XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 3 giugno 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 3 giugno 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Barbi, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brancher, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Craxi, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 1o giugno 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
VERNETTI: «Modifica all'articolo 2 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, in materia di tutela della lingua storica piemontese» (3520);
TOCCAFONDI: «Disposizioni recanti agevolazioni fiscali e altri benefìci per le famiglie numerose» (3521);
DI BIAGIO: «Delega al Governo per l'istituzione dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei liberi professionisti» (3522).
Saranno stampate e distribuite.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dal deputato Stucchi:
GOISIS ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento delle specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali» (1428);
CAPARINI ed altri: «Norme in materia di disciplina previdenziale per gli spedizionieri doganali» (1585);
ALESSANDRI ed altri: «Interventi per lo sviluppo del turismo sostenibile nelle aree protette» (1758);
CAPARINI ed altri: «Disciplina dell'attività di agente degli artisti dello spettacolo e istituzione del registro nazionale degli agenti dello spettacolo» (1985);
GOISIS ed altri: «Delega al Governo e altre disposizioni concernenti la disciplina delle attività circensi» (2280);
GOISIS: «Istituzione del ruolo unico dei professori universitari e del ruolo dei ricercatori nonché disciplina relativa allo stato giuridico, al reclutamento e alla valutazione dell'attività scientifica e didattica dei medesimi» (2460);
FUGATTI ed altri: «Modifica all'articolo 2, comma 20, della legge 14 novembre 1995, n. 481, concernente l'adeguamento della misura delle sanzioni irrogate dalle Autorità di regolazione per i servizi di pubblica utilità» (2483);
BRIGANDÌ ed altri: «Abrogazione della legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e di responsabilità civile dei magistrati» (2796);
GIDONI ed altri: «Disposizioni in materia di attribuzione del grado e di determinazione dell'anzianità per gli ufficiali in servizio permanente delle Forze armate arruolati mediante concorsi a nomina diretta per i quali sia richiesto il possesso di laurea specialistica o magistrale» (2906);
BRIGANDÌ ed altri: «Modifica all'articolo 21 della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, in materia di ricorsi avverso i provvedimenti del Consiglio superiore della magistratura in materia di tramutamenti e di conferimento di uffici giudiziari» (3129).

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
LETTA ed altri: «Disposizioni in materia di ineleggibilità e di incompatibilità dei magistrati» (3325) Parere delle Commissioni II, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
MIGLIOLI: «Disposizioni in materia di rapporti tra la pubblica amministrazione e i cittadini» (3456) Parere delle Commissioni II, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e X.
IV Commissione (Difesa):
GREGORIO FONTANA ed altri: «Disposizioni concernenti le associazioni di interesse delle Forze armate» (3442) Parere delle Commissioni I, II, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria).
VI Commissione (Finanze):
NASTRI: «Disposizioni in materia di mutui ipotecari agrari in favore degli imprenditori agricoli» (3467) Parere delle Commissioni I, II, V, XIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
FORCOLIN ed altri: «Disposizioni concernenti la ripartizione del monte premi del Superenalotto» (3474) Parere delle Commissioni I e V.
VIII Commissione (Ambiente):
COSENZA ed altri: «Disposizioni per la tutela culturale e ambientale e per la valorizzazione turistica dei Campi Flegrei» (3257) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X, XIII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XI Commissione (Lavoro):
NASTRI: «Agevolazioni contributive in favore dei territori montani e delle zone agricole particolarmente svantaggiate» (3458) Parere delle Commissioni I, V e XIII;
MIGLIOLI: «Disposizioni per il contrasto della violenza fisica e della persecuzione psicologica nell'ambito dell'attività lavorativa (mobbing)» (3469) Parere delle Commissioni I, II, V, X e XII.
XII Commissione (Affari sociali):
POLLEDRI ed altri: «Modifiche all'articolo 34 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori per malattia mentale, e altre disposizioni concernenti l'organizzazione dei servizi per la tutela della salute mentale» (3421) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V, VII, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
ANGELI: «Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di assistenza sanitaria agli italiani residenti all'estero che si trovano temporaneamente in Italia» (3464) Parere delle Commissioni I, III, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
XIII Commissione (Agricoltura):
NASTRI: «Disposizioni concernenti l'istituzione di aree per lo svolgimento delle attività cinofile nei parchi e nelle aree protette, allo scopo di favorire lo sviluppo sostenibile delle aree interne» (3462) Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite III (Affari esteri) e VII (Cultura):
RICARDO ANTONIO MERLO ed altri: «Istituzione del programma di formazione ed educazione "Marco Polo" per l'approfondimento della cultura italiana destinato ai giovani italiani residenti all'estero» (3337) Parere delle Commissioni I e V.
Commissioni riunite VII (Cultura) e IX (Trasporti):
GENTILONI SILVERI ed altri: «Modifica all'articolo 43 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, in materia di partecipazioni degli operatori televisivi in imprese editrici di giornali quotidiani» (3449) Parere delle Commissioni I, II, X e XIV.

Trasmissioni dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettere in data 25 maggio 2010, ha comunicato che, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, sono state approvate le seguenti risoluzioni:
risoluzione della 3a Commissione (Affari esteri) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1905 del 2006 che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo (COM(2010)102 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 35), che è trasmessa alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pedopornografia, che abroga la decisione quadro 2004/68/GAI (COM(2010)94 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 36), che è trasmessa alla II Commissione (Giustizia) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 1a Commissione (Affari costituzionali) sulla proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'agenzia per la gestione operativa dei sistemi di tecnologia dell'informazione su larga scala del settore della libertà, della sicurezza e della giustizia (COM(2010)93 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 37), che è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 10a Commissione (Industria, commercio, turismo) sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche europee sul turismo (COM(2010)117 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 38), che è trasmessa alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione della 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Programma di lavoro della Commissione per il 2010 - È ora di agire (COM(2010)135 definitivo) (atto comunitario n. 63) (atto Senato doc. XVIII, n. 39), che è trasmessa alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettera in data 21 maggio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, della legge 23 marzo 1998, n. 93, la relazione sull'attuazione della convenzione che istituisce l'Ufficio europeo di polizia (EUROPOL), riferita all'anno 2009 (doc. CXXXII-bis, n. 3).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso, d'intesa con il Presidente del Senato, al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di EUROPOL, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 1o giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la medesima comunicazione, il Governo ha richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Riesame della direttiva sull'orario di lavoro (COM(2010)106 definitivo), assegnata in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro) il 15 aprile 2010;
Relazione della Commissione - Relazione sulla convergenza 2010 (COM(2010) 238 definitivo), assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea) il 1o giugno 2010.

La Commissione europea, in data 1o e 2 giugno 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e alla Banca centrale europea - Fondi di risoluzione per il settore bancario(COM(2010)254 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione europea che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (COM(2010)256 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 2 giugno 2010;
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sull'analisi dei mercati a norma del quadro normativo dell'Unione europea (Terza relazione) - Ulteriori passi avanti verso il consolidamento del mercato interno delle comunicazioni elettroniche (COM(2010)271 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti);
Proposte di decisione del Consiglio che autorizzano l'immissione in commercio di prodotti contenenti granturco geneticamente modificato oppure da esso costituiti od ottenuti in applicazione del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, relative al granturco 59122x1507xNK603 (COM(2010)275 definitivo), al granturco 1507x59122 (COM(2010) 276 definitivo) e al granturco MON88017 xMON810 (COM(2010)277 definitivo), che sono assegnate in sede primaria alle Commissioni riunite XII (Affari sociali) e XIII (Agricoltura);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Hong Kong - Relazione annuale 2009 (COM(2010)242 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE: BERGAMINI; VELO ED ALTRI; POLI ED ALTRI: DISPOSIZIONI IN FAVORE DELLE FAMIGLIE DELLE VITTIME DEL DISASTRO FERROVIARIO DI VIAREGGIO (A.C. 3007-3171-3198-A)

A.C. 3007-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1.

A.C. 3007-A - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

Sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
si valuti l'opportunità di prevedere che, a seguito della corresponsione delle elargizioni di cui al comma 1, lo Stato subentri, nei limiti dell'ammontare delle stesse elargizioni, nei diritti dei beneficiari sulle somme eventualmente ad essi corrisposte a titolo di risarcimento dei danni subiti;

Sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.10, 1.11, 1.12 e 1.13 e sull'articolo aggiuntivo 1.010 in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti.

A.C. 3007-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Interventi a sostegno delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio).

1. È assegnata al commissario delegato di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3800 del 6 agosto 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 194 del 22 agosto 2009, la somma di 10 milioni di euro per l'anno 2010 per speciali elargizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009 e in favore di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime.
2. Il sindaco del comune di Viareggio, d'intesa con il commissario delegato di cui al comma 1, individua le famiglie delle vittime e i soggetti che hanno riportato lesioni gravi e gravissime di cui al comma 1 e determina la somma spettante a ciascuna famiglia e a ciascun soggetto. A ciascuna delle famiglie delle vittime è attribuita una somma non inferiore a euro 200.000, che è determinata tenuto conto anche dello stato di effettiva necessità. Ai soggetti che hanno riportato lesioni gravi e gravissime è attribuita una somma determinata, nell'ambito dell'importo complessivo stabilito dal comma 1, in proporzione alla gravità delle lesioni subite e tenuto conto dello stato di effettiva necessità. All'attribuzione delle speciali elargizioni di cui al presente articolo si provvede nei limiti dell'autorizzazione di spesa di cui al comma 1.
3. Le elargizioni di cui al comma 1 spettanti alle famiglie delle vittime sono assegnate e corrisposte secondo il seguente ordine:
a) al coniuge superstite, con esclusione del coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza anche non definitiva di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio e del coniuge cui sia stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato, e ai figli se a carico;
b) ai figli, in mancanza del coniuge superstite o nel caso di coniuge rispetto al quale sia stata pronunciata sentenza anche non definitiva di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio o di coniuge cui sia stata addebitata la separazione con sentenza passata in giudicato;
c) ai genitori;
d) ai fratelli e alle sorelle se conviventi a carico;
e) ai conviventi a carico negli ultimi tre anni precedenti l'evento;
f) al convivente more uxorio.

4. Il commissario delegato di cui al comma 1, in conformità con l'atto del sindaco del comune di Viareggio di cui al comma 2, adotta i provvedimenti di elargizione.
5. Le elargizioni di cui al comma 1 sono esenti da ogni imposta o tassa e sono assegnate in aggiunta ad ogni altra somma cui i soggetti beneficiari abbiano diritto a qualsiasi titolo ai sensi della normativa vigente.

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 1.
(Interventi a sostegno delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio).

Al comma 1, sostituire le parole: delle famiglie con le seguenti: dei familiari.

Conseguentemente:
al comma 2:
primo periodo:
sostituire le parole:
le famiglie con le seguenti: i familiari;
sostituire le parole:
a ciascuna famiglia e a ciascun soggetto con le seguenti: a ciascuno di essi;
secondo periodo, sostituire le parole: A ciascuna delle famiglie delle vittime è attribuita una somma con le seguenti: Per ciascuna vittima è attribuita ai familiari una somma complessiva;
al comma 3, alinea, sostituire le parole: alle famiglie con le seguenti: ai familiari;
alla rubrica, sostituire le parole:
a sostegno delle famiglie delle vittime con le seguenti: in favore dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti;
al titolo, sostituire le parole:
delle famiglie delle vittime con le seguenti: dei familiari delle vittime e in favore dei superstiti.
1. 14. Iapicca.
(Approvato)

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché la somma di 10 milioni di euro per l'anno 2011 per il completamento degli interventi di ricostruzione e per il finanziamento di iniziative proposte dal Comitato istituzionale per gli interventi urgenti e la ricostruzione dopo il disastro.

Conseguentemente, all'articolo 2, sostituire il comma 1 con i seguenti:
1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 10 milioni di euro per l'anno 2010 e 10 milioni di euro per l'anno 2011, si provvede, per l'importo di 10 milioni di euro, mediante utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191, e, per l'importo di 10 milioni di euro per l'anno 2011, mediante le maggiori entrate di cui al comma 1-bis.
1-bis. Solo per l'anno 2011 e a decorrere dall'esercizio 2011, l'aliquota addizionale di cui al comma 16 dell'articolo 81 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, è aumentata di 0,3 punti percentuali.
1-ter. All'aumento dell'aliquota di cui al comma 1-bis del presente articolo si applicano le disposizioni di cui al comma 18 del citato articolo 81 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, relative al divieto di traslazione dell'onere sui prezzi al consumo.
1. 11. Monai, Evangelisti, Borghesi.

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché la somma di 10 milioni di euro per l'anno 2011 per il completamento degli interventi di ricostruzione e per il finanziamento di iniziative proposte dal Comitato istituzionale per gli interventi urgenti e la ricostruzione dopo il disastro.

Conseguentemente, all'articolo 2, sostituire il comma 1 con i seguenti:
1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 10 milioni di euro per l'anno 2010 e 10 milioni di euro per l'anno 2011, si provvede, per l'importo di 10 milioni di euro, mediante utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191, e, per l'importo di 10 milioni di euro per l'anno 2011, mediante parte delle maggiori entrate di cui al comma 1-bis.
1-bis. All'articolo 106, comma 3, del testo unico delle imposte dirette approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, come modificato dall'articolo 82, comma 11, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le parole: «0,30 per cento», ovunque ricorrano, sono sostituite dalle seguenti: «0,28 per cento».
1. 12. Monai, Evangelisti, Borghesi.

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché la somma di 7,4 milioni di euro per l'anno 2010 per la ricostruzione e per il finanziamento di iniziative proposte dal Comitato istituzionale per gli interventi urgenti e la ricostruzione dopo il disastro.

Conseguentemente, all'articolo 2, sostituire il comma 1 con il seguente:
1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 17,4 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede, quanto a 10 milioni di euro, mediante corrispondente utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191, e, quanto a 7,4 milioni di euro, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3 della legge 225 del 1992, come determinata dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191.
1. 10. Velo, Mariani, Meta, Lovelli, Fiano, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo.

Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole:, nonché la somma di 6,8 milioni di euro per il completamento degli interventi di ricostruzione e per il finanziamento di iniziative proposte dal Comitato istituzionale per gli interventi urgenti e la ricostruzione dopo il disastro.

Conseguentemente, all'articolo 2, comma 1, sostituire le parole: 10 milioni di euro con le seguenti: 16,8 milioni di euro.
1. 13. Poli, Bosi.

Dopo l'articolo 1, aggiungere il seguente:
Art. 1. - (Interventi a sostegno delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta). - 1. Al Presidente della Comunità comprensoriale della Val Venosta è assegnata la somma di 3 milioni di euro per speciali elargizioni in favore delle famiglie delle vittime del disastro ferroviario della Val Venosta del 12 aprile 2010 e in favore di coloro che a causa del disastro hanno riportato lesioni gravi e gravissime.
2. Per le finalità di cui al comma 1 è istituito un apposito Fondo per le vittime del disastro ferroviario della Val Venosta, pari a 3 milioni di euro, presso il Ministero dell'economia e delle finanze.
3. Il Presidente della Comunità comprensoriale della Val Venosta, d'intesa con il Presidente della provincia autonoma di Bolzano, individua le famiglie delle vittime e i soggetti che hanno riportato lesioni gravi e gravissime di cui al comma 1 e determina la somma spettante a ciascuna famiglia e a ciascun soggetto nell'ambito dell'importo complessivo del fondo di cui al comma 2, secondo gli stessi criteri individuati all'articolo 1 per le vittime del disastro ferroviario di Viareggio.

Conseguentemente, all'articolo 2, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 1-bis, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede mediante utilizzo del Fondo di cui all'articolo 39-ter, comma 2, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222.
1. 010. Zeller, Brugger, Nicco.

A.C. 3007-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Copertura finanziaria).

1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 10 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato dalla Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 3007-A - Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
è intenzione del Governo e della regione Toscana completare gli interventi di ricostruzione della zona di Viareggio devastata dall'incidente del 29 giugno 2009;
il riepilogo della situazione finanziaria e di cassa della gestione commissariale affidata al governatore della Toscana per quanto riguarda il piano degli interventi previsti nella zona colpita dall'incidente del 29 giugno delinea un fabbisogno complessivo, come ricordato dal governatore e commissario Rossi, pari a 27 milioni e 270 mila euro. Le disponibilità ad oggi ammontano a 20 milioni e 450 mila euro e restano quindi da finanziare 6,82 milioni di euro, tra Stato e regione Toscana;

impegna il Governo

a proseguire nella strada già intrapresa arrivando quanto prima, in collaborazione con la regione Toscana, al reperimento delle rimanenti risorse per gli investimenti su Viareggio.
9/3007-A/1. Toccafondi, Poli.

La Camera,
premesso che:
il 12 aprile 2010 si è verificato in Val Venosta un grave incidente ferroviario, che ha causato 9 vittime e numerosi feriti,

impegna il Governo

ad assumere tutte le opportune iniziative finalizzate ad estendere l'ambito di applicazione del provvedimento anche all'incidente ferroviario della Val Venosta, prevedendo uno stanziamento di 3 milioni di euro per speciali elargizioni in favore delle famiglie delle vittime, da attribuire al presidente della comunità comprensoriale della Val Venosta, che provvederà ad individuare i beneficiari e a determinare la somma ad essi spettante.
9/3007-A/2. Zeller, Brugger, Nicco.

MOZIONI MOGHERINI REBESANI ED ALTRI N. 1-00359, BOSI ED ALTRI N. 1-00369, BONIVER, DOZZO, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00370, MISITI ED ALTRI N. 1-00372 E MOGHERINI REBESANI, BONIVER, LA MALFA, DI STANISLAO, DOZZO, CASINI, MISITI, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00374 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL DISARMO E LA NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
anche l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione, con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 6 aprile 2010 il dipartimento della difesa Usa ha presentato la Nuclear posture review, che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Barack Obama nel suo discorso del 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale e dalla decisione di non usare né minacciare l'uso di armi nucleari contro Paesi non nucleari, membri del trattato di non proliferazione ed in regola con l'impegno per la non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e dal Presidente russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start, scaduto nel dicembre 2009, e che consentirà di compiere un ulteriore significativo passo nella prospettiva di un completo disarmo nucleare;
in questi mesi sono previsti importanti appuntamenti internazionali sui temi del disarmo e della non proliferazione nucleare, dalla conferenza sulla sicurezza nucleare tenutasi a Washington il 12 e 13 aprile 2010 alla conferenza di riesame del trattato di non proliferazione di maggio 2010 a New York, fino all'approvazione del nuovo concetto strategico della Nato, prevista per il vertice di Lisbona di novembre 2010;
il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari, che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai Ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari»;
nella stessa risoluzione del Parlamento europeo si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'Aiea e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?», che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi, tutt'oggi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi. Sono state impiegate durante la Guerra fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi»;
Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione russa, volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale;
inoltre, il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie e, in particolare, nel processo di revisione del concetto strategico della Nato;
a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia.
(1-00359)
(Nuova formulazione) «Mogherini Rebesani, La Malfa, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Pezzotta, Di Stanislao, Fassino, Villecco Calipari, Tempestini, Sereni».

La Camera,
premesso che:
la conferenza per la revisione quinquennale del trattato di non proliferazione nucleare si è conclusa a New York nei giorni scorsi, con la votazione di un documento che sollecita il raggiungimento dell'obiettivo di un Medio Oriente senza armi atomiche e con l'auspicio che anche Israele aderisca al trattato, mettendo le sue testate sotto il controllo dell'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica;
l'intesa, la prima in dieci anni, ha registrato alcune riserve da parte degli Stati Uniti e di Israele, che lamentano l'assenza di riferimenti alle probabili violazioni del trattato messe in atto dall'Iran e al fatto che altri Paesi, come India, Pakistan e Corea del Nord, dispongono già di armi nucleari, ma non vengono menzionate nel documento;
per l'Iran, invece, la dichiarazione finale «non punta all'abolizione dell'arma nucleare e non interviene sulla posizione delle potenze atomiche», cioè Usa, Regno Unito, Francia, Russia e Cina, alle quali il trattato permette di mantenere i propri arsenali atomici a fronte di un generico impegno al loro smantellamento;
ancora oggi, gli Stati Uniti possiedono 5.113 testate nucleari funzionanti - come ha ufficialmente rivelato il Pentagono proprio nel corso della citata conferenza - mentre del numero di testate della Russia non si ha contezza ed altre potenze, come, ad esempio, la Francia, hanno fatto capire di non essere disposte a rinunciare al proprio arsenale atomico;
il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start I scaduto nel dicembre 2009, siglato da Obama e Medvedev a Praga l'8 aprile 2010, rappresenta lo strumento indispensabile per procedere ad un completo disarmo nucleare;
nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate, in cinque Paesi membri militarmente non nucleari dell'Alleanza (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia), 150-200 armi nucleari tattiche;
tuttavia, gli arsenali nucleari statunitensi in Europa sono stati progressivamente ridotti del 90 per cento, mentre non altrettanto rilevanti appaiono le riduzioni in territorio russo;
l'Alleanza atlantica è anche - come unanimemente riaffermato in ogni sede - un'alleanza nucleare a responsabilità condivisa;
il 10 marzo 2010 è stata approvata dal Parlamento europeo, con voto bipartisan, una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia»;
ciò nonostante, se ad oltre venti anni dalla fine della guerra fredda il rischio di un conflitto nucleare fra nazioni è diminuito, si deve registrare l'aumento del rischio di attacchi atomici da parte di nuove potenze e di organizzazioni terroristiche, come dimostrano i numerosi casi di sequestro di materiali radioattivi destinati al mercato nero,

impegna il Governo:

a sostenere, solidalmente con gli Stati Uniti e con i partner dell'Alleanza atlantica, il processo in corso per l'elaborazione di un nuovo concetto strategico della Nato, a cominciare dal vertice di Lisbona del mese di novembre 2010;
ad interagire per una positiva conclusione del trattato Start fra Usa e Russia, in tema di armi nucleari in Europa, ispirato al concetto della deterrenza anche nei confronti di potenziali minacce provenienti dall'area mediorientale.
(1-00369)
«Bosi, Vietti, Volontè, Adornato, Pisacane, Compagnon, Ciccanti, Naro, Rao, Galletti, Libè, Occhiuto».

La Camera,
premesso che:
le convenzioni internazionali in materia di disarmo e di non proliferazione riflettono - più di ogni altro settore del diritto internazionale pattizio - le particolari condizioni geopolitiche esistenti al momento della loro conclusione. Se da un lato codificano in essenza la sfiducia reciproca alla base dei rapporti tra gli Stati contraenti, dall'altro sono il risultato di un processo di distensione che esse stesse concorrono ad alimentare;
in questo scenario va ricordato che la necessità di impedire o, quanto meno, di ridurre drasticamente la diffusione delle armi atomiche è stata ben presente sin dall'inizio dell'era nucleare. Nel gennaio del 1946, a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che impegnava gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici. Sempre nel 1946, il Governo degli Stati Uniti, che all'epoca era l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. Tale iniziativa, comunemente indicata come «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella, quasi contemporanea, dell'Unione sovietica, che proponeva il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. Nei fatti, la logica dell'equilibrio strategico tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
dopo un periodo di costante aumento degli armamenti nucleari, scelta strategica nel mondo dei due blocchi, si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi che hanno determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;
nella seconda metà degli anni '60 Stati Uniti, Unione sovietica e Regno Unito posero, infatti, le basi di un trattato internazionale, che, prendendo atto della presenza sulla scena internazionale di Stati «militarmente nucleari» (NWS) e Stati «militarmente non nucleari» (NNWS), avrebbe dovuto impedire l'ulteriore diffusione degli ordigni atomici e perseguire, nel lungo termine, l'obiettivo di un disarmo nucleare generale e completo, garantito da un efficace controllo internazionale. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), attiva già dal 1957, fu incaricata sia di condurre le necessarie verifiche mirate ad evitare usi impropri dei materiali e delle tecnologie nucleari, sia di facilitare le applicazioni pacifiche di questa fonte energetica. Prese in tal modo corpo il trattato di non proliferazione, il cui testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a distanza di sei anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente, oppure per uno o più periodi di durata limitata;
oggi, inevitabilmente, l'attuale evoluzione verso un mondo multipolare, con futuri equilibri strategici essenzialmente regionali, non può non suggerire la necessità di un esame critico della materia, per garantire un processo di costante smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;
in primo luogo, bisogna sottolineare che se moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito al trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono in realtà pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e focalizza le lacune attuali del regime di non proliferazione;
inoltre, i casi recenti dell'Iraq e della Corea del Nord hanno evidenziato alcuni punti deboli del sistema, in particolare in relazione ai controlli previsti, costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette «ispezioni non dichiarate», che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
è, pertanto, auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale, è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo, è, inoltre, indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;
il disarmo generale rimane un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza il trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi continua ad essere una minaccia reale. Il mondo non è ancora libero da armi nucleari e, accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
sicuramente una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta anche dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà, in particolare, di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro, i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici», facendo emergere le aspirazioni egemoniche di varie potenze medie;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;
il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto, merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht, con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);
negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;
ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni, si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare) e offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo però gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;
l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. L'Accordo è il risultato di un lungo processo di avvicinamento della Russia all'Occidente, che anche l'Italia ha contributo con costanza a realizzare. In particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare, del Consiglio Nato-Russia, fortemente voluto dal Governo italiano, mentre l'avvio della fase finale del processo di integrazione della Russia in Occidente è da ricondurre al 2001, cioè al vertice G8 di Genova, quando si svolse l'incontro bilaterale tra il Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi ed il Presidente russo Putin. La tappa successiva fu la visita di Berlusconi a Mosca nell'ottobre 2001, in occasione della quale osservatori e stampa parlarono esplicitamente di relazioni «privilegiate» instauratosi tra i due leader. Poi l'altra tappa fondamentale: la visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Russia e l'annuncio a Roma, pochi giorni dopo, da parte di Berlusconi, del raggiungimento di un accordo tra la Nato e la Russia per una maggiore integrazione di Mosca nell'Alleanza atlantica attraverso la creazione di un Consiglio a 20. Accordo, poi, ratificato il 28 maggio 2002 in occasione del vertice di Pratica di Mare. Tale accordo è stato fatto precedere dalla dichiarazione di Roma firmata dai 19 leader dell'Alleanza atlantica e dal Presidente russo Putin. Il preambolo della dichiarazione, dove si afferma che «all'inizio del ventunesimo secolo viviamo in un mondo nuovo, strettamente correlato come non mai nel passato, dove minacce e sfide nuove e senza precedenti esigono risposte sempre più unite», si accompagna ai «settori» di «comune interesse», nei quali Nato e Russia collaboreranno insieme. Tra di essi spicca quello della «non proliferazione». Un percorso, questo, confermato dai leader del G8 nel 2009 all'Aquila;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati. L'obiettivo era quello di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, e di realizzare entro quattro anni un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo:

a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei Paesi che le possiedono;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;
a sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro del deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;
ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, a garanzia della sicurezza collettiva nello spazio euro-atlantico, e l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, in aderenza all'obiettivo di assicurare un equilibrio degli armamenti nucleari al più basso livello possibile nella prospettiva della loro eliminazione.
(1-00370)
«Boniver, Dozzo, Iannaccone, Baldelli, Antonione, Pianetta, Sardelli».

La Camera,
premesso che:
a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, nel gennaio del 1946, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione con la quale si impegnavano gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici;
nel 1946 il Governo degli Stati Uniti, all'epoca l'unico Paese ad avere realizzato ed usato la bomba atomica, propose la costituzione di un'autorità internazionale con poteri di controllo ed ispezione su tutte le attività connesse con l'energia nucleare. L'iniziativa, denominata «piano Baruch», non ebbe successo, così come quella dell'Unione sovietica che nello stesso periodo aveva proposto il bando delle armi nucleari e la distruzione di quelle già realizzate. La logica dell'equilibrio strategico, basato sulla forza di deterrenza nucleare, tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
negli ultimi anni si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi, che ha determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta;
il trattato di non proliferazione fu uno dei primi importanti passi nella direzione del disarmo; il testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati, compresi quelli rimasti esclusi dal negoziato preparatorio. L'accordo, firmato a 6 anni dalla «crisi di Cuba», fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei Paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente oppure per uno o più periodi di durata limitata; appare oggi inevitabile, tenuto conto dell'evoluzione verso un mondo multipolare, che presenterà equilibri strategici essenzialmente regionali, la necessità di un esame critico della materia per garantire un processo costante di smilitarizzazione nucleare su scala mondiale;
è necessario sottolineare che, seppure moltissimi Paesi hanno nel tempo aderito trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare alla base il trattato e segnala le lacune del regime di non proliferazione;
inoltre, i casi recenti dell'Iran e della Corea del Nord hanno evidenziato punti deboli del sistema, in particolare in relazione al sistema dei controlli previsti costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette ispezioni non dichiarate, che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
è auspicabile attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare, sul piano istituzionale è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo è indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. I ritardi registratisi sono imputabili alla consueta riluttanza degli Stati ad accettare limitazioni della propria sovranità ed alla presunta preoccupazione che un regime di controllo più stringente possa creare ostacoli allo sviluppo dei programmi nucleari nazionali;
il disarmo generale è un obiettivo fondamentale, il cui conseguimento passa attraverso il raggiungimento di obiettivi intermedi. Sotto questo profilo assume, pertanto, grande rilevanza trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), il cui testo definitivo, negoziato in seno alla conferenza per il disarmo di Ginevra, è stato siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale dell'Onu con la risoluzione 50/245 del 17 settembre 1996, presentata dall'Australia;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari delle due superpotenze. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi rappresenta una minaccia reale: accanto alle testate ancora operative, ne rimangono altre migliaia che potrebbero essere facilmente reimpiegate in futuro. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta, inoltre, dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari. Un elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza più o meno manifesta a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che contribuiscono a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare: tuttavia, la frammentazione successiva alla fine della guerra fredda ha moltiplicato gli scenari particolarmente «critici»;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette a far operare l'Aiea in presa diretta con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed a fornire ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora considerati troppo intrusivi;
il moltiplicarsi delle aree del globo dotate di una valenza strategica non solo regionale, ma mondiale, richiede il rafforzamento e l'espansione del sistema di accordi, che, nel quadro del trattato di non proliferazione, attuino il disarmo e il regime di proliferazione a livello regionale. Sotto tale aspetto merita particolare attenzione il sempre più rapido processo di integrazione europea e la nuova dimensione aperta con il trattato di Maastricht con l'introduzione della politica estera e di sicurezza comune (pesc);
negli ultimi mesi si sono registrate novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i Ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno chiesto al Segretario generale della Nato l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei Ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque Paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il 10 marzo 2010 il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan una risoluzione sul trattato di non proliferazione delle armi nucleari;
ad aprile 2010 è stato varato negli Stati Uniti il Nuclear posture review, atteso da diverso tempo, che presenta alcune novità interessanti: in primo luogo la dottrina nucleare Usa viene inquadrata all'interno dell'obiettivo globale di un mondo libero da armi nucleari, secondo il discorso di Obama a Praga del 5 aprile 2009. Gli Usa si impegnano a ridurre il ruolo delle armi nucleari nella strategia militare, a non costruire nuove armi nucleari (accettando, quindi, il divieto alla proliferazione verticale), né a effettuare sperimentazioni e si impegnano a far ratificare e entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni; «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare), offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione. Nello stesso tempo, però, gli Usa hanno ribadito che fintanto che esisteranno ancora armi nucleari nel mondo manterranno il loro potenziale deterrente;
l'8 aprile 2010 è stato firmato a Praga dal Presidente americano Obama a da quello russo Dmitry Medvedev l'accordo Start II. Un accordo favorito dalla nascita nel 2002 a Pratica di Mare del Consiglio Nato-Russia, preparato da incontri bilaterali al massimo livello tra Italia e Russia, i cui risultati sono stati confermati dai leader del G8 riuniti nel 2009 all'Aquila;
il 4 gennaio 2007 è stato pubblicato sul Wall Street Journal un importante appello bipartisan di autorevoli statisti americani, sottoscritto da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
nello stesso appello si sollecitava ad «abbandonare la logica ereditata dalla Guerra Fredda che vedeva il dispiegamento di armi nucleari quale mezzo per aumentare il tempo di avvertimento e perciò per ridurre il pericolo di un accidentale o non autorizzato uso di un'arma nucleare»;
l'Italia ha offerto un suo contributo sui temi del disarmo e della non proliferazione anche con la pubblicazione il 24 luglio 2008 di un appello firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex Ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati, con l'obiettivo di portare avanti, con determinazione ed in un consesso multilaterale, la realizzazione entro 4 anni di un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali interessantissimi (e nuovi), sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
l'Italia ha svolto, dunque, un ruolo di primo piano nel processo di riavvicinamento tra le due grandi potenze, in particolare anche con riferimento al processo di smilitarizzazione nucleare. Si ricorda in questo senso che il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato delle mozioni, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari;
ciò nonostante, se ad oltre venti anni dalla fine della guerra fredda, il rischio di un conflitto nucleare fra nazioni è diminuito, si deve registrare l'aumento del rischio di attacchi atomici da parte di nuove potenze e di organizzazioni terroristiche, come dimostrano i numerosi casi di sequestro di materiali radioattivi destinati al mercato nero,

impegna il Governo:

a sostenere ed incoraggiare la richiesta dell'apertura di un dibattito in sede Nato sulla presenza di armi nucleari sul territorio europeo, sulla loro attuale funzionalità ed efficacia reale in termini di sicurezza collettiva e sull'opportunità di giungere, per consenso multilaterale, alla decisione di una loro riduzione ed eliminazione nel contesto di un dialogo e di una cooperazione di più ampio respiro con la Russia;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta tuttora la pietra miliare, per l'entrata in vigore del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e, infine, per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia viennese;
a svolgere un ruolo attivo che confermi e rafforzi la visione uscita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire processi di disarmo che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche.
(1-00372)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».

La Camera,
premesso che:
la necessità di impedire o, quanto meno, di ridurre drasticamente la diffusione delle armi atomiche è stata ben presente sin dall'inizio dell'era nucleare. Nel gennaio del 1946, a pochi mesi dalla distruzione di Hiroshima e Nagasaki, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che impegnava gli Stati membri a non dotarsi di ordigni nucleari ed a limitare l'uso dell'energia nucleare a scopi esclusivamente pacifici. Nei fatti, la logica dell'equilibrio strategico tra blocchi contrapposti ebbe il sopravvento;
dopo un periodo di costante aumento degli armamenti nucleari, si è gradualmente avviata una nuova stagione caratterizzata da una serie di accordi che hanno determinato un'importante riduzione delle armi di distruzione di massa esistenti sul nostro pianeta. Nella seconda metà degli anni '60 Stati Uniti, Unione sovietica e Regno Unito posero, infatti, le basi di un trattato internazionale, che avrebbe dovuto impedire l'ulteriore diffusione degli ordigni atomici e perseguire, nel lungo termine, l'obiettivo di un disarmo nucleare generale e completo, garantito da un efficace controllo internazionale. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) fu incaricata di condurre le necessarie verifiche. Prese in tal modo corpo il trattato di non proliferazione, il cui testo definitivo, nel luglio 1968, fu aperto alla firma di tutti gli Stati. L'accordo fu concluso per una durata di 25 anni, allo scadere dei quali la maggioranza dei paesi aderenti avrebbe deciso se prorogarne la validità indefinitamente, oppure per uno o più periodi di durata limitata;
negli anni più recenti si è assistito ad un radicale processo di disarmo e di riduzione degli arsenali nucleari. I risultati raggiunti non devono, però, indurre ad abbassare la guardia ed a sottovalutare la reale entità del rischio nucleare per la sicurezza mondiale, che ancora oggi continua ad essere una minaccia reale. Sebbene i progressi in atto siano di portata certamente epocale, i compiti della comunità internazionale sul fronte in esame sono lungi dall'essere esauriti;
sicuramente una potentissima spinta al rafforzamento del regime di non proliferazione è venuta dalle iniziative di disarmo delle due superpotenze nucleari, elemento questo di fondamentale importanza. La tendenza a violare il regime di non proliferazione nucleare sarà senza dubbio condizionata dall'atteggiamento complessivo delle grandi potenze e dalla loro volontà di proseguire verso un disarmo nucleare generale e completo. Se il processo di disarmo procederà speditamente, la comunità internazionale sarà sempre meno disposta a condonare l'eventuale accesso da parte di nuovi Stati all'opzione nucleare;
in questo quadro, i trattati Start I e II sulla riduzione delle armi strategiche, la proroga a tempo indefinito del trattato di non proliferazione e la messa a punto del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari sono tutti elementi che hanno contribuito a diminuire l'enfasi sull'opzione nucleare. Tuttavia, negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli scenari «critici», le aspirazioni egemoniche di varie potenze medie ed i rischi relativi alla sicurezza delle armi nucleari e dell'accesso alla loro disponibilità;
oggi, bisogna sottolineare che se moltissimi paesi hanno nel tempo aderito al trattato di non proliferazione, alcuni continuano a restarne fuori: sono pochi, ma dotati di grande peso politico e militare a livello regionale. L'assenza di Israele, India e Pakistan dal novero degli Stati contraenti rischia, infatti, di minare il trattato e focalizza le lacune attuali del regime di non proliferazione. Inoltre, i casi recenti dell'Iraq e della Corea del Nord hanno evidenziato alcuni punti deboli del sistema, in particolare in relazione ai controlli previsti, costituiti essenzialmente dall'obbligo dell'Aiea, l'agenzia incaricata dei controlli, di effettuare le ispezioni solo nei siti dichiarati e soltanto sulla base della contabilità del materiale nucleare. A ciò si aggiunge il problema delle cosiddette «ispezioni non dichiarate», che, spesso avversate dagli Stati interessati e comunque non tempestive a causa della procedura attualmente in vigore, contribuiscono a rendere il sistema abbastanza «penetrabile» nel suo complesso;
il mutato contesto internazionale richiede, pertanto, la rapida adozione di adeguate innovazioni procedurali, dirette ad attribuire maggiori poteri e prerogative all'Aiea. In particolare è necessario che l'agenzia operi in presa diretta con il Consiglio di sicurezza dell'Onu, potenziando i meccanismi la cui efficacia è stata dimostrata dagli eventi connessi alla guerra del Golfo. Sul piano operativo, è, inoltre, indispensabile che siano conferiti ai suoi ispettori poteri di indagine e strumenti tecnici di verifica finora giudicati troppo intrusivi. A tal fine, presso la stessa Aiea sono tuttora in corso i negoziati per la messa a punto del cosiddetto programma 93+2, che, lanciato nel 1993, secondo le previsioni iniziali avrebbe dovuto essere formalizzato entro i due anni successivi. Altrettanto rilevante è oggi l'entrata in vigore del trattato per la completa sospensione degli esperimenti nucleari, il Ctbt (Comprehensive test ban treaty), siglato il 25 settembre 1996 a New York da 55 nazioni, tra cui i 5 Stati «militarmente nucleari» e l'Italia, ma non ancora da tutti ratificato;
negli ultimi anni un nuovo impulso al processo di disarmo e non proliferazione nucleare è venuto da una nuova consapevolezza politica rispetto all'urgenza di compiere passi concreti e tangibili per porre fine alla logica della deterrenza. Tale impulso ha trovato la sua prima espressione nell'appello bipartisan pubblicato il 4 gennaio 2007 sul Wall Street Journal da George P. Shultz, William J. Perry, Henry A. Kissinger e Sam Nunn, in cui, tra l'altro, si affermava che: «Le armi nucleari erano essenziali al mantenimento di una sicurezza internazionale durante la Guerra Fredda poiché erano mezzi di deterrenza. La fine della Guerra Fredda ha reso la teoria della mutua deterrenza sovietica-americana obsoleta. La deterrenza continua a essere un elemento rilevante per molti Stati rispetto a pericoli provenienti da altri Stati. Ma affidarsi alle armi nucleari per questo fine sta diventando sempre più azzardato e sempre meno efficace»;
anche in Italia è stato pubblicato il 24 luglio 2008 un appello simile firmato dai deputati Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Arturo Mario Luigi Parisi e Giorgio La Malfa, ex ministri degli affari esteri, della difesa e delle politiche comunitarie, e dal professor Francesco Calogero in favore di una totale eliminazione delle armi nucleari;
negli ultimi mesi - ed in particolare dall'elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti e dal suo discorso di Praga dell'aprile 2009 sull'obiettivo di rendere il mondo libero da armi nucleari -, si sono registrate molte novità importanti. Il 26 febbraio 2010 i ministri degli affari esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia hanno inviato una lettera al Segretario generale della Nato per richiedere l'apertura di un dibattito, già nel corso della conferenza dei ministri degli affari esteri dell'Alleanza atlantica del successivo 22 aprile 2010 a Tallin in Estonia, sul ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi presenti sul territorio europeo. L'istanza avanzata dai cinque paesi europei sembra collocarsi all'interno di una prospettiva coerente con la nuova strategia anticipata da Obama;
il Parlamento europeo ha approvato con voto bipartisan il 10 marzo 2010 una risoluzione che «richiama l'attenzione sull'anacronismo strategico delle armi tattiche nucleari e sulla necessità che l'Europa contribuisca alla loro riduzione ed eliminazione dal proprio territorio nel contesto di un dialogo di più ampio respiro con la Russia; prende atto in tale contesto della decisione adottata il 24 ottobre 2009 dal Governo di coalizione tedesco di adoperarsi per il ritiro delle armi nucleari dalla Germania nell'ambito del processo globale di conseguimento di un mondo denuclearizzato; si compiace della lettera inviata il 26 febbraio 2010 dai ministri degli esteri di Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Norvegia al Segretario generale della Nato, in cui si chiede l'avvio di un ampio dibattito in seno all'Alleanza sulle modalità di conseguimento dell'obiettivo politico generale di un mondo senza armi nucleari». Nella stessa risoluzione si ribadisce come «nell'ambito degli accordi di condivisione nucleare o degli accordi bilaterali in ambito Nato sono a tutt'oggi schierate in cinque Paesi membri non nucleari dell'Alleanza 150-200 armi tattiche nucleari (Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia)»;
Hans Blix, già direttore generale dell'Aiea e presidente della Commissione sulle armi di distruzione di massa, nel corso della conferenza «La sicurezza ha bisogno delle armi nucleari?», che ha avuto luogo alla Camera dei deputati il 25 marzo 2010, in relazione alle armi nucleari tattiche statunitensi presenti in Europa, ha dichiarato che: «si tratta di armi che possono essere sganciate da aerei secondo procedure così complesse da essere considerate attuabili non in pochi minuti, ma in mesi. Sono state impiegate durante la Guerra Fredda e la maggior parte degli esperti concordano sul fatto che oramai oggi non hanno più una funzione reale nelle relazioni tra Est ed Ovest - tanto più che l'Alleanza può essere protetta dalle armi nucleari strategiche statunitensi». Hans Blix, nella stessa occasione, ha anche sottolineato come una possibile decisione di ritiro delle armi nucleari tattiche statunitensi dall'Europa rappresenterebbe un contributo importante e unilaterale alla distensione internazionale, che potrebbe favorire una decisione speculare da parte della Federazione russa, volta a rivedere l'attuale dislocazione delle armi nucleari tattiche russe, indietreggiandole rispetto al suo confine occidentale;
il 6 aprile 2010 il dipartimento della difesa Usa ha presentato la Nuclear posture review, che, in coerenza con l'obiettivo di un mondo libero da armi nucleari enunciato dal Presidente Obama nel suo discorso del 5 aprile 2009 a Praga, ridefinisce la politica statunitense in materia, a partire da una riduzione del ruolo e del numero delle armi nucleari nella strategia di sicurezza nazionale. Gli Usa si impegnano a non costruire nuove armi nucleari, né a effettuare sperimentazioni, si impegnano a far ratificare ed entrare in vigore il trattato per la messa al bando delle sperimentazioni (Ctbt), «mandano in pensione» un'intera categoria di armi nucleari (i tlam-n, cruise a testata nucleare) e offrono finalmente le «garanzie negative» a tutti gli Stati non nucleari del trattato di non proliferazione;
l'8 aprile 2010 a Praga è stato sottoscritto dal Presidente americano Obama e da quello russo Medvedev il nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari, che succede al trattato Start scaduto nel dicembre 2009. L'Accordo è il risultato di un lungo processo, avviatosi con la fine della Guerra Fredda, nutrito dai rapporti bilaterali delle due grandi potenze nucleari, ed affiancato da importanti passaggi multilaterali. In particolare, bisogna ricordare la nascita, nel 2002 a Pratica di Mare del Consiglio Nato-Russia, preceduto dalla dichiarazione di Roma firmata dai 19 leader dell'Alleanza atlantica e dal Presidente russo Putin. Il preambolo della dichiarazione si accompagna ai «settori» di «comune interesse», nei quali Nato e Russia collaboreranno insieme. Tra di essi spicca quella della «non proliferazione». Un percorso, questo, confermato dai leader del G8 nel 2009 all'Aquila;
il 13 aprile 2010 si è tenuto a Washington il Vertice sulla sicurezza nucleare, a cui hanno partecipato 47 Stati, con l'obiettivo di realizzare entro quattro anni un regime di messa in sicurezza di tutto il materiale fissile del mondo. Sono stati fatti accordi bilaterali nuovi, sebbene l'accordo più generale tra tutti gli Stati presenti non configuri un trattato vincolante a tutti gli effetti;
il 28 maggio 2010 si è conclusa a New York la conferenza di revisione del trattato di non proliferazione con l'approvazione di un documento finale consensuale che contiene un piano d'azione in 64 punti. Pur senza sottovalutare elementi di difficoltà e limiti del documento finale, il fatto stesso che si sia arrivati, dopo il fallimento della conferenza di riesame del 2005, ad un accordo unanime su misure concrete, è il segno incoraggiante e per nulla scontato di un clima di rinnovata fiducia nello strumento del TNP e nella possibilità di proseguire sulla strada del disarmo e della non-proliferazione;
è in corso, in sede Nato, un ampio dibattito in vista dell'approvazione del nuovo concetto strategico, che avrà luogo nel novembre 2010 al vertice di Lisbona;
il 23 giugno 2009 la Camera dei deputati e il 17 dicembre 2009 il Senato della Repubblica hanno approvato mozioni parlamentari, con consenso di entrambi gli schieramenti, che incoraggiano il Governo italiano a sostenere, in ogni sede internazionale multilaterale, l'obiettivo di costruzione di un mondo libero da armi nucleari,

impegna il Governo

a svolgere un ruolo attivo a sostegno delle misure di disarmo e non proliferazione nucleare in tutte le sedi internazionali proprie, confermando e rafforzando la visione sancita dal vertice G8 dell'Aquila per un mondo senza armi nucleari, facendo leva sull'importante passo in avanti registrato con la firma del nuovo trattato Start tra Usa e Russia, ma anche sull'esigenza di favorire nuovi processi di disarmo, che includano negoziati sulla riduzione delle armi non strategiche da parte dei paesi che le possiedono;
a sostenere passi concreti per il rafforzamento del regime internazionale di non proliferazione, di cui il trattato di non proliferazione rappresenta la pietra angolare, per l'entrata in vigore del trattato per la messa al bando delle sperimentazioni, per l'avvio di negoziati per la messa al bando della produzione di materiale fissile (fmct) e per l'adozione universale del protocollo aggiuntivo dell'Aiea, con l'obiettivo di consolidare le capacità ispettive dell'agenzia;
a prendere parte attiva nello sviluppare ulteriormente il dibattito già avviato in seno all'Alleanza atlantica sul futuro del deterrente nucleare all'interno dei confini europei, anche nel quadro di un processo negoziale con la Federazione russa sul controllo degli armamenti;
ad approfondire con gli alleati, nel quadro del nuovo concetto strategico della Nato di prossima approvazione, il ruolo delle armi nucleari sub-strategiche, e a sostenere l'opportunità di addivenire - tramite passi misurati, concreti e comunque concertati tra gli alleati - ad una loro progressiva ulteriore riduzione, nella prospettiva della loro eliminazione.
(1-00374)
«Mogherini Rebesani, Boniver, La Malfa, Di Stanislao, Dozzo, Casini, Misiti, Iannaccone, Pezzotta, Arturo Mario Luigi Parisi, D'Alema, Fassino, Baldelli, Antonione, Pianetta, Sardelli, Tempestini, Villecco Calipari, Sereni, Bosi».

DISEGNO DI LEGGE: S. 2043 - RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE DEL CONSIGLIO D'EUROPA SULLA LOTTA CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI, FATTA A VARSAVIA IL 16 MAGGIO 2005, NONCHÉ NORME DI ADEGUAMENTO DELL'ORDINAMENTO INTERNO (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3402) ED ABBINATA PROPOSTA DI LEGGE: MARAN ED ALTRI (A.C. 1917)

A.C. 3402 - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sull'emendamento contenuto nel fascicolo n. 1.

A.C. 3402 - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO E SULLA PROPOSTA EMENDATIVA PRESENTATA

Sul testo del provvedimento elaborato:

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione:
all'articolo 4, sostituire il comma 1 con il seguente:
1. All'attuazione della presente legge si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;

Sull'emendamento trasmesso dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sull'articolo aggiuntivo 3.010, in quanto suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura.

A.C. 3402 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005.

A.C. 3402 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità con quanto previsto dall'articolo 42 della Convenzione stessa.

A.C. 3402 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Modifiche al codice penale in materia di tratta di persone).

1. Al codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 600, il terzo comma è abrogato;
b) all'articolo 601, il secondo comma è abrogato;
c) all'articolo 602, il secondo comma è abrogato;
d) dopo l'articolo 602-bis è inserito il seguente:
«Art. 602-ter. - (Circostanze aggravanti). - La pena per i reati previsti dagli articoli 600, 601 e 602 è aumentata da un terzo alla metà:
a) se la persona offesa è minore degli anni diciotto;
b) se i fatti sono diretti allo sfruttamento della prostituzione o al fine di sottoporre la persona offesa al prelievo di organi;
c) se dal fatto deriva un grave pericolo per la vita o l'integrità fisica o psichica della persona offesa.

Se i fatti previsti dal titolo VII, capo III, del presente libro sono commessi al fine di realizzare od agevolare i delitti di cui agli articoli 600, 601 e 602, le pene ivi previste sono aumentate da un terzo alla metà».

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 3.
(Modifiche al codice penale in materia di tratta di persone).

Dopo l'articolo 3, aggiungere il seguente:
Art. 3-bis. - (Modifiche alla legge 11 agosto 2003, n. 228). - 1. Dopo l'articolo 12 della legge 11 agosto 2003, n. 228, è inserito il seguente:
«Art. 12-bis. - (Istituzione di uno speciale programma di sostegno per le vittime dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale). - 1. In attuazione dell'articolo 13 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005, salvo quanto previsto dall'articolo 13 della presente legge e dall'articolo 18 delle disposizioni concernenti la disciplina del l'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, per la persona straniera nei confronti della quale sussistano ragionevoli motivi per credere che sia vittima dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale, è istituito, nei limiti delle risorse di cui al comma 5, uno speciale programma di sostegno diretto a creare le condizioni necessarie affinché la persona in questione possa ristabilirsi, sfuggire dall'influenza dei trafficanti e prendere consapevolmente delle decisioni sulla sua collaborazione con le autorità competenti.
2. Nei confronti dello straniero al quale si applica il programma di cui al presente articolo non può essere emesso alcun ordine d'espulsione.
3. Il programma, di durata di trenta giorni, garantisce adeguata assistenza alle vittime per il loro recupero fisico, psicologico e sociale. Tale assistenza, ai sensi dell'articolo 12, comma 1, della citata Convenzione, è volta ad assicurare: condizioni di vita capaci di garantire sussistenza, attraverso un alloggio adeguato e sicuro, assistenza psicologica e materiale, accesso alle cure mediche d'urgenza e rappresentazione dei diritti che la legge riconosce alle vittime dei reati di cui al comma 1.
4. Il programma è definito con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro per le pari opportunità di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della giustizia».

2. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, determinato in 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.
3. 010. Bernardini, Mecacci.

A.C. 3402 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Clausola di invarianza).

1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato.

A.C. 3402 - Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
la Convenzione del Consiglio d'Europa, sulla lotta contro la tratta di esseri umani, fatta a Varsavia il 16 maggio 2005 prevede, agli articoli 12 e 13, misure a tutela delle vittime del suddetto reato, volte, in particolare al recupero fisico, psicologico e sociale delle stesse, nonché a garantire loro un periodo di recupero e di riflessione,

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative per l'attuazione alle disposizioni dello speciale programma di sostegno diretto a far sì che la persona straniera nei confronti della quale sussistano ragionevoli motivi per credere che sia vittima dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale possa ristabilirsi, sfuggire dall'influenza dei trafficanti e prendere consapevolmente cognizione delle decisioni sulla collaborazione con le autorità competenti;
a garantire che, nei confronti dello straniero al quale si applica il programma di cui al precedente capoverso, non possa essere emesso alcun ordine d'espulsione.
9/3402/1. Bernardini, Mecacci, Zamparutti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi.

DISEGNO DI LEGGE: S. 2024 - RATIFICA ED ESECUZIONE DELLA CONVENZIONE TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA ED IL GOVERNO DELLO STATO DEL QATAR PER EVITARE LE DOPPIE IMPOSIZIONI IN MATERIA DI IMPOSTE SUL REDDITO E PER PREVENIRE L'EVASIONE FISCALE, CON PROTOCOLLO AGGIUNTIVO, FATTA A ROMA IL 15 OTTOBRE 2002 E DEL PROTOCOLLO DI RETTIFICA DEL TESTO IN LINGUA ITALIANA DELLA CONVENZIONE E DEL SUO PROTOCOLLO AGGIUNTIVO, FATTO A DOHA IL 19 MARZO 2007 (APPROVATO DAL SENATO) (A.C. 3447)

A.C. 3447 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo dello Stato del Qatar per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire l'evasione fiscale, con Protocollo Aggiuntivo, fatta a Roma il 15 ottobre 2002 e il Protocollo di rettifica del testo in lingua italiana della Convenzione e del suo Protocollo Aggiuntivo, fatto a Doha il 19 marzo 2007.

A.C. 3447 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione di cui all'articolo 1 a decorrere dalla data della sua entrata in vigore in conformità a quanto disposto dall'articolo 30 della Convenzione stessa.

A.C. 3447 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. All'onere derivante dalla presente legge, pari a euro 43.000 per l'anno 2010 ed euro 158.000 a decorrere dall'anno 2011 si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3 della legge 4 giugno 1997, n. 170.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 3447 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO APPROVATO DAL SENATO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative nei confronti di Ferrovie dello Stato in merito alla riorganizzazione degli scali merci, con particolare riferimento a quello di Castelfranco Veneto - 2-00722

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
le scelte aziendali attuate da Trenitalia negli ultimi anni evidenziano una progressiva marginalizzazione dei servizi di trasporto merci, che, evidentemente, non sono più considerate un servizio remunerativo, contrariamente a quanto sta succedendo nel resto dei Paesi dell'Unione europea;
se è stata comprensibile la razionalizzazione dei troppi scali merci esistenti nel Paese, altrettanto non si può dire dell'accanimento che si registra in questo periodo nei confronti di quelli che si sono salvati e che non insistono lungo le cosiddette vie dell'alta capacità ferroviaria;
si ricorda che queste società ferroviarie del gruppo Ferrovie dello Stato sono soggetti concessionari dello Stato; si ritiene doveroso che il loro operare sia portatore anche di interessi pubblici diffusi e il trasporto merci ferroviario ne è uno dei più importanti;
nel prospero territorio del Nord-Est, dove le piccole e medie attività imprenditoriali sono, pur tra mille difficoltà legate alle negative contingenze economiche di questi tempi, garanti del benessere dell'intero Paese; la necessità di avere un servizio diffuso di trasporto merci su rotaia che sia svincolato dalle logiche e dagli interessi propri che girano attorno al sistema dell'alta capacità ferroviaria è di importanza vitale;
le recenti scelte di declassare gli scali merci esistenti, penalizzarli con canoni di allacciamento alla rete ferroviaria esagerati, aumentare le tariffe di trasporto ferroviario, sopprimere i servizi di trasporto a carro diffuso o a gruppi di carri, costringendo i pochi operatori rimasti all'utilizzo di treni completi che stridono con le esigenze delle attività insistenti in questi territori, dimostra un totale abbandono di interessi da parte di Trenitalia per soddisfare le richieste di servizi che vengono dal territorio;
un esempio di quanto segnalato è successo recentemente nella città di Castelfranco Veneto, dove a fronte della riorganizzazione dello scalo merci ferroviario, allo scopo di costruirne anche uno privato, d'intesa con l'amministrazione locale, sentiti i responsabili del gruppo Ferrovie dello Stato, sono stati investiti ingenti capitali ed a pochi giorni dell'inaugurazione del primo importante stralcio dei lavori la stazione ferroviaria che insiste su detti scali merci è stata declassata (impianto non più servito direttamente per la presa e consegna dei carri ferroviari). II punto più vicino in cui i convogli si fermano ora si trova a trenta chilometri di distanza, ogni vagone costa centocinquanta euro per farlo tornare e partire da Castelfranco Veneto e attualmente il servizio è garantito solo a treno completo, vale a dire con decine di vagoni che nessuno riempirà mai. Oltre al danno anche la beffa: infatti, Rete ferroviaria italiana nel 2009 ha inaugurato un costosissimo scalo merci pubblico, che resterà inutilizzato;
la conseguenza di tutto questo è che gli investitori hanno bloccato la realizzazione del secondo importante stralcio dei lavori e quanto già costruito è ora adibito a deposito per trasporti su gomma. Ovviamente a risentirne è l'intera area produttiva della zona, che peraltro mai potrà usare, in queste condizioni, i benefici del trasporto ferroviario -:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto segnalato, anche nello specifico caso riguardante lo scalo merci di Castelfranco Veneto, e in che modo intenda agire con riferimento all'indirizzo nei confronti dei concessionari delle ferrovie, affinché siano garantiti quei normali servizi di trasporto ferroviario di merci, a costi sopportabili, che tanto interessano le nostre piccole e medie attività ed altrettanto raccomandati e sostenuti dalla politica europea dei trasporti (libro bianco) e dai principi di sostenibilità ambientale.
(2-00722)
«Luciano Dussin, Reguzzoni, Stucchi».

Tempi di erogazione del previsto finanziamento di 200 milioni di euro per la piastra logistica del porto di Taranto - 2-00735

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nell'ultima riunione del Cipe non è stato varato il finanziamento previsto di 200 milioni di euro per la piastra logistica del porto di Taranto;
tale opera è di assoluta ed urgente rilevanza strategica per una struttura portuale di notevole interesse economico e dalle ancor più straordinarie potenzialità (grandi spazi, banchine operative, fondali profondi, anche se in attesa da anni di opere di bonifica);
le conseguenze nell'area jonica della crisi economica internazionale sono particolarmente gravi, con riferimento sia alla grande industria ed al conseguente indotto sia ad un'agricoltura di grande produttività e qualità, e potrebbero essere alleviate dall'utilizzo ottimale del grande valore aggiunto costituito dalle attività portuali, nonché dai ritorni locali di grandi quanto necessari investimenti;
la comunità jonica paga un altissimo prezzo, in termini di sicurezza ambientale, agli interessi economici nazionali -:
quali siano le ragioni della mancata attivazione in sede Cipe del suddetto finanziamento;
quali siano i tempi attualmente previsti per tale attivazione.
(2-00735)
«Patarino, Taddei, Lazzari, Rosso, D'Ippolito Vitale, Di Virgilio, Granata, Bellotti, Nola, Bocchino, Lamorte, Porcu, Antonio Pepe, Angeli, Lehner, Consolo, Di Biagio, Proietti Cosimi, Scapagnini, Bocciardo, Castellani, Mancuso, Pelino, Simeoni, Galati, Girlanda, Briguglio, Giammanco, Garofalo, Polidori, Berardi».

Misure a sostegno del settore del trasporto merci ferroviario, con particolare riferimento agli impianti ferroviari situati in Toscana - 2-00738

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il settore del trasporto merci ferroviario ha visto nel corso degli ultimi due decenni un importante processo di innovazione normativa che è sfociato, a partire dagli anni 2000, con la liberalizzazione del trasporto merci su ferro;
a fronte di tale evoluzione legislativa, nel periodo 2003-2007, si è registrato un incremento dei volumi di trasporto che sono passati da 10,43 a 13,19 miliardi di tonnellate per chilometro, soprattutto lungo la direttrice nord-sud e con un corrispondente incremento degli investimenti da parte degli operatori privati italiani e stranieri;
come è noto, tale modalità di trasporto può vantare il più alto valore in termini di compatibilità ambientale sia nei confronti del trasporto aereo, sia del trasporto su gomma, rispetto al quale registra un 77 per cento in meno di emissione di gas serra e un 77 per cento in meno di emissione di anidride carbonica;
la nostra infrastruttura ferroviaria può beneficiare dell'opportunità di trovarsi in diretta e funzionale correlazione con i tre principali assi di traffico europei: l'Asse ovest (Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e Italia); l'Asse nord-sud (penisola scandinava, Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Italia); l'Asse est (Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Balcani, Grecia e Italia);
tuttavia, i più recenti dati indicano per l'Italia volumi trasportati su rotaia in calo, con solo il 9,9 per cento rispetto al totale annuo, contro il 17,7 per cento della media europea (Eurostat yearbook 2009), mentre la gomma arriva al 90,1 per cento, contro il 76,7 per cento dell'Europa;
si stima che in Italia la congestione stradale costi 25 miliardi di euro all'anno, circa 2 punti percentuali di prodotto interno lordo (dati Freight Leaders Council), il doppio rispetto alla media dell'Unione europea;
come sostenuto nel mese di novembre 2009 da Federmobilità, l'associazione di assessorati ai trasporti di regioni, province e comuni, in occasione della prima edizione della manifestazione MercinTreno, il rilancio e l'incentivazione del trasporto ferroviario delle merci costituisce uno dei presupposti per dare maggiore competitività al sistema economico nazionale, anche in vista della prossima ripresa economica. La situazione della mobilità, già oggi molto difficile, rischierà di diventare ingovernabile, in assenza di azioni concrete, quando l'economia ricomincerà a marciare ai livelli precedenti alla crisi economica;
la strategia aziendale di Trenitalia, alla luce di alcune scelte avviate in determinati ambiti regionali, appaiono contraddire la necessità di uno sforzo organizzativo e finanziario volto a potenziare e migliorare gli standard qualitativi del nostro sistema di trasporto merci su rotaia;
in particolare, nella regione Toscana, è stato comunicato dalla società Trenitalia la chiusura degli scali ferroviari di Grosseto, Chiusi, Empoli, Arezzo, San Giovanni e successivamente delle postazioni logistiche di Pisa San Rossore e Massa zona industriale, mentre nel 2009 gli occupati nella divisione cargo della regione sono calati di 134 unità su un totale di 599 lavoratori; processo organizzativo gestito tuttora in maniera unilaterale da Trenitalia, con trasferimenti pseudo volontari ed, in particolare, con elargizione di lauti compensi economici al personale per lasciare l'azienda;
altrettanto vistosi risultano i casi della Sicilia e della Sardegna dove, come denunciato dai sindacati aziendali, dopo la chiusura di quasi tutti gli scali merci siciliani, si profila l'interruzione del traffico ferroviari delle merci in Calabria, per farle proseguire sull'isola a bordo di camion, e la chiusura del collegamento Golfo Aranci-Civitavecchia, poi solo parzialmente, ripristinato;
tali azioni di riduzione progressiva del perimetro di azione, con la chiusura di numerose relazioni di servizio e la riduzione consistente dei volumi, rischiano di lasciare intere aree del Paese sprovviste di collegamenti ferroviari per il trasporto ferroviario delle merci;
l'attuale sistema di agevolazioni fiscali prevede un evidente squilibrio a favore del trasporto merci su gomma, a discapito di quello su rotaia, soprattutto per le tratte superiori a 250 chilometri, a differenza di quanto avviene negli altri Paesi europei -:
quali siano i dati a disposizione del Governo relativamente agli andamenti del trasporto ferroviario delle merci nel nostro Paese, sia in termini assoluti, sia in termini relativi rispetto al complessivo dato nazionale, nonché con riferimento ai diversi operatori esistenti;
quali urgenti iniziative, coinvolgendo le istituzioni locali e regionali, intenda assumere per scongiurare la chiusura degli impianti ferroviari (scali merci, interporti ed altri), in questo caso situati nella regione Toscana, da cui conseguono gravi ripercussioni sul lavoro, sull'occupazione e anche sulla dismissione delle infrastrutture ferroviarie;
quali iniziative a carattere generale intenda assumere al fine di favorire un recupero di competitività della modalità ferroviaria di trasporto merci, in linea con le iniziative degli altri Paesi dell'Unione europea, in cui il servizio ferroviario registra migliori performance;
quali siano gli intendimenti del Governo in relazione delle scelte di Trenitalia, non solo dal punto di vista della compatibilità aziendale e di conformità con gli strumenti negoziali sottoscritti, ma anche con riferimento all'interesse nazionale del riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto;
quali iniziative intenda assumere per sostenere la domanda di trasporto ferroviario di merci da parte delle imprese presenti sul territorio nazionale, nonché per evitare che ancora una volta siano i lavoratori a pagare le scelte rinunciatarie in materia di sviluppo del settore.
(2-00738)
«Velo, Meta, Lovelli, Ginefra, Viola, Realacci, Zaccaria, Mattesini, Fontanelli, Lulli, De Torre, Lo Moro, Trappolino, Boffa, Scarpetti, Cenni, Andrea Orlando, Graziano, Boccia, Sani, Esposito, Siragusa, Fluvi, Ceccuzzi, Tullo, Albonetti, Nannicini, Gatti, Giacomelli, Froner, Zunino, Federico Testa».

Iniziative normative per la definizione di uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici - 2-00733

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il dirigente scolastico regionale dell'Emilia Romagna, in questi giorni, è stato oggetto di una campagna diffamatoria che non ha precedenti per aver fatto semplicemente il suo dovere, invitando con una circolare i docenti ed i dirigenti delle scuole della regione ad evitare strumentalizzazioni o a drammatizzare eventuali situazioni di difficoltà degli istituti scolastici per non fare polemiche inutili, esortandoli a concentrarsi nell'adempimento del proprio dovere in un momento di difficoltà economica del nostro Paese e dell'intera Europa;
alcuni dirigenti e diversi insegnanti, infatti, avrebbero manifestato in orario scolastico il loro dissenso nei confronti del Governo e della politica scolastica;
in molti comuni della provincia di Bologna sarebbero, inoltre, apparsi rozzi documenti strumentali contro il Ministro interpellato ed i presunti tagli che sarebbero stati distribuiti agli studenti e alle loro famiglie;
ad avviso degli interpellanti ciò che si finge di non capire da parte degli operatori della scuola è che non è in questione il diritto di critica o la manifestazione di un'opinione politica, bensì il significato di appartenenza ad uno Stato di cui si è collaboratori, le cui norme devono essere applicate senza discutere -:
alla luce di questi fatti, se non sia il caso di assumere iniziative normative per elaborare al più presto uno statuto dei diritti e dei doveri dei dirigenti scolastici, che superi ed integri l'attuale normativa e che preveda, in caso di palese inosservanza delle norme di legge o comunque di ostruzionismo delle medesime, provvedimenti sanzionatori precisi, che nei casi più gravi arrivino fino al licenziamento.
(2-00733)
«Garagnani, Bernini Bovicelli, Bianconi, Biasotti, Calderisi, Cesaro, Corsaro, Costa, Di Cagno Abbrescia, Distaso, Gregorio Fontana, Germanà, Iannarilli, La Loggia, Laffranco, Milanese, Pelino, Antonio Pepe, Pescante, Petrenga, Picchi, Pizzolante, Pugliese, Luciano Rossi, Santelli, Scalia, Stagno D'Alcontres, Stasi, Tortoli, Vessa».

Iniziative del Governo per contrastare le operazioni speculative nei mercati finanziari - 2-00726

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la Germania ha annunciato all'improvviso il 18 maggio 2010 il blocco delle vendite allo scoperto di titoli di Stato della zona euro e delle azioni delle dieci maggiori società tedesche quotate in borsa, riportando, di fatto, alla loro finalità originaria l'uso dei credit default swap, oggi trasformati da strumenti di copertura in strumenti speculativi;
il divieto si applica solo in Germania e non impedisce che si possa speculare al ribasso su questi titoli mediante soggetti finanziari ubicati in altri Stati dell'eurozona;
la misura, come prevedibile, ha creato tensioni nei mercati, riconducibili al fatto di non essere stata coordinata;
è evidente che se tutti gli Stati dell'area euro adottassero una misura analoga, nessuno potrebbe più sfuggire alla regolamentazione, poiché un operatore non residente nell'eurozona, per operare su tali titoli, ha bisogno di un operatore residente nell'area per poterli tradurre in propria valuta;
questa esigenza era stata sottolineata già il 7 maggio 2010 dal gruppo del Partito democratico;
la misura tedesca, infatti, è l'effetto della riluttanza di una parte dei grandi Paesi a mettere ordine nel mercato finanziario, le cui conseguenze stanno ricadendo sui cittadini europei;
è chiaro che l'Europa e la sua moneta sono sotto attacco e le speculazioni riguardano tutti e possono colpire più duramente le economie con maggiori difficoltà: è successo con la Grecia, può succedere con Spagna, Portogallo e con la stessa Italia;
è ormai evidente che i fondi speculativi non sono più gli hedge funds nati con Alfred Winlslow Jones nel 1949, ma essenzialmente strumenti che speculano su tutto e su tutti, compresi i titoli di Stato;
il Presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, durante il vertice Unione europea-America centrale, si è dichiarato d'accordo sulla necessità di frenare le vendite allo scoperto e ha invitato il Comitato europeo dei regolatori a valutare rapidamente se le condizioni che hanno condotto le autorità tedesche a questa conclusione si presentino in altre parti d'Europa. L'obiettivo è quello di accelerare sul coordinamento europeo dell'azione per contrastare la volatilità dei mercati, poiché azioni adottate da altre autorità nazionali coordinate a livello europeo rafforzerebbero le azioni di ogni Paese e aggiungerebbero valore e peso al messaggio trasmesso ai mercati;
è, quindi, necessario imporre misure immediate e certe per bloccare le speculazioni degli hedge funds sugli Stati europei e per questo devono essere bloccate le vendite allo scoperto di titoli in tutta l'Unione europea, esattamente come accadde nei mesi successivi al fallimento di Lehman Brothers;
appare, d'altro canto, evidente la necessità di dotarsi di un'agenzia di rating europea, autonoma, indipendente e pertanto pubblica, poiché non sono più ammissibili giudizi frammentari di agenzie di rating americane sempre meno credibili: si pensi a quanto avvenuto nelle scorse settimane con Moody's, che ha espresso pareri affrettati, e prontamente ritrattati, ma che nel frattempo hanno provocato fortissime turbolenze nei mercati. Turbolenze che hanno sicuramente avvantaggiato, in quelle ore, gli speculatori -:
quali iniziative, anche normative, intenda assumere il Governo e, in particolare, se intenda procedere a misure analoghe a quelle adottate dal Governo tedesco, bloccando la possibilità di vendita di titoli allo scoperto in Italia e facendosi promotore dell'estensione di tale misura a tutta l'eurozona, così da garantire l'efficacia della misura stessa;
se il Governo intenda adottare iniziative sul piano fiscale tese a inasprire la tassazione sulle operazioni speculative;
se sia intenzionato a farsi promotore in sede europea della costituzione di un'agenzia di rating europea autonoma, indipendente e pubblica.
(2-00726)
«Boccia, Ventura, Baretta, Vico».

Chiarimenti ed iniziative in merito alla decisione dell'Agenzia delle entrate di equiparare la spesa per le scuole private a quella per i beni di lusso - 2-00729

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
gli organi di stampa comunicano che l'agenzia delle entrate ha deciso l'equiparazione della spesa per le «scuole private» e/o «costose» a quella dei beni di lusso, valutandola quindi come indicatore di ricchezza;
il sito ufficiale dell'agenzia delle entrate nulla dice al riguardo;
nell'aprile del 2009 si pose la stessa questione e seguirono faticose precisazioni della dirigenza di detta agenzia;
quali che siano le precise deliberazioni in merito, oggetto del presente atto, resta indiscutibile l'effetto annuncio (si vedano i titoli de Il Giornale e de la Repubblica «Viaggi e scuole private: ecco il nuovo redditometro»; «Mini-car, scuole private (...) Fisco a caccia con il nuovo redditometro»). Esso genera, infatti, in un momento di crisi, il sentimento di odio sociale verso le scuole non statali, le trasforma in qualcosa in fondo di lussuoso, dunque, in tempi grami, qualcosa di fortemente negativo;
la libertà di educazione è un diritto primario, non negoziabile;
il trasformare l'espressione di un diritto in un pretesto per una schedatura, qual è a tutti gli effetti, ad avviso degli interpellanti, l'acquisizione del nome degli iscritti di istituti scolastici «costosi», è una forma di discriminazione che funziona, di fatto, come deterrente della libertà;

appare agli interpellanti censurabile l'insistenza, secondo quanto emerge da notizie di stampa, dell'agenzia delle entrate nel procedere in questa direzione di screditamento di fatto di ciò che non è «istruzione statale»-:
se ritengano congruo e socialmente utile l'inserimento delle scuole non statali tra i beni suggestivamente indicati come rifugio degli evasori;
se non ritengano necessario espungere questa voce da quelle inserite nel cosiddetto redditometro;
a quanto ammonti il risparmio per l'erario dovuto all'esistenza di strutture di istruzione non statali più o meno «costose».
(2-00729)
«Renato Farina, Palmieri, Centemero, Barbieri, Goisis, Ciccioli, Frassinetti, Consolo, Grimoldi, Garagnani, Aprea, Carlucci, Di Centa, Polledri, Paolo Russo, De Girolamo, Colucci, Taddei, Nastri, De Nichilo Rizzoli, Beccalossi, Mariarosaria Rossi, Nola, Franzoso, Faenzi, Bertolini, Gioacchino Alfano, De Camillis, Paolini, Vignali, Lorenzin, Toccafondi, Moles, Rivolta, Porcu, Vincenzo Antonio Fontana, Di Biagio, Angeli, Vella, Piso, Marinello, Pianetta, Orsini, Pecorella, Pittelli, Abelli, Antonione, Bergamini, Biancofiore, Galati, Lunardi, Lupi, Mazzoni, Pagano, Paroli, Romele, Savino, Versace».

Iniziative volte alla sospensione delle autorizzazioni all'imbottigliamento fuori zona del vino Frascati DOC - 2-00737

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il vino Frascati (oggi doc) è noto da millenni, tanto che già lo stesso Marco Porzio Catone, detto il censore, stese le prime norme di coltivazione e vinificazione nel suo celebre trattato De agri cultura;
il consorzio di tutela del Frascati doc sta portando avanti un duro lavoro volto all'innalzamento qualitativo della relativa denominazione di origine, necessario ad un sempre maggior riconoscimento da parte del consumatore come eccellenza del territorio, ma anche per perseguire risultati economicamente e socialmente validi per le imprese vitivinicole aderenti;
l'intera filiera che partecipa alla produzione del Frascati doc - dalla produzione agricola, alla trasformazione, all'imbottigliamento fino alla distribuzione - genera un indotto notevole;
valore aggiunto del Frascati doc è dato dalla bellezza e storicità dei paesaggi coltivati a vite in aree così vicine a Roma;
il Frascati doc ha sempre avuto un valore superiore a tutte le altre doc della zona a sud di Roma ed esercita molto spesso un'azione trainante su queste ultime: all'aumento di valore del Frascati segue l'aumento di valore delle altre doc locali;
la base produttiva del Frascati doc è costituita da circa 800 produttori viticoli su una superficie di circa 1400 ettari con produzioni superiori ai 150.000 quintali di uva che trasformata rende più di 110.000 ettolitri di vino. Le cantine trasformatrici sono 73, di cui 32 vinificatrici e 41 imbottigliatrici;
l'economia del Frascati doc rischia di essere seriamente danneggiata dalle ripetute autorizzazioni da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali all'imbottigliamento fuori zona, nonostante il disciplinare della doc sopraddetta lo vieti categoricamente;
la presente interpellanza non ha l'obiettivo di giudicare o mettere in dubbio il lavoro delle cantine imbottigliatrici fuori zona, beneficiarie delle deroghe, ma solo quello di tutelare il lavoro di tante imprese vitivinicole e l'immagine del Frascati doc;
con il decreto del Presidente della Repubblica 3 marzo 1966 veniva emanato il disciplinare di produzione del vino Frascati doc; in questa prima versione del disciplinare non si faceva cenno all'obbligo di imbottigliamento nella stessa zona di produzione;
la modifica nel senso suddetto - e cioè l'obbligo di imbottigliare il Frascati doc nell'areale di produzione, vietandolo di fatto fuori zona - è stato introdotto con decreto dirigenziale 28 ottobre 1996;
successivamente con decreto dirigenziale 1o aprile 1999, il divieto di imbottigliamento fuori zona è stato eliminato, finché, anche a seguito della sentenza della Corte di giustizia europea 16 maggio 2000 (causa C-388/95 Rioja 2), il decreto direttoriale 15 giugno 2000 lo ha reintrodotto, sia pur in via temporanea. Detta sentenza citata della Corte di giustizia europea sottolinea che il divieto di imbottigliare fuori dall'areale di produzione «deriva dalla necessità di garantire ai consumatori la certezza che i controlli siano effettuati in maniera sistematica, univoca ed efficace, ritenendosi che tale certezza possa essere assicurata solo in quanto i controlli predetti avvengano nell'ambito della zona di produzione»;
il definitivo divieto di imbottigliamento fuori zona, pertanto, è stato stabilito con il decreto direttoriale 28 luglio 2000, lasciando comunque la possibilità per gli imbottigliatori storici fuori dall'areale previsto di usufruire di una deroga «fino all'entrata in vigore del decreto applicativo delle modalità e i requisiti per la delimitazione della zona di imbottigliamento nei disciplinari di produzione dei vini doc e docg»;
quest'ultimo decreto è stato emanato il 31 luglio 2003, sotto la forma del decreto ministeriale, e reca appunto le «Modalità e requisiti per la delimitazione della zona di imbottigliamento nei disciplinari di produzione dei vini D.O.C. e D.O.C.G»;
l'articolo 3, comma 1, del sopra citato decreto ministeriale stabilisce che per le denominazioni di origine per le quali alla data della sua entrata in vigore sia già stata definita una delimitazione della zona, ove è possibile l'imbottigliamento, «restano valide le disposizioni già vigenti»;
restano, dunque, vigenti le disposizioni previste nel disciplinare Frascati doc, per il quale tale divieto vige, come detto, dal 28 luglio 2000; per lo stesso motivo, a partire dalla data del 31 marzo 2003, non sono neppure più possibili le deroghe temporanee previste dal decreto direttoriale 28 luglio 2000, in virtù dell'entrata in vigore del decreto attuativo;
le modifiche al disciplinare del Frascati doc, apportate con decreto direttoriale 26 aprile 2005, non apportano alcuna modifica se non quella per cui, allo scopo di tener conto di particolari condizioni di tradizionalità, l'imbottigliamento fuori zona può essere concesso, in casi debitamente autorizzati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, solo in cantine ubicate nel limitrofo territorio amministrativo dei comuni compresi nella zona di produzione della denominazione di origine controllata «Castelli Romani»;
l'importanza dell'imbottigliamento per i produttori vitivinicoli di una doc è sancita anche negli stessi consideranda iniziali del decreto ministeriale 31 luglio 2003, ove si evidenzia che «l'imbottigliamento dei vini D.O.C. e D.O.C.G. costituisce un'operazione rilevante al fine della valorizzazione degli stessi vini ottenuti nelle corrispondenti aree di produzione e di vinificazione delle uve, contribuendo alla redistribuzione del reddito nell'area vocata interessata; che i produttori vitivinicoli rappresentano la categoria che all'interno della filiera assume un peso fondamentale, in quanto è essenzialmente la loro attività che conferisce al prodotto le caratteristiche peculiari che consentono l'ottenimento della denominazione di origine; e che la fase di imbottigliamento è rilevante nell'assicurare vantaggi economici a tutti i componenti della filiera della denominazione d'origine»;
dal 2001 il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con l'avallo del comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle doc e igt, ha concesso più volte deroghe al divieto di imbottigliamento più volte sopra richiamato, deprimendo di conseguenza il valore, nonché l'immagine, del Frascati doc e colpendo di fatto le iniziative di tutela e valorizzazione;
da ultimo sono state concesse in data 5 febbraio 2010 dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali - dipartimento per le politiche competitive del mondo rurale e della qualità - direzione generale sviluppo agroalimentare, qualità e.tutela del consumatore - SACO IX - deroghe all'imbottigliamento ad imprese indiscutibilmente «fuori zona» (in particolare sono state autorizzate: una ditta di Gaeta (Latina), una di Missaglia (Lecco), una di Pontedera (Pisa), una di Bolzano e una di Cossano Bembo (Cuneo);
contro tali deroghe e autorizzazioni sono stati presentati ricorsi e controricorsi all'autorità giudiziaria amministrativa, fino al livello del Consiglio di Stato e molti giudizi sono ancora pendenti;
nelle sentenze e ordinanze finora pronunciate i giudici di merito hanno sempre riconosciuto la validità delle tesi presentate dal consorzio di tutela, a difesa dell'imbottigliamento in zona;
alla Camera dei deputati è stata presentata un'interpellanza (la n. 2-00595) in data 28 gennaio 2010 di pari oggetto, cui a tutt'oggi non è stata data una risposta dal Governo;
la concessione di deroghe sembrerebbe andare in direzione opposta a molte dichiarazioni di principio fatte dallo stesso Ministro interpellato il quale, come si legge nel suo curriculum presente nel sito del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, «ha fatto della valorizzazione e del sostegno delle identità territoriali la sua missione»;
molto opportunamente più volte il Ministro interpellato è intervenuto a difesa delle specificità territoriali ed anche in ultimissime dichiarazioni (comunicato stampa Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 12 marzo 2010 a proposito della decisione da parte del comitato vini di ratificare il «Progetto Oltrepò pavese») dicendosi «convinto che la strada intrapresa per difendere le denominazioni, con accurati controlli da parte degli organismi competenti, contribuirà non solo a preservare l'eccellenza del nostro patrimonio enologico, ma anche ad affermare ulteriormente sui mercati internazionali i nostri vini di qualità»;
in occasione della recentissima approvazione da parte del Governo del decreto legislativo per la tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche dei vini (che dopo 18 anni dalla legge n. 164 del 1992, rinnova il quadro normativo del settore vitivinicolo) il Ministro pro tempore ha sottolineato come tale «decreto di riforma della legge 164 metta al centro la qualità dei vini e la tutela dei consumatori e il rafforzamento della redditività delle imprese, migliorando anche il sistema di controlli e adeguando le norme alla riforma dell'organizzazione comune di mercato del vino e, soprattutto, alle rinnovate esigenze degli operatori del settore vitivinicolo, che sono chiamati ad affrontare le nuove sfide del mercato»-:
per quale motivo, nel perseguimento della condivisibile politica della qualità delle produzioni agricole, più volte affermata dal Ministro interpellato, non si sia tenuto conto delle specificità e di quanto previsto nel disciplinare di produzione del vino Frascati doc, con la concessione di deroghe e, successivamente, di autorizzazioni all'imbottigliamento fuori zona, arrecando così un danno sia di immagine che economico;
se sia intendimento del Ministro interpellato, anche per coerenza con la sua condivisibile linea politica a difesa e tutela della qualità, sospendere con effetto immeditato tutte le autorizzazione concesse per l'imbottigliamento fuori zona.
(2-00737)
«Rugghia, Ventucci, Sbrollini, Vico, Fadda, Piccolo, Cesare Marini, Servodio, Zunino, Coscia, Madia, Amici, Villecco Calipari, Pes, Tempestini, Schirru, Antonino Russo, Sanga, Sani, Pizzetti, Cardinale, Tocci, Bellanova, Mariani, Recchia, Bratti, Viola, Vannucci, Zucchi, Garofani, Pierdomenico Martino, Lehner, Lamorte».