XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 13 luglio 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 13 luglio 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Di Biagio, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Migliavacca, Miccichè, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Ruben, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cosentino, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Di Biagio, Donadi, Fassino, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maran, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Migliavacca, Miccichè, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Ruben, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vito.

Annunzio di proposte di legge.

In data 8 luglio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
FOGLIATO: «Disposizioni in materia di trattamento di quiescenza del personale delle Ferrovie dello Stato cessato dal servizio tra il 1o gennaio 1981 e il 31 dicembre 1995» (3614);
TABACCI ed altri: «Disciplina della responsabilità amministrativa dei partiti politici» (3615);
NARDUCCI: «Modifiche agli articoli 1, 2, 3 e 4 della legge 5 giugno 1997, n. 147, concernenti la durata dei trattamenti speciali di disoccupazione in favore dei lavoratori frontalieri italiani in Svizzera rimasti disoccupati a seguito della cessazione del rapporto di lavoro» (3616).

In data 9 luglio 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

COSENZA: «Disposizioni concernenti il divieto di circolazione dei veicoli pesanti e dei mezzi commerciali privi di filtro antiparticolato, nonché concessione di contributi per l'adeguamento dei medesimi» (3617);
FRASSINETTI: «Misure a sostegno della lettura di opere letterarie da parte degli studenti» (3618).

In data 12 luglio 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:

MELCHIORRE e TANONI: «Disposizioni per la tutela della toponomastica storica dei territori dell'Istria, del Quarnero e della Dalmazia» (3619).

Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di un disegno di legge.

In data 12 luglio 2010 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
dal ministro degli affari esteri:
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008» (3620).

Sarà stampato e distribuito.

Adesione di un deputato a proposte di legge.

Le seguenti proposte di legge sono state successivamente sottoscritte dal deputato Stucchi:

NICOLA MOLTENI ed altri: «Modifiche all'articolo 171 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di abbigliamento tecnico protettivo per i conducenti e i passeggeri di ciclomotori e motoveicoli» (1207);
GRIMOLDI ed altri: «Nuove norme in materia di pagamento delle tasse di iscrizione e dei contributi universitari» (1276);
GRIMOLDI ed altri: «Nuova disciplina delle targhe degli autoveicoli» (1277);
GRIMOLDI ed altri: «Istituzione del Museo storico dei motori e della locomozione» (1278);
GRIMOLDI e ALLASIA: «Modifiche all'articolo 11 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, concernente le deduzioni agli effetti dell'imposta regionale sulle attività produttive, e all'articolo 5 della legge 8 marzo 2000, n. 53, concernente i congedi per la formazione, in favore dei lavoratori studenti» (1337);
GRIMOLDI e ALLASIA: «Nuove agevolazioni fiscali per gli interventi volti al recupero dei fabbricati residenziali, all'eliminazione delle barriere architettoniche e per altre finalità» (1338);
GRIMOLDI e ALLASIA: «Disposizioni per il recupero e la valorizzazione del patrimonio ambientale, storico e artistico del territorio della provincia di Monza e della Brianza» (1340);
GRIMOLDI ed altri: «Disciplina della circolazione dei veicoli a motore su strade a fondo naturale e fuori strada nonché disposizioni in materia di impianti fissi per lo svolgimento di manifestazioni motoristiche sportive» (1341);
GRIMOLDI e GOISIS: «Istituzione del Museo delle carrozze storiche lombarde nella Villa Reale di Monza» (2073);
GRIMOLDI e REGUZZONI: «Norme per l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti del settore merceologico della ferramenta» (3151);
NEGRO ed altri: «Disposizioni concernenti la responsabilità civile e l'assicurazione obbligatoria nell'esercizio dell'attività sanitaria, il consenso informato del paziente nonché l'istituzione del Fondo nazionale per le vittime di infortuni sanitari» (3194).

Adesione di deputati a proposte di inchiesta parlamentare.

La proposta di inchiesta parlamentare REGUZZONI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale» (doc. XXII, n. 12) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Carlucci.

La proposta di inchiesta parlamentare LULLI ed altri: «Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria in campo commerciale» (doc. XXII, n. 16) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Anna Teresa Formisano.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 3592, d'iniziativa del deputato SANTELLI, ha assunto il seguente titolo: «Modifiche agli articoli 4, 7 e 8 e abrogazione dell'articolo 5 della legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e di responsabilità civile dei magistrati».

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
II Commissione (Giustizia):
SANTELLI: «Modifiche agli articoli 4, 7 e 8 e abrogazione dell'articolo 5 della legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e di responsabilità civile dei magistrati» (3592) Parere delle Commissioni I e V.
VI Commissione (Finanze):
MARAN ed altri: «Agevolazioni fiscali a sostegno della partecipazione delle donne al lavoro» (3532) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
VII Commissione (Cultura):
MARINELLO ed altri: «Disposizioni per il censimento e la riemersione dei beni archeologici in possesso di privati» (3540) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e XI.
VIII Commissione (Ambiente):
MARINELLO ed altri: «Disposizioni per il completamento della ricostruzione nei comuni della Valle del Belice colpiti dagli eventi sismici del gennaio 1968» (3575) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria) e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
IX Commissione (Trasporti):
CASSINELLI: «Modifiche all'articolo 1 dell'allegato n. 10 al codice delle comunicazioni elettroniche, di cui al decreto legislativo 1o agosto 2003, n. 259, in materia di diritti e contributi a carico delle imprese fornitrici di reti o servizi di comunicazione elettronica o concessionarie di diritti di uso delle frequenze radio o dei numeri» (3509) Parere delle Commissioni I, V, VI, VII e XIV;
BARBIERI: «Istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dell'Ufficio per contrastare l'uso di ricambi aeronautici non approvati» (3568) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, X, XI e XIV.
XI Commissione (Lavoro):
FEDRIGA ed altri: «Disposizioni concernenti la sospensione e la revoca del trattamento pensionistico per i soggetti sottoposti a misure restrittive della libertà personale o condannati per reati di terrorismo o di criminalità organizzata» (3541) Parere delle Commissioni I, II, V e XII;
PALADINI e PORCINO: «Norme concernenti la prosecuzione volontaria del rapporto di lavoro oltre i limiti di età per il pensionamento di vecchiaia nel settore privato» (3582) Parere delle Commissioni I, V e X.
XII Commissione (Affari sociali):
VACCARO: «Modifica all'articolo 6 del decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 184, in materia di etichettatura dei prodotti di tabacco da fumo» (3524) Parere delle Commissioni I, X e XIV;
MURER ed altri: «Disciplina della professione di mediatore interculturale» (3525) Parere delle Commissioni I, II, V, VII, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Commissioni riunite III (Affari esteri) e VI (Finanze):
MIGLIOLI: «Delega al Governo per l'istituzione di un'imposta sulle transazioni valutarie» (3564) Parere delle Commissioni I, V e XIV.
Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive):
COSENZA ed altri: «Disposizioni e delega al Governo per promuovere il rinnovo e l'efficienza energetica del parco veicoli circolante» (3483) Parere delle Commissioni I, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 8 e 9 luglio 2010, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - che sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) nonché alle seguenti Commissioni - con cui è autorizzato, in relazione a interventi da realizzare tramite contributi assegnati in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dai soggetti sottoindicati:
alla VII Commissione (Cultura):
comune di Rio Marina (Livorno), a valere su un contributo concesso nel 2005, per la sistemazione dell'accesso alla Torre Appiani finalizzata alla sua valorizzazione;
comune di Montauro (Catanzaro), a valere su un contributo concesso nel 2002, per il consolidamento strutturale del complesso monumentale Grangia di Sant'Anna;
diocesi di Foligno, a valere su un contributo concesso nel 2005, per ulteriore catalogazione di 180 unità librarie;
Ministero per i beni e le attività culturali - Archivio di Stato di Venezia, a valere su un contributo concesso nel 2007, per la realizzazione di un riconoscimento elettronico della documentazione archivistica mediante l'etichettatura elettronica con microchip;
Ministero per i beni e le attività culturali - Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Venezia e Laguna, a valere su un contributo concesso nel 2003, per il completamento dei lavori di conservazione delle facciate, del portico e delle coperture delle Procuratie Nuove - ex Palazzo reale a Venezia;

Ministero per i beni e le attività culturali - Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro, a valere su un contributo concesso nel 2007, per le opere relative alla valorizzazione della terza e quarta sala della Grotta Corbeddu, sita nel comune di Oliena (Nuoro);
alla VIII Commissione (Ambiente):
provincia di Savona, a valere su un contributo concesso nel 2008, per il completamento degli interventi di messa in sicurezza della parete in frana in località Capo Noli dell'ex strada statale n. 1 Aurelia - III fase - e la realizzazione di opere urgenti derivanti da imprevisto aggravamento della situazione di instabilità;
comune di Gradara (Pesaro e Urbino), a valere su un contributo concesso nel 2007, per l'esecuzione di opere aggiuntive finalizzate ad eliminare lo stato di grave dissesto delle murature perimetrali e delle strutture orizzontali e verticali della cinta muraria;
comune di Gardone Val Trompia (Brescia), a valere su un contributo concesso nel 2007, per opere relative al completamento di interventi di messa in sicurezza e a tutela della pubblica incolumità, del versante in località Oneto.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

La Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - con lettera in data 7 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 15 del 2010, emessa dalla sezione stessa nell'adunanza del 18 giugno 2010, e la relativa relazione concernente l'indagine sul programma di messa in sicurezza degli edifici scolastici ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
Questa documentazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), alla VII Commissione (Cultura) e alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal ministro per i beni e le attività culturali.

Il ministro per i beni e le attività culturali, con lettera in data 25 giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Accademia nazionale dei Lincei nell'anno 2009, con allegati il bilancio di previsione e relative variazioni, la pianta organica ed il conto consuntivo relativo alla medesima annualità.
Questa documentazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissione dal ministro della difesa.

Il ministro della difesa, con lettera in data 30 giugno 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e successive modificazioni, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della difesa, relativa all'anno 2009 (doc. CCVIII, n. 26).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali), alla IV Commissione (Difesa) e alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 5 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge 8 luglio 1986, n. 349, la relazione sullo stato dell'ambiente (doc. LX, n. 1).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 8, 9 e 12 luglio 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di regolamento (UE) del Consiglio sul regime di traduzione del brevetto dell'Unione europea (COM(2010)350 definitivo) e relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - Sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2010)797 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive). La predetta proposta di regolamento è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai finì della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 9 luglio 2010;
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo ed al Comitato delle regioni - L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - Un nuovo quadro politico per il turismo europeo (COM(2010)352 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
Libro verde - Verso sistemi pensionistici adeguati, sostenibili e sicuri in Europa (COM(2010)365 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla XI Commissione (Lavoro);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l'occupazione - Gli strumenti per rafforzare la governance economica dell'Unione europea (COM(2010)367 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Misure di accompagnamento nel settore bananiero: aiuto all'adeguamento sostenibile dei principali paesi ACP esportatori di banane alle nuove realtà commerciali (COM(2010)101 definitivo/2), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri). Tale documento sostituisce il documento (COM(2010)101 definitivo), già assegnato alla medesima Commissione in data 30 marzo 2010;

La proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite (rifusione) (COM(2010)359 definitivo), già assegnata, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), in data 6 luglio 2010, è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica della conformità al principio di sussidiarietà, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 13 luglio 2010.

Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 8 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissioni da consigli regionali.

La regione Lombardia, con lettera in data 20 maggio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10 della legge 2 maggio 1990, n, 102, recante disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Brescia e Como, nonché della provincia di Novara, colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche nei mesi di luglio e agosto 1987, la relazione, riferita all'anno 2009, sullo stato di attuazione della citata legge n. 102 del 1990 (doc. CVIII n. 3).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla VIII Commissione (Ambiente).

Il presidente della regione Toscana, con lettera in data 9 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19-bis, comma 5, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, e successive modificazioni, la relazione sullo stato di attuazione delle deroghe in materia di protezione della fauna selvatica e di prelievo venatorio, previste dall'articolo 9 della direttiva 79/409/CEE, riferita all'anno 2009.
Questa documentazione è trasmessa alla XIII Commissione (Agricoltura).

Trasmissione dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha trasmesso, con lettera in data 1o luglio 2010, ai sensi dell'articolo 2, comma 12, lettera i), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e dell'articolo 1, comma 12, della legge 23 agosto 2004, n. 239, la relazione sullo stato dei servizi e sull'attività svolta dall'Autorità stessa, aggiornata al 31 marzo 2010 (doc. CXLI, n. 3).
Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Comunicazione di una nomina ministeriale.

Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con lettera in data 5 luglio 2010, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, della conferma della nomina dell'avvocato Giancarlo Cugiolu a commissario straordinario dell'Ente parco nazionale dell'Asinara.

Tale comunicazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Richiesta di parere parlamentare su una proposta di nomina.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 12 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, la richiesta di parere parlamentare sulla proposta di nomina del signor Massimo Camandona a presidente dell'Ente nazionale risi (68).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura).

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con lettera in data 12 luglio 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2 della legge 18 dicembre 1997, n. 440, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di direttiva, per l'anno 2010, recante gli interventi prioritari, i criteri generali per la ripartizione delle somme, le indicazioni sul monitoraggio, il supporto e la valutazione degli interventi previsti dalla legge n. 440 del 1997, concernente l'istituzione del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi (231).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 2 agosto 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B  al resoconto della seduta odierna.

Annunzio di risposte scritte ad interrogazioni.

Sono pervenute alla Presidenza dai competenti Ministeri risposte scritte ad interrogazioni. Sono pubblicate nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 5 luglio 2010, a pagina 4, prima colonna, alla trentacinquesima riga, dopo le parole: «e XII» si intendono inserite le seguenti: «e della Commissione parlamentare per le questioni regionali».

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 5 luglio 2010, alla pagina 5, prima colonna, alle righe dalla trentesima alla trentaquattresima, le parole da: «la relazione» fino a: «medicalmente assistita» devono intendersi sostituite dalle seguenti: «la relazione sullo stato di attuazione della citata legge n. 40 del 2004, recante 'Norme in materia di procreazione medicalmente assistita', relativa all'attività dell'anno 2008 dei centri di procreazione medicalmente assistita e all'anno 2009 per quanto concerne l'utilizzo dei finanziamenti».

Nell'Allegato A al resoconto della seduta dell'8 luglio 2010, a pagina 5, prima colonna, alla diciottesima riga, le parole: «e V» si intendono sostituite dalle seguenti: «V e XI».

RELAZIONE DELLA XIV COMMISSIONE SUI PROGRAMMI DI LAVORO DELLA COMMISSIONE EUROPEA PER IL 2010 E SUL PROGRAMMA DI 18 MESI DEL CONSIGLIO DELL'UNIONE EUROPEA PRESENTATO DALLE PRESIDENZE SPAGNOLA, BELGA E UNGHERESE (Doc. XVIII, n. 24)

Risoluzioni

La Camera,
premesso che:
l'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre Presidenze del Consiglio spagnola, belga ed ungherese è stato avviato dalla Camera soltanto ad inizio di giugno 2010, a causa della tardiva trasmissione da parte della Commissione europea al Parlamento italiano degli allegati al programma di lavoro tradotti in lingua italiana;
il programma di lavoro è stato infatti adottato dalla Commissione europea il 31 marzo 2010 e trasmesso al Parlamento italiano il 13 aprile 2010, limitatamente alla parte generale. Soltanto il 20 maggio 2010, sono stati trasmessi in lingua italiana anche gli allegati al programma, che costituiscono parte integrante del documento e - recando indicazione delle specifiche iniziative che la Commissione intende assumere - presentano il maggiore rilievo per l'esame parlamentare;
il grave ritardo della Commissione europea nella traduzione e trasmissione degli allegati ha pregiudicato la tempestività e quindi l'efficacia dell'intervento parlamentare ed è indice di una scarsa attenzione della Commissione stessa verso le lingue da essa considerate non «di lavoro»;
più in generale, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, si registrano numerose e crescenti violazioni del regime linguistico delle istituzioni europee e del multilinguismo, anche attraverso l'introduzione di francese, inglese e tedesco quali «lingue di lavoro» di istituzioni ed organi dell'Unione europea;
tale trilinguismo appare del tutto ingiustificato, oltre che tale da destare dubbi sul piano della legittimità e risultare di fatto discriminatorio, ed è esso stesso fonte di costi di traduzione e interpretariato non necessari;
è auspicabile che il Governo e i membri italiani delle istituzioni ed organi dell'Unione europea contrastino con forza ogni tentativo di violazione;
le modifiche recentemente apportate all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 rendono possibile la creazione di una sessione europea di fase ascendente - da svolgersi nei primi mesi di ogni anno - abbinando l'esame del programma legislativo e degli altri strumenti di programmazione dell'Unione europea con quello della relazione annuale programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea;
un particolare rilievo riveste la procedura di allerta precoce per il controllo di sussidiarietà, nell'ambito della quale va assicurata la consultazione dei consigli e delle assemblee legislative regionali italiane in relazione a progetti legislativi che incidano sulle competenze delle regioni;
il programma di lavoro della Commissione per il 2010, pur essendo il primo strumento generale di programmazione presentato dalla Commissione in carica, non reca orientamenti riferiti all'intero mandato quinquennale della Commissione stessa. Il programma sembra pertanto privo di un quadro strategico di riferimento a medio e a lungo termine, per porre rimedio alle lacune strutturali dell'attuale assetto dell'Unione, e denuncia la mancanza di una visione in merito al modello di Europa che si intende perseguire;
occorre che l'integrazione economica assuma nuovamente il ruolo di motore della costruzione europea, creando le condizioni e i presupposti per un eventuale ulteriore avanzamento verso l'unione politica;
la creazione di una governance economica europea è decisiva per il successo della strategia dell'Unione europea 2020 e, più in generale, per la crescita, lo sviluppo, la competitività e l'occupazione. Le proposte della Commissione, formulate nella comunicazione del 30 giugno 2010 richiedono correzioni ed integrazioni al fine di eliminare il disallineamento tra una disciplina di bilancio rigorosa, da un lato, e un debole coordinamento delle politiche per la crescita, l'occupazione e l'inclusione sociale, dall'altro;
è altresì imprescindibile che l'Unione europea si doti di risorse adeguate per far fronte alle proprie competenze interne ed esterne, accresciute sia per qualità sia per quantità dal Trattato di Lisbona, e per rispondere alle aspettative dei cittadini nel processo di integrazione europea;
in questo contesto la politica di coesione costituisce uno strumento essenziale, purché essa non sia concepita come una mera politica redistributiva ma recuperi la sua funzione di promozione di crescita e sviluppo economico, sociale e territoriale e della riduzione dei divari di sviluppo tra delle regioni dell'Unione europea;
va ribadita l'esigenza che il Governo dia piena attuazione agli impegni contenuti nelle risoluzioni CENTEMERO ed altri (6-00021), approvata all'unanimità dalla Camera il 19 maggio 2009 in esito all'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2007 e CENTEMERO ed altri n. 6-00030, approvata dalla Camera il 22 settembre 2009 in esito all'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008;
è stata rilevata, altresì, l'esigenza che il Governo assicuri una costante attenzione all'esame parlamentare di progetti di atti dell'Unione europea o di altri temi europei, in modo da garantire un confronto politico approfondito ed adeguato;

impegna il Governo

a) con riguardo all'attuazione della strategia dell'Unione europea 2020:
ad avviare la tempestiva predisposizione a livello nazionale di misure effettive e realistiche per perseguire gli obiettivi fissati dalla strategia, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate, le regioni e le Camere in coerenza con l'articolo 4-ter della legge n. 11 del 2005;
a promuovere, in particolare, le misure previste dall'iniziativa «faro» «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro», con particolare attenzione a quelle dirette a garantire maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, a rafforzare la capacità delle parti sociali per la risoluzione dei problemi del dialogo sociale, nonché, a favorire lo sviluppo di un quadro europeo per le capacità, le competenze e l'occupazione;
a promuovere, anche alla luce della netta prevalenza della ricerca pubblica rispetto a quella privata, gli investimenti privati in ricerca e sviluppo, anche attraverso un utilizzo più mirato dei fondi strutturali nonché avvalendosi, soprattutto per le piccole e medie imprese, degli strumenti finanziari previsti allo scopo dalla BEI;
a sostenere l'individuazione, con riferimento all'obiettivo di promuovere l'inclusione sociale, di un indicatore di povertà assoluta, definito sulla base di una soglia di povertà che corrisponda alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi, in modo da tenere conto delle significative differenze nel costo della vita nell'Unione europea;
b) con riferimento alla governance economica e alla strategia di Lisbona:
ad adoperarsi per sviluppare maggiormente, rispetto alle proposte formulate dalla Commissione europea, meccanismi preventivi, sanzionatori e premiali, non soltanto in relazione agli obiettivi in materia di competitività e di bilancio, ma anche di occupazione, lavoro e politiche sociali;
a promuovere la definizione di indicatori affidabili per la vigilanza macroeconomica, per verificare rigorosamente, in particolare, l'attuazione della strategia 2020;
ad assicurare che le regole di condizionalità per l'uso di risorse europee da parte degli Stati membri sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo siano applicate, al fine di non determinare discriminazioni tra gli Stati membri, a tutti i fondi e programmi finanziati dal bilancio europeo, e non ai soli fondi strutturali ed agricoli;
a valutare e promuovere forme di coordinamento più stringente tra gli Stati membri dell'eurozona, sfruttando non soltanto le specifiche previsioni ad essi relative ma anche il ricorso a cooperazioni rafforzate;
c) con riferimento alla revisione del bilancio europeo:
a trasmettere tempestivamente alle Camere dati e informazioni dettagliate sugli effetti finanziari per l'Italia delle differenti ipotesi di riforma delle spese e delle entrate dell'Unione europea;
ad adoperarsi affinché, nell'ambito della riflessione in corso e del negoziato che sarà successivamente avviato per la predisposizione del quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea post 2013, siano tenuti in adeguata considerazione i seguenti obiettivi:
1) ridefinire con chiarezza e trasparenza il legame tra priorità politiche e spese dell'Unione europea e riaffermare il principio di solidarietà e parità tra gli Stati membri;
2) prevedere un livello di risorse significativamente superiore a quello previsto dal quadro finanziario 2007-2013, concentrandole su interventi a sostegno delle nuove priorità e sfide strategiche, in particolare quelle concernenti competitività, innovazione, ricerca, sostegno alle piccole e medie imprese, regolazione dei flussi migratori e gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina, nonché mantenendo stanziamenti per la politica di coesione non inferiori a quelli previsti dal quadro finanziario 2007-2013;
3) destinare stanziamenti specifici ed adeguati a progetti e prodotti europei ad altissimo valore aggiunto, in particolare nel campo della sanità, della ricerca e delle infrastrutture;
4) estendere il cofinanziamento anche a settori cui attualmente esso non si applica, quali in particolare all'agricoltura, al fine di assicurare che gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea producano un «effetto leva» e incrementino così il volume delle risorse complessivamente disponibili;
5) assicurare, in ogni caso, che nel quadro finanziario post 2013 l'Italia benefici di risorse proporzionate al suo contributo netto al bilancio europeo;
6) promuovere ulteriormente il ricorso a nuovi modelli di finanziamento delle politiche pubbliche europee, quali i partenariati pubblico-privato, i prestiti e garanzie della Banca europea per gli investimenti, del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), in grado anch'essi di produrre un significativo effetto leva per mobilitare ulteriori risorse pubbliche e private;
7) a proporre una più accurata valutazione del ricorso all'emissione titoli di debito europei, per finanziare, in particolare, investimenti nel settore delle infrastrutture europee e della ricerca;
8) a promuovere maggiori sinergie tra il bilancio dell'Unione europea e i bilanci nazionali, al fine di quantificare le risorse complessive destinate al perseguimento di ciascuna politica e finalità e, a fronte delle dimensioni ridotte del bilancio europeo e della crisi economica finanziaria, per favorire l'utilizzo delle medesime risorse verso obiettivi comuni;
d) con riguardo alla politica di coesione:
a promuovere, con riferimento all'attuazione dei programmi operativi 2007-2013, il miglioramento della capacità di programmazione, gestione, spesa e controllo delle amministrazioni regionali e centrali;
ad adoperarsi affinché nella riforma della politica di coesione siano considerati prioritari i seguenti principi:
1) concentrare le risorse disponibili su pochi obiettivi in grado di promuovere effettivamente crescita e sviluppo, in coerenza con la strategia dell'Unione europea 2020, tra cui infrastrutture, innovazione, ricerca, e sostegno alle piccole e medie imprese;
2) dare piena attuazione alla dimensione territoriale della coesione, introdotta dal Trattato di Lisbona, assicurando che la prossima programmazione riservi un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali, tra le altre, le regioni di montagna e quelle insulari;
3) riconsiderare l'attuale distinzione e ripartizione di risorse e territori tra obiettivo «convergenza» e obiettivo «competitività»;
4) semplificare procedure e metodi di programmazione e gestione, accelerando le procedure di erogazione dei finanziamenti ed introducendo nel contempo meccanismi più rigorosi di controllo sia della regolarità contabile sia dell'efficacia ex ante ed ex post degli interventi;
5) aumentare in misura significativa le risorse distribuite in base ai meccanismi premiali, a favore delle regioni che assicurino una maggiore qualità della spesa e dei risultati;
e) con riguardo al mercato interno:
ad adoperarsi affinché le raccomandazioni contenute nel rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», presentato il 10 maggio 2010 dal professor Mario Monti su mandato della Commissione europea, siano tradotte tempestivamente in una strategia organica che preveda misure concrete, inclusa la presentazione delle opportune proposte legislative;
a sostenere, a livello europeo e nazionale, una più rapida attuazione dei principi e delle misure previste nell'Atto sulle piccole imprese, presentato dalla Commissione europea nel giugno 2008, promuovendo l'adozione di regole specifiche in materia di appalti pubblici volte a tenere conto delle particolari caratteristiche ed esigenze delle piccole e medie imprese;
a promuovere, al fine di rafforzare la tutela dei consumatori, una normativa che garantisca la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti, in particolare con l'individuazione chiara per il consumatore, dell'origine del prodotto relativamente a tutte le sue fasi di lavorazione;
a promuovere altresì strumenti per un monitoraggio statistico congruo inteso a verificare, con test sperimentali ed analisi, su campioni prelevati nella rete di distribuzione su tutto il territorio dell'Unione, la corrispondenza dei prodotti alle norme sanitarie e di sicurezza, in particolare per quanto destinato al consumo alimentare umano o alla sua filiera, all'abbigliamento, a tutti i prodotti legati all'edilizia e all'habitat umano, al settore dei trasporti e dell'automobile;
f) con riguardo ai mercati finanziari:
ad adoperarsi in sede comunitaria per una rapida approvazione delle proposte legislative relative alla riforma della vigilanza finanziaria europea e, successivamente, per l'immediata costituzione delle tre autorità di vigilanza europee da esse previste, prevedendo in ogni caso una revisione a medio termine del quadro di vigilanza così definito, in modo di misurarne l'adeguatezza anche alla luce della evoluzione dei mercati e degli strumenti finanziari;
g) con riferimento alla politica fiscale:
ad adoperarsi, anche in coerenza con le raccomandazioni formulate nel rapporto Monti, per un coordinamento minimo dei sistemi fiscali nazionali, al fine di evitare che, in una fase di crisi globale, la concorrenza fiscale tra gli Stati membri possa degenerare in comportamenti dannosi o effetti negativi sulla competitività complessiva dell'economia europea e sulle politiche di bilancio;
a sostenere a questo scopo le iniziative della Commissione europea volte all'introduzione di una base consolidata comune per l'imposizione sulle società, anche valutando l'ipotesi di introdurre soglie minime comuni per l'imposizione sul reddito di impresa;
a promuovere la razionalizzazione della disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, attraverso la progressiva soppressione delle deroghe concesse a singoli Stati membri e la definizione di un unico elenco di beni e servizi assoggettabili ad aliquote ridotte;
h) con riguardo alla politica agricola comune:
ad adoperarsi al fine di evitare che, anche alla luce degli effetti della crisi economica e finanziaria sul settore agricolo, l'applicazione del meccanismo del disimpegno automatico, di cui all'articolo 29 del regolamento (CE) n. 1290/2005, determini la perdita di significative risorse del Fondo europeo per lo sviluppo rurale assegnate all'Italia, a tale scopo valutando, in particolare, la possibilità di concordare con la Commissione europea la sostituzione dei programmi operativi relativi al periodo 2007-2013 attraverso le procedure di revisione previste dalla normativa europea e riproponendo e integrando, a fronte dell'eccezionalità della crisi economica, l'ipotesi di deroghe transitorie al disimpegno automatico per le annualità fino al 2009, in analogia a quanto stabilito per i fondi strutturali dall'articolo 93, paragrafo 2-bis, del regolamento (CE) n. 1083/2006;
i) con riferimento al regime linguistico dell'Unione europea:
a contrastare con intransigenza ogni tentativo di violazione del regime linguistico delle istituzioni dell'Unione europea e di marginalizzazione della lingua italiana, ricorrendo ove necessario anche agli strumenti giurisdizionali disponibili;
ad opporsi, in particolare, al tentativo di affermare il ricorso alle sole lingue inglese, francese e tedesco nel funzionamento, anche a livello amministrativo, di ogni istituzione ed organo dell'Unione europea, nonché con riferimento istituti, quali il brevetto europeo;
a sostenere, nei soli casi in cui le esigenze di riduzione dei costi e di miglior funzionamento delle strutture amministrative delle istituzioni ed organi dell'Unione lo giustifichino, il ricorso alla sola lingua inglese, in quanto lingua veicolare di gran lunga più diffusa a livello europeo e globale;
l) con riferimento alla regolamentazione intelligente:
ad assumere iniziative affinché la Commissione europea, nell'attuazione delle iniziative preannunciate in materia dal programma di lavoro per il 2010:
1) renda disponibili le valutazioni di impatto in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, quanto meno con riferimento alle iniziative legislative di maggiore rilevanza;
2) informi sistematicamente anche gli Stati membri e, specificamente, i Parlamenti nazionali in merito al riesame dell'intero corpus normativo che si propone di effettuare, al fine di individuare oneri eccessivi, sovrapposizioni, lacune, incoerenze e/o misure obsolete;
3) proceda sollecitamente verso l'attuazione dell'impegno di rendere obbligatoria la valutazione ex-post per la revisione degli atti normativi di maggiore importanza;
4) prosegua nel ritiro delle proposte ormai obsolete, attraverso un complessivo check up di tutte quelle pendenti;
m) con riferimento al raccordo tra Governo e Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea:
ad assicurare l'avvio della predisposizione della prossima relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in coerenza con la disciplina di cui all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, come modificato dalla legge comunitaria 2009.
(6-00041)
«Pescante, Pini, Formichella, Consiglio, Gottardo».

La Camera,
premesso che:
in sede di Commissione dell'Unione europea si è svolto un esame approfondito e articolato del programma di lavoro della Commissione europea per il 2010 e del programma di diciotto mesi presentato dalle presidenze spagnola, belga e ungherese del Consiglio dell'Unione europea per il periodo gennaio 2010-giugno 2011, svolgendo anche rilevanti audizioni su diversi aspetti toccati dai documenti esaminati;
l'esame degli strumenti di programmazione legislativa dell'Unione europea è un passaggio di estrema importanza per il Parlamento, ai fini del suo intervento nella fase di formazione delle politiche e delle decisioni dell'Unione europea e assume oggi particolare rilevanza, essendo il primo strumento di programmazione politica e legislativa presentate dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona e dopo l'insediamento della nuova Commissione Barroso (insediatasi dopo aver ricevuto la fiducia del Parlamento europeo il 10 febbraio scorso);
sono da segnalare i miglioramenti e i progressi ottenuti nel corso della presente legislatura, sia a livello quantitativo che qualitativo, circa l'intervento delle Camere nella fase di formazione delle politiche europee, anche grazie alle nuove prerogative attribuite dal Trattato di Lisbona ai Parlamenti nazionali e alla capacità di sfruttare tali prerogative da parte dei competenti organi parlamentari;
nonostante tali miglioramenti è necessario rafforzare alcuni strumenti di natura normativa e procedurale, anche ai fini dell'esercizio dei poteri previsti dal Trattato di Lisbona, per realizzare più sistematicamente e precocemente i necessari flussi informativi fra Governo e Parlamento, nonché ottenere una più puntuale e continua presenza dei rappresentanti del Governo in sede di esame dei documenti dell'Unione europea; ciò permetterebbe di intensificare la dimensione europea delle politiche nazionali e far assumere una posizione di centralità all'integrazione europea e alla sua produzione normativa, che costituisce ormai la fonte giuridica primaria di quella nazionale;
merita una censura il ritardo con il quale il programma di lavoro è stato adottato dalla Commissione e soprattutto trasmesso al Parlamento italiano, presso il quale è stato disponibile, nella versione tradotta, solamente a fine maggio;
tale ritardo rivela anche una scarsa attenzione delle istituzioni europee per la tutela del multilinguismo e il rispetto del regime linguistico dell'Unione previsto dalla normativa vigente, in attuazione dei trattati; i tentativi di imporre un'ingiustificata estensione dell'uso del trilinguismo in tutte le istituzioni europee non solo non ne facilita il funzionamento ma aumenta i costi di traduzione e interpretariato, marginalizzando fortemente la lingua italiana;
tra le novità del programma è da segnalare che per la prima volta vengono individuate le misure specifiche, ossia le 34 iniziative strategiche che la Commissione si impegna a realizzare nel 2010, quelle potenzialmente proponibili nello stesso arco di tempo nonché un ulteriore elenco di proposte di semplificazione normativa e amministrativa, con l'eliminazione di quelle ritenute ormai obsolete;
tuttavia, alla luce del dibattito europeo sulle strategie di superamento della crisi economica, dibattito oggi centrale e imprescindibile, il documento programmatico appare tardivo, privo di una visione strategica di lungo termine e insufficiente nel fornire un orientamento politico più chiaro e articolato sulla questione del giusto equilibrio, da rinvenire, tra il rigore di bilancio sollecitato da alcuni, e l'indispensabile promozione della crescita e dell'occupazione, dimensione solo timidamente o punto accennata;
in particolare nel programma legislativo della Commissione non è posta sufficiente attenzione all'investimento nelle infrastrutture materiali e immateriali, azioni non indicate tra le priorità immediate, né a nuovi strumenti di politica economica, come la creazione di titoli di debito europeo ovvero a forme nuove di reperimento di risorse proprie per il bilancio comunitario;
tale lacuna di visione complessiva conferma la debolezza politica della Commissione Barroso, resa evidente anche nella timida azione di cui è stata capace nei mesi centrali della crisi economica, del debito greco e dello stesso euro, lasciando spazio ad un'impostazione eccessivamente intergovernativa e di breve periodo della risposta europea;
il Consiglio dell'Unione europea, dopo preoccupanti mesi di esitazioni, si è accordato su un pacchetto di misure volte a preservare la stabilità finanziaria, con una dotazione complessiva di 500 miliardi di euro. Tuttavia, un'Unione monetaria caratterizzata dalla persistente mancanza di un quadro per la soluzione delle crisi nei paesi fortemente indebitati e da un debole coordinamento delle politiche fiscali anticongiunturali, risulta ancora incompleta ed estremamente vulnerabile alle crisi interne e esterne;
anche il semplice coordinamento delle politiche nazionali si è rivelato del tutto insufficiente. L'Europa è a un bivio, o sceglie di spingersi con decisione sulla strada di una maggiore integrazione economica, sociale e politica - condizione indispensabile per tornare ad agire da protagonista nello scacchiere globale - oppure rischia di andare incontro a una progressiva marginalità politica e disgregazione economica. Occorre contrastare le derive antieuropeiste e populiste, a cui anche il nostro Paese rischia di andare incontro, superare le tentazioni protezionistiche, rilanciare una nuova fase costituente del processo di integrazione, innanzitutto sfruttando appieno e rapidamente le possibilità che offre il nuovo Trattato, costruire un governo economico europeo in grado di difendere l'euro e, al contempo, di promuovere gli investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro e maggiore competitività del sistema produttivo europeo;
in questo quadro, anche l'azione del Governo italiano, seppure apprezzabile in alcuni annunci in particolare a favore di un maggiore coordinamento delle politiche economiche, si è mostrata incapace di far seguire alle parole i risultati, mostrando ancora una volta scarsa incisività, difficoltà nell'ottenere un consenso largo sulle proprie posizioni e, in definitiva, uno scarso peso politico sulla scena europea;
anche dal punto di vista della promozione degli interessi specifici italiani, molte delle questioni rilevanti per il nostro Paese stentano a diventare priorità trasferite nei programmi delle Presidenze di turno o nel programma legislativo annuale della Commissione - basti pensare alla definizione di una politica europea per la gestione comune dell'immigrazione e dell'asilo, alla tutela del cosiddetto «made in Italy», alla questione di un mercato comune dell'energia, o alla valorizzazione della dimensione mediterranea;
in materia di immigrazione, in particolare, nel programma è assente una visione strategica di lungo periodo, non prevedendosi da un lato significativi passi in avanti e ulteriori iniziative legislative per la realizzazione di un sistema comune del diritto di asilo per la realizzazione di un sistema comune e per affrontare il tema della necessità di una revisione della Convenzione di Dublino, che di fatto finisce per addossare l'onere delle domande dei richiedenti asilo soprattutto su paesi, come l'Italia, più facilmente raggiungibili in virtù della loro posizione geografica;
risultano inoltre assenti concrete iniziative politiche e legislative per affrontare in modo più vasto e articolato la questione dell'immigrazione irregolare, che per essere veramente efficace non può essere trattata esclusivamente sotto il profilo della sicurezza e del rafforzamento delle frontiere esterne, ma - come sottolineato anche dalla commissaria Malström nella recente audizione alla Camera dei deputati - deve farsi necessariamente carico delle istanze di solidarietà, prevedendo meccanismi più flessibili per l'accesso regolare in Europa e maggiori convergenze tra politiche in materia di immigrazione e di mercato del lavoro nel contesto europeo;
per quanto attiene al programma di azione esterna dell'Unione e del ruolo europeo in ambito globale, l'istituzione del Servizio europeo di azione esterna (SEAE) - se evita duplicazioni amministrative fra i servizi europei e dispersioni di competenze e risorse nazionali - può contribuire in modo significativo all'azione internazionale dell'Unione europea, soprattutto su dossier internazionali importanti, quali la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, la stabilizzazione del Medio Oriente e del Mediterraneo, la lotta alla povertà e la promozione dello sviluppo secondo la strategia degli «Obiettivi del Millennio»;
occorre proseguire e rafforzare il processo di progressivo avvicinamento dei Balcani occidentali all'Unione europea, rimanendo l'unica vera soluzione per la stabilità della regione e per lo sviluppo economico dell'area, e nel contempo occorre rilanciare il negoziato di adesione della Turchia, partner ancora più strategico per l'Italia e per l'Europa, nel nuovo quadro geopolitico mediorientale,

impegna il Governo

ad attivarsi per la costruzione di un «governo economico europeo», atto a far fronte alle sfide emerse con la crisi, anche mediante la creazione di un Fondo monetario europeo, per contenere i fenomeni speculativi e procedere alla revisione degli attuali meccanismi del patto di stabilità, per la verifica e la riduzione dei disavanzi eccessivi dei singoli paesi, in modo tale che il nuovo governo economico non dovrà limitarsi alla gestione delle emergenze, a difendere l'euro e a garantire la stabilità dei mercati, ma dovrà promuovere un'unione sociale e sostenibile, sostenere l'economia reale e rilanciare crescita, sviluppo, produttività, competitività, occupazione, ricerca e innovazione;
ad appoggiare, non solo le misure necessarie al ripristino dell'equilibrio dei conti pubblici, ma anche le proposte più innovative che in sede europea hanno trovato un ampio consenso, come le emissioni di titoli di debito europei, le ecotasse, l'imposizione progressiva sulle banche, altre modalità di prelievo alternative sugli intermediari internazionali, come la tassa sulle transazioni finanziarie, quale freno al moltiplicarsi di operazioni rischiose e meramente speculative, misure che sono volte ad acquisire risorse aggiuntive, indispensabili per finanziare gli investimenti pubblici e le infrastrutture, volani per favorire la crescita, lo sviluppo e l'occupazione senza colpire il lavoro, l'impresa e i ceti più deboli;
a sostenere il pacchetto legislativo della Commissione europea per la creazione di un nuovo quadro finanziario (hedge funds, strumenti derivati, vendite dei titoli allo scoperto, e altro) e per il rafforzamento della vigilanza sul settore finanziario europeo;
ad attivarsi in particolare, anche nell'ambito del prossimo vertice Ecofin del 13 luglio 2010 a Bruxelles, per superare gli attuali organismi di vigilanza finanziaria nazionale, del tutto inadeguati a prevenire le crisi in favore della costituzione delle tre authority di vigilanza sopranazionale, quale primo passo avanti apprezzabile, anche se non sufficiente, per superare gli assetti attuali e rafforzare i poteri di controllo comunitari e per mettere in campo tutti gli sforzi per la creazione di una supervisione comunitaria di vigilanza finanziaria, per banche, assicurazioni e mercati europei e per il controllo dei rischi sistemici, superando i veti esistenti che ne impediscono la sua operatività per il 2011;
a supportare i 5 obiettivi e le iniziative «faro» concordate dal Consiglio dell'Unione europea, in coerenza con le proposte della Commissione contenute nella strategia «Europa 2020», anche sollecitando - per non vanificare la realizzazione dei suoi ambiziosi traguardi - l'indicazione di risorse e l'introduzione di strumenti vincolanti per l'attuazione degli obiettivi in materia di competitività e di bilancio, con un sistema di premi e sanzioni da estendere anche agli obiettivi relativi ad occupazione, lavoro e politiche sociali nonché a predisporre il piano nazionale di attuazione «Europa 2020» congiuntamente a quello di stabilità e crescita nel primo semestre di ogni anno;
a sostenere, nell'ambito della discussione della riforma del bilancio e delle nuove prospettive finanziarie dell'Unione europea, la necessità di rivedere e aumentare le risorse proprie, di modificare la struttura del bilancio a favore di più coerenza con gli obiettivi comuni e più flessibilità nella gestione, e di concentrare le spese su obiettivi ad alto valore aggiunto europeo, come la competitività, l'innovazione, la protezione della salute e dell'ambiente, la formazione, la ricerca tecnologica, il lavoro, la solidarietà, la regolazione dei flussi migratori accompagnata da politiche di integrazione, la costruzione di infrastrutture, anche immateriali come la digitalizzazione e la banda larga;
a salvaguardare, nel quadro finanziario post 2013, le risorse per la politica di coesione, quale capitolo strategico per uscire dalla crisi ed elemento chiave della strategia dell'Unione europea 2020;
a estendere il cofinanziamento anche a settori in cui attualmente esso non si applica, come, in particolare, all'agricoltura, al fine di assicurare che gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea producano un «effetto leva» e incrementino così il volume delle risorse complessivamente disponibili;
a considerare, con riferimento alle iniziative indicate nei programmi delle istituzioni europee per «uscire dalla crisi», i settori dell'agricoltura e della pesca quali ambiti di intervento di sostegno straordinari e urgenti, dai quali emergono preoccupanti situazioni di vera povertà, posto che, alla luce degli effetti della crisi economico-finanziaria sul settore agricolo, è necessario che il Governo italiano si adoperi, nelle sedi competenti dell'Unione, al fine di evitare che l'applicazione del meccanismo del disimpegno automatico (previsto dal regolamento CE n. 1290/2005) determini la perdita di significative risorse del Fondo europeo per lo sviluppo rurale assegnate all'Italia, a tale scopo, valutando la possibilità di concordare celermente con la Commissione europea la sostituzione dei programmi operativi relativi al periodo 2007-2013, nonché la possibilità di integrare le ipotesi di deroghe transitorie al disimpegno automatico per l'annualità 2008-2009 analogamente a quanto stabilito per i Fondi strutturali dall'articolo 93, paragrafo 2-bis, del regolamento (CE) n. 1083 del 2006;
a promuovere interventi finanziari specifici per la tutela dei soggetti più esposti ai rischi della crisi economica globale, come giovani, donne, disabili, ultracinquantenni disoccupati, nonché a predisporre concrete misure in favore della parità di genere nel nostro Paese e per ridurre il divario retributivo tra uomini e donne, obiettivo chiave della strategia dell'Unione europea 2020;
a promuovere un effettivo coordinamento delle politiche europee sull'occupazione, adoperandosi per l'introduzione del reddito minimo europeo e per realizzare un urgente piano per il lavoro e l'occupazione, quale priorità assoluta delle politiche dell'Unione, nonché a favorire l'introduzione, nell'ambito di uno sviluppo degli apparati produttivi, di precisi standard di riferimento da rispettare in ogni paese membro, al fine di evitare fenomeni di dumping sociale e di concorrenza fiscale dannosa, e misure volte a innalzare la partecipazione al mercato del lavoro, in aderenza a quanto prospettato da Mario Monti nel rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», consegnato il 10 maggio 2010 al Presidente della Commissione europea;
a dare nuovi impulsi all'azione globale sui cambiamenti climatici, in particolare dopo i deludenti risultati del vertice di Copenaghen, al fine di rimettere al centro il tema della «green economy», in favore di un'Europa all'avanguardia della nuova economia sostenibile, quale priorità assoluta nella strategia europea di sviluppo e contrasto della crisi, sulla base del cosiddetto «pacchetto clima-energia» e in coerenza con l'iniziativa «faro» della Commissione europea «un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse e ad attivarsi affinché si avvii l'esame del terzo «pacchetto energia, rafforzando, nell'ambito, della strategia dell'Unione europea 2020, lo sviluppo di una politica europea realmente comune in materia di energia, per la quale sembra attualmente mancare una reale e coraggiosa ambizione;
ad adottare le misure atte a promuovere una nuova economia sostenibile sul piano ambientale, per creare nuove opportunità di crescita e nuovi posti di lavoro «verdi» a sostenere la riconversione ecologica del sistema produttivo, il risparmio energetico e lo sviluppo delle energie rinnovabili (quale perno di una nuova politica energetica che permetta di ridurre la dipendenza dall'estero e l'utilizzo di fonti fossili fortemente inquinanti), mantenendo gli strumenti già previsti e indispensabili a raggiungere l'obiettivo del 20 per cento per la riduzione dei gas serra nel 2020, come i certificati verdi e la detrazione fiscale del 55 per cento per la riqualificazione energetica degli edifici;
a promuovere, nell'ambito delle iniziative del programma di Stoccolma e del suo piano di attuazione, da realizzare tra il 2010 e il 2014, una maggiore cooperazione giudiziaria contro le discriminazioni, il razzismo e la xenofobia, e per la protezione dei gruppi più vulnerabili, superando l'approccio meramente securitario in merito alla regolamentazione dei flussi immigratori, rafforzando gli obiettivi contenuti nel programma, sotto il profilo della tutela dei diritti, e valorizzando le migliori pratiche nazionali nei campi dell'integrazione, predisponendo uno status uniforme in tutti i paesi europei dell'asilo, riesaminando le leggi sulla cittadinanza ed esplorando le possibilità di rendere più agevole per i cittadini non nazionali il godimento dei pieni diritti e l'acquisizione della cittadinanza;
ad appoggiare le iniziative della Commissione europea volte al rafforzamento dei diritti fondamentali dei cittadini dell'Unione e a garantire la piena attuazione e il pieno rispetto da parte di tutti gli Stati della Carta dei diritti fondamentali nell'ambito delle politiche dell'Unione;
ad adoperarsi per una rapida e piena attuazione legislativa in sede europea delle nuove disposizioni del Trattato di Lisbona sulla «Vita Democratica», in particolare l'iniziativa popolare, il dialogo con la società civile e le comunità religiose;
a sostenere, nell'ambito del regime linguistico dell'Unione, la necessità dell'utilizzo, quali «lingue di lavoro», delle cinque lingue maggiormente in uso in Europa (francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo); diversamente, al fine di conseguire una reale riduzione dei costi, ad avanzare la proposta del ricorso alla sola lingua inglese, in quanto lingua maggiormente diffusa a livello europeo e globale;
a contribuire, anche mediante un'adeguata rappresentanza italiana, alla definizione di un'organizzazione agile ed efficiente del SEAE (Servizio europeo per l'azione esterna), assicurando l'equilibrio tra la rappresentatività e la competenza di merito, promuovendo economie e sinergie tra diplomazie nazionali e istituzioni europee, nonché a rafforzare la funzione dell'alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per un'azione esterna dell'Unione europea più unitaria, coerente ed incisiva, nel quadro degli indirizzi del Consiglio europeo e del controllo democratico congiunto del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali;
a rafforzare, anche mediante l'aumento della percentuale di aiuti per lo sviluppo volto a riallineare il nostro Paese alla media degli altri donatori, il complesso delle azioni finalizzate all'attuazione del piano d'azione in 12 punti per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio, da considerare una priorità strategica dell'Unione e del nostro Paese, anche in vista della scadenza per il 2015;
a sostenere la conclusione rapida del processo di adesione della Croazia, la ratifica dell'accordo di stabilizzazione ed associazione con la Serbia al fine di consentire la presentazione della domanda di adesione da parte di Belgrado e l'avvio entro l'inizio del prossimo anno dei negoziati per l'adesione dell'Albania, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e del Montenegro;
ad accrescere l'impegno europeo per la pace in Medio Oriente e a promuovere un atteggiamento più costruttivo nel negoziato con la Turchia; in considerazione del particolare interesse europeo a mantenere il ruolo svolto da Ankara a livello internazionale, ai fini di un suo progressivo accoglimento e conseguimento dei criteri di adesione;
ad appoggiare, nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, la creazione della Banca euromediterranea per gli investimenti, al fine di adeguare gli strumenti finanziari alle potenzialità di sviluppo della regione.
(6-00042)
«Gozi, Farinone, Baretta, Damiano, Oliverio, Fluvi, Albonetti, Castagnetti, Garavini, Giachetti, Losacco, Lucà, Luongo, Merloni, Pompili, Soro, Tocci, Zampa.

La Camera,
premesso che:
l'esame del programma di lavoro della Commissione per l'anno 2010 e del programma delle tre Presidenze del Consiglio spagnola, belga ed ungherese in oggetto è stato avviato dalla Camera soltanto ad inizio di giugno 2010, a causa della tardiva trasmissione da parte della Commissione europea al Parlamento italiano degli allegati al Programma di lavoro tradotti in lingua italiana;
il programma di lavoro è stato infatti adottato dalla Commissione europea il 31 marzo 2010 e trasmesso al Parlamento italiano il 13 aprile 2010, limitatamente alla parte generale. Soltanto il 20 maggio 2010, sono stati trasmessi in lingua italiana anche gli allegati al programma, che costituiscono parte integrante del documento e - recando indicazione delle specifiche iniziative che la Commissione intende assumere - presentano il maggiore rilievo per l'esame parlamentare;
il grave ritardo della Commissione europea nella traduzione e trasmissione degli allegati ha pregiudicato la tempestività e quindi l'efficacia dell'intervento parlamentare ed è indice di una scarsa attenzione della Commissione stessa verso le lingue da essa considerate non «di lavoro»;
più in generale, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, si registrano numerose e crescenti violazioni del regime linguistico delle Istituzioni europee e del multilinguismo, anche attraverso l'introduzione di francese, inglese e tedesco quali «lingue di lavoro» di istituzioni ed organi dell'Unione europea;
tale trilinguismo appare del tutto ingiustificato, oltre che tale da destare dubbi sul piano della legittimità e da risultare di fatto discriminatorio, ed è esso stesso fonte di costi di traduzione e interpretariato non necessari;
è auspicabile che il Governo e i membri italiani delle Istituzioni ed organi dell'UE contrastino con forza ogni tentativo di violazione;
le modifiche recentemente apportate all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005 rendono possibile la creazione di una sessione europea di fase ascendente - da svolgersi nei primi mesi di ogni anno - abbinando l'esame del programma legislativo e degli altri strumenti di programmazione dell'Unione europea con quello della relazione annuale programmatica sulla partecipazione italiana all'Unione europea;
un particolare rilievo riveste la procedura di allerta precoce per il controllo di sussidiarietà, nell'ambito della quale va assicurata la consultazione dei Consigli e delle Assemblee legislative regionali italiane in relazione a progetti legislativi che incidano sulle competenze delle regioni;
il programma di lavoro della Commissione per il 2010, pur essendo il primo strumento generale di programmazione presentato dalla Commissione in carica, non reca orientamenti riferiti all'intero mandato quinquennale della Commissione stessa. Il Programma sembra pertanto privo di un quadro strategico di riferimento a medio e a lungo termine, per porre rimedio alle lacune strutturali dell'attuale assetto dell'Unione, e denuncia la mancanza di una visione in merito al modello di Europa che si intende perseguire;
alla luce del dibattito europeo sulle strategie di superamento della crisi economica, il programma della Commissione appare tardivo e non fornisce un orientamento politico più chiaro e articolato sulla questione del giusto equilibrio, da rinvenire, tra il rigore di bilancio sollecitato da alcuni, e l'indispensabile promozione della crescita e dell'occupazione, dimensione solo timidamente o punto accennata;
tale lacuna di visione complessiva conferma la debolezza politica della Commissione Barroso, resa evidente anche nella timida azione di cui è stata capace nei mesi centrali della crisi economica, del debito greco e dello stesso euro, lasciando spazio ad una impostazione eccessivamente intergovernativa e di breve periodo della risposta europea;
nel programma della Commissione non è posta inoltre sufficiente attenzione all'investimento nelle infrastrutture materiali e immateriali, azioni non indicate tra le priorità immediate, né a nuovi strumenti di politica economica, come la creazione di titoli di debito europeo ovvero a forme nuove di reperimento di risorse proprie per il bilancio comunitario;
nonostante l'adozione di un pacchetto di misure volte a preservare la stabilità finanziaria, un'Unione monetaria caratterizzata dalla persistente mancanza di un quadro per la soluzione delle crisi nei paesi fortemente indebitati e da un debole coordinamento delle politiche fiscali anticongiunturali, risulta ancora incompleta ed estremamente vulnerabile alle crisi interne e esterne;
occorre che l'integrazione economica assuma nuovamente il ruolo di motore della costruzione europea, creando le condizioni e i presupposti per un eventuale ulteriore avanzamento verso l'Unione politica. L'Europa è a un bivio, o sceglie di spingersi con decisione sulla strada di una maggiore integrazione economica, sociale e politica - condizione indispensabile anche per tornare ad agire da protagonista nello scacchiere globale - oppure rischia di andare incontro a una progressiva marginalità politica e disgregazione economica;
occorre pertanto superare le tentazioni protezionistiche, rilanciare una nuova fase del processo di integrazione, innanzitutto sfruttando appieno e rapidamente le possibilità che offre il nuovo Trattato;
la creazione di una governance economica europea è decisiva per il successo della strategia UE 2020 e, più in generale, per la crescita, lo sviluppo, la competitività e l'occupazione. Le proposte della Commissione, formulate nella comunicazione del 30 giugno 2010 richiedono correzioni ed integrazioni al fine di eliminare il disallineamento tra una disciplina di bilancio rigorosa, da un lato, e un debole coordinamento delle politiche per la crescita, l'occupazione e l'inclusione sociale, dall'altro;
è altresì imprescindibile che l'Unione europea si doti di risorse adeguate per far fronte alle proprie competenze interne ed esterne, accresciute sia per qualità sia per quantità dal Trattato di Lisbona e per rispondere alle aspettative dei cittadini nel processo di integrazione europea;
in questo contesto la politica di coesione costituisce uno strumento essenziale, purché essa non sia concepita come una mera politica redistributiva ma recuperi la sua funzione di promozione di crescita e sviluppo economico, sociale e territoriale e della riduzione dei divari di sviluppo tra delle regioni dell'Unione europea;
in materia di immigrazione, nel programma è assente una visione strategica di lungo periodo, non prevedendosi significativi passi in avanti e ulteriori iniziative legislative per la realizzazione di un sistema comune del diritto di asilo e per affrontare il tema della revisione della Convenzione di Dublino, che di fatto finisce per addossare l'onere delle domande dei richiedenti asilo soprattutto su Paesi, come l'Italia, più facilmente raggiungibili in virtù della loro posizione geografica;
è necessario pertanto procedere alla rapida istituzione dell'Agenzia europea per il diritto d'asilo e i rifugiati;
occorre, più in generale, adoperarsi affinché molte delle questioni rilevanti per il nostro Paese diventino priorità nei programmi strumenti di programmazione politica e legislativa europea, in particolare la definizione di una politica europea per la gestione comune dell'immigrazione e dell'asilo, la lotta alla contraffazione, la tutela del cosiddetto «made in Italy», la questione di un mercato comune dell'energia, o la valorizzazione della dimensione mediterranea;
è prioritario migliorare la capacità del nostro Paese di utilizzare gli stanziamento erogati dall'Unione europea nell'ambito della politica di coesione e di quella per lo sviluppo rurale, anche valutando l'istituzione, preferibilmente presso il Dipartimento per le politiche europee, di una specifica struttura di missione;
va ribadita l'esigenza che il Governo dia piena attuazione agli impegni contenuti nelle risoluzioni CENTEMERO ed altri (6-00021), approvata all'unanimità dalla Camera il 19 maggio 2009 in esito all'esame della Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'UE nel 2007 e CENTEMERO ed altri n. 6-00030, approvata dalla Camera il 22 settembre 2009 in esito all'esame della relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2008;
occorre proseguire e rafforzare il processo di progressivo avvicinamento dei Balcani occidentali alla Unione europea, rimanendo l'unica vera soluzione per la stabilità della regione e per lo sviluppo economico dell'area,

impegna il Governo:

a) con riguardo all'attuazione della strategia UE 2020:
ad avviare la tempestiva predisposizione a livello nazionale di misure effettive e realistiche per perseguire gli obiettivi fissati dalla strategia, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate, le regioni e le Camere, in coerenza con l'articolo 4-ter della legge n. 11 del 2005;
a promuovere, in particolare, le misure previste dall'iniziativa faro «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro», con particolare attenzione a quelle dirette a garantire maggiore equilibrio tra offerta e domanda di lavoro, a rafforzare la capacità delle parti sociali per la risoluzione dei problemi del dialogo sociale, nonché a favorire lo sviluppo di un quadro europeo per le capacità, le competenze e l'occupazione;
a promuovere, anche alla luce della netta prevalenza della ricerca pubblica rispetto a quella privata, gli investimenti privati in ricerca e sviluppo, anche attraverso un utilizzo più mirato dei fondi strutturali nonché avvalendosi, soprattutto per le piccole e medie imprese, degli strumenti finanziari previsti allo scopo dalla BEI;
a sostenere l'individuazione, con riferimento all'obiettivo di promuovere l'inclusione sociale, di un indicatore di povertà assoluta, definito sulla base di una soglia di povertà che corrisponda alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi, in modo da tenere conto delle significative differenze nel costo della vita nell'Unione europea;
a promuovere interventi finanziari specifici per la tutela dei soggetti più esposti ai rischi della crisi economica globale, come giovani, donne, disabili, ultracinquantenni disoccupati, nonché a predisporre concrete misure in favore della parità e della riduzione del divario retributivo tra uomini e donne, obiettivo chiave della strategia UE 2020;
b) con riferimento alla governance economica e alla Strategia di Lisbona:
ad attivarsi per la costruzione di un «governo economico europeo», atto a far fronte alle sfide emerse con la crisi, anche mediante la creazione di un Fondo Monetario Europeo, e non limitato alla gestione delle emergenze, alla difesa dell'euro e alla garanzia della stabilità dei mercati, ma inteso a promuovere un'Unione sociale e sostenibile, e a sostenere l'economia reale e a rilanciare crescita, sviluppo, produttività, competitività, occupazione, ricerca e innovazione;
ad adoperarsi, pertanto, per sviluppare maggiormente, rispetto alle proposte formulate dalla Commissione europea, meccanismi preventivi, sanzionatori e premiali, non soltanto in relazione agli obiettivi in materia di competitività e di bilancio, ma anche di occupazione, lavoro e politiche sociali;
a promuovere la definizione di indicatori affidabili per la vigilanza macro-economica, per verificare rigorosamente, in particolare, l'attuazione della strategia 2020;
ad assicurare che le regole di condizionalità per l'uso di risorse europee da parte degli Stati membri sottoposti a procedura per disavanzo eccessivo siano applicate, al fine di non determinare discriminazioni tra gli Stati membri, a tutti i fondi e programmi finanziati dal bilancio europeo, e non ai soli fondi strutturali ed agricoli;
a valutare e promuovere forme di coordinamento più stringente tra gli Stati membri dell'eurozona, sfruttando non soltanto le specifiche previsioni ad essi relative ma anche il ricorso a cooperazioni rafforzate;
a promuovere un effettivo coordinamento delle politiche europee sull'occupazione, adoperandosi per favorire l'introduzione di precisi standard di riferimento da rispettare in ogni paese membro, al fine di evitare fenomeni di dumping sociale, e misure volte a innalzare la partecipazione al mercato del lavoro, in aderenza anche a quanto prospettato da Mario Monti nel Rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», presentato il 10 maggio scorso al Presidente della Commissione europea;
c) con riferimento alla revisione del bilancio europeo:
a trasmettere tempestivamente alle Camere dati e informazioni dettagliate sugli effetti finanziari per l'Italia delle differenti ipotesi di riforma delle spese e delle entrate dell'Unione europea;
ad adoperarsi affinché, nell'ambito della riflessione in corso e del negoziato che sarà successivamente avviato per la predisposizione del quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea post 2013, siano tenuti in adeguata considerazione i seguenti obiettivi:
1) ridefinire con chiarezza e trasparenza il legame tra priorità politiche e spese dell'Unione europea e riaffermare il principio di solidarietà e parità tra gli Stati membri;
2) prevedere un livello di risorse significativamente superiore a quello previsto dal quadro finanziario 2007-2013, concentrandole su interventi a sostegno delle nuove priorità e sfide strategiche, in particolare quelle concernenti competitività, innovazione, ricerca, sostegno alle piccole e medie imprese, regolazione dei flussi migratori e gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina, nonché mantenendo stanziamenti per la politica di coesione non inferiori a quelli previsti dal quadro finanziario 2007-2013;
3) a destinare stanziamenti specifici ed adeguati a progetti e prodotti europei ad altissimo valore aggiunto, in particolare nel campo della sanità, della ricerca e delle infrastrutture;
4) estendere il cofinanziamento anche a settori cui attualmente esso non si applica, quali in particolare all'agricoltura, al fine di assicurare che gli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea producano un «effetto leva» e incrementino così il volume delle risorse complessivamente disponibili;
5) assicurare, in ogni caso, che nel quadro finanziario post 2013 l'Italia benefici di risorse proporzionate al suo contributo netto al bilancio europeo;
6) promuovere ulteriormente il ricorso a nuovi modelli di finanziamento delle politiche pubbliche europee, quali i partenariati pubblico-privato, i prestiti e garanzie della Banca europea per gli investimenti, del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), in grado anch'essi di produrre un significativo effetto leva per mobilitare ulteriori risorse pubbliche e private;
a proporre una più accurata valutazione del ricorso all'emissione titoli di debito europei, per finanziare, in particolare, investimenti nel settore delle infrastrutture europee e della ricerca;
a promuovere maggiori sinergie tra il bilancio dell'Unione europea e i bilanci nazionali, al fine di quantificare le risorse complessive destinate al perseguimento di ciascuna politica e finalità e, a fronte delle dimensioni ridotte del bilancio europeo e della crisi economica finanziaria, per favorire l'utilizzo delle medesime risorse verso obiettivi comuni;
d) con riguardo alla politica di coesione:
a promuovere, con riferimento all'attuazione dei programmi operativi 2007-2013, il miglioramento della capacità di programmazione, gestione, spesa e controllo delle amministrazioni regionali e centrali;
ad adoperarsi affinché nella riforma della politica di coesione siano considerati prioritari i seguenti principi:
1) concentrare le risorse disponibili su pochi obiettivi in grado di promuovere effettivamente crescita e sviluppo, in coerenza con la strategia UE 2020, tra cui infrastrutture, innovazione, ricerca, e sostegno alle piccole e medie imprese;
2) dare piena attuazione alla dimensione territoriale della coesione, introdotta dal Trattato di Lisbona, assicurando che la prossima programmazione riservi un'attenzione particolare alle zone rurali, alle zone interessate da transizione industriale e alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali, tra le altre, le regioni di montagna e quelle insulari;
3) riconsiderare l'attuale distinzione e ripartizione di risorse e territori tra obiettivo «convergenza» e obiettivo «competitività»;
4) semplificare procedure e metodi di programmazione e gestione, accelerando le procedure di erogazione dei finanziamenti ed introducendo nel contempo meccanismi più rigorosi di controllo sia della regolarità contabile sia dell'efficacia ex ante ed ex post degli interventi;
5) aumentare in misura significativa le risorse distribuite in base ai meccanismi premiali, a favore delle regioni che assicurino una maggiore qualità della spesa e dei risultati;
e) con riguardo al mercato interno:
ad adoperarsi affinché le raccomandazioni contenute nel rapporto «Una nuova strategia per il mercato unico», presentato il 10 maggio 2010 dal professor Mario Monti su mandato della Commissione europea, siano tradotte tempestivamente in una strategia organica che preveda misure concrete, inclusa la presentazione delle opportune proposte legislative;
a sostenere, a livello europeo e nazionale, una più rapida attuazione dei principi e delle misure previste nell'Atto sulle piccole imprese, presentato dalla Commissione europea nel giugno 2008, inclusa l'adozione di regole specifiche in materia di appalti pubblici volte a tenere conto delle particolari caratteristiche ed esigenze delle piccole e medie imprese;
ad adoperarsi per il rafforzamento degli strumenti dell'Unione europea volti alla prevenzione e al contrasto della contraffazione;
a promuovere, al fine di rafforzare la tutela dei consumatori, una normativa che garantisca la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti, in particolare con l'individuazione chiara per il consumatore, dell'origine del prodotto relativamente a tutte le sue fasi di lavorazione;
a promuovere altresì strumenti per un monitoraggio statistico congruo inteso a verificare, con test sperimentali ed analisi, su campioni prelevati nella rete di distribuzione su tutto il territorio dell'Unione, la corrispondenza dei prodotti alle norme sanitarie e di sicurezza, in particolare per quanto destinato al consumo alimentare umano o alla sua filiera, all'abbigliamento, a tutti i prodotti legati all'edilizia e all'habitat umano, al settore dei trasporti e dell'automobile;
f) con riguardo ai mercati finanziari:
ad adoperarsi per una rapida approvazione delle proposte legislative relative alla riforma della vigilanza finanziaria europea e, successivamente, per l'immediata costituzione delle tre autorità di vigilanza europee da esse previste. Andrebbe in ogni caso prevista una revisione a medio termine del quadro di vigilanza così definito, in modo di misurarne l'adeguatezza anche alla luce della evoluzione dei mercati e degli strumenti finanziari;
g) con riferimento alla politica fiscale:
ad adoperarsi, anche in coerenza con le raccomandazioni formulate nel rapporto Monti, per un coordinamento minimo dei sistemi fiscali nazionali, al fine di evitare che, in una fase di crisi globale, la concorrenza fiscale tra gli Stati membri possa degenerare in comportamenti dannosi o con effetti negativi sulla competitività complessiva dell'economia europea e sulle politiche di bilancio;
a sostenere a questo scopo le iniziative della Commissione europea volte all'introduzione di una base consolidata comune per l'imposizione sulle società, anche valutando l'ipotesi di introdurre soglie minime comuni per l'imposizione sul reddito di impresa;
a promuovere la razionalizzazione della disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, attraverso la progressiva soppressione delle deroghe concesse a singoli Stati membri e la definizione di un unico elenco di beni e servizi assoggettabili ad aliquote ridotte;
h) con riguardo alla politica energetica e alla lotta ai cambiamenti climatici:
a dare nuovi impulsi all'azione globale sui cambiamenti climatici, in particolare dopo i deludenti risultati del vertice di Copenaghen, al fine di rimettere al centro il tema della «green economy», in favore di un'Europa all'avanguardia della nuova economia sostenibile, quale priorità assoluta nella strategia europea di sviluppo e contrasto della crisi, sulla base del cosiddetto «pacchetto clima-energia» e in coerenza con l'iniziativa «faro» della Commissione europea «un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse»; e ad attivarsi affinché si avvii l'esame del terzo «pacchetto energia», rafforzando, nell'ambito della strategia UE 2020, lo sviluppo di una politica europea realmente comune in materia di energia, per la quale sembra attualmente mancare una reale e coraggiosa ambizione, mediante impegni vincolanti;
ad adottare le misure atte a promuovere una nuova economia sostenibile sul piano ambientale, per creare nuove opportunità di crescita e nuovi posti di lavoro «verdi», a sostenere la riconversione ecologica del sistema produttivo, il risparmio energetico, lo sviluppo delle energie rinnovabili (quale perno di una nuova politica energetica che permetta di ridurre la dipendenza dall'estero e l'utilizzo di fonti fossili fortemente inquinanti), mantenendo gli strumenti già previsti e indispensabili a raggiungere l'obiettivo del 20 per cento nel 2020 per la riduzione dei gas serra;
i) con riguardo alla politica agricola comune:
a considerare, con riferimento alle iniziative indicate nei programmi delle istituzioni europee per «uscire dalla crisi», i settori dell'agricoltura e della pesca quali ambiti di intervento di sostegno straordinari e urgenti, dai quali emergono preoccupanti situazioni di vera povertà;
ad adoperarsi, pertanto, affinché l'applicazione del meccanismo del disimpegno automatico, di cui all'articolo 29 del regolamento (CE) n. 1290/2005, non determini la perdita di significative risorse del Fondo europeo per lo sviluppo rurale assegnate all'Italia, valutando, in particolare, la possibilità di concordare con la Commissione europea la sostituzione dei programmi operativi relativi al periodo 2007-2013 attraverso le procedure di revisione previste dalla normativa europea, e riproponendo e integrando, a fronte della eccezionalità della crisi economica, l'ipotesi di deroghe transitorie al disimpegno automatico per le annualità fino al 2009, in analogia a quanto stabilito per i Fondi strutturali dall'articolo 93, paragrafo 2-bis, del regolamento (CE) n. 1083/2006.

l) con riferimento al regime linguistico dell'Unione europea:
a contrastare con intransigenza ogni tentativo di violazione del regime linguistico delle istituzioni dell'Unione europea e di marginalizzazione della lingua italiana, ricorrendo ove necessario anche agli strumenti giurisdizionali disponibili;
ad opporsi, in particolare, al tentativo di affermare il ricorso alle sole lingue inglese, francese e tedesco nel funzionamento, anche a livello amministrativo, di ogni istituzione ed organo dell'Unione europea, nonché con riferimento ad istituti, quali il brevetto europeo;
a sostenere, nei soli casi in cui le esigenze di riduzione dei costi e di miglior funzionamento delle strutture amministrative delle istituzioni ed organi dell'Unione lo giustifichino, il ricorso alla sola lingua inglese, in quanto lingua veicolare di gran lunga più diffusa a livello europeo e globale;
m) con riferimento alla regolamentazione intelligente:
ad assumere iniziative affinché la Commissione europea, nell'attuazione delle iniziative preannunciate in materia dal Programma di lavoro per il 2010:
1) renda disponibili le valutazioni di impatto in tutte le lingue ufficiali dell'UE, quanto meno con riferimento alle iniziative legislative di maggiore rilevanza;
2) informi sistematicamente anche gli Stati membri e, specificamente, i Parlamenti nazionali in merito al riesame dell'intero corpus normativo che si propone di effettuare al fine di individuare oneri eccessivi, sovrapposizioni, lacune, incoerenze e/o misure obsolete;
3) proceda sollecitamente verso l'attuazione dell'impegno di rendere obbligatoria la valutazione ex-post per la revisione degli atti normativi di maggiore importanza;
4) prosegua nel ritiro delle proposte ormai obsolete, attraverso un complessivo check up di tutte quelle pendenti;
n) con riguardo alla democraticità dell'Unione europea:
ad adoperarsi in sede europea per una rapida e piena attuazione legislativa delle nuove disposizioni del Trattato di Lisbona sulla «Vita Democratica», in particolare l'iniziativa popolare, il dialogo con la società civile e le comunità religiose;
o) con riferimento all'azione esterna dell'Unione europea e alla politica di vicinato:
a contribuire, ad un'organizzazione agile ed efficiente del SEAE (Servizio europeo per l'azione esterna) assicurando l'equilibrio tra la rappresentatività e la competenza di merito e promuovendo economie e sinergie tra diplomazie nazionali e istituzioni europee, nonché a rafforzare la funzione dell'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, per un'azione esterna dell'Unione europea più unitaria, coerente e incisiva, nel quadro degli indirizzi del Consiglio europeo e del controllo democratico congiunto del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali;
a rafforzare, anche mediante l'aumento della percentuale di aiuti per lo sviluppo destinata a riallineare il nostro Paese alla media degli altri donatori, il complesso delle azioni finalizzate all'attuazione del Piano d'azione in 12 punti per il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio, da considerare una priorità strategica dell'Unione e del nostro Paese, anche in vista della scadenza per il 2015;
a sostenere la conclusione rapida del processo di adesione della Croazia, la ratifica dell'Accordo di stabilizzazione ed associazione con la Serbia al fine di consentire la presentazione della domanda di adesione da parte di Belgrado e l'avvio entro l'inizio del prossimo anno dei negoziati per l'adesione dell'Albania, dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia e del Montenegro;
ad appoggiare, nell'ambito dell'Unione per il Mediterraneo, la creazione della Banca Euromediterranea per gli investimenti, al fine di adeguare gli strumenti finanziari alle potenzialità di sviluppo della regione;
p) con riferimento al raccordo tra Governo e Parlamento nella formazione delle politiche dell'Unione europea:
ad assicurare l'avvio della predisposizione della prossima Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in coerenza con la disciplina di cui all'articolo 15 della legge n. 11 del 2005, come modificato dalla legge comunitaria 2009.
(6-00043)
«Pescante, Stucchi, Gozi, Buttiglione, Razzi, Formichella, Consiglio, Farinone, Gottardo».

MOZIONI FRANCESCHINI ED ALTRI N. 1-00407, MONAI ED ALTRI N. 1-00409, MISITI ED ALTRI N. 1-00410, VIETTI ED ALTRI N. 1-00411 E VALDUCCI ED ALTRI N. 1-00412 RECANTI MISURE VOLTE AL SOSTEGNO E AL RILANCIO DEL SETTORE DEL TRASPORTO FERROVIARIO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
le infrastrutture di trasporto sono parte del cosiddetto capitale sociale di un Paese e costituiscono un potente fattore di crescita della produttività e di sviluppo di ogni altro settore dell'economia, ovvero di competitività complessiva del Paese;
per una razionale strategia in materia di politica infrastrutturale e dei trasporti, nonché per un efficiente riequilibrio modale è prioritario il riconoscimento e la quantificazione, seppure approssimativa, dei costi esterni (incidentalità, congestione, danno ambientale, inquinamento acustico ed elettromagnetico, deterioramento del paesaggio ed altro) di ciascuna modalità, al fine di avviare misure di internalizzazione attraverso adeguati interventi su pedaggi e imposte e investimenti in infrastrutture di modalità a minor impatto;
nel libro bianco dell'Unione europea «La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte», già nel lontano 2001, si affermava: «Secondo il principio fondamentale della tariffazione delle infrastrutture, il costo di uso di un'infrastruttura deve comprendere non solo i costi di infrastruttura, ma anche i costi esterni, ovvero i costi legati agli incidenti, all'inquinamento atmosferico, al rumore e alla congestione. Questo principio vale per tutti i modi di trasporto e per tutte le categorie di utenti, tanto per i veicoli privati che per quelli commerciali»;
si stima che in Italia la congestione stradale costi 25 miliardi di euro all'anno, circa 2 punti percentuali di prodotto interno lordo (dati freight leaders council), il doppio rispetto alla media dell'Unione europea;
come è noto, in particolare, il trasporto ferroviario di merci può vantare il più alto valore in termini di compatibilità ambientale, sia nei confronti del trasporto aereo, sia del trasporto su gomma, rispetto al quale registra un 77 per cento in meno di emissione di gas serra e un 77 per cento in meno di emissione di anidride carbonica; tale dato dovrebbe diventare il primo termine di riferimento di ogni ragionamento in materia di strategia dei trasporti, qualora si consideri che in vaste aree metropolitane del nostro Paese, e in quasi tutta la pianura padana, l'aria che si respira registra tassi di inquinamento di molto superiori a quanto indicato come limiti di accettabilità dalle norme sanitarie fissate dall'Organizzazione mondiale della sanità e dall'Unione europea;
dai dati forniti da Ispra (Ispra - Inventario nazionale emissioni in atmosfera Corinair) emerge che all'interno del bacino padano ben il 52 per cento di ossidi di azoto (nox) sono imputabili al trasporto su strada, il 22 per cento al settore industriale, compreso quello energetico, e il 12 per cento al settore civile. Al riguardo, su impulso dei sindaci di Milano e di Torino, si è formato, nell'ambito dell'Anci, un coordinamento permanente dei sindaci del Nord, per affrontare, in modo coordinato con il Governo e le regioni, i problemi relativi all'inquinamento atmosferico da particolato;
come propugnato costantemente dall'Unione europea, il potenziamento del trasporto ferroviario costituisce in sé obiettivo di interesse generale, tanto che il finanziamento pubblico della realizzazione e della manutenzione delle infrastrutture ferroviarie non rientra nel campo di applicazione della normativa sugli aiuti di Stato;
il servizio universale nel trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza ha trovato una prima disciplina nella legge finanziaria per il 2008. L'articolo 2, comma 253, definisce l'iter per la perimetrazione dei servizi universali ferroviari in termini di frequenza, copertura territoriale, qualità e tariffazione e prevede che tali servizi siano mantenuti in esercizio tramite contratti di servizio pubblico. Presupposto per la suddetta perimetrazione è l'effettuazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di un'indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario sulla media e lunga percorrenza. Tale indagine ancora non si è conclusa ed è stata oggetto di più proroghe, lasciando il servizio universale a media e lunga percorrenza privo di un effettivo impianto regolatorio;
le risorse relative al finanziamento dei necessari servizi ferroviari di trasporto pubblico, al fine della stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia s.p.a., è stata indicata dall'articolo 25 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, per un importo pari a 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010. Al riguardo appare necessario assicurare una puntuale verifica del pieno rispetto delle clausole del contratto di servizio relativo ai servizi di trasporto ferroviario passeggeri, di interesse nazionale, sottoposti a regime di obbligo di servizio pubblico per gli anni 2009-2014;
presupposto per un'efficiente gestione del servizio universale è la certezza delle risorse pubbliche ad esso dedicate per un periodo sufficientemente lungo per garantire un'adeguata programmazione dei servizi e degli investimenti, così come sottolineato anche dalla Corte dei conti nella sua recente relazione sulla gestione finanziaria di Ferrovie dello Stato: «Vi è, anzitutto, esigenza di certezza e di rispetto degli impegni vicendevolmente assunti. Alla programmazione e quantificazione congiunta degli interventi e degli oneri di interesse pubblico riferiti ad un determinato arco temporale - che si riflettono sul contratto di servizio e sul contratto di programma e dei quali Stato e gruppo Fs devono valutare "a priori" la sostenibilità finanziaria - non può non seguire la erogazione puntuale ed integrale delle somme stabilite»;
un segmento di particolare sofferenza è rappresentato dal pendolarismo: secondo i dati resi noti dal Censis nel mese di marzo 2008, sono più di 13 milioni i pendolari in Italia (pari al 22,2 per cento della popolazione residente). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento, pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone; secondo l'indagine Istat il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, cioè più di 1,9 milioni di persone, per spostarsi in ambito locale e metropolitano come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
dare adeguata risposta alle esigenze dei pendolari, rafforzare, d'intesa con le regioni e gli enti locali, il trasporto ferroviario metropolitano e regionale, accelerare gli investimenti sui nodi, incrementare e ammodernare i treni rappresentano obiettivi la cui realizzazione appare ogni giorno più lontana;
gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale, in gran parte, rappresentano quella fascia di cittadinanza che più delle altre risente degli effetti della crisi economica che sta investendo le principali economie e, in particolar modo, il nostro Paese;
pur in fase di recessione e di difficoltà di equilibrio dei saldi di finanza pubblica, rinunciare a sostenere e a investire sul sistema di trasporto ferroviario locale comporta un immediato peggioramento della condizione economica e di vita di milioni di cittadini, un inevitabile aggravamento della situazione di sovrautilizzazione delle infrastrutture viarie urbane e extraurbane, con il corollario di ulteriore sinistrosità e altissimi costi sociali e ambientali;
non si può non rilevare come, se confrontato con i dati della Germania e della Francia, il servizio universale nel nostro Paese risulti fortemente sottoremunerato dalle pubbliche amministrazioni e dal mercato. Secondo i dati forniti dalle Ferrovie dello Stato, in occasione di un'audizione presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati nell'ottobre 2008, a fronte di un ricavo complessivo pari a 19,2 centesimi di euro per passeggeri/al chilometro in Germania, di cui 11,8 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 7,4 di ricavi da traffico, e di 22,1 centesimi di euro per passeggeri/al chilometro in Francia, di cui 10,4 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 11,6 di ricavi da traffico, in Italia si registra un valore di 11,8 di ricavo complessivo, generato da 8,2 di contribuzione delle pubbliche amministrazioni e 3,6 di ricavi da traffico;
pur alla luce delle richiamate criticità, è di tutta evidenza che i margini di miglioramento della qualità, soprattutto per quanto concerne il servizio universale di media e lunga percorrenza, corrispondente a circa il 46 per cento dell'offerta della divisione passeggeri, risultino ancora ampi. Miglioramenti che dovranno riguardare i parametri di puntualità, il decoro del servizio e l'assistenza alla clientela;
al riguardo si segnala, ad esempio, che a decorrere dal 13 dicembre 2010, con l'entrata in vigore delle nuove «condizioni generali di trasporto delle persone», con un'attuazione unidirezionale dello spirito del regolamento (CE) 1371/07, sono stati notevolmente ridimensionati gli indennizzi per i ritardi, rispetto a quanto riconosciuto in precedenza;
sostenere gli investimenti in tale settore rappresenterebbe, inoltre, un volano per il rilancio di importanti settori produttivi in cui il nostro Paese può vantare presidi di eccellenza, con evidenti ricadute positive sui livelli occupazionali;
una riflessione a parte deve essere dedicata all'obiettivo del superamento del divario infrastrutturale, anche per quanto concerne il trasporto ferroviario, tra le diverse aree del Paese a scapito delle regioni meridionali. Prioritariamente, portando celermente a conclusione la procedura di finanziamento della linea ad alta capacità Napoli-Bari;
anche il settore del trasporto merci ferroviario ha visto nel corso degli ultimi due decenni un importante processo di innovazione normativa, che è sfociato, nel 2007, nella liberalizzazione di esercizio;
a fronte di tale evoluzione legislativa, nel periodo 2003-2007 si è registrato un incremento dei volumi di trasporto, che sono passati da 10,43 a 13,19 miliardi di tonnellate per chilometro, soprattutto lungo la direttrice Nord-Sud e con un corrispondente incremento degli investimenti da parte degli operatori privati italiani e stranieri;
la nostra infrastruttura ferroviaria può beneficiare dell'opportunità di trovarsi in diretta e funzionale correlazione con i tre principali assi di traffico europei: l'asse ovest (Portogallo, Spagna, Inghilterra, Francia e Italia); l'asse nord-sud (penisola scandinava, Germania, Olanda, Svizzera, Austria e Italia); l'asse est (Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Balcani, Grecia e Italia);
come sostenuto nel mese di novembre 2009 da Federmobilità, l'associazione di assessorati ai trasporti di regioni, province e comuni, in occasione della prima edizione della manifestazione MercinTreno, il rilancio e l'incentivazione del trasporto ferroviario delle merci costituisce uno dei presupposti per dare maggiore competitività al sistema economico nazionale, anche in vista della prossima ripresa economica. La situazione della mobilità, già oggi molto difficile, rischierà di diventare ingovernabile, in assenza di azioni concrete, quando l'economia ricomincerà a marciare ai livelli precedenti alla crisi economica;
tuttavia, i più recenti dati indicano per l'Italia volumi trasportati su rotaia in calo, con solo il 9,9 per cento rispetto al totale annuo, contro il 17,7 per cento della media europea (Eurostat yearbook 2009), mentre la gomma arriva al 90,1 per cento, contro il 76,7 per cento dell'Europa;
uno dei principali fattori di debolezza e di squilibrio del nostro sistema di trasporto è, senz'altro, rappresentato dalla mancanza di coerente strategia di sostegno dell'intermodalità. La scelta comunitaria della liberalizzazione del trasporto ferroviario delle merci e il necessario risanamento finanziario dell'incumbent, hanno indotto un adeguamento dei prezzi della vezione ferroviaria da parte di Trenitalia, che ha determinato, per questa via, una radicale riduzione di offerta. Una diversa distribuzione dei carichi fiscali, ora indirizzati sull'autotrasporto, volta a sostenere lo sviluppo di soluzioni intermodali, consentirebbe il perseguimento di interessi collettivi di maggiore rilevanza, rispetto al mantenimento di un assetto polverizzato del sistema italiano di trasporto merci su gomma;
l'attuale sistema di agevolazioni fiscali prevede un evidente squilibrio a favore del trasporto merci su gomma, a discapito di quello su rotaia, soprattutto per le tratte superiori a 250 chilometri, e a differenza di quanto avviene negli altri Paesi europei. Un sistema fiscale e dei pedaggi, che, peraltro, finisce per trasferirsi quasi esclusivamente sulla committenza, attraverso un abbattimento delle tariffe dell'autotrasporto, a svantaggio delle altre modalità con minori esternalità e più compatibili con l'interesse generale;
il pur meritorio avvio, da parte di alcune regioni, di misure di incentivazione del mantenimento e dello sviluppo dei servizi intermodali rischia di ridurne l'efficacia, stante l'inevitabile applicabilità nel corto e medio raggio, o, addirittura, di rappresentare un fattore di squilibrio, laddove non inserito in una cornice di intervento nazionale che tenga conto dell'obiettivo di inserirsi in un sistema europeo di connessioni intermodali. Al riguardo si evidenzia la carenza di un piano nazionale della mobilità, all'interno del quale definire il piano nazionale della logistica;
in questa ottica appare necessario un radicale ripensamento della strategia in materia interportuale, concentrando l'attenzione e le risorse, attraverso un'attività di confronto e coordinamento tra Stato e regioni, volta a scongiurare la dispersione di finanziamenti e traffici in una rete disordinata e inefficiente, frutto più di interessi di edilizia speculativa che di reali logiche trasportistiche, i cui oneri più rilevanti, peraltro, relativi alle opere di infrastrutturazione viaria e ferroviaria, ricadono sui bilanci delle pubbliche amministrazioni;
il grado di apertura del nostro mercato ferroviario, sia dal punto di vista normativo che da quello economico, non trova riscontro con le condizioni praticate negli altri principali Paesi europei. Ciò determina una diversa permeabilità dei mercati e il rischio che nel nostro si rafforzi e diventi strutturale, senza la possibilità di reciprocità, una situazione in cui gli unici operatori di logistica integrata siano saldamente in mani straniere;
anche le modalità di recepimento del quadro normativo europeo (direttive 2001/12/CE, 2001/13/CE e 2001/14/CE) hanno determinato una situazione di squilibrio a danno dell'operatore ferroviario nazionale, che non trova riscontro negli altri Paesi dell'Unione europea;
in tale quadro, la strategia aziendale di Trenitalia, alla luce di alcune scelte avviate in determinati ambiti regionali, appare contraddire la necessità di uno sforzo organizzativo e finanziario volto a potenziare e migliorare gli standard qualitativi del nostro sistema di trasporto merci su rotaia. Nel corso del 2009 si sono registrate, infatti, numerose chiusure di scali e di collegamenti in diverse aree del Paese. In tale contesto va segnalata la direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri, emanata d'intesa con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze il 7 luglio 2009, che autorizzerebbe Rete ferroviaria italiana spa (Rfi) a cedere alcuni scali merci ad altre società del gruppo, limitandone la fruibilità da parte di altri soggetti imprenditoriali. A parte l'anomalia dello strumento utilizzato per una decisione di tale rilievo, c'è il rischio che tale iniziativa possa compromettere il processo di liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario in Italia;
tali azioni di riduzione progressiva del perimetro di azione, con la chiusura di numerose relazioni di servizio e la riduzione consistente dei volumi, rischiano di lasciare intere aree del Paese sprovviste di collegamenti ferroviari per il trasporto ferroviario delle merci;
il conseguimento dell'obiettivo del risanamento del bilancio aziendale delle Ferrovie dello Stato rimane un'esigenza pienamente condivisibile. Tuttavia, l'interesse nazionale non può accettare un equilibrio finanziario attraverso il progressivo ridimensionamento del servizio, a scapito del diritto alla mobilità, della sicurezza e della qualità dei trasporti, nonché delle condizioni ambientali del nostro Paese. Così come avviene negli altri Paesi europei più lungimiranti, il Paese deve investire nel trasporto ferroviario, sia in termini infrastrutturali e di materiale rotabile, sia in termini di oneri di servizio;
infine, un discorso a parte merita il tema del superamento dell'anomalia italiana, rispetto alla quale è in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, relativamente alla non corretta trasposizione delle direttive 91/440/CEE e 2001/14/CE, per la violazione del principio dell'indipendenza delle funzioni essenziali e di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture ferroviarie a tutte le imprese e a promuovere un mercato europeo dei trasporti ferroviari competitivo, laddove si stabilisce che le funzioni relative alla preparazione e all'adozione delle decisioni riguardanti le licenze delle imprese ferroviarie, l'assegnazione delle linee ferroviarie e l'imposizione dei diritti per l'utilizzo dell'infrastruttura, nonché il controllo del rispetto degli obblighi di servizio pubblico previsti nella prestazione di taluni servizi debbano essere svolte da enti o società indipendenti economicamente e sul piano decisionale ed organizzativo, nonché giuridicamente distinte dalla società che fornisce servizi di trasporto ferroviario. La scelta, ribadita con l'articolo 2 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, di attribuire al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la funzione di autorità di regolamentazione non sembra soddisfare l'esigenza dell'indipendenza rispetto alla società di gestione delle infrastrutture,

impegna il Governo:

a definire, d'intesa con le regioni e le amministrazioni locali e con il coinvolgimento dei principali attori del settore, una strategia di sostegno e sviluppo del sistema dei trasporti ferroviari di persone e di merci, prevedendo, in particolare:
a) per quanto riguarda il trasporto passeggeri a media e lunga percorrenza:
1) la sollecita conclusione dell'indagine conoscitiva prevista dall'articolo 2, comma 253, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, al fine di consentire una precisa perimetrazione dei servizi universali e la trasparente individuazione delle responsabilità di servizio;
2) la certezza di una congrua stabilità e del finanziamento del servizio universale, che consenta la programmabilità degli impegni relativi ai servizi e agli investimenti necessari;
3) l'individuazione delle risorse necessarie per l'avvio dei progetti relativi al sistema alta capacità sulla linea Napoli-Bari;
b) per quanto concerne il trasporto ferroviario pendolare:
1) la riconsiderazione delle scelte che possano compromettere il mantenimento degli attuali livelli di servizio, adoperandosi al contrario per uno sforzo finanziario ulteriore atto a consentire a regioni e amministrazioni locali un aumento dell'offerta e della qualità del trasporto pendolare su ferro;
2) l'individuazione di risorse adeguate, anche attraverso una diversa allocazione dei finanziamenti ora destinati per opere la cui realizzabilità presenta tempi ed esiti incerti, finalizzate all'acquisto di un consistente stock di treni di nuova concezione, operazione che consentirebbe, inoltre, un'opportunità di rilancio di un settore strategico della nostra industria;
3) iniziative per il ripristino delle disposizioni di agevolazione fiscale per l'acquisto di abbonamenti annuali di servizi di trasporto pubblico;
c) per quanto concerne il trasporto ferroviario di merci:
1) l'adozione, in linea con gli indirizzi comunitari e con le migliori pratiche degli altri Paesi dell'Unione europea, di una graduale revisione del sistema fiscale e di pedaggi, al fine di favorire le modalità di trasporto con minori costi esterni, così orientando la domanda di trasporto ferroviario di merci da parte delle imprese presenti sul territorio nazionale;
2) la definizione di un quadro nazionale di riferimento, attraverso una sollecita definizione del piano nazionale della logistica, per una razionale e coordinata politica di sostegno dell'intermodalità, volta a favorire le soluzioni coerenti con il sistema europeo di connessioni intermodali;
3) l'individuazione di un programma di selezione e valorizzazione di un'efficiente rete nazionale di interporti, su cui concentrare gli sforzi finanziari dello Stato e delle regioni, funzionale ai flussi di traffico e alle reali potenzialità dei territori;
4) l'adozione di ogni iniziativa utile, sia a livello comunitario che bilaterale, affinché anche negli altri Paesi dell'Unione europea vengano consentite condizioni di reciprocità operativa per le nostre imprese di trasporto ferroviario;
5) la promozione della revisione della disciplina di recepimento delle direttive comunitarie in materia ferroviaria, superando l'attuale quadro normativo, che, per quanto concerne la disciplina di accesso alla rete, vede a carico della nostra impresa ferroviaria oneri di servizio che non trovano riscontro né nella lettera delle direttive in questione, né negli ordinamenti adottati dagli altri Paesi dell'Unione europea;
6) l'adozione di indirizzi affinché Trenitalia delinei la sua strategia aziendale in coerenza con gli strumenti negoziali sottoscritti, ma anche con riferimento all'interesse nazionale del riequilibrio tra le diverse modalità di trasporto;
a formulare una sollecita soluzione ai rilievi comunitari in materia di individuazione del soggetto regolatore dei servizi ferroviari, attraverso l'istituzione di un'apposita autorità indipendente, a tal fine favorendo, per quanto di competenza, un rapido iter delle proposte di legge di iniziativa parlamentare vertenti su tale problematica.
(1-00407)
«Franceschini, Velo, Meta, Lovelli, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Fiano, Gentiloni Silveri, Ginefra, Laratta, Pierdomenico Martino, Melandri, Giorgio Merlo, Tullo».
(7 luglio 2010)

La Camera,
premesso che:
la Costituzione italiana, così come le altre costituzioni degli Stati di democrazia liberale, garantisce la libertà di circolazione (si veda l'articolo 16 della Costituzione, secondo cui: «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvi gli obblighi di legge»);
l'Unione europea è nata intorno ad alcuni grandi principi ed obiettivi, fra i quali va evidenziato, nell'ottica della costruzione di un mercato concorrenziale delle merci e delle prestazioni lavorative, il principio della libera circolazione di merci e persone nel territorio degli Stati membri. Allo stesso modo, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ora incorporata nel Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, la libertà di circolazione è garantita all'articolo II-105 (che recita: «Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. La libertà di circolazione e soggiorno può essere accordata, conformemente al Trattato che istituisce la Comunità europea, ai cittadini dei Paesi terzi che risiedono legalmente nel territorio di uno Stato membro»). Da questo principio derivano conseguenze giuridiche da applicarsi al settore dei trasporti e della circolazione, che riguardano il tema del diritto alla mobilità e che pongono conseguentemente in capo allo Stato l'onere di costituire le condizioni di diritto e di fatto ad esso conseguenti;
un sistema di mobilità pubblica efficiente costituisce un obiettivo strategico per la costruzione di politiche volte a promuovere sviluppo sostenibile e migliori condizioni di tutela della salute dei cittadini, nell'ottica e nel rispetto degli accordi del protocollo di Kyoto e del programma di riduzione di gas dannosi dell'Unione europea. Sotto tale profilo appare rilevante constatare che il trasporto su rotaia produce il 92 per cento in meno di anidride carbonica rispetto alle automobili e l'88 per cento in meno rispetto all'aereo;
secondo i dati del Centro studi investimenti sociali (Censis), al mese di marzo 2008, i pendolari in Italia risultano essere più di 13 milioni (pari al 22,2 per cento della popolazione). Un dato cresciuto fra il 2001 e il 2007 del 35,8 per cento, pari ad un incremento di 3,5 milioni di persone. Secondo un'indagine dell'Istituto nazionale di statistica (Istat) il treno viene utilizzato dal 14,8 per cento dei pendolari, ovvero da più di 1,9 milioni di persone, per viaggiare in ambito locale e metropolitano, come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi. Le difficoltà di tutte le persone che ogni giorno si spostano per raggiungere il posto di lavoro sono diventate insostenibili, poiché si sono avvantaggiati i collegamenti tra i grandi centri urbani, trascurando quelli di cui si servono i pendolari, costretti a viaggiare in treni sempre più lenti, vecchi e sporchi. Peraltro, si sono moltiplicate, negli ultimi anni, le denunce di associazioni di consumatori, comitati di pendolari e singoli utenti sulle pessime condizioni igieniche dei vagoni;
per l'Italia, e in particolare per le regioni del Mezzogiorno, è di fondamentale importanza la modernizzazione della rete ferroviaria, il cui potenziamento ed adeguamento tecnologico rappresentano obiettivi irrinunciabili;
pur tuttavia, l'attuale Governo, dal momento del suo insediamento ad oggi, non ha fatto altro, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, che ridurre progressivamente le risorse destinate al trasporto ferroviario e, in particolare, al trasporto pubblico locale, con gravi e pesanti ripercussioni nei confronti di tutti i cittadini italiani;
sebbene, infatti, il documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2008-2011, allegato infrastrutture, attribuisse al settore della mobilità un ruolo strategico nella messa a punto di un modello di crescita sostenibile sotto il profilo ambientale, sociale e finanziario, con la legge finanziaria per il 2009 si determinava una riduzione di circa il 32,5 per cento delle risorse previste per le Ferrovie dello Stato, stanziando da 3.500 a 2.363 milioni di euro;
con l'articolo 25 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, è stato istituto un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, con una dotazione pari a 960 milioni di euro per il 2009, ed è stata autorizzata una spesa pari a 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011. Pur tuttavia, tale strategia di potenziamento del trasporto ferroviario, oltre ad essere stata contraddetta da successivi interventi normativi, non è stata in alcun modo capace di contribuire a risolvere in modo efficace le annose problematiche che affliggono il trasporto ferroviario del nostro Paese. Successivamente, infatti, con la legge finanziaria e con quella di bilancio per il 2010, non solo non si è intervenuti a potenziare il sistema ferroviario nel suo complesso, ma sono stati addirittura prosciugati gran parte degli stanziamenti precedentemente previsti per lo sviluppo del trasporto, in particolare del trasporto pubblico locale e della sicurezza;
in particolare, nell'ambito della legge di bilancio 2010, e segnatamente nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, missione n. 13 - diritto alla mobilità, è stato possibile rilevare:
a) la soppressione del capitolo 1351 (fondo per il finanziamento dei servizi pubblici di viaggiatori e merci sulla media e lunga percorrenza), già privo di stanziamenti per il 2009, sul quale l'articolo 2, comma 252, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008) aveva stanziato, per il 2008, 104 milioni di euro;
b) la soppressione del capitolo 7120 (fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato), che recava, nelle previsioni assestate per il 2009, uno stanziamento di 960 milioni di euro, in attuazione dell'articolo 25, comma 1, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, il quale concedeva un finanziamento per il 2009 al gruppo Ferrovie dello Stato per investimenti;
c) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 1325 (sovvenzioni per l'esercizio di ferrovie), con uno stanziamento di 11,6 milioni di euro, ridotto di 1,2 milioni di euro rispetto all'assestamento 2009;
d) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 7141 (contributi per capitale e interessi per l'ammortamento dei mutui garantiti dallo Stato che le ferrovie in regime di concessione e in gestione commissariale governativa possono contrarre per la realizzazione degli investimenti), con uno stanziamento di 356,3 milioni di euro e una riduzione di 11,4 milioni di euro rispetto all'assestamento 2009;
e) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 7254 (fondo per promuovere lo sviluppo del trasporto pubblico locale), con uno stanziamento di 110 milioni di euro, ridotto di 20 milioni di euro rispetto all'assestamento 2009, ai sensi dell'articolo 1, comma 304, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), la legge finanziaria varata dal precedente Governo Prodi, che aveva istituito il fondo, dotandolo di 113 milioni di euro per il 2008, 130 per il 2009 e 100 per il 2010 e rinviando, per gli anni successivi, alla legge finanziaria;
f) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 7403 (concorso dello Stato alla spesa per la realizzazione di sistemi di trasporto rapido di massa a guida vincolata e di tranvie veloci nelle aree urbane), con uno stanziamento di 202,9 milioni di euro, ridotto di 56,6 milioni di euro rispetto al dato assestato 2009;
g) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 7404 (contributi per capitale ed interessi per l'ammortamento dei mutui garantiti dallo Stato contratti per la realizzazione di sistemi ferroviari passanti, di collegamenti ferroviari con aree aeroportuali, espositive ed universitarie, di sistemi di trasporto rapido di massa e di programmi urbani integrati), con uno stanziamento di 81,1 milioni di euro, ridotto di 48,3 milioni di euro rispetto al dato assestato 2009;
h) il mancato rifinanziamento del capitolo 7251 (fondo per l'acquisto di veicoli adibiti al miglioramento dei servizi offerti per il trasporto pubblico locale), che prevedeva uno stanziamento di 100 milioni di euro nello stato di previsione assestato per il 2009 ed è poi stato completamente privato di finanziamenti per il 2010, per l'esaurimento degli effetti della norma (articolo 1, comma 1031, della legge n. 269 del 2006, legge finanziaria per il 2007), che ne aveva previsto il finanziamento per il triennio 2007-2009;
i) il mancato rifinanziamento del capitolo 7252 (fondo per il finanziamento di interventi volti ad elevare il livello di sicurezza nei trasporti pubblici locali ed il loro sviluppo), con uno stanziamento di 50 milioni di euro nello stato di previsione assestato per il 2009, che è poi stato completamente privato di finanziamenti per il 2010;
l) riduzioni finanziarie che incidono sul capitolo 1711 (concorso statale nel pagamento degli interessi dei mutui contratti dai comuni impegnati nella ricostruzione dei sistemi ferroviari passanti), che autorizza spese per 3 milioni di euro, con una riduzione di 19,7 rispetto al dato assestato 2009;
la manovra di finanza pubblica di cui al decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, attualmente all'esame del Senato della Repubblica, prevede, inoltre, un taglio di circa 3,5 miliardi di euro per il trasporto pubblico locale in Italia;
le ferrovie regionali e locali servono 5.000 comuni per un totale di 5 miliardi di viaggiatori l'anno e, con 12.000 addetti, vantano 3.651 chilometri di linea e 160 milioni di cittadini trasportati;
il risultato diretto ed indiretto dei provvedimenti normativi promossi dall'attuale Governo si concreta nel depauperamento rilevante di tutti i servizi di trasporto ferroviario, con il contestuale rischio di aumenti rilevanti delle tariffe e di ripercussioni sul fronte occupazionale delle aziende e dei settori indotti, per non parlare di quello relativo all'incidentalità e delle emissioni di anidride carbonica;
appare quanto mai urgente stanziare adeguati finanziamenti per il potenziamento del trasporto ferroviario nel nostro Paese e ciò può avvenire anche attraverso la destinazione delle risorse attualmente previste per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina;
la Corte dei conti - sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato - ha approvato nell'adunanza del secondo collegio, in data 15 dicembre 2009, una relazione concernente gli «Esiti dei finanziamenti per il ponte sullo Stretto di Messina». La spesa per il ponte sullo Stretto di Messina, «risultante dall'importo previsto nel progetto preliminare approvato nel 2003 - si legge nella nota della Corte dei conti - ammonterebbe a 4,68 miliardi di euro, ma nell'Allegato Infrastrutture al Dpef 2009/2013, l'importo per il ponte sullo Stretto di Messina, compreso tra gli interventi della Legge obiettivo da cantierare nel prossimo triennio, è indicato in 6,1 miliardi di euro». Lo stesso importo «è indicato nell'Allegato Infrastrutture al Dpef 2010/2013». Al dicembre 2009 - secondo la suprema magistratura contabile - l'onere complessivo dell'investimento è indicato in euro 6.349.802.000, cui far fronte per la quota di 2,5 miliardi di euro (pari al 40 per cento del costo totale dell'investimento) con risorse pubbliche, in parte proprie della società Stretto di Messina s.p.a. (per 1,2 miliardi di euro), e con contributi in conto impianti assegnati dalla legge n. 102 del 2009 (1,3 miliardi di euro) e, per la parte rimanente del 60 per cento, mediante finanziamenti da reperire sui mercati internazionali,

impegna il Governo:

a porre in essere ogni atto di competenza finalizzato a stanziare adeguati finanziamenti per il potenziamento ed il rilancio del trasporto ferroviario regionale, interregionale e locale su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alle aree del Mezzogiorno, destinando a tale scopo tutte le risorse stanziate e da stanziare per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina;
ad assumere iniziative volte a ripristinare le risorse stanziate dal precedente Governo Prodi, durante la XV legislatura, a favore del trasporto pubblico locale e di massa;
a reperire adeguate risorse finalizzate all'acquisto di nuovi treni per pendolari, per il servizio pubblico locale, per il rinnovo dei contratti di servizio e per gli investimenti necessari a garantire la sicurezza ed il rinnovamento del parco mezzi ferroviario, nel quadro di un'equilibrata distribuzione tra i vari ambiti territoriali del Paese;
ad accertare, per quanto di competenza, l'effettiva rispondenza del servizio di trasporto ferroviario nelle regioni del Mezzogiorno a quelli che dovrebbero essere gli standard moderni rispondenti a requisiti di sicurezza, efficienza e qualità, garantendo i necessari interventi di infrastrutturazione per il miglioramento della mobilità delle persone e delle merci in tutto il territorio nazionale.
(1-00409)
«Monai, Donadi, Borghesi, Evangelisti».
(13 luglio 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
il trasporto ferroviario è un settore strategico per lo sviluppo e la competitività del nostro Paese, in quanto garantisce gli interscambi tra le merci e tra le persone del continente europeo;
l'assetto societario delle Ferrovie dello Stato, dopo la trasformazione in società per azioni, ha determinato conseguenze positive, ma anche negative nella gestione, soprattutto nei territori deboli del Nord e di tutto il Sud, essendo prevalse, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, esclusive logiche di mercato rispetto alle strategie contenute nei programmi di Governo;
una tale linea di gestione e l'accentuato deficit infrastrutturale del Sud hanno ritardato la realizzazione di importanti piattaforme logistiche, come quella di Gioia Tauro, contribuendo all'isolamento del più grande porto di transhipment del Mediterraneo;
a partire dal 2011, con l'avvento della liberalizzazione del settore ferroviario, nuovi operatori privati si affacceranno sul mercato ferroviario, il che imporrà profonde modifiche alle strategie attuate finora da Ferrovie dello Stato spa, poiché si passerà dal monopolio di un operatore pubblico alla presenza di più operatori in concorrenza tra loro;
il cambio di modello richiede una più flessibile gestione del sistema ferroviario, che si tradurrà in una divisione netta tra la realizzazione e la gestione delle infrastrutture e dell'armamento, e quella della mobilità, dalla quale ne conseguirà la necessità di un profondo riordino delle società del gruppo, per avere un servizio di trasporto ferroviario, regionale e metropolitano, dotato di mezzi e linee più moderne, anche nelle zone deboli del Paese, come il Sud;
il finanziamento della realizzazione e della manutenzione delle reti ferroviarie non costituisce aiuto di Stato;
le risorse necessarie per i servizi ferroviari di trasporto pubblico sono state previste nel decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, con una posta pari a 480 milioni di euro all'anno fino al 2010;
attualmente sono in esercizio circa mille chilometri di rete ad alta velocità, esclusivamente ubicati nel Centro-Nord, con il Mezzogiorno tagliato completamente fuori da tale offerta;
le nostre infrastrutture ferroviarie, se completate, potranno essere favorite dal trovarsi in diretto rapporto con i tre corridoi principali del traffico ferroviario europeo: corridoio 5 Lisbona-Kiev, corridoio 1 Berlino-Palermo e corridoio 8, che il Governo italiano fa partire da Napoli verso Bari e proseguire nei Paesi balcanici, Grecia compresa;
per rispondere ed inserirsi nel suddetto quadro europeo ed internazionale risulta improcrastinabile predisporre un piano di completamento delle infrastrutture ferroviarie italiane, contenute nel piano nazionale dei trasporti e facenti parte delle rete europea,
impegna il Governo:
ad esaminare la possibilità di:
a) assumere iniziative nei confronti delle società per azioni Rete ferroviaria italiana e Trenitalia affinché la prima, che non deve ubbidire esclusivamente a logiche di mercato, sia integrata strettamente con le politiche ferroviarie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la seconda possa affrontare il mercato, che si preannuncia molto agguerrito, con maggiore autonomia e, quindi, con ricadute benefiche sulle spese degli utenti;
b) promuovere, per quanto di competenza, l'unificazione di tutte le società di servizi (Italfer, Ferservizi, Fs Logistica, Fs sistemi urbani, Fercredit, Grandi stazioni, Centostazioni) per risparmiare sui costi di produzione e sulle spese generali, in modo da ottenere consistenti riduzioni delle spese di gestione;
c) attuare una precisa perimetrazione dei servizi universali, ai sensi dell'articolo 2, comma 253, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
d) predisporre un piano pluriennale di completamento delle infrastrutture ferroviarie italiane previste nel piano nazionale dei trasporti e facenti parte della rete europea, avviando gli studi di fattibilità, la progettazione e, quindi, la realizzazione dell'alta capacità/alta velocità nel Mezzogiorno d'Italia e, in particolare, tra Napoli e Palermo.
(1-00410) «Misiti, Lo Monte, Brugger».
(13 luglio 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
il 24 giugno 2010 l'Italia, insieme ad altri 12 Paesi dell'Unione europea, è stata deferita alla Corte di giustizia delle Comunità europee per non aver pienamente adeguato la normativa nazionale a quanto previsto dal primo pacchetto sulla liberalizzazione sui servizi ferroviari. In una nota della Commissione europea si legge che l'applicazione incompleta delle misure destinate ad aprire il mercato ferroviario ha causato la mancanza di opportunità per gli operatori di offrire servizi in altri Paesi dell'Unione europea, così come ha privato la clientela di una maggiore scelta di servizi in competizione;
secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il 2009 ha visto un'impressionante progressione di norme volte a frenare il mercato: è stato tolto del tutto l'obbligo di gara per i servizi regionali, adeguando al ribasso la normativa italiana a quella europea (legge n. 99 del 2009, articolo 61); l'articolo 25, comma 2, del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, ha autorizzato la spesa di 480 milioni di euro, per il triennio 2009-2011, per la stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni a statuto ordinario con Trenitalia; infine l'articolo 7, comma 3-ter, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n. 33, ha previsto che i contratti di servizio relativi al trasporto pubblico ferroviario «comunque affidati» abbiano una durata minima non inferiore a sei anni, rinnovabili per altri sei;
se nella fascia alta del mercato dei servizi ferroviari passeggeri di media e lunga percorrenza, l'Italia sarà il primo Paese europeo ad aprire le porte alla concorrenza (la società Ntv - Nuovo trasporto viaggiatori - sarà operativa a partire dal 2011), è nell'ambito dei servizi regionali e del servizio universale, sulle distanze medio-lunghe, che emergono le maggiori criticità;
si registra, infatti, un'area di servizio ferroviario passeggeri a media e lunga percorrenza, che, pur ricevendo sussidi da parte dello Stato, risulta poco trasparente, rispetto alle tipologie di treni e alle obbligazioni a carico di Trenitalia (ad esempio, in termini di frequenze, fermate e tempi di percorrenza dei treni);
è urgente esplicitare chiaramente la distinzione tra il servizio ferroviario universale finanziato da Stato e regioni, che garantisca la mobilità dei passeggeri, e i servizi di mercato remunerativi, aperti alla concorrenza;
in una segnalazione inviata a Governo, Parlamento e regioni, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ribadito, inoltre, la necessità di utilizzare lo strumento delle gare per l'affidamento del servizio universale, sia per minimizzare i costi per la collettività che per garantire la qualità dell'offerta;
ciò è tanto più necessario tenendo conto della crescente tendenza dei cittadini ad utilizzare il treno per gli spostamenti in ambito locale e per quelli verso i grandi centri abitati. Il fenomeno del pendolarismo è in crescita ed occorre dare adeguate risposte in termini di qualità e disponibilità del servizio;
il trasporto passeggeri, infatti, a fronte di un miglioramento dei servizi confermatisi con il recente rilancio e ammodernamento delle linee ad alta velocità, presenta enormi difficoltà nella gestione dei collegamenti regionali e di interscambio con le linee locali, provocando notevoli disagi a quelle fasce di cittadini più deboli che utilizzano il trasporto ferroviario come strumento essenziale per svolgere le proprie principali attività lavorative e sociali;
se da una parte il 75-85 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea viene prodotto nelle città, queste sono anche quelle che hanno i maggiori problemi di inquinamento, rumore, congestione e incidenti, a causa del fatto che il 75 per cento degli spostamenti metropolitani sono effettuati in auto. Si è calcolato che nell'Unione europea la congestione del traffico costi circa l'1 per cento del prodotto interno lordo annuo dell'Unione europea, sia per il maggior uso di combustibili che per i danni provocati dall'inquinamento atmosferico ed acustico;
sin dal libro bianco del 2001 sulla «Politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte» veniva segnalata l'esistenza di alcune difficoltà e precisamente: la crescita disuguale dei vari modi di trasporto (la strada rappresentava già allora il 44 per cento del trasporto di merci contro l'8 per cento della ferrovia ed il 4 per cento delle vie navigabili; il trasporto stradale di passeggeri rappresenta il 79 per cento, quello aereo il 5 per cento e quello ferroviario il 6 per cento); la congestione su alcuni grandi assi stradali e ferroviari, nelle grandi città e in alcuni aeroporti; i problemi ambientali o di salute dei cittadini e l'insicurezza sulle strade;
la Commissione europea, nell'ambito del «pacchetto energia», ha chiesto all'Italia di ridurre le emissioni entro il 2020 del 13 per cento rispetto al 2005 nei settori non rientranti nel sistema di scambio delle quote di emissione, fra cui i trasporti (settori non ets). Tuttavia, una proiezione dell'associazione «Amici della Terra» evidenzia che, in assenza di misure incisive per la riduzione dell'anidride carbonica dei trasporti, le emissioni su strada cresceranno nel nostro Paese del 14 per cento nel medesimo periodo, con uno sforamento rispetto all'obiettivo di oltre 31 milioni di tonnellate di anidride carbonica;
sempre secondo l'associazione, il trasporto ferroviario consentirebbe, oltre ad evitare costose bollette energetiche di anidride carbonica, di ridurre i costi esterni ambientali e sociali della mobilità. In base ai risultati del V rapporto sulla mobilità, realizzato in collaborazione con Ferrovie dello Stato, già oggi l'attuale traffico del gruppo consente di evitare al sistema Paese circa 1700 milioni di euro sotto forma di danni da congestione stradale, inquinamento, incidenti e rumore. La completa realizzazione del piano di sviluppo delle Ferrovie dello Stato apporterebbe un ulteriore guadagno per la collettività di 362 milioni di euro in termini di costi esterni evitati nei trasporti su strada e aereo, portando il vantaggio sociale complessivo prodotto da Ferrovie dello Stato a superare i due miliardi di euro;
alle medesime conclusioni è giunto un analogo studio commissionato dall'Uic (Unione internazionale delle ferrovie) ad istituti accademici di Berlino e Zurigo, secondo cui il trasporto su ferrovia, alla collettività, costa meno di un quarto di quello su autovettura e la metà di quello su bus, stime ottenute quantificando i costi degli incidenti stradali (spese sanitarie), dell'inquinamento atmosferico, dei cambiamenti climatici derivanti dalle emissioni di gas serra, dei danni da rumore e della congestione (tempo inutilizzato ed uso del territorio);
la dotazione della rete generale di trasporto ferroviario nel Paese registra un netto divario rispetto a quanto presente nella stragrande maggioranza dei Paesi dell'Unione europea, attestandosi all'11o posto nel rapporto tra estensione/dotazione, con 28 chilometri per 100.000 abitanti a fronte di una media europea di 44 chilometri per 100.000 abitanti. Tali valori raggiungono punte ancor più elevate se si considera tutta l'area del Mezzogiorno;
lo sviluppo infrastrutturale e l'offerta dei servizi presentano una netta separazione tra le varie aree del Paese, evidenziando un quadro di grossa disomogeneità tra gli investimenti effettuati nel Nord e nel Sud e dal quale emerge un quadro sconfortante e di profonda arretratezza per il Mezzogiorno;
gli investimenti previsti per il rafforzamento della rete ferroviaria nazionale presentano una mancanza di programmazione di destinazione di fondi al miglioramento delle infrastrutture nel Mezzogiorno, sia per il trasporto passeggeri che per l'intermodalità di scambio relativa al traffico merci, settore che sta scontando più di altri gli effetti della crisi economica in atto, con una perdita netta di circa il 25 per cento nel 2009 del volume di merce trasportata. Nello specifico, la quota della spesa totale in conto capitale destinata al Mezzogiorno per il settore del trasporto ferroviario, infatti, si attesta su una percentuale nettamente inferiore rispetto a quella prefissata dagli obiettivi, con un andamento in continua diminuzione dal 2000 (24,8 per cento) ad oggi (20 per cento circa), che conferma come gli investimenti siano troppo pochi e con un trend decrescente,

impegna il Governo:

a rilanciare il sistema ferroviario italiano, programmando la creazione di uno spazio ferroviario integrato, efficiente, competitivo e sicuro e mettendo a punto una rete apposita per il trasporto di merci;
ad adottare ogni utile iniziativa volta a:
a) migliorare la qualità dei servizi ferroviari;
b) eliminare gli ostacoli alla diffusione del mercato dei servizi ferroviari di merci;
c) dedicare gradualmente al trasporto merci una rete di linee ferroviarie;
d) aprire gradualmente il mercato del trasporto ferroviario di passeggeri;
ad adoperarsi per trasferire il trasporto merci dalla strada verso altri modi più rispettosi dell'ambiente, puntando sull'intermodalità;
a prestare una maggiore attenzione al trasporto pendolare, soprattutto in termini di risorse da destinare a regioni ed enti locali, al fine di migliorare la qualità e la quantità del servizio offerto;
a programmare finanziamenti da destinare prioritariamente agli investimenti nel settore del trasporto locale regionale, sia per garantire il rinnovo delle vetture che il potenziamento del numero dei convogli;
a definire con chiarezza l'area di separazione tra i servizi remunerativi e non, anche al fine di favorire l'individuazione di un corretto e trasparente meccanismo di compartecipazione al finanziamento del servizio universale da parte delle imprese ferroviarie autorizzate a operare nei servizi a più elevata redditività, con un effetto positivo in termini di finanza pubblica;
a sviluppare politiche di sostegno all'incremento dell'infrastrutturazione di rete nell'intero territorio nazionale, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia, finalizzate al miglioramento della rete ferroviaria e dell'intermodalità di scambio e all'offerta di un servizio maggiormente qualitativo rispetto agli standard attuali;
a supportare il settore del trasporto cargo con adeguate misure che ne permettano il rilancio;
a potenziare il sistema dei collegamenti regionali con la rete nazionale, aumentando il numero dei convogli giornalieri tra la capitale e i capoluoghi di regione e viceversa.
(1-00411)
«Vietti, Compagnon, Mereu, Enzo Carra, Tassone, Ciccanti, Volontè, Naro, Galletti, Occhiuto, Libè, Rao».
(13 luglio 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
il miglioramento dei servizi di trasporto ferroviario, sia nel settore passeggeri che nel comparto merci, rappresenta uno dei principali obiettivi perseguiti in questa legislatura dalla maggioranza e dal Governo;
la rilevanza di tale obiettivo dipende dall'incidenza dello sviluppo del trasporto ferroviario rispetto alle potenzialità di crescita del Paese e, in particolare, dalla crescente esigenza di orientare la politica dei trasporti ad un progressivo trasferimento sulla infrastruttura ferroviaria di quote del traffico che attualmente transita su strade ed autostrade; ciò in relazione non solo all'opportunità di avviare un concreto decongestionamento della rete viaria, ma altresì alla necessità di adeguare il nostro Paese agli obiettivi di riduzione dei tassi di inquinamento che, soprattutto nelle grandi aree urbane, hanno ormai raggiunto livelli preoccupanti;
in questa prospettiva la realizzazione e l'attivazione della rete ad alta velocità/alta capacità rappresenta un risultato fondamentale per il potenziamento della dotazione infrastrutturale del Paese e il miglioramento del sistema dei trasporti;
al tempo stesso il Governo ha destinato rilevanti risorse per sostenere il mantenimento di adeguati livelli di servizio pubblico del trasporto ferroviario, sia a livello nazionale, sia a livello regionale e locale;
più precisamente, con l'articolo 63, comma 4, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, è stato disposto, nell'ambito degli interventi prioritari, uno stanziamento di 300 milioni di euro in favore del gruppo Ferrovie dello Stato;
successivamente, il comma 1 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, ha istituito, nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze, un fondo per gli investimenti del gruppo Ferrovie dello Stato, da destinare anche all'acquisto di nuovo materiale rotabile per il trasporto pubblico regionale e locale;
con il comma 2 del medesimo articolo 25 è stata autorizzata la spesa di 480 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 per assicurare i servizi ferroviari di trasporto pubblico mediante la stipula dei nuovi contratti di servizio dello Stato e delle regioni con Trenitalia spa;
in virtù degli interventi adottati, è stato possibile pervenire alla stipula dei nuovi contratti di servizio con la maggior parte delle regioni; nell'ambito di tali contratti, è stata, altresì, introdotta una metodologia innovativa, che prevede la definizione di un catalogo di servizi predisposti da Trenitalia con i prezzi proposti alle regioni per l'acquisto e adottati sulla base di criteri oggettivi e trasparenti, al fine di perseguire obiettivi di maggiore efficienza e razionalizzazione delle spese; è stata, altresì, prevista, ai sensi dell'articolo 60 della legge n. 99 del 2009, la definizione di meccanismi certi e trasparenti di aggiornamento annuale delle tariffe;
sotto questo profilo, assume, altresì, notevole rilevanza la delibera Cipe del 17 dicembre 2009, con la quale, sulla base dell'indagine conoscitiva predisposta dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi dell'articolo 2, comma 253, della legge n. 244 del 2007 (legge finanziaria per il 2008), è stato individuato il perimetro dei servizi di utilità sociale relativi al trasporto passeggeri sulla media e lunga percorrenza, per i quali non è possibile raggiungere l'equilibrio economico e che dovranno, pertanto, essere mantenuti in esercizio tramite l'affidamento di contratti di servizio pubblico;
è significativo l'impegno che, con il sostegno finanziario ricevuto, è stato indirizzato al rinnovo e al miglioramento del materiale rotabile, mediante l'avvio da parte di Trenitalia di un consistente piano di investimenti, con oltre due miliardi di investimento destinati all'acquisto di 840 nuovi locomotori, carrozze e convogli, e la ristrutturazione di oltre 2.500 carrozze;
per assicurare una programmazione affidabile degli investimenti e del miglioramento del livello dei servizi, sulla base della certezza di risorse finanziarie su un arco temporale sufficientemente lungo, risulta molto importante la previsione contenuta nell'articolo 7, comma 3-ter, del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 34 del 2009, con la quale si stabilisce che, al fine di garantire l'efficace pianificazione del servizio, degli investimenti e del personale, i contratti di servizio relativi all'esercizio dei servizi di trasporto pubblico ferroviario comunque affidati hanno durata minima non inferiore a sei anni rinnovabili di altri sei;
di fronte alla liberalizzazione del servizio di trasporto passeggeri, occorre proseguire nell'adeguamento normativo e strutturale al quadro dettato dalla disciplina comunitaria, tenendo conto del fatto che il nostro Paese risulta già attualmente in posizione assai avanzata nel recepimento dei principi di apertura del mercato e di concorrenza, nonché dell'esigenza di evitare che si determinino situazioni di svantaggio per l'operatore nazionale rispetto a quelle dei principali operatori di altri Paesi europei;
in questo senso è rivolto il complesso di misure relative alla disciplina del trasporto ferroviario di passeggeri, inserite nella legge n. 99 del 2009, che definiscono i requisiti, con specifico riferimento ai titoli autorizzatori, impongono limitazioni allo svolgimento dei servizi passeggeri in ambito nazionale, e rivedono il decreto legislativo n. 422 del 1997, relativo all'attribuzione a regioni ed enti locali del servizio di trasporto locale, il decreto legislativo n. 188 del 2003, con cui sono state recepite le direttive comunitarie in materia di trasporto ferroviario, nonché le norme di attuazione del regolamento (CE) n. 1370/2007 sul trasporto pubblico di passeggeri, in modo da intervenire sulle condizioni e modalità di partecipazione alle gare e di affidamento dei servizi, sull'accesso all'infrastruttura ferroviaria e sui relativi canoni di utilizzo;
contestualmente è necessaria una forte azione di sostegno nei confronti del trasporto ferroviario di merci, attraverso il potenziamento delle infrastrutture intermodali, l'effettiva apertura del mercato, realizzata in modo da garantire condizioni di parità per tutti i soggetti in esso operanti, e una politica di riequilibrio dei contributi e delle agevolazioni rispetto al trasporto delle merci su gomma;
rispetto alla procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dell'Italia, come nei confronti di altri 12 Paesi dell'Unione europea, relativamente alle modalità di recepimento del cosiddetto «primo pacchetto ferroviario», occorre segnalare che le previsioni contenute nel decreto-legge n. 135 del 2009 hanno rafforzato l'autonomia dell'organismo di regolazione istituito nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sia sul versante delle competenze, con la previsione del potere di irrogare sanzioni pecuniarie di rilevante entità, sia sul versante delle risorse umane, strumentali e finanziarie ad esso assegnate per lo svolgimento dei propri compiti;
all'interno di un mercato liberalizzato, peculiare rilevanza assumono le esigenze di tutela della sicurezza, con riferimento sia al settore del trasporto passeggeri sia a quello del trasporto merci, pur tenendo conto che l'Italia si trova comunque ai vertici europei in relazione agli standard di sicurezza;
al riguardo, occorre richiamare l'impegno del Governo ad assumere iniziative in sede comunitaria per una modifica delle modalità di effettuazione delle verifiche sui treni e sulle carrozze adibite al trasporto di merci pericolose, introducendo il criterio dei chilometri effettivamente percorsi in luogo di quello basato sulla periodicità temporale,

impegna il Governo:

a proseguire la politica finora svolta a sostegno dello sviluppo del settore del trasporto ferroviario e, in particolare:
a) a promuovere la realizzazione delle opere relative all'ampliamento e al potenziamento dell'infrastruttura ferroviaria, con particolare riferimento ai collegamenti compresi all'interno dei grandi assi transeuropei e alle linee che assumono una particolare rilevanza per ampie aree del territorio nazionale;
b) a sostenere il servizio pubblico di trasporto ferroviario nazionale e regionale, con particolare riferimento al trasporto dei pendolari, considerando che tale servizio rappresenta una priorità nell'ambito delle finalità alle quali riservare, compatibilmente con la garanzia degli equilibri finanziari, risorse aggiuntive, e proseguendo una politica di razionalizzazione e trasparenza dei costi che non si traduca in una riduzione quantitativa e qualitativa dei servizi resi;
c) a vigilare e, se necessario, assumere le opportune iniziative per evitare che nell'attuazione del processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario di passeggeri si determinino per l'operatore nazionale condizioni ingiustificate di svantaggio rispetto ai principali operatori degli altri Paesi europei e ad adottare, a tal fine, anche nell'ambito dell'Unione europea, ogni iniziativa opportuna per assicurare che l'apertura del mercato del trasporto di passeggeri abbia luogo in condizioni di reciprocità;
d) a favorire la ripresa e lo sviluppo del trasporto ferroviario di merci, attraverso il potenziamento delle infrastrutture intermodali, l'effettiva apertura del mercato, realizzata in modo da garantire condizioni di parità per tutti i soggetti in esso operanti, e una politica di riequilibrio dei contributi e delle agevolazioni rispetto al trasporto delle merci su gomma.
(1-00412)
«Valducci, Montagnoli, Iannaccone, Baldelli, Toto, Barbareschi, Bergamini, Biasotti, Cesaro, Colucci, Antonino Foti, Garofalo, Grimaldi, Iapicca, Landolfi, Nizzi, Piso, Proietti Cosimi, Simeoni, Taglialatela, Terranova, Testoni, Verdini, Desiderati, Milo».
(13 luglio 2010)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI INCHIESTA PARLAMENTARE: REGUZZONI ED ALTRI; LULLI ED ALTRI; ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUI FENOMENI DELLA CONTRAFFAZIONE E DELLA PIRATERIA IN CAMPO COMMERCIALE (DOC. XXII, NN. 12-16-A)

Doc. XXII, nn. 12-16-A - Parere della I Commissione

PARERE DELLA I COMMISSIONE SULLE PROPOSTE EMENDATIVE PRESENTATE

NULLA OSTA

sugli emendamenti 1.1 e 5.1 della Commissione.

Doc. XXII, nn. 12-16-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 1.
(Istituzione e compiti della Commissione parlamentare di inchiesta).

1. È istituita, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, una Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della diffusione delle merci contraffatte e delle merci usurpative in campo commerciale, di seguito denominata «Commissione», con l'obiettivo di approfondire la loro conoscenza al fine di poterli contrastare in modo efficace e di studiare le buone prassi sperimentate in Europa e la legislazione applicata nei Paesi membri dell'Unione europea.
2. Ai sensi della presente legge si intendono:
a) per «merci contraffatte»: le merci che recano illecitamente un marchio identico ad un marchio registrato;
b) per «merci usurpative»: le merci che costituiscono riproduzioni illecite di prodotti tutelati da diritti di proprietà intellettuale.

3. La Commissione ha il compito di accertare i risultati raggiunti e i limiti istituzionali, tecnologici, normativi, organizzativi e finanziari attribuibili al livello nazionale che hanno reso inadeguate le azioni delle istituzioni nel contrasto dei fenomeni di cui al comma 1, con particolare riferimento al mancato esercizio dei poteri di prevenzione, di controllo e sanzionatori previsti dall'ordinamento, alla funzionalità del sistema di raccolta dei dati e delle informazioni da parte dei soggetti pubblici coinvolti e alla valutazione approfondita di fatti e di fenomeni sociali al fine di prevedere politiche di prevenzione e di individuare poteri di controllo e di repressione più efficaci.
4. La Commissione, in particolare, raccoglie dati sulle diverse realtà territoriali e dei distretti industriali italiani allo scopo di accertare la dimensione del fenomeno, in particolare per quanto riguarda:
a) le merci contraffatte e usurpative vendute sul territorio nazionale, suddivise per settori produttivi;
b) le merci contraffatte e usurpative che transitano sul territorio nazionale per essere commercializzate in altri Paesi;
c) la produzione illegittima di merci contraffatte e usurpative approntate da licenziatari di produzione infedeli e da questi smerciate, con o senza il marchio originale, ma comunque in violazione del contratto di licenza;
d) la produzione illegittima di merci contraffatte e usurpative destinate contrattualmente a specifiche aree geografiche, ma dirottate da licenziatari commerciali infedeli fuori dalle zone di loro pertinenza;
e) la produzione illegittima di merci che, senza violare direttamente marchi o modelli, ne imitano in maniera tendenziosa o confusiva l'aspetto;
f) la diffusione delle merci contraffatte e usurpative attraverso il commercio elettronico;
g) le risorse effettivamente impegnate per rafforzare il sistema di contrasto a partire da quello doganale;
h) le eventuali inefficienze e sottovalutazioni da parte delle istituzioni, le eventuali sottovalutazioni da parte della società civile, le eventuali responsabilità degli enti preposti, l'impegno nel contrastare il fenomeno relativo alla produzione nel territorio nazionale di merci contraffatte e usurpative, e infine, l'impegno nel sensibilizzare i consumatori sulla gravità del fenomeno stesso;
i) le eventuali connessioni con la criminalità organizzata;
l) le risorse da destinare al sistema statistico per definire la misura delle attività connesse alla contraffazione e alla pirateria nel campo commerciale;
m) le eventuali omissioni nell'esercizio dei poteri di prevenzione, di controllo e sanzionatori previsti dall'ordinamento;
n) la situazione delle piccole e medie imprese e dei distretti industriali in rapporto alle possibilità di accesso ai diritti di proprietà industriale, nonché alla difesa e tutela degli stessi diritti;
o) le buone prassi e la normativa applicata in altri Paesi membri dell'Unione europea;
p) la qualità dei brevetti nazionali e l'eventuale esistenza di brevetti inutilizzati o di brevetti rilasciati senza il prescritto esame del loro contenuto inventivo;
q) l'interazione tra i diritti di proprietà intellettuale e le norme vigenti in materia di promozione dell'innovazione.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 1 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 1.
(Istituzione e compiti della Commissione parlamentare di inchiesta).

Al comma 3 aggiungere, in fine, il seguente periodo: La Commissione ha altresì il compito di valutare l'entità delle risorse da destinare al sistema statistico per definire la misura delle attività connesse alla contraffazione e alla pirateria nel campo commerciale, le buone prassi e la normativa applicata in altri Paesi membri dell'Unione europea e la congruità dell'interazione tra le norme vigenti in materia di tutela dei diritti di proprietà intellettuale e quelle in materia di promozione dell'invenzione.

Conseguentemente, al comma 4, sopprimere le lettere l), o) e q).
1. 1.La Commissione.
(Approvato)

Doc. XXII nn. 12-16-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 2.
(Composizione e durata).

1. La Commissione è composta da ventuno deputati nominati dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti i gruppi parlamentari, comunque assicurando la presenza di un rappresentante per ciascun gruppo parlamentare.
2. Il Presidente della Camera dei deputati, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, convoca la Commissione per la costituzione dell'ufficio di presidenza.
3. L'ufficio di presidenza, composto dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari, è eletto ai sensi dell'articolo 20, commi 2, 3 e 4, del Regolamento.
4. La Commissione è istituita per la durata della XVI legislatura.
5. La Commissione ogni dodici mesi, e comunque al termine dei lavori, presenta una relazione all'Assemblea della Camera dei deputati.

Doc. XXII nn. 12-16-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Poteri e limiti).

1. La Commissione procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. La Commissione non può adottare provvedimenti attinenti alla libertà e alla segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione nonché alla libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
2. La Commissione può richiedere agli organi ed agli uffici della pubblica amministrazione copie di atti e documenti da essi custoditi, prodotti o comunque acquisiti in materie attinenti alle finalità di cui all'articolo 1.
3. La Commissione può richiedere copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organi inquirenti, nonché copie di atti e di documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari.
4. Sulle richieste ad essa rivolte l'autorità giudiziaria provvede ai sensi dell'articolo 117 del codice di procedura penale. L'autorità giudiziaria può trasmettere copie di atti e di documenti anche di propria iniziativa.
5. La Commissione mantiene il segreto funzionale fino a quando gli atti e i documenti trasmessi in copia ai sensi del comma 3 sono coperti da segreto nei termini precisati dagli organi ed uffici che li hanno trasmessi.
6. La Commissione stabilisce quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. Devono in ogni caso essere coperti dal segreto gli atti, le assunzioni testimoniali e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari fino al termine delle stesse.
7. Per il segreto d'ufficio, professionale e bancario si applicano le norme vigenti in materia. È sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato.
8. Per il segreto di Stato si applica quanto previsto dalla legge 3 agosto 2007, n. 124.
9. Ferme restando le competenze dell'autorità giudiziaria, per le audizioni a testimonianza davanti alla Commissione si applicano le disposizioni degli articoli da 366 a 384-bis del codice penale.

Doc. XXII nn. 12-16-A - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 4.
(Obbligo del segreto).

1. I componenti la Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta, oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono obbligati al segreto per tutto quanto riguarda gli atti e i documenti di cui all'articolo 3 che la Commissione abbia sottoposto al segreto funzionale.

Doc. XXII nn. 12-16-A - Articolo 5

ARTICOLO 5 DEL TESTO UNIFICATO DELLA COMMISSIONE

Art. 5.
(Organizzazione interna).

1. La Commissione, prima dell'inizio dei lavori, adotta il proprio regolamento interno.
2. La Commissione può organizzare i propri lavori anche attraverso uno o più comitati, costituiti secondo le disposizioni del regolamento di cui al comma 1.
3. Tutte le sedute sono pubbliche. Tuttavia la Commissione può deliberare di riunirsi in seduta segreta.
4. La Commissione può avvalersi dell'opera di agenti e ufficiali di polizia giudiziaria e di tutte le collaborazioni che ritiene necessarie, nonché di esperti designati dalle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative dei settori economici interessati.
5. Per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dal Presidente della Camera dei deputati.
6. Le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 50.000 euro annui e sono poste a carico del bilancio interno della Camera dei deputati. Il Presidente della Camera dei deputati può autorizzare un incremento delle spese di cui al periodo precedente in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 5 DEL TESTO UNIFICATO

ART. 5.
(Organizzazione interna).

Al comma 4, sostituire le parole: nonché di esperti designati dalle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative dei settori economici interessati con le seguenti: in particolare di esperti dei settori economici interessati, previa consultazione delle organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative.
5. 1.La Commissione.
(Approvato)