XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 6 ottobre 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 6 ottobre 2010.

      Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Ciccanti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Dozzo, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Fugatti, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè, Zacchera.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bergamini, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Ciccanti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Donadi, Renato Farina, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Fugatti, Galati, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Antonio Martino, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Migliori, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pescante, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè, Zacchera.

Annunzio di una proposta di legge.

      In data 5 ottobre 2010 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
          LANZILLOTTA ed altri: «Modifica degli articoli 19 e 74 e abrogazione dell'articolo 75 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267, in materia di funzioni delle province e di elezione del presidente della provincia e del consiglio provinciale, nonché delega al Governo per la riorganizzazione e la riduzione del numero delle circoscrizioni provinciali e degli uffici statali decentrati» (3742).

      Sarà stampata e distribuita.

Adesione di deputati a una proposta di legge.

      La proposta di legge ANDREA ORLANDO: «Disposizioni concernenti la sistemazione e la manutenzione dei corsi d'acqua nelle province colpite da eventi meteorologici calamitosi nei mesi di dicembre 2009 e gennaio 2010» (3417) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Boccuzzi, Bosi, Cavallaro, Cenni, Codurelli, Colaninno, Esposito, Garavini, Ginoble, Gnecchi, Mosca, Narducci, Occhiuto, Oliverio, Pompili, Portas, Razzi, Rigoni, Rossomando, Schirru, Tidei, Tullo, Vaccaro e Velo.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
          VII Commissione (Cultura):
      CARLUCCI: «Disposizioni per la valorizzazione turistica, culturale e ambientale degli itinerari culturali della Puglia riconosciuti da parte del Consiglio d'Europa» (2652) Parere delle Commissioni I, V, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
          XII Commissione (Affari sociali):
      CAPITANIO SANTOLINI ed altri: «Disciplina del diritto all'obiezione di coscienza da parte dei farmacisti» (2204) Parere delle Commissioni I, II, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

      La Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 6 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n.  196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni sottoindicate:
          n.  29/2010 del 13 maggio 2010 concernente «Decreto-legge n.  112/2008 convertito dalla legge n.  133/2008, articolo 6-quinquies. Ricognizione del Fondo infrastrutture» – alla VIII Commissione (Ambiente);
          n.  30/2010 del 13 maggio 2010 concernente «Ricognizione delle disponibilità del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale (Legge n.  2/2009, articolo 18, comma 1, lettera b-bis))».

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 5 ottobre 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Corte dei conti - Bilancio definitivo dell'8o, 9o e 10o Fondo europeo di sviluppo per l'esercizio 2009 (COM(2010)402 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
          Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa agli attacchi contro i sistemi di informazione, e che abroga la decisione quadro 2005/222/GAI del Consiglio (COM(2010)517 definitivo) e relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2010)1123 definitivo), che sono assegnati in sede primaria alla II Commissione (Giustizia). La predetta proposta di direttiva è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 6 ottobre 2010;
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione (ENISA) (COM(2010)521 definitivo) e relativo documento di accompagnamento – Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2010)1127), che sono assegnati in sede primaria alla IX Commissione (Trasporti). La predetta proposta di direttiva è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 6 ottobre 2010;
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica al regolamento (CE) n.  1698/2005 del Consiglio, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (COM(2010)537 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 6 ottobre 2010;
          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n.  73/2009 del Consiglio che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori (COM(2010)539 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura). Tale proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 6 ottobre 2010;
          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Corte dei conti – Conti annuali dell'Unione europea – Esercizio 2009 – Rendiconti finanziari consolidati e relazioni consolidate sull'esecuzione del bilancio (SEC(2010)963 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

      Il ministro per le politiche europee, con lettera in data 5 ottobre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n.  11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

      Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

      Nell’Allegato A al resoconto del 5 ottobre 2010, a pagina 29, seconda colonna, dopo la ventitreesima riga, inserire le seguenti parole:

Art. 6-bis.
(Presentazione dei prodotti alimentari).

DISEGNO DI LEGGE: DISPOSIZIONI PER IL RAFFORZAMENTO DELLA COMPETITIVITÀ DEL SETTORE AGROALIMENTARE (A.C. 2260-A/R) ED ABBINATE PROPOSTE DI LEGGE COSENZA ED ALTRI, D'INIZIATIVA DEI SENATORI SCARPA BONAZZA BUORA ED ALTRI (APPROVATA DAL SENATO); JANNONE E CARLUCCI (A.C. 2646-2743-2833)

A.C. 2260-A/R – Articolo 7

ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 7.
(Misure sanzionatorie per la produzione e per il commercio dei mangimi).

      1. L'articolo 22 della legge 15 febbraio 1963, n.  281, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
      «Art. 22. – 1. Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque vende, pone in vendita o mette altrimenti in commercio o prepara per conto di terzi o, comunque, per la distribuzione per il consumo, prodotti disciplinati dalla presente legge non rispondenti alle prescrizioni stabilite, o risultanti all'analisi non conformi alle dichiarazioni, indicazioni e denominazioni, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 euro a 6.000 euro.
      2. Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque vende, pone in vendita, mette altrimenti in commercio o prepara per conto di terzi o, comunque, per la distribuzione per il consumo, prodotti disciplinati dalla presente legge contenenti sostanze di cui è vietato l'impiego, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 2.000 euro a 20.000 euro.
      3. Salvo che il fatto costituisca reato, chiunque vende, pone in vendita o mette altrimenti in commercio o prepara per conto di terzi o, comunque, per la distribuzione e per il consumo, sostanze vietate o prodotti, con dichiarazioni, indicazioni e denominazioni tali da trarre in inganno sulla composizione, specie e natura della merce, è punito con la sanzione amministrativa da 20.000 euro a 66.000 euro.
      4. Le sanzioni previste dai commi 2 e 3 si applicano anche all'allevatore che detiene e somministra i prodotti richiamati ai medesimi commi».

      2. L'articolo 23 della legge 15 febbraio 1963, n.  281, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:
      «Art. 23. – 1. In caso di reiterazione della violazione delle disposizioni previste dall'articolo 22, commi 2 e 3, l'autorità competente dispone la sospensione dell'attività per un periodo da tre giorni a tre mesi.
      2. Se il fatto è di particolare gravità e da esso è derivato pericolo per la salute umana, l'autorità competente dispone la chiusura definitiva dello stabilimento o dell'esercizio. Il titolare dello stabilimento o dell'esercizio non può ottenere una nuova autorizzazione allo svolgimento della stessa attività o di un'attività analoga per la durata di cinque anni».

PROPOSTE EMENDATIVE RIFERITE ALL'ARTICOLO 7 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 7.
(Misure sanzionatorie per la produzione e per il commercio dei mangimi).

      Sopprimerlo.
7. 1. Delfino, Naro, Galletti.

      Al comma 1, capoverso Art. 22, comma 1, sostituire le parole: da 1.000 euro a 6.000 euro con le seguenti: da 1.500 euro a 15.000 euro.

      Conseguentemente, al medesimo capoverso, comma 2, sostituire le parole: da 2.000 euro a 20.000 euro con le seguenti: da 15.000 euro a 66.000 euro.
7. 200. Di Giuseppe, Rota.

      Al comma 1, capoverso Art. 22, comma 1, sostituire le parole: da 1.000 euro a 6.000 euro con le seguenti: da 1.500 euro a 15.000 euro.

      Conseguentemente, al medesimo capoverso, comma 2, sostituire le parole: da 2.000 euro a 20.000 euro con le seguenti: da 15.000 euro a 60.000 euro.
7. 40. Ferranti, Oliverio.

      Al comma 1, capoverso Art. 22, comma 1, sostituire le parole: da 1.000 euro a 6.000 euro con le seguenti: da 1.500 euro a 15.000 euro.

      Conseguentemente, al medesimo capoverso, comma 2, sostituire le parole: da 2.000 euro a 20.000 euro con le seguenti: da 8.000 euro a 30.000 euro.
7. 40.(Testo modificato nel corso della seduta) Ferranti, Oliverio.
(Approvato)

      Al comma 1, capoverso Art. 22, comma 3, sostituire le parole: e per il consumo con le seguenti: per il consumo.
7. 500. La Commissione.
(Approvato)

      Sopprimere il comma 2.
7. 41. Ferranti, Oliverio.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – 1. Al fine di sostenere e rafforzare l'agricoltura biologica in Italia, è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012, a favore del Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità, istituito ai sensi dell'articolo 59 della legge 23 dicembre 1999, n.  488, e successive modificazioni.
      2. All'onere derivante dall'attuazione della disposizione di cui al comma 1, pari a 10 milioni di euro per gli anni 2010, 2011 e 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n.  282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n.  307, relativa al Fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
7. 01. Di Giuseppe, Rota, Borghesi.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – 1. Al fine di fronteggiare la grave crisi del settore agricolo e promuovere l'attività di ricerca e sperimentazione in agricoltura, all'articolo 9 del decreto legislativo 29 ottobre 1999, n.  454, dopo il comma 8 è aggiunto il seguente:
      «8-bis. È consentita, per le esigenze delle aziende agrarie e dei campi sperimentali connesse allo svolgimento di attività agricole, nell'ambito delle proprie risorse di bilancio disponibili, l'assunzione di operai agricoli a tempo determinato, secondo le norme previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti e dai contratti collettivi integrativi provinciali. L'operaio così assunto non acquista la qualifica di operaio dello Stato. Dall'applicazione del presente comma non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato».
7. 07. Delfino, Naro, Galletti.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – (Rintracciabilità dei prezzi all'origine dei prodotti agro-alimentari). – 1. Al fine di assicurare la libera concorrenza e, conseguentemente, di favorire il contenimento dei prezzi al consumo dei prodotti agro-alimentari, nonché per consentire l'aggiornamento e la revisione annuale degli studi di settore delle relative filiere, a decorrere dal 1o gennaio 2010, per tutte le cessioni di prodotti agroalimentari, è fatto obbligo di riportare il prezzo all'origine, corrisposto al produttore, nelle fatture di vendita, fino a quella finale. È fatto altresì obbligo di indicare, con la medesima evidenza, per tutti i prodotti agro-alimentari esposti per la vendita al dettaglio, sia il prezzo unitario di vendita, sia il prezzo unitario all'origine, quale risulta dalle rispettive fatture di acquisto. La violazione delle disposizioni di cui al presente comma comporta l'applicazione della sanzione pecuniaria da 3.000 euro a 15.000 euro.
7. 020. Di Giuseppe, Rota.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – 1. Al fine di garantire l'avvio e il completamento delle opere previste dal Piano irriguo nazionale, di cui alla delibera CIPE n.  74 del 27 maggio 2005, è stanziata la somma di 70 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012.
7. 058. Delfino, Naro, Galletti.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – 1. Al fine di fronteggiare le calamità naturali verificatesi nell'anno 2009, è istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali un fondo di 50 milioni di euro per il risarcimento, da effettuarsi con analoghe modalità rispetto a quelle adottate dalle compagnie assicuratrici, delle imprese agricole prive di polizza assicurativa.
7. 033. Delfino, Naro, Galletti.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – 1. Il termine del 31 dicembre 2009, di cui al comma 8 dell'articolo 2 della legge 22 dicembre 2008, n.  203, concernente agevolazioni tributarie per la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina è prorogato al 31 dicembre 2010.
      2. Alle relative minori entrate provvede l'ISMEA, mediante versamento, previo accertamento da parte dell'Amministrazione finanziaria, all'entrata del bilancio dello Stato.
7. 034. Delfino, Naro, Galletti.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – (Interpretazione autentica in materia di agevolazioni tributarie a favore della piccola proprietà contadina). – 1. La condizione posta dall'articolo 4, secondo comma, della legge 6 agosto 1954, n.  604, in materia di agevolazioni tributarie a favore della piccola proprietà contadina, si intende soddisfatta qualora l'interessato risulti comunque in possesso dei requisiti richiesti fin dal momento della stipula dell'atto; analogamente si considera soddisfatta tale condizione in presenza di certificato definitivo rilasciato, a cura dell'ente preposto, nel termine di tre anni decorrenti dalla data di registrazione dell'atto.
7. 0703. Fiorio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – (Modificazioni al decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122). – 1. L'articolo 40-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122, è abrogato.
*7. 0800. Di Giuseppe, Rota.

      Dopo l'articolo 7, aggiungere il seguente:
      Art. 7.1. – (Modificazioni al decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122). – 1. L'articolo 40-bis del decreto-legge 31 maggio 2010, n.  78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.  122, è abrogato.
*7. 0801. Marco Carra, Fiorio, Zucchi, Pizzetti, Oliverio, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

A.C. 2260-A/R – Articoli aggiuntivi all'articolo 7-ter

ARTICOLI AGGIUNTIVI RIFERITI ALL'ARTICOLO 7-TER DEL DISEGNO DI LEGGE

      Dopo l'articolo 7-ter, aggiungere il seguente:
      Art. 7-ter.1. – 1. A decorrere dal 1o gennaio 2010, le agevolazioni contributive previste dall'articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter, della legge 11 marzo 1988, n.  67, e successive modificazioni, sono così determinate:
          a) nei territori montani particolarmente svantaggiati la riduzione contributiva compete nella misura del 75 per cento dei contributi a carico del datore di lavoro, previsti dal citato articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter, della legge n.  67 del 1988;
          b) nelle zone agricole svantaggiate, compresi le aree dell'obiettivo «convergenza» di cui al Regolamento (CE) n.  1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, nonché i territori dei comuni delle regioni Abruzzo, Molise e Basilicata, la riduzione contributiva compete nella misura del 68 per cento.

      2. All'articolo 82, comma 11, lettera a), del decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.  133, le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,27 per cento».
7-ter. 06. Di Giuseppe, Rota.

      Dopo l'articolo 7-ter, aggiungere il seguente:
      Art. 7-ter.1. – (Disposizioni in materia di contributi previdenziali agricoli). – 1. Il termine «contenzioso» di cui all'articolo 2, comma 506, della legge 24 dicembre 2007, n.  244, è da intendersi riferito non solo ai contenziosi per i quali i giudizi di merito siano ancora pendenti, ma anche a quelli per i quali le procedure di recupero siano state avviate o siano ancora da avviare da parte dell'INPS a seguito di procedimenti iniziati entro il 31 dicembre 2007 e conclusi con sentenza passata in giudicato.
      2. Per le aziende ed i lavoratori del settore agricolo che hanno aderito all'accordo per la ristrutturazione dei debiti contributivi nei confronti dell'INPS, la parte del debito stralciata concorre, ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e relative addizionali ovvero ai fini dell'imposta sul reddito delle società, a formare il reddito per l'intero ammontare nell'esercizio in cui è stata stralciata ovvero, a scelta del contribuente, in quote costanti nell'esercizio successivo e nei successivi, ma non oltre il quarto. Per i soggetti che esercitano l'opzione per la ripartizione in più esercizi, alle quote costanti imputate negli esercizi successivi al primo si applica una maggiorazione del 2,5 per cento annuo.
7-ter. 013. Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Graziano.

A.C. 2260-A/R – Articoli aggiuntivi all'articolo 7-undecies

ARTICOLI AGGIUNTIVI RIFERITI ALL'ARTICOLO 7-UNDECIES DEL DISEGNO DI LEGGE

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Sgravi fiscali). – 1. Il canone a titolo ricognitorio previsto dall'articolo 48, primo comma, lettera e), del testo unico delle leggi sulla pesca, di cui al regio decreto 8 ottobre 1931, n.  1604, e successive modificazioni, si applica, nei modi e nei tempi di cui al comma 2, anche alle concessioni di aree del demanio marittimo e del mare territoriale rilasciate a imprese, ancorché singole, per l'esercizio di attività di piscicoltura, molluschicoltura, crostaceicoltura, alghicoltura, nonché per la realizzazione di manufatti per il conferimento, il mantenimento, la depurazione, l'eventuale trasformazione e la prima commercializzazione del prodotto allevato dalle stesse imprese.
      2. L'efficacia della disposizione di cui al comma 1 è subordinata all'emanazione, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, che individua i soggetti destinatari dell'agevolazione nel limite massimo di spesa di 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2010.
      3. Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione del comma 1, nel limite massimo di spesa di 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione lineare degli stanziamenti di parte corrente alle autorizzazioni di spesa come rifinanziate dalla tabella C della legge 23 dicembre 2009, n.  191.
7-undecies. 042. Sani, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino, Graziano.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Disposizioni di interpretazione autentica in materia di esenzione dall'ICI dei fabbricati rurali). – 1. All'articolo 23, comma 1-bis, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.  207, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2009, n.  14, sono apportate le seguenti modificazioni:
          a) dopo le parole: «nel catasto fabbricati,» sono inserite le seguenti: «indipendentemente dalla categoria catastale attribuita,»;
          b) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Resta fermo quanto previsto dall'articolo 9, comma 3, lettera e), del citato decreto-legge n.  557 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 1994, e successive modificazioni».
7-undecies.046. Brugger, Zeller, Nicco.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera). – 1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1063, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, è rifinanziata per l'importo di 86 milioni di euro per l'anno 2010, quale dotazione del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera in Italia per il quinto anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria. Le disponibilità dello stanziamento del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera, per un ammontare fino a 43 milioni di euro, possono essere utilizzate per il pagamento dei saldi contributivi relativi all'anno 2009.
      2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1, si provvede mediante le maggiori entrate derivanti dall'applicazione della disposizione di cui al comma 3.
      3. All'articolo 82 del decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008. n.  133, al comma 11, lettera a), le parole: «0,30 per cento» sono sostituite dalle seguenti: «0,25 per cento».
7-undecies. 0709. Di Giuseppe, Rota

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera). – 1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1063, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, è rifinanziata per l'importo di 86 milioni di euro per l'anno 2010, quale dotazione del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera in Italia per il quinto anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria. Le disponibilità dello stanziamento del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera, per un ammontare fino a 43 milioni di euro, possono essere utilizzate per il pagamento dei saldi contributivi relativi all'anno 2009.
      2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 1, pari a 86 milioni di euro per l'anno 2010, si provvede, quanto a 65 milioni di euro, a valere sulle risorse di cui all'articolo 2, comma 55, della legge 23 dicembre 2009, n.  191, compatibilmente con i vincoli di finanzia pubblica e, quanto a 21 milioni di euro, a valere sulle risorse iscritte nello stato di previsione dell'AGEA senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
7-undecies. 0710. Zucchi, Lulli, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Motta.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera). – 1. L'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1063, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, è rifinanziata per l'importo di 65 milioni di euro per l'anno 2010, quale dotazione del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera in Italia per il quinto anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria. Le disponibilità dello stanziamento del Fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera, per un ammontare fino a 43 milioni di euro, possono essere utilizzate per il pagamento dei saldi contributivi relativi all'anno 2009.
      2. All'articolo 2, comma 48, della legge 23 dicembre 2009, n.  191, le parole: «100 milioni», sono sostituite dalle seguenti: «35 milioni».
      3. Il Fondo di cui all'articolo 7-quinquies, comma 1, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n.  5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.  33, come integrato dall'articolo 2, comma 250, della legge 23 dicembre 2009, n.  191, è ridotto di 65 milioni di euro per il 2010.
7-undecies. 0712. Di Giuseppe, Rota.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Credito d'imposta per il costo del gasolio impiegato in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica). – 1. Al fine di contrastare l'elevato innalzamento dei costi di produzione e la volatilità dei prezzi delle materie prime nel comparto agricolo, per i periodi d'imposta in corso al 31 dicembre 2010 e al 31 dicembre 2011 e nel limite complessivo di 20 milioni di euro per ciascun anno di riferimento, è riconosciuto un credito di imposta su quota parte del costo del gasolio impiegato in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica. Il credito d'imposta deve essere indicato, a pena di decadenza, nella dichiarazione dei redditi ed è utilizzabile a decorrere dalla data di ricevimento della comunicazione di cui al successivo comma 2, in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.  241. Il credito d'imposta non dà luogo a rimborso e non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, né del valore della produzione netta ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917.
      2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità di attuazione dirette a disciplinare, tra l'altro, il rilascio di una preventiva autorizzazione per la fruizione del beneficio al fine di garantire, mediante l'attività di monitoraggio, il rispetto del limite annuo stabilito.
      3. Il credito di imposta di cui al comma 1 è concesso nei limiti di quanto disposto dal Regolamento (CE) 20 dicembre 2007, n.  1535, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli, a valere sulle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale 19 febbraio 2010.
      4. Rimane salva la facoltà per le regioni di far fronte a eventuali ulteriori necessità eccedenti la quota nazionale mediante il ricorso alle quote ad esse assegnate ai sensi del decreto ministeriale 30 marzo 2009.
      5. Ai maggiori oneri derivanti dall'applicazione del comma 1, pari a 10 milioni di euro nel 2010, a 20 milioni di euro nel 2011 e a 10 milioni di euro nel 2012 si provvede mediante corrispondente riduzione lineare delle dotazioni di parte corrente relative alle autorizzazioni di spesa i cui stanziamenti sono iscritti in bilancio come spese rimodulabili, e come determinate dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n.  191.”
7-undecies. 0718. Marco Carra, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – (Credito d'imposta per le coltivazioni sotto serra). – 1. Al fine di contrastare l'elevato innalzamento dei costi di produzione e la volatilità dei prezzi delle materie prime nel comparto agricolo, per i periodi d'imposta in corso al 31 dicembre 2010 e al 31 dicembre 2011 e nel limite complessivo di 15 milioni di euro per ciascun anno di riferimento, è riconosciuto un credito di imposta su quota parte del costo del gasolio utilizzato nelle coltivazioni sotto serra. Il credito d'imposta deve essere indicato, a pena di decadenza, nella dichiarazione dei redditi ed è utilizzabile a decorrere dalla data di ricevimento della comunicazione di cui al successivo comma 2, in compensazione ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n.  241. Il credito d'imposta non dà luogo a rimborso e non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi, né del valore della produzione netta ai fini dell'imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917.
      2. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono stabilite le modalità di attuazione dirette a disciplinare, tra l'altro, il rilascio di una preventiva autorizzazione per la fruizione del beneficio al fine di garantire, mediante l'attività di monitoraggio, il rispetto del limite annuo stabilito.
      3. Il credito di imposta di cui al comma 1 è concesso nei limiti di quanto disposto dal Regolamento (CE) 20 dicembre 2007, n.  1535, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti de minimis nel settore della produzione dei prodotti agricoli, a valere sulle quote disponibili della riserva nazionale di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto ministeriale 19 febbraio 2010.
      4. Rimane salva la facoltà per le regioni di far fronte a eventuali ulteriori necessità eccedenti la quota nazionale mediante il ricorso alle quote ad esse assegnate ai sensi del decreto ministeriale 30 marzo 2009.
      5. Ai maggiori oneri derivanti dall'applicazione del comma 1, pari a 7,5 milioni di euro nel 2010, 15 milioni di euro nel 2011 e 7,5 milioni di euro nel 2012 si provvede mediante corrispondente riduzione lineare delle dotazioni di parte corrente relative alle autorizzazioni di spesa i cui stanziamenti sono iscritti in bilancio come spese rimodulabili, e come determinate dalla tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n.  191.
7-undecies. 0719. Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

      Dopo l'articolo 7-undecies, aggiungere il seguente:
      Art. 7-undecies.1. – 1. All'articolo 2, comma 33, secondo periodo, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n.  262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n.  286, le parole: «, ivi compresi quelli relativi ai fabbricati inclusi nell'azienda agricola,» sono soppresse.
7-undecies. 0720. Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.

A.C. 2260-A/R – Articolo 7-duodecies

ARTICOLO 7-DUODECIES DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 7-duodecies.
(Disposizioni per la rilevazione della produzione di latte di bufala).

      1. Al fine di assicurare la più ampia tutela degli interessi dei consumatori e garantire la concorrenza e la trasparenza del mercato, gli allevatori bufalini sono obbligati ad adottare strumenti per la rilevazione, certa e verificabile, della quantità di latte prodotto giornalmente da ciascun animale, secondo le modalità disposte con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, sentite le regioni interessate.

A.C. 2260-A/R – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,
          premesso che:
              dalla metà del mese di ottobre 2009 i dipendenti dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari hanno proclamato – con l'avallo di tutte le sigle sindacali – lo stato di agitazione;
              le motivazioni risiedono fondamentalmente nel perdurare del mancato riconoscimento di uno status giuridico appropriato per il personale dell'ICQRF in virtù delle particolari attribuzioni di legge ad esso demandate e ben diverse da quelle assegnate alla maggior parte del personale del «comparto ministeri». Infatti, per la peculiarità delle attività istituzionali (controllo dell'intero comparto agroalimentare), tutto il personale in parola ha la qualifica di polizia giudiziaria;
              con il passare degli anni sono stati attribuiti all'Ispettorato nuove funzioni: vigilanza sugli organismi di controllo DOP/IGP/biologico; sostituzione organismi di controllo nel settore delle produzioni regolamentari e dell'agricoltura biologica; certificazione dei vini ad IGT;
              contemporaneamente al crescere delle funzioni e dei compiti, i lavoratori dell'Ispettorato, come più volte denunciato dall'Ugl politiche agricole e da altre sigle sindacali, si vedono diminuire le retribuzioni accessorie legate alle prestazioni eccedenti ed ai nuovi e maggiori compiti assegnati di volta in volta;
              dopo l'abolizione dell'indennità di missione nel 2006, quest'anno, i lavoratori dell'Ispettorato, insieme al resto del personale del Ministero, hanno subito la mancata restituzione di 1,55 milioni di euro tagliati dal Fondo unico di amministrazione 2009;
              la protesta dei lavoratori si sostanzia principalmente nel rispetto pedissequo dell'orario di servizio e delle norme contrattuali per i dipendenti pubblici del comparto ministeri e nella revoca della disponibilità (richiesta dall'Amministrazione) alla guida delle autovetture di servizio. Quest'ultima forma di protesta rappresenta una particolare riduzione della capacità di controllo del settore agroalimentare in quanto, non disponendo gli uffici di autisti o figure equivalenti, i funzionari debbono utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere le aziende da controllare con evidenti ripercussioni sul lato dell'efficienza ed efficacia del controllo;
              gli effetti prodotti dall'agitazione consistono nella mancata effettuazione dei controlli a carico delle ditte produttrici e di trasformazione tra cui le migliaia di aziende vinicole che in questo periodo stanno procedendo alla vinificazione e a pratiche enologiche quale l'innalzamento del grado alcolico dei vini nuovi ottenuti, per le quali percepiscono dall'Unione europea milioni di euro (cosiddetta pratica enologica di «arricchimento»), delle migliaia di aziende olearie proprio all'inizio della nuova campagna di molitura e dei varchi doganali in Italia. Si pensi, a titolo di esempio, ai prodotti che potrebbero essere impunemente introdotti: agrumi trattati con guazatina, un antifungino cancerogeno vietato in Italia; oli d'oliva provenienti da paesi extra UE spacciati poi per «made in Italy»; passate di pomodori di scarsa qualità provenienti dalla Cina che divengono nazionali;
              v’è, ultimo ma non da ultimo, da ricordare anche il rischio costituito della commercializzazione di prodotti «taroccati» spacciati per prodotti di qualità (DOP/IGP e biologico) in conseguenza del mancato controllo degli organismi di certificazione recentemente assegnato all'Ispettorato con la legge 27 dicembre 2006, n.  296;
              nel 2008 l'attività dell'Ispettorato, a tutto beneficio della produzione agroalimentare italiana d'eccellenza, era stata apprezzata da tutti gli operatori, Ministro compreso, per la serietà e l'efficienza della stessa: nel 2008 l'Ispettorato ha effettuato 37.035 sopralluoghi controllando 29.150 operatori accertando che di questi ultimi l'11,8 per cento era irregolare. Sono state inoltre elevate 4547 contestazioni amministrative, inoltrate all'autorità giudiziaria, 543 notizie di reato ed effettuato sequestri per un valore di 181.598.065 euro;
              non si possono ignorare le legittime richieste dei lavoratori dell'Ispettorato, il cui stato di agitazione sta avendo gravi ed immediate ricadute penalizzando in egual misura sia i cittadini/consumatori, esposti in tal modo alle frodi agroalimentari, sia le aziende serie che operano correttamente e che investono quotidianamente risorse per la promozione dei loro prodotti,

impegna il Governo

ad adottare tutti i necessari provvedimenti per una modifica strutturale dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agro-alimentari prevedendo un potenziamento, sia di personale che finanziario, al fine di garantire la puntuale e capillare attività ispettiva contro le frodi alimentari.
9/2260-AR/1. Catanoso, Torrisi.


      La Camera,
          premesso che:
              la situazione di grande difficoltà dell'agricoltura, che coinvolge sia l'Italia che il resto dell'Europa, rende necessario intervenire con tempestività ed urgenza, in particolare nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno, a sostegno delle aziende agricole che costituiscono una realtà economico-sociale di elevato spessore, ma che, a causa del crollo dei prezzi delle materie prime agricole, rischiano la chiusura con il conseguente e drastico taglio dei posti di lavoro;
              gli agricoltori, non certo rassegnati a veder morire le proprie aziende insieme al settore primario, a fronte dei sempre più gravosi costi di produzione e dei redditi ovunque in calo, sollecitano le autorità di governo affinché, nel rispetto degli impegni presi ed in coerenza con quanto hanno già fatto altri paesi, adottino misure immediate e concrete che, garantendo maggiori risorse e liquidità alle aziende, consentano il raggiungimento di un giusto riequilibrio dei redditi, onde gettare le basi di un nuovo progetto di politica agraria,

impegna il Governo

a promuovere per le aree del Mezzogiorno, d'intesa con le Regioni, un piano-programma per sostenere le aziende agricole in serie difficoltà economico-gestionali, al fine di rilanciare l'agricoltura e di renderla più competitiva, in modo che essa possa affermarsi con i suoi eccellenti prodotti di qualità nel mercato internazionale e nell'ampia e complessa rete della commercializzazione e della distribuzione dei prodotti di primo ed immediato consumo.
9/2260-AR/2. Mario Pepe (PD).


      La Camera,
          premesso che:
              il disegno di legge in esame rappresenta uno dei principali provvedimenti cui il Governo ha affidato in questa legislatura il rilancio competitivo del sistema agroalimentare, colpito da una grave crisi congiunturale;
              il medesimo provvedimento contiene, fra l'altro, importanti disposizioni, volte ad affrontare il tema della tutela dei diritti dei consumatori e della difesa delle produzioni italiane attraverso la tracciabilità e l'etichettatura;
              risulta pertanto apprezzabile lo sforzo e l'impegno che sin dall'inizio della legislatura, il Governo e il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, stanno compiendo al fine di prevenire e reprimere le frodi commerciali alimentari, nonché delle violazioni in materia di rintracciabilità delle produzioni agroalimentari, attraverso l'introduzione delle norme previste, rigorose e importanti, i cui effetti positivi saranno senz'altro avvertiti in breve tempo;
              occorre tuttavia affiancare per i prodotti agroalimentari del «made in Italy», oltre alle disposizioni già previste in tema di etichettatura di origine, politiche di marketing e di sostegno alla commercializzazione, sostenendo le imprese del settore che effettuano investimenti nel marketing e nella commercializzazione per la vendita dei prodotti italiani nel mondo,

impegna il Governo

valutare l'opportunità, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, di assumere iniziative finalizzate a sostenere le imprese agroalimentari, attraverso il marketing territoriale, nonché lo sviluppo dell'immagine regionale e della distribuzione dell'internazionalizzazione dei prodotti del cosiddetto «made in Italy» al fine di competere sui mercati internazionali, con maggiore integrazione.
9/2260-AR/3. Nastri.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame ha lo scopo di rafforzare la competitività del settore agroalimentare e, con riferimento all'etichettatura prevista dalla nuova formulazione dell'articolo 6 approvata in sede di Commissione, si stabilisce l'obbligo di riportare nell'etichetta anche l'indicazione del luogo di origine o di provenienza dei prodotti alimentari posti in commercio, al fine di assicurare una completa informazione ai consumatori;
              l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti alimentari, oltre a fornire maggiori garanzie di qualità e una maggiore tutela per la salute dei fruitori dei beni tracciati, assicurano una tutela maggiore per l'intero sistema produttivo agroalimentare nazionale rappresentante un settore di eccellenza a livello internazionale;
              con l'apertura globalizzata del mercati l'intero sistema produttivo è continuamente sottoposto ad una forte pressione competitiva che non sempre avviene secondo chiare e leali regole di mercato;
              importanti settori di eccellenza del sistema produttivo del Paese, riconosciuti ed apprezzati in tutto il mondo, dal comparto agroalimentare a quello tessile, al calzaturiero e al motoristico, per citarne alcuni, sono oggi fortemente minacciati da tali forme di concorrenza sleale, a danno dell'intera economia nazionale e dei consumatori;
              per garantire una maggiore trasparenza e correttezza del mercato è indispensabile adottare misure di certificazione della qualità dei prodotti nazionali che evidenzino il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione e la tracciabilità dei prodotti stessi;
              l'introduzione di un sistema di tracciabilità e certificazione non solo consentirebbe alle imprese di qualificare la propria produzione, ma permetterebbe anche ai consumatori di indirizzare le proprie scelte verso prodotti di alta qualità assicurando, al contempo, una maggiore garanzia per la salute e l'ambiente;
              da diverso tempo si richiede con vigore alla Comunità europea e al Governo di intervenire per salvaguardare la competitività delle aziende italiane attraverso l'adozione di misure che tutelino il mercato del «Fatto in Italia»,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di attuare le più opportune iniziative volte ad estendere le misure di cui al presente provvedimento a tutte le produzioni nazionali, con particolare riferimento a quelle che rappresentano prodotti di eccellenza, al fine di tutelare la qualità dei prodotti e garantire una tutela maggiore per la salute dei consumatori.
9/2260-AR/4. Frassinetti.


      La Camera,
          premesso che:
              i produttori di uve, soprattutto in alcune aree del Meridione, stanno affrontando una grave crisi economica a causa del prezzo irrisorio con il quale viene quotata la loro produzione;
              tale situazione rischia di determinare una crisi irreversibile per molte aziende agricole, colpendo oltretutto un settore, quello agricolo, che rappresenta uno degli assi principali del sistema produttivo meridionale,

impegna il Governo

a studiare e realizzare, in concorso con le regioni interessate, misure concrete atte a sostenere le aziende agricole produttrici di uve affinché le stesse non siano, nel prossimo futuro, costrette ad abbandonare tali produzioni o peggio ancora a dovere dichiarare fallimento.
9/2260-AR/5. Iannaccone, Belcastro, Gaglione, Milo, Sardelli.


      La Camera,
          premesso che:
              il disegno di legge in esame persegue l'obiettivo di rilanciare il settore agroalimentare, avuto riguardo principalmente all'attività di contrasto delle frodi nel medesimo settore nonché a un impiego efficace ed efficiente delle risorse destinate all'amministrazione dell'agricoltura;
              con il testo si è provveduto a sviluppare la possibilità di aumentare il ricorso alle biomasse, come combustibile di elevata qualità distaccandosi sempre più dal rifiuto, oltre che attraverso la riforma tout court del settore agricolo, anche attraverso la definizione e la messa in pratica di veri e propri distretti energetici basati sulla biomassa che consentano di chiudere la filiera in un contesto definito sia da un punto di vista geografico che dell'insieme dei soggetti che devono interagire e che massimizzino effettivamente tutte le ricadute;
              la valorizzazione del comparto delle agro-energie e del sistema delle biomasse per la produzione di energia è essenziale in quanto ha la capacità di influenzare molti settori e pertanto può essere un valido strumento per promuovere lo sviluppo sostenibile dei terreni non più utilizzati per la produzione alimentare, per la difesa del territorio a rischio di degrado, la valorizzazione dell'intero ciclo di lavorazione del settore agricolo, la diffusione stabile nel contesto agricolo delle coltivazioni dedicate;
              lo sviluppo del comparto delle agroenergie richiede però un maggiore coordinamento delle normative che incidono sul settore, in particolare tra il decreto ministeriale del 10 settembre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.  219 del 18 settembre 2010 che emana le linee guida per l'autorizzazione degli impianti a fonti rinnovabili e il decreto-legge n.  78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  122 del 2010, che ha introdotto la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), in sostituzione della dichiarazione di inizio attività (DIA), che hanno creato diversi dubbi sull'applicazione degli impianti a biomasse di piccola potenza inferiori a 1 MW, attualmente sottoposti al regime della DIA e rispetto alla dizione contenuta alla tabella 1, ovvero 3 KW T, non tecnicamente pertinenti con i parametri tecnici da utilizzare per le biomasse agricole, in quanto non corrisponde al limite di 1000 KWe nel caso di utilizzo di biomasse agricole in impianti costituiti da caldaie a turbine,

impegna il Governo

in futuri provvedimenti, ai fini di coniugare lo sviluppo delle agro-energie con l'esigenza di tutela del territorio, semplificando l'intero sistema normativo ed amministrativo, a chiarire i confini applicativi della SCIA, prevedendo in maniera esplicita che gli impianti di produzione di energia rinnovabile di piccola potenza siano realizzati tramite SCIA ed eliminare la dizione contenuta alla tabella 1 ovvero 3 KW T, delle linee guida sulle fonti rinnovabili non tecnicamente pertinenti con i parametri tecnici da utilizzare per le biomasse agricole, in quanto non corrisponde al limite di 1000 KWe nel caso di utilizzo di biomasse agricole in impianti costituiti da caldaie a turbine.
9/2260-AR/6. Di Biagio, Barbaro, Bellotti.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame reca alcune significative misure in favore della competitività del settore agroalimentare;
              al fianco degli aspetti trattati dal provvedimento in esame, a partire da quello dell'indicazione di origine in etichetta al fine di contrastare la contraffazione agroalimentare e di tutelare il «Made in Italy» di qualità, vi è anche il grande tema delle molteplici attività economiche che gravitano intorno al settore dell'agricoltura, particolarmente cruciale per l'economia del Mezzogiorno, che infatti nel primo trimestre del 2010 ha avuto un ruolo importante nella pur modesta crescita del PIL nazionale rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, una volta entrato in vigore il provvedimento in esame e nell'ottica di realizzare nel corso della legislatura un piano organico di misure di ampio respiro in favore del settore agricolo in tutte le sue sfaccettature, di ulteriori iniziative volte a stimolare e rafforzare in modo specifico le importanti attività economiche, nei settori del turismo rurale e dell'enogastronomia di qualità legata ai territori, connesse al mondo della terra e delle tradizioni agricole.
9/2260-AR/7. Cosenza, Scalia.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive ormai in piena emergenza con bilanci sempre in rosso e imprese a forte rischio chiusura;
              è di questi giorni l'allarme prezzi sui prodotti di largo consumo;
              sui mercati internazionali i listini delle materie prime agricole continuano a rimanere in tensione con inevitabili ricadute sui prezzi di consumo;
              i comparti maggiormente sotto osservazione sono carni, latte, i cereali, con relative farine derivate, e il pomodoro;
              in Italia, in particolare, il problema appare essere quello della tenuta dei consumi che nel 2009, complice anche la crisi economica, sono calati del 2 per cento circa in valore corrente;
              negli ultimi quindici anni i prezzi dei prodotti alimentari sono cresciuti in media per anno più dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli e nello stesso periodo i costi di produzione sono aumentati con una dinamica ancora maggiore, sia a livello italiano sia europeo;
              l'aumento contenuto dei prezzi all'origine dei prodotti agricoli non ha impedito che i prezzi al consumo degli alimentari registrassero incrementi più consistenti, mentre i redditi delle imprese agricole venivano erosi dall'aumento più rapido dei costi di produzione;
              il risultato è che il reddito degli agricoltori italiani si è ridotto del 21 per cento dal 2008 al 2009 e addirittura del 36 per cento dal 2000 al 2009,

impegna il Governo

ad attivarsi maggiormente nel settore agricolo con politiche adeguate a livello comunitario e nazionale, al fine di combattere i persistenti squilibri lungo le filiere, valorizzare il prodotto agricolo e generare nuovo valore sulla filiera stessa con politiche fiscali, previdenziali e di settore per tutti i protagonisti del comparto alimentare.
9/2260-AR/8. Delfino, Libè.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive ormai in piena emergenza con bilanci sempre in rosso e imprese a forte rischio chiusura;
              alcuni comparti risentono di tale stato di crisi generalizzata in modo molto forte, tanto da apparire come settori in situazione estremamente emergenziale;
              il settore bieticolo-saccarifero italiano rientra sicuramente tra questi;
              infatti, senza gli interventi più volte annunciati dal Governo e finora non concretizzati, molte aziende agricole e stabilimenti del settore in questione chiuderanno i battenti con un danno economico e sociale di enormi proporzioni;
              la mancanza di risorse a sostegno di questo settore condanna di fatto all'estinzione una realtà produttiva molto importante per l'intero sistema agroalimentare nazionale e rischia di mandare sul lastrico imprese e produttori,

impegna il Governo

ad attivarsi concretamente al fine di reperire tempestivamente le risorse economiche necessarie al fine del rilancio del settore in questione che rappresenta uno dei comparti di punta dell'intero settore agroalimentare.
9/2260-AR/9. Libè, Galletti.


      La Camera,
          premesso che:
              il disegno di legge in esame contiene importanti disposizioni volte a tutelare i consumatori attraverso l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti alimentari, al fine di migliorarne l'informazione;
              in particolare, l'articolo 6 del provvedimento, che dispone in materia di etichettatura dei prodotti alimentari, prevede norme che intendono garantire completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati, al fine di rafforzarne la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari;
              a tal proposito risulta importante affiancare alle disposizioni suddette, un'adeguata campagna istituzionale di promozione, anche mediante la forma della «pubblicità progresso», diretta ad accrescere il livello di conoscenza dei consumatori in merito alle informazioni contenute nelle etichette dei prodotti alimentari,

impegna il Governo

a prevedere nell'anno 2010 una campagna istituzionale come esposta in premessa, attraverso il finanziamento di progetti di comunicazione a carattere pubblicitario delle amministrazioni dello Stato, ritenuti di particolare utilità sociale o di interesse pubblico, a sostegno della tutela e dell'informazione dei consumatori di prodotti agroalimentari.
9/2260-AR/10. Beccalossi, Biava, Catanoso, D'Ippolito Vitale, De Camillis, De Girolamo, Di Caterina, Dima, Faenzi, Gottardo, Marinello, Nastri, Nola, Romele, Taddei, Rosso, Paolo Russo, Torrisi.


      La Camera,
          premesso che:
              il settore legato all'agricoltura biologica è in positiva costante crescita, e il nostro Paese può vantarsi di essere all'avanguardia in tutta Europa e quinto nel mondo in questo importante settore. Un terzo di tutte le aziende biologiche europee è italiano;
              rispetto al 2008, vi è stato un incremento del 23 per cento negli acquisti di prodotti biologici, un aumento del 16 per cento nell'impiego di generi alimentari «bio» nelle mense, del 18 per cento negli agriturismi e del 20 per cento nei ristoranti;
              il consumatore italiano acquista quindi sempre più frutta e verdura, alimenti per la primissima infanzia e prodotti lattieri – caseari certificati biologici, così come coloro che operano in ristoranti e mense orientano sempre più le proprie scelte verso prodotti «bio»;
              il ruolo dell'Italia di leader in Europa nel settore di detta produzione si può quantificare in oltre un milione di ettari di terreno coltivati con criteri «bio», e in circa 50.000 aziende agricole impegnate;
              ma se l'Italia è leader nella produzione, lo stesso non accade per il consumo di prodotti biologici, che pur essendo in costante crescita rimane lontano dai livelli raggiunti da altri Paesi europei come Gran Bretagna e Germania, dove il canale di vendita del biologico è la grande distribuzione. In Italia, al contrario, i motori del consumo di biologico sono principalmente altri: i negozi specializzati, la vendita diretta da parte dei contadini e le forniture per mense scolastiche e aziendali;
              per il consumatore, la garanzia di acquistare un prodotto proveniente da agricoltura biologica è data dall'etichettatura, e per una maggiore tutela dei consumatori e per un aumento della trasparenza nella filiera, è utile provvedere all'istituzione di uno specifico logo nazionale che individui tutti quei prodotti biologici che possono vantare una filiera che – per quanto riguarda le materie prime, così come la lavorazione – sia avvenuta completamente nel nostro Paese;
              l'istituzione del logo nazionale dovrebbe così consentire all'Italia di competere anche sui mercati internazionali sotto il profilo della genuinità e della sicurezza delle produzioni biologiche, nonché migliorare l'identificazione dei prodotti biologici a favore di una corretta informazione dei consumatori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di istituire un logo nazionale dell'agricoltura biologica, riservato ai prodotti biologici per i quali tutte le fasi del processo di produzione sono interamente realizzate sul territorio nazionale, nonché sono italiane tutte le eventuali materie prime utilizzate, con l'obiettivo di valorizzare e consolidare la posizione delle produzioni biologiche italiane all'interno del sistema agroalimentare, e per offrire ai consumatori tutte le informazioni necessarie ad un consumo responsabile.
9/2260-AR/11. Di Giuseppe, Rota.


      La Camera,
          premesso che:
              lo scopo dei marchi europei di qualità è quello di differenziare alcuni tipi di prodotti alimentari dagli altri e di fornire maggiori garanzie di qualità nonché informare i cittadini-consumatori sulle peculiarità di questi cibi;
              i marchi di qualità – verso i quali è indispensabile intervenire con opportune forme di tutela – dedicati ai prodotti alimentari sono quattro, e sono destinati ai prodotti da agricoltura biologica, ai prodotti con denominazioni di origine protetta (DOP), alle indicazioni geografiche protette (IGP), alle specialità tradizionali garantite (STG);
              si deve tenere presente che il cittadino consumatore rivolge oggi una forte attenzione sia alle tematiche della sicurezza alimentare, sia ai valori etici che possono essere associati al consumo dei prodotti: l'ambiente, il benessere animale, il contesto territoriale;
              l'approvazione dei regolamenti comunitari in materia di alimenti e mangimi geneticamente modificati, nonché in merito alla tracciabilità ed etichettatura dei medesimi (regolamenti (CE) n.  1829/2003 e n.  1830/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 settembre 2003), rischia di produrre effetti a catena anche nel nostro Paese, in assenza di un chiaro contesto nazionale di riferimento e di garanzia per la netta separazione delle filiere e la tutela delle produzioni di qualità;
              un ampio fronte di organizzazioni rappresentative degli agricoltori, delle imprese della trasformazione alimentare e dei consumatori ha a più riprese promosso anche nel nostro Paese iniziative tendenti a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle conseguenze che potrebbero verificarsi nel sistema agro-alimentare nazionale a seguito dell'introduzione delle biotecnologie in questo campo, in una situazione di perdurante incertezza del quadro scientifico e senza valutare adeguatamente le specificità della situazione italiana;
              l'Italia presenta del resto un sistema agroalimentare unico, fortemente interconnesso con i contesti territoriali e culturali delle varie regioni del Paese. La nostra produzione si è affermata nel mondo per la qualità: i prodotti certificati a vario titolo, a denominazione di origine protetta, classificati come tipici e tradizionali o ottenuti con il metodo biologico, costituiscono una realtà in crescita vertiginosa, la più efficace carta vincente che l'agroalimentare italiano può giocare in uno scenario internazionale tendente alla globalizzazione e all'appiattimento del gusto,

impegna il Governo

ad adottare le opportune iniziative, anche normative, in applicazione del principio di precauzione di cui all'articolo 174 del Trattato istitutivo della Comunità europea e a salvaguardia della sicurezza e della qualità della produzione agroalimentare nazionale, volte a prevedere il divieto dell'utilizzo – seppur in percentuali estremamente basse – di materie prime agricole, mangimi animali e additivi contenenti OGM, nella preparazione di prodotti a qualità regolamentata (DOC, DOCG, IGT, biologici).
9/2260-AR/12. Rota, Di Giuseppe.


      La Camera,
          premesso che:
              il mercato italiano del biologico attraversa una stagione sostanzialmente positiva, con i consumi interni in crescita, sia come fornitura per la ristorazione collettiva, sia con incrementi della vendita diretta e la filiera corta, a cui si aggiunge una richiesta dall'estero di prodotto italiano in continua espansione. Si tratta di circa 50 mila imprese che hanno scelto di produrre biologico, e comunque di un mercato con grandi potenzialità di ulteriore espansione;
              è necessario valorizzare maggiormente il settore, evidenziandone il valore aggiunto in termini di maggiore sicurezza alimentare, e di maggiore rispetto per l'ambiente, il territorio e il benessere animale, favorendo tra l'altro una politica di internazionalizzazione vera che sia l'occasione per far sentire il «peso» del biologico italiano in Europa,

impegna il Governo

a sostenere e a rafforzare il settore dell'agricoltura biologica italiana con maggiori risorse finanziarie anche attraverso il rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo dell'agricoltura biologica e di qualità istituito dall'articolo 59 della legge 23 dicembre 1999, n.  488, al fine di promuovere lo sviluppo di una produzione agricola e alimentare di qualità ed ecocompatibile.
9/2260-AR/13. Zazzera, Favia, Di Giuseppe, Rota.


      La Camera,
          premesso che:
              la modernizzazione del sistema agro-alimentare ha favorito, negli ultimi decenni, la crescita ed il consolidamento di «filiere lunghe», modalità di distribuzione dominate da imprese di grandi dimensioni e che operano su mercati globali, in cui la necessità di standardizzazione e di flessibilità di approvvigionamento ha portato all'omologazione delle culture produttive agricole e alla conseguente uniformità dei gusti e dei consumi, al deterioramento della diversità biologica e culturale e ad un consistente impatto ecologico, nonché alla forte riduzione della possibilità per il cittadino-consumatore di esercitare un controllo diretto sull'origine e sulle modalità di produzione di ciò che acquista e consuma;
              per contrastare questo processo, che ha determinato una perdita di potere decisionale, una riduzione dei redditi, una difficoltà di accesso al mercato, le aziende agricole hanno fatto ricorso alla «filiera corta» che significa essenzialmente «vendita diretta» dei prodotti agricoli senza intermediazioni e accesso diretto al mercato finale;
              la filiera corta è quindi quella modalità di distribuzione alimentare che prevede un rapporto diretto tra produttori e consumatori, singoli o organizzati: una procedura virtuosa che riduce il numero degli intermediari commerciali diminuendo, conseguentemente, il prezzo finale. Gli acquisti possono avvenire tramite vendita diretta, mercatini, gruppi di acquisto, cooperative di consumo o commercio elettronico. La filiera corta permette inoltre al consumatore una migliore conoscenza delle qualità intrinseche del prodotto e di chi lo produce oltre ad ottenere un prezzo vantaggioso per chi acquista ed una retribuzione equa per chi vende;
              oltre alle garanzie di qualità e al risparmio, la filiera corta offre anche la possibilità di salvaguardare l'ambiente. Utilizzare prodotti di filiera corta, originari del territorio e quindi a «chilometro zero», significa anche ridurre considerevolmente le emissioni di gas nocivi (in termini di emissioni annue una tonnellata di anidride carbonica per famiglia) e i numerosi passaggi di imballaggio e confezionamento, oltre a promuovere modelli virtuosi ed ecocompatibili di agricoltura locale;
              già il decreto ministeriale 20 novembre 2007, ha dato attuazione all'articolo 1, comma 1065, della legge 27 dicembre 2006, n.  296 (legge finanziaria 2007), sui mercati riservati all'esercizio della vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli;
              sul provvedimento in esame, in Commissione Agricoltura, era stato accolto un emendamento del gruppo Italia dei Valori, che proponeva un articolo aggiuntivo (poi stralciato) per agevolare la vendita diretta dei prodotti agricoli derivanti da filiera corta,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere idonee misure volte a riservare spazi adeguati alla vendita diretta dei prodotti agricoli derivanti da filiera corta, ed a monitorare l'esecuzione del decreto ministeriale fornendo la relativa informazione al Parlamento.
9/2260-AR/14. Monai, Di Giuseppe, Rota.


      La Camera,
          premesso che:
              nel 1980, l'Unione Europea ha istituito le quote di produzione «quote latte», allo scopo di: contenere le eccedenze del settore agricolo ed in particolare del comparto lattiero-caseario; controllare e migliorare l'equilibrio del mercato comunitario. Nel 1993 le quote latte vengono assegnate al singolo produttore sulla base della produzione precedentemente dichiarata dallo stesso;
              la nuova normativa: (decreto-legge 31 marzo 2003, n.  49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n.  119, e decreto ministeriale del 31 luglio 2003) introduce importanti cambiamenti, definendo puntualmente: ruoli, compiti e responsabilità di ciascuno degli operatori della filiera (produttori, acquirenti e trasportatori) ed in particolare gli acquirenti sono chiamati a svolgere un ruolo di primo piano;
              il decreto-legge 31 marzo 2003, n.  49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n.  119, prevede che con decreto ministeriale sia prevista la trasmissione via telematica dei dati sulla produzione delle quote-latte e il numero di bovini da latte presenti in stalla; ma attualmente si verifica che il numero dei quantitativi da latte prodotti è comunicato telematicamente, invece il numero dei capi bovini da latte è riportato a penna;
              tale situazione comporta che nessuno conosce il numero reale dei bovini presenti in stalla per quantificare effettivamente le quote latte da assegnare ad ogni singolo produttore; così si celano truffe a danno dello Stato e dell'Unione europea;
              durante l'esame in Commissione del decreto-legge 5 febbraio 2009, n.  4, recante «misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario» (AC 2263), decaduto poi il 7 aprile 2009, era stato approvato un emendamento del gruppo IDV concernente i dati, da inserire sui modelli L1 , relativi al numero dei capi bovini da latte detenuti in stalla e ai quantitativi di latte prodotti, da trasmettere per via telematica all'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) al fine di poter avviare controlli incrociati tra i dati in possesso dell'anagrafe nazionale bovina e quelli in possesso dei servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio;
              il gruppo IDV ha poi presentato un ordine del giorno in tal senso, accolto come raccomandazione il 2 aprile 2009;
              anche in questa occasione, con il provvedimento in esame, «disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare», il testo approvato nel corso dell'esame in sede referente aveva accolto lo stesso emendamento, in seguito diventato articolo 7-quinquies del provvedimento, ma la Commissione ne ha poi proposto lo stralcio,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di porre rimedio alla situazione indicata in premessa mediante l'adozione di iniziative normative in materia, al fine di introdurre nell'ordinamento misure analoghe a quanto approvato per ben due volte in Commissione Agricoltura, e rispettare l'impegno assunto con l'atto di indirizzo accolto come raccomandazione dal Governo.
9/2260-AR/15. Borghesi, Di Giuseppe.


      La Camera,
          premesso che:
              l'ingresso nel mercato italiano di fortissime quantità di pomodori di provenienza sia cinese, sia di altri paesi extracomunitari, penalizza in misura assai grave i produttori italiani che subiscono la concorrenza di paesi dove la manodopera ha costi molto bassi;
              il pomodoro di provenienza extracomunitaria viene largamente utilizzato per prodotti venduti come nazionali e questo penalizza non solo i nostri produttori agricoli, ma anche i consumatori che non hanno garanzie sulla qualità dei prodotti acquistati,

impegna il Governo:

          ad accelerare al massimo le procedure per dare attuazione a quanto previsto dal provvedimento in esame in merito all'etichettatura di prodotti alimentari con l'indicazione della provenienza delle materie prime, dando assoluta priorità ai prodotti della filiera del pomodoro;
          a fare gli opportuni passi in sede di Comunità europea al fine di rafforzare, anche in tale ambito, gli obblighi di etichettatura dei prodotti alimentari con l'indicazione della provenienza delle materie prime.
9/2260-AR/16. De Camillis, Dima, D'Ippolito Vitale, Antonione, Nola, Nastri, Paolo Russo, Biava, Beccalossi, Fogliato.


      La Camera,
          premesso che:
              il settore agricolo italiano è frutto dell'insieme delle peculiarità e delle difficoltà specifiche vissute dai singoli territori e, in tale prospettiva, il Mezzogiorno ed i territori montani particolarmente svantaggiati rivestono un'importanza cruciale per il settore primario;
              è necessario valutare con attenzione le misure utili a sostenere e rilanciare il comparto agricolo mediante un sostegno alle categorie produttive interessate;
              il 31 luglio scorso sono scadute le proroghe delle agevolazioni contributive per le aziende agricole collocate nelle zone svantaggiate e nelle zone di montagna;
              molte di queste aziende rischiano ora di chiudere schiacciate dalle difficoltà connesse sia alla loro collocazione in territori difficili in cui la meccanizzazione è assolutamente problematica sia alla dimensione aziendale che non consente di reggere una competitività oramai del tutto basata sul ribasso spietato del prezzo;
              in questi territori e in quelle aziende si produce, tuttavia, un'eccellenza agroalimentare che è il fiore all'occhiello del Made in Italy e che garantisce un contributo di primo piano all'economia italiana;
              è fondamentale sostenere queste categorie produttive, in particolare, prevedendo la proroga delle agevolazioni contributive, per i datori di lavoro agricoli in zone svantaggiate o particolarmente svantaggiate, nella misura più favorevole disposta dall'articolo 01, comma 2, del decreto-legge 10 gennaio 2006, n.  2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n.  81;
              in particolare il decreto-legge 10 gennaio 2006, n.  2, ha stabilito che:
                  nei territori montani particolarmente svantaggiati (ossia situati ad una altitudine di almeno 700 metri), lo sgravio contributivo, rispetto a quanto normalmente dovuto sul territorio nazionale, spetta nella misura del 75 per cento dei contributi a carico del datore di lavoro (pertanto la quota da versare sarà del 25 per cento, quindi più bassa rispetto alla quota del 30 per cento dovuta ai sensi dell'articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter della legge n.  67 del 1988);
                  nelle zone agricole svantaggiate, comprese le aree dell'obiettivo 1 del Regolamento (CE) n.  1260/1999, recante «Disposizioni generali sui Fondi strutturali», nonché i territori dei comuni delle regioni Abruzzo, Molise e Basilicata, lo sgravio contributivo compete nella misura del 68 per cento (pertanto la quota da versare sarà del 32 per cento, notevolmente più bassa rispetto al 60 per cento dovuta ai sensi dell'articolo 9, commi 5, 5-bis e 5-ter della legge n.  67 del 1988);
              alla luce della riforma della Politica agricola comunitaria tale intervento non si configura come di natura assistenziale bensì ha una valenza strutturale per tali imprese e per il settore intero;
              in particolare gli sgravi contributivi assumono un notevole valore in quanto intervengono nelle aree più deboli, nelle zone montane, nel Mezzogiorno, laddove la crisi sta producendo gli effetti più gravi, laddove è più difficile fare impresa, ma anche laddove si producono molte eccellenze del sistema agroalimentare del nostro Paese e dove si svolge anche un'importante funzione di presidio del territorio;
              come dichiarato più volte dallo stesso Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, le sue richieste al Ministro dell'economia e delle finanze per il sostegno al settore primario si sono concentrate su tre interventi principali uno dei quali è appunto la proroga delle agevolazioni contributive fino al 31 dicembre a sostegno delle zone svantaggiate,

impegna il Governo

ad adottare quanto prima ulteriori iniziative normative volte a prorogare, almeno fino al 31 dicembre 2010, le agevolazioni in materia previdenziale per il settore agricolo nelle modalità più vantaggiose previste dall'articolo 01, comma 2 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n.  2, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n.  81.
9/2260-AR/17. Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Siragusa, Vico.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive un momento di grave crisi che necessita di un impegno più deciso rispetto a quello che si è fatto in questo primo scorcio di legislatura;
              i dati Eurostat certificano che il reddito agricolo reale per ogni singolo lavoratore nel 2009 ha subito una diminuzione del 25 per cento rispetto al 2008. La contrazione dei redditi in Europa è stata del 12 per cento, quindi l'Italia ha un record negativo, superiore del doppio rispetto alla media europea;
              anche la situazione del credito in agricoltura è notevolmente peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 6 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
              l'agricoltura italiana necessita di politiche strutturali e di imprese che facciano scelte strategiche e coraggiose in grado di rilanciare la competitività e la produttività del comparto con scelte imprenditoriali basate su nuove strategie, che mettano al centro la ricerca e anche l'innovazione;
              l'agricoltura oggi ha bisogno anche di un approccio multifunzionale ed intersettoriale, che tenga conto delle interconnessioni che esistono con la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio, con la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei cittadini;
              siamo alla vigilia di appuntamenti importanti. È iniziato in sede comunitaria il processo di revisione della politica agricola comune, che avrà delle ripercussioni certe sul sistema agroalimentare italiano ed è necessario che il Parlamento avvii al più presto una comune riflessione, al fine di creare le condizioni per tutelare l'agricoltura italiana e per rilanciare il settore agro-alimentare;
              manca un disegno organico di rilancio e sviluppo del settore agroindustriale, a differenza degli altri Paesi europei, in particolare – per citarne qualcuno – la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno predisposto una pianificazione strategica nazionale e hanno stanziato ingenti risorse per sostenere il settore agricolo,

impegna il Governo

ad intervenire per la definizione di un patto interprofessionale che coinvolga per intero la filiera agroalimentare, dal produttore alla grande distribuzione organizzata, che sulla base della proposta avanzata e approvata dalla Conferenza Stato-regioni, fronteggi la crisi dei prezzi e aumenti il reddito disponibile per i lavoratori del settore agricolo anche con l'obiettivo di pervenire nel medio periodo ad un sistema efficiente ed efficace di assicurazione dell'impresa agricola contro i rischi economici e ambientali.
9/2260-AR/18. Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive un momento di grave crisi che necessita di un impegno più deciso rispetto a quello che si è fatto in questo primo scorcio di legislatura;
              i dati Eurostat certificano che il reddito agricolo reale per ogni singolo lavoratore nel 2009 ha subito una diminuzione del 25 per cento rispetto al 2008. La contrazione dei redditi in Europa è stata del 12 per cento, quindi l'Italia ha un record negativo, superiore del doppio rispetto alla media europea;
              anche la situazione del credito in agricoltura è notevolmente peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 6 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
              l'agricoltura italiana necessita di politiche strutturali e di imprese che facciano scelte strategiche e coraggiose in grado di rilanciare la competitività e la produttività del comparto con scelte imprenditoriali basate su nuove strategie, che mettano al centro la ricerca e anche l'innovazione;
              l'agricoltura oggi ha bisogno anche di un approccio multifunzionale ed intersettoriale, che tenga conto delle interconnessioni che esistono con la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio, con la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei cittadini;
              siamo alla vigilia di appuntamenti importanti. È iniziato in sede comunitaria il processo di revisione della politica agricola comune, che avrà delle ripercussioni certe sul sistema agroalimentare italiano ed è necessario che il Parlamento avvii al più presto una comune riflessione, al fine di creare le condizioni per tutelare l'agricoltura italiana e per rilanciare il settore agro-alimentare;
              manca un disegno organico di rilancio e sviluppo del settore agroindustriale, a differenza degli altri Paesi europei, in particolare – per citarne qualcuno – la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno predisposto una pianificazione strategica nazionale e hanno stanziato ingenti risorse per sostenere il settore agricolo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di intervenire per la definizione di un patto interprofessionale che coinvolga per intero la filiera agroalimentare, dal produttore alla grande distribuzione organizzata, che sulla base della proposta avanzata e approvata dalla Conferenza Stato-regioni, fronteggi la crisi dei prezzi e aumenti il reddito disponibile per i lavoratori del settore agricolo anche con l'obiettivo di pervenire nel medio periodo ad un sistema efficiente ed efficace di assicurazione dell'impresa agricola contro i rischi economici e ambientali.
9/2260-AR/18.    (Testo modificato nel corso della seduta) Brandolini, Oliverio, Zucchi, Agostini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              la soppressione di alcuni enti connessi all'attività del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, disposta con il decreto-legge n.  78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  122 del 2010, nell'ambito di un più ampio riordino del perimetro e dei costi della pubblica amministrazione finalizzato alla stabilizzazione finanziaria, appare del tutto insoddisfacente e non appare il frutto di un lavoro approfondito e strategico di vera razionalizzazione finalizzata al rilancio competitivo dell'azione della pubblica amministrazione;
              una maggior efficienza e razionalizzazione della pubblica amministrazione e degli enti collegati al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali è urgente, non tanto e non solo nell'ottica di sopprimerne alcuni, ma soprattutto nell'ottica di produrre un effettivo rilancio di alcuni di essi strumentali allo sviluppo del settore agricolo, come nel caso del Centro di ricerca agroalimentare (CRA) oppure dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), per velocizzare e anticipare i pagamenti dei fondi europei,

impegna il Governo

ad adoperarsi per un effettivo riordino degli enti collegati al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'ottica di fornire un significativo apporto allo sviluppo del settore e allo snellimento degli adempimenti burocratici a carico delle aziende agricole.
9/2260-AR/19. Cuomo, Mario Pepe (PD), Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              la difficile congiuntura economica nazionale e internazionale avrebbe richiesto, in questa fase, da parte del Governo, una straordinaria capacità di programmazione e l'adozione di misure eccezionali, dirette al rilancio produttivo del sistema agroalimentare, soprattutto sul piano degli investimenti, dell'innovazione e della modernizzazione del settore;
              i contenuti della programmazione finanziaria del Governo non vanno in questa direzione;
              ancora una volta, i problemi dell'agricoltura non hanno ricevuto risposte concrete, soprattutto sul fronte di una riduzione degli alti costi produttivi e dei pesanti oneri sociali a carico delle imprese agricole,

impegna il Governo

a dare piena attuazione al Fondo per le crisi di mercato, di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, prevedendone il contestuale rifinanziamento, al fine di dare un concreto sostegno alle imprese dei settori produttivi agricoli maggiormente colpiti dalla situazione di crisi economica e di mercato.
9/2260-AR/20. Marrocu, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive un momento di grave crisi che necessita di un impegno più deciso rispetto a quello che si è fatto in questo primo scorcio di legislatura;
              la crisi ha prodotto quattro effetti principali: una diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese; un peggioramento sensibile del margine di filiera,; un allargamento della forbice tra prezzi al consumo e prezzi agricoli alla produzione e, ancora, una diminuzione dei redditi;
              in tale contesto, anche la situazione del credito in agricoltura è notevolmente peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 6 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
              le crescenti difficoltà incontrate sul mercato creditizio dalle aziende agricole, rende urgente l'individuazione di uno strumento ad hoc che fornisca garanzie alle imprese del settore per agevolare l'accesso a finanziamenti bancari e per contribuzioni in conto interessi a fronte di investimenti o di operazioni di consolidamento del debito;
              la legge 23 dicembre 2009, n.  191, all'articolo 2, comma 53, ha consentito l'accesso al Fondo di garanzia costituito presso il Mediocredito Centrale S.p.a. per la parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese (di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1997, n.  266) anche all'ulteriore scopo di favorire l'accesso al credito con finalità di investimento e di consolidamento della passività, attraverso il rafforzamento delle attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli, per un limite massimo di risorse pari a 20 milioni di euro;
              tale disponibilità non appare sufficiente ad assicurare la piena operatività di uno strumento che è di fondamentale importanza per la stessa sopravvivenza delle imprese agricole,

impegna il Governo

ad individuare le necessarie risorse affinché le imprese operanti nel settore agroalimentare abbiano il necessario sostegno per accedere ai finanziamenti bancari e alle contribuzioni in conto interessi a fronte di investimenti o di operazioni di consolidamento del debito.
9/2260-AR/21. Sani, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'offerta agroalimentare italiana può contare su giacimenti enogastronomici straordinari, unici, inimitabili, caratterizzati da qualità e intime connessioni territoriali. Un bagaglio ricco di eccellenze produttive, di molteplici valori materiali e immateriali, storia;
              il nostro Paese è leader comunitario dei prodotti che hanno ottenuto riconoscimenti di denominazioni di origine e di indicazioni geografiche. In particolare, stando agli ultimi dati diffusi dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il paniere nazionale dei vini di qualità può contare su circa 360 vini Doc e Docg;
              il tema della sicurezza alimentare e degli strumenti per garantirla è ormai da tempo al centro del dibattito sia politico sia degli operatori della filiera agroalimentare. È in questo ambiente che si parla di rintracciabilità o tracciabilità di filiera;
              certificazioni, sistemi di etichettatura delle indicazioni geografiche e rintracciabilità dei prodotti alimentari sono le principali componenti che caratterizzano l'attuale sistema comunitario di regole e controlli;
              la Commissione Europea ha adottato il Libro Verde sulla qualità dei prodotti agricoli e alimentari. Un documento di riflessione che dà il via ad un percorso di rielaborazione sul tema della qualità alimentare, finalizzato ad innovare e razionalizzare il sistema europeo di regole e azioni volto alla salvaguardia del consumatore e alla promozione dei valori qualitativi associati all'offerta alimentare europea;
              successivamente al Libro Verde e, in seguito ai pareri espressi dai Parlamenti dei singoli Stati membri, la Commissione Europea ha adottato una Comunicazione sulla politica di qualità dei prodotti agricoli contenente proposte in materia di tracciabilità, qualità, distintività e origine dei prodotti agroalimentari;
              alle proposte contenute nella Comunicazione della Commissione Europea di cui al punto precedente seguiranno, nei prossimi mesi, proposte legislative di modifica dei regolamenti comunitari in materia di tracciabilità, qualità e origine dei prodotti agricoli;
              la rintracciabilità cogente, detta anche rintracciabilità interna, è obbligatoria dal 2005 così come previsto dal regolamento CEE 178/2002 il quale ha prescritto che tutti gli operatori del settore alimentare e dei mangimi debbano essere in grado di individuare la provenienza di tutti gli elementi utilizzati in un determinato processo produttivo e la relativa destinazione del prodotto finito. A tal fine gli operatori devono adottare sistemi e procedure che consentano di mettere a disposizione delle autorità competenti le informazioni inerenti tutta la filiera;
              per quanto concerne la rintracciabilità volontaria, detta anche rintracciabilità interna o tracciabilità di filiera, la legge d'orientamento in agricoltura (decreto legislativo n.  228 del 2001) richiama espressamente la promozione da parte dello Stato dei sistemi di rintracciabilità,

impegna il Governo:

          ad operarsi attivamente in sede europea nella definizione degli indirizzi di politica agricola comunitaria in tema di tracciabilità e rintracciabilità dei prodotti agricoli italiani;
          ad adottare e a promuovere, al fine di consentire la rintracciabilità dei vini di qualità e di garantire una completa informazione al consumatore, gli interventi e i provvedimenti necessari a sostenere la realizzazione di sistemi univoci di identificazione degli areali di produzione vitivinicoli utilizzati per la realizzazione di vini a denominazione di origine (Doc e Docg) e a reperire le risorse necessarie all'implementazione di tali sistemi;
          ad operarsi nelle attività di controllo affinché tali sistemi di tracciabilità e rintracciabilità consentano, al consumatore, l'effettiva e immediata reperibilità di tutte le informazioni necessarie alla corretta identificazione dei produttori vitivinicoli che concorrono alla produzione dei suddetti vini di qualità.
9/2260-AR/22. Laratta, Oliverio.


      La Camera,
          premesso che:
              l'interpretazione che viene data all'articolo 267 del decreto legislativo n.  152 del 2006 tende ad includere tra gli impianti soggetti ad autorizzazione ambientale anche i piccoli essiccatoi al servizio delle aziende agricole;
              tale interpretazione sembra fondarsi sul fatto che, a differenza della normativa precedente, si parla di impianti e non specificatamente di impianti industriali e questo sembra voler includere tutte le tipologie di impianti, quindi anche quelli in funzione nelle aziende agricole;
              la scelta di sottoporre questi piccoli impianti agricoli a richieste di autorizzazione complesse e costose e ad adeguamenti ancora più onerosi sembra discendere più da una interpretazione letterale del testo che da una valutazione dell'impatto degli essiccatoi delle aziende agricole sulla qualità dell'aria;
              si ripropone tal quale una questione di interpretazione già affrontata e superata dopo la promulgazione del decreto del Presidente della Repubblica n.  203 del 1988; infatti il decreto legislativo n.  152 del 2006 ripropone esattamente quanto contenuto nel suddetto decreto del Presidente della Repubblica n.  203 del 1988 che prevedeva che «tutti gli impianti che possono dar luogo ad emissioni nell'atmosfera» (articolo 1) fossero inclusi nel suo ambito di applicazione;
              in seguito, prima con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 luglio 1989 e poi con il decreto del Presidente della Repubblica del 25 luglio 1991 la questione era stata ripresa e maggiormente specificata;
              il DPCM del 21 luglio 1989 specificava meglio il campo di applicazione e precisava che il decreto del Presidente della Repubblica n.  203 del 1988 si dovesse applicare «agli impianti industriali di produzione di beni e servizi, ivi compresi gli impianti di imprese artigiane di cui alla legge 8 agosto 1985, n.  443, nonché agli impianti di pubblica utilità che diano luogo ad emissioni inquinanti convogliate o tecnicamente convogliabili»;
              nel medesimo DPCM del 21 luglio 1989 si prevedeva, inoltre, che con successivo decreto venissero «determinate le attività i cui impianti provocano inquinamento atmosferico poco significativo»e si stabiliva che tali attività non fossero «soggette ad autorizzazione»;
              con il successivo decreto del Presidente della Repubblica del 25 luglio 1991 si individuavano due categorie di impianti, rispettivamente quelli con «emissioni poco significative» e quelli «a ridotto inquinamento atmosferico» e si disponeva l'esenzione dall'obbligo di autorizzazione per gli impianti a «inquinamento atmosferico poco significativo»;
              al decreto del Presidente della Repubblica 25 luglio 1991 era allegato un elenco circostanziato di quali fossero gli impianti ricadenti in tale definizione e, tra questi, non era compreso nessun impianto presente nelle aziende agricole per quanto piccolo fosse e, nella stragrande maggioranza dei casi, collocato ben lontano dai centri abitati;
              occorre inoltre considerare che non si tratta di impianti al servizio di un territorio ma dimensionati sulla produzione dell'azienda agricola presso cui sono operanti;
              sono impianti che funzionano una media di 140 ore/anno e il loro utilizzo avviene soprattutto nelle ore notturne, sostanzialmente per circa 20 notti/anno nel periodo compreso tra l'inizio di settembre e la metà di novembre;
              la mancata inclusione degli essiccatoi agricoli nell'elenco degli impianti ad inquinamento atmosferico poco significativo, nel quale erano comprese attività che per qualità, quantità, continuità di emissioni e collocazione geografica erano certamente molto più inquinanti di un essiccatoio agricolo, consentì allora di interpretare la norma escludendo l'attività delle aziende agricole dall'ambito di applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n.  203 del 1988;
              ora con il decreto legislativo n.  152 del 2006 si ripropone la medesima situazione di incertezza perché, nei casi di esclusione dall'ambito di applicazione della normativa, non sono presenti, ancora una volta, neppure i più piccoli tra gli essiccatoi delle aziende agricole;
              in particolare non è chiaro se tale omissione debba essere interpretata, come avvenne per l'applicazione del decreto del Presidente della Repubblica n.  203 del 1988, come esclusione dall'ambito di applicazione della normativa degli essiccatoi in uso nelle aziende agricole,

impegna il Governo

a verificare la possibilità di escludere gli essiccatoi in uso nelle aziende agricole dalla necessità di ottemperare alle procedure di cui al decreto legislativo 152 del 2006.
9/2260-AR/23. Lovelli, Fiorio, Zucchi, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'articolo 6 del provvedimento in esame stabilisce l'obbligo, per i prodotti alimentari posti in commercio, di riportare nell'etichetta anche l'indicazione del luogo di origine o di provenienza secondo modalità che debbono essere definite con decreti interministeriali;
              il controllo sull'applicazione delle suddette disposizioni è attribuito alle regioni, salve le competenze del dicastero;
              per rafforzare la prevenzione e la repressione degli illeciti in materia agroalimentare e della contraffazione dei prodotti protetti si modificano le norme di attuazione del codice di procedura penale inserendo nella composizione delle sezioni di polizia giudiziaria anche il Corpo forestale dello Stato,

impegna il Governo

a vigilare affinché questi nuovi compiti affidati al Corpo forestale dello Stato non comportino un depauperamento delle risorse umane del suddetto corpo sul territorio ai fini della tutela della salvaguardia delle funzioni istitutive del Corpo Forestale dello Stato.
9/2260-AR/24. Ferranti, Servodio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'andamento stagionale dello scorso inverno, caratterizzato da basse temperature, ha reso necessario un maggiore ricorso al riscaldamento delle serre per le produzioni agricole, floricole e vivaistiche, con il conseguente aumento di consumi di carburanti;
              all'aumento dei consumi di carburante si aggiunge il permanere di uno stato di difficoltà nel quale operano ormai da tempo le imprese agricole, floricole e vivaistiche e le aziende fornitrici di carburanti, reso ultimamente ancora più gravoso dalla decisione n.  5497 della Commissione europea del 13 luglio 2009 che ha dichiarato incompatibile con il mercato comune il regime di aiuto sotto forma di esenzione delle accise sul gasolio utilizzato sotto serra ed ha disposto il recupero degli aiuti indebitamente concessi;
              la decisione della Commissione riguarda espressamente i regimi agevolati concessi nei periodi 2001, 2002, 2003 e 2004 e non menziona i medesimi regimi che hanno trovato applicazione anche nei periodi 2005-2009;
              l'Agenzia delle dogane ha disposto un'applicazione estensiva della decisione UE e, con propria circolare del 3 novembre 2009, ha comunicato alle ditte fornitrici di gasolio agricolo l'impossibilità di un ulteriore riconoscimento del beneficio anche in assenza di una espressa abrogazione della norma nazionale che estendeva il regime agevolato all'anno 2009, determinando la cessazione dell'applicazione della accisa agevolata;
              al contrario di quanto affermato dall'Agenzia delle dogane, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha, da subito, ritenuto che, in assenza di una specifica decisione che dichiari quest'ultima norma in contrasto con la normativa comunitaria, ovvero in mancanza di una legge abrogativa della disposizione vigente, le amministrazioni nazionali non possono disapplicare la norma in vigore;
              il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, anche su sollecitazione delle regioni, oltre ad aver confermato l'accisa agevolata per il 2009 ha presentato ricorso in merito alla decisione comunitaria;
              le decisioni del Ministero non hanno sortito alcun effetto e, in mancanza di un'ulteriore comunicazione dell'Agenzia delle dogane, i distributori continuano ad applicare le istruzioni della circolare dell'Agenzia del 3 novembre 2009,

impegna il Governo

ad individuare urgentemente nuovi interventi legislativi, anche alla luce delle indicazioni emerse in sede comunitaria, che consentano di mantenere un regime fiscale agevolato per il gasolio agricolo utilizzato nelle coltivazioni sotto serra.
9/2260-AR/25. Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              ancora una volta con il decreto-legge n.  78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  122 del 2010, è stata riproposta l'annosa vicenda delle quote latte disponendo con l'articolo 40-bis che il pagamento degli importi con scadenza al 30 giugno 2010, previsti dai piani di rateizzazione di cui al decreto-legge 28 marzo 2003, n.  49, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 maggio 2003, n.  119, ed al decreto-legge 10 febbraio 2009, n.  5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.  33, sia prorogato fino al 31 dicembre 2010;
              la questione delle quote latte è stata inserita con l'obiettivo dichiarato di far fronte alla grave crisi in cui versa il settore lattiero-caseario, «a seguito della negativa congiuntura internazionale e degli accertamenti in corso»;
              in realtà la prevista proroga dei pagamenti con scadenza al 30 giugno 2010 non costituisce un intervento di rilancio per il settore lattiero caseario. Infatti, la proroga non si applicherà ai piani di rateizzazione di cui al decreto-legge n.  49 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  119 del 2003, perché le rate di questi piani scadono il 31 dicembre di ogni anno. Si applicherà invece ad una parte dei piani di rateizzazione di cui al decreto-legge n.  5 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  33 del 2009, ovvero solo a quelli per i quali la scadenza della prima rata era fissata al 30 giugno 2010;
              se da un lato si continua ad intervenire sul settore lattiero caseario con modalità che non premiano la legalità, la trasparenza ed il rispetto delle regole, dall'altro lato si continua a rimandare l'applicazione di misure già previste ma mai attuate, quali ad esempio le misure per favorire l'accesso al credito dei produttori che hanno acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione della legge del 2003, che consentirebbero di incidere positivamente sul comparto;
              il comma 2 dell'articolo 8-septies, del decreto-legge n.  5 del 2009 prevede, infatti, che, al fine di favorire le misure di accesso al credito, i produttori che abbiano acquistato quote latte successivamente al periodo di applicazione del decreto-legge n.  49 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  119 del 2003, possano avvalersi, sino all'emanazione del decreto che disciplinerà il funzionamento del Fondo finanza di impresa, del Fondo di garanzia di cui all'articolo 15 della legge n.  266 del 1997, come rifinanziato dall'articolo 11 del decreto-legge n.  185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  2 del 2009, per un importo comunque non inferiore a 45 milioni di euro per il 2009;
              in realtà, il Fondo di garanzia, di cui all'articolo 15 della legge n.  266 del 1997, che avrebbe dovuto assicurare la copertura dei 45 milioni di euro per il 2009, non ha mai avuto la capienza necessaria per consentire la realizzazione dell'intervento di cui al comma 2 dell'articolo 8-septies;
              per tali motivi il comma 2 dell'articolo 8-septies è stato modificato in corso di approvazione del decreto-legge n.  5 del 2009 prevedendo che solo dopo «l'attivazione» del fondo di garanzia, ossia solo dopo che le risorse saranno rese disponibili, il Ministro dell'economia e delle finanze potrà emanare il decreto che dispone l'assegnazione dei 45 milioni al comparto agricolo finalizzate a favorire le misure di accesso al credito, per i produttori che hanno acquistato quote latte,

impegna il Governo

a reperire le risorse non inferiori a 45 milioni di euro per il sostegno dell'intero settore lattiero-caseario e di coloro che hanno operato all'interno delle regole, come previsto dal decreto-legge 10 febbraio 2009, n.  5, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 aprile 2009, n.  33.
9/2260-AR/26. Marco Carra, Zucchi, Oliverio, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              nel sistema economico italiano l'agroalimentare rappresenta uno dei maggiori comparti produttivi, offrendo un bacino occupazionale insostituibile, specie nel Mezzogiorno e nelle aree più marginali, e al tempo stesso assicura la gestione di oltre 14 milioni di ettari di terreni ed il presidio di un territorio ben più ampio;
              l'attuale situazione dell'economia e il dibattito sulla riforma della PAC evidenziano nuove sfide ed opportunità per il settore che può continuare ad offrire un contributo rilevante al rilancio economico ed allo sviluppo dei territori italiani;
              in tale contesto assumono un'importanza strategica le misure connesse al rilancio degli investimenti, dell'innovazione e della ricerca e le misure per agevolare il ricambio generazionale quale componente avanzata e qualificata nel quadro di una politica agricola nazionale tesa a sviluppare un sistema agroalimentare di qualità capace di competere a livello mondiale;
              muovendo da tali considerazioni nel 2007 è stato istituito un apposito Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura con una dotazione di 50 milioni di euro per il quinquennio 2007-2011;
              tale dotazione rappresentava, nelle intenzioni del legislatore, un primo passo per porre come centrale la questione dell'imprenditorialità giovanile in agricoltura;
              in realtà la questione è stata pian piano abbandonata e i relativi finanziamento o non sono stati spesi oppure sono stati rimodulati al ribasso dirottando le risorse su altri interventi estranei alla finalità del ricambio generazionale;
              così è stato per l'anno 2009, il cui stanziamento è stato ridotto da 10 a 5 milioni di euro senza peraltro che siano stati emanati i bandi per utilizzare le residue risorse, così è per l'anno 2010, che reca uno stanziamento di competenza pari a soli 4,986 milioni di euro ancora del tutto inutilizzati,

impegna il Governo

a predisporre i necessari interventi affinché le risorse per il ricambio generazionale delle imprese agricole vengano utilizzate mediante appositi bandi e la questione dell'imprenditorialità giovanile in agricoltura torni ad essere centrale mediante l'immissione nel sistema di nuove risorse peraltro già iscritte nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.
9/2260-AR/27. Trappolino, Cenni, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Cesare Marini.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive un momento di grave crisi che necessita di un impegno più deciso rispetto a quello che si è fatto in questo primo scorcio di legislatura;
              la crisi ha prodotto quattro effetti principali: una diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese; un peggioramento sensibile del margine di filiera; un allargamento della forbice tra prezzi al consumo e prezzi agricoli alla produzione e, ancora, una diminuzione dei redditi;
              i dati Eurostat certificano che il reddito agricolo reale per ogni singolo lavoratore nel 2009 ha subito una diminuzione del 25 per cento rispetto al 2008. La contrazione dei redditi in Europa è stata del 12 per cento, quindi l'Italia ha un record negativo, superiore del doppio rispetto alla media europea;
              anche la situazione del credito in agricoltura è notevolmente peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 6 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
              l'agricoltura italiana necessita di politiche strutturali e di imprese che facciano scelte strategiche e coraggiose in grado di rilanciare la competitività e la produttività del comparto con scelte imprenditoriali basate su nuove strategie, che mettano al centro la ricerca e anche l'innovazione;
              l'agricoltura oggi ha bisogno anche di un approccio multifunzionale ed intersettoriale, che tenga conto delle interconnessioni che esistono con la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio, con la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei cittadini;
              siamo alla vigilia di appuntamenti importanti. È iniziato in sede comunitaria il processo di revisione della politica agricola comune, che avrà delle ripercussioni certe sul sistema agroalimentare italiano ed è necessario che il Parlamento avvii al più presto una comune riflessione, al fine di creare le condizioni per tutelare l'agricoltura italiana e per rilanciare il settore agro-alimentare;
              a fronte dello scenario delineato il Governo non solo non adotta alcun provvedimento per contrastare la crisi del settore agricolo, ma manifesta continue difficoltà anche a mantenere gli impegni consolidati di finanza pubblica per l'agricoltura, come documentano le incertezze generali sul Fondo di solidarietà nazionale, sugli sgravi degli oneri sociali per i settori svantaggiati e di montagna, oppure sugli interventi programmati nel settore bieticolo-saccarifero,

impegna il Governo

ad intervenire in maniera urgente al fine di assicurare alle imprese del settore bieticolo-saccarifero il finanziamento integrale delle ultime due campagne di produzione.
9/2260-AR/28. Zucchi, Marco Carra, Oliverio, Agostini, Brandolini, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino, Motta.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive un momento di grave crisi che necessita di un impegno più deciso rispetto a quello che si è fatto in questo primo scorcio di legislatura;
              la crisi ha prodotto quattro effetti principali: una diminuzione dei prezzi agricoli e del fatturato delle imprese; un peggioramento sensibile del margine di filiera,; un allargamento della forbice tra prezzi al consumo e prezzi agricoli alla produzione e, ancora, una diminuzione dei redditi;
              i dati Eurostat certificano che il reddito agricolo reale per ogni singolo lavoratore nel 2009 ha subito una diminuzione del 25 per cento rispetto al 2008. La contrazione dei redditi in Europa è stata del 12 per cento, quindi l'Italia ha un record negativo, superiore del doppio rispetto alla media europea;
              anche la situazione del credito in agricoltura è notevolmente peggiorata: il tasso di crescita tendenziale del credito nel settore agricolo si è più che dimezzato, passando dal 6 per cento del 2007 al 2,7 per cento dei primi nove mesi del 2009;
              l'agricoltura italiana necessita di politiche strutturali e di imprese che facciano scelte strategiche e coraggiose in grado di rilanciare la competitività e la produttività del comparto con scelte imprenditoriali basate su nuove strategie, che mettano al centro la ricerca e anche l'innovazione;
              l'agricoltura oggi ha bisogno anche di un approccio multifunzionale ed intersettoriale, che tenga conto delle interconnessioni che esistono con la tutela dell'ambiente e la salvaguardia del territorio, con la sicurezza alimentare e la tutela della salute dei cittadini;
              siamo alla vigilia di appuntamenti importanti. È iniziato in sede comunitaria il processo di revisione della politica agricola comune, che avrà delle ripercussioni certe sul sistema agroalimentare italiano, ed è necessario che il Parlamento avvii al più presto una comune riflessione, al fine di creare le condizioni per tutelare l'agricoltura italiana e per rilanciare il settore agro-alimentare;
              a fronte dello scenario delineato il Governo non solo non adotta alcun provvedimento per contrastare la crisi del settore agricolo, ma manifesta continue difficoltà anche mantenere gli impegni consolidati di finanza pubblica per l'agricoltura, come documentano le incertezze generali sul Fondo di solidarietà nazionale, sugli sgravi degli oneri sociali per i territori svantaggiati e di montagna, oppure sugli interventi programmati nel settore bieticolo-saccarifero;
              nessun intervento è stato previsto per i settori suinicolo, cerealicolo, tabacchicolo e ortofrutticolo;
              manca un disegno organico di rilancio e sviluppo del settore agroindustriale, a differenza degli altri Paesi europei, in particolare – per citarne qualcuno – la Francia, la Spagna e la Germania, che hanno predisposto una pianificazione strategica nazionale e hanno stanziato ingenti risorse per sostenere il settore agricolo;
              tali carenze sono ancora più pesanti alla luce della grave emergenza che sta vivendo il comparto della pesca, che la normativa europea inchioda al rispetto di nuove e più rigide regole; se tale processo non sarà adeguatamente governato, guidando il settore verso nuove modalità di gestione dell'attività produttiva e definendo un nuovo ruolo delle imprese ittiche nella filiera, i contraccolpi socioeconomici ed occupazionali derivanti da tale cambiamento saranno devastanti:

impegna il Governo

a prevedere con la massima urgenza un piano di gestione per il settore della pesca che consenta alle imprese e agli operatori del comparto di far fronte ai nuovi obblighi comunitari, tutelando allo stesso tempo le specificità e le tradizioni del nostro Paese.
9/2260-AR/29. Agostini, Sani, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino.


      La Camera,

impegna il Governo

a prevedere con la massima urgenza un piano di gestione per il settore della pesca che consenta alle imprese e agli operatori del comparto di far fronte ai nuovi obblighi comunitari, tutelando allo stesso tempo le specificità e le tradizioni del nostro Paese.
9/2260-AR/29.    (Testo modificato nel corso della seduta) Agostini, Sani, Oliverio, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              nel 2009 i prezzi all'origine delle materie prime agricole sono scesi del 12 per cento (con punte del 30 per cento nel settore cerealicolo) mentre i costi di produzione non hanno seguito tale andamento ma si sono ridotti solo di uno 0,3-0,5 per cento. La conseguenza è stata una drastica riduzione dei redditi agricoli pari al 25 per cento. L'Italia è il secondo paese, dopo l'Ungheria, ad aver subito un così massiccio calo del reddito agrario. Il dato si pone ben al di sopra della media UE che registra un calo del reddito agrario del 12 per cento;
              la volatilità dei prezzi e il ridursi del reddito pongono l'attività agricola in una situazione di profonda incertezza e di profondo malessere così come è risultato evidente nelle innumerevoli manifestazioni agricole, promosse da tutte le associazioni del settore, che si sono svolte nelle piazze italiane dal Nord al Sud, segnate anche da momenti di forte tensione;
              l'agricoltura italiana è in profonda crisi e gli ultimi dati Istat ed Eurostat lasciano intravedere un quadro ancora più desolante;
              l'Istituto di statistica ha segnalato l'ennesimo risultato deludente del valore aggiunto agricolo che, secondo le stime, chiuderà con un calo del 3 per cento, mentre l'ufficio statistico dell'Unione europea registra il crollo del 25 per cento dei redditi degli agricoltori italiani, il doppio rispetto ai partner comunitari;
              mentre i costi di produzione restano elevati e dal 2000 hanno segnato una crescita di oltre il 25 per cento, gli agricoltori non riescono a recuperare sul fronte dei prezzi che sono in caduta libera e come unica possibilità restano i licenziamenti e il ridimensionamento delle imprese;
              dalle ultime rilevazioni si evidenzia una ulteriore flessione dei lavoratori impiegati nel comparto, pari al 2,7 per cento, con una riduzione più marcata per la componente degli autonomi. L'impatto più pesante con un crollo del 7 per cento si è registrato nel Mezzogiorno, un'area dove l'incidenza del lavoro agricolo è più elevata rispetto al resto del Paese;
              la riduzione dei margini e degli incassi provoca anche più difficoltà nei pagamenti alle banche così la situazione, di per sé già molto grave, è resa insostenibile dal peso dei debiti che ipotecano il futuro di molte aziende;
              come illustrato dall'Abi in una recente audizione al Parlamento, l'agricoltura rischia di tornare nella lista dei settori ad alto rischio di solvibilità poiché si registra una crescita delle sofferenze bancarie del comparto agricolo;
              le insolvenze, secondo i dati resi noti dall'Abi, sono passate dal 5,3 per cento del 2008 al 6,1 per cento di settembre 2009, mentre l'ammontare delle sofferenze ha raggiunto quota 2,3 miliardi, circa 250 milioni in più rispetto al 2008. L'Abi ha anche segnalato la riduzione della domanda di credito, indice dello stato di salute non ottimale delle imprese. Il calo degli investimenti rischia infatti di bloccare il processo di sviluppo e ammodernamento, spinto anche da una serie di riforme proiettate a innovare il settore e ad avvicinarlo alle dimensioni comunitarie;
              da mesi ormai chiediamo al Governo di assumere iniziative importanti per evitare il rischio di uno smantellamento del settore e per definire una politica in grado di aiutare le aziende a uscire dal tunnel;
              sono urgenti interventi straordinari per dare attuazione al «progetto strategico» promesso dal Governo, che fino ad ora si è risolto in due provvedimenti e un pacchetto di misure nella legge finanziaria 2010 assolutamente insufficienti a superare l'emergenza e a riavviare lo sviluppo;
              tutte le nostre proposte per dare un po’ di fiato alle imprese agricole mediante interventi che diminuissero l'esposizione bancaria sono stati rimandati al mittente e, da ultimo, l'articolo 2-ter del provvedimento in esame, frutto di un accordo in Commissione, che pur di dare un segnale, si accontentava di una dotazione ridicola per le esigenze del settore è stato stralciato,

impegna il Governo

a predisporre con la massima urgenza un piano straordinario per il settore agricolo, in particolare per scongiurare il rischio solvibilità connesso all'esposizione bancaria delle imprese che non riescono a far fronte ai pagamenti a causa della situazione esposta in premessa, individuando le misure più efficaci che consentano alle nostre imprese agricole di riprendere ad effettuare gli investimenti necessari al processo di sviluppo e ammodernamento del settore agricolo.
9/2260-AR/30. Dal Moro, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              lo stretto legame tra vino e zona di produzione è la caratteristica fondamentale dei VQPRD, Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate, i quali tuttavia sono una realtà esclusivamente europea e si trovano oggi a dover affrontare la concorrenza agguerrita dei vini recanti nomi di vitigno;
              la prerogativa che differenzia in modo sostanziale i VQPRD dai vini di vitigno è la tipicità, determinata dall'influenza del «terroir»: della tipicità fa parte una serie di specifici caratteri che non possono in alcun modo essere «copiati» e che garantiscono «l'impronta» dell'ambiente d'origine;
              difendere la denominazione d'origine attraverso la valorizzazione dell'influsso del terroir e dell'ecosistema, mediante studi di zonazione ed eventualmente mediante il miglioramento del metodo di produzione significa dunque salvaguardare l'unicità, la storia e la cultura di un vino;
              le metodologie attualmente a disposizione sono numerose e di diversa natura. Tra queste vi sono la determinazione del profilo aromatico e di quello polifenolico – entrambi tipici per un determinato vitigno, ma differenti se rilevati su uno stesso vitigno collocato in ambienti diversi – e l'individuazione e quantificazione di elementi presenti in un vino solamente in tracce e derivanti dallo specifico terreno su cui le viti hanno prodotto;
              lo studio delle proporzioni con cui carbonio, idrogeno, ossigeno e loro isotopi sono presenti nel vino consente di rilevare gassificazioni, zuccheraggi e allungamenti illeciti, così come sostituzioni di vitigno o di terroir;
              la metodologia di più recente scoperta è l'analisi del DNA presente nel vino;
              autorevoli esponenti del settore hanno evidenziato come, partendo dal presupposto che nel corso dei processi di lavorazione dell'uva i contenuti della cellula vegetale si riversano nel mosto e quindi nel vino, si possa procedere all'individuazione della presenza di DNA nel vino;
              è certo che la messa a punto di una metodologia che prevede l'estrazione e l'analisi del DNA presente in un vino, previa caratterizzazione del corredo genetico delle diverse varietà di uve, potrebbe consentire di rilevare frodi quali l'assenza di un vitigno dichiarato essere un componente dell'uvaggio o l'uso di varietà non previste dal disciplinare di produzione,

impegna il Governo

a promuovere e sostenere i progetti di ricerca sull'origine dei prodotti vitivinicoli alla luce delle nuove applicazioni tecnologiche, al fine di garantire che il valore della tipicità sia una chance competitiva per il nostro sistema produttivo agroalimentare.
9/2260-AR/31. Fiorio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Servodio, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'olivicoltura nel Mezzogiorno, in particolare in Puglia e in Calabria, ha raccolto la sfida dei mercati internazionali, puntando sulla qualità del prodotto olio extravergine di oliva, attraverso un notevole sforzo finanziario, con investimenti da parte delle aziende agricole meridionali;
              la grave crisi del comparto olivicolo-oleario sta determinando una situazione ormai insostenibile per le aziende pugliesi, calabresi e del Mezzogiorno a causa del continuo ribasso delle quotazioni del prezzo dell'olio extravergine. Tale crisi sta producendo ricadute pesantissime sulle economie locali e sull'occupazione. Moltissimi agricoltori oggi producono in perdita con l'aggravante di competere su mercati dove, oltretutto, si registrano frodi e contraffazioni;
              è improcrastinabile, quindi, il monitoraggio di fenomeni che rischiano di annientare l'olivicoltura pugliese e calabrese, vista la presenza di olio extravergine di oliva sugli scaffali della grande distribuzione organizzata a prezzi assolutamente non plausibili;
              a rendere la situazione ancora più preoccupante è l'aumento delle importazioni di prodotti comunitari ed extracomunitari con contestuale diminuzione delle esportazioni;
              l'articolo 4-quaterdecies, recante misure a sostegno del settore olivicolo-oleario del decreto-legge 3 novembre 2008, n.  171, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n.  205, ha dato facoltà al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, d'intesa con le regioni interessate, di realizzare una campagna istituzionale di promozione diretta a favorire il consumo dell'olio extravergine di oliva, con la previsione, in particolare, di misure volte ad accrescere la conoscenza delle proprietà nutrizionali e salutistiche dell'olio extravergine di oliva;
              per l'attuazione della suddetta campagna istituzione era autorizzata una spesa di 2,6 milioni di euro per l'anno 2008, reperendo le necessarie fonti di copertura a valere sulle disponibilità del Fondo per le crisi di mercato, di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, n.  296, e mediante una riduzione dell'accantonamento relativo al Ministero dell'interno sui fondi globali di parte corrente;
              sarebbe di notevole importanza che le produzioni olivicole olearie fossero interessate da un intervento diretto di acquisto da destinare agli indigenti nella Comunità e ai paesi in via di sviluppo, ai sensi del Regolamento (CE) del 14 settembre 2010, n.  807, che disponga, per il tramite di AGEA, un acquisto di almeno 300 mila quintali di olio extravergine di oliva da destinare agli aiuti alimentari per le famiglie indigenti ;
              il Regolamento (CE) 807/2010 prevede che gli Stati membri comunichino la loro volontà di attuazione entro il 1o febbraio dell'anno di riferimento, informando più dettagliatamente la Commissione entro il successivo 31 maggio. Entro il 1o ottobre la Commissione europea adotta il Piano annuale di distribuzione; al momento non sono noti i prodotti alimentari che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha comunicato alla Commissione al fine di inserirli nel Piano annuale, né è nota la programmazione dei futuri Piani annuali di distribuzione,

impegna il Governo:

          a inserire nelle Comunicazioni per la Commissione europea del prossimo mese di febbraio, rese in attuazione del Regolamento (CE) 807/2010, recante modalità d'esecuzione delle forniture di derrate alimentari provenienti dalle scorte di intervento a favore degli indigenti dell'Unione, anche l'olio extravergine di oliva e ad autorizzare per il tramite di AGEA un acquisto di almeno 300 mila quintali di olio extravergine di oliva da destinare agli aiuti alimentari per le famiglie indigenti;
          a chiarire quali interventi siano stati effettuati per la realizzazione della campagna istituzionale a sostegno del comparto olivicolo-oleario e quante risorse siano state effettivamente spese dell'importo complessivamente stanziato pari a 2,6 milioni di euro.
9/2260-AR/32. Servodio, Oliverio, Zucchi, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino.


      La Camera,
          premesso che:
              l'incremento della popolazione mondiale e l'esigenza imprescindibile di contrastare la fame nel mondo richiedono di adottare tecnologie adeguate a conseguire più elevati standard produttivi e maggiori quantitativi di prodotti a costi più ridotti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di predisporre, in via sperimentale, un piano per lo sviluppo e il potenziamento delle colture OGM corredandolo dei finanziamenti necessari, compatibilmente con le disponibilità di finanza pubblica, mediante un effettivo coordinamento con i piani di sviluppo predisposti dalle regioni e un monitoraggio delle esperienze fino ad ora compiute.
9/2260-AR/33. Cazzola.


      La Camera,
          premesso che:
              l'agricoltura italiana vive ormai in piena emergenza con bilanci sempre in rosso e imprese a forte rischio chiusura;
              da una indagine recente risulterebbe che la maggioranza delle aziende agricole vede un peggioramento del proprio reddito;
              la crisi colpisce soprattutto quelle aziende di medie e grandi dimensioni che producono merci indifferenziate;
              nei prossimi mesi moltissime aziende di piccole e medie dimensioni, soprattutto in Calabria e nel Mezzogiorno, saranno costrette a chiudere i battenti;
              la crisi amplifica le distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola, causando in tal modo un danno alle imprese che accusano una pesante perdita di reddito;
              secondo un'indagine condotta le performance del settore agricolo peggiorano a causa delle caratteristiche strutturali della filiera agricola e del potere di mercato degli intermediari commerciali, che determinano una differenza delle variazioni dei prezzi sia a valle che a monte dell'azienda agricola,

impegna il Governo

ad attivarsi maggiormente sul settore agricolo con politiche adeguate a livello comunitario e nazionale, al fine di combattere i persistenti squilibri lungo le filiere, valorizzare il prodotto agricolo e generare nuovo valore sulla filiera stessa con politiche fiscali, previdenziali e di settore per tutti i protagonisti del comparto alimentare.
9/2260-AR/34. Tassone.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame, sul rafforzamento del settore agro-alimentare, è stato profondamente modificato dalla Camera dei deputati, che ha prima introdotto nel corso dell'esame gli articoli 3-bis e 3-ter, successivamente stralciati su proposta della Commissione Agricoltura, e che avrebbero rimosso delle incertezze nel settore delle agro-energie ed eliminato alcune barriere che impedivano lo sviluppo del comparto;
              in particolare i residui agricoli e zootecnici, insieme alle colture specifiche, sono elementi importanti per poter raggiungere gli obiettivi richiesti dall'Unione Europea sulle rinnovabili, in quanto permettere alle aziende agricole italiane di riciclare i residui delle coltivazioni e degli animali significa efficientare tutte le fasi delle lavorazioni della filiera agricola;
              proprio sotto questo profilo l'utilizzo dei «residui» delle lavorazioni agricole, che sono definite in modo generico nel provvedimento, può penalizzare le aziende agricole durante i controlli per la tracciabilità della filiera agro-energetica e dei prodotti impiegati sia di provenienza agricola, zootecnica e forestale, qualora non si provvedesse ad una migliore definizione;
              un altro aspetto da valutare e normare, al fine di evitare che sussista l'ipotesi di monopolio, è l'uso delle biomasse combustibili relative alla vinaccia esausta ed al biogas, che penalizza le piccole distillerie impedendo loro di cedere a terzi quello che è stabilito essere un biocombustibile,

impegna il Governo

in futuri provvedimenti per le agro-energie a prevedere la promozione dell'utilizzo delle risorse agricole autoctone per impianti di produzione di energia di piccole dimensioni meglio definendo il concetto di «digestato» e delle «biomasse» indicate in modo generico, garantendo la tracciabilità e la rintracciabilità dell'intera filiera agroenergetica e disporre la liberalizzazione e quindi l'estensione dell'uso delle biomasse combustibili relative alla vinaccia esausta ed al biogas, tipologia di biocombustibile, nei processi di distillazione anche alle piccole distillerie.
9/2260-AR/35. Angeli, Di Biagio, Tremaglia.


      La Camera,
          premesso che:
              il decreto legislativo 19 agosto 2005, n.  214, reca misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali;
              il decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 23 febbraio 2006, reca misure per la lotta obbligatoria contro il cinipide del castagno Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu;
              la decisione della Commissione n.  2006/464/CE del 27 giugno 2006, che stabilisce misure d'emergenza provvisorie per impedire l'introduzione e la diffusione nella Comunità di Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu, è stata recepita in Italia con decreto 30 ottobre 2007 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ;
              nonostante i citati provvedimenti il cinipide galligeno del castagno, Dryocosmus kuriphilus, ha continuato a diffondersi con particolare aggressività in tutte le principali aree castanicole del territorio nazionale, arrecando notevoli danni alla produzione con gravissimi effetti sui bilanci aziendali e sull'occupazione degli addetti all'intera filiera di settore;
              fra le regioni più colpite vi è la Campania, ove con oltre il 40 per cento della produzione nazionale, la castanicoltura ha senza dubbio una rilevanza sia economica (oltre 4000 aziende che producono frutti di gran pregio: castagne di Serino, Montella, Roccadaspide, Roccamonfina) che ambientale-paesaggistica (oltre 20 mila ettari di castagneti da frutto e circa 60 mila di boschi);
              sono urgenti concrete azioni, con il supporto della comunità scientifica, di personale specializzato e di adeguate risorse finanziarie, volte a fronteggiare una emergenza fitosanitaria destinata a sicuro e crescente aggravamento,

impegna il Governo

ad assumere le più urgenti ed opportune iniziative, anche d'intesa con la conferenza Stato-Regioni, per contrastare la diffusione del cinipide nelle aree castanicole del territorio nazionale, assumendo quale prioritaria la tutela delle zone ove si concentra la produzione prevalente e di più alta qualità.
9/2260-AR/36. Bonavitacola.


      La Camera,
          premesso che:
              il provvedimento in esame è importante per il rilancio competitivo del sistema agroalimentare non uscito indenne dalla crisi congiunturale;
              l'etichettatura e la tracciabilità dei prodotti alimentari assicurano una maggiore tutela non solo per l'intero settore produttivo agroalimentare, ma anche per i consumatori;
              per l'intero sistema produttivo agroalimentare nazionale che rappresenta un settore di eccellenza a livello internazionale, occorre oltre alle disposizioni in tema di etichettatura e tracciabilità anche una politica di marketing e di sostegno alla commercializzazione;
              con l'apertura globalizzata dei mercati, non solo il sistema produttivo agroalimentare, ma l'intero sistema produttivo è continuamente sottoposto ad una forte pressione competitiva che non sempre avviene secondo chiare e trasparenti regole di mercato,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di attuare le più opportune iniziative, anche legislative, volte ad estendere le misure di cui al presente provvedimento a tutte le produzioni nazionali in particolare a quelle che rappresentano prodotti di eccellenza al fine di meglio garantire e tutelare la qualità dei nostri prodotti e la salute dei consumatori.
9/2260-AR/37. Castellani.


MOZIONE ZAMPARUTTI ED ALTRI N. 1-00450 CONCERNENTE INIZIATIVE IN AMBITO INTERNAZIONALE CONTRO LA PENA DI MORTE IN PARTICOLARE PER SCONGIURARE L'ESECUZIONE DI SAKINEH MOHAMMADI ASHTIANI

Mozione

      La Camera,
          premesso che:
              dal Rapporto 2010 di Nessuno tocchi Caino si conferma l'evoluzione positiva verso l'abolizione della pena di morte in atto nel mondo da oltre dieci anni, essendo oggi 154 i Paesi o i territori che hanno deciso di abolirla per legge o in pratica, mentre i Paesi mantenitori sono scesi a 43, a fronte dei 48 del 2008, dei 49 del 2007, dei 51 del 2006 e dei 54 del 2005;
              il graduale abbandono della pena di morte è anche evidente dalla diminuzione del numero di esecuzioni nei Paesi che ancora le effettuano: nel 2009, le esecuzioni sono state almeno 5.679, a fronte delle almeno 5.735 del 2008 e delle almeno 5.851 del 2007;
              nel 2009, l'Asia si è confermata essere il continente dove si pratica la quasi totalità della pena di morte nel mondo; nelle Americhe, solo gli Stati Uniti hanno compiuto esecuzioni (52) nel 2009; in Africa la pena di morte è stata eseguita solo in 4 Paesi dove sono state registrate almeno 19 esecuzioni (almeno 9 in Sudan; almeno 5 in Egitto; almeno 4 in Libia; 1 in Botswana); in Europa, la Bielorussia continua a costituire l'unica eccezione in un continente altrimenti totalmente libero dalla pena di morte;
              dei 43 mantenitori della pena di morte, 36 sono Paesi autoritari o illiberali: in 15 di questi, nel 2009, sono state compiute almeno 5.619 esecuzioni, circa il 99 per cento del totale mondiale, tra cui circa 5.000 in Cina, almeno 402 in Iran e almeno 77 in Iraq, per limitarsi ai primi tre Paesi che nel 2009 hanno compiuto più esecuzioni;
              le democrazie liberali che nel 2009 hanno praticato la pena di morte sono state solo 3 e hanno effettuato in tutto 60 esecuzioni, circa l'1 per cento del totale mondiale: Stati Uniti (52), Giappone (7) e Botswana (1);
              nel 2009, almeno 8 persone che avevano meno di 18 anni al momento del reato sono stati giustiziate in Iran e in Arabia Saudita, mentre condanne a morte nei confronti di minorenni sono state emesse, ma non eseguite, negli Emirati Arabi Uniti, a Myanmar, in Nigeria e in Sudan;
              l'Iran, in particolare, dopo essere stato nel 2008 l'unico Paese al mondo a praticare la pena di morte nei confronti dei minori (almeno 13 i giustiziati), ne ha impiccati almeno altri 5 nel 2009 e almeno 1, il più recente, nel luglio del 2010; l'esecuzione di minori pone l'Iran in aperta violazione della Convenzione sui diritti del fanciullo che pure ha ratificato;
              inoltre, l'Iran è il solo al mondo a praticare la lapidazione e, a differenza di quanto sostengono le autorità, ciò avviene con una certa frequenza: almeno una volta all'anno negli ultimi quattro anni per un totale di almeno sette esecuzioni, l'ultima delle quali effettuata il 5 marzo del 2009 nei confronti di un uomo condannato per adulterio; attualmente le persone detenute nelle prigioni iraniane a rischio di lapidazione sono 14, di cui 3 sono uomini e 11 donne, compresa Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna accusata di adulterio e di complicità nell'omicidio del marito al centro di una sempre più crescente attenzione e mobilitazione internazionali;
              nel 2009 e nei primi mesi del 2010, la repressione nei confronti di membri di minoranze religiose o di movimenti religiosi o spirituali non riconosciuti dalle autorità, è continuata in Cina, Corea del Nord, Iran e Vietnam, Paesi nei quali si sono verificate anche condanne a morte o esecuzioni per motivi essenzialmente politici o per reati non violenti;
              in particolare, in Iran, nel corso del 2009 sono state emesse decine di condanne a morte e nei primi mesi del 2010 effettuate le prime esecuzioni per la partecipazione alle manifestazioni di piazza contro i risultati delle elezioni presidenziali del 12 giugno che hanno portato alla riconferma di Mahmoud Ahmadinejad;
              molti Paesi, per lo più autoritari, non forniscono statistiche ufficiali sull'applicazione della pena di morte, per cui il numero delle esecuzioni potrebbe essere molto più alto, anche perché la mancanza di trasparenza del sistema e di informazione all'opinione pubblica sono fattori determinanti un maggior numero di esecuzioni;
              l'istituzione o la nomina di un «Inviato Speciale» delle Nazioni Unite con il mandato di favorire l'applicazione concreta della linea ONU nei Paesi che ancora praticano la pena di morte contribuirebbe al superamento del segreto di Stato e al conseguimento, attraverso le moratorie, all'abolizione definitiva della pena di morte nel mondo;
              l'articolo 6 (2) del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) ammette un'eccezione al diritto alla vita garantito dall'articolo 6 (1) per quei Paesi che ancora non hanno abolito la pena di morte, ma solo riguardo ai «reati più gravi»; il limite dei «reati più gravi» per l'applicazione legittima della pena di morte è sostenuto anche dagli organismi politici delle Nazioni Unite (ad esempio, il comitato diritti umani) i quali chiariscono che per «reati più gravi» si intendono solo quelli «con conseguenze letali o estremamente gravi»; la giurisprudenza si è evoluta al punto che gli organismi delle Nazioni Unite sui diritti umani hanno dichiarato, ad esempio, i reati di droga non ascrivibili alla categoria dei «reati più gravi»;
              in molti Stati, leggi penali prescrivono la condanna a morte obbligatoria oltre che per omicidio o atti terroristici anche per reati meno gravi, come alcuni reati di droga; l'obbligatorietà della pena capitale, che non tiene conto del merito specifico di ogni singolo caso, è stata fortemente criticata dalle autorità internazionali a tutela dei diritti umani;
              la sessione in corso a New York dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha messo all'ordine del giorno la discussione di una nuova Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, dopo quelle approvate a stragrande maggioranza nel 2007 e nel 2008, che sono state proposte e sostenute dall'Italia anche con il voto unanime del Parlamento e l'impegno di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 16 anni;
              il 10 ottobre 2010 si svolge la Giornata internazionale contro la pena di morte con manifestazioni pubbliche e dibattiti parlamentari in tutto il mondo;
              per il Consiglio d'Europa l'abolizione della pena di morte è un requisito indispensabile per aderire all'Organizzazione, poiché si considera che tale prassi non sia ammissibile in una società democratica;
              l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa monitora costantemente la situazione in relazione alla pena capitale nei vari Stati membri – dove a partire dal 1997 non è stata svolta alcuna esecuzione –, e ha esteso il suo raggio di azione, anche ai paesi aventi lo status di osservatore in seno al Consiglio, ossia Giappone e Stati Uniti;
              il 25 febbraio 2010, in occasione del Congresso mondiale contro la pena di morte di Ginevra, la relatrice dell'Assemblea sull'abolizione della pena di morte, Renate Woblwend, ha invitato Giappone e Stati Uniti, ad «aderire al movimento per l'abolizione di questa punizione barbara»;
              nella 19vesima Sessione Annuale dell'OSCE PA, tenutasi a Oslo dal 6-10 luglio 2010, è stata adottata la Risoluzione sulla moratoria della pena di morte e verso la sua abolizione;
              la risoluzione invita la Bielorussia e gli Stati Uniti ad adottare un'immediata moratoria sulle esecuzioni e chiede al Kazakistan e alla Lettonia di modificare la loro legislazione nazionale che ancora prevede la pena di morte per alcuni tipi di reati commessi in circostanze eccezionali;
              tale testo, inoltre, esorta gli Stati membri mantenitori a incoraggiare l'ODHIR e le Missioni OSCE in cooperazione con il Consiglio d'Europa, per mettere a punto iniziative di sensibilizzazione contro il ricorso alla pena di morte, rivolte soprattutto ai mass media, ai funzionari delle forze dell'ordine, ai politici e all'opinione pubblica,

impegna il Governo:

          ad intervenire presso le autorità iraniane perché sia scongiurata l'esecuzione di Sakineh Mohammadi Ashtiani e perché siano annullate le sentenze capitali nei confronti di persone minori di 18 anni al momento del reato e sia favorito un progressivo adeguamento a standard più avanzati a tutela dell'individuo;
          ad avviare, in vista del voto all'Assemblea generale dell'ONU sulla risoluzione pro-moratoria, un'azione volta ad aumentare il numero di cosponsor e di voti a favore e a rafforzare il nuovo testo sui seguenti punti: abolizione dei «segreti di Stato» sulla pena di morte; limitazione della pena di morte ai reati più gravi; abolizione della condanna a morte obbligatoria per certi tipi di reato;
          a incoraggiare ulteriormente le attività promosse dalle organizzazioni non governative per l'abolizione della pena di morte.
(1-00450) «Zamparutti, Franceschini, Della Vedova, Giulietti, Evangelisti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Mantini, Casini, Nucara, Pianetta, Picchi, Donadi, Brugger, Nicco, Stefani, Argentin, Sardelli».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Elementi e iniziative in merito all'erogazione di trattamenti previdenziali a favore di esponenti della criminalità organizzata – 3-01261

      REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI, VOLPI e ZAFFINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto emerso nel corso di una recente audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, personaggi di spicco della criminalità sarebbero beneficiari di trattamenti previdenziali di vario tipo;
          numerosi boss mafiosi, al raggiungimento dei requisiti anagrafici, percepirebbero la pensione sociale o, comunque, il trattamento pensionistico spettante per l'attività lavorativa svolta come copertura della carriera criminosa;
          addirittura sembrerebbe che taluni mafiosi abbiano ottenuto l'indennità di disoccupazione durante i loro periodi di latitanza;
          tale vicenda inquietante ha provocato dure reazioni nel mondo politico, tanto da comportare un'immediata iniziativa legislativa per escludere che cittadini indegni come i superboss mafiosi possano maturare il diritto alla prestazione in presenza di requisiti contributivi «fittizi»;
          è doveroso evitare che simili criminali possano fruire di qualsiasi trattamento previdenziale da parte dello Stato, tale da determinare un clamoroso spreco di danaro pubblico, oltre che una palese ingiustizia nei confronti dei familiari delle vittime e dei cittadini onesti;
          appare scandaloso che lo Stato italiano, fatti salvi i diritti realmente acquisiti, paghi una pensione a persone che si sono macchiate di feroci delitti, in beffa a tutti i cittadini onesti per i quali, nonostante lunghi e faticosi anni di lavoro, la pensione è ancora un miraggio  –:
          quale sia il numero dei criminali condannati con sentenza passata in giudicato percettori di un trattamento previdenziale e a quale titolo (anzianità, vecchiaia, minima ed altro) e quanti di loro beneficino, oltre al trattamento previdenziale, anche degli assegni previsti dal piano di protezione pentiti, nonché a quanto ammonti l'onere a carico dello Stato per l'erogazione dei trattamenti previdenziali in questione. (3-01261)


Chiarimenti in merito alla riforma del mercato del lavoro, con particolare riferimento alla introduzione del cosiddetto «statuto dei lavori» – 3-01262

      MOFFA e LO PRESTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la riforma del mercato del lavoro appare una tra le priorità della legislatura, anche al fine di rispondere in modo adeguato alla fase di uscita dalla crisi economica, individuando ogni possibile misura diretta a contrastare la disoccupazione;
          nel luglio 2008 il Ministro interrogato ha avviato un ambizioso percorso di riforma del mercato del lavoro e della previdenza sociale, con la presentazione del libro verde sul futuro del modello sociale («La vita buona nella società attiva»); il documento – sottoposto ad una consultazione pubblica nel Paese, a cui hanno potuto partecipare tutti i soggetti interessati – ha visto anche l'approvazione di un'importante risoluzione delle Commissioni riunite XI e XII della Camera dei deputati, in data 18 marzo 2009;
          sulla base dell'impianto complessivo del documento e degli indirizzi ricevuti dal Parlamento, il Ministro interrogato ha attivato un'ampia consultazione con le parti sociali, che ha portato – tra l'altro – alla presentazione, alla fine di luglio 2010, del «piano triennale per il lavoro», il cui obiettivo principale è quello di «aprire il cantiere per una riforma generale del sistema fiscale correlata al completamento del federalismo istituzionale e ai grandi cambiamenti intervenuti nella produzione e composizione della ricchezza»;
          è in corso di esame presso la XI Commissione (lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati anche il libro verde della Commissione europea, nel quale sono prefigurati importanti scenari sotto il profilo previdenziale, anch'essi meritevoli della massima attenzione da parte di Governo e Parlamento;
          quanto al versante lavoristico, il piano triennale ha individuato talune significative priorità di intervento in tema di lavoro: statuto dei lavori, bilateralità, fisco più leggero sulla parte del salario che, in base ad accordi territoriali o aziendali, consente di aumentare la produttività o gli utili della società in cui si lavora;
          in questo ambito, lo statuto dei lavori – secondo quanto affermato nel piano – dovrebbe essere destinato a sostituire lo statuto dei lavoratori del 1970, secondo un principio basato su «un diritto del lavoro sostanziale governato da un autonomo ed efficiente sistema di relazioni industriali, più che dalla logica tutta formalistica della norma inderogabile di legge»;
          la riforma dovrebbe essere completata, nelle intenzioni del Governo, anche mediante un intervento normativo da proporre alle Camere su impulso dell'Esecutivo;
          risulta che, nel frattempo, siano stati attivati incontri con le parti sociali per impostare le linee guida della citata riforma, tanto che – in vista dell'incontro programmato per il 4 ottobre 2010 – lo stesso Ministro interrogato ha scritto alle parti sociali chiedendo un avviso comune sullo statuto dei lavori;
          appare quanto mai opportuno comprendere la tempistica di questi lavori preparatori, anche al fine di verificare quali siano gli spazi di riflessione e di intervento del Parlamento  –:
          se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti circa l'attuale «stato dell'arte» dell'intervento di cui in premessa, con gli opportuni aggiornamenti in ordine agli sviluppi del confronto con le parti sociali sullo statuto dei lavori. (3-01262)


Iniziative per l'abrogazione della trattenuta a carico dei sacerdoti percettori di più trattamenti previdenziali – 3-01263

      BELCASTRO, IANNACCONE, MILO, SARDELLI e GAGLIONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          il nostro ordinamento giuridico riconosce e garantisce situazioni giuridiche soggettive, facendo espresso riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione, che sanciscono, all'articolo 2, la libertà e i diritti fondamentali dell'uomo sia come singolo che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e, all'articolo 3, i due principi di eguaglianza, sia formale che sostanziale;
          il principio dell'uguaglianza formale (tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali) è stato molto approfondito ed ha assunto il valore di criterio di riferimento per il nostro sistema giuridico;
          destinatario dell'articolo 3 della Costituzione è, in prima istanza, il legislatore, che deve considerare eguali tutti i cittadini, parificando le situazioni giuridiche eguali e distinguendo quelle diverse;
          la discrezionalità del legislatore, nel diversificare le situazioni giuridiche, si deve arrestare di fronte a questi criteri enunciati dal costituente;
          ma le discriminazioni si celano anche in norme di legge che, all'apparenza, appaiono neutre: è il caso della legge 22 dicembre 1973, n.  903 (istituzioni del fondo di previdenza del clero e dei ministri di culto delle confessioni religiose), che prevede, per i sacerdoti, titolari di due pensioni, la trattenuta di un terzo sulla pensione del clero, riduzione che opera per principio, senza alcun collegamento con la situazione reddituale del sacerdote, senza salvaguardare una franchigia di sussistenza, come indicato dalla Corte costituzionale; la somma trattenuta sulla pensione da liquidare a carico del fondo è devoluta a favore del fondo stesso;
          la trattenuta viene effettuata anche sulle pensioni di invalidità, la cui concessione conferma situazioni di bisogno economico e di sofferenza fisica del titolare, aggravandone, di fatto, la situazione personale;
          il fondo clero prevede una sola pensione, che non fa riferimento ai redditi personali e che non distingue la percentuale di invalidità, e, pertanto, la trattenuta appare ancora più iniqua quando colpisce un sacerdote completamente inabile;
          nessuna gestione previdenziale pubblica o privata prevede tale tipo di trattenuta: i vari divieti previdenziali di cumulo ne limitano l'importo complessivo, ma non vietano il diritto di avere due introiti, pensione e reddito;
          infine, è da rilevare che tale trattenuta viene operata anche nei confronti dei sacerdoti successivamente laicizzati, che non dovrebbero, pertanto, essere più soggetti alla normativa ecclesiastica  –:
          quali iniziative si intendano assumere concretamente al riguardo al fine di far cessare tali palesi discriminazioni che colpiscono i sacerdoti, che sono uomini e lavoratori che svolgono una delicata missione, portata avanti con profondo zelo pastorale, spirituale e umano, che li vede spesso impegnati in realtà socio-culturali «difficili», dove appaiono indispensabili il loro lavoro e le loro parole di conforto, riaffermando così, al contempo, quei veri principi fondamentali di eguaglianza che sono alla base della nostra Carta costituzionale. (3-01263)


Intendimenti del Governo sulle misure per favorire l'occupazione femminile – 3-01264

      DONADI, MURA, DI GIUSEPPE, PALADINI e PORCINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          la distanza dell'Italia dai parametri di Lisbona sul tasso di occupazione femminile è preoccupante: non si riuscirà a raggiungere entro la fine del 2010 l'obiettivo dell'occupazione femminile al 60 per cento, essendo fermi al 46 per cento (i nostri dati sono inferiori rispetto a quello medio dell'Unione europea di circa dodici punti);
          ciò significa che quasi metà delle donne in età da lavoro non ha speranza di ottenere un'autonomia economica, che gran parte delle famiglie italiane, soprattutto, ma non solo, al Sud, si reggono su un solo percettore di reddito, dalla stabilità ed adeguatezza del quale dipende la sopravvivenza di tutti; la mancata valorizzazione dell'occupazione e del ruolo femminile produce declino economico, in quanto il loro ingresso o il loro ritorno nel mondo del lavoro è motore di tutta l'economia, oltre che volano di servizi;
          le politiche sociali non affrontano, né riconoscono il valore economico al lavoro di cura, sia sotto forma di congedi coperti da indennità adeguati che sotto forma di contributi figurativi più sostanziosi di quelli attualmente vigenti; al momento attuale solo il congedo di maternità è coperto da contributi figurativi calcolati sulla retribuzione effettiva (e solo per chi ha un lavoro regolare). Il congedo genitoriale, oltre ad essere compensato in maniera poco più che simbolica (30 per cento dello stipendio e solo se preso entro i tre anni di vita del bambino), dà luogo a contributi figurativi ridotti, ancorché riscattabili o integrabili con versamenti volontari, e per un massimo di sei mesi e solo per le lavoratrici dipendenti che abbiano almeno 5 anni di storia contributiva. Invece, nel caso di contributi per il periodo del servizio militare (o civile alternativo a quello militare) basta aver avuto anche un solo contributo nel periodo precedente il servizio; è anche per questo – bassa remunerazione e scarsi o nulli contributi figurativi – che i padri raramente prendono il congedo genitoriale, allargando di fatto il divario con le loro compagne;
          sul fronte degli incentivi ad hoc, al momento nessuna delle due recenti scuole del pensiero economico trova sponda in questo Governo: né la scuola che propone la detassazione parziale del reddito da lavoro dipendente delle donne, né l'altra che propone incentivi diretti alle aziende che assumono donne; non risultano risorse per favorire l'accesso al credito delle imprese femminili operanti nel Mezzogiorno; il fondo per il sostegno all'imprenditoria femminile in tutti i settori produttivi, di cui alla legge n.  215 del 1992, non è stato rifinanziato ed è privo di risorse;
          il piano del Governo del dicembre 2009 «Italia 2020 – Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro» propone, ad avviso degli interroganti, una politica di familismo esplicito, che riporta il nostro Paese agli anni sessanta: non vi è in cantiere, a distanza di un anno dal piano e di oltre due dall'avvento di questo Governo, alcuna misura concreta in favore dell'inclusione delle donne nel mercato del lavoro;
          con riguardo al lavoro femminile nel pubblico impiego – in assenza di contestuali iniziative di sostegno o di benefici economici o di incremento dei servizi nel campo del welfare – l'unica misura adottata è stata l'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni, al pari degli uomini, con l'unico scopo, ad avviso degli interroganti, di produrre risparmi; il fatto rischia di aggiungere ingiustizia a disuguaglianza;
          promessa del Governo fu che quei risparmi sarebbero stati utilizzati per l'incremento di risorse in favore delle donne medesime, delle politiche di conciliazione tra tempo di lavoro e di cura, delle politiche sociali collegate ai servizi alle famiglie: invece, il fondo per la non autosufficienza risulta ridotto, né sono state destinate adeguate risorse al welfare, né, al momento, ciò sembra rientrare nelle priorità del Governo;
          al contrario, diversi provvedimenti adottati dal Governo – l'abolizione della legge n.  188 del 2007 sulle dimissioni in bianco, la limitazione del ricorso al part time, il mancato rinnovo degli incentivi fiscali a favore delle donne lavoratrici del Mezzogiorno – ad avviso degli interroganti, hanno di fatto avallato comportamenti scorretti da parte dei datori di lavoro e aumentato la discriminazione nei confronti delle lavoratrici; in sostanza, il rischio è che per le donne e le famiglie italiane l'Italia del 2020 sia tragicamente uguale a quella del 2010  –:
          con quali misure intenda favorire l'occupazione femminile. (3-01264)


Iniziative di competenza del Ministro della salute per la riduzione dei tempi delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie – 3-01265

      BALDELLI e MANCUSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          nell'ambito della sanità pubblica, i tempi di attesa sono di estrema rilevanza;
          per quanto riguarda le prestazioni diagnostiche bisogna aspettare almeno 360 giorni per fare l'ecografia al seno o una risonanza magnetica cranio (senza contrasto). Per una mammografia ci vogliono 420 giorni, per l'eco tessuto molle 480 giorni e per l'ecocolordoppler 720 giorni;
          nell'ambito delle visite specialistiche, chi deve sottoporsi ad una chirurgica i tempi di attesa sono 5 mesi (150 giorni), per fare la visita neurochirurgica o un esame vestibolare i giorni da aspettare sono 180, contro i 270 della visita senologica e i 390 di quella cardiologica;
          per gli interventi chirurgici ci sono 1.080 giorni di attesa per gli interventi di protesi al seno, al ginocchio e all'anca, 540 giorni per l'intervento al menisco e 450 per l'asportazione della sacca lacrimale;
          l'articolo 32 della Costituzione dichiara solennemente che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti;
          il fenomeno delle liste d'attesa che dilatano i tempi per l'accesso alle prestazioni erogate dal servizio sanitario nazionale lede il diritto alla tutela della salute;
          è doveroso che il servizio pubblico garantisca a tutti i cittadini tempi di accesso alle prestazioni sanitarie certi e adeguati ai problemi clinici;
          è necessario stroncare il deplorevole fenomeno delle liste d'attesa create ad arte per spingere i pazienti a pagare quel che nel normale orario di lavoro non viene garantito gratis o col solo pagamento del ticket  –:
          quali siano le iniziative del Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, per ridurre i tempi delle liste di attesa ed evitare che si debba ricorrere con sempre maggiore frequenza alle prestazioni sanitarie in intramoenia a pagamento per avere un servizio celere ed efficiente. (3-01265)


Iniziative per garantire un equo risarcimento a favore di tutte le vittime di trasfusioni di sangue infetto – 3-01266

      LIVIA TURCO, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, ARGENTIN, BOSSA, BUCCHINO, BURTONE, D'INCECCO, FARINA COSCIONI, GRASSI, MIOTTO, MURER, PEDOTO, SARUBBI e SBROLLINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          da 17 giorni un gruppo di cittadini, infettati per colpa di una trasfusione sbagliata di malattie come l'hiv, l'epatite B o C, provenienti da tutta Italia, stazionano, giorno e notte, con un camper davanti a Montecitorio e chiedono risposte;
          più volte il Parlamento si è occupato di questa vicenda, a partire dalla legge 25 febbraio 1992, n.  210, e successive modificazioni ed integrazioni, che prevedeva un indennizzo economico a favore dei soggetti lesi in seguito a trasfusioni con sangue o da somministrazioni di emoderivati infetti, fino alla legge finanziaria per il 2008 (legge n.  244 del 2007), dove, all'articolo 2, comma 361, si prevede l'adozione di un decreto da parte del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, per la definizione dei criteri in base ai quali i soggetti titolati possano accedere ai risarcimenti previsti e, al comma 363, l'estensione dell'indennizzo di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 2005, n.  229, ai soggetti effetti da sindrome da talidomide, determinata dalla somministrazione dell'omonimo farmaco, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della macromelia;
          a distanza di tre anni, dopo lunghe e logoranti trattative, dallo schema transattivo proposto dal Ministero della salute scompare l'iniziale «analogia» e «coerenza», previste nella legge per il risarcimento a tutte le categorie infette, e compaiono la «prescrizione», il requisito del «danno minimo», nonché quella che viene definita la «discriminazione tra categorie»: per lo stesso danno fisico il Ministero della salute propone a un emofiliaco 400.000 euro e a un emotrasfuso 68.000 euro, sei volte di meno;
          sempre nello schema transattivo si propone di pagare subito chi ha «le carte in regola», mentre chi ha problemi di prescrizione o quant'altro deve confidare in un decreto-legge «salva esclusi» successivo, di cui non esiste alcuna garanzia o impegno scritto;
          tutti i cittadini danneggiati da trasfusioni con sangue infetto devono essere pagati egualmente, senza distinzione di categorie e senza temere che la prescrizione mandi in fumo i dovuti risarcimenti  –:
          se non si ritengano ragionevoli, opportune ed accoglibili le richieste avanzate dalle vittime delle trasfusioni da sangue infetto, facendo sì non solo che tutti i cittadini danneggiati in questo modo abbiano lo stesso trattamento risarcitorio indipendentemente dalla causa che lo ha prodotto, ma evitando anche di inserire i termini per la prescrizione dalla domanda di risarcimento, evitando così a coloro che sono stati danneggiati oltre il danno anche la beffa. (3-01266)


Iniziative urgenti per la dichiarazione di pubblica utilità e di immissione in possesso delle aree destinate allo svolgimento dell'Expo 2015 e per la revoca dell'attuale commissario straordinario – 3-01267

      MANTINI, VOLONTÈ, PEZZOTTA, MARCAZZAN, COMPAGNON, CICCANTI, GALLETTI, LIBÈ, RAO. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. — Per sapere – premesso che:
          l'assegnazione alla città di Milano dell'Expo 2015 riveste un ruolo strategico fondamentale, soprattutto per le ricadute virtuose che il progetto potrà avere in funzione anticiclica sulla crisi economica: è un'occasione eccezionale di sviluppo, un fattore di ripresa competitiva e di attrazione di investimenti, il cui traino dovrebbe produrre un incremento del valore aggiunto della Lombardia e dell'intero Paese;
          secondo una ricerca effettuata dalla camera di commercio milanese su un campione di oltre 1.100 imprese, si tratta di un'importantissima opportunità che dovrebbe produrre un giro d'affari imponente: si prevede un incremento del fatturato intorno ai 44 miliardi di euro, con un incremento medio del giro d'affari di circa il 10 per cento ed i posti di lavoro che potrebbero nascere grazie all'Expo sono stati valutati in circa 70.000;
          il comma 2 dell'articolo 14 del decreto-legge 25 giugno 2008, n.  112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.  133, ha previsto la nomina del sindaco di Milano pro tempore a commissario straordinario del Governo per l'attività preparatoria dell'evento universale Expo 2015;
          l'articolo 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2008 ha disposto l'istituzione della società di gestione Expo 2015 s.p.a., il cui oggetto sociale, in attuazione degli obblighi internazionali assunti nei confronti del Bureau international des expositions, prevede lo svolgimento di tutte le opere individuate nel dossier di candidatura come «essenziali », consistenti nelle opere di preparazione e costruzione del sito espositivo, nelle opere infrastrutturali di connessione al sito, nelle opere riguardanti la ricettività, nelle opere di natura tecnologica, nonché in tutte le attività di organizzazione e gestione dell'evento;
          il comma 3 dell'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 ottobre 2008 dispone l'istituzione del «tavolo istituzionale» dell'Expo, che si è riunito il 23 febbraio 2009, con la partecipazione di Governo e dei tre enti istituzionali territoriali (regione, provincia e comune), che hanno proceduto all'approvazione dell'elenco delle opere: sono stati censiti complessivamente 65 interventi, per quasi 25 miliardi di euro, divisi tra 13 opere essenziali, 17 opere connesse e 35 opere ritenute necessarie ma non inserite nel dossier di candidatura;
          il commissario straordinario delegato dal Governo per la realizzazione dell'evento universale, il sindaco di Milano Letizia Moratti, nella seduta del Cipe del 6 marzo 2009, ha confermato il cronoprogramma delle opere e l'obiettivo di giungere nel settembre 2014 al completamento delle stesse, cui si aggiunge anche il parere positivo del presidente della regione Lombardia, che ha rassicurato che «su tutte le 65 opere si sta rispettando alla lettera il cronoprogramma, sia per le essenziali che per le 17 cosiddette connesse e le 35 necessarie, e contiamo di concluderle tutte entro settembre», e anche i finanziamenti sembrerebbero essere stati confermati e messi a disposizione per l'esecuzione delle opere necessarie;
          il Governo ha precisato, nella seduta della Camera dei deputati del 21 aprile 2009, che gli interventi si trovano in fase di studio di fattibilità e preliminare e riguardano opere stradali, metropolitane e urbanistiche. L'avvio dei lavori per questo primo gruppo di opere era previsto tra gennaio 2010 e novembre 2010; la scansione temporale così stabilita corrisponde alle previsioni di spesa che consentono il completamento degli investimenti specifici dell'evento Expo 2015, in coerenza con il piano finanziario e con gli impegni internazionali assunti dal Governo italiano nei confronti del Bureau international des expositions;
          in data 9 settembre 2009, più di un anno e mezzo dopo la designazione del Bureau international des expositions, è stato presentato a Milano dall'allora amministratore delegato, onorevole Lucio Stanca, il concept master plan di Expo 2015, non l'intero master plan, ma, come si dice in gergo, la sua definizione concettuale, un insieme cioè di linee guida di quello che sarà il piano generale del sito sul quale dal 1o maggio al 30 ottobre 2015 si svolgerà l'esposizione;
          le preoccupazioni diffuse sui ritardi accumulati hanno riguardato la valutazione del progetto dell'Expo 2015 di Milano, da parte del Bureau international des expositions, la cui scadenza è stata programmata per il mese di aprile 2010 a Parigi. Entro quella data, per regolamento, la società di gestione dell'Expo 2015 avrebbe dovuto: registrare il progetto dopo l'approvazione del master plan dell'area espositiva, presentare il business plan del progetto e il piano di comunicazione e marketing di tutta la manifestazione;
          le preoccupazioni crescono anche per i ritardi accumulati sotto il profilo della copertura dei costi dell'evento;
          in seguito, nei mesi successivi e fino ai nostri giorni, la confusione, i conflitti e i ritardi sono aumentati in modo assai preoccupante, fino alle dimissioni, nel giugno 2010, dell'amministratore delegato, onorevole Lucio Stanca, e alla messa in dubbio della stessa realizzazione dell'evento;
          in particolare, il nodo essenziale irrisolto risulta essere quello della proprietà dei terreni, oggetto di infinite diatribe con e tra i proprietari e di pareri legali, tardivamente richiesti e acquisiti;
          risulta evidente, a pochi giorni dal nuovo e decisivo incontro con il Bureau international des expositions il 19 ottobre 2010, che l'Italia rischia di perdere l'Expo 2015, con gravissimo danno economico e di immagine;
          i pareri legali evidenziano che l'unica strada ora perseguibile è quella ordinaria, prevista in tutti i Paesi democratici avanzati per la realizzazione di infrastrutture pubbliche, della dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori, con immediata presa di possesso delle aree, fermi restando i pieni diritti dei proprietari al corretto indennizzo del valore ai sensi di legge;
          risultano, infatti, impercorribili gli strumenti dell'acquisto delle aree tramite newco pubblico-privato e della concessione parziale del diritto di superficie, poiché insostenibili nei tempi e contrari alla legge, anche per i maggiori oneri derivanti nella valutazione delle aree rispetto ai criteri di indennizzo  –:
          se il Governo non ritenga necessario procedere con immediatezza al provvedimento di dichiarazione di pubblica utilità e di immissione in possesso delle aree, anche attraverso ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, valutando l'opportunità della revoca dell'attuale commissario straordinario Moratti, al fine di non pregiudicare la realizzazione dell'Expo 2015.
(3-01267)