XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 360 di mercoledì 28 luglio 2010

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 15,35.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 19 luglio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a partire dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2228 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (Approvato dal Senato) (A.C. 3638) (ore 15,37).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78 (Vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 27 luglio 2010 - A.C. 3638) nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 27 luglio 2010 - A.C. 3638 - Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A al resoconto della seduta del 27 luglio 2010 - A.C. 3638).
Successivamente si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti, a norma dell'articolo 116, comma 2, del Regolamento.
Ricordo che, a seguito della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo del 27 luglio 2010, è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, i deputati della Südtiroler Volkspartei non voteranno la questione di fiducia posta dal Governo. Non vi era, infatti, un patto Pag. 2politico da noi condiviso e non vi sono le ragioni di equità sociale, di sostegno alle politiche familiari e di stimolo alla crescita economica che noi abbiamo sostenuto e che avrebbero reso più efficace e più credibile questa manovra di bilancio.
Il dissenso unanime anche delle altre regioni si manifesta per queste essenziali ragioni: le priorità indicate dai parlamentari della Südtiroler Volkspartei non sono state accolte. In primo luogo, la proposta di prevedere che il versamento annuo di 70 milioni di euro previsto nel bando di gara che individuerà il nuovo concessionario dell'autostrada del Brennero dovesse, ritenersi comprensivo, ad ogni effetto, anche del canone e degli altri oneri di concessione. Si tratta di un aspetto essenziale e noi consideriamo la nuova concessione vincolata all'ammodernamento dell'infrastruttura ferroviaria del Brennero.
Infine, per le province autonome di Trento e Bolzano, il cosiddetto accordo di Milano del 2009 recepito nella legge finanziaria per il 2010 ha già stabilito le modalità di partecipazione delle nostre province agli obiettivi di consolidamento e risanamento della finanza pubblica. Non ci sono ragioni per chiedere a noi ulteriori sacrifici, perché non appare concepibile una duplicazione degli oneri a nostro carico. Purtroppo, anche sotto questo profilo, non abbiamo ottenuto una risposta chiara da parte del Governo. In attesa di questo chiarimento, sul punto il nostro giudizio sulla presente manovra non può essere positivo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà, per due minuti.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, la manovra ha una dimensione di carattere internazionale; la cosiddetta economia sociale di mercato deve essere disegnata per favorire la crescita e lo sviluppo. Se i fenomeni non saranno governati la risultante sarà un Paese più debole, con maggiori contraddizioni sociali ed un più forte squilibrio territoriale soprattutto a danno del Mezzogiorno.
Sarebbe il colmo che un partito come il PRI, da sempre custode del rigore finanziario, su questo terreno rompesse proprio con quell'Europa di cui siamo stati antesignani. Se anche la manovra fosse sbagliata, come dice Bersani senza indicare una alternativa, noi, in omaggio alla nostra tradizione, dovremmo comunque essere a favore. Se questo non avviene è solo a causa di un sistema politico che a distanza di anni non è riuscito a superare la sindrome di un bipolarismo muscolare che fa male al Paese.
Noi repubblicani continuiamo a privilegiare i contenuti rispetto ai problemi di schieramento. Il Governo ha operato in una situazione di emergenza che poteva precipitare da un momento all'altro.
Il Senato ha modificato in meglio il provvedimento originario. Forse, si poteva fare di più, ma questo significa che è maturato un credito a vantaggio di coloro, sui quali si riversa l'onere dell'aggiustamento finanziario.
Per i motivi suddetti, nonostante le inevitabili perplessità che pure ci sono, la direzione nazionale del Partito Repubblicano, nella giornata di ieri, ha dato mandato al gruppo parlamentare di votare a favore della conversione in legge del decreto relativo alla manovra. Poiché voteremo a favore della manovra, almeno sul piano personale, come segretario del Partito Repubblicano, esprimerò un voto favorevole anche sulla questione di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, la manovra che stiamo per votare non va certamente nella direzione auspicata dal Movimento per le Autonomie.
Credo sia evidente a tutti come non vi sia ancora stata la svolta meridionalista. La politica economica dell'Esecutivo, in Pag. 3questi due anni, non è stata guidata dalla volontà di guardare allo sviluppo del sud e di ridurre il grave divario che separa le due aree del Paese.
Il rapporto Svimez di una settimana fa testimonia e conferma che, ormai da otto anni consecutivi, il sud cresce meno del nord e ciò, con tale continuità, non era mai successo dal dopoguerra ad oggi. Nel 2009, nel Mezzogiorno d'Italia, il PIL per abitante è stato di 17.000 euro, soltanto il 58,8 per cento di quello del centro nord, che è stato invece di 29.000 euro.
L'obiettivo, caro Ministro Tremonti, non può essere quello di uscire dalla crisi comunque, bensì di uscire, avviando un riequilibrio tra le aree del Paese, puntando a fare pagare tutti in proporzione alle proprie capacità contributive, ma anche evitando di costruire ulteriori effetti depressivi nelle zone del Paese, che in modo più evidente hanno pagato e pagano il gap, in termini di risorse, di sviluppo, di investimenti e di occupazione.
Riteniamo che occorra cambiare rotta ovunque gli sprechi siano presenti; occorre però, allo stesso tempo, ripristinare la verità.
Facciamo allora parlare i numeri: il livello di spesa per abitante degli enti locali del sud è inferiore a quello degli enti locali del nord di ben il 14 per cento e, in meno di dieci anni, è calato dal 41 per cento al 34 per cento sul totale nazionale. Il resto sono storielle, pericolose per la stessa coesione del nostro Paese, senza voler parlare dello spostamento di ben 26 miliardi di fondi FAS verso obiettivi che non hanno nulla a che vedere con lo sviluppo nelle regioni del cosiddetto obiettivo-convergenza. Potremmo citare tanti altri dati. Il dato principale consiste, tuttavia, nel fatto che siamo delusi da una politica centralista e antimeridionalista. In mezzo a tante questioni irrisolte vi è un risultato importante - oserei dire positivo - ossia la proroga di un anno per circa trentamila precari. Tale proroga non risolve certamente il problema ed è sicuramente meno di quanto chiedessero e di quanto meritassero quei precari e le loro famiglie.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Movimento per le Autonomie ha mantenuto un comportamento leale al Senato...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Lo Monte.

CARMELO LO MONTE. ...mi avvio alla conclusione, signor Presidente, votando la fiducia, nella speranza di modifiche migliorative. Allo stesso modo, questo comportamento leale verrà tenuto alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, il gruppo Noi Sud voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo sulla manovra economica. Voteremo a favore perché apprezziamo il contenuto e avvertiamo la necessità della manovra, riconosciuta pure dalle organizzazioni europee di controllo dei conti pubblici.
Certo c'è una discussione accesa - in questi giorni ancora di più - sulla necessità o meno di porre la questione di fiducia per l'approvazione di un decreto del Governo.
La questione di fiducia è necessaria nei fatti rispetto alle centinaia di emendamenti che sono stati proposti dal Parlamento e alle centinaia di interventi che l'opposizione ha posto in essere, di fatto mettendo in atto un atteggiamento ostruzionistico. Presidente Fini, questa legislatura forse passerà alla storia come la legislatura di un diverso rapporto fra il Governo e una delle Camere, quella che lei presiede, ma vorrei che passasse alla storia anche perché si pone fine ad un Regolamento antico, vecchio, figlio di un consociativismo che non c'è più e che non permette un rapido percorso delle leggi. Non è possibile continuare a lavorare in questa maniera, non è possibile costringere i Governi a porre questioni di fiducia Pag. 4su atti determinanti per un Regolamento che permette di fatto l'ostruzionismo, che ritarda i tempi di approvazione delle leggi, che sono lo strumento attraverso il quale ogni Governo e ogni Stato si mette in regola soprattutto con le volontà dell'Unione europea e dei propri cittadini, quindi legifera e costruisce il proprio futuro. Quindi, la prego, se è il caso anche verso la fine della legislatura, di muoversi con intento bipartisan per una diversa regolamentazione dell'attività parlamentare. Sarebbe una cosa intelligente e utile a tutti.
Per quanto riguarda la manovra, si sono dette molte cose, ma non si dice quella fondamentale: ci sono stati interventi economici di grandi Paesi quali la Germania e l'Inghilterra, con manovre di 80 o 100 miliardi di euro, con deficit annui che corrono oltre l'8 e il 10 del PIL. In questa situazione, la conduzione nostra e del Governo è stata eccellente, mi riferisco alla conduzione della crisi e anche delle situazioni antecedenti alla crisi. Di questo va dato atto al Ministro Tremonti. Ministro, noi volevamo porre un punto, quello del pedaggio autostradale. Non è possibile che l'Avellino-Salerno o la Salerno-Reggio Calabria debbano essere sottoposte a pedaggio autostradale, perché, per certi tratti, sono le uniche vie di comunicazione fra aree importanti del Paese. Sono incomplete, non sono efficaci ed efficienti, quindi sono un ostacolo allo sviluppo di quei territori. Oltre che un danno, ci sembra anche una beffa porre un problema di questo tipo. Noi presenteremo due ordini del giorno in questo senso e speriamo che vengano considerati come meritano dai parlamentari sia di maggioranza che di opposizione. Per concludere, noi assicureremo il nostro voto di fiducia sicuramente per la manovra economica, nell'attesa di una più incisiva politica per il Mezzogiorno, di cui il Presidente del Consiglio e il Ministro Tremonti spesso si fanno portavoce, ma vorremmo che questo diventasse un fatto concreto negli atti in questa seconda parte della legislatura.

PRESIDENTE. Onorevole Sardelli, la prego di concludere.

LUCIANO MARIO SARDELLI. Quindi, esprimiamo fiducia nei confronti della manovra economica e attesa critica per una politica del Governo più incisiva per il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud/Lega Sud Libertà e Autonomie-Partito liberale italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà per sei minuti.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, le parlo con rispetto. Noi non vi possiamo votare la fiducia e non vi voteremo la manovra. È sicuramente necessaria, anche se vi siete nascosti dietro il paravento dell'Europa, ma è sicuramente ingiusta. Continuate ad essere forti con i deboli e accondiscendenti con i furbi e con i «papaveri». In questi anni, avete sostenuto - lo dicevate anche nel 1994 - che avete ereditato il terzo debito pubblico del mondo. A distanza di quindici anni non si può più parlare di eredità: il debito è tornato al 120 per cento del PIL e non avete certo operato per ridurlo, anzi la spesa pubblica ha continuato a crescere. Ma vi dimenticate di ricordare che avete ereditato il primo risparmio privato del mondo e non avete avuto l'onestà intellettuale di riconoscere l'interconnessione tra quel debito pubblico e quel risparmio privato. Ora gli italiani si sono visti assottigliare il loro risparmio privato, dovendo far fronte ad aumenti di tariffa e a tagli di servizi, che sono le cose che sono state anticipate dai presidenti delle regioni e dai sindaci. Quindi, si sono trovati impoveriti.
Il nodo è la crescita: in un Paese a crescita nulla il debito pubblico diventa un macigno e la speranza, specie per i più giovani, si affievolisce. Siamo ultimi per crescita in Europa e questa manovra non aiuta lo sviluppo, sente il peso delle riforme mancate. Avevate il tempo e la maggioranza parlamentare per farle e invece no, a partire dalla madre di tutte, Pag. 5quella fiscale così come lei l'ha chiamata più volte, ricordando che per quella sulla previdenza la paternità è del Governo Dini, per finire a quella sui servizi pubblici locali che avrebbe potuto far decollare la concorrenza a vantaggio dei cittadini.
Invece, questa mancata riforma consegna la macchina delle aziende locali alla «casta» politica. Su questo tema, come sulle province, la Lega ha fatto valere la golden share in un Governo che stancamente cavalca il federalismo senza sapere quanto costerà la corsa, si incarta sulle intercettazioni e non riforma la giustizia, estende alla normalità le deroghe previste per eventi eccezionali con il risultato di sostituire ai controlli ispirati dall'imparzialità della pubblica amministrazione quelli interessati delle «cricche».
Non so se siano quattro mele marce o un cesto di mele. Mi pare più realistica la denuncia del presidente della Corte dei conti: si è perso il senso sacrale del pubblico danaro e il senso del servizio pubblico come missione.
Il vostro Governo ha un deficit etico impressionante. Voi confondete l'etica con la cotica mentre per chiedere sacrifici al nostro Paese ci vorrebbe la consapevolezza di compiere una grande missione civica sostenuta da un'etica indiscutibile. Ci vorrebbe l'innocenza di un bambino che può avere naturalmente paura del buio: chi non ha infatti cercato la mamma trovandosi al buio? Ma questo non meraviglia, è un comportamento naturale, meraviglia invece che persone mature che compongono il Governo di un grande Paese abbiano paura della luce, abbiano paura della trasparenza: è questa la cifra morale di questo Governo, che offre un cattivo esempio al Paese. Ministro Tremonti, il suo Ministero gestisce direttamente oltre 500 società controllate dal Tesoro, sia quelle a tutti note, sia quelle figliate da queste, assolutamente importanti e magari quotate in borsa. Ma qual è la missione di queste società? Quali sono gli obiettivi? Qual è la strategia che sta dietro? Le partecipazioni statali potevano avere un senso, sicuramente avevano un senso, ma il suo potere viene esercitato senza una direttrice di marcia. Lei non risponde della gestione di queste società: è solo potere senza controllo e ciò mi porta quindi a svolgere questa conclusione.
Questa sua manovra, la manovra del suo Governo, verrà ricordata come la manovra dei refusi, come quello sulle pensioni - prima denunciato e poi confermato - o quello sulle tredicesime: è nel vostro stile lanciare il sasso per vedere l'effetto che fa e poi - se scoprite che non è buono per il vostro consenso - nascondere la mano.
Non so se ve ne rendete conto. Voi dite di essere il miglior Governo d'Europa, il migliore che l'Italia abbia avuto in centocinquanta anni. Peccato che la realtà sia ben diversa: al massimo verrete ricordati come un refuso (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, eccoci ancora una volta ad un voto di fiducia che questa volta segna una nuova frontiera dell'arroganza con la quale pretendete di cancellare dal Paese la prima istituzione di democrazia che è il Parlamento, al quale impedite di discutere i veri problemi della gente, presi come siete in mezzo ai continui coinvolgimenti di esponenti del Governo e della maggioranza in «cricche», affari loschi, associazioni segrete.
Ne sono testimonianza le ripetute dimissioni di membri del Governo che, in tutta evidenza, dimostrano quanto grave sia il degrado morale in cui siete caduti.
Questo decreto-legge a fiducia preventiva - perché ufficialmente richiesta ancor prima che il provvedimento venisse discusso al Senato - segna però anche un punto di svolta perché, forse, per la prima volta chiedete la fiducia alla vostra maggioranza, sapendo di averla ormai persa nel Paese, come spiegano i sondaggi di cui Berlusconi era sempre prodigo e dei quali Pag. 6improvvisamente non parla più poiché segnalano una caduta verticale della sua popolarità.
In questo quadro, a fronte delle continue malefatte che cercate di coprire e vorreste seppellire del tutto agli occhi della gente con il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, voi propinate oggi l'ennesimo olio di ricino alla gente, ai lavoratori, ai pensionati, bastonandoli duramente.
Per questo noi di Italia dei Valori abbiamo posto una manovra alternativa sulla quale sfidiamo il Ministro Tremonti ad evitare il sarcasmo con cui ha inteso liquidare un lavoro serio ed impegnativo, dimostrando tra l'altro di non conoscerne i contenuti. Ed è proprio sul confronto tra la manovra del Governo e la contromanovra di Italia dei Valori che voglio ora dire qualche cosa affinché chi ci ascolta sappia ciò che voi fate e ciò che noi proponiamo di fare. Noi proponiamo di tagliare 8 miliardi di euro di tasse all'anno a lavoratori, pensionati e famiglie, e 9 miliardi di tasse all'anno alla piccola e media impresa riducendo l'IRAP. Voi proponete di aumentare le tasse di 14 miliardi di euro togliendoli agli enti locali, che saranno costretti a mettere le mani nelle tasche dei cittadini per continuare a dare loro i servizi, sanità e trasporto pubblico compresi. Noi proponiamo il taglio delle tasse come strumento di crescita dell'economia alimentando la domanda interna, perché ormai le famiglie sono così in difficoltà da aver ridotto persino l'acquisto del pane quotidiano e dei generi alimentari di prima necessità (come dice l'ISTAT), e favorendo gli investimenti delle piccole e medie imprese. Voi riconoscete che la vostra manovra porterà ad una riduzione del PIL dello 0,5 per cento, e per conseguenza l'unica crescita certa sarà quella della disoccupazione, aggravata dai tagli a scuola, università, sanità, trasporti e pubblico impiego. Voi togliete mediamente diecimila euro ad ogni nuovo pensionato, costringendolo a restare al suo posto anche dopo aver lavorato per quarant'anni (lo ripeto: quarant'anni). Noi proponiamo che sia abolita la cosiddetta pensione di parlamentari e consiglieri regionali conseguibile impropriamente solo dopo cinque anni. Nessun cittadino potrà mai capire il perché ed accettare un simile privilegio. Voi permettete che siano sperperati 4 miliardi all'anno per le auto blu (secondo i calcoli per difetto del Ministro Brunetta). Noi proponiamo un blocco draconiano pressoché totale del loro utilizzo, che è visto dalla gente, in particolare in questi tempi, come uno dei simboli più fastidiosi dei privilegi della casta. Noi proponiamo un aumento della tassazione delle rendite speculative finanziarie in linea con quella europea. Voi proponete l'ignominiosa porcata della cancellazione dei reati fallimentari che andrà a salvare bancarottieri, manager e banchieri che, oggi e in passato, hanno fatto della pura speculazione il loro modo di operare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Noi proponiamo di mettere all'asta le frequenze libere del digitale terrestre, come hanno fatto molti Paesi europei per incassare denaro fresco (5 miliardi di euro in Germania) e aumentare la concorrenza. Voi le volete distribuire direttamente agli amici degli amici, perché così controllerete ancora di più l'informazione e impedirete che quella libera racconti le vostre malefatte. Noi proponiamo un redditometro ad effetto immediato per colpire subito chi vive nel lusso e non paga le tasse. Voi, con la scusa del garantismo, date loro la speranza di cancellare tutto con un nuovo condono, che magari andrete a proporre il prossimo anno, ammesso che siate ancora al Governo. Noi proponiamo ai grandi evasori fiscali, che hanno riportato pressoché gratuitamente in Italia i capitali illegalmente trasferiti all'estero, un contributo di solidarietà (lo sottolineo: un contributo di solidarietà) affinché chi non ha mai pagato sia chiamato finalmente a contribuire alla soluzione della crisi. Voi non siete riusciti ancora ad incassare 6 miliardi di euro dei condoni del 2003 (lo dice la Corte dei conti), e non ci provate neppure ricorrendo a norme eccezionali per coloro che si sono autodenunciati senza poi pagare. Noi proponiamo tagli seri ai costi della politica come la soppressione Pag. 7delle province, delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, delle circoscrizioni. Voi lo avete messo nei vostri programmi elettorali, e non siete neppure stati capace di eliminare le province con meno di duecentomila abitanti dopo un indegno balletto e palleggiamento tra un Ministro e l'altro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Noi proponiamo norme di contrasto alla corruzione dilagante; voi, ogni giorno, avete ministri, sottosegretari, parlamentari, implicati in vicende giudiziarie che denotano un degrado morale sempre più forte e la politica del malaffare è, ormai, nei gangli vitali delle istituzioni politiche ed economiche che state governando. La verità è che noi, con le nostre proposte, vogliamo alimentare nella gente la speranza che il nostro Paese possa essere salvato dalla crisi in cui è precipitato. Voi state uccidendo del tutto questa speranza proteggendo oggettivamente una illegalità sempre più dilagante, ma il vostro tempo è finito, prima ve ne andate e meglio sarà per la democrazia, per i lavoratori, per i veri imprenditori e per l'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, abbiamo condiviso la scelta del Ministro Tremonti di adottare una politica di rigore tesa a mettere in sicurezza i nostri conti pubblici. Era necessario farlo in un momento di crisi come quella che stiamo vivendo, ma il problema non è questo, il problema, per noi, è un altro. È sufficiente, in questo momento, una finanziaria ragionieristica che mette i conti a posto, che piace ai burocrati europei, perché almeno sulla carta taglia la spesa? Una finanziaria che va bene all'Europa - è questa la domanda -, va bene anche per i cittadini italiani? Mettere in salvo i conti pubblici - che di per sé è una cosa giusta - è un fine, come lo interpreta il Ministro Tremonti, oppure è un mezzo indispensabile per rilanciare l'economia e, quindi, va accompagnato da scelte di vere politiche economiche? Il punto è questo: noi intravediamo, in questa manovra, una grande mancanza del coraggio della politica. La debolezza della manovra si capisce sia dalle cose che vi sono sia da quelle che mancano. Ci sono i tagli alla spesa pubblica, ma sono i tagli lineari, non quelli selettivi che impongono una scelta politica forte fra le cose che si vuole continuare a fare e quelle che, invece, non si vogliono più fare perché si ritengono superflue o non più prioritarie. Ormai dovrebbe esserle chiaro, signor Ministro, che i tagli lineari non funzionano; li abbiamo fatti nel 2008 e la spesa corrente aumentò, ci abbiamo riprovato nel 2009 e la spesa aumentò ancor di più. Per ridurre la spesa pubblica bisogna ridurre i centri di spesa. Il problema della spesa pubblica in Italia dipende dal fatto che vi sono troppi centri di spesa, oppure sono in troppi a spendere. Mi chiedo, allora, e chiedo a tutti i colleghi, come è possibile qualificare la spesa pubblica con oltre 8 mila comuni di cui 2 mila sotto i mille abitanti? Uno, nella sua provincia, Sondrio, ha 34 abitanti e un altro - mi dicono -, con gli ultimi decessi, purtroppo, meno di 50. C'è qualcuno, in quest'Aula, che crede che un comune di 34 abitanti possa spendere bene e possa essere efficiente nell'erogazione dei servizi? La riduzione del numero dei parlamentari, l'abolizione delle province, la riorganizzazione e l'accorpamento dei comuni, rappresentano l'unica vera soluzione per ridurre la spesa, ma per realizzare ciò ci vuole coraggio, quel coraggio che a questa maggioranza manca. E, allora, cosa si fa? Si preferiscono i tagli lineari inutili ed iniqui. I tagli lineari - bisogna che i cittadini lo sappiano, ma lo hanno percepito - penalizzano soprattutto regioni e comuni (12 miliardi in meno in due anni). Domanda: se il Ministro dell'economia e delle finanze sapeva che c'erano possibilità di risparmi di questo tipo, se era conscio degli sprechi di soldi buttati via in queste dimensioni, spesi male nei conti di regioni e comuni, perché non è intervenuto prima, essendo stato, Pag. 8negli ultimi dieci anni, Ministro dell'economia e delle finanze per circa 7-8 anni?
Perché solo ora si decide a tagliare? Se un responsabile di una funzione importante di un'azienda va dagli azionisti dicendo loro che può ridurre in maniera sensibile i costi mantenendo intatta la produttività, gli azionisti lo licenzieranno pensando che fino ad oggi ha sprecato i soldi. In realtà la situazione è più complessa perché se facciamo finta in quest'Aula di dare soltanto la colpa al Ministro Tremonti, perché lui è responsabile, incorriamo in una gigantesca fuga dalla realtà. Il Ministro Tremonti è uomo intelligente e sa che in una maggioranza in cui manca la voglia di fare le riforme e la capacità di agire realmente, l'unica cosa che gli rimane da fare sono i tagli lineari, i più semplici (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Fare questi tagli equivale ad un aumento di costi per i cittadini. Infatti i costi per i cittadini si possono aumentare in due modi: o aumentando le tasse o diminuendo i servizi. Noi siamo contrari ad entrambi i metodi ma rileviamo una considerazione: l'aumento delle tasse che contrastiamo può essere anche equo ma il taglio dei servizi non è mai equo perché colpisce le fasce più deboli che hanno bisogno di quei servizi, bambini, famiglie, anziani, reddito basso e disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Allora forse occorreva avere più attenzione verso la nostra proposta presentata al Senato - qui non ci è stato possibile evidentemente - di tassare la speculazione finanziaria, non i risparmiatori che investono in BOT e CCT, e destinare quei soldi alle regioni che invece così sono costrette a ridurre i servizi, e le speculazioni finanziarie sulla durata di 12 mesi erano un obiettivo concreto che si poteva raggiungere.
Ma se non ora quando operare quelle scelte strutturali di politica economica indispensabili per innestare un percorso di crescita? La FIAT va in Serbia. Molti se la prendono con l'amministratore delegato della FIAT ma io voglio fare un discorso di verità perché credo sia di verità. La FIAT ha usufruito largamente di aiuti pubblici ma la FIAT come le grandi aziende che stanno sul mercato non sono società di beneficenza o di mutuo soccorso e vanno laddove il mercato gli consente di stare e questa fuga dall'Italia della FIAT è il segno di un Paese che non ha più la capacità di dare prospettive: un cuneo fiscale al 46 per cento spinge le grandi aziende all'esodo ma spinge ad un esodo anche molto più silenzioso delle piccole e medie imprese che stanno abbandonando il nostro territorio nazionale. In tutto questo è solo un caso ma forse non lo è il fatto che il Ministero delle attività produttive non ha il Ministro. In questo momento di crisi industriale non c'è chi guida la politica industriale del nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!
Manca una politica dello sviluppo, manca una politica tesa alla riduzione del debito, una politica che sia in grado di affrontare le sfide. Noi ci aspettavamo - dico sinceramente - anche in questa manovra alcune iniziative di riforme liberali: le liberalizzazioni, la guerra alle corporazioni ma tutto questo non c'è come non ci sono forti investimenti pubblici. Nemmeno l'altra ricetta, quella keynesiana, non c'è nel tentativo di innestare nuova crescita. Abbiamo visto come sono rimasti intatti i vincoli del patto di stabilità per i comuni. Vediamo la rivolta dei sindaci, vediamo che con i soldi in cassa non riescono a pagare le imprese che a volte addirittura falliscono per mancanza di liquidità e il pubblico non paga quasi mai se non a un anno, due anni di distanza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Le piccole e medie imprese falliscono per questo.
Abbiamo voluto verificare se tuttavia il Ministro Tremonti si fosse rivolto ai corpi intermedi, al volontariato, alle associazioni cioè se avesse fatto uno sforzo sulla sussidiarietà. Ma non vediamo niente. Vediamo i tagli alle scuole paritarie: uno dei pochi modelli di sussidiarietà riusciti in questo Paese che a causa delle minori risorse assegnate da questa manovra rischia di chiudere e non vediamo niente per le famiglie. Pag. 9
In compenso - e sto concludendo - vediamo il condono per i furbetti delle quote latte da un lato e le minori risorse per le forze di polizia dall'altro (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Quale modello economico è quello che premia chi ruba, gli splafonatori delle quote latte, e penalizza chi ogni giorno rischia la vita per difenderci, come i poliziotti, le forze dell'ordine e i carabinieri (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)? Non ci sono precedenti nella storia della dottrina economica di modelli di questo tipo e io dico per fortuna.
Termino, onorevole Presidente. Noi abbiamo la consapevolezza delle nostre difficoltà internazionali e nazionali. Queste difficoltà non sono solo figlie di questo Governo, ma certo sono acuite da questo tirare a campare. Lo diciamo da mesi e lo ripetiamo oggi in questo Parlamento, con un gesto di verità e di onestà: noi abbiamo il difetto di dire le stesse cose sempre, a pranzo, a cena e in Parlamento. Non servono atti di trasformismo, ma uno sforzo autentico di responsabilità nazionale per guidare davvero il Paese verso il futuro e fuori dalla crisi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, noi giudichiamo quello in esame un ottimo provvedimento, che si inserisce però in un contesto in cui va inquadrato: partiamo da una crisi economica mondiale molto grave e la manovra nasce proprio per evitare al nostro Paese il rischio di quello che è successo in Paesi come la Grecia, ma non solo (la Spagna e anche altri). Si inserisce, collega Casini e collega Tabacci, in un quadro in cui, a fronte di una politica keynesiana, come diceva il collega Casini poco fa, abbiamo avuto e abbiamo un debito pubblico grande, che si è mangiato i nostri risparmi. Altro che, onorevole Tabacci! Nasce per evitare quello che sta succedendo in quasi tutti i Paesi europei: la Gran Bretagna, virtuosissima, aumenta l'IVA del 3 per cento, quindi dall'oggi al domani tutti i prodotti costano il 3 per cento in più; altri Paesi, come anche la Germania, intervengono con misure ben più drastiche.
Il prestigio internazionale, l'ottimo lavoro del Governo e la capacità del Ministro Tremonti, di cui vogliamo dare atto, portano invece ad un provvedimento che è assolutamente condivisibile. Oggi però non è in discussione solo la manovra, ma è in discussione la fiducia al Governo, fiducia che è in discussione per un atteggiamento di irresponsabilità di parte di questo Parlamento. Infatti, non votare la fiducia oggi vorrebbe dire - e questo lo capisce anche un bambino - gettare il Paese nel caos. L'opposizione quindi si dimostra irresponsabile, mentre invece la maggioranza, di cui la Lega fa parte, ha a cuore le sorti del Paese.
Questa manovra ha però anche molti meriti; il primo è che non abbiamo aumentato le tasse: l'avevamo promesso agli elettori e lo manteniamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il secondo è che si eliminano sprechi anche immorali; inoltre, vi è una lotta all'abusivismo, al sommerso e all'evasione, che è uno dei veri punti cardine dell'azione del Governo. Per esempio, sugli sprechi la manovra prevede di intensificare i controlli sulle false pensioni di invalidità, che sono una piaga enorme di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Sulle pensioni false di invalidità uso le parole del presidente dell'INPS, che non è certamente un iscritto alla Lega. Sono già state tagliate 80.000 pensioni fase di invalidità e questa manovra prevede controlli per arrivare a 700.000 e tagli effettivi per altre 100.000 pensioni di invalidità false. Non stiamo parlando di numeri a caso: stiamo parlando di intere città, come Treviso, come Vicenza, come Varese e come Como, che non lavorano e prendono soldi dai nostri pensionati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Pag. 10Questa è una situazione che non solo provoca un grave danno all'economia del nostro Paese, ma è una situazione profondamente immorale e profondamente ingiusta, perché queste risorse sono a carico dell'INPS e quindi dei nostri pensionati. Ebbene, un'altra cosa che noi come Lega abbiamo voluto e abbiamo ottenuto, lavorando congiuntamente con il nostro gruppo al Senato e ottenendo le modifiche che volevamo conseguire, è la lotta all'abusivismo nei mercati. Infatti, noi vogliamo difendere i nostri ambulanti, che pagano le tasse e fanno un lavoro onesto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Le associazioni di categoria stimano questa piaga, quella dell'abusivismo nei mercati, in oltre 10 miliardi di lavoro sommerso, un danno grave alla nostra economia e che ha effetti sulla criminalità organizzata.
I nostri ambulanti, i nostri pensionati, le nostre piccole imprese - questo è l'obiettivo della Lega - ed anche i nostri agricoltori: la Lega è sempre dalla parte di chi lavora e produce e, anche se l'Unione europea sbaglia, non abbiamo paura di schierarci e di dirlo. Non importa se sono tanti o pochi: se l'Unione europea sbaglia, abbiamo il dovere di difendere i nostri produttori e i nostri agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Vogliamo un'Unione europea dei popoli e delle regioni, non l'Unione europea della burocrazia, dei regolamenti e delle multe (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Esistono, ovviamente, molti altri aspetti positivi di questa manovra. Ad esempio, è la prima volta che esiste un taglio di cui si fanno carico il Parlamento ed i parlamentari: non era mai accaduto nella nostra storia. Prima di tutto, però, questa manovra - ed è un aspetto molto importante - aiuta la lotta alla criminalità perché, come ho detto, colpisce il mondo sommerso, il «nero», cioè i soldi, che sono il motore vero della criminalità organizzata.
Colleghi dell'opposizione, onorevole Bersani, il Governo in questo ha fatto fatti e non parole, perché la mafia e la criminalità organizzata non si combattono con le parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). È con il lavoro, magari, anche silenzioso, del Ministro Alfano e del Ministro Maroni che si confiscano i beni ai mafiosi, si colpisce l'immigrazione clandestina e si arrestano i latitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Questo significa mettere nei fatti concreti la lotta alla criminalità, colpire il lavoro nero e sommerso e l'illegalità. Questa manovra aiuta questa azione del Governo, che è importantissima e cruciale per il nostro Paese.
Certo, nella manovra vi sono, forse, anche degli aspetti criticabili, come le osservazioni che giungono dalle regioni. Abbiamo molto a cuore il loro pensiero, tuttavia, con grande serenità, sosteniamo due concetti: in primo luogo, è finito il tempo della «finanza allegra», e tutti devono capirlo, al nord, al sud e, soprattutto, in alcune aree del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania); in secondo luogo - ed è il nodo cruciale, non solo, di questa manovra, ma di tutta la legislatura - solo con il federalismo fiscale potremo dare una risposta definitiva alle esigenze e alle istanze giuste dei comuni, delle province e delle regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La manovra, infatti, va bene, ma è un fatto congiunturale, che serve a superare un momento dell'economia: la riforma vera è il federalismo fiscale. Il Governo sta andando avanti bene in questa direzione: abbiamo realizzato il federalismo demaniale e all'ordine del giorno vi è la realizzazione dell'autonomia impositiva per i comuni, per le province e per le regioni. Solo se vi sarà un sistema fatto di entrate proprie, non vi sarà più bisogno di manovre del Governo centrale per i conti della finanza pubblica, perché ognuno avrà la propria responsabilità nelle spese e nelle entrate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Solo con il federalismo fiscale - che è la prima vera riforma strutturale del fisco che questo Paese vede dopo quarant'anni - risolveremo i problemi del nostro Paese. Pag. 11
In sintesi, quindi, la manovra è ottima per la situazione attuale. Abbiamo assoluta necessità di approvarla nei tempi previsti. Dobbiamo andare avanti con il programma di Governo, realizzando quelle riforme per cui abbiamo chiesto ed ottenuto il voto da parte degli elettori. Tutti abbiamo chiesto ed ottenuto il voto da parte degli elettori per realizzare questo programma di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La crisi economica internazionale e le vicende strutturali del mondo, che si verificano attorno a noi, e le esigenze del nostro Paese hanno, via via, rafforzato il patto Bossi-Berlusconi che è alla base di questo Governo. Oggi l'interesse del Paese è la realizzazione del federalismo fiscale: è l'interesse di tutto il Paese. Per questo, la Lega voterà, con forza e con decisione, la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi in modo diretto e sincero ai colleghi della maggioranza - che, forse, come vedo, in questo momento, soffrono un po' di solitudine - per fare loro una domanda: vorrei chiedere se hanno tenuto conto delle questioni di fiducia che sono state poste dall'inizio della legislatura fino ad oggi. Ebbene, sono trentasei: siamo ad una fiducia e mezzo al mese, agosto e Natale compresi.
Vi è un problema di fondo: la parola Parlamento non è popolarissima in questo momento nel Paese, me ne rendo conto, tuttavia, il Parlamento resta il luogo della libertà di tutti. Non ci può essere libertà per nessuno, se non c'è qui.
Un Parlamento zittito significa un'opposizione zittita, una maggioranza zittita, un Consiglio dei ministri zittito. Quanti ministri non si sono resi conto di quello che votavano in questa manovra! Significa portare conformismo nella discussione pubblica, nelle forze sociali, nella comunicazione, e quando la discussione pubblica è strozzata - questo forse lo sappiamo meglio noi da questo lato dell'emiciclo perché siamo un po' specializzati in materia - finisce che deve stringere la cinghia, per così dire, chi non ha privilegi, i ceti più esposti, e finiscono invece per guadagnarci quelli che i privilegi ce li hanno. E, infatti, è così: siamo qui in una discussione strozzata ad approvare, non con il nostro voto, una manovra profondamente ingiusta.
Ho sentito affermazioni oniriche, mi scuserà il Ministro; ho sentito dire: «questa manovra fa pagare i papaveri», ma quali papaveri ci stiamo fumando, scusate? Scusate la battuta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MASSIMO POLLEDRI. La piantavate!

PIER LUIGI BERSANI. Insegnanti, poliziotti, infermieri, vigili del fuoco: stiamo parlando di questo! Stiamo parlando di quegli agricoltori che sono là a protestare, cari amici della Lega, contro gli evasori delle quote latte, voi che avete poco fa inalberato la campagna antievasione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Chi sono questi papaveri? Quegli italiani che, senza colpo ferire, si vedono allungato di un anno l'età della pensione - un anno e mezzo per gli autonomi - e sequestrati i contributi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? I cittadini che, da gennaio, pagheranno più cari i servizi o ne avranno meno? Sto parlando di mense, trasporto scolastico e via dicendo. Sono questi i papaveri? E, invece, i miliardari della portata del nostro Presidente del Consiglio, che non pagano un euro per questa manovra, cosa sono, delle mammole da proteggere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
No, questa manovra è profondamente ingiusta ed essendo ingiusta è anche depressiva, per forza, e indebolirà i tenui segnali di ripresa. Vorrei ricordare che, quando parliamo di ripresa, noi andiamo Pag. 12a colpi di «zero virgola», dovendo rimontare meno sei, che è il doppio di quello che hanno perso gli altri Paesi europei.
È una manovra depressiva perché riduce gli investimenti e riduce i consumi. C'è poco da fare, è così! Ma d'altronde è logico: quando c'è un problema, se non vai a prendere i soldi che sono sotto il mattone e prendi, invece, quelli che servono a rianimare l'economia, non puoi pretendere di dare una spinta all'economia, all'occupazione, al lavoro.
È logico, lo so anch'io, Ministro, che la comunità internazionale e i mercati chiedono all'Italia di tenere i conti a posto, di non dare disturbo ai mercati, e non pretendono certo da noi di essere la locomotiva della ripresa, perché ci penseranno gli Stati Uniti, ci penserà la Cina, ci penserà la Germania, lo so anch'io. Ma il 30 per cento di disoccupazione giovanile, ce l'abbiamo noi, migliaia di piccole imprese che saltano, ce le abbiamo noi, e dobbiamo pensarci noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Allora, anche se non saremmo arrivati fino qui, 24 miliardi: ok, 24 miliardi! Noi abbiamo detto, però: andiamo a prendere i soldi da un'altra parte. Non si è potuto discutere. Cosa sono, fantasie? Se vi diciamo: rafforziamo qualche strumento antievasione, come abbiamo detto; se vi diciamo: alleggeriamo imprese e lavoro e cominciamo a disturbare rendite patrimoniali e finanziarie, sono chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Se vi diciamo: vogliamo mettere a gara qualche frequenza liberata, perché non si mangia mica solo TV (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Se vi diciamo: vogliamo lasciar perdere un attimo il ponte sullo stretto di Messina, dare un po' di soldi per i piccoli cantieri dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e fare qualcosa di serio nel Mezzogiorno, che è la prima vittima della favola? Dove è finita la Banca del sud? Qualcuno ha traccia della Banca del sud?
E quando abbiamo detto: mettiamo qualche norma di liberalizzazione, anche dura, per mettere un po' di soldi in tasca ai consumatori e alle famiglie, noi ne abbiamo proposte quattro o cinque; e abbiamo detto: andiamo a disturbare gli evasori che hanno ripulito illiceità e illegalità alla modica cifra del 5 per cento. Chi ha detto qui che ha mantenuto le promesse? Sapete che non abbiamo mai avuto una pressione fiscale così alta per chi le tasse le paga (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Abbiamo fatto anche altre proposte; tuttavia, così è, ipse dixit: la fiducia. Non è stato possibile discutere, nessun cambiamento, amen.
Tuttavia, adesso il gioco si sta facendo un po' diverso perché la manovra viene in settimane che parlano di un cruciale passaggio politico, e su questo mi avvio a concludere, signor Presidente.
Credo che stia succedendo qualcosa sul piano politico, che richiede una risposta politica, richiede che il Parlamento discuta sulla seguente domanda: a che punto siamo? Ognuno dica la sua, io dico la mia: secondo me, noi siamo arrivati alle colonne d'Ercole della vicenda berlusconiana.
La navigazione procede, adesso, in acque non conosciute, questo è il punto. Questa è la realtà, mentre il Paese ha altre esigenze, ha problemi stringenti, vuole riforme e vede che passiamo mesi sulle intercettazioni che con il buon senso si sarebbero risolte in quindici minuti, se non vi fossero state seconde intenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
E non si parla mai di una cosa che si chiama lavoro! Lavoro! Non si parla mai di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Abbiamo il compito, noi opposizioni, di predisporre un progetto per questo Paese, e di lanciare un messaggio diverso, realistico, come dice il Presidente della Repubblica. Non è vero che non abbiamo problemi: li abbiamo, scivoliamo, ci preoccupa il futuro della nuova generazione, ma possiamo uscirne, con uno sforzo comune, rimboccandoci le maniche, ma tutti. E chi Pag. 13ha di più dia di più. E ci disturbiamo tutti con certo numero di riforme: legge elettorale, fisco, lavoro per i giovani, un po' di diritti civili. È possibile andare verso il futuro con un Paese dove nascono cinquantamila bambini figli di immigrati che non sono né immigrati né italiani? Vogliamo dirgli chi sono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Queste e altre cose saranno un progetto per l'Italia, e non sono certo a chiederlo a voi della maggioranza; a voi, o a chi di voi può ascoltare, chiedo un'altra cosa: prendete atto della situazione, fate un passo verso una diversa prospettiva. Noi, per quel che ci riguarda, siamo pronti ad una fase di transizione che, in primo luogo e principalmente, consenta una corretta democrazia parlamentare a partire dalla riforma elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro), che ci dia la condizione anche di riflettere sulle prospettive del sistema politico e di vedere primissime emergenze, che non sto ad elencare. A voi la responsabilità.
Cercare di galleggiare, andando avanti così? Forzare la mano con atti di arroganza? Oppure prendersi una responsabilità nuova? Questo perché chi vince le elezioni non ha in mano un destino divino, ma una responsabilità maggiore.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIER LUIGI BERSANI. Mi auguro che voi mettiate in campo una maggiore responsabilità (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a chi ci attacca con l'effervescenza verbale usata dall'onorevole Bersani poco fa non possiamo fare a meno di dire che da quel pulpito non può venire lezione alcuna, né per il passato né tantomeno per il presente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Vi prego di non disturbare l'oratore!

FABRIZIO CICCHITTO. La vostra occasione l'avete avuta con il Governo Prodi e l'avete sprecata in due anni fallendo, in primo luogo, proprio sul terreno della politica economica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
La vostra linea - più spesa, più tasse - si è risolta in un autentico disastro. Da allora, poi, non vi è stata nessuna riflessione autocritica, nessun aggiornamento culturale e, addirittura, l'incapacità di leggere il presente. Non vi siete nemmeno accorti che anche grazie alle misure prese abbiamo mantenuto una sostanziale coesione sociale, che malgrado tutto vi è un inizio di ripresa e che in sostanza la nostra industria si è rimessa in moto.
In due anni questo Governo ha fatto riforme di cui si discute da tempo immemorabile: il federalismo fiscale, le procedure di bilancio, la riorganizzazione della pubblica amministrazione, le pubbliche utilities locali, la semplificazione amministrativa e normativa, l'università e la scuola.
I nostri nuovi governatori regionali stanno lavorando in condizioni difficilissime per far dimenticare ai cittadini (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Onorevole Cicchitto, aspetti. Prego i colleghi della parte sinistra dell'emiciclo di consentire all'onorevole Cicchitto di svolgere il suo intervento. Prego, onorevole Cicchitto.

FABRIZIO CICCHITTO. I nostri nuovi governatori regionali stanno lavorando per far dimenticare ai cittadini di quei territori il malgoverno subito, i guasti del bassolinismo in Campania a partire dai rifiuti, l'eredità della giunta Marrazzo nel Pag. 14Lazio con particolare riferimento alla sanità, il nullismo di Loiero in Calabria dove non si redigevano neppure i bilanci (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Di fronte a questi veri e propri disastri, sia sul piano economico sia su quello politico, adesso agitate lo slogan della questione morale. In realtà, non siete abilitati a fare nessuna predica neanche su questo terreno (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Pensiamo a quello che è avvenuto mesi fa in Puglia, nel Lazio, in Calabria, in Campania e nella stessa Toscana. Voi assomigliate a Il Tartufo di Molière: predicate sulla questione morale e poi portate in Parlamento, al Senato, l'ex assessore alla sanità della regione Puglia perché ha dei problemi con la giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Parlate di manovra sbagliata. Ma se abbiamo sbagliato noi, che dire degli altri Paesi? Il fatto è che le relative ricette, tutte più o meno simili, sono state elaborate in un quadro unitario sotto l'occhio della Commissione europea, che è stata prodiga di riconoscimenti per quanto il Governo italiano ha fatto e intende fare.
In effetti, le misure in Europa sono ben più aspre delle nostre. In Germania gli stipendi dei dipendenti pubblici sono stati tagliati del 2,5 per cento. Noi abbiamo bloccato gli aumenti contrattuali dei pubblici dipendenti, ma la dinamica salariale dei dipendenti pubblici negli ultimi anni è stata ben più favorevole di quella dei lavoratori del settore privato. Sempre in Germania sono stati tagliati 15 mila posti di lavoro. Le Forze armate sono state ridotte di 40 mila unità, mentre in Italia nulla è avvenuto di tutto ciò. La Germania ha anche ridimensionato i sussidi di disoccupazione, mentre noi li abbiamo aumentati. Abbiamo tagliato la spesa corrente, ma che dire dell'Inghilterra che l'ha ridotta addirittura di un quarto? Abbiamo operato per preservare il più possibile la sfera di diritti sociali e individuali.
Abbiamo trovato risorse soprattutto nell'evasione fiscale: grazie alle nuove norme pagheranno soprattutto i furbi e i disonesti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ma dobbiamo anche sapere, se non vogliamo fare demagogia, che la lotta all'evasione da sola non basta. Essa deve essere accompagnata da un drastico ridimensionamento di quella spesa pubblica che non produce frutti, ma assistenzialismo e spreco. Di conseguenza, ci stiamo assumendo l'onere di prendere di petto la spesa pubblica nel nostro Paese, solitamente oggetto solo di prediche domenicali.
Con questo decreto-legge abbiamo fatto un altro passo in avanti: abbiamo soppresso molti enti, limitato le poltrone, ma salvato i dipendenti e accorpato funzioni disperse e posto a tutti, Stato centrale, regioni, province e comuni, vincoli di bilancio più rigorosi. È uno sforzo che deve continuare se vogliamo modernizzare, come sta facendo il Ministro Brunetta, la pubblica amministrazione in Italia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Con la manovra abbiamo posto con i piedi per terra i presupposti del federalismo. Il federalismo serve per ridurre e non per aumentare ulteriormente la spesa pubblica. Nel passato gli enti locali erano liberi di spendere, ma non avevano l'onere di procurarsi le risorse necessarie. Federalismo vuol dire soprattutto responsabilizzazione, quindi vincoli di bilancio, razionalità nella spesa e rigore nella gestione della cosa pubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Noi abbiamo fatto il nostro dovere senza rinunciare ad impegnare nuove risorse, lo abbiamo fatto per la scuola e per le forze dell'ordine, mentre per L'Aquila abbiamo dilazionato i termini per il pagamento delle imposte. Lo stesso vale per il Mezzogiorno, dove si concentrerà la sfida nei prossimi anni. Abbiamo previsto la possibilità di un diverso trattamento Pag. 15fiscale ai fini dell'IRAP per le nuove iniziative di carattere produttivo. Nel frattempo, il Governo sta predisponendo il piano per la riprogrammazione dei fondi comunitari.
Quello che è molto importante è che la manovra ha trovato rispondenza nel mercato. Lo spread sui titoli di Stato italiani si è progressivamente ridotto: questo significa minore spesa per gli interessi. La congiuntura è in ripresa; le stime di crescita per l'anno in corso sono state riviste al rialzo. Tirano le esportazioni, contribuendo a lenire il dramma della disoccupazione. Negli ordini e nel fatturato si è registrato, proprio nel mese scorso, un balzo rispettivamente del 26 per cento e del 12 per cento.
La crisi non è ancora alle nostre spalle, ma c'è speranza per il futuro, e questo si deve anche all'azione del Governo. Questi dati sull'economia reale smentiscono tutta la vostra analisi sul fatto che il Governo non è intervenuto sulla realtà economica. Nei mesi passati la vostra proposta di politica economica era assai chiara: dovevamo alzare il deficit di un punto di PIL per sostenere salari e pensioni al fine di accrescere la domanda interna. Se avessimo seguito questa strada, oggi saremmo come la Grecia e tutta la galassia dei cosiddetti PIGS (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), alle prese con un forte aumento del debito e del deficit della bilancia dei pagamenti. Alla base delle nostre elaborazioni c'è una lettura della crisi che è condivisa a livello internazionale. Si può naturalmente dissentire, ma se ne devono spiegare le ragioni. Finora non le abbiamo sentite: è la dimostrazione di una difficoltà vostra, non solo politica, ma anche culturale.
Per il futuro immediato, e per quel che riguarda il più lungo periodo, abbiamo un programma positivo di stampo riformista al netto di tante polemiche banali e distruttive: il progetto di riforma dell'articolo 41 e le liberalizzazioni conseguenti, la riforma globale della giustizia, una organica riforma istituzionale, il piano per il Sud, la riforma del fisco a partire da un parziale spostamento dalla tassazione diretta a quella indiretta, che può incentivare la ripresa e consentire nel 2013 un taglio cospicuo delle tasse.
Questo è il confronto positivo che proponiamo e che potremo realizzare se riusciremo a vanificare il tentativo di risucchiare Governo e Paese in una rissa interminabile e mediocre che, per parte nostra, vogliamo superare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, per i quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nell'intervento svolto su questo decreto-legge nella giornata di lunedì ho fatto quattro affermazioni sui contenuti della manovra.
La prima è che la fretta con cui il Governo ha dovuto apprestare questa manovra è la prova che le rassicurazioni ripetutamente date negli ultimi due anni sulla salute dell'economia italiana erano sostanzialmente non veritiere e infondate.
La seconda osservazione è che il fatto, ripetutamente riferito dal Ministro dell'economia e delle finanze, che sia l'Europa a chiederci questo intervento - e ancora adesso lo diceva l'onorevole Cicchitto - è la dimostrazione che al Governo italiano era sfuggito il controllo della situazione finanziaria del Paese e che è stata l'Europa a risvegliarci bruscamente chiedendoci di fare quello che avremmo dovuto fare con le nostre gambe.
La terza osservazione è che la scontentezza rivelata dallo stesso Presidente del Consiglio di fronte a questa manovra è la prova che egli, l'onorevole Berlusconi, sa di essere venuto meno all'impegno programmatico di rilancio dello sviluppo per cui era stato votato degli italiani.
Infine, ho osservato che un Paese che ha un debito pubblico pari al 120 per Pag. 16cento del PIL deve affrontare questo problema e non può limitarsi ad affrontare il problema del deficit.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIORGIO LA MALFA. Avrei votato favorevolmente per questo decreto-legge per amor di patria, ma alla questione di fiducia, signor Presidente del Consiglio, no. La questione di fiducia è un atto politico! Io voterò «no» alla questione di fiducia richiesta dal Governo in Parlamento: sia formato da una diversa maggioranza.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Poiché la votazione per appello nominale è stata prevista a partire dalle ore 17, sospendo fino a tale ora la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Avverto che la Presidenza ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto di deputati, nonché ulteriori richieste avanzate da membri del Governo.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Mancuso.
Invito i deputati segretari a dare inizio alla chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,30).

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3638: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.

Presenti e votanti 604
Maggioranza 303
Hanno risposto 329
Hanno risposto no 275.
(La Camera approva).

Si intendono conseguentemente respinte tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:
Abelli Gian Carlo
Abrignani Ignazio
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Gioacchino
Allasia Stefano
Angelucci Antonio
Antonione Roberto
Aprea Valentina
Aracri Francesco
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Ascierto Filippo
Baccini Mario Pag. 17
Baldelli Simone
Barani Lucio
Barba Vincenzo
Barbareschi Luca Giorgio
Barbaro Claudio
Barbieri Emerenzio
Beccalossi Viviana
Belcastro Elio Vittorio
Bellotti Luca
Berardi Amato
Bergamini Deborah
Berlusconi Silvio
Bernardo Maurizio
Bernini Anna Maria
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bianconi Maurizio
Biasotti Sandro
Biava Francesco
Bitonci Massimo
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bonaiuti Paolo
Bonciani Alessio
Bongiorno Giulia
Bonino Guido
Boniver Margherita
Bossi Umberto
Bragantini Matteo
Brambilla Michela Vittoria
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Brunetta Renato
Bruno Donato
Buonanno Gianluca
Buonfiglio Antonio
Calabria Annagrazia
Calderisi Giuseppe
Callegari Corrado
Caparini Davide
Carfagna Maria Rosaria
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Cassinelli Roberto
Castellani Carla
Castiello Giuseppina
Catanoso Basilio
Catone Giampiero
Cavallotto Davide
Cazzola Giuliano
Ceccacci Rubino Fiorella
Centemero Elena
Ceroni Remigio
Cesaro Luigi
Chiappori Giacomo
Cicchitto Fabrizio
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Colucci Francesco
Comaroli Silvana Andreina
Commercio Roberto Mario Sergio
Consiglio Nunziante
Consolo Giuseppe
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Corsaro Massimo Enrico
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Crosio Jonny
Dal Lago Manuela
D'Amico Claudio
D'Anna Vincenzo
De Angelis Marcello
De Camillis Sabrina
De Corato Riccardo
De Girolamo Nunzia
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
Del Tenno Maurizio
De Luca Francesco
De Nichilo Rizzoli Melania
Desiderati Marco
Di Biagio Aldo
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Caterina Marcello
Di Centa Manuela
D'Ippolito Vitale Ida
Distaso Antonio
Divella Francesco
Di Virgilio Domenico
Di Vizia Gian Carlo
Dozzo Gianpaolo
Dussin Guido
Dussin Luciano
Faenzi Monica Pag. 18
Fallica Giuseppe
Farina Renato
Fava Giovanni
Fedriga Massimiliano
Fitto Raffaele
Fogliato Sebastiano
Follegot Fulvio
Fontana Gregorio
Fontana Vincenzo Antonio
Forcolin Gianluca
Formichella Nicola
Foti Antonino
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Frattini Franco
Fucci Benedetto Francesco
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Garagnani Fabio
Garofalo Vincenzo
Gava Fabio
Gelmini Mariastella
Germanà Antonino Salvatore
Ghedini Niccolò
Ghiglia Agostino
Giacomoni Sestino
Giammanco Gabriella
Gibiino Vincenzo
Gidoni Franco
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Girlanda Rocco
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Golfo Lella
Gottardo Isidoro
Granata Benedetto Fabio
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Iannaccone Arturo
Iannarilli Antonello
Iapicca Maurizio
Jannone Giorgio
Laboccetta Amedeo
Laffranco Pietro
Lainati Giorgio
La Loggia Enrico
Lamorte Donato
Landolfi Mario
Lanzarin Manuela
La Russa Ignazio
Latteri Ferdinando
Lazzari Luigi
Lehner Giancarlo
Leo Maurizio
Leone Antonio
Lisi Ugo
Lombardo Angelo Salvatore
Lo Monte Carmelo
Lo Presti Antonino
Lorenzin Beatrice
Lunardi Pietro
Lupi Maurizio
Lussana Carolina
Maggioni Marco
Malgieri Gennaro
Mancuso Gianni
Mannucci Barbara
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marini Giulio
Maroni Roberto
Marsilio Marco
Martinelli Marco
Martini Francesca
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Riccardo
Mazzuca Giancarlo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Marco Mario
Milo Antonio
Minardo Antonino
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Dore
Moffa Silvano
Moles Giuseppe
Molgora Daniele
Molteni Laura
Molteni Nicola
Montagnoli Alessandro
Moroni Chiara
Mottola Giovanni Carlo Francesco
Munerato Emanuela
Murgia Bruno
Mussolini Alessandra
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Nastri Gaetano Pag. 19
Negro Giovanna
Nicolucci Massimo
Nirenstein Fiamma
Nizzi Settimo
Nucara Francesco
Orsini Andrea
Pagano Alessandro
Paglia Gianfranco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paolini Luca Rodolfo
Papa Alfonso
Parisi Massimo
Paroli Adriano
Pastore Maria Piera
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Pepe Mario (PdL)
Perina Flavia
Pescante Mario
Petrenga Giovanna
Pianetta Enrico
Picchi Guglielmo
Pili Mauro
Pini Gianluca
Pionati Francesco
Pirovano Ettore
Piso Vincenzo
Pittelli Giancarlo
Pizzolante Sergio
Polidori Catia
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Pugliese Marco
Rainieri Fabio
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reguzzoni Marco Giovanni
Repetti Manuela
Roccella Eugenia Maria
Romani Paolo
Romele Giuseppe
Ronchi Andrea
Rondini Marco
Rossi Mariarosaria
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Ruben Alessandro
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saltamartini Barbara
Sammarco Gianfranco
Santelli Jole
Sardelli Luciano Mario
Savino Elvira
Sbai Souad
Scalera Giuseppe
Scalia Giuseppe
Scandroglio Michele
Scapagnini Umberto
Scelli Maurizio
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Simonetti Roberto
Sisto Francesco Paolo
Soglia Gerardo
Speciale Roberto
Stagno d'Alcontres Francesco
Stanca Lucio
Stasi Maria Elena
Stefani Stefano
Stracquadanio Giorgio Clelio
Stradella Franco
Stucchi Giacomo
Taddei Vincenzo
Taglialatela Marcello
Terranova Giacomo
Testoni Piero
Toccafondi Gabriele
Togni Renato Walter
Torazzi Alberto
Torrisi Salvatore
Tortoli Roberto
Toto Daniele
Traversa Michele
Tremonti Giulio
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentini Valentino
Vanalli Pierguido
Vegas Giuseppe
Vella Paolo
Ventucci Cosimo
Verdini Denis
Versace Santo Domenico
Vessa Pasquale
Vignali Raffaello
Vitali Luigi Pag. 20
Vito Elio
Volpi Raffaele
Zacchera Marco

Hanno risposto no:
Adornato Ferdinando
Agostini Luciano
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Argentin Ileana
Bachelet Giovanni Battista
Barbato Francesco
Barbi Mario
Baretta Pier Paolo
Bellanova Teresa
Beltrandi Marco
Benamati Gianluca
Bernardini Rita
Berretta Giuseppe
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosy
Binetti Paola
Bobba Luigi
Bocci Gianpiero
Boccia Francesco
Boccuzzi Antonio
Boffa Costantino
Bonavitacola Fulvio
Bordo Michele
Bosi Francesco
Bossa Luisa
Braga Chiara
Brandolini Sandro
Bratti Alessandro
Bressa Gianclaudio
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Burtone Giovanni Mario Salvino
Buttiglione Rocco
Calearo Ciman Massimo
Calgaro Marco
Calvisi Giulio
Cambursano Renato
Capano Cinzia
Capitanio Santolini Luisa
Capodicasa Angelo
Cardinale Daniela
Carella Renzo
Carra Enzo
Carra Marco
Casini Pier Ferdinando
Castagnetti Pierluigi
Causi Marco
Cavallaro Mario
Ceccuzzi Franco
Cenni Susanna
Cera Angelo
Cesa Lorenzo
Cesario Bruno
Ciccanti Amedeo
Ciocchetti Luciano
Ciriello Pasquale
Codurelli Lucia
Colaninno Matteo
Colombo Furio
Compagnon Angelo
Concia Anna Paola
Corsini Paolo
Coscia Maria
Cuomo Antonio
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Dal Moro Gian Pietro
Damiano Cesare
D'Antoni Sergio Antonio
De Biasi Emilia Grazia
Delfino Teresio
De Micheli Paola
De Pasquale Rosa
De Poli Antonio
De Torre Maria Letizia
Di Giuseppe Anita
Dionisi Armando
Di Pietro Antonio
Di Stanislao Augusto
Donadi Massimo
Duilio Lino
Esposito Stefano
Fadda Paolo
Farina Gianni
Farina Coscioni Maria Antonietta
Farinone Enrico
Fassino Piero
Favia David
Fedi Marco
Ferranti Donatella
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Fontanelli Paolo Pag. 21
Formisano Aniello
Formisano Anna Teresa
Franceschini Dario
Froner Laura
Galletti Gian Luca
Garavini Laura
Garofani Francesco Saverio
Gasbarra Enrico
Gatti Maria Grazia
Genovese Francantonio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Ginefra Dario
Ginoble Tommaso
Giovanelli Oriano
Giulietti Giuseppe
Gnecchi Marialuisa
Gozi Sandro
Grassi Gero
Graziano Stefano
Iannuzzi Tino
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
La Malfa Giorgio
Lanzillotta Linda
Laratta Francesco
Lenzi Donata
Letta Enrico
Levi Ricardo Franco
Libè Mauro
Lolli Giovanni
Lo Moro Doris
Losacco Alberto
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Madia Maria Anna
Mannino Calogero
Mantini Pierluigi
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marchi Maino
Marchignoli Massimo
Marchioni Elisa
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marini Cesare
Marrocu Siro
Martella Andrea
Martino Pierdomenico
Mastromauro Margherita Angela
Mattesini Donella
Mazzarella Eugenio
Mecacci Matteo
Melandri Giovanna
Melis Guido
Mereu Antonio
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Messina Ignazio
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Minniti Marco
Miotto Anna Margherita
Misiani Antonio
Mogherini Rebesani Federica
Monai Carlo
Mondello Gabriella
Morassut Roberto
Mosca Alessia Maria
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Murer Delia
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Narducci Franco
Naro Giuseppe
Nicco Roberto Rolando
Nicolais Luigi
Occhiuto Roberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Orlando Andrea
Orlando Leoluca
Paladini Giovanni
Palagiano Antonio
Palomba Federico
Parisi Arturo Mario Luigi
Pedoto Luciana
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Pepe Mario (PD)
Pes Caterina
Pezzotta Savino
Piccolo Salvatore
Picierno Pina
Piffari Sergio Michele
Pisacane Michele
Pisicchio Pino
Pistelli Lapo
Pizzetti Luciano Pag. 22
Poli Nedo Lorenzo
Pollastrini Barbara
Pompili Massimo
Porcino Gaetano
Porfidia Americo
Porta Fabio
Portas Giacomo Antonio
Quartiani Erminio Angelo
Rampi Elisabetta
Rao Roberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Recchia Pier Fausto
Ria Lorenzo
Rigoni Andrea
Romano Francesco Saverio
Rosato Ettore
Rossa Sabina
Rossomando Anna
Rota Ivan
Rubinato Simonetta
Ruggeri Salvatore
Rugghia Antonio
Russo Antonino
Ruvolo Giuseppe
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sani Luca
Santagata Giulio
Sarubbi Andrea
Sbrollini Daniela
Scarpetti Lido
Schirru Amalia
Scilipoti Domenico
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Siragusa Alessandra
Soro Antonello
Sposetti Ugo
Strizzolo Ivano
Tabacci Bruno
Tassone Mario
Tempestini Francesco
Tenaglia Lanfranco
Testa Federico
Testa Nunzio Francesco
Tidei Pietro
Tocci Walter
Touadi Jean Leonard
Trappolino Carlo Emanuele
Tullo Mario
Turco Livia
Turco Maurizio
Vaccaro Guglielmo
Vannucci Massimo
Vassallo Salvatore
Velo Silvia
Veltroni Walter
Ventura Michele
Verini Walter
Vernetti Gianni
Vico Ludovico
Vietti Michele Giuseppe
Villecco Calipari Rosa Maria
Viola Rodolfo Giuliano
Volontè Luca
Zaccaria Roberto
Zampa Sandra
Zamparutti Elisabetta
Zazzera Pierfelice
Zeller Karl
Zucchi Angelo
Zunino Massimo

Sono in missione:
Martino Antonio
Melchiorre Daniela
Miccichè Gianfranco
Mura Silvana

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3638).
L'onorevole Baretta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno Baretta n. 9/3638/282.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno in questione si propone di impegnare il Governo ad introdurre rapidamente misure di sostegno al reddito per tutti i lavoratori e, a tal fine, farlo con la prossima legge di stabilità che Pag. 23verrà presentata, secondo le nuove disposizioni di legge, come sappiamo in Parlamento il 15 ottobre. Poiché presupponiamo che questa legge di stabilità dovrà riprendere una serie di questioni che sono rimaste non risolte e non affrontate nella manovra di cui stiamo discutendo, quella è la prima occasione utile perché il Governo affronti in Parlamento un altro pezzo della politica economica. Noi come avete potuto constatare, leggere e sentire anche in questa giornata abbiamo un'opinione molto negativa sulla posizione e sulla linea che il Governo ha adottato in termini di tutela del lavoro, di tutela del reddito e anche di uscita dall'angolo della situazione economica del Paese. Abbiamo fatto delle obiezioni precise alla manovra: la prima è che rischia di essere una manovra inefficace e, quindi, ce ne aspettiamo un'altra; la seconda obiezione è che la manovra è iniqua e, quindi, non fa pagare equamente a tutti i cittadini italiani in proporzione alle loro possibilità e al loro reddito i sacrifici necessari per uscire dalla crisi e la terza che non dà alcun contributo alla crescita. Ora noi sappiamo che è ormai consolidato un ragionamento anche in tutta Europa. Oggi il capogruppo del centrodestra ha detto che i nostri provvedimenti sono coerenti con quanto è avvenuto negli altri Paesi. Mi permetto di obiettare che non è vero perché in molti altri Paesi si sono unite manovre di rigore a manovre di incentivo alla crescita mentre, invece, nei provvedimenti presentati dal Governo la parte relativa alla crescita non c'è.
In questa ottica una delle condizioni sempre più evidenti per favorire la crescita è quella di aiutare la ripresa dei consumi, aiutare il fatto che le famiglie e i lavoratori possano intervenire con la possibilità di sostenersi. Qual è uno dei punti più delicati e più importanti? La famiglia e i figli. La famiglia con figli è probabilmente quella che ha un peso e un carico maggiore rispetto alle condizioni di difficoltà presentate dalla crisi. Peraltro la famiglia svolge un ruolo di ammortizzatore sociale in questo periodo e in questa fase storica difficile. Ci poniamo l'obiettivo di intervenire su due versanti: aumentare le detrazioni per i figli e l'altro incrementare gli assegni familiari. Per la verità l'operazione migliore sarebbe riorganizzare il sistema, rimettere in ordine e riformare queste due voci in un unico percorso, ad esempio, quello di un bonus familiare. Noi perseguiamo questa linea. Tuttavia non ci pareva necessario in questo momento, dove più importante è la risposta, anteporre una dialettica politica.
Tant'è che se il Governo leggerà l'ordine del giorno, noterà che volutamente ho scritto un ordine del giorno dove anche nella parte non dispositiva, nella parte delle motivazioni, le riduce al minimo ed evita qualsiasi riferimento di giudizio sulle politiche del Governo e sulle nostre opinioni. Infatti in questo momento, con questo ordine del giorno, non ci interessa farci dire «no», ci interessa farci dire «sì», perché questo è un obiettivo di tutti. Dunque quello che chiediamo è che il Governo prenda un impegno per la prossima manovra di autunno, perché vi sia un aumento delle detrazioni per i figli e un aumento degli assegni familiari.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/27. Prendo atto che vi rinuncia.
L'onorevole Pedoto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/193.

LUCIANA PEDOTO. Signor Presidente, fra i privilegi di chi parla per primo vi è la speranza di trovare il Governo ben disposto all'ascolto. Volevo iniziare il mio intervento con una domanda: rispetto all'ordine del giorno che abbiamo presentato - che poi è stato scritto in seguito ad un emendamento che non è stato approvato - ci siamo chiesti se vi è stato un errore o un assalto al tesoretto. Io penso che vi sia stato un errore, perché con il provvedimento in esame state sopprimendo l'ENAM, che è l'ente nazionale di assistenza magistrale. Perché l'errore? Perché ne avete disposto la soppressione inserendolo negli enti inutili, nell'articolo 7, e Pag. 24l'ENAM non è un ente inutile: la sua utilità è stata recentemente confermata anche dal Consiglio di Stato nel febbraio di quest'anno. Il Consiglio di Stato ha ribadito che l'ENAM agisce per sostenere fasce di cittadini non sufficientemente sorrette dal sistema pubblico.
Quindi cosa fa l'ENAM? L'ENAM ha finalità assistenziali: eroga prestazioni in ambito sanitario, scolastico, mutualistico. A chi eroga queste prestazioni? A chi sono rivolte queste prestazioni assistenziali? Sono rivolte ai maestri elementari, ai loro figli e alle loro famiglie e si tratta proprio di quei maestri elementari che sono già stati molto bersagliati da questa manovra e che rischiano nuovamente di essere tartassati. Questi maestri elementari versano un contributo obbligatorio dal loro stipendio all'ENAM. In questi sessant'anni il patrimonio che è stato costituito è un patrimonio rilevante. Vi è stata una gestione virtuosa e sono stati reinvestiti gli avanzi di gestione. È un patrimonio che è stato costruito esclusivamente con i fondi e con i contributi degli iscritti. Non credo di sbagliare se affermo che il patrimonio dell'ENAM in realtà è il patrimonio dei maestri, il patrimonio dei loro iscritti. Quindi ripeto: l'ENAM non riceve nulla dallo Stato, non ha contributi dallo Stato, per questo dico che vi siete sbagliati e ci stiamo sbagliando. Nel momento in cui non riceve nulla dallo Stato non è funzionale neanche la sua soppressione o meglio non è funzionale all'oggetto di questa manovra.
In più, se fate la fusione, noi ci ritroviamo con un accorpamento tra un ente, l'ENAM, di natura assistenziale, che verrebbe ad unirsi e ad accorparsi con un altro ente, l'INPDAP, che come noto eroga prestazioni previdenziali, quindi probabilmente vi sarebbero anche dei compiti e delle funzioni che sono estranee poi alla missione dell'INPDAP.
Noi abbiamo sostenuto molto l'emendamento in Commissione bilancio. Apprezzo anche la riflessione che fece il presidente Giorgetti a margine dei nostri interventi, quando disse che sopprimere l'ENAM d'estate è un po' come quando si prendono provvedimenti a danno degli operai a fabbriche chiuse. Quindi vorrei lasciare una riflessione, un pensiero, una proposta: volete chiudere l'ENAM? Fate una consultazione, fatela con i maestri questa consultazione.
Chiedete loro se intendono continuare a finanziare il proprio ente con un contributo obbligatorio dal loro stipendio, senza, però, avere la possibilità di esprimere e di decidere la rappresentanza democratica dell'ente stesso. E fate questa consultazione con le scuole aperte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sulla morte di due militari italiani in Afghanistan (ore 18,30).

PRESIDENTE. Chiedo all'Assemblea un momento di attenzione. Purtroppo, in questo momento, è stata battuta un'agenzia di stampa da parte dell'ANSA, in cui si dice che due militari italiani sono morti vicino ad Herat. I due militari, secondo quanto si è appreso, sarebbero stati vittima di un attentato compiuto con un ordigno mina artigianale lungo la strada che stavano percorrendo con un blindato. Nell'attentato non sarebbero rimasti coinvolti altri militari.
Rivolgo da parte dell'Assemblea, della Presidenza e da parte di tutti noi il più profondo cordoglio ai familiari delle vittime. Invito pertanto l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed il rappresentante del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, rappresento a lei e all'Assemblea il fatto che ci uniamo al Pag. 25cordoglio per la perdita di due vite umane, di due militari del nostro contingente afgano.
Ovviamente, in questo momento, dobbiamo tenere presente che, ancora una volta, si colpisce un contingente che si trova in quel luogo per svolgere il mestiere di coloro che hanno la responsabilità del mantenimento della pace e delle condizioni del vivere civile in una situazione molto difficile. Tuttavia, non possiamo nascondere che, ormai, esiste una questione urgente che riguarda la sicurezza del nostro contingente in Afghanistan.
Pertanto, a nome del Partito Democratico, le chiederei di verificare, con il Presidente della Camera, la possibilità che il Governo venga rapidamente a riferire sulla situazione che, ormai, si è determinata in quell'area e, nella fattispecie, sulle condizioni che si sono verificate anche in quest'ultimo incidente.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, questo è un momento di ulteriore cordoglio, in questo caso, nei confronti delle famiglie e dei ragazzi che non ci sono più, e della solidarietà nei confronti delle Forze armate per quanto abbiamo fatto, stiamo facendo, e faremo ancora in Afghanistan. Tuttavia, è anche il momento che, finalmente, il Governo, attraverso la persona del Ministro, venga in Aula a riferire su una situazione sempre più emergenziale.
Credo che quanto accaduto non debba far sfuggire neanche l'idea di una riflessione volta ad accomunare e riallacciare i rapporti tra Parlamento e comunità nazionale rispetto ai temi delle missioni internazionali e, in questo caso, rispetto al tema della missione in Afghanistan. Sono convinto che, in questo caso, non passeranno giorni, mesi né anni per venire in Aula a parlare e riflettere tutti quanti insieme. In quest'occasione, ci auguriamo che il Ministro riferisca qual è lo stato delle cose e qual è la nostra prospettiva di permanenza all'interno di questa realtà sempre più contraddittoria e sempre più insidiosa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, il gruppo del Popolo della Libertà si unisce al lutto, che ritengo essere di tutti i cittadini, e al ricordo doveroso di questi due nostri connazionali, due nostri soldati, di cui ancora non conosciamo neppure l'identità.
Anche io ritengo sia opportuno che il Governo venga al più presto, uno di questi giorni, a riferire in Aula, anche se, purtroppo, ormai, queste situazioni si ripetono. Non più tardi di ieri - la notizia ha occupato non più di venti secondi nei telegiornali - una mina, probabilmente analoga a quella con cui è saltato in aria il nostro veicolo, ha fatto saltare in aria un autobus di cittadini afgani, che non aveva niente a che fare con le Forze alleate, causando decine di morti.
Purtroppo, quando i morti sono nostri, ovviamente li ricordiamo sempre; ma quando sono decine o centinaia di persone non vengono ricordate, forse perché non consideriamo che sono loro le prime vittime della situazione terribile che c'è in Afghanistan.
Richiamo anch'io il Governo a venire in Aula e penso che debba portare la solidarietà di tutti i parlamentari del nostro gruppo alle famiglie dei caduti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ovviamente sarà premura della Presidenza informare il Presidente Fini della richiesta formulata dai gruppi per un'informativa quanto mai puntuale, precisa e urgente da parte del Governo riguardo, purtroppo, ai fatti che drammaticamente sono accaduti in Afghanistan.

Pag. 26

Si riprende la discussione (ore 18,40).

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3638)

PRESIDENTE. L'onorevole Monai ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/28. Prendo atto che vi rinuncia.
L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/58.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno è incentrato sui problemi dei tagli alla finanza locale e in generale ai comuni e alle province.
Poco fa abbiamo votato la fiducia al Governo e, quindi, in un quadro di accettazione doverosa di quella che è stata la manovra economica, ci si pone il problema di questi tagli, che hanno il grosso limite - sia nella manovra ma anche più in generale essi vengono applicati spesso in questa maniera - della genericità. Viene, cioè, tolta una percentuale sui trasferimenti ai singoli comuni, ma non si tiene conto se i comuni abbiano in passato lavorato bene o intendano lavorare bene e, quindi, rispettare o meno i patti di stabilità. E alla fine si danneggiano i comuni virtuosi rispetto ai comuni che «hanno sprecato» o non hanno fatto il loro dovere.
La situazione dei trasferimenti ai comuni è abbastanza anomala in Italia: per esempio, il comune di Bolzano riceve 1100 euro per abitante all'anno, il comune di Trento poco di meno, il comune di Catania, secondo le ultime statistiche emerse dall'ANCI, riceve 1009 euro a testa per ogni cittadino. Vi sono però altri comuni, alcuni capoluoghi in cui la somma è estremamente più bassa: Novara 430 euro, addirittura la mia città, Verbania, 283 euro.
Allora, se c'è già una discriminazione in cui il rapporto è di uno a quattro nei trasferimenti, non si può poi dire che si toglie un tot per ogni abitante. Piuttosto, bisogna cercare di scegliere tra quei comuni che rispettano i patti di stabilità.
In questo senso, l'impegno che chiedo al Governo con il mio ordine del giorno è appunto di arrivare velocemente a quello che già si sta cercando di fare, cioè alla determinazione dei costi standard, in modo che il Governo copra una parte di questi costi e poi l'eventuale plus sia a carico del comune inadempiente, ossia che in qualche modo vengano premiati e non tagliati i fondi...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARCO ZACCHERA. Sto cercando di spiegare perché, se è doveroso il saldo totale di questi interventi, chiedo al Governo di lavorare come si sta facendo (la scorsa settimana, per esempio, in Consiglio dei ministri è stato deciso di applicare i costi standard), ma che alla svelta si proceda veramente a una bonifica e differenziazione di qualità tra i diversi comuni.
Se, in qualche maniera, si crede veramente nel federalismo fiscale - e io ci credo - i comuni devono essere messi in condizione di amministrare bene, di sapere in anticipo quello che ricevono, e, se superano i costi standard, che in modo equo invece siano attribuiti alla loro responsabilità e debito; il surplus è una libera scelta e la libera scelta viene pagata dalle amministrazioni, non è giusto che lo Stato lo trasferisca.
In questo senso penso che si arriverebbe a una manovra maggiormente virtuosa e, quindi, si potrebbe avere un sostanziale risparmio della spesa pubblica, ma anche un premio per tutti quei comuni che, per esempio, mantengono i patti di stabilità e li hanno mantenuti in passato. Questa è una richiesta che penso, a destra o a sinistra, tutti gli amministratori comunali che si comportano correttamente non potrebbero che condividere.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (PD) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/15.

Pag. 27

MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, signor sottosegretario, ho oggi la possibilità di riassumere, sia pure brevemente, la cornice all'interno della quale si colloca l'ordine del giorno che ho presentato. Lo affido alla considerazione del Governo e del sottosegretario, se concorrerà, ella, all'accoglimento e all'approvazione, perché si riferisce ad un'argomentazione, si dirà, trita e usuale. Però, in verità si situa bene nella manovra finanziaria della quale indubbiamente non si condivide lo spirito, né le linee operative, né le scelte, né i tagli, né i contenuti, soprattutto quelli afferenti al sistema degli enti locali e territoriali.
La considerazione che vorrei fare è che la manovra - utilizzando bene il Fondo sulle infrastrutture, che viene previsto nel decreto-legge n. 78 - possa affrontare, unitamente alle altre risorse che saranno nella disponibilità del Governo e del sistema delle autonomie regionali, il tema dello sviluppo delle aree deboli del Mezzogiorno d'Italia. Ciò anche se l'ordine del giorno ritaglia un segmento del meridionalismo storico, che è quello campano, fortemente debilitato, vuoi dalla crisi di ordine generale, vuoi anche dal ristagno dei settori produttivi.
In verità, in questo ordine del giorno chiedo e - più che chiedere - esorto il Governo all'impegno, perché si possano affrontare le infrastrutture essenziali senza le quali, indubbiamente, non è possibile attivare processi di sviluppo, né corroborarli, né rinsaldarli nei loro processi, né avviarli dove sono carenti le opere essenziali.
Ci si chiederà: perché sono importanti le opere infrastrutturali? Non solo per pareggiare un gap tra le aree del Paese e per superare l'antico dualismo, soprattutto infrastrutturale, ma perché senza le opere fondamentali non possiamo attuare quelle politiche che sono necessarie alla rinascita delle aree deboli del Mezzogiorno d'Italia.
Vorrei riferirmi, soprattutto, alle opere manifatturiere, alle attività manifatturiere e alle attività produttive che concorrono fortemente alla formazione del PIL del Meridione, e a rilanciare lo sviluppo di cui avvertiamo oltre il 90 per cento delle difficoltà e della caduta. Immaginate, quindi, quanto possa essere necessaria una forte opera di infrastrutturazione del Mezzogiorno d'Italia.
Un altro settore afferisce ed è connesso in maniera dialettica alle opere su cui ho richiamato l'attenzione: il settore dell'agricoltura. In verità, su questo tema avrei voluto soffermarmi di più nella dialettica generale, ma ciò non è stato consentito per i tempi e le angustie fra le forze politiche.
Senza le opere infrastrutturali non possiamo seriamente porre al centro della dinamica politico-economica il settore primario.
Si dirà: è un settore debilitato rispetto alle attività forti. Ma se guardiamo alle politiche della Comunità europea - e alla nuova programmazione della PAC che sta per essere raggiunta e conseguita da parte degli Stati dell'Unione europea - possiamo dire che, se è centrale questo settore nella dinamica europea, a maggior ragione dovrà essere centrale nella politica italiana.
Mi affido alla benevolenza, ma più che alla benevolenza, al giudizio equilibrato del sottosegretario per l'accoglimento del presente ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/29.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, sottopongo alla vostra attenzione, soprattutto all'attenzione del Governo, che mi auguro, dia un parere favorevole, l'ordine del giorno che reca in sé la preoccupazione, di cui ci facciamo interpreti, di migliaia di famiglie.
Parliamo dei dipendenti del gruppo Fincantieri che ha alle proprie dirette dipendenze circa 8.500 addetti; tuttavia, lo stesso ha esternalizzato molte lavorazioni in modo tale che gli interessati del cosiddetto indotto sono ulteriori, circa, 18 mila unità.
Molti addetti diretti sono già stati posti in cassa integrazione e, purtroppo, strumenti di ammortizzazione sociale per l'indotto sono presenti in maniera estremamente ridotta. Pag. 28
I cantieri della Fincantieri - scusatemi per il bisticcio - sono localizzati in otto regioni. Andiamo dal Friuli Venezia Giulia, al Veneto, alla Liguria, alle mie Marche, alla Sicilia e ad altre regioni ancora, come la Campania. Pertanto, questo gruppo, con i suoi occupati, interessa le economie di tante regioni italiane e di tantissime città. In alcune città, come la mia Ancona, il cantiere è storia della città, perché è presente da circa 130 anni e dà stipendi a una gran parte dei cittadini e, quindi, una chiusura rappresenterebbe una vera e propria tragedia per l'economia cittadina.
Qual è, dunque, la problematica? La problematica è che con la fine dell'anno cesseranno le commesse per molti di questi cantieri che non potranno più lavorare. L'unica speranza è rappresentata dalla promessa fatta dal Governo, e rilanciata dall'amministratore Bono anche di recente interessato da tantissimi amministratori locali, di assegnare commesse ai cantieri, tra cui quello di Ancona (ma parlo anche per tutti gli altri, così come i colleghi che hanno sottoscritto con me questo ordine del giorno). Dunque, l'unica speranza, come dicevo, è rappresentata dalla promessa fatta dal Governo di assegnare rapidamente commesse a questi cantieri. Tuttavia, rapidamente significa entro l'anno, in modo che con i primissimi dell'anno prossimo vi sia continuità di lavoro per tutti i cantieri.
Pertanto noi, che non condividiamo ovviamente questa manovra, che abbiamo espresso voto contrario nella votazione sulla questione di fiducia e che voteremo anche contro il provvedimento, sappiamo che, comunque, nel bilancio vi sono previsioni di investimento e chiediamo, con questo ordine del giorno, che il Governo valuti l'opportunità di destinare immediatamente - e tra l'altro con fondi a carico del bilancio di quest'anno - risorse proprio per l'affidamento di commesse a questi cantieri, ovviamente utilizzando i fondi del 2010 o, soprattutto e a maggior ragione, quelli del 2011, visto che si tratta di impegni di spesa relativi all'anno prossimo.
Credo che il Governo che ha fatto questa promessa, che è stata rilanciata attraverso l'amministratore delegato, possa anche condividere con noi questa preoccupazione e, pertanto, esprimere parere favorevole su un ordine del giorno che presumo possa essere ritenuto, come si usa dire, bipartisan.
Si tratta di un ordine del giorno - ripeto e concludo - con cui interpretiamo le preoccupazioni di quasi 30 mila famiglie italiane.

PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/176.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, in questa manovra finanziaria, criticabile per molti versi, come è stata criticata dal gruppo del Partito Democratico, in particolare, e dall'opposizione, in generale, le infrastrutture fanno, a loro volta, la figura della Cenerentola. Nessun intervento serio e importante è previsto e nessuna politica infrastrutturale viene presa in considerazione nella manovra. Eppure, è nota la funzione anticiclica che in periodi di crisi la politica infrastrutturale può assolvere, con positive conseguenze sull'economia.
Due settimane fa l'assemblea dell'ANCE ha evidenziato che negli ultimi anni vi è stata una contrazione di investimenti nelle opere pubbliche, una diminuzione del gettito, una diminuzione forte di occupati e una drastica morìa di imprese. Ancora due settimane fa il rapporto CRESME sullo stato di attuazione della legge obiettivo, presentato nella Commissione ambiente, ha mostrato che dei soldi effettivamente spesi, attraverso questa legge, solo il 29,5 per cento ha riguardato le regioni del sud, con ciò dimostrando che l'effetto di questa legge è aumentare - e non diminuire - il gap infrastrutturale tra le diverse aree del Paese.
Il 2009 è stato, per lo più, un anno di programmazione, ma di scarsissima realizzazione in questo settore. Nulla vi è nella legge finanziaria 2010: nessuna risorsa sugli investimenti, bloccati anche dal Pag. 29Patto di stabilità. Assistiamo ad una stanca ritualità del CIPE che periodicamente si riunisce sostanzialmente per riassegnare sempre gli stessi soldi.
In questo ordine del giorno, invece, ci riferiamo essenzialmente alla necessità di introdurre trasparenza e pubblicità nel settore degli appalti pubblici, rafforzando il ruolo dell'Autorità di vigilanza e lo facciamo anche perché l'articolato della manovra presenta, invece, previsioni assolutamente in controtendenza rispetto a questa esigenza.
All'articolo 8, comma 10, il Governo autorizza dirigenti ministeriali ad assegnare contratti milionari con procedure secretate. Siamo alle solite: proprio mentre sale la richiesta di trasparenza nel Paese, proprio mentre assistiamo al malaffare di cricche e comitati d'affari che hanno prospettato esattamente nei settori meno controllati in cui spesso si va in deroga alle normali procedure - si pensi ad esempio a quel che è accaduto nella Protezione civile - accade di leggere previsioni normative che vanno esattamente a rafforzare quei settori in cui si può utilizzare la deroga con conseguente scarsa trasparenza.
La relazione annuale dell'Autorità di vigilanza ha evidenziato uno sconsiderato aumento delle procedure in deroga: 12 miliardi negli ultimi dieci anni, di cui oltre la metà nel 2008 e nel 2009, ossia con questo Governo e con questa maggioranza. Con questo articolo i dirigenti potranno non solo assegnare discrezionalmente maxiappalti alle imprese di loro fiducia, ma potranno persino tenere riservata l'esistenza stessa del contratto, senza dover rendere pubblici i contenuti del contratto, gli importi e le aziende che ne beneficiano.
Il Paese, e concludo, ha bisogno esattamente di andare in direzione contraria, ossia di essere rassicurato su trasparenza ed etica pubblica. Spero che il Governo, accogliendo questo ordine del giorno, dia segno di condividere questa esigenza e non invece di averla, come sempre più spesso appare, in totale dispregio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Palagiano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3648/48.

ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, il 21 luglio il Ministro dell'economia Tremonti ha dichiarato che lo sciopero dei medici ospedalieri, che hanno manifestato qui fuori a Montecitorio, era uno sciopero inutile, in quanto la manovra correttiva non prevedeva il blocco del turnover come invece dichiarato dei medici. Il giorno successivo il Ministro Fazio ha avallato queste dichiarazioni, dicendo che era una invenzione del centrosinistra.
Si tratta di 20 mila medici che non sono stati sostituiti, non sono sostituiti e non saranno sostituiti: medici che sono andati in pensione, medici che hanno abbandonato il sistema sanitario nazionale a favore delle strutture private, medici che sono deceduti. Si tratta di 20 mila medici che non saranno rimpiazzati. La manovra finanziaria non prevede di mantenere questi medici.
Abbiamo delle perplessità su queste affermazioni che hanno spontaneamente reso il Ministro dell'economia e il Ministro della sanità e siamo molto preoccupati per il taglio che sicuramente ci sarà del 50 per cento dei precari. Si tratta di altre 12 mila unità fra medici e infermieri che garantiscono attualmente i servizi di pronto soccorso, l'emergenza e che si trovano a gestire un punto così cruciale della sanità. Altri 6 mila saranno mandati a casa.
Ricordo che nelle carceri vi sono 5500 medici. Ebbene, di questi 5500 medici, 5 mila sono precari e verranno anch'essi falcidiati da questa manovra. Pertanto, l'assistenza sanitaria nelle carceri italiane, che già lascia moltissimo a desiderare, sarà stravolta da questo provvedimento.
Quindi, l'obiettivo dell'ordine del giorno è quello di fare chiarezza su queste dichiarazioni del Governo e di capire come sarà possibile continuare a garantire ai cittadini l'assistenza sanitaria. Tagliare medici e infermieri significa infatti allungare le file di attesa negli ospedali, che già Pag. 30sono molto lunghe, significa quindi rallentare e significa anche discontinuare la terapia.
Sempre in questo provvedimento, infatti, e sempre per il taglio dell'assistenza sanitaria - in questo caso, i farmaci - 600 milioni di euro saranno a carico delle regioni. Il Governo ha detto, anzi, ha imposto all'Agenzia italiana del farmaco di individuare tutti quei farmaci che possono essere impiegati a domicilio, non solo negli ospedali, e ha detto: adesso questi farmaci ve li comprate voi direttamente.
Abbiamo delle forti perplessità circa le conseguenze sulla continuità terapeutica per malattie gravi come l'AIDS, come il cancro. Quali saranno le conseguenze sui cittadini che dovranno effettuare queste terapie a casa? Ovviamente ci saranno rischi di sovradosaggio, di sottodosaggio, di effetti collaterali: una cosa è se tali problemi si verificano presso le strutture ospedaliere, altra cosa è se si verificano direttamente a casa. Come poter far fronte a queste conseguenze?
Sono stati previsti dei tagli anche per gli indennizzi previsti dallo Stato per chi è stato vittima di vaccinazioni obbligatorie, di trasfusioni andate a male, di somministrazione sbagliata di emoderivati, di incidenti contagiosi, ad esempio in sala operatoria, dove alcuni cittadini sono stati infettati da malattie virali come l'epatite B, l'epatite C, l'AIDS.
Insomma, abbiamo una serie di perplessità su questa manovra finanziaria, su questo altro aggiustamento, che ha imposto il ministro Tremonti. C'è sì molto da razionalizzare, c'è molto da aggiustare, ma credo che il diritto alla salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione vada in ogni caso garantito.
Secondo i conteggi, il comparto della sanità sarà tagliato per una cifra enorme, un miliardo e 200 milioni di euro soltanto per l'anno che verrà, e crediamo che questo taglio purtroppo coinciderà con una riduzione dell'assistenza ai cittadini.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANTONIO PALAGIANO. Mi avvio a concludere.

PRESIDENTE. Più che avviarsi, dovrebbe tagliare il traguardo, lei che è un maratoneta...

ANTONIO PALAGIANO. Chiediamo di esplicitare con chiarezza se ci sarà o meno questo blocco del turnover, di contenere i tagli del 50 per cento dei precari - abbiamo anche spiegato perché -, di verificare se i tagli del comparto sanità siano compatibili con il Patto per la salute, che prevede gli adeguamenti tecnologici e strutturali dei nostri ospedali, di rifinanziare il fondo per le non autosufficienze e di prevedere, infine, delle forme di vigilanza, affinché il passaggio dall'ospedale alla farmacia non comprometta la continuità terapeutica e rischi di somministrazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/287.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, illustro l'ordine del giorno n. 9/3638/287, di cui sono primo firmatario, anche perché questo è l'unico spazio a disposizione per chi ha presentato degli emendamenti che intervenivano sul merito della manovra che è stata presentata, vista la scelta del Governo di porre l'ennesima fiducia e di impedire la discussione.
L'ordine del giorno raccoglie i cinque emendamenti di cui sono primo firmatario insieme ad altri colleghi parlamentari del Partito Democratico, eletti in Lombardia, e che afferiscono all'articolo 54 della manovra, che si occupa dell'EXPO. Per quanto riguarda l'EXPO, ci interessa il suo stato di avanzamento, o forse, dovremmo dire, lo stato di immobilità: mi riferisco alla discussione che è stata fatta in questa stessa Aula l'8 luglio, quando il Governo ha risposto all'interpellanza urgente presentata dai deputati lombardi del Partito Democratico.
In sintesi, lo stato dell'arte per quanto riguarda l'EXPO è che tutto è ancora fermo per i problemi connessi alla governance,Pag. 31mai risolta, per quanto riguarda la preparazione dell'evento, e che si sono protratti fino alle dimissioni dell'amministratore delegato, il collega onorevole Stanca. È tutto fermo per quanto riguarda i finanziamenti ancora da reperire, nelle parole e nella risposta del Governo.
È tutto fermo per quanto riguarda le aree dove dovrebbe - a questo punto bisogna utilizzare il condizionale - sorgere l'Expo nel 2015. C'è diverso tempo da recuperare per poter salvare l'evento e poter ospitare nel 2015 a Milano l'Expo. Per questo gli emendamenti che abbiamo presentato prima e l'ordine del giorno che illustriamo oggi possiamo definirli di servizio, nel senso che cercano di aiutare a recuperare il tempo perso per le divisioni all'interno del centrodestra e tra le istituzioni locali governate dal centrodestra stesso.
L'ordine del giorno prevede tre indicazioni che impegnano il Governo. La prima riguarda la possibilità per la società Expo di operare, nel senso che chiediamo di aumentare dal 4 al 10 per cento la quota di risorse prevista dall'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 112 del 2008 per le spese di gestione della società. Tale richiesta era stata avanzata dall'allora amministratore delegato Lucio Stanca, che non ha ottenuto risposta: non so se si sia dimesso in ragione di questa mancata risposta. La stessa richiesta è stata fatta dal nuovo amministratore delegato. Ci sembra una richiesta che ha a che fare con la possibilità della società di gestione di poter operare e per questo l'abbiamo inserita nell'ordine del giorno.
La seconda richiesta è la possibilità di avviare le procedure per l'acquisto delle aree e, quindi, tenere in campo come opzione la possibilità di ospitare l'Expo, nel senso di avere la disponibilità di quelle aree. Noi indichiamo due condizioni, cioè che nel momento in cui si decide l'acquisto delle aree si indichi anche quale deve esserne la destinazione d'uso successiva all'evento dell'Expo e che sia contestuale alla presentazione della proposta di acquisto delle aree stesse. L'altra condizione è che la destinazione di queste aree dopo l'evento sia prevalentemente di pubblica utilità.

PRESIDENTE. Onorevole Peluffo, la prego di concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. C'è una terza richiesta - su questo aspetto concludo, signor Presidente - che riguarda il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Due settimane fa gli arresti compiuti nell'operazione condotta dalle DDA di Milano e Reggio Calabria hanno dimostrato - anche se non c'era bisogno - come sia forte la presenza della criminalità organizzata già oggi nel nord. Del resto è irresistibile l'attrazione della 'ndrangheta verso l'Expo. Queste sono le parole testuali usate a gennaio a Reggio Calabria dal Ministro Maroni, che ha istituito la sezione specializzata del Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere presso la prefettura di Milano.

PRESIDENTE. Onorevole Peluffo, deve concludere.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Siamo andati a vedere il decreto istitutivo, che prevede otto persone per questa struttura. Con l'ordine del giorno proponiamo di aumentare la dotazione organica per rendere più efficace l'azione preventiva rispetto al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Per questo, signor Presidente, chiediamo che il Governo accetti l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Paladini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/49.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo la pesante sforbiciata inflitta al comparto della polizia dalla legge n. 133 del 2008 (492 milioni di euro in meno), il provvedimento in titolo taglia ulteriormente le risorse del 10 Pag. 32per cento (65 milioni di euro in meno), per una riduzione totale di 557 milioni, pari al 35 per cento del bilancio del 2011.
Risalendo al disegno di legge di bilancio ultimo scorso la missione Ordine pubblico e sicurezza del Ministero dell'interno è quella che registrava l'unico segno negativo. Neanche la somma algebrica delle variazioni di segno diverso dei diversi programmi ha potuto compensare l'entità della riduzione, che ammontava a circa 270 milioni di euro, pari al 3,46 per cento delle risorse.
Signor Presidente, le priorità elettorali assegnate alla sicurezza e all'ordine pubblico, i riconoscimenti pubblici del Governo verso ogni singolo operatore di polizia per i numerosi risultati che sono stati conseguiti nella lotta al crimine e alle mafie appaiono incongruenti ed improvvidi, ove misurati sui fatti.
La ricaduta effettiva dei tagli è molto pesante per il comparto sicurezza e difesa, non solo in materia di riconoscimenti economici, ma soprattutto sulle strutture e sulle risorse strumentali: è già prevista la chiusura di diversi commissariati e tra i primi sacrificati comparirebbe quello di Chiaiano, in provincia di Napoli, vicino alla discarica, insieme a due centri di formazione (la Scuola di Campobasso e il Centro di formazione linguistica di Milano).
Oltre il 60 per cento delle imbarcazioni, degli aerei e degli elicotteri operativi della polizia sono a terra per mancanza di manutenzione, di pezzi di ricambio e di carburante. Il fondo per l'acquisto di pistole, munizioni, giubbotti antiproiettile e armamenti per i NOCS soprattutto è stato tagliato dell'80 per cento. Ciò colpirà anche la formazione, le specialità, i turnisti, i servizi esterni, la lotta alla criminalità organizzata e all'evasione, gli straordinari e le indennità, e non di meno si può parlare con riferimento al problema delle carceri.
I tagli e le riduzioni di spesa previsti per il comparto delle forze dell'ordine non possono ritenersi adeguati all'attuazione dei programmi volti al contrasto della criminalità e alla tutela dei cittadini e del territorio, oltre che all'efficace prevenzione in ordine ai reati.
Riteniamo che le risorse economico-strumentali a concreta disposizione delle forze di polizia non possano che ritenersi lontane ed inadeguate rispetto alle esigenze indicate e ciò è strettamente connesso con il rispetto della dignità delle medesime. Pertanto, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di assumere l'impegno a rimodulare, nei termini e con le modalità disposti dall'articolo 2 del decreto-legge in esame, le dotazioni finanziarie delle missioni di spesa del Ministero dell'interno, del Ministero dell'economia e delle finanze, in modo da ripristinare, almeno in parte, le risorse della missione 007 - Ordine pubblico e sicurezza.

PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Merlo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/52.

GIORGIO MERLO. Signor Presidente, sollecito il sottosegretario a considerare questo ordine del giorno, che ha un solo obiettivo, uno di quelli attorno ai quali in queste ultime settimane le associazioni degli enti locali si sono mobilitate con migliaia e migliaia di amministratori dei piccoli comuni al di sotto dei 10 mila abitanti, ossia quello di allentare le norme e i vincoli inerenti al Patto di stabilità.
Signor sottosegretario, questo è uno degli elementi trasversali, che non ha nulla a che fare con ragioni di maggioranza o di minoranza, ma attiene ad uno degli aspetti centrali attorno ai quali si regge il nostro ordinamento politico. Noi sappiamo che è in atto, perché è nella manovra che vi apprestate a votare, un disegno che tende a penalizzare enormemente i comuni, che punta ad indebolire il sistema delle autonomie locali e che soprattutto non tiene conto della risorsa, del ruolo e dell'azione che svolgono quotidianamente i nostri comuni.
La scelta di penalizzare i comuni con continui tagli ed imponendo vincoli relativi al Patto di stabilità, che limitano gli stessi investimenti, esclude il ruolo fondamentale Pag. 33che essi hanno nel rilancio dell'economia, soprattutto in tempi di pesante crisi economica ed occupazionale. L'entità dei nuovi tagli ai trasferimenti erariali a beneficio dei comuni, che già dispongono di pochissime risorse, sempre a causa delle vostre scelte - mi riferisco in particolare alla mancata copertura del gettito ICI, eliminata dal Governo, e alla crisi edilizia, con la conseguente contrazione degli oneri di urbanizzazione -, oltre a colpire indistintamente anche quelli che si impegnano responsabilmente ad attuare politiche di rigore e di buon governo, obbligherà i comuni a ridurre in qualità e quantità molti servizi essenziali a favore dei cittadini e, per far quadrare i conti, ad aumentare le quote di costo a carico delle famiglie, che sono già duramente colpite. In sostanza, il disegno che tutti abbiamo capito è quello di far pagare ai comuni la responsabilità delle vostre non scelte politiche.
Allora, l'obiettivo di questo ordine del giorno, che è molto semplice, ma mi pare anche molto impegnativo, e che raccoglie l'indicazione che proviene dall'ANCI e da tutte le altre associazioni che raggruppano i comuni, è quello di impegnare il Governo «ad adottare iniziative normative volte ad alleggerire per i Comuni fino a 10.000 abitanti i vincoli e le restrizioni del Patto di stabilità, onde consentire loro di attuare i compiti istituzionali, di assicurare i servizi essenziali, di garantire la sicurezza e la vigilanza municipale e di realizzare le opere di manutenzione, di custodia e di pulizia della viabilità».
Mi pare che sia un ordine del giorno ispirato alla logica del buon senso, della responsabilità e soprattutto a vantaggio dei piccoli comuni. Credo che relativamente a questo ordine del giorno il Governo possa e debba dire di sì. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Pepe (PDL) ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/174.

ANTONIO PEPE (PDL). Signor Presidente, quello al nostro esame è sicuramente un provvedimento necessario. Va dato atto al Governo di avere cercato, con la manovra, di porre in sicurezza i nostri conti pubblici. Al di là delle normali polemiche politiche ciò è stato ampiamente riconosciuto anche a livello europeo.
Certamente il decreto-legge, la manovra chiede sacrifici agli italiani e agli enti pubblici, certamente anche io concordo sul fatto che il Patto di stabilità vada allentato, tuttavia vi sono norme che possono creare sviluppo, anche nel Mezzogiorno d'Italia. Penso all'articolo 40 in tema di fiscalità di vantaggio, all'articolo 43, che prevede zone a burocrazia zero, o ancora all'articolo 44, che contiene norme che aiutano i giovani e la ricerca, prevedendo incentivi per il rientro in Italia dei ricercatori residenti all'estero.
Ciò detto, ho presentato l'ordine del giorno n. 9/3638/174 perché ritengo che sicuramente uno dei settori trainanti del Paese, specialmente del Mezzogiorno d'Italia, sia l'agricoltura. Il comparto vive un momento estremamente difficile. La crisi economica generale e la globalizzazione dei mercati contribuiscono ad indebolire il settore. A ciò deve aggiungersi che i prezzi dei nostri prodotti agricoli - che hanno raggiunto peraltro livelli di eccellenza, come ampiamente riconosciuto - sono estremamente bassi, nonostante crescano i costi per la produzione degli stessi.
Ebbene il 31 luglio scade il termine della proroga per la fiscalizzazione degli oneri contributivi nel settore agricolo. Il comparto agricolo, gli agricoltori e le organizzazioni rappresentative chiedono, con forza, che questo termine venga prorogato.
Questa è la ragione per la quale ho presentato questo ordine del giorno. Ritengo che la fiscalizzazione degli oneri contributivi in agricoltura sia sicuramente uno strumento di sostegno importante per il comparto agricolo.
Vorrei invitare - ed invito - il Governo a valutare l'opportunità di prevedere un altro provvedimento, a studiare come fare per reintrodurre - o comunque prorogare - il termine per la fiscalizzazione degli oneri sociali, con degli oneri contributivi Pag. 34in un settore, quello dell'agricoltura, che - ripeto - ha bisogno di aiuto. Questo strumento, certamente, è in grado di aiutare l'intero comparto agricolo.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Stanislao ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/36.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno semplicemente per ricordare alcuni impegni assunti dal Governo, in parte mantenuti, ma, in gran parte, ancora da soddisfare. Mi riferisco evidentemente al terremoto de L'Aquila del 6 aprile. Il mio proposito - attraverso questo ordine del giorno - è quello ricordarvi di non «rateizzare» gli impegni presi, perché le soddisfazioni vanno date al momento del bisogno. Non si può aspettare altro tempo, dato che ci sono delle emergenze, delle vere urgenze.
Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo, ancora una volta, di prevedere, anche con un provvedimento d'urgenza, ulteriori risorse economiche, indispensabili per avviare una vera ricostruzione e consentire alle amministrazioni locali di far fronte ai debiti, nel frattempo accumulati, accompagnandole con interventi finalizzati a snellire le procedure burocratiche, al fine di aumentare le capacità di spesa dei fondi disponibili.
Inoltre, chiediamo di valutare l'opportunità di una completa equiparazione delle disposizioni per gli adempimenti tributari e contributivi, relativi al terremoto che ha colpito le provincia de L'Aquila, alle disposizioni relative agli eventi sismici avvenuti nelle regioni Marche ed Umbria nel 1997 e a quelle avvenute nella province di Campobasso e Foggia nel 2002, laddove si è disposta la restituzione del solo 40 per cento dei tributi e contributi sospesi.
Mi auguro che questa sia l'ulteriore, ma anche l'ultima sollecitazione che faccio al Governo perché, in parte, alcune richieste sono state soddisfatte, ma, evidentemente, c'è un tempo e una misura che vanno colmate. Credo che questa misura debba ormai essere adottata, perché quelle popolazioni non possono più aspettare e l'apertura di credito data all'opposizione anche da quelle comunità si sta esaurendo. La misura è ormai colma. Mi auguro che il Governo intervenga definitivamente.

PRESIDENTE. L'onorevole Strizzolo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/126.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, assieme ai colleghi Maran, Rosato e Cuperlo ho presentato quest'ordine del giorno perché un emendamento che avevamo presentato in Commissione è stato bocciato. Ripresentato qui in Aula chiaramente è decaduto assieme a tutti gli emendamenti per la posizione della questione di fiducia. Si tratta di un ordine del giorno che mi auguro il Governo accolga, anche se non c'è la formuletta di rito «il Governo valuti l'opportunità di...». Qui si tratta sostanzialmente e semplicemente di dare attuazione ad un disposto della legge finanziaria di quest'anno e, in particolare, al comma 21 dell'articolo 2 della legge n. 191 del 2009, che, signor Presidente, signor rappresentante del Governo e colleghi, mi permetto di leggere proprio per richiamarlo: «Per l'attuazione della sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 13 marzo 2009, è istituito un tavolo paritetico tra il Ministero dell'economia delle finanze e la regione Friuli-Venezia Giulia, al fine di determinare l'ammontare delle somme da riconoscere alla regione ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo 31 luglio 2007 n. 137 [...]. In attesa della predetta determinazione è corrisposto alla regione Friuli Venezia Giulia nell'anno 2010 [...] un acconto di 200 milioni di euro».
Ebbene, questo tavolo paritetico tra il Ministero dell'economia e delle finanze e la regione ha concluso i suoi lavori stabilendo che l'importo di spettanza della regione Friuli Venezia Giulia è di 483 milioni di euro. Tra l'altro, ricordo alcune cose: la prima è che nel bilancio della regione questo importo e già iscritto nella parte delle entrate; in secondo luogo, la Pag. 35regione Friuli Venezia Giulia è amministrata da un Governo di centrodestra; in terzo luogo, anche recentemente esponenti di questo Governo, non ultimo il Ministro degli affari esteri, Frattini, in un incontro proprio con gli amministratori regionali, ha dato assicurazione che questi soldi stanno per arrivare alla regione Friuli Venezia Giulia.
Siccome lo stanziamento non c'è, avevamo presentato un emendamento che è stato bocciato. Mi auguro che da parte del Governo si accolga questo ordine del giorno come l'indicazione che in un prossimo provvedimento di carattere finanziario il Governo provveda ad assegnare queste risorse, che spettano di diritto alla regione Friuli Venezia Giulia, in base ad un decreto legislativo che ha rango di legge costituzionale ed anche in attuazione della sentenza n. 74 della Corte costituzionale del 13 marzo 2009.
Signor Presidente, concludo ricordando che questo importo è dovuto non solo e principalmente per disposizioni di legge, ma soprattutto perché è la conclusione di una discussione che è andata avanti per qualche anno tra la regione Friuli e il Governo circa la definizione del montante su cui calcolare la compartecipazione che nel 1996 - lo ripeto - è stata aumentata sull'IRPEF da quattro a sei decimi a favore della regione Friuli Venezia Giulia, che però in cambio si è accollata da allora l'intera spesa sanitaria della regione stessa. Questa era una applicazione ante litteram, in concreto, di un principio di federalismo fiscale. Oggi il Governo, il centrodestra, fa tanta propaganda sul federalismo fiscale e questo provvedimento darebbe attuazione a questo indirizzo, che è stato statuito nel 1996, sulla base di un patto tra il Governo e la regione. Quindi, confido che finalmente il Governo dia seguito agli impegni assunti.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Giuseppe ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/31.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, con questo ordine del giorno l'Italia dei Valori vuole impegnare il Governo a valutare l'opportunità di un intervento che preveda un'ulteriore proroga delle agevolazioni contributive per le zone svantaggiate e di montagna almeno fino al 31 dicembre del 2010 (la precedente proroga scadrà a giorni, il 31 luglio prossimo).
Anche il Ministro Galan è al corrente di questa situazione, tanto che in Commissione agricoltura ne abbiamo discusso abbondantemente proprio perché, se non viene stabilizzata la fiscalizzazione degli oneri sociali per queste imprese che operano in montagna e nelle zone svantaggiate, è a rischio anche l'occupazione; ma non solo, è rischio pure la tutela del territorio nonché il presidio delle zone di montagna.
L'attività rurale, infatti, è sicuramente importante per la produzione agricola ma lo è altrettanto per la cura della zona e del paesaggio. Vogliamo inoltre ricordare che in Italia abbiamo un'aliquota contributiva che risulta più alta rispetto a quella degli altri Paesi europei. Chiediamo dunque l'adozione di una misura importante per evitare il crollo totale delle imprese che operano in queste zone. Purtroppo occorre anche ricordare che l'agricoltura è in tilt e sta vivendo un momento molto difficile: solo nel 2009 circa 50 mila aziende sono state costrette a dismettere l'attività e questo rappresenta un dato molto pesante.
La situazione per questo settore primario dell'economia italiana è terribile perché vi sono costi produttivi, contributivi e burocratici molto elevati, mentre i prezzi che vengono praticati sui campi sono veramente in caduta libera. Anche i redditi degli agricoltori e delle imprese agricole sono quindi in netta discesa: si conta che in questo periodo i redditi delle imprese agricole siano diminuiti del 21 per cento.
Vi è dunque bisogno di interventi immediati e tangibili proprio per garantire una boccata di ossigeno alle imprese agricole che oggi operano in grandissima difficoltà.
Il Governo deve quindi intervenire se non vuole assistere al crollo totale dell'agricoltura, Pag. 36che svolge sicuramente un ruolo importante sia in campo economico sia, soprattutto, in campo sociale.
Bisogna anche ricordare che fino ad ora non sono state adottate misure straordinarie, anche se gli agricoltori le hanno richieste a gran voce. In sostanza, gli agricoltori chiedono anzitutto la proroga della fiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese; d'altronde questa è una misura che dovrebbe essere adottata anche per tutte le altre aziende agricole, in quanto è una misura che potrebbe veramente aiutare le imprese agricole a tirare avanti.
Gli agricoltori chiedono inoltre anche la reintroduzione del bonus sul gasolio per le serre. Occorre poi tutelare anche gli allevatori che sono stati alle regole nel contesto delle quote latte. Ci auguriamo pertanto che questo ordine del giorno venga approvato: in fondo riteniamo che sia particolarmente importante perché significherebbe tendere la mano alle imprese agricole che hanno sofferto moltissimo e che hanno subito il silenzio del Governo, che dura da circa due anni.

PRESIDENTE. L'onorevole Viola ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/243.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, il mio intervento - come quello di molti colleghi - naturalmente è diretto a recuperare il contenuto di emendamenti che abbiamo presentato e che l'Assemblea non ha potuto nemmeno esaminare vista la posizione del voto di fiducia da parte del Governo. Intendo confermare il disagio che tutti noi parlamentari abbiamo nel vedere negata la nostra possibilità di contribuire al miglioramento delle norme che ci vengono proposte dal Governo, che ancora oggi pone la questione di fiducia (la trentacinquesima dall'inizio di questa legislatura). Quindi, vi è la necessità di una riflessione ulteriore rispetto ad una manovra che - come è stato detto prima bene dal nostro segretario Bersani - è ingiusta, è iniqua, non risponde alle esigenze del Paese, e colpisce soprattutto in alcuni settori, in modo particolare gli enti locali, le regioni, e i comuni. A tal proposito intendo citare quello che ha scritto Formigoni, il presidente della Lombardia (che certamente non può essere accusato di essere dalla nostra parte), il quale ha affermato che le regioni sono unite nel giudicare la manovra insostenibile, nonché profondamente iniqua nei confronti di territori che, sommando l'abilità dei loro amministratori e la virtuosità dei loro cittadini, contribuiscono notevolmente al PIL; in sostanza vuol dire tagliare crudelmente servizi essenziali ai cittadini: un treno su tre per i pendolari, i due terzi dei contributi alle piccole e medie imprese.
Dico questo perché è bene che tutti noi siamo consapevoli di cosa farà questa manovra: non modificherà sostanzialmente il trend negativo che vede il Paese, il trend negativo su moltissime questioni. Ne ho affrontata una con il mio ordine del giorno, quella che riguarda i giovani che sono colpiti da un gravissimo tasso di disoccupazione, i giovani che escono rapidamente dal mondo del lavoro e che non riescono ad insediarvisi. Mi riferisco in particolare alla formazione del mondo giovanile, a quella post lauream. Si tratta di una delle grandi sfide che abbiamo di fronte. Negare risorse da questo punto di vista è una delle miopie politiche che non possiamo continuare ad avere in questo Paese. Ecco perché abbiamo pensato che ci sia bisogno di un plus di formazione, e ci riferiamo ad alcuni temi come appunto la formazione post lauream, quella che viene chiamata formazione permanente (è uno dei grandi temi per sviluppare il Paese, una delle gambe su cui si muove il Paese). Abbiamo pensato che, come qualsiasi impresa umana, le persone abbiano bisogno di pilastri su cui fondare la propria iniziativa economica: penso alle libere professioni, alle professioni intellettuali. Per fare questo molto spesso c'è bisogno di partecipare a corsi di formazione molto costosi. Pensiamo ai corsi post-universitari: si parla di 5 mila euro al mese solo di tassa d'iscrizione. Chiediamo che venga Pag. 37valutata la possibilità di assumere un credito a vantaggio di coloro i quali frequentano questi corsi di formazione.
Tenete presente che ad esempio il mondo medico ha l'obbligo della formazione (la famosa ECM, la formazione continua in medicina). Da questo punto di vista pensate a come la crisi abbia colpito i neolaureati e i giovani professionisti che si avvicinano al mondo del lavoro e che devono fare necessariamente la formazione e per questo trovano un'ulteriore difficoltà. Questo è il senso del nostro ordine del giorno. Avevamo proposto naturalmente un emendamento alla manovra di analogo contenuto, anche indicando le risorse necessarie. Ci auguriamo che in un prossimo provvedimento economico - ad esempio la finanziaria, ad ottobre - ci sia questa capacità da parte del Governo: quella di cominciare a mettere su un pilastro sul quale costruire un futuro più certo, per noi (lo dico per tutti noi), a favore dei giovani, dei giovani laureati che hanno bisogno di maggiori certezze.

PRESIDENTE. L'onorevole Verini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/288.

WALTER VERINI. Signor Presidente, il voto di fiducia ha impedito di discutere e di votare emendamenti come quello che avevamo presentato, il cui contenuto pertanto abbiamo trasfuso in questo ordine del giorno. Mi auguro che almeno per questo atto il Governo dimostri disponibilità, e che dunque questo ordine del giorno venga accettato per il rilievo che secondo noi - e non solo secondo noi - assume il tema del difesa e della salvaguardia di luoghi come il museo di via Tasso a Roma e altri musei che raccolgono e preservano in altre parti d'Italia momenti salienti della storia, della memoria collettiva e della coscienza civile nel nostro paese.
Il direttore del Museo storico della Liberazione di via Tasso a Roma, Parisella, in una recente intervista, ha lanciato il suo accorato grido di allarme per difendere la sopravvivenza di uno dei luoghi simbolo di Roma, città medaglia d'oro della Resistenza. Se i fondi che lo Stato assegna - e, per la verità, si tratta di risorse assai modeste - a questa, come ad altre simili istituzioni, venissero tagliati, il suddetto Museo rischierebbe di chiudere. Quel luogo, che fu di sofferenza e di dolore, di sopraffazione e di terrore durante l'occupazione nazista della capitale, è diventato, dopo la Resistenza e la Guerra di Liberazione, un luogo che ha contribuito a non far dimenticare, a difendere la memoria di quegli orrori, ma anche del riscatto verso la libertà di un popolo e di un Paese intero dopo oltre un ventennio di dittatura, dopo la terribile avventura della guerra e della distruzione e dopo le leggi e le feroci deportazioni razziali e gli orrori dell'occupazione nazi-fascista. Sono state decine di migliaia i giovani delle scuole che lo hanno visitato ed è stato anche attraverso quel monito permanente che, oggi, nel nostro Paese, alcuni valori rappresentano valori condivisi. Sono quei valori nati dalla Resistenza e che si ritrovano nella Carta costituzionale repubblicana. Per questo, sarebbe inaccettabile che, con un colpo di spugna offensivo e disattento, quei pochi finanziamenti e sostegni che lo Stato assegna a queste istituzioni venissero cancellati e, con questi, venisse dato anche un contributo pericoloso a cancellare memoria e ricordo di fatti che non possono e non debbono essere dimenticati. Per questo, auspichiamo che il Governo prenda un impegno per garantire la continuità di tali sostegni. Il Museo storico della Liberazione di via Tasso, gli altri musei della storia della Resistenza e della Liberazione, non sono degli optional, ma simboli reali delle basi della nostra convivenza civile.
Per tali motivi, il nostro ordine del giorno - ne siamo certi - interpreta il sentimento della stragrande maggioranza di quest'Aula, indipendentemente da logiche di maggioranza e di opposizione. Per questo - lo ripetiamo in conclusione - vogliamo sperare che venga accolto favorevolmente e che, al suo accoglimento, possano seguire, al più presto, atti concreti che scongiurino ogni rischio di chiusura e di ridimensionamento dell'attività del Museo Pag. 38storico della Liberazione di via Tasso a Roma e degli altri luoghi di studio, difesa della memoria del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Porcino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/40.

GAETANO PORCINO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno chiediamo un impegno al Governo, anche valutando la possibilità di fare ricorso alla decretazione d'urgenza, per dare esecuzione a quanto già previsto dalla legge n. 247 del 2007, di attuazione del protocollo del welfare che riguardava le materie degli ammortizzatori sociali per il riordino degli istituti a sostegno del reddito, nel rispetto, chiaramente delle procedure ivi previste. Ma per poter meglio vedere di cosa si tratta, facciamo un breve excursus di quello che è successo negli ultimi due anni, così arriviamo, poi, alla conclusione per vedere qual è l'impegno e perché chiediamo questo tipo di impegno al Governo.
Intanto, facciamo una premessa dicendo che la manovra economica non contiene, secondo noi, nessuna misura che riguardi la crescita del nostro Paese o che riguardi le misure di sostegno al reddito di chi è rimasto senza lavoro, soprattutto in questo momento di gravissima crisi che, adesso, è sotto gli occhi di tutti ed è diventata reale, mentre, prima, sembrava apparente. Il Governo era stato delegato, dalla legge n. 247 del 2007, la legge di attuazione - come dicevo prima - del protocollo del welfare, ad adottare, entro il termine di 12 mesi, così come era stato fissato dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi finalizzati a riformare la materia degli ammortizzatori sociali, per il riordino degli istituti a sostegno del reddito.
La delega però è già scaduta nel 2009, esattamente il 1o gennaio 2009, senza che il Governo abbia provveduto a dar seguito a quanto veniva disposto nella legge. Adesso con il collegato al lavoro che è tornato alla Camera, dopo che il Presidente della Repubblica lo ha rinviato per l'esame e ora in questo momento è all'esame del Senato, all'articolo 46 la delega è stata procrastinata per altri 24 mesi a decorrere dall'entrata in vigore del collegato al lavoro che ancora non è entrato in vigore, cosicché i tempi sembrano essere destinarsi a dilatarsi a dismisura sine die. Se continuiamo così non si capisce quando arriverà il termine di questo provvedimento e di questa delega che era stata assegnata al Governo. I tempi sembrano destinati a dilatarsi e pare che non vi sia speranza che il Governo intenda seriamente mettere mano ad una seria e organica riforma tra le più essenziali tra quelle che riguardano il mondo del lavoro.
Gli interventi compiuti in questa materia che riguardano microsettori del mondo del lavoro o alcune categorie di lavoratori come i collaboratori a progetto non sono secondo noi affatto sufficienti per aumentare in modo serio e consistente le garanzie dei lavoratori contro la perdita del lavoro e le situazioni di crisi. Ed è per questo in conclusione che noi con questo ordine del giorno che speriamo venga accettato, impegniamo il Governo a dare esecuzione al Protocollo del welfare del 2007 di cui dicevo prima e, anche con decretazione d'urgenza, a mettere mano agli ammortizzatori sociali per il riordino degli istituti a sostegno del reddito nel rispetto di tutte le procedure che il decreto-legge prevederà (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. L'onorevole Velo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/233.

SILVIA VELO. Signor Presidente, colleghi, il Parlamento, la Camera dei deputati, negli ultimi due mesi è stato più volte impegnato a discutere questioni che riguardano il sistema dei trasporti nel nostro Paese e lo ha fatto quasi sempre, se non sempre, su iniziativa del Partito Democratico. Abbiamo presentato interrogazioni parlamentari sul tema del trasporto merci su ferro, abbiamo promosso una mozione che poi è stata accolta dal Governo e votata unanimemente da tutta la Pag. 39Camera sul riequilibrio intermodale su ferro sia del trasporto merci sia del trasporto persone. Abbiamo parlato di trasporto anche sul fronte della sicurezza. Su iniziativa della sottoscritta e dell'onorevole Bergamini il Parlamento ha votato un progetto di legge per l'istituzione di un fondo a sostegno delle vittime dell'incidente ferroviario di Viareggio. Crediamo che dalla realizzazione di un moderno sistema di trasporto, di mobilità delle merci e delle persone passi lo sviluppo e la modernizzazione del Paese, passi la competitività del nostro sistema economico, passi la qualità della vita delle persone, dei cittadini italiani, delle nostre città, passi anche l'obiettivo ancora lontano della riduzione delle emissioni di CO2, dell'effetto serra e dei gas inquinanti così come previsto dal Protocollo di Kyoto. Per questo anche in occasione di un provvedimento così rilevante quale la manovra finanziaria abbiamo attraverso la presentazione di alcuni ordini del giorno voluto sottolineare alcuni aspetti relativi alle questioni e alle politiche di trasporto sui temi di riequilibrio intermodale soprattutto a favore del ferro e del cabotaggio marittimo e sui temi della sicurezza.
L'ordine del giorno da me presentato verte proprio su questo argomento. In occasione dell'incidente ferroviario a Viareggio, avvenuto poco più di un anno fa, si è discusso e si approfondito anche nella IX Commissione della Camera sulle cause di quell'incidente e su altri episodi fortunatamente senza conseguenze che ci sono stati in tempi recenti sulle linee ferroviarie del nostro Paese e sulle possibili iniziative da mettere in campo per ridurre questa possibilità e migliorare la sicurezza del trasporto ferroviario soprattutto relativamente alle merci pericolose.
Un dato evidente è costituito dalla frequenza con cui le stazioni ferroviarie si trovano all'interno dei centri abitati e dalla frequenza con cui merci pericolose attraversano senza particolari protezioni i centri abitati, con rischi analoghi a quelli che si sono avuti appunto l'anno scorso, il 29 giugno 2009, a Viareggio.
Con l'ordine del giorno in esame quindi, partendo da queste considerazioni di carattere generale, chiediamo al Governo di incrementare le risorse destinate agli investimenti ferroviari, in particolare relativi alla messa in sicurezza delle stazioni, delle abitazioni e degli edifici nei centri abitati attraversati da linee ferroviarie e di verificare con le Ferrovie dello Stato l'attuazione dei programmi previsti in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Vassallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/3638/283.

SALVATORE VASSALLO. Signor Presidente, tutto l'impianto di questa manovra, di cui noi non abbiamo potuto discutere perché ancora una volta è stata posta la questione di fiducia, ha un tratto ben evidente. Questo tratto ben evidente, che del resto corrisponde ad un indirizzo di politica pubblica che il Governo ha adottato sin dall'inizio della legislatura, è quello di far leva soprattutto e di porre a carico i costi della manovra sul pubblico impiego. Lo fa ancora una volta secondo una logica di tagli lineari, che sono indipendenti da qualsiasi valutazione sull'equità ed efficacia dell'allocazione delle risorse pubbliche. Come è noto questo indirizzo si è tradotto in un blocco sistematico e generalizzato delle retribuzioni per i lavoratori dipendenti delle amministrazioni pubbliche che è particolarmente pesante, perché elimina in primo luogo, con il comma 21 dell'articolo 9, ogni adeguamento retributivo degli stipendi, delle indennità integrative e degli assegni e lo fa per i Corpi speciali, per i Corpi di polizia, per le Forze armate, le università, il Corpo diplomatico e via dicendo. Da questa politica in generale sono indenni solo alcuni Corpi amministrativi: sono indenni i magistrati, gli avvocati e i procuratori dello Stato, la Banca d'Italia, la Consob, l'Isvap, il Covip, gli organi costituzionali, quindi probabilmente proprio quei segmenti della pubblica amministrazione che già sono più garantiti e tutelati dal punto di vista retributivo. Pag. 40
Come dicevo, la manovra riduce e ridurrà pesantemente nel corso dei prossimi tre anni il potere di acquisto dei lavoratori del pubblico impiego attraverso il mancato adeguamento retributivo, attraverso il blocco della progressione automatica, che non è recuperabile e che è un elemento proprio del profilo contrattuale di alcune categorie, che quindi vengono drasticamente penalizzate.
Vi è anche, com'è noto, un blocco delle retribuzioni legato alle progressioni di carriera che è assai discutibile anche dal punto di vista non solo amministrativo, ma costituzionale, perché ci ritroveremo con persone che hanno ruoli e incarichi di responsabilità più elevati a cui corrispondono redditi più bassi. Tutto questo confligge non solo con molte ragionevoli considerazioni di equità-efficienza allocativa e giustizia retributiva, ma anche con un'altra filosofia, solo propagandata a dire il vero nel corso di questa legislatura: quella propagandata dal Ministro Brunetta, secondo il quale sarebbe stato e sarebbe necessario introdurre nelle amministrazioni pubbliche rigorosi, penetranti e sistematici meccanismi di valutazione dell'efficienza e del rendimento dei singoli dipendenti, in particolare dei dirigenti. Ebbene, il comma 1 dell'articolo 9 blocca anche il trattamento accessorio dei dirigenti al 2010. Questo vorrà dire che non vi sarà alcuna differenza nella valutazione dei dirigenti e non vi sarà alcuna possibilità di valutare in effetti l'efficienza dei dirigenti.
Questo è certamente irrazionale e mette chiaramente in conflitto, in questo caso specifico, come nell'insieme della manovra, la «filosofia Tremonti», effettivamente praticata, e la «filosofia Brunetta», solo raccontata nel corso di questa legislatura.
Con l'ordine del giorno in esame chiediamo, almeno, che tra un anno ci venga spiegato qual è stato l'impatto di questa contraddizione, attraverso un'analisi degli effetti di questa norma che blocca il trattamento accessorio, anche per quanto riguarda la remunerazione dei dirigenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Barbato, Vaccaro, Cambursano e Zazzera, che avevano chiesto di illustrare i rispettivi ordini del giorno: s'intende che vi abbiano rinunziato.
L'onorevole Pizzetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/301.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del sottosegretario e del Governo su un punto particolare, in una manovra che è figlia di tutti e di nessuno. Infatti, è stata votata la questione di fiducia, tuttavia, registriamo diverse dichiarazioni. Il Ministro Frattini sostiene che la manovra è assurda per quanto riguarda le norme relative al Corpo diplomatico; il Ministro Prestigiacomo afferma che essa uccide i parchi e le aree protette nazionali; il Ministro Galan scrive in segreto all'Unione europea, affinché si intervenga per modificare la manovra sulle quote latte (di questo si occupa il nostro ordine del giorno Zucchi n. 9/3638/219); il Ministro Sacconi afferma che sulle pensioni è andato «in altalena»; la Lega, invece, regala i soldi a «Roma ladrona».
In questo quadro, la questione è che nella manovra vi è una norma killer, cioè quella relativa al sistema idroviario padano-veneto. La norma, di fatto, sottrae le risorse al sistema idroviario. Voglio ricordare al sottosegretario e al Governo che il sistema idroviario è essenziale in un moderno sistema intermodale di trasporti; che è essenziale la sistemazione dell'alveo del fiume Po; che il tema è talmente rilevante, che è stato ripreso, da più parti, in questi tempi, in vari convegni (l'ultimo, quello di Confindustria); che anche la Lega, un importante partito della maggioranza di Governo, ha fatto del sistema idroviario una propria bandiera.
Ebbene, nonostante tutto questo, l'articolo 46 della manovra azzera le risorse che erano state accantonate, con tanto Pag. 41impegno e fatica, con le leggi n. 413 del 1998 e n. 350 del 1990, per la realizzazione del sistema idroviario. Ricordo al sottosegretario, che le risorse tagliate, che ammontano a più di 61 milioni di euro, azzerano le risorse relative al porto di Cremona per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, al collegamento tra il fiume Po e il canale Mantova-Venezia e Mincio, alla regolazione dell'alveo di magra del Po, al canale Cremona-Pizzighettone, al porto di Mantova-Valdaro, alla banchina di Viadana, al porto di Cremona e al nuovo terminal intermodale del porto di Cremona. In altri termini, dopo questa manovra non si parlerà più di sistema idroviario padano-veneto.
Pertanto, signor sottosegretario, le chiedo di farsi tramite presso il Governo, presso il Ministro Tremonti, per modificare questo aspetto. Le ricordo che il consiglio regionale lombardo, proprio pochi giorni fa, ha approvato all'unanimità un ordine del giorno in cui si chiedono queste medesime cose. Lo ripeto: è stato approvato all'unanimità. Dunque, le chiedo che con l'adozione del relativo provvedimento per quanto riguarda l'individuazione delle risorse da revocare, venga esclusa la revoca delle risorse per quanto riguarda tutto questo comparto. Glielo chiedo, davvero, considerando esclusivamente - le ho citato l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio regionale lombardo - le priorità di un sistema, cioè quello padano-veneto, che, ha molto investito sul tema dell'idrovia, e la cui realizzazione è fondamentale anche per quanto riguarda il meccanismo dei trasporti e, quindi, un sostegno diretto e indiretto all'insieme dell'economia.
Per quanto non presenti assolutamente in quest'Aula, voglio ricordare comunque, non al Governo, ma all'Assemblea che consideriamo questo anche un banco di prova per quanto riguarda il comportamento della Lega Nord Padania; cioè se continua l'iniziativa del doppio gioco, del dire una cosa qui e del farne un'altra là e viceversa, o se, invece, pratica una coerenza tra il dire e il fare. La Lega Nord Padania che ha rilanciato il sistema idroviario padano-veneto negli ultimi tempi voglio capire come poi si acconci a tagliarne le risorse e, di fatto, ad ucciderlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Palomba che aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno. S'intende che vi abbia rinunziato.
L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/172.

CARMEN MOTTA. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia prima firma richiama l'attenzione del Governo sul comma 2 dell'articolo 49 del provvedimento al nostro esame. Questo comma prevede la modifica di un altro comma, il comma 7 dell'articolo 14-ter della legge n. 241 del 7 agosto 1990. Con questa modifica, inserita nel provvedimento al nostro esame, si introduce nella Conferenza dei servizi un meccanismo di silenzio-assenso per l'acquisizione dei pareri di alcuni organismi interessati. Il testo approvato al Senato, e non modificato in questo ramo del Parlamento, peggiora di molto il testo originario del decreto-legge stesso. Lo peggiora su un punto assai delicato, per la salvaguardia dei beni paesaggistici e territoriali, infatti gli interessi paesaggistici e territoriali non vengono esclusi dal meccanismo del silenzio-assenso come invece era previsto nel testo originario del provvedimento. Con questa norma la maggioranza e il Governo si assumono la responsabilità di compromettere una corretta tutela dell'ambiente, dei beni del patrimonio culturale, della salute e della pubblica incolumità. Una norma che è stata giustificata con la necessità di semplificare le procedure autorizzatorie nelle disposizioni in materia di Conferenza dei servizi senza però preoccuparsi del fatto che si è messa la tutela ambientale e quella paesaggistico-territoriale, alla stregua degli altri procedimenti autorizzativi. Questa previsione mette seriamente a rischio l'effettiva capacità degli organi dello Stato di salvaguardare i nostri patrimoni Pag. 42ambientali e del paesaggio, in un Paese dove sono all'ordine del giorno abusi che compromettono una delle risorse più importanti dell'Italia, il nostro ambiente, il nostro paesaggio, il nostro patrimonio naturale e storico. Aggiungo che le sovrintendenze devono esprimersi in maniera definitiva in sede di Conferenza dei servizi e il sovrintendente si dovrà esprimere un'unica volta e in via definitiva in sede, appunto, di Conferenza. Ma sappiamo bene, e spero anche il Governo sappia bene, in quale contesto di difficoltà si trovano ad operare le sovrintendenze, difficoltà in primo luogo di organico. La norma indebolisce quindi, di fatto, il ruolo delle sovrintendenze per le quali diventerà sempre più difficile, per non dire quasi impossibile, partecipare alle Conferenze di servizi. Così sotto la bandiera della sburocratizzazione, della deregulation, si finisce per compromettere meccanismi e strumenti essenziali, sottolineo essenziali, per la tutela dei principi costituzionali e per la stessa correttezza e legalità dell'azione amministrativa. A questo ramo del Parlamento è stata negata la possibilità di intervenire nel merito dei problemi, spero che il Governo non voglia negare quindi un parere positivo a questo ordine del giorno, l'unica cosa che ci rimane per poter intervenire sugli argomenti, che chiede di valutare con l'attenzione dovuta le conseguenze di procedure derogatorie ai meccanismi di funzionamento della Conferenza dei servizi che vedrebbero relegate le esigenze di tutela ambientale e storica ad un ruolo marginale.
Chiediamo al Governo pertanto di rendersi disponibile ad apportare modifiche tali da non compromettere il nostro patrimonio naturalistico, ambientale e storico. È quindi questa una denuncia che è venuta su questi temi da molte parti del Paese. È per questo motivo che chiedo attenzione e chiedo ovviamente al Governo un parere positivo a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Donadi, dell'onorevole Tidei e dell'onorevole Messina che avevano chiesto di parlare per illustrare i rispettivi ordini del giorno. S'intende che vi abbiano rinunziato.
L'onorevole Tempestini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/144.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno a mia firma fa riferimento naturalmente, anche per quello che riguarda le dotazioni del Ministero degli esteri, alla riduzione lineare del 10 per cento delle dotazioni che sono state operate con la manovra.
Anzitutto, in questo ordine del giorno abbiamo voluto sottolineare un dato che abbiamo ricavato dalla lettura del recente rendiconto di bilancio, e del suo relativo assestamento, nel quale abbiamo evidenziato uno scostamento pari circa al 10 per cento fra le previsioni di spesa e gli importi a consuntivo relativi al 2009.
Questa lettura testimonia in modo molto chiaro il dato irrealistico di questo procedere per tagli lineari.
Parliamo di una amministrazione, come quella del Ministero degli affari esteri, che sta dentro la missione Europa, e che è nelle condizioni per le quali, nella giornata di ieri - si può fare facile ironia, ma credo che sia del tutto fuori luogo -, una categoria che soffre di una ingiustificata cattiva fama è entrata in sciopero. Di tale sciopero ha dato testimonianza di fronte al Capo dello Stato durante la conferenza annuale degli ambasciatori tenutasi ieri.
Il Capo dello Stato ha ripreso con argomenti solidi una questione che è al fondo anche di questo nostro argomentare: siamo di fronte a dotazioni talmente già colpite nel corso degli anni che si va, ormai, effettivamente, a colpire la carne viva senza per questo ottenere effettivamente quelle politiche di riduzione. Infatti, in qualche modo - come testimonia la lettura del rendiconto e dell'assestamento di bilancio - la natura è più forte di qualunque volontà. Pag. 43
Noi vogliamo davvero - e sappiamo di non essere soli in questa richiesta - impegnare il Governo al fine di poter rapidamente effettuare una riflessione su questa materia che, naturalmente, riguarda anche scadenze internazionali dell'Italia, e qui introduco un altro elemento e mi avvio a concludere.
Infatti, i tagli e le riduzioni che questa manovra ha operato in questo comparto si ripercuoteranno inevitabilmente sulle già insufficienti risorse e dotazioni che costituiscono la dote che l'Italia si è impegnata a investire nelle attività multilaterali nei settori della cooperazione, dell'aiuto allo sviluppo e, quindi, nei settori più sensibili per i quali l'Italia aveva conquistato nel corso degli anni un suo significativo ruolo ed una sua significativa considerazione. Sono tagli che rischiano di farci fare - detto in modo molto volgare - una brutta figura.
Ci auguriamo, quindi, di potere ottenere alla fine - da una continua e insistente richiesta di cambiamento - una risposta positiva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Borghesi: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno.
L'onorevole Servodio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/230.

GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, con quest'ordine del giorno vogliamo richiamare l'attenzione del Governo su un tema particolarmente bistrattato dal decreto sulla manovra finanziaria: l'agricoltura e il sistema agroalimentare italiano, trattato, purtroppo, solo dal punto di vista delle quote latte.
Questo ci sembra un errore e un grave danno arrecato alla nostra attività primaria.
Quest'ordine del giorno richiama anche un'attività che stiamo svolgendo in Commissione agricoltura che riguarda, in modo particolare, il sostegno comunitario per il finanziamento dei piani di sviluppo regionale.
Rischiamo, nei prossimi mesi, di trovarci di fronte ad una riduzione automatica di questi fondi comunitari. In Commissione agricoltura abbiamo presentato una proposta di legge. Abbiamo tenuto diverse audizioni con l'Agea, che è l'ente pagatore, e con le regioni e ci siamo resi conto che non è soltanto - anzi non è per nulla - l'insufficienza delle amministrazioni regionali a far rischiare al mondo agricolo di perdere queste uniche risorse, visto che il Governo italiano non mette a disposizione alcuna risorsa per il sistema agroalimentare.
Ci siamo resi conto, signor Presidente, signor sottosegretario, che purtroppo vi sono procedure per il pagamento di alcune misure che arrivano in ritardo e procedure lunghe. La stessa Agea ha dichiarato, nell'audizione, che è disponibile ad accelerare tutte le misure per far sì che i pagamenti, sia per l'anno 2009 sia per l'anno 2010, possano avvenire in tempi rapidi, in modo da evitare di perdere i finanziamenti europei sopratutto per le misure a superficie.
Ma vi è un altro tema, signor Presidente, signor sottosegretario. Si tratta del fatto che le imprese, che dovrebbero partecipare ai bandi che quasi tutte le regioni hanno fatto, purtroppo rinunciano a partecipare a tali bandi perché dovrebbero mettere una loro quota parte poiché i piani di sviluppo rurale consentono il cofinanziamento.
Il cofinanziamento per le imprese è molto difficile. Sappiamo che vi è - e non solo nel Mezzogiorno - una carenza di liquidità e di accesso al credito. Nelle audizioni svolte in Commissione agricoltura abbiamo avuto la prova, da parte dell'Agea e dell'Ismea, che sono gli enti preposti a seguire questo settore, che molte imprese, pur avendo vinto i bandi per alcuni piani di sviluppo rurale, rinunciano a partecipare perché non hanno i soldi né le risorse per coprire la loro quota parte. Questo avviene non perché le imprese abbiano sbagliato in questo periodo, ma perché le imprese sono sottoposte alla congiuntura economica nazionale e internazionale Pag. 44e hanno delle difficoltà nei pagamenti delle retribuzioni e degli oneri previdenziali dei propri lavoratori.
Voglio anche ricordare al Governo che in questo provvedimento non vi è neanche la proroga per le agevolazioni previdenziali per le zone montane e sottoutilizzate. Il 31 luglio molte imprese rischiano di chiudere, perché non hanno la possibilità di sostenere i costi di produzione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

GIUSEPPINA SERVODIO. Pertanto, chiediamo al Governo di valutare un piano nazionale di intervento urgente affinché, attraverso il Fondo rotativo, si consenta alle imprese di utilizzare, in prima istanza, alcune risorse per partecipare a questi bandi, al fine di non perdere i fondi europei che sono essenziali per l'agricoltura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Mura e Scilipoti: s'intende che abbiano rinunziato ad illustrare i rispettivi ordini del giorno.
L'onorevole Marchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/257.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, illustro il mio ordine del giorno n. 9/3638/257, che interviene sui temi del sostegno alla crescita. Ci siamo lungamente soffermati, come Partito Democratico, sul rapporto tra risanamento, che è uno degli obiettivi di questa manovra, e crescita, sostenendo che non vi può essere un risanamento duraturo e forte senza una politica di crescita che possa permetterci di recuperare più velocemente posizioni del nostro PIL rispetto a quanto abbiamo perso negli anni 2008 e 2009.
Infatti, tutti gli indicatori sulla finanza pubblica devono considerare al denominatore sempre il prodotto interno lordo e quindi è fondamentale che, nel momento in cui si fa una manovra di questo genere, ci siano anche interventi per la crescita.
Si tratta di interventi che abbiamo trovato carenti nel decreto-legge recante la manovra. Abbiamo avanzato altre proposte, ossia uno spettro di interventi per la crescita: da quelli del credito di imposta per la ricerca e sviluppo, al credito di imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, all'efficienza energetica per gli edifici, agli interventi per l'agricoltura, agli interventi per quanto riguarda il fisco (in modo particolare come riduzione di imposte attraverso assegni familiari e detrazioni per i figli a carico), di sostegno al reddito delle famiglie e anche di riduzione della franchigia IRAP per le piccole imprese, e quindi interventi anche nella direzione del sostegno alle imprese con modalità di finanziamento diverse da quelle previste dalla manovra e che abbiamo indicato puntualmente.
Uno dei fondi che è stato ridimensionato in questi anni è il Fondo finanza d'impresa previsto dalla finanziaria del Governo Prodi del 2007 (la legge n. 296 del 2006) all'articolo 1, comma 847. Con il Fondo finanza d'impresa si affrontano alcune questioni anche relative al credito in un certo senso, perché appunto si dà sostegno alle nostre imprese e questo è uno dei problemi di fondo per le imprese (soprattutto piccole e medie).
Infatti, ad esempio, quello della liquidità è un problema grave anche sul versante della sicurezza, perché le nostre imprese oggi sono a maggior rischio di usura (soprattutto quelle del Nord e del Centro) rispetto al passato nel momento in cui c'è una crisi di liquidità delle stesse.
Con il Fondo finanza d'impresa si possono destinare risorse al finanziamento e quindi aiutare le imprese che hanno problemi di liquidità per i loro investimenti, risorse al finanziamento di interventi per facilitare operazioni di concessione di garanzie e di partecipazione al capitale di rischio delle imprese, per il finanziamento di programmi di investimento per la nascita e il consolidamento delle imprese operanti in comparti di attività ad elevato contenuto tecnologico.
Quindi, il tema dell'innovazione è un'altra grande questione per quanto riguarda Pag. 45la crescita. Usciremo da questa crisi in un sistema e in un'economia internazionale modificata e molto dipenderà da come sapremo collocarci nel nuovo scenario internazionale, in modo particolare da quanto sapremo produrre sul versante dell'innovazione.
Si possono destinare risorse, inoltre, per il rafforzamento patrimoniale delle piccole e medie imprese localizzate nelle aree obiettivo 1 e obiettivo 2 di cui ai regolamenti dell'Unione europea, per programmi di sviluppo di piccole e medie imprese, per sostenere la creazione di nuove imprese femminili e per sostenere il consolidamento aziendale di piccole e medie imprese.
Insomma, vi è una gamma ampia di finalità. Per questo occorrono risorse e con l'ordine del giorno presentato chiediamo che il Governo si impegni ad assegnare ulteriori cospicue risorse nel triennio 2011-2013 al Fondo finanza d'impresa. Ovviamente, la prima occasione utile può essere la prossima legge di stabilità e speriamo che in quella occasione ci sia una risposta positiva, quindi non solo rispetto a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Lovelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/234.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, in questo provvedimento il settore dei trasporti paga uno dei prezzi più alti a causa di una politica di tagli lineari e indiscriminati che interviene senza distinzioni fra gli enti e le funzioni esercitate, finendo per penalizzare soprattutto le politiche sociali e quelle che potrebbero incrementare uno sviluppo dell'economia in direzione della sostenibilità ambientale.
In tal senso, il sostegno al sistema del trasporto pubblico locale, e in particolare quello ferroviario, rappresenta una priorità che andrebbe perseguita con determinazione e con misure idonee a rinnovare il materiale rotabile, ad ammodernare le infrastrutture, a potenziare i servizi a favore dei milioni di cittadini che utilizzano quotidianamente questa modalità di trasporto, trovando spesso servizi di scarsa qualità, insufficienti in termini di puntualità e numero delle corse rispetto alla domanda che si riversa soprattutto sulle linee regionali ed interregionali che si collegano alle grandi aree metropolitane.
Allora, diventa importante che, oltre a recuperare risorse con interventi specifici, che dovranno trovare spazio con la prossima legge di stabilità e con le previsioni della legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale - se il Governo sarà in grado di attuarla coerentemente -, si ponga mano ad interventi di sistema atti a favorire la crescita di un sistema ferroviario aperto e competitivo, che attui coerentemente le direttive europee in materia (siamo al terzo pacchetto ferroviario europeo) e sia in grado, soprattutto, di garantire che gli obblighi di servizio pubblico previsti per il trasporto ferroviario regionale e interregionale nonché «l'efficientamento» del trasporto ferroviario anche nel comparto già pienamente aperto al mercato e alla competizione possano trovare una risposta che superi l'anomalia italiana rispetto alla quale è in corso una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, relativamente alla non corretta trasposizione delle direttive 91/440/CEE e 2001/14/CE, per la violazione del principio dell'indipendenza delle funzioni essenziali e di un accesso equo e non discriminatorio alle infrastrutture ferroviarie a tutte le imprese.
La citata normativa comunitaria, infatti, stabilisce che le funzioni relative alla preparazione e all'adozione delle decisioni riguardanti le licenze delle imprese ferroviarie, l'assegnazione delle linee ferroviarie, l'imposizione dei diritti per l'utilizzo delle infrastrutture, nonché il controllo del rispetto degli obblighi di servizio pubblico, previsti nella prestazione di alcuni servizi, debbano essere svolti da enti o società indipendenti economicamente e sul piano decisionale ed organizzativo, nonché giuridicamente distinte dalla società che fornisce servizi di trasporto ferroviario. Pag. 46
Perciò noi chiediamo al Governo un impegno, perché l'attuale disciplina in materia di individuazione dell'autorità nazionale, ai sensi delle direttive europee che ho prima ricordato, preveda l'istituzione di un apposito organismo autonomo ed indipendente, per il quale è incardinata da tempo in IX Commissione trasporti una proposta di legge del Partito Democratico...

PRESIDENTE. La invito a concludere

MARIO LOVELLI. ..., che è stato ancora oggi richiesto per tutto il settore dei trasporti in occasione della Conferenza nazionale della logistica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Ceccuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/166.

FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, la posizione della questione di fiducia ha privato questa Camera della possibilità di discutere e anche di modificare questo provvedimento, sia nel suo impianto generale, che è iniquo e non condivisibile, che nelle singole misure che avete introdotto e che sono state oggetto dei nostri emendamenti, che non sono stati però esaminati.
Colgo questa occasione, prima di illustrare brevemente il mio ordine del giorno n. 9/3638/166, per ritornare su un concetto sul quale hanno giustamente insistito molti miei colleghi, sia in Commissione che in Aula.
Questa manovra si è resa necessaria per stabilizzare i conti pubblici che si sono deteriorati per almeno due cause del tutto domestiche e che non sono riconducibili soltanto alla crisi internazionale. La recessione italiana è stata più dura che negli altri Paesi ed è stata sottovalutata dal Governo nei suoi effetti economici, occupazionali, industriali e produttivi e, per di più, senza alcuna politica fiscale espansiva che giustifichi, oggi, un intervento correttivo sui conti pubblici così robusto.
La diminuzione delle entrate, dovuta al rallentamento della lotta all'evasione fiscale, è pari a 18 miliardi nel 2009. Ciò ha costretto il Governo a reintrodurre la tracciabilità dei pagamenti, che aveva frettolosamente soppresso. L'aumento della spesa pubblica è stato di circa 4 miliardi di euro soltanto nel 2009 ed un andamento di periodo più lungo la fa salire dal 43 al 48 per cento del prodotto interno lordo dal 2007 al 2009.
L'Italia si trova oggi con un 20 per cento di sovrapproduzione che non riesce a smaltire soltanto nell'export.
Per questo serviva, serve e servirà la ripresa della domanda interna e dei consumi con interventi sul potere d'acquisto.
Voi siete andati in direzione completamente opposta, colpendo il potere d'acquisto con il nuovo balzello dei pedaggi. Avete aumentato i pedaggi dei raccordi autostradali e delle autostrade in concomitanza di un taglio di 3,5 miliardi sul trasporto pubblico locale. Quindi, non c'è scampo: gli italiani saranno costretti ad utilizzare di più il mezzo privato e lo faranno con dei rincari molto forti. Gli aumenti sono stati stimati infatti tra l'1,5 e il 5 per cento ed un ulteriore aggravio sarà introdotto dal 1o gennaio 2011. Non c'era alcuna ragione di natura tariffaria dal momento che il nostro sistema autostradale è il più protetto d'Europa ed è tra quelli che ha sofferto meno della crisi.
I dati AISCAT dicono che sulla rete sono stati percorsi circa 82 milioni di chilometri, solo lo 0,9 per cento in meno rispetto all'anno scorso. Questo è avvenuto a fronte di una contrazione del prodotto interno lordo del 5 per cento, del 17 per cento di produzione industriale, del 2,9 per cento del consumi dei carburanti.
I valori di aumento sono del tutto arbitrari e non giustificati dai piani di investimento. Si va dallo 0,50 per cento del raccordo autostradale della Val d'Aosta fino al 19,46 per cento della Milano-Piacenza. L'effetto sulla finanza pubblica è stato stimato in 300 milioni di euro, con una asimmetria molto forte tra il peso che esercita nelle tasche di ciascun italiano e l'effetto sulla finanza pubblica. Si tratta Pag. 47dell'equivalente dello 0,5 per cento di un contributo aggiuntivo che avrebbe potuto essere richiesto ai contribuenti che hanno usufruito dello scudo fiscale per far rientrare i capitali esportati illegalmente e sottratti al fisco.
Vale la pena di ricordare che a dicembre nella legge finanziaria il Governo aveva soppresso il Fondo ANAS per un valore di 1,5 miliardi, privando le manutenzioni ordinaria e straordinaria di qualsiasi risorsa, per devolverle a quelle sul ponte sullo Stretto, che non è partito e non partirà.
In molti raccordi autostradali privi di barriere l'esazione del pedaggio avviene in via presuntiva, cioè si presume che gli automobilisti utilizzeranno il pedaggio. Dunque, è assolutamente illegittima nei pressi del casello autostradale più vicino. Ciò anche in presenza di tratti in cui la carreggiata è dissestata e pericolosa e la larghezza non è a norma, con grave pericolo per gli automobilisti. Per questo con il mio ordine del giorno chiediamo di rivedere questa misura o perlomeno di correggerla.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, la prego di concludere.

FRANCO CECCUZZI. Bisognerebbe legare il regime tariffario a parametri obiettivi che tengano conto degli investimenti realizzati dal concessionario, anche in presenza di un blocco delle opere pubbliche. Il CIPE non fa più riunioni, perché nel 2010 si è riunito soltanto cinque volte e per di più per approvare progetti preliminari non cantierabili e non coperti dal punto di vista della spesa. Al contrario, nel 2008 con il Governo Prodi aveva fatto sedici sedute e deliberato molte opere.
Vi chiediamo per questo di escludere i residenti dal regime tariffario e soprattutto di destinare i proventi di questo pedaggio ai compartimenti regionali ANAS, affinché possano provvedere almeno alla manutenzione ordinaria della rete stradale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Trappolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/220.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. Signor Presidente, prima di illustrare il mio ordine del giorno non posso non riferirmi al paradosso che rappresentano le dichiarazioni che il Ministro Galan ha espresso in Commissione agricoltura al Senato, proprio mentre noi votavamo la questione di fiducia su una manovra che non prevede nessuna risorsa per il settore agricolo, ma soprattutto destina delle risorse per sanare e prorogare le multe per i pochi splafonatori delle quote latte.
Il Ministro in queste ore diceva che ha preparato un pacchetto di misure destinato a rispondere alle esigenze indifferibili dell'agricoltura italiana, tra cui quelle del settore bieticolo-saccarifero e quelle relative alla riduzione del costo del lavoro. Credo che questo dimostri che veramente siamo ad una situazione fallimentare: è grave che un Ministro si impegni in questo modo, sebbene noi avessimo presentato emendamenti, discusso in Commissione e anche manifestato accanto a tutto il mondo dell'agricoltura proprio per sostenere queste domande e per avere queste risposte.
Oggi il Ministro annuncia un pacchetto straordinario anticrisi per l'agricoltura; noi siamo ottimisti, chiaramente, ma temiamo che questa sia l'ennesima farsa, l'ennesimo annuncio che avviene in questo Parlamento e dimostra la poca serietà dell'Esecutivo, perché non penso che il Ministro Galan faccia parte di un altro Governo, penso che abbia giustamente a cuore gli interessi dell'agricoltura, ma che in realtà non possa non procedere per annunci.
L'ordine del giorno n. 9/3638/220 a mia prima firma riguarda l'imprenditoria giovanile nell'agricoltura. Nel sistema economico italiano, infatti, l'agroalimentare rappresenta uno dei maggiori comparti produttivi, offrendo un bacino occupazionale insostituibile, specie nel Mezzogiorno e nelle aree più marginali. Proprio in relazione al fatto che il 31 luglio scadranno Pag. 48i termini per la fiscalizzazione degli oneri contributivi, ricordiamo e, ancora una volta, segnaliamo cosa significherà, dal 1o agosto, per molte aziende agricole del nostro territorio tornare a pagare un costo del lavoro molto alto e insostenibile: significherà nuova disoccupazione, maggiore lavoro nero in agricoltura, come abbiamo visto anche in questi ultimi mesi in alcune aree del nostro territorio.
L'agricoltura assicura la gestione di oltre 14 milioni di ettari di terreni ed il presidio di un territorio ben più ampio. L'attuale situazione dell'economia ed anche il dibattito sulla riforma della PAC evidenziano le nuove sfide ed opportunità che questo settore ha di fronte e che può continuare ad offrire con un contributo rilevante al rilancio anche economico del nostro Paese e allo sviluppo dei territori italiani, in particolare quelli rurali, quelli marginali, quelli più a rischio spopolamento e dissesto ambientale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARLO EMANUELE TRAPPOLINO. In tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca. Sulla questione del ricambio generazionale cito un solo dato che dice molto: per ogni giovane agricoltore nel nostro Paese ci sono più di 12 anziani con oltre 65 anni, mentre in Francia ed in Germania lo stesso rapporto scende rispettivamente ad 1,5 e a 0,8.
Pertanto, noi impegniamo nuovamente il Governo a dare attuazione alle risorse che già sono previste nel fondo dell'imprenditoria giovanile, e quindi i 5 milioni di euro stanziati per il 2009 e i 4,9 milioni di euro per il 2010 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. L'onorevole Delfino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/330.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, questo ordine del giorno richiama la normativa nazionale della legge n. 104 del 1992 che, tra l'altro, riconosce alla persona disabile il diritto alla formulazione di un piano educativo individualizzato per ciascun grado di scuola, al fine di assicurare una piena valorizzazione delle sue capacità e della sua personalità.
La manovra finanziaria in esame prevede tagli rilevanti per le regioni, per gli enti locali, per i Ministeri, con possibili ricadute negative anche in questo ambito, che sarebbero particolarmente gravi. Ritengo che le politiche educative formative debbano essere considerate come spesa prioritaria di investimento, in quanto creano i presupposti per la crescita sociale e civile del nostro Paese, e che quindi questa attenzione alle persone disabili debba essere una vera e concreta priorità.
Noi riteniamo che l'azione del Governo sia, anche con riferimento a tale profilo, necessariamente positiva, nel senso di una consapevolezza profonda che le persone debbono avere rispetto alla loro appartenenza alla comunità nazionale.
Pertanto, con questo ordine del giorno, impegniamo il Governo a dare attuazione piena a quanto previsto dalla legge n. 104 del 1992. In particolare, è necessario garantire, anche in questa difficile congiuntura, risorse e docenti per continuare a migliorare l'inserimento scolastico degli alunni portatori di handicap.
Il nostro sistema scolastico, a tal riguardo, vanta un'esperienza molto positiva, che riteniamo necessario consolidare - come dicevo - anche in questo momento economico non facile per la nostra comunità nazionale.
L'ordine del giorno - e concludo - impegna il Governo a definire, anche alla luce dell'articolo 12, comma 7, della legge n. 104 del 1992, l'atto di indirizzo che tuteli e sviluppi le attività mirate al pieno riconoscimento del diritto allo studio delle persone disabili.
Sono fiducioso sul fatto che il Governo presterà la massima attenzione a questa nostra sollecitazione e accoglierà l'ordine del giorno, che abbiamo presentato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

Pag. 49

PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/325.

LORENZO RIA. Signor Presidente, il nostro gruppo considera questa manovra sbagliata, inadeguata in rapporto ai problemi che l'Italia ha di fronte e profondamente iniqua per l'impatto sociale e territoriale dei provvedimenti contenuti nella stessa.
Ecco perché avremmo voluto avere la possibilità di modificare il testo e proporre soluzioni diverse, ma ciò non è stato possibile per la posizione della questione di fiducia da parte del Governo e quindi ci siamo ridotti, ancora una volta, alla perorazione - direi quasi all'esortazione - dell'accoglimento degli ordini del giorno che abbiamo presentato e che costituiscono semplicemente la traslazione degli emendamenti che non abbiamo potuto presentare né in Commissione, né in Assemblea.
Avremmo fatto delle proposte, ma voi non ci avete voluto dare ascolto. Infatti questo sarebbe stato il momento di sostenere gli enti locali e le regioni, che invece, con questa manovra, sono costretti a ridurre i servizi a scapito dei cittadini. Sarebbe stato il momento di rafforzare e puntare sul tessuto imprenditoriale, soprattutto quello giovanile, del nostro Paese e rilanciare un Mezzogiorno in recessione, colpito duramente dalla crisi del settore industriale e il cui PIL è tornato ai livelli di dieci anni fa. Si sarebbe trattato di discutere di sviluppo, di tecnologie, di ambiente e gli squilibri, in questi campi, sono così evidenti da non lasciare tempo agli indugi.
Ebbene, con l'ordine del giorno da me sottoscritto, cerchiamo di richiamare l'attenzione del Governo su tali problematiche.
È necessario, infatti, avviare un intervento strutturale, che consenta alle nuove imprese di avviare la propria attività, e a quelle già esistenti di superare questa difficile fase economica.
La concessione del prestito d'onore e i finanziamenti alle microimprese, previsti dal decreto legislativo n. 185 del 2000, sono, in questo senso, strumenti utili per agevolare l'avvio di nuove attività, soprattutto da parte dei giovani. Tuttavia, a parte l'evidente carenza di fondi rispetto al reale fabbisogno del settore, i criteri previsti dalla normativa vigente per il loro funzionamento necessitano di aggiustamenti atti a consentirne un impiego più diffuso e strumentale ad una ripresa sensibile delle attività e degli investimenti, soprattutto al sud.
Sarebbe, dunque, opportuno prevedere un aumento della quota dei finanziamenti ricevuti, da destinare alle spese di gestione, che, in realtà, rappresentano i maggiori oneri che un'impresa, soprattutto di modeste dimensioni, si trova a dover sopportare.
Con il presente ordine del giorno chiediamo, in sostanza, l'opportunità - e concludo - di adottare provvedimenti che migliorino e rendano più efficace il sistema di agevolazioni attualmente previsto per le imprese, eliminando al contempo le criticità poc'anzi menzionate.

PRESIDENTE. L'onorevole Mondello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/338.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che porta la mia firma e quella dell'onorevole Ciccanti affronta un argomento specificatamente appartenente alla mia terra di provenienza, che è la Liguria, ma che interessa comunque molte altre regioni d'Italia. Si tratta, infatti, delle problematiche concernenti la situazione della Fincantieri.
La Fincantieri è una società nel campo cantieristico di grande prestigio e di grande rilievo a livello mondiale. Essa occupa moltissimi dipendenti, circa 8.500 addetti, impiegando nell'ambito del lavoro indotto altre migliaia di lavoratori, stimati prudenzialmente in oltre 18 mila unità, distribuiti nelle sedi di Trieste, Monfalcone, Marghera, Genova-Sestri Ponente, Sestri Levante, Muggiano-La Spezia, Ancona, Castellammare di Stabia e Palermo. Pag. 50
Non nascondiamo che in questo periodo stia serpeggiando una grande preoccupazione in tutti i dipendenti della Fincantieri. La preoccupazione deriva dal pensiero del futuro, da quanti saranno gli ordinativi che permetteranno alle commesse di andare avanti e di guardare al futuro con tranquillità. Ci sono alcuni stabilimenti, come a Sestri Levante e, in particolare, a La Spezia, che si occupano soprattutto delle commesse militari, che rivestono una grande importanza e che sono state avviate in questi ultimi anni. Mi riferisco alla costruzione delle FREMM, le fregate multi missione, per le quali, proprio recentemente, mentre si è data sicurezza per le prime sei FREMM, non si è potuto fare altrettanto per quelle previste dal 2013, pari ad altre quattro unità. Infatti, recentemente il Ministro della difesa ha dichiarato di non avere certezza su queste commesse.
Sappiamo che in settembre e in ottobre saranno preparate imponenti manifestazioni e sarà richiesto un intervento del Governo e di tutti i parlamentari delle varie regioni menzionate. Ciò perché il 18 dicembre 2009 si è svolto, presso il Ministero dello sviluppo economico, alla presenza del Ministro Scajola, un incontro per esaminare le problematiche. In quell'occasione, il Ministro ha espresso il proprio impegno ad assicurare il necessario sostegno finanziario. Si era parlato di un intervento di commesse che si potevano ipotizzare pari a 50 milioni di euro, che avrebbero dato veramente respiro alla situazione di Fincantieri, che è esposta alle difficoltà della situazione economica presente, ma anche alla grande competitività proveniente dai cantieri di altre parti del mondo, in particolare da quelli coreani, soprattutto per quanto riguarda le navi da crociera, un tempo appannaggio di Fincantieri in maniera rilevante.
Quest'ordine del giorno - lo ripeto - ha lo scopo di attirare l'attenzione su una realtà industriale importantissima del nostro Paese e impegna il Governo a dare rassicurazioni in merito, mantenendo quelle assicurazioni che erano state date dal Ministero dello sviluppo economico, purtroppo per ora senza un titolare che si occupi di questa vertenza. Noi confidiamo che questo ordine del giorno venga almeno accolto come raccomandazione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. L'onorevole Compagnon ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/336.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, anche da parte mia ci sarà una premessa prima di illustrare questo ordine del giorno, che riguarda soprattutto il come e il perché siamo arrivati qui questa sera a parlare di fatto di questa manovra solo illustrando qualche ordine del giorno.
È una manovra sulla quale è stata posta la questione di fiducia che, tradotto in parole povere o meglio in parole parlamentari, significa l'impossibilità per gran parte dei parlamentari di avanzare proposte e di dare suggerimenti, ovviamente migliorativi, nell'interesse generale del Paese. Rimane nella facoltà dei parlamentari solo la presentazione degli ordini del giorno o meglio di fatto di un solo ordine del giorno perché, come si sa, ciascun deputato può sottoscrivere come primo firmatario soltanto un ordine del giorno. Molte sarebbero le cose che vorremmo dire a mo' di suggerimento e di proposta migliorativa rispetto ad una manovra che, come è stato detto più volte, fino all'altro giorno sembrava non necessaria e che invece adesso si è dimostrata, come avevamo detto in passato noi, necessaria non solo perché richiesta dall'Europa ma per la situazione economica del nostro Paese.
Questo ordine del giorno riguarda l'assunzione di 650 persone disposta con decreto del Ministero dell'interno, che aveva indetto per il personale precario della propria amministrazione una procedura concorsuale per titoli ed esami al fine di assorbire queste 650 unità con un contratto a tempo determinato (si era trattato di un segnale positivo nei confronti del mondo del precariato).
Il contratto a tempo determinato della durata di 36 mesi costituiva il requisito necessario per la stabilizzazione definitiva Pag. 51di questi 650 precari secondo la legge allora vigente, che purtroppo poi è stata modificata dando quindi anche un segnale negativo rispetto alle promesse che erano state fatte (ed erano promesse fatte con legge).
Si è successivamente proceduto all'assunzione di tutti questi precari attraverso un concorso pubblico per titoli ed esami. Ma poi si è cambiata la legge, dopo avere illuso sotto certi aspetti queste persone. Le pubbliche amministrazioni interessate danno un parere molto positivo rispetto a queste 650 unità, che nel frattempo continuano a lavorare, in particolare perché tali 650 unità vincitrici del concorso che ho ricordato sopra, con contratto in scadenza ormai a dicembre del 2010, sono impegnate negli uffici immigrazione delle prefetture e delle questure e quindi in posti nevralgici, in situazioni e momenti di difficoltà rispetto al tema della sicurezza.
Se a questo aggiungiamo i tagli alle forze dell'ordine e le mancate risposte rispetto al tema della sicurezza in generale recate da questa manovra finanziaria, evidentemente ci rendiamo conto che anche queste 650 unità sparse in tutta Italia - non è quindi questione di una o dell'altra zona del Paese - meriterebbero una risposta veramente seria, anche perché non solo sono impiegate in punti nevralgici rispetto al tema della sicurezza nazionale, ma in questi anni di lavoro precario - e sottolineo, precario - hanno costruito un patrimonio e un know-how di professionalità specifica che è veramente utile. In definitiva questo ordine del giorno è molto chiaro e preciso e credo che il Governo non possa esimersi dal dare una risposta, che è quella di prorogare di ulteriori 12 mesi i contratti di lavoro individuali a tempo determinato in scadenza il prossimo 31 dicembre 2010.

PRESIDENTE. Onorevole Compagnon, deve concludere.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, concludo dicendo che questo è un impegno non solo sociale ma anche morale nei confronti di queste persone, soprattutto dei tanti giovani che hanno assunto impegni in termini di famiglia e di casa. L'ordine del giorno non reca dunque un impegno generico. Se il Governo e la maggioranza ne hanno la volontà possono dare una risposta di proroga soltanto di un anno: può essere poco, ma è importante in un momento di difficoltà quale quello che sta attraversando il nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Rubinato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/122.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, l'ordine del giorno che ho presentato propone al Governo di riconsiderare la norma stabilita all'articolo 41 del presente decreto-legge, che è stata leggermente - anzi, in modo significativo - modificata. Chiedo scusa...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non decide lei quale deve essere l'andamento dei nostri lavori!

ROBERTO GIACHETTI. C'è un accordo tra i gruppi!

PRESIDENTE. Innanzitutto, sta parlando una sua collega. Per cortesia, abbia rispetto della collega che sta parlando e porti rispetto alla Presidenza. Prego, onorevole Rubinato, prosegua pure il suo intervento.

ROBERTO GIACHETTI. E lei porti rispetto nei nostri confronti!

SIMONETTA RUBINATO. L'articolo 41 reca la rubrica «regime fiscale di attrazione europea» e prevede per le imprese residenti in uno Stato membro dell'Unione europea per un periodo di tre anni, se intraprendono nuove attività economiche in Italia, un regime fiscale di particolare favore: la possibilità di scegliere per il reddito dell'azienda, e per i propri dipendenti e anche collaboratori, il regime fiscale europeo preferito tra quelli dei 27 Paesi. Faccio qualche esempio. Un regime Pag. 52fiscale particolarmente appetibile può essere quello irlandese, che prevede una tassazione del 12,5 per cento per questo tipo di redditi, oppure il regime fiscale lituano, che prevede la tassazione del reddito di impresa soltanto in caso di distribuzione di dividendi. A questa norma è stato fissato un limite di tre anni di agevolazione per l'impresa estera europea (al Senato), e tra l'altro (sempre al Senato) è stato aggiunto un comma che prevede che le attività economiche non devono già essere avviate in Italia prima della data di entrata in vigore di questo decreto per escludere le attività già stabilitesi in Italia (imprese italiane o meno). Questa norma si presta a numerosissimi rilievi critici.
Da un lato potrebbe essere una norma senza alcuna possibilità concreta ed effettiva di rendersi appetibile per lo stabilimento di altre imprese, perché ovviamente il fatto di scegliere una sede per una nuova attività economica probabilmente non trova particolarmente appetibile un regime favorevole limitato al triennio. In questo caso sarebbe una norma assolutamente non efficace, ma se lo fosse sarebbe comunque incompatibile con il principio di uguaglianza stabilito dall'articolo 3 della Costituzione. Infatti è evidente che agevola l'impresa europea e discrimina le imprese italiane, che si troverebbero a fare i conti sia con i gravosi oneri che già le stesse imprese italiane devono scontare (dal punto di vista della pressione fiscale, del costo dell'energia, della burocrazia), sia col fatto che un'impresa europea che viene a stabilirsi qui possa scegliere per tre anni almeno, per sé e per i propri dipendenti, il regime tributario più favorevole. Si tratta dunque di una norma iniqua e irragionevole. Cosa proponiamo? Proponiamo al Governo di considerare la possibilità di estendere - almeno estendere - anche alle imprese nuove italiane questo regime fiscale favorevole. Proponiamo al Governo di considerare anche la possibilità, in modo serio ed efficace, di dare un sostegno concreto alle imprese nuove ed innovative del nostro Paese od europee nella cosiddetta fase del loro sviluppo iniziale (quello in cui spesso vengono definite start-up). Proponiamo al Governo di considerare la possibilità di un incentivo fiscale per imprese italiane ed europee, che investano nel patrimonio netto di aziende innovative nella fase iniziale della loro attività, un beneficio analogo a quello previsto per gli investimenti in nuovi impianti, escludendo per i soggetti che investono nel patrimonio netto di queste start-up innovative l'imposizione sul reddito d'impresa del 100 per cento del valore dell'investimento in queste aziende, purché si tratti di imprese che: realizzino l'applicazione del frutto di una ricerca o di un'innovazione oppure che realizzino piani di sviluppo tecnologico o di progetti di ricerca, prevedendo, per evitare possibili forme di elusione fiscale, che l'investimento incentivato riguardi imprese di recente formazione nelle fasi iniziali del proprio sviluppo, e che riguardino progetti selezionati con il criterio dell'innovazione.
Infine, per i gruppi di imprese residenti in Italia proponiamo l'obbligatorietà del consolidato fiscale mondiale al fine di contrastare insediamenti nei paradisi e l'elusione fiscale, proponendo una nuova normativa che, evitando gli onerosi, complessi, complicati e lunghi interpelli disapplicativi oggi necessari, permetta ai gruppi di imprese residenti in Italia la tassazione di un'aliquota agevolata non superiore al 23 per cento sui redditi prodotti all'estero da gruppi italiani, con lo scomputo delle imposte effettivamente pagate all'estero. In questo modo si favorisce il rientro in Italia dei frutti delle attività dei gruppi italiani all'estero e si realizza un più trasparente rapporto con l'amministrazione finanziaria, andando effettivamente ad individuare quelle che sono le imprese che per finalità meramente elusive si insediano in paradisi fiscali.

PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/274.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, intervengo per illustrare, nel tempo che mi è consentito, il presente ordine del giorno il quale pone un problema che non è stato Pag. 53possibile affrontare nella manovra a causa del ricorso al voto di fiducia e, di conseguenza, anche di una discussione viziata sia nei lavori di Commissione che nei lavori d'Aula. Qual è il problema che intendo porre con questo ordine del giorno? È quello del cosiddetto settore della distribuzione dei carburanti che, oggi, com'è noto a tutti i colleghi in quest'Aula, è dominato da un oligopolio costituito da sole 8 società integrate verticalmente - uso questo linguaggio poiché mi sembra appropriato -, cioè che, contestualmente, producono, commercializzano all'ingrosso e vendono al dettaglio. Questo è un problema posto già in tanti lavori di Commissione, a partire dalla X Commissione, quello cioè che mancano, nel nostro Paese, sia gli operatori commerciali in grado di contrattare liberamente con i produttori sul piano nazionale e internazionale le condizioni di acquisto dei carburanti, sia quel numero sufficiente di rivenditori al dettaglio autonomi rispetto ai produttori ed indipendenti sul piano dell'offerta commerciale e, quindi, dei prezzi di vendita. Una situazione semplice, che spesso sfugge. Quali sono le componenti che costituiscono il prezzo dei carburanti, in Italia come in Europa? Al di là di tutto ciò che si legge sui giornali, sempre a grandi titoli, le componenti sono il prezzo del prodotto base - e non come si crede della materia prima -, la componente fiscale e il prezzo del ricavo industriale. Di questo stiamo parlando. E, allora, torno al ragionamento che volevo sviluppare: l'intervento pubblico è motivato dalla presenza di una strozzatura del mercato che determina, nella formazione del prezzo industriale di cui parlavo prima, quello dei carburanti, un divario che, a questo punto, è diventato, negli anni più recenti, strutturale, con la media dell'Unione europea che è almeno di 4 centesimi al litro.
Inoltre, signor Presidente, onorevoli colleghi, la presenza di pochi operatori indipendenti rappresenta la riprova che nel canale della rete di vendita a marchio delle compagnie petrolifere esistono extra costi che gravano sulla collettività dei consumatori e limitano, di fatto, la competitività della nostra economia. Anche questo, quindi, è un problema che ha un riverbero sulla rete di 23 mila 500 punti vendita nel nostro Paese e sui consumatori del settore che si rivolgono alla distribuzione dei carburanti, i quali consumatori, se non sono tanti quanti gli abitanti del Paese, ovvero 60 milioni, sono almeno 42 milioni. Questo richiamo per sottolineare che lungo il percorso delle liberalizzazioni siamo dentro un ritardo ormai pesantissimo e non più sostenibile. Intanto, nel mese di settembre, è stato già annunciato uno sciopero dei benzinai, i quali pongono il problema di un accordo quadro presso il Ministero dello sviluppo economico che, in assenza del Ministro, ha creato ulteriori danni. Con questo ordine del giorno si chiede un impegno al Governo in una direzione, quella di attuare misure volte alla liberalizzazione del mercato dei carburanti, prevedendo di concedere la facoltà ai distributori legati da vincoli di esclusiva alle compagnie petrolifere di potersi approvvigionare di carburanti presso altri fornitori.

PRESIDENTE. L'onorevole Fogliardi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3638/127.

GIAMPAOLO FOGLIARDI. Signor Presidente, la crisi che si sta manifestando nel Paese colpisce ovviamente tutti i settori e tra questi forse il più importante, vale a dire quello delle costruzioni, dell'edilizia, che è uno dei settori portanti ed è uno di quelli riguardo ai quali si dice che, quando vi è la ripresa, è proprio da questo che partono i primi segnali. La situazione in questo momento è alquanto precaria e alla fine del 2009 gli investimenti in abitazioni secondo l'ANCE si sono ridotti rispetto al 2008 di quasi 10 punti. Tuttora si registra un decremento del 19 per cento. Anche i livelli produttivi del 2010 per il settore delle costruzioni risultano comunque condizionati dalla flessione delle iniziative messe in cantiere negli ultimi anni, dal rallentamento insomma dei lavori in corso, dalla difficoltà di finanziamento da parte di istituti di credito e di banche. Pag. 54
Gli effetti della crisi si fanno sentire ovviamente anche per tutti quelli che sono i comparti collegati, i settori dei fornitori di materiali da costruzione e dei manufatti. L'attività straordinaria di riparazione e ordinaria di manutenzione e di qualificazione tocca il 56 per cento del valore della produzione del settore e, quindi, è una delle principali attività. Secondo autorevoli centri studi - cito il Cresme nel 2007 - su un totale di 199 miliardi di euro di valori correnti delle costruzioni più di 78 miliardi si riferiscono ad interventi di manutenzione straordinaria, ristrutturazione, recupero e riqualificazione e 33 miliardi, invece, alla manutenzione ordinaria del patrimonio esistente. Mentre 87,2 miliardi di euro sono destinati al mercato delle nuove costruzioni.
Con questo ordine del giorno vogliamo evidenziare come sia essenziale sostenere la ristrutturazione e la riqualificazione. Se un momento di crisi non è pensabile, crediamo che sia però fondamentale pensare a mantenere quello che c'è. Ci riferiamo in modo particolare in questo caso al settore degli alloggi e dell'edilizia residenziale pubblica. Migliorando l'abitabilità, la salubrità e l'efficienza energetica degli impianti in genere di tante abitazioni si possono recuperare non meno di 20 mila alloggi a canone e si può dare un forte impulso al mercato delle ristrutturazioni. Ripeto ancora che, con questo ordine del giorno, vorremmo impegnare il Governo a introdurre opportune integrazioni normative affinché, a decorrere dal periodo d'imposta in corso, le disposizioni relative al 36 per cento per gli interventi di ristrutturazione e al 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica siano estesi anche alle spese sostenute per i medesimi interventi effettuati su alloggi di edilizia residenziale pubblica e sulle loro pertinenze in proprietà o in gestione degli istituti autonomi per le case popolari ai fini dell'imposta sul reddito delle società dagli stessi dovuta. È quanto mai paradossale che questa opportunità del 30 e del 55 per cento, che fino ad oggi erano nella possibilità di tutti, non siano state concepite e pensate per quegli alloggi e per quegli istituti autonomi e popolari che forse sono quelli che più ne hanno bisogno e ancora, infine, a provvedere adeguate risorse per il finanziamento di tali agevolazioni e la loro introduzione a regime nel nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SONIA VIALE, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione perché siamo in fase di ultimazione del parere.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Burtone, sarebbe stato opportuno che ne facesse richiesta prima, tuttavia ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ho presentato un ordine del giorno perché nei mesi scorsi il Governo ha stanziato 140 milioni di euro a favore del comune di Catania affinché questo comune evitasse il dissesto. Allora, come Partito Democratico, considerammo quell'intervento molto discutibile, perché intanto era discriminante nei confronti di altri comuni che avevano la stessa situazione e sono andati in dissesto e poi mettemmo in discussione anche il fatto che il finanziamento venisse erogato nei confronti del comune di Catania senza alcun criterio. Anzi, il Governo disse che si trattava di un finanziamento per opere importanti, che il comune però poteva utilizzare per coprire il famoso buco. Fu approvata una delibera del CIPE e il comune di Catania ha avuto credo una serie di anticipazioni, però noi chiedemmo in sede parlamentare, quando venne presa questa decisione da parte del Governo, di fare un'operazione verità su questi fondi. Volevamo sapere a quanto ammontasse il debito, ma anche su quali criteri intendesse Pag. 55prendere le mosse il comune per i pagamenti. Dicemmo con chiarezza che i pagamenti dovevano seguire un ordine cronologico senza fare dei privilegi. Chiedemmo anche una priorità per la spesa sociale. Invece il comune di Catania ha continuato con il vecchio andazzo, con i particolarismi, anzi nei giorni scorsi un'iniziativa della magistratura ha svelato che vi sono vicende gravissime, specialmente nel settore della spesa sociale.
Allora cosa chiediamo con l'ordine del giorno in esame che il Governo, pensiamo, non potrà non accettare? Chiediamo che il Governo disponga un'informativa, entro 60 giorni, su come sono stati utilizzati questi 140 milioni. È un'operazione verità ed io penso che il comune non possa e non debba avere problemi a fornire tutti i dati al Governo, affinché questo Parlamento venga informato chiaramente su come si spendono i fondi dei cittadini.
Questa finanziaria pesa sulle spalle dei cittadini italiani, si creano tante ingiustizie, però quando vi sono dei fondi che vengono attribuiti a favore dei comuni, è necessario che, quanto meno, vengano spesi in maniera corretta. Con l'ordine del giorno in esame chiediamo quindi di sapere come sono stati spesi questi 140 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 21, è ripresa alle 21,10.

PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è stato dato un parere complessivo su tutti gli ordini del giorno analizzandoli uno per uno. Vista la complessità dell'intervento e il modo in cui è stato dettagliato, nel momento in cui esiste, comunque, una volontà positiva da parte del Governo di affrontare questo tema e le indicazioni date, si chiederà quanto segue.
Per alcuni ordini del giorno, si chiederà - poi lo specificherò per ognuno - di inserire, dopo le parole «impegna il Governo», l'espressione «a valutare l'opportunità di». Infatti, per come è stato dettagliato l'intervento, si richiede che il Governo dia un parere positivo sul contenuto dell'ordine del giorno, ma non nel dettaglio specificato.
Per altri, verrà chiesto di inserire, sempre dopo le parole «impegna il Governo», l'espressione «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Infatti, alcuni sono ordini del giorno di spesa che richiedono che venga, comunque, mantenuto lo spirito complessivo della manovra, che - ricordiamoci - era di intervenire operando dei tagli.
Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Ascierto n. 9/3638/1, purché venga riformulato, aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di». Il Governo accetta l'ordine del giorno Antonino Foti n. 9/3638/2, mentre accetta l'ordine del giorno Aprea n. 9/3638/3, purché venga riformulato, aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Gidoni n. 9/3638/4, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Distaso n. 9/3638/5, mentre chiede di accantonare l'espressione del parere sull'ordine del giorno Vitali n. 9/3638/6.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Cazzola n. 9/3638/7, Orsini n. 9/3638/8, Nastri n. 9/3638/9 e Beltrandi n. 9/3638/10, mentre accetta l'ordine del giorno Mazzocchi n. 9/3638/11, a condizione che il dispositivo sia riformulato, Pag. 56aggiungendo, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare la possibilità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Osvaldo Napoli n. 9/3638/12, purché la parte finale del dispositivo sia riformulata inserendo le parole: «con almeno 250 mila abitanti».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Stucchi n. 9/3638/13, purché venga riformulato, aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare la possibilità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fiano n. 9/3638/14, a condizione che al secondo capoverso del dispositivo siano aggiunte le seguenti parole: «a valutare la possibilità di», mentre accetta i successivi ordini del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3638/15, Quartiani n. 9/3638/16, Bonciani n. 9/3638/17, Laffranco n. 9/3638/18, Golfo n. 9/3638/19, Bernardo n. 9/3638/20, Pugliese n. 9/3638/21 e Berardi n. 9/3638/22.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Toccafondi n. 9/3638/23, purché venga riformulato, aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/3638/24, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di aggiungere, alla fine del primo capoverso, le seguenti parole: «fermo restando in ogni caso quanto previsto dall'articolo 43 del decreto-legge in esame».
Il Governo chiede di accantonare l'espressione del parere sull'ordine del giorno Mosella n. 9/3638/25, mentre accetta l'ordine del giorno Marsilio n. 9/3638/26, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo chiede di accantonare l'espressione del parere sull'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3638/27.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Monai n. 9/3638/28, purché venga riformulato, aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Favia n. 9/3638/29, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Mura n. 9/3638/30.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Di Giuseppe n. 9/3638/31, Evangelisti n. 9/3638/32, Piffari n. 9/3638/33 e accetta l'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3638/34, a condizione che sia riformulato aggiungendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cimadoro n. 9/3638/35 e accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3638/36 a condizione che sia riformulato inserendo al primo capoverso, al secondo c'è già, le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/3638/37 e Razzi n. 9/3638/38 e chiede di accantonare l'espressione del parere sull'ordine del giorno Rota n. 9/3638/39.
Il Governo accetta limitatamente al dispositivo l'ordine del giorno Porcino n. 9/3638/40 e accetta gli ordini del giorno Barbato n. 9/3638/41 e Cambursano n. 9/3638/42.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Zazzera n. 9/3638/43, a condizione che sia riformulato inserendo nella parte dispositiva, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», e non accetta l'ordine del giorno Palomba n. 9/3638/44.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Donadi n. 9/3638/45 e Messina n. 9/3638/46, a condizione che siano riformulati aggiungendo nella parte dispositiva , dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3638/47.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Palagiano Pag. 57n. 9/3638/48 e accetta, a condizione che siano riformulati, gli ordini del giorno Paladini n. 9/3638/49 e Scilipoti n. 9/3638/50, introducendo dopo le parole: «impegna il Governo», le parole: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo chiede l'accantonamento dell'espressione del parere sull'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/3638/51 e accetta l'ordine del giorno Giorgio Merlo n. 9/3638/52, a condizione che sia riformulato inserendo le parole: «valutare l'opportunità di», accetta altresì l'ordine del giorno Cesario n. 9/3638/53, a condizione che sia riformulato inserendo: «quando le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pelino n. 9/3638/54, a condizione che sia riformulato inserendo al secondo capoverso: «valutare l'opportunità di» e accetta gli ordini del giorno Murgia n. 9/3638/55 e Frassinetti n. 9/3638/56.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lorenzin n. 9/3638/57, a condizione che sia riformulato inserendo: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno» e accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/3638/58, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/3638/59 e accetta l'ordine del giorno Fallica n. 9/3638/60, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo sia al primo che al secondo capoverso, le parole: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Cicu n. 9/3638/61 e Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3638/62, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/3638/63.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barani n. 9/3638/64, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno» e accetta l'ordine del giorno Castellani n. 9/3638/65 a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: « impegna il Governo », le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bocciardo n. 9/3638/66, Fugatti n. 9/3638/67 e Comaroli n. 9/3638/68 e accetta l'ordine del giorno Nicco n. 9/3638/69, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo chiede l'accantonamento dell'espressione del parere sull'ordine del giorno Beccalossi n. 9/3638/70 e accetta gli ordini del giorno Franzoso n. 9/3638/71 e Moffa n. 9/3638/72, a condizione che il dispositivo sia riformulato, aggiungendo dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti parole: «se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Luca n. 9/3638/73, accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3638/74 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di», accetta l'ordine del giorno Pezzotta n. 9/3638/75 e accetta l'ordine del giorno Lanzillotta n. 9/3638/76 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di».
Il Governo chiede l'accantonamento dell'espressione del parere dell'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/3678/77, accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/3638/78 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di», accetta gli ordini del giorno Zamparutti n. 9/3638/79 e Nizzi n. 9/3638/80 e accetta l'ordine del giorno Versace n. 9/3638/81, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: Pag. 58dopo le parole «impegna il governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di».
Inoltre, il Governo accetta l'ordine del giorno Angeli n. 9/3638/82, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il governo» aggiungere le parole «se le condizioni di finanza pubblica lo consentano», non accetta l'ordine del giorno Graziano n. 9/3638/83, accetta gli ordini del giorno Maggioni n. 9/3638/84 e Simonetti n. 9/3638/85, accetta l'ordine del giorno Bragantini n. 9/3638/86 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3638/87.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Montagnoli n. 9/3638/88, Bitonci n. 9/3638/89, Desiderati n. 9/3638/90, Buonanno n. 9/3638/91 a condizione che siano accolte la seguenti riformulazioni: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Amico n. 9/3638/92, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» e «previa autorizzazione comunitaria», chiede l'accantonamento dell'espressione del parere sull'ordine del giorno Munerato n. 9/3638/93 e accetta l'ordine del giorno Di Vizia n. 9/3638/94, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «se le condizioni della finanza pubblica lo consentiranno».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Calgaro n. 9/3638/95 e accetta gli ordini del giorno Cuperlo n. 9/3638/96, Lo Moro n. 9/3638/97 e Giovanelli n. 9/3638/98.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/3638/99, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «se le condizioni della finanza pubblica lo consentano», accetta l'ordine del giorno Genovese n. 9/3638/100; accetta l'ordine del giorno Madia n. 9/3638/101, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel secondo paragrafo dell'impegno, inserire le parole «se le condizioni della finanza pubblica lo consentano»; accetta l'ordine del giorno Gatti n. 9/3638/102, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole « a valutare l'opportunità di»; accetta l'ordine del giorno Rampi n. 9/3638/103, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel secondo capoverso dell'impegno, inserire le parole «se le condizioni della finanza pubblica lo consentano».
Inoltre, il Governo accetta l'ordine del giorno Bobba n. 9/3638/104, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Mattesini n. 9/3638/105, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel secondo capoverso dell'impegno, inserire le parole «se le condizioni della finanza pubblica lo consentano».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/3638/106, Schirru n. 9/3638/107, Bellanova n. 9/3638/108, Codurelli n. 9/3638/109 e Miglioli n. 9/3638/110.
Inoltre, il Governo accetta l'ordine del giorno Berretta n. 9/3638/111, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di»; chiede l'accantonamento dell'espressione del parere sull'ordine del giorno Gnecchi n. 9/3638/112, accetta gli ordini del giorno Damiano n. 9/3638/113 e Mosca n. 9/3638/114; accetta l'ordine del giorno Santagata n. 9/3638/115, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di», accetta l'ordine del giorno Fadda n. 9/3638/116, accetta l'ordine del giorno Albonetti n. 9/3638/117, a condizione che sia accolta la Pag. 59seguente riformulazione: alla terza riga dell'impegno, dopo le parole «23 aprile 2009» inserire le parole «valutando l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Mastromauro n. 9/3638/118, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Micheli n. 9/3638/119 e Sanga n. 9/3638/120, accetta l'ordine del giorno Zunino n. 9/3638/121, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di»; accetta l'ordine del giorno Rubinato n. 9/3638/122, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di»; non accetta l'ordine del giorno Samperi n. 9/3638/123, accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/3638/124, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Giulio Marini n. 9/3638/125, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere le parole «a valutare l'opportunità di» ed escludendo le parole «a far fronte, anche in altro provvedimento, a questa situazione di disparità di trattamento».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/3638/126, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fogliardi n. 9/3638/127, a condizione che sia riformulato aggiungendo la clausola di salvaguardia delle condizioni di finanza pubblica.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Laganà Fortugno n. 9/3638/128 e Fioroni n. 9/3638/129 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Luongo n. 9/3638/130, Garofani n. 9/3638/131, Carella n. 9/3638/132, Villecco Calipari n. 9/3638/133, Letta n. 9/3638/134, Rosato n. 9/3638/135, Mogherini Rebesani n. 9/3638/136, Negro n. 9/3638/137, La Forgia n. 9/3638/138, Giacomelli n. 9/3638/139, Migliavacca n. 9/3638/140 e Recchia n. 9/3638/141 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Rugghia n. 9/3638/142.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciriello n. 9/3638/143, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tempestini n. 9/3638/144 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Arturo Mario Luigi Parisi n. 9/3638/145 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa utile» eliminare la parole «nel più breve tempo possibile». Poi inserire le parole «utile ad assicurare un finanziamento» ed eliminare la parola «stabile». Pertanto, il testo del dispositivo è il seguente: «un finanziamento congruo, sia con riferimento alla quantità di risorse che alla loro copertura, del Fondo per le missioni internazionali...». Il finanziamento ad un Fondo per le missioni internazionali non può essere stabile perché le missioni possono cambiare di periodo in periodo. Pertanto, con la suddetta riformulazione il Governo accetta l'ordine del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Corsini n. 9/3638/146 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le Pag. 60parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Milo n. 9/3638/147.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Iannaccone n. 9/3638/148, Belcastro n. 9/3638/149 e Soro n. 9/3638/150 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Narducci n. 9/3638/151, Fassino n. 9/3638/152, Pistelli n. 9/3638/153, Colombo n. 9/3638/154, Maran n. 9/3638/155, Barbi n. 9/3638/156, Fedi n. 9/3638/157 e Porta n. 9/3638/158 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/3638/159.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Gozi n. 9/3638/160, Farinone n. 9/3638/161 e Losacco n. 9/3638/162 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Garavini n. 9/3638/163, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Castagnetti n. 9/3638/164 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «se le condizioni di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ginoble n. 9/3638/165.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Ceccuzzi n. 9/3638/166 e Benamati n. 9/3638/167, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marantelli n. 9/3638/168.
Il Governo accetta gli ordine del giorno Esposito n. 9/3638/169 e Bratti n. 9/3638/170, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Martella n. 9/3638/171.
Il Governo chiede che l'ordine del giorno Motta n. 9/3638/172 sia accantonato ai fini dell'espressione del parere.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Braga n. 9/3638/173.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Antonio Pepe n. 9/3638/174 e Mariani n. 9/3638/175.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Margiotta n. 9/3638/176 e Morassut n. 9/3638/177, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» aggiungere «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bocci n. 9/3638/178 e Realacci n. 9/3638/179.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cavallaro n. 9/3638/180, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole: «impegna il Governo» inserire le seguenti «se le disponibilità di finanza pubblica lo consentono».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Capano n. 9/3638/181, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Ferranti n. 9/3638/182, Concia n. 9/3638/183, Andrea Orlando n. 9/3638/184, Tenaglia n. 9/3638/185, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica». Il Governo chiede che l'ordine del giorno D'Incecco n. 9/3638/186 sia accantonato ai fini dell'espressione del parere.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Lenzi n. 9/3638/187 e Grassi Pag. 61n. 9/3638/188, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Livia Turco n. 9/3638/189 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Argentin n. 9/3638/190.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Sarubbi n. 9/3638/191, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Murer n. 9/3638/192, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Pedoto n. 9/3638/193.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lucà n. 9/3638/194 e Sbrollini n. 9/3638/195, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bossa n. 9/3638/196, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta gli ordini del giorno Miotto n. 9/3638/197 e Portas n. 9/3638/198.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/3638/199, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Capodicasa n. 9/3638/200, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Merloni n. 9/3638/201.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Vaccaro n. 9/3638/202, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Levi n. 9/3638/203, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di», accetta l'ordine del giorno Zampa n. 9/3638/204 e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Siragusa n. 9/3638/205.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bachelet n. 9/3638/206, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno De Biasi n. 9/3638/207.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nicolais n. 9/3638/208, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pes n. 9/3638/209, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/3638/210, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rossa n. 9/3638/211, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» ed accetta gli ordini del giorno Coscia n. 9/3638/212, De Pasquale n. 9/3638/213, Antonino Russo n. 9/3638/214 e Mazzarella n. 9/3638/215.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Oliverio n. 9/3638/216 e Cenni n. 9/3638/217, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole Pag. 62«impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» e accetta l'ordine del giorno Sani n. 9/3638/218.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Zucchi n. 9/3638/219, Trappolino n. 9/3638/220, Marco Carra n. 9/3638/221 e Agostini n. 9/3638/222, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Brandolini n. 9/3638/223, Fiorio n. 9/3638/224 e Piccolo n. 9/3638/225, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pompili n. 9/3638/226, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Dal Moro n. 9/3638/227, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/3638/228, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lolli n. 9/3638/229, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» e accetta gli ordini del giorno Servodio n. 9/3638/230, Ferrari n. 9/3638/231 e Meta n. 9/3638/232.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Velo n. 9/3638/233, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Lovelli n. 9/3638/234 e Tullo n. 9/3638/235, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta gli ordini del giorno Gasbarra n. 9/3638/236 e Bonavitacola n. 9/3638/237.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Cardinale n. 9/3638/238, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica» e accetta gli ordini del giorno Pierdomenico Martino n. 9/3638/239, Ginefra n. 9/3638/240, Laratta n. 9/3638/241, Melandri n. 9/3638/242, Viola n. 9/3638/243, Rigoni n. 9/3638/244, D'Antona n. 9/3638/245, Bordo n. 9/3638/246, Giachetti n. 9/3638/247, Zaccaria n. 9/3638/248, Amici n. 9/3638/249 e Bressa n. 9/3638/250.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fontanelli n. 9/3638/251, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «con popolazione oltre i 250 mila abitanti», analogamente alla riformulazione dell'ordine del giorno dell'onorevole Osvaldo Napoli.
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Boffa n. 9/3638/252 e Pollastrini n. 9/3638/253, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta i successivi ordini del giorno Picierno n. 9/3638/254 e Calvisi n. 9/3638/255 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiani n. 9/3638/256, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» inserire le seguenti «a valutare l'opportunità di» e accetta l'ordine del giorno Marchi n. 9/3638/257, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: dopo le parole Pag. 63«impegna il Governo» inserire le seguenti «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Melis n. 9/3638/258.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchignoli n. 9/3638/259, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tocci n. 9/3638/260, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchioni n. 9/3638/261, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti «a valutare l'opportunità di» e dopo le parole: «predetti pacchetti» le seguenti: «e previa autorizzazione comunitaria». L'IVA è infatti una tassa comunitaria e deve essere comunque autorizzata dall'Unione europea.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Marrocu n. 9/3638/262, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rossomando n. 9/3638/263, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Touadi n. 9/3638/264, Naccarato n. 9/3638/265, Scarpetti n. 9/3638/266 e Tidei n. 9/3638/267, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Sereni n. 9/3638/268, Pianetta n. 9/3638/269 e Duilio 9/3638/270.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/3638/271, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo», le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ventura n. 9/3638/272.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/3638/273, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Vico n. 9/3638/274, Froner n. 9/3638/275 e Nannicini n. 9/3638/276.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Fluvi n. 9/3638/277 e Colaninno n. 9/3638/278, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Franceschini n. 9/3638/279, Gentiloni Silveri n. 9/3638/280 e Federico Testa n. 9/3638/281, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le parole «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/3638/282, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Vassallo n. 9/3638/283 e Minniti n. 9/3638/284.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paglia n. 9/3638/285, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di» a tutti i capoversi.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Fedriga n. 9/3638/286.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Peluffo n. 9/3638/287.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Verini n. 9/3638/288 e Marinello n. 9/3638/289, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le Pag. 64parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Romele n. 9/3638/290.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Garofalo n. 9/3638/291 e Tabacci n. 9/3638/292, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tremaglia n. 9/3638/293, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Di Biagio n. 9/3638/294 e Burtone n. 9/3638/295.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cuomo n. 9/3638/296.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Allasia n. 9/3638/297.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bernardini n. 9/3638/298, Mecacci n. 9/3638/299, Maurizio Turco n. 9/3638/300, Pizzetti n. 9/3638/301 e Vannucci n. 9/3638/302, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Torre n. 9/3638/303, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Molgora n. 9/3638/304.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lo Monte n. 9/3638/305, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Misiti n. 9/3638/306, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Commercio n. 9/3638/307, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Latteri n. 9/3638/308, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3638/309.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Picchi n. 9/3638/310, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mazzuca n. 9/3638/311, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/3638/312.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Antonione n. 9/3638/313 e Adornato n. 9/3638/314, a condizione che vengano riformulati nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/3638/315, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/3638/316.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/3638/317, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo chiede che l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3638/318 sia accantonato ai fini dell'espressione del parere. Pag. 65
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruggeri n. 9/3638/319, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Casini n. 9/3638/320, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rao n. 9/3638/321, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Dionisi n. 9/3638/322 e Mereu n. 9/3638/323.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/3638/324, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ria n. 9/3638/325.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Enzo Carra n. 9/3638/326, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/3638/327, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3638/328, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lusetti n. 9/3638/329, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Delfino n. 9/3638/330.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ciocchetti n. 9/3638/331, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Cera n. 9/3638/332 e Binetti n. 9/3638/333.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/3638/334, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Galletti n. 9/3638/335.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Compagnon n. 9/3638/336, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Libè n. 9/3638/337.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mondello n. 9/3638/338, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3638/339, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Naro n. 9/3638/340 e Poli n. 9/3638/341.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Caparini n. 9/3638/342, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Barbieri n. 9/3638/343, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Grimaldi n. 9/3638/344. Pag. 66
Il Governo accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/3638/345, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lombardo n. 9/3638/346, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica».
Il Governo accetta gli ordini del giorno Rondini n. 9/3638/347 e Forcolin n. 9/3638/348.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Brigandì n. 9/3638/349, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le seguenti: «a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Giammanco n. 9/3638/350.
Domattina saranno proposte le riformulazioni più articolate. Quelle proposte oggi sono finalizzate a inserire dopo le parole: «impegna il Governo» le parole «a valutare l'opportunità di» oppure il vincolo di compatibilità con le esigenze di finanza pubblica.

PRESIDENTE. La ringrazio per la puntuale espressione dei pareri.
Il seguito dell'esame del provvedimento, con l'espressione degli ulteriori pareri da parte del rappresentante del Governo, è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Ricordo che il Parlamento in seduta comune è convocato domani alle ore 14 per l'elezione di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.

Giovedì 29 luglio 2010, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2228 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (Approvato dal Senato) (C. 3638).
- Relatori: Gioacchino Alfano, per la maggioranza; Baretta e Borghesi, di minoranza.

2. - Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).

3. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Livorno - sezione distaccata di Cecina di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 211 del 2010.

4. - Discussione del disegno di legge:
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 1415-C).
- Relatore: Bongiorno.

Pag. 67

5. - Discussione del disegno di legge:
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).

6. - Discussione del disegno di legge:
S. 2266 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi (Approvato dal Senato) (C. 3660).

7. - Discussione della mozione Di Stanislao ed altri n. 1-00418 concernente iniziative per il rafforzamento dei controlli e delle tutele in materia di giochi e scommesse.

La seduta termina alle 21,45.