XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
il 18 gennaio 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su una strategia europea per la regione danubiana, che comprende dieci Paesi, di cui sei membri dell'Unione europea, includendo tutto il bacino fluviale danubiano con una cartografia che copre i territori adriatici dalla Slovenia al Montenegro;
la strategia dell'Unione europea per il Danubio, che si ispira al modello della strategia per il Mar Baltico e alla Conferenza di Stoccolma sulla strategia macroregionale tenutasi nel quadro della presidenza svedese, ha il potenziale di promuovere la cooperazione regionale e transfrontaliera per una maggiore crescita economica e per trovare risposte congiunte alle sfide comuni;
la strategia dell'Unione europea sulla regione del Danubio include misure che verranno applicate nei seguenti ambiti di cooperazione: sviluppo e protezione sociale, sviluppo economico sostenibile, infrastrutture di trasporto e dell'energia, protezione dell'ambiente, cultura e istruzione;
a dicembre del 2010 la Commissione proporrà un Piano d'azione e un sistema di governance verrà formalmente adottato attraverso una comunicazione sulla strategia europea per la regione danubiana;
il Governo italiano ha svolto la sua azione in favore dello sviluppo della macroregione Adriatico-ionica, essendo innegabile la valenza strategica di un'iniziativa che mira a mettere l'Adriatico al centro delle relazioni fra il sud-est Europa e l'Unione europea;
la Commissione ha confermato l'orientamento che prevede di procedere su una via che prevede la sola elaborazione della strategia danubiana, e con i soli Paesi identificati dalla Commissione e dal Consiglio europeo dalla DG Regio;
l'esclusione dell'Italia dalla strategia danubiana è illogica e provocherà contraccolpi pesantemente negativi soprattutto sulle regioni del nordest italiano, ma anche su tutto il Paese, il quale si verrà a trovare drammaticamente emarginato dalle aree europee di più impetuoso sviluppo;
l'incongruenza dell'esclusione dell'Italia è immediatamente percepibile se si nota che nella strategia danubiana verrà compreso il porto sloveno di Capodistria, e non quello contermine di Trieste, i cui legami storici, culturali ed economici con l'area danubiana sono antichi, consolidati e ancora vitali; e che lo stesso criterio si deve applicare per le province di Trento e Bolzano, le quali rimangono escluse dalla strategia, che invece comprende la vicina città di Innsbruck;
l'inclusione dell'intera Slovenia e dell'Austria, ma non delle regioni del nordest, può creare gravissime incoerenze nella gestione e nelle priorità d'intervento dei programmi di cooperazione transfrontaliera;
l'effettività della strategia comunitaria, tanto più quando proveniente da una direzione generale della Commissione che si occupa di politica regionale, dovrebbe mirare ad impostare le macroaree in base a principi territoriali regionali e non nazionali, così come esperito della Germania, che è riuscita a includere nella macroregione danubiana buona parte del territorio bavarese,
impegna il Governo
a farsi promotore - previa opportuna consultazione con gli enti locali interessati - di ogni iniziativa, anche diplomatica volta a favorire in sede di Unione europea l'inclusione della regione Friuli Venezia Giulia della regione Trentino Alto Adige e
delle due provincie autonome di Trento e di Bolzano nella cosiddetta macroregione danubiana.
(1-00489)
«Froner, Strizzolo, Bressa, Gnecchi, Maran, Rosato, Monai, De Torre, Baretta, Murer, Naccarato».
Risoluzione in Commissione:
La X Commissione,
premesso che:
l'industria cantieristica non è stata risparmiata dalla crisi economica mondiale che ha colpito anche l'economia reale del nostro Paese;
gli effetti della crisi sono nei numeri registrati dal settore negli ultimi anni; nel 2009, infatti, si è verificata una riduzione della domanda armatoriale pari all'80 per cento rispetto al 2008, con l'aumento a livello europeo del ricorso a licenziamenti e ammortizzatori sociali;
il settore è strategico per l'economia del Paese e rappresenta un importante polo di occupazione. I lavoratori della cantieristica navale pubblica sono circa 20 mila, di cui 9.000 impiegati nei cinque stabilimenti Fincantieri di Genova, Napoli, Palermo, Monfalcone Castellammare, e nell'indotto;
in questo contesto la notizia, apparsa sulla stampa, dell'esistenza di uno piano industriale che preveda la ristrutturazione di alcuni cantieri, fondata su tagli produttivi ed occupazionali, ha contribuito a creare un clima di tensione ed incertezza;
secondo notizie, anche i cantieri di Monfalcone, Marghera ed Ancona, sembra siano interessati da un drastico piano di ridimensionamento, che, se confermato, danneggerebbe l'economia di questi territori; tali scelte, come denunciato dalle stesse organizzazioni sindacali, non trovano però riscontro nel portafoglio ordini della società, dal momento che in alcuni siti, come a Monfalcone, sono state confermate nuove commesse ad aziende esterne;
ai fini del rilancio del settore, sarebbe opportuno un adeguamento infrastrutturale dei siti produttivi di Fincantieri, coinvolgendo le regioni e gli enti locali nella definizione degli investimenti necessari alla realizzazione delle infrastrutture ed, in particolare, al miglioramento delle infrastrutture di accesso ad alcuni cantieri, come quello di Sestri Levante;
il Governo ha affrontato le problematiche relative alla crisi della cantieristica navale italiana attraverso la promozione dell'accordo sottoscritto il 18 dicembre 2009 tra Ministero dello sviluppo economico, Fincantieri e istituzioni locali interessate, per il rilancio delle commesse pubbliche e la ristrutturazione in senso efficientistico dei cantieri in Italia;
è necessario che il Governo si attivi per portare avanti gli impegni assunti, individuando le politiche e gli strumenti di difesa e di sostegno della cantieristica navale italiana che si rendano necessari per mantenere inalterati gli attuali livelli produttivi ed occupazionali dei cantieri italiani,
impegna il Governo:
pur tenendo conto dello stato dei conti pubblici, a considerare l'opportunità, a fronte di un impegno ad aumentare la produttività, di avviare un piano di commesse pubbliche, come peraltro sta già avvenendo in altri Paesi europei, che possano sostenere l'attività industriale italiana, anche attraverso il soddisfacimento della domanda della Marina militare;
a favorire la realizzazione di un piano infrastrutturale che preveda l'impegno da parte della regione Liguria e degli enti locali interessati a sostenere, attraverso opportune risorse finanziarie, gli investimenti necessari al miglioramento delle infrastrutture di accesso al cantiere di Sestri Levante;
a consolidare le politiche industriali finalizzate al rilancio della cantieristica navale italiana, attraverso l'individuazione di investimenti ed incentivi che siano vincolati al mantenimento da parte di Fincantieri della produzione nei cantieri in Italia, privilegiando le risorse lavorative interne;
a realizzare politiche volte a scoraggiare le iniziative di delocalizzazione della produzione, favorite dalla riduzione del costo del lavoro, nonché ad assumere iniziative in ambito comunitario per contrastare le politiche di dumping messe in atto dai Paesi asiatici a danno dell'economia italiana;
a ricomprendere il settore della cantieristica tra quelli oggetto di monitoraggio rispetto agli effetti generati dall'attuazione del nuovo accordo commerciale tra Unione europea e Corea del Sud.
(7-00432)
«Torazzi, Allasia, Maggioni, Chiappori, Fedriga».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
GIORGIO MERLO e ESPOSITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dopo l'approvazione alla Camera di alcune mozioni parlamentari sulla realizzazione della Torino-Lione, diventa sempre più urgente sapere che le varie scadenze saranno rispettate. Il recente taglio dei finanziamenti deciso dall'Europa è un campanello di allarme che non si può sottovalutare;
senza un impegno preciso e puntuale degli organismi preposti, a cominciare soprattutto dal Governo italiano, si corre il serio rischio di vanificare un'opera che resta decisiva ed essenziale non solo per il futuro economico e produttivo del Piemonte e del Nord ma di tutto il nostro Paese;
il rispetto del cronoprogramma stabilito dall'Osservatorio guidato da Mario Virano, pertanto, non può subire tentennamenti o ripensamenti di sorta, pena prolungare i tempi che possono compromettere definitivamente gli stanziamenti già decisi;
alla luce di queste considerazioni è semplicemente incomprensibile l'atteggiamento del Governo che non ha ancora convocato il cosiddetto «tavolo istituzionale» composto dagli enti locali piemontesi e dai sindaci che hanno aderito all'Osservatorio per ottemperare ai compiti previsti dal cronoprogramma. Si paventa che questi ritardi nascondano la volontà di non procedere alla realizzazione della Torino-Lione e, di conseguenza, a bloccare un'arteria indispensabile per favorire e potenziare gli scambi commerciali con l'intera Europa -:
quali iniziative intenda assumere al fine di assicurare la pronta realizzazione della Torino-Lione.
(3-01325)
Interrogazioni a risposta scritta:
SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 154 del 1992, articoli 4 e 5, sulla trasparenza bancaria, poi trasfusa nel successivo decreto legislativo n. 385 del 1993, articolo 117, (testo unico bancario), ha reso «... nulle e considerate non apposte le clausole contrattuali di rinvio agli usi per la determinazione dei tassi di interesse ...», di conseguenza, i contratti bancari, debbono «... indicare il tasso di interesse ed ogni prezzo e condizione praticati»;
per effetto delle citate norme bancarie, tutte le banche, avrebbero dovuto provvedere a rinegoziare i precedenti contratti indeterminati, ancora non conclusi, e, per i nuovi rapporti, a stipulare contratti con l'indicazione esatta e puntuale, sia degli interessi, che degli altri costi applicati;
ciò avrebbe comportato la restituzione, in favore dei correntisti in rosso, dei maggiori interessi (cosiddetti «ultralegali») e di tutte le spese e commissioni, non espressamente pattuite in forma scritta, applicati fino all'entrata in vigore della legge n. 154 del 1992, corrispondenti a svariati miliardi di euro, che logicamente avrebbero gravato sui bilanci delle banche;
anche alla luce delle risultanze emerse nei procedimenti giudiziari, instaurati al fine del recupero dei cosiddetti ultralegali, è un dato di fatto che la pressoché totalità degli Istituti di credito non si è mai uniformata alle statuizione del TUB, che sanciscono la nullità degli interessi «uso piazza»;
ponderando i rischi ed i guadagni, la scelta delle banche di non uniformarsi ai precetti indicati dal TUB, ha comportato, da un lato, l'incameramento in proprio favore di ingenti capitali, per migliaia di milioni di euro, dall'altro, l'instaurarsi di contenziosi civili che, qualora tempestivamente proposti, comportano un irrilevante obbligo risarcitorio in capo agli istituti stessi;
appare di elementare comprensione, a fronte di tale ragionamento, il fatto che alle banche sia convenuto non applicare la legge, e tanto hanno consapevolmente fatto, in danno soprattutto dei consumatori e delle piccole e medie imprese, con ripercussioni sull'intera economia nazionale;
in conseguenza delle violazioni al decreto legislativo n. 385 del 1993, la quasi totalità dei decreti ingiuntivi ottenuti dalle banche, con le modalità dell'articolo 50 TUB, sono risultati costituiti da somme non dovute;
pertanto, è dato ritenere che le attestazioni di verità e certezza del credito, rilasciate dai funzionari delle banche per ottenere i decreti ingiuntivi provvisoriamente esecutivi (articolo 50 TUB), siano da ritenersi dichiarazioni false, finalizzate a conseguire arricchimenti indebiti, con altrui danno;
quanto segnalato, sarebbe stato posto in essere anche dalla Cassa di Risparmio di Teramo (Tercas) (che citiamo a puro titolo di esempio), la quale in data 1o settembre del 2004 chiese ed ottenne dal tribunale di Teramo un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, nei confronti di un'azienda di Ascoli Piceno, sulla base della mera dichiarazione di certezza del credito, ex articoli 50 TUB eseguita dal direttore generale;
dalle notizie apprese dalla stampa, la fondazione Tercas, maggiore azionista della Banca Tercas, ha finanziato e finanzia il processo telematico civile del tribunale di Teramo;
ciò che è certo, comunque è che, mentre da un lato i giudici dei tribunali italiani rilasciano tempestivamente e senza alcun riscontro provvisorie esecuzioni ai decreti ingiuntivi proposti dalle banche, dall'altro, i relativi accertamenti di verità e certezza dei crediti vantati, nei connessi giudizi di opposizione, patiscono tempi biblici che di fatto favoriscono le banche;
tale pratica ha consentito e consente al sistema bancario in generale, che attraverso l'ABI sponsorizza tutti i tribunali italiani per lo sviluppo del sistema informatico, di realizzare profitti smisurati, cagionando danni gravi ed in molti casi irreparabili a milioni di famiglie, piccole imprese, artigianali e commercianti, ed una crescente diseconomia, su scala nazionale, per tale diffuso modus operandi degli istituti di credito;
la violazione delle leggi bancarie non poteva essere sconosciuta a nessun direttore generale ed a nessun vertice di nessuna banca, anche attuali, in quanto fondamentali e basilari leggi di settore, ed
inoltre, come detto, le sopra riferite mancate rinegoziazioni hanno apportato ed apportano un beneficio diretto e sostanziale sui bilanci di ogni banca;
il riferito finanziamento per il potenziamento del sistema informatico della giustizia da parte del sistema bancario, oltre a configurare un evidente conflitto di interessi, di fatto, lede l'autonomia dei giudicanti ponendo in essere un certo condizionamento;
il finanziamento dei tribunali da parte del sistema bancario pone seri problemi di conflitto di interessi, in possibile contrasto con i principi costituzionali in materia di eguaglianza e di indipendenza dei poteri della magistratura rispetto a poteri politici ed economici -:
se non si intendano adottare iniziative anche normative volte a rafforzare la disciplina in materia di controllo dei procedimenti monitori attivati dalle banche, in relazione soprattutto alle dichiarazioni effettuate dai dirigenti ex articolo 50 Tub, eventualmente mediante un adeguamento del sistema sanzionatorio.
(4-09356)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dalla lettura del quotidiano Il Fatto Quotidiano del giorno 3 novembre 2010 - pagina 4 - gli interroganti hanno appreso la notizia che i carabinieri incaricati alla scorta del Presidente del Consiglio avrebbero riferito quanto segue: «Ci è capitato di fare missioni all'estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all'ora, più un buono pasto da 7 euro» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se non ritenga di dover intervenire, ed in caso contrario per quali motivi, con idonei provvedimenti d'urgenza volti ad accertare se i militari addetti alla scorta del Presidente del Consiglio siano impiegati con turni di lavoro comprensivi di straordinario la cui programmazione risulta vietata dalla normativa vigente;
se ai militari in questione siano retribuite le ore eventualmente effettuate e, in caso contrario, se siano stati messi in condizione di poter recuperare le ore in eccedenza non retribuite;
quali concrete misure il Ministro della difesa intenda adottare a tutela anche dell'immagine dei carabinieri addetti alla scorta del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-09379)
...
AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
RICARDO ANTONIO MERLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Venezuela è in vigore dal 2009 una legge che consente allo Stato di nazionalizzare le imprese straniere di primaria utilità, a seguito della quale sono state espropriate numerose imprese di italo-venezuelani stabilmente residenti nel Paese;
risale al maggio 2010 la visita del Ministro interrogato in Venezuela che, da quanto riportato anche sul sito web ufficiale della Farnesina, ha avuto come oggetto incontri istituzionali da cui sono scaturiti ben sei accordi di cooperazione
in ambito economico, industriale, finanziario, educativo e infrastrutturale (Il Velino/Velino Latam, 28 maggio 2010);
negli incontri che, in occasione di questa visita, il Ministro interrogato ha avuto con la numerosa comunità italiana ivi residente, i nostri connazionali hanno fatto presenti le preoccupazioni derivanti da questi espropriattuati dal Governo venezuelano;
questi espropri causano la paralisi delle attività della piccola e media impresa e il conseguente depauperamento istantaneo di centinaia di famiglie italiane; a titolo di mero esempio, quello del 2009 della TRICOMAR società anonima, impresa di trasporti del settore marittimo fondata nel 1958 da Cosimo Annese (originario di Bari) residente a Maracaibo;
a questi connazionali il Ministro interrogato ha manifestato la propria solidarietà, promettendo di intervenire presso il Governo venezuelano;
a tutt'oggi, all'interrogante non sembra che alle promesse siano seguiti fatti concreti -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire ai nostri connazionali il risarcimento per i beni già espropriati;
se non ritenga opportuno, dando seguito alle promesse fatte a maggio 2010, un intervento politico-diplomatico per proteggere, non solo la proprietà delle 2-3 grandi imprese presenti in questo Paese, ma anche di quelle piccole e medie che i nostri connazionali emigrati hanno fondato, dando sempre dimostrazione concreta di serietà e lealtà al Venezuela.
(4-09351)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è alla ratifica del Ministero la modifica della convenzione Italo-Svizzera per la pesca sui laghi interni (Lago Maggiore, di Lugano e fiume Tresa) già ratificata da parte svizzera;
tale ratifica è urgente per adeguare il conseguente regolamento di applicazione della convenzione stessa -:
quali siano i tempi con i quali la controparte italiana potrà chiudere l'esame della stessa e procedere al reciproco scambio di note diplomatiche.
(4-09363)
ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il nostro Consolato generale di San Paolo (Brasile) risulta avere innumerevoli pratiche in arretrato;
nei giorni scorsi è stata diffusa su internet e ripresa da numerose fonti di stampa legate al mondo degli italiani all'estero che per una legalizzazione di firma il signor Giorgio Eugenio Giacaglia, nato a Genova il 28 marzo 1935 è stato convocato per la data del 20 aprile 2020, ovvero tra nove anni e mezzo -:
se quanto riportato corrisponda a verità, quali siano i motivi di questo accumularsi di pratiche arretrate e se non si ritenga di dover intervenire al fine di rendere più semplice e celere la procedura di legalizzazione dei documenti.
(4-09364)
DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
uno degli obiettivi più importanti dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è quello di promuovere il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli esseri umani. Nel sistema dell'ONU, gli organismi incaricati in modo specifico di tutelare e promuovere i diritti umani sono l'Alto commissariato per i diritti dell'uomo e il Consiglio dei diritti dell'uomo, entrambi con sede a Ginevra, come pure la Terza commissione dell'Assemblea generale dell'ONU a New York.
L'istituzione del Consiglio dei diritti dell'uomo segna una tappa importante nella storia dell'ONU;
l'imminente revisione quinquennale del Consiglio dei diritti umani dell'ONU dovrebbe consentire a quest'organismo di fare una differenza maggiore sul terreno, reagendo in maniera più rapida ed efficace contro gli abusi cronici e urgenti, secondo quanto affermato dal presidente del Consiglio dinanzi all'Assemblea generale;
recentemente l'Ambasciatore della Tailandia, Sihasak Phuangketkeow, presidente dell'organismo, formato da 47 Stati membri, presentandone la relazione annuale all'Assemblea, ha affermato che non bisogna perdere di vista gli obiettivi da raggiungere;
Phuangketkeow ha annunciato che la prima sessione del gruppo di lavoro intergovernativo permanente per il processo di revisione, che opera su mandato dell'Assemblea, ha rappresentato un'opportunità per sfruttare i risultati raggiunti finora e per apportare ulteriori miglioramenti. La revisione, ha affermato, è volta a individuare modalità utilizzate dal Consiglio per snellire il proprio lavoro al fine di garantire un efficace utilizzo di tempi e risorse. Inoltre, il processo evidenzierà il bisogno di un più efficace coordinamento tra l'operato del Consiglio e quello dell'Assemblea Generale su questioni legate ai diritti;
una volta completato il processo - non più tardi del mese di giugno del 2011 - verrà inserito in un processo separato guidato dall'Assemblea la quale valuterà lo status del Consiglio all'interno del sistema delle Nazioni Unite;
tra gli altri temi affrontati nella relazione emerge che durante il periodo in considerazione, (settembre 2009-giugno 2010), sono state adottate 72 decisioni e tre dichiarazioni presidenziali;
tra le questioni più urgenti dell'agenda del Consiglio durante quel periodo, hanno figurato la ripresa di Haiti dopo il terremoto, l'attacco alla flottiglia umanitaria a Gaza e la situazione in Somalia;
nel settore della definizione delle norme, il presidente ha sottolineato come il Consiglio abbia fatto progressi su tematiche quali i diritti umani della donne, ivi inclusa la mortalità materna e morbilità, l'uguaglianza di genere e sui diritti dei minori. Altre questioni tematiche affrontate hanno riguardato l'impatto della crisi globale e finanziaria sui diritti umani, ivi incluso il diritto alla verità e alla tutela dei giornalisti in situazioni di conflitti armati, e gli effetti negativi degli scarichi tossici per la tutela dei diritti umani;
aprendo la discussione, a cui erano presenti oltre 36 Stati membri, il presidente svizzero dell'Assemblea Generale Joseph Deiss ha affermato che la relazione annuale del Consiglio dei diritti umani ha rimarcato l'importanza dei diritti umani in quanto terzo pilastro della missione delle Nazioni Unite, assieme alla pace e allo sviluppo;
riconoscendo i contributi fondamentali già apportati dal Consiglio, ha continuato a rimarcare l'importanza di riesaminare l'operato dell'organo, tenendo conto sia del mandato di quest'ultimo sia dell'esigenza di apportare le necessarie modifiche -:
se il Governo sia a conoscenza dei contenuti della relazione annuale del Consiglio dei diritti umani e quali siano il contributo e la posizione dell'Italia all'interno del contesto citato in premessa.
(4-09368)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
il 19 marzo 2009, la regione siciliana, ha rilasciato, ai sensi del decreto legislativo
n. 152 del 2006, l'Autorizzazione integrata ambientale - con prescrizioni - alla OIKOS S.p.A., per la realizzazione dell'impianto IPPC «Ampliamento discarica per rifiuti non pericolosi», sito in contrada Valanghe di Inverno nel territorio del comune di Motta Sant'Anastasia, in provincia di Catania;
nel 2007, la OIKOS S.p.A. aveva già ottenuto l'AIA per l'impianto di rifiuti non pericolosi ubicato nel contiguo sito di c.da Tiritì, nel comune di Motta Sant'Anastasia;
entrambe le autorizzazioni concesse alla OIKOS S.p.A. sono state subordinate al rispetto delle condizioni e delle prescrizioni impartite dalle competenti autorità pubbliche intervenute in sede di conferenza dei servizi decisoria, e concernenti: la fase di cantiere e di gestione; rimpianto di recupero del biogas e i limiti di emissione; le fasi di chiusura e ripristino; la fase di gestione post-operativa; il piano finanziario;
la competenza a svolgere ispezioni, prelevare campioni, raccogliere informazioni e a compiere qualsivoglia ulteriore operazione necessaria per verificare il rispetto delle prescrizioni imposte al gestore dell'impianto autorizzato è assegnata a diverse autorità di vigilanza e controllo (assessorato regionale Territorio e Ambiente, Provincia Regionale di Catania; ARPA; ASL);
il piano regionale dei rifiuti, recentemente approvato dalla giunta regionale, prevede l'ampliamento della discarica di Motta Santa Anastasia a 2.538.000 metri cubi;
come più volte denunciato dagli organi di stampa la OIKOS S.p.A., gestore della summenzionata discarica, sarebbe in palese conflitto di interessi, facendo capo al medesimo gruppo industriale anche la raccolta dei rifiuti nei comuni che conferiscono in tale discarica;
le esalazioni provenienti dalla discarica e le recenti proposte di allargamento del sito hanno diffuso un senso di preoccupazione fra i cittadini residenti nei comuni limitrofi, i cui i primi agglomerati urbani si trovano a poche centinaia di metri dal sito;
un comitato civico, sorto spontaneamente, a seguito dei numerosi disagi creati dalla localizzazione della discarica, e delle legittime preoccupazioni inerenti il diritto alla salute dei cittadini che vi abitano nei pressi, ha richiesto di visionare ed estrarre copia delle informazioni ambientali relative agli impianti di discarica di rifiuti non pericolosi gestiti dalla ditta OIKOS S.p.A., siti in C.da Valanghe di Inverno e in c.da Triritì nel territorio del comune di Motta Sant'Anastasia, ed in particolare delle informazioni relative alle date e i verbali dei controlli, delle ispezioni e dei campionamenti degli effluenti gassosi e liquidi, nonché dei prelievi di materiali vari, effettuati dalle autorità di vigilanza e controllo, nonché le date e gli esiti degli autocontrolli effettuati dal gestore degli impianti, infine i dati sullo stato della salute e della sicurezza umana, con particolare riguardo ai dati epidemiologici riguardanti i tumori e le malattie respiratorie nell'area geografica dei comuni limitrofi alle suddette discariche -:
se non si intendano acquisire elementi in merito a quanto riportato in premessa;
se non si intenda, al fine di fugare ogni e qualsiasi dubbio riguardo alla sicurezza del sito, dare la massima diffusione ai dati in possesso del Governo riguardo alle discariche del comune di Motta Santa Anastasia, con specifico riguardo ai dati epidemiologici riguardanti i tumori e le malattie respiratorie nell'area geografica dei comuni limitrofi alle suddette discariche.
(2-00888)«Burtone, Samperi».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BOSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel settembre 2006 è stato nominato, dal Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio e del mare, il dottor Mario Tozzi, Presidente dell'ente parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano - P.N.A.T.;
appena insediatosi nella carica, il dottor Tozzi in un'intervista rilasciata al periodico Trenta Giorni e resa nota l'11 ottobre 2006, tra l'altro affermò «Chiedevano che alla guida del Parco andasse un esponente del territorio? Questa è bella...come pretendere un pescatore ai vertici di una riserva marina.» ed inoltre «Ai Primi Cittadini elbani consiglio una seduta psicanalitica» ed ancora «l'Elba sconta un'arretratezza culturale impressionante»;
le suddette affermazioni, unite a numerose altre, tutte offensive nei confronti dell'Elba e delle istituzioni locali, suscitavano un coro di reazioni sdegnate di tutti i maggiori rappresentanti di dette istituzioni oltre al Presidente della regione che chiese al Ministro Pecoraro-Scanio un incontro chiarificatore; tutto ciò ha determinato un clima assai poco proficuo per un'auspicabile collaborazione;
la gestione, ormai quadriennale, del PNAT ha visto la scarsissima presenza in loco del Presidente risultando deficitaria sotto ogni profilo;
nei giorni scorsi il dottor Tozzi, nel presentare a Portoferraio un suo libro sull'esperienza alla guida dell'ente parco, è tornato ad usare espressioni offensive del tipo «Se non ci fosse il Parco assomiglierebbe già a Malta» e poi di ignoranza «Su cui soffia anche il vento dell'interesse politico di parte e della speculazione» ed individua una soluzione: la deportazione degli elbani in un altro Paese civile, ad esempio il Montenegro, spostando la popolazione di quel Paese all'Elba per ripristinare la salvaguardia dell'ambiente. Queste continue provocazioni hanno suscitato altre inevitabili risposte polemiche - forse ricercate - per trovare spazio sulla stampa ad un probabile lancio editoriale del libro -:
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione ai comportamenti di un presidente di ente pubblico di nomina governativa;
se, in considerazione del fatto che queste vicende sembrano rappresentare un ostacolo al positivo esercizio delle funzioni assegnate non ritenga di dover procedere ad una verifica dell'operato del presidente del P.N.A.T. ed assumere iniziative volte al ripristino dei corretti rapporti istituzionali.
(5-03768)
BOSI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Isola di Pianosa nell'Arcipelago toscano è stata per decenni sede di un penitenziario, successivamente dismesso, e che oggi rientra nel patrimonio affidato alla gestione dell'Agenzia del Demanio;
da notizia di stampa si apprende che il Ministero della giustizia starebbe valutando l'ipotesi del ripristino della funzione carceraria;
l'Isola di Pianosa è ubicata nell'area dell'Ente Parco nazionale dell'Arcipelago toscano, il quale Ente svolge su di essa una funzione di controllo e sovrintendenza;
gli edifici, le infrastrutture e anche alcuni manufatti di sicuro interesse archeologico versano in stato di degrado e di incuria, accentuatosi negli ultimi tempi anche per eventi a carattere alluvionale e tutto ciò costituisce un danno grave a strutture di grande interesse storico e culturale -:
che cosa intendano fare dell'Isola di Pianosa, anche in relazione alle notizie circa la possibile intenzione del Ministero della giustizia di riattivare l'uso carcerario dell'isola;
come intendano intervenire a salvaguardia del patrimonio archeologico ed ambientale di Pianosa;
come intendano disciplinare, la gestione di Pianosa sotto l'aspetto della fruizione delle infrastrutture che risulterebbero utilizzate, nella stagione estiva, da
numerose persone con una speciale ospitalità concessa a membri di associazioni private, anche rispettabili, come: Fondazione Caponnetto, Fondazione Pertini, Legambiente, eccetera e ciò senza criteri conosciuti.
(5-03775)
ZAZZERA, PIFFARI e SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la discarica di Grottelline del bacino ATO BA/4 sita nel comune di Spinazzola (Bari) è stata posta sotto sequestro il 26 agosto 2009 dal nucleo operativo ecologico di Bari. La zona interessata dalla discarica, infatti, si trova su un'area di grande valenza archeologica;
in particolare, il sito è compreso tra un villaggio neolitico di 7000 anni fa, una sorgente di acqua minerale e una masseria fortificata che fu dei Templari;
la discarica è stata data in gestione alla società ATI TRADECO COGEAM. L'attività della Tradeco, il cui patron è Carlo Dante Columella, è oggetto di indagine da parte dell'antimafia per i reati di associazione per delinquere e corruzione, traffico illecito e presunta gestione non autorizzata dei rifiuti;
in seguito, l'area è stata dissequestrata dal pubblico ministero Michele Ruggiero, ma recenti notizie stampa gettano nuove ombre sul sito di Grottelline;
la Gazzetta del Mezzogiorno del 1o novembre 2010 riporta la segnalazione di una persona che avrebbe «visto interrare un container con materiale pericoloso» all'interno della cava. Il testimone ha dichiarato che «Quella roba interrata là sotto, veleni, medicine, possono uccidere la gente. Fanno venire il cancro. (...)»;
delle gravi affermazioni è stata messa immediatamente al corrente la procura distrettuale antimafia di Bari e la procura di Trani;
attualmente, si legge ancora nell'articolo succitato, l'area della discarica sembra «terra di nessuno». «Il cancello d'ingresso che porta alle cave di tufo prospiciente la strada asfaltata è aperto. Parte delle buche destinate a ricevere i rifiuti, un milione di metri cubi, sono state coibentate con grossi teli neri che hanno reso il terreno impermeabile. Qui si è formato un grande lago d'acqua piovana profondo chissà quanto, acqua discesa dal cielo e dal promontorio del Parco Nazionale della Murgia (...)» -:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai gravi fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al riguardo.
(5-03780)
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazione a risposta scritta:
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino nella sua edizione del 9 novembre 2010 nell'ambito dei servizi dedicati al crollo della domus dei gladiatori a Pompei, ha pubblicato un'allarmante inchiesta della giornalista Gaty Sepe, relativa a un dossier realizzato dalla Soprintendenza «dimenticato» da cui emerge che ben il 70 per cento degli antichi edifici riportati alla luce, necessita di interventi di restauro e messa in sicurezza: il 40 per cento con la massima urgenza perché in stato pessimo o addirittura con un cedimento in atto, il rimanente 30 per cento, in stato appena mediocre, in un secondo momento;
a queste conclusioni sono arrivati, fin dal 2005 gli architetti Giovanni Longobardi e Andrea Mandara che a capo di alcune squadre di ricercatori, architetti e
archeologi hanno eseguito l'indagine - la prima dopo quella condotta dopo il terremoto del 1980 - per verificare le condizioni dei siti di tutta la città, commissionata dall'allora Soprintendente Pietro Giovanni Guzzo con i fondi stanziati dal World Monumental Fund, l'istituzione americana che riunisce alcuni investitori tra cui l'American Express;
a detta dell'architetto Longobardi «... non c'è stato un solo muro di Pompei che non sia stato indagato; siamo entrati tagliando con le cesoie i catenacci in case di cui ormai si erano perse le chiavi da tempo. Lo stato di conservazione poteva dirsi complessivamente preoccupante»;
secondo quanto osserva l'architetto Mandara «... i rilievi cominciarono nel 1999 e sono continuati fino al 2005. Gli americani avrebbero preferito finanziare un restauro, ma la Soprintendenza aveva invece individuato la necessità di analizzare tutto lo scavato e volle un'analisi a tappeto che portasse alla definizione di una vera e propria mappa del rischio perché si potesse intervenire con urgenza nelle cosiddette "zone rosse", quelle più esposte al pericolo»;
sempre a detta dei due architetti, la gestione dell'acqua piovana è la vera emergenza, un problema generale che riguarda tutta l'area archeologica che costeggia la parte non ancora scavata dove il terreno, fatto in gran parte di cenere e lapilli, subisce salti di livello e con l'acqua è soggetto a smottamenti. Il risultato è che muri fatti per reggere un solaio, quindi un carico verticale, si ritrovano invece a subire la spinta orizzontale del terrapieno che, evidentemente, non possono reggere;
secondo i due esperti se tutti i lavori, per i quali era stata preventivata una spesa di 250 milioni di euro, fossero stati fatti, forse quel crollo e gli altri che si teme possano ancora venire, si sarebbero potuti evitare: «Il lavoro andava proseguito con un aggiornamento continuo dei dati, ma nessuno dei soprintendenti ad interim nominati ultimamente alla guida degli Scavi ha potuto occuparsene» -:
se quanto contenuto nel citato articolo de Il Mattino corrisponda al vero;
in particolare, se sia vero che il 70 per cento delle case del sito archeologico è a rischio;
se sia vero che lo studio della Soprintendenza sia rimasto «dimenticato» così come si legge nell'inchiesta del quotidiano Il Mattino;
in caso affermativo per responsabilità di chi questo studio è rimasto «dimenticato»;
se non si ritenga opportuno promuovere, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà,un'inchiesta di carattere amministrativo per accertare le eventuali responsabilità in relazione a quanto sopra esposto.
(4-09381)
...
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOSI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 9 luglio 2008 due elicotteri italiani «Mangusta» impegnati in appoggio ad una operazione «medevac» (evacuazione medica) vennero fatti segno da numerosi colpi di armi leggere;
sul sito internet www.peacereporter.net è apparso ed è ancora visibile un articolo dal titolo «La verità su Shiwashan» che riporta una versione dei fatti - fornita dal signor Leggiero Domenico quale responsabile del Comparto difesa dell'Osservatorio militare - che è ben diversa dalla versione ufficiale resa nota dal Ministero della difesa -:
se il ministro della difesa non ritenga di chiarire definitivamente il livello di credibilità come «fonte militare», del signor Leggiero Domenico, in qualità di responsabile del Comparto difesa dell'Osservatorio militare, associazione che riunisce militari;
se il detto Osservatorio, con sede legale in Roma alla Via Mario Romagnoli, 12, operi con le finalità contemplate dalla legge 382/78 e se lo stesso sia stato «subordinato al preventivo assenso del Ministro della difesa» così come previsto dall'articolo 8, comma 3, della citata legge per l'iscrizione del personale militare alle associazioni.
(5-03774)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 2o rapporto supplementare delle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC) in Italia emerge che il Governo italiano continua a disattendere le raccomandazioni rivolte dal Comitato ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza all'Italia in relazione all'attuazione del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati (OPAC);
viene denunciata la mancanza a livello legislativo di una precisa definizione del concetto di «partecipazione diretta» delle persone di età inferiore ai 18 anni ad un conflitto armato e delle attività correlate;
inoltre, pur essendo stata elevata a 18 anni l'età minima per l'arruolamento volontario nelle Forze armate, non è stata ritirata la dichiarazione di riserva, resa dall'Italia nel maggio 2002 in occasione della ratifica del Protocollo opzionale, in cui si indicano i 17 anni quale età minima per l'arruolamento volontario nelle forze armate. Continua peraltro a non essere sufficientemente chiaro quale implicazione abbia rispetto all'età minima dell'arruolo la dichiarazione di ferma speciale che i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole militari, istituti scolastici posti sotto l'amministrazione delle Forze armate, devono rendere al compimento del 16o anno di età;
il Comitato ONU raccomanda all'Italia, inoltre, di revisionare la legislazione al fine di proibire il commercio di armi leggere con quei Paesi in cui le persone al di sotto dei 18 anni partecipano alle ostilità come membri sia delle Forze armate che dei gruppi armati, distinti dalle Forze armate dello Stato. A tal proposito, il Comitato raccomanda all'Italia di indicare, nel prossimo rapporto, come la legge n. 185 del 1990 abbia operato quantitativamente nell'ostacolare tale commercio. Il Comitato raccomanda inoltre di inserire nel codice penale disposizioni che qualifichino quale fattispecie di reato il commercio di armi leggere con i Paesi in cui le persone al di sotto dei 18 anni partecipano direttamente alle ostilità;
nel rapporto supplementare si denuncia la possibilità che l'Italia venda armi leggere a soggetti privati o a Governi di Paesi in cui persone con meno di 18 anni partecipano alle ostilità come parte di eserciti o di gruppi armati. Da un'analisi dei dati disponibili si rileva che nel 2008 l'Italia ha esportato armi leggere e di piccolo calibro verso soggetti privati o statali di Paesi che utilizzano bambini soldato: in Israele per euro 586.500, nelle Filippine per euro 2.468.789, nella Repubblica Democratica del Congo per euro 48.812, in Colombia per euro 20.932, in Libano per euro 16.703, in Ciad per euro 13.455, in Nepal euro 8.060, in Afghanistan per euro 1.045,141;
nonostante gli elevati standard sui diritti umani contemplati dalla legge n. 185 del 1990, dall'analisi dei dati ufficiali contenuti nella relazione resa dal Presidente del Consiglio dei ministri nel 2007, citata nel rapporto governativo, emerge che tra i Paesi clienti dell'industria militare italiana vi sono Paesi che hanno compiuto azioni militari che hanno colpito civili, perlopiù bambini, nonché Paesi in cui i bambini vengono utilizzati come soldati. Sono state infatti autorizzate
esportazioni di armi ad uso militare in Iraq per euro 84.000.000, in Israele per euro 1.885.713 e nelle Filippine per euro 1.000.000;
infine, il Comitato ONU ha espresso rammarico circa la mancanza di informazioni su specifici programmi o attività d'integrazione che riguardano i bambini soldato presenti in Italia, nonché la mancanza di una raccolta sistematica di dati sui richiedenti asilo al di sotto dei 18 anni coinvolti in conflitti armati nei Paesi d'origine e che si trovano in Italia. Tali informazioni e dati non solo non risultano essere in alcun modo rilevati e disponibili, ma non sono menzionati neanche nel rapporto governativo;
eppure l'Italia si è impegnata a contrastare l'utilizzo dei bambini soldato da parte delle forze e dei gruppi armati e nel favorire il loro reinserimento sociale nei Paesi in conflitto o post-conflitto (Conferenza di Parigi «Free Children from war» 5-7 febbraio 2007; in occasione della candidatura italiana a componente del nuovo Consiglio delle Nazioni Unite sui diritti umani per il triennio 2007-2010, il Governo italiano si è impegnato a tutelare i diritti dell'infanzia, specialmente dei minori coinvolti nei conflitti armati, a settembre 2007 il Ministero degli affari esteri ha presentato uno speciale «minori soldato, una sfida ancora aperta», in cui si evidenziava il ruolo dell'Italia nel contrastare l'utilizzo dei bambini soldato);
non è specificatamente espresso il divieto per i militari cittadini italiani di addestrare/arruolare/coinvolgere direttamente nelle ostilità, anche oltre i confini nazionali, persone con meno di 18 anni di età, così come non i stabilisce la giurisdizione extra-territoriale se tali crimini venissero commessi sul territorio italiano da un cittadino di uno Stato che ha ratificato la CRC e il protocollo OPAC;
in proposito si evidenzia inoltre che l'Italia non ha ancora provveduto ad adeguare la propria normativa rispetto a quanto previsto dallo statuto della Corte penale internazionale, pertanto non sarebbe attualmente possibile perseguire penalmente in Italia responsabili di crimini di guerra, quali il reclutamento di minori in forze o gruppi armati, commessi in altri Paesi ove gli stessi responsabili siano presenti o in transito sul territorio italiano;
il gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Gruppo CRC), un network attualmente composto da 86 soggetti del terzo settore che da tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e coordinato da Save the Children Italia, raccomanda al Governo di: ritirare la dichiarazione in cui è indicata l'età minima dei 17 anni per il reclutamento volontario resa al momento della ratifica del protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati; garantire una maggiore coerenza tra gli impegni assunti in ambito di politica estera per contrastare l'utilizzo di bambini soldato e favorire il loro reinserimento sociale e il rispetto in Italia del protocollo opzionale, in particolare per quanto concerne la vendita di armi a Paesi in cui bambini, bambine e adolescenti sono utilizzati come soldati, nonché il sostegno volto al recupero fisico e psicologico dei minori che provengono da Paesi in conflitto e che potrebbero essere stati bambini soldato; di assumere iniziative normative al fine di specificare il concetto di «partecipazione diretta» delle persone di età inferiore ai 18 anni ad un conflitto armato e delle attività correlate; rendere più rigorosa e vincolante la disciplina in materia di esportazioni e transazioni di armamenti (legge n. 85 del 1990), prestando particolare attenzione all'esclusione di esportazioni verso Paesi che reclutano e utilizzano bambini soldato; di migliorare la disciplina del 1975 sulle esportazioni di «armi ad uso civile» -:
se il Governo abbia preso in considerazione le raccomandazioni rivolte dal Comitato ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza all'Italia sull'attuazione del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza relativo al coinvolgimento dei bambini nei
conflitti armati e, in caso contrario, quali siano le motivazioni del mancato adeguamento alle stesse.
(4-09354)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con un comunicato stampa del 15 settembre 2010, dal titolo «Manovra: Comellini (Pdm), alla difesa servono 840 milioni per salvare la faccia a La Russa» il segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), Luca Marco Comellini, scriveva che «Con l'approvazione della manovra finanziaria correttiva, varata prima della pausa estiva, il Governo ha infierito senza alcuna pietà sui militari e poliziotti e gli effetti di questo accanimento che non ha precedenti nella storia repubblicana saranno immediati già dal 1o gennaio 2011. Infatti lo Stato maggiore della difesa ha quantificato in 390 milioni per il 2011 e in 450 per il 2012 le risorse necessarie per il finanziamento delle misure perequative previste dall'articolo 8, comma 11-bis, del decreto-legge n. 78 del 2010 che attualmente ammontano soltanto a 80 milioni annui fino al 2012, da ripartire tra le Forze armate e quelle di polizia. I Ministri della difesa e dell'interno avevano annunciato con grande enfasi di aver tutelato i militari e i poliziotti ma le stime, almeno per quanto riguarda la difesa, smentiscono categoricamente le trionfalistiche affermazioni di La Russa. Avevamo per tempo dichiarato che lo stanziamento fatto era assolutamente insufficiente ed avevamo sollecitato più volte il Parlamento e il Governo, in particolare proprio il ministro della difesa, a ridurre sensibilmente le spese relative alle acquisizioni dei nuovi armamenti come i 131 caccia JFS, ma ovviamente il nostro appello è rimasto inascoltato. La riduzione del 50 per cento del programma JFS e il suo slittamento di tre anni consentirebbe di poter disporre di oltre 3,5 miliardi di euro che non solo sarebbero sufficienti a coprire le necessità dei comparti difesa e sicurezza anche per il 2013 che ad oggi resta totalmente scoperto, ma basterebbero anche dare un ampio respiro a quei settori come la scuola o la sanità che soffrono particolarmente la carenza di fondi. Ovviamente mi auguro che il Ministro La Russa riesca a trovare questi 840 milioni di euro, e quelli ulteriori che serviranno per il 2013, perché diversamente, dopo averne sprecati ben venti per la mini naja e circa cento per militarizzare le città, sarà chiara la sua azione politica contro il personale militare»;
con la delibera n. 47 del 2010 del 3 novembre 2010 il Consiglio centrale della rappresentanza - comparto Difesa - ha recepito le preoccupazioni espresse dal segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) conseguentemente ha chiesto al Capo di stato maggiore della difesa di promuovere un incontro urgente con l'autorità politica di vertice;
in particolare, il Consiglio ha ritenuto «che allo stato degli atti, nonostante gli impegni Governativi e le interpretazioni portate dagli ordini del giorno approvati alla Camera, sussistono ancora dubbi circa la portata applicativa delle norme su alcuni istituti retributivi peculiari del personale militare» e che «in particolare alcuni istituti non risultano essere garantiti dai commi 1 e 21 dell'articolo 9 della legge citata, e che il fondo di cui all'articolo 8 comma 11-bis parrebbe non essere sufficiente ad assicurare la copertura finanziaria per le finalità prefissate» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto in premessa e quali siano le reali necessità economiche dei Ministeri interessati dall'applicazione del citato articolo 8, comma 11-bis;
quali immediate ed urgenti iniziative intenderanno intraprendere per mantenere fede agli impegni assunti nelle sedi parlamentari e quindi garantire al personale delle Forze di polizia e delle Forze armate il puntuale pagamento degli istituti
retributivi oggetto delle preoccupazioni espresse dall'organismo della rappresentanza militare;
se il Ministro deliba difesa non ritenga opportuno fare propri i suggerimenti offerti dal Segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) con il comunicato in premessa, nella parte in cui si auspica la riduzione del 50 per cento del programma JFS e il suo slittamento di tre anni al fine di poter disporre di oltre 3,5 miliardi di euro da destinare alle esigenze dei comparti difesa e sicurezza ed a quei settori come la scuola o la sanità che soffrono particolarmente la carenza di fondi.
(4-09362)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 29 ottobre 2010, con un comunicato stampa, l'ONU ha dichiarato che la presenza di milizie armate e l'aumento di scontri hanno creato una situazione estremamente pericolosa in Libano, e tutte le parti in causa dovrebbero fare il possibile per ridurre le tensioni;
«Le milizie in Libano hanno a disposizione sempre più armi, e questo causa una situazione molto pericolosa», informa Terje Roed-Larsen, inviato Speciale ONU per l'attuazione della Risoluzione 1559. La Risoluzione, adottata dal Consiglio di Sicurezza nel 2004, ha come obiettivi elezioni libere e giuste, la fine delle interferenze straniere e lo scioglimento delle milizie armate;
Roed-Larsen ha spiegato che il Libano «rappresenta oggi la questione più spinosa per la pace e la sicurezza internazionali», e che l'instabilità del Paese avrà conseguenze gravi in tutta la regione. Per questo motivo, continua il funzionario ONU, tutti i partiti libanesi devono assumersi la responsabilità di porre fine a una retorica imprudente;
nel suo ultimo rapporto sulla risoluzione 1559, presentato da Roed-Larsen al Consiglio di sicurezza, il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha espresso la sua preoccupazione per l'aumento delle tensioni politiche in Libano, incoraggiando le parti in causa a rafforzare la sovranità e la sicurezza del Paese, e a risolvere questioni come la presenza di milizie armate;
emerge, altresì, che il Medio Oriente si trova in una fase «estremamente critica», con venti trasversali e un uragano che sta per scoppiare. Roed-Larsen ha ammonito che «nel mezzo di queste correnti c'è una tenda sorretta da due pali: uno è costituito dalla Palestina e l'altro dal Libano. Se uno dei due si spezza, l'intera tenda cadrà»;
da parte dello scrivente, il 3 agosto 2010 con l'interrogazione a risposta scritta 4-08335, fu manifestata forte preoccupazione per l'aumento di tensioni sul confine israeliano-libanese dove opera la missione UNFIL, in cui è coinvolta anche l'Italia. In tale interrogazione, a cui il Ministero della difesa non ha ancora risposto, dopo l'illustrazione di un quadro critico e complesso, si chiedeva se, e in che modo, sia cambiata la strategia italiana all'interno di questo scenario e in che modo il Governo ritenga di poter garantire all'Italia un ruolo preminente nell'ambito della missione alla luce delle ultime dichiarazioni dell'ONU e in relazione alle 1.780 unità militari italiane autorizzate dal decreto-legge n. 102 del 2001 impiegate in Libano a sostegno della missione UNFIL -:
quale sia la posizione del Governo italiano e se non ritenga di dover chiarire, nelle opportune sedi, lo stato della missione UNFIL e il contesto nel quale attualmente opera.
(4-09369)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio di sicurezza ha esteso per un altro anno la missione della Forza internazionale di assistenza per la sicurezza (ISAF) in Afghanistan, chiedendo ai
Governi di aumentare la forza militare presente di 120.000 truppe per contrastare il terrorismo talebano e di Al-Qaida;
in una risoluzione adottata all'unanimità, i quindici membri del Consiglio hanno riconosciuto «il bisogno di rafforzare ulteriormente ISAF per soddisfarne tutte le esigenze operative», esprimendo inoltre grande preoccupazione per «l'aumento di attività violente e terroristiche da parte dei Talebani, Al-Qaida, e altri gruppi armati illegali e criminali, compresi quelli coinvolti nei traffici di stupefacenti, oltre che per i crescenti legami tra terrorismo e traffico di droga»;
la risoluzione ha anche richiesto all'ISAF, guidata dal generale Petraeus a capo di 80.000 soldati americani, e ad altri alleati di accelerare l'addestramento di forze di sicurezza nazionale afghane che siano autonome, affidabili e etnicamente bilanciate per garantire la sicurezza e il rispetto dello stato di diritto in tutto il Paese;
riconoscendo la natura interconnessa delle sfide che fronteggiano l'Afghanistan, la risoluzione ha poi richiesto al Governo sforzi ulteriori per accrescere la propria responsabilità, combattere la corruzione e promuovere la trasparenza, aiutando così l'Afghanistan a progredire in ambiti quali sicurezza, governabilità, diritti umani, stato di diritto e sviluppo;
il Consiglio di sicurezza ha in seguito portato l'attenzione sul numero crescente di vittime civili, in particolare di donne e bambini, per lo più causate dai talebani, da Al-Qaida e altri gruppi estremi, sollecitando ISAF e le altre forze internazionali a continuare negli sforzi sempre maggiori per prevenire vittime civili. Preoccupante è anche il fenomeno del reclutamento, uccisione e menomazione di bambini soldato da parte dei talebani;
il Consiglio ha infine esortato il Governo ad impegnarsi per porre fine all'impunità e rafforzare il sistema giudiziario, inclusa la ricostruzione e riforma del sistema carcerario, per garantire il rispetto della legge e dei diritti umani, inclusi i diritti di donne e bambini, e in particolare il diritto costituzionalmente garantito alle donne di partecipare attivamente alla vita politica, economica e sociale afghana;
inoltre il 4 novembre 2010 il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha incoraggiato gli Stati confinanti con l'Afghanistan a rafforzare la propria cooperazione economica con il Paese, esprimendo la propria soddisfazione per la recente firma d'accordi commerciali e di transito tra Afghanistan e Pakistan;
Ban Ki-moon, in un messaggio, riferito dal rappresentante speciale per l'Afghanistan, Staffan de Mistura in occasione della 4o Conferenza regionale sulla cooperazione economica in Afghanistan (RECCA) che si è svolta a Istanbul in Turchia, chiede a tutti i Paesi confinanti con l'Afghanistan e agli altri Stati della regione, di incrementare la propria cooperazione economica con il Paese;
durante la conferenza si è discusso della cooperazione regionale per lo sviluppo d'infrastrutture di trasporto, d'energia e dell'adozione di misure anti-droga. Il forum fu creato a Kabul, la capitale dell'Afghanistan, nel 2005, e i suoi Paesi membri sono passati dai 20 iniziali agli attuali 60;
i temi maggiormente trattati riguardano: economia, commercio, transito, trasporto, energia, agricoltura e infrastrutture in Afghanistan «Il programma RECCA deve rimanere centrato sull'Afghanistan e su concreti obiettivi a favore di tutti i partecipanti. Dovrebbe complementare il Processo di transizione di Kabul verso una piena leadership e responsabilità afgana», ha detto il Segretario generale;
alla luce dell'ultima risoluzione adottata dal Consiglio di sicurezza e delle recenti dichiarazioni del Segretario generale delle Nazioni Unite -:
quale sia l'attuale posizione dell'Italia all'interno di questo complesso e problematico scenario in costante e continuo peggioramento;
se, e in che modo, il Governo intenda contribuire attivamente al fine di concretizzare gli impegni assunti, restando fedeli al mandato iniziale di mantenimento della sicurezza nell'interesse della ricostruzione e degli sforzi umanitari, pur non sussistendo le stesse condizioni di nove anni fa.
(4-09371)
DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
con l'ultimo provvedimento di autorizzazione legislativa in materia di missioni internazionali (il decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2010, n. 126), è autorizzata una nuova missione dell'Unione europea per l'addestramento delle forze di sicurezza somale, denominata EUTM;
recentemente il rappresentante speciale del Segretario generale ONU per i bambini e i conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, ha incontrato a Mogadiscio il Primo Ministro somalo Mohammed Abdullahi Mohammed, che ha promesso che si impegnerà nella lotta contro il fenomeno dei bambini soldato in Somalia e collaborerà con le Nazioni Unite, per spianare la strada verso un accordo ufficiale che ne garantisca la liberazione;
l'impegno del Primo Ministro a porre fine al reclutamento dei bambini soldato in Somalia è un primo passo nella creazione di misure specifiche per prevenire tale reclutamento da parte del Governo federale di transizione della Somalia (TFG). Il TFG, con le sue milizie alleate, rientra nella «lista dei nomi della vergogna» del Segretario generale, poiché responsabile del reclutamento dei bambini soldato;
in occasione di un incontro con il comandante dell'esercito AMISOM Nathan Mugisha, Coomaraswamy ha altresì espresso la propria preoccupazione circa il massacro di civili, compresi bambini, causato da bombardamenti indiscriminati, ma è stata rassicurata sull'esistenza di regole di ingaggio che prevengano future morti di civili e bambini. Coomaraswamy ha anche affermato che spera che «Al Shabaab o Hizbul Islam, anch'essi presenti nella lista, rispettino il diritto internazionale umanitario e liberino tutti i bambini soldato. Gli Stati che hanno un'influenza sugli attori presenti nella regione devono usare la loro diplomazia per assicurare che in Somalia i diritti dei ragazzi e delle ragazze siano protetti»;
ad Hargeisa, Coomaraswamy ha incontrato il presidente della «Somaliland», con il quale si è congratulato per le recenti elezioni ed il pacifico trasferimento di potere ed ha discusso di temi quali la violenza di genere, la giustizia per i bambini, il tema dei bambini rifugiati e l'istruzione per gli adolescenti a rischio;
nel campo profughi di Bossasso, il Rappresentante speciale ha anche potuto discutere dei problemi relativi alla condizione della popolazione che vive nei campi, costretta a pagare un affitto perché il campo si trova in una proprietà privata. Moltissimi bambini non vanno a scuola perché non ci sono le strutture adeguate e perché le loro famiglie non possono permetterselo. Il rischio di violenza sessuale è altissimo e genera ulteriore insicurezza per le donne e le ragazze che vivono nei campi. Molti rifugiati hanno ancora in corpo proiettili, alcuni donne sono state violentate durante il loro trasferimento verso un luogo «sicuro»;
la fornitura di servizi di base per i bambini in Somalia dipende essenzialmente dagli aiuti internazionali. A partire dal 2008, tuttavia, i finanziamenti umanitari ricevuti dalla Somalia sono diminuiti progressivamente. Coomaraswamy ha ricordato alla comunità internazionale che «ottenere risultati in Somalia è possibile, malgrado le estreme difficoltà di accedere al paese. C'è una presenza umanitaria sul terreno che può dare molto alle comunità colpite dalla guerra»;
in Somalia, i ragazzi e le ragazze partecipano ancora al conflitto e la situazione sta peggiorando;
l'Italia contribuisce alla missione EUTM con 19 unità autorizzate dal decreto-legge n. 102 del 2010 -:
se il Governo sia a conoscenza della gravissima ed enorme problematica del reclutamento e utilizzo di bambini soldato e del «piano d'azione» del Primo Ministro somalo per arginare tale fenomeno;
se, e in caso affermativo, in che modo, l'Italia, nell'ambito della partecipazione alla missione EUTM possa sostenere tale iniziativa e contribuire affinché i diritti di ragazzi e ragazze somali siano protetti;
quali siano gli interventi a livello di aiuti internazionali che il Governo italiano ha messo in campo e metterà in campo per la Somalia.
(4-09372)
TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Centro Servizi Doganali spa, corrente a Pordenone, ha presentato, in data 11 novembre 2009, un interpello all'Agenzia regionale delle dogane del Friuli Venezia Giulia in relazione alle procedure da seguire in caso di permuta di autovettura usata, già importata in franchigia e già targata AFI, da parte di militare appartenente alle Forze Nato in occasione di acquisto di nuovo mezzo di circolazione;
con nota del 15 febbraio 2010, l'Agenzia delle dogane richiedeva integrazione della documentazione all'interrogante anche con riferimento alla procedura seguita dalla dogana tedesca;
con lettera del 22 febbraio 2010, la società comunicava le proprie osservazioni;
in data 23 giugno 2010, l'Agenzia delle dogane dichiarava inammissibile l'istanza per le motivazioni ivi indicate, ma riteneva di rimettere la questione all'attenzione della direzione generale gestione tributi e rapporti con gli utenti avvertendo che quest'ultima si riserva di comunicare l'eventuale diverso avviso nel termine di 120 giorni dalla ricezione della decisione;
dall'istanza è trascorso ormai un anno senza che la società abbia avuto una risposta chiara e definitiva in relazione ad operazioni commerciali che interessano operatori del territorio di riferimento ove è situata una delle più importanti basi con la presenza di militari statunitensi -:
se non ritenga che, indipendentemente dalle questioni formali, il contribuente abbia diritto ad una risposta di merito circa la corretta procedura da seguire nel caso prospettato;
se, anche in sede di motivazione, non sia opportuno che gli uffici, in luogo di un generico richiamo a leggi o circolari vigenti, chiariscano al contribuente i riferimenti precisi dei provvedimenti richiamati ovvero espongano la corretta procedura rispettosa di essi;
se ritenga che i tempi occorsi all'interpello presentato siano compatibili con le esigenze delle imprese interessate alle operazioni prospettate;
quale sia, comunque, nel caso, la procedura coerente con gli atti legislativi e amministrativi applicabili.
(5-03761)
BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
né la legge finanziaria dello Stato per l'anno 2010, né il decreto-legge di proroga di termini e disposizioni (cosiddetto mille proroghe) hanno riconfermato le agevolazioni tariffarie sul gasolio ed il gpl utilizzato per il riscaldamento nelle zone montane e in quelle della fascia climatica «E» non raggiunte dalla rete di metanizzazione;
tali agevolazioni risultano essere di fondamentale importanza per i cittadini e le aziende che in quei territori vivono e che tale sostegno si è sempre rivelato indispensabile per quelle Comunità che, non essendo servite dalla rete del metano, vivono in una situazione «svantaggiata», rispetto a chi invece può usufruire di tale servizio - tale decisione risulta essere ancora più inopportuna adesso che il nostro Paese, e di riflesso quindi anche i nostri territori, sono stretti nella morsa della crisi economica e del caro petroli;
i territori montani e i piccoli comuni delle isole minori nell'ultimo periodo sono continuamente oggetto di provvedimenti che rischiano di aumentare la marginalità delle loro aree (disegno di legge Calderoli, tagli al Fondo sociale nazionale, soppressione del fondo per la montagna, e altri) e la decisione su gasolio e GPL risulta essere solo l'ultimo provvedimento con effetti negativi per i territori più deboli e più complessi;
se tale escalation negativa di misure, che finiscono per rendere ogni giorno più difficile la vita a chi in questi territori li vive, non si arresterà, rischieremo di assistere presto ad un nuovo processo di concentrazione urbana, con il conseguente spopolamento di quei territori -:
quali iniziative normative intenda assumere al fine di provvedere al ripristino delle agevolazioni su gasolio e GPL per le famiglie e le aziende dei territori montani e insulari non serviti dal metano.
(5-03770)
BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da fonti giornalistiche e da dichiarazioni di associazioni di categoria, risulterebbe essere stata decisa dal Ministero dell'economia e delle finanze una riorganizzazione degli uffici finanziari consistente nella riduzione della presenza sul territorio nazionale degli uffici periferici, in particolare si tratta degli uffici dell'Agenzia del territorio;
nell'ambito di tale riduzione verrebbe ipotizzata anche la chiusura degli uffici dell'Agenzia del territorio a Portoferraio - Isola d'Elba - senza tenere conto della peculiarità della condizione insulare che, a causa delle naturali difficoltà di collegamento, arrecherebbe forti disagi all'utenza costretta a lunghi viaggi per recarsi presso altra destinazione;
tale eventualità, ventilata anche nel recente passato, e tuttavia mai confermata è stata oggetto di una presa di posizione avversa della conferenza dei sindaci elbani -:
se corrisponda al vero l'orientamento di eliminare gli uffici dell'Agenzia del territorio a Portoferraio;
se nei criteri adottati nell'ambito di una riorganizzazione di tale servizio non si valuti la specifica condizione di insularità che contraddistingue il territorio elbano e le conseguenti situazioni di particolare disagio che verrebbero a determinarsi;
se, nel caso che, tale chiusura non sia allo studio, non ritenga di esprimere, finalmente, una chiara e definitiva smentita per tranquillizzare l'opinione pubblica, le aziende e le istituzioni rappresentative locali che, in più di un'occasione, si sono rivolte al Ministero competente senza tuttavia ottenere risposta.
(5-03773)
BOSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto legislativo 13 luglio 1998, n. 283, fu dato avvio al processo di privatizzazione e liberalizzazione del comparto del tabacco lavorato mediante la creazione dell'Ente tabacchi italiani (ETI), a cui furono affidate le attività produttive e commerciali già dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato con il compito di una successiva collocazione dell'azienda risanata sul mercato per mantenimento dei siti produttivi in Italia e realizzare un forte rilancio dei prodotti e dei marchi italiani;
nell'anno 2003, a conclusione del processo di riorganizzazione e ristrutturazione delle attività commerciali e delle strutture produttive e distributive attribuite all'ETI, con apposita gara pubblica, al fine di realizzare la totale privatizzazione del comparto anche in linea con le esigenze di carattere sanitario e con gli indirizzi della Comunità economica europea, si è proceduto alla vendita dell'Ente tabacchi italiani alla British American Tobacco Italia S.p.A. - BAT (una affiliata della omonima multinazionale inglese);
a seguito di ulteriori processi di riorganizzazione delle proprie strutture la BAT Italia ha proceduto nel 2004 alla vendita del settore commerciale e distributivo dei tabacchi lavorati alla Logista Italia, società partecipata dalla multinazionale franco-spagnola Altadis, a cui sono state trasferite le strutture e le attività economiche connesse alla distribuzione e vendita dei tabacchi lavorati;
recentemente, la società Logista Italia, monopolista di fatto della distribuzione del tabacco lavorato nel nostro Paese, nell'ambito dei processi di concentrazione in atto nel settore è stata a sua volta acquistata dalla multinazionale inglese Impirial Tobacco s.a., concentrando nelle mani di un unico produttore anche il settore della distribuzione relativi a tutti i generi di monopolio commercializzati;
il processo di privatizzazione di cui trattasi si può considerare in realtà realizzato esclusivamente per ciò che concerne il settore produttivo in quanto, a seguito dell'abolizione del preesistente «diritto di stabilimento» che riservava in via esclusiva la fabbricazione dei tabacchi lavorati allo Stato o ai soggetti autorizzati per legge, oggi qualsiasi soggetto ha la possibilità di accedere al mercato della produzione dei tabacchi lavorati;
per quanto concerne il settore distributivo il processo di privatizzazione non può ancora considerarsi concluso dal momento che in questi anni si è assistito solamente al passaggio della proprietà della società deputata alla gestione delle attività commerciali e distributive dei tabacchi lavorati dal Monopolio all'ETI, dall'ETI alla BAT Italia, dalla BAT alla Altadis e da quest'ultima alla Impirial senza che si sia in realtà addivenuti ad una effettiva liberalizzazione dal momento che la Logista/Impirial è tuttora l'unico soggetto che distribuisce tabacchi lavorati su tutto il territorio nazionale in una condizione di vero e proprio monopolista di fatto;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha censurato (anno 2006) la normativa che disciplina il comparto della distribuzione, giudicandola lesiva della libera concorrenza, e invitando l'Amministrazione vigilante (Monopoli di Stato) a rimuovere sollecitamente gli ostacoli normativi di natura anticoncorrenziale che, a tutt'oggi, non risultano ancora rimossi né sembra sia stato avviato alcun processo di revisione della normativa esistente;
nella passata legislatura il Parlamento cercò di porre rimedio alla descritta situazione con l'approvazione delle disposizioni previste dai commi 96 e 97 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che ad oggi, a distanza di quasi due anni, non hanno ancora trovato applicazione. Infatti, senza alcuna plausibile giustificazione né alcuna norma di differimento dei termini previsti, non risultano ancora pubblicati i regolamenti applicativi dei commi suddetti che avrebbero dovuto essere emanati a pochi mesi dopo l'entrata in vigore della precitata legge, per la precisione rispettivamente entro 120 e 90 giorni dalla pubblicazione della legge suddetta;
continua a permanere nel settore distributivo del tabacco lavorato in Italia una grave situazione di immobilità e di reale ostacolo all'ingresso di nuovi operatori a cui è preclusa la possibilità di accedere al mercato della distribuzione. Per cui l'unico soggetto operante, la Logista Italia S.p.A., ora di proprietà di una multinazionale del tabacco - Impirial - monopolizza tutte le attività distributive primarie e secondarie e persino quelle
relative al trasporto dei generi di monopolio dai magazzini alle rivendite realizzando lucrose attività commerciali con costi elevati che vengono sostenuti dai tabaccai -:
per quale motivo, a distanza di quasi due anni dall'emanazione della legge 27 dicembre 2006, n. 296, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, competente alla gestione e controllo del settore non abbia ancora provveduto all'emanazione dei regolamenti attuativi delle disposizioni recate dai commi 96 e 97, la cui approvazione faciliterebbe l'ingresso nel mercato di nuovi operatori;
per quale motivo, a distanza di due anni, non sia stato dato alcun seguito concreto alle indicazioni e alle raccomandazioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che con propria nota del 28 settembre 2006 denunciava una situazione di ostacolo alla libera concorrenza nel settore della distribuzione del tabacco lavorato e invitava l'amministrazione competente ad intervenire sollecitamente attraverso la rimozione degli ostacoli normativi;
per quale motivo in Italia, a oltre dieci anni dall'avvio del processo di privatizzazione del comparto del tabacco lavorato, sussista ancora una situazione di monopolio di fatto della distribuzione che conferisce ad un unico soggetto la gestione di tutta la filiera della distribuzione escludendo da tale settore sia gli operatori della distribuzione che quelli del trasporto ostacolando sul nascere qualsiasi concorrenza anche relativamente ai costi dei servizi offerti in esclusiva dalla Logista;
quali siano le misure urgenti e risolutive della grave situazione descritta che il Ministro intende adottare e in quali tempi, al fine di conferire al settore ad oltre dieci anni dalla privatizzazione le necessarie condizioni di normalità, e per introdurre finalmente nel sistema quei necessari elementi di concorrenzialità e competitività che con il processo di privatizzazione e liberalizzazione, avviato dal legislatore nel 1998, erano stati prefigurati per il comparto del tabacco lavorato e per portare il sistema sullo stesso livello di quelli degli altri Paesi della comunità europea.
(5-03777)
TULLO, ANDREA ORLANDO, ROSSA e ZUNINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la cronaca giornalistica da notizia quotidianamente, di persone assuefatte al vizio del gioco che si rendono protagonisti di drammi. L'illusione di una vincita si trasforma per molti in dipendenza, con conseguente indebitamento, ricorso a prestiti, anche attraverso il circuito illegale dell'usura, in perdita del patrimonio spesso anche della casa di residenza, in disperazione che porta con se liti, violenze, anche nel nucleo familiare, sino a giungere non raramente al suicidio;
sarebbe necessaria una riflessione generale rispetto al «gioco con partecipazione a distanza» introdotto dal 2004; l'offerta dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) è stata ampliata in particolare attraverso video poker e slot machine e lo sarà ancora di più attraverso le cosiddette videolotterie (VLT);
nel 2008, i giochi di Stato hanno fatto registrare una raccolta di 47,5 miliardi di euro (pari al 2 per cento del prodotto interno lordo nazionale, con un incremento del 12,7 per cento rispetto al 2007;
benché definiti non d'azzardo, hanno caratteristiche sempre più simili a quei giochi che in Italia dovrebbero essere esercitati legalmente, in deroga al divieto penale solo nelle sale da gioco dei comuni di San Remo, Venezia e Campione d'Italia e della regione autonoma della Valle d'Aosta, realtà queste che stanno subendo una forte crisi attribuibile in gran parte alla concorrenza esercitata dall'AAMS;
le società concessionarie sono al centro di una vicenda giudiziaria presso la
Corte dei conti per un danno erariale attribuibile alle stesse pari a 98 miliardi di euro;
sarà determinante la decisione che assumerà sul contenzioso la Corte dei conti, evitando quindi iniziative normative tese eventuali sanatorie o diversa applicazione dei criteri che hanno portato i giudici a quantificare 98 miliardi di euro il danno erariale;
va escluso, ad avviso degli interroganti, qualsiasi intervento normativo in materia di giochi, prima del giudizio che sarà espresso dalla Corte di conti -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire un reale e totale controllo sulle società concessionarie, impedendo l'evasione delle tasse dovute;
se non si ritenga di assumere iniziative al fine di stabilire dei parametri per porre un limite alle opportunità di gioco offerte da AAMS;
se non si ritenga di assumere iniziative per destinare una percentuale delle entrate dal gioco, a partire anche dal contenzioso dei 98 miliardi di euro di cui in premessa ai fini di garantire un'adeguata campagna contro la dipendenza dal gioco e per costituire un fondo di solidarietà per affrontare il dramma di chi è rimasto vittima di questa dipendenza (assistenza terapeutica, tutela della casa di prima residenza, assistenza ai minori coinvolti).
(5-03779)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIRLANDA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 28 ottobre 2009 alle ore 10,45 la Guardia di finanza, gruppo di Pollein (Aosta) apriva una verifica fiscale nei confronti del signor C.M.D., residente nel comune di Villeneuve (Aosta);
le operazioni di controllo si protraevano per circa tre mesi, e il verbale relativo alle verifiche effettuate in data 12 novembre 2009, ore 8,00, debitamente sottoscritto dagli agenti di polizia giudiziaria della Guardia di finanza, maresciallo F.B. e appuntato S.B., oltre a riportare che «dalla presente attività non sono emerse violazioni di carattere formale», certifica chiaramente nella sezione 2, con riferimento agli anni di imposta 2003-2008 compresi: «Si precisa che, dalle visure effettuate tramite la banca dati dell'anagrafe tributaria, è stato appurato che la ditta stessa risulta avere percepito alcuni redditi, non risultati costituenti base imponibile: nello specifico, si tratta di somme percepite in virtù di ingiunzioni di pagamento per operazioni commerciali avvenute in anni di imposta precedenti, ovvero percepite a titolo di risarcimento danni morali a seguito di un procedimento penale»;
la verifica fiscale veniva pertanto chiusa, ma nonostante i dettagliati ed approfonditi controlli abbiano reso esito negativo circa i redditi imponibili per tutto l'arco di tempo osservato 2003-2008, dopo poche settimane il cittadino indicato riceveva una comunicazione di irrogazione di sanzioni relative ad accertamento delle imposte sul reddito delle persone fisiche, per l'analogo periodo e analoghi redditi già oggetto di verifica da parte della Guardia di finanza, da parte dell'Agenzia delle entrate di Aosta, prot. T4A010100711/2009;
in data 16 marzo 2010 il suddetto cittadino presentava all'Agenzia delle entrate richiesta di annullamento di atto illeggittimo ai sensi dell'articolo 68 del decreto del Presidente della Repubblica n. 287 del 1992, dell'articolo 2-quater del decreto-legge n. 564 del 1994 e del decreto ministeriale n. 37 del 1997, ma riceveva la richiesta di produrre nuovamente tutta la cospicua documentazione già consegnata alla Guardia di finanza nei mesi precedenti (decine di copie di decreti ingiuntivi,
transazioni legali, sentenze di tribunale, e altro) riguardante gli anni fiscali 2003, 2004, 2005,2006, 2007, 2008;
alla suddetta richiesta il cittadino allegava anche copia dei verbali della Guardia di finanza, dai quali si evinceva chiaramente quanto sopra riportato, illustrando verbalmente la singolarità di dover nuovamente raccogliere in copia presso varie fonti situate sul territorio nazionale decine di documenti già prodotti nelle settimane precedenti ad altro organo di controllo;
in data 8 novembre 2010 al cittadino in questione venivano sorprendentemente notificati a mezzo posta tre atti fiscali di irrogazione di sanzioni, prot. 78027/2010, 78020/2010 e 78019/2010 da parte dell'Agenzia delle entrate di Aosta, per gli stessi medesimi redditi che già la Guardia di finanza aveva accertato e sottoscritto come «non risultanti costituenti base imponibile»;
tale cittadino si vedrà ora costretto a presentare i necessari ricorsi previsti dalla normativa, con esborso economico, nomina di difensori e notevole dispendio di tempo;
all'interrogante non appare corretta la procedura di sottoporre un cittadino agli stessi medesimi ed identici controlli, nell'arco di poche settimane, da parte di due diversi organi come la guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate, peraltro ignorando ed addirittura contraddicendo da parte dell'Agenzia delle entrate i verbali di ufficiali di polizia giudiziaria che attestano, senza dubbio alcuno, la regolarità delle dettagliate e scrupolose verifiche effettuate dalla Guardia di finanza con le sue banche dati e la documentazione prodotta dal soggetto accertato -:
sulla base di quali presupposti normativi o regolamentari un cittadino, nella pur doverosa e meritoria azione a recupero di tributi evasi, debba essere sottoposto a verifiche che per la loro laboriosità e durata, svolgendosi a pochissime settimane l'una dall'altra, possono apparire come ingiustificate e che, se portate all'attenzione dei media, rischiano di fornire un'immagine dell'amministrazione a carattere vessatorio e quali iniziative si intendano assumere per evitare che si ripetano casi come quello di cui in premessa.
(4-09375)
GIANNI FARINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 26 luglio 2010 i signori Tuozzo Michele, nato a Sala Consilina il 2 agosto 1945 e Serluca Carmela, nata a Savignano Irpino il 9 febbraio 1945, in qualità di titolari di buoni fruttiferi postali chiedono al servizio risparmi di Posteitaliane il rimborso dei seguenti titoli: n. 592 serie AD da lire 1.000.000 del 22 luglio 1988 e n. 593 serie AD da lire 1.000.000 del 22 agosto 1988;
in data 13 agosto 2010 il servizio risparmi di Posteitaliane comunica ai signori Tuozzo Michele e Serluca Carmela la caduta in prescrizione dei buoni fruttiferi emessi nel 1988. Pertanto, la loro richiesta di rimborso non può essere accolta;
la prescrizione dei buoni fruttiferi è conseguenza del decreto del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica 19 dicembre 2000, introduttivo di una nuova disciplina in materia di buoni fruttiferi postali che prevede all'articolo 8, comma 1, che «I diritti dei titolari dei buoni fruttiferi postali si prescrivono a favore dell'emittente, trascorsi dieci anni dalla data di scadenza del titolo»;
al successivo comma 2, si riserva alla Cassa depositi e prestiti, la facoltà di disporre in ordine all'eventuale rimborso dei crediti a favore dei titolari dei buoni fruttiferi postali che ne facciano richiesta oltre il termine di prescrizione previsto;
il suindicante decreto ha pertanto prolungato i termini di prescrizione da cinque a dieci anni. Nelle more del compimento,
per la prima volta del termine di prescrizione decennale (ultima prescrizione vecchia normativa 31 dicembre 2000 - prima prescrizione normativa vigente 31 dicembre 2005), la Cassa depositi e prestiti è stata trasformata in società per azioni ai sensi dell'articolo 5, comma 3, del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326;
in attuazione del sopra citato decreto-legge n. 269 del 2003 è stato emanato il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 5 dicembre 2003 che ha disposto, tra l'altro, il subentro del Ministero dell'economia e delle finanze alla Cassa depositi e prestiti nei rapporti in essere alla data di trasformazione, incluse le garanzie e gli accessori derivanti da buoni fruttiferi postali;
sulla base della normativa suddetta, i buoni fruttiferi postali emessi dal 18 novembre 1953 sino al 13 aprile 2001 e trasferiti al Ministero dell'economia e delle finanze sono equiparati ai titoli del debito pubblico a tutti gli effetti e quindi sono disciplinati dalle norme in materia di debito pubblico;
quest'ultime dispongono che, per guanto riguarda la prescrizione, sono applicabili le norme previste nel codice civile(articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n. 298), tutto ciò al fine di garantire la certezza nei rapporti giuridici nonché la tutela di interessi generali ed evitare ogni discrezionalità in merito;
visto che una differente disciplina della prescrizione nell'ambito buoni fruttiferi postali porterebbe ad una disparità di trattamento tra i vari possessori di titoli del debito pubblico, il Ministero sia per i titoli di Stato, sia nell'ambito dell'esercizio delle facoltà relative ai buoni fruttiferi postali, conformemente a quanto disposto dal codice civile, ritiene che l'inerzia del soggetto nell'esercizio di un suo diritto produce esclusivamente la perdita dello stesso, per cui la Cassa depositi e prestiti, nell'ambito dei rapporti intercorrenti con il Ministero, si attiene a tale indirizzo;
ciò posto, il servizio risparmi di Posteitaliane, ha comunicato ai titolari dei buoni fruttiferi postali sopra indicati, Tuozzo Michele e Serluca Carmela, che il Ministero dell'economia e delle finanze non può accogliere alcuna richiesta di rimborso;
è inaccettabile, ad avviso dell'interrogante, che ai signori Tuozzo Michele e Serluca Carmela, pur ignari di una legge dello Stato, sia stata negata la restituzione del loro patrimonio e che gli stessi non possano accedere al diritto di rimborso dei loro buoni fruttiferi postali;
appare altresì ingiusto che lo Stato si appropri dei risparmi dei cittadini maturati con sacrifici e parsimonia -:
se non sia ipotizzabile, in considerazione della residenza all'estero per ragioni di lavoro dei signori Tuozzo Michele e Serluca Carmela, rimborsare i suddetti buoni fruttiferi postali, alla stregua di titoli del debito pubblico, in questo e in tutti gli altri resi analoghi.
(4-09385)
STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è stata più volte in questi anni annunciata la volontà del Governo, ed in particolare da parte del Ministro dell'economia e delle finanze, di procedere all'elaborazione di una completa e articolata riforma fiscale per assicurare agli operatori economici, ai cittadini e alle istituzioni pubbliche preposte alla gestione del complesso rapporto Stato-contribuenti un nuovo e più efficace ordinamento tributario;
recentemente il Ministro dell'Economia e delle Finanze ha informato di aver costituito un tavolo di consultazione coinvolgente tutti i soggetti interessati invitando associazioni economiche, rappresentanze sociali, ordini professionali;
in un primo tempo era rimasto escluso da tale tavolo il Consiglio nazionale dell'ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili e, a seguito delle giuste proteste e rimostranze, è stato poi regolarmente convocato per apportare, unitamente agli altri soggetti coinvolti, il proprio contributo di conoscenze e di professionalità;
risulta, al contrario, che l'Associazione nazionale dei tributaristi italiani non sia stata invitata a partecipare al suddetto tavolo di consultazione pur essendo un'associazione la cui esperienza, professionalità e conoscenza in materia fiscale e tributaria è unanimemente riconosciuta e apprezzata e che promuove costantemente - anche per iniziativa delle proprie sezioni regionali molto attive sul territorio italiano - attività di formazione, approfondimento ed elaborazione di proposte tese a contribuire alla soluzione dei molti problemi che quotidianamente emergono nei rapporti tra fisco e contribuenti -:
quali siano le ragioni che hanno indotto il Ministro interrogato ad escludere la partecipazione dell'A.N.T.I. al tavolo di consultazione ed ai gruppi di studio attivati per impostare una necessaria, urgente e complessiva riforma del sistema tributario italiano per renderlo più semplice, più trasparente e - soprattutto - più certo;
se sia intendimento del Ministro interrogato di rimuovere tempestivamente tale incomprensibile e ingiusta esclusione.
(4-09388)
TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CONTENTO e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su una pianta organica di 347 unità previste, attualmente i posti di dirigente del comparto della Giustizia effettivamente ricoperti ammontano a 216;
risulta all'interrogante che la situazione di disagio, concretizzatasi con un costante incremento dei compiti imposti al personale disponibile, potrebbe aggravarsi di qui a fine anno a causa di un'ulteriore serie di pensionamenti;
il concorso per nuove assunzioni, bandito il 18 maggio 2007, ha visto esperite le prove orali nel gennaio 2008, ma a tutt'oggi non stati ancora resi noti gli esiti di tale bando;
da una prima lettura della normativa vigente e, nello specifico, del decreto legislativo n. 240 del 2006, si potrebbe desumere che, in assenza di un dirigente operativo, le funzioni attribuite a quest'ultimo ricadano ex lege sul magistrato capo di quel determinato ufficio (e con ciò andando ad appesantire ulteriormente il numero e il contenuto di oneri di natura amministrativa affidati all'organo giudicante) -:
se i dati evocati in premessa corrispondano al vero e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative intenda intraprendere con la massima sollecitudine al fine di risolvere un'ormai cronica carenza di dirigenti nel settore della giustizia;
quali ragioni abbiano determinato un così lungo ritardo nella definizione del concorso indetto nel 2007 e svoltosi nel 2008 e cosa intenda fare per concludere l'iter in questione.
(5-03755)
BOSI. - Al Ministro della giustizia.- Per sapere - premesso che:
lo stato di agitazione degli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Porto Azzurro, in atto già da settimane, è sfociato in una protesta di piazza di fronte al comune di Porto Azzurro che ha richiamato, sul caso, l'attenzione dei «media nazionali» e la solidarietà dell'amministrazione comunale;
la protesta, formalmente provocata dal sequestro da parte di un gruppo di detenuti di due agenti della polizia penitenziaria, ha origini più profonde e riguarda anche il grave sottorganico, che costringe a turni massacranti, nonché il mancato pagamento delle ore di straordinario effettuate per garantire la sorveglianza ed il regolare andamento del servizio;
nel carcere di Porto Azzurro, durante i turni di notte, sono in servizio soltanto nove agenti per controllare circa 300 detenuti;
tale situazione rischia di costituire minaccia alla salute ed al morale degli agenti, già logori dal servizio quotidiano aggravato dalle continue emergenze in atto;
la protesta rischia di estendersi rapidamente agli altri penitenziari, quasi tutti afflitti da problematiche analoghe -:
quali misure intenda adottare per risolvere, in maniera rapida ed esaustiva, la grave situazione di disagio in cui versano gli agenti della polizia penitenziaria di Porto Azzurro;
quali iniziative intenda intraprendere per risolvere, in maniera rapida ed esaustiva, la situazione di disagio in cui versano tutti gli agenti della polizia penitenziaria nelle carceri italiane e per evitare l'estendersi della protesta.
(5-03769)
BOSI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
presso il tribunale di Genova si tiene un processo a carico di 31 imputati tra i quali il giudice Sebastiano Puliga che, all'epoca dei fatti, era giudice della sezione fallimentare del tribunale civile di Firenze;
proprio per il coinvolgimento nell'inchiesta, risalente al 2002, del suddetto magistrato il procedimento penale venne trasferito a Genova;
le accuse, di natura penale, sono particolarmente gravi, in quanto riguardano l'illegittimo vantaggio patrimoniale che sarebbe derivato all'imputato dalla sua attività d'ufficio nella gestione delle curatele fallimentari in concorso con altri liberi professionisti;
i fatti, sui quali si celebra il processo, hanno avuto un grande impatto sociale ed economico, oltre che mediatico, per aver portato alla luce un vero e proprio sistema mediante il quale si lucrava sul trasferimento di beni derivanti da procedimenti fallimentari, con ciò arrecando ingenti danni alla massa dei creditori ed agli stessi falliti;
dopo sette anni dai fatti di cui trattasi e a circa due anni dall'inizio del processo, si apprende, dalla stampa, che ben due dei tre membri del collegio giudicante (il presidente Massimo Todella ed il giudice a latere Maria Giacalone) sarebbero incompatibili a proseguire nella loro funzione, in quanto intervenuti, come G.I.P., negli atti relativi alle indagini preliminari;
in conseguenza di ciò il processo sarebbe destinato ad interrompersi per essere nuovamente celebrato da diverso collegio giudicante, con ciò paventandosi concretamente il rischio della prescrizione dei reati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di assumere iniziative di carattere ispettivo ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza.
(5-03771)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, GHIZZONI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010
(decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Reggio Emilia con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03782)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n, 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti) per un importo totale di 231 milioni di euro e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Camerino con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale carcere sia stata già effettuata la localizzazione ai sensi del comma 1 dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, se per questa si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03783)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, BERNARDINI e GNECCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n, 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti) per un importo totale di 231 milioni di euro e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Pordenone con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale carcere sia stata già effettuata la localizzazione ai sensi del comma 1 dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, se per questa si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03784)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, BERNARDINI e GRAZIANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il Commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal Capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti) per un importo totale di 231 milioni di euro e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo istituto per 450 posti a Nola con tempi di ultimazione lavori a dicembre 2012 con la spesa di 40.500.000 euro -:
se per tale carcere sia stata già effettuata la localizzazione ai sensi del
comma 1 dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, se per questa si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03785)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, RUBINATO e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20
nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Vicenza con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03786)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del
dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Caltagirone con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03787)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, SIRAGUSA e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto
dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Trapani con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03788)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, MOTTA, GHIZZONI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare,
che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Parma con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03789)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, BERNARDINI e GHIZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi
sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Piacenza con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03790)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, GHIZZONI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i
quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Bologna con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03791)
FERRANTI, ANDREA ORLANDO, AMICI, SAMPERI, MELIS, TENAGLIA, ROSSOMANDO, CAPANO, CIRIELLO, CAVALLARO, TOUADI, CUPERLO, CONCIA, TIDEI, PICIERNO, GHIZZONI e BERNARDINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in relazione alla grave situazione di sovraffollamento delle carceri, il Consiglio
dei ministri del 13 gennaio 2010 ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che durerà fino al 31 dicembre 2010 (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29 gennaio 2010) e ha deliberato un piano straordinario penitenziario;
il piano prevede tra l'altro l'adozione di interventi di edilizia penitenziaria per i quali il commissario straordinario potrà procedere in deroga alle ordinarie competenze, velocizzando procedure e semplificando le gare d'appalto per la costruzione di 47 nuovi padiglioni, utilizzando il modello adottato per il dopo-terremoto a L'Aquila. L'attribuzione di poteri speciali al commissario straordinario per la realizzazione del piano carceri e le disposizioni per prevenire infiltrazioni della criminalità organizzata nei relativi interventi sono contenuti negli articoli 17-ter e 17-quater del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010;
il 19 marzo 2010 è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dettato nuove disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare la situazione di emergenza conseguente al sovraffollamento penitenziario. Il provvedimento prevede, in particolare, che il Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, nominato commissario delegato per «l'emergenza carceri», debba predisporre entro 30 giorni un apposito piano di interventi, indicandone i tempi e le modalità di attuazione. L'ordinanza istituisce un comitato di indirizzo e controllo presieduto dal Ministro della giustizia, cui spetta l'approvazione del piano nonché la vigilanza sull'azione del commissario delegato;
il commissario straordinario all'edilizia penitenziaria, Franco Ionta, ad oggi risulta aver presentato il piano al comitato di sorveglianza costituito dal Ministro della giustizia, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e dal capo del dipartimento della protezione civile, che dovrebbe averlo approvato il 29 giugno 2010. Nonostante le ripetute richieste formalizzate in Commissione giustizia, il Ministro non ha mai fornito risposte alla richiesta di illustrazione delle linee portanti e dello stato di attuazione del piano;
la sintesi riprodotta dal sito internet del Ministero della giustizia fornisce alcuni dati palesemente generici; si parla di 20 nuovi padiglioni (in ampliamento di istituti esistenti), per un importo totale di 231 milioni di euro, e di 11 nuovi istituti, per un importo totale di 430 milioni di euro;
in particolare è prevista la costruzione di un nuovo padiglione per 200 posti a Ferrara con tempi di ultimazione lavori a giugno 2012 con la spesa di 11.000.000 euro -:
se per tale nuovo padiglione, ai sensi dell'articolo 17-ter del decreto-legge n. 195 del 2009, convertito dalla legge n. 26 del 2010, si sia derogato ai vigenti strumenti urbanistici, e in caso affermativo, quale sia esattamente l'area individuata e a chi fosse intestata la proprietà;
se sia stata già effettuata la progettazione, ad opera di chi, e quale sia l'importo previsto, e, in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se sia stata già effettuata la scelta dell'impresa contraente, in base a quale procedura, per quale importo, se siano o meno iniziati i lavori, chi sia il direttore dei lavori, quale sia lo stato di avanzamento dei lavori, e in caso di risposta negativa, se e come si intenda procedere;
se, in deroga alla legislazione vigente, si intenda consentire il subappalto delle lavorazioni della categoria prevalente fino al cinquanta per cento;
se il Ministro ritenga ancora valida la data indicata nel sito del Ministero per l'ultimazione dei lavori;
se non ritenga di dover riferire in merito ad un'esatta e puntuale rendicontazione relativa alle spese fino ad adesso imputabili allo stanziamento complessivo previsto per il piano carceri.
(5-03792)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia DIRE del 3 novembre scorso, al carcere minorile del Pratello di Bologna mancherebbero i posti letto e così alcuni dei ragazzi «vengono fatti dormire a terra su materassi di fortuna»;
i sindacati della polizia penitenziaria hanno denunciato l'incredibile vicenda in una lettera inviata al capo del dipartimento della giustizia minorile e capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dopo la visita fatta giovedì scorso all'interno della struttura;
i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione e chiesto all'amministrazione «l'immediata istituzione di un tavolo di confronto nazionale con l'Amministrazione della Giustizia minorile, atteso che la situazione è ormai al collasso e risulta essere sempre più grave la situazione in cui versa l'Istituto per minorenni di Bologna a causa della carenza di organico di Polizia penitenziaria» -:
di quali informazioni disponga circa i fatti riferiti in premessa;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di risolvere le criticità del carcere minorile bolognese meglio descritte in premessa;
se il Ministro intenda aumentare gli organici di coloro che prestano servizio di ordine, di rieducazione e, nei limiti delle proprie competenze, di sostegno psicologico presso la struttura carceraria minorile in questione;
quali misure il Ministro intenda adottare per attuare in tutte le strutture carcerarie minorili italiane, sull'esempio di ciò che accade a Bollate, dei percorsi rieducativi e di reinserimento nella società, che possano preservare i ragazzi, una volta usciti dal carcere, da contatti con ambienti criminali o malavitosi.
(4-09358)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
su Il Gazzettino del 28 ottobre 2010 è apparso un articolo intitolato: «Pordenone: petizione della Lega contro la costruzione del nuovo carcere, firmano in 315»;
l'articolo dà conto di una petizione lanciata dalla Lega Nord - indirizzata al presidente del consiglio regionale - contro la costruzione del carcere nel sito della Comina sottoscritta da 315 cittadini;
i sottoscrittori della petizione dichiarano di non sentire la necessità della costruzione di un carcere che possa contenere 450 persone quando i detenuti, allo stato attuale, sono un'ottantina, di cui oltre 50 stranieri;
la proposta dei cittadini di Pordenone è quella di rivedere la decisione di costruire un nuovo carcere, oppure convocare un tavolo tecnico per valutare la possibilità di ampliare il Castello in piazza della Motta -:
se il Ministro intenda rivedere la decisione di costruire un nuovo carcere nella città di Pordenone e se, a tal proposito, non intenda convocare un tavolo tecnico al fine di ampliare la struttura carceraria già esistente.
(4-09359)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Romagna Oggi del 31 ottobre 2010 è apparso un articolo intitolato: «Forlì: la CGIL attacca: carcere in condizioni critiche, ma non sta cambiando nulla»;
nell'articolo viene ricordato che il sindacato CGIL, insieme alla Fp Cgil di Forlì, ha denunciato, il 14 ottobre scorso, la grave situazione di degrado in cui versa da anni la casa circondariale forlivese;
nella nota del sindacato è dato leggere quanto segue: «Al di là dell'immediato clamore mediatico suscitato sia nelle istituzioni locali, che nei vertici del Ministero della giustizia, non da ultimi i vari politici locali, ad oggi il carcere di Forlì pare letteralmente scomparso dall'attenzione e dal merito pur non essendo mutato nulla. Ci appaiono, quindi, doverose alcune domande: quali concrete iniziative e in quali tempi la direzione del carcere intende attivare e mettere in atto per superare una condizione di inaccettabile ed evidente compromissione dei livelli minimi di tutela della salute delle persone?»;
la prima firmataria del presente atto ritiene inaccettabile ed incivile che, così come più volte denunciato dalle organizzazioni sindacali di categoria, nel carcere di Forlì si costringano le persone - agenti di polizia penitenziaria e detenuti - a lavorare o a vivere in condizioni disumane e in ambienti con topi, scarafaggi, escrementi e parassiti -:
entro quali tempi e con quali qualità e modi intenda intervenire al fine di rendere la situazione all'interno della casa circondariale di Forlì conforme alle norme e ai princìpi costituzionali nonché alle disposizioni contenute nell'ordinamento penitenziario e ai regolamenti ed alle circolari emanate nel corso degli anni dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
se, vista la gravità della situazione, non intenda aprire un tavolo specifico con le organizzazioni sindacali di categoria al fine di stabilire regole immediate volte a far rientrare la struttura carceraria in questione nella legalità.
(4-09360)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia ANSA del 5 novembre 2010 un'epidemia di scabbia sarebbe scoppiata nel carcere di Saluzzo (Cuneo). I casi accertati tra i detenuti finora sono 11. A darne notizia è l'OSAPP, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, che comunica che i contagiati sono stati isolati in due celle al piano terreno del penitenziario;
secondo Leo Beneduci, segretario generale dell'OSAPP, «se i detenuti continuano ad aumentare, oltre agli eventi critici quali i tentativi di suicidio non possono che crescere anche le emergenze di ordine sanitario che non si sa più come fronteggiare. Perché cambi qualcosa, viste le condizioni di sovraffollamento degli istituti e di ristrettezze degli organici di sorveglianza, per come sono andate le cose negli ultimi due anni e mezzo, forse è più conveniente attendere un nuovo ministro e un nuovo capo del Dap» -:
di quali informazioni dispongano circa i fatti riferiti in premessa;
quali siano le iniziative in progetto per debellare la diffusione di un'epidemia di scabbia nel carcere di Saluzzo;
in quante carceri attualmente vi siano tracce di scabbia;
quali siano le cause che generano il diffondersi della scabbia all'interno degli istituti di pena.
(4-09361)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
su l'agenzia di stampa DIRE del 31 ottobre 2010 il direttore del carcere di Marassi, dottor Salvatore Mazzeo, ha rilasciato la seguente dichiarazione «Serve più aiuto da parte dei servizi psichiatrici. Lancio un allarme e voglio che aumenti
l'impegno della Asl per il servizio psichiatrico all'interno della struttura del carcere di Marassi. Avanti cosi non si può andare»;
l'allarme è stato lanciato dal direttore del carcere dopo che un detenuto ha aggredito altri detenuti e alcuni agenti di polizia penitenziaria. Sulla vicenda lo stesso direttore ha detto quanto segue: «Questo detenuto è un soggetto psichiatrico, un tunisino con una condanna a circa 10 anni; è un soggetto che già conosciamo bene. Proviene dal reparto psichiatrico del carcere di Torino, vuole stare in carcere, ha questi atteggiamenti di grande ostilità nei confronti dei nostri agenti. Un episodio che evidenzia la necessità di rafforzare la presenza della ASL 3 genovese all'interno dell'istituto: le strutture psichiatriche tengono questi soggetti per un periodo di osservazione di 30 giorni poi li dimettono e quindi tornano nelle sedi di assegnazione. Purtroppo l'attività di cura psichiatrica qui a Marassi si limita ad una consulenza e non c'è una vera presa in carico di questi pazienti. Questa è una nota dolente che ho già fatto presente perché il servizio psichiatrico così com'è ora non è sufficiente per far fronte alle esigenze all'interno del carcere» -:
quali iniziative urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di potenziare il servizio di assistenza psichiatrica nelle strutture penitenziarie su tutto il territorio nazionale e, in particolare, all'interno del carcere genovese di Marassi.
(4-09376)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Nazione del 3 novembre 2010 è apparso un articolo intitolato: «Pisa: detenuto di 71 anni muore in cella, aveva rapinato 75 euro per comperarsi cocaina»;
l'articolo narra l'incredibile vicenda di Marcello Savio, detenuto 71enne, malato, tossicodipendente e stroncato da un infarto il 2 novembre 2010 mentre era ricoverato al centro clinico della casa circondariale Don Bosco;
l'uomo nel marzo 2009 fu protagonista di una singolare impresa: arrestato dai vigili urbani dopo aver rapinato con un paio di forbici nell'arco di una stessa mattinata tre banche del capoluogo ligure allo scopo di racimolare soldi per acquistare la droga. Il bottino complessivo era stato di appena 25 euro;
l'uomo, che viveva con una pensione sociale con la quale a mala pena riusciva a pagarsi gli alimenti e l'affitto di casa, era tossicodipendente e cocainomane;
l'anziano detenuto era arrivato nel carcere di Pisa il 5 ottobre 2010 dopo essere stato detenuto nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino -:
per quali motivi un detenuto cosi anziano, malato e tossicodipendente, si trovasse in carcere;
per quali motivi l'uomo sia stato trasferito dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino nel carcere Don Bosco di Pisa;
se il detenuto nel corso della sua detenzione sia mai stato sottoposto a trattamenti medici a causa della sua condizione di tossicodipendenza;
se con riferimento al decesso di Marcello Savio intendano aprire una indagine amministrativa interna al fine di accertare eventuali responsabilità per omissione nella condotta del personale operante nel penitenziario.
(4-09377)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano La Città di Salerno del 3 novembre 2010 è apparso un articolo
intitolato: «Detenuto 59enne trovato morto in cella; soffriva di problemi cardiaci»;
l'articolo dà conto della morte di Giuseppe Salemme, 59enne, originario di Piedimonte Matese, trovato morto nella cella del carcere di Fuorni, dove era stato da poco trasferito;
sono state le guardie carcerarie ad accorgersi del decesso del detenuto. Quando gli agenti hanno allertato i soccorsi c'è stato poco da fare. Il personale medico non ha potuto far altro che constatare il decesso dell'uomo;
il medico legale Giovanni Zotti ha eseguito un primo esame esterno sul corpo del detenuto. Stando alle prime impressioni Salemme sembrerebbe deceduto a causa di un infarto. In ogni caso, per escludere ogni altra possibile causa di decesso, la procura della Repubblica, presso il tribunale di Salerno, che ha aperto subito un'indagine sull'accaduto affidata al pubblico ministero Rotondi, ha disposto l'esame autoptico;
stando alle prime testimonianze raccolte, sembrerebbe che il 59enne soffrisse già di scompensi cardiaci e di problemi psichici. L'uomo stava scontando una condanna a diversi anni di reclusione, per un delitto commesso diversi anni fa. Negli ultimi, mesi era stato trasferito nella casa circondariale di Salerno, nella zona di Fuorni, per scontare il residuo della pena -:
di quali informazioni dispongano circa i fatti riferiti in premessa;
se il detenuto fosse già stato sottoposto in passato a cure mediche a causa dei suoi scompensi cardiaci;
se con riferimento al decesso di Giuseppe Salemme intendano aprire una indagine amministrativa interna al fine di accertare eventuali responsabilità per omissione nella condotta del personale operante nel penitenziario.
(4-09378)
TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da tempo si trascina insoluta la questione relativa all'introduzione di un nuovo e diverso sistema tariffario applicato all'autostrada Napoli-Pompei-Salerno, gestita in concessione dalla Società autostrade meridionale (SAM);
infatti, la predetta società ha deciso di sostituire l'attuale sistema tariffario fondato sul pagamento in misura forfetaria ed identica, quale che sia il percorso in concreto effettuato, con un sistema tariffario differenziato e giustamente basato su pedaggi diversificati e collegati al chilometraggio effettivamente percorso;
a tal fine il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, (seduta della Camera dei deputati del 18 settembre 2008) in risposta all'interpellanza urgente del gruppo PD n. 2-00119, attraverso il Sottosegretario di Stato Giuseppe Maria Reina, ha dichiarato che erano in corso lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno lavori per la predisposizione del nuovo sistema tariffario con la gestione di pedaggi differiti, consistenti in sconti di pedaggio per le autovetture munite di telepass, proporzionati ai percorsi effettuati; in tale occasione il Sottosegretario ha precisato che il nuovo sistema tariffario sarebbe andato in funzione entro la fine del 2008;
tale impegno è stato, ad avviso dell'interrogante, disatteso, tant'è che l'onorevole Vaccaro ha presentato il 27 marzo 2009 una nuova interrogazione n. 4-02679 per sollecitare la rapida soluzione del problema;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con risposta pubblicata in data 21 luglio 2009, ha dichiarato che «si
preveda che tutto il sistema tariffario nuovo possa entrare in funzione il 1o luglio 2009»;
invece tale diverso meccanismo di modulazione tariffaria non è stato ancora attivato, nonostante i ripetuti impegni assunti dal Ministro, con grave pregiudizio per le popolazioni e le comunità locali interessati;
il perdurare di tale situazione è, a giudizio dell'interrogante, particolarmente grave ed è privo di ogni ragionevole giustificazione, in considerazione del notevole tempo trascorso e delle dichiarazioni del Ministro, secondo cui le opere necessarie (portali telepass per 27 varchi di uscita e 66 postazioni in totale) sono da mesi in corso e sono prossime all'ultimazione;
anzi, tutte le postazioni avrebbero dovuto essere già ultimate entro maggio 2009;
il 7 ottobre 2009, è stata presentata un'ulteriore interrogazione n. 4-04448 (Iannuzzi e Vaccaro) per sollecitare la rapida attivazione del nuovo sistema tariffario differenziato e per chiarire le ragioni dei continui rinvii e dei pesanti ritardi;
nella seduta della Commissione trasporti del 29 ottobre 2009, il Sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, Giuseppe Maria Reina, nel rispondere a quest'ultima interrogazione, ha finalmente chiarito che la mancata attivazione del nuovo modello tariffario è dovuta non già ai lavori non ancora ultimati, bensì «sia a motivi tecnici sia per la necessità di ulteriori verifiche»;
in particolare, ha affermato che sono ancora in corso di valutazione le diverse ipotesi di pedaggiamento possibili (tariffe differenziate lungo l'intera settimana; ovvero solo per i giorni feriali);
successivamente la nuova convenzione unica sottoscritta da Anas e SAM, approvata con la legge finanziaria (articolo 2, comma 192) per l'anno 2010 ha previsto l'obbligo per la società concessionaria di attuare il sistema delle tariffe differenziate e correlate alla percorrenza effettiva, fissando il termine del 30 giugno 2010, per l'introduzione del nuovo modello;
di conseguenza entro questa scadenza deve essere realizzato il nuovo sistema;
a tal fine, deve essere assunto come livello tariffario più alto la tariffa attualmente vigente di 1,60 euro, evitando ingiustificati incrementi di tale tariffa massima, che provocherebbero pesanti ed intollerabili costi sociali per la comunità ed i territori interessati;
infatti, occorre tenere conto dell'incremento del flusso di traffico lungo l'autostrada Napoli-Pompei-Salerno che conseguirà sia all'introduzione del nuovo sistema tariffario, sia allo svolgimento di lavori di ammodernamento e messa in sicurezza del suo tracciato che sono in corso e che renderanno più fluida e più rapida la circolazione;
in risposta alla nuova interrogazione n. 5-02886 del 12 maggio 2010 (Iannuzzi e Vaccaro) il Vice-Ministro alle infrastrutture ed ai trasporti Roberto Castelli ha espresso la volontà e l'impegno ufficiale e definitivo del Governo a far partire, dal 1o ottobre 2010, il nuovo sistema di pedaggiamento differenziato; con una tariffa minima di 0,80 euro ad una massima di 2 euro;
tale volontà e tale impegno del Governo e dell'Anas sono stati ribaditi nuovamente dal Vice Ministro Castelli, nella seduta della IX Commissione del 21 luglio 2010, in risposta alla ulteriore interrogazione 5-03196 (Iannuzzi e Vaccaro);
ulteriore conferma è stata resa dal Sottosegretario Mantovani, nella seduta della medesima Commissione del 28 settembre 2010, in relazione alla nuova interrogazione 5-03370 presentata dall'interrogante; in questa occasione il Governo ha
indicato che entro novembre 2010 sarebbe stato attivato il nuovo sistema tariffario -:
se effettivamente con la fine del mese di novembre 2010 entrerà in funzione e diverrà operativo il nuovo sistema di pedaggio differenziato, senza ulteriori, gravi ed assolutamente ingiustificati ritardi e rinvii e senza che gli impegni assunti dal Governo siano ancora una volta smentiti e contraddetti dalla realtà;
come, in concreto, sarà strutturato ed organizzato il nuovo sistema di tariffe differenziate e legate ai chilometri effettivamente percorsi.
(5-03753)
IANNUZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Autostrada A3, Salerno-Pompei-Napoli, in concessione alla Società autostrade meridionali (SAM), costituisce un'infrastruttura fondamentale e di primaria rilevanza per il collegamento fra la città di Salerno, l'Agro sarnese e Nocerino, l'area stabiese e l'area torrese e la città di Napoli;
si tratta di un collegamento essenziale anche per l'innesto sul sistema autostradale meridionale e verso Roma;
questa autostrada attraversa e collega territorio e città popolate da più di due milioni di abitanti;
da anni sono in corso lungo la tratta napoletana dell'autostrada lavori indispensabili di ammodernamento, di messa in sicurezza, di ampliamento della sede stradale con la realizzazione in alcuni tratti della terza corsia;
è necessario che tali lavori siano definiti e conclusi in tempi certi e ravvicinati, considerando il fortissimo pregiudizio che obiettivamente finiscono per arrecare alla circolazione ed alla sicurezza degli utenti, attesi il pericoloso restringimento della carreggiata in alcuni tratti, le lunghe code e gli intasamenti di traffico che assai spesso si vengono a creare;
i lavori vanno definitivamente ultimati anche perché la concessione ANAS-SAM verrà a scadenza il 31 dicembre 2012;
fra l'altro, lungo la direzione Pompei-Scafati e San Giorgio a Cremano, in diversi tratti, pure ultimati con tre corsie funzionanti, rimangono i cartelli del limite di velocità a 60 chilometri orari che invece è pienamente giustificato ed indispensabile in quei tratti con due corsie ed a lavori in corso e con pericolosi restringimenti di carreggiata;
troppi ritardi e troppi rinvii si sono accumulati nel corso di questi lavori -:
quale sia la situazione effettiva dei lavori sino ad oggi svolti lungo l'autostrada Salerno-Pompei-Napoli, quale sia il programma ed il calendario aggiornato dei lavori in corso e di quelli ulteriori da eseguire, quali siano i relativi tempi di esecuzione, le scadenze previste, la data finale preventivata per l'ultimazione di tutte le opere, le risorse finanziarie sino ad oggi impiegate ed il costo totale previsto per la realizzazione dell'intero progetto di ammodernamento, adeguamento e messa in sicurezza dell'autostrada;
quali iniziative si intendano adottare visto che per diversi tratti dell'autostrada, fra Scafati-Pompei e San Giorgio a Cremano, rimangono fermi i cartelli del limite di velocità a 60 chilometri orari benché quei tratti siano ultimati e quindi dispongano di tre corsie funzionanti.
(5-03754)
CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 115 del codice della strada, al comma 2-bis, ha previsto nuove regole per la guida da parte di chi ha superato ottanta anni;
in particolare, la norma prevede che, in tale caso, costui possa continuare a guidare qualora consegua uno «specifico attestato rilasciato dalla Commissione medica locale ... a seguito di visita medica specialistica biennale»;
il decreto ministeriale di attuazione dell'8 settembre 2010, all'articolo 3, ha disciplinato il caso del rinnovo di validità
del titolo di abilitazione per i conducenti che non ancora abbiano compiuto ottanta anni di età;
il secondo comma del predetto articolo 9 ha limitato il rinnovo di validità fino alla data indicata nella certificazione rilasciata dalla competente Commissione e «comunque non oltre l'ottantaduesimo anno di età»;
sulla base di tale ultima disposizione alcuni interpreti hanno ritenuto che al compimento dell'ottantaduesimo anno di età non sia più consentita la guida e ciò in contrasto con l'articolo 115 del codice della strada che non pone limitazioni di sorta in merito all'età -:
se la disposizione di cui all'articolo 3 del decreto ministeriale citato sia in contrasto con l'articolo 115, comma 2-bis, del codice della strada e, in difetto, quale sia la corretta interpretazione della norma regolamentare.
(5-03759)
MARIANI, BRAGA, IANNUZZI, MORASSUT, BENAMATI, BOCCI, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, MARANTELLI, MARGIOTTA, MOTTA, REALACCI, VIOLA e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella XV legislatura sono state varate alcune significative misure per fronteggiare il disagio abitativo; in particolare, il programma nazionale di edilizia residenziale pubblica, elaborato dal tavolo di concertazione generale sulle politiche abitative, ha elaborato proposte largamente condivise da tutti gli operatori del settore, e ha determinato la ricognizione delle risorse presenti nel bilancio a legislazione vigente per l'edilizia sociale, con lo stanziamento di risorse aggiuntive per sperimentare strumenti finanziari innovativi, come i fondi immobiliari;
l'edilizia residenziale pubblica dal 2007 non riceve nuove risorse pubbliche per investimenti in alloggi sociali e per la ristrutturazione e la riqualificazione del patrimonio esistente;
la domanda di alloggi «sociali» si sta allargando a dismisura fino a ricomprendere categorie e famiglie che fino a poco tempo fa non potevano essere definite in condizione di bisogno: il problema abitativo riguarda oggi non solo gli indigenti, ma anche una parte consistente delle famiglie con reddito medio-basso che non hanno i requisiti per ottenere un alloggio a canone sociale, né un reddito sufficiente per sostenere un affitto di mercato o accedere un mutuo;
con la crisi economica e finanziaria, crescono i pignoramenti e le esecuzioni immobiliari; secondo dati dei tribunali, nell'ultimo triennio, i pignoramenti di immobili risultano aumentati del 60,5 per cento, le abitazioni all'asta sono più di 130 mila; il mutuo assorbe in media il 33 per cento del reddito familiare; il blocco del mercato del lavoro, i licenziamenti e la diminuzione del reddito (per cassa integrazione e mobilità) costringono molte famiglie all'insolvenza nei contratti di mutuo e di affitto;
anche la mobilità «sociale» determinata dalle separazioni di fatto e legali quasi raddoppia il fabbisogno di immobili, in particolare di alloggi sociali per soggetti a basso reddito;
appare evidente l'esigenza di accelerare la realizzazione di alloggi sociali e di ampliare l'offerta di abitazioni in affitto a canoni «sostenibili»;
le risorse indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 luglio 2009, di attuazione del piano nazionale di edilizia abitativa, sono pari a 150 milioni di euro per la costituzione di un sistema di fondi immobiliari per alloggi sociali, e a 200 milioni di euro per la realizzazione di interventi di competenza dell'edilizia residenziale pubblica o dei comuni; si tratta, in entrambi i casi, di risorse già previste dal precedente Governo nel programma straordinario di edilizia
residenziale pubblica approvato con decreto ministeriale del 28 dicembre 2007; si registra, peraltro, una netta decurtazione di fondi; nel programma straordinario citato i fondi inizialmente stanziati erano infatti pari a 550 milioni di euro; nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del luglio 2009 nessun finanziamento è previsto per l'incremento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica;
per fronteggiare la scarsità di risorse degli enti di edilizia residenziale pubblica per nuovi investimenti e manutenzione del patrimonio residenziale, appare urgente quantomeno alleggerire il prelievo fiscale che grava su detti enti, sia mediante detassazione del reddito da canoni di edilizia residenziale pubblica, sia mediante riduzione del prelievo che grava sugli introiti derivanti da alienazione degli alloggi sociali, sia mediante incentivi fiscali al recupero e alla riqualificazione degli alloggi;
il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 22 aprile 2008 emanato in attuazione della decisione 2005/842/CE della Commissione europea relativo all'applicazione dell'articolo 86, paragrafo 2, del Trattato CE agli aiuti di Stato, che prevede forme di compensazione degli obblighi di servizio pubblico, concessi a determinate imprese incaricate della gestione di servizi d'interesse economico generale, ha definito «alloggio sociale» l'unità immobiliare adibita ad uso residenziale in locazione permanente che svolge la funzione di interesse generale, nella salvaguardia della coesione sociale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non sono in grado di accedere alla locazione di alloggi nel libero mercato;
la citata decisione consente espressamente ai soggetti che gestiscono servizi d'interesse economico generale - tra questi, in particolare, gli enti di edilizia popolare che forniscono alloggi a cittadini svantaggiati o gruppi sociali più svantaggiati - di ricevere un sostegno finanziario dallo Stato destinato a coprire interamente o in parte i costi specifici relativi agli obblighi di servizio pubblico;
tale compensazione deve essere commisurata ai costi effettivamente sostenuti dall'ente per l'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, tenendo conto dei relativi introiti nonché di un margine di utile ragionevole; in Italia, nessuna compensazione è prevista per gli enti che gestiscono l'edilizia residenziale pubblica, né agevolazioni fiscali compensative per favorire nuovi investimenti o la manutenzione del patrimonio abitativo di detti enti;
gli enti di edilizia residenziale pubblica ex IACP comunque denominati, subiscono tuttora un'imposizione diretta e indiretta del tutto equivalente a quella che incide sull'edilizia privata a destinazione abitativa; tali enti sono pertanto costretti a coprire con gli esigui canoni sociali - pari, in media, a circa 75 euro - tutti i costi, compreso l'ingente prelievo fiscale, come un'impresa che opera sul libero mercato e beneficia di introiti da locazione e da vendita di immobili residenziali dal mercato liberamente determinati;
secondo la Relazione sulla gestione dell'edilizia residenziale pubblica, elaborata dalla sezione delle autonomie della Corte dei conti, la combinazione di canoni ridotti con tassi di morosità che arrivano a superare il 50 per cento fa si che i costi per spese di manutenzione e gestione a carico degli enti proprietari siano spesso superiori ai flussi di risorse in entrata; gli enti si trovano costretti a mantenere la funzionalità e il decoro degli alloggi con risorse del tutto insufficienti, e a fronteggiare le legittime sollecitazioni di nuove costruzioni e di ristrutturazione di alloggi oggi non accessibili;
la vendita degli alloggi di edilizia sociale, più volte prospettata come soluzione per reperire nuove risorse da destinare a nuovi investimenti nel settore, considerata l'esiguità dei prezzi di vendita degli immobili offerti agli assegnatari, costringe a vendere almeno quattro alloggi sociali per ottenere risorse sufficienti a costruirne uno; secondo dati della Corte
dei conti, in dodici anni, dal 1993 al 2005, le Regioni hanno alienato 140 mila alloggi ex-IACP, realizzando un'entrata di 3,5 miliardi di euro, con una media di 25mila euro ad alloggio; tali dismissioni, nel medesimo periodo, hanno determinato un ridimensionamento del 17 per cento del patrimonio immobiliare iniziale che aveva un valore stimato pari a circa 20 miliardi di euro; i vantaggi acquisiti dai nuovi proprietari (già beneficiari, per anni, dell'alloggio a canone sociale) compromettono pertanto le possibilità di accesso agli alloggi sociali di nuovi inquilini che avrebbero tutti i requisiti per poter ottenere una casa a canone sociale;
una possibilità contrastata anche dal fenomeno delle occupazioni abusive, che interessano non meno di 40 mila alloggi (circa il 5 per cento del totale);
nonostante il 3 per cento dei nuclei familiari assegnatari non abbia più, oggi, i requisiti per avere un alloggio sociale, sia lo sfratto degli abusivi che l'accertamento dei requisiti reddituali non possono essere effettuati dagli enti gestori, che si trovano a sostenere anche i costi derivanti dalla gestione di condomini «misti» formati in parte da assegnatari ERP e in parte da persone divenute proprietarie dell'alloggio; questa condizione impegna gli enti proprietari in onerosi interventi deliberati dall'assemblea di condominio;
gli enti proprietari di alloggi sociali devono affrontare spese molto elevate per la manutenzione del patrimonio, in molti casi fortemente degradato e non adeguato ai regolamenti edilizi e alle norme sulla sicurezza, e per interventi necessari all'assegnazione degli alloggi a nuovi inquilini e conseguenti ad occupazioni abusive;
gli Istituti autonomi case popolari ex IACP comunque denominati o trasformati sono soggetti IRES ai sensi dell'articolo 73 comma 1, lettera b) del TUIR e, come tali, esclusi dalla possibilità di fruire della detrazione sulla ristrutturazione del patrimonio edilizio del 36 per cento riservata unicamente agli immobili ad uso abitativo in proprietà di soggetti Irpef; parimenti, risultano esclusi anche dal beneficio delle detrazioni del 55 per cento) sulle riqualificazioni energetiche, in quanto gli alloggi sociali sono fiscalmente classificati come «beni merce» (e come tali esclusi dalle agevolazioni sulle riqualificazioni energetiche che sono riservate agli immobili residenziali o strumentali); nonostante l'emergenza abitativa renda necessario recuperare, per la locazione sociale, almeno 30.000 alloggi nell'immediato, ora non abitabili - anche in vista dell'imminente scadenza del blocco degli sfratti - gli enti proprietari e gestori non possono pertanto beneficiare di alcuna agevolazione fiscale per il recupero e la riqualificazione di tali alloggi;
i canoni di locazione degli alloggi sociali, non sufficienti a coprire i costi di un'efficiente gestione dell'edilizia residenziale pubblica, sono regolati da leggi regionali che si applicano in modo indifferenziato al patrimonio immobiliare indipendentemente dal fatto che questo sia di proprietà degli enti gestori, o degli enti locali del territorio di riferimento, con significative sperequazioni: sulle entrate da canoni derivanti dal patrimonio di proprietà degli Enti locali non grava l'imposta IRES che invece incide tutti gli altri enti; si viene così a creare una disparità di trattamento fiscale su un identico servizio e quindi su un identico sistema di entrate da canoni;
nello schema di decreto legislativo 4 agosto 2010, che detta disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale, in attuazione delle legge delega n. 42 del 2009, e nella relazione concernente il quadro generale di finanziamento degli enti territoriali e la struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, presentata dal Ministro dell'economia e delle finanze, il 30 giugno 2010, si prevede la «devoluzione» a favore dei comuni del gettito delle imposte erariali sugli immobili e, in una fase successiva, di raggruppare i tributi che gravano sul comparto immobiliare in un unico tributo (Imup), nell'intento
di semplificare il sistema di tassazione sugli immobili, escludendo la prima casa e introducendo la cedolare secca sugli affitti;
le imposte attribuite ai comuni da tale decreto legislativo, sono imposte vigenti quali l'imposta di registro e di bollo sugli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà dei beni immobili o di altro diritto reale; l'imposta di registro e di bollo sui contratti di locazione di immobili residenziali qualora il locatore non eserciti attività d'impresa o sia un ente commerciale; l'imposta ipotecaria e catastale (esclusi gli atti soggetti ad Iva); l'Irpef per la parte relativa ai redditi da fabbricati residenziali (al netto della nuova imposta sui canoni di locazione); i tributi speciali catastali; le tasse ipotecarie; l'imposta sostitutiva sui canoni di locazione di fabbricati residenziali, di nuova istituzione, che non sostituisce l'attuale sistema di tassazione dei canoni;
la novità più rilevante del federalismo «municipale» è l'introduzione di un'imposta sostitutiva sui canoni di locazione dei fabbricati a uso abitativo ad esclusivo beneficio dei proprietari di immobili residenziali (non di altre tipologie di immobili) dati in locazione, su contratti in vigore e su contratti nuovi, in alternativa al regime ordinario che prevede l'inclusione del canone nel reddito complessivo Irpef (più relative addizionali regionali e comunali) e del pagamento dell'imposta di bollo; tali proprietari avranno la possibilità di optare per un sistema di tassazione del reddito da locazione di immobili residenziali particolarmente favorevole: una imposizione proporzionale, nella forma di cedolare secca, con aliquota del 20 per cento; il beneficio non si applica a locazioni concesse per l'esercizio di un'attività di impresa o di arti e professioni oppure effettuate da enti commerciali; a partire dal 2014 la cedolare secca sostituisce anche l'imposta di registro sul contratto di locazione, con l'eccezione delle abitazioni ubicate nei comuni ad alta tensione abitativa;
il beneficio fiscale così concesso è particolarmente vantaggioso per i «grandi proprietari ad alto reddito»; nonostante tale radicale riforma della tassazione degli immobili, nessun beneficio fiscale è previsto - per i grandi proprietari a reddito basso - o bassissimo - da immobili come gli ex IACP; l'imposizione proporzionale, nella forma di cedolare secca, con aliquota del 20 per cento, di nuova introduzione, non si applica infatti alle locazioni di alloggi sociali; a questi continua ad applicarsi - secondo il decreto di attuazione del federalismo - anche l'imposta di registro sul contratto di locazione, incorporata invece nella cedolare secca del 20 per cento per i proprietari privati di immobili residenziali; il nuovo sistema appare dunque del tutto iniquo e sperequato;
anche la prevista nuova imposta comunale sugli immobili (Imup) che, secondo il decreto sul federalismo municipale, dovrà sostituire le imposte erariali sugli immobili devolute ai comuni soppresse dalla riforma, dovrebbe applicarsi in modo indifferenziato anche agli alloggi sociali, sia in relazione al possesso (dal 2008 non più gravato da ICI) sia in relazione al trasferimento della proprietà di tali immobili o di altro diritto reale, trasferimenti oggi soggetti all'imposta di registro e all'imposta ipo-catastale; si prospetta dunque una situazione di surrettizia reintroduzione dell'Ici sugli alloggi sociali (l'Imup, che graverebbe sul medesimo presupposto impositivo dell'Ici, il possesso dell'immobile) mentre non si prevede alcuna riduzione del prelievo sul trasferimento della proprietà o di altro diritto reale sugli alloggi sociali;
nella riforma nessuno sgravio è previsto per le imposte sulle entrate derivanti da alienazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica; una scelta paradossale, considerando che il decreto attua la legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale che pone al centro l'autonomia impositiva degli enti decentrati, e che la competenza in materia di alienazione di patrimonio ERP è esclusiva delle regioni;
le entrate dall'imposizione sugli introiti da alienazione del patrimonio ERP sono, per lo Stato, entrate indistinte che vanno ad alimentare anche spesa corrente anziché, come auspicabile, investimenti per il ripristino di patrimonio ERP;
si calcola che tali imposte dall'alienazione del patrimonio ERP ai sensi della legge n. 560 del 1993 abbiano prodotto per lo Stato entrate non inferiori a 500 milioni di euro;
l'IRES versata allo Stato dagli enti gestori dell'ERP è di circa 150 milioni di euro all'anno;
la tassazione attuale e quella che si va prospettando con i decreti di attuazione del federalismo fiscale, configurano una situazione paradossale, in cui l'edilizia pubblica versa allo Stato più di quanto riceve per nuovi investimenti e per la manutenzione dell'esistente, senza alcuna compensazione né in conto gestione, né in conto capitale - come previsto dalla legislazione comunitaria - per i costi sostenuti per un servizio - l'edilizia residenziale pubblica - riconosciuto di interesse economico generale in tutti i paesi dell'Unione, ai sensi dell'articolo 8 della Decisione 2005/842/CE della Commissione Europea del 28 novembre 2005;
quali urgenti iniziative anche normative i Ministri intendano assumere:
a) per la riduzione del prelievo Ires che grava sugli enti di edilizia residenziale pubblica, mediante interventi sull'imponibile ai fini IRES sia nella determinazione del reddito sia sul fronte della classificazione dei proventi di natura immobiliare, nonché sulla deducibilità delle svalutazioni dei crediti e degli accantonamenti per rischi, in considerazione dello svolgimento di un servizio essenziale di interesse economico generale;
b) per l'esenzione da IRAP, limitatamente agli ex-IACP comunque denominati, alle cooperative edilizie e agli altri soggetti che operano nell'ambito dell'housing sociale, dei contributi pubblici che vengono erogati all'edilizia residenziale sociale in modo da evitare un'inutile partita di giro, che si genera per l'assoggettamento a Irap dei contributi erogati dalle Regioni - che hanno competenza in materia di edilizia residenziale pubblica - per la costruzione e/o la ristrutturazione di alloggi sociali posto che tali contributi, in tal modo, vengono in parte «restituiti» sotto forma di IRAP alla regione medesima;
c) per la riduzione delle aliquote IVA per le transazioni relative alla costruzione e all'acquisizione di fabbricati da destinare all'edilizia residenziale pubblica a canoni sociali, come anche per l'esecuzione delle opere di manutenzione e la relativa fornitura di beni e servizi;
d) per la riduzione delle aliquote IVA applicate sugli acquisti da parte degli enti gestori dei servizi che sono riaddebitati agli utenti (quali il riscaldamento, le pulizie delle parti comuni, la manutenzione del verde comune) degli immobili di edilizia residenziale a canone sociale a sostegno degli inquilini conduttori di alloggi sociali;
e) per la soppressione dell'imposta di registro sui contratti di locazione, stipulati a seguito delle assegnazioni di alloggi edilizia residenziale sociale, ovvero per disporre, in alternativa, il pagamento una tantum dell'imposta sull'intero periodo di durata contrattuale ed una restituzione dell'imposta in caso di risoluzione contrattuale;
f) per estendere le agevolazioni fiscali previste per il recupero e la riqualificazione delle abitazioni dei privati, con la detrazione del 36 per cento per interventi di ristrutturazione edilizia e con la detrazione del 55 per cento per interventi di riqualificazione energetica, anche alle spese sostenute, per interventi analoghi, dagli enti che hanno in proprietà o gestiscono alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale.
(5-03765)
STRADELLA, ARMOSINO, TOMMASO FOTI e GHIGLIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
all'ordine del giorno della riunione CIPE del 5 novembre 2010, sospesa, era
prevista la deliberazione relativa al cosiddetto terzo valico;
la conclusione dei lavori di traforo del Gottardo rende urgente la definizione dei collegamenti del corridoio Palermo- Rotterdam;
sono in scadenza le autorizzazioni comunali dei territori interessati ai cantieri;
il rinnovo delle autorizzazioni rallenterebbe a tempo indeterminato l'inizio dei lavori per la mancata installazione dei cantieri stessi -:
quali iniziative di competenza si intendano adottare, anche accelerando le determinazioni del CIPE, per scongiurare ritardi nella realizzazione dell'opera;
qualora si verificasse la scadenza delle autorizzazioni comunali, quali iniziative si intendano assumere affinché ciò non pregiudichi la realizzazione di tali importantissime opere.
(5-03767)
Interrogazioni a risposta scritta:
FALLICA, TERRANOVA, STAGNO D'ALCONTRES, GRIMALDI e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regione Sicilia facente parte dei grandi circuiti turistici-economici-commerciali nazionali è esclusa dal sistema alta velocità/alta capacità; e che tale sistema è contribuito nell'ambito del contratto di servizio Stato-Trenitalia relativo al servizio universale (lunga percorrenza);
per ragioni di coesione sociale si deve assicurare la mobilità lungo le direttrici di traffico principale (Sicilia-continente) e che le motivazioni per il mantenimento di tale servizio escludono ogni valutazione meramente ragionieristica;
Trenitalia anziché migliorare l'offerta riqualificando il materiale impiegato - in modo da garantire una valida alternativa ad altre modalità di trasporto - ha posto in essere da alcuni anni a questa parte, una strategia di graduale e progressivo disimpegno nei confronti dell'isola;
questo disimpegno proseguirà ulteriormente: a partire dal 13 dicembre 2010, infatti, si prevede un ulteriore drastico taglio dei collegamenti Nord-Sud,
se tale intenzione dovesse essere confermata, causerebbe l'esclusione totale di una vasta area caratterizzata da centri popolosi; avrebbe un forte impatto sul piano occupazionale e in più comporterebbe la vanificazione di investimenti recentemente realizzati (8.000.000 di euro) in Contrada Pantanelli-Siracusa (fossa manutenzione e lavaggio carrozze) -:
se non ritenga necessario un pronto e decisivo intervento presso le Ferrovie dello Stato, per una revoca del provvedimento programmato, e l'avvio di un tavolo di concertazione - già richiesto più volte dall'amministrazione regionale - per un esame globale delle diverse problematiche sui trasporti che affliggono l'isola, ivi comprese la riqualificazione e il rilancio dei collegamenti a lunga percorrenza.
(4-09352)
GIBIINO, GIAMMANCO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, ANTONINO FOTI e GERMANÀ. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
si assiste da almeno 50 anni alla ghettizzazione della Sicilia e dei siciliani a causa di continue e drastiche riduzioni dei servizi di collegamento ferroviario per e dal continente;
assistiamo da sempre a un diverso parametro di impiego degli investimenti finalizzati alla infrastrutturazione della rete ferroviaria; diverso impiego che si appalesa e traduce nella maggiore attenzione verso le aree del nord del Paese e maggiore disattenzione di converso verso le aree del sud del Paese e segnatamente verso la Sicilia;
dal 2005 ad oggi si registra una riduzione di 42 treni a lunga percorrenza, una riduzione del numero dei passeggeri da potere trasportare da 9.000 a 4.000 o addirittura a 3.000 secondo il nuovo piano trasporti;
il collegamento con i treni in partenza oltre lo Stretto di Messina, da informazioni assunte negli ambienti sindacali e di lavoro di Ferrovie dello Stato, per le aree più lontane del Paese avverrebbe addirittura con i bus o con le corriere di antica memoria;
ciò comporterà oltre che un'anomalia nel Paese anche una sensibile riduzione dei posti di lavoro con ricadute preoccupanti sul già precario equilibrio economico/sociale che si registra al Sud;
a fronte di un incremento dei servizi su rotaia ed ad una sana competizione con i collegamenti aerei che si registra nell'area nord del Paese, al sud si lascia quale unica possibilità di collegamento, appunto, quella tramite aerei -:
se tale piano di investimento infrastrutturale adottato da Ferrovie dello Stato interpreti correttamente il senso di unità dello Stato e di un corretto ed equilibrato sviluppo economico;
se le strategie adottate da Ferrovie dello Stato siano in linea con il futuro federalismo fiscale e se si intenda adottare subito un sistema di perequazione infrastrutturale;
se tale strategia di investimento non comporti maggiore inquinamento atmosferico;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro in merito alle esposte problematiche.
(4-09365)
GIANNI FARINA. - Al ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il compartimento ANAS del Piemonte ha, nel corso degli ultimi mesi, realizzato importanti lavori attinenti il valico stradale de colle di Tenda. Sono stati cambiati i vecchi ventilatori, sul versante italiano e su quello francese, sostituendoli con ventilatori ignifughi. Sul versante francese sono stati sostituiti anche tutti i cavi dei ventilatori con nuovi cavi ignifughi già installati in precedenza nella tratta italiana;
stanno per terminare i lavori di connessione degli impianti tecnologici, dei sistemi di comunicazione e sorveglianza visiva, nonché dei sistemi di allarme;
il complesso degli interventi realizzati rappresenta un notevole passo avanti per la gestione della sicurezza del traforo;
il comune di Limone non può che compiacersi per il lavoro svolto dal Compartimento ANAS del Piemonte e per l'operato degli agenti ANAS al traforo;
tuttavia è necessario adottare ulteriori misure per garantire efficacemente la sicurezza del traffico e segnatamente:
a) con riferimento al senso unico alternato totale: è ormai provato dall'esperienza acquisita nel corso del 2010 che l'adozione del senso unico alternato totale - con intervalli di 12 minuti massimi - offra le maggiori garanzie di sicurezza per il transito di tutti i veicoli. In primo luogo perché non si creano code. Non si obbligano poi, i veicoli pesanti a percorrere le strade delle vallate di accesso al traforo a velocità elevata per poter usufruire dei crinali di passaggio previsti. Inoltre non si creano sequenze di camion e caravan destinati ad intasare le viabilità di accesso al traforo. Infine il senso unico alternato totale consente ai pompieri di entrare in galleria, cosa molto più difficile con il doppio senso di marcia, anche se solo per i veicoli leggeri;
b) con riferimento all'interoperabilità delle forze d Polizia italiane e francesi in tutto il traforo e sui due piazzali: è necessario che al più presto si promuova l'accordo per l'interoperabilità delle forze dell'ordine italiane e francesi in tutto il traforo e sui due piazzali. Tale accordo è già in vigore sugli assi stradali di Ventimiglia
e Mentone. L'attuale situazione del traforo del Tenda è insostenibile poiché non garantisce i controlli delle infrazioni da porte degli utenti;
c) con riferimento all'attribuzione all'ANAS delle funzioni di protezione civile al traforo dei Colle di Tenda poiché la mancanza di fondi del Ministero dell'interno e la carenza di effettivi vigili del fuoco rende difficoltosa la creazione di un presidio di vigili del fuoco al traforo del Tenda, è opportuno che all'ANAS vengano, per questa specifica situazione, conferite le funzioni di protezione civile. In tal caso l'ANAS potrebbe assumere, anche temporaneamente, del personale in valle per svolgere funzioni di intervento in caso di incidente in attesa dell'arrivo dei vigili del fuoco da Cuneo, in collaborazione con la postazione dei vigili del fuoco presente sul versante francese;
d) con riferimento al personale ANAS in servizio al Colle di Tenda, va sottolineato l'ottimo lavoro svolto dagli agenti ANAS al traforo. Alcuni contratti di assunzione sono in scadenza. È necessario che l'ANAS confermi tale personale indispensabile per regolare il traffico alternato totale anche con interventi manuali;
e) con riferimento ai mezzi antincendio, è indispensabile dotare la sicurezza del traforo di un mezzo antincendio. Il comune di Limone ha inviato al compartimento ANAS - ingegner Bortolan - una relazione in merito;
f) con riferimento alla viabilità di accesso - lato Italia, le attuali disposizioni al transito nel traforo - ed a maggior ragione l'applicazione dell'alternato totale - richiedono alcuni interventi per evitare code e per garantire l'accesso al comprensorio sciistico della «Riserva Bianca» alla Panice Soprana - Quota 1.400, che sovrasta l'attuale tunnel del Tenda. L'unica soluzione efficace consiste nella sistemazione della strada comunale che dal bivio, sulla strada statale 20, per Limonetto raggiunge il comprensorio sciabile. Si tratto - come da proposta presentata al compartimento ANAS del Piemonte dal comune di Limone Piemonte - di realizzare alcuni allargamenti e una rotonda in località Bragard. Questi interventi saranno di grande utilità anche per il transito dei mezzi pesanti che verranno utilizzati per la realizzazione del nuovo traforo e che non interferiranno nella parte terminale della strada statale 20, con il traffico transfrontaliero;
è necessario che gli enti locali, sia sul versante italiano che su quello francese, siano informati sull'andamento delle «infinite» procedure in corso per la gara del nuovo tunnel di Tenda;
l'esigenza di questa nuova opera che garantisca un traffico sicuro ed adeguato è condivisa dagli enti e dalle popolazioni. Tuttavia si è diffuso un senso di malessere, di preoccupazione che occorre dissipare al più presto;
la Conferenza intergovernativa, il Ministero, l'ANAS centrale debbono dire una parola chiara e definitiva sull'andamento della gara d'appalto e spiegare i motivi del ritardo accumulato;
è noto solo ad alcuni addetti ai lavori la questione della collocazione in discarica di circa quarantamila metri cubi di smarino costituito da anidridi;
il vice-prefetto di Nizza, M. Marot, ha informato del problema sia il comune di Tenda che il comune di Limone Piemonte, manca, tuttavia, una informazione ufficiale;
il comune di Limone Piemonte non si permette certo di indicare la soluzione tecnica al problema, ma pare che la burocrazia, anche quella regionale del Piemonte, potrebbe accelerare le procedure;
per esempio sarebbe opportuno esplorare la possibilità che la cava di Vernante, destinata ad accogliere lo smarino ordinario, venisse sollecitata a richiedere un permesso regionale di discarica per i 40.000 metri cubi. L'autorizzazione non comporterebbe più di tre o quattro mesi di tempo. Una simile soluzione consentirebbe
di contenere i costi di trasporto senza dover girovagare per tutto il Piemonte ed il sud della Francia;
il consenso e lo spirito di collaborazione sempre dimostrato dai comuni e le attese degli utenti non vanno ulteriormente frustrati;
il rischio è che il consenso si trasformi in giusta protesta;
con riferimento, infine al collegamento ferroviario Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza-Imperia occorre sottolineare come questo collegamento ferroviario ha un valore strategico e necessita un rilancio attraverso l'adeguamento della infrastruttura, della sicurezza e dell'offerta con nuovi orari e nuovi treni diretti;
ancora nel dicembre 2009 le tre regioni Piemonte, Liguria e PACA hanno ribadito questa impostazione rilanciando la 2a fase del progetto europeo «CALIPSO» - «Costa Azzurra Liguria Piemonte senza ostacoli» - per ottenere finanziamenti da investire per l'elettrificazione;
recentemente il presidente della regione francese P.A.C.A. ha scritto al presidente del Piemonte, onorevole avvocato Cota, per sollecitare l'interoperabilità del materiale rotabile francese ed italiano (il materiale deve essere omologato dal centro francese di Amiens e da quello di Firenze) -:
se il Ministro intenda assumere le iniziative di competenza affinché:
a) si riveda l'attuale convenzione tra i due Governi per la gestione della linea ferroviaria;
b) si formulino proposte operative per l'adeguamento del sistema tariffario;
c) si migliori anche con treni diretti tra le relazioni:
Torino-Cuneo-Nizza via Breil;
Torino-Cuneo-Ventimiglia-Imperia;
Torino-Cuneo-Ventimiglia-Mentone-Nizza.
(4-09366)
...
INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TULLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 31 ottobre 2010 era in programma la partita di calcio Cesena-Sampdoria: incontro che per i precedenti e anche per iniziative d'amicizia previste per l'occasione non era da considerarsi tra «quelli a rischio»;
durante la settimana migliaia di tifosi genovesi della Sampdoria, chi in possesso della tessera del tifoso e chi no, hanno acquistato biglietti attraverso i circuiti autorizzati non essendo state poste restrizioni dalle autorità preposte;
solo nella tarda mattinata del 28 ottobre il CASMS (Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive) ha deciso che non potranno assistere all'incontro tifosi ospiti non in possesso della tessera del tifoso;
tale decisione, appare immotivata e tardiva, vista la prevendita libera di biglietti e la conseguente organizzazione da parte dei tifosi della Sampdoria della trasferta con la prenotazione anche di decine di pullman;
è prevista per l'11 novembre 2010 la partita Parma-Sampdoria e analogo provvedimento è stato preso dal CASMS;
la decisione dei CASMS di vietate la trasferta dell'11 ai sostenitori blucerchiati che non possiedono la tessera del tifoso, in occasione di Parma-Sampdoria, ha, ad avviso dell'interrogante, dell'incredibile ed appare estremamente discutibile sotto il profilo della coerenza logica e del buon senso, visto lo storico rapporto di gemellaggio tra le due tifoserie, che è rinnovato ogni anno in occasione degli incontri tra le due squadre e che è documentabile attraverso qualsiasi organo di stampa -:
se non ritenga, visti i precedenti incontri tra Parma e Sampdoria che non
hanno destato mai problemi tra le tifoserie di rivedere il divieto;
quali siano i gravi motivi che hanno portato a questa decisione e se non si intenda consentire nei fatti la libera vendita dei biglietti e la conseguente organizzazione della trasferta.
(5-03757)
BOSI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
malgrado le promesse, i vigili del fuoco, impegnati nell'emergenza del terremoto in Abruzzo, sono ancora alloggiati all'interno delle tende, nonostante le ormai rigide temperature invernali;
a distanza di oltre sei mesi dall'evento sismico, tale situazione non risulta più accettabile da parte del personale, logoro dal servizio quotidiano, aggravato poi dalle continue emergenze in atto;
tale situazione rischia di costituire minaccia alla salute ed al morale di quanti prestano la loro opera di soccorso nei luoghi terremotati;
i vigili del fuoco, inoltre, hanno mediamente una retribuzione inferiore di 300 euro mensili rispetto agli altri corpi dello Stato -:
se non intenda adottare urgenti misure per adeguare le condizioni alloggiative del personale dei vigili del fuoco, impegnati in Abruzzo, tali da garantire una permanenza accettabile, nonostante i rigori dell'inverno.
(5-03772)
BOSI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella città di Firenze, come verosimilmente nelle altre maggiori città italiane, risulta di rilevanti proporzioni il problema alloggiativo degli immigrati extracomunitari, molti dei quali irregolari con donne e bambini;
negli anni questi immigrati hanno abusivamente occupato interi edifici quasi sempre pubblici: asili, scuole, ospedali dismessi, fabbriche;
il fenomeno delle occupazioni abusive, che a Firenze si calcola riguardare più di mille persone, pur contenuto e sorvegliato da un'azione tanto difficile quanto encomiabile delle forze dell'ordine, può costituire elemento di pericolosità sociale e di degrado ponendo a rischio le condizioni degli stessi occupanti in specie quelli che versano in stato di maggior debolezza, nonché turbativa della pacifica convivenza civile;
taluni sincronismi, fra improvvisi abbandoni dei siti occupati e rapide occupazioni di nuovi edifici provvisoriamente dismessi, destano perplessità e possono avvalorare l'ipotesi di una gestione concertata, sulla base di un bisogno reale cui altrimenti l'amministrazione comunale dovrebbe far fronte nell'ambito delle proprie competenze -:
se non ritenga necessario intervenire per dotare l'area fiorentina di un centro di identificazione, trattenimento ed eventuale espulsione degli immigrati clandestini alla stregua di quanto avviene in altre città e regioni.
(5-03776)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 2010 è stato diffuso da peacereporter.net un video, poi ripreso da altre testate quali repubblica.it, in cui veniva ripreso un funzionario di polizia che, dopo aver intimato senza un motivo evidente ai presenti di allontanarsi e riunirsi in altro luogo, ordinava agli agenti operanti di eseguire una carica nei confronti di alcuni manifestanti, i quali stavano partecipando a Brescia ad un
presidio per gli immigrati con un atteggiamento, in quel momento, per nulla aggressivo o minaccioso;
l'ordine impartito dal funzionario di polizia, senza alcuna apparente motivazione, ha creato un reale e concreto pericolo per l'incolumità pubblica;
nello stesso video si evince che tutt'ora le nostre forze di polizia in tenuta da ordine pubblico non espongono nessun riferimento visibile per il riconoscimento degli operanti, contrariamente a quanto previsto per gli appartenenti alle forze di polizia di tutti gli altri paesi democratici -:
se intenda aprire un'inchiesta amministrativa interna al fine di comprendere quale concreto e reale motivo di ordine pubblico abbia indotto il funzionario di polizia, ripreso nel video presumibilmente a Brescia e diffuso in rete da peacereporter.net, ad ordinare la carica nei confronti dei partecipanti al presidio per gli immigrati;
quali siano i motivi per cui ancora oggi non sia prevista nella tenuta da ordine pubblico la presenza visibile di un numero di riconoscimento a garanzia anche dell'agente operante, soprattutto dopo i tragici avvenimenti accaduti a Genova nel 2001.
(4-09357)
GNECCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 122 della Costituzione nulla dice sui requisiti per la nomina ad assessore, che sono quindi lasciati alla disciplina dello statuto regionale. La generale interpretazione della disposizione costituzionale ritiene comunque compatibile con essa la possibilità di nominare assessori esterni al consiglio regionale, prevista dalla generalità degli statuti, modificati a seguito della riforma costituzionale intervenuta nel 1999, dal 1970 si sono modificate le norme relative alla composizione delle giunte regionali, si è creata, quasi ovunque, l'incompatibilità tra consigliere, quindi tra la carica elettiva e il ruolo di assessore che può essere eletto, nominato dal presidente o chiamato dall'esterno;
va sottolineato che la condizione di impegno a tempo pieno per svolgere l'incarico non cambia sia nella situazione di mandato elettivo che per nomina o chiamata dall'esterno, quindi non può esistere un trattamento previdenziale diversificato, le varie norme che si sono susseguite dal 1970 ad oggi hanno riguardato il versamento dei contributi, da figurativi si è passati a contributi effettivamente versati e per tutte le situazioni che portano il soggetto a beneficiare di un vitalizio è stato previsto il versamento dei contributi a proprio carico da parte dell'interessato;
per la suddetta tipologia di soggetti, assessori nominati, esterni o decaduti da consideri, chiamati a svolgere tale funzioni, con relative deleghe da parte dei presidenti della giunta regionale, secondo l'interpretazione fornita dell'Inpdap (nota del 12 luglio 2010 - prot. 2971 Ufficio I), su richiesta delle amministrazioni regionali interessate, non sussiste la possibilità di valorizzare ai fini pensionistici i periodi di aspettativa dal lavoro non retribuita, in quanto i soggetti di cui sopra non sano stati eletti nel consiglio regionale e quindi non rientranti nella disciplina prevista dall'articolo 31 della legge 20 maggio 1970 n. 300;
va rilevato che prima della riforma costituzionale di cui sopra, il problema non sussisteva in quanto gli assessori regionali provenivano comunque da una elezione a consigliere regionale e pertanto rientravano nella normativa generale dettata dall'articolo 31 della legge 20 maggio 1970 n. 300, ribadita in termini interpretativi dall'articolo 39 della legge 23 dicembre 1994 n. 724;
pare ovvio che la disciplina dettata dall'articolo 31 della legge n. 300 del 1970 non poteva certo prevedere che in tempi successivi, si potesse anche realizzare la fattispecie di lavoratori chiamati a ricoprire cariche di amministratore pubblico per chiamata esterna, né tanto meno si è
intervenuti successivamente ad aggiornare la suddetta normativa a fronte delle modifiche sopravvenute negli statuti regionali dopo il 1999;
nella sostanza si sono verificati casi di lavoratori chiamati in questi anni a svolgere funzione di assessore regionale, su chiamata esterna o decaduti da consiglieri regionali perché incompatibili con la nomina ad assessore, senza copertura previdenziale per tutta la durata del mandato, se dipendenti pubblici, perché l'Inps, invece, con le circolari n. 125 del 1995 e n. 81 del 2000 ha interpretato correttamente le norme garantendo, ovviamente, pari diritti agli assessori nominati e agli eletti -:
se il Ministro interrogato, a fronte di una palese interpretazione negativa dell'articolo 31 della legge n. 300 del 1970 sotto l'aspetto previdenziale per i lavoratori chiamati a svolgere funzioni pubbliche per esterna o decaduti da consiglieri regionali, quindi dalla carica elettiva, per incompatibilità con l'incarico di assessore, non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa, anche normativa, per assicurare un'interpretazione che tenga conto delle modifiche normative successive al 1970 risolvendo le problematiche descritte in premessa.
(4-09373)
FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del Senato del 22 settembre 2010, il Sottosegretario di Stato per l'interno Mantovano ha reso un'ampia informativa sull'assassinio del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso il 6 settembre 2010. Il Sottosegretario ha riferito che le indagini, coperte dal segreto e coordinate dalla direzione distrettuale antimafia di Salerno, sono state immediatamente avviate dall'Arma dei carabinieri, dalla squadra mobile di Salerno e da personale altamente specializzato dei ROS, dello SCO, dello SCICO oltre che della DIA di Salerno e non trascurano alcuna ipotesi, tanto meno quella di un agguato di stampo camorristico tenuto conto sia dell'impegno del sindaco Vassallo contro fenomeni come il traffico di droga e gli appalti irregolari sia dei crescenti segnali di interesse da parte della criminalità organizzata al territorio del Cilento finora esente da insediamenti camorristici;
il Sottosegretario ha evidenziato l'estrema gravità di un atto quale l'assassinio di un sindaco, anche alla luce delle competenze assegnate a tale figura di amministratore, garantendo l'impegno del Governo tanto nel seguire le indagini sull'uccisione di Angelo Vassallo quanto nel garantire che i sindaci possano esercitare le loro delicate funzioni in un contesto di legalità e di sicurezza;
a circa due mesi dalla scomparsa del sindaco Vassallo non ci sono notizie circa i mandanti dell'omicidio, ne altre informazioni in merito alle indagini;
l'informativa fornita dal Sottosegretario riguarda indicazioni relative, ad un contesto territoriale molto ampio, comprensivo dell'intera provincia di Salerno e della regione Campania, e non pare cogliere, ad avviso dell'interrogante, riferimenti attinenti al pezzo di territorio in cui Vassallo è stato barbaramente trucidato;
il Cilento è evidentemente ritenuto esente da infiltrazioni camorristiche conclamate, ma non esistono zone franche rispetto ai fenomeni di criminalità organizzata e da tempo vengono segnalati noti fenomeni di penetrazione camorristica nelle zone limitrofe al comune di Pollica;
lo stesso Sottosegretario nell'informativa resa in Assemblea del Senato ha confermato che proprio ad Acciaroli ha dimorato in soggiorno obbligato per un lungo periodo, fino alla metà degli anni 90, il calabrese capo 'ndrina Franco Muto e ha riferito che viene segnalata da tempo, in particolare nelle relazioni della direzione investigativa antimafia, una situazione di fermento della criminalità organizzata nella provincia di Salerno;
il Sottosegretario ha ritenuto di non fornire i numeri dettagliati delle forze in
campo tra polizia di Stato, carabinieri e Guardia di finanza nel territorio di Salerno e provincia;
Angelo Vassallo teneva molto, per quanto rientrava nelle sue possibilità e competenze, ad evitare che il territorio di Pollica fosse preso di mira dal traffico di droga, è noto infatti, che trattandosi di un sito turistico dotato di porto e con numerosi locali pubblici, li esiste un consistente volume di traffico e spaccio di stupefacenti;
la camorra va dove ci sono interessi economici consistenti. E perciò oggi, dopo quell'efferato omicidio, è indispensabile assumere un grande impegno, sotto il profilo della prevenzione, per ridare sicurezza e fiducia al futuro delle comunità locali;
un comprensorio così vasto come quello del Cilento, un comune così esteso come quello di Pollica, vanno tutelati attraverso presidi più adeguati e una dotazione numericamente più consistente sia per la magistratura inquirente che per le forze dell'ordine, anche e soprattutto ai fini di un controllo capillare dei territori più esposti e più sensibili. È questo che è emerso dalle dichiarazioni del procuratore distrettuale di Salerno, dottor Franco Roberti, titolare dell'ufficio che coordina le indagini, durante l'incontro con un gruppo di colleghi parlamentari della Commissione antimafia;
non risulta che dopo l'assassinio del sindaco Vassallo ci sia stato un incremento di presidi delle forze di polizia sul territorio -:
quale sia il dettaglio dei numeri delle forze in campo tra polizia di Stato, carabinieri e Guardia di finanza nel territorio di Salerno e provincia con particolare riferimento al comune di Pollica ed i comuni limitrofi e se, dal mese di settembre 2010, vi sia stato un incremento delle presenze impegnate sugli stessi territori;
se il Ministro interrogato non ritenga di assicurare un impegno reale nella lotta alla criminalità a partire da una dotazione più adeguata di uomini e risorse per le forze inquirenti nonché da presidi di forze dell'ordine in numero tale da assicurare la tutela del territorio;
quali siano le iniziative che si intendono adottare per riaffermare nei territori ad infiltrazione mafiosa la presenza dello Stato, anche a tutela di posizioni così delicate e oggi particolarmente sovraesposte come quelle proprie dei sindaci.
(4-09387)
TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la manovra attuata con il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, si è ulteriormente colpito in modo grave ed indiscriminato il personale e il mondo della scuola prevedendo:
la riduzione lineare del 10 per cento delle dotazioni finanziarie che comporterà un taglio dal bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di circa 312 milioni;
un rinvio dell'utilizzazione per la valorizzazione del merito di una quota di risorse finanziarie che doveva essere pari al 30 per cento degli 8 miliardi di euro di tagli alle dotazioni finanziarie (circa 2 miliardi);
un rinvio, senza possibilità di recupero, del rinnovo contrattuale per gli anni 2010-2012;
per l'anno scolastico 2010/2011 solo l'assicurazione di un contingente di docenti di sostegno pari a quello in servizio nell'organico di fatto dell'anno scolastico 2009/2010;
la cancellazione permanente di tre anni di carriera e l'eventuale ripristino degli scatti maturati con una parte della quota del 30 per cento delle economie di spesa;
oltre che il blocco degli scatti di carriera, si sono determinati la cancellazione permanente del suddetto triennio dal computo dell'anzianità utile per i passaggi stipendiali e, quindi, in definitiva, lo slittamento di tre anni del passaggio nella classe stipendiale successiva;
si configura nella carriera di quasi un milione di dipendenti «una mancanza permanente»: tre anni di lavoro che non conteranno più;
tale scelta comporta in termini finanziari, come stabilito dalla relazione tecnica al decreto-legge, a carico della sola categoria dei dipendenti del comparto scuola, un grave danno economico, corrispondente ad un risparmio della spesa pubblica. Ciò significherà, nel 2011, una riduzione annua della spesa pubblica, al lordo, di 320 milioni di euro, che diventeranno 640 nel 2012, 960 nel 2013, nel 2014 e nel 2015; 800 nel 2016-2017-2018-2019-2020 e 2021 e così via modulando;
il fatto che tale taglio rimanga pienamente operativo è evidente anche dopo la modifica apportata all'articolo 8, comma 14, del decreto-legge che si limita a stabilire che la destinazione delle risorse di cui all'articolo 64, comma 9, del decreto-legge n. 112 del 2008 sarà regolata, con decreto di natura non regolamentare, dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
è altresì evidente che tali riduzioni di spesa pubblica rimangono nella stesura finale del decreto-legge n. 78 del 2010, come convertito, e che la diversa destinazione delle risorse, con lo spostamento dal «merito» alla copertura del «buco», prevista all'articolo 8, comma 14, come emendato, non modifica la permanenza dei tagli nell'ambito della manovra;
gli scatti di carriera (di «scalone») maturati al 1o settembre 2010 sono stati regolarmente corrisposti agli aventi diritto -:
se tale corresponsione riguardi solo i casi in cui il conseguimento degli avanzamenti di carriera era già stato maturato in precedenza o se invece si sia, in qualche modo, anticipata l'entrata in vigore del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze che, previa trattativa sindacale, dovrebbe destinare a tale scopo, nel triennio 2010-2012, una parte del fondo costituito con il 30 per cento dei tagli di organico realizzati a seguito delle misure di cui all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008;
in quali tempi si intenda emanare il decreto ministeriale di cui sopra, considerato che se si andasse oltre la data del 31 dicembre 2010 non è chiaro se gli aumenti incorrerebbero nel blocco previsto dal decreto-legge n. 78 del 2010 per tutti gli aumenti di stipendio rispetto a quanto percepito l'anno precedente.
(5-03758)
MATTESINI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'ENAM (Ente nazionale assistenza magistrale) è un ente di natura assistenziale, nato nel 1947, retto da organismi elettivi e rappresentativi delle lavoratrici e dei lavoratori che mensilmente ed obbligatoriamente versavano, e versano tutt'ora, lo 0.8 per cento proprio stipendio, con l'obiettivo di sostenere coloro che si trovavano in situazioni di difficoltà e bisogno. L'ente può vantare un solido patrimonio immobiliare e mobiliare;
secondo i dati fomiti dall'ENAM, sono circa 300.000, tra docenti e dirigenti scolastici, i contribuenti per le suddette cause meritorie e sono 1.300.000 i beneficiari di tale azione di assistenza. L'85 per cento delle entrate servono a coprire prestazioni socio-sanitarie (circa 20 milioni di euro nel 2009), interventi per eventi eccezionali
come il sisma in Abruzzo (3 milioni di euro) e a sostegno di casi di particolare indigenza, soggetti non autosufficienti e borse di studio agli orfani degli iscritti;
lo scorso 22 febbraio, anche il Consiglio di Stato ne riconosceva il ruolo nel sistema sociale «nel sostenere e supportare fasce di cittadini che potrebbero essere non sufficientemente sorrette dal sistema pubblico»;
l'articolo 7 del decreto-legge n. 78 del 2010 reca la soppressione dell'ENAM (e il trasferimento di tutte le funzioni all'INPDAP). È inoltre previsto che, con un successivo decreto di natura non regolamentare da emanare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della suddetta legge, verranno trasferite anche tutte «le risorse strumentali, umane finanziarie» dell'ente soppresso;
con il citato decreto-legge viene trasferito all'INPDAP anche l'ingente patrimonio immobiliare di case e centri estivi e climatico-termali (con la presenza media annuale di 10 mila persone) costruiti in oltre sessant'anni di risparmi e investimenti. Un patrimonio che, come ha stimato nel 2009 l'Agenzia del territorio, ha un valore totale di oltre 107 milioni di euro;
la soppressione del suddetto ente, che tra le altre ragioni non gravava sul bilancio dello Stato ed è finanziato dal contributo del personale a cui sono destinate prestazioni di natura assistenziale e mutualistica, pare sia avvenuta, senza un confronto di merito e preventivo con le parti sociali;
nonostante l'ente suddetto sia stato soppresso per legge, il prelievo forzato dello 0,8 per cento sulle buste paga dei dipendenti dell'ENAM continua ad essere operato, pur non avendo alcuna ragione d'essere;
in data 28 luglio 2010 il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/3638/193-Pedoto che impegnava il Governo a valutare gli effetti applicativi della norma richiamata in premessa relativa alla soppressione dell'ENAM -:
se non reputi urgente ed indispensabile avviare un ampio e condiviso confronto che preveda il coinvolgimento di tutti gli assistiti-contribuenti per valutare l'utilizzo delle risorse economiche e del patrimonio acquisito dall'INPDAP, nonché al fine di decidere in merito ad una eventuale revoca della trattenuta dell'0,8 per cento sugli stipendi di docenti e dirigenti scolastici iscritti all'ENAM, che si configurerebbe, in questo momento, come una sottrazione di risorse, secondo gli interroganti, indebita ed illegittima.
(5-03760)
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'atto di indirizzo di cui all'articolo 2 comma 239 della legge n. 191 del 23 dicembre 2009 avrebbe dovuto individuare gli interventi per la messa in sicurezza degli edifici scolastici di immediata realizzabilità fino all'importo complessivo di 300 milioni di euro, con la relativa ripartizione degli importi tra gli enti territoriali interessati, nell'ambito delle misure e con le modalità previste ai sensi dell'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
il Governo, dopo nove mesi dalla scadenza inizialmente prevista dalla legge ha chiesto di ridimensionare l'atto di indirizzo entro lo stanziamento di 100 milioni di euro;
l'articolo 7-bis citato prevede che al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successive modificazioni, venga destinato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso;
il citato comma 21 dell'articolo 80 prevede che nell'ambito del programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001, n. 443, possano essere ricompresi gli interventi straordinari di ricostruzione delle aree danneggiate da eventi calamitosi ed è inserito un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, presenta il predetto piano straordinario al CIPE che, sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, ripartisce le risorse tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge 11 gennaio 1996, n. 23;
un primo piano stralcio comprendente 738 interventi a livello regionale per circa 194 milioni di euro, fu approvato dal CIPE e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell'11 agosto 2005;
un secondo piano stralcio di oltre 300 milioni per circa 900 interventi, è stato adottato con le stesse modalità e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 10 aprile 2007, n. 1;
sino ad oggi non sono noti e comunque non sono stati oggetto di valutazione in Parlamento i risultati dei più recente monitoraggi sullo stato di avanzamento dei piani;
analogamente non sono note le risultanze del piano triennale, di circa 900 milioni di euro attivato, tramite una specifica intesa tra Ministero, regioni ed enti locali, in attuazione della legge finanziaria per il 2007;
non è noto lo stato di attuazione degli altri interventi previsti dal sopra citato articolo 7-bis;
è del tutto evidente che per individuare il 5 per cento della somma destinata al Piano per le infrastrutture sarebbe necessario conoscere l'ammontare attuale del medesimo;
dovrebbe inoltre essere chiarito anche il rapporto esistente tra il piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi dell'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n. 289 e il piano stralcio di 358,4 milioni di euro deliberato il 13 maggio 2010 dal CIPE;
tale stralcio opera nell'ambito dei 1.000 milioni di euro destinati al finanziamento di interventi per la messa in sicurezza delle scuole. Tale stanziamento è stato previsto dalla delibera del CIPE del 6 marzo 2009, n. 3 (Gazzetta ufficiale n. 129 del 2009), con la quale è stata disposta l'assegnazione di 5.000 milioni di euro dei FAS a favore del fondo infrastrutture di cui all'articolo 18, lettera b), del decreto-legge n. 185 del 2008, per interventi di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con una destinazione di 200 milioni di euro al finanziamento di interventi di edilizia carceraria e di 1.000 milioni di euro al finanziamento di interventi per la messa in sicurezza delle scuole, che dovrà tenere conto del quadro di riferimento previsto dalla delibera 18 dicembre 2008, n. 114 (Gazzetta ufficiale n. 110 del 2009);
la delibera del CIPE del 13 maggio 2010 sui 358,4 milioni pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del 14 settembre 2010 non stabilisce termini perentori per la stipula delle Convenzioni tra enti locali destinatari degli interventi e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti -:
entro quali termini, anche in attuazione di quanto previsto dalla delibera CIPE 13 maggio 2010 riguardante la relazione sul sistema monitoraggio investimenti pubblici (MIP) e codice unico di progetto (CUP) relativa al primo e secondo semestre 2009. (Deliberazione n. 54 del 2010) (Gazzetta ufficiale n. 215 del 14 settembre 2010 - s.o. n. 216) il Miur sia in grado di fornire un quadro completo e documentato della realizzazione, o dello stato di attuazione, dei sopra citati piani stralcio e del piano per la sicurezza 2007-2009;
quale sia lo stato di attuazione degli obiettivi indicati ai commi da 2 a 7 dell'articolo 7-bis, del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169;
quando saranno approvati i piani riguardanti l'impiego della residua parte ancora non impegnata dei 1000 milioni stanziati dal CIPE per il finanziamento di interventi di messa in sicurezza delle scuole;
se in tale programmazione sarà rispettata la vigente legislazione e in particolare la condizione già sostenuta dal Ministero dello sviluppo economico all'atto di approvazione della delibera CIPE n. 32/10 affinché sia rispettato il vincolo di destinazione territoriale del fondo infrastrutture (85 per cento al sud e 15 per cento al centro nord) con l'impegno a monitorare gli interventi secondo le procedure e i criteri indicati nel QSN 2007-2013.
(5-03762)
DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i laureandi in scienze della formazione primaria, immatricolati nell'anno 2008 ma iscritti agli anni successivi al primo si laureeranno a luglio 2011 insieme agli immatricolati 2007, ma loro avranno opportunità di lavoro perché hanno a suo tempo potuto inserirsi con riserva nella graduatoria ad esaurimento, riserva che verrà sciolta al momento del conseguimento del diploma di laurea, mentre gli iscritti nel 2008 invece rischiano di rimanere 2 anni in uno stato di «anonimia»;
stessa laurea stesso anno ma per loro c'è una totale assenza di prospettive, perché, difficilmente in 3 mesi il Governo farà una nuova norma sul reclutamento dei docenti abilitati (si lasciano i docenti abilitati nel vuoto normativo);
questa è una evidente discriminazione. Inoltre si viene a creare la situazione paradossale e dannosa, in quanto anche gli abilitati al sostegno staranno a casa, intanto i bambini che necessitano del sostegno saranno seguiti da una semplice supplente non specializzata, data la carenza di insegnanti abilitate al sostegno;
non si comprende che utilità può avere per un bambino ipoacustico o ipovedente che lo stato paghi una docente che non conosce il braille o la LIS (lingua italiana dei segni) e lascia a casa chi può fornire un aiuto efficace a questi ragazzi;
dalle graduatorie vengono esclusi proprio gli insegnanti che hanno le abilitazioni di cui la scuola necessita -:
quali utili ed urgenti provvedimenti il Ministro intenda adottare per evitare le nocive e discriminatorie conseguenze sopra illustrate dei provvedimenti governativi adottati sulla formazione iniziale dei docenti e di quelli ancora non adottati, perché inesistenti, sul reclutamento dei docenti stessi.
(5-03763)
DE PASQUALE e DE TORRE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si moltiplicano sui portali e sulle riviste di ambito scolastico, facendo capolino anche in seno alla stampa generalista, le notizie sulla tematica dell'assenza di un numero adeguato di dirigenti scolastici che in alcune regioni italiane è drammatico;
vale la pena ricordare il fatto che le scuole senza dirigente sono tendenzialmente quelle più difficili o in luoghi più disagiati, giacché, a parità di salario, docenti e dirigenti preferiscono migrare in luoghi più accoglienti;
il problema è quindi grave, ma come ormai molto frequentemente, si promuovono, secondo l'interrogante, soluzioni al ribasso -:
come il Ministro intenda ovviare alla grave assenza di dirigenti scolastici che attualmente sta conducendo all'uso diffusissimo della reggenza che molto
spesso non può garantire una reale qualità nella direzione delle istituzioni scolastiche con numeri sempre più elevati di alunni a causa delle razionalizzazioni della rete scolastica sempre più stringenti effettuate dagli enti locali e che si trovano in condizioni sempre più difficili tanto per la situazione finanziaria, quanto per la carenza d'organico docente e non docente;
come il Ministro intenda garantire procedure concorsuali per l'assunzione di dirigenti scolastici che ne possa accertare la qualità e l'attitudine per lo svolgimento dell'impegnativo, complesso compito che dovranno assolvere.
(5-03764)
Interrogazioni a risposta scritta:
DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186, recante «Disposizioni urgenti per garantire la funzionalità di taluni settori della pubblica amministrazione. Disposizioni per la rideterminazione di deleghe legislative e altre disposizioni connesse», all'articolo 1-quater, «Integrazione delle disposizioni sulla prosecuzione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici oltre i limiti di età per il collocamento a riposo», stabilisce che «è data facoltà ai dipendenti della pubblica amministrazione di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, con esclusione degli appartenenti alla carriera diplomatica e prefettizia, del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare e ad ordinamento civile, del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, di richiedere il trattenimento in servizio fino al compimento del settantesimo anno d'età»;
successivamente, l'articolo 33 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, recante «disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale» ha abrogato la norma che consentiva ai pubblici dipendenti di permanere in servizio oltre il limite previsto per il pensionamento di vecchiaia, sino all'età di settanta anni, eccezion fatta per quanti, alla data di entrata in vigore della suddetta disposizione legislativa, avessero ottenuto l'autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza alla loro richiesta di trattenimento in servizio sino al compimento del settantesimo anno di età;
questi interventi legislativi hanno provocato le proteste dei dirigenti scolastici a causa dell'evidente disparità di trattamento esistente tra questa categoria e quella della dirigenza medica, dei professori universitari e dei magistrati, ai quali invece è stato consentito di permanere in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età;
i dirigenti scolastici, attraverso le loro organizzazioni sindacali, hanno più volte denunciato tale disparità di trattamento ed hanno più volte richiesto modifiche normative tali da consentire la permanenza volontaria in servizio, a richiesta dell'interessato, anche nel caso in cui abbiano raggiunto il massimo degli anni contributivi;
sia a livello europeo che a livello nazionale è in atto un vivace dibattito sulla necessità di riformare il sistema pensionistico attraverso un innalzamento dell'età pensionabile che da molti è considerato come una misura necessaria per garantire la tenuta del sistema previdenziale -:
quali iniziative, anche normative, i Ministri interrogati intendano porre in essere per venire incontro alle richieste dei dirigenti scolastici che richiedono una permanenza in servizio anche in presenza dei requisiti di massima contribuzione per motivazioni di esclusiva natura professionale.
(4-09355)
GIOVANELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo dati Cgil, sono almeno 192 i precari della scuola presenti nella provincia di Pesaro Urbino che attualmente lavorano in Val Marecchia e che dall'anno prossimo perderanno il posto di lavoro;
il distacco dei comuni della Val Marecchia dalla provincia di Pesaro Urbino ha causato tra gli altri, gravi problemi alla già sofferta condizione dei precari della scuola della provincia di Pesaro Urbino, i quali hanno garantito il funzionamento delle scuole nei comuni della valle passata sotto la provincia di Rimini;
a causa del distacco di questi comuni, avvenuto nell'agosto 2009, si è deciso che tutte le competenze sulla scuola passassero dal 2011 all'ufficio scolastico provinciale di Rimini, senza prevedere in alcun modo un periodo di transizione durante il quale si sarebbe potuto gestire il passaggio in modo graduale, valutando passo a passo le problematiche delicate che sarebbero intercorse;
risulta che il dirigente del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha fatto trasferire tutte le competenze in materia scolastica e di gestione del personale dalla provincia di Pesaro Urbino a quella di Rimini senza considerare gli sviluppi negativi;
le nomine dei docenti di ruolo nel comune di Novafeltria dal 2011 saranno gestite dall'istituto scolastico provinciale di Rimini e dunque i precari della provincia di Pesaro Urbino che hanno lavorato per anni in questa zona, maturando punteggi per distanza e anzianità, vedranno con un colpo di spugna, perdere ogni possibilità di stabilizzazione;
per ultimo, ma non di poco conto, il fatto che non verrà garantita la continuità didattica a centinaia di insegnanti provocherà anche conseguenze negative sulla didattica degli studenti;
sarebbe necessario, ad avviso dell'interrogante, un provvedimento del Ministero, previo parere della Conferenza Stato-regioni, che preveda un periodo transitorio tale da ridurre al minimo gli effetti devastanti sulla situazione descritta in premessa -:
se il Ministro interrogato non intenda assumere misure urgenti per affrontare e gestire la situazione descritta.
(4-09384)
TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GNECCHI, DAMIANO, BERRETTA, BOBBA, CODURELLI, MIGLIOLI, SCHIRRU, MADIA, MATTESINI, BOCCUZZI, BELLANOVA, GATTI e SANTAGATA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 322 del 1958 era un pilastro del sistema previdenziale che consentiva a tutti i dipendenti pubblici e agli iscritti ai fondi sostitutivi dell'assicurazione generale obbligatoria, qualora non avessero contributi sufficienti per una prestazione, di costituire una posizione assicurativa presso l'Inps;
l'assicurazione generale obbligatoria Inps, tra i diversi fondi esistenti, è quella che ha sempre erogato ed eroga pensioni con criteri meno favorevoli, motivo fondamentale per il quale la costituzione di posizione o il trasferimento dei contributi, qualora ci fosse stato un passaggio ad un lavoro dipendente nel privato, era gratuito;
la legge n. 29 del 1979 ha introdotto l'onerosità per la ricongiunzione dei contributi dall'Inps ad altri fondi proprio per il vantaggio che tale ricongiunzione poteva comportare per il calcolo della pensione;
l'affermazione del Ministro Sacconi in Commissione lavoro alla Camera in occasione della discussione sul libro verde
delle pensioni, secondo cui la legge n. 322 del 1958 andava abrogata e che ogni trasferimento di contributi deve essere oneroso, perché porta a prestazioni migliori, non corrisponde alla realtà;
gli interroganti ritengono invece che l'abrogazione della legge n. 322 del 1958 sia stata pensata per impedire alle donne del pubblico impiego di trasferire gratuitamente i propri contributi all'Inps per poter godere della pensione di vecchiaia a 60 anni, senza l'innalzamento dell'età prevista per il pubblico impiego. Nella realtà, pochissime, forse nessuna donna avrebbe scelto questa strada, perché il calcolo della pensione Inpdap, soprattutto per quanto riguarda la quota A, è molto più favorevole e solo per pochissimi casi la misura ridotta avrebbe potuto essere compensata dall'anticipo della prestazione;
l'abrogazione della legge n. 322 del 1958 crea inoltre enormi discriminazioni e difficoltà interpretative, soprattutto sulle motivazioni incomprensibili che portano all'onerosità del trasferimento; unico motivo comprensibile è far entrare risorse nell'assicurazione generale obbligatoria;
si è creato un unico vantaggio per gli iscritti all'Inpdap cessati dal servizio, in quanto precedentemente erano costretti infatti, alla costituzione di posizione assicurativa all'Inps con penalizzazione sulla pensione. L'abrogazione della legge n. 322 del 1958 ha costretto l'Inpdap con circolare n. 18 dell'8 ottobre 2010 a riconoscere la prestazione in presenza dei requisiti contributivi e di età, anche a chi è cessato dal servizio -:
come il Ministro intenda affrontare la situazione di tutti coloro, che, non per libera scelta, ma solo per ottenere la prestazione, si ritrovano costretti ad un trasferimento di contributi all'Inps per poter avere una pensione;
quale sia il reale motivo che ha indotto questo Governo a rendere oneroso il trasferimento di contributi previdenziali, che non potrebbero essere utilizzati per godere di pensione nel fondo in cui sono stati versati.
(5-03778)
Interrogazioni a risposta scritta:
MURER, SCHIRRU, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 29 luglio 2010, nella seduta della Camera dei deputati, nel corso dell'approvazione della legge 122 del 2010 (già Ac 3638) denominata «Conversione in legge con modificazioni del decreto legge 31 maggio 2010 n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica», veniva accolto dal Governo un ordine del giorno a prima firma dell'interrogante (9/03638/192);
tale ordine del giorno impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative nei confronti dell'INPS affinché avesse cura di evitare i controlli su soggetti titolari di pensione che fossero portatori di menomazione di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante;
tale richiesta nasceva dall'ovvia constatazione che chi è portatore di menomazione dichiarata irreversibile non può certo regredire dalla sua condizione e quindi la visita di controllo diventa solo un ulteriore, ed inutile, disagio per l'utente e la sua famiglia, oltre che una superflua umiliazione rispetto ad uno stato di salute già verificato e certificato come patologico e non reversibile;
un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 2 agosto 2007, in virtù delle considerazioni sopra esposte, esclude esplicitamente dal piano di verifica coloro che siano affetti da malattie ingravescenti;
nonostante l'approvazione di tale ordine del giorno e le disposizioni normative risulta alla scrivente, da notizie che provengono da utenti e da sedi territoriali di
associazioni di categoria, che l'INPS stia continuando a chiamare, nell'ambito del suo programma di verifica sulle pensioni, utenti con malattie irreversibili, come, ad esempio, cittadini affetti da sindrome di down;
all'interrogante risulta, inoltre, che stia aumentando presso l'INPS il volume di verbali di visita che non sono sottoposti a validazione e vengono, quindi, di fatto sospesi, allungando i tempi di erogazione;
dal gennaio del 2010, le procedure INPS, come sopra esposto, starebbero escludendo le associazioni di categorie dal loro ruolo nell'ambito delle procedure di verifica ed erogazione delle pensioni -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritenga necessario intervenire al fine di ottemperare a quanto disposto dall'ordine del giorno richiamato in premessa e accolto dal Governo, vale a dire evitare che l'INPS sottoponga, nell'ambito del suo programma di verifica, malati considerati irreversibili, a nuova visita di controllo;
se non ritenga il Ministro di intervenire per verificare presso l'INPS il corretto svolgimento delle procedure di controllo e di erogazione delle pensioni di invalidità e se non ritenga che vada restituito alle associazioni di categoria il ruolo che gli è proprio di rappresentanza degli interessi dell'utenza nell'ambito delle procedure di erogazione delle pensioni di invalidità.
(4-09350)
BERRETTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la vigilanza sugli enti di previdenza privatizzati è regolata dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509;
in particolare, l'articolo 3, comma 1, prevede che «la vigilanza sulle associazioni o fondazioni di cui all'articolo 1, è esercitata dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministero del tesoro, nonché dagli altri Ministeri rispettivamente competenti ad esercitare la vigilanza per gli enti trasformati ai sensi dell'articolo 1, comma 1. Nei collegi dei sindaci deve essere assicurata la presenza di rappresentanti delle predette Amministrazioni»;
la normativa di riferimento per le funzioni attribuite al collegio sindacale è quella prevista agli articoli 2397 e seguenti del codice civile. In proposito, va precisato che, al fine di assicurare una più ampia e vincolante indipendenza, esiste un severo regime che regola le incompatibilità con la carica di componente i collegi sindacali. Più specificatamente, l'articolo 2399, comma 1, del codice civile, individua una serie di cause di ineleggibilità e di decadenza, disponendo che «non possono essere eletti alla carica di sindaco: (...)
c) coloro che sono legati alla società o alle società da queste controllate o alle società che la controllano o quelle sottoposte a comune controllo da un rapporto di lavoro o da un rapporto continuativo di consulenza o di prestazione d'opera retribuita, ovvero da altri rapporti di natura patrimoniale che ne compromettano l'indipendenza»;
accanto a tale generale disciplina codicistica, il legislatore è anche intervenuto dettando disposizioni specifiche e di varia natura in materia di revisione legale dei conti. A tal proposito, si segnala il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88, che ha introdotto nella legislazione italiana le disposizione comunitarie di cui alla direttiva n. 84/253/CEE, relativa all'abilitazione delle persone incaricate del controllo di legge dei documenti contabili, per l'appunto normalmente attribuito al collegio sindacale;
l'articolo 39, comma 2, del suddetto decreto, rubricato «sospensione del revisore contabile», dispone che «l'idoneità al corretto svolgimento delle funzioni di controllo dei conti deve ritenersi gravemente compromessa se:.....
e) l'iscritto (...) sono legati alla società o all'ente che conferisce l'incarico,
ovvero lo siano stati nei tre anni antecedenti al conferimento dell'incarico»;
in materia di indipendenza e di incompatibilità delle funzioni di sindaco, di recente è pure intervenuto il decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, il quale all'articolo 10, rubricato «indipendenza e obiettività», stabilisce in via pregiudiziale che «il revisore legale (...) che effettuano la revisione legale dei conti di una società devono essere indipendenti da questa e non devono essere in alcun modo coinvolti nel suo processo decisionale»;
più in particolare l'articolo 17, comma 6, del decreto legislativo n. 39 del 2010, sancisce che «coloro che siano stati amministratori, componenti degli organi ai controllo, direttori generali o dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari presso un ente di interesse pubblico non possono esercitare la revisione legale dell'ente (...) se non sia decorso almeno un biennio dalla cessazione dei suddetti incarichi a rapporti di lavoro»;
l'articolo 26 dello Statuto della cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, al comma 1, prevede che «il Collegio dei Sindaci è composto da cinque membri effettivi e cinque supplenti, dei quali:
c) un membro effettivo ed uno supplente, in rappresentanza del Ministero di grazia e giustizia»;
l'articolo 26, comma 3, del citato Statuto prevede pure che «i sindaci esercitano le proprie funzioni di controllo sulla gestione dell'Associazione. Al collegio sindacale si applicano le norme degli articoli 2397 e seguenti del codice civile in quanto compatibili»;
l'attuale composizione del collegio sindacale della cassa nazionale di previdenza dei ragionieri vede tra i componenti effettivi la presenza del ragionier Raffaele Giglio, libero professionista, nominato in rappresentanza del Ministero della giustizia;
il ragionier Raffaele Giglio, per lungo tempo e fino a pochi mesi fa, è stato già componente elettivo del consiglio di amministrazione del citato ente di previdenza, facendo pertanto ora insorgere l'ipotesi di incompatibilità, così come più volte richiamata nella normativa sopra elencata;
l'attuale composizione del consiglio di amministrazione della cassa nazionale di previdenza dei ragionieri vede pure la presenza del ragionier Raffaele Grimaldi, libero professionista, nominato in rappresentanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
il ragionier Raffaele Grimaldi, per lungo tempo e fino a pochi mesi fa, è stato già componente elettivo del medesimo organo, facendo pertanto ora insorgere la violazione della previsioni statutaria di cui all'articolo 21, comma 7, in tema di limiti ai mandati;
il quotidiano Il Sole 24 Ore - Plus 24 del 6 novembre 2010, a pag. 7, riporta la notizia che il ragionier Raffaele Grimaldi è pure presidente del consiglio di amministrazione della «previra immobiliare s.p.a.», «(...) società fondata e controllata dalla Cassa di Previdenza dei Ragionieri», con ciò determinandosi l'imbarazzante situazione di avere quale amministratore di una società controllata un soggetto nominato in rappresentanza del Ministero della giustizia;
la cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, peraltro, è stata più volta interessata da atti di sindacato ispettivo, con i quali sono stati denunciati gravi irregolarità amministrative nella gestione e, più in particolare, il denunciato grave ammanco di cassa;
il precedente collegio sindacale del citato ente, rimasto in carica sino alla approvazione del bilancio relativo all'anno 2009, nella propria relazione formula una serie di osservazioni e di rilievi sia con riferimento alla gestione, sia con riferimento all'attività previdenziale che, a parere dell'organo di controllo, minerebbero gli equilibri di lungo periodo, come previsti dall'articolo 1, comma 763, della legge n. 296 del 2006 -:
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito della vigilanza attribuita dal decreto
legislativo 30 giugno 1994, n. 509, per eliminare i rischi potenziali derivanti dalle gravi violazioni di legge e statutarie, come sopra denunciato, e se non ricorrano gli estremi per l'assunzione dei poteri sostitutivi di cui all'articolo 2, commi 4, 5 e 6, del citato decreto legislativo.
(4-09383)
TESTO AGGIORNATO AL 1° FEBBRAIO 2011
...
POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta scritta:
DIMA e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, presso il porto di Corigliano Calabro (CS), la Coldiretti ha promosso una manifestazione di protesta per denunciare lo sbarco, da una nave mercantile, di una partita di grano di provenienza estera;
le motivazioni della protesta avrebbero trovato fondamento nel fatto che, secondo questa organizzazione agricola, esisterebbe il rischio concreto che il prodotto in questione possa essere venduto come italiano e quindi immesso come tale nel mercato nazionale;
se così fosse, non si potrebbe non considerare come legittima ed appropriata questa iniziativa che pone all'attenzione delle istituzioni e dei consumatori, la necessità di tutelare te produzioni nazionali da qualunque tentativo di contraffazione che possa alterare la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti;
il problema della salvaguardia delle nostre produzioni è quanto mai attuale, soprattutto alla luce di alcuni dati statistici che evidenziano come il falso made in Italy alimentare nel Paese ed all'estero rappresenti un vero e proprio business dei valore di circa 60 miliardi di euro, promosso non solo attraverso una pirateria internazionale che utilizza impropriamente colori, località, immagini, parole che si richiamano all'Italia per prodotti contraffatti che non hanno nulla a che vedere con la nostra filiera produttiva, ma anche attraverso l'impiego, a livello nazionale, di materie prime importanti da vendere come italiane per la mancanza dell'obbligo di indicare l'origine in etichetta;
questa situazione penalizza fortemente il nostro prodotto sia sotto il profilo economico sia sotto quello della sicurezza alimentare, sottraendo spazio a produzioni locali che sono il frutto di tecniche, tradizioni e territori unici ed inimitabili;
le iniziative parlamentari promosse in questa legislatura sono degne di nota e di apprezzamento perché hanno affrontato la questione dell'etichettatura di origine dei prodotti, dell'anti-contraffazione, delle azioni di promozione della qualità produttiva;
nel merito, per i prodotti agro-alimentari non tutelati da denominazioni di origine (DOP) o indicazioni geografiche (IGP), la normativa comunitaria prevede che l'indicazione in etichetta del luogo d'origine o di provenienza possa essere resa obbligatoria solo nella ipotesi che l'omissione dell'indicazione stessa possa indurre in errore il consumatore circa l'origine o la provenienza effettiva del prodotto alimentare (articolo 3 della direttiva 2000/13/CE recepito dall'articolo 3 del decreto legislativo n. 109 del 1992);
in ambito comunitario, si sta comunque diffondendo l'idea di garantire una maggiore informazione e conoscenza tanto è vero che il Parlamento europeo ha approvato, nell'ambito della discussione sul libro verde della Commissione sulla qualità dei prodotti, una risoluzione in cui si auspica l'introduzione dell'indicazione obbligatoria del luogo di produzione delle materie prime, attraverso un'apposita etichetta che soddisfi l'esigenza dei consumatori di ricevere maggiori informazioni sull'origine del prodotto che acquistano;
in questo quadro, il disegno di legge sulla competitività del sistema agro-alimentare prevede, all'articolo 6, l'obbligo di
riportare nell'etichetta dei prodotti alimentari posti in commercio anche l'indicazione del luogo di origine o di provenienza, al fine di assicurare una completa informazione ai consumatori e secondo modalità che debbono essere definite con decreti dei Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali e del Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con la Conferenza unificata e previa consultazione delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative -:
quali iniziative, il Ministro interrogato intenda porre in essere, tenuto conto del quadro normativo sopra indicato, per rafforzare il sistema della qualità e della tutela delle produzioni agro-alimentari italiane.
(4-09353)
DI STANISLAO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da oltre cinquant'anni la Federazione italiana panificatori (Fippa) è l'organizzazione rappresentativa della categoria e opera a favore e nell'interesse delle aziende di panificazione italiane;
in relazione al decreto 5 ottobre 2010 (Gu n. 212/2010) del Ministero dell'economia e delle finanze che ha ampliato le tabelle dei prodotti che possono essere oggetto delle attività agricole e come tali da considerarsi produttive di reddito agrario introducendo l'attività di produzione di prodotti di panetteria freschi (codice Ateco 10.71.1), il presidente della Fippa ha scritto una lettera al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
nella lettera si chiede un incontro urgente con il Ministro per affrontare i nodi cruciali per il futuro delle nostre imprese. Secondo la Fippa, infatti, il provvedimento costituisce «l'ennesimo duro colpo inferto a tutto il settore della panificazione artigiana italiana»;
un settore produttivo che conta oltre 26.000 aziende per la gran parte di dimensioni familiari con un indotto occupazionale stimabile in circa 350.000 unità lavorative. Un comparto di estrema rilevanza per l'economia del Paese;
l'estensione del regime agevolato della tassazione agricola anche alle attività di produzione di prodotti di panetteria freschi, ha provocato una legittima preoccupazione per le migliaia di aziende artigiane che oggi esercitano con professionalità, ed in regime di tassazione ordinaria, questa attività in maniera capillare lungo tutto il territorio italiano;
altresì da quattro anni la categoria attende che il Ministero dello sviluppo economico di concerto con i Ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute adottino il decreto interministeriale (previsto dalla legge n. 48 del 2006) che valorizzi le loro attività e le loro produzioni con un'apposita disciplina sulle denominazioni di panificio e pane fresco -:
se e con quali tempi il Governo intenda emanare il regolamento attuativo previsto dalla legge n. 248 del 2006;
se il Governo intenda recepire le richieste della Fippa (Federazione italiana panificatori) e quali iniziative intenda adottare al fine evitare penalizzazioni per i fornai artigiani che dovranno competere con altri operatori in condizioni di evidente disequilibrio dovuto ad un diverso e consistente regime di tassazione ordinaria.
(4-09367)
...
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
DI STANISLAO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 25 giugno 2010 l'ordine degli ingegneri dell'Aquila invia una lettera al
Ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione relativa alle problematiche del sisma e alla richiesta di semplificazione delle procedure di attivazione della posta elettronica certificata (P.E.C.) e conferenza di servizi;
con tale lettera veniva chiaramente descritta una situazione difficile e problematica e come fossero notevoli i problemi relativi alla «ricostruzione leggera» (edifici con esito di agibilità B e C) e ancor più complessi per la cosiddetta «ricostruzione pesante» (edifici con esito di agibilità E), in quanto ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3790 del 2009 le opere sono state assimilate a ristrutturazione edilizia. Quindi ai sensi degli articoli 10 e 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 i lavori necessitano del rilascio del permesso di costruire, e/o denuncia inizio attività (D.I.A.), a tutt'oggi ancora soggetto alla corresponsione di diritti di segreteria e d'istruttoria;
l'ordine chiedeva, pertanto, l'attivazione di uno sportello Unificato, di sportelli telematici e P.E.C. delle pubbliche amministrazioni, anche mediante la predisposizione di un progetto pilota da attivare nell'immediato al fine dell'espletamento delle varie richieste;
in data 28 ottobre 2010, l'ordine degli ingegneri dell'Aquila invia un'ulteriore lettera al Ministro della pubblica amministrazioni e innovazione nella quale vengono ribadite le difficoltà esposte nella lettera di giugno 2010 e altresì si fa notare come i professionisti abbiano la posta elettronica certificata, così come disposto dalla legge 2 del 2009, ma di fatto inutilizzata perché non possono comunicare con le pubbliche amministrazioni;
sottolineando come oggi sia più che mai impellente la presenza e lo sforzo dello Stato per affiancare le amministrazioni locali in forte disagio, l'ordine con quest'ultima lettera rinnova l'invito a far attivare un progetto pilota nell'area del cratere per lo snellimento delle procedure ed introdurre i moderni sistemi di I.C.T. per superare le criticità rappresentate e manifesta la piena disponibilità a cooperare attivamente alla realizzazione di tale progetto -:
se, come e con quali tempi il Governo intenda recepire le richieste dell'ordine degli ingegneri dell'Aquila al fine semplificare le procedure per le pratiche di ricostruzione post sisma.
(4-09370)
...
SALUTE
Interrogazioni a risposta scritta:
FERRANTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le acque del lago di Vico versano in una grave situazione, sulla quale da tempo è stato sollecitato un intervento del Ministro interrogato, d'intesa con le altre competenti istituzioni, al fine di adottare urgenti e adeguati provvedimenti per il risanamento del lago, per la salubrità delle acque e la tutela della salute dei cittadini di Caprarola e Ronciglione;
ad oggi non risulta che il Ministero della salute abbia fin qui esercitato una adeguata, tempestiva, efficace azione, e la situazione continua ad essere molto preoccupante;
un quadro della situazione si evince dal recente esposto inviato dall'«Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia)» al Commissario europeo all'ambiente il 24 maggio 2010, avente ad oggetto «Un contributo di analisi ed una ennesima richiesta di intervento in relazione agli sviluppi della vicenda del lago di Vico dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo» sul gravissimo
rischio sanitario ed ambientale derivante dal degrado e dall'inquinamento dell'ecosistema del lago di Vico;
l'esposto, oltre a fornire un quadro dettagliato, documentato e circostanziato delle problematiche ambientali e del rischio sanitario determinato dal rapido deterioramento della qualità delle acque del lago, ha indicato anche le proposte, più volte formulate, dell'Isde di Viterbo per l'avvio di una rapida ed efficace bonifica e tutela dell'intero ecosistema lacustre e per garantire acque salubri e potabili alle popolazioni di Caprarola e Ronciglione;
sono evidenti e ormai ben documentate le gravi problematiche ambientali del lago di Vico (presenza di periodiche fioriture dell'alga rossa Plankthotrix rubescens, produttrice di una microcistina tossica e cancerogena, marcata riduzione del quantitativo di ossigeno nelle sue acque e della loro trasparenza, presenza di metalli pesanti in elevata concentrazione nelle acque e nei suoi sedimenti, e altro);
nel corso di una riunione, promossa dall'assessorato all'ambiente della provincia di Viterbo, svoltasi il 2 marzo 2010, sul tema «Attività di contrasto al degrado della qualità delle acque del lago di Vico», sono stati presentati dati che hanno evidenziato la presenza nelle acque del lago di valori elevati di Arsenico (As) e di altre sostanze tossiche e cancerogene di norma estranee alle acque del lago quali: mercurio, idrocarburi, policiclici aromatici (IPA), e nei suoi sedimenti alte concentrazioni di arsenico - 647 mg/kg SS (valore soglia 20 mg/kg SS) -, cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg SS) -, e nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg SS);
un recente documento del centro tecnico logistico interforze Nbc di Civitavecchia riferisce i risultati di una indagine geofisica commissionata dal Ministero della difesa per la ricerca di masse anomale interrate presso il magazzino materiali di difesa Nbc di Ronciglione (indagine che ha evidenziato la presenza di masse metalliche e non metalliche interrate in diversi punti del sito);
da questo documento emerge che da carotaggi ed analisi chimiche su campioni di terreno prelevati sono stati rilevati valori di arsenico superiori a quanto previsto dalla normativa in vigore e pertanto il sito militare in prossimità del lago risulta contaminato;
i comuni di Caprarola e Ronciglione utilizzano per la maggior parte acque captate dal lago di Vico;
le acque, in relazione alla loro classificazione, devono subire un efficace processo di filtrazione e potabilizzazione prima di essere distribuite alle popolazioni per uso umano;
l'inadeguatezza della filtrazione e quindi della potabilizzazione delle acque distribuite alla popolazioni di Caprarola e Ronciglione risulta evidente da una nota del 4 gennaio 2008, con la quale il dipartimento di prevenzione - servizio igiene e sanità pubblica, sezione 4 Vetralla della Asl di Viterbo, in considerazione dei risultati degli esami effettuati dall'Arpa Lazio - sezione di Viterbo che evidenziavano la presenza di Cianobatteri - Plankthotrix spp -, proponeva ordinanza di non potabilità dell'acqua ai sindaci di Caprarola e Ronciglione;
le pregresse e le attuali condizioni di funzionamento dei potabilizzatori comunali sembrano non garantire in modo completo ed efficace la potabilità delle acque captate dal lago e tale situazione accresce la preoccupazione per il rischio sanitario al quale sono state esposte e sono esposte le popolazioni, anche in considerazione della presenza dei nuovi ed eterogenei elementi inquinanti rilevati di recente nelle acque del lago e nei suoi sedimenti;
l'Isde, per le ragioni esposte, ribadisce la necessità e il dovere che gli enti preposti programmino e diano inizio a studi di monitoraggio e sorveglianza di lungo periodo dello stato di salute delle popolazioni di Caprarola e Ronciglione;
l'arsenico, in considerazione della sua cancerogenicità e tossicità e della possibile
interazione con le altre sostanze tossiche derivanti dal degrado e dall'inquinamento del lago di Vico, dovrebbe essere monitorato con una frequenza di sicuro maggiore rispetto a quanto fatto finora e secondo quanto prescritto e disposto dal decreto legislativo n. 31 del 2001 all'articolo 8, comma 1, che, in situazioni di criticità delle acque, impone di aumentare i controlli rispetto a quelli effettuati di routine in modo tale da «garantire la significativa rappresentatività della qualità delle acque distribuite durante l'anno, nel rispetto di quanto stabilito dall'allegato II»;
è del tutto evidente inoltre che devono essere indagate ed individuate provenienza e responsabilità per le sostanze tossiche e cancerogene rilevate nel lago di Vico che di norma sono estranee agli ecosistemi lacustri;
l'Isde ritiene necessario ed urgente, anche in considerazione degli elementi tossici rilevati nei sedimenti del lago, un monitoraggio più frequente di tutte le sostanze tossiche che possano essere presenti nelle acque destinate a consumo umano, in quanto esiste la possibilità che gli elementi inquinanti presenti nei sedimenti possano essere mobilizzati e captati dalle prese degli acquedotti comunali anche in concentrazioni dannose per la salute soprattutto se il livello delle acque del lago dovesse essere ridotto;
è inoltre un dato scientificamente acquisito che più elementi tossici e/o cancerogeni possono determinare rischio e danno alla salute con meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione delle diverse concentrazioni dei singoli elementi nocivi;
relativamente all'arsenico, presente nelle acque e nei sedimenti del lago di Vico, è noto che 1'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) classifica questo elemento come cancerogeno certo di classe 1 e lo pone in diretta correlazione con diverse patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute;
il lago di Vico è una risorsa idrica fondamentale per l'intero territorio viterbese oltre ad essere un'area di inestimabile valore paesaggistico, naturalistico ed economico per le tante attività legate al turismo: deve essere subito protetto, tutelato e risanato e questo è possibile attraverso l'uso di specifiche tecnologie di bonifica, interventi mirati di studio, monitoraggio e l'eliminazione di ogni fonte di inquinamento;
nell'ultima seduta del tavolo tecnico istituito dalla provincia di Viterbo sull'emergenza delle acque del lago di Vico del 7 ottobre 2010 la rappresentante dell'«Associazione italiana medici per l'ambiente» ha esposto la situazione attuale esprimendo apprezzamento per tutte le iniziative delle istituzioni messe in programma per il risanamento e la tutela dell'ecosistema del lago di Vico ma al tempo stesso ribadendo la forte preoccupazione per i possibili rischi sanitari connessi al ben documentato degrado della qualità delle acque del lago;
il Servizio igiene, alimenti e nutrizione e il dipartimento di prevenzione - Servizio igiene e sanità pubblica - sezione 4 Vetralla - della Asl di Viterbo hanno inviato già in data 8 luglio 2010 le comunicazioni n. protocollo 34971 e n. protocollo 34972 rispettivamente al sindaco di Caprarola e a quello di Ronciglione, nelle quali chiedevano di adottare le seguenti misure: «a) divieto di uso potabile, cioè quale bevanda abituale; b) divieto d'incorporazione in alimenti prodotti da industrie alimentari; c) divieto di utilizzo per la cottura di alimenti di consumo familiare e nelle attività di ristorazione collettiva...» e invitavano i due sindaci a disporre: «l'espletamento di un approvvigionamento idrico alternativo mediante l'utilizzo di acqua idonea al consumo umano erogata da autobotte al fine di poter garantire un livello essenziale di assistenza alla popolazione, in alternativa alle limitazioni d'uso imposte per l'acqua»;
l'«Associazione italiana medici per l'ambiente» ha chiesto che, per quanto
esposto, nel rispetto del principio di precauzione e delle già citate comunicazioni dei servizi della Asl di Viterbo, tutte le istituzioni e gli enti preposti attuino al più presto interventi e programmi tali da garantire con assoluta certezza acque salubri e pulite ai cittadini di Caprarola e Ronciglione e che, in attesa di questi interventi, sia erogata acqua da fonti alternative a quella lacustre -:
quali misure urgenti, sia di natura normativa che finanziaria, i Ministri interrogati intendano assumere affinché si possa avviare un programma di risanamento della zona in questione e sia salvaguardata la salute delle popolazioni locali attraverso il necessario ripristino di acque salubri e pulite.
(4-09374)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riferisce il quotidiano Il Secolo XIX nella sua edizione del 9 novembre 2010 un operaio di 62 anni originario della città de La Spezia è deceduto, dopo un lungo calvario vissuto tra cure e sofferenze, durato circa un anno;
la direzione sanitaria dell'Asl 5 de La Spezia ha ipotizzato che il decesso possa essere un sospetto caso del cosiddetto morbo della «mucca pazza»;
la salma del deceduto è stata trasferita all'ospedale Luigi Sacco di Milano per accertamenti;
alcune caratteristiche della malattia, come il progressivo decadimento delle funzioni cerebrali e l'alterazione dell'umore hanno insospettito i sanitari del reparto di medicina dell'ospedale Sant'Andrea de La Spezia, che hanno per questo ricondotto taluni sintomi alla encefalopatia spongiforme bovina, virus che colpisce diverse specie animali, compreso l'uomo;
un caso analogo era stato segnalato in una precedente interrogazione del 27 luglio 2010 relativa al decesso di una donna di 42 anni a Livorno, risultata affetta da encefalite spongiforme -:
se si sia in grado di stabilire come e dove il paziente deceduto a La Spezia abbia contratto il virus;
quali iniziative di competenza il Ministero abbia adottato o intenda adottare o promuovere in relazione al caso sopra evidenziato, nel quadro del monitoraggio dei casi di encefalopatia spongiforme.
(4-09380)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il direttore della divisione malattie respiratorie dell'ospedale Cardarelli di Napoli, professor Gennaro D'Amato, membro della società europea di allergologia e chairman della commissione sull'inquinamento atmosferico ha rilasciato al quotidiano Il Mattino un'intervista pubblicata il 9 novembre 2010;
nella citata intervista il professor D'Amato mette in guardia da un grave pericolo per le vie respiratorie dei cittadini, «...rappresentato dai roghi d'immondizia più che dai rifiuti accatastati in sé»;
tale pericolo in più occasioni è stato segnalato a partire dal 2008;
in particolare «...in quel periodo furono deleteri i roghi di rifiuti: sostanze composite, nocive per l'uomo e che spesso producono diossina. In quel periodo, al culmine della crisi rifiuti, ero nella commissione inquinamento. E anche lì sottolineai come gli effetti diretti e certi sulla salute si hanno con i roghi. Per questo chiedemmo i dati relativamente all'aumento patologie ma non ci sono mai arrivati...»;
secondo il professor D'Amato nella sola città di Napoli il 20 per cento della
popolazione soffre di patologie allergiche: «Persone che dovrebbero evitare di inalare profumi, figuriamoci quando si ha a che fare con odori sgradevoli dell'immondizia. Comunque parliamo, dal punto di vista endemico, di sostanze inquinanti lasciate per strada che potrebbero sviluppare agenti patogeni. Quella commissione...minimizzò anche perché occorre del tempo per legare a una certa causa un peggioramento della salute» -:
di quali elementi il Ministro disponga in relazione a quanto riportato in premessa.
(4-09386)
TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ZUNINO e TULLO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la sottoscrizione dell'accordo di programma, nella primavera del 2006, ha tracciato per la Ferrania Technologies un percorso capace di individuare una nuova strategia produttiva per il sito con l'obiettivo, nel lungo periodo, di garantire il riassorbimento nelle nuove attività di tutti i lavoratori di Ferrania;
l'accordo di programma, nonostante la sopravvenuta crisi internazionale, i cambiamenti negli assetti proprietari dell'azienda e la mancata realizzazione di alcuni progetti di rilancio produttivo, rappresenta tuttora il punto di riferimento obbligato per date una prospettiva certa alla Ferrania Technlogies e ai lavoratori in essa impiegati;
il Ministero dello sviluppo economico ha indicato Ferrania quale sito per la realizzazione del polo fotovoltaico del Nord-Ovest e ha avviato la ricerca dei necessari partner industriali;
le istituzioni locali si sono impegnate a sostenere l'obiettivo condiviso della ripresa produttiva dell'azienda attraverso specifiche azioni: l'avvio della piattaforma tecnologica da parte della regione Liguria; l'individuazione di strumenti di integrazione al reddito per i lavoratori in cassa integrazione; il finanziamento dei corsi di formazione; l'avvio delle procedure per la realizzazione dello svincolo stradale del Ponte della Volta;
la richiesta da parte dell'azienda dell'apertura di una procedura di mobilità per 225 lavoratori su 320 complessivamente impiegati rappresenta un fatto molto grave, che rischia di vanificare gli obiettivi di rilancio economico della Ferrania e dell'intera Valbormida, rendendo inefficaci altresì tutte le iniziative messe in campo dalle istituzioni locali;
si rende necessario avviare la verifica dell'accordo di programma sotto la regia del Ministero dello sviluppo economico con l'obiettivo concreto di realizzare il polo del fotovoltaico del Nord-Ovest all'interno del sito di Ferrania, anche attraverso l'adozione delle politiche di incentivazione necessarie ad attirare nuovi partner -:
se sia conoscenza della situazione che si sta determinando;
quali iniziative di competenza intenda assumere perché si possa realizzare concretamente il polo fotovoltaico del Nord-Ovest, e quali affinché sia ritirata immediatamente la procedura di mobilità per 225 persone da parte dell'azienda e si possa definire un accordo di cassa integrazione straordinaria per il periodo necessario a garantire l'avvio delle nuove attività.
(5-03756)
DI BIAGIO, BOCCHINO, GAROFALO, VINCENZO ANTONIO FONTANA, SALTAMARTINI, CIRIELLI, LANDOLFI, PAGLIA, CATONE e GIOACCHINO ALFANO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in Italia la panificazione rappresenta un'arte ed un settore produttivo dalla
rilevanza imprescindibile, per il numero dei marchi «dop» e «doc» riconosciuti a livello territoriale, per il numero di piccole imprese artigiane e segnatamente per la rilevanza che tale alimento riveste nel sistema agroalimentare del Paese;
ad oggi sussistono molteplici criticità in merito alla gestione del sistema della panificazione italiana, delle norme da seguire e soprattutto in materia di tutela della produzione artigianale italiana;
in particolare nella regione Campania, la legge regionale n. 2 del 1o febbraio 2005, avente ad oggetto «Disposizioni in materia di confezionamento e commercializzazione del pane», prevede l'obbligo di confezionamento dei singoli pezzi di pane con carta trasparente per alimenti sigillata con etichettatura che riporta i dati di confezionamento, introducendo di fatto una pratica complessa ed onerosa per le piccole imprese artigiane della regione e addirittura dannosa per i consumatori, mettendo gravemente a rischio il futuro del pane fresco tradizionale campano;
le disposizioni del suddetto provvedimento, secondo gli interroganti, dovrebbero essere conciliate con la normativa nazionale e comunitaria in materia, che non riconosce un simile obbligo: infatti, la legge regionale sembrerebbe contrastare con l'articolo 16 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, emanato in attuazione della direttiva 89/395/CEE e della direttiva 89/396/CEE in materia di etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari, oltre che con l'articolo 26 della legge 4 luglio 1967, n. 580, recante «Disciplina per la lavorazione e il commercio dei cereali, degli sfarinati, del pane»;
sotto il profilo della salvaguardia della competenza legislativa definita a livello costituzionale, la tutela della concorrenza e del mercato, che rappresenta un ulteriore obiettivo della legge regionale in questione, è materia riservata alla competenza esclusiva dello Stato;
il provvedimento recherebbe, ad avviso degli interroganti, misure eccessivamente restrittive e non in linea con il fine indicato dalle disposizioni, andando ad intaccare le dinamiche di concorrenza tra i produttori, riflettendosi a livello comunitario, come un ostacolo al commercio e alla concorrenza tra panificatori nazionali e comunitari, in violazione degli articoli 28 e 30 Trattato istitutivo della Comunità europea;
disposizioni come quelle contenute nella legge n. 2 del 2005, così come evidenziato dall'Associazione dei panificatori campani (Assipan) e dagli alimentaristi (Fida) dell'Ascom-Confcommercio della provincia di Napoli comportano pesanti limitazioni alla libertà di impresa per quelle realtà già operanti che non volessero o non fossero economicamente in grado di ottemperare ai nuovi obblighi che prevedono investimenti di una certa rilevanza ed incidono, dunque, sulle capacità finanziarie delle imprese; infatti l'obbligo del confezionamento dei prodotti della panificazione pone in una gravissima situazione molte piccole aziende costrette a dotarsi di macchinari, il cui costo si aggira intorno ai 14.000 euro, sollevando il rischio di chiusura delle piccole realtà artigiane, circa l'80 per cento delle imprese panificatrici, con conseguente riflesso deleterio sui posti di lavoro nel settore e per il futuro di un prodotto artigianale importante per l'economia della regione;
le pratiche di confezionamento previste dalla legge dovrebbero comportare una variazione delle abitudini lavorative delle aziende panificatrici, obbligando gli artigiani a lavorare i prodotti con un anticipo di 5-6 ore, al fine di confezionare un prodotto non più caldo: pratica automaticamente disattesa dalle aziende che non potrebbero sostenere ritmi di lavoro al limite della sostenibilità e che inevitabilmente confezionano il pane ancora caldo nelle buste di plastica con conseguenze sulla salubrità del prodotto;
le disposizioni in questione comporterebbero un conseguente aumento del prezzo al consumo in quanto il costo dei macchinari da introdurre, dei nuovi spazi
necessari da acquisire, le maggiori ore di lavorazione necessarie al preconfezionamento costringerebbero i panificatori ad incrementare il prezzo del prodotto -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e se, nel rispetto delle prerogative regionali e del riparto di competenze legislative costituzionalmente definito, ritengano di assumere iniziative di carattere normativo finalizzate a garantire la tutela della concorrenza e del mercato nel settore della panificazione.
(5-03766)
PELUFFO, MARIANI e BRAGA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 4 novembre 2010 a Paderno Dugnano (Milano) la fabbrica Eureco è praticamente esplosa causando 5 feriti per ustioni gravi e altri due feriti lievi;
la Eureco srl European Ecology International è registrata alla camera di commercio per attività di raccolta, trasporto, conferimento agli impianti di smaltimento finali di rifiuti speciali pericolosi e non, ma non è classificata tra le aziende a rischio di incidenti rilevanti;
la Eureco srl comincia la sua attività nella metà degli anni 90 quando la regione Lombardia autorizzò la localizzazione di un sito per lo stoccaggio di rifiuti tossici, nocivi e pericolosi nella città di Paderno, la allora amministrazione comunale si oppose, con atti formali, al progetto ritenendo che non era la localizzazione ideale in quanto vicino alla superstrada Milano Meda (80000 veicoli giorno) e a fianco del canale Villoresi, tra l'altro a 500 metri di distanza in linea d'aria insiste un termovalorizzatore per la combustione dei rifiuti speciali di origine ospedaliera e a 1000 metri di distanza una grande azienda chimica che occupa circa 300 dipendenti assoggettata alla legge Seveso come azienda insalubre di prima classe, nonostante tutto la regione ha autorizzato l'impianto;
la regione Lombardia ha rinnovato l'autorizzazione tre anni fa in ottemperanza di una direttiva dell'Unione europea;
la direzione sanità regionale aveva ripreso l'Eureco Srl, durante un controllo per la prevenzione, perché mancava il documento di valutazione del rischio cancerogeno previsto per legge;
come riportato da organi di stampa il proprietario della Eureco srl Giovanni Merlino, nel 2003 finì ai domiciliari per una vicenda di irregolarità nelle «bolle» di smaltimento dei rifiuti al termine di un'inchiesta piemontese che aveva portato alla scoperta di una discarica di rifiuti tossici di Sant'Albano Stura (Cuneo); poi, nel luglio scorso, il rinvio a giudizio per un'indagine della procura di Lodi su oli smaltiti (da un'altra ditta) senza rispettare le procedure;
secondo alcune dichiarazioni sembra che lo scoppio sia stato a causa della presenza di bombole di acetilene (gas estremamente pericoloso perché può esplodere anche con inneschi minimi);
i cittadini del centro abitato vicino in alcuni organi di stampa hanno dichiarato: «si capiva che a bruciare era qualcosa di tossico» -:
quali siano le iniziative avviate dal Governo per far luce sull'accaduto e se non ritenga opportuno accertare se le autorizzazioni sulla sicurezza e non pericolosità dell'azienda siano regolari e se l'azienda era pienamente in regola nel rispetto della normativa sulla sicurezza nel lavoro;
quali iniziative intenda intraprendere per appurare che lo scoppio della Eureco non abbia arrecato danni alla salute della popolazione del comune di Paderno e alla sicurezza ambientale del territorio e nel caso come intenda intervenire per attivare tutti gli strumenti necessari per la salute dei cittadini e dell'ambiente.
(5-03781)
Interrogazione a risposta scritta:
LAFFRANCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a quanto si apprende la Snam Rete Gas s.p.a. ha deciso di dismettere la propria sede nella città di Spello accorpando questo centro di manutenzione e quello della città di Rieti in una nuova ed unica sede nella città di Spoleto, acquistando per lo scopo gli edifici necessari;
la sede di Spello è ubicata in un edificio moderno e funzionale realizzato nei pressi dello svincolo della strada statale 75 di Spello, vicinissimo alla stazione ferroviaria e baricentrico rispetto al territorio regionale;
l'area ove è ubicato, che ha comportato a suo tempo modifiche sostanziali al Piano regolatore con gravi sacrifici per la comunità spellana, consente oggi anche possibili ampliamenti qualora di interesse per l'attività aziendale;
la chiusura del centro manutenzione di Spello comporterà per la comunità una grave ferita al tessuto imprenditoriale ed occupazionale con inevitabili ripercussioni economiche e sociali sul territorio;
la decisione della società è stata al centro di un incontro, svoltosi nella città di Spello il 29 settembre 2010, a cui hanno partecipato rappresentanti dell'amministrazione comunale dell'amministrazione provinciale e rappresentanti della società Snam Rete Gas s.p.a.;
il confronto, alla luce della ribadita volontà di accorpamento delle sedi, da parte della società Snam Rete Gas s.p.a, non ha però soddisfatto i rappresentanti delle istituzioni locali che hanno lamentato la mancanza di ragioni strutturali a fondamento della decisione della azienda. Le motivazioni addotte dai rappresentanti della società appaiono principalmente di natura economica legate ai costi dell'azienda per i rimborsi dovuti per le percorrenze chilometriche dei dipendenti;
tali motivazioni rappresentano una scelta, che oltre a danneggiare l'economia delle popolazioni coinvolte, non è detto risulti lungimirante neanche dal punto di vista meramente aziendale, poiché non è certo che la dismissione delle attuali edifici e la contemporanea necessità di provvedere ad acquisirne di nuovi non risulti dannosa per la stessa azienda;
fatte salve le competenze proprie di ogni singolo attore in causa, appare auspicabile, in ragione di interessi collettivi e sociali, in virtù della necessità di salvaguardare il tessuto produttivo delle aree coinvolte e di salvaguardare i livelli occupazionali, approfondire nelle sedi opportune le decisioni assunte per verificare se esistono possibili alternative che possano garantire il mantenimento in operatività del centro di manutenzione della Snam Rete Gas s.p.a della città di Spello -:
se non ritenga possibile e necessario intervenire per raccogliere le informazioni necessarie riguardo al caso sopra descritto e, se possibile, affinché si possa trovare una soluzione condivisa e condivisibile nell'interesse generale, dell'azienda, dei dipendenti e delle popolazioni coinvolte.
(4-09382)
...
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Lovelli e altri n. 5-03517, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.
L'interrogazione a risposta in Commissione Giovanelli n. 5-03702, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.
L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Ruggeri e altri n. 3-01318, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della
seduta del 9 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Compagnon.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Villecco Calipari n. 5-00369 del 25 settembre 2008.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2o, del Regolamento).
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-01233 del 3 ottobre 2008 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03777;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-02255 del 9 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03776;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-02299 del 16 febbraio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03775;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-03015 del 14 maggio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03774;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-03610 del 15 luglio 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03773.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Di Biagio e altri n. 4-04577 del 15 ottobre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03766;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-04831 del 9 novembre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03772;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-04907 del 9 novembre 2009 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03771;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-06803 del 15 aprile 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03770;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-07255 del 19 maggio 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03769;
interrogazione a risposta scritta Bosi n. 4-07584 del 14 giugno 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03768.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Peluffo n. 3-01316 dell'8 novembre 2010 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-03781.