XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 24 novembre 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

      Le Commissioni V e VII,
          premesso che:
              gli interventi in materia di edilizia scolastica, oltre a soddisfare prioritarie esigenze relative alla messa in sicurezza degli edifici, rappresentano un importante contributo alla ripresa economica e perseguono finalità coerenti con il Programma nazionale di riforma presentato alla Commissione europea il 12 novembre 2010 nel quadro della Strategia dell'Unione europea 2020;
              la legge 23 dicembre 2009, n.  191, all'articolo 2, comma 239, ha previsto lo stanziamento, in coerenza con apposito atto parlamentare di indirizzo, fino all'importo complessivo massimo di 300 milioni di euro, per realizzazione degli interventi necessari per la messa in sicurezza e l'adeguamento antisismico delle scuole, nell'ambito delle misure e con le modalità previste ai sensi dell'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n.  137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n.  169;
              l'articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n.  289, aveva disposto l'inserimento nell'ambito del programma di infrastrutture strategiche di cui alla legge 21 dicembre 2001, n.  443, di un piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riguardo a quelli che insistono sul territorio delle zone soggette a rischio sismico;
              l'articolo 7-bis del decreto-legge 1o settembre 2008, n.  137, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 ottobre 2008, n.  169, ha previsto, al comma 1, che al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, formulato ai sensi del richiamato articolo 80, comma 21, della legge 27 dicembre 2002, n.  289, venga destinato un importo non inferiore al 5 per cento delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche in cui il piano stesso è ricompreso;
              in adempimento a tali disposizioni, il CIPE, adottando la delibera 18 dicembre 2008, n.  114, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.  110 del 14 maggio 2009, ha destinato al piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici contributi quindicennali per 3 milioni di euro a partire dalla annualità 2009 e 7,5 milioni di euro a partire dalla annualità 2010. Ai tassi di interesse attuali, detti contributi svilupperebbero un capitale disponibile per investimenti stimabile in circa 115 milioni di euro;
              tali risorse dovevano essere definitivamente assegnate sulla base del III Programma stralcio, che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avrebbe dovuto sottoporre al CIPE entro il 30 giugno 2009;
              la proposta di Programma stralcio elaborata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è stata ritirata nell'ambito della Conferenza unificata del 29 ottobre 2010;
              nell'ambito dei 300 milioni di cui al predetto articolo 2, comma 239, risultano pertanto da assegnare risorse pari a 115 milioni di euro da erogare nell'arco di quindici anni;
              risulta necessario che i soggetti richiedenti producano idonea certificazione della sussistenza della situazione di cui all'articolo 2, comma 239, della legge finanziaria 2010;
              resta fermo che i contributi concessi ai sensi del richiamato articolo 2, comma 239, della legge finanziaria 2010 non precludono l'attribuzione delle risorse che ordinariamente spetterebbero ai medesimi istituti scolastici;
              il gruppo dell'Italia dei Valori ha proposto che una quota pari a euro 1.500.000 delle predette risorse sia destinata al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 2003, n.  398;
              risulta necessario che il Parlamento provveda in tempi brevi a ripartire quota parte delle predette risorse,

impegnano il Governo:

ad attenersi, ai fini dell'assegnazione di quota parte delle risorse di cui all'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n.  191, alle priorità di cui all'elenco 1.

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(7-00444) «Gioacchino Alfano, Barbieri, Baretta, Ghizzoni, Bitonci, Goisis, Lo Presti, Granata, Ciccanti, Capitanio Santolini, Commercio, Latteri, Cesario».


ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
          il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Carlo Giovanardi, ha tenuto, in data 22 novembre 2010, una conferenza-stampa presso la prefettura di Bologna sulle cause della strage del DC 9 Itavia sui cieli di Ustica il 27 giugno 1980;
          dopo la conferenza stampa si è svolta una visita al Museo della memoria, dove l'onorevole Aurelio Misiti, che è stato membro della Commissione tecnica che aveva indicato la causa della strage in una bomba esplosa all'interno dell'aereo, ha illustrato le conclusioni cui era pervenuta la medesima commissione;
          tale commissione fu sostituita da altri esperti poiché le sue conclusioni, oggetto di divergenze tra i componenti, vennero ritenute non utilizzabili dai magistrati che indagavano;
          nella sentenza ordinanza del giudice Rosario Priore del 1999, mai smentita nel successivo iter giudiziario della vicenda, è scritto che: «L'incidente al DC 9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC 9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un'azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto»;
          la successiva assoluzione dei generali dell'Aeronautica dall'accusa di alto tradimento in relazione ai depistaggi delle indagini sulla strage non ha messo in discussione le conclusioni cui era pervenuto il giudice Rosario Priore;
          in seguito a quella sentenza il Governo italiano ha presentato rogatorie internazionali nei confronti della Libia, della Francia, della Germania, del Belgio e degli Stati Uniti;
          la procura di Roma ha aperto una nuova indagine, successivamente alle dichiarazioni del Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga del 2007 che confermavano la sentenza ordinanza del giudice Rosario Priore;
          la conferenza stampa del Sottosegretario Giovanardi ha suscitato la comprensibile protesta di Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, che ha denunciato l'uso strumentale della funzione di rappresentante del Governo da parte del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e ha protestati per un'azione che ha le caratteristiche dell'intimidazione nei confronti dei magistrati che stanno ancora indagando sulla strage;
          la Presidente Bonfietti ha, ad avviso degli interpellanti, giustamente parlato di provocazione a proposito dell'illustrazione delle proprie tesi da parte del Sottosegretario Giovanardi durante la visita al Museo della memoria, luogo che tiene vivo il dolore e il ricordo delle vittime e che non deve essere utilizzato per nessun altro fine;
          è molto grave che il Sottosegretario Giovanardi continui a sostenere una tesi in aperto contrasto con le sentenze della magistratura italiana e con le richieste di rogatoria internazionale sottoscritte dai suoi colleghi di Governo, e lo faccia non come cittadino o senatore ma come rappresentante del Governo italiano utilizzando le sue sedi di rappresentanza territoriale come la prefettura di Bologna  –:
          se il Sottosegretario Carlo Giovanardi si sia espresso a titolo personale – e, in tal caso, a che titolo siano stati usati i locali della prefettura di Bologna quale sede della conferenza stampa citata in premessa e se non consideri censurabile un'azione che, abusando impropriamente, ad avviso degli interpellanti, del ruolo istituzionale ricoperto dallo stesso Sottosegretario, delegittima le richieste di rogatoria internazionale sottoscritte da suoi colleghi in base alla sentenza ordinanza del giudice Rosario Priore del 1999 – ovvero se il Sottosegretario si sia espresso a nome del Governo e, in tal caso, sulla base di quali elementi e con quale finalità ciò sia avvenuto, essendo gravemente inopportuno che il Governo metta in discussione sentenze della magistratura.
(2-00895) «Vassallo, Colaninno, Benamati, Bachelet, Gentiloni Silveri, Marantelli, Merloni, Martella, Castagnetti, Causi, Marco Carra, Tempestini, Tocci, Santagata, Marchignoli, Giorgio Merlo, Nicolais, Verini, Albonetti, Soro, Bressa, Ginefra, Gozi, Sani, Bocci, Lucà, Viola, Gasbarra, Garofani, Rosato, Lovelli, Porta».


Interrogazione a risposta in Commissione:

      TRAPPOLINO, BOCCI, SERENI e VERINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          a seguito delle considerevoli precipitazioni degli ultimi giorni, e i particolare di venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 novembre 2010, una vasta area dell'Orvietano, comprendente in particolare i comuni di Orvieto, Allerona e Castel Viscardo, è stata oggetto di importanti esondazioni del fiume Paglia, Chiani, e di alcuni fossi e di allagamenti che hanno compromesso, in diversi punti, la circolazione stradale, arrivando a lambire diverse abitazioni;
          le situazioni più critiche si sono registrate nelle zone di pianura («Piana del Paglia») dove l'acqua ha invaso e provocato ingenti danni ad attività produttive, artigianali e agricole nei comuni di Allerona, Castel Viscardo e Orvieto la cui stima è ancora oggetto di valutazioni;
          l'esondazione del Paglia ha interessato anche il rilevato autostradale, imponendo la chiusura, a scopo precauzionale, degli accessi che introducono ai sottopassi autostradali. Nel comune di Orvieto si sono registrati danni importanti a strutture pubbliche in prossimità del quartiere di Ciconia, e il livello delle acque ha indotto le autorità a vietare il transito, anche pedonale, sul Ponte dell'Adunata, isolando per ore un quartiere dal resto dell'attività e quest'ultimo dal presidio ospedaliero;
          tra la fine di dicembre 2009 e gli inizi di gennaio 2010 alcuni comuni dell'Orvietano erano già stati interessati da gravi danni conseguenti a violente precipitazioni. Analoghi danni al patrimonio pubblico e privato si erano registrati in diverse zone dell'Umbria. In data 12 febbraio 2010 la regione Umbria aveva avanzato al capo dipartimento della protezione civile la «richiesta dichiarazione dello stato d'emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1922, n.  225, per le eccezionali precipitazioni verificatesi dal 1o al 9 gennaio 2010 nel territorio della regione Umbria»;
          il ripetersi di esondazioni e allagamenti segnala l'urgenza di interventi strutturali adeguati alla messa in sicurezza delle arginature del fiume Paglia e di altri interventi relativi alla manutenzione dell'alveo del medesimo fiume. Risulta infatti del tutto evidente che il complesso delle opere poste in essere non è più rispondente al mutamento dei parametri idropluviometrici costantemente difformi dalle medie pregresse e che caratterizzano, con sempre maggior intensità, il territorio umbro e dell'orvietano;
          si impone con sempre maggiore forza la necessità di un coordinamento di tutti gli enti che, a diverso titolo, risultano essere competenti sui bacini idrografici dei fiumi Paglia e Chiani e che afferiscono alle regioni Umbria, Lazio e Toscana;
          si è evidenziata la necessità di disporre di un sistema per il rilievo telematico degli affluenti minori del Paglia e del Chiani al fine di poter disporre di dati in tempo reale che consentano quindi di adottare provvedimenti urgenti per la tutela dei cittadini e delle strutture in infrastrutture pubbliche e private;
          il computo dei nuovi danni e delle opere necessarie da realizzare al fine di scongiurare il ripetersi di tal emergenze si aggiungerà a quelli già segnalati in occasione delle conseguenze delle avversità meteorologiche di fine dicembre 2009/inizio gennaio 2010 rispetto non è stato attuato alcun provvedimento nonostante la richiesta dello stato di emergenza da parte della regione Umbria  –:
          quali iniziative di competenza il Governo intenda porre in essere per scongiurare il ripetersi dei fenomeni di esondazione, stante la conclamata inadeguatezza delle opere esistenti e l'urgenza di misure atte a mettere in sicurezza gli argini del fiume Paglia;
          se il Governo intenda provvedere alla realizzazione di un coordinamento interistituzionale e interregionale atto ad affrontare le problematiche del bacino idrico della Val di Paglia e Val di Chiani, prevedendo in tal senso anche un investimento per il rilievo telematico degli affluenti minori dei fiumi Paglia e Chiani;
          se il Governo intenda riconoscere lo stato di emergenza ai sensi articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n.  225, richiesto dalla regione Umbria in data 12 febbraio 2010, anche in considerazione degli ulteriori danni occorsi nei giorni 19, 20 e 21 novembre 2010. (5-03874)


Interrogazioni a risposta scritta:

      MISIANI e SANGA. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 1, comma 1 del decreto legislativo di attuazione del «Federalismo demaniale» (decreto legislativo 28 maggio 2010, n.  85 recante «Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell'articolo 19 della legge 5 maggio 2009, n.  42») dispone che «sono individuati i beni statali che possono essere attribuiti a titolo non oneroso a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni»;
          l'articolo 3, comma 3, del medesimo decreto legislativo prevede che «Salvo quanto previsto dai commi 1 e 2, i beni sono individuati ai fini dell'attribuzione ad uno o più enti appartenenti ad uno o pi’ livelli di governo territoriale mediante l'inserimento in appositi elenchi contenuti in uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri adottati entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo»;

l'articolo 5, comma 2, prevede a sua volta che «Fatto salvo quanto previsto al comma 4, sono in ogni caso esclusi dal trasferimento: gli immobili in uso per comprovate ed effettive finalità istituzionali alle amministrazioni dello Stato, anche a ordinamento autonomo, agli enti pubblici destinatari di beni immobili dello Stato in uso governativo e alle Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n.  300, e successive modificazioni; i porti e gli aeroporti di rilevanza economica nazionale e internazionale, secondo la normativa di settore; i beni appartenenti al patrimonio culturale, salvo quanto previsto dalla normativa vigente e dal comma 7 del presente articolo; i beni oggetto di accordi o intese con gli enti territoriali per la razionalizzazione o la valorizzazione dei rispettivi patrimoni immobiliari sottoscritti alla data di entrata in vigore del presente decreto; le reti di interesse statale, ivi comprese quelle stradali ed energetiche; le strade ferrate in uso di proprietà dello Stato; sono altresì esclusi dal trasferimento di cui al presente decreto i parchi nazionali e le riserve naturali statali. I beni immobili in uso per finalità istituzionali sono inseriti negli elenchi dei beni esclusi dal trasferimento in base a criteri di economicità e di concreta cura degli interessi pubblici perseguiti»;
          con una lettera inviata in data 4 agosto 2010 il sindaco di Bergamo ha comunicato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze e all'Agenzia del demanio l'interesse dell'amministrazione comunale al trasferimento, in attuazione della legge 5 maggio 2009 n.  42, dei seguenti beni immobili:
              compendio ex caserma Montelungo;
              compendio ex caserma Colleoni;
              compendio ex carcere di S. Agata
              compendio ex divisione Legnano (Palazzo Lupi)
              locali interrati siti in piazza Dante (ex centro diurno)
              compendio Torre dei Venti
              Mura Venete, Bergamo Alta;
          nell'ambito delle attività propedeutiche all'attuazione del «federalismo demaniale», l'Agenzia del demanio ha proceduto alla pubblicazione di un elenco contenente i beni del patrimonio dello Stato, ad eccezione di quelli in uso alle pubbliche amministrazioni, di quelli appartenenti al demanio storico-artistico, nonché di quelli situati nelle regioni a statuto speciale e nel comune di Roma, ai sensi della legge n.  42 del 5 maggio 2009, articolo 24. Tale elenco, aggiornato periodicamente, è disponibile nella sezione servizi online del sito internet dell'agenzia;
          l'elenco online del sito dell'Agenzia del demanio, consultato in data 23 novembre 2010, evidenzia che il compendio ex caserma Montelungo e l'ex centro diurno sono classificati come «beni oggetto di intese con Enti territoriali» (e quindi in ogni caso esclusi dal trasferimento, stando all'articolo 5, comma 2 del decreto legislativo n.  85 del 2010, mentre nessun altro dei beni immobili citati nella lettera del sindaco di Bergamo compare tra i beni del patrimonio dello Stato individuati ai fini dell'attribuzione agli enti territoriali  –:
          quali iniziative intenda promuovere, tenendo conto dello spirito e delle finalità del processo di attuazione del «federalismo demaniale», affinché vengano inclusi nell'elenco dei beni patrimoniali che possono essere attribuiti agli enti territoriali ai sensi del decreto legislativo n.  85 del 2010 gli immobili oggetto della manifestazione di interesse da parte del comune di Bergamo. (4-09663)


      BARBARO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          in data 15 novembre 2010 l'AgenParl ha pubblicato un take dal titolo «Cultura: museo gratis a Milano grazie a Finmeccanica e Bank of America» secondo il quale «il capoluogo lombardo riuscirà a garantire l'entrata gratuita al nuovo Museo del Novecento grazie al contributo di 1 milione di euro da parte di Finmeccanica. Finmeccanica, il cui capitale è detenuto al 30 per cento dal Ministero dell'Economia, si aggiudica così il ruolo di main sponsor del progetto milanese, in quanto la sua bozza di contratto è già stata approvata dalla giunta milanese»  –:
          se la sponsorizzazione di Finmeccanica al progetto artistico di Milano sopra citato sia veramente di 1 milione di euro e come si giustifichi tale sponsorizzazione vista la forte riduzione degli organici e la forte crisi che sta colpendo ad esempio la società Fincantieri. (4-09664)


      BARBARO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il grave momento di crisi economica impone delle razionalizzazioni delle spese, ma soprattutto un potenziamento della lotta agli sprechi iniziando a tagliare le consulenze che svolgono numerosi pensionati nelle società in cui hanno prestato attività lavorativa  –:
          se non ritengano opportuno conoscere quanti pensionati del Gruppo Finmeccanica svolgano l'attività di consulente presso le stesse aziende dove hanno operato nella loro vita professionale e quanto queste consulenze gravino sui conti generali delle aziende collegate a Finmeccanica;
          quanti siano i pensionati che prestano la loro attività di consulenza presso la sede Finmeccanica, con quali incarichi e quanto gravino sul bilancio di Finmeccanica;
          se risuli che Finmeccanica sia in procinto di operare una ristrutturazione all'interno del Gruppo collocando amministratori delegati sulla soglia dell'età pensionabile con l'intenzione di affidare loro delle consulenze o addirittura di riconfermarli. (4-09666)


      REALACCI, FONTANELLI, GATTI e MARIANI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nel periodo compreso tra il 25 e il 31 dicembre 2009 l'intera regione Toscana è stata interessata da violente e rovinose precipitazioni meteorologiche che hanno causato ingenti danni a persone, immobili ed attività produttive;
          frane, allagamenti, crolli ed esondazioni di corsi d'acqua hanno interessato vaste aree della provincia di Pisa, Lucca specificatamente in Garfagnana e nell'area del lago di Massaciuccoli, Massa Carrara e Prato;
          nel pisano il fiume Serchio è uscito dagli argini all'altezza delle frazioni di Ripafratta e Nodica, nei comuni di Vecchiano e San Giuliano Terme dove sono state evacuate numerose case ed attività industriali;
          il Governo, nella seduta del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2010, ha dichiarato su richiesta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti lo stato di calamità naturale per le aree colpite dai nubifragi nel periodo natalizio in Toscana;
          la delibera CIPE del 13 maggio 2010, assegna 52 milioni di euro alla regione Toscana per gli interventi a favore delle zone alluvionate ed è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 16 novembre 2010. A undici mesi dall'alluvione di Natale 2009 non sono ancora arrivati i soldi promessi;
          il ritardo nella messa a disposizione reale dei fondi sta creando, in un periodo di già difficile congiuntura economica, grossi problemi non solo al ripristino ed alla messa in sicurezza del territorio colpito ma anche al tessuto sociale ed economico dell'area. Ultimo fatto grave è il mancato rinnovo di ben 54 posti di lavoro di una delle aziende colpite, la Zetaplast, che proprio a causa del mancato incasso dei contributi promessi non ha potuto sostenere finanziariamente, eccetto per piccoli e parziali aiuti provenienti dagli enti locali, tutte le complesse fasi del post alluvione: il conto dei danni, le riparazioni, lo smaltimento dei materiali danneggiati, la riparazione e il ripristino dei macchinari, la ripresa dell'attività produttiva e commerciale;
          la regione Toscana pur nella limitatezza delle risorse disponibili e rispettando le proprie competenze territoriali ha confermato proprio in questi giorni che è nelle condizioni di anticipare almeno parte delle risorse promesse a patto che vi sia traccia di una disposizione di erogazione da parte dell'amministrazione centrale;
          molte libere associazioni di cittadini alluvionati lamentano il fatto che ancora, a novembre di quest'anno, non c’è chiarezza sui relativi rimborsi alle famiglie e ai privati, che al pari delle aziende, attendono di sapere quanto e quando potranno ricevere;      
          alla data odierna si sono infatti registrati in materia: 2 decreti del Governo, 3 ordinanze di protezione civile, una delibera CIPE, 1 legge nazionale, oltre a 4 ordinanze, 1 decreto, 1 delibera di giunta della regione Toscana  –:
          quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano mettere in campo per arrivare alla reale erogazione dei fondi già stanziati per l'alluvione in Toscana del Natale 2009 a favore di imprese e privati. (4-09690)


      DI STANISLAO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere:
           se risulti che ad ottobre il budget di Selex Galileo sia stato disatteso e se la maggior parte della défaillance si sia verificata in UK;
          se risulta che l’ebit della Selex Galileo sia diminuita e in caso affermativo a quanto ammonti tale diminuzione;
          se risultino in corso procedure di licenziamento a Basildon e quali siano le valutazioni in merito alla situazione sopra esposta e quali provvedimenti si intendono adottare per salvaguardare i livelli occupazionali. (4-09693)


      DI STANISLAO. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          il Gruppo Finmeccanica ha debiti pari a 1,15 miliardi di euro e gli analisti stimano per i prossimi anni dei forti aumenti della posizione debitoria  –:
          se non ritengano opportuno conoscere a quanto sono ammontate le spese per il rinnovo dell'immagine coordinata del gruppo Finmeccanica e le spese accessorie nel settore della comunicazione;
          se non ritengano opportuno conoscere quanto è stato speso per l'immagine del gruppo Finmeccanica al salone aeronautico a Farnborough in Inghilterra del 2008 e del 2010;
          se non ritengano opportuno conoscere le spese sostenute da Finmeccanica per organizzare l'ultima convention dei dirigenti che interessa circa duemila funzionari del gruppo che si spostano da tutte le sedi del mondo per l'occasione;
          a quanto ammontino le sponsorizzazioni dal 2008 a tutt'oggi del gruppo Finmeccanica, ivi comprese le singole società. (4-09694)


      ANGELA NAPOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. — Per sapere – premesso che:
          in Italia la riorganizzazione dei servizi idrici prende le mosse dalla legge n.  36 del 1994 che prevedeva, all'articolo 13, l'elaborazione di un «metodo normalizzato» per la determinazione della tariffa del servizio idrico;
          il «metodo normalizzato» si riferisce alla piena funzionalità del servizio idrico integrato;
          nell'attesa di determinare o applicare il «metodo normalizzato», la legge n.  172 del 1995 stabilisce che il compito di fissare i criteri per l'adeguamento tariffario spetta al CIPE (Comitato interministeriale programmazione economica), mentre gli adeguamenti tariffari sono competenza esclusiva del legislatore statale;
          tale esclusiva competenza è stata ribadita ultimamente dalla Corte costituzionale con le sentenze n.  29 del 2010 e n.  142 del 2010;
          la Corte dei Conti della Calabria con deliberazione n.  388 del 30 giugno 2010, richiamando le pronunce della Corte Costituzionale, ha ribadito che «la disciplina della tariffa del servizio idrico integrato è ascrivibile alla tutela dell'ambiente e alla tutela della concorrenza, materie di competenza legislativa esclusiva dello Stato, ed è precluso al legislatore regionale intervenire nel settore, con una disciplina difforme da quella statale;
          in Calabria, non essendo ancora entrato in vigore il cosiddetto «metodo normalizzato», la determinazione della tariffa idrica spetta al C.I.P.E., mentre gli adeguamenti tariffari sono competenza esclusiva del legislatore statale;
          il 13 giugno 2003 la regione Calabria ha stipulato una convenzione con SoRiCal a cui ha affidato mandato di gestire, per un periodo di 30 anni, il complesso infrastrutturale delle «Opere idropotabili regionali» ed il connesso servizio di fornitura all'ingrosso ai comuni e ad alcuni altri enti;
          la regione Calabria ha affidato a SoRiCal anche l'attuazione di un articolato pieno di investimenti, finalizzato all'integrazione e completamento e all'efficientamento del complesso delle infrastrutture idriche, per garantirne la gestione unitaria;
          la SoRiCal s.p.a. è una società a capitale misto, pubblico/privato, per la gestione dell'approvvigionamento e la fornitura all'ingrosso dell'acqua ad uso potabile sul territorio della regione Calabria il cui capitale sociale è detenuto: dalla regione Calabria per il 53,5 per cento e da Veoilà – General des Eaux, multinazionale francese, per il 46,5 per cento;
          nell'articolo 8 della Convenzione sottoscritta tra SoRiCal e regione Calabria per l'affidamento in gestione degli acquedotti Calabresi è stabilito che la tariffa determinata secondo il «metodo normalizzato» si dovrà applicare a partire dal 6o anno di gestione;
          la gestione della SoRiCal ha avuto inizio il 1o novembre 2004, e quindi, in base alla normativa vigente in materia riassunta in precedenza, non poteva essere applicato alcun adeguamento tariffario, con decorrenza anteriore al 26 marzo 2009, delle tariffe fissate nella convenzione;
          la SoRiCal s.p.a. ha disposto invece aumenti a far data dell'anno 2002; addirittura a tutto il 31 dicembre 2008 gli aumenti sono stati superiori al 20 per cento con maggiori importi, richiesti da SoRiCal alle amministrazioni comunali calabresi, quantificabili, in circa 30 milioni di euro;
          a seguito di tali aumenti che appaiono all'interrogante non conformi alla normativa vigente i comuni già in difficoltà per le continue riduzioni dei trasferimenti statali hanno visto peggiorare la propria condizione economico-finanziaria;
          la stragrande maggioranza dei comuni calabresi sono debitori della SoRiCal per la fornitura dell'acqua idropotabile;
          attualmente la SoRiCal sta ponendo in essere un'azione sistematica di messa in mora dei comuni debitori richiedendo il pagamento dell'intero importo dovuto in un'unica soluzione entro 15 giorni a datare dalla richiesta, minacciando in caso di inadempienza una limitazione delle forniture di acqua;
          alla richiesta da parte dei comuni di stabilire un piano di rientro con la rateizzazione del debito, la SoRiCal risponde che l'approvazione del piano è condizionata alla contestuale sottoscrizione da parte del comune di una nuova «convenzione di utenza»;
          i sindaci, in difficoltà per la posizione debitoria dei loro enti (che, in molti casi, è stata ereditata dalle passate gestioni amministrative) e preoccupati ad assicurare ai propri concittadini un bene di prima necessità come l'acqua, sono costretti ad accettare condizioni quasi capestro tra le quali il pagamento di interessi «ancora da definirsi» oltreché rate mensili in «conto corrispettivi della fornitura corrente»;
          l'intimazione di riduzione della fornitura dell'acqua ad avviso dell'interrogante è usata dalla SoRiCal come strumento di pressione per indurre le amministrazioni comunali a sottoscrivere un contratto di utenza contenente condizioni svantaggiose per i comuni;
          l'attività della SoRiCal di recupero dei debiti dei comuni, considerando che sono centinaia quelli in posizione debitoria, non appare uniformarsi ad un criterio generale di imparzialità, visto che vi sarebbero comuni con alti livelli di debito (pare che vi siano comuni con oltre 10 milioni di euro di debiti) ai quali non sarebbe stato richiesto ancora il pagamento dell'intera somma nel termine di 15 giorni e dietro avvertimento, in caso contrario, di una riduzione della fornitura dell'acqua, così come avvenuto invece nei confronti di piccoli comuni con poche centinaia di migliaia di debito;
          la SoRiCal è una società per azioni a maggioranza di capitale pubblico e che, pertanto, dovrebbe attenersi alla disciplina pubblicistica in materia di incompatibilità per le nomine dei consiglieri di amministrazione e degli altri vertici societari nonché per le assunzioni e gli incarichi dirigenziali;
          risulterebbe far parte del consiglio di amministrazione della SoRiCal il sindaco di Corigliano Calabro, Pasqualina Straface, indagata per l'ipotesi di reato di cui all'articolo 416-bis del codice penale ed i cui due fratelli sono sottoposti al regime del 41-bis;
          il comune di Corigliano Calabro sembrerebbe essere debitore della SoRiCal;
          non è dato conoscere il costo complessivo della SoRiCal sul bilancio della regione Calabria;
          pare evidente all'interrogante che la SoRiCal s.p.a. è tenuta all'applicazione della legge statale sopra richiamata e che le determinazioni delle tariffe da parte della SoRiCal sono in contrasto con le previsioni legislative suddette;
          andrebbe accertato se la regione Calabria una volta verificata la violazione della legge da parte della SoRiCal possa revocare alla medesima società la relativa concessione della gestione delle risorse idriche calabresi e se i comuni calabresi, una volta accertata la illegittimità delle tariffe suddette possano vantare diritto al rimborso  –:
          se, per il tramite della Commissione per la vigilanza sulle risorse idriche di cui all'articolo 161 del decreto legislativo n.  152 del 2006, si intenda accertare quante nuove convenzioni di utenza la SoRiCal spa abbia sottoscritto con i comuni calabresi e quanti comuni in Calabria risultino indebitati con la SoRiCal e si trovino in condizioni di morosità;
          se, in ogni caso, non si intenda acquisire, alla luce della situazione descritta in premessa, ogni ulteriore elemento in relazione alla gestione del servizio idrico integrato in Calabria da parte della SoRiCal. (4-09699)


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il 28 ottobre 2010 la Commissione europea ha respinto la richiesta di deroga ai limiti di legge inoltrata dall'Italia per la concentrazione di arsenico presente nell'acqua destinata ad uso potabile. Tuttavia, il Governo italiano non ha ancora affrontato il problema e oltre un milione e mezzo di cittadini continuano a bere acqua contaminata oltre i limiti di legge;
          il provvedimento della Commissione europea riguarda 91 comuni del Lazio tra le province di Roma, Viterbo e Latina, 8 comuni in Lombardia, 10 in Trentino-Alto Adige e 19 in Toscana. L'acqua che esce dai rubinetti di questi 128 comuni contiene arsenico oltre la soglia di 10 microgrammi per litro;
          si tratta di una sostanza che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità e il Comitato scientifico europeo può comportare seri rischi sanitari, «in particolare alcune forme di cancro»;
          sono passate due settimane da quando l'Europa ha siglato il documento ma in Italia non è stato ancora dato l'allarme. Le istituzioni dicono di non sapere nulla. Al ministro della salute, invece, rimandano la risposta di giorno in giorno, l'assessorato all'ambiente della regione Lazio è occupato in altro e il dirigente della segreteria tecnico operativa Ato2 di Roma dice di non avere ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Silenzio anche a Velletri, comune alle porte di Roma dove la concentrazione di arsenico registrata nelle acque dalla asl locale avrebbe addirittura superato i 50 microgrammi/litro, come già sottolineato nell'interrogazione n.  4-09412 presentati l'11 novembre 2010;
          quella dei 50 microgrammi è la soglia massima consentita dalla deroga regionale in attesa della risposta dalla Commissione europea che è già stata assunta e, appunto, sancisce che l'acqua di Velletri non è potabile. Il sindaco a tutt'oggi non ha emesso alcuna ordinanza per vietare l'utilizzo della risorsa idrica e si è giustificato dicendo che ha «ricevuto le analisi solo un mese dopo i prelievi», che da Acea ha ricevuto assicurazioni riguardo al contrario e che – «forse – aggiunge – si è trattato solo di un caso»;
          l'arsenico non è un problema nuovo nel Lazio come in altre parti d'Italia. Sono ormai quasi 10 anni che il nostro Paese ha recepito la direttiva europea che impone la riduzione di questo pericoloso inquinante nelle acque destinate a uso umano, ma fino ad oggi le istituzioni hanno scelto la strada della deroga e chi doveva intervenire, ammesso che lo abbia fatto, non è riuscito a produrre il risultato sperato;
          nel documento della Commissione europea si legge chiaramente che l'arsenico è tra quelle sostanze i cui valori elevati sono accettabili, «senza rischi per la salute, solo per un periodo limitato di tempo» e che è necessario adottare «misure specifiche per la protezione di neonati e bambini fino a 3 anni di età». La bocciatura della richiesta di deroga è netta: le «prove scientifiche» raccolte sconsigliano di superare, peraltro temporaneamente, il limite dei 20 microgrammi per litro  –:
          se e quali iniziative tempestive i Ministri interrogati intendano adottare per garantire l'acqua potabile alla popolazione e se il Ministro della salute non ritenga opportuno avviare un'indagine epidemiologica che interessi tutti i 128 comuni italiani contaminati. (4-09703)


      LEOLUCA ORLANDO e DI STANISLAO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3820 del 12 novembre 2009 si dispone di destinare, per il quadriennio 2009-2012, il 7 per cento degli investimenti dei fondi previdenziali pubblici ai territori del cratere del sisma del 6 aprile 2009, specificando che di tali investimenti si dovrà «garantire la redditività», e che i fondi saranno assegnati a «investimenti immobiliari in via indiretta»;
          con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2009 si autorizza Fintecna spa ad acquisire «quote del fondo comune di investimento di tipo chiuso», cosiddetto fondo immobiliare AQ, «gestito dalla Società di gestione del risparmio “Europa Risorse S.G.R. Sp.A.”»;
          con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3810 del 21 settembre si assegna a un fornitore di servizi incaricato da una non meglio specificata società di gestione del risparmio «del Fondo immobiliare costituito per il reperimento di nuove costruzioni da destinare alla locazione, ai sensi dell'articolo 1, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2009, n.  3769», di supportare il prefetto di L'Aquila nella requisizione di immobili sfitti;
          con decreto commissariale n.  25 del 22 settembre 2009 si decreta che la società Europa Risorse s.r.l. sia incaricata di prendere in consegna le unità abitative requisite, provvedere alla loro gestione e manutenzione straordinaria e provvedere al pagamento dell'indennità previo, conferimento delle relative somme da parte della protezione civile;
          in un articolo sul quotidiano Centro del 22 settembre il prefetto di L'Aquila Gabrielli specifica che la società Europa Risorse, non meglio definita con ragione sociale, affiancherà la forza pubblica nelle requisizioni;
          Europa Risorse sgr s.p.a. ha costituito un fondo immobiliare di nome Fondo Aq, con l'obiettivo di acquistare immobili da affittare, tramite una convenzione, agli sfollati, grazie a un mutuo allo 0,4 per cento di interesse concesso dalla banca Carispaq;
          la banca Carispaq il 14 settembre 2009 è entrata nella società Europa Risorse sgr con il 4,5 per cento delle quote societarie;
          la banca Carispaq risulta anche tra i sottoscrittori del Fondo immobiliare, insieme ad altri istituti di credito di cui non si conosce l'identità, nella misura del 60 per cento;
          tra i sottoscrittori del fondo c’è la Fimit sgr (in qualità di gestore dei fondi Inpdap, Enpals, Enasarco ed Enpals che hanno aderito al Fondo), società il cui amministratore delegato, Massimo Caputi, è sotto inchiesta da parte della procura della repubblica di Milano per aggiotaggio, riciclaggio e ostacolo all'attività di controllo di Consob e Bankitalia;
          la società Europa Risorse sgr sp.a. è partecipata al 4,5 per cento dalla banca Carispaq e per il restante 95,5 per cento da Europa Risorse s.r.l.;
          la società Europa risorse s.r.l, socia di maggioranza della omonima sgr s.p.a. gestore del fondo, è partecipata al 50 per cento dalla Doughty Hanson & Co, la cui rispettiva sede italiana risulta controllata da una società, la Brac1 company, con sede alle isole Cayman, nazione inserita nella lista nera dei paradisi fiscali dell'Unione europea;
          la società Europa risorse s.r.l. è partecipata 50 per cento dalla Bpd, il cui capitale azionario è controllato dalle seguenti società: Itaca srl 25 per cento, Napoleone&Partners, 25 per cento, I&M Investments srl 5 per cento, Tolfin srl 24 per cento, Fiuminvest 25 per cento;
          le società Itaca srl, Tolfin srl, Fiuminvest il 22 dicembre 2006 istituiscono in Lussemburgo una società anonima dal nome Box i;
          il 23 dicembre 2009, in un articolo apparso su Il Sole 24 Ore, Antonio Napoleone, amministratore delegato e presidente di Europa Risorse Sgr s.p.a., dichiara per Europa Risorse sgr il progetto di lanciare cinque Fondi per lo sviluppo immobiliare dell'Aquila con l'obiettivo di un «equo» ritorno del 10-12 per cento;
          è oggettivamente riscontrabile come alla città dell'Aquila prima che uno sviluppo immobiliare occorra un recupero delle risorse immobiliari già esistenti alla data del 6 aprile 2009, ovvero un'azione di ricostruzione e ripristino del patrimonio edilizio e urbanistico;
          in articoli di giornale e convegni pubblici Antonio Naponeone, amministratore delegato e presidente di Europa risorse sgr, si dice pronto a creare nuovi fondi per la ricostruzione, cosiddetti Fondi Aqr1 e 2 per investire in aree strategiche della città;
          nel libro Il diritto pubblico dell'emergenza e la ricostruzione in Abruzzo, edito da Cedam, Antonio Napoleone, presidente e amministratore delegato di Europa Risorse sgr s.p.a. scrive di aver già opzionato alcuni immobili del centro storico e di essere pronto ad aprire nuovi fondi per la realizzazione di quattro grandi progetti in altrettante zone strategiche della città, ivi comprese, in particolare, aree di proprietà pubblica;
          nella stessa pubblicazione di cui sopra, lo stesso Antonio Napoleone afferma che la Europa Risorse sgr è «in ogni senso divenuta soggetto ausiliare del sistema di Protezione Civile ai sensi dell'articolo 6 della legge 225 del 1992»;
          in data 19 novembre 2010 Antonio Napoleone, in intervista rilasciata a Il Capoluogo.it, afferma di aver già proposto «un nuovo Fondo Immobiliare, FondoAQR2, nel quale far confluire i progetti riguardanti tutti e 19 gli insediamenti del progetto c.a.s.e.»;
          le opere connesse a servizi e integrazione urbana degli insediamenti c.a.s.e, alle quali si sarebbe dovuto destinare il 30 per cento delle relative aree non sono state realizzate;
          per la ricostruzione di L'Aquila non esistono ancora risorse pubbliche certe e spendibili;
          la presenza monopolistica di Europa Risorse sgr s.p.a., e i suoi titoli di «soggetto ausiliare del sistema di Protezione Civile» ad avviso degli interroganti condizionano in maniera scorretta le effettive possibilità di azione degli enti previdenziali con disavanzo annuale ai quali è stato imposto di investire e in maniera indiretta nella ricostruzione della città  –:
          chi e con quale procedura abbia assegnato a Europa Risorse sgr s.p.a. il ruolo di soggetto ausiliare del sistema di protezione civile;
          a quale titolo alla Europa Risorse s.r.l. sia stata affidata, oltre che la consegna delle unità abitative requisite, anche la manutenzione straordinaria degli stessi e a fronte di quali risorse finanziarie;
          quante delle 380 unità immobiliari gestite dalla Europa Risorse sgr s.p.a., a oggi utilizzate per l'alloggiamento di aquilani ai sensi dell'ordinanza 3769 del 15 maggio 2009, siano frutto di requisizioni e quante di acquisto diretto;
          quali iniziative si intendano assumere affinché la carenza di risorse pubbliche e gli investimenti immobiliari di enti previdenziali e assicurativi non sottraggono a una pianificazione pubblica e trasparente il processo di ricostruzione;
          quali siano gli strumenti di controllo sui flussi finanziari privati legati alla ricostruzione;
          chi e come si farà garante della tutela degli interessi della comunità cittadina nel momento in cui alle operazioni di ricostruzione prendono parte soggetti privati il cui legittimo obiettivo potrebbe essere anche di tipo speculativo. (4-09705)


      BARBARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'AgenParl, Agenzia parlamentare per l'informazione politica ed economica, ha diramato il 14 settembre 2010 un articolo dal titolo «Rifiuti: audizione Procuratore Tivoli, abusivismo edilizio incontrollato» riguardante l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy, presso la Commissione sul ciclo dei rifiuti il 22 giugno 2010;
          secondo quanto riporta l'AgenParl, De Ficchy ha dichiarato nel corso dell'audizione che «è sicuramente un fenomeno dove si infiltra ed è presente un'illegalità diffusa, che, se non è opera della criminalità organizzata, è data da un affarismo vicino a un dato tipo di criminalità, anche se legata ai colletti bianchi. Ciò dipende dal fatto che su questo territorio non vi è una presenza delle forze dell'ordine che consenta lo sviluppo di indagini di un determinato livello e spessore, ma solo un controllo molto superficiale»;
          «Tale situazione – ha sottolineato De Ficchy – nel corso degli anni ha portato a un sistema di illegalità per tanti filoni non repressa adeguatamente. I comuni, da parte loro – che sono 75 – non hanno o gli strumenti o la volontà di reprimere i fenomeni di criminalità legati all'abusivismo edilizio e al ciclo dei rifiuti, che prosperano nella situazione di mancata repressione»;
          sempre secondo quanto riporta l'AgenParl, proprio in relazione al ciclo dei rifiuti, il procuratore generale di Tivoli ha fatto una prima notazione: «in una situazione in cui vige un abusivismo edilizio incontrollato, con lottizzazioni veramente rimarchevoli e un territorio totalmente dissestato per via della mancanza di prevenzione da parte dei comuni – quando non vi è complicità, vi è quantomeno inerzia – proliferano le discariche abusive, che riguardano soprattutto il materiale proveniente da lavori edili che nel territorio si spandono in maniera particolare. Sono numerosissimi i sequestri che riguardano il trasporto e la gestione di rifiuti da scavi o da demolizioni, anche questi, come ripeto, connessi a illeciti edilizi e sono consistenti le discariche abusive sul territorio. Mi sono segnato alcuni comuni – Zagarolo, Olevano, Gallicano, Sant'Angelo Romano, Formelle, Monterotondo – in cui ci sono stati rinvenimenti di discariche abusive, in gran parte in terreni privati, ma con estensioni ragguardevoli. Se si mettono insieme tutti questi territori, ne emerge un fenomeno veramente rilevante. Nel comune di Monterotondo, per esempio, è stata trovata una discarica con 60 mila metri cubi di rifiuti, un campo di calcio regolamentare per otto metri di altezza, di cui bisogna vedere la stratificazione. È un fenomeno veemente rilevante nel territorio e per via del mancato controllo da parte dei comuni si arriva sempre in ritardo. Quando si tratta poi di andare a reprimere, si trova già il danno sul territorio. Si sequestra e bisognerebbe arrivare a cercare di bonificare il più possibile per evitare la contaminazione del terreno e delle falde acquifere, ma nascono problemi perché per bonificare, come sapete, occorrono tempo, denaro, specializzazione, risorse, che in gran parte non si hanno. Nella somma del territorio, tali problemi sono drammatici, anche perché si tratta di un territorio, come voi sapete, pieno di cave e sono numerose le discariche di questo tipo in cui vengono abbandonati i rifiuti. Tutto ciò complica la situazione. Questo è il quadro per quanto riguarda in gran parte il discorso dei rifiuti, con la considerazione che le indagini arrivano alla superficie, ma non riescono ad andare oltre per le ragioni specificate»  –:
          quali iniziative siano state finora intraprese per individuare eventuali complicità sull'abusivismo edilizio, incontrollato e dilagante nel territorio di Roma nord e, in particolare, nel comune di Formello;
          quali iniziative e quanti controlli la Guardia di finanza abbia effettuato sulle società edilizie che svolgono la loro attività nel predetto territorio, soprattutto quelle i cui soci sono parenti strettissimi degli amministratori locali;
          se siano state avviate indagini con riferimento all'abusivismo edilizio incontrollato nei comuni ricordati in premessa. (4-09706)


AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

      ZACCHERA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          le recenti decisioni di politica economica e la conseguente riduzione degli stanziamenti a favore del Ministero degli affari esteri per il 2011 compromettono anche le iniziative a beneficio delle fonti di stampa dedicate alle nostre comunità all'estero edite all'estero in lingua italiana  –:
          alla luce delle predette riduzioni, quali saranno le attività che potranno essere confermate nel 2011 a favore della stampa italiana all'estero. (4-09668)


      ZACCHERA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          le recenti decisioni di politica economica e la conseguente riduzione degli stanziamenti a favore del Ministero degli affari esteri per il 2011 compromettono anche le iniziative a favore delle nostre comunità all'estero;
          negli anni scorsi in alcuni Paesi dell'America del Sud erano state avviate opportune iniziative tese a dare una copertura assicurativa medica a quegli italiani in cattive condizioni economiche e residenti in aree e Paesi spesso senza un'organizzazione sanitaria pubblica adeguata  –:
          alla luce delle predette riduzioni, quali saranno le attività che potranno essere svolte nel 2011 a favore delle nostre comunità sudamericane in particolare difficoltà economica. (4-09669)


      ZACCHERA. — Al Ministro degli affari esteri. — Per sapere – premesso che:
          le cronache del 23 novembre 2010 riferiscono di un attacco della Corea del Nord verso un'area al di là del confine con la Corea del Sud, attacco che ha comportato alcune vittime;
          ciò rischia di rendere incandescente la situazione in quella zona dell'Asia  –:
          quali iniziative abbia avviato il Governo italiano, sia in sede bilaterale con le due Coree sia in sede comunitaria, per evitare una generalizzazione del conflitto in quell'area cruciale dell'estremo oriente. (4-09670)


AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

      MARCO CARRA e MARIANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          alcuni mesi fa, si è tenuta, presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'ultima conferenza di servizi relativamente al sito di interesse nazionale «Laghi di Mantova e Polo Chimico»;      
          in quella sede, il direttore generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha evidenziato che, per avviare le procedure di bonifica del sito di interesse nazionale di Mantova, sono in disponibilità del Ministero stesso tra i 15 ed i 20 milioni di euro;
          all'affermazione del direttore generale del Ministero del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha fatto seguito alcun atto ufficiale, nonostante le reiterate richieste dell'amministrazione provinciale di Mantova  –:
          se siano effettivamente in disponibilità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le risorse finanziarie sopra richiamate e, in caso affermativo, per quale ragione non siano state utilizzate, dando avvio in questo modo all'operazione di bonifica del sito di interesse nazionale di Mantova. (5-03878)


Interrogazioni a risposta scritta:

      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          secondo quanto riporta Terra del 23 novembre 2010, nell'azienda C&C di Pernumia (Padova), tonnellate di fanghi tossici e nocivi, mai inertizzati, diventavano, grazie ad un opportuno maquillage burocratico, conglomerato cementizio e, come tale, utilizzate in infrastrutture stradali e opere pubbliche;
          il 22 febbraio 2005 il Corpo forestale dello Stato, su disposizione della procura della Repubblica di Venezia, a seguito di una corposa inchiesta relativa al traffico illegale di rifiuti tossici, ha arrestato il proprietario della C&C e messo sotto sequestro l'azienda;
          come in molte altre situazioni, le «eredità» lasciate all'ambiente e ai cittadini sono migliaia di tonnellate di rifiuti tossici stipati in capannoni instabili e molti altri ammassati all'esterno e sversati in parte nel fosso consortile che delimita la proprietà. Sinora solo un primo quantitativo di 2.800 tonnellate di rifiuti, più una seconda tranche di 650 tonnellate sono stati rimossi e trasportati in una discarica attrezzata bolognese, mentre solo parte di quelli all'interno dei capannoni (dalle 20 mila alle 50 mila tonnellate) sono stati caratterizzati, per un esborso pubblico di 570.000 euro;
          la C&C ha iniziato la sua attività nel 2002 in una parte della grande area industriale dismessa che un tempo era la Magrini Galileo di Battaglia Terme, in capannoni al confine del comune di Battaglia Terme, in territorio di Pernumia. La Magrini è stata una grande industria nata e cresciuta con il paese di Battaglia Terme, pertanto la C&C ha aperto una attività di trattamento dei rifiuti a ridosso dell'abitato, in una zona altamente urbanizzata con propaggini abitative dei comuni di Pernumia e Due Carrare, con attorno fossi consortili e canali. Attraverso il regime di procedura semplificata ha potuto operare attraverso semplici autorizzazioni. Dal 2002 al 2005, provincia e comune hanno emesso ben 8 diffide contro la C&C per irregolarità riscontrate e per prescrizioni non rispettate, diffide seguite, a breve termine, sempre da nuove autorizzazioni;
          il provvedimento provinciale del 1o febbraio 2005, ad esempio, diffidava ancora una volta la ditta a sospendere l'attività di conferimento rifiuti ai due impianti di recupero ed il 10 dello stesso mese l'Arpav inviava alla provincia una relazione di servizio in cui evidenziava che era in atto «un trasferimento di conglomerato da rifiuto di prima lavorazione con provenienza dallo stabilimento di Malcontenta di Mira che non possono essere considerati materia prima» ma rifiuto e, quindi, che il trasporto era non regolamentare. Sempre l'Arpav in risposta alla diffida evidenziava come «tutti i campioni di rifiuto in ingresso all'impianto analizzati risultano superare il limite degli idrocarburi in riferimento all'autorizzazione», mentre quelli riferiti ai verbali stilati «superano le specifiche previste dalle norme vigenti per essere ammessi alle attività di recupero». Seguiva perciò un'altra diffida il 15 febbraio 2005. Ciononostante, il materiale della C&C continuava ad essere commercializzato da enti pubblici per opere locali e alle amministrazioni pubbliche titolari delle opere della Tav. Tutto ciò mentre comitati locali, gruppi di cittadini residenti attorno alla C&C, consiglieri comunali e provinciali di opposizione denunciavano le irregolarità continue, i rischi per l'ambiente e la salute, ricevendo derisione e a volte anche querele dalla stessa Provincia  –:
          se e quali iniziative, anche di tipo normativo, intendano assumere al fine di potenziare i sistemi di autorizzazione e di controllo pubblico su questo tipo di attività;
          se e quali iniziative di controllo intendano adottare per salvaguardare la salute dei cittadini e l'ambiente minacciati dalle tonnellate di rifiuti tossici tuttora da smaltire. (4-09700)


      ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il Wwf triestino, in una nota dell'11 novembre 2010, denuncia come a Trieste «gli sforamenti del limite di legge per le polveri sottili (50 μg/mc – microgrammi per metro cubo – come media giornaliera) avvengano non solo nel centro cittadino, a causa dell'intenso traffico veicolare (in questo periodo il riscaldamento delle case è al minimo), ma anche nella zona di Servola, in prossimità della Ferriera, alla periferia della città. I dati raccolti dalle centraline dell'Arpa Friuli Venezia Giulia nei giorni 12, 13, 14, 15 novembre indicano valori di PM 10 molto più elevati a Servola piuttosto che nel centro cittadino: 49, 67, 70, 52 μg/mc per piazza Libertà; 61, 101, 102, 58 μg/mc per via Carpinete. Sono dati che evidenziano il pesante contributo industriale al deterioramento della qualità dell'aria»;
          le polveri sottili hanno molteplici sorgenti di emissioni in atmosfera: il traffico automobilistico è certamente una delle principali sorgenti soprattutto in ambiente urbano, ma vi e anche il comparto industriale e nel caso di Trieste anche della zona portuale. Trieste inoltre, come tante altre città italiane, è caratterizzata da una elevata prossimità tra la zona urbanizzata e l'area industriale;
          l'orografia di Trieste ha, inoltre, la particolarità di avvolgere l'area urbana e industriale con la cintura collinare. In questo modo quando i venti soffiano dai quadranti meridionali l'inquinamento si accumula in città, viceversa quando soffiano dai quadranti settentrionali si disperdono verso il mare;
          l'insieme di questi fattori rende particolarmente difficile gestire le problematiche della qualità dell'aria e gli strumenti a disposizione non riescono a dimostrarsi efficaci, soprattutto perché non agiscono in modo preventivo ma lavorano sempre sull'emergenza;
          a giudizio degli interroganti, l'applicazione delle misure previste, per risultare davvero efficace, dovrebbe venire messa in atto prima di raggiungere i picchi di concentrazione. Considerando l'affidabilità delle previsioni meteorologiche e la buona correlazione tra accumulo di inquinanti in aria e condizioni di stabilità atmosferica, è abbastanza facile prevedere il verificarsi di condizioni sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti e quindi potenzialmente in grado di acuire le criticità per la qualità dell'aria;
          l'intera pianura padana ed il Nord-est d'Italia soffrono in maniera cronica di questo problema, le cui cause sono da attribuirsi quasi interamente alle emissioni di origine antropica  –:
          se i Ministri interrogati non ritengano opportuno promuovere iniziative che rendano obbligatoria un'azione preventiva contro lo sforamento dei valori di legge per le polveri sottili, al fine di tutelare in maniera efficace la salute dei cittadini.
(4-09701)


      BRATTI, MARIANI, BRAGA, REALACCI, MORASSUT, MARGIOTTA, FRANCESCHINI, SORO e GINOBLE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la gestione dei siti contaminati rappresenta uno dei maggiori problemi ambientali per i Paesi europei. Recenti dati della European environmental agency (EEA) mostrano come la contaminazione del suolo derivante da attività industriali, stoccaggio di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi, rappresenta una delle più importanti minacce. La presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare ad effetti negativi sulla salute dell'uomo e sugli ecosistemi;
          sulla base dei dati raccolti dall'ISPRA (già APAT) e riportati nell'annuario dei dati ambientali 2008 in Italia i siti potenzialmente contaminati sono circa 15.000. Fra questi oltre 3.400 sono stati dichiarati già contaminati. Si tratta di un numero impressionate destinato a crescere ogni anno. A tale numero vanno aggiunti gli oltre 1.500 siti minerari abbandonati censiti e le aree comprese nei 57 siti di interesse nazionale ad oggi istituiti dal Ministro del'ambiente e della tutela del territorio e del mare che corrispondono a circa il 3 per cento dell'intero territorio italiano e a oltre 330.000 ettari di aree a mare;
          all'interno dei 57 siti di interesse nazionale (mega-siti contaminati) ricadono le più importanti aree industriali della penisola: tra queste i petrolchimici di Porto Marghera, Brindisi, Taranto, Priolo, Gela; le aree urbane ed industriali di Napoli Orientale, Trieste, Piombino, Massa Carrara, La Spezia, Brescia, Mantova, Milano. Il quadro della contaminazione nei siti di interesse nazionale è notevolmente complesso, in quanto nella maggior parte dei casi attività industriali di diversa origine ed intensità si sono susseguite negli anni, compromettendo irreparabilmente l'utilizzo delle risorse ambientali e paesaggistiche e creando vere e proprie emergenze sanitarie come nel caso dei siti di Brescia, di Priolo e di vaste aree della Campania;
          nel novembre 2008 i Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno sottoscritto un documento tecnico che individua tra le aree di preminente interesse per il recupero ambientale di siti contaminati il sito di Pioltello-Rodano (provincia di Milano);
          il sito di interesse nazionale di Pioltello e Rodano, in provincia di Milano, è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale con la legge n.  388 del 2000 ed è stato perimetrato con decreto ministeriale 31 agosto 2001 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  252 del 29 ottobre 2001;
          il perimetro del sito di interesse nazionale, di estensione pari a circa 830.000 metri quadrati, include interamente il polo chimico ubicato al confine tra i territori comunali di Pioltello e di Rodano (localizzati a est del capoluogo di provincia), delimitato a nord dal tracciato ferroviario e a sud dalla strada provinciale 14 «Rivoltana»;
          a sud del polo chimico insiste il confine del parco agricolo sud Milano;
          nell'area erano stati realizzati dalla SISAS alcuni pozzi per abbassare la falda sottostante il corpo delle discariche presenti in area ex-SISAS, tramite emungimento, al fine di impedire il contatto tra la falda e il fondo delle discariche medesime. L'esercizio di tali pozzi è stato assicurato dalla curatela, con oneri a proprio carico, dal 2000 fino al gennaio 2006. Dal febbraio 2006 i comuni di Rodano e Pioltello sono subentrati – per il mantenimento delle condizioni di messa in sicurezza della falda idrica – alla curatela fallimentare a causa della manifestata indisponibilità di quest'ultima a continuare l'intervento. Ad oggi tale intervento risulta a carico del privato acquirente dell'area;
          in data 18 aprile 2001 viene emessa dal tribunale di Milano, sezione II la dichiarazione di fallimento della società SISAS spa e viene nominato un curatore fallimentare dell'area;
          nei primi mesi del 2002 il curatore fallimentare ha comunicato che, la società A.I.U. American international underwriters aveva manifestato interesse a condurre a proprie spese un'indagine ambientale completa del sito SISAS ed a condividerne i risultati con le amministrazioni pubbliche al fine di una migliore valutazione dell'eventuale fattibilità di un progetto industriale relativamente allo stabilimento SISAS, a condizione fosse escluso ogni altro suo coinvolgimento riguardo ad ulteriori interventi ambientali;
          pertanto, dopo una prima serie di riunioni tecniche preliminari (dal dicembre 2001), in data 8 luglio 2002, fu stipulato un accordo negoziale per la caratterizzazione ambientale del sito SISAS, sottoscritto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero delle attività produttive, Ministero della salute, regione Lombardia, provincia di Milano, comune di Pioltello, comune di Rodano, A.I.U. (American international underwriters, società del gruppo A.I.G. American international group) ed il curatore fallimentare. Con tale accordo fu individuata la possibilità di realizzare un duplice interesse collettivo: quello di procedere alla attivazione delle procedure ed interventi ambientali per la tutela pubblica (con la predisposizione del piano della caratterizzazione del sito) e quello del risparmio di risorse finanziarie della comunità. In accordo con quanto previsto e AIU/Turnaround ha effettuato le campagne di indagine di caratterizzazione sia del suolo che delle acque sotterranee per l'intera area SISAS;
          con nota acquista dal Ministero dell'ambiente al protocollo numero 10024/Ri.Bo/B del 5 novembre 2002 la società Turnaround comunicò l'abbandono del progetto di acquisizione dell'area dello stabilimento ex SISAS e, mantenendo gli impegni assunti con l'accordo negoziale, si impegnò a consegnare agli enti i risultati della caratterizzazione realizzata e successivamente il progetto preliminare di bonifica;
          in sede di conferenza di servizi decisoria del 18 novembre 2002 furono presentate dalla società Turnaround le attività eseguite ed i risultati della caratterizzazione;
          nella conferenza di servizi decisoria dell'8 aprile 2003 si prese atto della validazione dei dati analitici fornita da ARPA Lombardia sui suoli e sulla falda e approvarono i risultati della caratterizzazione limitatamente ai suoli. La conferenza decisoria chiese, inoltre, alla curatela fallimentare SISAS di ottemperare le richieste fornite dalla regione Lombardia in merito al mantenimento delle attività di messa in sicurezza e monitoraggio sull'area SISAS per le acque di falda;
          nella conferenza di servizi decisoria del 4 luglio 2003 furono approvate anche le integrazioni al piano di caratterizzazione – area ex SISAS;
          la società AIU/Turnaround ha presentato i risultati della caratterizzazione relativo all'area ex Sisas. I risultati evidenziarono una contaminazione del terreno essenzialmente da mercurio e in pochi casi limitati da zinco limitata, in genere, ai prelievi più superficiali. In merito alle discariche presenti sul sito i rifiuti contenuti nelle discariche hanno manifestato presenza generalizzata di idrocarburi policiclici aromatici (IPA), di mercurio e ftalati. I prelievi delle acque di falda rilevarono una contaminazione da cromo esavalente, di tricloro metano e di tricloro etilene;
          la società, al fine di portare al termine gli accordi presi con la curatela fallimentare, nel mese di marzo 2004 trasmise il progetto preliminare di bonifica (acquisito al protocollo del Ministero dell'ambiente con n.  3537/QdV/DI del 9 marzo 2004). La conferenza di servizi decisoria del 15 giugno 2004 richiese che il medesimo dovesse essere ripresentato tenuto conto delle dichiarazioni dei comuni, nonché delle osservazioni tecniche illustrate in sede di conferenza di servizi istruttoria del 24 maggio 2004, con particolare riferimento alla mancanza di adeguate risposte circa soluzioni alternative di bonifica. In tale sede, non essendo state giudicate idonee alcune scelte progettuali, erano state formulate opportune prescrizioni tecniche al progetto esaminato ai fini della sua ripresentazione. Si è osservato, infatti, che l'orientamento generalizzato da parte di tutte le amministrazioni ed anche della commissione europea si basava sull'eliminazione delle discariche. Le medesime ponevano tra l'altro una riduzione della disponibilità di aree e, in tal senso, si rivelava fondamentale l'acquisizione dell'indirizzo delle amministrazioni comunali relativamente alle destinazioni urbanistiche future;
          in questo contesto si inquadra la condanna con la sentenza del 9 settembre 2004 della Corte di giustizia europea per la mancata bonifica dell'area ex SISAS;
          la conferenza di servizi decisoria del 19 gennaio 2005 richiese, atteso l'abbandono del progetto da parte della società americana, al curatore fallimentare un nuovo progetto preliminare di bonifica dell'intera area entro il 31 gennaio 2005 incentrato sull'eliminazione delle discariche presenti sul sito, tenendo conto delle sopracitate osservazioni e prescrizioni, in accordo con le previsioni urbanistiche-territoriali dei comuni di Rodano e Pioltello ed coordinato dalle stesse amministrazioni con l'obiettivo prioritario dell'allontanamento dei rifiuti dall'area ex SISAS;
          il curatore impugnò il deliberato della suddetta conferenza di servizi decisoria dinanzi al TAR della Lombardia; con ordinanza n.  1159/95 del 10 maggio 2005 il T.A.R. per la Lombardia – Sezione IIo ha dichiarato «la totale estraneità giuridica della curatela fallimentare e del Curatore a rivestire la qualità di destinatari di provvedimenti del tipo di quello di cui alla Conferenza di Servizi in data 19 gennaio 2005»;
          la successiva conferenza di servizi decisoria del 24 maggio 2005 approvò il progetto preliminare di bonifica dei suoli, comunque presentato dalla curatela, nella versione che contemplava la rimozione dei rifiuti presenti nelle discariche denominate A-B-C. I costi complessivi dell'intervento facevano riferimento a differenti ipotesi in relazione alla tipologia dei rifiuti da smaltire (pericolosi o non pericolosi) ed in funzione degli impianti di smaltimento finale nazionali o esteri. Tali opzioni prevedevano costi che variavano da 110.000.000 euro a 139.000.000 euro;
          la medesima conferenza di servizi individuava le priorità d'intervento nello smaltimento dei rifiuti presenti nella discarica C e richiedeva la presentazione del progetto definitivo di bonifica, secondo le prescrizioni riportate nel relativo verbale;
          la citata conferenza di servizi decisoria del 24 maggio 2005, «deliberava di richiedere alla Curatela Fallimentare la presentazione del progetto definitivo di bonifica – secondo le prescrizioni riportate nel relativo verbale – o, in alternativa, di comunicare la volontà di trasferire alla Regione e/o agli Enti locali, a titolo non oneroso, la medesima area per l'effettuazione della bonifica da realizzarsi nei termini di cui sopra»;
          in sede di conferenza di servizi istruttoria del 18 ottobre 2005, il curatore del fallimento SISAS, che aveva impugnato il suddetto deliberato dinanzi al TAR della Lombardia, al fine di superare la situazione di stallo, propose di valutare come soluzione operativa della questione la definizione di un apposito accordo di programma;
          la successiva conferenza di servizi decisoria del 16 dicembre 2005, confermò, data la pericolosità dei rifiuti ivi presenti, la necessità di procedere prioritariamente agli interventi di rimozione del corpo rifiuti della discarica «C» e richiese la presentazione del relativo progetto alla regione Lombardia;
          in ottemperanza a quanto richiesto dalle sopra citate conferenze di servizi decisorie, la regione Lombardia ha quindi trasmesso un «Piano di rimozione e smaltimento dei rifiuti presenti nella discarica “C”», relativo alla parte dei rifiuti in essa contenuti giudicati più pericolosi, da attuarsi quale primo intervento di messa in sicurezza dei medesimi rifiuti presenti nella discarica C, prevedendo di avvalersi sulle risorse finanziarie derivanti dai finanziamenti concessi alla regione Lombardia dal programma nazionale di bonifica di cui al decreto ministeriale n.  468 del 2001;
          la regione Lombardia, congiuntamente alle amministrazioni comunali di Pioltello e Rodano, pertanto, avviò una trattativa con il curatore fallimentare, finalizzata alla cessione dell'area a favore delle amministrazioni pubbliche, al fine di consentire la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza, bonifica e ripristino ambientale delle aree inquinate;
          data la precedente pronuncia del TAR sulla estraneità giuridica della curatela, l'onere della bonifica, solo in parte recuperabile in caso di successiva cessione dell'area a terzi, sarebbe stato in carico alla pubblica amministrazione;
          la conferenza di servizi decisoria del 1o marzo 2006 deliberò di potersi avvalere, in mancanza di una conclusione positiva delle citate trattative avviate dalla curatela, delle previsioni della legge finanziaria 23 dicembre 2005, n.  266 all'articolo 1 – commi 434, 435, 436 e 437 che prevede una disciplina che consente la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza di emergenza, bonifica e ripristino ambientale delle aree inquinate per le quali sono in atto procedure fallimentari. A tal fine, la norma prevede un accordo di programma che individua il soggetto pubblico al quale deve essere trasferita la proprietà dell'area. In tale caso, gli ingenti oneri per la bonifica sarebbero stati a carico della pubblica amministrazione e sarebbe stata applicata, come previsto dal citato comma 437, «... la normativa in materia di responsabilità del soggetto che ha causato l'inquinamento nelle aree e nei siti di cui al comma 434», con il conseguente accertamento dell'eventuale danno ambientale. Trattandosi di area inserita in un fallimento, sarebbe stato difficile recuperare somme per danno ambientale;
          in questo contesto si colloca la comunicazione della curatela in merito ad una trattativa con soggetti privati interessati (Gruppo Zunino e Walde Ambiente) per la cessione, dietro corrispettivo da versare di circa 4-5 milioni di euro a tacitazione dei creditori, dell'area ex-SISAS. Tale trattativa risulta dalla corrispondenza tra il curatore fallimentare ed il gruppo Zunino con note acquisite al protocollo del Ministero dell'ambiente nr. 5389/QDV/DI del 14 marzo 2006 e prot. nr. 5553/QDV/Di del 15 marzo 2006;
          successivamente, con nota del 6 ottobre 2006, la curatela fallimentare ha comunicato al Ministero dell'ambiente la disponibilità del Gruppo Zunino e del Gruppo Walde Ambiente ad acquistare gli impianti allora esistenti nell'ex stabilimento e a bonificare l'intera area;
          in considerazione della trattativa privata, che avrebbe posto interamente a carico dell'acquirente privato ogni onere connesso alla bonifica del sito, senza finanziamento alcuno da parte della pubblica amministrazione, la regione Lombardia ha promosso presso gli enti coinvolti la stipula di un atto di intenti con i citati soggetti privati acquirenti che prevede che i soggetti privati interessati all'acquisto dell'area procedessero alla messa in sicurezza di emergenza e successiva bonifica dell'area ex-SISAS, «... senza alcun intervento di finanziamenti pubblici», a fronte della rinuncia, da parte degli enti ad attivarsi nei confronti:
              «del Fallimento SISAS e dei suoi aventi causa per la richiesta di risarcimento del danno ambientale, con rinuncia a qualsiasi credito per bonifica e messa in sicurezza di emergenza, e con abbandono della causa da parte di tutti i soggetti interessati»;
              «delle Società proponenti, nella loro qualità di acquirenti delle aree cedute dal Fallimento, a titolo di recupero delle spese di bonifica, risarcimento di danno ambientale, messa in sicurezza d'emergenza e ogni altro titolo derivante dalla situazione ambientale delle aree, nel rispetto delle vigenti leggi»;
          l'atto di intenti è stato, successivamente, sottoscritto in data 21 dicembre 2006 dai soggetti privati acquirenti e dagli enti (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Lombardia, provincia Milano, comune di Rodano e comune di Pioltello);
          a seguito della sottoscrizione dell'atto di intenti, in ottemperanza a quanto previsto dal medesimo, in data 29 dicembre 2006 la società T.R. Estate Due srl (in qualità di soggetto terzo interessato, ai sensi dell'articolo 245 del decreto legislativo n.  152 del 2006) ha trasmesso il progetto di bonifica dell'area ex-SISAS, incentrato sulla asportazione e smaltimento in impianti esterni dei rifiuti presenti nella discarica C e sulla rimozione e smaltimento dei rifiuti presenti nelle discariche A e B presso una idonea discarica, all'interno del sito, autorizzata ai sensi della normativa vigente. L'importo complessivo di tali interventi risultava pari a circa 120 milioni di euro;
          il progetto di bonifica dei suoli dell'area ex-SISAS, a partire dalla rimozione dei rifiuti come sopra riportato, è stato approvato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 10 gennaio 2007;
          in data 15 gennaio 2007 sono stati avviati gli interventi di asportazione dei rifiuti, presenti nell'area C, su base volontaria dal soggetto privato ad oggi titolare dell'area;
          è stato sottoscritto in data 21 dicembre 2007 un accordo di programma, per il perfezionamento del sopracitato atto d'intenti, sempre promosso dalla regione Lombardia (D.G.R. n.  4117 del 14 febbraio 2007), finalizzato alla realizzazione degli interventi di bonifica e alla conseguente riqualificazione urbanistica dell'area ex-SISAS, tra tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte (Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Lombardia, provincia di Milano, comune di Pioltello e comune di Rodano) e il soggetto privato acquirente. Il citato accordo definisce un processo di riqualificazione funzionale dell'area ex SISAS, da attuare mediante interventi di ristrutturazione urbanistica che comportano la necessità di introdurre varianti agli strumenti urbanistici generali dei comuni di Pioltello e Rodano;
          inoltre, a valle della sottoscrizione dell'accordo è stato avviato il percorso per la definizione di un atto transattivo con l'operatore economico interessato all'acquisizione e bonifica dell'area (TR Estate Due Srl);
          parallelamente alle attività amministrative sopra citate, considerato il rilevante impatto che le previsioni di sviluppo urbanistico, programmate dal sopra menzionato accordo, avranno sul territorio dei due comuni di Pioltello e Rodano, è stato avviato, su istanza delle amministrazioni comunali, la promozione di un secondo accordo di programma per la definizione degli interventi di riqualificazione delle aree interessate dal sito di interesse nazionale di «Pioltello-Rodano» (cosiddetto «Misure Compensative»), tra regione Lombardia, provincia di Milano, comune di Pioltello e comune di Rodano. Tale accordo è finalizzato a garantire l'attivazione di mirati interventi di mitigazione (ambientali e socio-economici) dei potenziali impatti connessi al futuro assetto urbanistico dell'area ex-SISAS nonché a garantire una complessiva riqualificazione del territorio dei due comuni;
          sono state affinate le procedure relative all'atto integrativo dell'accordo di programma e degli altri atti amministrativi in corso di perfezionamento;
          al fine di accelerare la risoluzione dell'accordo, è stato aperto un tavolo tecnico locale, per la sola parte urbanistica, costituito dai rappresentanti delle amministrazioni comunali, dai rappresentati della direzione generale territorio e urbanistica della regione Lombardia e dai rappresentanti dei soggetti privati, che avrebbe dovuto garantire in tempi ristretti la definizione condivisa del riassetto territoriale dell'area ex-SISAS, all'interno di un più ampio disegno di sviluppo urbanistico dell'intero polo chimico di Pioltello e Rodano;
          in data 23 dicembre 2008 è stato sottoscritto il II atto integrativo Apq all'accordo di programma quadro ambiente – Energia – stralcio bonifiche. Tale atto prevede un finanziamento a favore della regione Lombardia pari a 35 milioni di euro di cui 20 milioni destinati a finanziare gli interventi indicati all'accordo di programma «cosiddetto misure compensative». Al riguardo si precisa, inoltre, che il trasferimento alla regione Lombardia delle citate risorse è comunque subordinato alla completa attuazione di tutti gli adempimenti e di tutte le procedure tecnico-amministrative previste nell'accordo di programma sottoscritto il 21 dicembre 2007 e nei successivi atti modificativi;
          con nota prot. 002564 del 22 gennaio 2009 l'ISPRA ha trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione di valutazione preliminare relativa all'azione di risarcimento del Danno ambientale per l'area ex SISAS. Da tale nota si evince che il danno ambientale dato dalla somma dei costi di ripristino più il valore dell'indisponibilità della risorsa è stato valutato pari a circa 320.263.200,00 euro. Il costo previsto per la rimozione dei rifiuti dalle discariche A, B e C è stato stimato pari a 132.192.000,00 euro;
          in data 11 giugno 2009 è stato sottoscritto l'atto di transizione tra il soggetto privato ed il fallimento SISAS necessario per l'acquisizione dell'area;
          in data 26 giugno 2009 la SISAS ha comunicato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di aver completato la rimozione e lo smaltimento all'esterno del sito dei i rifiuti presenti nella discarica C da parte del soggetto privato;
          con nota del 17 aprile 2009, la società TR ESTATE DUE s.r.l. ha trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una variante al progetto di bonifica dell'area ex SISAS;
          con decreto ministeriale d'urgenza del 14 settembre 2009 è stato autorizzato l'avvio dei lavori della variante al progetto di bonifica dei suoli dell'area ex Sisas, approvato nella precedente conferenza di servizi decisoria del 24 aprile 2009. Tale progetto prevede lo smaltimento di tutto il nerofumo contenuto nelle discariche A e B off site in impianti autorizzati comportando un risparmio sulla tempistica generale di esecuzione in quanto le attività verranno compresse dagli iniziali 24 mesi ai previsti 18 mesi e comunque entro il 31 dicembre 2010. Il nuovo costo complessivo per la bonifica dell'area ex-SISAS è stato stimato in circa 143 milioni di euro. La fideiussione è confermata nel 50 per cento dell'importo totale dell'intervento. Tuttavia, tenuto conto che con la variante i rifiuti verranno smaltiti all'estero e che ciò determinerà l'obbligo per l'operatore di prestare ulteriori garanzie fideiussorie, al fine di evitare una duplicazione delle stesse, l'importo garantito della garanzia finanziaria da prestare a favore della regione Lombardia, secondo lo schema approvato dalla giunta regionale con deliberazione n.  2744 del 15 giugno 2006, sarà ridotto della quota prestata a garanzia degli obblighi derivanti dalla spedizione transfrontaliera (trasporto e smaltimento) dei rifiuti delle discariche. Al termine delle attività di trasporto la garanzia residua non potrà comunque essere inferiore al 50 per cento dei costi residui della bonifica ancora da effettuare. La garanzia finanziaria potrà inoltre prevedere la riduzione dell'importo garantito per lo smaltimento dei rifiuti sulla base della presentazione degli stati di avanzamento lavori e della percentuale di rifiuti smaltiti, con cadenza trimestrale. A tal fine gli stati di avanzamento lavori dovranno essere approvati dagli enti di controllo;
          in data 30 settembre 2009 è stato sottoscritto, tra tutte le amministrazioni competenti, «l'atto integrativo dell'Accordo di Programma stipulato in data 21 dicembre 2007 avente ad oggetto la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e riqualificazione urbanistica dell'area ex Sisas»;
          in data 30 settembre 2009 e 5 ottobre 2009 è stato, altresì, sottoscritto, tra tutte le amministrazioni competenti, l'accordo di programma per «la definizione degli interventi di riqualificazione delle aree interessate dal sito di interesse nazionale di Pioltello-Rodano (cosiddetto Misure Compensative)»;
          risultano in corso le attività di bonifica nell'area delle discariche, in particolare, il quantitativo totale di rifiuti inviati a smaltimento off-site autorizzato, alla data del 3 luglio 2009 risultava pari a 29.924,60 tonnellate;
          la regione Lombardia con nota prot. TI.2009.0022367 del 5 novembre 2009, acquisita al prot. del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota 22983/QdV/DI del 10 novembre 2009, ha comunicato che le attività in corso e quelle programmate nei tempi brevi dall'azienda presentano un ritardo rispetto al cronoprogramma riportato nella variante del progetto di bonifica in cui si ipotizzava l'inizio delle attività di smaltimento del nerofumo delle discariche A e B dal mese di luglio 2009. Tali attività alla data di trasmissione della nota non risultavano essere state avviate;
          con nota del 6 novembre 2009, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto alla regione Lombardia, a garanzia del conseguimento degli interventi previsti, di far conoscere in via immediata i propri intendimenti sull'attuabilità dell'atto integrativo dell'accordo di programma. Nel caso il giudizio fosse negativo la regione è stata invitata a considerare l'opportunità di procedere all'adozione degli atti necessari alla sostituzione, salvo rivalsa, del soggetto TR Estate 2 srl mediante il ricorso a procedure d'urgenza che presuppongano la richiesta regionale di dichiarazione dello stato di emergenza sull'area ex Sisas e all'adozione di successiva ordinanza di protezione civile;
          con nota del 20 novembre 2009 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto alla società TR Estate due srl di comunicare, con urgenza, le misure che la società intendesse intraprendere per ovviare al ritardo, al fine di rispettare il cronoprogramma presentato, che consentisse di rispettare le scadenze già comunicate alla Commissione europea, nonché di confermare la disponibilità al rilascio in favore della regione Lombardia delle garanzie fideiussorie;
          con nota prot. 164362 del 4 dicembre 2009 l'Arpa Lombardia ha trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la «Relazione di sopralluogo effettuato c/o la ditta ex SISAS, Polo chimico Pioltello-Rodano». Dalla relazione si evince che alla data del 23 novembre 2009 erano iniziati i lavori di perforazione tramite sondaggi sull'area della discarica B e che i lavori sulla discarica A erano momentaneamente rimandati alla definizione dell'area di ubicazione di un gasdotto Snam che passa all'interno della discarica stessa, risultavano in corso le attività di smaltimento dei terreni contaminati provenienti dalla discarica C presso la discarica di Barricalla spa di Collegno (Torino) e le operazioni di smaltimento del parco serbatoi nella zona impianti;
          con nota del 1o dicembre 2009, acquisita al prot. del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con prot. n.  25194/QdV/DI del 4 dicembre 2009, la società Tr Estate due s.r.l ha comunicato, tra l'altro, la piena operatività del nuovo consiglio di amministrazione, la disponibilità a convenire le forme di costituzione, a favore della regione Lombardia, della garanzia fideiussoria al fine di completare la bonifica entro i tempi previsti (31 dicembre 2010). Con la medesima nota la società ha poi richiesto a questa direzione generale un incontro tecnico;
          al fine di esaminare la definizione delle forme di costituzione della garanzia fideiussoria, prevista a favore della regione Lombardia, nonché questioni connesse alle attività connesse alla bonifica dell'area ex Sisas, la direzione generale ha convocato, per il giorno 17 dicembre 2009, una riunione con la società T.R. Estate Due srl e la regione Lombardia;
          dal sopralluogo effettuato il 9 dicembre 2009 nell'area ex Sisas dall'Arpa si evince che erano in corso operazioni di scavo e rimozione di una porzione di nerofumo nell'area centrale della discarica A ed invio in Belgio, per realizzare una sperimentazione a scala industriale finalizzata alla migliore definizione del destino finale;
          con nota del 4 gennaio 2010, è stato trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un aggiornamento relativo allo svolgimento delle attività di bonifica nell'area ex Sisas. Dalla nota si evince che durante i periodo festivo:
              a) è avvenuta secondo programma la rimozione e l'invio a smaltimento dei
rifiuti dell'argine sud est della discarica B;
              b) è stata eseguita la campionatura dei terreni degli argini sud ed ovest;
              c) è stato approntato la messa in sicurezza del fronte di scavo dell'argine sud est della discarica B (copertura con teli ed ancoraggi);
              d) sono proseguiti gli smaltimenti dei rifiuti residui stoccati presso la platea e dei rifiuti liquidi;
              e) sono proseguite le attività di bonifica delle tubazioni circostanti la discarica B e dell'impiantistica del settore nord est dello stabilimento;
          con successiva nota del 3 marzo 2010 è stato trasmesso un aggiornamento relativo allo svolgimento delle attività di bonifica nell'area ex Sisas. Dalla nota si evince che i quantitativi totali di rifiuti del cumulo B inviati a smaltimento off site, alla data del 20 marzo 2010 ammontano a circa 17.600 tonnellate;
          in data 16 aprile 2010, il Governo, su richiesta del presidente della regione Lombardia e d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha provveduto a dichiarare lo stato di emergenza ai sensi della legge n.  255 del 1992 per la bonifica delle discariche A e B dell'ex stabilimento Sisas;
          alla dichiarazione di emergenza ha fatto seguito la predisposizione di uno schema di ordinanza di protezione civile con il quale si prevede, tra l'altro, la nomina di un commissario appositamente incaricato dal Governo di sorvegliare sulla puntuale prosecuzione dei lavori di bonifica;
          con nota del 27 aprile 2010, acquisita è stato trasmesso al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un aggiornamento relativo allo svolgimento delle attività di bonifica nell'area ex Sisas. Dalla nota si evince che i quantitativi totali di rifiuti del cumulo della discarica B inviati a smaltimento off site alla data del 17 aprile 2010 ammontano a circa 24.000 tonnellate;
          l'ordinanza di protezione civile n.  3874 del 30 aprile 2010 (Gazzetta Ufficiale n.  111 del 14 maggio 2010) Disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi di bonifica da porre in essere nel sito di interesse nazionale di «Pioltello e Rodano» per le discariche A e B dell'area ex SISAS nomina l'avvocato Luigi Pelaggi commissario delegato per la bonifica del sito e stanzia per la bonifica del sito le seguenti risorse (articolo 7):
              a) quanto ad euro 20.000.000,00 a valere sulle risorse già impegnate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a favore della regione Lombardia e destinati ad interventi di riqualificazione ambientale ed infrastrutturale nei comuni di Pioltello e Rodano a seguito delle previsioni urbanistiche dell'area ex SISAS nell'ambito dell'Accordo di programma quadro in materia di ambiente ed energia – stralcio bonifiche e riqualificazione siti inquinati regione Lombardia – II Atto integrativo del 23 dicembre 2008 e così ripartite:
                  euro 5.000.000,00 a valere sulle risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul cap. 7082-P.G.02, U.P.B. 1.2.3.5. es. fin 2004, in perenzione amministrativa;
                  euro 15.000.000,00 a valere sulle risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul cap. 7503 – es. fin 2008;
              b) quanto ad euro 9.873.069,79 a valere sulle risorse già impegnate a favore della regione Lombardia con decreto prot. n.  8717/Q.d.V./DI/G/SP del 30 novembre 2009 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ad ulteriore copertura dell'impegno programmatico pari ad euro 50.000.000,00 previsto dall'articolo 22 del I Atto integrativo dell'Accordo di programma quadro «Ambiente ed Energia» sottoscritto in data 5 settembre 2002;
              c) quanto ad euro 20.000.000,00 a valere sulle risorse finanziarie del bilancio della regione Lombardia, capp. 980, 5999 e 6361, oltre a ulteriori risorse che si renderanno eventualmente disponibili;
          Luigi Pelaggi, il commissario straordinario nominato dal Governo Berlusconi per portare a termine la bonifica della ex Sisas di Pioltello-Rodano attualmente è:
              capo segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
              Direttore dell'area marina protetta delle isole Egadi;
              membro del consiglio di amministrazione di ACEA SpA;
              Commissario alla emergenza idrica alle isole Eolie;
              consigliere nel consiglio di amministrazione di Sogesid;
              commissario delegato alla bonifica ex SISAS;
              avvocato a Roma;
          lo stesso commissario in sedi istituzionali ha riferito di un coinvolgimento nelle progettazioni per la bonifica delle discariche dette A e B del sito della società Sogesid di cui, come riportato, è consigliere di amministrazione;
          la Commissione Bicamerale di inchiesta sul traffico illecito dei rifiuti ha nel mese di luglio 2010, durante il sopralluogo eseguito in Lombardia ha riportato (si veda i numerosi articoli di stampa) per il sito di Pioltello-Rodano una situazione ambientale critica con possibile aggravio dovuto al fatto che la società TR ESTATE DUE s.r.l non intende procedere nell’iter definito dall'accordo di programma, da indagini delle procure competenti che riguarderebbero illeciti di varia natura  –:
          quale sia la strategia che intende perseguire il Governo in tema di siti contaminati, con particolare riguardo ai siti di interesse nazionale; quali accordi di programma siano stati realizzati che vedono la presenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e/o dello Sviluppo economico e quali siano i risultati conseguiti e le risorse finanziarie impegnate;
          quali e quanti siti di interesse nazionale sono stati, in base alla normativa vigente, restituiti bonificati e quanti sono oggetto di processi di reindustrializzazione o comunque di attività economiche compreso il recupero edilizio;
          in quanto tempo per i siti bonificati siano state espletate le operazioni autorizzative e le successive bonifiche o messe in sicurezza;
          in quanti siti di interesse nazionale sia presente la Sogesid e per quali importi e una volta conseguito l'incarico, come abbia proceduto all'assegnazione di eventuali lavori e con quali ditte;
          se non si ritenga opportuno affidare la regia delle operazioni di bonifica e di messa in sicurezza alle regioni visto il clamoroso insuccesso delle politiche ministeriali anche promuovendo una profonda modifica legislativa;
          come si intenda proseguire nel sito di Piotello-Rodano dopo la bonifica delle discariche di rifiuti A e B oggetto del contenzioso con la Commissione Europea, in particolar modo se il Governo intenda contribuire a farsi garante che i terreni del sito vengano comunque bonificati evitando che i costi ricadano sul sistema degli enti locali;
          se gli incarichi plurimi conseguiti dall'avvocato Pelaggi non siano quanto meno inopportuni configurando anche conflitti di interesse e se quindi pertanto non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza dirette a rimuovere l'avvocato Pelaggi dagli incarichi assunti in posizione di conflitto di interessi; quali siano gli emolumenti percepiti dall'avvocato Pelaggi relativamente alle attività ordinarie e straordinarie svolte per conto della pubblica amministrazione;
          se non ritenga alla luce delle infiltrazioni criminali ormai diffuse nelle attività di bonifica sia al sud che al nord del Paese definire un programma di controllo e monitoraggio specifico delle attività collegate insieme alle regioni interessate.
(4-09707)


BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

      GATTI, VENTURA e DE PASQUALE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          dal 1998 l'Opera laboratori fiorentini, azienda italiana che si occupa della gestione dei servizi museali, gestisce i servizi aggiuntivi dei musei statali di Firenze, impiegando circa 250 persone a tempo indeterminato e circa 100 altre a tempo determinato, di cui 20 operanti da più di vent'anni e la maggior parte delle quali donne;
          questi professionisti garantiscono un servizio consolidato, ulteriormente sviluppatosi nel corso degli ultimi anni, grazie al quale è stato possibile, tra le altre cose, adeguare e ampliare gli orari di apertura dei musei ai turisti, e contribuiscono in modo determinante al funzionamento di un efficiente polo museale composto, accanto ai grandi centri quali la Galleria degli Uffizi e l'Accademia, da 14 musei diffusi sul territorio fiorentino;      
          il Ministero per i beni e le attività culturali tramite la soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Firenze, ha indetto due bandi di gara, scaduti il 15 settembre 2010, nel quale i servizi prestati dai suddetti lavoratori sono divisi in due settori, uno relativo alla concessione dei servizi di bookshop e l'altro concernente l'attività di accoglienza;
          il contratto collettivo nazionale di riferimento dei dipendenti dell'Opera laboratori fiorentini è quello del commercio, nel quale non è purtroppo prevista la clausola sociale, con la quale si garantisce la tutela del posto e le medesime condizioni di lavoro in caso di cambi e successioni di appalti e commesse;
          di fronte alle apprensioni dei lavoratori riguardo al loro futuro professionale e in risposta a richieste di chiarimenti avanzate dalle organizzazioni sindacali la soprintendente per il polo museale fiorentino, Cristina Acidini, aveva assicurato, con lettera del 6 agosto 2010, che clausole di salvaguardia, miranti a garantire ai dipendenti la riassunzione da parte delle società vincitrici del bando di gara, «saranno incluse dalla Soprintendenza in una formulazione da lei concordata, nel testo del bando della gara nella seconda fase». La soprintendente continuava affermando che «le richieste di richiamo all'osservanza di quanto stabilito dalla legge in materia di personale dipendente (...) saranno incluse nei testi completi dei capitolati, che saranno parte integrante dei bandi veri e propri. I testi verranno inviati ai partecipanti ritenuti in regola con i requisiti richiesti nella sollecitazione, insieme alla richiesta di invio a presentare offerta vincolante (...) Questo percorso è stato validato e confermato dalla direzione generale del cav. Mario Resca, appositamente interpellata»;
          il 10 settembre 2010 le organizzazioni sindacali avevano presentato alla soprintendenza una proposta che garantisse gli attuali livelli occupazionali e i diritti dei lavoratori, con la quale si chiedeva di inserire nel capitolato d'appalto l'obbligo per l'azienda subentrante nella gestione dei servizi di garantire a tutto il personale il passaggio diretto alle proprie dipendenze, senza soluzione di continuità e con l'esenzione del periodo di prova. Si proponeva, inoltre, il riconoscimento di parità di condizioni economiche e normative previste dal contratto nazionale di lavoro di riferimento, quello del terziario, e di quelle acquisite dalla contrattazione integrativa aziendale in essere. Infine si suggeriva di inserire una clausola che considerasse il non rispetto dei punti precedenti, compresi il mancato o ritardato pagamento delle retribuzioni mensili, un grave inadempimento sufficiente a consentire alla soprintendenza il recesso dal contratto di appalto;      
          il 27 ottobre 2010 il Ministero per i beni e le attività culturali e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo nel quale si afferma che «L'Amministrazione concorda con le OO.SS. sulla necessità di salvaguardare le professionalità e le competenze già operanti e di garantire di conseguenza i livelli occupazionali esistenti»;
          nonostante la concordanza di vedute e la consapevolezza mostrata nell'incontro di fine ottobre dai dirigenti, il direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali, durante un tavolo di confronto sindacale tenuto il 10 novembre 2010, non ha confermato l'intenzione di inserire la clausola sociale di salvaguardia nel bando di concessione dell'appalto;
          il 19 novembre 2010 le commissioni lavoro e cultura del comune di Firenze hanno approvato all'unanimità una mozione con la quale si chiede al sindaco e alla giunta di attivarsi affinché i posti di lavoro dei circa 350 lavoratori dei musei statali vengano salvaguardati e valorizzati;
          è opportuno ricordare che analoghe vicende svoltesi anche recentemente hanno avuto una felice conclusione: a titolo esemplificativo si cita l'accordo relativo ai musei civici di Venezia, i cui lavoratori avevano lo stesso tipo di contratto nazionale dei dipendenti dell'opera lavoratori fiorentini, e per i quali nel giugno 2009 si è riusciti a garantire la tutela del livello occupazionale  –:
          se non intenda adoperarsi con la massima urgenza per favorire l'inserimento della clausola sociale nel capitolato d'appalto del bando di gara relativo ai servizi aggiuntivi del polo museale fiorentino, mediante il quale sarebbero preservati i diritti e i posti di lavoro dei 350 professionisti che hanno sinora garantito l'alta efficienza dei servizi medesimi.
(5-03875)


      PILI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
          la regione Sardegna ha finanziato, pagato e pubblicato nel 1998 con un contributo ex legge n.  1 del 1990, articolo 60, dell'assessorato regionale della pubblica amministrazione e beni culturali una relazione sui valori paesistici del colle Tuvixeddu-Tuvumannu;
          tale relazione risulta essere curata dall'ingegner Vincenzo Tiana che risulta essere incaricato della supervisione e coordinamento generale dello studio;
          risultano incaricati dello studio per le analisi tematiche i seguenti professionisti:
              paesaggio: ingegner Mauro Moledda;
              geomorfologia e attività di cava: dottor Antonio Pitzalis;
              urbanistica: ingegner Molvano Manias;
              vegetazione: professor Bruno Demartis
              emergenze archeologiche: dottor Alfonso Stiglitz;
              beni monumentali: architetto Silvano Piras;
          la relazione fa rilevare in maniera esplicita le valutazioni tecniche sull'area, antecedenti ai vincoli minerari apposti sull'area dei colli di Tuvixeddu Tuvumannu;
          tali valutazioni, riscontrabili in tutti i capitoli della relazione fanno emergere in modo esplicito le contraddizioni gravi ed evidenti relativamente alle reiterate affermazioni rese dagli stessi professionisti in qualità di rappresentanti di associazioni ambientaliste;      
          il contrasto di tali valutazioni emerge evidente anche con le stesse argomentazioni ad avviso dell'interrogante pretestuose poste alla base dei provvedimenti adottati dalla direzione regionale dei beni culturali nell'apposizione del vincolo minerario in quell'area;
          la prima rilevante questione che si intende portare a conoscenza del Ministero per i beni e le attività culturali è quella relativa all'apposizione del vincolo minerario sulla medesima area che risulta essere in totale contrasto con quanto disposto dal codice Urbani che recita:
              articolo 10. Beni culturali: sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico;
              sono inoltre beni culturali: h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico;
          il vincolo apposto in quell'area richiama la normativa di tutela dei siti minerari di interesse storico ed antropologico e quindi non delle cave, la cui differenza è sostanziale, sia sul piano tecnico che storico e normativo;
          dalla relazione suddetta risulta che in nessun punto dell'area oggetto dei progetti di viabilità, del parco archeologico e della riqualificazione del quartiere vi siano interventi minerari ne eventuali cave di rilevanza storica, e quest'ultime sarebbero ubicate in aree totalmente esterne a quelle individuate per gli interventi pubblici;
          la prima rilevante questione riguarda la definizione dell'area come sito minerario e non invece area di cava;
          dalla relazione suddetta coordinata dal professionista incaricato della supervisione risulta in modo esplicito, inequivocabile e abbondantemente argomentato, che tutta l'area risulta essere stata oggetto di una devastante attività di cava che ha subito negli ultimi anni di attività una rilevante accelerazione del degrado;
          si riportano alcune delle valutazioni riportate nella relazione relativamente all'area soggetta ad attività di cava:
              «È facilmente rilevabile la notevole dimensione del Monte della Pace (attuale Tuvumannu) la cui cresta (112 metri s.l.m.), oggi cancellata dall'attività di cava, superava sia la sommità di Tuvixeddu che del Monte S. Michele»;
              «Il Colle di Tuvixeddu è attualmente caratterizzato dalla presenza di forme e processi legati prevalentemente all'attività antropica. Ci si riferisce in particolare all'attività di cava che, oltre agli importanti aspetti archeologici che il colle offre, rappresenta l'impronta più evidente lasciata dall'uomo»;
              «L'attuale configurazione morfologica del territorio considerato è, di conseguenza, il risultato di continue e spesso devastanti attività antropiche che in esso hanno insistito e tutt'oggi insistono. Attualmente, in seguito a tali attività, i due colli appaiono separati e del tutto indipendenti l'uno dall'altro»;
              «Del Colle di Tuvumannu non rimane che un'ampia spianata, osservabile dalla via Castelli, ad una quota media di 58 metri s.l.m. e qualche residuo collinare, per la maggior parte urbanizzato, alto poco meno di 100 metri s.l.m.; del Colle di Tuvixeddu si possono, invece, ancora osservare alcune porzioni inalterate, separate da vaste zone in cui l'attività di cava ha definitivamente cancellato gli originari lineamenti e creato nuove forme del rilievo rappresentate da aree depresse, estese superfici piane ed imponenti fronti di sbancamento»;
              «L'attività estrattiva di questo secolo ha portato alla formazione di vaste superfici pianeggianti disposte ad unico o più livelli in funzione delle modalità di coltivazione del giacimento. I metodi di coltivazione del giacimento di calcare del settore di Tuvixeddu e Tuvumannu hanno subito nel corso degli anni dei cambiamenti in funzione sia dello sviluppo di nuove tecniche di estrazione e delle nuove tecnologie a disposizione, sia in funzione della morfologia originaria del sito d'estrazione»;
              «In particolare il versante occidentale del Colle di Tuvixeddu è interessato da una tipologia di cava a mezzacosta con una serie di superfici di sbancamento poste a diverse altezze e delimitate, verso monte, da fronti di altezza variabile da 5 a 20 metri circa»;
              «Nell'area di Tuvumannu, invece, si è sempre preferita la coltivazione a fronte unico e quindi ad un unico livello, che ha portato alla formazione di una vasta area pianeggiante attualmente in parte urbanizzata (vedi via Castelli)»;
              «La presenza di così vaste aree soggette ad intensa attività di cava, ormai in stato di abbandono, comporta l'insorgere di una serie di processi fisici in risposta all'alterazione degli equilibri morfodinamici e citostatici»;
          nella relazione risulta anche ampiamente definita la funzione del cosiddetto canyon che a differenza di quanto sostenuto sia nel decreto di vincolo minerario apposto all'area che dalle contraddittorie dichiarazioni di pseudo ambientalisti, non aveva nessuna funzione mineraria, e anche quella di cava risultava comunque secondaria. È scritto nella relazione: «Il canyon, che collega la via Is Maglias con via Falzarego, rappresenta un tortuoso passaggio lungo circa 800 metri e largo, nel tratto iniziale di via Is Maglias, 30 metri circa. Esso è delimitato da pareti alte fino a 35 metri. La funzione del canyon era quella di creare una via di comunicazione rapida tra l'area di estrazione di Tuvumannu e gli impianti di frantumazione del calcare. Il suo tracciato tortuoso è stato imposto dai limiti di proprietà dei diversi appezzamenti di terreno del colle»;
          appare, dunque, evidente dalla stessa relazione che la funzione principale era quella di una via di comunicazione rapida tra una parte e l'altra di Cagliari seppur legata alle esigenze dell'attività di cava;
          a conferma che si tratti di devastante attività di cava, capace di sfregiare in modo irreversibile un immenso territorio nel cuore di Cagliari e che il suo degrado sia fin troppo evidente, lo testimonia la parte della relazione relativa al degrado e ai rischi geostatici dell'area stessa. È scritto nella relazione:
              «All'attività estrattiva sono legati, infatti, intensi processi di degradazione riscontrabili, sia sui fronti generalmente a strapiombo limitanti le aree estrattive, sia in quelle superfici mediamente inclinate sempre derivanti dall'attività di cava. Nei primi, in conseguenza della notevole pendenza, prevalgono i movimenti franosi, generalmente di crollo, che coinvolgono anche grossi blocchi di roccia (vedi via Is Maglias), nei secondi si instaurano, invece, estesi processi di ruscellamento diffuso (rill erosion prevalentemente), con conseguenti accumuli alla base del pendio. Questo processo è evidenziato, in generale, dalla presenza di numerosi rivoli approssimativamente paralleli tra loro o anastomizzati che si sviluppano in direzione della pendenza. Questi, col progressivo arretramento della testata, portano ad una propagazione del processo erosivo a superfici sempre più ampie e topograficamente più elevate. Tali processi, attraverso fenomeni di erosione selettiva, mettono in evidenza lungo i versanti i livelli carbonatici più duri presenti entro la facies biodetritica e vanno a costituire delle cornici osservabili a diverse altezze»;
              «Le scarpate derivate dall'attività di cava raggiungono, come detto, altezze ragguardevoli. La loro stabilità è in funzione della consistenza litologica che caratterizza la scarpata stessa. In particolare il catino, che si sviluppa prevalentemente sulla formazione marnosa della pietra cantone, è particolarmente soggetto a fenomeni di instabilità e movimento sui versanti. Così corpi di frana e falde detritiche giacciono ai piedi delle scarpate addolcendone il profilo»;
              «Le scarpate che caratterizzano il canyon sono, invece, costituite in gran parte dal più compatto calcare biodetritico, inferiormente sfumante in calcare marnoso, e quindi risultano meno interessate da movimenti franosi o detritici. Affinché si sviluppi un fenomeno franoso in scarpate costituite da litologie più o meno compatte, occorre un periodo di preparazione al movimento maggiore rispetto a quello che invece necessita per sbalzi caratterizzati da litologie più tenere come la pietra cantone. Il periodo di preparazione al movimento franoso è relativamente lungo, ma l'evento può risultare imprevedibile e di rilevanti dimensioni e quindi estremamente pericoloso.»;
              «Sono, invero, già stati osservati alcuni scalzamenti alla base dei fronti di cava, che possono determinare situazioni d'instabilità dell'ammasso roccioso e instaurare pericolosi movimenti franosi. Il fronte di cava di via Is Maglias è già stato interessato da importanti movimenti franosi, e anche attualmente risulta particolarmente instabile. Per questo motivo è stato necessario vietare l'accesso nei pressi della scarpata»;
              «Lo studio geomorfologico dell'unità fisiografica di Tuvixeddu-Tuvumannu ha messo in evidenza la presenza predominante di forme e processi legati, sia direttamente sia indirettamente, ad attività estrattiva. Tale attività, come detto, si è manifestata in prevalenza attraverso l'apertura di cave a cielo aperto che hanno portato ad un rapido modellamento del paesaggio»;
              «Nei siti sede di attività estrattiva sono stati evidenziati numerosi fenomeni d'instabilità dei versanti (processi di dilavamento e frane) che suggeriscono interventi di regimentazione delle acque di ruscellamento, consolidamento delle scarpate, rimodellamento del paesaggio e piantumazione di essenze vegetali autoctone»;
          la relazione richiamata prende, poi, in esame il percorso storico della devastazione ambientale, utile per comprendere come il vincolo di natura mineraria apposto sull'area sia destituito di fondamento sostanziale, giuridico e storico e risulti illogico e contraddittorio proprio per le affermazioni contenute nello studio che testimoniano come qualsiasi paventata eventuale valenza storica e antropologica sarebbe stata eliminata dall'evoluzione dell'attività di cava. È scritto nella relazione:
              «L'impatto degli scavi diventa evidente nella cartografia EIRA del 1953. Sono rilevabili tre diversi episodi di cavatura, piuttosto consistenti, ad opera della Italcementi, nuovo nome della precedente Società Anonima. A Tuvixeddu gli episodi sono due, sull'attuale »catino« e alle spalle della scuola elementare e delle case popolari di via Falzarego. L'altro episodio riguarda il colle Tuvumannu dove sono presenti diverse cave, inattive in questo periodo, che avevano già prodotto consistenti svuotamenti con fronti di cava che raggiungevano i 20 metri di altezza. Ma mentre a Tuvumannu, toponimo che viene anche interpretato come grande cava e che esplicita il ruolo edilizio assunto dal colle, le antiche cave non modificavano in modo significativo la morfologia e l'immagine pervenuta fino a quel momento, a Tuvixeddu gli scavi incidono in modo determinante e anticipano, in qualche modo già sin d'ora, quelli che saranno gli effetti devastanti finali. Queste due cave sono localizzate in funzione della proprietà del terreno. Viene aperta prima quella del catino. Predio Ibba, e solo successivamente, per esigenze produttive connesse alla realizzazione della diga sul fiume Flumendosa e al tenore di calcare che il materiale estratto doveva possedere, la seconda, che avrebbe portato poi alla realizzazione del canyon»;
              «La cartografia IGM edita nel 1962 conferma questi dati e, per questa parte della città, non sono riscontrabili grandi modificazioni ma solo interventi di completamento dell'urbanizzazione già impostata precedentemente. Sono presenti diverse eccezioni, alcune delle quali particolarmente significative. Sul colle Tuvixeddu viene riportata l'apertura completa del canyon fino al congiungimento con la via Is Maglias. Sui due colli risultano apposte delle quote altimetriche che almeno per il colle Tuvumannu sono estremamente significative. Il colle aveva un'altezza sul livello del mare di 98 m in un punto e di 110 m in un altro. Oggi queste quote sono ridotte entrambe a circa 70 m sul livello del mare. La cartografia non restituisce adeguatamente gli interventi di scavo che sconvolgono il colle Tuvixeddu, come invece farà la cartografia EIRA (carta tecnica regionale in scala 1:10.000) edita nel 1970 ma basata su un rilievo aereo del 1968. In essa sono rilevabili gli ulteriori scavi che hanno interessato il colle Tuvumannu che risulta spianato nelle parti non interessate dalle costruzioni. A questo punto la condizione dei colli sotto il profilo morfologico corrisponde a quella attuale»;
          è sufficiente questa ricostruzione altimetrica a testimoniare la devastazione dell'attività di cava che ha irrimediabilmente ferito Cagliari per affermare che apporre un vincolo minerario significherebbe aggravare ulteriormente la situazione di degrado destinata ad aumentare in modo grave e doloso  –:
          se il Ministro per i beni e le attività culturali, alla luce di questa relazione agli atti della regione autonoma della Sardegna nella quale si afferma in modo esplicito che si tratta di «devastante attività di cava», che gli stessi colli sono stati deturpati pesantemente da questa attività estrattiva, che nulla ha a che vedere con insediamenti minerari di pregio e di valenza storico etnoantropologica (basti pensare a chi fossero i proprietari delle cave, la Italcementi), non ritenga necessario provvedere in sede di autotutela alla revoca immediata del vincolo minerario apposto sull'area;
          se non intenda valutare eventuali responsabilità e responsabili di un siffatto provvedimento che sta duramente segnando i progetti di recupero e valorizzazione archeologico-funzionale della stessa area;
          se non ritenga il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare acquisire la stessa relazione come segnalazione di gravi rischi sul piano statico e geologico dell'area con rischio per l'incolumità delle persone e non solo;
          se non ritenga opportuno, anche alla luce dei paventati pericoli e rischi improvvisi ed immediati indicati nella stessa relazione promuovere una conferenza di servizi con tutti i soggetti interessati per definire urgentemente tutti gli interventi di messa in sicurezza e riqualificazione dell'area stessa;
          se non si ritenga di dover valutare l'urgenza di definire la ripresa immediata dei cantieri sia della sede viaria già avviati e nel contempo quelli relativi al parco archeologico di Tuvixeddu che dovrà essere funzionalmente servito dalla stessa strada di accesso, non solo per la funzione delle stesse opere ma come avvio del processo di messa in sicurezza dell'intera area;
          se non intenda promuovere una valutazione dei danni relativi al fermo cantieri e iniziare ad istruire le pratiche per individuare i responsabili di tale eventuale danno e il conseguente ristoro. (5-03882)


DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

      GINEFRA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          in questi ultimi giorni si è avuta notizia dalla stampa che nella città di Bari è in fase di imminente avvio la realizzazione di un complesso alloggiativo per n.  1000 alloggi destinati al personale militare con famiglia dell'amministrazione della Difesa;
          rispetto a tale intervento il comune di Bari, soggetto gestore unico del territorio, non ha alcuna conoscenza se non attraverso la stampa, né alcun ufficio e tanto meno alcun ente si è mai premunito di fornire allo stesso comune notizie in merito all'iniziativa governativa che sembra essere stata presa all'insaputa di tutti;
          tale superamento del normale iter approvativo comunale sembra sia stato attuato con ricorso a procedure eccezionali tipiche delle opere militari, pur trattandosi di alloggi residenziali che non è dato conoscere a quale tipo di utenza finale siano effettivamente destinati;
          la realizzazione di «alloggi di servizio», destinati assolutamente ed esclusivamente al personale della Difesa, di adeguate e consone caratteristiche costruttive, venduti a prezzi contenuti ed accessibili, costituisce un'iniziativa di per sé valida e meritoria, stante la elevata carenza di alloggi di servizio dell'amministrazione della Difesa, nel presupposto ineludibile, però, che detti alloggi siano realizzati secondo procedure corrette e legittime e siano destinati effettivamente al personale militare, con prezzi contenuti e convenienti, e che non incidano, in alcun modo, sulle risorse pubbliche, stante le pesanti ristrettezze economiche del Paese  –:
          se l'intervento di cui sopra rispetti la destinazione urbanistica del piano regolatore generale comunale o sia in deroga allo stesso piano regolatore generale approfittando di procedure eccezionali previste per le opere militari, a cui, però, non sembrano ascriversi le opere del suddetto progetto;
          se gli alloggi abbiano i requisiti giuridici per classificarli come «alloggi di servizio» e se e come sia stata accertata una tale qualifica;
          se la procedura preveda un vincolo oggettivo e ineludibile di destinazione militare, per impedire attività speculative attraverso la vendita a soggetti non appartenenti all'amministrazione della Difesa e se, anche in caso di vendita successiva, esista o meno lo stesso vincolo di destinazione militare, al fine di evitare, anche successivamente, attività speculative;
          se vi sia effettiva convenienza economico-finanziaria per il personale della Difesa ad acquistare tali alloggi e cioè se i prezzi di vendita siano veramente e significativamente più bassi rispetto ai parametri di mercato praticati nel comprensorio circostante, ed ancora se siano previste facilitazioni per i militari che presentino condizioni di particolare disagio;
          se siano state previste procedure per impedire che gli alloggi vengano realizzati e poi, in mancanza di utenza militare, venga consentita la vendita anche a soggetti non militari, ricorrendo a deroghe e a procedimenti atipici;
          se tale intervento sia in linea e in armonia con il decreto del Ministro della difesa n.  112 del 18 maggio 2010 («Regolamento generale alloggi di servizio della Difesa»), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.  167 del 20 luglio 2010;
          se il livello qualitativo delle costruzioni sia adeguato alle vigenti normative e direttive nazionali e regionali in tema di utilizzo di fonti rinnovabili e contenimento dei consumi energetici;
          se sia stato valutato l'impatto delle nuove estese superfici pavimentate in relazione alla elevata quantità di acque piovane che verrebbero riversate sulle reti urbane che, nella città di Bari, è noto, presentano sempre gravi e pericolosi inconvenienti in caso di pioggia, e se sia stata eseguita la verifica delle stremate esistenti reti urbane delle acque bianche, in relazione all'ingente sovraccarico dovuto ai nuovi edifici di progetto;
          se il complesso residenziale sia dotato di principali essenziali servizi collettivi per i fabbisogni dei nuovi residenti (attività commerciali, luoghi d'incontro, attività ludiche e altro);
          se le aree destinate a verde siano in linea con gli standard comunali più avanzati;
          se sia stata valutata la possibilità del collegamento con il centro cittadino, in relazione ai già gravati esistenti servizi di trasporto urbano;
          se l'intervento risponda ai limiti di altezza e di distanza e a tutte le prescrizioni imposte dal vicino aeroporto Bari-Palese;
          se le aree o anche una parte di esse sia di proprietà del demanio militare dello Stato;
          se siano state o meno acquisite le autorizzazioni da parte del competente ufficio all'ispettorato regionale dell'agricoltura relativamente al taglio degli alberi di ulivo presenti sulle aree di progetto;
          se l'intervento sia a totale apporto di risorse private o preveda l'apporto, diretto o indiretto di qualche tipo di risorse pubbliche;
          se tutte le opere di urbanizzazione esterna e di allaccio alle reti urbane siano a carico della società proponente o se vi sia apporto pubblico. (5-03883)


Interrogazioni a risposta scritta:

      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          con la nota del gabinetto del Ministro della difesa, datata 20 ottobre 2010, con il protocollo nr. 2/46843/7.-2-1, il generale c.a. Claudio Graziano, nell'ambito delle iniziative riferite alle celebrazioni del 150o dell'Unità d'Italia ha ritenuto «singolare e particolarmente significativa la proposta formulata dalla Società GM news» e quindi di dover impartire disposizioni «al fine di pervenire, possibilmente entro il corrente esercizio finanziario, alla stipula di idoneo atto negoziale che consenta di poter programmare la divulgazione della rappresentazione»  –:
          se e quante siano state le proposte ricevute e quelle richieste dall'ufficio di gabinetto del Ministro interrogato in relazione alle celebrazioni in premessa e quali siano state le ragioni giuridiche e le valutazioni artistiche poste a fondamento della decisione e delle disposizioni del capo di gabinetto del Ministro interrogato;      
          quale sia la proposta formulata dalla società citata in premessa e quale sia l'importo dell'atto negoziale eventualmente stipulato e con quale società. (4-09661)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          numerosi quotidiani nazionali hanno riportato la notizia secondo cui nelle Forze armate vi sarebbero oltre 7.000 militari in esubero, prevalentemente tra gli ufficiali e i marescialli, e che i vertici militari stiano studiando le modalità di un eventuale transito delle eccedenze presso le altre amministrazioni dello Stato  –:
          se nelle Forze armate e nell'Arma dei carabinieri vi siano militari trattenuti o richiamati in servizio, quali siano le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo per ciascuno di essi e con quali mansioni siano effettivamente impiegati;
          se tra i richiamati e trattenuti in servizio vi siano militari che svolgono il ruolo di delegato della rappresentanza militare e, in tal caso, presso quale Consiglio centrale, intermedio o di base, e quali siano state le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo o trattenimento in servizio per ciascuno di essi;      
          quale sia il trattamento economico in godimento percepito dai predetti militari, l'impegno di spesa complessiva del Ministero e se il Ministro interrogato non ritenga opportuno impartire immediate disposizioni volte la revocare tutti i provvedimenti di richiamo o trattenimento in servizio;
          quanti siano i militari attualmente in servizio nelle Forze armate e nell'Arma dei Carabinieri che hanno maturato, anche a prescindere dall'età anagrafica, i requisiti contributivi per il pensionamento e quali provvedimenti intenda adottare nei confronti dei medesimi militari. (4-09662)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          le attività dei consigli della rappresentanza militare si risolvono unicamente nella formulazione di delibere e atti consultivi o propositivi indirizzati alle corrispondenti autorità militari che spesso rimangono senza alcuna risposta, anche per periodi di tempo molto lunghi  –:

quante siano le delibere o gli atti formati dai predetti consigli che sono ancora privi di riscontro da parte delle autorità militari corrispondenti;
          quali siano gli obblighi delle autorità militari e quali i termini temporali per fornire gli eventuali elementi di risposta ai consigli in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere con riferimento ad eventuali ritardi od omissioni dell'amministrazione militare. (4-09682)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          il giorno 11 maggio 2008 durante lo svolgimento di una esercitazione di pattugliamento il caporalmaggiore scelto Sinesio Sardelletto, in servizio presso il 5o Reggimento artiglieria terrestre si trovava alla guida dell'automezzo militare VM90 veniva violentemente tamponato da un altro automezzo militare che lo seguiva e per tale fatto il comandante di corpo riteneva in data 10 luglio 2008 di dover procedere, nei confronti del predetto militare, dando l'avvio ad un procedimento disciplinare per l'irrogazione di una delle sanzioni di corpo;
          l'ordine di operazioni dell'11 maggio 2008 al punto 3, lettera e), n.  3, prevedeva una densità di mezzi pari a 2 in 0.5 chilometri, e una velocità di marcia in centro abitato di 30 chilometri orari;
          il mezzo VM90 tg. EI 146DE, condotto dal Sardelletto, che procedeva alla velocità consentita su quel tratto di strada e secondo le disposizioni dell'ordine di servizio, si arrestava sulla linea di arresto nell'incrocio regolato da impianto semaforico, in quanto il repentino mutare della segnalazione dal verde al giallo e poi rosso, nell'arco di pochi secondi, costringeva il militare ad arrestare il mezzo condotto con la decisione e fermezza che il caso, in quel momento, aveva richiesto per evitare di impegnare l'incrocio e quindi la possibilità di arrecare danni a mezzi e persone civili. Dopo alcuni secondi dall'arresto il VM90 condotto da Sardelletto veniva violentemente tamponato da un analogo mezzo militare che lo seguiva;
          con il foglio Prot. 0011340/M–D E23603 datato 8 settembre 2008, del 5o reggimento artiglieria terrestre (Lanciarazzi) «SUPERGA» a firma del comandante colonnello a. Maurizio Gulotta, avente ad oggetto «Mancanza commessa dal C.le Magg. Sc. Sinesio Sardelletto, matr. 026800027305.», è stata inflitta al Caporalmaggiore scelto Sinesio Sardelletto la sanzione disciplinare della consegna per giorni tre con la seguente motivazione «Negligenza nell'uso dell'automezzo militare VM90 targato EI146DE coinvolto nell'incidente occorso in data 11 maggio 2008 in località Santa Giulietta (PV), violazione articolo 20, comma 1 RDM»;
          il militare dopo aver inutilmente esperito il previsto ricorso gerarchico ha provveduto ad impugnare gli atti con un articolato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica;
          nel corso dell'adunanza del 12 ottobre 2010 il Consiglio di Stato chiamato ad esprimere il previsto parere sul ricorso N.R.G. 2007 del 2009 proposto dal militare e concludeva per l'accoglimento del ricorso medesimo giungendo ad affermare (parere numero 05087/2010) «La Sezione ritiene che, in assenza di verbali di polizia sul sinistro di cui trattasi ed in presenza di testimonianze non coincidenti in ordine al preciso svolgersi degli eventi, occorra basare le valutazioni del caso su quanto disposto dal Codice della strada vigente all'epoca dell'evento, sulla pubblicazione n.  6462 dello Stato Maggiore Esercito intitolata «Movimenti, trasporti, circolazione e stazionamento» e sull’«Ordine di operazione» per il movimento in data 11 maggio 2008 del nucleo in questione. [...] La Sezione ritiene che alla luce di quanto precede non emerga la riconducibilità al ricorrente del sinistro occorso l'11 maggio 2008, non risultando egli, stando a quanto è dato conoscere in assenza di verbale di polizia e stante la non coincidenza delle dichiarazioni dei militari presenti, aver violato alcuna delle norme e delle disposizioni disciplinanti il movimento di automezzi militari su strade urbane e neppure aver mantenuto atteggiamento contrario alla prudenza ed alle consegne di sicurezza. Del resto dal Verbale prot. n.  0011229/M–D E23603, in data 3 settembre 2008, del 5o Reggimento Artiglieria Terrestre (Lanciarazzi) Superga, relativo a seduta dedicata all'incidente, non risultano i motivi per i quali, a fronte delle articolate e puntuali rappresentazioni da parte del difensore del ricorrente, il presidente della commissione abbia potuto ravvisare «un comportamento del Caporalmaggiore Scelto Sinesio Sardelletto non perfettamente corretto quale conduttore». Non si comprende infatti a quale condotta, diversa da quella tenuta, avrebbe dovuto ispirarsi il ricorrente nella situazione di cui trattasi. Occorrerebbe piuttosto chiedersi se non sia stato il veicolo seguente, autore del «tamponamento», a non attenersi alle disposizioni regolanti la velocità massima e la distanza minima da mantenere in aree abitate, non potendosi altrimenti comprendere come, anche in presenza di arresto subitaneo del mezzo del ricorrente, abbia potuto verificarsi il sinistro in parola, confermando quindi in punto di fatto e in diritto quanto sostenuto dal maresciallo di 1a classe Luca Marco Comellini, che nell'occasione aveva svolto il ruolo di militare difensore;
          il maresciallo Comellini, inoltre rientrato presso la propria sede di servizio presentava al comandante della 3a divisione del comando logistico dell'Aeronautica militare una articolata relazione, datata 9 settembre 2008, nella quale si legge «ho preso visione degli atti e delle dichiarazioni allegate al carteggio del procedimento venendo così a conoscenza del fatto che il predetto militare, in data 11 maggio 2008, con il suo comportamento avrebbe causato un incidente stradale e il danneggiamento dell'automezzo militare VM90 (targato EI 146DE) di cui era conducente. Nel conoscere gli atti del procedimento ho potuto notare alcune incongruenze nelle dichiarazioni rese dai militari coinvolti nell'incidente, in relazione allo stato del luogo alla tipologia dei mezzi e all'ordine e le modalità di servizio.»;
          con il foglio prot. n.  0008465/M DE23603 datato 25 giugno 2008, del 5o reggimento artiglieria terrestre (Lanciarazzi) «SUPERGA» a firma del comandante Colonnello a. Maurizio Gulotta è stata effettuata la costituzione in mora del Caporal maggiore Sc. Sinesio Sardelletto per i danni erariali derivati dall'incidente  –:
          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali immediate azioni intenda promuovere per riparare agli evidenti danni che il colonnello a. Maurizio Gulotta ha cagionato al caporal maggiore scelto Sinesio Sardelletto e se sia intenzionato a procedere disciplinarmente nei confronti del medesimo ufficiale;
          se il comandante della 3a divisione del comando logistico dell'Aeronautica militare, a seguito della ricezione della relazione presentata dal maresciallo Luca Marco Comellini, abbia interessato la competente procura militare se siano state avviate indagini con riferimento a quanto riportato in premessa. (4-09702)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
          sul quotidiano La Stampa del 23 novembre 2010 un articolo dal titolo «I colonnelli alla conquista degli ex MSI» dava la notizia che presso la Casa dell'aviatore circolo ufficiali dell'aeronautica militare si sarebbe svolta una cena a cui avrebbero preso parte ottantotto parlamentari «ex AN»;
          le attività che si svolgono presso la Casa dell'aviatore, con sede in Roma, eretta in ente morale con regio decreto 25 ottobre 1938, n.  2005, sono disciplinate da un regolamento formulato dal consiglio direttivo ai sensi dell'articolo 20 dello statuto del medesimo sodalizio;
          dalla lettura del regolamento è possibile apprendere che presso i locali della struttura concessa in uso al predetto sodalizio, possono accedere esclusivamente i soci e i loro familiari se accompagnati;
          dall'articolo di stampa risulta che alla serata abbia partecipato il Ministro interrogato al quale gli interroganti hanno rivolto anche uno specifico atto di sindacato (interrogazione a risposta scritta 4-07749)  –:
          se quanto riportato dal quotidiano La Stampa corrisponda al vero e, in caso affermativo, chi abbia organizzato l'evento in premessa, chi abbia effettuato il pagamento della cena offerta ai parlamentari, quale sia il corrispettivo pagato al cassiere della Casa dell'Aviatore, se lo svolgimento del servizio ai commensali sia stato effettuato dal personale militare in forza all'ufficio del cerimoniale del capo di stato maggiore dell'Aeronautica o ad altro ente dell'amministrazione militare o dal personale civile dipendente dal medesimo sodalizio. (4-09708)


ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Fabriano - Matelica sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Fabriano (AN) Recupero a fini sviluppo turistico dell'oratorio del Gonfalone della Congregazione dei fratelli Silvestrini 155.000 5164

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09672)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Lanciano - Ortona sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Curia Arcivescovile di Lanciano (CH) Recupero ex chiesa San Rocco - Arielli 100.000 48528
Parrocchia Sant'Antonio Padova in Villa Grande di Ortona (CH) Manutenzione e consolidamento Chiesa Sant'Elena in Ortona 20.000 48528

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09673)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Gaeta sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia Cuore Immacolato di Maria - Formia (LT) Ristrutturazione oratorio Villaggio Don Bosco 50.000 77740
Parrocchia Santi Giovanni Battista e Lorenzo - Formia (LT) Lavori ristrutturazione 50.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09674)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Cosenza - Bisignano sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Cosenza (CS) Lavori complesso monastico S. Domenico 400.000 48528
Parrocchia San Giovanni Battista - Altilia (CS) Lavori di ristrutturazione delle chiese di San Giovanni Battista e di Santa Maria Francesca Cabrini in frazione Maione 80.000 77740
Comune di Torre di Ruggiero (CZ) Sistema di illuminazione della Chiesa Matrice 30.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09675)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Firenze sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Società cooperativa sociale a.r.l. Beato Bernardo Tolomei - Firenze Recupero ambientale e ripristino strutture area Settignano convento San Giuseppe e San Benedetto 40.000 5164
Casa Generalizia Istituto Re Sommo Sacerdote - Pontassieve (FI) Ristrutturazione seminario 100.000 48528
Fondazione Spazio Reale - Parrocchia San Donnino - Campi Bisenzio (FI) Recupero e riqualificazione area «Fondazione Spazio Reale», spazio per giovani 50.000 77740
Comune di Firenze Recupero e ristrutturazione Badia Fiorentina - Chiesa S. Maria Assunta 50.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09676)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Fermo sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Parrocchia S. Gabriele dell'Addolorata - Fermo Manutenzione straordinaria e ampliamento centro sociale 50.000 77740
Parrocchia San Marco alle paludi - Fermo Recupero e consolidamento dell'antico convento medioevale 100.000 77740
Comune di Montecosaro (MC) Recupero Basilica S. Maria a piè di Chienti 50.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09677)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Crotone - Santa Severina sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Provincia di Crotone Campanile chiesa del Carmine di Pallagorio (KR) 170.000 48528
Parrocchia di S. Nicodemo, Cirò Marina (KR) Ripristino tetto della Chiesa di San Nicodemo 50.000 77740
Parrocchia S. Maria de Plateis, Cirò (KR) Ristrutturazione facciata pericolante 100.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09678)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Genova sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Genova Fognature Istituto Maria Ausiliatrice 133.000 5164

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09679)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Ivrea sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Comune di Ivrea (TO) Interventi di restauro edifici di culto 30.000 48528

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se la stessa opera non sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09680)


      MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. —Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un Fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          in base a quanto sopra richiamato nella diocesi di Gubbio sono stati finanziati i seguenti progetti:

ENTE INTERVENTO EURO D.M.
Diocesi di Gubbio (PG) Interventi di riqualificazione tecnico-ambientale della Basilica di Sant'Ubaldo 40.000 5164
Diocesi di Gubbio (PG) Interventi recupero ambientale e di restauro 100.000 77740
Comune di Gubbio (PG) Recupero ambientale e restauri presso casa famiglia Santa Lucia 30.000 77740
Diocesi di Gubbio (PG) Recupero ambientale e restauri presso chiesa parrocchiale di Cipolleto 20.000 77740

          in base all'articolo 44 della legge n.  222 del 20 maggio 1985 la Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme; in base all'articolo 48, sono utilizzate «dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali»: quest'ultima voce è usata a favore di strutture religiose  –:
          se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n.  222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
          se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base alla legge n.  222 del 1985, dettagli e documenti tali spese;
          se risulti che i progetti siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
          se detti finanziamenti siano sottoposti al controllo della Corte dei conti e secondo quale procedura. (4-09681)


      ZACCHERA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          innumerevoli sono i casi di cittadini che distruggono le proprie risorse economiche dilapidando i propri soldi nei videopoker o nei «gratta e vinci» le cui cartelle sono recentemente state aumentate di valore ed oggi permettono l'acquisto di tagliandi anche con elevato valore unitario;
          il fenomeno è in rapida crescita, anche perché di fatto nessuno controlla chi utilizza gli apparecchi elettronici od acquista tagliandi gratta-e-vinci;
          in molte ASL si tengono corsi di riabilitazione e cura di persone gioco-dipendenti ed il problema è sia di carattere economico che sanitario;
          non c’è dubbio che se il «gioco» ha un aspetto ludico, quando esso si trasforma in «gioco d'azzardo» siamo davanti ad una situazione ben diversa;
          lo Stato che vieta il gioco d'azzardo è però di fatto il maggior azionista di questa industria del gioco, senza nessuna remora di carattere morale e sociale  –:
          se non si ritenga di dover promuovere una regolamentazione maggiore di questi giochi privilegiando l'aspetto sociale a quello economico;
          quali iniziative intenda assumere in merito il Governo. (4-09687)


      GNECCHI, MAZZARELLA e GIOVANELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. — Per sapere – premesso che:
          nell'ambito del nuovo sistema amministrativo delineatosi con il decreto legislativo n.  300 del 30 luglio 1999 finalizzato al riordino della organizzazione delle amministrazioni centrali dello Stato, attuativo della delega di cui all'articolo 11 della legge 15 marzo 1997 n.  59, il legislatore ha operato un intervento di rilevante impatto sulla gestione delle funzioni amministrative, mediante l'istituzione di nuovi organismi denominati agenzie;
          il capo II titolo V del citato decreto legislativo, riferito specificamente alla riforma dell'amministrazione finanziaria, ha previsto l'istituzione di quattro agenzie fiscali (entrate, territorio, dogane e demanio) disciplinandone i relativi sistemi di gestione;
          l'articolo 66, comma 3, del predetto decreto legislativo 300 del 1999 ha fissato i criteri basilari cui deve uniformarsi l'articolazione degli uffici, quali l'organizzazione ed il funzionamento delle agenzie fiscali mediante regole certe, chiare ed inequivocabili;
          i regolamenti di amministrazione hanno definito criteri e modalità di accesso alla dirigenza prevedendo, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 36 del decreto legislativo 29 del 1993, per i posti vacanti e disponibili, procedure selettive pubbliche per le assunzioni sia dall'esterno che dall'interno;
          in virtù di tali norme, per particolari esigenze di servizio l'agenzia può stipulare, previa specifica valutazione comparativa dell'idoneità a ricoprire provvisoriamente l'incarico, contratti individuali di lavoro a termine con propri funzionari con l'obbligo di avviare rapidamente le procedure selettive;
          l'opportunità di procedere alla stipula di contratti per il conferimento di incarichi che comportino avanzamenti di carriera, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale deve rispondere a principi e regole certe onde evitare qualsivoglia disparità di trattamento;
          la Corte costituzionale con le sentenze n.  103 e 104 del 2007 e n.  161 del 2008 ha negato la costituzionalità di una dirigenza di fiducia e ribadito la necessità di selezionare i dirigenti sulla base di criteri selettivi imparziali e trasparenti;
          in particolare, per quanto riguarda l'Agenzia delle entrate, a quanto consta agli interroganti, si registrano oltre a gravi anomalie per carenze dei richiesti requisiti (a volte anche del titolo di studio e nello specifico, privi della prescritto diploma di laurea) anche un numero molto elevato di incarichi dirigenziali senza aver posto mai in essere le regolari procedure concorsuali previste da leggi e regolamenti;
          non si è attinto alle graduatorie di precedenti concorsi per dirigenti, attraverso lo scorrimento delle graduatorie, nonostante la legislazione vigente ne avesse prorogata la validità (cosiddetto decreto milleproroghe 2010) e la recente sentenza del Tar del Lazio (sentenza n.  1686 del 15 settembre 2009) avesse dichiarato l'obbligatorietà per le amministrazioni pubbliche di far ricorso ad esse, ribadendo ulteriormente la consolidata giurisprudenza (Tar Lazio sentenza n.  536 del 30 gennaio 2003), che recita espressamente: «lo scorrimento di una graduatoria di concorso ancora valida, costituisce atto d'obbligo e non meramente discrezionale della Pubblica Amministrazione» e poi ancora della Sentenza n.  3055 del 9 febbraio 2009 – Sezioni unite della corte di cassazione, che in modo inequivocabile riafferma, quale atto dovuto, lo scorrimento delle graduatorie ancora valide con atti normativi;
          si è invece ritenuto da parte del direttore dell'Agenzia dell'entrate bandire, in data 29 ottobre 2010, un nuovo concorso per 175 posti di dirigente, con criteri ad avviso degli interroganti poco chiari, in modo particolare per quanto attiene la valutazione dei titoli di servizio e in evidente contrasto con i principi di economicità, efficienza, efficacia e in definitiva, con il principio di buon andamento dell'azione amministrativa  –:
          come intendano procedere i Ministri interrogati, per le parti di propria competenza, nei confronti dell'Agenzia delle entrate che ha ritenuto di non procedere allo scorrimento della graduatoria ancora valida e di bandire un nuovo concorso per dirigenti ad avviso degli interroganti in palese situazione di contrasto con la legislazione vigente e in palese contrasto con la giurisprudenza consolidata. (4-09691)


      DI STANISLAO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          risulta all'interrogante la fusione di Alenia/Aermacchi S.p.A. con Alenia Aeronautica S.p.A., entrambe società del gruppo Finmeccanica di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze;
          tale accorpamento comporterebbe la chiusura della sede di rappresentanza di Alenia/Aermacchi a Roma con conseguente messa in vendita della stessa  –:
          a quanto ammonti la valutazione della sede di Alenia/Aermacchi e se siano state già attuate le procedure di vendita al miglior offerente e in caso affermativo se Finmeccanica abbia ricevuto delle proposte di acquisto. (4-09692)


      FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          l'articolo 13, comma 3-quater del decreto-legge n.  112 del 2008 convertito, con modificazioni, dalla legge n.  133 del 2008, ha previsto l'istituzione di un fondo ai fini della concessione di contributi statali per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio;
          con i decreti ministeriali n.  5164 del 25 febbraio 2010, n.  48528 del 9 giugno 2010 e n.  77740 del 28 ottobre 2010, attuativi della predetta disposizione, sono stati individuati gli enti beneficiari dei contributi in questione, gli interventi da realizzare e il relativo finanziamento, in conformità alle risoluzioni adottate, rispettivamente, dalla V Commissione bilancio della Camera dei deputati e dalla V Commissione bilancio e programmazione economica del Senato. Sono stati altresì disciplinati gli adempimenti che gli enti devono porre in essere ai fini dell'erogazione di tali contributi da parte del dipartimento della ragioneria generale dello Stato, pena la revoca degli stessi;
          con decreto ministeriale 0077740 è stata tra gli altri finanziata l’«Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica (Aisla) ONLUS – Milano» per la «realizzazione di strutture di assistenza malati» con euro 1.000.000  –:
          dove saranno realizzate le strutture di assistenza malati;
          quante ne saranno realizzate;
          chi realizzerà le strutture medesime;
          chi saranno i beneficiari delle strutture;
          se e quali iniziative siano state prese per verificare che la stessa opera non sia sta già finanziata con i fondi pubblici.
(4-09704)


GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

      LUSSANA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          risale a domenica 21 novembre 2010 l'ultima vicenda di cronaca in tema di violenza alle donne, dove una giovane di venticinque anni è stata uccisa con trenta coltellate da parte dell'ex fidanzato Luigi Faccetti, mentre stava scontando gli arresti domiciliari;
          la tragedia dell'omicidio è resa ancor più grave dal fatto che il tragico epilogo con ogni probabilità poteva essere evitato, in quanto la giovane donna nel dicembre 2009 aveva subito un tentativo di omicidio da parte dell'ex fidanzato, a seguito del quale aveva riportato ben tredici coltellate che l'avevano costretta ad affrontare un delicato intervento chirurgico;
          a seguito del tentato omicidio, Luigi Faccetti è stato condannato in primo grado a otto anni di reclusione ma, ciò nonostante, si è deciso di fargli scontare la pena agli arresti domiciliari, durante i quali ha continuato tranquillamente a mettere in atto nei confronti della ex fidanzata minacce e molestie, culminate nell'omicidio avvenuto, tra l'altro, all'interno della abitazione dove stava scontando i domiciliari e dove presumibilmente ha potuto attirare la vittima con la promessa di un chiarimento sulla fine della loro relazione;
          sembra che il beneficio degli arresti domiciliari, prima della condanna emessa a fine ottobre con il rito abbreviato, sia stato concesso dal giudice in quanto il giovane era incensurato e si era costituito spontaneamente all'epoca dei fatti;
          la decisione assunta appare tuttavia difficilmente giustificabile alla luce del tentativo di omicidio e del protrarsi degli episodi di pedinamenti, molestie e minacce messe in atto nei confronti della giovane, tanto da far ritenere non adeguato il giudizio sulla pericolosità sociale emesso dall'autorità giudiziaria;
          le valutazioni in merito alla possibilità di concedere misure alternative al carcere o benefici di legge, dovrebbero essere sottoposte ai criteri attualmente previsti, resi particolarmente rigidi dalla legge che prevede adeguate forme di tutela preventive, di carattere processuale e cautelare che dovrebbero essere utili ad impedire che simili vicende di cronaca possano continuare a ripetersi  –:
          se non intenda adottare con urgenza iniziative ispettive con riguardo alle vicende descritte in premessa, ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di sua competenza, anche attraverso eventuali iniziative disciplinari nei confronti del magistrato procedente. (4-09696)


INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:

      ZACCHERA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          sui media locali si è dato particolare spazio alla notizia di una prossima riduzione delle corse di battelli e traghetti sul lago Maggiore, motivandola con i «tagli» imposti alla Navigazione Lago Maggiore dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti  –:
          quali siano concretamente, in termini economici, i tagli che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti apporterà alla gestione della navigazione dei laghi Maggiore, Garda e di Como e se ciò comporterà effettivamente una riduzione del numero degli addetti e delle corse di linea sul lago;
          se ciò comporterà anche ad una riduzione dei dipendenti stagionali in carico alla Navigazione Lago Maggiore;
          quali iniziative si intendano avviare a tutela di questi dipendenti, molti dei quali sono sì lavoratori stagionali ma vedono di anno in anno rinnovato il proprio contratto e sono quindi in qualche maniera ormai stabilizzati. (4-09685)


INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

      CONTENTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          sta facendo discutere la notizia, pubblicata qualche giorno fa da un settimanale specializzato, secondo cui i vertici delle Forze dell'ordine sarebbero autorizzati a pretendere dal singolo agente operante il risarcimento di eventuali danni cagionati ai mezzi di servizio durante interventi di emergenza;
          la vicenda sarebbe originata da una domanda di ristoro avanzata nei confronti di un appartenente all'Arma dei carabinieri per un sinistro provocato durante un'urgenza di servizio, con conseguente decurtazione dello stipendio mensile  –:
          se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e, in caso di risposta affermativa, se non ritenga necessario che il principio di responsabilità, al quale ogni dipendente pubblico è giustamente soggetto, vada contemperato alle reali esigenze del caso, distinguendo le situazioni di urgente pericolo e di emergenza per la pubblica e privata incolumità da quelle ordinarie. (5-03881)


Interrogazioni a risposta scritta:

      BIANCOFIORE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          chi intende partecipare al concorso in magistratura per la provincia di Bolzano deve produrre l'attestato di appartenenza o aggregazione ad uno dei tre gruppi linguistici previsto dall'articolo 50-ter, comma 3, del d.p.r. n.  752 del 1976;
          tale attestato può essere posseduto solo dai residenti e comunque secondo tale articolo di legge è necessario avere almeno 18 mesi d'iscrizione all'anagrafe;
          già il C.S.M. con delibera del 14 maggio 2008 escluse i partecipanti al concorso del febbraio 2008 che non produssero tale certificazione di cui all'20-ter, comma 3, del d.p.r. n.  752 del 1976;
          la provincia autonoma di Bolzano, nonostante un quadro normativo generale che tende a limitare l'ingresso ai posti pubblici locali da parte di soggetti provenienti da fuori provincia, permette anche ai non residenti di partecipare ai propri concorsi, richiedendo la compilazione di un modulo di dichiarazione di appartenenza, in base alla legge provinciale 17 del 1993 sul procedimento amministrativo, fatto salvo in caso di assunzione l'obbligo di prendere la residenza e produrre entro 6 mesi la dichiarazione di appartenenza o aggregazione ai gruppi linguistici;
          tale appartenenza/aggregazione non è autocertificabile;
          tali circostanze escludono di fatto dalla partecipazione al concorso chi non sia residente in provincia di Bolzano, con evidente disparità di trattamento, anche nei confronti di stranieri comunitari, i quali invece, se residenti, possono ottenere l'attestato di appartenenza ad un gruppo linguistico e quindi potenzialmente accedere al pubblico impiego;
          tale disparità di trattamento è già stata evidenziata dal presidente del tribunale di Bolzano che con proprio decreto del 30 agosto 2006 ha ammesso i cittadini comunitari residenti in provincia a rilasciare dichiarazione di appartenenza;
          la commissione paritetica (cosiddetta «dei sei») per l'emanazione delle norme di attuazione dello statuto speciale per il Trentino Alto Adige ha già predisposto schema di decreto legislativo recante norma di attuazione tendente ad introdurre un comma 8 all'articolo 20-ter del decreto del Presidente della Repubblica n.  752 del 1976, già citato, al fine di risolvere la rilevata disparità di trattamento verso cittadini italiani;
          il Ministero dell'interno con nota prot. n.  1521456/L 53/IV pur rilevando l'esistenza della problematica ed in particolare che il requisito della residenza appare superato alla luce della costruzione europea, esprimeva perplessità al recepimento dello schema di norma predisposta dalla commissione dei sei, ritenendo che si verrebbe così ad alterare il rapporto di proporzione esistente tra gruppi etnici;      
          in realtà, come anche rilevato dalla commissione con successiva nota del 11 ottobre 2010, la dichiarazione resa da soggetto non residente non incide sulla consistenza proporzionale dei tre gruppi linguistici poiché questa è determinata dalle dichiarazioni anonime rese dai soli cittadini residenti in provincia, in occasione del censimento ed è disciplinata da altra norma, non oggetto della proposta modifica;
          il Ministero della giustizia con nota n.  0000330. E/15.01.09 – fase. n.  2/3-13-2 GM, aveva già espresso parere favorevole all'ulteriore corso del provvedimento;
          il Capo dell'ufficio legislativo del Ministero per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione con nota prot. 1839/07/07/46/70 non ha formulato osservazioni;
          appare in definitiva discutibile il principio secondo il quale un cittadino dovrebbe spostare la propria residenza nella provincia di Bolzano 18 mesi prima di sapere che venga bandito il concorso;
          in data 22 ottobre 2010 sulla Gazzetta Ufficiale n.  84 è stato pubblicato il bando di concorso a 13 posti per magistrato ordinario riservato alla provincia di Bolzano e quindi i potenziali candidati, cittadini italiani, avrebbero dovuto spostare la residenza almeno al 22 aprile 2009;
          il termine di presentazione/spedizione delle domande al predetto concorso scade al 21 novembre 2010, per cui si appalesa l'urgenza di intervento  –:
          quale orientamento intenda assumere il Ministro dell'interno, alla luce delle ultime osservazioni formulate dalla commissione dei sei, circa la proposta modifica/integrazione della norma di attuazione in questione (articolo 20-ter del decreto del decreto del Presidente della Repubblica n.  752 del 1976):
          se il Ministro della giustizia intenda modificare in via di autotutela il bando di concorso sopra citato al fine di consentire la partecipazione anche a cittadini non residenti in provincia di Bolzano, fermi gli obblighi di presentazione successiva dell'attestato di appartenenza ad un gruppo linguistico e di assunzione di residenza in provincia in caso di superamento del concorso dei candidati. (4-09683)


      ZACCHERA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          da circa due anni sono in corso i lavori di costruzione del nuovo edificio ove avrà sede la questura di Verbania in località Verbania Suna;
          risultano difficoltà economiche per il suo completamento e informalmente l'interrogante ha già appreso che non verrà realizzato il secondo edificio del complesso che nel progetto doveva essere destinato agli alloggi dei dipendenti  –:
          se il Ministero intenda chiarire se comunque verrà sollecitamente completato almeno il primo lotto;
          quando si ritenga che potrà essere inaugurata la nuova sede della questura di Verbania. (4-09686)


      LO MORO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          nella mattinata del 23 novembre 2010 è stata diffusa la notizia di 24 arresti eseguiti dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito dell'operazione «All Inside2» contro la cosca Pelle di Rosarno (RC);
           dall'operazione, che assesta un colpo serio ad una cosca fortemente radicata sul quel territorio, va dato merito ai Carabinieri e ai magistrati della direzione distrettuale antimafia reggina che, nell'ambito di un'indagine in corso da tempo, hanno, tra l'altro, trovato i necessari riscontri alle dichiarazioni di una pentita, Giuseppina Pesce, figlia del boss;
          alcuni elementi di questa brillante operazione richiedono una particolare attenzione e un supplemento di riflessione;
          secondo le notizie diffuse dalle agenzie di stampa, tra gli arrestati ci sono due 2 carabinieri, già in servizio presso la caserma di Rosarno, accusati di concorso esterno in associazioni mafiosa (avrebbero avuto stretti contatti con la cosca Pelle, ed in particolare con Francesco Pesce, uno dei capi del gruppo criminale), e un agente di polizia penitenziaria, già in servizio presso il carcere di Palmi (avrebbe favorito lo scambio di messaggi e comunicazioni tra il boss Salvatore Pesce, che era detenuto a Palmi, e i suoi familiari; avrebbe favorito anche l'introduzione nel carcere di beni e oggetti non consentiti: in cambio avrebbe ottenuto la promessa dell'assunzione della moglie nella casa di cura Villa Elisa di Cinquefrondi). Un altro carabiniere è inoltre indagato per corruzione (avrebbe fatto da tramite tra uno degli affiliati e il boss Francesco Pesce);
          teatro di questa vicenda è Rosarno, comune di 14.803 abitanti, caratterizzato tra l'altro dalla presenza di migliaia di extracomunitari stagionali, il cui consiglio comunale è stato sciolto per ben due volte per infiltrazioni mafiose e che attualmente è ancora commissariato;
          le elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale e l'elezione del nuovo sindaco sono fissate per il 28 e 29 novembre 2010;
          l'operazione di polizia sopra richiamata, che sarà ovviamente sottoposta a verifica giudiziaria, evidenzia che la collusione con la ’ndrangheta, che ha già prodotto lo scioglimento per mafia di tanti comuni, compreso quello di Rosarno, oltre a riguardare il livello politico, può coinvolgere l'intera società, senza risparmiare pezzi importanti dello Stato, cui i cittadini avrebbero diritto di guardare con piena fiducia  –:
          se siano a conoscenza degli arresti effettuati nella giornata odierna dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria nell'ambito dell'Operazione «All Inside2»;
          se siano a conoscenza in particolare dell'arresto di due carabinieri e di una guardia di polizia penitenziaria e del coinvolgimento, a piede libero, di un terzo carabiniere;
          quali provvedimenti di propria competenza intendano emettere in merito;
          se ritengano di avviare un'indagine interna sull'operato dei militari coinvolti nell'attività criminale e verificare cosa non ha funzionato nel contesto ambientale e di lavoro in cui gli stessi erano inseriti;
          come ritengano di intensificare i controlli sul territorio per garantire il corretto svolgimento delle imminenti elezioni comunali. (4-09695)


      DI PIETRO, FAVIA e PALADINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
          presso ogni prefettura-ufficio territoriale del Governo vi è un centro cifra per la ricezione e la trasmissione dei messaggi classificati;
          il servizio è particolarmente delicato, garantisce sicurezza, controllo degli obiettivi sensibili, è attivo ventiquattro ore su ventiquattro per trecentosessantacinque giorni l'anno e, a tal fine, ad esso è assegnato un numero di operatori «cifra» che, a turno, per garantirne la continuità, sono soggetti alla reperibilità;
          è prevista un'indennità di reperibilità per gli operatori cosiddetti «cifrari» delle prefetture, da accreditarsi su un capitolo di bilancio ad hoc, le cui risorse sono tratte ed erogate contestualmente dal cosiddetto fondo unico di amministrazione (FUA);
          risulta agli interroganti che gli operatori cifrari sono in attesa dal 2009 della liquidazione dell'indennità dovuta  –:
          se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, ove siano confermati, quali iniziative intenda adottare affinché siano onorate le legittime aspettative dei suddetti lavoratori, anche considerando gli effetti, in termini economici, del ritardo nell'erogazione di quanto dovuto.
(4-09698)


ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

      SIRAGUSA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
          da mesi ormai è in atto un conflitto fra l'intera comunità docente, rettore e senato accademico dell'università di Palermo, sull'impossibilità di dar via all'anno accademico nell'ateneo e, segnatamente, nella Facoltà di lettere e filosofia;
          tale vicenda si inserisce nel quadro di indeterminatezza determinato dai tagli inflitti negli ultimi due anni dal Governo al sistema universitario e dalle modifiche annunciate in materia di università che hanno provocato il comprensibile stato di agitazione dei ricercatori i quali hanno legittimamente deciso di dichiarare la propria indisponibilità ad assumere carichi didattici aggiuntivi, svolti fino ad oggi su base volontaria e quasi sempre a titolo gratuito, e che garantivano l'avvio di buona parte dei corsi in tutte le facoltà di Italia e anche, in misura assai rilevante, nella facoltà di lettere dell'università di Palermo;
          in data 10 novembre 2010 il quotidiano la Repubblica e il Giornale di Sicilia hanno dato ampio risalto alla vicenda;
          in particolare, nell'articolo di Repubblica dal titolo «Lettere, la Facoltà dà il via ai corsi ma è scontro fra ricercatori e Lagalla» si legge: «prima le richieste della Facoltà di Lettere, cominciate ad aprile e ripetute nei giorni scorsi, di maggiori garanzie sulla copertura degli insegnamenti, culminate nella decisione del 21 ottobre scorso di non votare l'avvio dell'anno accademico, nonostante il piano varato dal Senato accademico e caldeggiato dallo stesso Rettore per far fronte ai corsi rimasti scoperti a seguito della protesta. Poi la replica del Rettore, che in una nota ha duramente contestato la scelta di rinviare l'inizio delle lezioni, minacciando trattenute retributive e tagli ai finanziamenti per Lettere. Una nota alla quale la Facoltà, dopo aver varato l'avvio dell'anno accademico con il 55 per cento dei corsi del primo semestre senza docenti, ha controreplicato con un documento, approvato all'unanimità, in cui si contesta apertamente l'operato di Lagalla»;
          il coordinamento di protesta dei professori e dei ricercatori contro la riforma del sistema universitario, sostiene che vi sia una responsabilità precisa degli organi di governo dell'Ateneo relativamente al quadro incerto con cui si è avviato l'anno accademico, ricordando che non vi è in atto alcuna astensione dall'attività didattica e che professori e ricercatori hanno sempre operato con assoluto rispetto degli obblighi di legge;
          gli stessi sottolineano come il consiglio di facoltà di lettere – posto di fronte da una parte alla trasmissione dell'offerta formativa al MIUR, deliberata nel mese di giugno dal senato accademico, dall'altra all'avvio delle procedure di immatricolazione deciso dal rettore nonché alla delibera del senato accademico in ordine all'inizio delle lezioni – nella seduta del 21 ottobre ha ritenuto, coerentemente con le posizioni da sempre espresse, di doversi astenere dal votare un piano di avvio dell'anno accademico senza conoscere preliminarmente e puntualmente le condizioni di effettiva copertura didattica dei corsi di studio;
          il rettore, che a giugno si è assunto, d'intesa con il senato accademico, la responsabilità di trasmettere al MIUR un'offerta formativa che sapeva priva dei necessari requisiti di docenza per l'accreditamento dei corsi di studio, oggi non fornisce garanzia alcuna in ordine alla validità giuridica dell'anno accademico 2010/11 e si limita a fornire rassicurazioni generiche agli studenti, indicando per di più quali responsabili della attuale, difficilissima situazione proprio quei docenti che sin da aprile hanno segnalato in modo formale e nelle sedi deputate (consigli di corsi di laurea, consiglio di facoltà) l'esigenza di riformulare l'offerta formativa dell'anno accademico 2010/11 in considerazione delle indisponibilità a carichi didattici aggiuntivi;
          un siffatto avvio avventuroso dell'anno accademico danneggia fortemente gli studenti che corrono il rischio di essersi iscritti a corsi di studio privi dei necessari requisiti per un formale riconoscimento di validità giuridica;
          la situazione di numerose facoltà dell'ateneo è analoga a quella di lettere e filosofia;
          quello citato è solo un esempio delle conseguenze dell'assurdo trattamento riservato alle università  –:
          se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e se non ritenga di ascoltare le preoccupazioni di professori, ricercatori e studenti in materia di riduzione dei fondi e di riforma dell'università;
          quali iniziative di competenza intenda assumere, pur nell'autonomia dell'università di Palermo, a garanzia dei diritti degli studenti. (5-03879)


LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

      ZACCHERA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          in passato sono state approvate normative per favorire l'accesso al lavoro di persone vicine ai 50 anni, poiché si cerca di ridurre progressivamente le disparità per l'accesso alle attività economiche;
          «Pari opportunità» dovrebbe però anche significare che non devono essere discriminati i cittadini, di entrambi i sessi, che giunti già ad una certa età – e spesso usciti dal mercato del lavoro non per propria volontà ma da crisi aziendali – si ritrovano appunto senza un'adeguata attività lavorativa pur non avendo ancora raggiunto i minimi pensionistici;
          la difficile situazione economica spesso porta ad una riduzione delle provvidenze per questo tipo di assunzioni  –:
          quali iniziative il Ministro abbia attivato od intenda attivare per favorire l'accesso al lavoro di persone prossime alla pensione, spesso munite anche di un'ottima professionalità, che però si ritrovano pesantemente in difficoltà e in obbiettivo stato discriminatorio nel partecipare a corsi, selezioni, esami, anche presso enti pubblici. (4-09667)


      LO PRESTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
          i dati relativi ai redditi prodotti da alcune categorie di professionisti italiani nel 2009 evidenziano un preoccupante calo che in alcuni casi raggiunge quasi il 20 per cento dei redditi prodotti nel 2008;      
          è questo il caso, per esempio, degli avvocati e dei notai le cui Casse di previdenza hanno evidenziato, soprattutto, il rischio che un simile andamento possa avere refluenze negative sulla stessa futura stabilità del sistema previdenziale e sulla adeguatezza delle pensioni;
          migliore situazione si presume non si prospetti per le altre categorie di professionisti italiani che soffrono gli effetti di una crisi economica perdurante alla quale il Governo dovrebbe fare fronte, con idonee misure volte ad aiutare tali categorie di lavoratori, al pari di quanto viene fatto per le imprese in crisi e per i lavoratori dipendenti in momenti di congiuntura economica  –:
          quali misure intenda proporre per aiutare i professionisti italiani ad affrontare la crisi economica e la progressiva diminuzione dei redditi, assumendo le necessarie iniziative, anche normative, per estendere agli stessi incentivi provvidenze o benefici già adottati per altre categorie produttive. (4-09671)


POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

      MARCO CARRA e OLIVERIO. — Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
          la giunta della regione Lombardia ha approvato la delibera con la quale si richiede al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali il riconoscimento dello stato di calamità per la grandine ed il forte vento che hanno colpito alcuni comuni della provincia di Mantova il 24 settembre 2010 quando le precipitazioni hanno toccato livelli tra i 96 e ed 201 millimetri in poche ore;
          i comuni che hanno registrato danni alle infrastrutture irrigue e di bonifica sono Castellucchio, Curtatone, Marcaria, oltre a territori e siti gestiti dal Consorzio di bonifica sud – ovest Mantova;
          gli accertamenti sono stati eseguiti dal settore agricoltura della provincia di Mantova e la cifra necessaria per i lavori di riparazione dei danni (disalveamenti, frane di sponde e rotture di manufatti) è stata stimata in un milione e seicentomila euro;
          l'evento meteorico ha generato erosioni degli alvei, creando problemi al regolare deflusso delle acque e ha prodotto frane e smottamenti  –:
          se il Governo intenda riconoscere celermente, così come richiesto dalla regione Lombardia, lo stato di calamità per i territori sopraindicati. (5-03877)


SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:

       BARBARO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          secondo un take dell'AgenParl del 23 novembre 2010, l'acqua che esce dai rubinetti di 128 comuni italiani è contaminata da alti valori di arsenico, diventati fuori legge dopo che il 28 ottobre 2010 la Commissione europea ha negato la terza deroga ai parametri massimi di arsenico chiesta dal nostro Paese;
          la situazione è particolarmente grave nel Lazio, dove sono numerosi i comuni coinvolti, ma tocca anche altre regioni quali Campania, Lombardia, Trentino Alto Adige e Umbria  –:
          quando il Ministero della salute abbia ricevuto notizia della decisione europea che nega la deroga e per quale motivo, a distanza di quasi un mese dalla decisione stessa, non siano pervenute ancora comunicazioni ufficiali da parte del Ministero;
          quali misure il Governo intenda adottare per salvaguardare la salute dei cittadini e indennizzare quanti hanno contratto malattie, anche gravi, a seguito del consumo di acqua non a norma;
          se il Ministero della salute abbia a disposizione esami e campionamenti della risorsa idrica degli impianti di acquedotto dei 128 comuni interessati e se intenda costituire una commissione ad hoc al fine di monitorare costantemente la grave situazione delineata;
          se siano state avviate indagini relative alla gestione degli acquedotti dei 128 comuni coinvolti. (4-09665)


      BELLOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
          il diritto alla salute è tutelato dalla Costituzione e ogni cittadino non solo italiano ma anche comunitario ha diritto ad accedere alle prestazioni sanitarie;
          l'interrogante intende porre in evidenza un caso che ha messo in luce un evidente vulnus nella normativa italiana che contrasta palesemente con quella europea;
          come risulta da una mail ricevuta dall'interrogante una cittadina polacca, la signora Wrona Grazyna ha ricevuto la tessera sanitaria cartacea e magnetica per un anno, con scadenza 16 ottobre 2010;
          in tale data l'ASL 18 di Rovigo ha rifiutato il rinnovo, sostenendo che, anche se comunitaria, aveva diritto della suddetta tessera solo per un anno, secondo quanto sancito dalla direttiva 2004/38/CE del Parlamento e del Consiglio;
          la suddetta cittadina comunitaria risulta essere infatti convivente con un cittadino italiano, nel cui stato di famigli risulta assieme alla figlia, e regolarmente iscritta all'ufficio di collocamento con il cosiddetto «patto di servizio» poiché è disoccupata;
          questo particolare caso la porrebbe fuori, secondo quanto sostiene la ASL di Rovigo, dalla casistica prevista dal decreto legislativo n.  30 del 3 febbraio 2007;
          la stessa ASL sostiene che dovrebbe farsi rilasciare tessera sanitaria polacca, pur essendo questo impossibile dato che la signora risulta iscritta alle liste di collocamento italiane, richiedendo alternativamente il matrimonio come requisito sine qua non per il rilascio;
          la cittadina comunitaria sarebbe quindi da ora costretta a pagare per intero ogni prestazione, oltre a non avere più diritto al medico di famiglia  –:
          se tale interpretazione sia rispondente a quanto previsto dalla normativa comunitaria e se non ritenga di assumere le iniziative, anche normative, di competenza affinché la tessera sanitaria sia rilasciata anche ai cittadini comunitari iscritti alle liste di collocamento italiane e rientranti, seppur non sposati, nello stato di famiglia di un cittadino italiano.
(4-09688)


      PORFIDIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:
          in Italia, il solo gioco legalizzato coinvolgerebbe circa 29,3 milioni persone, di cui 7,1 con frequenza settimanale, e svilupperebbe un fatturato di circa 54,5 miliardi di euro;
          sotto la voce «gioco legalizzato» rientrano decine di tipologie di gioco: superenalotto, lotto, totocalcio, ippica newslot, win for life, le varie lotterie, i gratta e vinci, nonché le molteplici scommesse sportive, il bingo e altri; in ogni caso si tratta di un monopolio dello Stato che appalta a società private mediante concessioni, ricevendo in cambio il pagamento di tasse per la gestione dei giochi. Nel complesso si tratta di oltre 20.000 aziende e 80 mila lavoratori;
          in Italia il mercato dei giochi è diviso tra: Snai spa, HBS srl Rti, Cirsa Italia, Sisal slot spa, Cogetech spa, Codere Network spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Gmatica srl, B plus gioco legale limited e Gamenet spa;
          nel 2006, secondo i Monopoli di Stato, gli introiti del gioco erano di 15,4 miliardi. Nel 2009 hanno sfiorato i 54 miliardi, con un aumento vicino al 400 per cento. Nei soli primi mesi del 2010 le casse erariali statali hanno incassato 6,7 miliardi di euro;
          negli ultimi anni il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità a 2,1 milioni;
          nel 1810 Camillo Benso Conte di Cavour definiva il gioco d'azzardo «una tassa per gli imbecilli»;
          secondo l'associazione contribuenti italiani, il nostro Paese ha il primato, in Europa, per la maggior cifra giocata al tavolo da gioco, una media quasi 1.900 euro annui;
          recentemente l'associazione contribuenti italiani ha presentato il dossier «Gioco d'azzardo: il business dello Stato» (dal quale abbiamo tratto molti dei dati presenti nel presente scritto) edito in esclusiva con il periodico mensile Contribuenti.it e disponibile anche on-line sul sito www.contribuenti.it;
          secondo lo studio nei primi dieci mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 14,1 per centro. Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 640 milioni in più;
          a livello psichiatrico la dipendenza da gioco viene catalogata come una vera e propria patologia, che al pari dell'alcool e di altri stupefacenti, necessita di cure specifiche, individuali o di gruppo per essere superata;
          agli interroganti sembra che lo Stato, più che della salute dei propri cittadini, sia interessato a fare cassa e quindi ad incitare, invogliare al gioco e alle scommesse, come se potesse realisticamente rappresentare una via d'uscita dalle difficoltà della vita di tutti i giorni;
          e così, tra il Superenalotto (che presenta montepremi fuori da ogni logica di buon senso, e a nostro avviso anche offensivi nei confronti dei milioni di disoccupati e cassaintegrati italiani), Newslot (settore che nei soli primi mesi del 2010 ha incassato oltre 2,8 miliardi di euro), Poker on-line legalizzato (sponsorizzato da televisioni e stampa nazionali quasi fosse uno sport), centinaia di gratta e vinci, e infinite possibilità di scommesse sportive, non mancano certo le tentazioni per chi, affetto in maniera latente dal vizio del gioco, rischia di entrare definitivamente nel tunnel della dipendenza patologica;
          l'articolo 32 della Costituzione dispone che: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività»;
          la legge differenzia tra giochi legali e giochi illegali, ma sostanzialmente il problema del giocatore affetto da dipendenza rimane lo stesso, e la patologia non conosce forme legali di gioco. Senza tener conto che molte persone, soprattutto di giovane età possono passare facilmente dal gioco legalizzato a quello illegale, e, cosi facendo andando ad ingrossare i fatturati delle organizzazioni criminali, che investono e fatturano milioni di euro nel settore, divenuto ormai porta d'accesso principale per il riciclaggio di denaro sporco;
          in tempi di crisi economica e occupazionale il fatturato dei giochi di Stato anziché scendere aumenta a conferma di come i singoli, sempre più pressati da problemi di ordine finanziario, si gettino facilmente nella rete del gioco nella cieca speranza del guadagno facile. Questa tendenza spiega anche fenomeni gravi come l'usura;
          in modo silenzioso il gioco e le scommesse, stanno diventando l'ultima speranza per milioni di italiani che, nonostante facciano sempre più fatica ad arrivare a fine mese, vi si affidano peggiorando le loro condizioni economiche. Noi crediamo che questa tendenza sia estremamente grave e foriera di ulteriori problemi per i singoli e per l'assetto della stessa società  –:
          se, in virtù di quanto esposto in premessa, i Ministri, ognuno nella propria area di competenza, non ritengano opportuno intervenire con provvedimenti ed iniziative finalizzate ad arginare il dilagare incontrollato del fenomeno del gioco tra i cittadini, informando questi ultimi dei gravi rischi da dipendenza. (4-09689)


SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

      FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la comunicazione adottata il 10 novembre 2010 dalla Commissione europea, concernente «Energia 2020 – Una strategia per un'energia competitiva, sostenibile e sicura» contiene le priorità in materia di infrastrutture energetiche per i prossimi vent'anni e individua tra l'altro i corridoi dell'Unione europea per il trasporto di elettricità, gas e petrolio;
          sulla base di questi corridoi predefiniti, nel 2012 saranno individuati dei progetti di «interesse europeo» che dovrebbero beneficiare di finanziamenti dell'Unione europea;
          per ciò che concerne il settore del gas sono stati individuati tre corridoi europei prioritari: il corridoio meridionale per trasportare il gas dal Mar Caspio all'Europa; l'integrazione del mercato baltico dell'energia e il collegamento con l'Europa centrale e sud-orientale; ed un corridoio nord-sud nell'Europa occidentale per l'eliminazione di strozzature interne e lo sfruttamento al meglio di forniture esterne;
          a quanto di apprende da fonti di stampa, sembrerebbe escluso, dai tre corridoi individuati, il gasdotto Algeria-Italia – Galsi – pur essendo stato dichiarato progetto di interesse europeo e incluso dal Parlamento europeo con decisione n.  1364/2006/EC tra i 5 assi prioritari per lo sviluppo della rete trans-europea dell'energia;
          in seguito all'interrogazione 5-03119 relativa alle iniziative per la realizzazione del gasdotto Algeria-Italia, il Sottosegretario di Stato allo sviluppo economico, onorevole Saglia ha dichiarato che successivamente al decreto di compatibilità ambientale, atteso entro ottobre 2010, sarebbe stato riavviato il procedimento principale per il rilascio dell'autorizzazione unica con tempistiche tali da garantire al progetto Galsi l'accesso al finanziamento comunitario previsto dalle misure European Energy programme for recovery;
          il documento presentato dalla Commissione europea sarà la base della discussione tra i capi di Stato e di Governo dell ?unione europea nel prossimo vertice sull'energia convocato per il 4 febbraio 2011 e perciò, sulla base delle priorità indicate nel documento stesso, la Commissione presenterà concrete iniziative e proposte legislative entro i prossimi 18 mesi  –:
          se il gasdotto Galsi sia stato effettivamente escluso dai corridoi individuati dalla Commissione europea e, in tal caso, quali iniziative si intendano adottare affinché esso sia ricompreso anche al fine di assicurare che lo stesso abbia l'accesso garantito ai finanziamenti EEPR;
          se sia stato approvato il decreto di compatibilità ambientale relativo al progetto Galsi, atteso già per il mese di ottobre 2010. (5-03876)


      SIRAGUSA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
          Tributi Italia s.p.a. nasce nel novembre del 2008 dalla fusione di San Giorgio s.p.a., Gestor s.p.a., IPE srl e da altre piccole società del settore;
          la società di cui sopra, dopo meno di due anni ha chiuso tutte le agenzie presenti sul territorio nazionale e ha messo in cassa integrazione tutti i suoi dipendenti che, oltretutto, da ottobre 2009 sono senza stipendio;
          l'attività principale di Tributi Italia s.p.a. è la riscossione dei tributi e delle imposte degli enti locali, comuni e province. I tributi come la TARSU (tassa sui rifiuti solidi urbani), la TOSAP (tassa sull'occupazione del suolo pubblico), le imposte come la tanto odiata ICI (imposta comunale sugli immobili), ICP (imposta comunale sulla pubblicità e pubbliche affissioni) che possono essere riscossi direttamente dagli enti pubblici, in economia, oppure attraverso società specializzate e regolarmente iscritte all'albo dei concessionari, appositamente istituito con decreto legislativo n.  446 del 1997, presso il Ministero dell'economia e delle finanze;
          quello che, negli intenti, sarebbe dovuto essere il grande colosso dei tributi in Italia, secondo solo a Equitalia s.p.a., nasce dalle ceneri di una miriade di altre società, le quali sono confluite nella stessa;
          tra gli scopi originari di questa operazione, vi era anche quello di risanare la situazione debitoria di tutte queste società, ma la stessa, di fatto, non solo non è rientrata ma si è ulteriormente ingrandita fino ad assumere dimensione abnormi e non più, evidentemente, arginabili;
          nella prassi accadeva, infatti, che i tributi incassati confluissero prima nei conti correnti della società e poi, con cadenza trimestrale, venivano riversati sui conti correnti intestati ai comuni, previa trattenuta dell'aggio per il servizio svolto;
          questi termini non sempre venivano rispettati o addirittura, in certi casi, non si riversava niente di quanto incassato;
          soldi pubblici, versati dai contribuenti italiani che non sono mai arrivati nelle casse dei comuni, che per legge devono incassare i tributi per poter poi erogare i servizi necessari alla collettività;
          alla fine del 2009 si scopre che la società ha una situazione economica disastrosa poiché risulta avere debiti, nei confronti dei circa 500 comuni che gestisce in tutta Italia, per svariati milioni di euro;
          i vertici dell'azienda e la proprietà, sono finiti sotto la lente della magistratura e della Guardia di finanza, con l'accusa di appropriazione indebita e falso in bilancio;
          il Ministero dell'economia e delle finanze in data 14 dicembre 2009 è intervenuto decidendo di cancellare dall'Albo dei riscossori la società Tributi Italia s.p.a.;
          in realtà la società in questione è ancora in vita poiché ha fatto ricorso al TAR, successivamente, confermata la cancellazione da parte del TAR, si è rivolta al Consiglio di Stato, il quale non si è comunque pronunciato definitivamente, in quanto il Governo è intervenuto, a marzo 2010, con l'ultimo decreto incentivi, estendendo la legge Marzano anche alle società di riscossione dei tributi che versano in situazioni di crisi aziendale, commissariando la società Tributi Italia e nominando un commissario straordinario, insediatosi a luglio 2010;
          fino alla data del 15 marzo 2010 i circa 600 dipendenti sono rimasti lì, hanno continuato a portare avanti le attività rimaste, hanno continuato a sperare che alla situazione si potesse trovare, anche con l'intervento dei sindacati, una soluzione;
          in data 9 settembre 2010, presso il Ministero dello sviluppo economico si è svolta una riunione alla presenza del commissario della suddetta società, dottor Luca Voglino, e dei rappresentanti delle regioni Sicilia, Lazio, Puglia e Liguria;
          in tale sede e in virtù delle proposte avanzate dal commissario, sarebbe emersa la disponibilità delle regioni interessate a trovare al più presto idonee soluzioni allo stato di crisi e le stesse regioni sono in attesa di ricevere una proposta risolutiva  –:
          quali siano i contenuti della relazione del commissario straordinario, quale sia quindi la situazione della società e quali iniziative il Ministro intenda assumere a garanzia dei lavoratori. (5-03880)


Interrogazioni a risposta scritta:

      FRONER e MARCHIONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          il 17 novembre 2010 si è svolta presso il Ministero dello sviluppo economico la periodica riunione del Comitato gestione fondo bombole metano, comitato che gestisce gli introiti di cui alla legge n.  640 del l950 versati per ogni metro cubo venduto di gas metano per auto. Tale introito serve a gestire il meccanismo di collaudo ed intercambio dei serbatoi di gas-metano installati sulle auto. A seconda delle diverse tipologie, questi serbatoi devono essere collaudati ogni 4 o 5 anni. È superfluo precisare il particolare rilievo di tale attività nel settore a vantaggio della sicurezza di tutti: operatori, utenti, settore industriale connesso;
          da quando è stata approvata la legge 23 luglio 2009, n.  99, che ha di fatto abolito il fondo ed accorpato il Comitato alla Cassa conguaglio GPL (articolo 27, commi 3 e 6), il settore attende da parte del Ministero dello sviluppo economico che definiscano le modalità per l'applicazione della legge;
          in tale situazione di incertezza, il Comitato, in base a successive proroghe, ha continuato ad operare, ma parte dei suoi componenti, prima il collegio i probiviri del Ministero dell'economia e delle finanze e successivamente i due rappresentanti dello stesso Ministero dell'economia e delle finanze hanno annunciato l'impossibilità di continuare a svolgere il loro compito;
          ne consegue il rischio del blocco dell'attività decisionale del Comitato e il rischio del blocco delle attività tecniche ed amministrative che svolge la Servizi fondo bombole metano (società dell'ENI che per legge deve occuparsi del collaudo ed intercambio, fino ad oggi sotto controllo pubblico tramite il Comitato);
          appare indispensabile che il Comitato, pur nell'accorpamento previsto, sia messo in grado di continuare ad operare con certezza di regole e con amministrazione separata, come stabilito dalla legge  –:
          quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per scongiurare il blocco delle attività del Comitato gestione fondo bombole metano. (4-09684)


      RAISI e DI BIAGIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
          la valorizzazione del comparto delle agro - energie e del sistema delle biomasse per la produzione di energia elettrica è essenziale per il nostro Paese, sia per essere in linea con gli obiettivi comunitari del 20-20-20, sia perché lo sviluppo delle fonti rinnovabili e, in particolare, degli impianti a biomasse, può influenzare positivamente la ripresa dell'economia nazionale anche in versione sostenibile;
          l'installazione degli impianti di produzione energetica elettrica a biomasse di piccole dimensioni, attraverso la creazione di distretti di cooperazione agro-energetica, è in grado di valorizzare l'intero ciclo di lavorazione del settore agricolo, con lo smaltimento dei residui agricoli di lavorazione, oltre che la diffusione stabile di coltivazioni dedicate in terreni sottoutilizzati o degradati;
          lo sviluppo, però, di questo comparto, necessità ancora oggi, di politiche più incisive oltre che di maggiore coordinamento e semplificazione della legislazione vigente;
          i problemi che si intendono evidenziare riguardano due atti normativi: le linee guida per l'autorizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, pubblicate nella Gazzetta Ufficiale n.  219 del 28 settembre 2010, e il decreto legge n.  78 del 2010 convertito dalla legge n.  122 del 2010 recante la manovra economica;
          l'articolo 49 del decreto-legge n.  78 del 2010 che ha introdotto la segnalazione di inizio attività (SCIA), per tutti coloro che vogliono dare inizio ad un'attività imprenditoriale e commerciale, sopprimendo di fatto la dichiarazione di inizio attività e semplificando l’iter amministrativo, in quanto non è necessario per l'imprenditore attendere alcun termine per dare avvio alla propria attività, necessità di chiarimenti sull'applicazione;
          la norma in esame, in fatti, ha generato diversi dubbi sull'applicazione della SCIA anche per gli impianti a biomasse di piccola potenza inferiori a 1 Megawatt, attualmente sottoposti al regime della dichiarazione di inizio attività, nonostante le linee guida per l'autorizzazione degli impianti a fonti rinnovabili prevedessero iter amministrativi semplificati per l'installazione degli impianti a fonti rinnovabili;
          oltretutto, nelle stesse linee guida, si ravvisano elementi di criticità rispetto ad un parametro tecnico di potenza che gli impianti a biomasse devono rispettare, indicato nella tabella 1 allegata, dove si cita un paramento di potenza, pari a 3 Kwt, non tecnicamente pertinente con i parametri tecnici da utilizzare per le biomasse agricole, in quanto non corrisponde al limite di 1000 Kwe, nel caso di utilizzo di biomasse agricole in impianti costituiti da caldaie a turbine  –:
          in relazione alla semplificazione dell'intero sistema normativo per le fonti rinnovabili e, soprattutto, per gli impianti a biomasse, quali siano i confini applicativi della segnalazione automatica di inizio attività (S.C.I.A.), precisando esplicitamente se gli impianti di produzione di energia elettrica a biomasse di potenza inferiore ad 1 Megawatt possano essere realizzati tramite S.C.I.A, invece che con dichiarazione di inizio attività e se la dizione di potenza di 3 Kwt contenuta nella tabella 1 delle linee guida possa ritenersi parametro tecnico di potenza pertinente per gli impianti a biomasse agricole, e quindi corrisponda al limite di 1000 Kwe, nel caso di utilizzo di biomasse agricole in impianti costituiti da caldaie a turbine. (4-09697)


Apposizione di una firma ad una interpellanza.

      L'interpellanza Livia Turco e altri n.  2-00894, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Melis e Touadi n.  4-07352, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 maggio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta orale Melis n.  3-01226, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta orale Melis n.  3-01228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta orale Melis n.  3-01229, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Melis e altri n.  4-08814, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 settembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Melis e altri n.  4-09091, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Melis e Touadi n.  5-03671, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Peluffo n.  5-03781, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mariani, Braga.

      L'interrogazione a risposta scritta Melis e altri n.  4-09486, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta orale Melis e altri n.  3-01339, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta orale Lolli n.  3-01340, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farina Coscioni.

      L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti e Grimoldi n.  5-03873, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Comaroli.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
          interrogazione a risposta orale Ginefra n.  3-01243 del 22 settembre 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n.  5-03883;
          interrogazione a risposta in Commissione Bratti e altri n.  5-03617 del 20 ottobre 2010 in interrogazione a risposta scritta n.  4-09707.

ERRATA CORRIGE

      Interpellanza urgente Minniti e altri n.  2-00890 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n.  395 del 16 novembre 2010. Alla pagina 17157, prima colonna, alla riga terza, deve leggersi: «151 del decreto legislativo n.  267 del 2000)» e non «151 del decreto legislativo n.  167 del 2000)», come stampato.