XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 23 novembre 2010

TESTO AGGIORNATO AL 13 DICEMBRE 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
il 20 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento;
tale risoluzione introduce misure intese a favorire la conciliazione tra vita professionale e vita familiare, affermando che «il congedo di maternità, il congedo di paternità e il congedo parentale sono complementari e, se abbinati, possono favorire un migliore equilibrio tra la vita professionale e quella familiare»;
nella risoluzione del Consiglio dei ministri del lavoro e delle politiche sociali dell'Unione europea del 29 giugno 2000, concernente la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini all'attività professionale e alla vita familiare, gli Stati membri sono stati incoraggiati a valutare la possibilità di riconoscere ai lavoratori di sesso maschile, nell'ambito dei rispettivi ordinamenti giuridici, un diritto individuale e non trasferibile al congedo di paternità, senza che essi perdano i propri diritti inerenti al lavoro;
nella risoluzione legislativa del Parlamento europeo già citata si afferma che: «per aiutare i lavoratori a conciliare la loro vita professionale e familiare e conseguire un'autentica parità di genere, è essenziale che gli uomini abbiano diritto a un congedo di paternità retribuito, concesso secondo modalità equivalenti a quelle del congedo di maternità - tranne per quanto riguarda la durata - di modo che possano essere progressivamente create le condizioni necessarie. Detto diritto dovrebbe essere riconosciuto anche alle coppie non sposate. Gli Stati membri sono incoraggiati a valutare la possibilità di riconoscere ai lavoratori di sesso maschile, nell'ambito dei rispettivi ordinamenti giuridici, un diritto individuale e non trasferibile al congedo di paternità, senza che essi perdano i propri diritti inerenti al lavoro»,


impegna il Governo:


a sollecitare, in sede europea, una rapida e definitiva adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 92/85/CEE del Consiglio, recependo le indicazioni e le proposte avanzate dal Parlamento europeo sulla conciliazione tra vita professionale e vita familiare, con particolare riferimento ai congedi di paternità;
a porre in essere al più presto le iniziative necessarie - anche prima della conclusione dell'iter di approvazione definitivo della proposta di direttiva europea già citata - per introdurre nell'ordinamento italiano l'istituto del congedo di paternità retribuito al 100 per cento e non trasferibile, concesso secondo modalità equivalenti a quelle del congedo di maternità - tranne per quanto riguarda la durata -, di cui usufruire obbligatoriamente durante il congedo di maternità per un periodo continuativo di almeno due settimane dopo il parto della moglie o del partner del lavoratore, al fine di promuovere la partecipazione paritaria di entrambi i genitori all'esercizio dei diritti e delle responsabilità familiari, così come esplicitamente già richiesto della risoluzione del Consiglio dei ministri del lavoro e delle politiche sociali dell'Unione europea del 29 giugno 2000.
(1-00506)
«Mogherini Rebesani, Formichella, Pini, Moroni, Rao, Di Stanislao, Gozi, Sarubbi, De Biasi, Garofani, Braga, Bucchino, Cavallaro, Cenni, Codurelli, Coscia, Esposito, Farinone, Fiano, Ferrari, Froner, Gnecchi, Giovanelli, Losacco, Lucà, Marchi, Mariani, Mattesini, Mecacci, Melandri, Mosca, Motta, Murer, Peluffo, Pistelli, Rosato, Rubinato, Siragusa, Trappolino, Livia Turco, Zampa, Sereni, Castagnetti».

La Camera,
premesso che:
costituiscono pilastri indefettibili della finanza pubblica del Paese, alla luce dell'articolo 53 della Costituzione, il principio di razionalità ed equità nell'imposizione dei tributi, il dovere del pagamento delle imposte in attuazione dei doveri di solidarietà e dei diritti di partecipazione alla vita dello Stato, il rigore degli uffici pubblici nell'accertamento di quanto da ciascuno dovuto secondo le disposizioni di legge, il dovere di impedire l'evasione fiscale, il dovere morale di recuperare integralmente quanto evaso, il dovere di costruire la finanza pubblica come strumento di crescita economica e sociale. L'esame del sistema impositivo italiano e del suo funzionamento mostra che esso è profondamente ingiusto:
a) sfugge all'imposizione il 25 per cento della ricchezza prodotta e, quindi, nell'arco di quattro anni un intero prodotto interno lordo resta sconosciuto all'erario;
b) le imposte sulle imprese assorbono quasi il 70 per cento del profitto, con un livello stimato del 50 per cento superiore alla media europea;
c) gli adempimenti burocratici impegnano in media 24 giorni l'anno l'attività delle imprese;
d) c'è un prelievo di ben 110 euro sui redditi da lavoro fino a 1.000 euro al mese, che possono essere considerati una soglia di povertà;
e) si registra una pressione fiscale in aumento ed oggi di almeno tre punti superiore a quella della media europea;
f) stante l'ampia area di evasione, essa grava anzitutto su quanti pagano le imposte e, in particolare, sul lavoro dipendente e distorce persino gli interventi assistenziali nelle loro modeste, diverse previsioni odierne;
g) ignora la famiglia e le sue povertà;
h) non supporta l'elaborazione di un modello sociale nuovo che regga alla sfida della globalizzazione;
i) non indirizza lo sviluppo;
l) non tutela l'ambiente lungo le linee dell'energia pulita;
m) non premia;
nonostante gli annunciati impegni del Governo, i provvedimenti finora adottati hanno, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, manifestato carattere di episodicità ed assenza di un complessivo disegno volto a favorire il rapporto di fiducia fisco-cittadini, risentendo della caduta del rapporto fiduciario dei cittadini con lo Stato per come la maggioranza lo ha coltivato in questi due anni di legislatura; né è stato disegnato un percorso per l'eliminazione delle diseguaglianze economiche e sociali che il sistema determina; risulta assente ogni organicità di interventi per la semplificazione dell'impianto impositivo finalizzata all'agevolazione degli adempimenti, che avrebbe costituito, se non altro, un piccolo primo segnale di efficienza;
la pur migliorata attività di accertamento delle imposte evase (che il direttore dell'Agenzia delle entrate, peraltro, considera «all'inizio di un percorso lungo e tortuoso») è, anche in rapporto a quelle effettivamente recuperate, ancora molto lontana da livelli che possano far considerare fuori dell'area di una patologia gravissima la distanza tra i redditi che vengono portati in superficie e quelli tuttora sommersi;
pur valutando la diminuzione dei fatturati per la crisi economica e finanziaria in atto e la correlata contrazione dell'iva, la quale per il 70 per cento grava sui consumi delle famiglie, la riduzione di questi non è sufficiente a rendere comprensibile il più alto calo del gettito dell'imposta, con la conseguenza inevitabile di dover concludere che l'evasione fiscale continua ad aumentare;

gli studi di settore, inoltre, si sono rivelati insufficienti, se non limitativi e dannosi, risolvendosi spesso in incentivo a non fatturare; una sorta di accordo sbrigativo tra amministrazione e contribuente, in base al quale quest'ultimo è chiamato ad impegnarsi a pagare non il giusto ma un minimo plausibile, con il rischio di favorire di fatto la tendenza ad evadere quanto supera tale minimo;
d'altro canto le dichiarazioni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo caratterizzate da ridotto senso di responsabilità, di autorevoli esponenti della maggioranza e, in particolare, quelle ripetute del Capo del Governo hanno consolidato una situazione di incultura fiscale, ma soprattutto civile, con tendenza alla giustificazione di chi non assolve ai doveri tributari e indiretta, ma reale e pesante, condanna di chi invece adempie; concezione che ha una conferma corale nel provvedimento dello scudo fiscale, vistosamente sostenuto dalla maggioranza senza nessuna condanna per gli autori della sottrazione finanziaria alla solidarietà nazionale;
si consolida, in tal modo, anche un mercato falsato, in cui trova spazio la concorrenza sleale tra le imprese virtuose e le imprese devianti e che non rispettano le leggi;
a fronte di una situazione così grave ed ingiusta, è indispensabile una vera e propria rivoluzione fiscale che aggredisca le aree di evasione e di elusione e introduca il principio del contrasto di interessi tra i contribuenti;
questo, peraltro, va inteso come accordo tra i cittadini, un rinnovato patto sociale per consentire alla comunità di cui essi sono parte e fondamento di assolvere agli obblighi che lo stare insieme delega allo Stato, alle regioni, alle province, ai comuni e alle città metropolitane per promuovere ed attuare condizioni di civile convivenza;
un accordo per il quale chi assolve ad un obbligo tributario quando compra e paga un prodotto ed un servizio possa poi detrarre, in tutto o in parte, l'onere in condizione di parità con i suoi danti ed aventi causa, i concittadini con i quali ha concluso il patto di comunità;
un sistema questo che evita anche la concorrenza falsata dai comportamenti di chi richiede prezzi ed applica tariffe differenziate a seconda che ci si assoggetti alla norma fiscale, spezzando così il cerchio collusivo che mette d'accordo il prestatore di un servizio o fornitore di un bene con l'utilizzatore, in danno della regolarità anzitutto economica, ma anche sociale della civile convivenza per le indubbie posizioni di dominanza che si manifestano;
questa impostazione deve inscriversi in un percorso civico di rispetto della dignità dei cittadini e delle istituzioni, evitando tentazioni di abbreviare i percorsi virtuosi attraverso il ricorso all'impostazione poliziesca dei controlli, la cui efficacia, peraltro, nel nostro Paese è tutta da provare, risultando piuttosto prevalente la tentazione di proteggere l'evasore che non quella di smascherarlo e punirlo;
un tale patto tra i cittadini coinvolge naturalmente lo Stato e gli enti di rappresentanza comunitaria locale interessati a curarne la traduzione normativa e l'osservanza, nel rispetto dei principi costituzionali in materia di autonomie locali, di solidarietà e sussidiarietà;
il federalismo si pone in questo quadro come una grande opportunità di responsabilizzazione delle comunità e delle istituzioni locali nel confronto leale e costruttivo, senza cioè rimandi reciproci negli adempimenti e nelle iniziative, a condizione, però, che esso sia impostato sulla scrupolosa definizione dei compiti rispettivi basati sull'esatta conoscenza di tutti gli elementi informativi sui rapporti finanziari tra Stato, regioni ed enti locali, che, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, non erano completi ed organici quando il Parlamento è stato chiamato ad approvare ad inizio 2010 la legge delega;

una scelta legislativa che si è rivelata carica di contraddizioni e foriera di un assetto istituzionale ispirato a compromessi a tutti i livelli, piuttosto che ad un necessario disegno organico, tanto più necessario, in quanto in questa materia sono scarse le indicazioni della Carta costituzionale;
ciò sia con riferimento ai trasferimenti statali, sia alla definizione dell'autonomia impositiva degli enti locali ancorata alla totalizzante affermazione del principio di pretesa territorialità delle imposte;
sul lato della spesa, cui le entrate si correlano, è stato attribuito un potere «taumaturgico» alla determinazione dei costi standard, la cui quantificazione è oggettivamente difficile e causa di contestazione e divaricazioni;
l'impianto che se ne ricava è quello di una moltiplicazione dei livelli impositivi con la frammentazione delle basi imponibili e dei centri di prelievo, nonché con la mancata individuazione chiara ed organica dei meccanismi di partecipazione al contrasto dell'evasione;
rimane, perciò, il dubbio che le scelte fatte non raggiungano l'obiettivo del ritorno, anche a livello locale, del senso di responsabilità della gestione della finanza pubblica, che deve rappresentare un unicum organico sorretto dai principi di uguaglianza, solidarietà e sussidiarietà indicati nella Costituzione;
tutto questo, infatti, deve essere inserito nella sinergia tra Stato, regioni ed enti locali per costruire con il fisco una struttura orientata al rinnovato patto fiscale tra amministrazione pubblica e cittadini;
in questo quadro di ricostruita fiducia reciproca tra lo Stato e i suoi cittadini possono proporsi, anzi, debbono in qualche caso precedere la rivoluzione fiscale, alcuni interventi già maturi, come un regime di tracciabilità dei pagamenti, un riordinato sistema delle agevolazioni fiscali e alcune mirate riduzioni delle aliquote iva, soprattutto per ciò che riguarda le spese della famiglia e la sterilizzazione degli effetti del fiscal drag;
la Costituzione, come noto, obbliga ad indicare nella legge i mezzi per far fronte a nuove e maggiori spese. È il momento di chiedere al Governo di dimostrare, ogni volta, nella relazione tecnica che accompagna i provvedimenti di spesa, l'efficienza, nell'interesse pubblico generale, di ogni singolo euro richiesto al contribuente, mettendo a fronte l'effetto del mantenimento di quel singolo euro nelle tasche del medesimo contribuente e della sua utilizzazione secondo scelte di spesa e/o di investimento liberamente assunte;
nel patto originario che lega i cittadini allo Stato, i bisogni dei cittadini restano prioritari rispetto a quelli dello Stato medesimo,


impegna il Governo:


a presentare in Parlamento, entro il primo trimestre dell'anno 2011, per avviare un dibattito tra le forze politiche chiaro e responsabile, una relazione che illustri, tenuto conto dei vincoli di finanza pubblica, l'inquadramento di un sistema fiscale articolato sulle seguenti linee strategiche:
a) abbattimento del 10 per cento medio del carico fiscale sulla famiglia;
b) abbattimento del differenziale impositivo a carico dell'impresa in rapporto a quello medio nell'area dell'Unione europea;
c) revisione in aumento, compatibile con il quadro europeo, della tassazione dei redditi da capitale, con esclusione dei titoli pubblici detenuti dalle famiglie per importo fino a 100.000 euro;
d) introduzione di modalità e misure di detrazioni fiscali a fronte di pagamenti per beni e servizi;
e) esenzioni sulle quote di profitto reinvestite nell'attività che lo ha generato,

limitatamente ai settori della ricerca, dello sviluppo e della cultura, dei beni e delle attività culturali;
f) riduzione al 19 per cento dell'aliquota irpef sul primo scaglione di reddito;
g) revisione selettiva delle aliquote dell'iva, coerente con politiche di solidarietà per la famiglia, politiche di sviluppo per l'ambiente, politiche di rafforzamento dell'educazione e della formazione dei giovani, politiche della ricerca;
h) piano di abbattimento dell'irap sul costo del lavoro;
i) elaborazione di modalità di definizione delle imposte dovute che risultino a costo zero per i contribuenti, nel quadro della riorganizzazione degli uffici finanziari;
l) elaborazione di misure per la tracciabilità dei pagamenti superiori ai 1.000 euro;
m) elaborazione di un quadro riassuntivo degli effetti sulla spesa pubblica di una riforma fiscale secondo le linee sopra tracciate, che contenga una simulazione dell'efficienza, a vantaggio dei cittadini, di un euro di spesa pubblica a fronte di un euro reso disponibile al cittadino come singolo e nelle formazioni sociali contemplate dall'ordinamento;
n) piano organico di lotta all'evasione fiscale con indicazione di competenze, strumenti e mezzi, con il coinvolgimento e l'incentivazione degli enti locali nell'attività di accertamento, come presupposto e impegno a non fare ricorso a provvedimenti, comunque denominati o mascherati, di condono.
(1-00507)
«Tabacci, Calgaro, Lanzillotta, Mosella, Pisicchio, Vernetti, Brugger».

TESTO AGGIORNATO AL 26 GENNAIO 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

LOLLI e FARINA COSCIONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in Abruzzo, ed in particolare nella città dell'Aquila, opera una società denominata Abruzzo Engineering posseduta in quota maggioritaria dalla regione Abruzzo in partenariato con la provincia dell'Aquila e Selex, società del gruppo Finmeccanica, gruppo interamente posseduto dal Ministero dell'economia e delle finanze;
questa società ha svolto funzioni essenziali nello sviluppo della banda larga, nell'eliminazione del digital divide sul territorio abruzzese e nel processo di ricostruzione post sisma, anche perché in possesso di competenze specifiche molto elevate;
in questa società lavorano 200 persone di tutta la regione e in grande maggioranza dell'Aquila, città già colpita dal sisma e dalla conseguente perdita di posti di lavoro;
il presidente della regione Abruzzo, Giovanni Chiodi, ha approvato in data 16 novembre 2009 il piano industriale di Abruzzo Engineering, il quale si basava sul presupposto che si trattasse di una società in house nei confronti della quale la regione poteva procedere con affidamenti diretti;
il presidente Chiodi ha attribuito affidamenti diretti della regione ad Abruzzo Engineering fino al febbraio 2010;
secondo notizie stampa, il presidente Chiodi avrebbe, in seguito, dichiarato (e smentito successivamente) di non poter più procedere perché il PM che conduce le indagini su tali vicende avrebbe rappresentato al presidente rischi qualora questi avesse affidato lavori alla citata società;

da parte del presidente Chiodi non è stato individuato nessun percorso alternativo per la salvezza della società e dei suoi 200 lavoratori -:
quali sia la natura giuridica della società Abruzzo Engineering, ossia se essa possa essere ritenuta una società in house della regione Abruzzo ed essere pertanto destinataria di affidamenti diretti, tenendo conto, anche, dei pareri più volte pronunciati dall'avvocatura della regione stessa;
se si intenda sollecitare, al più presto, un piano di salvezza dell'azienda.
(3-01340)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO, GOTTARDO e CARLUCCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con lettera del 17 novembre 2010, il presidente della regione Friuli-Venezia Giulia ha chiesto un autorevole intervento al fine di poter destinare, nell'ordinanza di protezione civile recante «interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti agli eccezionali eventi alluvionali che hanno colpito il territorio della regione Veneto nei giorni dal 31 ottobre al 2 novembre 2010», risorse anche in ordine all'evento alluvionale verificatosi in detta regione;
la stima degli oneri complessivi conseguenti all'evento alluvionale dell'11 novembre 2010 ammonta a oltre euro 136.000.000;
è opinione degli interroganti che, allo scopo di far fronte all'emergenza, vadano individuate ulteriori riduzioni di spesa ovvero nuove iniziative come, ad esempio, nel campo del gioco lecito, dirette a reperire le necessarie risorse -:
quali iniziative intenda assumere per venire incontro alle esigenze manifestate dal presidente della regione Friuli-Venezia Giulia.
(4-09653)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante disposizioni in materia di «Norme in materia ambientale», all'articolo 183, comma 1, lettera f), definisce la raccolta differenziata come «la raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee compresa la frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclo ed al recupero di materia. La frazione organica umida è raccolta separatamente o con contenitori a svuotamento riutilizzabili o con sacchetti biodegradabili certificati»;
il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile, convertito, con modificazioni, dalla legge 123 del 2008, all'articolo 11, comma 1, stabilisce come i comuni della regione Campania debbano obbligatoriamente raggiungere i seguenti obiettivi minimi per ciò che concerne la raccolta differenziata:
a) il 25 per cento dei rifiuti urbani prodotti entro il 31 dicembre 2009;
b) il 35 per cento entro il 31 dicembre 2010;
c) il 50 per cento entro il 31 dicembre 2011;
lo stesso articolo 11, al comma 2, prevede poi, come sanzione da irrogare alle eventuali amministrazioni inadempienti, che «il Sottosegretario di Stato verifica il raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1, adottando le opportune misure sostitutive, anche mediante la nomina di commissari ad acta, nei confronti delle amministrazioni che non abbiano rispettato gli obiettivi medesimi, nell'ambito delle risorse di bilancio disponibili delle stesse amministrazioni»;
la sistematicità di tale disposizione normativa è evidenziata anche con la disciplina dettata dell'articolo 3, del decreto-legge

6 novembre 2008, n. 172, recante «misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 210 del 2010, che, nell'integrare l'articolo 142 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo n. 267 del 2000), sancisce come «Nei territori in cui vige lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti dichiarato ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in caso di grave inosservanza degli obblighi posti a carico delle province inerenti alla programmazione ed organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale ed alla individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti, ovvero in caso di grave inosservanza di specifici obblighi posti a carico dei comuni inerenti alla disciplina delle modalità del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti urbani, della raccolta differenziata, della promozione del recupero delle diverse frazioni di rifiuti, della raccolta e trasporto dei rifiuti primari di imballaggio ai sensi degli articoli 197 e 198 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, anche come precisati dalle ordinanze di protezione civile, il Sottosegretario di Stato delegato alla gestione dell'emergenza assegna all'ente interessato un congruo termine perentorio per adottare i provvedimenti dovuti o necessari; decorso inutilmente tale termine, su proposta motivata del medesimo Sottosegretario, con decreto del Ministro dell'interno possono essere rimossi il sindaco, il presidente della provincia o i componenti dei consigli e delle giunte»;
secondo dati di Legambiente, nel 2009 in Campania si è complessivamente raggiunta solo la soglia del 20 per cento di raccolta differenziata;
quindi molti dei comuni della regione non hanno rispettato gli obblighi stabiliti dalla legge suddetta;
la situazione di Napoli e di numerosi altri comuni partenopei è giunta ormai al collasso ed è ben al di sotto delle soglie percentuali poste in premessa per ciò che riguarda le procedure di raccolta differenziata da attuare da parte delle amministrazioni locali;
il Forum ambientalista denuncia da tempo come la «situazione rifiuti a Napoli e Palermo è sempre più incandescente [...] con tonnellate di immondizia che continuano ad inondare ed infestare le strade delle città, generando il malcontento delle popolazioni locali»;
tale situazione rischia di rappresentare un grave e concreto pericolo per la salute legato soprattutto allo sprigionarsi di pericolose sostanze chimiche nell'aria, prime fra tutte la diossina, a seguito degli incendi di cassonetti e immondizia da parte dei cittadini -:
quali siano le motivazioni per le quali non si sia proceduto a nominare un commissario ad acta, nelle amministrazioni locali che non hanno provveduto a rispettare gli obiettivi e gli obblighi enunciati e se si intenda provvedere, e in che tempi, a tali nomine;
quali iniziative straordinarie il Governo intenda altresì adottare per fronteggiare la drammatica situazione dei rifiuti presente nel territorio campano, e in quali tempi intenda farlo.
(4-09655)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta immediata:

BARBARESCHI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è nostra responsabilità collettiva salvaguardare e promuovere il nostro patrimonio culturale con le sue espressioni artistiche, dal teatro all'archeologia, dall'arte

figurativa alla lirica, passando per il paesaggio, bene immateriale e unico del nostro Paese;
tagli e risparmi si effettuano in tutta Europa, ma non così pesantemente in questi settori. Il nostro riferimento dovrebbe essere la Francia oppure la Spagna, Paesi dove la cultura ha un ruolo determinante nello sviluppo del turismo e per il rilancio economico;
il fondo unico per lo spettacolo, istituito 24 anni fa, ha nel frattempo perso, in termini reali, più del 50 per cento del suo valore;
negli ultimi anni appaiono sempre più chiari e netti i nessi che legano cultura ed economia nelle società industriali avanzate. Il patrimonio culturale è un volano per l'economia e una missione per il Paese, non un ostacolo per il profitto;
l'idea del coinvolgimento di nuovi «attori» nella gestione del patrimonio è senza dubbio interessante, ma di per sé non è sufficiente. Il 7 ottobre 2010 su Il Corriere della Sera Vincenzo Manes ha disegnato un interessante modello di governance per reperire nuove risorse economiche e definire un diverso rapporto tra pubblico e privato nella gestione dei beni culturali, ma senza un chiaro indirizzo e senza nomine ai posti di responsabilità - nei teatri, nelle soprintendenze, nei ruoli chiave del Ministero - di personalità di alto profilo e di competenze provate e certificate non è possibile conseguire alcun obiettivo di qualità;
la produzione culturale del Paese si articola in attività non industriali e attività industriali; fra le prime sono compresi i contributi artistici puri - pittura, scultura, musica, teatro, musei e patrimoni artistici, per citarne solo alcuni - e fra le seconde i prodotti culturali per la riproduzione di massa: film, produzioni televisive, libri e musica, webtv, prodotti multimediali. Non vanno, inoltre, dimenticate le forme di creatività che alimentano produzioni culturali in un senso meno tradizionale, quali la moda, il design, l'architettura. Per valorizzare il complesso delle produzioni in una prospettiva nazionale e internazionale l'Italia ha bisogno di veri e propri «stati generali della cultura»;
non sembra rispondere ad una difendibile logica di Governo la scelta di finanziare per milioni di euro misure che contrastano palesemente con la normativa europea - come nel caso del rinvio della scadenza del 30 giugno per il pagamento della prima rata delle multe per le quote latte, di cui all'articolo 40-bis della legge 30 luglio 2010, n. 122 - e non trovare le risorse necessarie per la salvezza del Teatro Carlo Felice di Genova e della Biblioteca nazionale di Firenze o per la riorganizzazione di Pompei -:
se non ritenga essenziale che, come suggeriscono molti esperti, l'investimento pubblico nel settore dei beni culturali passi dallo 0,3 allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo, a partire dai proventi di lotterie e giochi sottoposti all'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato e dai fondi dell'8 per mille e del 5 per mille, e se non ritenga opportuno convocare esperti e personalità rappresentative del settore dei beni culturali, per coinvolgere, con criteri di assoluta trasversalità politica, quanti lavorano ad una migliore tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale e artistico, minacciato dall'insipienza e dall'incuria.
(3-01341)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

MADIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Repubblica Argentina nel marzo del 2010 ha annunciato un'offerta pubblica di scambio per i vecchi possessori dei titoli - i cosiddetti «Tango Bond» - andati in default;

l'offerta pubblica di scambio si è conclusa il 22 giugno del 2010 e prevedeva la consegna di nuovi titoli più delle somme in denaro a titolo di interessi;
lo Stato argentino nel settembre del 2010 ha consegnato alle banche italiane i nuovi titoli e gli interessi promessi;
ad oggi, a seguito di un'inchiesta del quotidiano Il Sole 24 Ore (20 novembre 2010), è appurato che soltanto i piccoli istituti di credito hanno provveduto a consegnare le somme e gli interessi dovuti, come stabilito nell'Ops;
al contrario i maggiori gruppi come UniCredit, Monte dei Paschi, Banca Intesa, non avrebbero sinora provveduto a riversare né i titoli né l'ammontare degli interessi nel dossier dei clienti;
le ragioni addotte da tali istituti di credito sarebbero riconducibili alla necessità di un chiarimento sul trattamento fiscale da applicare;
gli istituti di credito non fornirebbero tuttavia alcun chiarimento in relazione alla tempistica delle operazioni. Sembrerebbe inoltre che alcune banche nelle passate settimane abbiano comunque venduto bond argentini sul libero mercato -:
se il Governo sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di porre in essere quanto necessario per assicurare il rispetto degli impegni assunti da parte degli istituti di credito posto che il ritardo starebbe, infatti, provocando notevoli danni ai risparmiatori in quanto i nuovi titoli hanno avuto, nelle passate settimane, un notevole incremento di valore che si è poi improvvisamente abbassato nelle settimane successive, arrecando un danno agli investitori;
se risulti che le banche italiane, coinvolte nei ritardi fatti presenti, abbiano venduto nelle settimane precedenti i titoli che possedevano nel portafoglio.
(3-01348)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

SOGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta che alcuni uffici dell'Agenzia delle entrate starebbero inviando a numerosi lavoratori autonomi, in base ad attività di controllo formale delle dichiarazioni svolte ai sensi dell'articolo 36-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, avvisi di accertamento, con i quali si chiede a tali contribuenti il versamento di maggiori imposte a titolo di IRPEF, in relazione alla quota degli emolumenti versati ai medesimi professionisti a fronte di prestazioni professionali, per la quale i soggetti committenti sono tenuti ad applicare la ritenuta d'acconto del 20 per cento;
in tal modo, i contribuenti interessati sarebbero, di fatto, costretti a versare due volte l'imposta sulla quota di reddito per la quale l'obbligo impositivo è già stato assolto, attraverso il predetto meccanismo della ritenuta a titolo d'acconto, dal soggetto richiedente la prestazione professionale;
tale atteggiamento dell'Amministrazione finanziaria, il quale si pone, ad avviso dell'interrogante, in evidente contraddizione con i princìpi costituzionali in materia tributaria, nonché con i più elementari princìpi concernenti i rapporti tra fisco e contribuenti sanciti dallo Statuto dei diritti del contribuente, è stato motivato dagli uffici tributari in ragione dell'asserita impossibilità di verificare se i committenti abbiano o meno operato, sui predetti emolumenti, la prevista ritenuta a titolo d'acconto;
tale motivazione appare all'interrogante in primo luogo infondata, in quanto l'Amministrazione tributaria dispone degli strumenti necessari per verificare la reale effettuazione delle predette ritenute, nonché, in secondo luogo, del tutto inconferente,

in quanto non possono essere addebitate ad un contribuente le conseguenze derivanti dall'inadempimento di un obbligo tributario gravante su altro soggetto;
al di là della questione specifica, dedicare rilevanti risorse dell'Amministrazione ad attività di accertamento di carattere eminentemente formale appare in contraddizione con la scelta strategica di politica tributaria, operata dal Governo, di focalizzare gli sforzi per il contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale su accertamenti di natura sostanziale, che permettano di individuare quote rilevanti di materia imponibile sottratta a tassazione;
in tale contesto appare dunque urgente verificare tale circostanza, onde evitare che eventuali interpretazioni distorte o miopi della disciplina tributaria da parte di singoli uffici dell'Amministrazione possano comportare un vulnus in danno dei contribuenti onesti -:
se le circostanze riportate in premessa corrispondano a verità e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, nell'ambito dei suoi poteri di indirizzo sull'Agenzia delle entrate, per evitare che gli uffici tributari avviino procedure di accertamento nei confronti di lavoratori autonomi chiedendo loro il versamento di maggiori imposte relativamente alla quota di emolumenti di natura professionale per la quale il soggetto committente è tenuto all'effettuazione della ritenuta d'acconto.
(5-03871)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da alcune settimane i mezzi di informazione hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica le vicende legate al riassetto del gruppo della famiglia Ligresti, Premafin;
nel settembre 2010 è stato diffuso il contenuto della semestrale della Financiere de L'Odet, che fa capo al finanziere francese Vincent Bollorè, secondo la quale la finanziaria in questione sarebbe salita dallo 0,59 per cento all'1,68 per cento nel capitale di Premafin; successivamente, il finanziere francese comunicava al mercato il superamento della soglia del 2 per cento, mentre pochi giorni dopo informava del passaggio dal 2,036 per cento al 2,385 nella holding della famiglia Ligresti; infine, Bollorè comunicava il raggiungimento della soglia del 5 per cento nella holding che controlla Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni;
la crescita del finanziere francese in Premafin, le dichiarazioni da questi rilasciate al mercato anche quando non dovute, i rumours su possibili incontri a Parigi fra lo stesso Bollorè e Ligresti, fanno sorgere dubbi circa la disponibilità di informazioni privilegiate in merito a possibili riassetti proprietari e di controllo in Premafin;
a seguito delle notizie diffuse al mercato i titoli del gruppo Premafin hanno subito notevoli oscillazioni;
Credit Agricole Suisse è azionista rilevante in Premafin sin dal 1994, quando deteneva il 7,42 per cento con intestazioni conto terzi; evidentemente nessuno dei soggetti «gestiti» da Credit Agricole superava la soglia del 2 per cento; la partecipazione custodita in Credit Agricole saliva al 9,054 per cento nel 1999; il 2 dicembre 2010, improvvisamente, Credit Agricole Suisse dichiarava, con un anno di ritardo, che la partecipazione era scesa al 4,984 per cento; il 2 novembre 2010, infine, comunicava che, a far data dal 29 ottobre 2010, questa si era ulteriormente ridotta al 2,59 per cento;
sempre notizie di stampa farebbero risalire alla famiglia Ligresti la disponibilità delle azioni custodite in Credit Agricole Suisse, violando in tal senso l'obbligo di dichiarare le partecipazioni rilevanti; comunque, appare sanzionabile il comportamento di Credit Agricole, che, con un anno di ritardo, ha comunicato le variazioni del pacchetto azionario gestito per conto terzi;

a fine ottobre viene annunciato un accordo con il gruppo assicurativo francese Groupama, secondo il quale quest'ultimo entrerebbe nel capitale di Premafin con una quota superiore al 17 per cento, sottoscrivendo un aumento di capitale deliberato dalla finanziaria della famiglia Ligresti: l'accordo prevederebbe l'esclusione dall'obbligo di offerta pubblica di acquisto e l'impegno della famiglia Ligresti a non cedere per due anni le partecipazioni in Premafin, Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni; inoltre si costituirebbe una sorta di diritto di prelazione nei confronti del gruppo assicurativo transalpino;
i giornali odierni riportano la notizia secondo la quale il gruppo Ligresti avrebbe raggiunto un accordo con Credit Suisse per la garanzia della sottoscrizione dell'eventuale inoptato dell'aumento di capitale;
considerata la differenza di prezzo, sempre secondo le anticipazioni di stampa, fra quanto pagherebbero i francesi per ottenere il 17 per cento di Premafin e quello che pagherebbe il mercato, risulta difficile pensare che fra Groupama ed il gruppo Ligresti non vi sia concerto -:
di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-03872)

FUGATTI, GRIMOLDI e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Idra Patrimonio spa e altri soggetti proprietari di cespiti strumentali all'erogazione del servizio idrico e soggetti incaricati alla gestione delle reti di proprietà comunali hanno messo tali beni a disposizione della società Brianzacque S.r.l., con sede a Monza, soggetto erogatore del servizio idrico;
la legge della regione Lombardia n. 26 del 2003 definiva il modello gestionale del servizio idrico integrato, prevedendo la separazione obbligatoria delle attività tra il soggetto gestore ed il soggetto erogatore; ai sensi dell'articolo 6 dell'allegato C della delibera della giunta regionale n. 8/7450 del 13 giugno 2008, viene stabilito che «l'erogatore ed il gestore sono autorizzati a percepire, come corrispettivo (... omissis. ..) la quota parte della Tariffa individuata nel Piano d'Ambito di tempo in tempo vigente (... omissis. ..). In particolare l'erogatore si impegna nei confronti del gestore, che accetta, ad incassare dagli utenti serviti l'intera tariffa (... omissis. ..) in parte in nome e per contro proprio in parte in nome proprio ma per conto del gestore conformemente a quanto stabilito nel contratto di mandato senza rappresentanza (... omissis. ..)»;
la società ha sottoscritto con gli altri soggetti proprietari un contratto, mediante il quale veniva conferito congiuntamente alla Brianzacque s.r.l mandato senza rappresentanza ad incassare la tariffa prevista per l'erogazione del servizio idrico in parte in nome proprio e per contro delle medesime società; Brianzacque s.r.l. è, così, l'unico titolare dei rapporti nei confronti dell'utenza, svolgendo le attività di bollettazione, fatturazione e incasso;
trattandosi di quote parte della medesima tariffa relativa ai due rami del servizio idrico (regolamento della regione Lombardia 28 febbraio 2005, n. 4), le medesime quote, dovrebbero essere assoggettate ad IVA nella misura del 10 per cento ai sensi della Tabella A, parte III, n. 127-sexiesdecies allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, sia nei rapporti tra mandatario e utente, sia nei rapporti tra mandatario e mandante, in virtù anche di quanto stabilito dall'articolo 3, comma 3, ultimo periodo, dello stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, secondo il quale nel mandato senza rappresentanza che ha ad oggetto l'acquisto o la vendita di servizi, le prestazioni di servizi rese o ricevute dai mandatari sono considerate prestazioni di servizi anche nei rapporti tra il mandante e il mandatario;
esistono oggettive condizioni di incertezza in merito alla disciplina del caso

specifico, tanto che la società ha già presentato due interpelli alla direzione regionale per la Lombardia dell'Agenzia delle entrate -:
se il mandato senza rappresentanza sottoscritto dalle parti possa qualificare la fattispecie di cui all'articolo 3, comma 3, ultimo periodo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, se, in caso di risposta affermativa, Idra Patrimonio s.p.a. possa fatturare a Brianzacque s.r.l. le quote parti della tariffa relativa ai due rami del servizio idrico applicando l'aliquota IVA del 10 per cento ai sensi della Tabella A parte III, n. 127-sexiesdecies, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, e se, quindi, le medesime quote debbano essere assoggettate ad IVA nella misura del 10 per cento sia nei rapporti tra mandatario e utente, sia nei rapporti tra mandatario e mandante.
(5-03873)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di L'Aquila sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Opera Salesiana San Giovanni Bosco - L'Aquila Acquisto struttura per doposcuola distrutto dal terremoto 250.000 48528
Comune di Acciano - L'Aquila Messa in sicurezza Chiesa S. Maria Lauretana frazione Roccapreturo 200.000 48528
Comune di Navelli - L'Aquila Messa in sicurezza Chiesa S. Antonio frazione Civitaretenga inagibile per il sisma 200.000 48528
Comune di San Pio delle Camere - L'Aquila Recupero Chiesa Parrocchiale inagibile per il sisma 200.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla

effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09642)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Latina - Terracina - Sezze - Priverno sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia dei SS. Leonardo ed Erasmo - Roccagorga (LT) Ristrutturazione per eliminazione infiltrazioni acqua 50.000 77740
Parrocchia Madonna di Pompei Ceriara Mezzagosto - Priverno (LT) Manutenzione straordinaria e messa in sicurezza 50.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09643)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini

della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Lecce sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia S. Maria delle Grazie Tutino di Tricase (LE) Interventi di ristrutturazione 50.000 48528
Parrocchia San Matteo - Lecce Intervento recupero altari 100.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09644)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Livorno sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Congregazione Vallombrosana OSB Santuario Madonna di Montenero di Livorno Interventi vari 450.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09645)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Locri - Gerace sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Mammola (RC) Ristrutturazione Chiesa Matrice parrocchia San Nicola di Bari 30.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi

di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09646)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Lungro sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia Esaltazione S. Croce - San Paolo Albanese (PZ) Lavori rivestimento e restauro 400.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09647)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;

con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Fondazione Internazionale Padre Matteo Ricci di Macerata Progetto completamento del seminario diocesano Redentoris Mater 100.000 48528
Parrocchia Prez.mo Sangue Porto Recanati (MC) Restauro chiesa 110.000 48528
Parrocchia S. Giovanni Battista Porto Recanati (MC) Restauro ed opere murarie 80.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09648)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti

devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo Recupero ambientale degli immobili della Curia arcivescovile 500.000 5164
Arcidiocesi di Manfredonia - Vieste - San Giovanni Rotondo Manutenzione straordinaria di immobili e arredi della parrocchia Madonna del Carmine di Manfredonia 100.000 5164

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09649)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Mantova sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia di SS. Nazario e Celso in Castiglione delle Stiviere (MN) Completamento centro polifunzionale quartiere Staffolo 50.000 48528

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09650)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
con i decreti ministeriali n. 5164 del 25 febbraio 2010, n. 48528 del 9 giugno 2010 e n. 77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Massa Carrara - Pontremoli sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia di San Caprasio - Aulla (MS) Manutenzione straordinaria 40.000 77740

in base all'articolo 44 della legge n. 222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose -:
se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n. 222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura.
(4-09651)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

MELIS, SORO, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e FARINA COSCIONI. Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta che in data 21 novembre è stato trasferito nel carcere di Badu e' Carros, Nuoro, dall'istituto di Secondigliano, il pericoloso capo del clan dei casalesi Antonio Iovine, arrestato dalle forze dell'ordine il 17 novembre a Casal di Principe;
il carcere di Badu e' Carros, per struttura e per carenze del suo personale mal si presta a custodire detenuti sottoposti al regime dell'articolo 41-bis;
in data 5 ottobre 2010 il Governo, rispondendo nella persona della sottosegretaria senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati a un'atto di sindacato ispettivo degli interroganti (n. 5-03527), aveva escluso perentoriamente che il nuovo braccio in costruzione nel carcere nuorese fosse destinato alla custodia di detenuti sottoposti a tale regime speciale, rassicurando quanti avevano espresso preoccupazioni circa l'invio a Nuoro di detenuti sottoposti al regime del 41-bis;
si sono manifestate in queste ore vive preoccupazioni delle istituzioni locali, a cominciare da quelle del sindaco di Nuoro, nonché dei sindacati degli agenti penitenziari e della stampa, di fronte ad un trasferimento giudicato non solo inadeguato alle condizioni del carcere ma anche sconsigliabile, tenuto conto di eventi non dimenticati risalenti a qualche anno fa, quando proprio a Nuoro la presenza di detenuti in simile stato ha generato conseguenze tragiche, sia sul piano dell'ordine interno al carcere sia su quello del «contagio» del territorio (diffusione in Sardegna di inediti reati di banda armata, terrorismo e associazione mafiosa);
la Sardegna è già oggi gravata da pesanti servitù nello specifico settore carcerario, che ne penalizzano ulteriormente lo stato di regione in crisi, con altissimi tassi di disoccupazione e presenza di un manifesto disagio sociale -:
quale sia il motivo che ha indotto il Governo a smentire così clamorosamente e a distanza di tanto poco tempo gli impegni assunti in occasione della risposta all'interrogazione n. 5-03527;
se non ritenga il Ministro di dover disporre quanto prima il trasferimento del detenuto Iovine ad altra struttura più idonea, in un contesto territoriale meno a rischio di quello della provincia di Nuoro;
se in futuro si intenda destinare al carcere di Badu e' Carros o in altre carceri sarde detenuti ad alto rischio, specificamente sottoposti al regime del 41-bis.
(3-01339)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DESIDERATI e RONDINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Melzo e di Pozzuolo Martesana la stazione ferroviaria è oggetto di lamentele da moltissimo tempo sia dai pendolari che sono costretti ad utilizzarla quotidianamente sia dai cittadini che abitano nei dintorni;
la struttura risulta avere carenze gravi per quanto riguarda la mancanza di sicurezza, la sporcizia ed il degrado;
le ferrovie sono state ripetutamente interpellate al fine di porre rimedio alla situazione che oltre alle problematiche legate alle infrastrutture risultano danneggiati o fuori uso anche i tabelloni che informano i passeggeri, la panchine e le obliteratrici;

nel comune di Melzo inoltre l'area è in una situazione di completo degrado, stante la mancanza quotidiana di pulizia, i muri sporchi e imbrattati, i detriti dei cantieri ancora negli angoli;
in merito alla sicurezza degli utenti i pavimenti, oltre ad essere sporchi, sono pericolosi in momenti di forte umidità e abbondanti piogge, in quanto lisci e scivolosi;
all'avvicinarsi del periodo invernale, si corre il rischio che si riproponga quanto avvenuto lo scorso anno: quando nevica non risulta chiara la competenza della pulizia, fatto che ha provocato gravi disagi alla cittadinanza;
a tutto questo si aggiunge il problema della sicurezza; infatti l'area di sedime ferroviario a sud della fermata, di proprietà di RFI ha da tempo la recinzione divelta ed è in stato di totale abbandono;
a differenza di quanto previsto dall'accordo di programma non sono ancora state realizzate alcune opere di mitigazione ambientale previste e le barriere fonoassorbenti non sono ancora state tutte montate -:
se il Ministro, essendo a conoscenza della situazione, non intenda intervenire nei confronti di RFI affinché ponga rimedio alla situazione di disagio che grava sui pendolari ed i cittadini di Melzo, recuperando il grave stato di degrado ed abbandono in cui versa la struttura.
(5-03866)

NASTRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto dichiarato dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti, l'articolo 186 del decreto legislativo n. 85 del 1992 del codice della strada, che introduce lo strumento di misurazione utilizzato per determinare il valore dell'alcool, ovvero dell'etanolo contenuto nel sangue, detto anche etilometro, sembrerebbe non essere attendibile al fine del calcolo del tasso di alcool nel sangue;
la stessa Federazione, si avvale anche del parere scientifico di un medico americano, docente di fisiologia e medicina dell'università di Washington, secondo cui dalle analisi condotte, sono emerse una serie di imprecisioni riconducibili all'uso dello strumento in dotazione alle forze dell'ordine per i controlli sulle strade e conseguentemente all'inadeguatezza dell'etilometro per la rivelazione dello stato di ebbrezza;
a giudizio della Fivi, inoltre, la stessa inattendibilità riguarda il «precursore alcolemico» divenuto obbligatorio dal 13 novembre 2010, nei locali che somministrano le bevande alcoliche dopo la mezzanotte;
l'introduzione dell'etilometro, secondo quanto sostenuto dalla suddetta Federazione, ha comportato una consistente diminuzione nel consumo generale del vino, ed è considerato erroneamente più pericoloso delle droghe in generale e di altre cause di incidenti stradali, dovute all'alta velocità;
risulta conseguentemente necessario, secondo la Federazione italiana vignaioli indipendenti, fare chiarezza sui dati e sulle statistiche sugli incidenti della strada, nonché verificare affinché gli strumenti a disposizione delle forze dell'ordine che consentono l'utilizzo dell'etilometro, sia idoneo al fine di dimostrare l'esatta percentuale di alcool nel sangue -:
quali orientamenti intenda manifestare con riferimento a quanto esposto in premessa, con particolare riguardo al collegamento tra l'utilizzo del vino e della sicurezza stradale affinché la bevanda alcolica possa avere una giusta collocazione nell'incidenza delle sciagure stradali e non essere considerata ingiustamente come un «capro espiatorio».
(5-03867)

Interrogazione a risposta scritta:

MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 19 novembre scorso è stato pubblicato sulla testata Il Secolo XIX un

articolo, a firma Francesco Bonazzi, dal titolo «I guard rail killer saranno promossi. Sì alle barriere prive di omologazione» dal quale si evince chiaramente che, a breve, il Ministro interrogato, potrebbe firmare un provvedimento, già approvato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, che consentirebbe di installare sulle strade del nostro Paese barriere stradali prive dei necessari requisiti di sicurezza, quando il numero di vittime sulla strada a causa dell'impatto con guard-rail sembra essere ogni anno in progressivo aumento;
in particolare, dalla lettura del testo del citato articolo si evince chiaramente che si tratterebbe di un provvedimento che autorizzerebbe la presenza nel territorio nazionale di «guard rail sicuri soltanto per chi li monta, senza pensare minimamente al destino di chi dovesse andare a sbattere contro». E che, in buona sostanza, si tradurrebbe in «Una sanatoria mascherata per le sedicenti barriere protettive già installate non omologate. Il tutto con una scusa geniale: l'obbligo di applicare dal primo gennaio 2011 la marchiatura europea »CE« sui materiali di costruzione. L'ennesimo favore a costruttori e gestori autostradali, in barba alla tanto strombazzata sicurezza dell'automobilista»;
secondo quanto si apprende dalla stampa nazionale il provvedimento in questione, dal titolo «Regolamento concernente i dispositivi di ritenuta stradale, in attuazione della direttiva 89/196/CEE recepita con decreto del Presidente della Repubblica 21 aprile 1993 n. 246», oltre a rendere possibile l'installazione di barriere di contenimento stradale prive di omologazione, consentirebbe addirittura l'installazione di dispositivi sprovvisti di qualsiasi valutazione di carattere discrezionale da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quale organismo di certificazione terzo, e in difformità da quanto previsto dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 21 giugno 2004 «Aggiornamento delle istruzioni tecniche per la progettazione, l'omologazione e l'impiego delle barriere stradali di sicurezza e le prescrizioni tecniche per le prove delle barriere di sicurezza stradale»;
quanto riferito dalla stampa nazionale appare di eccezionale gravità;
se corrisponda al vero quanto descritto dalla presente interrogazione e, se sì, quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo al riguardo.
(4-09657)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
fino all'emanazione della legge 15 luglio 2009 n. 94 e del relativo decreto ministeriale 6 ottobre 2009 in materia di «Addetti ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento» settore non aveva regole specifiche e gli ambiti e le mansioni della figura professionale dell'«Addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento» sono stati riconosciuti e regolamentati solo con l'entrata in vigore della legge stessa che sarà pienamente vigente dal 31 dicembre 2010;
in precedenza le mansioni di questa figura professionale non erano subordinate ad autorizzazione di polizia e rientravano nelle mansioni del portierato;
pertanto negli anni si erano formate e sviluppate diverse aziende (ditte e società) su tutto il territorio nazionale che ad oggi impiegano un considerevole numero di dipendenti, che avevano acquisito notevole esperienza ed investito risorse in questo settore;
coloro che svolgevano e svolgono questa attività alle dirette dipendenze dei locali d'intrattenimento, spesso non in grado di garantire continuità, o lavoro a

tempo pieno per loro caratteristica, risultano essere parte largamente minoritaria dei diretti interessati;
ad oggi, le aziende che, in forma imprenditoriale e regolarmente iscritte alle locali camere di commercio, avevano iniziato la loro attività antecedentemente all'emanazione della legge in questione, si trovano ora in notevole difficoltà, pur avendo all'inizio della loro attività consultato le locali prefetture e questure;
infatti tali aziende non sono esplicitamente menzionate nella normativa transitoria del decreto sopra citato. Si parla infatti genericamente di: «personale che alla data dell'entrata in vigore del presente decreto già svolge servizi di controllo delle attività di intrattenimento o di spettacolo di cui all'articolo 1», e si afferma che questo personale «può continuare ad espletare la propria attività con le modalità e i limiti di cui agli articoli 4, 5, 6, del presente decreto, prima dell'iscrizione nel citato elenco e comunque per un periodo non superiore a sei mesi dalla data del presente decreto», scadenza poi prorogata fino al 31 dicembre 2010;
ciò sottopone tali aziende, in questa fase transitoria, alle più disparate interpretazioni della norma da parte delle rappresentanze locali del Governo, che in alcune zone le ritiene regolari ed in altre no;
conseguentemente, si stanno registrando su tutto il territorio nazionale e in modo particolare nella provincia di Firenze: chiusure di attività radicate nel territorio che servivano con competenza e professionalità diversi locali pubblici; conseguente perdita di posti di lavoro o nel migliore dei casi reimpiego del personale a condizioni lavorative peggiori delle precedenti; drastica destabilizzazione di situazioni di equilibrio e diminuita sicurezza per i cittadini;
ciò causa, da un punto di vista dell'ordine pubblico un peggioramento delle condizioni di sicurezza sia per gli operatori del settore che per il pubblico dei locali notturni;
inoltre diverse aziende del settore, «impossibilitate» a continuare la propria attività, sono costrette a disattendere contratti in essere con la propria clientela, e devono rivalutare programmi di investimento in corso, per i quali si sono già economicamente impegnate;
sostanzialmente pare quasi si stia verificando una sorta di turbativa di mercato, oltre al fatto che alle aziende sopra dette viene causato un notevole danno economico, in un momento notoriamente già molto difficile. Ma soprattutto le ditte in parola sono nell'impossibilità di ottemperare alla nuova legislazione;
risulterebbe infatti che alcune aziende di portierato sono state deferite all'autorità giudiziaria in questa fase di normativa transitoria mentre richiedevano le autorizzazione per erogare i servizi in questione;
tale situazione ha precluso alle aziende di portierato già esistenti la possibilità di avere le autorizzazioni di polizia in questione, e favorisce allo stesso tempo l'ingresso nel mercato di soggetti nuovi, del tutto privi di esperienza nel settore -:
quale iter tali società di servizi debbano seguire per ottenere l'autorizzazione ad operare sul territorio in modo regolare e quale sia l'interpretazione che deve essere data all'articolo relativo alla normativa transitoria di cui alla legge n. 94 del 2009 e al citato decreto ministeriale del 6 ottobre 2009;
se il Ministro non ritenga urgente ed indispensabile una citazione esplicita nel decreto che includa le società di servizi in premessa menzionate fra coloro che possono godere della norma transitoria, posto che questa inclusione permetterebbe alle aziende suddette di porre in essere serenamente l'iter per ottenere le autorizzazioni necessarie a continuare la propria attività a condizione ovviamente, che tali aziende siano in possesso dei requisiti necessari e tenendo comunque conto della loro lunga esperienza nel settore, come è avvenuto in precedenza per altre categorie

che hanno subìto un passaggio simile, come i periti assicurativi e le società di stewarding;
se intenda chiarire anche al fine di evitare inutili e lunghi contenziosi fra privati ed istituzioni che provocherebbero notevole dispendio di altre risorse economiche, la discrasia tra la legge in questione ed il provvedimento del Ministro, dato che la prima non solo non fa menzione di autorizzazione ai sensi dell'articolo 134 del T.U.L.P.S. ma finanche esclude l'applicabilità di tale disciplina.
(5-03868)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANDREA ORLANDO e TULLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Imperia è una realtà caratterizzata da forti infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto economico e sociale, come ampiamente documentato dalla direzione investigativa antimafia e dalla direzione nazionale antimafia nelle rispettive relazioni annuali;
nell'ultimo anno tali attività di infiltrazione da parte della criminalità organizzata hanno assunto un carattere più violento ed intimidatorio che si è concretizzato in numerosi incendi di attività commerciali e produttive;
le indagini della polizia e dei carabinieri hanno dimostrato una significativa pressione delle organizzazioni criminali sull'apparato politico-amministrativo, al punto che è stato sollecitato l'avvio dell'iter per lo scioglimento del consiglio comunale di Bordighera e di quello di Ventimiglia;
da parte del questore di Imperia, dottor Luigi Mauriello, sono state assunte, ad avviso degli interroganti, pubblicamente ed in più occasioni, posizioni tendenti a ridimensionare notevolmente la portata e la pericolosità della presenza della 'ndrangheta nell'imperiese;
venerdì 14 maggio 2010, un incontro con una delegazione del Partito democratico composta oltre che dal primo firmatario del presente atto, dai consiglieri regionali liguri Giancarlo Manti e Sergio Scibilia, dal capogruppo Pd nel consiglio provinciale di Imperia Riccardo Giordano, al quale ha partecipato anche il prefetto di Imperia dottor Francescopaolo Di Menna, il questore avrebbe qualificato il pericolo infiltrazioni come non prioritario e comunque da ritenersi pericoloso al pari di altri fenomeni, quali l'immigrazione irregolare;
contestualmente si è avuta notizia di frizioni interne alla questura, notizie riportate anche dagli organi di stampa, al punto che il capo della polizia, dottor Antonio Manganelli, ha già inviato due alti dirigenti dell'Ufficio centrale ispettivo, il dottor Ugo Mastrolitto e il questore Gian Carlo Pozzo, ad approfondire cosa stia accadendo nella questura imperiese;
l'organico della polizia risulta essere inadeguato alla mole di lavoro da svolgere sul territorio, in particolare per quanto riguarda il commissariato di Sanremo, come più volte denunciato dai sindacati di polizia -:
cosa intenda fare per assicurare la piena adeguatezza dell'azione delle forze dell'ordine nell'attività investigativa e di contrasto alla presenza della'ndrangheta nell'imperiese;
a che punto siano le procedure riguardanti lo scioglimento del comune di Bordighera e se vi siano altri comuni della provincia di Imperia interessati da tali procedure.
(4-09652)

BELCASTRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nell'isola di Capri, recentemente, vi è stato un intervento della procura di Napoli attraverso il NOE (nucleo operativo ecologico dei carabinieri) con notifica di alcuni avvisi di garanzia anche ai dipendenti dell'ente locale e con il sequestro, in data 16 settembre 2010, dell'area comunale di Gasto;

tale intervento sarebbe avvenuto a seguito di accertati reati in violazione della normativa ambientale, susseguenti al rinvenimento di rifiuti speciali occultati e sepolti a diversi metri di profondità e comunque smaltiti in assenza di regolari autorizzazioni;
l'intera area comunale, sottoposta al sequestro, era interessata alla realizzazione di lavori per la realizzazione di un isola ecologica comunale con la costruzione di capannoni per il ricovero degli automezzi per la raccolta dei rifiuti, di spogliatoi del personale addetto alla raccolta nonché degli uffici amministrativi;
l'area medesima era stata affidata alla Capri servizi che la utilizzava per il parcheggio dei veicoli per la raccolta dei rifiuti;
numerosi cittadini avevano, spesso, denunciato la presenza di fumi da falò causati dalla combustione di materiali da rifiuto in violazione della normativa vigente in materia ambientale;
già l'estate passata la procura di Napoli era dovuta intervenire per una presunta violazione della normativa ambientale per la presenza di scarichi fognari, da parte di privati, in località Grotta Azzurra e Marina Grande con grave danno per uno degli ambienti più noti in Italia e nel mondo per la sua bellezza;
il ripetersi di tali episodi sembrerebbe delineare una violazione reiterata delle norme di tutela ambientale non ascrivibile ad una generica responsabilità di qualche ufficio comunale;
non può il rappresentante dell'ente pro tempore restare estraneo agli eventi, spettatore indisturbato delle disavventure, con il semplice rinvio delle responsabilità agli uffici comunali, allorquando la responsabilità del governo del territorio è del sindaco;
le reiterate e frequenti violazioni di normative vigenti sembrerebbero far sussistere i presupposti, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per lo scioglimento del consiglio comunale di Capri;
le esperienze del passato nella realtà partenopea ci hanno insegnato a non tralasciare i piccoli segnali che, se trascurati, rischiano di creare profondi solchi, trasformando gradualmente il tessuto sociale che sostituisce il rispetto della normativa con abitudini determinate da una malsana gestione della cosa pubblica;
in fonti di stampa si da conto del fatto che il prefetto di Napoli avrebbe rilevato gravi irregolarità nel bilancio comunale, tali da giustificare, qualora l'amministrazione non ponga in essere gli opportuni rimedi, gli estremi per lo scioglimento del consiglio comunale -:
se non si ritenga necessario valutare la sussistenza, stante il perdurare di comportamenti elusivi della normativa ambientale vigente, dei presupposti, ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», per lo scioglimento del consiglio comunale di Capri.
(4-09654)

LOLLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
durante la partita amichevole tra la nazionale italiana di calcio e la nazionale rumena che si è disputata a Klagenfurt in Austria si sono verificati fatti intollerabili da parte dei tifosi italiani;
dopo i tristi fatti di Genova di qualche settimana fa e le leggerezze del nostro Ministero nell'affrontare tale situazione, tutti gli sportivi italiani speravano che attraverso questa partita si riscoprisse il piacere di tifare tutti insieme la nostra nazionale, il simbolo di un paese unito;
ci si è, invece, trovati di fronte alle ennesime e vergognose contestazioni razziste che hanno colpito il giocatore della nostra nazionale Balotelli;

dopo le contestazioni dei tifosi rumeni i tifosi italiani hanno più volte riproposto i loro buu nei confronti di Balotelli;
i tifosi italiani hanno cantato l'inno nazionale facendo il saluto romano ed hanno esposto un vergognoso striscione con la scritta «no alla nazionale multietnica», inoltre hanno cantato cori come «non ci sono neri italiani» -:
cosa intenda fare il Ministro nei confronti di queste frange della tifoseria che ogni giorno di più allontanano i veri appassionati di sport dagli stadi;
quali reali strategie sono messe in campo dal Ministro per affrontare questo problema andando oltre i continui annunci di intervento che non hanno sino ad oggi sortito risultati concreti.
(4-09658)

ANDREA ORLANDO, MARCHI, MOTTA, GARAVINI e BORDO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ormai da tempo i rapporti annuali di DIA e DNA segnalano una forte presenza delle organizzazioni criminali anche nelle regioni del nord Italia, in particolare sono state conosciute e segnalate infiltrazioni della 'ndrangheta (ed in misura minore anche di camorra e cosa nostra) in alcune province emiliane, tra cui Parma;
stando ai rapporti investigativi questi insediamenti hanno storicamente seguito, in una prima fase, i flussi migratori, poi sono diventanti insediamenti economici ed imprenditoriali, veri e propri sistemi d'impresa;
di recente l'attività presumibilmente riconducibile a queste organizzazioni si è fatta più violenta e riconoscibile ed ha riguardato settori di interesse economico strategico;
negli ultimi mesi una serie di attentati incendiari ha preso di mira mezzi e macchinari di ditte che lavorano in appalto o subappalto nei cantieri per la costruzione della linea ferroviaria Parma-La Spezia («Pontremolese»), infrastruttura di primario interesse europeo, oltre che di vitale importanza per le comunità locali, e dal valore complessivo di milioni di euro;
gli episodi più eclatanti sono stati: nella notte tra il 7 e l'8 settembre 2010 nei pressi di Solignano è stata incendiata una gru della ditta Sicos, azienda che lavora in subappalto nei cantieri della Pontremolese; nelle settimane precedenti furono date alle fiamme, nella zona di Citerna Saro , trivelle e pale meccaniche impiegate in un cantiere della Pontremolese; ancor prima, nei pressi di Osteriazza, un altro incendio aveva arrecato ingenti danni a mezzi da lavoro impiegati in un cantiere; in precedenza era stata vittima di un altro incendio in località Samboceto una ditta del gruppo Italterra, di cui fa parte anche la citata Sicos;
altri attentati incendiari hanno riguardato nelle stesse zone varie attività produttive, tra cui alcuni camion posteggiati nella zona artigianale di Noceto nel mesi di aprile e il magazzino della carta della Oppimitti di Borgotaro lo scorso 9 agosto -:
se i mezzi, le risorse e l'organizzazione delle forze dell'ordine in provincia di Parma siano idonei a contrastare un'attività di tale tipo da parte della criminalità organizzata;
quali azioni intenda il Ministro mettere in atto per proteggere la realizzazione dell'infrastruttura «Pontremolese» dalle infiltrazioni delle organizzazioni criminali, che, se non adeguatamente respinte potrebbero causare ritardi ed aggravio di costi nella realizzazioni di un'opera da troppo tempo attesa dalle comunità locali, e che ha importanza strategica per la logistica e il sistema imprenditoriale sia italiano che europeo.
(4-09659)

TESTO AGGIORNATO AL 30 NOVEMBRE 2010

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:

DI PIETRO, DONADI, DI GIUSEPPE e ZAZZERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il regime di tagli imposto alla scuola dall'applicazione del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e dei decreti attuativi ad esso correlati, hanno fatto sì che molti lavoratori della scuola non avessero, nell'anno scolastico 2009-2010, le stesse possibilità di impiego dell'anno precedente;
per effetto di una convenzione tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono stati emanati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca il decreto ministeriale 29 settembre 2009, n. 82, ed il decreto ministeriale 17 dicembre 2009, n. 100, che, peraltro, si configurano come meri provvedimenti tampone perché si prefiggono unicamente l'obiettivo di limitare i danni rilevanti comunque occorsi col mancato rinnovo di un contratto continuativo di lavoro;
nello specifico tali provvedimenti sono destinati a lavoratori della scuola che:
a) abbiano conseguito nell'anno scolastico 2008-2009 nomine a tempo determinato di durata annuale o fino al termine dell'attività didattica o comunque, attraverso le graduatorie d'istituto, una supplenza di almeno 180 giorni in un'unica istituzione scolastica, anche tramite proroghe o conferme contrattuali;
b) che si siano trovati nelle condizioni di non poter ottenere, per l'anno scolastico 2009-2010, nomina analoga per la carenza di posti disponibili determinata dalla cosiddetta riforma Gelmini o di averla ottenuta per un numero di ore inferiore all'orario di cattedra in assenza di disponibilità di cattedre o posti interi;
i provvedimenti in questione non hanno prodotto in realtà alcun miglioramento sostanziale, ma anzi, in taluni casi, hanno prodotto condizioni sfavorevoli e peggiorative rispetto ai benefici previdenziali dei quali i lavoratori avrebbero comunque goduto, se non fossero stati inclusi negli elenchi prioritari scaturiti dall'applicazione dei decreti di cui sopra;
in particolare, la convenzione non introduce alcuna novità positiva per quanto riguarda i benefici economici previsti dall'Inps per l'indennità di disoccupazione ordinaria, ma soltanto una semplificazione delle modalità di pagamento e di interruzione delle stesse in caso di occupazione momentanea. Infatti, gli elenchi prioritari del decreto cosiddetto salvaprecari permettono all'Inps di gestire le domande dei beneficiari «considerando la prestazione sospesa anziché cessata» (si confronti il messaggio n. 23605 del 21 settembre 2010 della direzione centrale prestazioni a sostegno del reddito dell'Inps) e quindi:
a) l'Inps non ha necessità di dover chiedere al beneficiario la presentazione di una nuova domanda, allo scadere di ogni contratto di lavoro, con annessa dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e l'attestazione dello stato di disoccupazione presso il centro per l'impiego;
b) l'Inps non osserva, alla scadenza di ogni contratto di lavoro, il cosiddetto periodo di carenza, cioè gli 8 giorni successivi alla scadenza di ogni contratto di lavoro, che con l'indennità di disoccupazione ordinaria non sarebbero pagati;
a parte queste semplificazioni nelle procedure, i beneficiari della convenzione di cui sopra risultano penalizzati rispetto a lavoratori che beneficiano di un'indennità ordinaria di disoccupazione, perché ottenere l'inclusione negli elenchi prioritari implica, come specificato poc'anzi, la continuità di una pratica di trattamento di disoccupazione che viene automaticamente

ricondotta dall'Inps al termine dell'ultimo contratto di lavoro dell'anno scolastico 2008-2009 (in genere 1o luglio 2009) e quindi:
a) l'estensione del periodo indennizzabile (240 giorni per lavoratori con meno di 50 anni di età e 360 giorno per lavoratori al di sopra dei 50 anni di età) avviene a partire da quella data fino ad esaurimento del periodo indennizzabile stesso, anche se si superano i limiti dell'anno mobile Inps, che garantisce a qualsiasi lavoratore che gode di una comune indennità ordinaria, la possibilità di fruire di 240 giorni (oppure 360 giorni se lavoratore di età superiore ai 50 anni) di sussidio economico nell'arco di 365 giorni;
b) l'Inps ha smesso di pagare i precari inclusi nel decreto cosiddetto salvaprecari allo scadere dei 240 giorni indennizzabili, senza poter applicare il differimento del pagamento allo scadere dell'anno mobile e, quindi, l'apertura di una nuova pratica;
in conseguenza di ciò molti lavoratori precari, inclusi negli elenchi prioritari e attualmente disoccupati, non percepiscono da diverse settimane, se non da mesi, il sussidio di disoccupazione, pur possedendo i requisiti che senza i provvedimenti cosiddetti salvaprecari avrebbero garantito loro una normale indennità di disoccupazione;
il ritardo della pubblicazione degli elenchi prioritari disposti dal decreto cosiddetto salvaprecari per l'anno scolastico 2009-2010 ha contribuito ad aggravare una situazione già di per sé inaccettabile;
allo stato attuale delle cose, la pubblicazione degli elenchi prioritari per l'anno scolastico 2009-2010 rischia, comunque, di non rivelarsi risolutiva, perché la presenza di una domanda già aperta presso l'Inps dai lavoratori inclusi negli elenchi prioritari ha fatto sì che gli uffici Inps respingessero le domande presentate al termine dell'ultimo contratto di lavoro relativo all'anno scolastico 2009- 2010 (si confronti il messaggio n. 23605 del 21 settembre 2010 della direzione centrale prestazioni a sostegno del reddito dell'Inps) e che, quindi, decorresse il termine utile per la presentazione di una domanda di indennità di disoccupazione (68 giorni dopo la cessazione del contratto di lavoro);
occorre un provvedimento che permetta il superamento della soglia dei 240 giorni ìndennizzabili (o 360 se trattasi di lavoratori di età superiore a 50 anni) in un anno mobile attraverso dei decreti in deroga, che prevedano la prosecuzione dell'erogazione del sussidio allacciandosi all'ultimo giorno indennizzato in virtù del decreto cosiddetto salvaprecari, fino al termine della situazione di emergenza venutasi a creare per effetto dei tagli imposti al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca -:
se il Governo non intenda rivedere subito i criteri della convenzione con l'Inps, in modo da evitare che il personale della scuola venga discriminato, come accade ora per effetto dei provvedimenti adottati, e in modo da consentire l'erogazione di un'adeguata indennità a lavoratori che hanno per anni messo la propria professionalità a disposizione del sistema di istruzione pubblico e che hanno visto un sensibile peggioramento delle proprie possibilità lavorative per effetto dei tagli all'istruzione attuati da questo Governo.
(3-01342)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in merito ai bambini di due anni e mezzo da inserire nelle sezioni di scuola dell'infanzia, all'intesa ANCI - organizzazioni sindacali sulle anticipazioni nella scuola dell'infanzia non ha fatto seguito nessun documento attuativo o circolare che ne stabilisca il numero massimo in ogni sezione;
infatti, l'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89, non entra affatto nel merito

della questione: «1. La scuola dell'infanzia accoglie bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni compiuti entro il 31 dicembre dell'anno scolastico di riferimento. 2. Su richiesta delle famiglie sono iscritti alla scuola dell'infanzia, le bambine e i bambini che compiono tre anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento. Al fine di garantire qualità pedagogica, flessibilità e specificità dell'offerta educativa in coerenza con la particolare fascia di età interessata, l'inserimento dei bambini ammessi alla frequenza anticipata è disposto alle seguenti condizioni:
a) disponibilità dei posti;
b) accertamento dell'avvenuto esaurimento di eventuali liste di attesa;
c) disponibilità di locali e dotazioni idonei sotto il profilo dell'agibilità e funzionalità, tali da rispondere alle diverse esigenze dei bambini di età inferiore a tre anni;
pertanto, ove c'è disponibilità di posti, si possono costituire sezioni eterogenee di 25-26 alunni, di due anni e mezzo senza limiti;
considerato che nel nido il rapporto puericultrice-bambini è 1 a 6, nella scuola dell'infanzia, in virtù di una discutibile previsione normativa, per i bambini di due anni e mezzo il rapporto diventa di 1 a 26;
è una, realtà paradossale, con difficoltà enormi per l'insegnante di gestire tale situazione, da tutti i punti di vista: difficoltà didattica che presume bambini autonomi con una maggiore maturazione psicologica-emotiva-affettiva-linguistica-cognitiva;
inoltre, è impossibile tenere sotto controllo un numero così elevato di bambini piccoli e garantirne la sicurezza e l'incolumità fisica. Senza aggiungere la riduzione drastica di personale ausiliario e l'assenza di finanziamenti che hanno ridotto all'osso i materiali didattici a disposizione;
inoltre, le indicazioni già a suo tempo impartite con il protocollo tra il coordinamento nazionale per le politiche dell'infanzia e della scuola e l'associazione nazionale dei comuni italiani, per concordare le modalità di accoglimento dei bambini di due anni e mezzo alla scuola dell'infanzia per l'attivazione della sperimentazione di cui all'articolo 7 della legge n. 53 del 2003, erano indirizzate in un senso molto diverso rispetto a quanto effettivamente oggi avviene nelle nostre scuole materne, rendendo molto difficile la possibilità di insegnamento nelle classi ove sono presenti bambini anticipatari -:
se il Ministro non ritenga di prioritaria importanza ed urgenza assumere iniziative per disciplinare dettagliatamente le modalità e le condizioni per l'ingresso e l'accoglienza, presso le scuole materne, di bambini anticipari rispetto a quelle di tre anni;
se il Ministro non ritenga indispensabile coinvolgere in questo procedimento applicativo tutte le istituzioni competenti in questa materia.
(5-03870)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con le modalità previste dall'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n. 169, che prevede misure e ripartizioni degli importi tra gli enti territoriali della cifra complessiva di 300 milioni di euro, si sarebbero dovuti mettere in cantiere gli interventi per la messa in sicurezza delle scuole;
a quanto risulta, il Governo ha chiesto il ridimensionamento dell'atto di indirizzo di cui all'articolo 2 comma n. 239 della legge n. 191 del 2009, portando la cifra suesposta a euro 100 milioni di euro;
per le risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche, l'articolo 7-bis prevede che al piano

straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici venga destinato almeno il 5 per cento delle risorse stanziate per dette infrastrutture strategiche;
c'è da dire che, in riferimento della ripartizione effettuata dal CIPE (che impegna circa 1.000 milioni di euro), sono stati destinati in diversi piani stralcio, opere per circa 1.000 interventi complessivi, per una spesa di circa 500 milioni di euro;
ad oggi, in Parlamento, gli stati di avanzamento dei piani non sono stati resi noti e comunque non sono stati oggetto di valutazione; né, tantomeno, è noto lo stato di attuazione di tutti gli altri interventi previsti ai sensi del succitato articolo 7-bis; e nemmeno si conosce la consistenza numerica del 5 per cento della somma destinata al piano per le infrastrutture -:
in che tempi e termini il Ministro interrogato sia in grado di fornire una completa visione della realizzazione o dello stato di attuazione dei piani di stralcio relativi ad 500 milioni di euro destinati al finanziamento della messa in sicurezza delle scuole, con il primo piano stralcio di 194 milioni euro e un secondo piano stralcio di circa 300 milioni di euro e del piano per la sicurezza 2007-2009;
per quando sia prevista l'approvazione dei piani riguardanti la parte residua di 1.000 milioni di euro stanziati dal CIPE, non ancora impegnata, per il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici.
(4-09641)

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
per oltre due settimane presso il cantiere della metropolitana di Brescia, adiacente alla sede universitaria di via S. Faustino, decine di immigrati clandestini hanno manifestato abusivamente, e 6 di loro hanno occupato una gru del suddetto cantiere;
tale occupazione ha bloccato di fatto l'attività del cantiere, con un gravissimo danno per la cittadinanza bresciana pari a 25.000 euro al giorno;
le forze di polizia hanno presidiato per giorni l'area e, insieme agli esponenti dell'amministrazione comunale, hanno cercato di ripristinare la legalità;
gli immigrati clandestini, insieme ai centri sociali, hanno provocato scontri con le forze dell'ordine, creando una situazione paradossale, nel pieno centro della città;
inoltre, questa situazione ha di fatto paralizzato tutte le attività commerciali adiacenti la zona, creando gravi danni all'economia del centro storico di Brescia;
gli stessi residenti sono stati esasperati dal perdurare di una situazione che ha reso proibitivo il quieto vivere;
durante la mattinata del 10 novembre 2010, alcuni docenti dell'università di Brescia (facoltà di economia e di giurisprudenza), durante il loro orario di lavoro, hanno tenuto veri e propri comizi politici contro l'Amministrazione comunale e l'operato del Governo, incitando gli studenti a partecipare a lezioni improvvisate nei pressi del cantiere occupato;
la suddetta vicenda è stata documentata dai quotidiani locali e con filmati visibili all'indirizzo internet: http://www.mgpbrenno.leganord.org/videotemp.htm;
sempre gli stessi docenti hanno invitato gli studenti ad uscire dalle aule universitarie e a recarsi davanti ai cordoni della polizia, secondo l'interrogante, con chiaro intento provocatorio;
è stato impossibile svolgere gli esami o studiare in università a causa del caos generato dai manifestanti e dall'assenza degli stessi docenti impegnati nelle citate manifestazioni con evidente pregiudizio per tutti gli altri studenti;

non è assolutamente tollerabile l'atteggiamento di chi ritiene di poter utilizzare le facoltà per scopi estranei alle funzioni proprie; sul sito dell'Ateneo (http://www.eco.unibs.it/palermo), uno dei manifestanti, professor Palermo, utilizza gli spazi per diffondere idee politiche;
è secondo l'interrogante vergognoso che alcuni di questi docenti siano usciti in mezzo alla piazza muniti di megafono incitando gli immigrati ad entrare illegalmente nel nostro Paese in contrasto con le autorità, la legge e quelle stesse istituzioni da cui sono stipendiati: si è evidentemente trattato, ad avviso dell'interrogante, di un atteggiamento al limite della istigazione a commettere un reato o comunque a violare le leggi;
l'assenza di interventi significherebbe condivisione o impotenza ed entrambe le cose sarebbero molto gravi -:
di quali elementi disponga il Governo e se risultino avviate indagini in relazione ai fatti di cui in premessa.
(4-09660)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'attuazione della direttiva 91/676/CEE del Consiglio relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole continua ad essere oggetto di un processo di adeguamento faticoso e contrastato da parte delle regioni;
le regioni sono attualmente impegnate nella revisione del propri programmi di azione per rispondere alle richieste dell'Unione europea successive alla proposta di deroga richiesta dall'Italia;
è da ritenere che il percorso seguito finora non possa dirsi sufficiente per portare a soluzione il problema del rapporto tra ambiente, agricoltura e zootecnia;
in particolare, la designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola riguarda la particolarità idrogeologica e la dipendenza da un dato contesto economico, parametri rispetto ai quali deve essere svolta l'analisi plurima delle fonti di inquinamento: non solo, dunque, il carico agricolo e zootecnico, ma anche il trattamento delle acque reflue dei depuratori e la ricognizione degli scarichi industriali;
l'ipotesi che indica il carico zootecnico come fattore non determinante nell'inquinamento da nitrati è, anzi, seria e merita di essere approfondita. Da alcuni dati e dai documenti redatti dagli enti di ricerca risulta come la designazione delle zone vulnerabili abbia assunto connotazioni più politiche che tecniche, anche a seguito delle pressioni comunitarie realizzate mediante l'apertura di una precedente procedura di infrazione diretta ad ottenere la designazione dell'intera pianura padana come vulnerabile, condu- cendo

ad individuare aree in cui non si registrano superamenti del valore soglia;
si ritiene, dunque, che il problema debba essere affrontato in una logica complessiva di studio del territorio idrico, con il passaggio da una valutazione fondata su modelli all'effettiva verifica delle fonti puntuali e diffuse di inquinamento, con particolare riguardo alla depurazione delle acque reflue urbane, materia rispetto alla quale numerose sono le condanne per inadempimento adottate dall'Unione europea nei confronti dell'Italia;
d'altra parte, l'ultima relazione elaborata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sull'applicazione della direttiva evidenzia come la situazione delle acque superficiali sia senz'altro rassicurante, posto che oltre il 97 per cento appartiene alla classe migliore, mentre per quanto riguarda le acque sotterranee il valore medio superiore al limite di 50 milligrammi per litro è misurato per il 12 per cento dei punti di monitoraggio, con un'evidente contraddizione rispetto all'assoluta ampiezza delle designazioni di zone vulnerabili. Ancora, rispetto alle acque marino-costiere, la stessa relazione ministeriale evidenzia un netto miglioramento della loro qualità, soprattutto se confrontata con quella dei Paesi del Nord Europa -:
quali provvedimenti intenda assumere nell'immediato per semplificare gli adempimenti previsti a carico delle imprese agricole nelle aree attualmente riconosciute vulnerabili da nitrati di origine agricola, ottemperando alla revisione della relativa designazione sulla base dei criteri introdotti dalla direttiva 2006/118/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 dicembre 2006, per prevenire e controllare l'inquinamento delle acque sotterranee.
(3-01346)

Interrogazione a risposta scritta:

RAZZI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
al fine di dare una indicazione ufficiale sulle imprese di ristorazione italiana nel mondo che ne certifichi non solo la qualità del prodotto finito ma che soprattutto garantisca l'uso di prodotti esclusivamente italiani, sarebbe opportuno istituire una «targa di qualità e provenienza dei prodotti gastronomici italiani» che venga rilasciata dal Ministero interrogato;
meritevoli di tale riconoscimento dovrebbero essere quelle ditte di ristorazione italiane in tutto il mondo dislocate che dimostreranno di usare solo ed esclusivamente materie prime italiane per il loro esercizio;
per quelle realtà di ristorazione già sul mercato ed in esercizio basterà accludere alla domanda le fatturazioni dell'ultimo anno dalle quali evincere l'approvvigionamento da industrie o rivenditori italiani per i loro menù e per quelle di nuovissima apertura sarà necessario attendere, prima di inoltrare la domanda, un anno di attività;
il riconoscimento da parte dello Stato italiano avrà la molteplice funzione di: a) indicatore di qualità per i consumatori stranieri; b) certezza della provenienza delle componenti gastronomiche; c) incentivazione ed incremento alla esportazione dei prodotti italiani all'estero;
per quanti otterranno la targa perché saranno stati riconosciuti meritevoli in quanto in possesso dei requisiti richiesti affinché non venga loro revocata, la domanda dovrebbe essere ripresentata unitamente alle prove di acquisto ogni anno al Ministero per accertare la continuità nel tempo dell'uso esclusivo dei prodotti italiani in ristorazione;
le realtà detentrici della targa in fase contrattuale con le ditte e le industrie italiane di gastronomia, potrebbero godere di sconti agevolati con la mediazione del Ministero sugli acquisti all'estero dei prodotti gastronomici italiani in maniera da incrementare l'interesse alla propaganda della qualità del Made in Italy nel mondo -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere le iniziative,

anche normative, di competenza per l'introduzione di una «targa di qualità e provenienza dei prodotti gastronomici italiani» per i ristoratori italiani all'estero, secondo quanto descritto nelle premesse dell'atto.
(4-09656)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:

DIONISI, RAO, BOSI, MARCAZZAN, ANNA TERESA FORMISANO, POLI, VOLONTÈ, BINETTI e COMPAGNON. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea non ha concesso un'ulteriore deroga richiesta dall'Italia all'innalzamento dei limiti di legge sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare;
l'intimazione indirizzata il 28 ottobre 2010 al Ministero della salute dall'Ufficio Ambiente dell'Unione europea apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni divisi tra 5 regioni;
il Lazio è la regione più colpita, con 91 città e borghi (sparsi tra le provincie di Roma, Latina e Viterbo) dove i sindaci potrebbero essere costretti a firmare provvedimenti per vietare di bere l'acqua;
la concentrazione di arsenico rilevata negli acquedotti sarebbe superiore ai valori massimi di legge, che consente al massimo 10 microgrammi per litro, mentre in alcuni casi sono stati registrati valori vicini a 50 microgrammi;
le cause di tale presenza sarebbero «naturali», dovute a stratificazioni geologiche di origine lavica, come nel caso dei Castelli romani e del viterbese;
secondo l'Unione europea, che ha accolto il ricorso per la meno preoccupante presenza di borio e fluoruro, «valori di 30, 40 e 50 microgrammi» possono determinare «rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro». Ecco perché possono essere richieste deroghe, soltanto per tempi limitati, sino a concentrazioni di 20 microgrammi per litro;
si tratta di un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al Ministero della salute, interessa circa 250 mila famiglie, di cui la maggior parte, come detto, residenti nel Lazio: a Latina 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia, ma analoghi problemi sono presenti in Toscana (Piombino, Cecina, Porto Azzurro, Porto Ferraio, Forano della Chiana, Montevarchi, Campo nell'Elba, Rio Marina, San Vincenzo), in Umbria (Orvieto), in Lombardia (Marcaria, Roncoferraro, Valdidentro, Valfurva, Viadana, Maccagno, Sesto Calende, Dumenza) e in Trentino-Alto Adige (Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo) -:
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intenda intraprendere tenuto conto dei problemi che stanno sorgendo nei comuni interessati e delle preoccupazioni che stanno assalendo gli utenti, per le conseguenze che l'utilizzo di acque contaminate possono avere sulla propria salute.
(3-01343)

CALGARO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la questione della procreazione medicalmente assistita è argomento molto sentito e discusso nella pubblica opinione, viste anche le statistiche che evidenziano la sempre maggior diffusione della sterilità anche nelle coppie giovani;
novecento pazienti si sono sottoposte presso l'ospedale di Padova al trattamento di fecondazione in vitro tra il 2003 ed il 2010;
le pazienti hanno pagato, come da tariffario, 36 euro di ticket per prestazione, in linea con tutte le altre strutture

pubbliche che praticano la procreazione medicalmente assistita presenti nella regione Veneto;
a maggio 2010 l'amministrazione dell'ospedale di Padova ha ritenuto responsabile del deficit di circa un milione e quattrocento mila euro nel bilancio della struttura la mancata applicazione di una delibera interna, che avrebbe dovuto imporre alle pazienti che si sono sottoposte ai trattamenti di fecondazione in vitro il pagamento di cifre variabili dai 400 ai 700 euro;
incessanti sono le pressioni fatte anche dai medici sulle pazienti, che si sono viste intimare il pagamento retroattivo dei trattamenti, mai richiesto prima dei trattamenti stessi;
le pazienti si sono viste recapitare la richiesta di pagamento in busta aperta e con dettaglio approfondito dei trattamenti effettuati, con evidente violazione della normativa sulla privacy, e sono anche state minacciate del passaggio della pratica di riscossione ad Equitalia e, in molti casi, per evitare conseguenze economiche insopportabili, si sono risolte a sospendere il trattamento, cosicché attualmente è in pericolo il destino di ovociti crioconservati -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e cosa intenda fare, per quanto di sua competenza, in una situazione che, di fatto, ostacola la corretta applicazione della legge n. 40 del 2004, introducendo il requisito del censo accanto alla condizione di sterilità o infertilità umana, e se il Ministro interrogato non ritenga urgente verificare quanto segnalato e promuovere provvedimenti per contrastare la violazione dei diritti di così tante donne.
(3-01344)

BALDELLI, STAGNO D'ALCONTRES e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da tempo esiste un dibattito istituzionale e politico sulla necessità di rivedere le modalità di esercizio dell'attività libero-professionale dei dirigenti medici, sanitari e veterinari, che, nel rispetto delle funzioni e delle prerogative delle Regioni, garantisca a livello nazionale un corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale ed attività libero-professionale -:
quali siano le iniziative del Ministro interrogato per garantire l'effettivo e corretto esercizio dell'attività libero-professionale dei dirigenti medici, sanitari e veterinari.
(3-01345)

TESTO AGGIORNATO AL 24 NOVEMBRE 2010

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
in data 27 marzo 2008 è stato firmato, presso il Ministero dello sviluppo economico, un protocollo d'intesa per il rilancio produttivo ed occupazionale della Val Vibrata-Vallata del Tronto-Piceno colpite da una profonda crisi economica ed occupazionale che ha provocato la chiusura non solo di piccole e medie imprese ma anche di quelle imprese grandi e medio-grandi che avevano fatto la storia industriale della zona;
come recita l'atto sottoscritto, «l'intesa è finalizzata a regolare l'attività congiunta dei soggetti pubblici e privati, volta a tutelare l'apparato produttivo esistente, ad assicurare il rilancio delle attività industriali ed a salvaguardare l'occupazione nei siti industriali in crisi dell'area vasta delle Province di Teramo e di Ascoli Piceno, con particolare riferimento alla Val Vibrata-Vallata del Tronto-Piceno, ponendo particolare attenzione alle vocazioni produttive dei rispettivi territori»;
l'oggetto dell'intesa è la messa a punto di una manovra di intervento coordinato sia sotto gli aspetti delle iniziative

produttive, della confluenza dei finanziamenti pubblici da fonti e da bilanci diversi dell'organizzazione delle modalità di coordinamento funzionale e di monitoraggio dell'attuazione, nonché la definizione dell'accordo di programma con cui si procede all'attuazione degli interventi pubblici e privati;
alla definizione della manovra di intervento ed alla sua regolamentazione si provvede mediante un apposito gruppo di coordinamento degli interventi costituito di concerto con le regioni Abruzzo e Marche e le province di Teramo e di Ascoli Piceno presso la direzione generale per la politica industriale del Ministero dello sviluppo economico che si avvale del supporto tecnico dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa;
il gruppo di coordinamento, una volta definita la gamma degli interventi fattibili, provvede, altresì, alla predisposizione di uno specifico accordo di programma ai sensi dell'articolo 2, comma 203, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (collegato alla Legge Finanziaria per il 1997), mediante la definizione di un accordo ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241 e dell'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
su tale argomento il Ministro è già stato interrogato per ben 2 volte (interrogazione 4-01792 del 3 dicembre 2008 a prima firma onorevole Agostini e interrogazione n. 4-04300 del 23 settembre 2009 sempre a prima firma dell'onorevole Agostini) senza che fino ad ora si pervenuta alcuna risposta -:
quali siano le cause ostative che impediscono al Ministro di dare piena e concreta attuazione all'intesa ormai sottoscritta ben 2 anni fa e se non ritenga opportuno convocare il tavolo di concertazione previsto dal protocollo stesso firmato il 27 marzo 2008;
quali siano le iniziative intraprese fino ad ora dal Ministro per rilanciare l'occupazione e il settore produttivo delle zone interessate dal protocollo d'intesa di cui al 27 marzo 2008.
(2-00894)
«Livia Turco, D'Incecco, Lolli, Ginoble, Farina Coscioni».

Interrogazione a risposta immediata:

PIZZETTI, MARAN, BOCCIA, QUARTIANI, GIACHETTI, LULLI, BRAGA, MARCO CARRA, CODURELLI, COLANINNO, COLOMBO, CORSINI, DE BIASI, DUILIO, FARINONE, FERRARI, FIANO, LETTA, MARANTELLI, MISIANI, MOSCA, PELUFFO, POLLASTRINI, SANGA, SORO, ZACCARIA e ZUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 12 novembre 2010, con un comunicato di 11 righe e senza alcun preavviso, il gruppo Tamoil, di proprietà della famiglia del leader libico, ha comunicato che entro il 2011 verrà dismesso l'impianto di raffinazione di Cremona, annunciandone la riduzione a semplice deposito;
ciò comporterà la contrazione del numero dei dipendenti, che passerà da 300 a 30, e l'espulsione dal processo lavorativo di 1.000 persone che operano nell'indotto, determinando condizioni insopportabili per centinaia di famiglie;
tale decisione, oltre ai pesanti costi sociali, avrà rilevanti conseguenze ambientali per l'incertezza sulle attività di bonifica di un'area di 800 mila metri quadri gravemente inquinata;
la raffineria di Cremona determina il 5 per cento delle capacità totali di raffinazione, copre il 7,5 per cento dei consumi petroliferi, alimenta 2.075 punti vendita e ha generato nel 2009 un fatturato di 4,5 miliardi di euro -:
se il Governo fosse a conoscenza degli intendimenti del gruppo Tamoil e se, in particolare, il Ministro interrogato intenda assumere direttamente la gestione del problema, anche attivando i necessari

canali di relazione tra Stati e Governi, al fine di convincere il gruppo Tamoil a rivedere o sospendere la decisione assunta.
(3-01347)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARTELLA e VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate alla stampa veneziana dal Ministro Paolo Romani, si evince che il Governo è intenzionato a garantire la permanenza del settore chimico in Italia, in particolare, in un'intervista rilasciata a Il Gazzettino e pubblicata lo scorso 22 novembre, il Ministro dice che «...è vero che la chimica oggi è figlia di una crisi mondiale, e che l'Eni si è concentrata anche su altri business, e direi giustamente. Ma tutto ciò non toglie che noi si faccia ogni sforzo per mantenere la chimica in Italia...»;
per quanto concerne il polo chimico di Porto Marghera, il Ministro, rispondendo ad un'annotazione del giornalista («Eppure il presidente di Confindustria Venezia, Luigi Brugnaro, ha ripetuto più volte che la chimica a Marghera è morta...) ha così dichiarato: »Non so in base a quali informazioni faccia una considerazione così apodittica. Io mi sto occupando di questa crisi anche perché non c'è solo l'aspetto produttivo ed economico, parliamo di persone che perderebbero il lavoro e di famiglie che perderebbero il sostentamento. Cerchiamo di stare attenti a dare per morti settori produttivi che non lo sono affatto. Questo Ministero non rinuncia mai a nulla; d'altro canto dicevano che l'acciaio era finito e invece abbiamo ancora grosse eccellenze, lo stesso per l'alluminio. Direi, in definitiva, che ognuno deve fare il suo mestiere, gli industriali facciano il loro...;
il Ministro, sempre interloquendo con l'intervistatore de Il Gazzettino, ha ancora assicurato che si sta occupando della vicenda Vinyls Italia e della cessione delle fabbriche, osservando come «È importante che l'accordo finale sia concluso tra l'acquirente e l'Eni; il ciclo del cloro è fatto di prodotti finali, ma anche di materie prime e quelle le ha l'Eni»;
da troppo tempo il Governo assume un atteggiamento neutrale tra l'Eni ed i potenziali acquirenti (vedi vicenda RAMKO);
gli impianti sono praticamente fermi da oltre un anno e mezzo;
centinaia di lavoratori vanno verso la scadenza degli ammortizzatori sociali;
i vari tavoli costituiti, anche in sede ministeriale, negli anni precedenti non sono approdati a nessuna conclusione positiva -:
se esistano e quali siano i progetti che il Ministro abbia intenzione di mettere in campo per il mantenimento dell'industria chimica a Porto Marghera e per il suo rilancio.
(5-03869)

...

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-02127, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 gennaio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-02254, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-04444, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti e Reguzzoni n. 4-04511, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti e Reguzzoni n. 4-04995, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-05109, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 novembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-05438, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-05526, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti e Reguzzoni n. 4-05554, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 dicembre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Comaroli ed altri n. 4-05848, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-06297, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1o marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Donadi ed altri n. 4-07750, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 giugno 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Pietro.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-08707, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Crosio n. 4-08725, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta D'Amico e Chiappori n. 4-08853, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-09463, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-09469, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-09547, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Rosato ed altri n. 4-09565, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Marco Carra.

L'interrogazione a risposta scritta Di Pietro ed altri n. 4-09599, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Leoluca Orlando.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta scritta Zamparutti n. 4-09476, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 396 del 17 novembre 2010.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 16 novembre 2010, il sito web Repubblica.it ha pubblicato la notizia in possesso di «Reprieve», un'organizzazione umanitaria britannica che si batte contro la pena capitale e la tortura in tutto il mondo, secondo la quale la Hospira Spa, un'azienda farmaceutica con base a Liscate, in provincia di Milano, è stata incaricata di produrre Sodium Thiopental (o Pentotal), un potente barbiturico utilizzato, tra l'altro, in tutti i protocolli di iniezione letale dei vari Stati della federazione americana;
secondo la notizia, a partire da gennaio, la società milanese, sussidiaria di una multinazionale americana, dovrebbe esportare la sostanza negli Usa, dove la carenza di Pentotal ha già indotto una decina di Stati, tra cui il Kentucky, l'Ohio, il Missouri, l'Arizona e l'Oklahoma a rinviare le esecuzioni già programmate fino a che non riceveranno nuove dosi;
inoltre, secondo l'avvocato Clive Stafford Smith, direttore di «Reprieve», uno dei difensori dei diritti umani più famosi del mondo, la fabbrica milanese «è stata già usata in passato per questo scopo», cioè la produzione di Sodium Thiopental da destinare ai penitenziari americani, almeno fino a quando la produzione non riprenderà negli Stati Uniti;
negli Stati Uniti, la casa madre, la Hospira che ha sede nei sobborghi di Chicago, ha spiegato che la carenza deriva dalla carenza di un altro farmaco, il Propofol, di più comune uso nelle sale operatorie, il che avrebbe indotto diversi anestesisti a ripiegare sul Pentotal, generando così la scarsità del barbiturico;
la Hospira ha assicurato che le scorte potrebbero essere ripristinate nei primi mesi del 2011 e, nonostante abbia ribadito che «la ditta produce questo farmaco per migliorare o salvare una vita umana e che il suo uso va limitato esclusivamente alle indicazioni scritte sull'etichetta del farmaco», è probabile che le iniezioni letali con l'uso di Pentotal continuino come in passato;
nel frattempo, lo stato dell'Arizona se ne è procurato un quantitativo, prodotto da un'altra azienda farmaceutica in Gran Bretagna, con il quale è il 25 ottobre 2010 è stata eseguita l'iniezione letale nei confronti di Jeffrey Landrigan, ragion per cui «Reprieve» ha intrapreso un'azione legale volta a evitare che il Pentonal britannico sia nuovamente esportato per l'esecuzione di altri detenuti americani, in base anche a una norma europea (EU Council Regulation 1236/2005), secondo la quale «l'esportazione di merci che non hanno nessun utilizzo pratico se non quello per la pena capitale, la tortura o altri trattamenti crudeli e inumani... è proibita, indipendentemente dall'origine della merce»;
l'Italia non ha la pena capitale ed è impegnata proprio in queste settimane al Palazzo di Vetro per l'approvazione di una nuova Risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali -:
se corrisponda al vero quanto detto in premessa e, in particolare, se l'azienda farmaceutica Hospira con base a Liscate sia stata incaricata di produrre Sodium Thiopental per il «mercato» americano e se lo abbia già fatto in passato;

se non ritenga di dover intervenire, in coerenza anche con l'impegno dell'Italia che ha abolito la pena di morte ed è mobilitata a tal fine a anche a livello internazionale, perché siano rispettate tutte le nostre leggi e le norme europee che vietano di cooperare in ogni modo alla pratica della pena capitale, della tortura o di altri trattamenti crudeli e inumani. (4-09476)

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:
interrogazione a risposta in Commissione Razzi n. 5-03408 del 16 settembre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09656.