XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 27 maggio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La VI Commissione,
premesso che:
è in corso il recepimento nell'ordinamento italiano della direttiva 2008/48/CE, relativa ai contratti di credito ai consumatori;
la Commissione Finanze ha recentemente concluso un'ampia indagine conoscitiva sul credito al consumo, approvando all'unanimità un documento conclusivo nel quale si evidenziano una serie di elementi di criticità che affliggono il settore, e si avanzano una serie di articolate e puntuali proposte, volte soprattutto a migliorare il livello di tutela dei diritti dei consumatori;
l'attuazione della direttiva 2008/48/CE costituisce uno snodo fondamentale per affrontare le predette problematiche, al fine di eliminare le lacune dell'attuale quadro normativo e di vigilanza,

impegna il Governo:

a tenere adeguatamente conto, nel quadro del recepimento della direttiva 2008/48/CE, delle conclusioni dell'indagine conoscitiva sul credito al consumo svolta dalla Commissione Finanze, in particolare per quanto riguarda le seguenti esigenze:
fare in modo che tutti gli interventi normativi sulla disciplina del credito al consumo siano prioritariamente orientati a rafforzare gli strumenti di tutela dei consumatori, in particolare migliorando il livello di trasparenza sulle condizioni contrattuali e sugli elementi di costo;
introdurre norme specifiche relative all'operatività dei sistemi di informazione creditizia, in particolare prevedendo che il consumatore sia informato esplicitamente delle conseguenze, rispetto all'accesso al credito, di eventuali segnalazioni negative a suo carico inserite nei predetti sistemi, e che tali segnalazioni negative, prima di essere inserite nei predetti sistemi, siano previamente comunicate al consumatore interessato, consentendo a quest'ultimo di avanzare, entro un determinato termine, eccezioni rispetto alle segnalazioni effettuate, al fine di evitarne l'inserimento nei sistemi di informazione creditizia;
fare in modo che la necessaria revisione del quadro normativo e di vigilanza applicabile agli intermediari finanziari operanti nel credito al consumo, con particolare riferimento agli intermediari finanziari iscritti negli elenchi di cui agli attuali articoli 106 e 107 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, sia condotta in termini tali da evitare di precludere ad una vasta fascia di consumatori l'accesso al credito legale, con il rischio di ampliare in tal modo gli spazi del credito usurario, mantenendo inoltre fermi gli obblighi previsti per tali soggetti dalla normativa vigente in materia di contrasto al riciclaggio;
fare in modo che la revisione delle modalità di vigilanza sui mediatori creditizi e sugli agenti in attività finanziaria introduca più effettive forme di controllo su tali soggetti, anche esercitate dai rispettivi organismi di autoregolamentazione, non limitandosi a prevedere controlli di natura meramente formale;
introdurre una disciplina specifica che definisca in termini puntuali le caratteristiche del microcredito, coniugando la necessità di favorire la nascita di un ulteriore canale di accesso al credito con quella di assicurare comunque la trasparenza del settore ed un adeguato sistema di vigilanza su di esso.
(7-00340) «Pagano».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
risulta da ampie notizie di stampa che le catene di supermercati COOP e CONAD avrebbero deciso di escludere dalla vendita molte merci prodotte in Israele, soprattutto di carattere agroalimentare, in aree da molti anni oggetto di colonizzazione israeliana, sostenendo che la non specificazione di particolari provenienze sulle etichette dei prodotti potrebbe non dare ai consumatori tutte le «tracciabilità» necessarie;
tale scelta si basa invece, a giudizio dell'interrogante, su un pregiudizio ideologico verso lo stato di Israele, uno stato da sempre amico del nostro Paese, nonché l'unica vera democrazia esistente in medio oriente;
questi atteggiamenti ricordano in modo grave ed inquietante il boicottaggio dei negozi ebraici posto in atto da alcune dittature negli anni 30 in Europa, ricordando la formula del «Qui si vendono solo prodotti ariani»;
non risulta che le stesse catene distributive abbiano usato lo stesso criterio per altre nazioni che a loro volta hanno occupato enormi territori, come ad esempio avvenuto per la Cina comunista nei confronti del Tibet: sui prodotti cinesi - in vendita in larga quantità negli stessi negozi - nulla è indicato circa l'area di provenienza e quindi manca una seria «tracciabilità» dei prodotti -:
se il Governo sia informato di quanto riportato in premessa e intenda fornire ulteriori elementi in merito;
se non ritenga il Governo opportuno - pur nel rispetto della libertà di impresa - prendere pubblicamente posizione in ordine a tale scelta, che fra l'altro penalizza gravemente gli stessi consumatori italiani;
se non ritenga il Governo di ravvisare in quanto esposto una violazione di norme contro le discriminazioni razziali e religiose previste dal nostro ordinamento.
(4-07398)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta un articolo di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, pubblicato su L'Espresso di venerdì 21 maggio 2010, le Arpa, le 21 agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, sono per lo più menzionate per i numerosi vizi piuttosto che per le loro virtù: lottizzate dai governatori, lobbizzate dagli imprenditori, o semplicemente coinvolte in casi di corruzione, dimenticano spesso il loro mandato di tutela della qualità dell'aria e dell'acqua;
tra le cause più evidenti si segnala, innanzitutto, la prossimità fra politici e controllori, come dimostra ad avviso degli interroganti l'ultima inchiesta sul conto di uno dei coordinatori del Popolo della libertà, che secondo la procura di Roma, assieme all'imprenditore Flavio Carboni, avrebbe fatto pressioni nei confronti del governatore Ugo Cappellacci affinché affidasse il posto di comando dell'Arpa sarda a Ignazio Farris. La motivazione: con Farris il «comitato d'affari» avrebbe avuto un proprio uomo in un posto chiave per sbloccare le pratiche del business eolico;

l'intreccio, tuttavia, riguarda tutto il Paese. In Lombardia, Anna Gerometta, presidente Genitori Antismog, ha avuto modo di dire che: «Se l'Arpa lombarda deve produrre monitoraggi accurati degli inquinanti dell'aria, verificando l'efficacia delle politiche ambientali regionali, ma poi è la Regione a nominare il cda dell'Arpa, che garanzia d'indipendenza può avere un controllore completamente nelle mani del suo controllato? Il timore di dati addomesticati non può non sorgere». La polemica nasce dai numeri di una commissione di ricerca dell'Unione europea, il Jrc, che dal 2006 ha affiancato i numeri dell'Arpa sulla qualità dell'aria con i propri dai quali emerge che l'Arpa aveva sottostimato i dati;
nel Molise, nel novembre 2009, un funzionario dell'Arpa Molise ha tenuto una relazione pubblica in cui non vengono affrontati i rischi dell'energia atomica, dalla sicurezza fino allo smaltimento delle scorie, nonostante voci di un possibile reattore nella vicina Termoli;
l'Arpa viene anche utilizzata quale «ufficio di collocamento» e si cita il caso, su cui sono state anche aperte delle inchieste, dell'Arpac, l'agenzia campana (in un computer viene ritrovato l'elenco con 665 nomi di personale da assumere);
un altro capitolo riguarda i conflitti d'interesse con il privato: in Liguria, le pagine dei giornali delle ultime settimane sono state dominate dall'inchiesta sull'Arpal condotta dal pubblico ministero Paola Calleri, che al momento vede indagate otto persone: quattro dirigenti dell'agenzia e quattro imprenditori di due aziende (una genovese e una triestina), con accuse che vanno dal falso all'abuso d'ufficio, dalla corruzione alla turbativa d'asta. Stando alle ipotesi accusatorie, infatti, i dirigenti Arpal avrebbero falsato i controlli anti-inquinamento per favorire enti o imprese, e inoltre avrebbero assegnato senza gara, o con appalti pilotati, forniture di beni e servizi necessari all'Agenzia. Spiega Lucia Venturi della segreteria nazionale Legambiente: «le Arpa offrono a privati e imprese una vasta gamma di prodotti, come analisi chimiche e valutazioni tecniche. Poi magari il loro mandato di guardiani dell'ambiente gli impone di controllare il giorno dopo quelli che un giorno prima erano loro clienti»;
ai problemi endemici del sistema si vanno ad aggiungere quelli classici della mala gestione pubblica: corruzione, sprechi e «parentopoli». Il caso parmigiano: una cricca di otto persone per due anni è stata l'incubo di molti imprenditori di Parma e provincia. Il loro metodo era elementare ma efficace: tre funzionari dell'Arpa controllavano le aziende e al termine arrivava sempre un verdetto negativo che poteva essere semplicemente ribaltato grazie a qualche consulente compiacente e un finanziere: mazzette tra i tre e i dieci mila euro, a seconda delle irregolarità, per non avere problemi;
altro caso la procura padovana sta portando avanti un'indagine su una storia di appalti pilotati dai vertici dell'agenzia ambientale. Il direttore generale Andrea Drago, questa l'ipotesi al vaglio dei pubblici ministeri, avrebbe forzato la normativa sugli appalti per la costruzione della nuova sede dell'Arpav, un affare da 30 milioni di euro. Drago avrebbe inspiegabilmente ignorato le indicazioni di una commissione ad hoc, che aveva individuato un palazzo pronto all'uso, per privilegiare una trattativa privata con un'azienda che di pronto aveva solo i terreni su cui costruire (da zero) gli uffici. La Procura ha già contestato l'accusa di falso e peculato a Drago e tre altri dirigenti che avrebbero permesso ai propri dipendenti di raddoppiare lo stipendio, dispensando gettoni di presenza per il lavoro in varie commissioni: soldi cui, in quanto lavoratori interni, non avrebbero avuto diritto;
a Bari, invece, la tutela ambientale è affare di famiglia. Nel 2009 l'allora direttore amministrativo, Marco De Nicolò, ha presieduto la commissione di un concorso per nuove assunzioni all'Arpa pugliese: a vincerlo furono due sue parenti. Scoperto, il dirigente è stato costretto alle dimissioni,

ma le vincitrici continuano a timbrare il cartellino;
un'altra falla del sistema è rappresentata dalla carenza di fondi stanziati dalle regioni, soprattutto se si pensa che il grosso dei bilanci delle Arpa si poggia sui trasferimenti regionali (80-90 per cento delle entrate). Nel Lazio, ad esempio, ci sono solo 550 dipendenti a fronte di un organico necessario di 775 persone. In Lombardia, nota Sala, «abbiamo tante centraline anti-smog e poche persone che le controllano. E inevitabile che la qualità delle rilevazioni ne risenta»;
il prefetto Vincenzo Grimaldi, commissario dell'Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, testimonia: «Questo approccio ha generato una situazione a macchia di leopardo: siccome i fondi arrivano prevalentemente dalle singole Regioni, ci sono Arpa che hanno i mezzi e a che non li hanno. Ciò significa che al cittadino non viene offerto un livello comune di direzione ambientale. E là dove il livello di protezione ambientale è più basso, ci sono imprese che possono essere favorite». La denuncia di Grimaldi mette nel mirino la stessa Ispra: «Noi non imo alcun potere di controllo, le singole Arpa sono autonome. Possiamo solo coordinarle tramite delle linee guida, che però non sono vincolanti». «La perenne riorganizzazione dell'Ispra, aggiunge Sonia Cantoni, direttrice dell'Arpa Toscana e presidente di AssoArpa, «ha fatto sì che il di coordinamento del sistema si sia andato indebolendo. Il modo per creare un sistema omogeneo ci sarebbe, è il vecchio "consiglio federale" che riunisce l'Ispra e tutte le Arpa: lì, se approvano una regola, vale per tutti» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;
se, a fronte di tutti i casi riportati, i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, e quali, che assicurino un controllo efficace e indipendente da parte delle Arpa regionali, esteso a tutto il territorio secondo parametri e criteri uniformi;
se e quali risorse siano a tal fine destinate.
(4-07405)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
da notizie riferite dalla stampa, e segnatamente da quanto riferito dal sito on line del quotidiano Terra risulta che ben sei cliniche «San Raffaele» facenti capo al gruppo Tosinvest Sanità sono state poste sotto «sequestro conservativo ante causam» per disposizione della Corte dei conti;
sempre da quanto riferito dal sopra citato sito, i magistrati contabili intendono in questo modo cautelare le casse del servizio sanitario regionale e, in particolare, quelle della Asl Rm H dei Castelli Romani, da possibili danni erariali, stimati in circa 134 milioni di euro; danni che dovranno essere accertati anche nel procedimento penale aperto dalla procura di Velletri nei confronti dell'operato dei dirigenti della clinica San Raffaele di quella città, di ispettori e funzionari che, secondo i magistrati, avrebbero eseguito ricoveri finti per finte riabilitazioni;
le cliniche San Raffaele che sarebbero state poste sotto sequestro sono quelle di Velletri, di Roma (in via della Pisana e al Portuense), di Cassino e di Sulmona;
ai dirigenti Tosinvest vengono contestate accuse pesantissime: al San Raffaele di Velletri, 8 ricoveri su 10 sarebbero apparsi al magistrato orientati a finte riabilitazioni: nessuno controllava né denunciava quanto accadeva anche quando nella clinica sarebbero stati riscontrati casi di Tbc. Era sufficiente, si legge nell'ordinanza di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari Roberto Nespeca, «spendere il nome degli Angelucci

per superare ostacoli burocratici e accaparrarsi la benevola compiacenza degli ispettori»;
a Velletri, secondo l'accusa, con la complicità di alcuni medici di base, si sarebbero eseguiti finti ricoveri. Un ispettore della Asl Rm H, il 18 giugno 2007, risulta aver confidato a un collega: «L'80 per cento dei ricoveri di riabilitazione al San Raffaele? Patologie finte»;
successivamente, arrivata la nuova normativa (riabilitazione solo dopo il ricovero): «Aooh», avrebbe ghignato un ispettore, «ho impegnative del San Raffaele che fanno ridere... Il medico scrive: «Si richiede ricovero in day hospital»; negli atti degli inquirenti, risulterebbero anche le affermazioni di un dirigente della Rm H su soldi e appartamenti per alti funzionari della Regione -:
di quali elementi dispongano in ordine a quanto riportato in premessa e se non si intendano assumere iniziative, anche in considerazione del commissariamento in atto per il rientro dai disavanzi sanitari della regione Lazio, al fine di fare piena luce sulla vicenda, che ha comportato un notevole sperpero di risorse pubbliche, ed evitare che si producano ulteriori conseguenze pregiudizievoli per il futuro;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario ed opportuno in collaborazione con le regioni, di istituire un'anagrafe patrimoniale pubblica degli ispettori;
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il commissario ad acta in relazione a quanto sopra riportato.
(4-07406)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Autorità di bacino del fiume Tevere, con delibera n. 85 del 29 ottobre 1999, ha approvato il piano straordinario diretto a rimuovere le situazioni a rischio molto elevato ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 11 giugno 1998 n. 180;
nel piano era ricompreso anche il comune di S. Anatolia di Narco, ed in particolare la zona per insediamenti produttivi di località Renare, classificata come R4 (zona ad elevato rischio idraulico conseguente ai potenziali fenomeni di esondazione del Fosso delle Scentelle);
a seguito della firma dell'accordo di programma quadro in materia di difesa del suolo tra la giunta regionale dell'Umbria ed il Governo, la regione comunicava in data 18 dicembre 2001 la concessione di un contributo di 3 miliardi di lire;
i lavori sono stati regolarmente eseguiti dal Comune e collaudati in data 18 marzo 2006. A seguito di economie sul ribasso d'asta, sono stati eseguiti ulteriori lavori di completamento, per i quali è stato emesso il certificato di regolare esecuzione in data 3 febbraio 2009;
la provincia di Perugia, in data 29 ottobre 2009, ha espresso parere favorevole ai fini idraulici ai sensi dell'articolo 43, comma 5, delle norme del Piano di assetto idrogeologico (P.A.I.) per la ridefinizione della zona perimetrata dal P.A.I. a rischio idraulico R4;
la regione Umbria, nel mese di aprile 2010, ha trasmesso all'autorità di bacino del fiume Tevere la nuova perimetrazione con i relativi pareri, a seguito dei lavori di messa in sicurezza;
gli uffici dell'Autorità di bacino non possono esprimere il parere vincolante di propria competenza in quanto il comitato tecnico dell'Autorità non è stato ancora nominato;

la zona per insediamenti produttivi di località Renare è in pratica bloccata dal 1999, per l'impossibilità, in questi anni, di insediamento di nuove attività e di ampliamento di quelle già esistenti -:
se non si ritenga di nominare e insediare quanto prima il comitato tecnico dell'Autorità di bacino del fiume Tevere, anche in considerazione dell'importanza strategica che questo organismo riveste a livello nazionale.
(5-02963)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel dossier Mare Monstrum 2009 si può leggere di una Basilicata al quartultimo posto nella classifica delle regioni italiane per capacità di servizi di depurazione e fognatura. Solo il 74 per cento del territorio regionale è coperto da una rete di depurazione e una parte di quel 74 per cento vive sicuramente situazioni problematiche;
a Castronuovo di Sant'Andrea, provincia di Potenza, nel mese di giugno 2009 vi furono numerose segnalazioni di cittadini che lamentavano un «odore nauseabondo e persistente» nelle vicinanze del centro abitato, precisamente alla confluenza tra il fosso della Manca e il fosso di Castronuovo;
nell'esposto del 19 giugno 2009 in merito a «Scarichi inquinanti e eventuali inadempienze degli organismi preposti alla vigilanza e al controllo», sottoscritto dal presidente del Comitato per l'emergenza democratica, dottoressa Vincenza Berardone, si legge che «il sottoscritto Comitato per l'Emergenza Democratica [...] ha disposto, a proprie spese, alcune analisi di campioni prelevati dalle acque di scarico dei suddetti corsi d'acqua». Il contenuto dell'esposto: «In seguito al sopralluogo effettuato dai sottoscritti, si è evidenziato come, nel suddetto corso d'acqua, vengano riversati, tramite condotta, i reflui provenienti, presumibilmente, dalla rete fognaria municipale. I risultati delle analisi suddette avvalorano la tesi che l'origine dei reflui sia di natura fognaria. Tale situazione, soprattutto nell'ipotesi di eccessive emissioni o precipitazioni atmosferiche, possono produrre il verificarsi di episodi di dispersione delle acque reflue con conseguenti gravi pericoli per l'igiene e la salute pubblica. Detta situazione è ancor più allarmante se si osservano le foto dell'allegato B; da esse si evince che le acque reflue corrono nell'alveo del corso d'acqua denominato fosso di Castronuovo, non impermeabilizzato, collettore di raccolta delle acque di gran parte del territorio comunale (affluente del torrente Serrapotamo), il cui contenuto quindi rientra con tutta probabilità nel ciclo di irrigazione degli orti posti a valle. Quel che più stupisce, inoltre, è che a detta dei cittadini questa situazione si trascina da tempo senza che, per quanto è dato sapere, le competenti autorità (ad esempio l'ARPA, agenzia regionale protezione ambientale) siano intervenute per porvi rimedio»;
le richieste contenute nell'esposto del comitato - inoltrate al comune di Castronuovo, al comando carabinieri tutela per l'ambiente, all'Acquedotto Lucano Spa, all'azienda sanitaria locale di Potenza, all'Ente parco nazionale del pollino C.T.A. e all'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Basilicata - si traducevano nell'accertamento, da parte di ognuno di tali enti e nell'ambito delle competenze di ciascuno, di eventuali illeciti amministrativi e/o penali e delle relative responsabilità, per mezzo dello svolgimento di indagini;
all'esposto è seguita unicamente una nota informativa dell'unità operativa di igiene e sanità pubblica dell'Asl di Potenza, a firma del dottor Furiati Francesco, del 29 giugno 2009 - indirizzata alla procura della Repubblica, al responsabile dell'Acquedotto Lucano, al presidente Autorità d'ambito territoriale ottimale di Basilicata, al Sindaco del Comune di Castronuovo S.A., all'ARPAB, all'amministrazione

provinciale di Potenza e, per conoscenza, alla dottoressa Berardone Vincenza - in cui si confermava, in seguito a sopralluogo igienico-sanitario congiuntamente al Responsabile dell'U.T.C. del comune di Castronuovo S.A. Sig. Lopez Claudio e dell'agente di polizia municipale Sig. Arbia Aldo ed al tecnico della prevenzione Sig. De Pierro Rocco, la «presenza di uno scarico fognario a cielo aperto proveniente dal collettore fognario dei reflui urbani del Comune di Castronuovo S.A. I suddetti reflui scaricano direttamente nel fosso Castronuovo in C/da Camminarea, senza preventivo trattamento. Si apprezzano esalazioni moleste in tutta l'area.» Inoltre, si invitava l'ARPAB di Potenza ad «effettuare un campionamento urgente dei suddetti scarichi e a trasmetterne l'esito all'Ufficio scrivente», oltre a richiedere all'ente gestore della rete di «assicurare con urgenza il convogliamento degli scarichi e il rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 152 del 2006 - parte III. Tanto a tutela della pubblica salute e dell'igiene ambiente»;
in una video-intervista di Maurizio Bolognetti su Radio Radicale, del 23 maggio 2010 (http://www.radioradicale.it/scheda/304392/alla-ricerca-della-fogna-perduta), direttamente da Catronuovo Sant'Andrea, ad alcuni membri del Comitato per l'emergenza democratica - Paolo Pesce, Andrea Porfidio, Alessandro Di Sario, Pino Di Sario - e al presidente della Proloco Castronuovo Sant'Andrea, Romeo Graziano, emergono, oltre ai dettagli già individuati nei documenti, le seguenti rilevanti questioni:
a) ad oggi, a distanza di un anno dalla denuncia, sono pervenute alcune risposte, tuttavia «parziali e attendiste», solo di conferma delle analisi e dei dati già registrati (risposta di Asl, Arpab, Noe). Purtroppo tali risposte non hanno portato alla risoluzione del problema. L'acquedotto Lucano ha risposto di avere ereditato il problema dalla gestione precedente e di non avere le risorse necessarie, in termini economici, per avanzare qualche soluzione;
b) la condotta fognaria in questione può essere inserita tra le «opere incompiute»: era stato concepito un collettore generale a Senise, per le fogne dei comuni circostanti. Tuttavia, a quel collettore non sono state montate le tubature necessarie per collegare i vari paesi;
c) si tratta di un problema più ampio che non coinvolge solo Castronuovo S.A. ma tutti i comuni del comprensorio e per tale motivo necessita di una soluzione generale e organica (problema del collettamento delle acque reflue);
d) il fosso in questione è stato inserito nella legge Galasso, che sottopone tali aree a vincolo paesaggistico;
e) l'acqua inquinata confluisce nella diga di Monte Cotugno (Senise), utilizzata per scopi irrigui e per scopi potabili. Si ricorda che sulla diga è stata aperta un'indagine del Corpo forestale dello Stato, causa inquinamento delle acque;
f) Paolo Pesce, anche dottore in scienze forestali, ha espresso la sua preoccupazione per gli scarichi di queste acque direttamente nei campi coltivati;
g) si tratta di una situazione disagevole e dannosa per la salute pubblica e per il paesaggio: la fogna di Castronuovo Sant'Andrea, come altre reti fognarie, continua a scaricare a cielo aperto -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e di quale ne sia l'evoluzione o se intendano acquisire informazioni in proposito.
(5-02971)

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 20 febbraio 2009, a Nairobi in Kenya, più di 140 Paesi del consiglio direttivo del programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) hanno raggiunto un

accordo storico per mettere al bando una sostanza altamente inquinante e neurotossica, il mercurio metallico;
si tratta di un accordo storico, raggiunto dopo sette anni di sforzi diplomatici, che consentirà di sviluppare nuove strategie per tutelare la salute di milioni di persone, soprattutto dei bimbi ancora non nati e dei neonati, che sono più suscettibili ai danni prodotti da questa tossina;
il primo incontro per questi negoziati si terrà dal 6 all'11 giugno 2010 a Stoccolma;
in Italia sono ancora in uso le otturazioni dentali in amalgama, contenenti una percentuale del 50 per cento di mercurio metallico, sebbene vietate per i bambini sotto ai sei anni, per i nefropatici e per le donne in gravidanza;
il mercurio dentale rappresenta di gran lunga la più grande fonte di inquinamento da mercurio delle acque reflue e una crescente fonte di inquinamento atmosferico;
è noto, infatti, che le otturazioni in amalgama rilasciano costantemente vapori di mercurio e ioni di metalli, compreso il mercurio, che raggiungono il flusso delle acque attraverso i liquidi biologici umani e contaminano l'ambiente entrando anche nella catena alimentare;
la maggior parte degli studi dentistici, peraltro, non è dotata di separatori specifici per l'amalgama, strumenti progettati proprio per prevenire la contaminazione ambientale derivante dagli scarti dell'amalgama;
la cremazione di portatori di amalgame rappresenta un fattore di rischio molto elevato per la contaminazione atmosferica da mercurio dell'ambiente al punto che nel Regno Unito esistono strette limitazioni al riguardo;
uno studio dell'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA) ha calcolato nel 2004 che si trova più mercurio nella bocca degli esseri umani che in tutti i prodotti insieme presenti negli Stati Uniti;
l'amalgama dentale, dunque, è considerato un prodotto altamente pericoloso per l'ambiente e anche un rifiuto speciale solo quando è fuori dalla bocca del paziente, anche se numerosissimi studi suggeriscono gravi effetti per la salute, mettendo in correlazione l'uso di questo materiale con l'insorgenza di malattie neurologiche, autoimmunitarie e con la sensibilizzazione ad agenti chimici;
esistono sul mercato numerose alternative sicuramente meno tossiche, più biocompatibili ed esteticamente efficienti, per garantire un corretto trattamento odontoiatrico delle carie, cioè compositi e ceramiche;
la Svezia, la Norvegia e la Danimarca hanno già vietato l'uso delle otturazioni dentali al mercurio sulla base di serie preoccupazioni per l'ambiente -:
se il Ministro interrogato farà proprie queste preoccupazioni ai negoziati di Stoccolma, promuovendo una messa al bando anche del mercurio odontoiatrico senza riserve.
(4-07377)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riporta il Corriere della Sera di martedì 25 maggio 2010, i lavori in corso, e quasi ultimati, per il restauro del Teatro Grande di Pompei, invaso da betoniere, bob kart, ruspe, cavi, levigatrici e altro, avrebbero gravemente compromesso l'edificio;

gli scavi di Pompei, dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità, restano una delle testimonianze più importanti della nostra civiltà: 440 mila metri quadrati di antiche vestigia della città riscoperta dai romani per la sua bellezza. Nel 2008, il Governo ha deciso di commissariare gli scavi di Pompei per l'emergenza incuria e degrado;
a lavori quasi finiti, l'Osservatorio del patrimonio culturale è entrato in azione con una lettera al Ministro interrogato, per denunciare «l'evidenza della gravità degli interventi»;
scrive Antonio Irlando, responsabile dell'Osservatorio: «La gravità è facilmente e banalmente dimostrabile, in particolare della cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura». Sarebbe sufficiente una visita all'edificio per rendersi conto delle alterazioni provocate;
Marcello Fiori, il commissario straordinario di Pompei, spiega: «Quello è un progetto redatto dal precedente soprintendente Pietro Giovanni Guzzo e approvato dalla direzione generale del Ministero per l'Archeologia, dal segretario generale, dal capo gabinetto del Ministero, dal capo gabinetto della regione Campania. Nel teatro così restaurato suonerà il 10 giugno il maestro Riccardo Muti». Marcello Fiori, già dirigente in aspettativa dell'Acea ed ex braccio destro di Guido Bertolaso alla Protezione civile, è arrivato quindici mesi fa a Pompei. È stato lui l'uomo che ha controllato tutti i lavori del G8 all'Aquila, oltre ad aver fatto il commissario straordinario del termovalorizzatore di Acerra. Adesso Fiori è diventato un dirigente del Ministero per i beni e le attività culturali, grazie ad un decreto per le emergenze utilizzato dal Ministro interrogato, e sta gestendo i fondi per il ripristino di Pompei, circa 110 milioni di euro, più o meno, per decine di cantieri aperti in mezzo agli scavi;
i dirigenti sindacali hanno provato a chiedere da chi e come fossero gestiti questi cantieri, senza successo. Gianfranco Cerasoli della Uil ha inutilmente inviato lettere e lettere al commissario Fiori per avere dati sull'elenco dei lavori, delle forniture, delle consulenze, dei servizi, contestando i ribassi delle gare per l'aggiudicamento dei lavori, che per le rovine di Pompei sono arrivati anche al 40 per cento. «Non spetta a Cerasoli farmi queste domande», ha così risposto il commissario Fiori. La risposta di Cerasoli: «Fiori è semplicemente obbligato contrattualmente a dare le risposte nella logica della trasparenza». Fiori si è dichiarato «comunque disponibile a far vedere quello che serve, l'elenco di tutti i lavori e di tutte le procedure adottate»;
alla fine di febbraio 2010 è stato lo stesso direttore degli scavi di Pompei, Antonio Varone, a scrivere una lettera al commissario Fiori, in cui segnalava «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versano in condizioni di degrado statico». Varone inoltre si preoccupava «per l'incolumità del pubblico, di provvedere alle identificazioni di murature ad immediato pericolo di dissesto statico»;
tuttavia, tali problemi statici esistono ancora;
in compenso ora le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe, pullulano di allegri cartelli colorati «friendly Pompei», a segnalare un percorso di visita agli scavi realizzato con colate di cemento lungo la strada archeologica: adesso non si vedono più le lastre antiche, solo i grandi cartelloni che segnalano la possibilità di visitare i meravigliosi cantieri della Casa dei Casti Amanti, sistemati con bob kart e betoniere, a dispetto della promessa di fare soltanto scavi a mano -:
per quali ragioni si sia proceduto ad una costruzione ex novo, come risulta evidente, piuttosto che al solo restauro dell'edificio, quale dovesse essere l'obiettivo dei lavori;
se sia vero, e per quali ragioni, che vi siano stati ribassi delle gare per l'aggiudicazione dei lavori;

quali siano stati i criteri adottati nel ripristino dei disastrati scavi di Pompei, considerato che le questioni più rilevanti sollevate a fine febbraio 2010 da Antonio Varone non risultano tuttora prese in considerazione;
quali siano le azioni immediate per porre rimedio alla situazione, provvedendo innanzitutto al restauro degli edifici che versano in stato di degrado.
(4-07376)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

MAZZARELLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 17, comma 82, della legge n. 127 del 1997 aveva abrogato le norme di inquadramento dei segretari comunali nella IX qualifica funzionale;
l'abrogazione delle norme era stata giustificata dal fatto che la carriera dei segretari comunali era stata da sempre equiparata alla carriera degli impiegati civili dello Stato appartenenti ai ruoli di gruppo «A» di cui al R.D. n. 2395 del 1923, confluito nei ruoli della carriera direttiva ordinaria disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 16 del 1956 (articoli 12, 72, 73) e di seguito nei ruoli della carriera direttiva disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 (articoli 1 e 153 ) e confluito nei ruoli e nelle qualifiche dirigenziali della carriera direttiva dei dirigenti dello Stato disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 (articoli 1, 51, 60, 61, 62 e 76);
dopo l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 l'equiparazione tra la carriera dei segretari comunali e quella dei dirigenti dello Stato era stata prevista:
dall'articolo 25 e nella tabella «D» allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 749 del 1972 e confermata nel tempo dalla legge n. 112 del 1977;
dall'articolo 11 e 11-bis della legge n. 432 del 198;
dal decreto-legge n. 2 del 1985 convertito dalla legge n. 72 del 1985;
dall'articolo 7, comma 2, della legge n. 145 del 2002;
con la soppressione delle norme che avevano inquadrato nella IX qualifica funzionale i segretari comunali e la conseguente restituzione degli stessi (segretari comunali) ai ruoli dirigenziali di legittima appartenenza, sarebbe stato logico aspettarsi un adeguamento alla normativa anche da parte di tutte le amministrazioni dello Stato, atteso che, l'inquadramento dei segretari comunali e dei dirigenti della carriera direttiva ordinaria nella IX qualifica funzionale, si era realizzata contravvenendo alle previsioni di cui agli articoli 1 e 5 della legge n. 312 del 1980 e quelle di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 44 del 1990, dove si prevedeva che dall'inquadramento nelle qualifiche dovesse restare escluso sia il personale appartenente alle «categorie dirigenziali», che il personale dei «ruoli ad esaurimento» personale quest'ultimo (ruolo ad esaurimento) che apparteneva ad una carriera inferiore a quella dei dirigenti come precisato:
all'articolo 60 ultimo comma del decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972;
all'articolo 57 del decreto del Presidente della Repubblica n. 16 del 1956;
all'articolo 198 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957;
all'articolo 33 del decreto legislativo n. 105 del 1990;
pertanto il legislatore avendo escluso dall'inquadramento nella IX qualifica funzionale il personale dei «ruoli ad esaurimento» intendeva ovviamente escludere

dallo stesso inquadramento (nella IX qualifica funzionale) il personale delle carriere direttive ordinarie -:
se, per le parti di propria competenza, il Governo intenda assumere iniziative tese ad eliminare una situazione divenuta oramai insostenibile dal momento che i dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze assunti nei ruoli della carriera direttiva disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 748 del 1972 ( alla quale risultava equiparata la carriera dei segretari comunali) risultino attualmente inquadrati nella IX qualifica funzionale divenuta area C3 attualmente individuata nella III area f 4 f 5;
se non intendano a tal proposito riconsiderare la posizione del suddetto personale nel rispetto dei principi dettati dagli articoli 36 e 41 della Costituzione articoli nei quali è prevista la tutela e la dignità dei lavoratori e nell'attribuzioni delle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle della categoria superiore che abbia successivamente acquisito.
(4-07381)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sui quotidiani e le diverse altri fonti di stampa in questi giorni, a commento della situazione e dell'imminente manovra economica, sono apparsi numerosi articoli dai quali traspare che in Lombardia verrebbero evasi il 13 per cento dei tributi mentre tale percentuali salirebbe all'85 per cento in Calabria -:
se il Ministro non ritenga di dover fornire chiarimenti circa la presunta violazione dei tributi a livello di aree regionali e - ove siano confermate queste forti diversità - quali siano i tributi interessati e quali iniziative abbia messo in opera per ridurre l'evasione con particolare riferimento alle aree più colpite;
se si ritenga che il numero delle verifiche effettuate in aree di bassa evasione rispetto ad aree di presunta evasione diffusa sia proporzionalmente congruo e perché non si proceda ad iniziative di carattere straordinario per giungere ad una maggiore uniformità territoriale nel pagamento delle imposte, anche trasferendo contingenti importanti di dipendenti dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, al fine di permettere maggiori e più diffusi ed equi controlli.
(4-07385)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
reiteratamente sulle fonti di stampa si accenna alla presenza in Italia di oltre 600.000 «auto blu» rispetto a numeri molto minori in uso negli altri Paesi europei o americani;
questa somma appare francamente poco credibile ed inserisce forse nel computo veicoli che obbiettivamente nulla hanno a che vedere con il concetto di «auto blu» (ovvero vetture messe a disposizione di eletti e/o cariche pubbliche) quali ambulanze, mezzi militari e/o veicoli destinati per compiti di istituto delle forze dell'ordine e altri -:
se non si ritenga necessario fornire alla pubblica opinione obbiettivi termini di valutazione, ovvero pubblicare al più presto un elenco sommario circa il numero delle auto utilizzate dalle istituzioni rispetto a quelle di servizio disponibili e riservate per usi istituzionali o di scorta per specifiche personalità nei ministeri, enti, principali amministrazioni pubbliche;
ove, come ritiene l'interrogante, i numeri effettivi fossero di gran lunga inferiori a quanto ritenuto dall'opinione pubblica, se non si ritenga necessario avviare una corretta campagna di informazione della pubblica opinione affinché non prevalga - come spesso accade - la demagogia distruttiva e disinformante che spesso si diffonde su questo argomento.
(4-07386)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel bilancio di previsione 2010 il comune di Lecce ha previsto tra le entrate tributarie l'importo di 10 milioni di euro come frutto di attività di accertamento sull'ICI (in particolare dall'attività di riclassamento degli immobili) e la TARSU. Detta previsione di entrata non risulta ancorata al principio contabile della veridicità, atteso che negli ultimi quattro anni, la posta di bilancio ha presentato preoccupanti anomalie: dei 32 milioni di euro messi a consuntivo nelle precedenti annualità, nel 2007 (circa 8 milioni), nel 2008 (13milioni), nel 2009 (11 milioni), sono state iscritte a ruolo somme pari a 14 milioni complessivi e riscossi appena 4,9 milioni di Euro;
nell'ultimo consuntivo approvato riferito all'anno 2009 la situazione debitoria dell'ente è risultata fortemente compromessa, con oneri finanziari per ammortamento prestiti ed il rimborso degli stessi pari a euro 13.883.000 in costante aumento rispetto alle annualità precedenti (nel 2006 erano 7.712.000);
l'approvazione del bilancio preventivo 2010, con la paventata rimodulazione dei BOC con tempi e modalità non chiarite, determinerà ulteriore incremento dell'indebitamento;
il bilancia di previsione risulta incapiente per affrontare i numerosi debiti registrati al 31 dicembre 2009: società partecipate Lupiae servizi e Società SGM (9 milioni di euro), fatture non pagate (11 milioni), pignoramenti presso la tesoreria (4 milioni) oltre a numerosi debiti fuori bilancio per decine di milioni, tra i quali il lodo LEADRI per la tangenziale est ammontante a 14.308.000 euro, il debito riconosciuto alla società ambiente sviluppo ammontante a 4.000.000 di euro, gli oneri derivanti dalla sentenza esecutiva nei confronti dello IACP (Istituto autonomo case popolari) per 3.500.000 euro, solo per citarne alcuni;
dai dati riportati si può stimare uno squilibrio complessivo pari a non meno di 50 milioni di euro. In questo contesto sembrerebbero essere stati violati i postulati del sistema di bilancio a base dell'ordinamento finanziario e contabile. In particolare, in merito ai residui attivi sarebbe stato violato in modo eclatante l'articolo 179 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (TUEL) secondo cui una somma può essere mantenuta in bilancio se si ha una somma certa da riscuotere, un creditore individuato e un titolo valido, oltre ad essere stato violato l'articolo 189 del decreto legislativo 267 del 2000 che prevede che siano mantenute tra i residui esclusivamente le entrate accertate per le quali esiste un titolo giuridico che costituisca l'ente locale creditore della correlata entrata;
nel riaccertamento dei residui attivi inoltre sembrerebbe essere stato così violato l'articolo 228, comma 3, sempre del TUEL e il principio contabile n. 2 elaborato dall'Osservatorio della finanza locale che ai punti 31 e 32, prevede, che i residui di dubbia esigibilità debbano essere stralciati dal conto del bilancio per essere inseriti nel conto del patrimonio tra le immobilizzazioni finanziarie fino al compimento dei termini di prescrizione oppure all'accertamento della definitiva inesigibilità. Anche le sezioni regionali della Corte dei conti raccomandano questa procedura (in particolare si veda la delibera n. 1119/2009 della Corte dei conti Lombardia). Nel caso specifico del comune di Lecce pare che manchino tutti i presupposti per decine di milioni di euro -:
quali iniziative urgenti, il Ministro interrogato, intenda adottare per accertare, alla luce di quanto sopra evidenziato, se il comune di Lecce sia sull'orlo dell'insolvenza e del dissesto finanziario e se non ritenga a tal fine di dover attivare una verifica amministrativa e contabile ad opera della Ragioneria generale dello Stato e della Corte dei conti.
(4-07401)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

LUSSANA e POLLEDRI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Castelfranco, in provincia di Modena, si è verificata una vicenda molto delicata, che vede coinvolta una bambina di solo 6 anni, nella quale sono indagate le assistenti sociali del comune, unitamente ad una psicologa e al referente dell'istituzione per i servizi sociali;
la storia tragica di questa minore è iniziata quando i servizi sociali hanno deciso di sottrarla alle cure della madre, la signora Francesca Famigli, che da oltre un anno lotta, anche pubblicamente, contro i servizi sociali per riavere la propria figlia;
la madre, che nei mesi scorsi aveva riscontrato uno stato di salute non ottimale nella bambina, in particolar modo legato ad arrossamenti e bruciori nelle parti intime, dopo che la stessa aveva dovuto insistere perché le assistenti sociali si facessero carico degli accertamenti approfonditi del caso e dopo che l'avvocato che la assiste aveva verificato come le stesse assistenti non si erano rivolte, come di dovere per la loro carica, al tribunale di Bologna per segnalare anche solo vaghi sospetti relativi alla buona condizione della bimba, oggi affidata alle cure del padre, ha depositato una circostanziata querela;
il procuratore aggiunto del tribunale di Bologna, dottoressa Lucia Musti, ha aperto un fascicolo sulla vicenda e al momento risultano iscritti nel registro degli indagati le assistenti sociali dell'area minori del comune di Castelfranco, la psicologa dei servizi sociali e i responsabili che, parallelamente ai servizi, si occupano del settore sociale;
le indagini riguardano tutti i responsabili dei servizi cui la bambina è affidata, con capi d'accusa importanti come omessa denuncia, abuso d'ufficio, violenza privata, lesioni personali anche se ognuno dovrà rispondere per il ruolo che effettivamente ricopre;
al di là del grave episodio, la vicenda di Francesca Famigli è particolarmente complessa e procede, anche giudizialmente, dal 2004, prendendo origine dalla separazione e dai dissidi tra il padre e la madre della bambina;
va ricordato che la signora Famigli, che può vedere sua figlia solo una volta alla settimana, non è stata mai accusata di violenza o di abusi di nessun genere sulla minore e che, nonostante questo, la bambina le è stata sottratta e attualmente è stata affidata al padre;
sembrerebbe che la situazione della bambina sia molto grave, e dai dati esposti emerge una urgenza di verificare lo stato attuale dell'affidamento e rivedere tramite apposita consulenza tecnica di ufficio del tribunale dei minorenni lo stato di salute psicologica della bambina e la capacità genitoriale della madre, al fine di valutare nei tempi minori possibili l'effettivo reintegro della stessa nell'accudimento della figlia;
quanto riportato impone una riflessione su come spesso gli assistenti sociali, coadiuvati da psicologi e psichiatri, non solo non siano in grado di risolvere i problemi della famiglia, ma contribuiscano a crearli loro stessi con il loro comportamento;
in aggiunta, nella vicenda appare inopportuno l'intervento del sindaco di Castelfranco che, pur dichiarando «di non conoscere nel merito la vicenda», ha espresso solidarietà agli stessi operatori dei servizi sociali, dimenticando il suo ruolo istituzionale e il coinvolgimento di un minore che, in quanto soggetto più debole, ha il compito di difendere e tutelare visto il suo ruolo istituzionale;

ad avviso degli interroganti, il dolore e il danno morale causato ai genitori e ai bambini è irreparabile;
come confermato da molti casi di cronaca, le citate strutture appaiono assolutamente lontane dai bisogni della gente e vadano riformate;
è drammaticamente alto il numero dei bambini sottratti alle famiglie, oggi quasi 35 mila in Italia, anche se il numero non è definitivo -:
se i Ministri siano a conoscenza del fatto descritto in premessa;
se intendono assumere iniziative normative al fine di evitare che i minori possano essere sottratti alle famiglie tramite decisioni adottate sulla base di perizie scritte da psicologi, assistenti e psichiatri che valutino l'operato dei genitori in modo del tutto unilaterale, secondo opinioni che spesso sembrano completamente destituite di ogni fondamento e determinate da puro arbitrio.
(3-01092)

Interrogazione a risposta scritta:

SBAI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la recente scarcerazione, con concessione degli arresti domiciliari da parte del GUP dottor Fucigna alle due donne, Anna Laura Scuderi ed Elena Pesce, uscite dal carcere di Pontedecimo (Genova) solo dopo pochi mesi, per l'accusa di maltrattamenti continuati nei confronti dei piccoli ospiti dell'asilo Cip & Ciop di Pistoia a loro affidati, registrati da video scioccanti visionabili nei siti internet che hanno sconvolto l'opinione pubblica, veri film dell'orrore, con atti inauditi da parte del personale della scuola dell'infanzia che, a quanto pare, viene assunto e stipendiato nonostante gravi problemi ed alterazioni psichici;
dopo l'inizio del processo il 20 maggio, a porte chiuse, nel Tribunale di Genova con rito abbreviato e magari con futuro sconto di pena - è noto che l'inchiesta lo scorso dicembre fu trasferita alla procura di Genova perché uno di bambini ospitati nell'asilo è figlio di un magistrato della procura Toscana - e l'irrisorio risarcimento proposto di 23 mila euro ai genitori dei bimbi seviziati, le due «aguzzine» lasciano il carcere;
rabbia e sconcerto invade l'opinione pubblica e i genitori delle piccole vittime, tutti siamo inorriditi dall'atrocità dei fatti commessi ed abbiamo negli occhi le immagini di bimbi percossi e in lacrime, immersi nel vomito, urlanti ed affamati, presi a calci e rinchiusi in stanze buie, disperati dopo l'allontanamento dei genitori che ignari la mattina li lasciavano in quel lager, il che comporterà sicuramente danni permanenti ai piccoli torturati in così tenera età, che già presentano ritardi motori e patologie di ogni tipo;
in VII Commissione cultura della Camera dei deputati è stato approvato il 26 maggio con alcune osservazioni e condizioni, lo Schema di decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca recante regolamento concernente la definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado. Atto n. 205;
questo, è un importante provvedimento governativo come dimostrato dalle molteplici audizioni che si sono svolte su un tema tanto delicato e complesso, con la definizione di un percorso che inciderà per tutti i prossimi anni sulla formazione iniziale di tutti gli insegnanti e di riorganizzazione del sistema scolastico, finalizzato a conferire allo stesso maggiore efficacia ed efficienza, riqualificando anche i docenti;
in particolare, con lo schema di regolamento governativo citato, che ora passa all'altro ramo del Parlamento, si va a disciplinare i requisiti e le modalità della formazione iniziale degli insegnanti della

scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado, si dà seguito alle previsioni dell'articolo 2, comma 416, della legge finanziaria per il 2008, in coerenza con le previsioni del piano programmatico di interventi adottato sulla base dell'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. L'esigenza di ridisegnare la formazione iniziale degli insegnanti, è legata alla constatazione emersa dalle ricerche di organismi nazionali e internazionali, delle difficoltà della scuola italiana, che non riporta buoni risultati per le conoscenze disciplinari, con particolare riferimento a quelle linguistiche e di scienze matematiche, fisiche e naturali. Tali difficoltà sono riconducibili ai contenuti e alla modalità degli insegnamenti e al livello di conoscenze e competenze degli insegnanti, in particolare ai docenti delle scuole dell'infanzia;
l'intervento proposto dal Governo, parte da due premesse: la prima è quella che occorre un deciso rafforzamento delle conoscenze disciplinari in tutti gli ordini di studio, in particolare auspicabilmente per la scuola dell'infanzia, risultato che si può conseguire solo nel contesto di una laurea magistrale, la seconda è che la formazione dell'insegnante deve sviluppare capacità didattiche, psico-pedagogiche, organizzative, relazionali e comunicative, affinché egli sia capace di orientarsi a seconda delle diverse fasce di età degli studenti e quindi, anche in tenera età e possa operare al meglio sia per la migliore gestione delle relazioni interpersonali a scuola, sia per l'individuazione delle modalità educative, adatte a promuovere il successo scolastico, quindi con un occhio attento del Governo al profilo socio attitudinale del personale docente e relazionale con gli allievi;
le due esigenze devono essere contemperate, secondo le intenzioni del Governo, in modo equilibrato e la formazione degli insegnanti deve contemplare anche un rapporto diretto con la scuola, che consista non solo in periodi osservativi, ma anche in esperienze attive di insegnamento ed in rapporti oltre l'insegnamento ma proiettati sul sociale. A parere del Ministro Gelmini, infatti, ciò dovrebbe consentire il passaggio «dal semplice sapere al sapere insegnare»;
si sottolinea che la formazione iniziale degli insegnanti, secondo il piano del Governo, è finalizzata a qualificare e valorizzare la funzione docente e le competenze che essa consente di acquisire, che costituiscono il fondamento della unitarietà della stessa funzione del docente. In particolare, quindi, durante il periodo di formazione iniziale, i docenti devono acquisire competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologico-didattiche, organizzative e relazionali idonee a far raggiungere agli studenti, di ogni ordine e grado, i risultati di apprendimento previsti dall'ordinamento in maniera ottimale, si rileva quindi, con un obbligo deontologico-professionale dei docenti nei loro confronti;
si sottolinea, infine, che, attualmente, la formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia e della scuola primaria, avviene attraverso uno specifico corso di laurea, articolato in due indirizzi, in relazione alle norme del relativo stato giuridico (articolo 3, comma 2, legge n. 341 del 1990 «Riforma degli ordinamenti didattici universitari»). L'esame di laurea ha valore di esame di Stato ai fini dell'abilitazione all'insegnamento, nonché di titolo per l'inserimento nelle graduatorie permanenti per l'insegnamento (da ultimo, articolo 6 del decreto-legge n. 137 del 2008). Si evidenzia che dette disposizioni, devono essere valevoli per il reclutamento del personale docente sia nelle scuole pubbliche che private-parificate, di ogni ordine e grado;
queste connotazioni sono importanti, poiché il predetto 2o comma dispone il possesso, per insegnare nelle scuole dell'infanzia, di uno specifico corso di laurea, articolato in due indirizzi, che è preordinato alla formazione culturale e professionale degli insegnanti, rispettivamente, della scuola materna e della scuola elementare, in relazione alle norme del relativo

stato giuridico. Il diploma di laurea costituisce titolo necessario, a seconda dell'indirizzo seguito, ai fini dell'ammissione ai concorsi a posti di insegnamento nella scuola materna e nella scuola elementare. Il diploma di laurea dell'indirizzo per la formazione culturale e professionale degli insegnanti della scuola elementare costituisce, altresì titolo necessario ai fini dell'ammissione ai concorsi per l'accesso a posti di istitutore o istitutrice nelle istituzioni educative dello Stato. I concorsi hanno funzione abilitante. Ai due indirizzi del corso di laurea contribuiscono i dipartimenti interessati; per il funzionamento dei predetti corsi sono utilizzati le strutture e, con il loro consenso, i professori ed i ricercatori di tutte le facoltà presso cui le necessarie competenze sono disponibili;
orbene, alla luce dell'argomento trattato dall'interrogante, nell'ambito dei predetti requisiti di legge valevoli, si ripete per tutte le scuole sia pubbliche che private-parificate, e delle novelle della riforma governativa in atto, occorrerebbe porre attenzione al requisito dell'integrità psichica dei docenti dell'infanzia, ed alla relazionabilità con i piccoli allievi, che i fatti di Pistoia hanno con sconcerto dimostrato essere indispensabili per la salute e l'integrità dei bambini affidati, magari con controlli periodici delle ASL, per assicurare la piena idoneità di tali insegnanti a relazionarsi con detta fascia di allievi in tenera età, indifesi e gravemente vulnerabili nel processo formativo, visto che la scuola dell'infanzia dovrebbe fungere, secondo il percorso didattico, da seconda famiglia per il bambino che la mattina si stacca dalla mamma e dai cari per essere affidato a mani estranee che devono indispensabilmente mettere il piccolo a suo agio, con dedizione e cure necessarie, sotto la sorveglianza della direzione degli istituti sia statali che parificati;
la direzione degli istituti sia statali che parificati, oltre a vigilare sul corretto espletamento delle funzioni del corpo insegnante (al limite con installazione di telecamere a circuito chiuso a cura delle Forze dell'Ordine) si dovrebbe fare carico di appurare dai genitori o da terzi in genere, qualsiasi lamentela o fatto sospetto che potrebbe collegarsi a violenze o a fattispecie criminose nei confronti dei piccoli affidati, per facilitare l'avvio del percorso giudiziario da parte delle Autorità competenti dietro apposita segnalazione, senza aspettare che orrori del genere vengano impunemente perpetrati, anche senza l'occhio della telecamera, ai danni dei minori;
comunque, le fattispecie criminose ai danni dei minori delle scuole d'infanzia, andrebbero inasprite nelle pene edittali, al pari della pedofilia recentemente all'attenzione del Parlamento, con punizioni esemplari, come esempio di dignità nella difesa del fanciullo e di deterrente a delinquere, per cui sembra sconcertante la decisione del GUP Fucigna, per cui le due aguzzine sono a casa, e che tanti genitori siano disperati ed inorriditi per il rischio incombente sui loro figli;
peraltro, a parte il caso di Pistoia, la cronaca purtroppo, ne ha registrati altri di sevizie e maltrattamenti, spesso segnalati dai poveri piccoli brutalmente segnati per tutta la vita, tanto che di conseguenza, si può parlare di delitti di allarme sociale -:
se i Ministri interrogati, non intendano assumere iniziative normative, anche nell'ambito dei provvedimenti in itinere sulla formazione iniziale degli insegnanti, nel senso indicato nelle premesse, per evitare che possano ripetersi fatti criminosi contro bambini in tenera età da parte del personale insegnante.
(4-07388)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ANTONINO FOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:

il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere costituito, in attuazione alla legge obiettivo, con il compito di «cabina di regia», di livello centrale, per l'attività di monitoraggio delle infrastrutture di rilevante interesse strategico, ha, con specifiche audizioni del 3 e dell'8 marzo 2010, convocato i rappresentanti della società Grandi Stazioni spa, in merito al corretto andamento degli interventi relativi alle opere complementari;
il progetto definitivo dei suddetti interventi, che ammontano a circa 285 milioni di euro e che riguardano le stazioni di Bari centrale, Bologna centrale, Firenze S. Maria Novella, Genova Brignole, Genova Porta Principe, Milano centrale, Napoli centrale, Palermo centrale, Roma Termini, Torino Porta Nuova, Venezia Mestre, Venezia S. Lucia, Verona Porta Nuova, è stato approvato dal Cipe con delibera n. 129 del 2006;
tutti gli interventi approvati dal CIPE hanno subito variazioni importanti rispetto alla progettazione iniziale, in particolare relativamente alle stazioni di Bari, Bologna, Roma Termini e Venezia Santa Lucia, facendo lievitare gli importi degli appalti in modo consistente;
il Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza dei grandi interventi ha riscontrato gravi inadempienze da parte degli amministratori della società Grandi Stazioni spa; allo stato risultano infatti pendenti decine di cause con le imprese aggiudicatarie, intentate per i ritardi contrattuali e per le modificazioni che appaiono arbitrarie, degli originari impegni contrattuali;
la rimodulazione degli interventi, proposta dalla società Grandi Stazioni spa, è risultata peggiorativa rispetto a quanto previsto dal progetto definitivo approvato dal CIPE con delibera 129 del 2006; gli effetti di tale rimodulazione devono essere considerati tanto più negativi in quanto si tratta di opere affidate ad imprese mediante appalti pubblici;
tale situazione, che sta determinando un ritardo di oltre 5 anni rispetto ai tempi previsti per la conclusione dei lavori, genera per lo Stato danni per oltre 300 milioni di euro, dovuti sia alle modifiche progettuali sia alle riserve apposte dalle imprese;
a quanto consta all'interrogante nel bilancio della società Grandi Stazioni spa per l'anno 2009 non v'è traccia di tali perdite; nello stesso bilancio si evincono, inoltre, servizi di ingegneria per un ammontare di oltre 13 milioni di euro che non trovano corrispondenza con gli interventi riportati nel bilancio medesimo;
in aggiunta a quanto detto, risulta che nelle scorse settimane siano state effettuate consegne di lavori diversi da quelli originariamente previsti, il cui progetto è stato modificato senza rispettare le necessarie procedure amministrative che prevedono l'approvazione da parte del CIPE -:
se il Ministro non ritenga opportuno:
verificare la corretta gestione degli appalti da parte degli attuali amministratori della società Grandi Stazioni spa, valutando altresì l'opportunità di una loro sostituzione;
assumere iniziative volte a revocare immediatamente i finanziamenti degli interventi delle opere complementari, annullando così le gare d'appalto già effettuate e sospendendo immediatamente la consegna dei lavori effettuati senza rispettare le procedure amministrative previste;
se a seguito dei riscontri effettuati dal Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza dei grandi interventi sia stata inoltrata denuncia alla procura della Corte dei conti o siano stati ravvisati gli estremi per l'invio di atti alla competente procura della Repubblica.
(5-02967)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
spesso, nelle vicinanze delle farmacie, ci sono difficoltà di parcheggio e il problema investe anche persone incinte e/o che hanno recentemente partorito che con difficoltà riescono ad accedere a questi presidi sanitari particolarmente importanti stante il loro stato di salute;
non risulta all'interrogante che nel Codice della strada siano previste delle aree di sosta a «strisce rosa» dedicate alle gestanti e puerpere -:
se non si ritenga opportuno favorire la diffusione di queste aree facilitate di sosta anche attraverso un'iniziativa normativa ed un'iniziativa di sensibilizzazione sia a livello centrale che locale perché avanti alle farmacie sia predisposta una piazzola di sosta riservata alle gestanti e neo-mamme.
(4-07379)

SBROLLINI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da troppi anni il Nord-Est, e il Veneto in particolare mancano di infrastrutture adeguate all'importanza di un territorio fondamentale per l'intero Paese;
la crisi economica in Veneto colpisce aziende imprese e lavoratori di ogni settore, e il fenomeno è aggravato da una dotazione infrastrutturale carente e inadeguata alle esigenze dell'intera regione;
l'individuazione di Milano come sede per l'EXPO 2015, porta in primo piano nell'agenda politica regionale, la visione strategica che questo evento può portare non solo alla Lombardia, ma all'intero Centro-Nord del Paese, in termini di rilancio economico e di ricettività turistica anche veneta;
l'ipotesi di spostamento delle risorse economiche per la progettazione della tratta dell'alta velocità Verona-Padova, dall'anno di competenza 2010 all'anno 2011 apre uno scenario di totale insicurezza per la consegna dell'opera in tempi ragionevoli, rischiando nuovamente di colpire una regione e un territorio che merita una attenzione particolare che continua a mancare;
le categorie economiche venete hanno già espresso le loro perplessità sullo slittamento temporale del finanziamento, e la decisione non può che essere accolta da tutti come una notizia negativa -:
se la decisione di spostare il finanziamento per la tratta dell'alta velocità in questione sia definitiva;
quali le ragioni che abbiano portato a tale scelta;
se si sia considerato l'impatto negativo che il ritardo nell'avanzamento dell'opera porterà alla regione Veneto;
se il Governo intenda assumere iniziative per ripristinare le risorse necessarie per la progettazione dell'opera nell'anno in corso, sciogliendo il nodo del passaggio su Vicenza.
(4-07380)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. - Per sapere -premesso che:
secondo l'Istat, il numero delle morti per incidente stradale causate dall'alcol è pari al 2,9 per cento del totale;
l'Istituto di statistica non prende in considerazione i dati provenienti dalle polizie municipali che invece fanno un gran numero di controlli con l'etilometro e quando analizza i modelli in uso dalle forze di polizia, si sofferma solo sulle cause che hanno determinato il sinistro: se un ubriaco fa un incidente per mancata precedenza o per un sorpasso in curva saranno questi gli elementi ad essere indicati

nel verbale di Polizia e saranno questi elementi ad essere riportati nelle statistiche ufficiali;
secondo l'Aci e l'Istat nel 2008 (ultima rilevazione) il numero complessivo di incidenti è 218.963, mentre dal numero degli incidenti risarciti dalle società di assicurazione emerge che sono molti di più;
ultimamente il direttore della Società italiana di alcologia ha affermato: «In base alla revisione sistematica della letteratura scientifica internazionale sull'analisi della mortalità alcol-correlata, sia l'Oms che la Commissione europea hanno attribuito all'alcol assunto dal guidatore una percentuale tra il 30 e il 40 per cento di tutti gli incidenti stradali». Questa consapevolezza è stata la «cornice legale - come prosegue ancora il direttore - entro la quale, nel dicembre del 2007, il Parlamento europeo ha lanciato la sua strategia contro l'alcol»;
le evidenze scientifiche comuni a tutti gli studi svolti nel mondo hanno portato a una tabella delle capacità di guida rispetto ai livelli alcolemici. Oggi, in Italia, si è passibili di sanzioni dallo 0,5 grammi di alcol per litro di sangue in su, ma la tabella dice che con 20 mg. di etanolo per ogni 100 mi di sangue (0,2 per litro) il 20 per cento dei soggetti manifesta un iniziale allungamento del tempo di reazione allo stimolo visivo; con il 30 inizia il deficit del senso di profondità; con il 40 compare un ottundimento del riflesso corneale e peggiora il rendimento di guida a una velocità che non sia modesta; con il 50 il 30 per cento dei soggetti è incapace di guidare correttamente; con il 65 cominciano i disturbi dell'equilibrio e dal 90 le conseguenze sono spesso irreparabili;
in occasione del Vinitaly, la più importante manifestazione enologica che si tiene nel nostro paese, l'ex Ministro Zaia si è espresso così circa la richiesta di alcuni gruppi di abbassare drasticamente la soglia di tolleranza di alcol presente nel sangue: «Il tasso alcolemico pari a zero è una cretinata [...] Mettetevi l'anima in pace perché il 98 per cento degli incidenti stradali non sono causati dallo stato di ebbrezza, ma da tutte le altre cose che nessuno ha il coraggio di affrontare»;
il neopresidente della regione Veneto ha poi aggiunto: «Bevete due bicchieri di vino e state tranquilli. E poi visto che ci siamo, bevetevi anche una buona grappa, [...] Lo diciamo perché siamo stanchi di sentirci dire che bere due bicchieri a pasto e andare a guidare significa essere degli ubriaconi. Evidentemente qualcuno non conosce la legge nazionale, che prevede come limite 0,5 milligrammi di alcool in un litro di sangue, il che significa due bei bicchieroni di vino»;
è noto a tutti che anche la Francia è un importante produttore di vino e, nonostante ciò, ha attivato già da tempo massicce campagne educative contro l'abuso di l'alcol per chi si mette alla guida;
si ricorda il programma d'azione europeo per la sicurezza stradale 2003-2010 che prevede una serie di misure come il rafforzamento dei controlli stradali, l'ampio ricorso a nuove tecnologie per la sicurezza, il miglioramento delle infrastrutture stradali e azioni intese a migliorare il comportamento degli utenti. L'obiettivo finale è quello di ridurre di almeno il 50 per cento il tasso dei decessi entro il 2010;
tra l'altro, l'allegato 1 del decreto 30 luglio 2008 «Disposizioni urgenti modificative del codice della strada per incrementare i livelli di sicurezza nella circolazione» contiene la tabella descrittiva dei principali sintomi correlati ai diversi livelli di concentrazione alcolemica. Vengono identificati otto raggruppamenti di valori alcolemici, per ciascuno dei quali sono riportati in un linguaggio comprensibile i principali sintomi ed effetti psico-fisici correlati. Viene sottolineato che anche un'alcolemia considerata bassa (da 0,1 a 0,3 grammi per litro) può avere, in particolare per alcuni soggetti, effetti concreti sulla guida, si parte dal tasso alcolemico pari a zero, l'unico che può essere considerato

veramente sicuro per la guida. Nell'allegato 2, invece, dello stesso decreto vengono principalmente analizzati i fattori per il calcolo del tasso alcolemico come peso corporeo, sesso, condizione dello stomaco (pieno o digiuno);
tra le vittime i più colpiti sono i giovani, ragazzi coinvolti in centinaia di «terribili incidenti del sabato sera», giovani che ascoltano l'invito del Ministro di turno e delle fazioni pro-alcol sostenuti da statistiche che rafforzano continuamente l'idea che l'alcol non è una causa rilevante degli incidenti stradali -:
se il Governo abbia intenzione di prendere in considerazione le tante problematiche della sicurezza stradale del nostro Paese, con conseguenze umane ed economiche enormi, puntando l'attenzione sulle nuove generazioni avviando iniziative, progetti e campagne di sensibilizzazione, anche all'interno delle scuole, dei rischi reali dell'assunzione di alcol prima di guidare.
(4-07397)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 210 del 2009 recante titolo: «Disposizioni relative all'organizzazione degli uffici centrali di livello dirigenziale generale del Ministero dell'interno ed al personale dell'amministrazione civile dell'interno...» in attuazione di precedenti norme adottate al fine del contenimento della spesa pubblica, l'ispettorato centrale archivistico era soppresso e le sue funzioni erano accorpate all'Ispettorato generale di amministrazione (articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica citato);
a tutt'oggi risulterebbe quale direttore lo stesso prefetto del periodo antecedente all'anzidetta soppressione, il quale altresì continuerebbe a fruire di ogni prerogativa spettante, nonostante in data 12 gennaio 2010 il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, deliberasse tra l'altro che lo stesso prefetto, direttore dell'Ispettorato generale archivistico, venisse messo a disposizione fino al collocamento a riposo;
nei fatti il taglio del posto di direzione generale sembrerebbe essere avvenuto solo sulla carta, mentre i medesimi costi parrebbero continuare ad incidere sull'erario pubblico -:
quali atti i Ministri intendano adottare al fine di accertare ed eventualmente rimuovere ogni incongruenza quanto ai provvedimenti adottati.
(4-07382)

FRASSINETTI, DE ANGELIS, GRANATA e BARANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il movimento Forza Nuova è un partito che ha partecipato a tutte le consultazioni elettorali;
tale movimento ha indetto una manifestazione nazionale - sul tema della responsabilità delle banche nell'attuale crisi economica mondiale - a Milano per il giorno 22 maggio 2010;
i centri sociali, protagonisti di molte violenze a Roma e in altre città d'Italia e promotori della vergognosa contestazione avvenuta durante le celebrazioni del 25 aprile 2010 a Roma e a Milano, hanno chiesto al questore di Milano di vietare la manifestazione del 22 maggio minacciando - in caso contrario - di organizzare una contromanifestazione;
analogamente in data 7 maggio 2010 erano state esercitate le stesse pressioni sul questore di Roma, affinché revocasse

l'autorizzazione allo svolgimento di una manifestazione dell'associazione Blocco Studentesco. Il questore di Roma, che aveva inizialmente ceduto alle pressioni, è stato successivamente convinto a concedere il diritto di manifestare, anche a seguito di sollecitazioni istituzionali e parlamentari, nonché di un appello trasversale firmato da esponenti del mondo della cultura e della società civile;
in quell'occasione la manifestazione si è svolta in modo composto, senza alcun incidente;
invece il questore di Milano, su sollecitazione di gruppi dell'estrema sinistra e adducendo anche motivazioni inerenti agli eventi collegati alla finale di Champions League tra Bayern Monaco e Inter, ha vietato sia il corteo previsto a Milano sia il comizio alternativo che Forza Nuova aveva proposto, indicando tre o quattro luoghi dove avrebbe potuto svolgersi, opportunamente individuati lontano dai maxischermi installati per la finale di coppa;
appare inaccettabile che tale decisione sia il frutto di diktat espressi da violenti esponenti di centri sociali -:
per quale motivo il questore di Milano abbia vietato una manifestazione pubblica di un partito rappresentato in vari enti locali senza prendere in considerazione le ipotesi alternative al corteo originario proposte dagli organizzatori, invece di garantire, come aveva fatto il suo collega di Roma, il diritto a manifestare sancito dalla Costituzione.
(4-07384)

TOTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Te.Am. Teramo Ambiente s.p.a. è una società a capitale sociale, di 1.291.000,00 euro, misto pubblico-privato, costituita nel 1995 per la gestione di servizi pubblici o di pubblica utilità, che prevalentemente opera nei settori della raccolta dei rifiuti urbani e della verifica degli impianti termici;
soci di Te.Am. Teramo ambiente s.p.a. sono: il comune di Teramo, che ne possiede una quota pari al 48,50 per cento; MO.TE e Ambiente s.p.a., per una quota pari al 2 per cento; Provincia di Teramo, 0,50 per cento e, per la parte privata dell'azionariato, Enerambiente s.p.a., con sede a Venezia, già Slia Technologies srl, detentrice del 49 per cento delle azioni della società;
secondo notizie diffuse da mezzi di comunicazione, la Slia Technologies srl che, prima di essere posta in liquidazione, deteneva il 49 per cento delle azioni di Te.Am. Teramo Ambiente s.p.a. poi rilevate da Enerambiente s.p.a., avrebbe fatto capo a una società svizzera, Ecomanagement Sa, la cui denominazione sarebbe stata successivamente modificata in Immogeste Sa, con sede a Ginevra;
amministratore delegato di Te.Am. s.p.a. e, al contempo, di Enerambiente s.p.a., è l'avvocato Giovanni Faggiano coinvolto, nel 2007, in un'inchiesta della procura di Brindisi sulla cosiddetta «tangentopoli brindisina» che portava all'arresto e alla successiva condanna dell'allora sindaco di Brindisi e alla condanna, tra gli altri, dello stesso Faggiano, a un anno e quattro mesi, per favoreggiamento;
sempre sulla scorta di notizie diffuse da mezzi di comunicazione sembrerebbe che più di una procura della Repubblica indaghi su vicende nelle quali si rintraccerebbe la presenza, in ruoli evidentemente da vagliare sul piano dell'inappuntabilità, di Enerambiente s.p.a., che, comunque, sarebbe comparsa in un elenco di fornitori di SaBa Ecologia s.r.l., un'importante società campana operante nel settore dei rifiuti, allegato a una interdittiva antimafia adottata, alcuni mesi fa, dal prefetto di Napoli, nei confronti di quest'ultima società;
sul Corriere del Mezzogiorno, in un articolo («Rifiuti, rispunta l'ombra della camorra») pubblicato l'8 marzo 2010, a firma del giornalista Fabrizio Geremicca, si legge testualmente, con riferimento a Enerambiente s.p.a.: «(...). Quest'ultima

sarebbe riconducibile a un personaggio, A. D. O., indicato quale anello di congiunzione tra il clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia e la Sacra Corona Unita.» -:
se l'affermazione recata nell'articolo a firma del nominato giornalista trovi riscontro in attività di accertamento e di ricerca di elementi che, quindi, la confermerebbero e se, in tale caso, detti elementi eventualmente disponibili non giustifichino l'adozione di un provvedimento prefettizio inibitorio antimafia nei confronti di Enerambiente s.p.a., socio di minoranza della predetta Te.Am. Teramo Ambiente s.p.a..
(4-07387)

CASSINELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa riferiscono che Daniele De Rossi, calciatore tesserato dell'A.S. Roma e della Nazionale italiana, avrebbe in data odierna dichiarato quanto segue: «Sono contrario alla tessera del tifoso, non mi piacciono le schedature e poi in alcuni casi viste le ultime vicende servirebbe anche la tessera del poliziotto. Il calcio italiano è ostaggio di tante cose: delle tv, degli sponsor e anche degli ultra, dipende dalle piazze. Ma i tifosi sono la parte positiva, una parte importante del calcio»;
tali dichiarazioni sono da considerarsi di una gravità inaudita, dal momento che lasciano intendere che le forze dell'ordine siano «la parte negativa» del calcio italiano, mentre quasi giustificano il tifo violento;
ancor più grave è il fatto che provengano da uno dei calciatori simbolo di una importante squadra di serie A e della Nazionale italiana, cioè da una persona ascoltata e presa ad esempio da centinaia di migliaia di italiani, soprattutto tra i più giovani;
è inaccettabile, per l'interrogante, che la Federazione italiana giuoco calcio consenta che un professionista assuma simili posizioni -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di salvaguardare l'immagine e la dignità delle forze dell'ordine e accrescere, al contempo, la repressione di ogni fenomeno di violenza legato a manifestazioni sportive.
(4-07404)

TESTO AGGIORNATO AL 13 LUGLIO 2010

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il dirigente scolastico regionale dell'Emilia Romagna, in questi giorni, è stato oggetto di una campagna diffamatoria che non ha precedenti per aver fatto semplicemente il suo dovere, invitando con una circolare i docenti ed i dirigenti delle scuole della Regione ad evitare strumentalizzazioni o a drammatizzare eventuali situazioni di difficoltà degli istituti scolastici per non fare polemiche inutili, esortandoli a concentrarsi nell'adempimento del proprio dovere in un momento di difficoltà economica del nostro Paese e dell'intera Europa;
alcuni dirigenti e diversi insegnanti infatti avrebbero manifestato in orario scolastico il loro dissenso nei confronti del Governo e della politica scolastica;
in molti comuni della Provincia di Bologna sarebbero inoltre apparsi rozzi documenti strumentali contro il Ministro ed i presunti tagli che sarebbero stati distribuiti agli studenti e alle loro famiglie;
ad avviso degli interpellanti ciò che si finge di non capire da parte degli operatori della scuola è che non è in questione il diritto di critica o la manifestazione di una opinione politica bensì il significato di appartenenza ad uno Stato di cui si è collaboratori e le cui norme devono essere applicate senza discutere -:
alla luce di questi fatti se non sia il caso di assumere iniziative normative per

elaborare al più presto uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici, che superi ed integri l'attuale normativa, e che preveda, in caso di palese inosservanza delle norme di legge o comunque di ostruzionismo delle medesime, provvedimenti sanzionatori precisi che nei casi più gravi arrivino fino al licenziamento.
(2-00733)
«Garagnani, Bernini Bovicelli, Bianconi, Biasotti, Calderisi, Cesaro, Corsaro, Costa, Di Cagno Abbrescia, Distaso, Gregorio Fontana, Germanà, Iannarilli, La Loggia, Laffranco, Milanese, Pelino, Antonio Pepe, Pescante, Petrenga, Picchi, Pizzolante, Pugliese, Luciano Rossi, Santelli, Scalia, Stagno D'Alcontres, Stasi, Tortoli, Vessa».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO, GHIGLIA e APREA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola primaria di Viverone e Roppolo, (BI) con i suoi 100 alunni circa, riveste un importante ruolo sociale per i due comuni sopra citati. Si è sempre dimostrata l'efficiente fulcro formativo della popolazione locale;
la fusione della scuola di Roppolo con quella di Viverone è avvenuta 15 anni fa con grande sacrificio e profusione di sforzi di entrambi i comuni (trasporti, mensa, investimenti di ristrutturazione, e altro);
allo stato attuale 2 classi numerose sono ospitate nelle aule scolastiche, con deroga alle norme di sicurezza, quando in passato si sarebbero potute sdoppiare. Evidentemente ciò ha comportato da anni un notevole risparmio in termini economici per l'amministrazione scolastica;
dall'elenco dei bambini regolarmente iscritti al 31 gennaio 2010 e costituenti la futura classe T, per l'anno scolastico 2010-2011 è stato ritirato, in data successiva (26 febbraio 2010), un bambino anticipatario senza che il decadimento delle condizioni per la formazione della classe fosse comunicato «con ogni possibile urgenza» ai genitori e agli enti locali interessati;
la casualità della distribuzione delle nascite tra il 2004 e il 2005 ha generato così un numero inferiore di 1 unità rispetto al numero minimo per la regolare costituzione della classe stessa. Fino ad oggi, non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale in merito, pertanto tutte le famiglie dovrebbero serenamente attendere di accompagnare i propri figli in aula in classe 1o a Viverone il 13 settembre 2010. Purtroppo non è così. Allo stato attuale si vorrebbero distribuire d'ufficio i futuri alunni presso altre sedi scolastiche: tutto ciò non tenendo conto di un'ulteriore iscrizione (una bambina di origine olandese ora residente a Roppolo), ad integrazione di quella mancante, avvenuta entro la data dell'8 maggio 2010, data posticipata dalla proroga del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca protocollata al n. AOODGPER 4800, allo stato attuale i bambini iscritti alla futura classe V sono numericamente identici a quelli iscritti al 31 gennaio 2010;
dai dati anagrafici comunali risulta che nei prossimi anni scolastici gli alunni potenzialmente iscrivibili alla scuola primaria raggiungeranno numeri ben superiori ai minimi imposti da decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137. Nel 2011-2012 ci saranno almeno 17 iscritti in prima classe dato che, al momento, sono già presenti nelle due scuole dell'infanzia comunali;
pertanto si verificherebbe la curiosa esistenza di una scuola primaria ove nel 2010 mancherà la 1a, nel 2011 mancherà la 2a, nel 2012 mancherà la 3a e così via;
il servizio di scuolabus messo a disposizione da entrambi i comuni (pulmino utilizzato sia per la scuola primaria di Viverone e Roppolo che per quella secondaria

di Cavaglià grazie ad una complessa ed oculata gestione degli orari), fondamentale per la realtà locale, non sarà in grado di accompagnare contemporaneamente i bambini della scuola primaria in 2 sedi scolastiche distanti tra loro;
quattro famiglie di iscritti alla futura classe 1a hanno già un altro bambino che frequenta la scuola primaria di Viverone e Roppolo: la gestione pratica di ingressi e uscite del 2 figli in sedi differenti e distanti, con identici orari e senza lo scuolabus, risulterebbe impossibile. Trattandosi di scuola dell'obbligo non verrebbe pertanto garantito il diritto allo studio nelle modalità chiaramente definite dalla circolare n. 04 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca protocollata al n. 240/R.U.U. del 16 gennaio 2010;
negli anni sono state investite cospicue risorse umane ed economiche, disponibili con l'autonomia scolastica e con la collaborazione delle amministrazioni di Viverone e Roppolo, per rendere la scuola in questione sempre più attraente, competitiva, competente e fruibile;
nell'ultimo periodo, grazie all'interessamento dei sindaci, sollecitati da genitori ed insegnanti, gli stessi sono giunti ad un incontro con il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Biella con il quale è stata definita l'istituzione di una pluriclasse 2010-2011 con 24 bambini (in deroga ai 18 alunni massimi previsti per tale tipologia di classe di cui al decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137). È stato prospettato un numero di 6 insegnanti gravitanti sul plesso scolastico, che permetterebbe forse di gestire didatticamente in maniera separata la pluriclasse almeno nel 2010-2011;
i genitori della futura pluriclasse 2010-2011, messi al corrente dai sindaci di questa possibile soluzione, loro malgrado hanno espresso parere favorevole a questa ipotesi pur di mantenere tutti i bambini fisicamente nella stessa sede scolastica, sottolineando molteplici perplessità circa gli aspetti didattici di tale soluzione. Hanno altresì trasmesso i loro intendimenti, tramite il vicario, al dirigente dell'istituto comprensivo di Cavaglià e di conseguenza al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Biella -:
se si intendano valutare positivamente le peculiarità della situazione descritta in premessa al fine di istituire la futura classe 1a della scuola primaria di Viverone e Roppolo (BI), mantenendo gli attuali sette insegnanti ed attingendo eventualmente anche dalle disponibilità residue dell'organico regionale.
(5-02964)

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i sindaci dei comuni mantovani di Dosolo, Pomponesco e Viadana hanno ricevuto una nota del dirigente scolastico (DS) dell'istituto comprensivo (IC) dei comuni medesimi attraverso la quale si comunica la contrazione di 2 posti, per l'anno scolastico 2010-2011, nell'organico di circolo della scuola dell'infanzia, passando così da 20 a 18 insegnanti;
il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo in questione aveva chiesto la conferma dell'organico dell'anno scolastico 2009-2010, cioè 20 posti, in ragione dello stesso numero di iscrizioni;
i previsti 18 posti in organico costringerebbero l'istituto comprensivo a ridurre il numero di sezioni della scuola dell'infanzia di Dosolo (da 3 a 2 sezioni) con la creazione di una lista di attesa di 18 alunni;
le 3 sezioni istituite nella scuola dell'infanzia di Dosolo, posta in posizione centrale rispetto all'intero territorio, consentono di accogliere tutti gli alunni in lista d'attesa;
gli alunni presenti in tale lista d'attesa risiedono nei tre comuni sopraccitati e non potrebbero essere accolti in nessun altra scuola dell'infanzia dell'istituto comprensivo o di altri istituti limitrofi;

il territorio sul quale insistono i tre comuni è estremamente frazionato e poco servito dai mezzi pubblici;
è giusto sottolineare che, in ragione della lista d'attesa che potrebbe determinarsi, le famiglie interessate potrebbero subire dei contraccolpi occupazionali -:
se il Governo intenda provvedere affinché all'istituto comprensivo citato in premessa siano mantenuti i 20 posti nell'organico del circolo della scuola dell'infanzia.
(5-02966)

Interrogazione a risposta scritta:

GARAGNANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento ad una lettera anonima inviata al rettore dell'università di Bologna ed ai componenti del Senato accademico nel mese di marzo, la quale solleva dubbi sulla gestione della fondazione Alma Mater nata nel 1996 per collegare l'ateneo alla società;
nella lettera, firmata da una dipendente anonima, si traccia un quadro pesante della precedente gestione della Fondazione suddetta sia nei suoi rapporti con il Consorzio Spinner sia con Alma Mater srl società di cui la Fondazione è socio unico;
accuse circostanziate in cui l'autrice della missiva parla di «sistema di dirottamento dei finanziamenti a fini personali e privatistici, di specialisti della manipolazione di documenti e di dati presentati al consiglio di amministrazione per nascondere e camuffare le malefatte»;
a seguito di ciò il magnifico rettore avrebbe riferito in consiglio di amministrazione annunciando una commissione d'indagine formata da tecnici con il compito di controllare che «nessuna irregolarità sia stata commessa» asserendo altresì che «la lettera si commenta da sola»;
si fa riferimento in particolare al fatto che il rappresentante del governo in consiglio di amministrazione ha presentato un'interrogazione sull'argomento, che non risulta manifestamente infondato, e alla quale, nonostante il sollecito anche da parte di un altro consigliere, i vertici dell'Ateneo non hanno ancora risposto -:
di verificare, con gli eventuali mezzi di propria competenza e fatta salva l'autonomia dell'università, se effettivamente le pesanti accuse formulate nella missiva anonima e successivamente avvalorate anche dalla dichiarazione del rappresentante del personale tecnico-amministrativo dell'ateneo intervenuto in consiglio di amministrazione siano confermate e se non sia il caso di acquisire elementi per fare luce sull'accaduto.
(4-07403)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 3 marzo 2009, n. 18, con cui l'Italia ha ratificato la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità ha stabilito che entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge, avrebbe dovuto essere emanato il regolamento necessario a prevedere la disciplina, la composizione, l'organizzazione e il funzionamento dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, incaricato di promuovere, tutelare e monitorare l'applicazione della convenzione stessa nel nostro Paese;
solo di recente la bozza del regolamento, inviato dal Ministero del del lavoro e delle politiche sociali il 12 aprile 2010, ha ricevuto il via libera del Consiglio di Stato. Una volta arrivato anche il pronunciamento della Corte dei conti, il provvedimento dovrebbe passare in Consiglio dei ministri;
l'Osservatorio ricopre un'innegabile e fondamentale importanza con i suoi 40

membri, di cui 14 indicati dalle organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità;
è evidente come le cose siano andate avanti molto lentamente. Solo lo scorso 26 aprile la Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato, ha analizzato la relazione e lo schema di regolamento inviato dall'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 12 aprile 2010, e con parere pubblicato il 12 maggio 2010 ha espresso, per la parte di propria competenza, «parere favorevole all'ulteriore corso del testo in esame»;
in tutti i casi, i membri del Consiglio di Stato hanno elencato nel loro parere alcune osservazioni di carattere tecnico, indicando al Ministero una serie di modifiche da apportare al testo, in modo da renderlo più chiaro e lineare. A questo punto, il Ministero del lavoro e politiche sociali è in attesa anche del parere della Corte dei conti, per poter procedere ulteriormente;
è passato più di un anno e ancora l'Osservatorio non è stato costituito, inoltre, senza questo organismo - che di fatto è l'unico realmente rappresentativo delle diverse competenze in tema di disabilità, con esperti di provenienza ministeriale, ma anche delle associazioni, per una quota, pari a un terzo dei suoi membri - la Convenzione è un contenitore vuoto -:
quali siano i motivi per i quali non sono stati rispettati i termini previsti di tre mesi dalla pubblicazione della legge 3 marzo 2009, n. 18, entro cui costituire l'osservatorio;
quali urgenti iniziative intenda adottare per accelerare la costituzione di detto organismo che di fatto è l'unico realmente rappresentativo delle diverse competenze in tema di disabilità.
(3-01091)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GATTI, BERRETTA, SANTAGATA, BRANDOLINI, GNECCHI, MIGLIOLI, BOBBA, SCHIRRU, DAMIANO, BELLANOVA, MADIA, RAMPI, MOSCA, MATTESINI e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 5 maggio 2010 è stata presentata l'interrogazione 5-02853, a prima firma Gatti, nella quale si esprimevano perplessità riguardo alle modalità di utilizzo dei buoni lavoro, i cosiddetti voucher, utilizzati come forma di pagamento per il lavoro occasionale di tipo accessorio, e si chiedevano informazioni in merito ai dati a disposizione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali relativamente: alle variazioni percentuali e numeriche dei contratti di lavoro e dei voucher dal 1o agosto 2008 ad oggi; al numero dei lavoratori assicurati all'INPS per la prima volta tramite i buoni lavoro; agli eventuali contratti di provenienza dei lavoratori attualmente impiegati tramite voucher;
il Sottosegretario Viespoli, in data 18 maggio 2010, rispondeva all'interrogazione affermando, tra le altre cose, che i prestatori assicurati tramite lo strumento del voucher, nei primi mesi del corrente anno, ammontano a 80.944 (55.901 uomini e 25.043 donne). La ripartizione delle classi di età, dalla quale si evince che una percentuale considerevole di prestatori d'opera non è composta né da studenti né da pensionati, è cosi distribuita: 21,9 per cento sotto i 25 anni, 26,7 per cento tra i 25-59enni, 19,7 per cento tra i 60-65enni e il 31,7 per cento sopra i 65 anni. L'importo medio riscosso per prestatore, rilevato a gennaio 2010, è risultato essere pari a circa 530 euro (importo risultante dalla media tra l'importo pagato con il sistema cartaceo, 250 euro, e quello effettuato con il sistema telematico, 820 euro);
in media, rileva il Sottosegretario Viespoli nella sua risposta, ogni prestatore ha effettuato 1,6 prestazioni;
quest'ultimo dato, a detta dell'interrogante, risulta essere poco comprensibile poiché non si definisce con chiarezza in cosa consista una prestazione, se, cioè, essa sia la singola prestazione lavorativa

continuativa effettuata nel corso del periodo di lavoro indicato preventivamente all'INPS e all'INAIL, o se, invece, con tale termine si intenda definire l'intero periodo lavorativo per il quale è attivata la procedura di pagamento del buono lavoro, a prescindere dalla quantità di lavoro prestato dal lavoratore;
alle predette perplessità se ne aggiungono altre concernenti l'utilizzo dei voucher, da parte dei committenti. Il timore, già espresso nella precedente interrogazione e che la risposta del Sottosegretario non ha fugato, è che solo una parte dei voucher acquistati sia effettivamente utilizzata per retribuire il lavoratore mentre il restante sia utilizzato solo nel caso di controlli da parte dell'ispettorato del lavoro. Inoltre i buoni lavoro potrebbero essere utilizzati come alternativa ai contratti di lavoro. A tale riguardo non possono essere completamente condivise le parole del Sottosegretario che nella parte conclusiva della risposta ha affermato che «eventuali monitoraggi volti a confrontare sotto il profilo statistico, in determinati settori di attività e in ambito regionale, l'eventuale andamento riduttivo dei contratti di lavoro subordinato con il trend di sviluppo del lavoro occasionale sarebbero poco significativi, essendo comunque riferiti a fenomeni che, sebbene compatibili, presentano caratteristiche diverse sotto il profilo dei destinatari, della tipologia dei committenti e delle modalità di svolgimento delle prestazioni». Si rileva che la richiesta non faceva riferimento al solo andamento dei contratti di lavoro subordinato ma alle diverse tipologie contrattuali, allo scopo di poter meglio interpretare i dati forniti. Le informazioni ricevute, da utilizzare con tutte le cautele necessarie, ci sembrano comunque significative per il trend che segnalano;
infatti, appare sempre più stringente la necessità di avere a disposizione dati certi relativamente alle modalità di utilizzo dei buoni lavoro, poiché solo avendo un quadro chiaramente delineato sarà possibile esprimere un giudizio motivato e approfondito sulla reale efficacia di questo strumento di pagamento. A tal fine è indispensabile rendere il prima possibile effettivo il coordinamento informativo tra INPS e INAIL, avente ad oggetto il lavoro accessorio, il quale consentirà di ottenere dati più dettagliati -:
se non intenda specificare in cosa consista la nozione di «prestazione» e a quanti giorni di lavoro essa mediamente corrisponda, al fine di consentire una valutazione più precisa e dettagliata delle modalità di utilizzo dello strumento del voucher;
quali siano i dati a sua disposizione sul numero di voucher acquistati dai committenti e di quelli effettivamente corrisposti dagli stessi, a partire dal 1o agosto 2008;
quale sia stata nel 2009 la retribuzione media annuale percepita dai lavoratori impiegati tramite voucher per ogni singolo committente e in totale;
a quale punto sia il processo di coordinamento informativo tra INPS e INAIL, avente a oggetto il lavoro accessorio;
quanti lavoratori impiegati con voucher siano stati oggetto di controllo da parte dell'ispettorato del lavoro, quante e quali siano le violazioni rilevate;
quali siano i dati in possesso degli enti preposti relativamente agli infortuni sul lavoro subiti dai lavoratori impiegati tramite voucher;
se non ritenga di dover fornire tutti i dati richiesti al fine di favorire la comprensione degli effetti generati dai voucher nel mondo del lavoro, al fine di verificarne la reale efficacia in relazione al raggiungimento degli obiettivi legati al loro utilizzo.
(5-02965)

NEGRO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con circolare n.65/10 l'Inps fissa la nuova contribuzione dovuta dai coltivatori

diretti e imprenditori agricoli professionali per il 2010;
il calcolo dei contributi pensionistici dovuti dai coltivatori diretti, mezzadri e coloni si effettua applicando una determinata percentuale sul reddito agrario convenzionale, stabilito annualmente con decreto ministeriale - per l'anno 2010 è fissato nella misura di 50,35 euro - ed articolato in quattro fasce distinte dal numero di giornate/lavoro attribuibile ad ogni singola unità produttiva (prima fascia=156 giornate; seconda fascia=208 giornate; terza fascia=312 giornate; quarta fascia=312 giornate);
le aliquote da applicare al reddito così calcolato sono il 20,30 per cento per la generalità delle imprese (ridotta al 17,80 per cento per i soggetti di età inferiore a 21 anni) ed il 17,30 per cento per le imprese ubicate nei territori montani è nelle zone agricole cosiddette svantaggiate (ridotta al 12,80 per cento per i giovani di età inferiore a 21 anni);
il reddito agrario è diminuito negli ultimi quattro anni del 36 per cento -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito all'eventualità di considerare, quantomeno in via sperimentale per il prossimo triennio, tutte le zone come svantaggiate prevedendo l'applicazione dell'aliquota ridotta a tutto il territorio nazionale, alla luce appunto della forte contrazione che il reddito agrario ha subito dal 2005 ad oggi.
(5-02968)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la determina n. 1881 del 27 luglio 2004 del Commissario straordinario Inps dell'epoca sono transitati nell'Istituto i dipendenti dell'Inpdai in liquidazione;
la maggior parte di questi dipendenti era ed è inquadrata nella qualifica più bassa vale a dire la qualifica funzionale A1;
ad oggi, per questi lavoratori non è stato stabilito il percorso professionale di crescita e sviluppo ed il conseguente migliore utilizzo possibile di questa categoria anche in considerazione del fatto che le mansioni effettivamente svolte sono ormai sempre più riconducibili ad aree superiori;
nella stragrande maggioranza dei casi, il personale in questione è utilizzato in attività lavorative riconducibili alla declaratoria delle funzioni dell'Area B e spesso addirittura dell'Area C, mentre permane per tutti l'inquadramento nella posizione iniziale dell'Area A;
a giudizio dell'Ugl-Fedep e dell'interrogante, per questi lavoratori occorre l'immediato inquadramento nelle successive posizioni economiche dell'Area A, una formazione idonea ed utile anche per la partecipazione ai concorsi interni e procedere alla riqualificazione professionale verso l'area B -:
quali iniziative intende assumere il Ministro interrogato per tutelare la categoria di lavoratori citata in premessa.
(4-07395)

SCHIRRU. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
la direttrice della Unità complessa, di riabilitazione e terapia fisica che da circa otto anni operava presso il Presidio Ospedaliero Marino della ASL n. 8, in qualità di dirigente primario conseguito per concorso pubblico, che ha in carico numerosi pazienti, provvedendo anche ad effettuare le consulenze richieste sia dal Presidio Ospedaliero, medesimo, sia provenienti dall'esterno, ha avuto notizia di conferimento di nuovo incarico «responsabile struttura complessa riabilitazione e terapia

fisica area specialistica-distretto 1 Cagliari» in seguito ad una deliberazione del direttore generale dell'azienda sanitaria locale 8 di Cagliari nel mese di gennaio 2009;
nel mese di marzo 2010 è stata chiesta in via d'urgenza la sottoscrizione per accettazione del nuovo contratto a pena di decadenza dall'incarico;
il 6 aprile è stata trasferita all'improvviso presso i locali del padiglione N della cittadella della salute in via Romagna, 16, tra l'altro senza che fosse resa alcuna comunicazione pubblica e nonostante i locali di via Romagna non fossero ancora idonei;
attraverso un sopralluogo di Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, è stata constatata l'assoluta inidoneità dei locali assegnati per lo svolgimento dell'attività professionale sono deteriorati gli infissi, i pavimenti, i bagni sono inagibili, sporchi e privi delle necessarie dotazioni igieniche, l'ambulatorio delle visite è privo di attrezzature idonee (manca persino un lavandino), manca la palestra e il box terapia; mancano arredi e attrezzature per consentire l'attività riabilitativa e assistenziale; l'area destinata alla riabilitazione e alla terapia fisica non è ancora ristrutturata e quindi in condizioni igieniche disastrose (pareti sporche e scrostate, presenza di ponteggi, bagni non agibili sia per i pazienti che per il personale); mancano in conclusione locali idonei e il personale di supporto per consentire lo svolgimento delle attività sanitarie e/o riabilitative (è stato infatti assegnato solo un amministrativo);
a riprova di tale inidoneità, dopo un mese esatto dall'allontanamento disposto il 6 aprile, il primario fisiatra dell'Asl 8 dovrebbe ora tornare all'ospedale Marino, ma nel suo reparto non potrà organizzare il lavoro come faceva prima, bensì dovrà limitarsi a fare il semplice dirigente medico specialista;
la stampa locale si è occupata della vicenda in diverse occasioni, nell'articolo de La Nuova Sardegna del 25 aprile 2010 e del 9 maggio 2010;
tali comportamenti potrebbero identificarsi con atti di vero e proprio mobbing che, nell'accezione più comune, significa appunto quell'insieme di comportamenti violenti - abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione... - perpetrati da parte di superiori e/o colleghi nei confronti del lavoratore, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale, nonché della salute psicofisica dello stesso e nell'insieme producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute, la sua esistenza;
tra l'altro tale situazione determina oggettivi disagi per pazienti che hanno sempre manifestato apprezzamento per il dirigente e che hanno diritto a ricevere le prestazioni loro dovute -:
se non ritenga di dover verificare se nei confronti della dirigente siano state compiute vere e proprie azioni di mobbing, considerato che la stessa si è rivolta ad un legale per fare valere i propri diritti;
quali iniziative siano state adottate e si intendano adottare in ordine alla prevenzione, la rilevazione e il contrasto dei casi di mobbing, per tutelare la salute, la dignità e la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori, al fine di garantire agli stessi un ambiente di lavoro sicuro, sereno, favorevole alle relazioni interpersonali e fondato su principi di solidarietà, trasparenza, cooperazione e rispetto reciproco;
se i Ministri interrogati abbiano attivato un monitoraggio sul contenzioso in materia di mobbing, all'interno della pubblica amministrazione e, in tale caso, i risultati del medesimo monitoraggio.
(4-07399)

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

ANTONINO RUSSO. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Palermo nel 2005 ha approvato un regolamento che disciplina gli interventi a favore di «soggetti che non hanno un alloggio adeguato ad esigenze abitative», che siano nati a Palermo, o residenti nella città, o stranieri richiedenti asilo, o rifugiati;
chi abita in un camper, in un container, presso strutture d'accoglienza per senza tetto o chi è ospitato gratuitamente in un'abitazione ha il diritto ad accedere alla graduatoria per l'assegnazione di un alloggio, all'uopo prevista (ad oggi composta da 726 famiglie, di cui 45 straniere e 14 rom);
il regolamento prevede che tali soggetti possano usufruire solo di una tipologia di alloggi, ossia quelli confiscati alla mafia;
nelle settimane scorse, una famiglia rom, nel pieno rispetto di tutte le procedure, ha ottenuto legittimamente il primo posto nella graduatoria dell'emergenza abitativa, con 39 punti, in conseguenza di due criteri oggettivi e insindacabili: il primo, la natura del bisogno abitativo (chi vive in un camper ha più bisogno di chi vive in una casa fatiscente): il secondo, il carico familiare: più figli si hanno, soprattutto se in età scolare, maggiore è il punteggio;
in un primo tempo, in ossequio e nel rispetto di tutte le procedure, il comune di Palermo assegnava a questa famiglia l'appartamento confiscato alla mafia in via Bonanno n. 51;
successivamente l'assegnazione dell'immobile è stata revocata, con una molto discutibile direttiva del 6 maggio 2010 a firma del sindaco Diego Cammarata, dove si dice: «Relativamente all'immobile di via Bonanno 51 ancorché in passato sia stato adibito a finalità alloggiative, si ritiene che le caratteristiche dell'immobile si prestino a un utilizzo diverso da quello attuale. Pertanto si invita l'assessorato agli interventi abitativi a revocare la procedura di assegnazione e, per non creare alcun disagio alla famiglia assegnataria, a procedere in tempi brevi all'assegnazione di un altro bene fra quelli disponibili nell'ambito del patrimonio comunale»;
nei giorni scorsi è stata firmata una nuova determina di assegnazione per un altro appartamento confiscato alla mafia lungo l'asse di corso Calatafimi;
la revoca e la successiva assegnazione di un nuovo appartamento è giunta stranamente, al punto da non apparire come una casuale coincidenza, dopo la protesta dei condomini dello stabile di via Bonanno che hanno dichiarato pubblicamente di non volere una famiglia rom tra di loro;
la famiglia rom, dopo le aspre polemiche ed il clamore, dei quali evidentemente avrebbe fatto volentieri a meno, ha vissuto in un clima di tensione e di paura che in un paese civile non avrebbero motivo di esistere;
nelle scorse ore, per «motivi burocratici» sarebbe stata rinviata la consegna delle chiavi del secondo appartamento individuato lungo l'asse di corso Calatafimi;
tale vicenda rischia di apparire come un insopportabile episodio di discriminazione e di razzismo a cui le istituzioni, a tutti i livelli, hanno il dovere di opporsi con determinazione al fine di non prestarsi a violare diritti e valori sacri come la dignità della persona umana -:
se sia a conoscenza della vicenda richiamata;
se e come si intenda intervenire al fine di verificare la sussistenza o meno di una condotta discriminatoria al fine di garantire il diritto, legittimamente acquisito, dalla famiglia in oggetto e dare una rapida soluzione alla riconosciuta esigenza

abitativa così da evitare odiose penalizzazioni incompatibili con il nostro ordinamento.
(4-07402)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, BRANDOLINI, AMICI, FIORIO, SERVODIO e DAMIANO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le piantagioni del kiwi in tutta la provincia di Latina hanno raggiunto, ormai da trenta anni, una dimensione tale, dal punto di vista quantitativo, da coprire circa il 40 per cento della produzione nazionale;
la coltivazione di questo prodotto è particolarmente favorita nel territorio di questa provincia, sia per l'abbondanza di acqua che per il clima mite, tanto che ha guadagnato il marchio IGP;
la coltivazione delle piantagioni di kiwi hanno portato respiro all'agricoltura dell'Agro Pontino, già provata dal fallimento di altre coltivazioni e hanno fornito una sorta di ammortizzatore sociale a coloro che, perduto il lavoro in fabbrica, si sono rivolti nuovamente alla campagna;
a tutt'oggi le piante del kiwi vengono vendute come piante rampicanti e non come alberi da frutto e quindi non vengono sottoposte ai necessari controlli, favorendo la diffusione di patogeni provenienti da altri luoghi;
attualmente tale coltura sta subendo un gravissimo attacco da una forma molto virulenta di batteriosi nominata Pseudomonas syiringae actinidia (apparso per la prima volta in Giappone nel 1989), che ha già aggredito seicento ettari di terreno coltivato a kiwi giallo (actinidia chinensis c.v. hort 16) - l'80 per cento presente sul territorio - che sono stati, nel giro di due anni, completamente distrutti e capitozzati in alcuni casi sopra al punto d'innesto alfine di riallevare la stessa varietà di kiwi giallo ed in altri casi sotto il punto d'innesto alfine di riallevare la varietà sottostante, generalmente Hayward;
la carica batterica è tale che anche le coltivazioni di kiwi verde (actinidia deliciosa c.v. Hayward), vero perno dell'economia pontina, anche se come coltivazione è più resistente, vengono aggredite da questa batteriosi, si ritiene che almeno 400 ettari siano stati contaminati;
purtroppo fino ad oggi non si sono evidenziati rimedi utili al contenimento di tale contagio, unica cura risulta il taglio delle piante affette, con relativa bruciatura delle stesse e, talvolta la completa eradicazione e la seguente bruciatura dei residui della potatura;
è nota la fine della coltivazione di kiwi in Corea, che aggredita da tale epidemia è stata completamente distrutta -:
quali azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere per affrontare questa grave situazione dell'agricoltura pontina che rischia il tracollo della propria economia;
quali strutture e strumenti scientifici intenda mettere in campo per coadiuvare la ricerca già in atto al livello regionale, tale da arrivare ad una soluzione rapida di questa difficile problematica;
quali interventi intenda adottare a sostegno delle centinaia di aziende agricole che già sono state colpite dalla batteriosi e hanno dovuto tagliare le proprie piante e per almeno due anni non potranno raccogliere frutti, sostenendo solo le spese per il riallevamento delle piante capitozzate;
quali sistemi di controllo fitosanitario intenda predisporre su tutto il materiale vivaistico che circola in Italia, oltre naturalmente a prevedere il periodo di quarantena che già viene predisposto per altri tipi di fruttiferi;

quali iniziative intenda adottare affinché non vengano introdotte in Italia nuove piante di actinidia che potrebbero, se preventivamente non ispezionate, essere facile veicolo di questa o altre infezioni;
se il Ministro intenda promuovere, infine, un monitoraggio su tutto il territorio del nostro Paese, visto il manifestarsi della batteriosi anche in altre regioni italiane.
(5-02960)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, DI GIUSEPPE e ROTA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il cancro batterico dell'actinidia è stato segnalato per la prima volta in Giappone nell'anno 1989 su piante di Actinidia deliciosa, successivamente l'agente causale è stato caratterizzato e classificato come Pseudomonas syringae pv. actinidiae;
la coltivazione dell'actinidia (il cui frutto è chiamato kiwi) è stata introdotta in provincia di Latina all'inizio degli anni 70 e da allora si è assistito ad una progressiva e costante crescita delle superfici coltivate, favorita sia dalla particolare vocazione pedoclimatica del territorio provinciale, sia dalla specializzazione agronomica degli addetti;
la produzione nazionale risulta concentrata in quattro regioni, di cui il Lazio costituisce una realtà preminente con un'incidenza territoriale pari a circa il 33 per cento ed una produzione corrispondente al 35 per cento del totale nazionale; in particolare, la provincia di Latina fa registrare un peso della produzione di quasi il 70 per cento sul totale regionale, tanto che nel 2006 sono state prodotte in provincia di Latina circa 107.100 tonnellate su una superficie di circa 5.100 ettari;
i primi focolai della malattia si sono registrati nel 2007, nel Lazio vi sono state le prime segnalazioni di problematiche patologiche a carico delle piante di actinidia, riconducibili all'agente del «cancro batterico dell'actinidia» (Pseudomonas syringae pv. actinidiae), che nei casi più gravi può condurre alla morte di interi impianti;
il cancro batterico dell'actinidia nel corso degli ultimi anni ha acquistato una sempre maggiore rilevanza in Italia con un aumento dei danni causati nelle aree coltivate ad actinidia, in particolare nel Lazio, tale da provocare numerosi focolai all'interno delle aree coltivate ponendo a rischio il futuro di tale tipo di coltivazione e con esso l'intero settore economico cui fa riferimento e che in questi anni si è fortemente sviluppato;
tale situazione può arrecare gravi danni a tutti gli organi vegetativi della pianta con forti ripercussioni economiche, soprattutto in funzione del basso livello qualitativo dei frutti, della minore produzione, della mancata commercializzazione, fino alla morte delle piante;
è evidente come tale situazione possa compromettere gravemente, un importante comparto del nostro settore agricolo già in conclamato stato di crisi economica e finanziaria -:
se il Governo non reputi opportuno, vista l'importanza sia occupazionale che socio-economica di tale produzione, adottare misure utili a contrastare efficacemente il fenomeno e a stroncarne la diffusione in Italia, tra le quali il riconoscimento dello stato di crisi del settore, la costituzione di un gruppo di esperti per la puntuale mappatura di territori colpiti dalla malattia, lo stanziamento di apposite risorse economiche per studi e ricerche finalizzate a trovare le possibili soluzioni al problema, la previsione di aiuti ai produttori che intervengono sui focolai di infezione, con la distruzione delle piante infette e la successiva sostituzione con piante sane, l'istituzione di un protocollo comune per azioni di profilassi.
(4-07378)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ad interrogazione a risposta scritta n. 4-06160 presentata dall'onorevole Elisabetta Zamparutti il 17 febbraio 2010, seduta n. 284, riguardo alla vicenda della pineta di Casamicciola Terme (Napoli), è seguita risposta scritta del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia, pubblicata il 3 maggio 2010 nell'allegato B della seduta n. 315;
secondo quanto riporta il quotidiano Il Golfo del 18 maggio 2010, un'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Enrico Campoli ha ordinato il sequestro del cantiere per la realizzazione della caserma del Corpo forestale dello Stato, provvedimento eseguito il 17 maggio 2010 dalla Guardia di Finanza delle tenenza di Ischia;
in tale ordinanza emergono alcuni punti contrastanti con le affermazioni sostenute nella risposta del Ministro Zaia datata 3 maggio 2010;
precisamente, rispetto alla disposizione di dissequestro dell'area in questione, lo stesso pubblico ministero, si legge nell'ordinanza, «dopo alcuni provvedimenti interlocutori - fissava udienza camerale ex articoli 409 e ss. Cpp per il giorno 24 marzo 2010; all'esito dell'udienza camerale veniva emessa ordinanza di ulteriori indagini ex articolo 409, V comma Cpp [...] - a fondamento delle ulteriori indagini da svolgere entro il termine del 31 maggio 2010 - veniva evidenziato come: le determinazioni del pubblico ministero avessero preso in considerazione «solo una parte degli atti amministrativi - in particolare il parere favorevole della commissione edilizia integrata e la determina dell'architetto Arcamone - e non l'intero iter, quest'ultimo interamente ricostruito nella relazione tecnica Formisano». Nell'ordinanza richiamata del 24 marzo 2010 è inoltre scritto che «la costruzione della caserma Forestale nel comune di Casamicciola è del tutto priva di autorizzazione paesaggistica, autorizzazione di cui - atteso il Piano Territoriale dell'isola d'Ischia - v'è assoluta necessità [...]; la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Napoli e provincia con nota n. 8370 del 14 aprile 2009 comunicava a codesta Procura della Repubblica tra l'altro l'assenza di autorizzazione paesaggistica valida». Pertanto, il sequestro preventivo è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari Enrico Campoli su richiesta dello stesso pubblico ministero Antonio D'Alessio;
nell'ambito dell'inchiesta sono indagati con l'accusa di falso in atto pubblico Giosi Ferrandino, all'epoca dei fatti sindaco di Casamicciola, gli architetti Silvanio Arcamone e Liviana Buono, il geometra Mazzella ed il titolare dell'impresa edile Parravicini;
il 31 marzo 2010 il pubblico ministero delegava alla polizia giudiziaria (tenenza Ischia Guardia di finanza) una serie di accertamenti, documentali e testimoniali, che tenevano in conto il provvedimento di ulteriori indagini emesso da questa Ag; agli atti veniva acquisita informativa di polizia giudiziaria in cui si evidenziavano le rilevanti incongruità aventi ad oggetto l'appalto per l'affidamento dei lavori riguardanti la caserma del Corpo Forestale dello Stato di Casamicciola Terme;
l'ipotesi investigativa è che, per aggirare i rigorosi divieti di edificazione sull'isola, sottoposta a vincoli paesaggistici, «a dispetto delle autorizzazioni comunali ricevute, "la caserma stia sorgendo su una particella diversa da quella originariamente destinata dal Comune"», mentre nella risposta del ministro Zaia si legge che «i lavori si stanno svolgendo nella particella prevista dall'atto di concessione di giunta municipale, n. 108 del 27 marzo 1986 del Comune di Casamicciola, ratificato con delibera del consiglio comunale n. 49 del 14 ottobre 1989 dello stesso».

Agli atti dell'inchiesta c'è il verbale di interrogatorio del tecnico comunale che aveva ricevuto il compito di realizzare il frazionamento per l'individuazione dell'area. Il tecnico, è scritto nel decreto di sequestro, non solo sottolinea «l'erroneità della particella, bensì anche l'individuazione dolosa e falsa della medesima, peraltro disattendendo un provvedimento dell'autorità giudiziaria in cui nessun diritto veniva concesso al Comune su quel determinato territorio del quale era mero gestore»;
per il gip, la tesi sostenuta dal provveditore alle opere pubbliche Carlea e dall'architetto Buono «che, di fatto, assume lo svincolo totale da ogni normativa in forza della qualificazione dell'opera quale statuale, appare davvero incongrua, atteso che, a voler dare fondamento alla stessa, anche in un'area paesaggistica protetta integralmente si potrebbe costruire in assenza di ogni vincolo, non tenendo in alcun conto la competenza dell'amministrazione preposta alla tutela del medesimo» -:
sulla base di quali elementi sia stata redatta la risposta del Ministro Zaia all'interrogazione n. 4-06160;
se i Ministri interrogati siano al corrente dell'ordinanza dispositiva del sequestro preventivo del cantiere e se conoscano tutte le ragioni che hanno condotto la magistratura a tale decisione, tenuto conto che tale ordinanza risale a pochi giorni di distanza dalla risposta del Ministro Zaia, mentre la richiesta del pubblico ministero Antonio D'Alessio è datata 24 marzo 2010.
(4-07400)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

BOSSA. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 25 gennaio 2010, n. 6, è stato riordinato il Formez, rinominato Formez PA, con un rilancio e un allargamento dei compiti già assegnati attraverso la previsione di due settori: a) formazione, b) servizi e assistenza tecnica;
i due settori assegnati a Formez PA, nel decreto, appaiono strettamente connessi così da suggerirne una governance unitaria e integrata;
nel luglio 2009 è stata costituita la società per azioni denominata Formez Italia, con capitale sociale interamente sottoscritto da Formez PA, con l'intento di «delegare» ad essa l'azione formativa. Trattasi di una data anteriore a quella di emanazione del decreto legislativo n. 6 del 2010. Della volontà di «delegare» la funzione formativa attribuita al Formez ad un'altra entità, nello specifico una società per azioni, non sono state informate né la Commissione parlamentare competente né la Conferenza unificata cui è stata trasmessa, per gli adempimenti di rito, la bozza del decreto legislativo n. 6 del 2010, bozza che non reca ovviamente menzione alcuna della possibile attribuzione ad ente diverso da Formez PA gli aspetti formativi;
nel dicembre 2009, anche in questo caso prima dell'emanazione del decreto legislativo di riordino, i vertici di Formez hanno comunicato alle organizzazioni sindacali l'esigenza di sostenere l'azione e le competenze della neonata Formez Italia Spa attraverso il distacco temporaneo in essa di una parte del personale in servizio presso le sedi di Roma e di Napoli. Non appena tali distacchi temporanei sono stati operati, il Presidente di Formez Italia ne ha contestato l'efficacia, pretendendo che il personale coinvolto da tali distacchi cambiasse immediatamente datore di lavoro, ovvero acconsentisse alla cessione del proprio contratto di lavoro da Formez a Formez Italia. Avendo incontrato tale richiesta una notevole resistenza da parte del personale interessato, per favorire tale disegno il Formez (diventato nel frattempo Formez PA) ha deciso di chiudere la sua sede di Napoli, comunicando al personale

interessato che o acconsentiva alla cessione del contratto verso la spa o sarebbe stato trasferito a Roma a svolgere mansioni e compiti diversi da quelli usualmente esercitati. Buona parte del personale napoletano interessato, «convinto» dall'alternativa del trasferimento, ha acconsentito alla cessione del proprio contratto. Alcuni lavoratori napoletani non hanno comunque aderito alla proposta di cessione del loro contratto: a loro il Direttore Generale di Formez PA ha comunicato che sono in atto le procedure per il loro trasferimento a Roma. La quasi totalità del personale interessato della sede di Roma, non avendo ricevute proposte di trasferimento, ha deciso invece di non acconsentire alla cessione del proprio contratto di lavoro;
dal suo avvio, luglio 2009, e fino a gennaio 2010 Formez Italia spa non ha svolto nessuna attività produttiva di evidenza esterna, non ha avuto alle sue dipendenze personale proprio o distaccato, e non ha predisposto il suo piano industriale. Da gennaio 2010 ad oggi Formez Italia ha potuto contare invece su circa 80 unità di personale distaccate da Formez PA e su una serie di assunzioni a tempo determinato. Ciò nonostante la situazione produttiva non si è modificata di molto: l'unico progetto operativo che impegna ad oggi la società è la gestione, su delega di Formez PA, del corso concorso per il comune di Napoli. Il piano industriale non è ancora oggi stato messo a punto, e i costi di gestione continuano a crescere: a quelli degli organi sociali si aggiungono quelli del personale distaccato e assunto a tempo determinato; in una delle ultime sedute del Consiglio di amministrazione di Formez PA è stato posto all'ordine del giorno l'aumento del capitale sociale di Formez Italia proprio in ragione del suo assottigliamento per gli onerosi costi di gestione;
in questi giorni e stato inviato ai dipendenti di Formez Italia un «indice e primo draft» del piano strategico 2010-2012. In esso tra le altre cose si afferma che «Il legislatore ha voluto che il Formez, rinominato Formez PA, organizzasse in maniera distinta le sue attività tra i servizi e la formazione» e che «questa seconda missione si è ritenuto opportuno affidare ad autonoma e specifica società», con quella che all'interrogante appare una palese fuorviante interpretazione rispetto a quanto stabilito nel decreto legislativo n. 6 del 2009, e dunque rispetto a quanto è stato portato all'attenzione della competente Commissione parlamentare e della conferenza unificata -:
se sia a conoscenza e risponda al vero che Formez PA, disattendendo le previsioni del decreto-legislativo n. 6 del 2009, intenda trasferire, e stia già in effetti trasferendo, le competenze in materia di formazione ad una società per azioni, da esso stesso costituita, denominata Formez Italia; se il Ministro intenda porre in atto azioni specifiche per ricondurre l'operato di Formez PA al rispetto delle previsioni del decreto legislativo; se il Ministro sia a conoscenza e cosa intende fare rispetto a quanto sta accadendo al Formez nel rapporto tra lavoratori e vertici, e se intenda intervenire con urgenza per sanzionare i comportamenti lesivi dei diritti dei lavoratori, ove ne ricorrano gli estremi; se il Ministro sia a conoscenza delle ragioni per le quali ragione Formez PA ha deciso di chiudere la sua sede di Napoli, decisione inspiegabile visto che la sede Formez di Napoli presenta risultati economici e gestionali assai positivi avendo contribuito e contribuendo, attraverso i progetti in essa lavorati, a remunerare interamente i propri costi e a finanziare persino (con riferimento all'anno 2009) una discreta quota dei costi del personale della sede di Roma, decisione oltretutto in difformità rispetto a quanto stabilito dall'articolo 4 del decreto legislativo n. 6 del 2010 che prevede che «le eventuali misure di riorganizzazione interna dell'Istituto» debbano essere inserite nel Piano Triennale da sottoporsi all'approvazione del Ministro per la Pubblica Amministrazione, dopo l'espressione di parere da parte della Conferenza Unificata.
(4-07389)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LOLLI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il giorno 12 maggio 2010 sono stati convocati a Palazzo Chigi i governatori delle regioni con problemi di deficit sanitario;
il Consiglio dei ministri del 13 maggio 2010, riunito alla presenza dei governatori e dei commissari straordinari delle regioni interessate, ha determinato che la regione Abruzzo e la regione Sicilia sono le uniche regioni fra le più indebitate per la spesa sanitaria a non dover ricorrere all'aumento delle tasse, già al massimo delle aliquote;
all'ultimo tavolo di monitoraggio sulle spese sanitarie del 17 aprile, infatti, il piano di rientro dal debito della regione Abruzzo ha ricevuto un giudizio positivo;
il ministro interrogato ha dichiarato nella sua ultima visita a L'Aquila che «L'ultimo tavolo sul piano di rientro del debito sanitario è andato bene, e soprattutto per le regioni Abruzzo e Sicilia ha avuto un esito molto soddisfacente. Ci rendiamo conto che le riforme strutturali sono difficili e che la riqualificazione della rete ospedaliere è complessa, ma è un percorso che dobbiamo portare a compimento.»;
prima del terremoto del 6 aprile l'Asl de L'Aquila aveva assicurato l'ospedale San Salvatore e dopo il sisma per i danni subiti dall'ospedale stesso tramite l'assicurazione è stato previsto un risarcimento di circa 47 milioni di euro;
al momento non è noto il progetto di utilizzazione di tale somma per l'ospedale San Salvatore -:
se il Ministro abbia informazioni o ritenga possibile che le risorse determinate dall'assicurazione dell'ospedale San Salvatore possano essere state utilizzate al fine di ripianare il debito sanitario regionale.
(5-02962)

VIOLA e LENZI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 19 marzo 2009 era stato presentato dall'interrogante un atto di sindacato ispettivo (5-01171) in relazione alle drammatiche notizie di quel periodo sull'aggressione di un bambino da parte di un branco di cani randagi e la sua morte a seguito delle ferite riportate e in merito all'aggressione di una turista tedesca sempre da parte degli stessi animali, senza avere avuto ad oggi alcuna risposta;
le diverse normative vigenti sull'argomento in vigore prevedono:
l'obbligo della identificazione dell'animale da parte del proprietario;
il divieto di abbandonare gli animali di proprietà da parte del proprietario;
il divieto di maltrattamento degli animali;
il servizio di cattura dei cani randagi e/o vaganti da parte delle ASL territoriali;
l'obbligo per i comuni di costruire i canili rifugio per i cani randagi catturati nel proprio territorio comunale;
la prima cura degli animali randagi e/o vaganti catturati a carico dei servizi veterinari delle ASL;
l'obbligo per i comuni del mantenimento dei cani catturati presso i canili rifugio;
la necessità di favorire attraverso l'azione delle associazioni protezionistiche l'adozione degli animali presenti nei canili rifugio;
la possibilità per i servizi veterinari delle ASL di provvedere al controllo delle nascite degli animali presenti nei canili sterilizzazione o altri metodi farmacologici;

sarebbe utile sapere se nella regione siciliana le ASL abbiano istituito e gestiscano canili sanitari;
il Sottosegretario alla salute ha annunciato una proposta di legge del Governo per rivedere la normativa di cui sopra e che ha istituito una task force presso il Ministero per far fronte al problema del randagismo nel territorio nazionale -:
se esista una stima della popolazione canina in Sicilia ed eventualmente a quanto ammonti;
quanti cani risultino identificati nella regione Sicilia mediante l'applicazione dei microchip, se esista un'anagrafe collegata all'anagrafe nazionale, quali siano le modalità adottate (direttamente dalle ASL o con veterinari liberi professionisti) per l'applicazione dei microchip;
quanti comuni abbiano canili rifugio in proprietà o abbiano convenzione con canili di privati o associazioni;
se esista in quella regione un piano di costruzione di canili rifugio e se vi siano allocate le necessarie risorse;
se ci sia una stima della popolazione canina a livello nazionale e quanti di questi cani siano stati identificati mediante l'applicazione di microchip;
quali siano le risorse a livello nazionale destinate all'identificazione dei cani e per l'implementazione di tale sistema di azioni.
(5-02969)

Interrogazione a risposta scritta:

MURER e MIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con due delibere consecutive, la giunta regionale del Veneto - poco prima delle elezioni - ha dato il via libera all'acquisizione, da parte della concessionaria della regione (Sifa), della piattaforma ambientale del Petrolchimico e al riavvio del forno inceneritore SG31 per lo smaltimento di rifiuti e fanghi essiccati nella zona industriale di Marghera, Venezia;
con tale atto la piattaforma ambientale dell'SG31, ferma da oltre un anno per carenza di materiale da bruciare, andrà a pieno regime, sarà interessata anche da un «revampinig» per ottimizzare il controllo dal punto di vista delle emissioni inquinanti e verrà gestita da una società privata (Simagest) con un potenziamento di 15 milioni di euro;
non esiste ad oggi, nella regione Veneto, un piano per lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi per cui la riattivazione dell'inceneritore si iscrive dentro una scelta scollegata da una politica generale e non è ancora chiaro cosa e in che misura, con quale provenienza, sarà trattato nell'impianto riattivato;
l'inceneritore, che fino a pochi anni fa bruciava 40mila tonnellate di rifiuti vagliati prodotti in loco, sarà potenziato per arrivare prima a 100mila e poi a 125mila; una quantità tale da attrarne probabilmente da tutta la regione;
queste circostanze seminano sconcerto e disappunto su territori che sono stati già abbondantemente compromessi dal punto di vista ambientale con una popolazione già esposta ad alte quantità di emissioni nocive in atmosfera emesse da camini e fumaioli industriali di Porto Marghera, e che aspettavano una bonifica in luogo di un nuovo e potenziato insediamento inquinante;
secondo un appello firmato dai pediatri di famiglia della zona di Mestre e Venezia, sono i bambini a risentire per la durata di esposizione, le caratteristiche somatiche, le peculiarità metabolico-nutrizionali, in modo più marcato e duraturo, degli effetti dannosi dell'inquinamento, sin dal concepimento nel grembo materno;
secondo alcuni studi scientifici ci sarebbe un collegamento tra l'esposizione ai

prodotti dell'incenerimento di rifiuti e lo sviluppo di gravi patologie -:
se siano state condotte indagini sulla salute dei cittadini nella zona industriale di Porto Marghera;
se siano stati fatti studi sull'impatto che impianti di quel tipo possono avere sulla salute della gente e se il Governo, per garantire il diritto costituzionale alla salute, intenda predisporre un'approfondita valutazione scientifica sui rischi che tali impianti e il loro potenziamento possono comportare sulla salute delle persone.
(4-07375)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TULLO e ROSSA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
«Europa Gestioni Immobiliari» (EGI) spa è una società interamente partecipata da Poste italiane s.p.a, ed è proprietaria a Genova nella zona di Begato, al civico 130 di Via Linneo di un'immobile destinato nel passato a punto d'accoglienza temporaneo per i dipendenti delle Poste provenienti da realtà diverse;
la gestione dell'immobile è stato affidata alla società GEST.A SRL con sede legale in via A. Serena 9 Montebelluna (Treviso) mediante contratto di Global Service; si tratta di circa 70 unità abitative con metratura di circa 50 metri quadrati, una decina di dette abitazioni sono assegnate a dipendenti delle Poste italiane, i restanti alloggi sono occupati da famiglie che hanno stipulato contratto direttamente con GEST.A. (G.A) e in parte da soggetti in situazione di disagio sociale ed abitativo che usufruiscono di servizi di assistenza sociale da parte del comune di Genova;
da tempo EGI ha manifestato l'intenzione di dismettere la struttura che non rientra più nelle esigenze di Poste italiane e pertanto è entrato nel piano d'impresa che prevede la cessione d'immobili non funzionali all'attività aziendale;
l'immobile, che necessita di ingenti interventi di restauro e di adeguamento per la messa in sicurezza rispetto alle norme vigenti, è stato al centro di una trattativa con il comune di Genova che ad oggi non ha trovato soluzione;
i contratti stipulati da G.A sono di tipo alberghiero e/o di carattere transitorio, determinando un forte disagio ed incertezza per le famiglie interessate e per la stessa amministrazione comunale;
è confermata la volontà dell'amministrazione comunale di Genova, ad acquistare da EGI l'immobile in questione, ai fini di operare una ristrutturazione e la stabilizzazione dei contratti di affitto -:
se sia a conoscenza della situazione, quali atti possa compiere al fine di favorire il passaggio di proprietà tra Poste italiane e il comune di Genova dell'immobile di via Linneo 130.
(5-02961)

AMICI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la NEXANS spa, azienda francese di alta specializzazione che produce cavi e sistemi di cablaggio, con circa 90 sedi produttive nei cinque continenti, ha recentemente reso noto l'intenzione di chiudere lo stabilimento di Borgo Piave, nei pressi di Latina;
in Italia la NEXANS conta tre stabilimenti di produzione (cavi energia e accessori), una sede generale situata a Latina (produzione di cavi alta e media tensione), uno stabilimento di produzione a Battipaglia (produzione cavi bassa tensione, speciali e telecomunicazioni) e una sede commerciale a Vimercate-Milano;
il proposito di chiusura sembra non essere cambiato neanche in seguito all'incontro svoltosi lo scorso 24 maggio presso

gli uffici del Ministero dello sviluppo economico e, nonostante i vertici aziendali si siano resi disponibili ad un nuovo confronto fissato per il 1o giugno, prevedendo il trasferimento delle linee di produzione a Salerno;
la chiusura di NEXANS avrà gravi conseguenze dal punto di vista occupazionale della zona Pontina: sono oltre 300, infatti, i lavoratori che sarebbero interessati dalla cessazione della produzione, di cui 50 lavoratori con contratto di somministrazione lavoro e circa 100 delle ditte esterne collegate con la produzione dell'azienda;
si tratta di lavoratori che da anni sono impiegati nella produzione, molti dei quali giovani, che rischiano di trovarsi sul lastrico a causa della perdita del posto di lavoro;
la chiusura dell'azienda si inserisce in una situazione di drammatica crisi occupazionale nel Lazio che conta 200 mila disoccupati e i 600 mila iscritti ai centri per l'impiego. Sono questi i numeri di quella crisi del lavoro che colpisce la fascia di «invisibili», cioè quelli che non vengono inseriti nelle liste della cassa integrazione o della mobilità: il loro è un limbo alle volte troppo lungo che riguarda ormai il 9 per cento della popolazione, ben oltre quel 7 per cento registrato dall'Istat nel terzo trimestre del 2009. Ai disoccupati bisogna aggiungere 60 mila «scoraggiati», ossia coloro che rinunciano alla ricerca di un lavoro -:
quali iniziative urgenti intende adottare al fine di scongiurare la chiusura della NEXANS, e tutelare l'occupazione di circa 300 lavoratori;
se non ritenga di dover coinvolgere con urgenza le istituzioni locali, provinciali, regionali al fine di indurre i vertici NEXANS a presentare un nuovo piano industriale capace di scongiurare la chiusura dello stabilimento.
(5-02970)

Interrogazioni a risposta scritta:

COLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la stampa di oggi reca la notizia della decisione della Rai di seguire i prossimi mondiali di calcio inviando in Sudafrica circa 100 dipendenti tra giornalisti radiotelevisivi, tecnici e operatori;
il costo della trasferta in Sudafrica del complesso dei dipendenti Rai è stimato in circa due milioni di euro, ma la cifra potrebbe aumentare in ragione del costo effettivo dei biglietti aerei. Al riguardo, infatti, la stampa ricorda l'incredibile prassi secondo cui gli inviati Rai per gli eventi della Formula Uno volano solo in first o business class;
per comprendere l'entità dello spreco di risorse messo in atto dalla Rai nonostante il Direttore generale Masi assicuri una riduzione del 20 per cento rispetto alle precedenti missioni, la stessa stampa ha sottolineato che la concorrenza operata da Sky coprirà l'intero evento prevedendo 24 trasmissione al giorno con 1100 ore di trasmissione inviando metà del personale e noleggiando in loco telecamere e operatori per un costo totale stimato tra 900 mila euro e il milione e 200 mila euro;
la diffusione della decisione di inviare un numero così sproporzionato di dipendenti cade proprio nel giorno in cui il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato il bilancio 2009 prevedendo una perdita di 61,8 milioni di euro rispetto a un deficit tendenziale a inizio anno di oltre 150 milioni di euro;
appare scandaloso che in un periodo di crisi economica tale per cui proprio ieri il Governo ha presentato agli organi di informazione una manovra che prevede una stretta sulla spesa pubblica e un sacrificio di tanti cittadini per i prossimi anni, la Rai adotti politiche aziendali caratterizzate da sprechi e in controtendenza rispetto alla grave situazione del Paese -:
se non intenda verificare la coerenza degli effetti finanziari delle decisioni di cui in premessa con i criteri di efficienza ed

economicità della gestione recati dal vigente contratto di servizio stipulato tra il Ministero delle comunicazioni e la Rai, sul cui rispetto vigila il Ministro interrogato.
(4-07383)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Sardegna a fine 2009 risultavano realizzati impianti eolici per 586 megawatt, ma, sommando anche quelli in possesso di autorizzazione unica, il dato sale a 829 megawatt al 27 ottobre 2009;
alla stessa data erano poi in istruttoria ulteriori 3500 megawatt con anche progetti off-shore lungo la costa;
le cronache riferiscono di infiltrazioni criminali nell'industria dell'eolico in Sardegna -:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei dati sopra riferiti e se possano confermarli;
se il Governo intenda accertare la situazione sul piano ambientale e paesaggistico per quanto di propria competenza;
se, conformemente allo spirito delle direttive comunitarie recepite dall'Italia, sia stata assicurata la trasparenza delle informazioni concernenti gli impianti eolici in tutte le fasi procedurali;
se si sia provveduto a verificare la compatibilità della quota di eolico programmata in Sardegna con quanto previsto sul piano nazionale;
se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con particolare riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale sardo;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per verificare l'affidabilità e riconoscibilità dei soggetti operanti nel mercato dell'eolico;
se si intenda predisporre un piano per utilizzare questi incentivi alternativamente per opere di efficienza energetica e di sviluppo delle energie rinnovabili in forme ecocompatibili di autogenerazione diffusa e volte a contrastare i disastri ecologici, paesaggistici e culturali.
(4-07390)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo un dossier sulla proliferazione di impianti eolici in Italia a cura di alcune tra le più importanti associazioni ambientaliste risulta che in Abruzzo sono attivi 205 MW;
ulteriori numerose torri eoliche per una potenza di 50-80 MW hanno ottenuto un parere positivo all'esame di valutazione di impatto ambientale ed in buona sostanza hanno già esaurito l'iter autorizzativo ottenendo l'autorizzazione unica regionale elevando quindi il dato iniziale a circa 434 MW;
agli organi regionali sarebbero state presentate istanze progettuali per oltre 1000 MW;
risulta che siano stati proposti altri progetti sulla Serralunga nell'areale di specie come l'orso e il lupo e a ridosso e all'interno del parco regionale del Velino Silente, nell'ambite di zone interessate dalla presenza di Aquila reale e di colonie di avvoltoi Grifoni, reintrodotti dal Corpo forestale in molti anni di sacrificio -:
di quali dati dispongano sui progetti realizzati e presentati;

se e quali misure si intendano adottare a tutela delle aree e delle specie minacciate dalla realizzazione di simili quantitativi di impianti eolici;
se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale abruzzese;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per verificare l'affidabilità e riconoscibilità dei soggetti operanti nel mercato dell'eolico.
(4-07391)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Molise risultano realizzati ad oggi 238 MW mentre gli impianti complessivamente approdati a parere ambientale positivo ammontano a 450 MW e risultano in istruttoria ulteriori 3000 MW;
si registrano inoltre le proposte progettuali di due impianti off-shore a 5 chilometri dalla costa molisana in vista di Petacciato di cui uno della società Effe20 con 54 torri eoliche da 3 MW per un totale di 162 MW di potenza nominale;
un impianto è previsto a ridosso dell'area archeologica di Sepino;
impianti ricadono all'interno o sul confine di siti di interesse comunitario (SIC), zone di protezione speciale (ZPS) e aree importanti per gli uccelli (IBA) con il rischio di provocarne il degrado e pregiudicando le ultime popolazioni di lanario, nibbio reale e altre specie minacciate con evidenti rischi di procedure di infrazione comunitaria -:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei dati sopra riferiti e se possano confermarli;
se il Governo intenda accertare la situazione sul piano ambientale e paesaggistico per quanto di propria competenza;
se, conformemente allo spirito delle direttive comunitarie recepite dall'Italia, sia stata assicurata trasparenza delle informazioni concernenti gli impianti eolici in tutte le fasi procedurali;
se si sia provveduto a verificare la compatibilità della quota di eolico programmata in Molise con quanto previsto sul piano nazionale;
se non intendano promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale molisano;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per verificare l'affidabilità e riconoscibilità dei soggetti operanti nel mercato dell'eolico;
se si intenda predisporre un piano per utilizzare questi incentivi alternativamente per opere di efficienza energetica e di sviluppo delle energie rinnovabili in forme ecocompatibili di autogenerazione diffusa e volte a contrastare i disastri ecologici, paesaggistici e culturali.
(4-07392)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo un dossier sulla proliferazione di impianti eolici in Italia a cura di alcune tra le più importanti associazioni ambientaliste risulta che nelle Marche il piano energetico prevede 160 MW rispetto ai quali sono già da tempo in corso di istruttoria 4 impianti con 47 torri per complessivi 77 MW;

le proposte progettuali - M. Letegge, Piano della Lattara, M. Tolagna, M. Arastretta - ricadono in siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale, a ridosso di siti di nidificazione dell'aquila reale, sul confine di aree protette nazionali e regionali e interessano aree di altissimo pregio paesistico-ambientale, sottoposte a vincoli paesistici;
una simile situazione, a giudizio degli interroganti, necessita di un riequilibrio attraverso una nuova pianificazione e regolamentazione nazionale del settore con la fissazione di soglie inderogabili di potenza massima per regione e con una riduzione e modifica del regime di incentivazione -:
se quanto sopra riferito corrisponda al vero;
se il Governo non intenda accertare la reale situazione sul piano ambientale e paesaggistico per quanto di propria competenza;
se conformemente allo spirito delle direttive comunitarie recepite dall'Italia sia stata assicurata trasparenza delle informazioni concernenti gli impianti in tutte le fasi procedurali;
se non intenda fornire dati sulla ripartizione regionale degli impianti eolici in Italia e sulle proporzioni degli incentivi assegnati;
se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale marchigiano;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per verificare l'affidabilità e riconoscibilità dei soggetti operanti nel mercato dell'eolico;
se si intenda predisporre un piano per utilizzare questi incentivi alternativamente per opere di efficienza energetica e di sviluppo delle energie rinnovabili in forme ecocompatibili di autogenerazione diffusa e volte a contrastare i disastri ecologici, paesaggistici e culturali.
(4-07393)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo un dossier sulla proliferazione di impianti eolici in Italia a cura di alcune tra le più importanti associazioni ambientaliste risulta che in Umbria il piano energetico prevede 300 MW;
tale capacità rischia di essere sovradimensionata rispetto alle aree effettivamente disponibili che si ottengono escludendo quelle sottoposte a vincoli;
nella provincia di Perugia, che comprende la maggior parte dei siti con idonee condizioni anemometriche, sulla base della proposta di variante al Piano territoriale di coordinamento provinciale potrebbero essere installati al massimo 49 aerogeneratori per una potenza massima compresa tra 73,14 MW e 97,52 MW;
tutti i siti interessano aree montane di rilevante interesse paesistico-ambientale e storico-culturale o aree ad esse limitrofe;
tra i comuni di Cascia e Norcia potrebbero essere installati 11 aerogeneratori in prossimità dei confini del Parco nazionale dei Monti Sibillini e quindi l'eventuale realizzazione dell'impianto eolico comporterebbe un significativo impatto nei confronti dei valori paesaggistici e dell'avifauna dell'area protetta;
altri siti interessati sono quelli di S. Giustino, Gubbio, Città di Castello e Nocera Umbra;
una simile situazione, a giudizio degli interroganti, necessita di un riequilibrio attraverso una nuova pianificazione e regolamentazione nazionale del settore con la fissazione di soglie inderogabili di potenza

massima per regione e con una riduzione e modifica del regime di incentivazione -:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei dati sopra riferiti e se possano confermarli;
se il Governo intenda accertare la situazione sul piano ambientale e paesaggistico per quanto di propria competenza;
se, conformemente allo spirito delle direttive comunitarie recepite dall'Italia, sia stata assicurata la trasparenza delle informazioni concernenti gli impianti eolici in tutte le fasi procedurali;
se si sia provveduto a verificare la compatibilità della quota di eolico programmata in Umbria con quanto previsto sul piano nazionale;
se non intenda promuovere, per quanto di competenza, un'indagine, con riferimento agli incentivi di competenza statale, sull'intero territorio regionale umbro;
se e quali iniziative, anche normative, si intendano assumere per verificare l'affidabilità e riconoscibilità dei soggetti operanti nel mercato dell'eolico;
se si intenda predisporre un piano per utilizzare questi incentivi alternativamente per opere di efficienza energetica e di sviluppo delle energie rinnovabili in forme ecocompatibili di autogenerazione diffusa e volte a contrastare i disastri ecologici, paesaggistici e culturali.
(4-07394)

GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Verdura Golf Resort del gruppo Rocco Forte, situato tra Sciacca e Ribera, in provincia di Agrigento, è un insediamento turistico esclusivo che contribuisce a sviluppare in Italia la cultura del golf e nel contempo incrementare il flusso turistico di lusso in Sicilia. Il progetto del Resort di Verdura è stato oggetto di un contratto di localizzazione tra Stato e Regione, supportato da un investimento privato di 125 milioni di euro e si sviluppa su un totale di 250 ettari (120 destinati alla pratica del golf);
la struttura è sempre stata oggetto di violente contestazioni da parte delle associazioni ambientaliste, che hanno segnalato numerose violazioni sia delle leggi ambientali che delle leggi contabili, in relazione al presunto uso improprio dei fondi pubblici erogati ed al mancato rispetto dell'accordo di programma;
in forza di tali contestazioni i lavori sono andati avanti a singhiozzo, in danno dei lavoratori occupati nella realizzazione e nella gestione e manutenzione della struttura;
nel settembre del 2009 la CNA ha lamentato il fatto che, nonostante gli accordi, la società non sembrava intenzionata ad utilizzare imprese siciliane nella realizzazione delle opere;
anche per la selezione del personale che dovrà lavorare nella struttura, la Rocco Forte ha posto in essere delle preclusioni che sembrano risolversi in danno dell'occupazione locale, anche per accedere alle mansioni elementari e di servizio;
l'accordo di programma quadro prevedeva lo sviluppo dell'occupazione locale ed adeguate attività di formazione professionale a carico dalla Rocco Forte -:
se la Rocco Forte abbia rispettato il crono programma previsto dal contratto di localizzazione;
se la Rocco Forte abbia provveduto ad ottemperare a tutte le prescrizioni;
se siano stati ultimati i previsti lavori a protezione della costa e degli arenili;
se il gruppo Rocco Forte abbia avviato i previsti corsi di formazione professionale;
quali siano le modalità di assunzione del personale e se siano state adottate procedure per garantirne la trasparenza;

in quali termini sia stata rispettata la previsione di sviluppare l'occupazione locale;
quali siano le modalità di assunzione e le tipologie di contratto adottate, in particolare per i lavoratori stagionali;
se si sia proceduto alla verifica del DURC delle ditte realizzatrici;
se la Rocco Forte abbia riscosso interamente i contributi pubblici previsti.
(4-07396)

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Apposizione di firme ad interpellanze.

L'interpellanza urgente Dussin Luciano e Reguzzoni n. 2-00722, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-00726, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vico.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini e altri n. 4-07191, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Caparini e altri n. 4-07192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Boccuzzi e altri n. 4-07193, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Trappolino.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-07194, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi e Cavallotto n. 4-07265, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi e Cavallotto n. 4-07268, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-02933, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marchioni, De Micheli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Milo n. 5-02909 del 18 maggio 2010.

Ritiro di una firma da una interpellanza.

Interpellanza urgente Boccia e altri n. 2-00726, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2010: è stata ritirata la firma del deputato Fluvi.