XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 20 luglio 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale ordinario di Roma, dottor Giovanni De Donato, su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli, ha emesso in data 6 luglio 2010 una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino;
da detta ordinanza (pubblicata anche sui siti internet dei principali quotidiani) emerge che «il giorno 23 settembre 2009 si svolgeva, presso l'abitazione romana del parlamentare Denis Verdini una riunione alla quale sono invitati, come emerge dalle intercettazioni telefoniche, Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino, il Senatore Marcello Dell'Utri, Senatore Giacomo Caliendo, sottosegretario alla giustizia, i magistrati Antonio Martone ed Arcibaldo Miller. I preparativi di tale incontro sono ricostruiti attraverso conversazioni trattenute nei giorni 22 e 23 settembre dalle quali, fra l'altro, emerge che fu Lombardi a curare i contatti con il Sottosegretario Caliendo e con due magistrati»;
il filone di indagine che ha determinato l'arresto di alcuni tra i presenti alla citata riunione (i citati Carboni, Martino e Lombardi) rappresenta, peraltro, uno stralcio dell'inchiesta principale sugli appalti eolici, già in corso da due anni, in cui sono coinvolti anche l'onorevole Denis Verdini e l'attuale presidente della regione Sardegna, Cappellacci. Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari, dottor De Donato sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione dell'articolo 2 della legge 25 gennaio 1982, n. 17 (cosiddetta «Anselmi»), che riguarda le associazioni segrete. L'accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo. In tale contesto, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della Corte costituzionale per influire sull'esito del giudizio relativo al cosiddetto «lodo Alfano» con cui si è introdotta la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato;
l'estrema gravità del quadro delineato anche dalle motivazioni contenute nell'ordinanza di custodia cautelare di cui in premessa appare - sostanzialmente - avvalorata dalle dimissioni dalla magistratura (o meglio dalla domanda di prepensionamento) del giudice Antonio Martone presentate in data 12 luglio 2010;
nell'ordinanza si dà conto di un interessamento del Sottosegretario Caliendo in merito alla decisione della Corte costituzionale sulla legittimità costituzionale della legge n. 124 del 2008, cosiddetto «lodo Alfano» (pagina 6); in merito all'attività di interferenza nei confronti di componenti del Consiglio superiore della magistratura (pagine 27 e seguenti); in merito al giudizio sull'esclusione della lista «Per la Lombardia» dalle elezioni regionali in Lombardia (pagine 32 e seguenti), ed in merito al possibile invio degli ispettori ministeriali presso la Corte di appello di Milano (pagine 35 e seguenti);
le conclusioni alle quali l'ordinanza custodiale addiviene appaiono, in definitiva, assai gravi ed inquietanti: «Si è in presenza di un grave quadro indiziario a una societas sceleris che, oltre ad avere un chiaro programma criminoso per delitti riguardanti autorizzazioni e concessioni amministrative inerenti all'attività di impresa economica, si occupa in modo ramificato e reiterato anche nel cercare di inquinare le condotte di rilevanti istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, per finalità di acquisizione di potere e di benefici economici, tramite il

coinvolgimento illecito (o il concreto tentativo in tal senso) di persone ricoprenti funzione pubbliche anche di livello costituzionale (dal parlamentare Denis Verdini - coordinatore del partito politico di maggioranza relativa, al Sen. Marcello Dell'Utri, dal parlamentare On. Cosentino - sottosegretario all'Economia dell'attuale Governo - al Presidente della Regione Sardegna Cappellacci al Presidente della Regione Lombardia Formigoni, dal Presidente della Corte di Cassazione Carbone ad altri magistrati con delicati incarichi giudiziari o amministrativi presso il Ministero della giustizia, dal parlamentare Senatore Giacomo Caliendo, sottosegretario alla giustizia dell'attuale Governo, ad alcuni membri del Consiglio superiore della magistratura, sino ad un Presidente della Corte Costituzionale)»;
prosegue l'ordinanza: «Un quadro di tale tipo non può non provocare un forte e giustificato allarme sociale e istituzionale, in quanto il concreto pericolo della prosecuzione dell'attività delittuosa della societas sceleris in contestazione rischia di condizionare gli equilibri istituzionali e l'affidabilità sociale e istituzionale di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, fra cui d'importanti uffici giudiziari e ciò a prescindere dal fatto, sufficientemente documentato dagli atti del procedimento, che solo in alcuni casi la societas sceleris in oggetto sembra essere riuscita ad alterare le condotte istituzionali, mentre spesso, fortunatamente, le istituzioni pubbliche sottoposte a tali tentativi di condizionamento illecito hanno dimostrato di restare impenetrabili ai detti concreti tentativi»;
emerge, altresì, dalla stampa nazionale (Corriere della Sera, 20 luglio 2010, pag. 2) come «i Carabinieri del Nucleo investigativo del 18 giugno 2010 abbiano inserito il sottosegretario senatore Caliendo "tra i personaggi vicini al gruppo" di Flavio Carboni. Egli sarebbe tra quelli "che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d'interferenza"»;
il sottosegretario senatore Caliendo - convitato alla cena di cui in premessa e citato in più parti nell'ordinanza custodiale del giudice per le indagini preliminari - risulta delegato governativo per il compimento degli atti urgenti ed improcrastinabili relativamente a competenze delegabili per legge e non delegate in via ordinaria ai Sottosegretari di Stato, in caso di assenza o impedimento del Ministro. Va inoltre sottolineata la particolare delicatezza delle deleghe specificamente conferite al Sottosegretario con il decreto ministeriale del 5 giugno 2008, riguardanti le materie di competenza del dipartimento per gli affari di giustizia, relativamente alla direzione generale della giustizia penale; del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, relativamente alla direzione generale del personale e della formazione, alla direzione generale delle risorse materiali dei beni e dei servizi, alla direzione generale dei magistrati, alla direzione generale per i sistemi informativi automatizzati; del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, relativamente alla direzione generale del personale e della formazione, alla direzione generale dei detenuti e del trattamento, alla direzione generale dell'esecuzione penale esterno;
il Sottosegretario alla giustizia senatore Caliendo è, peraltro, anche il delegato del Governo in riferimento all'esame parlamentare del disegno di legge volto a restringere l'ambito applicativo e funzionale delle intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali. Strumenti la cui imprescindibilità, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, quale mezzo di ricerca della prova, è evidentemente confermata anche dalla inchiesta giudiziaria di cui in premessa;
il comportamento assunto dal sottosegretario alla giustizia senatore Caliendo in occasione dei fatti di cui all'indagine in corso - per come esso è desumibile dalle intercettazioni telefoniche trascritte

nell'ordinanza custodiale di cui in premessa - non appare, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, consono al sereno e corretto esercizio di tale delicatissima funzione, anche per il solo fatto di aver incautamente esposto se stesso, la sua carica ed il Ministero della giustizia al rischio di imprudenti intromissioni nell'attività di organismi costituzionalmente autonomi;
l'articolo 10 della legge n. 400 del 23 agosto 1988 recante «Disciplina dell'attività di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri» sancisce che i Sottosegretari di Stato sono nominati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro che il Sottosegretario è chiamato a coadiuvare, sentito il Consiglio dei ministri;
prima di assumere le funzioni, i Sottosegretari di Stato prestano giuramento nelle mani del Presidente del Consiglio dei ministri con la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione»;
il rapporto fiduciario tra Camere e Governo non può non riflettersi anche sul rapporto con i Sottosegretari di Stato, in considerazione del loro ruolo di indirizzo, di supporto e di supplenza dell'attività di Governo nelle sedi parlamentari;
sono pertanto venute meno le condizioni per la permanenza serena del Senatore Giacomo Caliendo alla carica e alle funzioni di Sottosegretario di Stato,

impegna il Governo

ad avviare immediatamente le procedure di revoca - su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio dei ministri - della nomina a Sottosegretario di Stato del Senatore Giacomo Caliendo.
(1-00417)
«Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Leoluca Orlando, Cambursano, Messina, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Monai, Mura, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
la legge n. 440 del 1997 è la norma di finanziamento della legge istitutiva dell'Autonomia scolastica (legge n. 59 del 1997); approvata in sede legislativa nella VII commissione della Camera dei deputati il 30 luglio 1997 e varata definitivamente al Senato l'11 dicembre 1997, ha, quest'anno, 13 anni di vita e, nel decennale del regolamento dell'autonomia scolastica (decreto del Presidente della Repubblica 275/1999), richiederebbe una verifica profonda;
l'intento originario e l'obiettivo prioritario della legge erano - così come attestano la relazione illustrativa e il dibattito parlamentare di allora - quelli di accompagnare l'impegnativa riforma di sistema dell'autonomia scolastica finanziando in modo mirato la scuola con un fondo permanente, che, destinato particolarmente ai territori, anticipava l'idea di un fondo perequativo;
l'autonomia delle istituzioni scolastiche ivi compresa l'autonomia didattica rimane ancora un obbiettivo da raggiungere come si constata quotidianamente e come confermano le comparazioni internazionali che valutano il sistema scolastico italiano centralistico e con scarsa autonomia;
sono da raggiungere, e talvolta non sono ancora stati affrontati sistematicamente, obbiettivi correlati alla riforma dell'autonomia e indicati dalla legge n. 440 del 1997 all'articolo 1, primo fra tutti la valutazione dell'efficienza e dell'efficacia

del sistema scolastico, valutazione ancora assente e già allora definita «fondamentale per il sostegno dell'autonomia delle scuole, strumento di cui il nostro sistema scolastico, l'unico fra quelli dei Paesi sviluppati, non è ancora dotato»;
i precedenti elementi giustificano da sé l'attualità e la necessità della legge n. 440 del 1997, ma parimenti, domandano una coraggiosa valutazione «strategica» delle modalità e degli esiti dell'applicazione della legge, in particolare degli spazi di autonomia introdotti e del raggiungimento di una migliore qualità ed equità dell'intero sistema scolastico italiano attraverso progetti e azioni finanziati col Fondo, valutazione fino ad ora mai affrontata;
per affrontare una revisione della legge occorre disporre di un quadro informativo più ampio del semplice cespite finanziario messo a disposizione annualmente dalla direttiva ed è, dunque, essenziale che il Governo, a cui è affidata l'attuazione della legge, fornisca elementi puntuali e proprie valutazioni sul funzionamento reale dell'autonomia scolastica, sull'ammontare e sulla provenienza delle risorse che intende destinare allo sviluppo dell'autonomia, sulle azioni di monitoraggio che intende effettuare;
una revisione ed un potenziamento della legge n. 440 del 1997, in prospettiva di una nuova fase di attuazione dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e di un impegno finalizzato e non generico ai fini del raggiungimento di una reale qualità della scuola italiana, richiedono espliciti criteri di raffronto e di orientamento, quali:
a) promuovere l'autonomia di ricerca e sviluppo delle scuole, per stimolare il miglioramento della qualità dell'istruzione (ad esempio, con specifici finanziamenti per istituire dipartimenti disciplinari di scuola, progetti di innovazione curricolare, e altro);
b) rafforzare la professionalità degli operatori scolastici attraverso idonee iniziative di formazione in servizio, da interpretare come riflessione sul lavoro d'aula, come costituzione di comunità di studio e di pratica, come partecipazione ad iniziative di alta qualificazione, master, specializzazioni, e altro);
c) sviluppare un'aggiornata cultura dell'organizzazione che consenta ad ogni comunità scolastica di utilizzare tutti gli strumenti previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 in materia di flessibilità ed autonomia organizzativa e didattica (esempio: funzioni di staff, leadership distribuita, forme di progettazione partecipata, e altro);
d) stimolare l'innovazione degli ambienti di apprendimento in termini di sviluppo di tecnologie, utilizzo effettivo di laboratori ed attrezzature, miglioramento dei metodi di insegnamento orientati a promuovere negli allievi autonomia di studio, padronanza di competenze, spirito di iniziativa, in sintonia con gli indirizzi in materia dell'Unione europea;
e) realizzare - a livello di scuola - sistemi di autovalutazione e di verifica degli apprendimenti, dell'insegnamento e dell'organizzazione, in correlazione con futuri ed auspicabili organismi di valutazione esterna, per favorire una maggiore riflessione dell'istituzione scolastica sul proprio lavoro e per favorire forme di rendicontazione pubblica (esempio: bilancio sociale);
f) promuovere forme di apertura dell'istituzione scolastica ad una fruizione più ampia da parte degli allievi, della famiglia, della comunità attraverso iniziative culturali, artistiche, sportive, anche d'intesa con gli enti locali e l'associazionismo, per favorire autorealizzazione, protagonismo, impegno dei ragazzi;
g) sostenere la cultura e la pratica della rete e della concertazione tra le scuole, per contrastare fenomeni di autarchia e competizione, rafforzare i sistemi educativi territoriali, agevolare i rapporti con gli enti locali, anche in previsione di una più incisiva partecipazione degli stessi alla gestione del sistema educativo;

sarebbe oltremodo opportuno che la Commissione cultura scienza e istruzione della Camera a cui spetta per legge, unitamente all'analoga Commissione del Senato, esprimere il parere sulla direttiva annuale - allargasse il proprio sguardo dai capitoli del Fondo agli esiti prodotti dalla legge in relazione alle finalità per cui è stata promulgata, e avviasse, entro dicembre 2010, un percorso di valutazione della legge n. 440 del 1997,

impegna il Governo:

a fornire tutti gli elementi utili finalizzati alla valutazione tecnica della stessa legge, richiedendo l'apporto di eventuali altri Ministeri interessati (Economia e Finanze, Istruzione, Salute, e altro);
a riferire approfonditamente - in tempo utile per la ripartizione del Fondo 2011 - sugli esiti dell'applicazione della legge n. 440 del 1997 in relazione all'implementazione della autonomia scolastica, dalla emanazione della legge ad oggi, attraverso quadri di sintesi esplicativi che evidenzino le aree tematiche di volta in volta privilegiate, il livello di erogazione dei fondi (alle scuole, all'amministrazione periferica, al Ministero centrale), l'incidenza sul curricolo scolastico e sulla qualità dell'insegnamento e degli apprendimenti ciò al fine di individuare le effettive carenze normative e finanziarie da colmare ai fini della piena realizzazione dell'autonomia scolastica;
a fornire indicazioni su una eventuale revisione della legge n. 440 del 1997 in funzione dell'attuale nuova fase dell'autonomia delle istituzioni scolastiche e di un impegno mirato e non generico per il raggiungimento della qualità dell'intero sistema scolastico italiano, anche in considerazione della necessità di definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) in materia di istruzione, così come previsto della legge sul federalismo fiscale.
(7-00374)
«De Torre, Ghizzoni, Capitanio Santolini, Barbieri, Zazzera, Goisis».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALVISI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come riportato in una circostanziata e approfondita indagine giornalistica, apparsa sul numero 26 dell'Espresso, nelle acque del porto arsenale della Maddalena si troverebbe una vera e propria discarica di rifiuti tossici e pericolosi;
come noto, nell'area - interessata dalla controversa operazione di realizzazione delle infrastrutture che avrebbero dovuto ospitare il vertice internazionale del G8, su cui sta indagando la magistratura - vi è una forte aspettativa di rilancio economico, finora andata disattesa, stante la sostanziale inagibilità delle opere, a parte la breve parentesi della regata Louis Vuitton Trophy;
a fronte di un costo delle opere per la realizzazione del porto turistico, ammontanti a 377 milioni di euro, a totale carico del bilancio dello Stato, attualmente l'attracco di imbarcazioni da diporto è interdetto all'interno del porto arsenale;
secondo la richiamata inchiesta giornalistica, sarebbe sufficiente una semplice verifica visiva della condizione dei fondali per accertare che nello specchio acqueo antistante alla così detta Main conference e più in generale nei dintorni del porto, si troverebbero sostanze altamente pericolose, probabilmente derivati del petrolio e residui di combustione, scaricati in mare per decenni, durante il lavaggio dei serbatoi e delle sentine delle navi militari, ma

anche lastre di eternit e altre macerie scaricate illegalmente;
proprio la presenza di tali sostanze avrebbe imposto il divieto di transito di imbarcazioni a motore, al fine di scongiurare che l'azione delle eliche potesse far risalire i fanghi tossici, evidenziando lo stato di inquinamento dell'area, situazione che effettivamente si sarebbe verificata in occasione della Louis Vuitton Trophy, tenutasi dal 22 maggio al 6 giugno, quando uno yacht a motore di appoggio alle imbarcazioni da regata, aveva prodotto un minaccioso intorbidamento delle acque;
del resto, un'indagine dell'Ispra, effettuata nel novembre 2009, attraverso 31 carotaggi nei sedimenti dei fondali, aveva accertato la presenza di ingenti concentrazioni di sostanze altamente pericolose. L'esito di tali accertamenti sarebbero stati oggetto di una specifica comunicazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel corso di una riunione operativa nel 23 aprile 2010;
da tutto ciò emergerebbe che la bonifica dell'area, iniziata nel 2008, costata 31 milioni di euro, e dichiarata ufficialmente conclusa con pieno successo, addirittura definita «intervento esemplare», sarebbe del tutto insoddisfacente, parziale e inattendibile, stante la permanenza di diffuse situazioni di alto inquinamento e pericolosità delle acque e dei fondali -:
quali iniziative intenda assumere al fine di procedere ad un'attenta verifica dello stato di inquinamento dei fondali e delle acque del porto arsenale e, più in generale, dell'intero arcipelago della Maddalena, nonché per verificare la congruità dell'operato dei soggetti incaricati di effettuare la bonifica, a totale carico del bilancio dello Stato;
qualora confermati i dati denunciati nel citato articolo e, sommariamente, riportati in premessa, quali iniziative intenda intraprendere per assicurare l'integrale risanamento ambientale dell'area, condizione per una prospettiva di rilancio economica dell'arcipelago.
(5-03257)

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel corso del 2009 è stata pubblicata una direttiva comunitaria e firmato un emendamento ad un accordo multilaterale fra i Governi dei 6 Paesi LoI, tutti volti a favorire la costituzione di un più efficiente mercato europeo dei prodotti per la difesa e per favorire l'interscambio di componenti e materiali per la difesa fra le imprese europee;
gli obiettivi dichiarati dalla direttiva e più in generale del Defence package sono quelli di ridurre gli ostacoli alla circolazione nel mercato interno dei prodotti e dei sevizi destinati alla difesa e le distorsioni della concorrenza che ne derivano, semplificando e armonizzando le condizioni e le procedure per il rilascio delle licenze;
il 2 marzo 2010 nell'allegato B della seduta viene pubblicata la risposta all'interrogazione 4-04902 presentata dall'interrogante e annunciata il 9 novembre 2009 in merito al Defence package presentato dalla Commissione Europea con la quale si chiedeva principalmente «se il Governo intenda assumere le opportune iniziative in relazione al Defence Package, al fine di giungere nei tempi e nei modi consentiti ad adeguare il nostro quadro normativo e a colmare le carenze nel settore difesa»;
nella risposta si legge, tra l'altro, che «l'Italia ha partecipato attivamente alle iniziative comunitarie volte ad individuare delle soluzioni idonee a rendere il mercato della difesa più efficiente e competitivo. Inoltre, con l'obbiettivo di recepire al meglio le direttive europee, »è stato istituito, nell'ambito del Segretariato generale del dicastero un gruppo di lavoro specifico e la tempistica dei lavori finora svolti permette di confidare nel rispetto dei termini di recepimento. Viene altresì evidenziato

l'istituzione di «un tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio dei ministri UCPMA (Ufficio coordi namento per la produzione dei materiali d'armamento) articolazione dell'ufficio del Consigliere militare del Presidente del Consiglio, ufficio previsto all'articolo 8 dall'attuale legge per il controllo delle esportazioni di materiali d'armamento (legge 9 luglio 1990, n. 185). Anche in tal caso l'attività si sta svolgendo con una tempistica che consente di ben confidare sul pieno rispetto dei termini fissati per il recepimento nazionale»;
nei prossimi anni sarà dunque possibile cominciare a considerare il mercato europeo della difesa non più come la somma dei 27 mercati nazionali, ma come un mercato continentale. In questa prospettiva un ruolo fondamentale dovrà essere giocato dai sei Paesi che partecipano all'accordo quadro, tra cui l'Italia, che sono i più coinvolti in questo settore e che da anni stanno conducendo un'esperienza comune verso l'integrazione dei rispettivi mercati nazionali. Sarà soprattutto a loro che guarderanno gli altri paesi europei meno impegnati e con minor esperienza nel settore della difesa;
per l'Italia il maggior problema in prospettiva riguarda la capacità di adeguare tempestivamente ed efficacemente il quadro normativo, procedurale ed istituzionale ai cambiamenti intervenuti -:
se il Governo intenda illustrare e relazionare dettagliatamente il lavoro svolto finora da «un gruppo di lavoro specifico, istituito nell'ambito del Segretariato generale del dicastero» e dal «tavolo tecnico interministeriale» istituito «presso la Presidenza del Consiglio dei ministri UCPMA (Ufficio coordinamento per la produzione dei materiali d'armamento)» finalizzati a rispettare i termini fissati per il recepimento nazionale.
(4-08097)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NIRENSTEIN, MALGIERI, ANTONIO MARTINO, PIANETTA, PICCHI, POLLEDRI e BERTOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'organizzazione IHH (Insani Yardim Vakfì), stando a quanto emerso da numerose fonti, in particolare a seguito dei tragici eventi avvenuti al largo di Gaza il 31 maggio 2010, mantiene stretti legami con Hamas, che è inclusa nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea dal 2003;
l'IHH è una dei principali componenti della «Union of Good», un'organizzazione ombrello islamica con base in Arabia Saudita e affiliata ai Fratelli Mussulmani, che nel 2008 è stata inserita dagli Stati Uniti nella propria black list (Executive Order 13224);
negli anni '90 il Governo turco allora in carica indagò l'IHH per i suoi legami con Al Qaeda e per supporto della lotta armata in Afghanistan, Cecenia e nei Balcani. Nel 1997, una perquisizione delle sedi della presunta organizzazione non governativa portò alla scoperta di armi, esplosivi e documenti che ne provavano il legame con gruppi terroristici. L'IHH è stata anche oggetto di indagini per coinvolgimento nel fallito attentato all'aeroporto di Los Angeles il 31 dicembre 1999. Il capo dell'organizzazione, Bulent Yildirim, è stato anche indagato dall'intelligence francese negli anni '90 per supporto e finanziamento di gruppi di fondamentalisti islamici in Paesi mussulmani;
la Germania, come annunciato dal proprio Ministro dell'interno Thomas de Maiziere lunedì 12 luglio 2010, ha deciso di bandire l'associazione IHH, presente sul proprio territorio con una sede a Francoforte, in quanto l'organizzazione «lotta contro il diritto all'esistenza di Israele» e «consciamente e deliberatamente supporta organizzazioni sotto il controllo di Hamas, o Hamas direttamente». Il Ministro

tedesco ha aggiunto che «il comportamento cinico dell'IHH è espresso persino nel suo nome, la cui traduzione significa "Organizzazione per l'aiuto umanitario internazionale": infatti sfrutta l'assistenza di donatori facoltosi per sostenere in definitiva un'organizzazione terroristica, attraverso fondi donati solo apparentemente per buone cause»;
per le suddette ragioni, negli Stati Uniti un gruppo bipartisan formato da 87 senatori ha di recente rivolto un appello al Presidente Obama con la richiesta di inserire l'IHH nella lista americana delle organizzazioni terroristiche;
il carattere islamista estremo dell'organizzazione IHH è documentato da numerosi interventi inneggianti al martirio e alla distruzione di Israele; per esempio, già nel febbraio 2009, durante una manifestazione a Gaza, il capo dell'IHH, Bulent Yildirim, aveva auspicato il «martirio nel nome di Allah» contro l'embargo della Striscia; diversi militanti imbarcatisi sulla Mavi Marmara, prima di partire avevano dichiarato ai giornalisti che il loro scopo era il «martirio religioso». Ciò è emerso da interviste, da numerosi filmati e persino per ammissione di parenti o dai diari di alcune delle 9 vittime. Le intenzioni estreme e violente dell'operazione di IHH sulla flottiglia sono state rivelate anche dalle indagini successive, da cui è emerso che i proiettili sparati contro alcuni dei soldati israeliani provenivano da armi introdotte sulla nave alla partenza e non da armi israeliane come era parso in un primo momento;
secondo la posizione comune del Consiglio dell'Unione europea del 27 dicembre 2001, la definizione dell'Unione europea di «terrorismo» si riferisce a tutti gli individui, gruppi o entità che hanno commesso, tentano di commettere, o agevolano l'attuazione di atti terroristici, intendendo con «atti terroristici» anche «la partecipazione alle attività di un gruppo terroristico, anche sotto forma di finanziamento o di fornitura di mezzi logistici» -:
quale sia la posizione del Governo italiano rispetto alla possibilità di includere l'organizzazione IHH (Insani Yardim Vakfi) nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea e se intenda promuovere un'azione atta a discutere l'operato dell'organizzazione IHH, verificatene le responsabilità, in vista di tale inclusione.
(5-03258)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento a casi di familiari di militari vittime di infortuni di cui si è letto recentemente anche sulla stampa quando vennero ricevute presso la Commissione difesa del Senato, che lamentano di non aver ricevuto i risarcimenti dovuti:
a) il caso dei genitori del sergente elicotterista Gianni Conti, a cui è stato risposto che non poteva essere concessa la speciale elargizione perché «volontario». Il sergente morì perché affogato nell'aeroporto Del Molin di Vicenza durante una festa di ufficiali, mentre svolgeva compiti comandatigli di sorveglianza agli impianti della festa (compiti non di categoria);
b) il caso della madre del sergente volontario Alessandro Teodori, a cui è stata negata la speciale elargizione. Svolgeva compiti di vigilanza alla polveriera di Michelona (Novara) come capo del servizio di guardia. Dunque compiti di vigilanza a strutture militari, che ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006 classificano le vittime come «vittime del dovere»;
c) il caso della vedova del capitano Ubaldo Caldera, perito mentre stava svolgendo attività di istruttore di volo. Il capitano era di carriera e quindi volontario. Avrebbe dovuto essergli concessa la

«speciale elargizione» in base alla legge n. 280 del 1991 che stabilisce come data di decorrenza il 1o gennaio 1969 a modifica della legge n. 308 del 1981 che aveva stabilito inizialmente la data di decorrenza nel gennaio 1979;
d) il caso della vedova del capitano Ennio Cimarelli, perito in un trasferimento tra sedi di servizio in un automezzo militare in cui perì pure l'autista. La famiglia del militare di leva fu risarcita con la speciale elargizione, mentre venne negata al capitano perché volontario di carriera;
e) il caso della vedova del capitano Antonino Caruso a cui è stata negata la speciale elargizione stabilendo (dopo 11 anni) che non veniva concessa la «causa di servizio». Ciò in base alla valutazione errata che teneva conto solo degli ultimi tre mesi di servizio prestati non considerando i circa 10 anni precedenti. L'ufficiale volontario di carriera, che aveva operato in Somalia (92-94) e aveva svolto vigilanza presso l'ambasciata italiana a Mogadiscio, morì nel 98 per un tumore possibilmente provocato da uranio impoverito. L'ufficiale aveva operato senza misure di protezione. Agli eredi doveva essere concesso il risarcimento previsto per le «vittime del dovere»;
f) il caso dei genitori del carabiniere Oronzo Causio. Venne negata la speciale elargizione perché si affermò che era nella condizione di «pernotto» (cioè «libero dal servizio»), condizione che venne erroneamente assimilata a quella di «permesso». La legge n. 308 del 1981 esclude dai risarcimenti il personale in permesso o in licenza, ma non esclude affatto il personale libero dal servizio e ancor meno quello in «pernotto». Per il permesso occorre che il Comando emani l'apposita autorizzazione, autorizzazione che non è richiesta naturalmente per il tempo libero. La legge n. 308 del 1981 prevede che i risarcimenti vengano assegnati non solo se esiste la «causa di servizio» ma anche se esiste la condizione più generale di «permanenza in servizio» (come ebbe a precisare anche il dottor Gaetano Corsini, già capo reparto a PREVIMIL) -:
quali siano i motivi che hanno causato il mancato risarcimento in questi casi come, ovviamente, in tanti altri casi consimili.
(4-08098)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

BRAGANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali sull'acquisto della prima casa, nella particolare fattispecie dell'acquisto di immobili in corso di costruzione, non trova alcuna esplicita collocazione all'interno della disciplina normativa di riferimento;
l'articolo 1, nota II-bis, tariffa parte prima del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986 determina le condizioni necessarie per ottenere dette agevolazioni; tra queste, quella che l'immobile sia ubicato nel territorio del comune in cui l'acquirente ha o stabilisca entro diciotto mesi dall'acquisto la propria residenza;
l'Agenzia delle entrate ha, in taluni casi concreti, revocato l'aliquota IVA agevolata del 4 per cento rideterminato l'imposta ordinaria del 10 per cento e rivendicato il maggior importo IVA, oltre a interessi e sanzioni, il tutto sul presupposto che gli acquirenti non avevano provveduto a trasferire la residenza nel comune entro 18 mesi dalla registrazione del suddetto atto pubblico;

il requisito del trasferimento della residenza, come «suggerito» informalmente dalla stessa Agenzia, non è da intendersi come trasferimento nell'immobile acquistato, ma, più genericamente, trasferimento nel territorio del comune dove l'immobile acquistato è ubicato; tale interpretazione, ovviamente, favorisce chi acquista l'immobile nel medesimo comune dove già risiede;
la Corte di Cassazione si è pronunciata in modo deciso, sostenendo che le agevolazioni per l'acquisto della prima casa sono usufruibili anche nel caso di acquisto di immobile in corso di costruzione (si vedano Cassazione Civile n. 9149/00, 9150/00, 5297/01, 8163/02, 3604/03, 18300/04 e 10011/09); anche la prassi ministeriale ha avuto modo di esprimersi in aderenza al predetto indirizzo giurisprudenziale, laddove, con le circolari n. 19/E del 1o marzo 2001 e, da ultimo, n. 38/E del 12 agosto 2005, ha affermato, senza dubbi di sorta, che la condizione essenziale al fine di mantenere le invocate agevolazioni fiscali relative alla prima casa coincida con la dimostrazione dell'ultimazione dei lavori nei termini di decadenza del potere di accertamento dell'ufficio relativamente la sussistenza dei requisiti per la fruizione dei predetti benefici (tre anni dalla registrazione dell'atto pubblico ex articolo 76, del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986); da ciò, pertanto, ne consegue, continua la prassi ministeriale, che, in tal caso, il potere di accertamento in capo all'ufficio (triennio decadenziale) inizi a decorrere dall'ultimazione dei lavori;
una recente pronuncia di merito si è espressa in relazione alla problematica in questione, ovverosia alla determinazione del dies a quo far decorrere il termine dei diciotto mesi per trasferire la residenza; secondo la Commissione tributaria regionale di Venezia, sez. XXIX, sentenza n. 34 del 22 ottobre 2007, in ipotesi di acquisto di immobile in corso di costruzione e partendo dalla pacifica ed assodata possibilità di usufruire delle agevolazioni prima casa, il termine dei diciotto mesi entro cui l'acquirente deve trasferire la residenza decorre non dalla registrazione dell'atto pubblico, ma dal giorno in cui detto immobile è divenuto effettivamente idoneo all'utilizzo ed al soddisfacimento dell'esigenza abitativa, avendo cura di indicare che i lavori devono essere ultimati entro tre anni dall'acquisto; il percorso logico-giuridico sviluppato dalla Commissione tributaria regionale del Veneto, in assenza di alcun riferimento contenuto nel decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986, ritiene di dover applicare le regole generali contenute nel codice civile, e segnatamente l'articolo 2964, che disciplina il computo della decadenza dal momento in cui il potere (o diritto) può essere esercitato -:
se, nel caso di acquisto di un immobile in corso di costruzione, il momento dal quale far decorrere il termine di diciotto mesi per trasferire la residenza, al fine di godere delle agevolazioni fiscali per l'acquisto della prima casa, sia la registrazione dell'atto pubblico di acquisto o il giorno in cui l'immobile è divenuto idoneo all'utilizzo, cioè il momento in cui il comune rilascia il certificato di agibilità dell'immobile.
(5-03255)

SOGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 31 gennaio 2000, n. 29, con il quale è stato adottato il regolamento recante norme per l'istituzione del gioco «Bingo» ai sensi dell'articolo 16 della legge 13 maggio 1999, n. 133, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 2000 n. 43, all'articolo 9, comma 1, prevede espressamente che: «il concessionario presta all'amministrazione finanziaria cauzione, a mezzo di fideiussione bancaria a prima richiesta o polizza assicurativa equivalente, di lire 1 miliardo (pari a euro 516.456,89) per ciascuna sala al fine di garantire l'adempimento dei propri obblighi»;
con decreto in data 16 dicembre 2009 il Ministro dell'economia e delle finanze,

su proposta della Banca d'Italia, ha disposto la revoca dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria nei confronti della Banca Popolare di Garanzia scpa, con sede in Padova, già in amministrazione straordinaria, e la sottopposizione della stessa a liquidazione coatta amministrativa, ai sensi dell'articolo 80, commi 1 e 2, del testo unico bancario;
la Banca Popolare di Garanzia è specializzata nel rilascio di garanzie alle imprese e garantisce diverse società concessionarie del gioco del «Bingo» nei confronti della Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, beneficiaria della fideiussione;
la stessa Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato era a conoscenza della procedura concorsuale di amministrazione straordinaria sin dagli inizi dell'anno 2009 e, una volta intervenuto il decreto di sottoposizione della banca alla procedura di liquidazione coatta amministrativa, non ha esitato ad intimare alle società concessionarie del «Bingo» di presentare un'altra garanzia entro il termine brevissimo di 30 giorni, pena la revoca della concessione;
le fideiussioni bancarie rilasciate a favore delle società concessionarie risultano essere presenti e valide nella banca dati della centrale rischi della Banca d'Italia;
le fideiussioni, stando alle risultanze della visura elaborata dalla centrale rischi, non si sono estinte per effetto del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa della Banca Popolare di Garanzia;
i concessionari, divenuti destinatari del provvedimento di revoca della concessione del gioco del «Bingo», devono comunque reperire altra garanzia equivalente di euro 516.456,89 e contestualmente devono estinguere i rapporti ancora pendenti con il precedente fideiussore in liquidazione coatta amministrativa;
le attuali condizioni del contesto economico e la generale scarsa propensione del sistema bancario ad erogare finanziamenti alle imprese rendono difficile il reperimento di idonee garanzie da parte delle società concessionarie, destinatarie del provvedimento di revoca: tale situazione critica è aggravata dal mancato «scarico» dalla centrale rischi della Banca d'Italia delle precedenti garanzie rilasciate in favore della Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato per conto dei concessionari dalla Banca Popolare di Garanzia in liquidazione coatta amministrativa -:
quali iniziative intenda intraprendere per tutelare questi imprenditori concessionari del gioco del «Bingo» che sono a rischio di revoca della concessione e quindi del fallimento delle proprie imprese, con tutte le negative ricadute in termini occupazionali ed economici.
(5-03256)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per il turismo. - Per sapere - premesso che:
dal gioco on line, lo scorso anno l'erario ha beneficiato di oltre 140 milioni di euro, con una crescita del 94 per cento rispetto al 2008. I margini di crescita del gioco on line emergono anche dai raffronti con altri mercati «nuovi» abilitati dalle tecnologie digitali: a fronte di una crescita del 96 per cento del fatturato on line del Gioco On line (2009 su 2008), abbiamo tassi pari al 15 per cento per il mercato delle Televisioni digitali, al 6 per cento per la pubblicità on line e al 3 per cento per i Mobile Content&Internet;
a fine 2010 la tendenza ipotizzata vede un sorpasso del gioco on line sul cosiddetto eCommerce, cioè la vendita di prodotti e servizi effettuati tramite Internet. A fine 2010 il gioco on line dovrebbe superare i 7 miliardi;
in molti Paesi europei, come in Italia, il controllo del gambling avviene mediante

un sistema di autorizzazioni con tanto di lista nera degli operatori da escludere. Il blocco italiano risulta, tuttavia, soltanto formale: aggirando i blocchi operati sui DNS è ovviamente possibile accedere a qualsiasi operatore, tutto ciò operando però al di fuori della normativa nazionale e quindi con tutti i rischi che ne conseguono sia perdendo che vincendo capitale (lo stesso rientro di vincite illegittime potrebbe infatti risultare operazione complessa, problematica e non legale);
il 3 giugno 2010 la Corte di giustizia dell'Unione europea con due sentenze sulle cause Paesi Bassi-Ladbrokes e Paesi Bassi-Betfair in materia di monopolio dei giochi e offerta via web, ha ribadito come ogni singola nazione possa scegliere in totale autonomia se fermare particolari attività di gambling on line;
lo Stato membro che vieta l'offerta di giochi d'azzardo su Internet, pertanto, non viola la legislazione europea e la Corte di giustizia dell'Unione, a riguardo, rileva che restrizioni di questo genere possono essere giustificate in particolare da obiettivi come la tutela dei consumatori, la prevenzione delle frodi ed il contrasto ad una spesa eccessiva dei cittadini collegata al gioco nonché dall'obiettivo della prevenzione di turbative all'ordine sociale;
occorre una politica sul gioco pubblico in Italia che non solo si occupi di tutelare il profitto economico ed erariale, ma anche di valutare gli impatti negativi conseguenti ad un incremento di investimenti dei cittadini in tali ambiti di spesa nei termini socioeconomici più ampi (ad esempio, sottraendo denaro ad altre tipologie di consumi meno effimeri e valutando l'incidenza di fenomeni patologici e criminali correlati). Al momento parrebbe che le politiche sul gioco pubblico in Italia siano frammentarie e in mano agli operatori economici del settore (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato in testa) piuttosto che al Governo, cui invece spetta l'armonizzazione di tutti gli aspetti di questo fenomeno complesso -:
se il Governo intenda predisporre maggiori restrizioni in materia di monopolio dei giochi e offerta via web con i principali obiettivi quali la tutela dei consumatori, la prevenzione delle frodi ed il contrasto ad una spesa eccessiva dei cittadini collegata al gioco nonché dall'obiettivo della prevenzione di turbative all'ordine sociale.
(4-08096)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 7 luglio 2010 la società ENI spa ha diramato il seguente comunicato: «Snamprogetti Netherlands B.V., società in precedenza indirettamente controllata da Eni e attualmente controllata di Saipem, ha firmato un accordo transattivo con il Dipartimento di Giustizia Americano (DOJ) in merito alla risoluzione dell'inchiesta condotta sulle attività di Snamprogetti Netherlands B.V. relativa a contratti per la realizzazione di impianti per il gas naturale liquefatto a Bonny Island, in Nigeria. Secondo i termini dell'accordo, il DOJ ha depositato un atto di accusa nei confronti della Snamprogetti Netherlands B.V. per violazione di alcune norme dell'U.S. Foreign Corrupt Practices Act. Snamprogetti Netherlands B.V. pagherà una sanzione pecuniaria penale di 240 milioni di dollari. Se gli obblighi stabiliti nell'accordo transattivo verranno correttamente adempiuti, il DOJ rinuncerà a proseguire l'azione penale nei confronti di Snamprogetti Netherlands B.V. Eni e Saipem si sono fatte garanti dell'effettivo adempimento degli obblighi sottoscritti da Snamprogetti Netherlands B.V. nei confronti del DOJ. Eni e Snamprogetti Netherlands B.V. hanno inoltre raggiunto un accordo con la Securities and Exchange Commission (SEC) con il quale Eni e Snamprogetti Netherlands B.V. acconsentono al deposito di un atto di citazione e alla pronuncia di una sentenza per asserita violazione di alcune norme del Securities Exchange Act del 1934, e si impegnano solidalmente al

pagamento alla SEC di 125 milioni di dollari in relazione al profitto percepito. Le imputazioni delle Autorità americane riguardano la condotta di Snamprogetti e altri soggetti, in relazione a una serie di contratti per la realizzazione di impianti per il gas naturale liquefatto a Bonny Island, in Nigeria. Come indicato dagli atti delle Autorità americane, le azioni di cui Snamprogetti Netherlands B.V. e imputata sono cessate entro il 15 giugno 2004. Eni, Saipem e Snamprogetti hanno collaborato nell'inchiesta condotta dalle Autorità americane. Gli accordi transattivi non richiedono l'attuazione di un controllo esterno indipendente sul sistema di compliance interno. Dal tempo delle azioni contestate, Eni, Saipem e Snamprogetti Netherlands B.V. hanno realizzato sostanziali miglioramenti ai loro programmi in materia di compliance anche per quanto riguarda le norme anticorruzione. Eni e le società controllate sono impegnate in un continuo miglioramento della propria compliance interna.»;
quanto esposto nel comunicato è riferito ad una condanna condizionata contro l'Eni per corruzione nel contesto delle attività di realizzazione del progetto di Bonny Island a gas naturale liquefatto in Nigeria. Dopo l'associata Hulliburton e la francese Techip, anche la Snamprogetti avrebbe scelto la via del patteggiamento con un'ammissione di colpa nei confronti delle autorità americane e riconoscendo la responsabilità negli atti di corruzione e di aver violato la legge americana. Vi sarebbe una condanna di 240 milioni di dollari che la Eni è tenuta a pagare al Dipartimento della giustizia americana nonché una condanna penale condizionata che sarà priva di effetti se entro due anni l'Eni proverà di aver rafforzato i propri sistemi interni di compliance con la legge anti-corruzione e collaborerà con le indagini in corso. Allo stesso tempo Snamprogetti ha ricevuto anche una sanzione civile di 125 milioni di dollari dalla SEC (US Securities and Exchange Commission) sempre per corruzione;
nel progetto era implicata come soggetto finanziatore la SACE che ha garantito alcune banche che, a loro volta, hanno finanziato le attività di Snamprogetti a Bonny Island;
analoga inchiesta è in corso sullo stesso caso da parte della magistratura di Milano;
il Ministero dell'economia e delle finanze con il 30,3 per cento delle azioni è azionista di maggioranza di Eni spa e che controlla al 100 per cento la SACE -:
se attraverso i propri membri nel consiglio di amministrazione dell'Eni abbia accertato, o in caso contrario se intenda farlo, in quale sede e da chi fu deciso di procedere attraverso atti corruttivi per aggiudicarsi contratti per la realizzazione di impianti per il gas naturale liquefatto a Bonny Island, in Nigeria; come furono procurate le risorse economiche necessarie, da chi e a chi furono versate; come vennero iscritte a bilancio le somme necessarie alla corruttela;
qualora fosse accertata la distrazione quali iniziative risarcitorie intenda prendere nei confronti dei responsabili e comunque quali azioni intenda prendere per le multe comminate a seguito di atti di corruttela;
quali iniziative intenda prendere, ovvero quali istruzioni intenda dare ai propri membri nel consiglio di amministrazione di ENI per evitare che nuovi scandali di corruzione accadano; quali istruzioni intenda dare alla SACE perché di fronte ai casi di corruzione assuma un ruolo più attivo, anche se non obbligata a farlo dalle regole OCSE.
(4-08102)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Roma, dottor Giovanni

De Donato, su richiesta del pubblico ministero Rodolfo Sabelli, ha emesso in data 6 luglio 2010 un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino;
da detta ordinanza (pubblicata anche sui siti internet dei principali quotidiani) emerge che «il giorno 23 settembre 2009 si svolgeva, presso l'abitazione romana del parlamentare Denis Verdini, una riunione alla quale sono invitati, come emerge dalle intercettazioni telefoniche, Flavio Carboni, Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino, il senatore Marcello Dell'Utri, il senatore Giacomo Caliendo, Sottosegretario per la giustizia, i magistrati Antonio Martone ed Arcibaldo Miller. I preparativi di tale incontro sono ricostruiti attraverso conversazioni intrattenute nei giorni 22 e 23 settembre, dalle quali, fra l'altro, emerge che fu Lombardi a curare i contatti con il Sottosegretario Caliendo e con i due magistrati»;
l'inchiesta che ha determinato l'arresto di alcuni tra i presenti alla citata riunione (Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi) rappresenta uno stralcio dell'inchiesta principale sull'eolico, già in corso da due anni, in cui sono coinvolti anche l'onorevole Denis Verdini e l'attuale presidente della regione Sardegna, Cappellacci. Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Giovanni De Donato, sono contestati i reati di associazione per delinquere semplice e violazione dell'articolo 2 della legge 25 gennaio 1982, n. 17 (cosiddetta legge Anselmi), che riguarda le associazioni segrete. L'accusa, in sostanza, è quella di avere costituito una vera e propria associazione segreta, finalizzata ad influenzare decisioni politiche, appalti, processi e a pilotare le nomine di cariche istituzionali di rilievo. In tale contesto, Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi avrebbero tentato, nella primavera del 2009, di avvicinare i giudici della Corte costituzionale per influire sull'esito del giudizio relativo al cosiddetto lodo Alfano, con cui si è introdotta la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato;
nell'ordinanza si dà conto di un interessamento del Sottosegretario Caliendo in merito alla decisione della Corte costituzionale sulla legittimità costituzionale della legge n. 124 del 2008, cosidetto lodo Alfano (pagina 6); in merito all'attività di interferenza nei confronti di componenti del Consiglio superiore della magistratura (pagine 27 e seguenti); in merito al giudizio sull'esclusione della lista «Per la Lombardia» dalle elezioni regionali in Lombardia (pagine 32 e seguenti) ed in merito al possibile invio degli ispettori ministeriali presso la corte di appello di Milano (pagine 35 e seguenti);
le conclusioni alle quali l'ordinanza custodiale addiviene appaiono, in definitiva, piuttosto gravi ed inquietanti. «Si è in presenza di un grave quadro indiziario in ordine a una societas sceleris che, oltre ad avere un chiaro programma criminoso per delitti riguardanti autorizzazioni e concessioni amministrative inerenti all'attività di impresa economica, si occupa in modo ramificato e reiterato anche nel cercare di inquinare le condotte di rilevanti istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, per finalità di acquisizione di potere e di benefici economici, tramite il coinvolgimento illecito (o il concreto tentativo in tal senso) di persone ricoprenti funzioni pubbliche anche di livello costituzionale (dal parlamentare Denis Verdini - coordinatore del partito politico di maggioranza relativa - al senatore Marcello Dell'Utri, dal parlamentare onorevole Cosentino, al presidente della regione Sardegna Cappellacci, al presidente della regione Lombardia Formigoni, dal presidente della Corte di cassazione Carbone ad altri magistrati con delicati incarichi giudiziari o amministrativi presso il Ministero della giustizia, dal parlamentare senatore Giacomo Caliendo, Sottosegretario per la giustizia dell'attuale Governo, ad alcuni membri del Consiglio superiore della magistratura, sino ad un ex presidente della Corte costituzionale)»;

prosegue l'ordinanza: «Un quadro di tale tipo non può non provocare un forte e giustificato allarme sociale e istituzionale, in quanto il concreto pericolo della prosecuzione dell'attività delittuosa della societas sceleris in contestazione rischia di condizionare gli equilibri istituzionali e l'affidabilità sociale e istituzionale di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, fra cui d'importanti uffici giudiziari e ciò a prescindere dal fatto, sufficientemente documentato dagli atti del procedimento, che solo in alcuni casi la societas sceleris in oggetto sembra essere riuscita ad alterare le condotte istituzionali, mentre spesso, fortunatamente, le istituzioni pubbliche sottoposte a tali tentativi di condizionamento illecito hanno dimostrato di restare impenetrabili ai detti concreti tentativi»;
il Sottosegretario per la giustizia, senatore Caliendo, è peraltro il delegato del Governo in riferimento all'esame parlamentare del disegno di legge restrittivo in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali. Strumento la cui imprescindibilità, ad avviso degli interroganti, quale mezzo di ricerca della prova, è evidentemente confermata anche dall'inchiesta giudiziaria di cui in premessa;
il comportamento assunto dal Sottosegretario per la giustizia senatore Caliendo, in occasione dei fatti di cui all'indagine in corso - per come esso è desumibile dalle intercettazioni telefoniche trascritte nell'ordinanza custodiale di cui in premessa - non appare consono al sereno e corretto esercizio di tale delicatissima funzione, anche per il solo fatto di aver incautamente esposto se stesso, la sua carica ed il Ministero della giustizia al rischio di imprudenti intromissioni nell'attività di organismi costituzionalmente autonomi;
a prescindere dall'eventuale responsabilità penale del Sottosegretario di Stato Caliendo, da accertare nelle sedi opportune, la sua posizione, ad avviso degli interroganti, indebolisce la forza delle istituzioni, in particolare a fronte di indagini per così gravi delitti e a ridosso di altre che hanno già investito la compagine governativa -:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di salvaguardare il Paese e le sue istituzioni nel loro prestigio e nella loro dignità.
(3-01188)

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BRIGANDÌ, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le ultime vicende di cronaca relative alla vicenda di Gaetano De Carlo, carrozziere del cremonese con diverse denunce precedenti per stalking, che ha ucciso a colpi di pistola due sue ex compagne, Maria Montanaro e Sonia Balcone, per poi togliersi la vita, portano nuovamente all'attenzione quello che rappresenta un fenomeno preoccupante nel nostro Paese, dove in poco più di un anno sono state denunciate oltre 7.000 persone per il reato di stalking;
sono dati importanti che servono a capire la diffusione e la pericolosità di questo reato, che è stato introdotto nel nostro codice solo nel febbraio 2009 e che ha condotto a buoni risultati, dato che fino a marzo 2010 sono state arrestate oltre 1.200 persone;
grazie alla nuova legge gli atti persecutori rappresentano un reato ben definito

nel codice penale, punito con condanne da sei mesi a quattro anni di reclusione, con pene aggravate quando il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona legata alla vittima da relazione affettiva, oppure se avviene a danno di minore, di donna incinta o di persona disabile, fino ad arrivare a punire lo stalker con l'ergastolo, se, nell'escalation di atti persecutori accertati, uccide la vittima;
la scelta del legislatore è stata quella di fornire tutti gli strumenti indispensabili, tanto alla magistratura quanto alle forze dell'ordine, per prevenire e combattere un reato tanto odioso, che colpisce non solo donne ma anche uomini;
rimane compito della magistratura applicare la legge e, in presenza di un quadro probatorio consistente e all'esito di un giudizio di pericolosità sociale, adottare tutte le misure previste in via preventiva, come la custodia cautelare in carcere, ove necessaria;
è importante sottolineare come la nuova legge non riguardi solo l'aspetto della repressione penale, ma anche misure indispensabili a contrastare il fenomeno sul nascere, dando molta importanza a norme che hanno una finalità preventiva e anche di educazione culturale, attraverso, ad esempio, l'istituzione di corsi nelle scuole di tutti gli ordini e gradi che insegnino la parità tra uomo e donna e il rispetto reciproco, per poter stroncare sul nascere episodi di violenza;
nel caso riportato, invece, il magistrato procedente aveva disposto un rinvio a giudizio per il quale era stata fissata l'udienza il 7 novembre 2010, nonostante le sette denunce di una delle vittime, terrorizzata dalle continue minacce e persecuzioni che duravano da sette anni, secondo quanto riferiscono oggi parenti e amici;
ancora una volta il triste epilogo di una vicenda che si protraeva da tempo pone l'interrogativo su come sia stato possibile che il De Carlo fosse ancora in libertà e abbia potuto compiere reiterate molestie e minacce nei confronti di una delle vittime, nonostante le numerose denunce e nonostante la legge preveda l'adozione di opportune misure cautelari, nonché specifici obblighi di comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza per l'adozione di opportuni provvedimenti in materia di armi -:
se il Ministro interrogato non intenda verificare l'esistenza dei presupposti per le opportune iniziative di sua competenza in merito, anche promuovendo eventuali iniziative disciplinari nei confronti del magistrato procedente.
(3-01189)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel carcere di Monza i detenuti sono arrivati a quota 835, il 98 per cento in più di quella regolamentare e il 16 per cento in più di quella tollerabile. Proporzioni superiori tanto alle altre carceri lombarde, quanto alla media nazionale;
sussistono condizioni di particolare disagio con celle in cui sono presenti quattro detenuti, anziché i due previsti;
la situazione di sovraffollamento è resa ancora più insostenibile per via del caldo che sta caratterizzando questa stagione estiva;
c'è una situazione di oggettiva tensione nell'istituto penitenziario, come evidenziato dal tentativo di suicidio del 28 giugno 2010;
la situazione degli agenti di polizia penitenziaria è altrettanto allarmante: nel carcere di Monza infatti gli agenti di polizia penitenziaria sono sotto organico da anni - sono scesi infatti al numero di 350, a fronte di un numero stimato come necessario di 450 guardie - e quelli in servizio vengono chiamati a turni massa cranti, con straordinari che spesso non vengono pagati -:
se il Governo abbia in programma, e in quali tempi, la realizzazione di interventi

attuabili per migliorare e mitigare la situazione di sovraffollamento carcerario attualmente presente nel carcere di Monza;
se non ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire lo stanziamento di adeguate risorse per garantire l'assolvimento dei compiti istituzionali nel rispetto dei diritti umani e della dignità individuale, superando le attuali carenze di organico, riattivando i laboratori per la riabilitazione attraverso il lavoro, provvedendo agli approvvigionamenti igienico-sanitari ed al sostegno assistenziale minimo oggi non assicurati, superando la situazione di sovraffollamento, e assicurando gli interventi di manutenzione degli immobili necessari a garantire condizioni di abitabilità.
(5-03261)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante, assieme alla segretaria dell'associazione radicale «Il detenuto ignoto» Irene Testa e a Maria Isabella Puggioni esponente radicale di Sassari, il giorno 12 luglio 2010 ha effettuato una visita di sindacato ispettivo presso la casa circondariale di San Sebastiano di Sassari;
sotto la guida del comandante Fusco Cataldo (che non ha ancora avuto il decreto di nomina), l'interrogante ha potuto parlare tanto con i detenuti quanto con gli agenti, verificando le condizioni di esecuzione della pena;
nell'istituto, a fronte di 95 posti letto disponibili nelle celle, sono accalcati 208 detenuti di cui 43 in attesa di 1o giudizio, 32 appellanti, 9 ricorrenti, 121 definitivi, 1 scarcerato «senza uscita fisica»; delle 54 celle dell'istituto, 20 sono interessate da lavori perciò nelle 34 celle disponibili per un totale di 552 metri quadrati si trovano a vivere i 208 detenuti che hanno in media 2,65 metri quadri a testa;
144 detenuti sono tossicodipendenti e anche le diagnosi psichiatriche sono decine; a fronte di un quadro sanitario così compromesso, il personale medico ed infermieristico è del tutto insufficiente e, ad aggravare la situazione, c'è da sottolineare il fatto che ancora non è stato effettuato il passaggio dalla sanità penitenziaria a quella del servizio sanitario nazionale. Ciò determina un quadro di incertezza anche su come nel 2011 avverrà il finanziamento di tutto il settore sanitario del carcere, personale compreso;
i detenuti trascorrono nelle celle sovraffollate 20 ore al giorno senza svolgere alcun tipo di attività; la presenza all'aperto si svolge in passeggi angusti e arroventati perché coperti da una rete metallica arrugginita che con il sole estivo si surriscalda all'inverosimile: il detenuti le chiamano «gabbie»;
nelle celle del piano terra, ciascuna di circa 7 metri quadrati e perciò destinate in origine ad ospitare una persona, convivono tre detenuti; considerata la superficie occupata dal letto a castello, dal tavolo, dagli sgabelli e dai miseri mobiletti, non c'è lo spazio fisico per muoversi. Dato lo scarso rifornimento da parte dell'amministrazione di stracci e detersivi, le celle - già fatiscenti - sono sporche e maleodoranti; la presenza di scarafaggi è all'ordine del giorno e, non di rado, circolano anche topi;
i servizi igienici interni alle celle in tutto l'istituto si caratterizzano per l'assenza di alcun tipo di lavabo e sono costituiti da semplici tazze alla turca che insistono - separati solo da bassi muretti divisori - nello stesso ambiente dove i detenuti cucinano, mangiano, passano il tempo, dormono;
dopo l'ulteriore taglio delle mercedi, sono veramente pochissimi i ristretti che hanno la fortuna di poter lavorare e i pochi che hanno questa opportunità, che

riguarda esclusivamente impieghi che non offrono alcuna opportunità di imparare un mestiere utile per l'esterno, lo fanno per pochi spiccioli al mese;
fa parte dello sfascio gestionale dell'istituto - privato dall'amministrazione centrale dei mezzi indispensabili di sussistenza - anche la sensibile carenza dell'organico degli agenti di polizia penitenziaria, degli educatori e degli psicologi;
nel quadro sopra descritto, è facile che accadano (e accadono) episodi di inqualificabile disfunzione burocratica che pesano in modo insopportabile dal punto di vista umano sulle già disperate condizioni di vita dei detenuti:
in una cella fatiscente e sporca (ex transito) di circa 24 metri quadrati sono sistemati in 9 in tre letti a castello a due piani e un letto a castello a tre piani; nella cella convivono diverse etnie: 2 nigeriani, 1 liberiano, 4 marocchini e due italiani; solo uno di loro lavora per 3 giorni alla settimana;
in un'altra cella di 7 metri quadrati (secondo braccio) ci sono tre detenuti che dispongono di un letto a castello a tre piani; wc alla turca separato da un muretto; la cella è sporca buia e maleodorante; un detenuto afferma che i topi escono dal gabinetto alla turca e non è raro trovare gli scarafaggi sotto i materassi; anche i piccioni entrano dalle finestre del corridoio del padiglione rilasciando i loro escrementi; per i 23 detenuti del braccio c'è una sola doccia fatiscente; un detenuto racconta che alcuni giorni prima gli era caduto il finestrone della doccia sulle spalle;
al III braccio un detenuto racconta di aver avuto un rapporto disciplinare per aver protestato quando gli agenti hanno portato il terzo «ospite» nell'angusta cella; per punizione è stato escluso dalle attività ricreative per 10 giorni;
cella n. 13: un detenuto racconta «sto morendo giorno dopo giorno» e dice che vorrebbe andare in una casa di lavoro per aiutare con un po' di soldi le sue bambine piccolissime che stanno a Bergamo;
cella n. 16: c'è il muschio alle pareti tanta è l'umidità; un detenuto è affetto da cirrosi epatica e racconta che in cella circolano scarafaggi enormi e vespe;
l'area verde per gli incontri con i figli o parenti minori non esiste;
un nuovo carcere che dovrebbe rimpiazzare l'utilizzo del vetusto carcere San Sebastiano di Sassari (costruzione risalente al XVII secolo) è in costruzione dal 2005 nel vicino comune di Bancali. Secondo le più ottimistiche previsioni, tale nuovo carcere sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2011;
quando sarà pronto, il nuovo carcere potrà ospitare 250 detenuti comuni, 100 in alta sicurezza, 15 in semilibertà, 50 protetti, e 15 donne. Inoltre, nel progetto è previsto un caseggiato per gli agenti da 80 posti, e 6 alloggi di servizio. Al momento non sembrano esservi previsioni circa il numero del personale che vi verrà impiegato, né se saranno realizzate le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita;
l'impresa che sta costruendo tale nuova struttura penitenziaria a Bancali è la ditta Anemone, che per l'opera, i cui lavori sono stati affidati con procedura di urgenza, iniziati nel dicembre 2005 e non ancora conclusi, ha già incassato 26 milioni di euro per stati di avanzamento, ovvero il 35 per cento dell'importo totale dell'appalto;
attualmente i lavori sulla struttura sono però sospesi e la stessa è posta sotto sequestro, per via delle note vicende giudiziarie in cui è implicata la ditta Anemone, né se ne prevede la ripresa da parte della stessa ditta o di altra debitamente incaricata -:
quali provvedimenti intenda adottare il Governo per riportare nella legalità costituzionale il carcere di San Sebastiano

e per porre fine ai trattamenti disumani e degradanti ai quali sono oggigiorno sottoposti i detenuti;
cosa intenda fare per colmare la carenza di organico del personale: agenti, educatori e, nei limiti di competenza, psicologi;
cosa intenda fare per fronteggiare la gravissima situazione sanitaria, per accelerare il passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale e per garantire finanziamenti adeguati per l'anno prossimo;
in che modo si intenda affrontare - nella situazione igienico-sanitaria sopra descritta del carcere di San Sebastiano e, in particolare, nell'attuale periodo estivo - il rischio di diffusione di malattie infettive;
in particolare, quali provvedimenti immediati intenda mettere in atto per aumentare gli spazi di vivibilità delle celle fino a farli divenire degni di un essere umano; per fare in modo che i detenuti non siano costretti a trascorrere nell'ozio e nella sporcizia 20 ore della loro giornata; per stanziare i fondi necessari almeno per la manutenzione ordinaria delle celle, delle docce, dell'immondo spazio wc, dei passeggi e delle caserme degli agenti; per garantire ai minori in visita ai propri genitori detenuti spazi adeguati secondo le normative vigenti;
quali informazioni sia in grado di fornire sul costruendo carcere di Bancali specificando quale sarà l'organico previsto per le diverse funzioni e se si stiano realizzando le infrastrutture necessarie ad assicurare il trasporto del personale e dei parenti in visita nel piccolo comune in provincia di Sassari;
relativamente a quest'ultima struttura, come intenda gestire la fase di completamento delle opere non ancora concluse, entro quali tempi ne preveda il completamento, e quale sarà l'ammontare totale degli investimenti.
(4-08101)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Veneto, Zaia, ha affermato che è fra le priorità della regione il progetto di costruire un'autostrada, denominata «Alemagna», che dovrebbe collegare Venezia a Monaco di Baviera;
il Ministro degli affari esteri, Frattini, secondo quanto pubblicato da alcuni organi di stampa, ha sostenuto che «la Venezia-Monaco è un'infrastruttura fondamentale»;
contrari da sempre al progetto dell'autostrada «Alemagna» sono la provincia autonoma di Bolzano e, in Europa, l'Austria e la Germania, le cui valutazioni sono del tutto negative in ragione delle risorse finanziarie inesistenti e in ordine agli obiettivi del progetto e, in primo luogo, all'impatto devastante che una tale opera avrebbe sul territorio delle Dolomiti, che l'Unesco, come è noto, ha stabilito essere patrimonio universale dell'umanità;
la posizione espressa dal Ministro Frattini e dal presidente della regione Veneto appare agli interroganti del tutto contraddittoria con gli obiettivi strutturali indicati dalla Convenzione delle Alpi e dal Protocollo trasporti che l'Italia colpevolmente non ha ancora ratificato;
il Presidente della provincia autonoma di Bolzano, Durnwalder, ha ribadito, nei giorni scorsi, in alcune dichiarazioni pubbliche, la contrarietà alla costruzione dell'autostrada: «la provincia di Bolzano è categoricamente contro il prolungamento dell'autostrada «Alemagna». Zaia deve capire che non siamo d'accordo. Abbiamo già detto di no all'«Alemagna» e non cambiamo idea. Di strade ne abbiamo già abbastanza, per noi i collegamenti sono sufficienti;

Durnwalder ha sottolineato che «anche se l'Italia non ha ancora ratificato il Protocollo per il traffico della Convenzione delle Alpi, l'Austria e la Germania lo hanno gia' fatto e per questo nuove autostrade transfrontaliere non possono essere costruite. Sarebbe anche assurdo costruire un'autostrada che attraversa le Dolomiti proprio adesso che questo gioiello è entrato a far parte del patrimonio Unesco. Noi non ci stancheremo mai di ribadire la nostra posizione»;
Durnwalder ha ricordato di aver parlato «con i vertici della Baviera e con il Ministro austriaco ai trasporti» da parte dei quali «non mi pare ci sia intenzione alcuna di autorizzare un'autostrada nel bel mezzo delle Dolomiti» ed ha sostenuto che mentre per il tunnel ferroviario del Brennero - che è opera condivisa dai Governi di Italia e Austria e dalle regioni dell'area dei Brennero - la Provincia autonoma di Bolzano ha avviato «la procedura di via per il tunnel di base», «rimane assolutamente contraria» nel confronti del progetto dell'autostrada «Alemagna»;
allo stato dei fatti non è nota alcuna valutazione collegiale del Governo in ordine al progetto dell'autostrada «Alemagna» e in primo luogo del Ministro interrogato -:
quale sia la valutazione del Ministro interrogato in ordine al progetto dell'autostrada «Alemagna», se non ritenga tale opera priva delle risorse finanziarie necessarie e in contrasto con la Convenzione delle Alpi e con il Protocollo trasporti e se il Governo italiano abbia già assunto iniziative in merito in sede europea e, in particolare, nei confronti di Austria e Germania.
(3-01190)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa locale ha dato ampio risalto alla denuncia del sindaco di Mirandola (Modena) Maino Benatti, relativa alla realizzazione della «tangenziale» variante alla SS12 Abetone-Brennero di Mirandola e Medolla; il sindaco ha segnalato che l'apertura delle buste per la realizzazione del primo lotto della strada è avvenuta nel gennaio 2009 e oggi dopo un anno e mezzo il contratto non è stato ancora sottoscritto;
il sindaco ripercorre poi l'iter assai complicato dell'opera: pubblicazione del bando il 7 novembre 2008, presentazione delle offerte il 30 dicembre 2008, apertura delle offerte il 13 gennaio 2009, affidamento lavori con provvedimento n. 170 del 14 dicembre 2009, alla ditta Cavalieri Ottavio Spa con ribasso d'asta del 31, 20 per cento;
per la stipula del contratto e quindi l'esecuzione dei lavori in data 5 maggio 2010 presso il comune di Mirandola si è tenuto un incontro nel quale era stata indicata la fine del mese di maggio 2010 come periodo ultimo per la sottoscrizione definitiva; non essendo stato stipulato entro i tempi indicati, in data 21 giugno l'amministrazione comunale ha inoltrato ad ANAS un ulteriore sollecito, ma ad oggi non sono pervenuti riscontri di nessun tipo;
l'opera particolarmente importante per l'area nord della provincia di Modena prevede lavori per 10.180.000 euro e consentirebbe di risolvere un annoso problema per la mobilità del comune di Mirandola; anche per questo è assolutamente intollerabile che dopo oltre un anno e mezzo non si sia ancora provveduto da parte dell'ANAS e della ditta aggiudicatrice alla sottoscrizione del contratto -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in atto, affinché si proceda alla sottoscrizione del contratto e dunque finalmente all'esecuzione dei lavori.
(5-03260)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

LUCIANO DUSSIN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il posto di polizia ferroviaria di Castelfranco Veneto (TV), attualmente consta di n. 9 dipendenti, compreso il comandante, di cui n. 2 dipendenti in aspettativa che con tutta probabilità non rientreranno;
a maggio del 2011 resteranno in 6 poiché il vice comandante dovrà andare in pensione per limiti di età, mentre il comandante ha già raggiunto i presupposti per la pensione e in qualsiasi momento può andare via;
se questo accadesse si ritroverebbero in 5 unità, pochi per resistere alla paventata chiusura del posto Polfer da parte del Ministero dell'interno che richiede un minimo di 7 unità;
si potrebbe incrementare in modo sufficiente per l'invio di almeno n. 2-3 unità operative da attingere dalle liste di attesa per questo ufficio;
a tal proposito si precisa che la stazione di Castelfranco Veneto, per la sua importanza e logistica, è fra le 116 stazioni di media importanza «Centostazioni», perciò considerata dalle Ferrovie dello Stato una stazione molto importante per la sua mole di viaggiatori e studenti, nonché dello snodo ferroviario che consente il passaggio giornalmente di circa 170-180 treni, di cui circa 50-60 merci provenienti da ogni parte, liberando così quasi tutto il traffico merci che gravava prima sulla tratta Padova-Mestre-Treviso;
la Polfer di Castelfranco è impegnata inoltre nella vigilanza di numerose linee, stazioni e scali F.S. e precisamente: linea F.S. Vicenza-Treviso che comprende le stazioni di Albaredo-S. Martino di Lupari-Tombolo-Cittadella-Fontaniva-Carmignano di Brenta-San Pietro in Gu; linea F.S. Bassano-Padova che comprende le stazioni di Bassano-Rosà-Rossano Veneto-Cittadella-Villa del Conte-Fratte; linea F.S. Camposampiero-Montebelluna che comprende dall'ingresso della stazione di Montebelluna, le stazioni di Fanzoro-Castelfranco Veneto, fino al segnale di protezione a Camposampiero, in attesa della nuova fermata a Loreggia; linea F.S. Mestre-Trento che comprende le stazioni di Trebaseleghe di nuova realizzazione-Piombino Dese-Resana-Castelfranco Veneto-Castello di Godego-Cassola-Bassano-Pove-Solagna-S. Nazario-Carpanè Valstagna-S. Marino-Cismon del Grappa-Primolano e fino al confine con la regione Trentino Alto Adige;
come si può notare, rientrano nella competenza del suddetto ufficio, le stazioni di Cittadella e Bassano, la prima risulta una delle prime stazioni per il carico e lo scarico di treni merci in tonnellaggio a livello regionale, mentre la stazione di Bassano in viaggiatori, studenti e pendolari verso Venezia, coprendo un grande bacino d'utenza;
la Polfer di Castelfranco Veneto risulta essere il primo ufficio della Polizia istituito in Castelfranco Veneto, subito dopo la seconda guerra mondiale e ancor prima come milizia ferroviaria;
i compiti della Polfer sono la prevenzione e repressione reati in corsa treno, stazioni e scali F.S., nonché tutto quello che riguarda la regolarità dell'esercizio ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 753 del 1980;
chiudere la Polfer di Castelfranco Veneto significa meno controllo del territorio, e praticamente libero arbitrio da parte di piccole bande di minori extracomunitari che già a fatica si riesce per il momento ad allontanare;
le stazioni, come si sa, sono luogo di incontro e crocevia per qualsiasi malaffare;
il personale del posto di polizia ferroviaria di Castelfranco Veneto è inoltre

impegnato per scorte a treni regionali e Euro Star City nell'ambito regionale e non;
talune volte personale del suddetto ufficio viene sacrificato per sopperire alle problematiche di altri uffici, tanto da dover chiudere e così perdere un po' alla volta il controllo del territorio;
in futuro il traffico ferroviario in Castelfranco Veneto sarà sempre più incrementato tanto che la regione Veneto con la metropolitana di superficie e la nuova istituenda stazione dei bus vicino a quella dei treni, (gomma-rotaia) accentuerà il flusso di viaggiatori in modo esponenziale in arrivo e partenza da questo scalo F.S -:
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato relativamente alla permanenza, o meglio al potenziamento, del posto di polizia ferroviaria di Castelfranco Veneto (TV).
(5-03262)

TESTO AGGIORNATO AL 10 FEBBRAIO 2011

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

STRACQUADANIO e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia ha annunciato un piano triennale 2010-2012 con oltre 6.822 esuberi, di cui 3.700 entro giugno 2011, preavvisando i sindacati il 9 luglio 2010, mentre era in corso lo sciopero nazionale della stampa;
la decisione di Telecom Italia pone al Paese un nuovo e grave problema di politiche industriali e di occupazione. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi, si è detto preoccupato, sottolineando, si legge dalle dichiarazioni rese dal Ministro alla stampa, «come i licenziamenti rendano più difficile il necessario dialogo sociale ed evidenziando che il Governo ha sempre invitato le imprese a evitare azioni unilaterali nella ricerca del più ampio consenso possibile su percorsi che possono giustificare razionalizzazione dei costi solo se collegati a significativi investimenti» (Corriere della Sera, 11 luglio 2010);
il Governo ha prontamente convocato un tavolo di confronto tra l'azienda ed i sindacati il 14 luglio 2010. Il Ministro Sacconi ha evidenziato che «la premessa del dialogo è il ritiro o la sospensione di questa iniziativa» (Corriere della Sera, 13 luglio 2010, pag. 33), chiedendo a Telecom Italia di congelare le procedure di mobilità per i 3700 dipendenti. Richiesta che sarà fatta anche dai sindacati (Corriere della Sera 14 luglio 2010). In particolare, Alessandro Genovesi, segretario di Slc-Cgil, ha definito inaccettabile la strategia di licenziamento, essendo Telecom Italia in utile con più di 1,5 miliardi di euro di ricavi netti e avendo già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà (quindi con stipendi integrati da risorse pubbliche) (Il Sole 24 ore, 11 luglio 2010);
il Governo ha inserito lo sviluppo delle reti di nuova generazione tra le priorità del suo programma per rispondere alle richieste di aziende e di cittadini di poter competere sui mercati e comunicare utilizzando una infrastruttura di rete in banda larga che ponga l'Italia tra i Paesi più avanzati al mondo;
gli operatori alternativi all'ex monopolista, Fastweb, Vodafone, Wind e Tiscali, con il piano «Fibra per l'Italia», hanno comunicato che intendono dotare il Paese di un'infrastruttura di rete in fibra ottica che riporti il Paese tra i leader nei servizi a larga banda investendo fin da subito 2,5 miliardi di euro di fondi privati. Il Governo ha risposto con favore a questa iniziativa, incoraggiandola e costituendo un tavolo tecnico con le aziende, per approfondire i dettagli del progetto e definire un piano di realizzazione dello stesso;
il viceministro Romani ha definito quello degli operatori alternativi «un progetto

innovativo, coerente e in linea con quanto fatto e progettato nel Piano Nazionale per la Banda Larga, ma soprattutto un progetto aperto a tutti: è fondamentale infatti il coinvolgimento di Telecom Italia»;
Telecom Italia ha ribadito l'intenzione di operare autonomamente, secondo il proprio piano ed ha accettato di partecipare al confronto con il Governo solo dopo reiterate richieste da parte del viceministro Romani;
pur essendo in utile nella generazione di cassa, il piano di Telecom Italia prevede massicci licenziamenti che avvengono, quindi, nell'ambito di un piano industriale non chiaro, come chiari non sono i piani di investimento;
la strategia industriale di Telecom Italia appare di difficile comprensione, dal momento che, pur generando cassa per oltre un miliardo di euro, da un lato si comunica ai lavoratori un piano di ristrutturazione delle risorse umane molto grave, dall'altro Telecom sceglie di puntare sulle rendita derivante dalla vecchia rete in rame chiedendo all'Autorità di settore di aumentare del 14 per cento i canoni che l'ex monopolista applica agli operatori concorrenti per il cosiddetto «ultimo miglio» della rete, che consente l'accesso ai clienti finali, nonostante gli aumenti già riconosciuti negli anni 2008 e 2009 che porterebbero ad un incremento complessivo in tre anni pari al 26 per cento;
un aumento del 26 per cento in tre anni della rendita derivante dalle vecchia rete a fronte di un piano triennale di esuberi di quasi 7.000 persone;
la strategia di Telecom, pertanto, ha non solo un impatto sociale pesante per il Paese ma impoverisce il mercato delle telecomunicazioni perché si danneggiano i concorrenti gravandone i conti di oneri ingiustificati che servono a sostenere i bilanci Telecom e pregiudicando così, di fatto, anche le condizioni per una eventuale ricollocazione presso le aziende concorrenti dei lavoratori in uscita da Telecom Italia;
se il Governo intenda riferire sulla questione riportata in premessa e se esista un nesso tra le richieste di incremento dei canoni di concessione e le attuali linee di politica industriale dell'azienda posto che questo appare all'interrogante contrario all'interesse dei cittadini utenti e allo sviluppo del settore.
(3-01192)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Lecce un congruo numero di lavoratori, dipendenti delle aziende Zodiaco srl e Labor srl operanti nel settore delle calzature e riconducibili alla filiera della Filanto spa, stanno vivendo una condizione di drammatica incertezza economico-lavorativa che pregiudica la progettualità in termini di vita quotidiana degli stessi e delle loro famiglie;
la Zodiaco srl ha registrato una forte difficoltà produttiva a causa della crisi congiunturale del settore e della riduzione del calo di commesse da parte della committente Filanto. Questa azienda conta complessivamente ben 252 dipendenti e ha fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni in deroga con decorrenza dal 7 gennaio 2009 per 12 mesi. Nel corso dell'anno 2009, seppur nel permanere dello stato di crisi congiunturale dell'intero settore, l'azienda è riuscita ad incrementare le produzioni, consentendo una riduzione del personale sospeso da 210 unità lavorative a 170;
l'azienda Labor srl ha registrato una forte difficoltà nel mantenimento del sito e questa situazione di crisi ha determinato la decisione di cessare l'attività produttiva. Questa azienda conta circa 120 dipendenti e per le motivazioni sopra citate, riconducibili allo stato di crisi, è stata richiesta a partire dal 2 gennaio 2008, la cassa

integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale per cessazione di attività per la durata di 24 mesi;
in data 1o aprile 2008 è stato sottoscritto presso il Ministero dello sviluppo economico un accordo di programma sul comparto tessile abbigliamento e calzaturiero che prevedeva, oltre un carico di spesa per rilanciare il settore da parte del Ministero stesso e della regione Puglia, nuove iniziative industriali o il potenziamento di quelle già esistenti, alla cui attuazione era legata la ricollocazione dei lavoratori in esubero delle aziende legate alla filiera della Filanto spa;
alla luce di quanto riportato in data 25 novembre 2009 si è tenuto un incontro tra le parti interessate nel corso del quale è stata sottoscritta un'intesa, per le due aziende, con la quale è stato rinnovato l'impegno alla ricollocazione del personale in esubero nelle future attività industriali legate all'attuazione dell'accordo di programma sopra citato;
il 16 febbraio 2010 si è tenuto un incontro tra le parti presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro - divisione VIII, che ha visto anche la partecipazione del Sottosegretario Pasquale Viespoli per esaminare la situazione delle due aziende;
in questa sede, come si evince dal verbale di accordo, si è convenuto che «la Zodiaco Srl, ai sensi dell'articolo 2, comma 138 della Legge 191/09 chiederà la proroga del trattamento di CIG in deroga già concessa per il 2009; detto beneficio sarà richiesto per la durata di 12 mesi a decorrere dal 7.01.2010 in favore di n. 170 unità lavorative». Per l'azienda Labor, invece, nella stessa sede si è concordato che «richiederà la concessione dello strumento di sostegno al reddito in deroga (per il primo anno) di cui in premessa e, a tal fine inoltrerà apposita istanza a favore di complessive n. 120 unità lavorative in forza presso lo stabilimento di Casarano (Lecce) per n. 12 mesi, a far data dal 2.01.2010»;
ad oggi sembrerebbe che il decreto ministeriale per la cassa integrazione in deroga sia ancora fermo al Ministero dell'economia e delle finanze in attesa di essere firmato;
intanto la situazione che si sta determinando tra i lavoratori è drammatica, poiché ad oggi gli stessi e le loro famiglie non hanno alcuna certezza sul proprio futuro lavorativo -:
se i Ministri interrogati, vista la gravità della situazione determinatasi, non ritengano opportuno intervenire con urgenza per verificare le motivazioni ostative alla firma del decreto per la concessione della cassa integrazione in deroga, anche e soprattutto nel rispetto di centinaia di lavoratori che ad oggi, a ben cinque mesi di distanza dal verbale di accordo sottoscritto presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ancora attendono una risposta in merito al proprio futuro lavorativo, considerando anche il fabbisogno economico delle loro famiglie e la situazione di disagio che le stesse si trovano a vivere.
(5-03259)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta immediata:

ROSSOMANDO, MARAN, VILLECCO CALIPARI, AMICI, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, FERRANTI, ANDREA ORLANDO, CAPANO, CAVALLARO, CIRIELLO, CONCIA, CUPERLO, LO MORO, MELIS, PEDOTO, PICIERNO, RUBINATO, SAMPERI, SERENI, TENAGLIA, TIDEI, TOUADI, VELO, DE BIASI, LIVIA TURCO e POLLASTRINI. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
le recenti notizie di cronaca, che evidenziano una recrudescenza dei casi di omicidio di donne, da parte di uomini che già in passato avevano realizzato azioni violente o atti persecutori nei loro confronti,

ripropongono con forza l'importanza di implementare le azioni e divulgare le tematiche connesse alla prevenzione di questi atti e di una più efficace attività di protezione delle vittime;
in particolare si ripropone, con tutta evidenza, il problema della sottostima del pericolo di taluni comportamenti persecutori e delle iniziative necessarie affinché sia offerta la massima attenzione a tali situazioni -:
quale sia, da un lato, lo stato di attuazione del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 aprile 2009, n. 38, con particolare riferimento ai dati a disposizione sui nuovi reati inseriti dalla legge, alle iniziative attivate per aggiornare e formare il personale della magistratura e delle forze di polizia sulla materia specifica, per migliorare l'accoglienza delle donne vittime di violenza e maltrattamenti presso gli uffici giudiziari e di polizia, e, dall'altro, se non si ritenga urgente dare piena attuazione al piano nazionale contro la violenza alle donne, istituito dal comma 463 dell'articolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, per la cui realizzazione, nell'anno 2009, sono stati utilizzati solo 2 milioni di euro a fronte di uno stanziamento disponibile pari a 20 milioni di euro.
(3-01186)

TESTO AGGIORNATO AL 10 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
il Vitigno «Uva di Troia» (inserito nel «catalogo nazionale delle varietà di viti» con codice 247) è una varietà autoctona fortemente rappresentativa della vasta area viticola che va dalla provincia di Foggia al nord barese;
su iniziativa del comune di Troia è stato costituito il comitato denominato Comitato promotore per il riconoscimento della DOC «Terre del Nero di Troia», con l'obiettivo di una migliore tutela del vitigno e, in un'ottica di maggiore caratterizzazione del vino rosso dell'area, della nascita di una nuova denominazione di origine controllata denominata «Terre del Nero di Troia»;
la relazione geologica realizzata dal dottor Francesco Frattaruolo, geologo iscritto all'Ordine dei geologi della provincia di Foggia, condotto per conoscere la geologia dei terreni e soprattutto le caratteristiche geo-pedologiche e vegetazionali, ha accertato che tali terreni risultano favorevoli alla coltura dei vigneti ed in particolar modo della varietà «Uva di Troia»;
il giorno 3 marzo 2010 su incarico di Confcooperative Foggia e del Comitato promotore per il riconoscimento della DOC «Terre del Nero di Troia» il dottor Felice Cota Teodoro, iscritto all'albo dei dottori agronomi della provincia di Foggia al numero 376 svolgeva perizia stragiudiziale che confermava la validità e l'obiettività delle richieste contemplate nel disciplinare di produzione del vino «Terre del Nero di Troia»;
con istanza del 29 luglio 2009 presentato da ConfCooperative Foggia e Coldiretti Foggia è stato richiesto il riconoscimento della denominazione di origine controllata per i vini «Terre del Nero di Troia» e l'approvazione del relativo disciplinare di produzione;
in riscontro alla predetta istanza, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con nota prot. 0019597 del 16 dicembre 2009, ha richiesto alcune integrazioni documentali nonché il parere della regione Puglia sulla proposta di riconoscimento del D.O.C. «Terre del Nero di Troia»;

con nota del 22 aprile 2010 la richiesta documentazione integrativa è stata inviata sia al Ministero delle politiche alimentari, agricole e forestali sia alla regione Puglia, ai fini dell'espressione di competenza;
il servizio alimentazione della regione Puglia, con nota prot. n. 7983 del 30 aprile 2010, ha trasmesso il parere negativo espresso dal comitato vitivinicolo regionale nelle riunioni del 26 aprile 2010 e del 28 aprile 2001;
il predetto parere negativo è stato espresso senza il preventivo esame e, conseguentemente, la ponderata valutazione di tutta documentazione integrativa prodotta in data 22 aprile 2010, in ottemperanza alla formale richiesta ministeriale prot. n. 19597 del 16 dicembre 2009, tanto che il comitato vitivinicolo regionale ha espresso il proprio parere esclusivamente sulla base della documentazione a corredo dell'originaria istanza, così come attestato nella nota prot. n. 7983 del 30 aprile 2010;
il predetto parere negativo è stato, inoltre, espresso senza preventivamente comunicare alle Associazioni Confcooperative Foggia e Coldiretti Foggia nonché al Comitato promotore i motivi che ostavano all'adozione di un parere favorevole, contestualmente assegnando un termine ragionevole per presentare controdeduzioni, eventualmente corredate da documenti; né, tanto meno, è stata disposta la convocazione delle Associazioni che hanno presentato l'istanza prima dell'adozione del parere negativo, così precludendole di fornire al Comitato eventuali chiarimenti e, comunque, di presentare le proprie controdeduzioni;
non risulta che il comitato vitivinicolo regionale, prima di procedere all'esame dell'istanza, abbia ponderatamente verificato l'eventuale sussistenza di situazioni di incompatibilità - o, addirittura, di conflitto di interesse - dei singoli componenti, con conseguente obbligo di astensione;
il servizio alimentazione della regione Puglia, con nota prot. n. 8601 del 12 maggio 2010, ha disposto il riesame del parere negativo espresso dal comitato vitivinicolo regionale nelle sedute del 26 aprile 2010 e del 28 aprile 2010 anche con il coinvolgimento delle organizzazioni professionali agricole che ne hanno evidenziato la necessità -:
quali iniziative intenda adottare per garantire che l'istanza di riconoscimento della denominazione «Terre del Nero di Troia» venga correttamente esaminata alla luce della documentazione presentata dai richiedenti.
(2-00791)«Carlucci».

Interrogazione a risposta orale:

CICCIOLI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 il settore della pesca ha attraversato una delle più grandi crisi degli ultimi anni e da cui ancora oggi non riesce a sollevarsi. Tra le cause principali è da annoverarsi il forte aumento del prezzo del gasolio che ha portato le imbarcazioni al fermo volontario anticipato, seguito da manifestazioni e scioperi di massa sia in Italia che all'estero;
a seguito della grande manifestazione di Roma, cui ha partecipato tutta Italia, l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, riceveva una delegazione dell'Associazione marinerie d'Italia dal cui incontro è scaturito un immediato fermo pesca di trenta giorni pagato alle imprese e marittimi nel rispetto dei parametri comunitari; ulteriori trenta milioni di euro sono stati stanziati dal Governo italiano a favore delle imprese per affrontare la crisi del caro gasolio;
dal 2008 ad oggi la somma di cui sopra è rimasta congelata per volontà ministeriale -:
se intenda sbloccare quanto prima questi fondi, così da destinarli come era già stato deciso nel 2008, visto che la crisi attanaglia sempre di più la categoria e tali

fondi potrebbero essere d'aiuto al settore (ancora oggi ci sono imbarcazioni ferme nei porti perché non riescono neanche a coprire il minimo garantito ai propri dipendenti);
se siano fondate le voci che vogliono l'assegnazione dei trenta milioni di euro con una gara d'appalto e non con una gestione diretta da parte del Ministero che è, invece, l'unico ente in grado di garantire trasparenza, efficienza e velocità alle operazioni di assegnazione dei fondi alla flottiglia italiana.
(3-01185)

Interrogazione a risposta scritta:

MARCHI, CASTAGNETTI e MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con decreto del 15 giugno 2010, il Ministro interrogato ha disposto la revoca dell'incarico fiduciario di commissario ad acta dell'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) del signor Marco Lusetti, conferito con decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009;
secondo quanto espressamente riportato nel succitato decreto ministeriale, la revoca dall'incarico del signor Lusetti sarebbe motivata da «gravi disfunzioni registrate nell'espletamento dell'incarico di Commissario ad acta, concretatesi in una serie di comportamenti e di atti illegittimi, adottati in violazione del potere conferito ed in spregio delle procedure dettagliate nell'articolo 4 del D.M 3907 del 20 aprile 2009» sostenendo che «dall'esame della documentazione trasmessa dall'ENCI al Ministero emergono comportamenti eccedenti il mandato di Commissario ad acta, come definito nel decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009 ed, in alcuni casi, contrari al diritto»;
nello stesso decreto si fa riferimento a 62 delibere riguardanti aspetti organizzativi, amministrativi e economici relativi all'ENCI adottate dal signor Lusetti dichiarate nulle con la nota ministeriale n. 5238 del 25 maggio 2010 in quanto ritenute in violazione dell'articolo 4 del citato decreto ministeriale n. 3907 del 20 aprile 2009 -:
quali siano in dettaglio le violazioni di merito contestate al signor Marco Lusetti a giustificazione del provvedimento di revoca dell'incarico fiduciario di commissario ad acta dell'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI) e in particolare, quale sia il contenuto delle citate delibere;
quali siano stati i criteri che hanno condotto il Ministero a nominare il signor Lusetti commissario ad acta dell'ENCI, sembrando impossibile agli interroganti che siano state esclusivamente affinità di tipo politico a determinare tale scelta;

quali misure il Ministro intenda assumere affinché sia garantita per il futuro piena trasparenza relativamente alle nomine e alla gestione stessa di ENCI e degli altri enti controllati dal Ministero.
(4-08095)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:

BALDELLI, BARANI, FUCCI e DE NICHILO RIZZOLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il maxi-sequestro da parte dei carabinieri dei Nas di Torino di circa 70.000 mozzarelle dal colore blu, provenienti da uno stabilimento industriale tedesco, ripropone nuovamente il problema della sicurezza alimentare e dei controlli da parte delle autorità preposte nel nostro Paese;
le mozzarelle sequestrate, destinate ad essere messe in commercio in Italia, secondo quanto risulta ai carabinieri che hanno provveduto al sequestro cautelativo sanitario, all'atto dell'apertura mutavano rapidamente colore, assumendo un'impressionante pigmentazione blu;

responsabile della colorazione blu potrebbe essere un batterio non patogeno, come risulterebbe dalle informazioni di stampa -:
quali iniziative intenda avviare il Ministro interrogato al fine di garantire la sicurezza degli alimenti importati.
(3-01187)

Interrogazioni a risposta scritta:

PEDOTO. - Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
in Italia, la salute dei cittadini è un bene pubblico tutelato e garantito dalla Costituzione;
il servizio sanitario nazionale è universale e solidaristico. Ciò vale anche per il settore della prevenzione che si basa su protocolli standard universali e uniformi su tutto il territorio nazionale;
tali protocolli, si basano su dati epidemiologici e metodi scientifici che devono essere applicati per tutti i cittadini. Tali dati epidemiologici e gli approfondimenti scientifici indicano quali siano i fattori di rischio e il rischio compatibile per i soggetti che possono sottoporsi alla donazione di sangue;
il protocollo per la donazione non può che essere unico per tutto il territorio nazionale, non potendo la donazione stessa essere oggetto di nessuna fase sperimentale. Rispettando tali corrette ed uniformi indicazioni un potenziale donatore può essere ammesso o escluso alla donazione;
i recenti fatti di cronaca narrano di un episodio occorso presso l'ospedale Pini di Milano che avrebbe negato il prelievo ai fini della donazione di sangue ad un donatore abituale presso lo stesso centro perché omosessuale, avendo di recente - a quanto si apprende - adottato un protocollo che esclude i donatori con orientamento omosessuale -:
se i fatti riportati dalla cronaca corrispondano al vero e quale sia questo protocollo adottato dal Pini;
se tale protocollo sia o meno riconducibile a linee di indirizzo nazionale e in caso contrario quali iniziative si intendano porre in essere affinché situazioni del genere non abbiano più a ripetersi posto che tali atti appaiono in contrasto con i princìpi costituzionali e gravemente discriminatori.
(4-08094)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da Il Corriere del Mezzogiorno del 15 luglio 2010 e La Stampa del 16 luglio 2010, al Policlinico di Bari, fino a quando il professor Nicola Blasi, unico ginecologo non obiettore di coscienza, non tornerà dalle ferie, nessuna donna potrà accedere alla somministrazione della pillola abortiva. Inoltre, il numero verde per l'assistenza alle donne che hanno deciso di interrompere la gravidanza con la pillola Ru486 «non è momentaneamente raggiungibile» perché «momentaneamente disattivato»;
la Puglia era stata la prima regione italiana ad avviare, nell'aprile 2010, la somministrazione della Ru486 dopo una sperimentazione durata quattro anni. Da allora sono state cinquanta le donne che hanno fatto ricorso all'aborto farmacologico; il policlinico di Bari è stato l'unico presidio sanitario pugliese ad assicurare l'aborto farmacologico; in questi mesi, si sono rivolte al suddetto ospedale donne provenienti da tutto il Mezzogiorno -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'inattuazione della legge n. 194 del 1978 nell'intera regione Puglia, per quanto concerne la possibilità, garantita a ciascuna donna italiana dalla legge suddetta, di accedere all'interruzione di gravidanza mediante aborto farmacologico (articolo 15);

se e quali iniziative di competenza intenda adottare per sanare tale situazione;
quali siano i motivi dell'inattuazione della legge n. 194 del 1978 rispetto alla presentazione da parte del Governo della relazione annuale al Parlamento, che, ai sensi dell'articolo 16, deve essere presentata entro il mese di febbraio;
se il ritardo, ormai di cinque mesi, sarà utilizzato dal Ministro per fornire, all'interno della relazione, una relazione il più possibile analitica e completa (regione per regione e all'interno della regione in quante e quali aziende sanitarie) della situazione esistente sul territorio nazionale rispetto alla possibilità per le donne italiane di accedere all'aborto farmacologico.
(4-08099)

MURA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riportato sul sito internet Repubblica.it in data 16 luglio 2010, e successivamente da altri organi di stampa, presso il servizio trasfusionale dell'ospedale Gaetano Pini di Milano ad un giovane è stata negata la possibilità di donare il sangue in quanto omosessuale;
la posizione dell'ospedale Pini è stata confermata ufficialmente dalla responsabile del servizio trasfusionale Elena Biffi, la quale ha dichiarato che «dopo l'integrazione del servizio trasfusionale con il Centro trasfusionale della Fondazione Policlinico, avvenuta nello scorso aprile, abbiamo adottato i medesimi criteri di selezione dei donatori, che attualmente non ammettono alla donazione persone di sesso maschile che abbiano avuto rapporti sessuali con persone di sesso maschile»;
la persona a cui è stata negata la possibilità di donare il sangue risulta essere donatore abituale, poiché nell'arco di otto anni si è sottoposto a più di 20 prelievi;
nella normativa vigente non si ravvisano disposizioni che considerano l'orientamento sessuale, ed in particolare l'omosessualità quale criterio di esclusione per effettuare donazioni di sangue;
il sangue donato viene comunque sottoposto ad una serie di controlli, come previsto dalla legge e dai protocolli vigenti prima di essere inviato alla banca del sangue;
le statistiche relative a malattie trasmissibili per via ematica, quali ad esempio l'HIV, confermano che la trasmissione del virus avviene in via maggioritaria attraverso rapporti eterosessuali;
nella vicenda di cui in premessa si è pertanto, secondo l'interrogante, verificata una violazione della normativa vigente, ed è stata posta in essere una ingiustificata discriminazione basata sull'orientamento sessuale dichiarato dal donatore -:
quali iniziative intenda il Ministro assumere in relazione all'episodio riportato in premessa;
quali misure intenda adottare il Ministro per evitare il ripetersi di casi analoghi.
(4-08100)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata:

DE POLI, COMPAGNON, VIETTI, RAO, CICCANTI, NARO, VOLONTÈ, GALLETTI e LIBÈ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la legge 31 luglio 1997, n. 249, recante «Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo», all'articolo 3, comma 5, prevede espressamente che: «Le concessioni relative alle emittenti radiotelevisive in ambito nazionale devono consentire l'irradiazione dei programmi secondo i criteri tecnici stabiliti nell'articolo 2, comma 6, e comunque l'irradiazione del segnale in

un'area geografica che comprenda almeno 1'80 per cento del territorio e tutti i capoluoghi di provincia. Le concessioni relative alle emittenti radiofoniche in ambito nazionale devono consentire l'irradiazione del segnale in un'area geografica che comprenda almeno il 60 per cento del territorio e tutti i capoluoghi di provincia. Il piano nazionale di assegnazione delle frequenze riserva almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale e, di norma, il 70 per cento dei programmi irradiabili all'emittenza radiofonica in ambito locale»;
la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS, recante criteri per la completa digitalizzazione delle reti televisive terrestri, prevede nell'ambito dell'allegato A, al punto 6, che la stessa Autorità intende implementare i seguenti aspetti: «a) per consentire un pieno, efficiente e pluralistico utilizzo della risorsa radioelettrica è necessario prevedere l'uso della tecnica SFN (Single Frequency Network), già sperimentata con successo nella regione Sardegna, al fine di pianificare il maggior numero di reti televisive possibili in ogni area territoriale, da suddividere tra reti nazionali e reti locali. Di esse un terzo è riservato, secondo la normativa vigente, a emittenti televisive locali. Il piano di assegnazione dovrebbe prevedere 21 reti nazionali con copertura approssimativamente pari all'80 per cento del territorio nazionale da destinare al DV-T, ed ulteriori 4 reti nazionali sarebbero utilizzate per servizi DVB-H»; e ancora: «b) La conversione delle esistenti reti televisive locali analogiche in reti digitali pianificate, dovrà essere necessariamente effettuata nel rispetto delle previsioni normative che prevedono, come sopra detto, l'assegnazione di almeno un terzo delle risorse trasmissive disponibili a tale comparto. Ciò comporta che regole di conversione analoghe a quelle previste per le reti delle emittenze nazionali si applicano anche alle reti delle emittenti locali, con l'obbligo della restituzione delle frequenze all'atto dello switch-off e dell'utilizzo di reti digitali frequenziali»;
in data 28 giugno 2010 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato la delibera n. 300/10/CONS relativa al piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiotelevisione televisiva terrestre in tecnica digitale (PNAF) che all'allegato 2, con riferimento al paragrafo 3.5 (metodologia di pianificazione delle reti locali) riporta espressamente che «la scelta delle frequenze pianificabili sull'intera area tecnica o a livello sub-regionale o provinciale è stata effettuata tenendo conto dei vincoli di coordinamento internazionale e della presenza di allotment coordinati a Ginevra 2006. L'obiettivo principale è stato quello di garantire la pianificazione di almeno 13 multiplex a copertura regionale nelle regioni della Pianura Padana (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Friuli) che sono le più critiche in termini di orografia e coordinamento internazionale»;
in base alle decisioni assunte nella Conferenza di Ginevra del 2006, nell'ambito della fascia adriatica delle aree tecniche 5-6-7, ovvero l'Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, sono stati assegnati all'Italia i seguenti canali: 5, 8, 9, 24, 25, 26, 30, 32, 36, 37, 38, 40, 42, 44, 47, 48, 49, 50, 52, 54, 55, 56, 58, 60, 62, 63, 65;
i canali non assegnati all'Italia, nell'ambito delle decisioni assunte nella Conferenza di Ginevra del 2006, sempre avendo riguardo alle aree tecniche 5-6-7, ovvero l'Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, sono: il 6 (assegnato alla Slovenia); il 21 (assegnato alla Slovenia), il 22 (assegnato alla Slovenia); il 23 (assegnato alla Croazia), il 27 (assegnato alla Slovenia); il 28 (assegnato alla Croazia), il 29 (assegnato alla Croazia), il 31 (assegnato alla Slovenia), il 33 (assegnato alla Slovenia), il 34 (assegnato alla Croazia), il 35 (assegnato alla Slovenia), il 39 (assegnato alla Croazia), il 41 (assegnato alla Slovenia), il 43 (assegnato alla Croazia), il 45 (assegnato alla Croazia), il 46 (assegnato alla Croazia), il 51 (assegnato alla Slovenia), il 53 (assegnato alla Croazia),

il 57 (assegnato alla Croazia), il 59 (assegnato alla Slovenia), il 61 (assegnato alla Croazia), il 64 (assegnato alla Slovenia), il 66 (assegnato alla Slovenia), il 67 (assegnato alla Slovenia), il 68 (assegnato alla Croazia);
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nell'ambito del già citato piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiotelevisione televisiva terrestre in tecnica digitale, all'allegato 1, prevede la realizzazione di 25 reti nazionali che, in relazione alle aree tecniche del Nord-Est 5-6-7, determina una tipologia di assegnazione tale per cui tutti i canali attribuiti finiscono per essere destinati all'emittenza nazionale, con l'unica eccezione dei canali 62, 63 e 65 che, presumibilmente, potrebbero essere destinati, in linea con gli orientamenti emergenti a livello europeo, ai servizi di telefonia mobile;
ciò appare particolarmente grave e preoccupante poiché in questo modo non risulterebbe rispettata la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale, in difformità da quanto previsto dalla legge 31 luglio 1997, n. 249, nonché della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 181/09/CONS;
inoltre, si rileva che mentre la riserva di almeno un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale sia prevista espressamente dalla legge, non esiste alcun atto normativo di rango primario o secondario che disponga espressamente che le reti nazionali debbano essere necessariamente in numero di 25;
appare quanto mai chiaro che la situazione descritta dalla presente interrogazione non fa altro che avvantaggiare la posizione delle emittenti televisive nazionali, che potrebbero ottenere più reti rispetto a quelle attualmente possedute in analogico;
se si intendesse comunque mantenere 25 reti televisive nazionali, il Governo, e segnatamente il Ministero dello sviluppo economico al quale spettano le attività di coordinamento delle frequenze in sede internazionale e le competenze sulle modifiche del piano nazionale di ripartizione delle frequenze, potrebbe adottare gli opportuni provvedimenti nei confronti degli Stati della Slovenia e della Croazia, al fine di coordinare ulteriori 13 risorse frequenziali (in questo modo si determinerebbero 25 reti nazionali e 13 locali, ovvero più un terzo rispetto a 25, per un totale di 38 canali tra nazionali e locali) nell'area del Nord-Est per un utilizzo da parte dell'Italia che sia tale da rendere attuabile anche nelle aree tecniche 5, 6 e 7 il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiotelevisione televisiva terrestre in tecnica digitale recentemente approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con l'effettiva riserva prevista dalla legge di un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale ad oggi non prevista dal suddetto piano;
non si comprendono i motivi per i quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni abbia deciso di pianificare comunque 25 reti nazionali, quando appare decisamente evidente che nelle citate aree tecniche 5-6-7 relative alla fascia adriatica del Nord-Est, ma anche in tutto il territorio nazionale, erano pianificabili al massimo 18 reti nazionali, in modo tale da garantire la riserva di un terzo (ovvero 9 frequenze coordinate) all'emittenza locale -:
se non ritenga di assumere le iniziative di competenza in relazione alla situazione descritta in premessa, che, ad avviso degli interroganti, reca un palese danno all'emittenza locale, e nei confronti degli Stati della Slovenia e della Croazia, al fine di coordinare, prima dell'assegnazione definitiva delle frequenze, il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per il servizio di radiotelevisione televisiva terrestre in tecnica digitale recentemente approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con l'effettiva riserva prevista

dalla legge di un terzo dei programmi irradiabili all'emittenza televisiva locale.
(3-01191)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Borghesi ed altri n. 4-07733, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Scilipoti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta De Poli n. 4-07871 del 5 luglio 2010;
interrogazione a risposta scritta Lussana n. 4-07886 del 5 luglio 2010.