XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 11 novembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 16 NOVEMBRE 2010

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta dell'11 novembre 2010.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Aprea, Berlusconi, Bindi, Bocchino, Bonaiuti, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buonfiglio, Caparini, Capitanio Santolini, Carfagna, Casero, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Corsini, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Donadi, Renato Farina, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Granata, La Russa, Leone, Lo Monte, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzarella, Mazzuca, Melchiorre, Meloni, Menia, Miccichè, Migliavacca, Nirenstein, Nucara, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Rigoni, Roccella, Romani, Ronchi, Rotondi, Saglia, Sardelli, Scalera, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Urso, Vegas, Vitali, Vito, Volontè, Zazzera.

Annunzio di proposte di legge.

In data 10 novembre 2010 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
D'ANNA ed altri: «Modifiche alla disciplina concernente l'esecuzione forzata nei confronti delle pubbliche amministrazioni e interpretazione autentica del primo comma dell'articolo 499 del codice di procedura civile, in materia di intervento dei creditori nell'esecuzione» (3849);
FERRANTI: «Modifiche al codice penale e altre disposizioni per il contrasto della corruzione nella pubblica amministrazione e nel settore privato, nonché disposizioni in materia di incandidabilità, di ineleggibilità e di decadenza dalle cariche elettive negli enti locali» (3850);
BINETTI: «Istituzione dell'Autorità garante dei diritti della famiglia» (3851);
LIVIA TURCO: «Disposizioni per la dichiarazione e la regolarizzazione dei rapporti di lavoro nei settori con alta incidenza di lavoro irregolare ed elevata domanda di manodopera di lavoratori stranieri extracomunitari» (3852);
GRAZIANO: «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, concernente limiti all'esercizio e all'uso delle postazioni pubbliche per comunicazioni telematiche e dei punti di accesso ad internet mediante tecnologia senza fili» (3853);
SAVINO: «Modifiche agli articoli 4, 5, 22 e 44 della legge 4 maggio 1983, n. 184, per favorire l'adozione nazionale dei minori da parte delle famiglie affidatarie» (3854).

Saranno stampate e distribuite.

Modifica del titolo di una proposta di legge.

La proposta di legge n. 3696, d'iniziativa dei deputati ANTONINO FOTI ed altri, ha assunto il seguente titolo: «Interventi per il sostegno dell'imprenditoria e dell'occupazione giovanile e femminile e delega al Governo in materia di regime fiscale agevolato».

Ritiro di una proposta di legge.

Il deputato SAVINO ha comunicato di ritirare, anche a nome degli altri firmatari, la seguente proposta di legge:
SAVINO ed altri: «Modifiche agli articoli 4 e 22 della legge 4 maggio 1983, n. 184, per favorire l'adozione nazionale dei minori da parte delle famiglie affidatarie» (3452).

La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
I Commissione (Affari costituzionali):
FRANCESCHINI ed altri: «Modifiche alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero» (3663) Parere delle Commissioni III e V.
VI Commissione (Finanze):
RAZZI ed altri: «Modifiche all'articolo 58 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, concernente il rilascio gratuito di atti da parte dell'autorità consolare, e all'articolo 18 della legge 21 novembre 1967, n. 1185, concernente l'esenzione dalla tassa annuale sulle concessioni governative relativa al passaporto in favore dei cittadini italiani residenti all'estero» (2472) Parere delle Commissioni I, III e V;
VACCARO ed altri: «Modifiche al codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di disciplina dell'assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e i natanti e di risarcimento in forma specifica e riparazione dei danni nei sinistri con soli danni alle cose» (3636) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, IX e X.
VII Commissione (Cultura):
MANCUSO e NASTRI: «Istituzione del Parco archeologico, storico e culturale della civiltà di Golasecca sulla sponda piemontese del Ticino» (3769) Parere delle Commissioni I, V, X, XI e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
X Commissione (Attività produttive):
VACCARO ed altri: «Modifiche all'articolo 51 della legge 23 luglio 2009, n. 99, concernenti l'introduzione di nuove modalità di rilevazione dei prezzi dei carburanti per autotrazione e di informazione dei consumatori» (3603) Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, IX, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Trasmissione dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.

La Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica, in data 11 novembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, le seguenti delibere CIPE, che sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio), nonché alle Commissioni sottoindicate:
n. 39/2010 del 13 maggio 2010, concernente «Individuazione e perimetrazione della zona franca urbana del comune de L'Aquila e assegnazione delle risorse (legge n. 77 del 2009)» - alla VI Commissione (Finanze);
n. 41/2010 del 13 maggio 2010, concernente «Ripartizione dell'importo di 100 milioni di euro per interventi urgenti da realizzare nelle regioni Emilia-Romagna, Liguria e Toscana, colpite da eventi meteorici eccezionali del dicembre 2009 e gennaio 2010» - alla VIII Commissione (Ambiente);
n. 63/2010 del 22 luglio 2010, concernente «Schema di atto aggiuntivo alla convenzione unica tra ANAS s.p.a. - Autovie venete s.p.a.» - alla VIII Commissione (Ambiente).

Trasmissione dal ministro dell'interno.

Il ministro dell'interno, con lettera in data 9 novembre 2010, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 16 del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, come modificato dall'articolo 11 della legge 13 febbraio 2001, n. 45, la relazione sui programmi di protezione, sulla loro efficacia e sulle modalità generali di applicazione per coloro che collaborano con la giustizia, relativa al primo semestre 2009 (doc. XCI, n. 5).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 10 novembre 2010, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione del protocollo tra l'Unione europea e il Principato di Andorra che estende alle misure doganali di sicurezza l'accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità economica europea e il Principato di Andorra (COM(2010)628 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Relazione della Commissione - Valutazione 2010 sui progressi compiuti nell'ambito del Piano d'azione dell'Unione europea in materia di lotta contro la droga (2009-2012) (COM(2010)630 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Strumento di assistenza preadesione (IPA) - Quadro finanziario indicativo pluriennale riveduto 2011-2013 (COM(2010)640 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo - Responsabilità reciproca e trasparenza - Quarto capitolo del quadro operativo dell'Unione europea sull'efficacia degli aiuti (COM(2010)643 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea, la Confederazione svizzera e il Principato del Liechtenstein recante modifica all'accordo aggiuntivo fra la Comunità europea, la Confederazione svizzera e il Principato del Liechtenstein che estende a quest'ultimo l'accordo fra la Comunità europea e la Confederazione svizzera sul commercio di prodotti agricoli (COM(2010)645 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla III Commissione (Affari esteri);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 55/2008 del Consiglio recante preferenze commerciali autonome per la Repubblica moldova (COM(2010)649 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e X (Attività produttive);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'attuazione del regolamento (CE) n. 734/2008 del Consiglio relativo alla protezione degli ecosistemi marini vulnerabili d'alto mare dagli effetti negativi degli attrezzi da pesca di fondo (COM(2010)651 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Monitoraggio delle emissioni di CO2 prodotte dalle autovetture nuove nell'Unione europea: dati relativi al 2009 (COM(2010)655 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Relazione sui progressi ottenuti nell'attuazione dell'approccio comunitario integrato finalizzato a ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli leggeri (COM(2010)656 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
Comunicazione della Commissione concernente il monitoraggio e la comunicazione dei dati relativi all'immatricolazione delle autovetture nuove (COM(2010)657 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti).

Richiesta di parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 10 novembre 2010, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 1, comma 3, e 3 della legge 7 luglio 2009, n. 88, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto legislativo concernente disposizioni sanzionatorie per le violazioni del regolamento (CE) n. 504/2008 recante attuazione delle direttive 90/426/CEE e 90/427/CEE sui metodi di identificazione degli equidi, nonché gestione dell'anagrafe da parte dell'UNIRE (293).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla II Commissione (Giustizia), nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere i prescritti pareri entro il 21 dicembre 2010.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative per modificare la normativa in materia di reclutamento di personale docente delle scuole paritarie - 2-00860

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per la pubblica amministrazione e l'innovazione e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
secondo quanto prevede l'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, a decorrere dal 1o gennaio 2011, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo e con qualsivoglia tipologia contrattuale per gli enti locali nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti;
la provincia regionale di Enna gestisce, sin dal 1982, due licei linguistici provinciali, ad Enna e ad Agira, riconosciuti scuole paritarie, ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, il cui personale docente viene reclutato tramite il ricorso alle procedure ed ai criteri previsti dalle vigenti disposizioni che regolano il funzionamento dei licei linguistici della suddetta provincia, attingendo da apposite graduatorie permanenti in ambito provinciale;
tali procedure vengono utilizzate dalla provincia regionale anche per il conferimento delle supplenze annuali mediante l'instaurazione di rapporti di lavoro a termine, in risposta al reale fabbisogno organico individuato dai rispettivi dirigenti scolastici, al fine di garantire il regolare avvio delle attività didattiche e, dunque, la funzionalità ed il buon andamento dei suddetti istituti;
nonostante gli sforzi compiuti dalla provincia regionale di Enna per assicurare il regolare avvio del corrente anno scolastico, l'ente si è trovato a dover affrontare una spesa per il personale superiore a quella consentita dal dettato dell'articolo 14 del decreto-legge n. 78 del 2010;
il personale dei licei linguistici, al fine di ridurre al minimo i disagi degli studenti e delle famiglie, ha dato la sua disponibilità ad effettuare ore aggiuntive e a spostarsi da Enna ad Agira per assicurare l'insegnamento delle discipline scoperte, ma, nonostante gli sforzi compiuti, non è stato possibile assicurare nelle due sedi la copertura di tutte le ore, così che, attualmente, restano ancora scoperte le ore di religione e di sostegno per ben 5 alunni diversamente abili;
dal momento che le stesse esigenze connesse alla didattica presenti nelle scuole statali ricorrono anche per le scuole paritarie gestite dagli enti locali e valendo, altresì, per tutte, i principi sanciti dalla Costituzione in materia di diritto allo studio, all'istruzione e all'educazione, si richiama l'attenzione sulla circolare 19 marzo 2008, n. 3, del dipartimento della funzione pubblica, intervenuta per dettare alcune linee di indirizzo in merito alla stipula di contratti di lavoro a tempo determinato, in favore di un'interpretazione derogatoria della legge finanziaria n. 244 del 2007, da applicarsi alle scuole gestite dagli enti locali, in analogia a quanto previsto per le scuole statali, in ordine al conferimento degli incarichi di supplenza;
tale orientamento è stato ribadito sempre dallo stesso dipartimento anche con il parere n. 56 del 2008, con riferimento all'applicazione dell'articolo 49 del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, diretto a consentire agli enti locali, nella gestione del personale scolastico, in deroga alle rigide norme previste in materia di rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato, di potersi ispirare alla speciale disciplina prevista per le scuole statali -:
quali iniziative i Ministri interpellati intendano intraprendere al fine di estendere alle scuole paritarie, in materia di reclutamento di personale docente, la disciplina più favorevole prevista per quelle statali, applicando l'interpretazione derogatoria sopra citata rispetto al disposto dell'articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010, consentendo così agli enti locali di gestire, nel rispetto delle autonome capacità di bilancio, la possibilità di reclutamento del personale scolastico, secondo la disciplina vigente per le scuole statali e cioè a prescindere dai rigidi vincoli contenuti nella norma sopra richiamata.
(2-00860)
«Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».

Iniziative di competenza del Governo in relazione alla vicenda del signor Federico Pavani scomparso nelle acque delle isole Fiji - 2-00875

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri degli affari esteri e dell'interno, per sapere - premesso che:
da giorni un giovane skipper originario di Vetralla (Viterbo), il signor Federico Pavani, risulta essere scomparso nelle acque delle isole Fiji;
il signor Pavani, appassionato di viaggi e da circa dieci anni skipper di professione (attività che lo ha portato a viaggiare in numerosi luoghi del mondo), doveva fare rientro in Italia dalle isole Fiji nella prima decade di ottobre 2010, ma ormai da diverso tempo i suoi genitori ne hanno perso le tracce;
il padre del signor Pavani, signor Alvise, ha sporto denuncia per la scomparsa del figlio alla questura di Viterbo;
il signor Federico Pavani da metà del mese di marzo del 2010 è partito dalla Polinesia francese, diretto alle isole Fiji; l'ultimo contatto telefonico risale al 24 settembre 2010, una comunicazione con la zia, signora Maria Luisa Bagnaia, nel corso della quale il signor Pavani comunicava di trovarsi presso la città di Suva e annunciava che era in procinto di vendere la sua imbarcazione a un cittadino di nazionalità russa per circa seimila dollari in contanti;
sempre nel corso della stessa telefonata, il signor Pavani esprimeva una sua perplessità sulla destinazione del denaro ricavato dalla vendita dell'imbarcazione, proprio perché l'acquirente aveva espresso l'intenzione di pagare l'importo in contanti;
l'ultima e-mail inviata dal signor Pavani alla fidanzata risale al 25 settembre 2010 e in detta e-mail comunicava di trovarsi a bordo della sua imbarcazione e che stava uscendo dal porto di Suva;
il signor Pavani aveva un appuntamento con un connazionale a Singapore, il signor Marco Benagli il 15 ottobre 2010, appuntamento al quale, come riferito dallo stesso signor Benagli, il signor Pavani non si è presentato;
almeno fino al giorno 8 ottobre 2010 si sarebbe potuto accertare che la barca a vela del signor Pavani risultava regolarmente ormeggiata e chiusa dall'esterno con il tender issato a bordo, al porto di Suva, circostanza che, come comunicato dal responsabile del locale yacht club, farebbe ritenere che non ci fosse nessuna persona a bordo;
il console onorario italiano a Fiji avrebbe riferito al signor Stefano Pavani, fratello di Federico, che quest'ultimo non risultava ricoverato presso l'ospedale o detenuto presso il locale carcere e che da ciò si ricava che la polizia di Suva ha effettuato controlli, senza peraltro individuare tracce del passaggio in frontiera in uscita dai confini nazionali delle isole Fiji del signor Pavani;
il padre di Federico, signor Alvise Pavani, ha verbalizzato presso la questura di Viterbo, nella giornata del 18 ottobre 2010, di essere riuscito a reperire l'estratto conto di due carte di credito in uso del figlio, che dimostrano come le stesse siano state usate a breve intervallo di tempo da qualcuno che si è recato nella stessa giornata ad Auckland (Nuova Zelanda) e successivamente a Landau (Hong Kong);
come riferito dallo stesso signor Alvise Pavani, non ci sono particolari motivi per ritenere o sospettare che il signor Federico Pavani abbia fatto perdere le sue tracce in maniera intenzionale, non sussistendo problematiche di alcuna natura, e pertanto lo stesso genitore non si nasconde il timore per la sua incolumità o che gli sia capitata una disgrazia;
già numerosi siti internet e quotidiani hanno ipotizzato che il signor Federico Pavani sia rimasto vittima di una rapina conclusasi con la sua uccisione, come peraltro già accaduto nell'agosto del 2010 a un altro navigatore romano il signor Emiliano Astore, assassinato in Venezuela dai cosiddetti «pirati del mare» -:
quali iniziative siano state avviate per accertare cosa può essere accaduto al signor Federico Pavani;
se le autorità delle isole Fiji collaborino, e in che modo, con le autorità italiane per accertare cosa sia accaduto al signor Federico Pavani;
quale tipo di assistenza sia stata assicurata alla fidanzata del signor Federico Pavani che si è recata a Suva per cercare di fare luce sulla scomparsa del signor Pavani.
(2-00875)
«Farina Coscioni, Fioroni, Melis, Touadi, Tullo, Cesare Marini, Maurizio Turco, Pedoto, Sposetti, De Angelis, Giulio Marini, Marantelli, Beltrandi, Trappolino, Mecacci, D'Incecco, Calvisi, Nannicini, Vaccaro, Baretta, Argentin, Ria, Barbi, Duilio, Burtone, Bossa, Murer, Ciccioli, Mario Pepe (PdL), Strizzolo, Di Virgilio, Narducci».

Condizione delle donne nel mercato del lavoro - 2-00883

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per le pari opportunità, del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
i dati contenuti nel Global gender gap report 2010, elaborato dal World economic forum, dipingono un quadro preoccupante dell'Italia con riferimento alla condizione delle donne nel mercato del lavoro;
secondo i dati riportati anche da Il Sole 24 ore del 13 ottobre 2010, la stragrande maggioranza dei 114 Paesi presi in considerazione (l'86 per cento) ha fatto registrare un miglioramento nel corso degli ultimi quindici anni, mentre solo il 14 per cento di essi risulta in regressione;
l'Italia fa parte proprio di questa minoranza, essendo scesa dal 67esimo posto, occupato nel 2008, al settantaduesimo del 2009 fino al 74esimo attualmente ricoperto, con un'incidenza maggiore dovuta in particolare alle modalità di accesso al mondo del lavoro, che ci vede scendere - facendo riferimento esclusivamente a questo indicatore - addirittura al 95esimo posto;
in particolare, la differenza più rilevante risiederebbe nella partecipazione alla forza lavoro che vedrebbe, secondo le medesime elaborazioni, un impegno al 52 per cento delle donne, contro il 74 per cento degli uomini, facendo, al contempo, registrare una crescita assai lenta del peso delle donne sulla forza lavoro complessiva: se negli Stati Uniti, ad esempio, dal 33 per cento del 1950 le donne ora contano per il 50 per cento dei lavoratori Usa, in Italia si è passati dal 30 per cento del 1960 al 40,7 per cento del 2010. Inoltre, la presenza femminile nelle posizioni di comando risulta pari a circa un terzo del totale;
tale divario nell'impiego delle donne risulta particolarmente significativo anche con riferimento ai salari, considerando che le donne italiane guadagnano in media il 50 per cento rispetto ai loro colleghi uomini e le conseguenti pensioni basse delle donne ne sono la più evidente testimonianza, mentre, al contempo, il rapporto fra uomini e donne nelle posizioni apicali risulta tuttora nettamente sbilanciato e particolarmente significativi si rivelano essere gli squilibri anche negli incarichi istituzionali, a tutti i livelli di governo;
tale squilibrio e sproporzione risultano ancor più gravi se si considera che l'Italia è invece in una posizione nettamente più favorevole per quanto riguarda l'accesso delle donne all'educazione, attestandosi al 49esimo posto della classifica grazie a percentuali vicine al 100 per cento per quanto riguarda l'istruzione primaria e secondaria di entrambi i sessi, mentre per l'istruzione superiore le ragazze superano addirittura di gran lunga i ragazzi con il 79 per cento contro il solo 56 per cento;
anche con riferimento ai risultati ottenuti nelle università italiane, riportati da Il Sole 24 ore, emerge che i laureati di sesso femminile sono oltre il 60 per cento del totale e che in media vantano un punteggio maggiore (106 contro 104) in un arco di tempo di studi inferiore (età media 26,8 anni contro 27,5 anni) -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza di tali dati e della grave situazione in cui l'Italia continua a versare con riferimento alla condizione della donna rispetto al mercato del lavoro;
se non ritengano necessario e urgente introdurre in materia misure specifiche e assai puntuali rispetto a quelle sperimentate nel passato, considerando che la posizione dell'Italia è addirittura peggiorata nel corso degli ultimi anni, tanto da collocare il nostro Paese all'interno di quella minoranza di coloro che, nel panorama dei Paesi del mondo, che quindi comprende al suo interno anche Paesi in via di sviluppo, anziché migliorare, come sarebbe, oltre che auspicabile, normale, hanno fatto, invece, registrare un significativo peggioramento.
(2-00883)
«Amici, Bellanova, Boccia, Bossa, Braga, Bucchino, Capano, Cardinale, Cenni, Codurelli, Concia, Coscia, D'Antona, De Micheli, De Pasquale, De Torre, Ferranti, Froner, Garavini, Gatti, Ghizzoni, Gnecchi, Lenzi, Livia Turco, Lo Moro, Madia, Marchioni, Mariani, Mastromauro, Melandri, Merloni, Miotto, Mogherini Rebesani, Mosca, Motta, Murer, Naccarato, Pedoto, Pollastrini, Rossomando, Rubinato, Samperi, Schirru, Servodio, Sereni, Siragusa, Velo, Villecco Calipari, Zampa, Zaccaria».

Iniziative ispettive in relazione alla conduzione dell'inchiesta giudiziaria Why not - 2-00872

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in data 15 ottobre 2010 il giudice per l'udienza preliminare di Catanzaro ha provveduto al deposito della motivazioni della sentenza nel procedimento denominato «Why not», nella quale è stata sancita l'estraneità, rispetto a tutti gli addebiti in origine contestati, di due ex presidenti della regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti ed Agazio Loiero, oltre che di decine tra imprenditori, politici e pubblici funzionari;
la vicenda processuale, avviata e gestita con enorme clamore mediatico dall'ex pubblico ministero De Magistris, ha determinato, attesa la qualità ed il ruolo rivestito da alcuni personaggi coinvolti, un vero e proprio «terremoto politico-giudiziario» ed è stata, in parte, occasione del violentissimo scontro tra magistrati della procura della Repubblica di Salerno ed i colleghi della procura generale di Catanzaro;
occorre ricordare che nel registro degli indagati venivano iscritti, tra gli altri, l'onorevole Romano Prodi, unitamente a numerosi deputati e senatori della Repubblica, oltre all'allora Ministro della giustizia, senatore Clemente Mastella (quest'ultimo iscritto pochi giorni dopo avere avviato l'azione disciplinare nei confronti del De Magistris);
orbene, nella motivazione della sentenza sono contenute affermazioni gravissime in ordine alla conduzione dell'inchiesta;
il giudice, nel ricostruire minuziosamente gli accadimenti investigativi, in forza di oggettivi dati di natura documentale, pone in risalto fatti di rilevante gravità concernenti la complessiva gestione dell'attività di indagine;
riferisce il giudice, infatti, di avere verificato, a parte il coinvolgimento di un sottufficiale dell'Arma dei carabinieri, maresciallo Giuseppe Chiaravalloti, nell'attività di indirizzo delle indagini unicamente volte a garantire l'impunità alla principale teste d'accusa, Caterina Merante, addirittura la falsificazione di un verbale di interrogatorio reso all'autorità giudiziaria;
si legge, infatti, alle pagine 191 e seguenti della decisione citata: «quanto appena detto è ancora più inquietante se si considera quanto si dirà in prosieguo circa le risultanze del primo interrogatorio cui la Merante veniva sottoposta, a seguito dell'avocazione delle indagini, innanzi al pubblico ministero, assistito sempre dal maresciallo Chiaravalloti per le operazioni di verbalizzazione. Nel corso di tale atto, come sotto si dirà in modo approfondito, la Merante dichiarava di confermare integralmente il contenuto delle precedenti dichiarazioni rese il 26 marzo 2007, così come già cristallizzate nel verbale in atti, verbale che a tal punto veniva (o meglio doveva essere) trasfuso senza alcuna modifica, nel corpo del nuovo atto. Ebbene dal confronto tra i due verbali, quello originario del 26 marzo 2007 e quello che doveva essere semplicemente confermato e riprodotto, emerge che quest'ultimo è stato completamente modificato, con l'aggiunta di fatti, dichiarazioni, precisazioni che spesso modificano completamente il significato delle prime dichiarazioni. Le modifiche apportate, infatti, in alcuni casi circostanziano e precisano le accuse mosse dalla Merante ad alcuni degli odierni imputati, introducendo nuovi fatti che non si rinvengono nella precedente verbalizzazione. In altri punti, invece, nel nuovo verbale trasfuso, si altera completamente il significato di alcune precedenti propalazioni che in tal modo acquistano un contenuto diametralmente opposto a quello precedente, sostanziandosi in particolare in precisi addebiti di responsabilità, in origine del tutto mancanti»;
la sentenza, dunque, ad avviso degli interpellanti, contiene gli estremi di una notizia di reato a carico del magistrato procedente all'assunzione della deposizione testimoniale della Merante e di quanti collaboravano alla redazione di tale atto;
stando alle affermazioni contenute nella parte motiva del provvedimento decisorio, sono state rinvenute prove inconfutabili di attività mistificatorie consumate da pubblici ufficiali nell'esercizio delle funzioni loro attribuite dalla legge;
ancora, sempre alla pagina 193 della sentenza si legge: «dalle conversazioni intercettate emerge come il Chiaravalloti (...) informava pedissequamente la Merante degli sviluppi delle indagini, comunicandole per telefono le notizie più rilevanti e rinviando a successivi reiterati appuntamenti (che avvenivano quasi quotidianamente anche a tarda ora od in giorni festivi) la narrazione puntuale degli avvenimenti e delle riunioni riservate a cui egli partecipava, quale investigatore di fiducia della procura generale. Egli, inoltre, non si faceva scrupolo nel rassicurare costantemente la Merante in ordine alla sua posizione di «estraneità alle indagini»;
tali affermazioni inducono gli interpellanti a ritenere fondatamente che, ai danni di una moltitudine di persone, è stata consumata una costante attività manipolatoria ed inquinante posta in essere attraverso la continua strumentalizzazione dei ruoli investigativi di quanti conducevano l'inchiesta;
emblematica dell'atteggiamento parziale del magistrato originariamente affidatario del procedimento appare la circostanza secondo la quale, pur essendo la Merante indagata in procedimento connesso e pur essendo stato acquisito agli atti dell'inchiesta il fascicolo delle indagini svolte dalla procura della Repubblica di Paola in relazione ad una serie di reati ipotizzati a carico della stessa Merante, il magistrato inquirente, a Catanzaro, proseguiva alla raccolta delle sue deposizioni testimoniali, ad avviso degli interpellanti, in aperta violazione di precise disposizioni normative. Si legge, infatti, in sentenza a pagina 194: «Al momento in cui si svolgevano le captazioni che di seguito vengono riportate, la Merante, non era soltanto la principale fonte d'accusa dell'indagine in corso le cui gravissime accuse dovevano essere rigorosamente riscontrate, ma era già iscritta nel registro degli indagati nell'ambito del procedimento penale n. 340/06 RGNR, i cui atti, già dal dicembre 2006 erano state acquisiti al procedimento Why Not»;
scrive ancora il giudice per l'udienza preliminare della sentenza a pagina 194: «quanto tutto questo sia lontano dal modello di indagini delineato dal codice di procedura penale è sin troppo chiaro e manifesto. Così come estremamente chiara e manifesta è, ad avviso di chi scrive, la necessità di valutare la rilevanza penale e disciplinare delle gravissime condotte tenute dal maresciallo Giuseppe Chiaravalloti nell'ambito dell'indagine Why Not, condotte che, senza alcuna remora, hanno letteralmente inquinato la genuinità delle investigazioni gestite per il tramite della sua persona, inducendo un dubbio insuperabile sulla genuinità di alcune importanti dichiarazioni poste a base dell'impianto accusatorio»;
è evidente che il giudicante ha formulato una serie di accuse che coinvolgono la responsabilità di magistrati ed appartenenti alla forze dell'ordine che avrebbero, in difformità dalle norme che regolano l'attività investigativa, posto in essere condotte penalmente rilevanti con l'avallo, addirittura, del legale di fiducia della stessa Merante;
risulta, infatti, dalla lettura della sentenza, a pagina 194: «il giorno 24 novembre 2007, all'indomani dell'avocazione delle indagini, Merante Caterina veniva sentita presso gli uffici del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Catanzaro dal PM, con l'assistenza, per finalità investigative, del Maresciallo Chiaravalloti Giuseppe (con la partecipazione dell'avvocato Diddi)»;
dopo l'espletamento dell'atto di cui trattasi, la Merante, preoccupata dell'andamento della sua deposizione, chiedeva lumi al Chiaravalloti in ordine al risultato conseguito. Il Chiaravalloti, come si ricava dalle intercettazioni riportate a pagina 195, rispondeva facendo intendere che il magistrato inquirente «era molto interessato e che l'interesse suo era prima di tutto la sua salvaguardia»;
testualmente riferiva il maresciallo: «(...) lui l'ho visto molto interessato, voglio dire (...) quindi visto che prendeva (...) cose, poi come hai capito l'interesse suo è prima di tutto salvaguardare te (...) quindi abbiamo anche parlato di quel discorso abbiamo riflettuto a lungo prima di fare un passo (...) hai capito? (...) cioè tu hai visto a me (...) quello, quello è il modo di lavorare che ho sempre fatto e io mi trovo a nozze in quella maniera, hai capito? (...) e devi essere preciso e poi fare i passi uno alla volta, hai capito? (...) senza andare (...) lì abbiamo fatto un gran minestrone (...)»;
a pagina 196 della sentenza viene riportato il resoconto di un ulteriore accadimento di gravissimo significato. La Merante, sottoposta ad indagini dal pubblico ministero di Paola, intendendo eludere quelle investigazioni, si rivolge al maresciallo Chiaravalloti al fine di trovare un escamotage rispetto alla comparizione già stabilita. Ebbene, quella comparizione venne elusa attraverso il compiacente intervento del maresciallo e la partecipazione, consapevole o non, del magistrato inquirente. La conversazione telefonica intercettata e trascritta in sentenza, sul punto, appare inequivoca: «allora (...) se è possibile se io venerdì venissi a testimoniare davanti al PM Bruni (...) Ok? mi fate una notifica ed io ovviamente sono impegnata con un'altra autorità giudiziaria». La risposta non si fa attendere: «va bene, va bene ok, allora facciamo così, appena è (...) lo ho la possibilità di chiamarlo, penso che non ci sono problemi appena riesce a chiamarmi io gli dico subito il fatto e ti do conferma per venerdì». Alle ore 17,45 dello stesso giorno il Chiaravalloti richiamava la Merante accordandosi con l'avvocato difensore di costei e discutendo con quest'ultimo della necessità di eliminare interferenze tra le attività investigative condotte da diverse procure. Alle ore 17,53 il Chiaravalloti comunicava alla Merante «(...) allora, tutto a posto, con le maniere un po' forzate si ottiene tutto. Sta andando il Maggiore lì dal PG e sta venendo apposta per tutta la situazione»;
le intercettazioni telefoniche disposte ed eseguite dalla procura della Repubblica di Paola hanno consentito di verificare come il Chiaravalloti soleva informare in tempo reale la testimone d'accusa di tutte le attività investigative in corso. A pagina 197 del documento de quo, viene riportato il testo di una captazione dal tenore sconcertante. Il maresciallo informava la Merante del fatto che: «stava prendendo un decreto nel quale aveva già inserito tutte le aziende ma che, per quanto riguardava i soggetti gli serviva la sua cosa in quanto, a suo giudizio, quelli già inseriti erano pochi e sicuramente c'era qualche altro che andava inserito»;
era, dunque, la Merante a segnalare all'investigatore la necessità di procedere ad effettuare perquisizioni e sequestri anche nei confronti di ulteriori soggetti non ricompresi tra quelli di cui all'elenco stilato dal carabiniere;
ancora, a quel che sembra il maresciallo Chiaravalloti, insoddisfatto dell'esame testimoniale reso da tale Simona dinanzi al procuratore generale dottor Garbati, avrebbe ripetuto l'atto, questa volta in perfetta solitudine, dopo averlo concordato con diverso pubblico ministero, secondo l'opinione degli interpellanti al fine evidente di allinearne il contenuto ai riferimenti della Merante;
i fatti rappresentati nella sentenza più volte citata consegnano un quadro a dir poco allarmante circa la complessiva condizione di illegalità che ha segnato l'attività investigativa nel procedimento «Why not»;
è bene ricordare che l'inchiesta ha avuto, negli anni, risonanza nazionale, in forza delle molteplici apparizioni del pubblico ministero dell'epoca Luigi De Magistris nel corso di «puntate dedicate» della trasmissione televisiva Annozero, condotta dal giornalista Michele Santoro, ed in virtù di una vera e propria «campagna di stampa» condotta da un gruppo di giornalisti e magistrati che ne hanno sostenuto la validità in modo aprioristico e strumentale perseguendo finalità ormai definitivamente individuate;
se non intenda assumere, alla luce di quanto riportato in premessa, immediate iniziative ispettive ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza.
(2-00872)
«Laboccetta, De Siano, Malgieri, Stracquadanio, Lorenzin, Pionati, Gioacchino Alfano, Savino, Vitali, Paniz, Moles, Di Caterina, Sbai, Lamorte, Nicolucci, Angelucci, Scelli, Lisi, Antonino Foti, Lehner, Ventucci, Polidori, Ascierto, Paolo Russo, Speciale, Dima, Porcu, Contento, Taddei, Antonione, Catanoso, Papa, Sisto, Mazzocchi, Cristaldi, Pittelli».

Iniziative di competenza del Governo nei confronti di Ferrovie dello Stato spa per assicurare un adeguato servizio nel Mezzogiorno d'Italia con particolare riferimento alle regioni Sicilia e Calabria - 2-00884 - 2-00886 - 2-00887

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
da anni Ferrovie dello Stato spa sta praticando nel territorio della regione Sicilia, in maniera inesorabile e determinata, una politica di disimpegno, di ridimensionamento e di assoluta esclusione dai piani di investimento;
tale politica ha causato nell'ultimo decennio una riduzione dei flussi dei passeggeri del 30 per cento e delle merci del 40 per cento a favore, nel caso delle merci, del trasporto stradale, andando così ad aggravare una situazione già insostenibile, anche a causa dell'inadeguatezza della rete infrastrutturale, per la sicurezza e per gli effetti sull'ambiente;
dal 2009 ad oggi i collegamenti nello Stretto di Messina, invece di migliorare, sono sensibilmente peggiorati. È, infatti, in atto un piano di dismissione operato da Rete ferroviaria italiana (Rfi) che prevede riduzioni delle tabelle d'armamento;
dal canto suo, inoltre, la divisione passeggeri nazionale/internazionale di Trenitalia ha deciso di eliminare diverse vetture dalle tratte Palermo-Roma, Siracusa-Roma, Palermo-Milano andata e ritorno, Siracusa-Milano andata e ritorno e di sopprimere dal 13 dicembre 2010 i treni a lunga percorrenza da Siracusa e Messina e viceversa da Agrigento a Roma e viceversa;
la strategia di disimpegno di Trenitalia nell'area dello Stretto prevede in pratica il taglio delle cosiddette «antenne», quei treni che partono da Palermo e Siracusa per poi unirsi a Messina e dirigersi verso il Centro-Nord del Paese, e che, nelle previsioni del nuovo piano, verranno sostituite da pullman fino a Messina, con una riduzione pratica di vagoni e posti viaggiatori che raggiunge il 50 per cento dell'offerta di servizio;
tali direttive di Trenitalia, formulate unilateralmente e non concordate con le parti sociali e le istituzioni locali, hanno determinato ad oggi una palese violazione degli standard minimi qualitativi del servizio di trasporto ferroviario;
l'area geografica dello Stretto di Messina costituisce un sistema conurbato ove operano costantemente lavoratori, professionisti e studenti universitari ed ove si registra un fenomeno di pendolarismo che raggiunge una media di quasi 10.000 viaggi di andata e ritorno al giorno;
la suddetta politica di disimpegno, tra l'altro, ha avuto un ulteriore effetto negativo in Sicilia nel settore occupazionale, soprattutto nella provincia messinese, ove si è assistito ad una riduzione del 75 per cento delle maestranze, alla quale va aggiunta la percentuale occupata nelle officine meccaniche che si occupano della manutenzione;
tale notevole riduzione dell'offerta commerciale comporta l"inevitabile disaffezione della clientela siciliana, che, costretta fra inefficienze e disservizi a scegliere altri mezzi di trasporto, vede mortificato il suo diritto alla continuità territoriale, diritto che si colloca nell'ambito della garanzia dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini, ai quali deve essere consentito di spostarsi nel territorio nazionale con pari opportunità;
ogni Stato deve garantire a tutti i cittadini il diritto alla mobilità indipendentemente dalla loro dislocazione geografica e, quindi, in particolare di fronte allo svantaggio del"insularità, dotarli di un efficiente sistema dei trasporti;
martedì 27 ottobre 2009, rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo il Governo dichiarava testualmente che: «(...) alla dismissione della nave Sibari (la quale sarà venduta portando a quattro il numero delle navi disponibili) corrisponde il rinnovo della nave Logudorue, e che il Governo sta operando per lo sviluppo del Meridione, e della Sicilia in particolare, poiché è primario interesse di tutti consentire, attraverso adeguati interventi infrastrutturali e adeguate misure in materia trasportistica, lo sviluppo socioeconomico di questa regione»;
la Sicilia, che deve essere considerata, a tutti gli effetti, un'area strategica in termini trasportistici, al contrario, da anni subisce una politica di disimpegno da parte del vertici del gruppo Ferrovie dello Stato spa, che ne sta compromettendo le potenzialità di sviluppo territoriale, relegandola ai margini del sistema Paese -:
se sia a conoscenza di quali siano le ragioni della politica di disimpegno di Ferrovie dello Stato spa nella Sicilia, ancora una volta privata di servizi indispensabili, che rischia di aggravare ancora di più il divario esistente tra il Nord ed il Sud del Paese;
se il Governo, nel suo ruolo di azionista unico del gruppo Ferrovie dello Stato spa e di decisore strategico, non ritenga opportuno intervenire in modo risolutivo sul vertici di Trenitalia per assicurare ai passeggeri che dalla Sicilia si dirigono verso il resto del Paese il diritto ad una mobilità efficiente e sicura e quali iniziative intenda intraprendere al fine di eliminare la misura che sopprime i convogli a lunga percorrenza;
se non ritenga necessario adottare, nell'ambito dell'attuazione della perequazione infrastrutturale, una seria politica di investimenti infrastrutturali che accrescano il diritto alla mobilità territoriale, soprattutto, nelle aree più svantaggiate del Paese.
(2-00884)
«Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Misiti, Brugger».

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, che fanno riferimento ad uno studio della Fit Cisl della Sicilia, Trenitalia sta operando un vero e proprio smantellamento del servizio ferroviario nella regione Sicilia, con gravi conseguenze sul sistema dei trasporti nazionali e sulle reti;
dai 56 treni a lunga percorrenza che attraversavano l'Italia nel 2005 si passerebbe, secondo i programmi aziendali ed in mancanza di un intervento del Governo, a 14 treni dall'entrata in vigore dell'orario invernale previsto a dicembre 2010;
la situazione delle ferrovie in Sicilia, inoltre, si è aggravata a partire dal 1o ottobre 2010, con il taglio di oltre 500 posti/passeggero sugli stessi convogli, e sulla stessa pesano anche le ulteriori soppressioni, in vigore dal 13 dicembre 2010, delle tratte Agrigento-Roma e Siracusa-Roma;
in tale situazione, i passeggeri provenienti da Agrigento e Siracusa dovranno servirsi di autobus fino a Messina e solo da lì potranno prendere il treno; saranno, poi, soltanto due i convogli che resteranno in servizio con destinazione Venezia, Milano e Torino;
in questo modo si è passati da 81 carrozze alle attuali 66, da 4.004 posti/passeggero a 2.760 in tutto, quasi la metà;
questa scelta di Trenitalia si concretizzerebbe il 13 dicembre 2010 e diventerebbe il «regalo di Natale» dell'azienda di Stato ai cittadini della Sicilia;
a tale preoccupante situazione, stante le riduzioni operate sulle navi traghetto passate da sei a due, con conseguente riduzione del numero delle carrozze che hanno attraversato lo Stretto nel triennio 2006-2009, ridottesi di ben 5.445 unità, va aggiunta quella del traghettamento;
a tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni del sindacato sul fronte occupazionale: nell'arco di sette anni, infatti, secondo i dati resi noti dallo stesso sindacato, «da 142 macchinisti si è passati a 64, da 115 capitreno a 63 e da 257 operatori della manutenzione agli attuali 151, senza tener conto della perdita dei posti di lavoro dell'indotto ferroviario»;
tale situazione, già di estrema gravità, peggiorerà con la soppressione, dal mese di dicembre 2010, dei treni a lunga percorrenza in partenza e arrivo da Siracusa e da Agrigento; in più esiste il rischio concreto che i passeggeri in futuro siano costretti a traghettare a piedi per poi prendere un altro treno una volta giunti in continente e viceversa, con enormi disagi e consistenti allungamenti dei tempi di percorrenza;
il sindacato Cisl, in merito a ciò, si è fatto portavoce di una pubblica denuncia per condannare lo smantellamento che si sta attuando nella rete ferroviaria siciliana, senza tener conto delle esigenze dei passeggeri siciliani e degli utenti che intendono raggiungere la Sicilia attraverso il mezzo ferroviario;
lo smantellamento sta avvenendo nella totale indifferenza degli enti locali, con particolare riferimento alla Regione siciliana;
ad avviso degli interpellanti, le scelte di Trenitalia rischiano di «ghettizzare» il trasporto ferroviario in Sicilia, isolando la regione dal resto del Paese e colpendo in maniera grave i passeggeri e i livelli occupazionali, oltre alla stessa qualità, già precaria, del servizio reso -:
se e quali iniziative si intendano assumere nei confronti di Trenitalia affinché sia rivista adeguatamente la politica di disimpegno dell'azienda pubblica verso la Sicilia;
se e quali siano state le valutazioni in merito al piano di Trenitalia che penalizza pesantemente il sistema dei trasporti ferroviari del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare;
quali iniziative urgenti si intendano assumere per evitare scelte così dannose;
se non si ritenga, al contrario, che occorrerebbe intraprendere ogni iniziativa per arrivare ad un accordo di programma sulle infrastrutture che parta con il confronto fra le parti (Trenitalia, Rete ferroviaria italiana, istituzioni nazionali e regionali e parti sociali) e se non si ritenga, di conseguenza, di attivarsi per aprire tale tavolo di confronto;
se non si ritenga necessaria la realizzazione di un programma decennale di investimenti strategici infrastrutturali, con tempi certi di realizzazione e la garanzia dei treni a lunga percorrenza in una logica di continuità territoriale;
se non si ritenga, in questo quadro, che sia necessario il rilancio del traghettamento sullo Stretto di Messina, assieme ad una politica di sviluppo per il traffico merci e una seria politica di rinnovo del materiale rotabile, affiancando questo con un programma di interventi mirati alla realizzazione di un ammodernamento della rete dei trasporti in Sicilia, al fine di integrare le ferrovie con il trasporto gommato.
(2-00886)
«Ruvolo, Belcastro, Drago, Gaglione, Iannaccone, Mannino, Milo, Pisacane, Porfidia, Romano, Sardelli, Brugger».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni alcuni articoli di stampa seguiti da denunce di alcuni rappresentanti sindacali del settore del trasporto ferroviario hanno riportato la notizia dell'intenzione da parte di Trenitalia spa e Rete ferroviaria italiana di operare nel prossimo futuro una nuova riduzione e soppressione di convogli nelle tratte per il Sud, con un conseguente assemblaggio di altre vetture;
a subire le conseguenze maggiori sarà la regione Calabria, già interessata recentemente da altri provvedimenti di ridimensionamento dell'operatività delle corse considerate improduttive, che riceverebbe un ulteriore taglio, che porterebbe a più di 20 il numero dei treni soppressi in un anno;
le nuove soppressioni riguarderebbero i treni che servono la costa jonica e quelli sulla direttrice principale verso la capitale, che ridurrebbero soltanto a tre o quattro i treni a lunga o media percorrenza;
l'effetto immediato sarà quello della sostituzione dei materiali con altri più obsoleti e un'ulteriore diminuzione dei posti offerti, a cui conseguirebbe l'aumento dei tempi di percorrenza che graverebbero ancora una volta sui cittadini calabresi e di tutto il Meridione, che già subiscono una condizione di disparità in termini di qualità del servizio ferroviario offerto rispetto ai cittadini del Nord;
da quanto sopra descritto si verificherebbe, inoltre, un drammatico aumento dei prezzi e di riduzione del personale operante che minerebbe ancor di più il già debole sviluppo economico-occupazionale di un parte del territorio del nostro Paese, il Mezzogiorno, che fa i conti con un elevatissimo tasso di disoccupazione;
il tutto, se collegato alla mancata esecuzione dei programmi di sviluppo promessi da Rete ferroviaria italiana per il porto di Gioia Tauro, rende di fatto palese la scelta inaccettabile di abbandonare il Sud del Paese e la regione Calabria in particolare da parte di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana e di smantellare ogni ipotesi di sviluppo promessa dal Governo di un territorio costretto in realtà alla marginalizzazione -:
se corrispondano al vero le notizie denunciate di un imminente ridimensionamento del servizio di trasporto ferroviario nel Mezzogiorno e in Calabria in particolare;
se non intenda farsi promotore della convocazione di un tavolo concertativo tra Ministero, governi regionali, responsabili di Trenitalia e organizzazioni sindacali per mettere in atto strategie di rilancio del settore ferroviario nel Meridione del Paese.
(2-00887) «Tassone, Galletti».

Iniziative per garantire la percorribilità della strada statale n. 21 «Colle della Maddalena» nel periodo invernale - 2-00885

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il 18 ottobre 2010 lungo la strada statale n. 21 «Colle della Maddalena», nel tratto compreso tra il comune di Argentera (provincia di Cuneo) e il confine di Stato, si sono verificate delle situazioni di criticità causate da precipitazioni nevose;
l'Anas non avrebbe effettuato tempestivamente né lo sgombero neve, né l'insalamento del tratto interessato;
per la presenza di ghiaccio, infatti, al chilometro 57+300 un mezzo pesante ha ostruito completamente la carreggiata, in quanto il rimorchio e la motrice si sono fermati contro il muro di contenimento, causando il blocco della circolazione;
la strada statale n. 21 risulta priva del parco macchine per lo sgombero neve e l'insalamento e, con il sopraggiungere della stagione invernale, tale mancanza rischia di mettere a repentaglio l'incolumità pubblica, non garantendo il transito di eventuali mezzi di soccorso qualora dovessero ripresentarsi analoghe situazioni di criticità;
risulta quanto mai necessario promuovere adeguate iniziative al fine di ottenere dall'Anas un preciso e puntuale programma di interventi, con le appropriate risorse finanziarie, che assicuri in modo tempestivo ed efficace lo sgombero neve nella prossima stagione invernale su questa fondamentale arteria stradale, vitale per l'economia della provincia di Cuneo -:
se l'Anas abbia assunto iniziative per evitare, in presenza di nuove precipitazioni nevose, le situazioni di criticità già verificatesi nell'occasione citata in premessa;
se il Ministro interpellato non ritenga necessario promuovere un incontro tra l'Anas, la regione Piemonte, gli enti locali e le associazioni economiche interessate per discutere e definire un concreto ed effettivo programma di interventi sulla strada statale n. 21, come indicato in premessa, per far fronte alle difficoltà che potrebbero nuovamente presentarsi, data la grande e strategica importanza che tale collegamento rappresenta.
(2-00885)
«Delfino, Galletti, Mereu, Compagnon».

Iniziative relative alla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico, con particolare riguardo all'attività volta al sostegno dello sviluppo imprenditoriale - 2-00870

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
la direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico è una struttura con competenze e funzioni operative e di programmazione, finalizzate alla gestione degli interventi agevolativi a favore delle imprese;
l'attività della direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali si sostanzia, secondo il sito istituzionale del Ministero, nella concessione ed erogazione di agevolazioni finanziarie alle imprese, al fine di perseguire importanti obiettivi di politica industriale: dal sostegno alle attività di ricerca e sviluppo e dell'innovazione tecnologica agli interventi per le situazioni di crisi industriale, dalle agevolazioni per le aree meno sviluppate al sostegno per l'accesso al credito per le piccole e medie imprese;
da tempo le imprese del nostro Paese, soprattutto le piccole e medie ubicate nel Mezzogiorno, lamentano il disimpegno del Governo in tema di incentivi allo sviluppo che brucia potenzialità di lavoro per i tanti giovani disoccupati in un contesto di sviluppo dell'economia e dei redditi sempre più debole;
nel corso dell'ultimo anno è ulteriormente aumentato il ritardo nell'attuazione degli interventi, derivante dall'incapacità di programmazione delle risorse comunitarie da parte della direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali, nella sua veste di organismo intermedio del programma operativo nazionale (PON) ricerca e competitività e del piano operativo interregionale (POI) energia 2007-2013;
la bassa percentuale di risorse impegnate (45 per cento) ed erogate (15 per cento) fino a luglio 2010 sul PON 2007-2013 comporta il crescente rischio di perdita di risorse;
il regolamento (CE) n. 539/2010 del 16 giugno 2010, ha modificato le regole del disimpegno automatico in senso favorevole agli Stati membri ed ha così impedito che l'inefficienza della direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali si trasformasse, per il momento, nell'effettiva perdita di risorse;
risultano, infatti, contabilizzati impegni per poco più di 600 milioni di euro ed erogate risorse per meno di 400 milioni di euro, mentre il programma prevedeva per le annualità 2007-2010 impegni pari a 1.650 milioni di euro e una spesa di oltre 800 milioni di euro, salvo quanto riferibile all'utilizzo di risorse per il fondo di garanzia, strumento peraltro fermo alla sola ricezione delle proposte e privo di idonee modalità di funzionamento;
complessivamente, in assenza della modifica in senso estensivo delle norme specifiche da parte di Bruxelles, la direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali avrebbe fatto perdere al sistema imprenditoriale italiano oltre 460 milioni di euro di finanziamenti, rischio tutt'ora attuale per la scarsa coerenza di parte degli interventi rendicontati e per alcune irregolarità procedurali rilevate dalla Commissione europea, che mettono in forse la possibilità che l'Unione europea accetti una quota rilevante della spesa certificata dalla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali;
il rischio aumenta se si tiene conto che l'avanzamento dei programmi si basa sul ricorso a progetti provenienti dalla programmazione 2000-2006;
quanto all'attivazione del fondo di garanzia, al quale sono stati versati circa 200 milioni di euro, il rischio è solo procrastinato, visto che il bando per l'affidamento della gestione del fondo di garanzia è stato pubblicato solo in questi giorni, con quello che, secondo gli interpellanti, è un colpevole ritardo che rischia di compromettere l'operatività dello strumento e dimostra, sempre ad avviso degli interpellanti, come i versamenti al fondo siano di fatto dei meri escamotage per evitare il disimpegno dei fondi, anziché per dare concreto aiuto al sistema imprenditoriale;
ulteriori e più pesanti rischi di perdita delle risorse riguardano la programmazione dell'annualità 2011, per la quale le autorità competenti hanno già espresso le loro preoccupazioni nei confronti della direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali;
lo stesso problema si pone per il POI energia, per il quale l'unico impegno fino ad oggi registrato dalla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali è sempre quello del giro contabile al fondo di garanzia di meno di 100 milioni di euro, appena sufficiente ad evitare il disimpegno automatico, nonostante la modifica delle regole comunitarie;
anche se gli impegni delle risorse finanziarie sono comunque cresciuti nell'ultimo mese per effetto di 3 dei 5 bandi della «nuova 488», usciti con pesante ritardo e senza tenere in considerazione importanti settori dell'economia del Paese, va sottolineato come anche quest'ultimo strumento, date le dimensioni stesse dei finanziamenti conseguenti ai limiti di stanziamento fissati dai relativi decreti, contribuisce ad abbassare ulteriormente la qualità della spesa e ad aumentare i rischi connessi alla certificazione a beneficio dell'Unione europea;
appare evidente che i decreti pubblicati si configurano come meri strumenti per tentare di ovviare ai rischi di disimpegno automatico;
inoltre, il criterio di selezione delle iniziative da finanziare è riconducibile sostanzialmente all'ordine cronologico di presentazione delle domande, mentre l'esame di merito delle domande prevede tempi più lunghi rispetto al passato ed il ricorso, in aggiunta all'attività di Invitalia, ad esperti esterni di nomina ministeriale, comporta, a giudizio degli interpellanti, una scarsa garanzia di trasparenza ed equità;
ove non fosse stato necessario rincorrere i ritardi fin qui accumulati sulla spesa comunitaria, a discapito della qualità della stessa, sarebbe stato necessario acquisire prima di tutto i risultati del bando e, successivamente, valutata la qualità delle proposte presentate, definire una graduatoria ed il relativo fabbisogno finanziario, senza aprire una sorta di lotteria su aspetti così importanti di politica industriale;
altrettanto grave appare il rischio di definanziamento delle cosiddette «risorse liberate» rivenienti dalla programmazione 2000-2006 (1,3 miliardi di euro circa) che, ad oggi, non risultano essere impegnate con validi e coerenti atti amministrativi, se non per un importo pari a circa un terzo della disponibilità totale, e che, viceversa, devono essere interamente impegnate entro il 31 dicembre 2010 -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per affrontare la grave situazione venutasi a creare alla direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali del Ministero dello sviluppo economico, in particolare riguardo all'attività volta al sostegno dello sviluppo imprenditoriale, ed, in particolare, quali iniziative intendano assumere:
a) per evitare il rischio reale che possano essere perse le risorse del PON ricerca e competitività e del POI energia 2007-2013;
b) per ridare operatività ed efficienza al fondo di garanzia;
c) per rivedere i criteri con i quali sono state impegnate le risorse finanziarie relative ai bandi della «nuova 488», riguardo all'esclusione di importanti settori dell'economia del Paese, alle dimensioni stesse dei finanziamenti conseguenti ai limiti di stanziamento fissati dai relativi decreti e ai metodi di selezione delle iniziative da finanziare;
d) per prevenire i rischi di definanziamento delle «risorse liberate» programmazione 2000-2006.
(2-00870) «Vico, Lulli, Ventura».