XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 19 maggio 2010

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI, SERENI e TRAPPOLINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3853 del 3 marzo 2010 assegna, all'articolo 8, 15 milioni di euro a carico del fondo della Protezione civile per far fronte ai primi interventi urgenti conseguenti ai gravi eventi sismici che hanno colpito alcune zone del territorio della regione Umbria il 15 dicembre 2009;
la stessa ordinanza dispone che tali risorse finanziarie siano trasferite su apposita contabilità speciale intestata al Commissario delegato ovvero al presidente della regione Umbria;
il comune di Marsciano (Perugia), il più colpito dagli eventi sismici, ha prontamente risposto all'emergenza terremoto, allestendo immediatamente il centro operativo comunale, disponendo l'autonoma sistemazione per 164 nuclei familiari, attivando la messa in sicurezza di edifici, vie e piazze e delle scuole, consentendo la loro riapertura entro i primi 15 giorni di gennaio. Ha infine garantito la rapida riapertura delle attività commerciali e del terziario;
ad oggi, i fondi stanziati attraverso la citata ordinanza non sono ancora stati trasferiti nella contabilità speciale e pertanto il comune di Marsciano e gli altri compresi nel territorio colpito dal sisma si trovano senza risorse per far fronte agli impegni assunti con fornitori e imprese che sono state attivate per il pronto intervento;
il ritardo nel trasferimento dei fondi sta creando pesanti disagi ai cittadini terremotati, alle imprese e all'intera economia del territorio, che non vede la possibilità di attivarsi per una rapida ricostruzione -:
se non intenda disporre l'immediato trasferimento delle risorse già assegnate alla regione Umbria e programmare ulteriori stanziamenti assolutamente indispensabili per il superamento dell'emergenza e per la ricostruzione.
(5-02916)

GINEFRA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi giorni a Tirana ventidue deputati dell'opposizione socialista e 180 sostenitori del partito hanno dato il via a uno sciopero della fame per vedersi accordare la legittima richiesta di riconteggio parziale dei voti delle elezioni del giugno 2009, a loro parere inficiate da brogli;
il 30 aprile 2010 un'imponente manifestazione si è svolta nella capitale, davanti alla sede del Governo: tra i capofila del corteo lo stesso sindaco di Tirana, Edi Rama;
il Governo guidato da Sali Berisha, uscito vittorioso alle elezioni e che controlla 75 dei 140 seggi del Parlamento, non intende procedere ad alcun riconteggio;
da quando la protesta ha avuto inizio, più di 300 mila albanesi hanno manifestato nella capitale, Tirana, per dimostrare solidarietà e sostegno ai membri del Partito socialista albanese che sono entrati nel quindicesimo giorno di sciopero della fame;
tale protesta è l'ultima di una serie di manifestazioni che oramai si tengono in tutto il Paese da settimane per richiamare l'attenzione su quello che i manifestanti definiscono un vero e proprio «abuso di potere» da parte del Governo in carica che avrebbe provocato disordini civili e gravi pregiudizi all'economia albanese;
il leader del Partito Socialista Edi Rama con un discorso rivolto ai suoi

sostenitori, agli scioperanti, al popolo albanese, al Primo Ministro Sali Berisha e alla comunità internazionale, ha fatto riferimento ai quattordici giorni di sciopero della fame già trascorsi, come «i giorni e le notti che ci permettono di capire meglio l'Europa che aspiriamo ad iscriverci»;
in questa situazione delicata il Governo italiano è l'unico tra quelli europei che riconosce la legittimità del Governo Berisha;
ferma restando la sovranità albanese sulla materia del contendere, pare quantomeno azzardato continuare a legittimare il Governo Berisha senza che sia stata fatta chiarezza sull'oggetto della protesta;
nei giorni scorsi militanti del Partito Socialista sarebbero stati arrestati perché manifestavano liberamente e tra questi vi sarebbe il presidente dell'associazione locale degli industriali, che notoriamente non è un violento contestatore;
attualmente in Albania i diritti fondamentali dell'uomo sembrerebbero violati, i princìpi costituzionali calpestati e, a quanto si apprende, il 19 maggio 2010 il Ministro per i rapporti con le regioni, Raffaele Fitto, parteciperà al convegno dal titolo: «Il sostegno italiano all'integrazione dell'Albania nelle Ue: un partenariato strategico tra l'Albania, l'Italia e la Commissione Europea» che si svolgerà a Tirana nell'ambito della stagione di eventi «Italia e Albania 2010: Due Popoli, un Mare, un'Amicizia», promossa dall'ambasciata d'Italia in collaborazione con numerosi soggetti pubblici e privati italiani ed albanesi per aprire nuove opportunità di sviluppo ad un dialogo bilaterale già molto intenso e proficuo;
un «partenariato strategico», quindi, tra l'Albania, l'Italia e la Commissione europea per sostenere il processo di integrazione di Tirana nell'Unione europea;
l'Albania, sia per la sua vicinanza alle coste pugliesi che per i rapporti economici instauratisi negli ultimi anni, è Paese la cui stabilità politica, che in queste ore sembrerebbe compromessa dagli accadimenti sopra menzionati, costituisce pilastro per gli interessi economici e culturali nazionali e comunitari -:
se siano al corrente della scelta del Ministro per i rapporti con le regioni di rappresentare il Governo italiano in un Paese in cui al momento la democrazia è messa a dura prova e se tale scelta sia coerente con l'indirizzo politico del Governo;
quali iniziative il Governo, di concerto con l'intera comunità internazionale, intenda assumere per far chiarezza su quella che a tutti gli effetti sembra una svolta autoritaria e antidemocratica di uno Stato così vicino, non solo geograficamente, all'Italia.
(5-02919)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA, PORTAS, BERRETTA, CAPODICASA, ANTONINO RUSSO, MARGIOTTA e GRAZIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi, il Governo, per bocca dell'allora Ministro Scajola, ha più volte annunciato che: «Entro febbraio presenteremo il Piano decennale per il Sud»;
si trattava, e si tratta ancora, di una grande scommessa, di un progetto di particolare valore politico e sociale che avrebbe dovuto portare - secondo il Governo - «nel giro di dieci anni, lo sviluppo del Sud nella media nazionale»;
anche i sottoscritti avevano auspicato tale scelta, nonostante le diffidenze rispetto ad un Governo che alla vigilia delle elezioni politiche aveva parlato dell'imminenza di un «piano Marshall» per il Mezzogiorno. E successivamente aveva annunciato interventi straordinari per nuove infrastrutture, banche, autostrade e ponti nel Sud, anche perché il Ministro Scajola aveva anche sottolineato che «il Piano per il Sud, sarà operativo entro l'estate 2010.

E si tratta di un piano decennale di sviluppo» -:
quale sia lo stato del piano decennale per il Sud annunciato più volte dal Ministro Scajola;
quali siano i suoi contenuti, quali gli investimenti, entro quali tempi saranno realizzati;
se il Governo sia a conoscenza della drammatica condizione economica e sociale in cui versa il Mezzogiorno d'Italia, con il 25 per cento delle famiglie in condizioni di povertà, mentre decine di migliaia di giovani ogni anno lasciano le regioni meridionali per cercare lavoro altrove.
(4-07256)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo di Nazareno Dinoi apparso sul sito www.lavocedimanduria.it l'11 maggio 2010, sul comune di Manduria pesano due gravi emergenze, una ambientale e l'altra finanziaria, entrambe legate alla gestione dei rifiuti, dato che circa 500 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani risultano abbandonati senza bonifica sotto il telo di plastica della ex discarica Li Cicci, mentre risultano un milione settecentomila euro di debiti con il gestore della nuova discarica La Chianca;
relativamente alla discarica dismessa, il sindaco Paolo Tommasino, già promotore di un esposto alla procura della Repubblica e dell'invio di un dossier alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti ha presentato una dettagliata relazione che toglie il velo a dodici anni di silenzi sulla gestione dei rifiuti a Manduria. Il quadro che viene fuori è quello di un business dei rifiuti spartito tra poche imprese, alcune delle quali non più esistenti, che in cinque anni di attività ha fruttato circa 20 milioni di euro di soldi pubblici (calcolando una media di 40 euro a tonnellata moltiplicati per 500 mila tonnellate di spazzatura conferita dai 17 comuni del bacino);
a giugno del 1998, l'allora amministrazione guidata dal sindaco Gregorio Pecoraro stipulò il contratto per il completamento e la gestione della discarica di sua proprietà in contrada Li Cicci. Il servizio fu affidato all'associazione temporanea d'imprese composta da Ecoambiente srl di Bari, Diseco srl di Castellaneta e Salvatore Matarrese spa di Bari. Il contratto stabiliva «che dopo l'esaurimento della discarica, la ditta (le tre ditte associate, nda) avrebbe dovuto eseguire opere pos mortem per la bonifica ambientale del sito», opere che consistono nella copertura finale dei cumuli di rifiuti con diversi strati di inerti e di terriccio organico con speciali sfiatatoi e la piantumazione di alberi e cespugli;
tre mesi dopo la stipula del contratto, le tre imprese consorziate cedettero l'esercizio della discarica Li Cicci a una quarta società, la Mandeco, una società consortile a responsabilità limitata con sede a Triggiano che divenne, di fatto, gestore dell'impianto. L'amministrazione comunale non si oppose al passaggio ma tentarono di farlo i funzionari dell'assessorato regionale all'ambiente che, a maggio del 1999, si accorsero che «la società consortile Mandeco non era iscritta all'albo delle imprese e dunque non poteva gestire discariche per conto terzi». A questo rilievo (dal comune di Manduria non risultano azioni in tale direzione), rispose la Mandeco dichiarando di non essere un soggetto giuridico che si sostituiva all'Ati aggiudicataria bensì «un ente che ha il solo fine di gestire unitariamente l'organizzazione comune istituita dalle imprese che nella stessa assumono la veste di consorziati in relazione all'affidamento dell'attività oggetto dell'appalto». In sostanza la Mandeco era la società che rappresentava le tre firmatarie del contratto

consorziate in essa. Non si sa se intervenne qualcos'altro o se fu sufficiente questo chiarimento per sanare l'intoppo della mancanza di requisiti. Pertanto, la provincia di Taranto diede il via libera alla Mandeco, in virtù di un'autorizzazione d'esercizio accordata a dicembre del 1998 (cinque mesi prima il rilievo degli uffici regionali sulla mancanza di requisiti), sottoponendola ai controlli da parte degli organi di polizia ed enti sanitari e ambientali preposti;
a novembre del 2002, prima dell'esaurimento di capienza della discarica, la Mandeco presentò un progetto di variante alla bonifica finale che consisteva nella realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica da biogas di discarica. Tale richiesta fu prima respinta dal commissario delegato per l'emergenza rifiuti della regione Puglia e successivamente ripresentata come «variante migliorativa» all'estrazione del gas e così concessa dal dirigente dell'assessorato all'ambiente della regione Puglia con una semplice determina dell'11 novembre 2003. Tale progetto portava la firma della Mandeco e della nuova società Marco Polo Engineering Srl di Cuneo;
prima che iniziassero i lavori per la costruzione della stazione di estrazione dei gas da bruciare e trasformare in discarica (estate 2003), un improvviso incendio divampò dai cumuli di rifiuti ricoperti dal telo di plastica. Intervennero i vigili del fuoco che spensero le fiamme in superficie ma, evidentemente, l'interno continuava a bruciare perché per diversi giorni colonne di fumo si sprigionavano dalle due montagne della discarica. Da alcune foto pubblicate allora dal settimanale locale L'Ora di Manduria era evidente come la combustione sotterranea continuava a bruciare e in diversi punti il calore aveva liquefatto la copertura di gomma mettendo allo scoperto la spazzatura ancora fumante (le foto a colori si possono visionare sul sito www.lavocedimanduria.it). Anche allora, nonostante le denunce di stampa, nessuna mossa fu registrata dal comune;
la Marco Polo iniziò l'opera sotto l'amministrazione di Antonio Calò subentrato a Pecoraro e gestì la stazione di recupero dei biogas per circa quatto anni. A giugno del 2008, improvvisamente, la società di Cuneo comunicò al comune (sindaco Francesco Massaro) la dismissione dell'impianto di recupero energetico. Da interventi successivi della stessa Marco Polo, si seppe che il motivo dell'abbandono anticipato (secondo i programmi doveva estrarre sino al 2010-2012) era dovuto alla scarsa presenza di biogas che rendeva antieconomico l'impianto. A febbraio del 2009, la discarica perse anche il servizio di guardiania affidato all'unico dipendente rimasto in loco della Marco Polo che fu licenziato;
passò un anno dalla «fuga» della Marco Polo senza che l'amministrazione comunale facesse niente per far compiere le opere di bonifica. Il municipio di Manduria si accorse che la ex discarica Li Cicci era stata abbandonata grazie alla comunicazione informale dell'ex dipendente guardiano. Pertanto, a giugno del 2009, il comune invitò la Mandeco a completare la sistemazione finale della discarica (la bonifica, appunto). Tuttavia, la nota inviata all'indirizzo societario tornò indietro senza essere letta. La comunicazione fu rispedita questa volta tramite una notifica ufficiale del tribunale, ma anche quella è tuttora in giacenza nell'ufficio postale di Conversano;
a fine settembre del 2009, il giornale La Voce di Manduria pubblicò le foto di un'apertura alla base della discarica provocato dalle fiamme da dove fuoriuscivano percolato e rifiuti. Le foto furono prese in carico dall'Arpa di Taranto i cui responsabili effettuarono, dopo pochi giorni, un sopralluogo sul posto assieme agli agenti del corpo vigili ambientali della provincia. La procura della Repubblica ricevette l'informativa dagli investigatori e aprì l'inchiesta culminata con il sequestro penale cui si fecero carico gli agenti del commissariato di Manduria;
le notizie di stampa e l'inchiesta aperta dalla magistratura fecero il giro

degli addetti ai lavori e il 12 ottobre del 2009 si fece sentire la prima impresa, la Diseco srl, una delle consociate che avevano costituito la Mandeco: comunicava al comune di Manduria l'avvenuta cessione della quota sociale ad un certo Longone Angelo di Castellaneta. Purtroppo l'atto giudiziario inviato al suo indirizzo, via Conversano 68q a Castellana Grotte, tornò al mittente con la dicitura: «sconosciuto al civico». Da una semplice ricerca su internet, un certo «Angelo Longone» risulta essere residente presso una stazione di servizio Api proprio a Castellana Grotte alla via Conversano ma non al numero civico 68q, come indicato agli atti, ma al civico 70;
il primo febbraio 2010 il comune fece un altro tentativo inviando una comunicazione alla Marco Polo nella quale si indicava la stessa società quale corresponsabile insieme alla Mandeco della mancata bonifica obbligandola quindi ad intervenire con le dovute opere. Dieci giorni dopo la Marco Polo rispose al comune dichiarando che l'impianto non era stato mai lasciato incustodito (nonostante i teloni bruciati, i furti alle attrezzature e l'inchiesta della magistratura) e che per il mantenimento della sicurezza del biogas presente in discarica era stata lasciata in funzione la torcia che brucia il metano prodotto. Tuttavia, in nessun rapporto dei sopralluoghi fatti da parte degli enti di controllo risulta la presenza di una torcia;
il 2 marzo 2010 un'altra società consorziata con la Mandeco, la Salvatore Matarrese spa, con una lettera comunicava al comune che le opere di bonifica spettano alla Mandeco che nessuno sa dove si trovi. Una visura camerale commissionata dal comune di Manduria fa sapere che la ditta «è in stato di scioglimento e liquidazione»;
intanto l'Arpa sollecita il comune a mettere in sicurezza il sito «fermo restando l'acclarato suo pericolo ambientale»;
il 15 marzo 2010 l'opera finale: la Marco Polo (la società che ha sfruttato per tre anni i gas prodotti dalla Li Cicci) scrive un'altra lettera dove si dichiara disposta ad un incontro con il comune per «il formale passaggio di consegna della rete di captazione e della torcia per la combustione del gas residuo». Nel contempo ribadisce «di ritenersi esentata dall'obbligo della messa in sicurezza della discarica» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;
se siano note le ragioni per le quali non siano ancora state adottate misure per la realizzazione dell'opera di bonifica del sito e se non ritenga opportuno adottare operazioni di bonifica ambientale;
quali iniziative si intendano adottare nei confronti del Comune di Manduria per le gravi e reiterate inadempienze nelle attività di competenza per la raccolta dei rifiuti e per la mala gestione delle due grandi emergenze che incombono sul territorio messapico, quella ambientale e finanziaria, entrambe legate ai rifiuti anche ai sensi di quanto previsto dall'articolo 142, comma 1-bis, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali e considerato che nella regione Puglia continua a sussistere un commissariamento per l'emergenza rifiuti (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3733 del 2009).
(4-07259)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di Franco Ortolani, direttore del dipartimento di pianificazione e scienza del territorio dell'università di Napoli Federico II, uscito sul quotidiano Terra il 18 maggio 2010, in concomitanza delle alte maree del 14 maggio e 15 maggio 2010, si è verificato un fenomeno di acqua alta registrata dal mareografo di Napoli e visibile lungo le

banchine del porto di Ischia dove l'acqua marina ha lambito il ciglio nei tratti più bassi, invadendo la banchina stessa in seguito alle perturbazioni create dalla manovra dei traghetti;
era da circa due mesi e mezzo che il livello marino rimaneva basso, al di sotto di alcune decine di centimetri (fino a 40-50 centimetri rispetto al ciglio delle banchine più basse, come i continui rilievi eseguiti da Umberto Spurio di Ischiameteo.com hanno evidenziato;
il gruppo di studio - composto da Franco Ortolani, Alberto Fortelli (ingegnere dottorando di ricerca del dipartimento di scienza della terra dell'università di Napoli Federico II), Guido Guidi (tenente colonnello dell'aeronautica militare), Adriano Mazzarella (professore di meteorologia all'università Federico II), Silvana Pagliuca (ricercatrice del CNR-ISAFOM), Umberto Spurio - ha continuato a svolgere ricerche sul fenomeno dell'acqua alta al fine di individuare se gli eccezionali sollevamenti marini registrati tra metà dicembre 2009 e metà gennaio 2010 e tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo 2010 siano da considerare eventi eccezionali difficilmente ripetibili o eventi che si possono verificare numerose altre volte in relazione a mutate condizioni ambientali nell'area mediterranea;
gli accurati rilievi eseguiti da Umberto Spurio hanno consentito di stabilire che il ciglio delle banchine più basse di Ischia Porto si trova tra +22 e +25 centimetri al di sopra dello zero idrometrico di riferimento per i mareografi italiani. È stato possibile, in tal modo, tarare le misure dirette eseguite lungo la banchina rispetto alle misure del mareografo di Napoli. Le osservazioni circa l'evoluzione della pressione atmosferica, in base alle misure della rete mareografica italiana e della stazione di Ischiameteo.com e del livello del mare a Ischia, hanno consentito di individuare le strette relazioni esistenti tra le oscillazioni del livello marino e le variazioni di pressione nonché le condizioni meteo a scala locale e a scala di Mediterraneo;
le ricerche effettuate dal professor Adriano Mazzarella circa le oscillazioni del livello marino nei decenni precedenti hanno consentito di inquadrare le nuove osservazioni ed elaborazioni eseguite con la collaborazione dell'ingegner Alberto Fortelli. I nuovi dati evidenziano che da circa due anni nel Mediterraneo si verificano oscillazioni del livello marino di entità nettamente superiore a quelle che hanno caratterizzato l'intervallo compreso tra gli anni Cinquanta e l'inizio degli anni 2000, che presentavano una stabile oscillazione stagionale (con un massimo a settembre e un minimo a marzo) legata al bilancio di massa tra precipitazioni, evaporazione e flusso d'acqua atlantica attraverso Gibilterra. Si può affermare, in base ai dati finora conseguiti, che nell'area tirrenica si possono verificare oscillazioni del mare di oltre 50 centimetri come accaduto, ad esempio, tra il 1o e 2 gennaio 2010 e l'8 aprile 2010;
nei decenni precedenti le oscillazioni erano mediamente contenute tra i 10 e i 20 centimetri circa. La ricerca mette in luce che le oscillazioni del livello del mare di diverse decine centimetri possono rappresentare un evento ripetibile diverse volte in un anno. È evidente che le banchine con il ciglio ubicato a 20-30 centimetri al di sopra del livello medio marino non si trovino più in condizioni di sicurezza, come verificato a Lipari, Procida e Ischia Porto. Si tenga presente che in relazione alle condizioni meteo e di pressione atmosferica locale e a scala di Mediterraneo il sollevamento del livello marino può avvenire anche durante il periodo turistico primaverile-estivo-autunnale. Gli eventi possono essere previsti, ma i danni all'economia turistica non possono essere evitati finché le banchine non sono in sicurezza;
al fine di garantire la sicurezza dei cittadini (residenti e turisti), l'isola deve essere in grado di fornire una sorta di «certificazione di sicurezza del cittadino», creando un'organizzazione di «protezione civile» basata sulla conoscenza dei fenomeni che si possono verificare in grado di

garantire l'incolumità. In tal modo residenti e turisti potrebbero sentirsi protetti e i flussi turistici non sarebbero messi in difficoltà -:
se siano a conoscenza del pericolo che incombe su Ischia, ma che riguarda anche altre isole italiane;
se non ritengano opportuno adottare immediate misure e quali per la messa in sicurezza del territorio isolano, al fine di tutelare l'incolumità e la qualità della vita dei cittadini ed evitare una crisi del settore turistico.
(4-07260)

ANTONINO RUSSO, BERRETTA, CAPODICASA e SIRAGUSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 16 aprile 2010 i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e delle infrastrutture e dei trasporti hanno trasmesso alla Conferenza delle regioni e delle province autonome il «primo programma straordinario di interventi urgenti finalizzati alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali negli edifici scolastici» con l'obiettivo precipuo della «rimozione immediata delle situazioni di rischio» destinando a tale scopo l'importo di 358 milioni di euro a valere sui fondi Fas, assegnati al Fondo infrastrutture per l'edilizia scolastica dalla delibera CIPE 6 marzo 2009 per un totale di 1552 interventi;
tale procedura di invio al presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, non trova precedenti nella prassi dei rapporti con gli enti locali, e altrettanto singolare appare agli interroganti l'invio, per conoscenza, al Ministro per i rapporti con le regioni;
la ripartizione dei fondi sarebbe avvenuta sulla base del numero di studenti e di quello degli edifici esistenti nella regione;
l'individuazione delle scuole all'interno delle singole regioni ha stravolto le procedure vigenti: i Ministeri dell'istruzione dell'università e della ricerca e delle infrastrutture e dei trasporti avrebbero individuato direttamente gli enti locali interessati e gli edifici scolastici;
sarebbero state utilizzate le informazioni raccolte in seguito ai lavori di monitoraggio avviati con l'intesa del 28 gennaio 2009;
tuttavia tale procedura non appare ispirata a criteri oggettivi: a titolo esemplificativo, basti citare l'esempio della provincia di Roma per cui non è stato previsto neppure un intervento nelle oltre duecento scuole secondarie superiori dipendenti dalla provincia, mentre per i 126 comuni che insistono sul suo territorio sono stati individuati interventi nelle scuole di competenza comunale (infanzia, primaria e secondaria di Io) solo in 17 comuni;
attraverso le convenzioni, vengono di fatto, affidate ai provveditorati regionali delle opere pubbliche tutte le facoltà di progettazione e di esecuzione delle opere;
ad avviso degli interroganti le procedure seguite rappresentano una sottrazione delle competenze regionali in materia di programmazione degli interventi, di progettazione di esecuzione e di controllo dei lavori da parte degli enti locali proprietari degli edifici scolastici indicati;
l'utilizzo dei fondi del FAS, per tali finalità, configura, secondo gli interroganti, un utilizzo improprio di tali fondi come denunciato dalla Corte dei conti che ha lamentato «l'impropria funzione di fondi di riserva diventati uno dei principali strumenti di copertura degli oneri finanziari» connessi alla politica corrente del Governo;
il suddetto piano appare elaborato in modo non conforme alla legge Masini

(legge n. 23 del 1996) con esclusione, di fatto, della Conferenza unificata -:
quali motivi, di natura tecnico-operativa, abbiano impedito l'attuazione del piano annunciato dal Presidente del Consiglio dei ministri a San Giuliano, relativo alla manutenzione di cento edifici scolastici da effettuare con una procedura straordinaria;
come sia possibile che siano state utilizzate, come sostenuto, le informazioni raccolte in seguito ai lavori di monitoraggio avviati con l'intesa del 28 gennaio 2009, dal momento che tali lavori non hanno avuto una conclusione formale, sia pure parziale;
se non ritengano che tale riparto non rispetti il riparto dei fondi FAS, che per l'85 per cento devono essere destinati alle otto regioni del Mezzogiorno, ovvero in quali tempi intendano individuare le risorse necessarie a reintegrare i FAS per riequilibrare territorialmente gli interventi per l'edilizia scolastica;
se sia stato previsto il recupero di somme stanziate in passato, in favore delle regioni, in materia di edilizia scolastica, e per vari motivi non spese, individuate dal Ministro dello sviluppo economico del Governo Prodi, e che un disegno di legge approvato dalla Camera nella XV legislatura quantificava in una somma superiore ai 100 milioni di euro;
se e in quali tempi sia previsto il reintegro delle somme, originariamente destinate all'edilizia scolastica e successivamente assegnate per il sisma dell'Abruzzo;
come si intendano coordinare gli interventi previsti con la programmazione e con le opere già avviate, e da completare, secondo le scelte precedentemente compiute dagli enti locali.
(4-07269)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che nel corso di un interrogatorio il dottor Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici (nominato su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti) ha confessato di disporre di un conto bancario in Vaticano;
sempre secondo notizie stampa sembra che l'autorità giudiziaria intenda acquisire elementi mediante rogatoria internazionale -:
se si possa confermare la sussistenza di una richiesta di rogatoria in relazione a quanto riportato in premessa, se questa sia stata inoltrata e quale ne sia l'esito.
(4-07270)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI BIAGIO, PICCHI, BERARDI, PAGANO e ANGELI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il nostro Paese ha avviato dallo scorso anno un percorso di riorganizzazione e razionalizzazione della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo, avviando - talvolta in maniera discutibile - un declassamento delle strutture, qualora fossero emerse - in maniera più o meno evidente - sul territorio di riferimento circostanze tali da consentire un contenimento della presenza istituzionale italiana;
il suindicato programma ha condotto alla delibera della chiusura delle strutture presenti nelle cittadine di Saarbrucken e Norimberga, riferimento indiscusso dei nostri connazionali residenti sul territorio tedesco, la cui chiusura avrebbe potuto arrecare una panoplia di criticità e di problematiche per le comunità italiane;
i presidenti dei Laender tedeschi che ospitano i consolati oggetto di chiusura si

sono espressi in maniera formale tramite l'ambasciata d'Italia a Berlino per il mantenimento delle istituzioni italiane, inoltre - nel caso del consolato di Saarbrucken il presidente Muller ha offerto di accogliere gratuitamente la struttura consolare nei locali della cancelleria di Stato;
dai dati a disposizione è emerso che un eventuale declassamento delle sedi consolari di Norimberga e Saarbrucken, condurrebbe ad un risparmio di circa 500 mila euro, tenendo anche conto che un probabile accorpamento metterebbe in serie difficoltà le sedi riceventi di Monaco e Francoforte, in termini logistici e gestionali;
il sottoscritto e gli altri parlamentari eletti all'estero hanno svolto un'intensa azione di concertazione e di confronto con il Ministero degli affari esteri al fine di ridefinire le scelte originarie - in merito alle suindicate circoscrizioni consolari - che ha portato alla delibera di una rinnovata configurazione organizzativa quale lo sportello Consolare a Saarbrucken e l'agenzia consolare a Norimberga;
il Ministero degli affari esteri ha formulato la richiesta al Ministero degli esteri tedesco di assenso alla chiusura dei due consolati e all'istituzioni, in loro vece, di una struttura declassata;
a seguito delle prime perplessità evidenziate dal ministero tedesco circa l'istituzione di uno sportello consolare a Saarbrucken, lo stesso ha trasmesso riscontro negativo circa l'istituzione di un'Agenzia consolare a Norimberga;
relativamente all'ipotesi di Saarbrucken, le autorità tedesche hanno evidenziato che il suindicato declassamento non sarebbe ipotizzabile poiché trattasi di un ufficio consolare gestito esclusivamente da personale a contratto, privo - dunque - di un responsabile che appartenga ai ruoli dell'Amministrazione italiana. Medesima reticenza anche qualora fosse stato istituito uno sportello consolare quale distaccamento del consolato di Francoforte, ove affidato solo a personale a contratto;
per quanto riguarda il caso di Norimberga, le autorità tedesche hanno evidenziato la contrarietà alla nuova istituzione di agenzie consolari - prassi consolidatasi nel corso degli ultimi anni in Germania - legittimata dalla difficoltà di determinare privilegi e immunità spettanti al personale responsabile delle stesse agenzie. Orientamento che legittimerebbe, da parte tedesca, la volontà di accoglimento di altre formule organizzative quali i vice consolati, consolati onorari o ipotesi di permanenze consolari;
dalle evidenze delle autorità tedesche emerge una chiara determinazione e la volontà che le linee guida tracciate in sede diplomatica vengano tenute in debito conto dal nostro Paese nella fase di determinazione delle più opportune configurazioni consolari sul territorio tedesco -:
quali iniziative si ritenga debbano essere predisposte al fine di riaprire i tavoli di discussione con le autorità tedesche, finalizzate alla salvaguardia di una qualsivoglia struttura consolare nelle suindicate cittadine al fine di garantire il mantenimento di una struttura di riferimento per la nostra comunità italiana in loco;
se - alla luce delle non trascurabili evidenze sollevate dalle autorità tedesche - esistano i presupposti di una valutazione di una nuova configurazione consolare presso le suindicate cittadine, che tenga conto dei suggerimenti formulati dalle autorità tedesche e che escluda le due ipotesi già previste per Saarbrucken e Norimberga, verso le quali - al momento - manca l'assenso da parte tedesca.
(5-02911)

Interrogazione a risposta scritta:

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno.- Per sapere - premesso che:
la legge 15 luglio 2009 n. 94 ha introdotto una modifica all'articolo 116 del codice civile - «Matrimonio dello

straniero nella Repubblica» - introducendo, accanto alla dichiarazione che nulla osta rilasciata dalle autorità estere, l'obbligo di produrre «un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano»;
l'articolo 116 del codice civile fissava, per gli stranieri, analoghe condizioni per il matrimonio e che l'esibizione di un nulla osta del Paese di origine consentiva il matrimonio nel territorio italiano;
la nuova legge stabilisce che lo straniero deve presentare anche un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano;
i matrimoni da celebrare all'estero non subiscono variazioni normative e lo straniero non deve produrre né documentazione attestante la regolarità del soggiorno, né nulla-osta al matrimonio;
i matrimoni da celebrare nei nostri consolati, per residenti AIRE o per delega alla rappresentanza da parte di nostri comuni, non risulterebbero possibili poiché lo straniero all'estero non potrà mai documentare la regolarità del soggiorno sul territorio italiano;
i matrimoni da celebrare in Italia saranno soggetti alla presentazione del detto documento sulla regolarità del soggiorno -:
se tale disposizione si applica anche per i cittadini extracomunitari, non residenti, che intendessero contrarre matrimonio in Italia;
se tale disposizione si applica anche per i cittadini extracomunitari, non residenti, che intendessero contrarre matrimonio in Italia con un cittadino italiano;
quali misure urgenti il Governo intenda adottare per garantire che i comuni, la rete diplomatico-consolare italiana all'estero e i cittadini italiani siano informati sulle modifiche inerenti il matrimonio in Italia.
(4-07253)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la normativa comunitaria e quella nazionale di recepimento dedicano particolare attenzione sullo stato ecologico delle acque e dell'impatto su di esse delle attività umane, come nel caso della direttiva comunitaria 56 del 2008, o 118 del 2006 (recepita nel decreto legislativo n. 152 del 2006) che impone particolari controlli e criteri qualitativi e quantitativi per lo smaltimento delle acque reflue;
le leggi regionali redatte sulla base del decreto legislativo n. 152 del 2006 e i vari regolamenti comunali, che ne derivano, in materia di salvaguardia ambientale dei corpi idrici prevedono, a fini preventivi, una serie di accorgimenti passibili di sanzioni amministrative, per la buona tutela dell'acqua da parte del cittadino;
rientrano all'interno dei comportamenti sanzionati il divieto di lavare la propria autovettura su strade pubbliche o private che non siano considerate luoghi autorizzati, e viene in particolare multato l'uso di detergenti e detersivi per il lavaggio d'auto;
l'utilizzo di questi prodotti peraltro non è permesso neppure in luoghi autorizzati in quanto negli autolavaggi devono essere adoperati dei detergenti biodegradabili almeno al 90 per cento;
eppure nelle catene di grande distribuzione esistono ampi reparti dedicati alla pulizia dell'auto con detergenti fai da te che per le loro caratteristiche chimiche non risultano essere di facile smaltimento e possono potenzialmente procurare ingenti danni all'ambiente penetrando nel terreno e nelle falde acquifere, con gravi conseguenze per la salute pubblica e per l'ambiente;

la commercializzazione di questo tipo di prodotti senza particolari avvertenze sul corretto utilizzo potrebbe indurre il consumatore in errore, portandolo a credere che possano essere acquistati e utilizzati per un consumo fai da te fuori degli appositi spazi dedicati all'autolavaggio (forniti di idonei mezzi di smaltimento delle acque) eludendo così le disposizioni regolamentari in materia;
appare opportuno un intervento per meglio specificare il corretto utilizzo dei prodotti sopraccitati, in particolare di quelli messi in vendita liberamente nella rete di grande distribuzione commerciale -:
quali iniziative intenda assumere per favorire una maggiore informazione, nella fase di vendita e libera distribuzione, sul corretto utilizzo e lo smaltimento dei prodotti destinati alla cura delle auto evitando così di eliminare comportamenti che potrebbero arrecare grave nocumento all'ambiente.
(3-01076)

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il lago di Bomba riveste per l'Abruzzo una notevole importanza sia per l'aspetto paesaggistico-ambientale, sia per il profilo economico-turistico, essendo stato utilizzato nel 2009, in occasione dei Giochi del Mediterraneo, per lo svolgimento delle gare internazionali di canottaggio ed essendo stato già nuovamente scelto come sede dei campionati italiani di canoa-kayak che si terranno a Bomba nei giorni 17, 18, 19 settembre 2010;
da notizie stampa risulta che nel 2004 la società americana Florest Oil Corporation ottenne il permesso di ricerca, in una zona a ridosso del lago di Bomba, nella quale vennero perforati due pozzi e che nonostante il lago di Bomba fosse considerato una zona tra le più belle d'Abruzzo, nel 2009 la stessa compagnia avanzò la richiesta di concessione di coltivazione di gas naturale, presentando un progetto per l'apertura di altri tre pozzi;
occorrerebbe tener conto delle peculiari caratteristiche del lago di Bomba, il quale non è un lago naturale ma nasce dallo sbarramento del fiume Sangro con una diga, realizzata con terra battuta per produrre energia elettrica;
trivellare il lago di Bomba potrebbe provocare cedimenti della diga, con conseguenze devastanti per le popolazioni locali -:
se sia stato autorizzato il progetto della compagnia americana di creare un metanodotto lungo 7 chilometri;
se siano state esaustivamente analizzate e valutate, dal punto di vista sia economico che dell'impatto ambientale, le conseguenze di un tale progetto;
se i Ministri interrogati, per quanto di loro competenza, intendano urgentemente verificare i rischi di tali operazioni a tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente.
(4-07254)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2010

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Gazzetta di Mantova, nell'edizione del 21 aprile 2010, ha dato amplio risalto alle due mostre temporanee che il Museo archeologico nazionale ha organizzato nell'ambito della settimana della cultura a Mantova;
alle mostre temporanee sono state esposte le scoperte archeologiche del decennio 2000-2010 rinvenute a Mantova, tranne il reperto più importante, cioè gli «Amanti»;

nel sopraccitato articolo si legge: «inutile girarci attorno. Quello degli Amanti sarà il reperto assoluto del Museo Archeologico Nazionale e se ben promosso, visto l'interesse che il ritrovamento ha suscitato in tutto il mondo, potrebbe attivare nuovi flussi di visitatori»;
la responsabile del nucleo operativo della Sovrintendenza per i beni archeologici dottoressa Elena Maria Menotti ha dichiarato che «l'assenza degli Amanti è voluta perché li mostreremo solo quando avranno una loro veste definitiva»;
per dare una veste definitiva agli Amanti serve un investimento che potrebbe aggirarsi tra i venti e centomila euro;
vi è, inoltre, la necessità di chiudere i lavori essenziali per il Museo per i quali si ipotizza un investimento di 3,5 milioni di euro (tra arredi, sala controllo sicurezza, luci, materiale multimediale, e altro) -:
se il Governo intenda finanziare, da un lato i lavori (o parte di essi) per ultimare il Museo archeologico nazionale e, dall'altro, quelli relativi alla sistemazione definitiva degli «Amanti».
(5-02913)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI, CAVALLOTTO e STUCCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 2004, nel comune di San Felice sul Panaro (Modena), è stato completamente demolito un edificio della fine del '500 conosciuto come «villa granaio del vescovo di Modena»;
tale edificio era di notevole interesse storico-culturale e l'importanza è stata rilevata anche da diverse ricerche storiche;
nel 1980 e nel 1992 le istituzioni locali, in occasione di due censimenti urbanistici, non hanno vincolato tale edificio, peraltro senza motivazioni;
la proprietà, nel 2004, decise di abbatterlo totalmente per costruirne uno nuovo, giustificando tale operato con il fatto che il restauro sarebbe stato troppo oneroso;
in quella occasione né il comune né tanto meno associazioni a difesa dei beni e del territorio, come ItaliaNostra, associazione alla quale è iscritta anche una delle proprietarie, visionarono tale edificio e mossero alcun rilievo;
peraltro, il comune concesse la licenza edilizia per la nuova edificazione in data 18 ottobre 2004, quando in data 12 ottobre 2004 le nuove fondamenta erano già state realizzate;
su questa vicenda è stato scritto anche un libretto illustrativo distribuito nelle librerie del paese, che però è stato fatto ritirare dalle proprietarie in quanto a loro parere era offensivo e riportava falsità -:
se il Ministro sia informato relativamente alla situazione di cui in premessa e se non intenda accertare, per quanto di competenza, se la demolizione dell'edificio sopra menzionato sia avvenuta nel rispetto della normativa vigente in materia di beni culturali, a tutela della conservazione del nostro patrimonio culturale che è minacciato dalla continua speculazione edilizia.
(4-07268)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

TULLO, ZUNINO, FEDERICO TESTA, ANDREA ORLANDO, GINEFRA, LULLI, ROSSA, TOUADI, MELIS, DUILIO e TEMPESTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 14 maggio 2010 molte testate giornalistiche hanno dato notizia del blocco delle nomine di diverse società pubbliche che agiscono nell'ambito della tecnologia nucleare;

a prescindere dalla volontà del Governo di tornare alla produzione di energia attraverso il nucleare, queste società sono fondamentali per la gestione e lo smantellamento delle vecchie centrali e la bonifica dei siti;
sempre organi di stampa hanno dato notizia della nomina del signor Pietro Canepa alla presidenza del Nucleco, la società pubblica che ha la gestione dei rifiuti radioattivi in Italia; tale nomina sarebbe avvenuta dopo le dimissioni del Ministro allo sviluppo economico Claudio Scajola -:
quali motivazioni abbiano portato ad un rinvio delle nomine e soprattutto quali criteri di professionalità, trasparenza e rigore si adopereranno per procedere alla scelta di persone che dovranno ricoprire ruoli, in cui necessitano grandissima professionalità, autonomia e rigore morale riconosciuto;
quali criteri siano stati adottati per la nomina a presidente del Nucleco del signor Pietro Canepa.
(5-02917)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 dicembre del 2002 è stato dichiarato lo stato d'emergenza in relazione all'attività sismico-vulcanica che ha colpito il territorio della provincia di Catania il 29 ottobre dello stesso anno;
gli abitanti dei comuni colpiti dal sisma, al danno di essersi vista distrutta o seriamente danneggiata la propria abitazione, si vedono beffati dal fatto di dover pagare il 50 per cento dell'Ici per le abitazioni e pertinenze dichiarate inagibili;
nel 2008 uno dei primi provvedimenti della maggioranza e del Governo è stato quello di esentare i cittadini dal pagamento dell'Ici per la prima casa;
i cittadini dei comuni ricadenti nel territorio colpito dal sisma del 2002, invece, avendo perso le loro abitazioni la caratteristica di prima casa, la pagano anche se per la metà del diritto;
se il terremoto avesse risparmiato tali abitazioni e le famiglie non avessero sopportato il disagio di prendere in locazione un'altra dimora, non ci sarebbe stato l'obbligo del pagamento dell'imposta -:
quali iniziative, anche normative, intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-07252)

TOTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a norma dell'articolo 48, comma 10, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall'articolo 1, comma 10, della legge 16 giugno 1998, n. 191, il decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360, e successive modificazioni e integrazioni, istituì una addizionale comunale all'IRPEF;
la prima parte del comma 3 dell'articolo 1 del richiamato decreto legislativo testualmente recita: «i comuni possono deliberare la variazione dell'aliquota di compartecipazione dell'addizionale da applicare a partire dall'anno successivo con deliberazione da pubblicare su un sito informatico individuato con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, emanato di concerto con il Ministro della giustizia e con il Ministro dell'interno, che stabilisce altresì le necessarie modalità applicative. L'efficacia della deliberazione decorre dalla pubblicazione sul predetto sito informatico»;
il comma 1, articolo 1, della legge 27 luglio 2000, n. 212, recante «Disposizioni in materia di statuto dei diritti del contribuente» dispone che «salvo quanto previsto dall'articolo 1, comma 2, le disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo. Relativamente ai tributi periodici le

modifiche introdotte si applicano solo a partire dal periodo d'imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che le prevedono»;
la Corte dei Conti, Sezione delle Autonomie, nell'adunanza del 31 marzo 2010, con deliberazione n. 12 del 29 aprile 2010, ha così statuito: «l'articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 28 settembre 1998, n. 360 nel testo sostituito dall'articolo 11 della legge 18 ottobre 2001, n. 383, in una lettura coordinata con le disposizioni di cui all'articolo 3 della legge n. 212 del 27 luglio 2000 e articolo 1, comma 169, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006, va interpretato nel senso che la modifica dell'aliquota dell'addizionale comunale IRPEF, efficace dalla data di pubblicazione sul sito informatico ministeriale, ha effetto retroattivo limitato al 1o gennaio dell'anno della pubblicazione stessa, anche se la data della deliberazione comunale è anteriore»;
con atto n. 11 del 23 aprile 2007, il comune di Manoppello (provincia di Pescara) deliberò la variazione dell'aliquota dell'addizionale, già fissata allo 0,2 per cento, incrementandola allo 0,635 per cento;
a seguito dell'adozione del predetto atto, il comune summenzionato si attardò nella prescritta comunicazione al Ministero dell'economia e delle finanze che, infatti, avvenne solo in data 29 gennaio 2008;
in dipendenza del ritardo della comunicazione in questione, la pubblicazione sul sito informatico del medesimo dicastero delle decisioni assunte in atto, con la conseguente produzione degli effetti giuridici dalla legge riconnessi al requisito della pubblicazione, avveniva solo il 29 gennaio 2008;
la stragrande maggioranza dei contribuenti con domicilio fiscale nel predetto comune applicò, in sede di dichiarazione dei redditi relativi all'anno 2007, l'aliquota dell'addizionale comunale IRPEF nella misura dello 0,2 per cento ritenendo, correttamente ad avviso dell'interrogante, che la variazione introdotta con la citata deliberazione comunale avrebbe avuto efficacia solo a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 1o gennaio 2008;
molti di quei contribuenti, tuttavia, nel recente periodo hanno ricevuto la notifica, da parte dell'Agenzia delle entrate, di avvisi inerenti l'irregolarità delle rispettive dichiarazioni dei redditi relativi all'anno di imposta 2007 e dei versamenti correlati, proprio con riferimento all'addizionale comunale IRPEF;
è chiaro, ad avviso dell'interrogante, che i fatti riferiti descrivono un caso di arrogante esercizio del potere impositivo e, dal punto di vista dell'imperio della norma di rango costituzionale, ex articolo 97 della carta fondamentale della Repubblica, che impone il buon andamento dell'amministrazione pubblica, posto che si è pervenuti, a causa della colpevole e negligente condotta della pubblica amministrazione, alla contestazione, in capo a numerosi contribuenti dell'anzidetto comune, di irregolarità inesistenti e, ovviamente, prive di ogni fondamento giuridico;
la richiamata condotta della pubblica amministrazione, che l'interrogante qualifica come antigiuridica, ha generato una serie di attività amministrative, sia nell'ambito del citato ente locale sia in quello dell'Agenzia delle entrate, che, per quantità di persone coinvolte, per numero di ore di lavoro da queste ultime dedicato e per le relative ulteriori spese indotte, una per tutte quelle postali, si rappresenta come contraria al concetto di buon andamento dei pubblici uffici;
la medesima condotta, d'altronde, in conseguenza degli accertamenti operati su presupposti discutibili, costituisce ulteriormente, nel presente periodo, fonte di intollerabili fastidi, contrattempi, preoccupazioni e spese per i contribuenti interessati ma anche per la comunità in generale, posto che per gli inevitabili incombenti, in tal caso di natura difensiva, quegli stessi contribuenti hanno distolto, stanno distogliendo

e distoglieranno dal loro impegno lavorativo dalle rispettive occupazioni ordinarie, con conseguenti e impliciti costi sociali, per riservarlo al contrasto di infondate e, ad avviso dell'interrogante, inique attività della pubblica amministrazione -:
se, per le circostanze sopra riferite, il Ministro non ritenga di assumere le iniziative per annullare in autotutela le richieste di pagamento dell'addizionale comunale all'IRPEF nel comune di Monopello conseguenti alla variazione dell'addizionale medesima deliberata dal citato comune ma tardivamente pubblicata e, pertanto, inefficace per l'anno d'imposta 2007, anche per evitare gravose e ingiuste spese agli sventurati contribuenti di cui si tratta;
se il Governo non ritenga di dover assumere iniziative, incluse quelle per evitare che in futuro si possano verificare casi come quello descritto in premessa, anche per preservare l'immagine, la credibilità, l'autorevolezza della pubblica amministrazione in specie in un momento nel quale asseritamente ci si accinge a dotarsi di stringenti strumenti di verifica della condotta dei contribuenti.
(4-07267)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo del 19 febbraio 1998, n. 51, istituisce il giudice unico di primo grado, con le sedi distaccate di tribunale, al posto delle preture circondariali;
in tal senso, nell'ambito del tribunale di Perugia, è stata istituita, fra le altre, la sezione distaccata di Todi, con competenza sui comuni di Collazzone, Fratta Todina, Massa Martana, Monte Castello di Vibio e Todi;
il decreto legislativo 7 giugno 1999, n. 160, recante «Disposizioni correttive alla Tabella A del decreto legislativo 19 febbraio 1998, n. 51», ha apportato modifiche ad evidenti errori materiali del primo decreto;
per ciò che concerne il tribunale di Perugia - sezione distaccata di Todi, il decreto ha così provveduto aggiungendo i comuni di Deruta e Marsciano;
l'articolo 2 della legge 21 novembre 1991, n. 374, prevede che l'ufficio del giudice di pace «ha sede in tutti i capoluoghi dei mandamenti esistenti fino alla data di entrata in vigore della legge 1o febbraio 1989, n. 30»;
la competenza degli uffici del giudice di pace è in tutta Italia assolutamente conforme a quella delle sedi del tribunale;
non si è ancora proceduto all'adeguamento della competenza territoriale del giudice di pace di Todi -:
quali siano i motivi della mancata estensione delle competenze del giudice di pace di Todi ai comuni di Marsciano e Deruta;
entro quali tempi il Ministro intenda dare applicazione alle norme di legge vigenti in materia.
(4-07250)

BOSI. - Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che:
lo stato di agitazione degli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Porto Azzurro, in atto già da settimane, è sfociato in una protesta di piazza di fronte al comune di Porto Azzurro che ha richiamato, sul caso, l'attenzione dei «media nazionali» e la solidarietà dell'amministrazione comunale;
la protesta, formalmente provocata dal sequestro da parte di un gruppo di detenuti di due agenti della polizia penitenziaria, ha origini più profonde e riguarda anche il grave sottorganico, che costringe a turni massacranti, nonché il mancato pagamento delle ore di straordinario

effettuate per garantire la sorveglianza ed il regolare andamento del servizio;
nel carcere di Porto Azzurro, durante i turni di notte, sono in servizio soltanto nove agenti per controllare circa 300 detenuti;
tale situazione rischia di costituire minaccia alla salute ed al morale degli agenti, già logori dal servizio quotidiano aggravato dalle continue emergenze in atto;
la protesta rischia di estendersi rapidamente agli altri penitenziari, quasi tutti afflitti da problematiche analoghe -:
quali misure intenda adottare per risolvere, in maniera rapida ed esaustiva, la grave situazione di disagio in cui versano gli agenti della polizia penitenziaria di Porto Azzurro;
quali iniziative intenda intraprendere per risolvere, in maniera rapida ed esaustiva, la situazione di disagio in cui versano tutti gli agenti della polizia penitenziaria nelle carceri italiane e per evitare l'estendersi della protesta.
(4-07255)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 29 novembre 2007 nel corso del convegno «Le mafie oggi in Europa: politiche penali ed extrapenali a confronto» vennero diffusi i dati di una indagine sui procedimenti per concorso esterno in associazione mafiosa;
dai dati forniti sulla base di rilevazioni informatiche dalla Direzione nazionale antimafia e dal massimario della Cassazione risultava che nel periodo tra il 1991 e il settembre 2007 erano state indagate 7.190 persone a fronte di 542 procedimenti già definiti con sentenza di condanna o assoluzione -:
relativamente alle 7.190 persone indagate quante abbiano subito arresti preventivi e per quale periodo medio di detenzione;
quante siano state successivamente prosciolte e quante assolte;
quante di queste abbiano richiesto ed ottenuto l'indennizzo per ingiusta detenzione;
come si siano conclusi i 542 procedimenti definiti con sentenza;
se non ritenga di aggiornare i dati al 31 dicembre 2009 acquisendoli con la massima urgenza, dalla Direzione nazionale antimafia e dall'ufficio del massimario della Corte di cassazione.
(4-07258)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 31 gennaio 2007, n.7, convertito con modificazioni dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, ha introdotto nel nostro ordinamento una semplificazione del procedimento di cancellazione dell'ipoteca per i mutui immobiliari allorché il creditore sia un soggetto esercente attività bancaria o finanziaria oppure un ente di previdenza obbligatoria;
in particolare, l'articolo 13, comma 8-sexies, del predetto provvedimento, ha stabilito che l'ipoteca «si estingue automaticamente alla data di avvenuta estinzione dell'obbligazione garantita»;
in applicazione del citato comma 8-sexies, il successivo comma 8-decies ha previsto che il conservatore dei registri immobiliari, decorso il termine di trenta giorni dalla comunicazione da parte del creditore dell'avvenuta estinzione dell'obbligazione garantita, proceda alla «cancellazione» dell'ipoteca;
l'Agenzia del territorio, con circolare n. 5 del 1o giugno 2007, ha riconosciuto alla «cancellazione» di cui trattasi mera

funzione di «pubblicità notizia», avendo, questa, come unico effetto quello di portare a conoscenza dei terzi la predetta comunicazione di avvenuta estinzione dell'obbligazione; nello stesso senso si sono pronunciati anche il tribunale di Roma, il 4 giugno 2009 e il tribunale di Bologna il 1o dicembre 2009;
tale conclusione ha l'effetto di rendere, all'evidenza, la cancellazione semplificata inidonea ad estinguere definitivamente l'ipoteca, in ciò differenziandola dalla cancellazione ordinaria, vale a dire da quella prevista e disciplinata dall'articolo 2886, secondo comma del codice civile, la quale, configurandosi ai sensi dell'articolo 2878, primo comma, n. 1, del codice civile come un'autonoma causa di estinzione di questa formalità, ulteriore rispetto all'estinzione dell'obbligazione garantita, ha invece efficacia costitutiva;
conseguenza di tutto questo è che, in applicazione dell'articolo 2881 del codice civile, la cancellazione semplificata non impedisce la reviviscenza dell'ipoteca in caso di inefficacia originaria o sopravvenuta del pagamento per qualsiasi causa (revocatoria, errore nei conteggi o altro); del pari, dalla citata funzione di «pubblicità notizia» deriva anche che, in caso di cancellazione semplificata menzionata nei registri immobiliari in data anteriore all'annotazione della surrogazione, al nuovo creditore ipotecario surrogato non sia possibile - ai sensi dell'articolo 2879, secondo comma del codice civile - opporre tale formalità semplificata;
la Confedilizia, per quanto sopra esposto, ha segnalato alle proprie associazioni territoriali come il procedimento di cancellazione in questione non dia alcuna garanzia, giacché reca seri pregiudizi alla sicurezza delle transazioni e alla tutela dell'affidamento dei terzi, evidenziando che per coloro tra questi ultimi che vogliano avere certezza in ordine all'inesistenza dell'ipoteca si impone di ottenere la cancellazione dell'ipoteca stessa con il sistema ordinario previsto dal codice civile (sistema che unico tutela effettivamente i terzi contro eventuali reviviscenze di un'ipoteca ritenuta - erroneamente - estinta) -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere le iniziative normative del caso per porre rimedio alla descritta situazione.
(4-07261)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2010

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
le scelte aziendali attuate da Trenitalia negli ultimi anni evidenziano una progressiva marginalizzazione dei servizi di trasporto merci che, evidentemente, non sono più considerate un servizio remunerativo, contrariamente a quanto sta succedendo nel resto dei Paesi dell'Unione europea;
se è stata comprensibile la razionalizzazione dei troppi scali merci esistenti nel Paese, altrettanto non si può dire dell'accanimento che si registra in questo periodo nei confronti di quelli che si sono salvati e che non insistono lungo le cosiddette vie dell'alta capacità ferroviaria;
ricordandoci che queste società ferroviarie del gruppo Ferrovie dello Stato sono soggetti concessionari dello Stato, si ritiene doveroso che il loro operare sia portatore anche di interessi pubblici diffusi, e il trasporto merci ferroviario ne è uno dei più importanti;
nel prosperoso territorio del Nordest, dove le piccole e medie attività imprenditoriali sono, pur tra mille difficoltà legate alle negative contingenze economiche di questi tempi, garanti del benessere dell'intero Paese, la necessità di avere un servizio diffuso di trasporto merci su rotaia che sia svincolato dalle logiche e dagli interessi

propri che girano attorno al sistema dell'alta capacità ferroviaria, è di importanza vitale;
le recenti scelte di declassare gli scali merci esistenti, penalizzarli con canoni di allacciamento alla rete ferroviaria esagerati, aumentare le tariffe di trasporto ferroviario, sopprimere i servizi di trasporto a carro diffuso o a gruppi di carri, costringendo i pochi operatori rimasti all'utilizzo di treni completi che stridono con le esigenze delle attività insistenti in questi territori, dimostra un totale abbandono di interessi da parte di Trenitalia per soddisfare le richieste di servizi che vengono dal territorio;
un esempio di quanto segnalato è successo recentemente nella città di Castelfranco Veneto, dove a fronte della riorganizzazione dello scalo merci ferroviario, allo scopo di costruirne anche uno privato, d'intesa con l'amministrazione locale, sentiti i responsabili del gruppo Ferrovie dello Stato sono stati investiti ingenti capitali, ed a poche giorni dell'inaugurazione del primo importante stralcio dei lavori, la stazione ferroviaria che insiste su detti scali merci è stata declassata (impianto non più servito direttamente per la presa e consegna dei carri ferroviari). II punto più vicino in cui i convogli si fermano ora si trova a trenta chilometri di distanza, ogni vagone costa centocinquanta euro per farlo tornare e partire da Castelfranco, e attualmente il servizio è garantito solo a treno completo, vale a dire con decine di vagoni che nessuno riempirà mai. Oltre al danno anche la beffa, infatti RFI lo scorso anno ha inaugurato un costosissimo scalo merci pubblico, che resterà inutilizzato;
la conseguenza di tutto questo è che gli investitori hanno bloccato la realizzazione del secondo importante stralcio dei lavori, e quanto già costruito è ora adibito a deposito per trasporti su gomma. Ovviamente a risentirne è l'intera area produttiva della zona, che peraltro mai potrà usare, in queste condizioni, i benefici del trasporto ferroviario -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto segnalato, anche nello specifico caso riguardante lo scalo merci di Castelfranco Veneto, e in che modo intenda agire come indirizzo nei confronti dei concessionari delle ferrovie, affinché siano garantiti quei normali servizi di trasporto ferroviario di merci, a costi sopportabili, che tanto interessano le nostre piccole e medie attività, ed altrettanto raccomandati e sostenuti dalla politica europea dei trasporti (libro bianco) e dai principi di sostenibilità ambientale.
(2-00722) «Luciano Dussin, Reguzzoni, Stucchi».

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nell'ultima riunione del CIPE non è stato varato il finanziamento previsto di 200 milioni di euro per la piastra logistica del porto di Taranto;
tale opera è di assoluta ed urgente rilevanza strategica per una struttura portuale di notevole interesse economico e dalle ancor più straordinarie potenzialità (grandi spazi, banchine operative, fondali profondi anche se in attesa da anni di opere di bonifica);
le conseguenze nell'area jonica della crisi economica internazionale sono particolarmente gravi, con riferimento sia alla grande industria ed al conseguente indotto sia ad un'agricoltura di grande produttività e qualità, e potrebbero essere alleviate dall'utilizzo ottimale del grande valore aggiunto costituito dalle attività portuali, nonché dai ritorni locali di grandi quanto necessari investimenti;
la comunità jonica paga un altissimo prezzo, in termini di sicurezza ambientale, agli interessi economici nazionali -:
quali siano le ragioni della mancata attivazione in sede CIPE del suddetto finanziamento;

quali siano i tempi attualmente previsti per tale attivazione.
(2-00721)
«Patarino, Taddei, Lazzari, Rosso, D'Ippolito Vitale, Di Virgilio, Granata, Bellotti, Nola, Bocchino, Lamorte, Porcu, Antonio Pepe, Angeli, Lehner, Consolo, Di Biagio, Proietti Cosimi, Scapagnini, Bocciardo, Castellani, Mancuso, Pelino, Simeoni, Galati, Girlanda, Briguglio, Giammanco, Garofalo, Polidori, Berardi».

Interrogazione a risposta scritta:

CALABRIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
Muratella è una nuova area di sviluppo del comune di Roma e si trova nel quadrante sud-ovest della città nel territorio del Municipio XV; è collegata, grazie alla linea ferroviaria FR1, sia con altre zone di Roma che con l'aeroporto di Fiumicino, con Fara Sabina, Orte, Poggio Mirteto;
la stazione FR1 di Muratella vive una situazione di gravissimo degrado, denunciato ripetutamente sia dagli abitanti della zona, sia dai pendolari che quotidianamente lamentano l'insicurezza per quanti - soprattutto nelle ore serali e notturne - transitano nei sottopassaggi scarsamente illuminati, privi di videocamere di sicurezza ed anche estremamente sporchi;
particolarmente critica risulta poi l'accessibilità ai treni per i passeggeri disabili o per donne con bambini nei passeggini o per gli anziani i quali non possono raggiungere il secondo binario poiché il sottopassaggio è servito soltanto da rampe di scale ed è privo di ascensore di collegamento;
il regolamento (CE) n. 1371/2007 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2007, relativo ai diritti e agli obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario, stabilisce una specifica tutela delle persone disabili e con mobilità ridotta prevedendo, all'articolo 21, che le imprese ferroviarie e i gestori delle stazioni garantiscano, per le persone a mobilità ridotta, l'accessibilità alle stazioni, alle banchine e agli altri servizi;
il medesimo regolamento prevede, all'articolo 24, che in caso di partenza, transito o arrivo di una persona con disabilità o una persona a mobilità ridotta in una stazione ferroviaria dotata di personale, il gestore della stazione sia tenuto a fornire gratuitamente l'assistenza necessaria all'interessato per salire o scendere dal treno per cui ha acquistato il biglietto;
nella summenzionata stazione della Muratella non solo non è presente alcun servizio di biglietteria - nemmeno automatica - ma neppure nelle ore di massima frequentazione della stazione è presente il personale ferroviario -:
se si intenda assumere iniziative per porre termine alle gravi inadempienze e carenze descritte in premessa.
(4-07248)

...

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
come previsto da diversi regolamenti e decreti ministeriali, le Forze Armate e di Polizia, procedono alla vendita di beni dichiarati fuori uso, con la procedura ad economia;
tali procedure di vendita, in particolare per quanto riguarda gli autoveicoli, prevedono un diritto di prelazione a favore di enti di volontariato ovvero di associazioni prive di scopo di lucro;
presso l'autocentro della Polizia di Stato di Messina, competente per le regioni

Sicilia e Calabria, sarebbe invalsa la prassi di procedere alla rottamazione degli autoveicoli dichiarati fuori uso -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
se non ritenga che la rottamazione degli autoveicoli comporti aggravi aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato e pertanto quali iniziative intenda promuovere al fine di favorire la vendita dei beni dichiarati fuori uso ad associazioni ed enti privi di scopo di lucro.
(2-00720) «Berretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:

RUVOLO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
si apprende da organi di stampa della scoperta di un cartello criminale che gestiva il trasporto dei prodotti ortofrutticoli sull'intero territorio nazionale, fissando prezzi ai quali nessuno poteva opporre alcuna forma di concorrenza e che finivano per comportare sulla vendita al dettaglio un ricarico del duecento per cento rispetto ai costi originali;
a seguito di un'indagine della procura antimafia di Napoli e della Direzione investigativa antimafia è emerso un accordo tra clan camorristici dei Casalesi, Cosa nostra e 'ndrangheta finalizzata a gestire in regime di monopolio il trasferimento della merce ortofrutticola da e verso i principali mercati del Centro-Sud; l'organizzazione è inoltre così estesa e radicata che riusciva a controllare dei mercati anche nel Centro e nel Nord Italia;
le imprese agricole e i consumatori subiscono l'impatto delle strozzature di filiera per un sistema di distribuzione e trasporto gonfiato e alterato da fenomeni di criminalità;
secondo un rapporto della Confederazione italiana agricoltori, inoltre, i coltivatori sono già molto esposti alla criminalità organizzata: in particolare un agricoltore su tre ha subito e subisce gli effetti della malavita, con furto di attrezzatura, danneggiamento alle colture, aggressioni e abigeato, una serie di fenomeni malavitosi che si sviluppano a danno delle campagne italiane con un giro di affari di 7,5 miliardi di euro -:
se non ritengano di avviare ulteriori e più incisive attività di controllo al fine di evitare l'intromissione della criminalità organizzata nel sistema della distribuzione e del trasporto dei prodotti alimentari.
(5-02914)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, MECACCI e BELTRANDI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 12 maggio 2010 a Sussisa, frazione di Sori sulla riviera genovese di Levante, Paola Quartini (58 anni) del Nucleo guardie particolari giurate della LIPU di Genova ed Elvio Fichera (72 anni) della Associazione Amici Animali Abbandonati, sono stati uccisi dal Signor Renzo Castagnola che successivamente al duplice omicidio e al ferimento della moglie si è poi tolto la vita;
i due volontari si erano recati sul luogo in esecuzione di un provvedimento rilasciato dalla competente Autorità Giudiziaria e su delega di quest'ultima per procedere al sequestro dei cani detenuti in condizioni igieniche precarie nel canile di proprietà del Castagnola;
i due volontari, secondo quanto riportato dalla sezione Lipu di Genova, si erano recati presso l'abitazione e il canile del Castagnola alla regolare presenza di due agenti della polizia municipale e due Carabinieri della locale stazione;

la Sezione Lipu di Genova ed anche una vicina di casa non volontaria sostengono che la Quartini, già consapevole del potenziale rischio di una reazione violenta del Castagnola, aveva richiesto prudenzialmente la presenza delle forze dell'ordine nell'operazione che avrebbe dovuto portare al sequestro dei cani presenti nella struttura del Castagnola;
le guardie zoofile, con alle spalle una storicità di servizio che risale al 1938, seguono specifici corsi di addestramento e spesso operano senza il deterrente dell'arma di servizio in quanto il rilascio del titolo autorizzativi viene negato sulla scorta di quelle che agli interroganti appaiono discutibili interpretazioni degli uffici addetti, forse generate dalla non conoscenza del reale servizio operativo svolto -:
se, a seguito di questo gravissimo atto si intendano attivare puntuali controlli sulla regolarità della detenzione e del possesso delle armi da fuoco e relative munizioni, facendo particolare riferimento alla salute psicofisica e all'equilibrio mentale dei possessori di tali licenze, ivi compresi anche gli atti violenti o disumani nei confronti delle persone e degli animali, anche se quest'ultimi dovessero essere di specie cacciabili, in quanto, anche tali atteggiamenti sono indicativi della personalità dei soggetti destinatari;
se sia stata verificata la regolare detenzione e licenza delle armi da fuoco del Castagnola, e se quindi lo stesso fosse in possesso di regolare autorizzazione di detenzione di armi - che deve essere immediatamente comunicata al commissariato di polizia o al Comando dei Carabinieri, in base all'articolo 38 Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza 18 giugno 1931, n. 773 - e se, come previsto dagli articoli 11, 12 e 43 dello stesso Testo unico, riguardanti condanne penali o altre situazioni ostative al rilascio delle autorizzazioni per la detenzione e licenza, non si fosse invece verificata una delle suddette condizioni;
se non si intendano assumere iniziative volte a modificare, a seguito di questo e di altri numerosi episodi similari, ormai divenuti di troppa attualità, la normativa che consente a chi è in possesso della licenza la detenzione di 3 armi comuni da sparo, 6 armi sportive, 8 armi artistiche o rare ed un numero illimitato di fucili da caccia, considerato che tale normativa consente la potenziale creazione di veri e propri arsenali, e che un alto numero di delitti viene effettuato con armi legalmente detenute in virtù di tale normativa;
se non si ritenga opportuno rivedere l'interpretazione che ha consentito la nomina di guardie zoofile estendendo le prerogative sancite dal decreto del presidente della Repubblica 31 marzo 1979 per le guardie zoofile dell'ENPA a soggetti dipendenti da altre associazioni non menzionate in tale decreto del Presidente della Repubblica specifico per l'ENPA, onde evitare ulteriori confusioni che sono già da tempo in atto;
tenuto conto che il Ministero dell'interno con interpretazione normativa ha estesa ad altri soggetti, oltre all'Enpa, la possibilità di richiedere la nomina con decreto prefettizio di guardie particolari giurate ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge 20 luglio 2004, n. 189, se non si ritenga necessario ed opportuno prevedere, per tali nuovi soggetti, il processo di formazione qualificante e specifico seguito dal 1938 per le guardie zoofile ENPA nonché una regolamentazione numerica come previsto per le stesse guardie zoofile ENPA;
se non si intendano assumere iniziative volte a rivedere la disciplina sulle qualifiche e funzioni che gli operatori di vigilanza sui reati verso gli animali e del loro habitat chiamate guardie zoofile, debbano avere nelle attività dirette alla salvaguardia e rispetto delle normative vigenti al fine di non essere di continuo delegittimate anche nei confronti degli stessi cittadini, ricordando che quanto svolto da tali operatori viene dal volontariato e senza alcun onere per lo Stato;
se non si ritenga opportuno riesaminare la procedura di rilascio di porto

d'armi per le guardie zoofile ENPA alle quali alcune prefetture oppongono diniego con la motivazione che «l'attività non implica uno specifico obbligo di esposizione al rischio dell'incolumità personale» rammentando che purtroppo alcune guardie zoofile dell'Enpa sono decedute in servizio ed altre sono state oggetto di tentativi d'omicidio o di minacce gravi e che le Guardie Zoofile ENPA operano abitualmente con la finalità di contrastare abigeato, cinomachie, bracconaggio, corse clandestine nonché le attività riconducibili alla vasta area dell'ecomafia e zoomafia;
se non si intenda promuovere un'intensificazione da parte delle forze dell'ordine dei controlli sul territorio relativi alle condizioni di detenzione degli animali;
se non si intenda promuovere, per quanto di competenza e di concerto con le regioni, una intensificazione dei controlli sul territorio relativi alle condizioni di detenzione degli animali, con particolare riferimento a quelli considerati da caccia o a qualunque altra attività che non sia la mera compagnia.
(4-07251)

LIVIA TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
organi si stampa locali nonché il quotidiano nazionale L'Unità di mercoledì 12 maggio 2010 riportano la notizia del ritrovamento del corpo senza vita in un agrumeto nelle campagne di Ribera, un grosso centro agricolo in provincia di Agrigento, del tunisino Ameur Ghrairi, impiegato nella raccolta delle arance;
gli inquirenti non hanno ancora accertato quali siano le cause della morte, anche se sospettano che questa possa essere scaturita da un incidente sul lavoro, il tunisino Ameur Ghairi potrebbe essere stato travolto e schiacciato dal trattore che stava guidando, si ipotizza che il carico fosse eccessivo o che il mezzo abbia avuto un guasto meccanico;
questo ha determinato la protesta, davanti al palazzo municipale di Ribera, di una cinquantina di immigrati che oltre a gridare la propria rabbia e il proprio dolore hanno duramente protestato, chiedendo migliori condizioni di lavoro, più sicurezza e una maggiore integrazione nel tessuto sociale del paese;
per calmare gli animi è stato addirittura chiesto l'intervento di un funzionario del consolato tunisino che si è incontrato con gli amministratori e gli investigatori e quindi ha rassicurato i suoi connazionali sull'accuratezza delle indagini e sull'impegno delle autorità per assicurare migliori condizioni sul lavoro e una maggiore sicurezza;
questo è l'ennesimo episodio che vede coinvolto un lavoratore extracomunitario che venuto in Italia come migliaia di uomini e donne che vengono in Italia per cercare di sopravvivere è invece, come tanti, anzi troppi prima di lui, morto sul lavoro -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla vicenda di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere sia per fare piena luce sull'accaduto sia per consentire l'emersione del lavoro irregolare, con particolare attenzione al comparto agricolo, nonché se, nel breve periodo, il Governo intenda assumere tutte le necessarie iniziative volte a recepire e ad applicare la direttiva europea del 18 giugno 2009 che impegna gli stati membri dell'Unione europea a sanzioni e provvedimenti nei confronti dei datori di lavoro che impiegano cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare.
(4-07257)

DE POLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi e in particolar modo mercoledì 5 maggio 2010 dalle 18.20 alle 19.10 cinque milioni di metri cubi d'acqua sono caduti su Padova in soli 50 minuti (tanto che per fare un paragone, la quantità

d'acqua consumata in un giorno da tutti i rubinetti dei padovani è di 100 mila metri cubi, 50 volte meno di quanta ne sia caduta a seguito di questo nubifragio);
questa tempesta che ha rappresentato un fenomeno di dimensioni straordinarie ha messo sotto scacco l'intera città che ha visto impegnati in doppi turni vigili del fuoco, volontari della protezione civile e cittadini che disperatamente hanno cercato di mettere riparo ai danni causati e che ammontano ormai a milioni di euro;
sono tristemente noti a tutti i disastri causati da tale calamità naturale che ha colpito Padova e il suo hinterland:
cantine, garage e negozi allagati, strade come piscine, tombini straripati e cassonetti dell'immondizia galleggianti tra le auto;
patrimoni artistici della città ancora una volta danneggiati come nel Cenobio della Cappella degli Scrovegni in cui la cripta è stata allagata;
strutture inagibili (ospedali, scuole, come ad esempio la scuola elementare a Maserà);
gravissimi danni all'agricoltura, travolti dall'Alta alla Bassa Padovana colture di vigneti, frutteti ma anche piantagioni di mais, barbabietola, soia;
in molti hanno denunciato l'insufficienza della rete fognaria cittadina non adeguata a fronteggiare fenomeni naturali frequenti come quelli accaduti in questi come in altri giorni e che ha drammaticamente visto scoppiare nei quartieri una rivolta dei cittadini contro il comune a cui si imputa di non aver provveduto adeguatamente a prevenire che ciò accadesse;
altresì, secondo numerosi istituti di ricerca competenti in materia come ad esempio l'Ispra, Istituto superiore per la protezione ambientale, il 10 per cento del territorio padovano è a rischio idraulico, tra i più esposti a livello nazionale;
questo drammatico evento ha fatto assistere ad una serie di critiche e polemiche che hanno visto coinvolti in un fuoco incrociato comune, genio civile e consorzio di bonifica -:
in che modo si intendano affrontare, per quanto di competenza, le numerose carenze strutturali a Padova e nel suo hinterland per fronteggiare casi di nubifragi come quello di cui in premessa.
(4-07262)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nelle immediate vicinanze dell'abitato di Caminata, in fregio alla strada provinciale (ex strada statale n. 412 della Val Tidone), ma ubicato, però, nel territorio del comune di Nibbiano (in provincia di Piacenza) si rileva - oramai da alcuni lustri - la presenza di un immobile abbandonato che ebbe, in passato, ad ospitare una cementeria;
come detto, l'edificio e l'area circostante versano in completo stato di abbandono: visivamente le murature, i solai ed il tetto sono in parte crollati e pericolanti, la copertura dei tetti degli edifici in lastre di eternit è in parte crollata e fatiscente con evidenze di sgretolamenti e crepe; inoltre, l'area di sedime non è adeguatamente recintata e protetta ed è inoltre ricettacolo di animali nocivi alla salute (ratti, piccioni, bisce) -:
se e quali iniziative risultino assunte dalle competenti autorità affinché sia accertata ogni utile iniziativa volta alla verifica della sussistenza delle condizioni di sicurezza statica, di salubrità ed igiene, e ciò anche ai fini della salvaguardia della pubblica incolumità e della salute dei cittadini di Caminata, nonché della compatibilità ambientale dell'edificio e dell'area circostante che qui interessa.
(4-07263)

GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le ultime vicende franose verificatesi qualche giorno fa nel territorio del comune di Monzuno in Emilia-Romagna, hanno ancora una volta, se necessario, evidenziato lo straordinario e importante contributo reso dai vigili del fuoco, soprattutto dai volontari del Corpo, come sempre i primi ad arrivare sui luoghi delle tragedie e a distinguersi per la loro straordinaria professionalità e umanità nelle operazioni di soccorso;
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco è formato, oltre che da personale permanente operativo, anche da personale volontario, che viene chiamato in servizio ogni qual volta se ne ravvisi la necessità, ma non è vincolato, a differenza di quello permanente, dallo stesso rapporto di impiego con l'amministrazione;
i vigili del fuoco volontari appartengono al Corpo nazionale dei vigili del fuoco del Ministero dell'interno; grazie al decreto di nomina hanno gli stessi obblighi dei vigili permanenti; durante l'espletamento delle funzioni hanno la qualifica di agente o ufficiale di polizia giudiziaria, a seconda del grado in possesso. Le squadre dei distaccamenti volontari dipendono funzionalmente ed operativamente dal Comando provinciale e operano tutti i giorni dell'anno; il personale volontario ha anche l'obbligo di effettuare un addestramento periodico tale da mantenere al meglio lo standard qualitativo del servizio;
le squadre di vigili del fuoco volontari sono ordinariamente chiamate a svolgere gli stessi interventi dei colleghi di ruolo, e di conseguenza se ne assumono gli stessi rischi ma non godono tuttavia delle stesse tutele in caso di decesso o di infortunio permanentemente invalidante;
il decreto legislativo n. 81 del 2008, noto come Testo unico sulla sicurezza e riguardante il riassetto e la riforma delle vigenti disposizioni in materia di salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, individua quali ambiti di applicazione del testo unico tutti i luoghi di lavoro in cui sono presenti lavoratori dipendenti e lavoratori ad essi assimilati, in ciò includendo anche i volontari dei vigili del fuoco;
il sopracitato decreto rappresenta una svolta di grande importanza per il volontariato che per la prima volta è direttamente coinvolto in un testo normativo. In particolare la figura del volontario è inserita all'interno dell'articolo 2 (comma 1, lettera a)) in cui è equiparato al lavoratore dipendente;
il trattamento economico e assicurativo del personale volontario è disciplinato dall'articolo 10 del decreto legislativo n. 139 dell'8 marzo 2006 in base al quale al personale volontario richiamato in servizio temporaneo, per l'intera durata di tale richiamo, spetta il trattamento economico iniziale del personale permanente di corrispondente qualifica, il trattamento di missione, i compensi inerenti alle prestazioni di lavoro straordinario. Il personale volontario è assicurato contro gli infortuni in servizio e le infermità contratte per causa diretta ed immediata di servizio e l'amministrazione è esonerata da ogni responsabilità;
i volontari rientrano nel regime previdenziale individuato dall'articolo 6 della legge n. 222 del 1984 che prevede l'assegno privilegiato di invalidità, la pensione privilegiata di inabilità od ai superstiti, per cause di servizio. L'importo riconosciuto in caso di morte o invalidità è, comunque, estremamente ridotto in quanto applicato (in riferimento alla legge n. 335 del 1995 inerente la riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare) con metodo contributivo a soggetti la cui retribuzione è di per sé bassa e relativa ai soli servizi effettuati, mediamente 200 interventi l'anno;
mentre il vigile permanente, in caso di infortunio invalidante, gode di un'indennità una tantum, della pensione privilegiata commisurata all'ultimo stipendio

percepito e di assegni di ammontare mensile complessivo di svariate migliaia di euro, il vigile volontario nello stesso caso ha diritto solo ad un'esigua indennità di accompagnamento e qualora subisca un infortunio al di fuori del soccorso, gode del beneficio assicurativo, ma non di quello previdenziale;
della vicenda dei volontari dei vigili del fuoco si è già occupato il Parlamento che ha approvato qualche mese fa una mozione che impegnava il Governo a valutare interventi per garantire i giusti diritti a queste valorose figure professionali in particolare «a valutare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, ogni possibile normativa per proseguire nell'armonizzazione del sistema di tutela previdenziale e assistenziale tra il personale permanente e quello volontario» (1-00228);
ad oggi però non risulta essere stata messa in atto nessuna misura concreta in attuazione dell'impegno preso -:
se non intendano dare seguito agli impegni presi dal Governo in occasione dell'approvazione della mozione sull'argomento in questione e sanare così definitivamente le ingiustificate difformità di trattamento nei confronti dei vigili del fuoco volontari (e dei loro familiari), vittime di incidenti in servizio, assicurando un equo trattamento nello svolgimento del proprio ruolo di volontario, indipendentemente dalla tipologia di impiego o servizio.
(4-07266)

TESTO AGGIORNATO AL 27 MAGGIO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009, n. 17, con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 3 novembre 2009, è stato rideterminato il numero complessivo dei posti di livello dirigenziale da coprire ai sensi dell'articolo 19, commi 5, 5-bis e 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, fissando per l'ufficio scolastico regionale della Puglia, n. 2 posti in applicazione del comma 5-bis e n. 1 posto per il comma 6, modificando così il precedente riparto di cui al decreto ministeriale del 31 luglio 2008 che assegnava all'ufficio scolastico regionale della Puglia n. 3 posti per il comma 5-bis e n. 1 posto per il comma 6;
conseguentemente alla rideterminazione di cui sopra, il direttore generale dell'ufficio regionale della Puglia, ha deciso, con decorrenza 3 maggio 2010, di revocare l'incarico dirigenziale di dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto, subordinando la provincia di Taranto, di fatto, all'ufficio scolastico provinciale di Brindisi;
tale decisione, a parere degli interpellanti, appare inopportuna e ingiustificata perché avrebbe dovuto tenere conto, quantomeno, di precisi riferimenti territoriali, di popolazione e di numero dei plessi scolastici provinciali, oltre che dei titoli e dei curriculum degli stessi dirigenti;
si ritiene, inoltre, che anche e soprattutto un dirigente ministeriale, nel predisporre ed emettere atti, debba opportunamente motivarli per giustificare le scelte compiute che devono essere imparziali;
appare importante evidenziare che durante l'espletamento del suo incarico, il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto, dottor Pietro Di Noi, in poco tempo, dal 1o ottobre 2008 al 3 maggio 2010, si è particolarmente distinto per l'efficacia del suo lavoro ed in particolare si segnala che:
Taranto è stata l'unica provincia a completare le nomine dei docenti e del personale ATA entro il 31 agosto 2009, ricevendo anche gli attestati di stima di tutte le sigle sindacali, attestati inviati per conoscenza al Ministro interpellato e al direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Puglia;

per ciò che riguarda le pensioni, ha riorganizzato e abbattuto un arretrato decennale nel settore ricostruzione-riscatti-pensioni del personale docente, il cui accumulo, piuttosto, dovrebbe essere giustificato dall'ufficio regionale;
è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra gli uffici scolastici provinciali di Matera, Taranto, Cosenza e Crotone, finalizzato a favorire la creazione di attività in ambito ecologico e naturalistico attraverso lo sport e la diffusione di campi scuola rivolti ad attività marinaresche e della montagna;
il dottor Di Noi, inoltre, è stato l'unico dirigente della regione Puglia ad aver partecipato al corso sperimentale di formazione dirigenziale sulle tematiche relative al piano industriale per la riforma della pubblica amministrazione, promosso dal dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri;
alla luce di quanto sopra, le scelte di riorganizzazione del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia appaiono, a parere degli interpellanti, incomprensibili ed effettuate sulla scorta di motivazioni tutte personali -:
se sia a conoscenza delle motivazioni che hanno spinto il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia a revocare l'incarico proprio al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto;
se non ritenga necessario avviare un'ispezione presso l'ufficio scolastico regionale per la Puglia, utile a verificare la correttezza delle decisioni assunte da tale ufficio, decisioni che invece, a parere degli interpellanti, appaiono inopportune, immotivate e inique, oltre che fortemente penalizzanti per la provincia di Taranto, già gravata da una pesante situazione di crisi economico-sociale.
(2-00723)
«Franzoso, Vico, De Angelis, Abrignani, Lazzari, Girlanda, Fucci, Ceroni, Gioacchino Alfano, Moroni, Toccafondi, Marinello, Scelli, Del Tenno, Cicu, Golfo, Ginefra, Mistrello Destro, Fallica, Di Caterina, Castellani, Traversa, Torrisi, Papa, Terranova, Beccalossi, Dell'Elce, Milanato, Sisto, Sbrollini, Mastromauro, Renato Farina, Mannucci, Carlucci, Gava, Armosino, Aracu, Paglia, Paniz, Valducci, Nicolucci, Catone, Lainati, Stradella, Rosso, Testoni, Gottardo».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 16 maggio 2010 le agenzie battevano una nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dal titolo «Aumenta il tempo pieno nella scuola italiana»;
nell'agenzia di cui sopra si legge «il Ministero dell'istruzione rende noto che nel prossimo anno scolastico (2010/2011) saranno attivate nella scuola primaria 782 classi a tempo pieno in più, per un totale di 37.275 classi. Per il secondo anno consecutivo, quindi aumentano gli alunni che potranno usufruire di questo quadro orario. Quest' anno (2009/2010) infatti sono state attivate 2.176 classi a tempo pieno in più rispetto all'anno scolastico 2008/2009. Negli ultimi due anni dunque, grazie all'introduzione dei maestro unico e all'abolizione delle compresenze, si è registrato un aumento complessivo di 2958 classi a tempo pieno. L'anno prossimo l'aumento riguarderà tutte le regioni italiane. Gli incrementi maggiori si verificheranno in: Puglia (+233), Lombardia (+162), Sardegna (+150) e Veneto (+113)». «Anche quest'anno - ha dichiarato il Ministro Mariastella Gelmini - siamo riusciti ad aumentare il numero delle classi nelle quali sarà attivato il tempo pieno. Nonostante le polemiche strumentali che sono state sollevate su questo tema, in due anni, anche grazie all'introduzione del maestro

unico prevalente, sono state attivate quasi 3 mila classi in più. È un altro impegno che il Governo ha mantenuto. Un risultato concreto che dimostra l'attenzione dell'esecutivo nei confronti delle famiglie e delle loro esigenze»;
contrariamente a quanto dichiarato dal Ministro interrogato, all'interrogante risulta che in Sicilia, nonostante le numerose richieste delle famiglie e la presa in carico da parte dei comuni, non sia stato attivato fin qui neanche un tempo pieno per le prime classi del prossimo anno scolastico -:
quante richieste di attivazione di tempo pieno ci siano state in Sicilia per le prime elementari dell'anno scolastico 2010/2011;
quante ne saranno attivate il prossimo anno.
(5-02918)

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni è in atto in Calabria una protesta dei docenti precari e degli studenti dell'università di Arcavacata di Rende;
nella giornata di martedì 18 maggio 2010, un corteo molto partecipato, ha sfilato lungo la sede dell'università, seguito da una serie di atti di civile ma decisa protesta, fino alla pacifica occupazione della sede del rettorato;
la protesta è finalizzata a richiamare l'attenzione del Governo e dell'opinione pubblica sui tagli previsti dal disegno di legge Gelmini. «Il disegno di legge - hanno detto i manifestanti - penalizza i ricercatori precari. Il bilancio segna il 100 per cento in meno di risorse destinate alla ricerca». Gli studenti e i docenti hanno così inteso difendere il diritto allo studio e l'università «pubblica»;
i manifestanti hanno anche attuato quello che si indica come flash mob, la simulazione di morte su un lungo lenzuolo sul quale si sono sdraiati. «Noi moriamo per finta - hanno detto - ma l'università muore davvero» -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sta accadendo presso l'Università della Calabria;
se intenda intervenire o meno per tranquillizzare docenti e studenti in merito ai fondi destinati all'Università della Calabria;
se non ritenga opportuno ricevere una delegazione di docenti e studenti per ascoltare le loro richieste che riguardano esclusivamente i destini dell'ateneo calabrese.
(4-07264)

GRIMOLDI, CAVALLOTTO e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con le sentenze depositate il 28 aprile 2010 il Tribunale amministrativo regionale della Toscana per la prima volta si è espresso favorevolmente relativamente alle istanze presentate dai genitori di studenti portatori di handicap per ciò che concerne i tagli all'insegnamento di sostegno;
fino ad oggi non vi erano sentenze emesse dal Tribunale amministrativo regionale della Toscana che avessero accolto le suddette istanze e le famiglie toscane erano state costrette a cercare di ottenere provvedimenti cautelari o decisori solo presso altri Tribunali amministrativi regionali (Lazio o Liguria) con la successiva opposizione per incompetenza territoriale;
in tutti i casi sui quali il Tribunale amministrativo regionale della Toscana si è espresso, relativi a situazioni della provincia di Massa Carrara, è stato riconosciuto il pieno diritto alla scolarizzazione e ad un sostegno fornito da insegnanti specializzati, valutato in ragione delle reali esigenze dell'alunno e non solo dettato dalle motivazioni di bilancio;
anche in alcuni istituti scolastici del Casentino si sono verificati casi in cui

purtroppo si assiste ad una continua riduzione delle ore assegnate ai singoli alunni, provocando una pericolosa inversione di tendenza nell'accettazione scolastica, indebolendo i rapporti tra gli alunni, gli insegnanti e le famiglie; i genitori degli alunni portatori di handicap hanno visto restringere le possibilità di apprendimento e di inserimento offerte ai loro figli;
la sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010 ha sancito l'illegittimità dell'articolo 2, comma 413, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge finanziaria 2008), nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno; la sentenza ha sancito inoltre l'illegittimità dell'articolo 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave, una volta esperiti gli strumenti di tutela previsti dalla normativa vigente;
numerosi pronunciamenti di altri Tribunali amministrativi regionali e del Consiglio di Stato, oltre alle recenti decisioni del Tribunale amministrativo regionale della Toscana, segnano un punto fermo fondamentale, decisamente non modificabile e sicuramente di grande impegno sociale per la tutela degli studenti portatori di handicap;
in conseguenza dei suddetti pronunciamenti, le amministrazioni scolastiche non potranno più giustificare la carenza di sostegno con esigenze di bilancio e non si potranno surrogare al sostegno altre figure che, pur utili, necessarie ed importanti, non possono mai sostituire l'insegnante specializzato -:
quali iniziative concrete il Ministro intenda assumere al fine di approntare tutte le misure, anche extrabilancio, atte a consentire agli alunni tutto il sostegno del quale gli stessi avranno effettivamente bisogno.
(4-07265)

NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si registra una preoccupante situazione di incertezza e di indeterminatezza sulle possibilità di impiego e sulle prospettive professionali dei ricercatori nell'ambito della ricerca universitaria;
i pesanti tagli alle risorse decisi dal Governo in questo settore hanno determinato le difficoltà che oggi stanno suscitando le proteste di molti docenti, ricercatori e studenti delle università italiane;
nell'attuale contesto rischiano di essere penalizzate fortemente le prospettive di carriera dei ricercatori universitari già in servizio e di compromettere la possibilità di molti giovani studenti, con importanti competenze in tutti i campi del sapere, di intraprendere l'attività di ricerca all'interno delle università italiane;
oggi i ricercatori universitari contribuiscono in modo determinante al funzionamento degli atenei svolgendo - oltre alle attività di ricerca - anche attività didattiche senza che tale ruolo sia loro riconosciuto economicamente e professionalmente in modo adeguato -:
se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per dare risposta alle questioni ripetutamente segnalate da ricercatori, docenti e studenti delle Università italiane e per favorire concretamente l'attività di insegnamento e di ricerca in ambito universitario;
quali misure il Ministro intenda porre in essere per garantire adeguate risorse economiche al sistema universitario nazionale al fine di mantenere un alto livello di formazione, nonché un'offerta formativa ed una qualità della ricerca universitaria pubblica competitive con quelle promosse dai più importanti Atenei stranieri.
(4-07271)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI, ZUCCHI, DAL MORO, MARIO PEPE (PD), MARCO CARRA, FIORIO, SANI, TRAPPOLINO, AGOSTINI, CENNI, OLIVERIO e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la legge 29 novembre 2007, n. 222, all'articolo 26-bis (Variazioni culturali) ha apportato modifiche all'articolo 2, comma 33, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, in particolare ha previsto quanto segue:
al terzo periodo: «Le disposizioni di cui al periodo precedente si applicano anche alle comunicazioni finalizzate all'aggiornamento del fascicolo aziendale costituito a norma ...»;
al quarto periodo: «L'Agenzia del territorio, sulla base delle suddette proposte, provvede ad inserire nei propri atti i nuovi redditi relativi agli immobili oggetto delle variazioni culturali.»;

il secondo periodo del suddetto comma 33 prevede che «... la richiesta di contributi agricoli ... deve contenere anche gli elementi per consentire l'aggiornamento del catasto ivi compresi quelli relativi ai fabbricati inclusi nell'azienda agricola e, conseguentemente, risulta sostitutiva per il cittadino della dichiarazione di variazione culturale da rendere al catasto terreni stesso.»;
i fabbricati inclusi nell'azienda agricola non sono soggetti, diversamente dai terreni, a variazioni colturali, pertanto, non hanno nessuna influenza sulla richiesta di contributi agricoli, mentre per quanto riguarda il catasto non producono alcuna variazione fino a quando restano inclusi nell'azienda agricola;
qualora dette informazioni non siano fornite ovvero siano fornite in modo incompleto o non veritiero, come sottolineato dall'AGEA, con circolare Prot.N.ACIU.2009.389 del 17 marzo 2009, dovrà essere comminata una sanzione amministrativa da euro 1.000 ad euro 2.500;
tale inutile adempimento comporta un aggravio di costi per le imprese agricole e i CAA i quali peraltro, in relazione alle ridotte disponibilità della legge finanziaria per il settore agricolo, si sono visti decurtare il corrispettivo delle prestazioni rese di 10 euro per ogni fascicolo aziendale -:
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda porre in essere per escludere i fabbricati inclusi nell'azienda agricola dalle comunicazioni relative all'aggiornamento del fascicolo aziendale e, conseguentemente, dalla richiesta di contributi agricoli e per non aggravare di inutili adempimenti, peraltro sanzionabili, gli agricoltori in un momento di particolare situazione di crisi e senza una effettiva utilità di quanto richiesto.
(5-02915)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

MELIS e TOUADI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nella notte del 3 marzo 2010 una bambina nigeriana di 13 mesi, Rachel, figlia dell'immigrato Tommy Odiase, è stata prima rifiutata dal pronto soccorso dell'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio con la motivazione che la tessera sanitaria della bambina era scaduta. Intervenuti i Carabinieri, Rachel è stata quindi finalmente ricoverata in pediatria, dove tuttavia non è stata visitata per molte ore, né le è stata somministrata alcuna cura. Nelle prime ore del mattino, la bambina è deceduta;
negli stessi giorni un bimbo albanese di 19 mesi a Premenugo di Settala è morto dopo essere stato portato al pronto soccorso

dell'ospedale Santa Maria delle Stelle di Melzo in preda a una forte crisi febbrile con conati di vomito e qui curato con la prescrizione di una tachipirina (la direzione dell'ospedale avrebbe sostenuto in una nota essere la morte dovuta a un rigurgito);
lungi dall'essere isolati, i due episodi testimoniano una preoccupante carenza di fondo nell'applicazione delle norme vigenti sul diritto alla salute, norme che prevedono l'assistenza medica per tutti, compresi gli stranieri, siano essi in regola o no con il permesso di soggiorno;
il diritto dei minori alla assistenza sanitaria è peraltro espressamente garantito dalla Convenzione ONU per i diritti dell'infanzia, cui l'Italia ha aderito con legge n. 176 del 1991;
peraltro appare allarmante, specie in alcune regioni del Paese, il crearsi di una situazione che fa indebitamente dipendere l'erogazione delle prestazioni mediche dalla regolarità del permesso di soggiorno (come testimonia a contrariis il fatto che talune strutture esibiscano cartelli con sopra scritto «Qui non si chiede il permesso di soggiorno»); così come preoccupano le ricorrenti campagne politiche volte a incoraggiare, se non da parte del personale medico (che in genere si rifiuta di afferirvi) da parte di quello paramedico, la denuncia degli immigrati non regolari che si presentino alle strutture sanitarie -:
tutto ciò considerato, se il Ministro non ritenga di dover fissare, nell'ambito dei princìpi fondamentali di competenza statale, specifiche linee guida onde assicurare su tutto il territorio nazionale in modo certo e uniforme il rispetto del diritto alla salute e quindi l'eliminazione in radice di comportamenti delle strutture e/o del personale medico e ospedaliero suscettibili di dar luogo a discriminazioni ai danni di pazienti stranieri, siano essi comunitari o extracomunitari, escludendo in particolare, per quanto riguarda le cure ai minori accompagnati, la rilevanza di qualunque loro documento, dovendosi ritenere sufficiente l'identificazione dell'accompagnatore con esclusione di alcuna rilevanza della esibizione o meno del permesso di soggiorno.
(3-01077)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PELUFFO e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa risulta che Telecom non è intenzionata alla vendita della rete ma sta valutando l'opportunità di scorporare la manutenzione che sarebbe rilevata da un polo impiantistico in cui dovrebbero confluire Italtel, Sirti, Sielte e Dial Face;
non è ben chiaro se si tratta di esternalizzare la manutenzione con contratti ad hoc o se invece verrà scelto di realizzare una sorta di spin off conferendo al nuovo polo risorse finanziarie e dipendenti;
secondo quanto riportato dalla stampa è intenzione del Governo accelerare sul progetto per cercare di dare ossigeno ad un gruppo di imprese che sono in seria difficoltà;
la provincia di Roma ha attivato dei protocolli d'intesa con altre istituzione al fine di impiegare personale attraverso lavori socialmente utili, volti in particolare a consentire alle pubbliche amministrazioni interessate di avvalersi di personale attualmente in cassa integrazione o mobilità, in possesso di competenze di tipo amministrativo, per far fronte - per periodi definiti - ad incombenze di natura amministrativa e al personale posto in cassa integrazione o in mobilità di continuare a svolgere un'attività lavorativa di indubbia valenza sociale, ottenendo un'integrazione al reddito rispetto a quanto garantito dall'ammortizzatore sociale -:
se risultino corrispondenti al vero le notizie apparse sulla stampa e quali sviluppi

stia avendo la vicenda per aiutare le società in premessa affinché riescano a mantenere i posti di lavoro e se non ritenga opportuno attivare, anche attraverso apposite iniziative normative, dei provvedimenti incentivanti per quegli enti locali che sostengono coloro che sono in cassa integrazione o mobilità attraverso la compartecipazione al progetto.
(5-02912)

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero interrogato, di concerto con le associazioni di categoria, ha varato il calendario della graduale digitalizzazione del segnale televisivo italiano;
il nuovo segnale garantisce una migliore qualità nella ricezione del segnale ed una maggiore offerta di canali televisivi ad un costo per l'utente/cittadino irrisorio quando non del tutto gratuito;
la conversione dal vecchio segnale analogico al nuovo segnale digitale si sta svolgendo, in maniera progressiva, secondo il suddetto calendario e tutta l'Italia passerà al nuovo segnale nel secondo semestre del 2012;
le ultime regioni a transitare al nuovo segnale saranno la Sicilia e la Calabria;
sono già molto numerose le iniziative e le richieste da parte di singoli utenti, associazioni e blogger che chiedono di cancellare questa evidente disparità di trattamento e di anticipare al 2011 il passaggio al digitale per queste due regioni -:
quali iniziative intende adottare il Ministro interrogato affinché il segnale digitale terrestre arrivi in Sicilia ed in Calabria nel 2011 anziché nel 2012.
(4-07249)

TESTO AGGIORNATO AL 25 MAGGIO 2010

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Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Di Giuseppe e altri n. 1-00367, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Borghesi, Evangelisti.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Marinello e altri n. 2-00717, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Capodicasa.

Apposizione di firme ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini e altri n. 4-07191, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ciccioli, Girlanda, Barani, Ascierto, Di Biagio, Vignali, De Luca, Ghiglia, Rampelli, Berruti, Tommaso Foti, De Angelis, Mancuso, De Corato, Armosino, Marsilio, Carlucci, Renato Farina, Holzmann.Contestualmente, su richiesta del presentatore, il deputato Ciccioli, ne diventa il terzo firmatario.