XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 22 dicembre 2010

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
è ormai da mesi che il principale organo di informazione televisivo, il Tg 1 ed alcuni quotidiani danno ampio risalto alla vicenda del cosiddetto «accordo tra Stato e mafia» che si sarebbe consumato nel corso dell'anno 1993, in seguito ai noti fatti relativi all'esplosione di ordigni in Roma e Firenze ed alla susseguente stagione di grave turbamento vissuta dalle Istituzioni tutte;
le attività investigative hanno da tempo messo in luce come mandanti ed esecutori di detti attentati siano riconducibili ad esponenti di vertice della mafia;
nelle recenti audizioni svolte in seno alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, nei confronti degli ex Ministri della giustizia Martelli e Conso e dell'ex Ministro dell'interno Mancino è stato possibile appurare con giustificato allarme, in particolare a seguito dell'audizione del professor Conso, che in seguito a quegli attentati, per motivi ancora da chiarire, nel timone di ulteriori iniziative stragiste (si era parlato anche del possibile progettato attentato allo stadio olimpico di Roma, durante lo svolgimento di un incontro calcistico tra le compagini della Roma e della Lazio), il Ministro del tempo, professor Conso, per quanto risulta agli interroganti, anche su sollecitazione dei più alti vertici dello Stato avrebbe dato indicazioni di non procedere al rinnovo della misura custodiale speciale prevista dall'articolo 41-bis ordinamento penitenziario nei confronti dei vertici dell'organizzazione mafiosa comunemente denominati «cosa nostra» e instaurata originariamente all'indomani degli altrettanto gravissimi attentati omicidi consumati in precedenza nei confronti dei magistrati Falcone e Borsellino e relativi familiari e agenti di scorta. Le attività di indagine in corso ormai da anni hanno permesso altresì di accertare l'esistenza di molteplici messaggi occulti e meno occulti inviati alle più alte istituzioni dello Stato proprio dai boss ristretti al regime del 41-bis ed aventi ad oggetto, tra l'altro, proprio la mancata proroga di detto regime custodiale;
in seguito alle ricordate vicende, la procura della Repubblica di Palermo sta procedendo alle doverose conseguenti indagini ed ha in particolare escusso i Senatori Ciampi e Scàlfaro, all'epoca Presidente del Consiglio dei ministri e Presidente della Repubblica, in ordine ai fatti enunciati;
parimenti è stato reso noto anche che l'ex Ministro Professor Conso sarebbe stato escusso ed avrebbe confermato la scelta di non prorogare il regime del 41-bis per evitare possibili ripercussioni negative sull'ordine pubblico e sul corretto svolgimento dell'attività delle Istituzioni;
giova ricordare che la Commissione antimafia ha altresì proceduto nei mesi scorsi all'audizione dell'allora Direttore Generale per le carceri Professor Amato, il quale ha confermato l'indicazione ricevuta dall'organo politico di non procedere a detti rinnovi;
rispetto a quanto evidenziato si è rappresentato in sede di commissione antimafia la necessità di procedere alle audizioni dei Presidenti emeriti Scàlfaro e Ciampi, nonché del Professor Luciano Violante, all'epoca dei fatti Presidente della Commissione parlamentare antimafia,


impegna il Governo:


a mettere a disposizione del Parlamento tutta la documentazione in possesso del Ministero della Giustizia e relativa alla vicenda riassunta, maturatasi durante il periodo di permanenza al Ministero medesimo professor Conso, durante il Governo presieduto dal Professor Ciampi e precisamente ogni atto concernente la gestione politica della mancata proroga della

misura di cui all'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975 n. 354 nell'anno 1993 e relative vicende.
(1-00514)
«Laboccetta, Mazzocchi, Ascierto, Sbai, Ventucci, Muro, Lehner, Marinello, Contento, Renato Farina, Cristaldi, Lisi».

Risoluzioni in Commissione:

La VII e l'VIII Commissione,
premesso che:
il castello di Compiano, risalente al XII secolo, rappresenta uno dei principali riferimenti storici, architettonici e culturali dell'Alta Val Taro, in provincia di Parma, al confine tra Emilia, Liguria e Toscana;
il castello, di proprietà del comune dal 1987, è parte dell'Associazione dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza e grazie alla sua presenza il comune di Compiano è entrato a far parte del circuito «I Borghi più Belli d'Italia»; ospita la collezione «Gambarotta» con oggetti d'arte, arredi e dipinti sei-settecenteschi. Una parte del castello è attualmente adibita a struttura alberghiera e centro convegni. Dal 1991 il comune di Compiano ospita il premio P.E.N., uno dei quattro riconoscimenti letterari più importanti d'Italia;
alle ore 2,30 circa di mercoledì 8 dicembre 2010 una parte del muro perimetrale che delimita l'ala sinistra del Castello è crollata, probabilmente a causa delle piogge e delle temperature rigide di quei giorni. Il crollo ha interessato un fronte di oltre venti metri alto circa otto metri mentre un'ulteriore porzione del muro, di analoghe dimensioni, è stata successivamente transennata in via cautelativa;
i detriti si sono riversati sulla piazza antistante il castello (piazza della Cisterna) e in parte sulla strada provinciale Bivio Ponte di Isola-Compiano-Bardi;
il crollo è stato causa anche di disagi alla popolazione di Compiano in quanto a seguito dei danneggiamenti alle linee e in via precauzionale è stata, per diverse ore, interrotta la fornitura di energia elettrica, gas ed acqua;
il 14 dicembre 2010 si è svolto presso la provincia di Parma un incontro tecnico alla presenza del presidente della provincia di Parma Vincenzo Bemazzolj, del sindaco di Compiano Sabina Delnevo, dell'assessore regionale alla protezione civile Paola Gazzolo, oltre che dei rappresentanti della comunità montana e dei comuni limitrofi, nel corso del quale si è preso atto che la stima dei danni ammonta a circa 285 mila euro;
per gli interventi di somma urgenza la regione Emilia-Romagna ha immediatamente messo a disposizione 35 mila euro;
il presidente Vincenzo Bernazzoli ha in più occasioni ricordato che quella di Parma è la seconda provincia in Italia per dissesto idrogeologico e che, nonostante in più occasioni siano stati richiesti al Governo specifici finanziamenti per farvi fronte, non sono mai giunte sufficienti risorse per la difesa del territorio e del ricco patrimonio storico testimoniale presente,


impegnano il Governo:


ad assumere le iniziative necessarie, secondo le proprie competenze, per assicurare risorse per gli interventi di messa in sicurezza e ripristino del Castello di Compiano;
ad assumere, di concerto con la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e i comuni interessati, le opportune iniziative per lo stanziamento di adeguate risorse per gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico e di tutela del patrimonio architettonico della provincia di Parma.
(7-00460) «Motta, Ghizzoni».

La III Commissione,
premesso che:
l'Italia vanta da sempre consolidate e amichevoli relazioni con il Giappone, particolarmente significative nell'ambito del G8;
nel febbraio 2009 è stato sottoscritto a Roma tra Italia e Giappone l'accordo sulla sicurezza sociale;
nel luglio 2009 il Parlamento giapponese ha approvato l'accordo in via definitiva, mentre il Parlamento italiano non vi ha ancora provveduto;
secondo l'accordo sulla sicurezza sociale i lavoratori distaccati temporaneamente in un altro Paese per un periodo di tempo massimo di 5 anni non devono versare i contributi pensionistici al sistema di previdenza sociale del Paese di destinazione;
il fatto che nel nostro Paese non sia ancora entrato in vigore l'accordo in questione limita la possibilità degli scambi interpersonali tra Italia e Giappone a fini economici e commerciali;
la semplificazione delle rispettive procedure socio-previdenziali favorirebbe lo sviluppo reciproco degli investimenti realizzando economie di scala senz'altro superiori agli oneri di attuazione dell'accordo in oggetto;
analoghi accordi risultano già in vigore tra l'Italia e tutti gli altri principali Paesi industrializzati, appunto con l'eccezione del Giappone,


impegna il Governo


ad assumere le iniziative di competenza al fine di assicurare in tempi rapidi la ratifica e l'entrata in vigore dell'accordo.
(7-00461) «Stefani».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCHIONI, LULLI e FRONER. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la procura del Lazio della Corte dei conti ha aperto nei giorni scorsi un'istruttoria sull'attività del Ministro per il turismo, Michela Vittoria Brambilla, per valutare l'ipotesi di danno erariale, derivante dall'utilizzo di risorse pubbliche e relativo all'assunzione di una quindicina di persone come consulenti del Ministero del turismo per il rilancio dell'immagine dell'Italia, consulenti che avrebbero svolto attività diverse da quelle oggetto delle relative consulenze;
si tratterebbe di personale che ha lavorato nel settore dello spettacolo nelle televisioni Mediaset, e che, pur essendo a libro paga del Ministro o di strutture dipendenti dallo stesso, avrebbero svolto attività presso i «Circoli della libertà», strutture di partito del Popolo delle libertà;
dalle stesse notizie di stampa, si apprende che l'istruttoria della Corte dei conti ha lo scopo di esaminare in primo luogo i contratti, l'oggetto delle consulenze, la durata delle stesse, i curricula degli assunti e il compenso per loro stabilito;
se quanto ipotizzato si rivelasse vero, ad avviso degli interroganti ci si troverebbe di fronte all'ipotesi sconcertante dell'uso proprietario e sconsiderato di risorse pubbliche, e ad un Ministro che pagherebbe con denaro pubblico anche i militanti del proprio partito, ipotesi sulla quale occorre

fare piena luce, non solo con dichiarazioni sulla stampa, ma presentando in tempi rapidi dati chiari e verificabili -:
se intenda fornire chiarimenti in relazione a quanto rappresentato in premessa, tenuto anche conto che proprio l'ultima manovra finanziaria ha ribadito e aggravato le condizioni di rigore per il conferimento di incarichi di consulenza nelle pubbliche amministrazioni.
(5-04017)

NICOLA MOLTENI, MAGGIONI, CHIAPPORI, GRIMOLDI, CAVALLOTTO, ALLASIA, RONDINI, CROSIO, D'AMICO, PAOLINI, DESIDERATI, TORAZZI e CONSIGLIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 20 dicembre 2010 il tribunale di Milano ha riconosciuto con ordinanza l'assegnazione di 25 alloggi ALER (l'azienda lombarda di edilizia residenziale) a favore dei rom insediati nel campo nomadi di via Triboniano, con affermazione del loro diritto abitativo nel rispetto dei patti sottoscritti con comune e prefettura;
con tale decisione il tribunale accoglie il ricorso presentato nel mese di ottobre 2010 da alcuni rom contro la mancata assegnazione di 25 case popolari;
conseguentemente, grazie alla tempestiva decisione del tribunale, le dieci famiglie rom di Milano potranno prendere possesso degli alloggi popolari in base al progetto di autonomia abitativa e lavorativa che segue il programma di smantellamento del campo rom più importante della città;
la vicenda aveva avuto inizio con la chiusura dell'insediamento ubicato alla periferia nord-occidentale del capoluogo lombardo, che da tempo era al centro delle proteste dei quartieri vicini e dei piani di smantellamento dell'amministrazione comunale per il recupero del territorio urbano;
dopo che una delibera regionale del mese di agosto 2010 aveva autorizzato l'assegnazione di alloggi ALER per alcune delle famiglie rom sgomberate, nel mese di ottobre, comune e regione decidono di presentare ricorso contro l'assegnazione delle case e, al contempo, il Ministro dell'interno ordina al prefetto, nonché commissario straordinario per l'emergenza rom a Milano, di recuperare tali appartamenti per il settore privato;
a distanza di solo due mesi dal ricorso contro tale statuizione del comune, ieri è arrivata la decisione che riconosce il diritto abitativo, statuendo l'assegnazione entro il 12 gennaio 2010 di appartamenti che sono attualmente inagibili, ma che dovranno essere rapidamente ristrutturati con i fondi previsti dal cosiddetto «Piano Maroni» per il superamento dei campi rom;
tale decisione, adottata in tempi molto rapidi, riporta in vigore con effetto immediato l'accordo sulle assegnazioni delle unità abitative ai rom bocciato dal consiglio comunale;
le reazioni sono indignate nei confronti di una decisione che, stigmatizzando oltretutto il comportamento del comune per discriminazioni razziali, sembra contrastare le politiche attuate dall'amministrazione affinché nelle graduatorie per l'assegnazione delle case popolari non vengano discriminati i cittadini italiani -:
se e quali iniziative, anche alla luce dei recenti sviluppi rappresentati in premessa, intenda assumere, anche per il tramite del commissario straordinario, per salvaguardare i diritti dei cittadini italiani anche nell'affrontare l'emergenza rom.
(5-04018)

Interrogazioni a risposta scritta:

LEVI, DE BIASI e GIULIETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Poste SPA ha comunicato che, a partire dal mese di gennaio 2011, la rete

tradizionale del recapito consegnerà la corrispondenza dal lunedì al venerdì e che per ottenere la distribuzione dei quotidiani al sabato si prospetta un forte aumento delle tariffe;
il settore sta attraversando pesanti difficoltà strutturali e congiunturali aggravate ancor di più dalla soppressione delle tariffe agevolate;
nel corso del lungo e faticoso confronto tra Poste ed editori per individuare le nuove tariffe, culminato nell'accordo recepito nel decreto interministeriale del 21 ottobre 2010 (Gazzetta Ufficiale del 23 novembre 2010), di tale problema non si è affatto discusso;
in Italia - a fronte di percentuali ben più elevate negli altri Paesi europei, ove si raggiunge molto spesso l'80 e persino il 92 per cento - la distribuzione postale dei giornali raggiunge appena il 9 per cento, con il conseguente vasto e costoso fenomeno delle rese;
l'aumento delle spedizioni in abbonamento andrebbe, al contrario, sostenuto ed incentivato -:
quali iniziative si intendano assumere per evitare una ulteriore e pesante penalizzazione degli editori ed una grave limitazione al diritto all'informazione e, inoltre, se non si ritenga opportuno convocare rapidamente le parti interessate per un chiarimento di fondo sulla situazione lamentata.
(4-10164)

VACCARO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la legge 8 luglio 1998, n. 230, è stata istituita presso l'Ufficio nazionale per il servizio civile la Consulta nazionale per il servizio civile quale «organismo permanente di consultazione, riferimento e confronto per il medesimo Ufficio», al fine di fornire pareri circa l'organizzazione, la gestione e la programmazione del servizio civile nazionale, la formazione dei volontari e la stipula delle convenzioni con gli enti pubblici e privati che li impiegano;
ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 230 del 1998, in seguito alle modifiche apportate dalla legge 16 gennaio 2003, n.3, la Consulta nazionale per il servizio civile è composta «da non più di quindici membri, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro da lui delegato, scelti in maggioranza tra rappresentanti degli enti e delle organizzazioni, pubblici e privati, che impiegano obiettori di coscienza e volontari del servizio civile nazionale ovvero dei loro organismi rappresentativi, nonché tra rappresentanti degli obiettori di coscienza e dei volontari, delle Regioni e delle amministrazioni pubbliche coinvolte»;
l'attuale composizione della Consulta, è così articolata: otto membri in rappresentanza degli enti e dei loro organi rappresentativi, un rappresentante della Conferenza Stato-regioni, un rappresentante del Dipartimento della protezione civile, un rappresentante dell'Associazione nazionale comuni italiani, quattro rappresentanti dei volontari del servizio civile nazionale;
con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 27 ottobre 2010 si è proceduto al rinnovo dei membri della Consulta nazionale per il servizio civile -:
quali siano i criteri utilizzati nella scelta dei membri nominati nella Consulta nazionale per il servizio civile, con particolare riferimento agli enti e alle organizzazioni, pubblici e privati, che impiegano obiettori di coscienza e volontari del servizio civile nazionale.
(4-10168)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Agenparl in data 13 dicembre 2010 ha pubblicato un take dal titolo «Finmeccanica: Casapound occupa simbolicamente il palazzo, l'Italia non è in vendita»;

secondo tale take d'agenzia «un maxistriscione con la scritta »L'Italia non è in vendita" sventolava dal tetto del palazzo di Finmeccanica, in piazza Montegrappa a Roma;
nei giorni scorsi un centinaio di militanti di Casapound Italia sono saliti sul tetto dello stabile, mentre dentro e sotto l'edificio circa trecento persone sono schierate a difesa dell'occupazione;
tale occupazione è stata fortunatamente pacifica per Finmeccanica;
è noto che Finmeccanica è leader nel settore della sicurezza e della difesa nazionale;
non pare ammissibile che una società come Finmeccanica, leader nel settore della sicurezza, abbia mostrato tali lacune nel dispositivo di sicurezza da subire l'occupazione pacifica della sede legale di Roma -:
come si spieghi l'operazione che ha condotto cento ragazzi di Casapound sul tetto di Finmeccanica così facilmente;
se il Governo non ritenga opportuno in veste di azionista, acquisire elementi presso i vertici di Finmeccanica in relazione all'accaduto e in considerazione delle vistose lacune esistenti nel sistema della sicurezza interna;
se il Governo ritenga che Finmeccanica sia ancora in grado di garantire la sicurezza nazionale.
(4-10171)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Italia, rispetto ai principali Paesi europei, soffre un significativo ritardo infrastrutturale. Negli ultimi dieci anni, inoltre, il divario è aumentato e alcuni Paesi, che fino al 2000 presentavano una situazione peggiore di quella italiana, ora hanno finito per sopravanzarci. Per cui, pur in presenza di un rinnovato impegno, negli ultimi anni, per far fronte al gap infrastrutturale, l'Italia nel confronto europeo (e con gli Stati Uniti) continua a rimanere il fanalino di coda. Negli studi recenti, che hanno ordinato la qualità dell'infrastrutturazione tra i diversi ordinamenti, emerge con evidenza non solo la posizione arretrata del nostro Paese, ma anche l'ampiezza della distanza rispetto agli altri principali Paesi europei;
le infrastrutture a 360o gradi che interessano il Paese sono di estrema importanza per il turismo nazionale e locale che contribuisce in modo sensibile alla crescita del PIL;
una delle diverse problematiche che il settore riscontra è quello della sicurezza delle infrastrutture critiche italiane che non ha ancora trovato il giusto spazio nelle agende istituzionali. La protezione delle infrastrutture critiche (le risorse materiali, i servizi, i sistemi di tecnologia dell'informazione, le reti e i beni infrastrutturali che, se danneggiati o distrutti, causerebbero gravi ripercussioni sulla salute, la sicurezza e il benessere economico dei cittadini o sul funzionamento dei governi degli Stati membri), un cui disservizio derivante da atti terroristici o da eventi accidentali può produrre effetti negativi rilevanti, diventa inoltre estremamente importante;
la sicurezza e l'economia così come il benessere dei cittadini dipendono da determinate infrastrutture e dai servizi che queste forniscono. Le reti di telecomunicazione e di distribuzione dell'energia, ad esempio, i servizi finanziari, i sistemi di trasporto, i servizi sanitari, la fornitura di acqua potabile e l'approvvigionamento alimentare sono, tutti, fondamentali per i cittadini. La distruzione o la perturbazione di un'infrastruttura che fornisce servizi essenziali, da un lato, e una reazione inadeguata a questo tipo di avvenimento, dall'altro, potrebbero causare perdite umane e materiali e un crollo della fiducia dei cittadini;
la complessità delle interdipendenze significa che un particolare avvenimento può avere un effetto a catena su altri

settori e aree con i quali non è direttamente e chiaramente collegato. Questo tipo di interconnessione non è stato sufficientemente studiato, e ciò potrebbe avere come conseguenza un'insufficiente protezione delle infrastrutture critiche e un'insufficiente sicurezza dei cittadini -:
in che modo e con quali strumenti il Governo stia affrontando e intenda affrontare il problema delle infrastrutture critiche italiane.
(4-10172)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
già da qualche anno, su iniziativa di giovani donne, è stata proposta un'azione tendente a riconoscere al personale femminile la possibilità di arruolamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana;
tale iniziativa, promossa anche in sede giurisdizionale, ha portato ad un pronunciamento favorevole nel merito da parte del TAR del Lazio sede di Roma con sentenza n. 7944/08 depositata il 28 agosto 2008 e notificata il 24 settembre 2008;
risulta però la resistenza in giudizio in appello presso il Consiglio di Stato operata dal Ministero della difesa e dalla Croce rossa Italiana, attraverso l'Avvocatura dello Stato, nonostante l'arruolamento della prima e unica donna nel Corpo militare della Croce rossa italiana;
il Ministero della difesa riesce peraltro ad ottenere, inaspettatamente, un'ordinanza di sospensiva dell'efficacia della sentenza n. 7944/08 del Tar del Lazio, da parte del Consiglio di Stato sez. IV; mentre, la Croce rossa italiana non si è costituita;
si ha discriminazione quando una persona diverso, e peggiorativo a causa del genere (maschio o femmina), della religione, dell'orientamento sessuale e di forme di handicap;
si ricordano inoltre gli articoli 3, 37 e 51 della Costituzione italiana, la dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni unite firmata a Parigi il 10 dicembre 1948; la Costituzione europea titolo II secondo i quali: il divieto di discriminazione lavorativa in base al sesso, dunque, è il divieto di porre in essere disposizioni, criteri, prassi, atti, patti o comportamenti che producano un effetto pregiudizievole discriminando le lavoratrici o i lavoratori in ragione del loro sesso; si ricordano altresì la Convenzione adottata a New York il 18 dicembre 1979, resa esecutiva con legge 14 marzo 1985, n. 132; il codice delle pari opportunità tra uomo e donna, la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966, resa esecutiva con legge 13 ottobre 1975, n. 654 il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215, attuazione della direttiva 2000/43/CE per la parità di trattamento tra le persone;
Asso.fa.mil. - Associazione famiglie militari e del Corpo Militare CRI - da tempo denuncia la grave discriminazione in merito al divieto di arruolamento femminile esistente nell'ambito del corpo militare CRI -:
se il Governo intenda dare spiegazioni in merito alla vicenda citata in premessa;
se il Governo intenda rivalutare la possibilità di riconoscere al personale femminile il diritto di arruolamento nel Corpo militare della Croce rossa italiana al fine difendere i principi della pari dignità sociale e delle pari opportunità per evitare che i diritti sanciti dalla Costituzione vengano clamorosamente calpestati dagli enti interessati.
(4-10173)

MANTINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul campo nomadi regolare di via Triboniano a nord-ovest della periferia di Milano, il più grande della città che ospitava a settembre 2010 circa 700 famiglie rom, pesa da tempo l'ordine di sgombero.

Il sindaco di Milano Letizia Moratti ne aveva annunciato diversi mesi addietro lo smantellamento, a causa delle gravi condizioni di disagio abitativo e sociale dell'area che non consentivano più di gestire in sicurezza il territorio e che avevano portato a nominare il prefetto Gian Valerio Lombardi commissario straordinario per l'emergenza rom fino al 31 dicembre 2010;
in data 5 maggio 2010, le associazioni che si occupano dei nomadi dei campi milanesi, la fondazione Casa della carità, il Centro ambrosiano di solidarietà e il Consorzio Farsi Prossimo, avevano siglato con il prefetto Gian Valerio Lombardi e con il comune di Milano un accordo per l'accompagnamento di oltre cento famiglie rom all'autonomia abitativa e lavorativa, il rientro assistito in Romania, il reperimento di case sul mercato privato, l'assegnazione di borse lavoro e inserimenti occupazionali. Tra le soluzioni prospettate per fronteggiarne l'emergenza abitativa, l'assessore alle politiche sociali del comune di Milano, Mariolina Moioli, in collaborazione con la prefettura e con il terzo settore, grazie anche ai finanziamenti del Viminale, aveva stabilito l'assegnazione di 25 case popolari tolte dal mercato per assegnarle al privato sociale, al fine di destinarle alle fasce di popolazione segnate «da fragilità sociale», categoria in cui rientrano alcune famiglie dei campi nomadi di via Triboniano;
le case popolari Aler oggetto dell'accordo sono escluse dalla disciplina dell'edilizia residenziale pubblica (come da deliberazione regionale del 5 agosto 2010), sono locali vuoti, esclusi dalle graduatorie, necessitando di ristrutturazioni, quindi non sono case popolari sottratte ai milanesi iscritti nelle lunghe liste d'attesa per la loro assegnazione;
in data 25 ottobre 2010 alcuni rom del campo di via Triboniano a Milano hanno presentato un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il Ministro dell'interno Roberto Maroni in cui chiedevano che fossero loro assegnate le case popolari in adempimento ai progetti di autonomia abitativa sottoscritti dall'amministrazione comunale di Milano e dalla prefettura con cui erano state individuate le famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler di edilizia popolare, con l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano. Inoltre nel ricorso si fanno anche fortemente pesare le dichiarazioni rilasciate in data 27 settembre 2010 dal Ministro dell'interno Roberto Maroni, al termine del vertice sulla «emergenza rom» svoltosi in prefettura a Milano, secondo cui: «nessuna delle famiglie che saranno allontanate dai campi nomadi regolari di Milano e che hanno i titoli per restare in città, saranno ospitate in alloggi popolari, come originariamente previsto nel piano per l'emergenza rom». «Il campo rom di Triboniano verrà chiuso e chi stava dentro e ha i titoli per restare in città avrà una sistemazione, escludendo l'utilizzo di case Aler o nella disponibilità del patrimonio immobiliare del Comune». A 3 mesi da quelle affermazioni, i rom non hanno potuto fare ingresso negli alloggi loro assegnati e il prefetto non ha più convocato alcun abitante del campo di via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia abitativa;
il 20 dicembre 2010 il tribunale civile di Milano ha accolto il ricorso presentato dalle dieci famiglie rom del campo milanese di via Triboniano contro il sindaco Letizia Moratti, il Ministro dell'interno Roberto Maroni e il prefetto Gian Valerio Lombardi. La sentenza del giudice civile Roberto Bichi dispone che i dieci appartamenti che erano stati in un primo momento assegnati ai dieci nomadi che hanno fatto ricorso «siano posti a disposizione» dei rom «non oltre il termine del 12 gennaio 2011». Fino a quella data, inoltre, i nomadi non potranno essere sgomberati dal campo regolare di via Triboniano;
tra le motivazioni della decisione del tribunale, si legge che il Ministero, la prefettura e il comune non hanno fornito

«una motivazione per spiegare la persistente inattuazione degli accordi», nonché che la mancata assegnazione è avvenuta «in dipendenza dell'origine etnica» dei nomadi che sarebbero dovuti entrare negli alloggi. Secondo il giudice, Roberto Bichi, come si legge nell'ordinanza, trova riscontro la tesi dei nomadi «circa la motivazione del comportamento omissivo» dell'amministrazione comunale, che non ha assegnato i 25 alloggi, «correlato alla mera constatazione dell'appartenenza all'etnia rom dei beneficiari» degli alloggi. Il giudice, inoltre, fa riferimento alla «obiettiva constatazione che il diniego all'attuazione delle convenzioni riguarda esclusivamente tutti i soggetti accomunati dall'appartenenza alla medesima etnia». Per il magistrato è fondamentale che l'ordinanza emanata debba «impedire che possano trovare spazio nel circuito sociale condotte che, anche indirettamente, determinino una situazione di svantaggio o impediscano il raggiungimento di un legittimo vantaggio a persone, in dipendenza dell'origine etnica»;
il presidente del consiglio regionale della Lombardia, Davide Boni, ha definito la sentenza «una beffa per i cittadini in attesa da molti anni di una casa Aler», aggiungendo che sarebbe «ingiusto che il percorso seguito dalle istituzioni venga vanificato da una sentenza». Igor Iezzi, segretario provinciale della Lega Nord a Milano, ha annunciato un presidio di protesta davanti al palazzo di giustizia di Milano per protestare contro la sentenza del giudice Bichi, sottolineando che: «dopo la consulta, che ha stabilito l'impossibilità di espellere i clandestini, ora il tribunale di Milano decide a chi il Comune deve destinare il proprio patrimonio immobiliare. Domani saremo davanti al Tribunale di Milano per ribadire ai giudici che nella nostra città comandano i milanesi e le case popolari vanno date a loro, non agli zingari». Sulla stessa linea anche il vice sindaco di Milano Riccardo De Corato che ha parlato di «sentenza un po' politica che lascia spazio al nostro ricorso. Non c'è alcun atto firmato dove sia scritto che delle case vadano ai rom». Il sindaco Letizia Moratti ha annunciato che, insieme all'avvocatura del comune di Milano e il prefetto, valuterà se procedere contro l'ordinanza del tribunale civile di Milano;
don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, l'associazione cui è stato da poco conferito l'Ambrogino, ha salutato l'accoglimento del ricorso dei nomadi dichiarando che «questa decisione credo che serva per svelenire il clima e riuscire a portare avanti quel progetto che si è bloccato per una contrapposizione che si è rivelata evidentemente ideologica più che di fatto, visto che i contratti erano già firmati». «Auspico che non si faccia più polemica, che ci si rimbocchi le maniche e si superi in fretta il campo attraverso i percorsi che erano stati individuati» -:
quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di riconoscere definitivamente il diritto delle 10 famiglie rom a vedere rispettati i contratti da lungo tempo firmati e non ancora onorati a causa di quelle che appaiono illegittime quanto immorali discriminazioni razziali, nonché quali iniziative si ritenga opportuno adottare per una efficace politica di sistemazioni abitative alternative nel caso milanese di via Triboniano e in quelli simili.
(4-10185)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;

nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» condiviso dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;

nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3646 del 23 gennaio 2009 per l'emergenza Isole Eolie (portualità e criticità).
(4-10201)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e

dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3635 del 21 dicembre 2007 per l'emergenza socio economico sanitaria della regione Calabria;
se considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10202)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;

nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della

Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3580 del 2007 per l'emergenza diga di Beauregard comune di Valgrisenche;
se considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10203)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei

bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3242 del 6 settembre 2002 per l'emergenza afflusso dei cittadini extracomunitari;
se considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10204)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;

dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un

supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3676 del 30 maggio 2008 per l'emergenza insediamento nomadi nella regione Lazio;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10205)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate

si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» condiviso dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile... erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3677 del 30 maggio 2008 per l'emergenza insediamento nomadi nella regione Lombardia.
(4-10206)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile

che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» condiviso dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello

svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3273 del 19 marzo 2003 per l'emergenza traffico Mestre;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10207)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate

si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3566 del 5 marzo 2007 per l'emergenza traffico Napoli;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10208)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile

che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione

istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3543 del 29 settembre 2006 per l'emergenza: Roma traffico;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10209)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'11 novembre 2010, Guido Bertolaso ha lasciato il vertice della Protezione civile che ricopriva dal 2001 per andare in pensione;
dal 2001 la competenza della Protezione civile si è ampliata a ricomprendere i cosiddetti «grandi eventi» con 34 dichiarazioni adottate in tale senso e con 81 gestioni commissariali istituite in seguito alla dichiarazione di stato d'emergenza o di «grande evento»;
nella XVI legislatura in corso, da maggio 2008 ad agosto 2010, in 63 riunioni del Consiglio dei ministri, su 104 complessivamente tenute, sono stati adottati 154 provvedimenti d'emergenza che nel dettaglio hanno riguardato: 47 dichiarazioni dello stato di emergenza; 107 proroghe dello stato d'emergenza;
l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture ha presentato, il 22 giugno 2010, la sua relazione che, al capitolo VII sugli interventi emergenziali, rivolge particolare attenzione a quelli realizzati a seguito di ordinanze di protezione civile comprese quelle relative ai «grandi eventi» e dall'analisi delle ordinanze di protezione civile emanate dal 1o gennaio 2001 al 31 marzo 2010 fa emergere che quelle relative al settore appalti sono state 302 e hanno riguardato uno stanziamento complessivo di risorse pubbliche pari a 12.894.770.574,38 euro così ripartite negli anni:

Anno Importo spesa globale N. ordinanze
2001 1.956.118.571,91 28
2002 1.109.004.356,10 33
2003 283.763.347,26 24
2004 730.730.577,28 30
2005 253.074.138,76 24
2006 2.788.111.622,26 34
2007 1.057.819.764,68 39
2008 2.730.451.115,39 41
2009 3.939.859.534,08 49
totale 12.894.770.574,38 302

tra le disposizioni del codice dei contratti pubblici più di frequente derogate

si rinvengono quelle relative alla figura del responsabile del procedimento, alla qualificazione necessaria per eseguire i lavori, alle procedure di scelta del contraente, alle modalità di pubblicazione dei bandi ed ai relativi termini, ai criteri di selezione delle offerte e verifica delle offerte anormalmente basse, alla progettazione, alle garanzie in fase di gara ed esecuzione, ai subappalti;
l'elaborazione dei dati che emergono dal numero delle ordinanze esaminate, dalla tipologia delle disposizioni derogate e dagli importi stanziati per gli interventi urgenti, permette di evidenziare che nell'arco dell'ultimo decennio una fetta rilevante di spesa pubblica è stata impiegata per investimenti relativi ad interventi sottratti in tutto o in parte non solo all'osservanza delle procedure previste dal codice degli appalti ma, in alcuni casi di non poca rilevanza e specialmente nell'ambito dei «grandi eventi», anche ad ogni attività di rilevazione e controllo da parte dell'Autorità di vigilanza;
si tratta inoltre di atti sottratti al controllo preventivo della Corte dei conti come si evince dalla norma di interpretazione autentica di cui all'articolo 14 del decreto-legge n. 90 del 2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 123 del 2008;
la Corte dei conti nella recente deliberazione n. 5 del 2010 ha suggerito un contenimento dello strumento del «grande evento» suggerimento condiviso anche dall'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che ha sottolineato non solo i profili di legittimità ma anche «la necessità di evitare turbative di mercato che si traducono in una sistematica alterazione della libera concorrenza»;
il 19 ottobre 2010, in occasione dell'insediamento del neo presidente dei magistrati contabili, Luigi Giampaolino, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, nel suo intervento alla cerimonia ha dichiarato che: «Il governo, in un contesto di leale cooperazione istituzionale - ha detto Letta - vede nello svolgimento delle funzioni della Corte un supporto importante, cui ricorrere anche oltre i limiti strettamente imposti dalla legge, ad esempio avvalendosi della facoltà di avviare alcuni rilevanti provvedimenti al controllo preventivo di legittimità della Corte» lasciando intendere l'intenzione del Governo di sottoporre al controllo della Corte dei conti anche le ordinanze della Protezione civile per le quali la legge non impone tale passaggio;
nella risposta del 15 aprile 2010 all'interrogazione n. 2-00647, lo stesso Guido Bertolaso affermava che: «Per quanto attiene alla rendicontazione delle spese, l'articolo 5, comma 5-bis della legge 24 febbraio 1992, n. 225 prevede che i Commissari delegati rendicontino, entro il quarantesimo giorno dalla chiusura di ciascun esercizio e dal termine della gestione o del loro incarico, le entrate e le spese riguardanti l'intervento delegato. I rendiconti corredati dalla documentazione giustificativa debbono essere trasmessi, per i relativi controlli, al Ministero dell'economia e delle finanze» e che «al fine di assicurare la massima trasparenza a tutte le attività di competenza del Dipartimento di protezione civile...erano in corso di predisposizione i relativi supporti informatici» -:
se si intenda pubblicare on line ed in che tempi, la rendicontazione analitica dell'operato del Commissario delegato nominato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3802 del 15 agosto 2009 per l'emergenza: Treviso e Vicenza-Pedemontana;
se, considerando il caso di durata pluriennale della gestione commissariale, il dipartimento abbia tenuto una contabilità aggiornata e dettagliata della stessa.
(4-10210)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NARDUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 4 agosto 2010 il quotidiano belga Le Soir ha pubblicato un durissimo articolo a proposito della vicenda dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles. L'articolo, firmato da Paul Mertens, uno dei più autorevoli giornalisti del Belgio, metteva sotto i riflettori la nostra politica culturale, attaccando la «falsa cultura che l'Italia va diffondendo nel mondo»;
stante le interpretazioni di autorevoli rappresentanti della comunità italiana in Belgio, ma anche di personalità locali, l'articolo di Mertens traeva origine dalla decisione del Ministero degli affari esteri italiano di richiamare in patria la direttrice dell'istituto italiano di Cultura dopo averla reintegrata a Bruxelles in ottemperanza ad una sentenza emessa in sede giudiziale. In concreto, il Ministero degli affari esteri il 12 luglio 2010 ha richiamato la direttrice dell'IIC, Sira Miori, inviata a Bruxelles tre mesi prima su richiesta del giudice che aveva condannato la sua illegittima rimozione;
dopo il richiamo forzato sopra descritto in sintesi, l'IIC di Bruxelles è stato affidato alle mani di persone che non hanno dato prova fino ad ora di capacità particolari e brillanti, senza contare le perplessità che suscitano talune scelte amministrative con gravi ricadute sui conti pubblici tali da legittimare sospetti di illecito arricchimento;
l'esempio più eclatante, sottolineato da varie fonti, è la locazione di un palazzetto fuori mano dove si tengono i corsi di lingua nonostante la sede dell'IIC sia sufficientemente grande da poterli ospitare. Tale decisione, a quanto pare, è dovuta ad un contratto di locazione molto favorevole al proprietario dell'immobile, stipulato da una gestione precedente. Con quanto si spende per detto sito, si potrebbe benissimo ristrutturare quello attuale in Rue de Livourne razionalizzandone i criteri di gestione;
l'IIC non è di certo un buon biglietto da visita per la comunità italiana di Bruxelles tanto che in un recente incontro l'ambasciatore italiano ha dichiarato di voler utilizzare la prestigiosa sede dell'ambasciata per promuovere eventi culturali mirati a promuovere la cultura e le eccellenze italiane. Il proposito reso pubblico dall'ambasciatore è senz'altro apprezzabile, soprattutto dopo lo scandalo riguardante l'ex senatore Di Girolamo che ha coinvolto l'ambasciata e il consolato e ha creato un grave problema d'immagine per l'Italia e conseguentemente la necessità di riconquistare la fiducia nelle sue istituzioni, sia da parte della società locale sia della comunità italiana residente a Bruxelles;
a Bruxelles hanno sede ben tre ambasciate italiane (Belgio, NATO, Commissione europea) per cui l'Istituto di cultura, in una logica di sistema diametralmente opposta all'attuale, dovrebbe svolgere un ruolo prestigioso e propulsivo per il nostro Paese, promuovendo un'immagine degna del nostro patrimonio culturale e della nostra lingua. Tanto più sembra incredibile che si taglino i già scarsi fondi alla sede in questione e che si tardi a nominare un responsabile dell'Istituto;
Goethe, British council, Alliance française e Cervantes hanno stipulato con le istituzioni europee accordi per l'insegnamento della rispettiva lingua ai funzionari. Oltre al tornaconto finanziario, detti istituti assicurano un notevole servizio alla difesa e alla divulgazione della loro lingua all'interno delle istituzioni comunitarie. Si chiede con insistenza cosa faccia l'Italia per svolgere un ruolo simile;
dall'ultimo richiamo della direttrice Sira Miori, risalente come detto al 12 luglio 2010, sono trascorsi cinque mesi e l'istituto è ancora privo di una direzione adeguata agli obiettivi testé illustrati, forse anche perché, a causa dei veti della Corte

dei Conti, non hanno questa volta funzionato le nomine per «chiara fama» utilizzate in passato;
il predetto ritardo è tanto più paradossale se si considera la celerità con cui si è proceduto per altre nomine o con la sollecitudine con cui è stata insediata l'addetta culturale presso il consolato generale di New York, un incarico aggiunto appositamente, con l'assegno di sede del primo consigliere dato che i consolati non hanno addetti culturali;
dopo lo smantellamento della rete consolare, tuttora in fase di realizzazione, e delle scuole italiane all'estero, è ancor più preoccupante che gli italiani emigrati in Belgio siano privati del legame culturale con la madrepatria -:
quali iniziative il Ministero degli affari esteri intenda adottare per porre rimedio alla situazione di precarietà che si riscontra all'istituto italiano di cultura di Bruxelles e ricostituire un clima di credibilità e consenso sugli interventi a carattere culturale progettati a attuati nella capitale belga ed europea.
(5-04016)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono ormai trascorsi molti mesi dal devastante terremoto che ha colpito Haiti causando migliaia di morti e grandi difficoltà economiche al Paese centroamericano;
sono stati segnalati nelle scorse settimane numerosi decessi per una epidemia di colera e violente proteste della popolazione locale contro le forze armate dell'ONU che presidiano il Paese -:
quale sia l'attuale situazione ad Haiti;
quali iniziative l'Italia abbia messo in campo per fronteggiare la crisi sanitaria ed economica del Paese;
quali elementi possa fornire il Governo italiano in merito all'operato delle forze ONU presenti ad Haiti;
quanti siano gli italiani oggi operanti nel Paese e per quali specifiche iniziative di aiuto e se ad esse partecipino anche agenzie governative o che vedano coinvolte il nostro Governo nell'azione di ricostruzione ed assistenza alla popolazione haitiana.
(4-10161)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
per il tramite del circuito internet e come riportato da agenzie di stampa, si apprende che in Venezuela il Governo del presidente Chavez avrebbe imposto restrizioni all'utilizzo della posta elettronica e alla diffusione di notizie, a valere anche per i cittadini italiani ivi residenti -:
se quanto sopra corrisponda a verità;
in questo caso, se il Governo italiano non ritenga di dover intervenire presso le autorità di Caracas, al fine di garantire la libertà e la segretezza della corrispondenza, anche via internet, che è principio costituzionalmente garantito.
(4-10163)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si sono svolte il 19 dicembre 2010 le elezioni presidenziali in Bielorussia che hanno per l'ennesima volta riconfermato il presidente uscente Alessandro Lukashenko con oltre l'80 per cento dei voti espressi - secondo gli osservatori internazionali - in parte in modo scorretto;
alla proclamazione dei dati si sono svolte vivaci dimostrazioni di piazza degenerate anche in atti violenti, ma a cui ha fatto seguito una durissima repressione della polizia con oltre 600 arresti, tra i quali anche diversi candidati alle elezioni presidenziali che nulla avevano a che fare con le dimostrazioni di piazza;

sono stati poi confermati 580 fermi di polizia;
la situazione in Bielorussia è oggettivamente molto grave -:
quali iniziative abbia assunto il Governo italiano in merito ai rapporti con questo Paese, quali iniziative siano state eventualmente assunte anche in accordo con gli altri Paesi europei e di quali elementi disponga in relazione allo svolgimento delle elezioni dal punto di vista della libertà e segretezza del voto.
(4-10165)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende che il noto regista iraniano Jafar Panahi è stato condannato a sei anni di prigione «per aver fatto propaganda contro la repubblica islamica dell'Iran.»;
inoltre Panahi - vincitore di numerosi premi cinematografici a livello internazionale - per 20 anni non potrà più lavorare nel campo del cinema né lasciare il Paese -:
quali iniziative abbia eventualmente assunto il Governo italiano per sottolineare ai responsabili di Teheran che iniziative come queste sembrano andare contro il diritto internazionale, la libertà di espressione e incidano anche nei rapporti tra Governo italiano ed iraniano.
(4-10177)

CICCIOLI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la televisione e la stampa italiana hanno ampiamente riferito circa le vicende della motonave Jolly Amaranto, la portacontainer della compagnia Ignazio Messina di Genova, rimasta in balia delle onde per tre giorni al largo di Alessandria d'Egitto a causa di un'avaria al motore, che si è successivamente insabbiata nella notte del 14 dicembre 2010 all'ingresso del porto egiziano, dove era arrivata il giorno precedente, ma non era stata lasciata entrare;
la situazione sarebbe precipitata quando la Jolly Amaranto, assistita da quattro rimorchiatori, stava finalmente avvicinandosi a una banchina: incappata in una zona col fondale più basso, la nave si è inclinata di circa 15 gradi e ha imbarcato acqua nella stiva e nel garage, subendo gravi danni;
per questo, l'ingresso del porto di Alessandria d'Egitto sarebbe rimasto bloccato e sarebbe in corso una indagine da parte delle autorità egiziane;
tutti salvi, secondo quanto comunicato dalla stampa, i 21 marinai che erano a bordo, di cui 16 italiani, fatti scendere intorno alle 3 del 14 dicembre 2010. Poi, alle 5.25, anche il comandante e il primo ufficiale di coperta avrebbero abbandonato la nave, e a bordo sarebbero saliti alcuni militari egiziani;
l'avaria ai motori della Jolly Amarando è analoga a quella a suo tempo occorsa alla Jolly Rosso, a suo tempo spiaggiata ad Amantea con rifiuti tossico nocivi. Quest'ultima era stata impiegata per il trasporto dal Libano all'Italia dei rifiuti tossico nocivi là sbarcati dalla motonave «RADHOST», noleggiata dalla Jelly Wax di Opera, Milano. Nessuna azione risulterebbe essere stata intrapresa dal Governo italiano per il recupero delle ingenti somme spese per il noleggio della Jolly Rosso e per lo smaltimento di tali rifiuti;
come è noto il tribunale di Parigi ha recentemente condannato il Rina in relazione al naufragio della «Erika», mentre è in corso davanti al tribunale di Genova un'azione legale da parte delle famiglie della «Salam Boccaccio», naufragata in Mar Rosso. Entrambe le navi erano classificate dal Rina -:
se e quali indagini siano state iniziate dalle autorità italiane con la collaborazione delle autorità egiziane circa le cause del naufragio della Jolly Amaranto, in

particolare per quanto riguarda eventuali negligenze da parte del Rina (Registro italiano navale) nella verifica dei motori prima della partenza da Genova, e se siano state avviate indagini della magistratura.
(4-10179)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

FOLLEGOT e STUCCHI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 17 dicembre 2009 ha istituito il SISTRI, sistema satellitare di controllo della tracciabilità dei rifiuti, soggetti interessati non sono solo le grandi e medie imprese, produttrici di rifiuti, ma anche microimprese, quali barbieri, lavanderie, estetiste, che abbiano meno di dieci dipendenti ma producano rifiuti pericolosi anche in quantità minima, il sistema prevede che le aziende comunichino i dati richiesti ad un cervellone centrale, tramite chiavette UBS, e che i mezzi di trasporto siano dotati di una «scatola nera» che consenta di monitorare il percorso dei rifiuti, la consegna di chiavette UBS e di «scatole nere» aveva come termine finale il 30 novembre 2010, ma a tutt'oggi la consegna non è stata completata, micro e piccolissime imprese hanno difficoltà ad adeguarsi alle complesse procedure, i costi incidono in misura inversamente proporzionale alla dimensione dell'azienda, non sono ancora pienamente definiti gli aspetti tecnici -:
quali iniziative intenda assumere per superare le difficoltà sopraccitate;
se non ritenga che si debbano assumere le necessarie iniziative per prorogare il termine per l'iscrizione al SISTRI e che il nuovo sistema, che il sostituisce quello cartaceo, debba avere un periodo di sperimentazione.
(4-10158)

ROSATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il periodo di prova prima della definitiva entrata in vigore (ex articolo 12, comma 2, del sistema di tracciabilità dei rifiuti (SisTri) introdotto con il decreto-legge n. 78 del 2009 attuato con il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 dicembre 2009, che ne illustrava le applicazioni pratiche, è stato più volte prorogato;
l'ultima proroga è stata stabilita dal decreto ministeriale del 28 settembre 2010, che ha confermato anche che le sanzioni previste potranno essere riferite soltanto agli obblighi relativi alla tenuta del registro cartaceo di carico e scarico e al formulario di identificazione per il trasporto;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, rispondendo il 5 luglio 2010 a un'interrogazione del 4 maggio sul medesimo tema, aveva assicurato, confermando le perplessità espresse, nel corso di apposite consultazioni, dalle maggiori organizzazioni degli imprenditori agricoli (Confagricoltura, Coldiretti e CIA), che sarebbero state prese importanti misure di semplificazione e di riduzione degli oneri per le piccole imprese;
il ritardo nell'introduzione del SisTRi non può, con tutta evidenza, essere addebitato né agli imprenditori né alle loro organizzazioni, ma a reiterate disfunzioni tecniche, segnalate anche dalla Confartigianato del Friuli Venezia Giulia, tra le quali si annoverano ritardi nella distribuzione dei dispositivi USB e nell'installazione delle black box, illeggibilità di alcuni codici di accesso, malfunzionamenti dei sistemi hardware e software, continue modifiche alle procedure di compilazione dei registri e mancanza di adeguati percorsi formativi;
non sarebbe equo esporre gli imprenditori ai danni di sanzioni che potrebbero venir comminate in maniera ingiustificata;

le aziende, al momento dell'iscrizione al SisTRi, hanno versato preventivamente il contributo previsto a copertura degli oneri di funzionamento per l'anno 2010, senza che ad oggi il sistema sia realmente entrato in vigore -:
se il Ministro interrogato possa assumere iniziative per esonerare le imprese iscritte al sistema di tracciabilità dei rifiuti dal versamento del contributo per l'anno 2011, considerando quanto versato nel 2010 come sufficiente all'assoluzione di tale adempimento.
(4-10159)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la gestione dei parchi nazionali è sempre più problematica soprattutto per i limiti di spesa che sono forzatamente imposti dalla presente situazione economica;
i trasferimenti agli enti hanno subito una drastica diminuzione negli ultimi esercizi;
una delle poche possibilità di dotare i parchi di maggior personale è il ricorrere a volontari che, opportunamente istruiti e formati, possano affiancare il personale dei parchi e le Guardie forestali destinate al controllo;
questi volontari potrebbero anche accompagnare visite guidate o procedere alla presentazione delle realtà dei parchi nelle scuole, avvicinando i giovani alla loro visita ed a una corretta educazione ambientale -:
se il Ministro non ritenga di dover dare avvio ad una campagna di sensibilizzazione «diventa un amico del parco» che permetta in ogni singolo ente competente la formazione di personale in questo senso.
(4-10160)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
i crolli recenti nell'area archeologica di Pompei hanno creato preoccupazione nell'opinione pubblica italiana. La gravità dell'accaduto si è manifestata anche con l'iscrizione nei registri degli indagati per nove persone per mancanza di controllo e manutenzione della struttura, denominata «domus dei gladiatori»;
il patrimonio archeologico italiano, come è noto, è di enorme valore, sia sotto l'aspetto culturale/identitario per gli italiani, e sia sotto l'aspetto economico in considerazione dell'attrattiva turistica delle bellezze presenti;
la città di Taranto, nota capitale della Magna Grecia fra il IV e II secolo a.C., è fra le città più ricche di patrimonio archeologico non solo del periodo Magno-greco, ma anche tra le più trascurate;
il museo nazionale di Taranto, ad esempio per motivi economici e forse di cattiva amministrazione, non riesce ad esporre al pubblico neanche il 40 per cento dei beni conservati, con un enorme danno soprattutto economico, per l'amministrazione dei beni culturali;
fra i tanti siti di estrema rilevanza in città vi è la cripta del Redentore, il sito archeologico più importante della Puglia. Si tratta di un ipogeo con affreschi di inestimabile bellezza dove sono dipinti il Cristo Redentore Pantocratico al centro, San Giovanni, la Vergine Maria, e altri santi intorno alla stanza databili attorno al X secolo d.C., derivante probabilmente da una tomba a camera del periodo magno greco. La leggenda, molto attendibile, fa risalire al pozzo adiacente, tuttora esistente, la prima attività pastorale di San Pietro giunto in Italia somministrando i primi battesimi;

il suddetto sito già citato da vari storici non solo locali, fu riscoperto casualmente dall'archeologo Luigi Viola alla fine del 1899. Dopo una prima ristrutturazione la cripta fu abbandonata e casualmente salvata dopo essere stata sfondata ed interrata nel 1967. Nel 1979 ci furono degli interventi di restauro degli ambienti della cripta, ma non degli affreschi e da allora il sito vive in uno stato di abbandono totale;
nonostante l'attuale impegno di alcune associazioni locali per salvare un segno dei primi insediamenti cristiani in Italia, il rischio di deperimento definitivo è elevato;
su iniziativa di alcune associazioni si sta favorendo la fruizione del sito da parte dei turisti, senza che sia ancora previsto un restauro dell'ipogeo;
da parte delle autorità locali, regione, provincia e comune, non si riscontrano concreti interventi anche di carattere economico ed amministrativo riguardo la cripta, ma anche di tutto il contesto archeologico culturale dell'area della Magna Grecia -:
se sia intenzione dei Ministri interrogati, programmare un progetto per la salvaguardia dell'area archeologica della città di Taranto e provincia, prevedendo un circuito di promozione turistica che risolleverebbe non solo l'economia locale, ma la valorizzazione dei beni archeologici italiani con un ritorno economico rilevante per l'amministrazione dei beni culturali;
se nell'immediato i Ministri intendano mettere a disposizione la modesta cifra, di poche centinaia di migliaia di euro, per salvaguardare e rivalutare un patrimonio come «la cripta del redentore di Taranto» a fronte del valore inestimabile del sito archeologico, provvedendo al restauro degli affreschi e alla costituzione di un contesto ambientale per la conservazione del prestigioso luogo.
(4-10149)

VACCARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in data martedì 19 ottobre 2010, il firmatario del presente atto ha depositato un'interrogazione parlamentare a risposta scritta la n. 4-09080, sul tema della preoccupante situazione di disattenzione e di drammatica incuria in cui versa attualmente il sito archeologico di Pompei; in tale circostanza si interrogava il Ministro per i beni e le attività culturali, principalmente in ordine a quali iniziative il Governo abbia in programma di adottare e in quali tempi al fine della conservazione e della valorizzazione dell'intera area dichiarata, dall'UNESCO nel 1997, patrimonio mondiale dell'umanità. Ad oggi l'interrogazione è ancora pendente in attesa di risposta da parte del Ministro;
successivamente al deposito di tale interrogazione, in data 6 novembre 2010, è avvenuto - all'interno del medesimo sito archeologico - il crollo dell'intera «Schola Armaturarum» (la Domus dei gladiatori), così chiamata perché al suo interno si allenavano gli atleti nell'antica Pompei;
in considerazione della gravità dell'accaduto - lo stesso Presidente della Repubblica, non ha esitato a definire l'intera vicenda «una vergogna per l'Italia» - l'interrogante ha ritenuto opportuno promuovere lo sviluppo di un momento di riflessione aggregativa su Facebook, mediante la creazione ad hoc di un gruppo aperto dal titolo «SALVA POMPEI», soprattutto al fine di sensibilizzare la cittadinanza sulla tematica;
in data 30 novembre, poi, anche in seguito alle precipitazioni temporalesche che hanno interessato negli ultimi giorni l'area campana, si è sciaguratamente verificato uno smottamento di terreno nella medesima area archeologica di Pompei e, nella fattispecie nella zona non scavata posta a nord della casa del moralista. Tale smottamento ha interessato, piegandola in più punti e scalzandola, la viminata a gradini posta a protezione della scarpata e ha determinato il crollo del muro perimetrale

nord del giardino della casa del moralista. Il crollo, stando a quando dichiarato dalla Soprintendenza e dallo stesso Ministro interrogato, ha riguardato un muro ricostruito nel dopoguerra;
è notizia poi del 1o dicembre 2010 che, presumibilmente a causa dell'incuria in cui versa l'intero sito, sono crollati altri due muretti negli scavi archeologici di Pompei: il primo muretto crollato (lungo cinque metri) è quello di una bottega in via Stabiana, nella zona dei teatri. L'altro crollo si è verificato in un'area alle spalle della Casa del centenario, in una piccola abitazione denominata «piccolo lupanare», e si tratterebbe di un muretto lungo 4 metri -:
se, in ottemperanza a quanto previsto dall'articolo 9, comma 6, della legge 8 ottobre 1997, n. 352, recante «Disposizioni sui beni culturali», articolo rubricato «Provvedimenti a favore delle aree archeologiche di Pompei» il Ministero per i beni e le attività culturali abbia assegnato alla Soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei una dotazione di personale tecnico quantitativamente e qualitativamente adeguata alle necessità individuate dalla legge stessa, con particolare riferimento alle figure professionali specializzate nelle attività di restauro e manutenzione del sito archeologico.
(4-10154)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
in Italia esistono moltissimi musei locali oltre a gallerie d'arte, pinacoteche e musei conosciuti a livello internazionale;
spesso questi benemeriti centri culturali non riescono ad adempiere alle loro funzioni per mancanza di fondi e non possono finanziare indispensabili lavori di manutenzione agli immobili ove hanno sede;
il valore delle opere conservate è spesso molto ingente ma questo patrimonio non ha valore per il sistema creditizio o bancario che non vuole anticipare fondi o mezzi per le spese di manutenzione straordinaria o di ristrutturazione considerando tali beni a garanzia;
il Ministro ha operato a favore della difesa del patrimonio artistico e museale nonostante la grave e perdurante mancanza di sufficienti mezzi economici -:
se il Ministero non ritenga opportuno avviare un programma straordinario di finanziamento mediante convenzioni che tengano in considerazione il patrimonio degli enti di cui in premessa congegnando un sistema di garanzie che da una parte garantisca gli istituti di credito, ma dall'altra permetta il mantenimento di un patrimonio immenso che rischia di essere disperso.
(4-10156)

TOCCI e SPOSETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la città di Civita Castellana, provincia di Viterbo, è stata costruita su tufo vulcanico. È bellissima la vista del castello: il Monte Soratte, una massa calcarea che fa parte della catena appenninica, si erge solitario e pittoresco. Le zone vulcaniche sono molto più basse degli Appennini e i corsi d'acqua le hanno incise, creando rilievi e dirupi in forme stupendamente plastiche, roccioni a precipizio e un paesaggio tutto discontinuità e fratture;
oggi però si apprende che in questo territorio sono state depositate due istanze distinte che riguardano: la prima una «richiesta di autorizzazione a discarica», inoltrata più di un anno fa al comune di Civita Castellana dalla società che gestisce la cava (PRO.DI.PI.), dove si richiede l'autorizzazione per una discarica di inerti che rientrano nel codice R10. Questa è già stata approvata dall'ufficio tecnico, ma non ancora deliberata dalla giunta, ed è ferma all'ufficio ambiente;
la seconda è una richiesta di autorizzazione a «discarica per rifiuti speciali

non pericolosi, inerti ed inertizzati sita in località Piani di Lucciano», presentata dalla società Montalto Contact Srl alla valutazione impatto ambientale (VIA) della regione Lazio e per conoscenza alla provincia di Viterbo e al comune di Civita Castellana. Il progetto è stato redatto dall'ingegner Baruchello, che dovrebbe far parte della Commissione VIA del Ministero. L'istanza è esposta all'albo pretorio del comune di Civita Castellana fino al 6 dicembre 2010. Questa doppia veste è evidentemente una anomalia;
è importante evidenziare che sull'area dove dovrebbe sorgere la seconda discarica insiste un vincolo paesaggistico e che, durante le attività della cava, è stata ripetutamente intercettata la falda acquifera, come documentano vari dossier e fotografie. Inoltre si sottolinea che vari comitati di cittadini si stanno adoperando per avanzare le osservazioni del caso con l'ausilio dell'università della Tuscia, facoltà di agraria -:
se siano stati verificati, vista anche l'obbligatorietà dell'accertamento, tutti i vincoli di tutela e salvaguardia dei beni paesaggistici e ambientali ricadenti nelle aree interessate.
(4-10157)

BUCCHINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è in corso un'indagine penale relativamente ad alcuni aspetti della gestione urbanistica e dell'edilizia nel comune di Firenze che riguarda la cementificazione di numerose aree del territorio fiorentino di notevole pregio ovvero già destinate a servizi pubblici di quartiere o con complesse problematiche ambientali;
sono state sollevate forti perplessità in merito a interventi di cementificazione che stanno progressivamente depauperando il territorio fiorentino e che mettono in pericolo la salvaguardia dei vincoli culturali, storici e ambientali;
in particolare, tra le zone in pericolo c'è la collina di «Bellosguardo», una delle colline più belle di Firenze, situata nel cuore di una zona protetta considerata da 60 anni area rurale storica di particolare interesse culturale regolata da un vincolo diretto paesaggistico sancito con decreto ministeriale del 1951 confermato dal piano di intervento territoriale adottato come piano paesaggistico dal consiglio regionale toscano nel luglio del 2009;
si tratta di una zona di grande rilievo paesaggistico, storico e culturale che ha ospitato nel corso dei secoli nelle sue ville di origine rinascimentale illustri personaggi come Galilei, Foscolo, Garibaldi, Montale;
in quest'area di pregio paesaggistico, nel cantiere di via Arnoldi zona Soffiano, dove fino a pochi anni fa non si potevano nemmeno costruire delle serre o impiantare alberi di alto fusto, si stanno costruendo tre palazzine di cemento di tre piani che potrebbero causare un danno ambientale grave e irreversibile;
a modificare il vincolo di tutela paesaggistico della collina di «Bellosguardo» fu una variante urbanistica approvata nel 2003 dal consiglio comunale di Firenze nell'ambito del piano agevolato nazionale «ventimila alloggi in affitto» (decreto ministeriale n. 2522 del 27 dicembre 2001), in virtù del quale un'impresa di costruzioni aveva proposto la realizzazione di un edificio di tre piani per un totale di 46 alloggi (23 ad affitto calmierato, 23 in vendita a mercato libero);
il lotto che si intende edificare è intercluso e non ha accesso alla viabilità pubblica se non attraverso una strada privata, e la colata di cemento delle fondazioni lambisce una schiera di abitazioni preesistenti e i giardini di una scuola materna;
l'intervento edilizio sull'area protetta da leggi nazionali e da normative di pianificazione territoriali e provinciali, ancorché autorizzato da un accordo di programmi delle amministrazioni locali e

dalla Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio, era stato bloccato, in seguito al ricorso di alcune associazioni tra cui i comitati di quartiere, dal tribunale amministrativo regionale toscano nel 2006 «in nome dei valori costituzionali di tutela del paesaggio» visto, tra l'altro, il mancato rispetto delle norme regionali in materia;
tre anni dopo, nel 2009, il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del tribunale amministrativo regionale e ha così dato il via libera ai lavori che, anche se formalmente segnalati come iniziati, in realtà erano rimasti solo allo stato preliminare della fase di scortico del terreno e sono ripresi di fatto solo nello scorso mese di luglio 2010 con il completamento dei movimenti di terra delle fondamenta e con la gettata del massetto e delle stesse fondamenta degli edifici;
nel corso di questi lavori il recente ritrovamento di reperti archeologici ha indotto la Soprintendenza ad attivare un'area recintata di scavo, che sta riportando alla luce testimonianze di epoca romana, medievale ed addirittura dell'età del bronzo: pozzi, cisterne e altri ambienti collegati al sito pedecollinare che si possono rivelare di ampia estensione;
cittadini, comitati, associazioni ambientaliste, consiglieri comunali e di quartiere, stanno chiedendo all'amministrazione comunale e alla Soprintendenza ai beni architettonici e del paesaggio di intervenire per difendere un bene paesaggistico di grande rilevanza e quindi per bloccare il cantiere e chiarire se esso sia effettivamente in possesso delle necessarie autorizzazioni edilizie e urbanistiche e se - visto che i termini per accedere al programma degli affitti agevolati sono oramai scaduti da tempo come era scaduta anche l'autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza, che ha implicitamente rinnovato tale autorizzazione nei giorni scorsi avvalendosi della procedura del silenzio-assenso - si stiano realizzando anche appartamenti da vendere a prezzo di mercato;
appare anomalo dal punto di vista procedurale e censurabile l'operato della Soprintendenza locale, che in una questione di questa rilevanza ha evitato di rispondere ad una richiesta di parere paesaggistico da parte del comune di Firenze, utilizzando lo strumento del silenzio-assenso francamente inconcepibile per un organo periferico dello Stato che dovrebbe invece rappresentare gli interessi di tutela contemplati in un vincolo diretto come quello del decreto ministeriale del 1951 che istituisce il parco storico della collina sud di Firenze -:
quali iniziative si intendano adottare per tutelare un'area come la collina «Bellosguardo» vincolata dallo Stato italiano come bene di particolare valore paesaggistico, storico e culturale, caratterizzata dalla presenza di edifici e manufatti di grande interesse storico-artistico e documentario e da un mirabile equilibrio fra natura dei luoghi e opera dell'uomo, e quindi meritevole di attenta tutela;
quali iniziative di competenza si intendano avviare per verificare se i lavori edili in corso in via Arnoldi zona Soffiano, Firenze, siano provvisti delle necessarie autorizzazioni, anche alla luce del rinvenimento di reperti archeologici e della relativa sospensione richiesta dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana.
(4-10187)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo stanziamento 2011 per la Funzione difesa ammonta a 14,3 miliardi di euro, un incremento dello 0,2 per cento rispetto al 2010 e quindi, contando l'inflazione, una riduzione in termini assoluti. La funzione Difesa racchiude tre categorie: personale, esercizio ed investimento;

la previsione di spesa per il personale, ossia gli stipendi dei militari in servizio, ammonta a 9,4 miliardi di euro, con un aumento in valore assoluto di circa 86 milioni (+0.9 per cento) rispetto all'anno precedente. La stessa Nota avverte però che tale aumento potrebbe non essere sufficiente per garantire i reclutamenti previsti nel 2011;
la voce esercizio include le spese per l'addestramento e la formazione del personale, la manutenzione dei mezzi e degli equipaggiamenti, nonché le scorte di munizionamento e di carbo-lubrificanti. Questa categoria subirà un taglio del 18 per cento rispetto al 2010 (320 milioni). La voce esercizio ha già subito, nel corso degli anni, una serie di tagli notevoli; nel 2009 la riduzione è stata addirittura del 29 per cento quest'anno del 6,8 per cento. Secondo la Nota le risorse stanziate per il 2011 sono al di sotto della soglia minima indispensabile al settore;
la voce investimento include i fondi per l'acquisto di nuovi mezzi ed equipaggiamenti, inclusi i programmi di sviluppo internazionali. Per il 2011 sono previsti 3,4 miliardi di euro, un aumento di 266,3 milioni di euro (+8,4 per cento). Tale cifra, che garantirà la copertura finanziaria per i programmi già avviati, sarà integrata da un contributo del Ministero per lo sviluppo economico che normalmente si aggira intorno a 1,4 miliardi;
il prossimo anno le spese per il personale ammonteranno al 65,8 per cento, mentre l'esercizio conterà per il 10 per cento e l'investimento per circa il 24 per cento. Si tratta addirittura di un peggioramento rispetto al 65,4 per cento stanziato per il personale nell'anno in corso. A preoccupare è soprattutto il calo continuo delle risorse destinate al settore esercizio, fattore cruciale per la disponibilità di personale preparato fisicamente, professionalmente e mentalmente allo svolgimento delle proprie funzioni. Ma servono anche mezzi, materiali ed equipaggiamenti idonei, efficienti e sicuri per lo svolgimento delle attività operative;
eppure, il programma pluriennale di acquisizione armamenti, legato al crescente impegno bellico dell'Italia sul fronte di guerra afgano e alle esigenze strategiche della Nato, prevede una spesa complessiva di 933,8 milioni di euro nell'arco dei prossimi quattro/nove anni;
200 milioni di euro sono destinati a fornire ai nostri elicotteri da guerra A-129 Mangusta, operativi in Afghanistan, dei nuovi sistemi di puntamento Ots fabbricati dalla Salex Galileo di Finmeccanica, che consentiranno di colpire al meglio gli obiettivi «nei nuovi scenari di impiego degli elicotteri, in situazioni caratterizzate da fluidità e indeterminatezza della posizione delle forze amiche e nemiche». Nella stessa cifra è compresa una fornitura, sempre per gli elicotteri Mangusta, di nuovi missili anticarro Spike, di fabbricazione israeliana, che andranno a sostituire gli attuali missili Tow, meno potenti;
22,3 milioni di euro verranno spesi per l'acquisto di 271 mortai da 81 millimetri di nuova generazione, fabbricati all'estero, e del relativo munizionamento, prodotto invece negli stabilimenti di Colleferro (Roma) dell'azienda di armamenti italo-britannica Simmel Difesa. Pezzi d'artiglieria più precisi, destinati a «elevare le capacità operative delle unità terrestri attualmente impiegate nei diversi teatri operativi» (in particolare sul fronte afgano);
125 milioni di euro sono stanziati per la costruzione, alla Fincantieri di Genova, di una nuova unità navale della Marina militare con funzione di appoggio alle forze di incursori, ricerca e soccorso, destinata a sostituire la vecchia nave A-5306 Anteo. Sarà una nave da guerra, armata di cannoni e mitragliatrici, di quelle con i portelloni anteriori per lo sbarco di mezzi anfibi;
87,5 milioni di euro verranno spesi per dotare i sommergibili classe U-212 (il «Salvatore Todaro», lo «Scirè» e altri due in costruzione) di un nuovo siluro «pesante» (6 metri lunghezza per 1,2 tonnellate), evoluzione dell'attuale modello A-184. A costruire questi nuovi missili

subacquei sarà la Whitehead Alenia Sistemi Subacquei (Wass) di Livorno, del gruppo Finmeccanica;
63 milioni di euro serviranno a realizzare, presso l'aeroporto militare di Pisa, un grande «hub» aereo militare nazionale «dedicato alla gestione dei flussi, via aerea, di personale e di materiale dal territorio nazionale per i teatri operativi». In pratica, si tratterà della più grande base aerea della Nato d'Europa, destinata a funzionare come piattaforma logistica di tutte le future missioni militare alleate all'estero;
236 milioni di euro sono stati stanziati per creare una rete informatica militare sperimentale, detta defence information infrastructure (Dii), «necessaria per la trasformazione net-centrica dello strumento militare, elemento essenziale ed abilitante per la pianificazione e la condotta delle operazioni». Un progetto che vede coinvolta, tra gli altri, la Elsag Datamat, altra azienda del gruppo Finmeccanica;
200 milioni andranno infine all'AgustaWestland di Finmeccanica per l'acquisto di dieci nuovi elicotteri Aw-139: velivoli militari di soccorso da utilizzare in operazioni all'interno del territorio «nazionale o limitrofo»;
risulta pertanto evidente come lo squilibrio interno tra le varie voci di spesa aumenti ulteriormente e sempre a discapito dell'esercizio e del personale militare;
tra le molteplici conseguenze emerge che i fondi attualmente disponibili non sono sufficienti ad assicurare l'addestramento di tutto il personale, né ad eseguire la manutenzione dei mezzi se non a livello basilare e ciò rischia di mettere a repentaglio l'efficienza delle nostre forze armate -:
come il Governo intenda garantire efficientemente l'addestramento di tutto il personale, nonché la manutenzione dei mezzi e in generale a garantire l'esercizio dei medesimi, cose che dovrebbero essere tra le priorità del Ministero, anche con le risorse attualmente disponibili.
(4-10170)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 15 dicembre 2010 in Afghanistan una base dei militari italiani è stata attaccata a colpi d'arma da fuoco nell'ovest del Paese. Nell'immediato non si sono registrati feriti. Un gruppo di insorti ha preso di mira l'installazione militare italiana che si trova a Buji, nel settore sud-orientale dell'area sotto comando italiano, nell'ovest dell'Afghanistan. I soldati italiani hanno risposto al fuoco e gli aggressori si sono allontanati;
nello stesso giorno una «bicicletta bomba» ha ucciso tre bambini e provocato il ferimento di sei civili nel sud dell'Afghanistan;
la polizia ha detto alla AFP che i bambini morti stavano vendendo fiori di plastica e carta, quando è avvenuta l'esplosione nel campo vicino alla città di Kandahar, la capitale spirituale dei talebani;
la maggior parte dei feriti sono i conducenti di taxi in attesa al campo, che al momento attendevano il ritorno dei pellegrini;
i funzionari locali, che hanno confermato il bilancio delle vittime, hanno aggiunto in una dichiarazione che la bomba è stata fatta esplodere a distanza;
il giorno precedente, le forze internazionali che combattono l'insurrezione dei talebani hanno annunciato che uno dei loro aerei accidentalmente ha ucciso un civile e che sono stati feriti due bambini in Marjah nella vicina provincia di Helmand;
l'International Security Assistance Force (ISAF) ha disposto l'invio di una squadra nella zona per investigare sull'incidente;
gli incidenti sono avvenuti in un periodo in cui il Comitato internazionale della croce rossa (CICR) ha affermato che

il conflitto di nove anni in Afghanistan sta entrando in una «nuova fase piuttosto oscura»;
«la proliferazione di gruppi armati minacciano la capacità delle organizzazioni umanitarie di accedere a chi ne ha bisogno», è quanto affermato in una conferenza stampa a Kabul da Reto Stocker, responsabile del CICR in Afghanistan;
in questi giorni negli Stati Uniti viene pubblicato un riesame della strategia che il presidente Barack Obama ha annunciato un anno fa;
il 19 dicembre 2010 i talebani sono tornati a colpire in modo duro con i loro kamikaze gli uomini delle forze di sicurezza afgane nella provincia settentrionale di Kunduz e nella stessa Kabul, con un bilancio di almeno 12 soldati e agenti uccisi e numerosi altri feriti;
gli attacchi sono avvenuti poche ore dopo la partenza, proprio dalla provincia di Kunduz, del Cancelliere tedesco Angela Merkel in visita sorpresa alle sue truppe;
gli insorti hanno rivendicato attraverso il portavoce Zabihullah Mujahid entrambe le azioni;
le vittime militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF, sotto comando Nato) hanno superato attualmente, con l'ennesimo militare deceduto nel sud, quota 700 nel 2010 contro le 521 registrate l'anno scorso;
dall'inizio dell'operazione Enduring Freedom nel 2001, l'ISAF ha perso 2.270 uomini, fra cui 34 italiani, ed oggi il portavoce della Forza, il generale tedesco Josef Blotz ha detto che «l'incremento delle nostre vittime si giustifica con la maggiore pressione esercitata nelle zone calde del sud», come Helmand e Kandahar, grazie all'arrivo degli ultimi 30 mila soldati inviati da Barack Obama;
è evidente pertanto che nonostante i buoni propositi e gli annunci da parte del Governo in merito alla missione in Afghanistan e alla nostra partecipazione, la situazione non è affatto migliorata e gli ultimi continui attacchi, seppur fortunatamente senza gravi feriti per i militari italiani, ne sono una conferma -:
alla luce dell'ultimo attacco ai nostri militari in Afghanistan, se il Governo non ritenga di dover fornire elementi sulla situazione in cui versano i nostri militari impegnati nella missione ISAF e sulla nostra posizione all'interno della coalizione.
(4-10174)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è in pieno svolgimento una lotta determinante per le sorti dell'economia afgana e quindi per il destino di milioni di contadini e delle loro famiglie, ovvero per la stragrande maggioranza del popolo di quel Paese: la lotta tra l'oppio talebano e le colture alternative promosse dalla coalizione internazionale, tra le quali spicca per produttività lo zafferano;
il generale di brigata Josef Blotz, portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (ISAF), durante una conferenza stampa a Kabul, ha affermato che i talebani sono tornati a convincere gli agricoltori della provincia afgana di Herat a coltivare l'oppio e ad abbandonare, di conseguenza, le coltivazioni legali, prima tra tutte, appunto, quella dello zafferano;
gli insorti, ha confermato, sono stati visti distruggere campi di coltivazioni legali e minacciare gli agricoltori nella provincia occidentale di Herat, dove ha sede il Regional command west a guida italiana e dove sono dispiegati i militari italiani;
«due camion carichi di bulbi di zafferano sono stati attaccati» dai talebani, in un agguato che è costato la vita agli autisti dei mezzi;
l'attacco, ultimo di una serie, quindi, secondo la Nato, sembra confermare che i talebani non sono intenzionati a rinunciare agli introiti derivanti dal narcotraffico, che ogni anno porta nelle loro casse circa 500 milioni di dollari. Anche i militari

italiani quest'anno sono rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco con gli insorti durante un'attività per la consegna nell'ovest del Paese dei bulbi di zafferano;
alle parole del portavoce di ISAF, tuttavia, è già arrivata la smentita di un portavoce del governatorato di Herat. Secondo Shafiq Perozyan, nella provincia ci sono solo «pochi ettari» di terreni coltivati a oppio e «il governo lavora per eliminarli al più presto»;
nel dicembre dello scorso anno si stimava che nella provincia di Herat vi fossero 566 ettari di campi coltivati a papavero da oppio, A settembre le Nazioni Unite consideravano poppy-free, ovvero prive di terreni coltivati a oppio, 20 delle 34 province afgane. Lo scorso anno la coltivazione del papavero da oppio era estesa su 123 mila ettari di terra afgana. Il 98 per cento dell'oppio prodotto in Afghanistan, che poi finisce sul mercato mondiale, viene coltivato soprattutto nelle province occidentali e meridionali del Paese. Sono proprio queste ultime, infatti, quelle in cui i talebani, che si finanziano con il commercio di droga, sono più attivi;
la produzione e traffico di droga sono anche effetti della instabilità politica e trovano ampio spazio in uno stato debole in cui i signori della guerra possono intimidire o corrompere i funzionari delle autorità incaricate o le forze di sicurezza;
nel breve e anche medio termine l'Afghanistan rischia di essere il luogo con il primato nella produzione di droga. Attualmente ha un enorme vantaggio di prezzo rispetto ai suoi rivali più vicini come produttore illecito di oppio. Fornisce circa il 90 per cento del mercato mondiale, e una quota maggiore anche nel mercato dell'emisfero orientale;
una possibile soluzione per arginare il traffico di droga in Afghanistan sarebbe quella di eliminare il flusso di fondi per trafficanti e dei loro protettori e quindi migliorare la sicurezza e la situazione di governance;
come il fattore «addestramento», anche quello delle colture alternative è un elemento essenziale nel faticoso cammino dell'Afghanistan verso la costruzione di uno stato democratico e la «lotta oppio-altre coltivazioni» va necessariamente vinta, da qui al 2014 -:
se il Governo sia a conoscenza delle informazioni citate in premessa e se non ritenga di dover chiarire la nostra azione operativa nella lotta contro il narcotraffico e la produzione di oppio in Afghanistan.
(4-10175)

REGUZZONI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in data 21 dicembre 2009, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l'esito di una serie di gare d'appalto, denominate rispettivamente A, B e C, per la fornitura di materiale di vestiario ed equipaggiamento destinato all'Arma dei carabinieri;
aggiudicatario dei lotti denominati A2 e B2 risultava essere un raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla Sinergy Group Srl, dalla tessitura di Crevacuore Spa e dalla S.C. Confectii Birlad, situata quest'ultima nel comune rumeno di Barlad;
il lotto A2, d'importo pari a 973.530 euro, è stato aggiudicato con ribasso del 10,48 per cento mentre il B2 d'importo pari a 792.135 euro è stato appaltato con il ribasso dell'8,95 per cento;
aggiudicatario del lotto denominato A3, d'importo pari a 512.277 euro, risultava, altresì un raggruppamento di imprese composto dalla La Griffe Srl e dalla società rumena S.C. Pelmag, basata nel comune di Craiova;
il lotto A3 è stato appaltato con il ribasso del 22,06 per cento -:
quale sia la proporzione di lavorazione eseguita sul territorio nazionale e quella invece realizzata in Romania.
(4-10178)

TESTO AGGIORNATO AL 9 MARZO 2012

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Porto Mantovano (Mantova), con propria deliberazione n. 59 del 5 novembre 2010, ha manifestato la volontà di istruire un'istanza presso il gruppo Poste italiane SpA al fine di istituire un nuovo sportello postale in frazione Bancole di Porto Mantovano;
l'esigenza nasce dal fatto che il comune di Porto Mantovano, in continua espansione abitativa, è collocato a ridosso della città di Mantova, ha diversi centri (Bancole, Sant'Antonio, Montata Carra, Soave) ed una nuova zona residenziale denominata «Drasso». Non sono, inoltre, da sottovalutare le numerose attività commerciali, artigiane ed industriali presenti sul territorio, poste in un asse stradale di collegamento tra le province di Verona, Brescia, Parma, Cremona e vicine al casello autostradale dell'A22;
il costante aumento del numero dei cittadini (oltre i 16.000) accresce le richieste dei servizi postali agli sportelli già presenti sul territorio (frazione di Sant'Antonio e frazione di Soave) incrementando lunghe code agli sportelli stessi anche a causa della complessità di alcune operazioni. Inoltre, la gamma dei servizi offerti da Poste spa si è notevolmente ampliata favorendo un maggior afflusso di utenti presso gli uffici postali;
in questo scenario, il consiglio comunale ha rilevato che vengono segnalate all'amministrazione comunale continue lamentele per la formazione di lunghe code di attesa per la fruizione dei servizi erogati dall'ufficio postale localizzato nella frazione di Sant'Antonio;
la stessa amministrazione comunale ha lamentato il notevole ritardo nella consegna presso lo sportello della posta giornaliera che viene ritirata da un dipendente comunale;
il sindaco di Porto Mantovano Maurizio Salvarani, sulla base della deliberazione consigliare, ha rinviato un'istanza, con le finalità sopra esposte, il 2 dicembre 2010 alla direzione generale del gruppo Poste Italiane S.p.A. ed a quella provinciale -:
se al fine di fare in modo che sia assicurato il servizio postale universale nel comune di Porto Mantovano la società Poste italiane spa intenda accogliere le richieste del citato comune di Porto Mantovano anche salvaguardando gli sportelli già oggi operativi presso le frazioni di Sant'Antonio e Soave.
(5-04014)

Interrogazioni a risposta scritta:

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 12 del decreto-legge n. 78 del 2010 ha abrogato l'articolo 15 della legge 18 dicembre 1973, n. 836 che dava la possibilità alle amministrazioni di autorizzare i dipendenti l'uso del mezzo proprio e l'articolo 8 della legge 26 luglio 1978, n. 417 che prevedeva l'ammontare dei rimborsi per la benzina del mezzo proprio;
vi sono state numerose interpretazioni da parte delle amministrazioni e in ultimo la circolare n. 36 del Ministero dell'economia e delle finanze ha chiarito che per i compiti ispettivi è possibile autorizzare il dipendente all'uso del mezzo proprio;
basandosi su quanto previsto dalla circolare n. 36, la sezione della Corte dei conti della regione Toscana, rispondendo ad una richiesta fatta dal comune di Quarrata (PT), ritiene che sia possibile autorizzare l'uso del mezzo proprio e sia

doveroso da parte dell'amministrazione, fornire l'assicurazione Kasko, ma non rimborsare le spese di benzina;
«a sostegno di tale assunto - recita la deliberazione n. 170 del 17 novembre 2010 della Corte dei conti - vi è anche la circolare della Ragioneria generale dello Stato n. 36 del 22 ottobre 2010, che conclude chiarendo: "l'autorizzazione è finalizzata esclusivamente alla copertura assicurativa dovuta dall'Amministrazione in base alle vigenti disposizioni in materia e resta, comunque, esclusa ogni possibilità di rimborso delle spese per l'utilizzo del mezzo proprio"»;
poiché la sezione della Corte dei conti della regione Lombardia si era espressa in maniera contraria a quanto ritiene quella delle regione Toscana, quest'ultima ha chiesto di devolvere la questione alla Corte di cassazione a sezioni unite;
nel frattempo, i lavoratori pubblici aspettano di sapere se potranno o meno avere il rimborso della benzina o se saranno costretti a versare parte del proprio stipendio al loro datore di lavoro -:
quali iniziative, alla luce di quanto ricordato in premessa, intenda assumere il Ministro affinché i dipendenti non debbano più sostenere tali oneri in prima persona, avendo l'opportunità di assolvere ai loro compiti senza aggravi di questo tipo in un contesto economico già alquanto pesante per i lavoratori dipendenti.
(4-10151)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
puntualmente e soprattutto in occasione dei ponti festivi aumenta il prezzo dei carburanti alla pompa a volte con prezzi non giustificati dall'andamento mondiale dei prezzi petroliferi -:
se non si ritenga di agire con maggiore determinazione nei confronti delle compagnie petrolifere e reti di distribuzione dei carburanti al fine di meglio garantire l'utenza;
se il Ministro abbia provveduto a verificare l'andamento del costo del petrolio alla fonte e dei prezzi alla pompa dei carburanti e se in questo caso siano emerse anomalie nella determinazione dei prezzi.
(4-10152)

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
una delle motivazioni che le compagnie petrolifere e la rete dei distributori di carburanti dichiarano essere un motivo dell'aumento dei prezzi dei carburanti alla fonte è l'eccessivo numero di distributori di benzina e gasolio esistenti in Italia;
di questa problematica in Italia sui parla da decenni -:
quali iniziative abbia concretamente avviato il Ministero al fine di monitorare il numero dei distributori di carburante e quali siano oggi i termini del problema nel nostro Paese, con particolare riferimento ai punti-vendita legati ad ipermercati o centri di grande distribuzione;
quale sia il differenziale di prezzo dei carburanti in questi punti rispetto ai prezzi usualmente praticati dal resto della rete.
(4-10153)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 23 dicembre 2009, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l'esito di una gara d'appalto per la fornitura di un quantitativo «variabile da un minimo, di 500 tute e 200 giubbetti ad un massimo di 700 tute e 400 giubbetti» per il Corpo della Guardia di finanza;
sempre stando alla Gazzetta Ufficiale, l'impresa aggiudicataria risultava essere un raggruppamento temporaneo di imprese

costituito dalle società italiane Cerbul Spa, in posizione di capogruppo, e Meciex Spa, con associata la SC Trend Srl situata ad Alba Iulia, in Romania, con espressa previsione del divieto di subappalto;
l'importo della fornitura di cui al terzo lotto era pari a 143.955 euro, Iva esclusa -:
se le forniture siano andate a buon fine, abbiano superato adeguati controlli di qualità sui prodotti finiti e se siano state adottate misure tese a prevenire efficacemente un possibile ricorso al subappalto, specialmente con riferimento all'impresa associata SC Trend Srl situata in Romania.
(4-10180)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il sito internet Bulgaria-Italia, che si autodefinisce «portale sulla Bulgaria in lingua italiana» pubblica con un certo rilievo la notizia, datata 25 gennaio 2009, secondo la quale «arriveranno dalla Bulgaria le nuove divise e le camicie dei militari italiani»;
nel medesimo testo si legge altresì che «sono state infatti due industrie di Sofia, la Maritzatex e la Gifrab ad aggiudicarsi le gare d'appalto per la fornitura dei capi di abbigliamento a carabinieri, Guardia di finanza ed Esercito. In particolare, l'appalto prevede la realizzazione di 90 mila camicie dell'uniforme estiva per le fiamme gialle ed altre 150 mila camicie per i carabinieri»;
si precisa inoltre che il valore delle due commesse era pari, rispettivamente, ad un milione ed 1,6 milioni di euro;
secondo la stessa fonte, la ditta Gifrab si sarebbe aggiudicata anche un contratto per la fornitura all'Esercito italiano di uniformi da combattimento, berretti, uniformi di servizio e camicie -:
quale forma di appalto abbia consentito alle imprese bulgare di aggiudicarsi le importanti commesse e se siano previsti controlli di qualità che assicurino la rispondenza dei prodotti finali agli standard richiesti dalle Forze armate e dell'ordine del nostro Paese.
(4-10181)

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 8 ottobre 2010, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato l'esito di una gara d'appalto ripartita su tre lotti, rispettivamente: per la fornitura di 1.500 uniformi estive e 3 mila pantaloni estivi al personale femminile della Guardia di finanza; la fornitura di 12.320 paia di scarpe basse nere e 120 mila camicie a maniche corte destinate al personale maschile del medesimo Corpo;
sempre stando alla Gazzetta Ufficiale, l'impresa aggiudicataria del terzo lotto, relativo alla fornitura delle 12 mila camicie a maniche corte, denominata Alfredo Grassi s.p.a. «ricorre all'avvalimento con: Società Comerciala Uniform Lusi S.r.l., con sede in Targu-Romania e Parmatex Textil S.r.l, con sede in Giurgiu-Romania»;
l'importo della fornitura di cui al terzo lotto risulta pari a 1.424.400 euro. Iva esclusa -:
se il ricorso all'istituto dell'avvalimento da parte della società Alfredo Grassi s.p.a. non celi un subappalto vero e proprio della fornitura, implicante la produzione dei beni che ne sono l'oggetto in Romania, e come si intenda operare affinché sia garantito che almeno parte delle lavorazioni venga comunque eseguita in Italia.
(4-10182)

BARBARO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'attuale situazione economica impone gravi sacrifici a tutte le aziende

soprattutto a quelle a partecipazione statale per ridurre le spese e gli sprechi, evitando però di tagliare posti di lavoro;
è stato inaugurato il 28 settembre 2006 a Roma l'asilo nido aziendale «Nanna Bella» di Selex sistemi integrati, società di Finmeccanica;
alla cerimonia d'inaugurazione hanno partecipato l'allora Ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, e gli allora assessori alle politiche educative e scolastiche del comune di Roma, Maria Coscia, all'urbanistica del comune di Roma, Roberto Morassut, il presidente del V Municipio di Roma, Ivano Caradonna, e l'attuale presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini e l'amministratore delegato di Selex sistemi integrati, Marina Grossi;
l'asilo nido, realizzato con il supporto della regione Lazio e del comune di Roma, sorge su un'area di 3.000 metri quadrati e, oltre ai figli dei dipendenti, ospita per una quota del venti per cento, anche bambini provenienti dalle liste del V Municipio di Roma -:
se risulti che tra gli ingegneri che hanno progettato la struttura dell'asilo nido sopra citato vi sia il fratello dell'attuale amministratore delegato di Selex, nonché cognato dell'attuale amministratore delegato di Finmeccanica;
quali e quanti progetti siano stati finora affidati direttamente sia da Finmeccanica che dalle società da essa controllate al fratello dell'attuale amministratore delegato di Selex o indirettamente alla società Team Group, di cui fa parte, e, in caso affermativo, quali siano state le procedure per l'aggiudicazione dei lavori e a quanto ammontino;
quali siano gli orientamenti del Governo in merito a quanto sopra esposto.
(4-10183)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
da un articolo di stampa pubblicato su Il Fatto quotidiano in data 17 dicembre 2010 a pagina 3, a firma di Lillo e Massari si dava ampio risalto ad una indagine condotta dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli, dai pubblici ministeri Curcio e Woodcock e relativa ad una presunta loggia massonica deviata e subito denominata «P4», tendente a compiere attività proibite di dossieraggio e si faceva preciso riferimento ad attività di indagine compiuta nei confronti del parlamentare onorevole Alfonso Papa, indicato come persona «coinvolta» in detta indagine e possibile referente istituzionale del gruppo svolgente tali illecite attività;
di spalla allo stesso articolo si riportava, poi, un profilo di detto parlamentare contenente allusive e offensive illazioni sulla sua persona come soggetto già lambito senza essere indagato, quando era magistrato con incarichi dirigenziali al Ministero della giustizia, da attività investigative compiute dall'allora pubblico ministero Luigi De Magistris, oggi europarlamentare, dando risalto ad intercettazioni svolte nei confronti dell'onorevole Papa;
da articoli di stampa pubblicati su Il Fatto quotidiano e Repubblica in data 18 dicembre 2010, si ritornava sulla vicenda rendendo noto che nei confronti dell'onorevole Papa erano state svolte attività di intercettazioni, pedinamenti e addirittura fotografie e sulla sua persona erano state assunte a sommarie informazioni, amministratori locali, esponenti politici, magistrati e addirittura un Ministro della Repubblica;

entrambi gli articoli indicavano come accusatore dell'onorevole Papa un altro magistrato, in forza peraltro proprio al tribunale di Napoli, e da essi stessi indicato come persona mossa da rancori personali nei confronti del suddetto parlamentare;
in data 18 dicembre 2010, medesima notizia era riportata dal quotidiano Il Giornale che confermava l'esistenza di un'attività di indagine fatta di pedinamenti, addirittura fin sotto il Parlamento ed intercettazioni effettuate nei confronti dell'onorevole Papa e si dava altresì risalto al fatto che durante l'esame di esponenti politici erano state mostrate fotografie del parlamentare scattate all'ingresso della Camera dei deputati;
in data 19 dicembre 2010 il quotidiano La Repubblica dava notizia di una dichiarazione del procuratore della Repubblica di Napoli che nella sostanza confermava l'esistenza di detta attività di indagine;
sempre in data 19 dicembre 2010 il quotidiano Il Mattino pubblicava un articolo nel quale si confermava l'esistenza di indagini svolte nei confronti dell'onorevole Papa e nascenti da dichiarazioni spontanee rilasciate da un magistrato sempre del tribunale di Napoli ai pubblici ministeri napoletani nei confronti del parlamentare;
se tali fatti dovessero rispondere a verità ci si troverebbe di fronte ad una attività d'indagine svolta, ad avviso degli interpellanti, nel totale dispregio delle prerogative e guarentigie parlamentari con attività di pedinamento assimilabili alle intercettazioni perché finalizzate a carpire incontri o conversazioni del parlamentare con altri parlamentari o terzi fin sotto l'ingresso della Camera dei deputati, intercettazioni di conversazioni anche telefoniche effettuate nella conoscenza della qualità di parlamentare del soggetto, fotografie del parlamentare stesso effettuate per fini investigativi poco comprensibili, nonché attività svolte in via generale in palese violazione di tutte le norme in materia di competenza territoriale, visto che i giornali hanno dato ampio risalto della persona di un magistrato che svolge servizio a Napoli che sarebbe stato in buona sostanza l'accusatore del parlamentare -:
se non intenda assumere iniziative ispettive con riferimento a quanto riportato in premessa.
(2-00912)
«Laboccetta, Tortoli, Cicchitto, Garofalo, Germanà, Pittelli, Pelino, Bocciardo, Angelucci, Speciale, Cristaldi, Lehner, Aprea, D'Anna, Contento, Cassinelli, Bergamini, Galati, Soglia, Calderisi, Biancofiore, Migliori, Zacchera, Vella, Pili, Martinelli, Massimo Parisi, Distaso, Mazzocchi, Dima, Osvaldo Napoli, Misiti, Franzoso, Mariarosaria Rossi, De Nichilo Rizzoli, Traversa, Nicolucci, Nucara, Lisi, Toccafondi, Aracri, Beccalossi, Lainati, Sbai, Bianconi, Saltamartini, Laffranco, Formichella, Sisto, Catanoso, Iapicca, Scandroglio, Malgieri, Minasso, Torrisi, Biava, Vincenzo Antonio Fontana, Corsaro, Barani, Ciccioli, Ventucci, De Luca, Pugliese, Simeoni, Scelli, Castiello, Mario Pepe (PdL), Savino, Renato Farina, Gioacchino Alfano, Versace, De Camillis, De Angelis, Porcu, Abrignani, Mussolini, Tommaso Foti, Fallica, Di Caterina, Cesario».

Interrogazione a risposta scritta:

FOGLIARDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la camera penale veneziana «Antonio Ponici» ha deliberato lo stato di agitazione dei penalisti del circondario e proclamato per il giorno 3 dicembre 2010 l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria

in ragione delle gravissime carenze di organico in cui versa la corte d'appello di Venezia, con delibera del 19 novembre 2010;
la camera penale veneziana ha sottolineato come la situazione sia destinata ad aggravarsi ulteriormente per il prossimo pensionamento di taluni magistrati ed il venir meno dell'applicazione di ulteriori tre magistrati del distretto;
la situazione di carenza di organico già in passato segnalata, nonostante l'abnegazione e lo spirito dei singoli magistrati e del personale amministrativo, è evidente anche nel circondario del tribunale di Verona, come già denunciato oltre che dalla camera penale veronese anche nella nota del 1o settembre 2010 del presidente della sezione penale del tribunale di Verona;
la carenza di organico si traduce in una gravissima lesione del diritto ad un processo di ragionevole durata costituzionalmente garantito ad ogni cittadino, sia esso imputato o vittima di un reato;
si assiste a numerosi rinvii di udienze dovuti all'impossibilità di comporre i collegi del tribunale a causa delle sopra richiamate assenze ed applicazioni fuori sedi di vari magistrati;
la mancanza di una corte d'appello a Verona, ufficio assolutamente necessario sia per dislocazione geografica della città che per l'imponente numero di procedimenti che essa genera, è una delle principali fonti di tale profondo disagio nonché di numerosissime declaratorie di prescrizione dei reati;
vi è l'impellente necessità di importanti stanziamenti finanziari anche per progetti sicuramente impegnativi ma altrettanto vitali ed ineluttabili come quello appena citato;
la camera penale veronese, con propria delibera del 21 aprile 2010, ha proclamato l'astensione dalle udienze a causa della riduzione degli orari di apertura degli uffici della procura della Repubblica e per la situazione inaccettabile della struttura nella quale vengono celebrati i processi celebrati avanti il giudice di pace penale con danno ancora una volta alla cittadinanza;
la camera penale veronese si è associata alla protesta della camera penale veneziana «Antonio Fognici»;
il consiglio direttivo della camera penale veronese ha proclamato lo stato di agitazione dell'avvocatura del circondario del tribunale di Verona preannunciando che, in caso di inerzia del Consiglio superiore della magistratura e del Ministero della giustizia, verranno intraprese ulteriori iniziative di protesta invitando, comunque sin d'ora, i magistrati del tribunale di Verona ad una tavola rotonda per discutere dei problemi legati all'attività giurisdizionale che coinvolgono tutti i protagonisti della stessa ma che si riverberano in particolare ed in maniera talvolta drammatica sul cittadino -:
quali iniziative di competenza intenda il Ministro assumere in merito.
(4-10150)

TESTO AGGIORNATO AL 27 GENNAIO 2011

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BRAGA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Gran Consiglio dello Stato del Canton Ticino il 9 novembre 2010 ha approvato una risoluzione che chiede alla Confederazione elvetica, in qualità di proprietaria e gestore, tramite l'USTRA, della rete autostradale, l'introduzione di blocchi programmati al traffico pesante (cosiddetta fase rossa) sull'autostrada A2 tra i valichi di Brogeda (Como), del Gaggiolo (Varese) e Lugano Nord, per un periodo di prova che si estenda almeno fino al termine dei lavori attualmente in corso e quelli prossimi programmati dall'USTRA;

questa proposta, avanzata in relazione ai frequenti rallentamenti causati dai ben 4 cantieri contemporanei di manutenzione e di riparo fonico aperti da mesi sull'autostrada A2, fa ricorso al meccanismo della gestione del dosaggio del traffico merci stradale attraverso le Alpi previsto per singoli casi critici;
così come formulata la richiesta introduce un'inaccettabile forzatura della possibilità suddetta, attraverso l'attuazione, per un periodo indefinito di molti mesi e per tutti i giorni lavorativi, della «fase rossa» consistente nel blocco della circolazione per i mezzi pesanti dalle ore 6.30 alle ore 9.00 in direzione sud-nord, e dalle ore 17.00 alle ore 20.00 in direzione nord-sud;
si rileva, inoltre, che la misura auspicata appare viziata da un dubbio fondamento giuridico, in ragione dell'accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione elvetica e la Comunità europea sul trasporto delle merci su strada e per ferrovia, ispirato al principio di uno scorrimento agevole del traffico e alla determinazione di una politica coordinata dei trasporti;
le associazioni di categoria economiche e dei trasporti della provincia di Como e del Canton Ticino hanno peraltro evidenziato le ricadute negative che questa proposta, se accolta dal Governo federale elvetico, causerebbe ai territori interessati, in termini di gravi disagi ai collegamenti internazionali su strada verso il centro e nord Europa, con maggiori costi e allungamento dei tempi di consegna delle merci gravanti sull'intero sistema economico delle province di confine;
gli stessi soggetti hanno pertanto sottoscritto un appello alle Autorità federali elvetiche e al Governo centrale affinché non sia data attuazione alla proposta avanzata; contestualmente, anche attraverso il diretto interessamento della Camera di commercio di Como, si sono rivolte alle autorità governative italiane affinché si facciano parte attiva per favorire un ripensamento del Governo ticinese e per sollecitare l'autorità confederale ad evitare l'assunzione di provvedimenti che contraddicano la ricerca di accordi di reciprocità tra la Svizzera e l'Unione europea -:
quali iniziative si intendano intraprendere per favorire un ripensamento del Governo ticinese al riguardo, al fine di scongiurare l'attuazione della suddetta «fase rossa» dei blocchi programmati al traffico pesante sull'autostrada A2 tra i valichi di Brogeda (Como), del Gaggiolo (Varese) e Lugano Nord.
(5-04007)

DAL LAGO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'entrata in vigore del nuovo orario invernale di Trenitalia ha penalizzato ancora una volta la stazione di Vicenza sui più importanti collegamenti ferroviari;
il piano aziendale dalla società Trenitalia rischia di isolare la città di Vicenza e la sua provincia dalle grandi vie del trasporto nazionale ed internazionale, rappresentando un serio ostacolo allo sviluppo dell'economia del territorio;
il nuovo orario conferma la volontà di Trenitalia di puntare sull'alta velocità; nel quadro dei collegamenti nazionali non sono state ripristinate le tratte eurostar dirette a Roma e quelle verso il Sud, precedentemente soppresse, ed è stata esclusa la fermata di Vicenza sulla tratta Venezia-Milano;
sintomatica è la situazione sulla tratta Venezia-Milano. Due anni fa, per agevolare i passeggeri di Venezia, Mestre e Padova sono stati istituiti alcuni eurostar che saltavano le stazioni di Vicenza, Verona e Brescia, assicurando un risparmio di circa 20 minuti di tempo complessivo. Successivamente è stata ripristinata la fermata di Verona e adesso quella di Brescia, mentre Vicenza continua ad essere saltata per realizzare un incomprensibile risparmio di 8 minuti;
la fermata di Vicenza non risulta, infine, inserita tra le tappe del nuovo

collegamento eurocity Venezia-Monaco, nonostante Vicenza sia la prima provincia veneta per export nei Paesi dell'Unione europea; tale scelta è un'occasione mancata per rendere il servizio ferroviario più efficiente e competitivo;
la carenza di collegamenti efficienti e rapidi con la città e la provincia di Vicenza non solo reca disagi ai cittadini e agli imprenditori che sono privati della possibilità di spostarsi liberamente sul territorio nazionale, ma limita anche lo sviluppo turistico della città, che è patrimonio dell'UNESCO per le ville e i monumenti di Andrea Palladio;
oltretutto l'esclusione della fermata dal progetto relativo alla realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità del «corridoio 5» già penalizza la città di Vicenza e la provincia. Quest'ultima è al terzo posto per il prodotto interno lordo nel nostro Paese e pertanto necessita in questa difficile fase economica di essere sostenuta -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per far sì che la città e la provincia di Vicenza non vengano penalizzate dall'entrata in vigore dell'orario invernale adottato dalla società Trenitalia;
come intenda adoperarsi affinché vengano potenziati e valorizzati i collegamenti ferroviari da e per la città e la provincia di Vicenza a vantaggio di tutto il territorio e dei cittadini.
(5-04012)

MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Mantova-Milano è ormai diventata, ogni giorno, una vera e propria odissea per i pendolari (studenti, operai, insegnanti, impiegati) che la utilizzano;
guasti alla linea elettrica ed ai locomotori, carrozze fredde e poco pulite determinano una situazione di straordinario e grave disagio quotidiano che si sostanzia nell'accumulo di ore ed ore di ritardi;
si è di fronte alla negazione di un servizio fondamentale per la mobilità, alternativa alla gomma, dei cittadini, i quali pagano biglietti ed abbonamenti e non godono di alcun rimborso per i forti disguidi che devono sopportare;
le istituzioni pubbliche, a giudizio dell'interrogante, non hanno investito alcunché per ammodernare la linea e rendere questo servizio degno di una società rispettosa dei diritti dei cittadini. Le uniche scelte compiute dalla regione Lombardia hanno riguardato la soppressione di tre fermate in provincia di Mantova (Castellucchio, Marcaria e Bozzolo) negli orari più consoni alle esigenze dei pendolari -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale situazione incresciosa ed insopportabile per chiunque (così dovrebbe essere anche per chi ha responsabilità di governo e spende i soldi dei contribuenti) e quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di Trenitalia per porre fine a quella che all'interrogante appare un'esperienza da «far west» della linea Mantova-Milano e renderla moderna ed efficiente per i pendolari.
(5-04013)

LANZARIN. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da domenica, 12 dicembre 2010, è in vigore il nuovo orario ferroviario di Trenitalia che penalizza lo scalo ferroviario di Vicenza, escludendo la stazione dai più importanti traffici nazionali;
il fatto più significativo è il ripristino dei collegamenti diretti Venezia-Torino, spariti con l'arrivo dei treni Frecciabianca, due avviati nel corso dell'anno e un terzo con il nuovo orario, ma tali collegamenti sembrano studiati per i cittadini torinesi,

visto che tutti e tre i treni partono da Torino di mattina e vi tornano la sera;
un cittadino vicentino che volesse partire di mattina da Vicenza e tornare la sera dovrebbe per forza fare il cambio a Milano, non potendo beneficiare di un collegamento diretto;
il nuovo orario di Trenitalia conferma che quest'ultima punta tutto sull'alta velocità e sui supertreni nelle tratte più remunerative di Torino-Milano-Roma-Napoli;
in questo contesto per la città di Vicenza sembrano non esserci vantaggi ma anzi solo penalizzazioni;
ultimamente sono state ripristinate le fermate di Verona e Brescia su alcuni collegamenti degli Eurostar ma non la fermata di Vicenza, soppressa insieme alle prime due anni fa -:
se il Ministro intenda approfondire le questioni sopraesposte ed assumere iniziative nei confronti di Trenitalia affinché riconsideri Vicenza come scalo fondamentale per i trasporti del Veneto e per quelli nazionali.
(5-04015)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle nevicate che hanno investito nei giorni 17/18/19 dicembre 2010 il territorio appenninico tra Umbria, Toscana e Romagna, si sono verificati gravissimi disagi per gli utenti lungo la strada di grande comunicazione E45 nel tratto compreso tra gli svincoli di San Giustino Umbro e Bagno di Romagna;
la strada, lungo il tratto di cui al punto precedente, è stata chiusa creando problemi di sicurezza per gli utenti rimasti bloccati con i propri veicoli nei pressi del valico di Verghereto, nonché forti disagi per gli utenti diretti verso nord e verso sud, ed intasamento con la formazione di code chilometriche lungo la viabilità ordinaria dell'Altotevere Umbro, della Valtiberina Toscana e della Valle del Savio;
il tratto suddetto della E45 è oggetto da decenni di lavori di manutenzione e messa in sicurezza che si sono succeduti senza soluzione di continuità e che creano ormai da anni una strozzatura nei pressi di Verghereto, ove è posizionato un impianto semaforico;
il tratto in questione è sempre soggetto a forti nevicate ed ogni inverno gli utenti subiscono gravi disagi dovuti all'inefficienza degli interventi di contrasto alla formazione di ghiaccio e deposito di neve sul manto stradale eseguiti dall'Anas;
la E45 costituisce la spina dorsale della viabilità umbra, assicurando un vitale sbocco verso la Pianura Padana e collegando Toscana, Umbria e Romagna;
la E45 insiste per oltre il 65 per cento del suo tracciato in territorio umbro; il punto più critico della stessa insiste solo in un breve tratto tra Toscana e Romagna -:
se il Ministro sia a conoscenza dei gravi disagi che si sono verificati lungo la E45 ed in che modo intenda intervenire affinché l'Anas fornisca una relazione sulle modalità con le quali è stata gestita l'emergenza dovuta alle precipitazioni nevose, con particolare riferimento all'utilizzo di mezzi sgombraneve e spargisale;
se intenda intervenire al fine di razionalizzare e rendere più efficaci gli interventi, assicurando che la competenza sul tratto toscano della E45 sia affidata alla direzione Anas dell'Umbria.
(4-10166)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea il 17 novembre 2010 ha presentato le priorità per i prossimi 20 anni riguardanti le infrastrutture energetiche stabilite nell'ottica di adeguare le reti al XXI secolo. La comunicazione

individua i corridoi Ue prioritari per il trasporto di elettricità, gas e petrolio. Sulla base di questa mappa di priorità saranno prese in futuro le decisioni relative al rilascio di autorizzazioni e al finanziamento di progetti Ue concreti;
anche queste priorità fanno parte dell'impegno dell'Unione europea ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento entro il 2020, ad accrescere la quota di energia rinnovabile fino al 20 per cento del consumo finale e ad aumentare il rendimento energetico del 20 per cento. Per raggiungere questi obiettivi energetici ed ambientali solo per trasporto di energia, gasdotti e reti sono necessari investimenti per 200 miliardi di euro. Poiché si calcola che i finanziamenti verranno solo in parte dal settore privato, il divario da colmare sarà pari a 100 miliardi di euro;
le infrastrutture energetiche sono un elemento chiave per raggiungere gli obiettivi in materia di energia: dalla sicurezza di approvvigionamento all'integrazione delle fonti di energia rinnovabili con il rendimento energetico fino al corretto funzionamento del mercato interno;
sulla base di questi corridoi predefiniti nel 2012 saranno individuati dei progetti di «interesse europeo» che dovrebbero beneficiare di finanziamenti dell'Unione europea e di concessioni edilizie, che prevedono un limite temporale per la decisione finale e garantiscono nel contempo il pieno rispetto della normativa Ue, in particolare quella in materia di ambiente, e la partecipazione del pubblico. Nelle fasi di progettazione e realizzazione di questi progetti la Commissione favorisce la cooperazione regionale di questi progetti la Commissione favorisce la cooperazione regionale tra Paesi diversi. Vengono definiti anche obiettivi a lungo termine come le «autostrade dell'elettricità» europee -:
se il Governo sia a conoscenza della comunicazione dell'Unione europea in materia di infrastrutture energetiche e, in caso affermativo, quali siano le prospettive in merito e quali iniziative intenda mettere in campo.
(4-10176)

D'ANNA, STASI, DE GIROLAMO, NICOLUCCI, FORMICHELLA, IAPICCA, DE LUCA, MUSSOLINI, COSENTINO, ZINZI, PETRENGA, PAOLO RUSSO, LANDOLFI, PORFIDIA e CARLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel dicembre del 2004, dopo le procedure di gara iniziate nel mese di giugno, nell'imminenza della scadenza del contratto di programma tra la regione Campania, il Ministero dell'università, il Ministero della salute, il comune di Caserta e la Seconda Università di Napoli, veniva firmato, tra la Seconda Università di Napoli e la Immobilgi Federici Stirling, il contratto di appalto per i lavori di realizzazione del policlinico di Caserta;
contestualmente alla firma del contratto, venivano consegnate alla ditta aggiudicataria, le aree oggetto dell'intervento;
il giorno seguente alla firma del contratto, la ditta aggiudicataria constatava che le aree interessate dal progetto non erano state completamente espropriate ed occupate;
nonostante tale impedimento, la ditta aggiudicataria procedeva subito ad una esecuzione parziale dei lavori;
alla verifica dei calcoli strutturali relativi all'opera in corso di realizzazione, emergevano gravi lacune tecniche e normative e, al fine di non sospendere i lavori, si procedeva a redigere, a spesa della ditta aggiudicataria, un progetto stralcio delle opere, per un valore di 5.000.000 di euro su di un totale appaltato di 149.000.000 di euro. Lo stralcio prevedeva l'adeguamento tecnico e normativo;
dopo circa quattro anni dall'inizio dei lavori e tre perizie di variante, senza alcuna sospensione dei lavori, dopo l'iniziativa

giudiziaria messa in atto dalla ditta aggiudicataria al fine del riconoscimento di quanto fino a quella data realizzato, il 2 aprile del 2009 la Seconda Università di Napoli comunicava alla ditta aggiudicataria la risoluzione del contratto per grave ritardo nella esecuzione dei lavori (55 giorni). La risoluzione del contratto avveniva nonostante mancasse ancora un anno e mezzo alla consegna dei lavori prevista dal contratto, le aree interessate dai lavori non fossero ancora completamente disponibili e la ditta aggiudicataria continuasse regolarmente l'esecuzione dei lavori;
il provveditorato alle opere pubbliche della regione Campania inviava una relazione ai Ministeri competenti, con la quale suggeriva, a seguito dei comportamenti della Seconda Università di Napoli, il commissariamento dell'opera;
la Immobilgi Federici Stirling ha impugnato, dinanzi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, la risoluzione unilaterale del contratto da parte della Seconda Università di Napoli;
in data odierna, a due anni dalla risoluzione del contratto, la Seconda Università di Napoli, non è ancora risuscita a riaffidare i lavori, continuando ad interpellare le imprese a suo tempo non vincitrici della gara di appalto, senza tenere conto del fatto che le stesse dovrebbero accettare un appalto a cui hanno partecipato sei anni fa, applicando le condizioni della ditta aggiudicataria ovviamente ben più onerose di quelle all'epoca da loro offerte -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali eventuali iniziative, per quanto di loro competenza, intendano assumere al fine di trovare una soluzione alle problematiche segnalate.
(4-10188)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA e CARLUCCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è vivace in questi giorni la polemica e la discussione politica circa la partecipazione a manifestazioni di piazza da parte di elementi violenti più o meno noti alle forze dell'ordine;
risulta essere tuttora vigente la norma che prevede il divieto di porsi in maniera non riconoscibile in luogo pubblico -:
se non ritenga di assumere iniziative normative al fine di vietare chiaramente la partecipazione a qualsivoglia manifestazione di protestadi persone con il volto coperto e protetto da caschi più o meno integrali, posto che con questa semplice disposizione sarebbe possibile intervenire per bloccare chi si avvicini a manifestazioni potenzialmente violente.
(4-10162)

LO PRESTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Il Giornale di Sicilia del 13 dicembre 2010 ha pubblicato il resoconto della convention che si è svolta a Palermo il giorno precedente, nell'ambito della quale il presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, senatore Carlo Vizzini, ha commentato la situazione economica, sociale e politica della città di Palermo facendo riferimento all'esistenza di «un comitato di affari che si è impossessato della città»;
la frase riportata tra virgolette da Il Giornale di Sicilia, pronunciata pubblicamente da un così autorevole esponente politico, che bene conosce le vicende cittadine, getta una luce inquietante sulla situazione nella città di Palermo -:
quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere il Governo in relazione a quanto esposto in premessa.
(4-10186)

TESTO AGGIORNATO AL 7 GIUGNO 2011

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRIMOLDI, STUCCHI, CAVALLOTTO e GOISIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto Marconi di Gorgonzola (MI) è teatro, da oramai alcune settimane, di scioperi, picchetti e volantinaggi sul tema della riforma scolastica;
negli scorsi giorni ha avuto luogo un'assemblea interna alla scuola per la quale il preside aveva concesso le prime tre ore di lezione che però poi si è estesa a tutta la giornata;
il tema dell'incontro era la riforma «Gelmini» e tra i relatori, oltre ai rappresentanti di istituto (del collettivo di sinistra), c'erano due ragazzi del centro sociale «Cantiere» di Milano (non studenti);
durante il suddetto incontro è stato mostrato anche un filmato critico nei confronti della riforma attuale confrontata a riforme del passato;
l'incontro, peraltro, è avvenuto senza la presenza di alcun contraddittorio ed è stato imperniato da considerazioni politiche contro le azioni intraprese dal Governo in merito alla riforma Gelmini che nulla hanno a che fare con un intento formativo;
dalle dichiarazioni rilasciate da alcuni studenti si evince come la situazione fosse imbarazzante e che fosse praticamente impossibile esprimere opinioni diverse da quelle illustrate;
iniziative di questo genere sono inopportune e non garantiscono ai ragazzi la possibilità di farsi un'idea oggettiva e plurale delle problematiche affrontate -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare affinché tali episodi non si ripetano;
se non ritenga pertanto opportuno assumere iniziative per richiamare il dirigente scolastico dell'istituto sopra citato affinché non autorizzi nuovamente conferenze di questo genere, peraltro senza contraddittorio.
(5-04008)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2011

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in questi mesi si è determinata una situazione drammatica per 25.000 lavoratori italiani. Si tratta dei lavoratori ex lsu e dei lavoratori dei cosiddetti «appalti storici» in forze presso gli istituti scolastici italiani, i quali continuano responsabilmente ad operare, nonostante i ritardi nel pagamento della retribuzione e l'incertezza del futuro lavorativo;
il 17 novembre 2010 si è svolto presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un incontro con le organizzazioni sindacali che hanno illustrato questa complessa situazione. Va sottolineato che gli appalti sono in scadenza ed il 31 dicembre 2010, difatti, rappresenta la data ultima per decidere della sorte lavorativa di queste migliaia di persone per l'anno 2011. Il 2 dicembre 2010 le stesse organizzazioni sindacali hanno ribadito, attraverso una manifestazione, la gravità della situazione sopraesposta ed hanno chiesto l'attivazione di procedure atte a tutelare i livelli occupazionali;
nonostante le numerose interrogazioni presentate in merito e l'ordine del giorno presentato in Assemblea in data 19 novembre 2010, accolto dal Governo, teso ad individuare le opportune risorse finanziarie che consentissero la stabilizzazione, a tempo pieno, dei lavoratori socialmente utili, «co.co.co.» ed ex lsu in cooperativa,

attualmente non risultano iniziative atte a garantire il prosieguo degli appalti per il 2011 per nessuno dei lavoratori sopraccitati;
si sta parlando di lavoratori e lavoratrici che rappresentano una forza lavoro fondamentale per il mantenimento delle condizioni igienico sanitarie dei nostri istituti scolastici, senza le quali sarebbe difficile immaginare il mantenimento dei servizi in uso ai nostri studenti;
questo contesto di estrema emergenza determina, drammaticamente, che le ricadute più pesanti scaturite dai tagli adottati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca colpiranno i lavoratori del Mezzogiorno e, nella fattispecie, soprattutto le lavoratrici che rappresentano una cospicua percentuale dei lavoratori rientranti in questo settore, andando ad incrementare il già drammatico tasso di disoccupazione femminile nell'Italia meridionale;
inoltre, l'assenza di certezza in merito alla proroga degli appalti determinerebbe una complessiva penalizzazione del territorio meridionale, che già risulta essere gravemente compromesso dal punto di vista economico-occupazionale -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire con urgenza, adoperandosi affinché venga fatta chiarezza in merito, assicurando che siano destinate le risorse necessarie per garantire la tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori e delle lavoratrici interessati per l'anno 2011 e, congiuntamente, per scongiurare il rischio che i tagli prospettati di fatto si traducano in un abbassamento degli standard minimi di efficienza, igiene e qualità degli istituti scolastici pubblici italiani.
(5-04010)

Interrogazioni a risposta scritta:

MURER, FARINA COSCIONI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 10 novembre 2010, la firmataria del presente atto ha presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro del lavoro e delle politiche sociali per chiedere se fosse a conoscenza del fatto che l'INPS sottopone, nell'ambito del suo programma di verifica sulle pensione di invalidità, malati considerati irreversibili, a nuova visita di controllo, e se non ritenesse il Ministro di intervenire per verificare presso l'INPS il corretto svolgimento delle procedure di controllo e di erogazione delle pensioni di invalidità;
precedentemente, in data 29 luglio 2010, nella seduta della Camera dei deputati, nel corso dell'iter che ha portato all'approvazione della legge n. 122 del 2010 (già A.C. 3638) di conversione del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, veniva accolto dal Governo un ordine del giorno a prima firma dell'interrogante che impegnava il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative nei confronti dell'INPS affinché avesse cura di evitare i controlli su soggetti titolari di pensione che fossero portatori di menomazione di natura irreversibile o di patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante;
entrambe le richieste nascevano dalla constatazione che chi è portatore di menomazione irreversibile non può regredire dalla sua condizione e quindi la visita di controllo diventa inutile, superflua, e unicamente fonte di disagio per l'utente e la sua famiglia;
per queste ragioni, del resto, un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze (2 agosto 2007), in virtù delle considerazioni sopra esposte, esclude esplicitamente dal piano di verifica che l'INPS deve realizzare, nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile, coloro che siano affetti da malattie ingravescenti;
nonostante i ripetuti solleciti di cui sopra e le disposizioni normative, risulta

all'interrogante che continui, da parte dell'INPS, la chiamata a visita di verifica di utenti con malattie irreversibili;
uno degli ultimi casi, denunciato al presidente dell'INPS di Venezia e al presidente dell'Ordine dei medici di Venezia, riguarda un cittadino di Spinea (Venezia), Giampaolo Lavezzo, 65 anni, disabile dalla nascita, affetto da tetraparesi spastica, con uno stato clinico che negli anni si è aggravato conducendolo alla non deambulazione;
il signor Lavezzo, dopo una vita passata ostinatamente a lavorare, rifiutando la pensione di invalidità, nel 2004, provato nel fisico, ha presentato istanza anche per l'indennità di accompagnamento prevista dalla legge n. 18 del 1980, che la commissione di prima istanza dell'Ulss n. 13 di Venezia ha riconosciuto;
per il giorno 22 dicembre 2010 alle ore 8 e 30, il signor Lavezzo, è stato convocato presso il centro medico legale INPS di Venezia per una visita medica di controllo in riferimento al piano di verifica da realizzare nei confronti dei titolari di benefici economici di invalidità civile;
nella lettera che il signor Lavezzo ha scritto e ha reso pubblica si legge: «In tanti anni mi sono sottoposto a decine di accertamenti per verificare la disabilità che convive naturalmente in me stesso. Stavolta credo si stia oltrepassando il limite della decenza. (...) Pretendere che una persona della mia età, residente in periferia, venga a Venezia, alle otto e mezza del mattino per controllare se è ancora disabile è veramente il massimo del minimo buon senso. Dovrò alzarmi verso le quattro, partire da casa intorno alle sette, pagarmi un assistente automunito, prenotare il parcheggio, impresa assai difficile trattandosi dell'antivigilia di Natale, prenotare una barca attrezzata del Comune di Venezia, anche questa operazione non facile dato l'orario di accompagnamento a scuola ed al lavoro». Il tutto per verificare, per l'ennesima volta, una infermità accertata come permanente e irreversibile, come risulta da atti e documentazioni già in possesso dell'INPS;
casi come quelli del signor Lavezzo se ne contano a decine, e vengono segnalati da ogni parte d'Italia -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non ritenga necessario intervenire con sollecitudine e urgenza al fine di evitare che l'INPS sottoponga, nell'ambito del suo programma di verifica, malati considerati irreversibili, a nuova visita di controllo, così come previsto dal decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 2 agosto 2007 e in ottemperanza a quanto disposto dall'ordine del giorno richiamato in premessa e accolto dal Governo, in sede di discussione e approvazione della legge n. 422 del 2010 (già A.C. 3638), di conversione del decreto-legge 31 maggio 2010 n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
(4-10155)

FARINONE e MOSCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Monza e Brianza sono oltre 450 le aziende del settore metalmeccanico che versano in condizioni di crisi;
gli addetti occupati in queste aziende sono oltre 14.000, dei quali 10.000 coinvolti dall'utilizzo di ammortizzatori sociali (Cassa integrazione guadagni ordinaria, Cassa integrazione guadagni straordinaria, mobilità, Cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga);
con l'accordo del 7 gennaio 2010 è stato concessa la Cassa integrazione guadagni straordinaria a 66 dipendenti della Yamaha Motor Italia di Lesmo, unitamente ad iniziative di ricollocazione, riqualificazione e formazione professionale dei lavoratori stessi posti in Cassa integrazione guadagni straordinaria;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ritiene di dover concedere la Cassa integrazione guadagni straordinaria

per il secondo anno solo a fronte della ricollocazione del personale e non per gli altri percorsi, creando così di fatto gravi discriminazioni tra i lavoratori;
la Yamaha ha stanziato, in accantonamento nel bilancio consuntivo 2009, una cifra importante (circa 7,5 milioni di euro) per contenziosi legali, ripristino sito, prepensionamenti: il tutto riferito all'accordo del 7 gennaio 2010;
tale cifra, sproporzionata rispetto a quella più modesta messa a disposizione per ottemperare ai contenuti dell'accordo medesimo, ha indignato i lavoratori estromessi e determinato la riapertura di un contenzioso;
da circa due mesi si è aperta una trattativa tra l'azienda, le organizzazioni sindacali e la rappresentanza sindacale unitaria per adeguare gli aspetti economici dell'accordo del 7 gennaio 2010 per tutti i dipendenti posti in Cassa integrazione guadagni straordinaria;
da pochi giorni invece la Yamaha ha assunto un atteggiamento radicalmente negativo, limitando i suoi interventi economici solo agli 8/9 lavoratori in fase di prepensionamento;
i lavoratori per protestare contro le difficoltà frapposte dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dalla Yamaha Motor Italia come sopra denunciate, hanno organizzato, nonostante il grande freddo ed i conseguenti pericoli per la loro salute, un presidio davanti alla fabbrica di Lesmo, esattamente come un anno fa, allorché quattro operai trascorsero sei lunghe notti al freddo sul tetto dello stabilimento -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda riportata in premessa e quali siano i suoi intendimenti in merito;
se il Ministro non ritenga necessario prorogare i termini della cassa integrazione guadagni straordinaria almeno per un altro anno in favore dei numerosi lavoratori che non hanno ancora trovato altra occupazione a causa della grave crisi economica ed occupazionale che ancora interessa anche la provincia di Monza e Brianza;
se non ritenga opportuno convocare al più presto un tavolo istituzionale tra la Yamaha Motor Italia, le organizzazioni sindacali e la rappresentanza sindacale unitaria al fine di favorire una costruttiva trattativa economica volta a riconoscere il diritto al lavoro, diritto costituzionalmente garantito, a tutti i lavoratori estromessi dalle attività produttive aziendali;
quali urgenti iniziative intenda adottare per sostenere e agevolare concretamente i lavoratori impegnati in una vertenza che nessuno di loro immaginava di dover riaprire.
(4-10169)

NACCARATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 17 novembre 2010 l'interrogante ha presentato un'interrogazione a risposta scritta (n. 4-09487) indirizzata ai Ministri dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali relativa alla crisi economico-finanziaria che ha colpito Helios Technology, società per azioni con sede a Carmignano di Brenta (Padova), soggetta alla direzione e al coordinamento della società Kerself Spa con sede a Prato di Correggio (Reggio Emilia) che da giugno 2006 ne detiene il 70 per cento del capitale sociale;
l'11 novembre 2010 i dirigenti e le rappresentanze sindacali di Helios Technology hanno predisposto la cassa integrazione per 190 dei 200 dipendenti dopo che l'esposizione finanziaria dell'azienda ha raggiunto all'incirca i 90 milioni di euro;
l'interrogante esprime preoccupazione per l'erogazione «a singhiozzo» degli stipendi relativi al 2010;
la crisi finanziaria di Helios Technology è da imputarsi alle difficoltà economico-finanziarie che hanno colpito la società

controllante Kerself spa. In particolare, la formazione del passivo nel bilancio di Helios Technology appare riconducibile ad operazioni decise da Kerself spa tra le quali ad esempio si segnala la mancata risoluzione del procedimento amministrativo (lodo del valore di circa 30 milioni di euro) con Jiang X1 Ldk Solar Hi Tech Co, società cinese leader mondiale nella fornitura di «wafers» in silicio, con la quale era stato stipulato un contratto per la fornitura della materia prima a costi precedenti al crollo mondiale del prezzo del silicio avvenuto nel 2009;
sovraccarico delle fatturazioni di Kerself Spa nella contabilità di Helios Technology e malversazioni contabili effettuate mediante il doppio conteggio della merce in transito e quella in giacenza;
collocazione non riuscita di un bond obbligazionario da parte di Kerself, la cui asta ha raccolto circa la metà dei proventi rispetto alle previsioni;
tra gli azionisti rilevanti di Kerself spa al 31 giugno 2009 risultavano: Finmav Spa (detentore del 29,9 per cento del capitale sociale). Franco Traverso (8,66 per cento). Banca Monte dei Paschi di Siena Capital Services per le Imprese spa (3,83 per cento), Nobis Srl (2,23 per cento). Mais Spa (2,16 per cento), Pioneer Asset Management Sa (2,03 per cento) e «Free float» (51,39 per cento). Il 30 giugno 2010 i principati azionisti di Kerself Spa risultavano essere invece Finmav Spa (detentrice del 29,9 per cento del capitale sociale) e Mais Spa (2,16 per cento. La rimanente quota del 67,94 per cento risulta essere «Free float»;
Kerself spa, oltre a Helios Technology, controlla le seguenti società: Ecoware Spa (65 per cento del capitale sociale). Nuova Thermosolar (100 per cento), Dea Srl (60 per cento, Saem Srl (55 per cento), Helios Technology Enerji Ithalat Irracat Ve Ticareti (51 per cento), Jan Pumps Sanayi Ve Dis Ticaret Limited (85 per cento) Hd Power Energy Srl (40 per cento), Ircem Industriale (100 per cento) e Jet Srl (100 per cento);
il 12 novembre 2010 il consiglio di amministrazione di Kerself Spa risultava composto da Pier Angelo Masselli (presidente e amministratore delegato), Marco Giorgi (vicepresidente esecutivo), Igor Akhmerov (consigliere non esecutivo), Giuseppe Pellacani (consigliere non esecutivo) e Gian Marco Nicelli (consigliere non esecutivo);
il 23 novembre 2009 la Consob ha notificato a Kerself Spa una contestazione emessa ai sensi degli articoli 193 e 195 del Testo unico della finanza, relativa alla violazione dell'articolo 87 del regolamento di attuazione del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, concernente la disciplina degli emittenti. In particolare Consob contesta a Kerself Spa di non aver comunicato tempestivamente e con la dovuta completezza le operazioni di acquisto di azioni proprie effettuate per suo conto dall'intermediario Intermonte Sim Spa;
il 7 dicembre 2010 Kerself Spa ha comunicato la notifica di un atto di citazione da parte del tribunale civile di Reggio Emilia (per conto della Consob) relativo all'impugnazione dei bilanci civilistico e consolidato al 31 dicembre 2009 dell'emittente quotata. I punti oggetto di citazione sono la valutazione dei lavori in corso su ordinazione, la verifica del valore dell'avviamento iscritto nel bilancio consolidato e la valutazione delle opzioni di vendita sulle quote di minoranza;
è attualmente pendente innanzi al tribunale civile di Latina un contenzioso tra Kerself Spa e la controllata Dea Srl, procedimento promosso da Luigi Sellaroli, socio al 40 per cento di Dea Srl. Il 25 maggio 2010 il tribunale laziale ha depositato un'ordinanza di accoglimento del ricorso del Sellaroli e predisposto la revoca dalla carica di amministratori di Dea Srl per Pier Angelo Masselli e Giuseppe Pellacani. Ad agosto 2010 il socio di minoranza Sellaroli ha avviato ulteriori procedimenti nei confronti di Kerself, degli amministratori Masselli e Pellacani, della società di revisione Rsm Italy e dei sindaci Tron e Maugeri per presunte irregolarità

nelle attività di gestione e coordinamento di Dea Srl e per mancata omissione dell'esercizio dei controlli stabiliti dalla legge. Il secondo atto di denuncia verte sulle presunte violazioni del patto parasociale siglato il 15 giugno 2007;
al di là delle ipotesi al vaglio degli organi competenti quali la Consob, la magistratura e la Guardia di finanza, l'interrogante esprime forte preoccupazione per il futuro occupazionale dei 200 lavoratori dello stabilimento di Carmignano di Brenta. Si tratta di lavoratori depositari di un know-how strategico che hanno dimostrato negli armi un eccellente livello della produzione -:
se i Ministri siano al corrente dei fatti fin qui esposti;
quali concrete misure i Ministri intendano adottare per tutelare una realtà produttiva particolarmente significativa nella provincia di Padova anche assicurando la massima trasparenza nella fase di trattativa per la ricapitalizzazione dell'azienda al fine di produzione e delle quote di mercato.
(4-10184)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
si apprende dai quotidiani odierni che l'Unione europea avrebbe provveduto a stampare in milioni di copie delle agende-calendario per il 2011 in cui sarebbero indicati i giorni festivi di diverse religioni minoritarie nell'Unione, ma non di quelle cristiane, a cominciare dal Santo Natale -:
se quanto sopra corrisponda a verità e se risulti quanto sia costata questa opinabile iniziativa;
in caso affermativo, in che modo il Governo italiano intenda stigmatizzare questa iniziativa che appare offensiva per milioni di cittadini europei che nelle loro diverse confessioni si richiamano alla religione cristiana, di gran lunga maggioritaria sul continente, e che nella festività del Santo Natale hanno una preziosa fonte di riflessione e recupero delle proprie idealità.
(4-10167)

TESTO AGGIORNATO AL 25 GENNAIO 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

MANCUSO, PORCU, BARANI e CARLUCCI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 81 del 2008, che ha dato attuazione all'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, disciplina anche l'attività dei medici del lavoro;
l'articolo 13 del decreto impedisce, al personale delle pubbliche amministrazioni assegnato agli uffici che svolgono attività di vigilanza, di prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, attività di consulenza;
l'articolo 39 del decreto impedisce ai dipendenti delle strutture pubbliche assegnati agli uffici che svolgono attività di vigilanza di prestare, ad alcun titolo e in alcuna parte del territorio nazionale, attività di medico competente;
i due articoli citati disperdono tutto il bagaglio esperienziale dei medici del lavoro dipendenti pubblici e, di fatto, creano una disparità di trattamento nell'ambito della professione medica, impedendo solo a questi specialisti l'attività libero-professionale;
la ratio degli articoli succitati non risulta comprensibile agli interroganti, se

non in un eccesso di garantismo che ottiene l'unico effetto di ingessare la professione medica;
l'articolo 3 della Costituzione recita che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative per modificare gli articoli 13 e 39 del decreto n. 81 del 2008 ai dipendenti di strutture pubbliche assegnati agli uffici che svolgono attività di vigilanza, attività di consulenza e di medico competente sul territorio nazionale, ad eccezione di quello di competenza della ASL di appartenenza lavorativa.
(5-04011)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «in fase di approvazione» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2008-007447-14; codice protocollo: 222500; titolo protocollo: Asse GH-IGF-1 e sclerosi multipla: implicazioni cliniche (studio di prevalenza); data di registrazione: 17 dicembre 2008; promotore: Università degli studi di Napoli Federico II; area terapeutica: endocrinologia; indicazione proposta: pazienti con sclerosi multipla -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10189)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta la seguente sperimentazione «in fase di approvazione»: EudraCT number: 2008-007447-14; codice protocollo: 222500; titolo protocollo: Asse GH-IGF-1 e sclerosi multipla: implicazioni cliniche (studio di prevalenza); data di registrazione: 17 dicembre 2008; promotore: Università degli studi di Napoli Federico II; area terapeutica: endocrinologia; indicazione proposta: pazienti con sclerosi multipla -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10190)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2006-002633-20; codice protocollo: A4M105038; titolo protocollo: «Studio randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, a gruppi paralleli, di definizione della dose, per valutare l'efficacia determinata mediante risonanza magnetica (RM) e la sicurezza di firategrast somministrato per sei mesi (150-1200 mg due volte al giorno) in soggetti con sclerosi multipla recidivante-remittente»; data di registrazione: 7

settembre 2006; promotore: Glaxo Smithkline; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10191)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2007-001161-14; codice protocollo: CAMMS 323; titolo protocollo: Studio randomizzato di Fase 3 con valutatore in cieco di confronto tra due cicli annuali di Alemtuzumab somministrato per via endovenosa e tre iniezioni sottocutanee settimanali di Interferone beta-1a (Rebif) in pazienti non trattati con sclerosi multipla recidivante-remittente; data di registrazione: 27 novembre 2008; promotore: Genzyme; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla recidivante-remittente -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10192)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2006-002037-20; codice protocollo: GA/9016; titolo protocollo: Studio multinazionale, multicentrico, randomizzato, a gruppi paralleli, in doppio cieco per valutare l'efficacia, la tollerabilità e la sicurezza di Glatiramer acetato 40 mg/ml, formulazione per iniezione, in confronto a Glatiramer acetato 20 mg/ml, formulazione per iniezione, somministrato una volta al giorno per via sottocutanea in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) con fasi d'esacerbazione e remissione (RR); data di registrazione: 22 maggio 2006; promotore: TEVA ITALIA srl; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: Pazienti affetti da sclerosi multipla con esacerbazioni e remissioni -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10193)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2004-000463-94; codice protocollo: GA/7026, titolo protocollo: Studio pilota, multicentrico,

in aperto, di valutazione, entro soggetti, dell'efficacia, tollerabilità e sicurezza di Glatiramer acetato (GA) 600 mg, per via orale, in unica somministrazione giornaliera, in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) con fasi di esacerbazione e remissione (R-R); data di registrarne: 25 maggio 2004; promotore: TEVA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: riduzione della frequenza delle esacerbazioni in pazienti deambulanti affetti da sclerosi multipla recidivante con fasi di remissione caratterizzati da almeno un attacco di disfunzione neurologica nel precedente periodo di un anno -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10194)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2004-000462-13, codice protocollo: GA/7025; titolo protocollo: Studio pilota, multicentrico, in aperto, di valutazione, entro soggetti, dell'efficacia, tollerabilità e sicurezza di Glatiramer acetato (GA) 300 mg, per via orale, in unica somministrazione giornaliera, in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) con fasi di esacerbazione e remissione (R-R); data di registrazione: 25 maggio 2004; promotore: TEVA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: riduzione della frequenza delle esacerbazioni in pazienti deambulanti affetti da sclerosi multipla recidivante, con fasi di remissione, caratterizzati da almeno un attacco di disfunzione neurologica nel precedente periodo di un anno -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10195)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2006-003037-32; codice protocollo: 27178; titolo protocollo: studio a due bracci, randomizzato, in doppio cieco, con gruppo di controllo, multicentrico, di fase IIIB con l'effettuazione di risonanze magnetiche mensili e la rilevazione di biomarkers, per valutare l'efficacia, la sicurezza e la tollerabilità di Rebif New Formulation (IFN-BETA-1A) in pazienti con sclerosi multipla a ricadute e remissioni; data di registrazione: 13 novembre 2006: promotore: Merck Serono SA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla a ricadute e remissioni -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10196)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2004-000463-94; codice protocollo: GA/7026; titolo protocollo: studio pilota, multicentrico, in aperto, di valutazione, entro soggetti, dell'efficacia, tollerabilità e sicurezza di Glatiramer Acetato (GA) 600 mg, per via orale, in unica somministrazione giornaliera, in pazienti affetti da sclerosi multipla (SM) con fasi di esacerbazione e remissione (R-R); data di registrazione: 25 maggio 2004; promotore: TEVA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: riduzione della frequenza delle esacerbazioni in pazienti deambulanti affetti da sclerosi multipla recidivante con fasi di remissione caratterizzati da almeno un attacco di disfunzione neurologica nel precedente periodo di un anno -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10197)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2004-005148-28; codice protocollo: 25643; titolo protocollo: Studio multicentrico di fase III, randomizzato, in doppio cieco, a tre bracci, controllato con placebo con lo scopo di valutare la sicurezza e l'efficacia della cladribina orale in pazienti affetti da sclerosi multipla a ricadute e remissioni (RRMS); data di registrazione: 15 giugno 2005; promotore: Merck Serono SA; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: sclerosi multipla remissiva-remittente -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10198)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'agenzia italiana del farmaco, risulta «conclusa» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2009-010661-23; codice protocollo: 2009-010661-23; titolo protocollo: Mitoxantrone/Glatiramer Acetate Combined Treatment in the Therapy of secondary-progressive multiple sclerosis; data di registrazione: 26 maggio 2009; promotore: Azienda Ospedaliera Universitaria della seconda università degli studi di Napoli; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: pazienti affetti da sclerosi multipla secondaria-progressiva -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione,

e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10199)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il sito dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica sui medicinali (OSSC) dell'Agenzia italiana del farmaco risulta «in fase di approvazione» la seguente sperimentazione: EudraCT number: 2008-001400-22; codice protocollo: ETST CNS 14/07 MP; titolo protocollo: Effetto del Glatiramer acetato sulle misure di outcome clinico e sull'atrofia cerebrale efficacy on clinical and cerebral in pazienti con sclerosi multipla che passano a tale trattamento da IFN-beta, uno studio pilota prospettico in aperto; data di registrazione: 3 marzo 2008; promotore: Università degli studi di Perugia; area terapeutica: neurologia; indicazione proposta: pazienti con sclerosi multipla (SM) nella forma relapsing-remitting -:
quali siano i criteri di reclutamento dei pazienti;
quale sia il costo della sopra citata sperimentazione;
se siano disponibili, e dove, i risultati parziali della sopra citata sperimentazione, e se saranno divulgati in congressi nazionali e internazionali e confrontati con i risultati di altri analoghi studi e sperimentazioni.
(4-10200)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MIGLIOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nelle settimane scorse, così come reso pubblico da diversi organi di stampa la SOGIN, azienda pubblica controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, incaricata dello smaltimento delle centrali nucleari dimesse e della gestione delle scorie, ha consegnato al Governo la mappa delle aree ritenute idonee per la localizzazione dei depositi delle scorie nucleari;
tra le località individuate vi sono varie aree della regione Emilia-Romagna e nello specifico diverse aree nella dorsale appenninica tosco-emiliana da Piacenza a Imola, con particolari punti riguardanti l'Appennino modenese;
non è chiaro quali siano i criteri individuati dalla SOGIN per la definizione dei siti trattandosi di aree densamente popolate o nel caso dell'Appennino modenese di aree montane soggette a rischio sismico e a rischio idrogeologico;
nessuna delle aree individuate nell'Appennino è sufficientemente ampia da poter includere la cosiddetta «area di sicurezza»;
come noto si è ancora in attesa che venga resa operativa e funzionante l'agenzia italiana per il nucleare prevista dalle norme recentemente approvate -:
se le informazioni rese dalla stampa rispondano al vero e se dunque aree dell'Appennino modenese siano state individuate come sede per il deposito di scorie nucleari.
(5-04009)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

La interrogazione a risposta scritta Bitonci n. 4-09944, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 dicembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Dal Lago.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: risoluzione in Commissione Vanalli n. 7-00456 del 21 dicembre 2010.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

BELCASTRO e LEHNER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il comune di Siculiana (Agrigento) con determinazione data 26 luglio 2010 del responsabile Presidio ospedaliero 5° dottor Giovanni Morreale, ha negato il rinnovo della autorizzazione richiesta dalla dottoressa Giuseppa Maria Carciotto, medico odontoiatra per il suo studio professionale ed ambulatorio odontoiatrico in Siculiana, II Traversa Mangione n. 34, determinazione adottata, previo concerto con la prefettura e previo espresso riconoscimento «della insussistenza di cause di divieto, di decadenza e di sospensione» constatando che tuttavia «ai fini discrezionali ammessi dalla legge ai sensi dell'articolo 1-septies del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 726, come successivamente integrato dalla legge 15 novembre 1988, n. 486, la richiedente signora Carciotto Giuseppa Maria risulta coniugata con Renna Giuseppe già condannato per delitti di mafia ed avuto riguardo allo stretto legame familiare tra i soggetti, considerato che l'attività, pertanto, per tale comunicazione, (sic) non può essere esercitata dalla stessa signora Carciotto in quanto in presenza di cointeressenze tra la richiedente ed il Renna Giuseppe... determina il diniego...;
il Renna è oramai detenuto da dodici anni e la specializzazione in odontoiatria della moglie è successiva a tale evento, mentre la «cointeressenza» tra i due soggetti è individuabile solo nell'interesse per l'educazione di due figli appena adolescenti, mentre la dottoressa Renna è oramai un'affermata professionista universalmente stimata da colleghi, clienti e concittadini, che con il suo lavoro provvede al sostentamento dei figli;
l'episodio, secondo gli interroganti, denota una chiara volontà di ricorrere a forme di pressione e repressione «trasversale» su detenuti per reati di mafia, in violazione del principio secondo cui la responsabilità penale è personale, con il probabile effetto di suscitare gravi forme di reazione e repulsione non solo per simili metodi, ma per tutta l'attività repressiva del fenomeno mafioso, screditandola e presentandola agli occhi delle popolazioni a diretto contatto con essa come persecutoria e vessatoria di persone innocenti, quali i bambini e altri congiunti di condannati estranei ad ogni attività illecita, colpiti nella stessa possibilità di svolgere il loro lavoro -:
se e quali elementi siano stati comunicati dalla prefettura competente che risultino tali da giustificare il mancato rilascio dell'autorizzazione richiesta dalla dottoressa Carciotto.
(4-08289)

Risposta. - La signora Giuseppa Carciotto ha presentato al comune di Siculiana

un'istanza di autorizzazione all'apertura di un ambulatorio odontoiatrico. Conseguentemente la predetta amministrazione ha richiesto alla competente prefettura il rilascio, nei confronti della istante, del certificato di cui all'articolo 10 della legge n. 575 del 1965.
In proposito la prefettura ha comunicato al comune di Siculiana la insussistenza, nei confronti della medesima, delle cause di divieto, di decadenza o di sospensione di cui all'articolo 10 della legge n. 575 del 1965 e successive modifiche, evidenziando, peraltro - ai sensi dell'articolo 1-
septies del decreto-legge n. 629 del 1982 (misure urgenti per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa) - che la signora Carciotto è coniugata con il signor Giuseppe Renna, il quale - tra l'altro - è stato condannato alla pena dell'ergastolo per associazione di tipo mafioso, omicidio e detenzione illegale di armi con sentenza emessa il 22 marzo 2003 dalla Corte di appello di Palermo, definitiva l'11 novembre 2004, ed è in atto detenuto presso casa circondariale di Cuneo in regime carcerario ex articolo 41-bis ordinamento penitenziario.
Con determinazione del 26 luglio 2010, n. 08, il responsabile del 5o settore del comune di Siculiana, pur dando atto dell'insussistenza, nei confronti della signora Carciotto Giuseppa, di cause di divieto, di decadenza o di sospensione
ex articolo 10 legge n. 575 del 1965, ha negato alla medesima il rilascio dell'autorizzazione sanitaria in ragione del legame coniugale tra la richiedente ed il Renna Giuseppe e delle «cointeressenze tra i due soggetti».
Pertanto, la determinazione del comune di Siculiana non può dirsi frutto di alcun «concerto» con la prefettura, la quale - in conformità a quanto disposto dall'articolo 1-
septies del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito con modificazioni dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, come successivamente integrato dalla legge 15 novembre 1988, n. 486 - si è limitata a comunicare gli elementi di fatto e le altre indicazioni utili alla valutazione, da parte dell'ente competente, dei requisiti soggettivi necessari per il rilascio del richiesto provvedimento autorizzatorio, nell'ambito della discrezionalità che la legge attribuisce in via esclusiva al comune.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michelino Davico.

BELLANOVA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il signor Doudou Sall Bakayoko è nato il 2 giugno 1978 a Dakar in Senegal ed è residente da ben dieci anni in Italia, attualmente si trova a Lecce dove lavora stabilmente presso la ditta del signor Sergio Valentini;
in data 7 giugno 2010 il signor Doudou Sall Bakayoko è stato ricoverato d'urgenza presso il centro di rianimazione del presidio ospedaliero «Vito Fazzi» di Lecce ed è tuttora, come è stato dichiarato dal certificato rilasciato dalla U.O. di «Anestesia e Rianimazione», in stato incosciente ed in imminente pericolo di vita;
il signor Doudou Sall Bakayoko ha quindi necessità improrogabile di assistenza continuata ed attualmente non ha parenti residenti in Italia né concittadini disponibili a fornire detto tipo di sostegno;
il signor Sergio Valentini stante la situazione di emergenzialità e le precarie condizioni di salute in cui versa il cittadino senegalese ha avviato in data 11 giugno 2010 l'iter burocratico necessario per il ricongiungimento familiare della moglie, signora Mariama Ciré Kane e della piccola figlia dell'ammalato. La finalità è quella di poter fare certamente ricongiungere la famiglia in un momento doloroso, ma si è ritenuto di procedere in tal senso anche in virtù delle future decisioni da intraprendere in merito alla sorte del signor Doudou Sall Bakayoko, che potrebbe, come è stato dichiarato da colloqui intercorsi con i medici, anche non risvegliarsi più;
ad oggi, nonostante gli sforzi e le sollecitazioni attuate dall'imprenditore

non si è ancora giunti ad una risoluzione del problema, l'iter burocratico atto al ricongiungimento pare essere molto farraginoso;
il signor Doudou Sall Bakayoko è stato nel frattempo sottoposto ad un intervento, ma le condizioni di salute, purtroppo, sembrano non migliorare -:
se il Ministro interrogato non intenda intervenire tempestivamente per verificare lo stato della pratica in questione, tenendo in considerazione dell'emergenzialità della situazione cui l'intera famiglia senegalese è sottoposta, al fine di consentire che non sia il semplice iter burocratico ad impedire ad una moglie con la piccola figlia di stare al fianco della persona cara e, congiuntamente, alla persona ammalata di poter, in un momento così tragico della propria vita, usufruire del sostegno dei propri cari.
(4-07961)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
L'ambasciata d'Italia a Dakar ha ricevuto la richiesta di visto per la moglie del signor Doudou Sal Bakayoko e per la figlia minore, per il tramite di un connazionale, il signor Sergio Valentini, qualificatosi come datore di lavoro del signor Doudou Sall Bakayoko.
In occasione del primo appuntamento fissato presso la sede, i richiedenti si sono presentati sprovvisti della documentazione prescritta, nonostante fosse stato fornito al signor Sergio Valentini un elenco dettagliato della documentazione necessaria da produrre al momento della richiesta di visto.
L'ambasciata ha reiterato alla signora Mariama Cirè Kane, moglie del signor Doudou Sall Bakayoko, la richiesta di produrre la documentazione necessaria. Trascorsi alcuni giorni, l'ambasciata ha ricontattato l'interessata, incoraggiandola a ripresentarsi, e fissando un nuovo appuntamento per il 7 luglio 2010.
Nonostante la documentazione presentata risultasse ancora in parte incompleta, la sede, in considerazione delle ragioni di carattere umanitario proprie del caso e delle gravi condizioni di salute del signor Doudou Sall Bakayoko, ha rilasciato il giorno successivo il visto per la moglie e la figlia minore dell'interessato.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella riunione del gruppo dei Paesi facenti parte del G20, svoltosi a Londra nell'aprile del 2009 tra le intese raggiunte vi è stata quella della lotta ai paradisi fiscali;
in più occasioni il direttore dell'Agenzia delle entrate Attilio Befera ha rilasciato interviste ai mezzi di informazione nelle quali ha, tra l'altro, dichiarato «Abbiamo in questo momento 170.000 nominativi sotto indagine». E citando alcuni esempi: «Abbiamo una lista di 500 nominativi circa sequestrati ad un avvocato svizzero recentemente arrestato alla procura di Milano, abbiamo una lista di conti presenti presso Ubs Italia che si presume abbiano qualche riferimento con Ubs Svizzera, abbiamo poi la lista già nota di detentori di capitali nel Liechtenstein»;
a proposito delle note vicende giudiziarie che riguardano l'eredità dell'avvocato Giovanni Agnelli e dell'eventuale costituzione all'estero da parte sua di rilevanti attività in possibile violazione delle norme fiscali italiane, lo stesso Befera così ha risposto a chi gli chiedeva se fosse possibile che la stretta sui paradisi fiscali prevista nel decreto legge anticrisi varato dal Governo potesse investire anche la contesa eredità di Gianni Agnelli: «Potrebbero rientrarci: non è da escludere, ma è da vedere». «Al momento non c'è alcun procedimento in atto»;

successivamente in un'intervista al Giornale Radio1 lo stesso Befera ha dichiarato che la famiglia Agnelli non potrà far ricorso allo scudo fiscale italiano contro le eventuali pretese del fisco sugli eventuali capitali in Svizzera perché «il procedimento è già aperto»;
su questa vicenda secondo le agenzie di stampa il formale invito al contraddittorio sarebbe stato notificato a entrambe le parti in lite il 28 agosto 2009: direttamente a Margherita, che ha residenza fiscale in Italia, e allo studio legale che assiste Marella, che ha residenza fiscale in Svizzera. Con quell'atto si sospenderebbe ogni prescrizione;
l'articolo 13-bis del decreto-legge 1° 2009, n. 78, il quale prevede il cosiddetto «scudo fiscale» è entrato in vigore il 5 agosto 2009;
per essere opponibile ai contribuenti interessati alle norme sul rientro dei capitali all'estero un atto formale dell'amministrazione finanziaria deve essere stato notificato prima di tale data -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
a quanti dei 170 mila contribuenti di cui alle dichiarazioni del direttore dell'Agenzia delle entrate siano stati inviati atti formali opponibili alla domanda di scudo fiscale;
se ritenga eventualmente opponibile alle parti in causa dell'eredità Agnelli l'atto notificato il 28 agosto 2009;
quali iniziative intenda adottare per impedire che contribuenti, la cui identità come possibili evasori era già nota al fisco italiano da molto tempo, possano ancora una volta farla franca con il semplice versamento del 5 per cento delle somme che reintrodurranno in Italia.
(4-04211)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame si chiede, in sostanza, di conoscere se fra i beneficiari della disciplina concernente il cosiddetto scudo fiscale vi siano contribuenti interessati dalla attività di accertamento da parte dell'amministrazione finanziaria e, inoltre, quali iniziative si intendono adottare per impedire che contribuenti noti al fisco come possibili evasori possano giovarsi della normativa sullo scudo fiscale.
Al riguardo, si ricorda che l'articolo 13-
bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78 (introdotto in sede di conversione dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni), ha previsto la possibilità per i contribuenti che detengono all'estero - a partire da una data non successiva al 31 dicembre 2008 - attività finanziarie e patrimoniali in violazione degli obblighi di monitoraggio fiscale, di cui al decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167 (convertito dalla legge 4 agosto 1990, n. 227), di regolarizzare la propria posizione attraverso la presentazione di una dichiarazione riservata ad un intermediario abilitato e il versamento di un'imposta straordinaria rapportata al valore delle suddette attività.
La procedura di emersione produce effetti estintivi delle violazioni di natura tributaria e previdenziale relativamente agli importi dichiarati con riferimento ai periodi di imposta per i quali non sono ancora scaduti i termini per l'accertamento ed estingue le relative sanzioni amministrative.
L'emersione inoltre preclude nei confronti del dichiarante e dei soggetti solidalmente obbligati ogni accertamento tributario e contributivo per i periodi d'imposta che hanno termine al 31 dicembre 2008, limitatamente agli imponibili rappresentati dalle somme o altre attività costituite all'estero e oggetto di rimpatrio o regolarizzazione.
Le operazioni di emersione non producono gli effetti previsti qualora, alla data di presentazione della dichiarazione riservata, la violazione sia stata già constatata ovvero siano iniziati accessi, ispezioni e verifiche o altre attività di accertamento tributario e contributivo nei confronti del contribuente ovvero siano stati emanati nei confronti del medesimo avvisi di accertamento o di rettifica o atti di contestazione di violazioni tributarie, compresi gli inviti, i questionari e le richieste.


Analogamente, con riferimento agli effetti penali delle operazioni di emersione, costituisce causa ostativa alla produzione degli effetti di esclusione della punibilità dei reati indicati nell'articolo 8, comma 6, lettera
c), della legge 27 dicembre 2002, n. 289, l'avvio del procedimento penale di cui l'interessato abbia avuto formale conoscenza alla data di presentazione della dichiarazione riservata.
In linea generale si fa, inoltre, presente che con lo stesso decreto legge n. 78 del 2009 sono state introdotte misure più stringenti in materia di contrasto all'evasione fiscale. Infatti, l'articolo 12, comma 2, al fine di garantire la massima efficacia all'azione di controllo ai fini fiscali per la prevenzione e repressione dei fenomeni di illecito trasferimento e detenzione di attività economiche e finanziarie all'estero, ha disposto che, in deroga ad ogni vigente disposizione di legge, gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenuti negli Stati o territori a regime fiscale privilegiato di cui al decreto del Ministro delle finanze 4 maggio 1999 e al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 21 novembre 2001, in violazione degli obblighi di dichiarazione di cui ai commi 1, 2 e 3 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 167 del 1990, ai soli fini fiscali si presumono costituite, salva la prova contraria, mediante redditi sottratti a tassazione. In tal caso, le sanzioni previste dall'articolo 1 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.471, sono raddoppiate.
Il successivo comma 3 del medesimo articolo 12 prevede poi che l'Agenzia delle entrate, in coordinamento con la Guardia di finanza, istituisca una unità speciale per il contrasto della evasione ed elusione internazionale, per l'acquisizione di informazioni utili alla individuazione dei predetti fenomeni illeciti ed il rafforzamento della cooperazione internazionale.
Dal 1o ottobre 2009, in attuazione di quanto disposto dal predetto articolo 12, comma 3, è stato istituito, presso la direzione centrale accertamento dell'Agenzia delle entrate, l'ufficio centrale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali, con compiti di coordinamento delle suddette attività che le strutture di controllo dell'Agenzia svolgono su tutto il territorio nazionale, di esecuzione diretta delle istruttorie di maggiore rilevanza e delicatezza e di coordinamento con le attività di contrasto dell'evasione internazionale sviluppate dalla Guardia di finanza.
L'Agenzia fa, inoltre, presente che, al fine di contrastare le più diffuse e pericolose forme di evasione internazionale, alle quali si riferiscono le interviste rilasciate dal direttore dell'Agenzia richiamate nell'interrogazione in argomento, è impegnata in specifiche attività operative, coordinate a livello centrale, che si stanno sviluppando sulla base di un sempre più incisivo approccio di tipo ispettivo.
Sul fronte operativo, i controlli in corso riguardano, prioritariamente, i fenomeni di illecito trasferimento e/o detenzione di attività economiche e finanziarie all'estero.
Le attività, già avviate nel 2009, sono volte, in particolare, ad intercettare situazioni a particolare rischio di trasferimento e/o detenzione di attività all'estero non dichiarate in Italia e consistono sia in attività istruttorie (quali l'invio di questionari a persone fisiche rientrate in Italia nell'ultimo quinquennio dopo un periodo più o meno lungo trascorso all'estero) che in riscontri tra i dati relativi al monitoraggio delle transazioni da e verso l'estero da parte degli intermediari finanziari e le dichiarazioni dei redditi presenti a sistema informativo dell'anagrafe tributaria.
Oggetto di particolari approfondimenti, anche grazie all'azione congiunta con i comuni, sono, poi, i «sintomi» di trasferimento della residenza all'estero per fini di evasione fiscale.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Sonia Viale.

BORGHESI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli incassi degli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (T.U.LL.P.S.) tra il gestore dei medesimi e

l'esercente sono riconducibili nell'ambito dell'articolo 1, comma 497, della Legge n. 311 del 2004 (finanziaria 2005) che in sintesi prevede:
a) sono esclusi dall'applicazione dell'IVA i rapporti contrattuali di cui una delle parti è necessariamente il concessionario;
b) sono assoggettati ad IVA, con aliquota ordinaria, i corrispettivi derivanti dai rapporti instaurati tra il gestore e l'esercente, in quanto gli stessi non sono immediatamente attinenti alla raccolta delle giocate, bensì riguardano solo ulteriori prestazioni di servizi diverse da quelle della raccolta delle giocate rese al concessionario;
l'Agenzia delle entrate in merito rappresenta che l'attività del soggetto che ospita gli apparecchi da intrattenimento (esercente) è da ritenersi una mera prestazione di servizio consistente nella locazione di un'area dei propri locali al gestore ed esula dalla raccolta delle giocate, attività svolta esclusivamente da quest'ultimo;
quindi, il corrispettivo di volta in volta riscosso dall'esercente si ritiene debba essere assoggettato ad imposta sul valore aggiunto con emissione di regolare fattura da parte dell'esercente;
è palese che se l'esercente coincide con un concessionario, ad esempio Sisal s.p.a., l'esercente incassa il 20 per cento in più, non dovendo versare l'IVA. Conseguentemente, ad avviso dell'interrogante si crea una distorsione del mercato o, se si preferisce, una concorrenza sleale a danno del rapporto economico tra gestore e esercente;
attualmente, però, diverse commissioni tributarie provinciali stanno decidendo nel senso che le operazioni citate debbano essere esenti da IVA -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e se non ritenga opportuno emanare una circolare che specifichi in modo chiaro quale comportamento deve essere adottato dall'esercente che ospita apparecchi di intrattenimento;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare perché non sia più di dubbia interpretazione tale articolo.
(4-04698)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante con l'interrogazione in esame, si fa presente quanto segue.
L'articolo 1, comma 497, della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005) ha stabilito che «l'esenzione IVA di cui all'articolo 10, primo comma, n. 6) del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, si applica alla raccolta delle giocate con gli apparecchi da intrattenimento di cui all'articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 e successive modificazioni, anche relativamente ai rapporti tra i concessionari della rete per la gestione telematica ed i terzi incaricati della raccolta stessa».
Al riguardo, circa l'ambito applicativo della disposizione esentativa in argomento, l'Agenzia delle entrate ha fornito chiarimenti con circolare n. 21/E del 13 maggio 2005. In particolare, con il citato documento, l'Agenzia ha chiarito che in base alla formulazione letterale «della disposizione recata dall'articolo 1, comma 497, della legge n. 311 del 2004 (...) sono riconducibili nell'ambito applicativo dell'esenzione i rapporti contrattuali in cui una delle parti è necessariamente il concessionario» vale a dire «i rapporti fra il concessionario e l'esercente e quelli tra il concessionario e il possessore degli apparecchi, cosiddetto gestore, in quanto entrambi i soggetti indicati provvedono per incarico del concessionario alla raccolta delle giocate».
L'Agenzia delle entrate ha precisato, altresì, che «sono, invece, assoggettati ad IVA con l'aliquota ordinaria, i corrispettivi della eventuale attività posta in essere nell'ambito dei rapporti instaurati fra l'esercente e il cosiddetto gestore, in quanto tali rapporti (...) possono riguardare solo ulteriori prestazioni di servizi diverse da quelle della raccolta delle giocate rese al concessionario.
L'esenzione non si applica, in ogni caso, alla locazione o ad altro contratto che

trasferisce il possesso o la disponibilità degli apparecchi, ancorché il compenso per la concessione della disponibilità degli apparecchi sia commisurato percentualmente agli incassi».
Da quanto esposto emerge che solo le prestazioni aventi ad oggetto la raccolta delle giocate con gli apparecchi di cui all'articolo 110, comma 6, del Tulps - configurati solo nell'ambito di accordi contrattuali in cui una delle parti è necessariamente il concessionario - sono destinatarie del regime di esenzione dall'Iva previsto dall'articolo 1, comma 497, della legge n. 311 del 2004, mentre rientrano, in ogni caso, nel regime di imponibilità eventuali prestazioni diverse dalla raccolta, anche nell'ipotesi in cui dette prestazioni costituiscano oggetto di rapporti in cui è parte il concessionario.
Successivamente, con l'articolo 1, comma 533, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 del 2005, (legge finanziaria 2006), il legislatore ha inteso precisare ulteriormente l'ambito applicativo del disposto normativo evidenziato, prevedendo l'emanazione - da parte di amministrazione autonoma dei monopoli di Stato - un decreto direttoriale concernente la definizione dei requisiti soggettivi in capo ai «terzi incaricati della raccolta».
Da ultimo, con il decreto-direttoriale n. 311/CGV del 17 maggio 2006, l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha, necessariamente, definito, da un lato, le attività di raccolta delle giocate e, dall'altro, i soggetti abilitati ad esercitare il ruolo di «terzi incaricati della raccolta». In particolare, l'articolo 1, comma 2, lettera
c), del decreto in oggetto, specifica il concetto di «attività di raccolta delle giocate», individuando, in specie, le caratteristiche attività dei soggetti che possono esercitare, oltre al concessionario, le funzioni demandate in tema di raccolta di gioco. In linea di massima, tali figure coincidono con due specifici soggetti della filiera che, come è noto, devono intrattenere, obbligatoriamente, un rapporto contrattuale con il concessionario: i gestori (o possessori) degli apparecchi da gioco e gli esercenti i locali (pubblici o aperti al pubblico) dove gli stessi sono installati.
Questi soggetti, dunque, in base ai contenuti dei contratti stipulati con i concessionari di rete possono realizzare, in armonia con quanto disposto dal decreto, «le attività omogenee consistenti nella messa a disposizione degli apparecchi e nelle azioni per il funzionamento degli stessi presso i punti vendita con modalità conformi alle prescrizioni normative in materia» [articolo 1, comma 2, lettera
e) punto 1)], nonché «le attività omogenee consistenti nella raccolta e nella messa a disposizione del concessionario, a scadenze concordate, dell'importo residuo» [articolo 1, comma 2, lettera c), punto 2)].
Come precisa l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato le attività di cui al punto 1), sono, evidentemente, rappresentate dall'insieme delle azioni relative a:
messa a disposizione di spazi all'interno di locali pubblici o commerciali;
informazione ed assistenza agli utenti sulle regole di funzionamento e di gioco degli apparecchi e sulle prescrizioni e disposizioni vigenti in materia;
comunicazione al concessionario o rimozione di qualsiasi danno o anomalia rilevata sugli apparecchi di gioco che ne impediscano il regolare funzionamento od il collegamento alla rete telematica;
collocazione degli apparecchi nei punti vendita ovvero spostamento degli stessi da un esercizio all'altro;
mantenimento dell'apparecchio in efficiente funzionamento (attuazione della manutenzione ordinaria e straordinaria).

Le attività di cui al punto 2), invece, si sostanziano nelle azioni inerenti al recupero dell'importo residuo, vale a dire delle somme presenti all'interno degli apparecchi, pari alla differenza tra le somme giocate (introdotte per la partecipazione al gioco) e quelle erogate a titolo di vincite. Tale importo è comprensivo della quota parte relativa all'imposta (Preu) e del canone

di concessione. La parte rimanente, evidentemente, rappresenta remunerazione della filiera.
La stessa amministrazione autonoma dei monopoli di Stato fa presente che, l'esenzione Iva, prevista dal 26 ottobre 1972, n. 633, nonché disposta dall'articolo 1, comma 497, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è applicata alle attività afferenti alla «raccolta delle giocate», non rilevando, in tal senso, alcuna delle ipotesi manifestate dall'interrogante. Dette attività di raccolta, inoltre, sono normativamente assegnate al concessionario di rete (soggetto passivo d'imposta), tanto che l'esenzione Iva disposta dal citato comma 497 si applica «anche relativamente ai rapporti tra i concessionari della rete per la gestione telematica ed i terzi incaricati della raccolta stessa».
Dal canto suo, la direzione legislazione tributaria del dipartimento delle finanze, osserva che anche in considerazione del fatto che l'estensione del campo di applicazione della norma, anche ad operazioni effettuate tra soggetti diversi dal concessionario, che, come già detto più volte, costituisce l'unico soggetto deputato, a gestire il gioco, contrasterebbe con la normativa comunitaria in materia di Iva, così come interpretata dalla Corte di giustizia CE.
Secondo un indirizzo ormai consolidato della Corte, infatti, i termini con i quali sono state designate le esenzioni all'interno di uno Stato membro «devono essere interpretati restrittivamente, dato che costituiscono deroghe al principio generale secondo cui l'Iva è riscossa per ogni prestazione di servizi effettuata a titolo oneroso da un soggetto passivo».
In particolare, poi, con riferimento al caso di una prestazione di servizi consistente «nel fornire il personale, i locali e le attrezzature, sia telefoniche, sia informatiche, necessari per la raccolta delle scommesse, l'oggetto e le quotazioni delle quali sono tuttavia stabiliti dal beneficiario di tale prestazione», la Corte ha stabilito che tale operazione, non essendo caratterizzata dall'attribuzione di una possibilità di guadagno agli scommettitori a fronte dell'assunzione del rischio di dover corrispondere le relative vincite, non può essere qualificata come operazione di scommessa ai sensi dell'articolo 13, parte B, della direttiva 1977/388/CE (corrispondente all'attuale articolo 135, paragrafo 1, lettera
i), della direttiva 2006/112/CE) né, conseguentemente, beneficiare dell'esenzione Iva prevista da tale disposizione (sentenza del 13 luglio 2006, causa C-89/05).
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Alberto Giorgetti.

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
il nuovo sistema di invio telematico del certificato di malattia, che sarebbe dovuto entrare in completa funzione nelle scorse settimane, sta creando più di qualche disguido tra gli operatori del settore;
le associazioni di categoria di medicina generale hanno, infatti, denunciato la materiale impossibilità di applicare tale innovazione, attesa la mancanza di idonee strumentazioni informatiche e, financo, dei collegamenti alla rete internet;
dalla situazione qui evidenziata sarebbero derivati gravi disagi per l'utenza, per i datori di lavoro e per gli stessi professionisti chiamati ad inoltrare all'Inps i certificati medici in parola -:
se la situazione sopra esposta corrisponda a verità e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative intenda assumere per evitare ulteriori problemi nell'attivazione del nuovo sistema telematico.
(4-09148)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito al sistema di trasmissione telematica dei certificati medici, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Ministro della salute del 26 febbraio 2010 - recante «Definizione delle modalità tecniche per la predisposizione

e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC» -, emanato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, si è concluso un lungo percorso normativo mediante il quale il legislatore, ispirandosi ai principi di sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'azione amministrativa (cfr. codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) ha disposto il collegamento in rete dei medici curanti nonché la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all'Inps, per i lavoratori del settore privato.
Com'è noto, già con il comma 149 dell'articolo 1 della legge n. 31 del 2004 (finanziaria per il 2005) è stata prevista la trasmissione telematica del certificato di malattia, da parte del medico curante, all'Inps.
Successivamente, con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 810, della legge n.296 del 2006) si è aggiunto il comma 5-
bis, all'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni nella legge n. 326 del 2003, che ha reso disponibile, a partire dal 10 luglio 2007, il collegamento in rete dei medici del Sistema sanitario nazionale, secondo le regole tecniche del sistema pubblico di connettività (articoli 72 e seguenti del codice dell'amministrazione digitale) al fine di portare avanti, tra l'altro, il processo di «telematizzazione» dei certificati.
In particolare, con l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 marzo 2008, sono stati definiti i principi generali per la trasmissione telematica dei dati delle certificazioni di malattia al sistema tecnologico fornito dal Ministero dell'economia e delle finanze e denominato Sac (sistema di accoglienza centrale) nonché le caratteristiche tecniche di acquisizione e trasmissione dei dati.
Parallelamente all'evoluzione legislativa sopra delineata, relativa ai certificati medici del settore privato, sono state emanate, con l'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (cosiddetta «legge Brunetta»), disposizioni per la trasmissione telematica all'Inps dei certificati di malattia dei lavoratori del settore pubblico.
In dettaglio, il suddetto articolo 55-
septies, al comma 2, prevede che «In tutti i casi di assenza per malattia la certificazione medica e inviata per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite per la trasmissione telematica dei certificati medici nel settore privato dalla normativa vigente, (...) e dal predetto Istituto è immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all'amministrazione interessata».
A tal riguardo, il Dipartimento della funzione pubblica e il Dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, prima con la circolare n. 1 dell'11 marzo 2010 e successivamente con la circolare n. 2 del 28 settembre 2010, hanno fornito istruzioni operative e chiarimenti per l'applicazione della nuova procedura.
In sintesi:
il certificato di malattia è inviato per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia all'Inps;
l'Inps invia immediatamente il certificato, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica da parte dei medici costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione;
per il lavoratore del settore pubblico - che comunque deve segnalare tempestivamente all'amministrazione al fine dei controlli medico fiscali, la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità - l'invio telematico soddisfa l'obbligo di recapitare l'attestazione di malattia ovvero di trasmetterla tramite raccomandata andata/ritorno alla propria amministrazione entro 2 giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia.

Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia consente, così, di automatizzare e digitalizzare completamente l'intero processo organizzativo-gestionale che si origina con la produzione dei certificati di malattia e degli attestati di malattia (intendendosi con quest'ultima espressione il certificato che non contiene l'esplicitazione della diagnosi, in osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali) da parte del medico e si conclude con la trasmissione dei certificati all'Inps e degli attestati ai rispettivi datori di lavoro;
La trasmissione telematica dei certificati di malattia viene effettuata sia dai medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale (quali i medici ospedalieri ed i medici di distretto), sia dai medici in regime di convenzione con il Ssn (quali i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali).
Tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac), messo a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi di quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 oppure mediante i sistemi di accoglienza regionali (Sar), ove disponibili, i medici del Ssn effettuano le operazioni di predisposizione ed invio telematico dei certificati di malattia all'Inps, di annullamento e rettifica dei certificati già inviati, nonché la stampa della copia cartacea dei certificati e dei relativi attestati.
I medici effettuano l'invio telematico dei certificati di malattia (ma anche l'annullamento o la rettifica di certificati già inviati), secondo le seguenti modalità:

a) utilizzando il servizio Web reso disponibile dal Sac, tramite il quale è anche possibile stampare una copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia, e/o inviarne una copia in formato Pdf alla casella di posta elettronica o di posta elettronica certificata del lavoratore;
b) utilizzando il proprio sistema software, opportunamente integrato a cura del fornitore del software medesimo con le funzionalità necessarie per dialogare via web services con il Sac;
c) utilizzando i sistemi di accoglienza regionali (Sar) che rendono disponibili i servizi necessari per la predisposizione e l'invio dei certificati;
d) utilizzando il risponditore automatico che, raggiungibile attraverso il numero verde 800 013 577, consente di inviare il certificato di malattia mediante un normale telefono fisso o mobile; risolvendo, in tal modo, eventuali difficoltà temporanee dovute, ad esempio, alla mancanza di un personal computer o di una connessione a internet.

Inoltre sono previsti dei servizi di assistenza tecnica e normativa forniti dai seguenti contact center:
contact center del sistema Ts raggiungibile attraverso il numero verde: 800 030 070;
contact center Inps raggiungibile attraverso il numero 803.164.

Al fine di garantire l'effettivo adempimento della trasmissione per via telematica dei certificati, considerati i notevoli vantaggi che derivano dall'applicazione del sistema in termini di economicità ed efficienza, sono state introdotte, come sopra detto, specifiche disposizioni a carattere sanzionatorio. Per assicurare, altresì, un'attuazione omogenea della normativa, il Dipartimento della funzione pubblica e il Dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, con le sopra citate circolari, hanno precisato i tempi e le modalità di applicazione del nuovo sistema, tenuto conto dell'esigenza di una sua introduzione graduale ed uniforme sul territorio nazionale.
In tal senso, con l'entrata in vigore del sopra citato decreto del Ministero della salute del 26 febbraio 2010, è cominciato a decorrere, per il medico curante, l'obbligo di procedere in via telematica alle operazioni di predisposizione e di invio dei certificati di malattia, secondo le modalità sopra precisate.


In via transitoria, nei tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto interministeriale, è stata comunque riconosciuta ancora la possibilità per il medico di procedere al rilascio dei certificati in formato cartaceo.
Al fine di verificare la corretta funzionalità del sistema ed eventualmente operare interventi di messa a punto dello stesso, allo scadere del periodo transitorio, per la durata di un mese, è stato effettuato un collaudo generale del sistema stesso; al tal fine è stata costituita un'apposita commissione i cui componenti sono stati scelti tra le amministrazioni e i soggetti coinvolti dall'applicazione del nuovo sistema. I lavori della commissione si sono svolti nel periodo luglio-settembre 2010. Allo scadere del primo mese successivo al periodo transitorio, la commissione ha riscontrato l'esistenza di «
a) ritardi registrati nella procedura di messa a disposizione dei medici delle credenziali di accesso ai sistema; b) la non disponibilità del canale telefonico per l'invio da parte del medico dei certificati; c) necessità di messa a punto delle prestazioni del sistema in relazione al progressivo aumento degli utenti». Pertanto, la commissione ha ritenuto di non poter «considerare positivamente l'esito del collaudo» e di dover proseguire nell'esame dell'operatività del sistema generale.
La seconda fase del collaudo si è conclusa il 15 settembre 2010. Durante la seduta, «(...) la commissione, preso atto dei risultati delle verifiche del sistema relativamente ai servizi resi disponibili ai medici ai lavoratori e alle amministrazioni nonché alla messa a disposizione dei medici e datori di lavoro delle credenziali di accesso necessarie per il suo utilizzo, ritiene concluso il collaudo in quanto è verificata la funzionalità delle piattaforme e dei sistemi. Si evidenziano segnalazioni di difficoltà applicativa sorto il profilo organizzativo sia in ambito ospedaliero che territoriale, per le quali vanno previste soluzioni da porre in atto in tempi brevi nella fase di compiuta ottimizzazione al fine di realizzare la finalità di un sistema che richiede il complessivo allineamento di tutte le responsabilità. In funzione di ciò, la commissione stabilisce di avviare un monitoraggio continuo con il concerto di tutte le amministrazioni interessate, della regolarità del servizio al fine di certificare eventuali valutazioni di oggettiva difficoltà di adempiere alla trasmissione di quanto previsto dalla norma».
All'esito di questa seconda fase di collaudo, in considerazione delle criticità organizzative emerse soprattutto per alcuni settori ed aree territoriali, si è ritenuto opportuno effettuare un monitoraggio del sistema. La durata del monitoraggio viene stimata in circa quattro mesi.
L'esistenza di tali criticità, per il superamento delle quali le amministrazioni interessate lavoreranno durante i prossimi mesi anche utilizzando le evidenze del monitoraggio, rendono allo stato problematica l'emersione e l'accertamento di eventuali responsabilità per la violazione della normativa e, quindi, lo svolgimento dei procedimenti per l'irrogazione delle conseguenti sanzioni. Infatti, la piena applicazione dell'apparato sanzionatorio richiede la definizione di presupposti di azione chiari e di un quadro di operatività certo in mancanza dei quali potrebbe non essere riscontrabile l'elemento della colpevolezza dell'illecito. Pertanto, fermo restando l'obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio, così come chiarito dalla citata circolare n. 2 del 2010 «sino al 31 gennaio 2011, durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, e opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all'adempimento».
Da ultimo, è d'uopo rappresentare che in data 3 novembre 2010, all'esito di un primo periodo di monitoraggio (aggiornato al 19 ottobre 2010), sono stati diffusi in un comunicato stampa (di cui si riporta di seguito il contenuto) i dati ufficiali forniti dall'Inps, concernenti il volume complessivo dei certificati medici inviati con la nuova procedura che, ad oggi, ha raggiunto le 1.250.000 unità.
A livello territoriale, il flusso dei certificati di malattia digitali risulta così distribuito: 521.008 in Lombardia, 157.274 nel

Lazio, 94.507 in Veneto, 67.805 in Campania, 60.442 in Sicilia, 60.038 in Emilia Romagna, 53.535 nelle Marche, 29.707 in Piemonte, 28.431 in Abruzzo, 27.498 nella Provincia di Bolzano, 26.774 in Puglia, 23.114 in Calabria, 22.154 in Toscana, 13.816 nella Provincia di Trento, 13.484 in Liguria, 10.576 in Basilicata, 10.258 in Sardegna, 9.904 in Umbria, 5.594 in Valle d'Aosta, 4.012 in Molise e 3.667 in Friuli Venezia Giulia.
Il confronto dei flussi cartacei del 2009 con quelli via
web dell'anno 2010 consente di stimare l'impatto della digitalizzazione in atto. A livello nazionale, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati Inps trasmessi in modalità digitale sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo del 2009 è passata da circa il 20 per cento di agosto, al 45 per cento di settembre, fino al 56 per cento di ottobre. Anche l'avvio di novembre conferma questo trend positivo, con un tasso di copertura del digitale giornaliero pari al 61 per cento. Nel dettaglio territoriale, per Lombardia e Lazio si stima che il numero medio quotidiano di certificati online dei lavoratori privati Inps è di gran lunga superiore a quello dei certificati acquisiti tramite canale cartaceo nello stesso periodo di un anno fa. Il tasso di copertura del digitale risulta abbondantemente superiore al 70 per cento in Veneto, Abruzzo e Sicilia. In Valle d'Aosta, Basilicata, nelle province autonome di Trento e Bolzano, Molise, Marche e Calabria ogni giorno è mediamente trasmesso un volume di certificati digitali pari a ben oltre la metà del totale dei certificati cartacei acquisiti dall'Inps nello stesso periodo del 2009. In Emilia Romagna, Campania, Puglia, Liguria e Umbria almeno un certificato di malattia su tre quotidianamente acquisiti un anno fa in modalità cartacea risulta oggi trasmesso via web.
Sulla base dei dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, sfiora ormai l'89 per cento la media regionale dei medici di famiglia abilitati ad accedere al nuovo sistema. Il processo di distribuzione dei pin a questi ultimi è infatti terminato in Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia (già abilitati alla nuova procedura tramite Carta nazionale dei servizi) e Valle d'Aosta, L'operazione è sostanzialmente conclusa anche in Veneto, Provincia di Bolzano, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Umbria, Piemonte e Sardegna, dove la percentuale dei medici di famiglia abilitati è compresa tra il 91 e il 98 per cento. Tale percentuale oscilla invece tra il 70 e il 90 per cento in Abruzzo, Puglia, Lazio, Sicilia, Provincia di Trento e Molise. Ancora ferma al 45 per cento la Liguria.

Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

DE POLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il meccanismo del 5 per mille consente ad ogni contribuente di scegliere di destinare una piccola parte delle proprie imposte a organizzazioni pubbliche e private che svolgono funzioni di solidarietà nel nostro paese;
possibili destinatari della libera scelta del cittadino sono le associazioni di volontariato e di solidarietà sociale, gli enti che svolgono ricerca scientifica e le università, la ricerca sanitaria, e infine i comuni di residenza del contribuente, per le attività sociali;
a causa del suo carattere sperimentale ogni anno questa scelta è stata oggetto di continui ripensamenti e discussioni: il dibattito di ogni finanziaria ha spesso costretto le associazioni e gli enti di volontariato a forti e decise azioni sulla politica, affinché uno strumento così prezioso venisse custodito e non sacrificato alle ricorrenti politiche di tagli, austerità, restrizioni della spesa pubblica;
il 5 per mille quindi è rimasto per quattro anni, per le dichiarazioni dei redditi dal 2006 al 2009, con due ulteriori criticità: il ritardo nel versamento dei contributi (solo in questi giorni sono state

rese pubbliche le liste dei beneficiari per il 2007), e l'ipotesi di un «tetto massimo», che dovrebbe limitare la quantità complessiva di risorse destinate, anche al di là delle scelte dei cittadini. I dati segnalano che nel 2006 quasi 16 milioni di contribuenti hanno scelto il 5 per mille (per quasi 350 milioni di euro), e nel 2007 poco meno di 15 milioni hanno confermato tale scelta;
tale strumento inoltre presenta due principali pregi: da un lato è un modo semplice e concreto di democrazia fiscale sussidiaria, in secondo luogo questa misura riconosce e promuove quella parte del Paese che si muove a favore degli altri, quella generosa e gratuita azione sociale e volontaria che opera quotidianamente e silenziosamente nelle nostre case e nelle nostre città, a favore dei più deboli -:
se il Governo, alla luce delle sopra esposte osservazioni, ritenga opportuno stabilizzare il meccanismo del 5 per mille anche assumendo un'iniziativa normativa specifica per tutelare quella parte del paese che costruisce solidarietà e integrazione sociale.
(4-04987)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante ha chiesto chiarimenti in merito al ritardo della destinazione della quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), in particolare a favore delle associazioni e degli enti di volontariato, relativamente ai periodi di imposta 2006-2009 nonché chiede di conoscere se il Governo intenda provvedere alla stabilizzazione del 5 per mille, assumendo un'iniziativa normativa specifica.
Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha fatto presente che, in base alle disposizioni di attuazione del beneficio, varate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 gennaio del 2006, che hanno fissato i criteri e determinato gli adempimenti e le modalità per la destinazione della quota del cinque per mille, ha provveduto, per ciascun anno, alla predisposizione degli elenchi degli enti del volontariato nonché ad acquisire anche gli elenchi provenienti dalle altre amministrazioni interessate, in seguito pubblicati sul proprio sito
internet.
Le norme che hanno dapprima istituito e poi riproposto annualmente il 5 per mille, sono state oggetto, nel tempo, di numerose modifiche legislative. Le modifiche si sono incentrate sia nell'ammissione al beneficio di nuove tipologie di soggetti, sia nella proroga dei termini per la produzione di documenti, che hanno generato da un lato nuovi adempimenti per gli interessati e, dall'altro, il reiterarsi delle attività di controllo.
Con specifiche disposizioni sono state, altresì, introdotte particolari modalità di accesso per le associazioni sportive dilettantistiche, attribuendo compiti di controllo al Comitato olimpico nazionale italiano (Coni).
Le disposizioni che annualmente hanno fino ad ora disciplinato l'istituto per ogni anno finanziario hanno spesso modificato la platea degli aventi diritto e ciò ha comportato lo slittamento dei tempi per concludere le operazioni di riscontro ed avviare la fase dei pagamenti. I conseguenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di attuazione hanno previsto compiti e modalità di controllo affidati per ciascuna categoria di soggetti a enti diversi.
In tale quadro normativo, l'agenzia ha curato l'attività di controllo per i soli enti del volontariato oltre alla pubblicazione degli elenchi e il calcolo degli importi da assegnare ai singoli aventi diritto.
Con riferimento all'anno finanziario 2006, l'agenzia ha fatto presente che l'
iter relativo ai pagamenti è praticamente completato. Infatti, a seguito delle raccolta delle coordinate Iban, sono stati effettuati n. 18.479 versamenti agli enti del volontariato per un importo di circa 116,2 milioni di euro.
In relazione all'anno finanziario 2007 l'agenzia ha rappresentato che i pagamenti favore degli enti del volontariato sono sostanzialmente conclusi. Invero, l'agenzia ha corrisposto a 19.969 enti l'importo complessivo di circa 151,0 milioni di euro. Pertanto, le somme spettanti ai beneficiari

per l'anno finanziario 2007 cui fa riferimento l'interrogante sono state liquidate.
Riguardo, infine, alla richiesta di stabilizzazione dell'istituto del 5 per mille, proposta diverse volte dai rappresentanti del terzo settore nel corso di tavoli tecnici appositamente istituiti presso l'Agenzia delle entrate, è opportuno rappresentare che tale decisione comporta valutazioni circa il minor gettito per il bilancio dello Stato.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Sonia Viale.

DI BIAGIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
al personale a contratto impiegato presso le sedi estere del Ministero degli affari esteri, ai sensi del contratto collettivo nazionale di lavoro 22 ottobre 1997, a far data dal 12 maggio 2001, a seguito del diritto d'opzione riconosciuto ex lege per rapporto precedente, deve essere riconosciuto il diritto alle maggiorazioni di famiglia ex articolo 162 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967;
il rapporto di lavoro della suindicata categoria è regolato dalla legge italiana, oltre che dalla contrattazione collettiva e da quella individuale;
l'accordo successivo per il personale assunto a tempo indeterminato presso le rappresentanze italiane e gli istituti italiani di cultura all'estero del 12 aprile 2001, all'articolo 7, dispone: «al personale di cui al presente CCNL continuano ad essere corrisposti gli assegni di cui all'articolo 162, ultimi due commi del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, ove spettanti»;
l'articolo 162 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 recita: «la retribuzione è aumentata del 10 per cento per gli impiegati coniugati con il coniuge a carico e del 5 per cento per ciascun figlio minorenne a carico (...)»;
con sentenza del tribunale di Roma, sezione lavoro (primo grado) n. 208859/02 del R.Gen. (dispositivo n. 3653), all'udienza del 20 dicembre 2002 e con sentenza della corte d'appello di Roma/sezione lavoro e previdenza del 15 gennaio 2007 n. 8527/06, R.G. n. 7398/03, Cronol. 9881/97, le corresponsioni suindicate sono già state riconosciute ad altri impiegati a contratto, con contratti regolati dalla contrattazione collettiva aventi le stesse caratteristiche contrattuali e lavorative della suindicata categoria contrattuale;
la citata categoria impiegatizia ha diritto a tali aumenti retributivi in ragione delle percentuali stabilite e previste per il coniuge e per ciascuno dei figli minori a carico dei richiedenti;
gli impiegati a contratto hanno avanzato più volte la richiesta di tale emolumento di attribuzione delle aggiunte di famiglia per coniuge e figli minori a carico, ai sensi del disposto dell'articolo 7, comma 2, dell'accordo successivo del 12 aprile 2001 che richiama l'articolo 162, ultimi due commi, del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in corrispondenza delle percentuali previste per coniuge e figli minori a carico, con richiesta di pagamento secondum legem in ragione della retribuzione;
consta all'interrogante che il Ministero con missive ad hoc rigetta in maniera che appare poco chiara le richieste di diritto indicate in premessa, legittimando la definizione di rinnovati contenziosi tra impiegati e amministrazione, che - stando alle sentenze indicate - tendono a risolversi a vantaggio degli stessi impiegati, con conseguente quanto prevedibile danno all'erario oltre che criticità sugli interessi stessi della pubblica amministrazione -:
quali siano le ragioni ostative al versamento delle maggiorazioni come da legittima richiesta dei suddetti impiegati;
in virtù di quali ragioni il Ministero degli affari esteri reitera il diniego, consapevole del diritto acquisito degli impiegati

richiedenti, avvalorato dalle risultanze indicate in premessa.
(4-09010)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nella presente interrogazione si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'articolo 162, commi 6 e 7 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, prevedeva i applicazione dell'istituto della maggiorazione percentuale della retribuzione per carichi di famiglia in favore del personale con contratto regolato dalla legge italiana. Inoltre, l'articolo 154, comma 3 dava all'amministrazione facoltà di estendere l'applicazione di tale istituto agli impiegati con contratto regolato dalla legge locale, in caso di mancata o insufficiente statuizione da parte della normativa dello Stato di riferimento.
L'articolo 1, comma 132, della legge 23 dicembre 1996, n. 662 (legge finanziaria 1997) ha abrogato, fra gli altri, i commi 6 e 7 del citato articolo 162 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, che, costituivano il presupposto normativo dell'applicazione al personale a contratto dell'istituto delle maggiorazioni per carichi di famiglia. La medesima norma contiene peraltro una clausola di salvaguardia a favore dei «rapporti contrattuali in atto, a decorrere dall'entrata in vigore della presente legge».
Questa impostazione è stata confermata dall'articolo 2, comma 8 del decreto legislativo n. 103 del 2000, che fa salvi «eventuali trattamenti più favorevoli in materia di aggiunte di famiglia previsti dai contratti in atto» e dall'articolo 7, comma 2 dell'accordo successivo per il personale assunto con contratto a tempo indeterminato secondo la legge italiana presso le rappresentanze italiane all'estero (12 aprile 2001), secondo cui «al personale di cui al presente Contratto collettivo nazionale (Ccnl) continuano ad essere corrisposti gli assegni di cui all'articolo 162, ultimi due commi, del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, ove spettanti».
La maggiorazione percentuale della retribuzione per carichi di famiglia è stata pertanto mantenuta nei contratti, regolati dalla legge italiana o locale, stipulati prima del 1o gennaio 1997, che già lo prevedevano. Essa non è presente per contro nei contratti stipulati successivamente a tale data. Al suo posto, l'articolo 157-
bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 ha previsto l'applicazione al personale a contratto dell'istituto degli assegni per il nucleo familiare di cui all'articolo 2 del decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69, convertito, con modifiche, dalla legge 13 maggio 1988, n. 153, salva l'applicazione della normativa locale se più favorevole al lavoratore.
In merito alle sentenze n. 3653/2002 e n. 8527/2006, si precisa che sono riferite non ad una pluralità di impiegati della medesima categoria, ma ad un solo dipendente a contratto, e rappresentano rispettivamente le sentenze di primo grado e d'appello. La sentenza di primo grado n. 3653/2002, ha inoltre rigettato il ricorso proposto dal dipendente accogliendo le tesi dell'amministrazione. Avverso la seconda sentenza, favorevole all'impiegato appellante, questa amministrazione ha proposto in data 6 giugno 2007 (R.G. 15426/07) un ricorso per Cassazione tuttora pendente.
Inoltre si precisa che il caso di specie riguardava non specificamente il riconoscimento del diritto al trattamento di famiglia in quote percentuali, piuttosto in generale l'applicazione al suo precedente rapporto d'impiego regolato dalla legge locale della normativa italiana vigente prima della riforma, con la conseguente introduzione tra gli altri istituti, della maggiorazione percentuale della retribuzione per carichi di famiglia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il nuovo servizio diplomatico europeo (Seae) entrerà in funzione con ogni probabilità subito dopo l'estate, anche se per la sua completa entrata a regime ci vorrà ancora molto tempo;

l'accordo recentemente raggiunto tra l'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea (AR) e il Parlamento europeo sull'organizzazione e il funzionamento del Seae, salvaguarda i punti di fondo del compromesso che era stato sottoscritto a fine aprile con gli Stati membri, anche se riconosce al Parlamento europeo un maggior ruolo di controllo sulla politica estera e sull'azione esterna dell'Unione europea;
il compromesso raggiunto con il Parlamento, dopo mesi discussioni, mantiene l'autonomia amministrativa e di bilancio del servizio, pur prevedendo un leggero spostamento (rispetto al testo di aprile) degli equilibri complessivi del Seae a favore della Commissione. La gestione dei programmi per l'azione esterna dell'Unione europea rimarrà sotto la diretta responsabilità della Commissione, mentre al Seae farà capo la loro programmazione strategica. All'Alto rappresentante il compito di garantire il coordinamento e l'armonizzazione complessiva della struttura;
nel caso dei fondi per gli aiuti allo sviluppo (il cespite più ricco del bilancio dell'azione esterna, ammontando a circa sei miliardi di euro all'anno), la responsabilità non solo della gestione, ma anche della programmazione continuerà a rimanere tuttavia nelle mani del commissario competente, il lettone Andris Piebalgs (e che siede anche, a nome del collegio, nel Consiglio affari esteri presieduto dalla Ashton), che insieme all'Alto rappresentante sottoporrà le decisioni al collegio dei commissari;
il Parlamento l'ha inoltre spuntata sull'introduzione di una quota minima (60 per cento) di funzionari del Seae che dovrà provenire dai ranghi delle istituzioni comunitarie;
per limitare i poteri del Segretario generale «esecutivo» che sarà, sotto l'autorità dell'Alto rappresentante, a capo del Seae (il nome più accreditato continua a essere quello dell'ambasciatore di Francia a Washington, Pierre Vimont) il Parlamento ha ottenuto la creazione della figura di un direttore generale responsabile del bilancio e dell'amministrazione del servizio che, con ogni probabilità, proverrà dai ranghi della Commissione. I nomi degli italiani più accreditati per questo o per altri incarichi di primo livello sono quelli dell'attuale direttore generale aggiunto della direzione generale Relex e del direttore generale allo sviluppo e alle relazioni con i paesi Acp, entrambi nella Commissione, nonostante il primo sia un diplomatico di carriera;
il Seae è l'anello centrale del nuovo «sistema» di politica estera europea configurato dal nuovo Trattato e sarà il più importante banco di prova del suo successo. Quello che conta è che il nuovo servizio aiuti l'Alto commissario a coordinare meglio le scelte di politica estera compiute in un contesto intergovernativo, con le politiche e gli strumenti finanziari gestiti dalla Commissione. Con l'obiettivo non ancora di avere una politica estera unica dell'Unione europea, ma una politica estera in grado di utilizzare tutti propri strumenti in maniera più efficace e coerente;
sono evidenti le complessità e le molteplici sfaccettature nella strutturazione e nell'organizzazione del Servizio europeo per l'azione esterna;
l'obiettivo è creare un servizio diplomatico cui sia assegnato, nella maniera più efficace, trasparente ed equa possibile, il personale necessario, conformemente alle finalità del Trattato. A tal scopo è importante garantire una rappresentanza adeguata e l'equilibrio geografico del personale appartenente ai servizi diplomatici nazionali degli Stati membri;
gli Stati membri sono chiamati a raccogliere una sfida importante: collaborare affinché l'Europa diventi un interlocutore credibile e affidabile sullo scacchiere mondiale;
come ha dichiarato Catherine Ashton: «È importante che l'Ue faccia sentire il proprio peso nelle aree afflitte da crisi e conflitti. Ciò rientra nelle responsabilità di un «global player», ma è anche

parte integrante di una politica di sicurezza per l'Europa» -:
quale sia la posizione dell'Italia all'interno dell'ormai imminente avvio del Servizio europeo di azione esterna ed in che modo intenda dare il proprio contributo, qualora vi fosse l'intenzione, al fine di raggiungere gli alti obiettivi comuni a tutti gli Stati dell'Unione europea.
(4-07927)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nella presente interrogazione si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Il Ministero degli affari esteri, consapevole dell'importanza del processo di istituzione del servizio europeo di azione esterna (Seae) previsto dal Trattato di Lisbona, ha promosso tempestivamente misure per consentire all'Italia di essere pronta a partecipare a questa iniziativa fin dalla sua prima attuazione.
Dopo la presentazione ufficiale della proposta sull'istituendo Seae da parte dell'Alto rappresentante, avvenuta il 25 marzo 2010, e l'accordo di massima (
political orientation) raggiunto dal Consiglio affari generali dell'aprile 2010, la decisione per l'istituzione del Seae ha ricevuto il parere positivo del Parlamento europeo riunito in plenaria, l'8 giugno 2010, ed è stata approvata dal Consiglio affari generali il 26 luglio 2010. Al riguardo, consapevole della sfida che la sua attuazione pone ai Governi degli Stati membri dell'Unione europea ed alle sue stesse istituzioni, il Ministero degli affari esteri ha svolto e continua a svolgere un ruolo attivo e propositivo nel negoziato fra gli Stati membri e nelle discussioni con l'Alto rappresentante, Commissione e Parlamento europeo.
Del «pacchetto» Seae faranno parte anche le modifiche del regolamento finanziario e dello statuto del personale. A tale riguardo, nel corso della riunione plenaria di Strasburgo (18-21 ottobre 2010), il Parlamento europeo ha adottato, in regime di codecisione, le modifiche del regolamento finanziario. Il progetto di emendamento dello statuto del personale ha invece subito alcune variazioni in sede parlamentare e dovrà pertanto essere riconsiderato dal Consiglio.
Quanto al personale che dovrà confluire nel servizio, sono al momento in corso a Bruxelles le procedure di nomina dei vertici del servizio e di 81 funzionari non apicali per le delegazioni estere.
Il Governo italiano condivide l'auspicio espresso dall'Alto rappresentante per la politica e la sicurezza dell'Unione europea che il servizio possa essere avviato per il 1o dicembre 2010 - in concomitanza con il primo anniversario dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona - affinché la sua piena operatività riesca rapidamente ad accrescere un ruolo dell'Unione europea più autorevole ed incisivo sulla scena internazionale. Questo obiettivo corrisponde agli interessi italiani di mettere in luce l'Unione e valorizzarne la dimensione di attore globale nei rapporti con i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali. A tal fine e con l'intenzione di continuare a fornire un proprio attivo contributo, il Ministero degli affari esteri segue gli adempimenti necessari all'effettiva realizzazione del Seae, in primo luogo quelli relativi alle procedure di nomina per le posizioni di vertice all'interno del Servizio e di reclutamento di personale proveniente dai servizi diplomatici degli Stati membri, in modo da garantire condizioni che facilitino il successo dei candidati italiani. Sempre al fine di assicurare gli obiettivi nazionali, la Farnesina vigilerà sul rispetto del criterio di adeguato equilibrio geografico nella composizione del Seae e di pieno coinvolgimento di tutti gli Stati membri nel processo selettivo, oltre a seguire le iniziative volte ad offrire al personale Seae una formazione comune adeguata, muovendo dalle pratiche e strutture esistenti a livello nazionale ed europeo. L'Italia è peraltro impegnata a sostenere un ruolo dell'istituto universitario europeo di Firenze nel futuro del citato sistema di formazione, in vista delle misure che l'Alto rappresentante adotterà per la relativa attuazione.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

DI STANISLAO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nella riforma fortemente voluta dal Ministro interrogato, c'è il tanto atteso certificato on line che prometteva l'eliminazione dei certificati di malattia consegnati a mano o per raccomandata;
la partenza ufficiale del certificato on line sarebbe dovuta avvenire il 19 luglio 2010, ma, a quanto pare, ci sono ancora troppi ostacoli, problemi di carattere tecnico, di connessione internet e di costi aggiuntivi a carico dei medici di famiglia;
i medici del servizio sanitario nazionale che possono rilasciare un certificato di malattia sono circa 190.000 (tra cui 60.000 medici di medicina generale e guardie mediche, 7.700 pediatri e 125.000 medici dipendenti delle asl e degli ospedali); i lavoratori dipendenti sono circa 17 milioni (3,5 milioni appartenenti al settore pubblico e 13,5 milioni al settore privato); i certificati di malattia prodotti ogni anno e inviati all'Inps per i controlli sono circa 50 milioni (e altrettanti gli attestati, quelli che giustificano l'assenza dal lavoro e sono privi della diagnosi): si stimano 100 milioni di pezzi di carta che circolano tramite raccomandata a/r o fax e che devono essere conservati;
l'Inps dedica 500 persone al data entry dei certificati del settore privato; il costo medio per la collettività dovuto alla gestione del «ciclo dei certificati di malattia cartacei» ammonta a circa 10 euro a certificato; il risparmio introdotto dalla digitalizzazione dovrebbe ammontare a oltre 500 milioni; il collaudo dell'invio on line dei certificati è partito ad aprile 2010 e dal 19 giugno al 18 luglio 2010 (termine previsto per l'entrata a regime del sistema) la sperimentazione prevedeva l'impossibilità di utilizzare ancora i documenti cartacei;
il tavolo tecnico del monitoraggio (Ministeri della salute, dell'economia e delle finanze, Dipartimento per la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica, Inps, Inpdap, FnomCeO e regioni) ha dato un «giudizio complessivamente non positivo» e ha chiesto ufficialmente di poter «continuare il periodo di collaudo». Ma l'obbligo dell'invio non si ferma: resta «pienamente operativo, senza proroghe», come sottolinea il Ministero. Si bloccano invece fino a collaudo effettuato le sanzioni;
il gradimento dell'intera operazione resta, tra i medici, molto basso. Da un sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con Il Sole 24 Ore Sanità, su 1.000 camici bianchi intervistati in tutta Italia risulta che i certificati malattia on line porterebbero pochi vantaggi per il servizio sanitario nazionale e i pazienti e ancora meno per i medici;
dal sondaggio emerge inoltre che dal 19 giugno al 18 luglio 2010, periodo di collaudo, hanno viaggiato sul web appena il 3 per cento dei certificati che ogni mese sono inviati con il sistema cartaceo;
altra certezza dei medici è che informazioni adeguate, connettività e strumenti informatici debbano essere forniti dalle aziende;
il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale ha dichiarato che ci sono ancora molti punti oscuri e che, perché la riforma diventi effettiva, bisognerà aspettare almeno fino alla fine del 2010, ma presumibilmente tutto slitterà al 2011;
a fronte delle molteplici problematiche riscontrate sull'introduzione del certificato medico on line, delle critiche e polemiche da parte dei medici e delle aspettative, ad avviso dell'interrogante, disattese dal Ministro interrogato -:
se il Governo intenda rivalutare tale proposta e se, in relazione ai problemi tecnici, di connettività e degli strumenti adeguati, l'ipotetico risparmio previsto sia in realtà ancora di oltre 500 milioni di euro, considerando i costi di ammodernamento e la tempistica di avvio.
(4-08332)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito al sistema di trasmissione telematica dei certificati medici, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Ministro della salute del 26 febbraio 2010 - recante «Definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC» -, emanato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, si è concluso un lungo percorso normativo mediante il quale il legislatore, ispirandosi ai principi di sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'azione amministrativa (cfr. Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) ha disposto il collegamento in rete dei medici curanti nonché la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all'Inps, per i lavoratori del settore privato.
Com'è noto, già con il comma 149 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 (finanziaria per il 2005) è stata prevista la trasmissione telematica del certificato di malattia, da parte del medico curante, all'Inps.
Successivamente, con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 810, della legge n. 296 del 2006) si è aggiunto il comma 5-
bis, all'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni nella legge n. 326 del 2003, che ha reso disponibile, a partire dal 1o luglio 2007, il collegamento in rete dei medici del Sistema sanitario nazionale, secondo le regole tecniche del Sistema pubblico di connettività (articoli 72 e seguenti del Codice dell'amministrazione digitale) al fine di portare avanti, tra l'altro, il processo di «telematizzazione» dei certificati.
In particolare, con l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 marzo 2008, sono stati definiti i principi generali per la trasmissione telematica dei dati delle certificazioni di malattia al sistema tecnologico fornito dal Ministero dell'economia e delle finanze e denominato Sac (sistema di accoglienza centrale) nonché le caratteristiche tecniche di acquisizione e trasmissione dei dati.
Parallelamente all'evoluzione legislativa sopra delineata, relativa ai certificati medici del settore privato, sono state emanate, con l'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (cosiddetta «legge Brunetta»), disposizioni per la trasmissione telematica all'Inps dei certificati di malattia dei lavoratori del settore pubblico.
In dettaglio, il suddetto articolo 55-
septies, al comma 2, prevede che «In tutti i casi di assenza per malattia la certificazione medica è inviata per via telematica, direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite per la trasmissione telematica dei certificati medici nel settore privato dalla normativa vigente, (...) e dal predetto Istituto è immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all'amministrazione interessata».
A tal riguardo, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, prima con la circolare n. 1 dell'11 marzo 2010 e successivamente con la circolare n. 2 del 28 settembre 2010, hanno fornito istruzioni operative e chiarimenti per l'applicazione della nuova procedura.
In sintesi:
il certificato di malattia è inviato per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia all'Inps;
l'Inps invia immediatamente il certificato, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica da parte dei medici costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione;

per il lavoratore del settore pubblico - che comunque deve segnalare tempestivamente all'amministrazione al fine dei controlli medico fiscali, la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità - l'invio telematico soddisfa l'obbligo di recapitare l'attestazione di malattia ovvero di trasmetterla tramite raccomandata a/r alla propria amministrazione entro 2 giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia.

Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia consente, così, di automatizzare e digitalizzare completamente l'intero processo organizzativo-gestionale che si origina con la produzione dei certificati di malattia e degli attestati di malattia (intendendosi con quest'ultima espressione il certificato che non contiene l'esplicitazione della diagnosi, in osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali) da parte del medico e si conclude con la trasmissione dei certificati all'Inps e degli attestati ai rispettivi datori di lavoro.
La trasmissione telematica dei certificati di malattia viene effettuata sia dai medici dipendenti del servizio sanitario nazionale (quali i medici ospedalieri ed i medici di distretto), sia dai medici in regime di convenzione con il Ssn (quali i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali).
Tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac), messo a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi di quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 oppure mediante i sistemi di accoglienza regionali (Sar), ove disponibili, i medici del Ssn effettuano le operazioni di predisposizione ed invio telematico dei certificati di malattia all'Inps, di annullamento e rettifica dei certificati già inviati, nonché la stampa della copia cartacea dei certificati e dei relativi attestati.
I medici effettuano rinvio telematico dei certificati di malattia (ma anche l'annullamento o la rettifica di certificati già inviati), secondo le seguenti modalità:

a) utilizzando il servizio web reso disponibile dal Sac, tramite il quale è anche possibile stampare una copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia, e/o inviarne una copia in formato Pdf alla casella di posta elettronica o di posta elettronica certificata del lavoratore;
b) utilizzando il proprio sistema software, opportunamente integrato a cura del fornitore del software medesimo con le funzionalità necessarie per dialogare via web services con il Sac;
c) utilizzando i sistemi di accoglienza regionali (Sar) che rendono disponibili i servizi necessari per la predisposizione e rinvio dei certificati;
d) utilizzando il risponditore automatico che, raggiungibile attraverso il numero verde 800 013 577, consente di inviare il certificato di malattia mediante un normale telefono fisso o mobile; risolvendo, in tal modo, eventuali difficoltà temporanee dovute, ad esempio, alla mancanza di un personal computer o di una connessione a internet.

Inoltre sono previsti dei servizi di assistenza tecnica e normativa forniti dai seguenti contact center:
contact center del Sistema Ts raggiungibile attraverso il numero verde: 800 030 070;
contact center Inps raggiungibile attraverso il numero 803.164.

Al fine di garantire l'effettivo adempimento della trasmissione per via telematica dei certificati, considerati i notevoli vantaggi che derivano dall'applicazione del sistema in termini di economicità ed efficienza, sono state introdotte, come sopra detto, specifiche disposizioni a carattere sanzionatorio. Per assicurare, altresì, un'attuazione omogenea della normativa, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, con le sopra citate circolari, hanno precisato i tempi e le modalità di applicazione del nuovo sistema, tenuto conto dell'esigenza di una sua introduzione graduale ed uniforme sul territorio nazionale.


In tal senso, con l'entrata in vigore del sopra citato decreto del Ministero della salute del 26 febbraio 2010, è cominciato a decorrere, per il medico curante, l'obbligo di procedere in via telematica alle operazioni di predisposizione e di invio dei certificati di malattia, secondo le modalità sopra precisate.
In via transitoria, nei tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto interministeriale, è stata comunque riconosciuta ancora la possibilità per il medico di procedere al rilascio dei certificati in formato cartaceo.
Al fine di verificare la corretta funzionalità del sistema ed eventualmente operare interventi di messa a punto dello stesso, allo scadere del periodo transitorio, per la durata di un mese, è stato effettuato un collaudo generale del sistema stesso; al tal fine è stata costituita un'apposita commissione i cui componenti sono stati scelti tra le amministrazioni e i soggetti coinvolti dall'applicazione del nuovo sistema. I lavori della commissione si sono svolti nel periodo luglio-settembre 2010. Allo scadere dei primo mese successivo al periodo transitorio, la commissione ha riscontrato l'esistenza di «
a) ritardi registrati nella procedura di messa a disposizione dei medici delle credenziali di accesso al sistema; b) la non disponibilità del canale telefonico per l'invio da parte del medico dei certificati; c) necessità di messa a punto delle prestazioni del sistema in relazione al progressivo aumento degli utenti.». Pertanto, la commissione ha ritenuto di non poter «considerare positivamente l'esito del collaudo» e di dover proseguire nell'esame dell'operatività del sistema generale.
La seconda fase dei collaudo si è conclusa il 15 settembre 2010. Durante la seduta, «(...) la commissione, preso atto dei risultati delle verifiche del sistema, relativamente ai servizi resi disponibili ai medici, ai lavoratori e alle amministrazioni, nonché alla messa a disposizione dei medici e datori di lavoro delle credenziali di accesso necessarie per il suo utilizzo, ritiene concluso il collaudo in quanto è verificata la funzionalità delle piattaforme e dei sistemi. Si evidenziano segnalazioni di difficoltà applicativa sotto il profilo organizzativo, sia in ambito ospedaliero che territoriale, per le quali vanno previste soluzioni da porre in atto in tempi brevi nella fase di compiuta ottimizzazione, al fine di realizzare la finalità di un sistema che richiede il complessivo allineamento di tutte le responsabilità. In funzione di ciò, la commissione stabilisce di avviare un monitoraggio continuo con il concerto di tutte le amministrazioni interessate, della regolarità del servizio, al fine di certificare eventuali situazioni di oggettiva difficoltà di adempiere alla trasmissione di quanto previsto dalla norma».
All'esito di questa seconda fase di collaudo, in considerazione delle criticità organizzative emerse soprattutto per alcuni settori ed aree territoriali, si è ritenuto opportuno effettuare un monitoraggio del sistema. La durata del monitoraggio viene stimata in circa quattro mesi.
L'esistenza di tali criticità, per il superamento delle quali le amministrazioni interessate lavoreranno durante i prossimi mesi anche utilizzando le evidenze del monitoraggio, rendono allo stato problematica l'emersione e l'accertamento di eventuali responsabilità per la violazione della normativa e, quindi, lo svolgimento dei procedimenti per l'irrogazione delle conseguenti sanzioni. Infatti, la piena applicazione dell'apparato sanzionatorio richiede la definizione di presupposti di azione chiari e di un quadro di operatività certo in mancanza dei quali potrebbe non essere riscontrabile l'elemento della colpevolezza dell'illecito. Pertanto, fermo restando l'obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio, così come chiarito dalla citata circolare n. 2 del 2010 «sino al 31 gennaio 2011, durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, è opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all'adempimento».
Da ultimo, è d'uopo rappresentare che in data 3 novembre 2010, all'esito di un primo periodo di monitoraggio (aggiornato al 19 ottobre 2010), sono stati diffusi in un comunicato stampa (di cui si riporta di

seguito il contenuto) i dati ufficiali forniti dall'Inps, concernenti il volume complessivo dei certificati medici inviati con la nuova procedura che, ad oggi, ha raggiunto le 1.250.000 unità.
A livello territoriale, il flusso dei certificati di malattia digitali risulta così distribuito: 521.008 in Lombardia, 157.274 nel Lazio, 94.507 in Veneto, 67.805 in Campania, 60.442 in Sicilia, 60.038 in Emilia Romagna, 53.535 nelle Marche, 29.707 in Piemonte, 28.431 in Abruzzo, 27.498 nella Provincia di Bolzano, 26.774 in Puglia, 23.114 in Calabria, 22.154 in Toscana, 13.816 nella Provincia di Trento, 13.484 in Liguria, 10.576 in Basilicata, 10.258 in Sardegna, 9.904 in Umbria, 5.594 in Valle d'Aosta, 4.012 in Molise e 3.667 in Friuli Venezia Giulia.
Il confronto dei flussi cartacei del 2009 con quelli via
web dell'anno in corso consente di stimare l'impatto della digitalizzazione in atto. A livello nazionale, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati Inps trasmessi in modalità digitale sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo del 2009 è passata da circa il 20 per cento di agosto, al 45 per cento di settembre, fino al 56 per cento di ottobre. Anche l'avvio di novembre conferma questo trend positivo, con un tasso di copertura del digitale giornaliero pari al 61 per cento. Nel dettaglio territoriale, per Lombardia e Lazio si stima che il numero medio quotidiano di certificati online dei lavoratori privati Inps è di gran lunga superiore a quello dei certificati acquisiti tramite canale cartaceo nello stesso periodo di un anno fa. Il tasso di copertura del digitale risulta abbondantemente superiore al in Veneto, Abruzzo e Sicilia. In Valle d'Aosta, Basilicata, nelle province autonome di Trento e Bolzano, Molise, Marche e Calabria ogni giorno è mediamente trasmesso un volume di certificati digitali pari a ben oltre la metà del totale dei certificati cartacei acquisiti dall'Inps nello stesso periodo del 2009. In Emilia Romagna, Campania, Puglia, Liguria e Umbria almeno un certificato di malattia su tre quotidianamente acquisiti un anno fa in modalità cartacea risulta oggi trasmesso via web.
Sulla base dei dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, sfiora ormai l'89 per cento la media regionale dei medici di famiglia abilitati ad accedere al nuovo sistema. Il processo di distribuzione dei
pin a questi ultimi è infatti terminato in Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia (già abilitati alla nuova procedura tramite Carta nazionale dei servizi) e Valle d'Aosta. L'operazione è sostanzialmente conclusa anche in Veneto, Provincia di Bolzano, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Umbria, Piemonte e Sardegna, dove la percentuale dei medici di famiglia abilitati è compresa tra il 91 e il 98 per cento. Tale percentuale oscilla invece tra il 70 e il 90 per cento in Abruzzo, Puglia, Lazio, Sicilia, Provincia di Trento e Molise. Ancora ferma al 45 per cento la Liguria.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
quanto riportano agenzie di stampa, siti internet e giornali, nel reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale di Melzo, in provincia di Milano, il responsabile del reparto, dottor Leandro Aletti, descritto come «noto antiabortista» e «simpatizzante di Comunione e Liberazione», avrebbe aggredito verbalmente tre donne, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire, accusandole di essere delle assassine. In particolare, il medico avrebbe testualmente detto: «Assassina stai uccidendo tuo figlio»;
l'aggressione verbale è riportata nella denuncia per ingiuria presentata al giudice di pace di Cassano d'Adda: «Il primario, noto antiabortista, ci ha insultate e diffamate - denunciano le donne - offendendo il nostro decoro e arrecandoci un danno morale»;

il primario, sebbene il suo avvocato Mario Brusa parli di un «fraintendimento tra le parti», sarebbe pronto a firmare una lettera di scuse e chiarimenti per archiviare l'accaduto. La direzione sanitaria ha già presentato le sue scuse;
sotto accusa è anche la procedura che prevede di compilare la cartella clinica, preliminare all'aborto, in un atrio lungo la corsia del reparto. Pratica a cui nella struttura, si dice, si ricorre quando la sala visite è occupata, ma che in sostanza comporta la violazione della privacy delle donne: «Mentre iniziavamo il colloquio con il medico di turno venivamo accostate dal primario che ci aggrediva con insulti ad alta voce - si legge nel ricorso - così tutti i presenti venivano edotti della ragioni della nostra presenza nel reparto rendendo di pubblico dominio una scelta delicata e assolutamente personale». Un gravissimo episodio lesivo della dignità personale, tanto che una delle tre donne sarebbe stata anche identificata da una conoscente che passava di lì;
ad avviso degli interroganti, un simile episodio è inqualificabile, ingiustificabile e intollerabile -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'episodio descritto in premessa, se esso costituisca un caso isolato o risultino essersi verificati casi analoghi e se intenda, nell'esercizio delle proprie competenze, assumere iniziative volte a chiarire i limiti entro i quali l'esercizio dell'obiezione di coscienza da parte del personale sanitario non pregiudichi i diritti delle donne che si sottopongono ad interruzione volontaria di gravidanza, con ciò definendo anche ogni cautela necessaria per la tutela della riservatezza.
(4-04811)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, sulla base delle informazioni pervenute dall'assessorato alla sanità della regione Lombardia; infatti, in base alla normativa vigente, il Ministero della salute non ha competenze dirette sull'operato dei singoli medici.
Episodi come quello descritto dagli interroganti, infatti, devono essere approfonditi dalle strutture sanitarie coinvolte, deputate a prendere provvedimenti nei confronti del loro personale sanitario.
È opportuno ricordare che l'obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificatamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza, e non dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento: inoltre, l'obiezione non può essere invocata dal personale citato nei casi in cui, data la particolarità delle circostanze, il loro intervento è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo.
Nel merito della vicenda in questione, l'assessorato regionale ha dichiarato che non risultano pervenute segnalazioni di episodi analoghi a quello denunciato presso l'ospedale di Melzo, rispetto al quale si è sollecitamente provveduto ad acquisire le necessarie informazioni presso la competente azienda ospedaliera.
In tal modo si è appreso che l'azienda ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti del dirigente medico coinvolto nell'episodio denunciato, al fine di accertare lo svolgimento dei fatti e le eventuali responsabilità. Il procedimento è stato, peraltro, contestualmente sospeso, in attesa dell'esito di quello penale, tuttora pendente. L'azienda, comunica l'assessorato, ha peraltro accertato che il fatto di effettuare la compilazione di una cartella clinica in locali quali un atrio o una corsia di reparto è circostanza estranea alla prassi aziendale e, ove verificatasi, è da ritenersi una iniziativa del singolo medico addetto.
In ogni caso, in base alle disposizioni della direzione sanitaria del presidio ospedaliero di Melzo:

a) presso la degenza ordinaria e di «day hospital» della unità operativa di ostetricia e ginecologia sono presenti spazi destinati all'attività sanitaria rispettosi della «privacy» delle pazienti;
b) la procedura di accoglienza della paziente, nei casi di interruzione volontaria

di gravidanza, prevede che la stessa paziente presenti al presidio la documentazione. Soltanto a questo punto, una volta confermata la volontà di procedere, la paziente viene sottoposta a tutti gli accertamenti necessari alla raccolta dei dati sanitari, in regime di «day hospital» e di degenza all'interno degli spazi deputati (studi medici, ambulatori, eccetera) come previsto dal regolamento sulla «privacy».

L'assessorato ha inteso sottolineare che è cura costante della direzione generale della sanità della regione Lombardia sensibilizzare le aziende sanitarie al pieno rispetto della normativa vigente.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il TG3 nella sua edizione dell'11 dicembre 2009 ha trasmesso un servizio nel quale viene raccolta la testimonianza della signora Angela Bellagamba, che ha raccontato la tragedia che si è consumata praticamente sotto i suoi occhi: il marito che trascorre tre giorni in barella al pronto soccorso dell'ospedale «San Giuseppe» di Albano Laziale, e infine muore;
sempre secondo la testimonianza della signora Bellagamba - il marito l'avrebbe implorata: «Portatemi via da qui perché mi fanno morire»;
il marito della signora Bellagamba era stato ricoverato d'urgenza per un'insufficienza respiratoria; era cardiopatico, diabetico e obeso. «Aveva bisogno di cure specifiche invece è stato tenuto per tre giorni al pronto soccorso»;
i medici dell'ospedale si sono giustificati sostenendo che «non c'erano posti», e sono stati i familiari a dover provvedere a trovare un letto ad Aprilia chiamando da casa, «ma quando siamo andati a prenderlo era già morto» -:
se quanto denunciato dalla signora Bellagamba e riferito dal «TG3» corrisponda a verità;
in caso affermativo quali urgenti iniziative si intendano promuovere e adottare per accertare quanto accaduto.
(4-05444)

Risposta. - In base agli elementi informativi acquisiti dalla prefettura di Roma presso la regione Lazio, risulta che il direttore generale dell'azienda unità sanitaria locale Roma H ha precisato di aver provveduto ad informare dei fatti descritti nell'interrogazione in esame, sia il Presidente della 12a commissione «igiene e sanità» del Senato della Repubblica sia il vice Presidente della regione Lazio.
In particolare, è stato comunicato che il paziente è giunto al pronto soccorso dell'ospedale «San Giuseppe» di Albano Laziale (Roma) il 9 dicembre 2009, trasportato dall'ambulanza del 118, alle ore 14.42, e immediatamente gli sono state fornite le cure del caso. È stata inoltre acquisita dal personale del pronto soccorso documentazione sanitaria, esibita dal paziente, da cui risultava un pregresso trattamento presso struttura specialistica in «
day hospital». All'anamnesi risultava, inoltre, un aggravamento della patologia dispnoica a seguito di recente ed imprecisata modifica della terapia domiciliare. Durante la permanenza in sede di pronto soccorso sono stati eseguiti, e ripetuti, esami chimico-clinici, consulenza di cardiologia e di anestesiologia, nonché diverse saturimetrie, che hanno documentato un progressivo miglioramento dei parametri respiratori a seguito della somministrazione di ossigenoterapia in «ventismak».
Contemporaneamente, è stata avviata la ricerca di posto letto presso gli ospedali della provincia e della città di Roma, In attesa di ricevere disponibilità per il posto letto, il paziente è stato assistito nei locali del pronto soccorso su un letto tecnico completamente attrezzato per l'emergenza, nella zona rossa in cui è massima la presenza del personale di assistenza: «quanto sopra per smentire nettamente affermazioni di un trattamento inadeguato

su una barella in un corridoio». La ricerca del posto letto è proseguita nella giornata del 10 dicembre, senza esito positivo. La constatazione dell'improvviso decesso, pur a seguito dell'esecuzione di manovre rianimatorie, è avvenuta alle ore 7.45 dell'11 dicembre 2009, dopo che il paziente aveva trascorso una notte tranquilla. «Risulta dalla documentazione che siano state contattate per la ricerca del posto letto, senza esito, le seguenti strutture ospedaliere:
giorno 9 dicembre 2009:
ospedale di Genzano;
casa di cura S. Anna di Pomezia;
ospedale di Anzio;
azienda ospedaliera S. Filippo Neri;
azienda ospedaliera S. Giovanni;
azienda ospedaliera S. Camillo;
ospedale S. Eugenio;
azienda policlinico Gemelli;
casa di cura Aurelia Hospital;

giorno 10 dicembre 2009:
ospedale di Anzio;
azienda ospedaliera S. Camillo;
ospedale Regina Apostolorum;
azienda ospedaliera S. Filippo Neri;
azienda policlinico Gemelli;
azienda Policlinico Umberto I;
ospedale di Latina;
azienda ospedaliera S. Giovanni;
ospedale di Velletri;
ospedale S. Eugenio;
ospedale di Frascati».

La stessa direzione aziendale ha specificato che in data 16 dicembre 2009 il segretariato generale della presidenza della Giunta regionale ha informato l'azienda dell'avvio di un intervento di Audit, al fine di verificare la correttezza e l'efficacia delle azioni messe in atto dalle strutture interessate.
Risulta alla direzione aziendale che la struttura
internal auditing regionale abbia completato detto intervento, tuttavia non sono giunte all'azienda ulteriori comunicazioni da parte di enti o istituzioni.
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
per i disabili piemontesi esiste un'agevolazione («Carta gialla»), che permette al titolare della convenzione e a un accompagnatore di viaggiare gratuitamente su tutti i treni regionali;
detta agevolazione ha una ben scarsa applicazione pratica, perché nei fatti sulla stragrande maggioranza di quei convogli le carrozzine non possono salire;
in alcuni casi il disservizio ha il sapore di una vera e propria beffa; guardando l'orario della linea Torino-Milano, per esempio, si scopre che per tutta la giornata non c'è un solo treno regionale con una carrozza attrezzata per i disabili. Il primo e unico parte alle 21,50 e arriva alle 23,45. Al ritorno va ancora peggio: si parte a mezzanotte e un quarto da Milano Centrale e si arriva a Porta Susa alle due passate. Va un po' meglio su altre linee piemontesi: ci sono 8 treni regionali accessibili sulla Torino-Cuneo, 3 sulla Torino-Pinerolo, due per la Valsusa, ma un solo treno per il mare;
la situazione non è migliore nelle altre regioni italiane: la Lombardia e l'Emilia Romagna, hanno convenzioni per i disabili simili a quella piemontese, ma anche lì i treni regionali accessibili sono pochi;
il problema riguarda solo i disabili motori e non gli altri tipi di handicap;

tuttavia nel solo Piemonte sono circa 20 mila i possessori della «Carta Gialla». «Fino a qualche anno fa potevamo stare negli spazi riservati alle biciclette, che si trovano su quasi tutti i treni - racconta Gabriele Piovano, 25 anni, affetto da spina bifida e attivo nella Consulta per le persone in difficoltà - ma adesso per ragioni di sicurezza è vietato. Il risultato è che praticamente non riusciamo più a viaggiare»;
un'alternativa al treno regionale potrebbe esserci, ed è rappresentata dai quattro Frecciarossa al giorno, che però fermano solo a Torino e Milano, senza scali intermedi, Inoltre sono a pagamento. A livello nazionale c'è solo uno sconto (non la gratuità) per i portatori di handicap che hanno la «Carta Blu», ma sono molti meno rispetto ai possessori della «Carta Gialla», che da quest'anno viene consegnata anche ad anziani, invalidi e disabili oltre il 67 per cento, mentre fino all'anno scorso la soglia era del 71 per cento;
la regione Piemonte per la convenzione di cui sopra paga a Trenitalia 2,4 milioni all'anno, 600 mila euro in più per l'estensione della «Carta Gialla», Questo, tuttavia, «senza però che ci possa essere un controllo da parte nostra sui convogli che vengono utilizzati», osserva l'assessore ai Trasporti, Daniele Borioli. «Il problema è che i vagoni sono vecchi, per questo abbiamo messo come condizione che chi si aggiudicherà il prossimo appalto delle ferrovie regionali debba far circolare solo treni accessibili a tutti» -:
se tutto ciò corrisponda al vero;
in particolare se sia vero che la regione Piemonte paga 2,4 milioni l'anno a Trenitalia per una convenzione che, parrebbe, Trenitalia non rispetta;
se analoghe convenzioni siano state stipulate tra le altre regioni e Trenitalia, e per quali importi;
quali iniziative si intendano promuovere, sollecitare e adottare nei confronti di Trenitalia per superare una situazione gravemente discriminatoria nei confronti di cittadini disabili, anziani e invalidi.
(4-05851)

Risposta. - Mi riferisco all'interrogazione in esame concernente il trasporto ferroviario dei disabili nell'ambito della regione Piemonte.
Le problematiche che i soggetti disabili e i loro familiari sono costretti ad affrontare quotidianamente costituiscono oggetto di particolare interesse da parte del Ministero per le pari opportunità, attualmente impegnato nello studio delle soluzioni più idonee al conseguimento di un'effettiva parità di trattamento dei diversamente abili in ogni ambito della vita economica e sociale.
In particolare, per quanto attiene alle difficoltà legate alla mobilità dei soggetti portatori di handicap, mi preme sottolineare che la programmazione e la gestione dei servizi regionali che assicurano principalmente la mobilità della clientela pendolare, è di competenza delle singole regioni, i cui rapporti con Trenitalia sono disciplinati da specifici contratti di servizio, nell'ambito dei quali vengono definiti il volume e le caratteristiche dei servizi da effettuare anche sulla base delle risorse economiche disponibili.
Secondo quanto riferito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il servizio reso alla clientela disabile è attualmente fornito, in tutta Italia, su un circuito di 252 stazioni abilitate ed è coordinato ed organizzato da centri di assistenza denominati «sale blu», che costituiscono un punto di riferimento per tutte le esigenze di viaggio dei disabili.
In merito al servizio ferroviario regionale piemontese, il citato dicastero ha riferito che l'ultimo contratto di servizio con la regione Piemonte è scaduto nel dicembre 2007 e le trattative intraprese con Trenitalia per il nuovo contratto di servizio (a valere dal 2008 in poi) non hanno avuto a tutt'oggi esito positivo.
Pertanto, il perdurare dell'assenza di un contratto di servizio tra Trenitalia e la regione Piemonte non ha consentito di programmare gli investimenti dedicati al rinnovo del parco rotabili che hanno, invece,

formato oggetto delle intese negoziali, da tempo definite attraverso specifici contratti di servizio, con le altre amministrazioni regionali.
Allo stato attuale, solo un determinato numero di convogli utilizzati per i servizi regionali del Piemonte è attrezzato per il trasporto delle persone diversamente abili (si tratta dei treni del tipo Taf-treno ad alta frequentazione, Minuetto e Vivalto). Ciò non consente l'utilizzo degli stessi convogli su tutte le linee piemontesi; inoltre, considerato anche che l'impiego del materiale rotabile è legato alla programmazione dei turni, non è possibile attuare una concentrazione di tali mezzi su alcune tratte ed in alcune fasce orarie.
Segnalo altresì che sulla linea Torino-Milano i servizi di trasporto di competenza della regione Piemonte vengono svolti mediamente per il 50 per cento con materiale rotabile Vivalto, attrezzato al trasporto della clientela disabile.
Al fine di agevolare l'accesso al servizio ferroviario per la suddetta clientela è necessario che venga effettuata un'apposita richiesta da parte dell'interessato all'ufficio accoglienza, con un margine di anticipo di due giorni, onde consentire alle strutture di gestione di programmare - nei limiti delle possibilità - il materiale rotabile idoneo al trasporto.
Ai possessori di carta gialla è consentito il libero accesso, in seconda classe, ai treni nonché ai servizi sostitutivi e suppletivi della regione Piemonte.
Sempre secondo quanto riferito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a copertura dei mancati introiti derivanti dalla agevolazione tariffaria citata, la regione ha corrisposto annualmente a Trenitalia circa 1.800.000 euro.
Nel 2009 sono stati corrisposti ulteriori 644.000 euro in seguito alla riduzione della percentuale di invalidità prevista - dal 71 al 67 per cento - deliberata dalla giunta regionale il 15 giugno 2009.
Segnalo, infine, che oltre al Piemonte, anche le regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Puglia e le province autonome di Trento e Bolzano riconoscono agevolazioni tariffarie ai cittadini disabili, anziani e invalidi. In base alla normativa di riferimento le riduzioni variano da regione a regione, come anche i corrispettivi.

Il Ministro per le pari opportunità: Maria Rosaria Carfagna.

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riferito da numerosi organi di stampa e dai telegiornali, una bimba di venti mesi è deceduta all'ospedale Gaslini di Genova per un'emorragia interna provocata dalla presenza nell'esofago di una batteria, piccola, tonda e piatta, che aveva inghiottito probabilmente giorni prima del decesso;
secondo quanto accertato la batteria si era attaccata alle pareti dell'esofago, creando una ulcerazione che poi si è perforata. Tempestivamente portata al pronto soccorso dell'ospedale pediatrico Gaslini, la piccola, viva e cosciente è stata trattenuta per ore in osservazione, in codice giallo, ovvero di media gravità e che non presuppone il pericolo di vita;
le sono state fatte le analisi del sangue che hanno rivelato i valori di emoglobina molto bassi; successivamente la piccola ha avuto un'altra crisi; prima che fosse possibile effettuarle una endoscopia di urgenza la bimba è stata vittima di un blocco cardiaco ed è deceduta -:
se quanto sopra esposto corrisponda a verità;
in caso affermativo se non si ritenga opportuno inviare i propri ispettori per accertare le cause dell'accaduto.
(4-07578)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione in esame, si riportano gli elementi informativi acquisiti dalla prefettura-ufficio territoriale del Governo di Genova.
«L'Istituto G. Gaslini di Genova ha tenuto a precisare di aver effettuato, sotto il coordinamento del Direttore Sanitario e

con il coinvolgimento degli specialisti dell'Istituto la cosiddetta "analisi delle cause profonde" dell'infausto decesso della bambina di cui all'interrogazione, avvenuto il 6 giugno 2010 presso quel nosocomio.
Dall'esame della documentazione clinica e dalle interviste ai medici coinvolti, è emerso che gli accertamenti clinici eseguiti presso il pronto soccorso e il reparto di gastroenterologia, nonché i risultati dei primi esami di laboratorio hanno indotto a delineare il percorso diagnostico differenziale su un quadro di gastrite emorragica (verosimilmente ad eziologia virale) a decorso subacuto-cronico e non su una patologia correlata a cause traumatiche o ad ingestione di sostanze; nel periodo di osservazione clinica non si sono registrati sintomi o segni riconducibili a tale ultima evenienza, quali ad esempio ipersalivazione, disturbi al torace, segni di bronco ostruzione, tosse, ripetuti conati.
La sostanziale stabilità delle condizioni generali della paziente, testimoniata dai ripetuti prelievi dei parametri circolatori ha indotto il personale medico a proseguire l'iter di monitoraggio intrapreso e a normalizzare il livello di emoglobina mediante trasfusione, anche in vista dell'effettuazione dell'intervento programmato in urgenza di gastroesofagoscopia, in anestesia generale.
Prima del verificarsi dell'emorragia massiva, le condizioni della bambina - a detta del citato direttore sanitario - non hanno mai assunto il carattere dell'emergenza e non facevano presagire un'evoluzione clinica peggiorativa, tale da consentire ai sanitari di adottare iniziative diverse da quelle effettivamente intraprese.
Lo stato di emergenza si è venuto a manifestare in tutta la sua gravità unicamente nel momento del citato episodio emorragico che ha comportato l'intervento immediato dei personale medico del reparto e del
team preposto all'emergenza».
Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

TOMMASO FOTI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è nota la funzione strategica e positiva assolta dai medici di famiglia nell'ambito del sistema sanitario nazionale;
da parte delle organizzazioni sindacali dei medici di famiglia è stata denunciata la situazione difficile che si è venuta a creare a seguito dell'obbligo dell'invio on line dei certificati di malattia all'Inps;
risultano altresì contestate le sanzioni poste a carico del medico nel caso rilasci certificazioni che attestino dati clinici non direttamente constatabili né oggettivamente documentati;
la procedura stabilita per la compilazione del certificato on line porrebbe a carico del medico di famiglia una serie di voci delle quali egli non può farsi garante (è il caso, ad esempio, del luogo di reperibilità durante la malattia del lavoratore che attualmente viene dichiarato e comunicato all'Inps dallo stesso, sotto la propria responsabilità);
in alcuni casi le regioni non hanno fornito i sistemi per la trasmissione on line dei certificati che qui interessano, come previsto dalla normativa vigente;
in alcune zone del Paese non vi è copertura ADSL -:
se e quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo ed in particolare se non ritengano opportuno che il certificato telematico richieda le stesse indicazioni previste in quello cartaceo e che le informazioni di carattere non sanitario introdotte nella certificazione telematica siano soggette ad autocertificazione.
(4-06996)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito al sistema di trasmissione telematica dei certificati medici, si rappresenta quanto segue.


Con decreto del Ministro della salute del 26 febbraio 2010 - recante «Definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC» -, emanato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, si è concluso un lungo percorso normativo mediante il quale il legislatore, ispirandosi ai principi di sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nel l'azione amministrativa (cfr. Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) ha disposto il collegamento in rete dei medici curanti nonché la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all'Inps, per i lavoratori del settore privato.
Com'è noto, già con il comma 149 dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 (finanziaria per il 2005) è stata prevista la trasmissione telematica del certificato di malattia, da parte del medico curante, all'INPS.
Successivamente, con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 810, della legge n. 269 del 2006) si è aggiunto il comma 5-
bis, all'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni nella legge n. 326 del 2003, che ha reso disponibile, a partire dal 1o luglio 2007, il collegamento in rete dei medici del Sistema sanitario nazionale, secondo le regole tecniche del Sistema pubblico di connettività (articolo 72 e seguenti, del Codice dell'amministrazione digitale) al fine di portare avanti, tra l'altro, il processo di «telematizzazione» dei certificati.
In particolare, con l'articolo 8 del decreto Presidente del consiglio dei ministri del 26 marzo 2008, sono stati definiti i principi generali per la trasmissione telematica dei dati delle certificazioni di malattia al sistema tecnologico fornito dal Ministero dell'economia e delle finanze e denominato Sac (sistema di accoglienza centrale) nonché le caratteristiche tecniche di acquisizione e trasmissione dei dati.
Parallelamente all'evoluzione legislativa sopra delineata, relativa ai certificati medici del settore privato, sono state emanate, con l'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (cosiddetta «legge Brunetta»), disposizioni per la trasmissione telematica all'Inps dei certificati di malattia dei lavoratori del settore pubblico.
In dettaglio, il suddetto articolo 55-
septies, al comma 2, prevede che «In tutti i casi di assenza per malattia la certificazione medica è inviata per via telematica, direttamente o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite per la trasmissione telematica dei certificati medici nel settore privato della normativa vigente, (...) e dal predetto Istituto è immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all'amministrazione interessata».
A tal riguardo, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, prima con la circolare n. 1 dell'11 marzo 2010 e successivamente con la circolare n. 2 del 28 settembre 2010, hanno fornito istruzioni operative e chiarimenti per l'applicazione della nuova procedura.
In sintesi:
il certificato di malattia è inviato per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia all'INPS;
l'Inps invia immediatamente il certificato, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica da parte dei medici costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione;
per il lavoratore del settore pubblico - che comunque deve segnalare tempestivamente all'amministrazione al fine dei controlli medico fiscali, la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità - l'invio telematico soddisfa l'obbligo di recapitare l'attestazione di malattia ovvero di trasmetterla tramite raccomandata a/r propria amministrazione entro 2 giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia.


Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia consente, così, di automatizzare e digitalizzare completamente intero processo organizzativo-gestionale che si origina con la produzione dei certificati di malattia e degli attestati di malattia (intendendosi con quest'ultima espressione il certificato che non contiene l'esplicitazione della diagnosi, in osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali) da parte del medico e si conclude con la trasmissione dei certificati all'INPS e degli attestati ai rispettivi datori di lavoro.
La trasmissione telematica dei certificati di malattia viene effettuata sia dai medici dipendenti del SSN (quali i medici ospedalieri ed i medici di distretto), sia dai medici in regime di convenzione con il SSN (quali i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali).
Tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac) messo a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi di quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 oppure mediante sistemi di accoglienza regionali (Sar), ove disponibili, i medici del Ssn effettuano le operazioni di predisposizione ed invio telematico dei certificati di malattia all'Inps, di annullamento e rettifica dei certificati già inviati, nonché la stampa della copia cartacea dei certificati e dei relativi attestati.
I medici effettuano l'invio telematico dei certificati di malattia (ma anche l'annullamento o la rettifica di certificati già inviati), secondo le seguenti modalità:

a) utilizzando il servizio Web reso disponibile dal SAC, tramite il quale è anche possibile stampare una copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia, e/o inviarne una copia in formato Pdf dalla casella di posta elettronica o di posta elettronica certificata del lavoratore;
b) utilizzando il proprio sistema software, opportunamente integrato a cura del fornitore del software medesimo con le funzionalità necessarie per dialogare via web services con il SAC;
c) utilizzando i sistemi di accoglienza regionali (Sar) che rendono disponibili i servizi necessari per la predisposizione e rinvio dei certificati;
d) utilizzando il risponditore automatico che raggiungibile attraverso il numero verde 800 013 577, consente di inviare il certificato di malattia mediante un normale telefono fisso o mobile; risolvendo, in tal modo, eventuali difficoltà temporanee dovute, ad esempio, alla mancanza di un personal computer o di una connessione internet.

Inoltre sono previsti dei servizi di assistenza tecnica e normativa forniti dai seguenti contact center:
contact center del sistema Ts raggiungibile attraverso il numero verde: 800 030 070;
contact center INPS raggiungibile attraverso il numero 803.164.

Al fine di garantire l'effettivo adempimento della trasmissione per via telematica dei certificati, considerati i notevoli vantaggi che derivano dall'applicazione del sistema in termini di economicità ed efficienza, sono state introdotte, come sopra detto, specifiche disposizioni a carattere sanzionatorio. Per assicurare, altresì, un'attuazione omogenea della normativa, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, con le sopra citate circolari, hanno precisato i tempi e le modalità di applicazione del nuovo sistema, tenuto conto dell'esigenza di una sua introduzione graduale ed uniforme sul territorio nazionale.
In tal senso, con l'entrata in vigore del sopra citato decreto del Ministero della salute del 26 febbraio 2010, è cominciato a decorrere, per il medico curante, l'obbligo di procedere in via telematica alle operazioni di predisposizione e di invio dei certificati di malattia, secondo le modalità sopra precisate.
In via transitoria, nei tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto interministeriale, è stata comunque riconosciuta ancora la possibilità per il medico di procedere al rilascio dei certificati in formato cartaceo.


Al fine di verificare la corretta funzionalità del sistema ed eventualmente operare interventi di messa a punto dello stesso, allo scadere dei periodo transitorio, per la durata di un mese, è stato effettuato un collaudo generale del sistema stesso; al tal fine è stata costituita un'apposita commissione i cui componenti sono stati scelti tra le amministrazioni e i soggetti coinvolti dall'applicazione del nuovo sistema. I lavori della commissione si sono svolti nel periodo luglio-settembre 2010. Allo scadere del primo mese successivo ai periodo transitorio, la commissione ha riscontrato l'esistenza di
«a) ritardi registrati nella procedura di messa a disposizione dei medici delle credenziali di accesso ed sistema; b) la non disponibilità dei canale telefonico per l'invio da parte del medico dei certificati; c) necessità di messa a punto delle prestazioni del sistema in relazione al progressivo aumento degli utenti,». Pertanto, la commissione ha ritenuto di non poter considerare positivamente l'esito del collaudo» e di dover proseguire nell'esame dell'operatività del sistema generale.
La seconda fase del collaudo si è conclusa il 15 settembre 2010. Durante la seduta, «(...) la commissione, preso atto dei risultati delle verifiche del sistema, relativamente al servizi resi disponibili ai medici, ai lavoratori e delle amministrazioni, nonché alla messa a disposizione dei medici e datori di lavoro delle credenziali di accesso necessarie per il suo utilizzo, ritiene concluso il collaudo in quanto è verificata la funzionalità delle piattaforme e dei sistemi. Si evidenziano segnalazioni di difficoltà applicativa sotto il profilo organizzativo, sia in ambito ospedaliero che territoriale, per le quali vanno previste soluzioni da porre in atto in tempi brevi nella fase di compiuta ottimizzazione, al fine di realizzare la finalità di un sistema che richiede il complessivo allineamento di tutte le responsabilità. In funzione di ciò, la commissione stabilisce di avviare un monitoraggio continuo con il concerto di tutte le amministrazioni interessate, della regolarità del servizio, al fine di certificare eventuali situazioni di oggettiva difficoltà di adempiere alla trasmissione di quanto previsto dalla norma».
All'esito di questa seconda fase di collaudo, in considerazione delle criticità organizzative emerse soprattutto per alcuni settori ed aree territoriali, si è ritenuto opportuno effettuare un monitoraggio del sistema. La durata del monitoraggio viene stimata in circa quattro mesi.
L'esistenza di tali criticità, per il superamento delle quali le amministrazioni interessate lavoreranno durante i prossimi mesi anche utilizzando le evidenze del monitoraggio, rendono allo stato problematica l'emersione e l'accertamento di eventuali responsabilità per la violazione della normativa e, quindi, lo svolgimento dei procedimenti per l'irrogazione delle conseguenti sanzioni. Infatti, la piena applicazione dell'apparato sanzionatorio richiede la definizione di presupposti di azione chiari e di un quadro di operatività certo in mancanza dei quali potrebbe non essere riscontrabile l'elemento della colpevolezza dell'illecito. Pertanto, fermo restando l'obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio, così come chiarito dalla citata circolare n. 2 del 2010 «sino ai 31 gennaio 2010, durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, è opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all'adempimento.
Da ultimo, è d'uopo rappresentare che in data 3 novembre 2010, all'esito di un primo periodo di monitoraggio (aggiornato al 19 ottobre 2010), sono stati diffusi in un comunicato stampa (di cui si riporta di seguito il contenuto) i dati ufficiali forniti dall'Inps, concernenti il volume complessivo dei certificati medici inviati con la nuova procedura che, ad oggi, ha raggiunto le 1.250.000 unità.
A livello territoriale, il flusso dei certificati di malattia digitali risulta così distribuito: 521.008 in Lombardia, 157.274 nel Lazio, 94.507 in Veneto, 67.805 in Campania, 60.442 in Sicilia, 60.038 in Emilia Romagna, 53.535 nelle Marche, 29.707 in Piemonte, 28.431 in Abruzzo, 27.498 nella Provincia di Bolzano, 26.774 in Puglia,

23.114 in Calabria, 22.154 in Toscana, 13.816 nella Provincia di Trento, 13.484 in Liguria, 10.576 in Basilicata, 10,258 in Sardegna, 9.904 in Umbria, 5.594 in Valle d'Aosta, 4.012 in Molise e 3.667 in Friuli Venezia Giulia.
Il confronto dei flussi cartacei del 2009 con quelli via
web dell'anno 2010 consente di stimare l'impatto della digitalizzazione in atto. A livello nazionale, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati Inps trasmessi in modalità digitale sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo dei 2009 è passata da circa il 20 per cento di agosto, al 45 per cento di settembre, fino al 56 per cento di ottobre. Anche l'avvio di novembre conferma questo trend positivo, con un tasso di copertura del digitale giornaliero pari al 61 per cento. Nel dettaglio territoriale, per Lombardia e Lazio si stima che il numero medio quotidiano di certificati online dei lavoratori privati Inps è di gran lunga superiore a quello dei certificati acquisiti tramite canale cartaceo nello stesso periodo di un anno fa. Il tasso di copertura del digitale risulta abbondantemente superiore al 70 per cento in Veneto, Abruzzo e Sicilia. In Valle d'Aosta, Basilicata, nelle province autonome di Trento e Bolzano, Molise, Marche e Calabria ogni giorno è mediamente trasmesso un volume di certificati digitali pari a ben oltre la metà del totale dei certificati cartacei acquisiti dall'Inps nello stesso periodo del 2009. In Emilia Romagna, Campania, Puglia, Liguria e Umbria almeno un certificato di malattia su tre quotidianamente acquisiti un anno fa in modalità cartacea risulta oggi trasmesso via web.
Sulla base dei dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, sfiora ormai l'89 per cento la media regionale dei medici di famiglia abilitati ad accedere al nuovo sistema. Il processo di distribuzione dei
pin a questi ultimi è infatti terminato in Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia (già abilitati alla nuova procedura tramite Carta nazionale dei servizi) e Valle d'Aosta. L'operazione è sostanzialmente conclusa anche in Veneto, Provincia di Bolzano, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Umbria, Piemonte e Sardegna, dove la percentuale dei medici di famiglia abilitati è compresa tra il 91 e il 98 per cento. Tale percentuale oscilla invece tra il 70 e il 90 per cento in Abruzzo. Puglia, Lazio, Sicilia, Provincia di Trento e Molise. Ancora ferma al 45 per cento la Liguria.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

GALATI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel giugno 2010 avranno inizio i campionati mondiali di calcio e si profila certamente l'ennesimo campionato di calcio schermato per tutti gli italiani all'estero;
infatti la Rai non avendo acquisito i diritti per la trasmissione all'estero, sarà costretta ad oscurare gli schermi dei nostri connazionali sparsi per l'Europa. Un ennesimo comportamento di disinteresse dell'azienda di Stato per venire incontro a questioni di bilancio. Questo modo di agire tende in qualche modo a svilire il ruolo degli italiani all'estero che molto spesso mostrano un attaccamento superiore alla nazione e al tricolore soprattutto nei grandi eventi. Evidentemente, ad avviso dell'interrogante, si mostra poco rispetto per i nostri connazionali che vivono all'estero, ai quali in qualche modo, anche se con risultati non certamente chiari, è stato consentito il diritto di voto per renderli partecipi delle scelte di chi andrà a rappresentarli nel parlamento italiano ma, allo stesso tempo, si vieta di sostenere la propria nazione nell'evento calcistico per eccellenza. Si è riusciti dunque a dar loro un diritto di voto ma ancora gli si vieta di gioire attorno ai colori azzurri della nazionale. Sono passati ormai 4 anni dal trionfo di Berlino, una vittoria che oltre al prestigio di un trofeo conquistato sul campo è riuscita nell'intento di risollevare migliaia di nostri emigrati costretti nel tempo a subire forme velate di razzismo legate al classico stereotipo di italiano

spaghetti-pizza e mandolino e a far riscoprire in essi un profondo orgoglio di patria -:
se si intenda assumere ogni iniziativa per venire incontro alle esigenze dei nostri italiani all'estero affinché possano insieme a tutti noi sostenere gli azzurri attraverso la Tv di Stato.
(4-07316)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
In Europa, nel bacino del Mediterraneo ed in alcune aree del Medio Oriente, sono ricevibili i programmi di vari canali nazionali, diffusi tramite sistemi satellitari o distributori di Tv via cavo, oppure tramite abbonamenti a locali servizi telefonici integrati di tipo Adsl. Tale emissione al di fuori dei confini nazionali, come noto, viene oscurata dalla Rai in occasione di alcuni programmi particolari, per i quali non si dispone dei diritti di trasmissione all'estero (in particolare per importanti eventi sportivi).
Il problema di fondo coinvolge gli accordi commerciali dell'ente televisivo nazionale ed il complesso dei contratti con i distributori dei diritti in parola. Le società titolari cedono infatti tali diritti territorio per territorio, escludendo di conseguenza la possibilità di inviare il corrispondente segnale al di fuori del relativo ambito di acquisto. Il criptaggio del segnale oltre confine viene quindi messo in atto dalla Rai per evitare rivalse in termini legali da parte degli acquirenti in Paesi esteri.
Tale situazione è nota a questo Ministero che svolge annualmente un'opera di monitoraggio nel quadro della convenzione stipulata tra la Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per l'informazione e l'editoria e la Rai per l'offerta televisiva, radiofonica e multimediale per l'estero. Nel contesto di tale esercizio sono state più volte segnalate sia al suddetto dipartimento sia alla Rai, pur nel rispetto dei limiti dati dagli obblighi giuridici e dalle esigenze economiche aziendali, le pressanti richieste di soluzione del problema avanzate dai connazionali (in particolare residenti in Europa) e dagli esponenti di organismi rappresentativi quali i comitati degli italiani residenti all'estero o il Consiglio generale degli italiani all'estero.
Su queste premesse, è intervenuta la delibera n. 732 del 2009 del 16 dicembre 2009 dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni, la quale ha invitato la Rai a negoziare con questo Ministero «la messa a disposizione di un congruo numero di
smart card tivù sat alle comunità italiane in Europa».
La piattaforma satellitare tivù sat, realizzata da tivù srl società partecipata da RAI Mediaset e Telecom Italia Media - e ricevibile tramite l'utilizzo di impianto satellitare,
decoder e relativa smart card di decrittaggio - ha lo scopo di assicurare la ricezione dell'intera programmazione televisiva gratuita a quell'utenza che nel territorio nazionale italiano non è raggiunta dal segnale digitale terrestre. La diffusione anche tra i connazionali in Europa delle citate smart card sarebbe volta a consentire la fruizione della programmazione nazionale integrale, a beneficio dei soli utenti detentori di apposite apparecchiature tivù sat.
Tuttavia un simile scenario appare problematico e suscettibile di chiarimenti, in particolare di ordine finanziario e logistico. Occorrerebbe infatti chiarire il criterio con cui selezionare gli eventuali percettori delle
smart card tra gli oltre 2,2 milioni di cittadini italiani residenti in Europa. Inoltre, come la stessa dirigenza Rai afferma in una lettera indirizzata al Ministro degli affari esteri, la disponibilità delle card fuori dall'Italia solleverebbe nuovamente la questione della legittima tutela dei diritti di terzi e, di conseguenza, determinerebbe la necessità di complesse negoziazioni e l'emergere di costi per le emittenti. Infine, anche qualora si risolvesse positivamente lo scenario illustrato sul versante europeo, si creerebbe una discriminazione a danno di tutti gli altri connazionali residenti nel resto del mondo.
Inoltre la materia in parola, secondo le suddetta linee, è stata ripresa nella proposta di parere predisposta dal relatore della

commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi del 4 maggio 2010 relativa all'esame del contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai per il triennio 2010-2012.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

GALATI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
una recente indagine Nomisma presentata in occasione di un convegno dedicato al trasporto sostenibile fa emergere un dato preoccupante per ciò che concerne il valore delle polveri sottili nelle città italiane. Secondo tale ricerca le elevate concentrazioni di PM10 (le polveri sottili) in atmosfera sono responsabili di 5.876 decessi all'anno. Il rapporto riporta i dati sui valori medi di concentrazione di polveri sottili nel triennio 2006-2008 delle prime 15 città italiane per popolazione da cui si desume che, oltre a Roma (40,4), le performance peggiori sono concentrate nelle città del Nord e in particolare nell'area della Pianura Padana, come Milano (49,2), Torino (56,5), Bologna (41,3), Verona (47), Padova (46,7). Questa situazione, sottolinea Nomisma, determina gravi patologie sanitarie che, nelle 15 aree urbane più popolate fa stimare all'istituto bolognese di ricerca «5.876 decessi all'anno» prodotti da elevate concentrazioni di PM10. Gli elevati valori di polveri sottili, non rappresentano solo un danno per la salute, ma anche per le casse dello Stato con milioni di euro spesi all'anno per ricoveri relativi a patologie respiratorie e cardiocircolatorie attribuibili all'inquinamento da polveri sottili;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per cercare di ridurre il livello di polveri sottili sta avviando delle procedure per valutare un possibile apporto di elettrificazione del servizio di trasporto pubblico locale. Un'azione di tale portata potrebbe certamente porre un freno ma non può evidentemente arrogarsi la capacità di eliminare in modo definitivo gli alti livelli d'inquinamento -:
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro della salute abbiano in previsione nel lungo periodo ulteriori azioni volte al contenimento delle emissioni in ambito urbano;
quali politiche di prevenzione intendano promuovere per cercare di ridurre quel tipo di inquinamento, causa principale di migliaia di decessi all'anno.
(4-07870)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame dove si segnala la gravità della problematica dell'inquinamento atmosferico da PM10 che interessa un'ampia parte del territorio nazionale, si rappresenta quanto segue.
In via preliminare, si rappresenta che le norme vigenti attribuiscono alle regioni e alle province autonome la competenza ad adottare piani di risanamento della qualità dell'aria volti ad assicurare il rispetto dei valori limite degli inquinanti, compreso il PM10.
Tuttavia, in considerazione del fatto che la maggior parte dei piani regionali si sono rivelati insufficienti a conseguire il rispetto dei valori limite di qualità dell'aria per il PM10, nel recepire la direttiva 2008/50/CE in materia di valutazione e gestione di qualità dell'aria, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha inserito la possibilità di attivare la Presidenza del Consiglio dei ministri per coordinare un programma di interventi curato dai Ministeri aventi competenza su specifici settori emissivi, quali trasporti ed energia.
Le norme vigenti affidano, infatti, a diversi Ministeri le competenze in relazione alla disciplina dei diversi settori produttivi (trasporti, industria, agricoltura), ed è compito di ciascun Ministero intervenire per adottare le misure che competono al proprio settore e che risultano necessarie per ridurre l'impatto ambientale.
A titolo di esempio, ai sensi del nostro ordinamento, eventuali misure di limitazione della circolazione sono di competenza

dei sindaci e dei prefetti, mentre le norme generali che disciplinano le competenze e gli ambiti di esercizio delle stesse sono in capo al Ministero delle infrastrutture dei trasporti.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, inoltre, ha predisposto un pacchetto di misure nazionali contro l'inquinamento atmosferico.
Tale pacchetto riguarda tutti i settori che determinano emissioni (trasporti, industria, agricoltura) e comprende:
a) misure sui veicoli pesanti (bus e merci) quali: limitazione alla circolazione, utilizzo di filtri antiparticolato, incentivazione al rinnovo del parco e razionalizzazione delle modalità di trasporto;

b) elettrificazione di banchine nei principali porti nazionali;
c) misure di efficientamento energetico degli edifici pubblici;
d) contenimento delle emissioni derivanti dalle attività dei cantieri;
e) contenimento delle emissioni derivanti dallo spandimento di fertilizzanti;
f) contenimento delle emissioni da impianti industriali e da impianti di riscaldamento civile.

Una parte di tali misure sono attualmente oggetto di un disegno di legge esaminato in via preliminare dal Consiglio dei ministri nel mese di luglio 2010. Un'altra parte di misure è stata inserita nel citato decreto legislativo di recepimento della direttiva 2008/50/CE e una ulteriore parte è oggetto di decreti ministeriali e linee guida in corso di preparazione.
Per la realizzazione del pacchetto di misure, il Ministero ha stanziato tutte le risorse a propria disposizione per il settore, che ammontano a circa 280 di euro, e ha chiesto ulteriori stanziamenti al Ministero dell'economia e delle finanze, ha sollecitato il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dello sviluppo economico a contribuire per le parti di competenza. Molte regioni, inoltre, hanno già avviato o hanno in programma iniziative che si integrano con le misure nazionali sopra descritte e le risorse regionali si aggiungeranno a quelle individuate a livello centrale.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

GIRLANDA. - Al Ministro della gioventù, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 20 settembre 2010 il programma televisivo «Le Iene» ha mandato in onda un servizio dal titolo «Il mondo degli Emo»;
tale reportage ha documentato un fenomeno che sta prendendo piede nel nostro Paese già da qualche anno, definito «emotional», che vede protagonisti giovani di età prevalentemente compresa tra i 13 ed i 17 anni;
il servizio televisivo ha mostrato l'esistenza, anche attraverso immagini in presa diretta, di fenomeni quali uso di droghe legge, luoghi aperti al pubblico, teatro di atti sessuali, affermazioni che testimoniano la prostituzione al fine di procurarsi soldi per raggiungere questi ritrovi, nonché assenza continuativa e prolungata dalla frequentazione della scuola dell'obbligo e frequente ricorso ad aborti;
è scaturito sulla stampa e sul web un dibattito dopo la proiezione di questo servizio, che secondo molti avrebbe amplificato l'entità del fenomeno;
le strutture sanitarie denunciano l'aumento delle percentuale di aborti, della vendita di pillole abortive, della diffusione di malattie veneree tra i giovanissimi -:
di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto documentato dal servizio televisivo e se esso abbia piena aderenza con la realtà;

quale sia la misura del fenomeno dei raduni dei cosiddetti «emo»;
se nello svolgimento di questi raduni siano stati riscontrati fenomeni che contrastano con la legislazione vigente;
quali iniziative si intendano adottare per evitare la degenerazione di queste tendenze.
(4-08833)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, presentata dall'onorevole Girlanda, si rappresenta quanto segue.
Nel mese di giugno 2010, alla I conferenza europea sulla salute ed il benessere dei giovani, come Ministro della gioventù, mi sono candidata a proseguire l'azione promossa dalla Commissione europea per individuare gli strumenti idonei a salvaguardare la salute delle giovani generazioni, attuare programmi di prevenzione per il miglioramento degli stili di vita e impedire comportamenti a rischio coinvolgendo più da vicino i giovani nella costruzione di politiche sanitarie efficaci.
La conferenza è stata un'occasione importante per confrontarsi con i giovani del forum ed altri membri del Governo su politiche per la promozione della salute delle giovani generazioni, scambiare buone prassi ed individuare azioni prioritarie su cui lavorare congiuntamente per realizzare, in modo efficace, una politica complessiva che incida concretamente sulle condizioni della salute dei giovani.
Uno dei temi affrontati nei tre giorni della conferenza è stato quello dell'educazione sessuale e delle infezioni sessualmente trasmissibili. Per quest'ultime, i dati sono allarmanti. Dai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità risulta che dei 333 milioni di nuovi casi stimati ogni anno, almeno 111 interessano giovani sotto i 25 anni di età. In Europa, rappresentano le forme infettive più diffuse dopo quelle respiratorie.
Gli esiti della conferenza hanno altresì confermato che i fattori implicati nella diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili nei Paesi occidentali sono probabilmente molti e di diversa natura. Tra essi: le carenze educative ed errori di tipo comportamentale (maggior ricorso a pratiche sessuali a rischio e ad un minor uso del profilattico tra persone con frequenti rapporti occasionali, anche con infezione da Hiv già nota); una certa difficoltà a ricorrere alle strutture che offrono servizi di prevenzione e diagnosi; un significativo calo della percezione del rischio di infezione.
Programmi di educazione sessuale, di consulenza per una sessualità informata, e quindi più sicura, di consapevolezza della salute riproduttiva, strettamente connessi alle problematiche delle malattie trasmissibili dovrebbero essere strutturati in modo tale da raggiungere il maggior numero di persone possibile.
È per questo che come Ministro della gioventù sto mettendo in campo un programma strutturato di consulenza e supporto attraverso
web ed attraverso interventi di counseling per raggiungere il maggior numero di giovani ai quali offrire un'azione di prevenzione che sia non solo informazione, ma formazione per una sessualità responsabile nel rispetto di sé e degli altri.
Per quanto riguarda, in particolare, gli «emo» di cui si parla nell'interrogazione in esame, il problema è ancora più complesso perché non riguarda solo una moda, ma un pericoloso stile di vita che nasce da un disagio profondo che spinge i giovani ad aggregarsi e a manifestare tale disagio con comportamenti a rischio, atteggiamenti antisociali ed autodistruttivi e di emarginazione dal contesto sociale.
Tale disagio, quindi, non è espresso soltanto attraverso fenomeni noti quali l'abuso di alcool o l'uso di droghe, ma anche attraverso nuovi strumenti di manifestazione che comprendono anche gli emo, ed altre forme di aggregazione negativa.
Per questo motivo e nell'ottica di promuovere un'aggregazione giovanile positiva che recuperi la relazione tra i pari attraverso attività comuni, culturali e ricreative, con i fondi europei del programma operativo nazionale sicurezza, si stanno realizzando n. 8 centri di aggregazione giovanile in 8 comuni delle regioni obiettivo 1 (Calabria, Puglia, Sicilia, Campania) per la

diffusione della legalità, la sicurezza e la promozione dell'occupazione giovanile.
Attraverso l'organizzazione della vita associativa come esperienza comunitaria, si propone di favorire la maturazione e la consapevolezza della personalità dei giovani insegnando il rispetto di sé e degli altri, attraverso attività di incontro, confronto ed integrazione civile, sociale e culturale. Luoghi in cui, a fianco alle attività di svago i giovani possano ritrovare una sensibilità verso l'impegno sociale e civile, la legalità e la partecipazione.
Lo stesso intento, quello cioè di proporre luoghi sicuri e momenti di aggregazione «sani», è stato da me posto nella presentazione del disegno di legge in materia di riconoscimento e sostegno alle comunità giovanili che, come è noto, è stato approvato dal Consiglio dei ministri portato ed approvato in conferenza Stato regioni e che ha subito, invece, una battuta d'arresto proprio alla Camera dei deputati, luogo in cui un provvedimento siffatto avrebbe dovuto essere sollecitamente approvato con il consenso di tutte le parti politiche.
Comunque, sono stati realizzati dal Ministero della gioventù altri progetti per combattere il disagio giovanile e sono molteplici: dai campi giovani, alla
web tv nelle scuole che approfondisce tematiche legate al disagio giovanile, dagli studi sulle nuove droghe, agli interventi per prevenire le stragi del sabato sera, ai programmi di prevenzione e cura per i disturbi del comportamento alimentare e per migliorare gli stili di vita riguardo all'alimentazione ed all'attività motoria; ancora altri stanno per essere realizzati come l'implementazione di sportelli di counseling psicologico nelle università, il portale interattivo per un'educazione sessuale corretta, la produzione di un lungometraggio e di un corto sul tema del bullismo. Il primo, che sarà completamente ideato, scritto e prodotto da giovani studenti, avrà come soggetto una storia che nasce nel disagio e propone il suo superamento, il secondo, avviato con la Fondazione cinema per Roma, è un cortometraggio che sarà realizzato con una sceneggiatura fatta da 21 giovani professionisti e che sarà presentato nel mese di dicembre 2010.
La riflessione che vorrei condividere e su cui penso sia importante lavorare per non trasformare questi ed altri interventi in gocce in mezzo al mare, è quella che è necessario comprendere che il disagio giovanile nasce da un profondo senso di inadeguatezza, dall'incapacità di affrontare situazioni nuove o difficili, dalla impossibilità di costruire rapporti autentici e profondi con gli adulti e con i pari. Se si parte da questo la conseguenza è la priorità di costruire programmi di intervento che propongano nuove forme di aggregazione e coinvolgano altre realtà come la scuola e la famiglia per rispondere con azioni sinergiche ed efficaci che sostengano realmente i giovani in difficoltà.

Il Ministro della gioventù: Giorgia Meloni.

GRIMOLDI, VOLPI, GOISIS e STUCCHI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
in data 30 dicembre 2009 tutti i medici di base della regione Lombardia hanno ricevuto una comunicazione da parte delle aziende sanitarie locali (ASL) nella quale era richiesto, a partire del 1° gennaio 2010, di inviare i certificati di malattia all'INPS per via telematica;
la comunicazione è stata inviata solo pochi giorni prima l'entrata in vigore della nuova procedura;
per espletare la suddetta procedura è necessario dedicare, per ogni singolo certificato, molto tempo, tempo che ovviamente viene tolto alla diagnostica, attività primaria dei medici di base;
molti medici si sono rivolti immediatamente agli uffici dell'INPS, senza però ricevere alcun chiarimento;
l'invio dei certificato di invalidità per via telematica, già a regime, si è contraddistinto

per numerose inefficienze del sistema -:
se il Ministro sia a conoscenza del problema e quali iniziative intenda adottare per evitare che ciò possa costituire un rallentamento burocratico per la categoria medica.
(4-06348)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con il quale l'interrogante ha chiesto se il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione conosca ie problematiche createsi nella regione Lombardia in merito all'obbligo di invio delle certificazioni attestanti la malattia dei dipendenti pubblici all'Inps per via telematica e quali iniziative intenda adottare al riguardo, si rappresenta quanto segue.
Le problematiche richiamate dall'interrogante riguardano i rapporti fra medici del servizio sanitario nazionale ed in convenzione e le aziende sanitarie locali operanti nella regione Lombardia. Conseguentemente, trattandosi di rapporti fra soggetti afferenti ad un diverso livello di governo non è nella possibilità del Ministro operare alcun intervento in merito.
Sulla questione di interesse generale relativa all'operatività della disposizione contenuta nell'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, si ricorda che la disposizione effettua un rinvio ad un sistema già operativo per i lavoratori privati.
Con decreto del Ministro della salute del 26 febbraio 2010 - recante «Definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC» -, emanato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, si è concluso un lungo percorso normativo mediante il quale il legislatore, ispirandosi ai principi di sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'azione amministrativa (cfr. Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) ha disposto il collegamento in rete dei medici curanti nonché la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all'Inps, per i lavoratori del settore privato.
Com'è noto, già con il comma 149 dell'articolo 1 della legge n. 31 del 2004 (finanziaria per il 2005) è stata prevista la trasmissione telematica del certificato di malattia, da parte del medico curante, all'Inps.
Successivamente, con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 810, della legge n. 296 del 2006) si è aggiunto il comma 5-
bis, all'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni nella legge n. 326 del 2003, che ha reso disponibile, a partire dal 1o luglio 2007, il collegamento in rete dei medici del sistema sanitario nazionale, secondo le regole tecniche del sistema pubblico di connettività (articoli 72 e seguenti del Codice dell'amministrazione digitale) al fine di portare avanti, tra l'altro, il processo di «telematizzazione» dei certificati.
In particolare, con l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 marzo 2008, sono stati definiti i principi generali per la trasmissione telematica dei dati delle certificazioni di malattia al sistema tecnologico fornito dal Ministero dell'economia e delle finanze e denominato Sac (sistema di accoglienza centrale) nonché le caratteristiche tecniche di acquisizione e trasmissione dei dati.
Parallelamente all'evoluzione legislativa sopra delineata, relativa ai certificati medici del settore privato, sono state emanate, con l'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (cosiddetta «legge Brunetta»), disposizioni per la trasmissione telematica all'Inps dei certificati di malattia dei lavoratori del settore pubblico.
In dettaglio, il suddetto articolo 55-
septies al comma 2, prevede che «In tutti i casi di assenza per malattia la certificazione medica è inviata per via telematica, direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite per la trasmissione telematica

dei certificati nel settore privato dalla normativa vigente, (...) e dal predetto Istituto è immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all'amministrazione interessata».
A tal riguardo, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, prima con la circolare n. 1 dell'11 marzo 2010 e successivamente con la circolare n. 2 del 28 settembre 2010, hanno fornito istruzioni operative e chiarimenti per l'applicazione della nuova procedura.
In sintesi:
il certificato di malattia è inviato per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia all'Inps;
l'Inps invia immediatamente il certificato, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica da parte dei medici costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione;
per il lavoratore del settore pubblico - che comunque deve segnalare tempestivamente all'amministrazione al fine dei controlli medico fiscali, la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità - l'invio telematico soddisfa l'obbligo di recapitare l'attestazione di malattia ovvero di trasmetterla tramite raccomandata a/r alla propria amministrazione entro 2 giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia.

Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia consente, così, di automatizzare e digitalizzare completamente l'intero processo organizzativo-gestionale che si origina con la produzione dei certificati di malattia e degli attestati di malattia (intendendosi con quest'ultima espressione il certificato che non contiene l'esplicitazione della diagnosi, in osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali) da parte dei medico e si conclude con la trasmissione dei certificati all'Inps e degli attestati ai rispettivi datori di lavoro.
La trasmissione telematica dei certificati di malattia viene effettuata sia dai medici dipendenti del servizio sanitario nazionale (quali i medici ospedalieri ed i medici di distretto), sia dai medici in regime di convenzione con il servizio sanitario nazionale (quali i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali).
Tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac), messo a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi di quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 oppure mediante i sistemi di accoglienza regionali (Sar), ove disponibili, i medici del servizio sanitario nazionale effettuano le operazioni di predisposizione ed invio telematico dei certificati di malattia all'Inps, di annullamento e rettifica dei certificati già inviati, nonché la stampa della copia cartacea dei certificati e dei relativi attestati.
I medici effettuano l'invio telematico dei certificati di malattia (ma anche l'annullamento o la rettifica di certificati già inviati), secondo le seguenti modalità:

a) utilizzando il servizio Web reso disponibile dal Sac, tramite il quale è anche possibile stampare una copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia, e/o inviarne una copia in formato pdf alla casella di posta elettronica o di posta elettronica certificata del lavoratore;
b) utilizzando il proprio sistema software, opportunamente integrato a cura del fornitore del software medesimo con le funzionalità necessarie per dialogare via web services con il Sac;
c) utilizzando i sistemi di accoglienza regionali (Sar) che rendono disponibili i servizi necessari per la predisposizione e l'invio dei certificati;
d) utilizzando il risponditore automatico che, raggiungibile attraverso il numero verde 800 013 577, consente di inviare il certificato di malattia mediante un normale telefono fisso o mobile; risolvendo, in tal

modo, eventuali difficoltà temporanee dovute, ad esempio, alla mancanza di un personal computer o di una connessione a internet.

Inoltre sono previsti dei servizi di assistenza tecnica e normativa forniti dai seguenti contact center:
contact center del sistema TS raggiungibile attraverso il numero verde: 800 030 070;
contact center Inps raggiungibile attraverso il numero 803.164.

Al fine di garantire l'effettivo adempimento della trasmissione per via telematica dei certificati, considerati i notevoli vantaggi che derivano dall'applicazione del sistema in termini di economicità ed efficienza, sono state introdotte, come sopra detto, specifiche disposizioni a carattere sanzionatorio. Per assicurare, altresì, un'attuazione omogenea della normativa, il Dipartimento della funzione pubblica e il Dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, con le sopra citate circolari, hanno precisato i tempi e le modalità di applicazione del nuovo sistema, tenuto conto dell'esigenza di una sua introduzione graduale ed uniforme sul territorio nazionale.
In tal senso, con l'entrata in vigore del sopra citato decreto del Ministero della salute del 26 febbraio 2010, è cominciato a decorrere, per il medico curante, l'obbligo di procedere in via telematica alle operazioni di predisposizione e di invio dei certificati di malattia, secondo le modalità sopra precisate.
In via transitoria, nei tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto interministeriale, è stata comunque riconosciuta ancora la possibilità per il medico di procedere al rilascio dei certificati in formato cartaceo.
Al fine di verificare la corretta funzionalità del sistema ed eventualmente operare interventi di messa a punto dello stesso, allo scadere del periodo transitorio, per la durata di un mese, è stato effettuato un collaudo generale del sistema stesso; al tal fine è stata costituita un'apposita commissione i cui componenti sono stati scelti tra le amministrazioni e i soggetti coinvolti dall'applicazione del nuovo sistema. I lavori della commissione si sono svolti nel periodo luglio-settembre 2010. Allo scadere del primo mese successivo al periodo transitorio, la commissione ha riscontrato l'esistenza di
a) ritardi registrati nella procedura di messa a disposizione dei medici delle credenziali di accesso al sistema; b) la non disponibilità del canale telefonico per l'invio da parte del medico dei certificati; c) necessità di messa a punto delle prestazioni del sistema in relazione al progressivo aumento degli utenti. Pertanto, la commissione ha ritenuto di non poter «considerare positivamente l'esito del collaudo» e di dover proseguire nell'esame dell'operatività del sistema generale.
La seconda fase del collaudo si è conclusa il 15 settembre 2010. Durante la seduta, la «(...) la commissione, preso atto dei risultati delle verifiche del sistema, relativamente ai servizi resi disponibili ai medici, ai lavoratori e alle amministrazioni, nonché alla messa a disposizione dei medici e datori di lavoro delle credenziali di accesso necessarie per il suo utilizzo, ritiene concluso il collaudo in quanto è verificata la funzionalità delle piattaforme e dei sistemi. Si evidenziano segnalazioni di difficoltà applicativa sotto il profilo organizzativo, sia in ambito ospedaliero che territoriale, per le quali vanno previste soluzioni da porre in atto in tempi brevi nella fase di compiuta ottimizzazione, al fine di realizzare la finalità di un sistema che richiede il complessivo allineamento di tutte le responsabilità. In funzione di ciò, la commissione stabilisce di avviare un monitoraggio continuo con il concerto di tutte le amministrazioni interessate, della regolarità del servizio, al fine di certificare eventuali situazioni di oggettiva difficoltà di adempiere alla trasmissione di quanto previsto dalla norma».
All'esito di questa seconda fase di collaudo, in considerazione delle criticità organizzative emerse soprattutto per alcuni settori ed aree territoriali, si è ritenuto opportuno effettuare un monitoraggio del

sistema. La durata del monitoraggio viene stimata in circa quattro mesi.
L'esistenza di tali criticità, per il superamento delle quali le amministrazioni interessate lavoreranno durante i prossimi mesi anche utilizzando le evidenze del monitoraggio, rendono allo stato problematica l'emersione e l'accertamento di eventuali responsabilità per la violazione della normativa e, quindi, lo svolgimento dei procedimenti per l'irrogazione delle conseguenti sanzioni. Infatti, la piena applicazione dell'apparato sanzionatorio richiede la definizione di presupposti di azione chiari e di un quadro di operatività certo in mancanza dei quali potrebbe non essere riscontrabile l'elemento della colpevolezza dell'illecito. Pertanto, fermo restando l'obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio, così come chiarito dalla citata circolare n. 2 del 2010 «sino al 31 gennaio 2011, durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, è opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all'adempimento».
Da ultimo, è d'uopo rappresentare che in data 3 novembre 2010, all'esito di un primo periodo di monitoraggio (aggiornato al 19 ottobre 2010), sono stati diffusi in un comunicato stampa (di cui si riporta di seguito il contenuto) i dati ufficiali forniti dall'Inps, concernenti il volume complessivo dei certificati medici inviati con la nuova procedura che, ad oggi, ha raggiunto le 1.250.000 unità.
A livello territoriale, il flusso dei certificati di malattia digitali risulta così distribuito: 521.008 in Lombardia, 157.274 nel Lazio, 94.507 in Veneto, 67.805 in Campania, 60.442 in Sicilia, 60.038 in Emilia Romagna. 53.535 nelle Marche, 29.707 in Piemonte, 28.431 in Abruzzo, 27.498 nella Provincia di Bolzano, 26.774 in Puglia, 23.114 in Calabria, 22.154 in Toscana, 13.816 nella Provincia di Trento, 13.484 in Liguria, 10.576 in Basilicata, 10.258 in Sardegna, 9.904 in Umbria, 5.594 in Valle d'Aosta, 4.012 in Molise e 3.667 in Friuli Venezia Giulia.
Il confronto dei flussi cartacei del 2009 con quelli via
web dell'anno in corso consente di stimare l'impatto della digitalizzazione in atto. A livello nazionale, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati Inps trasmessi in modalità digitale sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo del 2009 è passata da circa il 20 per cento di agosto, al 45 per cento settembre, fino al 56 per cento di ottobre. Anche l'avvio di novembre conferma questo trend positivo, con un tasso di copertura del digitale giornaliero pari al 61 per cento. Nel dettaglio territoriale, per Lombardia e Lazio si stima che il numero medio quotidiano di certificati online dei lavoratori privati Inps è di gran lunga superiore a quello dei certificati acquisiti tramite canale cartaceo nello stesso periodo di un anno fa. Il tasso di copertura del digitale risulta abbondantemente superiore al 70 per cento in Veneto, Abruzzo e Sicilia. In Valle d'Aosta, Basilicata, nelle province autonome di Trento e Bolzano, Molise, Marche e Calabria ogni giorno è mediamente trasmesso un volume di certificati digitali pari a ben oltre la metà del totale dei certificati cartacei acquisiti dall'Inps nello stesso periodo del 2009. In Emilia Romagna, Campania, Puglia, Liguria e Umbria almeno un certificato di malattia su tre quotidianamente acquisiti un anno fa in modalità cartacea risulta oggi trasmesso via web.
Sulla base dei dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, sfiora ormai l'89 per cento la media regionale dei medici di famiglia abilitati ad accedere al nuovo sistema. Il processo di distribuzione dei
pin a questi ultimi è infatti terminato in Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia (già abilitati alla nuova procedura tramite carta nazionale dei servizi) e Valle d'Aosta. L'operazione è sostanzialmente conclusa anche in Veneto, Provincia di Bolzano, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Umbria, Piemonte e Sardegna, dove la percentuale dei medici di famiglia abilitati è compresa tra il 91 e il 98 per

cento. Tale percentuale oscilla invece tra il 70 e il 90 per cento in Abruzzo, Puglia, Lazio, Sicilia, Provincia di Trento e Molise. Ancora ferma al 45 per cento la Liguria.
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione degli artigiani di Mestre (Cgia) rileva che, su una platea di circa 3.700.000 partite Iva interessate dagli studi di settore, circa 1.200.000 attività non risultano in linea con quanto previsto dal regime fiscale. A causa della situazione economica ereditata dal precedente governo e delle difficoltà relative alla congiuntura finanziaria, per l'anno di imposta 2008 un contribuente su tre rischia di non essere congruo e non adeguato con gli studi di settore. Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, le stime elaborate per l'anno di imposta 2008 attestano che «nonostante le modifiche, gli accorgimenti e i correttivi anticrisi introdotti negli ultimi mesi dall'amministrazione finanziaria, questo strumento (ndr gli studi di settore) non è ancora in grado di fotografare con obbiettività la situazione economica che grava sul Paese. Con la conseguenza che a molti autonomi si chiede di pagare di più rispetto all'anno scorso su incassi presunti che non corrispondono alla realtà»;
nell'ambito di un'indagine riguardante l'evasione fiscale, realizzata dalla Commissione bicamerale di Vigilanza sull'Anagrafe Tributaria, i parlamentari di Camera e Senato hanno ipotizzato che, per combattere il fenomeno, non sono necessari gli studi di settore, che rischiano di dover essere aggiornati con cadenza annuale, quanto piuttosto la messa a punto di due strumenti molto efficaci: da una lato l'incentivo a dichiarare di più detassando gli incrementi registrati dal reddito di anno in anno, dall'altro il ricorso a strumenti di controllo più sofisticati e meno fastidiosi, come un «redditometro di massa» basato non su beni di lusso, ma su beni di utilizzo diffuso. La logica che ha mosso la stipula del documento finale da parte della Commissione, sottostà al principio che «per una efficace strategia di recupero del gettito tributario evaso» servono da una parte appigli positivi a essere corretti, dall'altra disincentivi a evadere;
secondo stime recenti, l'evasione fiscale avrebbe accumulato all'incirca 100 miliardi di euro l'anno, sottraendoli dalle casse dello Stato. In base da quanto emerso dal documento finale, sarebbe necessario creare «un sistema di imposizione più favorevole sui maggiori redditi prodotti dai contribuenti di ridotte dimensioni, rispetto ai redditi relativi al periodo di imposta precedente, al netto dell'effetto inflazione». Per questo bisognerebbe prevedere l'applicazione di un'aliquota ridotta. La suddetta Commissione ipotizza anche la reintroduzione di un «concordato preventivo» per i lavoratori autonomi, l'arrivo del «borsellino elettronico» per pagare le pensioni, che sarà collegato alla social card, ed un censimento anche per le piccole imbarcazioni da diporto per le quali la legge italiana non prevede l'immatricolazione;
l'uso del «borsellino elettronico», sul quale poter accreditare i redditi da parte dello Stato, consente di avere una tracciabilità dei pagamenti. Con il «concordato preventivo», si possono concordare con il fisco - in base a determinati parametri - gli importi da pagare. In questo caso la detassazione potrebbe essere collegata al maggior reddito dichiarato rispetto al concordato. L'attuale redditometro è basato su alcuni beni considerati «di lusso» e consente di ricostruire i redditi del contribuente indagato in base al patrimonio posseduto e a quel che serve per gestirlo. La commissione parlamentare invece propone un utilizzo di massa prendendo come base beni

largamente utilizzati e non di nicchia, facendolo diventare automatico -:
se il Ministro intenda emanare misure atte a rendere ufficiali ed operativi gli strumenti ipotizzati dalla Commissione di inchiesta sull'Anagrafe Tributaria, per contrastare l'evasione fiscale.
(4-04223)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede se sia possibile svolgere un'azione di contrasto all'evasione fiscale mediante strumenti diversi dagli studi di settore che, secondo l'associazione degli industriali di Mestre, non sarebbero idonei a fotografare con obiettività la situazione economica che grava sul Paese. In particolare, l'interrogante ritiene che sarebbe necessario introdurre altri strumenti di contrasto al fenomeno dell'evasione fiscale (così come ipotizzati dalla commissione bicamerale di vigilanza dell'anagrafe tributaria) tra i quali il concordato preventivo che andrebbe reintrodotto per i lavoratori autonomi; il «borsellino elettronico» che consentirebbe non solo la tracciabilità dei pagamenti effettuati presso gli esercenti al minuto, ma anche la riduzione della circolazione di denaro contante; il censimento anche per le piccole imbarcazioni per una più completa ricostruzione del reddito complessivo ed, infine, il redditometro cosiddetto di massa basandolo non solo sui beni di lusso ma anche su beni di utilizzo diffuso.
A tal riguardo, l'Agenzia delle entrate, tralasciando le problematiche relative alla reintroduzione di uno strumento agevolativo per il contribuente come il concordato preventivo che, consentendo di concordare gli importi da pagare, produrrebbe l'effetto di detassare il maggior reddito dichiarato rispetto a quello concordato, in quanto potrebbe violare il principio fondamentale della capacità contributiva sancito dall'articolo 53 della Carta costituzionale, ha rappresentato che, riguardo all'utilizzo del redditometro per contrastare l'evasione «di massa», l'attuale procedimento di accertamento sintetico, disciplinato dall'articolo 38, commi da 4 a 7 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 e dal decreto ministeriale 10 settembre 1992, si fonda sulla sussistenza di elementi e circostanze di fatto (ad esempio: acquisto a titolo oneroso di un bene immobile, acquisto/possesso di autovetture, disponibilità di residenze secondarie, eccetera che fanno presumere una capacità di spesa correlata ad esborsi di somme di denaro e a spese di gestione da confrontare con il reddito imponibile dichiarato. Tali elementi sono - di fatto - riferibili non solo a beni cosiddetti «di lusso» (come ritenuto dall'interrogante) ma anche a beni privi di tale qualifica in quanto ordinariamente posseduti dai contribuenti (quali ad esempio autovetture con alimentazione a benzina fino a 12 HP, residenze principali e secondarie fino a 120 metri quadrati, assicurazioni di ogni tipo eccetera). Essenziale è, poi, ai fini del ricorso a tale metodologia accertativa, l'individuazione di elementi e circostanze di fatto certi e rilevanti ai fini della determinazione sintetica del reddito, non potendosi porre a fondamento degli accertamenti sintetici elementi generici quali indici di capacità contributiva (ad esempio, il possesso di autovetture non identificate attraverso l'anno di acquisto o le spese di gestione non dettagliate nelle circostanze concrete in cui le stesse si traducono), come più volte sottolineato dalla giurisprudenza di legittimità e di merito.
Ciò premesso, l'agenzia delle entrate, sulla scorta di quanto previsto dall'articolo 83, commi 8 e 9, del decreto legge n. 112 del 2008, ha evidenziato che è stato predisposto, per il triennio 2009-2011, un piano straordinario di controlli finalizzati alla determinazione sintetica del reddito delle persone fisiche. Con la circolare n. 13/E del 9 aprile 2009, inoltre, sono state fornite istruzioni agli uffici al fine della realizzazione di tale piano straordinario essendo prevista, innanzitutto, una approfondita analisi propedeutica alla segnalazione dei soggetti da sottoporre a controllo attraverso la massimizzazione dell'utilizzo dell'ampia gamma di dati, notizie ed informazioni non solo di fonte interna ma anche di fonte esterna, reperibili anche a livello locale. Ai fini dell'attuazione del citato piano straordinario l'agenzia si avvale, infatti, non solo

della Guardia di finanza ma anche dei comuni, mediante la segnalazione di eventuali situazioni di cui essi siano a conoscenza, rilevanti per la determinazione sintetica del reddito. Come specificato in tale documento di prassi, inoltre, ulteriori acquisizioni informative verranno realizzate dagli uffici mediante specifiche campagne esterne, coordinate a livello centrale, volte al rilevamento di cessioni di beni e prestazioni di servizi considerabili di lusso effettuate da soggetti operanti nelle rispettive circoscrizioni (porti turistici, circoli esclusivi, scuole private, eccetera).
A tal proposito, inoltre, occorre tener conto anche delle profonde trasformazioni sociali che hanno ampliato lo scenario dei beni e dei servizi indicativi di elevata agiatezza, rispetto a quelli di cui al decreto ministeriale 10 settembre 1992, valorizzabili con il cosiddetto «redditometro».
Con la circolare n. 12/E del 12 marzo 2010, l'Agenzia ha chiarito, infatti, che «il forte incremento, rispetto all'anno 2008, dell'accertamento sintetico, di cui il redditometro costituisce uno strumento di ricostruzione del reddito complessivo, è da attribuire anche alla capillare raccolta di dati avvenuta sia con flussi informatici strutturati che tramite l'acquisizione di dati sul territorio. In tale ambito hanno assunto particolare rilievo gli i elementi che caratterizzano la capacità di spesa relativa a beni non di prima necessità quali: le imbarcazioni, le auto di lusso, possesso di cavalli, iscrizione a scuole e circoli esclusivi, acquisto di opere d'arte eccetera».
Per quanto concerne gli studi di settore giova ricordare che la verifica della rappresentatività del modello di analisi di stima che viene elaborato in relazione alla struttura delle imprese e/o delle attività professionali considerate, non può che avvenire innanzitutto mediante l'analisi degli esempi di casi concreti fomiti, in forma anonima, dagli stessi rappresentanti delle associazioni di categoria o degli ordini professionali. Ultimate le riunioni sui prototipi dimostrativi relativi ad ogni singolo studio di settore, viene redatto un verbale di sintesi in merito alla efficacia rappresentativa del modello sulla base delle osservazioni formulate dalle organizzazioni di categoria alle quali l'agenzia risponde attraverso proprie considerazioni che possono implicare un adattamento, ovvero, in casi molto particolari, una revisione parziale del metodo di costruzione dello studio oppure un impegno di recepimento delle osservazioni in documenti di prassi indirizzati agli uffici periferici deputati all'attività accertativa.
In tale ambito, l'Agenzia osserva che notevole importanza riveste l'istituzione dei nuovi osservatori regionali in quanto finalizzata, da un lato, a potenziare l'efficacia della funzione istituzionale degli osservatori già esistenti a livello provinciale, ormai soppressi, consistente nel monitoraggio costante delle realtà economiche territoriali finalizzato a fornire elementi utili alla revisione degli studi di settore, dall'altro, ad ampliare le loro competenze estendendole alla raccolta di informazioni utili a migliorare l'applicazione degli studi di settore anche in sede di accertamento; ciò al fine di garantire l'applicazione dello strumento presuntivo in modo ragionevole e calibrato alle effettive condizioni di esercizio delle attività economiche proprio nelle diverse aree territoriali.
Come, tra l'altro, chiarito dall'Agenzia con la circolare n. 5/E del 2008, la valutazione di affidabilità dello studio nel caso concreto deve essere effettuata nell'ambito del contraddittorio instaurato con il contribuente, dopo l'avvio della procedura di accertamento con adesione, sulla base anche degli elementi fomiti, idonei ad incidere sulla fondatezza della presunzione dei maggiori ricavi (o compensi) attribuibili al contribuente a seguito dall'applicazione dello studio.
La legge n. 146 del 1998 stabilisce, infatti, che l'ufficio, prima di procedere alla notifica dell'avviso di accertamento, deve invitare il contribuente a comparire presso i propri uffici. Il contraddittorio con il contribuente rappresenta una fase essenziale del procedimento di accertamento basato sugli studi di settore in quanto questi ultimi non costituiscono uno strumento di accertamento automatico bensì uno strumento il cui risultato rappresenta solo la

base di partenza per un confronto tra fisco e contribuente. Con le sentenze n. 26638, 26637, 26636, 26635 depositate il 18 dicembre 2009, la Corte di cassazione a sezioni unite ha ribadito che il risultato degli studi di settore deve necessariamente essere «personalizzato» nell'ambito del contraddittorio. A tal riguardo, come già chiarito nella circolare n. 13/E del 2009, l'Agenzia chiarisce che già nell'invito al contraddittorio notificato al contribuente vengono esplicitati «gli ulteriori elementi» che consentano di rafforzare la presunzione di non congruità dei ricavi o compensi dichiarati rispetto alle risultanze derivanti dall'applicazione degli studi di settore, anche allo scopo di favorire l'eventuale definizione dell'invito ai sensi dell'art, 5 del decreto legislativo n. 218 del 1997, come modificato ad opera del decreto-legge n. 185 del 2008.
Da ultimo, l'Agenzia sottolinea che gli studi di settore ed il redditometro rappresentano due metodologie di accertamento aventi caratteristiche, finalità ed obiettivi completamente diversi e che, pertanto, questi fondamentali strumenti di controllo possono «completarsi» per il perseguimento delle rispettive finalità ma non essere l'uno sostitutivo dell'altro. Il redditometro, infatti, ha per oggetto l'individuazione del reddito complessivo netto del contribuente, mentre gli studi di settore individuano i ricavi o i compensi potenzialmente attribuibili agli imprenditori ed ai lavoratori autonomi. Il redditometro, inoltre, riguarda esclusivamente le persone fisiche, mentre gli studi di settore anche le persone giuridiche, nel rispetto dei limiti di applicabilità all'uopo previsti.
Per quanto attiene l'auspicio di attualizzare gli strumenti individuati dalla Commissione bicamerale di vigilanza sull'anagrafe tributaria, gli uffici tecnici hanno fatto presente che le misure dalla medesima ipotizzate per contrastare l'evasione fiscale (concordato preventivo, borsellino elettronico, censimento per le piccole imbarcazioni da diporto e redditometro «di massa»), necessitano di ulteriori approfondimenti, in quanto occorre valutare, da un lato, se dette misure possono effettivamente costituire efficaci strumenti di contrasto all'evasione fiscale, dall'altro gli effetti derivanti dall'applicazione degli stessi sul gettito erariale.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Sonia Viale.

LARATTA, PIZZETTI, SERVODIO, MOTTA, BOCCUZZI, BUCCHINO, FEDI, NICCO, BOSSA, SIRAGUSA, TULLO, BRANDOLINI, MATTESINI, FARINONE, MARCHI, GNECCHI, MARGIOTTA e OLIVERIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato lancia oggi l'allarme in merito al rischio di chiusura dei Parchi italiani - uno straordinario strumento a tutela delle nostre bellezze naturali e paesaggistiche -, a causa dei tagli imposti dalla manovra finanziaria del Governo;
il Ministro annuncia, nelle dichiarazioni alla stampa, di un prossimo provvedimento di legge al fine di ripristinare i fondi tagliati dal Ministro dell'economia e delle finanze;
l'onorevole Stefania Prestigiacomo, titolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, siede nel Consiglio dei ministri che ha approvato la manovra che taglia le risorse destinate ai parchi nazionali;
lo stesso ministro parla chiaramente di un grave rischio per la sopravvivenza dei parchi italiani -:
quali siano i reali rischi che corrono i Parchi Nazionali in seguito ai tagli previsti dalla manovra finanziaria in via di definitiva approvazione dal Parlamento;
come saranno garantiti, per l'immediato futuro, i servizi che i parchi italiani garantiscono, soprattutto il servizio di tutela e sicurezza delle aree protette e delle risorse paesaggistiche e i servizi antincendio dei nostri meravigliosi boschi;

entro quali tempi, con quali strumenti e quali coperture finanziarie il Ministro intenda ripristinare i fondi tagliati.
(4-08132)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, dove vengono posti in evidenza i tagli ai finanziamenti per i parchi nazionali, si rappresenta quanto segue.
Le misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica sono state emanate con decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
Detta disposizione, tra l'altro, al comma 24 dell'articolo 7, ha previsto che gli stanziamenti sui competenti capitoli degli stati di previsione delle amministrazioni vigilanti relativi al contributo dello Stato a enti, istituti, fondazioni e altri organismi siano ridotti del 50 per cento rispetto all'anno 2009.
In merito, si precisa che all'Upb (Unità previsionale di base) 1.5.2 «Interventi» - capitolo 1551 pagina 01, «Somma da erogare a enti, istituti, associazioni, fondazioni e altri organismi», concernenti la missione «Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente» (18), programma «Tutela e conservazione della fauna e della flora e salvaguardia della biodiversità» (7), per l'esercizio finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013, risultano stanziate risorse finanziarie pari ad euro 35.983.000,00 per ciascuno dei tre anni.
Dette risorse sono destinate ai contributi ordinari da assegnare ai parchi nazionali, alle riserve naturali dello Stato, al parco tecnologico ed archeologico delle colline metallifere grossetane, al parco museo delle miniere dell'Amiata, al parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche; gravano inoltre sullo stesso piano gestionale le spese per l'adesione alla convenzione internazionale di Rio de Janeiro sulla biodiversità, alla convenzione di Bonn e alla convenzione sul commercio internazionale di flora e fauna minacciate di estinzione (Cites).
Sul citato capitolo di spesa, inoltre, graverà il contributo ordinario necessario per il funzionamento di ulteriori cinque parchi nazionali in via di istituzione: delle Egadi e del litorale trapanese, delle Eolie, dell'isola di Pantelleria, degli Iblei la cui istituzione è prevista ai sensi dell'articolo 26, comma 4-
septies, del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, nonché al Parco nazionale della Costa teatina la cui istituzione è prevista dall'articolo 8, comma 3 della legge 8 marzo 2001, n. 93.
Dai dati desunti dai bilanci di previsione 2010 degli enti parco nazionali (che, come noto, vengono approvati dal Ministro dell'economia e delle finanze nei bilanci pluriennali del triennio 2010-2012 per le sole spese obbligatorie (personale, rate di ammortamento mutui e prestiti, obbligazioni assunte per contratti o disposizioni di legge, spese fisse, pensionamenti) si rileva una spesa complessiva di euro 69.685.728,95 per l'anno 2011 e di euro 69.531.466,85 per l'anno successivo.
Per quanto specificamente concerne le spese di personale, deve precisarsi che le unità complesse di personale desunte dalle dotazioni organiche degli enti parco approvate, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze con decreto direttoriale risultano, in atto, pari a n. 703.
A tale numero vanno sommate le unità di personale in posizione soprannumeraria e quelle assunte con contratti di tipo flessibile, ad oggi non disponibili, i cui costi preventivi sono ricompresi negli importi indicati al punto precedente.
Premesso quanto sopra e considerata anche l'esigenza di garantire alle aree protette almeno un minimo di capacità di investimento per il perseguimento delle finalità istituzionali delle stesse, si è provveduto a richiedere al competente Ministero dell'economia e delle finanze una quota per l'esercizio finanziario 2010 del fondo del capitolo 2785 del medesimo Ministro dell'economia e delle finanze relativo all'articolo 2, comma 250, della legge n. 191 del 2009 da destinare alla realizzazione delle finalità di cui all'articolo 1, comma 40, della legge n. 549 del 1995.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

NACCARATO e SBROLLINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 16 giugno 2010, in seguito all'inchiesta Dirty Leather disposta dalla procura della Repubblica di Vicenza, la Guardia di finanza ha arrestato otto persone (Angelo Fiaccabrino, Vittorio Bonadeo, Giandomenico Brando, Claudio Consolaro, Mario Pietrangelo, Graziano Dal Lago, Felice Floris e Alessandro Salvadori) con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Si tratta di commercialisti, consulenti fiscali e funzionari dell'Agenzia delle entrate di Arzignano e Vicenza;
nell'ambito della medesima indagine, condotta dal procuratore di Vicenza Ivano Nelson Salvarani e dal sostituto procuratore Marco Peraro, risultano complessivamente iscritte nel registro degli indagati 77 persone: 55 sono imprenditori, 13 commercialisti o consulenti fiscali e 9 dipendenti dell'Agenzia delle entrate. Attualmente, gli episodi di corruzione al vaglio degli inquirenti sono 68 e si concentrano nel periodo 2003-2009;
l'inchiesta Dirty Leather è stata avviata nel 2008, dopo la scoperta di numerose e ripetute frodi tributarie di aziende e società operanti nel distretto della concia della provincia di Vicenza. Nel corso del 2009 la Guardia di finanza aveva accertato evasioni dell'Iva per centinaia di milioni di euro e arrestato l'imprenditore Andrea Ghiotto, il consulente Marcello Sedda e l'ex comandante della Guardia di finanza di Arzignano Luigi Giovine;
dall'indagine in questione emerge un ampio e diffuso impiego di tangenti, utilizzate al fine di eludere o concordare controlli e verifiche fiscali dirette a una cinquantina di aziende del distretto della concia. Tali tangenti sarebbero quantificabili in circa 2 milioni di euro;
nel corso dell'inchiesta sono emersi tentativi di depistaggio delle indagini da parte di alcuni inquisiti. In particolare, secondo le dichiarazioni rese dalla Guardia di finanza, pubblicate sul Corriere del Veneto del 17 giugno 2010, in alcune intercettazioni telefoniche si faceva riferimento a «iniziative volte a intralciare le indagini della Guardia di finanza con interventi da effettuare nei confronti del maggiore Paolo Borrelli, comandante del Nucleo di polizia tributaria» che conduceva le indagini. Inoltre, nel corso di una conversazione intercettata si era fatto riferimento a contatti con parlamentari per la presentazione di interpellanze e di richieste al Ministro della giustizia di ispezioni all'ufficio di Procura di Vicenza, come riportato dal quotidiano sopra citato;
la scoperta delle frodi nel distretto della concia vicentino è stata possibile soprattutto grazie alle grandi capacità investigative dei magistrati inquirenti e della Guardia di finanza di Vicenza comandata dal colonnello Antonio Morelli e dal tenente colonnello Paolo Borrelli;
il sistema illegale ricostruito nei fascicoli dell'inchiesta Dirty Leather è stato scardinato per merito dell'utilizzo delle intercettazioni telefoniche e grazie alla disposizione di innumerevoli e capillari controlli incrociati, mediante i quali è stato possibile mettere a confronto le denunce dei redditi degli indagati con il loro tenore di vita -:
se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti fin qui esposti;
quali iniziative intendano porre in essere per implementare le risorse necessarie al pieno ed effettivo esercizio dei controlli fiscali e delle conseguenti investigazioni;
in che modo intendano sostenere e potenziare le iniziative e le attività investigative nella provincia di Vicenza, per contrastare e reprimere l'illegalità e l'evasione fiscale.
(4-07741)

Risposta. - Al riguardo il comando generale della Guardia di finanza ha rappresentato quanto segue:
a). L'attività operativa, menzionata nell'interrogazione, riguarda due distinte ed articolate indagini di polizia tributaria e di polizia giudiziaria condotte a partire dal maggio 2008, dal nucleo di Polizia tributaria di Vicenza, che hanno consentito, rispettivamente, di disarticolare un sofisticato meccanismo di frode all'Iva del tipo denominato carosello, nel settore dell'importazione delle pelli da Paesi extracomunitari, nonché individuare un rilevante fenomeno corruttivo, basato sulla dazione di denaro, per agevolare taluni contribuenti nella fase dei controlli fiscali ed in quella successiva dell'accertamento.
b). La descritta attività operativa, dalla quale si sono sviluppati ulteriori filoni investigativi, alcuni dei quali ancora in corso, ha permesso di:
denunciare all'autorità giudiziaria, a vario titolo, oltre 280 soggetti, di cui 33 colpiti da misure restrittive della libertà personale;
individuare 500 milioni di euro di elementi di reddito sottratti a tassazione nonché 100 milioni di euro di Iva evasa;
accertare l'esistenza di un complesso sistema di riciclaggio di denaro proveniente dalla frode, in relazione al quale sono state constatate violazioni alla normativa di settore per circa 40 milioni di euro;
eseguire il sequestro di beni immobili, valori immobiliari, beni mobili registrati, denaro contante e conti correnti per circa 6,6 milioni di euro;
quantificare un «giro» di tangenti per oltre 2 milioni di euro.

c). In relazione agli ulteriori aspetti evocati dagli interroganti, si evidenzia che:
non è emerso, allo stato, alcun elemento tale da far ritenere che le investigazioni espletate dal nucleo polizia tributaria di Vicenza, i cui esiti sono di assoluto rilievo, possano aver subito il minimo condizionamento a seguito di iniziative attuate da soggetti in qualunque modo interessati o coinvolti nell'indagine;
il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche pubblicate sul
Corriere del Veneto del 17 giugno 2010 e menzionate nell'interrogazione in esame, nel quale si riporta lo stralcio di una conversazione tra due soggetti coinvolti nell'inchiesta, non è stato divulgato dalla Guardia di finanza.
d). Più in generale, si rappresenta che il contrasto alle frodi in materia di Iva rientra nell'ambito del prioritario obbiettivo strategico della lotta all'evasione fiscale assegnato alla Guardia di finanza dal Ministro dell'economia e delle finanze con la direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione per il 2009 e confermato in quella relativa al corrente anno.
In questo contesto, il Corpo ha incrementato le capacità operative destinate all'attuazione dei piani coordinati di contrasto alle frodi in materia di Iva previsti dall'articolo 83 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, per cui, nello scorso anno, i reparti hanno svolto 2.727 fra indagini e verifiche mirate alla ricerca ed alla repressione principalmente delle cosiddette «frodi carosello», perpetrate mediante l'emissione e utilizzo di fatture per operazioni e l'interposizione di imprese «cartiere» allo scopo di acquistare prodotti da Paesi comunitari in sospensione di Iva e di rivenderli successivamente ai reali destinatari con applicazione dell'imposta che, tuttavia, non viene versata all'erario.

Nel 2009 sono stati denunciati 6.099 soggetti coinvolti in questo genere di frodi (+ 31 per cento rispetto al 2008), constatando un'Iva evasa per 2,7 miliardi di euro. I settori maggiormente interessati sono stati quelli del commercio di elettrodomestici, dei metalli ferrosi e non ferrosi, dei prodotti dell'informatica e degli autoveicoli. Nel primo semestre del corrente anno sono stati eseguiti 1.243 interventi, con la denuncia di 2.632 persone e la constatazione di Iva evasa per 1,6 miliardi di euro.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Sonia Viale.

PAGLIA e DI BIAGIO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 2004 l'Italia è il secondo partner commerciale della Svizzera, dopo la Germania e davanti alla Francia. Nel 2008 il 9 per cento delle esportazioni totali elvetiche ha preso la via dell'Italia. L'11 per cento delle importazioni totali della Svizzera provengono invece dall'Italia;
le aziende di entrambi i Paesi dimostrano di avere un grande potenziale sui mercati internazionali soprattutto se agiscono nel quadro di joint-venture, collaborazioni bilaterali o partnership come nel caso dei settori aerospaziale, della biotecnologia e delle energie rinnovabili;
tra i settori di maggior interesse e scambio commerciale tra Italia e Svizzera vi sono quella della tecnologia delle telecomunicazioni, l'aerospazio, componenti per automobili, nanotecnologie, chimica, logistica, macchine industriali e turismo;
l'Italia rappresenta da tempo uno dei partner commerciali più importanti della Svizzera, in particolare nel settore degli scambi commerciali nel settore militare, nonostante il posizionamento politico della Svizzera, l'Esercito rappresenta uno dei pilastri fondamentali della struttura sociale e politica;
proprio di recente, per il settore commerciale aerospaziale, imprenditori italiani si sono aggiudicati una gara di appalto per la fornitura di apparecchiature radar all'esercito svizzero e il nostro Paese negli anni si è accreditato come uno dei miglior partner di scambi nel settore strategico militare, riuscendo a conseguire un risultato ambito anche da altri Paesi, come la Francia e la Germania;
il rafforzamento di questi rapporti sociali e commerciali è da attribuire all'azione dall'ambasciata d'Italia in Svizzera e dall'ufficio addetto alla difesa all'estero, perché le aziende italiane nella vendita all'estero si muovono molto spesso utilizzando la difesa o perché supportate dalla difesa;
alla luce di tali evidenze, ad oggi giunge notizia, che nell'ambito di un piano di razionalizzazione degli addetti alla difesa all'estero, il Ministero della difesa, abbia intenzione di chiudere l'ufficio militare di Berna;
diversi referenti istituzionali, tra cui l'ambasciatore d'Italia in Svizzera, hanno avuto modo di sollevare le loro perplessità relativamente alla chiusura dell'ufficio di Berna, evidenziando il danno che deriverebbe al nostro Paese dalla mancanza di questo strumento operativo all'estero;
in particolare l'addetto militare dell'Ambasciata italiana a Berna rappresenta il collegamento fra le Forze armate italiane ed il Centro svizzero per paraplegici di Nottwil (Cantone di Lucerna), dove, oltre ai due terzi degli svizzeri che sono vittime di lesioni al midollo spinale ed alla colonna vertebrale, sono curati e rieducati i nostri militari che, nei teatri operativi delle missioni internazionali in cui l'Italia è impegnata, riportano lesioni gravissime agli arti e che senza l'intervento di questo dentro potrebbero non avere alcuna possibilità di recupero;
a tali sollecitazioni istituzionali sono giunte le motivazioni dello Stato Maggiore della Difesa, che nell'addurre la necessità di attuare il contenimento delle spese previste dal decreto-legge n. 112 del 2008 ha dichiarato la necessità di darvi attuazione tramite una razionalizzazione dello schieramento degli addetti militari all'estero, da realizzarsi gradualmente in 3 anni;
nonostante le motivazioni addotte, preme evidenziare che è necessario nell'attuazione di tale piano di azione del Ministero della difesa salvaguardare le relazioni internazionali, la cooperazione internazionale e gli scambi commerciali tra Italia e Svizzera, sempre garantiti dalla presenza di addetti militari all'estero -:
quale sia il piano di razionalizzazione della rete degli addetti per la difesa all'estero e se intenda aprire un tavolo istituzionale ai fini della conoscenza dello

stato di avanzamento del piano di ridimensionamento per la discussione concertata con tutte le parti delle soluzioni più idonee per il mantenimento degli uffici miliari più importanti all'estero;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine al salvataggio del presidio militare di Berna in Svizzera, anche attraverso una collocazione dell'addetto in locali dell'ambasciata d'Italia.
(4-07850)

Risposta. - Il piano generale di razionalizzazione degli uffici militari all'estero, definito recentemente con il decreto interministeriale 4 marzo 2010 (difesa - esteri - economia e finanze) rientra nell'ambito delle iniziative che l'amministrazione ha intrapreso per corrispondere, sempre tenendo conto delle esigenze istituzionali, alle stringenti esigenze di contenimento della spesa pubblica, imposte dall'attuale difficile congiuntura economica.
Tale piano, infatti - lo voglio rimarcare - prevedendo, tra l'altro, la soppressione, nell'arco di tre anni, di diverse sedi, tra cui anche quella di Berna, consentirà di ottenere un significativo risparmio di risorse finanziarie, pari a circa 10 milioni di euro a «regime» (nel 2012), oltre ad un consistente recupero di personale sia militare sia civile.
La razionalizzazione di tali uffici, dunque, va ad inserirsi nell'ambito del più ampio e complesso processo di ristrutturazione che notoriamente sta interessando, ormai da diverso tempo, l'intero strumento militare.
In sintesi, si tratta - lo ricordo - di un processo caratterizzato da vari provvedimenti di soppressione, accorpamento e riorganizzazione delle strutture, al fine di meglio modulare le Forze armate alle nuove esigenze derivanti dal mutamento dello scenario geo-strategico, in linea di coerenza con i profili di criticità dell'attuale situazione economica, che rende necessarie decisioni ed azioni, non sempre indolori, mirate ad ottenere soluzioni dal migliore rapporto costo/efficacia.
Ciò premesso, desidero rassicurare l'interrogante, in merito alle preoccupazioni espresse circa le ipotizzate conseguenze della decisione di sopprimere l'ufficio in parola, decisione, peraltro, opportunamente coordinata e condivisa dal Ministero degli affari esteri.
In primo luogo, faccio notare che, contestualmente alla chiusura di tale ufficio, è stata istituita la figura dell'addetto militare «fuori sede», il quale, ufficialmente accreditato, anche in ragione della vicinanza geografica della Svizzera all'Italia, potrà continuare ad assicurare da Roma il disimpegno dei compiti sinora assolti dall'addetto per la difesa in Berna, che - come anzidetto - contribuirà a far ottenere un notevole risparmio di scala per l'amministrazione difesa.
Allo stesso tempo, la costituzione dell'ufficio degli addetti militari «fuori sede», oltre a non comportare - come paventato - ripercussioni per quanto riguarda il mantenimento degli ottimi rapporti bilaterali in campo militare tra Italia e Svizzera, assicurerà l'auspicata continuità dell'attività di collegamento precedentemente svolta dall'addetto difesa a Berna fra le Forze armate ed il centro svizzero per paraplegici di Nottwil.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

PALAGIANO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 55-septies del decreto-legge n. 150 del 2009 dispone le modalità di controllo delle assenze dal lavoro nel caso di malattia prolungata del dipendente;
in particolare, con questo articolo si introduce l'obbligatorietà della certificazione medica inviata per via telematica all'Istituto di previdenza sociale dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che la rilascia. Obbligatorietà in vigore, dopo un periodo transitorio durante il quale è stato ancora possibile ai medici rilasciare il documento in forma cartacea, dal 19 giugno 2010;

una volta ricevuto il certificato di malattia l'INPS ha l'obbligo di inviarlo immediatamente, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'Istituto nazionale della previdenza sociale, gli enti del servizio sanitario nazionale e le altre amministrazioni interessate dovranno svolgere le attività previste dal suddetto articolo utilizzando le risorse finanziarie, strumentali e umane disponibili a legislazione vigente;
sempre secondo l'articolo 55-septies l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica è un illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza della convenzione;
dal 19 giugno 2010, quindi, i certificati medici, in caso di assenza per malattia dei lavoratori pubblici, dovranno essere inviati esclusivamente per via telematica;
il Ministero della salute, con decreto del 26 febbraio 2010 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010, ha definito le modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al sistema di accoglienza centralizzata (SAC);
i lavoratori, quindi, non dovranno più provvedere, entro i due giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia, ad inviare tramite raccomandata o recapitare le attestazioni di malattia alle proprie amministrazioni. Infatti, l'invio telematico soddisfa tale l'obbligo; rimane fermo, invece, l'obbligo di segnalare tempestivamente la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità all'amministrazione per i successivi controlli medico fiscali;
in diversi Paesi d'Europa esiste l'autocertificazione per malattia, che il lavoratore può inviare se l'assenza si prolunga per non più di tre giorni. L'obbligo di rivolgersi al medico scatta al quarto giorno di assenza dal lavoro;
secondo un'indagine elaborata dalla Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale), in Italia il computer è ormai presente sulle scrivanie di circa il 95 per cento dei medici, ma al 30-35 per cento dei medici di famiglia italiani manca ancora la connessione adsl a internet, strumento indispensabile per poter accedere al nuovo sistema di invio online dei certificati medici per malattia -:
se siano in grado, nell'ambito delle proprie competenze, di stabilire quali saranno i costi che dovranno essere sostenuti del Servizio sanitario nazionale per dotare tutte le strutture pubbliche (asl, ospedali, policlinici universitari, studi dei medici di medicina generale e PLS) di sistemi informatici, di ADSL, di software e di tutti gli strumenti previsti per l'invio della certificazione all'INPS, quale sarà il risparmio dello stesso ente previdenziale derivante dall'applicazione del decreto n. 150 del 2009 e se tale risparmio sarà utilizzato per coprire in parte le spese, che le regioni dovranno sostenere per adeguarsi al nuovo sistema di certificazione;
vista l'obbligatorietà di trasmissione dei certificati per via telematica dal 19 giugno 2010, se siano previste delle iniziative da attivare nei confronti delle regioni inadempienti;
se siano state previste o adottate delle misure in merito alla protezione dei dati sensibili relativi alla certificazione di malattia trasmessa telematicamente, per tutelare la privacy dei cittadini italiani;
quale sia stata la spesa, versata dallo Stato alla SOGEI, per predisporre i pin code da distribuire ai medici per la certificazione e se sia stata fatta una stima dei costi per la gestione dei sistemi di certificazione online nel prossimo futuro;
se siano previsti dei pin code alternativi per i medici sostituti, considerando che il pin suddetto è individuato ad personam e quindi non è cedibile ad altri;
se non sia il caso di aprire una riflessione sulla possibilità di adottare l'autocertificazione da parte del cittadino per i primi 3 giorni di malattia, così come avviene in altri Paesi europei.
(4-08116)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione alcuni chiarimenti in merito al sistema di trasmissione telematica dei certificati medici, si rappresenta quanto segue.
Con decreto del Ministro della salute del 26 febbraio 2010 - recante «Definizione delle modalità tecniche per la predisposizione e l'invio telematico dei dati delle certificazioni di malattia al SAC» -, emanato di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, si è concluso un lungo percorso normativo mediante il quale il legislatore, ispirandosi ai princìpi di sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nell'azione amministrativa (cfr. Codice dell'amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82) ha disposto il collegamento in rete dei medici curanti nonché la trasmissione telematica delle certificazioni di malattia all'Inps, per i lavoratori del settore privato.
Com'è noto, già con il comma 149 dall'articolo 1 della legge n. 311 del 2004 (finanziaria per il 2005) è stata prevista la trasmissione telematica del certificato di malattia, da parte del medico curante, all'Inps.
Successivamente, con la legge finanziaria per il 2007 (articolo 1, comma 810, della legge n. 296 del 2006) si è aggiunto il comma 5-
bis, all'articolo 50 del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito con modificazioni nella legge n. 326 del 2003, che ha reso disponibile, a partire dal 1o luglio 2007, il collegamento in rete dei medici del sistema sanitario nazionale, secondo le regole tecniche del sistema pubblico di connettività (articoli 72 e seguenti del Codice dell'amministrazione digitale) al fine di portare avanti, tra l'altro, il processo di «telematizzazione» dei certificati.
In particolare, con l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008, sono stati definiti i princìpi generali per la trasmissione telematica dei dati delle certificazioni di malattia al sistema tecnologico fornito dal Ministero dell'economia e delle finanze e denominato Sac (sistema di accoglienza centrale) nonché le caratteristiche tecniche di acquisizione e trasmissione dei dati.
Parallelamente all'evoluzione legislativa sopra delineata, relativa ai certificati medici del settore privato, sono state emanate, con l'articolo 55-
septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dall'articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 (cosiddettta «legge Brunetta»), disposizioni per la trasmissione telematica all'Inps dei certificati di malattia dei lavoratori del settore pubblico.
In dettaglio, il suddetto articolo 55-
septies, al comma 2, prevede che «In tutti i casi di assenza per malattia la certificazione medica è inviata per via telematica, direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite per la trasmissione telematica dei certificati medici nel settore privato dalla normativa vigente, (...) e dal predetto Istituto è immediatamente inoltrata, con le medesime modalità, all'amministrazione interessata».
A tal riguardo, il Dipartimento della funzione pubblica e il Dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, prima con la circolare n. 1 dell'11 marzo 2010 e successivamente con la circolare n. 2 del 28 settembre 2010, hanno fornito istruzioni operative e chiarimenti per l'applicazione della nuova procedura.
In sintesi:
il certificato di malattia è inviato per via telematica direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria pubblica che lo rilascia all'Inps;
l'Inps invia immediatamente il certificato, sempre per via telematica, all'amministrazione di appartenenza del lavoratore;
l'inosservanza degli obblighi di trasmissione telematica da parte dei medici costituisce illecito disciplinare e, in caso di reiterazione, comporta il licenziamento o, per i medici convenzionati, la decadenza dalla convenzione;

per il lavoratore del settore pubblico - che comunque deve segnalare tempestivamente all'amministrazione al fine dei controlli medico fiscali, la propria assenza e l'indirizzo di reperibilità - l'invio telematico soddisfa l'obbligo di recapitare l'attestazione di malattia ovvero di trasmetterla tramite raccomandata a/r alla propria amministrazione entro 2 giorni lavorativi successivi all'inizio della malattia.

Il servizio di trasmissione telematica dei certificati di malattia consente, così, di automatizzare e digitalizzare completamente l'intero processo organizzativo-gestionale che si origina con la produzione dei certificati di malattia e degli attestati di malattia (intendendosi con quest'ultima espressione il certificato che non contiene l'esplicitazione della diagnosi, in osservanza della normativa in materia di protezione dei dati personali) da parte del medico e si conclude con la trasmissione dei certificati all'Inps e degli attestati ai rispettivi datori di lavoro.
La trasmissione telematica dei certificati di malattia viene effettuata sia dai medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale (quali i medici ospedalieri ed i medici di distretto), sia dai medici in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale (quali i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali).
Tramite il sistema di accoglienza centrale (Sac), messo a disposizione dal Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi di quanto previsto dal summenzionato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 marzo 2008 oppure mediante i sistemi di accoglienza regionali (Sar), ove disponibili, i medici del Servizio sanitario nazionale effettuano le operazioni di predisposizione ed invio telematico dei certificati di malattia all'Inps, di annullamento e rettifica dei certificati già inviati, nonché la stampa della copia cartacea dei certificati e dei relativi attestati.
I medici effettuano l'invio telematico dei certificati di malattia (ma anche l'annullamento o la rettifica di certificati già inviati), secondo le seguenti modalità:

a) utilizzando il servizio web reso disponibile dal Sac, tramite il quale è anche possibile stampare una copia cartacea del certificato e dell'attestato di malattia, e/o inviarne una copia in formato pdf alla casella di posta elettronica o di posta elettronica certificata del lavoratore;
b) utilizzando il proprio sistema software, opportunamente integrato a cura del fornitore del software medesimo con le funzionalità necessarie per dialogare via web services con il Sac;
c) utilizzando i sistemi di accoglienza regionali (Sar) che rendono disponibili i servizi necessari per la predisposizione e l'invio dei certificati;
d) utilizzando il risponditore automatico che, raggiungibile attraverso il numero verde 800 013 577, consente di inviare il certificato di malattia mediante un normale telefono fisso o mobile; risolvendo, in tal modo, eventuali difficoltà temporanee dovute, ad esempio, alla mancanza di un personal computer o di una connessione a internet.

Inoltre sono previsti dei servizi di assistenza tecnica e normativa forniti dai seguenti contact center:
contact center del sistema TS raggiungibile attraverso il numero verde: 800 030 070;
contact center Inps raggiungibile attraverso il numero 803.164.

Al fine di garantire l'effettivo adempimento della trasmissione per via telematica dei certificati, considerati i notevoli vantaggi che derivano dall'applicazione del sistema in termini di economicità ed efficienza, sono state introdotte, come sopra detto, specifiche disposizioni a carattere sanzionatorio. Per assicurare, altresì, un'attuazione omogenea della normativa, il dipartimento della funzione pubblica e il dipartimento della digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'innovazione tecnologica, con le sopra citate circolari, hanno precisato i tempi e le modalità di applicazione

del nuovo sistema, tenuto conto dell'esigenza di una sua introduzione graduale ed uniforme sul territorio nazionale.
In tal senso, con l'entrata in vigore del sopra citato decreto del Ministero della salute del 26 febbraio 2010, è cominciato a decorrere, per il medico curante, l'obbligo di procedere in via telematica alle operazioni di predisposizione e di invio dei certificati di malattia, secondo le modalità sopra precisate.
In via transitoria, nei tre mesi successivi alla pubblicazione del decreto interministeriale, è stata comunque riconosciuta ancora la possibilità per il medico di procedere al rilascio dei certificati in formato cartaceo.
Al fine di verificare la corretta funzionalità del sistema ed eventualmente operare interventi di messa a punto dello stesso, allo scadere del periodo transitorio, per la durata di un mese, è stato effettuato un collaudo generale del sistema stesso; al tal fine è stata costituita un'apposita commissione i cui componenti sono stati scelti tra le amministrazioni e i soggetti coinvolti dall'applicazione del nuovo sistema. I lavori della commissione si sono svolti nel periodo luglio-settembre 2010. Allo scadere del primo mese successivo al periodo transitorio, la commissione ha riscontrato l'esistenza di «
a) ritardi registrati nella procedura di messa a disposizione dei medici delle credenziali di accesso al sistema; b) la non disponibilità del canale telefonico per l'invio da parte del medico dei certificati; c) necessità di messa a punto delle prestazioni del sistema in relazione al progressivo aumento degli utenti». Pertanto, la commissione ha ritenuto di non poter «considerare positivamente l'esito del collaudo» e di dover proseguire nell'esame dell'operatività del sistema generale.
La seconda fase del collaudo si è conclusa il 15 settembre 2010. Durante la seduta, «(...) la commissione, preso atto dei risultati delle verifiche del sistema, relativamente ai servizi resi disponibili ai medici, ai lavoratori e alle amministrazioni, nonché alla messa a disposizione dei medici e datori di lavoro delle credenziali di accesso necessarie per il suo utilizzo, ritiene concluso il collaudo in quanto è verificata la funzionalità delle piattaforme e dei sistemi. Si evidenziano segnalazioni di difficoltà applicativa sotto il profilo organizzativo, sia in ambito ospedaliero che territoriale, per le quali vanno previste soluzioni da porre in atto in tempi brevi nella fase di compiuta ottimizzazione, al fine di realizzare la finalità di un sistema che richiede il complessivo allineamento di tutte le responsabilità. In funzione di ciò, la commissione stabilisce di avviare un monitoraggio continuo con il concerto di tutte le amministrazioni interessate, della regolarità del servizio, al fine di certificare eventuali situazioni di oggettiva difficoltà di adempiere alla trasmissione di quanto previsto dalla norma».
All'esito di questa seconda fase di collaudo, in considerazione delle criticità organizzative emerse soprattutto per alcuni settori ed aree territoriali, si è ritenuto opportuno effettuare un monitoraggio del sistema. La durata del monitoraggio viene stimata in circa quattro mesi.
L'esistenza di tali criticità, per il superamento delle quali le amministrazioni interessate lavoreranno durante i prossimi mesi anche utilizzando le evidenze del monitoraggio, rendono allo stato problematica l'emersione e l'accertamento di eventuali responsabilità per la violazione della normativa e, quindi, lo svolgimento dei procedimenti per l'irrogazione delle conseguenti sanzioni. Infatti, la piena applicazione dell'apparato sanzionatorio richiede la definizione di presupposti di azione chiari e di un quadro di operatività certo in mancanza dei quali potrebbe non essere riscontrabile l'elemento della colpevolezza dell'illecito. Pertanto, fermo restando l'obbligo dei medici di continuare a trasmettere i certificati per via telematica in presenza delle condizioni organizzative e tecniche che lo rendono possibile, per il periodo transitorio, così come chiarito dalla citata circolare n. 2 del 2010 «sino al 31 gennaio 2011, durante il quale le più rilevanti criticità dovranno essere affrontate, è opportuno che le Amministrazioni competenti si astengano dalla contestazione degli addebiti specificamente riferiti all'adempimento».
Da ultimo, è d'uopo rappresentare che in data 3 novembre 2010, all'esito di un primo

periodo di monitoraggio (aggiornato al 19 ottobre 2010), sono stati diffusi in un comunicato stampa (di cui si riporta di seguito il contenuto) i dati ufficiali forniti dall'Inps, concernenti il volume complessivo dei certificati medici inviati con la nuova procedura che, ad oggi, ha raggiunto le 1.250.000 unità.
A livello territoriale, il flusso dei certificati di malattia digitali risulta così distribuito: 521.008 in Lombardia, 157.274 nel Lazio, 94.507 in Veneto, 67.805 in Campania, 60.442 in Sicilia, 60.038 in Emilia Romagna, 53.535 nelle Marche, 29.707 in Piemonte, 28.431 in Abruzzo, 27.498 nella provincia di Bolzano, 26.774 in Puglia, 23.114 in Calabria, 22.154 in Toscana, 13.816 nella provincia di Trento, 13.484 in Liguria, 10.576 in Basilicata, 10.258 in Sardegna, 9.904 in Umbria, 5.594 in Valle d'Aosta, 4.012 in Molise e 3.667 in Friuli Venezia Giulia.
Il confronto dei flussi cartacei del 2009 con quelli via
web dell'anno 2010 consente di stimare l'impatto della digitalizzazione in atto. A livello nazionale, la quota di certificati di malattia dei lavoratori privati Inps trasmessi in modalità digitale sul totale dei certificati acquisiti in modalità cartacea nello stesso periodo del 2009 è passata da circa il 20 per cento di agosto, al 45 per cento di settembre, fino al 56 per cento di ottobre. Anche l'avvio di novembre conferma questo trend positivo, con un tasso di copertura del digitale giornaliero pari ai 61 per cento. Nel dettaglio territoriale, per Lombardia e Lazio si stima che il numero medio quotidiano di certificati online dei lavoratori privati Inps è di gran lunga superiore a quello dei certificati acquisiti tramite canale cartaceo nello stesso periodo di un anno fa. Il tasso di copertura del digitale risulta abbondantemente superiore al 70 per cento in Veneto, Abruzzo e Sicilia. In Valle d'Aosta, Basilicata, nelle province autonome di Trento e Bolzano, Molise, Marche e Calabria ogni giorno è mediamente trasmesso un volume di certificati digitali pari a ben oltre la metà del totale dei certificati cartacei acquisiti dall'Inps nello stesso periodo del 2009. In Emilia Romagna, Campania, Puglia, Liguria e Umbria almeno un certificato di malattia su tre quotidianamente acquisiti un anno fa in modalità cartacea risulta oggi trasmesso via web.
Sulla base dei dati forniti dal Ministero dell'economia e delle finanze, sfiora ormai l'89 per cento la media regionale dei medici di famiglia abilitati ad accedere al nuovo sistema. Il processo di distribuzione dei
pin a questi ultimi è infatti terminato in Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia (già abilitati alla nuova procedura tramite carta nazionale dei servizi) e Valle d'Aosta. L'operazione è sostanzialmente conclusa anche in Veneto, provincia di Bolzano, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Umbria, Piemonte e Sardegna, dove la percentuale dei medici di famiglia abilitati è compresa tra il 91 e il 98 per cento. Tale percentuale oscilla invece tra il 70 e il 90 per cento in Abruzzo, Puglia, Lazio, Sicilia, provincia di Trento e Molise. Ancora ferma al 45 per cento la Liguria.
Ciò premesso, l'interrogante chiede se, tenuto conto dell'obbligatorietà dell'invio telematico dei certificati, siano state previste iniziative da attivare nei confronti delle regioni inadempienti.
Al riguardo si segnala che il patto per la salute 2010-2012 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano prevede che le regioni inadempienti non accedano alle premialità ivi previste.
In relazione alla richiesta se siano state previste o adottate misure in merito alla protezione dei dati sensibili contenuti nei certificati, si rileva che il sistema di trasmissione telematica di cui alla normativa in precedenza richiamata, è stato predisposto tenendo conto delle prescrizioni del Codice in materia di protezione dei dati personali (decreto legislativo n. 196 del 2003) con conseguente adozione per il sistema di funzionamento Sac di tutti i necessari sistemi di sicurezza e protezioni dei dati sensibili e non.
Si evidenzia inoltre che la distribuzione delle credenziali di accesso (Pin) ai medici, necessarie per l'utilizzo del sistema e l'invio dei certificati, era già prevista dalle norme richiamate per effettuare la trasmissione telematica dei dati delle ricette. Di conseguenza

non si è avuto alcun aggravio di spesa oltre quella già prevista a tali fini poiché, per consentire l'invio telematico dei certificati di malattia dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni sono state utilizzate le soluzioni tecnologiche già previste per la trasmissione telematica dei certificati di malattia per il settore privato e sono state impegnate le infrastrutture già impiegate per l'invio telematico delle ricette (Sac del ministero dell'economia e delle finanze, sistema dell'Inps, credenziali di accesso per i medici, disponibilità di connessioni ad internet presso le strutture interessate del Ssn).
Il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione: Renato Brunetta.

PORTA, BUCCHINO, COLOMBO, D'ALEMA, GIANNI FARINA, FASSINO, FEDI, GARAVINI, NARDUCCI, ANDREA ORLANDO, GIULIETTI e LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in Argentina tra il 1976 e il 1983, durante la dittatura militare, molte persone si rivolsero ai Consolati italiani per segnalare le persecuzioni subite direttamente o da loro familiari;
l'Ambasciata d'Italia di Buenos Aires nel 1983 portò tali incartamenti a conoscenza della procura della Repubblica di Roma, consentendo in tal modo alla stessa procura di avviare azioni penali verso militari argentini, alcune delle quali si sono concluse con esemplari condanne;
in Argentina nel 2004 è stata riconsiderata la precedente normativa favorevole all'impunità per crimini commessi durante il periodo della dittatura militare, con la conseguenza di favorire l'apertura di una fase istruttoria e dibattimentale diffusa e proficua, che ha già portato in diversi casi a rendere giustizia a familiari di desaparecidos;
a distanza di trent'anni, molti di coloro che avevano reso dichiarazioni presso i Consolati italiani sono scomparsi o irreperibili, quindi non più in grado di confermare le loro dichiarazioni davanti ai giudici;
le notizie contenute negli esposti presentati ai consolati italiani, oltre a contribuire all'accertamento delle eventuali responsabilità, possono servire anche a ricostruire il percorso di molti desaparecidos, favorendo l'accertamento dei fatti e l'eventuale ritrovamento dei resti degli scomparsi;
per casi analoghi, i governi di Spagna, Francia e USA hanno già provveduto a consegnare i documenti in loro possesso alle autorità argentine affinché possano essere conosciuti in loco ed eventualmente utilizzati a fini investigativi -:
se il Governo italiano non intenda trasmettere a quello argentino la documentazione in suo possesso e rispondere in tal modo alle attese dei familiari dei perseguitati dalla dittatura e degli scomparsi e concorrere ad affermare un principio di verità e giustizia.
(4-08861)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nella presente interrogazione si forniscono i seguenti elementi di informazione.
Negli anni della dittatura in Argentina i familiari dei cittadini italiani, ma anche di quelli in possesso della doppia cittadinanza o di quelli che erano solo di origine italiana, si sono rivolti ai consolati ed all'ambasciata dell'Italia denunciando la scomparsa dei propri cari. Sono così stati creati presso le strutture della nostra rete diplomatica dei fascicoli nominativi. La nostra ambasciata a Buenos Aires ha inviato a questo Ministero degli affari esteri, nel 1982 copia di tutti i documenti, che si provvide a trasmettere alla magistratura, competente. Al ristabilimento della democrazia in Argentina nel 1983, il Ministero della giustizia italiano decretò l'apertura di un giudizio penale relativo ai
desaparecidos italiani, sulla base proprio della documentazione raccolta durante gli anni della dittatura militare. Nello stesso periodo, il consolato

generale d'Italia in Buenos Aires depositò un habeas corpus per 45 cittadini nati in Italia, denunciando la scomparsa in totale di 617 italiani. La stima aggiornata infatti elenca 46 desaparecidos con sola cittadinanza italiana, 440 doppi cittadini e 166 scomparsi di origine italiana.
Mentre in Italia già da molto tempo sono stati avviati dalla procura della Repubblica di Roma procedimenti penali a carico dei responsabili dei crimini commessi durante la dittatura contro cittadini italiani, in Argentina fino a pochi anni fa non era possibile fare altrettanto perché nel 1986 e nel 1987 erano state approvate le leggi di «obbedienza dovuta» e «punto finale» e tra il 1989 e 1990 erano stati emessi 10 indulti presidenziali a favore di circa 300 persone. Tale impianto normativo è venuto meno solo nel 2005, quando ne è stata dichiarata l'incostituzionalità.
A partire da quel momento la magistratura argentina ha avviato la fase istruttoria di alcuni processi e, lo scorso anno, si è rivolta all'ambasciata per ottenere copia di alcuni documenti.
L'ambasciata a Buenos Aires ha sempre soddisfatto tutte le richieste ad essa rivolte per l'estrazione di copia dei documenti di cui sopra, ottenendo, per il tramite di questo Ministero degli affari esteri, la necessaria autorizzazione del Ministero della giustizia. Finora le richieste hanno riguardato cinque persone. Per altre due è stata da poco ottenuta l'autorizzazione italiana. Non risultano al momento altre richieste da parte argentina. Quella fin qui utilizzata è una procedura semplificata, che ha consentito di evitare, su espressa indicazione del nostro Ministero della giustizia, il ricorso alla rogatoria. In generale infatti la cornice della cooperazione bilaterale in ambito giudiziario è data dagli accordi conclusi a Roma il 9 dicembre 1987, tra cui rilevano la convenzione di estradizione, convenzione di assistenza giudiziaria in materia penale e convenzione relativa all'assistenza giudiziaria ed al riconoscimento ed esecuzione delle sentenze in materia civile.
Per la consegna dell'intero archivio in possesso della nostra ambasciata a Buenos Aires non è stata avanzata alcuna richiesta da parte delle autorità argentine. Si conferma la nostra collaborazione in questo ambito con le competenti autorità di Buenos Aires. A tal fine, essendo peraltro i documenti in questione a disposizione della magistratura italiana, si è già provveduto ad avviare un'analisi interministeriale per valutare la percorribilità tecnica di una consegna di tale ampiezza.
Inoltre alla nostra ambasciata a Buenos Aires non risulta che la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti si siano comportati in maniera diversa. Dalle informazioni raccolte presso le ambasciate di questi Paesi accreditate in Argentina, si è infatti appreso che la Spagna ha finora aderito alle richieste argentine su singoli casi. La Spagna tuttavia è più restrittiva dell'Italia perché esamina solo le richieste presentate con rogatoria internazionale.
La Francia ha effettivamente messo a disposizione delle autorità argentine il suo archivio, che si trova a Parigi, ma lo ha fatto a seguito di una rogatoria internazionale che richiedeva di accedere a tutta la documentazione raccolta dal 1976 al 1983. Al pari della Francia, gli Stati Uniti hanno consegnato i documenti in loro possesso dopo aver ricevuto una rogatoria internazionale.
L'Italia è stato uno dei Paesi che più si è speso perché giustizia venga fatta, avviando processi penali a carico dei responsabili della dittatura, agevolando l'arrivo in Italia dei testimoni residenti in Argentina, e contribuendo finanziariamente e con propri esperti alla conservazione di un archivio della memoria, che avrà la sua sede presso l'Esma (
escuela de mecanica de la armada, uno dei più famosi centri di detenzione illegale dell'epoca dei sequestri di persone operati dalla dittatura).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

RAISI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella Repubblica Dominicana a Santo Domingo sono detenuti tre cittadini italiani,

uno in attesa di giudizio mentre altri due stanno scontando una pena detentiva;
le condizioni di detenzione sarebbero al limite della sopravvivenza, si dormirebbe per terra, verrebbe fornito solo del cibo (scarso) e non l'acqua che dovrebbe essere comprata come ogni altro genere di prima necessità; a seguito di ciò, uno dei detenuti A.S. di 57 anni sta facendo lo sciopero della fame per cui è dimagrito 30 chilogrammi, tanto da spingere il direttore del carcere a scrivere una lettera all'ambasciata italiana;
per questi motivi i consolati di altri Stati europei provvedono mensilmente a sostenere i loro connazionali detenuti a Santo Domingo con visite periodiche e un sussidio che permette loro di vivere o almeno di comprare lo stretto necessario per la sopravvivenza (il consolato tedesco concede ai suoi connazionali detenuti nella Repubblica Domenicana un sussidio di 7.500 pesos, quello francese 6.500 pesos, quello spagnolo 4.500 pesos. Tutti forniscono vestiario, medicine, assistenza sanitaria e visite consolari), mentre, a quanto consta all'interrogante, il consolato italiano non agirebbe in tal senso (basterebbero 6 euro al giorno per provvedere ai bisogni dei tre detenuti) e sembrerebbe lasciare i nostri connazionali in condizioni che non assicurano il rispetto dei fondamentali diritti umani -:

se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e cosa si intenda fare per assicurare ai nostri connazionali la possibilità di scontare la loro pena in condizioni dignitose e per garantire un giusto processo in tempi brevi a chi è in attesa di giudizio.
(4-08636)

Risposta. - Attualmente nella Repubblica Dominicana sono detenuti 14 connazionali, di cui otto condannati a pena detentiva di durata dai 3 ai 15 anni e sei sottoposti a carcerazione preventiva in attesa di giudizio. A parte due casi di omicidio ed uno di rapina a mano armata, gli altri riguardano il traffico internazionale di droga.
Tutti i connazionali, coinvolti sono assistiti dall'ambasciata a Santo Domingo con l'ausilio dei vice consoli onorari. Oltre a periodiche visite consolari, a ciascun detenuto vengono erogati sussidi sulla base delle richieste presentate e delle necessità individuali. Per l'anno in corso sono stati erogati finora sussidi per oltre 6.000 dollari e si stima che alla fine dell'anno l'importo complessivo sarà di 8.900 dollari.
I connazionali (Luciano Vulcano, Ambrogio Semeghini e M.N.) sono detenuti nel
carcel modelo di Najayo.
Dal momento dei rispettivi arresti la nostra ambasciata ha prestato loro la massima assistenza consolare assicurando sempre la piena disponibilità a fornire ogni possibile aiuto. Sono state effettuate visite in carcere e presso gli uffici giudiziari, erogati sussidi in denaro, mantenuti frequenti contatti telefonici con il direttore e con il medico responsabile del carcere, nonché con gli stessi detenuti (muniti di proprio cellulare, che nel carcere di Najayo viene tollerato) e con i familiari in Italia, ove reperibili.
In particolare:

a) il signor Vulcano (arrestato nell'ottobre 2009 per rapina a mano armata) ha ricevuto 9 visite consolari e sussidi per un ammontare di 1.000 dollari Usa;
b) il signor Semeghini (arrestato in flagranza nel dicembre 2009 per omicidio) ha ricevuto anch'egli 9 visite consolari e sussidi per un importo complessivo di 1.043 dollari Usa. Il connazionale ha avviato un primo sciopero della fame il 31 agosto 2010, comunicandolo direttamente alla nostra ambasciata. Quest'ultima ha provveduto ad allettare immediatamente il responsabile sanitario dell'istituto penitenziario, che è intervenuto affinché il connazionale fosse sottoposto a controlli medici presso l'infermeria del carcere. Sospeso lo sciopero della fame il 3 settembre, il signor Semeghini è stato ricondotto nel reparto speciale presso cui era stato in precedenza trasferito - su sua richiesta ed a seguito di intervento scritto della nostra ambasciata - al fine di assicurargli migliori condizioni di detenzione.


L'ambasciata ha mantenuto costanti contatti telefonici col detenuto che, in occasione di una telefonata del 14 settembre ha informato di essere stato sottoposto ad una visita oculistica specialistica - sollecitata dalla nostra ambasciata - fuori dal carcere, presso la clinica «Cruz Jimianian», da lui stesso indicata dopo aver ripreso lo sciopero della fame il 20 settembre, e l'ha interrotto dopo pochi giorni a seguito di una nuova visita consolare e dell'erogazione anticipata di un ulteriore sussidio di 200 dollari;

c) il signor M.N. (arrestato nel dicembre 2007 e condannato per traffico di stupefacenti) è stato visitato dal personale dell'ambasciata 17 volte dall'inizio della detenzione ed ha ricevuto sussidi per un totale di 3.163 dollari Usa. Il 5 maggio 2010 la nostra ambasciata, non appena venuta a conoscenza di un malore sofferto dal connazionale, ha immediatamente richiesto al medico responsabile dell'istituto carcerario di sottoporre il signor M.N. a visita specialistica cardiologica, mantenendo informata la cognata del connazionale.

Il signor M.N., poi sentito telefonicamente, ha confermato di essere stato prontamente assistito presso l'infermeria del carcere e di essere stato dimesso per assenza di ulteriori disturbi. Successivamente è stato sottoposto a visita specialistica cardiologica presso la clinica «Los Rios», a seguito della quale gli sono stati prescritti dei farmaci che l'ambasciata ha provveduto ad acquistare e a consegnargli.
Emerge pertanto che la nostra ambasciata a Santo Domingo svolge in maniera adeguata i propri compiti istituzionali di assistenza ai nostri connazionali detenuti nel carcere di Najayo e nelle altre prigioni del Paese.
Occorre inoltre sottolineare che il trattamento carcerario riservato ai cittadini italiani appare lo stesso dei detenuti locali e che l'ambasciata può assistere i nostri connazionali solo nel rispetto delle leggi e dei regolamenti locali nonché nei limiti dei fondi disponibili per gli interventi di assistenza consolare che appaiono comunque in linea con quelli forniti dai nostri
partner comunitari nella Repubblica Dominicana.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è obbligo di legge l'utilizzo di pallini senza piombo per la caccia nelle zone umide da parte di titolari di concessione per l'attività venatoria;
l'Italia ha infatti aderito ad uno specifico accordo internazionale, con la legge 6 febbraio 2006, n. 66, «Adesione della Repubblica Italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - EURASIA, con Allegati e Tabelle, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996», che prescrive il divieto di utilizzare l'uso dei «pallini» di piombo nelle «zone umide»;
il piombo dei comuni pallini da caccia, quando manca il bersaglio, finisce infatti nei cicli biologici inquinando l'ambiente ed intossicando gli animali. La sindrome da intossicazione da piombo si chiama saturnismo e può colpire anche gli esseri umani;
gli uccelli usano tenere nel gozzo alcuni sassolini e spesso pallini di piombo dispersi dai cacciatori: li usano per «masticare» il cibo prima di avviarlo allo stomaco. Nello stomaco il piombo incontra un ambiente molto acido e passa in soluzione sotto forma di sali solubili. Bastano tre piombini ingeriti al posto dei sassolini per avvelenare molte specie di avifauna e facilmente entrare quindi nella catena alimentare umana, se commestibili;
la problematica è stata oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo, il n. 4-03303, al quale il Sottosegretario Menia, dopo quella che appare una parafrasi descrittiva del problema presentato dall'interrogazione, così risponde: «[...] Al momento, in Europa, l'impiego del piombo per le munizioni è stato vietato in ogni

forma di caccia in Norvegia, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi, mentre in altri stati analoghe misure sono state adottate in ambiti locali. Anche in Italia è auspicabile un rapido superamento dell'uso di piombo nelle munizioni da caccia sull'intera superficie nazionale. Sul mercato internazionale esistono già numerose valide alternative al piombo, alcune delle quali, peraltro, risultano caratterizzate da costi paragonabili a quelli delle cartucce tradizionali. L'abbassamento dei costi in genere si verifica in relazione all'incremento della domanda e alla conseguente espansione del prodotto sul mercato: in paesi come la Danimarca, dove le munizioni contenenti piombo non possono essere utilizzate dal 1993, quelle in acciaio sono calate fortemente di prezzo, divenendo competitive anche sotto l'aspetto economico»;
la sopraccitata risposta non fornisce una soluzione alla questione sollevata dagli interroganti nella precedente interrogazione a risposta scritta -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per dare effettività all'accordo sottoscritto dall'Italia sul totale divieto di utilizzo di pallini di piombo nella zone umide a tutela dall'ambiente, della salute della fauna e dell'uomo;
se non si ritenga opportuno assumere iniziative per incentivare economicamente la produzione di munizionamenti non tossici, di cui le aziende italiane sono produttrici leader nel mondo.
(4-08152)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, c'è da segnalare che gli uffici competenti per materia si sono attivati, secondo l'impegno preso, ad un approfondimento della materia al fine di pervenire, ad un approccio compatibile con l'abolizione totale dell'armamento in piombo nell'attività venatoria, come già è stato attuato in altri Paesi europei.
È noto, infatti, che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell'ambito di una convenzione stipulata per ottemperare agli obblighi derivanti, dall'adesione dell'Italia all'
african eurosian waterbird agreement, a dato incarico all'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale:
a) fornire supporto tecnico scientifico per un corretto recepimento della normativa comunitaria e internazionale, in particolare per il superamento dell'uso del piombo nel munizionamento adottabile nella caccia nelle zone umide;
b) effettuare una ricerca finalizzata alla messa a punto di un metodo di analisi per valutare l'accumulo del piombo negli uccelli acquatici attraverso l'esame delle penne.

Relativamente al primo punto (a), sono pervenute alla direzione generale protezione della natura e del mare due relazioni che hanno permesso di evidenziare come la problematica del piombo nel munizionamento da caccia non riguardi solamente le zone umide, ma anche diversi contesti ambientali in quanto, recenti studi, hanno evidenziato come il piombo rappresenti una minaccia concreta per molte specie di uccelli terrestri, per gli ecosistemi e non ultima, per la stessa salute umana.
Su tale base, è stato richiesto all'Ispra di produrre un ulteriore rapporto tecnico relativo alla problematica dell'uso del piombo nelle munizioni da caccia nella generalità dei contesti ambientali. Tale rapporto è in fase di redazione e si prevede che sarà ultimato entro la fine del corrente anno.
Nel contempo, l'Ispra, a seguito delle evidenze emerse a livello scientifico ha tempestivamente provveduto ad informare gli organismi nazionali preposti istituzionalmente a garantire la tutela della salute e la qualità degli alimenti destinati al consumo umano consistenti in selvaggina abbattuta con munizionamenti contenenti piombo.
Relativamente al secondo punto
(b), l'Ispra sta conducendo una ricerca, in collaborazione con gli atenei di Bologna e di Siena e con l'istituto di geoscienze e risorse naturali di Hannover, per valutare il contenuto di piombo in specie target di uccelli acquatici.
Appare opportuno, quindi, prospettare una, conseguente attività di divulgazione,

informazione e sostegno all'attuazione quanto mai rapida di, una procedura che, basandosi sulla dissuasione da parte degli utilizzatori di tale munizionamento, arrivi a sensibilizzare l'uso di un diverso munizionamento, che come dimostrano i fatti, appare sostenibile nei costi. È noto, infatti, che nei Paesi ove l'uso del piombo è stato vietato si sia notevolmente abbassato il costo di tale nuovo munizionamento, fino a renderlo addirittura comparabile con quello abolito.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ROSATO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo Stato maggiore dell'esercito discuterà, nella riunione del 9 giugno 2010, la soppressione dei Nuclei informativi al pubblico (NIP) attivati presso trentaquattro amministrazioni comunali già sedi di soppressi distretti militari a funzioni ridotte;
la soppressione di detti NIP è ritenuta coerente alla sospensione della leva obbligatoria avvenuta nel 2005 e al progressivo processo di informatizzazione della società, che sta rendendo non più necessaria l'esistenza di uffici con le funzioni ora in capo ai Nuclei informativi al pubblico;
i NIP sono stati istituiti, in seguito alla soppressione dei distretti militari a funzioni ridotte, a mezzo di apposite convenzioni con le amministrazioni comunali, allo scopo di garantire in quei comuni lo svolgimento dell'attività informativa sulle norme che regolano la leva e il reclutamento obbligatorio nell'esercito, nella marina e nell'aeronautica;
pur operando nell'ambito delle amministrazioni comunali, i NIP rimangono alle dipendenze dei Comandi militari dell'esercito (CME) di cui sono emanazione;
il NIP di Trieste invia settimanalmente (giornalmente in casi urgenti) al CEDOC di Udine, tutte le richieste relative alla branca reclutamento-concorsi e alla branca matricole, documentale, tessere militari AT-BT del numeroso personale militare e civile in congedo;
la documentazione prodotta dal NIP di Trieste è particolarmente abbondante in quanto ad esso fanno riferimento non solo l'utenza delle province di Trieste e Gorizia, ma anche gli ex militari e combattenti istriani, fiumani e dalmati e i loro discendenti provenienti dalle zone sotto attuale sovranità croata e slovena;
per quanto lo SME abbia affermato che i NIP non sembrino più funzionali alle esigenze della Forza armata anche in ragione del fatto che le funzioni loro devolute sono già svolte dai CME-CEDOC, si sottolinea che il CME di Trieste svolge funzioni affatto diverse da quelle del CEDOC di Udine;
il rilascio dei tesserini AT-BT, delle domande per i volontari e la riserva selezionata e non, le richieste delle documentazioni matricolari, gli stati di servizio, e altro, avviene presso gli uffici del NIP, dopo le valutazioni da parte del suo personale, e la sua soppressione priverebbe pertanto i cittadini ed utenti di un importante servizio, arrecando danno all'immagine del Ministero -:
in considerazione dell'ampiezza e della specificità degli utenti che esso serve, se il Ministro della difesa intenda derogare dalla decisione di sopprimere il Nucleo informativo al pubblico di Trieste o, in subordine, ipotizzare una struttura alternativa in grado di garantire al territorio gli stessi servizi nella stessa tempistica.
(4-07413)

Risposta. - L'esercito italiano ha sempre posto particolare attenzione al legame con le realtà locali e in particolare alla rilevante funzione, svolta dai competenti enti e organi dell'organizzazione territoriale, d'interazione con i cittadini, nell'ottica di

soddisfare, in modo adeguato e puntuale, tutte le esigenze di carattere informativo e/o documentale.
Tale attenzione è mantenuta tutt'oggi, e opportunamente finalizzata in coerenza con le profonde modifiche organizzative intervenute a seguito della trasformazione dello strumento militare, che stanno interessando anche tutte le componenti dell'esercito italiano, compresa quella dell'organizzazione territoriale, in cui rientrano i richiamati nuclei informativi al pubblico (Nip).
Nell'ambito di tale processo, la Forza armata intende perseguire soluzioni finalizzate ad ottenere un migliore rapporto costo/efficacia, attraverso la ridefinizione delle funzioni di comandi/enti/reparti e attuando, conseguentemente razionalizzazioni, accorpamenti e soppressioni di quelli non più funzionali, evitando ogni duplicazione.
L'Esercito, tuttavia, secondo una propria metodologia ormai consolidata, valuta, prima di attuare qualsiasi provvedimento ordinativo, tutti gli aspetti direttamente e indirettamente correlati - di carattere operativo, economico, infrastrutturale, nonché quelli di carattere sociale legati all'indotto, alle tradizioni e ai legami storici con il territorio - nell'ottica di perseguire soluzioni che, contemperando le prioritarie esigenze funzionali e operative della Forza armata con gli interessi delle comunità locali interessate, consentano di ottenere un ottimale rapporto costo/efficacia.
Ciò premesso, per quanto concerne, più in generale i Nip in questione, l'esercito, in linea con i predetti obiettivi di razionalizzazione e tenuto conto che le funzioni svolte da tali nuclei sono state assegnate ai comandi militari esercito/centri documentali, ha inteso rivedere lo specifico settore, non ritenendolo più funzionale alle proprie esigenze.
In tale ottica, ferma restando la necessità di salvaguardare il personale ivi operante, è stato elaborato un piano con cui si ipotizza la riduzione, per fasi, dei Nip, di cui 31 risultano ancora in vita, con un totale di 101 dipendenti civili effettivi a fronte di 144 posizioni organiche previste.
I provvedimenti contemplati da tale piano - che saranno, comunque, oggetto di specifica partecipazione alle organizzazioni sindacali nazionali a premessa della loro attuazione - appaiono in linea con le previsioni della legge n. 25 del 2010 che stabilisce, in aggiunta alle riduzioni degli organici complessivi del personale civile non dirigenziale del Ministero della difesa disposte con la legge n. 133 del 2008 e attuate con il decreto del Presidente della Repubblica n. 145 del 2009, un'ulteriore riduzione, non inferiore al 10 per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti organici del citato personale non dirigenziale.
In particolare, il piano di riassetto, che contempla la mancata alimentazione dei nuclei dove è presente personale prossimo alla pensione, prevede:
una 1a fase (entro il 1o semestre 2011) con soppressione:
nell'immediato, dei nuclei in cui non è presente personale effettivo (Siena e Potenza);
entro il 2010, presumibilmente, dei Nip di Foggia e Viterbo, in virtù della cessazione dal servizio, per raggiunti limiti di età, del personale ad essi effettivo;
dei restanti Nip stanziati in sedi in cui sono presenti altri enti di Forza armata ove i dipendenti civili possano trovare utile collocazione;
una 2a fase (entro il 2012) con soppressione:
del Nip di Latina, tenuto conto della presumibile cessazione dal servizio per raggiunti limiti di età del personale ivi operante;
dei Nip dove non insistono altri enti di Forza armata/Forze armate prevedendo il possibile transito del personale ad essi effettivo in pubbliche amministrazioni differenti dalla Difesa.

Per quanto attiene più specificatamente al Nip di Trieste, si deve sottolineare che le stesse funzioni svolte da tale Nip vengono assolte dal comando militare esercito «Friuli Venezia Giulia» (sezione informazioni

al pubblico dell'ufficio reclutamento e comunicazione) - sito nel capoluogo friulano - che si avvale anche delle altre articolazioni e del centro documentale di Udine da esso dipendenti.
Conseguentemente l'accorpamento in unica sede consentirà di conseguire un'ottimizzazione del servizio in termini procedurali e funzionali.
Infatti, il personale effettivo al Nip di Trieste (4 unità) potrebbe trovare utile collocazione nell'ambito del predetto comando militare esercito «Friuli Venezia Giulia», il quale presenta una critica situazione di carenza di personale, atteso che sono presenti 13 unità a fronte delle 45 previste in organico.

Il Ministro della difesa: Ignazio La Russa.

RUGGHIA e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
ripetutamente gli organi di informazione tornano giustamente ad occuparsi della morte sospetta di due giovani romani, Stefano Siringo e Iendi Iannelli avvenuta il 13 febbraio 2006 a Kabul;
Stefano Siringo, 32 anni, era un impiegato del Ministero degli affari esteri, Iendi Iannelli, 26 anni, era un contabile IDLO (organizzazione dell'ONU che si occupa di sviluppare i sistemi giudiziari nei Paesi del Terzo Mondo);
i cadaveri dei due giovani furono trovati nella stanza che Iannelli aveva in dotazione presso la guesthouse dell'IDLO a Kabul;
a stroncarli fu una dose micidiale di eroina pura all'89 per cento, una percentuale altissima anche fra i tossicodipendenti abituali;
sulla morte di Siringo e Iannelli gravano però pesanti interrogativi:
chi li conosceva da una vita o li frequentava a Kabul ha dichiarato che Stefano e Iendi non avevano mai fatto uso di droghe;
la scena che si è presentata agli occhi dei soccorritori è apparsa così strana ed irreale da sembrare costruita ad arte, anche perché la purezza della dose di eroina, così potente da provocare morte istantanea, avrebbe dovuto permettere ad uno dei due di accorgersi degli effetti devastanti sull'amico, evitando quindi di assumere la stessa dose per non morire;
i familiari di Stefano Siringo hanno dichiarato di poter dimostrare che persino la data del decesso riportata sul certificato di morte sarebbe sbagliata;
inoltre la droga purissima nelle vene dei due giovani sembra una classica esecuzione inscenata per coprire qualche inconfessabile mistero;
Marcello Rossano, collega e amico di Iannelli, ha dichiarato ai Carabinieri del nucleo investigativo di Roma che il responsabile del progetto IDLO a Kabul, all'epoca dei fatti, gli aveva riferito che Iannelli, pochi giorni prima del decesso, gli aveva confidato l'esistenza di false fatturazioni tra organizzazioni ONU: la IDLO e la UNOPS, quest'ultima si occupa di fornire servizi e offrire assistenza alle Nazioni per la realizzazione di progetti di sviluppo;
sempre Rossano ha riferito che a seguito di un controllo di bilancio, eseguito unitamente al successore di Iannelli, emersero doppie o false fatturazioni per un valore di circa 1.5 milioni di dollari. Tali circostanze sarebbero state confermate da Samuel Gonzales, un magistrato messicano anche lui a Kabul nel 2006 impegnato nel progetto dell'IDLO;
sulla morte sospetta di Siringo e Iannelli è stata aperta un'inchiesta dalla procura della Repubblica di Roma, che ha disposto nuove indagini, ipotizzando il reato di omicidio preterintenzionale;
un prezioso aiuto all'accertamento della verità potrebbe fornirlo l'IDLO, accettando di mostrare i bilanci alla magistratura italiana. Finora però, ogni richiesta in tal senso avanzata dalla procura di

Roma, è stata respinta dall'organizzazione ONU che si è avvalsa dell'immunità diplomatica -:
se non intenda attivarsi in tutte le sedi internazionali competenti per chiedere all'IDLO di collaborare con la magistratura italiana e di conseguenza fornire i bilanci richiesti, al fine di fare piena luce sulle circostanze che hanno portato alla morte di Stefano Siringo e Iendi Iannelli.
(4-08849)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il signor Stefano Siringo era un esperto esterno, non dipendente della pubblica amministrazione, inviato in missione a Kabul con un contratto di diritto privato disciplinato dall'articolo 17 della legge n. 49 del 1987, sottoscritto con la direzione generale alla cooperazione e sviluppo di questo Ministero.
Come previsto dalla normativa vigente, il predetto era coperto da assicurazione sulla vita, con oneri a carico di questa amministrazione.
Il decesso è stato tempestivamente comunicato all'assicuratore, che, per quanto di conoscenza, non ha potuto ad oggi effettuare alcun pagamento, perché risulta ancora pendente l'indagine sulle cause del decesso avviata dalla procura della Repubblica di Roma. Contro la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero i familiari del signor Siringo hanno presentato un'opposizione, accolta con provvedimento del 16 giugno 2010 del giudice dell'udienza preliminare di Roma, che ha assegnato 6 mesi al pubblico ministero per ulteriori indagini.
Per quanto attiene gli aspetti connessi con l'esibizione documentale richiesta dalla procura all'
international development law organization, si segnala che nel mese di novembre 2009 l'Idlo informava il Ministero degli affari esteri della propria disponibilità a collaborare con la procura della Repubblica di Roma. Nel mese di febbraio 2010 il Ministero degli affari esteri ha chiesto all'Idlo di concordare con la polizia giudiziaria delegata le modalità per l'acquisizione della documentazione necessaria alle indagini. Inoltre, nell'ambito delle competenze in materia di cooperazione giudiziaria, questa amministrazione ha trasmesso il 4 agosto 2010 la richiesta di assistenza giudiziaria internazionale formulata dalla procura della Repubblica di Roma tramite il Ministero della giustizia - con riferimento al decesso dei cittadini italiani Iende Iannelli e Stefano Siringo - diretta alle autorità giudiziarie straniere coinvolte.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 185 del 2000 in materia di «Incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. 144», regolamenta le procedure per la concessione di prestiti a fondo perduto e mutui a tasso agevolato ai giovani imprenditori italiani;
tali disposizioni normative sono in generale rivolte a tutti i giovani italiani, residenti in Italia e di età compresa tra i 18 ed i 35 anni. Un regime più favorevole è poi previsto per i giovani residenti nelle regioni del Sud Italia, rientranti nell'obiettivo 1 della C.E.: Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna;
in base alle disposizioni del detto decreto legislativo, tutti i giovani residenti in queste regioni alla data del 1° gennaio 2000, hanno la possibilità di accedere a finanziamenti a fondo perduto ed agevolazioni per la creazione di nuove attività imprenditoriali, volte alla produzione di beni e servizi, che prevedano un investimento fino a euro 2.582.000 (5 miliardi delle vecchie lire); l'accesso a tali finanziamenti, è comunque subordinato all'approvazione

di un dettagliato progetto che deve essere vagliato ed eventualmente deliberato, entro 180 giorni dalla presentazione, dalla Sviluppo Italia S.p.A., società a capitale pubblico, interamente posseduto dal Ministero dell'economia;
l'importo finanziabile dalla Sviluppo Italia S.p.A. è pari al 90 per cento dell'investimento previsto per l'avvio della nuova attività e viene erogato in base allo stato di avanzamento dei lavori: le somme via via erogate vengono scomputate dal contributo in conto capitale. La restante somma, eccedente quella erogata in conto capitale, viene invece imputata al mutuo a tasso agevolato;
una volta che l'intero valore nominale e, a decorrere dal successivo mese di gennaio, il finanziamento in conto capitale saranno erogati, verranno posti in ammortamento per un periodo non superiore a 24 mesi. La somma ottenuta attraverso il mutuo a tasso agevolato è invece da restituire entro dieci anni con rate annuali posticipate, da versare entro il 31 dicembre di ogni anno;
a garanzia delle somme erogate a finanziamento con il mezzo del mutuo a tasso agevolato, l'articolo 4 del decreto legislativo n. 185 del 2000, prevede che garanzie e privilegi speciali debbano essere acquisiti «nell'ambito degli investimenti da realizzare»;
la normativa come anzi descritta ha però funzionato fino al 2001. A partire dal 2002, inspiegabilmente, l'intero iter si è notevolmente complicato: i giorni necessari per l'approvazione dei progetti si sono dilatati da 180 fino a 1.000, con progetti presentati nel corso del 2001 ed approvati solo nel 2004;
a ciò si aggiunga che, il 16 luglio 2004 è stato emanato, con effetto retroattivo al 2001, il decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004. Tale decreto ha portato una profonda modifica alla disciplina originaria, rendendo l'utilizzo degli strumenti incentivanti l'imprenditoria giovanile di difficile, se non addirittura impossibile, accesso;
uno dei punti che ha subito le più marcate modifiche è certamente quello delle garanzie. In caso di mutuo a tasso agevolato, ad esempio, sono state richieste garanzie, personali e reali, pari al 50 per cento dell'importo del mutuo. Addirittura, in materia di capitalizzazione delle costituende società, si sono richiesti, ai giovani, conferimenti in misura non inferiore al 50 per cento dell'intero importo (la normativa fissa il limite del 10 per cento), con la conseguenza di scoraggiare quanti, privi di mezzi economici o di famiglie benestanti alle spalle, non hanno la possibilità di conferire a capitale somme pari o superiori a 500.000 euro, così come si è più volte verificato;
come se tutto ciò non bastasse, sono state modificate anche le modalità di erogazione dei finanziamenti. Il decreto ministeriale ha imposto la formula del 50 e 50, ovvero: il 50 per cento in conto capitale, il rimanente 50 per cento sotto forma di mutuo a tasso agevolato, facendo però decorrere i termini per il calcolo degli interessi a partire dall'effettiva erogazione e non, come da norma, dal successivo mese di gennaio, richiedendo così il rimborso delle somme con cadenza semestrale anziché annuale salvo, in caso di pagamento ritardato, imporre una mora calcolata sulla base del tasso di interesse annuale;
quanto sopra premesso rende pertanto chiaro che la normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, così come integrata dal decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004, è del tutto inefficace rispetto ai prefissati scopi di sostegno all'imprenditoria giovanile. Si rende pertanto necessario un nuovo intervento legislativo volto ad abrogare e modificare le norme che di fatto impediscono l'accesso dei giovani al credito di sostegno all'imprenditorialità -:
se il Governo ed in particolare il Ministro dell'economia non ritengano che il problema dell'imprenditoria giovanile non meriti più attenzione e, nello specifico, una

revisione della normativa attuale che passi attraverso:
1) l'abrogazione del decreto ministeriale di attuazione n. 250 del 2004;
2) l'imposizione a Sviluppo Italia S.p.A. di rispettare la normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, soprattutto in materia di tempi e modi di erogazione dei finanziamenti;
3) la richiesta ufficiale del Governo a Sviluppo Italia S.p.A. di non considerare decaduti i progetti già precedentemente valutati positivamente, ma mai partiti a causa delle oggettive difficoltà da parte dei giovani nell'avviare l'attività alle condizioni sopra descritte. Tali progetti dovranno pertanto essere nuovamente finanziati sulla base della normativa di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000;
quali differenti e/o nuove misure intenda adottare, ed in che tempi e modi, per migliorare la situazione e favorire, di conseguenza, l'economia ed il livello di produttività dell'intero sistema Paese.
(4-00998)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente la normativa sull'imprenditoria giovanile.
Al riguardo, sentita l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa spa (Invitalia), si fa presente che iniziative in materia di autoimprenditorialità sono state adottate sin dal 1986, con l'approvazione della legge n. 44 del 1986, di conversione del decreto-legge n. 786 del 1985, recante misure straordinarie per la promozione e lo sviluppo dell'imprenditorialità giovanile nel Mezzogiorno.
Successivamente, sono intervenuti il titolo I del decreto legislativo n. 185 del 2000 ed il relativo regolamento di attuazione (decreto ministeriale n. 250 del 2004), in vigore dal 21 ottobre 2004, che disciplinano gli incentivi in favore dell'autoimprenditorialità. Tali incentivi sono volti al finanziamento di programmi di investimento, fino al limite di 2,5 milioni di euro, promossi da piccole società partecipate in maggioranza da giovani di età inferiore ai 36 anni, oppure da giovani imprenditori agricoli, per lo
start-up e/o l'ampliamento di imprese esistenti, nonché per il ricambio generazionale in agricoltura.
I settori agevolabili sono quelli dell'industria, dell'agricoltura, dell'artigianato e dei servizi, mentre le agevolazioni concedibili consentono di coprire le spese di investimento ammissibili (fino al 60 per cento circa nel centro nord e fino al 90 per cento circa al sud), mediante l'erogazione di contributi a fondo perduto e mutui agevolati, di durata massima decennale (15 anni per le iniziative nel settore agricolo), al tasso pari al 36 per cento del tasso di riferimento Ue.
Inoltre, possono essere concessi contributi a fondo perduto nei limiti del
de minimis per la copertura delle spese di funzionamento connesse all'avvio dell'iniziativa agevolata, nonché un premio di primo insediamento per gli imprenditori agricoli.
La società Invitalia ha assicurato la massima trasparenza e la completa tracciabilità dei documenti prodotti, coerentemente con la procedura di gestione degli incentivi previsti dal titolo I del decreto legislativo n. 185 del 2000, con il codice etico adottato dalla stessa e con le altre procedure interne aziendali, sia in tema di
privacy, che in tema di responsabilità penale sulla formazione degli atti dispositivi (decreto legislativo n. 231 del 2001). Da giugno 2005, inoltre, la qualità della procedura di istruttoria e di attuazione delle iniziative in questione è certificata Iso 9001 - 2000.
In particolare, nel periodo 2001-2006 l'attuazione delle iniziative in questione è stata interessata da diversi eventi che hanno inciso sia sul versante normativo, che su quello procedurale. Tra questi vanno segnalati i regolamenti Ue n. 68 del 2001, n. 69 del 2001 e n. 70 del 2001 (in materia, rispettivamente, di aiuti alla formazione,
de minimis ed aiuti alle piccole e medie imprese). Conseguentemente:
è stato abolito il cosiddetto «tutoraggio», precedentemente erogato quale servizio reale a favore delle imprese neo ammesse;


è stato ridotto al massimo di 100.000 euro (regime di
de minimis) il contributo a fondo perduto sulle spese di gestione relative all'avvio dell'iniziativa agevolata, (in precedenza concedibile con un massimale di circa 800.000 euro per i primi tre anni di esercizio dell'attività agevolata). Dal 2007 l'importo del de minimis è stato elevato a 200.000 euro;
è stato introdotto l'obbligo per i soci delle imprese ammesse, di apportare mezzi propri almeno pari al 25 per cento delle agevolazioni concesse.

Nel 2002 è intervenuta l'approvazione UE del regime di aiuti di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, per la parte relativa al settore agricolo, che ha comportato l'obbligo di applicare i regolamenti dell'Unione europea in materia di agricoltura, l'utilizzo dei massimali equivalente sovvenzione lorda specifici, il vincolo del rispetto dei programmi operativi regionali (Por) e dei programmi di sviluppo rurale (Psr).
La legge finanziaria n. 289 del 2002, che ha istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze il fondo unico per le aree sottoutilizzate, ha, tra l'altro, introdotto (articolo 72) la norma in base alla quale le agevolazioni complessivamente concesse a titolo di contributo a fondo perduto non possono eccedere quelle concesse a titolo di mutuo agevolato.
Nel periodo 2002-2003 la mancanza dei fondi disponibili ed i ritardi accumulati nell'istruttoria delle domande avevano prodotto il blocco operativo degli incentivi all'autoimprenditorialità.
A partire dal 2004, il settore è stato profondamente revisionato, sia nella parte normativa, che nel processo di gestione, con l'obiettivo di recuperare efficienza e farne uno strumento moderno ed efficace per la creazione e lo sviluppo delle piccole imprese.
In tale biennio, quindi:
sono stati ricondotti nei termini previsti dalla legge (180 giorni) i tempi di istruttoria;
è stata introdotta, nella fase istruttoria, la verifica tecnica preventiva del programma di investimenti, al fine di valutare la pertinenza e la congruità delle spese, nonché l'organicità e la funzionalità dei progetti presentati. Tale verifica è affidata alle competenze specialistiche della controllata Sviluppo Italia Engeneering;
è stato quasi azzerato il numero (oltre 400) delle aziende in ritardo nella realizzazione degli investimenti e, corrispondentemente, sono stati avviati i piani di ammortamento dei mutui erogati;
è stato sistematizzato il recupero dei crediti scaduti;
è stato reso più efficiente il processo di erogazione delle agevolazioni, che viene compiuto in media in meno di 70 giorni;
è stato completamente internalizzato il processo di monitoraggio degli investimenti (accertamento fisico e contabile).

Ad ottobre 2004, è entrato in vigore il nuovo regolamento di attuazione del decreto legislativo n. 185 del 2000 - titolo I (decreto del ministero dell'economia e delle finanze n. 250 del 2004), il quale ha contribuito in modo determinante a colmare i vuoti normativi preesistenti, aggiornando e raggruppando in un unico testo la disciplina precedentemente contenuta in quattro diversi testi normativi. Tra l'altro, il regolamento di attuazione ha introdotto l'obbligo a carico dei beneficiari di prestare garanzie, anche esterne ai beni finanziati, di valore pari al 120 per cento del mutuo agevolato.
Nel marzo 2005, la legge n. 15 del 2005, modificativa della legge n. 241 del 1990, ha introdotto l'obbligo di comunicare ai beneficiari, anteriormente all'assunzione di provvedimenti di diniego delle agevolazioni i motivi ostativi all'ammissione delle agevolazioni, dando loro la possibilità di fornire controdeduzioni e documentazione a supporto.
Nel maggio 2005, la legge n. 80 del 2005 ha introdotto la possibilità di finanziare, oltre agli
start-up, anche gli ampliamenti aziendali realizzati da giovani imprenditori.


A giugno 2005, è stata conseguita la certificazione di qualità Uni En Iso 9001-2000 della procedura di valutazione ed attuazione delle iniziative in questione.
Nel marzo 2006, con delibera del comitato interministeriale per la programmazione economica del 22 marzo 2006, è stata costituita una apposita riserva di 40 milioni di euro destinata al sostegno dello
start-up di nuove iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico localizzate nell'ambito dei distretti tecnologici. La stessa delibera Cipe ha stabilito anche i requisiti di accesso a tale tipologia di agevolazione.
Il 28 dicembre 2006, il decreto interministeriale fra il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e il Ministero dell'economia e delle finanze ha disposto il trasferimento all'istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare delle funzioni e delle residue risorse finanziarie (50 milioni di euro) dedicate al «subentro in agricoltura» (decreto legislativo n. 185 del 2000 - titolo I, capo III).
In sintesi, dal 1986 al 2009 sono state finanziate circa 1.700 imprese con un impegno di fondi pubblici complessivamente pari a circa 3 miliardi di euro ed un impatto occupazionale previsto di circa 28.000 addetti.
Nel periodo 2004-2009, sono state ammesse alle agevolazioni 445 imprese con programmi di investimento per oltre 480 milioni di euro ed un impatto occupazionale previsto di circa 5.200 nuovi addetti.
Nella tabella di seguito riportata sono indicati i risultati realizzati dall'introduzione del regime agevolativo per i giovani imprenditori, avviato con la legge n. 44 del 1986, al 31 dicembre 2009. Nella gestione di tale regime si sono succedute nel tempo tre distinti soggetti: il comitato per l'imprenditorialità giovanile (1986-1994), la Ig spa (1995-2000) e Sviluppo Italia spa (dal 2001), oggi Invitalia.

Tabella

(Decreto legislativo n. 185 del 2000 - titolo I)

Iniziative dal 1986 al 31 dicembre 2000 dal 2001 al 31 dicembre 2009 Totale
Domande ammesse n. 1.319 602 1.921
Imprese finanziate n. 1.263 419 1.682
Occupazione prevista (da progetto) n. 22.849 5.142 27.991
Agevolazioni concesse K€ 2.236.980 665.663 2.902.643
Costo medio unitario nuovi posti (da progetto) K€ 67 49 65
Imprese vive n. 733 367 1.100
Tasso di vitalità % 58% 88% 70%
Occupazione prevista (da progetto) imprese-vive n. 11.980 4.275 16.255
Occupazione realizzata (dato stimato al 31/12/2009, su un campione di 400 imprese - circa 40 per cento del totale imprese vive) imprese vive n. 9.529 4.392 13.921
Agevolazioni erogate K€ 1.566.320 766.699 2.333.019
Costo medio unitario effettivo (dato stimato al 31/12/2009, su un campione di 400 imprese - circa 40 per cento del totale imprese vive) occupazione attivata K€ 67 30 57

Gli indicatori espressi nella tabella sono stati elaborati nel modo seguente:


Imprese finanziate: totale imprese ammesse, al netto delle rinunce, delle decadenze e dei contratti di agevolazione non ancora firmati.
Imprese vive: totale imprese finanziate, al netto delle revocate e di quelle fallite che non hanno rimborsato il mutuo agevolato.
Tasso di vitalità: rapporto fra imprese vive ed imprese finanziate.
Costo medio previsto nuovi posti di lavoro: rapporto fra totale agevolazioni a fondo perduto concesse (per investimenti, gestione e servizi di assistenza tecnica e formazione) e totale occupati previsti a regime per le imprese finanziate.
Occupazione attivata: è riferita al totale delle imprese vive ed è stata calcolata, al 31 dicembre 2009, su un campione di 400 imprese (circa 40 per cento del totale) monitorate.
Costo medio effettivo nuovi posti di lavoro: rapporto fra totale agevolazioni a fondo perduto erogate alle imprese vive (per investimenti, gestione e servizi di assistenza tecnica e formazione) e occupazione attivata.

Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Sonia Viale.

SIRAGUSA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'istituto italiano comprensivo «Galileo Galilei» di Adiss Abeba comprende: una Scuola elementare, una media e tre indirizzi per le superiori: liceo scientifico; tecnico geometri; tecnico commerciale;
circa due mesi fa il Ministero degli affari esteri ha comunicato all'istituto la chiusura dell'indirizzo commerciale anche in ragione del fatto che ad Adiss Abeba vi sono diverse scuole che si occupano di accounting e ragioneria aziendale (l'indirizzo tecnico per geometri, invece, dato lo sviluppo urbanistico e la presenza di importanti ditte italiane nel settore, conserva tutta la sua importanza);
a seguito di tale comunicazione le rappresentanze sindacali si sarebbero opposte a tale decisione rilevando che la chiusura del commerciale avrebbe comportato una perdita di posti di lavoro più alta rispetto a quella che si sarebbe verificata se la soppressione avesse riguardato il liceo scientifico;
a distanza di un mese dalla precedente comunicazione il Ministero fa sapere che verrà chiuso il liceo;
i genitori si sono riuniti in un comitato, appoggiato dall'Unione degli studenti, e hanno redatto un documento di protesta per non essere stati consultati e contro la chiusura del liceo: se ciò avvenisse ai ragazzi verrebbe negata la necessaria preparazione alla prosecuzione degli studi in Italia (considerati anche i test di ammissione all'università);
si fa notare, tra l'altro, che quest'anno gli iscritti al liceo sarebbero stati 14 contro 6 del commerciale e che salvare il liceo comporterebbe per il Ministero una spesa minima, dato che i professori necessari sarebbero tre -:
quali motivazioni abbiano indotto ad assumere tali decisioni, pur in presenza di una pressante richiesta del comitato dei genitori;
se non si ritenga di revocare la disposizione, mantenendo l'offerta scolastica attuale;
se non si intenda, alla luce di quanto esposto in premessa, almeno sospendere il provvedimento di chiusura del liceo al fine di approfondire ulteriormente la vicenda.
(4-08164)

Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione

in esame si forniscono i seguenti elementi di informazione.
A causa della difficile congiuntura di finanza pubblica sono state ridotte le risorse di questo Ministero; per coprire le spese relative agli assegni di sede al personale destinato alle istituzioni scolastiche e accademiche all'estero. Di conseguenza è stato inevitabile adottare misure atte a ridurre la spesa. In particolare la contrazione delle risorse finanziarie ha imposto, fra l'altro, la riduzione del contingente del personale scolastico di ruolo all'estero. Tale riduzione è stata effettuata prevalentemente nell'area dell'Europa occidentale, nonché in altri Paesi in relazione a criteri diversi di razionalizzazione, fra i quali il ridotto numero degli studenti.
Per quanto attiene in particolare alla situazione di Addis Abeba si fa presente che in Etiopia, ove è funzionante un'istituzione scolastica statale italiana, sono attualmente in servizio nella sola scuola secondaria di II grado 15 docenti con contratto a tempo indeterminato a cui si aggiunge il personale con contratto a tempo determinato (supplenti) ed il personale con contratto locale.
La decisione circa la chiusura dell'indirizzo liceale presso la sede di Addis Abeba è legata da una parte alla presenza di un numero esiguo di alunni, dall'altra alla considerazione che l'indirizzo scientifico ha minor impatto sulla realtà locale e quindi minor ritorno in termini di presenza culturale nella realtà etiopica. D'altra parte, il liceo scientifico, istituito nel 1999, è stato avviato come sperimentazione di una scuola sorta come istituto per geometri ed istituto commerciale. Il numero di alunni del liceo che ha sostenuto quest'anno l'esame di Stato è pari a sette e già nell'anno scolastico 2004/2005, quando si è formata la classe iniziale che avrebbe sostenuto l'esame finale quest'anno, il numero degli iscritti era pari a nove contro i sedici dell'istituto commerciale ed i venti dell'istituto per geometri.
Si fa inoltre presente che gli istituti tecnici italiani offrono agli studenti un'istruzione in grado di garantire loro la prosecuzione degli studi universitari in Italia e che nel prossimo anno scolastico l'avvio della riforma della scuola secondaria di II grado si baserà sull'innovazione didattica ed organizzativa e punterà ad innalzare ulteriormente la qualità attraverso la modernizzazione e l'approfondimento delle discipline insegnate.
Alla luce delle considerazioni svolte non si ritiene possibile revocare la disposizione di chiusura del liceo scientifico, che comunque avverrà in modo graduale, consentendo il completamento dei corsi agli studenti già frequentanti.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

STUCCHI, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come noto l'articolo 4, comma 3, della legge 11 febbraio 1992, n. 157, dispone che «l'attività di cattura per l'inanellamento e la cessione a fini di richiamo può essere svolta esclusivamente da impianti (comunemente noti nelle province di Bergamo e di Brescia come Roccoli) della cui autorizzazione siano titolari le province e che siano gestiti da personale qualificato e valutato idoneo dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica» (oggi ISPRA);
dal 28 giugno 2001, l'ISPRA non ha più provveduto a organizzare alcuna prova di abilitazione in provincia di Bergamo e che l'età anagrafica dei gestori degli impianti di cattura già abilitati dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica (INFS) è, in provincia di Bergamo, mediamente elevata e che alla data attuale sono pervenute 142 richieste di aspiranti candidati alla gestione degli impianti di cattura (roccolatori). La provincia di Bergamo, con nota del 17 dicembre 2007, ha richiesto una nuova sessione di esami all'INFS (oggi ISPRA);
l'ISPRA, con nota del 28 febbraio 2008, ha così riscontrato la richiesta: «lo

scrivente Istituto si è trovato nell'impossibilità di dichiarare che sussistono le condizioni per il rilascio delle autorizzazioni al prelievo in deroga degli uccelli da richiamo, ai sensi della n. 79/409/CEE e della legge della regione Lombardia n. 3 del 5 febbraio 2007, articolo 1, comma 1. Permane pertanto la situazione già segnalata gli scorsi anni e l'impossibilità da parte di questo Istituto di stipulare i protocolli d'intesa per l'attivazione degli impianti di cattura siano essi nuovi o già operanti in passato. Mancano pertanto i presupposti affinché questo Istituto svolga i compiti di controllo e di certificazione dell'attività svolta dagli impianti come previsto dalla legge n. 157 del 1992, articolo 4, comma 3. Parimenti vengono meno le condizioni affinché possano essere ammessi a sostenere l'esame di idoneità gli aspiranti candidati alla gestione degli impianti di cattura»;
l'indisponibilità dell'ISPRA è stata ribadita anche alla regione Lombardia che analogamente alla provincia di Bergamo e su sollecitazione di quest'ultima aveva chiesto, con nota del 17 aprile 2008, l'attivazione di una nuova sessione d'esame;
giova ricordare che in provincia di Bergamo i cacciatori che esercitano la caccia da appostamento fisso avvalendosi di richiami vivi, la cui provenienza legittima è quella indicata dalla legge e cioè gli impianti di cattura autorizzati, sono attualmente 4.500;
in tal senso, l'indisponibilità di provvedere al ricambio generazionale dei titolari degli impianti di cattura ha come diretta conseguenza il mancato servizio che la pubblica amministrazione deve offrire ai cacciatori che praticano l'attività venatoria in forma esclusiva da appostamento fisso, proprio come postulato dallo stesso INFS (oggi ISPRA) con circolare prot. n. 2359/TAG2 del 15 settembre 1998;
l'attività dei «roccolatori» parrebbe avviata alla chiusura a causa semplicemente di un mancato ricambio generazionale dovuto ad inadempienza ex lege dell'ISPRA;
anche le cacce tradizionali, legate al destino dei «roccoli», sono destinate ad avere conseguenze negative -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione sopra descritta e, in caso affermativo, se e in che modo intenda intervenire al fine di consentire l'applicazione delle norme previste dalla legge n. 157 del 1992 e sbloccare la situazione di stallo in cui versano gli aspiranti «roccolatori».
(4-06809)

Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si rappresenta che il problema dei roccoli e dei roccolatori, sollevato nell'interrogazione, è strettamente connesso con la tipologia di caccia «da appostamento fisso» e l'utilizzo di uccelli da richiamo.
Tale materia è regolamentata dal combinato disposto tra la legge n. 157 del 1992 all'articolo 4, comma 3, e la direttiva comunitaria 2009/147/CE ed è dipendente dal rilascio da parte dell'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale dell'autorizzazione al rilascio di deroghe alla cattura di esemplari vivi. Tale parere è vincolante sui programmi di cattura che presentano gli enti preposti, ovvero, le regioni. L'Ispra, infatti, deve valutare l'idoneità del personale preposto alla gestione degli impianti di cattura, svolgere compiti di controllo e di certificazione dell'attività svolta dagli impianti e determinare i periodi di attività degli stessi.
Già nel 2008, per analoga interrogazione parlamentare, è stato risposto che l'Ispra non avrebbe potuto più adempiere a tali istanze, in quanto le stesse risultavano presentate incomplete e prive di un concreto supporto scientifico e che, pertanto, si sarebbe dovuto procedere da parte degli enti preposti all'utilizzo di esemplari provenienti da allevamento e nascita in cattività.
L'esame di questa problematica, peraltro, oggi risulta maggiormente esplicitata dalla direttiva CE 147/2009 (
ex 79/409/CE) che prevede che tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri siano protette (articolo 5) e pertanto ne risulta vietata sia la cattura che l'uccisione. Eventuali

eccezioni a questa regola generale possono essere autorizzate solo per permettere l'attività venatoria (articolo 7) e per consentire deroghe motivate da esigenze particolari (articolo 9). In ogni caso è vietato l'utilizzo delle reti, in quanto mezzi di cattura non selettivi (articolo 8). La cattura di uccelli da richiamo, non trattandosi di atto di caccia vero e proprio, può essere autorizzata solo applicando le disposizioni all'articolo 9 e previa la verifica di una serie di condizioni che devono essere valutate da parte dell'autorità che la rilascia.
Le amministrazioni che ad oggi si sono attivate per effettuare le catture degli uccelli da richiamo sono la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e la provincia autonoma di Trento e nel solo periodo 2005-2008, mediamente, ogni anno, sono stati catturati 60.000 uccelli appartenenti a sette diverse specie in deroga ai divieti previsti dalla direttiva comunitaria in vigore e sono stati rendicontati annualmente alla Commissione europea.
Per ottemperare a questi compiti assegnati dalla legge n. 157 del 1992 e dalla direttiva europea, risulta che l'Ispra abbia fornito dettagliate indicazioni alle amministrazioni regionali e provinciali volte a razionalizzare l'attività degli impianti di cattura e garantire il rispetto delle normative sopracitate.
Dal momento che, da alcuni anni, le amministrazioni interessate non sembrano attenersi alle prescrizioni tecniche fornite per garantire il rispetto, con particolare riferimento alla direttiva CE 2009/147, già 79/409, l'Ispra ha espresso parere sfavorevole ai programmi di cattura predisposti ed ha manifestato l'impossibilità a svolgere i compiti di controllo e certificazione dell'attività svolta dagli impianti.
Appare doveroso ricordare che l'Ispra, dal 1993 al 2004, ha organizzato specifiche sessioni di esame per la valutazione all'idoneità del personale cui affidare la gestione degli impianti di cattura ed ha dichiarato idonei ben 1.154 tenditori. Tale attività è stata poi interrotta poiché è venuto meno il rispetto delle indicazioni tecniche per la conduzione degli impianti di cattura da parte delle amministrazioni stesse e l'utilizzo delle reti al di fuori di impianti di cattura certificati.
Vale per tutti la risposta ultima fornita dall'Ispra alla regione Lombardia, al prot. Ispra n. 5647/T-A62 del 16 febbraio 2010, nella quale si evidenzia il divieto di ulteriore approvvigionamento e possesso di richiami vivi per disattesa applicazione delle indicazioni già fornite e per mancata applicazione della normativa europea.
Si ricorda, infine, che la carenza di tenditori riconosciuti idonei non rappresenta il principale ostacolo all'avvio di un programma di cattura in sintonia con la normativa comunitaria e nazionale. Per una corretta applicazione della legge n. 157 del 1992, articolo 4, comma 3, occorre, infatti, la contestuale presenza di impianti controllati e certificati e di personale qualificato e valutato idoneo e che la sola presenza di operatori idonei di per sé rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per l'attivazione degli impianti.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

VANNUCCI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il comparto del mobile rappresenta nel nostro Paese un importante settore industriale che occupa oltre 400.000 addetti, rappresenta il 9 per cento del settore manifatturiero, partecipa cospicuamente al PIL nazionale soprattutto con la forte capacità di esportazione;
recentemente il Governo russo ha aumentato i dazi doganali dal 30 per cento al 45 per cento per l'importazione in Russia dei mobili fabbricati in Italia;
secondo alcune stime l'export di mobili made in Italy è crollato a seguito dell'aumento dei dazi del 30 per cento - 40 per cento verso il mercato russo e addirittura del 50 per cento per i mobili di ufficio;

la materia sollevata è piuttosto complessa e la ricerca della soluzione va praticata con il coinvolgimento delle istituzioni europee;
la preoccupazione degli operatori è ulteriormente aggravata dalla svalutazione del rublo che ha superato il 30 per cento;
le esportazioni verso la Russia per il made in Italy nel 2008 hanno superato gli 800 miliardi di euro -:
quali iniziative intenda assumere il Governo anche sul piano diplomatico e nel confronto europeo per tutelare l'esportazione del mobile italiano verso il mercato russo.
(4-05270)

Risposta. - In relazione a quanto rappresentato dall'interrogante nell'interrogazione in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Il problema delle misure commerciali di carattere restrittivo, sia tariffario che non tariffario, adottate negli ultimi mesi dalle autorità russe in specifici settori produttivi, come quello del mobile, è stato sollevato dal Ministro Frattini nell'incontro a Mosca con il Ministro delle finanze russo, Kudrin, il 6 luglio 2010, in occasione dell'XI sessione del Consiglio di cooperazione economica, industriale e finanziaria, massimo foro istituzionale di riferimento e coordinamento delle relazioni economiche bilaterali. In tale occasione, il Ministro Frattini ha anche ricordato le difficoltà di accesso al mercato registrate dagli esportatori italiani a seguito della costituzione dell'unione doganale russo-kazaka-bielorussa. Il Ministro Kudrin ha assicurato che avrebbe approfondito la questione con le amministrazioni competenti, in vista dei successivi contatti con la parte italiana.
Recentemente, viva preoccupazione per le misure commerciali di carattere restrittivo adottate da parte russa è stata ribadita anche dal Presidente del Consiglio nel corso dell'incontro con il Presidente russo Medvedev a Yaroslav il 10 settembre 2010, nel contesto di vari punti critici in materia di cooperazione economica. In tale occasione è stato sottolineato come tali misure rendano più problematico l'accesso al mercato, danneggiando gli esportatori italiani che sono cruciali
partner commerciali della Federazione russa. È stato espresso l'auspicio che le autorità russe considerino una revisione di tali misure, tanto più nel contesto del necessario rilancio del percorso di accessione della Russia all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc).
Alle iniziative adottate sul piano bilaterale il Governo italiano ha affiancato interventi anche sul piano multilaterale. È stato in particolare chiesto l'intervento della Commissione europea, sottolineando che gli incrementi dei dazi da parte russa non appaiono in linea con l'accordo di partenariato e cooperazione tra Russia e Unione europea. È stato inoltre rimarcato alle autorità russe che le misure sono in contrasto con lo spirito delle dichiarazioni adottate in ambito G8 e G20 contro le nuove tendenze protezionistiche.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Mantica.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Italia intrattiene buoni rapporti sia con la Repubblica Popolare Cinese sia con Taiwan;
pur in presenza di un enorme divario per quanto riguarda superficie e popolazione tra Taiwan e la Cina continentale, la prima dimostra uno straordinario livello di sviluppo economico favorito da istituzioni pienamente democratiche;
moltissime imprese dell'isola investono nella Cina continentale e viceversa, progressivamente superando i difficili rapporti politici intercorsi tra le due parti durante 60 anni;
solo negli ultimi 2 anni sono stati sottoscritti tra Pechino e Taipei 12 accordi giuridici, commerciali, turistici, sanitari, e di altro genere, ristabilendo collegamenti diretti per via aerea e marittima che

hanno favorito i viaggi di centinaia di migliaia di cittadini dei due Stati;
il 29 giugno 2010 Cina e Taiwan hanno firmato un accordo quadro di cooperazione economica bilaterale che ha rappresentato un momento storico nelle loro relazioni;
l'Italia, dal 1994, ha aperto a Taipei - come quasi tutti i paesi dell'Unione europea - un ufficio di promozione economica, commerciale e culturale che dipende dal Ministero degli affari esteri e che svolge una essenziale funzione di raccordo tra i due Paesi;
a tale ufficio di promozione dipendente dal Ministero degli affari esteri si affianca un importante ufficio ICE;
circolano voci negli ambienti imprenditoriali che si vorrebbe sopprimere, o comunque drasticamente ridurre, l'ufficio ICE di Taipei;
nel 2009, l'interscambio economico tra Taiwan e l'Italia è stato di circa 4 miliardi di dollari USA, cioè 1/6 di quello con la Cina continentale: le proporzioni - 23 milioni di abitanti rispetto ad 1 miliardo e 300 milioni - dimostrano il rilievo e le potenzialità del mercato taiwanese;
recentemente, è stato costituito, a livello tecnico dei rispettivi organi economici competenti, il «Foro italo-taiwanese di cooperazione economica, commerciale e finanziaria» proprio per cogliere le grandi opportunità che Taiwan offre per i nostri prodotti e per le nostre imprese, con particolare riferimento al settore delle infrastrutture e al comparto delle nano e bio tecnologie dove Taiwan è all'avanguardia mondiale;
ad oggi, lo staff dell'ufficio di promozione italiano a Taipei è di circa 12 persone ovvero la metà del personale dell'ufficio olandese; 1/5 dei tedeschi e dei francesi; 1/9 dei britannici presenti a Taiwan con una delegazione di oltre 100 componenti -:
quale fondamento abbiano le predette voci circa la soppressione, o il ridimensionamento, dell'ufficio ICE di Taiwan e, alla luce delle considerazioni esposte in premessa, se non si ritenga corrispondente agli interessi del nostro Paese mantenere, ed anzi potenziare, gli uffici italiani preposti a Taipei alla promozione economica, commerciale e culturale del nostro Paese.
(4-08832)

Risposta. - L'esigenza di razionalizzazione della rete dell'istituto nazionale per il commercio estero all'estero è conseguenza diretta della netta riduzione delle assegnazioni finanziarie dell'istituto, sulla parte gestionale e sul programma promozionale, scaturite dalla recente manovra economica.
Alla luce di quanto sopra, l'istituto si trova nella necessità di ridimensionare la propria rete estera con la chiusura di una serie di uffici e punti di corrispondenza ed il declassamento di altri uffici a punti di corrispondenza.
Giova, tuttavia, precisare che non è finora pervenuto alla Farnesina, per le vie ufficiali, alcun documento sulla ventilata soppressione o ridimensionamento dell'ufficio Ice di Taipei. Una proposta in tal senso, qualora venisse effettivamente avanzata da parte dell'Ice, dovrà costituire oggetto di attenta valutazione alla luce dell'importanza dei rapporti economici e commerciali fra Italia e Taiwan.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si è appresa ieri la notizia della condanna a morte dell'ex Ministro degli esteri iracheno Tareq Aziz;
il condannato è notoriamente di religione cristiana e si teme che questa condanna si inserisca anche nelle perduranti tensioni in Iraq tra musulmani sciiti e sunniti;
non risulta che il condannato abbia mai avuto la responsabilità di delitti di sangue, egli ebbe a consegnarsi personalmente

alle forze armate alleate e comunque il nostro Paese è da sempre contrario alla pena di morte -:
quali iniziative abbia assunto od intenda assumere il Ministero degli affari esteri per esercitare ogni possibile pressione sul Governo iracheno perché non sia applicata la condanna a morte all'ex Ministro Tareq Aziz.
(4-09188)

Risposta. - L'annuncio della sentenza di condanna a morte di Tareq Aziz è stato dato dall'Alto tribunale iracheno, nell'ambito del processo per le persecuzioni e le violenze ai danni di membri di partiti religiosi perpetrate durante gli anni del regime di Saddam Hussein. Con lui sono stati condannati anche l'ex capo dei servizi, Saadun Shaker, ed il segretario personale di Saddam, Abed Hammud.
La sentenza può essere appellata entro un mese. Trattandosi di condanna alla pena di morte, l'intervento di un'istanza superiore avrà comunque luogo automaticamente. La Corte di primo grado che l'ha pronunciata è formata da cinque giudici, mentre quella di appello da nove e dovrà deliberare a maggioranza, prevedibilmente in un arco di tempo di 3-4 mesi. Un'eventuale esecuzione potrebbe quindi intervenire non prima di 4-5 mesi.
Secondo la legislazione che disciplina l'Alto tribunale (Corte speciale istituita nel 2005 per i crimini di genocidio e contro l'umanità commessi in Iraq negli anni del regime baathista), non è ammessa la grazia da parte del Presidente della Repubblica, né occorre, come invece nelle condanne a morte per delitti comuni disciplinate dal codice penale ordinario, la sua firma sull'atto di esecuzione.
La questione verrà quindi esclusivamente trattata, almeno sotto il profilo legale, in ambito giudiziario, senza il coinvolgimento dell'Esecutivo o di altra figura politica. Tutto si baserà, conseguentemente, sulla decisione del tribunale di appello, la cui ampia composizione potrà peraltro risentire di diversi orientamenti e sensibilità.
Appare al momento più che improbabile una legge del nuovo Parlamento, peraltro inattivo in ragione dello stallo politico in cui si trova il Paese, che doti il Presidente della Repubblica di un potere di grazia anche per i crimini in oggetto.
Sempre sul fronte politico, non va dimenticato che la condanna interviene in un momento delicato delle trattative per la formazione del nuovo Governo, e rischia di non facilitare la riconciliazione nazionale e il consenso tra le forze politiche impegnate in un difficile negoziato che si protrae dal marzo scorso.
Il Presidente della Repubblica Napolitano ed il Ministro Frattini non hanno esitato fin da subito ad associarsi alla presa di posizione da parte dell'alto rappresentante dell'Unione europea Ashton, la quale, a nome dell'Unione europea, ha fermamente condannato la sentenza capitale ai danni di Tareq Aziz.
L'alto rappresentante Ashton ha infatti annunciato l'intenzione di chiedere alle autorità di Baghdad di bloccare l'esecuzione, dal momento che la pena di morte «non è accettabile» per l'Europa. Come detto, si tratta di una posizione condivisa dall'Italia che non può non sottolineare come la decisione del tribunale iracheno non vada certo in favore della costruzione di un nuovo Iraq democratico e sia «assolutamente inutile». Un coro di no all'esecuzione è peraltro giunto anche dal Parlamento europeo. Il Governo italiano si è già attivato presso i
partner Ue affinché l'alto rappresentante possa emettere al più presto una dichiarazione ufficiale sul caso di Tarek Aziz e sulla questione della pena di morte in generale.
Il presidente della Commissione internazionale contro la pena di morte (organismo trans regionale nato il 7 ottobre 2010 su iniziativa del
Premier Zapatero e cui l'Italia partecipa, rappresentata dal Presidente Giuliano Amato) ha rilasciato un comunicato esprimendo profonda preoccupazione per la sentenza emessa in Irak e richiamando le autorità irachene a non ricorrere alle pena capitale in nessuna circostanza.
Parallelamente, il nostro ambasciatore a Bagdad è immediatamente intervenuto presso le autorità irachene e ha incontrato,

subito dopo l'annuncio della condanna di Tarek Aziz, il Ministro dei diritti umani e il vice Ministro della giustizia. Successivamente ha avuto un colloquio con il Primo ministro Maliki, sottolineandogli la grande attenzione con cui la questione è seguita in Italia e nel resto d'Europa, dall'opinione pubblica e parlamentare e anche ai più alti livelli istituzionali.
L'ambasciatore ha ribadito la nostra posizione in materia di pena di morte e, nell'esprimere rispetto per l'ordinamento giudiziario iracheno e per le regole costituzionali e legislative che lo disciplinano, ha fatto stato dell'auspicio unanimemente diffuso in Italia, che l'esecuzione non abbia luogo e che la sentenza pronunciata in primo grado sia rivista considerata anche l'età avanzata del condannato. Maliki ha ribadito la totale indipendenza della magistratura e ha affermato che non avrebbe certo obiettato ad una revisione della sentenza in appello. Il nostro rappresentante a Bagdad ha in programma di svolgere ulteriori sensibilizzazioni con altri esponenti iracheni, in particolare con il Presidente della Repubblica Jalal Talabani.
A fronte del carattere esclusivamente giudiziario del procedimento, che deve peraltro ancora giungere a conclusione, l'azione del Governo è volta a ricordare con forza alle istituzioni irachene che gli organi della magistratura coinvolti possano applicare la «Moratoria universale della pena di morte», adottata dall'Assemblea generale Onu nel dicembre 2007. Questo concilierebbe il necessario rispetto per la procedura tutta giurisdizionale, prevista da una legge applicabile nello Stato straniero, con l'aspettativa che il giudizio d'appello faccia proprie considerazioni, pure giuridiche, in cui si è andata traducendo la sensibilità ormai prevalente nella comunità internazionale.
Questa azione si pone peraltro in linea con la politica estera italiana dei diritti umani, nell'ambito della quale l'abolizione della pena di morte nel mondo rappresenta una delle principali priorità. L'Italia, insieme ai
partner dell'Unione europea e ad una vasta alleanza trans-regionale di Paesi, si è fatta promotrice, infatti, della già ricordata risoluzione sulla moratoria per la pena di morte del 2007 con 104 voti a favore e nel 2008 con 106 voti a favore.
Come riconosce anche un recente rapporto sull'argomento dal Segretario generale delle Nazioni unite, esiste una tendenza internazionale verso l'abolizione della pena capitale. Una tendenza che va ulteriormente consolidata; ed è quanto intendiamo fare con la risoluzione sulla moratoria della pena di morte che, insieme con Paesi appartenenti a tutte le aree geografiche del mondo, stiamo discutendo anche quest'anno a New York, e che verrà presentata nei prossimi giorni alla terza commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite e successivamente in plenaria.
Stiamo altresì negoziando per introdurre nella risoluzione di quest'anno alcuni aspetti che riteniamo rilevanti per ridurre l'applicazione della pena capitale nei Paesi che ancora la praticano. In particolare, abbiamo chiesto di inserire nel testo un espresso appello agli Stati a rendere pubblici i dati sulle condanne a morte e sulle esecuzioni, dal momento che proprio la mancanza di informazione dell'opinione pubblica sui «fatti» riguardanti la pena di morte è causa di un maggior numero di esecuzioni. È importante inoltre che l'Assemblea generale ribadisca i principi che limitano l'applicazione della pena di morte nei Paesi che ancora la praticano ai reati più gravi e la proibiscano tassativamente nei confronti delle categorie più vulnerabili, come i minori e i disabili mentali. L'obiettivo fondamentale rimane comunque quello di mantenere alta l'attenzione della comunità internazionale su questo tema e di estendere il fronte dei Paesi contrari alla pena di morte, avvicinandoci sempre più al traguardo ultimo dell'abolizione universale.
L'impegno del nostro Paese a favore dell'abolizione della pena capitale si realizza anche attraverso un costante monitoraggio accompagnato da prese di posizione in relazione a casi individuali di condanne a morte.
Con particolare riferimento all'Iraq, l'Italia ha recentemente raccomandato alle autorità di Baghdad, nel corso dell'esame periodico universale del Paese da parte del

Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite (svoltosi a Ginevra nel marzo 2010), di reintrodurre una moratoria delle esecuzioni in vista della completa abolizione della pena di morte.
La comunanza di intenti e la stretta collaborazione tra Governo, Parlamento e società civile italiana hanno sinora permesso - e continueranno a permettere - all'Italia di portare avanti con successo questa battaglia, con un ruolo ed un impegno che le vengono universalmente riconosciuti.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dall'«Annuario 2009 - sanità salute» dell'Istat risulta che la regione Basilicata detiene il triste primato in Italia per patologie croniche al cuore, diabete ed obesità e nel Mezzogiorno per morti a causa di problemi respiratori e tumori;
nella tavola dell'Annuario denominata «Popolazione residente per condizioni di salute, malattia cronica dichiarata, consumo di farmaci negli ultimi due giorni precedenti l'intervista, classe di età, sesso e regione» che contiene dati, omogenei (per classe di età, sesso e regione) e ottenuti dall'Istat mediante somministrazione di questionari, i lucani sono primi in Italia per diabete, ulcera gastrica e duodenale, artrosi e artrite e al secondo posto per disturbi nervosi e per ipertensione. Infine, non c'è un'altra regione con così tante persone affette da due malattie croniche o più;
entrando nelle pieghe delle sofferenze croniche dei cittadini di Basilicata, si scopre che sono primi in Italia per le malattie croniche del cuore perché 5 è il dato regionale, a fronte di una media nazionale di 3,6 e di una media per il Sud di 3,4 (che è la stessa che si registra in Puglia);
grave anche il primato relativo al diabete: 7,2 in Basilicata, a fronte di una media-Paese di 4,8 (nel Mezzogiorno è 5,5 e in Puglia 6,4);
inoltre, dai dati medici diffusi due mesi fa nell'ambito dell'«Obesity Day 2009», emerge che gli obesi in Italia sono il 17 per cento degli uomini e il 21 per cento delle donne tra i 35 e i 74 anni; mentre in Basilicata si arriva al 34 per cento per gli uomini e al 42 per cento per le donne;
per «bronchite cronica e asma bronchiale», il dato nazionale è di 6,2 - che sale a 6,7 se si considera il solo Mezzogiorno, invece, per i lucani il dato è di 9 (i pugliesi si fermano al 6,5);
un risultato stranissimo sia perché la regione non spicca per presenza di fumatori (è nona per percentuale di tabagisti, nell'ultimo rapporto nazionale «Osservasalute»), sia perché il suo territorio boscoso e scarsamente industrializzato, vanterebbe una buona qualità dell'aria;
la tavola dell'«Annuario statistico italiano 2009» dedicata alla mortalità, raggruppa i morti per «gruppi di cause» e «regioni di decesso» secondo elaborazioni fatte su dati del 2006. In corrispondenza di ogni patologia c'è sia il numero assoluto dei morti (per esempio, sono stati 1.421 i lucani spirati a causa di neoplasie, 9.472 i pugliesi), sia il relativo quoziente per 100.000 abitanti da cui emerge che quanto alle malattie del sistema respiratorio: a fronte di un quoziente del Sud Italia pari a 55,7, in Basilicata si registra un 60,7. Cioè, malgrado l'aria buona e quanto detto prima, queste patologie hanno ucciso più in Basilicata che nel resto del Sud (in Puglia il dato è 57,3). Hanno ucciso più che nel Lazio (52,8). Più che nel Veneto (53,3). Più che in Lombardia (57,3), i tumori hanno ammazzato, in media, più lucani (239,7) che pugliesi (232,7), calabresi

(204,4), campani (223,2) e siciliani (231,7). Secondo il Registro tumori di Basilicata, tra il 2002 ed il 2006, nei lucani è aumentata l'incidenza di tutti i tipi di neoplasie. Si tratta di un'incidenza superiore a quella nazionale. Nei maschi, per esempio, il cancro alla prostata ha segnato un +34,1; il tumore alla vescica +14,5; quello al colon +14,3 e quello al polmone +12,6. Nelle femmine: cancro alla mammella +28,5; tumore al retto +9,5; cancro all'utero +8,6; cancro al polmone +1,4. Le bimbe da zero a un anno, per esempio, hanno un tasso di mortalità di 3,84. Nel resto del Paese l'indice è di 3,04 -:
quali siano le ragioni, ad avviso dei Ministri interrogati, di una così grave situazione;
quali siano le iniziative di competenza che intendano adottare per spiegare il fenomeno e porvi rimedio.
(4-05641)

Risposta. - In merito alla situazione epidemiologica della regione Basilicata relativamente alle patologie cronico-degenerative, si indicano le iniziative già avviate dal Ministero della salute, utili per le questioni poste.
Il piano sanitario nazionale 2003-2005, nell'ambito del progetto «Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute», aveva già ribadito che l'incidenza di molte patologie è legata agli stili di vita, sottolineando il ruolo fondamentale dell'attività fisica e di una corretta alimentazione per la protezione della salute.
Con l'intesa tra Stato, regioni e province autonome del 23 marzo 2005, è stato varato il piano nazionale della prevenzione (Pnp) 2005-2007, prorogato poi fino al 2009, che individuava le malattie cardiovascolari, l'obesità, il diabete ed i tumori tra i problemi di salute prioritari del nostro Paese.
Sulla base di linee programmatiche elaborate dal centro nazionale per la prevenzione ed il controllo delle malattie (Ccm), tutte le regioni hanno definito ed attivato specifici progetti all'interno di linee operative condivise e ritenute prioritarie. In alcuni casi si trattava di interventi volti a prevenire l'insorgenza della patologia (linee di intervento per l'obesità), in altri a predire il rischio di malattia (carta del rischio cardiovascolare), in altri ancora alla diagnosi precoce (programmi di
screening) o alla prevenzione delle complicanze (gestione integrata del diabete).
Per quel che riguarda in particolare la prevenzione dell'obesità, le linee operative per la progettazione regionale messe a punto dal Ccm indicavano la necessità di ricorrere ad un approccio intersettoriale, con azioni intraprese a diversi livelli (a scuola, nei luoghi di lavoro, nei luoghi del tempo libero, eccetera) e prediligendo gli interventi di provata efficacia. La Basilicata, in questo ambito, ha attivato progettualità in considerazione delle linee di intervento proposte, privilegiando, tra l'altro, la promozione dell'allattamento al seno, importante nel prevenire il rischio obesità nei bambini.
Nel caso delle patologie cardiovascolari, il Pnp ha puntato sullo sviluppo di interventi tesi a diffondere su tutto il territorio nazionale l'utilizzo, da parte dei medici di medicina generale (Mmg), della carta del rischio cardiovascolare, sviluppata dal progetto cuore del Ccm. Tale strumento serve a stimare la probabilità di andare incontro a un primo evento cardiovascolare maggiore (infarto del miocardio o
ictus) nei 10 anni successivi, conoscendo il valore di sei fattori di rischio: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia (www.cuore.iss.it).
L'uso della carta del rischio rispetta l'eziologia multifattoriale della malattia cardiovascolare: il suo valore viene stimato per ogni individuo a partire dai principali fattori di rischio presenti. Inoltre, la carta offre opzioni multiple al trattamento delle persone con rischio aumentato: la modificazione di ciascuno dei singoli fattori può, infatti, influenzare in maniera chiaramente prevedibile il rischio assoluto. Questa possibilità facilita il rispetto delle preferenze della persona, considerando che la gran parte delle condizioni di rischio cardiovascolare

identificate, come l'ipertensione arteriosa e l'ipercolesterolemia, sono asintomatiche.
Nel caso dell'applicazione della carta del rischio cardio-vascolare, il 10 per cento degli intervistati in Basilicata nel 2008 dal sistema di sorveglianza Passi (progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) riferisce di avere ricevuto il calcolo del punteggio da parte del proprio Mmg, contro il 6 per cento della media nazionale (
www.epicentro.iss.it/passi/).
Per quel che riguarda la prevenzione dei tumori, il Pnp ha mirato a implementare e rafforzare nelle regioni i programmi di
screening oncologici, specificatamente di quelli cervicale, mammografico e colon-rettale. In realtà, gli obiettivi del Pnp relativi al miglioramento dell'offerta degli screening oncologici in Italia erano già stati individuati dal Parlamento con la legge n. 138 del 2004, che aveva previsto interventi e destinato risorse aggiuntive per attivare lo screening del cancro del colon retto e per colmare gli squilibri tra le varie realtà regionali in materia di prevenzione secondaria dei tumori della cervice uterina e della mammella.
Il Ccm ha armonizzato queste due linee di intervento, che prevedevano fonti di finanziamento distinte, sulla base di un manuale per la predisposizione dei piani
screening, inviato alle regioni per fornire una guida per la presentazione di progetti rivolti all'estensione ed al miglioramento degli screening. L'impegno delle regioni per assicurare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea) e gli ulteriori impegni assunti in base alla legge 26 maggio 2004, n. 138, ed al Pnp, hanno prodotto, nella maggioranza dei casi, una convinta adesione delle regioni al piano.
La Basilicata, proprio in questo settore, ha dimostrato di possedere l'esperienza maggiormente consolidata tra le regioni del sud Italia. Infatti, anche secondo l'osservatorio nazionale
screening (Ons), il risultato complessivo della Basilicata può essere giudicato buono.
Per il diabete mellito, da ultimo, il Pnp ha previsto la realizzazione di progetti regionali finalizzati a prevenirne le complicanze tramite l'adozione di programmi di gestione integrata della patologia, sull'esempio del
disease management e/o del chronic care model. A sostegno delle regioni, inoltre, il Ccm ha predisposto, attraverso l'istituto superiore di sanità - centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, il progetto Igea (integrazione, gestione e assistenza per la malattia diabetica), che prevede il coordinamento e il supporto ai progetti regionali con l'obiettivo di valutare se la gestione integrata del paziente diabetico è attuabile, migliora la compliance al follow-up ed ai trattamenti e riduce gli esiti sanitari a breve e lungo termine (www.epicentro.iss.it/igea).
La regione Basilicata partecipa attivamente a questo sforzo di riorganizzazione dell'assistenza diabetologica. Infatti, oltre a mirare al raggiungimento degli obiettivi proposti per il Pnp (registro diabetici e riorganizzazione dell'assistenza), ha partecipato con i suoi operatori ai corsi di formazione proposti dal progetto Igea ed ha recentemente approvato la legge regionale 29 gennaio 2010, n. 9 «Assistenza in Rete integrata ospedale-territorio della patologia diabetica e delle patologie endocrinometaboliche».
Tutte le regioni sono attualmente coinvolte nella realizzazione degli obiettivi del Pnp 2005-2007, ed il Pnp 2010-2012, in attesa della sottoscrizione della nuova intesa Stato-regioni, rinnoverà gli obiettivi proposti dal precedente piano, in modo da consentirne il raggiungimento.
Proprio nella scia delle politiche intersettoriali promosse dal Pnp per la linea di intervento sull'obesità, inoltre, il Ministero della salute ha avviato il programma «Guadagnare Salute - rendere facili le scelte salutari», decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 maggio 2007). Tale programma si propone di promuovere azioni efficaci per contrastare i quattro principali fattori di rischio delle malattie croniche (fumo, abuso di alcol, dieta scorretta e inattività fisica), attraverso una serie di alleanze con il mondo della scuola, dell'agricoltura, dei trasporti, dell'urbanizzazione e dello sport, al fine di migliorare la salute dei cittadini.


Una delle novità di Guadagnare salute è la sinergia tra diversi Ministeri, per dare maggior credibilità ai messaggi da veicolare, consolidare il rapporto tra cittadini e istituzioni, assicurare un'informazione univoca. Per favorire il sistema di alleanze operative e la creazione di reti funzionali a livello locale, con decreto ministeriale 26 aprile 2007 è stata istituita, presso il Ministero della salute, la «Piattaforma nazionale sull'alimentazione, l'attività fisica e il tabagismo», che prevede la partecipazione di rappresentanti delle amministrazioni centrali interessate, delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano e di rappresentanti di organizzazioni appartenenti al mondo delle imprese, del sindacato e dell'associazionismo, che hanno firmato protocolli d'intesa con il Ministero della salute per il conseguimento di specifici obiettivi.
In merito all'incidenza delle patologie in questione in Basilicata, l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha inteso precisare che i dati riportati nell'annuario statistico italiano 2009 sono troppo generici per poter identificare una causalità ambientale specifica.
Si segnala, altresì, l'avvio operativo, nel 2003, del centro di riferimento oncologico della Basilicata (Crob), e l'istituzione, nel 2005, della rete oncologica regionale: ciò ha comportato un netto miglioramento dei servizi di
screening e di diagnosi precoce, oltre che una puntuale raccolta di dati.
Per completezza, si ritiene opportuno allegare la nota predisposta dall'Istituto superiore di sanità (disponibile presso il Servizio Assemblea).

Il Ministro della salute: Ferruccio Fazio.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati di Legambiente, aggiornati al maggio 2009, in Friuli Venezia Giulia vi sarebbero 77 cave attive, mentre il numero di cave dismesse è un dato non pervenuto non essendovi una mappatura che consenta una stima precisa delle cave dismesse;
l'Italia ha sottoscritto la Convenzione europea del Paesaggio (legge 9 gennaio 2006, n. 14, «Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea sul Paesaggio, fatta a Firenze il 20 ottobre del 2000»);
il territorio comprendente magredi e risorgive della provincia di Pordenone, ovvero quella zona inclusa tra i fiumi Livenza e Tagliamento e delimitata a Nord dall'alta pianura che scende verso sud dal pedemonte fino alla linea delle risorgive presenta peculiarità rispetto all'intera Europa con particolarità floristiche ed unicità del paesaggio;
l'attività estrattiva rischia di ledere queste zone ed in particolare si segnala il progetto presentato dalla «Cementizillo» per estrarre altri 7 milioni di metri cubi di roccia dalla cava sita sulle pendici del Monte S. Lorenzo, a cavallo dei comuni di Maniago e Frisanco (Pordenone);
tale attività estrattiva si aggiunge agli oltre 10 milioni di metri cubi estratti dal 1981 al 2007 e ai quasi 2 milioni di metri cubi ancora da scavare in base alle autorizzazioni precedenti;
ne verrebbe modificato, irreversibilmente, il profilo del monte, portando così a compimento uno scempio avviato da alcuni decenni;
la sommità del S. Lorenzo ha grande valenza ambientale e naturalistica e, insieme all'adiacente forra del torrente Colvera, era stata riconosciuta dal piano urbanistico regionale del 1978, che le aveva ricomprese entrambe in un «ambito di tutela ambientale»;
la cava di «Cementizillo», autorizzata poco dopo, si ampliò progressivamente, fino ad estendersi anche all'interno dell'area protetta;
accanto al danno paesaggistico, secondo il WWF, vi sarebbe anche la sottrazione

di habitat di elevato pregio naturalistico, rappresentati da aree boscate e prative, con conseguenze negative per la fauna e soprattutto per gli uccelli, tra i quali sono numerose le specie protette e in pericolo di estinzione;
buona parte dell'area della cava ricade entro un'IBA (Important Bird Area), individuata in applicazione della Direttiva europea 79/409/CEE che impone che nell'IBA siano adottate «misure idonee a prevenire l'inquinamento o il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli»;
il comune di Maniago aveva presentato osservazioni che sottolineavano tra l'altro la situazione di grave debolezza in cui vengono a trovarsi i Comuni nei confronti dei cavatori, per la mancanza sia del PRAE (Piano Regionale delle Attività Estrattive), sia del piano paesaggistico -:
se il Ministro dell'Ambiente sia a conoscenza dello scempio ambientale prefigurato in premessa in merito all'attività estrattiva sulle pendici del Monte S. Lorenzo;
quali provvedimenti intenda adottare il Ministro dell'Ambiente, nell'ambito delle proprie competenze, per scongiurare che le modalità estrattive causino rispetto al Monte San Lorenzo e più in generale in Friuli Venezia Giulia deturpazioni ambientali e quali misure intenda in proposito adottare a tutela del paesaggio di aree pregiate della regione;
se si intenda, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità, promuovere uno studio che sia diretto a valutare i principali effetti che le attività estrattive possono avere sulla salute dei cittadini e per evitare, ridurre, e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi, e l'eventuale pericolosità determinata dalle polveri sottili, i carbonati di calcio misti a silicio;
se ed in che misura la coltivazione di cave e la loro gestione sia stata oggetto di attenzione da parte delle competenti autorità di bacino in relazione alla possibile alterazione delle falde ed ai rischi per la contaminazione delle acque;
se e di quali elementi disponga il Ministro dell'interno in relazione a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione delle cave e dei materiali estratti con particolare riferimento agli appalti nel settore edilizio.
(4-06426)

Risposta. - Per quanto indicato nell'interrogazione in esame, concernente la verifica delle attività di cava nella regione Friuli Venezia-Giulia, si rappresenta quanto segue.
L'unica competenza in materia di cave, svolta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è quella relativa all'esercizio delle funzioni previste dal combinato disposto all'articolo 2, punto 1, lettera
d), della legge 394 del 1986 e dell'articolo 146 del decreto legislativo 42 del 2004, come integrato dal decreto legislativo 63 del 2008, concernente il controllo di legittimità delle autorizzazioni concesse dalle regioni o enti subdelegati, per le attività di cava in zone sottoposte a vincolo paesaggistico.
Alle regioni, infatti, afferiscono tutte le competenze relative all'esercizio delle funzioni amministrative in materia di tutela delle bellezze naturali (materia delegata ai sensi dell'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica 616 del 1977), nonché la competenza esclusiva all'esercizio delle funzioni amministrative in materia di attività, di cave e torbiere, materia trasferita ai sensi dell'articolo 50 del decreto del Presidente della Repubblica 616 del 1977.
Per quanto riguarda l'attività estrattiva dei comuni di Maniago e Frisanco (Pordenone) agli atti della direzione generale competente per materia, sono presenti n. 6 autorizzazioni paesaggistiche dal 1995 al 2009, di cui per nessuna autorizzazione si sono verificati motivi di annullamento.
Detto ciò, la regione Friuli Venezia-Giulia, in merito al progetto presentato dalla Cementizillo di Fanna (Pordenone) relativo all'ampliamento della cava sul monte San Lorenzo, ha formulato le seguenti informazioni.


Per quanto riguarda gli aspetti specifici riguardanti il procedimento di valutazione d'impatto ambientale a cui è stato sottoposto il progetto in argomento, riguardante la coltivazione e la ricomposizione ambientale della cava di calcare per cemento «Claupa» nei comuni di Maniago e Frisanco, presentato dalla società Cementizillo S.p.A., si ricorda che lo stesso procedimento è stato portato a termine con delibera della giunta regionale del Friuli Venezia-Giulia n. 324 dell'11 febbraio 2008, ai sensi della legge regionale 43 del 1990, con il quale provvedimento, il progetto in argomento è stato giudicato compatibile con l'ambiente, con una serie di prescrizioni.
Si evidenzia che in sede di istruttoria, tutti i pareri espressi dalle autorità interpellate sono stati sostanzialmente positivi ad eccezione del comune di Maniago. In ordine al parere negativo espresso dal comune di Maniago, le puntuali considerazioni formulate dall'ufficio Via hanno consentito di superare tale parere negativo. I temi argomentati riguardavano il rapporto, volumi estratti e fabbisogni, la non considerazione dei valori paesaggistici ed ambientali del monte San Lorenzo, la mancanza di dati oggettivi sull'ipotesi di coltivazione in sotterraneo.
Il servizio tutela beni paesaggistici della direzione centrale pianificazione territoriale, energia, mobilità e infrastrutture di trasporto, con nota prot. P.M.T./11398/1.402 dell'8 agosto 2007 ha espresso parere favorevole con prescrizioni.
Per quanto riguarda l'ammissibilità nei confronti della rete Natura 2000, il sito oggetto di intervento non è interessato da alcuna zona di protezione speciale né da alcun sito di importanza comunitaria di cui alla rete europea Natura 2000. Sono presenti i Sic IT 3310001 «Dolomiti Friulane» di tipo C e IT 3310002 «Forra del torrente Colvera» di tipo B della rete a oltre 2 chilometri di distanza dalla cava e, pertanto, tenuto conto della collocazione dell'intervento e del limite fisico costituito dal torrente Colvera, sono risultati dalla valutazione di incidenza effettuata del tutto improbabili effetti significativi sui più vicini siti Natura 2000.
Anche le osservazioni presentate da Lega ambiente, dall'associazione Wwf dall'associazione
mountain widerness Italia, comitato Sos monte San Lorenzo e dal signor G. Pippolo sono state superate a seguito delle puntuali considerazioni formulate dall'ufficio.
La scelta progettuale di interessare la parte sommitale del monte San Lorenzo tramite un modesto abbassamento della dorsale, valutabile poco più di una trentina di metri, rappresenta l'unica soluzione che consente una riprofilatura del versante secondo pendenze del tutto analoghe a quelle attualmente esistenti, consentendo, lungo il sito limite occidentale, il più delicato per il suo rapporto visivo con la pianura, di proporre un'area di intervento estremamente ridotta e oggetto di azioni di mascheramento in sede operativa.
Il volume complessivo di materiale estraibile richiesto con il progetto è pari a 6.741.324 metri cubi, con la durata complessiva dei lavori di circa 18-20 anni suddivisa in quattro lotti.
Non sussistono ostacoli per portare a termine l'autorizzazione all'ampliamento della coltivazione della cava di monte San Lorenzo, in quanto risulta essere stato formalizzato un accordo tra il comune di Maniago e la società Cementizillo.
In tale accordo è previsto che il comune di Maniago si esprimerà favorevolmente al progetto presentato di ampliamento della cava, finora ostativo, con l'impegno da parte del proponente di modificare successivamente lo stesso progetto al fine di portare ad una minore escavazione dei volumi autorizzati (quota cima monte San Lorenzo da metri sul livello del mare 692 di progetto a 702 metri, tempi di scavazione da 18-20 anni a 14-15 anni, lotti a 4 a 3).
Da parte sua, il Ministero dell'interno ha fatto presente che l'indotto economico strettamente correlato all'attività estrattiva, in Italia, genera un corposo giro di affari da sabbia e ghiaia, utilizzati soprattutto nel comparto edilizio, dove i cavatori traggono guadagni che superano il miliardo di euro, di cui solo un'esigua percentuale confluisce nelle casse pubbliche. Specie nei distretti

del Mezzogiorno (Puglia, Basilicata e Calabria), infatti, l'attività di cava è gratuita.
Si comprende bene come tale stato di cose si riveli di facile appannaggio delle consorterie criminali locali che, soprattutto in determinate zone, esercitano di fatto una specie di monopolio. Al riguardo, l'esperienza degli ultimi anni ha evidenziato la fondamentale importanza della tutela dell'economia legale nella specifica prospettiva della lotta alla mafia e alle altre organizzazioni criminali, tutela che non può prescindere dalla capacità di colpire le organizzazioni criminali nei loro interessi economici.
In tale direzione vanno intese le istruzioni impartite dal Ministro dell'interno con la recente direttiva ai prefetti del 23 giugno 2010, relativa ai controlli antimafia volti a prevenire il pericolo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali soprattutto negli appalti pubblici e nella realizzazione delle grandi opere e in particolare nelle attività riguardanti gli inerti.
Fatta eccezione per le figure assimilate al subappalto,
ex articolo 118 del decreto legislativo n. 163 del 2006 - in tale ambito non è prevista l'effettuazione di verifiche antimafia, salvo che ciò non discenda da accordi di legalità che estendano le cautele antimafia.
In questo senso dispone, ad esempio, la direttiva ministeriale del giugno 2005 recante le «linee guida sulle grandi opere» - predisposta dal comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere nella quale è stato precisato che il presidio antimafia deve avere un'incidenza più vasta rispetto all'ordinario e deve comprendere anche una serie di prestazioni e forniture di beni e servizi formalmente esenti da verifiche.
Nella stessa direzione si colloca anche la normativa più recente che disciplina la ricostruzione
post sisma in Abruzzo, la realizzazione delle opere e degli interventi connessi allo svolgimento del Expo Milano 2015 e, da ultimo, la realizzazione urgente di istituti penitenziari. In tutti questi casi, infatti, sono state previste disposizioni per assoggettare a particolare controllo le attività maggiormente esposte al rischio mafioso, anche attraverso la costituzione di elenchi tenuti presso le prefetture competenti in cui vengono iscritti gli operatori economici - fornitori e prestatori di servizi - per i quali è stato escluso il pericolo di infiltrazione mafiosa.
Non vi è dubbio, tuttavia, che l'esigenza di sottoporre a stringenti forme di verifica antimafia il settore dell'indotto, legato alla fase realizzativa dell'opera, si ponga anche al di fuori di questo ambito di interventi, assumendo una valenza di tipo sistemico tale da essere ricondotta su più larga scala.
In questo contesto, una prima forma di efficace presidio è ravvisabile nella previsione di cui all'articolo 12, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998. Secondo tale disposizione, ai fini della realizzazione di opere pubbliche di importo pari o superiore alla soglia comunitaria, il prefetto svolge «accertamenti preliminari sulle imprese locali per le quali il rischio di tentativo di infiltrazione mafiosa, nel caso di partecipazione ai lavori, è ritenuto maggiore». La norma in questione prefigura uno
screening preventivo ad ampio raggio delle attività più esposte, a prescindere dalla circostanza che le imprese sottoposte a tale tipo di controllo risultino in seguito effettivamente coinvolte, nella qualità di subcontraenti, nella fase esecutiva dei lavori.
Inoltre, nel caso in cui siano accertate infiltrazioni di tipo criminale, la disposizione richiamata prevede effetti pienamente ostativi che comportano l'esclusione dell'impresa - a prescindere dal valore o dall'importo del subappalto e/o del subcontratto. Allo scopo di rendere concretamente operativo lo strumento preventivo di controllo - che presenta profili di evidente complementarietà rispetto al sistema degli elenchi prefettizi su richiamati (cosiddette
white list) - appare necessario che i prefetti competenti richiamino preliminarmente l'attenzione delle stazioni appaltanti sulla citata previsione normativa, che configura in capo alle stesse l'obbligo di informare tempestivamente il prefetto della pubblicazione del bando di gara nel caso di opere pubbliche di importo pari o superiore a quello previsto dalla normativa comunitaria.


Appare evidente che nel novero degli operatori economici da sottoporre a siffatta forma di controllo rientrino i soggetti che esercitano le attività che si sono rivelate più permeabili al pericolo di condizionamento mafioso, tra le quali tutte quelle legate al ciclo del calcestruzzo e degli inerti. Al riguardo, i prefetti interessati, fermo restando le verifiche preventive di cui si è già detto e in affrancamento a tale attività, avvieranno una decisa azione di monitoraggio sulle cave, avvalendosi dei gruppi interforze di cui al decreto ministeriale 14 marzo 2003, incentrata anche sullo strumento dell'accesso ispettivo, la cui valenza e applicabilità è stata di recente, estesa anche oltre l'ambito delle grandi opere con l'articolo 2, comma 2, della legge 94 del 2009, che ha introdotto l'articolo 5-
bis al decreto legislativo 490 del 1994. L'azione di monitoraggi cui si è fatto cenno potrà, in modo particolare, evidenziare casi di abusivismo, di mancato rispetto delle prescrizione ambientali e ogni altra situazione di rilievo suscettibile di essere opportunamente valutata da parte degli enti competenti al rilascio dei provvedimenti autorizzatori in materia.
Quest'ultimo filone di collaborazione istituzionale si iscrive, più specificamente, nell'ambito del disposto di cui all'articolo 1-
septies del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, secondo cui il prefetto può comunicare alle autorità competenti elementi di fatto ed altre indicazioni utili ai fini dell'esercizio delle relative attribuzioni di carattere autorizzatorio.
Va precisato che tale flusso informativo, inserendosi in una fase di attività che prescinde dall'eventuale coinvolgimento dell'impresa estrattiva nel ciclo di realizzazione dell'opera, non rientra nell'ambito dell'articolo 10, comma 9, del decreto del Presidente della Repubblica n. 252 del 1998, e, conseguentemente, non risente dei limiti ivi previsti. I prefetti cureranno in modo particolare che gli esiti dell'attività di monitoraggio delle cave, qualora presentino profili investigativi di particolare interesse e rilievo, formino oggetto di approfondimento in sede di riunione tecnica di coordinamento delle Forze di polizia per l'opportuna condivisione del materiale informativo e il necessario raccordo con gli organismi centrali ministeriali.
Nondimeno, una più vasta e capillare prevenzione non sembra poter prescindere, nell'immediato, dall'utilizzazione di strumenti convenzionali volti a far sì che gli effetti ostativi sulle attività imprenditoriali tipicamente soggette a rischio mafioso vengano a prodursi in ogni caso e, dunque, anche per le opere pubbliche che si attestino al di sotto della soglia comunitaria e che, pertanto, non comportino alcun obbligo di preventiva comunicazione da parte della stazione appaltante.
Funzionale a tale obiettivo appare la sottoscrizione di un protocollo d'intesa, le cui linee-guida includono l'obbligo per le imprese aggiudicatarie o affidatarie di comunicare alla stazione appaltante l'elenco delle imprese coinvolte nel piano di affidamento, nonché di interrompere ogni rapporto di fornitura con gli operatori economici controindicati, ossia nei cui confronti il prefetto abbia emesso informazioni a carattere interdittivo. È previsto, inoltre, l'obbligo per la stazione appaltante di comunicare tempestivamente al prefetto, ai fini dei controlli in questione, l'elenco delle imprese coinvolte.
In conclusione, il Ministero dell'interno ribadisce la ferma convinzione che la collaborazione già avviata tra il Ministero dell'interno, le prefetture e le associazioni di imprese attraverso il sistema pattizio dei protocolli (che la direttiva punta a valorizzare) sia di fondamentale importanza per l'individuazione di imprese affidabili e che l'attività di controllo - condotta alla stregua più rigorosa indicata dalla direttiva - congiuntamente a quella di monitoraggio dei siti estrattivi, potrà senz'altro produrre, nel breve e medio periodo, un evidente effetto di «bonifica» del mercato, permettendo di conseguire l'obiettivo della graduale espulsione delle imprese controindicate.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
a Villaga, un piccolo borgo della bassa provincia vicentina, la Villaga Calce Spa ha chiesto, nel 2007, un ampliamento della cava attualmente di 2,7 ettari;
l'area di intervento interesserebbe 17 ettari, per un volume di oltre 1.500.000 di metri cubi e si spingerebbe fino ad arrivare a 500 metri dal municipio del paese: meno di 2000 abitanti, con la prospettiva di vivere ai limiti di un cratere;
al di là dei rilevanti effetti sull'ambiente e ai rischi per la salute dei cittadini, gli scavi annunciati, se autorizzati, distruggeranno un'intera collina parte integrante dei Colli Berici, sito di interesse comunitario: eventualità che ha destato l'allarme di organizzazioni attente al territorio quali la sezione del basso e medio vicentino di Italia Nostra ed il Comitato protezione Colli Berici. Si tratta dei Colli per i quali sono stati elaborati progetti di biodiversità e salvaguardia del territorio, con stanziamenti europei, regionali e provinciali;
tale alterazione rischia di comportare rischi di sanzioni dall'Unione europea -:
quali iniziative intenda assumere a tutela del sito di interesse comunitario ricordato in premessa.
(4-07096)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, concernente le problematiche relative alla cava di calcare denominata «Monte Cuccoli», ubicata nel comune di Villaga (Vicenza), si rappresenta quanto segue.
La competenza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in materia di cave è quella relativa all'esercizio delle funzioni previste dal combinato disposto di cui all'articolo 2 della legge 349 del 1986 e all'articolo 146 del decreto legislativo 42 del 2004, come integrato dal decreto legislativo 621 del 2008, concernente il controllo di legittimità delle autorizzazioni per le attività di cava in zone sottoposte a vincolo paesaggistico, rilasciate dalle amministrazioni regionali o subdelegate.
Riguardo alla cava citata, individuata come ubicata a circa 800 metri dal sito di importanza comunitaria IT3220037 - Colli Berici -, agli atti della direzione generale competente per materia risulta pervenuta, per l'esercizio della competenza suddetta, l'autorizzazione regionale n. 34 del 26 febbraio 2008 rilasciata dalla regione Veneto, per attività estrattiva alla ditta Villaga Calce S.p.A.
In esito al controllo effettuato in merito alla suddetta autorizzazione per quanto attiene alla competenza in materia paesaggistica, non si sono rilevati motivi per l'adozione del provvedimento di annullamento della stessa per vizi di legittimità.
Occorre sottolineare che le autorizzazioni paesaggistiche non prendono obbligatoriamente in esame le valutazioni di incidenza ambientale sui cosiddetti siti di importanza comunitaria poiché tali siti d'interesse comunitario non determinano
Ope legis il vincolo paesaggistico, come accade, per altre tipologie di tutela ambientale (ad esempio le riserve naturali previste dalla legge 431 del 1985 e, successivamente, dai decreti legislativi 42 del 2004 e 63 del 2008). La loro presenza, pur determinando l'obbligo di «Valutazione d'incidenza ambientale» sul sito, non comporta però la necessità di autorizzazione paesaggistica.
Pur tenendo conto, quindi, delle emergenze ambientali del sito, l'autorizzazione paesaggistica è un procedimento diverso e distinto dalla valutazione di incidenza ambientale, così come, d'altra parte, dalla valutazione d'impatto ambientale.
Le due valutazioni, quando occorrano, contribuiscono, insieme all'autorizzazione paesaggistica, a costituire le premesse dell'autorizzazione di esecuzione dei lavori alla ditta.
Tale autorizzazione, rilasciata ai sensi della normativa regionale in materia di cave, è di esclusiva competenza delle regioni, cui è stata demandata dall'articolo 50

del decreto del Presidente della Repubblica 616 del 1977, di trasferimento delle funzioni amministrative.
Ciò premesso, in merito all'intera questione, la regione Veneto ha fatto presente quanto segue.
In data 31 ottobre 2007 è stata presentata, per l'intervento di cui trattasi, dalla società Villaga Calce S.p.A. la domanda di procedura di Valutazione d'impatto ambientale, ai sensi degli articoli 26 e 45 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Contestualmente alla domanda è stato depositato, presso l'unità completa Via della regione Veneto, il progetto definitivo, lo studio di impatto ambientale ed relativo riassunto non tecnico.
Espletata, da parte degli uffici dell'unità complessa Via, della segreteria regionale infrastrutture e mobilità, l'istruttoria preliminare, il proponente ha provveduto a pubblicare, in data 21 dicembre 2007, sui quotidiani
Il giornale di Vicenza ed Il Gazzettino, l'annuncio di avvenuto deposito del progetto e del sistema informativo ambientale con il relativo riassunto non tecnico, presso la provincia di Vicenza, il comune di Villaga (Vicenza), il comune di Barbarano Vicentino (Vicenza), il servizio forestale regionale di Vicenza e l'agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto-dipartimento Provinciale di Vicenza. Lo stesso ha, inoltre, provveduto alla presentazione al pubblico dei contenuti del progetto del Sia in data 28 dicembre 2007 presso la sala degli alpini, sita in comune di Villaga (Vicenza).
Sono pervenuti i pareri da parte del comune di Villaga (Vicenza) e Barbarano Vicentino (Vicenza), di cui all'articolo 17 della legge regionale, n. 10 del 1999, nonché numerose osservazioni e raccolte di firme da parte dei cittadini, di cui all'articolo 16 della legge regionale 10 del 1999, tese a fornire elementi conoscitivi e valutativi concernenti i possibili effetti dell'intervento.
Il Presidente della Commissione regionale Via, nella riunione del 23 gennaio 2009 ha disposto, ai sensi dell'articolo 44 del decreto legislativo n. 152 del 2006, la proroga di 60 giorni per l'espressione del parere sul progetto in esame.
In data 24 marzo 2009, il gruppo istruttorio al quale è stato affidato l'esame del progetto, ha effettuato un sopralluogo tecnico presso l'area d'intervento.
In data 3 febbraio 2010 è stata tenuta, presso la sala riunioni della sede regionale di palazzo Linetti, Calle Priuli, Cannaregio 99 - Venezia, l'inchiesta pubblica su richiesta del comune di Villaga (Vicenza) (con nota acquisita dai scriventi uffici in data 12 febbraio 2008 - prot. n. 78614/45/07 e con nota del 14 aprile 2009 - prot. n. 202972/45/07 E.410.01.1) ai sensi dell'articolo 129, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni.
In relazione agli effetti sull'ambiente ed i rischi per la salute dei cittadini derivanti dall'attività di cui trattasi, sempre la regione, ha fatto presente che:

1. gli uffici dell'unità complessa Via, con nota del 22 marzo 2010, prot. n. 157342/45/07 E.410.01.1, hanno richiesto al sindaco del comune di Villaga (VI), al direttore generale dell'agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, al dipartimento provinciale Arpav di Vicenza, all'unità locale socio sanitaria n. 6 - uffici valutazione epidemiologica, a seguito della nota pervenuta da parte di Italia nostra - sezione medio e basso vicentino, in data 28 febbraio 2010, con prot. n. 109549/45/07 E. 410.01.1, copia della documentazione riguardante le indagini ed i controlli inerenti l'attività del cementificio e l'attività estrattiva «Monte Cuccoli», della ditta Villaga Calce spa per la valutazione da parte del gruppo istruttorio;
l'Ulss n. 6 e il dipartimento provinciale Arpav di Vicenza, ciascuno per la propria competenza, hanno provveduto a trasmettere la documentazione richiesta, rispettivamente in data 19 aprile 2010, con prot. n. 213654/45/07 E.410.01.1; in data 7 maggio 2010, con prot. 256617/45/07 E. 410.01.1 ed in data 22 giugno 2010, con prot. n. 343814/45/07 E. 410.01.1.
2. L'area non rientra né tra siti di importanza comunitaria (Sic) né tra le zone

di protezione speciale (Zps). Il sito della Rete natura 2000 più prossimo dall'area di intervento è il seguente:
SIC con il codice IT3220037 «Colli Berici», aduna distanza di circa 800 metri;

Il proponente ha redatto, con riferimento alla guida metodologica della regione Veneto, la relazione per la valutazione di incidenza ambientale, al fine di verificare la potenziale incidenza ambientale dell'intervento sui più vicini siti della Rete natura 2000, acquisita dagli Uffici dell'unità complessa Via in data 31 ottobre 2007, con prot. n. 610255/45/07.
Tale relazione è stata poi esaminata dai competenti uffici della direzione pianificazione territoriale e parchi, che hanno redatto una relazione con proposta di parere favorevole al progetto con alcune prescrizioni, acquisita dagli uffici dell'unità complessa Via in data 31 ottobre 2007, con prot. n. 237765/45/07.
Gli ulteriori aspetti relativi agli effetti sull'ambiente ed i rischi per la salute dei cittadini derivanti dall'attività di cui trattasi, citati nell'interrogazione, saranno quindi valutati dalla commissione regionale Via preposta all'espressione del parere sull'ammissibilità della realizzazione del progetto di coltivazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
stando agli annunci del Governo, come riferito dal quotidiano ecologista Terra, il Sistri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti messo a punto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dovrebbe essere operativo dal prossimo 1° ottobre 2010. Tuttavia, per gli oltre 600 mila italiani che saranno costretti a usarlo, risulta ancora un assoluto mistero;
infatti, pochi sanno esattamente come funziona e i test che si sarebbero dovuti svolgere tra luglio e agosto non sono mai partiti;
si tratta di uno strumento concepito per combattere le ecomafie, ma potrebbe rivelarsi un clamoroso fallimento. Inoltre, su di esso, il Governo ha imposto il segreto di Stato, e il Ministro interrogato ha affidato a Luigi Pelaggi, capo della sua segreteria tecnica, il compito di condurre in porto la realizzazione: niente gara pubblica di appalto, assoluta segretezza sui costi, riservatezza massima sui particolari del progetto, che desta numerosi dubbi. I lavori sono stati affidati, tramite trattativa privata, a una controllata del gruppo Finmeccanica: la Selex Service Management, di cui è amministratore delegato Sabatino Stornelli, coinvolto nell'inchiesta sull'appaltopoli all'Aquila e da anni in stretti rapporti con Pelaggi;
il timore di molte ditte del settore è che, per come il Sistri è stato concepito, la società di Finmeccanica possa diventare monopolista nell'ambito dei software ambientali;
conquistata la commessa del Sistri, Sabatino Stornelli ha subappaltato, nel 2009, la realizzazione del software per la tracciabilità dei rifiuti ad Abruzzo Engineering, società in house della regione, di cui la Selex possiede una quota del 30 per cento. Giorni fa, la ditta abruzzese è finita al centro di un'inchiesta della procura dell'Aquila. Secondo i magistrati, l'Abruzzo Engineering sarebbe stato lo strumento utilizzato da Stornelli e da altri imprenditori per infiltrarsi negli appalti post terremoto;
in quanto secretati, i termini dell'appalto del Sistri ovviamente non si conoscono: si è, tuttavia, a conoscenza di una prima tranche di circa 5 milioni di euro per la registrazione del brevetto, versata dallo Stato. Inoltre, secondo stime ufficiose,

il Sistri dovrebbe costare ogni anno tra 600 mila e 1 miliardo di euro. Questi finanziamenti sarebbero, in futuro, forniti dalle imprese che adopereranno il software. Gran parte dei profitti andrebbero, pertanto, nelle casse di Selex, che diventerebbe di fatto monopolista nel settore. Le apparecchiature hardware (la scatola nera da installare sui camion e il dispositivo usb) saranno fornite direttamente dal Ministero dall'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che le acquisterà dalla controllata di Finmeccanica. Si prevedono gli stessi sviluppi anche per la gestione successiva del software: la rilevazione satellitare, l'elaborazione dei dati, il monitoraggio del segnale e la manutenzione saranno in carico alla Selex;
molte ditte di software house - tra le quali risultano la Mind Informatica e la Nico srl - hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro la procedura adottata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'assegnazione dei lavori;
vi sono diffusi timori relativi a una non piena conformità del progetto di Stornelli alle indicazioni della direttiva comunitaria. Infatti, nella forma in cui è stato realizzato dalla Selex, il Sistri non si profila solo come un sistema di rilevamento, ma come un vero e proprio software gestionale, che controllerà l'intero processo di smaltimento dei rifiuti delle imprese;
il bacino di utenza sarà estremamente ampio, raccogliendo oltre 600 mila operatori; dai piccoli esercizi commerciali, alle grandi industrie, fino alle ditte di trasporto. Nel momento in cui il Sistri entrerà in vigore, un imprenditore che debba conferire i propri rifiuti speciali, avrà l'obbligo di registrare il quantitativo da smaltire sul sito del Ministero, accedendovi attraverso una chiavetta usb, contenente la sua firma digitale. L'autotrasportatore, che ritira il rifiuto, farà esattamente la stessa cosa, comunicando la quantità e il tipo di materiale tramite internet ed inserendo la propria pen drive, in una scatola nera, posizionata a bordo del camion, che garantirà una tracciabilità in tempo reale del percorso fatto dal camionista;
tuttavia, il sistema potrebbe avere diverse falle, come rilevato anche da Confindustria servizi tecnologici e innovativi, che più volte ha scritto al Ministro interrogato, chiedendo di rivedere il progetto. Uno dei problemi riguarderebbe la parte hardware: le penne usb, secondo l'associazione degli imprenditori, non sono progettate per un utilizzo così frequente e potrebbero rompersi con estrema facilità. In tal caso, si metterebbe «una costante ipoteca sull'operatività degli addetti, che dovrebbero attendere molto più delle 72 ore previste per la sostituzione delle chiavette», spiega un rapporto sul Sistri di Confindustria. Infine, tutto si baserebbe su internet: nonostante ciò, nel progetto non è stata contemplata la possibilità che gli impianti siano senza rete Adsl e i camion possano trovarsi senza segnale -:
di quali elementi dispongano in merito a quanto riportato in premessa;
per quali ragioni sia stato imposto il segreto di Stato sul Sistri e non siano state adottate le procedure normali di appalto;
se non si ritenga, pertanto, opportuno rivedere le procedure di assegnazione del progetto, al fine di promuovere la libera concorrenza nel settore, evitando di compromettere la trasparenza dello stesso progetto;
per quali ragioni, inoltre, i costi e i dettagli del progetto non siano stati resi di pubblico dominio;
per quali ragioni non siano ancora stati effettuati i test previsti per l'estate, considerato che l'avvio del progetto è previsto per l'inizio del mese di ottobre 2010;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno sostenere le richieste delle diverse ditte di software house che sono state escluse a priori da una gara d'appalto secretata;

di quali dati disponga in merito alle difficoltà rilevate e fatte presenti più volte da Confindustria servizi tecnologici e innovativi, e se non ritenga opportuno rivedere un progetto che a giudizio di molti risulta debole in partenza;
se e quali correttivi si intendano apportare al progetto al fine di renderlo pienamente conforme alle indicazioni della direttiva comunitaria;
quali iniziative intenda adottare al fine di garantire una adeguata preparazione dei lavoratori che dovranno utilizzare il sistema.
(4-08497)

Risposta. - In ordine all'interrogazione in esame, si fa presente che il progetto relativo al SISTRI è stato segretato inizialmente dal Governo Prodi, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Gab/Dec/43/07 del 23 febbraio 2007 e successivamente dal nuovo Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 5 settembre 2008, in quanto incidente su questioni di interesse strategico nazionale e rilevanti per la sicurezza interna dello Stato.
In ragione di quanto sopra, nell'affidamento dell'appalto di integrale esecuzione, fornitura e gestione del progetto, si è seguita la procedura di cui all'articolo 17, comma 4, del decreto legislativo 163 del 2006.
Sull'argomento, nel corso di un
question time che si è tenuto alla Camera dei deputati il 30 settembre 2010, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dichiarato che è suo intendimento richiedere alla Presidenza del Consiglio dei ministri la rimozione del segreto di Stato sul Sistri al fine di rendere pienamente trasparente tutto il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. Ciò in quanto la compiuta realizzazione della struttura tecnica del Sistri ha fatto venir meno i paventati rischi di infiltrazione criminale e di attentati al sistema.
I costi ed i dettagli del progetto verranno resi disponibili a seguito della rimozione del segreto di Stato.
I test di prova sono iniziati dalla fine dell'estate. È stato creato un apposito ambiente di prova, con la messa a disposizione di Demo sperimentali, al quale è stato possibile accedere ad un circoscritto numero di utenti che ne ha fatto richiesta.
Con decreto ministeriale 29 settembre 2010 è stato disposto lo slittamento dei termini per la consegna dei dispositivi elettronici agli aventi diritto al 30 novembre 2010 e per l'avvio del Sistri sul piano operativo al 1o gennaio 2011. In questo periodo si è in presenza della sovrapposizione tra il vigente sistema cartaceo, che continuerà a far fede, ed il sistema elettronico a quanti in possesso dei dispositivi USB e
black blox. Si darà così modo di familiarizzare con l'utilizzo dei nuovi dispositivi senza incorrere in sanzioni.
Riguardo alle ditte di
software house sono proseguiti i contatti con lo staff tecnico del Sistri per approfondire tutti gli aspetti legati all'interoperabilità con i sistemi di gestione aziendali. Sono state superate gran parte delle difficoltà sollevate ed a breve dovrebbe essere predisposto un documento di chiarimento con soluzioni condivise.
Riguardo alla preparazione del personale che dovrà utilizzare i dispositivi elettronici è stato avviato un programma di formazione con tutte le organizzazioni imprenditoriali dei settori dell'industria, del commercio, dell'artigianato, della cooperazione e dell'agricoltura, indirizzato prevalentemente a formare i tecnici che sul territorio dovranno preparare i tecnici delle imprese.
Si conferma che il progetto è conforme alle indicazioni della direttiva europea sui rifiuti. Il progetto è stato oggetto di opportuni approfondimenti in sede europea che lo hanno giudicato positivamente. Esso costituirà punto di riferimento, in una logica di
benchmarking, anche per gli altri Paesi europei.
Il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare: Roberto Menia.