XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 15 settembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 26 OTTOBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
i Capi di Stato e di Governo di tutti gli Stati membri dell'ONU, nel settembre 2000, si riunirono a New York nel «Vertice del Millennio» e posero la propria firma in calce alla «Dichiarazione del Millennio» (United Nations Millennium Declaration), definendo una serie di importanti propositi da conseguire entro il 2015; ne derivarono gli otto obiettivi di sviluppo del millennio, vincolanti per l'intera comunità internazionale: ridurre la povertà e la fame nel mondo, assicurare l'istruzione primaria per tutti, promuovere la parità fra i sessi, ridurre la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l'HIV/AIDS e altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale e partecipare ad un partenariato globale per lo sviluppo;
gli obiettivi, dunque, costituiscono un patto a livello planetario fra Paesi ricchi e Paesi poveri, basato su un impegno reciproco a fare ciò che è necessario per costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti;
l'Unione europea può vantare il ruolo di donatore principale, dal momento che fornisce il 55 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo mondiale, pur tuttavia, occorre accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, poiché appare evidente che la semplice prosecuzione delle politiche attuali non consentirà di raggiungerli;
per tali ragioni il Consiglio ha invitato la Commissione ad elaborare una serie di proposte d'azione ambiziose, con lo scopo di accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio, prevedendo in particolare; di fissare nuovi obiettivi intermedi per l'aumento dei bilanci relativi all'aiuto pubblico nel periodo fino al 2010, al fine di giungere complessivamente allo 0,7 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) nel 2015; di accelerare le riforme per migliorare la qualità dell'aiuto; di riconsiderare il modo in cui l'Unione europea influenza le condizioni dello sviluppo con le sue politiche interne ed esterne, attraverso il suo specifico modello di sviluppo sostenibile; di far beneficiare in modo prioritario l'Africa di questi nuovi orientamenti e cogliere le opportunità di stabilire un partenariato tra i due continenti;
a tal proposito la Commissione ha proposto di stabilire per il rapporto APS/RNL (aiuti pubblici allo sviluppo/reddito nazionale lordo), un nuovo obiettivo individuale minimo dello 0,51 per cento entro il 2010 (0,17 per cento per i nuovi Stati membri), portando così il contributo collettivo dell'Unione europea allo 0,56 per cento; questo impegno si tradurrebbe in un aumento di 20 miliardi di euro all'anno entro il 2010 e consentirebbe di raggiungere nel 2015 l'obiettivo dello 0,7 per cento dell'RNL fissato dalle Nazioni Unite;
il rapporto europeo sullo sviluppo del 19 settembre 2008, mette in evidenza come nonostante la crescita economica di taluni Paesi e la riduzione della povertà a livello mondiale dal 2000, i progressi dei Paesi in via di sviluppo sono stati disomogenei; i ritardi subiti da alcuni Paesi in termini di salute ed istruzione sono particolarmente preoccupanti;
secondo il rapporto Aidwatch 2010, elaborato dalla Confederazione europea delle ONG di urgenza e di sviluppo (CONCORD), mentre alcuni Paesi virtuosi hanno già raggiunto la quota dello 0,7 per cento dell'aiuto pubblico allo sviluppo, nella maggioranza dei casi gli Stati membri non hanno rispettato l'impegno dell'APS per il 2010: l'Unione europea farà mancare 15 miliardi di euro di risorse per la lotta allo povertà;
di questa mancanza, secondo il rapporto, una grave responsabilità ricade sull'Italia che quest'anno evidenzia una

performance particolarmente negativa che, oltre ad allontanarci ulteriormente dalla media, dei nostri partner europei, rende sempre più improbabile il raggiungimento degli obiettivi del millennio da parte del nostro Paese; nel 2009, l'anno della presidenza italiana del G8, l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) dell'Italia si è ridotto del 31 per cento, una riduzione superiore a quella della Grecia, riducendosi allo 0,16 per cento del prodotto interno lordo; si tratta del livello più basso dal 2004; una parte della riduzione italiana è dovuto sia al taglio del 56 per cento, che il bilancio della cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri ha subito, sia a una diminuzione delle operazioni di «aiuto creativo»; si tratta d'iniziative che sono contabilizzate come aiuto, ma che non rappresentano un vero trasferimento di risorse ai Paesi in via di sviluppo, di debiti da tempo non rimborsati o spese per il sostegno al primo di vita dei rifugiati in Italia,

impegna il Governo:

a predisporre un piano per il riallineamento quantitativo dell'APS italiano, prevedendo a tal fine un aumento del bilancio per gli aiuti pubblici allo sviluppo, valutando la possibilità di reperire altre fonti di finanziamento;
a promuovere un miglioramento della stessa qualità dell'aiuto attraverso un più efficace coordinamento tra donatori, che permetta un'armonizzazione delle strategie di aiuto;
ad assumere un ruolo decisivo in occasione del summit delle Nazioni Unite di New York del 20-22 settembre 2010, al fine di garantire una posizione chiara dell'Italia nella prospettiva degli obiettivi di sviluppo del millennio.
(1-00434)
«Mosella, Vernetti, Calgaro, Tabacci, Calearo Ciman, Brugger».

Risoluzione in Commissione:

La II Commissione
premesso che:
il 7 settembre 2010 è entrata in vigore la legge 13 agosto 2010, n. 136, recante il piano straordinario contro le mafie;
il provvedimento nel suo complesso deve essere valutato favorevolmente, poiché predispone strumenti che risultano idonei a contrastare con maggiore efficacia il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti pubblici, quali, ad esempio, l'identificazione del lavoratori nei cantieri e la previsione del nuovo reato di «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente»;
tra le più importanti misure introdotte dalla legge - almeno per la generalità della sua applicazione a tutti gli appalti di lavori, forniture e servizi sia pubblici che privati - vi è la dispostone di cui all'articolo 3 sulla «tracciabilità dei flussi finanziari». In particolare, l'articolo 3 della citata legge n. 136 del 2010 prevede che:
gli appaltatori, i subappaltatori e i subcontraenti della filiera delle imprese nonché i concessionari di finanziamenti pubblici anche europei a qualsiasi titolo interessati ai lavori, a servizi e alle forniture pubblici devono utilizzare uno o più conti correnti bancari o postali, accesi presso banche o presso la società Poste italiane spa, dedicati, anche non in via esclusiva alle commesse pubbliche;
tutti i movimenti finanziari relativi ai lavori, ai servizi e alle forniture pubblici nonché alla gestione dei finanziamenti devono essere registrati sui conti correnti dedicati e devono essere effettuati esclusivamente tramite lo strumento del bonifico bancario o postale;
ai fini della tracciabilità dei flussi, i bonifici bancari o postali devono riportare in relazione a ciascuna transazione il codice unico di progetto (CUP) che va

richiesto all'ente appaltante che, a sua volta deve richiederlo alla struttura di supporto al CUP presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. I pagamenti ai dipendenti, ai consulenti e ai fornitori di beni e servizi riferibili all'appalto, quindi, devono essere effettuati unicamente tramite bonifico dal conto dedicato, con indicazione del CUP. Di conseguenza, tutti i dipendenti di queste imprese dovranno comunicare al proprio datore di lavoro le coordinate del conto bancario o postale per ricevere lo stipendio. In caso ne siano sprovvisti lo devono aprire. La norma scatta per i pagamenti di importo superiore ai 500 euro, ed è previsto che, pena la nullità, i contratti pubblici dovranno contenere una clausola in base alla quale l'appaltatore, il subappaltatore ed il subcontraente si assumono gli obblighi della tracciabilità finanziaria;
il complesso di disposizioni ed adempimenti introdotti dall'articolo 3, alla cui impostazione definitiva ha dato un sostanzioso contributo il gruppo PD, è dunque orientato in maniera radicale a contrastare il fenomeno dell'ingresso di capitali mafiosi negli appalti e tiene conto che la mafia si insidia con maggiore facilità negli appalti di più modeste dimensioni;
peraltro lo strumento del conto corrente dedicato è uno strumento di già sperimentata applicazione nella regolamentazione sui fondi comunitari, anche se finalizzato al diverso scopo della rendicontazione delle spese;
tuttavia, suddetta disposizione è priva di qualsiasi indicazione sul regime transitorio e lascia spazio a difformi interpretazioni che hanno come unico effetto quello di paralizzare i pagamenti delle amministrazioni pubbliche in un momento di forte crisi qual è quello attuale;
certamente la norma impatta pesantemente sulla organizzazione delle imprese ed impone la creazione di conti correnti dedicati e l'effettuazione di pagamenti esclusivamente tramite bonifico: il rispetto di tale norma comporta, dunque, che non solo le imprese appaltatrici ma anche i loro dipendenti siano obbligatoriamente dotati di un conto corrente bancario; presuppone poi che le amministrazioni siano dotate del CUP, senza il quale il bonifico è addirittura nullo. Il compimento di adempimenti propedeutici e necessari al corretto funzionamento della norma richiede allora dei tempi tecnici indispensabili che il legislatore non può non aver previsto;
sotto il profilo strettamente giuridico si è evidenziato da più parti che l'applicabilità delle disposizioni sulla tracciabilità alle prestazioni in corso va ad incidere in modo sostanziale sull'assetto contrattuale in corso in violazione delle disposizioni civilistiche sull'autonomia negoziale, ma anche pubblicistiche sull'evidenza pubblica; infatti nelle procedure di evidenza pubblica le condizioni contrattuali sono rese note ai contraenti in fase di partecipazione alla gara e sono accettate mediante la formulazione dell'offerta, per cui non possono essere modificate unilateralmente a posteriori - come peraltro più volte sottolineato anche dalla Commissione europea - senza alterare il sinallagma contrattuale;
in ogni caso, l'immediata entrata in vigore della tracciabilità dei flussi, impone che le amministrazioni dovrebbero predisporre degli atti aggiuntivi ai contratti già stipulati per inserire la clausola sulla tracciabilità e la relativa causa di nullità del contratto; allo stesso adempimento dovrebbe provvedere l'appaltatore con i propri subappaltatori e con i fornitori;
in tal caso, occorrono tempi tecnici nelle cui more ed in assenza di un intervento chiarificatore, anche di carattere interpretativo, i pagamenti delle amministrazioni a favore degli appaltatori restano bloccati, con grave nocumento per le imprese e per il mercato in generale, sul quale si riflettono i costi derivanti dall'indebitamento delle imprese con le banche, alle quali le stesse sarebbero inevitabilmente costrette a rivolgersi;

a ciò si aggiunga che in assenza di una disposizione chiara sulla modalità di entrata in vigore della norma i pagamenti delle pubbliche amministrazioni finirebbero per allungarsi ulteriormente, in spregio all'obbligo di cui al decreto legislativo n. 231 del 2002, legittimando pretese delle imprese per gli interessi da ritardato pagamento oltre i 30 giorni. Anche un coordinamento con questa norma sarebbe allora auspicabile,

impegna il Governo:

a valutare - in considerazione della grave crisi economica in atto - tutte le iniziative utili volte a non far ricadere i costi del sistema sulle imprese;
ad assumere iniziative volte a stabilire in modo inequivocabile l'applicazione della norma sulla tracciabilità dei flussi finanziari per i soli contratti stipulati dopo il 7 settembre 2010, prevedendo - eventualmente - un regime transitorio che, entro tempi ragionevoli, consenta di definire con certezza gli adempimenti e gli adeguamenti organizzativi e gestionali che amministrazioni pubbliche e imprese dovranno porre in essere per dare piena efficacia alle disposizioni sulla pur apprezzabile tracciabilità dei flussi finanziari;
ad introdurre modalità organizzative volte a semplificare tutti gli adempimenti burocratici a carico delle imprese, eventualmente anche attraverso un accordo con l'ABI o con le banche;
a valorizzare il contributo delle associazioni imprenditoriali, soprattutto nella fase di avvio del nuovo sistema, anche al fine di garantire una maggiore uniformità di comportamenti ed un più corretto rispetto delle regole;
a svolgere un monitoraggio nella prima fase attuativa, volto a evidenziare eventuali criticità che potranno determinarsi, in vista di una possibile correzione del provvedimento.
(7-00389)
«Ferranti, Mariani, Fluvi, Realacci, Bocci, Braga, Bratti, Benamati, Esposito, Ginoble, Iannuzzi, Marantelli, Margiotta, Morassut, Motta, Viola, Codurelli».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

TIDEI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sulle pagine locali dei quotidiani del 9 settembre 2010 viene riferito: «Un caso di malaria è stato registrato ieri a bordo di una nave da crociera. Una donna americana di 35 anni, arrivata a Civitavecchia alle 5,30 è stata immediatamente trasferita al pronto soccorso dell'ospedale cittadino S. Paolo, dove i medici hanno riscontrato il contagio e, in assenza di un reparto di malattie infettive, è stata trasferita presso l'ospedale di Viterbo»;
nel porto di Civitavecchia, com'è ormai noto, approdano centinaia di navi da crociera e transitano 4 milioni l'anno di persone, le cui condizioni di salute, possono - come più volte accaduto - per ragioni improvvise, manifestare alterazioni gravi ed anche sintomi di malattie infettive con rischio di possibile contagio della popolazione locale; ne consegue, in tale contesto, la necessità non più procrastinabile di dotare l'ospedale San Paolo di un reparto di malattie infettive per evitare che il tempo necessario al trasferimento fuori città del malato, ritardi la tempestività e l'efficacia dell'intervento;

richiamata l'emergenza finanziaria del settore sanitario della regione Lazio, gravata dal carico trentennale di debiti e commissariata dal Governo che ne controlla l'andamento della spesa, ne deriva che la ASL RM F di Civitavecchia si trovi impossibilitata, per carenza di fondi, a programmare e a realizzare l'indispensabile reparto di malattie infettive, per cui si ritiene che il Governo debba assumersi la diretta responsabilità di sbloccare questa situazione -:
se, verificata la esattezza del quadro sopradescritto e considerata la gravità e l'urgenza della situazione, non si ritenga di assumere iniziative, anche per il tramite del commissario ad acta per il rientro dai disavanzi sanitari, affinché il risanamento finanziario della sanità laziale possa conciliarsi con interventi indispensabili quale l'istituzione e la gestione di un reparto di infettivologia, a salvaguardia della salute e della vita dei crocieristi e della popolazione di Civitavecchia.
(3-01227)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCHIGNOLI, BRANDOLINI, BRAT TI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il giorno 5 settembre 2010 una vasta area del comune di Imola, il territorio del comune di Mordano e altri territori contigui sono stati colpiti violentemente da un evento atmosferico gravissimo;
in quella data infatti si sono verificati una lunghissima grandinata con chicchi della dimensione di un uovo, un violento nubifragio ed una tromba d'aria con forza distruttrice unica, nel senso che in quelle zone non risultano precedenti;
le Istituzioni locali hanno interessato la regione Emilia-Romagna per chiedere l'immediata dichiarazione di stato di calamità naturale al fine di consentire la gestione della fase di emergenza. La regione ha risposto affermativamente, ma ha contestualmente informato le autorità locali di essere priva di risorse in quanto si è vista non rifinanziati dal Governo i fondi destinati a tali necessità. L'evento atmosferico del 5 settembre ha invece provocato una vera e propria emergenza ambientale ed economica che occorre immediatamente gestire. Per le imprese agricole l'evento ha distrutto 4000 ettari di coltivazione frutticola e vitivinicola per danni ammontanti a 20 milioni di euro, mentre sono stati gravemente lesi molti capannoni utilizzati per le attività produttive industriali ed artigianali assieme a diverse abitazioni private e a centinaia di auto di cittadini residenti e di passaggio nelle strade comunali, provinciali, statali ed autostradali. Si tenga conto che nei territori colpiti insistono imprese agricole d'eccellenza ed insediamenti industriali ed artigianali d'importanza strategica per il territorio locale, regionale e nazionale. Il danno complessivo prodotto è stato stimato in 60 milioni di euro. In relazione a tutto ciò è necessario offrire risposte straordinarie da affiancare a quelle previste dalla delibera regionale n. 1565 del 30 aprile 2004 e dalla legge 225 del 1992 istitutiva della Protezione civile e di cui si è chiesta l'attivazione;
per l'agricoltura occorre tenere presente che il danno avrà conseguenze anche negli anni a venire;
tutte le associazioni imprenditoriali che gli interroganti hanno recentemente incontrato (CNA, Confartigianato, Unindustria, Legacoop, Confcooperative, Coldiretti, Cia, Confcommercio Confesercenti) si sono attivate per svolgere la loro parte -:
quali misure il Governo intenda attivare (stanziamento di fondi, misure fiscali o quant'altro) al fine di prevedere lo stanziamento di fondi adeguati per risarcimenti e per consentire alle imprese colpite di riavviare la propria attività già in affanno per i duri colpi della crisi economica in atto.
(5-03393)

BELLANOVA e DAMIANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi dati circa la cassa integrazione (di natura ordinaria, straordinaria e in deroga) segnalano una situazione pesantissima e di vera e propria emergenza nel settore produttivo pugliese. In Puglia, nei primi sette mesi dell'anno 2010 e rispetto al periodo gennaio-luglio 2009, la cassa integrazione è lievitata del 104 per cento andando a coinvolgere ben 86mila lavoratori, di cui 43mila a zero ore, e toccando diversi settori produttivi;
in questi giorni nei cittadini del territorio salentino, già gravemente compromesso dalla fuoriuscita dal mercato del lavoro di centinaia di lavoratori, sta destando grande preoccupazione l'intenzione della BAT (British American Tobacco) di valutare una possibile chiusura dello stabilimento di Lecce per delocalizzare la produzione ed in particolare sembrerebbe si parli dell'Est europeo;
nell'anno 2004 l'ETI (Ente tabacchi italiano) è stato venduto alla BAT con l'accordo di non delocalizzare la produzione all'estero per un numero di anni prestabiliti. Delle 22 manifatture presenti sul territorio italiano, nei fatti però, l'azienda BAT ha chiuso ben 21 plessi con l'intenzione, a loro dire, di potenziare l'unico rimanente: quello presente sul territorio leccese. Da questo stabilimento dipendono circa 500 persone impegnate a produrre prevalentemente la cosiddetta sigaretta «nazionale» MS. Nell'ultimo biennio sembrerebbe che la produzione di sigarette dello stabilimento leccese sia passata da 9 a 13 milioni di chili, con una chiusura in attivo degli utili. Lo stesso pacchetto di MS viene prodotto al costo di 12 centesimi e rivenduto a ben 54, con un utile, il più alto in Europa, del 350 per cento;
in data 1o settembre 2010, l'azienda per mezzo del suo amministratore delegato, il signor Paul Cavadias, ha inoltrato ai dirigenti della BAT Italia un documento relativo al piano di ristrutturazione europeo avviato dall'azienda e nel quale si reca testualmente «è emerso che lo stabilimento di Lecce non è competitivo in termini di costi ai volumi di produzione attuali, se comparato con gli altri siti produttivi dell'Unione Europea»;
questa comunicazione ha creato un forte stato di allerta nei lavoratori. Le stesse organizzazioni sindacali, per mezzo di un documento, hanno annunciato contrarietà ad ogni forma di revisione dell'attività sul territorio leccese. Tale atteggiamento, asseriscono le organizzazioni sindacali, è avvalorato dal fatto che i vertici europei della BAT, nel documento inviato alla sede italiana, hanno prospettato un'eventuale chiusura adducendo motivazioni, quali il costo del personale, che non possono essere ascrivibili ai dipendenti, ma che su questi soggetti, invece, avrebbero gli unici effetti devastanti se si arrivasse a prendere in considerazione l'ipotesi di chiusura;
in data 10 settembre 2010 si è tenuto un incontro presso la sede romana della BAT tra i rappresentanti della multinazionale e le organizzazioni sindacali. Nel corso di questo confronto sembrerebbe che siano stati forniti, dai rappresentanti della BAT, pochi dati peraltro inerenti l'assetto generale di BAT Europa e la verifica comparata dello stabilimento di Lecce rispetto non alla sua produttività, che è elevata, ma alla capacità di fare utili di esercizio. Le organizzazioni sindacali dichiaratesi insoddisfatte degli elementi forniti dai rappresentanti della multinazionale hanno richiesto alla società un ulteriore approfondimento circa lo stato della realtà leccese e proposte concrete per aumentare la competitività della manifattura;
questa situazione gravissima di incertezza per quest'ampio numero di lavoratori e le loro rispettive famiglie sta determinando una condizione di vera e propria emergenza, se si considera che si tratta di

lavoratori che hanno prestato disponibilità nei confronti della società anche a lavoro notturno, a straordinari e quanto altro per aumentare la produzione e salvaguardare in tal modo il proprio posto di lavoro. Va detto, inoltre, che agli stessi la società ha conferito nel giugno 2010 un premio di produzione, avvalorandone in tal modo il buon operato;
va sottolineato che se l'ipotesi di chiusura dello stabilimento BAT dovesse prendere forma, ancora una volta il territorio salentino, assieme ai suoi lavoratori ed alle tante famiglie, sarebbe vittima di una gravissima penalizzazione, pagando un prezzo altissimo sul piano economico occupazionale che sarebbe difficilmente recuperabile -:
se il Governo, vista la gravità della situazione sopraesposta, non intenda intervenire con urgenza per scongiurare una scelta devastante per il territorio salentino e per riaffermare, in tal modo, il mantenimento del sito e della produzione tabacchicola sul territorio salentino ed italiano.
(5-03403)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 23 giugno 2010 Amnesty International pubblica il rapporto «La Libia di domani: quale speranza per i diritti umani?» nel quale denuncia il ricorso alle frustate per punire le adultere, la detenzione a tempo indeterminato e le violenze nei confronti di migranti, richiedenti asilo e rifugiati, così come i casi irrisolti di sparizioni forzate di dissidenti;
di fronte a tutto questo, le forze di sicurezza restano immuni dalle conseguenze delle loro azioni;
le violazioni dei diritti umani continuano a essere commesse dalle forze di sicurezza, in particolare dall'Agenzia per la sicurezza interna (Asi), che pare avere poteri incontrastati di arrestare, imprigionare e interrogare persone sospettate di essere dissidenti o di svolgere attività legate al terrorismo. Queste persone possono essere trattenute senza contatti con l'esterno per lunghi periodi di tempo, torturate e private dell'assistenza legale;
centinaia di persone languono nelle prigioni libiche, anche dopo la fine della pena o dopo essere state assolte da un giudice, nonostante negli ultimi anni ne siano state rilasciate altrettante, tra cui alcune detenute illegalmente;
migranti, rifugiati e richiedenti asilo, in maggior parte provenienti dall'Africa e in cerca di salvezza in Italia e in altri Paesi dell'Unione europea, trovano invece arresti, detenzioni a tempo indeterminato e violenze in Libia;
il Paese non ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sullo status di rifugiato del 1951. Pertanto rifugiati e richiedenti asilo vengono rimandati indietro senza riguardo per il loro bisogno di protezione. All'inizio di giugno 2010 le autorità libiche hanno comunicato all'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati che doveva lasciare il Paese, un gesto che avrà probabilmente un grave impatto sui rifugiati e sui richiedenti asilo;
secondo quanto emerso dalle ricerche di Amnesty International, molti detenuti hanno firmato «confessioni» in seguito a tortura e ad altri maltrattamenti compiuti da forze di polizia, utilizzate poi nei processi che li riguardano. Negli ultimi anni, Amnesty International ha documentato come i metodi più utilizzati siano le bastonate, tra cui quelle sulle piante dei piedi (falaqa), le scariche elettriche, la sospensione per le braccia e il diniego deliberato di assistenza medica. Le autorità libiche dovrebbero impegnarsi in maniera efficace, affinché queste pratiche non siano più tollerate, e avviare indagini sui casi denunciati e sulle persone responsabili, compresi i funzionari dell'Agenzia per la sicurezza interna;
la pena di morte continua a essere usata in modo massiccio, in particolar

modo nei confronti dei cittadini stranieri, e può essere applicata per un'ampia gamma di reati, comprese attività che corrispondono al pacifico esercizio dei diritti alla libertà d'espressione e d'associazione;
il direttore generale della polizia giudiziaria ha informato Amnesty International che, nel maggio 2009, i prigionieri nei bracci della morte erano 506, circa la metà dei quali cittadini stranieri;
riguardo alla pena di morte l'Italia ha negli ultimi anni assunto un ruolo internazionale di grande stimolo verso la moratoria sulle esecuzioni e in vista dell'abolizione globale;
in occasione della visita in Italia del leader libico Muammar Gheddafi, la, sezione italiana di Amnesty International ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri nella quale si chiede all'Italia di inserire il tema dei diritti umani nell'agenda degli incontri in programma e, più in generale, al centro delle relazioni bilaterali e della cooperazione tra Italia e Libia;
nella lettera al Presidente del Consiglio Amnesty International rileva come i partner internazionali della Libia debbano porre la grave situazione dei diritti umani al centro del dialogo con le autorità di questo Paese. Come membro della comunità internazionale, la Libia ha infatti la responsabilità di rispettare gli obblighi in materia di diritti umani e occuparsi delle violazioni senza nasconderle. Questo consentirebbe di superare contraddizioni quali il far parte del Consiglio Onu dei diritti umani e, contemporaneamente, rifiutare le visite dei suoi esperti indipendenti -:
se il Governo intenda, e in che modo, assumere un ruolo guida nel dialogo sui diritti umani e impegnarsi in tal senso anche in vista della revisione universale periodica, nell'ambito del Consiglio Onu dei diritti umani, che a novembre riguarderà anche la Libia.
(4-08596)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 18 dicembre 2009 il Ministro della difesa ha annunciato alla necessità di rendere autonomo il reparto informazione e sicurezza dello Stato maggiore difesa per farne la terza agenzia di intelligence, affiancandola all'Agenzia per l'informazione e la sicurezza interna (AISI) ed a quella per la sicurezza esterna (AISE);
tre mesi dopo, lo Stato Maggiore dell'esercito ha evidenziato la necessità di sviluppare e completare la capacità Humint del battaglione Aquileia con una ricerca «straordinaria di personale» operativo;
con una circolare diramata l'8 marzo 2010, lo stato maggiore dell'Esercito ha avviato la ricerca del personale da integrare nell'unità con base ad Anzio. Si tratterebbe di un'unità specialistica composta da dieci ufficiali (di cui un capo addetto alla logistica e uno alla sezione operazioni e addestramento), 15 sottufficiali (dei quali 5 sergenti addetti alla ricerca informatica) e 20 volontari. Il tredicesimo battaglione Aquileia sarà già operativo del 30 settembre 2010 quando saranno emanati i provvedimenti di impiego. La base operativa sarà ad Anzio, dove sono raggruppate tutte le unità di guerra elettronica appartenenti all'Esercito italiano;
il battaglione raccoglie l'eredità del Centro informazioni e difesa elettronica (CIDE), con sede nella stessa caserma Santa Barbara sulla litoranea di Anzio, che accorpava l'8o battaglione ricerca elettronica Tonale ed il 9o battaglione guerra elettronica Rombo, ed era subordinata al Centro informazioni e difesa elettronica Esercito (CIDEE) dipendente dal 2o reparto dello Stato Maggiore esercito (SME), il SIOS Esercito. In seguito alla riforma dei vertici militari (Legge 18 febbraio 1997, n. 25) che comportò il passaggio allo Stato Maggiore Difesa RIS delle attività di intelligence

vere e proprie del 2o Reparto di SME, i compiti furono trasferiti al CII (centro intelligence interforze) di Roma-Ponte Galeria, dipendente dal reparto informazioni e sicurezza (RIS) dello Stato Maggiore Difesa;
il senatore Felice CASSON con atto del senato n. 3-01476 pubblicato il 2 agosto 2010 nella seduta n. 417, ha supposto la dipendenza del citato battaglione alle dipendenze dello Stato Maggiore della Difesa - Il reparto informazioni e sicurezza (RIS), ma in realtà gli interroganti temono che la questione possa in ipotesi rappresentare una situazione ancora più grave, poiché l'attività operativa e la dipendenza gerarchica contrastano ad avviso degli interroganti palesemente con la citata legge del 18 febbraio 1997, n. 25, che ha determinato la soppressione dei SIOS (Servizio informazioni operative e situazione) di Esercito, Marina e Aeronautica, mentre il vecchio CIDE dell'Esercito, ora battaglione Aquileia, ha mantenuto la dipendenza gerarchica dallo Stato Maggiore dell'Esercito COMFOTER, con un presumibile collegamento operativo al RIS e senza l'obbligo di informare semestralmente il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) in quale, da quanto risulta dalla Relazione Annuale redatta dall'onorevole Massimo D'Alema e approvata nella seduta del 29 luglio 2010 (Doc. XXXIV n. 5) non ne fa esplicito riferimento e non ne evidenzia le eventuali attività di impiego e di collaborazione con il sistema di informazione per la sicurezza;
il sopraccitato organismo bicamerale, da tempo impegnato nella creazione di un documento che disciplini i rapporti tra l'AISE e il RIS, nel corso delle sedute del 2010 ha esaminato varie schede che delineano le attribuzioni e i compiti del RIS già inviate al COPASIR dal generale Biagio ABRATE (già Capo di gabinetto del Ministero della Difesa) il 21 settembre 2009, e dal generale Vincenzo Camporini in data 17 novembre 2009. Il Governo in data 10 febbraio 2010, ha inviato al COPASIR «Schema di Regolamento» sempre relativo ai compiti del RIS e quest'ultimo nella seduta del 4 marzo 2010 lo ha esaminato evidenziando la necessita di sollecitare una riflessione adeguata sull'esigenza di ricondurre le attività sviluppate in virtù di tali competenze sotto il controllo parlamentare analogamente a quanto previsto dalla legge n. 124 per DIS e servizi di informazione e sicurezza, ha formulato una condizione e alcune osservazioni. Il parere nel complesso si e concentrato sull'esigenza di finalizzare l'attività del RIS, come previsto dalla legge, esclusivamente a tutela dei presidi e delle attività delle forze armate all'estero;
attualmente il RIS (Reparto Informazioni e Sicurezza) coopera strettamente con l'Aise. L'articolo 8 della legge 124 del 2007, quella che ha riformato i servizi segreti, stabilisce: «Il Reparto informazioni e sicurezza dello Stato maggiore della difesa (RIS) svolge esclusivamente compiti di carattere tecnico militare e di polizia militare, e in particolare ogni attività informativa utile al fine della tutela dei presidi e delle attività delle Forze armate all'estero, e non è parte del Sistema di informazione per la sicurezza»;
la regolazione dell'attività del RIS in collegamento con l'AISE e demandata ad un regolamento adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del CISR, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge 124/2007 ma, pur essendo passati già tre anni da tale ultimo termine, i regolamenti attuativi che dovrebbero disciplinare i rapporti tra il RIS e l'AISE alla data odierna non sono stati ancora stati emanati;
il quadro presentato, porta a supporre l'intento del Ministero della difesa di dotarsi nei fatti di una propria intelligence libera dai vincoli del rapporto funzionale con l'Aise, ma la creazione di una nuova agenzia di 007, seppure esclusivamente militare, contrasterebbe con lo spirito della legge n. 124 voluta dal Parlamento principalmente per razionalizzare il settore della sicurezza e del controspionaggio. Una legge che ha affidato i compiti a

due soli soggetti, l'Aisi e l'Aise, appunto, preposti il primo alla sicurezza interna e l'altro alle ingerenze esterne;
da tempo è bloccato il regolamento attuativo e sono difficili i rapporti fra i militari e l'intelligence che, se il Governo dovesse approvare la «terza» agenzia informativa, perderebbe una fonte di primaria importanza per la sicurezza del Paese e che, fra l'altro, non farebbe più capo direttamente alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
l'articolo 31, comma 1, della legge n. 124 del 2007 prevede che il COPASIR nell'espletamento delle proprie funzioni proceda al periodico svolgimento dei audizioni del Presidente del Consiglio dei ministri e dell'autorità delegata, dei Ministri facenti parte del CISR, del direttore generale del DIS e dei direttori dell'AISE e AISI. Da quanto emerge dalla Relazione annuale redatta dall'onorevole Massimo D'Alema e approvata, come detto, nella seduta del 29 luglio 2010 (Doc. XXXIV n. 5) il Comitato ha rilevato che anche nel corso delle audizioni di questo anno (così come anche come nel 2009) non si è svolta l'audizione del Presidente del Consiglio dei ministri cui la legge n. 124 attribuisce in via esclusiva e non delegabile alcune competenze, sul cui esercizio il COPASIR ha il dovere di acquisire informazioni ed elementi di valutazione. Il relatore ha quindi espresso reiterazione in merito alla richiesta di audizione del Presidente del Consiglio dei ministri -:
se il Governo non ritenga di dover esporre le sue proposte nelle opportune sedi istituzionali sui rapporti tra il battaglione Aquileia e gli organismi di sicurezza;
se il Governo non ritenga di dover illustrare nelle competenti sedi parlamentari il nuovo regolamento sui rapporti tra il Ris e l'Aise, previsto dalla legge di riforma dei servizi segreti;
se il Governo non intenda chiarire i rapporti tra gli attuali Ris e Aise con la futura terza «agenzia» che si prevede di istituire;
se e quando il Presidente del Consiglio intenda adempiere all'obbligo di legge previsto dall'articolo 31 della legge n. 124 del 2007.
(4-08600)

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 20 aprile 2010, nel golfo del Messico è esplosa la piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum, provocando 11 morti e danni ambientali ed ecologici enormi in tutta la zona circostante;
il 2 settembre è esplosa, sempre nel golfo del Messico, la piattaforma Vermillion Oil Platform 380 della Mariner Energy;
anche nel mar Mediterraneo è un fiorire di permessi di esplorazione senza eguali;
le nuove richieste coprono quasi 40.000 chilometri quadrati e sono fatte da ditte non meglio conosciute che comprano permessi di ricerca in Adriatico e nel Tirreno settentrionale e nel mare di Sicilia;
secondo la Ministra dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nessuna autorizzazione di impatto ambientale prevista dalle leggi vigenti in materia sarebbe stata rilasciata;
con autorizzazione è stata concessa alla San Leon Srl - compagnia petrolifera con un capitale sociale di diecimila euro, la quale intenderebbe trivellare un'area di 482 chilometri quadrati, da Selinunte a Capo Bianco, a meno di due chilometri dalla costa;
secondo lo studio di fattibilità, realizzato dai geologi della Peal Petroleum, per conto della San Leon, «l'area di indagine è frequentata da piccole imbarcazioni, che trovano ricovero nei porti di Gela, Pozzallo e Scoglitti», che distano

oltre 100 chilometri, quando invece vi sono nell'area i porti di Sciacca, Mazara e Porto Palo;
da Mazara del Vallo a Pozzallo, da Scoglitti a Favignana, da Menfi a Porto Empedocle, sono ben 28 le richieste di ricerca e 15 i permessi approvati, sei le piattaforme già installate -:
come sia possibile che il Ministero dello sviluppo economico abbia concesso autorizzazioni senza la valutazione di impatto ambientale e della tutela del territorio e del mare;
se siano state adeguatamente verificate le garanzie date società titolari di autorizzazioni con capitali sociali così esigui;
cosa intenda fare il Governo per evitare il ripetersi di tali anomalie e quali garanzie intenda richiedere ai concessionari per evitare eventuali rischi ambientali.
(4-08602)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
dopo il 1945 in Jugoslavia le leggi di nazionalizzazione volute dal governo di Tito avevano sancito l'impossibilità per gli stranieri di ottenere la restituzione dei beni confiscati nel corso della seconda guerra mondiale;
con la nascita della Repubblica Croata sono stati avviati oltre 4mila processi di richiesta di restituzione dei beni confiscati presso il Ministero della giustizia croato, tra cui 1034 da parte di nostri connazionali;
il 22 agosto 2010 i giudici dell'Alta corte di Zagabria hanno emesso una sentenza che autorizza gli stranieri, italiani compresi, a rientrare in possesso dei beni espropriati dopo il 1945 -:
come intendano supportare l'azione giuridica dei nostri connazionali;
se, in tal senso, siano state già approntate apposite iniziative sul piano diplomatico.
(4-08569)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il gruppo dei parlamentari europei sulla Birmania (EPCB), che rappresenta i parlamentari di 15 Paesi europei ha chiesto agli stati membri della Unione europea di sostenere ufficialmente la costituzione di una Commissione di inchiesta dell'ONU sulla situazione nello Myanmar (già Birmania). La richiesta viene appena alcuni giorni dopo che gli USA sono diventati il quinto Paese a sostenere pubblicamente una commissione di inchiesta. L'Unione europea sta elaborando la prossima risoluzione sulla Birmania all'Assemblea generale ONU, che dovrebbe includere la costituzione di tale commissione di inchiesta;
il regime militare in Birmania è responsabile per la violazione dei diritti umani e delle libertà nel Paese in modo sistematico, pianificato, diffuso. Tali abusi includono stupri e violenze sessuali, la deportazione e il trasferimento forzato di civili, il reclutamento di bambini soldato, la persecuzione delle minoranze etniche, l'utilizzo della tortura e di altri crimini contro l'umanità tra cui il lavoro forzato;
da molti anni si sottolinea come nell'ex Birmania siano sistematicamente violati i diritti umani e purtroppo non mancano gli esempi che lo confermano
conseguentemente un gruppo di parlamentari europei ritiene che una commissione di inchiesta dell'ONU che permetta una indagine complessiva e la documentazione di tali crimini, insieme alla definizione di raccomandazioni sulle azioni e sulle politiche future, sia un passo

cruciale che la comunità internazionale dovrebbe sostenere a favore della libertà di espressione nella ex Birmania;
nel marzo 2010 il relatore speciale dell'ONU sui diritti umani in Birmania, Tomàs Ojea Quintana, ha incluso nel suo rapporto presentato al Consiglio ONU per i diritti umani, la nomina di una commissione di inchiesta, sottolineando «la natura sistematica e enorme» degli abusi che avvengono in quel Paese dell'estremo oriente;
a giugno 2010 un nuovo rapporto «Crimini contro l'Umanità nella Birmania Occidentale: la situazione dei Rohingyas» è stato pubblicato dall'Irish Centre for Human Rights ed ha raccomandato che il Consiglio di sicurezza dell'ONU costituisca una commissione di inchiesta sui crimini indicati nel rapporto;
in questo documento si sottolinea come «le atrocità in atto nel Paese dimostrano il bisogno e l'urgenza di una azione rafforzata da parte della comunità internazionale. I singoli Stati e la UE devono prendere l'iniziativa e sostenere ufficialmente la costituzione di una Commissione di Inchiesta ONU che sarebbe un passo preliminare cruciale ed efficace per porre fine alla costante attuazione di gravi abusi e di crimini in Birmania» -:
quale politica intenda proseguire il Governo italiano a proposito del Myanmar;
quale sia l'attuale situazione nel Paese in rapporto al riconoscimento di diritti umani;
quali siano gli intendimenti del Governo anche alla luce delle prossime elezioni che si terranno in questa Nazione e se l'Italia proseguirà a livello di Unione europea una politica di attenzione verso quanto succede in questo Paese, in particolare - ove ciò avvenisse a livello europeo come sembra probabile - se non riconoscesse l'esito delle elezioni stesse.
(4-08572)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel mondo operano molti giovani italiani come volontari;
lo status di «volontari» è definito dalla legge italiana istitutiva del servizio;
all'estero spesso è difficile dimostrare tale status soprattutto quando sia l'Ufficio nazionale per il servizio civile che l'ente che invia il volontario non assistono né forniscono aiuto e assistenza;
questo problema si acuisce nei Paesi extraeuropei soprattutto per le problematiche relativi ai visti;
ci sono state già persone che hanno avuto problemi in tal senso -:
quali iniziative abbia intrapreso il Ministero per favorire il riconoscimento all'estero di questo tipo di situazione, evitando quindi che molti, troppi giovani, debbano prestare tale opera con visti inadatti (spesso anche turistici).
(4-08577)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano signor Simone Righi viene arrestato il 7 ottobre 2007 durante una manifestazione animalista a Cadice (Spagna) contro il canile privato e pensione a pagamento «El Refugio» di Puerto Real (Cadice), all'interno del quale sarebbero stati uccisi numerosi animali 3 dei quali di proprietà del signor Righi.
il ritrovamento del cadavere di uno di essi dentro un congelatore e la denuncia alle autorità competenti (Guardia Civil) consentirono la chiusura della struttura e l'incriminazione di cinque persone. L'autopsia di Holly rivelò l'utilizzo illegale di un paralizzante muscolare utilizzato per la soppressione degli animali, farmaco a poco prezzo che garantisce una morte lenta, cosciente e agonizzante all'animale.
Righi stava partecipando alla manifestazione di Cadice, indetta da un'associazione di Madrid a sostegno di coloro

che da anni si battevano contro la struttura, stranamente «difesa» dai comuni convenzionati con la stessa per la raccolta dei randagi. Cadice era uno dei comuni convenzionati. La differenza, rispetto ad altre denunce precedenti era che i tre cani uccisi erano di proprietà, dotati di passaporto europeo e iscrizione all'anagrafe canina in Italia, membri della famiglia. Durante la manifestazione la folla (2.000 persone) si mosse in prossimità della chiesa «Santo Domingo», dove si commemorava la patrona della città (Virgen del Rosario). Alla funzione religiosa partecipava la sindaca di Cadice, Teofila Martinez Saiz (Senatrice del PP) e un gruppo di consiglieri comunali. La giunta, uscendo dalla chiesa trovò i manifestanti che urlavano giustizia, chiedevano in coro la chiusura del canile lager;
la delegazione passò attraverso i manifestanti, allontanandosi; poi inspiegabilmente un cordone di polizia si mosse verso Righi colpendolo ripetutamente, prima dell'arresto. Immagini e video testimoniano l'evento. Venti giorni dopo l'arresto Righi fu imputato di intento di attentato alle istituzioni, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni volontarie;
il 7 dicembre 2007, dopo due lunghi mesi d'ingiusta detenzione e grazie all'aiuto del Governo italiano e dei tanti sostenitori, Righi fu liberato, ma privato del passaporto e con obbligo di firma il 15 di ogni mese presso il Tribunale;
l'avvocato José Ignacio Quintana ha fatto ricorso, chiedendo il proscioglimento di Righi dalle assurde accuse, prive di fondamenta e prove circostanziali. Il 4 ottobre 2010 verrà celebrato il processo contro Simone Righi con capi d'accusa ancor più pesanti e tali da fargli rischiare una lunga pena detentiva -:
quali iniziative abbia intrapreso il Ministero, attraverso i nostri rappresentanti diplomatici, in Spagna, perché al signor Righi sia assicurato un equo processo e la più ampia possibilità di difesa.
(4-08599)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in un esposto-denuncia del 2 settembre 2010, diretto alla procura della Repubblica di Potenza, con firma Maurizio Bolognetti, segretario dell'Associazione Radicali Lucani, componente della direzione nazionale di Radicali Italiani e consigliere nazionale dell'Associazione Coscioni, e avente quale oggetto «Lavori di allestimento definitivo a produzione dell'area pozzo Cerro Falcone 2 (CF2) in agro di Calvello e inquinamento della sorgente Acqua dell'Abete in agro di Calvello», emergono alcuni dati relativi alla situazione dell'inquinamento prodotto dalle estrazioni petrolifere nella Val d'Agri;
si tratta della vicenda del Pozzo dell'Eni Cerro Falcone 2, ubicato ai confini del parco dell'appennino lucano, pertanto in un'area sito di interesse comunitario (Sic) e zona di protezione speciale (Zps);
nell'esposto si legge che il 20 luglio 2010, la regione Basilicata ha autorizzato i lavori di allestimento definitivo e messa in produzione dell'area Pozzo Cerro Falcone 2 (CF2), nel comune di Calvello (Pz), di cui è titolare Eni spa;
a valle del pozzo, a circa 100 metri, si trova la sorgente acqua dell'Abete, sequestrata due volte, causa inquinamento, dal Corpo forestale dello Stato: il primo sequestro è datato 20 novembre 2008, l'ultimo il 26 luglio 2010;
nel dicembre del 2008, in seguito al primo sequestro, sul Giornale di Calvello, l'avvocato Alfonso Fragomeni scriveva: «Il

Corpo forestale dello Stato si è mosso in seguito ad una segnalazione che riferiva di uno strano liquido oleoso affiorante nei pressi del ponte in legno nei pressi della fontana. E pare che, secondo gli esami effettuati dall'Arpab, nel liquido esaminato siano presenti sostanze definite pericolose e catalogate come CER 170503. Con questo codice vengono classificati il materiale, terreno e rocce, provenienti da scavi, nonché i fanghi di drenaggio occorrenti per gli scavi». È il caso di ricordare che l'unica attività antropica presente nell'area della sorgente acqua dell'Abete è rappresentata dalla presenza del pozzo Eni Cerro Falcone 2;
i primi giorni del luglio 2010, con la presenza di Radio Radicale, Maurizio Bolognetti ha documentato in un video la presenza di macchie oleose e iridescenti nei pressi della sorgente Acqua dell'Abete, area di Calvello;
il 6 agosto del 2010, un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno faceva riferimento ai nuovi sequestri del Corpo forestale dello Stato, avvenuti in data 26 luglio 2010: «La parte di schifezza oleosa è visibile ad occhio nudo. E tutti si chiedono dove arriverà. Perché quello che passa da contrada Autiero di Calvello è un piccolo ruscello che scende fino a valle. E a valle, lo tengono ben presente gli investigatori che hanno sequestrato l'area, c'è la diga della Camastra. La Forestale dice: inquinamento da Petrolio»;
il 31 agosto, in un servizio trasmesso dal Tgr Basilicata, la giornalista Valentina Dello Russo affermava: «Alla domanda se la regione effettui monitoraggi propri sulle acque, Viggiano sostiene di no e che sia l'Arpab l'ente deputato a farne, ma dall'Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente fanno sapere che in quell'area le sole indagini effettuate sinora riguardano la qualità dell'aria. Dunque, chi oltre alla magistratura, o le cui indagini restano segrete, vigila sulla salute delle sorgenti nel parco nazionale dell'Appennino lucano?»;
dal servizio emergono seri dubbi sul ruolo esercitato dall'Arpa Basilicata. È di fondamentale interesse sottolineare anche la contraddizione con quanto affermato, nel dicembre 2008, dall'Avvocato Alfonso Fragomeni sulle pagine de Il Giornale di Calvello. Infatti, come sopra riportato, Fragomeni parlava di «esami effettuati dall'Arpab». La regione declinava, pertanto, ogni responsabilità e competenza sui monitoraggi e l'Arpab, chiamata in causa dalla regione, dichiarava di non aver mai analizzato le acque sottoposte a sequestro;
a tal proposito, in una relazione redatta dalla società Metapontum Agrobios tra il marzo 2005 e il dicembre 2007, si legge: «Nei campioni prelevati nel sito Vt35 (concessione Volturino Cerro Falcone 1) sono stati riscontrati spesso anche valori di concentrazione di idrocarburi pesanti C>12 superiori ai limiti previsti per le aree verdi (tabella 1/b, allegato 5, della 152/2006)»;
infine, l'esposto cita le analisi commissionate dai Radicali, nelle quali, in data 21 gennaio 2010, emergeva una presenza di bario nella diga della Camastra due volte superiore ai limiti consentiti per la categoria A3 dal decreto legislativo n. 152 del 2006;
in un articolo di Maurizio Bolognetti pubblicato su La Nuova del Sud il 14 novembre 2008, si legge che nella Val d'Agri, all'epoca, si registravano picchi tumorali ed infezioni broncopolmonari in crescita esponenziale a causa della presenza di idrogeno solforato, il sottoprodotto principale dell'opera di idro-desulfurizzazione del petrolio. «Il contatto quotidiano anche con basse dosi di H2S, dell'ordine di grandezza delle normali immissioni nell'atmosfera di un centro di idrodesulfurizzazione, provoca effetti di alta tossicità per la salute umana, animale e vegetale» (Maria Rita D'Arsogna, department of Mathematics California State university, e Thomas Chou, department of Biomathematics California State university);
nello stesso articolo si sollevava la questione del monitoraggio ambientale in

Val d'Agri, previsto nel protocollo di intenti Eni-regione redatto nel 1999. La Ola (organizzazione lucana ambientalista) sottolineava come gli unici dati disponibili fossero quelli diffusi dall'Eni, che, pertanto, avrebbe assunto la duplice veste di controllore-controllato. Inoltre, i dati sul monitoraggio ambientale apparivano alquanto carenti, ad iniziare da quelli relativi alla quantità di idrogeno solforato immesso nell'aria;
a giudizio degli interroganti si impongono alcuni argomenti di importanza prioritaria: la contraddizione relativa alla questione dei rilevamenti Arpab, dalla stessa, in seguito, negati; la questione del monitoraggio ambientale nell'area descritta, che dovrebbe essere garantito dalla regione a tutela della salute pubblica -:
di quali elementi dispongano in ordine ai fatti riportati in premessa, con particolare riferimento ai rilevamenti di sostanze pericolose nell'area descritta e quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire la trasparenza e la pubblicità dei risultati dei monitoraggi sulle acque.
(4-08605)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

GATTI e FONTANELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Certosa di Calci, conosciuta come Certosa di Pisa, è uno dei complessi monumentali più importanti della Toscana;
come si apprende da notizie riportate dalla stampa locale (La Nazione, venerdì 6 agosto 2010) la splendida struttura versa, purtroppo, in gravi condizioni a causa della mancanza di adeguata manutenzione;
da contatti intrattenuti dall'interrogante con il sindaco del comune di Calci, Bruno Possenti, si è appreso che in data 9 agosto 2010 il primo cittadino ha inviato una lettera al Ministro interrogato per segnalare le precarie condizioni in cui versa lo storico complesso e per invitarlo a verificarne di persona l'inadeguato stato di conservazione. Nella missiva si evidenziava come, all'interno della Certosa, vi siano ampie zone delle coperture poste «in uno stato di degrado per mancanza di interventi manutentivi. Le infiltrazioni di acqua rischiano di compromettere, in maniera irreparabile, preziosi affreschi. Recenti piogge hanno aggravato la situazione. Quanto sopra accade per mancanza di adeguati finanziamenti»;
il 31 agosto 2010 l'interrogante, accompagnata dal sindaco e dalla direttrice del museo della soprintendenza di Pisa, Maria Teresa Lazzarini, ha visitato la Certosa constatando personalmente la problematicità della situazione. Purtroppo, alla facciata, oggetto di un notevole restauro effettuato nel corso degli ultimi anni, si contrappone il critico stato di parte del tetto, delle grondaie e degli infissi. Di conseguenza sia gli affreschi di alcune cappelle che quelli del refettorio, tutti di grande valore, stanno risentendo pericolosamente delle infiltrazioni di acqua e inoltre in alcune zone dei corridoi l'intonaco è già sollevato;
l'interrogante ha anche avuto modo di verificare con preoccupazione lo stato del chiostro principale, nel giardino del quale, negli anni '70, sono stati piantati pini e abeti, peraltro estranei al contesto ambientale, le cui radici hanno ormai divelto la pavimentazione dei vialetti e ora minacciano la stabilità delle colonne. È chiaro che in mancanza di solleciti interventi manutentivi si rischiano danni irreparabili;
non occorre essere esperti della materia per comprendere che lo stato di

conservazione dello splendido complesso monumentale non è adeguato a una struttura di tale bellezza e importanza storico-architettonica -:
se sia al corrente della pericolosa situazione in cui versa il complesso monumentale della Certosa di Calci;
se non intenda visitare il complesso per verificare di persona lo stato di conservazione della struttura;
se non intenda adoperarsi al più presto per finanziare urgentemente i lavori di manutenzione, al fine di salvaguardare uno dei complessi monumentali più belli della Toscana, risalente, nel suo nucleo fondamentale, al 1366.
(4-08581)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 13 settembre 2010 ha preso il via il progetto «Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane» un programma di corsi di formazione teorico-pratica che si svolgeranno per tre settimane, presso vari reparti/enti delle quattro Forze armate: Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri;
la legge, approvata lo scorso 30 luglio, parla di «corsi di formazione a carattere teorico-pratico, tendenti a rafforzare la conoscenza e la condivisione dei valori che promanano dalle Forze armate e che sono alla base della presenza dei militari italiani di tutte le componenti operative nelle missioni internazionali»;
il progetto prevede uno stanziamento di circa 20 milioni di euro in tre anni, di cui 6,5 da spendere per il 2010 e 5,8 da spendere per il 2011 e 7,5 per il 2012;
il Ministro della difesa ha dichiarato: «i costi non sono affatto quelli più volte amplificati. L'iniziativa nel complesso del triennio costerà 19 milioni di euro, ma di cui appena 5 graveranno sul bilancio della Difesa, mentre gli altri 14 risultano da altre risorse non utilizzate e da fondi di riserva della Ragioneria.»;
tutto ciò all'interno di uno dei dicasteri più importanti per il Paese e alle prese con continui tagli di bilancio. Si prevede infatti che nei prossimi 3 anni saranno circa 3000 i militari che, essendo in ferma breve, saranno costretti a lasciare l'arma a causa della naturale risoluzione del contratto;
inoltre, con l'ultimo decreto di proroga delle missioni internazionali si è giunti a un sostanziale ridimensionamento dell'impegno italiano in alcune aree del mondo, anche a seguito dei tagli orizzontali subiti dal comparto difesa;
nel settore della difesa sono sempre più penalizzati i corsi di formazione e di addestramento dei giovani militari e le loro condizioni continuano ad essere sempre più precarie e si tagliano fondi anche per la manutenzione dei mezzi;
tra l'altro, l'avvio del progetto di mini naja sta tenendo impegnate le caserme italiane, coinvolgendo direttamente nei lavori di adeguamento e di organizzazione i giovani militari in ferma prefissata (precari), togliendo loro tempo prezioso per le loro attività di addestramento;
il Ministro della difesa afferma inoltre che l'abolizione della leva ha tolto ai giovani la possibilità di un'esperienza che aiuta a crescere. Di qui l'idea di offrire a chi ne ha voglia almeno un assaggio di vita militare;
risulta evidente che ai giovani necessitano politiche giovanili di ben altro livello e con contenuti e progetti che realmente favoriscano la loro crescita formativa e occupazionale -:
se il Governo non ritenga di dover rivedere completamente il progetto «Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane» al fine dare le giuste priorità a

problematiche ben più gravi che affliggono il comparto difesa e a far vivere le Forze armate in maniera dignitosa a tutti quei giovani che hanno scelto di essere militare per sempre;
se il Governo non ritenga di dover chiarire e dettagliare la provenienza delle risorse per il progetto «Vivi le Forze Armate. Militare per tre settimane» che ha dichiarato di utilizzare nei prossimi tre anni.
(4-08579)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da un recentissimo rapporto pubblicato da Human Rights Watch emerge che il Governo afgano e i suoi sostenitori internazionali hanno ignorato la necessità di tutelare le donne nei programmi per reintegrare i combattenti ribelli e non hanno garantito che i diritti delle donne saranno inclusi nei colloqui potenziali con i talebani;
il report affronta, tra l'altro, le sfide potenziali per i diritti delle donne derivanti da accordi di governo futuro con le forze ribelli. Il rapporto descrive come nelle zone sotto controllo talebano le donne siano spesso vittime di minacce, intimidazioni e violenze, e donne leader politici e attiviste sono attaccate e uccise impunemente;
«Le donne afgane non sono tenute a rinunciare ai propri diritti in modo che il governo possa tracciare un accordo con i talebani», ha detto Tom Malinowski, direttore a Washington di Human Rights Watch. Sarebbe, infatti, un grave tradimento ai progressi compiuti dalle donne e per le donne e ragazze nel corso degli ultimi nove anni;
nelle zone di controllo o di influenza talebana, hanno minacciato e aggredito le donne nella vita pubblica e donne normali che lavorano fuori casa;
ci sono pochi segni che finora il Governo del presidente Hamid Karzai abbia adeguatamente risposto alle preoccupazioni di questi attacchi nei suoi programmi per reintegrare i ribelli;
il Governo afgano ha offerto soltanto garanzie deboli per le donne che intendono salvaguardare la loro libertà che hanno recuperato dopo la caduta del governo talebano nel 2001. Nel marzo del 2009, per esempio, ha firmato la discriminatoria Shia Personal Status Law (che nega alle donne sciite i diritti di custodia dei figli e la libertà di movimento, tra gli altri diritti), e nel 2008 ha perdonato due stupratori per motivi politici;
nonostante le promesse dei sostenitori internazionali dell'Afghanistan per promuovere i diritti delle donne, Human Rights Watch continua ad essere preoccupata che anche loro possano sacrificare i diritti delle donne come parte di una strategia di uscita dall'Afghanistan;
il Governo afgano ha cercato di cooptare le fazioni dell'opposizione, offrendo loro l'impunità per i crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale. Ma la giustizia e la responsabilità dei crimini gravi dovrebbero essere al centro di ogni processo di riconciliazione con i talebani e altri insorti;
la relazione descrive le condizioni che dovrebbero essere incluse in qualsiasi reintegrazione e negoziazione o di un processo di riconciliazione per garantire i diritti delle donne. Lavorare, ottenere un'istruzione e impegnarsi nella vita politica dovrebbero essere fattori esplicitamente salvaguardati. Gli individui con una storia di gravi abusi contro le donne e le ragazze dovrebbero essere esclusi dal potere. E i leader delle donne devono essere pienamente coinvolti nei processi decisionali sia per il reinserimento e la riconciliazione, in quanto essi stessi sono i migliori garanti dei loro diritti;
Human Rights Watch sostiene il documento redatto dalle donne afgane leader

della società civile, emesso il 29 gennaio 2010. Esso comprende una serie di raccomandazioni tra cui:
le donne dovrebbero essere consultate e rappresentate in tutte le autorità nazionali di sviluppo della pace e del programma di reinserimento;
i governi impegnati in Afghanistan per continuare lo sviluppo di una strategia di sicurezza nazionale devono essere coerenti con delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a favore delle donne e dei loro diritti nelle zone di conflitto (incluse la risoluzione 1325, che riconosce fondamentale il ruolo delle donne per raggiungere pace e sicurezza, le risoluzioni 1820 e 1888 sulla prevenzione e l'accusa di violenza sessuale nei conflitti armati, e la risoluzione 1889 che mira a promuovere la partecipazione delle donne durante il post-conflitto e nei periodi di ricostruzione);
elaborare un piano d'azione nazionale per la pace e la sicurezza in cui le donne devono essere integrate come elemento centrale della politica di sicurezza nazionale;
Human Rights Watch chiede, inoltre alle forze internazionali in Afghanistan di:
a) riconoscere che le vittime civili, le incursioni notturne e le pratiche di detenzione hanno contribuito ad alimentare la rivolta, continuare gli sforzi per ridurre le morti inutili, avviare indagini approfondite e tenere conto del personale militare responsabile di atti illeciti;
b) garantire che l'assistenza militare internazionale agli sforzi di reinserimento non aggravi l'impunità o la corruzione e che ogni impegno con le comunità o persone in cerca di reinserimento o di riconciliazione implica adeguati controlli dei precedenti per gravi accuse di violazioni dei diritti umani compresi gli attacchi alle donne e all'istruzione delle ragazze;
bisogna garantire una significativa partecipazione femminile nei pertinenti organi decisionali al fine di creare i presupposti per il finanziamento di programmi di reinserimento e garantire che i fondi di reinserimento vadano a beneficio delle famiglie e delle comunità, comprese le donne, piuttosto che ai singoli ex combattenti -:
se si intenda sollecitare il Governo afgano ad abrogare la legge di amnistia e ad astenersi dal sostenere finanziariamente o pubblicamente qualsiasi processo di riconciliazione che non escluda le persone nei cui confronti vi sono accuse di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani;
se il Governo sia a conoscenza della reale condizione drammatica delle donne e delle ragazze nei territori dell'Afghanistan e dei dati emersi dal Rapporto di Human Rights Watch, una delle maggiori organizzazioni non governative internazionali che si occupa della difesa dei diritti umani;
se, e in che modo, il Governo intenda recepire le richieste di Human Rights Watch e delle donne e ragazze che vivono nei territori martoriati dalla guerra in linea con un mandato teso al mantenimento della sicurezza nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari.
(4-08583)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli inumani o degradanti sono vietati e costituiscono gravi violazioni dei diritti umani;
gli articoli 2 e 16 della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti obbligano ogni Stato parte ad adottare misure effettive per prevenire gli atti di tortura e le altre pene crudeli, inumane o degradanti che abbiano luogo in ogni territorio sottoposto alla sua giurisdizione;

le Nazioni Unite hanno adottato, il 18 dicembre 2002, un nuovo trattato internazionale contro la tortura: il protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (OPCAT);
l'OPCAT, entrato in vigore nel giugno 2006, ha dato vita per la prima volta ad un «doppio pilastro» per la prevenzione della tortura: a livello internazionale, l'OPCAT istituisce un nuovo organismo, il sottocomitato delle Nazioni Unite sulla prevenzione della tortura; a livello nazionale, gli Stati parte hanno l'obbligo di creare o designare, entro un anno dalla ratifica del protocollo, appositi organismi indipendenti, i cosiddetti meccanismi nazionali di prevenzione (NPMs);
sia il sottocomitato che i meccanismi nazionali di prevenzione hanno il mandato di condurre visite regolari nei luoghi in cui le persone sono private della libertà al fine di prevenire la tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti e di formulare raccomandazioni e osservazioni ai Governi e alle autorità competenti per migliorare la condizione di queste persone;
al marzo 2010, 50 Stati hanno ratificato l'OPCAT e altri 24 l'hanno firmato;
tra gli Stati che hanno ratificato l'OPCAT, 31 hanno istituito dei meccanismi nazionali di prevenzione: Albania, Armenia, Azerbaijan, Cile, Costa Rica, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Francia, Georgia Germania, Honduras, Liechtenstein, Maldive, Mali, Malta, Mauritius, Messico, Nuova Zelanda, Nigeria, Polonia, Repubblica di Moldavia, Senegal, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Uruguay;
l'Italia ha firmato il protocollo in data 20 agosto 2003, ma non lo ha ancora ratificato;
l'effettiva prevenzione della tortura e delle altre pene crudeli, inumane o degradanti richiede misure nel campo dell'educazione e una combinazione di vari provvedimenti in campo legislativo, amministrativo, giudiziario;
inoltre nella legislazione italiana non è stato introdotto il reato di tortura come previsto dagli impegni che l'Italia ha assunto quando ha sottoscritto l'adesione alla convenzione Onu contro la tortura -:
se il Governo non ritenga di chiarire la sua posizione in merito alle effettive misure adottate per prevenire gli atti di tortura e le altre pene crudeli, inumane o degradanti;
se il Governo non ritenga di esporre le motivazioni della mancata presentazione del disegno di legge di ratifica del protocollo aggiuntivo alla Convenzione ONU contro la tortura, firmato nel 2003.
(4-08594)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo Stato Maggiore della Difesa, con la nota n. 2/7774 del 10 agosto 2010, a firma del sottocapo di Stato Maggiore, generale Carlo Gibellino, in merito alle «attività di comunicazione» ha affermato che «Al riguardo, il Signor Capo di SM della Difesa ha già voluto confermare e ribadire quanto previsto dal Regolamento di disciplina militare circa l'opportunità di evitare l'indebita o inopportuna trattazione non solo di argomenti di carattere riservato o di interesse militare ma anche di quelli di servizio ovvero collegati al servizio (articolo 1472 del decreto legislativo n. 66 del 2010 in vigore dal prossimo 9 ottobre), la cui impropria divulgazione potrebbe arrecare nocumento sia pur indiretto alle Istituzioni»;
indubbiamente il tenore letterale di tale affermazione, con specifico riferimento alle parole «...ma anche di quelli di servizio ovvero collegati al servizio...» evidenzia un richiamo teso all'applicazione anticipata della norma prevista dall'articolo

1472 del decreto legislativo n. 66 del 2010, realizzando, in tal modo, ad avviso degli interroganti, un'inaccettabile violazione di ogni possibile principio di correttezza e di quei canoni di legalità costituzionalmente affermati;
tale anticipazione pone dei seri dubbi sulla legittimità dell'azione di comando che si rivela essere, ad avviso degli interroganti, più improntata alla negazione di un diritto costituzionalmente protetto che alla tutela delle informazioni di carattere riservato o militare, atteso che, sul punto, il Consiglio di Stato ha avuto modo di affermare ripetutamente che nel concetto di riservatezza non possono essere inclusi ogni forma di attività e ogni aspetto del servizio, specialmente se normali e notori;
la citata nota per il solo fatto di essere firmata da un ufficiale di vertice delle Forze armate evidenzia inoltre, ad avviso degli interroganti, la difficoltà del Ministro di attuare un efficace controllo sulle azioni di comando poste in essere dallo Stato Maggiore della difesa, che in ipotesi potrebbero rappresentare la reale volontà della compagine militare di sottrarsi al controllo dell'autorità politica -:
quali immediate azioni intenda intraprendere il Ministro interrogato nei confronti dell'alto vertice militare, il cui comportamento, in relazione a quanto esposto in premessa, si configura, secondo gli interroganti, come violazione dei doveri attinenti al giuramento;
quali immediate azioni intenda intraprendere nei confronti di tutti quei militari nei cui confronti sono stati intrapresi, o sono tuttora in corso, procedimenti disciplinari le cui motivazioni appaiono inconciliabili con il diritto previsto dall'articolo 21 della Costituzione.
(4-08597)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MANCUSO, ARMOSINO, STRADELLA, TORTOLI, GAROFALO, MINARDO, PALMIERI, DI VIRGILIO, SCANDEREBECH, CICCIOLI, LAFFRANCO, FRASSINETTI, BARBIERI, GIRLANDA, DE LUCA, CASTELLANI, BOCCIARDO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le casse di previdenza dei professionisti sono enti di diritto privato, a norma del decreto-legge n. 509 del 1994 e del decreto-legge n. 103 del 1996;
le casse di previdenza dei professionisti non possono in alcun modo usufruire di finanziamenti pubblici;
le casse di previdenza dei professionisti hanno l'obbligo di assicurare la sostenibilità del sistema per un orizzonte temporale di 30 anni ed a tal fine debbono redigere almeno ogni tre anni un bilancio tecnico, per verificare la stabilità economica e finanziaria della gestione;
le casse hanno di recente introdotto profonde riforme del loro sistema contributivo e pensionistico, approvate dai Ministeri vigilanti, imponendo anche sacrifici agli iscritti con l'obiettivo, raggiunto, di allungare sensibilmente il proprio orizzonte di stabilità finanziaria;
la finanziaria per il 2005 all'articolo 1, comma 5, stabilisce, al fine dichiarato di assicurare il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica stabiliti in sede di Unione europea, che la spesa delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato dello Stato, individuate per l'anno 2005 nell'elenco allegato alla stessa legge finanziaria e per gli anni successivi dall'ISTAT, non possa superare il limite del 2 per cento rispetto alle corrispondenti previsioni aggiornate del precedente anno;
il suddetto allegato Istat ha ad avviso degli interroganti, inopinatamente incluso anche le casse dei professionisti;
la Corte costituzionale è spesso intervenuta in questo dibattito e ha, non solo

convalidato l'interpretazione della privatizzazione, ma anche spinto l'interpretazione delle norme verso la massima estensione autonomista degli enti, evidenziando che l'autonomia gestionale, organizzativa, amministrativa e contabile attiene «all'esercizio delle funzioni» (sentenza n. 15 del 1999), agli «strumenti di gestione» (sentenza n. 248 del 1997; ordinanza n. 214 del 1999), «i quali devono per ciò stesso essere liberi»;
il decreto-legge n. 78 del 2010 «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», sottopone le organizzazioni presenti nell'elenco ISTAT, e quindi anche le casse di previdenza dei professionisti, a penetranti controlli pubblici sulla gestione patrimoniale e finanziaria;
in sede di conversione del citato decreto legge, sono stati eliminati tutti i riferimenti alle casse di previdenza dei professionisti, fatta eccezione che per la disposizione contenuta nell'articolo 8, comma 15;
le casse di previdenza dei professionisti rimangono dunque sottoposte al controllo pubblico per quanto riguarda la compravendita di beni immobili, nonché relativamente alle operazioni di utilizzo delle somme derivanti dall'alienazione degli immobili o delle quote di fondi immobiliari;
relativamente a questi ambiti, le casse di previdenza dei professionisti sono subordinate alla verifica del rispetto dei saldi strutturali di finanza pubblica da attuarsi con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto col Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il che determina di fatto una sostanziale paralisi dell'attività immobiliare delle casse -:
se il Governo intenda affermare una volta per tutte la natura privata delle casse dei professionisti, escludendole, attraverso le apposite urgenti iniziative normative, dall'elenco ISTAT di cui in premessa e sottraendole al controllo pubblico della gestione patrimoniale;
entro quale tempo e con quale strumento il Governo intenda regolamentare puntualmente la disposizione prevista dall'articolo 8, comma 15, del decreto-legge n. 78 del 2010, al fine di evitare la paralisi dell'attività immobiliare delle casse di previdenza dei professionisti.
(5-03394)

MATTESINI, ZAMPA, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, GATTI, MURER, FLUVI, CODURELLI, SCHIRRU e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il modello ISEE (indicatore di stato economico equivalente) è lo strumento che consente, sulla base delle effettive condizioni economiche dell'interessato e del suo nucleo familiare, di usufruire di prestazioni socio-assistenziali agevolate (esenzione ticket sanitari, cure, borse di studio, mense scolastiche e altre) e di alcuni servizi di pubblica utilità (riduzione canone telefonico, bolletta elettrica e altre);
la dichiarazione ISEE ha validità annuale e si riferisce alla situazione economica dell'anno precedente. In tal modo viene fotografa una situazione del nucleo familiare differente da quella odierna, finendo per risultare indifferente ai mutamenti determinati dalla crisi sul reddito del lavoratore (cassa integrazione guadagni, licenziamento e altro) e quindi inefficace di fronte alla necessità di una protezione immediata;
a causa del grave momento di crisi economica in atto, aumentano infatti le persone che perdono il lavoro o quelle alle quali viene ridotto l'orario di lavoro e di conseguenza anche il reddito, cresce il numero dei precari a cui non viene rinnovato il contratto, tanti nuclei familiari sono sempre più in condizioni di indigenza. In queste condizioni sempre più persone non accedono alle cure sanitarie, anche con patologie serie, perché a causa delle mutate condizioni di lavoro non

possono beneficiare di alcuna esenzione, ma devono pagare in virtù del reddito prodotto nell'anno precedente. Analogamente aumentano le famiglie che rinunciano all'inserimento nei nidi e nelle scuole materne dei loro figli o all'uso di mense scolastiche, proprio perché privi di reddito -:
se non reputi necessario assumere iniziative, anche normative, volte ad individuare modalità alternative, come ad esempio l'autocertificazione con eventuale verifica, che, tenendo conto delle mutate condizioni di lavoro e di reddito, garantisca l'accesso alle cure sanitarie e ai servizi socio-assistenziali, in tempo reale e con esenzione, a quelle persone o nuclei familiari che da un anno all'altro hanno visto modificate in negativo le loro condizioni economiche.
(5-03395)

CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
una recente sentenza della Corte di cassazione (n. 15585 del 30 giugno 2010) ha stabilito che le operazioni di ricapitalizzazione mediante lo strumento del «finanziamento soci» siano soggette all'aliquota del 3 per cento dell'imposta di registro;
attualmente risulta che un largo numero di società utilizzi il sistema della rinuncia da parte dei soci ai finanziamenti erogati per ripianare eventuali perdite o procedere ad operazioni di ricapitalizzazione;
si rischia, pertanto, che possa verificarsi un effetto deleterio sulle aziende italiane, già compromesse da una crisi economica senza precedenti -:
quali iniziative anche normative intenda assumere per scongiurare che l'arresto giurisprudenziale in questione comporti una generalizzata estensione dell'imposta di registro con una conseguente applicazione ai casi non espressamente previsti dal legislatore o comunque, per evitare ulteriori costi in ordine a tali operazioni.
(5-03396)

BOBBA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 78 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, Testo unico degli enti locali, dove si disciplinano i «Doveri e condizione giuridica» ai commi 1, 3 e 5 recita:
1) il comportamento degli amministratori, nell'esercizio delle proprie funzioni, deve essere improntato all'imparzialità e al principio di buona amministrazione, nel pieno rispetto della distinzione tra le funzioni, competenze e responsabilità degli amministratori [...];
3) i componenti la Giunta comunale competenti in materia di urbanistica, di edilizia e di lavori pubblici devono astenersi dall'esercitare attività professionale in materia di edilizia privata e pubblica nel territorio da essi amministrato;
5) al sindaco ed al presidente della provincia, nonché agli assessori ed ai consiglieri comunali e provinciali è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti ed istituzioni dipendenti o comunque sottoposti al controllo ed alla vigilanza dei relativi comuni e province;
nella nota Prot. n. 21210/19 del 9 giugno 2005, inviata ai sindaci dei comuni della regione Piemonte, a firma dell'assessore regionale Sergio Conti, si legge: «le amministrazioni comunali hanno ricevuto attraverso le prefetture, una circolare del Ministero dell'Interno con la quale si ricorda che, dopo l'entrata in vigore del nuovo Testo Unico degli Enti locali, la presenza di organi politici nella Commissione Edilizia viola il principio di separazione delle funzioni ed è illegittima»;
presso il comune di Saluggia, l'architetto Antonello Ravetto, assessore all'urbanistica, presidente della commissione edilizia e responsabile del servizio tecnico urbanistico del comune, lavora come progettista

e/o come consulente per ditte e privati nello stesso territorio di Saluggia;
nel curriculum vitae dello stesso architetto presente su internet, www.studioravetto.eu/bbb/file-content/f113.doc, si legge, fra le attività svolte: «Sogin spa: pratiche tecnico-legali, di natura urbanistica, con studio avv. Martino-Golinelli relative al sito di Saluggia. Realizzazione per depositi di scorie radioattive e strutture collaterali. Consulente, 2009»;
la Sogin, Società per azioni con unico socio il Ministero dell'economia e delle finanze, è la società alla quale nell'estate 2009 l'assessore Ravetto ha rilasciato, in un'area in cui il piano regolatore vieta le nuove costruzioni, una proroga al permesso di costruire il deposito «D2» per rifiuti nucleari, ovvero a concedere la proroga a Sogin è, per il comune, la stessa persona che come libero professionista dichiara di essere consulente della stessa Sogin proprio per quella pratica urbanistica;
«al citato Studio Martino-Golinelli, il comune ha appena liquidato una parcella da oltre settemila euro per l'attività svolta contro il ricorso presentato al Presidente della Repubblica dalla cittadina saluggese Rossana Vallino proprio sulla proroga firmata da Ravetto, dopo che nel settembre 2009 lo stesso architetto aveva assegnato l'incarico, con una determina, a quello studio legale, come si evince da un articolo comparso su www.lagazzetta, info/.../art-ravetto-deposito-rifiuti-nucleari.html ed ancora su www.lagazzetta.info/.../art-deposito-rifiuti-radioattivi-saluggia.html;
tale attività è anche provata dalla pubblicazione da parte di Sogin, dell'elenco 2009, relativo a incarichi professionali esterni, così come previsto nella Finanziaria 2007, per la quale le retribuzioni corrisposte da società a prevalente partecipazione pubblica nei confronti di titolari di incarichi, debbono essere rese note, con l'indicazione nominativa dei destinatari e l'ammontare del compenso, attraverso la pubblicazione sul sito web della società e la comunicazione a Governo e Parlamento;
in detto elenco dei soggetti conferitari, è presente infatti l'avvocato Gianni Martino, il cui indirizzo coincide con quello dello studio legale Golinelli, di cui fa parte, come documentabile sul sito www.studiogolinelli.it;
in sede di consiglio comunale di Saluggia del 5 luglio 2010, Paola Olivero, capogruppo di Comunità Saluggese, ha evidenziato l'esistenza del conflitto di interessi circa il mandato dell'architetto Ravetto rispetto a quanto riportato nel curriculum vitae dell'assessore, tratto dal suo sito web www.studioravetto.eu, e lo ha consegnato agli atti del consiglio medesimo;
a seguito della segnalazione fatta nel corso del Consiglio comunale del 5 luglio 2010, l'architetto Ravetto ha provveduto ad eliminare l'evidenza dei presunti conflitti di interessi e incompatibilità con l'incarico pubblico ricoperto, rimuovendo il suo curriculum vitae dal proprio sito web, senza peraltro riuscire a farlo scomparire definitivamente, come tutt'oggi riscontrabile sul già citato link www.studioravetto.eu/bbb/file-content/f113.doc;
a quanto si evince dai citati articoli riportati, «Il sindaco Marco Pasteris, anziché chiedere conto a Ravetto del suo doppio ruolo di funzionario pubblico e consulente privato sulla stessa pratica urbanistica, ha risposto alla Olivero che »siamo cittadini della Repubblica Italiana, non siamo né a Cuba né in Corea del Nord. Se l'architetto Ravetto ha rapporti con società che operano in loco non sono affari miei»;
preme ricordare che il signor Pasteris è stato oggetto di altra interrogazione, n. 5-02650, a firma dell'interrogante, dalla quale trapelava uno scarso senso delle istituzioni e conoscenza della normativa, visto l'uso indebito della fascia tricolore, così come anche riscontrato nella risposta in Commissione I, Affari Costituzionali, del 16 giugno 2010, nella quale il sottosegretario Palma Nitto Francesco precisava che «il Prefetto di Vercelli ha invitato il Sindaco di Saluggia ad un incontro, al

fine di richiamarne l'attenzione sull'opportunità di un più corretto uso del segno distintivo. Nell'occasione, il Sindaco ha dichiarato di non essersi reso conto della sconvenienza del gesto compiuto ed ha assicurato, per l'avvenire, una più scrupolosa osservanza delle disposizioni e di ogni criterio di correttezza in materia»;
la stessa signora Olivero ha inviato una missiva indirizzata al sindaco Pasteris per avere informazioni sulle azioni di verifica intraprese dal comune di Saluggia sulla vicenda in premessa, alla quale si attende risposta;
a parere dell'interrogante nel comune di Saluggia si assiste ad un'evidente violazione del citato articolo 78 del Testo unico degli enti locali, a favore del solo ed esclusivo vantaggio personale dell'architetto Ravetto, il quale, si ricorda, non è stato eletto dai cittadini, ma designato dal sindaco del comune -:
se la Sogin fosse a conoscenza degli incarichi di consulenza conferiti all'assessore all'urbanistica del comune di Saluggia relativamente a lavori da effettuarsi nel territorio del comune e se, nell'ambito delle proprie competenze, i ministri interrogati non intendano adottare iniziative per evitare comportamenti che appaiono lesivi della normativa vigente e che, a parere dell'interrogante, pregiudicano l'interesse collettivo a vantaggio di quello privato.
(5-03406)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decorrenza dal 1o luglio 2010 i pagamenti da parte di privati alle imprese artigiane per lavori che usufruiscono delle riduzioni fiscali (rispettivamente del 36 e 55 per cento) sono soggette ad una ritenuta del 10 per cento a titolo di acconto di imposta in nome e per conto delle stesse imprese artigiane;
tale trattenuta è direttamente effettuata dagli istituti di credito che ricevono il pagamento delle fatture con bonifico da parte della clientela;
la trattenuta a titolo di acconto di imposta ha evidenza sui saldi da pagare da parte delle imprese all'Erario sia per gli acconto di imposta che per il saldo finale dell'anno di competenza -:
se le predette ritenute debbano o meno essere conteggiate negli acconti da effettuarsi nel mese di novembre rispetto ai saldi delle imposte dirette dovute per l'anno in corso, in altre parole, se le predette ritenute costituiscano o meno parte della somma del conteggio da effettuarsi nelle determinazioni per il corretto importo dell'acconto dovuto.
(4-08574)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
numerose indagini giornalistiche - come la trasmissione Report su Rai 3 dei giorni scorsi - sottolineano come in alcune aree del Paese la criminalità organizzata controllerebbe parte delle attività economiche e segnatamente l'arrivo nei porti di container dalla Cina che non verrebbero adeguatamente controllati, permettendo altresì di distribuire sul territorio merce contraffatta;
specificatamente ciò avverrebbe nel porto di Napoli -:
quali iniziative di carattere straordinario, anche per il tramite della Guardia di finanza, siano eventualmente state avviate al fine di combattere l'attività criminosa legata allo sbarco di container provenienti dall'estremo Oriente;
quale iniziative si intendano assumere sui fatti segnalati da numerose campagne

di stampa, al fine di contrastare quella che all'interrogante appare una sostanziale impunità nelle operazioni commerciali e di importazione nel porto di Napoli e/o di altri porti del sud Italia.
(4-08575)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione 5/03294 a seguito di notizia ricevuta da organi di stampa l'interrogante sottoponeva all'attenzione del Ministro il caso del carcere di Fossombrone (PU) limitatamente al trasferimento di 30 detenuti dall'ala di ponente dell'edificio per cedimento strutturale del tetto;
con la medesima interrogazione si chiedevano chiarimenti circa i modi e i tempi dell'intervento per ripristinare la piena funzionalità del carcere;
nel frattempo assieme a colleghi ed a consiglieri regionali e autorità comunali, l'interrogante ha visitato la struttura accompagnato dal direttore e dal comandante della polizia penitenziaria;
dal confronto con i responsabili e con gli operatori del carcere si è potuta apprezzare (pur nelle generali difficoltà del sistema penitenziario italiano) una struttura ben gestita, ben integrata nel territorio, che svolge interessanti attività per il trattamento della detenzione supportata dalle istituzioni locali (è di esempio il progetto sull'attività motoria intrapreso con l'università di Urbino);
il carcere di Fossombrone ospita 170 detenuti e risponde in maniera fondamentale alle esigenze penitenziarie del Paese anche per la sezione di massima sicurezza che ospita;
nel corso della visita si sono però potute registrare altre criticità oltre a quella segnalata, riferita al tetto dell'«ala ponente» che, se risolte, potrebbero contribuire a risolvere la carenza di posti di reclusione che si registra in Italia utilizzando appieno le potenzialità della struttura;
le criticità sono le seguenti:
a) l'alloggio del direttore non è agibile, la circostanza fa sì che da anni non vi sia un direttore residente, la sede potrebbe infatti risultare più appetibile se ci fosse l'alloggio a disposizione;
b) la vecchia chiesa che insiste nell'area è da anni inutilizzata perché inagibile con conseguente chiusura di un passeggio. Tale struttura potrebbe invece essere recuperata per la detenzione o per luogo di lavoro e di formazione;
c) il muro di cinta necessita di opere di ristrutturazione e messa in sicurezza;
è auspicabile che Il «piano carceri» in predisposizione comprenda gli interventi necessari per la piena funzionalità ed il pieno utilizzo del carcere di Fossombrone -:
se il Ministro intenda inserire il carcere di Fossombrone fra gli istituti nei quali intervenire per il pieno utilizzo dei posti;
se intenda intervenire sulla base di un progetto generale, anche attraverso stralci funzionali, sugli interventi critici segnalati in premessa, primo fra tutti il ripristino dell'ala di ponente;
se intenda intervenire affinché a Fossombrone vi sia un direttore residente.
(5-03399)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è attivo a Verbania dal 2009 un ufficio distaccato del «ufficio esecuzione penale esterna» di Novara che si occupa delle problematiche relative ai detenuti del Verbano Cusio Ossola;
la sede dell'ufficio è all'interno della scuola di polizia penitenziaria di Verbania Pallanza e quindi non comporta costi per il Ministero;
i due addetti alla struttura lavoravano precedentemente nella sede di Novara e si spostavano più volte la settimana a Verbania per le attività d'ufficio, ma - essendo entrambi residenti in zona - la nuova sede ha comportato una riduzione dei costi di trasferta;
per l'utenza interessata la soluzione scelta - operativa dall'aprile 2009 - è estremamente più comoda dovendo affrontare minori distanze (150 chilometri di andata e ritorno tra Verbania e Novara, molti di più dai comuni montani dell'Ossola);
la presenza della struttura sul territorio permette di avviare processi di reinserimento e riabilitazione decisamente più efficaci in quanto, non operando da Novara, possono essere più direttamente a contatto con le realtà economiche e produttive del territorio presso le quali possono essere inseriti gli ex detenuti nel loro percorso di rientro nelle attività lavorative;
l'esperienza in atto è vista con estremo favore dalle realtà amministrative di Verbania e Verbano Cusio Ossola -:
quali siano i criteri che hanno informato la divisione dell'ufficio esecuzione penale esterna di Aosta da quello di Novara e quali siano le motivazioni che abbiano portato a voler decidere la chiusura della struttura di Verbania;
se - alla luce delle motivazioni esposte - non si ritenga di dover soprassedere a questa decisione, mantenendo l'ufficio distaccato di Verbania come sede di servizio dell'esecuzione penale esterna di Novara.
(4-08571)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il cittadino italiano signor Francesco Stanzione è stato arrestato in Grecia nel 2001 e dopo essere stato condannato con pena definitiva è detenuto nel carcere di Larissa;
nel 1983 è stata firmata a Strasburgo una convenzione sui «Diritti dei detenuti condannati con sentenza definitiva in un paese straniero»;
l'Italia si è fatta spesso promotrice di accordi con diversi Paesi per il reciproco trasferimento di detenuti con sentenza definitiva, affinché possano scontare la pena nel Paese d'origine anziché in quello della condanna;
il caso di Francesco Stanzione è stato più volte segnalato e portato a conoscenza del pubblico dalla associazione no profit «Prigionieri del Silenzio»;
risultano essere stati avviati già dal 2009 contatti con il Governo greco - per il tramite della nostra ambasciata in Atene - per il trasferimento del detenuto Francesco Stanzione in Italia;
gli Istituti di pena in Grecia versano in precarie condizioni e ai familiari di Stanzione risulta oneroso poter fare visita al proprio congiunto -:
se e quali siano i motivi ostativi nell'applicazione di quanto previsto dalla convenzione di Strasburgo e quali urgenti passi intendano adottare i Ministri interrogati per agevolare il rapido trasferimento nelle nostre carceri del nostro connazionale.
(4-08573)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel 1996, oltre un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Un appello raccolto da tutte le forze politiche, che votarono all'unanimità le legge n. 109 del 1996;
tale legge, all'articolo 8, comma 3, prevede che il bene non possa essere destinato all'affitto o alla vendita di cooperative nelle quali lavori un coniuge, un parente o un affine al destinatario della confisca. Al comma 8, vengono indicati i fini che devono avere i progetti di questi beni una volta riassegnati: risanamento di quartieri urbani degradati, prevenzione di condizioni di disagio e di emarginazione, intervento nelle scuole per corsi di educazione alla legalità e promozione di cultura imprenditoriale e di attività imprenditoriale per i giovani disoccupati;
la legge finanziaria prevede la vendita dei beni confiscati se entro 3 o 6 mesi questi non vengano assegnati. Conseguenza reale e oggettiva, ad avviso dell'interrogante, è che quei beni ritornino di proprietà della mafia, capace di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome pronti per riacquistarli, come risulta da molteplici segnali arrivati dai territori più esposti all'influenza dei clan, con il grave rischio di compromettere il senso di uno strumento come la legge, n. 109 del 1996, con tutti i percorsi che negli anni ha saputo innescare;
Don Luigi Ciotti, fondatore di «Libera», l'associazione contro tutte le mafie, e promotore della legge sul riutilizzo sociale dei beni mafiosi dichiara che già oggi circa il 30 per cento è occupato abusivamente, il 36 per cento gravato da ipoteche e un'altra significativa quota sottoposta a vincoli burocratici di vario tipo. Tutte situazioni che ostacolano e rallentano il processo di assegnazione e riutilizzo. Ma la risposta ai problemi non può essere la vendita, opzione da limitare a casi davvero eccezionali;
lo stesso Presidente della Commissione parlamentare antimafia in un recente dibattito pubblico ha segnalato l'enormità del giro d'affari delle mafie che ammonterebbe a circa 140 miliardi di euro l'anno, un importo pari a dieci manovre finanziarie, la gestione del quale implica il coinvolgimento di professionisti, banchieri, notai, commercialisti, amministratori locali e anche esponenti politici. La Commissione parlamentare antimafia sta peraltro lavorando per superare queste connivenze;
si ricorda peraltro che da più parti sono state formulate forti critiche sulla gestione e assegnazione dei beni confiscati alla mafia;
serve un testo unico in materia di confisca, per superare alcune lacune e incongruenze che ostacolano chi deve tradurre in pratica la legge. Occorre potenziare gli strumenti per le indagini patrimoniali, lavorare per armonizzarli e renderli più efficaci anche a livello europeo. Va infine data concreta attuazione alla norma prevista nella legge finanziaria per il 2006 sulla confisca e l'uso sociale dei beni dei corrotti, anche alla luce degli ultimi dati della Corte dei conti, che parlano dell'aumento del 229 per cento delle denunce per corruzione del 2009 -:
come il Governo intenda intervenire al riguardo;
come il Governo intenda intervenire per gestire e assegnare al meglio i beni confiscati alla mafia e se intenda assumere iniziative per evitare completamente la possibilità di vendita, al fine di recuperare lo spirito originario della legge n. 109 del 1996 ed estendere la confisca dei beni anche per i reati di corruzione.
(4-08607)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada A26 nel tratto tra Arona e Gravellona Toce è stata aperta al traffico nell'estate 1995;
nel tratto prospiciente il Lago Maggiore corre per lunghi tratti in galleria che praticamente - dal momento dell'inaugurazione - sono quasi sempre stati oggetto di lavori di manutenzione;
tali lavori sono quasi sempre stati dedicati al rifacimento, in tutto o in parte, dell'impianto di illuminazione, più volte sistemato e rifatto fino all'ultima installazione di punti-luce bianchi a poca altezza da terra che peraltro rischiano di abbagliare i conducenti i veicoli -:
quali siano stati i motivi che hanno portato a questi continui lavori di manutenzione che comportano periodiche restrizioni alla circolazione e quali giustificazioni tecniche abbiano portato alla decisione di installare centinaia di nuovi punti-luce sopra descritti, dei quali francamente non se ne notava la necessità.
(4-08584)

CAZZOLA, GARAGNANI e MAZZUCA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la strada statale n. 63 è un'arteria fondamentale della regione Emilia Romagna che collega la Lombardia alla Toscana, attraversando la provincia di Reggio Emilia;
il sottosegretario di Stato alle infrastrutture e ai trasporti, in data 20 gennaio 2010, nel dare risposta in sede di VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici) alla Camera, all'atto di sindacato ispettivo 5-02097 sul traffico relativo alla strada statale n. 63, evidenziava come «la variante in corrispondenza dell'abitato di Bocco, in comune di Casina (Reggio Emilia) è un intervento inserito nel piano di investimenti dell'ANAS 2007-2011 previsto dal contratto di programma 2009 che si sviluppa su un'estesa di 1,5 chilometri prevalentemente in galleria. Il progetto definitivo ha ottenuto tutte le approvazioni stabilite dalla normativa vigente e, entro il corrente mese di gennaio, l'ANAS bandirà la gara per l'appalto integrato. L'intervento, che ha una previsione di costo di 50 milioni di euro è interamente finanziato»;
con lettera del 7 settembre 2010 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, informava il consigliere regionale dell'Emilia Romagna, dottor Fabio Filippi, che il progetto relativo alla realizzazione del tratto viario sulla strada statale n. 63 Bocco-Canala aveva ottenuto un ulteriore finanziamento di 13,474 milioni di euro a seguito della rimodulazione del contratto di Programma ANAS 2009, autorizzato nel mese di luglio 2010 e che le risorse complessivamente assegnate all'intervento ammontano a 64,474 milioni di euro. Nella medesima comunicazione il Ministro informava di aver già sollecitato i competenti uffici dell'ANAS per quanto riguarda la tempistica di appalto dei relativi lavori;
il completamento dei lavori sul tratto della strada statale n. 63 Bocco-Canala, comune di Casina, sostituirebbe un tratto viario attualmente inadeguato, particolarmente trafficato e pericoloso -:
se il Ministro interrogato, in considerazione del fatto che si è già interessato della questione esposta, intenda adottare, per quanto di sua competenza, idonee misure volte a portare a compimento l'opera, mantenendo informati gli amministratori locali sullo sviluppo delle varie fasi dei lavori previsti sulla strada statale n. 63 Bocco-Canala, anche in considerazione dell'importanza strategica e per la sicurezza stradale, che il progetto viario citato in premessa ha per il territorio della provincia di Reggio Emilia e per la regione Emilia Romagna tutta.
(4-08585)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
sarebbe in fase di progettazione il prolungamento dell'autostrada A27 da Pian di Vedoia a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno;
l'elaborato del progetto, in discussione dal 2007 è stato presentato a Longarone il 15 luglio e vedrebbe coinvolte la Rock Soil, Technital, Idroesse, Hidrostudio con il coordinamento progettuale affidato alla Territorio srl. La copertura economica è garantita da una proposta di finanza di progetto firmata dalle imprese Grandi Lavori Fincosit, Adria Infrastrutture e ingegner E. Mantovani. La concessione avrà una durata di 40 anni a decorrere dalla fine dei lavori;
l'infrastruttura dovrebbe essere lunga 21 chilometri, per metà in galleria, per il resto su rilevato o viadotto, e si svilupperà lungo la stretta valle del Piave affiancandosi alla statale 51 di Alemagna, alle varianti già aperte e alla linea ferroviaria in esercizio;
il costo dell'opera che si aggirerà sui 4,5 miliardi di euro, finanziata da privati che puntano sui pedaggi per rientrare con gli investimenti. Lo Stato interverrà con opere complementari;
secondo comitati in difesa del territorio, comitato Pas Dolomiti-comitato interregionale Carnia-Cadore, il progetto presenta criticità sotto l'aspetto ambientale ed è in aperta contraddizione con il recente riconoscimento da parte dell'Unesco delle Dolomiti come patrimonio dell'umanità. Inoltre, non risolverebbe i problemi di mobilità e di viabilità sul tappeto. Anzi, provocherebbe diversi disagi in quanto, interrompendosi alle porte di Pieve di Cadore, porterebbe al collasso le strade ordinarie in direzione Centro Cadore-Auronzo-Comelico, da una parte, e Valle del Boite-Cortina dall'altra, rendendo invivibili i paesi attraversati dall'opera;
ancora, il progetto contrasta con le direttive europee che prevedono uno progressivo spostamento del traffico merci dalla strada alla rotaia e con la Convenzione delle Alpi, che pone il veto ad ogni nuovo attraversamento autostradale delle Alpi e che pone l'obiettivo di diminuire l'impatto dei trasporti sull'ambiente attraverso il graduale trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia -:
di quali informazioni disponga in merito il Governo;
quali misure si intendano adottare in merito all'elevato impatto ambientale che deriverebbe dall'opera ed il possibile contrasto con direttive europee e con la Convenzione delle Alpi;
in che modo si intenda invece sostenere il collegamento della provincia di Belluno con l'Europa tramite una linea ferroviaria.
(4-08586)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il giorno 22 luglio 2010 il Comitato interministeriale per la programmazione economica ha approvato il progetto definitivo, con prescrizioni, del raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo e assegnato un contributo di 234,6 milioni di euro a valere sulle risorse destinate al programma;
questo nonostante sia stata completata da pochissimi anni da ANAS e dalla provincia di Modena la strada extraurbana principale Modena-Sassuolo la quale collega i comuni del distretto ceramico di Sassuolo al casello di Modena Nord sull'autostrada A1 attraverso un percorso a carreggiate separate con due corsie per senso di marcia;

nel mese di settembre 2009 è stato inaugurato il raddoppio della pedemontana modenese nel tratto fra la circonvallazione di Sassuolo e l'imbocco con la strada extraurbana principale Modena-Sassuolo, ottenendo una connessione fra la cittadina emiliana e il casello di Modena Nord interamente a carreggiate separate e doppia corsia per senso di marcia. Il sindaco di Sassuolo, Luca Caselli, in occasione della cerimonia di inaugurazione, ha dichiarato di poter raggiungere Modena, una distanza di circa 18 chilometri, in soli dieci minuti;
il comune di Modena ha approvato il prolungamento fino al casello di Modena Sud del tratto della circonvallazione di Modena che giace affiancato all'autostrada del Sole. Le nuove complanari permetteranno la connessione diretta fra la strada extraurbana principale Modena-Sassuolo (e quindi il distretto di Sassuolo) ed il casello di Modena Sud;
il più grosso problema della viabilità emiliana è costituito dal congestionato nodo di Bologna, collettore della gran parte del traffico su gomma nell'asse nord-sud del Paese. La costruzione della quarta corsia autostradale nel tratto tra Modena ed il capoluogo di regione ha reso più scorrevole la percorrenza sul tratto stesso, senza modificare tuttavia la percorribilità del nodo bolognese;
da decenni viene promessa alle popolazioni locali la realizzazione dell'Autostrada Modena-Lucca -:
a quanto ammonti la spesa economica per il decennio 2005-2015 in opere infrastrutturali nelle province di Modena e Reggio Emilia;
nella fattispecie le «prescrizioni» a cui fa riferimento il testo della delibera CIPE di approvazione del raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo;
se sia previsto il pagamento di un pedaggio per il raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo.
(4-08587)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo svincolo di Baveno, sull'autostrada A26, dal 1995 - anno di inaugurazione - non è stato completato con l'approntamento della rampa di accesso in direzione nord verso Gravellona Toce;
tale mancanza comporta che il traffico sulla strada statale 33 in direzione nord va convogliato attraversando i paesi della costa intasando più avanti il centro di Gravellona Toce;
da anni si parla di un completamento dello svincolo -:
quando la società Autostrade provvederà a quest'opera, anche in collaborazione con gli enti locali interessati che non mancano di sollecitarne la realizzazione, di obbiettiva necessità e relativamente poco costosa.
(4-08591)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo una nota di fine agosto 2010 del sindacato di polizia Coisp sarebbe in atto la progressiva disabilitazione dei centralini di questure e prefetture per le chiamate all'estero, con conseguente crisi degli uffici stranieri e le stradali;
stando alla nota per il momento il fatto si sarebbe verificato in qualche questura, ma la disabilitazione delle telefonate all'estero in partenza dai centralini degli uffici dovrebbe essere estesa a breve a tutte le prefetture e questure d'Italia;
è evidente il danno che ciò, ove si verificasse, comporterebbe specie per gli uffici immigrazione, i quali - denuncia il responsabile del Coisp Franco Maccari - ovviamente entrerebbero in crisi per il

fatto di non poter più chiamare le varie ambasciate; e per la polizia stradale, che non sarebbe più in grado di comunicare o mandare fax alle varie ditte di trasporti estere che quotidianamente vengono interessate da verbali con fermo di veicoli pesanti -:
se la notizia sia fondata, e qualora lo fosse, come si giustifichi un simile provvedimento in relazione ai crescenti compiti su scala internazionale che le attività di prefetture e questure sono quotidianamente chiamate a svolgere.
(3-01228)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel giorno 6 settembre 2010 è apparso un articolo sulla stampa locale (segnatamente il bisettimanale L'informatore di Vigevano) riguardante una situazione limite e altrettanto preoccupante riferita alle forze di polizia;
tale articolo riportava la carenza di pattuglie volanti della polizia in alcune ore del giorno e della notte;
specificamente, risulta che in alcune giornate le Forze di polizia sono nelle condizioni di coprire un solo turno nell'arco delle 24, a causa della carenza di personale;
tali notizie hanno peraltro trovato conferma anche da parte del personale dirigente del commissariato;
nel commissariato di Vigevano, negli ultimi 2 anni, 11 agenti sono usciti dall'organico (per pensionamenti o trasferimento ad altre sedi) e nessuno di essi è stato sostituito: oggi l'organico a disposizione è quindi sceso da 52 a 41 unità;
nello specifico, la squadra volante di Vigevano può contare oggi su 18 agenti (contro i 23 di qualche mese fa);
questa evidente carenza di organico ha determinato nel corso di questi ultimi mesi la sospensione di molti turni di sorveglianza in particolare notturni, lasciando di fatto completamente sguarnita la sorveglianza in tutta la città;
questa situazione determina una grave assenza di controllo e tutela del territorio da parte della polizia, in una città che si pone al confine tra le province di Pavia e di Milano e che necessita - anche per il flusso turistico che l'attraversa - di una maggiore attenzione;
il Ministero dell'interno dichiara di promuovere una politica della sicurezza sempre più capillare e organizzata, vicina ai cittadini -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro e in che tempi, per ovviare a questa situazione di difficoltà e per permettere alle forze di polizia di svolgere le loro funzioni con personale adeguato.
(5-03391)

VANNUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge 5 febbraio 1998, n. 22, che reca «Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione Europea», all'articolo 2, comma 1, lettera e), dispone che la bandiera italiana ed europea vengano esposte nelle scuole e nelle università statali;
con il decreto del Presidente della Repubblica n. 121 del 2000 è stato emanato un apposito regolamento per disciplinare l'uso delle bandiere che prevede, tra l'altro:
all'articolo 1, comma 4, che le bandiere siano esposte in tutte le scuole di ogni ordine e grado istituite dallo Stato;
all'articolo 4, comma 3, che le bandiere siano esposte nei giorni di lezioni ed esami;
all'articolo 10, comma 2, che i rappresentanti del Governo nelle province vigilino sull'adempimento delle disposizioni sull'esposizione delle bandiere;

nei giorni scorsi è stato inaugurato un nuovo edificio adibito a scuola pubblica statale nel comune di Adro in provincia di Brescia;
in tale edificio opera pertanto una «scuola istituita dallo Stato»;
da notizia di stampa e da dichiarazioni televisive e nello stesso discorso inaugurale, il sindaco del comune di Adro ha fatto espresso riferimento alla scelta di non esporre in tale scuola la bandiera italiana;
nel primo giorno di lezione (13 settembre 2010), da informazioni assunte, le bandiere non sono state esposte;
si rileva, ad avviso dell'interrogante, una grave violazione di legge;
andrà verificato se le responsabilità siano ascrivibili alla decisione espressa dal sindaco o al comportamento del dirigente scolastico;
non si è a conoscenza di eventuali interventi da parte del prefetto di Brescia -:
se il Ministro intenda intervenire per verificare le eventuali responsabilità in merito al mancato rispetto della legge 5 febbraio 1998, n. 22, rispetto agli obblighi in capo al sindaco, al dirigente scolastico, al prefetto;
in che modi ed in che tempi intenda adottare le eventuali iniziative perché siano sanzionate eventuali violazioni della citata normativa e quali azioni intenda intraprendere per ripristinare la legalità violata.
(5-03397)

CONTENTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
proprio in queste ore risulta essere entrato in vigore il disposto di cui all'articolo 3 della legge n. 136 del 2010 sulla così detta «tracciabilità» dei pagamenti degli appalti pubblici;
l'obbligo di attivare conti correnti separati per ciascun appalto è stato ritenuto vincolante da parte del Ministero dell'interno solo per le aggiudicazioni successive al 7 settembre 2010;
al contrario, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture avrebbe, invece, applicato retroattivamente la norma, imponendo tale onere anche ai bandi già in corso -:
quale sia l'interpretazione corretta da fornire alla disposizione di cui sopra;
se intendano diffondere con estrema urgenza e in modo capillare tra gli operatori del settore un chiarimento definitivo sulle perplessità segnalate in premessa, attese le gravi implicazioni che un simile contrasto interpretativo sta creando a livello nazionale.
(5-03402)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
i body scanner posizionati a marzo dall'ente nazionale per l'aviazione Enac e dal Ministero dell'interno a difesa delle tratte aeree a maggior rischio. L'apparecchio che dovrebbe permettere di «spogliare» le persone prima che salgano sull'aereo, e di scoprire se portano armi, bombe o altre cose pericolose, avrebbe fallito la sua missione di sicurezza;
a Fiumicino e Malpensa il periodo della sperimentazione, iniziato rispettivamente il 4 marzo ed il 15 marzo 2010, è finito senza «prove d'appello» ed i tecnici non avrebbero tratto un giudizio lusinghiero dall'esperienza. Al «Marco Polo» di Venezia, dov'è entrato in funzione il 27 marzo, addirittura il body scanner è stato fermato prima del tempo. L'unico impianto ancora operativo è quello di Palermo: attivato il 1o agosto, sarà adoperato per nove settimane, quindi sino alla fine di settembre;
tutto accompagnato da un costante dibattito sui rischi per la salute umana.

Tra gli altri, il direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano ha dichiarato che «non si possono escludere danni dalle radiazioni soprattutto per chi viaggia molto»;
l'ENAC ha affermato che ad ottobre è prevista la riunione del CISA, il comitato interministeriale per la sicurezza: ad esso spetterà il compito «di valutare quale tra le macchine impiegate a Venezia, Malpensa, Fiumicino e Palermo è più adatta a rilevare oggetti pericolosi nel minor tempo possibile». E decidere, di conseguenza, quali macchinari acquistare;
una delle maggiori aziende al mondo produttrici di scanner multimediali, nonché azienda che ha fornito all'Italia i body scanner nel periodo di prova e che sarà con molta probabilità l'azienda fornitrice ufficiale, è la L-3 Communications;
alcuni mesi fa il network europeo Banktrack segnala che ben 146 istituzioni finanziarie, in rappresentanza di 15 Paesi, tra cui l'Italia, forniscono oltre 43 miliardi di dollari in investimenti e servizi finanziari alle sette compagnie produttrici di cluster bombs del pianeta. Le aziende rispondono al nome di Alliant Techsystems (USA), Hanwha (Corea del Sud), L-3 Communications (USA), Lockheed Martin (USA) Poongsan (Corea del Sud), Singapore Technologies Engineering (Singapore) e Textron (USA);
ciò vuol dire che il Ministro dell'interno avrebbe intenzione di acquistare i body scanner dalla società produttrice delle famigerate Cluster Bombs;
sebbene l'Italia non abbia ratificato la Convenzione contro le cluster bombs, risulta evidente che non si può essere d'accordo nel bandire un arma e poi in parallelo acquistare la merce di un azienda che produce la stessa arma. Sarebbe un sostegno indiretto del Governo italiano ai produttori di bombe a grappolo;
occorre prendere in considerazione le molteplici problematiche riscontrate nel periodo di sperimentazione dei body scanner e gli accesi dibattiti sui rischi per la salute umana -:
se il Governo non ritenga di dover rivedere completamente la possibilità di installare definitivamente i body scanner negli aeroporti;
se il Governo, qualora fosse intenzionato a proseguire in questa direzione, abbia intenzione nell'annunciata riunione di ottobre 2010 di eliminare tra i fornitori dei body scanner l'azienda statunitense L-3 Communications, una delle maggiori produttrici mondiali di cluster bombs, anche in linea con lo spirito della Convenzione contro queste micidiali bombe.
(4-08570)

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 28 luglio 2010 a Mogliano Veneto (Treviso) - nell'ambito di un'operazione condotta dalla squadra mobile e dal servizio centrale operativo di Catania in collaborazione con la questura di Treviso - è stato arrestato Vito Zappalà, 61 anni, di Catania, condannato a 29 anni di carcere per traffico di stupefacenti con l'aggravante delle modalità mafiose, e latitante dal 1999;
nel corso della perquisizione dell'alloggio dove Zappalà viveva sotto falsa identità sono stati sequestrati un passaporto e una patente di guida contraffatti, diversi telefoni cellulari e circa 40 schede telefoniche utilizzate - secondo gli investigatori - per sottrarsi alle intercettazioni telefoniche disposte dalla magistratura;
secondo i rapporti e le numerose relazioni stilate dagli agenti dell'Interpol, Zappalà controllava per conto delle cosche mafiose del catanese il traffico di stupefacenti dai porti del Belgio all'Italia. Dalle prime stime gli inquirenti calcolano che Zappalà, nel corso degli anni, sia riuscito a movimentare ingenti partite di droga del valore di diversi milioni di euro;
a quanto si apprende dagli organi della stampa locale, a Mogliano Veneto

Zappalà conduceva un'esistenza apparentemente irreprensibile, tanto da riuscire a ingannare perfino la propria compagna, ignara della sua vera identità. Le modalità dell'arresto, effettuato mentre Zappalà si apprestava a concludere la quotidiana «corsetta» nelle vie del comune trevigiano, dimostrano l'elevato grado di infiltrazione nel tessuto sociale veneto da parte del latitante e la considerevole capacità di mimetizzazione tra i residenti di Mogliano Veneto;
venerdì 9 luglio 2010, il giudice per le indagini preliminari della procura di Napoli Maria Foschini ha disposto 72 mandati di cattura per associazione camorristica. Tra gli arrestati figura Antonio Barra, 44 anni, di Afragola (Napoli), residente a Casacorba di Vedelago (Treviso) dove ufficialmente esercitava l'attività di pizzaiolo. Secondo la direzione distrettuale antimafia di Napoli Barra è da ritenersi un esponente di spicco del clan camorrisitico Moccia attivo nei comuni campani di Casoria, Arzano e Caivano. Per gli inquirenti Barra era stato incaricato dai boss della camorra di gestire le attività criminali dei clan campani nelle province di Treviso e Venezia;
a carico di Barra risultano altresì 24 fascicoli giudiziari aperti, nel corso degli anni, dalla procura di Treviso oltre a numerose denunce per truffa ai danni di artigiani e imprenditori del veneziano;
secondo il Gip di Napoli da tempo il camorrista era riuscito a imporre il «pizzo» ai titolari di una decina di pizzerie nelle province di Padova, Treviso e Venezia. Tra i reati contestati figurano minacce, estorsioni, riciclaggio di denaro di provenienza illecita e usura al fine di impadronirsi delle attività commerciali della zona. Negli anni passati Barra era stato accusato anche di riciclaggio di titoli di credito rubati ed emissione di assegni protestati, oltre a essere indagato per traffico di cocaina;
insieme a Barra sono stati arrestati numerosi complici, i cosiddetti «trasfertisti» incaricati dalla camorra di supportare le attività estorsive nelle province venete. Secondo gli inquirenti gli affiliati ai clan napoletani facevano regolarmente la spola dalla Campania al Veneto minacciando di morte e picchiando gli imprenditori che si rifiutavano di pagare il «pizzo» a loro imposto;
il 20 maggio 2010, sempre nel trevigiano, è emerso un altro episodio sintomatico del livello di infiltrazione della criminalità organizzata nel Nord Est. I carabinieri di Castelfranco Veneto (Treviso), su ordine del tribunale di Palermo hanno posto i sigilli a un appartamento di lusso nel residence Le Barchesse adiacente alla storica Villa Corner in località Cavasagra (Treviso). Si tratta di un alloggio comprato da Francesco Ferrante, 66 anni, di Palermo, affiliato al clan di Salvatore Lo Piccolo considerato l'«erede» del boss Bernardo Provenzano. Secondo la magistratura siciliana l'immobile, in regime di multiproprietà, sarebbe stato acquistato per riciclare i proventi delle attività illecite;
più volte l'interrogante ha atti di sindacato ispettivo sul pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nel Nord Est, senza tuttavia ottenere dal Ministro alcuna risposta. Le vicende sopra descritte dimostrano, al contrario, che questo rischio sussiste;
l'elemento di maggiore pericolosità di mafiosi e camorristi infiltrati in Veneto va individuato proprio nell'inquietante capacità di fondersi e confondersi nella realtà sociale e produttiva della regione. Tale attitudine dimostra altresì, la percezione di una relativa sicurezza da parte di esponenti della criminalità organizzata che sembrano muoversi in un ambiente a loro sempre più familiare -:
se sia al corrente dei fatti esposti;
quali misure ritenga di dover adottare, oltre alla strategia repressiva affidata alle Forze dell'ordine, per prevenire il radicamento della criminalità organizzata in Veneto e quali disposizioni intenda attuare al fine di svolgere un'attenta e

puntuale attività di controllo e ricognizione nel settore degli appalti di opere pubbliche e in particolare delle attività edilizie e commerciali della regione.
(4-08582)

CIRIELLI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la cronaca quotidiana porta alla luce preoccupanti dati sull'immigrazione e lo sfruttamento del lavoro nero nel territorio della cosiddetta «Piana del Sele», a sud di Salerno;
in tale territorio insistono infatti migliaia di lavoratori extracomunitari, di diverse etnie, molti dei quali assunti «in nero» e purtroppo costretti ad uno stile di vita disumano e degradante;
un fedele spaccato di tale situazione si evince anche da alcuni libri scritti da autori locali. Tra questi, particolare rilievo assume la testimonianza di Salvatore Memoli, autore di «Fuori dalla clandestinità», toccante racconto di una tragedia personale, calata in siffatto contesto;
nella narrazione, infatti, l'autore espone con lucidità la condizione di schiavitù e sofferenza in cui versano i lavoratori stranieri, tracciando con dovizia di particolari il profilo di un territorio che spesso è humus per criminalità ed in cui non si vorrebbe che il dovere dell'accoglienza ceda il passo al desiderio di giustizia e legalità;
l'autore racconta alcune situazioni lasciando intravedere, peraltro, una economia sommersa di importanti proporzioni, a suo dire verificabili attraverso un puntuale incrocio di dati della direzione provinciale del lavoro;
Memoli cita, ad esempio, 2.500 lavoratori indiani clandestini utilizzati negli allevamenti di bufale e sfruttati almeno 16 ore al giorno, alloggiati in roulotte senza servizi e, quindi in condizioni igienico-sanitarie precarie o migliaia di maghrebini nelle aree di S. Nicola Varco e Santa Cecilia. E ancora, l'autore si sofferma sui dati relativi alla differenza tra i permessi di soggiorno richiesti e quelli effettivamente rilasciati, chiedendosi che fine abbiano fatto gli immigrati che non hanno ottenuto il nulla-osta: «Che ne è dei 6324 immigrati che non hanno avuto il nulla-osta? Esistono veramente sul nostro territorio? Se ci sono, di cosa vivono?» si chiede l'autore;
inoltre sfogliando le pagine di «Fuori dalla Clandestinità» è possibile comprendere i meccanismi, esplicitamente raccontati e denunciati dall'autore, con i quali organizzazioni criminose sfrutterebbero alcune società costituite ad hoc per richiedere permessi di soggiorno, dietro pagamento di esosi compensi: un vero e proprio racket dell'immigrazione clandestina;
lo Stato ha certamente sentito la necessità di intervenire in tale situazione permettendo, ad esempio, uno sgombero presso l'area di S. Nicola Varco, località della Piana del Sele, il giorno 11 novembre 2009. In questa occasione si sono riscontrate condizioni igienico-sanitarie preoccupanti e sacche di clandestinità in un quartiere ghetto oggetto addirittura di ispezioni anche da parte di rappresentanti di organismi internazionali;
tuttavia la situazione di emergenza sociale nella Piana del Sele non è risolta dato che rimangono ancora senza risposta importanti questioni come integrazione e dignità del lavoratore -:
se i dati citati nella pubblicazione in questione siano reali e, se veritieri, quali iniziative il Governo ritenga possibile adottare per pianificare un definitivo risanamento dell'area della Piana del Sele, incentivando lo sviluppo socio-economico di questo territorio e l'integrazione, coinvolgendo gli enti locali e i soggetti economici interessati;
se ritenga opportuno procedere ad una intensificazione dei controlli in ordine

ai fenomeni legati all'immigrazione clandestina, al lavoro nero e al caporalato nel salernitano, anche al fine di recuperare, ai fini fiscali, ingenti capitali sommersi.
(4-08588)

CARDINALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il centro di Contrada Pian del Lago a Caltanissetta, operativo da più di un decennio, pur con le modifiche introdotte dal legislatore nella normativa che regola le strutture di accoglienza ed assistenza agli immigrati ed ai richiedenti asilo, è articolato in tre diverse tipologie:
il centro di accoglienza (CDA), noto anche come Cpa, centro prima accoglienza o Cspa, centro di soccorso e prima accoglienza, previsto dalla vigente normativa «al fine di garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale, per un periodo di tempo strettamente necessario a stabilire l'identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio», a Pian del Lago è in grado di accogliere 360 migranti;
il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) dispone nella struttura nissena di 96 posti «per ospitare, per un periodo variabile di 20 o 35 giorni, lo straniero, richiedente asilo, privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l'identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato»;
il centro di identificazione ed espulsione (CIE) di Caltanissetta, capace di ospitare 96 migranti, che in forza del decreto-legge n. 92 del 23 maggio 2008, ha il compito «di trattenere, previo provvedimento convalidato dal giudice di pace, gli stranieri extracomunitari irregolari e destinati all'espulsione», è chiuso dal 14 novembre 2009. Infatti, in seguito ad una rivolta di un numeroso gruppo di migranti ospitati nel CIE di Pian del Lago, si sviluppò un incendio che ha danneggiato gravemente le strutture, tanto da costringere alla chiusura. A tutt'oggi il centro è ancora vuoto ed inutilizzabile;
ad avviso dell'interrogante, in seguito alle politiche del Governo Berlusconi e del Ministro interrogato, basate sui «respingimenti in mare nel Canale di Sicilia» e sugli accordi con il dittatore libico Gheddafi, i flussi migratori delle migliaia di disperati che fuggono dalla guerra e dalla fame, non si sono affatto interrotti, come affermano i rappresentanti del Governo, ma semplicemente modificati, privilegiando, come ha denunciato recentemente la Charitas, le rotte di terra ed altre modalità rispetto al passato (barche a vela, natanti di lusso e altro);
nel centro di Pian del Lago, nonostante la riduzione dei flussi migratori nel Canale di Sicilia, ad oggi sono ancora ospitati circa 180 migranti e vi lavoravano circa 90 operatori sociali, 19 medici, avvocati, psicologi, assistenti sociali ed operatori culturali di quali 35 ancora in servizio, assunti dalla Cooperativa sociale Albatros 1973, che dal 2002 ne gestisce i servizi, affidati con gara dalla prefettura di Caltanissetta;
con delibera n. 23 della commissione regionale dell'impiego dell'assessorato regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro, adottata nella seduta del 9 febbraio 2010, è stata disposta la concessione della Cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga ai sensi dell'articolo 2, comma 36, della legge n. 203 del 2008, per 97 lavoratori della società Coop.va Albatros. Tale provvedimento si è reso necessario in seguito alla chiusura del Cie ed al ridimensionamento del numero dei migranti ospitati a Pian del Lago;
l'utilizzo degli ammortizzatori sociali in deroga, se per un verso ha contribuito a ridurre l'impatto sociale provocato dalla sensibile riduzione nel numero degli operatori impiegati nel centro, d'altro canto sta evidenziando drammaticamente il rischio

della perdita del posto di lavoro e della chiusura del centro polifunzionale di Pian del Lago -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda attivare per scongiurare che vengano disperse le straordinarie capacità e competenze maturate da anni dagli operatori del centro e che si determini lo spreco delle ingenti risorse finanziarie pubbliche spese per realizzare l'insieme delle strutture di accoglienza del centro polifunzionale di Pian del Lago, considerate tra le migliori d'Europa;
se risponde a verità che in questi mesi si sia privilegiato l'utilizzo di centri di accoglienza siti in altre regioni, a discapito del centro nisseno, e quali siano le ragioni che eventualmente avrebbero indotto a tali scelte;
se il Ministro interrogato abbia già dato disposizione per il recupero delle strutture del CIE di Caltanissetta, distrutte da un incendio, e se abbia predisposto le necessarie misure per eventualmente riorganizzare o riconvertire le strutture esistenti a Pian del Lago, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali, la professionalità e l'esperienza dei tanti operatori impiegati.
(4-08598)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un motopeschereccio della flotta di Mazara del Vallo, l'Ariete, è stato raggiunto nei giorni scorsi da alcuni colpi di mitraglia sparati da una motovedetta libica che gli aveva intimato di fermarsi. La sparatoria non ha avuto conseguenze sul comandante Gaspare Marrone e sull'equipaggio, che è riuscito ad evitare l'abbordaggio e ad allontanarsi. Il peschereccio ha proseguito la navigazione verso Lampedusa, dove è giunto il giorno dopo;
sulla motovedetta che ha sparato contro un motopesca di Mazara del Vallo c'erano militari italiani. L'imbarcazione è una delle sei, appartenenti alla Guardia di finanza, che il Governo italiano ha consegnato alla Libia (lo scorso anno le prime tre e le altre quest'anno) nell'ambito dell'accordo per contrastare l'immigrazione clandestina;
a bordo c'erano militari italiani che per un periodo forniscono assistenza tecnica ai libici, ma non hanno funzioni di equipaggio;
il Ministro dell'interno ha dichiarato di aver avviato un'inchiesta per verificare l'accaduto;
il Ministro degli affari esteri ha dichiarato che «nulla cambia nei rapporti tra Italia e Libia», anche se è necessario ridefinire «un accordo di pesca» tra i due Paesi. Il Ministro della difesa ha apprezzato le scuse della Libia e ha considerato l'accaduto un grave errore;
il motopeschereccio «Ariete» si trovava in acque internazionali quando è stato mitragliato dai militari libici a bordo di una motovedetta donata dall'Italia. I dati del sistema Gps confermano che l'imbarcazione è stata attaccata in acque ufficialmente non di competenza delle Libia. I dati del sistema «Blue box» - una sorta di rilevatore Gps che ogni peschereccio al di sopra di una certa stazza deve avere installato a bordo e che consente alle autorità italiane di seguire costantemente le imbarcazioni del nostro Paese e sapere esattamente in che posizione si trovano - dicono infatti che l'«Ariete» era a 30 miglia a nord di Zuwarah, una cittadina sulla costa libica non troppo lontana dalla Tunisia;
il Capitano del peschereccio mazarese, protagonista di numerosi interventi di soccorso a barconi di migranti in difficoltà, ha affermato: «Al momento in cui è avvenuto il tentativo di abbordaggio eravamo in navigazione e non stavamo pescando. Non avevano alcun diritto di fermarci»;
i magistrati di Agrigento hanno aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo;

il diritto internazionale stabilisce che le acque territoriali finiscono ad un massimo di 12 miglia dalla costa di uno Stato; l'Ariete si trovava 18 miglia fuori dalle acque territoriali libiche, nonostante Gheddafi rivendichi la giurisdizione anche su quel tratto di mare -:
se il Governo non ritenga di fornire elementi in merito all'inchiesta avviata dal Ministero dell'interno e quali iniziative intenda adottare per affrontare la questione della competenza circa le acque del Mediterraneo e dei rapporti italo-libici nel settore della pesca ed evitare che episodi del genere accadano ancora;
se il Governo non ritenga di dover chiarire ufficialmente la presenza di funzionari o militari del settore della difesa sulla motovedetta libica ed un loro eventuale coinvolgimento e chiarire perché il motopeschereccio è stato attaccato con armi da guerra.
(4-08606)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca l'organico 2010-2011 del personale decente per la Sardegna verrà decurtato di 1.037 unità, con un taglio in percentuale che rappresenta il secondo più pesante su scala nazionale dopo quello della Calabria: -5,18 per cento, a fronte di un calo degli alunni pari soltanto a -2,26 per cento;
i collaboratori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici subiranno un taglio di complessivi 670 posti, -8 per cento rispetto all'anno scolastico precedente;
con sentenza 235 del 2010 la Corte costituzionale ha riconosciuto la costituzionalità della norma (legge regionale del 2009, articolo 9, commi 3 e 4) con la quale, stabilendosi l'intesa con l'ufficio regionale per l'utilizzo del personale precario, si riconosce all'ambito di pertinenza regionale sia la programmazione scolastica su scala regionale, sia l'eventuale dimensionamento della rete scolastica, alla quale è ovviamente collegata anche la ripartizione delle risorse di personale (come da sentenza della stessa Corte n. 200 del 2009);
la legge vigente sulla sicurezza prevede tassativamente: non più di 26 alunni per classe; 1.800 metri quadrati netti ad alunno per le scuole d'infanzia, primaria e secondaria di I grado; 1,96 metri quadrati netti ad alunno per la scuola secondaria di 2o grado -:
se non intenda il Ministro assumere iniziative volte a correggere la misura dei tagli previsti, ad avviso dell'interrogante spropositata, anche in ottemperanza alla legislazione vigente sul numero di alunni per classe;
se non intenda orientare la sua azione ad un più rigoroso rispetto delle competenze della regione sarda nell'ambito della programmazione scolastica regionale, particolarmente per quanto concerne il dimensionamento della rete scolastica, che inevitabilmente conseguirebbe ove fossero attuati i tagli come attualmente annunciati;
se non ritenga il Ministro che, in regioni che versano come la Sardegna, storicamente caratterizzate da un peculiare rapporto tra aree urbanizzate e zone interne rurali, in presenza di comunicazioni viarie non sempre idonee allo spostamento giornaliero degli alunni, sarebbe opportuno graduare i tagli nel personale docente e tecnico-amministrativo, tenendo presenti queste specifiche problematiche del territorio.
(3-01226)

MELIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 2 luglio 2010 il direttore generale del Ministero, Marco Tornasi, ha inviato una lettera di messa in mora a tutti i rettori e presidi delle facoltà di veterinaria d'Italia, nella quale definisce imprescindibile la valutazione dell'organismo europeo (l'European Association of Establishments of Veterinary Education - EAEVE) e fissa al 2013 la data ultima e improrogabile entro la quale sarà necessario il possesso di questa specifica certificazione per la sopravvivenza stessa delle attuali facoltà di veterinaria;
la facoltà di veterinaria di Sassari, nata nel 1928 e forte di una sua specifica tradizione di studi e di ricerche, inserita profondamente nel tessuto dell'economia agropastorale della Sardegna, dopo un periodo recente di crisi cui ha corrisposto quest'anno il calo, per decreto ministeriale, da 38 a 34 delle matricole ammesse ai corsi, è tuttavia attualmente impegnata nella progettazione del nuovo ospedale veterinario e nella realizzazione dell'azienda zootecnica, ma incontra nel contempo serie difficoltà nell'adeguarsi ai parametri europei per la limitata disponibilità dei finanziamenti statali e regionali;
l'università di Sassari, utilizzando un finanziamento straordinario, ha appaltato la realizzazione accanto alla facoltà in località Monserrato, di un nuovo ospedale veterinario, i cui lavori saranno conclusi entro il 2012;
i fondi FAS per oltre 50 milioni di euro destinati alla realizzazione del polo agro-veterinario dell'università di Sassari non sono ancora disponibili e non è stata esaminata la richiesta dell'università di Sassari di una rimodulazione dell'intervento a favore delle attrezzature tecniche, dei laboratori, dell'azienda zootecnica e del personale delle facoltà di agraria e di medicina veterinaria e delle altre esigenze dell'ateneo di Sassari, che si appresta a celebrare i suoi 450 anni di vita -:
se non ritenga il Governo, in ragione della specifica valenza che gli studi in medicina veterinaria hanno assunto storicamente e tuttora rivestono in Sardegna, di dover prevedere l'erogazione di un contributo straordinario a favore dell'università di Sassari per consentire alla facoltà di medicina veterinaria di superare positivamente la valutazione europea, evitando categoricamente uno slittamento della data del 2013 per la messa in regola della facoltà sassarese, contributo straordinario che, accanto al recupero dei fondi FAS da rimodulare con urgenza, dovrebbe essere destinato alle specifiche esigenze della facoltà di medicina veterinaria, con riferimento ai locali, alle attrezzature, alle aziende, all'ospedale veterinario.
(3-01230)

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
per effetto del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante «norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale utilizzo delle risorse umane della scuola» e dei decreti attuativi ad esso correlati, nell'anno scolastico 2009-2010 la riduzione di cattedre ammonta a 42.100 unità, come riportato nella circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 38 del 2 aprile 2009;
nell'anno scolastico 2010-2011 il taglio di cattedre riguarderà circa 25.600 unità, come descritto dalla circolare n. 37 del 13 aprile 2010 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
nell'anno scolastico 2009-2010 le assunzioni del personale docente risultano di 8.000 unità, nell'anno scolastico 2010-2011 si prevede l'assunzione di un contingente pari a 8.000 unità, come risulta dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 74 del 30 marzo 2010;

facendo il bilancio delle cattedre eliminate e delle assunzioni realizzate e programmate negli anni scolastici 2009-2010 e 2010-2011, emerge un quadro estremamente preoccupante perché a regime risulteranno cancellati circa 51.700 posti di lavoro precedentemente esistenti non assorbiti dai pensionamenti;
la descritta riduzione negli organici metterà seriamente a rischio l'erogazione del servizio scolastico nel suo complesso. Dovrà essere ulteriormente ridotto il tempo lungo, sarà penalizzata la frequenza scolastica degli alunni disabili che vedranno ulteriormente ridurre il prezioso lavoro di assistenza dei collaboratori scolastici, più faticoso e rallentato diverrà il lavoro che grava sugli uffici di segreteria. Ancor più grave sarà, secondo quanto affermato dalle organizzazioni sindacali, il fatto che in molte scuole non si avrà più neppure il personale sufficiente a garantire la regolare apertura delle scuole per l'orario scolastico previsto, se non trascurando la sicurezza, la vigilanza, la pulizia dei locali, il supporto per le attività didattiche;
a fronte del taglio di trasferimenti da parte del Governo centrale gli enti locali, comuni e province in primis, investono notevoli risorse per far quadrare i conti pur nella estrema difficoltà in cui versano i loro bilanci e in un quadro di progressivo disimpegno da parte del Ministero su docenti e cattedre tagliate, personale ATA, già notevolmente ridotto e stanziamenti sempre più esigui alle strutture;
nell'ufficio scolastico regionale per la Toscana, ambito territoriale della provincia di Pisa, nonostante l'attuale momento di drastica riduzione degli stanziamenti, il comune di Pisa investe 860 mila euro per le scuole materne, di competenza statale, coprendo l'11 per cento della domanda e cifre ingenti: circa 4 milioni di euro per i servizi di supporto alla scuola dell'obbligo, per il trasporto degli alunni, 515 mila euro, la refezione per 2,4 milioni di euro, il sostegno allo studente, quasi 600 mila euro, di cui 90 per le materne, ed anche i fondi per il diritto allo studio, pari a euro 730 mila, di cui circa la metà finanziato anche da voci di bilancio della regione Toscana. Senza contare gli investimenti nell'edilizia scolastica, che ammontano a quasi 3 milioni di euro, e i circa 6 milioni di euro per gli asili nido in cui anche quest'anno a Pisa, come già da qualche anno, non si registrano liste di attesa, pur con i comprensibili sacrifici richiesti al personale, il ricorso ai servizi in convenzione, senza però sacrificare posti di lavoro -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attuare interventi urgenti intesi ad assicurare il diritto alla formazione e all'istruzione dei ragazzi, così come previsto dalla Costituzione italiana e, per tramite dell'ufficio territoriale competente, quanto e quale personale docente e ausiliario-tecnico sarà destinato quest'anno agli istituti scolastici di ogni ordine e grado della provincia di Pisa e quali risorse umane e finanziarie saranno inoltre per l'anno successivo;
se non sia necessario, tramite una migliore razionalizzazione delle risorse, verificare l'opportunità di aumentare le risorse destinate al comparto scuola nella provincia di Pisa e se non sia utile risolvere la questione dell'orario part-time relativo al doppio incarico per i dirigenti scolastici dell'area.
(4-08566)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le celebrazioni previste per il 150o anniversario dell'Unità d'Italia costituiscono un momento fondamentale di approfondimento, analisi e conoscenza della storia nazionale;
tale dinamica si impone come necessaria soprattutto per le giovani generazioni, poco permeate dall'importanza dello studio della storia contemporanea e della genesi e dello sviluppo del processo unitario;

il comitato dei garanti delle celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità, i cui membri sono stati nominati con decreto ministeriale del 9 luglio 2010, ha individuato ben 371 siti nell'ambito del progetto «I luoghi della memoria» relativamente alle località protagoniste di eventi legati all'indipendenza nazionale;
il calendario delle celebrazioni e delle manifestazioni in programma prevede momenti ed eventi in quasi tutte le regioni, di carattere locale e nazionale;
l'importanza del sistema scolastico all'interno di questo processo è tale che esso può arrivare a costituire un viatico essenziale per raggiungere i fini che le celebrazioni si propongono;
le gite scolastiche spesso hanno come meta località poco inerenti alle discipline oggetto di studio -:
se il Ministero intenda emanare circolari inerenti alla necessità di preferire nella scelta dei luoghi per le visite didattiche e delle gite di fine anno destinazioni coincidenti con le località individuate dal suddetto comitato;
come il Ministero intenda verificare i progressi nella conoscenza della storia contemporanea nazionale da parte degli studenti degli ultimi anni dei corsi di studio, in modo tale da monitorare i progressi in tal senso parallelamente al susseguirsi delle iniziative in ambito locale e nazionale.
(4-08567)

GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale dell'8 aprile 2009 numero 41 ha stabilito le caratteristiche tecniche e tecnologiche e il limite di spesa, per ciascuna classe e ordine di scuola, dei libri di testo da adottare nelle scuole di ogni ordine e grado;
la circolare ministeriale numero 23 del 4 marzo 2010 ha ribadito i criteri relativi all'adozione dei libri di testo per l'anno scolastico 2010/2011;
è necessario che i dirigenti scolastici provvedano a sincerarsi affinché i tetti di spesa stabiliti dal decreto ministeriale non vengano superati nella misura superiore al 10 per cento, al fine di contenere il fenomeno del «caro libri»;
gli sforzi compiuti in questa legislatura in ambito informatico e telematico hanno promosso la diffusione degli e-book, nonché un ricambio dei libri in adozione su cicli scolastici non inferiori ai cinque anni, volti anche a favorire lo sviluppo del mercato del libro usato e del comodato d'uso -:
quale sia la percentuale delle scuole di ogni ordine e grado nelle quali non si è ottemperato alle disposizioni ministeriali;
quali siano i motivi per i quali queste disposizioni non sono state scrupolosamente osservate;
quale sia la percentuale media del superamento dei limiti di spesa da parte degli istituti scolastici.
(4-08568)

GARAGNANI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle notizie stampa che hanno dato notizia della soppressione dell'insegnamento della lingua latina nei licei scientifici;
nel rilevare e condividere l'impostazione dei programmi scolastici che prevedono un aumento delle ore riservate alle discipline scientifiche, l'interrogante ritiene però che la complessità del sapere trasmesso nelle scuole non possa prescindere dalla cultura umanistica e, nel caso in questione dalla conoscenza della lingua e letteratura latina, base fondamentale della lingua e cultura italiana;
al riguardo, si sottolinea il fatto che i programmi ministeriali non distinguono nettamente cultura umanistica e tecnica, bensì prevedono un unicum, in quanto la

formazione delle giovani generazioni non può prescindere da entrambi gli aspetti;
infine, l'interrogante ritiene che proprio l'Italia, culla della lingua e della letteratura latina, non possa dimenticare le proprie radici, fra l'altro approfondite in molti Paesi europei ed americani, senza venire meno ad un dovere preciso verso la propria storia -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare la continuità dell'insegnamento della lingua e della letteratura latina.
(4-08589)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto statale per sordi di Roma è stata la prima scuola pubblica per sordi in Italia; Nel 1700 Padre Tommaso Silvestri, di ritorno da Parigi dove era andato ad «imparare l'arte di istruire i sordomuti» dal celebre Abate l'Epée, aprì una scuola con otto alunni presso un'abitazione privata che in seguito diventò una vera scuola che cambiò sede più volte e fu finanziata dallo Stato Pontificio. Dopo l'unità d'Italia passò sotto la giurisdizione del Ministero della pubblica istruzione e diventò insieme a quello di Milano e Palermo, uno dei tre istituti statali per sordi, con il nome di regio istituto dei sordomuti. Nel 1889 fu costruito l'attuale edificio che arrivò ad ospitare fino a 300 alunni;
negli anni Ottanta (1980) l'istituto cominciò a perdere i suoi alunni a seguito della legge n. 517 del 1977 ma contestualmente il reparto di neuropsicologia del linguaggio e sordità dell'istituto di psicologia del CNR, oggi l'istituto di scienze e tecnologie della cognizione, si trasferì presso l'istituto, grazie a una convenzione firmata anche con il provveditorato di Roma, favorendo, così, l'inizio della trasformazione dell'istituto in Centro sulla sordità;
oggi, l'istituto è in attesa di emanazione del «regolamento di riordino» che lo trasformerebbe in Ente Nazionale di supporto all'integrazione dei minorati dell'udito, ente dotato di personalità giuridica e di autonomia amministrativa, sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con la possibilità di una sua articolazione in centri regionali, interregionali o territoriali, grazie all'articolo 21, comma 10, della legge n. 15 marzo del 1997, n.59 concernente la riforma delle scuole e degli istituti atipici. Dal 1o settembre 2000 le scuole sono state giuridicamente distaccate dall'istituto e aggregate all'I.S.I.S.S. istituto statale di istruzione specializzata per sordi;
oggi, l'istituto statale sordi svolge attività di documentazione, consulenza, formazione e aggiornamento sulla sordità, direttamente e mediante gli enti, le associazioni e le scuole ospitate;
l'alveo d'azione dell'Istituto è quello di offrire documentazione, consulenza e aggiornamento sulla sordità senza pregiudizi ideologici, rispetto ai tre filoni educativi presenti in Italia (metodo oralista, bimodale, educazione bilingue);
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che ha la vigilanza sull'istituto statale per sordi di Roma e ne nomina il presidente e il consiglio di amministrazione, ha deciso nel 2007 allo scadere del mandato del presidente Maragna di procedere alla nomina di un commissario straordinario, dottor Ivano Spano, in ragione della circostanza che altrimenti si sarebbe proceduto alla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione per la 3a volta in corso di riforma;
alla data di nomina del commissario l'istituto aveva un bilancio ampiamente in attivo (70.000,00 euro) e operava esclusivamente nell'ambito della sordità con servizi di consulenza, formazione/aggiornamento, documentazione a famiglie, insegnanti, logopedisti, e altro;
a seguito delle scelte di indirizzo e gestione operate dal Commissario straordinario,

dottor Spano, i servizi alla sordità sarebbero stati notevolmente ridotti per offrire altri servizi estranei alla disciplina ed alle finalità dell'istituto tanto da porre in essere delle convenzioni con le Asl ROMA «A» dedicate alla cura degli utenti con disagio mentale e tossicodipendenza;
a quanto consta agli interroganti sarebbe stato siglato un accordo con la medesima Asl per aprire un consultorio al piano terra del numero civico 54, dove già è attiva una casa famiglia per donne con disagio mentale, sempre in convenzione con la Asl;
l'istituto, come detto, è in attesa di trasformarsi in ente di supporto all'integrazione dei sordomuti ai sensi dell'articolo 21, comma 10, della legge n. 15 marzo 1997 n. 59 concernente la riforma delle scuole e istituti atipici indi cui alla parte I, titolo II, capo III del testo unico approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297;
a quel che consta agli interroganti la Corte dei conti nel respingere l'ultima bozza del regolamento presentata, avrebbe ribadito che l'istituto ha per finalità solo l'educazione degli alunni sordi e non di altre disabilità, tale rilievo è stato uno dei motivi fondanti della bocciatura;
nelle more dell'approvazione del nuovo regolamento l'attività dell'Istituto è disciplinata dal regio decreto 1297/28 che indica come finalità l'educazione degli alunni sordi -:
se i fatti esposti corrispondano al vero;
le convenzioni ed i servizi posti in essere con la Asl RMA dal commissario straordinario, per finalità diverse da quelle della sordità, alla luce dei rilievi della Corte dei Conti, siano legittimi e se non esorbitino il mandato conferito con il decreto di nomina del dottor Spano;
quali siano gli intendimenti del Ministro ove risultasse illegittima l'attività posta in essere;
quale sia lo stato di elaborazione e i tempi di approvazione del regolamento di cui in premessa e se l'amministrazione non ritenga, visto il protrarsi dei tempi, di ripristinare il fisiologico funzionamento dell'ente con la nomina del presidente e del consiglio di amministrazione.
(4-08603)

HOLZMANN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con lo statuto di autonomia e la cosiddetta provincializzazione della scuola, la provincia autonoma di Bolzano ha acquisito particolari competenze nel settore della scuola, si segnala però che con le risorse destinate alla scuola la neo nominata sovrintendente organizza corsi di aggiornamento per dirigenti e docenti di dubbia utilità;
molti studenti devono pagarsi i testi scolastici e pare all'interrogante di cattivo gusto ed alquanto discutibile l'organizzazione di determinati corsi di aggiornamento per gli insegnanti;
si terrà a breve il corso n. 56, inserito nel piano provinciale di aggiornamento, indicato con il titolo «Curare chi cura». Nelle finalità e descrizione del corso si legge: «Il corso vuole essere un'occasione per sentire, ascoltare, rilassare, sperimentare il proprio corpo: uno spazio per ammorbidire la propria muscolatura lasciando emergere bisogni, potenzialità, risorse» -:
di quali elementi disponga al riguardo, nell'ambito delle proprie competenze se risulti che in altre scuole italiane si siano organizzati simili corsi di aggiornamento e se il corso di aggiornamento dell'intendenza scolastica in lingua italiana sia stato finanziato anche con fondi dal Ministero.
(4-08604)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI, ZAMPA, CODURELLI, MURER e BRAGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il trattamento pensionistico dei giornalisti dipendenti da pubbliche amministrazioni assicurati presso l'Inpgi, a decorrere dal 1o gennaio 2001, e precedentemente assicurati presso l'Inpdap è stato oggetto di numerose interrogazioni;
il sottosegretario Viespoli ha risposto in Commissione lavoro della Camera alle interrogazioni dell'onorevole Cazzola (5-01362), dell'onorevole Bratti e altri (5-01219) riguardo alla situazione dei giornalisti dipendenti da pubbliche amministrazioni che sono stati obbligati con l'articolo 76 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, al passaggio di iscrizione dall'Inpdap all'Inpgi, ha rimandato il problema a un tavolo tecnico in occasione del rinnovo del contratto collettivo;
lo stesso Sottosegretario Viespoli, il 20 ottobre 2009, nella risposta all'atto ispettivo 5-01634 in sede di Commissione lavoro, ribadiva: «come già rappresentato nell'ambito di una precedente seduta di sindacato ispettivo, non posso che garantire la disponibilità del Governo ad un confronto allargato alle diverse parti istituzionalmente coinvolte nell'intento di individuare, ove possibili, anche sotto il profilo della sostenibilità finanziaria, soluzioni al problema prospettato»;
ad oggi non ci risulta siano intervenute soluzioni alla problematica più volte segnalata;
inoltre è già stata assegnata alla Commissione lavoro il 29 aprile 2010 la proposta di legge n. 3327 a firma Zampa, Gnecchi, Codurelli, Murer e Braga, non ancora incardinata che potrebbe contribuire a risolvere il problema -:
se non ritenga il Ministro interrogato, a fronte degli impegni assunti in sede di Commissione lavoro, di intervenire sulle parti istituzionali interessate o procedere direttamente in alternativa, con idonea iniziativa normativa, a sanare una situazione che produce un grave danno per questi giornalisti.
(5-03398)

GNECCHI, SANTAGATA, MIGLIOLI e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la legge 23 dicembre 1999, n. 488, articolo 51, comma 2, è stata introdotta la facoltà, per i lavoratori iscritti alla gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, di riscattare annualità di lavoro prestato in periodi antecedenti all'entrata in vigore dell'assoggettamento all'obbligo contributivo di cui alla predetta legge n. 335;
con messaggio n. 25982 del 19 novembre 2008, l'INPS chiariva che la facoltà di riscatto dei contributi ante 1o aprile 1996 poteva essere esercitata dai liberi professionisti senza cassa di categoria, solo con riferimento esclusivo a periodi di attività prestata in veste di collaboratori coordinati e continuativi;
è evidente la condizione di disparità di trattamento che penalizza questa tipologia di lavoro autonomo rispetto a quella dei lavoratori parasubordinati, entrambe iscritte alla gestione separata INPS, che preclude ai professionisti senza cassa di categoria, la possibilità di poter riscattare periodi di attività di libero professionista, antecedenti l'anno 1996, e non si comprende la ratio di questa rigidità normativa, nonostante il costo del riscatto di contributi sia a totale carico dei richiedenti;

in data 23 giugno 2010 è già stata presentata l'interrogazione (atto camera 5/03110) con la quale si chiede al Ministro interrogato di risolvere la problematica;
in data 29 luglio 2010 il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/3638/110 che impegna a valutare l'opportunità di fare chiarezza sulla norma richiamata, correggendo il relativo decreto ministeriale 2 ottobre 2001, al fine di estendere, anche ai liberi professionisti senza cassa di categoria, la facoltà di esercitare il riscatto dei contributi per l'attività prestata come libero professionista in periodi antecedenti l'anno 1996 -:
come intenda procedere il Ministro interrogato per dare seguito all'ordine del giorno approvato dalla Camera e risolvere la problematica segnalata.
(5-03400)

GNECCHI, GATTI, CODURELLI e MADIA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è stata approvata con la votazione della questione di fiducia nei 2 rami del Parlamento la manovra economica, con la conversione in legge del decreto-legge 78 del 31 maggio 2010 recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica;
purtroppo, però, le maggiori economie sono a scapito del sistema pensionistico e delle pensioni: infatti si è tornati ad agire sulle pensioni: pur avendo avuto rassicurazioni dal presidente dell'INPS Mastrapasqua proprio alla Camera il 27 aprile 2010 che i fondi pensione sono in attivo di ben 9 miliardi e 700 milioni di euro;
si tratta ad avviso degli interroganti di modifiche di particolare gravità che limitano fortemente i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, che mirano soltanto a reperire risorse e che non tengono conto della situazione attuale del mercato del lavoro;
per poter cumulare i contributi ai fini del diritto ad un'unica pensione è necessario avere almeno tre anni di contribuzione versata in ogni singola gestione o fondo, altrimenti la totalizzazione non si può fare e comunque non esiste una reale reciprocità tra gli enti, tra i fondi sostitutivi, i fondi professionali e non;
servirebbe, infatti una reale riforma, non norme continue e contraddittorie. Ci si trova quindi in presenza di lavoratrici e lavoratori che non potranno avvalersi della totalizzazione e che saranno costretti a pagare (tanto) per poter utilizzare contribuzione che comunque hanno già versato o che saranno costretti dai costi a rinunciare alla valorizzazione di quella contribuzione ai fini pensionistici;
va anche sottolineato che nelle gestioni pensionistiche diverse dall'assicurazione generale obbligatoria gestita dall'INPS non esiste neanche il diritto alla pensione supplementare. Coloro che percepiscono una pensione INPDAP possono godere di una pensione supplementare derivante da contributi versati all'INPS, ma coloro che sono titolari di una pensione INPS non possono avere una pensione supplementare derivante da contributi versati all'INPDAP. Alcune di queste differenze erano motivate proprio dal fatto che la costituzione di posizione assicurativa presso l'INPS (legge n. 322 del 1958) o il trasferimento dei contributi all'INPS (articolo 1 della legge n. 29 del 1979) era gratuito. Con le disposizioni contenute nel decreto legge 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 sono state cancellate le norme citate senza alcuna sostituzione;
è del tutto evidente, quindi, ad avviso degli interroganti, come la nuova normativa sia pesantemente lesiva dei diritti dei lavoratori e non risulti assolutamente coordinata con le altre norme vigenti, distruggendo una parte, fino ad ora ritenuta fondamentale, del nostro sistema previdenziale, mentre era invece urgente una riforma organica della previdenza, correggendo tutte le distorsioni presenti;

sarebbe invece opportuno che:
a) i requisiti contributivi per la pensione di vecchiaia e di anzianità siano uguali per chi è iscritto all'INPS e all'INPDAP. L'INPDAP dovrebbe liquidare la prestazione anche qualora il richiedente sia cessato dal servizio;
b) i contributi versati in ogni gestione o cassa previdenziale possano costituire, a domanda, una pensione supplementare calcolata con il sistema contributivo per coloro che sono già titolari di pensione;
c) la totalizzazione della contribuzione per un unico trattamento pensionistico calcolato con il sistema contributivo sia possibile per tutte le gestioni previdenziali. Ogni gestione o fondo eroga un trattamento pro quota in base ai contributi di cui dispone come versamenti effettuati -:
se non ritenga il Ministro interrogato assumere iniziative normative che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di poter totalizzare, senza oneri aggiuntivi, tutti i contributi versati in diverse casse di previdenza, nel corso dell'attività lavorativa.
(5-03404)

VELO e GNECCHI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, e in particolare con le disposizioni di cui ai commi 12-septies, 12-octies e 12-novies dell'articolo 12, a decorrere dal 1o luglio del 2010, risultano abrogate le disposizioni che consentivano il trasferimento gratuito all'assicurazione generale obbligatoria delle posizioni assicurative del fondo elettrici e del fondo telefonici;
inoltre, in virtù delle richiamate disposizioni, l'INPS ha diramato direttive volte a precisare che in favore dei lavoratori iscritti ai soppressi fondi elettrici e telefonici, con effetto sulle istanze presentate a partire dalla medesima data del 1o luglio, non deve essere più posto in pagamento il trattamento pensionistico più favorevole fra quello calcolato con le norme del fondo e quello calcolato secondo le norme del fondo pensioni per il lavoratori dipendenti;
prescindendo dalle motivazioni che hanno prodotto le richiamate innovazioni, non si può non sottolineare l'anomalia che si è venuta a determinare a seguito del non perfetto coordinamento temporale delle nuove disposizioni;
infatti, i citati commi dell'articolo 12, non facendo parte del testo originario del decreto-legge in questione, sono stati introdotti nel corso dell'esame parlamentare e la loro entrata in vigore si è prodotta solo con la pubblicazione della legge di conversione sulla Gazzetta Ufficiale, in data 30 luglio 2010. Tale circostanza evidenzia come, certamente non volutamente, si sia prodotta, con effetti retroattivi, una situazione peggiorativa per i lavoratori in questione, che ingiustamente, pur avendo presentato, in costanza giuridica, l'istanza per l'applicazione di un istituto pienamente legittimo, si sono visti rifiutare la richiesta, in virtù di una disposizione posteriore; ciò soprattutto per quei lavoratori che hanno dato le dimissioni dal 1o gennaio 2011, nei confronti dei quali verrebbe a prodursi un'immotivata discriminazione, non essendo stati messi al corrente in tempo utile delle modifiche introdotte dalla citata normativa;
si evidenzia, inoltre, la mancanza di disposizioni relativamente alla maggiorazione contributiva versata dai lavoratori presso il fondo elettrici, di cui ancora non appare chiara la eventuale destinazione né la possibilità di un eventuale risarcimento -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine alla questione sommariamente esposta in premessa e quali iniziative, anche normative, intenda assumere al fine di scongiurare situazioni di disparità di trattamento, in costanza giuridica, e il possibile incremento del ricorso al contenzioso giurisdizionale.
(5-03405)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
numerose indagini giornalistiche - come la trasmissione Report su Rai 3 dei giorni scorsi - sottolineano come ovunque ma soprattutto in alcune aree del Paese moltissimi lavoratori - soprattutto nel settore dell'attività edilizia e in agricoltura - non sarebbero assunti secondo le norme in vigore ma lavorerebbero «in nero»;
queste situazioni dovrebbero essere adeguatamente controllate in tutte le regioni d'Italia, mentre i controlli sembrerebbero effettuati «a macchia di leopardo» -:
quali iniziative di carattere straordinario, anche per il tramite della Guardia di finanza e/o gli ispettorati degli istituti di previdenza, siano eventualmente state avviate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di verificare il maggior numero di aziende dal punto di vista della regolarità dei dipendenti assunti e con quali risultati;
quali siano appunto - divisi per regioni - i risultati di queste attività, specificando quanti controlli siano stati effettuati anche in rapporto alle imprese esistenti nelle diverse aree del Paese.
(4-08578)

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
martedì 8 agosto 2010 un funzionario sindacale della Fillea-Cgil, Niang Boubacar, di origine senegalese, è stato insultato e offeso da Claudio Rossi, responsabile del cantiere della ditta forlivese «R.C. snc» impegnata nel rifacimento della pavimentazione stradale di via Dante, una delle vie principali del centro cittadino di Padova;
secondo le testimonianze messe a verbale dai vigili urbani presenti sul posto il responsabile del cantiere ha vietato al sindacalista, in compagnia di un suo collega, di visitare il cantiere, insultandolo con espressioni chiaramente offensive e razziste, quali «negro» e intimandogli di lasciare l'area dei lavori;
la visita dei sindacalisti della Fillea-Cgil di Padova rientrava nel progetto «Io lavoro sicuro» promosso di recente dalla camera del lavoro per verificare sul campo le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro all'interno dei cantieri edili;
il responsabile del cantiere, intervistato dalla stampa locale il giorno successivo ai fatti, ha ribadito pubblicamente la propria contrarietà all'intervento dei sindacalisti all'interno del cantiere affermando anche che: «Un sindacalista negro è una barzelletta»;
in tal modo si conferma inequivocabilmente l'intento offensivo delle parole rivolte al sindacalista da parte del responsabile del cantiere della ditta «R.C. snc» a causa del colore della sua pelle;
inoltre, già nel 2006, la stessa ditta non aveva rispettato le regole in materia di sicurezza e diritti dei lavoratori: tre lavoratori stranieri erano stati impiegati in nero dalla ditta «R.C. snc», impegnata in sub-appalto nei lavori per la realizzazione del metrobus a Padova;
per quanto riguarda le offese di stampo razzista rivolte al sindacalista Niang Boubacar la Fillea-Cgil di Padova, subito dopo l'accaduto, ha dato mandato ai propri legali di procedere contro i responsabili dell'impresa e la procura della Repubblica di Padova ha aperto un'inchiesta con l'accusa di ingiurie aggravate dai motivi di discriminazione razziale -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti, quali misure intenda porre in essere per promuovere le necessarie verifiche sulle condizioni di sicurezza sul lavoro dei cantieri aperti dalla ditta «R.C. snc» su tutto il territorio nazionale e, in particolare, a Padova;

se il Ministro stia valutando la possibilità di assumere iniziative per la modifica della normativa vigente al fine di garantire la piena agibilità da parte dei sindacati e delle altre organizzazioni di categoria impegnate a verificare sul campo le condizioni di lavoro dei dipendenti dei cantieri edili;
quali misure intenda porre in essere perché siano sanzionati i titolari delle aziende che non rispettano i diritti dei lavoratori.
(4-08592)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 15 luglio 2008 il Consiglio dell'Unione europea adotta la decisione 2008/618/CE sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione;
con tale decisione sono adottati gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione e gli Stati membri tengono conto degli orientamenti nelle loro politiche in materia di occupazione, che essi presentano nei rispettivi programmi nazionali di riforma;
gli orientamenti per l'occupazione fanno parte degli orientamenti integrati per il 2008-2010, che si fondano su tre pilastri: politiche macroeconomiche, riforme microeconomiche e politiche occupazionali. Tali pilastri contribuiscono congiuntamente al raggiungimento degli obiettivi della crescita sostenibile e dell'occupazione e al rafforzamento della coesione sociale;
l'orientamento n. 24, prevede di « di adeguare i sistemi d'istruzione e di formazione alle nuove esigenze in termini di competenze», potenziando i sistemi d'istruzione e di formazione e rendendoli attraenti, aperti e di elevata qualità, ampliando le possibilità d'istruzione e di formazione e offrendo percorsi flessibili di apprendimento, ampliando le possibilità di mobilità per studenti e tirocinanti; facilitando e diversificando per tutti l'accesso all'istruzione, alla formazione e alla conoscenza mediante l'organizzazione dell'orario di lavoro, i servizi di sostegno alle famiglie, l'orientamento professionale e, ove opportuno, nuove forme di ripartizione dei costi; rispondendo alle nuove necessità occupazionali, alle competenze principali richieste e alle esigenze future in termini di qualifiche, migliorando la definizione e la trasparenza delle qualifiche, il loro effettivo riconoscimento e la convalida della formazione informale o al di fuori degli schemi ufficiali;
nell'ambito della strategia europea per l'occupazione sono stati approvati i seguenti obiettivi e parametri di riferimento:
offrire a tutti i disoccupati un'occupazione, un apprendistato, un'ulteriore formazione o qualunque altra misura atta a favorire l'inserimento professionale; nel caso di giovani che hanno lasciato la scuola nei quattro mesi al massimo entro il 2010 e nel caso di adulti nei 12 mesi al massimo;
entro il 2010, far partecipare il 25 per cento dei disoccupati di lunga durata a una misura attiva sotto forma di formazione, riqualificazione, esperienza professionale o qualunque altra misura diretta all'occupabilità, con l'obiettivo di conseguire la media raggiunta dai tre Stati membri più avanzati;
consentire alle persone in cerca di lavoro di tutta l'Unione europea di consultare tutte le offerte di lavoro formulate attraverso i servizi per l'impiego degli Stati membri;
ottenere entro il 2010 un aumento di cinque anni, a livello di Unione europea, dell'età media effettiva di ritiro dal mercato del lavoro rispetto al 2001;
entro il 2010, rendere disponibili servizi di custodia dei bambini per almeno il 90 per cento dei minori fra i tre anni e

l'età dell'obbligo scolastico, nonché per almeno il 33 per cento dei bambini sotto i tre anni d'età;
raggiungere un tasso medio di abbandono scolastico inferiore al 10 per cento nell'Unione europea;
garantire il completamento dell'istruzione secondaria superiore, entro il 2010, da parte di almeno l'85 per cento dei ventiduenni nell'Unione europea;
pervenire a un livello medio di partecipazione a forme di apprendimento lungo tutto l'arco della vita nell'Unione europea pari ad almeno il 12,5 per cento della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni) -:
se il Governo abbia assunto o intenda assumere iniziative volte a recepire la decisione del Consiglio europeo sugli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione e se e in che modo siano stati raggiunti gli obiettivi ed i parametri indicati dall'orientamento n. 24.
(4-08593)

...

PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
circa 50 delegazioni di Governo hanno partecipato all'annuale revisione ministeriale del Consiglio economico e sociale (Ecosoc) delle Nazioni Unite, a fine agosto a New York, per discutere di sfide e progressi in tema di uguaglianza di genere;
nella dichiarazione finale dell'incontro, incentrata sulla «attuazione degli obiettivi e degli impegni concordati a livello internazionale in materia di parità di genere e di emporwement femminile», i presenti si sono impegnati a raggiungere l'obiettivo in tutto il mondo, adottando diverse misure in questo senso;
una delle più importanti novità è la nuova agenzia ONU per i diritti delle donne, UN Women. È operativa dal 2 luglio 2010 e nasce dalla fusione di quattro istituti impegnati da tempo a sostenere i diritti delle donne presso le Nazioni Unite: UN development fund for women (UNIFEM), division for the advancement of women (DAW), international research and training institute for the advancement of women (INSTRAW) e l'office of the special adviser to the UN Secretary-General on gender issues and advancement of women (OSAGI);
la dichiarazione ministeriale sottolinea anche l'importanza di adottare nuove strategie per combattere la disuguaglianza di genere. Il documento di sette pagine evidenza la necessità di introdurre una prospettiva di genere nel delineare, implementare e valutare programmi e politiche nel campo economico, sociale e politico;
tra i punti chiave della dichiarazione: accesso delle donne nell'economia formale, eliminazione della violenza contro donne e bambine, miglioramento dell'educazione e sradicamento dell'analfabetismo, aumento dell'accesso all'assistenza sanitaria e alla salute riproduttiva, attuazione delle leggi contro la discriminazione di genere e aumento dell'accesso al microcredito;
un altro dei temi al centro del dibattito è stato la relazione tra l'empowerment femminile e le possibilità di raggiungere gli 8 obiettivi della campagna del millennio, quando mancano pochi mesi alla 65esima sessione dell'Assemblea generale incaricata di valutare i progressi in questo campo;
gli otto obiettivi di sviluppo dell'Onu puntano a ridurre della metà la percentuale di persone che vivono nella povertà e soffrono la fame, raggiungere l'educazione primaria universale, promuovere la parità di genere, ridurre la mortalità infantile di due terzi e quella materna di tre

quarti; combattere la diffusione del virus HIV, causa dell'AIDS, la malaria e altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale e promuovere un partenariato globale tra Nord e Sud per lo sviluppo. Tutto questo entro il 2015, in base ai parametri del 1990;
la maggior parte dei poveri del mondo sono donne, con alcuni gruppi particolarmente vulnerabili, come le contadine, le donne del settore informale, le migranti, le donne disabili e quelle più anziane;
le donne costituiscono quasi i due terzi dei 776 milioni di adulti analfabeti nel mondo;
dal momento in cui la disuguaglianza di genere rende le donne e le ragazze particolarmente vulnerabili a contrarre l'HIV, le politiche, le strategie e i piani d'azione in questo settore hanno dato sempre più enfasi alla prevenzione, al trattamento e alla cura per le donne. Tuttavia, le donne e le ragazze spesso hanno meno informazioni sull'HIV e l'AIDS e minori risorse per poter adottare misure di prevenzione;
nonostante i molti progressi, la violenza contro donne e ragazze è una pandemia globale. Il problema continua ad essere universale, con donne e ragazze vittime di violenza in ogni regione ed ogni paese. Le donne che hanno subito violenza soffrono di diversi problemi di salute, e di una ridotta abilità di partecipare alla vita pubblica;
in uno studio sulla violenza domestica condotto su 10 Paesi dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), una percentuale tra il 15 e il 71 per cento delle donne ha riferito di aver subito violenza fisica o sessuale dal proprio marito o partner;
è necessaria, pertanto, volontà politica e leadership per generare un'azione sostenuta in favore dell'uguaglianza di genere e l'«empowerment» di donne e ragazze e per il progresso nello sviluppo, pace, sicurezza e diritti umani -:
quale sia il ruolo che l'Italia intende assumere all'interno della «UN Women»;
in che modo il Governo abbia intenzione di lavorare, dentro e fuori la nuova Agenzia, per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro donne e ragazze, per l'emancipazione delle donne, e per il raggiungimento della parità tra donne e uomini come partner e beneficiari dello sviluppo, diritti umani, azioni umanitarie, pace e sicurezza.
(4-08580)

TESTO AGGIORNATO AL 7 FEBBRAIO 2011

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

OLIVERIO, ZUCCHI, AGOSTINI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, SERVODIO e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la filiera italiana del pomodoro sta attraversando la più grave crisi degli ultimi anni. Le elevate temperature meteo che hanno fatto maturare il prodotto in anticipo rispetto al previsto hanno stravolto il calendario concordato con l'industria conserviera causando una sovrapproduzione che probabilmente resterà a marcire nei campi e un conseguente crollo dei prezzi;
i produttori di pomodoro, tramite le maggiori organizzazioni di categoria, chiedono di affrontare il problema con la massima tempestività e addebitano la crisi al parziale o mancato ritiro del prodotto da parte delle industrie al fine di non rispettare gli impegni contrattuali. In particolare, le aziende trasformatrici del Sud

starebbero lavorando a ritmi ridotti sollevando questioni in merito alla qualità del prodotto al fine di abbassare ulteriormente i prezzi o non ritirare integralmente il pomodoro che resta nei campi a marcire;
il prezzo del pomodoro viene deciso con un OCM (organizzazione comune di mercato) a livello europeo. Sulla base di questo OCM le organizzazioni dei produttori (OP) e quelle delle industrie di trasformazione, stabiliscono il prezzo per tonnellata che sarà corrisposto alla raccolta successiva;
quest'anno il prezzo pattuito si aggirava intorno ai 70 euro a tonnellata (prezzo già inferiore all'anno precedente), ma nel contratto è prevista una clausola che prevede la possibilità di applicare una forbice del più o meno trenta per cento in base agli standard qualitativi;
la Coldiretti denuncia infatti che l'eccesso di pomodoro sta consegnando, nelle mani delle industrie più «disinvolte», il potere di fare la valutazione del prodotto anche senza passare dal laboratorio con la conseguenza che, di fronte al rischio di non consegnare e di perdere l'aiuto «accoppiato» dell'Unione europea, l'agricoltore accetta di svendere il prodotto per dei difetti che in realtà non ha;
il Presidente dell'ANICAV, l'Associazione nazionale industriali conserve alimentari e vegetali, pur condannando il comportamento degli industriali che non hanno rispettato il contratto, sostiene che la crisi è causata, in generale, da una cattiva programmazione agricola che, combinata con le elevate temperature che hanno accelerato i tempi di maturazione, ha generato un eccesso di produzione;
fino al 2010, la normativa europea prevede l'erogazione di un sussidio alla produzione di pomodoro cosiddetto accoppiato ovvero che impone di fatto accordi tra produttori e industria di trasformazione, ma, a partire dal 2011, ci sarà il passaggio all'aiuto «disaccoppiato» con l'erogazione di un contributo ad ettaro indipendentemente dal prodotto coltivato e dalla resa del terreno;
a fronte di questa gravissima crisi la Confederazione italiana agricoltori ha chiesto l'adozione di misure straordinarie a sostegno dei redditi dei produttori e una deroga alle penalizzazioni previste qualora il produttore non riesca a raggiungere la resa minima regionale, dato che la mancata consegna del prodotto non dipende dalla volontà di quest'ultimo;
il 30 agosto 2010 si e tenuto presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un tavolo di filiera sulla crisi del pomodoro. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti delle regioni maggiormente interessate, i rappresentanti dei produttori e dei trasformatori e i vertici del ministero che sono arrivati alle seguenti conclusioni:
a) istituzione di una task force per aumentare i controlli nel settore delle importazioni soprattutto dalla Cina;
b) i rappresentanti degli industriali sono stati fortemente invitati al rispetto dei contratti sottoscritti, sia in termini di prezzo che di quantità;
c) prima della prossima campagna il Ministero si è impegnato a favorire un accordo che preveda una forma di contratto a cui attenersi, onde evitare, che vi possano essere contratti in cui non siano indicate le penalità da applicarsi per il mancato rispetto degli accordi;
d) il Ministro interrogato si è impegnato a portare la questione al successivo Consiglio dei ministri e a supportare politicamente a livello europeo la proposta italiana di un regolamento comunitario che definisca l'obbligo di etichettatura dell'origine del pomodoro utilizzato nei trasformati;
e) si è previsto il monitoraggio della problematica relativa all'obbligo di conferimento del 70 per cento della resa media regionale per il conseguimento della parte dell'aiuto «accoppiato» e si vaglierà l'ipotesi

di derogare quanto prevede l'attuale normativa in caso si rilevassero le condizioni di eccezionalità previste;
in data 5 settembre 2010 in un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa il Ministro interrogato ha affermato che «le Regioni hanno la competenza primaria e decidono la ripartizione dei fondi. (...) Il Ministero non sarà più un bancomat a cui rivolgersi per ottenere contributi in situazioni di crisi. Non ci tiriamo indietro nel mettere in campo e finanziare progetti generali, ma i nostri interventi per agevolare l'agricoltura si concentreranno sulla sburocratizzazione e per ottenere dall'UE l'obbligo dell'etichettatura d'origine dei prodotti. (...) Io voglio seguire le orme del pensiero liberale di Cavour che già nella metà dell'Ottocento si meravigliava per il fatto che gli agricoltori chiedessero aiuti al Governo. Solo chi sa fare l'imprenditore può farlo»;
il Consiglio dei ministri si è riunito in data 7 settembre 2010 e la questione della crisi del pomodoro non è stata affrontata -:
se sia consapevole che le elevate temperature atmosferiche della stagione hanno fatto maturare il prodotto in anticipo rispetto al previsto, causando gravissime difficoltà al funzionamento della filiera e se tale eccesso di produzione non programmata, i prezzi troppo bassi, le importazioni dalla Cina e il passaggio agli aiuti «disaccoppiati» dell'Unione europea possano compromettere il futuro della produzione italiana di pomodori;
se e quali urgenti iniziative intenda adottare per sostenere il reddito dei produttori colpiti dalla crisi provocata da questa calamità e se intenda promuovere una normativa sulla resa minima regionale;
quali iniziative a livello europeo intenda portare avanti per risolvere e prevenire il verificarsi di future crisi.
(5-03401)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la signora Togna Giuseppina, nata a Trecate (Novara) il 16 marzo 1942 - titolare di omonima azienda agricola - ha presentato domanda per i contributi PAC relativi alla sua attività per diversi anni con relativa liquidazione dei contributi;
per il 2006 la domanda aveva il numero 69802333504;
per il 2007 la domanda aveva come numero 70800266143;
le sono stati liquidati contributi negli anni precedenti e successivi il biennio, mentre ancora la liquidazione non è giunta per queste due annualità;
il versamento del previsto contributo è essenziale per la continuità dell'azienda;
invano si è già intervenuti sugli uffici regionali dei Piemonte preposti alla liquidazione -:
quali siano i motivi del ritardo, se i rimborsi siano stati contabilizzati e se e quando si procederà alla loro liquidazione.
(4-08576)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
quest'anno la stagione di pesca sul lago Maggiore è stata particolarmente critica anche per le condizioni climatiche, causando grandi difficoltà per i pescatori di mestiere che ancora ivi esercitano questa attività professionale -:
se non si ritenga di predisporre particolari e straordinarie forme di assistenza a favore dei pescatori professionisti del lago Maggiore stante lo stato di crisi del settore.
(4-08590)

DI BIAGIO e GRANATA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il rapporto Legambiente 2010 ha valutato che in Italia ogni giorno si «consuma» suolo per l'equivalente di circa 150 campi di calcio;
il consumo di suolo ha determinato una diffusione delle città su suoli rurali, determinando un modello insediativo diffuso, disperso, governato solo dalla presenza di edifici su aree libere dove la natura è marginalizzata a mo' di ornamento;
il consumo di suolo, secondo gli esperti, è l'esito di una generazione di ricchezza che è a rischio di bolla speculativa, sia perché frena la ristrutturazione edilizia esistente, sia per i profili della sicurezza che della efficienza energetica;
il suolo è un bene irriproducibile, essenziale che va tutelato per la sua interconnessione con i processi ecologici, che se spezzati determinano, come in effetti hanno determinato, sconnessioni nelle biodiversità, dell'ambiente e del patrimonio essenziale di carbonio che ci permette di mantenere inalterato il nostro habitat;
per questo motivo, sottolineano gli esperti del settore, contenere i consumi di suolo è una partita strategica per correggere i guasti ambientali, economici e sociali;
nel nostro Paese non è ancora prevista una norma di principio a carattere generale, declinabile poi dagli enti locali, in grado di contenere l'autonomia degli enti locali e di porre dei limiti ai piani urbanistici, né di tutelare il suolo come bene comune irriproducibile e quindi come bene pubblico, che sovrasta il bene privato;
in Europa invece si evidenziano, alcuni spunti di intervento: per esempio, la Germania si è data l'obiettivo di ridurre il consumo del suolo del 75 per cento entro il 2020 rispetto agli attuali consumi di suolo, introducendo ad una sorta di compensazione ecologica preventiva, che prevede la costituzione di demani pubblici a destinazione ecologica doppia rispetto a quella dei suoli trasformati, mentre nel Regno Unito si è pensato ad una green belt, cioè ad una cintura verde che protegge ettari di terreno e che permette l'edificazione solo in aree già urbanizzate e dimesse;
alla luce dei sempre più pressanti segnali di denuncia che vengono da esperti urbanisti ed economisti, la questione urbana e di consumo del suolo andrebbe affrontata con urgenza in quanto contribuisce al declino del nostro Paese -:
se i Ministri interrogati abbiano allo studio l'elaborazione di normative generali atte a contenere il fenomeno del consumo del suolo e a generare un'innovazione nel governo del territorio da parte degli enti locali.
(4-08595)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il nuovo sistema di invio telematico del certificato di malattia, che sarebbe dovuto entrare in completa funzione nelle scorse settimane, sta creando più di qualche disguido tra gli operatori del settore;
le associazioni di categoria di medicina generale hanno, infatti, denunciato la materiale impossibilità di applicare tale innovazione, attesa la mancanza di idonee strumentazioni informatiche e, financo, dei collegamenti alla rete internet;
dalla situazione qui evidenziata sarebbero derivati gravi disagi per l'utenza, per i datori di lavoro e per gli stessi

professionisti chiamati ad inoltrare all'Inps i certificati medici in parola -:
se la situazione sopra esposta corrisponda a verità e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative intenda assumere per evitare ulteriori problemi nell'attivazione del nuovo sistema telematico.
(5-03392)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica nella sua edizione del 13 settembre 2010 ha pubblicato un articolo del giornalista Davide Carlucci, «Le 60 vittime dell'amianto riemerse dall'oblio»;
al momento l'ultimo a finire nel registro degli indagati, con l'accusa di «omicidio colposo» risulta essere il cavaliere del lavoro Renato Riverso: deve rispondere della morte del signor Eraldo Pagella, un suo dipendente che lavorava alla Ibm di Segrate, di cui Riverso è stato presidente del consiglio d'amministrazione tra il 1982 e il 1984;
il signor Pagella avrebbe malato fibre d'amianto in locali che si penserebbero insospettabili: la reception, la mensa, i locali tecnici, gli uffici, interamente imbottiti di amosite, sostanza che gli avrebbe provocato la morte per mesotelioma nell'agosto del 2006;
l'avviso di chiusura indagini, notificato dal pubblico ministero Giulio Benedetti, è solo l'ultimo atto di una serie di nuove inchieste, che stanno riguardando i morti e gli ammalati per amianto e altre malattie professionali nella città di Milano;
sono almeno sessanta le vittime indicate nei fascicoli come «parti lese»; oltre alle 41 vittime della Pirelli, riemergono dal passato casi «storici»: a chiedere giustizia sono anche i lavoratori della Breda; e il giudice per le indagini preliminari, Cristina Di Cenzo, ha fatto riaprire i termini per le nuove indagini;
la locale Asl ha consegnato una relazione di fuoco su quel che succedeva alla Breda Fucine di Sesto San Giovanni: sopralluoghi che fin dal 1987 parlavano della presenza di amianto nei teli, nelle guarnizioni e nei manufatti; lettere allarmate inviate a tutte le autorità competenti; descrizione di un luogo di lavoro «insalubre, polveroso, con massiccia presenza di amianto»;
la polizia giudiziaria ha raccolto penose e drammatiche storie di addetti e operai, come quella di un saldatore, che dopo ventanni di lavoro ha contratto il «Parkinson manganico», una forma molto rara della malattia che colpisce chi è a contatto con il manganese. L'operaio fin dal 1999 accusa un tremore alla mano destra. Viene ricoverato in una clinica specializzata a Brescia, ma i medici aziendali lo giudicano idoneo al lavoro anche quando il tremore si estende;
fra i tanti, ha testimoniato anche il dottor Roberto Lucchini, docente di medicina del lavoro a Brescia, secondo il quale «i medici di fabbrica non potevano ignorare, all'epoca dei fatti, danni dall'esposizione al manganese»;
casi di mesotelioma pleurico sono stati denunciati in aziende come la Syndial di San Donato, la Rondanini spa di Busto Garolfo, la Italtel, la Faema service, la Aerimpianti di Milano, le distillerie fratelli Ramazzotti di Lainate;
alla Om, società del gruppo Fiat: cinque ex dipendenti, in servizio negli anni

'70 e '80, sono morti recentemente perché, sostengono i familiari, avrebbero malato fibre d'amianto -:
se quanto pubblicato dal quotidiano La Repubblica corrisponda a verità;
quali iniziative si intendano promuovere o adottare in ordine a quanto sopra esposto.
(4-08601)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

MELIS e FARINA COSCIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nell'intera regione Sardegna, nel corso dell'estate 2010, si sono lamentati seri disservizi nella distribuzione della posta, come testimoniato dai numerosi articoli apparsi sulla stampa locale;
in particolare è accaduto a Sassari (persino di persona all'interrogante) che telegrammi spediti il giorno 6 luglio 2010 siano stati recapitati in blocco, dopo reiterate proteste dei destinatari interessati, solo nei primi giorni di agosto;
nella stessa città, indifferentemente in zone del centro e della periferia, la distribuzione della posta normale è stata inspiegabilmente interrotta dal 2 al 10 agosto, pare per ferie dei portalettere titolari, non sostituiti da alcun supplente oppure sostituiti da personale non pratico della toponomastica cittadina;
nella città di Iglesias, come pubblicato dalla stampa, importanti comunicazioni dell'Agenzia delle entrate relative alle dichiarazioni dei redditi spedite nel mese di maggio sono arrivate ai cittadini nel mese di agosto (e ciò quando l'Agenzia delle entrate chiedeva di ricevere la relativa documentazione entro 30 giorni dalla data di spedizione);
risulta per altro che tutti i bollettini di conto corrente postale in arrivo e in partenza dalla Sardegna conferiscono al CUAS di Bari, con gli intuibili cronici ritardi che ne conseguono;
la stessa corrispondenza diretta da Sassari a Sassari viene altrettanto paradossalmente spedita a Cagliari (220 chilometri di distanza) per poi tornare, molti giorni dopo, a Sassari munita del timbro postale di quella città -:
se il Ministro non ritenga di intervenire nei confronti della società Poste Italiane per verificare la regolare distribuzione della posta nelle varie regioni italiane e, in particolare, in Sardegna, e per rimuovere le cause del disservizio, eliminando quelle che appaiono disfunzioni evidenti, assicurando in definitiva quello che costituisce un elementare diritto dei cittadini al recapito della corrispondenza.
(3-01229)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Tempestini e altri n. 1-00433, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bossa.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Gatti e Ghizzoni n. 5-03018, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in Commissione Iannuzzi n. 5-03370, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vaccaro.

L'interrogazione a risposta in Commissione Schirru n. 5-03374, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre

2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fadda, Codurelli, Calvisi, Pes, Marrocu, Melis, Arturo Mario Luigi Parisi, Boccuzzi, Gnecchi.

L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Mecacci e altri n. 3-01221, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sarubbi.

L'interrogazione a risposta in Commissione Oliverio n. 5-03385, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Laratta.

Apposizione di firma ad un'interpellanza urgente e cambio di presentatore.

L'interpellanza urgente Brigandì e Luciano Dussin n. 2-00798, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 luglio 2010, è stata sottoscritta anche dal deputato Gidoni, che ne diventa il primo firmatario.

Ritiro di un documento del Sindacato Ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Carlucci n. 2-00795 del 22 luglio 2010.

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ERRATA CORRIGE

Mozione Lo Monte ed altri n. 1-00432 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 367 del 14 settembre 2010. Alla pagina n. 15411, seconda colonna, dalla riga tredicesima alla riga quindicesima deve leggersi: «sviluppo in favore dei Paesi più poveri, al fine di destinarvi entro il 2015 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;» e non «sviluppo in favore dei Paesi più poveri, al fine di destinarvi entro il 2011 lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo;», come stampato.