XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 17 maggio 2010

TESTO AGGIORNATO AL 18 MAGGIO 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

VICO, LULLI, BARETTA, FADDA, BENAMATI, COLANINNO, FRONER, MARCHIONI, MASTROMAURO, PELUFFO, PORTAS, QUARTIANI, SANGA, SCARPETTI, FEDERICO TESTA, ZUNINO, MURER, CALVISI, MELIS, MARTELLA, MARROCU, SCHIRRU, PES, MARCO CARRA e ALBONETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 27 aprile 2010 sono state aperte le manifestazioni di interesse da parte dei commissari della società petrolchimica Vinyls, attualmente in amministrazione straordinaria, con un gara internazionale relativa all'acquisizione del ciclo PVC, polimero del cloruro di vinile, il più importante della serie ottenuta da monomeri vinilici ed una delle materie plastiche di maggior consumo al mondo, che rappresenta il cuore della chimica italiana, il segmento più pregiato del comparto;
l'unica manifestazione d'interesse, già nota, è stata avanzata da Ramco, società multinazionale araba con sede in Qatar;
la manifestazione d'interesse da parte di Ramco è stata resa e negoziata al Ministero dello sviluppo economico fin dal febbraio 2010 con un preliminare di piano industriale, insieme a ENI, proprietaria degli impianti integrati di clorosoda;
il predetto piano consisteva nell'acquisizione degli asset di Vynils ovvero gli impianti di Porto Torres, Porto Marghera e Ravenna, con la condizione che si definisse la cessione dell'intero ciclo del cloro con Syndial (Eni) relativamente agli impianti di Assemini (Cagliari), Cirò Marina e Porto Marghera;
i lavoratori Vynils e Syndial sono circa 1.000, i lavoratori dell'indotto circa 4.000, i lavoratori dell'area della sub fornitura 2.000;
gli impianti della Vynils sono fermi dal mese di ottobre 2009, in tutto il periodo la gestione commissariale non ha prodotto alcun risultato configurandosi per la scarsa attività e la lentezza dell'iniziativa, comportamento che ha coinvolto, ad avviso degli interroganti, anche il Governo;
intanto l'Italia ha importato dal centro Europa per i trasformatori nazionali, gomma-plastica, auto motive, arredo e edilizia a cui corrisponde l'attività di circa 25 mila addetti;
l'accordo, che sembrava in dirittura d'arrivo, come annunciato dal Ministero dello sviluppo economico il 5 maggio, grazie alla pre-intesa tra l'Eni e la Ramco, è tornato in alto mare con la lettera ricevuta dall'ENI nella quale Ramco annuncia il suo ritiro dalla trattativa;
i motivi sarebbero principalmente tre: la richiesta il prezzo di Vinyls fatta dai commissari per la vendita dei beni Vinyls (78 milioni di euro); l'esclusione delle saline di Assemini e il parco serbatoi «Utta» dal pacchetto di beni con richiesta di Eni di trattarli con un tavolo di lavoro separato; la restituzione della concessione della banchina del sale all'ente portuale di Porto Marghera da parte di Eni;
l'Unione europea ha sbloccato le fideiussioni allo Stato italiano per riavviare l'attività di Vynils, le risorse secondo i sindacati potevano essere utilizzate per fare ripartire gli impianti e riportare i cassintegrati al lavoro, mentre i commissari hanno invece sostenuto che i fondi non erano disponibili in quanto prestito da utilizzare dopo le verifiche sulle condizioni per riavviare le produzioni senza andare in perdita;
il gruppo arabo era l'unico ad avere aderito al bando internazionale, ed è necessario che nella riunione convocata per martedì 18 maggio si chiarisca se la posizione

assunta dalla multinazionale qatarina sia riconducibile ad una strategia commerciale per ottenere qualcosa di più nella fase delle trattative avanzate o se si tratti di un vero e proprio abbandono -:
se il Ministro non ritenga di richiamare Ramco a continuare nella trattativa e assumere una forte iniziativa nei confronti dell'Eni affinché sottoscriva subito l'intesa senza imporre ulteriori paletti;
se in alternativa non consideri indispensabile valutare altre soluzioni per la ripartenza immediata delle attività di Vynils anche in ragione delle fideiussioni ottenute dall'Unione europea acquisendo l'impegno di ENI a farsi carico del ciclo del cloro, indispensabile per il futuro industriale italiano e a fornire materie prime e servizi per l'immediato riavvio degli impianti Vinyls.
(3-01069)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GOZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, contempla - tra i principali strumenti per garantire il raccordo tra Parlamento e Governo nella fase di formazione della normativa dell'Unione europea - l'istituto della riserva di esame parlamentare;
in base al comma 1 dell'articolo sopra richiamato qualora le Camere abbiano iniziato l'esame di progetti o di atti dell'Unione europea, il Governo può procedere alle attività di propria competenza per la formazione dei relativi atti dell'Unione europea soltanto a conclusione di tale esame, e comunque decorso il termine di 20 giorni, apponendo in sede di Consiglio dei ministri dell'Unione europea la riserva di esame parlamentare;
il comma 3 del medesimo articolo stabilisce che «il Presidente del Consiglio dei ministri ovvero il Ministro per le politiche comunitarie comunica alle Camere di avere apposto una riserva di esame parlamentare in sede di Consiglio dei ministri dell'Unione europea. Decorso il termine di venti giorni dalla predetta comunicazione, il Governo può procedere anche in mancanza della pronuncia parlamentare alle attività dirette alla formazione dei relativi atti dell'Unione europea»;
il parere della Giunta per il regolamento della Camera del 6 ottobre 2009 sulle procedure di raccordo con le istituzioni europee ha precisato, ai fini dell'attuazione dell'articolo 4 della legge n. 11 del 2005 che, su richiesta della competente Commissione di settore, il Presidente della Camera comunica al Governo l'avvenuto inizio dell'esame parlamentare di un atto ai fini dell'apposizione della riserva di esame parlamentare. Perché l'esame possa considerarsi iniziato, ai fini della comunicazione al Governo, non è sufficiente la mera iscrizione all'ordine del giorno della Commissione competente, ma occorre l'effettivo avvio della discussione;
il 21 aprile 2010 la XIV Commissione della Camera ha avviato l'esame, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante l'iniziativa dei cittadini (COM(2010)119 definitivo), chiedendo, in conformità al richiamato parere della Giunta per il regolamento, al Presidente della Camera di procedere alla relativa comunicazione al Governo ai fini dell'apposizione della riserva di esame parlamentare;
con lettera del 29 aprile 2010 il Presidente della Camera ha comunicato al Presidente del Consiglio dei ministri l'avvenuto avvio dell'esame della proposta legislativa in questione ai fini dell'apposizione della riserva di esame parlamentare;
per quanto risulta all'interrogante alla data del 12 maggio 2010 non risulta tuttavia pervenuta alla Camera alcuna comunicazione in merito all'effettiva apposizione della riserva, come invece previsto dall'articolo 4, comma 3, della legge n. 11 del 2005;

dalle attività conoscitive informali svolte dalla Commissione politiche dell'Unione europea nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento sopra richiamata risulta che - successivamente al 29 aprile 2010 - si sono svolte riunioni di comitati e gruppi di lavoro del Consiglio dell'Unione europea aventi ad oggetto la discussione della medesima proposta, senza che il Governo italiano abbia apposto alcuna riserva;
la mancata apposizione della riserva o una sua tardiva apposizione costituiscono una gravissima lesione delle prerogative del Parlamento, consentendo al Governo di procedere in seno al Consiglio a tutte le attività connesse all'approvazione della proposta di regolamento in questione senza tenere conto degli indirizzi che la Commissione politiche dell'Unione europea potrebbe definire in esito all'esame del medesimo atto -:
quali concrete iniziative intenda assumere per assicurare la tempestiva apposizione della riserva di esame parlamentare presso il Consiglio dell'Unione europea, una volta ricevuta dalle Camere la comunicazione dell'avvio dell'esame di un progetto di atto o altro documento dell'Unione europea.
(5-02901)

Interrogazioni a risposta scritta:

RUGGHIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con una precedente interrogazione (4-00187 del 27 maggio 2008), rimasta senza risposta, sono stati sollevati, dall'interrogante, una serie di quesiti in materia di tutela di informazioni relative alla sicurezza dello Stato, con particolare riguardo alle abilitazioni necessarie per la realizzazione di opere destinate a compiti istituzionali in particolari settori;
l'insieme di tali attività è regolato da norme e direttive emanate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e garantito dagli organismi di intelligence competenti in materia;
sono interessati al rispetto di tali disposizioni tutti gli enti pubblici e tutte le aziende private che operano nel settore della difesa, degli armamenti, e in quelli assimilati;
l'inosservanza di tali disposizioni comporta, a seconda dei livelli, compromissioni che provocano danni all'economia, alla difesa e alla sicurezza dello Stato e al patrimonio di tecnologie destinate a garantirne l'inviolabilità;
un passaggio significativo nelle attività di tutela consiste nel rilascio delle abilitazioni di sicurezza e nel controllo puntuale delle attività classificate esercitate dagli enti pubblici e dalle aziende, che si avvale, a tal fine, di «relazioni periodiche» che tutti i soggetti interessati sono tenuti a compilare per comunicare i dettagli di tutte le lavorazioni classificate realizzate nel relativo periodo. Tutto ciò allo scopo di permettere di effettuare controlli incrociati per assicurarsi del corretto flusso delle informazioni classificate;
la situazione, per quanto risulta all'interrogante, è molto differenziata e, in particolare, ad aziende che sono in possesso della semplice «abilitazione preventiva» (quella che la normativa concede per la sola partecipazione a gare o trattative di natura classificata) di fatto, in alcuni casi, viene permessa impropriamente anche l'esecuzione dei lavori presso il cliente in contrasto con la normativa contenuta nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (ANS) del 3 febbraio 2006 (Norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate);
notizie diffuse da organi di informazione hanno portato all'attenzione della pubblica opinione l'attività di società del gruppo Anemone e consociati, per la realizzazione di complessi edilizi e altri manufatti destinati a compiti istituzionali protetti dal segreto, in deroga alla normativa sull'affidamento dei lavori pubblici;

negli anni tra il 2002 e il 2009 al gruppo Anemone sono stati affidati una serie di appalti pubblici che, per la loro particolare natura, rendevano necessario il rispetto della normativa in vigore in materia di sicurezza, alcuni dei quali, vengono di seguito riportati in ordine cronologico:
a) il 19 settembre 2002 l'appalto per la «ristrutturazione degli ambienti destinati alla Sala Situazioni, all'area di crisi, agli uffici e all'archivio del Ministero dell'interno» committente risulta il Ministero dell'interno per un valore di 2 milioni 494 mila euro;
b) il 13 novembre 2002 l'appalto per «l'adeguamento dei locali sala conferenze, sala stampa e locali limitrofi a Palazzo Chigi» committente Presidenza del Consiglio dei ministri per un valore di 3 milioni 102 mila euro;
c) sempre il 13 novembre 2002 l'appalto per «sistemazione, ristrutturazione, riqualificazione della sala conferenze della palazzina Trevi e della palazzina Direzione dell'Istituto Superiore della Polizia» committente il Ministero dell'interno per un valore di 999 mila euro;
d) il 22 novembre 2002 l'appalto per «ristrutturazione, adeguamento funzionale e finitura dell'edificio demaniale di Villa Madama in uso al cerimoniale diplomatico» per un valore di 776 mila euro;
e) il 30 dicembre 2002 l'appalto per «risanamento igienico e l'eliminazione d'infiltrazioni d'acqua del commissariato di pubblica sicurezza di Santo Stefano del Cacco» a Roma, committente il Ministero dell'interno per un valore di 1 milione e 820 mila euro;
f) il 5 febbraio 2003 l'appalto per «riqualificazione vano scala e dei corridoi della Palazzina dell'Unità di crisi» della caserma dei carabinieri «Palidoro» di Tor di Quinto, per un valore di 1 milione e 627 mila euro;
g) il 16 novembre 2003 l'appalto per «realizzazione di un ambiente adibito a sala gestione Grandi Crisi», committente Ministero dell'interno per un valore di 274 mila euro;
h) il 28 luglio 2004 l'appalto per «ristrutturazione, adeguamento funzionale e impianti integrati di sicurezza» della caserma Zignani sede del Sisde a Roma per un valore di circa 8 milioni e mezzo di euro;
i) il 27 dicembre 2004 l'appalto per «integrazioni d'impianti di sicurezza» sempre presso la caserma Zignani sede del Sisde a Roma per un valore di 3 milioni e 221 mila euro;
l) il 17 maggio 2006 l'appalto per «realizzazione del nuovo Istituto penitenziario di Sassari» per un valore di 43 milioni e 824 mila euro;
m) l'11 gennaio 2008 l'appalto per «riqualificazione della Palazzina di Piazza Galeno in uso al comando generale della Guardia di finanza» a Roma per un valore di 818 mila euro;
n) il 25 novembre 2009 l'appalto per «costruzione del padiglione per i detenuti al 41-bis del carcere di Sassari» per un valore di 14 milioni e 279 mila euro -:
quali siano, in relazione agli appalti sopra elencati e ad altri eventualmente affidati per lavorazioni classificate, i tipi di abilitazione concessa alle società del gruppo Anemone e la data di concessione e se le stesse abilitazioni siano tuttora valide;
se le ditte che hanno eseguito i lavori fossero in possesso del NOSC (nulla osta di sicurezza complessivo) o della sola abilitazione preventiva;
se siano stati effettuati riscontri incrociati sulle relazioni periodiche per prevenire eventuali anomalie nel controllo delle attività classificate durante lo svolgimento dei lavori.
(4-07223)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato, l'11 maggio 2010, dal quotidiano La Repubblica nella cronaca di Palermo, si legge che le falde acquifere attorno alla discarica di Bellolampo sono inquinate come emerge dalle prime analisi degli esperti incaricati dai sostituti procuratori Geri Ferrara e Maria Teresa Maligno, che indagano ormai da mesi sulla gestione del sito di smaltimento dei rifiuti alle porte di Palermo;
il dato è preoccupante soprattutto perché quelle falde si trovano attorno ad alcuni pozzi dell'Amap: ecco perché, il 13 maggio, dopo un vertice con i tre consulenti, i pubblici ministeri Ferrara e Maligno hanno dato il via ad altre analisi ancora più approfondite, sulle falde e sui pozzi;
l'Amap continua a fornire dati rassicuranti, come una recente dichiarazione del direttore dell'azienda Guido Catalano che aveva spiegato che l'acqua viene sottoposta ad analisi accurate prima di essere immessa in rete e che pertanto «i cittadini possono stare tranquilli non abbiamo rilevato alcun dato anomalo e nemmeno tendenze sospette»;
l'inchiesta, che era nata solo per accertare le responsabilità attorno a un lago di percolato nella discarica, si è trasformata presto in un maxi fascicolo con un'ipotesi di reato di disastro colposo. Le analisi dell'Arpa hanno appurato che il percolato è tracimato a valle, finendo per inquinare il torrente Celona, le cui acque finiscono poi nel canale Passo di Rigano e quindi nel mare dell'Acquasanta. Sono 13 gli indagati dell'inchiesta, praticamente tutti i vertici dell'Amia dal 2007. Le ultime verifiche della procura stanno mettendo in luce gravi carenze nella struttura della discarica: secondo i magistrati, sarebbero da attribuire a una gestione discutibile da parte dei vertici dell'azienda di igiene ambientale;
le ultime analisi sono state effettuate sulle cosiddette «acque sotterranee»: la presenza di diverse sostanze inquinanti ha subito messo in allarme i consulenti dei magistrati. La discarica è adesso considerata ufficialmente nelle carte della procura un «grosso fattore inquinante». Le nuove verifiche vogliono scoprire fino a che punto i pozzi dell'Amap siano a rischio;
il 10 maggio 2010, i magistrati titolari dell'indagine hanno fatto una riunione anche col procuratore capo Francesco Messineo, che segue da vicino l'evolversi dell'inchiesta. A rischio non sono solo i pozzi dell'Amap, ma anche i tanti pozzi abusivi realizzati nel corso degli anni: non esiste un monitoraggio, i magistrati hanno dunque chiesto ai carabinieri del Noe di fare verifiche approfondite;
nell'indagine è coinvolta l'Arpa, l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, che ha sviluppato le analisi; la grave situazione ambientale e sanitaria non è nuova, protraendosi da anni con interventi dei carabinieri del Noe, della procura antimafia e della procura di Palermo;
l'emergenza percolato era emersa già nel settembre 2009;
la Presidenza del Consiglio dei ministri ha autorizzato, con ordinanza, fino al 31 maggio 2010 lo smaltimento nella discarica di Bellolampo dei rifiuti urbani stoccati provvisoriamente in esecuzione delle ordinanze urgenti adottate dal Pre- sidente

della provincia, e dal sindaco di Palermo -:
quali azioni siano state messe in atto a seguito dell'ordinanza che ha sancito lo stato di emergenza, per la bonifica della discarica di Bellolampo;
se corrisponda al vero che la gestione della discarica sia ancora dell'Amia, nonostante quanto in premessa evidenziato;
se e quali iniziative si intendano assumere per verificare che nella discarica di Bellolampo non siano stati scaricati illegalmente rifiuti pericolosi;
quali iniziative intendano assumere a tutela della salute e dell'ambiente nella zona in questione e per fare chiarezza sulle cause della cattiva gestione della discarica di Bellolampo.
(4-07224)

MIGLIORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo recenti studi, il rischio tsunami per il territorio italiano è un pericolo reale e costante, che nei millenni ha creato molti eventi anche di grave entità;
recenti articoli sulla stampa hanno riportato l'attenzione su quanto tali eventi nel passato abbiano flagellato le coste italiane, ed in particolare nelle regioni della Toscana, Sicilia, Liguria, Calabria, Campania, Lazio ed anche le regioni adriatiche;
in effetti, in tali territori si sono verificate, anche nel recente passato, calamità naturali che solo per una casualità non hanno provocato gravi conseguenze;
in molti eventi sismici o smottamenti sottomarini i tempi di arrivo dello tsunami sulle coste può essere anche di poche decine di minuti, raggiungendo l'area emersa (runup) con onde alte tra 6-15 metri -:
se non ritenga opportuno, per la prevenzione dei danni a persone e cose, predisporre adeguate misure di monitoraggio marino e costiero, essendo evidente la necessità di elaborare linee guida per la valutazione del rischio da onda anomala - anche in considerazione delle conformazioni urbanistiche poste lungo la nostra penisola e dell'alta vocazione turistica nel corso della stagione estiva - tali da garantire la massima sicurezza per la cittadinanza.
(4-07228)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come riferisce la giornalista del Corriere della Sera Luisa Pronzato il 12 maggio 2010;
un passeggero affetto da mieloma multiplo, il signor Angelo Pietrolucci, imprenditore romano, ha denunciato di aver subito maltrattamenti, e conseguente frattura dell'omero, sul volo Ryanair FR9186 Girona-Roma;
il signor Pietrolucci sostiene di aver richiesto assistenza per l'imbarco: «L'aereo è partito un'ora dopo il previsto», racconta «e l'assistente mi ha lasciato in attesa. Nel frattempo sono iniziati gli imbarchi. Quando l'assistente è arrivato, un quarto d'ora dopo che tutti erano saliti, mi ha accompagnato. Ma le prime file erano occupate. Mi sono seduto in terza. Mi hanno detto che dovevo passare alla 32esima, cioè la penultima»;
«il signor Pietrolucci racconta di essere andato al posto che gli avevano attribuito: "Arrivato alla 32esima fila, sono stato invitato a lasciare il velivolo. "Passeggero non gradito", mi hanno detto. Ho chiesto al personale di bordo il motivo e mi hanno risposto che non sapevano: "L'aereo è territorio del comandante e

comanda lui", e hanno aggiunto che, se non fossi sceso, avrebbero chiamato la polizia. La polizia è arrivata. In tre per dirmi di scendere. Se non lo avessi fatto con le buone mi avrebbero ammanettato. E lo hanno detto mostrandomi le manette. Alla mia "resistenza passiva" un poliziotto mi ha strattonato, proprio sul braccio su cui sono stato da poco operato. Arrivato a Roma, sono andato al pronto soccorso. Mi hanno riscontrato la frattura all'omero»;
numerosi passeggeri presenti alla scena avrebbero protestato chiedendo agli agenti di lasciar stare il signor Pietrolucci, e numerosi passeggeri avrebbero dato nomi e riferimenti all'interessato per sostenere le sue denunce -:
se quanto sopra esposto corrisponda alla verità e se non intenda assumere ogni opportuna iniziativa sul piano diplomatico per rappresentare lo sconcerto del Governo in relazione all'episodio rappresentato in premessa.
(4-07234)

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle riforme per il federalismo. - Per sapere - premesso che:
l'attacco speculativo che interessa la zona euro ed in particolare i Paesi che ricorrono regolarmente al credito, per finanziare il disavanzo;
l'Italia rischia di non essere esente da questo attacco ai suoi titoli di Stato e questo per l'enorme debito pubblico accumulato nel tempo ed esploso nel 2009, è infatti cresciuto del 10 per cento rispetto all'anno precedente, ma anche per la decrescita, che nello stesso anno è stata pari al 5 per cento e, ancora, per il costante aumento della spesa pubblica corrente;
«l'effetto della decentralizzazione federale», come scrive l'Economist, «sarà quello di aumentare la spesa, non certo di ridurla», almeno nel breve-medio periodo. Infatti, da una lettura attenta della legge n. 42 del 2009, lo Stato finirà per «assicurare a tutti gli amministratori locali le risorse di cui hanno bisogno», a prescindere dal fatto che i cittadini dei rispettivi territori paghino o no le tasse;
nel rapporto della Commissione tecnica paritetica per il federalismo, si legge che occorrerebbero 133 miliardi di euro calcolati in termini di spesa storica e della metà se calcolati a «costi standard», cioè almeno 60 miliardi di euro;
c'è un prestito ad Atene da 5,5 miliardi da approvare nei prossimi giorni;
c'è un a manovra aggiuntiva da almeno 25 miliardi di euro;
c'è un'Europa a forte impronta tedesca, ben rappresentata dalla Commissione europea e dalla BCE, che in cambio del colossale piano di aiuti per difendere i debiti sovrani esige cure molto severe dagli Stati membri più esposti;
Bruxelles impone ai singoli Governi di anticipare alla prima parte dell'anno i programmi di stabilità e irroga sanzioni più severe ai Paesi che sforano, fino ad imporgli un deposito cauzionale «in caso di politiche di bilancio inadeguate», allora secondo l'interrogante è evidente che l'Italia non ha più alcun margine di autonomia -:
se siano disponibili le risorse per le grandi opere annunciate da due anni e mai partite;
se siano disponibili le risorse per il rilancio dello sviluppo, per la crescita economica, per la ricerca e l'innovazione;
se siano disponibili le risorse per l'attuazione del federalismo fiscale e se non sia il caso, qualora risultasse con assoluta chiarezza che le risorse finanziarie per il federalismo fiscale non ci sono e non ci saranno per parecchi anni, di evitare di procedere a una riforma che pone evidenti problemi di copertura finanziaria.
(4-07236)

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
comuni, province e regioni, in meno di sette anni, hanno attivato operazioni in derivati per ben 35 miliardi di euro, circa un terzo del loro debito;
il Tesoro ha effettuato molte operazioni in derivati: dal 2002 al 2006 ha «fatto cassa» creando flussi positivi per circa 6,4 miliardi;
gli stessi contratti - che durano nel tempo - hanno cominciato a mostrare il rovescio della medaglia producendo delle perdite: tra il 2007 e il 2008 sono stati persi 1,2 miliardi -:
quale sia il numero e l'ammontare finanziario di ogni singolo contratto Swap stipulato da aziende pubbliche, da ministeri e dalla Repubblica italiana con operatori finanziari italiani e stranieri ed il loro totale complessivo;
a quanto ammonti il market to market e quale sia il segno, positivo o negativo, relativo a tali contratti;
a quanto ammontino le singole commissioni pagate dal Tesoro italiano ed il loro totale complessivo, per le operazioni Swap di cui sopra;
se siano state effettuate operazioni senza sottostante, come incasso anticipato di flussi cedolari, vendita di opzionalità, scommesse sulla forma della curva, e altro.
(4-07237)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SARUBBI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la notte fra il 10 e l'11 maggio 2010 Angelo Pietrolucci, cittadino italiano, era in procinto di rientrare in patria su un volo Ryanair - compagnia area irlandese - con un volo dall'aeroporto di Girona (Barcellona) a quello di Ciampino (Roma), con decollo previsto per le ore 21;
essendo affetto da mieloma multiplo - patologia implicante invalidità del 100 per cento e diritto di accompagno - Pietrolucci segnalava, come di consueto, il proprio stato di salute alla compagnia area presentando la prevista documentazione medica e chiedendo la conseguente assistenza;
veniva quindi accompagnato in sedia a rotelle al gate e, un quarto d'ora dopo aver imbarcato tutti i passeggeri, veniva fatto salire sull'aereo. A quel punto però, venendo meno a quanto previsto dalla prassi in situazioni analoghe, trovava le prime due file di posti occupate da altri passeggeri e non invece tenute libere nell'eventualità che, come nel caso in questione, fosse presente a bordo persona potenzialmente necessitante di assistenza durante il volo;
Pietrolucci, senza creare problemi, si accomodava nella terza fila che risultava libera. Incomprensibilmente però, gli veniva imposto - per ordine del comandante - di spostarsi nella 32esima e penultima fila. In caso contrario - gli veniva comunicato - il velivolo non sarebbe decollato;
pur manifestando la propria difficoltà, Pietrolucci si adeguava nuovamente, fra lo sconcerto dei presenti, raggiungendo il posto indicato dal comandante, assieme alla moglie e alla nipote di sei anni che lo accompagnavano. Una volta accomodati, il personale di bordo comunicava loro la necessità di scendere a terra in quanto ritenuti dal comandante «passeggeri non graditi», senza motivare in alcun modo tale decisione;
al rifiuto di Pietrolucci, il personale di bordo comunicava che al persistere di questo comportamento il comandante avrebbe chiamato le forze dell'ordine cosa che, puntualmente, avveniva. Tre poliziotti spagnoli, infatti, salivano sul velivolo ed

invitano il nostro concittadino ad abbandonare l'aereo minacciando peraltro di utilizzare le manette e la forza. Di fronte alla resistenza passiva di Pietrolucci - che rimarcava peraltro nuovamente il proprio stato di inabilità - le forze dell'ordine lo strattonavano violentemente per le braccia - in spregio alla accertata, dichiarata e ribadita invalidità del nostro connazionale - causandogli seri danni alla spalla destra - recentemente operata proprio a causa della malattia di cui è affetto - che saranno successivamente certificati da operatori sanitari italiani;
solo alle 23.50, anche a seguito delle rimostranze degli altri passeggeri, gli agenti desistevano dal loro intento e il velivolo poteva finalmente decollare alla volta di Roma, destinazione che raggiungerà circa alle ore 1.00 del giorno successivo;
giunto all'aeroporto di Ciampino, Pietrolucci veniva trasportato al pronto soccorso di Albano dove, dopo aver effettuato una TAC, gli veniva riscontrata la frattura dell'omero della spalla destra, con una prognosi di 25 giorni -:
se il ministro interrogato non intenda attivare immediatamente le nostre rappresentanze diplomatiche presso il governo spagnolo per chiarire i vergognosi ed incomprensibili trattamenti - perpetrati tanto dal comandante e dal personale del velivolo che dalle forze dell'ordine spagnole - subiti da un nostro concittadino, peraltro gravemente ammalato.
(5-02899)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAVINI, BUCCHINO, FEDI e PORTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'ufficio scuola del consolato d'Italia a Dortmund ha dato prova nel tempo di capacità organizzative e didattico-pedagogiche fondamentali per l'integrazione e la crescita socio-culturali e scolastiche dei bambini italiani residenti nella circoscrizione consolare;
nel quadro delle restrizioni assunte dal Ministero degli affari esteri in ordine agli interventi per la promozione della lingua e della cultura, dal 1o settembre 2010 si è disposta l'eliminazione dell'ufficio scuola del consolato di Dortmund come probabile conseguenza della razionalizzazione della rete consolare messa in atto dal Governo;
la chiusura di tale ufficio e il venir meno dell'importante figura del referente scolastico circoscrizionale, che non può essere sostituita dal sistema integrato di funzioni consolari, rappresenta una seria minaccia per i servizi essenziali da offrire agli oltre 8.000 alunni italiani e alle loro famiglie e comporta negative ripercussioni nei rapporti con le istituzioni tedesche;
in particolare, l'azione di suddetto ufficio risulta indispensabile per corrispondere a molteplici esigenze: concertare azioni con il Governo del Land Nordreno-Vestfalia; riavviare i tavoli di intesa bilaterale affinché venga garantita l'offerta dei corsi di lingua e cultura: promuovere, in collaborazione con le istituzioni locali, nuovi progetti per l'integrazione scolastica, consolidare e diffondere scuole e sezioni bilingue italo-tedesche ed esperienze di alfabetizzazione coordinata bilingue a livello prescolare: coordinare e integrare le iniziative di sostegno per gli alunni con difficoltà di apprendimento promosse dalle scuole e dagli enti gestori attingendo a risorse locali -:
se non si intenda assumere tutte le iniziative necessarie per evitare che si determini uno squilibrio nella situazione consolidatasi negli ultimi anni, garantendo l'operatività dell'ufficio scuola del consolato di Dortmund.
(4-07216)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

MESSINA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società San Leon Energy srl, con capitale sociale di euro 10.000, avente sede in Via Rubichi n. 93 a Monteroni di Lecce, ha presentato al Ministero dello sviluppo economico, in data 7 marzo 2008, domanda di ricerca in mare di idrocarburi al largo delle coste di Sciacca Menfi e Castelvetrano, denominata d 354 C.R-.SL;
in data 20 gennaio 2009 veniva rilasciato parere favorevole da parte della Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie (CIRM) - Comitato tecnico per gli idrocarburi e le geotermie (CTIG);
in data 13 aprile 2010 veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella sezione inserzioni a pagamento la richiesta di verifica di assoggettabilità ambientale e da tale data decorrono i 45 giorni per effettuare, da parte di soggetti interessati, osservazioni, istanze o pareri;
in data 3 maggio 2010 veniva pubblicato all'albo Pretorio del comune di Sciacca una lettera senza oggetto indirizzata «Alla cortese attenzione del Responsabile Affissioni nell'Albo Pretorio», con allegato un plico contenente la documentazione relativa alla VIA per il suddetto progetto;
in data 12 maggio 2010 l'associazione di promozione sociale l'Altra Sciacca, in una pubblica conferenza stampa, portava a conoscenza della cittadinanza l'esistenza del suddetto progetto di ricerca di idrocarburi, per altri versi del tutto misconosciuto da parte di tutte le Autorità competenti;
il tratto di mare interessato dalle ricerche è esteso per 480 chilometri quadrati e si sviluppa parallelamente alla costa tra le città di Sciacca, Menfi e Castelvetrano, con una distanza minima dalla battigia di appena 2 chilometri;
il piano di ricerca prevede una prima fase con indagini sismiche condotte con airgun (pistola ad aria che crea un onda sonora ad alta intensità) e geofoni e una seconda fase in cui verranno effettuate delle trivellazioni con lo scopo di emungere il petrolio dai giacimenti petroliferi per valutarne la redditività;
il piano di ricerca sopra descritto genera preoccupazione e numerose perplessità tecniche e socio-economiche considerato che le città di Sciacca, Menfi e Castelvetrano sono a prevalente economia turistica e peschereccia e hanno ricevuto dalla Comunità europea, dallo Stato e dalle regioni, centinaia di milioni di euro per lo sviluppo turistico del loro territorio. In particolare si citano: il resort di lusso della catena alberghiera Forte, con annessi campi da golf sulla spiaggia, ubicato a Sciacca, per circa 70 milioni di euro a fondo perduto; il resort di lusso della catena Alberghiera Sol Melià, ubicato sulla costa di Sciacca in località Monte Rotondo, per un importo finanziato di circa 70 milioni di euro; il complesso di 3 Alberghi, denominato SITAS, per un importo finanziato di svariate decine di milioni di euro; il porto turistico, ubicato a Menfi, per un importo finanziato di circa 20 milioni di euro;
devono essere prioritariamente tutelate le attività economiche e le risorse storico-artistiche e naturali oggi presenti sul territorio, tra cui vanno annoverate aree particolarmente pregiate dal punto di vista naturalistico (Area SIC Sistema Dunale Capo Granitola, Porto Palo e Foce del Belice, SIC Fondali di Capo San Marco, SIC Foce del Fiume Verdura, SIC Foce del Magazzolo e Foce del Platani) e il sito

archeologico di Eraclea Minoa sulla costa prospiciente il bacino di ricerca. Non va inoltre dimenticata, nei comune di Sciacca, la presenza del più grande bacino idrotermale d'Europa con annesse Terme e del più grande porto peschereccio di pesce azzurro del mediterraneo e che al largo di Sciacca ed all'interno del bacino di ricerca petrolifera vi sono i più grandi banchi coralliferi del Mediterraneo, ove cresce il pregiatissimo «corallo di Sciacca», specie marina che cresce unicamente in tale zona; tra le risorse del continente di Menfi inoltre c'è la qualità delle sue spiagge del suo mare, che per il quattordicesimo anno consecutivo, ha conseguito l'ambito riconoscimento della Bandiera Blu, conferito dalla Foundation for environmental Education. Non va neppure dimenticato che nel comune di Castelvetrano, prospiciente alla costa, si trova una tra le più grandi e meglio conservate acropoli greche, vestigia della città di Selinunte;
tra le perplessità sul progetto va considerata anche la scelta della localizzazione del progetto che ricade in zona altamente sismica e che ha visto, in epoca storica (1831), spettacolari fenomeni vulcanici quando un cratere marino ha eruttato violentemente generando un'isola, poi sprofondata in mare (Isola Ferdinandea), ubicata nelle immediate adiacenze del campo di ricerca, che recentemente si è scoperta essere parte di uno dei più grandi complessi vulcanici del Mediterraneo, denominato Empedocle, oggi ancora attivo;
rimangono numerosi gli aspetti tecnici che generano perplessità sull'autorizzazione concessa: in primis, dati gli elevati rischi connessi agli impianti off-shore di cui abbiamo un tragico monito dagli avvenimenti nel Golfo del Messico, appare irrisorio un capitale sociale di appena 10.000 euro da parte della società concessionaria la distanza dalla costa inoltre è di appena 2 chilometri, quindi le piattaforme petrolifere saranno ben visibili dalla costa ed in alcuni casi raggiungibili a nuoto con gravissima compromissione dei siti archeologici, ambientali e turistici; il divieto di balneazione e pesca che accompagna le perforazioni a mare per una distanza di alcune miglia, potrà rendere non balneabili svariati chilometri di costa; le onde sonore dovute alle indagini sismiche hanno effetti devastanti sulla fauna marittima, che in quella zona è particolarmente ricca e varia; lo sversamento accidentale di idrocarburi dovuto all'emungimento dei giacimenti, porterà un inquinamento irreversibile del fragilissimo e ricchissimo ecosistema faunistico; il depauperamento della flora e della fauna dovute alle attività di ricerca, di trivellazione e di distrazione porteranno ad un impoverimento della fauna ittica e quindi ad un sicuro impoverimento della florida economia del comparto della pesca; l'alterazione del regime delle falde profonde a causa delle trivellazioni petrolifiche potrebbe compromettere in maniera irrimediabile il bacino termale di Sciacca; la presenza di vulcani attivi in prossimità della costa rende oltremodo rischiosa l'esercizio di attività di estrazione petrolifera l'opinione pubblica è venuta a conoscenza del permesso di ricerca, il cui iter è cominciato ben due anni prima, a soli 15 giorni dalla scadenza del periodo di presentazione delle osservazioni alla VIA e da soggetti non istituzionali; contrariamente a quanto dichiarato nella Gazzetta Ufficiale del 13 aprile 2010, pagina 119, inserzione C10929, nella quale si dichiarava l'avvio del procedimento amministrativo dell'assoggettabilità ambientale la documentazione relativa alla VIA non è pubblicata sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio -:
se, i signori ministri, in considerazione di quanto esposto sopra, non ritengano opportuno, per superiori motivi di tutela della sicurezza pubblica e di un patrimonio paesaggistico e storico-culturale unico, intervenire urgentemente per verificare se vi siano gravi violazioni al principio di pubblicità degli atti amministrativi, considerato che la popolazione è stata avvertita di un progetto con così gravi conseguenze sul territorio ben due anni dopo l'avvio del procedimento amministrativo e a soli 15 giorni dalla scadenza

dell'ultimo parere di carattere ambientale richiesto per l'autorizzazione;
se il capitale sociale della San Leon Energy srl, di appena 10.000 euro, sia congruo rispetto agli elevatissimi rischi ambientali che la suddetta ricerca comporta; se vi siano, gravi problemi di sicurezza dovuti alla altissima sismicità ed alla presenza di vulcani attivi;
se, prima del rilascio alla San Leon Energy delle sopracitate autorizzazioni, sia stato valutato il bilancio fra i vantaggi dello sfruttamento di un eventuale bacino petrolifero ed i gravissimi svantaggi dovuti alla compromissione ambientale di una delle più felici coste d'Italia, ricca di storia e di insostituibili tesori ambientali ed alle conseguenti irrimediabili compromissioni dell'economia delle città rivierasche;
se sia ammissibile la presentazione, da parte della San Leon Energy srl, di una documentazione del VIA ove si parla genericamente dell'impatto ambientale dell'uso dei geofoni e non anche e soprattutto del ben più grave impatto ambientale della realizzazione dei due previsti pozzi esplorativi, anche in considerazione della presenza nelle immediate adiacenze di vulcani attivi;
se sia ammissibile vanificare in un sol colpo l'ingente serie di investimenti che Comunità europea, Stato, Regione e privati hanno riversato sulla costa di Sciacca, Menfi e Castelvetrano;
se sia ammissibile che una scelta di fondo tale da condizionare gravemente ed irrimediabilmente lo sviluppo di un intero territorio possa essere assunta tramite una procedura di affidamento, come quella di cui la San Leon Energy srl è soggetto, nel più assoluto silenzio da parte di tutti gli enti competenti e nella più completa ignoranza, da parte delle popolazioni coinvolte, del drammatico mutamento del proprio destino;
se, conseguentemente si intenda rigettare la richiesta di concessione di ricerca di idrocarburi in nome di un più grande interesse ambientale economico, sociale archeologico e storico del territorio coinvolto;
quali iniziative, anche normative, si intendano adottare per tutelare la costa meridionale della Sicilia, che costituisce un patrimonio insostituibile della nostra Italia, da parte di attività profondamente deturpanti ed ambientalmente rischiosissime quali quelle della prospezione petrolifera.
(4-07217)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo il rapporto dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sul monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque italiane, comprese le acque potabili, sono ben 118 quelle pericolose rinvenute nelle acque superficiali e sotterranee del nostro Paese nel biennio 2007-2008, con netta prevalenza dei pesticidi utilizzati in agricoltura, fungicidi, insetticidi ma soprattutto erbicidi; i campioni analizzati sono stati 19 mila 201: per quanto riguarda le acque superficiali hanno mostrato residui ben 518 punti di monitoraggio, il 47,9 per cento del totale, e nel 31,7 per cento dei casi le concentrazioni erano superiori ai limiti previsti per le acque potabili, che sono di 0,1 milligrammi al litro per la singola sostanza e 0,5 milligrammi per i pesticidi totali. Nelle acque sotterranee, invece, i punti contaminati sono stati 556, il 27 per cento del totale, nel 15,5 per cento con concentrazioni superiori ai limiti. In tutto, i ricercatori hanno trovato 118 diversi pesticidi, con prevalenza schiacciante di erbicidi, visto che l'86,7 per cento dei rilevamenti «positivi» hanno riguardato queste sostanze, che vengono sparse direttamente sul suolo, spesso in

coincidenza coi periodi più piovosi dell'anno, per cui sono facilmente trasportate nei corpi idrici superficiali e sotterranei; tra le sostanze, è critica la situazione per la terbutilazina, usata nelle colture di mais e sorgo, con una contaminazione diffusa in tutta l'area padano-veneta e in alcune regioni del Centro-Sud. Il diserbante è stato individuato nel 42,5 per cento dei campionamenti su acque superficiali (per il 23,9 per cento dei casi sopra il limite per l'acqua potabile) e nel 16,4 per cento di quelli sulle sotterranee (il 5 per cento sopra i limiti). Nelle regioni in cui l'uso è più massiccio, come Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, si arriva oltre l'80 per cento di acque a rischio, e più o meno nelle stesse zone si continua a rilevare la presenza di atarazina, fuori commercio da quasi due decenni; dai dati del 2008 emerge anche la presenza del fungicida carbendazim e degli insetticidi metomil e imidacloprid, in passato mai rilevati. Le loro elevate frequenze sono da attribuire ai dati della Sicilia, che rispetto agli anni passati ha ampliato lo spettro di sostanze cercate. Come già in passato, nei campioni sono presenti miscele di sostanze, fino a 14 insieme, e vanno quindi considerati i possibili effetti cumulativi di questi mix, come ribadito anche a livello europeo. Nei controlli ci sono ancora grandi differenze tra le regioni, specie sul numero delle sostanze cercate, con monitoraggio più efficace nel Nord che al Sud; la Basilicata è l'unica regione da cui non sono pervenuti dati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati riportati e se intenda adottare iniziative volte all'unificazione dei controlli relativi alla presenza dei pesticidi nelle acque italiane, per mezzo di monitoraggi costanti ed efficaci su tutto il territorio nazionale;
quali misure di competenza si intendano assumere per contenere l'uso di pesticidi;
per quali motivi non sia pervenuto il dato relativo alla Basilicata e quali iniziative si intendano avviare per acquisire le informazioni da questa regione.
(4-07225)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il quotidiano Terra di venerdì 14 maggio 2010, in provincia di Cagliari dal chilometro 41 al chilometro 51 della strada statale 131, tra Sanluri e Villanovaforru, che collega il capoluogo isolano a Sassari, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Cagliari hanno depositato alla procura della Repubblica un'informativa in cui notificano la presenza di veleni e sostanze tossiche utilizzati per la costruzione di un pezzo della strada in questione;
la provenienza appare certa: i materiali sarebbero quelli della ex miniera d'oro che ha reso famosa Furtei, cittadina situata a brevissima distanza;
ad insospettire le Forze dell'ordine e la Guardia forestale di Sanluri sono stati i rigagnoli color ruggine e percolato che colano dalle caditoie e che macchiano i piloni e il cavalcavia: evidenze già denunciate a più riprese da cittadini e organi di stampa, con testimonianze dirette di quali siano le conseguenze dei veleni presenti, soprattutto tra i chilometri 48,9 e 47,4, dove le fuoriuscite di liquidi hanno creato letteralmente terra bruciata al di sotto della struttura: bottiglie di plastica sciolte, lumache e insetti morti e assenza totale di vegetazione;
secondo le ipotesi al vaglio dei militari, e ora del sostituto procuratore Marco Cocco, il materiale sospetto sarebbe stato mescolato al cemento per costruire ponti, tratti della strada e in particolare il cavalcavia al chilometro sopra citato, il 48,9, della strada statale 131 Carlo Felice. Secondo l'accusa la provenienza dei veleni è da attribuire all'impianto minerario di Furtei, da dove si è cessato di estrarre oro in seguito alla chiusura decisa dalla società Sardinia Gold Mining, ora in amministrazione fallimentare. L'appalto per quel tratto di strada era stato vinto dalla multinazionale del cemento Todini, con

sede a Roma, ma la procura avrebbe appurato che a realizzare la parte finita sotto inchiesta sarebbe stata una ditta che lavora in subappalto. Il rifornimento da parte di quest'ultima ditta alla miniera di Furtei sarebbe già stato riscontrato dai carabinieri, ma alla magistratura resta da capire se il materiale sia stato bonificato per renderlo inoffensivo, oppure se quel procedimento sia stato saltato. Cosa piuttosto difficile, a giudicare dall'avvelenamento in corso (le analisi hanno segnalato un ph 2, alta acidità) e dalle ultime vicissitudini legate alla ex miniera;
nell'area in cui fino a pochi mesi fa (dicembre 2008) si estraevano petite, si trovano attualmente scorie di arsenico, cianuro, piombo e mercurio, tutte sostanze tossiche utilizzate nella lavorazione dell'oro e che ora fanno parlare di disastro ambientale imminente. Permangono infatti nel sito: una diga sterile le cui infiltrazioni velenose devono essere costantemente ripompate; bacini di acque acide che in contatto con le pareti del bacino incrementano la propria acidità; rischi che l'acqua piovana faccia tracimare gli invasi inquinati; discariche di materiali di scavo ricchi in sulfuri; vuoti di escavazione che comportano rischio frane e pericolo per gli abitanti; possibili contaminazioni del rio Santu Miali e delle condotte che portano l'acqua al Campidano e a Cagliari;
a vigilare assurdamente su questi lasciti mortali sono stati finora 60 lavoratori impegnati con varie mansioni nella Sardinia Gold Mining. Rimasti senza posto e senza stipendio dopo la dismissione dell'attività estrattiva, chiedono alle amministrazioni locali di essere utilizzati nelle operazioni di bonifica del sito e nella trasformazione dell'area in una nuova risorsa economica e occupazionale -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e di quali elementi disponga al riguardo, con particolare riferimento alle ragioni per le quali non si sia ancora provveduto a bonificare l'intera area nonostante le numerose denunce sporte sino ad ora;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno avviare immediatamente un monitoraggio per comprendere la dimensione del fenomeno, al fine di tutelare ambiente e salute pubblica e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare che sia compiuta un'ampia ed efficace operazione di bonifica del sito interessato.
(4-07230)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 15 maggio 2010 ha pubblicato uno sconcertante articolo di Paolo Barbuto, intitolato: «Santa Maria del Purgatorio, l'altare dell'800 usato per smontare i motorini rubati»;
nel citato articolo si racconta come a Napoli un pezzo di storia della città giace «... dimenticato e quindi ridotto in malora: il cimitero delle 366 fosse, quello dei colerosi; ma la chiesetta del Purgatorio è la rappresentazione estrema dell'abbandono di quei luoghi»;
si afferma inoltre che «sotto la collina di Poggioreale, in mezzo a una giungla di alberi, rovi e sterpaglia, c'è il rudere di una chiesa-simbolo della Napoli di metà '800. Sorta nel 1837 per accogliere i morti dell'epidemia di colera prima della sepoltura al cimitero loro dedicato, questa chiesa è stata lungamente frequentata dai napoletani: tutti avevano un parente tra i diciottomila morti portati in quel luogo, non c'era distinzione fra ricchi e poveri, fra nobili e borghesi. E tutti venivano a sentire messa qui, per onorare e ricordare

una sorella, un figlio, una madre, un marito. Alla chiesa si accedeva per mezzo di una scaletta di bel marmo»;
oggi dei marmi non c'è più memoria, e i gradini sono talmente malmessi che «ad ogni passo tremano vistosamente, come se volessero venire giù da un momento all'altro; la scaletta è completamente coperta da rovi e da erbacce»;
la chiesa, realizzata da Leonardo Laghezza, è stata descritta da autorevoli studiosi «come un piccolo gioiello, con un "altare di marmi scelti bianchi e neri". Alla parete dietro l'altare c'era una tela del Salvatore datata 1600, di mano ignota, portata lì da un fedele. Le pareti erano affrescate da Serafino Giannini. Deve essere stata bella, prima che la città decidesse di destinarla alla distruzione. Quel che oggi si vede nella chiesa è semplicemente una sequenza di animali morti per terra, su un pavimento che non c'è, perché è coperto da un palmo di terreno e schifezze»;
nel citato articolo si riferisce altresì: «ciò che salta agli occhi è la recente trasformazione in officina, con tanto di armadietti addossati alle pareti, pezzi di motore, attrezzi sparsi ovunque. L'altare di marmi scelti c'è ancora, purtroppo. No, non è un errore quel "purtroppo". Perché gli idioti che hanno fatto i meccanici qui dentro l'hanno usato come bancone. L'hanno preso a martellate e ridotto a un tavolaccio scheggiato, ci hanno vomitato sopra litri e litri d'olio per auto che, con il tempo, s'è infilato nella pietra porosa e l'ha ridotto a una macchia nera e collosa, sulla quale adesso c'è di tutto. Nemmeno le pareti affrescate sono state risparmiate. Una bella mano d'azzurro-Napoli ha cancellato ogni traccia del passato e forse ha ripulito la coscienza di chi si sentiva "osservato" dai santi e dai martiri dipinti dal Giannini nel 1837»;
la chiesa del Purgatorio è stata abbandonata anche dai meccanici che si dedicavano a smontare motocicli di dubbia provenienza: «Oggi è in balia degli animali, delle piante e delle intemperie. Non c'è più nemmeno il portone che la protegge: è semplicemente una orrenda grotta in cui nessuno ha più voglia di mettere piede» -:
se quanto sopra descritto corrisponde a verità;
quali siano i motivi di un così clamoroso caso di mancato controllo e sorveglianza di un luogo che - al di là del valore religioso - ha un indiscutibile valore storico e culturale;
quali iniziative si intendano attuare per individuare le cause di tale scempio;
quali iniziative di competenza si intendano adottare e promuovere a fronte di tale degradata e avvilente situazione.
(4-07235)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 GIUGNO 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

GOZI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la gravosa questione del debito argentino è prima di tutto un problema politico tra Italia e Argentina, e non un semplice debito tra investitori italiani e Argentina. Il debito argentino riguarda oggi oltre 180 mila piccoli investitori italiani a cui l'Argentina ha di fatto defraudato una cifra superiore ai 4 miliardi dollari USA;
la nuova offerta di concambio sulle obbligazioni insolute con la bancarotta del 2001 appena presentata dall'Argentina agli investitori italiani copre in minima parte il debito accumulato dal Paese sudamericano nei confronti degli investitori italiani;
tale nuova offerta è evidentemente inadeguata nei confronti degli investitori

italiani, che dopo oltre 9 anni di attesa non hanno ancora ricevuto un adeguato rimborso per l'ingiustizia subita;
i criteri impiegati dalla Consob per accettare l'offerta Argentina secondo criteri di trasparenza non appaiono del tutto chiari. Inoltre la Consob non sembra considerare la particolare situazione del debito argentino verso gli investitori italiani che la nuova offerta vorrebbe saldare;
il 17 maggio 2010 il Ministro delle finanze Argentino Boudou è atteso in Italia per la seconda volta in poche settimane, per presentare l'offerta;
nessun rappresentante del Governo italiano ha pubblicamente discusso e presentato l'offerta nell'interesse degli investitori e soprattutto nell'interesse economico e politico dell'Italia;
i conti della banca centrale argentina indicano riserve estere per oltre 40 miliardi di dollari USA;
stando alle informazioni riportate da diverse agenzie e quotidiani e soprattutto dai dati e dalle dichiarazioni ufficiali dell'american task force argentina, la Banca centrale argentina terrebbe circa 40 miliardi di dollari USA delle sue riserve (equivalenti a circa l'80 per cento delle riserve totali) presso la Banca dei regolamenti internazionali (BRI o Bank for international settlement (BIS)) con sede a Basilea in Svizzera;
dai dati sopra riportati sembra evidente che l'Argentina dispone di liquidità ma pur tuttavia non intende pagare il debito conseguito nel 2001 con la comunità e con gli investitori internazionali, tra cui oltre 180.000 investitori italiani;
gli investitori italiani che non hanno aderito allo Swap proposto dall'Argentina nel 2005 perché ritenuto inaccettabile, e che aspettano di essere ripagati dal Governo argentino, sono oltre 180.000; la somma totale che il Governo deve agli investitori italiani, supera i 4 miliardi di dollari USA;
le condizioni che il Governo argentino vorrebbe offrire, se la Banca centrale argentina lo consentirà, sono persino peggiori dello Swap del 2005; la comunità internazionale e la stragrande maggioranza degli investitori hanno già definito il con cambio paventato dall'Argentina inaccettabile;
non sono note le ragioni per cui un Paese debitore verso la comunità internazionale e in particolare verso oltre 180.000 investitori italiani, tenga come i dati dimostrano, riserve per oltre 40 miliardi di dollari USA presso la BRI -:
per quali ragioni il Governo italiano non abbia ancora operato, insieme alla comunità internazionale, per far sì che l'Argentina restituisca quanto dovuto agli investitori italiani;
per quali ragioni il Governo italiano non operi presso il Governo svizzero affinché questo intervenga presso la BRI;
per quali ragioni il Governo italiano non assuma iniziative nei confronti della BRI affinché quest'ultima spieghi alla comunità internazionale perché oltre 40 miliardi di riserve estere argentine sono nelle sue casse.
(5-02900)

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il complesso immobiliare denominato «Villa Luigia», sito in Mezzegra (provincia di Como) frazione Azzano, in via Regina n. 82 azzonato, come da vigente piano regolatore del comune medesimo, in zona «SC» ovvero in area di interesse pubblico generale e di proprietà dell'INAM (Istituto nazionale assistenza malattie) per effetto delle disposizioni di cui alla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria

2007), articolo 1, commi da 488 a 493, risulta attualmente in fase di trasferimento alla società Ligestra Due s.r.l. del gruppo Fintecna, individuata, a norma del decreto ministeriale 11 novembre 2009, quale società trasferita dei patrimoni degli enti disciolti di cui all'articolo 41 comma 16-ter del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207 convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, tra i quali figura l'INAM;
proprietario originale dell'immobile «Villa Luigia» era la Cassa mutua aziendale della ditta Ernesto Breda di Milano che lo aveva adibito a casa di riposo e convalescenziario per i propri dipendenti fino al 1968; successivamente, e fino al 1981, il fabbricato, con annesse pertinenze, è stato ceduto in locazione a privati e poi trasferito all'INAM, benché la legge 23 dicembre 1978, n. 833, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, disponesse il trasferimento dei beni mobili e immobili appartenenti agli enti, casse mutue e gestioni soppressi al patrimonio dei comuni competenti per territorio, con vincolo di destinazione alle unità sanitari locali;
a partire dall'anno 1992, l'amministrazione del Comune di Mezzegra ha manifestato, nonostante l'incongruità del prezzo ogni volta richiesto in relazione alle disponibilità di bilancio del Comune, interesse all'acquisto dell'immobile al fine di valorizzarlo e destinarlo stabilmente a scopi di utilità sociale a vantaggio della collettività locale, anche in considerazione della grave condizione di deterioramento strutturale in cui versa -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione alla vicenda esposta in premessa, con particolare riferimento ai passaggi di proprietà dell'immobile in questione, e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare che nell'operazione di liquidazione dello stesso si tenga conto dell'azzonamento in area standard, circostanza che limita fortemente l'eventuale acquisto da parte di privati.
(4-07214)

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), così come modificato dall'articolo 2, comma 561, legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l'integrazione sociale e culturale delle popolazioni abitanti in circoscrizioni o quartieri delle città caratterizzati da degrado urbano e sociale, prevede l'istituzione di zone franche urbane (ZFU) e, nel contempo, istituisce nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un apposito fondo, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per il finanziamento di programmi di intervento da realizzarsi nelle ZFU;
l'articolo 1, commi 341, 341-bis, 341-ter e 341-quater, della citata legge n. 296 del 2006, così come modificato dall'articolo 2, comma 562, della legge n. 244 del 2007, definisce le agevolazioni fiscali e contributive (Ires, Irap, Ici e previdenza) di cui possono beneficiare fino a quattordici annualità le piccole e microimprese, con un massimo di cinquanta addetti, che intraprendono una attività economica nelle ZFU, prevedendo, tra l'altro, l'emanazione di un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali per la definizione del massimale di esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, nonché di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali ivi previste;
l'articolo 1, comma 342, della medesima legge n. 296 del 2006, così come modificato dall'articolo 2, comma 563, della legge n. 244 del 2007, stabilisce che il CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il

Ministro della solidarietà sociale (ora Ministro del lavoro e delle politiche sociali), provvede alla definizione dei criteri per l'allocazione delle risorse e per l'individuazione e selezione delle ZFU, nonché, successivamente, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, alla perimetrazione delle singole ZFU e alla concessione del finanziamento in favore dei relativi programmi di intervento;
la delibera CIPE del 30 gennaio 2008, n. 5, (Gazzetta Ufficiale 6 giugno 2008, n. 131) definisce i criteri e gli indicatori per l'individuazione e la delimitazione delle ZFU;
la proposta di ripartizione tra le ZFU delle risorse stanziate dalla legge finanziaria per il 2007, come modificata dalla legge finanziaria per il 2008 (50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009), presentata dal Ministero dello sviluppo economico prevede che la dotazione annua sia attribuita a ciascuna ZFU per il 60 per cento secondo un criterio di dimensione demografica e per il 40 per cento secondo l'intensità di disagio economico e sociale, al netto dell'attribuzione a ciascuna ZFU di un contributo annuo, in misura fissa, pari a 750.000 euro, quale base di accesso al beneficio identica per tutte le ZFU;
la delibera CIPE dell'8 maggio 2009, n. 14, (Gazzetta Ufficiale 11 luglio 2009, n. 159) concerne l'individuazione delle ZFU da ammettere ai benefici fiscali e previdenziali previsti dalla normativa vigente e la ripartizione, tra le stesse, delle risorse disponibili per gli anni 2008 e 2009, che risultano pari, rispettivamente, a 50.000.000 euro e a 49.955.833 euro per effetto della riduzione apportata dall'articolo 4 del decreto-legge n. 180 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 1 del 2009;
tale delibera, al fine di garantire la più ampia diffusione delle agevolazioni in entrambe le macro-aree del Paese (Mezzogiorno e Centro-Nord) ed evitare la concentrazione di interventi su aree svantaggiate eccessivamente contigue, ha ampliato il numero delle ZFU ammesse al beneficio da 18 a 22, selezionando, sulla base dei criteri e delle valutazioni di disagio socio-economico, quelle ricadenti nei seguenti comuni: Catania, Torre Annunziata, Napoli, Taranto, Cagliari, Gela, Mondragone, Andria, Crotone, Erice, Iglesias, Quartu Sant'Elena, Rossano, Lecce, Lamezia Terme, Campobasso, Velletri, Sora, Pescara, Ventimiglia, Massa-Carrara, Matera;
con la citata delibera n. 14 del 2009 al comune di Sora, in particolare, sono stati attribuiti, in base ad una serie di indicatori di disagio socio-economico e di dimensione demografica, stanziamenti pari a 1.450.596 euro per l'anno 2008 e a 1.449.672 euro per l'anno 2009, per un totale di 2.900.268;
il 28 ottobre 2009 sono stati sottoscritti i contratti con i sindaci dei 22 comuni interessati dall'istituzione delle ZFU, compreso quello con il sindaco di Sora Casinelli;
i rapporti tra il Ministero dello sviluppo economico e ciascuna delle città beneficiarie sono infatti regolati dalla stipula di un apposito «contratto di zona franca urbana», che sancisce l'assegnazione delle risorse e gli impegni reciproci assunti dalle parti;
durante la cerimonia di sottoscrizione dei contratti il Ministro dello sviluppo economico ha annunciato che è stata notificata ed ottenuta l'autorizzazione della Commissione europea per sbloccare i fondi necessari per l'avvio del progetto e che in tempi rapidi una task force del Ministero stesso avrebbe messo a disposizione degli imprenditori delle 22 zone interessate le istruzioni necessarie per beneficiare delle diverse agevolazioni;
allo stato attuale non è stato ancora emanato il decreto di attuazione per rendere effettivamente operative le agevolazioni fiscali per i nuovi insediamenti produttivi nei 22 comuni, tra cui Sora, che sono rientrati nei parametri per usufruire delle ZFU, opportunità importante per sostenere la crescita economica ed occupazionale

nel tessuto produttivo locale e che in altri Paesi europei è stata capace di dare una risposta abbastanza soddisfacente ai problemi dell'inclusione sociale, dello sviluppo e della riqualificazione urbana -:
quali iniziative si intendano adottare per procedere in tempi brevi all'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 1, comma 341-quater, della legge n. 296 del 2006, per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali previste, al fine di rendere finalmente operativo questo strumento importante per rivitalizzare aree urbane degradate e rilanciarle in ambito industriale e occupazionale.
(4-07218)

CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2010 si è prevista per il 2010 la possibilità per i contribuenti di destinare una quota pari al 5 per mille dell'Irpef a finalità di interesse sociale, in questo modo molte associazioni ed enti di rilevanza sociale possono continuare la loro benefica attività grazie al denaro dei contribuenti;
l'Agenzia delle entrate ha stabilito che la presentazione delle richieste di ammissione al beneficio da parte di dette associazioni ed enti avvenisse entro il 7 maggio 2010 e solo in forma telematica, nei modi e nelle forme previste dalla stessa Agenzia e vale a dire, innanzitutto, abilitandosi ai servizi telematici;
dal 23 aprile al 7 maggio sono trascorsi solo 14 giorni, di cui solo 10 lavorativi ed in questi giorni in molti hanno provato ad inoltrare la richiesta, ma il sistema non ha riconosciuto la password e il pincode dell'anno precedente;
i contatti telefonici con l'Agenzia in quei giorni sono stati impediti dalla lunga lista d'attesa, data dalla brevità tra l'emanazione del decreto e la scadenza per l'ammissione al beneficio;
molte richieste del nuovo pincode e della nuova password sono rimaste disattese o hanno avuto il loro esito ben oltre il termine di scadenza per poter richiedere l'ammissione al beneficio;
inoltre dopo aver avuto il pincode e la password, nel momento in cui si richiede l'attivazione dei servizi telematici, viene comunicato sul portale web dell'Agenzia che bisogna rivolgersi ad un incaricato terzo abilitato (a pagamento);
la conseguenza di tutto ciò, a quanto risulta all'interrogante, è stata che non tutti hanno potuto accedere al beneficio -:
se questo problema si ripeta ogni anno e quali iniziative intenda adottare, per il prossimo anno, il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07226)

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Signor Vincenzo Zimarino nonostante svariati mancati chiarimenti sulla sua posizione nei confronti del Consorzio di Bonifica di Vasto, come già portati a conoscenza nell'interrogazione presentata in data 2 febbraio 2010 n. 4-05968; ha ricevuto per conoscenza in data 15 aprile 2010 dallo stesso consorzio a firma del Presidente Giuseppe Torricella, risposta indirizzata alla Giunta Regionale d'Abruzzo - Direzione Politiche Agricole - Servizio del Territorio - DH 2 di Pescara, Nota prot. N. 38451 del 2 marzo 2010;
ad avviso del consorzio il Signor Vincenzo Zimarino ha inviato al consorzio le copie degli atti relativi alle dichiarazioni di successione solo con nota del 22 aprile 2005, anno in cui il consorzio ha emesso i ruoli con scadenze 30 novembre 2005 e 20 gennaio 2006. Ciò ha permesso di

inserire la voltura richiesta nello stesso anno in cui sono stati prodotti i documenti;
il consorzio non ha ritenuto di dar seguito al discarico dell'annualità 2004 in quanto, a verifiche effettuate, il Signor Zimarino risultava comunque intestatario delle particelle oggetto di tributo, seppur con una quota minoritaria, peraltro non a conoscenza dell'ufficio fino al 2005, come sopra riportato;
il contributo di bonifica sarebbe un onere reale sulla proprietà, gravando direttamente sull'immobile (articolo 21 del regio decreto n. 215/1933). Il contributo imposto è, perciò, da intendersi diretto agli immobili per la loro salvaguardia e non alle singole persone fisiche, eventualmente comproprietarie;
conseguentemente non sarebbe possibile provvedere alla ripartizione della quota di proprietà, frazionando il tributo, in quanto il bene immobile è considerato, in questo caso, bene giuridicamente indiviso. Si tratta quindi di un'obbligazione indivisibile regolata, ai sensi dell'articolo 1317 codice civile, dalle stesse norme disciplinari le obbligazioni solidali, con la conseguenza che ogni debitore è obbligato ad eseguire per intero la prestazione al creditore con la possibilità, per colui che ha pagato l'intero, di ripetere dagli altri condebitori la parte spettante a ciascuno di essi, ex articolo 1299 codice civile. In pratica, colui che riceve l'avviso ha comunque diritto di rivalsa sugli altri comproprietari per il rimborso delle quote di loro spettanza;
appare all'interrogante del tutto arbitraria l'estensione del principio di solidarietà nel pagamento del contributo, atteso che tale principio deve essere sancito esplicitamente dalla legge, mentre il suo decreto istitutivo (regio decreto n. 215 del 1933) non ne fa menzione -:
se non ritenga di assumere le opportune iniziative normative affinché l'obbligazione concernente il pagamento dei contributi consortili sia considerata inequivocabilmente parziaria.
(4-07227)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Il Velino del 14 maggio 2010, Tiziano Ramponi, di Campoli Appennino (Frosinone), agente penitenziario in servizio a Milano San Vittore presso il nucleo traduzioni, si è tolto la vita giovedì 13 maggio;
l'uomo, descritto dai suoi colleghi come una persona perennemente sorridente, allegra e gioviale, era in congedo ordinario dal 3 maggio e avrebbe dovuto riprendere servizio martedì 18. Al momento si stentano a capire le ragioni di questo gesto, anche perché chi lo conosceva molto bene esclude problemi economici o affettivi;
sulla vicenda il segretario della Uil-Pa penitenziari, Eugenio Sarno, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «In sole due settimane si sono verificati due suicidi (Frosinone e Brescia) e un omicidio-suicidio (Avola) tra gli agenti di polizia penitenziaria. Troppo. Davvero troppo per non chiedere con forza che si attivi, finalmente, quel tavolo di confronto sul disagio del personale che l'amministrazione penitenziaria ci ha sempre negato. Noi non intendiamo strumentalizzare queste tragedie, ma è pur vero che l'incidenza di suicidi nel Corpo è davvero anomala e pertanto ne vanno investigate le cause. Ricordiamo che in due anni sono 16 gli appartenenti al Corpo che si sono suicidati. Se è vero, come è vero, che è scientificamente provato che la sindrome

da Burnout ha grande incidenza nel corpo degli agenti di polizia penitenziaria (tanto che sono centinaia le unità che riportano patologie da stress e depressione) è consequenziale affermare che il lavoro e le condizioni di lavoro sono patogene. Abbiamo cercato, invano, di sensibilizzare il ministro Alfano e il capo del Dap sulle afflittive ed infamanti condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari di prima linea. Il loro silenzio sul tema offende e indigna»;
le condizioni di vita degli agenti di polizia penitenziaria sono a tal punto insostenibili da aver indotto l'amministrazione penitenziaria ad allestire una consulenza di psicologi che hanno aperto punti di ascolto;
la situazione è da considerarsi ormai drammatica e l'utilizzo della figura dello psicologo è un palliativo che non è in grado di rimuovere le cause del malessere;
implementare l'organico e quindi organizzare ragionevoli turni di lavoro risolverebbe il problema alla radice e renderebbe totalmente inutile il servizio di sostegno psicologico;
ad avviso dell'interrogante, per scongiurare questi gesti estremi occorre por mano seriamente al problema delle condizioni di lavoro in cui si vedono costretti ad operare gli agenti di polizia penitenziaria, problema risolvibile attraverso il rientro negli istituti di pena di tutti i distaccati presso il dipartimento amministrazione penitenziaria e il Ministero della giustizia e il significativo aumento dell'organico che consenta ai dirigenti di organizzare turni di lavoro che non abbiano un carattere così afflittivo per il personale -:
se siano state avviate eventuali indagini amministrative al fine di verificare le cause che hanno indotto Tiziano Ramponi a togliersi la vita;
se le autorità fossero a conoscenza del disagio psicologico dell'agente di custodia e se fossero state avviate tutte le procedure di precauzione per prevenire l'atto suicidale;
se nel carcere al quale era assegnato l'uomo sia mai stato istituito un punto di ascolto con la presenza di psicologi;
se non intenda istituire con urgenza un tavolo di confronto sul disagio del personale appartenente alla polizia penitenziaria così come da tempo richiesto dal segretario della Uil-Pa penitenziari;
cosa intenda fare per aumentare significativamente l'organico degli agenti di polizia penitenziaria.
(4-07229)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Repubblica del 10 maggio 2010 è apparso un articolo intitolato: «Gli comunicano che è stato condannato a 30 anni, lui saluta gli amici e si impicca»;
l'articolo dà conto del suicidio di Vasiline Ivanov Kirilov, classe 1977, consumatosi all'interno del quinto reparto del carcere milanese di San Vittore;
l'uomo ha strappato un lembo di un lenzuolo, ha stretto il nodo scorsoio, è andato nell'antibagno e si è impiccato. Quando, alle 14.15, i suoi compagni e l'agente di custodia hanno aperto la porta della cella, era già troppo tardi;
è il venticinquesimo caso di suicidio avvenuto dentro le mura di un penitenziario dall'inizio del 2010. Vasiline Kirilov era stato catturato due mesi fa dai carabinieri della compagnia Duomo, guidati dal maggiore Giovanni Pellegrino, che avevano eseguito un mandato di cattura internazionale spiccato da un tribunale spagnolo nel 2002, e diramato tramite l'Interpol in 192 paesi, per omicidio e violenza sessuale: un delitto maturato negli ambienti gay di Castellon de la Plana, sulla costa valenciana, e commesso il 17 luglio di quell'anno, allorquando Kirilov aveva rapinato e ucciso col complice Vassil Petrov il gestore di un chiosco nell'appartamento

di quest'ultimo, che aveva invitato a casa i due per una prestazione sessuale;
a Milano, il giovane era arrivato cinque anni fa dopo essersi rifugiato in Perù: faceva il portinaio presso uno stabile di via Pecchio, a pochi passi da piazzale Loreto, dove lavorava con documenti falsi. Divorziato da tempo dalla ex moglie in Bulgaria, aveva casa a Cornaredo, con i genitori e la fidanzata peruviana. In questi due mesi Kirilov ha atteso l'esito del processo, che per la legge spagnola non può essere celebrato nei confronti di un contumace. La sentenza è arrivata come una mazzata venerdì mattina;
sulla vicenda la direttrice del carcere ha rilasciato la seguente dichiarazione: «Siamo rimasti di stucco noi e gli altri detenuti. Era detenuto qui dal 6 marzo e da allora non aveva mai dato problemi né c'era stato qualsiasi segnale che potesse far prevedere un suicidio. Il secondo, tengo a sottolinearlo, a San Vittore negli ultimi quattro anni, e qui passano settemila detenuti comuni ogni anno. Kirilov era stato visitato da uno psichiatra non più tardi del 3 maggio e il suo umore era parso normalissimo. Durante il colloquio, il padre gli ha detto che era stato condannato a trent'anni. A breve sarebbe stato estradato. Eppure, anche con i suoi connazionali, il ragazzo non aveva dato segni di sconforto, diceva che avrebbe scontato quindici anni al massimo, era sereno. Noi i colloqui non li possiamo ascoltare. E se avessimo saputo della condanna ci saremmo attivati col sostegno degli psicologi. Nessuno ci ha detto nulla» -:
di quali informazioni il Ministro interrogato disponga circa i fatti riferiti in premessa;
quali iniziative intenda intraprendere affinché siano accertate eventuali responsabilità della direzione del carcere milanese di San Vittore in ordine alla mancanza degli opportuni controlli che avrebbero potuto impedire il tragico suicidio;
più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare, con riferimento alla triste piaga dei suicidi in carcere, al fine di garantire ai detenuti una non effimera attività di valutazione e trattamento, nonché i livelli essenziali di assistenza sanitario-psicologica previsti dalla legge;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di ricondurre le condizioni di detenzione vigenti all'interno dell'istituto penitenziario milanese conformi al dettato costituzionale e normativo.
(4-07231)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa AGI dell'8 maggio 2010, il comitato per la territorialità della pena, nato a Sassari a settembre dello scorso anno e presente in quasi tutto il territorio regionale, avrebbe raccolto in pochi mesi oltre 3.000 firme in calce alla petizione con la quale si sollecita il rientro in Sardegna dei 225 detenuti sardi reclusi in istituti di pena della penisola;
in base alla normativa attuale, il detenuto deve scontare la pena in strutture che non distino oltre 300 chilometri dal luogo di nascita o residenza, il che spesso non avviene, senza considerare che sono detenute lontano da casa anche persone ancora in attesa di giudizio;
con la petizione il comitato per la territorialità della pena intende sollecitare la regione Sardegna ad applicare il protocollo firmato con il Ministero della giustizia e a pretendere il rispetto della territorialità della pena;
la raccolta di firme, come ricordato da Rosa Foddai, portavoce del comitato,

ha preso spunto dal caso di Bruno Bellomonte, appartenente al movimento indipendentista «A Manca pro s'indipendentzia» e detenuto a Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta sulle nuove Br, il tutto senza che l'uomo abbia ancora ricevuto un'accusa specifica;
il 12 gennaio 2010 la Camera dei deputati ha parzialmente approvato, su espresso parere favorevole del Governo, la mozione sulle carceri presentata dalla interrogante e sottoscritta da 93 deputati appartenenti a quasi tutte le forze politiche presenti in Parlamento;
la mozione approvata prevede, tra l'altro, alla lettera h), «la piena attuazione del principio della territorialità della pena previsto dall'ordinamento penitenziario, in modo da poter esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue tra quest'ultimo, i propri familiari e i servizi territoriali della regione di residenza» -:
quali provvedimenti intenda adottare al fine di dare immediata attuazione al protocollo firmato con la regione Sardegna relativamente al rispetto del principio della territorialità della pena;
se ed entro quali termini intenda disporre il graduale rientro nelle carceri della Sardegna dei 225 detenuti sardi reclusi negli istituti di pena della penisola;
se e quali urgenti provvedimenti il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di dare piena attuazione del principio della territorialità della pena previsto dall'ordinamento penitenziario, in modo da poter esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue tra quest'ultimo, i propri familiari e i servizi territoriali della regione di residenza, così come previsto dalla mozione n. 1-00288 approvata dalla Camera dei deputati lo scorso 12 gennaio 2010.
(4-07232)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 7 maggio 2010 è apparso un articolo su Il Messaggero Veneto intitolato: «Pordenone: sei detenuti in cella da 12 metri quadrati e senza acqua calda»;
l'articolo dà conto della drammatica situazione in cui versa la struttura penitenziaria di Pordenone composta da quattordici celle, sette al piano terra e sette al primo piano, che dovrebbero ospitare quattro detenuti al massimo, ma che in casi di sovraffollamento ne arrivano ad ospitare anche sei;
nel carcere friulano, nei periodi in cui il sovraffollamento diventa ingestibile, i detenuti sono costretti a vivere ai limiti dell'umanità, atteso che sei o sette persone sono costrette a vivere 24 ore su 24 in una stanza, con meno di due metri quadrati a testa e - come evidenziato nella relazione del magistrato di sorveglianza Mariangela Cunial - il lavandino che condividono - le docce sono esterne - non ha nemmeno l'acqua calda;
in casi di emergenza sovraffollamento anche gli spazi esistenti per altre attività vengono ridotti al minimo, al punto che la sala polivalente si è spesso trasformata in una cella di fortuna per una decina di persone, accogliendo di solito quanti vengono arrestati nella notte;
secondo il magistrato di sorveglianza, la precarietà e la promiscuità in cui sono costretti a vivere le persone recluse nel carcere di Pordenone, rischiano di avere conseguenze sotto il profilo sanitario in quanto alcuni detenuti hanno malattie infettive tra le quali l'Aids;
nei giorni scorsi alcuni carcerati stranieri hanno avviato lo sciopero della fame per denunciare le condizioni di vita all'interno della struttura -:
quali dati aggiornati siano a disposizione del Governo in relazione alla situazione evidenziata presso il carcere di Pordenone, con particolare riguardo al numero

di detenuti effettivamente presenti nella struttura e al tasso di sovraffollamento in essa riscontrato;
quali urgenti iniziative intenda assumere per garantire normali condizioni di vita ai detenuti ed agli operatori dell'istituto penitenziario veneto; in particolare, entro quali tempi preveda che l'istituto possa rientrare nella dimensione regolamentare dei posti previsti;
quali iniziative intendano assumere, negli ambiti di rispettiva competenza, per garantire il diritto alla salute dei detenuti e, in particolare, per evitare la possibile trasmissione tra gli stessi di malattie infettive;
cosa intenda fare per garantire ai detenuti l'attività trattamentale, sia essa di studio e/o di formazione e lavoro, atta a preparare il futuro reinserimento sociale previsto dall'articolo 27 della Costituzione;
se il Governo non intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere, anche attraverso la creazione di percorsi protetti di reinserimento sociale e lavori socialmente utili per tutti i condannati a pene inferiori ai tre anni di reclusione.
(4-07233)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'8 maggio 2010 è apparso un articolo su Il Resto del Carlino intitolato: «Rinchiuso con le persone che ha fatto arrestare, picchiato a sangue»;
l'articolo dà conto della drammatica vicenda di un uomo inopinatamente rinchiuso nel carcere di Port'Aurea insieme ad alcune persone che, grazie alle sue confessioni, erano state arrestate dalle Forze dell'ordine;
Sergio Frunza, questo il nome del detenuto, una volta trovatosi in cella con le persone da lui fatte arrestare, è stato minacciato di morte e poi preso a pugni e a calci. Il violento pestaggio è stato sedato dall'intervento di alcuni detenuti e poi dall'arrivo della polizia penitenziaria; dopodiché l'uomo è stato curato nell'infermeria dell'ospedale;
la violenza ai danni dell'uomo è accaduta il 30 aprile 2010, ma solo il 6 maggio la vittima ha potuto raccontare alla madre e al suo avvocato quanto accadutogli;
Sergio Frunza, 30enne, di nazionalità moldava, è stato arrestato poiché presunto complice di altri tre albanesi nel tentato furto di una Porsche Carrera avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. Frunza - secondo quanto riportato da Il Resto del Carlino - ha sempre sostenuto di non essere colpevole del furto, ma di essere stato assoldato dai tre albanesi per trasportarli da Ravenna a Borgo Montone dietro il pagamento di un compenso di 100 euro;
subito dopo l'arresto, il 30enne moldavo ha deciso di collaborare con il pubblico ministero, fornendo indicazioni utili per risalire agli altri colpevoli del tentato furto;
i tre albanesi, leggendo l'ordinanza di custodia cautelare, hanno quindi scoperto che il loro arresto era stato provocato dalle dichiarazioni del loro complice, sicché una volta tradotti in carcere e ristretti in cella insieme al signor Frunza, hanno colto al volo l'occasione per regolare i conti con l'uomo -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
se non intenda adottare gli opportuni provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili della direzione del carcere di Port'Aurea, atteso che gli stessi hanno incautamente disposto che il detenuto Sergio Frunza fosse messo in cella insieme ai tre uomini di nazionalità albanese che lo stesso aveva fatto arrestare con le sue dichiarazioni, con ciò provocandone il pestaggio.
(4-07238)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha ricevuto in data 7 maggio 2010 la lettera a firma di F. P. proveniente dal carcere di San Vittore a Milano;
nella lettera due detenuti che stanno portando avanti un'iniziativa nonviolenta di sciopero della fame rappresentano la situazione di totale invivibilità del VI reparto del carcere milanese; nella missiva, indirizzata anche al Ministro della giustizia e al garante dei detenuti di Milano, è scritto:
«noi che siamo appartenenti al VI reparto, IV piano ubicati nella cella 449, e così anche nei piani 1o e 3o dello stesso reparto siamo completamente in situazione di intollerata invivibilità, "oppressionati" dalla custodia che propina rapporti disciplinari a "iosa" sui quali neppure lo strumento che in teoria, dovrebbe essere garante per sentire, valutare i riscontri del rapportato (consiglio disciplinare) consente la verifica imparziale della discolpa del rapportato»;
«in questo reparto in uno spazio di soli 10 metri quadri circa, siamo reclusi e obbligati a viverci in 6 persone, dormendo così divisi su due letti a castello a tre piani»;
«I motivi dello sciopero di noi sottoscritti: F.P. e R.B sono:
F.P.: venire al più presto trasferito in quanto non ha più nessun sostegno esterno (avendo tutta la famiglia deceduta) ed effettuato già il giudizio di 1o grado, nel quale ha riportato la condanna ad anni 4 di reclusione, cosa che con l'invivibilità che è costretto a sopportare, non è umanamente possibile proseguire la detenzione presso questo carcere. Inoltre faccio presente che tale situazione prima di entrare in sciopero è stata fatta presente alla vice direttrice di codesto carcere;
R.B.: negligenza assoluta del direttore sanitario e dell'ex medico di reparto (fortunatamente sostituito da una dottoressa sensibile ai nostri problemi, brava e professionale) nel riscontrare una forma di allergia, una assoluta mancanza di interessamento nel proseguire le visite e quindi approfondire tale allergia, allergia tra l'altro alle vernici e già accertata fuori nei periodi di libertà; negligenza del medico nel rifiutare la visione di tutta la documentazione di tale allergia fornita dallo stesso detenuto, per giunta mandato (inutilmente) per due volte in ospedali esterni per visite riguardanti intolleranze alimentari che niente hanno a che vedere con le vernici, vera e unica causa di tale allergia; tale situazione il B. la fece presente alla Vice Direttrice, all'ispettore di reparto, ai brigadieri e non per ultimo al Dirigente sanitario»;
«Inoltre - si legge ancora nella lettera - mi preme fare assolutamente presente, anche per correttezza e solidarietà dei compagni detenuti, che allo stato di assoluta invivibilità di tutto il VI reparto corrisponde la totale vivibilità dei reparti III e V con celle nuove, muri rifatti, pavimenti a terra che non richiedono il bisogno (come da noi al VI) di stare a combattere la notte con gli scarafaggi (e mi scusi il termine); celle, sempre del III e V ove vi è l'impianto elettrico a norma come richiede la legge n. 46 del 1990 e non come da noi, sempre al VI, dove l'impianto manca della messa a terra (quindi pericolo di folgorazione di qualche detenuto in caso di mancato funzionamento dell'impianto) e dove i fili sono giuntati con semplice nastro oramai vecchio e scotto invece dei normali cappucci chiamati "forbox" che sempre le normative della legge n. 46 del 1990 imporrebbero; inoltre, mancanza totale al VI reparto dell'impianto d'antenna, antenne che siamo costretti a fare artigianalmente con fili intrecciati o stagnola arrotolata attaccata con scotch adesivo sulla parte con la speranza di captare qualche segnale dei ripetitori esterni; impianto che, invece, al III e V è stato fatto a regola d'arte così che si prendono tutti i canali, compresi i

digitali, quindi impianti certamente dotati di centralina. Parliamo poi dei bagni: nel nostro reparto (VI) abbiamo ancora bagni alla turca, molto sporchi e vecchi, per giunta non sifonati per cui, anche quando non si usano, esce una puzza con la quale ci tocca convivere; qui di docce ce ne sono solo 4 per turni di circa 70 persone in una sola ora; spesso e volentieri il piatto doccia si ottura e quindi si riempie e ci tocca fare la doccia con i piedi a mollo in acque sporche in cui è possibile prendere infezioni, funghi, altro. Nei reparti III e V, invece, il bagno è quello classico, la doccia è all'interno di ogni cella e in alcune vi è perfino il bidet. Si prenda anche nota che sempre negli altri raggi III e V ogni 20/25 giorni viene effettuata in ogni cella la disinfestazione mentre qui nel nostro reparto non passa mai nessuno così che dobbiamo convivere, come scritto precedentemente, con scarafaggi e pidocchi, quest'ultimo trovato proprio sul muro del bagno della nostra cella la "449" cella, tra l'altro, sprovvista di porta del bagno e da circa tre settimane di un'anta della finestra il che ci lascia in balia delle intemperie, dell'umidità, nonché del facile ingresso di insetti e animali. Appuntati che istigano noi carcerati proprio per metterci alle corde fino al punto di rispondere e quindi prendere rapporti. Vi è anche un altro problema da non sottovalutare: quello che essendo celle da due ma essendo in sei, vi sono solo tre sgabelli, quindi quando tre sono seduti, tre devono stare in branda per poi darsi il cambio; bisogna fare i turni per mangiare o per scrivere ai nostri cari; per non parlare degli armadietti che per legge ne toccherebbe uno grande e uno piccolo a testa mentre noi come altre celle ne abbiamo in tutto 4 (per giunta rotti senza sportello) su 6 detenuti che siamo e, invece, al III e V i detenuti hanno un armadietto ciascuno e uno sgabello ciascuno. Non è un caso che, meritatamente, il VI reparto viene chiamato "punitivo".»;
la lettera prosegue: «un nostro "concellaneo", tale P.T., nel cucinare con i fornelli da campeggio, si è rovesciato l'acqua bollente sulla pancia già piena di altre cicatrici per interventi chirurgici subiti procurandosi delle grandi ustioni, ma quando il detenuto ha chiesto il permesso all'appuntato di potersi recare al pronto soccorso, spiegandogli l'incidente e facendogli vedere la pancia, il permesso gli è stato negato con queste parole dell'appuntato "non ci fa niente, torna in cella"; dopo due giorni, dopo aver macchiato t-shirt e lenzuola ha rappresentato il suo problema all'ispettore di reparto che lo ha subito mandato al pronto soccorso dove gli è stata diagnosticata un'ustione di 2o grado con pelle ormai morta e infezioni alle piaghe già aperte; sempre lo stesso detenuto P.T. ha avuto giorni addietro un'improvvisa emorragia da un neo situato nella coscia sinistra e dopo aver perso tanto sangue e quindi aver tamponato momentaneamente la fuoriuscita violenta del sangue si è recato al pronto soccorso dove il medico non lo ha voluto visitare dicendo all'infermiera queste testuali parole "ho dei figli a casa e voglio vederli crescere", neanche se il tale fosse affetto da HIV; quindi è stato solo pulito dal sangue asciutto e rimandato in cella dove, all'improvviso, e davanti all'appuntato si verifica un'altra emorragia per cui viene ricondotto al pronto soccorso dove l'infermiera gli mette un po' di garza con il cerotto; senza approfondire più la cosa, oggi 30/4 il P.T. ha la gamba e la caviglia sinistra gonfia, tornato al pronto soccorso e trovando una dottoressa competente, è stato rimandato urgentemente a visita "ecodoppler" perché si pensa ad un inizio di trombosi» -:
se il Ministro della giustizia abbia ricevuto la lettera dei due detenuti di San Vittore riportata in premessa;
se i fatti descritti nella lettera corrispondano al vero;
nel caso in cui corrispondano al vero, cosa si intenda fare:
a) per riportare alla capienza regolamentare la VI sezione del carcere di San Vittore;
b) per dotare di impianti di sicurezza le celle;

c) per ripristinare l'igiene totalmente carente; per assicurare un minimo di manutenzione delle strutture totalmente fatiscenti delle celle e per dotarle degli arredi necessari;
d) per assicurare la necessaria e costante disinfestazione delle celle;
e) per assicurare la necessaria assistenza sanitaria, dovuta ad ogni cittadino secondo l'articolo 32, primo comma della nostra Costituzione;
se si intenda avviare un'indagine interna all'istituto e in particolare nella VI sezione per appurare che non ci siano stati comportamenti vessatori del personale nei confronti dei detenuti e se sia possibile ravvisare responsabilità del personale in merito alla mancata assistenza del detenuto che a seguito di incidente ha riportato gravi ustioni e che ha perso molto sangue a seguito di un'emorragia da un neo.
(4-07239)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa APCOM del 14 maggio 2010, sarebbero divenute critiche le condizioni di salute di Angela Strangio, 30 anni, sorella del boss della 'ndrangheta Giovanni Strangio, considerato autore della strage di Ferragosto avvenuta a Duisburg, in Germania;
Angela Strangio sta portando avanti dal 13 febbraio 2010 lo sciopero della fame e, da sabato 15 maggio, anche quello della sete, e poiché recentemente il suo quadro clinico si è notevolmente deteriorato, è stata trasferita dalla sezione di alta sicurezza del carcere di Latina all'ospedale Goretti;
secondo il Garante dei detenuti della regione Lazio, Angela Strangio è ancora lucida, ma la sua decisione di proseguire lo sciopero della fame e della sete sta esponendo a rischio concreto di danni irreparabili i suoi organi vitali. In tre mesi la donna ha già perso 13 chili, eppure fin quando la detenuta sarà considerata capace di intendere e di volere, non sarà possibile, per i medici, praticare un trattamento sanitario obbligatorio con l'alimentazione forzata -:
se il Governo disponga di elementi circa le modalità con le quali, dal momento in cui ha intrapreso lo sciopero della fame, Angela Strangio sia stata seguita dal punto di vista fisico e psicologico;
se, con l'aggravarsi delle condizioni fisiche, risulti che sia stato prestato alla detenuta il soccorso necessario e adeguato alla gravità del quadro clinico.
(4-07240)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa APCOM del 13 maggio 2010, un ragazzo di 37 anni, Antonino Caruso, detenuto nel carcere di Messina e affetto da «gravissime ed altamente invalidanti patologie da molto tempo», rischia di morire se non sarà trasferito in un ospedale e sottoposto «quanto prima possibile ad intervento chirurgico specialistico»;
a rendere nota la vicenda è stato il legale del detenuto, Giuseppe Lipera, che ha immediatamente presentato un'istanza per il ricovero urgente del giovane in ospedale;
Antonino Caruso, originario di Belpasso, nel catanese, avrebbe già segnalato più volte, tramite il suo legale, sia al carcere che alla magistratura competente, la sua drammatica situazione clinica, che nell'ultimo periodo è andata vieppiù peggiorando, al punto che il 10 maggio 2010 è stata redatta una consulenza chirurgica da uno specialista in chirurgia generale e vascolare nella quale viene suggerito «il ricovero urgente del detenuto presso una

struttura ospedaliera dove si pratica chirurgia laparoscopica avanzata, in modo che lo stesso possa essere sottoposto quanto prima ad intervento chirurgico specialistico»;
il legale dell'uomo ha chiesto quindi l'immediato ricovero del suo assistito spiegando che una sua ulteriore permanenza in carcere «porterebbe con sé una paventata responsabilità morale, giuridica e soprattutto umana degli organi competenti» -:
di quali informazioni i Ministri interrogati dispongano in ordine ai fatti esposti in premessa;
se i Ministri interrogati non intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine amministrativa interna al fine di appurare se nel caso di specie siano state (e siano tuttora) garantite al detenuto - in modo tempestivo ed adeguato - le cure e l'assistenza che il suo stato di salute richiede e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte del personale medico e/o amministrativo;
quali urgenti iniziative di competenza intendano intraprendere affinché al detenuto in questione venga garantito il diritto alla salute e più in generale, quali provvedimenti urgenti il Governo intenda adottare al fine di garantire ai detenuti i livelli essenziali di assistenza sanitaria all'interno degli istituti di pena;
se ed in che misura sia stato completato il trasferimento delle risorse, del personale e delle strutture sanitarie dal Ministero della giustizia al servizio sanitario nazionale e, quindi, alle regioni, così come previsto dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008.
(4-07241)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il traffico sulla Pedemontana delle Marche è da mesi interrotto a causa dei lavori che si sono resi necessari per il risanamento del ponte di Lunano in provincia di Pesaro e Urbino;
per permettere l'esecuzione dei lavori il consistente traffico è stato deviato lungo le strade comunali dei municipi di Piandimeleto e Lunano creando forti disagi, stato di pericolosità e degrado delle strade medesime;
il tempo trascorso per la riapertura del tratto sembra eccessivo;
non risultano al momento provvedimenti di indennizzo a favore dei comuni di Piandimeleto e Lunano per il dissesto che è stato prodotto alla viabilità comunale o per il ripristino da parte di Anas delle condizioni viarie preesistenti alla deviazione di traffico;
le strade utilizzate servono importanti zone industriali ed i comuni in questione, per la loro limitata dimensione, nel caso non intervenisse come appare giusto Anas, non avrebbero le risorse necessarie per eseguire i lavori di ripristino e le zone industriali in questione rimarrebbero con una viabilità inadeguata e pericolosa;
la vicenda rischia di aprire uno spiacevole contenzioso -:
se il Ministro sia informato della situazione e se sia in grado di fornire notizie certe sulla riapertura al traffico del tratto interessato e se ritenga di intervenire su Anas esercitando i propri poteri di indirizzo e controllo affinché il concessionario provveda nelle forme che verranno giudicate più opportune all'equo indennizzo a favore dei comuni di Piandimeleto e Lunano evitando ogni contenzioso.
(5-02898)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il primo turno dell'ultima competizione elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Lamezia Terme ha reso necessario in alcuni casi l'intervento della polizia di Stato;
presso il seggio del quartiere Scinà è stato individuato un elettore nel mentre fotografava la scheda elettorale già votata;
nel quartiere Bella sono stati sorpresi davanti al seggio due giovani con in mano i fac-simili che indicavano un candidato sindaco ed un candidato consigliere della stessa lista collegata al sindaco;
in altri seggi alcuni elettori non sono riusciti a votare perché i loro nomi non risultavano più negli elenchi di quella sezione ed erano stati trasferiti senza previa comunicazione agli stessi da parte del comune;
nella giornata di lunedì una persona, già nota alle Forze dell'ordine, è stata tratta in arresto perché individuata con tre schede all'uscita di un seggio nel quale era entrata con due schede;
tutte le citate anomalie, registrate durante il primo turno elettorale a Lamezia Terme, sono state prontamente denunziate, ma, ad oggi, non si conosce se le stesse anomalie possono essersi registrate anche in altri seggi e se pertanto le stesse hanno vincolato le elettrici e gli elettori della città;
durante la campagna elettorale nella città di Lamezia Terme sono stati attuati numerosi episodi di intimidazione contro esponenti politici locali;
la città di Lamezia Terme è già stata investita, per ben due volte, dallo scioglimento del locale civico consesso per infiltrazione mafiosa -:
se il Ministro abbia posto in essere o intenda porre in essere ogni iniziativa per accertare se le anomalie registrate durante il primo turno elettorale nella città di Lamezia Terme possano avere inficiato il risultato dello stesso;
se non ritenga, altresì, necessario ed urgente accertare se tra i candidati alla competizione elettorale in questione vi siano stati elementi che risultino giudiziariamente legati alle cosche locali della 'ndrangheta.
(4-07211)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

GIULIO MARINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizia di stampa del 12 maggio 2010 si apprende che a Tarquinia presso l'istituto Isis si è riunito il collegio dei docenti ed ha approvato a maggioranza un documento nel quale viene aspramente criticata la riforma della scuola perseguita dall'attuale Ministro Gelmini;
ponendosi in netta contrapposizione ai provvedimenti emanati dal Governo, il collegio dei docenti promuove un'assemblea tra genitori e alunni per analizzare quella che non esita a definire come una «dissennata politica di tagli»;
il collegio dei docenti è un'istituzione della scuola italiana che si occupa del funzionamento didattico dell'istituto, cura la programmazione dell'azione educativa, la composizione delle classi, l'orario delle lezioni, valuta l'andamento dell'azione didattica, programma l'aggiornamento dei docenti, le iniziative a sostegno dei disabili

e le attività d'integrazione e recupero, elegge nei vari organismi i docenti e delibera per i progetti e attività paraextrascolastiche, in breve attua la primaria funzione dell'istituzione scolastica che è quella Didattica, Formativa, Educativa -:
se tali iniziative che l'interrogante non esita a qualificare come «di indirizzo politico» possano essere portate legittimamente avanti da un organo scolastico quale quello del consiglio dei docenti e quali provvedimenti il Ministro riterrà opportuno adottare nel caso venisse accertato un eccesso di competenza e mancato rispetto di quelle che sono le attribuzioni spettanti all'organo scolastico.
(4-07213)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Fimit sgr è una società di gestione del risparmio specializzata nella realizzazione di fondi comuni di investimento immobiliare di tipo chiuso, tra i quali quelli ad apporto di beni immobili pubblici;
la costituzione di tale società, avvenuta nel 1998 su iniziativa dell'allora Ministero del tesoro, dell'Inpdap e del Mediocredito Centrale (all'epoca totalmente partecipato dallo stesso Ministero) aveva come finalità la dismissione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico;
i principali azionisti di tale società sono gli enti pubblici previdenziali Inpdap e Enpals;
il presidente della Fimit sgr è l'avvocato Paolo Crescimbeni, attuale presidente dell'Inpdap ed il vice presidente la dottoressa Amalia Ghisani, attuale presidente dell'Enpals;
amministratore delegato è il Dottor Massimo Caputi, che quest'estate, da notizie di stampa dallo stesso confermate, risultava indagato per riciclaggio, aggiotaggio ed ostacolo all'attività degli organi di controllo nell'esercizio delle sue funzioni dalla Procura di Milano;
che sempre dagli organi di stampa si è appreso prima che erano state svolte trattative per la fusione di Fimit sgr con Pirelli RE e che, poi, una volta tramontata tale ipotesi, si sta ora valutando una possibile alleanza tra Fimit, Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti, 21 investimenti di Benetton e la famiglia Braggiotti per costituire una nuova SGR, finalizzata al lancio sul mercato di nuovi fondi immobiliari di tipo speculativo;
tale nuova prospettata situazione, soprattutto nell'attuale contesto di persistente crisi del mercato immobiliare, appare all'interrogante in contrasto con l'interesse pubblico e soprattutto con gli interessi degli iscritti e futuri pensionati degli enti previdenziali, i cui contributi potrebbero essere impiegati in incerte attività speculative -:
quali iniziative, nell'ambito dei propri poteri di vigilanza e di controllo sugli enti pubblici, intendano adottare, al fine di effettuare le opportune verifiche o acquisire elementi a tutela del patrimonio dei medesimi enti partecipanti alla Fimit sgr.
(4-07219)

GALATI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni in quasi tutti i Paesi dell'Unione europea è aumentato considerevolmente il numero dei lavoratori autonomi e dei professionisti e, all'interno di questo ambito, sono cresciute a dismisura le prestazioni d'opera individuali con fenomeni preoccupanti di abuso;

il fenomeno in Italia, in realtà, esiste già da molti anni, ma è indubbio che sia solo da qualche tempo che esso è esploso in tutta la sua evidenza. Soprattutto con l'emergere della crisi economico-finanziaria, le aziende, hanno scoperto che pagare un lavoratore autonomo, a parità di condizioni, è molto più conveniente che assumere un dipendente o un collaboratore coordinato e continuativo o a tempo determinato;
a confrontarsi con il mercato del lavoro, sono 9 milioni di liberi professionisti. A sostenerlo sono le Camere di commercio, l'Inps, l'Istat e il Ministro dell'economia e delle finanze i cui dati evidenziano che nel 2009 c'è stato un ulteriore aumento record di 177 mila nuove aperture. I cosiddetti lavoratori atipici o popolo delle partite Iva sono migliaia, tra questi: grafici, web designer, consulenti informatici, informatori, professionisti della conoscenza della new economy, piccoli artigiani. Questi lavoratori si differenziano in due tipologie: quelli che hanno scelto di aprire la partita Iva consapevoli di fornire un servizio altamente qualificato; e coloro che hanno invece «dovuto» reinventarsi per strappare un contratto;
molti giovani, dunque, si trovano loro malgrado costretti a subire questa forma di ricatto rassegnati ad un sistema che non riesce a produrre un'offerta lavorativa adeguata, accettando di proporsi come professionista esterno attraverso l'apertura di partita Iva con tutti i relativi costi;
il popolo delle partite Iva e soprattutto i giovani hanno bisogno di certezze e soprattutto di risposte. Per questo è necessario costruire un welfare moderno; un welfare che sia attento ai costi per le aziende ma soprattutto che tuteli le giovani generazioni che pagano il prezzo maggiore della crisi -:
se il Ministro abbia contezza di questo fenomeno dilagante di partite Iva che rappresenta una tendenza non del tutto trasparente, da parte dell'azienda, di avvalersi di collaboratori esterni per abbattere, nella maggior parte dei casi, le proprie spese;
quali siano gli interventi previsti a salvaguardia del lavoratore.
(4-07221)

DI PIETRO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 1o aprile 2010 la società Italtel ha disdetto unilateralmente l'accordo del 16 giugno 2009 con le organizzazioni sindacali per la parte relativa ai contratti di solidarietà (CDS);
l'accordo sui CDS prevedeva l'utilizzo dei contratti di solidarietà per 1.384 persone dal luglio 2009 fino a dicembre 2010, con il taglio di mezza giornata alla settimana per ridurre il numero degli esuberi. Quest'accordo ha impedito il licenziamento di un centinaio di lavoratori;
l'8 aprile la direzione delle risorse umane della società ha comunicato la cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per sei mesi a circa 200 persone di tutto il gruppo;
nello stabilimento di Castelletto di Settimo Milanese (Milano) su 106 persone poste in cassa integrazione guadagni straordinaria, 33 sono donne (31 per cento), 11 persone lavorano part-time, 9 sono portatori di handicap. Risulta evidente la discriminazione nei confronti di alcune categorie più deboli;
l'azienda ha comunicato altresì alle organizzazioni sindacali di non poter anticipare il pagamento della cassa integrazione guadagni straordinaria mettendo così in gravi difficoltà non poche famiglie;
le rappresentanze sindacali unitarie aziendali hanno inoltre chiesto alla società di dare l'opportunità alle persone che lavorano part-time di passare eventualmente al tempo pieno posticipando la loro

messa in cassa integrazione onde evitare che l'indennità venga ulteriormente decurtata;
le organizzazioni sindacali hanno indetto azioni di protesta e scioperi contro queste decisioni dell'azienda che si inseriscono in un quadro aziendale di difficoltà occupazionali più ampio;
l'8 gennaio 2010 l'amministratore delegato della società aveva annunciato 400 nuovi esuberi per effetto dei tagli al fatturato di decine di milioni di euro da parte di Telecom, esuberi che si sommano ai 450 del biennio 2009-2010;
l'amministratore delegato ha anche affermato in quell'occasione che una sede «periferica», forse - paventano le organizzazioni sindacali - quella di Roma, verrà chiusa;
dei 1.970 dipendenti Italtel presenti in azienda alla fine del 2009 ben 1.050 sono ricercatori. Il personale è suddiviso tra gli stabilimenti di Castelletto di Settimo Milanese (1.430), Carini (Palermo) (225 unità), Spinaceto a Roma (214) e altre sedi estere;
da 10 anni i fatturati della società Italtel sono sostanzialmente fermi e la responsabilità è da fare risalire - a parere degli interroganti - all'assenza di strategia industriale del management aziendale. La società registra difficoltà anche per ottenere il rifinanziamento del debito da parte degli istituti di credito e per la sua ricapitalizzazione da parte degli azionisti Telecom, Cisco e fondi di investimento statunitensi;
Italtel detiene circa il 74 per cento dell'installato della rete fissa Telecom in Italia. Ha realizzato la rete interdistrettuale di Telecom e la rete Fastweb in standard Internet Protocol (IP). Inoltre, Italtel ha sviluppato una tecnologia all'avanguardia, softswitch, per il passaggio rapido dalle reti tradizionali di fonia a quelle nuove IP, che possono veicolare contemporaneamente le telefonate, internet e la televisione;
Italtel, oltre che sul mercato italiano, è presente in Spagna, America latina ed ha clienti importanti quali France Telecom, Cegetel, Belgacom, Cable e Wireless, in Grecia con Tellas e On Telecom, Vodafone Romania, e altri;
la questione centrale per il rilancio di Italtel concerne il completamento su tutto il territorio nazionale della banda larga. Questo rappresenta il nodo per salvare quello che rimane delle telecomunicazioni in Italia e per salvare Italtel che rappresenta un importante patrimonio di professionalità per il nostro Paese;
nel nostro Paese, infatti, un aspetto particolarmente grave e preoccupante riguarda l'assenza di risorse per l'infrastrutturazione in banda larga e la lotta al digital divide, dimostrato dal sostanziale congelamento degli 800 milioni di euro previsti dal decreto-legge n. 78 del 2009 per il finanziamento delle nuove reti tecnologiche. La legge finanziaria per il 2010, peraltro, non ha previsto nulla sul finanziamento della banda larga, quando, per la modernizzazione del nostro Paese, sarebbe invece fondamentale garantire una dotazione adeguata di infrastrutture di comunicazione avanzata su tutto il territorio nazionale;
a livello geografico, l'adozione della connessione a banda larga fa registrare ancora notevoli differenze sia fra regione e regione, sia fra Nord, Centro e Sud, e circa il 12 per cento della popolazione risulta in condizioni di digital divide (ovvero dispone di una velocità di connessione inferiore a 1 mb/s);
la «dote» che il decreto-legge n. 40 del 2010 - il cosiddetto decreto incentivi - mette in campo per lo sviluppo della banda larga è di appena 20 milioni di euro, con un bonus singolo di 50 euro che consentirà di incentivare, secondo le stime dell'Anie, al massimo 400 mila connessioni, ma solo per soggetti che hanno meno di 30 anni di età;
un documento di Confindustria servizi innovativi del 3 maggio 2010, stima in

30 miliardi l'anno il risparmio che si può ipotizzare cumulando tutti i piccoli e grandi vantaggi in termini di minore spesa e di maggiore efficienza di tutto il sistema Italia, dall'amministrazione centrale all'ultima comunità di montagna, una volta realizzata l'estensione della banda larga a tutto il territorio nazionale -:
quali iniziative intende mettere in essere il Ministro al fine di:
a) ottenere da parte della società Italtel di ridefinire con le organizzazioni sindacali un nuovo accordo che mediante l'utilizzo dei contratti di solidarietà e con l'introduzione di ulteriori e più articolate fasce di riduzione d'orario differenziate e senza escludere la possibilità di un allargamento della platea da coinvolgere, consenta il raggiungimento dell'equilibrio del conto economico, evitando così anche la paventata chiusura di sedi periferiche (Roma o Carini);
b) promuovere la predisposizione di adeguati incentivi e finanziamenti statali per l'estensione della banda larga su tutto il territorio nazionale anche come misura utile alla piena occupazione dei ricercatori e dei dipendenti della società Italtel.
(4-07222)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni a causa delle continue e incessanti piogge, il settore agricolo ha subito ingenti danni. La Confederazione italiana agricoltori ha quantificato in decine di milioni di euro l'ammontare di tali danni. La Cia traccia un quadro abbastanza preoccupante dopo le piogge torrenziali e le grandinate di questi giorni, in particolare nelle regioni del Centro-Nord. Sono andate distrutte molte coltivazioni, gravi le conseguenze per serre e strutture aziendali, impercorribili molte strade rurali. Diversi fiumi e laghi sono al limite di guardia, gli smottamenti e le violente folate di vento hanno avuto conseguenze devastanti per le campagne. Pesanti le conseguenze per moltissime colture orticole in campo aperto, alberi da frutta primaverile ed estiva. Danni che - come conferma la confederazione - hanno colpito anche strutture agricole e in particolar modo serre florovivaistiche. Un discorso che in modo equivalente si estende alle stalle e alle cascine per il rimessaggio di foraggio e di attrezzature aziendali, invase dalle acque. I danni maggiori si registrano per l'appunto nelle regioni del Nord, con particolare riferimento a Lombardia, Veneto, e ancora Toscana ed Emilia Romagna che sembrano però registrare problemi di entità lieve. La Cia ha già provveduto a dichiarare lo stato di calamità naturale istituendo delle unità di crisi per fronteggiare eventuali peggioramenti causati soprattutto dal possibile aggravarsi della situazione meteorologica;
questo grave danno per l'agricoltura italiana va inoltre ad aggiungersi al possibile disimpegno delle risorse messe a disposizione dell'Unione europea per i programmi di sviluppo rurale -:
quali misure urgenti il Ministero intenda adottare per superare questo terribile momento per la categoria degli agricoltori;
quali provvedimenti ritenga opportuno assumere per le regioni più colpite in considerazione del fatto che le stesse rappresentano quelle più virtuose nei cosiddetti programmi di sviluppo rurale (Psr) e motore trainante dell'agricoltura nazionale.
(4-07220)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BARANI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 19, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, richiamato dall'articolo 7, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, consente che gli incarichi di funzione dirigenziale «possono essere conferiti, da ciascuna amministrazione, entro il limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti appartenenti alla prima fascia dei ruoli di cui all'articolo 23... anche a dirigenti non appartenenti ai ruoli di cui al medesimo articolo 23, purché dipendenti delle amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, (...)»;
a tal proposito si fa riferimento alla particolare attenzione che deve essere dedicata nella valutazione degli affidamenti a dirigenti non appartenenti al ruolo (articolo 19, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001) «che non debbono andare a pregiudizio della posizione del personale di ruolo»;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel nominare i nuovi «direttori generali» ha messo in subordine i direttori «presenti» Agricola, Luciani, La Camera e Pernice che sono stati «declassati» e al loro posto nominati nuovi direttori con un aggravio di spesa;
il Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione ha preparato e firmato i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, per le direzioni generali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non considerando secondo l'interrogante la direttiva che lo stesso Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione aveva emanato nell'ottobre 2009;
contestualmente, nell'ambito dell'iter di approvazione, le istituzioni preposte, fra queste la Corte dei conti - ufficio di controllo sugli atti dei Ministeri delle infrastrutture e assetto del territorio -, hanno mosso rilievi sulla legittimità delle nomine effettuate;
solamente i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti i direttori Clini, Cosentino e De Giorgi (segretario generale) sono in regola con la normativa vigente, mentre i restanti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti l'interim di De Giorgi e gli incarichi di Storto, e Grillo hanno avuto, da parte Corte dei conti, dei rilievi importanti di vario grado, mentre per Lupo la ragioneria generale dello Stato ha mosso delle perplessità sul conferimento dell'incarico allo stesso -:
quali siano le motivazioni che hanno condotto i Ministeri a tali atti e se i Ministri interrogati non ritengano necessario ed urgente accertare se ci siano stati abusi, aggravi di spesa a seguito del conferimento degli incarichi indicati in premessa.
(4-07215)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
circa un mese fa, a causa di un incidente, al largo delle coste della Louisiana, nel golfo del Messico si è verificata un'esplosione su una piattaforma petrolifera, la quale ha sversato milioni di barili di greggio in mare, tuttora inarrestabili, che stanno investendo le coste della Louisiana

e della Florida con uno sconvolgimento senza precedenti dell'ambiente marino e delle attività umane ad esso collegate;
a seguito, dunque, dell'enorme disastro ambientale avvenuto in Louisiana, catastrofe che secondo gli esperti potrebbe farsi sentire anche tra 50 anni -:
se per la piattaforma Ombrina Mare 2, situata davanti la costa di San Vito Chietino, struttura simile a quella che ha sversato nelle acque antistanti la Louisiana milioni di barili di greggio, causando una catastrofe ambientale, siano state attuate le previste procedure di valutazione dei rischi legati all'attività estrattiva;
se le previste procedure siano state condotte con il massimo rigore scientifico e fondate sul principio di precauzione ambientale;
se siano stati attentamente analizzati e verificati i sistemi di sicurezza degli impianti estrattivi offshore;
se siano stati approntati adeguati piani di emergenza;
se siano state esaustivamente analizzate e valutate, dal punto di vista sia economico che dell'impatto ambientale, le conseguenze di un possibile incidente legato all'attività estrattiva offshore in Adriatico;
se a 4 chilometri in direzione nord est da Ombrina Mare A, si posizionerà una nave serbatoio galleggiante per il primo trattamento idrocarburi denominata Floating production storage offloading - FPSO - ossia sistema galleggiante di produzione, stoccaggio e trasbordo - che immetterà in atmosfera più di una tonnellata al giorno di fumi derivanti dal primo trattamento di idrocarburi, contenenti: Sox (ossidi di zolfo), Nox (ossidi di azoto), CO (ossido di carbonio), H2S (idrogeno solforato), NMHC (idrocarburi non metanici), i quali sono stati classificati come cancerogeni dall'Istituto superiore di sanità, per cui non è possibile definire una soglia minima al di sotto della quale non si hanno effetti apprezzabili sulla salute;
se infine il Governo abbia correttamente valutato il rapporto tra il beneficio economico della produzione petrolifera dell'area adriatica ed il rischio di effetti dirompenti sull'ecosistema marino, già fragile, e di danni economici gravissimi al complesso delle attività umane al mare strettamente connesse.
(4-07212)