XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 3 agosto 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
il Parlamento della provincia serba del Kosovo, una volta decretati falliti i negoziati avviati nel 2006 con le autorità di Belgrado sullo status del Kosovo, approva il 17 febbraio 2008 una dichiarazione unilaterale d'indipendenza dalla Serbia, atto sul quale la Russia ha prontamente avanzato richiesta all'ONU di un suo annullamento;
riunito nella notte stessa in procedura di urgenza, il Parlamento serbo «annulla» e dichiara «illegale» l'indipendenza, invocando la risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 1244 del 1999, per cui il Kosovo «è parte integrante del territorio serbo»;
il giorno immediatamente successivo al tale dichiarazione unilaterale, i Ministri degli esteri dell'Unione europea si riuniscono per trovare una risposta congiunta alla dichiarazione d'indipendenza, in un clima segnato da forti contrasti. In tale occasione, infatti, mentre i quattro più grandi paesi dell'Unione Europea, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, annunciano il pronto riconoscimento del Kosovo, altri stati membri (soprattutto Cipro, Romania, Slovacchia, Spagna e Grecia) insistono per non sostenere questa decisione unilaterale di separazione;
la nazione del Kosovo, come si legge nel documento impostato in 12 punti, è stata creata sulla base del piano del finlandese Martti Ahtisaari, all'epoca inviato speciale dell'ONU per il Kosovo. Il piano prevede che l'autoproclamato Stato resti sotto la supervisione internazionale, garantita da una missione dell'Unione europea (Eulex) e affidata alla Cancelleria civile internazionale (Ico), oltre all'ampia autonomia delle municipalità a maggioranza serba e dei monasteri serbo-ortodossi sparsi nel territorio kosovaro. Per Belgrado il Piano Ahtisaari e l'Ico sono contrari alla risoluzione 1244 e perciò illegali; tra l'altro, un piano approvato in linea di massima dalla maggioranza dei Paesi occidentali ma bloccato al Consiglio di sicurezza dell'ONU dal veto della Russia, ostile alla indipendenza del Kosovo;
il 22 luglio 2010, la Corte dell'Aja si è pronunciata sulla legittimità dell'indipendenza dalla Serbia in quanto la sua proclamazione è coerente anche con la risoluzione 1244 delle Nazioni Unite poiché la risoluzione non contiene proibizioni all'indipendenza autoproclamata unilateralmente dal Kosovo; si tratta di un pronunciamento che, pur non avendo valore vincolante, per la sua autorevolezza potrebbe arrivare a ridefinire un principio cardine del diritto internazionale vigente: l'inviolabilità dell'integrità territoriale di uno Stato sovrano e ad avere profonde implicazioni sia sul piano del rapporto tra i movimenti separatisti diffusi nel mondo e i Governi dei rispettivi Paesi, sia sul negoziato di ingresso nell'Unione europea di Belgrado e di Pristina;
ben 29 Stati, lo scorso dicembre, hanno accolto l'invito a esprimere presso la Corte dell'Aja il proprio parere orale in favore di una o dell'altra parte. L'Italia non figura tra questi Paesi;
comunque, a sostenere la capitale kosovara Pristina si sono schierati quanti sostengono che dopo i drammi subiti dalla Serbia di Milosevic, gli albanesi del Kosovo - e cioè oltre il 90 per cento della popolazione - abbiano diritto ad un proprio Stato, mentre, invece, a sostenere le ragioni di Belgrado è chi teme che dal parere della Corte possa emergere un pericoloso «precedente» a legittimare le ambizioni secessioniste sparse in giro per il mondo. Infatti, non è un caso che proprio Cipro, Grecia, Romania, Spagna e Slovacchia siano i soli cinque dei 27 Paesi dell'Unione europea a non aver riconosciuto internazionalmente l'indipendenza del Kosovo;
fino a oggi il Kosovo è stato formalmente riconosciuto come uno Stato

indipendente da 69 dei 192 Stati membri delle Nazioni unite mentre tre dei quattro Stati confinanti con il Kosovo, ossia l'Albania, il Montenegro e la Macedonia, lo hanno riconosciuto ufficialmente;
naturalmente la Serbia, ha fatto prontamente sapere il presidente serbo Boris Tadic, commentando il parere della Corte internazionale dell'Aja, ha confermato che non riconoscerà mai l'indipendenza del Kosovo; e parallelamente, non cambia nemmeno la posizione della Russia, e della Slovacchia, secondo cui non esistono basi legali per l'indipendenza del Kosovo e che la risoluzione del problema Kosovo sia possibile solo attraverso negoziati tra le parti interessate; dello stesso avviso si è dichiarata anche la Cina,

impegna il Governo:

ad assumere tutte le iniziative utili per evitare che i Governi di Pristina e Belgrado radicalizzino le reciproche posizioni, compromettendo in tal modo il processo di stabilizzazione della regione;
a farsi promotore dell'avvio di un processo negoziale con il coinvolgimento dell'Unione europea al fine di promuovere quelle iniziative urgenti e necessarie per addivenire a una soluzione stabile e condivisa da entrambe le parti;
ad assumere ogni iniziative affinché in ambito europeo venga accelerata la procedura relativa alla domanda di adesione della Serbia all'Unione europea.
(7-00387) «Evangelisti, Leoluca Orlando».

La IX Commissione,
premesso che:
le infrastrutture ferroviarie sono parte del capitale sociale di un Paese e di un territorio, fattore di sviluppo da considerare valido per ogni settore dell'economia;
senza il potenziamento del trasporto su ferro delle persone e delle merci si accresce la congestione stradale (si calcola che in Italia la congestione stradale costa 25 miliardi di euro l'anno, pari a due punti del prodotto interno lordo);
non a caso l'Unione europea considera il finanziamento pubblico nella realizzazione e manutenzione delle infrastrutture ferroviarie un campo in cui non si applica la normativa sugli aiuti di Stato;
i servizi universali ferroviari debbono contenere adeguati standard riguardanti frequenza, copertura territoriale, qualità del servizio medesimo e tariffazione;
al riguardo, è necessario garantire una puntuale verifica del pieno rispetto delle clausole del contratto di servizio riguardante i servizi di trasporto ferroviario passeggeri di interesse nazionale, come locale e regionale (verifica che pertanto concerne sia Trenitalia sia le società esercenti i servizi a livello regionale);
presupposto per una efficiente gestione del servizio universale è la garanzia delle risorse pubbliche ad esso destinate, affinché sussista a beneficio degli utenti un'adeguata programmazione dei servizi;
un segmento di particolare sofferenza è rappresentato dal pendolarismo. Sono più di 13 milioni i pendolari in Italia, dei quali una buona parte utilizza il treno per spostarsi in ambito locale e metropolitano come unico mezzo di trasporto o in combinazione con altri mezzi;
dare un'adeguata risposta alle esigenze dei pendolari e rafforzare, d'intesa con le regioni e gli enti locali, il trasporto ferroviario metropolitano regionale, è un obiettivo la cui realizzazione è in alcune regioni ostacolato da scelte erronee, tra le quali quella di immettere in circolazione nuovo materiale rotabile e nuovi servizi (come può essere quello dell'S1 nel Sud Est Milano) riducendo la frequenza delle corse nelle ore di punta, al fine di fittiziamente razionalizzare il servizio, in realtà rendendolo solo meno accessibile agli utenti, che così sono mossi ad utilizzare maggiormente il mezzo privato;

gli utenti dei servizi di trasporto pubblico locale rappresentano in gran parte quella fascia di cittadinanza che più risente degli effetti della crisi economica;
ogni disservizio che intervenga nel campo dei trasporti su ferro per i pendolari comporta un immediato peggioramento delle condizioni di vita di centinaia di migliaia di cittadini;
il pur meritorio avvio da parte di alcune regioni di nuovi servizi per i pendolari comprendenti l'ammodernamento del materiale rotabile, la velocizzazione del servizio, nonché l'introduzione di nuovi servizi metropolitani (ciò, ad esempio, risulta per la tratta Milano-Melegnano -Lodi-Piacenza e viceversa), non è stato accompagnato da adeguate ed efficienti scelte volte ad implementare il servizio nelle ore di punta, anche per saturazione della rete di RFI in tal modo talvolta riducendo l'offerta nelle medesime ore di punta (risultato ottenuto attraverso la cancellazione di fermate dei treni regionali preesistenti, la cui cadenza non è stata più garantita, non essendo stata conseguentemente rilevata da altrettante fermate con eguale cadenza del servizio intervenuto a sostituire il precedente);
in tale quadro, la strategia aziendale di Trenitalia, in accordo con le regioni interessate, tra cui la Lombardia, alla luce di alcune scelte avviate in determinati ambiti regionali, appare contraddire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, la necessità di uno sforzo organizzativo e finanziario volto a potenziare e migliorare gli standard qualitativi del sistema di trasporto ferroviario offerto ai pendolari (contraddizione manifestatasi nel caso delle riduzioni di fermate locali di treni regionali, come è occorso nella tratta Piacenza-Milano);
non è condivisibile il richiamo alla necessità di pervenire ad accettabili equilibri finanziari e di bilancio né da parte delle società ferroviarie né delle regioni per mezzo del ridimensionamento del servizio, a scapito del diritto alla mobilità e della qualità del servizio offerto dai treni per i pendolari,

impegna il Governo:

a definire, d'intesa con le regioni e le amministrazioni locali, una strategia volta allo sviluppo e al sostegno del sistema dei trasporti ferroviari delle persone, in particolare del servizio ferroviario rivolto ai pendolari, a cominciare dalle regioni e dalle aree metropolitane milanesi-lombarde e romana-laziale;
ad assumere iniziative volte ad integrare la presenza di Trenitalia con quella delle società regionali, secondo un criterio di efficienza non solo aziendale, ma anche rivolto alla qualità del servizio offerto agli utenti;
a destinare le necessarie risorse al fine di realizzare questa strategia.
(7-00388) «Meta, Quartiani».

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso
che:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 novembre 2005, attuativo dell'articolo 14-vicies ter - (Disposizioni in materia di servizi sostitutivi di mensa) del decreto-legge 30 giugno 2005, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 168 del 2005, recante «Disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità di settori della pubblica amministrazione», regola l'attività di emissione dei buoni pasto, le procedure di aggiudicazione del servizio sostitutivo di mensa reso a mezzo di buoni pasto, nonché i rapporti tra le società di emissione e gli esercizi

convenzionati, per assicurare l'efficienza e la stabilità economica del mercato dei buoni pasto, garantire la libera ed effettiva concorrenza nel settore ed un efficiente servizio ai consumatori;
il medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri all'articolo 2, comma 1, lettera c), definisce «per buono pasto, il documento di legittimazione, anche in forma elettronica, avente le caratteristiche di cui al successivo articolo 5, che attribuisce al possessore, ai sensi dell'articolo 2002 del codice civile, il diritto ad ottenere dagli esercizi convenzionati la somministrazione di alimenti e bevande e la cessione di prodotti di gastronomia pronti per il consumo, con esclusione di qualsiasi prestazione in denaro»;
al successivo articolo 5, comma 1, lettera a), stabilisce che i buoni pasto «consentono all'utilizzatore di ricevere un servizio sostitutivo di mensa di importo pari al valore facciale del buono pasto»;
al successivo articolo 6, comma 1, si stabilisce che «Gli appalti aventi ad oggetto i servizi sostitutivi di mensa sono aggiudicati ai sensi dell'articolo 23, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, privilegiando la garanzia e la qualità della prestazione mediante la valutazione dell'aspetto tecnico ed economico dell'offerta», mentre al comma 2 si afferma che «L'offerta è valutata sulla base dei criteri indicati all'articolo 53, comma 1, lettera a), della direttiva 2004/18/CE del 31 marzo 2004», ove si prevede che «Fatte salve le disposizioni legislative, regolamentari o amministrative nazionali relative alla rimunerazione di servizi specifici, i criteri sui quali si basano le amministrazioni aggiudicatrici per aggiudicare gli appalti pubblici sono: a) o, quando l'appalto è aggiudicato all'offerta economicamente più vantaggiosa dal punto di vista dell'amministrazione aggiudicatrice, diversi criteri collegati all'oggetto dell'appalto pubblico in questione, quali, ad esempio, la qualità, il prezzo, il pregio tecnico, le caratteristiche estetiche e funzionali, le caratteristiche ambientali, il costo d'utilizzazione, la redditività, il servizio successivo alla vendita e l'assistenza tecnica, la data di consegna e il termine di consegna o di esecuzione»;
secondo quanto esposto l'offerta dovrebbe essere dunque valutata, dall'ente proponente il servizio messo a bando di gara, sulla base dei parametri sopra citati e dunque sulla competitività del costo dei soli servizi che le società emettitrici dei buoni pasto sostengono per l'emissione, la gestione e la costruzione della rete convenzionata al loro utilizzo da parte del soggetto beneficiario, indipendentemente dal valore nominale attribuito al buono pasto;
a titolo di esempio per quanto sin qui esposto, si cita il quotidiano La Repubblica di Genova del 25 luglio 2010, a pagina 11, che riportava la notizia della società «Qui! Group» aggiudicataria di due lotti posti a bando dalla Consip spa, per la fornitura dei buoni pasto agli enti pubblici. La società in questione si aggiudicava un primo lotto offrendo alla Consip spa uno sconto rispetto al valore nominale del buono pasto posto a gara, pari al 17,19 per cento ed un secondo lotto offrendo uno sconto del 17,81 per cento, sempre sul valore nominale del buono pasto;
la notizia riportata dal quotidiano sopra citato quindi sembrerebbe evidenziare come, nell'aggiudicazione delle gare, sia preso in considerazione un parametro, quello dello sconto applicato sul valore nominale del buono pasto (è bene ricordare che il buono pasto è per l'utilizzatore un mezzo di pagamento per l'ottenimento di un servizio sostitutivo di mensa) e non già sulla sola quota relativa al valore della gestione del servizio offerto dalla società emettitrice. Va da sé che l'applicazione di uno sconto da parte di chi offre il servizio sul valore nominale di emissione del buono pasto nei confronti della società/ente acquirente non può, ad avviso dell'interrogante, che lasciare perplessi, allorché si cerca di capire dove, poi, la società emettitrice otterrà il suo margine di profitto;

una parte di questo sconto sul valore nominale del buono pasto, evidenziato nell'offerta del soggetto che partecipa alla gara, certamente è poi compensata dalla commissione che questi applicherà all'esercente che eroga il servizio all'utilizzatore finale del buono pasto e recuperata in fattura al momento dell'incasso. Commissione applicata ai pubblici esercizi che, peraltro, ai sensi del citato articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 novembre 2005, rientra tra i criteri di valutazione delle proposte. Ne deriva che, di fatto, la società emettitrice dei buoni pasto che si è aggiudicata la gara sulla base della migliore offerta complessiva (nella quale ha giocato un ruolo determinante anche lo sconto applicato sul valore nominale del buono pasto) finisce con l'offrire all'acquirente (nel caso di specie la Consip spa) un servizio a prezzo competitivo sul quale però la stessa società emettitrice (in linea teorica) non sembrerebbe raggiungere il livello di pareggio tra costo del servizio offerto e suo pagamento da parte dell'acquirente, a cui va aggiunta la commissione pagata dall'esercente;
da informazioni assunte dall'interrogante, risulta che questa differenza generata in negativo rispetto al valore del buono pasto (sconto applicato all'acquirente del buono pasto sul valore nominale meno la commissione pagata dall'esercente) che può risultare in fine anche superiore al 10 per cento del valore nominale del buono pasto, verrebbe poi compensata dalle medesime società emettitrici applicando delle commissioni elevate, anche del 15 per cento sui buoni pasto emessi dalle stesse e non oggetto di gara pubblica, ovvero su quei buoni pasto posti sul mercato e venduti alle imprese private;
la situazione che se ne determina è quindi paradossale per quegli imprenditori dei pubblici esercizi che, per la medesima tipologia di buoni pasto, si trovano a pagare commissioni differenziate alla società emettitrice, fattore questo che spinge spesso a non accettare i buoni pasto come mezzo di pagamento a causa delle elevate commissioni applicate, rinunciando quindi anche ad una parte di fatturato, con grave pregiudizio per la concorrenza nel mercato di riferimento e la qualità del servizio reso all'utente finale, che ne risulta maggiormente danneggiato, trovandosi ad avere così un minor numero di esercizi convenzionati tra cui scegliere e, spesso, un rapporto qualità-prezzo inferiore alla media per i servizi acquistabili con i buoni pasto -:
quali iniziative, anche di natura normativa, si intendano avviare al fine di dare soluzione alle problematiche esposte in premessa in materia di buoni pasto e di scongiurare che queste possano tradursi in un danno per gli esercenti, che altrimenti resterebbero esposti al possibile rischio di dover decidere se accettare i buoni pasto e vedersi applicare delle commissioni elevate o sensibilmente variabili o rinunciare in toto ad accettare i buoni pasto come mezzo di pagamento, rinunciando così anche ad una parte del loro fatturato con indubbie conseguenze tanto per la concorrenzialità nel mercato quanto, in caso di diminuzione del fatturato delle imprese, per i riflessi negativi sui livelli occupazionali del comparto di riferimento e, infine, per i consumatori che si trovano sempre più spesso ad avere un minor numero di esercizi convenzionati tra cui scegliere, con un rapporto qualità-prezzo inferiore alla media per i servizi acquistabili con i buoni pasto.
(5-03352)

VILLECCO CALIPARI, BRESSA, RECCHIA e RUGGHIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa che il Ministro della difesa avrebbe istituito, nell'ambito del proprio dicastero, una nuova struttura cui sarebbero state attribuite funzioni di intelligence;
a quanto si apprende, inoltre, informazioni in ordine a tale struttura sarebbero state fornite dal Ministro al Copasir il 6 maggio 2010;

qualora la notizia dell'istituzione della suddetta, ulteriore struttura, rispondesse al vero, si tratterebbe di un'iniziativa di dubbia legittimità e di significativa gravità, in primo luogo perché non è chiaro su quale norma si fondi il potere esercitato dal Ministro con l'istituzione di tale ulteriore agenzia per la sicurezza, dal momento che la legge n. 124 del 2007 non sembra attribuirgli tale competenza;
essa del resto certamente esula da quelle conferite dalla legge al RIS dello Stato maggiore della difesa, che ai sensi dell'articolo 8, comma 2, della legge 124 «svolge esclusivamente compiti di carattere tecnico militare e di polizia militare, e in particolare ogni attività informativa utile al fine della tutela dei presidi e delle attività delle Forze amiate all'estero, e non è parte del Sistema di informazione per la sicurezza»;
l'attribuzione di compiti di intelligence a un'ulteriore struttura, diversa da quelle previste dalla legge, appare di dubbia compatibilità con la lettera e lo spirito della legge n. 124, il cui articolo 8 dispone che: «le funzioni attribuite dalla presente legge al DIS, alPAISE e all'AISI non possono essere svolte da nessun altro ente, organismo o ufficio»;
inoltre, la medesima legge attribuisce integralmente al Presidente del Consiglio dei ministri (ancorché con facoltà di delega all'Autorità, appunto, delegata, ai sensi dell'articolo 3 della legge 124) la responsabilità politica dei servizi di informazione, sottraendo questi ultimi alla dipendenza funzionale dai Ministri dell'interno e della difesa per le rispettive competenze (non a caso, AISE e AISI rispondono «al Presidente del Consiglio dei ministri»);
significativamente, l'articolo 1 della legge dispone che al Presidente del Consiglio dei ministri sono attribuiti, in via esclusiva, tra l'altro, «l'alta direzione e la responsabilità generale della politica dell'informazione per la sicurezza, nell'interesse e per la difesa della Repubblica e delle istituzioni democratiche poste dalla Costituzione a suo fondamento». Ciò, al fine precipuo di radicare nell'organo di vertice dell'Esecutivo la direzione e quindi la responsabilità politica della gestione delle politiche di sicurezza;
tale essendo la ratio ispiratrice della legge n. 124, non si comprende come sia possibile per il Ministro della difesa istituire, nell'ambito del proprio dicastero, una simile struttura, che sarebbe quindi, ovviamente, alle dirette dipendenze del Ministro stesso e non già del Presidente del Consiglio dei ministri, ad avviso degli interroganti in palese contrasto con il citato articolo 1 della legge 124 -:
se la notizia relativa all' istituzione di un'ulteriore struttura con funzioni di intelligence presso il dicastero della difesa corrisponda al vero e, in tal caso:
a) sulla base di quale norma il Ministro della difesa abbia esercitato tale potere;
b) se tale struttura dipenda dalla Presidenza del Consiglio, cui risponda in via esclusiva;
c) quali rapporti leghino tale organo con DIS, AISI e AISE;
d) se non si ritenga fornire chiarimenti in ordine a tale iniziativa, di assai dubbia legittimità;
e) se siano stati riscontrati limiti, e di quale natura, alle attività funzionali della nostra intelligence riconducibili alla struttura organizzativa approvata con la legge n. 124 del 2007.
(5-03357)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 2 agosto 1980 nella stazione ferroviaria di Bologna si verificò, seguito di un vile attentato terroristico, una delle più gravi stragi della storia italiana nella quale persero la vita 85 persone ed altre 200 rimasero ferite;

il 2 agosto 2010 si è svolta la commemorazione del trentennale della strage, alla quale per la prima volta in trenta anni il Governo non ha inviato alcun Ministro, Viceministro o Sottosegretario di Stato, affidando la propria rappresentanza al prefetto della città di Bologna dottor Angelo Tranfaglia;
il Ministro della difesa onorevole Ignazio La Russa, come riportato dall'edizione di Bologna del giornale La Repubblica del primo agosto 2010, ha motivato l'assenza del Governo alla commemorazione del trentennale con le seguenti parole «Cos'è successo gli altri anni? I Ministri li avete fischiati. E allora avete già la risposta al perché non viene nessuno questa volta»;
stessa motivazione in merito all'assenza del Governo esprime il Sottosegretario di Stato onorevole Carlo Giovanardi in una dichiarazione pubblicata dall'agenzia Ansa del 2 agosto 2010 affermando «Ogni anno a Bologna si è riproposto il triste spettacolo di una piazza che invece di ricordo e dolore ha espresso odio e livore per coloro che ritiene avversari politici. La strage, che colpì cittadini inermi di tutte le età e di tutti i partiti, sin dai funerali del 6 agosto, a cui partecipai come neo eletto consigliere regionale dell'Emilia Romagna, fu strumentalizzata per creare una bolgia di insulti e sputi nei confronti del governo di allora. Bene ha fatto quest'anno il governo a non partecipare ad un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione delle vittime di quella tragedia»;
poiché il Governo non ha motivato ufficialmente il mancato invio di un suo rappresentante, ed essendo quelle di cui sopra le uniche dichiarazioni rilasciate da membri del Governo, si può ritenere legittimamente, a giudizio dell'interrogante, che quella espressa dal Ministro La Russa e dal Sottosegretario Giovanardi sia la posizione ufficiale del Governo, ovvero che la sua assenza alla commemorazione del trentennale sia da ascriversi ad un comportamento eccessivamente polemico nei confronti dell'Esecutivo tenuto dai rappresentanti delle associazioni dei parenti delle vittime nelle precedenti ricorrenze -:
quali siano le motivazioni ufficiali in base alle quali il Governo ha ritenuto di non inviare nessun Ministro, Viceministro o Sottosegretario di Stato alle commemorazioni del trentennale della strage di Bologna.
(4-08336)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato sul sito web del Ministero della difesa il II reparto informazioni e sicurezza, in aderenza a quanto previsto dalla normativa vigente, è l'elemento di staff dello Stato maggiore della difesa preposto alla definizione delle linee di indirizzo intelligence e guerra elettronica nel settore tecnico-militare, definizione degli obiettivi ed allo sviluppo della ricerca informativa nel settore tecnico-militare, direzione, coordinamento e controllo delle attività di sicurezza in ambito Forze armate, definizione delle linee di indirizzo per le attività di polizia militare in ambito Forze armate; alla trattazione delle problematiche di pertinenza relative agli uffici degli addetti per la difesa all'estero, degli addetti esteri in Italia, nonché quelle relative agli uffici militari delle rappresentanze italiane presso le organizzazioni internazionali (ONU, NATO, CFE, OSCE, e altre), alla emanazione di direttive relative alla sicurezza, alle informazioni e alla controinformazione in ambito Forze armate, alla trattazione delle attività collaborative interministeriali e di coordinamento in ambito difesa nel settore dei materiali d'armamento e ad alta tecnologia;
il II reparto informazioni e sicurezza è retto da un maggior generale - o gradi corrispondenti - a rotazione tra ufficiali generali di Esercito, Marina ed Aeronautica che dipende dal sottocapo dello Stato maggiore della difesa;

per quanto attiene agli aspetti inerenti all'intelligence strategico-militare, a quella operativa, alla sicurezza e alla controinformazione, il capo reparto può corrispondere direttamente con il Capo di Stato maggiore della difesa;
per l'espletamento delle sue funzioni il II reparto informazioni e sicurezza è articolato in un capo reparto, da cui dipendono la segreteria particolare, la segreteria di reparto, la sezione amministrativa e due vice capo reparto;
dal vice capo reparto (settore rappresentanze e sicurezza) dipendono l'ufficio rappresentanze militari, l'ufficio materiali di armamento e ad alta tecnologia, l'ufficio sicurezza difesa, l'ufficio analisi minaccia asimmetrica;
dal vice capo reparto (settore informazioni) dipendono l'ufficio di politica informativa e guerra elettronica, l'ufficio di polizia militare, il centro intelligence interforze, il centro interforze di formazione intelligence/GE;
un'agenzia stampa del 18 dicembre 2009 (Velino) riportava le dichiarazioni del Ministro della difesa «Credo che un servizio di sicurezza di intelligence a struttura militare, che una volta c'era e che ora non c'è più, potremmo immaginare di riproporlo nel 2010»;
sempre secondo fonti di stampa dell'epoca, il Ministro della difesa avrebbe rilanciato l'ipotesi di rendere autonomo il Reparto informazione e sicurezza dello Stato maggiore difesa per farne la terza agenzia di intelligence, affiancandola all'Agenzia per l'informazione e la sicurezza interna ed a quella per la sicurezza esterna;
nella citata nota di stampa si legge inoltre che «il Ris attualmente coopera strettamente con l'Aise ma da tempo i generali delle tre forze armate ne chiedono l'autonomia funzionale ed anche economica identica a quella delle altre due agenzie»;
l'articolo 8 della legge n. 124 del 2007, nel disciplinare l'esclusività delle funzioni attribuite al DIS, all'AISE e all'AISI stabilisce, al comma 1, che «Le funzioni attribuite dalla presente legge al DIS, all'AISE e all'AISI non possono essere svolte da nessun altro ente, organismo o ufficio», mentre al successivo comma 2 afferma che «Il Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della difesa (RIS) svolge esclusivamente compiti di carattere tecnico militare e di polizia militare, e in particolare ogni attività informativa utile al fine della tutela dei presidi e delle attività delle Forze armate all'estero, e non è parte del Sistema di informazione per la sicurezza. Il RIS agisce in stretto collegamento con l'AISE secondo la disciplina regolamentare approvata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato previa deliberazione del CISR, entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge»;
sempre secondo fonti della stampa «da tempo lo stato maggiore della Difesa chiede che gli 007 militari del Ris vengano equiparati, anche economicamente, ai loro colleghi delle due agenzie e del Dis, il Dipartimento per l'informazione e la sicurezza. Ma la creazione di una nuova agenzia di 007, seppure esclusivamente militare, contrasterebbe con lo spirito della legge 124 voluta dal Parlamento per evitare doppioni e razionalizzare il settore della sicurezza e del controspionaggio. Riforma che ha affidato i compiti a due soli soggetti, l'Msi e l'Aise, appunto, preposti il primo alla sicurezza interna e l'altro alle ingerenze esterne. Le resistenze dello Stato maggiore della difesa contro l'Aise hanno da tempo bloccato il regolamento attuativo e resi difficili i rapporti fra i militari e l'intelligence che, se il governo dovesse approvare la "terza" agenzia informativa, perderebbe una fonte di primaria importanza per la sicurezza del Paese e che, fra l'altro, non farebbe più capo direttamente alla presidenza del

Consiglio. Le schermaglie bloccano il dibattito anche al Comitato per la sicurezza della Repubblica, ma i "generali" insistono ed hanno trovato in La Russa il loro sponsor»;
il 30 luglio 2010 una nota dell'agenzia AGI, riportando fonti del senatore Felice Casson, dava anche la notizia che, «Il Ministro La Russa avrebbe istituito, nell'ambito del proprio dicastero, una nuova struttura cui sarebbero state attribuite funzioni di intelligence»;
ad avviso degli interroganti, se ciò corrispondesse al vero, si tratterebbe di un'iniziativa di dubbia legittimità e di significativa gravità, in primo luogo perché non è chiaro su quale norma si fondi il potere esercitato dal Ministro con l'istituzione di tale ulteriore agenzia per la sicurezza, dal momento che la legge n. 124 del 2007 non sembra attribuirgli tale competenza e in secondo luogo perché proprio l'articolo 8 citato attribuisce in via esclusiva tali funzioni al Dis, all'Aise e all'Aisi. Funzioni che l'esistenza di una struttura come quella ipotizzata dal Ministro La Russa potrebbero essere deviate per scopi attualmente ignoti e non certo in linea con il dettato legislativo vigente;
sempre ad avviso degli interroganti, le affermazioni del Ministro della difesa suscitano rilevanti perplessità in punto di legittimità costituzionale, ma anche di opportunità politica, considerando l'importanza che l'accertamento di determinate verità riveste in un contesto, quale quello italiano, caratterizzato da stragi o comunque vicende criminali che ancora restano oscure e verso le quali non può escludersi la partecipazione di appartenenti ai servizi segreti dell'epoca;
il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, concernente la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, attualmente in discussione nel ramo senatoriale del parlamento, all'articolo 4, comma 32, prevede che «È autorizzata, per l'anno 2010, la spesa di euro 10.000.000 per il mantenimento del dispositivo info-operativo dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) a protezione del personale delle Forze armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all'AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124»;
il combinato disposto delle citate disposizioni normative, con particolare riferimento alle funzioni attribuite al RIS, così come descritte sul sito web istituzionale del Ministero della difesa, non sembrerebbe escludere che l'autorizzazione di spesa possa essere utilizzata a vantaggio di una ipotetica struttura di intelligence alle dipendenze del Ministero della difesa in analogia a quanto dichiarato dallo stesso titolare del dicastero già lo scorso dicembre 2009 -:
se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, se ciò risponda al vero, quali immediate iniziative intenda intraprendere affinché sia scongiurato il pericolo dell'istituzione di una struttura militare di intelligence sotto il diretto controllo del Ministro della difesa che si verrebbe a sovrapporre a quelle già previste dalla legge n. 124 del 2007;
se sia stato emanato il regolamento di cui all'articolo 8, comma 2, della legge n. 124 del 2007, e, in caso contrario, quando se ne preveda l'emanazione;
al fine di fugare ogni dubbio sul reale utilizzo delle risorse economiche stanziate con l'articolo 4, comma 32, del decreto-legge n. 102 del 2010, se non ritenga opportuno nel più breve tempo possibile presentare alle Camere un dettagliato rendiconto economico sulle attività finanziate.
(4-08337)

BARBIERI e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Modena in fregio a Via Canaletto esiste un comparto 60.200 metri quadrati facente parte dei programma di riqualificazione urbana approvato dal comune di Modena il 12 aprile 1999;

il successivo progetto di piano particolareggiato di iniziativa privata a quel tempo in corso di approvazione, prevedeva un supermercato sulla fronte di via Canaletto;
la società Esselunga acquistò nel marzo del 2000 per lire 24 miliardi 44.820 metri quadrati di quel comparto, (lire 540.000m mq), laddove era prevista l'apertura di un supermercato;
all'asta giudiziale del febbraio 2001 Coop estense si aggiudicò per 23 miliardi di lire un lotto di 8,834 metri quadrati (lire 2.620.000.000 mq), diventando partecipe del comparto;
il comune di Modena è proprietario dei restanti 8.834 metri quadrati del comparto;
il prezzo pagato da Coop Estense, totalmente sproporzionato rispetto al valore del terreno sul quale non potevano essere programmati i supermercati, indicava fin dall'inizio il vero obiettivo che era quello di impedire la realizzazione di un supermercato ad un gruppo concorrente;
stando a quanto riportato dall'avviso pubblicato sui quotidiani, in data 24 novembre 2008, l'assessore all'urbanistica del comune di Modena proponeva, per l'ennesima volta, ad Esselunga di insediarsi in un altro luogo e di cedere a Coop Estense il proprio lotto in via Canaletto. Se non avesse accettato o non avesse trovato un accordo con Coop Estense, il comune avrebbe cambiato le «destinazioni d'uso», cancellando l'uso commerciale -:
se il Governo non intenda chiarire, considerato che per quanto risulta all'interrogante a decorrere dall'anno 2000 vi sarebbe stata una modifica della disciplina, quale fosse la disciplina applicabile al caso di specie, e in particolare se qualunque azione dell'amministrazione comunale richiedesse necessariamente il consenso dei tre proprietari di lotti nel comparto.
(4-08340)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2010 è stato presentato, presso l'Associazione della stampa estera di Roma, il rapporto annuale di Amnesty International che traccia un quadro sul rispetto dei diritti umani nel mondo nell'arco di tempo compreso tra gennaio e dicembre 2009. Il rapporto segnala violazioni in 159 Paesi e accusa i Governi di anteporre i propri interessi politici al rispetto della giustizia internazionale;
dal rapporto emerge che 111 Paesi sono colpevoli di aver perpetrato torture e maltrattamenti, in 55 Paesi si celebrano processi iniqui, in 96 Paesi sono in vigore restrizioni della libertà di stampa, in almeno 48 Paesi sono imprigionati dissidenti politici;
Amnesty International ha lanciato un appello particolarmente forte al Governo italiano per abolire il reato di «immigrazione clandestina». Nel Rapporto si legge che: «Le autorità italiane hanno messo a repentaglio i diritti di migranti e richiedenti asilo, lasciandoli in mare per giorni senza acqua e cibo». Bocciata anche l'assenza del reato di tortura nel codice penale italiano, che si sarebbe potuto applicare al caso di Stefano Cucchi, morto dopo una settimana di detenzione per sospetti maltrattamenti e abusi da parte delle forze dell'ordine. È inaccettabile, secondo l'organizzazione per i diritti umani, anche la condizione dei rom italiani, «vittime di sgomberi forzati illegali a Roma e Milano, e a cui è impedito un equo accesso all'istruzione, all'alloggio, alle cure sanitarie e all'occupazione»;
il presidente della sezione italiana di Amnesty International, nel corso della presentazione del rapporto annuale ha affermato che: «I governi devono assicurare

che nessuno si ponga al di sopra della legge e che ogni persona abbia accesso alla giustizia, per tutte le violazioni dei diritti umani subite. Fino a quando i governi non smetteranno di subordinare la giustizia agli interessi politici, la libertà dalla paura e dal bisogno rimarrà fuori dalla portata della maggior parte dell'umanità»;
l'organizzazione per i diritti umani ha pertanto rinnovato la richiesta ai Governi di garantire che renderanno conto del loro operato, dare piena adesione alla Corte penale internazionale e assicurare che i crimini di diritto internazionale saranno sottoposti a procedimenti giudiziari ovunque nel mondo. Agli Stati che rivendicano una leadership globale, tra cui quelli del G20, compete la responsabilità specifica di dare l'esempio -:
quale sia la posizione dell'Italia, in relazione a quanto denunciato da Amnesty International;
se il Governo intenda illustrare gli obiettivi raggiunti e le iniziative future per il rispetto dei diritti umani.
(4-08331)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
esponenti radicali, tanto in sede parlamentare quanto in sede locale, da tempo sono impegnati su questioni ambientali lucane che attengono alla Val Basento e a Tito Scalo;
nei mesi di aprile e marzo 2010 si sono svolte due conferenze di servizi istruttorie e decisorie in merito alle situazioni ambientali di Tito Scalo e della Val Basento in Basilicata;
nonostante reiterate richieste informali tanto presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a Roma quanto presso la regione Basilicata a Potenza, non è stato possibile acquisire o almeno visionare i testi relativi alla conferenza di servizi della Val Basento, mentre sono stati messi a disposizione quelli relativi a Tito Scalo -:
per quali motivi tali atti non siano stati resi disponibili e se si intenda mettere a disposizione dei richiedenti tali atti ed in che tempi.
(4-08318)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il museo diocesano dell'Arcidiocesi di Salerno - Campagna - Acerno è chiuso al pubblico in attesa di interventi strutturali e di messa in sicurezza degli impianti;
il museo è allocato nell'ex seminario arcivescovile insieme all'archivio e alla biblioteca a ridosso della preziosa cattedrale e ne completa idealmente la colta e ricca visita;
il percorso museale inizia attraverso il linguaggio di preziosissimi manufatti medievali, dipinti e sculture che dal Medioevo conducono al XIX secolo; a tutto ciò va aggiunta un'importante raccolta numismatica, che annovera monete della Magna Grecia, della Roma repubblicana e imperiale, del periodo longobardo e normanno, fino al Medagliere Pontificio;
il museo diocesano custodisce, soprattutto, un tesoro unico al mondo: il celebre ciclo di formelle di avorio del XII secolo, espressione unica di arte salernitana medioevale;
si tratta della più vasta e completa raccolta eburnea del Medioevo cristiano, si

compone di 67 pezzi, distinti soprattutto nei due cicli dell'Antico (18) e Nuovo (19) Testamento, ed è opera di vari autori;
tra le altre testimonianze antiche di altissimo livello vanno ancora segnalati: l'Exultet (rotolo membranaceo con 23 scene dipinte in stile bizantino); la Croce del Guiscardo de XI secolo (ottone, smalti e pietre dure); la Croce dipinta del Barliario del XIII secolo (dipinto su tavola) -:
se il Governo intenda verificare lo stato dell'arte della progettazione e delle opere inerenti alla restituzione all'uso pubblico del museo diocesano dell'Arcidiocesi di Salerno - Campagna - Acerno;
se, in subordine, il Governo intenda valutare, per quanto di competenza, l'ipotesi di predisporre provvisoriamente una sede museale più ridotta, che consti solo di 2-3 sale, al fine di mostrare e valorizzare almeno la collezione di formelle eburnee, che nel 2008 hanno riscosso un notevole successo di pubblico internazionale, nell'occasione di una mostra temporanea, e che ha la capacità di attrarre nella città campana tanto esperti e addetti ai lavori, quanto turisti e visitatori.
(5-03353)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di stampa ANSA, con una nota del 2 agosto 2010 riportava la notizia che «L'aeroporto militare di Pisa diventerà un hub nazionale per le forze armate. Lo rivela il portavoce della 46esima Brigata aerea, maggiore Giorgio Mattia, che annuncia per «il maggio prossimo l'inizio dei lavori all'interno della base per renderla rispondente alle nuove esigenze entro il 2013, quando l'hub diventerà operativo». «L'aeroporto Dall'Oro - spiega Mattia - sarà quindi il punto di riferimento per tutte le forze armate che avranno bisogno di spostarsi per via aerea per tutte le missioni nei teatri internazionali. Durante i lavori di ampliamento dello scalo, realizzeremo anche una struttura ricettiva che potrà ricevere circa 30 mila uomini perfettamente equipaggiati, per un arco di tempo di almeno un mese». Insomma, un investimento importante che rilancia il ruolo strategico della base pisana e che potrà avere importanti ricadute economiche sul territorio. «Quando sarà operativo l'hub - conclude Mattia - diventerà l'unico posto per le forze armate italiane da dove si partirà per le diverse missioni internazionali e rispecchierà in tutto e per tutto i grandi hub civili con servizi di check in e check out, polizia doganale, ma anche movimentazione bagagli e altri servizi di terra che potranno essere gestiti da ditte civili»;
la legge 30 luglio 2010, n. 122, ha inciso profondamente sull'operatività e sulle attività delle Forze armate, nonché sul trattamento economico del personale militare -:
se quanto rivelato all'agenzia di stampa dal portavoce della 46esima Brigata Aerea corrisponda al vero e, in caso affermativo, a quanto ammonterebbe il complesso degli stanziamenti economici previsti per il completamento delle opere previste per l'ampliamento della struttura militare; quale sia il nome dell'impresa aggiudicataria, per quale importo, se sia stato effettuato un frazionamento in più lotti di gara, se sia prevista la possibilità di subappalto ad altre imprese e con quali limiti;
vista l'attuale situazione economica in cui versa il Paese, se non ritenga opportuno disporre l'immediata sospensione dei lavori fino al 1o gennaio 2014 e conseguentemente disporre che le somme così risparmiate siano destinate al finanziamento delle attività di manutenzione dei sistemi d'arma già acquisiti dalla Difesa,

nonché all'addestramento del personale militare e al pagamento dei relativi emolumenti accessori e delle indennità spettanti al personale medesimo.
(4-08323)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo 2010 è stato diffuso un nuovo rapporto da Amnesty International e dalla Omega Research Foundation che presenta prove della partecipazione di aziende europee al commercio globale in «strumenti di tortura», tra cui congegni fissati alle pareti delle celle per immobilizzare i detenuti, serrapollici in metallo e manette e bracciali che producono scariche elettriche da 50.000 volt;
il rapporto, intitolato «Dalle parole ai fatti», denuncia che queste attività sono proseguite nonostante l'introduzione, nel 2006, di una serie di controlli per proibire il commercio internazionale di materiale di polizia e di sicurezza atto a causare maltrattamenti e torture e per regolamentare il commercio di altro materiale ampiamente usato su scala mondiale per torturare;
dal rapporto emerge che tra il 2006 e il 2009, la Repubblica Ceca ha autorizzato l'esportazione di prodotti quali manette, pistole elettriche e spray chimici, mentre a sua volta la Germania lo ha fatto per ceppi e spray chimici, verso nove Paesi dove le forze di polizia e di sicurezza avevano usato quei prodotti per praticare maltrattamenti e torture;
aziende italiane e spagnole hanno messo in vendita manette o bracciali elettrici da applicare ai detenuti. Una scappatoia legale permette tutto questo, nonostante si tratti di prodotti simili alle «cinture elettriche», la cui esportazione e importazione sono proibite in tutta l'Unione europea;
nel 2005 l'Ungheria ha annunciato l'intenzione di introdurre l'uso delle «cinture elettriche» nelle stazioni di polizia e nelle prigioni, nonostante la loro esportazione e importazione siano vietate in quanto il loro uso costituisce una forma di maltrattamento o di tortura;
solo 7 dei 27 Stati membri dell'Unione europea hanno reso pubbliche le loro autorizzazioni all'esportazione, nonostante tutti siano legalmente obbligati a farlo;
gli Stati membri paiono ancora poco informati sulle attività commerciali in corso al loro interno. Dopo che cinque Stati membri (Belgio, Cipro, Finlandia, Italia e Malta) avevano dichiarato di non essere a conoscenza di aziende che commercializzassero materiali inclusi nei controlli, Amnesty International e Omega Research Foundation hanno individuato aziende operanti in tre di questi cinque Paesi (Belgio, Finlandia e Italia) in cui prodotti del genere vengono apertamente commercializzati su internet -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto emerso dal rapporto di Amnesty International sul commercio di strumenti di tortura e quali informazioni abbia in merito;
quali iniziative il Governo intenda attuare per verificare tali notizie e, qualora risultassero vere, quali soluzioni intenda adottare.
(4-08328)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 2 agosto 2010 sei bambini sono rimasti uccisi nell'attentato suicida messo a segno a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. Obiettivo dell'attacco era il governatore distrettuale, Ahmadullah Nazak, rimasto illeso;
secondo il rapporto del Watchlist on Children and Armed Conflict, un network di organizzazioni umanitarie che si batte contro le violazioni dei diritti dei minori nei Paesi colpiti da guerre e conflitti e di cui fa parte Save the Children, «l'Afghanistan è di giorno in giorno sempre meno un paese per bambini»;

nel 2009 si contano circa 1.050 bambini uccisi in attacchi suicidi, raid aerei, in esplosioni di ordigni e di mine, negli scontri a fuoco tra le parti in guerra; oltre 200mila minori sono sopravvissuti ad attacchi e attentati ma hanno riportato ferite permanenti e disabilità. Spesso informazioni errate da parte dell'intelligence sono alla base di operazioni militari che finiscono con il procurare vittime innocenti piuttosto fra i civili che fra i gruppi armati di opposizione. Questi, dal canto loro, attaccano scuole, ospedali, luoghi trafficati e colpiscono deliberatamente i civili per intimidirli e indebolire il Governo, nonostante il «codice» talebano stabilisca che debba essere fatto il possibile per evitare morti di donne, uomini e bambini;
il dato più drammatico emerge dal reclutamento di bambini soldato che è documentato sia a carico delle forze di sicurezza afghana, sia dei gruppi d'opposizione. Nel primo caso molti reclutamenti avvengono in presenza di certificati di nascita imprecisi o inesistenti, in mancanza di verifiche adeguate dell'età e per la crescente domanda di personale fra le forze di polizia e nell'esercito regolare. I gruppi armati di opposizione impiegano bambini soldato per farne dei combattenti, guardie, attentatori suicidi. Il reclutamento e l'addestramento avvengono soprattutto nella zona di confine con il Pakistan. Bambini inoltre risultano essere stati tenuti prigionieri dalle forze militari internazionali: sono stati almeno 90 i minorenni detenuti fra il 2002 e il 2008;
la vendita e il trasferimento di minori sfruttati poi in attività spesso illegali con il Pakistan o l'Iran è documentata ampiamente e molte sparizioni e rapimenti di bambini in Afghanistan sono collegati al traffico di esseri umani. Talora sono gli stessi familiari, ridotti in povertà, che vendono a reti criminali i propri figli. I minori vengono impiegati come corrieri e spacciatori di droga o di derrate alimentari. Talvolta vengono rapiti dagli stessi sfruttatori e trafficanti, magari nei campi di sfollati interni dove si stima vivano circa 80mila minori. Nel 2009 sarebbero stati oltre mille i bambini impiegati nel trasporto e trasferimento di farina dall'Afghanistan al Pakistan;
l'Afghanistan e il secondo Paese al mondo per tasso di mortalità infantile, con 257 bambini con meno di 5 anni morti su ogni 1.000 nati vivi e il paese in cui mamme e bambini stanno peggio al mondo, secondo l'indice sullo stato delle madri di Save the Children. Ancora oggi oltre il 70 per cento dei parti avviene in casa senza alcuna assistenza specializzata. Un dottore segue in media 5.500 pazienti. Molto preoccupanti sono la diffusione e il consumo di droga, che a volte riguarda l'intera famiglia. Si calcolano in 60 mila i bambini sotto i 15 anni dipendenti da droga. Inadeguate sono l'assistenza e la cura dei bambini tossicodipendenti e anche di quelli colpiti da disturbi mentali e psicologici;
Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, lancia un chiaro allarme e chiede «che venga approntato un piano quinquennale per la protezione dei bambini, con degli obiettivi misurabili, come per esempio la riduzione del numero di attacchi alle scuole. Chiede inoltre che sia messo in opera un meccanismo per le vittime che renda facile la denuncia delle violazioni e accessibile l'informazione sul procedimento in corso. Chiede infine la definizione di criteri chiari e validi ovunque per l'assegnazione di sussidi ai familiari delle vittime della guerra e delle violenze. Il successo degli sforzi di portare la pace in Afghanistan risiede nella nostra abilità di proteggere i bambini di questa nazione. È urgente stabilire le giuste priorità per riuscire in questa missione»;
il principale obiettivo delle missioni internazionali che vedono impegnato in prima linea il nostro Paese è la cooperazione allo sviluppo e il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione;
la strategia europea in materia di sicurezza comune adottata dal Consiglio

europeo ha rivendicato un ruolo più incisivo per l'Unione europea nel contesto internazionale. In particolare, si sottolinea la necessità, da parte dell'Unione, di assumersi le sue responsabilità di fronte ad alcune minacce globali (terrorismo, criminalità organizzata, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali);
il comma 6 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 102 del 2010, recentemente convertito rimette al Ministero degli affari esteri il compito di individuare le misure intese ad agevolare l'azione delle Organizzazioni non governative che intendano operare per fini umanitari in Afghanistan e Pakistan;
gli obiettivi della presenza italiana in Afghanistan e Pakistan sono la ricostruzione, la stabilizzazione e l'addestramento all'interno di un mandato teso al mantenimento della sicurezza, nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari -:
come il Governo intenda affrontare le molteplici problematiche che i bambini di questi territori sono costretti a subire con tragiche conseguenze e quali iniziative intenda adottare;
quali misure il Governo intende individuare al fine di agevolare l'azione delle Organizzazioni non governative che operano per fini umanitari in Afghanistan e Pakistan.
(4-08329)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in queste giorni aumentano le tensioni sul confine israeliano-libanese dove opera la missione UNFIL, in cui è coinvolta anche l'Italia;
il Partito di Dio è pronto ad affrontare Israele e si prepara a combattere le sue battaglie nei centri urbani del Libano meridionale, enclavi sciite diventate vere e proprie roccaforti della milizia Hezbollah: questo è l'ultimo allarme lanciato dall'Aman, il servizio di controspionaggio delle Forze di difesa israeliane (IDF), che ritiene la minaccia reale e imminente e che sarebbe in possesso di migliaia di fotografie scattate negli ultimi quattro anni dagli UAV e dai satelliti israeliani; immagini che provano le attività dei militanti sciiti all'interno delle aree urbane prossimi al confine con lo Stato ebraico;
il colonnello dell'IDF, Ronen Marley, avrebbe fatto riferimento, tra l'altro, alle attività d'intelligence svolte dai miliziani sciiti, alla consistente rete d'infrastrutture sorta per alloggiare le rampe di lancio dei razzi a breve e media gittata e ai sistemi militari di comunicazioni e di comando e controllo che Hezbollah potrebbe utilizzare in un'eventuale scontro armato;
il servizio d'informazioni israeliano stima che Hezbollah sia attualmente in possesso di un arsenale composto da circa 100 missili Scud ed M-600 e 40 mila razzi a corto e medio raggio, armi nascoste nei villaggi e nelle case a sud del fiume Litani, dove inoltre si troverebbero quasi 20 mila militanti sciiti, ottomila dei quali preparati al combattimento nei campi di addestramento iraniani;
lungo la zona cuscinetto controllata della forza di interposizione dell'Onu (Unifil) ci sono aree interdette ai paschi blu dove il braccio armato del Partito di Dio avrebbe a disposizione un arsenale pari al doppio di quello del 2006 e una fitta rete di comunicazione e di centri comando, alle cui dipendenze opererebbero unità da combattimento formate da non più di duecento elementi ciascuna;
in un'intervista pubblicata dal quotidiano londinese in lingua araba Asharq al-Awsat il comandante sciita, Sheik Nabil Kaouk, avrebbe inoltre dichiarato che il movimento di resistenza libanese sarebbe in possesso di una lista di obbiettivi militari in territorio israeliano che i miliziani sarebbero in grado di colpire in qualsiasi momento;
la minaccia maggiore è sicuramente rappresentata dai missili terra-terra M-600, copia dei razzi iraniani Fateh-110,

che grazie ad un raggio d'azione di circa 300 chilometri sono in grado di colpire la metà delle città israeliane, inclusa Tel Aviv. Gli M-600 consegnati ad Hezbollah sarebbero prodotti ed assemblati da un'azienda bellica siriana, frutto della collaborazione tra Damasco e Teheran;
secondo le regole d'ingaggio, se non autorizzata dall'esercito libanese, Unifil non può neanche entrare in molti villaggi del Libano meridionale; circa 160 piccoli paesi dove i bunker e le rampe di lancio dei missili che potrebbero arrivare a colpire il cuore di Israele potranno sempre essere difesi dallo scudo umano rappresentato dagli ignari abitanti civili;
il Ministro israeliano della difesa, Ehud Barak in una recente intervista concessa al Washington Post ha dichiarato che Israele colpirà direttamente le istituzioni governative libanesi se il movimento sciita libanese Hezbollah lancerà razzi contro città israeliane. Se Hezbollah lancerà un razzo su Tel Aviv, «noi daremo la caccia a ogni terrorista e ogni aggressore di Hezbollah», ha avvertito il Ministro durante l'intervista;
il Primo Ministro libanese Saad Hariri ritiene che Israele si stia preparando a condurre una nuova guerra contro il Libano; il Capo del Governo ha ripetutamente condannato i voli di sorveglianza condotti dallo Stato ebraico sopra il territorio libanese, in violazione dello spazio aereo di Beirut;
il principale problema di Israele riguarda, poi, il programma nucleare dell'Iran. Israele si è impegnato per impedire all'Iran di procurarsi armamenti nucleari e Hezbollah rappresenta per l'Iran uno dei maggiori deterrenti contro l'azione israeliana;
sebbene l'Italia abbia riconfermato la presenza e l'impegno nella missione UNFIL con una riduzione di 120 unità, nel prossimo futuro rimane preoccupante la situazione politica e la sicurezza nel Paese;
il 29 giugno 2010 nella seduta di interrogazioni a risposta immediata in Commissione difesa il sottosegretario nel rispondere all'interrogazione sulla partecipazione italiana alla missione UNIFIL II in Libano ha affermato: «[...] è in corso uno studio da parte dello Stato Maggiore della Difesa per attuare una rimodulazione in senso moderatamente riduttivo della configurazione del nostro Contingente, tale da mantenerne comunque una consistenza tale da garantire all'Italia un ruolo preminente in ambito della missione. [...]» -:
alla luce di quanto recentemente accaduto sul confine israelo-libanese, se, e in che modo, sia cambiata la strategia italiana all'interno di questo scenario e in che modo il Governo ritenga di poter garantire all'Italia un ruolo preminente nell'ambito della missione.
(4-08335)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:

GIBIINO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dovendosi provvedere a privatizzare la Tirrenia-Siremar, società controllata da Fintecna e partecipata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze, entro il 30 settembre 2010, data ultima imposta dalla Unione europea, nel marzo 2010 la regione siciliana costituiva la Mediterranea Holding SPA, sottoscrivendo una quota capitale del 37 per cento (la compagine societaria è poi composta dall'armatore greco A. Tomasos con il 30,5 per cento, il gruppo Lauro con il 18,5 per cento, Nicola Coccia 3 per cento, Isolemar 8 per cento, e la famiglia Busi Ferruzzi al 3 per cento);
la Mediterranea holding ha presentato offerta di acquisto dell'intero pacchetto

azionario per 10 milioni di euro, oltre l'impegno di soddisfare i debiti maturati per circa 520 milioni di euro;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha ritenuto «formalmente ricevibile» l'unica offerta di acquisto presentata dalla Mediterranea Holding;
l'offerta è stata successivamente rimodulata, elevando l'importo per l'acquisto del pacchetto azionario a 25 milioni di euro, fermo restando l'accollo dei debiti pregressi;
Mediterranean Holding ha contestualmente chiesto garanzie sulle sovvenzioni statali, allegando all'offerta una lettera nella quale si chiarisce che nel caso le sovvenzioni statali previste per Tirrenia (72,6 milioni di euro l'anno per 8 anni) e Siremar (55,7 milioni l'anno per 12 anni), dovessero decadere, l'offerta verrà ritirata;
il 28 luglio 2010 Fintecna ha deciso di aggiudicare a Mediterranea Holding il pacchetto azionario di Tirrenia e Siremar;
la regione siciliana ha rifiutato la precedente offerta da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di ottenere la società Siremar (società regionale) a titolo gratuito, preferendo partecipare all'offerta pubblica promossa dalla Fintecna, per rilevare l'intero gruppo Tirrenia-Siremar, adottando una decisione secondo l'interrogante anomala, che va oltre l'obiettivo di tutelare le rotte per la Sicilia, diversamente da quanto deciso dalle regioni Toscana, Sardegna e Campania, che hanno rilevato le società regionali da trasferire agli armatori privati con procedura ad evidenza pubblica nei modi indicati dalle direttive comunitarie;
la proposta della Mediterranea Holding, alla luce degli indirizzi comunitari in materia di partenariato pubblico-privato, che indica di trasferire il rischio ai privati, presenta diverse anomalie secondo l'interrogante con una scarsa valenza economica e di mercato;
la regione siciliana, con la decisione di aderire alla società mista, ha motivato la partecipazione di soggetti economici che da soli non avrebbero mai deciso di partecipare alla gara per l'acquisizione della Tirrenia, non disponendo di risorse finanziarie e di un management in grado di sostenere il piano industriale. I soci privati della Mediterranea Holding con la partecipazione della regione siciliana ritengono di poter acquisire con certezza i contributi statali ed europei previsti per le rotte marittime senza particolari rischi;
con tale soluzione adottata la regione assume impegni e rischi che secondo le nuove direttive comunitarie vanno trasferite ai privati e non messi a carico del bilancio delle pubbliche amministrazioni;
la partecipazione della regione siciliana nell'acquisizione di Tirrenia-Siremar è stata ritenuta anomala da Confitarma (Confindustria) e dall'intero cluster marittimo nazionale e internazionale che vede in questo una violazione delle regole di mercato e della concorrenza, con il rischio di contenziosi in ambito comunitario, con richiesta di danni, e un rischio di infrazione comunitaria per lo Stato italiano -:
se le condizioni indicate in premessa siano tali da soddisfare integralmente le condizioni individuate da Fintecna per la privatizzazione della Tirrenia-Siremar;
se il modello giuridico gestionale scelto (società mista) sia conforme al trattato e alle direttive dell'Unione europea per ottenere i sussidi statali (sovvenzioni di equilibrio) e i fondi comunitari e se la soluzione adottata possa incorrere in procedure di infrazione che potrebbero bloccare la nuova società e mettere a rischio i collegamenti col Continente e le Isole minori, bloccando l'economia regionale.
(4-08341)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO, ANDREA ORLANDO e PEDOTO. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
notizie stampa di sabato 31 luglio 2010 hanno riportato il caso del signor Rolando Degli Angioli, medico penitenziario in servizio presso il carcere romano di Regina Coeli, che nel pomeriggio del 16 ottobre 2009 visitò nell'istituto penitenziario il signor Stefano Cucchi disponendo il suo ricovero in ospedale con estrema urgenza a causa delle precarie condizioni di salute;
nel mese di dicembre 2009, con il rientro in servizio dopo il congedo matrimoniale, il dottor Degli Angioli sostiene gli sia stata negata la ripresa della sua attività lavorativa senza che gli venissero fornite adeguate informazioni;
nel periodo a seguire la triste vicenda del signor Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre 2009 presso l'ospedale Sandro Pertini di Roma, il dottor Degli Angioli sostiene di avere denunciato all'autorità giudiziaria pressioni per autosospendersi dal servizio e che su tale ipotesi di reato la procura della Repubblica di Roma avrebbe aperto un fascicolo -:
se risponda al vero che il dottor Degli Angioli sia stato contattato al fine di lasciare la sua attività di medico all'interno dell'istituto di Roma, Regina Coeli;
per quali motivi al dottor Degli Angioli da oltre sei mesi non gli sia consentito di riprendere il suo lavoro e se tale decisione sia stata presa dal Dipartimento dell'amministrazione o da altra autorità facente capo al Servizio sanitario.
(5-03356)

Interrogazione a risposta scritta:

BIAVA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso il 2 agosto 2010 sul quotidiano il Tempo si apprende che un'informativa dei carabinieri di Padova, del 1983, inviata alla procura di Venezia e al giudice Mastelloni - che indagava sul traffico di armi - conteneva uno scritto autografo del brigatista Giovanni Senzani, arrestato nel gennaio 1982;
il documento ritrovato rivela i rapporti tra Olp e le Brigate rosse;
il documento è particolarmente significativo perché fa riferimento ad alcune azioni militari delle fazioni palestinesi in Europa, con il coinvolgimento dell'Unione sovietica;
soprattutto Senzani cita Abu Ijad, nome di battaglia di Khalaf Salah - all'epoca capo dei servizi segreti dell'organizzazione di Arafat - e una riunione avvenuta a Parigi;
nel manoscritto (la perizia calligrafica ne ha confermato l'attendibilità), che Senzani teneva in tasca al momento del suo arresto a Roma, vi è un passaggio nel quale si fa riferimento a un attentato compiuto a Bologna;
il documento redatto da Senzani oltre a riportare una breve analisi di politica internazionale, frutto delle considerazioni del capo dei servizi dell'Olp, fa riferimento anche ad accordi strategici per attentati in Italia;
lo stesso giudice Rosario Priore - all'epoca in prima linea nella lotta al terrorismo interno ed internazionale - sottolinea che le informazioni contenute nel documento aprono uno scenario inquietante -:
quali iniziative urgenti di competenza si intendano intraprendere per approfondire la sussistenza della pista palestinese in relazione alla strage di Bologna.
(4-08339)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il sottosegretario Mantovani il 29 luglio 2010 rispondendo a una interrogazione riguardante i lavori di completamento della variante di Mirandola della strada statale n. 12 «dell'Abetone del Brennero» riferiva che i lavori «sono stati aggiudicati, in via definitiva all'impresa Cavalieri S.p.A. in data 14 dicembre 2009. In data 19 febbraio 2010 l'aggiudicazione definitiva, dopo le prescritte verifiche, è stata dichiarata efficace. Successivamente a tale fase procedurale, tuttavia, sono emerse, su segnalazione della prefettura di Bergamo, complesse e delicate problematiche di carattere societario in capo all'impresa aggiudicataria. Al fine di trovare una pronta soluzione alla problematica insorta, la prefettura di Bergamo e l'Anas hanno recentemente ritenuto indispensabile interpellare l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici per i necessari adempimenti»;
come noto sono trascorsi 18 mesi dall'aggiudicazione dei lavori della tangenziale di Mirandola che da oltre quindici anni è oggetto interventi parziali -:
quali siano le segnalazioni della prefettura di Bergamo relative «a complesse e delicate problematiche di carattere societario» dell'impresa Cavalieri s.p.a., se sia noto in quali tempi l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici esprimerà il proprio parere, e se non si ritenga necessario attivare al più presto un incontro con l'amministrazione comunale interessata (comune di Mirandola) l'Anas e lo stesso Ministero.
(5-03354)

Interrogazioni a risposta scritta:

ASCIERTO e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il regolamento CE n. 185/2010 della Commissione, del 4 marzo 2010, che stabilisce disposizioni particolareggiate per l'attuazione delle norme fondamentali comuni sulla sicurezza dell'aviazione civile, al paragrafo 4.1.1.2. dell'allegato indica che il controllo dei passeggeri deve essere effettuato mediante un'ispezione manuale oppure un metal detector a transito;
crescenti esigenze di sicurezza aerea e recenti accadimenti nell'ambito dell'aviazione civile, come ad esempio il fallito attentato sul volo 253 della Northwest Airlines diretto da Amsterdam a Detroit, richiedono di porre attenzione sull'introduzione di esplosivi a bordo di aeromobili;
la comunicazione della Commissione europea al Parlamento europeo e al Consiglio COM(2010)311 del 15 giugno 2010 sull'impiego dei body scanner negli aeroporti dell'Unione europea indica che:
a) nell'ambito della sicurezza aerea, i body scanner potrebbero sostituire interamente i portali elettromagnetici e, in ampia misura, la perquisizione manuale (paragrafo 34);
b) l'unica tecnologia in grado di rivelare oggetti metallici che sono stati ingoiati o inseriti nelle cavità corporee è quella delle «Immagini a raggi X» utilizzanti radiazioni ionizzanti (paragrafo 35 (4));
c) a causa delle caratteristiche delle radiazioni ionizzanti e la loro pericolosità per la salute dovuta all'accumulo, l'utilizzo della tecnologia del sistema a trasmissione delle «Immagini a raggi X» non viene adottato nella sicurezza aerea in Europa (paragrafo 70);
l'affermazione contenuta nella comunicazione della Commissione europea COM(2010)311, ovvero che i body scanner potrebbero sostituire interamente i portali elettromagnetici, all'interrogante appare

non corrispondente a verità fisica; i portali elettromagnetici impiegano campi induttivi che rivelano la presenza di armi metalliche, quali quelle da fuoco e le armi bianche, ovunque esse siano trasportate, in particolare anche se ingoiate o inserite nelle cavità corporee, nel rispetto della privacy (perché essendo una tecnologia di rivelazione non necessita del trattamento di immagini) e nella massima sicurezza per la salute (perché il campo generato ha intensità inferiore al campo magnetico terrestre);
i body scanner, presi in considerazione ai fini della sicurezza aerea, effettuano una lettura limitata alla superficie del corpo e non possono penetrare al suo interno o verificare la presenza di armi inserite nella cavità corporee. Solo i body scanner che impiegano raggi X di alta energia, quindi trasmissivi, come anche indicato nel paragrafo 35 (4) della COM(2010)311, consentono di ispezionare l'interno del corpo (similmente ad una radiografia medicale), ma risultano tuttavia inutilizzabili per motivi di salute;
i body scanner, non possono ispezionare la persona all'altezza della caviglia e del piede -:
quali iniziative urgenti si intendano intraprendere in sede di Unione europea al fine di chiarire che i body scanner possono essere utilizzati come misura aggiuntiva e non sostitutiva dei metal detector a transito allo scopo di allargare la copertura di sicurezza alle masse non metalliche, considerato che il metal detector a transito è l'unico strumento che garantisce l'intercettazione automatica di armi metalliche ovunque disposte sulla persona controllata incluse le cavità corporee.
(4-08320)

OLIVERIO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 la divisione Cargo Fs ha deciso di chiudere sia il centro di Lamezia Terme che il centro di Crotone, determinando così non solo il blocco della libera circolazione delle merci da e verso i maggiori centri imprenditoriali della Calabria, ma anche la dismissione delle attività logistiche locali con conseguente licenziamento delle maestranze, oltre all'inevitabile ulteriore diminuzione del personale addetto;
sulla decisione non hanno certamente influito i volumi di traffico registrati nel 2007 che, a fronte del traffico diffuso (a carro) in partenza da Lamezia Terme era stato di 3.023 tonnellate per un totale di 71.808 carri e il traffico diffuso (a carro) in arrivo a Lamezia Terme abbia contato 4.431 tonnellate e 138.271 carri; mentre il traffico a treno completo in partenza era stato di 63 treni per 954 carri con un totale di 47.018 tonnellate e il traffico a treno completo in arrivo di 61 treni e 730 carri per un numero complessivo di 34.699 tonnellate;
solo al centro di Cosenza della divisione cargo FS è stato concesso di conservare l'opportunità dell'allestimento di singoli carri, (e non di treni blocco) considerato che nell'anno 2008, quel polo aveva incrementato il proprio traffico merci del 30 per cento rispetto al 2007, movimentando un totale di circa 2.500 carri, quasi tutti relativi a traffico internazionale proveniente dall'estero;
la convenzione sottoscritta nel 2006 dal Governo Prodi, dagli amministratori delegati Soprano (Rfi) e Moretti (Trenitalia) con il presidente della regione Calabria, Agazio Loiero, stabiliva per RFI e Cargo l'uso del complesso ferroviario costruito a San Ferdinando, l'affidamento diretto dell'ammodernamento dello stesso e del fascio di binari interessati a fronte di una spesa a carico della regione di circa 1 milione di euro attinti dall'accordo di programma quadro fatto per Gioia e con l'obbligo per RFI di una manutenzione ordinaria della tratta percorsa dai treni-blocco che si sarebbero formati al porto, per la quale l'amministratore delegato Soprano

pretese di sottoscrivere un ulteriore contratto manutentivo del valore di circa 700 mila euro all'anno;
il coinvolgimento di Rfi e Cargo, per l'impegno economico assunto, era certamente valutato dalla regione Calabria e dal Governo Prodi come unica ed ultima chance per facilitare lo sdoganamento a Gioia Tauro delle merci a fronte della possibilità di far proseguire via terra i container arrivati a Gioia con le navi giramondo, attivando il processo port to door ed ottenendo l'approdo a Gioia Tauro come destinazione finale con i conseguenti importanti introiti per l'economia del territorio derivanti dallo sdoganamento in loco;
una simile convenzione serviva ad interrompere la consuetudine del feederaggio ormai acquisita dagli agenti delle maggiori compagnie dirette a Gioia Tauro che trasbordando i Teus dalla nave madre alle navi più piccole senza che la merce toccasse terra hanno sempre impedito alle merci in arrivo di lasciare un solo euro sul territorio calabrese;
consta all'interrogante che il disimpegno di RFI sarebbe dipendente dalla decisione di non corrispondere all'autorità portuale di Gioia Tauro la somma di 135 mila euro annui per il servizio sull'ultimo miglio; l'abbandono della postazione dell'ultimo miglio non è conseguente alla perdita di traffico, risultato che lo stesso terminalista Mct non può più avallare, tant'è che con le due nuove linee aggiunte da Msc la ripresa è netta e obbligherà il terminalista a rivedere il piano di cassa integrazione ordinaria avviato per 13 settimane per 280 addetti sulla base di una perdita netta di traffico nel 2010 pari al meno 30 per cento. Previsione senza fondamento visto che il traffico a Gioia Tauro (dati Autorità portuale) è in crescita e a settembre avrà superato addirittura gli standard raggiunti negli anni precedenti;
appare chiaro che s'intende assolutamente impedire che a partire da agosto 2010 il disimpegno di Fs verso la Calabria imprenditoriale diventi totale -:
se risponda a verità che a partire dai primi di agosto 2010 il nodo di Gioia Tauro seguirà le stesse sorti dei nodi merci di Lamezia Terme e di Crotone, consentendo così a RFI e Cargo di avvalersi del diritto di rescindere, fra l'altro, una convenzione stipulata, all'epoca del Governo Prodi fra il presidente della regione e gli amministratori delegati Moretti e Soprano con un accordo che, per i contenuti e l'impegno finanziario assunto dalla regione Calabria, apparve epocale;
se, come riferiscono fonti attendibili, la decisione di Rfi - Cargo di abbandonare Gioia Tauro sia da imputare alla decisione di non voler corrispondere all'autorità portuale di Gioia la somma annua di 135 mila euro per il servizio sull'ultimo miglio gestito finora, da Fs, gratuitamente;
se non ritenga opportuno organizzare un incontro con i responsabili di Rfi, Cargo, Mct, la regione Calabria, l'autorità portuale e i sindacati per verificare i risultati conseguiti con l'aggiunta da parte di Mcs di due nuove linee e con l'abbattimento delle tasse di ancoraggio decise dall'autorità portuale in base al dettato del milleproroghe (Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2009);
se intenda impegnarsi a far ristabilire senza ulteriori interruzioni i servizi di Rfi e di Cargo a Gioia Tauro per dar modo alle società private GTS Rail, azienda qualificata nel trasporto merci Gioia-Bari e la Rail-Traction, nel trasporto Gioia-Salerno di riprendere le attività senza ulteriori danni per il porto e per il servizio;
se non si ritenga opportuno che l'autorità portuale bandisca una gara internazionale per la gestione dell'ultimo miglio nel terminal di Gioia Tauro.
(4-08321)

TESTO AGGIORNATO AL 4 AGOSTO 2010

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, TOCCI e NARDUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ai sensi del comma 1 dell'articolo 1 della legge n. 165 del 2007 di delega al Governo - che ha attuato l'autonomia statutaria degli enti pubblici di ricerca nel rispetto dell'articolo 33, sesto comma, della Costituzione - e del successivo decreto legislativo n. 213 del 2009, il CNR deve dotarsi di un nuovo statuto;
la bozza di testo del nuovo statuto è stata elaborata dal consiglio di amministrazione integrato da 5 esperti nominati dal Ministro interrogato, a norma del comma 1 dell'articolo 27 della legge n. 69 del 2009, che ha modificato la disposizione della lettera c) del comma 1 dell'articolo 1 della citata legge delega n. 165 del 2007, che prevedeva la «formulazione e deliberazione degli statuti, in sede di prima attuazione, da parte dei consigli scientifici di ciascun ente, integrati da cinque esperti di alto profilo scientifico nominati... dal Ministro dell'università e della ricerca». La modifica apportata dalla legge n. 69 del 2009, che ha trasferito la formulazione degli statuti in capo al Consiglio di amministrazione integrato dai componenti nominati dal Ministro, ha sortito gli effetti previsti, cioè la sostanziale esclusione della comunità scientifica interna agli enti e, a parere dell'interrogante, il condizionamento dell'autonomia degli enti e l'incoerenza con i principi contenuti nella Carta europea del ricercatore. Una conferma di tali valutazioni viene anche dal caso in parola, poiché il consiglio scientifico generale del CNR ha espresso parere non favorevole alla bozza di testo del nuovo statuto, giudicandolo non innovativo e non adeguato a rispondere ai criteri e alle linee guida del decreto legislativo n. 213 del 2009;
in particolare, oltre alla grave marginalizzazione del ruolo della comunità scientifica nei processi decisionali dell'ente sopra richiamata, la bozza di statuto pare prevedere:
l'organizzazione tipica di un ente strumentale dalla ridotta capacità di autogoverno, piuttosto che un ente pubblico di ricerca autonomo con competenze generali, il cui ruolo è la produzione di nuova conoscenza al servizio del Paese;
l'inclusione di norme dal carattere finanziario e regolamentare e non statutario, quali la disposizione che prevede che il costo del personale, a qualsiasi titolo assunto, non possa superare il 70 per cento della disponibilità proveniente dal fondo di funzionamento ordinario - benché, già oggi, il costo complessivo del personale sia di poco superiore al 40 per cento del bilancio totale dell'ente, che ammonta al doppio della disponibilità del fondo ordinario grazie alla capacità di promozione della comunità scientifica interna - e la definizione di un tetto massimo alla durata dei contratti a termine, senza prevedere una coerente e fattibile programmazione delle assunzioni. A tale proposito, si segnala che tale disposizione, in presenza del sostanziale blocco del turn-over e delle assunzioni previsto dal recente decreto-legge n. 78 del 2010 «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», determinerà la cessazione dei rapporti precari pluriennali che da anni attendono occasioni di stabilizzazione, pregiudicando non solo le attività in corso ma la stessa capacità operativa dell'ente;
inoltre, le recenti disposizioni sulla riduzione della composizione degli organi d'amministrazione, contenute nel comma 5 dell'articolo 6 del citato decreto-legge n. 78 del 2010, si pongono, ad avviso dell'interrogante, in contrasto con quanto già previsto in merito dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 213 del 2009; alla

luce di tale contraddizione normativa, la bozza di statuto non dispone una previsione certa sul numero dei componenti del futuro consiglio di amministrazione -:
se il Ministro non ritenga che i contenuti della bozza di nuovo statuto del CNR, esposti in premessa, contrastino con i principi ispiratori della legge di delega al Governo n. 165 del 2007 e successive modificazioni che prevedono la salvaguardia dell'indipendenza e della libera attività di ricerca degli enti pubblici (lettera a) comma 1, articolo 1);
se il ministro interrogato, alla luce di quanto esposto e a seguito della recente normativa introdotta dal decreto-legge n. 78 del 2010 nonché in relazione al parere negativo espresso dal consiglio scientifico generale dell'ente, non ritenga di assumere iniziative per una proroga dei termini per la trasmissione dello statuto agli uffici del Ministero, ora fissati al 16 agosto 2010, data peraltro la possibilità di emanare decreti legislativi correttivi articolo 1, comma 6, legge n. 165 del 2007.
(5-03355)

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
fino all'ultima Ordinanza ministeriale del 28 luglio 2009 «Mobilità docenti dei conservatori di Musica», ai docenti degli ex-istituti musicali pareggiati, non ancora è consentita la mobilità nei posti disponibili presso i conservatori di musica e viceversa;
ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge n. 508 del 1999: «I Conservatori di musica, l'Accademia nazionale di danza e gli Istituti musicali pareggiati sono trasformati in Istituti superiori di studi musicali e coreutici»;
ai sensi del decreto legislativo n. 65 del 2001 «le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni che facciano domanda di trasferimento»;
ai sensi del decreto legislativo n. 165 del 2001 e del conseguente nuovo decreto legislativo n. 150 del 27 ottobre 2009, in particolar modo si prevede che le amministrazioni pubbliche non possono sottoscrivere in sede decentrata contratti collettivi in contrasto con i vincoli risultanti dai contratti collettivi nazionali, tanto da ritenere le clausole applicate nulle e automaticamente sostituite (articolo 54);
inoltre, l'articolo 49 del succitato decreto legislativo n. 150 del 2009 modifica l'articolo 31 del decreto legislativo n. 165 del 2001 che prevedeva che la mobilità di personale fra enti diversi fosse soggetto esclusivamente al consenso dell'amministrazione di appartenenza. La disciplina oggi introdotta prevede che: «Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Le amministrazioni devono in ogni caso rendere pubbliche le disponibilità dei posti in organico da ricoprire attraverso passaggio diretto di personale da altre amministrazioni fissando preventivamente i criteri di scelta. Il trasferimento è disposto previo parere favorevole dei dirigenti responsabili dei servizi e degli uffici cui il personale è o sarà assegnato sulla base delle professionalità in possesso del dipendente in relazione al posto ricoperto o da ricoprire» -:
se il Ministro non intenda assumere iniziative volte a trovare una soluzione alla problematica relativa alla mobilità tra docenti di istituti musicali pareggiati e conservatori di musica, anche in prospettiva di una sempre maggiore omologazione tra le due tipologie di istituzioni.
(4-08317)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'INPS, nel 2007, ha bandito un concorso pubblico per esami per l'assunzione di 293 unità nel profilo di «ispettore di vigilanza, area funzionale C», le cui prove hanno avuto termine nel luglio del 2009;
il 14 maggio 2010 i 293 vincitori, unitamente a 14 idonei, hanno firmato il contratto di lavoro;
appare evidente la riduzione di personale nel profilo di ispettore di vigilanza, se si considera, non solo, che l'ultimo concorso per ispettori di vigilanza INPS C1 è stato espletato nel 1998, ma anche che, a fronte di una pianta organica che prevederebbe circa 2000-2200 ispettori, alla fine del 2010 residueranno circa 1000 unità, tenuto conto che molti in servizio, avranno, per quella data, maturato l'anzianità contributiva necessaria per il pensionamento;
l'INPS ha conseguito i risparmi di spesa, certificati dal Ministro dell'economia e delle finanze e, al 30 giugno 2010, avrà, altresì, assolto agli ulteriori obblighi prescritti dal decreto-legge «milleproroghe» (ulteriore taglio del 10 per cento del personale);
l'attuale Esecutivo si è formalmente impegnato a contrastare gli illeciti nel campo della legislazione sociale e del diritto del lavoro e il fenomeno dell'evasione contributiva, emergente tra gli obiettivi precipui della manovra finanziaria, si potrebbe validamente fronteggiare e contrastare con la sollecita assunzione dei restanti 500 giovani laureati risultati idonei;
l'assunzione di tali risorse umane impiegate nella funzione ispettiva, non solo, andrebbero a garantire un ricambio generazionale dell'ente, ma si rivelerebbe come essenziale, perché il recupero riguardante i contributi evasi o omessi producono un'entrata, che, altrimenti, resterebbe non recuperata in assenza di un consistente corpo di vigilanza;
la mancata assunzione di tali risorse umane impegnate nella funzione ispettiva costituirebbe una forte limitazione per l'attività di vigilanza dell'ente previdenziale, comportando quindi tale carenza il rischio di un grave danno erariale -:
se e come il Governo intenda intervenire per fare in modo che l'Inps, attesa la carenza di organico citata, possa aumentare il corpo ispettivo dell'ente, al fine di contribuire a contrastare il fenomeno dell'evasione contributiva.
(4-08333)

GENOVESE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la cassa di previdenza avvocati, nel corso dell'anno 2008, ha registrato in bilancio perdite per un totale di euro 135 milioni, a titolo di deprezzamento del proprio patrimonio mobiliare (azioni, obbligazioni, e altri), in conseguenza delle operazioni finanziarie effettuate dalla stessa;
ai sensi dell'articolo 15, comma 13, del decreto-legge n. 185 del 2008, noto come decreto «anticrisi», la cassa di previdenza forense ha valutato i titoli non destinati a permanere durevolmente nel patrimonio in base al loro valore di iscrizione così come risultante dal bilancio precedente, anziché al valore di realizzazione desumibile dal mercato, per cui la perdita effettiva di valore dei titoli azionari ed obbligazionari detenuti ammonterebbe, così come valutata dal Sole 24 Ore del 5 settembre 2009, ad euro 287,4 milioni di euro;
il patrimonio finanziario in azioni ed obbligazioni dell'ente, negli anni precedenti al 2008, è aumentato da 792,70

milioni di euro nel 2005 (pari al 24 per cento dell'intero patrimonio della stessa), a 913,17 nel 2006 (pari al 26,7 per cento), a 1104,00 nel 2007 (pari al 29,9 per cento), a 1120,97 nel 2008 (pari al 29,3 per cento), e da tali dati si desume come il patrimonio mobiliare della cassa stia tendenzialmente crescendo quanto a titoli azionari soggetti a forte alea di mercato;
come riportato a pagina 242 della Rivista la Previdenza Forense n. 3 del 2008 (luglio-settembre), il Consiglio di amministrazione della cassa, a seguito della particolare turbolenza dei mercati finanziari dei primi mesi dell'anno 2008, non solo non ha tenuto un atteggiamento di prudente attesa, ma addirittura ha deliberato alcuni acquisti azionari nel settore finanziario, quali titoli di Unicredit e Mediobanca, che hanno ulteriormente perso valore nel corso dell'anno;
tale situazione sta provocando giustificato allarme tra gli iscritti della Cassa, che temono la dissipazione del patrimonio accumulato, a causa di quelle che all'interrogante appaiono avventate ed incontrollate iniziative finanziarie; la Cassa, ad esplicita richiesta di qualche iscritto si sarebbe rifiutata di rilasciare: a) copia delle delibere e dei provvedimenti motivati del consiglio di amministrazione dell'ente sulle operazioni finanziarie effettuate nel 2008; b) copia di eventuali osservazioni della società di revisione o della Corte dei conti al bilancio 2008; nonché di fornire chiarimenti sul valore reale dei titoli acquistati, ai quali era stato applicato il cosiddetto decreto anticrisi, motivando tale rifiuto, con missiva a firma del suo presidente, per il quale, secondo motivazioni giuridiche, quantomeno opinabili, non sarebbe concesso il diritto all'accesso degli iscritti alla cassa a tali informazioni -:
se i Ministri abbiano richiesto chiarimenti e/o mosso contestazioni alla Cassa di previdenza forense, relativamente al bilancio 2008 e se intendano comunicare tali dati;
se i suddetti Ministri abbiano trasmesso o intendano trasmettere alla Procura della Corte dei conti, dettagliato esposto, in riferimento alle iniziative finanziarie effettuate dalla Cassa nel corso dell'anno 2008;
se i Ministri interrogati, infine, in qualità di organi di controllo dell'ente previdenziale, intendano acquisire:
a) delibere nonché ulteriori provvedimenti motivati del consiglio di amministrazione della Cassa sulle operazioni finanziarie effettuate nell'anno 2008;
b) osservazioni eventuali della società di revisione contabile in merito alle surricordate operazioni finanziarie;
c) eventuali osservazioni o note da parte della Corte dei conti nonché dell'advisor Prometeia.
(4-08338)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
sul sito internet della Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le pari opportunità, nella sezione «Numeri di pubblica utilità» si legge «Il Numero Verde Antitratta nazionale 800 290 290 è uno degli interventi messi in campo dal Dipartimento per le Pari Opportunità per la protezione sociale delle vittime della tratta. Il progetto consiste in un servizio telefonico gratuito - attivo 24 ore su 24 su tutto il territorio nazionale - in grado di fornire alle vittime, e a coloro che intendono aiutarle, tutte le informazioni sulle possibilità di aiuto e assistenza che la normativa italiana offre per uscire dalla situazione di sfruttamento. Da gennaio 2007 il numero verde fornisce assistenza ed informazioni anche per le vittime di tratta a scopo di sfruttamento lavorativo e non solo per sfruttamento sessuale.»;

dal 1o agosto 2010 i tagli di bilancio promossi dal Governo hanno comportato la chiusura di 14 postazioni. Circa 80 lavoratori altamente specializzati sono rimasti senza un lavoro e soprattutto molte donne non potranno più ribellarsi e saranno costrette a continuare a prostituirsi;
inoltre, una comunicazione in merito è stata inviata a tutti gli enti 10 giorni prima della scadenza delle convenzioni, non permettendo così la tempestiva attivazione di una soluzione alternativa e facendo perdere il posto di lavoro a 80 operatori altamente specializzati;
è stata lasciata un'unica postazione centrale con sede a Venezia con l'evidente conseguenza che sarà impossibile garantire assistenza a tutti. Le postazioni costituivano un elemento essenziale delle reti formate nei diversi territori dalle forze dell'ordine, dal terzo settore e dai servizi sociali. Difficilmente, ora, la vittima sarà raggiunta tempestivamente ed è probabile che non riuscirà ad avere una seconda possibilità nella vita. Le postazioni locali sono in grado di attivare una risposta immediata, 24 ore su 24, alle richieste di aiuto che vengono dalle vittime, ma anche dalle forze di polizia e dai servizi sociali, proprio perché sono perfettamente integrate in un sistema territoriale di contrasto e di assistenza;
secondo la relazione condotta nel 2009 dal Copasir, la tratta di esseri umani nel nostro Paese «alimenta un mercato illegale che rende diversi miliardi di dollari l'anno, una cifra inferiore soltanto al traffico di stupefacenti e di armi». Tra il 2000 e il 2008 sono stati realizzati più di 13.000 programmi di sostegno a vittime di tratta e di questi oltre 900 erano rivolti a minori. Ma il lavoro che fino ad ora ha salvato moltissime persone, arrivate in Italia con il miraggio di un lavoro per poi trovarsi schiave del sesso in strada o in case private, ora non sarà più possibile;
la contrarietà alla decisione presa dal Governo è condivisa dagli enti pubblici e non profIt che gestiscono il numero verde: comune di Venezia, associazione On the Road, regione Emilia-Romagna, comune di Ravenna, associazione Gruppo Abele, associazione Lule, provincia di Genova, comune di Firenze, Cooperativa Cat, Comune di Perugia, Cooperativa Borgo-Rete, Giraffa onlus, Cooperativa Parsec, Cooperativa Magliana '80, comune di Napoli, Cooperativa Dedalus, arcidiocesi di Reggio Calabria, comitato provinciale di Palermo della Croce rossa italiana, Acli Cagliari;
tale contrarietà è espressa anche da altri enti che operano nel sistema di tutela e assistenza alle vittime di tratta, dal Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) fino a Terre des Hommes Italia onlus;
gli enti sopra indicati, in considerazione dell'importanza della questione della tratta e delle cifre tutt'altro che generose investite finora nel sistema di aiuto e contrasto, chiedono al Governo di reperire, almeno, i 600mila euro necessari per assicurare il funzionamento delle postazioni locali del numero verde antitratta per tutto l'anno 2010 e di convocare il tavolo tecnico sulla tratta composto da istituzioni centrali e locali e dal terzo settore - istituito formalmente, ma mai realmente attivato - per ridefinire insieme l'assetto complessivo del sistema di aiuto alle vittime;
considerato che il numero verde Antitratta è da sempre un sistema che ha assicurato assistenza e integrazione sociale a oltre 14mila persone e prodotto un congruo numero di denunce, arresti e condanne di criminali e sfruttatori, esso non può essere liquidato per fare quello che all'interrogante appare un più che relativo risparmio di cassa -:
se il Governo abbia intenzione di recepire le indicazioni e le richieste degli enti e delle associazioni che gestiscono il numero verde antitratta;
se e come il Governo intenda portare avanti il lavoro svolto fin'ora dalle 14 postazioni che gestivano il numero verde e come intenda garantire la piena assistenza a tutte le vittime di tratta.
(4-08334)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

COMMERCIO e LOMBARDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in Sicilia permangono lo stato di crisi del settore agricolo e il divario tra costi di produzione e ricavi che hanno determinato, da una parte, l'indebolimento delle aziende e, dall'altra, la chiusura in pochi anni di 50.000 aziende agricole;
fino ad ora sono stati insufficienti o inefficaci gli interventi del Governo per fronteggiare gli esorbitanti aumenti dei costi di produzione, in particolare di quelli energetici e dei carburanti;
il 31 luglio 2010 sono scadute le proroghe delle agevolazioni sui contributi previdenziali per la manodopera agricola riconosciute alle aziende che ricadono nelle aree montane e nelle regioni ex obiettivo 1;
dal 1o agosto 2010 sono aumentati gli oneri previdenziali e ciò costringerà le aziende agricole ad effettuare una notevole riduzione dell'impiego di manodopera, contribuendo in tal modo all'espulsione dal processo produttivo di decine di migliaia di braccianti;
appare all'interrogante necessario ed urgente da parte del Governo attuare iniziative immediate, affinché vengano emanate le norme necessarie a garantire la stabilizzazione triennale della riduzione degli oneri previdenziali a carico delle aziende ricadenti in aree montane, svantaggiate e nelle regioni ex obiettivo 1, nonché l'azzeramento delle accise per i carburanti ad uso agricolo per tutte le tipologie aziendali della filiera agricola -:
se non ritengano necessario e urgente assumere iniziative normative al fine di garantire la stabilizzazione triennale della riduzione degli oneri previdenziali a carico delle aziende ricadenti in aree montane, svantaggiate e nelle regioni ex obiettivo 1, nonché l'azzeramento delle accise per i carburanti ad uso agricolo per tutte le tipologie aziendali della filiera agricola;
quali iniziative siano state intraprese o siano allo studio da parte del Governo per contrastare il grave stato di crisi del settore agricolo in Sicilia e nelle regioni ex obiettivo 1.
(4-08330)

...

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nella riforma fortemente voluta dal Ministro interrogato, c'è il tanto atteso certificato on line che prometteva l'eliminazione dei certificati di malattia consegnati a mano o per raccomandata;
la partenza ufficiale del certificato on line sarebbe dovuta avvenire il 19 luglio 2010, ma, a quanto pare, ci sono ancora troppi ostacoli, problemi di carattere tecnico, di connessione internet e di costi aggiuntivi a carico dei medici di famiglia;
i medici del servizio sanitario nazionale che possono rilasciare un certificato di malattia sono circa 190.000 (tra cui 60.000 medici di medicina generale e guardie mediche, 7.700 pediatri e 125.000 medici dipendenti delle asl e degli ospedali); i lavoratori dipendenti sono circa 17 milioni (3,5 milioni appartenenti al settore pubblico e 13,5 milioni al settore privato); i certificati di malattia prodotti ogni anno e inviati all'Inps per i controlli sono circa 50 milioni (e altrettanti gli attestati, quelli che giustificano l'assenza dal lavoro e sono privi della diagnosi): si stimano 100 milioni

di pezzi di carta che circolano tramite raccomandata a/r o fax e che devono essere conservati;
l'Inps dedica 500 persone al data entry dei certificati del settore privato; il costo medio per la collettività dovuto alla gestione del «ciclo dei certificati di malattia cartacei» ammonta a circa 10 euro a certificato; il risparmio introdotto dalla digitalizzazione dovrebbe ammontare a oltre 500 milioni; il collaudo dell'invio on line dei certificati è partito ad aprile 2010 e dal 19 giugno al 18 luglio 2010 (termine previsto per l'entrata a regime del sistema) la sperimentazione prevedeva l'impossibilità di utilizzare ancora i documenti cartacei;
il tavolo tecnico del monitoraggio (Ministeri della salute, dell'economia e delle finanze, Dipartimento per la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica, Inps, Inpdap, FnomCeO e regioni) ha dato un «giudizio complessivamente non positivo» e ha chiesto ufficialmente di poter «continuare il periodo di collaudo». Ma l'obbligo dell'invio non si ferma: resta «pienamente operativo, senza proroghe», come sottolinea il Ministero. Si bloccano invece fino a collaudo effettuato le sanzioni;
il gradimento dell'intera operazione resta, tra i medici, molto basso. Da un sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con Il Sole 24 Ore Sanità, su 1.000 camici bianchi intervistati in tutta Italia risulta che i certificati malattia on line porterebbero pochi vantaggi per il servizio sanitario nazionale e i pazienti e ancora meno per i medici;
dal sondaggio emerge inoltre che dal 19 giugno al 18 luglio 2010, periodo di collaudo, hanno viaggiato sul web appena il 3 per cento dei certificati che ogni mese sono inviati con il sistema cartaceo;
altra certezza dei medici è che informazioni adeguate, connettività e strumenti informatici debbano essere forniti dalle aziende;
il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale ha dichiarato che ci sono ancora molti punti oscuri e che, perché la riforma diventi effettiva, bisognerà aspettare almeno fino alla fine del 2010, ma presumibilmente tutto slitterà al 2011;
a fronte delle molteplici problematiche riscontrate sull'introduzione del certificato medico on line, delle critiche e polemiche da parte dei medici e delle aspettative, ad avviso dell'interrogante, disattese dal Ministro interrogato -:
se il Governo intenda rivalutare tale proposta e se, in relazione ai problemi tecnici, di connettività e degli strumenti adeguati, l'ipotetico risparmio previsto sia in realtà ancora di oltre 500 milioni di euro, considerando i costi di ammodernamento e la tempistica di avvio.
(4-08332)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a luglio 2008 il Ministero della salute nominava un comitato di esperti per definire le tematiche di ricerca sulle cellule staminali che sarebbero state presenti nel bando cellule staminali 2008 del Ministero della salute emesso ai sensi degli articoli 12 e 12-bis del decreto legislativo n. 502 del 1992, come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 229 del 1999;
il 26 febbraio 2009 in sede di conferenza Stato-regioni è stato raggiunto l'accordo sul bando di ricerca sulle cellule staminali di successiva apertura da parte del Ministero della salute;
il 29 maggio 2009 veniva pubblicato il bando cellule staminali con scadenza alle ore 20.00 del giorno 20 luglio 2009;

secondo il bando i progetti presentati devono essere valutati da parte di tre referee esterni (di cui almeno uno straniero) che forniranno la loro valutazione. Tale valutazione servirà a predisporre una graduatoria che sarà sottoposta alla Commissione nazionale ricerca sanitaria, per la relativa approvazione;
i risultati della selezione dei progetti dovranno essere pubblicati sulla pagina web del Ministero della salute;
non è ancora stata data notizia di alcun risultato;
l'ufficio competente della direzione generale della ricerca scientifica e tecnologica - commissione nazionale per la ricerca sanitaria del Ministero della salute informa al telefono che l'approvazione delle domande è prevista per fine settembre 2010;
una delle aree tematiche del bando era la «biologia delle cellule staminali come premessa per un impiego terapeutico» -:
per quale motivo non si disponga ancora, dopo oltre un anno, dei risultati della selezione dei progetti e se si ritenga compatibile con i ritmi di avanzamento della ricerca scientifica mondiale il fatto che sia necessario e nemmeno sufficiente un anno intero per procedere alla sola valutazione delle domande pervenute;
entro quanto tempo il Governo ritenga di mettere a disposizione tali risultati.
(4-08319)

MARIO PEPE (PdL) e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 833 del 1978 ha disposto la chiusura dei manicomi, stabilendo contestualmente la costituzione di «case famiglia» nelle quali trasferire gradualmente i pazienti psichiatrici;
la fase transitoria ha previsto, nelle varie regioni, la progressiva costituzione delle «case famiglia», il progressivo riassorbimento del personale degli ex ospedali psichiatrici e la formazione professionale dello stesso;
nella regione Puglia il riassorbimento del suddetto personale è stato disposto con delibere della giunta regionale 1998/2575 e 1999/380;
l'attuazione dei provvedimenti, a oltre 10 anni di distanza, presenta rilevanti storture ed un indebito ampliamento della spesa sanitaria;
per quel che riguarda, infatti, i circa 4000 pazienti presenti nel 1994 nei plessi ospedalieri della Congregazione delle ancelle della Divina Provvidenza, ne sono tuttora presenti circa 2.100; le ASL regionali e la regione Puglia hanno assunto nuovo personale senza procedere al meno costoso assorbimento del personale preesistente, che è rimasto in carico alle precedenti strutture; in sostanza si è verificato un raddoppio della spesa sanitaria allo scopo -:
se le criticità descritte in premessa siano state valutate in sede di predisposizione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, e quali misure di razionalizzazione siano state approntate al fine di ridurre gli sprechi nel settore dell'assistenza psichiatrica della regione Puglia e delle altre regioni che si ritrovino in analoghe condizioni.
(4-08322)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a Lentini i lavori del locale ospedale sono cominciati nel 1995, e non sono ancora terminati: restano da completare le sale operatorie e occorre arredare e attrezzare tutta la struttura; le gare d'appalto hanno avuto quella che può esser giustamente definita una storia infinita: sospese per diciotto mesi dopo un ricorso al TAR, solo in aprile sono state sbloccate;

degli originari 302 posti letto previsti, ne saranno approntati 120;
già nell'anno Duemila, gli allora dirigenti sanitari locali avevano dato assicurazione ai senatori componenti di una commissione parlamentare d'inchiesta che entro pochi mesi la struttura sarebbe stata operativa;
da allora l'unico utilizzo che si è fatto dell'ospedale di Lentini è stato come set cinematografico, dal momento che nei mesi scorsi sono state effettuate le riprese del film «Le ultime 56 ore» -:
se sia in grado di quantificare la cifra finora spesa - meglio sarebbe dire, ad avviso degli interroganti, sperperata - per l'ospedale di Lentini;
quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere o adottare anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario.
(4-08324)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il primo finanziamento per l'ospedale di Rosarno, in Calabria, risale a ormai 43 anni (346 milioni di lire elargiti dall'allora Cassa per il Mezzogiorno);
nel 1997 i cantieri vennero inaugurati, i lavori sono durati ben 24 anni; nei successivi 19 la struttura ospedaliera è stata ridotta a quello che non è improprio definire un letamaio, dal momento che dove si dovevano curare i malati, pascolano e trovano rifugio cavalli e pecore;
risulta razziata ed asportata abusivamente ogni infrastruttura possibile, persino gli ascensori, le ringhiere delle scale e le vasche incassate nella muratura;
il sindaco di Rosarno, Gianfranco Saccomanno, racconta di aver tentato in ogni modo di fare pressioni perché l'ospedale venisse utilizzato almeno in parte: «Nessuno mi ha mai dato ascolto» -:
se sia in grado di quantificare la cifra finora spesa - meglio sarebbe dire, ad avviso degli interroganti, sperperata - per l'ospedale di Rosarno;
quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere o adottare anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario.
(4-08325)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale di Pogerola ad Amalfi risulta dotato di una rampa d'accesso al pronto soccorso così stretta che le ambulanze non ci possono passare;
vi risultano quattro piani di stanze in parte abbandonate, cucine, sale operatorie, tutte nel più totale degrado;
la struttura risale al 1952 e ha subito nel corso degli anni una quantità di lavori di ristrutturazione (l'ultima risale al 1992), ma non è stata aperta -:
se sia in grado di quantificare la cifra finora spesa - meglio sarebbe dire, ad avviso degli interroganti, sperperata - per l'ospedale di Pogerola;
quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere o adottare anche nell'ambito del piano di rientro del deficit sanitario.
(4-08326)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i lavori dell'ospedale di San Bartolomeo in Galdo (Benevento) sono iniziati nel 1958;
nel 2008 è stata perfino apposta una lapide: «Dopo cinquant'anni di attese, speranze, delusioni e lo sperpero di circa 24 milioni di euro, a memoria e a vergogna

della incapacità politica e amministrativa dei loro rappresentanti, i cittadini posero»;
il sindaco di San Bartolomeo in Galdo, Vincenzo Sangregorio, ha dichiarato: «Da bambino venivo in questo ospedale con i miei amici, era un posto perfetto per giocare a nascondino. Nei corridoi già abbandonati usavo i carrelli portavivande a mò di skateboard per le mie scorribande da piccolo malandrino»;
l'edificio in questione è costituito da quattro piani per 133 posti letti previsti, 12mila metri quadrati attrezzati con sale di degenze complete di ossigeno e bagni funzionanti; nelle camere i mobili imballati;
nel 2008 l'ospedale è stato definitivamente cancellato dal piano sanitario nazionale per restare solo un pronto soccorso attivo per esigenze territoriali, che tuttavia non risulta essere ancora stato attivato;
all'interno si possono trovare cartelle cliniche, esami diagnostici, ecografie: tutto buttato sul pavimento tra rifiuti di ogni genere;
all'esterno esiste un gigantesco parcheggio su due piani, con sbarre elettroniche e strisce disegnate, vuoto come tutto il resto -:
se sia in grado di quantificare a quanto ammonta la cifra finora spesa - meglio sarebbe dire, ad avviso degli interroganti, sperperata - per quella che il sindaco di San Bartolomeo in Galdo Vincenzo Sangregorio ha definito con amara ironia «l'opera incompiuta più vecchia d'Italia»;
quali iniziative il Governo, nell'ambito delle proprie prerogative, intenda promuovere o adottare anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del settore sanitario.
(4-08327)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Franceschini e Donadi n. 1-00416, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Amici.

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ERRATA CORRIGE

Nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, n. 362, alla pagina n. 15054, seconda colonna, si intendono soppresse la trentaseiesima e la trentasettesima riga; inoltre le pagine LVI, LVII e LVIII, seconda colonna, fino alla riga venticinquesima si intendono soppresse.