XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 8 giugno 2010

TESTO AGGIORNATO ALL'8 SETTEMBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XII Commissione,
premesso che:
il Ministero della salute ha pubblicato i risultati della ricerca «Okkio alla salute», effettuata in un ampio numero di scuole per monitorare lo stato del benessere infantile;
tra i dati più preoccupanti vi è quello relativo alla crescita dei tassi di sovrappeso ed obesità infantile, secondo la ricerca dovuta a cattive abitudini alimentari e alla mancanza di adeguato esercizio fisico, che colpisce soprattutto nelle regioni meridionali e che minaccia seriamente il sano sviluppo delle giovani generazioni;
esemplare è il caso della Puglia, dove il 24,6 per cento dei bambini è risultato sovrappeso e il 14,4 per cento addirittura obeso,

impegna il Governo

ad attuare, per quanto di sua competenza, tutti i provvedimenti necessari per contribuire sia alla prevenzione dell'ulteriore diffondersi di tali gravi fenomeni, sia alla sensibilizzazione dei giovani e delle famiglie in materia.
(7-00342)
«Fucci, Nunzio Francesco Testa, Drago, Girlanda, Mancuso, Palagiano, Di Virgilio, Saltamartini, D'Incecco, Grassi, Barani, Bocciardo».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i rapporti con le regioni. - Per sapere - premesso che:
l'esposizione universale Expo 2015 che sarà organizzata dalla città di Milano, rappresenterà un evento per il prestigio e l'importanza che esso riveste, di dimensioni planetari, sui temi dello sviluppo sostenibile, nonché per le diverse e articolate problematiche che riguardano l'alimentazione, fino alle tematiche legate agli OGM;
dal punto di vista infrastrutturale con particolare riferimento alla viabilità stradale e autostradale, la suddetta manifestazione internazionale, costituirà un banco di prova essenziale per il nostro Paese, in considerazione dell'enorme afflusso che ci sarà da ogni parte del mondo di visitatori e turisti interessati all'evento;
occorre pertanto potenziare e sviluppare maggiormente il sistema infrastrutturale delle grandi opere che coinvolge sia la Lombardia che il Piemonte, in vista di Expo 2015, provvedendo a completare i finanziamenti necessari ed in particolare, per la costruzione del nuovo ponte di Oleggio, nonché per tutte le arterie di collegamento conseguenti su entrambe le sponde del Ticino;
appare inoltre fondamentale sviluppare ed accrescere la competitività dell'importante aeroporto di Malpensa, attraverso una valutazione strategica congiunta per entrambe le regioni Lombardia e Piemonte, interessate evidentemente in modo diretto dall'avvenimento;
secondo le informazioni in possesso da parte dell'interrogante, risulterebbe che

proprio con riferimento all'aeroporto di Malpensa, la regione Lombardia avrebbe disposto autonomamente la valutazione ambientale strategica, la cosiddetta Vas, sull'area di competenza aeroportuale e pertanto in maniera disgiunta e separata dalle eventuali valutazioni da parte della regione Piemonte;
la valutazione ambientale strategica, a giudizio dell'interrogante, dovrebbe anticipare i lavori della Via, ovvero la valutazione di impatto ambientale sul progetto, che rappresenta lo studio attraverso il quale si valuta il contesto complessivo e infrastrutturale che prevede la sostenibilità o meno dello specifico progetto;
appare conseguentemente necessario ed essenziale, a giudizio dell'interrogante, prevedere affinché il suesposto studio possa ritenersi valido e qualificante, soltanto attraverso un esame congiunto da parte di entrambe le regioni interessate e pertanto in maniera congiunta con il Piemonte, anche perché in caso contrario, con gli esiti di due studi paralleli, si potrebbe giungere a conclusioni contraddittorie e inconciliabili -:
se corrisponda al vero che la regione Lombardia abbia provveduto alla predisposizione della valutazione ambientale strategica in modo autonomo e senza alcun coinvolgimento diretto della regione Piemonte;
quali iniziative si intendano intraprendere in considerazione delle esigenze infrastrutturali ricordate in premessa, e, in particolare, se non si ritenga opportuno intervenire ai sensi dell'articolo 31 del decreto legislativo n. 156 del 2006, ove se ne ravvisino i presupposti.
(5-03009)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
diceva Giuseppe Capograssi: «Giudicare è un atto di giustizia»; è come tale deve essere, cioè garantire una tutela giurisdizionale a chiunque si presume leso di un diritto soggettivo o interesse legittimo;
il principio della separazione dei poteri introdotta da Montesquieu in potere legislativo, esecutivo e giudiziario, secondo cui un potere non deve invadere la sfera degli altri poteri, è principio condiviso da tutti i Paesi democratici compreso il nostro, infatti, secondo la nostra Costituzione, all'articolo 104 «la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere» ossia è un potere avulso e quindi non subordinato ad altro potere;
nonostante questo, ogni giorno purtroppo si ha notizia di politici che attaccano la magistratura, organi che sulla base del principio di imparzialità e terzietà interpretano ed applicano la legge, quella stessa legge che viene creata dal Parlamento;
purtroppo, gli attacchi nei confronti di questo o piuttosto di quell'altro magistrato sono all'ordine del giorno, e quindi il magistrato si trova di fronte a persone che fanno pressione sull'opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione volti ad attaccare quel male della nostra società quale la giustizia italiana;
la nostra Costituzione pone un principio fondamentale che è quello della precostituzione del giudice secondo cui nessun imputato si troverà ad essere giudicato dinanzi ad un tribunale appositamente costituito, si parla per questo anche di giudice naturale;
quando un cittadino si trova nelle condizioni di essere processato per un presunto reato, non ha la possibilità di pronunciarsi pubblicamente contro il magistrato che conduce le indagini né ha la possibilità di riformare la giustizia o di depenalizzare una fattispecie di reato per la quale potrebbe essere indagato;
la Corte di Cassazione ha precisato che «in tema di diffamazione a mezzo stampa, esula dalla scriminante del diritto di critica, politica o giornalistica, in quanto si risolve in un attacco morale alla

persona, l'accusa, rivolta ad un magistrato del pubblico ministero, di asservimento della funzione giudiziaria ad interessi personali, partitici, politici, ideologici, o di strumentalizzazione della stessa per finalità estranee a quelle proprie, in ragione dei doveri istituzionali, all'operato del pubblico ministero». (Corte di Cassazione Sezione F penale Sentenza 30 agosto 2006, n. 29453). Pertanto, sulla base della giurisprudenza, attaccare un magistrato non costituisce una critica, ma un reato perseguibile penalmente;
sarebbe opportuno, prevedere iniziative normative volte ad approvare le sanzioni già previste dall'articolo 290 nei casi in cui le offese siano realizzate in occasione di pubbliche ricorrenze o cerimonie ufficiali prevedendo altresì la pubblicazione della sentenza -:
si ritengano utile e necessario adottare le sopra citate misure per la tutela dell'onore e del prestigio della magistratura.
(4-07493)

REALACCI, MISITI, MARIANI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MARTELLA, MORASSUT, MOTTA e VIOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nello scorso aprile 2010 una falla alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon situata al largo della Louisiana, ha causato la fuoriuscita di greggio, riversando nell'oceano milioni di litri di petrolio greggio e causando un disastro ambientale senza precedenti;
i danni ambientali tutt'ora incalcolabili;
la British Petroleum, come affermato da diversi organi di stampa, ha pagato negli anni scorsi decine di milioni di dollari di danni per non avere rispettato le regole e le misure di sicurezza, promettendo ogni volta di modificare il proprio atteggiamento. Inoltre risulta che anche il Governo statunitense è stato informato tardivamente dell'emergenza;
nel nostro Paese, attualmente, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera offshore con pozzi già attivi, sono in vigore 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico a largo di Abruzzo, Marche, Puglia e nel Canale di Sicilia. L'area delle esplorazioni supera gli 11.000 kmq, una superficie assai maggiore di quella che attualmente ospita pozzi operativi: poco meno di 9.000 kmq;
lo scorso anno il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato delle mappe con le aree in cui si richiede l'autorizzazione per esplorazioni petrolifere. Le mappe dimostrano un forte incremento delle richieste di trivellazioni esplorative soprattutto al largo di Abruzzo, Marche, Puglia, Calabria, versante ionico e nel Canale di Sicilia. La superficie complessiva non è nota, ma si può stimare che sia almeno il doppio di quella in cui le ricerche sono già state autorizzate;
la qualità del petrolio italiano off-shore è di pessima qualità perché bituminoso con un alto grado di idrocarburi pesanti e ricco di zolfo, praticamente simile a quello albanese che non ha portato nessuna ricchezza al loro territorio;
il prodotto di scarto da petrolio bituminoso è il pericolosissimo idrogeno solforato (H2S) dagli effetti letali sulla salute umana, anche a piccole dosi. L'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di non superare 0.005 parti per milione (ppm), mentre in Italia il limite massimo previsto dalla legge è pari a 30 ppm: ben 6000 volte di più. In mare addirittura non ci sono limiti previsti nel nostro Paese;
in Italia, inoltre, le royalties dovute allo Stato per l'attività estrattiva sono tra

le più basse al mondo pari al 4 per cento della quantità estratta. Annualmente i primi 300.000 barili di petrolio costituiscono poi titolo di franchigia gratuita. Ciò significa che sono oltre 800 i barili di petrolio gratis che ogni giorno andrebbero alle compagnie petrolifere;
l'associazione ambientalista Greenpeace denuncia in uno studio che le attività esplorative oltre che da società multinazionali come Eni, Edison e Shell, potrebbero essere svolte da piccole imprese di piccola entità (anche con soli i 10.000 euro di capitale sociale) che, difficilmente, in caso di incidente disporrebbero di adeguati strumenti e risorse economiche necessario ad intervenire in caso di emergenza;
il Mediterraneo, bacino di estrema fragilità biologica, è quotidianamente minacciato dall'eccessiva antropizzazione, dalla cementificazione delle coste, dalla pesca, soprattutto, dall'inquinamento. Il trasporto marittimo di petrolio greggio e l'aumento dell'attività estrattiva rappresentano uno dei principali e più preoccupanti rischi per il Mare Nostrum, sia per il forte rischio di incidente, con conseguente sversamento di prodotti oleosi e inquinanti in mare;
il Mar Mediterraneo conta già la più alta percentuale di catrame pelagico al mondo pari a 38 milligrammi per metro cubo. Le compagnie petrolifere hanno poi bisogno di speciali «fluidi e fanghi perforanti» per portare in superficie i detriti perforati. Questi fanghi sono tossici e difficili da smaltire. Lasciano, infatti, tracce di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame: elementi pesanti nocivi e che si bioaccumulano nel pesce che mangiamo;
le attività di perforazione e produzione di petrolio dal fondo marino contribuiscono per il 2 per cento all'inquinamento marino. Questo 2 per cento a sommato al 12 per cento dovuto agli incidenti nel trasporto marittimo, si aggiunge il 33 per cento del totale per operazioni sulle navi relative a carico e scarico, bunkeraggio, lavaggio, scarichi di acque di sentina o perdite sistematiche, che porta al 45 per cento l'apporto complessivo di inquinamento dovuto a perdita dalle navi -:
quali risorse tecniche e quali obblighi normativi siano stati predisposti dai Ministri interrogati per fronteggiare una possibile emergenza ambientale dovuta ad un incidentale fuoruscita di petrolio off-shore; quali siano gli obblighi di tempestiva comunicazione alle Autorità civili per affrontare l'emergenza, stante anche la logica di profitto seguita dalla società BP nei comunicare in ritardo il disastro ambientale che si stava consumando nel Golfo del Messico; quali siano gli intendimenti del Governo per far fronte alle crescenti richieste di esplorazione petrolifera nelle acque territoriali e nella zona economica esclusiva italiana nel bacino del Mediterraneo e se non si ritenga opportuno promuovere l'introduzione di una normativa ad hoc per la tutela della salute umana nelle attività di estrazione offshore e per la tutela della fauna marina nelle aree interessate al pompaggio di petrolio greggio.
(4-07500)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con diversi atti di sindacato ispettivo, il n. 4-23572 del 20 aprile 1999, n. 2-02691 del 2 novembre 2000 e n. 2-02920 del 22 febbraio 2001, il deputato Vincenzo Fragalà chiedeva lumi sulle vicende che avevano portato l'autorità giudiziaria a disporre, con motivato decreto in data 14 aprile 1999, il sequestro di un velivolo AM-X dell'Aeronautica militare e, in particolare sottolineava che l'ordine giudiziale non era stato eseguito dall'autorità all'uopo delegata;
nella risposta all'atto n. 4-23572 si legge che «Per l'esecuzione del decreto fu delegato il Comandante del nucleo centrale della Guardia di finanza di Roma.

Dagli atti si evince che la mattina del 15 aprile 1999 il Comandante del nucleo di polizia tributaria di Roma colonnello Francesco Pittorru, nel corso di un incontro che ebbe con il Procuratore dottor Vecchione per altre ragioni, lo informò del decreto di sequestro dei velivoli militari. Appresa la notizia il Procuratore chiese al Colonnello Pittorru di fargli pervenire una copia del decreto e attendere le sue direttive per l'esecuzione. Il Colonnello Pittorru informò prima telefonicamente e poi con relazione scritta in data 15 aprile il dottor Pititto delle disposizioni ricevute dal Procuratore. Con decreto in data del 15 aprile 1999 il Procuratore di Roma, sulla base della relazione del Colonnello Pittorru, incaricò il procuratore aggiunto dottor Italo Ormanni di prendere visione degli atti del procedimento e di accertare se, avuto riguardo alla natura dei fatti, il dottor Pititto avesse informato il Procuratore aggiunto coordinatore del gruppo di appartenenza, come stabilito dalle circolari 87/97 prot. gab. 30 settembre 1997 ed altre. Con lo stesso decreto fu sospesa l'esecuzione del provvedimento di sequestro fino all'esito degli accertamenti delegati al dottor Ormanni.»;
nell'interpellanza urgente n. 2-02691 del 2 novembre 2000 si legge che «con sentenza resa all'udienza del 9 giugno 2010 dalla sezione disciplinare, il Consiglio superiore della magistratura ha escluso i numerosi e reiterati addebiti che erano stati mossi al sostituto procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pititto dal dirigente dell'ufficio Salvatore Vecchione, confermandone implicitamente la finalità persecutoria; ... la sentenza medesima, in particolare, ha assolto il dottor Pititto dall'addebito di aver emesso un decreto di sequestro di un cacciabombardiere e di un elicottero senza averne previamente informato il procuratore Vecchione, affermando che, secondo quanto era evidente, il dottor Pititto non aveva alcun obbligo di informarlo; il procuratore Vecchione aveva già sottratto, sempre allo stesso sostituto, l'inchiesta sull'omicidio in Somalia di Ilaria Alpi e Mirati Hrovatin con motivazione che ormai, sulla base della relazione redatta dall'ispettore del Ministero della giustizia Vitaliano Calabria, risulta incontestabilmente falsa»;
alla citata interpellanza n. 2-02691 il Governo rispondeva in data 14 dicembre 2000 affermando che «in proposito si fa anche presente che lo stesso dottor Vecchione era stato iscritto nel registro delle notizie di reato della procura della Repubblica di Perugia a seguito dell'interpellanza dell'onorevole Fragalà - da quest'ultimo rimessa, per le iniziative di competenza, anche alla suddetta autorità giudiziaria avente ad oggetto l'ipotizzata irrituale iniziativa del suddetto procuratore di sospendere l'esecuzione del decreto di sequestro probatorio emesso dal dottor Pititto il 14 aprile 1999; iniziativa assunta, ad avviso del parlamentare, «in netto ed evidente contrasto con la legge». La stessa procura della Repubblica è stata successivamente investita della cognizione dei medesimi fatti anche da parte del comitato di Presidenza del Consiglio superiore della magistratura, il quale, nella seduta del 14 luglio 1999, aveva deliberato di trasmetterle copia della nota redatta in data 5 maggio 1999 dal dottor Pititto, sul rilievo che «nei fatti denunziati dal (...)» suddetto magistrato «potessero ravvisarsi reati perseguibili d'ufficio» a carico del dottor Vecchione. Gli elementi acquisiti nel corso del conseguente procedimento penale (n. 975 del 1999) deponevano, tuttavia, per l'assoluta infondatezza della notizia di reato, tanto che agli accertamenti è seguita un'argomentata richiesta di archiviazione del pubblico ministero presentata il 17 giugno 1999 (accolta il 6 dicembre 1999) ...»;
in sede di replica l'onorevole Fragalà affermava, tra le altre, che «Si dice che il dottor Pititto doveva prima informare il procuratore capo. Ma di cosa? Di un atto obbligato, di un'iniziativa doverosa, di un'iniziativa processuale tendente ad accertare, attraverso una verifica peritale, quale fosse il motivo della caduta di aerei che stavano per essere impiegati in una guerra, quella del Kosovo, dove i piloti

italiani rischiavano la vita? ... il dottor Vecchione, con il pretesto di non essere stato informato, ha sottratto il fascicolo al suo sostituto procuratore (fatto gravissimo; fatto abusivo dal punto di vista anche del perimetro normativo che sanziona l'illecito penale dell'abuso d'ufficio), ha annullato quel sequestro probatorio e non ha assolutamente né affidato quella inchiesta ad altro sostituto, né soprattutto effettuato lui quella verifica peritale che era nei fatti e nelle cose. Noi, quindi, non sappiamo, a distanza ormai di alcuni anni, perché siano caduti quegli aerei e quegli elicotteri, perché il dottor Vecchione abbia ritenuto di sottrarre il fascicolo al sostituto procuratore Pititto, decidendo di annullare abusivamente una verifica peritale che era assolutamente necessaria. ...»;
il 21 maggio 2002 il quotidiano l'Unità pubblicò, nell'edizione Nazionale (pagina 11) nella sezione «Interni», un articolo dal titolo «Berselli a Padova chiede il dissequestro» a firma di Maura Gualco. Nell'articolo si leggono alcune dichiarazione dell'allora sottosegretario di Stato alla difesa onorevole Filippo Berselli che riferendosi al sequestro degli aerei cacciabombardieri Amx posti sotto sequestro dal giudice militare di Padova Maurizio Biock affermò «Non vado a fare pressioni ai procuratori affinché sblocchino il sequestro, voglio soltanto informarmi per quanto tempo ancora quegli aerei dovranno restare a terra visto che sono un terzo della flotta aerea. E questo crea dei disagi»;
sul quotidiano Repubblica - 6 gennaio 2008, pagina 13, sezione: Politica estera un articolo dal titolo «Sequestrati gli Amx dell'Aeronautica: Pericolosi» riportava la notizia che «L'intera flotta di cacciabombardieri "Amx" dell'Aeronautica militare italiana è sotto sequestro. L'incidente di uno dei velivoli in Sardegna, l'ultimo di una lunga serie, ha fatto scattare l'indagine della Procura della Repubblica di Cagliari e la misura cautelativa. Il provvedimento è stato preso il 20 dicembre scorso su richiesta del pm Giancarlo Moi, titolare dell'inchiesta sull'Amx precipitato il 20 ottobre del 2005»;
il 3 marzo 2010, sempre il quotidiano Repubblica pubblicava un articolo dal titolo «Per la cricca una talpa nella Finanza - Spunta un incontro con Pollari» in cui è possibile leggere che «La "cricca" aveva arruolato come proprio "consigliori" e "talpa" nell'indagine della Finanza che la riguardava un ex generale della Guardia di Finanza, Francesco Pittorru, transitato nel 2002 e ancora oggi nei ruoli "amministrativi" dell'Aisi, il nostro Servizio segreto interno. Di più, aveva apparentemente guadagnato l'interesse di un altro ex generale della Guardia di Finanza, nonché ex direttore del Sismi, ufficiale nel cuore della Presidenza del Consiglio, Nicolò Pollari.";
nel corso di una Audizione, ai sensi dell'articolo 47 del Regolamento, del Capo del IV Reparto dello Stato Maggiore dell'Aeronautica, generale Claudio Debertolis, in relazione all'esame del Programma annuale di ricerca e sviluppo n. SGD/004/98 relativo al «Joint Strike Fighter (JSF)». Partecipazione alla fase di «Concept Demostration Phase (CDF)» svoltasi presso la 4a Commissione Difesa del Senato, il 15 dicembre 1998, il militare audito ha dichiarato che «Quanto alla validità dell'AM-X il velivolo ha presentato sicuramente delle problematiche di efficienza e di ottimizzazione degli equipaggiamenti ...» e che «A partire dal 2010 i velivoli AMX raggiungeranno i limiti della vita operativa ...»;
nonostante il costante e meritorio impegno politico a suo tempo assunto dall'onorevole Fragalà, teso a ricercare, senza successo, le verità e le responsabilità per i numerosi incidenti che hanno visto coinvolto il caccia AM-X, e viste le incomplete risposte fornite dal Governo agli atti di sindacato ispettivo presentati sull'argomento, nelle quali ancora non appaiono essere state chiarite le cause dei numerosi incidenti occorsi al predetto velivolo, il 4 ottobre 2009 quattro caccia AMX sono

decollati dall'aeroporto militare di Istrana (Treviso), sede del 51o Stormo dell'Aeronautica Militare per l'aeroporto militare di Herat, in Afghanistan per essere impiegati nell'ambito della missione ISAF -:
se i ministri interrogati siano a conoscenza di quanto narrato in premessa, se ritengano di dover approfondire la questione trattata anche attraverso lo svolgimento di accurate indagini ministeriali, quale sia stato il reale coinvolgimento del colonnello Pittorru, ora generale, attualmente in servizio nei ruoli «amministrativi» dell'Aisi, quali siano i motivi della sua solerte segnalazione all'allora Procuratore Salvatore Vecchione e quali siano i motivi che hanno determinato il transito dell'alto ufficiale nei ruoli amministrativi dell'Aisi (già Sisde);
quali siano le ragioni che hanno determinato l'uso dei caccia AM-X nella missione in corso in Afghanistan, nonostante le dichiarazioni rese dal generale Debertolis in merito all'efficienza, all'ottimizzazione e al raggiungimento del limite della vita operativa dei velivoli medesimi;
quanti caccia AM-X siano attualmente impiegati dall'Aeronautica militare italiana e per quali scopi, se il Ministro della difesa non ritenga opportuno, al fine di prevenire eventuali e ulteriori incidenti di volo disporre l'immediato rientro in Italia degli AM-X attualmente impiegati in Afghanistan.
(4-07501)

BARBATO, RAZZI, DI VIRGILIO, ZAZZERA, PALAGIANO e ANIELLO FORMISANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Esosfera spa è una società di servizi di consulenza della pubblica amministrazione che, per molti anni, ha svolto, con continuità, attività di assistenza tecnica nei confronti del Dipartimento per il coordinamento dello sviluppo del territorio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti («Di.Co.Ter»);
come si evince dalla lettura di diversi organi di stampa, la predetta società ed alcuni suoi azionisti sono stati e continuano ad essere attualmente oggetto di diverse indagini condotte dalla magistratura sia in relazione a presunti legami con organizzazioni di stampo mafioso, sia in relazione ad un loro presunto coinvolgimento nell'ambito dell'inchiesta che è stata avviata nei confronti dell'ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, e dell'imprenditore Diego Anemone;
in data 20 aprile 2010 è apparso sul quotidiano la Repubblica Cronaca di Roma un articolo recante il titolo «la superlobby di Alemanno affari milionari e trasparenza zero» dove si leggono notizie di eccezionale gravità riguardanti appalti milionari e assegnati dal comune di Roma quasi esclusivamente con affidamenti diretti, ovvero senza gara pubblica, che coinvolgono direttamente la citata società Ecosfera spa;
l'architetto Enrico Nigris, già presidente di Ecosfera spa, nonché azionista della controllante di Ecosfera spa, Ecosfera Gruppo spa, secondo quanto risulta agli interroganti, da alcune settimane, starebbe svolgendo attività di consulenza per il Capo della struttura tecnica di missione del Commissario delegato per la ricostruzione della regione Abruzzo, partecipando a riunioni con i rappresentanti degli enti locali e redigendo importanti documenti di particolare delicatezza che riguardano la ricostruzione della città dell'Aquila -:
se siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e, in tal caso, quali siano stati i criteri e le modalità seguiti ai fini del conferimento del citato incarico di consulenza nei confronti dell'architetto Enrico Nigris per la struttura tecnica di missione del Commissario delegato per la ricostruzione della regione Abruzzo;
quali siano i motivi per i quali una struttura così importante, quale appunto la struttura tecnica di missione del Commissario delegato per la ricostruzione della regione Abruzzo, si avvalga dell'attività

di consulenza da parte di soggetti al vertice di società nei confronti delle quali la magistratura ha avviato indagini giudiziarie di particolare rilievo sul piano nazionale.
(4-07503)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, afferma nel primo periodo del comma 1-bis: «A decorrere dal 1o gennaio 2011, nel regolamento di cui al comma 1, ai fini del rilascio del permesso di costruire, deve essere prevista, per gli edifici di nuova costruzione, l'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitativa, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell'intervento»;
il termine del 1o gennaio 2011 è stato così fissato dal comma 4-bis dell'articolo 8 del decreto-legge n. 194 del 2009, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione, con una proroga rispetto al termine inizialmente previsto del 1o gennaio 2009, nel frattempo rimasto inattuato;
il tema dell'installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è assolutamente cruciale per avviare quell'indispensabile e ormai non più procrastinabile processo di riconversione, in senso ecologico ed energeticamente efficiente, del patrimonio edilizio italiano;
inoltre, come affermato con forza dagli operatori e dalle loro associazioni di categoria, l'effettiva attuazione della previsione di cui al citato decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 è essenziale anche per rendere sempre più frequente e diffuso il ricorso agli impianti per la produzione di energia solare «completamente integrati», cioè quelli che non utilizzano componenti e moduli estranei all'edificio, ma che al contrario sono appositamente concepiti per integrarsi in quest'ultimo (per esempio una facciata vetrata fotovoltaica) -:
quali iniziative il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare stia attuando, o si stia accingendo ad attuare, in vista della scadenza del 1o gennaio 2011, al fine di rispettare quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 e al fine di non dover ricorrere a una nuova proroga di questo termine temporale.
(4-07496)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

NICOLAIS. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'area degli scavi archeologici di Pompei rappresenta una delle opere monumentali di massimo valore artistico e storico al mondo;
sono in corso in quell'area archeologica lavori definiti nella tabella di cantiere «Restauro e sistemazione per spettacoli del complesso dei teatri in Pompei scavi» che destano notevoli perplessità e preoccupazioni per gli ampi stravolgimenti dello stato originario dei monumenti e dei luoghi archeologici, con gravi danni al loro stato di conservazione;
la preoccupazione per la portata degli interventi è facilmente riscontrabile

attraverso una rapida ricognizione dell'attuale consistenza del teatro, in particolare della cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura;
gli interventi compiuti hanno destato l'aperta critica dei cultori della materia e dell'associazionismo impegnato nella valorizzazione e nella protezione del patrimonio culturali del Paese;
come denunciato con notevole clamore anche dalla stampa nazionale e locale gli interventi risultano in evidente contrasto con i principi internazionali sulla conservazione del patrimonio storico artistico e con le norme che regolano e tutelano il patrimonio archeologico italiano;
si segnalano, inoltre, altri interventi sul teatro e sull'area della «Caserma dei Gladiatori» che hanno riguardato opere murarie particolarmente invasive, non classificabili tra le categorie del restauro conservativo -:
se il Ministro interrogato intenda intraprendere iniziative per scongiurare ulteriori devastazioni e accertare le cause e le eventuali responsabilità dell'amministrazione in relazione ai danni causati al patrimonio culturale della Nazione;
se il Ministro interrogato intenda intraprendere iniziative per il ripristino dello stato originario dei luoghi e il conseguente restauro conservativo, necessario perché le esigenze legittime della valorizzazione degli scavi non prevarichino i fondamentali interventi di tutela e conservazione degli scavi di Pompei.
(4-07498)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:

MOGHERINI REBESANI, RUGGHIA, VILLECCO CALIPARI, GAROFANI, LA FORGIA, LAGANÀ FORTUGNO, RECCHIA, ROSATO, SERENI e VICO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 26 maggio 2010 Il Corriere della Sera ha reso noto che l'Italia sarebbe stata sollecitata ripetutamente dai Governi statunitense e serbo ad assumere sia il comando centrale della missione NATO Kosovo Force (KFOR) in Kosovo, sia il comando della stessa missione nella zona nordoccidentale della regione (uno dei 2 comandi locali, che semplificheranno l'attuale ripartizione in 5 comandi locali);
secondo la stessa fonte di stampa, la decisione del febbraio 2010 con cui il Governo italiano ha proceduto (in occasione dell'ultima approvazione del decreto di rifinanziamento delle missioni italiane all'estero) a ridurre il numero di militari e di risorse finanziarie destinati alla missione KFOR in Kosovo, avrebbe indotto le autorità del nostro Paese ad offrire in sede NATO una disponibilità limitata esclusivamente al Comando locale della zona nord-occidentale del Kosovo;
in occasione del dibattito parlamentare dell'8 febbraio 2010 sulla conversione del decreto-legge di rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero, di fronte alle preoccupazioni che, come l'opposizione aveva manifestato sulle condizioni di persistente instabilità dell'intera regione balcanica - ed in particolare di quella kosovara - e, quindi, sulla necessità di mantenere un forte presidio internazionale in quell'area, rafforzando l'iniziativa internazionale, piuttosto che indebolirla, il rappresentante del Governo aveva motivato la decisione di ridurre la presenza

militare italiana in Kosovo in relazione ad una valutazione compiuta in modo condiviso in sede NATO, di cui l'Italia prendeva atto e che non poteva che recepire;
secondo la citata fonte di stampa, il Ministro della difesa in relazione all'opportunità offerta all'Italia di assumere la responsabilità del comando centrale della missione KFOR avrebbe dichiarato: «Se contrasta con la riduzione del contingente nei Balcani, volta ad aumentare i nostri in Afghanistan, il comando centrale è un problema. Non abbiamo detto di "no", però il "sì" è se possiamo averlo in invarianza di bilancio»;
ove tali notizie fossero confermate, la motivazione addotta dal Governo italiano per giustificare la riduzione dei militari presenti in Kosovo - un'indicazione della NATO, volta ad un nostro progressivo disimpegno dalla regione - apparirebbe in evidente contraddizione con la richiesta, giunta solo poche settimane dopo, di assumere maggiori responsabilità nella stessa area, addirittura assumendo contestualmente il comando centrale e uno dei due comandi locali della missione KFOR -:
se le notizie di stampa citate sulla rinuncia - e sulle motivazioni addotte - da parte del Governo italiano ad assumere la responsabilità del Comando centrale della missione KFOR in Kosovo corrispondano al vero e, in caso affermativo, se non ritenga che tale scelta rappresenti una significativa opportunità mancata, lesiva di interessi strategici dell'Italia, per la sua politica di vicinato e di cooperazione con l'intera regione balcanica.
(5-03012)

GIDONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 4o Reggimento Alpini Paracadutisti, basato a Bolzano, sarebbe significativamente sotto organico, potendo contare soltanto su circa quattrocento uomini degli oltre seicento previsti;
la tendenza è alla contrazione, anche in ragione dei serratissimi ritmi operativi imposti dai frequenti rischieramenti all'estero;
sarebbe in significativa riduzione anche il numero degli uomini del Reggimento in possesso della qualifica di ranger, prerequisito necessario per l'invio all'estero nel contesto di missioni di pace, ormai scesi a meno della metà della forza effettiva dell'unità;
la prosecuzione nel tempo di queste tendenze negative porrebbe a rischio la sopravvivenza del reparto;
è opinione diffusa che il miglioramento delle condizioni di vita del personale potrebbe contribuire notevolmente a contenere il deflusso del personale militare volontario in forza al 4o reggimento alpini paracadutisti;
si ritiene inoltre che un significativo miglioramento delle condizioni di vita del personale militare del 4o reggimento Alpini Paracadutisti potrebbe venire dal suo trasferimento a Verona, città dal posizionamento migliore sotto il profilo dei collegamenti con le famiglie di origine dei soldati e per di più dotata di caserme più ampie, poligoni in galleria e palestre di cui usufruire;
tale trasferimento è già stato ufficiosamente annunciato, ma non avviato;
altresì, che è stato ventilato il trasferimento del Quinto Reggimento artiglieria contro-aerei Pescara dalla sua attuale base da Rovigo a Sabaudia -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle condizioni in cui versa il 4o Reggimento Alpini Paracadutisti, all'evoluzione delle sue risorse organiche ed alla tempistica dell'eventuale trasferimento dell'unità da Bolzano a Verona, nonché se rispondano al vero le indiscrezioni relative al prossimo trasferimento del Quinto Reggimento artiglieria contro-aerei Pescara da Rovigo a Sabaudia.
(5-03013)

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO e GOTTARDO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è attualmente all'esame del Senato, il testo del disegno di legge relativo, tra l'altro, alla ratifica del trattato per l'istituzione della forza di gendarmeria europea, Eurogendfor, firmato a Velsen il 18 ottobre 2007;
secondo alcune notizie diffuse anche via Internet, la ratifica del trattato potrebbe comportare l'abolizione dell'Arma dei carabinieri o, comunque, il suo assorbimento nelle forze di polizia tranne per quei contingenti che andrebbero a costituire la forza di polizia multinazionale a statuto militare (Eurogendfor);
si tratta, sicuramente, di un'interpretazione in palese contrasto con il testo del trattato, ma che sta suscitando qualche preoccupazione tra i militari dell'Arma e tra i cittadini, preoccupazioni che pare giusto fugare al più presto atteso che, secondo alcuni, ciò dovrebbe avvenire nel 2011 -:
se siano fondate le notizie e l'interpretazione diffusa e sopra ricordata;
quali conseguenze determinerà per l'Arma dei carabinieri l'adesione al trattato di Velsen.
(5-03010)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il Governo della Repubblica argentina ha reso pubblica la nuova offerta nei confronti di detentori di titoli argentini finiti in default nel 2001;
l'offerta di concambio del Governo argentino sta fallendo, ne è una prova la scadenza, inizialmente fissata al 7 giugno 2010, prorogata al 22 giugno;
la nuova offerta prevede due nuovi titoli: Discount, con scadenza 2033, prevede un taglio pari al 66,3 per cento del valore nominale, e Par, per un valore pari al 100 per cento del valore nominale di quello posseduto ma solo per crediti fino a 50 mila dollari e per un ammontare totale non superiore a 2 miliardi di dollari;
è posta a carico dei risparmiatori la commissione dello 0,4 per cento, sul valore di scambio dei bond e non vengono riconosciuti gli interessi tra il 2001 e il 2003;
secondo la Task force argentina (TFA), associazione promossa dalle banche italiane per tutelare gli investitori italiani, sono circa 180 mila i possessori italiani di bond argentini per un valore di 4,3 miliardi di dollari;
questi risparmiatori hanno affidato un mandato alla TFA e non hanno accettato le condizioni proposte dal Governo argentino nel 2005;
ci sono anche altri obbligazionisti che hanno bond per circa 1 miliardo di dollari che non hanno seguito la TFA e che non hanno aderito allo swap del 2005;
se e come il Governo italiano intenda operare in relazione all'offerta del Governo argentino, al fine di aprire un nuovo negoziato e tutelare il diritto di credito di migliaia di cittadini italiani.
(2-00744)«Lusetti, Vietti».

Interrogazione a risposta immediata:

GOZI, VENTURA, MARAN, BOCCIA, FARINONE, GARAVINI, LOSACCO, LUONGO, MERLONI, POMPILI, VERINI e ZAMPA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende dalla stampa, il Ministro interrogato, in occasione

del G20 del 5 e 6 giugno 2010, non ha affrontato con il Ministro delle finanze argentino, Amado Boudou, la questione dell'oneroso debito dell'Argentina nei confronti dell'Italia e degli oltre 180.000 risparmiatori;
il Governo chiede enormi sacrifici agli italiani con la manovra finanziaria per poter fronteggiare la crisi, condanna giustamente la speculazione e si sta impegnando per il recupero dei capitali esteri;
il Governo ha più volte affermato di volersi impegnare nel riscrivere le regole della finanza internazionale;
il Governo siede nel G20 - uno degli organi preposti a rivedere tali regole - insieme all'Argentina, Paese che non rispetta quelle stesse regole internazionali che dovrebbe rivedere, né le sentenze dei tribunali (oltre 400 sentenze di condanna nella sola Germania);
secondo analisti internazionali e fonti politiche interne, i dati economico-finanziari che l'Argentina presenta alla comunità internazionale non corrisponderebbero alla realtà. Infatti, dal 2006 l'Argentina nega l'accesso ai propri dati al Fondo monetario internazionale, di cui è membro;
il nuovo concambio inverosimilmente dilazionato al 2038 proposto dal Governo argentino, a parziale riparazione del debito, è assolutamente insoddisfacente, decurtando circa del 75 per cento il valore dell'investimento, essendo addirittura inferiore a quello proposto nel 2005 e rifiutato da una larga parte degli investitori perché ritenuto «avaro e offensivo» anche dall'allora Ministro dell'economia e delle finanze italiano Domenico Siniscalco;
il debito che il Governo argentino ha nei confronti dei risparmiatori italiani è di oltre 4 miliardi e mezzo di dollari americani ad oggi, ai quali si aggiungono gli interessi passivi e il mancato gettito erariale per un importo che al 2007 superava gli 11 miliardi di dollari americani, pari, secondo alcune stime, all'1 per cento del prodotto interno lordo;
in altri Paesi si stanno promuovendo iniziative a sostegno dei propri connazionali per consentire loro di riottenere le somme investite in Argentina, come nel caso degli Stati Uniti, dove il 25 maggio 2010 un giudice federale ha deciso di bloccare 2,43 miliardi di dollari Usa dei conti del Banco nacional, in risposta ad una class action di investitori americani -:
se il Ministro interrogato possa chiarire perché nemmeno in tale occasione abbia affrontato il tema del debito argentino nei confronti dell'Italia e dei risparmiatori italiani e se e come intenda intervenire affinché l'Argentina restituisca quanto dovuto, soprattutto data la quantità di risorse che manca dal 2001 all'Italia, la profonda crisi in cui versa oggi il nostro Paese e la recente offerta argentina ritenuta economicamente poco dignitosa.
(3-01110)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

MILO e IANNACCONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sistema creditizio italiano, sia per i privati che per le imprese, rileva attraverso i gestori delle banche dati di informazioni creditizie (crif-ctl-cribis-assilea), i ritardi nei pagamenti riferiti a mutui, prestiti, credito al consumo o sconfinamenti su affidamenti del sistema bancario;
questi rilievi, giustificati in un periodo di economia stabile, in questa fase hanno effetti devastanti su tutti i soggetti che, una volta segnalati, trovano le classiche «porte chiuse» in tutto il sistema del credito, aggravando di fatto una situazione già di per sé precaria;
di fronte ad una generalizzata crisi di carattere finanziario, tantissimi sono i soggetti (famiglie ed imprese) che per la prima volta si vedono segnalati negativamente

nel sistema del credito e vedono pregiudicate le possibilità di riprendere il loro corso ordinario di vita, e quello più generale del sistema economico -:
se non ritenga che il Governo debba promuovere il varo di provvedimenti utili affinché le segnalazioni per i ritardi nei pagamenti dei mutui, dei prestiti e del credito al consumo, intervenuti per effetto dell'ormai conclamata crisi finanziaria, siano «neutralizzate» per permettere a tante famiglie e alle imprese di fare di nuovo ricorso al sistema creditizio, senza l'onta di segnalazioni che in tempi normali non avrebbero mai avuto.
(5-03004)

BARBATO, ZAZZERA, RAZZI, PALAGIANO, DI STANISLAO e ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa riportano in questi giorni la notizia, molto grave, dell'arresto, per il reato di peculato, legato all'utilizzo a scopi privati del telefono cellulare e dell'auto di servizio, del colonnello della Guardia di finanza Salvatore Paglino, il quale risulta anche indagato per molestie e rivelazione di segreto d'ufficio;
la vicenda risulta particolarmente delicata, in quanto il colonnello Paglino ha svolto alcune indagini che interessano a vario titolo il Presidente del Consiglio dei ministri ed altri politici. Va sottolineata in generale a parere dell'interrogante l'estrema difficoltà e rischiosità delle indagini che riguardano la pubblica amministrazione o esponenti del mondo politico;
appare pertanto fondamentale fare completa chiarezza su tale episodio, per evitare il rischio di gettare discredito sul Corpo della guardia di finanza, il quale svolge una funzione essenziale, soprattutto nell'azione di contrasto dei fenomeni di evasione ed elusione fiscale e di riciclaggio dei capitali illeciti, nonché a garanzia della legalità sul territorio nazionale, ed i cui componenti si caratterizzano, nella stragrande maggioranza, per assoluta onestà e completa dedizione -:
se risultino in precedenza segnalazioni di comportamenti irregolari da parte del predetto colonnello Paglino, se questi fosse già stato oggetto di indagini interne o procedimenti disciplinari da parte del Corpo della guardia di finanza e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo sul Corpo e nell'esercizio del suo ruolo di vertice gerarchico dello stesso, per rafforzare i meccanismi di monitoraggio e controllo interni al Corpo medesimo, volti ad escludere l'uso di dotazioni di servizio per scopi privati.
(5-03005)

FUGATTI, BRAGANTINI, COMAROLI e FORCOLIN. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli effetti della crisi economico-finanziaria che ha colpito le economie di tutto il mondo si sono fatti sentire, in Italia, soprattutto sulle piccole e medie imprese, generando perdite di posti di lavoro e numerose cessazioni di attività;
i modelli definitivi riguardanti gli studi di settore ed il software necessario per la loro compilazione e trasmissione sono da poco disponibili ai contribuenti soggetti agli studi; il software fornito alla fine del mese di maggio contiene numerosi errori e si è in attesa di una versione definitiva e aggiornata del medesimo;
il 16 giugno sarebbe la scadenza per effettuare i versamenti relativi ai modelli Unico 2010;
le piccole e medie imprese e i consulenti dedicati necessitano di un congruo periodo di tempo per compilare e trasmettere i moduli relativi alla comunicazione dei dati rilevanti, in modo da riallineare i corrispettivi;
su alcuni organi di stampa è apparsa nei giorni scorsi la notizia che probabilmente il termine per il versamento delle

imposte per i contribuenti soggetti agli studi di settore verrà prorogato al 5 luglio, con la possibilità di effettuare i versamenti, con la maggiorazione dello 0,40 per cento, fino al 6 agosto 2009;
ufficialmente non è stata emanata alcuna comunicazione in merito da parte dell'Agenzia delle entrate;
i contribuenti ed i consulenti necessitano di conoscere chiaramente quale sia il termine ultimo per il versamento delle imposte -:
se il Governo intenda prorogare la scadenza per i versamenti delle imposte per i contribuenti soggetti agli studi di settore, alla luce del fatto che i modelli sono stati approvati il 25 maggio 2010 e che il software non risulta pienamente affidabile e si è in attesa di una versione aggiornata.
(5-03006)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il decreto legge 1o luglio 2009 n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, è stata introdotta una specifica procedura per la regolarizzazione dei capitali detenuti illegalmente all'estero da soggetti residenti in Italia;
tale procedura è basata sulla presunzione che i capitali detenuti all'estero abbiano avuto, nell'ultimo quinquennio, un rendimento pari al 2 per cento annuo;
nel periodo 2004-2008, e cioè lungo il quinquennio precedente al citato provvedimento di regolarizzazione, il tasso medio effettivo di rendimento sui BTP è stato pari al 4 per cento, come si evince dai dati contenuti nella Relazione annuale presentata all'Assemblea della Banca d'Italia lo scorso 31 maggio;
sembra realistico assumere che i capitali detenuti all'estero e successivamente regolarizzati abbiano ottenuto rendimenti superiori, o almeno uguali, a quelli dell'investimento alternativo in BTP -:
se il Governo non ritenga opportuno assumere un'iniziativa normativa volta a chiedere ai soggetti che hanno usufruito della procedura di regolarizzazione una partecipazione concreta al risanamento della finanza pubblica e all'aggiustamento dei conti pubblici italiani mediante un contributo aggiuntivo determinato fissando ad una soglia superiore il rendimento presuntivo dei capitali detenuti all'estero nel quinquennio di riferimento.
(5-03007)

OCCHIUTO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 340, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria 2007), così come modificato dall'articolo 2, comma 561, legge 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008), al fine di contrastare i fenomeni di esclusione sociale negli spazi urbani e favorire l'integrazione sociale e culturale delle popolazioni abitanti in circoscrizioni o quartieri delle città caratterizzati da degrado urbano e sociale, prevede l'istituzione di zone franche urbane (ZFU) e, nel contempo, istituisce nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico un apposito Fondo, con una dotazione di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009 per il finanziamento di programmi di intervento da realizzarsi nelle ZFU;
l'articolo 1, commi 341, 341-bis, 341-ter e 341-quater, della citata legge n. 296 del 2006, così come modificato dall'articolo 2, comma 562, della legge n. 244 del 2007, definisce le agevolazioni fiscali e contributive (Ires, Irap, Ici e previdenza) di cui possono beneficiare fino a quattordici annualità le piccole e microimprese, con un massimo di cinquanta addetti, che intraprendono una attività economica nelle ZFU, prevedendo, tra l'altro, l'emanazione di un decreto del Ministro del

lavoro e della previdenza sociale per la definizione del massimale di esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente, nonché di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali ivi previste;
l'articolo 1, comma 342, della medesima legge n. 296 del 2006, così come modificato dall'articolo 2, comma 563, della legge n. 244 del 2007, stabilisce che il CIPE, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro della solidarietà sociale (ora Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali), provvede alla definizione dei criteri per l'allocazione delle risorse e per la individuazione e selezione delle ZFU, nonché, successivamente, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, alla perimetrazione delle singole ZFU e alla concessione del finanziamento in favore dei relativi programmi di intervento;
la delibera CIPE del 30 gennaio 2008, n. 5, (Gazzetta Ufficiale 6 giugno 2008, n. 131) definisce i criteri e gli indicatori per l'individuazione e la delimitazione delle ZFU;
la proposta di ripartizione tra le ZFU delle risorse stanziate dalla legge finanziaria 2007, come modificata dalla legge finanziaria 2008 (50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009), presentata dal Ministero dello sviluppo economico prevede che la dotazione annua sia attribuita a ciascuna ZFU per il 60 per cento secondo un criterio di dimensione demografica e per il 40 per cento secondo l'intensità di disagio economico e sociale, al netto dell'attribuzione a ciascuna ZFU di un contributo annuo, in misura fissa, pari a 750.000 euro, quale base di accesso al beneficio identica per tutte le ZFU;
la delibera CIPE dell'8 maggio 2009, n. 14, (Gazzetta Ufficiale 11 luglio 2009, n. 159) concerne l'individuazione delle ZFU da ammettere ai benefici fiscali e previdenziali previsti dalla normativa vigente e la ripartizione, tra le stesse, delle risorse disponibili per gli anni 2008 e 2009, che risultano pari, rispettivamente, a 50.000.000 euro e a 49.955.833 euro per effetto della riduzione apportata dall'articolo 4 del decreto-legge n. 180 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 1 del 2009;
tale delibera, al fine di garantire la più ampia diffusione delle agevolazioni in entrambe le macro-aree del Paese (Mezzogiorno e Centro-Nord) ed evitare la concentrazione di interventi su aree svantaggiate eccessivamente contigue, ha ampliato il numero delle ZFU ammesse al beneficio da 18 a 22, selezionando, sulla base dei criteri e delle valutazioni di disagio socio-economico, quelle ricadenti nei seguenti comuni: Catania, Torre Annunziata, Napoli, Taranto, Cagliari, Gela, Mondragone, Andria, Crotone, Erice, Iglesias, Quartu Sant'Elena, Rossano, Lecce, Lamezia Terme, Campobasso, Velletri, Sora, Pescara, Ventimiglia, Massa-Carrara, Matera;
con la citata delibera n. 14 del 2009 al comune di Sora, in particolare, sono stati attribuiti, in base ad una serie di indicatori di disagio socio-economico e di dimensione demografica, stanziamenti pari a 1.450.596 euro per l'anno 2008 e a 1.449.672 euro per l'anno 2009, per un totale di 2.900.268;
il 28 ottobre 2009 sono stati sottoscritti i contratti con i sindaci dei 22 comuni interessati dall'istituzione delle ZFU, compreso quello con il sindaco di Sora Casinelli;
i rapporti tra il Ministero dello sviluppo economico e ciascuna delle città beneficiarie sono infatti regolati dalla stipula di un apposito «Contratto di Zona Franca Urbana», che sancisce l'assegnazione delle risorse e gli impegni reciproci assunti dalle parti;
durante la cerimonia di sottoscrizione dei contratti il Ministro dello sviluppo economico ha annunciato che è stata notificata ed ottenuta l'autorizzazione

della Commissione europea per sbloccare i fondi necessari per l'avvio del progetto e che in tempi rapidi una task force del Ministero stesso avrebbe messo a disposizione degli imprenditori delle 22 zone interessate le istruzioni necessarie per beneficiare delle diverse agevolazioni;
allo stato attuale non è stato ancora emanato il decreto di attuazione per rendere effettivamente operative le agevolazioni fiscali per i nuovi insediamenti produttivi nei 22 comuni, tra cui Sora, che sono rientrati nei parametri per usufruire delle ZFU, opportunità importante per sostenere la crescita economica ed occupazionale nel tessuto produttivo locale e che in altri Paesi europei è stata capace di dare una risposta abbastanza soddisfacente ai problemi dell'inclusione sociale, dello sviluppo e della riqualificazione urbana -:
quali iniziative si intenda adottare per procedere in tempi brevi all'adozione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 1, comma 341-quater, della legge n. 296 del 2006, per la determinazione delle condizioni, dei limiti e delle modalità di applicazione delle agevolazioni fiscali previste, al fine di rendere finalmente operativo questo strumento importante per rivitalizzare aree urbane degradate e rilanciarle in ambito industriale e occupazionale.
(5-03008)

Interrogazioni a risposta scritta:

MOSCA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le recenti disposizioni di legge hanno previsto, tra l'altro, il ritorno nella piena disponibilità giuridica dell'istituto dei beni immobili cartolarizzati (ex Scip 1 e Scip 2), nonché delle unità commerciali invendute;
l'INPDAP ha la facoltà di trovare soluzioni conciliatorie e/o transattive che contemperino da un canto l'esigenza di perseguire un immediato beneficio di carattere economico e dall'altro di tutelare l'interesse legittimo all'acquisto da parte del detentore o del conduttore dell'unità;
a quanto risulta all'interrogante vi sono alcune unità immobiliari locative e commerciali di proprietà dell'INPDAP abbandonate, occupate illegalmente e abusivamente o che rischiano di subire tale sorte, con evidente nocumento per le casse dell'istituto;
nel comune di Cologno Monzese vi sono diversi alloggi INPDAP occupati abusivamente e proposte di acquisto di unità commerciali non esaminate e non prese in esame, anche in questo caso con potenziale grave nocumento per le casse dell'ente -:
quali iniziative intenda porre in essere il Ministro perché i funzionari dell'ente predispongano con la massima solerzia ed efficienza il piano delle vendite e delle cartolarizzazioni, procedendo, come prevede la legge, a stipulare, ove richiesto e ove possibile, accordi conciliatori e/o transattivi a beneficio economico dell'ente, incentivando e realizzando quelle soluzioni che impediscano le occupazioni abusive, l'illegalità e l'abbandono del patrimonio dell'ente.
(4-07497)

LAFFRANCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
ha suscitato vasta eco di stampa e nell'opinione pubblica il sequestro preventivo dello yacht «Force Blue», di proprietà della società Autumn sailing limited, operato da militari della Guardia di finanza, nelle acque del golfo della Spezia il 21 maggio scorso, in esecuzione di un decreto del GIP del Tribunale di Genova, mentre l'unità navale era utilizzata dal signor Flavio Briatore, che l'aveva presa a noleggio dalla società proprietaria;
il sequestro è stato operato con modalità tali da cagionare, ad avviso dell'interrogante

inutilmente grave ed ingiustificato nocumento al sig. Briatore ed alla sua famiglia;
in particolare il grande dispiego di uomini e mezzi, la successiva messa a disposizione di reti televisive del filmato della Guardia di Finanza sull'azione in mare, risultano abnormi ed ingiustificati così come la scelta di non intervenire in porto;
risulta pacificamente dalle dichiarazioni di Briatore e dalla documentazione da egli fornita che l'imbarcazione è destinata dalla società proprietaria ad essere noleggiata regolarmente a terzi;
per tale «uso commerciale» negli ultimi quattro anni la società ha fatturato e incassato oltre 14 milioni di euro. Tra i destinatari delle fatture risultano personaggi di grande spicco (che hanno pubblicamente confermato) tra cui Daniel Steel, Phil Coffins, Bernard Tapie, Luciano D'Onofrio, Leonid Friedmann e per una parte limitata e minoritaria lo stesso Briatore;
risulta che la legge, in relazione all'uso commerciale, esenti dal pagamento dell'IVA sull'importazione e dal pagamento delle accise sul carburante, come invece preteso dalla Guardia di Finanza e conseguentemente dall'autorità giudiziaria che ha disposto il sequestro -:
se, come sostenuto nel caso di specie, il noleggio non rientri tra gli «usi commerciali» che esentano dai tributi indicati in premessa;
per quali ragioni eventualmente, tale uso non sia considerato «commerciale», nonostante un fatturato così rilevante in soli pochi anni;
se il Ministro del Turismo, considerato che il sequestro è stato effettuato su una materia quantomeno opinabile e operato con le modalità ricordate e ormai di eclatante dominio pubblico e che rischia di produrre un inutile e grave danno all'immagine dall'Italia (in particolare con riferimento alla sua capacità di attrazione per turisti di élite che, a loro volta, favoriscono l'incremento dei flussi turistici e qualificano le località da loro preferite come mete ambite) come del resto sembra evidente dagli articoli della stampa internazionale sulla vicenda citata, abbia stimato o intenda stimare quali possano essere gli effetti di tale vicenda sui citati flussi turistici e quali eventuali iniziative intenda assumere.
(4-07504)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in riferimento alla cronaca delle vicende elettorali della regione Piemonte, è noto che il candidato perdente Mercedes Bresso ha proposto ricorsi giurisdizionali contro la vittoria di Roberto Cota nella ultime elezioni del 28-29 marzo 2010;
in particolare la rivista «PERO» del 7 maggio 2010 ha riferito quanto segue (il virgolettato appare sul giornale): «Prima di partire con i ricorsi - spiegano dallo staff della zarina - Mercedes ha addirittura chiesto un parere informale a Giancarlo Caselli, il quale pur non volendosi ovviamente sbilanciare, ha spiegato che a suo avviso un fumus di ragione potevamo averla»;
in altro punto dello stesso articolo si legge: «ma la zarina va pure sul penale. Ha pure presentato alla Procura della Repubblica un esposto «affinché siano attentamente valutate alcune ipotesi di falso relativamente alla autenticazione delle firme di candidati della lista "Pensionati per Cota", presentata dal Consigliere Regionale Michele Giovine»;

agli interpellanti appare evidente che quanto esposto, ad oggi non smentito dal magistrato interessato, è un fatto di estrema gravità infatti:
a) non è compito del procuratore della Repubblica di Torino dare pareri informali su vicende così delicate;
b) non è opportuno che il procuratore della Repubblica si schieri contro il Presidente della regione in carica ed a favore dell'ex presidente in pendenza di giudizio;
c) dalla consecutio temporum apparirebbe che la Bresso abbia presentato un esposto dopo il colloquio con il Procuratore della Repubblica e, quindi, con il suo precedente avallo;
d) ancora, l'esposto pare riguardare l'ipotesi di reati procedibili d'ufficio per cui il procuratore della Repubblica avrebbe dovuto procedere immediatamente ed autonomamente e non a seguito di esposto -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto rappresentato in premessa;
posto che i comportamenti del procuratore della Repubblica appaiono agli interpellanti non compatibili con la funzione che svolge, se il Ministro intenda valutare l'opportunità di promuovere le iniziative di competenza.
(2-00745)
«Lehner, Renato Farina, Chiappori, Di Vizia, Laboccetta, Pittelli, Vanalli, Comaroli, Lussana».

Interrogazione a risposta orale:

RAO, CIOCCHETTI, DIONISI e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, soprattutto in concomitanza con i periodi di fruizione dei piani ferie estivo e natalizio, il personale di Polizia Penitenziaria femminile che presta servizio presso la casa circondariale femminile di Roma-Rebibbia risulta in numero assai inferiore rispetto al minimo stabilito per garantire i livelli essenziali di sicurezza, nonché i diritti lavorativi;
quest'anno la situazione appare di gravità estrema, anche in relazione al sovraffollamento della struttura (circa 350/380 detenute, pari a 130 oltre la capienza tollerabile): aumentano infatti i casi di disturbi legati all'ansia ed alla depressione che colpiscono le locali addette del corpo e non si riesce mai a garantire la conclusione dei turni nell'orario previsto, nonché la fruizione dei riposi settimanali;
da un prospetto riguardante il personale che dal medesimo istituto femminile risulta distaccato in altre sedi, si è appreso che ben 71 sono le unità che prestano servizio altrove (uffici del dipartimento ed altre sedi ministeriali);
su 164 unità femminili del Corpo previste in organico ne operano solo 119, di cui 22 sono ultracinquantenni, 30 hanno figli a carico in situazioni di mono-genitorialità ovvero prestano assistenza (ai sensi della legge n. 104 del 1992), 21 sono assenti per maternità o malattia -:
quali urgenti ed incisive misure intenda adottare, previi opportuni accertamenti di carattere ispettivo che la situazione indicata rende senz'altro necessari.
(3-01108)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

RAISI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 24 maggio 2010 nel quartiere San Donato di Bologna il signor Abdelrahim Gourich, sottoposto a sfratto per

morosità, messosi un cappio al collo ha minacciato di impiccarsi e gettarsi dal balcone;
ottenuta così l'attenzione dei media e delle istituzioni, viene offerta per la moglie e la figlia una sistemazione presso un istituto religioso gestito dalle suore di Madre Teresa di Calcutta;
la sistemazione viene rifiutata con la motivazione che essendo musulmani nell'istituto religioso sarebbe stato impedito loro di pregare, pretesto discutibile in quanto a Bologna la casistica di musulmani aiutati dalla chiesa è ampia e non si è mai avuta notizia di divieti del genere -:
se il Signor Abdelrahim Gourich e la sua famiglia siano stati espulsi dal nostro paese e se non si sia proceduto all'espulsione, se sia noto cosa sia stato fatto per questa famiglia e quale sia la loro situazione attuale.
(4-07499)

TESTO AGGIORNATO AL 6 LUGLIO 2010

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

PICIERNO e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nell'anno scolastico 2008/09 è entrata in vigore la normativa che reintroduce l'ammissione all'esame di maturità, sottoponendola al criterio della media del 6 in tutte le materie di studio e nella condotta, nonché il recupero di tutti i debiti formativi contratti negli anni precedenti;
il rilevamento del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca quantificò per l'anno 2009 nel 5,8 per cento il tasso di non ammissione agli esami, per un totale di circa 28.000 studenti non ammessi; questo dato ha rappresentato un'inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, in cui la non ammissione era pressoché un'eccezione: si preferiva dare comunque la possibilità di sostenere gli esami alla quasi totalità degli studenti;
per il corrente anno scolastico 2009/10 l'ammissione all'esame è stata sottoposta ai nuovi criteri individuati attraverso l'ordinanza ministeriale n. 44 del 2010, con cui si richiede, per poter sostenere l'esame, la sufficienza in ciascuna materia, condotta compresa;
in base ai dati ministeriali, alcuni quotidiani (Corriere della Sera, 10 maggio 2010; La Stampa 24 maggio 2010) hanno provato a stimare il numero di studenti che con le nuove norme sono a rischio di non ammissione agli esami di maturità: secondo il Corriere della Sera, il 62 per cento degli aspiranti candidati è a rischio di riportare almeno un'insufficienza nella pagella finale;
secondo queste stime, il 64 per cento degli studenti del quinto anno ha riportato almeno due insufficienze nella pagella di primo trimestre/quadrimestre. Questi studenti avrebbero dovuto frequentare corsi di recupero interni alla scuola, che però, a causa della disastrosa carenza di fondi, in molti casi non sono stati realizzati, oppure sono stati realizzati per un numero di ore inferiore alle necessità o addirittura, in base ad alcune notizie stampa, sono stati organizzati a pagamento;
questa situazione mette a rischio oltre 130.000 studenti di non essere ammessi all'esame di Stato, oltretutto senza avere avuto l'opportunità, garantita dallo statuto degli studenti, di recuperare i debiti formativi;
l'aumento esponenziale delle mancate ammissioni può portare a una diminuzione dei neodiplomati, con ricadute estremamente negative per il Paese, che dovrebbe invece incrementare il numero di diplomati e, in prospettiva, di laureati, trovandosi già ai più bassi gradini europei per numero di cittadini con titoli di studio superiore;
per evitare di impedire a un così alto numero di studenti la partecipazione agli

esami finali, le scuole potrebbero incoraggiare il «voto di consiglio», in modo da deliberare a maggioranza l'ammissione degli studenti con una o più insufficienze. In questo modo, verrebbero commesse discriminazioni tra le varie classi e le varie scuole, che penalizzerebbero ingiustamente gli studenti -:
cosa intenda fare il Ministro interrogato per evitare che il numero di studenti non ammessi raggiunga livelli preoccupanti, per evitare che la mancanza di fondi a causa dei tagli operati ai finanziamenti alle scuole penalizzi nel diritto allo studio e lasci senza opportunità di recupero migliaia di alunni e perché non si verifichino inopportune differenze nel comportamento dei consigli di classe per quanto concerne i criteri di ammissione all'esame di Stato.
(5-03011)

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola media di Boretto, insieme a quella di Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, appartengono all'istituto comprensivo di Gualtieri;
per l'anno scolastico 2009-2010, gli alunni e le famiglie dell'ambito territoriale di Boretto, hanno potuto scegliere di frequentare la scuola di Boretto secondo le opzioni del solo mattino o dei due rientri pomeridiani, uno per i laboratori, un'altro per attività sempre relative a laboratori, destinate allo svolgimento dei compiti ed al recupero e potenziamento. Trattasi in particolare di recuperi e compiti per i ragazzi in difficoltà, laboratori pratici e creativi con attività diverse da quelle del mattino (informatica, modellazione, pittura, scrittura creativa, cinevideo, serra, e altri), potenziamento per gli alunni più capaci;
in tali circostanze, il pomeriggio scolastico si è diviso in due moduli di 75 minuti ciascuno, con orario compreso dalle ore 14 alle ore 15.15 e dalle ore 15.15 alle ore 16.30;
i laboratori del pomeriggio sono stati organizzati in tre periodi di 10 o 11 lezioni;
la scuola ha offerto pertanto una duplice tipologia di orario: 30 o 37,5 ore settimanali, comprensive del tempo mensa;
in generale, si deve evidenziare che la scuola funziona da 15 anni secondo la tipologia del tempo prolungato con due rientri pomeridiani;
in virtù di tale organizzazione funzionale, i genitori degli alunni hanno sempre scelto a grande maggioranza questo modello pomeridiano, rispetto a quello delle sole 30 ore del mattino. Anche per il corrente anno 2009-2010 le famiglie delle due future prime lo hanno indicato sul modulo di iscrizione in 42 su 46;
va altresì evidenziato come questa scuola abbia una fortissima presenza di alunni stranieri e di alunni disabili ed in tali circostanze i laboratori del pomeriggio sono un'occasione unica di integrazione, recupero e inserimento;
per gli studenti più meritevoli i corsi del pomeriggio rappresentano formidabili strumenti di potenziamento in materie come il latino, la matematica potenziata con strumenti informatici, la chimica e la biologia;
gli orari scolastici pomeridiani sono anche una preziosa opportunità per altri ragazzi che altrimenti trascorrerebbero inutilmente il loro tempo in giro per il paese mentre a scuola hanno la possibilità di svolgere corsi gratuiti, senza dover rientrare a casa, e ciò anche grazie al servizio mensa;
è doveroso far presente che non sono presenti sul territorio altre scuole che effettuano il tempo prolungato, tanto che non di rado capita di avere alunni dai paesi limitrofi proprio per questo motivo;

diversi imprenditori della zona hanno finanziato laboratori moderni e costosissimi perché credono in questo tipo di formazione;
gli alunni licenziati dalla scuola di Boretto sono ormai noti nelle scuole superiori per il loro alto grado di preparazione;
risulterebbe all'interrogante che in ragione di determinati provvedimenti assunti dal competente provveditorato agli studi, in attuazione di relative disposizioni centrali, non si sia potuta assegnare alcuna classe prima a tempo prolungato per il prossimo anno scolastico, avendone pertanto eliminato due su due. Se tale circostanza fosse verificata, si verificherebbe che in un periodo di 2 anni il tempo prolungato potrebbe sparire del tutto dalla scuola media di Boretto -:
se sia vero che nel prossimo anno scolastico vi sia il pericolo che nella scuola media di Boretto (Reggio Emilia) non si possano svolgere le attività scolastiche durante il tempo pomeridiano e se ciò fosse riscontrato, quali iniziative intenda assumere affinché ne sia impedito il verificarsi.
(4-07494)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, COTA, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con il piano straordinario di verifica delle invalidità civili, di cui all'articolo 80 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, il Governo ha inteso procedere ad una rigorosa verifica sulle «false invalidità»;
sempre nell'intento di un giro di vite sui falsi invalidi, ma al contempo per snellire ed accelerare tempi e modalità per l'erogazione dei benefici derivanti dal riconoscimento dello stato invalidante, successivamente, con l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, intitolato «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile», sono state attribuite all'Inps nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, della cecità civile, della sordità civile, dell'handicap e della disabilità e sono state riviste le modalità di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni ed il ricorso in giudizio;
inoltre, con la legge finanziaria per il 2010 è stato previsto un programma di 100 mila verifiche aggiuntive rispetto ai 200 mila accertamenti, di cui al predetto decreto-legge n. 112 del 2008 nei confronti dei titolari di invalidità civile;
gli interroganti sono ben consapevoli che lo stato invalidante può nel tempo modificarsi in senso migliorativo e che, pertanto, non sempre la revoca del trattamento di invalidità corrisponde alla scoperta di una falsa invalidità;
tuttavia, negli ultimi mesi le cronache di giornali hanno riportato casi eclatanti di truffe e false pratiche di invalidità, tutte al Centro-Sud, come il caso dei sessanta finti ciechi a Napoli o gli intrecci tra

aziende sanitarie locali e politica - assegno in cambio di voto - a Palermo e Siracusa, sui quali sono ancora in corso le indagini della magistratura;
peraltro, si ricorda, che proprio la relazione generale sulla situazione economica del Paese del 2009, riferita al 2008, aveva evidenziato come nel Sud il numero di prestazioni, in rapporto alla popolazione, fosse del 50 per cento superiore rispetto al Nord e come la Lombardia fosse, con la percentuale del 2,79 per cento, la regione con meno pensioni di invalidità, sempre in rapporto alla popolazione;
la dinamica di crescita della spesa per le pensioni di invalidità mostra segnali molto preoccupanti, se si considera che, secondo i dati riferiti dallo stesso Governo in occasione dell'illustrazione dei contenuti della manovra economica appena varata, la spesa per le pensioni di invalidità è salita da 6 miliardi di euro del 2001 a 16 miliardi, che equivalgono a un punto di prodotto interno lordo l'anno;
la recentissima manovra finanziaria prevede ulteriori verifiche e controlli sui trattamenti di invalidità - 100 mila nel 2011 e 200 mila per il 2012 e 2013 - e la responsabilizzazione delle regioni nella spesa per queste voci -:
quali risultati il Governo si attenda in termini di risparmi di spesa dalle misure in tema di pensioni di invalidità contenute nel decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, e quali ulteriori iniziative ritenga di assumere al fine di contrastare il fenomeno delle false invalidità.
(3-01111)

BALDELLI e GIAMMANCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le ultime rilevazioni dell'Istat sull'occupazione hanno evidenziato la complessa situazione dei giovani, che, come nella maggior parte dei Paesi industrializzati, appaiono subire in maniera significativa l'impatto della crisi economica;
in particolare, l'area dell'inattività incide sui giovani con meno di 30 anni che vivono in casa con i genitori. In questa fascia della popolazione si registra una significativa flessione degli occupati, un allargamento dell'area dei giovani non impegnati né in un lavoro né in un percorso di studi e, infine, una crescita degli studenti, molti dei quali in precedenza studenti-lavoratori, presumibilmente propensi a prolungare gli studi in ragione delle ridotte prospettive occupazionali;
il mercato del lavoro italiano registra un continuo aumento di posti vacanti, per la maggior parte rivolti ai giovani. Utilizzando le stime di Confindustria e Confartigianato, i posti vacanti nel 2009 sono stati quasi 100 mila;
se i posti vacanti fossero stati coperti, l'occupazione giovanile sarebbe stata circa 1 punto e mezzo più elevata e la riduzione della quota di giovani occupati registrata nel 2009 sarebbe stata significativamente minore di quella osservata;
c'è un evidente disallineamento tra domanda e offerta di lavoro;
occorre valorizzare il capitale umano e nello stesso tempo rivalutare il lavoro manuale come primo stimolo alla crescita di qualificazione e di reddito e ciò può avvenire anche con l'assunzione e lo svolgimento di piccoli lavori anche in età di studio, compatibilmente con gli impegni scolastici o universitari;
ci si avvia verso la stagione estiva, nella quale i giovani, anche quelli che prima studiavano, sono ora più disponibili a trovare occupazioni di breve durata;
i cosiddetti buoni-lavoro (voucher) hanno riscosso un grande successo nel settore dell'agricoltura e dei servizi;
il sistema dei voucher avvicina i giovani al lavoro e consente loro di maturare non solo utili esperienze formative, ma anche i primi contributi previdenziali;

tale sistema consente ai giovani di svolgere prestazioni di lavoro in forma regolare e con copertura assicurativa, rappresentando, altresì, una valida alternativa a quegli stage fittizi che mascherano veri rapporti di lavoro -:
quali iniziative intenda adottare il Governo affinché questo sistema possa diffondersi in maniera più efficace in tutte le aree del Paese, e non solo nel Nord-Est, e per facilitare l'incontro tra questo strumento e le migliaia di giovani che nei prossimi mesi si troveranno ad avere la possibilità di cercare lavori estivi di natura occasionale o accessoria.
(3-01112)

PORCINO, ANIELLO FORMISANO, PALADINI, MURA, DI GIUSEPPE, BORGHESI e PALAGIANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Corte di giustizia europea nel 2008 ha condannato l'Italia per la mancata equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne nel pubblico impiego;
la Commissione europea richiede che il Governo italiano, dando esecuzione alla predetta sentenza, proceda entro il 2012 all'equiparazione dell'età pensionabile;
all'interno dell'Unione europea l'Italia è fanalino di coda in questa materia, avendo quasi tutti gli altri Paesi proceduto all'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne. Tuttavia, sia ben inteso, l'Europa impone all'Italia l'equiparazione dell'età pensionabile tra i due sessi, ma non l'innalzamento di quella delle donne. Per esempio, in Francia esiste uno schema generale di pensionamento a 60 anni per uomini e donne e uno schema complementare a 65 anni;
se da un lato l'Italia deve raggiungere subito questo obiettivo per consentire alle donne di recuperare almeno in parte il gap contributivo con i loro colleghi maschi, dall'altro non sono indifferenti, anzi sono indispensabili, misure di riforma del welfare e della previdenza in grado di eliminare contestualmente le condizioni che sono all'origine della differenza di età pensionabile, dissipando il rischio di aggiungere ingiustizia a disuguaglianza;
è noto che in Italia le donne svolgono molto lavoro non pagato, a fronte di una vita lavorativa remunerata più corta, che ha come conseguenza una ricchezza pensionistica più ridotta. È indispensabile prendere atto che quelle di loro che si fanno carico di responsabilità famigliari, di cura e della maternità hanno in effetti una vita lavorativa complessivamente più lunga e pesante di quella degli uomini, con periodi di concentrazione spesso insostenibili e per cui pagano prezzi economici e professionali elevati;
è su questo che occorre intervenire, destinando a misure sia di sostituzione (tramite i servizi) che di riconoscimento del lavoro di cura (tramite congedi remunerati e contributi figurativi) i risparmi ottenuti con l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. Ciò consentirebbe anche di non distinguere genericamente tra «donne» e «uomini», ma tra chi - donna o uomo - si prende cura dei figli o fa attività di cura per persone non autosufficienti per età o malattia e chi no;
l'Italia è, in Europa, tra i Paesi con i risultati peggiori in termini di differenziali di genere, in particolare con riferimento a lavoro e politica; l'occupazione femminile è molto lontana dagli obiettivi di Lisbona. Questo evidenzia, specialmente per il nostro Paese, un potenziale di crescita che un maggiore e migliore impiego delle capacità femminili consentirebbe di mettere a frutto. Chiudere il gap tra presenza maschile e femminile nel mondo del lavoro contribuirebbe anche ad alleviare il problema pressante della sostenibilità delle pensioni: l'aumento del numero degli occupati fra le persone in età lavorativa, infatti, ridurrebbe il cosiddetto «rapporto di dipendenza», ossia quello fra pensionati e lavoratori (si confronti l'articolo di Chiara Saraceno del 6 gennaio 2009);
vanno ridotte ed eliminate le condizioni che producono il gap reddituale e

contributivo tra donne e uomini, eliminando le discriminazioni di genere che ancora esistono nel mercato del lavoro ad ogni livello: dall'accesso alle forme contrattuali alle possibilità di carriera, rafforzando le politiche di conciliazione, per donne e uomini, dai servizi di cura per la prima infanzia e per le persone non autosufficienti ai tempi scolastici, che tengano conto del fatto che oramai nella maggioranza delle famiglie entrambi i genitori - o l'unico genitore presente - sono occupati;
purtroppo, invece, per fare un esempio, l'obiettivo europeo per il 2010 - almeno 33 posti nei nidi pubblici ogni 100 bambini - è molto lontano per l'Italia, che si ferma all'11,4 per cento, contro il 25-30 del resto dell'Unione europea. In Francia, ad esempio, il 27 per cento dei bambini fino a 3 anni ha un posto in un asilo nido (o struttura assimilabile), a fronte del 7 per cento in Italia, che registra forti variazioni regionali, con tassi più elevati nelle regioni settentrionali;
per quanto riguarda l'aspetto più direttamente legato all'età pensionabile, una contestuale riforma del welfare deve contenere il riconoscimento di un adeguato valore economico al lavoro di cura e alla maternità, soprattutto sotto forma di contributi figurativi più sostanziosi di quelli attualmente vigenti, sulla scia di quanto già avviene in altri Paesi europei;
potrebbe essere valutato, per esempio, il riconoscimento della figura del «caregiver universale» (senza distinzione tra donne e uomini) figura già riconosciuta in molti Paesi europei, come Olanda, Germania, Francia, Austria e Paesi scandinavi, cui sono attribuiti benefici in termini pensionistici e in alcuni casi anche in termini di remunerazione e di ferie;
potrebbe essere, altresì, valutato quanto avviene in Germania, e in forme analoghe anche in altri Paesi, dove è adottato un sistema di crediti ai fini pensionistici per la cura dei figli, attraverso il conferimento ai genitori (da dividersi tra loro, a loro discrezione, se c'è accordo; in caso contrario in modo da riequilibrare le rispettive pensioni) di contributi figurativi, pari a tre anni per il primo figlio e due per ogni successivo. Questi contributi sono riconosciuti indipendentemente dallo status lavorativo e non sono comunque cumulabili ai periodi maturati durante il congedo parentale e a quelli per maternità -:
se il Governo, oltre a fissare la data della parificazione dell'età pensionabile maschile e femminile, intenda provvedere contestualmente a misure concrete di sostegno alle madri lavoratrici e per la cura dei non autosufficienti ed al riconoscimento di contributi figurativi o di crediti pensionistici per chi abbia avuto figli e svolga compiti di cura e famigliari.
(3-01113)

CASINI, VIETTI, CESA, BUTTIGLIONE, CAPITANIO SANTOLINI, VOLONTÈ, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, RAO, DELFINO, POLI, GALLETTI, LIBÈ, MEREU, OCCHIUTO, ADORNATO, BOSI, BINETTI, ENZO CARRA, CERA, CIOCCHETTI, DE POLI, DIONISI, DRAGO, ANNA TERESA FORMISANO, LUSETTI, MANNINO, MANTINI, MONDELLO, PEZZOTTA, PISACANE, RIA, ROMANO, RUGGERI, RUVOLO, TASSONE, NUNZIO FRANCESCO TESTA e ZINZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
giovedì 3 giugno 2010 è pervenuta al Governo la lettera relativa alla procedura d'infrazione, aperta e in corso già dal 2008, che impone all'Italia di equiparare l'età pensionabile di uomini e donne nel pubblico impiego entro il 2012;
nell'incontro bilaterale tra il Ministro interrogato e la Commissaria Reding, svoltosi il 7 giugno 2010, non c'è stato spazio per alcuna trattativa ed è stata negata la gradualità dell'applicazione del provvedimento che l'Italia aveva stabilito per il 2018;
a margine dell'incontro il Ministro interrogato ha affermato, altresì, che è

ragionevole considerare che la manovra finanziaria possa costituire il veicolo più immediato e tempestivo per le modifiche legislative necessarie, se il Governo deciderà di adempiere alla sentenza della Corte di giustizia europea;
la differenza dei requisiti di età tra uomini e donne era stata concepita per tutelare il lavoro familiare della donna, soprattutto in quanto madre, ma l'obiettivo è ben lungi dall'essere raggiunto e la necessità di equiparare l'età pensionabile può rappresentare un'opportunità per una riforma sostanziale e decisiva anche in questo senso;
è opportuno ricordare che l'Italia vanta, purtroppo, uno dei più bassi indici di natalità e non dispone di strumenti adeguati per conciliare lavoro e tempi di cura familiare, mettendo le donne lavoratrici sempre più spesso di fronte ad una scelta tra maternità e affermazione professionale;
la nascita di figli gioverebbe enormemente al sistema pensionistico, compensando nel tempo le spese e riequilibrando un sistema che rischia il collasso proprio per lo squilibrio generazionale;
l'adeguamento dell'età pensionabile per le dipendenti del pubblico impiego risulta, altresì, indispensabile per realizzare un riequilibrio del mercato dell'occupazione, atteso che l'Italia è uno dei Paesi Ocse con il più basso tasso di occupazione femminile e ancora troppo lontano dagli obiettivi del trattato di Lisbona -:
quali iniziative intenda adottare al riguardo e se non ritenga di prevedere, nell'ambito delle modifiche che dovranno essere apportate alla normativa italiana per effetto della procedura di infrazione citata, un meccanismo contributivo e previdenziale con effetti premiali per le donne che decidano di avere dei figli, al fine di rendere anche in Italia finalmente possibile la conciliazione dei tempi di lavoro e di cura familiare.
(3-01114)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE, RICARDO ANTONIO MERLO e TANONI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (CE) n. 1967/2006, approvato il 21 dicembre 2006, che detta norme per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo, mira a vietare o a sottoporre ad una regolamentazione più rigorosa gli attrezzi da pesca che risultano troppo dannosi per l'ambiente marino o che conducono al depauperamento di determinati stock, al fine di evitare il prelievo eccessivo di individui sottotaglia;
le nuove disposizioni che sono entrate in vigore da martedì 1o giugno 2010, prescrivendo maglie più larghe che rendono impossibile la pesca di piccoli molluschi, così come una distanza minima di 1,5 miglia dalla costa per le reti gettate sotto costa o la minore distanza di 0,3 per le draghe usate per la pesca di bivalvi, come telline e cannolicchi, produrranno ingenti danni economici agli armatori, ai pescatori italiani e a quei servizi, quali la ristorazione e l'alberghiero, a detto comparto connessi;
i divieti previsti dal «regolamento Mediterraneo», seppur noti da tempo, colpiscono in maniera particolare il nostro Paese che fa della piccola pesca un'importante fonte di reddito, suscitando la legittima preoccupazione dell'intero settore già duramente colpito dalla crisi, dall'aumento dei carburanti e dalla concorrenza internazionale. Le ripetute agitazioni che stanno interessando in queste ore i principali porti italiani lo dimostrano -:
se il Ministro interrogato, in considerazione del grave danno economico subito

dal settore del piccolo strascico costiero, già in crisi da due decenni e nel contesto di un prelievo ittico sostenibile, intenda provvedere ad un sistema di sostegno economico e sociale, anche nel senso di una conversione ad altra tipologia di pesca per coloro che perderanno tutto o una quota sostanziale del loro lavoro, qualora non fosse accordato a livello comunitario alcuna deroga nei confronti del nostro Paese.
(3-01115)

Interrogazione a risposta scritta:

DIMA. - Al Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Regolamento (CE) n. 1967/2006 del Consiglio dell'Unione Europea del 21 dicembre 2006 relativo a «Misure di gestione per lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo e recante modifica del regolamento (CEE) n. 2847/93 e che abroga il regolamento (CE) n. 1626/94» stabilisce, all'articolo 9, la dimensione minima delle maglie delle reti da pesca, evidenziando che «sono vietati l'impiego per la pesca e la detenzione a bordo di reti trainate, di reti da circuizione o di reti da imbrocco a meno che la dimensione delle maglie nella parte della rete in cui esse sono più piccole sia conforme al disposto dei paragrafi da 3 a 6 del presente articolo», e, all'articolo 13, i valori minimi di distanza e profondità per l'uso degli attrezzi da pesca, evidenziando che «è vietato l'uso di attrezzi trainanti entro una distanza di 3 miglia nautiche dalla costa o all'interno dell'isobata di 50 m quando tale profondità è raggiunta ad una distanza inferiore dalla costa ed, inoltre, che è vietato l'uso di reti da traino entro una distanza di 1,5 miglia nautiche dalla costa»;
l'entrata in vigore di suddetto Regolamento comunitario sta provocando una giustificata e legittima preoccupazione tra tutte le marinerie italiane ed in particolar modo tra quelle calabresi che lamentano l'inadeguatezza di queste disposizioni perché non terrebbero conto non solo del tipo di pesca praticato nella regione ma anche e soprattutto delle conseguenze derivanti dalle stesse, che comporterebbero una riduzione pari al 50 per cento del pescato odierno e paralizzerebbero un settore che sta attraversando, proprio per la crisi economica e finanziaria esistente, un momento di stallo che sarebbe aggravato da un aumento dei costi di gestione che influirebbe negativamente sui posti di lavoro;
la condivisibile azione di tutela e di salvaguardia del patrimonio marittimo del Mediterraneo unita al necessario e giusto contrasto alla pesca distruttiva ed indiscriminata non può, però, assolutamente scontrarsi con le tradizioni di ogni singolo Paese europeo, con il tipo di pesca effettuato e con il bacino occupazionale coinvolto ma anzi al contrario deve essere armonizzata con le specificità e le peculiarità locali al fine di evitare che la legislazione comunitaria possa prescindere da quelle che sono le vocazioni dei territori e creare, di conseguenza, tensioni di carattere sociale;
Il sindaco del comune di Corigliano Calabro (CS), investito di questa problematica dalla marineria di Schiavonea, che per numero di addetti ed indotto coinvolto, può essere sicuramente considerata la più importante della Calabria ed una delle più importanti del Mezzogiorno, ha già incontrato le rappresentanze di categoria e le delegazioni dei pescatori, attivandosi presso gli organismi competenti per individuare soluzioni adeguate alla crisi occupazionale che si profilerebbe all'orizzonte se a queste disposizioni comunitarie non fosse trovata una giusta soluzione;
il prossimo 4 giugno 2010, lo stesso sindaco del comune di Corigliano Calabro (CS), insieme ad una delegazione della marineria di Schiavonea, incontrerà, presso la Regione, l'assessore alla Pesca al fine di individuare una linea di intervento che veda la Calabria, in collaborazione con le altre Regioni interessate al problema,

individuare adeguate contromisure che vadano nella direzione di salvaguardare i livelli occupazionali del settore e le attività di pesca;
la protesta dei operatori ittici sta interessando tutte le marinerie calabresi, sia del Tirreno che dello Ionio, e sta coinvolgendo le Istituzioni locali che sono sostanzialmente quelle che si sono assunte l'onere di dover sollecitare gli enti competenti affinché la problematica in questione sia portata a livello comunitario attraverso la creazione di un'interlocuzione immediata tra Comunità europea e Ministero per le Politiche Agricole e Forestali;
il regolamento in questione, proprio perché coglie le marinerie calabresi nel bel mezzo di una crisi strutturale, non è in grado di garantire che le stesse siano in grado di sopportare i maggiori costi di gestione derivanti dall'adeguamento delle attrezzature di pesca e dal cambiamento del tipo di pesca effettuato;
lo stesso regolamento penalizza pesantemente le marinerie calabresi sia per la pesca a strascico che, avendo visto già lievitare il costo del carburante delle imbarcazioni, si troverà a far fronte, a causa dell'aumento della selettività delle reti, ad un minor pescato, soprattutto di specie pregiate, e quindi ad un calo di redditività complessiva, sia per quella speciale di bianchetto e di rossetto che, non potendo più essere effettuata nella fascia costiera ed in corrispondenza delle praterie di fanerogame, sarebbe destinata a scomparire con grave danno per i piccoli operatori ittici e per alcune eccellenze gastronomiche ad essa legata -:
se il Ministro intenda valutare l'opportunità, vista la difficoltà tecnica ed economica legata all'introduzione delle nuove reti per lo strascico, di assumere le necessarie iniziative in tutte le sedi per una moratoria di 12 mesi per la definitiva entrata in vigore delle nuove norme comunitarie in materia di maglia della rete;
se il Ministro intenda valutare la possibilità di attivare i finanziamenti per la sostituzione delle reti nell'ambito del programma FEP diversamente, però, da quanto inizialmente previsto dallo stesso Ministero che finanziava solo la sostituzione del sacco finale e non dell'intero armamento della rete;
se il Ministro intenda attivare i finanziamenti previsti in regime «de minimis» per l'emergenza 2009 in materia di «navi dei veleni»;
se il Ministro intenda rettificare la richiesta di deroga alla pesca entro le tre miglia ed in particolare in corrispondenza delle praterie di fanerogame marine (così come peraltro previsto dall'articolo 4 dello stesso regolamento 1967/06) ed attivare le misure previste nell'Asse III del FEP con riferimento alle Azioni collettive ed al finanziamento dei Piani di Gestione Locale che consentiranno di regolamentare definitivamente la materia.
(4-07502)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea, con l'avvio del procedimento per la liberalizzazione del mercato interno del gas naturale, mediante l'espletamento di gare pubbliche, ha voluto rendere tale settore il più trasparente e concorrenziale possibile;
da quanto appreso, il Ministero dello sviluppo economico ha lavorato alla stesura di un decreto per la definizione degli ambiti territoriali minimi e la dimensione ottimale dei bacini di utenza;
risulta che nella bozza di decreto è stato individuato l'ambito minimo sulla base di un bacino di circa 100.000 utenti o di almeno 300.000 abitanti, inoltre non è stata ammessa la possibilità di sub-ambiti,

e nei casi in cui il numero di utenti sia inferiore a 100.000, è stata ipotizzata e favorita l'aggregazione di ambiti in sede di gara;
mantenendo tale dimensione minima degli ambiti, verrebbero favorite aziende dotate di notevole capacità finanziaria, assolutamente in contrasto rispetto ai principi della liberalizzazione, del libero mercato e della reale concorrenza imposti dall'Unione europea;
imporre una dimensione minima così grande, tenderebbe a riproporre sotto altra forma le inefficienze in essere; i supposti elementi di ottimizzazione derivanti da economia di scala non ben definita, difficilmente potranno ritrovarsi come miglioramento del servizio in termini di ottimale rapporto qualità/prezzo;
dalla bozza di decreto sembrerebbe esserci un'esplicita intenzione di privilegiare aspetti finanziari e indirizzare su pochi attori la ripartizione dell'attività di distribuzione, risultando incomprensibile come una simile scelta sia giustificabile in termini di economie di scala potenziali e di esercizio di libero mercato con la apertura del settore e relativa ricaduta in termini di efficiente esercizio della concorrenza;
imponendo una dimensione minima così ampia e vincolante, verrebbe indirettamente predisposto un modello competitivo di riferimento e automaticamente persa la possibilità di aumentare la casistica delle differenti efficienze, che una compagine più numerosa di competitori potrebbe invece mettere sul tavolo;
il decreto, se attuato così com'è, creerebbe una situazione in grado di favorire solo pochissimi operatori già presenti in maniera rilevante sul territorio, creando un totale superamento dell'attuale tessuto industriale del settore, con una grave ricaduta sul piano occupazionale;
quanto finora espresso, rappresenta una problematica che vede in gioco grandissimi interessi economici, che sta suscitando enorme clamore a livello nazionale, sia tra gli operatori di mercato sia soprattutto tra i comuni che, pur essendo attori principali, sono del tutto esclusi da ogni decisione in merito al citato decreto ministeriale, che andrebbe ad attribuire specifiche competenze di coordinamento alle province, da sempre prive di attribuzioni nel settore del gas naturale;
prendendo come base lo studio condotto dall'università Bocconi, ritenuto valido dallo stesso Governo in risposta ad un'analoga interrogazione, la bozza di decreto potrebbe essere modificata per arrivare ad una definizione che individui la dimensione del bacino minimo omogeneo pari a 50.000 utenti o 150.000 abitanti;
non è davvero pensabile che proprio nel momento in cui l'Unione europea impone la massima liberalizzazione del mercato, garantendo al settore maggiore trasparenza e concorrenza, vengano adottati provvedimenti normativi che pongano le basi per un sistema caratterizzato da un evidente oligopolio dagli effetti estremamente negativi sul piano della tutela dei consumatori, dell'efficienza e della qualità del servizio;
quali urgenti iniziative di competenza intenda avviare affinché la posizione assunta possa essere adeguatamente modificata al fine di arrivare ad una soluzione che garantisca un'effettiva razionalizzazione, apertura e concorrenza del mercato, consentendo la sopravvivenza di un adeguato numero di aziende ed evitando l'intollerabile scomparsa di un intero sistema industriale -:
se non ritenga opportuno avviare un tavolo di confronto in sede di Conferenza unificata ai fini dell'individuazione degli ambiti territoriali ottimali;
se non ritenga necessario provvedere alla pubblicazione del decreto sui criteri per lo svolgimento delle gare, nonché quello relativo alle disposizioni in materia di salvaguardia dell'occupazione collegate a questo provvedimento, fornendo così regole omogenee e razionali che consentirebbero un avvio coerente e certo del

processo di liberalizzazione a parità di condizioni.
(3-01107)

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
Poste Italiane in questi ultimi anni ha proceduto con un pesante piano di ridimensionamento del servizio postale sul territorio nazionale;
in tali piani di riduzione del servizio, sia in termini assoluti di giornate di effettiva apertura sia in termini di numero di ore lavorative, conseguenze rilevanti si sono verificate anche nella regione Friuli Venezia Giulia ed, in particolare, nel territorio della provincia di Udine, penalizzando il servizio postale anche in zone già svantaggiate in cui gli uffici postali rappresentano, per molte persone - soprattutto anziane - l'unica possibilità di accedere ad una serie di servizi indispensabili;
nell'ambito del territorio della provincia di Udine si segnala - tra gli altri - il caso del comune di Lestizza, frazione di Nespoledo, il cui ufficio postale, ottenuto anni fa dopo un periodo di difficoltà, svolge una rilevante funzione sociale, con una operatività molto apprezzata dai cittadini anche delle comunità limitrofe e con una forte adesione, accanto al tradizionale servizio postale, anche alle nuove offerte di servizi dedicati a particolari forme di risparmio, all'investimento e alle proposte di polizze assicurative, viene ora inserito nei piani di riduzione delle giornate di apertura, creando forti disagi ai cittadini e la forte preoccupazione che sia il primo passo per una futura soppressione dello stesso ufficio postale;
moltissimi cittadini di Lestizza, Nespoledo, Villacaccia, Pozzecco, Bertiolo, Basagliapenta, Rivignano, Campoformido, Galleriano e Basiliano, riunitisi spontaneamente in un comitato, preoccupati che nella zona del medio Friuli Poste Italiane proceda gradualmente con ridimensionamenti e poi con chiusure inaccettabili di uffici postali, hanno presentato ai diversi livelli istituzionali varie petizioni raccogliendo migliaia di firme, senza ottenere riscontro alcuno -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per evitare il pesante ridimensionamento del servizio postale nella regione Friuli Venezia Giulia ed, in particolare, nella zona del medio Friuli riguardante i comuni di Lestizza, Basiliano, Bertiolo, Campoformido, Codroipo e Rivignano e nelle zone montane, già penalizzate dai molti disagi presenti nell'erogazione di importanti servizi pubblici con alta rilevanza sociale.
(3-01109)

Interrogazione a risposta scritta:

COSENZA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore produttivo dei pannelli per l'energia fotovoltaica attende il varo del previsto decreto ministeriale che deve rideterminare le tariffe incentivanti (cosiddetto «conto energia») a partire dal 1o gennaio 2011. Attualmente la bozza di decreto è all'esame della Conferenza Stato-Regioni;
secondo quanto affermato dal Gestore della rete elettrica (GSE) il 7 maggio 2010, le tariffe incentivanti dovrebbero essere abbassate, rispetto a quanto oggi in vigore in virtù del decreto ministeriale 19 febbraio 2007, in misura variabile, a seconda del tipo di impianto, tra il 12-13 per cento e il 25 per cento;
secondo gli operatori del settore è però necessario mantenere le tariffe incentivanti uguali o il meno differenti possibili da quelle attuali perché, come dimostra l'esempio della Spagna nel 2009, una drastica riduzione delle tariffe incentivanti potrebbe avere pesanti ricadute occupazionali e in termini di sviluppo del settore;
di particolare importanza è lo specifico capitolo degli impianti fotovoltaici

«completamente integrati», cioè quelli che non utilizzano componenti e moduli estranei all'edificio, ma che al contrario sono appositamente concepiti per integrarsi in quest'ultimo (per esempio una facciata vetrata fotovoltaica) con positivi effetti sia sul piano ambientale che su quello urbanistico-architettonico -:
quali iniziative, in vista del varo definitivo del decreto ministeriale di cui in premessa, intenda assumere per salvaguardare, o comunque differenziare il meno possibile rispetto al sistema oggi vigente, i livelli delle tariffe incentivanti;
quali specifiche iniziative il Governo intenda assumere per incentivare lo sviluppo dello specifico settore degli impianti fotovoltaici «completamente integrati».
(4-07495)

...

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza Negro n. 2-00649, pubblicata nell'allegata B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Pini n. 4-04510, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni e altri n. 4-04820, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Antonino Russo n. 5-02753, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Siragusa.

L'interrogazione a risposta scritta Nicola Molteni n. 4-07214, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Negro n. 4-07365, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Mecacci n. 1-00344, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 298 dell'11 marzo 2010.

La Camera,
premesso che:
Cuba è una Repubblica socialista retta da un sistema di governo autoritario, che impedisce la competizione politica democratica tra partiti e candidati plurali;
Cuba ha da febbraio 2009 come Capo di stato e di governo il generale Raul Modesto Castro Ruz, fratello del lider maximo Fidel Castro;
il sistema politico e di Governo attuale a Cuba è la conseguenza della rivoluzione castrista che ha portato alla destituzione di Fulgenzio Batista nel 1959;
ad oggi il Paese mantiene la pena di morte, pur non effettuando esecuzioni dall'aprile 2003;

la libertà di espressione è limitata, con tutti i principali mezzi di comunicazione di massa sotto fermo controllo da parte dello Stato;
il sistema giudiziario e i suoi membri sono eletti dall'Assemblea nazionale, ossia tribunali e procuratori sono sotto il controllo governativo e, come ha riportato Amnesty international, il sistema giudiziario ha continuato ad essere usato come arma per intimidire i dissidenti politici;
come ha dichiarato Amnesty international, nel rapporto annuale 2009 su Cuba, le restrizioni alle libertà di espressione, di associazione e di riunione sono molto severe e sistematiche. Giornalisti e dissidenti politici sono di continuo oggetto di vessazioni e maltrattamenti da parte di agenti di sicurezza;
in questo contesto di repressione è emerso il caso del dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo. Infatti, il 23 febbraio 2010, come hanno riportato le principali testate giornalistiche italiane, tra cui Il Corriere della Sera, è morto il dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo;
Zapata è il primo detenuto politico che muore per sciopero della fame a Cuba dal 1972;
il dissidente cubano, 42 anni, è morto all'ospedale dell'Avana, dove era ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame, iniziativa non violenta con la quale intendeva denunciare le pessime condizioni detentive in cui si trovava da molti anni;
Zapata, infatti, era stato arrestato nel corso della massiccia repressione del 18 marzo 2003 - nota come «Primavera nera» - insieme a un gruppo di 75 attivisti democratici, intellettuali e sindacalisti (ad oggi 20 di loro sono stati rilasciati per ragioni di salute) ed era stato condannato a 36 anni di detenzione per diversi reati, fra cui «vilipendio di Fidel Castro»;
il Presidente Raul Castro si è detto dispiaciuto di fronte a tale evento, dichiarando che il decesso è «il risultato dei rapporti con gli Stati Uniti e del loro comportamento» e che «a Cuba non ci sono torturati, non ci sono stati torturati, non c'è stata alcuna esecuzione e queste cose succedono alla base di Guantanamo»;
di opposto tenore sono invece le dichiarazioni sia del Direttorio democratico cubano di Miami, secondo cui Zapata «è stato assassinato dal regime castrista che gli ha negato i diritti più elementari», sia di Oswaldo Paya, leader del Movimento cristiano di liberazione, che ha aggiunto che Zapata è morto per difendere «la libertà, i diritti e la dignità di tutti i cubani»;
come ha, inoltre, affermato il portavoce della Commissione cubana per i diritti e la riconciliazione nazionale, sono almeno 126 le persone che sono state fermate a Cuba dopo la morte di Zapata, tra le quali la blogger Yoani Sanchez, famosa per le critiche mosse al Governo cubano, mentre 30 sono le persone arrestate alla vigilia del funerale del dissidente cubano;
4 marzo 2010 a Yoani Sanchez è stato negato il permesso di uscire dal Paese per andare a un congresso internazionale in Cile. Tale negazione è un'altra arma usata dal Governo nei confronti delle persone che protestano contro il regime;
dalle pagine de la Repubblica si è avuta anche notizia, il 4 marzo 2010, che Guillermo Farinas, 48 anni, giornalista e dissidente cubano ha da circa una settimana, a seguito della morte di Zapata, ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di 26 detenuti politici in gravi condizioni di salute;
Guillermo Farinas è stato ricoverato il 3 marzo 2010 in gravi condizioni all'ospedale di Santa Clara, dopo aver sofferto uno shock ipoglicemico ed essere rimasto incosciente;
in un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais Farinas ha dichiarato: «sono determinato a proseguire nella protesta e pronto ad andare fino al martirio»;

secondo quanto ha riportato Amnesty international, la situazione del rispetto dei diritti umani a Cuba è tale che:
a) a oggi ci sono 58 prigionieri di coscienza, di cui 55 facenti parte del gruppo dei 75 che insieme a Zapata sono stati arrestati nel 2003, e la maggior parte di loro è stata giudicata colpevole di reati come «aver agito contro l'indipendenza dello Stato», di aver ricevuto fondi e/o materiale dal Governo degli Usa, con l'obiettivo di svolgere attività valutate sovversive e dannose; di aver pubblicato articoli o interviste su mezzi d'informazione finanziati dagli Usa, oppure aver avuto contatti con organizzazioni internazionali per i diritti umani, con gruppi e singole persone ritenute ostili al Governo dell'Avana;
b) le accuse mosse agli arrestati, come nel caso di Zapata, concernono reati per i quali il codice penale cubano prevede pene più severe, come la violazione dell'articolo 91 del codice penale (esso prevede condanne da dieci a venti anni o la pena di morte per chiunque «nell'interesse di uno Stato straniero, abbia compiuto atti finalizzati alla messa in pericolo dell'indipendenza dello Stato cubano o della sua integrità territoriale»), la legge 88 (essa prevede lunghi periodi di detenzione per chi sia trovato colpevole di sostenere la politica degli Stati Uniti, volta a «scardinare l'ordine interno, destabilizzare il Paese e distruggere lo Stato socialista e l'indipendenza di Cuba») o entrambi;
c) lo stesso diritto dei dissidenti ad avere una difesa indipendente è negato dal fatto che gli avvocati sono nominati dal Governo cubano e potrebbero, quindi, esitare a sfidare i procuratori o rigettare le prove prodotte dai servizi d'intelligence dello Stato;
d) le condizioni di prigionia sono disumane: le celle sono molto piccole (un metro per due), senza bagno né mobilio; sono prive di acqua potabile, spesso infestate da ratti, topi e blatte; i prigionieri non sono autorizzati a uscire, a ricevere visite, a fare esercizio fisico e in alcuni casi non possono coprirsi con indumenti, né avere coperte e lenzuola. Sono riportate, inoltre, notizie di consueti maltrattamenti per opera di guardie carcerarie;
vi sono, inoltre, casi di detenuti che stanno subendo condizioni detentive analoghe a quelle di Zapata, quali, ad esempio:
a) Marcelo Cano Rodriguez, oppositore politico e difensore dei diritti umani. È stato arrestato a Las Tunas il 25 marzo 2003, mentre stava indagando sull'arresto di un altro dissidente, Jorge Luis Garda Paneque. È stato condannato a 18 anni per aver visitato prigionieri e incontrato le loro famiglie per conto della Commissione cubana dei diritti umani e la riconciliazione nazionale e aver tenuto rapporti con l'organizzazione internazionale Medici senza frontiere. È ora detenuto nel carcere Ariza di Cienfuegos, a 250 chilometri di distanza dal suo domicilio nella capitale L'Avana, cosa che rende difficili le visite dei familiari;
b) Victor Rolando Arroyo Carmona, un bibliotecario indipendente e vicepresidente dell'organizzazione Forum per la riforma. È stato arrestato il 18 marzo 2003 e condannato, neanche tre settimane dopo, a 26 anni di carcere. Secondo il capo d'accusa, aveva costituito una biblioteca contenente oltre 6000 volumi di carattere «reazionario», aveva collaborato con agenzie di stampa non accreditate presso il Governo cubano e aveva vinto il premio «Hellman/Hammet» di Human rights watch. Si trova nella prigione «Cuba Sì» nella provincia di Holguìn;
c) Darsi Ferrer, direttore del Centro per la salute e i diritti umani Juan Bruno Zayas, arrestato nel luglio 2009 con la falsa accusa di aver ricevuto beni ottenuti illegalmente: imputazione che normalmente è conciliata con il pagamento di una cauzione, mentre Ferrer è stato sottoposto a processo e si trova in una prigione di massima sicurezza, riservata ai condannati per reati violenti;

Cuba ha solo firmato, ma non ancora ratificato, l'accordo internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce la libertà di espressione, riunione e associazione; non applica i principi delle Nazioni Unite per la tutela di tutte le persone soggette a qualsiasi forma di detenzione o carcerazione e gli standard internazionali per il trattamento dei prigionieri, la cui applicazione garantirebbe a tutti i detenuti un giusto processo e il diritto ad avere un avvocato difensore;
a seguito delle conclusioni del Consiglio del giugno 2008, Cuba e l'Unione europea hanno ufficialmente ripreso il dialogo con l'obiettivo di discutere tutta una serie di potenziali settori di cooperazione, tra i quali anche i diritti umani;
dal 2003 fino a tale decisione del 2008 l'Unione europea aveva imposto sanzioni in seguito all'arresto il 18 marzo 2003 di 75 prigionieri di coscienza, tra i quali anche Zapata;
le conclusioni del Consiglio del giugno 2009 hanno ribadito la scelta del dialogo con Cuba, decidendo di includere anche la questione dei prigionieri politici e di prevedere «se del caso, le visite ad alto livello comprenderanno incontri con l'opposizione democratica pacifica» e sarà nel giugno 2010 che il Consiglio valuterà il futuro di tale dialogo;
la politica di embargo commerciale nei confronti di Cuba da parte degli Stati Uniti è oggetto di una riflessione e di una revisione da parte dell'amministrazione Obama: tale politica si è rivelata inadeguata rispetto ai suoi obiettivi;
nelle settimane scorse, a seguito dell'iniziativa non violenta in corso di Farinas, vi è stato il primo incontro tra il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, e Raul Castro, nel corso del quale sono state anche discusse le richieste di Farinas di liberazione dei detenuti politici che sono in cattive condizioni di salute;
dopo tale incontro, alcuni detenuti sono stati trasferiti in carceri più vicine alle famiglie e il commento di Farinas e di altri dissidenti cubani è stato di un fatto positivo, ma non ancora sufficiente,

impegna il Governo:

affinché nelle sedi internazionali, a partire dall'Unione europea, in particolare in vista delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010, assuma una posizione che chieda, in parallelo al dialogo per il rafforzamento delle relazioni economiche e politiche con Cuba, un maggiore rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di diritti umani, a partire dalla liberazione dei prigionieri di coscienza attualmente detenuti a Cuba, e che preveda contatti diretti delle autorità politiche dei Paesi europei con l'opposizione democratica pacifica;
in vista del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010 e in assenza di ulteriori atti concreti di miglioramento della condizione dei detenuti politici cubani, a partire dalla liberazione dei detenuti affetti da malattie, a chiedere che l'Unione europea assuma sanzioni economiche individuali e restrizioni nella concessione dei visti agli esponenti del Governo cubano responsabili di violazioni;
a chiedere che l'Unione europea si consulti con l'amministrazione americana per arrivare alla rimozione dell'embargo commerciale nei confronti di Cuba da parte degli Stati Uniti, sulla base del dibattito che finalmente si è aperto negli Usa su questa misura;
a chiedere al Governo cubano di revocare la legge 88 e normative simili che favoriscono l'arresto di prigionieri di coscienza e restringono illegalmente l'esercizio delle libertà fondamentali;
a chiedere in ogni contatto bilaterale dei Paesi membri dell'Unione europea con il Governo cubano la liberazione dei detenuti politici, a partire da quelli in gravi condizioni di salute e che rischiano la vita;

a chiedere che il Governo cubano autorizzi la Croce rossa internazionale a visitare i detenuti a Cuba;
a prevedere che in occasione della Festa della Repubblica italiana, ogni 2 giugno, l'ambasciata italiana a Cuba inviti alle celebrazioni ufficiali, oltre alle autorità cubane, anche gli esponenti della società civile, dei sindacati autonomi e del mondo intellettuale indipendente cubano.
(1-00344)
(Nuova formulazione). «Mecacci, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi, Touadi, Ferrari, Bachelet, Colombo, Sarubbi, Laratta, Baretta, Fiano, Barbi».