XVI LEGISLATURA


Resoconto sommario dell'Assemblea

Seduta n. 407 di lunedì 13 dicembre 2010

Pag. III

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 16.

La Camera approva il processo verbale della seduta del 29 novembre 2010.

I deputati in missione sono trentasette.

Annunzio dell'elezione del Presidente e della nomina del Vicepresidente della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Comunica che il professor Ugo De Sierro è stato eletto Presidente della Corte costituzionale e che il professor Paolo Maddalena è stato nominato Vicepresidente del medesimo organo.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunica che il deputato Domenico Scilipoti, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, ha aderito al gruppo parlamentare Misto.
Comunica altresì che il deputato Antonio Razzi, già iscritto al gruppo parlamentare Italia dei Valori, ha aderito al gruppo Misto e, al suo interno, alla componente politica Noi Sud Libertà e Autonomia - I Popolari di Italia Domani.

Discussione della mozione Franceschini, Donadi ed altri n. 1-00492 di sfiducia al Governo.

Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è riprodotto in calce al resoconto della seduta del 1o dicembre 2010.

PRESIDENTE. Avverte che è stata presentata l'ulteriore mozione di sfiducia Adornato ed altri n. 1-00511, che sarà discussa e votata congiuntamente alla mozione all'ordine del giorno.
Dichiara aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

ENRICO LETTA (PD). Illustra la mozione Franceschini n. 1-00492, ritenendo finalmente giunta nella sede istituzionale la discussione sulla lunga crisi di un Governo a suo avviso populista e avviato in una pericolosa deriva verso la personalizzazione della politica, l'autoritarismo e l'attacco alle più autorevoli istituzioni di garanzia del Paese. Nel preannunciare quindi il voto favorevole del suo gruppo sulla predetta mozione di sfiducia, precisa che la stessa è orientata alla costruzione di un nuovo Governo di respiro europeo e di responsabilità nazionale, che favorisca, tra l'altro, la crescita dell'economia nazionale.

FERDINANDO ADORNATO (UdC). Illustra la sua mozione n. 1-00511, giudicando non credibile l'appello di circostanza rivolto dal Presidente del Consiglio ai moderati presenti in Parlamento, anche in considerazione della sua incapacità di mantenere la compattezza della maggioranza. Pag. IVSottolineata quindi l'inefficacia dei provvedimenti varati dal Governo in materia economica, che, a suo avviso, non rilanciano la crescita economica e morale del Paese, ritiene che il Presidente del Consiglio non sia in grado di garantire la stabilità politica dell'Esecutivo ed intenda arrivare al più presto ad elezioni anticipate. Invita quindi il Presidente Berlusconi a rassegnare le proprie dimissioni per avviare una svolta politica che restituisca dignità al Parlamento.

DARIO FRANCESCHINI (PD). Parlando sull'ordine dei lavori, lamenta che non è presente in Aula il Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Precisa che il Presidente del Consiglio ha comunicato che sarà presente in Aula intorno alle 16,30, dopo aver adempiuto ad altri impegni istituzionali.

ROBERTO ROLANDO NICCO (Misto-Min.ling.). Nel prendere atto del fallimento politico dell'Esecutivo, particolarmente grave in una congiuntura internazionale segnata da pericolose turbolenze finanziarie, richiama la penalizzazione che l'azione di Governo ha comportato per i territori del Nord sul piano infrastrutturale e con riferimento ai rilevanti tagli di risorse. Richiamate quindi le deprecabili norme ad personam approvate nel corso della legislatura, sottolinea la necessità di aprire una nuova fase politica contrassegnata da maggiore stabilità e coesione.

MASSIMO DONADI (IdV). Preannunzia che il suo gruppo voterà con convinzione la sfiducia ad un Governo che opera in base a logiche clientelari perseguendo esclusivamente interessi particolari e non è più sostenuto dalla maggioranza dei cittadini italiani. Osserva inoltre che l'incapacità dell'Esecutivo di attuare riforme strutturali e la politica dei tagli lineari hanno gravemente penalizzato, tra l'altro, gli enti locali, unitamente ai settori della sanità, dell'istruzione e della ricerca.

LORENZO CESA (UdC). Nel ritenere che l'appello rivolto dal Presidente del Consiglio ai moderati dovrebbe essere basato su fatti concreti, evitando una scandalosa e mortificante compravendita di parlamentari, sottolinea la necessità che egli rassegni le proprie dimissioni prima della votazione sulle mozioni di sfiducia in discussione. Richiamate quindi le profonde contraddizioni ed il deleterio operato di un Esecutivo che non ha favorito la crescita e l'occupazione, giudica del tutto prioritario aprire una crisi formale e favorire la nascita di un autorevole Governo di responsabilità nazionale che affronti la grave crisi, politica ed economica, in atto. Preannunzia infine che il suo gruppo voterà la sfiducia all'Esecutivo.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (FLI). Nel respingere con fermezza le gravi accuse di tradimento del patto elettorale rivolte alla sua parte politica, ricorda il decisivo contributo di Alleanza Nazionale alla vittoria del centrodestra alle ultime elezioni politiche nazionali. Giudicate, quindi, dannose e contraddittorie le politiche attuate dal Governo con particolare riferimento alla riforma dell'università, in ordine alla quale richiama il prezioso apporto fornito da Futuro e Libertà per l'Italia al miglioramento del testo, all'occupazione, al rientro del debito pubblico e alle relazioni internazionali, preannunzia che il suo gruppo voterà la sfiducia al Governo.

LUCIANO DUSSIN (LNP). Nel ritenere che il Governo abbia risposto alle legittime aspettative dei cittadini, sottolinea l'efficacia dei provvedimenti varati al fine di contrastare la criminalità organizzata ed il fenomeno dell'evasione fiscale, ricordando altresì l'avvio di concrete riforme di carattere federale, nonché l'adozione di misure volte a prevedere il ricorso all'energia nucleare. Ribadisce quindi la necessità di rispettare il mandato ricevuto in più occasioni dagli elettori.

MASSIMO D'ALEMA (PD). Nel giudicare l'odierno intervento del Presidente del Consiglio presso il Senato improntato a falsa e innaturale moderazione e dettato, Pag. Vinvece, da ragioni meramente strumentali, anche in vista di una prossima invitabile campagna elettorale, paventa il rischio che la vigente normativa produca maggioranze parlamentari che rappresentino minoranze nel Paese. Ritiene necessaria, quindi, una assunzione limpida e chiara di responsabilità da parte di tutte le forze parlamentari, con la presa d'atto della fine di una decennale stagione politica.

FABIO RAMPELLI (PdL). Rileva che la sua parte politica affronterà serenamente l'attuale difficile fase politica, nella ferma convinzione della validità dell'azione politica posta in essere dal Governo, in particolare per consentire al Paese di superare la difficile congiuntura economica, di instaurare vantaggiose relazioni internazionali e di contrastare con successo la criminalità organizzata e l'immigrazione clandestina. Giudica quindi non responsabile sostituire un Esecutivo legittimato dal voto dei cittadini, ricordando che il Popolo della Libertà non intende modificare la propria posizione, ispirata al perseguimento dell'interesse generale del Paese.

LEOLUCA ORLANDO (IdV). Nel richiamare la protesta montante nel Paese alla luce della delicata congiuntura economica e degli insufficienti provvedimenti adottati dal Governo, ritiene sia venuta meno la leadership del Presidente del Consiglio all'interno della maggioranza. Nel reputare altresì che le indiscrezioni concernenti presunte compravendite di deputati integrino un progetto di eversione istituzionale, preannunzia che il suo gruppo voterà con convinzione la sfiducia al Governo.

FERDINANDO LATTERI (Misto-MpA-Sud). Richiamato il particolare stato di crisi dell'attuale modello politico, dinanzi al quale tutti dovrebbero fare appello al proprio senso di responsabilità superando gli interessi di parte, evidenzia come l'attuale classe politica non abbia saputo risolvere le strutturali difficoltà che affliggono le aree più deboli del Mezzogiorno d'Italia.

ANTONIO BORGHESI (IdV). Esprime vivo sdegno e netta riprovazione per l'operato del Presidente del Consiglio e del Governo, che giudica improntato ad una deprecabile cultura dell'illegalità e dell'abuso della cosa pubblica in nome di interessi privati e di parte, stigmatizzando, in particolare, l'adozione di provvedimenti e l'approvazione di leggi ad personam. Ribadisce quindi che il suo gruppo voterà la sfiducia al Governo.

ROCCO BUTTIGLIONE (UdC). Evidenziata la recente evoluzione degli assetti internazionali e le conseguenze della grave crisi economica, che colpisce in particolare molti Paesi europei, denuncia come l'attuale classe politica sia del tutto disinteressata a tali problemi e sia incapace di garantire quello sviluppo che servirebbe per fronteggiare la difficile situazione occupazionale italiana. Nello stigmatizzare altresì qualsiasi forma di compravendita di voti dei parlamentari, chiede al Presidente del Consiglio di rassegnare le dimissioni, prendendo così atto del fallimento del suo progetto politico.

LUCA GIORGIO BARBARESCHI (FLI). Nel preannunziare il proprio voto di sfiducia al Governo, ritiene che l'Esecutivo debba realisticamente prendere atto della difficile congiuntura in cui versa il Paese, reputando insufficiente il solo rigore nella tenuta dei conti pubblici ai fini del rilancio del ciclo economico. Stigmatizzati quindi l'avvenuto svilimento delle prerogative del Parlamento e la mortificazione della dialettica democratica procurati dalla condotta dell'Esecutivo e del Presidente del Consiglio, giudica improntate a logiche clientelari e non meritocratiche le nomine deliberate dal Governo in settori cruciali della vita del Paese.

CAROLINA LUSSANA (LNP). Nel ritenere che le mozioni in discussione, al di là delle pretestuose motivazioni addotte dalle opposizioni, siano in realtà ispirate dal timore del cambiamento, conferma il pieno sostegno del suo gruppo ad un Governo che ha operato al meglio, nell'interesse Pag. VIdel Paese e nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori. Richiamati quindi i positivi risultati conseguiti dall'Esecutivo, segnatamente nel contrasto alla criminalità organizzata, auspica che non si interrompa il processo riformatore avviato e che si possa portare a compimento, tra l'altro, il necessario riordino del settore della giustizia.

PIERO FASSINO (PD). Ricorda come il Presidente del Consiglio non abbia saputo far fronte alle responsabilità che gli derivavano dalla vittoria elettorale del 2008 ed ora chieda la fiducia per un Governo ormai privo di maggioranza e non più credibile, ricorrendo ancora una volta alla propaganda per sostenere la tesi secondo cui la crisi sarebbe dovuta a dissidi interni alla maggioranza piuttosto che ammettere che le vere cause sono invece da ricercarsi negli innumerevoli fallimenti del centrodestra nella guida del Paese. Invita pertanto il Presidente Berlusconi a trarre le conseguenze e, per senso di responsabilità, a rassegnare le dimissioni.

NUNZIA DE GIROLAMO (PdL). Giudica inaccettabile che le mozioni di sfiducia nei confronti del Governo e del Presidente del Consiglio siano sostenute dal movimento politico facente riferimento al Presidente della Camera, esprimendo stupore ed indignazione per la violazione delle regole e delle consuetudini costituzionali. Manifesta quindi l'amarezza degli elettori del Popolo della Libertà, del quale rivendica con rinnovata convinzione l'ambizioso progetto politico ispirato al popolarismo europeo.

GIANNI VERNETTI (Misto-ApI). Nel preannunziare che la sua componente politica voterà la sfiducia al Governo, invita il Presidente del Consiglio a rassegnare subito le dimissioni per consentire l'avvio di una nuova fase politica, che, tra l'altro, conferisca all'Italia maggiore credibilità in ambito internazionale, anche alla luce delle errate scelte di politica estera compiute dall'Esecutivo, che hanno determinato una rottura della solidarietà atlantica ed europea sulle questioni attinenti all'energia ed al rispetto dei diritti umani.

FRANCESCO PIONATI (Misto-RAAdC). Nel reputare pretestuose le motivazioni in base alle quali si è aperta l'attuale crisi politica, preannunzia che la propria componente politica voterà convintamente contro la sfiducia al Governo, invitando il Presidente Berlusconi ad impegnarsi per dar vita ad una nuova e più compatta maggioranza di centrodestra.

ALESSANDRO MONTAGNOLI (LNP). Nell'esprimere un giudizio positivo sull'operato del Governo nella difficile congiuntura economico-finanziaria globale, richiama la proficua attività svolta nel contrasto della criminalità organizzata e nella gestione di gravi emergenze e calamità naturali. Reputa quindi necessario che l'Esecutivo proceda nell'attuazione del suo programma, ponendo in essere le necessarie riforme istituzionali e strutturali per l'ammodernamento del Paese, segnatamente il federalismo. Stigmatizzato quindi il mutato orientamento manifestato da una parte dei rappresentanti del centrodestra in spregio del mandato conferito loro dagli elettori, preannunzia che il suo gruppo confermerà il proprio fattivo sostegno al Governo.

WALTER VELTRONI (PD). Nel ricordare come il Presidente del Consiglio non sembri affatto ispirarsi alla figura di Alcide De Gasperi ed al suo alto senso di responsabilità nei confronti della collettività, avendo invece improntato la gestione dell'attuale legislatura allo scontro e all'immobilismo senza avviare le necessarie riforme istituzionali, rileva che qualunque sia l'esito della crisi politica, non sarà comunque possibile, con pochi voti di maggioranza, garantire un Governo utile al Paese. Evidenziato quindi come il concetto di bipolarismo si estrinsechi in una sana alternanza e non nella deprecabile compravendita di voti, sottolinea che tanti anni di Governo di centrodestra hanno prodotto esclusivamente divisioni sociali, Pag. VIIritenendo quindi necessario voltare pagina e dare vita ad un Esecutivo di responsabilità nazionale.

JOLE SANTELLI (PdL). Nel giudicare deleteria ed artificiosa la crisi politica apertasi in seno alla maggioranza successivamente alla netta affermazione della stessa nelle recenti elezioni regionali, lamenta l'avvenuta interruzione dell'indispensabile percorso riformatore - segnatamente nella giustizia - pure preannunziato dal Governo, per il riavvio del quale rivolge un appello a tutte le forze politiche responsabili. Richiamato altresì l'ampio consenso manifestato dal corpo elettorale al Governo, sottolinea come quest'ultimo abbia proficuamente continuato ad operare malgrado la strisciante crisi politica in atto, che giudica un inaccettabile ed anacronistico ritorno al passato.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (Misto-Noi Sud-PID). Rilevato che le mozioni di sfiducia in discussione, accomunate unicamente dall'avversione al Presidente del Consiglio, non sono espressione di una proposta politica unitaria ed alternativa, paventa il rischio che si realizzi un disegno finalizzato a sovvertire il responso elettorale; nel preannunziare quindi che la sua componente politica confermerà la fiducia al Governo, invita il Presidente del Consiglio ad attivarsi per ampliare la maggioranza che sostiene l'Esecutivo.

ROBERTO MENIA. Precisato che la scelta di formare un gruppo autonomo da parte dei componenti di Futuro e Libertà per l'Italia non è stata facile, ma improntata a correttezza e moralità, considerato, tra l'altro, che l'azione di Governo è stata spesso caratterizzata da una deplorevole commistione tra politica ed affari, ritiene che non possa essere il Presidente del Consiglio a giudicare sulla legittimazione a far parte del centrodestra. Invita, quindi, il Presidente Berlusconi a rassegnare le dimissioni per consentire l'avvio di una nuova fase politica.

MAURIZIO TURCO (PD). Lamenta preliminarmente che, in nome di logiche partitocratiche, sono stati disattesi gli esiti dei referendum promossi in passato dal Partito Radicale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

MAURIZIO TURCO (PD). Preannunzia quindi che i deputati radicali eletti nelle liste del Partito Democratico si esprimeranno nel senso della sfiducia al Governo, che deve intendersi come più generale sfiducia nei confronti di un regime sostanzialmente antidemocratico da tempo vigente nel Paese.

MASSIMO ENRICO CORSARO (PdL). Sottolineata la gravità e l'incoerenza delle posizioni assunte dal Presidente Fini, il quale si è di fatto collocato al di fuori del centrodestra, ricorda le importanti riforme avviate dal Governo in carica, che ha conseguito, tra l'altro, rilevanti risultati nel contrasto alla criminalità organizzata. Evidenzia, inoltre, che in caso di sfiducia al Governo l'unica soluzione possibile sarebbe il ricorso alle urne.

FABIO EVANGELISTI (IdV). Sottolinea preliminarmente che i guai giudiziari e lo stile di vita sregolato del Presidente del Consiglio rappresentano un'offesa alle istituzioni, soprattutto in una fase di crisi economica in cui migliaia di lavoratori sono stati collocati in cassa integrazione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

FABIO EVANGELISTI (IdV). Denunziato, altresì, il fatto che si sta assistendo ad una vera e propria compravendita di voti, preannunzia che il suo gruppo voterà convintamente la sfiducia al Governo.

ENRICO LA LOGGIA (PdL). Espressa indignazione per la diffusa ipocrisia che ispira un'opposizione priva di un compiuto progetto politico e rivolta esclusivamente a colpire il Presidente del Consiglio, il quale Pag. VIIIsi è distinto per l'assoluta coerenza delle scelte politiche compiute, manifesta sconcerto per le posizioni assunte dal Presidente Fini, che di fatto si è schierato con i gruppi di opposizione senza rispettare il proprio ruolo istituzionale. Invita, pertanto, il Presidente Berlusconi a proseguire la positiva azione riformatrice avviata.

ROSY BINDI (PD). Ritiene che il voto di domani, al di là del suo esito, sancirà il fallimento del modello plebiscitario impersonato dal Presidente del Consiglio, che ha provocato l'indebolimento del tessuto culturale e morale del Paese e non ha consentito di risolvere i gravi problemi connessi alla crisi economica in atto. Ritiene infine che, in tale situazione di crisi politica, il Presidente della Repubblica possa conferire ad una personalità autorevole l'incarico di formare un nuovo Governo sostenuto dalle forze politiche più responsabili.

MAURIZIO LUPI (PdL). Nell'esprimere amarezza per i toni usati dai rappresentanti dell'opposizione, che appaiono ispirati a strumentalizzazioni e pregiudizi nei confronti dell'operato del Presidente del Consiglio, sottolinea la necessità di rispettare la volontà popolare e di tutelare la dignità del Parlamento a prescindere dalle scelte legittimamente compiute dai suoi componenti.

Intervengono a titolo personale i deputati GUGLIELMO PICCHI (PdL) e AMEDEO LABOCCETTA (PdL).

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Nel ringraziare i deputati intervenuti che hanno fornito un contributo costruttivo al dibattito in corso, ricorda i rilevanti risultati conseguiti dal Governo anche con l'apporto di coloro che hanno deciso di uscire dalla maggioranza. Nel ritenere, quindi, ingiustificata la scelta di aderire ad un'alleanza con la sinistra, rileva che in caso di sfiducia al Governo l'unica soluzione possibile sarebbe il ricorso alle urne e che il rinnovo della fiducia costituirebbe una scelta improntata a realismo e saggezza politica che consentirebbe di aprire una nuova fase, riavviando il dialogo con le parti sociali per rilanciare la crescita e riprendere la discussione sulle riforme istituzionali. Preannunziato, inoltre, l'impegno ad instaurare un dialogo con l'opposizione, propone ai moderati, la cui unità è un patrimonio storico e politico da preservare, un patto di legislatura per l'attuazione del programma, per un ampliamento della maggioranza e per rafforzare la squadra di Governo.

PRESIDENTE. Rinvia il seguito del dibattito alla seduta di domani (Il deputato Evangelisti espone un cartello recante la scritta «Parlamento. No al mercato delle vacche» - Il Presidente lo richiama all'ordine).

DARIO FRANCESCHINI (PD). Parlando sull'ordine dei lavori, ritiene irrispettoso che il Presidente del Consiglio abbia sostanzialmente ripetuto in questa sede il discorso già pronunciato al Senato.

Sull'ordine dei lavori.

Interviene sull'ordine dei lavori il deputato MARIO PEPE (PdL).

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunica l'ordine del giorno della seduta di domani:

Martedì 14 dicembre 2010, alle 10,30.

(Vedi resoconto stenografico pag. 49).

La seduta termina alle 19,30.