XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 361 di giovedì 29 luglio 2010

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,40.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 luglio 2010.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Meloni, Menia, Migliavacca, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2228 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (Approvato dal Senato) (A.C. 3638) (ore 9,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
Ricordo che nella seduta di ieri è stata approvata la questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Hanno quindi avuto luogo gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e, successivamente, è iniziata la fase di espressione del parere sugli ordini del giorno. Il rappresentante del Governo si è riservato di esprimere parere sugli ordini del giorno Vitali n. 9/3638/6, Mosella n. 9/3638/25, Di Pietro, n. 9/3638/27, Rota n. 9/3638/39, Calearo Ciman n. 9/3638/51, Beccalossi n. 9/3638/70, Paolo Russo n. 9/3638/77, Munerato n. 9/3638/93, Gnecchi n. 9/3638/112, Motta n. 9/36 38/172, D'Incecco n. 9/3638/186 e Occhiuto n. 9/3638/318.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,44).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 2procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3638).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno per i quali si era riservato di intervenire.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, riguardo all'ordine del giorno Vitali n. 9/3638/6 il Governo propone la seguente riformulazione: dopo le parole «impegna il Governo» eliminare tutto il primo capoverso del dispositivo che inizia con le parole: «a valutare l'opportunità e la possibilità di (...)» e termina con le parole: «legge 26 febbraio 2010, n. 25». Quindi il dispositivo dell'ordine del giorno che risulterebbe dalla riformulazione è il seguente: «impegna il Governo a destinare, compatibilmente con le esigenze primarie di finanza pubblica, maggiori risorse (...)», eliminando le parole: «derivanti dall'imposta straordinaria», e proseguendo in tal modo: «alle seguenti finalità: ad incrementare il bilancio del Ministero della difesa in funzione delle esigenze di funzionamento (...)» e così via fino alla conclusione del testo dell'ordine del giorno.
In relazione all'ordine del giorno Mosella n. 9/3638/25 il Governo anche in questo caso propone una riformulazione del dispositivo che leggo: «impegna il Governo, al fine di valutare un trend che provoca un allargamento della forbice generazionale a fronte dell'invecchiamento della popolazione, ad istituire, senza oneri per la finanza pubblica, un tavolo di concertazione che abbia ad oggetto l'approfondimento della problematica indicata in premessa». Questa dovrebbe essere la riformulazione in base alla quale accettiamo l'ordine del giorno Mosella n. 9/3638/25.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3638/27. Il Governo accetta l'ordine Rota n. 9/3638/39, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a valutare attentamente il disposto di cui all'articolo 40-bis del decreto-legge in esame, verificando gli effetti derivanti anche sotto il profilo comunitario.».
Vi è una modifica nel parere espresso ieri sull'ordine del giorno Palomba n. 9/3638/44, non accettato dal Governo. Il Governo lo accetta a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a salvaguardare i settori della conoscenza, anche incoraggiando il coinvolgimento dei privati.». Per quanto riguarda l'ordine del giorno Borghesi n. 9/3638/47, ieri accettato dal Governo, propongo una riformulazione esprimendo parere favorevole solo sul primo capoverso del dispositivo, eliminando il secondo capoverso. Riteniamo che le responsabilità dell'esperto debbano essere valutate, perché non scattano automaticamente in caso di fallimento o inadempimento del debitore. La funzione dell'esperto è quella di certificare la correttezza del piano e non di avere delle responsabilità in caso di fallimento. La responsabilità dell'esperto deve esistere se la certificazione non è corretta e non se la società poi fallisce. Quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno a condizione che venga così riformulato.
Tornando agli ordini del giorno accantonati ieri, il Governo accetta l'ordine del giorno Calearo Ciman n. 9/3638/51, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a continuare ad assumere la questione dell'evasione fiscale come questione prioritaria nazionale.».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Beccalossi n. 9/3638/70, a condizione che Pag. 3sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a prevedere che sia data attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 40-bis del decreto-legge in esame verificando gli effetti derivanti anche sotto il profilo comunitario.».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Paolo Russo n. 9/3638/77, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo. Il primo paragrafo viene così riformulato: «impegna il Governo a dare attuazione alla disposizione di proroga dei pagamenti dei prelievi previsti dai piani di rateizzazione delle multe sulle quote latte, verificando gli effetti derivanti anche sotto il profilo comunitario», mentre al secondo capoverso si propone la seguente riformulazione: «a monitorare, attraverso gli accertamenti di natura economica e finanziaria di cui alla disposizione in premessa citata, senza oneri per la finanza pubblica», eliminando le parole «anche per il tramite di ISMEA».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Munerato n. 9/3638/93, mentre accetta l'ordine del giorno Gnecchi n. 9/3638/112, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione del dispositivo: «impegna il Governo a monitorare in maniera costante la situazione pensionistica delle donne con la valutazione annuale delle nuove liquidazioni, a valutare il risparmio che tutte le riforme dal 1992 ad oggi hanno comportato e, se le condizioni di finanza pubblica lo consentono, a restituire alle donne il risparmio ottenuto».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Motta n. 9/3638/172, purché riformulato nel senso di sostituire nel dispositivo le parole: «a valutare con attenzione le conseguenze di un'eccessiva "deregulation" dei meccanismi di funzionamento della conferenza dei servizi» con le seguenti: «a valutare le conseguenze della "deregulation" dei meccanismi di funzionamento della conferenza dei servizi».
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Incecco n. 9/3638/186, purché riformulato nel senso di sostituire, nel secondo capoverso del dispositivo, le parole: «ad adottare tutte le misure normative e economiche atte a far fronte alle conseguenze dell'eventuale applicazione...» con le seguenti: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, ad adottare misure normative e economiche a fronte delle conseguenze derivanti dall'applicazione...».
Infine, il Governo accetta l'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3638/318, purché riformulato nel senso di sostituire, nel dispositivo, le parole: «della norma citata in premessa» con le seguenti: «delle norme citate in premessa».
Signor Presidente, vorrei fare una considerazione, che ho già fatto ieri: quando negli ordini del giorno si chiede di prevedere nel dispositivo le parole «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», si tratta di un inserimento, che abbiamo previsto, che, chiaramente, in un ordine del giorno non è determinante, perché è logico che le conseguenze di finanza pubblica sono fondamentali e il Governo ne deve sempre tenere conto.
Tale previsione è stata messa vista la valenza del provvedimento complessivo, che è di contenimento della spesa. Il richiamo a questo elemento ci sembrava determinante, ma non determina un parere positivo o negativo sull'ordine del giorno, che viene accettato in quanto è politicamente considerato accettato.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ascierto n. 9/3638/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Foti n. n. 9/3638/2, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Aprea n. 9/3638/3 e Gidoni n. 9/3638/4 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Distaso n. 9/3638/5, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la Pag. 4votazione dell'ordine del giorno Vitali n. 9/3638/6, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Cazzola n. 9/3638/7, Orsini n. 9/3638/8, Nastri n. 9/3638/9 e Beltrandi n. 9/3638/10, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mazzocchi n. 9/3638/11, Osvaldo Napoli n. 9/3638/12 e Stucchi n. 9/3638/13, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Fiano n. 9/3638/14, accettato dal Governo, purché riformulato.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, se non ho capito male dalle parole del sottosegretario Casero, il Governo mi invita ad una riformulazione che introduce nel secondo capoverso del dispositivo...

PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Casero, vi è un'obiezione alla riformulazione proposta. Prego, onorevole Fiano.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, se non ho inteso male le parole del sottosegretario Casero, che accetta il mio ordine del giorno purché riformulato, il Governo intende chiedermi una riformulazione che introduce al secondo capoverso del dispositivo una formula dubitativa di compatibilità o di verifica della compatibilità finanziaria con quanto richiede il mio ordine del giorno.
Capisco l'intento cautelativo...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Fiano, ma agli atti risulta una cosa diversa ovvero che il Governo la invita a cambiare la formulazione con «a valutare la possibilità di».

EMANUELE FIANO. Sì, va bene, le parole esatte sono ovviamente quelle che riporta lei, signor Presidente, tuttavia rilevo che, stante il testo dell'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge in esame, cui si riferisce l'ordine del giorno da me sottoscritto, e stante che tale testo dichiara con formula verbale completamente prescrittiva «(...) è istituito un fondo di dotazione di 80 milioni (...) destinato al finanziamento di misure perequative...» per il comparto sicurezza e difesa, trovo che la formula che propone il Governo, cioè la valutazione della possibilità di impegnare il Governo per quanto richiede l'ordine del giorno indebolisca molto ciò che è prescritto nell'articolo 8, comma 11-bis, del testo del decreto-legge in esame.
Ciò mette in dubbio che in realtà quanto previsto in quel comma dell'articolo possa essere effettivamente realizzato se, nonostante sia stata prescritta quest'ulteriore dotazione di 80 milioni per i due anni a venire, debba essere ancora «verificata la possibilità di» fare quello che chiede l'ordine del giorno, che corrisponde esattamente a quello che è scritto nel comma.
Siccome però l'intento di questo nostro ordine del giorno è di venire incontro a quanto chiedono da settimane e da mesi i poliziotti e i militari di tutto il Paese, e siccome io stesso penso che lo scopo di questo ordine del giorno sia condiviso da tutto il Parlamento e vada incontro alle richieste suddette e cerchi di risanare almeno in parte quanto si è tagliato in questi anni e, anche ora, con questa manovra su questo comparto, accetto la riformulazione proposta dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei fare una considerazione su quanto detto dall'onorevole Fiano che poi riguarda anche altri ordini del giorno che toccano lo stesso argomento.
Avevo chiesto di inserire il vincolo di compatibilità con le risorse di finanza Pag. 5pubblica perché è un vincolo fondamentale, alla base e nello spirito di questo provvedimento.
Se su questo punto particolare il vincolo esiste sempre - voi sapete che con un ordine del giorno non si può togliere o eliminare questo aumento, anche se questa considerazione rischia di risultare ultronea -, per stabilire la volontà di intervenire in questo settore, siamo disposti a togliere anche questa considerazione su questo ordine del giorno, sugli ordini del giorno Fallica 9/3638/60 e Cicu 9/3638/61 e su un altro che pure riguarda questo intervento specifico. Sappiamo però che, come tutti i parlamentari sanno, lo spirito del provvedimento è il contenimento dei conti e tale rimane l'obiettivo del Governo, e quindi, anche se non viene inserita nell'ordine del giorno, questa formula esiste nello spirito della legge e verrà portata avanti dal Governo.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, per essere certi, mi sembra di capire che il Governo accetta l'ordine del giorno senza modifiche del testo.

PRESIDENTE. Sì onorevole Fiano, il parere del Governo è favorevole. Mi corre l'obbligo di precisare che il dibattito si è svolto su di una formulazione parzialmente diversa da quella che risulta agli atti. Agli atti risulta infatti la forma «a valutare la possibilità di» e mi pare che la discussione si sia svolta invece sulla base di un'altra visione. Comunque, essendo stato accettato l'ordine del giorno in esame ogni problema è superato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mario Pepe (PD) n. 9/3638/15, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/3638/16, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bonciani n. 9/3638/17, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/3638/18, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Golfo n. 9/3638/19, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bernardo n. 9/3638/20, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pugliese n. 9/3638/21, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Berardi n. 9/3638/22, accettato dal Governo. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Toccafondi n. 9/3638/23, accettato dal Governo, purché riformulato. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/3638/24, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Mosella n. 9/3638/25 e Marsilio n. 9/3638/26, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Pietro n. 9/3638/27, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Monai n. 9/3638/28, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Favia n. 9/3638/29, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mura n. 9/3638/30, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Di Giuseppe n. 9/3638/31, Evangelisti n. 9/3638/32 e Piffari n. 9/3638/33 accettati dal Governo. Pag. 6
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Leoluca Orlando n. 9/3638/34, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cimadoro n. 9/3638/35, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/3638/36, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Aniello Formisano n. 9/3638/37 e Razzi n. 9/3638/38 accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rota n. 9/3638/39, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Porcino n. 9/3638/40, Barbato n. 9/3638/41 e Cambursano n. 9/3638/42 accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zazzera n. 9/3638/43, Palomba n. 9/3638/44, Donadi n. 9/3638/45, Messina n. 9/3638/46 e Borghesi n. 9/3638/47 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Palagiano n. 9/3638/48, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Paladini n. 9/3638/49, Scilipoti n. 9/3638/50, Calearo Ciman n. 9/3638/51, Giorgio Merlo n. 9/3638/52, Cesario n. 9/3638/53, Pelino n. 9/3638/54, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Murgia n. 9/3638/55 e Frassinetti n. 9/3638/56, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lorenzin n. 9/3638/57 e Zacchera n. 9/3638/58, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno D'Ippolito Vitale n. 9/3638/59, accettato dal Governo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Per quanto riguarda gli ordini del giorno Fallica n. 9/3638/60 e Cicu n. 9/3638/61, come detto prima a proposito dell'ordine del giorno Fiano n. 9/3638/14, essi vengono accettati nel testo originale.

PRESIDENTE. Prendo quindi atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Fallica n. 9/3638/60 e Cicu n. 9/3638/61, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vincenzo Antonio Fontana n. 9/3638/62, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tommaso Foti n. 9/3638/63, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Barani n. 9/3638/64 e Castellani n. 9/3638/65 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Bocciardo n. 9/3638/66, Fugatti n. 9/3638/67 e Comaroli n. 9/3638/68, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Nicco Pag. 7n. 9/3638/69, Beccalossi n. 9/3638/70, Franzoso n. 9/3638/71 e Moffa n. 9/3638/72, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Luca n. 9/3638/73, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/3638/74, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pezzotta n. 9/3638/75, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lanzillotta n. 9/3638/76, Paolo Russo n. 9/3638/77 e Iannuzzi n. 9/3638/78, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zamparutti n. 9/3638/79 e Nizzi n. 9/3638/80, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Versace n. 9/3638/81 e Angeli n. 9/3638/82, accettati dal Governo, purché riformulati.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda l'ordine del giorno Graziano n. 9/3638/83 intendiamo cambiare il parere. In una prima lettura, sbagliando, sembrava che con l'ordine del giorno si volesse eliminare la soppressione del consiglio di amministrazione dell'Agenzia dei segretari comunali. Invece l'ordine del giorno intende ampliare questa soppressione, che è stata inserita al Senato. Pertanto il parere sull'ordine del giorno in esame è favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Graziano n. 9/3638/83, Maggioni n. 9/3638/84 e Simonetti n. 9/3638/85, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Bragantini n. 9/3638/86, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lanzarin n. 9/3638/87, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Montagnoli n. 9/3638/88, Bitonci n. 9/3638/89, Desiderati n. 9/3638/90, Buonanno n. 9/3638/91 e D'Amico n. 9/3638/92, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Munerato n. 9/3638/93, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Vizia n. 9/3638/94, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Calgaro n. 9/3638/95, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Cuperlo n. 9/3638/96, Lo Moro n. 9/3638/97 e Giovanelli n. 9/3638/98, accettati dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cesare Marini n. 9/3638/99, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Genovese n. 9/3638/100, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per Pag. 8la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Madia n. 9/3638/101, Gatti n. 9/3638/102, Rampi n. 9/3638/103, Bobba n. 9/3638/104 e Mattesini n. 9/3638/105, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Boccuzzi n. 9/3638/106, Schirru n. 9/3638/107, Bellanova n. 9/3638/108, Codurelli n. 9/3638/109 e Miglioli n. 9/3638/110, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Berretta n. 9/3638/111 e Gnecchi n. 9/3638/112, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Damiano n. 9/3638/113 e Mosca n. 9/3638/114, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Santagata n. 9/3638/115, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fadda n. 9/3638/116, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Albonetti n. 9/3638/117 e Mastromauro n. 9/3638/118, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno De Micheli n. 9/3638/119 e Sanga n. 9/3638/120, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Zunino n. 9/3638/121 e Rubinato n. 9/3638/122, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Samperi n. 9/3638/123, non accettato dal Governo.

MARILENA SAMPERI. Si, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, ci stiamo occupando in questa legislatura lungamente di giustizia.
Abbiamo utilizzato tante sedute del Parlamento, moltissime sedute di Commissione, per approfondire, studiare, i provvedimenti che, formalmente, cercavano di migliorare le condizioni della giustizia italiana, ma, sappiamo bene, come non ci potrà essere giustizia efficiente se non si guarderà e non si interverrà sull'organizzazione degli uffici e se non ci saranno risorse sufficienti quanto meno per l'informatizzazione che potrà, quella sì, ridurre i tempi della giustizia. Eppure, ogni manovra finanziaria non fa altro che continuare ad operare tagli in questo settore delicatissimo già così penalizzato. Anche con questa manovra si operano ulteriori tagli, ma si fa di più, si penalizza il personale, che è già demotivato, che è stato demansionato ed è con un organico ridotto. Si continua a penalizzare questo settore sbandierando, poi, l'inefficacia e l'inefficienza del sistema giustizia italiano.
Credo che così non si possa continuare. Quello che si chiedeva, con questo ordine del giorno, era proprio l'impegno del Governo a interpretare il comma 9 dell'articolo 12 nel senso della non applicazione delle penalizzazioni a coloro che, pur restando in servizio, abbiano conseguito o conseguiranno il diritto al collocamento a riposo per il raggiungimento dei limiti di età entro la data del 30 novembre 2010. Era soltanto una richiesta di non penalizzare ulteriormente un settore così delicato per la vita del Paese e già così fortemente penalizzante. Insisto, quindi, per la votazione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 9
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Samperi n. 9/3638/123, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Berruti... onorevole Cesa... onorevole Antonione... onorevole Traversa... onorevole Gidoni... onorevole Ascierto... onorevole Repetti... onorevole Pizzolante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 508
Astenuti 2
Maggioranza 255
Hanno votato
252
Hanno votato
no 256).

Prendo atto che i deputati Di Girolamo e Rampelli hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario, che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che i deputati Rigoni, Babareschi e Capitanio Santolini hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Brugger n. 9/3638/124 e Giulio Marini n. 9/3638/125, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Strizzolo n. 9/3638/126, accettato dal Governo, purché riformulato.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, invito il Governo ad accettare questo ordine del giorno senza riformulazione cioè senza l'inserimento della classica formuletta «a valutare l'opportunità di» per due motivi: il primo perché semplicemente si chiede che il Governo dia attuazione ad una disposizione che è contenuta nella legge finanziaria di quest'anno, cioè al comma 21 dell'articolo 2. Quindi il Governo non può, a fronte di una norma che esso stesso ha inserito a suo tempo, dire che accetta l'ordine del giorno con l'introduzione della formula «a valutare l'opportunità di».
La seconda motivazione consiste nel fatto che nell'ordine del giorno comunque è scritto «nell'ambito di un prossimo provvedimento finanziario». Quindi non c'è una spada di Damocle, per cui domani mattina questo deve essere fatto. Pertanto invito il Governo ad accettare l'ordine del giorno nel testo in cui è stato presentato.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta con riformulazione l'ordine del giorno Strizzolo n. 9/3638/126, perché ritiene utile, come si è detto ieri, inserire questa clausola che non è determinante, ma è nello spirito dell'ordine del giorno. È vero che vi è scritto: «nell'ambito di un prossimo provvedimento», ma questa disposizione sarà valutata in un prossimo provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Strizzolo insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/126?

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto. Quanto tempo ho a disposizione?

PRESIDENTE. Cinque minuti come dispone il Regolamento. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. A questo punto insisto per la votazione e mi meraviglio del fatto che il Governo insista nel voler Pag. 10apporre questa formula «a valutare l'opportunità di». Infatti si tratta di risorse che giuridicamente spettano alla regione Friuli Venezia Giulia in base ad una sentenza della Corte costituzionale ed in base al decreto legislativo 31 luglio 2007, n. 137, che costituisce attuazione di una legge costituzionale, dove è sancito che questa compartecipazione nella misura di sei decimi sull'IRPEF spetta alla regione Friuli Venezia Giulia. Per quale motivo insisto nell'affermare questo e nel chiedere nuovamente al Governo di rivedere la sua posizione? Perché, nell'ambito di quello che è definito nel comma 21 dell'articolo 2 della legge finanziaria di quest'anno, quel tavolo che era stato istituito ha concluso i suoi lavori e ha certificato l'ammontare delle risorse.
Avevamo presentato l'emendamento affinché già in questa manovra si assegnassero questi 283 milioni di euro che spettano alla regione proprio per completare il percorso che era stato avviato. Pertanto non capisco come mai il Governo si opponga ad accettare un ordine del giorno dopo che già in Commissione aveva bocciato l'emendamento.
Ribadisco ancora una volta la necessità che il Governo riveda questa sua posizione perché tra l'altro si tratta di una vicenda che risale al 1996, quando la nostra regione accettò di accollarsi l'intera spesa sanitaria in cambio dell'aumento delle compartecipazioni da quattro decimi a sei decimi. Quindi è una partita legata ad un corretto rapporto tra lo Stato, il Governo e la regione che dovrebbe trovare accoglienza con questo ordine del giorno. Ripeto che si tratta di un ordine del giorno e non di una norma effettiva.
Pertanto, signor Presidente, mi rivolgo nuovamente al rappresentante del Governo perché accolga il testo così com'è stato presentato altrimenti introdurre la «formuletta» «a valutare l'opportunità di» significa che da parte del Governo non c'è la certa volontà di corrispondere a quanto sancito nella legge finanziaria di quest'anno né di corrispondere a quello che è stato sancito anche con una sentenza della Corte costituzionale. Tra l'altro mi risulta che la regione nel suo bilancio abbia messo questo importo nelle poste di entrata.
Quindi significa anche fare in modo che alla regione giungano queste risorse in maniera corretta e trasparente, come è giusto che sia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, se mi è possibile vorrei invitare l'estensore ad accettare la riformulazione. Infatti, quanto è stato ricostruito è vero in relazione alla pronuncia della Corte costituzionale, ma nelle premesse manca una precisazione, cioè che il Governo precedente, attraverso un provvedimento legislativo, arrivò ad inserire una norma con questi effetti senza dotarla di una copertura e quindi approvando un provvedimento che avrebbe lasciato un buco nel bilancio dello Stato - come è successo - di oltre 400 milioni di euro. È evidente quindi che, se si parte da questa premessa, come noi riteniamo doveroso partire, il fatto che si sia aperto, così come si è aperto, un negoziato tra la regione autonoma Friuli Venezia Giulia e il Governo è un passo avanti, come del resto è stato comprovato da una prima tranche di finanziamenti spettanti, che è stata devoluta alla regione.
Ora, in una situazione dei conti dello Stato come quella che è nota a quest'Aula, noi riteniamo che il senso di responsabilità non possa essere sottratto o escluso per nessuna delle autonomie regionali a cui si fa riferimento, perché la partita riguarda l'intera comunità nazionale. Ecco perché se l'ordine del giorno dovesse essere votato con il testo tale e quale noi non avremmo difficoltà, in virtù delle considerazioni che ho detto, a votare contro. Auspichiamo però che il presentatore, rendendosi conto che la responsabilità politica di questa intera vicenda fa capo in buona parte al Governo precedente, abbia l'onestà intellettuale e politica di venire incontro alla richiesta che il Governo ha fatto. Se così Pag. 11fosse, avrà sicuramente anche il consenso del Popolo della Libertà, a cominciare dai rappresentanti del Friuli Venezia Giulia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Strizzolo n. 9/3638/126, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Moles? Onorevole Martinelli? Onorevoli Nizzi? Onorevole Sbai? Ministro Vito?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 526
Astenuti 4
Maggioranza 264
Hanno votato
262
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fogliardi n. 9/3638/127, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Laganà Fortugno n. 9/3638/128, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fioroni n. 9/3638/129, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Luongo n. 9/3638/130, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Garofani n. 9/3638/131, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Carella n. 9/3638/132, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Villecco Calipari n. 9/3638/133, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Letta n. 9/3638/134, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rosato n. 9/3638/135, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mogherini Rebesani n. 9/3638/136, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Negro n. 9/3638/137, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno La Forgia n. 9/3638/138, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giacomelli n. 9/3638/139, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la Pag. 12votazione dell'ordine del giorno Migliavacca n. 9/3638/140, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Recchia n. 9/3638/141, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rugghia n. 9/3638/142, non accettato dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di riconsiderare il parere contrario espresso sull'ordine del giorno in oggetto, per una serie di considerazioni di carattere generale e per alcune di carattere specifico.
Signor sottosegretario, la prima considerazione è che la società denominata Difesa servizi Spa è stata prevista dalla legge finanziaria del 23 dicembre del 2010, n. 191: all'interno dell'articolato, si davano quarantacinque giorni al Governo...Signor Presidente, ho qualche difficoltà ad interloquire...come dicevo, si davano quarantacinque giorni al Governo per emanare i decreti attuativi e predisporre lo statuto. Ebbene, sono trascorsi ben più di quarantacinque giorni e lo statuto non è ancora stato predisposto. Questo non può che essere il segnale evidente di un disinteresse concreto o di una mancanza di utilità della società stessa.
Pertanto, non ci si spiega come possa esservi una volontà di continuare su una strada così errata, che porterebbe, semplicemente, ad una duplicazione di costi, derivata dalla costituzione di una società, che svolgerebbe esattamente compiti che oggi sono svolti dalle direzioni del Ministero. Si tratta di una duplicazione di costi inspiegabile sotto il profilo della manovra che, invece, pone ristrettezze finanziarie e propone la soppressione di enti cosiddetti inutili (così almeno nella volontà del Governo).
Quindi, se da una parte, vi è la proposta di sopprimere istituti ed enti che hanno una loro utilità, come è stato dimostrato, dall'altra parte, si continua a procedere su un percorso volto all'istituzione di una nuova società, inutile nella sua operatività o che, al massimo, potrebbe avere l'aggravio di sostituirsi a operazioni che, oggi, sono svolte dal settore privato. In questo modo il pubblico, alla faccia del principio della sussidiarietà, entrerebbe in un mercato, che, oggi, è appannaggio del privato, attraverso la costituzione di una società che genererebbe solo maggiori oneri da parte dello Stato.
Inoltre, chiedo al sottosegretario come mai, nel momento in cui il Governo decide di andare avanti con la costituzione di questa società, il Ministero dell'economia e delle finanze non abbia ancora dato il via libera allo statuto che, come ricordavo prima, doveva essere predisposto entro quarantacinque giorni.
Rispetto a questo, credo che la nostra proposta - che, proprio per lasciare il tempo di riflettere, chiede non solo di soprassedere, ma di rinviare la costituzione della società in oggetto - debba essere letta ed interpretata dal Governo come un desiderio di collaborare in un settore difficile, come quello delle spese militari, dove il Governo si è già dimostrato molto chiuso. Esso si è dimostrato tale nella valutazione della mozione proposta dal gruppo del Partito Democratico, in cui si chiedeva una rivisitazione degli impegni finanziari proposti sull'acquisizione dei sistemi d'arma.
Inoltre, il Governo si è dimostrato molto chiuso quando, di fronte ad una grave situazione delle risorse a disposizione delle nostre Forze armate per l'addestramento e per tutte le operatività che consentono ai nostri militari di operare in sicurezza, invece di puntare su quell'aspetto e sulle cose necessarie, ha deciso di definire utili provvedimenti assolutamente demagogici, come quelli della naia breve proposti dal Ministro La Russa.
Pertanto, nel complesso, valutiamo le scelte fatte in ordine al Ministero della Difesa sbagliate, demagogiche e non utili per il sistema Paese e, in particolare, valutiamo la costituzione della società Difesa Pag. 13servizi Spa un'ulteriore scelta inutile e dannosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, credo che l'ordine del giorno in oggetto, in cui si chiede il rinvio dell'aziendalizzazione di alcune strutture del Ministero della difesa, non sia francamente opportuno. Capisco alcune riserve: del resto, su questo tema si è già parlato in Commissione difesa e sono stati espressi molti pareri in senso favorevole. Forse, non era questo lo strumento per affrontare un tema complesso.
Questo rinvio semplice, addirittura, come prevede l'ordine del giorno, al 2014, al 2013, non serve francamente a molto perché ritarderebbe la possibilità di dare ad alcune strutture fondamentali - si pensi ad esempio all'Istituto geografico militare, allo Stabilimento chimico farmaceutico militare, cioè a tutte quelle strutture che producono non solo per la difesa, ma anche a volte per la società civile - una formula efficiente e capace di riutilizzare i proventi per poter produrre meglio e poter produrre di più. Come si può essere contrari ad una soluzione del genere? Ecco perché, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, e mi rivolgo poi al presentatore dell'atto di indirizzo, noi siamo contro una logica per la quale provvedimenti complessi come questi si inseriscano in un provvedimento finanziario, però non possiamo aderire ad una richiesta di rinvio sine data senza una forte ragione, e pertanto annuncio da parte del nostro gruppo l'astensione rispetto a questo ordine del giorno perché, qualora votassimo a favore, ci renderemmo in qualche modo corresponsabili di un rinvio che non ha ragione di essere e che segnerebbe un danno reale e forte, non solo per il sistema della difesa, ma anche per la società civile.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, vorrei solo fare una piccola precisazione, per capire di che cosa parliamo. L'onorevole Bosi ha fatto riferimento all'istituzione di una Agenzia, ma non si riferisce a ciò l'ordine del giorno, ma invece, alla formazione della società per azioni Difesa Servizi Spa, che è altra cosa dall'Agenzia a cui faceva riferimento appunto l'onorevole Bosi. Richiamo al testo dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma al seguente ordine del giorno, perché ritengo davvero incredibile volere, ancora una volta, aumentare centri di spesa in questo Paese o addirittura creare sovrapposizioni e decuplicazioni di organismi di spesa. Perché in pratica quello attuale della Difesa Servizi Spa andrebbe a sovrapporsi all'attività che già viene svolta dalle direzioni generali del Ministero della difesa. Si va, allora, nella direzione esattamente contraria a quella che dovremo dare a questo Paese, eppure è stato più volte ribadito che bisogna tagliare le spese inutili della politica. Avete tante volte criminalizzato le società miste, le municipalità, insomma tutte quelle società pubbliche o parapubbliche perché sono talvolta degli inutili centri di spesa, e con questa Difesa Servizi Spa che cosa si vuol fare? Si vuole creare una struttura per dare nuovi telefonini, nuove auto blu, nuove segretarie, nuove spese inutili e costi inutili di una politica inutile? È allora compito dell'opposizione redarguire, incalzare la maggioranza su tali scelte e soprattutto su una linea politica economica nell'interesse del Paese perché troppo spesso questa maggioranza è distratta e non pensa agli interessi veri di cui ha bisogno oggi il Paese, e si dedica, a spese inutili. Ho ascoltato in questi giorni passati, ho visto addirittura le distrazioni di alcuni parlamentari di questa Pag. 14maggioranza come quando uno dei piduisti come Lombardi mi disse che erano andati troppo in fretta a spendere i soldi e a mettere mano sull'eolico in Sardegna, riferendosi a Verdini e a Carboni.
La maggioranza dovrebbe farsi distrarre di meno dall'eolico della Sardegna, ed è inutile che oggi Verdini dice che la colpa è tutta di Dell'Utri, perché Lombardi - uno dei tre piduisti che ho ascoltato in carcere - mi ha detto che avrebbe avuto bisogno di altri tre o quattro mesi ancora per mettere a posto, ma sono andati troppo in fretta in Sardegna e sull'eolico. Ecco perché non vogliamo l'attenzione su questo tipo di politica, ecco perché noi incalziamo la maggioranza e li redarguiamo affinché non ricorrano a questo tipo di comportamenti. Perché a volte, hanno troppa fretta nel malaffare, come nell'eolico in Sardegna, hanno troppo fretta...

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, all'ordine del giorno non c'è l'eolico in Sardegna, stia al tema.

FRANCESCO BARBATO. Io infatti parlo di spese inutili, quale sarà, appunto, quella della Difesa Servizi Spa, la quale ci lascia ricordare anche la Protezione civile Spa che volevano mettere in campo. Ricordate? Insomma, un modo iniquo, oscuro, inquietante con cui si vogliono spendere i soldi pubblici.
Cara maggioranza, caro Governo, i soldi pubblici dovete impiegarli - specialmente in un momento come questo, di sacrifici e di difficoltà - sul sociale, sul lavoro, sull'occupazione e sull'economia. Infatti, è lì che è fallito il Governo Berlusconi, e non ha saputo dare risposte. È da due anni che ci dice che va tutto bene e invece dopo due anni, solo perché incalzato dall'Unione europea, ha messo mano ad una manovra. Cosa vuole fare? Vuole ridurre la spesa pubblica con tagli verticali e orizzontali? Invece, con la Difesa Servizi Spa ci propone un'altra spese inutile, un'altra struttura che deve servire, semplicemente, per sistemare qualche amico, per sistemare gli amici degli amici, per collocare qualche politico trombato, insomma, solo per fare clientele, per dare qualche telefonino, qualche auto blu, qualche segretaria, per mettere a posto qualche amante, ma poi, le cose che interessano i cittadini, dove sono?
Ecco perché il nostro voto è a sostegno di quest'ordine del giorno, per l'inutilità della Difesa Servizi Spa. Specie in questo momento, infatti, il nostro Paese non può permettersi spese inutili, e Difesa Servizi Spa sarebbe una spesa inutile, che non serve e non fa bene agli italiani e alle italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rugghia n. 9/3638/142, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Cassinelli, onorevole Mariarosaria Rossi, onorevole Rainieri, onorevole Fogliardi, onorevole Margiotta, onorevole Traversa, onorevole Casini, onorevole Barba...tutti hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 547
Votanti 502
Astenuti 45
Maggioranza 252
Hanno votato
220
Hanno votato
no 282).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto farvorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la Pag. 15votazione dell'ordine del giorno Ciriello n. 9/3638/143, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Tempestini n. 9/3638/144, accettato dal Governo, purché riformulato.

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Aula che il parere favorevole deve essere ben inteso, nel senso che con quest'ordine del giorno - e con altri che abbiamo presentato - abbiamo voluto sottolineare lo stato di assoluta emergenza nella quale si trova la nostra amministrazione degli affari esteri rispetto a quello che vale e conta di più per un'amministrazione come quella: la sua faccia e il suo modo di porgersi all'esterno.
Sapete meglio di me, colleghi, signor Presidente, che nell'amministrazione c'è un malcontento, un elemento di disappunto per questioni che riguardano alcuni aspetti relativi alla manovra finanziaria e che hanno inciso pesantemente sulla carriera dei diplomatici. Credo si tratti di un elemento che dobbiamo valutare responsabilmente come grave, perché ha portato il Presidente della Repubblica Napolitano due giorni fa, all'inaugurazione della conferenza degli ambasciatori, a doversi fare carico di una problematica di questo tipo, che non avrebbe dovuto essere sul tavolo, se così si può dire.
L'altro elemento di emergenza, per quello che siamo e per la nostra proiezione esterna, è che non siamo nelle condizioni di onorare i nostri impegni internazionali nelle grandi sfide per le quali abbiamo assunto - lo ripeto - impegni precisi, che riguardano lo sviluppo e la cooperazione internazionale.
Prendo questa riformulazione per buona, nel senso cioè che il Governo si assume davvero una responsabilità sul modo di essere dell'Italia nella sua proiezione esterna e mi auguro che alle parole seguano veramente i fatti.

PRESIDENTE. Prendo atto dunque che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Tempestini n. 9/3638/144, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Arturo Mario Luigi Parisi n. 9/3638/145 e Corsini n. 9/3638/146, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Milo n. 9/3638/147, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Iannaccone n. 9/3638/148, Belcastro n. 9/3638/149, Soro n. 9/3638/150, Narducci n. 9/3638/151, Fassino n. 9/3638/152, Pistelli n. 9/3638/153, Colombo n. 9/3638/154, Maran n. 9/3638/155, Barbi n. 9/3638/156, Fedi n. 9/3638/157 e Porta n. 9/3638/158 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Gianni Farina n. 9/3638/159, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Gozi n. 9/3638/160, Farinone n. 9/3638/161, Losacco n. 9/3638/162, Garavini n. 9/3638/163 e Castagnetti n. 9/3638/164, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ginoble n. 9/3638/165, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Ceccuzzi n. 9/3638/166 e Benamati n. 9/3638/167, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marantelli n. 9/3638/168, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pag. 16Esposito n. 9/3638/169 e Bratti n. 9/3638/170, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Martella n. 9/3638/171, non accettato dal Governo.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, ci duole la non accettazione di questo ordine del giorno, che pone l'accento e l'attenzione su una questione molto seria e delicata: l'articolo 47 del disegno di legge in esame dà per approvate per legge tutte le concessioni autostradali che siano state firmate entro la data del 30 luglio.
Ciò praticamente consente di superare il percorso stabilito dal decreto-legge n. 262 del 2006, che prevede una serie di passaggi prima dell'approvazione di tali concessioni. Secondo questo provvedimento, ogni schema di convenzione deve passare al vaglio del Nucleo per l'attuazione delle linee guida per la regolazione dei servizi di pubblica utilità, per poi passare all'esame del CIPE e alle Commissioni parlamentari competenti in materia. È un iter che consente ovviamente di correggere eventuali storture, nell'interesse dei cittadini, che sono gli utenti delle arterie autostradali.
È già la seconda volta che in questa legislatura un provvedimento - era già accaduto con il decreto-legge n. 59 del 2008 - fa saltare una previsione che una legge approvata da questo Parlamento impone.
Si va avanti così, ope legis, evitando di dare conto alle Commissioni parlamentari, tra gli altri, ma in definitiva alla cittadinanza. Ciò appare tanto più grave in questo momento perché avviene in concomitanza con l'introduzione di altri pedaggi o con l'aumento degli stessi.
Quindi, da un lato si chiede ai cittadini di pagare di più, dall'altro li si priva di tutta una serie di strumenti di controllo e di verifica sul modo in cui queste concessioni vengono esercitate. La misura dell'aumento dei pedaggi, peraltro, l'abbiamo contestata noi del gruppo del Partito Democratico.
Succede questo: nel 2008 e nel 2009 erano stati stanziati per l'ANAS 1,5 miliardi di euro per la manutenzione, adesso scompare questa somma dai bilanci dell'ANAS e si cerca di sostituirla attraverso l'istituzione di questi pedaggi, che, peraltro, non frutterebbero cifre analoghe, ma cifre di qualche centinaia di milioni di euro del tutto inferiori. Ciò avviene mentre una cifra molto simile a questi 1,5 miliardi di euro, che scompare dai bilanci ANAS, viene destinata al ponte sullo Stretto di Messina (1,3 miliardi di euro).
Ce n'è abbastanza per ritenere che, di fatto, poiché i pedaggi sostituiscono, almeno in parte, la somma sottratta all'ANAS e destinata al ponte sullo Stretto, si è deciso di finanziare il ponte sullo Stretto attraverso i pedaggi fatti pagare ai cittadini. È bene che i cittadini lo sappiano! A maggior ragione, nel momento in cui si fanno operazioni così forti, non si dovrebbe contemporaneamente impedire che il Parlamento, la pubblica opinione e la cittadinanza esperiscano ogni loro possibilità per controllare ciò che avviene.
Ci sarebbe poi da parlare a lungo di un disegno di legge che la Lega ha presentato e di cui è iniziata la discussione in Commissione, a firma del capogruppo Reguzzoni, che prevede la regionalizzazione dell'ANAS, dando alle regioni una percentuale di azioni basata sul numero di immatricolazioni nel 2002 a livello regionale. Fatti un po' di conti, gli uffici hanno evidenziato che, in questo modo, il 51 per cento dell'ANAS andrebbe a quattro regioni (casualmente Lombardia, Veneto, Piemonte e Lazio). Al sud ne rimarrebbe solo il 15 per cento, con il paradosso che, poiché poi la società ANAS è anche socia di altre società (per esempio, la Stretto di Messina Spa), fatti due conti verrebbe fuori che il ponte sullo Stretto, qualora realizzato, sarebbe al 16 per cento di proprietà della Lombardia e solo al 7 per cento di proprietà di Calabria e Sicilia. Insomma, per quanto si possa essere federalisti, Pag. 17questa pare oggettivamente una distorsione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martella n. 9/3638/171, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Martinelli, Giulietti, Berardi, Biasotti, Sardelli, Bongiorno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 548
Votanti 546
Astenuti 2
Maggioranza 274
Hanno votato
267
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Motta n. 9/3638/172, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Braga n. 9/3638/173, non accettato dal Governo.

CHIARA BRAGA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno intendiamo portare all'attenzione dell'Aula una parte di questo provvedimento, sul quale abbiamo espresso in più occasioni, nel corso della discussione di questi giorni, motivati giudizi di critica e di contrarietà.
Vorremmo portare all'attenzione dell'Aula un aspetto contenuto nell'articolo 49 di questo provvedimento, che riscrive in maniera, a nostro avviso, approssimativa e in qualche modo anche pericolosa e dannosa la procedura di autorizzazione di inizio attività, andando a modificare un articolo della legge n. 241 del 1990, sostituendo la dichiarazione di inizio attività con la segnalazione certificata di inizio attività.
Questa procedura, che viene appunto introdotta in maniera frettolosa e senza considerare tutte le ricadute che questa modifica comporta anche su un settore particolare come quello relativo alle autorizzazioni in materia edilizia e di trasformazione del territorio, presenta dei problemi, dal momento che toglie, in nome di un'esigenza di semplificazione e di sburocratizzazione delle procedure di autorizzazione delle attività imprenditoriali, anche edilizie, tutta una serie di comunicazioni preliminari che, nel vigente procedimento, garantivano comunque la possibilità per la pubblica amministrazione, seppure in tempi contingentati e, quindi, definiti, di effettuare una serie di verifiche volte prevalentemente alla tutela e alla garanzia della sicurezza ambientale e della pubblica incolumità.
Con la SCIA si prevede la possibilità di dare inizio immediato alle attività e solo successivamente, anche grazie ad alcune modifiche parzialmente migliorative che sono state introdotte al Senato, si riconosce la possibilità per la pubblica amministrazione di bloccare i lavori o, comunque, le attività a cui è stato dato inizio solo in presenza di gravi motivi e di gravi violazioni.
I tempi che sono stati previsti e le procedure per l'effettuazione di queste verifiche si scontrano con una oggettiva situazione di difficoltà che molti comparti della pubblica amministrazione e, in particolare, dei livelli territoriali, quindi degli enti locali, dimostrano nei confronti della possibilità di effettuare queste verifiche nei tempi dovuti e con la necessaria attenzione e perizia.
Un aspetto che, in qualche modo, è stato corretto in sede di discussione al Senato era quello che prevedeva la deroga anche alla normativa vigente in materia ambientale e di tutela paesaggistica. Rispetto Pag. 18alla procedura della SCIA questa norma è stata in qualche modo corretta e rivista, ma nell'articolo 49 rimane comunque un grave aspetto critico, un grave elemento di criticità, che riguarda l'obbligo dell'espressione del parere, anche da parte delle soprintendenze, in sede di conferenza di servizi, pena, appunto, la determinazione del silenzio-assenso.
In più occasioni, abbiamo sottolineato come questa procedura si scontri non solo con alcuni principi costituzionali, che prevedono l'obbligo dell'espressione esplicita del parere in materia di tutela paesaggistica e ambientale, ma anche con diverse direttive comunitarie.
In linea più generale vorremmo ricordare a questa Assemblea che il tema della garanzia e della tutela di alcuni valori e principi fondamentali, come quelli della tutela dell'ambiente e del paesaggio, sono sanciti e riconosciuti dal nostro ordinamento costituzionale e non possono essere modificati con provvedimenti di carattere assolutamente parziale, che aprono anche la possibilità e la strada a episodi e a fenomeni di contenzioso e di scontro con il sistema delle regioni, le quali peraltro hanno avanzato molte critiche al riguardo.
C'è sicuramente, nel nostro Paese, una necessità di rivedere alcune procedure, alleggerire il carico burocratico che grava in maniera particolare sulle piccole e medie imprese e sui cittadini. Questo però non può essere fatto a discapito di alcune garanzie fondamentali che lo Stato ha la necessità di garantire e di tutelare, tenendo conto anche del fatto che, ad esempio, per le procedure di VIA e VAS, che in qualche modo sono state nuovamente modificate anche con questo articolo, i ritardi e il protrarsi dei tempi per il rilascio delle autorizzazioni...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CHIARA BRAGA. ...non sono certamente solo in capo alle conferenze di servizi e alle amministrazioni locali, ma anche a tutte le procedure di presa d'atto, che vengono svolte con tempi molto lunghi e scarsamente controllati in sede ministeriale.
Quindi con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di riconsiderare questa modifica normativa e di avviare un processo di ridefinizione delle procedure amministrative e autorizzative in un quadro complessivo che tenga conto comunque del valore della sicurezza ambientale e della pubblica incolumità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Braga n. 9/3638/173, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Martinelli, Mariarosaria Rossi, Sardelli, Tremonti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 554
Votanti 550
Astenuti 4
Maggioranza 276
Hanno votato
267
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Antonio Pepe n. 9/3638/174 e Mariani n. 9/3638/175, accettati dal Governo. Prendo atto, altresì, che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Margiotta n. 9/3638/176 e Morassut n. 9/3638/177, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Bocci n. 9/3638/178 e Realacci n. 9/3638/179, accettati dal Governo. Pag. 19
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Cavallaro n. 9/3638/180, Capano n. 9/3638/181, Ferranti n. 9/3638/182, Concia n. 9/3638/183, Andrea Orlando n. 9/3638/184, Tenaglia n. 9/3638/185, D'Incecco n. 9/3638/186, Lenzi n. 9/3638/187, Grassi n. 9/3638/188 e Livia Turco n. 9/3638/189, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Argentin n. 9/3638/190, accolto dal Governo come raccomandazione.

ILEANA ARGENTIN. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Intervengo perché credo sia importante svolgere una dichiarazione di voto su questo ordine del giorno. Ritengo penoso, infatti, che un ordine del giorno come quello che ho presentato venga accolto come raccomandazione e non accettato al fine di un'applicazione reale e concreta del suo contenuto.
Questo ordine del giorno vuole in qualche modo sottolineare il fatto che i tagli lineari che sono stati fatti su tutti i Ministeri non incidono nel modo giusto rispetto ad alcuni Ministeri, quali quelli della salute e delle politiche sociali; non credo che si possa tagliare del 10 per cento in modo lineare senza fare differenze tra le differenze. Le politiche sociali, infatti, hanno un contenuto particolare rispetto ad altri Ministeri; non voglio dire che ci devono essere figli o figliastri, ma credo che sia necessario avere un'attenzione maggiore per quello che rappresenta un percorso politico, ma soprattutto culturale di un Paese che ha bisogno, oggi più che mai, di ricordarsi che i deboli devono avere risposte concrete.
Colleghi, quando si parla di taglio dei servizi non è una questione facile né scontata: i servizi soddisfano un costante bisogno di persone che non possono, in molti casi chiaramente, non in tutti, fare altrimenti. Credo che ci sia una parte che andrebbe penalizzata, quella dei cosiddetti furbastri, ma poi dietro a questi c'è invece un mondo vero, un mondo di persone che ogni giorno hanno difficoltà ad alzarsi dal letto perché non c'è nessuno che li aiuti, oppure di un genitore anziano che deve comunque far fronte alle difficoltà di una quotidianità dove il pubblico sociale è sempre più assente, ma non voglio tediarvi con queste cose, né tanto meno fare demagogia.
Ribadisco l'importanza di un ordine del giorno in cui si dice che la nostra è una popolazione di anziani, di anziani non autosufficienti, ed oggi pensare che gli anziani non autosufficienti siano solo una parte parziale è un po' vergognoso, perché invece sono tanti e sono costantemente in aumento, spero che lo diventeremo tutti.
Nel momento in cui lo diventeremo i nostri figli ed i nostri nipoti non sempre saranno in grado di affiancarci. Perciò, occorre fare attenzione anche ai levels, ai livelli di assistenza che nel precedente Governo avevamo in qualche modo precostituito e cercato attraverso le riunioni con le associazioni e con il mondo del disagio, per avere dei punti di riferimento dai quali partire. Non fate il solito errore. Ve lo dico con grande umiltà, ma con grande convinzione: non è vero che i diversi sono tutti uguali. Le persone diverse sono diverse tra loro: hanno nomi e cognomi, redditi economici, vite, genitori e amici diversi. Se non tenete conto di questo, probabilmente appiattite un meccanismo che non è solo quello della dignità dell'individuo, ma è quello che anche economicamente mette in discussione un percorso culturale che deve farla da padrone. Altrimenti, ci saranno persone disagiate di serie A e persone disagiate di serie B. Per questo motivo, chiedo il voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 20

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nella lettura di ieri sera di trecentocinquanta ordini del giorno mi è sfuggito il parere. Il Governo modifica il proprio parere accettando l'ordine del giorno Argentin n. 9/3638/190 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Argentin n. 9/3638/190, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sarubbi n. 9/3638/191, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Murer n. 9/3638/192, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pedoto n. 9/3638/193, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Lucà n. 9/3638/194, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Sbrollini n. 9/3638/195, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Bossa n. 9/3638/196, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUISA BOSSA. Signor Presidente, davvero non si può accettare il depotenziamento di quest'ordine del giorno, che con la riproposizione della formuletta standard diventa una specie di contentino che non si nega a nessuno. Nei mesi scorsi, abbiamo approvato una legge sullo stalking, ma non basta aver fatto una buona legge - lo dico soprattutto alle colleghe del centrodestra - se poi non si finanzia la creazione sui territori di una rete di centri di ascolto, di servizi antiviolenza e di tutele reali.
In Italia - lo dice il Ministero dell'interno - sono più di cinquecento le donne uccise dai loro compagni negli ultimi cinque anni. Nel corso dell'ultimo anno, un milione di donne ha subito violenza fisica o sessuale e nei primi sei mesi del 2007 ne sono state uccise sessantadue. Centoquarantuno sono state oggetto di tentato omicidio e 1.085 sono state abusate. Insomma, tutto questo ci dice che ci sono dati allarmanti e importanti, che dovrebbero spingerci ad una riflessione profonda e seria. Sono dati che ci interpellano sul fronte culturale ed educativo. Perché si arriva a tanto? Dentro quale cornice di immaturità e di involuzione personale? Sono dati che chiamano in causa tutte le agenzie educative: la famiglia, la scuola, i soggetti della cultura e soprattutto il buongoverno.
Da questa preoccupazione nasce il nostro ordine del giorno, che chiede al Governo l'impegno di farsi carico davvero della difesa delle donne, di quelle donne - lo voglio ricordare qui a tutti noi - che sono senza tutele e senza garanzie. Per questo motivo, chiedo il voto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bossa n. 9/3638/196, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Simeoni, Boniver, Calderisi, Scandroglio, De Luca, Cesaro e Tenaglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 549
Votanti 544
Astenuti 5
Maggioranza 273
Hanno votato
263
Hanno votato
no 281). Pag. 21

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Miotto n. 9/3638/197 e Portas n. 9/3638/198, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/3638/199, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, chiedo al sottosegretario Casero di rivedere il parere del Governo, perché non si tratta di un ordine del giorno che implica richieste di spesa, e quindi non comprendo la riformulazione.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Causi ha ragione. Il suo ordine del giorno non prevede possibili variazioni della finanza pubblica e quindi è inutile prevedere la riformulazione proposta. Il Governo, quindi, accetta l'ordine del giorno Causi n. 9/3638/199.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Causi n. 9/3638/199, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Capodicasa n. 9/3638/200, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Merloni n. 9/3638/201, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vaccaro n. 9/3638/202 e Levi n. 9/3638/203, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zampa n. 9/3638/204, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/3638/205, accolto dal Governo come raccomandazione.

ALESSANDRA SIRAGUSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, accetto la raccomandazione, anche a nome dei colleghi siciliani firmatari di questo ordine del giorno, nella consapevolezza che, se anche riuscissimo, ponendolo in votazione, a farlo approvare dalla Camera, questo ordine del giorno non avrebbe alcun prosieguo, se non vi fosse un impegno serio del Governo.
Mi permetto, però, di sottolineare che la stabilizzazione dei precari degli enti locali in Sicilia è fondamentale almeno per due ordini di motivi: il primo è che, soprattutto nei piccoli comuni, ma anche in quelli medio-grandi, oggi i lavoratori precari reggono sostanzialmente tutti i servizi delle varie amministrazioni comunali: sono sulle loro spalle i servizi che i cittadini ricevono. L'altro aspetto, che mi sembra più importante, è che ogni possibile idea di sviluppo economico autonomo e fondato sulla nostra professionalità e creatività di siciliani passa dalla liberazione del consenso. Abbiamo bisogno di rendere libero il voto nella nostra terra, in Sicilia, e la precarietà del lavoro è uno degli elementi ostativi più forti a questa libertà del nostro voto. I precari sono costantemente costretti alla clientela e al ricatto, anche morale, rispetto alla loro posizione lavorativa.
Credo e sono convinta, insieme ai miei colleghi, che la stabilizzazione, oggi, dei precari siciliani degli enti locali, che non è più rinviabile, sia importantissima non soltanto per garantire la serenità del futuro familiare a queste persone e la possibilità per le amministrazioni locali di andare avanti con una certezza di personale in organico, ma anche, in prospettiva, per rendere finalmente libero il consenso in Sicilia e consentirne uno sviluppo Pag. 22autonomo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Siragusa n. 9/3638/205, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Bachelet n. 9/3638/206, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Signor Presidente, temo di non aver sentito la riformulazione, potrei conoscerla?

PRESIDENTE. Certamente. Prego l'onorevole Casero di illustrare la riformulazione dell'ordine del giorno Bachelet n. 9/3638/206.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Nella riformulazione il Governo si impegna a valutare la possibilità di pubblicare la lista.

PRESIDENTE. Onorevole Bachelet, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/206, accettato dal Governo purché riformulato?

GIOVANNI BATTISTA BACHELET. Sì, accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Biasi n. 9/3638/207, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nicolais n. 9/3638/208, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pes n. 9/3638/209, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ghizzoni n. 9/3638/210, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rossa n. 9/3638/211, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Coscia, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/212, accettato dal Governo?

MARIA COSCIA. Signor Presidente, non insisto per la votazione ma c'è un refuso che andrebbe corretto nella penultima riga: invece che «dalla» inserire «nella».

PRESIDENTE. Grazie per la segnalazione, onorevole. Prendo dunque atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Coscia n. 9/3638/212, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno De Pasquale n. 9/3638/213, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Antonino Russo n. 9/3638/214, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mazzarella n. 9/3638/215, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Oliviero n. 9/3638/216, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cenni n. 9/3638/217, accettato dal Governo, purché riformulato.
Onorevole Sani, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/218, accettato dal Governo?

LUCA SANI. Signor Presidente, ringrazio anche il Governo per il parere favorevole, rispetto a questo ordine del giorno Pag. 23che impegna il Governo a chiarire quale sia il progetto operativo di risparmio rispetto alle previsioni di soppressione dell'ENSE e vorrei fornire al Governo un ulteriore elemento di valutazione: all'articolo 7, comma 30, dello stesso provvedimento, si dispone che dalla soppressione prevista dal procedimento, cosiddetto taglia enti, siano sottratti gli enti non inclusi nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione. Ebbene l'ENSE, non rientra e non è incluso in questo elenco quindi non dovrebbe essere soppresso. Fornisco questo dato quale ulteriore elemento di valutazione e ringrazio nuovamente per il parere favorevole al nostro ordine del giorno.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Sani, non la ho interrotta, ma chi riceve un parere favorevole non può fare un ulteriore intervento; può semmai dichiarare brevemente la propria soddisfazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Zucchi n. 9/3638/219, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Trappolino n. 9/3638/220, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Marco Carra n. 9/3638/221, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Agostini n. 9/3638/222, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brandolini n. 9/3638/223, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fiorio n. 9/3638/224, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Piccolo n. 9/3638/225, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Pompili n. 9/3638/226, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Dal Moro n. 9/3638/227, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/3638/228, accettato dal Governo, purché riformulato.

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, mi scusi vorrei risentire la riformulazione.

PRESIDENTE. Mi pare legittimo. Prego, onorevole Casero.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. La riformulazione è «impegna il Governo compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica... »

PRESIDENTE. Onorevole D'Antoni accetta la riformulazione?

SERGIO ANTONIO D'ANTONI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione perché il Governo stesso ha detto nelle scorse settimane, in particolare è stato il ministro Fitto, depositario di questa responsabilità, che si stanno valutando tutte le risorse rimaste e non spese, oltre quelle che sono state distratte nel corso di questi due anni per coprire tutti i fabbisogni dello Stato.
Allora, il Governo continua a dire - lo dice da un anno - che vuole fare un piano per lo sviluppo delle aree deboli, che è alla Pag. 24ricerca delle risorse per realizzare questo piano, che finalmente ora queste risorse le avrebbe trovate con questa impostazione che si è data il Ministro Fitto, e noi da qui abbiamo seguito le parole del Governo e non abbiamo fatto polemiche.
Se di fronte a quest'impegno neanche il Governo è in grado di dire che realizzerà un piano sulle infrastrutture meridionali, che sono allo sfascio, dai treni alle strade, dai porti agli aereoporti; se non è in grado di dire questo, non si capisce che cosa faccia, e non si capisce perché continui questa mistificazione nei confronti delle aree deboli, che sono quelle che pagano il prezzo più alto alla crisi. Vorrei quindi almeno un parere favorevole ed un voto dell'Assemblea, che impegni il Governo a fare finalmente quello che dice: non può continuare a fare diversamente da quanto dice, perché la mistificazione deve finire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno D'Antoni n. 9/3638/228, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mariarosaria Rossi, Scandroglio, Boccuzzi e Tocci.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 550
Votanti 545
Astenuti 5
Maggioranza 273
Hanno votato
266
Hanno votato
no 279).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Pionati e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Lolli n. 9/3638/229, accettato dal Governo, purché riformulato.

GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, vorrei far presente al Governo che in questo caso non stiamo parlando di una scelta: stiamo parlando di un diritto, e i diritti non possono essere sottoposti al vaglio della contabilità. In questione è il diritto dei terremotati dell'Abruzzo di essere trattati esattamente come sono stati trattati i terremotati di Marche, Umbria e Molise; dico di Marche, Umbria e Molise, non dico dei cittadini di Alessandria, che in occasione dell'alluvione furono trattati molto ma molto meglio, perché restituirono le tasse al 10 per cento.
Parlo di Marche, Umbria e Molise a cui questo stesso Governo, cioè voi, cari colleghi, avete chiesto un anno e mezzo fa di restituire le tasse che non avevano pagato al 40 per cento in 120 rate. Non riesco francamente a capire perché il medesimo Governo che chiede a Marche, Umbria e Molise di restituire le tasse al 40 per cento, 12 anni dopo all'Abruzzo chiede di restituire le tasse l'anno dopo al 100 per cento. L'ordine del giorno in esame chiede semplicemente che i diritti dei cittadini abruzzesi siano uguali a quelli dei cittadini del Molise, dell'Umbria e della Marche.
Faccio presente un'ultima considerazione. In occasione del terremoto del Molise, quando intervenne la Protezione civile e diventò commissario il presidente della regione, egli allargò il bacino del cratere a tutto il Molise, e addirittura fu allargato a metà della provincia di Foggia; i beneficiari quindi di quell'iniziativa furono diverse centinaia di migliaia di persone. In occasione del terremoto dell'Abruzzo il presidente della regione, quando è diventato commissario (e si tratta di Chiodi, di centrodestra), non ha allargato neanche ad un comune in più, con il nostro consenso. Noi abruzzesi ci siamo quindi comportati con serietà, e chiediamo francamente di essere trattati come tutti gli altri. Pregherei quindi il Governo di esprimere parere favorevole, senza alcuna limitazione, all'ordine Pag. 25del giorno in esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, l'onorevole Lolli sa che noi, sulle spese effettuate relativamente al terremoto in Abruzzo, abbiamo sempre tenuto una linea di grande apertura. Nel provvedimento in esame (non negli ordini del giorno, nel provvedimento) abbiamo inserito una serie di norme, e le abbiamo anche ampliate in sede di conversione al Senato.
Il vincolo - come dicevo prima - di compatibilità con la finanza pubblica lo abbiamo inserito a monte di tutto il provvedimento, un provvedimento che comunque deve stabilire che il rigore e la salvaguardia dei conti è l'obiettivo prioritario di questo Governo. Il fatto politico è che comunque accettiamo l'ordine del giorno, ma è logico che questo vincolo esiste in qualsiasi caso.
Se tale aspetto secondo l'onorevole Lolli osta rispetto alla volontà politica, noi comunque non vogliamo che si metta ai voti un ordine del giorno, come questo, in modo che si possa pensare quasi che siamo contrari. Quindi possiamo anche eliminare quella riformulazione, ma sia chiaro che rivendichiamo il fatto che comunque con questo provvedimento e con tutto quello che è stato fatto nel passato in merito all'Abruzzo abbiamo fatto quello che dovevamo fare e continueremo a farlo.

PRESIDENTE. Onorevole Casero, mi sembra di capire che il parere del Governo sull'ordine del giorno in esame sia diventato favorevole senza riformulazioni.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il Governo, se abbiamo inteso bene il fatto che vi sia un parere favorevole senza alcuna riformulazione sull'ordine del giorno in esame (sul quale peraltro chiedo di apporre anche la mia firma). Ricordo d'altra parte che questo stesso impegno era stato preso in una seduta del luglio scorso, insieme ad altri impegni non mantenuti dal Governo sull'Abruzzo, compresi quelli relativi alla zona franca e alla garanzia assoluta degli indennizzi per tutte le ricostruzioni del centro storico.
Dunque si tratta di una conferma di un impegno che peraltro non può avere vincoli di bilancio né altre condizioni, perché si tratta di garantire il pari trattamento fiscale ai cittadini del terremoto, siano essi delle Marche, dell'Umbria o dell'Abruzzo. Intendiamo allora le parole del sottosegretario come un accettazione dell'ordine del giorno così com'è formulato, ma soprattutto vorremmo una volta di più stimolare l'attuazione, sulla quale è doveroso vigilare.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lolli n. 9/3638/229, accettato dal Governo.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, le ricordo che con l'accettazione dell'ordine del giorno in esame è venuto a mancare l'oggetto. La prego di essere breve.

ANGELO CERA. Signor Presidente, va bene l'accettazione piena dell'ordine del giorno in esame da parte del Governo, però volevo dire al collega Lolli che noi non dovremmo fare la politica «del non guardare» o «del guardare nella casa degli altri». Se ti rechi nel Molise, e in alcuni comuni del subappennino Dauno, ti accorgerai che i comuni terremotati sono diventati deserto, e che la ricostruzione tarda a venire. Sono luoghi dimenticati da Dio e dagli uomini.

Pag. 26

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Servodio n. 9/3638/230, Ferrari n. 9/3638/231 e Meta n. 9/3638/232, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Velo n. 9/3638/233, Lovelli n. 9/3638/234 e Tullo n. 9/3638/235, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Gasbarra n. 9/3638/236 e Bonavitacola n. 9/3638/237, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Cardinale n. 9/3638/238, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione rispettivamente degli ordini del giorno Pierdomenico Martino n. 9/3638/239, Ginefra n. 9/3638/240, Laratta n. 9/3638/241, Melandri n. 9/3638/242, Viola n. 9/3638/243, Rigoni n. 9/3638/244 e D'Antona n. 9/3638/245, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bordo n. 9/3638/246, accettato dal Governo.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, intendo ringraziare il Governo per questo parere favorevole sull'ordine del giorno Bordo n. 9/3638/246 nel quale si afferma che i contenuti della manovra sono «una clamorosa smentita delle linee di indirizzo del Dicastero per la pubblica amministrazione e l'innovazione», cioè la famosa «riforma Brunetta», smentita, appunto, dalla presente manovra. Non insistiamo, pertanto, per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Giachetti n. 9/3638/247, Zaccaria n. 9/3638/248, Amici n. 9/3638/249 e Bressa n. 9/3638/250, accettati dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Fontanelli n. 9/3638/251, accettato dal Governo, purché riformulato.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, vorrei insistere con il Governo perché sia mantenuto il testo dell'ordine del giorno il quale tratta di una modifica che è, tra l'altro, avvenuta durante il corso dell'esame parlamentare, perché nell'articolo 5, al comma 6, si esclude il diritto di corresponsione di un gettone per i consiglieri circoscrizionali. Nel corso del dibattito parlamentare è stata introdotta un'eccezione che fa riferimento alle città metropolitane. Con l'ordine del giorno, in sostanza, chiediamo al Governo di interpretare bene questa norma perché, oggi, le città metropolitane sono chiaramente definite, in attesa di eventuali modifiche e per quanto riguarda il loro ambito, che noi definiamo in relazione ai comuni capoluogo di regione, dalla legge n. 42 del 2009.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,28)

PAOLO FONTANELLI. L'osservazione del Governo, rispetto all'ordine del giorno, è quella di inserire un criterio legato agli abitanti, cioè ai 250 mila abitanti. Credo che non sia accettabile questo elemento perché si introduce una differenziazione tra comuni capoluogo di regione in modo immotivato e improprio, non legato alle condizioni concrete e ci sembra, questo, un errore. Tanto più vorremmo ribadire che tale misura non ha alcun impatto economico-finanziario sulla manovra. Semmai è un problema che riguarda o riguarderebbe - perché a questo ci teniamo - la sfera dell'autonomia decisionale e di gestione del bilancio dei singoli comuni. Ci sembrerebbe logico, quindi, inserire un criterio uguale fra tutti i comuni capoluogo e, per questo, insistiamo nel mantenere la formulazione originaria dell'ordine del giorno.

Pag. 27

PRESIDENTE. Il Governo conferma?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo propone una riformulazione, togliendo, quindi, la questione dei 250 mila abitanti, ma inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».

PRESIDENTE. Onorevole Fontanelli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/251, accettato dal Governo, purché riformulato?

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, non ho ben chiaro a cosa si riferisca il rappresentante del Governo inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di». Comunque, l'importante è che si elimini il riferimento ai 250 mila abitanti. In quel caso siamo d'accordo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Fontanelli n. 9/3638/251, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Boffa n. 9/3638/252, Pollastrini n. 9/3638/253, Picierno n. 9/3638/254, Calvisi n. 9/3638/255, Misiani n. 9/3638/256 e Marchi n. 9/3638/257, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Melis n. 9/3638/258, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marchignoli n. 9/3638/259 e Tocci n. 9/3638/260, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Marchioni n. 9/3638/261, accettato dal Governo, purché riformulato.

ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, volevo dire che questo ordine del giorno riguarda il settore del turismo. Continuiamo a chiedere che al turismo sia riservata un'attenzione vera da parte del Governo. Abbiamo un Ministero del turismo che funziona da un anno a questa parte; come non essere d'accordo sulle ipotesi di incrementare i campi da golf o di favorire il turismo per tutti coloro che hanno con sé degli animali? Sono lodevoli iniziative, ma sul turismo, complessivamente, non abbiamo ancora visto un euro.
Gli operatori non hanno potuto contare su alcuna iniziativa che per davvero li sostenga in un momento di crisi e il Ministro diffonde dati che trionfalmente mostrano come saranno moltissimi italiani ad andare in vacanza mentre risulta che gli italiani facciano fatica ad arrivare alla fine del mese. Anche dei buoni vacanza che avevano un plafond di 5 milioni di euro non è stata distribuita nemmeno la metà perché le persone non riescono ad usufruirne.
Con questo ordine del giorno chiediamo che venga ripreso il tema dell'IVA da defiscalizzare mettendola a livello degli altri partner europei in modo da poter abbassare i prezzi e essere competitivi nel panorama europeo. Crediamo che se davvero vogliamo rilanciare l'economia italiana, e questa manovra fa poco per questo, il turismo è una delle chiavi di volta in questo settore economico ed è un comparto che va sostenuto. Abbassare l'IVA potrebbe essere uno strumento e lo chiediamo con questo ordine del giorno, per il quale chiedo la votazione perché chiedo che il Governo si esprima su un tema che ci sta a cuore e che sta a cuore a tutti gli operatori e per il quale finora non è stato fatto nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal Governo, Pag. 28che probabilmente non è stata sentita, inserisce le parole: «previa autorizzazione comunitaria». L'IVA come sa l'onorevole Marchioni è una tassa comunitaria e l'autorizzazione comunitaria è fondamentale. Quindi questa riformulazione è necessaria. Il Governo accetta l'ordine del giorno Marchioni n. 9/3638/261, purché sia riformulato nel modo anzidetto.

PRESIDENTE. Onorevole Marchioni, insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/3638/261 nell'originaria formulazione oppure insiste di votare sulla riformulazione del Governo per dare un segnale?

ELISA MARCHIONI. Insisto per la votazione sull'ordine del giorno nel testo originario. È vero che è necessaria l'autorizzazione dell'Unione europea ma bisogna chiederla per averla.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marchioni n. 9/3638/261, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Simeoni... onorevole Ravetto... onorevole Vignali... l'onorevole Simeoni non riesce a votare... anche l'onorevole Casini non riesce a votare... onorevole Fallica...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 536
Astenuti 5
Maggioranza 269
Hanno votato
259
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che i deputati Mosella e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che i deputati Pionati e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Marrocu n. 9/3638/262, Rossomando n. 9/3638/263, Touadi n. 9/3638/264, Naccarato n. 9/3638/265, Scarpetti n. 9/3638/266, Tidei n. 9/3638/267 accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sereni n. 9/3638/268, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pianetta n. 9/3638/269, accettato dal Governo.
Onorevole Duilio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/270, accettato dal Governo?

LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo solo per precisare brevemente che l'ordine del giorno in esame riflette la posizione unanime dei capigruppo di tutta la Commissione bilancio e - credo di interpretare anche il presidente Giorgetti - anche del presidente della Commissione, che se vorrà potrà poi confermarlo. Si tratta di una questione di una qualche importanza. Ovviamente non la illustro, l'abbiamo discussa in Commissione. Qui si è derogato a quanto previsto dalla legge di stabilità in materia di variazioni compensative tra le missioni e non solo fra i programmi e con l'ordine del giorno in esame - lo riduco proprio in pillole - si dice al Governo di darci comunque tutte le informazioni in sede di bilancio, affinché sia il Parlamento a esprimere l'ultima parola su queste variazioni compensative e non il Governo, perché esse fanno riferimento ad autorizzazioni di spesa disposte per via legislativa. Questo è il senso dell'ordine del giorno. Ringrazio il Governo e, come dicevo prima, esso riflette la posizione dell'intera Commissione bilancio.

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

Pag. 29

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, in via eccezionale.

ANTONIO BORGHESI. Perché in via eccezionale?

PRESIDENTE. Perché è stata un'eccezione anche per l'onorevole Duilio, nel senso che, non chiedendo il voto, non vi è dichiarazione di voto. Ci mancherebbe altro!

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma, perché credo realmente che il potere che è stato dato in via eccezionale al Ministro dell'economia comporti poi, anche per chi sta in Commissione bilancio, delle difficoltà quando si devono valutare determinate conseguenze finanziarie o quando si pongono delle coperture in fase emendativa. Mi pare che questo richiamo sia da considerare in modo positivo da tutta l'Assemblea.

AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, anche lei in via eccezionale.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, la ringrazio per la deroga, ma intervengo per parlare della deroga. Signor Presidente, credo che sia utile politicamente esprimere un corale sostegno all'ordine del giorno in esame, poiché è uno dei capisaldi della riforma di sistema della legge n. 196 del 2009 sulla contabilità pubblica, di cui lo stesso Ministro Tremonti ha potuto fare vanto in sede europea, insieme alla legge n. 42 del 2009. È chiaro che le compensazioni tra missioni che sostituiscono quelle tra programmi come unità di base del bilancio, unità di voto del bilancio, vanno a stravolgere notevolmente tutto l'impianto della legge n. 196 del 2009.
La deroga per tre anni l'abbiamo subita un po' tutti per una serie di eventi, però la disponibilità del Governo a volerla in qualche modo rendere trasparente ci aiuta ad attenuare il giudizio negativo che come opposizione abbiamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Duilio n. n. 9/3638/270, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Boccia n. 9/3638/271, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ventura n. 9/3638/272, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/3638/273, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Vico n. 9/3638/274, Froner n. 9/3638/275 e Nannicini n. 9/3638/276, accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Fluvi n. 9/3638/277, accettato dal Governo, purché riformulato.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, vorrei chiedere al Governo di modificare la riformulazione, che è quella classica, con le parole «compatibilmente con la finanza pubblica». Questo significherebbe a nostro avviso rimandare alle calende greche qualunque intervento sull'IRAP. Anche noi siamo consapevoli dello stato della finanza pubblica e, così come abbiamo cercato di spiegare nel dibattito che è stato possibile fare durante la discussione sulla manovra, non siamo insensibili ai temi della finanza pubblica, così come non siamo stati insensibili alla dimensione quantitativa della manovra. Noi abbiamo cercato di spostare l'accento sulla qualità e a nostro avviso sull'iniquità della manovra. Per questo diciamo che sul tema del fisco è necessario in primo luogo spostare il carico fiscale dal lavoro ad altri asset. Pag. 30
Dunque vorrei proporre, se il Governo è d'accordo, di adottare una nuova riformulazione: togliere «compatibilmente con la finanza pubblica» e quindi inserire «a parità di gettito». In questo caso, se il Governo fosse d'accordo, accoglierei la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/3638/277, con la riformulazione suggerita dal presentatore.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Colaninno n. 9/3638/278, Franceschini n. 9/3638/279, Gentiloni Silveri n. 9/3638/280, Federico Testa n. 9/3638/281, accettati dal Governo, purché riformulati.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Baretta n. 9/3638/282, accettato dal Governo, purché riformulato.

PIER PAOLO BARETTA. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione e vorrei chiedere al Governo di accogliere la riformulazione testé presentata dal collega Fluvi anche con riferimento al dispositivo dell'ordine del giorno in esame, visto che la vostra proposta è di far riferimento alle compatibilità di finanza pubblica.
La proposta dell'ordine del giorno è relativa all'impegno di inserire, nella prossima finanziaria, delle detrazioni aggiuntive. Tenendo conto, però, del quadro complessivo del dibattito, anziché fare riferimento agli interventi di compatibilità, chiederei di fare riferimento alla proposta volta a mantenere la parità di gettito.

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il principio è sempre lo stesso, quindi, il Governo accetta l'ordine del giorno Baretta n. 9/3638/282, con la riformulazione suggerita dal collega.

PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori dell'ordine del giorno Baretta n. 9/3638/282 accettano la riformulazione e non insistono per la votazione.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Vassallo n. 9/3638/283 e Minniti n. 9/3638/284, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Paglia accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/285, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Fedriga n. 9/3638/286, accettato dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Peluffo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/287, accolto dal Governo come raccomandazione.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Verini n. 9/3638/288 e Marinello n. 9/3638/289, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Romele n. 9/3638/290, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Garofalo n. 9/3638/291, Tabacci n. 9/3638/292, e Tremaglia n. 9/3638/293, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Di Biagio n. 9/3638/294 e Burtone n. 9/3638/295, accettati dal Governo.
Prendo atto che l'onorevole Cuomo non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/296, accolto dal Governo come raccomandazione. Pag. 31
Prendo atto che l'onorevole Allasia non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/297, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Bernardini n. 9/3638/298, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/3638/299, accettato dal Governo, purché riformulato.

MATTEO MECACCI. No, signor Presidente, non accetto la riformulazione, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MATTEO MECACCI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, vogliamo affrontare una questione un po' penosa per il nostro Stato, che riguarda la sorte di decine e decine di imprese che, molti anni fa ormai, sono state espulse dalle Libia, e che oggi vantano crediti nei confronti di quello Stato, riconosciuti per 450 milioni di euro.
Tali imprese hanno subito un doppio danno: da una parte, il danno di vedersi espropriare e non corrispondere crediti in modo illegale dal Governo libico e, dall'altra parte, il danno, forse ancora più grave, di vedere il nostro Stato non avere la capacità di garantire che il Governo libico corrisponda a queste imprese quanto è loro dovuto. E ciò nel momento in cui si stipula - si è stipulato un anno e mezzo fa - un Trattato con la Libia, nel quale ci si impegna a versare 250 milioni di dollari l'anno, per venti anni, pari a 5 miliardi di dollari.
Queste imprese rischiano di fallire. Il Governo si è impegnato a più riprese; molti colleghi della maggioranza si sono fatti carico - in questo senso, vi sono dei provvedimenti all'esame del Senato - della questione, affinché tali crediti siano garantiti. Si tratta di colleghi leghisti, del Popolo della Libertà, e di altri: è una preoccupazione condivisa. Tuttavia, ormai, è passato più di un anno e niente è stato fatto.
Noi non contestiamo il diritto di alcune imprese ad acquistare il petrolio, o il gas, al prezzo più conveniente dal Governo libico, tuttavia chiediamo al Governo di farsi carico anche delle esigenze di quelle imprese che niente hanno fatto di male e che si sono viste espellere da quel Paese senza alcuna compensazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MATTEO MECACCI. Pertanto, la riformulazione espressa dal rappresentante del Governo non è accettabile, perché il Governo ha già assunto questo impegno in passato, ma non è ancora stato fatto niente, e non vi è ancora la copertura garantita dalla Commissione bilancio.
Quindi, chiediamo che vi sia un impegno chiaro nei confronti di queste imprese a garantire che i citati crediti siano corrisposti, eventualmente, anche con la garanzia da parte dello Stato italiano, qualora il Governo libico non riuscisse a farsene carico. Infatti, se, in nome della ragion di Stato, avete scelto la Libia come partner strategico dell'Italia, allora, in nome della stessa ragion di Stato, dovete farvi carico dei debiti e delle somme che il Governo libico non ha corrisposto alle nostre imprese italiane.
Pertanto, signor Presidente, non accetto la riformulazione ed insisto per la votazione dell'ordine del giorno in oggetto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Governo?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. L'ordine del giorno viene accettato, quindi può anche non essere riformulato, l'ho spiegato già sei volte che lo spirito era l'accettazione politica dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, ripetere fa sempre bene. Pag. 32
Prendo atto che l'onorevole Duilio sottoscrive l'ordine del giorno in esame.
Prendo altresì atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Mecacci n. 9/3638/299, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Maurizio Turco n. 9/3638/300 accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Pizzetti n. 9/3638/301, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUCIANO PIZZETTI. Gradirei che mi fosse riletta la riformulazione, per cortesia.

PRESIDENTE. Onorevole Casero, può rileggere la riformulazione?

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. «Impegna il Governo a valutare l'opportunità di escludere» e poi «attraverso il decreto (...)».

PRESIDENTE. Onorevole Pizzetti, accetta la riformulazione?

LUCIANO PIZZETTI. La riformulazione non è accettabile perché valutare l'opportunità significa in realtà non accogliere l'ordine del giorno. Per questa ragione chiedo che venga messo ai voti dell'Assemblea e mi rivolgo esplicitamente ed espressamente ai colleghi della Lega Nord Padania perché sul tema idroviario hanno fatto una battaglia di principio che qui viene completamente azzerata. Tanto per segnalare, viene azzerata la possibilità di intervenire ad esempio sull'alveo di magra del Po allo sbarramento di Isola Serafini, cioè quello sbarramento che ha saputo trattenere, seppur a fatica, l'inquinamento derivato dal fiume Lambro. Per questa ragione, chiedo che si vada al voto e chiedo il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania.

PRESIDENTE. Onorevole Pizzetti, mi sembra che il Governo dia parere favorevole sulla versione originaria.
Prendo dunque atto che il Governo accetta la versione originaria e che l'onorevole Pizzetti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/301.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 11,50)

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/3638/302, accettato dal Governo, purché riformulato.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ho bisogno di chiedere al Governo se la riformulazione: «a valutare» sia solo per la seconda parte del dispositivo. Non potrebbe essere per la prima perché nella prima noi chiediamo solo un chiarimento: «impegna il Governo a chiarire quali siano i tributi statali italiani» e la richiesta di chiarimento deve rimanere, mentre invece deve essere accettabile per la seconda parte del dispositivo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente come avevo detto ieri, riguardava la seconda parte del dispositivo.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Vannucci n. 9/3638/302, accettato dal Governo purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno De Torre n. 9/3638/303, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Molgora n. 9/3638/304, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Lo Monte n. 9/3638/305, Misiti n. 9/3638/306, Pag. 33Commercio n. 9/3638/307, Latteri n. 9/3638/308, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/3638/309, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Picchi n. 9/3638/310, Mazzucca n. 9/3638/311, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Farina Coscioni n. 9/3638/312, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione degli ordini del giorno Antonione n. 9/3638/313, Adornato n. 9/3638/314, Ciccanti n. 9/3638/315 accettati dal Governo, purché riformulati.
Onorevole Mantini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/316 accettato dal Governo?

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente vorrei ringraziare il Governo per l'accoglimento, per sottolineare che anche in questo caso l'impegno che il Governo assume è un impegno importante, perché si tratta della compensazione dei crediti vantati dai professionisti nei confronti della pubblica amministrazione con i debiti iscritti a ruolo, in analogia con quello che è stato previsto per le imprese. Una misura importante, poiché manca, è mancata finora una politica di riforma delle professioni.
Questo potrebbe essere l'inizio di una politica economica per i mondi professionali che soffrono anch'essi della crisi. Vigileremo davvero, quindi, sull'attuazione di questo impegno che, sicuramente, è di notevole rilievo e non insistiamo per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Anna Teresa Formisano n. 9/3638/317, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Occhiuto n. 9/3638/318, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ruggeri n. 9/3638/319, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Casini n. 9/3638/320, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Rao n. 9/3638/321, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Dionisi n. 9/3638/322, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mereu n. 9/3638/323, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Nunzio Francesco Testa n. 9/3638/324, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ria n. 9/3638/325, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Enzo Carra n. 9/3638/326, accettato dal Governo, purché riformulato.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3638/327, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei conoscere la riformulazione.

PRESIDENTE. Il Governo può dare lettura della riformulazione richiesta?

Pag. 34

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, la riformulazione era: «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», che è un vincolo che abbiamo proposto nello spirito della norma. Noi proponiamo questa riformulazione.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, accetta la riformulazione?

MARIO TASSONE. Signor Presidente, questa è una clausola di salvaguardia che si pone il Governo. Noi ponevamo l'esigenza di assorbire, in Calabria, trentotto ufficiali giudiziari, considerato il collasso esistente nel mondo della giustizia.
I tribunali, infatti, sono profondamente in crisi; chiediamo di far scorrere una graduatoria per la quale vi era già il consenso del Ministero della giustizia. Questa clausola di salvaguardia, a mio avviso, vanifica il senso e il significato dell'ordine del giorno.
Signor Presidente, mi dispiace ma non posso accogliere la riformulazione, insisto per la votazione e il Governo si assume la responsabilità rispetto ad una crisi profonda che c'è negli uffici giudiziari della Calabria.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per noi la clausola di salvaguardia non altera l'ordine del giorno, comunque, siccome siamo a favore del contenuto dell'ordine del giorno Tassone n. 9/3638/327, siamo anche disposti ad accoglierlo.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo dunque atto che il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/3638/327 e i presentatori del medesimo non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Capitanio Santolini n. 9/3638/328, accettato dal Governo, purché riformulato.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver accolto il mio ordine del giorno. Tuttavia, anche qui è presente questa clausola di salvaguardia quando si parla di famiglie e di politiche che dovrebbero, in qualche modo, intervenire a tutelare le donne, che hanno sempre un doppio e un triplo ruolo, rispetto al discorso europeo. Noi siamo favorevoli ad alzare l'età per la pensione delle donne, tuttavia - un minimo di garanzie e di una politica favorevole che potrebbe, nel tempo, avere anche dei risvolti economici, ma non necessariamente immediati - mi sembra una clausola di salvaguardia un po' eccessiva rispetto al discorso che stiamo facendo.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questa perifrasi è stata inserita in accordo con quello che si è discusso anche in Commissione bilancio, sul fatto, comunque, che tutti concordano sulla necessità di salvaguardare complessivamente l'obiettivo della manovra che è quello di salvaguardare i conti del Paese. Ritengo in questo caso, quindi, che la riformulazione debba rimanere.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Capitanio Santolini accetta la riformulazione e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/3638/328, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lusetti n. 9/3638/329, accettato dal Governo, purché riformulato. Pag. 35
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Delfino n. 9/3638/330, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciocchetti n. 9/3638/331, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Cera n. 9/3638/332, accettato dal Governo.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Binetti n. 9/3638/333, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Volontè n. 9/3638/334, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Galletti n. 9/3638/335, accettato dal Governo.
Chiedo al presentatore se accetti la riformulazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3638/336, accettato dal Governo, purché riformulato.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario. La riformulazione è quella classica «compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica», ma questa dice tutto e niente. Per certi aspetti è anche comprensibile, ma la mia preoccupazione è che dica più niente che tutto. Qui si tratta di un ordine del giorno che individua la posizione di 650 unità che hanno vinto un concorso per il quale la legge prevedeva la stabilizzazione definitiva di precari già dipendenti del Ministero dell'interno che in questo momento, dopo aver vinto il concorso, sono impiegati negli uffici immigrazione di prefetture e di questure in tutta Italia.
Quindi è una posizione molto delicata, che conosciamo bene tutti e di un'utilità unica. In questo momento, dopo che la legge è cambiata - quindi dopo l'illusione dell'assunzione la legge è cambiata e li ha fatti ritornare precari - si prevede la scadenza di questi ruoli al 31 dicembre di quest'anno.
Questo ordine del giorno, pur capendo le difficoltà economiche, chiede la proroga almeno di un anno non solo per le posizioni dei singoli, ma anche e sopratutto per il servizio che questi ultimi rendono nelle prefetture e nelle questure.
Mi rendo conto della formula che il sottosegretario ha proposto, ma mi rivolgo anche al Ministro Tremonti, qui presente, chiedendo se sia possibile, poiché si tratta di un argomento circoscritto a un numero preciso e quindi quantificabile (anche in termini di durata, ossia un anno), modificare il parere, ritirando la proposta di riformulazione e accettando l'ordine del giorno.
Diversamente, signor sottosegretario - vorrei che mi ascoltasse - per responsabilità non chiederò di metterlo ai voti, ma in subordine le chiederei un impegno, non tanto politico, quanto morale e umano nel trovare eventualmente le risorse. Tuttavia, se potesse cambiare il parere non sarei grato soltanto a lei, ma sarebbe anche un segnale che viene dato all'esterno per una situazione, come dicevo, di estrema delicatezza soggettiva e di ruolo.

DANIELA SBROLLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, chiedo di apporre anche la mia firma a questo importante ordine del giorno, Compagnon n. 9/3638/336 e poi vorrei fare anch'io un appello al Governo perché proprio qualche settimana fa ho presentato una interrogazione su questo tema fondamentale.
Ci sono 650 persone che hanno vinto un concorso e che aspettano la stabilizzazione definitiva del loro posto di lavoro. Purtroppo il sottosegretario al Ministero dell'interno non ha risposto positivamente, però mi aspetto, anche dopo avere parlato con il Ministro dell'interno, una presa di Pag. 36posizione favorevole per questi lavoratori e queste lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, è inutile ripetere quanto già detto. Il Governo è a favore di questo ordine del giorno. Se si ritiene, come si ritiene, che la clausola di salvaguardia, che è comunque implicita, dia fastidio, siamo disposti a toglierla, proprio perché non vogliamo speculazioni politiche su questo.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Compagnon n. 9/3638/336, accettato dal Governo. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Libè n. 9/3638/337, accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Mondello n. 9/3638/338, accettato dal Governo, purché riformulato.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, intervengo anch'io per motivazioni analoghe sull'ordine del giorno presentato a mia prima firma e dall'onorevole Ciccanti. Chiederei l'eliminazione della riformulazione in quanto, parlando della situazione della cantieristica in Italia di Fincantieri, ritengo non si tratti di un esborso di nuovi fondi, ma piuttosto di sostenere il comparto come si era cominciato a fare.
Ora, stante la vacanza del Ministero per lo sviluppo economico e per altre motivazioni, sembra che l'attenzione verso questo comparto portante dell'economia nazionale non sia sufficiente. Non è tanto uno stanziamento di fondi, lo ripeto, ma si chiede al Governo un impegno per seguire tutto quanto riguarda la cantieristica. Pertanto, non accetto la riformulazione proposta e chiedo al Governo di modificare il parere.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo insiste per la riformulazione proposta dell'ordine del giorno, proprio perché riteniamo che comunque lo spirito del provvedimento necessita che sia contenuta questa clausola che ricorda che le esigenze di finanza pubblica devono essere prioritarie a fronte di tutti gli altri interventi.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Mondello n. 9/3638/338, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Ruvolo n. 9/3638/339, accettato dal Governo, purché riformulato.

MARIO TULLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TULLO. Signor Presidente, intervengo solo per un sottoscrivere questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Naro n. 9/3638/340 e Poli n. 9/3638/341, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Caparini n. 9/3638/342 e Barbieri n. 9/3638/343, accettati dal Governo, purché riformulati. Pag. 37
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Grimaldi n. 9/3638/344, accettato dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Pini n. 9/3638/345 e Lombardo n. 9/3638/346, accettati dal Governo, purché riformulati.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Rondini n. 9/3638/347 e Forcolin n. 9/3638/348, accettati dal Governo.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Brigandì n. 9/3638/349, accettato dal Governo, purché riformulato.
Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Giammanco n. 9/3638/350, accettato dal Governo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha ritenuto immodificabile la manovra di bilancio e la questione di fiducia sarebbe stata posta per preservare i suoi effetti finanziari.
A nostro giudizio, la questione di fiducia ha impedito di introdurre misure rilevanti a sostegno dello sviluppo economico e delle famiglie e ha fatto segnare una grave rottura con le regioni, le cui competenze sono minate da una consistente sottrazione di risorse, proprio mentre i decreti attuativi del federalismo vorrebbero richiamarle a più stringenti responsabilità di bilancio.
Le priorità indicate dai parlamentari della Südtiroler VolksPartei erano compatibili con gli obiettivi della manovra. In primo luogo, la proposta di prevedere che il versamento annuo di 70 milioni di euro, previsto nel bando di gara che individuerà il nuovo concessionario dell'Autobrennero, debba ritenersi comprensivo ad ogni effetto anche del canone e degli altri oneri di concessione. Solo in questo modo si garantisce realmente il finanziamento della galleria ferroviaria del Brennero.
In secondo luogo, in ordine al Patto di stabilità, abbiamo posto l'esigenza che per le province autonome di Trento e Bolzano, le quali a regime hanno garantito risparmi pari ad un miliardo di euro, fosse salvaguardato l'Accordo recepito nella legge finanziaria del 2010.
Con la questione di fiducia e con questa manovra, i risultati ottenuti, unici in Italia, non sono riconosciuti e non abbiamo garanzie in ordine a nuovi oneri, che sarebbero ingiustificati e iniqui.
Coerenti, dunque, con le opinioni già espresse, questa manovra di bilancio non avrà il nostro consenso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Monte. Ne ha facoltà.

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, colleghi, l'idea stessa che una manovra finanziaria di questa misura arrivi alla Camera assolutamente blindata e immodificabile svilisce senz'altro il ruolo dei deputati e, quindi, non consente di apportare alcun miglioramento.
Avevamo preparato delle proposte emendative miranti a rendere il testo un po' meno dannoso per il Mezzogiorno, ma purtroppo la trasformazione del Parlamento in «votificio» non lo ha reso possibile.
La nostra preoccupazione principale è che questa manovra non favorisca lo sviluppo ed abbia anzi effetti recessivi nelle regioni del sud, nelle quali il differenziale di sviluppo con le altre aree del Paese è ormai diventato molto alto e insostenibile.
Il Mezzogiorno non è stato soltanto trascurato, ma persino penalizzato dalle Pag. 38politiche di Governo dell'ultimo decennio. Quando si sottraggono 26 miliardi dai fondi FAS per trasferirli a finalità diverse non si compie soltanto un'ingiustizia.
Si conferma anche un'impostazione senz'altro non favorevole alle popolazioni meridionali.
Credo che non ci sia la consapevolezza che, se aumenta la distanza tra le due parti del Paese, si riduce inevitabilmente la coscienza nazionale. A volte sembra che qualcuno non abbia davvero voglia di stare insieme in un unico Paese. Non si percepisce né l'estensione della crisi ed il grado di sofferenza che questa sta determinando, né le straordinarie potenzialità che il nostro Mezzogiorno potrebbe avere per l'intera Nazione, se solo si scegliesse per esso un percorso di sviluppo. Se cresce il sud cresce l'Italia. Ma il gap tra le due aree del Paese non è solo un'assenza astratta di sviluppo: è povertà concreta, è difficoltà a sbarcare il lunario, per tanti, per troppi.
Una famiglia su sette, al sud, vive con meno di mille euro al mese. Il reddito medio al sud è di 14 mila euro, al nord è di 21 mila euro.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELO LO MONTE. Noi, come Movimento per le Autonomie, abbiamo assunto l'impegno di votare questa manovra e lo faremo. Abbiamo ottenuto un risultato per noi importante, anche se limitato: la proroga per i precari in attesa di stabilizzazione.
Mi sia consentito di spiegarmi, proprio perché devo concludere, con una frase attribuita ad Aristotele: Amicus Plato, sed magis amica veritas. Siamo ancora in questa maggioranza, ma se questa insistesse su una linea che oggi attivamente non aiuta il Sud, saremo più amici della verità, della nostra gente e della nostra terra. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà per quattro minuti.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il gruppo Noi Sud voterà a favore del decreto-legge recante misure per la stabilizzazione finanziaria e la competitività economica. È un provvedimento concertato a livello europeo e reso necessario dal rischio che la speculazione finanziaria potesse contagiare il nostro Paese e determinare conseguenze particolarmente dannose per la nostra economia. Altri Paesi sono stati costretti a fare manovre ben più pesanti, rispetto all'Italia.
Questo provvedimento è stato coinvolto non in una riflessione sullo stato dell'economia, ma in due questioni di carattere politico. La prima questione è la proposta di Governo istituzionale riecheggiata anche nell'intervento di ieri dell'onorevole Bersani. Perché il Governo istituzionale? La solita proposta che l'opposizione tira fuori quando è in crisi.
La seconda questione riguarda la vicenda interna al Popolo della Libertà, che noi ci auguriamo possa risolversi, in un modo o nell'altro, ma non rimanere così com'è.
È una manovra quindi che potremmo definire una nuova frontiera per l'Italia, perché a differenza della sinistra, che aumentava la spesa pubblica e le tasse, c'è, per la prima volta, il tentativo di richiamare tutti alle proprie responsabilità, sia le istituzioni sia i cittadini. Se vogliamo costruire il nostro futuro e quello delle nuove generazioni, se vogliamo consentire all'Italia di continuare ad essere un grande Paese, è l'ora dell'assunzione di responsabilità. La potremmo definire per questo una manovra etica, di coraggio e di responsabilità, una manovra che insieme contrarrà la spesa pubblica, quella inutile e parassitaria, e favorirà i consumi e gli investimenti. Insomma, sarà una manovra espansiva.
C'è un capitolo che manca, signori rappresentanti del Governo, e riguarda il sud, ma quel capitolo manca anche negli interventi che hanno fatto le tre opposizioni che sono presenti in Parlamento. Pag. 39Anzi, l'onorevole Bersani ha fatto un capolavoro con la sua proposta di eliminare il ponte sullo Stretto di Messina.
Il futuro dell'Italia non può prescindere dall'eliminazione del divario tra il nord e il sud attraverso la realizzazione di infrastrutture, e a questo proposito noi richiamiamo l'ANAS, le Ferrovie dello Stato e l'ENEL a rispettare quel famoso 45 per cento di investimento che deve essere effettuato nelle aree svantaggiate.
Occorrono misure specifiche: oltre alla Banca per il sud, è necessario prevedere anche una vera fiscalità di vantaggio che possa consentire lo sviluppo dei territori del Meridione e una politica rivolta ai Paesi emergenti del Mediterraneo. Abbiamo letto con interesse un articolo di fondo di Vittorio Feltri, di qualche giorno fa, che indicava nella proiezione dell'Italia nel Mediterraneo e nel rapporto consolidato con i Paesi del Mediterraneo la via per consentire anche all'Italia del sud di svilupparsi.
Noi Sud ribadisce in questa occasione la richiesta di un piano straordinario per il Sud: federalismo fiscale e piano per il sud sono le due strade parallele e convergenti per consentire all'Italia di crescere. La maggioranza è solida, è convinta, al di là di qualche scalmanato irresponsabile che ci fa vergognare nei confronti dei nostri elettori.
Signor Presidente del Consiglio, onorevoli rappresentanti del Governo, andate avanti con decisione per il bene dell'Italia, Noi Sud farà in fondo la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud-Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cesario. Ne ha facoltà, per sei minuti.

BRUNO CESARIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo ha perso un'occasione importante: in un periodo di crisi così profonda, non ha convenuto di instaurare un dialogo non solo prioritariamente con l'opposizione, ma anche al suo interno. Abbiamo visto, infatti, quello che è accaduto con i numerosi emendamenti della maggioranza presentati al Senato, in Commissione bilancio erano circa 150. Quindi, la visione distorta e gli errori sottolineati anche dalla maggioranza mettono in evidenza la pochezza di questa manovra economica piena di errori, appunto, e di contraddizioni.
Noi voteremo sicuramente contro questo provvedimento in maniera convinta, anche perché il dialogo e il confronto erano necessari: la crisi è alle porte, ma non può essere utilizzata come una giustificazione. C'era la necessità di aprirsi al confronto e di coinvolgere pienamente le forze sociali e le opposizioni in un dibattito responsabile, considerato che dalla relazione dello Svimez emerge che nel Meridione ci sono circa 7 milioni di indigenti: uno su cinque non può pagare il medico, il 20 per cento ha la luce staccata e quindi c'è una situazione di grave disagio, siamo alle soglie di una povertà che sta raggiungendo dimensioni considerevoli. Ebbene, qual è la risposta a questa situazione? La chiusura totale.
Ci sono persone che chiedono aiuto e che hanno bisogno di risposte e non penso che ad un cittadino indigente che ha grande difficoltà possiamo rispondere: non ti preoccupare, l'avanzo primario del nostro Paese è superiore a quello degli altri Paesi; credo che tornerebbe a casa molto insoddisfatto, quindi senza avere alcuna risposta.
Noi, invece, dobbiamo dare delle risposte concrete; dobbiamo dire ai precari qual è il loro futuro, dobbiamo fornire risposte certe ai lavoratori, che vedono un buio sempre più nero davanti al loro futuro.
Riteniamo che questa manovra abbia colpito, ancora una volta, i deboli e non abbia colpito quelle persone che hanno eluso il fisco, che hanno portato i capitali all'estero e che in maniera bonaria hanno sanato questa situazione pagando solo il 5 per cento.
Noi abbiamo fatto delle proposte in cui ritenevamo che un aumento del 5 per cento, oltre il 5 che già era previsto, sarebbe stato un'equa ripartizione di questa Pag. 40manovra, che avrebbe avuto un'incidenza di 4,5 miliardi. Quindi, sarebbe stato un segnale importante, invece si è fatto finta di niente.
Allo stesso modo, riteniamo che il continuo sperperare risorse dei fondi FAS ai danni dei cittadini meridionali sia ormai da fermare in tutti i modi. Abbiamo visto 26 miliardi utilizzati addirittura per il pagamento delle quote latte di coloro che contra legem hanno truffato lo Stato. Si prevede la proroga per il pagamento delle multe delle quote latte. Ovviamente, abbiamo visto ciò che è accaduto con coloro che le hanno pagate, che sono venuti a fare le loro rimostranze fuori dalla Camera e non solo, anche in Lombardia. Quindi, il Governo non può dare questi segnali così negativi al Paese.
Noi chiediamo che ci sia un'inversione di tendenza. Purtroppo, gli strumenti sono limitati, visti anche i comportamenti istituzionali all'interno di questo organo, dove il ruolo del Parlamento viene sempre più svilito. Anche in Commissione, dopo un breve confronto di un'ora e mezza, sembra che la critica dell'opposizione per il Ministro sia stata una sorta di fastidio.
Noi vogliamo il confronto parlamentare. C'era la necessità di un dialogo forte e di un'inversione di tendenza su problematiche che dovevano riguardare una responsabilità generale, invece c'è una chiusura, un menefreghismo: aspettiamo le vacanze, tanto questi parlano ed è inutile.
Vi dico che c'è un tessuto sociale e un mondo che sono in sofferenza e il dovere delle istituzioni è quello di porvi attenzione. Il Ministro Tremonti in Commissione ci ha detto che i numeri vengono prima della politica. Io gli ho risposto che le persone vengono prima dei numeri e della politica. Noi abbiamo il dovere, come rappresentanti istituzionali, di guardarci attorno e capire che le persone hanno bisogno di risposte, che le categorie hanno bisogno di interlocutori e che non ci deve essere più questa separazione e questo vuoto totale tra le istituzioni e i cittadini, come avviene adesso.
Aprite gli occhi perché l'autunno sarà ancora più caldo. L'onorevole Tabacci l'aveva detto: ci aspetta un autunno caldo. Noi voteremo contro la manovra perché non accettiamo questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia). ..

PRESIDENTE. Onorevole Cesario, la ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, signor Ministro, prima l'avevo visto, ma adesso non c'è, ma mi rivolgo a lei ugualmente. Il comportamento che avete tenuto su questo provvedimento, cioè aver posto la questione di fiducia, dimostra sostanzialmente due cose: in primo luogo, è un atto di arroganza verso la vostra maggioranza e verso l'intero Parlamento, ma è anche un atto di viltà politica, per aver nascosto la verità agli italiani sulla crisi e sui conti pubblici.
Il Presidente del Consiglio, che non c'è mai, aveva detto che la crisi per questo nostro Paese non c'era, poi, quando non poteva fare a meno di constatare che invece c'eravamo dentro, ha detto che l'avevamo superata.
Quando è stata varata questa manovra dal Consiglio dei ministri, ha detto: io non l'avrei fatta, cioè voleva continuare a raccontare balle ai cittadini italiani. Il Ministro dell'economia e delle finanze, invece, il 6 maggio era venuto in quest'Aula a parlare della Grecia e a non dire nulla dell'Italia, ma quattro giorni dopo, purtroppo, ha dovuto prendere atto che le cose in Italia non stavano andando bene, perché era intervenuta l'Unione europea a metterci davanti alla realtà.
Sapete che cosa ha detto qualche giorno fa in Commissione bilancio il Ministro dell'economia e delle finanze? Ha detto che questo provvedimento è di matrice europea, quindi praticamente ci ha obbligato l'Unione europea ad adottarlo.
Ma comunque avremmo dovuto farlo. Ecco la viltà politica: gli italiani non dovevano sapere. Purtroppo, oggi sono costretti a venire a conoscenza di come Pag. 41stanno andando le cose, ma era dal novembre del 2009 - lo ha detto anche il relatore di maggioranza - che l'Unione europea stimolava il nostro Paese ad adottare misure per assicurare stabilità nelle finanze pubbliche.
Ci sono voluti sette mesi e una serie di decreti-legge perché l'Ecofin sollecitasse l'Italia a correggere i saldi, indicando anche una data precisa perché venisse presa questa decisione: dovete farla entro il 2 giugno. Infatti, tre giorni prima, ecco uscire dal cilindro questa manovra.
L'aver blindato questo provvedimento con la fiducia è la cifra delle vostre paure: paura della vostra maggioranza (non vi fidate più l'uno dall'altro!); paura del confronto, non solo con le opposizioni, che peraltro hanno proposto delle cose serie. L'Italia dei Valori, addirittura, con il collega Borghesi, ha proposto una contromanovra, ma voi non avete accettato il confronto.
Non avete accettato il confronto con le regioni, nonostante il presidente della regione Lombardia ve lo avesse chiesto più volte; non lo avete accettato con gli enti locali (a dirlo è il sindaco di Varese); non lo avete accettato con le categorie sociali, con quelle imprenditoriali, con le organizzazioni sindacali dei lavoratori della sanità, della pubblica amministrazione, della sicurezza, che hanno dovuto manifestare in piazza Montecitorio, con gli agricoltori.
Non avete accettato il confronto con nessuno! Ma la madre del vostro fallimento si chiama decreto-legge n. 112, quello emanato nell'estate del 2008, che per correggere il tiro ha avuto, poi, la necessità di ben altri sette decreti-legge.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,25)

RENATO CAMBURSANO. Andando avanti di questo passo, si ripeterà esattamente quello che è accaduto nella XIV legislatura: sarà adottata una procedura di infrazione nei nostri confronti. Il vostro fallimento si chiama disavanzo al 5,3 per cento e pressione fiscale al 43,4 per cento, mai raggiunta neanche quando è stata chiesta una tassa per l'Europa, poi restituita nella misura del 60 per cento.
L'avanzo primario è diventato, per la prima volta, un disavanzo. La spesa corrente è cresciuta di 9 miliardi, proprio a causa dei tagli lineari. Il prodotto interno lordo è precipitato a meno 5 per cento. Poi vi è la ciliegina sulla torta, il debito: in due anni è cresciuto del 10 per cento, 160 miliardi di euro nel 2009 e 67 miliardi nei primi sei mesi di quest'anno. È una vera e propria spada di Damocle sul Paese!
Signor Ministro, signor sottosegretario, la speculazione sui titoli del debito pubblico scatterà, perché questa manovra è composta di tagli sulla carta, e a dirvelo è stato il presidente della Commissione finanze del Senato della Repubblica.
Poi è una manovra composta di entrate dubbie: prevedete 9 miliardi dalla lotta all'evasione. Questa volta, a dirvi che state truccando i conti, è la Banca d'Italia, che afferma testualmente: vi sono molti elementi di incertezza sul fronte delle entrate. Ma anche la Corte dei conti ha scritto testualmente: disposizioni tributarie - quelle che avete previsto - che sarebbe più prudente considerare soltanto a posteriori.
Follia pura, ha detto ancora quel presidente di Commissione, signor Ministro. È nella crisi che si misura la capacità di trovare prospettive, è nella crisi che si tengono insieme comunità e Paese, è nella crisi che si esprime una guida a questo Paese. Ma voi dimostrate quotidianamente di non esserne capaci e la vostra incapacità si chiama illegalità.
Senza legalità e senza coscienza civile, nessuna manovra, tanto meno questa, può produrre risanamento economico in un Paese malato. E siete stati voi a farlo ammalare: avete messo nelle condotte, nelle tubazioni di questo Paese il virus della illegalità, della corruzione, dei poteri occulti, dell'evasione fiscale elevata a sistema.
Anche in questo provvedimento troviamo elementi di illegalità, come l'aver salvato sessanta lavoratori dell'agricoltura, produttori del latte, che sono andati contro Pag. 42le norme europee; avete previsto inoltre la depenalizzazione dei reati fallimentari. Non vi smentite mai!
Questa è una manovra innanzitutto iniqua, perché grava soprattutto sui lavoratori pubblici e privati, che vedranno più tasse e servizi pubblici meno efficienti e in minor quantità; essa graverà sui pensionati e sui pensionandi, soprattutto sui giovani, a cui togliete addirittura il futuro, perché essi non hanno più lavoro e devono rifarsi alle proprie famiglie o, se hanno un lavoro, questo è precario, a forte rischio, e non dà la possibilità neanche di costituire un nucleo familiare autonomo.
Avete tuttavia toccato il fondo, soprattutto facendo gravare questa manovra sui disabili: avete bloccato gli organici degli insegnanti di sostegno per i bambini portatori di handicap e avete rivisto la composizione delle classi per i disabili. È uno scandalo! È ripugnante quello che state facendo! Risparmiate su chi ha grande difficoltà e tagliate loro il diritto di vivere. Avete superato i confini della civiltà.
Tale provvedimento è anche iniquo perché nei confronti degli enti locali e delle regioni non avete voluto distinguere tra amministratori virtuosi e amministratori che hanno sprecato il denaro pubblico.
Questa manovra non sana i conti e non li rimette in ordine, infatti il deficit continuerà a volare, mentre il debito sta andando decisamente verso il 120 per cento. Il provvedimento taglia risorse, aumenta le tasse e non riduce il debito.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Ma allora a che serve questo provvedimento? Favorirà almeno la crescita? No! A dirlo siete voi stessi, perché questa manovra produce una caduta del prodotto interno lordo; non c'è politica per la riduzione della pressione fiscale e non c'è alcuna politica di sostegno allo sviluppo.
L'ISTAT sostiene che questo Paese è sempre più povero: si consuma di meno, cala il reddito per le famiglie, aumentano povertà e disoccupazione, e questo anche per il 2010.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RENATO CAMBURSANO. Sto per concludere. La rivolta sociale sarà purtroppo inevitabile, la rabbia sta aumentando e può prendere cattive strade, ma intanto voi avete garantito le vostre cricche. L'Italia merita molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è opinione comune degli esperti della materia che la manovra economica, che il Governo propone al Parlamento, sia quantitativamente adeguata e qualitativamente, invece, punitiva per i ceti popolari.
È un caso tipico in cui un dialogo, condotto nell'Aula parlamentare tra Governo e Parlamento, avrebbe potuto portare un'opposizione responsabile, dopo alcuni cambiamenti, ad astenersi o anche a votare favorevolmente la manovra che voi proponete per sentimento di responsabilità nazionale.
Il Governo ha scelto invece di porre il voto di fiducia e, usualmente, in questi casi, si usa attaccare il Governo dicendo che ha bloccato la normale dialettica parlamentare. Questa volta però non ripeterò questa accusa al Governo e dirò invece che il Governo ha scelto opportunamente di mettere la questione di fiducia, ovvero, ha fatto bene a porre la questione fiducia.
Non è infatti possibile dare un giudizio sulla manovra, indipendentemente da un giudizio sul Governo.
Un grande filosofo tedesco, Giorgio Guglielmo Federico Hegel, ha spiegato che la quantità a certe condizioni si trasforma in qualità. Io oggi enuncerò una legge opposta a quella di Hegel: talvolta la qualità diventa quantità. Un Governo debole, un Governo diviso, un Governo dalle cui fila un giorno sì e l'altro pure emerge l'ipotesi di elezioni anticipate per le contraddizioni interne alla maggioranza; un Governo che ha alcuni suoi membri importanti oggetto Pag. 43di rilevanti indagini giudiziarie, membri del Governo e membri della maggioranza; un Governo che vede i Ministri che si dimettono, e qualcuno prima viene insediato e poi viene revocato nell'arco di qualche settimana: un Governo così sicuramente non rassicura i mercati finanziari e rende insufficiente una manovra che quantitativamente altrimenti avrebbe potuto essere sufficiente.
Credo che sia il momento di rivolgere un appello ad una riflessione e ad un sentimento di responsabilità nazionale per tutte le componenti politiche dell'Aula. Credo che abbiamo buoni motivi di essere preoccupati della possibilità che, non a causa dell'insufficienza della manovra, ma a causa dell'insufficienza del Governo la speculazione internazionale possa, nelle prossime settimane o nei prossimi mesi, prendere come obiettivo l'Italia invece dei Paesi che fino ad ora sono stati nel suo mirino: Spagna, Portogallo e Irlanda. Abbiamo un debito pubblico molto elevato, anche se i fondamentali dell'economia italiana sono migliori di quelli di altri Paesi, e anche se abbiamo avuto fino ad ora una gestione del debito pubblico impeccabile: tengo a dare atto al Ministro Tremonti di aver svolto una gestione eccellente del debito pubblico italiano, dal punto di vista tecnico probabilmente la migliore di quelle che vi sono state in Europa.
Ma tutto questo evidentemente non basta. Non basta, perché la cattiva qualità politica del Governo minaccia di annullare anche la buona quantità della manovra, ferme restando tutte le riserve sul modo in cui i sacrifici sono stati distribuiti. La manovra allora non è adeguata perché non è adeguato il Governo: c'è bisogno di un cambiamento politico, c'è bisogno di un altro Governo. Torneremo alla fine su questo tema.
Intanto, vorrei sottolineare che c'è bisogno di una svolta in politica economica, perché dire che la manovra quantitativamente è adeguata non può significare chiudere gli occhi sul fatto che si tratta di una manovra depressiva, che porta ad una caduta del prodotto interno lordo valutabile nella misura dello 0,5 per cento, e soprattutto una manovra che non apre prospettive, non costruisce futuro. Dobbiamo cambiare gli indirizzi di politica economica, perché, come ha detto bene l'onorevole La Malfa in un suo intervento nel corso della discussione sulle linee generali, la prospettiva sulla quale è partito il Governo Berlusconi è già consumata, è già bruciata.
Si trattava di una prospettiva che voleva fare in Italia come Reagan ha fatto negli Stati Uniti: abbassiamo le tasse, ciò ravviverà l'attività economica e alla fine tutti staremo meglio. Ma noi le tasse non le possiamo abbassare, perché Berlusconi non è Reagan e perché l'Italia non è gli Stati Uniti. Negli Stati Uniti non esiste il vincolo del cambio: che il dollaro vada su o che il dollaro vada giù non gliene frega niente a nessuno. Noi siamo in Europa ed abbiamo un vincolo di cambio, che non gestiamo neanche noi: lo gestisce la Banca Centrale Europea. Negli Stati Uniti c'è la convinzione che il mondo dovrà adattarsi all'economia americana. Noi non possiamo ragionare in questo modo: abbiamo il vincolo di bilancio, abbiamo il vincolo del cambio, abbiamo i vincoli che ci derivano dall'appartenenza all'Unione europea.
Diciamo subito a questo punto con chiarezza una cosa: non è l'Europa che ci costringe a questa manovra, è lo stato delle nostre finanze ed è la necessità di tenere in ordine i conti. Dietro l'Europa, la realtà che ci deve preoccupare è quella dei mercati: il giorno in cui la speculazione si volge contro l'Italia, il giorno in cui i mercati non comprano più i titoli di debito pubblico italiano, noi non siamo in grado di pagare gli stipendi della pubblica amministrazione. Non arriveremo a tanto; ma basta che i mercati ci chiedano un punto percentuale in più sul debito pubblico italiano, per annullare totalmente gli effetti di questa manovra.
Oggi il finanziamento del nostro debito pubblico costa mediamente un punto e mezzo in più di quello del debito pubblico tedesco e mezzo in meno di quello spagnolo. Questa è la nostra collocazione reale. Allora c'è bisogno di una riflessione. Vorrei sintetizzarla in uno slogan: dobbiamo Pag. 44tornare a Keynes; dopo anni nei quali l'economia politica mondiale si è allontanata dal pensiero keynesiano oggi si pone di nuovo con forza l'esigenza di pensare all'opportunità di una spesa pubblica in deficit, non per sostenere la domanda, ma per sostenere la competitività del sistema, per lanciare un grande programma europeo, non solo italiano (perché una scelta così può esser fatta solo a livello europeo). E io vorrei vedere il Governo italiano impegnato nel chiedere una scelta così a livello europeo, mentre lo vedo sostanzialmente assente dalle grandi discussioni europee, salvo giocarci quella poca credibilità che abbiamo per ottenere una vergognosa amnistia sulle quote latte, che l'Europa comunque non ci concederà (e devo dare atto al Ministro Galan di aver detto parole di grande saggezza e di grande responsabilità su questo tema).
Abbiamo bisogno di una politica la quale consenta di riposizionare l'Italia nel sistema mondiale su livelli più alti. Avete visto la vicenda FIAT? Qual è la radice della vicenda FIAT? È che l'Italia compete oggi con la Serbia e con la Polonia su produzioni le quali hanno scarso contenuto tecnologico. Abbiamo bisogno di un grande investimento per creare un milione di posti di lavoro in produzioni che non sono in competizione con la Serbia ma con gli Stati Uniti, con il Canada, con i Paesi avanzati. Questo non si fa senza puntare su scuola, università, ricerca scientifica e formazione professionale. Avrei votato una finanziaria più dura, più severa, che tagli anche di più nella carne viva, ma che dia speranza di futuro perché affronta i nodi veri. Si è parlato di Mezzogiorno. Di che cosa ha bisogno il Mezzogiorno? Ha bisogno che centri di eccellenza universitari, che nuove forme di produzione (che sono leggere, che non richiedono grandi strutture) vengano localizzati adeguatamente in Italia (anche nel Mezzogiorno). Questo è possibile, ma richiede una visione che non è quella su cui questo Governo è partito, resa comunque (quella del Governo) inapplicabile dal cambiamento che è avvenuto nel mondo. Abbiamo bisogno di una nuova politica economica. Un modo per finanziarla sarebbe anche quello di riflettere sulla proposta della signora Angela Merkel di una tassa sulle transazioni bancarie, una piccola tassa che costa assai poco agli utenti, ma costa tantissimo alla speculazione.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Mi avvio a concludere. C'è bisogno di un nuovo Governo. L'importante - lo dico agli amici del Partito Democratico - non è chi lo guida ma il programma che questo Governo deve realizzare, e dico agli amici della maggioranza: non abbiate paura di riconoscere che il programma di due anni fa è diventato inadeguato. Non vi chiedo di dire che era sbagliato, vi chiedo di dire che il mondo è cambiato e di riconoscere che il mondo è cambiato. Le sfide del Paese chiedono coraggio, e io vedo invece la classe politica, in modo particolare la maggioranza, avvoltolata in un regolamento di conti di potere interno che poco ha a che fare con l'esigenza del Paese di ritrovare il suo cammino e il suo posto nella comunità internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare i colleghi della Commissione Bilancio, il presidente Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario Casero e il relatore Gioacchino Alfano per il lavoro fatto in Commissione. Cari colleghi, non abbiamo sprecato il nostro tempo, come qualcuno ha detto in questi giorni. Abbiamo esaminato assieme il provvedimento, e - anche grazie al contributo dell'opposizione - è stato svolto un ampio dibattito sul contenuto del decreto. Il dibattito ha visto la partecipazione del Ministro Tremonti, che ha potuto ascoltare le proposte dell'opposizione, alcune meritevoli di accoglimento (e ampiamente condivise da un ampio schieramento di maggioranza e opposizione), altre assolutamente fuori dalla realtà. Pag. 45
Quando si parla dei nostri comuni, come non si può esser d'accordo sul fatto che la situazione delle entrate e i vincoli del Patto di stabilità sono drammatici e che urge una soluzione?
Cari colleghi, mentre noi proponiamo delle soluzioni, quali sono le vostre? Nell'intervento di ieri dell'onorevole Bersani, si è detto che bisogna dare più soldi ai comuni. Grazie, onorevole Bersani, dell'illuminante scoperta, ma ti sei dimenticato di dire da dove li prendi i soldi per i sindaci se le entrate fiscali diminuiscono grazie alla crisi e se il Governo ha deciso di mettere tutte le risorse negli ammortizzatori sociali.
E non date la colpa all'evasione fiscale del nord. Basta con questo ritornello, l'evasione fiscale, dati alla mano, è nel sud, con il 50 per cento del sommerso che raggiunge, in Basilicata, l'83 per cento. Basta prendersela con gli artigiani e le imprese del nord; Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, versano già 50 miliardi di residuo fiscale al resto del Paese, soldi che sono serviti per finanziare i disastri del deficit sanitario, dei rifiuti della Campania, di Bassolino e della Jervolino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ed a tenere in vita ospedali come quello di Palmi (21 posti letto con 250 dipendenti). Soldi del nord che sono serviti a finanziarie le tac di Marrazzo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), che sono costate 1 milione 400 mila euro contro quelle, identiche acquistate in Toscana e in Lombardia, costate meno di 1 milione di euro. Soldi che servono a finanziare l'inefficienza e gli sprechi.
Caro onorevole Casini, a pranzo, a cena o in Aula siete sempre - è vero - gli stessi democristiani della Prima Repubblica, contro le riforme, contro il federalismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e a favore dell'assistenzialismo, del centralismo romano, che ha fatto schizzare il debito pubblico. L'evasione fiscale è un problema - lo sappiamo - che stiamo affrontando con decisione, con strumenti incisivi, come il redditometro, la tracciabilità dei pagamenti, fatture elettroniche e controllo delle società che aprono e chiudono in un giorno. Le verifiche fiscali non le vogliamo solo al nord, ma in tutto il Paese, compresi i controlli ai falsi invalidi che salgono a 250 mila, problema evidenziato più volte dalla Lega Nord Padania e sottovalutato dal Governo di centrosinistra.
Quando parliamo del federalismo municipale facciamo riferimento all'imposta municipale che andrà a sostituire l'imposta di registro, l'ICI, la cedolare secca sugli affitti, maggiori entrate per i sindaci; parliamo di autonomia impositiva e della fine della finanza derivata. Soluzione federalista che, finalmente, responsabilizza gli enti locali nella spesa pubblica, mette a nudo l'operato degli amministratori e introduce un sistema fiscale che porterà al sostentamento delle amministrazioni per la regolazione di servizi standard. Efficienza dei servizi e costi standard per tutto il Paese: questa è la vera sfida, queste sono le nostre risposte. Basta con la spesa storica e con i trasferimenti a pioggia, finalmente si interrompe quel vizio del nostro Paese in base al quale chi più spendeva più riceveva, soprattutto al sud.
Queste sono le soluzioni che funzionano in tutto il mondo, quali sono le vostre proposte? Ampie discussioni su precari e stabilizzazioni, politiche di assunzioni indiscriminate nelle pubbliche amministrazioni, ci hanno portato a questa rigidità di bilancio, a questo debito pubblico. Ore e ore di discussione su questa infausta ricetta della sinistra: aumentare il debito pubblico, assumere, assumere e assumere, assistenzialismo, posto e stipendio sicuro ogni 27 del mese. Questa è la vostra politica. Gli aiuti alla FIAT per anni e anni che, poi, per ringraziare, abbandona il nostro Paese alla prima difficoltà e, tutto ciò, mentre fuori vi è il Paese reale, quello produttivo, quello fatto di piccole realtà manifatturiere e meccaniche, con le nostre aziende del nord a sostenere tutto il Paese. Una crisi economica eccezionale e con due anni in cui il Governo è intervenuto con decisione e con fermezza per consolidare i conti pubblici, Pag. 46per mantenere la coesione sociale grazie agli ammortizzatori sociali ed alla cassa integrazione straordinaria in deroga.
Queste misure hanno sostenuto la barra diritta di questo Paese. Grazie alle politiche di rigore l'Italia ha un deficit minore di quello di molti altri Paesi europei. Tutto questo per evitare il rischio Grecia.
Politiche di consolidamento dei conti pubblici, tagli agli enti inutili e semplificazione del Ministro Calderoli, tagli ai ministeri, blocco delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, taglio dell'indennità dei parlamentari, ministri e funzionari di Stato, tagli delle auto blu, riduzione dei trasferimenti a regioni, province e comuni. Sì, saranno dei sacrifici ma sacrifici necessari e tagli agli enti che grazie a un emendamento della Lega saranno effettuati per la prima volta con criteri di virtuosità concordati con le regioni. Questa sarà un'occasione di razionalizzazione della finanza degli enti locali e dello snellimento degli apparati con una spesa pubblica che ha raggiunto il 52,5 per cento del PIL: una enormità. Tutti - dico: tutti - i principali Paesi dell'Unione europea hanno adottato manovre correttive con tagli di spesa ben più dolorosi. In nessun Paese europeo si è deciso di aumentare le entrate o puntare su un maggiore indebitamento, misura proposta dalla sinistra, misura keynesiana secondo loro che avrebbe portato il Paese al collasso. Invece, abbiamo una politica prudente e rigorosa che ha consentito una correzione di 25 miliardi: misure strutturali pur non dimenticando le iniziative per velocizzare le aperture delle imprese e sostegno alle forze dell'ordine con 160 milioni in più.
Concludo con una riflessione sulle quote latte, una questione di qualche milione di euro e sulla quale vi siete ingiustamente scatenati: poca cosa rispetto ai 25 miliardi della manovra. State tranquilli che non porterà a nessuna sanzione a livello europeo. Inoltre, c'è un'indagine in corso e finalmente si potrà arrivare alla verità su una questione complessa che si trascina da anni e si potrà mettere la parola fine anche su di essa.
Noi della Lega ci chiediamo: dove eravate quando le quote latte garantivano quelli che non avevano né latte né vacche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)? Uno scandalo, una truffa che deve venire alla luce! Dov'era l'UdC di Casini? È la stessa UdC che con Delfino, già sottosegretario all'agricoltura, ha chiesto la stessa sospensione temporanea dei pagamenti. Complimenti per la coerenza! La soluzione a tutto questo c'è e la ricetta è marchiata Lega Nord: fabbisogni standard, risorse, tributi locali e semplificazione. Il federalismo si è messo finalmente messo in moto. È una vera e grande rivoluzione per questo Paese e nessuno - dico: nessuno - riuscirà a fermarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, nella relazione di minoranza che è stata svolta a nome del Partito Democratico nei giorni scorsi abbiamo spiegato le motivazioni che ci fanno esprimere un parere negativo sulla manovra del Governo. Una di queste motivazioni è stata ripresa dal collega Buttiglione poco fa e io vorrei sottolinearla perché a me pare il punto centrale della discussione che riguarda le scelte del Governo.
In effetti la cosa sorprendente è come il Governo non approfitti, per dir così, del mutato quadro internazionale a fronte della crisi economica drammatica che è scoppiata in tutto il mondo due anni fa, per rendersi conto che è possibile trovare degli aggiustamenti e dei cambiamenti ad una linea totalmente giustificati dal quadro di riferimento generale. Invece, persegue pervicacemente una politica di piccoli passi che, ahimè purtroppo, ha dimostrato non essere efficace, non cogliere la drammaticità della situazione e non incidere nel cambiamento. Lo dico perché come è stato ripetuto anche poco fa dal collega Buttiglione, come anche all'inizio di questa manovra aveva detto il Partito Pag. 47Democratico e ieri il segretario Bersani ha riproposto, ci eravamo messi nell'ottica di comprendere il quadro anche finanziario.
Non abbiamo messo in discussione la necessità di una manovra, non abbiamo messo in discussione l'entità della manovra, ma ci siamo messi nell'ottica di discuterne i contenuti, la qualità, l'efficacia rispetto al quadro di politica economica. Quindi in qualche modo l'occasione che si sta perdendo è quella di accogliere non tanto le tesi e le opinioni di questa o quella parte politica, ma l'esigenza di uno sforzo unitario del Paese per uscire da una situazione drammatica.
Noi abbiamo formulato tre critiche: una critica di efficacia (temiamo che questa manovra non risolverà i problemi e, ahimè, ce ne aspettiamo un'altra), una critica sull'assenza di equità (una manovra è accettabile, se tutti concorrono a risolvere i problemi del Paese) e una critica sulla possibilità che essa aiuti la crescita.
Il collega Bitonci, nell'intervento che ha appena terminato di sviluppare, si è soffermato sulle proposte altrui, chiedendo in maniera polemica - ma questo fa parte della dialettica - quali sono le proposte che vengono formulate. Ebbene, io penso che sia opportuno rispondere a questa osservazione; non perché non sia stato fatto finora: le nostre proposte sono contenute in tutte le dichiarazioni che abbiamo fatto, in tutti gli emendamenti che abbiamo formulato, ma è occasione buona questa per ripeterle. Innanzitutto sull'efficacia: usciamo dal gioco polemico di citare reciprocamente gli errori storici degli altri; peraltro il collega Bitonci potrebbe aggiornarsi benissimo leggendo i giornali di questa mattina e dei giorni scorsi sul suo repertorio di cose che non vanno, di malaffare e di errori, senza ricorrere alle memorie storiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Quello che voglio dire è che nella manovra non vi è un intervento efficace sui tagli ad esempio complessivi della pubblica amministrazione. Il primo punto della manovra dice: «restrizione del perimetro pubblico». Attenzione: davvero si può pensare che questo avvenga non soltanto senza una riforma (l'annunciata riforma Brunetta che è stata affossata dal Ministro Tremonti), ma anche senza immaginare un serio intervento sull'ambito ed il perimetro del centro nazionale di spesa, dei ministeri? Qui si scarica tutto sugli enti locali, sulle regioni e sui comuni, sapendo che in questo modo si scarica sui cittadini e ci si nasconde dietro questo. Ma vi sembra davvero, onestamente, che vi sia un intervento di razionalizzazione della spesa centrale adeguato alla discussione che abbiamo in corso? In queste settimane si parla molto - anche noi e il Parlamento farà la sua parte - dei costi della politica: ma davvero un intervento così modesto sulla riorganizzazione dei livelli dello Stato periferici (province o comuni piccoli) è un intervento adeguato? Lo voglio dire soprattutto ai colleghi della Lega, che nel nord si ammantano di questo difensivismo della salute pubblica. Mi pare inadeguato.
Ancora in termini di equità: davvero era impossibile pensare di dare segnali? Che cosa osta al nostro Paese discutere, nel quadro europeo, di un'introduzione di una rendita finanziaria - escludiamo i BOT e i CCT - al 20 per cento, in maniera tale che ricaviamo una parte di incassi? Perché i redditi alti non possono concorrere in quota parte a determinare quel gruzzolo che deve consentire un'equa ripartizione in un momento di crisi? Abbiamo approvato pochi minuti fa degli ordini del giorno che parlano di parità di gettito: perché non si è potuto e voluto, con queste risorse, mettere in conto un intervento a sostegno delle famiglie per aumentare le detrazioni per i figli ed aumentare gli assegni familiari?
Sono proposte concrete, sia dal lato delle entrate finalizzate in maniera specifica, sia dal lato della possibilità di spesa non indeterminata. La famiglia è oggi il grande ammortizzatore sociale ed è al centro della condizione di crisi. Pertanto, la domanda è la seguente: è possibile coniugare il rigore necessario e, forse, anche più organizzato, con la possibilità di Pag. 48interventi a sostegno delle condizioni sociali? Noi pensiamo di sì, e questo è il punto sul quale abbiamo insistito.
Veniamo al tema della crescita. Davvero pensiamo che una manovra, che vuole essere anche di rigore, non sia l'occasione per realizzare alcuni interventi? Penso, ad esempio, al credito d'imposta per la ricerca, oppure a quello per le aree sottosviluppate. Sappiamo, infatti, che non si tratta solo del sud: anche altre zone del Paese hanno bisogno di essere incoraggiate alla capacità di ripresa. Inoltre, sappiamo che, dal punto di vista fiscale, nel medio periodo, tale misura dà un risultato.
Andiamo avanti: la questione del 55 per cento. Perché non renderlo strutturale? Sappiamo che sono state presentate molte domande. Questi sono tutti provvedimenti concreti e possibili, non incompatibili con il quadro di riferimento del rigore con il quale il Governo si è presentato.
Infine, voglio anche toccare il tema delicatissimo del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, la cui cifra è molto rilevante. Quindi, si tratta di non fare demagogia. Sappiamo bene, caro collega Bitonci, che la questione del Patto di stabilità sta comprimendo la capacità dei comuni di essere attori positivi nella crescita. Allora, basta con la demagogia: facciamo proposte concrete per cambiare le cose, quelle che sono possibili. Basta sentir dire a Padova, a Vicenza e a Venezia, che a Roma le cose non funzionano, e che tutte le occasioni che abbiamo, anche concrete e semplici per cambiare, poi, non vengono realizzate e, alla fine, ci si nasconde dietro la demagogia.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, concludo. Quando la maggioranza usa più demagogia dell'opposizione, c'è qualcosa che non va. Ebbene, facciamo il punto, perché tra due mesi vi sarà un'altra manovra: infatti, ad ottobre, il Governo dovrà presentare la vera finanziaria. Questa è stata chiamata impropriamente «finanziaria». Allora arriverà la finanziaria vera ed è allora che dovremo vedere la capacità di tutto il Paese, non solo del Governo, di saper imprimere una svolta per la politica economica e per la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, ciò che, spesso, mi colpisce è il tono di esponenti della maggioranza, sulla base del quale si può dedurre che ogni strategia è stata indovinata. Vorrei rivolgermi all'onorevole Tremonti e portare tre esempi relativi ad affermazioni da lui sostenute nel corso di questi anni.
In primo luogo, vorrei richiamare quando l'onorevole Tremonti, non molto tempo fa, vedeva nell'Oriente, e segnatamente nella Cina e nell'India, il pericolo per le nostre economie. In seguito, invece, la crisi è scoppiata clamorosamente qui, nelle «fortezze» finanziarie dell'Occidente e, adesso, è a quei Paesi che dobbiamo rivolgerci per agganciare la ripresa.
In secondo luogo, ricordo quando l'onorevole Tremonti vedeva nell'Europa il limite di regole imbriglianti, mentre oggi è indotto a parlare, giustamente, di compatibilità con le regole europee, assumendo quella dimensione per rispondere alla crisi internazionale.
In terzo luogo, ricordo quando il Ministro Tremonti ha lanciato l'allarme contro il «mercatismo», mentre adesso è diventato il paladino più convinto di un'impostazione mercantilista, subalterna alla signora Merkel.
Come si può osservare, noi abbiamo avuto chiaramente una navigazione a vista; la prudenza è frutto del fatto che sulle grandi scelte strategiche e sulle questioni di fondo abbiamo sbagliato profondamente analisi. Certo, non solo l'onorevole Tremonti, perché è chiaro che questa era l'illusione che in qualche modo ha dominato i circoli finanziari e le classi dirigenti di gran parte dell'Occidente. Ma ora, questa situazione ci rimette con i piedi per Pag. 49terra e dobbiamo quindi porre delle domande, a cui non abbiamo avuto risposta durante l'esame di queste manovra, per capire in che modo può riprendere seriamente la via dello sviluppo e della crescita in questa parte del mondo. Su questo piano è del tutto chiaro che vi è la nostra disponibilità ad un confronto, ad un esame delle cose che possono essere affrontate e risolte. Io vorrei, e mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza, rispondere ad alcune questioni che sono state poste anche negli interventi di ieri. Ho ascoltato con attenzione l'onorevole Cicchitto a cui vorrei dire che quando noi abbiamo chiesto di utilizzare un punto di PIL per lo sviluppo, ci è stato risposto, e ciò non è possibile, che questo sarebbe stato un aggravamento dei conti pubblici, perché quella spesa è aumentata perché non si è tenuta sotto controllo la spesa corrente e quel punto di PIL sarebbe stato invece necessario per politiche di sviluppo. Un'occasione che si è perduta in un momento nel quale doveva essere sorretta la domanda interna e si doveva dare respiro alla nostra economia.
Noi vi poniamo alcune questioni prioritarie, e quindi seleziono molto, molte cose le ha dette ieri Bersani e non ho bisogno di riprenderle, su chi la manovra colpisce e chi lascia completamente al riparo. Noi colleghi siamo andati a L'Aquila l'altro giorno, il governatore di quella regione ha parlato di una gita, è un modo strano di ragionare, un gruppo parlamentare che si reca in una città, ha lì degli incontri, accetta anche un confronto critico, dovrebbe essere apprezzato, non dovrebbe essere dipinta come una gita scolastica.
Onorevole Tremonti, siamo andati in quella città e abbiamo visto un centro storico deserto, nessun cantiere, abbiamo incontrato quelle popolazioni piene di dignità e a quelle popolazioni noi rinnoviamo la solidarietà più convinta del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In quella situazione è stata chiesta la nostra disponibilità a sostenere un'eventuale tassa di scopo per assicurare flussi di finanziamento per la ricostruzione di quel centro storico, ebbene, io dico con grande chiarezza che noi siamo disponibili a sostenere una tassa di scopo e sarebbe una grande prova di federalismo e di solidarietà da parte di tutto il Paese. Perché quando vi sono quelle difficoltà il Paese deve dare un segno concreto di solidarietà. Noi non mettiamo in discussione il fatto di ciò che si è ricostruito, lì va ridata l'anima a quella città e l'anima si ridà se si ricreano centri di aggregazione, di frequentazione e si dà il segno di un nuovo sviluppo che riparte.
La seconda questione che vorrei portare alla vostra attenzione è quella relativa al Mezzogiorno. Signor Ministro, nel Mezzogiorno - ci sono gli ultimi dati Svimez - il PIL, nel 2009, si è ridotto del 4,5 per cento, e nel settore industriale sono scomparsi 100 mila posti di lavoro.
Abbiamo presentato proposte emendative, perché nel sud sono state cancellate tutte le fiscalità di vantaggio, ma esse sono state respinte. Le risorse comunitarie, vedi il FAS, sono state distratte ed è stato svuotato il Ministero per lo sviluppo economico.
Noi ci rivolgiamo al neo Ministro con portafoglio, il Ministro Fitto, il quale domani, al CIPE, porterà per la sua approvazione la delibera relativa alla ricognizione delle risorse 2000-2006 del FAS e delle risorse liberate; si parla di cifre tra i dodici e i trentotto miliardi di euro.
Inoltre, a fine settembre-ottobre è prevista la riprogrammazione; in che direzione, signori del Governo? Noi ci auguriamo che non ci riparliate del ponte sullo Stretto, e auspichiamo che le vostre proposte vadano nella direzione di grandi infrastrutture necessarie per il sud: dall'Alta velocità al Corridoio 1, Berlino-Palermo, ai porti, che nel Mezzogiorno sono la vera sponda per tutto il Mediterraneo. Questo ci auguriamo che avvenga, come risposta concreta alla domanda che viene dal sud.
L'altro tema che voglio sottoporvi è quello relativo al federalismo, e qui mi rivolgo ai colleghi della Lega: è in corso un confronto sul federalismo, ma noi non Pag. 50siamo più interessati. Abbiamo letto, infatti, la relazione del Ministro Tremonti; non siamo più interessati ad un federalismo di carta, ma vogliamo un federalismo in grado di dare risposte serie, su due punti: il primo, un federalismo che sappia garantire standard di servizi di qualità europea e a costi efficienti e dei servizi essenziali garantiti dalla Costituzione; il secondo è la riconsegna ai comuni di una vera e propria autonomia impositiva, senza ricorrere a imposte regressive. Questo è quello che ci auguriamo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Signor Presidente, mi avvio a concludere. Mi auguro che riprendendo la via dello sviluppo non ci si attardi su modelli che potrebbero essere regressivi sul piano dei diritti e delle condizioni materiali. Dobbiamo dare una risposta all'altezza dei grandi Paesi sviluppati dell'Europa occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marsilio. Ne ha facoltà.

MARCO MARSILIO. Signor Presidente, con questo provvedimento - che è in piena sintonia con le decisioni assunte dall'Unione europea - il Governo ha affrontato la congiuntura economica e finanziaria, rafforzando il percorso di risanamento delle finanze pubbliche. Esso, inoltre, ha avuto il merito di rassicurare i mercati finanziari internazionali, i quali avevano subito lo shock delle turbolenze, dovute al default delle finanze greche, che hanno provocato delle conseguenze molto gravi in tutta Europa.
Difatti, il provvedimento, è parte di una strategia alla quale hanno concorso, in maniera coordinata, tutti i principali Paesi europei dopo il Consiglio straordinario dei Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea e la riunione dell'Ecofin del maggio scorso. Consessi internazionali nei quali il Governo italiano ha svolto un ruolo da gigante.
Lo diciamo con particolare orgoglio e sottolineiamo questo aspetto perché, una volta tanto, nelle situazioni e negli organismi internazionali l'Italia non è andata, come «governicchi» di epoche precedenti ci avevano purtroppo tristemente abituati, con il cappello in mano e magari con la coda di paglia perché un Paese economicamente mal disposto e con bilanci a pezzi, ma si è presentata con i conti a posto e con una linea politica che già da due anni ha messo in sicurezza il bilancio dello Stato. È stata capace in quel consesso di portare altri Paesi, solitamente più solidi finanziariamente, ad assumere i provvedimenti necessari a dare stabilità ai mercati internazionali, alla moneta unica e alle finanze di ogni singolo Stato membro dell'Unione europea.
Questo provvedimento è stato ampiamente esaminato al Senato. Potremmo qui aprire una parentesi ampia sulla dialettica parlamentare che necessariamente si deve modificare se si vuole ridare al Parlamento, come tutti a chiacchiere e retoricamente reclamano, una sua centralità e un suo ruolo davvero costruttivo e positivo nella costruzione dei provvedimenti parlamentari.
Fatto sta che il Senato ha di fatto esaurito quasi tutto l'arco temporale a disposizione per l'esame del provvedimento, dandoci comunque un testo ampiamente modificato con una serie di norme aggiuntive e persino migliorato sul fronte dei saldi complessivi. Si tratta di un vero e proprio anticipo di una manovra triennale, anche perché questa è la portata temporale del provvedimento, che vuole ridurre l'incertezza degli operatori economici, rendendo evidente che la nostra politica di bilancio è fermamente orientata a raggiungere gli obiettivi indicati.
Pur determinando un impatto a regime di un punto e mezzo percentuale del PIL, che è necessario per poter mettere in sicurezza le nostre finanze, questa manovra è funzionale all'attuale fase di consolidamento della ripresa e si fa anche carico della crisi del biennio 2008-2010 Pag. 51che non ha ancora esaurito i suoi effetti sull'economia reale e sulla finanza pubblica.
Possiamo dire che questa manovra è un vero e proprio atto di responsabilità che il Governo si è assunto per respingere anche gli assalti speculativi della finanza internazionale ai quali a volte noi temiamo che non siano insensibili alcuni ambienti finanziari e politici italiani che troppo spesso hanno favorito queste dinamiche.
Tutta l'Europa deve fare i conti con la sensibile contrazione del tasso di crescita dell'economia e questo lo voglio dire a chi, da parte dell'opposizione, ha raccontato solo una parte delle cifre e dei dati. Infatti, se è vero che l'Italia ha un 5 per cento di regresso sul prodotto interno lordo, va detto che l'intera zona euro subisce un regresso ben maggiore, ossia del 6,3 per cento e con un ulteriore aumento per l'anno in corso che lo porterà intorno al 6,6 per cento.
Al di fuori della zona euro Paesi tradizionalmente molto più solidi dell'Italia, come il Regno Unito, subiscono un regresso del 12 per cento, quindi due volte e mezzo il regresso del PIL che subisce l'Italia. Questa è la dimostrazione del modo virtuoso e positivo con cui è stata affrontata la crisi da parte del nostro Paese che da ultimo vagone ed ultima ruota del carro dell'Europa produttiva sta diventando la locomotiva della ripresa e il Paese che meglio di altri sostiene l'ondata e l'urto della crisi finanziaria.
Inoltre, l'inevitabile aumento del deficit è dovuto senza ombra di dubbio - parlano da questo punto di vista i numeri - alla diminuzione del gettito fiscale e alla contrazione del prodotto interno lordo che ne provoca inevitabilmente un aumento. Tuttavia, nonostante il punto di partenza dell'Italia sia il peggiore in Europa almeno rispetto ai grandi Paesi, negli altri Paesi il deficit aumenta in maniera sensibilmente maggiore e più preoccupante rispetto all'Italia.
Purtroppo l'elevato debito pubblico italiano limita la capacità operativa del Governo nell'affrontare la manovra, perché ci impone dei vincoli che altri Paesi non hanno.
Si tratta di Paesi che - comunque va ricordato - hanno dovuto adottare una manovra molto più consistente di quella che si è trovata l'Italia a dover attuare per ottemperare agli impegni assunti nell'ambito europeo con l'aggiornamento del programma di stabilità e anche con i limiti temporali che l'Europa ha richiesto agli Stati membri di adottare entro il 2 giugno. Abbiamo fatto ciò tempestivamente ed efficacemente con questa manovra.
La decisione di anticipare interventi che - lo ribadisco - sarebbero stati adottati comunque, ma solo qualche mese dopo, è stata assunta anche a seguito delle riunioni svoltesi dall'inizio dello scorso mese di maggio in sede europea. In nessun Paese europeo - va sottolineato anche questo, rispondendo all'opposizione che continua a sostenere la sua antica dottrina delle tasse - si è scelto di adottare manovre correttive incentrate su un aumento delle entrate. Infatti, questa scelta in tutta Europa è stata ritenuta idonea a soffocare i primi segnali di ripresa economica. Se noi avessimo seguito i vostri suggerimenti, avremmo ammazzato nella culla i primi segnali di ripresa economica e di produzione industriale che, in Italia soprattutto, si stanno manifestando.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 13,15)

MARCO MARSILIO. La manovra ha una dimensione rilevante e senza aumentare la pressione fiscale richiede tuttavia dei sacrifici, in particolare ai dipendenti pubblici che sono stati penalizzati in considerazione del fatto che negli ultimi anni avevano beneficiato di una dinamica retributiva più vantaggiosa rispetto ai dipendenti del settore privato, così come agli enti locali e alle regioni. Ovviamente dobbiamo registrare, da parte di regioni ed enti locali, il parere negativo rispetto a questa manovra, sarebbe stato difficile strappare un applauso quando gli si dice Pag. 52di tagliare e di farlo in maniera incisiva sulle spese.
Tuttavia, il Governo si è impegnato a non tenere conto di questi tagli nei trasferimenti in sede di attuazione del federalismo fiscale che servirà a garantire entrate più certe alle amministrazioni locali e soprattutto una responsabilizzazione della spesa che può portare ad innestare un circolo virtuoso che stiamo attendendo e per il quale stiamo lavorando. Insieme a questa riduzione della spesa, in maniera equa, sottolineiamo la lotta all'evasione fiscale che accompagna questa manovra con l'obiettivo di recuperare una cospicua quota di risorse che oggi sfuggono all'erario.
Il provvedimento, oltre a perseguire obiettivi di efficienza ed economicità, contiene anche disposizioni orientate allo sviluppo e alla crescita, soprattutto in favore del Mezzogiorno, con le disposizioni relative alla fiscalità di vantaggio e alla creazione di zone a burocrazia zero. Allo stesso modo, contiene norme specifiche che riguardano il rientro dal deficit della Capitale, un provvedimento del quale sottolineo la lungimiranza perché abbandonare la Capitale al deficit che i sindaci di sinistra hanno prodotto in 15 anni di governo seguendo le loro dottrine economiche, che danno fiato alla spesa pubblica, avrebbe provocato un'ondata speculativa contro l'intero Paese e messo a rischio l'intero sistema produttivo.
Per questo motivo consideriamo il provvedimento pienamente coerente con la linea di politica economica e finanziaria adottata dal Governo fin dal principio e a tutela dell'interesse generale del Paese.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARCO MARSILIO. Penso - concludo, signor Presidente - che il valore di un Governo si misuri dalla sua capacità di affrontare la crisi e scongiurare danni e pericoli al popolo che rappresenta.
In questo senso, continuiamo a confermare la nostra assoluta fiducia nel Governo, l'indispensabilità che questo Governo continui ad andare avanti in questa politica nella quale ci troverà sempre pronti a sostenerlo e a mantenere gli impegni assunti con i cittadini. Infatti, mantenere gli impegni assunti con i cittadini è la prima e fondamentale forma di moralità politica alla quale non possiamo e non vogliamo derogare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3638)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3638, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Nizzi... Onorevole Laratta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2228 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» (Approvato dal Senato) (3638):

Presenti 595
Votanti 591
Astenuti 4
Maggioranza 296
Hanno votato 321
Hanno votato no 270.
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Vedi votazionia ).
Pag. 53

Prendo atto che i deputati Portas e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, a questo punto sospendiamo la seduta.
Ricordo che alle ore 14 è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di otto componenti il Consiglio superiore della magistratura. La chiama avrà inizio dai senatori.
Come già preannunciato ieri, durante la sospensione dei lavori del Parlamento in seduta comune, in concomitanza con lo spoglio delle schede, avrà luogo un'informativa urgente del Governo sulla morte dei nostri due militari appartenenti al contingente italiano impegnato in Afghanistan.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 19,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bonaiuti, Bongiorno, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leo, Lo Monte, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Menia, Migliavacca, Mussolini, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla morte di due militari appartenenti al contingente italiano impegnato in Afghanistan.

PRESIDENTE. Avrà ora luogo lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla morte di due militari appartenenti al contingente italiano impegnato in Afghanistan.
Avverto che dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Ignazio La Russa.

IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli deputati, riferisco a nome del Governo in relazione al grave lutto, al grave attentato che è avvenuto ieri a pochi chilometri da Herat e che è costato la vita a due nostri militari e ha provocato il ferimento di un capitano donna e anche, nell'immediatezza dei fatti, di un civile afgano.
Esprimo innanzitutto il cordoglio sentito, il dolore profondo, vero, sincero, mio e di tutto il Governo, e credo di tutta l'Aula e vi invito ad unirvi alla manifestazione di cordoglio, di condoglianze che rivolgiamo alla famiglia, all'Esercito, alle Forze armate, a tutti i ragazzi e le ragazze con le stellette che sono in questo momento a fare il loro dovere, anche oggi, in Afghanistan.
Signor Presidente, onorevoli deputati, vorrei ora descrivere, sia pure sinteticamente - l'ho già fatto al Senato qualche ora fa - i fatti così come a quest'ora sono stati accertati, dandovi subito notizia della circostanza che in questi casi l'esatta ricostruzione degli eventi deve aspettare che si compiano quelle inchieste di rito che Pag. 54sono già state avviate, ma ovviamente non sono ancora concluse.
Come è noto il comando italiano responsabile per il Regional Command West, cioè il comando regionale della zona ovest dell'Afghanistan, è attualmente costituito su base della brigata Taurinense ed è comandato dal generale di brigata Claudio Berto, che ha assunto la responsabilità dell'area dopo che, fino a poco tempo fa - fino al 20 aprile se non vado errato - vi era la brigata Sassari.
Nel pomeriggio di ieri alle ore 17,10 locali (cioè alle ore 14,40, ora italiana) il comando provinciale della polizia afgana ha segnalato al nostro comando di Herat che un ordigno esplosivo improvvisato era stato rinvenuto nella località Sali Patra, un villaggio a otto chilometri a nord ovest di Herat.
Subito dopo, alle ore 16 in Italia, ore 18,30 afgane, il comando italiano ha inviato sul posto un assetto per provvedere alla messa in sicurezza del sito: in particolare, un plotone di fanteria con 29 soldati per mettere in sicurezza l'area, come zona di protezione; un nucleo specializzato di quattro unità per la bonifica di ordigni esplosivi improvvisati (si tratta di militari del Genio guastatori, con il compito appunto di disattivare l'ordigno); due unità (anche queste del nucleo del Genio guastatori), con il compito di raccogliere informazioni sulla composizione e tipologia dell'ordigno rinvenuto; un team medico di due unità; un interprete; sette mezzi Lince (sono i mezzi che trasportano i militari), tre dei quali dotati di misure elettroniche dissuasive (cioè che rendono impossibile l'utilizzo dei comandi a distanza di deflagrazione degli ordigni); infine, un'ambulanza montata anch'essa su mezzo Lince.
Subito dopo, alle 17,15 ora italiana, il dispositivo ha raggiunto il sito indicato che, nel frattempo, era stato messo in sicurezza e cinturato dalla polizia afgana, la stessa che aveva avvertito della individuazione di questo ordigno.
Alle ore 20,05 locali - le 17,35 italiane -, il nucleo specializzato per la bonifica di ordigni esplosivi ha avviato le operazioni per il brillamento e ha impiegato una carica di basso ordine per neutralizzare l'ordigno che era stato rinvenuto.
Alle 20,25 - cioè 20 minuti dopo - il personale sul posto ha riportato alla sala operativa del comando italiano di Herat che, nel corso della successiva ricognizione sul luogo dell'intervento di bonifica, si era verificata una violenta esplosione, le cui esatte cause, come dicevo prima, sono in corso di accertamento. L'esplosione investiva due militari del nucleo specializzato per la bonifica di ordigni esplosivi, determinando il decesso degli stessi e un ulteriore militare del nucleo per la raccolta di informazioni rimaneva ferito. Nel corso dell'evento restava ferito anche un civile afgano.
Naturalmente, immediatamente venivano attivate tutte le operazioni di soccorso: atterrava un elicottero Puma spagnolo che trasportava a Camp Arena (la sede della nostra missione), purtroppo, i due ragazzi già deceduti e il ferito che, per fortuna, oltre allo shock, risultava riportare solo ferite lievi.
I nostri militari che hanno perso la vita sono il primo maresciallo Mauro Gigli, nato a Sassari il 5 aprile 1969, coniugato con la signora Vita Biasco, residente in provincia di Torino, a Villar Perosa, ed effettivo del 32o reggimento Genio guastatori di Torino.
Ha perso la vita anche il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, nato a Bisceglie nel 1977 e coniugato con la signora Caterina De Lucia. Ha una figlia, Asia (la signora aspetta un altro bambino), è residente in provincia di Caserta ed è effettivo al 21o reggimento Genio guastatori di Caserta. Entrambi facevano parte del nucleo per la bonifica degli ordigni esplosivi.
L'onda d'urto, conseguente all'esplosione, coinvolgeva anche un capitano donna: Federica Luciani, del 2o reggimento Genio pontieri di Piacenza, appartenente al nucleo per la raccolta di informazioni, la quale si è procurata un forte shock emotivo, come dicevo prima, ma solo lievi escoriazioni. Pag. 55
Vi riferisco subito che il capitano - e lo dico anche con orgoglio - ha subito manifestato la volontà di rinunciare al trasferimento in Italia, che in questi casi è previsto, per continuare a rimanere in zona di operazioni, e questo va sicuramente a suo onore.
Voglio dire qualcosa di più, che non è nel discorso che mi hanno preparato, ma che mi hanno riferito a voce, e che merita ancora accertamenti, ma che è giusto sottolineare.
Il maresciallo capo Gigli si è accorto, subito dopo aver disinnescato il primo ordigno, che c'era un pericolo imminente: ha capito che stava per esplodere - o perlomeno che ci fosse il pericolo che esplodesse - un secondo ordigno, o un secondo livello del primo ordigno, e, anziché allontanarsi di corsa, si è girato verso i militari proteggendo con il corpo, non so se volontariamente il capitano, la ragazza che gli era dietro, e ha gridato di allontanarsi. Proprio mentre riusciva ad avviare l'allontanamento degli altri militari, l'ordigno è esploso (Applausi). Debbo dire che, da quello che mi risulta nel suo comportamento vi è un naturale eroismo di un militare che sa di dover difendere i propri uomini, in ogni circostanza.
Debbo proseguire, seppur con commozione, il racconto di quello che è avvenuto, ma il resto appartiene alla routine.
Due uomini sono deceduti; va da sé - l'ho già al detto al Senato - che non cambia minimamente la natura della nostra missione; non cambia per gli impegni internazionali che l'Italia ha assunto, per il convincimento che ha il Governo - ma io penso larghissima parte di questo Parlamento - della necessità che la missione prosegua sino al raggiungimento degli obiettivi, che da qui a un minuto dirò.
Essi consentono non solo di dare speranza a quel Paese ma anche di mantenere lontano dalle nostre città, come abbiamo più volte detto, o per lo meno di diminuire il rischio che nelle nostre città sia forte il pericolo di azioni terroristiche.
Non cambia la natura della missione, così come peraltro vorrebbero tutti i nostri ragazzi e ragazze che hanno partecipato alle missioni internazionali in Afghanistan, affinché non sia vano il loro impegno. Non si tratta solo dell'impegno di chi ha dato la vita, ma anche di chi ha speso la propria professionalità, la propria capacità di intervento e il proprio lavoro in luoghi così difficili e così impervi.
Ma l'obiettivo non è - e non può essere - quello di rimanere per sempre in quel teatro. L'obiettivo che abbiamo stabilito - e deve essere mantenuto ad ogni costo - è di mettere in condizione, entro la fine del 2013, il Governo afgano, la sua Forza armata e la sua polizia, che abbiamo contribuito in maniera decisiva e determinante ad addestrare, di rispondere autonomamente, senza più bisogno della nostra presenza operativa, ai pericoli che vengono dal terrorismo, dagli insurgents, dai signori della droga, dalla criminalità comune e organizzata che sicuramente continuerà ad essere presente per lungo tempo in quel territorio, ma che troverà a contrastarla uno Stato e un Governo finalmente legittimo, una Forza armata e una forza di polizia finalmente, ci auguriamo, all'altezza del compito che lasceremo e affideremo loro, come è giusto che sia.
Voglio rassicurarvi, comunque, sul fatto che anche questo luttuoso e dolorosissimo episodio è, per certi versi, il primo di questa natura, perché non ho memoria di nostri caduti in Afghanistan vittime di un ordigno improvvisato come questi che hanno portato dolore e lutto più di una volta ai nostri militari.
È la prima volta che un ordigno investe e colpisce a morte soldati che erano a piedi. Finora è sempre accaduto che le esplosioni intervenissero mentre transitava un mezzo e la nostra cura è stata quella di rafforzare, il più possibile, la sicurezza dei mezzi. Come ricorderete, abbiamo rafforzato la sicurezza della ralla nel Lince. Da oggi - ed è una notizia che vi do - vi sono in Afghanistan i primi 17 nuovi mezzi Freccia, che hanno una protezione ancora maggiore. Dal 1o agosto, ossia da qui a pochissimo, dopo il primo periodo di addestramento in loco, cominceranno ad operare. Pag. 56
Abbiamo provveduto a intensificare tutte le azioni che servono ad individuare in anticipo gli eventuali ordigni esplosivi, cosiddetti improvvisati, che si sono dimostrati pericolosissimi. Abbiamo sviluppato una tecnica di prevenzione, anche con studi e addestramento specifico alla Cecchignola, che ci consente di poter affermare che abbiamo ridotto di moltissimo il rischio. Ma dobbiamo anche dire, come dimostra questo episodio, che in ogni caso il rischio, in simili condizioni, non può mai essere annullato. Oltretutto, in questo caso il rischio era ancora più difficile da eliminare, trattandosi di un rischio proprio di chi ha il compito pericolosissimo di andare a disinnescare gli ordigni.
Vi è il sospetto - ma è solo un sospetto al momento e lo dico solo per completezza - che possa anche essere intervenuto un agguato (si tratta di un'ipotesi). Questo non l'ho riferito al Senato. In altre parole, dopo il primo ordigno sarebbe stato fatto esplodere volutamente un secondo ordigno quando tutti i militari (probabilmente pensavano molti di più) fossero stati nell'area ormai apparentemente bonificata. Ma questo non lo possiamo sapere.
Quello che possiamo dire con certezza è che non verremo meno all'impegno di dotare delle massime condizioni di sicurezza sia i mezzi sia l'equipaggiamento individuale dei nostri militari anche se questo, lo ripeto, come dimostra anche questo episodio, non determina condizioni di sicurezza assoluta.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo rammentando che il nostro contingente è composto da italiani appartenenti a tutte le Forze armate ed è destinato a raggiungere quasi 4 mila unità entro la fine dell'anno in corso.
Voglio ribadire - l'ho detto prima a braccio - l'impegno che il Governo conferma pienamente, nella consapevolezza della sua valenza per la stabilizzazione dell'Afghanistan e per la lotta al terrorismo. Confermo ancora che l'obiettivo è quello del rientro entro la fine del 2013.
In questo momento, il nostro dolore è grande e non vi sono parole per esprimerlo, ma, a fronte di tutto questo, non può cambiare la natura della missione e, soprattutto, a fronte di tutto questo resta ancora più forte la vicinanza, la solidarietà, l'affetto per i militari che rimangono sul teatro afgano e la vicinanza, la solidarietà, il cordoglio per le famiglie dei caduti e per tutte le nostre forze armate (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.

SALVATORE CICU. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, è un momento di grande sofferenza e voglio ringraziare il Ministro La Russa per la tempestività con cui ha voluto comunicare e dare informazioni sui fatti.
Credo sia importante oggi trasferire il nostro affetto e la nostra vicinanza alle famiglie dei militari e degli uomini deceduti. Si tratta di famiglie che hanno la consapevolezza di chi questi uomini sono stati, la consapevolezza che questi uomini incarnano, signor Ministro, dei valori e degli ideali che, molto spesso, noi non ricordiamo. Sono gli ideali della nazione, della patria, della bandiera, sono quelli che consentono ai popoli di sentirsi forti ed i riferimenti di un progetto comune.
Forse, troppo spesso, in quest'Aula ci dividiamo sulle cose senza pensare che quegli uomini rappresentano il Parlamento, la nazione, non una parte politica, ma quel valore e quell'ideale cui tutti apparteniamo. Credo sia importante ricordare che questi uomini sono lì per una causa straordinaria, quella della libertà e della democrazia che, ancora una volta, ha pagato un caro prezzo, un tributo di sangue. Si tratta, tuttavia, di un tributo di sangue che noi dobbiamo onorare, perché queste morti devono assumere un significato preciso, non solo di commemorazione come rituale, non solo di ricordo nel momento in cui avviene, ma di riferibilità Pag. 57costante, continua e globale rispetto a quei valori che gli stessi rappresentano e che ho citato.
Credo sia doverosa e giusta - così come lei ha fatto, signor Ministro - una riflessione sulle ragioni del perché dobbiamo continuare questa missione. Siamo in Afghanistan: un teatro di guerra, una guerra difficile, complessa e delicata che sembra non trovare sbocco. Tuttavia, siamo anche e soprattutto in Afghanistan perché siamo inseriti in un contesto internazionale che si chiama NATO, in una missione che si chiama ISAF e che significa lotta al terrorismo.
Sappiamo benissimo che non possiamo abbassare la guardia e che proseguiamo in un confronto forte che, forse, non avrà fine con le strategie di uscita, anzi ne sono certo; certamente, non si può sottrarre la nostra partecipazione in questo momento, forse, per una sorta di alleanza ideale, per la lotta al terrorismo, per interessi pratici, particolari che sono quelli anche della ricostruzione di un popolo e di un territorio, del sostegno non solo come garanzia di sicurezza, ma anche come garanzia di cultura giuridica, di assistenza sanitaria. Non dimentichiamoci che muoiono i nostri militari, ma anche e soprattutto i civili, donne e bambini; muore un popolo abbandonato. Allora, è evidente che tutto ciò assume un significato straordinario.
Noi lo realizziamo grazie a uomini e donne, perché lei, signor Ministro, ha citato un ufficiale, un capitano donna, che non vuole andare via dal teatro di guerra nonostante sia ferita.
Questo è sicuramente un altro modo per trasferire a noi e a questo Parlamento che cosa significhi essere soldati, essere appartenenti alle Forze armate, essere soldati di una nazione come quella italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villecco Calipari. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA VILLECCO CALIPARI. Signor Presidente, c'è sicuramente un sentire condiviso da tutti in quest'Aula quando lei, signor Ministro, riferisce su eventi drammatici come quello accaduto ieri ad Herat. Vi sono il dolore per i caduti e la solidarietà per loro famiglie, anche per quelle della vittima afgana. Vi sono l'auspicio di una pronta guarigione per il capitano Federica Luciani e il profondo rispetto per i nostri militari che affrontano i rischi di un teatro di guerra come l'Afghanistan. Il maresciallo Mauro Gigli e il caporalmaggiore Pierdavide De Cillis erano considerati tra i più esperti artificieri italiani, equipaggiati, come tutti coloro che affrontano il rischio quotidiano in quei luoghi, da due strumenti: la perizia e il coraggio. Tuttavia, pur consapevoli del grande valore dei nostri militari, ci chiediamo se questo può essere sufficiente. Nel momento del cordoglio e del dolore è lungi da me e dal Partito Democratico ogni spirito di polemica o volontà di strumentalizzare situazioni così drammatiche. Ma affinché queste informative - che purtroppo nell'ultimo anno sono aumentate - non diventino un fatto burocratico a noi spetta l'analisi lucida degli eventi proprio perché l'assunzione di responsabilità politica ce lo impone.
Signor Ministro, pur avendo convintamente votato la scorsa settimana il provvedimento in materia di rifinanziamento delle missioni internazionali, ci corre l'obbligo oggi, proprio in onore di Gigli e di De Cillis e di tutti gli altri 27 caduti in Afghanistan dall'inizio della missione, di evidenziare alcuni elementi di criticità, giacché sul fronte afgano-pakistano si uccide e si muore come mai in questi nove anni di un conflitto apparentemente interminabile. Si tratta di interrogativi come il confine sempre più indistinto tra la missione ISAF e la missione Enduring freedom, che ha presupposti giuridici, finalità e mandato del tutto differenti, mai discussi fino in fondo in Parlamento, mentre è evidente il permanere di una diversità di fondo dei loro obiettivi. Inoltre, vi è la scarsità delle informazioni che filtrano attraverso i mezzi di comunicazione Pag. 58che non consentono di chiarire fino in fondo la natura delle operazioni all'origine degli scontri a fuoco e quanto il ripetersi di tali episodi sia utile all'obiettivo principale della presenza italiana in Afghanistan che rimane quello della stabilizzazione del Paese. Si tratta di interrogativi che si aggiungono a quelli che già c'eravamo posti. Si è di fronte ad una situazione alla quale occorre prestare la massima attenzione. Le stesse informative dei nostri servizi di intelligence delineano un quadro della sicurezza molto problematico per i nostri militari, anche con l'indicazione dei pericoli che per troppo tempo si sono verificati.
Queste situazioni mi costringono a richiamare l'attenzione del Parlamento e del Governo ancora una volta soprattutto sulla necessità di uscire dalla strettoia della decretazione d'urgenza su una materia così impegnativa come la cooperazione internazionale e le nostre missioni militari all'estero, che richiede, quindi, anche una accelerazione come quella della legge-quadro già all'esame delle competenti Commissioni della Camera.
La situazione afgana ci pone interrogativi profondi, cui è necessario fornire una risposta che va ben aldilà delle operazioni militari, ma implica una riflessione strategica sul futuro della missione afgana e sul ruolo che l'Italia vuole ricoprire all'interno della stessa Unione europea e delle alleanze di cui facciamo parte. Inoltre, la scarsità di informazioni sulla situazione complessiva afgana non consente di valutare fino in fondo la coerenza tra obiettivi, mezzi militari e misure di cooperazione civile. Queste ultime, peraltro, anche nell'ultimo decreto-legge risultano essere sempre più scarse.
Infine, signor Ministro, me lo consenta: i tagli al bilancio della Difesa hanno e avranno effetti molto gravi. L'Esercito così come la Marina e l'Aeronautica sono stati sconfitti dalle grandi manovre finanziarie di Tremonti.
I tagli apportati oggi, che vanno ad aggiungersi al miliardo e mezzo precedente, incideranno ancora pesantemente sull'addestramento, sulla manutenzione dei mezzi e sulla formazione, mettendo a rischio funzionalità, efficienza e sicurezza del personale militare.
Onorare i nostri caduti significa anche questo, signor Ministro: coerenza nell'azione di sostegno alle nostre Forze armate, per non scadere nella pura e sterile retorica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.

FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, ovviamente anche noi, del gruppo della Lega Nord, ci stringiamo attorno ai parenti delle vittime, del maresciallo Gigli e del caporale maggiore De Cillis, alle loro mogli, ai figli, al figlio che nascerà e che non conoscerà purtroppo il padre, lo vedrà, soltanto, in qualche fotografia.
Condividiamo la commozione del Ministro su questo tema. Purtroppo queste sono cose che accadono in un teatro di guerra, quando si viene chiamati - come in questo caso - a difendere la democrazia in Paesi lontani anche da questa nazione.
È chiaro che ogni perdita in un teatro operativo costituisce, naturalmente, uno spunto di riflessione. Alcuni temi su cui riflettere li ha affrontati la collega Villecco Calipari, anche se, magari, non condividiamo il suo accenno alla recentissima approvazione della manovra.
Forse, il momento richiederebbe uno spunto di riflessione diverso. Così, anche in questa circostanza, specialmente per un partito come il nostro, che da tempo richiama l'attenzione del Governo e del Parlamento sul problema dei costi umani di questo intervento italiano. Ciò nonostante lo sosteniamo, lo sosteniamo responsabilmente, ne sosteniamo la prosecuzione, ovviamente all'interno della missione NATO in Afghanistan.
Questa volta i lutti sono maturati nel corso di una operazione congiunta di bonifica, attivata da una segnalazione della polizia afgana ed è bene ricordare come gli ordigni improvvisati, i famigerati IED, Pag. 59siano da almeno quattro anni, se non di più, la prima causa di morte o di lesioni gravi tra i militari alleati. Tra ordigni inesplosi e neutralizzati, stando ai documenti della CIA appena resi noti sul web, sarebbero più di 15 mila gli IED rinvenuti nel Paese tra il 2004 e il 2009, praticamente una media di dieci al giorno, la maggior parte dei quali è piantata nei pressi della Ring Road, l'arteria vitale che collega tra loro tutte le maggiori città afgane, aggirando l'Hindu Kush.
L'Afghanistan è da trent'anni - lo ricordiamo - il Paese più minato al mondo e non c'è da sorprendersi se, anche in questo conflitto, gli elementi antigovernativi ed ostili all'azione della coalizione che sostiene Hamid Karzai stiano facendo ricorso a questi strumenti subdoli che non distinguono tra civili e combattenti ed inquinano il territorio per molti anni.
Per gli sminatori, eroi autentici di questo teatro, persone che non lavorano soltanto al servizio della sicurezza dei nostri contingenti, ma altresì a vantaggio della speranza di ricostruzione dell'Afghanistan, non c'è, purtroppo, protezione che tenga. Naturalmente, qualora emerga la possibilità di ridurre, in qualche modo, i pericoli a cui essi vanno incontro, dotandoli di equipaggiamenti più avanzati ed anche di una maggiore quantità di strumenti, ovviamente, invitiamo il Governo ad adottare tutte le misure necessarie. Ci pare, tuttavia, improbabile riuscire ad eliminare completamente questo rischio.
Onorevoli colleghi, signor Presidente, signor Ministro, dobbiamo adesso, soltanto, inchinarci al loro coraggio, a quello del capitano Federica Luciani, che ha scelto di rimanere, ed augurarci che la fortuna sia più benevola, in futuro, nei loro confronti.
Questo intende oggi fare la Lega Nord, unendosi al cordoglio del Paese, al lutto per i nostri caduti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà e Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, purtroppo non è la prima volta che noi in quest'Aula commemoriamo la caduta dei nostri militari e, ogni volta, alla commozione, al dolore e alla solidarietà nei confronti dei caduti e delle loro famiglie, dei loro reparti di appartenenza si aggiunge anche la trepidazione per la speranza che ciò non accada, ma la preoccupazione che possa accadere ancora.
Ricordo il giorno tragico della strage di Nassiriya, in cui la folla dei familiari, le mogli, i figli, i genitori dei nostri caduti si avvicinavano a noi, che, in quel momento, rappresentavamo il Governo, per dire: mi raccomando, che i nostri cari non siano caduti invano.
Credo che questo sia il problema e la grande questione che la politica e le istituzioni hanno di fronte: che questi nostri giovani militari non siano caduti invano. Credo che abbiamo il preciso dovere di accostarci a queste tragedie, a quelle questioni che la situazione nel mondo ci pone, come parte di un mondo che ha avuto la fortuna di avere più libertà, più democrazia, più benessere, e che non può egoisticamente starsene a casa sua, immaginando che quello che succede negli altri Paesi sia un problema che non ci riguarda; non possiamo però neppure comportarci come coloro i quali, magari, hanno immaginato una missione leggera, facile, e che, appena si cominciano a contare i caduti, si pongono subito il problema di come tornare indietro.
Ricordo anche certi accenni che sono stati fatti quando, proprio la settimana scorsa, in quest'Aula, abbiamo esaminato il provvedimento in tema di riconferma e di rifinanziamento delle missioni: qualcuno ha invocato una exit strategy più voluta, non tanto perché siano venute meno le ragioni dell'impegno in una parte del mondo, sollecitati dagli organismi internazionali a difendere le ragioni del diritto e della vita, i fondamentali diritti della persona umana, ma quasi che fossimo là non vedendo l'ora di poterci togliere d'impiccio.
Credo che, accanto alle missioni militari, dobbiamo anche sollecitare l'Unione Pag. 60europea, il nostro Paese e tutti i Paesi che partecipano alla missione ISAF in Afghanistan a dar vita ad una grande operazione civile di solidarietà e di sostegno alla popolazione afgana, perché dobbiamo molto al risultato di questa missione nella misura in cui riusciremo a soccorrere la popolazione afgana, che vive ancora in condizioni di disagio, di grande miseria, di arretratezza e di rischio. Quando questi eroici sminatori vanno in giro, a costo della vita, per togliere le mine, lo fanno anche per difendere l'incolumità dei cittadini afgani.
Signor Presidente, signor Ministro della difesa, il gruppo dell'UdC, coerentemente, da sempre, ha dato il proprio sostegno non solo alle missioni decise nelle sedi internazionali, ma, attraverso i passaggi dei vari Governi, tanto che fossimo alla maggioranza o all'opposizione, abbiamo dato il sostegno a queste missioni perché vogliamo che la parte di mondo alla quale partecipiamo non ignori quello che accade ai nostri confini o in alcune parti del mondo, perché, per usare un'espressione di John Kennedy, «I care», ci preme tutto quello che succede nel mondo.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FRANCESCO BOSI. Affinché questi nostri militari non siano caduti invano, noi siamo vicini e solidali e continueremo ad impegnarci, perché queste misure possano avere successo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi è un giorno di lutto e di dolore. Per questo aggiungiamo, senza retorica, le nostre parole di commozione ai sentimenti di solidarietà già espressi nei confronti dei nostri militari e la vicinanza alle famiglie delle due povere vittime.
Ringrazio, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, per la sensibilità con la quale ci ha subito prontamente informati sull'accaduto, che anche stavolta ha visto coinvolti due nostri militari, il primo maresciallo Mauro Gigli di 41 anni e il caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis di 33 anni, mentre ha riportato lievi escoriazioni anche una soldatessa, il capitano Federica Luciani.
Tuttavia, i sentimenti di solidarietà, che oggi rinnoviamo in quest'Aula, impongono con il cuore gonfio di angoscia un interrogativo di fondo: in questi anni, in cui abbiamo contato la morte di 26 soldati italiani, di centinaia di soldati di Paesi alleati, di migliaia di innocenti vittime e civili afgani, non abbiamo forse perso anche la coscienza e la conoscenza delle ragioni per le quali siamo andati in Afghanistan?
Si tratta di ragioni che all'inizio potevano essere ed erano certamente nobili, ma che oggi meritano di essere verificate e anche ridefinite. Lo so, è una domanda che continueremo a porre, ma la dobbiamo ai tanti, anzi ai troppi, Mauro, Pierdavide, Antonio, Matteo, Davide, Massimiliano, Roberto e Giandomenico e tanti altri che là sono morti, nella convinzione di essere utili per il mantenimento della pace. Ma se oggi provassimo a chiedere agli italiani che cosa ci stanno a fare ancora i nostri soldati in Afghanistan, mi chiedo e vi chiedo se avremmo ancora le adeguate risposte.
Noi abbiamo invece in quest'Aula il dovere e il compito di dare questa risposta, anche noi, che abbiamo sempre ripudiato e ripudiamo per ragioni di principio la violenza e la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti e che abbiamo recentemente rifiutato di dare il nostro consenso al rifinanziamento delle missioni internazionali, proprio a causa di questo nostro impegno in Afghanistan.
Ma ora che le condizioni della permanenza in quel Paese si vanno rapidamente modificando, ora che si vanno profondamente trasformando le ragioni della presenza della NATO e della missione sotto l'egida dell'ONU, perché nel contempo anche i protagonisti hanno cambiato pelle, la domanda ce la dobbiamo porre tutti, individualmente, Pag. 61come partiti politici, come Governo, come Parlamento e come comunità nazionale.
Coloro che un tempo sembravano battersi per la libertà del loro popolo e la democrazia, ora appaiono ai nostri occhi e a quelli della comunità internazionale, anche del popolo che volevano liberare dal tiranno, solo come un cambio della guardia di un regime che sostituisce un altro regime. Insomma, a nostro avviso, in Afghanistan sta cambiando il quadro di riferimento rispetto alle aspettative iniziali e quindi non è più in atto solo una guerra di liberazione del popolo afgano dai terroristi e dai fondamentalisti talebani. C'è qualcosa di più e di peggio: in Afghanistan c'è una guerra guerreggiata tra opposte fazioni dove si intrecciano sia i rivi dell'oppio che quelli del petrolio.
Siamo andati in Afghanistan per aiutare il popolo afgano e non il tiranno di turno a sbarazzarsi dei suoi avversari. Oggi, come già detto, è giorno di lutto e di dolore, non di polemiche, ma proprio la morte dei nostri ragazzi impone una domanda. Non c'è nessuna strumentalizzazione in questo e nessuna polemica, c'è anzi un grande rispetto per i nostri militari e proprio in virtù del rispetto loro dovuto ci dobbiamo interrogare.
Una situazione complessa necessita di una risposta articolata e non semplicistica, ma noi avevamo già posto questa domanda altre volte, perciò la ribadiamo oggi e chiediamo al Parlamento di aprire nel Paese un dibattito serio e una riflessione approfondita su questi interrogativi di fondo. Cosa stiamo a fare in Afghanistan? Con quale ruolo e con quale concreta prospettiva di successo? (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, poche ore fa il Presidente del Consiglio dei ministri, apprendendo della drammatica scomparsa del primo maresciallo Mauro Gigli, del caporal maggiore capo Pierdavide De Cillis, si è posto l'interrogativo che tormenta non solo chi ha su di sé la responsabilità di guidare il Paese, ma anche ogni cittadino che apprende, purtroppo impotente, notizie che arrecano un profondo dolore e grande sconcerto a tutti gli italiani.
Ne vale la pena? Vale la pena tenere tanti nostri connazionali, impegnati in missioni umanitarie di peacekeeping, mettendo a repentaglio la loro vita? Non è facile rispondere. L'istinto di uomini e di genitori ci induce a proteggere questi nostri ragazzi, che per amore della loro patria, per spirito di servizio e per uno slancio di solidarietà che li caratterizza fortemente, partono per luoghi difficili, pericolosi e rischiano la loro vita.
Non è facile rispondere perché è forte in noi la consapevolezza che ogni singola vita umana abbia un valore inestimabile che certamente va al di là di tutte le ricchezze del mondo, e non è semplice rispondere perché in questo momento riecheggiano con forza le urla di dolore dei genitori e dei familiari di questi due giovani militari caduti in Afghanistan, ai quali va il cordoglio dei deputati di Noi Sud. Signor Ministro della difesa, come possiamo non sottolineare che sono diventate troppe le circostanze tristi che ci vedono costretti in quest'Aula ad evidenziare la bontà e la positività dell'opera svolta dai nostri contingenti all'estero, un operato di eccellenza unanimemente riconosciuto a livello internazionale, un'azione indispensabile per aiutare popoli afflitti da guerre civili, dal fanatismo religioso, dalla fame, dalla sete, dalla carenza di assistenza sanitaria?

PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, deve concludere.

ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vale allora la pena tenere questi nostri uomini in questi luoghi? Se lo chiediamo ad ogni singola madre afgana non si stancherà mai di ringraziarci per la nostra presenza, se lo chiediamo ai genitori dei nostri ragazzi sottovoce ci diranno che sono orgogliosi dei loro figli ma che li vorrebbero in casa Pag. 62con loro, ma se lo chiediamo ad ognuno di questi ragazzi saranno loro che hanno visto il terrore e la fame nei volti dei tanti bambini afgani a dirci che vale ancora la pena tenere alta la bandiera italiana (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia-Partito Liberale Italiano).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,02).

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, vorrei solo segnalare che nella giornata odierna si è verificata una vicenda incredibile. Non ero presente durante la votazione finale sulla manovra economica e al mio banco non era presente nessuno, ma i miei colleghi mi hanno riferito che, al mio posto, risultava accesa la luce verde e che dunque avrei votato a favore della manovra economica. Immagino che un fantasma non possa votare a favore; pertanto, le chiedo di verificare come mai sia accaduta una cosa del genere e naturalmente di eliminare il mio voto a favore della manovra economica perché, in verità, questa sarebbe stata l'ultima cosa cui avrei pensato. Grazie.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Barbato, sicuramente la Presidenza darà corso alla sua richiesta. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si svolgerà alle ore 20,30 presso la biblioteca al piano Aula. Ricordo che alle ore 20,15 si aprirà la seduta comune per dare lettura dell'esito della votazione per l'elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura.

La seduta, sospesa alle 20,05, è ripresa alle 21,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto di rinviare a domani l'esame degli argomenti già previsti per la seduta odierna e non svolti nell'ordine che sarà precisato nella lettura dell'ordine del giorno di domani.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 30 luglio 2010, alle 9:

1. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).
- Relatore: Garofalo.

2. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
S. 2266 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi (Approvato dal Senato) (C. 3660-A).
- Relatore: Torazzi.

Pag. 63

3. - Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).
- Relatore: Garofalo.

4. - Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:
S. 2266 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi (Approvato dal Senato) (C. 3660-A).
- Relatore: Torazzi.

5. - Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Tribunale di Livorno - sezione distaccata di Cecina di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 211 del 2010.

6. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2262 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 103, recante disposizioni urgenti per assicurare la regolarità del servizio pubblico di trasporto marittimo (Approvato dal Senato) (C. 3646).
- Relatore: Garofalo.

7. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 2266 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 luglio 2010, n. 105, recante misure urgenti in materia di energia. Proroga di termine per l'esercizio di delega legislativa in materia di riordino del sistema degli incentivi (Approvato dal Senato) (C. 3660-A).
- Relatore: Torazzi.

8. - Discussione delle mozioni Di Stanislao ed altri n. 1-00418, Montagnoli ed altri n. 1-00419, Fluvi ed altri n. 1-00420, Occhiuto ed altri n. 1-00421 e Bernardo ed altri n. 1-00422 concernenti iniziative per il rafforzamento dei controlli e delle tutele in materia di giochi e scommesse.

9. - Esame del disegno di legge:
Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (C. 1415-C).
- Relatore: Bongiorno.

La seduta termina alle 21,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3638 - odg 9/3638/123 510 508 2 255 252 256 39 Resp.
2 Nom. odg 9/3638/126 530 526 4 264 262 264 36 Resp.
3 Nom. odg 9/3638/142 547 502 45 252 220 282 28 Resp.
4 Nom. odg 9/3638/171 548 546 2 274 267 279 25 Resp.
5 Nom. odg 9/3638/173 554 550 4 276 267 283 22 Resp.
6 Nom. odg 9/3638/196 549 544 5 273 263 281 22 Resp.
7 Nom. odg 9/3638/228 550 545 5 273 266 279 21 Resp.
8 Nom. odg 9/3638/261 541 536 5 269 259 277 19 Resp.
9 Nom. Ddl 3638 - voto finale 595 591 4 296 321 270 8 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.