XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 18 gennaio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il cittadino italiano Cesare Battisti è stato condannato all'ergastolo con sentenza della Corte d'assise d'appello di Milano del 1988 (definitiva in Cassazione nel 1993), per omicidio plurimo, oltre che per i reati di banda armata, rapina e detenzione di armi;
complessivamente ben sette processi e ventiquattro giudici italiani ne hanno stabilito la colpevolezza;
sottrattosi alla giustizia italiana e rifugiatosi in Francia, Battisti è stato tratto in arresto l'11 febbraio 2004 in esecuzione di una richiesta di estradizione avanzata dalla giustizia italiana, ma non appena le autorità francesi si sono pronunciate in senso favorevole all'estradizione, egli si è reso latitante;
nel 2006 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Battisti contro il provvedimento di estradizione concesso dalla Francia, stabilendo, tra l'altro, che i giudici italiani avevano perfettamente rispettato gli standard europei (quanto a diritto d'accesso e informazioni sul procedimento, diritti della difesa);
sulla base delle richieste sia italiana che francese, il 18 marzo 2007 Battisti è stato arrestato a Rio de Janeiro, ed il 24 marzo dello stesso anno l'Italia ne ha richiesto l'estradizione;
il 13 gennaio 2009 il Ministro della giustizia brasiliano pro tempore ha concesso a Battisti lo status di rifugiato politico;
considerato che:
nella seduta del 18 novembre 2009, il Supremo tribunale federale (SIF) ha dichiarato nullo il provvedimento di riconoscimento dello status di rifugiato, concesso l'estradizione richiesta dall'Italia e autorizzato il Presidente della Repubblica brasiliana a consegnare Cesare Battisti al nostro Paese in conformità al vigente Trattato bilaterale in materia di collaborazione estradizionale, pur precisando che la pronuncia faceva salve le competenze del Presidente stesso;
il Capo dello Stato, dalle cui dichiarazioni pubbliche e atti istituzionali il Paese si sente pienamente rappresentato, e il Governo italiano, nelle molteplici occasioni di contatto, hanno ripetutamente sottolineato alle autorità brasiliane che si aspettavano il rispetto della decisione del STF di concessione dell'estradizione di Battisti;
il 30 dicembre 2010, l'Avvocatura generale dello Stato brasiliana ha reso pubblico il proprio parere, approvato dal Vice Avvocato generale, che, richiamando l'articolo 3, lettera f), del Trattato bilaterale di estradizione (secondo cui l'estradizione non sarà concessa «se la Parte richiesta ha serie ragioni per ritenere che la persona richiesta verrà sottoposta ad atti persecutori o discriminatori per motivi di razza, di religione, di sesso, di nazionalità, di lingua, di opinioni politiche o di condizioni personali o sociali, o che la situazione di detta persona rischia di essere aggravata da uno degli elementi suddetti»), si poneva in senso contrario alla concessione dell'estradizione di Battisti;
il 31 dicembre l'ex Presidente della Repubblica brasiliana ha reso nota la propria decisione - conforme al parere dell'Avvocatura - che non accoglie la richiesta di estradizione dell'Italia nei confronti del connazionale;
considerando poi in particolare che:
la mancata estradizione di Cesare Battisti configura, nell'opinione di autorevoli giuristi, una violazione del predetto Trattato bilaterale di estradizione del 1989 da parte del Brasile, ciò che implicherebbe

la responsabilità del Brasile sul piano internazionale per aver disatteso le disposizioni dell'accordo stesso;
la decisione brasiliana di addurre come motivazione l'articolo 3, lettera f), dei Trattato bilaterale di estradizione rende tale diniego profondamente ingiusto sul piano dei princìpi e infondato sul piano legale;
il Presidente del Supremo tribunale federale del Brasile con decisione del 6 gennaio 2011 ha negato la scarcerazione di Battisti e inviato gli atti al giudice relatore per un ulteriore esame del caso in sede plenaria;
il caso Battisti, infine, non. sembra limitarsi ad una semplice questione bilaterale tra Italia e Brasile, in quanto, essendo stato messo in dubbio che il sistema giudiziario dell'Italia sia in grado di offrire adeguate garanzie al condannato, il diniego dell'estradizione mette in discussione il rispetto del princìpi stessi di civiltà giuridica da parte di tutta l'Unione europea, quale omogenea comunità di valori e spazio di libertà e giustizia, essendone l'Italia un Paese membro,


impegna il Governo:


a percorrere tutte le strade sul versante giudiziario offerte dal Supremo tribunale federale, non lasciandone intentata alcuna, fino ad adire, eventualmente, la Corte internazionale di giustizia, affinché il rifiuto opposto dall'ex Presidente della Repubblica brasiliana alla concessione dell'estradizione venga rimosso e Cesare Battisti possa essere assicurato alla giustizia italiana, a completamento del procedimento di estradizione, come previsto dal Trattato bilaterale;
ad esperire, nel prosieguo legale della vicenda, ogni strumento reso disponibile dall'ordinamento giuridico del Brasile per impugnare il diniego all'estradizione, nonché, ove necessario, a ricorrere nelle sedi multilaterali ed europee in tale direzione, anche affinché vengano rispettati i princìpi di civiltà giuridica che sono alla base dello spazio di giustizia europeo e della stessa Unione europea;
nel quadro delle relazioni in essere con il Brasile - tradizionalmente buone - e in parallelo con il percorso giudiziario, a sostenere puntualmente l'azione diplomatica sulla questione, cogliendo l'occasione di tutti i possIbili contatti con la nuova amministrazione, per rappresentare alle autorità brasiliane la nostra aspettativa per una corretta interpretazione del contenuto del Trattato bilaterale e quindi per l'accoglimento dell'estradizione;
a farsi interprete dell'auspicio unanime del Parlamento affinché la soluzione finale della vicenda sia in sintonia con le norme del citato Trattato e con i sentimenti di un'opinione pubblica che, senza distinzioni, è sorpresa e indignata per il diniego dell'estradizione.
(1-00529)
«Antonione, Tempestini, Lussana, Galletti, Moroni, Evangelisti, Vernetti, Carlucci».

Risoluzione in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
il castello di Compiano, risalente al XII secolo, rappresenta uno dei principali riferimenti storici, architettonici e culturali dell'Alta Val Taro, in provincia di Parma, al confine tra Emilia, Liguria e Toscana;
il castello, di proprietà del comune dal 1987, è parte dell'Associazione dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza e grazie alla sua presenza il comune di Compiano è entrato a far parte del circuito «I Borghi più Belli d'Italia»; ospita la collezione «Gambarotta» con oggetti d'arte, arredi e dipinti sei-settecenteschi Una parte del castello è attualmente adibita a struttura alberghiera e centro convegni Dal 1991 il comune di Compiano

ospita il premio P.E.N., uno dei quattro riconoscimenti letterari più importanti d'Italia;
alle ore 2,30 circa di mercoledì 8 dicembre 2010 una parte del muro perimetrale che delimita l'ala sinistra del Castello è crollata, probabilmente a causa delle piogge e delle temperature rigide di quei giorni. Il crollo ha interessato un fronte di oltre venti metri alto circa otto metri, mentre un'ulteriore porzione del muro, di analoghe dimensioni, è stata successivamente transennata in via cautelativa;
i detriti si sono riversati sulla piazza antistante il castello (piazza della Cisterna) e in parte sulla strada provinciale Bivio Ponte di Isola-Compiano-Bardi;
il crollo è stato causa anche di disagi alla popolazione di Compiano, in quanto a seguito dei danneggiamenti alle linee in via precauzionale è stata, per diverse ore, interrotta la fornitura di energia elettrica, gas ed acqua;
il 14 dicembre 2010 si è svolto presso la provincia di Parma un incontro tecnico alla presenza del presidente della provincia di Parma Vincenzo Bemazzolj, del sindaco di Compiano Sabina Delnevo, dell'assessore regionale alla protezione civile Paola Gazzolo, oltre che dei rappresentanti della comunità montana e dei comuni limitrofi, nel corso del quale si è preso atto che la stima dei darmi ammonta a circa 285 mila euro;
per gli interventi di somma urgenza la regione Emilia-Romagna ha immediatamente messo a disposizione 35 mila euro,


impegna il Governo:


ad assumere le iniziative necessarie, secondo le proprie competenze, per assicurare risorse per gli interventi di messa in sicurezza e ripristino del Castello di Compiano;
ad assumere, di concerto con la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e i comuni interessati, le opportune iniziative per lo stanziamento di adeguate risorse per gli interventi di tutela del patrimonio architettonico della provincia di Parma.
(7-00467) «Ghizzoni, Motta».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, a conclusione di un'indagine svolta dai carabinieri di Cassino, iniziata a luglio del 2010 quando venne trovato un bambino di appena 5 mesi a casa di una coppia di Cervaro (Frosinone), sono state arrestate sei persone, tra le quali l'avvocato che si stava adoperando per la trattativa per la compravendita del minore;
nonostante la coppia sostenesse che quel bimbo fosse figlio loro e non vi fosse nessun documento che lo dimostrasse, il piccolo venne affidato, attraverso i servizi sociali, ad una struttura protetta di Roma;
il bambino sarebbe stato comprato dalla madre naturale che lo aveva «messo in vendita» per 25 mila euro;
a seguito di tale vicenda la procure di Cassino sta indagando per capire se le persone arrestate siano responsabili anche della vendita di altri minori in Italia;
questa vicenda è solo l'ultima in ordine cronologico, basti pensare alle notizie inquietanti, dopo il tremendo terremoto che ha colpito l'isola di Haiti, in cui si è parlato di un traffico sventato di bambini, o al caso della coppia di Mogliano Veneto che all'aeroporto veneziano di Tessera, venne bloccata con una bambina neonata senza documenti;

il business del traffico di adozioni illegali sta crescendo e la criminalità organizzata sta sfruttando le difficoltà di coloro che aspettano per anni il figlio tanto desiderato a causa di iter burocratici farraginosi, lunghissimi ed estenuanti;
non bisogna dimenticare mai che la parte debole in tutto ciò sono sempre i bambini -:
se non ritenga di promuovere una riforma della normativa attuale sulle adozioni nazionali ed internazionali, sia al fine di stroncare un crescente giro di affari criminale che di dare a bambini bisognosi l'affetto e la sicurezza di cui sono privi.
(3-01405)

Interrogazioni a risposta scritta:

GALATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi tempi sono saliti agli onori della cronaca differenti casi di minori scomparsi nel nulla. Come non ricordare il caso di Denise Pipitone o quello tragicamente conclusosi della piccola Sara Scazzi, o quello ancor più attuale di Yara la giovane ginnasta di Brembate, scomparsa nel nulla e non ancora ritrovata. Il report annuale definitivo di Telefono Azzurro dice che nel 2009, sul territorio italiano, sono scomparsi tra connazionali e stranieri, ben 1065 minori. E nel corso del 2010 (fino al mese di settembre) si è già a 712 casi. Dal 1974 a oggi in Italia sono scomparsi 36.222 minori e ben 9.122 non sono mai stati ritrovati;
per i responsabili di Telefono Azzurro, un utile strumento per prevenire e combattere questa situazione sarebbe quello di dare visibilità al fenomeno ed, allo stesso tempo, di puntare sull'educazione familiare affinché si concepiscano le giuste precauzioni senza generare situazioni di costrizione e oppressione, che porterebbero all'effetto contrario. È chiaro che in tale contesto le istituzioni debbano individuare gli strumenti adatti a garantire un sostegno al lavoro meritorio delle famiglie e di associazioni come Telefono Azzurro;
a tal proposito, la Commissione europea ha deciso di costituire il servizio 116.000, una linea diretta per i bambini scomparsi operativa 24 ore su 24;
lo Stato può e deve intervenire per contrastare, per esempio, la solitudine ed il disorientamento, in questa società in piena crisi di valori, di tutti quei bambini e giovani ragazzi che decidono di allontanarsi in maniera volontaria, o allo stesso tempo garantire una vita serena a tutti quei bambini, figli di genitori separati, che rientrano nei casi di sottrazione internazionale di minore -:
quali politiche il Dipartimento per le politiche della famiglia intenda varare per difendere e salvaguardare i bambini vittime di rapimento o allontanamento volontario.
(4-10421)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;

l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Otranto sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento: Restauro e consolidamento della chiesa ex conventuale dei padri predicatori di San Domenico e dedicata a Santa Maria della Grazia in Andrano (Lecce) - Ente: Parrocchia Sant'Andrea Apostolo in Andrano - Euro: 449.266,76;
Intervento: Consolidamento statico del controsoffitto ligneo della navata centrale e recupero delle tele del ciclo pittorico della Chiesa SS. Pietro e Paolo Apostoli in Galatina (Lecce) - Ente: Parrocchia SS. Pietro e Paolo in Galatina - Euro: 522.068,12;
Intervento: Consolidamento e restauro delle colonne, dei capitelli e risanamento da umidità ascendente della cripta della cattedrale di Otranto (Lecce) - Ente: Arcidiocesi di Otranto - Euro: 367.154,96 -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10422)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Orvieto-Todi è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento: Manutenzione straordinaria e consolidamento di parte delle coperture del tempio di San Fortunato nel comune di Todi (Perugia) - Ente: Comune di Todi - Euro: 571.968,95 -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa

dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10423)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Novara sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento: Restauro delle decorazioni della facciata dell'oratorio di Sant'Antonio in Guaifola (Vercelli) - Ente: Comune di Balmuccia - Euro: 40.900,57;
Intervento: Restauro delle cappelle della Via Crucis di Fobello (Vercelli) - Ente: Comune di Fobello - Euro: 64.260,76;
Intervento: Recupero architettonico ed artistico della chiesa di San Michele Arcangelo in Novara - frazione Gionzana - Ente: Parrocchia di San Pietro in San Pietro Mosezzo - Euro: 330.957,80;
Intervento: Consolidamento statico delle volte e della copertura della chiesa di San Michele Arcangelo di Cervarolo in Varallo Sesia (Vercelli) - Ente: Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Cervarolo - Euro: 77.114,62 -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza

episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10424)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e

in particolare, nella diocesi di Nardò-Gallipoli sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento: Restauro statico e recupero della unità figurativa della chiesa di Santa Maria degli Angeli in Gallipoli (Lecce) - Ente: Confraternita di Santa Maria degli Angeli in Gallipoli - Euro: 366.735,88;
Intervento: Completamento del restauro della chiesa di S. Antonio da Padova in Nardò (Lecce) - Ente: Chiesa di Sant'Antonio da Padova in Nardò - Euro: 445.199,61;
Intervento: Restauro della facciata della chiesa di Santa Teresa di Nardò (Lecce) - Ente: Parrocchia di Maria SS. Assunta in Nardò - Euro: 522.667,36 -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10428)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a

euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Napoli sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento: Risanamento conservatorio e manutenzione straordinaria della cripta posta all'interno della basilica di Santa Maria della Sanità in Napoli - Ente: Basilica Santa Maria della Sanità in Napoli - Euro: 272.496,85;
Intervento: Restauro e valorizzazione della cappella di Santa Teresa e della cappella di S. Antonio da Padova in Napoli - Ente: Parrocchia San Giovanni Evangelista in porta San Gennaro - Euro: 370.768,73 -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10429)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto

della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Mondovì è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento: Restauro della cattedrale di San Donato in Mondovì (Cuneo) e relative pertinenze - Ente: Diocesi di Mondovì - Euro: 411.988,87 -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10430)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;

l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Milano sono stati finanziati i seguenti progetti:
Intervento: Restauro della chiesa di San Giorgio in Annone Brianza (Lecco) con interventi per la ricollocazione del polittico della passione sull'altare di San Giovanni Battista - Cappella degli Annoni - Ente: Parrocchia S. Maria e S. Giorgio in Annone Brianza - Euro: 626.290,03;
Intervento: Completamento del restauro conservativo con ristrutturazione ed adeguamento funzionale ed impiantistico con restauro degli elementi storico-artistici dell'edificio denominato «Casa del Pellegrino» - Civate (Lecco) - Ente: Parrocchia dei Santi Vito e Modesto - Euro: 55.242,96;
Intervento: Restauro, risanamento conservativo, valorizzazione architettonica ed archeologica della chiesa vecchia di San Pietro all'Olmo in Cornaredo (Milano) - Ente: Comune di Cornaredo - Euro: 170.384,44;
Intervento: Restauro, consolidamento, adeguamento normativo e impiantistico della torre campanaria della chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire in Cornate d'Adda (Monza Brianza) - Ente: Parrocchia di San Giorgio Martire in Cornate d'Adda - Euro: 236.882,49;
Intervento: Intervento per la sicurezza alimentare nel distretto di Songea - Tanzania - Ente: Parrocchia di Santo Stefano in Castiglione d'Intelvi - Euro: 236.497,50;
Intervento: Wavuvi - Sostegno alla pesca artigianale nel distretto di Kilifi - Kenia - Ente: Parrocchia di Santo Stefano in Castiglione d'Intelvi - Euro: 99.044,00 -:
se le stesse opere siano state già finanziate con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;
se risulti che i progetti non siano stati già finanziati con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è

quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10431)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sulla Gazzetta Ufficiale - Serie Generale n. 298 del 22 dicembre 2010, supplemento ordinario n. 282 è pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 dicembre 2010, «Ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 (10A15355)»;
detto decreto fa riferimento alla legge 20 maggio 1985, n. 222 il cui articolo 47 dispone tra l'altro che «A decorrere dall'anno finanziario 1990 una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica»;
l'articolo 48 di detta legge specifica che le somme «sono utilizzate: dallo Stato per interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali; dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo»;
il 28 maggio 2010, al termine della sessantunesima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana la stessa - «considerate le proposte di ripartizione e assegnazione presentate dalla Presidenza della CEI e preso atto che, sulla base delle informazioni ricevute in data 9 dicembre 2009 dal Ministero dell'economia e delle finanze, la somma relativa all'8 per mille IRPEF che lo Stato è tenuto a versare alla CEI nel corso dell'anno 2010 risulta pari a euro 1.067.032.535,28 (euro 90.021.557,25 a titolo di conguaglio per l'anno 2007 e euro 977.010.978,03 a titolo di anticipo dell'anno 2010)» - ha assegnato per l'edilizia di culto 190 milioni (di cui 118 milioni destinati alla nuova edilizia di culto, 7 milioni destinati alla costruzione di case canoniche nel Sud d'Italia e 65 milioni destinati alla tutela e al restauro dei beni culturali ecclesiastici); e, tra l'altro 30 milioni «per accantonamento a futura destinazione per le esigenze di culto e pastorale e per gli interventi caritativi»;
il totale della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, per l'anno 2010 ammonta a 144.431.387,64 euro e che di questi 63.424.212,61 euro, pari al 44 per cento dell'ammontare totale è stata destinata alla tutela e al restauro di beni ecclesiastici o è stata gestita da enti ecclesiastici e in particolare, nella diocesi di Mantova è stato finanziato il seguente progetto:
Intervento: Restauro degli interni della basilica di S. Andrea Apostolo in Mantova - Ente: Basilica concattedrale Sant'Andrea Apostolo - Euro: 1.525.585,00 -:
se la stessa opera sia stata già finanziata con i fondi previsti dalla legge n. 222 del 20 maggio 1985 dalla Conferenza episcopale italiana attraverso la diocesi di competenza o direttamente dallo Stato;
se la Conferenza episcopale italiana, nel presentare il «rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme» ricevute in base a tale legge, dettagli e documenti tali spese;

se risulti che il progetto non sia stato già finanziato con fondi di altre istituzioni pubbliche;
se, quanti e quali controlli siano stati fatti e da chi rispetto all'unico obbligo per i soggetti destinatari dei contributi che è quello di presentare, ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 1998, «tempestivamente, ai Ministeri competenti, una relazione analitica sugli interventi realizzati, che ne indichi il costo totale, suddiviso nelle principali voci di spesa, accompagnata da una dichiarazione sostitutiva di notorietà resa dal legale rappresentante e dal responsabile tecnico secondo le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero, per le pubbliche amministrazioni, sottoscritta dal responsabile del procedimento».
(4-10432)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2011

...

AFFARI ESTERI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il dottor Biscet è un medico cubano, leader del movimento pacifico per i diritti civili, che lotta per instaurare a Cuba uno Stato basato sul diritto, attraverso la disobbedienza civile non violenta. È presidente della fondazione Lawton per i diritti umani, un'organizzazione fondata nel 1997, considerata illegale dalle autorità cubane;
il dottor Oscar E. Biscet, presidente della fondazione Lawton per i diritti umani, è stato rilasciato il 31 ottobre 2002, dopo aver scontato una pena di tre anni in un carcere di massima sicurezza per la sua difesa pacifica dei diritti umani. Trentasei giorni dopo è stato nuovamente arrestato a l'Avana e rinchiuso in una cella con criminali comuni, mentre stava per raggiungere un gruppo di persone per discutere di diritti umani. È rimasto in carcere, ed è stato incluso dal Governo cubano nella dura repressione, avvenuta tra marzo-aprile 2003, contro i 75 giornalisti indipendenti, editori e sostenitori dei diritti umani, ai quali con processi sommari sono state comminate pene detentive fino a 28 anni. Dal 1998, questo medico ha subito torture fisiche e mentali in diversi penitenziari, per aver rifiutato di tenere le misure disciplinari per i detenuti comuni, in qualità di prigioniero politico e di coscienza. Sta attualmente scontando una condanna a 25 anni presso il Combinado del Este, prigione di massima sicurezza a l'Avana. Il dottor Biscet è un esempio delle violazioni dei diritti umani sofferte da tutti coloro che a Cuba osano difendere la Dichiarazione universale dei diritti umani;
il dottor Biscet è stato arbitrariamente incarcerato dal Governo cubano 26 volte in 16 mesi, dal luglio 1998 fino al 3 novembre 1999, detenuto in condizioni di privazione di luce e di cibo, accomunato ad individui folli e criminali, la maggior parte delle volte senza informare la famiglia del suo stato di detenzione;
il dottor Biscet è stato sottoposto a processo il 25 febbraio 2000, per aver annunciato una marcia pacifica insieme ad altri difensori dei diritti umani, in occasione del summit Ibero-americano del 1999 a l'Avana. In quell'occasione tenne una conferenza stampa dove furono esposte due bandiere cubane in posizione capovolta, in segno di protesta per le violazioni dei diritti umani a Cuba. Per questo il dottor Biscet è stato accusato di «disonorare i simboli nazionali», di «disordine pubblico» e «incitamento a comportamenti delinquenziali», ed è stato condannato a tre anni di carcere. Successivamente è stato trasferito a 450 miglia ad est di Havana, lontano d°lla sua famiglia, a «Cuba Si», un carcere di massima sicurezza nella provincia di Holguìn;
il dottor Biscet ha scontato una pena di 3 anni a «Cuba Si», ed è stato rilasciato 31 ottobre 2002, per essere nuovamente arrestato il 6 dicembre 2002, mentre si

recava ad incontrare alcuni attivisti per i diritti umani, con i quali desiderava promuovere un progetto denominato «Club degli amici dei diritti dell'uomo»;
il 7 aprile 2003 Biscet è stato sottoposto ad un processo sommario, a seguito di un'attività repressiva del Governo cubano, insieme ad altri 75 attivisti, ed è stato condannato a 25 anni. È stato trasferito al carcere di Kilo 8 in Pinar del Rio, dove è stato confinato dal 13 novembre 2003 al 15 gennaio 2004 in un sotterraneo;
il dottor Biscet è stato trasferito il 1o dicembre 2004 al carcere Combinado del Este a l'Avana, dove è attualmente detenuto in condizioni disumane;
durante tutti gli anni di reclusione, il dottor Biscet si è rifiutato di sottostare a qualsiasi provvedimento carcerario o regola applicata ai detenuti comuni, perché le giudica inapplicabili per un prigioniero politico e di coscienza (esempi: si rifiuta di indossare la divisa di un prigioniero comune o di dovere il saluto ai funzionari della prigione). Per questo motivo le autorità penali hanno violato i regolamenti carcerari, negandogli la libertà vigilata e le visite; gli è stato impedito di scrivere alla sua famiglia, di ricevere o fare telefonate;
il dottor Biscet è in un cattivo stato di salute, perché soffre di ipertensione, di gastrite cronica, colesterolo e della perdita graduale della vista, patologia di cui non aveva mai sofferto prima. Le condizioni igieniche nella sua cella gli hanno causato lesioni epidermiche ed ha perso la maggior parte dei denti a causa di una grave malattia delle gengive che richiede cure urgenti;
il dottor Biscet è stato insignito di numerosi riconoscimenti per la sua lotta a favore della démocrazia. Il 5 febbraio 2003, ha ricevuto negli Stati Uniti il primo International republican institute democracy's people award; il 5 novembre 2007 è stato uno dei destinatari della medaglia presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti. In Germania è stato insignito, il 12 dicembre 2007, con il «Dr. Rainer Hildebrandt Medal 2007». Allo stesso modo, l'ambasciata Ceca a Washington DC ha reso omaggio al dottor Biscet il 27 febbraio 2008. L'associazione Scienza & Vita Pontremoli (Italia) gli ha intitolato un premio letterario;
il dottor Biscet è uno dei numerosi prigionieri politici cubani che accetterà solo un rilascio incondizionato dal carcere e non accetterà mai di andare in esilio forzato. Più di 50 ex prigionieri politici sono stati rilasciati e inviati in Spagna nei mesi di luglio-ottobre 2010, dopo che la Chiesa cattolica, in collaborazione con il governo cubano, è riuscita ad offrire un salvacondotto per la loro libertà in cambio dell'esilio da Cuba. Molti dei passaporti di questi prigionieri politici e anche dei loro familiari (minori) sono stati stampati dal Governo cubano, con le parole: «uscita finale». Questi prigionieri politici non sono mai stati graziati del «crimine», che non hanno mai commesso e neppure le ingiuste condanne inflitte dai tribunali cubani gli sono state cancellate -:
se il Governo stia seguendo la situazione del dottor Biscet e degli altri prigionieri di coscienza del regime castrista e se e quali iniziative possa e voglia assumere a livello internazionale per sostenere la campagna che chiede la liberazione del dottor Biscet e di quanti come lui a Cuba stanno lottando per l'affermazione dei diritti fondamentali in modo non violento e per questo stanno pagando in prima persona la repressione castrista.
(2-00932)
«Polledri, Grimoldi, Evangelisti, D'Antona, Pili, Mancuso, Di Cagno Abbrescia, Girlanda, Cavallotto, Crosio, Fucci, Goisis, Delfino, Capitanio Santolini, Migliori, Follegot, Rivolta, Vignali, Versace, Cazzola, Galati, Traversa, Armosino, Tortoli, Stradella, Tommaso Foti, Dell'Elce, Di Giuseppe, Vannucci, Di Vizia, Patarino, Divella, Negro, Bragantini, De Angelis, Favia, Fugatti, Bitonci».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
prendendo spunto da una decisa presa di posizione inviata all'ambasciatore d'Italia a Berlino da quattro consiglieri del Consiglio generale degli italiani all'estero eletti in Germania, il primo firmatario del presente atto aveva presentato una interrogazione a risposta immediata, discussa il 5 ottobre 2010 in Commissione affari esteri e comunitari (5/03534). L'interrogazione riguardava la situazione critica determinata dall'autorità consolare di Stoccarda sul fronte delle attività scolastiche italiane in quella circoscrizione consolare, la più grande d'Europa come dimensione numerica della comunità italiana residente nel Baden-Wurttemberg come per altro risulta dall'anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) del consolato stesso;
in sintesi, il primo firmatario del presente atto si rivolgeva al Ministro interpellato chiedendo se un console, in base ad una concezione discutibile della contabilità e a una interpretazione particolaristica del suo ruolo, possa bloccare i servizi scolastici che lo Stato italiano eroga alla comunità italiana, innescando un processo distruttivo in un contesto contrassegnato, tra l'altro, da forti e perduranti difficoltà di integrazione nel sistema scolastico locale da parte dei ragazzi italiani;
l'integrazione - nella sua più vasta accezione, non solo scolastica - è al centro di un serrato dibattito in Germania, a causa anche di discutibili prese di posizione come quelle del Primo Ministro bavarese Horst Seehofer o di Thilo Sarrazin con il suo bestseller dell'anno (Deutschland schafft sich ab, «La Germania si distrugge da sola»), posizioni che mettono in relazione l'appartenenza etnica e il successo del processo d'integrazione, per sostenere che vi sono immigrati «migliori e peggiori». Ricercatori e specialisti del settore, invece, dimostrano che i figli degli «immigrati più amati» dai tedeschi, gli italiani, presentano un grado di inserimento scolastico mediamente preoccupante e caratterizzato da insuccesso: la percentuale dei ragazzi confinati nella «scuola differenziale» (Forderschule o Sonderschule), o che frequentano la Hauptschule è consistente e in molti casi superiore a quella di altri gruppi etnici immigrati;
sempre nella succitata interrogazione, si paventava che il discutibile atteggiamento del console reggente potesse determinare il «blocco delle attività scolastiche italiane nella stessa circoscrizione, cioè dei Corsi di Lingua e Cultura italiana per gli alunni italiani delle scuole locali e iniziative di sostegno ad altri alunni italiani purtroppo ancora inseriti nelle scuole differenziali, nonché per alunni con problemi di apprendimento (Sonderschulen)»;
il console reggente ha addotto pretesti incomprensibili per escludere gli enti gestori che con collaudata esperienza hanno garantito, da oltre un decennio, i summenzionati servizi scolastici e sostituirli con un nuovo ente completamente tedesco (Lernerfolg), da lui voluto non si sa per quali finalità, e comunque privo per quanto risulta agli interpellanti della minima esperienza organizzativa e didattica per gestire servizi e personale docente;
come si temeva, «l'interventismo» del console reggente ha determinato, nonostante le rassicurazioni fornite dal Governo in sede di risposta alla già citata interrogazione, il blocco dei corsi di lingua e cultura italiana nel Baden-Wurttemberg: il 10 gennaio 2011 circa 2000 scolari italiani non hanno potuto riprendere le lezioni. Il console reggente, inoltre, ha dato luogo a quello che agli interpellanti appare come uno stucchevole palleggiamento delle responsabilità per la situazione creatasi, tendente di fatto a scaricare le responsabilità per la situazione creatasi sulla competente direzione generale del Ministero degli affari esteri. Il console reggente, infatti, con un comunicato apparso il 5 gennaio 2011, pubblicato sul solo sito del consolato, fa sapere che «i corsi organizzati nel 2010 dall'Enaip potrebbero subire dei ritardi alla ripresa

scolastica, in attesa che le decisioni del Ministero degli affari esteri circa la scelta dell'ente a cui affidarne l'organizzazione per il 2011 ...». Naturalmente il console non comunica che il veto che, a quanto consta agli interpellanti, sarebbe stato da lui posto sulle soluzioni alternative, proposte presumibilmente dall'ambasciata e dal Ministero degli affari esteri, ha impedito la ripresa delle attività scolastiche. Vi è da dire che in un Paese «normale», una siffatta gestione amministrativa avrebbe, ad avviso degli interpellanti, quanto meno comportato l'allontanamento e il richiamo in sede del console reggente;
tutto ciò vale evidentemente anche per i corsi di sostegno, bloccati fin dal mese di settembre 2010, per i quali il console reggente scrive che «potranno, per le stesse ragioni, subire un analogo ritardo nell'avvio preventivato»;
il console reggente non ha nemmeno «avvertito il bisogno» di inviare il comunicato agli insegnanti, agli organi di rappresentanza della comunità (Comites e Consiglio generale degli italiani all'estero), alle associazioni, ai patronati e altri, al fine di garantire la più vasta informazione sui ritardi che si sarebbero verificati;
la situazione creatasi a Stoccarda ha evidentemente allarmato le autorità scolastiche tedesche, tanto che se ne è parlato in una conferenza stampa e la stessa è approdata più volte sugli organi di informazione; sono apparsi numerosi articoli sulla stampa locale, unitamente a notizie radiofoniche e televisive, con notevole danno d'immagine per l'Italia e la sua «efficienza amministrativa», come si può ben intuire dai seguenti titoli: «L'insegnamento linguistico per gli italiani è in bilico - Sprachunterricht fü Italiener steht auf der Kippe» (sottotitolo: Il Console generale blocca i contributi agli Enti Gestori - Gli insegnanti non possono essere retribuiti) oppure «La controversia tra gli italiani arriva fino a Roma - Der Streit der Italiener dringt bis nach Rom»;
giovedì 13 gennaio 2011 i genitori dei ragazzi rimasti senza i corsi hanno protestato davanti al consolato generale di Stoccarda; si tratta di una protesta che, ancora una volta, ha suscitato l'interesse dei media tedeschi, e si può ritenere che sia stata la prima di una serie di azioni di protesta -:
se il Ministro interpellato sia pienamente informato della situazione altamente critica esistente in questo momento a Stoccarda e del danno d'immagine che l'Italia sta subendo presso l'opinione pubblica e le istituzioni tedesche (Kultusministreium, in particolare) e quali misure intenda adottare per ripristinare al più presto le attività scolastiche dei corsi di lingua e cultura italiana e dei corsi di sostegno, considerando che anche nella ex-circoscrizione di Mannheim - affidata al consolato di Stoccarda nell'ambito della ristrutturazione della rete consolare - si profilano già varie criticità a causa di decisioni assunte dal console reggente senza la minima interlocuzione con gli organismi di rappresentanza della comunità italiana.
(2-00934)
«Narducci, Ghizzoni, Gozi, Amici, Barbi, Bobba, Boffa, Bressa, Marco Carra, Causi, Ceccuzzi, Corsini, D'Antoni, De Torre, Duilio, Froner, Graziano, Laratta, Lenzi, Lolli, Marchioni, Garofani, Cesario, Misiani, Nicolais, Oliverio, Mario Pepe (PD), Rosato, Rossa, Rugghia, Sbrollini, Soro, Federico Testa, Sposetti, Calearo Ciman, Lucà».

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
cresce la protesta dei residenti dì Villa Santa Lucia, in provincia di Frosinone,

da quando è trapelata la notizia della possibile realizzazione in quell'area di un impianto per lo smaltimento e per il trattamento delle lastre di amianto;
si tratta di un impianto che prevede il trattamento in forni, per la vetrificazione delle fibre attraverso il fenomeno della ceramizzazione, di lastre d'amianto fino ad un massimo di 60 mila tonnellate all'anno;
l'area del Cassinate è già ampiamente fornita di strutture ad alto rischio ambientale come la discarica di Cerreto, l'impianto di smaltimento rifiuti di Colfelice ed il termovalorizzatore dì San Vittore;
l'installazione di un impianto per lo smaltimento dell'amianto a Villa Santa Lucia, potrebbe penalizzare ulteriormente l'ambiente e la salute dei cittadini residenti;
la regione Lazio ha dato il parere in relazione all'impatto ambientale dell'impianto, ma con alcune prescrizioni riguardanti il ciclo dì produzione in uscita, inoltre mancano altri requisiti importanti, come la valutazione della prevenzione incendi;
l'area nella quale dovrebbe essere realizzato l'impianto si caratterizza per la presenza di importanti corsi d'acqua, nell'ambito del bacino idrografico del Liri-Garigliano; proprio in relazione a tale aspetto logistico, sussistono le maggiori preoccupazioni per il concreto rischio di una pericolosa contaminazione delle falde acquifere che avrebbe pesanti ripercussioni sulla salute dei cittadini e sull'integrità dell'ambiente e delle risorse idriche -:
se, ognuno per quanto di propria competenza, siano a conoscenza del progetto presentato dalla società e se siano state valutate le effettive conseguenze, prima ancora che rimpianto entri in funzione, per la salute dei cittadini che non si sentono adeguatamente rassicurati sulle possibili conseguenze connesse all'attività dell'impianto.
(2-00929)
«Anna Teresa Formisano, Dionisi, Libè, Galletti».

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere, premesso che:
il Ministro della difesa, direzione generale dei lavori e del demanio U.G.CT-2o Ufficio con il foglio Prot. n. M-D/GGEN/05/20877/21/104/10 del 7 dicembre 2010 avente ad oggetto «Attività di ricerca individuazione e scopri mento di ordigni esplosivi residuati bellici sul territorio nazionale» ha impartito la seguente disposizione «1. Come noto, questa direzione generale ha comunicato con la circolare a seguito che con l'entrata in vigore del decreto legislativo n. 66 del 2010 è stata abrogata l'unica normativa di rango legislativo concernente le bonifiche in oggetto, ovvero il decreto legislativo n. 320 del 1946. Nelle more del definitivo riordino della materia, peraltro, è già stato avviato l'iter di approvazione di una normativa dai medesimi contenuti di quella sopra citata. 2. Nel frattempo si conferma, ai sensi dell'articolo 2186 del codice in argomento, la perdurante vigenza ed efficacia delle direttive emanate in materia, salva la necessità di sospendere le comunicazioni all'INAIL, in mancanza di un'espressa disposizione legislativa che preveda il mantenimento dei relativi oneri a carico dello Stato.»;
l'articolo 2186 citato al comma 2 recita «I decreti ministeriali non regolamentari, le direttive, le istruzioni, le circolari, le determinazioni generali del Ministero della difesa, dello Stato, maggiore della difesa, del Segretariato generale della difesa, degli Stati maggiori di Forza armata, del Comando generale dell'Arma dei

carabinieri e del Comando generale del Corpo della Guardia di finanza, emanati in attuazione della precedente normativa abrogata, continuano a trovare applicazione, in quanto compatibili con il presente codice ed il regolamento, fino alla loro sostituzione»;
la sostenuta perdurante vigenza delle direttive emanate in materia dai competenti organi del Ministero della difesa fa sopravvivere delle disposizioni interne e regolamentari che poggiano su una unica fonte normativa che è inesistente perché abrogata -:
se la citata Direzione Generale del Ministero della difesa abbia rigorosamente conformato la propria condotta a quanto previsto dalla disposizione normativa citata in premessa, in particolare se sia possibile che una circolare possa aver valore in assenza di una normativa primaria di riferimento e in caso contrario se non intenda ritirare la citata circolare;
se non intenda assumere iniziative normative per disciplinare adeguatamente la materia della bonifica dei residuati bellici sul territorio nazionale.
(4-10433)

CATANOSO. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i volontari in ferma breve sono una particolare categoria di truppa delle Forze armate italiane istituita a seguito della sospensione del servizio di leva, in parte in servizio ed in parte in congedo a causa della mancanza di fondi per ulteriore rafferma;
questa categoria di militari ha prestato servizio nelle Forze armate in modo lusinghiero conseguendo eccellenti risultati per un periodo che va da un minimo di 3 anni ad un massimo di 9;
questi militari hanno partecipato, nel 2009, al concorso per «147 allievi finanzieri del contingente ordinario della Guardia di finanza (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - IV serie speciale n. 48 del 26 giugno 2009)» ed al concorso per «360 Allievi agenti della Polizia di Stato (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale - IV serie speciale "concorsi ed esami" del 15 dicembre 2009)»;
questi concorsi sono stati riservati ai volontari delle Forze armate che hanno completato senza demerito la ferma triennale;
la graduatoria finale ha previsto degli idonei non vincitori che, ad oggi, attendono di poter essere magari assunti viste le note carenze di organico nelle forze di polizia italiane;
nonostante la validità di queste due graduatorie, una per la polizia di Stato ed una per la Guardia di finanza, sono stati banditi due nuovi concorsi in detti Corpi uno con determina del comandante generale della Guardia di finanza del 10 giugno 2010 e l'altro con determina del capo della polizia del 30 luglio 2010;
a giudizio degli idonei e dell'interrogante, prima di bandire nuovi ed onerosi concorsi per il quadruplo del numero degli idonei, si poteva ben attingere da una graduatoria concorsuale vigente ai sensi di legge e per le stesse qualifiche professionali dei concorsi banditi nel 2010 e metterne a concorso il restante numero;
ad aggiungere beffa al danno si è prevista la possibilità di partecipare ai soli volontari in ferma prefissata di un anno con almeno sei mesi di servizio escludendo tutti gli altri;
a parte il fatto che questi idonei hanno superato tutte le fasi del loro concorso, i volontari hanno prestato un eccellente servizio militare e sono stati formati, addestrati e preparati con notevole dispendio di risorse pubbliche proprio a questo fine e cioè quello di prestare, in un secondo momento, servizio nella altre Forze armate e di polizia dello Stato a differenza dei futuri e nuovi vincitori di concorso -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-10435)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della difesa, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un articolo di Enzo Angelini dal titolo «Questi appalti s'han da fare. Una storia esemplare di malaffare e scempi storico-ambientali» si apprende che il 5 maggio 2010 è stato emesso l'ordine di sospensione lavori e ripristino stato dei luoghi» ai sensi degli «articoli 28, 160, 169 del decreto legislativo n. 42 del 2004» relativamente al sito nel cantiere di Micigliano (Rieti) nei confronti della Safab spa da parte della Soprintendenza ai beni architettonici del Lazio indirizzata unitamente al nucleo Tutela del patrimonio culturale dei carabinieri di Roma e Antrodoco;
dopo un diniego al giornalista di accedere agli atti (non coperti da segreto istruttorio) il 23 luglio 2010 si notificava l'ordinanza all'ufficio legale «Italia Nostra» (quasi due mesi dopo la richiesta);
il documento, dopo aver ricordato che l'amministrazione comunale di Micigliano (Rieti - sindaco Franco Nasponi nda.) il 7 aprile 2009 ed il 30 novembre 2009 aveva ricevuto il provvedimento di tutela ai sensi dell'articolo 46 del decreto legislativo n. 42 del 2004 per cui «era tenuta da quella data ad attenersi», «evidenzia che l'ente territoriale non ha ottemperato a quanto disposto con il primo avvio» e pertanto invitava «il Comando Carabinieri, quale postazione locale d'intervenire per rendere esecutiva la sospensione dei lavori e nel contempo si ordina il ripristino dello stato dei luoghi. S'inoltra al Comando Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio copia degli atti citati per l'attivazione di una procedura di controllo sulla grave inadempienza dell'amministrazione comunale»;
l'ordinanza, invece d'essere applicata, è trasmessa all'autorità giudiziaria di Rieti, finora inerte sulla vicenda, ed i lavori proseguono;
in particolare, è il sindaco del comune di Micigliano (Rieti) Franco Nasponi a non aver ottemperato al sopra citato ordine di sospensione lavori e ripristino dei luoghi emesso dal Mibac Lazio, in questo modo ponendo in essere una condotta riconducibile alla fattispecie di cui all'articolo 169 del decreto legislativo n. 42 del 2004 che sanziona «chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali» ciò anche nel caso in cui vi sia «inosservanza dell'ordine di sospensione del soprintendente»;
la citata disposizione prevede l'arresto da sei mesi ad un anno e l'ammenda sino a euro 38.734,50;
prosegue quindi lo scempio a danno dell'Abbazia di SS. Quirico e Giulitta in quel di Micigliano (Rieti) e delle Gole del Velino già oggetto di interrogazione parlamentare 4-06928;
oggi, le Gole del Velino sono scenario di un'«opera d'interesse statale» che «sta dando corpo a un mostro di cemento armato: un sovradimensionamento di un inutile svincolo stradale». Così si legge nell'appello indirizzato il 1° luglio 2010 da Riccardo M. Menotti, geologo e ricercatore del CNR di Firenze, al Presidente della Repubblica «quale garante della costituzione che all'articolo 9 tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della nazione» al quale chiede «la sospensione dei lavori, la revisione del progetto ed il ripristino dello stato dei luoghi». Transitandovi, sono ben visibili i frutti del «sistema gelatinoso». Tredici piloni di cemento armato che si alzano al cielo a 30 metri dall'Abbazia di SS. Quirico e Giulitta, costata 3,5 miliardi di vecchie lire nel Giubileo 2000, per costruire, in zona protetta, uno svincolo a tre uscite per il comune a più bassa densità abitativa della provincia (140 abitanti);
su Narcomafie febbraio 2010 si può leggere che: «In un convegno del 5 maggio 2009 cui aderiscono Legambiente, Fai, WWF, Cai, Mountain Wilderness, ed Anisa

(associazione nazionale insegnanti storia dell'arte), Italia Nostra propone un'alternativa per limitare i danni: un rettifilo con due semplici stop «a raso», il tutto con uno studio su popolazione, traffico e residenti realizzato dall'ingegnere Aldo Riggio docente di tecnica urbanistica a contratto dell'Università Tor Vergata di Roma, con l'intervento di Carlo Cecere ordinario d'ingegneria alla Sapienza di Roma -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa e quali iniziative si intendano intraprendere in merito alla mancata esecuzione dell'ordinanza per i luoghi dell'Abbazia di SS. Quirico e Giulitta;
se siano al vaglio soluzioni alternative, per le opere che interessano il reatino, rispetto al cosiddetto «otto volante», quali quella proposta da «Italia Nostra» citata in premessa e quali valutazioni siano state compiute in merito;
se e quali azioni si intendano promuovere in relazione alla mancata attuazione da parte delle forze dell'ordine dell'ordine di sospensione disposto dal soprintendente.
(4-10436)

TESTO AGGIORNATO AL 19 GENNAIO 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FLUVI e STRIZZOLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la normativa ICI introdotta dal decreto legislativo n. 504 del 30 dicembre 1992, all'articolo 2, comma 1, lettera a), definisce per fabbricato l'unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano e pertanto esclude implicitamente dall'imposta i fabbricati per i quali ricorrono i requisiti di ruralità di cui all'articolo 9 del decreto-legge 30 dicembre 1993, n. 557, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 26 febbraio 1994, e successive modificazioni;
la non esplicita esclusione ha creato in passato un contenzioso che è stato risolto dal legislatore attraverso l'interpretazione autentica prevista dal comma 1-bis dell'articolo 23 del decreto-legge n. 207 del 30 dicembre 2008 - cosiddetto milleproroghe per il 2009 - la quale ha previsto che, ai sensi e per gli effetti dell'imposta comunale sugli immobili, non si considerano fabbricati le unità immobiliari per le quali ricorrono i requisiti di ruralità come sopra definiti;
successivamente la Corte di Cassazione, con sentenza della Sezioni unite n. 18565 del 21 agosto 2009, è intervenuta applicando questa disposizione ed affermando che l'esclusione opera solo nel caso in cui il fabbricato rurale sia classificato catastalmente in categoria A/6 se fabbricato abitativo e D/10 se strumentale e prevedendo altresì che l'attribuzione all'immobile di una diversa categoria catastale deve essere impugnata specificamente dal contribuente che pretenda la non soggezione all'imposta per la ritenuta ruralità del fabbricato, restando altrimenti quest'ultimo assoggettato ad ICI, e allo stesso modo anche il comune dovrà impugnare l'attribuzione della categoria catastale A/6 o D/10 al fine di potere legittimamente pretendere l'assoggettamento del fabbricato all'imposta;
inoltre, gli uffici territoriali dell'Agenzia del territorio hanno spesso rifiutato la classificazione nelle categorie A/6 e D/10, privilegiando l'accatastamento in categorie diverse;
infatti, la classificazione in A/6 di fatto non è più utilizzabile, visto che vi rientrano i fabbricati privi, ad esempio, dei servizi igienici, mentre la classificazione in D/10 - che pure sarebbe quella nella quale dovrebbero essere inseriti tutti i fabbricati strumentali all'attività agricola - non è utilizzata dall'Agenzia del territorio che privilegia l'accatastamento in categorie più specifiche;

molti comuni, anche a causa delle ristrettezze finanziarie imposte negli ultimi anni, avvalendosi della pronuncia della Corte di Cassazione, hanno conseguentemente provveduto a recuperare l'ICI ai fabbricati che, seppure rurali, non rispettano la classificazione catastale definita dalla Corte di Cassazione -:
quale sia l'orientamento del Governo in merito alla rilevanza della categoria catastale rispetto all'imponibilità ai fini ICI dei fabbricati rurali.
(5-04067)

COMAROLI, FUGATTI, FORCOLIN e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il nuovo presidente della CONSOB, Giuseppe Vegas, ha recentissimamente dichiarato che non sempre i contenuti delle campagne pubblicitarie relative agli strumenti finanziari, segnatamente delle obbligazioni bancarie, in TV, su internet e carta stampata, corrispondono ai prospetti informativi;
in particolare, accade che i rendimenti di tali strumenti, magari solo del primo anno o della prima cedola, siano indicati con grande evidenza, mentre le altre condizioni e clausole siano indicati in termini non comprensibili per i risparmiatori, ad esempio in quanto i relativi prospetti informativi sono redatti solo in lingua inglese;
nella maggior parte dei casi i messaggi pubblicitari utilizzati per promuovere gli strumenti finanziari, che spesso costituiscono l'unica fonte informativa per i risparmiatori italiani, rispondono alla sola finalità di attirare l'investitore, anziché a quella di fornirgli una chiara e reale informativa, tralasciando di avvertire i risparmiatori circa i rischi connessi all'investimento, e traendo quindi, spesso, questi ultimi in inganno;
il rigore richiesto all'informativa in materia di sollecitazione al pubblico risparmio è spesso disatteso, come testimoniato dalle dichiarazioni del presidente della CONSOB;
la CONSOB può solo richiamare al rispetto della normativa, in quanto non ha poteri diretti d'intervento quando il prospetto informativo è depositato,all'estero, anche se il prodotto finanziario è offerto al pubblico anche in Italia;
in tale contesto appare fondamentale, anche alla luce di recenti vicende nelle quali alcuni intermediari finanziari hanno tradito la fiducia dei risparmiatori, rafforzare tutti gli strumenti di tutela in favore di questi ultimi, in particolare migliorando la trasparenza -:
quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze in materia, per garantire un'informazione chiara e trasparente sugli strumenti finanziari diffusi o collocati presso il pubblico, al fine di assicurare che tutti i risparmiatori, e non solo gli addetti del settore, possano comprendere il contenuto degli strumenti finanziari da loro acquistati, quali misure intenda mettere in atto per dare incisività ai richiami della CONSOB al rispetto della normativa di settore e se il Governo intenda farsi promotore presso gli organismi dell'Unione europea di iniziative normative volte a far sì che i prospetti informativi depositati all'estero, relativi a strumenti diffusi al pubblico anche in Italia, siano soggetti anch'essi all'intervento di vigilanza della CONSOB e siano predisposti con la massima trasparenza per i risparmiatori.
(5-04068)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la procura di Milano ha richiesto un sequestro di ingentissimi dimensioni, per concorso in aggiotaggio, nei confronti della Deutsche Bank, della Citibank e delle Morgan Stanley in relazione alla vicenda Parmalat, nella quale sono stati colpiti ben 40.000 risparmiatori, costituitisi parte civile

per ottenere il ristoro delle somme perdute a seguito del dafault dei titoli Parmalat da loro acquistati;
alcuni manager bancari rischiano pesanti condanne penali per il loro concorso, spesso determinante, nella produzione di un danno così clamoroso e devastante nei confronti dei cittadini risparmiatori, mentre per qualche altro manager c'è il rischio che il decorrere dei termini di prescrizione possa assicurare un'impunità che vanificherebbe il lavoro d'indagine svolto finora dalla magistratura e dalle forze dell'ordine;
in tale grave contesto, come segnalato da alcuni organi di stampa, c'è l'ulteriore rischio che l'entrata in vigore, dal mese di luglio 2011, della direttiva UCITS IV, la quale, attraverso l'introduzione della possibilità di utilizzare lo strumento del prospetto unico semplificato, modificherà le norme attinenti gli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari, possa ridurre la trasparenza sui fondi di investimento mobiliare;
si pone, in concreto, il rischio che gli investitori abbiano minori informazioni relativamente al costo di gestione dei fondi e minori possibilità di conoscere, anche attraverso simulazioni, il rendimento effettivo dei fondi stessi;
in parallelo a tale riduzione del livello di trasparenza in favore dei risparmiatori, l'ABI chiede che, in sede di recepimento della direttiva cosiddetta CRD3, in materia di remunerazione degli esponenti bancari, non siano imposte regole cogenti in ordine alle remunerazioni dei manager bancari, il che appare del tutto paradossale, ove si consideri che molti manager i quali si sono avvalsi di bonus elevatissimi hanno posto in essere comportamenti, spesso illeciti, che sono alla radice dell'attuale, gravissima crisi finanziaria ed economica;
l'esigenza di imporre precise regole pubbliche ai meccanismi di remunerazione dei manager è stata posta da autorevoli esponenti politici internazionali, quali ad esempio il Ministro dell'economia francese, Christine Lagarde, la quale ha anticipato l'intenzione di porre tale tema all'attenzione del prossimo G20 -:
quali iniziative intenda assumere, nel quadro delle proprie competenze, al fine di migliorare il livello di trasparenza assicurato ai risparmiatori relativamente agli strumenti finanziari diffusi presso il pubblico, segnatamente per quanto riguarda i costi di gestione ed i rendimenti degli organismi di investimento collettivo in valori mobiliari, scongiurando il rischio che il prossimo recepimento nell'ordinamento italiano della direttiva UCITS IV possa segnare un pericoloso passo indietro nella tutela dei piccoli risparmiatori, i quali sono già stati fortemente colpiti dai comportamenti opachi o addirittura illeciti di alcuni intermediari bancari e finanziari in occasione della recente vicenda Parmalat, e se non ritenga a tal fine opportuno promuovere, anche nelle sedi internazionali, una revisione della disciplina vigente relativamente ai meccanismi di remunerazione dei manager bancari, nonché relativamente alla sospensione degli esponenti bancari che siano stati condannati o rinviati a giudizio per violazioni della disciplina in materia di trasparenza e correttezza.
(5-04069)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

GALATI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'anno appena concluso è servito ad alcune organizzazioni sindacali di settore per tracciare una fotografia più nitida dell'universo e della situazioni carceraria in Calabria. Ormai da tempo viene denunciata da più parti l'insostenibilità della capacità ricettiva delle strutture carcerarie calabresi che riguardano una popolazione di 3316 persone (3253 uomini, 63 donne),

a fronte di una capienza regolamentare di 1885, con una media dell'indice di sovraffollamento regionale al 77,3 per cento. Un problema evidentemente di interesse nazionale che pone una terra già martoriata, come la Calabria, al terzo posto tra le regioni con il più alto tasso di sovraffolamento penitenziario. Nel contesto prettamente calabrese quello di Lamezia Terme - dai dati emersi nelle ultime rilevazioni sindacali - è l'istituto penitenziario con il più alto indice di affollamento, che equivale al 176,7 per cento, e risulta essere anche al primo posto nazionale in questa speciale classifica. Non meno preoccupanti sono i livelli di affollamento a Locri, che si attesta al decimo posto in questa negativa classifica con un indice pari al 124 per cento, a Reggio Calabria, con l'indice di affollamento al 119,5 per cento e il quattordicesimo posto a livello nazionale, e a Castrovillari, che risulta essere al quindicesimo posto a livello nazionale con l'indice di affollamento pari al 116,8 per cento. È necessario, in codesta situazione, garantire più giuste e dignitose condizioni sia per i detenuti, costretti a vivere in ambienti sovraffollati che favoriscono atti ai autolesionismo, sia per gli operatori di polizia penitenziaria che, sotto organico, sono costretti ad operare in ambienti inidonei;
l'attuale Governo con l'impegno del Ministro interrogato, attraverso la realizzazione del piano carceri, ha mostrato un chiaro interesse per risolvere l'inadeguatezza delle strutture penitenziarie. Assicurazioni in questo senso erano arrivate nei primi mesi del 2010 per migliorare anche la situazione calabrese attraverso il completamento del moderno istituto penitenziario Arghillà di Reggio Calabria, che rappresenterebbe, a ragion veduta, un importante passo in avanti per ridare dignità alla popolazione carceraria -:
come il Ministro interrogato intenda agire per porre rimedio alle gravi condizioni in cui versano le carceri calabresi;
se siano previsti ulteriori e definitivi interventi nel breve periodo per completare e rendere agibile il moderno istituto penitenziario Arghillà di Reggio Calabria.
(4-10420)

STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 dicembre 2010 è stato depositato presso la procura della Repubblica di Milano un esposto da parte del presidente dell'Ordine dei geologi della Lombardia, dottor Lamberto Griffini, per segnalare le gravi irregolarità accadute nel corso delle elezioni per il rinnovo del consiglio nazionale dei geologi, svoltesi dal 4 al 19 novembre 2010 a Roma;
ai sensi dell'articolo 3 del regolamento per il riordino del sistema elettorale e della composizione degli organi di ordini professionali (decreto del Presidente della Repubblica n. 169 del 2005), fra le modalità di votazione è ammessa quella mediante lettera raccomandata;
il medesimo articolo prevede che l'elettore debba richiedere alla segreteria dell'Ordine la scheda debitamente timbrata e, prima della chiusura della prima votazione, far pervenire la scheda stessa, in una busta chiusa (sulla quale è apposta la firma del votante autenticata nei modi di legge), nonché la dichiarazione che la busta contiene la scheda di votazione, all'Ordine, che la conserva sotto la responsabilità del presidente;
il presidente dell'Ordine consegna le buste al presidente del seggio centrale alla chiusura della prima votazione;
ove sia raggiunto il quorum costitutivo, il presidente del seggio, verificata e fattane constatare l'integrità, apre la busta, ne estrae la scheda, senza aprirla, e la depone nell'urna;
ove non sia raggiunto il quorum, il voto espresso per corrispondenza concorre ai fini del calcolo del quorum della seconda votazione (di tali voti si tiene, altresì, conto nell'eventuale terza votazione; quindi l'iscritto che ha esercitato il

voto per corrispondenza può votare personalmente alla seconda e alla terza votazione);
al presidente Griffini sono giunte moltissime lamentele e richieste di verifica delle suddette votazioni, sulla base di notizie di irregolarità, che ha palesato tramite il citato esposto. In particolare:
a) parrebbe che sugli avvisi di ricevimento di alcune buste contenenti le schede elettorali (sembra nell'ordine di alcune centinaia) sia stato apposto un medesimo timbro, contenente - fra l'altro - un errore nell'indicazione della via, che potrebbe far ritenere che gli avvisi di ricevimento siano stati compilati con un timbro appositamente creato dai mittenti;
b) per l'intero pomeriggio del 13 novembre 2010, si sono verificate interferenze nelle operazioni di seggio, turbando l'ordine delle consultazioni elettorali tanto da far intervenire i carabinieri del comando di Roma-Prati per ristabilire l'ordine e la ritualità delle operazioni;
c) pare che un numero imprecisato di schede votate presentino il medesimo errore nel cognome di un candidato;
i fatti citati sembrano confermare che il voto non sia stato esercitato in modo corretto, potendosi configurare azioni illegittime da parte di ignoti volte a falsare e condizionare il risultato elettorale relativo al rinnovo del Consiglio nazionale dei geologi;
allo stato attuale quasi tutte le regioni del Nord (Lombardia, Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige) sarebbero totalmente prive di qualunque rappresentante all'interno del consiglio nazionale dei geologi;
analogo esposto è stato depositato anche dal presidente del consiglio dei geologi della regione Piemonte, dottor Silvano Cremasco, presso la procura della Repubblica di Torino -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a revisionare l'intero procedimento elettorale riservato al consiglio nazionale dei geologi, eventualmente uniformandolo a quello della maggior parte degli altri Ordini professionali, in modo da garantire che tutte le componenti territoriali siano rappresentate all'interno del consiglio nazionale dei geologi.
(4-10434)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per le politiche europee, per sapere - premesso che:
si sono verificati negli ultimi tempi e sempre con maggior frequenza, gravi incidenti stradali che hanno come protagoniste le microcar, il che ha causato numerosi morti e feriti;
tali mezzi di circolazione sono spesso guidati da giovanissimi, senza esperienza al volante e sono costruiti con materiale leggero quale la plastica, per un peso di circa 400 chilogrammi contro i 1000 chilogrammi di una piccola auto;
tali veicoli sono spesso guidati da persone che non hanno conseguito la patente o alle quali è stata ritirata;
si tenga poi presente che spesso chi è alla guida, sentendosi sicuro nell'abitacolo, compie manovre azzardate e, se i motori vengono potenziati, essendo veicoli tarati non superiore a 45 chilometri orari che non hanno pneumatici, freni e carrozzeria pensati per velocità maggiori, si determinano situazioni di grave pericolo;
molti sindaci e, in particolare il sindaco Alemanno, hanno messo in evidenza l'urgenza di intervenire dal punto di vista normativo per far fronte alla pericolosità

della circolazione di questi quadricicli che sono assurdamente disciplinati come ciclomotori;
pare difficile ipotizzare ulteriori iniziative a livello normativo, dal momento che le regole che fissano i criteri di omologazione sono stabilite dall'Unione europea, rendendo inoltre arduo per i costruttori di tali veicoli dotarli di ulteriori sistemi di sicurezza;
l'associazione di categoria Confindustria Ancma-Gruppo Quadricicili si è messa a disposizione dei pubblici ministeri per ogni informazione sulle microcar, che tuttavia, proprio perché considerati ciclomotori a quattro ruote, soddisfano le normative di omologazione previste dall'Unione europea, pur non assicurandone la sicurezza;
entro il 19 gennaio 2011 l'Italia dovrà recepire la direttiva europea 2006/126/CE che prevede la revisione del sistema patente, imponendo un esame teorico e pratico anche per chi si mette alla guida delle microcar -:
quali ulteriori iniziative normative il Governo intenda adottare per garantire da subito maggiore sicurezza nella circolazione stradale delle suddette microcar e come intenda intervenire in sede di Unione europea per rendere la normativa europea più stringente ed efficace in tale delicato ambito.
(2-00933)
«Carlucci, Abrignani, Ascierto, Barani, De Angelis, De Camillis, Di Virgilio, Gregorio Fontana, Formichella, Germanà, Giammanco, Gibiino, Grimaldi, Iapicca, Lainati, Landolfi, Milanato, Moles, Pagano, Pecorella, Antonio Pepe, Petrenga, Pili, Mariarosaria Rossi, Saltamartini, Sammarco, Scalera, Stracquadanio, Vignali, Zacchera».

Interrogazioni a risposta immediata:

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da domenica 12 dicembre 2010, con l'entrata in vigore del nuovo orario invernale dei treni, sono state tagliate tutte le fermate dei treni eurocity delle ferrovie tedesche DB, austriache OBB e Le Nord nell'ambito del territorio regionale del Trentino-Alto Adige;
la decisione n. 659 del 6 dicembre 2010 dell'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari, l'organo competente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, prevede il taglio di tutte le fermate intermedie prima dei capolinea dei treni in arrivo da Monaco e da Innsbruck, diretti a Bologna, Verona, Milano, Venezia;
il danno per l'utenza è enorme: non solo vengono penalizzati i tanti pendolari che si recano per lavoro a Innsbruck e a Monaco, ma vengono fortemente danneggiati anche i turisti che specialmente in questa stagione si indirizzano verso l'Alto Adige per la stagione sciistica;
la decisione ha stabilito che il servizio ferroviario internazionale tra Germania, Austria e Italia sulla direttrice del Brennero non costituisce tratta internazionale;
la motivazione fornita a giustificazione di questa decisione si basa sul fatto che il «servizio di trasporto passeggeri svolto dalle compagnie austriache e tedesche comprometterebbe l'equilibrio economico dei contratti di servizio pubblico in termini di redditività dell'operatore Trenitalia»;
in verità l'operatore ferroviario Trenitalia non subisce alcun danno economico in virtù dell'accordo contrattuale esistente sulla base di una tariffa del tipo «gross cost», cioè un prezzo treno/chilometro sulla base del quale gli introiti tariffari non afferiscono all'impresa cui è affidato il servizio, ma sono versati alla provincia autonoma di Bolzano, che, a sua volta, provvede a compensare Trenitalia;

in sostanza l'intervento in questione non è altro che un'azione di tutela degli interessi di Trenitalia, che non offre lo stesso servizio agli utenti, ma non vuole che siano altre compagnie a svolgerli;
la decisione presa è fortemente lesiva del principio di libera concorrenza e in aperto contrasto con i principi ispiratori della politica europea relativa alla mobilità transnazionale. In particolare, la politica dei trasporti ferroviari transalpini deve orientarsi alla conservazione e al potenziamento dei servizi di trasporto regionale, che non devono essere sacrificati in seguito allo sviluppo dei servizi di lunga percorrenza;
in data 10 dicembre 2010 l'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari ha adottato un provvedimento di sospensione della decisione n. 659 del 6 dicembre 2010 della durata di tre mesi;
la decisione in questione, come si legge dal comunicato stampa del Ministro interrogato di venerdì 10 dicembre 2010, è stata adottata per far in modo che: «in questi tre mesi di moratoria le imprese coinvolte trovino un accordo sulle fermate da effettuarsi»;
in data 16 dicembre 2010 la Commissione europea, Direzione generale mobilità e trasporti, ha inviato al Governo italiano una lettera con la quale comunica di essere stata informata della decisione n. 659 del 6 dicembre 2010 dell'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari e delle severe restrizioni al diritto di DB, OBB e Le Nord di far salire e scendere passeggeri in stazioni situate sul territorio italiano sulla base di una richiesta presentata. La Commissione europea, nella lettera, precisa di essere stata anche informata della successiva decisione dell'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari di sospensione per tre mesi degli effetti della decisione del 6 dicembre 2010;
nella lettera la Commissione europea manifesta di nutrire severi dubbi in merito alla conformità di queste decisioni alla direttiva 2007/58/CE, che disciplina l'apertura del mercato dei servizi e di trasporto internazionale di passeggeri, elenca i motivi e conclude facendo presente che la Commissione europea potrebbe considerare che l'Italia sia venuta meno agli obblighi che le incombono sulla base della direttiva 91/440/CEE, come modificata dalla direttiva 2007/58/CE e decidere di inviare una lettera di messa in mora in applicazione dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea -:
se non ritenga il Governo, vista anche la lettera pre-infrazione inviata dalla Commissione europea, di dover intervenire immediatamente, ritirando la decisione assunta il 6 dicembre 2010 citata in premessa, che comporta gravi danni alla popolazione locale non solo per quanto riguarda la mobilità individuale, ma anche per l'economia di questi territori, garantendo, indipendentemente dal vettore ferroviario, gli esistenti collegamenti ferroviari nazionali ed internazionali.
(3-01410)

MEREU, GALLETTI, COMPAGNON, CICCANTI, VOLONTÈ, NARO, LIBÈ e OCCHIUTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito del processo di privatizzazione della Tirrenia spa, alcune tratte sarde sono state sospese da qualche mese, rendendo impossibile la prenotazione per la stagione estiva;
secondo alcune notizie di stampa, a seguito di tale situazione, le compagnie di navigazione Moby e Grandi navi veloci avrebbero, di fatto, realizzato un cartello, forti della posizione semi-monopolistica, e rincarato fortemente le tariffe per le tratte Genova-Olbia, Genova-Porto Torres e Civitavecchia-Olbia;
secondo le compagnie il rincaro sarebbe da attribuire all'andamento del costo del carburante, che rappresenta una componente significativa dei costi di gestione delle navi;

è chiaro che la mancanza di alternative non potrà che peggiorare i disagi economici per l'utenza: basti pensare che in assenza di Tirrenia i trasferimenti per Cagliari potranno essere effettuati solo per via aerea;
le ricadute economiche di questa situazione si prefigurano drammatiche, anche perché la concorrenza di altre destinazioni, sicuramente più economiche e di più agevole accesso, già si sta facendo sentire e molti turisti affezionati all'isola sono scoraggiati e tentati di abbandonare la loro meta preferita;
sulla Sardegna, oltre alle conseguenze negative di un forte calo della presenza turistica estiva, pesa anche la citata confusione legata alla fase di privatizzazione di Tirrenia, con tutto quello che ciò comporta dal punto di vista dei livelli occupazionali -:
quali iniziative di propria competenza intenda adottare per definire in tempi rapidi la vicenda della privatizzazione della Tirrenia spa e per consentire ai turisti di poter accedere ad un ventaglio di soluzioni alternative per i trasferimenti verso l'isola, soprattutto in vista della prossima stagione estiva.
(3-01411)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCARPETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
fra il comune di Monsummano Terme (provincia di Pistoia) e Autostrade per l'Italia (in seguito ASPI) nell'anno 2006 è stata sottoscritta una convenzione con la quale ASPI si impegnava alla redazione del progetto esecutivo ed alla esecuzione a propria cura, spese e responsabilità dei lavori relativi alla messa in opera di barriere fonoassorbenti lungo l'autostrada A11, Firenze-Pisa nord, nel tratto dal chilometro 36+108 al chilometro 37+817 nelle carreggiate est ed ovest, mentre il comune si impegnava a corrispondere, a titolo di contributo, la somma totale di 175.00 euro suddivisa in 7 annualità di 25.000 euro ciascuna;
in prossimità di questo tratto autostradale si trovano due aree sensibili quali una scuola materna ed un struttura termale di valenza sanitaria e l'installazione delle barriere fonoassorbenti si rendeva e si rende necessaria al fine di mitigare l'inquinamento acustico attualmente ben oltre il limite di legge come evidenziato nel piano comunale di classificazione acustico e nel conseguente piano di risanamento che è divenuto successivamente parte integrante del progetto esecutivo elaborato da ASPI;
nel rispetto della convenzione sottoscritta, ASPI provvedeva alla elaborazione del progetto esecutivo ed alla presentazione dello stesso alla giunta comunale che nel maggio del 2008 lo approvava avendo acquisito tutte le autorizzazioni compresa quella della Sovraintendenza, essendo il tratto in esame interessato da vincolo paesaggistico;
successivamente il comune di Monsummano, a più riprese fino a giungere a diffide formali nei confronti di ASPI, ha sollecitato la realizzazione dell'intervento nel rispetto della convenzione ottenendo nell'ottobre 2008 una risposta interlocutoria e nell'agosto 2009 una nota con la quale ASPI comunicava che il progetto era stato sospeso in quanto la tratta della A11 tra Pistoia e Montecatini Terme ricadeva tra quelle per le quali, ai sensi della convenzione tra ANAS e ASPI, quest'ultima aveva l'obbligo di sviluppare la progettazione preliminare dell'intervento di potenziamento attraverso la realizzazione della terza corsia -:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere affinché Autostrade per l'Italia rispetti gli impegni assunti con il comune di Monsummano Terme per la realizzazione delle barriere fonoassorbenti, anche in considerazione del fatto che la realizzazione della terza corsia non ha previsioni certe in ordine al finanziamento ed ai tempi e che nel tratto autostradale

in questione l'inquinamento acustico mette a rischio la salute dei cittadini.
(4-10419)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal Corriere della Sera a firma Francesco Alberti il 14 gennaio 2011 risulta che, alla prova di collaudo, il «Super Tram» di Bologna denominato Civis «per due volte ha sbandato in mezzo al traffico, poi ha mostrato più di un'incertezza in curva e quando è stato il momento di allinearsi alla banchina, l'operazione è stata tutt'altro che chirurgica. È stato un vecchio autista a bordo a riportare il mezzo in traiettoria»;
nell'articolo si legge inoltre che: «Sono anni, d'altra parte, che sbanda il decantato Civis, supercomputerizzato tram su gomma a guida ottica che prima o poi unirà parte della periferia al cuore della città (doveva essere pronto per il 2010, forse lo sarà nel 2012). Sono anni che questo colossale progetto da 182 milioni di euro (di cui 109 dallo Stato) sovrasta e dilania la politica bolognese: modifiche di percorso, sollevazioni di comitati popolari, ritardi, voltafaccia, allarmi più o meno catastrofici. Un tormentone estenuante. Ora complicato dall'ingresso in scena della magistratura, chiamata ad accertare la regolarità del progetto sotto il profilo della sicurezza (da qui il test dell'altro giorno e il sequestro di alcune vetture), oltre che il corretto adempimento delle clausole contrattuali da parte dell'azienda costruttrice «Irisbus»;
l'Azienda trasporti comunale (Atc) ha calcolato in 15 mila euro al giorno la penale che Irisbus e Coop Costruttori dovranno pagare per i ritardi nella consegna del progetto, ma le due aziende addebitano ad altri la responsabilità dello slittamento dei tempi. Per non parlare, poi, delle 48 vetture, moderne e scintillanti, che da tempo languono inutilizzate nei magazzini, ma che intanto richiedono un'adeguata e costosa manutenzione;
i comitati di cittadini lamentano scarsa informazione e trasparenza su tutta la vicenda legata alla progettazione e realizzazione del tram bus -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito all'intera vicenda che ha riguardato la realizzazione del progetto CIVIS a Bologna, con particolare riferimento al contenuto del contratto d'appalto e alla sussistenza di eventuali penali e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo;
se siano previsti ulteriori contributi governativi al progetto.
(4-10426)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in merito a lavori eseguiti dalla Safab spa, «Antimafia 2000 n. del 2010» segnala numerose irregolarità e violazioni di legge tra le quali la redazione del documento regione Lazio del 24 maggio 2004 a firma del dirigente area V.I.A. Bruno D'Amato e del direttore regionale Raniero De Filippis in cui si dichiarano inesistenti i siti vincolati «in seguito a sopralluogo del 12 febbraio 2004» con «l'esclusione dell'opera dal procedimento V.I.A.», disconoscendo così il rendiconto 31 gennaio 1995 del comune di Micigliano alla Regione con l'importo per il restauro dell'abbazia e sconfessando i piani paesistici regionali Zps e Sic (zona a protezione speciale, sito d'interesse comunitario) con conseguente obbligatorietà di valutazione d'impatto ed incidenza ambientale;
nel documento a firma D'Amato e De Filippis si legge infatti «Sebbene nell'area di progetto non siano segnalati ufficialmente elementi puntuali d'interesse storico-archeologico...»;

i lavori sul fiume Velino sarebbero stati eseguiti violando la legge del 20 marzo 1865, n. 2248, allegato f (manomissione alvei fluviali) e il regio decreto 25 luglio 1904, n. 523 (domanda autorizzazione) ed autorizzati, dopo otto mesi dall'inizio dei lavori, dalla provincia di Rieti;
si segnala la mancata corresponsione delle somme dovute alle ditte appaltatrici che non hanno pagato gli stipendi ai lavoratori per diversi mesi e quindi contravvenendo al durc (documento unico regolarità contributiva), fatto che avrebbe dovuto comportare decadenza della certificazione Soa e dell'appalto;
infine, quanto ai lavori che hanno interessato Rocca di Cambio, ugualmente sarebbe dovuta esservi decadenza dall'appalto, in quanto il direttore tecnico d'impresa, Luigi Masciotta, è stato agli arresti per diversi mesi dal 4 agosto 2009, con obbligo di firma -:
per quale motivo l'Anas che sovrintende i lavori non abbia ottemperato alle leggi in materia.
(4-10437)

RAZZI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in vari periodi nell'aeroporto di Roma Fiumicino si sono verificati fenomeni macroscopici di disguidi e perdite di bagagli;
questi fenomeni procurano nel mondo grave danno per l'immagine e per l'economia del Paese;
la stampa internazionale si è interessatadel caso con grande rilievo sul principali giornali;
anche il Parlamento si è interessato di questo caso e sono state rilevate varie disfunzioni, al punto tale da spingere alcuni parlamentari a chiedere sanzioni e revoca della concessione aeroportuale;
Enac ha il dovere istituzionale di intervenire con provvedimenti anche sanzionatori -:
quali siano state e quali siano le iniziative che Enac abbia assunto nei confronti della società di gestione Aeroporti di Roma;
se, in relazione a quanto esposto in premessa, l'Enac abbia rimosso o trasferito o ritenga di rimuovere o trasferire i propri vertici dall'aeroporto di Fiumicino;
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere a riguardo.
(4-10438)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:

SARUBBI, MARAN, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, BRESSA, BORDO, D'ANTONA, FERRARI, FONTANELLI, GIOVANELLI, LO MORO, MINNITI, NACCARATO, POLLASTRINI, VASSALLO e ZACCARIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 20 aprile 2005 il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione presso il Ministero dell'interno ha istituito un call center informativo sull'iter delle richieste di cittadinanza italiana che, come noto, è piuttosto farraginoso;
tale servizio ha avuto un notevolissimo impatto sull'utenza, considerando che sono circa 60.000 le domande di cittadinanza presentate annualmente e che il servizio ha registrato una media di 100.000 contatti l'anno. Anche i riscontri qualitativi degli utenti sono altrettanto positivi: tanto sul versante della qualità del servizio, che per l'effettiva utilità che l'interazione diretta con gli utenti permette circa l'orientamento sui tempi di attesa, sulle problematiche relative alle pratiche e nel contributo al perfezionamento delle stesse;
il 5 luglio 2010 venne annunciata la costituzione di un database relativo alle domande di cittadinanza, che consente di ricevere informazioni on-line sull'iter delle

pratiche attraverso un'articolata procedura di registrazione sul sito del Ministero. In quella data, tuttavia, non fu soppresso il call center, a dimostrazione del fatto che, evidentemente, i due servizi venivano visti come complementari, non esclusivi. Ed è in effetti così: il servizio on-line fornisce notizie generiche sullo stato della pratica, quello telefonico è, invece, un servizio analitico, che consente, o meglio, consentiva, il superamento di non pochi problemi e, quindi, l'accelerazione di un iter concordemente riconosciuto come problematico;
se l'accorciamento dei tempi necessari per l'ottenimento della cittadinanza italiana è tuttora fonte di acceso confronto politico, non lo è, invece, l'unanime considerazione sulla necessità assoluta di snellire e facilitare le procedure burocratiche ad essa legate, che causano l'eccessivo rallentamento di un iter già piuttosto lungo. Nella seduta della Camera dei deputati del 22 dicembre 2009, in sede di discussione generale del testo unificato di modifica della legge n. 92 del 1991, la relatrice, onorevole Isabella Bertolini, concordava su questa circostanza, affermando la necessità di istituire strumenti persino legislativi «al fine di risolvere il problema, che da più parti è stato segnalato, dell'eccessiva durata dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza». La cancellazione di uno strumento come il call center contrasta, quindi, con l'orientamento condiviso dalle diverse forze politiche presenti in Parlamento e, persino, con quanto proclamato in materia dallo stesso Governo;
le ragioni del taglio del servizio risultano, infine, difficilmente comprensibili, anche in considerazione della recente introduzione, nel cosiddetto pacchetto sicurezza, di un contributo pari a 200 euro all'atto della presentazione della domanda di cittadinanza, che sembra immotivato e non solo non comporta un miglioramento del servizio, ma addirittura porta ad un suo notevole peggioramento -:
se il Ministro interrogato non intenda spiegare i motivi effettivi alla base della soppressione del servizio citato in premessa e, comunque, ripristinare il call center, almeno sino a quando il Parlamento non porterà a termine, secondo le intenzioni da più parti manifestate, la procedura di riforma della cittadinanza e, con essa, lo snellimento dei procedimenti legati al suo iter amministrativo.
(3-01412)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato su l'Unità il 14 gennaio2011 risulta che secondo una rivelazione di Wikileaks che ha pubblicato un dispaccio scritto nel giugno del 2008 dal console generale Usa a Napoli, J. Patrick Truhn risulterebbe che in Campania la camorra farebbe affari anche con «importazioni a basso costo» che vanno «dalle mele cariche di pesticidi della Moldova al sale del Marocco infestato da E. coli», il temibile escherichia coli, con «etichette-made-in-Campania»;
nel file, il diplomatico cita le affermazioni di un «comandante dei carabinieri» di Napoli. Si parla anche dei panifici nelle mani della camorra dove si cucina il pane con materiali tossici e del fatto che secondo il diplomatico per 2/3 i panifici della regione sono in mano alla criminalità e cucinano il pane con materiali tossici. A Caserta - si legge nel dispaccio - «le fabbriche illegali che fanno mozzarella usano latte in polvere boliviano» -:

di quali informazioni disponga in merito il Governo;
se non si ritenga di avviare un'ampia verifica sui prodotti alimentari campani.
(4-10427)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
un operaio della linea elettrica delle ferrovie, il signor Antonino Micali, è morto la mattina del 17 gennaio 2011 a Messina dopo essere stato investito da un treno mentre lavorava -:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in merito alla dinamica dell'incidente;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, il Governo intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-10418)

LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap è proprietaria di diversi alloggi nella città di Bologna;
la quasi totalità è oggetto di procedura di vendita e la normativa in vigore favorisce l'acquisto da parte dell'inquilino anche per motivazioni sociali;
infatti il decreto legislativo n. 104 del 1996, articolo 6, comma 5, recita: «agli attuali conduttori delle unità immobiliari ad uso residenziale è riconosciuto il diritto di prelazione, che può essere esercitato dagli stessi, ... sempre che non sia stata accertata in via definitiva l'illegittimità dell'assegnazione dell'immobile a suo tempo effettuata»;
la legge n. 410 del 2001, articolo 3, comma 6, stabilisce che: «I diritti dei conduttori sono riconosciuti se essi sono in regola con il pagamento dei canoni e degli oneri accessori e sempre che non sia stata accertata l'irregolarità della locazione», mentre all'articolo 3, comma 109, lettera a) legge n. 662 del 1996, si dice che: «è garantito, nel caso di vendita frazionata, il diritto di prelazione ai titolari dei contratti di locazione in corso ovvero di contratti scaduti e non ancora rinnovati purché si trovino nella detenzione dell'immobile ...»;
esiste consolidata giurisprudenza al riguardo nella quale si ribadisce (Cass. 16 ottobre 2001 n. 12599) come, con tali disposizioni, il legislatore abbia inteso attribuire ai conduttori degli immobili di proprietà di alcuni enti un diritto legale di prelazione nell'ipotesi di alienazione degli immobili stessi;
l'INPDAP di Bologna, sin dal luglio del 2000 ha intimato lo sfratto per finita locazione nei confronti di 21 inquilini/famiglie abitanti in Bologna in via dei Mille n. 18, 20 e 22 e in via Montebello 2/2 e 4, nonostante che sin dal 1998 l'INPDAP stessa avesse già inoltrato ai predetti inquilini le cosiddette denuntiatio praelationis debitamente riscontrate dalle dichiarazioni dei conduttori di esercizio del diritto di prelazione, con possibilità di tutela ex articoli 2932 del codice civile (Cass. n. 12599 del 2001), tutela già attivata con altro procedimento in corso presso lo sesso tribunale di Bologna, assieme ad altri 40 inquilini/famiglie degli stessi fabbricati e di altri fabbricati sempre in Bologna;
pur se con il beneficio del dubbio, gli intimati di sfratto per finita locazione ritengono che l'atteggiamento ostile dell'INPDAP potrebbe essere stato ispirato da un intento ritorsivo nei loro confronti, dal momento che questi stessi inquilini, nel 1999, avviarono una causa per ripetizione

di indebito contro l'INPDAP per l'eccessiva onerosità di alcune annualità degli oneri accessori: in merito si rileva che nella circostanza la causa di sfratto fu intentata dall'INPDAP di Bologna esclusivamente nei confronti dei 21 inquilini (sui circa 80 del complesso edilizio di via dei Mille e via Montebello) che avviarono in precedenza la causa per restituzione di indebito e che, inoltre, salvo errore, non risulta che alcun ente previdenziale pubblico abbia mai intrapreso nei confronti dei propri inquilini in regola con i pagamenti sfratto per finita locazione, giusta le disposizioni legislative sopra riportate;
questo vanifica nella sostanza il diritto di prelazione degli inquilini esponendo l'ente ad ulteriori cause per risarcimento danni -:
quale sia la situazione e come si intenda contemperare l'esigenza di liquidità dell'ente con l'interesse degli inquilini e i diritti da essi maturati negli anni.
(4-10425)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2010 presso la diga di Montedoglio sul fiume Tevere, si è verificata una falla al manufatto in questione che ha provocato la fuoriuscita di 500 metri cubi di acqua al secondo;
tale evento ha generato un'onda di piena lungo l'asta del fiume Tevere, la quale, a quanto si conosce, ha determinato modeste esondazioni in alcune aree poste a valle dello sbarramento;
l'evento ha generato preoccupazione tra le popolazioni e le istituzioni interessate sia per quanto attiene alla sicurezza dell'opera sia per quanto riguarda la necessità di garantirne il pieno funzionamento al fine di garantire gli usi e le finalità per le quali tale opera è stata realizzata;
l'attuale precario quadro istituzionale conseguente alla cessazione dell'ente irriguo umbro-toscano, concessionario delle predette opere, rende altresì incerte le prospettive legate al mantenimento in esercizio del complesso di infrastrutture gestite dal predetto ente per il quale l'articolo 2, comma 4, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, ha previsto il trasferimento delle competenze ad un soggetto individuato o costituito dalle regioni interessate -:
quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interpellati per:
a) individuare le più celeri ed efficaci modalità per ripristinare pienamente la funzionalità dell'opera danneggiata al fine di garantire la messa in sicurezza e il completo utilizzo della diga dalla quale dipendono i prevalenti usi irrigui e plurimi di vaste aree dell'Umbria e della Toscana;
b) superare lo stato di precarietà istituzionale dell'ente irriguo umbro-toscano in regime di proroga dall'anno 2001, avviare il percorso istituzionale stabilito dall'articolo 2 comma 4, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito nella legge 26 febbraio 2010, n. 25, e concludere il predetto iter;
c) accertare eventuali responsabilità di carattere gestionale;

quali investimenti siano stati effettuati dallo Stato e quali investimenti si prevede di effettuare per realizzare le opere ricomprese nello schema idrico denominato Montedoglio, nell'ambito della programmazione ministeriale in materia di risorse idriche di interesse nazionale.
(2-00931)«Polidori, Brugger».

Interrogazioni a risposta immediata:

PALOMBA, DI PIETRO, DI GIUSEPPE, ROTA, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la pastorizia sarda produce l'80 per cento del latte ovicaprino italiano, rappresentando così un'industria di straordinaria importanza per l'economia italiana e sarda, in quanto basata sulla produzione e non sulla virtualità o sul terziario;
questo comparto sardo, che si regge sugli enormi sacrifici degli allevatori-produttori, incontra gravissime difficoltà perché il prezzo del latte non è remunerativo dei costi e dei sacrifici incontrati per produrlo, mentre la trasformazione, concentratasi prevalentemente sulla fabbricazione del pecorino romano, trova difficoltà di collocazione e dà luogo ad un rilevante stoccaggio del prodotto;
gli allevatori sardi hanno più volte lanciato grida accorate con richieste di soccorso anche alla regione Sardegna;
il Movimento pastori sardi, dopo le manifestazioni di cui si è reso protagonista a Cagliari ed in altre parti dell'isola, afferma di non avere ricevuto risposte dalla regione Sardegna attraverso la recente legge regionale in materia, che esso definisce una «truffa», in quanto non dà risposte strutturali al comparto, ma si risolve in una parziale elargizione a pioggia, che presenta aspetti, ad avviso degli interroganti, clientelari e non di sistema, che viene lasciato morire senza risposte;
gli allevatori sardi protestano e manifestano per evitare che muoiano essi stessi e l'intero comparto, che è essenziale per l'economia sarda e nazionale, chiedendo l'intervento delle autorità regionali, nazionali ed europee;
per questa ragione una numerosa delegazione di allevatori aderente al Movimento pastori sardi il 28 dicembre 2010 si è recata a Roma in nave, per protestare contro la mancanza di interventi strutturali in favore del comparto e per chiedere la comprensione e l'intervento del Governo nazionale in Italia ed in Europa;
per tutta risposta, invece che trovare ascolto in nome di diritti costituzionalmente garantiti, hanno trovato la polizia che li ha fermati a Civitavecchia, compiendo - ad avviso degli interroganti - un grave abuso, che ha leso il diritto alla libertà di manifestazione, abuso di cui è responsabile anche il Ministro interrogato, che non è intervenuto al fine di consentire che i pastori potessero rappresentare le loro ragioni presso le sedi istituzionali nazionali;
una discriminazione sarebbe stata, dunque, operata tra pastori sardi ed allevatori nordisti e leghisti. Questi ultimi sono stati visti occupare indisturbati la sede stradale con i trattori ed abbandonarsi ad atti violenti (mentre il Movimento dei pastori sardi non ne ha posto in essere), malgrado ciò venendo accontentati con l'accollo allo Stato delle multe per la violazione del regime europeo delle quote latte da loro operata;
di fronte a due identiche vertenze e a due industrie del latte sembrano, perciò, essere stati applicati due pesi e due misure -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per dare risposte concrete alle legittime richieste dei pastori e degli allevatori sardi, al fine di valorizzare la produzione lattiero-casearia propria del territorio sardo.
(3-01406)

BALDELLI e CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
è ormai consolidato il dato che attesta il progressivo svuotamento dei mari delle risorse ittiche;
le più recenti stime a riguardo confermano che le attuali raccolte di pesce superano, sette volte su dieci, il livello

considerato sostenibile, imponendo una più rigorosa attenzione da parte degli operatori internazionali;
uno dei principali ostacoli alla conservazione di dette risorse risiede certamente nel comportamento di quegli Stati o quelle navi da pesca che operano al di fuori o in totale noncuranza delle regole poste a tutela dell'ambiente;
l'Italia è finita nella lista nera del Noaa (National oceanic and atmospheric administration) per la pesca illegale, non dichiarata e non documentata;
contrastare la pesca illegale con la politica della «tolleranza zero» rappresenterebbe un elemento molto positivo in un settore, come quello ittico, che nel giro di due anni ha perso il 12 per cento della produzione e l'11 per cento dei ricavi sulla base degli ultimi dati resi noti dall'Irepa, l'Istituto di ricerche economiche per la pesca e l'acquacoltura -:
quali siano le iniziative del Ministro interrogato per combattere la pesca illegale nei mari italiani.
(3-01407)

...

SALUTE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
è essenziale ridimensionare la pervasività del potere politico in relazione alle scelte gestionali e amministrative delle aziende sanitarie, necessità in relazione alla quale l'interpellante ha presentato una proposta di legge recante «Modifiche all'articolo 4 decreto legislativo del 21 dicembre 1999 n. 517 in materia di organi delle aziende ospedaliero universitarie»;
la peculiarità del ruolo dell'università nel rapporto con le strutture sanitarie territoriali, in particolare nella formazione del personale medico e in generale nell'assistenza, è stata spesso svilita dall'eccessiva preponderanza del potere politico regionale;
l'oggettivo condizionamento di nomine e di procedure concorsuali nell'ambito delle strutture sanitarie universitarie collegate alla regione, infatti, finisce, da un lato, per ledere l'autonomia universitaria e, da un altro lato, per instaurare un rapporto anomalo con la regione che tende a omologare il sistema sanitario penalizzando le punte di eccellenza, avvalendosi delle competenze attribuite per legge nazionale e che dovrebbero essere meglio definite;
l'interpellante reputa essenziale rafforzare il ruolo dei rettori universitari nelle decisioni riguardanti la designazione dei vertici e la scelta dei membri delle aziende ospedaliero-universitarie, come strumento utile a sottrarre ai condizionamenti politici nomine di carattere eminentemente tecnico;
in questo quadro l'interpellante fa presente quanto sta accadendo presso il policlinico S. Orsola Malpighi di Bologna proprio allo scopo di fornire un esempio di quella cattiva gestione che ha ispirato l'interpellante nella presentazione del sopra ricordato progetto di legge;
per quanto concerne la medicina interna è stato bandito un concorso pubblico per ricoprire il posto di primario presso un'unita operativa di medicina interna. Il concorso è stato espletato dal direttore del policlinico, Cavina, un mese prima della scadenza del suo mandato. In questi concorsi non c'è un vincitore: la commissione identifica una terna di candidati «idonei» fra i quali il direttore generale identifica chi, a parere suo, meglio può ricoprire il ruolo; la terna è stata identificata dalla commissione nominata dal direttore Cavina. La scelta del primario sarebbe però da eseguire dal nuovo direttore generale, Sergio Venturi; in questi concorsi solitamente si designa il vincitore pochissimi giorni dopo la definizione della terna ma

a tre mesi dalla conclusione dell'iter e nulla è ancora successo. Di sicuro il nuovo direttore generale avrà preso tempo per conoscere la situazione e verificare chi potrebbe essere la persona migliore a cui assegnare la posizione. Tuttavia vi è da segnalare che fra i tre «idonei» vi è anche uno degli indagati per le questioni di concorsopoli di Bologna: si tratta del professor Stanghellini, che è stato rinviato a giudizio (l'unico per cui è rimasta in piedi la corruzione);
il problema del direttore generale è quindi assai spinoso, perché la presenza di Stanghellini nella terna di «idonei» lo mette in difficoltà. Costui è molto titolato ed è forse quello che ha più titoli fra i tre. Tuttavia la sua nomina a primario rappresenterebbe un atto del tutto discutibile, in rapporto alla sua posizione processuale. Ma d'altra parte una sua bocciatura potrebbe portare ad una serie di ricorsi da parte dello stesso Stanghellini che potrebbe dirsi «discriminato» pur essendo quello con più titoli per ricoprire la posizione. E così il concorso e la nomina del primario della medicina interna è fermo, lasciando un intero reparto nel limbo; la ferita di concorsopoli è quindi ancora aperta e influisce sull'andamento dell'ospedale;
per quanto attiene al pronto soccorso l'apertura del pronto soccorso in via Albertoni ha modificato l'assetto strutturale del Policlinico. L'area dell'emergenza è ora localizzata nel nuovo edificio, dove è presente tutto il reparto di medicina d'urgenza. Tuttavia il piano di spostamento delle attività non ha considerato il contemporaneo spostamento della chirurgia d'urgenza, che resta nel Padiglione 25, vicino a viale Ercolani. La distanza fra pronto soccorso/medicina d'urgenza con la struttura di chirurgia d'urgenza è più che raddoppiato ora rispetto alla collocazione precedente all'apertura del nuovo padiglione. Ora non si comprende come sia possibile che le attività legate all'urgenza siano così distanti e che la direzione aziendale non abbia saputo prevedere il simultaneo trasloco anche della chirurgia d'urgenza nel nuovo padiglione; per la sicurezza dei pazienti è indispensabile che l'attività di chirurgia d'urgenza venga spostata immediatamente nel nuovo padiglione del pronto soccorso per potere dare ai pazienti gravi che ne hanno bisogno delle risposte immediate; sembra che un paziente ricoverato per la rottura della milza (una vera emergenza chirurgica) sia deceduto qualche sera fa e la morte potrebbe anche essere parzialmente connessa ai ritardi causati dalla distanza fra le due strutture;
anche con riferimento allo spostamento delle attività chirurgiche nel nuovo polo, nella stessa palazzina è comunque previsto lo spostamento di tutte le attività chirurgiche generali e dei trapianti addominali, inclusa quindi la rianimazione generale del policlinico. Ora, la cosa grave è che nonostante vi sia un progetto di razionalizzazione molto pubblicizzato, l'azienda Sant'Orsola non abbia redatto un piano strutturale e organico di trasferimento delle attività e quindi del personale; la mancanza di un piano organico e la «navigazione a vista» implica una sostanziale confusione organizzativa che ha portato persino alla chiusura temporanea di ben 8 posti di rianimazione a causa del trasferimento, ossia quasi la metà dei posti di rianimazione disponibili;
in tutti e tre gli ambiti gestionali esemplificati appena ricordati la direzione aziendale sta, ad avviso dell'interpellante, dimostrando un scarsa capacità gestionale; analoghe situazioni possono agevolmente riscontrarsi in tantissime realtà ospedaliere universitarie italiane;
per queste ragioni l'interpellante ha peraltro presentato un atto di sindacato ispettivo attraverso il quale si chiedono iniziative, anche normative, al fine di evitare che condizionamenti politici prevalgano sulla funzione sanitaria-assistenziale così garantendo la tutela della salute dei cittadini (atto camera n. 4-10362) -:
se intenda assumere iniziative normative in materia di scelta dei responsabili

delle aziende ospedaliere universitarie al fine di ridimensionare, tra l'altro, il ruolo della politica in tale ambito.
(2-00930) «Garagnani».

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

DELLA VEDOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 20 luglio 2010 la Commissione europea ha autorizzato l'azienda Sky Italia a partecipare alla gara (beauty contest) per l'assegnazione delle frequenze digitali terrestri, accettando, come scritto in una nota ufficiale, «di sollevare l'azienda da un impegno sottoscritto nel 2003 che impediva - fino al 31 dicembre 2011 - di partecipare alla gara di aggiudicazione frequenze per la televisione digitale terrestre»;
per la sua decisione la Commissione europea si è basata sulle mutate condizioni del mercato tra il 2003 e il momento della richiesta: alcuni fattori, come l'ingresso nella pay-tv italiana di nuovi soggetti e la grande crescita del digitale terrestre, hanno, di fatto, eliminato i rischi per la concorrenza alla base dell'impegno del 2003;
prima dell'autorizzazione della Commissione europea, di fronte alla manifestazione di interesse di Sky Italia alla partecipazione alla gara, l'allora Vice Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ipotizzava l'esistenza nel nostro ordinamento di norme che, in presenza di determinate condizioni, vietino il controllo del capitale di un operatore di rete televisiva da parte di un soggetto extracomunitario (Sky Italia è, infatti, controllata da News corp, società di nazionalità statunitense);
in particolare, il Vice Ministro richiamava l'articolo 16 delle disposizioni sulle leggi in generale del codice civile («principio di reciprocità nel godimento da parte dello straniero degli stessi diritti goduti dagli italiani»), evidenziando come nel caso di specie fosse riscontrabile l'assenza di reciprocità tra la normativa statunitense e quella italiana;
in data 21 giugno 2010 il Ministero dello sviluppo economico ha richiesto al Ministero degli affari esteri un parere circa la sopra citata reciprocità tra Italia e Stati Uniti d'America: il degli affari esteri, con nota del 31 agosto 2010, ha rilevato come la normativa statunitense di settore (Communications act del 1934, successivamente emendato) vieti ad una società straniera di possedere una licenza radiotelevisiva, senza tuttavia pronunciarsi sull'applicazione nel caso specifico del principio di reciprocità;
la decisione della Commissione europea, nel frattempo intercorsa, ha aperto a questo punto un confronto verbale tra le autorità di Roma e Bruxelles, con il Commissario Almunia più volte intervenuto per sollecitare il Governo italiano a procedere in tempi rapidi all'indizione della gara per l'assegnazione dei multiplex della tv digitale, sulla base delle regole comunitarie;
in data 7 dicembre 2010, come ulteriore atto propedeutico e chiarificatorio, il Ministero dello sviluppo economico presentava al Consiglio di Stato un quesito al fine di «sgombrare ogni possibile equivoco - si legge in una nota di stampa diramata il giorno 9 dicembre 2010 dallo stesso Ministero - su come debba essere inteso il principio della reciprocità tra Stati, e non fra piattaforme tecnologiche, con particolare riferimento, ovviamente, a quelli extra Ue»; a tal fine, si chiedeva al Consiglio di Stato di interpretare la vigenza o meno di un principio generale stabilito nel comparto televisivo sin dalla «legge Maccanico», che per l'analogico prevedeva la reciprocità riferita al controllo societario, in aggiunta al principio di «stabilimento»

per «qualsiasi impresa stabilita nella spazio economico europeo», come è indicato nella delibera 497/10/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni;
per la formulazione del parere, il Consiglio di Stato chiedeva, quindi, all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e al Ministero degli affari esteri di esprimere osservazioni a riguardo;
in data 14 dicembre 2010 l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha espresso il proprio parere, rilevando che - diversamente dalla disciplina delle concessioni radiotelevisive (articolo 3, comma 2, della legge n. 249 del 1997), in base alla quale il controllo delle società anche ubicate in Italia o in ambito comunitario da parte di soggetti extracomunitari è consentito solo a condizioni di piena reciprocità e - per quanto riguarda le attività di emittente e di operatore di rete in tecnologia digitale terrestre - è opportuno riferirsi al solo criterio dello stabilimento della società in Italia e/o nello spazio economico europeo, anche in applicazione di quanto previsto nel codice delle comunicazioni elettroniche;
il 17 dicembre 2010 il Ministero degli affari esteri inviava le proprie osservazioni al Consiglio di Stato, senza esprimersi in forma conclusiva, ma sostanzialmente senza concludere in alcun modo che un soggetto controllato da una società di diritto statunitense potesse essere escluso dalla gara in ragione della mancata reciprocità;
in data 20 dicembre 2010, il Consiglio di Stato, rispondendo alla richiesta di parere del Ministero dello sviluppo economico, evidenziava come il quesito fosse stato formulato dal Ministero stesso in termini troppo «generali e sintetici» e «privo di un'argomentata illustrazione dei punti problematici», invitando lo stesso - ove questo non trovi esaustive le risposte fornite dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal Ministero degli affari esteri, che, di fatto, consentono ad una società come Sky Italia di partecipare alla gara per l'assegnazione delle frequenze - a riformulare entro trenta giorni il quesito;
le recenti dichiarazioni del Ministro interrogato dell'11 gennaio 2011, pur ribadendo l'impegno ad una rapida risoluzione della questione, non chiariscono definitivamente la posizione del Governo: se l'Esecutivo, nelle parole del Ministro interrogato, pare essere in procinto di procedere all'indizione della gara, avendo accettato «in una visione europea la compatibilità» della partecipazione di Sky Italia alla gara, sembrano, tuttavia, sussistere «alcuni particolari rispetto alla disciplina di gara che vanno precisati nel rispetto del combinato disposto complessivo»;
i ritardi nell'indizione della gara hanno determinato uno stato d'incertezza per gli operatori del settore e rischiano di danneggiare il grado di competitività e innovazione del Paese, nonché la sua capacità di attrarre investimenti esteri nel settore delle nuove tecnologie digitali -:
se, sulla base di quanto espresso dal Consiglio di Stato e delle osservazioni a questo fornite dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dal Ministero degli affari esteri, il Ministero dello sviluppo economico consideri definitivamente superati i dubbi relativi alla possibile partecipazione della società Sky Italia alla gara per l'assegnazione delle frequenze digitali terrestri o se vi siano ulteriori elementi ostativi alla pubblicazione del bando di gara entro le prossime settimane.
(3-01408)

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI,

LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'aumento del prezzo del greggio è strettamente legato alle problematiche relative alla grande debolezza strutturale dell'approvvigionamento energetico del nostro Paese, che, a differenza degli altri Paesi dell'Unione europea, è privo di risorse energetiche proprie;
i continui rialzi dei prezzi della benzina e del gasolio non corrispondono tuttavia agli aumenti del costo del petrolio, che nell'ultimo mese ha fatto registrare un calo rispetto alle passate quotazioni, facendo paventare il rischio di possibili speculazioni;
l'effetto inevitabile è certamente quello di un generalizzato aumento dei prezzi che pesano sulle tasche degli automobilisti per 198 euro annui, di cui 108 euro per costi diretti e 90 euro per quelli indiretti;
da notizie di stampa, il Governo sembra abbia avviato una verifica degli andamenti dei prezzi dei carburanti anche per approfondire la questione della «doppia velocità», secondo la quale le compagnie petrolifere aumenterebbero il prezzo al dettaglio non appena si verifica un rialzo del prezzo internazionale del greggio e non farebbero altrettanto quando tale prezzo diminuisce;
sembrerebbe, poi, che il Governo sia intenzionato a convocare con urgenza un tavolo sui carburanti per definire la tanto attesa riforma di settore, la quale dovrebbe essere presto portata in Consiglio dei ministri;
occorre porre in essere strumenti maggiormente efficaci rispetto a quelli fino ad oggi adottati, che portino anche ad un rafforzamento della concorrenza e ad una maggiore trasparenza nel mercato della distribuzione dei carburanti;
di fronte ad una situazione così incerta e non più sostenibile si prospetta la necessità di un intervento immediato del Governo, con la rapida approvazione del disegno di legge di riforma del settore -:
se il Governo intenda dar seguito agli impegni annunciati in premessa e procedere quanto prima a dare attuazione alle misure di contenimento dei prezzi del petrolio, attraverso l'immediata attuazione della riforma del mercato della distribuzione dei carburanti, a tutela dei consumatori.
(3-01409)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Evangelisti n. 4-10399, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cimadoro.

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
risoluzione in Commissione Motta n. 7-00460 del 22 dicembre 2010;
mozione Casini n. 1-00517 del 10 gennaio 2911;
mozione Antonione n. 1-00519 dell'11 gennaio 2011;
mozione Reguzzoni n. 1-00523 del 17 gennaio 2011;
mozione Tempestini n. 1-00524 del 17 gennaio 2011;
mozione Carlucci n. 1-00525 del 17 gennaio 2011;

mozione Evangelisti n. 1-00526 del 17 gennaio 2011;
mozione Bocchino n. 1-00527 del 17 gennaio 2011;
mozione Vernetti n. 1-00528 del 17 gennaio 2011.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Anna Teresa Formisano n. 2-00654 del 18 marzo 2010;
interrogazione a risposta scritta Brugger n. 4-10039 del 15 dicembre 2010;
interrogazione al risposta scritta Di Pietro n. 4-10378 del 13 gennaio 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Mereu n. 5-04051 del 13 gennaio 2011.

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ERRATA CORRIGE

Mozione Antonione e altri n. 1-00519 pubblica nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 415 dell'11 gennaio 2011. Alla pagina 18464, prima colonna, dalla riga decima alla riga sedicesima, deve leggersi: "(1-00519) «Antonione, Holzmann, Nirenstein, Biancofiore, Angeli, Bonciani, Boniver, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Moles, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Pianetta, Picchi, Scandroglio, Zacchera»" e non "(1-00519) «Antonione, Nirenstein, Biancofiore, Angeli, Bonciani, Boniver, Renato Farina, Lunardi, Malgieri, Migliori, Moles, Osvaldo Napoli, Nicolucci, Pianetta, Picchi, Scandroglio, Zacchera»", come stampato.