XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 420 di mercoledì 19 gennaio 2011
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 10,05.
MIMMO LUCÀ, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Bocchino, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Crimi, D'Alema, Dal Lago, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Galati, Alberto Giorgetti, Martini, Messina, Mura, Ravetto, Reguzzoni, Sardelli, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Approvazione in Commissione (ore 10,07).
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di martedì 18 gennaio 2011, la XIII Commissione permanente (Agricoltura), ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge:
«Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari» già approvato dalla Camera dei deputati e modificato dalla XIII Commissione permanente (Agricoltura) del Senato della Repubblica (2260-bis-B).
Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 10,08).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Intervento del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, onorevole Angelino Alfano.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per il terzo anno consecutivo sono chiamato a riferire dinanzi ai rappresentanti eletti dal popolo dei risultati conseguiti dal Governo nel delicatissimo tema dell'amministrazione della giustizia e a dare atto cioè a tutti i cittadini della corrispondenza o meno, nell'attività del Pag. 2Governo, del programma politico che, attraverso il voto, la maggioranza degli italiani ha condiviso.
Mi sia consentito, prima di ogni cosa, di rivolgere un deferente ossequio al signor Presidente della Repubblica, garante dell'unità d'Italia voluta dai Padri del Risorgimento e consacrata anche nell'unità del sistema giudiziario del Paese, della quale unità quest'anno ricorre il centocinquantesimo anniversario.
L'anno appena trascorso ha visto il Ministero della giustizia impegnato a fondo nella decisiva battaglia dell'efficienza, volta a contrastare la lentezza del sistema processuale italiano che impedisce al cittadino di fruire della giustizia quale servizio di un moderno Stato democratico.
Nei mesi scorsi, su questo fronte, molti sono stati i risultati conseguiti dal Governo, sui quali a breve mi soffermerò. Ma un dato su tutti è per me motivo di orgoglio e di incoraggiamento nel proseguire la strada già tracciata e per apprezzarlo meglio è utile ricordare che esattamente trent'anni fa, nel 1980, l'arretrato civile, già allora considerato grave, era pari a 1.394.826 procedimenti. Nel 1990 cresceva a 2.414.050, incrementato in media da circa 100.000 fascicoli in più ogni anno. Nel 2000 raggiungeva il traguardo di 4.896.281 procedimenti ed infine, il 31 dicembre 2009, si avvicinava alla soglia dei 6 milioni, segnando il record assoluto di 5.826.440 di arretrato pendente.
Ebbene, dopo lustri di inesorabile aumento della pendenza dell'arretrato, gli uffici della statistica del Ministero hanno registrato quest'anno un risultato clamoroso e straordinario che, negli ultimi trent'anni, si è manifestato una sola volta, in modo analogamente marcato, e cioè il numero dei processi civili pendenti, nel giugno del 2010, è sceso del 4 per cento, arrivando a 5.600.616 rispetto all'anno precedente, con una diminuzione pari a meno 223.824 procedimenti, cosa che finalmente marca una decisa inversione del trend negativo che vi ho appena ricordato.
Il risultato raggiunto è stato più roseo di ogni ottimistica aspettativa, considerato che dopo trent'anni di inarrestabile incremento anche soltanto il blocco della corsa al rialzo poteva considerarsi un buon traguardo. Dunque, l'inversione di tendenza rappresenta la più gradita e piacevole delle novità che - si badi - non è per me una sorpresa, ma una scommessa vinta, che lascia ben sperare per il futuro e conforta sulla bontà delle scelte operate. Infatti, lo studio disaggregato dei dati consente di ritenere non occasionale né fortuito questo evento che, al contrario, trova la sua spiegazione nella convergenza di almeno tre fattori positivi introdotti dal Governo Berlusconi: le riforme in materia di processo civile, la sempre più completa informatizzazione degli uffici giudiziari, le modifiche normative delle spese di giustizia ed in particolar modo della disciplina del contributo unificato che ha abbattuto sensibilmente il numero delle opposizioni a sanzioni amministrative.
A questi virtuosi interventi si è ancora una volta aggiunta positivamente la straordinaria capacità di silente e proficuo lavoro dei magistrati italiani addetti al civile. In questo modo abbiamo dimostrato che il nemico mortale della giustizia italiana, cioè la sua lentezza, sulla quale mi ero soffermato a lungo negli anni precedenti proprio in quest'Aula, può e deve essere sconfitto con un disegno chiaro ed un'adeguata strategia.
Ciò posto, nel settore penale i dati segnalano una stabilità della pendenza, con un modesto decremento, poiché si passa da 3 milioni e 335 mila procedimenti pendenti al 31 dicembre 2009 a 3 milioni e 290 mila al 30 giugno 2010: segno evidente della necessità di una maggiore incisività degli interventi sul processo penale che dovrà essere espressa nella seconda metà della legislatura in corso. Vi è tuttavia un dato in notevole aumento che non mi dispiace affatto, perché fa riferimento alla sopravvenienza dei procedimenti penali iscritti presso le procure della Repubblica contro indagati noti per reati di competenza delle direzioni distrettuali antimafia, un dato che registra un incremento del 10,5 per cento, perché, Pag. 3oltre all'impegno encomiabile dei magistrati e delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata, una parte del merito va attribuito anche agli innovativi ed efficaci strumenti garantiti con i numerosi interventi legislativi e amministrativi in materia di antimafia proprio da parte di questo Governo.
Il complesso di questo impegno della «squadra Stato» e di questi interventi ha consentito infatti di mettere in campo il più robusto sistema di norme di contrasto alla criminalità organizzata, il più alto numero di detenuti sottoposti al regime di cui al 41-bis dalla sua introduzione nel nostro ordinamento giuridico, il più alto numero di provvedimenti ministeriali di riapplicazione del citato regime del 41-bis dopo l'avvenuto annullamento disposto in sede giudiziaria dai tribunali di sorveglianza, il più basso numero di provvedimenti ministeriali di revoca del 41-bis da parte del Ministro della giustizia, la gestione del tragico record di presenza nelle carceri senza che si sia fatto ricorso ad indulti o provvedimenti generalizzati di clemenza, il più alto numero di posti di magistrati messi a concorso in soli due anni (ben 713, cui si aggiungono i 253 magistrati già assunti nel 2010, per complessive 966 unità); il più alto numero di posti di agenti di polizia penitenziaria, ben 1.800, banditi in un solo concorso; il più alto numero di nuovi posti nelle strutture carcerarie, cioè 2.000 in due anni, equivalenti al numero di nuovi posti che erano stati istituiti nei dieci anni precedenti.
L'attività del Ministero ha avuto come primo obiettivo nel 2010 il miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario e penitenziario del nostro Paese, ed in questo senso, nonostante i tagli determinati a livello globale dalla contingente crisi economica sui bilanci di ciascuna amministrazione pubblica, nei dodici mesi scorsi sono stati raggiunti significativi risultati in materia di organizzazione dei servizi e di potenziamento del sistema carcerario.
Partirò dal primo aspetto. Quanto alla organizzazione, una citazione merita la positiva evoluzione del progetto «Diffusione di best practice presso gli uffici giudiziari italiani» finanziato dal Fondo sociale europeo per 23 milioni di euro stanziati dalle regioni con la programmazione 2007-2013 e riguardante la diffusione delle prassi virtuose che possono garantire un percorso di change management, e che ha già riguardato 96 uffici giudiziari, diversi per tipologia e grandezza, cui il progetto è stato esteso nel 2010 con la specifica formazione impartita a 200 dirigenti degli uffici giudiziari candidati che hanno partecipato ai seminari organizzati dal Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria.
Ciò premesso, passerò a descrivere per singoli punti le attività maggiormente rilevanti. Ma prima desidero fornire un dato che, pur se da tempo noto e già divulgato, non è mai stato considerato a sufficienza ai fini della giusta valutazione e del rilievo dei modelli organizzativi rispetto a quelli meramente finanziari. La regola è ben nota agli economisti ed anche agli analisti di organizzazione: la sola immissione di risorse economiche aggiuntive non risolve alcun profilo di inefficienza di qualsiasi organizzazione complessa. Questa regola è puntualmente confermata anche dai dati relativi al sistema giudiziario. Basti un evidente esempio: dal 1996 al 2007, sono stati spesi complessivamente nel settore dell'informatica più di 2 miliardi di euro, mentre nello stesso periodo l'arretrato, sia nel settore civile che in quello penale, aumentava inesorabilmente. Nel triennio di questa gestione ministeriale, la voce di spesa è scesa sensibilmente, ma una corretta programmazione ed organizzazione dei servizi ha consentito di ottenere migliori risultati rispetto al passato.
Nel corso del 2010, è proseguita l'attività di informatizzazione e razionalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, malgrado - come ho appena detto - la costante contrazione delle risorse finanziarie disponibili. Al riguardo, come è a tutti noto, per ragioni tecniche questa contrazione aveva determinato uno stop provvisorio ai servizi di assistenza informatica, che ha generato, insieme ad una fondata preoccupazione, anche catastrofismi Pag. 4tanto eccessivi quanto fuori luogo ed il consueto rosario di polemiche e strumentalizzazioni.
Ebbene, con urgenza e tempestivamente si sono recuperate le risorse, pari a 5 milioni di euro, per assicurare l'immediata ripresa del servizio per il primo semestre di quest'anno, mentre proprio ieri ho provveduto a stabilizzare la situazione per l'intero 2011, integrando gli stanziamenti con risorse fresche pari a 6 milioni di euro, non sottratti ad altri servizi.
Detto questo, l'impegno del Governo in questo settore è stato davvero imponente ed i risultati positivi sono misurabili oggettivamente con la semplice esposizione di alcuni numeri di rilievo. In particolare, nel settore civile, il processo civile telematico è attivo con valore legale per i decreti ingiuntivi in 25 tribunali, in 12 per le esecuzioni, in otto per il settore fallimentare ed in cinque anche per i pagamenti elettronici.
Questo è un servizio che consente di pagare con moneta elettronica il contributo unificato e tutti i diritti previsti, mentre - ci tengo a sottolinearlo - all'atto del mio insediamento questi numeri, esattamente quelli che ho indicato in riferimento alle circostanze e agli uffici giudiziari che ho citato, erano pari a zero, sostenuti - se così si può dire - da investimenti per soli 600 mila euro, più che decuplicati negli ultimi due anni da questo Esecutivo, con un investimento che, sempre negli ultimi due anni, ammonta ad oltre 15 milioni di euro.
Secondo aspetto: i sistemi web di gestione dei registri informatici per la cognizione ordinaria, vera e propria precondizione per un effettivo processo di informatizzazione efficiente, sono stati attivati in 18 distretti di corte d'appello su 26 ed in 127 tribunali su 165, mentre a metà del 2008, quando ci siamo insediati, si era fermi ad un solo distretto (oggi sono 26) e soltanto dieci tribunali (oggi sono 165).
Inoltre, i sistemi web di gestione dei registri informatici per le esecuzioni sono stati attivati su tutto il territorio nazionale, mentre nel 2008 risultavano attivi soltanto 12 distretti e 58 tribunali. Desidero, inoltre, rivendicare con una punta di orgoglio che, a metà del 2008, il sistema giudiziario poteva ben dirsi all'anno zero nel settore civile per quanto attiene la consultazione via Internet di dati e documenti processuali, con un solo punto di accesso, uno solo, abilitato alla consultazione.
Ebbene, un serrato programma di razionalizzazione dei sistemi e degli investimenti ha consentito di attivare punti di accesso in 157 tribunali su 165, mentre in 151 uffici sono possibili le consultazioni da remoto dei registri della cognizione e in 81 anche quelli delle procedure esecutive.
In numerosi uffici è stato messo inoltre a disposizione un servizio di consultazione evoluta, che consente agli utenti avvocati di consultare, sempre tramite Internet, il fascicolo digitale appositamente creato, che raccoglie gli atti e i documenti del processo. In particolare, il servizio è attivo per il processo di cognizione in 10 corti di appello e in 89 tribunali, nonché, per il processo di esecuzione, in 78 tribunali.
È quasi inutile, al riguardo, ricordare quanta inefficienza e perdita di tempo comporta la consultazione manuale ed in ufficio di questi dati, mentre le innovazioni introdotte consentono un significativo incremento della possibilità per l'utente di conoscere informazioni processuali e si sostanziano in un aumento dell'accessibilità dei servizi, con conseguente riduzione delle code agli sportelli. In particolare, gli utenti esterni registrati presso un punto di accesso autorizzato al processo telematico possono accedere in tempo reale al fascicolo informatico, ossia agli atti in formato elettronico depositati dalle parti o dal giudice, e ai documenti scansionati e fare ricerche giurisprudenziali.
Non meno rilevanti sono i progressi in materia di comunicazioni telematiche, da noi - lo voglio sottolineare - introdotte con il decreto-legge n. 112 del 2008. Le comunicazioni telematiche sono cresciute nel 2010 del 350 per cento e sono passate dalle oltre 100 mila del 2009 - già quello era un risultato più che positivo - a quasi 500 mila comunicazioni inviate nello Pag. 5scorso anno. Il servizio consiste, come ben sapete, nell'automatica esecuzione delle comunicazioni di cancelleria agli avvocati e prevede, altresì, l'inserimento automatico della ricevuta elettronica nel fascicolo informatico, all'interno del quale è conservata la firma ai fini del valore legale.
Se si considera che oggi gli avvocati telematici sono oltre 23 mila rispetto ai meno 10 mila del 2009, si coglie appieno lo spazio di crescita che è lecito attendersi per il 2011 con riferimento al numero complessivo degli iscritti all'albo, anche solo mantenendo l'attuale trend di crescita. Desidero ricordare che più comunicazioni telematiche significa più risparmio di risorse economiche e umane, più velocità, meno cause di nullità.
Ed in questo quadro vanno richiamati anche gli interventi normativi e regolamentari di sostegno alle scelte di innovazione tecnologica dell'amministrazione: mi riferisco in particolare alle norme relative alla informatizzazione delle procedure esecutive ed alla possibilità di svolgere per via telematica le aste giudiziarie.
Si è poi dato corso a numerosi ed importanti atti dell'amministrazione centrale, tra i quali vanno segnalati l'estensione del protocollo informatico alla Direzione generale dei magistrati e l'avvio delle procedure per l'applicazione di tale protocollo anche alla Direzione del personale con evidenti positive ricadute nella gestione dell'intero sistema giudiziario, nonché la gestione informatizzata di tutto il parco auto del Ministero della giustizia.
Anche la gestione informatizzata del personale amministrativo è stata resa possibile agli uffici periferici che ne hanno fatto richiesta, e sono state informatizzate le nuove piante organiche ed i nuovi profili professionali, individuati dal nuovo contratto collettivo integrativo, sottoscritto il 29 luglio 2010.
Queste innovazioni, grazie anche ad un servizio interno di call center per l'assistenza agli utenti, hanno consentito - giusto per fare qualche esempio concreto - di mettere a regime la compilazione della domanda on line per il concorso in magistratura, la presentazione on line del ricorso in opposizione a sanzioni amministrative e a decreto ingiuntivo presso gli uffici del giudice di pace, la compilazione e l'invio delle domande on line per la progressione economica del personale, che ha riguardato oltre 40.000 dipendenti, la registrazione al portale degli stipendi della pubblica amministrazione per l'accesso al cedolino e al CUD.
In tutti questi sforzi informatici, che non sono ancora conclusi e di cui ancora parlerò, ho trovato un riferimento importante ed operoso, che ringrazio, nella persona del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, che è stato colui il quale ha agevolato questo compito dal versante del Ministero cui è a capo.
Nel 2010 è stato potenziato il servizio di documentazione degli atti processuali penali mediante un apposito portale web che rende possibile scaricare le trascrizioni delle udienze penali. In particolare, si è proceduto ad un ampliamento contrattuale finalizzato a permettere anche alle procure, e non soltanto ai giudici, l'accesso informatico a tali dati. In tal modo, l'accesso diretto al portale del Ministero agevolerà l'attività delle procure, evitando la richiesta del formato cartaceo dei verbali agli uffici giudicanti, con un notevole risparmio delle spese e l'azzeramento dei tempi per il cosiddetto rilascio copie. Analogamente, si è potenziato il servizio di multivideoconferenza, che consente la partecipazione a distanza ai processi penali per i detenuti più pericolosi sottoposti al regime del 41-bis e per i collaboranti e testimoni protetti.
L'intero sistema è stato profondamente innovato, con il progressivo passaggio dal sistema analogico alla tecnologia digitale su rete IP. Nel piano di esecuzione dei lavori è stata inserita anche la realizzazione in via sperimentale di quattro sale con particolare tecnologia evoluta denominata telepresence, che consente la trasmissione di dati audio-video ad alta definizione. Ad oggi, è stata realizzata una delle quattro sale, presso il tribunale di Pag. 6Napoli, e le altre tre saranno realizzate nel corso del 2011 nei siti di Parma, Milano-Opera e Roma - Rebibbia.
Inoltre, la modalità di telepresence in alta definizione è stata estesa al tribunale di sorveglianza di Roma, il quale, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 94 del 2009, è stato investito della competenza in via esclusiva a livello nazionale in materia di reclami avverso i decreti di sottoposizione al regime penitenziario del 41-bis.
Queste innovazioni e questi miglioramenti di sistema già esistenti non sono che una parte dell'impegno governativo e amministrativo per migliorare il servizio giustizia che, sotto il profilo organizzativo e informatico, ha sofferto nel passato di una preoccupante carenza di disegno strategico e di una sorta di anarchia decisionale ed operativa, che ha reso particolarmente impegnativo e severo il compito di razionalizzare i vari sistemi, ridurre sensibilmente i costi di gestione, ricondurre ad unità le varie esperienze maturate nei singoli uffici, vincere le inevitabili resistenze, quando non i sospetti, rispetto alle novità che si sono proposte.
Non meno rilevanti sono le innovazioni nel settore penale, dove il 2010 si è caratterizzato per lo sviluppo e la diffusione di tre importanti strumenti: il «Calendar», cioè il calendario delle procure; il Sidip, ovvero il sistema informativo dibattimentale penale; il package procura, che è finalizzato a garantire un significativo snellimento delle attività istituzionali svolte dalle procure della Repubblica.
Si tratta di un insieme di applicazioni informatiche che gestiscono elettronicamente i flussi informativi in entrata ed in uscita dalle procure, con l'obiettivo finale di creare il fascicolo elettronico. Ciò si realizza attraverso: l'informatizzazione della trasmissione delle notizie di reato dalle forze di polizia alle procure della Repubblica, nonché del flusso inverso di eventuali comunicazione inviate alle procure dalle forze di polizia; il nuovo sistema del registro generale, che tra le altre funzioni, è preposto a garantire l'iscrizione, l'assegnazione dei fascicoli e l'avanzamento di stato del procedimento con produzione automatica del carico pendente; il sistema Aurora, al quale è affidata la gestione del fascicolo penale elettronico in tutto il suo ciclo di vita di indagine fino al rinvio a giudizio; il modulo per le comunicazioni e notificazione telematiche al quale è affidata la delicata fase - una volta emanate le regole tecniche previste dall'articolo 4 del decreto-legge n. 196 del 2009 - della notificazione degli atti tramite la posta elettronica certificata, nonché il sistema documentale di piattaforma tecnologica documentale, quale substrato tecnologico organizzato in servizi e trasversale rispetto ai suddetti applicativi proprio per la gestione di tutti i documenti prodotti e ricevuti durante la vita di un procedimento. Rendo inoltre noto che sono ormai di prossima emanazione le regole tecniche per il processo telematico civile e penale, come previsto dall'articolo 4, commi 1 e 2, del decreto-legge sopra citato.
In questa autorevole sede desidero rassicurare tutti coloro che hanno avuto modo di esprimere le proprie perplessità in ordine alla sicurezza del sistema, dando garanzia dell'adozione di strumenti che consentiranno il pieno ed esclusivo controllo da parte dell'autorità giudiziaria di tutti i dati relativi ai procedimenti penali, attraverso l'adozione di tutte le cautele tecniche indispensabili per garantire l'osservanza del più rigoroso segreto istruttorio.
Desidero ancora precisare che il regolamento attuativo di prossima emanazione consentirà anche di adottare la posta elettronica certificata standard per tutte le trasmissioni da e per il dominio «Giustizia», così consentendo ai professionisti ed ai cittadini di utilizzare un unico canale di comunicazione elettronica, il cui ricorso è già obbligatorio per i professionisti in virtù del decreto-legge n. 185 del 2008, nell'ambito dei rapporti con la pubblica amministrazione ed è stato ulteriormente potenziato dal recentissimo decreto legislativo 30 dicembre 2010, n. 235.
È stata inoltre prevista la realizzazione da parte del Ministero della giustizia del cosiddetto portale dei servizi telematici, al Pag. 7fine di fornire documentazioni, informazioni e istruzioni, nonché per consentire l'accesso ai soggetti abilitati esterni non dotati di punto di accesso. Tale strumento servirà, inoltre, a consentire in futuro il libero accesso alle raccolte giurisprudenziali e alle informazioni essenziali sullo stato dei procedimenti pendenti, disponibili in forma anonima, al fine di consentire in particolare una fruizione diretta da parte dei cittadini.
Il complesso di questi sforzi non esaurisce di certo il compito di razionalizzare e ammodernare il servizio giustizia anche sotto il profilo tecnologico e digitale, ma il cambio di passo e di strategia ha già dato frutti concreti, che rappresentano per l'Italia una positiva ed assoluta novità, di cui magari poco si parla, ma che fa già sentire i suoi effetti nel rilevamento statistico nazionale e in modo più marcato nel settore civile, dove più imponenti sono stati gli interventi, e tutto ciò pur nelle difficoltà conseguenti al costante calo delle dotazioni ordinarie di bilancio e malgrado le consuete resistenze a tutti i processi di innovazione e riorganizzazione dei servizi.
Alla data del 21 dicembre 2010 risultano presenti in organico 9.036 magistrati togati, con una scopertura, come già detto, pari a 1.115 posti. Per rimediare a questa situazione, l'impegno del Ministero è stato particolarmente rilevante, tanto che nell'agosto 2010 sono stati nominati 253 magistrati ordinari, vincitori di un concorso che però era a 500 posti, bandito nel 2008; è in corso la correzione delle prove scritte di un ulteriore concorso a 350 posti, bandito nel 2009, che pare terminerà nella prossima primavera; altri 373 posti sono stati banditi nel 2010 - le prove scritte sono previste a partire dal 15 giugno prossimo - e sono già previsti nuovi concorsi in magistratura, da espletare, prevedibilmente, nell'agosto 2012 e nel febbraio 2013. Ho inteso così riprogrammare, dopo una lunga stasi, una serie straordinaria di concorsi, restituendo ai nostri giovani giuristi, interessati all'ingresso nella magistratura ordinaria, una cadenza tendenzialmente annuale di questo importante concorso.
Questo impegno si aggiunge agli interventi in materia di aumenti delle piante organiche di uffici giudiziari di particolare rilievo, da Reggio Calabria a Roma, da Perugia a L'Aquila, da Bari a Santa Maria Capua Vetere, e di proroga di magistrati onorari, in attesa che sia varata la riforma organica del settore.
È poi fin troppo noto l'impegno del Governo in materia di funzionalità del sistema giudiziario, con la previsione di norme straordinarie per la copertura dei posti vacanti negli uffici giudiziari meno richiesti dai magistrati, soprattutto al sud, che consentono al CSM, fino al 31 dicembre 2014, di trasferire d'ufficio magistrati dagli altri uffici vicini, norma - ahimé - non ancora adeguatamente utilizzata dal Consiglio superiore della magistratura.
Rivendico infine - con il sostegno del Parlamento - di avere previsto, con la legge n. 24 del 2010, proprio per evitare la minacciata desertificazione delle procure, una deroga al divieto di destinare agli uffici requirenti i magistrati che non abbiano ancora conseguito la prima valutazione di professionalità, essendo questo, peraltro, un divieto - come è noto - introdotto nella precedente legislatura. Nell'anno 2010 ho espresso il concerto in ordine al conferimento di 75 uffici direttivi e ho eseguito 58 ispezioni ordinarie e 16 inchieste. Ho altresì ritenuto di dover esercitare l'azione disciplinare nei confronti di 59 magistrati per violazione dei doveri di diligenza, correttezza e laboriosità relativi a diverse ipotesi, tra le quali spiccano quelle relative a gravi e reiterati ritardi nel deposito delle motivazioni delle sentenze, che talvolta hanno determinato inaccettabili scarcerazioni di pericolosi criminali per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare (ed anche questo nell'ottica di contrastare ogni possibile fonte di lentezza o rallentamento dell'iter processuale).
Il 29 luglio 2010 è stato sottoscritto, dopo quasi dieci anni di attesa, il contratto collettivo nazionale integrativo del Ministero della giustizia, che contempla un nuovo ordinamento professionale del personale non dirigenziale del Ministero della Pag. 8giustizia in osservanza dei criteri stabiliti dal contratto collettivo nazionale di lavoro del 14 settembre 2007. Si tratta di un'importante innovazione che, pur nell'attuale situazione di insufficienza degli organici, offre uno strumento più moderno, flessibile ed innovativo per le attività di supporto alla giurisdizione quotidianamente svolta dal nostro personale amministrativo cui, anche in questa sede, va il mio sentito ringraziamento per l'impegno di cui ogni giorno dà prova, talvolta in condizioni operative di considerevole difficoltà. Per questo considero soltanto un primo passo di valorizzazione della loro professionalità le procedure concorsuali che, in applicazione del nuovo contratto, attribuiranno le fasce economiche superiori nell'ambito di procedure che si sono concluse con tempi record grazie, ancora una volta, alla già citata informatizzazione della procedura di presentazione e valutazione delle domande relative a circa 40 mila dipendenti.
Oltre a questo, l'amministrazione è impegnata nella realizzazione di un sistema di valutazione delle performance, coerente con il decreto legislativo n. 150 del 2009, che ha sostituito in tutto il comparto ministeri il servizio di controllo interno con i nuovi organismi indipendenti di valutazione. Da una più precisa e misurabile valutazione ci attendiamo, nel prossimo futuro, ulteriori strumenti di analisi che possano consentire di individuare e superare le criticità della struttura ministeriale.
Con riguardo alla giustizia minorile, nel corso del 2010 si è assistito ad una sempre crescente propensione all'assimilazione, da parte dei minori, di comportamenti devianti diffusi, a volte particolarmente gravi, che suscitano allarme sociale nell'opinione pubblica. La conseguenza è stata che nel settore penale, accanto ai reati contro il patrimonio, si è registrata una significativa percentuale di reati legati all'uso e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tale fenomeno ha reso necessaria una gestione trattamentale specifica ed ulteriori garanzie di sicurezza all'interno degli istituti. I centri di prima accoglienza su tutto il territorio nazionale hanno raggiunto i 2.422 ingressi, con un decremento - sottolineo questo concetto - pari al 17 per cento rispetto all'anno precedente.
Tale fenomeno costituisce un ennesimo effetto positivo del controllo delle politiche di immigrazione adottato dal Governo nel corso di questi due ultimi anni. Ed infatti, in relazione alla provenienza dei soggetti, secondo le categorie maggiormente rappresentate nelle statistiche, il decremento si riscontra in particolar modo per quanto riguarda i minori stranieri soprattutto provenienti dal bacino del Mediterraneo. Una specifica va fatta per quanto concerne i minori romeni. Anche per essi si interrompe il trend in costante aumento degli ultimi anni, registrandosi nell'anno appena trascorso una significativa flessione di presenze nei centri di prima accoglienza.
Negli istituti penali si è registrata una sostanziale stabilità degli ingressi, confermandosi così la progressiva diminuzione degli ingressi totali che persiste già da qualche anno, dovuta anche in questo caso al calo del numero di ingressi dei minori stranieri. Per quanto riguarda il rapporto maschi-femmine, calcolato sulla presenza media giornaliera, i dati indicano una netta prevalenza del genere maschile, con circa il 93 per cento sul totale.
Sul fronte dell'edilizia penitenziaria nell'ambito dell'attività di gestione degli immobili destinati ai servizi minorili il Ministero della giustizia ha proseguito gli interventi di revisione e riadattamento dei propri beni immobiliari al fine di razionalizzare gli spazi ed elevare gli standard di igiene e sicurezza, nonché di aumentare la funzionalità dei servizi attraverso la ristrutturazione degli immobili e la riattivazione di locali ed immobili in disuso.
Nel corso del 2010, il Dipartimento per la giustizia minorile ha acquisito una nuova struttura penitenziaria che, da casa circondariale, è divenuto l'istituto penale per i minorenni di Pontremoli. Tale istituto sarà l'unico ad accogliere un'utenza esclusivamente femminile e l'obiettivo sul quale si sta lavorando in progress è quello della definizione di un modello trattamentale imperniato sulla peculiarità dell'utenza, sul riconoscimento e cura della Pag. 9persona, con un'attenzione specifica alla funzione genitoriale e alla dimensione della legalità. Inoltre, sono proseguiti i lavori per la ristrutturazione del tribunale per i minorenni di Caltanissetta, del centro polifunzionale minorile di Bologna, mentre sono in via di ultimazione i lavori che hanno interessato, nel corso degli anni passati, la scuola di formazione del personale di Messina e gli istituti penali per i minorenni di Lecce, Catanzaro e L'Aquila.
Negli obiettivi per l'anno 2011, assume primaria importanza la prosecuzione delle ristrutturazioni dei complessi minorili «Ferrante Aporti» di Torino, «Cesare Beccaria» di Milano e l'acquisizione della progettazione esecutiva relativa alla ristrutturazione dell'istituto penale «Meucci» e del centro di prima accoglienza di Firenze.
Nel settore internazionale, l'attività di questo anno si è sviluppata sulla scia della politica intrapresa con la Presidenza italiana del G8 giustizia del 2009 nella quale sono state date valide indicazioni e strategie per la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Particolare attenzione è stata attribuita al Programma di Stoccolma, programma ad azione pluriennale dell'Unione europea approvato, come previsto, durante la Presidenza svedese del 2009, anche alla luce dei cambiamenti apportati dal Trattato di Lisbona. In tale ambito, nel contesto europeo, è stato posto l'accento sul problema del sovraffollamento carcerario e sulle sue possibili soluzioni e l'opportunità di affrontare tale tema a livello europeo ha riscosso consensi tra diversi Stati membri dell'Unione europea ed è stato approfondito nel corso di un incontro bilaterale con il Vicepresidente e commissario alla giustizia Viviane Reding, che ha fatto seguito ad una serie di incontri con gli omologhi ministri della giustizia dei Paesi europei, tra i quali il Ministro romeno Preodiu, il Ministro belga De Clerck, il Ministro britannico Clarke e il Ministro ungherese Navracsics, nonché con i rappresentanti delle istituzioni europee e con il presidente della Commissione libertà civili, giustizia e affari interni dell'Unione europea López Aguilar. Non meno importante l'incontro con il neo nominato Segretario generale del Consiglio d'Europa Jagland.
A livello bilaterale, ho inteso dare particolare risalto a Paesi quali gli Stati Uniti d'America, la Federazione russa, la Cina e Israele. L'ottimo rapporto creatosi con l'Attorney general Eric Holder prosegue sulla scia di una stretta cooperazione tra i due Paesi, concretizzatasi anche tramite contatti ed incontri negli Stati Uniti d'America. Intensi anche i rapporti con il Ministro della giustizia russo Konovalov, rappresentante speciale del Presidente russo Medvedev per i rapporti giuridici con l'Unione europea, nella prospettiva di sostenere la transizione della Russia verso una struttura organizzativa e legislativa più vicina al modello di Stato delle migliori democrazie occidentali.
Di rilievo la visita nei territori palestinesi, a Tel Aviv e Gerusalemme, segno della politica di presenza dell'Italia nei due Paesi e dell'intenzione di sostenere le relazioni bilaterali nel settore della giustizia in una fase internazionale particolarmente delicata per il processo di pace in Medio Oriente. In particolare, gli incontri con gli omologhi Neeman e Khashan, organizzati d'intesa con il Ministro Frattini, hanno lanciato le basi per una maggiore intesa nel settore giustizia con la definizione di memorandum di collaborazione con entrambi i Paesi.
Molto importanti i risultati raggiunti con le nuove potenze dei Paesi emergenti, cioè Cina ed India. Con la Cina, in occasione della visita del Premier cinese Jiabao, sono stati sottoscritti a Roma un Trattato di estradizione ed un Trattato di assistenza giudiziaria, ed è stato ottenuto uno straordinario risultato, posto che il Governo cinese ha sottoscritto pochissimi accordi estradizionali. Con l'India, sono in via di finalizzazione analoghi trattati di assistenza ed estradizione con il Ministero della giustizia indiano. Numerosi e proficui anche gli altri incontri bilaterali svolti, tra i quali merita una citazione quello con l'Alto commissario per i diritti umani Navi Pillay. Particolare importanza hanno assunto Pag. 10anche i rapporti con il Messico, Paese con il quale sono stati sottoscritti negoziati in materia di estradizione e di assistenza giudiziaria tra il Governo del Messico e il Governo della Repubblica italiana. Di rilievo anche la partecipazione alla sessione plenaria della Conferenza di revisione dello statuto della Corte penale internazionale, che ha avuto luogo a Kampala, in Uganda, alla fine del maggio del 2010.
Ho, infine, considerato un grande onore rappresentare il mio Paese alla sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla lotta al crimine organizzato tenutasi a New York nel giugno di quest'anno, occasione che mi ha consentito di partecipare anche alle celebrazioni del decennale dell'adozione della Convenzione di Palermo sulla criminalità organizzata transnazionale e relativi protocolli, un evento di alto livello dedicato alla figura di Giovanni Falcone, alle cui idee ci siamo spesso ispirati per proporre riforme che hanno trovato unanime condivisione in quest'Aula e positivo riscontro nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata posta in essere dalla magistratura e dalle forze dell'ordine.
Della inversione di tendenza che sì è registrata nel 2010 relativamente all'arretrato civile ho già riferito in apertura del mio intervento per assicurare il giusto rilievo ad una notizia così importante e positiva frutto degli interventi già a regime, ma ulteriori miglioramenti mi aspetto in esito all'intensa attività svolta nel corso del 2010 per dare attuazione alle deleghe conferite al Governo per completare il quadro delle riforme della giustizia civile.
Con il decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, il Governo ha dato attuazione alla delega relativa all'introduzione in via generalizzata della mediazione come strumento di risoluzione alternativa delle controversie civili e commerciali. Si tratta di un'importante riforma, che ha introdotto per la prima volta nel nostro sistema giuridico un effettivo strumento generale alternativo alla via giudiziale per risolvere le controversie dei cittadini. È un'innovazione che ci ha chiesto l'Europa, e che introduce un diverso approccio culturale per la risoluzione delle liti. Sono convinto di avere creato insieme al Parlamento uno strumento che possa anche ridurre i flussi di entrata delle controversie nel sistema giudiziario.
Sempre nel 2010, si è data attuazione alla delega prevista nella riforma del processo civile approvando il decreto legislativo 2 luglio 2010, n. 110, che ha disciplinato l'atto pubblico informatico che consente ai notai di rogare atti mediante l'esclusivo utilizzo delle tecnologie informatiche. Contiamo sulla collaborazione del notariato italiano per realizzare un importante passo in avanti nella modernizzazione del nostro sistema giuridico attraverso la dematerializzazione dei documenti comprovanti i traffici giuridici.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 10,45)
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Sono lieto di annunciare infine che è imminente la presentazione al Consiglio dei ministri dello schema di decreto legislativo sulla semplificazione dei riti, che darà compiuta attuazione anche all'ultima delle deleghe conferite dal Parlamento al Governo in materia di riforma del processo civile. Grazie all'esercizio della delega, sarà possibile ricondurre le diverse decine di fattispecie previste dalla legislazione speciale ai tre riti contemplati dalla legge delega e disciplinati dal codice di procedura civile. Lo scopo è ovviamente quello di consentire all'interprete di individuare facilmente le regole applicabili, senza perdersi nei meandri della legislazione speciale e restituendo centralità al codice di procedura civile.
Abbiamo così completato, sostanzialmente nei tempi previsti, l'esercizio delle deleghe che in materia il Parlamento ha conferito al Governo, e con ciò abbiamo smentito tutte le Cassandre che si erano esercitate nell'affermare che, data la vastità del compito delle deleghe, non saremmo riusciti ad adempierlo. Pag. 11
Il Ministero della giustizia ha condiviso fattivamente la proposta contenuta nel disegno di legge sulla cosiddetta insolvenza civile, con la finalità di gestire al meglio le crisi di sovraindebitamento dei debitori civili e degli imprenditori non assoggettabili al fallimento. Si tratta di una platea molto ampia di imprese medio-piccole esposte alle esecuzioni individuali e senza alcuna possibilità di ristrutturazione del debito attraverso accordi assistiti o concordati di cui dispongono le imprese assoggettabili alle procedure fallimentari. La bontà della proposta è testimoniata dall'approvazione all'unanimità, sia del Senato che della Commissione giustizia della Camera, dove attende di essere trattata. L'obiettivo è quello di agevolare il superamento della crisi da sovraindebitamento dei soggetti non fallibili, deflazionando fortemente le pendenze delle procedure esecutive individuali e creando un circuito virtuoso in grado di recuperare importanti quote di mercato frequentemente gestite, per così dire, dal fenomeno dell'usura.
Nel 2010 è proseguito l'impegno straordinario del Ministero della giustizia, in perfetta sinergia con il Ministero dell'interno guidato dal collega Maroni, sul fronte della legislazione antimafia. Giova ricordare, infatti, che l'anno 2010 si è aperto con la seduta straordinaria del Consiglio dei ministri a Reggio Calabria e ha visto tra i primi provvedimenti un decreto-legge che ha scongiurato la scarcerazione di numerosi boss mafiosi quale conseguenza di un contrasto interpretativo sulla competenza per materia che rischiava di determinare l'annullamento di numerosissimi processi e la conseguente decorrenza dei termini di custodia cautelare per tutti gli imputati.
Il decreto-legge 12 febbraio 2010, n. 10, ha infatti introdotto disposizioni urgenti in ordine alla competenza per procedimenti penali a carico di autori di reati di grave allarme sociale. La norma ha chiarito che la competenza per la trattazione dei processi relativi ai reati di associazione di tipo mafioso, cioè il 416-bis, comunque aggravati, appartiene al tribunale e non alla corte d'assise, consentendo pertanto la serena trattazione dei processi in questione anche ove già incardinati innanzi alla predetta autorità giudiziaria.
L'aggressione ai patrimoni mafiosi è per il Governo lo strumento più efficace di lotta alle mafie, unitamente all'effettivo e rapido utilizzo dei patrimoni per finalità istituzionali e sociali. In questo quadro si inserisce in primo luogo l'istituzione dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ad opera della legge n. 50 del 2010. L'Agenzia sta già operando per garantire una migliore amministrazione dei sempre più numerosi beni sottoposti a sequestro e consentirà una più rapida ed efficace allocazione e destinazione dei beni confiscati devoluti al patrimonio dello Stato.
Con la legge n. 136 del 2010 è stato varato il Piano straordinario contro le mafie, contenente la delega al Governo per l'adozione del codice delle leggi antimafia, delle misure di prevenzione e delle certificazioni antimafia. La legge contiene altre disposizioni, oltre al compito di razionalizzazione, che inaspriscono la pena per il reato di turbata libertà degli incanti e introducono il nuovo reato di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente ed estendono inoltre e razionalizzano le operazioni sotto copertura.
I decreti legislativi 4 febbraio 2010, n. 14, e 9 settembre 2010, n. 162, attuando le deleghe conferite al Governo nel 2009, hanno istituito rispettivamente l'albo degli amministratori giudiziari e i ruoli tecnici della polizia penitenziaria. In particolare, quest'ultimo provvedimento si segnala perché contempla la disciplina della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale del DNA, consentendo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia di dotarsi delle professionalità necessarie al funzionamento appunto del laboratorio centrale della banca dati nazionale del DNA, istituito presso il medesimo dipartimento. Le attività del laboratorio centrale permetteranno l'identificazione degli autori di delitti attraverso il semplice confronto dei reperti rinvenuti sulla scena del Pag. 12crimine con il DNA che viene conservato all'interno della banca dati nazionale, nella quale affluiranno i dati relativi ai soggetti detenuti in via cautelare o definitiva per i reati di maggiore gravità.
Sarà così possibile una rapida identificazione del colpevole ed una maggiore speditezza delle attività d'indagine, con l'obiettivo di raggiungere un elevatissimo grado di sicurezza sociale. In Inghilterra, ad esempio, laddove si dispone già di una banca dati del DNA fin dal 1995, proprio per effetto dell'operatività della predetta banca dati, la percentuale di identificazione di autori di reato è salita rapidamente dal 6 al 60 per cento del totale.
Onorevoli colleghi, l'anno appena concluso ha segnato un decisivo avanzamento delle tre linee di intervento su cui si articola l'azione del Governo nella delicata materia della gestione delle carceri: la deflazione dei flussi d'ingresso nel sistema carcerario e le misure alternative alla detenzione, il piano di interventi di edilizia penitenziaria, la rideterminazione della pianta organica della polizia penitenziaria.
Con la pubblicazione dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 marzo 2010 è stato nominato il commissario delegato per l'esecuzione degli interventi di edilizia penitenziaria di cui al cosiddetto Piano carceri. Il 30 giugno 2010 il comitato interministeriale da me presieduto ha approvato il piano degli interventi che prevede la realizzazione di undici nuovi istituti carcerari e di venti nuovi padiglioni in ampliamento delle strutture carcerarie esistenti. Si è dato così avvio ad un intervento infrastrutturale senza precedenti nella storia della Repubblica, sia per l'entità degli investimenti - 675 milioni di euro - sia per la tempistica della loro esecuzione, cioè nell'arco di un triennio, sia per la portata strategica volta a soddisfare un fabbisogno carcerario pari a circa 9.150 posti, in esecuzione della sola prima parte del piano.
Tra il mese di luglio 2010 ed oggi sono state concluse quattro intese istituzionali tra il commissario delegato, le regioni ed i comuni interessati, per un ammontare di intese che coprono circa il 75 per cento del volume complessivo degli investimenti previsti nel Piano carceri, e nei prossimi giorni saranno finalizzate le residue intese con le altre regioni interessate. Tali intese consentono la realizzazione degli interventi carcerari con le deroghe e varianti ai vigenti strumenti urbanistici che si rendono necessari, il tutto secondo tempistiche e procedure di massima celerità e snellezza, sempre nel rispetto del dialogo con le autorità locali ed i soggetti cui è affidata la tutela dei regimi vincolistici del territorio. Senza tale regime derogatorio sarebbe stato impossibile provvedere alla localizzazione dei nuovi interventi ed alle necessarie varianti propedeutiche all'esecuzione degli ampliamenti in tempi così straordinariamente ristretti.
Sempre in attuazione del piano carceri il commissario delegato, esercitando i poteri straordinari conferitigli, ha potuto richiedere ed ottenere la collaborazione di tutte le amministrazioni interessate, e in particolar modo del DAP, ed il Dipartimento provvederà entro la fine di questo mese alla progettazione definitiva di 19 nuovi padiglioni su 20, senza ricorrere a professionalità estranee all'amministrazione e, quindi, con una straordinaria valorizzazione e ottimizzazione delle risorse in house e con un notevolissimo risparmio di spesa.
A partire dal mese prossimo, verranno attivate da parte del DAP le attività per le progettazioni preliminari dei nuovi istituti. Lo stesso ufficio del commissario delegato, articolato sulle figure dei soggetti attuatori e dei loro collaboratori diretti, è una struttura snella che opera secondo criteri di efficienza, economicità e per obiettivi.
Entro il primo semestre di questo anno, verranno stipulati gli affidamenti per la realizzazione dei venti padiglioni previsti dal Piano carceri con relativa consegna dei cantieri ed avvio dei lavori. L'accelerazione delle procedure amministrative ha consentito di raggiungere i primi obiettivi già nel 2010, ed altri verranno raggiunti, come dicevo poc'anzi, proprio quest'anno.
Nel 2010, sono stati portati a completamento i lavori di ristrutturazione e di costruzione dei nuovi padiglioni di Cuneo, Pag. 13Velletri ed Avellino. Il 31 gennaio 2011 verrà ufficialmente inaugurato il nuovo carcere di Trento, già dal mese di dicembre in parziale attività, con una capienza di circa 250 posti, e poi verrà posta la prima pietra di un nuovo padiglione a Piacenza; si tratta di un incremento di circa 1.100 posti carcerari.
Un ulteriore incremento di 2.900 posti conseguirà dall'ultimazione dei lavori in corso negli istituti di Carinola, Ariano Irpino, Modena, Cremona, Terni, Frosinone, Pavia, Santa Maria Capua Vetere, Nuoro, Agrigento, Voghera, Biella, Saluzzo e Gela.
Sul piano della riprogettazione della pianta organica della polizia penitenziaria, il DAP ha portato a termine i concorsi pendenti e ha dato corso all'immissione dei vincitori in graduatoria nell'amministrazione penitenziaria.
Con l'articolo 4 della legge n. 199 del 2010 è stata autorizzata l'assunzione di 1.800 unità di polizia penitenziaria a copertura dell'aumentato fabbisogno connesso al fisiologico avvicendamento ed all'apertura delle nuove strutture carcerarie. Per altro verso, la Cassa ammende ha finanziato fondamentali progetti mirati al recupero dei ristretti anche tramite l'attivazione di nuovi posti di lavoro presso le case circondariali, consentendo così l'attuazione della funzione della pena in chiave di rieducazione, risocializzazione e recupero del ristretto. Non va, inoltre, sottaciuto l'impegno nella gestione delle misure di esecuzione penale esterna, che coinvolgono complessivamente 16.084 detenuti, con un incremento del 29,5 per cento rispetto al 2009, destinato ad un'ulteriore crescita per gli effetti della legge n. 199 del 2010.
Di rilievo nel settore anche due interventi legislativi, cioè la legge n. 199 del 2010, nella parte in cui introduce nuove disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori ad un anno - per i detenuti stranieri, ovviamente, è previsto il beneficio solo quando si sarà in presenza di un domicilio effettivo - e il decreto legislativo 7 settembre 2010, n. 161, che attua una decisione quadro europea in materia di trasferimento delle persone condannate. L'Italia è il primo Stato ad avere dato attuazione a questo importante strumento di cooperazione giudiziaria, che consentirà di trasferire le persone condannate dall'Italia verso lo Stato membro di cittadinanza e viceversa per l'esecuzione delle pene detentive.
Grazie al principio del mutuo riconoscimento delle decisioni delle autorità giudiziarie degli Stati dell'Unione europea, per la prima volta il trasferimento potrà avvenire senza un previo accordo con lo Stato estero di cittadinanza del condannato e senza il consenso della persona. Si realizza così un duplice obiettivo: da una parte, si consente al condannato di scontare la pena detentiva in un contesto, e cioè lo Stato di cittadinanza, che ne agevola il reinserimento sociale, familiare e lavorativo; dall'altra, insieme ad altre misure contenute nel Piano carceri, si avvia a soluzione lo storico problema della tensione detentiva, riducendo il numero degli stranieri detenuti in Italia.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 10,55)
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Onorevoli colleghi, nell'avviarmi alle conclusioni, sottolineo che le considerazioni che vi ho appena esposto offrono sinteticamente il quadro complessivo dell'azione del Governo riferito sia alle iniziative normative che all'impegno organizzativo ed esecutivo. Il complesso di questi interventi ha già determinato, non senza fatica e difficoltà, positivi risultati, che devono essere ulteriormente rafforzati e consolidati con la prosecuzione delle iniziative finalizzate alla razionalizzazione e all'innovazione, per garantire quel cambio di passo che il Paese, ormai, attende da troppo tempo.
Tanto abbiamo fatto in due anni e mezzo di Governo del Paese, anche in materia di efficienza e miglioramento del servizio giustizia. Non vi è ancora stata, però, quella riforma radicale del sistema Pag. 14giustizia, che pure in quest'Aula ho più volte annunciato: lo ha impedito, com'è evidente, l'evoluzione del quadro politico nel secondo semestre dell'anno appena trascorso, poiché le tensioni dell'ultima parte del 2010 hanno ritardato la presentazione in Parlamento di una serie di progetti di legge che continuano a perseguire gli obiettivi dell'efficienza del sistema giudiziario, della competitività del Paese e della trasparenza delle dinamiche commerciali.
Non abbiamo rinunciato alle nostre idee. In questa sede propongo oggi un'agenda alternativa che penso possa essere ampiamente condivisa e che vede tra gli obiettivi da raggiungere lo smaltimento dell'arretrato civile, la riforma della magistratura onoraria, il no profit, senza di certo abdicare - ma non mi riferivo a queste quando parlavo di quelle condivise -, alla riforma delle intercettazioni, alla riforma del codice di procedura penale e alle riforme costituzionali.
L'attuale congiuntura economica, che ha già imposto l'adozione di misure finanziarie di particolare rigore, rende ormai indilazionabile un'inversione significativa della tendenza della durata dei procedimenti civili entro tempi ben più ridotti di quelli ottenuti con le iniziative legislative ordinarie, che hanno determinato quella storica inversione di tendenza cui ho fatto riferimento. In questo senso introduco il tema dello smaltimento straordinario dell'arretrato civile.
La programmazione per il 2011, anche in sede parlamentare, dunque, vedrà al centro le grandi riforme e 4-5 temi su cui contiamo di ottenere un ampio consenso in Parlamento. Mi riferisco - lo voglio ripetere - allo smaltimento dell'arretrato civile, alla responsabilità amministrativa degli enti, alla riforma della magistratura onoraria e alla riforma del no profit.
Abbiamo portato avanti tanti progetti e tanti progetti sono spesso stati ostacolati fisiologicamente dall'estrema complessità delle questioni da affrontare, dalle difficoltà economiche e di reperimento delle risorse per i necessari investimenti, da strumenti gestionali e di bilancio vetusti e troppo rigidi, ma sono anche contrastati patologicamente da un clima di eccessiva polemica politica, da sospetti, reticenze e resistenza all'innovazione ed al cambiamento, che promanano anche dall'interno del sistema giudiziario, che in numerose sue componenti è apparso arroccato nella difesa dell'esistente.
Noi oggi di questo siamo ancor più consapevoli, così come sappiamo che le attuali tensioni del quadro politico aggiungeranno ulteriori difficoltà ed altri ostacoli sul cammino già tracciato delle riforme necessarie. Non per questo vi rinunceremo. Siamo anche consapevoli che il processo di revisione del sistema giudiziario deve proseguire nel solco già tracciato, poggiando le sue basi sul senso di responsabilità di tutti i parlamentari, che in più di un'occasione hanno votato con larga maggioranza, e qualche volta all'unanimità, gli interventi proposti in materia di giustizia dal Governo, nella certezza che ridare efficienza al sistema giudiziario è e rimane una priorità costituzionale, sociale ed economica per l'Italia intera (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
È iscritto a parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, l'esiguità del tempo a mia disposizione e una qualche personale consuetudine con gli argomenti, che quest'oggi ella ha portato all'attenzione dell'Aula, mi conducono dritto al cuore dei problemi evocati, cercando di rendere chiara la visione di una componente politica del gruppo Misto di opposizione come l'Alleanza per l'Italia, che ha fatto non della pregiudizialità ideologica, ma della laica valutazione del merito la sua Pag. 15bandiera. E, al netto di ogni ideologismo di maniera, non possiamo non rilevare che, ancora una volta, lo stato della giustizia in Italia presenta, anche nel 2011, una condizione di drammatico disagio, sia dal lato del cittadino utente, che è la cosa che maggiormente interessa, sia dal lato degli operatori.
Tuttavia, nella comunicazione che raggiunge il grande pubblico, opera una distorsione culturale allestita da certa politica con la rituale drammatizzazione vittimistica di episodi legati a vicende giudiziarie del Premier. Bisogna liberarsi da questo approccio, che destituisce di ogni credibilità l'intera funzione giurisdizionale e anche quella della politica, cui si addice un ruolo di pedagogia democratica e non di incitamento al conflitto tra istituzioni.
Allora, onorevole Ministro - cui pure vogliamo riconoscere una sincera volontà di rinnovamento -, la fondamentale azione che le chiediamo è quella di operare per la ripresa del dialogo interistituzionale. Abbiamo bisogno di un nuovo alfabeto per fare le riforme, che istruisca un linguaggio condiviso.
Abbiamo parlato più volte di una Costituente per la giustizia in cui Parlamento, Governo, magistratura, avvocatura e rappresentanze dei cittadini potessero trovare un tavolo comune.
Vede, onorevole Ministro, credo che questo tempo che abbiamo di fronte debba restituire al metodo del dialogo la sua piena dignità. Non è questo più il tempo delle prove muscolari. Il Parlamento torna ad essere il cuore della politica e della concertazione.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Pisicchio.
PINO PISICCHIO. Concludo, signor Presidente. È paradossale, ma proprio il fallimento del bipolarismo muscolare restituisce ruolo al legislativo, alle ragioni dell'opposizione e al dialogo sulle regole del gioco. Ciò che non si fa per scelta virtuosa, si farà per necessità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, signor Ministro, sono contrastanti i sentimenti che l'ascolto della sua relazione ci suscita.
Da un lato, infatti, la solenne proclamazione di quanto sin qui fatto ci provoca un amaro sorriso, poiché evidenzia palesemente l'inadeguatezza e l'insufficienza delle misure approntate in tema di giustizia, rispetto alle esigenze che il nostro Paese lamenta.
Dall'altro lato, gli auspici per il futuro, le vuote affermazioni di principio e la propaganda dei futuri interventi modernizzatori non possono che farci alzare le spalle di fronte all'ennesima contraddizione di un Governo che getta fumo negli occhi dei cittadini e degli operatori e, poi, in concreto, sottrae risorse al settore fino a determinarne il blocco delle attività.
Mi creda, signor Ministro, non è agevole, per chi crede fortemente nel sistema giustizia, ritrovarsi ancora a denunciarne la grave crisi di efficienza e funzionalità, poiché la situazione in cui versa il mondo giudiziario italiano rischia di minarne la già compromessa credibilità.
Signor Ministro, lei ha intestato a se stesso un risultato a suo dire eccezionale: quello di un'inversione di tendenza nella decisiva battaglia all'inefficienza - come lei l'ha definita - per il fatto che, nel 2010, si è recuperato un 4 per cento di arretrato nella giustizia e nel contenzioso civile.
Tuttavia, dai suoi stessi dati, dai dati di cui ha dato lettura, ci ha detto che nel 2000 l'arretrato era di 3 milioni e che, al 31 dicembre 2009, è aumentato sino ad arrivare a 6 milioni. Pertanto, come fa ad intestare a se stesso questo risultato minimo del 4 per cento, senza considerare che in questi dieci anni la maggioranza - di cui lei fa parte - ha contribuito notevolmente, senza un minimo di riforme in questo settore, all'aumento del contenzioso da 3 a 6 milioni di arretrato?
Signor Ministro, non è agevole tornare a ricordarle quanto urgente davvero sia dare un'accelerata alle tante volte annunziata Pag. 16riorganizzazione complessiva di un apparato, il quale arranca e richiede boccheggiante che la politica cessi di tormentarsi nella ricerca dei salvacondotti e dei provvedimenti tampone, per tornare, invece, a concentrarsi su uno sforzo riformatore che migliori il funzionamento della giurisdizione.
Questi sono giorni difficili per tutta la classe dirigente italiana: giorni di imbarazzo in cui ci si alterna, chi a gridare allo scandalo e chi alla persecuzione politica. Ciò mina il già delicato equilibrio delle istituzioni, sia sul versante estero, sia nei confronti dei cittadini.
Dovremmo, invece, tutti dimostrare la stessa saggezza che la Corte costituzionale ha manifestato con la sua decisione sul legittimo impedimento, ponendo un deciso limite a tutte le accuse di sovvertimento della democrazia, nonché tracciando netti confini tra l'attività di Governo e la giurisdizione.
Ebbene, le vicende spiacevoli di questi giorni ci confermano che il conflitto è sempre in piedi e se il Governo, invece di cercare pretesti quotidiani per guadagnare tempo, avesse scelto di aderire alla nostra impostazione di responsabilità sul legittimo impedimento - quella, cioè, che proponeva una legge ponte verso una riforma costituzionale - oggi saremmo in una situazione diversa.
Se non aveste sovraccaricato quel ponte, bellissima immagine dell'allora nostro presidente di gruppo Vietti, di un peso che non poteva sopportare, quello di una sostanziale immunità dichiarata poi incostituzionale, quanto meno, oggi, non ci sarebbero alibi di natura giudiziaria a coprire la manifesta inadeguatezza di questo Esecutivo.
Oggi, siamo qui solo a richiedere al Governo e al Ministro Alfano, in particolare, di prendere degli impegni in ordine alla soluzione dei problemi che andremo a sollevare. Anche perché di impegni, in due anni e mezzo, tre anni ormai di legislatura, se ne sono presi anche troppi e i risultati raggiunti sono davvero irrisori. Oggi siamo qui a pretendere che si sciolgano definitivamente i nodi, che si fissino delle scadenze, che si provveda nell'immediato a rimuovere le cause dell'arretratezza e dell'obsolescenza del sistema giudiziario in Italia. A fronte di richieste continue degli operatori della giustizia a tutti i livelli e dei cittadini utenti del servizio, abbiamo assistito, negli anni, soltanto ad esercizi di retorica da parte del Governo, che si lamenta della lentezza della giustizia e poi, nei fatti, agisce in direzione ostinata e contraria.
Signor Ministro, nei giorni scorsi si è consumato l'ultimo esempio concreto di tale politica bifronte, mentre il Ministro della giustizia e il Ministro della pubblica amministrazione e dell'innovazione convocavano conferenze stampa per presentare progetti sui nuovi strumenti comunicazione tra gli operatori di giustizia - e anche qui lei, questa mattina, ha dedicato gran parte della sua relazione all'informatizzazione del sistema giudiziario - il responsabile dei servizi informatici del Ministero della giustizia, comunicava a tutti gli uffici giudiziari, con una scarna circolare burocratica, che l'assistenza informatica veniva sospesa dall'inizio del 2011 per la decurtazione dei capitoli di bilancio operata dal Ministero dell'economia e delle finanze. La circostanza che i fondi siano stati poi parzialmente recuperati a seguito della tempesta mediatica scatenatasi, non cambia i termini della questione, che riguarda la concezione stessa dell'organizzazione giudiziaria in Italia. Non è cambiato affatto, in questi anni, il quadro di un'Italia divisa in due, nel Mezzogiorno i processi penali durano quasi il doppio rispetto al nord e una alta percentuale delle cause civili può trascinarsi sino a vent'anni. Nulla si è fatto in concreto perché l'Italia non fosse il fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la spesa pro capite per la giustizia, solo 1,9 euro pro capite contro i 10 euro dell'Unione europea e non si è fatto nulla perché l'Italia non fosse il più sanzionato Paese tra quelli occidentali, da parte della Corte europea, per l'eccessiva lunghezza dei processi. Non fa piacere ricordare che stanno meglio di noi la Polonia, la Moldavia e la Serbia. Come se non bastasse Pag. 17però, battiamo tutti i record negativi per quanto riguarda la macchinosità del sistema. I nostri avvocati sono quasi il doppio della media europea, per non parlare della proliferazione delle leggi, delle sedi giudiziarie, degli uffici dei giudici di pace. Questi dati, caro Ministro, che lei ben conosce e sui quali, prima di oggi, si era già impegnato a lavorare in questi ultimi due anni, sono il segnale sempre più urgente che è necessario avviare un processo riformatore che restituisca efficacia, funzionalità e credibilità alla giustizia nel nostro Paese; obiettivo questo che dovrebbe essere comune a tutti gli schieramenti politici.
Per questi motivi, signor Ministro, con la risoluzione da noi presentata, a prima firma del nostro presidente Casini, le chiediamo quali iniziative intenda assumere per intervenire massicciamente in primis sull'organizzazione della giustizia. L'investimento in tecnologia e l'aggiornamento professionale evidentemente sono ancora insufficienti; vanno sostituiti gli archivi cartacei con quelli informatici e va consentito l'accesso dei cittadini e degli operatori della giustizia alle pratiche e procedure burocratiche con l'ausilio delle reti elettroniche.
Bisogna procedere finalmente ad una razionalizzazione della geografia giudiziaria, con la revisione delle circoscrizioni, l'eliminazione dei piccoli uffici, l'aumento degli organici, di quelli in sofferenza. Va aumentato l'organico dei magistrati in maniera da riequilibrare il rapporto tra magistrati e procedimenti assegnati pro capite, utilizzando parametri idonei a garantire che ogni magistrato possa gestire, nell'ambito della sua responsabilità, un carico sostenibile di lavoro. Allo stesso tempo, deve incidersi sulla deflazione del numero delle controversie giudiziarie con una più equa previsione di cauzioni e penali percentuali in caso di soccombenza e immaginando forme di tutela dei diritti, anche non giudiziari. Ciò sia rafforzando gli strumenti esistenti e quindi permettendo l'entrata in vigore senza tentennamenti del sistema di mediazione civile e commerciale, sia magari coinvolgendo nel sistema soggetti terzi, dando così attuazione all'articolo 102 della Costituzione. Si potrebbero affidare cioè quei giudizi che hanno finalità di mera liquidazione di diritti sostanzialmente incontroversi a quei cittadini idonei estranei alla magistratura di cui parla la Costituzione.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ria.
LORENZO RIA. Ancora sulle risorse finanziarie: siamo stanchi di assistere al balletto dei numeri per cui con una mano si stanziano fondi per la giustizia e con l'altra si smistano le stesse risorse verso altri settori. Penso infatti alle quote delle risorse intestate al Fondo unico giustizia e poi dirottate, in buona parte, al Ministero dell'interno e ad altri settori, peraltro deficitari, della pubblica amministrazione.
Concludo, signor Presidente, il Paese ci chiede da tempo di mettere fine al clima perturbato che ha caratterizzato il confronto politico sin dall'avvio della legislatura e di discutere insieme delle questioni più urgenti, ma le riforme vere continuano ad essere frenate dalle tensioni politiche. Dal canto nostro, signor Ministro, ci siamo sempre dimostrati una forza di responsabilità nazionale. In questi anni, anche in momenti in cui sarebbe stato facile cavalcare l'onda dello scandalo mediatico sulle vicende del Premier...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Ria.
LORENZO RIA. Concludo, signor Presidente, l'Unione di Centro ha fatto sempre opposizione sul piano politico senza mai utilizzare toni accusatori che non ci appartengono.
Noi chiediamo che si faccia un discorso possibile per assumersi la responsabilità politica di ciò che accade per ritrovare...(Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ria. È iscritto a parlare l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.
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MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, grazie a tutti.
Per la terza volta consecutiva, mi permetta, signor Ministro, di ringraziarla per l'impegno con il quale ha gestito un settore straordinariamente importante per la vita del nostro Paese. Accanto al grazie rivolto a lei, mi permetto di aggiungere un grazie rivolto al personale del Ministero ed un grazie a tutti quei magistrati silenziosi che operano quotidianamente nell'interesse del nostro Paese. Un grazie anche ai magistrati onorari per la loro opera indispensabile per l'efficienza della giustizia e un grazie agli avvocati per la loro collaborazione ad un sistema importante nella vita del nostro Paese, soprattutto a quei 23 mila avvocati che hanno saputo modernizzarsi ed essere dotati degli strumenti telematici indispensabili per garantire efficienza al sistema giustizia. Un grazie, da ultimo, al personale operoso degli uffici giudiziari che consente con il proprio impegno di mandare avanti la macchina della giustizia.
Il dato saliente di quest'anno, a mio avviso, è il complesso di risultati che sono stati ottenuti nel settore della battaglia dell'efficienza giudiziaria.
La straordinaria diminuzione dell'arretrato civile - il 4 per cento è un dato estremamente significativo - dopo il percorso di crescita che ha caratterizzato il sistema civilistico negli anni Ottanta, Novanta e nei primi dieci anni di questo ultimo secolo, mi sembra debba essere sottolineato. Inoltre, vanno sottolineati, accanto al dato complessivo del miglioramento del numero dei procedimenti trattati e definiti, i tre elementi salienti che hanno contribuito al risultato stesso. In primo luogo, l'informatizzazione. Di informatizzazione si è parlato per molti anni senza che si passasse dalle parole ai fatti. Non basta mettere soldi e, anzi, qualche volta mettere i soldi non produce il risultato che si vorrebbe raggiungere. Serve, piuttosto, una programmazione sistematica, una programmazione valida e corretta che è stata finalmente fatta e che produce risultati. Va sottolineato il fatto che già 25 tribunali nel nostro Paese abbiano un processo civile telematico con riferimento, per esempio, alle procedure ingiuntive; va sottolineato il fatto che 18 su 26 distretti di Corte d'appello abbiano ormai un sistema web per il controllo dei registri e che così sia per 127 tribunali su 165. Questi rappresentano dati che devono essere sottolineati, perché queste non sono parole, ma sono fatti e numeri e i numeri rappresentano la risposta migliore alle critiche indeterminate.
Comunicazioni telematiche e notifiche per via telematica rappresentano dei sistemi di efficienza che questo Governo ha contribuito a inserite nel sistema Paese, determinando un maggiore accesso di fiducia nei confronti del sistema giustizia. Accanto all'informatizzazione è sicuro il dato positivo determinato dalla riforma del processo civile e dal percorso che sulle riforme dei riti civilistici è stato avviato, per evitare che la frammentazione determinasse ragioni di conflittualità e di inefficienza. Da ultimo, anche le misure adottate, per esempio l'inasprimento del contributo unificato, che ha deflazionato il sistema delle opposizioni alle sanzioni amministrative, merita di essere sottolineato come un dato positivo.
Se tutto questo, però, rappresenta il passato, un passato al quale dobbiamo recentemente dare un credito significativo, altrettanto importante è guardare al futuro. L'elemento sul quale mi permetto di sollecitare l'attenzione del Ministro e del Governo è, in primo luogo, quello della revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Non penso che sia necessario un aumento dell'organico dei magistrati, ma penso che sia assolutamente indispensabile una migliore distribuzione degli stessi sul territorio (Applausi del deputato Scajola) e, soprattutto, che sia assolutamente indispensabile tener conto dei mutati rapporti di popolazione nei vari territori. Non è pensabile che oggi il Veneto, che rappresenta una forza propulsiva dal punto di vista produttivo per l'intero sistema nazione, abbia lo stesso numero di magistrati che aveva cinquant'anni fa, quando era terra di emigrazione e non terra di efficienza Pag. 19produttiva. Cito il Veneto, ma potrei citare altre realtà. Non è pensabile che oggi vi siano ancora strutture tribunalizie in province come Cuneo o come Alessandria, province che hanno una reminiscenza sabauda che nel volgere di decine e decine di anni non si è riusciti a modificare. Lo dico con il massimo rispetto per quei magistrati e per quegli operatori del diritto, ma con la consapevolezza che soltanto una riforma del sistema delle circoscrizioni giudiziarie produrrà efficienza nel nostro sistema e consentirà di utilizzare al meglio la risorsa magistrati, che oggi è molto spesso polverizzata in ruoli e in incarichi direzionali che, forse, non avrebbero sempre ragione di esistere.
Una nota di perplessità mi consenta di esprimerla con riferimento a ciò che ci ha chiesto l'Europa, cioè l'introduzione della mediazione. Il 20 marzo 2011 essa sarà operativa. Il mondo forense, soprattutto, rappresenta perplessità di non scarso conto anche sulla base degli elementi di valutazione che sono stati offerti dal sistema mediatorio in altre materie, come quella del lavoro e quant'altro. Mi sembra che dobbiamo guardare con molta attenzione a quali saranno gli effetti dell'introduzione di questa norma, perché vi è oggettivamente un timore che il nostro Paese sia un Paese diverso rispetto a molti altri Paesi d'Europa e che, conseguentemente, un'omogeneizzazione dei riti e dei sistemi non sempre sia per noi così produttiva.
Guardo con estrema preoccupazione all'introduzione di questa norma, naturalmente con rispetto per l'indicazione europea e con rispetto e gratitudine al Governo per aver applicato una direttiva importante, ma anche con la necessità di monitorare i servizi e i risultati di questa riforma. Chiedo poi, sempre in prospettiva, un controllo più attento sull'attività dei magistrati: penso che sia inconcepibile che oggi si arrivi a livelli di scarcerazione importanti perché non sono state depositate tempestivamente le motivazioni a sostegno di sentenze che hanno provocato fatica, impegno e dedizione. È inconcepibile che il sistema giustizia risenta di questa tipologia di ritardi, che non sempre è determinata dalla scarsa disposizione di mezzi, ma qualche volta è causata anche dallo scarso impegno delle persone interessate alle singole attività giurisdizionali. Un controllo sull'attività dei magistrati, sul tempestivo deposito delle sentenze, su certi effetti determinati da eccessi investigativi rappresentano un messaggio molto forte nel settore dell'efficienza dell'attività magistratuale in prospettiva futura. Lo sappiamo tutti, la giustizia rappresenta oggi un patrimonio indispensabile per la vita del Paese perché soltanto se c'è un sistema di giustizia efficiente possiamo attrarre nuovi investimenti imprenditoriali, che sono la premessa per risultati migliorativi dal punto di vista imprenditoriale, dal punto di vista dei risultati economici, dal punto di vista dei risultati finanziari. Se non si ci sarà un sistema totalmente efficiente nel settore della giustizia ci sarà sempre uno sguardo di perplessità nei confronti del nostro Paese e, in questo senso, c'è il mio stimolo al Ministro e al Governo per raggiungere determinati obiettivi.
Da ultimo, ricordo, signor Ministro, che noi tutti ci aspettiamo una riforma radicale del sistema giustizia. Le piccole riforme sono importanti, hanno dimostrato dei risultati per i quali esprimiamo gratitudine, ma non bastano in prospettiva: abbiamo bisogno, ancora di più, di riforme importanti, non sono settoriali, ma che facciano guardare al nostro Paese con il massimo grado di efficienza anche nel settore della giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.
GUIDO MELIS. Signor Presidente, le comunicazioni che abbiamo ascoltato del Ministro Alfano appartengono ad un genere retorico che ormai conosciamo: si inonda il Parlamento di numeri e di fatti spesso episodici, si enuncia ogni volta un programma ambizioso, imperniato sulla Pag. 20prospettiva a venire di riforme risolutive, con molti termini inglesi perché fa «fino», espresso con enfasi e piglio decisionista e, per converso, si tace sul bilancio reale, magrissimo, umiliante, fatto di tagli alle risorse e al personale. La situazione, signor Presidente, è drammatica: lo dicono i dati ufficiali, lo dice l'esperienza concreta di tutti giorni degli operatori e di chi ha a che fare con il sistema giustizia. La giustizia civile è al collasso, quella penale pure. Le ragioni del collasso sono espresse in un arretrato che non ha l'eguale in altre situazioni europee simili alla nostra. Altro che crogiolarsi, signor Ministro, per i 200 mila processi in meno, quando si ha a che fare con un arretrato che resta di 5.600.616 processi civili pendenti. Le ragioni del collasso, come dicevo, risiedono certamente nelle lentezze procedurali, nelle storture antiche - lo ammettiamo - e recenti dell'impianto del nostro diritto processuale, forse anche nella pigrizia dei giudici, come dice qualcuno e nelle furbizie degli avvocati, come dicono altri, ma risiedono soprattutto - me lo lasci dire, signor Presidente - in cause strutturali, mai seriamente affrontate e rimosse, mai messe al centro di un'organica e consapevole politica di settore. Infatti, è noto - per citare un grande giurista, purtroppo scomparso recentemente, come Vittorio Grevi - che i nostri tribunali lavorano soltanto al mattino e ciò accade perché non vi è la possibilità di retribuire nel pomeriggio il personale amministrativo. È noto che le cause sono rinviate per tempi lunghi, spesso per anni e ciò accade per l'indisponibilità in tabella di aule e di spazi idonei a celebrarli. Non solo il bilancio di questi anni della giustizia è andato dimagrendo, ma lo stesso Fondo unico giustizia, che doveva almeno ovviare all'emergenza è una sorta di «araba fenice», la cui consistenza è tuttora incerta, varia a seconda di chi risponde alle nostre interrogazioni - come abbiamo avuto prova poco tempo fa - e la cui concreta disponibilità ci è ignota.
Vi sono tribunali al sud - senza parlare della Sicilia, penso solo ai tribunali della Sardegna, la regione da cui provengo - posti letteralmente nell'impossibilità di lavorare, procure della Repubblica vuote, cancellerie senza personale, fondi per le fotocopie finiti.
Avete dovuto fare marcia indietro su quell'assurda norma da noi contrastata che pretendeva di non inviare i magistrati di nuova nomina nelle sedi disagiate. Ora li inviate, ma intanto abbiamo perso due anni e oltre.
Mentre sbandierate i progressi del processo digitale - ho ascoltato con attenzione, è un tema molto caro al Ministro Alfano - tuttavia ci sono aule di giustizia dove si verbalizza ancora a penna, senza cancellieri, grazie alla buona volontà degli avvocati di turno.
Ho sentito il Ministro parlare a lungo dei successi della giustizia minorile, un settore del quale si parla molto in questi giorni per il caso di una minorenne molto, molto speciale. Ricordo però che una recente misura di riorganizzazione sta minando l'unità e la coerenza organizzativa di quel settore - che pure è un settore che funzionava - con gravi preoccupazioni degli esperti e di coloro che ci lavorano.
E poi c'è il dramma delle carceri, signor Presidente, un dramma con risvolti umani penosissimi, gravissimi. In un Paese serio il Parlamento avrebbe unanimemente sentito un moto di indignazione per questa grande emergenza nazionale; si sarebbe ribellato e avrebbe preteso una grande inchiesta parlamentare sulle condizioni delle carceri italiane, perché non è tollerabile una situazione nella quale quasi 70 mila detenuti, almeno per la metà in attesa di giudizio quindi virtualmente per le nostre leggi presunti innocenti, convivono ammassati come bestie in strutture che ne potrebbero tutt'al più ospitarne 43 mila.
Strutture molto spesso fatiscenti, in edifici vecchi di secoli, prive degli elementari requisiti di vivibilità, infestate da parassiti e insetti, torride d'estate e gelide d'inverno, grondanti di umidità da ogni parete, con servizi igienici spesso a un passo da dove si dorme e si mangia, con un personale carcerario largamente sotto l'organico, donne e uomini spesso di Pag. 21grande professionalità e abnegazione, ma sottoposti a uno stress e a rischi fisici assolutamente inauditi.
Dall'altra parte, altri uomini e altre donne, un'umanità dolente, ammassata, talvolta in quattro o sei insieme in celle di pochi metri quadri. Li abbiamo visti nelle ispezioni che abbiamo fatto nelle carceri in questi anni. Altro che gli standard europei per il mancato rispetto dei quali siete stati già condannati. Senza assistenza medica, senza assistenza psicologica adeguata. E ci stupiamo poi se dobbiamo registrare una statistica dei suicidi in carcere da far paura, cito i dati dai giornali di stamani: nel 2010 sessantasei suicidi, 1.134 tentati suicidi, 5.603 atti di autolesionismo. Non basta questo per dire che siamo in un'emergenza intollerabile?
Il piano carceri viene rimandato di anno in anno, oggi ci si dice che è in via di attuazione e si danno i primi numeri, ma attuato come? In che tempi? Cominciando da dove? Quando comincerà a dare i suoi frutti effettivi? Perché, signor Presidente, signor Ministro, mentre voi progettate e assegnate gli appalti alle ditte amiche - com'è successo in Sardegna con la ditta Anemone - costruite, arredate e inaugurate, la gente nelle carceri muore. Bisognerebbe - questo sì - svuotare le carceri, depenalizzare, studiare nuove forme di detenzione domiciliare come si è cominciato a fare con la legge 26 novembre 2010, n. 199 che è stata approvata specialmente per una nostra azione e tuttavia, stando ai primi dati - anche qui la Repubblica di questa mattina riporta dei numeri - sta dando risultati minimi, praticamente sta fallendo. Bisognerebbe evitare - come avete invece fatto con i pacchetti sicurezza - di trasformare in detenuti potenziali tutti gli immigrati privi, anche solo temporaneamente, del permesso di soggiorno e contrastare la tendenza, ahimè dominante, della vostra recente legislazione penale ad inasprire le pene, spesso senza coerenza...
PRESIDENTE. Onorevole Melis, la invito a concludere.
GUIDO MELIS. ...con il resto della legislazione penale. Signor Presidente, sto concludendo. Molte cose bisognerebbe fare e in fretta, possibilmente bene, ma voi, signor Ministro, siete al capolinea, non avete più né la forza, né l'energia e né il propellente politico. Speriamo che ve ne andiate, lasciando ad altri il compito che in due anni e mezzo siete stati incapaci di realizzare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Ministro, a noi dell'Italia dei Valori dispiace dover ancora una volta esprimere la nostra delusione per le sue dichiarazioni. È la terza volta che ella viene in Parlamento ed è la terza volta che dobbiamo registrare un tentativo di attribuirsi meriti che non ha ed un tentativo di descrivere la giustizia come in cammino verso una straordinaria efficienza.
Non è così, signor Ministro. Ci dispiace constatare che ancora una volta non ci siamo proprio. Ella ha trattato due aspetti che sono immanenti... Forse è di maggiore interesse per lei parlare con il nostro collega...
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, prego vada avanti.
FEDERICO PALOMBA. Adesso vado avanti. Signor Presidente, credo che lei debba tutelare il diritto dei parlamentari di essere ascoltati...(Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. È tutelato. Colleghi per cortesia. Prego, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. Ci sono due aspetti immanenti. Uno è quello del rapporto tra politica e giustizia, dove è costante il tentativo del potere politico - e soprattutto della maggioranza - di prevaricare sui poteri della magistratura e, in particolare, di ridurla da potere a semplice ordine. Il secondo aspetto è quello della Pag. 22funzionalità che, signor Ministro, è la cosa di cui ora mi occupo. Sul primo aspetto infatti pensiamo che la resistenza democratica, oltre che le difficoltà della maggioranza vi abbiano impedito di varare riforme profondamente ingiuste, come quella sulle intercettazioni, e vi impediranno anche di far approvare riforme ugualmente ingiuste e anticostituzionali, come quelle che volete porre in essere in materia di sottoposizione del pubblico ministero all'Esecutivo, di riduzione dell'obbligatorietà dell'azione penale, di separazione delle carriere e così via. Sul secondo aspetto, che è quello su cui vorrei soffermarmi di più, il Governo è profondamente carente. Noi ci stiamo occupando o di cose personali che riguardano il Premier oppure di quisquilie, prevalentemente per impulso parlamentare.
Nessuna riforma organica sulla funzionalità della giustizia è stata proposta dal Governo. Noi invece sottolineiamo, a specificazione ed illustrazione della risoluzione di Italia dei valori che è molto dettagliata e alla quale facciamo riferimento, che non vediamo nessuna previsione organica sull'efficienza della giustizia. Ci sono alcune precondizioni che non si stanno realizzando. Le risorse sono sempre più disperatamente esigue e l'andamento della giustizia praticamente lo sta determinando il Ministro Tremonti e non il Ministro Alfano. Per quanto riguarda la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, non è possibile pensare che vi sia un'efficienza degli uffici quando questi sono vicini anche dieci chilometri l'uno dall'altro. Come è possibile, quando ci sono tribunali piccoli o medio-piccoli, realizzare, per esempio, un'economia di specializzazione, che è assolutamente necessaria affinché vi sia una efficienza della giustizia? Non abbiamo visto proporre niente sull'organizzazione degli uffici, attraverso unità organizzative, attraverso la previsione di assistenti di studio, di assistenti di udienza, di assistenti amministrativi. Non abbiamo visto alcuno sforzo per riformare l'organizzazione degli uffici, oggi sulle spalle esclusivamente dei tanti funzionari e dei tanti cancellieri e segretari ai quali va il riconoscimento per il lavoro importante che svolgono in condizioni difficilissime, che spesso non hanno la carta e neppure gli strumenti per poter lavorare.
In questa dimensione organizzativa ed efficientistica degli uffici, pensiamo che il riferimento debba essere la sezione, che occorra procedere ad una rideterminazione delle piante organiche ed anche alla rideterminazione delle mansioni, con una adeguata formazione degli operatori.
Sempre come precondizione prevediamo anche lo sviluppo delle figure ausiliarie. Parliamo innanzitutto della magistratura onoraria, soprattutto dei giudici di pace, che in questi giorni protestano e scioperano, ai quali va la nostra totale solidarietà.
Si tratta di categorie di operatori della giustizia che lavorano in condizioni di estrema difficoltà e svolgono un lavoro prezioso, perché esauriscono una quantità assai rilevante di procedimenti civili, e da qualche tempo anche penali, che, tuttavia, sono lasciati in un limbo disorganizzativo per quanto riguarda le sedi e la distribuzione del lavoro e degli incarichi.
Crediamo che sia assolutamente necessario che quella riforma della magistratura onoraria, soprattutto dei giudici di pace, che lei, signor Ministro, ha più volte preannunziato, da qualche anno, arrivi finalmente all'esame del Parlamento.
Abbiamo aspettato a presentare una proposta di Italia dei valori, che abbiamo pronta, per vedere quella del Governo. Ma se quest'ultima, come sembra, tarderà, perché, ancora una volta, anche su questo tema forse il Governo non ha le idee chiare, è evidente che noi ci premuniremo di presentare una nostra proposta di legge che tenga conto della dignità di questa funzione sotto diversi profili, quali quelli retributivo, organizzativo e previdenziale.
Nello specifico, signor Ministro, parliamo ora della giustizia civile. Lei ha detto che vi è un parziale miglioramento nella situazione delle pendenze dei processi civili. Naturalmente, se è così, salutiamo con favore questo fatto, ma mi sembra impossibile che il Governo possa attribuirsi e ascriversi il merito di questa, pure iniziale, Pag. 23inversione di tendenza. Lei ha accennato ad alcune possibili ipotesi e cause di questo miglioramento. Pensiamo che alcune di queste ipotesi siano prevalenti su altre, e cioè il regime delle spese. È chiaro che il miglioramento delle pendenze è dato anche dal rapporto tra sopravvenienze di procedimenti iscritti e procedimenti definiti. Evidentemente, o i procedimenti definiti sono superiori, fermi restando i nuovi ingressi, oppure questi ultimi sono diminuiti rispetto ad una definizione numericamente stabile dei procedimenti.
In ogni caso, la riduzione delle pendenze soltanto per effetto del fatto che le cause costano di più non mi sembra una buona cosa, perché con questa misura si verrebbe ancora una volta a penalizzare chi non può avere accesso alla giustizia e magari ne ha tutti i diritti.
La seconda ragione che, secondo noi, spiega questa iniziale inversione di tendenza, che speriamo si confermi, sta nella produttività dei magistrati italiani, ai quali va, ancora una volta, il nostro ringraziamento per l'abnegazione con la quale svolgono la loro funzione. Spesso i magistrati italiani sono stati accusati di scarsa laboriosità, di neghittosità.
Signor Ministro, lei ha fatto bene ad iniziare l'azione disciplinare nei confronti di 59 magistrati che non hanno depositato in tempo le sentenze. Se hanno delle responsabilità, che siano puniti, che siano sanzionati; non siamo certo noi a decolpevolizzare funzionari dello Stato che non fanno il loro dovere. Però voglio dire che 59 magistrati, in confronto agli oltre 9 mila che fanno il loro mestiere, sono una cosa simbolica, ma assolutamente poco rilevante al fine di compiere una valutazione globalmente negativa sui magistrati italiani. Secondo Eurojustice - lei lo sa, signor Ministro - i magistrati italiani sono fra i più produttivi nell'Unione europea. Evidentemente, quindi, vi sono cause funzionali e cause strutturali che impediscono loro di svolgere la propria funzione.
Per quanto riguarda la riforma penale, non abbiamo pure visto niente, nessuna proposta di carattere organico. Abbiamo alcune proposte da fare: abbiamo presentato più di 20 proposte di legge per una riforma organica e complessiva della giustizia, alcune anche per quanto riguarda la giustizia penale. Ci permettiamo di sottolineare alcuni degli elementi che, secondo noi, servirebbero a rendere più celere l'esercizio dell'azione penale e il processo penale.
Sono interventi sulla competenza e sui vizi, che non devono essere trascinabili nei gradi successivi del giudizio; sono necessarie modalità più efficienti di notificazione degli atti, una nuova disciplina del processo contumaciale, anche in adeguamento alle direttive europee, provvedimenti di disincentivazione dei comportamenti strumentali volti al prolungamento del processo e tante altre cose sulle quali ci permetteremo di incalzare il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la invito a concludere.
FEDERICO PALOMBA. Mi consenta di dire due ultime cose.
A proposito della riforma penitenziaria siamo veramente alle proclamazioni senza, purtroppo, alcun risultato, in una situazione di gravissimo congestionamento delle strutture carcerarie. In relazione al tema della giustizia minorile lei, signor Ministro, aveva detto che questo settore era un fiore all'occhiello che lei avrebbe tutelato. Mi consenta di dire che il recente provvedimento legislativo in materia, in realtà, cancella questo settore, disperdendo professionalità di straordinaria importanza mandandole, da una parte, al settore penitenziario per adulti, dall'altra al DOG (Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria). Signor Ministro...
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.
FEDERICO PALOMBA. ... non ci siamo su questo punto.
Concludendo, signor Presidente - mi permetta un piccolo recupero per le precedenti interruzioni - esprimiamo una particolare solidarietà ed ammirazione per tutti gli operatori della giustizia, compresi Pag. 24quelli del settore della giustizia minorile e del settore penitenziario, che, pur essendo assolutamente sottodimensionati rispetto agli incarichi, svolgono con straordinaria abnegazione la loro funzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro onorevoli colleghi, inizierò da una cronologia. 14 aprile 2008, Berlusconi: avvieremo subito la riforma della giustizia. 15 luglio 2008: a settembre il Governo sarà impegnato nel mettere a punto una grande riforma della giustizia. Ancora, sempre nel 2008, Berlusconi: farò poche vacanze, all'Italia serve un «drizzone». In autunno riforma della giustizia. 2 settembre 2008, in tema di giustizia, il Ministro Alfano: la riforma non si può fermare. 7 ottobre 2008, Berlusconi: arriverà un'importante riforma della giustizia in cui accusa e difesa saranno messe sullo stesso piano. 6 dicembre 2008, in tema di giustizia, Berlusconi: la riforma va fatta, bisogna andare avanti. 6 dicembre 2008, il Ministro Alfano: questa maggioranza ha le idee chiare ed i numeri capaci per portare avanti un percorso di riforma della giustizia anche da sola. Ancora, andiamo avanti, 19 dicembre 2008, Berlusconi: i tempi per fare una riforma della giustizia sono immediati, il testo è pronto. 11 gennaio 2009: con o senza l'opposizione la riforma della giustizia si farà, parola di Silvio Berlusconi. 20 gennaio 2009: il Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, ha confermato che la riforma della giustizia verrà presentata venerdì al tavolo del Consiglio dei ministri. Intanto, il 28 gennaio 2009, signor Ministro, la Camera approvava la risoluzione che impegnava il Governo a fare la riforma della giustizia. Arriviamo al 21 maggio 2009: metteremo tutto il nostro impegno - dice Berlusconi - nella riforma della giustizia penale e non ci fermeremo sino alla divisione delle carriere. Il 10 agosto 2009, Berlusconi: con la ripresa delle attività politiche a settembre porteremo a termine la riforma della giustizia. 11 ottobre 2009: abbiamo allo studio - dice Berlusconi -, ma è pronta, la riforma del processo penale con la separazione dei PM dai giudici. È riforma fondamentale. 20 novembre 2009: la riforma della giustizia occupa un posto prioritario nel programma politico sulla base del quale gli elettori hanno ritenuto di affidare alla maggioranza, che mi onoro di guidare, il compito di governare. Naturalmente, chi parla è Berlusconi. Il 23 novembre 2009 il senatore Quagliariello dice: il lavoro prosegue, stiamo cercando di portare avanti una riforma complessiva della giustizia. È dal 1994 che promettiamo di cambiare la giustizia, ora lo dobbiamo fare veramente. Arriviamo all'11 gennaio del 2010, Berlusconi dichiara: avanti con le riforme, spero con l'opposizione.
Il 20 gennaio dichiara: certo che il 2010 - sono sue parole, signor Ministro - passerà alla storia come l'anno della compiuta riforma della giustizia.
E andiamo ancora avanti; Berlusconi il 2 e l'8 febbraio 2010 ha un sussulto di sincerità e afferma: sono esperto nelle riforme dell'amministrazione della giustizia, nel senso che non ne abbiamo fatta nessuna. Il 26 febbraio 2010 dice: l'a riforma della giustizia, la facciamo, la facciamo, adesso, lo facciamo - è sempre Berlusconi che parla -, non credo che piacerà molto ai talebani, che sono all'interno della magistratura.
L'11 marzo è sempre Berlusconi a parlare: dopo il voto, grande riforma della giustizia. Il 19 marzo dice: serve una grande, grande, grande, grande - ripetendolo per quattro volte - riforma, una riforma radicale della giustizia per mettere fine a una patologia terribile nella nostra democrazia. E, ancora, vi sono le dichiarazione del 24 marzo: ora, grande, grande riforma della giustizia. E poi arriviamo al 1o aprile - non è uno scherzo - e Berlusconi dichiara: la riforma dello stato, una grande riforma della giustizia dopo la tregua elettorale.
Poi, ancora, arriviamo alle dichiarazioni del 30 aprile: abbiamo davanti tre anni di riforme e tra le più importanti Pag. 25quella della giustizia dalle fondamenta, partendo dai nove milioni di cause civili e penali ancora pendenti e cercando di garantire ai cittadini processi più giusti e tempi certi.
Naturalmente potremmo proseguire a lungo. Quello che vogliamo dire al Presidente del Consiglio e a lei, signor Ministro, è che Berlusconi si deve prendere un impegno: portare a termine la legislatura e realizzare la riforma americana delle istituzioni promessa fin dal 1994.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RITA BERNARDINI. Mi riferisco a riforma elettorale, riforma della giustizia, federalismo e presidenzialismo. Faccia rientrare nella legalità le immonde carceri italiane e sarà ricordato, non per le vicende che leggiamo oggi sui giornali, ma per aver dato al Paese una grande riforma (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che il confronto sui temi della giustizia sia in questo periodo, purtroppo, avvelenato da vicende recenti, che non fanno altro che protrarre quella situazione di conflittualità permanente, che non fa bene neanche all'Aula parlamentare, nel corso di una discussione importante che dovrebbe essere affrontata con la maggiore serenità possibile.
Dico questo perché, anche negli interventi di chi mi ha preceduto, ho trovato l'ombra di questo disagio. Ad esempio quello, da parte di alcuni, di non volere registrare come il maggiore aumento di cause pendenti si sia verificato dagli anni Ottanta fino al 2000, quando le cause sono passate da circa un milione 300 mila a 4 milioni 800 mila. È lì, il punto di non ritorno, che ha visto accumulare negli uffici giudiziari milioni di procedimenti pendenti, che purtroppo sottolineano la mancanza di giustizia ed espongono l'amministrazione dello Stato a serie responsabilità.
Ed è questo clima, signor Presidente, che impedisce anche di verificare come l'attenzione, che il Ministro della giustizia ha riservato a tali temi, stia dando i primi frutti. Che cosa significa il fatto di registrare per la prima volta un valore positivo nel giudizio, per quanto riguarda lo smaltimento dell'arretrato? Significa che, dopo decine di anni, alcuni provvedimenti, che sono stati assunti dalle aule parlamentari su sollecitazione del Ministro della giustizia, hanno toccato i riferimenti rilevanti per ottenere questo risultato.
Quali sono i risultati? Ne dico uno per tutti. È stata richiamata la questione del contributo unificato, che per quanto riguarda le sanzioni amministrative ha prodotto una riduzione dei procedimenti di oltre il 50 per cento.
Si può essere favorevoli o non favorevoli all'introduzione e al rafforzamento di un contributo unificato, ma è evidente che quella scelta ha portato un risultato positivo e soprattutto pone una questione di fondo che si è sempre voluta eludere in maniera approssimativa: la giustizia è, purtroppo, un servizio che ha dei costi, e una giustizia altamente professionale comporta l'esigenza, senza demagogia e senza retorica, di affrontare temi come questi.
La seconda questione di fondo su cui mi trovo perfettamente in sintonia con il Ministro è quella che mette la parola fine alle litanie sul fatto dei tagli riferiti alla giustizia, perché queste litanie, se confrontate con altri Paesi europei, dimostrano innanzitutto un minor tasso di causidicità (quindi minori procedimenti di carattere penale e di carattere civile), e un minor numero di magistrati. Noi siamo arrivati a circa diecimila e lei bene ha fatto, signor Ministro, a dare una risposta ai tanti che utilizzavano e utilizzano le scoperture di fatto degli organici per giustificare la conseguenza di non mandare magistrati nelle cosiddette sedi disagiate. Io non vedo l'ora che vengano assunti tutti quanti, perché voglio capire fino in fondo se nelle sedi disagiate non ci si va.
A proposito (mi rivolgo anche qui a qualche collega che mi ha preceduto), ma come si fa a dire che questo Governo e Pag. 26questa maggioranza si sono accorti di dover porre rimedio a quella legge che impediva ai magistrati di prima nomina di andare ad occupare quei posti disagiati quando l'idea è partita esattamente dai banchi della sinistra, che è stata in qualche modo la protagonista di quella richiesta? Siete voi costretti oggi a rivedere quelle scelte, e sapete perché? Perché molti di quei colleghi, che magari siedono all'interno di un'associazione di magistrati, molto noti, non intendono sobbarcarsi il peso e la responsabilità di ricoprire - come invece qualche magistrato coraggioso ha fatto - quelle sedi disagiate. Ed è bene che queste contraddizioni emergano e vengano evidenziate.
Anche qui, signor Ministro, io plaudo all'iniziativa d'informatizzazione perché è l'altro elemento che consente, ad un tempo, di velocizzare i tempi di discussione delle cause (siano esse civili e penali), ma contemporaneamente - questa è la richiesta che mi sento di doverle fare - di poter utilizzare quei dati attraverso il portale della giustizia di prossima istituzione per verificare l'andamento della chiusura dei procedimenti (siano essi civili e penali) in ogni singolo ufficio giudiziario. Infatti, quando il Ministro della giustizia ha la responsabilità - come la Costituzione detta - dell'organizzazione dei servizi della giustizia, io credo che questa responsabilità porti con sé anche la trasparenza del lavoro che, ufficio per ufficio, viene effettuato.
Condivido il richiamo alla riorganizzazione anche del sistema della geografia giudiziaria e qui, signor Ministro, le chiedo uno sforzo. Il Consiglio superiore della magistratura uscente ha elaborato una sorta di proposta, e credo che lei potrebbe farsi latore di una richiesta al nuovo Consiglio superiore della magistratura insediato di indicare delle linee d'indirizzo o dei suggerimenti in questo campo da poter sottoporre ad una discussione all'interno delle Commissioni parlamentari o dell'Aula parlamentare. Così, signor Ministro, vedremo, da un lato, i termini della proposta e, dall'altro, anche la capacità dei partiti politici di accettare - mi augurerei all'unanimità - e di perseguire quegli indirizzi che vengono come proposta dal Consiglio superiore della magistratura. Così, signor Ministro, invece di avere tanti, forse troppi, commenti e anche giudizi (auspicabili, magari non richiesti) su leggi e iniziative di riforma, ne avremo uno che metterà nero su bianco una proposta di riforma dell'organizzazione giudiziaria, magari attribuendo - come io sostengo - la responsabilità direttamente in capo agli organismi giudiziari di più alto livello all'interno del distretto, che possano quindi - per così dire - organizzare meglio la disponibilità dei dipendenti, e quindi rispondere alle esigenze della giustizia sul territorio.
Credo, signor Ministro, che alla luce di questo vada anche affrontato un altro tema.
Oggi accade spesso, negli uffici giudiziari, che i magistrati che lavorano di più e meglio, non dico siano emarginati, ma siano guardati con sospetto perché rischiano di alterare anche le statistiche e di dimostrare che, all'interno dell'ufficio giudiziario, vi sono magistrati che lavorano di più e magistrati che lavorano di meno. Certamente, vi saranno mille giustificazioni, ma credo che il Ministero debba porsi il problema di valutare una sorta di premialità nei confronti dei magistrati che si distinguono. Abbiamo un sacco di premi in questo Paese che contribuiscono ad onorare le persone che lavorano, che si distinguono, che concorrono alla crescita della società; forse è il caso di cominciare a pensarne alcuni, non in forma personale nei confronti dei magistrati, ma in forma di premi nei confronti degli uffici giudiziari.
Voglio affrontare un'ultima questione in relazione al piano di smaltimento straordinario che lei ha annunciato. Credo, signor Ministro, che sia arrivato il momento di assumersi la responsabilità rivolgendo un appello anche alle categorie professionali che operano nel mondo della giustizia. Non mi riferisco soltanto a magistrati che possono essere andati in pensione e non siano più in servizio, ma anche ad avvocati, siano essi in pensione Pag. 27o in servizio, e pure a notai, perché credo che questo piano straordinario potrebbe prendere il via, con determinati accorgimenti, e potrebbe contribuire, nell'arco di pochi anni, attraverso forme di volontariato e di coinvolgimento, in cambio magari di alcuni riconoscimenti sotto il profilo fiscale e tributario - torno al concetto di premialità -, allo smaltimento di quei milioni di cause pendenti che, in sede civile, rappresentano, purtroppo, un fardello difficile da accantonare per ogni amministrazione della giustizia e per ogni amministratore della giustizia.
Arrivo, quindi, all'ultima questione: il dibattito sulla riforma, signor Ministro. Prendo atto - e concludo - della sollecitazione che viene dai banchi della pattuglia radicale; ho l'impressione che se quest'ultima è disponibile ad affrontare il tema delle riforme costituzionali, che anche la nostra risoluzione auspica vengano portate al confronto parlamentare, questa possibilità vi sia e, quindi, in un momento di scontro mi permetto di dire, signor Ministro, che non dobbiamo temere il confronto anche con la magistratura, fosse anche con quella parte politicizzata della stessa, perché questa è la sede istituzionale della democrazia, questo è il Parlamento, questo è il luogo dove si affrontano le riforme senza tentennamenti, senza paura, perché tali riforme vengono avanzate nell'interesse del Paese e della giustizia e non per singoli partiti o per personalità di spicco o di minor spicco.
Ecco perché, signor Ministro, auspichiamo la presentazione dei testi della riforma per cominciare questa sfida e questa discussione con il Popolo della Libertà e gli altri partiti presenti in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Saluto, anche a nome dell'Assemblea, gli studenti ed i docenti del liceo scientifico «Amedeo Avogrado» di Vercelli, che partecipano al programma «Giornata di formazione a Montecitorio» e che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
È iscritta a parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, non le nascondo che ho provato un senso di disagio nell'ascoltare la sua relazione. Ho provato questo senso di disagio perché, dalla sua relazione, emerge solo il lato positivo del settore giustizia e viene dimenticato quanto lei stesso ha citato ieri nella sua relazione svolta al Senato. Ieri, al Senato, lei ha detto che la giustizia italiana è, come è noto, in crisi. Ha iniziato così il suo intervento al Senato. Altrettanto non ha fatto qui alla Camera.
Nel relazionare anche con enfasi i risultati positivi ottenuti nel settore della giustizia ha addebitato la positività delle risultanze solo ed esclusivamente al Governo e ha dimenticato - e lo dico perché ritengo ingenerosa questa sua dimenticanza - che se determinati risultati sono stati ottenuti in termini positivi, che se determinante norme legislative sono state varate nell'ambito della giustizia, questo è merito anche del contributo importante che il Parlamento, in alcuni casi anche in modo unanime, ha offerto al suo Ministero, al Governo ma in particolare al settore della giustizia italiana. Sento di doverlo dire perché lei sa benissimo con quale intendimento nell'ambito del settore giustizia abbiamo inteso lavorare all'interno del Parlamento.
È passato subito, si può dire, alla terapia senza tuttavia dire quali sono le reali motivazioni della crisi e senza addebitare alcuna responsabilità al Governo. Ha citato con grande enfasi la diminuzione addirittura del 4 per cento dei procedimenti civili. Dopo questo suo annunzio peraltro già avvenuto nella relazione di ieri al Senato, il vicepresidente del gruppo del PdL del Senato, il senatore Quagliarello, ha parlato di risultato storico.
Onorevole Ministro, lei è davvero convinto che questo calo sia totalmente addebitabile agli interventi governativi sul processo civile? Lei è convinto che questi interventi normativi proposti dal Governo Pag. 28sul processo civile, interventi peraltro privi della dovuta continuità, siano realmente il vero motivo del calo della diminuzione dei procedimenti civili? Perché non ci dice qual è la natura di questi procedimenti che sono diminuiti? Perché non ci dice quanti di questi procedimenti sono caduti perché il reato è stato prescritto e perché non ci dice quanti di questi procedimenti sono diminuiti, sono venuti meno, sono caduti grazie alla rassegnazione di tutti quei cittadini che finiscono col far decadere i vari processi civili, vista la lungaggine temporale degli stessi?
Onorevole Ministro, per quanto riguarda il processo penale lei stesso ci dice, ed è vero, che la situazione è sostanzialmente immutata tranne l'aumento dei processi di mafia, aumento che sicuramente non è da ascrivere alla bontà delle leggi ma è da ascrivere solo all'impegno dell'attività investigativa delle forze dell'ordine e della magistratura.
Inoltre ammette, proprio nell'ambito del processo penale, la necessità di una maggiore incisività degli interventi che dovrà essere espressa nella seconda parte della legislatura. Ma onorevole Ministro, questa necessità era presente fin dall'inizio della legislatura. Allora le chiedo: come mai, anziché perdere tempo su provvedimenti quali il legittimo impedimento, i lodi Alfano, il processo breve (da noi di Futuro e Libertà condivisi e votati per lealtà di appartenenza, ma utili solo ad assecondare i desiderata del Presidente del Consiglio), non si è invece attivato per dare esecuzione a quei provvedimenti necessari ad assicurare la certezza della pena per tutti coloro che si rendono responsabili di gravi reati?
Ha parlato della normativa antimafia prendendosene totalmente il merito, ma le ricordo, come ho detto all'inizio, che quasi tutta la normativa antimafia che è stata varata nell'ultimo anno e anche nei primi anni di questa legislatura ha avuto il consenso della quasi totalità del Parlamento italiano. Tuttavia non si ha fretta a tener conto del fatto che, pur al di là della efficace e positiva normativa antimafia, servono anche dei termini definiti per varare il testo unificato della normativa stessa.
Ha parlato dell'efficacia dell'intervento in risposta ai fatti avvenuti a Reggio Calabria con la presenza del Consiglio dei ministri in quella città, però poi se ne è dimenticato, se non citando solamente l'istituzione dell'Agenzia nazionale antimafia con sede a Reggio Calabria, che peraltro era stata sollecitata più volte sia dalla Commissione antimafia sia da un ordine del giorno che in questa sede avevamo sottoscritto l'onorevole Granata e chi sta parlando. Perché di fatto sul problema di Reggio Calabria non vi è stata quella attenzione che invece era dovuta?
Allo stesso modo ha elencato l'alto numero di casi di applicazione dell'articolo 41-bis: sì, le do atto di questo, onorevole Ministro, è vero, è una verità; tuttavia, nel dargliene atto, le chiedo: come mai ancora non ha dato esecuzione a quell'annuncio, che lei stesso aveva fatto il 5 novembre 2009, con la previsione dell'apertura delle carceri di Pianosa e dell'Asinara? Infatti, se si vuole davvero prevedere l'isolamento dei boss mafiosi, o si dà esecuzione agli impegni presi e agli annunci fatti più volte o restano semplicemente le parole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
Così come, caro Ministro, non ha dato neanche il riconoscimento a questo Parlamento per l'unica legge di iniziativa parlamentare forse di contrasto al voto di scambio che combatte realmente il connubio che vi è tra politica e mafia.
Onorevole Ministro, perché nel momento in cui il Governo - tanto lei nel suo dicastero, quanto il Ministro dell'interno - parla con enfasi dei risultati ottenuti contro la criminalità organizzata, nessuno dà la risultanza di questo merito, che va ascritto solo ed esclusivamente ad un'iniziativa parlamentare?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANGELA NAPOLI. Concludo, signor Presidente. Onorevole Ministro, trovo veramente inaccettabile il suo richiamo alla Pag. 29mancanza di una riforma organica della giustizia a causa dell'evoluzione del quadro politico e delle tensioni degli ultimi mesi. Abbia pazienza, onorevole Ministro, glielo dico come componente della Commissione giustizia: lei sa benissimo che, insieme alla presidente Bongiorno e all'onorevole Consolo, abbiamo approvato tutto ciò che il Governo ci ha proposto.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ANGELA NAPOLI. Noi ci siamo realmente posti in modo disponibile. Se la riforma organica non vi è stata, è solo perché non ci è stata mai presentata. E oggi basta con le promesse (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
ANGELA NAPOLI. Concludo, signor Presidente, un attimo solo. Onorevole Ministro, oggi ricorre l'anniversario del compleanno del giudice Paolo Borsellino (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia)...
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, deve proprio concludere. Ha superato il tempo a sua disposizione di un minuto, per cortesia, abbia pazienza.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, concludo. Oggi, onorevole Ministro, c'è la crisi della giustizia, c'è la crisi della disoccupazione e c'è anche il Presidente del Consiglio dei ministri che dice di essere soddisfatto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia - Congratulazioni)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Angela Napoli.
È iscritta a parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della giustizia, in un momento particolare della vita politica del nostro Paese, abbiamo apprezzato la sua relazione chiara, precisa, dettagliata e ricca non certo di proclami o di annunci, come ho sentito anche nell'intervento precedente, ma di fatti concreti, di risultati apprezzabili, che testimoniano l'impegno costante di questo Governo e di questa maggioranza per ridare efficienza e rapidità al nostro sistema giudiziario e per soddisfare la domanda di giustizia dei cittadini.
L'inefficienza e i mali del nostro sistema giustizia non sono certo colpa del Governo Berlusconi, non nascono certo con il Governo Berlusconi o con il Ministro Alfano, onorevole Angela Napoli. È chiaro che la crisi della giustizia l'abbiamo ereditata. La crisi del nostro sistema è endemica, tuttavia, dobbiamo riconoscere profondamente al Ministro Alfano di aver continuato con il lavoro importante, serio, concreto e molto coraggioso che era già stato avviato anche dal Ministro Castelli, per cercare di rimettere in moto la macchina giudiziaria.
Chi non riconosce questo merito, chi non riconosce l'impegno del Ministro Alfano, il suo coraggio, la volontà - nonostante le tensioni e i momenti difficili, perché lo scontro istituzionale è stato forte su un tema caldo e delicato come quello della giustizia - lo fa perché è in malafede o perché continua a vestire - diciamo così - la casacca della mera propaganda politica o di un'opposizione strumentale, fine a se stessa, sicuramente non costruttiva e che non fa l'interesse del Paese.
Dunque, ha fatto bene, signor Ministro, a rivendicare i successi di questo Governo e i risultati concreti portati avanti a testa bassa, nonostante appunto la forte conflittualità che si è avuta nei rapporti tra politica e magistratura. È bene che tutti siano consapevoli dei dati e dei risultati raggiunti.
Efficienza ed economicità del sistema: ritengo un dato importante il fatto che si sia arrivati all'abbattimento del 4 per cento dell'arretrato civile.
Questo è innegabile: è il frutto del lavoro di riforma in materia di processo civile, che ha portato a una riduzione dei Pag. 30termini processuali, all'introduzione, ad esempio, del processo telematico, che è già avviato, a un abbattimento, e sicuramente si realizzerà ancora, dell'arretrato a seguito dell'introduzione, magari un po' contestata dall'avvocatura - e questo lo dico anch'io, Ministro, - e dell'entrata in vigore meramente obbligatoria dell'istituto della mediazione, sulla quale, però, questo Governo fa molto affidamento per ridurre il contenzioso, e quindi consentire ai cittadini di avere una giustizia più rapida.
Importante è anche la strada intrapresa lungo il percorso della informatizzazione e della digitalizzazione. Lo ha già detto l'onorevole Contento, sfatata l'idea che si vogliono fare le riforme e le nozze con i fichi secchi. Questo Governo ha investito nell'ambito della giustizia, nonostante, chiaramente, i limiti che ci vengono imposti dalla crisi economica e dai vincoli di bilancio. Tuttavia, gli investimenti ci sono stati, ma soprattutto c'è stata la capacità di programmare e di razionalizzare le risorse, di tagliare dove c'erano gli sprechi e di investire, invece, laddove si poteva ridare efficienza ed economicità al sistema.
Nessuno vuole sostenere che sia tutto positivo, che sia tutto rose e fiori. Ci mancherebbe! Anche noi vediamo ancora come un dato estremamente preoccupante quello dell'arretrato dei 4 milioni di processi penali, il debito giudiziario che ci portiamo dietro, così, come anche è stato ricordato, il dato dei 5.616.000 processi civili ancora pendenti.
Quindi, l'invito che facciamo al Ministro e al Governo è quello di andare avanti per contrastare il vero cancro del nostro sistema, e cioè la lungaggine dei processi: la lentezza dei processi è la prima causa che mina la credibilità del nostro sistema giudiziario. Questo è il vero cancro, il vero male della giustizia, che danneggia profondamente i cittadini che hanno diritto a un processo giusto ed equo. Poi, magari, entreremo nel tema delle garanzie processuali e della necessità di mettere mano anche alla riforma del processo civile per l'attuazione del giusto processo.
I cittadini hanno diritto, in modo particolare, a un processo di ragionevole durata. L'eccessiva durata dei processi rappresenta, ormai, un costo inaccettabile per i cittadini, oltre che incomprensibile, e un costo insostenibile in termini di competitività per le nostre imprese. L'eccessiva durata dei processi rappresenta, inoltre, chiaramente un profondo danno di immagine per il nostro Paese, che più volte, e continuamente, viene condannato dalla Corte di giustizia europea per non aver dato risposte ai cittadini in tempi rapidi, in tempi celeri.
Veniamo, poi, ad altri aspetti che sottolineiamo come un grande successo di questo Governo e con effetti positivi: il Piano carceri. È chiaro, il tema del sovraffollamento carcerario esiste e non è di facile soluzione. Questo è innegabile. Però, la Lega Nord Padania da tempo aveva sottolineato che il modo per risolvere il problema non è ricorrere a indulti e indultini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà). Occorre investire con una programmazione seria, ma è chiaro che le carceri non possono spuntare come funghi, dalla mattina alla sera. Per costruire dei nuovi penitenziari occorre la programmazione di investimenti, occorrono procedure e tempi. Il Governo ha avviato un importante piano carceri e noi la invitiamo, onorevole Ministro, a essere sempre attento, in modo tale che la programmazione possa veramente essere realizzata.
Per quanto riguarda, poi, il discorso delle lotte alle mafie, nessuno mai ha negato l'importante ed egregio lavoro svolto dalla magistratura e dalle forze dell'ordine. Tuttavia, fanno bene il Ministro Alfano e il Ministro Maroni a rivendicare con orgoglio i risultati conseguiti, perché è stato questo Governo a proporre delle iniziative legislative forti per il contrasto e la lotta alla criminalità organizzata, con un coraggio che nessun altro Governo aveva mai avuto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà)!
Onorevole Angela Napoli, c'è stata la condivisione sul codice antimafia di tutto Pag. 31il Parlamento. Evvivaddio! Ci mancherebbe altro che non fosse stato così! Questo è stato un segnale chiaro, preciso, inequivocabile che alla mafia questo Governo non ritiene fare alcuno sconto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
FURIO COLOMBO. Quelli sono i giudici!
CAROLINA LUSSANA. I giudici? Tu, come al solito, interrompi sempre. Però mi dai l'occasione per replicarti.
I giudici possono agire, se hanno adeguati strumenti legislativi. Grazie al Ministro Alfano sono finalmente diventate leggi le proposte di Falcone e Borsellino, troppo spesso invocati a sproposito in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
Sull'articolo 41-bis fa bene il Ministro a dire quello che è stato fatto, perché io sono componente della Commissione antimafia e altri Governi si comportarono in maniera molto diversa. È vergognoso quello che sta emergendo sulla trattativa Stato-mafia, non certo addebitabile al Governo Berlusconi e a questa maggioranza.
Noi abbiamo agito con severità e con determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà), al di là delle chiacchiere che qualche pentito, magari, sta affermando in qualche sede o aula giudiziaria.
Abbiamo sconfitto la mafia con i fatti e non con le parole, portando avanti una forte cultura di contrasto alle organizzazioni mafiose, al sud così come nel nord del Paese, e di questo, chiaramente, dobbiamo andare orgogliosi. La lotta alle mafie passa anche, finalmente, attraverso l'aggressione ai capitali: quindi, nuove norme importanti sulla tracciabilità dei flussi, che consentano sequestri e confische più facili e più agevoli.
Veniamo anche all'esercizio dell'azione disciplinare. A tale riguardo, signor Ministro, altri colleghi sono intervenuti e anch'io la invito ad andare avanti e ad essere rigido e rigoroso. Il Ministro Castelli, nella riforma dell'ordinamento giudiziario, riuscì a far approvare, finalmente, un codice deontologico: regole chiare per far scattare le sanzioni disciplinari.
È inaccettabile che un mafioso, un'ndranghetista, venga liberato perché c'è un magistrato che impiega quattro anni per scrivere una sentenza. Tutto questo è inaccettabile agli occhi dei cittadini e i magistrati che sbagliano devono risponderne.
Quindi, anche sul piano della responsabilità dei magistrati, penso che il Governo dovrebbe affrontare questo tema. Mi rivolgo all'onorevole Bernardini: ci fu un referendum che è rimasto inattuato. Speriamo di poter discutere di questo importante tema.
Ancora, signor Ministro, per quanto riguarda le cose da fare, ha parlato della magistratura onoraria: è sicuramente importante valorizzarne il ruolo. È, infatti, innegabile che essa oggi sta svolgendo un'importantissima azione di complemento all'attività della magistratura ordinaria, senza la quale il nostro sistema giustizia arrancherebbe. Pertanto, è giusto riconoscerle uno status, il ruolo di magistratura di complemento.
Veniamo ad un altro settore che lei non ha toccato nella sua relazione, se non per quanto riguarda l'assistenza ai minori non accompagnati e ai minori stranieri. Vorrei sollecitarla, signor Ministro, a prendere in esame - nella seconda parte della legislatura - la necessità di arrivare ad un giudice unico della famiglia.
Abbiamo sentito parlare nuovamente di riforma del tribunale dei minori con polemiche strumentali - che poi si sono rivelate assolutamente false - nel blog dell'onorevole Donadi. Tuttavia, l'esigenza di arrivare ad un giudice unico e specializzato, che si occupi di diritto di famiglia, è fortemente sentita in un momento in cui la conflittualità, a seguito delle separazioni e dei divorzi all'interno delle famiglie, è molto forte. Ci vuole un giudice specializzato: non più un giudice speciale, ma un giudice specializzato che si occupi di tali questioni.
Veniamo infine - e mi avvio alla conclusione - al grande tema della riforma Pag. 32della giustizia. Lei stesso ha detto che siamo intervenuti con provvedimenti importanti e strutturali, che hanno prodotto risultati concreti. Tuttavia, sono mancati quello slancio e quelle condizioni politiche per andare avanti con la riforma strutturale della giustizia, la quale, a nostro avviso, passa soprattutto attraverso la riforma costituzionale.
Dunque, signor Ministro, è nostro dovere che si faccia il possibile per andare avanti in questa direzione. Come? Chiaramente uscendo dalla conflittualità che, finora, ha contraddistinto i rapporti tra politica e magistratura.
Non dico che la politica non debba fare la propria parte, sicuramente deve assumersi la propria responsabilità. Noi siamo stati eletti, abbiamo una forte investitura popolare per realizzare le riforme, per portare avanti gli interventi legislativi necessari per modernizzare il sistema giustizia. È doveroso e dovremmo assumerci la responsabilità di ricercare il più possibile il dialogo, il confronto, anche quando è difficile, anche quando di fronte ci troviamo una opposizione meramente strumentale che non ha nulla a che fare con il merito dei problemi, ma che si basa sulla propaganda politica. Dovremmo quindi cercare strenuamente questo confronto consapevoli di quelli che sono i nostri ruoli, consapevoli dei nostri reciproci ruoli e funzioni.
Mi rivolgo anche all'opposizione, scendete dall'Aventino, abbandonate un atteggiamento di «no» sempre e comunque, abbiamo il dovere di confrontarci nel merito per vedere se ci sono le condizioni per realizzare questa riforma. Abbiamo anche il dovere di confrontarci con la magistratura, che non è solo la magistratura politicizzata, la magistratura dei protagonisti, di quelli che amano andare in televisione e fare notizia, ma la magistratura che è rappresentata dalla stragrande maggioranza di magistrati seri che svolgono egregiamente, quotidianamente il loro lavoro, nel nome della legalità e del rispetto dei cittadini. Signor Ministro, andiamo avanti sulla via delle riforme, le riforme costituzionali, la riforma del processo penale. Le rivolgiamo questo invito, anche da parte dell'ex maggioranza, ora attuale opposizione, raccogliamo la sfida e vediamo chi ci sta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Capano. Ne ha facoltà.
CINZIA CAPANO. Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto vorrei darle il bentornato fra noi perché, da quello che ci è venuto a raccontare, emerge che lei in questi due anni non deve aver vissuto granché in Italia. Quell'isola felice che lei descrive non è l'Italia, infatti, quando solo due mesi fa lei ha provato a declinare questo elenco di improbabili successi a Genova, la platea di duemila delegati del congresso nazionale dell'avvocatura l'ha sonoramente contestata. Gli avvocati vivono sulla loro pelle la paralisi della giustizia, che questo Governo ha ulteriormente aggravato rinunziando anche solo a cercare soluzioni. Caro Ministro ci è venuto a raccontare il processo telematico. Lo conosciamo bene, è partito con il Governo Prodi, come lei stesso ha detto, nel 2006 e nel 2007 con una copertura finanziaria assai rilevante, che lei, però, si è incaricato di ridurre ogni anno, portando il bilancio della giustizia dall'1,7 per cento, ammontare che aveva raggiunto dal 2004 al 2007, all'1,4 per cento dal 2008 ad oggi. Lei ci riporta che, secondo gli analisti, non basta l'immissione di nuove risorse per ottenere efficienza, ma ha chiesto a quegli analisti cosa accade se quelle risorse vengono sottratte arrivando addirittura a privare di copertura finanziaria i contratti in essere relativi all'assistenza applicativa delle sessantamila postazioni informatiche degli uffici giudiziari italiani?
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 12,30)
CINZIA CAPANO. Anche un assessore al bilancio di un paese di mille anime sa che occorre garantire prima di tutto la Pag. 33copertura finanziaria dei contratti di durata ultra-annuale. Oggi, lei ci dice che ha trovato negli ultimi giorni 11 milioni di euro per dare copertura a quei contratti, ma ha omesso di dire che ad ottobre noi avevamo proposto un emendamento al bilancio per garantire quella copertura, che era stato accettato dal relatore di maggioranza e rifiutato da lei. Ed ancora, ha risposto picche quando il 22 dicembre le abbiamo rivolto un'interrogazione in Commissione giustizia per reperire quei fondi. Non ci racconti che il momento di crisi costringe alla riduzione delle spese, perché il suo Ministero chiude il 2010 con quasi un miliardo di euro di residui passivi, oltre il 15 per cento del bilancio complessivo della giustizia, pari a 7 miliardi. Nel 2009 questi residui arrivavano addirittura a un miliardo 300 milioni di euro.
Riducete il budget e non lo spendete tutto, mentre negli uffici manca anche la carta per le fotocopie. E quando parla di concorsi in magistratura banditi negli ultimi due anni dice una cosa non vera: nonostante mancassero già, nel 2008, oltre mille magistrati e l'impegno del direttore Birritteri a bandire un concorso l'anno, avete lasciato passare il 2009 senza bandire un concorso perché non avevate previsto la copertura finanziaria. Onorevole Contento, altro che voi avete portato i magistrati a 10 mila unità, li avete lasciati ad 8.600, tanti quanti ne avevate trovati!
Signor Ministro lei in questi giorni ha spesso giocato con la parola «scomparsa» parlando di un invito a «scomparire» piuttosto che a «comparire». Lei è molto simpatico e quando fa le battute io le apprezzo molto, ma questa volta voglio prenderla sul serio perché quando lei parla di scomparsa parla da vero esperto. Lei ha lavorato, in particolare, alla scomparsa della giurisdizione, quella a presidio dei diritti dei cittadini, cercando una fuga verso la privatizzazione della giustizia. Ha fatto finta di fare una riforma del processo civile inutile e dannosa, come le hanno detto tutte le organizzazioni dell'avvocatura, solo allo scopo di infilare una delega per la media conciliazione.
Lei ci parla della media conciliazione come di una grande riforma, ma per come l'avete disciplinata è un provvedimento che fa scomparire il diritto al giudice naturale ed al difensore abbandonando i cittadini nelle mani di mediatori con indefiniti requisiti professionali e di terzietà e ringrazio l'onestà intellettuale dell'onorevole Paniz per averlo detto prima di me.
Come mai, se questa riforma è così preziosa come lei ci racconta, ieri ha da dato la sua disponibilità al Presidente del Consiglio nazionale forense a differirne l'entrata in vigore? Forse perché teme le proteste che tutto il mondo dell'avvocatura le ha rivolto mentre il voto si avvicina?
Oggi ci racconta che è pronto il decreto legislativo sulla semplificazione: benvenuto! È in ritardo di due anni! Ma lei sa che in quella stessa delega non ci sono i presupposti per una vera unificazione: basti dire che la procedura per la separazione e il divorzio, due materie assai affini, resteranno distinte.
Lei ha rifiutato di confrontarsi con noi nonostante, sin dal dicembre del 2008, le abbiamo presentato le nostre proposte per cui sarebbero state preziose quelle risorse di un miliardo l'anno che voi avete lasciato perimere. Gliele ricordo: dal giudice unico al rito unico; ufficio del processo ed assistenti del giudice con giovani preparati e qualificati, non con vecchi pensionati! Noi abbiamo nel nostro Paese anche formazioni di eccellenza che hanno davanti lo spettro della disoccupazione e voi pensate a dar lavoro a persone che sono in pensione?
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Capano.
CINZIA CAPANO. Riforma della media conciliazione per farne un sistema davvero alternativo e non a rinuncia alla tutela giurisdizionale. Revisione delle circoscrizioni, e ringrazio ancora l'onorevole Paniz per averlo detto, ma sono mesi che lo proponiamo e lei rifiuta qualsiasi confronto.
Pag. 34PRESIDENTE. La prego di concludere.
CINZIA CAPANO. Informatizzazione complessiva, non a macchia di leopardo e soprattutto non improvvisata andando a recuperare le risorse all'ultimo momento. Non sono necessarie grandi risorse, sebbene anche su questo argomento lei dia i numeri ogni giorno. Il Fondo unico giustizia cresce fino a 2 miliardi quando si tratta di assicurare risorse al processo breve....
PRESIDENTE. Onorevole, Capano, deve concludere.
CINZIA CAPANO.....e scende fino a 150 milioni quando si tratta di garantire il funzionamento quotidiano della giustizia. Concludo, signor Presidente.
Signor Ministro noi siamo pronti al confronto, ma lei non ci venga più a raccontare favole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, ritengo che nel momento in cui si affronta il problema della relazione sull'amministrazione della giustizia non si possa prescindere da talune considerazioni di tipo metodologico, perché è evidente che la centralità del problema della giustizia nel nostro Paese ha una sua ragione. Direi che ci si occupa tanto, forse troppo, di giustizia e una qualità in questo fenomeno percepito va rappresentata.
Che cosa accade, signor Presidente e onorevoli colleghi? Siamo di fronte a due forme di intervento sul sistema giustizia: una prima forma di giustizia, cosiddetta terapeutica, è quella fisiologica in cui il Parlamento pensa ai problemi del cittadino e cerca di intervenire perché il fenomeno della patologia giudiziaria sia gestito in modo corretto; il secondo fenomeno, la cosiddetta giustizia difensiva, è quello in cui il Parlamento si deve difendere dalla giustizia. Ebbene, se il Parlamento si deve preoccupare della giustizia terapeutica ed è costantemente attaccato nelle sue prerogative dalla giustizia, mi chiedo come si possa non pensare che il turbamento nella costruzione di un sistema giudiziario corretto dipenda da questo attacco costante alle prerogative parlamentari da parte di taluni guastatori che ritengono, in questo modo, di poter intaccare quella che è la fisiologia istituzionale. Questo è un problema che reputo decisivo.
Ecco perché non esito a definire l'operato del Ministro Alfano coraggioso, in un sistema di questo genere, in cui difendere costantemente l'istituzione parlamentare dagli attacchi della giustizia ordinaria costituisce, ormai, uno dei grandi problemi di questo Parlamento. E non è la riforma che certamente i padri della Costituzione hanno ipotizzato, perché la stesura genetica dell'articolo 68, quella che è stata ritenuta saggiamente in linea con tutto il sistema della Costituzione, escludeva questo tipo di realtà. Allora, siamo di fronte ad una zoppia della Costituzione di cui bisogna prendere atto - e di cui anche l'opposizione ha preso atto più volte - a cui bisogna necessariamente porre rimedio, senza poter validamente lamentare la carenza di talune qualità nella riforma della giustizia che dipendono da questo clima di invivibilità nella costruzione del sistema della riforma della giustizia.
Dunque, se siamo di fronte a questo conflitto, cioè una giustizia terapeutica che dipende dalla necessità di una giustizia difensiva, è evidente che vi è una presa d'atto che in questi giorni ha trovato particolare conferma e non si può non ratificare l'esistenza di un tentativo di questo genere. Pensate, con riferimento ai fatti che vedono la procura di Milano come sempre in prima linea, al numero dei procedimenti nei confronti del Presidente del Consiglio; pensate all'invasività delle indagini; pensate all'eccesso di dispendio di energie in queste indagini; pensate, infine, alla pretestuosità dei reati che vengono contestati, laddove è sufficiente leggere oggi un qualsivoglia giornale o un qualsivoglia sito per percepire come la tanto vantata concussione non ha nessuna consistenza, trattandosi di fatti assolutamente Pag. 35irrilevanti sul piano penale. Allora, di cosa parliamo? Come possiamo validamente criticare una riforma della giustizia se, in qualche modo, si avalla il tentativo di gossip giudiziario che prende le mosse pretestuosamente da iniziative di penale presunta rilevanza?
In questo clima credo che l'uso strumentale del processo, per fini politico-mediatici, non possa rimanere a margine delle chiose alle comunicazioni del Ministro Alfano. Quando un processo penale embrionale viene utilizzato per scatenare questo gossip mediatico, morboso e autoreferenziale, due sono le riforme che immediatamente vanno prospettate a fianco, illustre Ministro, di quella terapia delle piccole riforme utili che è stata fin dall'inizio - e gliene devo dare atto - il leitmotiv del suo intervento. Sono piccole riforme utili che snelliscono il flusso del plasma all'interno del sistema giudiziario e che consentono una migliore gestione in attesa delle grandi riforme. Tuttavia, ora vi è bisogno di due interventi. Noi ci abbiamo provato, noi ci abbiamo provato, ma qualcuno, a un certo punto della legislatura, ci ha impedito il raggiungimento dell'obiettivo. Si tratta della riforma dei rapporti fra comunicazione e giustizia e della riforma dei rapporti fra magistratura e potere politico. Sono due gangli, due nodi che vanno sciolti con rapidità, non dell'interesse del Popolo della Libertà o nell'interesse del Presidente Berlusconi, ma nell'interesse di ciascun parlamentare e di ciascun cittadino che voglia avere asilo in un Paese democratico. Sono due punti che dobbiamo mettere all'ordine del giorno come primi, a fianco di tutti quelli che sono stati gli interventi fino ad oggi svolti dal Ministro.
E se le piccole riforme utili sono state fluidificanti intelligenti del sistema ora vi sono queste poche riforme fondamentali, l'articolo 68 della Costituzione e i rapporti con la stampa e con la comunicazione.
Non vi sfuggirà che questo è veramente il Paese del segreto di Pulcinella. Faccio parte della Giunta per le autorizzazioni e non sono volutamente - come tutti i colleghi del PdL - andato ad esaminare gli atti nel giorno in cui potevamo esaminarli, ma nonostante ciò gli atti erano già ostensibili a tutti. Si tratta del segreto di Pulcinella. Noi per poter visionare quegli atti dobbiamo entrare in una stanza, sottoscrivere un registro, esaminare gli atti alla presenza di un funzionario, mentre gli atti sono già alla portata di chicchessia. Vi sembra un sistema corretto per la gestione di un Paese che voglia essere credibile (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani)?
Ritengo che la giustizia debba innanzitutto liberarsi da questo equivoco, la Costituzione pone il Parlamento al di sopra di qualsivoglia attacco mentre si governa con il consenso degli italiani e questo - lo ripeto - lo dobbiamo garantire, chiunque sia al Governo. Nell'ambito di questo clima di invivibilità politico-giudiziaria il Ministro Alfano - e i numeri sono sotto gli occhi di tutti - in queste comunicazioni ha combinato perfettamente coraggio e prudenza come - l'ho scritto in questi pochi appunti - un soldato che avanza tra le frecce e i proiettili, cioè che cerca di scansare frecce e proiettili pur di raggiungere l'obiettivo. Il soldato Alfano in qualche modo ha cercato di raggiungere questi obiettivi, evitando di incappare in questi continui agguati che - lo voglio dire con grande franchezza perché in Parlamento la franchezza è d'obbligo - non sono venuti soltanto dall'opposizione o dalla magistratura, ma anche da qualcuno all'interno del nostro partito. Va riferita con grande chiarezza la piaggeria e il compiacimento verso la magistratura o, peggio, verso talune falde della magistratura di potere. A tal proposito, opero una netta distinzione - come hanno fatto anche gli onorevoli Manlio Contento e Maurizio Paniz - tra i pochi magistrati che ritengono di poter gestire il potere giudiziario come un potere e i tanti magistrati silenti, che parlano con i loro provvedimenti, ai quali va dato il massimo plauso e ausilio. Quei pochi magistrati di potere che ritengono di poter gestire il potere contro il Parlamento sono stati accompagnati con una piaggeria e un compiacimento Pag. 36da taluni interventi, che sono stati partigiani nel senso peggiore del termine.
Le riforme della giustizia non si fanno per compiacere o per evitare di dispiacere qualcuno, ma si fanno nell'interesse del singolo cittadino, che rappresenta il punto di partenza o di arrivo di ogni riforma seria del sistema giustizia. Se questa è la premessa e se, per esempio, in tema di intercettazioni telefoniche abbiamo subìto dei veti neanche tanto incrociati che hanno sostanzialmente impedito il raggiungimento di un obiettivo perseguito per due anni di durissimo lavoro in Commissione, non bisogna tuttavia rallentare o rinunciare a un punto di partenza a mio avviso ineliminabile per una corretta riforma riequilibrante della giustizia. Il soldato Alfano ha portato a casa risultati e numeri che sono sotto gli occhi di tutti. Le piccole riforme utili sono un patto con gli elettori in via di adempimento. È di questi minuti, di queste ore, la notizia che il Senato ha approvato la relazione del Ministro Alfano, dando atto del fatto che questa meritava il plauso dell'Assemblea. Quindi, vi tocca soltanto - pazienti ascoltatori dell'Assemblea - rammentare come talune critiche mosse oggi sono del tutto ingiustificate. «Random» dirò degli interventi in tema di mafia, di carceri, di informatica del processo civile e di una diminuzione storica dell'arretrato. Si dice che vi è stato un aumento, ma prendo atto che da trent'anni non vi è alcuna riduzione del contenzioso e, quando vi è una diminuzione del contenzioso, non è certo per un calo della litigiosità, ma perché quell'efficienza - che è la parola più ripetuta in questa relazione - comincia finalmente a prendere piede e, se un sistema ritrova la via dell'efficienza, vuol dire che le riforme procedono nella giusta direzione.
Ha detto la collega Napoli che vi è stato un rallentamento: certamente un rallentamento deriva proprio - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - dalla mancanza di accordo. Ha detto che per Reggio Calabria non è stato fatto nulla, ma dovrà evidentemente rivedere la sua posizione sulla scorta degli atti. Ha citato la prescrizione per il processo civile, ma le rammenterò en passant che la prescrizione utile è quella del processo penale.
La collega Capano ha fatto cenno ai segni di disapprovazione ricevuti dal Ministro a Genova, ma rammenterà che l'unico segno di disapprovazione c'è stato sulla mediazione obbligatoria che talune falde dell'avvocatura non ritengono giustificata. Rammenta i fischi sonori che sono stati riservati al proprio capogruppo? E quando viene fischiato il capogruppo - bravissimo, per la verità, devo dire anche molto pacato, Andrea Orlando - vuol dire che il malessere non è indirizzato verso qualcuno ma verso un modo di porgersi generalizzato da parte di altri.
PRESIDENTE. Onorevole Sisto, la invito a concludere.
FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, sto concludendo. Credo che la conclusione non possa che essere questa, che il senso di responsabilità faccia a meno dei numeri parlamentari, che si liberi la politica parlamentare dall'aggressione di uno sparuto numero di soggetti che intendono pregiudicarla secondo le sagge indicazione dei padri della Costituzione. Mi sembra che il Ministro Alfano da questo punto di vista rispetti tutti questi parametri (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nelle scorse ore e nei giorni scorsi molti esponenti del Governo - e da ultimo l'onorevole Sisto - hanno ricollegato le vicende che riempiono le prime pagine dei giornali ad un presunto scontro tra magistratura e politica. Se il Ministro Alfano non ne ha fatto cenno nella relazione - il Ministro Alfano ha utilizzato questo argomento nei giorni scorsi - immagino voglia Pag. 37dire due cose: la prima, che il Ministro Alfano è un uomo accorto - non c'era bisogno di oggi per scoprirlo - e la seconda, che i teorici del complotto, gli evocatori del teorema, non hanno molti riscontri nelle vicende che in questi giorni stanno emergendo. Altrimenti, il cuore della relazione del Ministro sarebbe stato ciò di cui si è parlato nei giorni precedenti, cioè il fatto che esiste un cancro che caratterizzerebbe il funzionamento del nostro sistema giudiziario.
Il Ministro Alfano ha preferito raccontarci ciò che è avvenuto - o meglio, ciò che non è avvenuto - nel funzionamento del servizio giustizia quest'anno e per farlo ha sfidato le leggi della fisica, perché ha tentato di fare una cosa fisicamente impossibile, far stare in piedi un sacco vuoto. È un sacco che non si riempie neppure con l'elenco degli incontri che ha avuto con i suoi colleghi europei, oppure con le imbiancature che sono state fatte nell'immenso patrimonio immobiliare giudiziario del nostro Paese, o ancora addirittura con il concerto del Ministro con riferimento agli atti del CSM, attività che caratterizza l'azione di tutti i Ministri appunto dal 1865 ad oggi.
Se il Ministro Alfano è stato costretto a ricorrere a questo insieme di elementi per riempire quel sacco che resta vuoto è perché davvero quest'anno non è avvenuto niente di positivo. Non colma quel vuoto neppure il tentativo di ricorrere ad acrobazie logiche. Ministro, lei ci ha spiegato che è un fatto storico la diminuzione del contenzioso civile del 4 per cento, mentre invece è un fatto trascurabile l'aumento del contenzioso penale dell'1,5 per cento. Mi sono preso la briga di fare i conti, non mi sembrano grandezze tra loro incommensurabili, ma soprattutto mi pare che nella valutazione della diminuzione del contenzioso civile non si tenga conto del fatto che questo è un anno nel quale si è registrata la massima diminuzione nella crescita della ricchezza del Paese e quindi anche una riduzione di tutte le controversie legate agli aspetti commerciali ed economici. In secondo luogo, c'è una parte del Paese che rinuncia a ricorrere alla giustizia civile perché pensa che la giustizia civile non sia in grado di dare più risposte.
Per completezza di informazione, forse lei ci avrebbe dovuto dire dei 1.210 giorni necessari nel nostro Paese per esigere un credito, dei 250 milioni che il servizio giustizia paga in base alla legge Pinto per i ritardi che caratterizzano il sistema; ci avrebbe dovuto raccontare quello che dicono i pericolosi comunisti della Confcommercio, cioè che alle imprese italiane il funzionamento della giustizia civile costa 2,3 miliardi di euro.
Invece, ci ha introdotto a nuove leggi dell'economia. Ci ha spiegato che più si taglia, più si realizza efficienza. Se è vero che al fatto che più si buttano soldi non sempre corrisponde un salto di qualità del servizio, teorizzare esattamente il contrario mi sembra alquanto difficile, anche perché altrimenti, avendo praticato tagli al servizio giustizia del 20 per cento nel 2009, del 30 per cento nel 2010 e del 40 per cento nel 2011, dovremmo avere il servizio giustizia più efficiente nel mondo. Mi pare piuttosto che l'argomento sia stato preventivamente utilizzato per dire che il Fondo unico giustizia non funziona e che quei miliardi di cui si parlava nei mesi scorsi, che dovevano servire a rafforzare il servizio, si sono ridotti nello scorso anno a 89 milioni di euro. Ma secondo me l'apice della sua pur commendevole arrampicata sugli specchi è raggiunto quando parla di carceri. Ci dice quante carceri nuove si realizzeranno, quale capienza nuova verrà realizzata, non dice però che quella capienza nuova sarà bruciata in cinque o sei mesi in un sistema in cui la presenza dei reclusi aumenta di 700 unità al mese. Secondo me, un capolavoro da questo punto di vista è rappresentato soprattutto dalla sua affermazione che riguarda l'ennesimo commissariamento di questo Governo, quello appunto legato al piano straordinario per le carceri. Lei - cito testualmente - ha detto: in attuazione del Piano carceri, il commissario delegato, esercitando i poteri straordinari conferitigli, ha potuto chiedere ed ottenere la collaborazione di tutte le amministrazioni interessate, in particolar modo del Dipartimento Pag. 38dell'amministrazione penitenziaria (DAP). Peccato che il commissario è già il capo del DAP, cioè abbiamo messo un commissario al Piano carceri in particolar modo per fargli dirigere il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria di cui è già il capo. Ci dice per favore quanto ci costa questo giochetto e quanto costa ai contribuenti? Poi nella sua relazione non possono essere taciute, sia pure per titoli, le omissioni. Quando verrà emanato il decreto sulla giustizia civile? Quale risposta darà alla precarietà e alla scarsa trasparenza del funzionamento della magistratura onoraria? Quali sono i problemi, che ha ricordato la collega Capano, sull'attuazione della media conciliazione? Ancora, quali risposte si intendono dare a livello strutturale sul tema della desertificazione delle procure? Perché lei, e non io, si è impegnato all'Assemblea nazionale dei magistrati a provvedere in modo strutturale e a rimuovere quella norma, che noi non abbiamo nessuna intenzione di difendere, che impedisce la prima nomina dei magistrati presso le procure.
Noi in queste settimane e in questi mesi abbiamo fatto un giro degli uffici giudiziari del Paese e abbiamo riscontrato una realtà del tutto diversa da quella che ci ha raccontato, fatta di sprechi nell'edilizia fatiscente, di faldoni abbandonati nei corridoi, di scoperture degli organici che vanno dal 25 al 40 per cento del personale amministrativo, proprio mentre alcuni suoi colleghi parlano di esuberi in altri ambiti della pubblica amministrazione. Sono scoperture che pesano su un tema che voi avete più volte utilizzato strumentalmente, cioè quello dei tempi. Le cito tra tutti un episodio: il tribunale di Roma ha - o almeno aveva qualche settimana fa - 25 mila sentenze già completate che non potevano essere notificate per l'assenza degli ufficiali giudiziari. Voglio darle, però, atto di una cosa nella sua relazione, ossia che, pur facendolo in modo fantasioso, ha parlato di aspetti che costituiscono l'insieme di un servizio giustizia: l'informatica, le risorse umane, le carceri e il civile. Peccato che non è quello di cui hanno parlato il Parlamento e la maggioranza nel corso di questi due anni e mezzo. Noi siamo stati impegnati a discutere di processo breve, di impedimenti più o meno legittimi, di lodi, di intercettazioni. Peccato, signor Ministro, che lei lamenti il venir meno di un quadro politico favorevole. Le devo ricordare che lei un quadro politico favorevole lo ha avuto, non solo per la compattezza della maggioranza, ma anche per una disponibilità di tutta l'opposizione ad affrontare il tema della funzionalità del servizio giustizia, che lei non ha saputo utilizzare, che il Governo non ha saputo utilizzare.
Le dicemmo: occupiamoci di civile, di carceri, di organizzazione, affrontiamo il tema della semplificazione del processo penale e non nascondiamoci dietro a un dito. Affrontiamo anche le disfunzioni che riguardano il mondo della magistratura, sia pure a Costituzione invariata. La risposta, al di là della sua cortesia, è stata un florilegio di lodi, da un lato, e di minacce, dall'altro.
Credo che lei non possa neanche invocare, come alibi, l'arroccamento di settori della magistratura particolarmente corporativi, che pure voi avete alimentato con il tentativo di delegittimazione quotidiano, perché non vi è stato neanche bisogno di arroccarsi.
Non vi è stata un'azione riformatrice e neppure un'azione eversiva rispetto all'assetto attuale del servizio giustizia. La vostra è stata una politica sostanzialmente inconcludente: è il tratto fondamentale delle scelte che avete compiuto.
Però, attenzione: mentre si manifestava l'inerzia sul fronte delle dichiarazioni e degli obiettivi che vi eravate posti, le cose sono andate avanti in peggio. Un servizio giustizia può essere destrutturato con interventi eversivi sul terreno costituzionale, ma può essere anche destrutturato semplicemente facendo venire meno la carta delle fotocopie per gli atti. Questo è ciò che è avvenuto nel nostro Paese, creando un distacco fra il servizio giustizia e i cittadini, che voi avete più volte cavalcato con la vostra propaganda.
In questo, credo si debbano evidenziare anche degli elementi di autocritica rispetto Pag. 39all'opposizione: spesso abbiamo ammassato le truppe nella direzione sbagliata, perché oggi il vero fronte sul quale si sta destrutturando ed aggredendo la giurisdizione è il tema del venire meno di un minimo di riferimento organizzativo. Su questo, ci saremmo aspettati una risposta nella sua relazione.
Lei oggi ci propone un'agenda alternativa: è un'ammissione del fatto che l'agenda che fino ad oggi ci avete proposto non stava assolutamente in piedi. Le faccio, però, una raccomandazione: questa agenda non diventi un'agenda minima, anzi, infima. Benissimo l'arretrato del civile, discutiamone, ma abbiamo un tema enorme che riguarda la mobilità del personale verso il Ministero della giustizia, abbiamo il tema della magistratura onoraria e abbiamo il tema, che non io ho posto, ma i suoi colleghi della maggioranza, della geografia giudiziaria.
La continuità con il 1865, nel nostro Paese, nel servizio giustizia è registrata dal fatto che le circoscrizioni giudiziarie sono le stesse dal 1865, quando per spostarsi da un tribunale all'altro era necessario muoversi con il cavallo. Ci sarebbe piaciuto che questo tema fosse stato affrontato nella sua relazione, ma da due anni e mezzo lei volutamente glissa su questo aspetto per ragioni evidentemente e chiaramente elettoralistiche. Lei ha aperto la sua relazione richiamando i 150 anni dell'unità d'Italia. Vorrei concludere proprio richiamando questo punto.
Dopo 150 anni e dopo decenni dal varo della Carta costituzionale, il principio di uguaglianza nel nostro Paese è messo in discussione per le differenze che caratterizzano i tribunali e i distretti. L'Italia è diventata sempre più lunga. Sarebbe importante che qualcuno si occupasse di questo, anziché continuare con la propaganda che ha caratterizzato questi due anni e mezzo. Insomma, se davvero si volesse invertire la rotta...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANDREA ORLANDO. ... sarebbe importante mettere al centro del sistema giustizia il cittadino comune e non chi vi è stato fino ad oggi. Anche questa è una buona ragione per girare pagina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà, per due minuti.
ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signor Ministro, i due minuti non mi consentono di leggere l'intervento che avevo preparato, e quindi lo consegnerò. Vorrei, comunque, complimentarmi con il Ministro per l'attività svolta e per i risultati fino ad oggi ottenuti.
Vi è, però, in questo momento particolare della nostra vita politica, l'obbligo di guardare al futuro e pensare in modo concreto a quelle riforme che gli italiani aspettano da troppo tempo. Quando parlo di riforme parlo principalmente di separazione delle carriere e responsabilità dei magistrati (Applausi del deputato Maurizio Turco).
Sotto questo profilo, voglio lanciare un invito agli amici del Partito Radicale - con i quali abbiamo condiviso sin dagli anni '80 battaglie per una giustizia più giusta - di far fronte, in questo momento, ad un'istanza che proviene dal Paese per dare una svolta ad una gestione della giustizia che va totalmente riformata.
Quindi, signor Ministro, guardiamo avanti, siamo compatti, spero che nei prossimi giorni il nostro gruppo che sta per nascere, quello dei Responsabili, possa avere maggiori spazi anche in questo Parlamento, ma andiamo avanti. Anticipo agli amici radicali la mia disponibilità a fare battaglie su quei punti che loro hanno scelto come cavallo di battaglia, sarò al loro fianco a sostenerli con convinzione e con l'amore che ho per questa terra, la nostra Italia, che, come ho dimostrato negli anni, ci hanno visto insieme batterci su territori difficili (Applausi dei deputati di deputati del gruppo Partito Democratico).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce Pag. 40al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Belcastro, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritta a parlare l'onorevole Argentin. Ne ha facoltà per un minuto.
ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, la ringrazio. Signor Ministro, chiedo la sua attenzione per un minuto. Intervengo in qualità di responsabile del Partito Democratico per i diritti delle persone con disabilità.
La sua relazione che ho seguito, sono presente in Aula da questa mattina alle 10, è completamente priva del concetto di pari opportunità per quanto riguarda i tribunali e il fatto che i bandi di concorso per l'accesso alla magistratura sono sempre esplicati in luoghi dove sono presenti delle barriere architettoniche.
Credo sia necessario che le persone che hanno un disagio vengano considerate anche come protagoniste e non soltanto come possibili persone sulle quali vengono svolti processi.
Incominciamo ad immaginare che anche gli avvocati e i magistrati possano avere un disagio. Questo avviene ogni giorno, al di là del fatto che si abbia una patologia o meno, ma vi sono pochissimi tribunali che rispettano il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 che prescrive l'eliminazione delle barriere architettoniche.
Se parliamo di giustizia parliamo di pari opportunità. Credo sia necessario, signor Ministro, che i tribunali siano realmente qui per qualunque persona li voglia frequentare e con qualsiasi tipo di capacità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà per un minuto.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, mi offre l'occasione per far notare ai colleghi che il giornale Herald Tribune (Mostra una copia del giornale) dedica la prima pagina al nostro Presidente del Consiglio con il titolo: «Nuovo scandalo crea nuovi problemi per la giustizia italiana». Nuovo scandalo crea nuovi problemi per la giustizia italiana!
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
(Annunzio della presentazione di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Costa, Nicola Molteni e Belcastro n. 6-00055, Bernardini ed altri n. 6-00056, Di Pietro ed altri n. 6-00057, Franceschini ed altri n. 6-00058 e Casini, Bocchino, Tabacci, Lo Monte, Melchiorre ed altri n. 6-00059. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A - Risoluzioni).
(Replica e parere del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della giustizia, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimo preliminarmente i pareri sulle risoluzioni e poi offrirò poche considerazioni per argomentare i pareri.
Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Costa, Nicola Molteni e Belcastro n. 6-00055.
Il Governo invece esprime parere contrario sulle restanti risoluzioni, Bernardini ed altri n. 6-00056, Di Pietro ed altri n. 6-00057; Franceschini ed altri 6-00058 e Casini, Bocchino, Tabacci, Lo Monte, Melchiorre ed altri n. 6-00059.
Credo infatti che la risoluzione di maggioranza abbia ben colto il significato della relazione che ho qui svolto. L'articolo 110 della nostra Costituzione assegna al Ministro Pag. 41della giustizia la responsabilità sull'efficienza, di fatto, dei servizi relativi alla giustizia. La legge mi obbliga a riferire in Parlamento sull'amministrazione della giustizia nell'anno precedente. Sono convinto - ed anche il Governo è convinto - che governare significhi preliminarmente amministrare e di questo ho voluto parlare. Ho inteso cioè riferire esattamente come è stata amministrata la giustizia nel 2010 e come, nell'ambito dell'amministrazione della giustizia, noi abbiamo ottenuto dei risultati.
Considero un risultato per tutti, onorevoli colleghi: l'anno scorso nel 2010, cosa che non accadeva in proporzioni così marcate da trent'anni, è calato l'arretrato civile del 4 per cento (oltre 200 mila cause in meno). Ciò non accadeva da trent'anni. È un dato che riteniamo significativo e che può ascriversi a tre fattori: la riforma del processo civile, l'incremento galoppante della digitalizzazione e dell'informatizzazione del nostro sistema giudiziario e l'introduzione del contributo unificato alle opposizioni alle sanzioni amministrative.
Rispetto a questo dato ho visto il verificarsi di un «meccano» mentale, per il quale, nel momento in cui vi sono cose che non vanno, esse sono ascrivibili al Governo, e nel momento in cui vi sono cose che vanno, esse sono ascrivibili agli astri, agli oroscopi, al lavoro della magistratura, ma mai al Governo. Noi rifiutiamo tale impianto e tale logica e crediamo che invece, nel corso dell'anno 2010, questo sia stato un risultato straordinario.
Vorrei anche replicare in conclusione che nell'anno 2010 il Parlamento è stato impegnato - e mi rivolgo soprattutto al collega del Partito Democratico che ha svolto uno degli ultimi interventi - nella conversione di un decreto-legge per evitare la scarcerazione dei boss, che sarebbe avvenuta a seguito di un contrasto giurisprudenziale (un contrasto che certamente non deriva dal Governo e non è stato fatto nascere dal Parlamento); è stato impegnato nell'approvazione del disegno di legge che diede il via nell'anno 2010 al piano antimafia (di misure di contrasto alla mafia), approvato a Reggio Calabria; è stato impegnato nella conversione del decreto-legge relativo all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; è stato impegnato nella discussione di norme, che sono state tradotte in legge e che hanno rappresentato misure di contrasto alla criminalità organizzata, come mai il nostro Paese ne aveva conosciute. Questa è la sostanza.
Abbiamo avuto la possibilità di potere fare rilevare come, grazie al nostro Governo, si è verificata l'approvazione in Parlamento del più robusto sistema di norme di contrasto contro la criminalità organizzata: il più alto numero di detenuti sottoposti al 41-bis da quando è in vigore nel nostro ordinamento giuridico; il più alto numero di provvedimenti ministeriali di riapplicazione del 41-bis, dopo l'annullamento disposto in sede giurisdizionale; il più basso numero di provvedimenti ministeriali di revoca del 41-bis da parte del Ministro della giustizia; la gestione del tragico record di presenza nelle carceri, senza che si sia fatto ricorso ad indulti o a provvedimenti di clemenza generalizzati; il più alto numero di magistrati messo a concorso in soli due anni (ben 713 posti, cui vanno aggiunti 253 posti di magistrati già assunti, per complessive 966 unità); i 1.800 agenti di polizia penitenziaria già assunti; i duemila posti nelle carceri già aperti, che sono l'equivalente di quanto è stato fatto nei dieci anni precedenti; l'investimento decuplicato nel processo civile e telematico; il numero infinitamente più grande degli uffici giudiziari, che hanno avuto l'informatizzazione e la comunicazione obbligatoriamente resa tra i protagonisti del processo.
Vedete onorevoli colleghi, ho voluto svolgere una relazione fondata sull'amministrazione e sulle leggi, scevra da componenti ideologiche, una relazione che ha voluto riferire al Parlamento quello che si è fatto. Ho avuto per reazione da parte delle opposizioni, la riproposizione di mantra ideologici secondo Pag. 42cui tutto ciò che si fa e viene ad ottenere dei risultati positivi è merito della magistratura, tutto ciò che non va è demerito del Governo, in una logica del voto - come mi pare potersi evidenziarne dagli interventi - che, come direbbe un grande italiano scomparso tanti anni fa, avviene a prescindere, un voto a prescindere dai contenuti e dai risultati dell'azione di Governo.
Su questa azione di Governo noi proseguiremo, ritenendo che un servizio qual è quello della giustizia meriti essenzialmente una sana e buona amministrazione, e avendo potuto dimostrare con i numeri che negli anni in cui il servizio giustizia ha avuto più risorse e ha speso di più, in quegli stessi anni, è cresciuto l'arretrato civile, è aumentata la pendenza nei processi civili, e ciò a testimonianza che se tu investi risorse in una macchina che non è efficiente quella macchina, invece di produrre risultati, produce sprechi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
A questo punto, e a fronte di questi risultati, mi si può dire: avete fatto tutto? No, noi non abbiamo fatto tutto, ma abbiamo fatto tanto. Mi si può dire: avete finito? No, ma abbiamo avviato bene. Avete fatto esattamente tutto ciò che si poteva e si doveva fare? Vi dico: non abbiamo fatto tutto, ma abbiamo fatto esattamente tutto quanto era possibile fare, e lo abbiamo fatto al meglio delle nostre possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 13,15).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.
ANTONIO DI PIETRO. Signor Ministro della giustizia, abbiamo ascoltato il suo intervento e - me lo lasci dire - lei ha fatto un elenco del tutto burocratico di ciò che questo Governo avrebbe realizzato quest'anno, un elenco che già di per sé dice quanto poco ha fatto questo Governo, ma da lei, Ministro della giustizia, oggi nella relazione al Parlamento ci saremmo aspettati ben altro, vale a dire qual è la politica giudiziaria di questo Governo. Lei si è limitato a raccontarci degli sforzi che sta facendo per cercare di informatizzare la giustizia, per cercare di rendere una serie di servizi in modo telematicamente più efficiente, e per cercare di fare concorsi, tutto per cercare di fare qualcosa, lei stesso ammettendo che di fatto ben poco ha potuto e può fare perché le risorse finanziarie non ci sono, anzi sono state decurtate, e si è arrampicato, così, sugli specchi dicendo che le risorse finanziarie non sono necessarie per far funzionare la giustizia. Ritengo che senza il pane non si mangia, senza le risorse finanziarie la giustizia non può funzionare.
Vede Ministro, da lei ci saremmo aspettati ben altra cosa, ben altra scelta di campo, che non ha fatto meglio o, meglio, col suo silenzio sta facendo. Lei non ha difeso a sufficienza il budget finanziario minimo necessario per sopperire alle esigenze degli uffici giudiziari, e quindi ancora oggi, nel mentre lei sta qui a magnificare il nulla, nelle aule giudiziarie e nei tribunali non ci sono strumenti, né spazi, né personale, né risorse per poter andare avanti, neanche per comprare la carta.
Lei ci ha spiegato che le piacerebbe realizzare un piano di efficienza e funzionalità del sistema giustizia, però, di fatto, Pag. 43lei stesso, nell'ultima parte del suo discorso, ci ha riferito tutta una serie di cose che non ha potuto fare e realizzare. Allora, questo è il fallimento della politica governativa, sua e del suo Governo.
Inoltre, da lei ci saremmo aspettati alcuni interventi precisi. Innanzitutto, il Presidente del Consiglio, il «suo» Presidente del Consiglio, ha accusato la magistratura, ancora ieri, di essere un organo eversivo dello Stato. Lei è il Ministro della giustizia, che sta facendo per salvaguardare l'onore, la dignità e la funzione dei magistrati italiani? Lei, con il suo silenzio, si sta rendendo complice di un'affermazione gravissima fatta da un Presidente del Consiglio che, proprio perché sottoposto ad un'indagine della magistratura, accusa i magistrati di far parte di un organo eversivo dello Stato.
Lei, ancora oggi, ha ribadito - questo sì ha fatto - che vuole mettere mano alle intercettazioni. Perché? Perché ha letto le intercettazioni di questi giorni? Perché non è intervenuto nei confronti del Presidente del Consiglio, utilizzatore finale di conversazioni trafugate da Raffaelli, a Milano, intercettazioni che, poi, sono state utilizzate per delegittimare un membro, addirittura il segretario politico di un partito dell'opposizione quale l'onorevole Fassino? Quello doveva fare, quello deve fare un Ministro. Da lei ci attendiamo una presa di posizione, una scelta politica dell'indirizzo che vuole dare alla giustizia, non un ordine burocratico di quanti computer ha comprato con quei quattro soldi che è riuscito a portare a casa.
Lei doveva dirci oggi per quale ragione, o meglio ancora da che parte sta nel momento in cui i magistrati chiedono di perquisire una dipendenza di un imputato che, proprio perché parlamentare, non vuol far controllare e non vuol far svolgere l'attività giudiziaria ai magistrati medesimi. Lei, su questo, non ha detto nulla perché pensa che la sua funzione sia semplicemente ragionieristica e non di politica giudiziaria.
Lei ha raccontato ciò che avrebbe fatto in quest'anno, ma, forse, ha dimenticato alcune cose fondamentali che ha fatto e che voleva fare. Lei voleva togliere la possibilità ai magistrati, attraverso le intercettazioni telefoniche, di poter scoprire ciò che è stato scoperto, di poter scoprire il marciume in cui vivono le istituzioni italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Lei è stato protagonista del cosiddetto processo breve, del legittimo impedimento e dello scudo fiscale.
Lei, ancora in questi giorni, è stato smentito dalla Corte costituzionale, lei, che, per la terza volta - due volte direttamente e una volta dando il suo assenso -, ha fatto leggi ed è stato promotore di leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) che servivano soltanto per garantire l'impunità al Presidente del Consiglio di un Governo di cui lei fa parte.
Lei ci ha raccontato che ha fatto tante cose in materia di giustizia. La politica giudiziaria del suo Ministero e del Governo, non lo poteva dire, ma è una politica giudiziaria tesa solo a screditare l'ordine giudiziario ogni volta che alza il tiro della propria attività e dei propri accertamenti, anche nei confronti dei colletti bianchi e mi riferisco ai signori della politica, degli affari e dell'imprenditoria rapace e piena di evasori fiscali.
La politica giudiziaria del suo Governo è una politica a doppia velocità, forte e dura nei confronti di «poveri cristi» che, magari, hanno la sola colpa di trovarsi su un barcone alla mercé di un mare disperato ed in tempesta e, invece, totalmente cieca ed assente nei confronti di quella criminalità istituzionale e di quella imprenditoria rapace che invece di pagare le tasse si fa tutta una serie di scudi fiscali in Italia oppure di paradisi fiscali nei luoghi tanto cari al suo Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Lei è uno di quelli che più di tutti ha avallato le leggi personali ed ecco per quale ragione noi riteniamo che il suo intervento oggi è ipocrita, che si nasconde dietro affermazioni del tutto burocratiche e che nulla dicono, anzi fa di più: si prende meriti che non ha. È vero la magistratura e le forze dell'ordine in questi Pag. 44giorni, in questi mesi stanno facendo il loro dovere ma - io aggiungo - nonostante questo Governo, nonostante voi stiate cercando in tutti i modi di fermarli (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Voi, lei stesso ha ammesso - si rilegga l'ultima parte del suo intervento - che manca una riforma radicale del sistema giustizia. E che allora ci sta a fare? Negli ultimi quindici anni - più di dodici voi siete stati lì - non avete realizzato alcuna riforma radicale del sistema giustizia per farlo funzionare e avete tentato di farne tante anche screditando la Costituzione, anche mortificando la Costituzione per cercare di non far funzionare il sistema giustizia. Sono mancate le riforme necessarie in materia di magistratura onoraria e in materia di funzionalità dell'organizzazione giudiziaria. Ecco perché noi contestiamo questa sua relazione perché è di forma e non di sostanza, perché nulla ha fatto in materia di riorganizzazione geografica delle circoscrizioni giudiziarie, perché ha mantenuto del tutto inalterata l'arretratezza della struttura e degli uffici giudiziari, perché lei non si decide a fare un provvedimento semplice che può fare e non costa una lira. Tutti coloro che sono magistrati fuori ruolo rientrino in ruolo e si riassegni alla magistratura ordinaria tutte quelle cause che vengono fatte attraverso gli arbitrati che rappresentano lo strumento per permettere all'amministrazione di pagare sempre e, invece, ai privati di guadagnarci sempre attraverso il loro uso strumentale. Questo deve fare lei come Ministro e non deve invece sponsorizzare e avallare le leggi personali che servono soltanto agli interessi del suo Presidente del Consiglio.
Lei dovrebbe occuparsi di rivedere i sistemi di grazia e giustizia, i gradi di giustizia - tre gradi di giudizio in questo momento sono davvero troppi - e avanzare proposte in materia di contumacia, di notificazione, di impugnazioni anche prevedendo reformatio in peius in materia di impugnazioni, e stabilendo pagamenti sotto forma di sanzioni per chi ricorre strumentalmente all'autorità giudiziaria semplicemente per sfuggire alla giustizia.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Di Pietro.
ANTONIO DI PIETRO. Mi avvio alla conclusione aggiungendo soltanto una osservazione: tra qualche giorno, Ministro, arriverà qui un provvedimento in cui si dovrà decidere se autorizzare o no la magistratura di Milano a procedere alla perquisizione nei confronti di dipendenze del Presidente del Consiglio. Perché non ha emanato una norma che preveda che almeno in quell'occasione il Presidente del Consiglio non possa votare la fiducia a se stesso? Non ritiene che questo sia un conflitto totalmente inaccettabile? Senza il voto del Governo non ci sarebbe una maggioranza per garantire al Presidente del Consiglio di rimanere dov'è e voi gli date il vostro voto e lei, Ministro, gli dovrà dare il suo voto e lei permetterà, senza una riforma, che il Presidente del Consiglio voti per sé per non autorizzare la magistratura di Milano a indagare su se stesso. Questa non è giustizia, questa è giustizia a casa propria (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il gruppo parlamentare di Futuro e Libertà, anche quando era interno e componente del gruppo del PdL, ha dimostrato ampia volontà con i fatti e non con le parole di attenzionare il settore della giustizia e di essere disponibile a varare all'interno dello stesso tutte quelle riforme ed in particolare la riforma organica della giustizia che peraltro erano contenute nel programma elettorale del Popolo della libertà.
Oggi abbiamo sì criticato le cose che, a nostro avviso, non vanno bene nell'ambito del settore giustizia, ma ci auguravamo che la risoluzione presentata in comune con il gruppo parlamentare dell'Unione di Pag. 45Centro venisse davvero attenzionata da lei, poiché il contenuto della risoluzione non è altro che la dimostrazione palese di voler incidere con i fatti su quelli che dovrebbero essere gli interventi necessari al settore della giustizia, che io stessa ho ricordato essere un settore in crisi.
Il suo diniego - nemmeno un accoglimento parziale - sulla nostra risoluzione è indicativo della mancanza di volontà di confronto e non considera che nessuna riforma, onorevole Ministro, soprattutto riforme organiche e quelle costituzionali, può avere il suo risultato effettivo se non con il confronto e con l'apporto di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.
Noi prendiamo atto, come Futuro e Libertà, di questo suo diniego assoluto: non ci ha chiesto nemmeno di rivedere qualcosa della premessa, né ha accondisceso a qualche richiesta da noi avanzata. Questa è la dimostrazione palese del rifiuto assoluto che lei e il suo Governo, presieduto dal Presidente Berlusconi, nutrite nei confronti della nostra parte politica, ma anche della mancanza di volontà di arrivare davvero ad una riforma organica della giustizia. La sua presa di posizione, onorevole Ministro, è la dimostrazione che questo Governo la riforma organica della giustizia non intende assolutamente farla! Questa è la realtà, perché altrimenti avrebbe valutato come merita e come avrebbe meritato il contenuto della nostra risoluzione e la disponibilità che questa forza politica ha sempre dimostrato nel settore della giustizia, e non solo.
Grazie onorevole Ministro; se ne assume la responsabilità di fronte al Parlamento ma anche di fronte all'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Alfano. Abbiamo ascoltato con attenzione la sua relazione e il dibattito di questi giorni. Viene da dire, signor Ministro, che alle condizioni date, politiche ed economiche - accanto a lei vi è l'artefice di queste condizioni economiche: il Ministro Tremonti -, lei ha fatto il possibile. Tuttavia, nonostante questo, per la terza volta in questa legislatura ascoltiamo le comunicazioni sull'amministrazione della giustizia in Italia e con sconforto verifichiamo che lo stato della giustizia nel nostro Paese è di anno in anno peggiorato, come dimostrano - e lei le conosce bene - tutte le classifiche internazionali che vedono la giustizia come parametro e come constatano i cittadini che entrano, quando riescono ad arrivarci, nei tribunali italiani.
Il Ministero della giustizia sembra essere diventato più un Ministero delle questioni ad personam, impegnato a risolvere i problemi di qualcuno, piuttosto che ad elaborare soluzioni per ottimizzare il servizio per i cittadini utenti.
Gli italiani chiedono una giustizia rapida, efficiente e moderna: questo a loro interessa, non altro. L'Unione di Centro ha sempre dato prova di responsabilità, come quando è stata affrontata in Parlamento, su iniziativa del presidente Vietti, la questione del contemperamento degli impegni di Governo con le scadenze giudiziarie.
Tuttavia, anche con riferimento alla questione del cosiddetto legittimo impedimento, questa maggioranza e questo Governo hanno dimostrato di non riuscire a cogliere i limiti del corretto esercizio del potere legislativo e di non avere l'esatta misura superata la quale si trasborda nell'arbitrio. Ci auguriamo che la recente sentenza della Corte costituzionale indichi in maniera definitiva la via da seguire nel rapporto con la magistratura, che non può essere di scontro perenne e di prevaricazione, ma deve essere di costruttiva collaborazione e di reciproco confronto.
Signor Ministro, quando responsabilmente maggioranza e Governo hanno deciso di aprire un confronto sereno e serrato su questioni che hanno riguardato la giustizia al servizio di tutti - non le questioni ad personam - hanno trovato nell'Unione di Centro un interlocutore sempre attento e propositivo. In questi casi, in Commissione giustizia si è fatto un Pag. 46lavoro efficace di sintesi tra le diverse proposte di maggioranza ed opposizioni, in ordine alle quali quasi sempre si è raggiunta addirittura l'unanimità. Questo risultato è frutto anche e, soprattutto, del prezioso lavoro svolto dai colleghi e, in particolare, dalla presidente Bongiorno, a cui vorrei rivolgere un riconoscimento per l'equilibrio e il senso istituzionale che ha saputo dimostrare.
Ministro Alfano, è dall'inizio della legislatura che in Parlamento si discute di intercettazioni, di processo breve, di riforme per il ruolo dei pubblici ministeri e se ne discute, purtroppo, senza alcun risultato, se non quello di ottenere critiche e bocciature costanti, scatenando contrapposizioni parlamentari perfino nella stessa maggioranza, che su questi temi particolari - penso agli amici di Futuro e Libertà per l'Italia - ha subìto la scissione più dolorosa.
Tuttavia, signor Ministro, nonostante il suo impegno, nessuna riforma concreta, ampia ed organica è stata varata per migliorare il servizio dei cittadini e per garantire una ragionevole durata del processo e una certezza del suo esito. Non le ripeto l'elenco di annunci che ha snocciolato correttamente la collega Bernardini sulla riforma della giustizia. Lei, signor Ministro, avrebbe potuto e dovuto dedicarsi di più ai temi dell'organizzazione efficiente della giustizia, ma i tanti progetti e le troppe promesse non hanno trovato quasi mai riscontro nella realtà. Quasi sempre - e lo dico solo a sua parziale discolpa - non hanno avuto il sostegno economico del Governo stesso.
Signor Ministro, lei ha rivendicato l'informatizzazione come un successo, ma dopo le uscite ad effetto sue e del suo collega, Ministro Brunetta, sui magistrati fannulloni e sugli interventi demiurgici che avrebbero modernizzato in pochi mesi la macchina della giustizia, ci siamo trovati di fronte ad un'amara realtà. Infatti, alla fine di dicembre 2010, una scarna circolare dei responsabili dei servizi informatici del suo Ministero - trasmessa in periodo prefestivo, in punta di piedi, per fare meno rumore possibile - comunicava a tutti gli uffici giudiziari che l'assistenza informatica sarebbe stata sospesa all'inizio del 2011, a causa della decurtazione dei capitoli di bilancio operata dal Ministero dell'economia e delle finanze.
Signor Ministro, la circostanza che i fondi siano stati, poi, recuperati il 7 gennaio anche grazie al suo intervento - glielo riconosciamo - non cambia i termini della questione, che riguarda la concezione stessa dell'organizzazione giudiziaria in Italia. Lei ci ha assicurato che la copertura tampone che è stata individuata è di consistenza tale da coprire l'intero anno 2011, tuttavia, rimaniamo ancora in attesa di conoscere quali servizi altri sono stati tagliati per reperire questi fondi e come mai il problema è stato affrontato a tempo scaduto, nonostante i tagli al suo Ministero siano stati realizzati diversi mesi fa.
Signor Ministro, la giustizia viene avvertita dai cittadini e dalle imprese come distante dai bisogni della collettività ed incapace di contribuire allo sviluppo. Per questo, riteniamo che occorre investire ancora di più nella tecnologia e nell'aggiornamento professionale degli operatori della giustizia, procedere finalmente alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, riequilibrando il rapporto tra magistrati e procedimenti assegnati pro capite, eliminare il blocco delle assunzioni del personale di cancelleria del comparto giustizia, introdurre strumenti normativi di deflazione del numero delle controversie giudiziarie, introdurre strumenti per eliminare l'arretrato dei giudizi pendenti.
Il 13 gennaio 2010, il Governo ha dichiarato lo stato emergenziale in relazione allo stato delle carceri italiane e, nello stesso tempo, ha varato un Piano carceri, sulla cui esecuzione, a distanza di un anno, oggi lei, signor Ministro, dice che vi sono 2 mila posti in più. Ma la situazione delle carceri italiane è realmente emergenziale: rispetto ai 43 mila posti disponibili, il totale dei detenuti, ormai, supera i 67 mila, metà dei quali - e so che questo è un grave cruccio per tutti quanti - è ancora in attesa di sentenza definitiva. Pag. 47
È necessario che il Governo utilizzi, allora, le migliori e più adatte professionalità per risolvere, con una programmazione rapida, anche il problema logistico degli istituti di pena.
Signor Ministro, secondo i dati forniti dallo stesso Ministero della giustizia, occorrono quasi dieci anni - lo ricordavano molti colleghi prima di me - per arrivare a una sentenza civile definitiva e tre anni e mezzo per chiudere un processo penale in dibattimento in media. I cittadini hanno diritto a ottenere giudizi più rapidi, attraverso una radicale e razionale riforma del sistema, rivedendo completamente le procedure e i riti, tanto quelli civili che quelli penali, in maniera sistematica e non per interventi approssimativi ed episodici, e coinvolgendo nell'analisi critica la magistratura, l'avvocatura, le cancellerie e il mondo accademico.
Oggi, signor Ministro, lei afferma che la riforma del processo civile è un'operazione conclusa e che ha portato risultati evidenti, con il 40, no anzi, il 4 per cento - magari il 40 per cento! - di riduzione del contenzioso civile. Ma, signor Ministro, delle due l'una: o i decreti attuativi sono stati approvati di nascosto, oppure quella riforma del processo civile è una questione aperta e tutt'altro che chiusa. Che fine hanno fatto i provvedimenti relativi all'unificazione dei riti o quelli per lo smaltimento dei 6 milioni di giudizi pendenti nel civile? Ne abbiamo parlato tanto, ma nulla si è fatto. Ha ragione su questo l'onorevole Contento. Portiamole in Parlamento, le riforme! Discutiamole in Parlamento! Siamo tutti pronti a risolvere i problemi della giustizia che interessano i cittadini. Oppure, lei pensa seriamente che la prossima entrata in vigore delle procedure di mediazione e conciliazione risolva tutti i problemi della giustizia?
Mi avvio alla conclusione e vorrei parlare dei giudici onorari, che portano sulle spalle un grave peso della nostra giustizia e vengono purtroppo trattati alla stregua di paria e non lo meritano!
Ma vado alla conclusione: lo scorso anno, in occasione di questo dibattito abbiamo ribadito la nostra disponibilità a valutare sempre e soltanto nel merito i provvedimenti che Governo e maggioranza avrebbero presentato per incidere e risolvere la criticità del sistema giudiziario italiano. Oggi noi confermiamo ancora una volta questa disponibilità e la risoluzione che abbiamo presentato, insieme agli amici del nuovo polo, va in questa direzione. Ma certo non possiamo non esprimere il nostro rammarico, perché nonostante la sua relazione contenga elementi di suggestiva novità e anche di interesse, si è perso un altro anno e la conflittualità - è la cosa più grave - fra una certa parte politica e settori della magistratura non si è certamente affievolita, senza che sia fatto alcun passo avanti sul versante che interessa i cittadini utenti del servizio giustizia.
Il suo, signor Ministro, è un lunghissimo elenco di ottime intenzioni e di promesse reiterate, purtroppo ancora non realizzate e - l'abbiamo capito tutti - ormai purtroppo impossibili da realizzare, impegnati come siete - non tanto lei, quanto il suo Governo - in una lotta all'arma bianca contro tutti i magistrati di ogni ordine e grado senza distinzioni, sulle quali, pure, si potrebbe anche aprire una riflessione seria. Altro che pacificazione invocata soprattutto dal Presidente Napolitano!
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Rao.
ROBERTO RAO. La sua cortesia, Ministro - e vado a concludere -, e la sua personale disponibilità non possono farci velo. Quella che lei ha svolto in quest'Aula è la fantasiosa descrizione di una giustizia purtroppo solo virtuale che gli italiani, i magistrati, gli avvocati, i cancellieri e i cittadini non trovano nei tribunali. Per queste ragioni voteremo contro la risoluzione della maggioranza, perché senza un cambio di clima e di approccio, il cui onere è principalmente a carico del Governo e di chi lo sostiene, i buoni propositi enunciati in quel testo restano tali. Noi continuiamo a lavorare perché la giustizia in Italia sia solo più efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Pag. 48PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, colleghi, Ministro, le confermo sin da subito, signor Ministro, che il gruppo della Lega Nord Padania esprime pieno apprezzamento per la sua relazione. Ma ancor di più apprezza e ha apprezzato il lavoro difficile, difficilissimo, da lei svolto in questi due anni e mezzo di legislatura in condizioni di conflittualità e di scontro perenne. Questo lavoro fu intrapreso qualche anno fa dall'ex Ministro Castelli ed è da lei oggi proseguito con lo stesso spirito e la medesima abnegazione per efficientare e migliorare il sistema giustizia del Paese, per riportare a normalità un sistema, quello giudiziario, che oggi è e appare ai cittadini tutto tranne che un sistema caratterizzato dalla normalità.
I cittadini rappresentano per la Lega Nord Padania il vero punto di riferimento a cui tendere per avere una giustizia più efficiente e più rapida. La priorità per la Lega Nord Padania è rappresentata dalla necessità di riavviare e fare immediatamente ripartire una grande riforma della giustizia, che noi siamo pronti a sostenere e a condividere con il Ministro e con il Governo, per rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini, riportando il confronto sulla giustizia su un piano di merito, dialettico e politico, di leale collaborazione e confronto tra i vari interlocutori, nel rispetto, però, dei ruoli e delle rispettive prerogative.
L'articolo 110 della Costituzione attribuisce a lei, signor Ministro, funzioni organizzative fondamentali. Spetta, infatti, a lei l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Non può esservi, però, organizzazione e funzionamento del servizio giudiziario se non vi è anche l'affermazione del binomio potere-responsabilità del Ministro nella gestione del sistema giudiziario, che non significa assolutamente ingerenza della politica nella magistratura.
Il Ministro della giustizia, per poter organizzare al meglio il sistema giudiziario, deve avere l'effettivo esercizio delle funzioni di cui all'articolo 110 della Costituzione, ossia la possibilità di monitorare costantemente la produttività degli uffici giudiziari e l'andamento del servizio, e, quindi, migliorare e identificare le sacche di inefficienza e ristabilire nei confronti dei cittadini quel senso di fiducia verso il sistema giudiziario, oggi purtroppo mancante.
Compete alla politica, al potere esecutivo e legislativo, a chi è stato eletto democraticamente attraverso il suffragio popolare degli elettori cittadini, decidere e normare come efficientare e migliorare il funzionamento della giustizia. Compete, quindi, a lei, signor Ministro, e non ad altri, dettare le priorità dell'agenda politica del Governo sul tema della giustizia.
La politica e il Parlamento fanno le leggi, la magistratura le fa applicare: due funzioni, due poteri chiari, ma ben distinti, dove l'eventuale ingerenza dell'uno nel campo dell'altro rischia - come, purtroppo, a volte avviene - di generare un corto circuito dannoso per il Paese, le cui conseguenze si riversano, poi, sui cittadini.
Credo sia doveroso rivolgere un apprezzamento ai tanti magistrati che, in prima linea, assieme alle forze dell'ordine, svolgono funzioni - pensiamo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata - tanto fondamentali ed essenziali per garantire legalità e giustizia nel Paese.
Detto ciò, credo che rimangano ancora alcuni soggetti - pochi, ma significativi -, i quali interpretano la funzione giurisdizionale come antagonismo personale politico. Ciò rappresenta un vulnus grave, che rischia di bloccare, rallentare e impedire qualunque riforma della giustizia.
Troppo spesso abbiamo assistito a provvedimenti del Governo (quasi sempre del Governo di centrodestra), assunti sulla base di un programma elettorale e sanciti dalla volontà dei cittadini attraverso un voto (ad esempio, in materia di immigrazione clandestina, si veda la legge Bossi-Fini prima e, oggi, il reato di immigrazione clandestina), che sono stati destrutturati, depotenziati, resi inapplicabili o scarsamente Pag. 49efficaci da sentenze che hanno mutato la volontà popolare degli elettori.
Lo riteniamo profondamente sbagliato.
A lei, signor Ministro, e al Governo riconosciamo - e la sua relazione di oggi ne rappresenta la conferma - il merito di aver dato avvio ad importanti riforme, i cui risultati trovano oggi riscontro nelle sue parole.
La diminuzione del 4 per cento dell'arretrato civile rappresenta un risultato significativo che mai si è verificato negli ultimi trent'anni, rappresentando una controtendenza evidente, grazie alla riforma del processo civile, voluta e approvata da questa maggioranza. Tale riforma ha consentito una significativa riduzione dei termini processuali, con l'introduzione della mediazione finalizzata alla conciliazione, con un'importante funzione deflattiva del carico giudiziario e con l'implementazione dell'informatizzazione, che sta raggiungendo livelli di efficienza e di espansione notevoli, ma che va ulteriormente sostenuta anche con adeguate risorse finanziarie.
Detto ciò, signor Ministro, cinque milioni e mezzo di processi civili pendenti e quattro milioni di processi penali in corso rappresentano sempre e comunque per i cittadini un gravoso peso e un fastidioso disagio.
Lo stato della giustizia in Italia vive una profonda crisi: una crisi di sistema, una crisi di credibilità, una crisi di funzionamento, una crisi di organizzazione.
Oltre al fardello gravoso dell'arretrato, l'altro grande nemico del sistema giustizia, insopportabile e incomprensibile per i cittadini, è rappresentato dall'eccessiva lentezza dei processi civili e penali.
La lentezza del sistema giustizia in Italia è diventata un costo pesante, direi insopportabile. Un costo per i singoli cittadini, e un costo anche per le imprese, per le aziende che intendono investire nel nostro Paese e ciò rappresenta un grave ostacolo per lo sviluppo economico e commerciale del sistema. Come ben sappiamo, una giustizia che esplica i suoi effetti positivi o negativi in ritardo, con colpevole ritardo, è una cattiva giustizia, è una denegata giustizia e quindi una vera e propria ingiustizia a danno del cittadino. Il cittadino ha diritto ad avere una sentenza, ma soprattutto ha diritto ad avere una sentenza in tempi certi e congrui. Per la lentezza dei processi nel 2009 l'Italia è al centocinquantaseiesimo posto al mondo dopo Angola, Gabon e Guinea. Un dato preoccupante per uno Stato di diritto come il nostro.
Per questo, signor Ministro, bisogna continuare a perseguire con efficacia, come lei sta correttamente facendo, e la Lega Nord Padania gliene dà atto, il processo di informatizzazione e digitalizzazione della giustizia. Su questo terreno, signor Ministro abbiamo apprezzato i lavori, gli sforzi e le risorse impiegate. Partivamo dal nulla di chi ci ha preceduto al Governo e oggi, pur consapevoli che molto ancora deve essere fatto, i numeri da lei esposti sono la fotografia positiva di quanto si sta facendo sul versante del processo telematico. Una menzione particolare credo debba essere riservata allo straordinario lavoro che il Ministro della giustizia, insieme al Ministro Maroni, alle forze dell'ordine e alla magistratura hanno svolto sul fronte della lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. I risultati più volte citati in quest'Aula, e ricordati da lei e dal Ministro Maroni, in termini di arresti, confische, sequestri di beni, applicazioni dell'articolo 41-bis, sono la testimonianza più concreta e diretta di quanto questo Governo abbia fatto, senza tentennamenti, per contrastare il grave fenomeno della criminalità organizzata. All'antimafia delle parole e delle chiacchiere questo Governo, il Ministro Alfano e il Ministro Maroni hanno contrapposto l'antimafia dei fatti e dei risultati e ve ne diamo atto.
Anche sul tema del sovraffollamento delle carceri, evidenziamo aspetti positivi; la posizione della Lega Nord Padania di totale chiusura e avversione verso indulti, indultini o atti di clemenza generalizzati ha riscontrato la condivisione del Ministro. L'indulto voluto, approvato e sostenuto dalla sinistra in questo Parlamento è stato un fallimento totale. Al contempo, il piano Pag. 50carceri attivato dal Ministro Alfano e da noi sostenuto è l'unico strumento utile che sta dando segnali positivi per affrontare il problema del sovraffollamento. La riforma dell'avvocatura, la riforma delle professioni, la riforma della magistratura onoraria, l'attenzione e l'eventuale regionalizzazione dei concorsi notarili per evitare quanto accaduto pochi mesi fa a Roma, la riforma della responsabilità civile dei magistrati sono provvedimenti attesi, necessari, alcuni incardinati che attendono di essere approvati e sostenuti per rilanciare il sistema giustizia.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Nicola Molteni.
NICOLA MOLTENI. Concludo, signor Presidente, dicendo che noi della Lega Nord Padania crediamo che la stagione della grande riforma della giustizia sia ancora possibile e sia ancora praticabile, ma soprattutto sia particolarmente necessaria. La Lega Nord Padania ha dimostrato e sta dimostrando con la riforma del federalismo fiscale che è possibile dialogare e che tramite il confronto è possibile giungere a risultati apprezzabili. Alla Lega Nord Padania interessa governare per riformare il Paese e per mantenere gli impegni assunti davanti ai cittadini nel 2008.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nicola Molteni.
NICOLA MOLTENI. Ministro, lei ha il nostro apprezzamento, la nostra stima, presenti una riforma della giustizia organica e complessiva e, come sempre, il sostegno e l'apporto della Lega Nord Padania non mancheranno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, signor Ministro, il nostro voto contrario, a differenza di quello che lei un po' provocatoriamente ha detto poc'anzi, non prescinderà dalla sua relazione e terrà conto proprio della sua comunicazione al Parlamento. Comunicazione che ci ha fortemente deluso proprio perché attraverso una apparente e forzata quadratura dei numeri ha omesso di analizzare le cause vere del malessere della giustizia italiana, di indicare soluzioni chiare e competenti e i suoi risultati sono assolutamente inesistenti.
La giustizia civile italiana soffre incontestabilmente di un'eccessiva dilatazione dei tempi, ma lei cosa fa? Si è limitato a cantare vittoria perché le pendenze civili sono aumentate un po' meno dell'anno scorso e ha addirittura ritenuto di accreditare questo apparente risultato alla riforma del processo civile, da lei propagandata, e alla quasi completa, a suo dire, informatizzazione degli uffici giudiziari. È grave, signor Ministro, che lei dica in Parlamento - e quindi ai cittadini - cose non vere.
Con la legge 18 giugno 2009, n. 69, lei in realtà ha introdotto solo un ulteriore rito processuale rispetto a quello di cognizione sommaria. Si è trattato di un intervento disorganico e asistematico, mentre continua a ritardare quella che potrebbe essere l'unica via da percorrere, ossia l'unificazione e la semplificazione dei riti per avvicinarci a quello che è il sistema europeo. A causa delle numerose criticità a cui il Governo è rimasto sordo, la media conciliazione, finalizzata ad avere effetti deflattivi tanto propagandati, sarà un boomerang e aumenteranno i tempi e i costi del contenzioso e le spese che il cittadino dovrà affrontare quotidianamente.
La verità, signor Ministro, è che nella gran parte degli uffici giudiziari, nonostante i problemi progressivamente crescenti a causa della carenza del personale, dei trasferimenti, dei pensionamenti cui non segue la copertura del posto lasciato vacante e del blocco delle assunzioni, si riesce ad andare avanti non per merito delle sue riforme, che non ci sono state, ma per l'impegno costante, per la dedizione e lo spirito di servizio di tutti gli Pag. 51operatori della giustizia, con costi umani e sacrifici personali che non possono e non devono sopperire all'inerzia e all'inadeguatezza degli interventi governativi.
Vogliamo parlare delle cosiddette innovazioni tecnologiche e informatiche? Lei, esattamente un anno fa, annunciava l'entrata in vigore del processo telematico in tutto il territorio nazionale, a completamento della digitalizzazione della giustizia. La sua è stata, in questa materia, una politica di mera propaganda e di annunci, in totale assenza di trasparenza. Oggi la situazione è preoccupante e il panorama nazionale è quello di una dotazione di strumenti obsoleti, di assenza di programmazione, di scelte di spesa non oculate, dell'utilizzo di programmi e di sistemi che spesso non parlano tra di loro. Ci si chiede, proprio per la trasparenza dei conti, quale destinazione concreta hanno avuto i 90 milioni di euro di investimenti e i 12 milioni di euro l'anno a regime di spese correnti che erano oggetto del Protocollo d'intesa del 26 novembre 2008 tra il Ministro per l'innovazione e la pubblica amministrazione e il Ministro della giustizia. In realtà, il processo civile telematico per i decreti ingiuntivi si svolge in meno di venti tribunali, le notifiche telematiche sono effettuate in meno di dieci uffici, mentre il valore legale di memorie e provvedimenti del giudice avviene solo a Milano.
Inoltre, ci ha sconcertato il fatto, Ministro, che lei ha omesso di affrontare la seria questione delle scoperture degli organici e della desertificazione degli uffici di procura. Si è limitato a dire che sta bandendo concorsi annuali perché deve recuperare il blocco dei concorsi dovuto, per tutta la durata del suo ufficio, al Ministro Castelli. Ma questa misura non è sufficiente, perché lei non ha parlato dei vari decreti-legge, a proposito dei trasferimenti d'ufficio, che sono stati assolutamente inadeguati a coprire quegli organici. Non si è limitato e ha omesso qualsiasi analisi finalizzata a un intervento ponderato che agisca a rimuovere quel divieto di assegnazione dei magistrati di prima nomina, ormai non più giudici ragazzini, che affrontano un concorso di secondo grado e un tirocinio di due anni. È strano, signor Ministro, perché lei questo lo ha promesso di fronte all'Associazione nazionale magistrati per ottenere, quel giorno, l'applauso dei magistrati. Tuttavia, nelle sue comunicazioni non lo ha più affermato né si è più impegnato, nonostante queste proposte siano state presentate in Commissione e sono in corso di discussione. Su questo punto, così come sugli altri, lei non ha individuato nessun programma come, ad esempio, la revisione della distribuzione degli uffici giudiziari e delle piante organiche degli uffici.
Noi - ricordo già le precedenti dichiarazioni dell'onorevole Tenaglia, dell'onorevole Orlando nei due anni di legislatura passati - abbiamo già dato la nostra disponibilità sul punto. Si tratta di un argomento spinoso e non rinviabile, che deve essere assolutamente affrontato con gradualità e razionalità. Quindi, questo punto relativo alla revisione delle circoscrizioni e alla razionalizzazione delle risorse - mi rivolgo all'onorevole Contento - deve essere affrontato prima di parlare di riforme premiali da dare agli uffici giudiziari perché prima bisogna mettere in grado tutti gli uffici di poter funzionare dal nord al sud, altrimenti di quale premialità si può parlare?
Lei, signor Ministro ha fatto una grave ulteriore mancanza e omissione - e ne è consapevole - per quanto riguarda il sistema carcerario: un anno fa ha deliberato lo stato di emergenza per l'anno 2010, ha conferito poteri straordinari al direttore del DAP. In questo 2010, rispetto al piano di attuazione del Piano carceri, finanziato per 600 milioni di euro, non è stato realizzato nessuno degli obiettivi. Già sappiamo - non c'è bisogno che glielo dica - quanti sono i detenuti presenti rispetto a quelli di cui il regolamento prevede la copertura. Per quanto riguarda gli interventi di edilizia penitenziaria abbiamo presentato varie interrogazioni per avere risposte specifiche, richieste di dettaglio, di linee portanti, programmatiche e di attuazione e non c'è stato mai risposto, né dal capo dell'amministrazione penitenziaria, Pag. 52né da lei, nella sua comunicazione e oggi veniamo a sapere da lei che, rispetto ai quarantasette padiglioni previsti nel Piano carceri un anno fa, forse adesso sono in corso di progettazione soltanto venti. Nulla ci dice rispetto alle carceri che non possono essere consegnate per la carenza di personale della polizia giudiziaria e del personale civile. Nessun riferimento all'adeguamento delle piante organiche del personale di polizia penitenziaria, alla figura degli educatori, degli assistenti sociali, degli psicologi, né alla necessità di ripensare la pena detentiva breve, soprattutto per reati non gravi o di media gravità, a favore di misure alternative erogate dallo stesso giudice per superare realmente il problema del sovraffollamento carcerario. Senza parlare poi - ma già sono intervenuti su questo punto tutti i miei colleghi nella discussione sulle linee generali - degli altri problemi scottanti della magistratura onoraria, della riforma delle professioni che è ferma e che presenta vari punti critici e che comunque è una mancata promessa ancora non realizzata. Per i giudici onorari, il suo massimo sforzo si è esaurito prevedendo un'ulteriore proroga nel cosiddetto decreto milleproroghe, quindi ancora uno sforzo di rendere stabile la precarietà e anche di prevedere un ruolo inferiore in confronto alla magistratura ordinaria, in contrasto con i principi della nostra Costituzione.
Andiamo a vedere, caro Ministro - ho cercato di capirlo - il perché del fallimento della sua politica di Governo. È il frutto di disinteresse, di negligenza, di incapacità o ci sono altre cause concomitanti? Il dato storico e politico è che il suo attivismo propositivo in Parlamento in realtà si è modulato a seconda delle esigenze di ripresa o meno dei processi contro il Presidente del Consiglio. Voglio ricordare - perché ho fisse queste tappe nella mia mente - il provvedimento «blocca-processi», con l'emendamento inserito nel primo pacchetto sicurezza, del luglio 2008, poi ritirato per presentare subito dopo il lodo Alfano, dichiarato incostituzionale, e poi le altre misure legislative ad personam, che hanno distratto il lavoro del legislatore, impegnato inutilmente - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - per tante sedute. Ricordo il processo breve, la sospensione del legittimo impedimento, il lodo Alfano incostituzionale, la legge sulle intercettazioni telefoniche, la presentazione dell'atto Senato n. 1440 sulla riforma del processo penale. È troppo comodo scaricare la mancata realizzazione dei suoi impegni di governo sulle opposizioni o sulla magistratura politicizzata.
Perché non è vero che noi non vogliamo fare le riforme, in particolare la riforma della giustizia. La risoluzione presentata oggi e la nostra vita in Parlamento parlano chiaro, segnano in maniera trasparente la nostra rotta, è la vostra che è confusa, contraddittoria, distante dai problemi veri dei cittadini e soprattutto dalla volontà di risolverli, perché siete troppo impegnati - lei e la sua maggioranza, signor Ministro, ne avete dato prova più volte - a difendere gli interessi processuali del Premier, ad articolare l'agenda di Governo in relazione appunto ad altre priorità che non sono quelle dei cittadini.
Noi vogliamo una riforma della giustizia moderna, efficace, di qualità, che realizzi a pieno le garanzie costituzionali, i diritti fondamentali dei cittadini, rendendo effettivo il garantismo dell'innocente, delle vittime, non il garantismo dell'impunità come avete fatto e continuate a fare ad ogni costo, contro ogni logica e ragionevolezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'odierna relazione del Ministro Alfano costituisce l'occasione per affrontare in modo serio, puntuale e capillare lo stato di salute della giustizia italiana. Che la giustizia nel nostro Paese sia afflitta da una malattia forse non acutissima ma progressiva e degenerativa è un dato di fatto. Purtroppo nel corso degli anni i vari Governi che si sono Pag. 53succeduti si sono limitati a redigere scontate diagnosi, trascurando quasi completamente di individuare le terapie idonee a cancellare o quanto meno ridurre i malanni del nostro sistema giudiziario.
È significativo riprendere un passaggio della relazione che fece il Ministro lo scorso anno quando, citando una pubblicazione dell'onorevole Martinazzoli, riprese alcuni passaggi in cui l'ex segretario del Partito Popolare Italiano ricordava la sua esperienza come Guardasigilli nel 1983.
Cosa scriveva Martinazzoli? Queste parole: «Uno dei grandi problemi che discutevamo negli incontri con Scàlfaro era l'esigenza dell'informatizzazione». E poi: «Vi era il problema del sovraffollamento carcerario, delle risorse scarse del Ministero. Avevamo bisogno di nuovi istituti di pena, ma non avevamo le risorse». E poi: «Mi occupai anche, senza approdare a nulla, del tema della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti». Ancora: «Il grande tema, sempre inevaso e quasi insolubile, della razionalizzazione della geografia dei luoghi giudiziari, cosa facile a dirsi ma non a farsi». Infine: «Vi sono tante cose che hanno aggravato il sistema della giustizia. Accadeva allora che negli uffici giudiziari in cui forte doveva essere organizzato il contrasto alla mafia, per esempio, non vi erano giudici che volevano andare. Si potevano mandare solo i giudici più giovani e gli altri non li muovevi più, se non volevano muoversi. Ci fu allora un tentativo di incoraggiare i passaggi alle zone più difficili, quelle dei tribunali di trincea, con degli incentivi economici».
Insomma, dico io, i problemi da più di un trentennio sono gli stessi, sono stati identificati e monitorati ma per varie ragioni non sono stati adeguatamente affrontati in passato. Certamente l'instabilità dei Governi nella prima Repubblica non ha consentito un'adeguata programmazione, ma c'è dell'altro. Nessuno si è mai convinto che si potesse guarire il malato giustizia attraverso una terapia di tanti, tantissimi piccoli interventi mirati a risolvere i problemi che affliggono le aule di tribunale.
Tutti o quasi in passato ci hanno abituati a pensare che l'unica soluzione fosse un grande intervento strutturale, consistente nelle grandi riforme costituzionali, che ogni Esecutivo auspica ma molto spesso le condizioni politiche ritardano. Pochi erano convinti che una serie di molteplici, piccoli interventi utili sull'organizzazione giudiziaria - che risolvessero problemi pratici, abbreviassero termini, concentrassero l'attività, evitassero inutili pause, disincentivassero prassi ostruzionistiche, favorissero davvero l'informatizzazione - potesse essere addirittura più utile di un complesso sistema di riforme costituzionali.
Questo Governo, grazie all'azione del Guardasigilli Alfano, ha creduto nella strada del pragmatismo ed ha messo in cantiere una strategia di interventi puntuali e precisi, finalizzati a rendere più elastico e dinamico un meccanismo organizzativo che era diventato macchinoso, lento e burocratico.
I risultati non si sono fatti attendere: una struttura elefantiaca e pesante da anni immobile ha ricominciato a camminare e ad esaurire quella mole di arretrato giudiziario che da trent'anni a questa parte continuava a crescere, giungendo a un passo dai sei milioni di fascicoli civili da definire. Ebbene, l'inversione di tendenza fatta registrare quest'anno non è casuale, ma frutto di tenaci e continui interventi organizzativi che in questi due anni sono stati messi in campo. Gli stessi, uniti alle riforme legislative nel campo civile, hanno avuto il merito di aggredire in modo deciso l'arretrato giudiziario ed a giungere ad un significativo meno 4 per cento.
Sotto questo profilo, non voglio dimenticare - lo faccio per onestà intellettuale - l'azione decisiva fornita dai magistrati, dai quei magistrati che amano lavorare in silenzio, lontano dai riflettori, lontano dalle ribalte mediatiche, da coloro che in silenzio e umiltà dimostrano il loro senso dello Stato con l'impegno quotidiano. Questi giudici sono i primi a disagio quando Pag. 54vedono loro colleghi, una piccola minoranza, interpretare la loro funzione come una vera e propria supplenza politica, aspirare a sostituirsi all'opposizione nel tentativo di delegittimare l'azione del Governo.
I giudici che smaltiscono quotidianamente decine di pratiche non so fino a che punto si sentano rappresentati pienamente da un'Associazione nazionale magistrati che sceglie lo scontro frontale con la maggioranza e con il Governo, sparando in un anno quotidiane cannonate contro la politica di centrodestra. Siamo arrivati a contare in un solo anno trecento lanci di agenzia dei vertici dell'Associazione nazionale magistrati contro il Governo e la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Hanno criticato su tutto, dal diritto del lavoro alle ratifiche internazionali, dal federalismo ad alcuni aspetti del pacchetto sicurezza, dalle leggi sull'emergenza carceraria alla riforma del processo penale, dalle intercettazioni alla disciplina sulle colf e le badanti. Mi chiedo e vi chiedo, ma è questa l'impostazione corretta del principio di separazione dei poteri? Devono o meno esistere confini tra chi approva la norma e chi la applica o si possono esercitare entrambe le parti? Si può, da parte di chi è chiamato ad applicare la legge, condizionare il Parlamento, contestare la maggioranza che punta a realizzare il programma elettorale e, in caso di successo di tale azione, rendere innocue le norme approvate attraverso l'attività interpretativa? Sono quesiti forse scontati, ma se saremo capaci di stabilire le regole di civile convivenza tra la politica e la magistratura la fase di stallo politico-giudiziario non potrà che cessare.
Ma voglio ritornare al significativo risultato raggiunto dal Governo con l'inversione di tendenza relativa all'arretrato giudiziario. Questo obiettivo è stato raggiunto anche e soprattutto grazie allo spirito che ha animato la sua azione, signor Ministro, per aver messo al centro l'uomo, la persona, perché, dietro ogni numero delle fredde statistiche che siamo abituati a leggere, dietro ogni fascicolo pendente, c'è una persona, una storia, ci sono emozioni, sentimenti, spesso famiglie che si logorano nell'attesa di una sentenza. Il suo approccio concreto, fatto di piccoli provvedimenti utili, è rivolto proprio a quelle tante persone che, per difendersi o far valere i propri diritti, chiedono una giustizia più rapida.
Signor Ministro, lei ha ereditato, come ha ereditato questa legislatura, tra procedimenti penali e civili pendenti, quasi dieci milioni di fascicoli: più del doppio di quelli pendenti complessivamente in Germania, in Spagna e in Inghilterra. Lei ha ereditato una situazione difficile in cui, per recuperare un credito da una disputa commerciale, prima della riforma del processo civile che lei ha messo in campo e fatto approvare, occorrevano 1.210 giorni, contro i 331 della Francia, i 394 della Germania e i 515 della Spagna. Sappiamo che per la giustizia, nel nostro Paese, si spende più che in molti altri Paesi europei. Si aggiunga - questo è un particolare importante - che in Italia i salari coprono quasi il 70 per cento dell'intero budget della giustizia. Riteniamo, quindi, importante e opportuno agire sul tema dell'organizzazione. L'articolo 110 della Costituzione, purtroppo, oggi non è attuato da norme specifiche che attribuiscano al Ministro della giustizia la possibilità di intervenire sull'organizzazione e sul funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Oggi si è parlato molto di geografia giudiziaria, di revisione e razionalizzazione delle circoscrizioni come rimedio per tutti i mali, ma ancor prima di questo ci siamo interrogati: perché nel nostro Paese la giustizia viene resa a macchia di leopardo?
E non mi riferisco a qualche tribunale o a qualche procura che, se individua un illustre imputato, procede a 100 all'ora con enorme spiegamento di forze, ma trascura, magari, migliaia e migliaia di fascicoli politicamente meno significativi.
Mi riferisco, invece, al fatto che in questo Paese vi sono uffici che, a distanza di poche decine o centinaia di chilometri, si comportano in modo diversissimo tra Pag. 55loro. Sono tanti i posti dove la giustizia funziona, le strutture sono organizzate, i magistrati smaltiscono il lavoro...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ENRICO COSTA. ... ma vi sono altri tribunali o sacche all'interno di grandi uffici giudiziari che costituiscono dei macigni sulla strada dell'efficienza e dello sviluppo. A questa giustizia a macchia di leopardo, fatta di luci ed ombre, occorre porre rimedio, e sarà sotto questo profilo fondamentale l'azione del CSM.
È infatti indispensabile lavorare ad una preparazione manageriale dei capi degli uffici giudiziari: in troppe circostanze, chiamati a questi ruoli, sono ottimi giuristi con scarsissima esperienza organizzativa. Occorre riflettere su questo aspetto, perché è bene affidare il timone di una struttura complessa, come un tribunale o una procura della Repubblica, a chi ha una preparazione organizzativa. Troppo spesso il CSM si è inchinato di fronte a logiche correntizie, trascurando criteri di preparazione e professionalità. Auspichiamo che il CSM, sotto l'impulso del Vicepresidente Vietti, la cui elezione ha costituito un ampio momento di condivisione, saprà intervenire attivamente.
Infine, riguardo alle riforme costituzionali che abbiamo auspicato nella nostra risoluzione, speriamo, signor Ministro, che vi sia una condivisione. Abbiamo apprezzato il suo metodo di cercare e invocare un percorso comune con l'opposizione su questi temi. Una condivisione trasmetterebbe forza e credibilità alla giustizia, perché la giustizia che funziona è lo specchio della serietà di una nazione. Abbiamo un programma di Governo chiaro e trasparente, che gli elettori hanno votato. Mettiamo a disposizione queste risorse in termini di idee, perché il Parlamento possa affrontarle con la riflessione necessaria e arrivare ad un voto positivo, che possa finalmente creare uno stimolo ulteriore alla giustizia nel nostro Paese. Queste sono le premesse per annunciare da parte del Popolo della Libertà un'approvazione delle linee che sono state indicate e illustrate dal Ministro guardasigilli nell'odierna seduta (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, intervengo per annunciare che chiederemo, come delegazione radicale, la votazione per parti separate della nostra risoluzione, per comprendere se il Governo, se il Ministro della giustizia abbia intenzione di ribadire gli impegni che ha già preso nel gennaio 2009, con la mozione sulla giustizia, e nel gennaio 2010, con la mozione sulle carceri.
Infine, voglio invitare il Ministro della giustizia a rileggersi, magari sul resoconto stenografico, l'ultima parte del mio intervento precedente (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Ministro, sull'amministrazione della giustizia oggi non possiamo non ricordare che, a 11 anni dall'assassinio in esilio di uno dei più grandi statisti dello scorso secolo, Bettino Craxi, a cui anche le cristiane cure furono negate, i suoi carnefici sono ancora a piede libero, ma non, come Cesare Battisti, in esilio. Sono in Italia e fanno politica.
È ormai necessario che lei ci porti la riforma della giustizia, altrimenti questi golpisti, oggi come allora, sono pronti a reiterare il reato, per arrivare al Governo del Paese con l'uso politico della giustizia (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 56
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Costa, Nicola Molteni e Belcastro n. 6-00055, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Perina, Vico, Ferranti, Giulietti, Scilipoti, Goisis, Cirielli... Sottosegretario Roccella... Onorevoli Vignali, Vincenzo Fontana...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 591
Votanti 590
Astenuti 1
Maggioranza 296
Hanno votato sì 305
Hanno votato no 285
(La Camera approva - Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani - Vedi votazionia
).
Passiamo alla votazione della risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00056.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il primo e l'ottavo capoverso della premessa congiuntamente al primo capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della risoluzione.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Signor Ministro, intende cambiare parere? Prego, ha facoltà di intervenire.
ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00056 nel primo capoverso del dispositivo impegna il Governo a ribadire quanto già detto negli scorsi anni, e su questo il parere del Governo è favorevole.
Il parere è, ovviamente, contrario sul secondo capoverso del dispositivo, laddove ci impegna ad un'amnistia che non abbiamo intenzione di concedere (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00056, limitatamente al primo e all'ottavo capoverso della premessa e al primo capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Ruvolo, Ciccanti, Cesario, Bocchino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 591
Votanti 587
Astenuti 4
Maggioranza 294
Hanno votato sì 566
Hanno votato no 21).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00056, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Moffa, Cesa, Cesario, Traversa, Migliori...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 587
Votanti 582
Astenuti 5
Maggioranza 292
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 568).
Passiamo alla votazione della risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00057 in quanto non preclusa dalle precedenti votazioni. Pag. 57
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00057, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Barani, Patarino, Sardelli, Cesario, Giammanco, Minniti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 593
Votanti 586
Astenuti 7
Maggioranza 294
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 379).
Passiamo alla votazione della risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00058.
Avverto che, in conformità ai precedenti, tale risoluzione è preclusa nella parte in cui non approva le comunicazioni del Ministro, ma che nella parte restante contiene numerose indicazioni per l'azione del Governo e che questa parte, quindi, va posta in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00058, limitatamente alla parte non preclusa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Granata, Della Vedova, Migliori, Mondello, Scanderebech, Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 590
Votanti 514
Astenuti 76
Maggioranza 258
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 304).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Casini ed altri n. 6-00059, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Giammanco, Pizzolante, Concia, Pistelli, Cesaro, Scanderebech, Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 588
Votanti 581
Astenuti 7
Maggioranza 291
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 302).
Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
È così esaurita la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Prego i colleghi di raffreddare l'entusiasmo nel lasciare l'Aula, perché rimane ancora da eseguire una votazione.
Su un lutto del deputato Rocco Crimi.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Rocco Crimi è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.
Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO) (ore 14,28).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove componenti supplenti della delegazione presso le assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'Unione dell'Europa occidentale (UEO). Ricordo che, a norma dell'articolo II della Carta dell'Assemblea parlamentare dell'UEO, i membri della delegazione presso tale Assemblea sono gli stessi che compongono la delegazione presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Ricordo che il mandato dei componenti della suddetta delegazione deve essere rinnovato ogni anno, prima dell'apertura della sessione ordinaria dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Nella presente circostanza, al rinnovo si procede mediante votazione in Assemblea ai sensi dell'articolo 56, comma 3, del Regolamento, essendone stata fatta richiesta nell'ambito della Conferenza dei presidenti di gruppo. La votazione a scrutinio segreto avrà ad oggetto la seguente lista predisposta dal Presidente in base alla designazione dei gruppi, che è in distribuzione. Componenti effettivi: Deborah Bergamini, Gianpaolo Dozzo, Piero Fassino, Dario Franceschini, Gennaro Malgieri, Andrea Rigoni, Luigi Vitali, Luca Volontè e Karl Zeller; componenti supplenti: Mario Barbi, Italo Bocchino, Roberto Mario Sergio Commercio, Gianni Farina, Giuseppe Galati, Federica Mogherini Rebesani, Fiamma Nirenstein, Giacomo Stucchi e Marco Zacchera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla lista predisposta dal Presidente.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 546
Votanti 522
Astenuti 24
Maggioranza 262
Hanno votato sì 440
Hanno votato no 82
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Proclamo pertanto eletti i componenti effettivi e componenti supplenti indicati nella lista predisposta dal Presidente. Comunico che, d'intesa con il Senato, la delegazione è convocata per giovedì 20 gennaio, alle 8,30, nella sede di Palazzo Valdina, per procedere alla propria costituzione, che ha luogo mediante l'elezione di due distinti uffici di presidenza, uno riferito all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e l'altro riferito all'Assemblea parlamentare dell'UEO. Ricordo che alle relative votazioni potranno partecipare soltanto i componenti effettivi della delegazione e che solo questi ultimi potranno assumere cariche in seno agli uffici di presidenza, dovendosi limitare il ruolo dei componenti supplenti alla sola ipotesi di sostituzione dei titolari in caso di assenza o impedimento. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, e, a partire dalle ore 16, con l'informativa urgente del Governo sull'uccisione del caporalmaggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab in Afghanistan.
La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 59immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Misure a favore dei pastori e degli allevatori sardi - n. 3-01406)
PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01406 concernente misure a favore dei pastori e degli allevatori sardi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, l'Italia dei Valori ha presentato questa interrogazione per dire al Governo di non illudersi: non abbiamo dimenticato né i diritti dei pastori sardi, né il modo inaccettabile con il quale la loro delegazione è stata trattata il 28 dicembre.
La pastorizia sarda produce l'ottanta per cento del latte ovicaprino italiano. Si tratta di un'industria di straordinaria importanza per l'economia italiana, oltre che sarda. Il latte viene loro pagato a prezzo misero, e sono infimi gli incentivi alla diversificazione rispetto al pecorino romano, produzione prevalente che riempie l'invenduto nei magazzini.
Risultato: le imprese di produzione, cioè gli stessi pastori, sono al disastro, pieni di debiti. Una loro rappresentanza voleva venire a Roma per un urlo di aiuto: l'avete respinta alla frontiera peninsulare, quasi fossero immigrati. Volete ascoltarne le ragioni e rispondere di sì? Ditelo subito, perché altrimenti potrebbero ritornare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole interrogante, la crisi del settore ovicaprino, in particolare quello sardo, ci è nota da tempo, non è una novità, e per fronteggiare questa crisi molte sono state le iniziative già poste in essere.
In primo luogo voglio ricordare che con delibera CIPE, su mia proposta, sono stati stanziati 4 milioni di euro per interventi tesi a sostenere il rilancio della filiera ovicaprina, e voglio ricordare l'azione complessiva relativa ai formaggi ovini nell'ambito del programma indigenti dell'Unione europea. In questo contesto è stato programmato un intervento per complessivi 14 milioni di euro che è in corso di assegnazione da parte di AGEA, ed è già stato assegnato il primo bando per la distribuzione di mille tonnellate di prodotto, il cui controvalore ammonta a 7 milioni di euro.
Il Ministero ha poi coordinato il tavolo tecnico per la messa a punto di un contratto quadro nazionale, il cui testo definitivo è stato redatto ed inviato alle parti per la sottoscrizione, proprio sul finire dell'anno appena trascorso. Sono anche in corso di definizione interventi specifici in tema di accesso al credito e di promozione di mercato del prodotto: un progetto di promozione nel mercato interno dell'Unione europea da parte del consorzio di tutela del pecorino. A completamento voglio anche ricordare i recenti provvedimenti definiti dalla regione Sardegna attraverso la specifica legge regionale dedicata agli interventi straordinari a favore del settore ovicaprino.
Onorevole interrogante, la crisi del settore, e soprattutto l'importanza che quel settore riveste per l'economia sarda e, tutto sommato, per l'intero complesso nazionale, ci è assolutamente nota e, quindi, è evidente la disponibilità del Ministro e del mio Ministero di incontrare sempre, in qualsiasi occasione, i protagonisti sfortunati della vicenda, anche in previsione dell'intenzione che ho, e che dichiaro pubblicamente, di convocare una nuova riunione del tavolo di filiera nazionale.
Mi permetta infine una preghiera: non imputi diversità di trattamento fra i produttori Pag. 60di latte del nord e quelli sardi, perché questo, almeno all'attuale Ministro, proprio non può essere rimproverato.
PRESIDENTE. L'onorevole Palomba ha facoltà di replicare.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, signor Ministro, se ho ben capito lei ha dato un'apertura, nel senso che mi posso fare interprete presso le organizzazioni della pastorizia sarda per un incontro con lei ancora prima del tavolo nazionale.
Se così è, questa sarebbe un'apertura di cui le sono grato, ma su tutto il resto, signor Ministro, vorrei dirle che non siamo soddisfatti di quello che è stato fatto. Lei è da poco in questo Ministero, ha le responsabilità che ha, però tuttavia non siamo soddisfatti.
Infatti, se i problemi fossero stati risolti, i pastori sardi non sarebbero alla fame, non sarebbero al disastro. Allora, Ministro, noi rileviamo una grave differenza di trattamento rispetto agli allevatori del nord e, in modo particolare, agli allevatori leghisti per i quali la Lega intanto ha sorvolato su tante violazioni (anche di carattere penale come l'occupazione stradale e così via) che avevano messo in campo, ma poi ha conferito loro un beneficio straordinario rappresentato dall'accollo allo Stato delle violazioni relative alle quote latte.
Questo non dipende da lei, Ministro, ma da chi vi era prima di lei, però questo è un fatto inconfutabile. Ministro, siamo rimasti molto colpiti dal fatto che non la polizia che ha eseguito gli ordini, ma il Ministro dell'interno abbia deciso di sequestrare una delegazione sarda dentro Civitavecchia quasi in un recinto. Questo non si fa.
Non si fa preventivamente un'azione di stoccaggio delle persone: si possono stoccare i prodotti, ma non le persone. Pertanto, speriamo che questa violazione dei diritti costituzionali non avvenga più. Ci sono indagini in corso, ma per noi rappresenta una grave offesa non solo alle persone che erano lì, ma anche a tutta la nazione sarda che in quei pastori sardi si è identificata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Iniziative per il contrasto della pesca illegale - n. 3-01407)
PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01407 concernente iniziative per il contrasto della pesca illegale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata) di cui è cofirmatario.
BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, onorevole Ministro, con questa interrogazione, insieme al collega Baldelli e agli altri parlamentari del gruppo del Popolo della Libertà, ho voluto porre l'attenzione del Governo e del Parlamento tutto sulla grave condizione in cui si trovano i nostri mari ed insieme il nostro mondo della pesca.
Vista la situazione attuale per noi è necessario un forte contrasto alla pesca illegale, sia quella di coloro i quali agiscono senza alcuna licenza, che quindi sono difficilmente monitorabili anche con le moderne tecniche di controllo e che non pagano neanche le tasse, sia quella di coloro che utilizzano strumenti di pesca non consentiti che, insieme ad alcune norme e regole sbagliate volute dai passati Governi, hanno creato una grande confusione nella marineria italiana per parecchi anni.
Tutto ciò ha fatto finire il nostro Paese nella lista nera del NOAA, l'organismo internazionale di controllo. Chiediamo quindi cosa il Governo stia facendo per ovviare a questa difficile situazione.
PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan, ha facoltà di rispondere.
GIANCARLO GALAN, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, non posso che essere Pag. 61concorde con i motivi che hanno ispirato questa interrogazione. Il problema della pesca illegale è un grosso problema italiano. Devo dire che non siamo rimasti inerti in questo periodo: abbiamo raddoppiato le sanzioni pecuniarie e amministrative e abbiamo soprattutto previsto l'unica misura vera per contrastare la pesca illegale e cioè la sospensione della licenza di pesca dai dieci ai trenta giorni come sanzione accessoria.
Devo anche dire che i risultati di contrasto al mondo della pesca illegale sono stati eclatanti nel corso dell'anno precedente. Le Capitanerie di porto hanno effettuato 121 mila 154 controlli lungo tutta la filiera della pesca, perché è evidente che se c'è qualcuno disposto a praticare una pesca in forma illegale, c'è anche qualcuno disposto a commercializzare quel prodotto e c'è anche qualcuno disposto a porlo sul banco e qualcuno disposto a offrirlo al ristorante.
Ho dato mandato ai miei uffici di predisporre anche un nuovo sistema sanzionatorio teso a scoraggiare sempre di più la pesca illegale, anche attraverso l'istituzione per il mare di quello che si è rivelato uno strumento utilissimo per contrastare le illegalità sulla strada: la cosiddetta licenza a punti.
Aggiungo un particolare che forse è stato trascurato.
Il problema è anche duplice, è di una concessione, di un occhio troppe volte e troppo spesso chiuso da parte delle organizzazioni preposte al controllo della pesca verso metodi di pesca che in altri Paesi sono sospesi, vietati da tantissimo tempo. Noi ammettiamo sistemi e strumenti di pesca che, ad esempio, nel Costarica sono vietati al museo della pesca da più di trent'anni. E parlo del Costarica, non della California o di qualche Stato americano.
Voglio correggerla su un punto. L'inserimento nella black list del nostro Paese non è ancora un dato di fatto. L'Italia è stata solo identificata come Paese in cui, nel biennio 2009-2010, vi sono imbarcazioni coinvolte in pratica di pesca illegale documentata. Perciò si tratta di un avviso, ma ancora la sanzione non l'abbiamo presa e spero che con le nuove norme che ci accingiamo ad introdurre la sanzione non arriverà.
PRESIDENTE. L'onorevole Catanoso ha facoltà di replicare.
BASILIO CATANOSO. Signor Presidente, onorevole Ministro, ci riteniamo soddisfatti della sua risposta, della risposta del Governo. Le siamo grati, così come alle forze dell'ordine e alle capitanerie di porto, per il lavoro svolto in questi anni e in questi ultimi mesi soprattutto.
Mi permetto pur tuttavia di sottolineare che è certamente necessario che il Governo italiano continui con l'impegno che oggi mette per far rispettare le convenzioni firmate da vari Paesi e si impegni a non mettere in difficoltà anche la marineria italiana rispetto ai Paesi che non aderiscono ad alcun trattato. Mi riferisco, come lei sa, alle grandi navi che talvolta imperversano nel nostro Mediterraneo.
È necessario ancora che si provveda a modificare alcune norme, confrontandosi con l'Unione europea, per raggiungere l'obiettivo di far lavorare al meglio la nostra marineria senza danneggiare l'ecosistema. Sarebbe auspicabile che si aumentassero i controlli contro la pesca di frodo, quella cioè di colui il quale opera abusivamente e senza nemmeno la licenza - ancora, purtroppo, in qualche modo ciò esiste - e che spesso permette di farci avere in vendita financo pesce da poco nato, quindi di misura non autorizzata e non consentita alla pesca.
Propongo, infine, di pensare ad una rivisitazione, ad un piano di riorganizzazione della pesca italiana che possa anche prevedere la demolizione o la dismissione definitiva di talune imbarcazioni e licenze che sono non più convertibili in altra attività o non più compatibili con le normative europee (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Orientamenti del Governo in merito alla gara per l'assegnazione delle frequenze digitali terrestri, con particolare riferimento alla partecipazione della società Sky Italia - n. 3-01408).
PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01408, concernente orientamenti del Governo in merito alla gara per l'assegnazione delle frequenze digitali terrestri, con particolare riferimento alla partecipazione della società Sky Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor Ministro, da tempo gli operatori aspettano di poter, in Italia, acquisire frequenze per la televisione digitale terrestre. Ovviamente non parlo di Mediaset, RAI, La7 e anche delle altre che già ce l'hanno. La Commissione europea ha autorizzato Sky Italia a partecipare a questa gara per avere delle frequenze e l'Autorità garante per le telecomunicazioni ha detto che nulla osta a fare immediatamente il bando per le frequenze consentendo a Sky di partecipare.
Il Governo, recuperando da azzeccagarbugli in mezzo al panorama della normativa una presunta incompatibilità nel settore che vieterebbe a imprenditori americani che detengono una società italiana, come Sky Italia, di partecipare, nonostante i solleciti della Commissione, ancora non ha dato seguito al bando per l'assegnazione. Vorremmo sapere quando finalmente ci sarà questo bando.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, respingo la definizione di azzeccagarbugli, che rimando al mittente. Non posso esimermi comunque dal ringraziare l'onorevole Della Vedova per consentirmi comunque di rispondere in sede parlamentare alle problematiche sollevate nell'interrogazione, dal cui testo, che è molto preciso, risulta con tutta evidenza la complessità di una questione che ha coinvolto diversi organismi istituzionali e che ha posto in rilievo aspetti giuridici riguardanti non solo il diritto interno, ma anche quello comunitario e internazionale.
Proprio la delicatezza della questione e la sua complessità tecnico-giuridica hanno imposto allo Stato italiano di rivolgersi ad un organismo terzo, autonomo e imparziale, il Consiglio di Stato, per un parere concernente l'interpretazione della normativa riguardante l'applicazione del principio della reciprocità tra Stati in materia di radiodiffusione televisiva.
Si tratta di un atteggiamento ancora più doveroso e responsabile nei confronti del sistema radiotelevisivo del nostro Paese, fatto di tanti operatori - lo ricordi l'onorevole Della Vedova - che hanno investito in oltre trent'anni di attività con oltre 500 televisioni locali, che rappresentano una peculiarità italiana da tutelare, da salvaguardare e che va garantita.
È un principio elementare di giustizia e non saranno certamente i 20-30 giorni di tempo ragionevolmente previsti per la decisione del Consiglio di Stato a causare ritardi significativi sui tempi per l'indizione della gara. Al contrario, qualora non preventivamente risolti i problemi interpretativi in questione, tali tempi potrebbero dilatarsi a dismisura quali conseguenza di ricorsi e controricorsi in sede giudiziaria.
Con tali premesse, il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto di dover ripresentare, entro il previsto termine di 30 giorni, i chiarimenti richiesti dal Consiglio di Stato nel parere interlocutorio del 20 dicembre scorso e ha ulteriormente precisato i termini tecnico-giuridici della questione al fine di consentire al supremo consesso amministrativo di fornire la corretta interpretazione della norma applicabile alla fattispecie, anche alla luce del carattere non risolutivo delle interpretazioni fornite dal Ministro degli affari esteri e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che non hanno consentito di Pag. 63superare definitivamente i dubbi sull'applicazione del principio della reciprocità tra Stati in materia di radiodiffusione televisiva.
In conclusione, si ritiene che, in previsione di una gara unica nel suo genere in Europa, nell'ambito della quale verrà assegnato un numero di reti pari a circa un quarto del patrimonio frequenziale nazionale (sono 25 le reti pianificate dall'Autorità), la scelta di rivolgere un quesito interpretativo al Consiglio di Stato (richiesta di recente ulteriormente chiarita e precisata) costituisca prova, invece, di un atteggiamento doveroso, responsabile e trasparente da parte del Ministero.
PRESIDENTE. Signor Ministro, la prego di concludere.
PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. A breve, quando lo stesso Consiglio di Stato, come consuetudine, provvederà a pubblicare il proprio parere e i contenuti della richiesta sottopostagli dal nostro Ministero, i termini della questione potranno emergere con ogni evidenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Della Vedova ha facoltà di replicare.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sono soddisfatto per quanto riguarda l'impegno ribadito dal Governo ad arrivare all'assegnazione delle frequenze nel tempo più rapido possibile per consentire agli investitori che lo vogliano la possibilità di investire in Italia.
Rilevo che, a mio avviso, i pareri del Ministero, dell'Autorità garante per le comunicazioni e, soprattutto, della Commissione europea erano sufficienti. La politica commerciale è una delle poche politiche europee: se si può investire in Europa, lo si può fare in qualsiasi paese, ivi compresa l'Italia. Non credo che sfuggano tutte le tematiche messe sul tappeto alla Commissione europea. Peraltro, il rischio è che la prossima richiesta al Consiglio di Stato faccia la fine di quella precedente, ovvero che diventi una richiesta interlocutoria.
Abbiamo bisogno di investimenti. Sappiamo come è finita Dahlia: disoccupazione e investimenti che vengono ritirati. Ricordo a tutti che stiamo parlando di al massimo 6-7 canali digitali su 400 disponibili. Ricordo che per settori molto più sensibili, come le telecomunicazioni, che «tengono in pancia» i dati sulle telefonate degli italiani, oggi abbiamo operatori egiziani e domani, probabilmente, russi e non succede niente. Credo che dobbiamo dare garanzia e tempestività. C'è bisogno di un quadro chiaro e io ritengo che il quadro sia chiarissimo.
Va bene di nuovo andare al Consiglio di Stato. Prego il Governo di formulare un quesito - a differenza di quanto successo fino ad oggi - al quale il Consiglio di Stato possa dare una risposta senza richiedere ulteriori chiarificazioni. Evitiamo un contenzioso con l'Unione europea che ci possa imputare di impedire investimenti stranieri in un settore importante.
Abbiamo bisogno di più pluralismo, di più concorrenza nelle televisioni, di più spazi pubblicitari per le aziende italiane, possibilmente a minor costo. Se questo è davvero solo uno scrupolo per evitare problemi successivi, lo si faccia al più presto
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Diamo il via agli investimenti. Diamo il via al bando per le frequenze per il digitale.
(Orientamenti del Governo in merito alla riforma del mercato della distribuzione dei carburanti - n. 3-01409)
PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01409 concernente orientamenti del Governo in merito alla riforma del mercato della distribuzione dei carburanti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo Pag. 64presentato un'interrogazione sull'aumento del prezzo della benzina in quanto i cittadini non capiscono questo spropositato rincaro non giustificato.
Sappiamo che il nostro Paese paga la grande debolezza strutturale dell'approvvigionamento energetico, in quanto privo di risorse energetiche proprie, tuttavia i continui rincari non corrispondono all'aumento del greggio il quale, nell'ultimo mese, ha subito addirittura un calo, generando il rischio di possibili speculazioni e facendo sborsare agli automobilisti 198 euro annui in più senza saperne le cause.
Siamo a conoscenza che il Governo ha avviato una verifica dell'andamento dei prezzi e sembrerebbe intenzionato a porre in essere una riforma del mercato della distribuzione. Vorremmo sapere se il Governo darà seguito agli impegni annunciati e, soprattutto, se intenda procedere quanto prima alla messa in atto delle misure di contenimento dei prezzi con tutti gli strumenti che ha a disposizione, proprio per tutelare i consumatori.
PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, innanzitutto ringrazio gli interroganti.
Il Ministero dello sviluppo economico ha rilanciato il tavolo permanente di confronto sul mercato petrolifero, anche in seguito ai recenti incrementi di prezzo dei prodotti petroliferi. Vi partecipano operatori di settore, categorie interessate e i rappresentanti delle regioni.
Il tavolo, che aveva discusso in precedenza della riforma del mercato petrolifero, è chiamato ora a concludere il suo lavoro in merito ai punti che dovranno confluire in un prossimo provvedimento normativo. Si tratta della razionalizzazione della rete di distribuzione, dell'ampliamento delle modalità di rifornimento automatizzate, della razionalizzazione della logistica del mercato all'ingrosso dei carburanti.
Con la definizione di queste misure, si potranno varare misure strutturali, tenendo anche conto che la materia è stata oggetto di una segnalazione da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Il tavolo sta anche lavorando per ricercare e tipizzare nuove forme contrattuali fra compagnie petrolifere e i gestori degli impianti di distribuzione. Per rendere più trasparenti i prezzi dei carburanti, nelle more dell'avvio della riforma del settore, sono state, comunque, introdotte, nel decreto ministeriale del 15 ottobre ultimo scorso, nuove misure per la trasparenza dei prezzi praticati. In particolare, dal prossimo 1o febbraio 2011 i gestori delle stazioni di servizio autostradali, dovranno comunicare al nostro Ministero il prezzo di vendita al pubblico dei carburanti. L'obbligo sarà, poi, esteso a tutti i punti vendita con un'articolazione in relazione alle varie tipologie di carburante per autotrazione.
I prezzi dovranno essere comunicati almeno una volta alla settimana e, comunque, ad ogni loro variazione. I dati saranno immediatamente pubblicati sul sito web dell'osservatorio prezzi del MISE. Questo consentirà un monitoraggio diretto dei prezzi effettivamente praticati, sostituendo gli attuali valori medi di confronto. Il MISE sarà, quindi, in grado di elaborare andamenti del prezzo, anche su base territoriale, e il Governo potrà effettuare analisi ed interventi ancora più puntuali.
Inoltre, le volevo rispondere anche sull'aggancio del prezzo della benzina al petrolio; lei sa che, purtroppo, non è il prezzo del petrolio, ma l'indice Platz - che è questo indice realizzato da un unico istituto europeo, a cui, purtroppo, fanno riferimento tutti i Paesi europei - che, poi, determina il prezzo industriale della benzina. Il problema vero che si pone è se l'adeguamento all'indice Platz, sia in rialzo, sia in ribasso, avvenga esattamente con tempestività. Il dubbio è che, alle volte, tempestività vi sia nell'aggancio al rialzo e non sempre tempestività vi sia quando, invece, ci si deve agganciare al Pag. 65ribasso. Però l'indice del quale dobbiamo parlare comunque, in ogni caso, è l'indice Platz, cioè il prezzo industriale della benzina europeo.
PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di replicare.
SILVANA ANDREINA COMAROLI. Signor Presidente, Ministro Romani, ci dichiariamo soddisfatti della sua risposta puntuale e vorremmo proprio rilevare l'urgenza di tutti i meccanismi che lei ha detto metterà in atto. Fa piacere che già da subito sta attuando delle iniziative proprio per il contenimento e, soprattutto, la verifica di questo andamento dei prezzi. Infatti, ci interrogava il fatto che dovevamo attendere questi rincari inspiegabili per affrontare i problemi. Vedo che, invece, lo state già facendo e questo fa piacere a noi, ma penso anche a tutti i cittadini.
Ricordo, infatti, che le ripercussioni di questi rincari si riflettono anche sui prezzi dei prodotti trasportati, soprattutto i generi alimentari. Si penalizza il settore ittico con il blocco dei pescherecci; si penalizza l'industria e, soprattutto, le piccole e medie imprese che, con l'aumento dell'energia, risultano ulteriormente indebolite, visto che la crisi economica non è ancora risolta e ne paga le conseguenze anche il settore del trasporto.
Quindi ringrazio davvero il Ministro. Le chiedo veramente di mettere in atto al più presto questa riforma e, in particolare, volevo sottolineare proprio sul versante del mercato delle accise - mi raccomando anche su questo punto - che si riduca l'accisa proprio per compensare l'aumento dell'IVA e quindi si mantenga costante il livello di tassazione per non avere un'ulteriore tassazione. Soprattutto ricordo la riforma del mercato della distribuzione per evitare queste dinamiche sulla benzina e soprattutto per tutelare i consumatori e i cittadini.
(Decisione dell'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari relativa alla soppressione delle fermate intermedie dei treni provenienti da Monaco e da Innsbruck, diretti a Bologna, Verona, Milano e Venezia - n. 3-01410)
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01410, concernente la decisione dell'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari relativa alla soppressione delle fermate intermedie dei treni provenienti da Monaco e da Innsbruck, diretti a Bologna, Verona, Milano e Venezia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, dal 12 dicembre 2010, con l'entrata in vigore del nuovo orario invernale dei treni, sono state tagliate tutte le fermate dei treni eurocity in arrivo da Monaco e da Innsbruck diretti a Bologna, Verona, Milano e Venezia delle ferrovie tedesche, austriache e Le Nord nell'ambito del territorio regionale del Trentino-Alto Adige.
Giudichiamo la decisione assunta il 6 dicembre 2010 dall'Ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari grave e immotivata, lesiva dei principi di libera e leale concorrenza tra le imprese e dei diritti degli utenti riconosciuti dalle direttive dell'Unione europea. È urgente - ed è questa la domanda che poniamo - sapere se il Governo, vista anche la lettera pre-infrazione inviata dalla Commissione UE, ritenga di dover intervenire immediatamente ritirando la decisione n. 659 del 6 dicembre 2010 che comporta, come dicevo, gravi danni alla popolazione locale non solo per quanto riguarda la mobilità individuale, ma anche per l'economia di questi territori.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.
ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, Pag. 66onorevoli colleghi, è importante premettere che l'ufficio per la regolamentazione dei servizi ferroviari (URSF) è un organismo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ma è importante precisare che opera al di fuori delle strutture dipartimentali del Ministero.
L'organismo, istituito con decreto legislativo n. 188 del 2003 in ottemperanza alle disposizioni comunitarie, con compiti di vigilanza sulla concorrenza nel mercato di riferimento, opera in piena indipendenza sul piano organizzativo, giuridico, decisionale e della strategia finanziaria. È inoltre funzionalmente indipendente da qualsiasi autorità competente preposta all'aggiudicazione di un contratto di servizio pubblico (mi riferisco a regioni e Ministero). All'URSF è affidato il compito di dirimere i contrasti in via amministrativa tra il gestore delle infrastrutture e le imprese ferroviarie applicando le sanzioni previste.
La decisione dell'ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari, oggetto della presente interrogazione, trova il proprio fondamento normativo nell'articolo 59, comma 2, della legge 23 luglio 2009, n. 99, che, nel rispetto della normativa comunitaria, prevede che lo svolgimento dei servizi ferroviari passeggeri in ambiti nazionali possa essere soggetto a limitazione del diritto di far salire e scendere i passeggeri in stazioni situate lungo il percorso del servizio qualora ciò comprometta l'equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico.
Il legislatore comunitario dispone inoltre che la valutazione dell'effettiva lesione dell'equilibrio dei servizi a committenza pubblica avvenga a cura dell'organismo di regolazione sulla base di un'analisi oggettiva e di criteri prestabiliti e ciò nel caso di specie risulta essere avvenuto.
Come gli interroganti sanno, ho già espresso la convinzione che i servizi al momento oggetto della sospensiva di tre mesi potranno essere valutati tra i fornitori di servizi ferroviari al fine di giungere ad una soluzione condivisa che potrà quindi essere presentata all'URSF per consentire un'ulteriore valutazione della questione ed addivenire a quella soluzione che potrà soddisfare, nel rispetto dei dettami comunitari, le legittime esigenze del trasporto ferroviario locale.
A tal fine assicuro massima attenzione nei confronti sia di Trenitalia sia delle autorità locali per garantire la collaborazione ed il confronto necessari e verranno forniti i necessari chiarimenti alle competenti autorità comunitarie.
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, non mi posso dichiarare soddisfatto della risposta. Il tema è di grandissima rilevanza nel nostro territorio, perché costituisce un danno molto grande non solo per l'utenza e i pendolari (vi sono tantissimi ragazzi e studenti che vanno a studiare a Innsbruck, a Trento e a Monaco), ma vengono fortemente danneggiati anche i turisti, che specialmente in questa stagione si indirizzano verso l'alto Adige per la stagione sciistica. Lei, signor Ministro, sa che l'autobrennero non è in grado di sopportare ancora più traffico di quello che già sta sostenendo. Tuttavia a me non convince assolutamente la motivazione che si cerca di dare per questa limitazione, che per noi è molto grave. Infatti non è vero che le compagnie austriache e tedesche comprometterebbero l'equilibrio economico dei contratti di servizio pubblico in termini di redditività per l'operatore Trenitalia, non è assolutamente vero, perché Trenitalia non subisce alcun danno economico in virtù dell'accordo contrattuale esistente sulla base di una tariffa del tipo gross cost, cioè un prezzo treno/chilometro sulla base del quale gli introiti tariffari non afferiscono all'impresa cui è affidato il servizio, cioè il gruppo Trenitalia, ma sono versati alla provincia autonoma di Bolzano, che, a sua volta, provvede a compensare Trenitalia. Questa è la verità. In sostanza, l'intervento in questione per noi non è altro che un'azione di tutela degli interessi di Trenitalia, che non offre lo stesso servizio agli utenti, ma non vuole che siano altre compagnie a svolgerlo. Pag. 67
Questa è la verità, pertanto questa decisione è fortemente lesiva e noi chiediamo che lei, signor Ministro, si attivi ulteriormente per garantire anche in futuro queste fermate, che per noi sono indispensabili.
(Iniziative in merito alla privatizzazione della Tirrenia Spa, anche con riferimento al servizio relativo alle tratte verso la Sardegna - n. 3-01411)
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01411, concernente iniziative in merito alla privatizzazione della Tirrenia Spa, anche con riferimento al servizio relativo alle tratte verso la Sardegna (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ANTONIO MEREU. Signor Ministro, in attesa che si concretizzi la privatizzazione della Tirrenia, si vive nel sistema trasporti che riguarda la Sardegna una situazione particolare: mentre la privatizzazione dovrebbe portare ad un miglioramento dei servizi e dei collegamenti, compresi anche i costi, nel frattempo si ha - come evidenziato anche dalla stampa - un aumento dei costi delle rotte sarde a prezzi proibitivi da parte delle altre compagnie. Portare quindi i turisti in Sardegna, dove i costi sono già alti rispetto a qualunque altra destinazione, sarà un compito molto arduo. Sarà quindi un danno insostenibile per l'economia della Sardegna, soprattutto per il settore turistico, che ha visto -dati del 2009 - il 4,2 per cento di presenze in meno rispetto all'anno precedente.
Signor Ministro, da più parti viene chiesto alla Sardegna più interesse verso il turismo, vista la crisi industriale che l'attanaglia. Mi chiedo come questo sia possibile, se i collegamenti che per noi sono obbligatori hanno questi prezzi. Quindi, chiedo un intervento affinché si trovino possibilità alternative di trasferimento in Sardegna a prezzi più equi.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.
ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, la società Tirrenia di navigazione, ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ha dovuto rivedere gli assetti di alcuni collegamenti a causa della contemporaneità di eventi eccezionali. In particolare, si evidenzia l'attuale mancanza di un mezzo nautico che possa fungere da nave di riserva per le tratte con la Sardegna, in quanto l'abituale nave di riserva è impiegata stabilmente in sostituzione del traghetto Florio, danneggiato da un incendio.
A rendere più gravosa la situazione nell'ultimo periodo ha concorso anche il fermo di alcune navi, che potevano anch'esse essere impiegate nelle tratte per la Sardegna, al fine di effettuare gli indispensabili adeguamenti tecnici prescritti dalla normativa europea di sicurezza, denominata Stockholm agreement, senza i quali si perderebbe l'abilitazione alla navigazione.
Inoltre, i vincoli di bilancio non consentono alla società in amministrazione straordinaria di noleggiare un idoneo mezzo sostitutivo. Si ricorda, infatti, che la situazione straordinaria in cui versa Tirrenia non consente ampi spazi di manovra alle amministrazioni statali competenti per imporre operazioni a carico del bilancio societario non coperte da appositi fondi statali, visto l'imprescindibile obbligo di tutela dei creditori in capo all'amministratore straordinario.
Per completezza di informazione, si rappresenta che il commissario straordinario di Tirrenia ha reso nota la previsione di riapertura della linea Genova-Olbia-Arbatax a partire dalla metà del prossimo mese di aprile e ha garantito la riapertura delle prenotazioni per le tratte con la Sardegna in vista del periodo estivo.
Quanto alle tematiche legate più strettamente alla privatizzazione di Tirrenia, si segnala che le procedure di evidenza pubblica procedono secondo la tempistica programmata e che, entro la fine del prossimo mese di aprile, è prevista la cessione dei rami aziendali di cabotaggio delle società Tirrenia e Siremar ai soggetti aggiudicatari. Pag. 68
Ad oggi, si è in attesa dell'imminente presentazione da parte del commissario straordinario del programma di cessione, ai fini dell'ulteriore corso della procedura di dismissione dei compendi aziendali, da concludersi entro la fine del prossimo mese di marzo.
Il Ministero, ovviamente, vigilerà nei limiti delle proprie competenze, affinché non intervengano operazioni distorsive della concorrenza e si adopererà per garantire la ripresa del normale traffico con la Sardegna.
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto per la parte in cui il Ministro sostiene che l'impegno del Governo sarà volto a fare in modo che vi siano delle rotte a prezzi diversi da quelli attuali, quanto meno quelli che, in questo momento, segue Tirrenia; comunque, quest'ultima non ha ancora presentato alcun piano concreto per l'estate.
Signor Ministro, in realtà, conoscevamo la situazione di Tirrenia: come gruppo dell'Unione di Centro, durante la discussione che abbiamo affrontato anche in questa Camera, ci siamo sempre preoccupati - e mi sembra che questa preoccupazione, purtroppo, resti - del fatto che la vicenda di Tirrenia diventasse, in effetti, una vendita per far cassa da parte dello Stato. In realtà, non può essere intesa così.
Signor Ministro, praticamente, lei sta dicendo che non si può far nulla e che, quindi, la Sardegna deve rimanere nello stato attuale. Il Governo deve sempre intervenire per difendere soprattutto chi è difficoltà: come lei sa, la politica è protesa a difendere chi è difficoltà, perché il ricco sicuramente non ha bisogno di noi.
La Sardegna, normalmente, non è in difficoltà per colpa sua: è un'isola e, quindi, necessariamente il mare che ci separa da tutto. Quindi, vi è un problema ed è necessario trovare, in qualche modo, delle soluzioni diverse da queste. Altrimenti, com'è possibile trovare uno sviluppo e, in particolare, uno sviluppo turistico?
Noi pesiamo grandemente, i trasporti marittimi verso e dalla Sardegna, sono determinanti.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Mereu.
ANTONIO MEREU. I flussi turistici si sposteranno sicuramente e questo non dovrebbe far piacere al Governo e neppure agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
(Iniziative per il ripristino del servizio di call center con riferimento al procedimento per l'acquisizione della cittadinanza italiana - n. 3-01412)
PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01412, concernente iniziative per il ripristino del servizio di call center con riferimento al procedimento per l'acquisizione della cittadinanza italiana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ANDREA SARUBBI. Il 20 aprile 2005, il Dipartimento delle libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno istituisce un call center informativo sull'iter delle richieste di cittadinanza italiana, un iter piuttosto farraginoso ancora oggi. Il Ministro dell'interno all'epoca era il senatore Pisanu.
La platea è piuttosto ampia: 60 mila sono le richieste di cittadinanza ogni anno e 100 mila i contatti che il call center registra. Signor Ministro, questo call center adesso è stato abolito.
Il 5 luglio 2010 è stato affiancato a questo call center un servizio di informazione on line, un database che doveva essere complementare, cioè, si poteva richiedere a che punto stesse la propria pratica sulla cittadinanza on line oppure al call center. Il call center era naturalmente più analitico, per cui uno poteva spiegare il proprio problema e cercare di risolverlo. In quest'Aula ci siamo divisi e continueremo a dividerci sui tempi della Pag. 69cittadinanza, ma non ci siamo mai divisi sulla burocrazia. Tutti, anche la relatrice del testo che è arrivato qui in Aula, l'onorevole Isabella Bertolini, ha detto che, al fine di risolvere il problema, che da più parti è stato segnalato, dell'eccessiva durata dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza, bisogna fare qualcosa anche a livello legislativo. Abbiamo visto invece due cose che vanno in controtendenza. Da un lato, viene chiesto a chiunque richiede la cittadinanza un contributo di 200 euro, una tassa vera e propria introdotta dal pacchetto sicurezza, dall'altro il servizio anziché migliorare è peggiorato perché prima c'era questo call center, adesso, dal 31 dicembre, non c'è più, ci si affida ad Internet e i risultati, purtroppo, sono molto scarsi.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Sarubbi, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'interno. Per fronteggiare l'enorme incremento delle domande di cittadinanza italiana presentate in base alla vigente legislazione, come lei ha ricordato, l'amministrazione dell'interno ha istituito un call center definitivamente attivato nel novembre 2005. Tale servizio perseguiva lo scopo di collegare in modo immediato l'amministrazione all'utente, fornendo in tempo reale informazioni sullo stato delle pratiche di concessione della cittadinanza italiana. Nel tempo il funzionamento del servizio ha rilevato disfunzioni connesse con l'oggettiva difficoltà di identificare in maniera certa l'utente. Per far fronte a tali inconvenienti l'Amministrazione dell'interno ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. Il 5 luglio 2010 è stato istituito un servizio di consultazione on line che consente di verificare lo stato di avanzamento delle pratiche nella sezione «cittadinanza» del sito del Ministero dell'interno, accedendo ad una banca dati costantemente aggiornata.
A tutela della riservatezza, l'utente deve registrarsi con i dati anagrafici e l'indirizzo di posta elettronica, ed inserire il codice assegnato alla domanda. Tale modalità di consultazione informatica, imperniata sul modulo dell'interattività tra amministrazione e utente, appare maggiormente rispondente ai princìpi in materia di privacy.
L'attività del call center è, comunque, proseguita fino al 31 dicembre 2010, solo per fornire un adeguato supporto all'utenza e verificare l'effettiva fruibilità della nuova modalità di consultazione telematica. Il Ministero dell'interno fa presente che non si tratta, infatti, di strumenti complementari, bensì equipollenti e, quindi, alternativi.
Del resto, il sistema di consultazione on line, ormai largamente diffuso presso tutte le maggiori organizzazioni industriali, non solo garantisce una maggiore privacy degli utenti, ma riesce anche a soddisfare le loro esigenze attraverso risposte ai quesiti pervenuti ad una casella di posta elettronica, appositamente attiva presso il competente dipartimento del Ministero dell'interno.
Infine, onorevole Sarubbi, quanto al rischio di un allungamento dei tempi di definizione della pratica di cittadinanza, il Ministero dell'interno precisa che l'attività del call center non determinava alcun effetto di accelerazione sull'iter della stessa, poiché gli operatori del servizio di informazione telefonica erano autorizzati esclusivamente a fornire notizie sulle fasi del procedimento in itinere.
PRESIDENTE. L'onorevole Sarubbi ha facoltà di replicare.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Vito, tuttavia mi dichiaro insoddisfatto per una serie di motivi. Comincio da quelli tecnici.
Potrei portare in Aula i pacchi di incartamenti che ho ricevuto in questi due anni, ma le cito una storia su tutte che mi è stata segnalata da un cittadino di Udine: un signore curdo, con regolare permesso di soggiorno per asilo politico, ha presentato domanda l'8 aprile 2005 (tra poco Pag. 70festeggiamo i sei anni). Collegatosi al sito, ha trovato la seguente risposta: «l'ufficio sta procedendo alla valutazione complessiva degli elementi informativi». Manca qualcosa? Non si sa. Quanto tempo ci vorrà? Non si sa. Fino al 31 dicembre, un operatore gli avrebbe segnalato che, magari, mancava una fotocopia o che il suo cognome era stato trascritto male e che, quindi, sarebbe servito un ulteriore documento. Oggi no, oggi è un terno al lotto.
Oltretutto, con la procedura informatica, onestamente, si richiedono cose - la data in cui gli uffici hanno aperto la pratica, che non tutti conoscono, ed abilità informatiche, che non tutti possiedono - le quali rendono l'iter ancora più farraginoso, al di là delle volontà.
E sarà sempre peggio, poiché le richieste di cittadinanza sono crescenti: dal 2002 in poi si sono quadruplicate; nel giro di cinque anni saranno dieci volte di più, anche se questo Governo continuerà a giudicare l'appartenenza alla nazione sulla base dell'analisi del sangue.
E qui veniamo al punto politico della questione, il secondo motivo per cui sono insoddisfatto. Con tutto il rispetto per lei, signor Ministro Vito, mi aspettavo che a rispondere al Parlamento sulla cittadinanza venisse oggi il Ministro dell'interno, Maroni, il quale, invece, si è tenuto ben lontano da piazza Montecitorio, così come questo Governo si sta tenendo ben lontano dall'affrontare un tema così cruciale.
Cosa vuol dire, a 150 anni dall'unità d'Italia, essere italiani? Cosa raccontiamo a quei 78 mila bambini, figli di immigrati, che ogni anno nascono qui? A quei 950 mila minori che sono nati qui o arrivati qui da piccoli? Novecentocinquantamila significa la terza città italiana, ma questa maggioranza fa finta di non vederla.
Andate in giro a raccontarci la favola dell'immigrazione circolare, degli immigrati che vanno e vengono. Vi illudete che, chiudendo gli occhi, i nuovi italiani scompaiano. Date a tutti noi dei visionari solo perché, a differenza vostra, non siamo miopi.
Sa qual è l'unica consolazione, signor Presidente? Che nel frattempo l'Italia cambia lo stesso, per fortuna, senza chiedere il permesso alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sull'uccisione del caporalmaggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab, in Afghanistan.
La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Bocchino, Bonaiuti, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Fitto, Gregorio Fontana, Franceschini, Frassinetti, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lombardo, Lo Monte, Mantovano, Martini, Meloni, Messina, Miccichè, Migliavacca, Mura, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sull'uccisione del Caporal Maggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab, in Afghanistan (ore 16,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'uccisione del caporal Pag. 71maggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab, in Afghanistan.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, Ignazio La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferisco oggi su un nuovo luttuoso evento occorso ieri in Afghanistan, segnato dalla morte di un giovane alpino del contingente militare italiano impegnato nella missione ISAF e dal ferimento di un suo commilitone.
Chiedo all'Aula di unirsi a me e al Governo per rinnovare il più profondo cordoglio e la più sentita vicinanza ai familiari del primo caporal maggiore Luca Sanna, che stanno provando un immenso e indescrivibile dolore che possiamo comprendere e che non possiamo forse alleviare se non con la nostra totale vicinanza e solidarietà.
Con questi sentimenti riporto i messaggi di cordoglio del Presidente Berlusconi e, in particolare, del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano il quale, appresa con profonda commozione la notizia, ha espresso la sua solidale partecipazione al dolore dei congiunti del militare caduto in questa missione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan e un affettuoso augurio al militare ferito.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'evento in cui ha perso tragicamente la vita il caporal maggiore scelto Sanna è avvenuto in un avamposto della task force North, denominato Highlander, che si trova a circa due chilometri e mezzo a est di Bala Murghab, nella provincia di Badghis, assegnata all'ottavo reggimento alpini.
L'area è certamente una delle più complesse ed operativamente importanti tra quelle sotto la responsabilità del comando italiano di Herat, l'avamposto Highlander costituisce un punto avanzato per il controllo del territorio nell'area della cosiddetta bolla di sicurezza di Bala Murghab che ha reso possibile il ritorno nei propri villaggi di circa 10.000 civili afgani.
Nell'area sono presenti 12 basi italiane, di cui 11 avanzate - cioè i veri e propri avamposti - alcune sono presidiate solo da italiani, altre sono presidiate da italiani e afgani e altre ancora da italiani, afgani e soldati americani.
Nell'intera area di Bala Murghab sono presenti 50 di questi avamposti; vi anticipo subito che questi avamposti nell'intero territorio afgano, ad opera della missione internazionale, sono circa mille, di cui almeno 380 quasi 400 di particolare rilievo.
L'avamposto in questione è ubicato su un'altura di circa 480 metri, posta all'imbocco della valle del fiume Murghab che collega la zona alla regione nord. Sul fondo valle corre l'importante strada di comunicazione che viene comunemente denominata ring road, che in quel tratto però è poco più che una vera e propria pista sabbiosa.
Il sito Highlander ha una configurazione approssimativamente circolare, con un diametro di non più di 75 metri quadrati, quindi un'area circondata da un filo spinato particolare, che si compone di alcune postazioni fisse, di alcune postazioni di osservazione, di predisposizioni per la difesa e la sicurezza e di sistemazioni logistiche per il personale lì destinato.
Detto così sembra chissà cosa, ma è un'area piccola, delimitata da filo spinato, con all'interno, nella parte più riparata, una piccola area dormitorio, poi alcune casematte di tre metri per tre, sopraelevate. Quelle che riguardano i soldati italiani sono comunque separate - lo voglio Pag. 72dire subito - da quelle che riguardano i soldati afgani, sia pure all'interno dello stesso perimetro.
Il tutto è delimitato dal filo spinato di cui parlavo prima, che viene chiamato comunemente anello di concertina. Quest'area ha due ingressi: un ingresso è posto nella parte arretrata, quella cioè da cui, presumibilmente, non arriverà alcuna minaccia, ed è controllato dai soldati afgani. Nella parte quasi opposta, ad est, vi è un altro piccolo varco, che non ha bisogno di controllo, perché, in realtà, è un varco di uscita dei mezzi per un check-point tenuto dai militari afgani, posto immediatamente più a valle.
Per cui, dall'esterno, per arrivare in quel punto, bisogna necessariamente passare attraverso quel check-point, almeno così si presume. Quindi, il varco è controllato, non con un militare posto lì davanti, ma dagli altri punti di osservazione all'interno dell'area fortificata. Nell'avamposto operano normalmente due reparti a livello squadra, cioè circa 10 militari per ciascuna squadra: una squadra del nostro contingente e una dell'Esercito nazionale afgano. Ripeto, le due unità operano sì nello stesso avamposto, ma in due strutture separate all'interno del perimetro. Al momento dell'incidente erano presenti otto militari afgani e dieci militari italiani.
Ciò premesso, passo a descrivere gli eventi secondo la ricostruzione effettuata ad oggi dai competenti comandi militari. Voglio dire subito che è giusto manifestare apprezzamento per l'azione che i comandi militari, sia in Afghanistan sia qui in Italia, hanno svolto per fornirmi immediatamente tutte le informazioni, che abbiamo potuto puntualmente trasmettere anche all'opinione pubblica, con la dovuta gradualità, ma con la dovuta coerenza e completezza, che è stata importante, anche perché, altrimenti, come al solito, cominciavano ad uscire informazioni anonime.
Per esempio, una all'inizio parlava di fuoco amico, cosa assolutamente errata. Parlare di fuoco amico fa immaginare - lo vedremo più avanti - un evento colposo, non un evento doloso. Gli eventi che mi hanno puntigliosamente ricostruito sono, purtroppo, i seguenti: ieri, 18 gennaio, alle 15,30, ore locali (erano circa le ore 12 in Italia), tre alpini, tra i quali due poi colpiti ed il primo caporal maggiore Matteo Rosa, rimasto illeso, si trovavano all'aperto, protetti sul lato ovest dell'avamposto, in prossimità del locale dormitorio.
Trovandosi al riparo rispetto alla prevedibile provenienza della minaccia, che è quella verso la ring road, tanto per capirci, verso la strada, e non essendo in servizio di guardia, stavano effettuando la manutenzione delle armi in dotazione, utilizzando il compressore di uno dei due mezzi Lince presenti nel sito. Poco distante il maresciallo Davide Severini, comandante della postazione, ed il primo caporal maggiore Davide Frangella stavano procedendo ad interventi di manutenzione sulle apparecchiature di bordo del citato Lince. Il restante personale italiano era, invece, di servizio nelle postazioni che sono rivolte in direzione est, verso l'esterno dell'avamposto.
In questa fase, dall'adiacente postazione dell'Afghan National Army, a circa 50 metri per essere chiari, si è avvicinato un soldato afgano, in uniforme dell'ANA ed armato con il fucile in dotazione tipo M16 di produzione statunitense.
Preciso subito - la notizia era di ieri sera ma ho ritenuto di dovervela dare a voi completamente oggi - che il soldato non era una persona vestita da soldato afgano, ma era un infiltrato nell'Esercito afgano, quindi uno degli otto afgani che prestavano servizio in quell'avamposto. Il soldato faceva capire a gesti che chiedeva di poter impiegare anche lui, come i soldati italiani, il soffio d'aria compressa fornito dal compressore di bordo del Lince per pulire la propria arma. Il caporale Barisonzi ed il caporalmaggiore Sanna si accorgevano immediatamente dopo che il soldato dell'ANA aveva il caricatore inserito nella propria arma, mentre, normalmente, all'interno di un'area fortificata non lo si dovrebbe tenere inserito, normalmente lo si tiene nel taschino e, al primo allarme, in un attimo, si estrae. Lo Pag. 73tengono inserito quelli che sono di guardia, naturalmente. Loro si sono immediatamente accorti di ciò e, a gesti e con la voce, cercavano di fargli capire che doveva disinserirlo per ovvi motivi di sicurezza, ma il soldato afgano, avvicinandosi ulteriormente, mentre - mi dicono - toccava il caricatore, anziché sganciarlo, apriva il fuoco improvvisamente colpendo i due alpini.
L'attentatore, che poi è stato identificato come Gullab Ali Noor nato nel Kunduz, distretto di Archi, villaggio di Sufi Zaman, in servizio da 3 mesi e da 45 giorni destinato a quell'avamposto, approfittando della confusione generata dall'attacco inaspettato e, soprattutto, della perfetta conoscenza del dispositivo, raggiungeva di corsa il perimetro della base uscendo dalla citata aerea e si lanciava lungo la scarpata e, quindi, sulla ring road, prima in direzione est e piegando poi verso nord-est in mezzo alle montagne.
Naturalmente - questo lo aggiungo io - è presumibile che i soldati del check-point posti fuori, gli afgani, non sapessero cosa fosse successo. Ammesso e non concesso che abbiano visto un militare scappare o camminare, non gli avrebbero sparato immediatamente, ma questa è una nostra supposizione per cui, su questo aspetto, giustamente, non potevamo avere nessuna conferma. Sta di fatto che è riuscito a scappare verso le montagne. Vi è stata, immediata, una reazione di fuoco delle armi automatiche sia italiane, sia afgane, e anche il pronto inseguimento da parte di un mezzo dell'ANA, ma l'interessato riusciva comunque, approfittando del vantaggio che aveva guadagnato, a fuggire scomparendo tra gli avvallamenti.
Veniva disposto l'immediato intervento nell'avamposto della squadra di reazione rapida della base di Bala Murghab al fine di rafforzare la necessaria cornice di sicurezza e facilitare l'intervento dei mezzi di soccorso.
A scopo cautelativo veniva inoltre richiesto il supporto aereo, del quale non vi è stato poi bisogno. Alle ore 15,43 dalla vicina base Columbus, base principale dell'ottavo reggimento alpini di Bala Murghab, partiva un'ambulanza con medico a bordo e alle ore 15,46 sempre dalla Fob Columbus, l'elicottero Medevac statunitense. Alle ore 15,52 l'elicottero Medevac atterrava nell'avamposto, il medico militare verificava che uno dei due alpini, il primo caporalmaggiore Luca Sanna, non dava più segni di vita. Si procedeva quindi allo sgombero del caporalmaggiore Luca Barisonzi, rimasto seriamente ferito. Alle ore 16,01 l'elicottero lasciava l'avamposto Highlander e atterrava alle ore 16,10 alla base avanzata Columbus dove il ferito veniva immediatamente ricoverato all'ospedale da campo per essere intubato e stabilizzato. Nel frattempo, si procedeva all'evacuazione, sempre via elicottero, della salma del nostro militare Sanna. Alle ore 17,37 il ferito veniva trasportato via elicottero all'ospedale Roll 2 di Herat dove atterrava alle ore 18,55 dopo uno scalo tecnico intermedio a Kalinau. Il Roll 2 di Herat, valutata la situazione medica del ferito, causata da colpi di armi da fuoco, probabilmente due, all'altezza della clavicola, con lesione di una vertebra cervicale e di una toracica, decideva per l'immediato trasporto all'ospedale Roll 2 di Kandahar che dispone di struttura specializzata in neurochirurgia.
In nottata il militare è stato sottoposto ad intervento chirurgico con esito positivo e può considerarsi fuori pericolo di vita, anche se la prognosi rimane assolutamente riservata. È previsto che lo stesso venga trasferito con un volo statunitense all'ospedale di Ramstein in Germania per essere sottoposto ad un ulteriore intervento chirurgico, anche con l'assistenza del nostro personale medico. I familiari potranno raggiungere il ferito con un vettore messo a disposizione dall'Aeronautica militare.
Il primo caporalmaggiore Luca Sanna, effettivo dell'8o reggimento alpini con sede a Cividale del Friuli, nato a Oristano il 4 novembre 1978, coniugato da poco - si era sposato da pochissimo - era un militare esperto ed aveva già compiuto altre due missioni in Afghanistan. L'arrivo all'aeroporto militare di Ciampino della salma è dolorosamente previsto per domani, giovedì, Pag. 74alle ore 9,30. Il caporale Luca Barisonzi, anche lui effettivo allo stesso reggimento, nato a Voghera il 2 maggio 1990, è celibe ed è alla sua prima missione in Afghanistan.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, va evidenziato che ci troviamo di fronte ad un episodio particolare, almeno per quanto riguarda il contingente italiano con queste conseguenze. Ricordo che solo in un'altra occasione, per quello che ci riguarda, si è verificato un caso in qualche modo analogo, che ha interessato il nostro contingente. Dobbiamo risalire al 19 dicembre 2009, quando durante le fasi di caricamento di materiali logistici su un elicottero statunitense, un militare dell'Esercito afgano faceva partire raffiche incontrollate che uccidevano un soldato americano e ferivano - allora per fortuna leggermente - due nostri militari.
Per quanto riguarda la regione ovest di nostra responsabilità, in un'altra occasione, il 29 agosto dell'anno scorso, una recluta della polizia afgana esplodeva alcuni colpi di arma da fuoco, causando la morte di due ufficiali e di un interprete civile, tutti spagnoli, durante una attività di mentoring a favore del personale della polizia afgana in località Kalinau. Tra l'altro in quella occasione sono scaturiti disordini, perché l'attentatore era di quella zona e, nella reazione, era stato ucciso dai soldati spagnoli, provocando qualche problema con la popolazione locale, non capendosi bene neanche cosa fosse successo.
Voglio precisare in questa occasione - lo ho detto prima - come ho già chiarito alla stampa, che la dizione «fuoco amico» è completamente estranea alla ricostruzione dell'evento avvenuto, perché, come tutti sanno, con «fuoco amico» sia nel nostro linguaggio sia nel termine inglese si intende un colpo che attinge personale amico per sbaglio, quando si frappone con l'obiettivo reale dei colpi, o meglio quando una persona amica si frappone occasionalmente, e non volontariamente, tra l'obiettivo dei colpi e il soggetto che quei colpi fa partire. In questo caso, l'intento del soldato terrorista afgano, che si era infiltrato nell'Esercito e si era fatto arruolare presumibilmente già con questo obiettivo dall'Esercito nazionale afgano, era esattamente quello di uccidere e di colpire, così come è tragicamente avvenuto.
Sono tuttora al vaglio, comunque, le ulteriori e dettagliate modalità dell'azione terroristica e aggiungo che, come in tutti i casi analoghi, verrà disposta dal Capo di stato maggiore della difesa un'inchiesta, come prevista dalle norme in vigore, che dovrà accertare tutti gli elementi dell'accaduto. La procura di Roma, peraltro, come è abituale, procederà alle azioni di competenza. Proprio perché condotto da un militare afgano, quindi da un individuo ritenuto amico in quel contesto, l'evento ci fa riflettere al fine di individuare ulteriori misure e provvedimenti cautelativi e correttivi per garantire al massimo la sicurezza del nostro personale, fermo restando che la formazione, l'addestramento e la cooperazione operativa con l'Esercito e la polizia afgana sono gli elementi fondamentali e portanti della nostra strategia. Senza questa strategia non potremmo immaginare di consegnare alla responsabilità afgana il territorio e i compiti che oggi svolgiamo noi.
Essi rappresentano un prerequisito, appunto, imprescindibile per procedere al trasferimento della responsabilità della sicurezza alle autorità locali nella prospettiva del nostro disimpegno. Quindi si tratta - lo ribadisco con forza - non di mettere in discussione la bontà delle ragioni che ci portano a proseguire la missione in Afghanistan, ma di rivedere o, meglio, di adattare al meglio le condizioni e le modalità d'impiego dei nostri militari a fronte delle situazioni di rischio e delle minacce mutevoli. Così come cambia il livello, la qualità, l'entità delle minacce, dobbiamo essere pronti a modificare e a migliorare le nostre contromisure. Parlando di rischi devo però anche doverosamente rilevare come nella regione ovest di responsabilità italiana, a fronte dell'aumento di rischio di cui ancora più in dettaglio parlerò da qui ad un attimo, si sia però registrata una non trascurabile riduzione degli eventi correlati all'impiego di ordigni esplosivi improvvisati, che negli ultimi anni hanno Pag. 75costituito di gran lunga il problema maggiore. Non sappiamo se è una diminuzione temporanea; registriamo che vi è una considerevole diminuzione di questa minaccia, e questo credo sia da ascrivere al successo del complesso di misure di protezione diretta e di prevenzione posta in atto che hanno riguardato sia l'intelligence, sia le procedure tattiche, e l'introduzione di nuovi e più sofisticati mezzi.
Come dicevo, però, c'è un'inversione di tendenza con il contemporaneo aumento di un altro tipo di minaccia, l'aumento degli attacchi a fuoco contro i nostri avamposti, come è avvenuto nel Gulistan il 31 dicembre scorso quando perse la vita il primo caporal maggiore Matteo Miotto. Evidentemente gli avamposti, nelle loro varie configurazioni, rappresentano le strutture che più possono essere interessate dagli attacchi degli insurgents perché più capillarmente disposti sul territorio e collocati in profondità rispetto alle basi maggiori. Nell'ambito di ISAF - lo dicevo prima - stiamo parlando di un migliaio di postazioni di varia natura che rappresentano i sensori e gli elementi avanzati del controllo sul territorio. Ho letto - e mi dispiace che si tratta anche di una persona che ha avuto responsabilità militari - che un avamposto può significare una fase di attacco; è esattamente il contrario: l'avamposto ha lo scopo preciso di controllare che all'interno della bolla di sicurezza non vi siano infiltrazioni terroristiche o di insurgence che mettano a repentaglio quel livello di sicurezza raggiunto che ha consentito agli afgani di rientrare nei loro villaggi (non vi è nulla di più difensivo di un avamposto posto nel perimetro della bolla di sicurezza). Per quanto riguarda la nostra regione, negli ultimi tre mesi il numero degli attacchi (considerando tutte le possibili tipologie, quindi dagli IED, agli attacchi, agli attacchi isolati, anche quelli piccoli) si colloca su una media di circa 40 eventi per settimana. Si è quindi registrato un aumento di attività ostile proporzionale - mi dicono - all'incremento della nostre forze, al maggior controllo del territorio esercitato, ed ai successi conseguiti in termini di porzioni di territorio riacquisiti alla sicurezza. Tali eventi nella regione ovest si attestano comunque, esattamente come nella regione nord a guida tedesca, ai livelli più bassi di ISAF. A me non piace questa contabilità ma è doveroso che io vi trasmetta anche questa. Si tratta di un numero circa sette volte inferiore (mi riferisco al numero di eventi e di minacce ostili, cioè di attacchi sotto ogni forma) a quello relativo alla regione sud-ovest (quella più critica da questo punto di vista) e quattro-cinque volte inferiore alle regioni sud ed est. Proprio la possibilità che la minaccia, comunque, si modifichi anche rapidamente in relazione alla situazione ci impone di porre ogni attenzione e sforzo per la sicurezza del personale, in particolare per la difesa dei nostri avamposti. Ho pertanto chiesto un approfondimento con i comandi militari responsabili al fine di verificare le condizioni generali dei nostri avamposti (io ne ho visitati uno al nord e uno al sud).
Prima di tutto per adottare tutte le possibili misure di sicurezza. Voglio aggiungere, senza fare né io, né chi era con me, i grilli parlanti, che già allora qualche indicazione è stata da noi suggerita (Commenti dalle tribune del pubblico)...
La prego, non so chi lei sia, certamente non mi pare che sia stato eletto in Aula.
PRESIDENTE. Sgomberate la tribuna, per cortesia.
IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Penso che non ci sia neanche bisogno. Capisco che questi temi siano emotivamente coinvolgenti e quindi, chiunque fosse la persona, personalmente, non gliene voglio, qualunque cosa volesse dire.
Stavo dicendo che, attualmente, il periodo di permanenza in questi avamposti è di due settimane, che vengono abbassate ad una nel periodo d'inverno. Non abbiamo aspettato questo evento per suggerire, per esempio, un abbassamento del periodo in cui ogni militare deve stare in questo avamposto, per favorirne la concentrazione. Infatti, mi è sembrato evidente registrare che è difficile rimanere Pag. 76concentrati per due settimane in un posto in cui - è vero che si alternano momenti di riposo con momenti di guardia - si vive in 75 metri quadrati. Ove possibile ho suggerito di ridurre e di dimezzare il periodo di permanenza e, comunque, di non fargli superare una settimana; stanno verificando la concreta possibilità di attuazione.
Ovviamente, noi vogliamo migliorare al massimo le condizioni di vita e quelle operative del personale, valutando tutti i possibili accorgimenti, che però non competono - ripeto - al potere politico. Quello di ieri è stato un evento del tutto singolare, ma il fatto che sia avvenuto in un avamposto e che l'attentatore abbia potuto compiere il gesto con una ragionevole possibilità di fuga - per carità, le condizioni favorivano questa possibilità - conferma comunque che non possiamo esimerci dal pensare che proprio su questi siti, peraltro indispensabili per il controllo del territorio, e sulla loro sicurezza, si debba concentrare ulteriormente la nostra attenzione.
Ne ho parlato meno di un'ora fa con il generale Petraeus, con il quale avevo preso già da ieri un appuntamento telefonico, e gli ho rappresentato la ferma convinzione del Governo, ma anche del Parlamento - almeno fino ad oggi - di non venir meno agli impegni internazionali che abbiamo assunto. L'ho fatto, come riferirò da qui ad un attimo, dopo aver parlato con il Presidente del Consiglio, che mi ha confermato questo impegno e anche il senso delle sue dichiarazioni di ieri. Ho quindi dato certezza della disponibilità italiana a proseguire in questa fase di transizione.
Tuttavia, anche per il rapporto di conoscenza, se non di amicizia stretta, con il generale Petraeus, non ho avuto problemi a chiedere a lui ogni misura di intensificazione della sicurezza dei nostri avamposti. Certamente, ho ricevuto in cambio attestazioni di stima, di grande gratitudine, di grande vicinanza e di grande partecipazione al nostro dolore e ho anche ricevuto elementi informativi sul fatto che non vi sono differenze di sicurezza fra gli avamposti gestiti dagli italiani e quelli del sud, gestiti dagli americani. Ho però chiesto che venga attuata una puntuale e completa verifica incaricando il generale Pellegrini, che è un deputy aggregato al comando del generale Petraeus e che era presente all'incontro telefonico, di ogni puntuale verifica su eventuali possibilità di miglioramento.
Il generale Petraeus mi ha garantito la sua assoluta disponibilità proprio per gravitare quegli sforzi a favore degli avamposti di ISAF, i più esposti, ma anche elementi essenziali della strategia verso la transizione. Ho voluto anche confermare - lo dicevo prima - il suo grande apprezzamento verso i nostri militari. In conclusione, pur non sottostimando i rischi, come avevo già accennato per mia parte, ha rilevato di non nutrire particolari preoccupazioni per la sicurezza nella regione ovest, dove gli ultimi eventi, secondo Petraeus, non sono indice di una situazione degradata ma, anzi, dei progressi compiuti dalle forze della coalizione e in particolare dalle forze italiane.
Mi sono premurato anche, oltre alla riunione di cui hanno dato conto le agenzie, di avere un incontro con il generale Santini per verificare se è in atto - ed è in atto - un'accresciuta azione della nostra intelligence sul territorio, da me richiesta e segnalata prima di questo evento. Ho avuto dal generale Santini conferma che sia quantitativamente, sia qualitativamente, la presenza della nostra intelligence è in aumento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi è un grande e sincero dolore - non ho bisogno di leggerlo, anche se mi sono imposto questa volta di parlare il meno possibile a braccio - per la perdita del caporalmaggiore scelto Luca Sanna, di cui rimarrà veramente indelebile il ricordo. Ho visto le foto del suo matrimonio, le foto dell'addio al celibato, le foto della sua sposa vestita di bianco sul suo sito Internet e ho immaginato il dolore di questa famiglia, ho immaginato la sofferenza di un altro padre, di un'altra madre, di un'altra moglie, dei suoi amici.
Mi sono detto che il modo migliore per onorarlo - ma non è vuota retorica, Pag. 77credetemi, e chi è stato con me in quei luoghi e chi ha parlato con quei soldati sa che dico esattamente la verità, meno della verità - e per onorare la sua memoria è quello di non svilirla in inutili polemiche, ma di comprendere che dobbiamo completare, nel tempo più breve possibile e con le massime condizioni di sicurezza, quella missione che ha lo scopo di ridare pace e dignità al popolo afgano, ma anche sicurezza alle nostre case, alle nostre famiglie e alla nostra nazione.
Per questo l'Italia - l'Italia tutta io dico - esprime la sua più profonda riconoscenza e gratitudine ad ognuno dei nostri militari e, in particolare, a coloro che, come Luca Sanna, sono giunti all'estremo sacrificio per garantire la sicurezza e la difesa della patria e la pacifica convivenza della comunità internazionale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante questa triste e dolorosa circostanza, ribadisco ancora una volta il fermo intendimento del Governo di mantenere fede al suo impegno, nella consapevolezza dell'importanza dell'azione multinazionale per contribuire alla stabilizzazione dell'Afghanistan.
Ho parlato con il Presidente Berlusconi, il quale mi ha confermato che alla domanda (che come ciascuno di noi, anch'egli si pone) se di fronte alle sofferenze che la nostra presenza comporta per chi perde la vita, per chi rimane ferito, per i loro familiari ne valga la pena, egli ha dato la risposta che il senso di responsabilità impone a chi è in Parlamento e, a maggior ragione, a chi guida o fa parte del Governo. La risposta è, considerato anche quello che ci proviene da chi quelle sofferenze rischia di ripetere, che ne vale dolorosamente la pena, per usare un termine che non mi piace.
Non c'è dubbio che il nostro impegno è completare questa missione ed è questo il convincimento del Presidente Berlusconi, oltre che mio. Il tragico fatto che ho appena illustrato non preclude, quindi, il proseguimento del nostro impegno in quel territorio, impegno preso nei confronti del popolo afgano, della comunità internazionale e degli stessi italiani.
Quello che non posso e ritengo il Parlamento tutto non possa accettare - l'ho detto ieri - è che si corra il rischio di ripetere tristemente, ogni volta che un drammatico fatto come questo raggiunge la nostra coscienza, se è giusto rimanere o non rimanere, ma soprattutto l'unica cosa che veramente mi spaventa è che ci possa essere una assuefazione a queste notizie.
Ciò, grazie a Dio, in Italia non c'è. Grazie a Dio, non c'è in Parlamento, fra la maggioranza, nell'opposizione, nel Presidente del Consiglio, nell'ultimo componente delle Commissioni difesa alla Camera e al Senato. L'assenza di assuefazione ci fa onore e rende giustizia a quei ragazzi che sentono il bisogno - questo sì che è l'unica cosa che ci chiedono - di avere dietro di loro compatta e coesa tutta la comunità nazionale. Lo dobbiamo al primo Caporal Maggiore Luca Sanna e a tutti i nostri militari che stanno continuando ad assolvere alla missione con la loro dedizione, con la loro professionalità, con le loro forti motivazioni e con il loro indiscusso amore per la Patria italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Futuro e Libertà per l'Italia, Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani e Unione di Centro).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fallica. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, signor Ministro, grazie per la sua puntuale e precisa relazione con questa informativa. Onorevoli colleghi, la missione italiana in Afghanistan non è solo una missione di pace, è anche una missione di libertà e di democrazia perché senza libertà e democrazia la pace non può avere lo stesso valore. Per questo motivo è una missione ancora più difficile e per certi versi estrema, un impegno che Pag. 78si sta mostrando drammatico ma dal quale non possiamo e non dobbiamo retrocedere.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 16,42)
GIUSEPPE FALLICA. La globalizzazione di cui tanto si parla ha portato con sé anche effetti molto difficili da governare. I confini di un mondo migliore, di un mondo più libero e democratico si stanno gradualmente ma costantemente allargando. Si stanno diffondendo valori fondamentali e imprescindibili per una reale convivenza civile e questa espansione non poteva non provocare la reazione violenta di settori e di realtà che fanno del fondamentalismo, anche religioso, una potentissima arma di controllo.
Onorevoli colleghi, non possiamo retrocedere, dobbiamo con convinzione sostenere quei valori di libertà, rispetto e democrazia che fanno del mondo un posto migliore dove vivere. Gli attacchi che stiamo subendo sono la dimostrazione che l'azione intrapresa sta dando buoni frutti. I talebani si rendono conto che gli alleati hanno cambiato strategia perché prima nelle zone calde la NATO colpiva e ripartiva, ora invece tenta di espandere l'area sotto il suo controllo e di mantenerla. Per questo motivo gli irriducibili sono diventati più aggressivi. Come è stato ricordato, in zone come il Gulistan e Bala Murghab fino a qualche mese fa non vi erano contingenti militari, almeno non stabilmente, e dunque non vi era motivo di attaccare. In questi ultimi mesi abbiamo avanzato la fase di transizione, stiamo stabilizzando con la nostra presenza un'area sempre più vasta nel Paese e chi non vuole la stabilizzazione dell'Afghanistan reagisce in maniera ancora più violenta.
Certo, rispetto a questa situazione in rapida evoluzione, come ha ricordato il Ministro della difesa, bisogna prendere le necessarie contromisure. Ma siamo lì, nell'ambito di una missione internazionale che coinvolge oltre quaranta Paesi e in cui ognuno di questi sta dando il proprio, a volte drammatico, contributo per la pace, per la libertà e per la democrazia. Verremo via quando l'intera missione deciderà di farlo. Verremo via quando l'Afghanistan sarà un Paese libero e democratico e le forze interne saranno in grado autonomamente di garantire libertà e democrazia e quindi la pace per l'intero popolo afgano. Non dobbiamo dimenticare infatti che, tra i nostri compiti, uno dei principali è proprio quello di addestrare le forze di polizia interna. Proprio per questo siamo sempre più pericolosi per le milizie talebane.
Non solo, onorevoli colleghi. Insieme ai nostri contingenti nelle aree nelle quali questi si stabilizzano, si ramificano tutta una serie di iniziative umanitarie e di programmi di cooperazione internazionale. Come ha precisato il direttore dell'unità tecnica locale della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo della Farnesina a Kabul, al momento in Afghanistan ci sono quarantotto iniziative in corso, per un controvalore complessivo di circa 200 milioni di euro.
Di questi, più di 60 milioni sono stati destinati a progetti e programmi localizzati nella regione occidentale, in particolare nella provincia di Herat.
PRESIDENTE. Onorevole Fallica, la prego di concludere.
GIUSEPPE FALLICA. Tutto questo (e tante altre situazioni che non posso sottolineare per carenza di tempo) senza i nostri militari sarebbe stato e sarebbe impossibile. Dobbiamo essere orgogliosi del loro lavoro. Questo è l'unico modo di rendere omaggio al sacrificio di chi oggi non c'è più. Ci stringiamo intorno alla famiglia del caporalmaggiore Luca Sanna e con lui alle famiglie dei militari italiani deceduti prima di lui.
Rendiamogli onore per il lavoro che stanno compiendo, per la passione, la professionalità e il coraggio che stanno dimostrando. Non sono solo uomini di pace, ma di amore e di libertà, dei quali il nostro Paese deve essere fiero (Applausi Pag. 79dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garofani. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Signor Presidente, signor Ministro, grazie per il resoconto che ha voluto fare. Voglio innanzitutto esprimere a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico il dolore per la morte del primo caporalmaggiore Luca Sanna, la vicinanza alla sua famiglia, ai militari in Afghanistan e in generale alle Forze armate. Nello stesso tempo, condividiamo la trepidazione per le condizioni dell'altro ferito, Luca Barisonzi, e speriamo in una sua pronta guarigione. In questo senso, le notizie che abbiamo ascoltato oggi ci confortano.
Allo sgomento si aggiunge lo sconcerto per le modalità con le quali è avvenuto l'agguato di ieri, che ha visto l'attentatore, come ci ha ricordato il Ministro, colpire e riuscire a fuggire. La sua ricostruzione odierna, signor Ministro, rivela un'inquietante escalation del rischio al quale sono esposti i nostri militari: gli attacchi nelle nostre zone assumono forme nuove e diverse rispetto al passato più recente, quando il pericolo maggiore era rappresentato dagli attentati con ordigni esplosivi improvvisati.
Ora siamo di fronte a nuove strategie, che probabilmente - come si è detto - sono la conseguenza anche di un miglior controllo del territorio al quale gli insorgenti reagiscono. Dovremmo discutere di queste novità, di quello che comportano per la sicurezza dei nostri militari e per la prospettiva della missione, a cominciare dalla sua durata. L'analisi dei più autorevoli istituti internazionali, contenuta in un interessante rapporto presentato ieri alle III e IV Commissioni riunite esteri e difesa della Camera, non nega che significativi progressi siano stati ottenuti in questi mesi in Afghanistan. Tuttavia, nello stesso tempo avverte che la stabilizzazione di quell'area sarà possibile solo tra molti anni e sicuramente sarà più lontana rispetto alle previsioni formulate per un possibile ritiro.
Anche le recenti dichiarazioni del Vicepresidente americano Biden vanno in questa direzione. Lei ha fatto riferimento, signor Ministro, alla prospettiva di un nostro disimpegno e anche ad un importante colloquio con il generale Petraeus. Su questo dovremo confrontarci in Parlamento in modo più trasparente e - direi - più leale.
Signor Ministro, la trasparenza (di cui lei spesso parla e il cui merito rivendica talvolta come accaduto qualche giorno fa, anche in polemica con i vertici militari o chiamando in causa in maniera sgradevole ed infondata anche responsabilità di Governi precedenti) non sta soltanto nella qualità e nella puntualità - che pure è dovuta - dei bollettini dal fronte. La trasparenza più importante, che ha più valore e che pesa di più nell'assunzione di scelte impegnative, sofferte e difficili, è quella che deve legare l'azione del Governo a quella del Parlamento. Infatti, quando muore un soldato italiano dobbiamo ricordarci che quella morte pesa sulla responsabilità di tutti: certamente del Governo, ma anche su di noi che abbiamo votato e sostenuto quella scelta. È esattamente quella responsabilità che ci obbliga a verificare con scrupoloso rigore come quella missione si svolge e in che misura le finalità che ci hanno indotto a partecipare sono state raggiunte o possono esserlo.
Ciò vale per l'Afghanistan, ma più in generale per tutte le missioni nelle quali siamo impegnati. In questo senso - lasciatemelo dire - non è sufficiente il passaggio parlamentare che semestralmente ci chiama al rifinanziamento delle missioni, tanto più se tale passaggio diventa - come è accaduto anche in questi giorni - una mera valutazione ragionieristica, quasi contabile, sulle risorse.
Dobbiamo darci altri strumenti parlamentari che rafforzino il ruolo di indirizzo e di controllo del Parlamento su una materia tanto delicata e decisiva per il ruolo del nostro Paese nel contesto internazionale. A questo proposito, vorrei concludere con una constatazione, se volete anche amara e sofferta: la tristezza di Pag. 80queste ore è amplificata dal clima che stiamo vivendo. Lei, signor Ministro, con un'enfasi retorica che - ce lo lasci dire - non ci piace, ha spesso ripetuto che il prestigio dell'Italia nel mondo è affidato ai nostri soldati; oggi, dobbiamo dire che, non il prestigio, ma la dignità, l'onore, la credibilità, del nostro Paese sono salvati - vorrei dire riscattati - dai nostri militari, dal senso del dovere, dal sacrificio, dalla moralità di tante donne e tanti uomini che indossano la divisa servendo la Patria. Quelle donne, quegli uomini, sono uno dei patrimoni più preziosi della nostra Repubblica e la politica, chi rappresenta le istituzioni e chi governa, in momenti come questi, dovrebbero sentire il dovere di esserne all'altezza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, anche il gruppo parlamentare della Lega Nord Padania si unisce al cordoglio dell'Aula per questo nuovo lutto che colpisce il contingente italiano in Afghanistan, rinnovando la nostra solidarietà alla famiglia del caporalmaggiore Luca Sanna e, in particolar modo, alla giovane vedova. Rivolgo quindi un sincero augurio di pronta guarigione al caporale Luca Barisonzi, per le cui notizie positive ringraziamo il Ministro e speriamo che si riprenda molto presto.
Più in generale, siamo vicini a tutti i militari del nostro Paese impegnati in questa difficile missione di stabilizzazione. Ringraziamo nella circostanza il signor Ministro per la rapidità con la quale è venuto oggi qui a riferire delle circostanze in cui è maturata la nuova perdita, circostanze immediatamente definite anomale, ma non più di tanto, considerato che già diversi contingenti hanno subito perdite in incidenti maturati in situazioni simili.
Un paio di anni fa, ad esempio, nella provincia di Khost, un miliziano islamista riuscì a farsi esplodere in una munita base utilizzata dai servizi segreti statunitensi uccidendo ben sette agenti della CIA e un loro collega giordano. Altre volte, ad essere traditi sono stati i militari inglesi, colpiti a sangue freddo dalle stesse persone che stavano conducendo in battaglia. Anche noi, in passato, siamo stati coinvolti in un incidente simile nel quale venne ucciso un soldato statunitense. È, quindi, questa un'altra crudele insidia di questo conflitto, un'insidia particolarmente subdola perché toglie sicurezza proprio all'interno dei siti che i nostri ragazzi dovrebbero, invece, trovare più sicuri.
La strategia delineata dagli americani ed approvata al recente vertice atlantico di Lisbona prospetta la graduale restituzione agli afgani della competenza ad occuparsi in prima persona del mantenimento della sicurezza sul loro territorio. È per questo che i militari italiani agiscono insieme a quelli del Governo di Kabul, oltre che con la polizia fedele a Karzai. È una scelta razionale e ragionevole quella di avere al fianco gli afgani anche perché - si dice - in questo modo si evita di dare alle popolazioni locali la sensazione di una pesante occupazione straniera gravante sulle loro esistenze.
La volontà di accrescere le responsabilità degli afgani implica l'allargamento del reclutamento e, purtroppo, anche maggiori difficoltà nel controllo delle persone e delle loro motivazioni. Aumenta così il rischio che, nell'esercito e nella polizia nazionale afgane, possano infiltrarsi elementi appartenenti alla guerriglia. Non è questo il luogo per formulare proposte tese a migliorare la situazione sotto questo punto di vista, è un'incombenza che spetta certamente ai vertici militari. Ci pare in ogni caso auspicabile che siano assicurati adeguati sostegni agli operativi della nostra intelligence cui è istituzionalmente rimesso il compito di capire cosa si muove intorno e dentro il nostro presidio in Afghanistan.
Mentre confermiamo il nostro sostegno alla missione, onorevoli colleghi, rinnoviamo la nostra richiesta al Governo di non lasciare nulla di intentato per ridurre Pag. 81i rischi ai quali sono sottoposti i nostri soldati (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Popolo della Libertà, Unione di Centro e di deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, desidero anzitutto e preliminarmente rivolgere a nome del gruppo dell'UdC il cordoglio e le condoglianze alla famiglia del caporal maggiore Luca Sanna e l'augurio di pronto ristabilimento al caporale Barisonzi. Vogliamo esprimere inoltre un momento di vicinanza forte al corpo degli alpini, all'Esercito italiano e a tutte le Forze armate. È certo che di fronte a questi episodi si rimane attoniti, si rimane addolorati e ha fatto bene il Presidente della Repubblica ad esprimere tutta la sua affettuosa vicinanza alle famiglie che in questo momento patiscono il sacrificio dei loro congiunti.
Abbiamo tuttavia anche il dovere di esprimere valutazioni su queste missioni e credo che dopo il famoso 11 settembre 2001 l'Italia, chiamata dal mondo a garantire la pace e la sicurezza, la stabilità e la difesa dei diritti fondamentali della persona, secondo l'indicazione delle Nazioni Unite e degli organismi internazionali preposti alla sicurezza, abbia fatto fino in fondo il proprio dovere. Lo hanno fatto le Forze armate, l'hanno fatto i nostri militari e credo che noi abbiamo scoperto di avere questa grande risorsa. Questi ragazzi sono lo specchio dell'Italia migliore della quale noi andiamo fieri. Dobbiamo loro tanta riconoscenza e dobbiamo avvertire l'esigenza di essere all'altezza del sacrificio dei nostri caduti.
Essere all'altezza del sacrificio dei nostri caduti, colleghi, signor Presidente, signor Ministro, significa anche avere la profonda convinzione dell'importanza di questa missione alla quale noi partecipiamo con le nostre Forze armate. Sono missioni che servono a far progredire il mondo, che servono alla costruzione di un mondo più sicuro, di un mondo più pacifico, di un mondo migliore.
Allora, ogni volta che c'è un caduto, il fatto che si debba ribadire che le missioni servono non rende omaggio alla forza e alla determinazione con la quale le nostre Forze armate e i nostri militari partecipano a queste missioni. Vedete, tutte le volte - sono stato cinque anni anche al Ministero della difesa - che ho partecipato a queste tristi cerimonie funebri, i parenti dei caduti mi hanno detto: fate che questo sacrificio non cada invano. Che vuol dire? Vuol dire che dichiarare che abbiamo sbagliato, che dobbiamo andare via, è un insulto, è un'offesa grave alle famiglie dei nostri caduti che noi respingiamo con forza. E anche, signor Ministro, noi abbiamo molta fiducia nelle Forze armate, negli stati maggiori. Certi disallineamenti, diversioni, come è accaduto per l'ultimo avvenimento anche con alcune dichiarazioni che ha fatto lo stesso Ministro della difesa, ci sono dispiaciute perché abbiamo fiducia nelle nostre Forze armate. Allora, mentre il Ministro della difesa testé, pochi istanti fa, ha detto quello che sto dicendo io cioè che è ingiusto chiederci ogni volta se dobbiamo rimanere e poi noi leggiamo sulla stampa che il Presidente del Consiglio dichiara e non sono dichiarazioni smentite...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bosi.
FRANCESCO BOSI. ...che ad ogni caduto ci chiediamo se vale veramente la pena di restare laggiù, io domando cosa succede a questo Governo. Che senso hanno queste dichiarazioni del Capo del Governo che partecipa anche alle riunioni della NATO e delle assemblee internazionali? Ci crede il Capo del Governo o non ci crede? Signori, su questo non si può scherzare...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Bosi.
FRANCESCO BOSI. Credo che se queste dichiarazioni sono vere e non vengono smentite, sono dichiarazioni irresponsabili che devono essere al più presto Pag. 82chiarite (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Misto-Alleanza per l'Italia e dell'onorevole La Malfa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, voglio ringraziare il signor Ministro per l'attenta illustrazione dei fatti.
Onorevoli colleghi, a distanza di pochi giorni ci troviamo nuovamente con un profondo dolore e ed esprimo un commosso cordoglio da parte del mio gruppo, Futuro e Libertà, e credo da parte di tutto il Paese per la morte di un altro giovane militare caduto in una terra oppressa. Questo non è il tempo per le polemiche, non è il momento per ripensamenti o per eccesso di retorica: è il tempo del cordoglio, del ricordo, della dignità, una dignità che non deve essere soltanto delle istituzioni, ma di tutto il Paese, riunito ancora una volta intorno ad una giovane vita spezzata dalla violenza. La nostra vicinanza va anche al nostro militare gravemente ferito.
Come dicevo, non è il tempo della retorica, perché non servirebbe a nessuno, né ai nostri soldati ancora impegnati in quella terra, né alle famiglie che piangono i loro cari. È bene ricordarlo proprio qui: il clima di tensione e di pericolosità a cui stiamo assistendo in queste settimane in Afghanistan è dettato proprio dall'ottimo lavoro fatto dai nostri uomini, come ha ricordato nei giorni scorsi il generale Camporini. Le nostre Forze armate stanno prendendo il controllo in territori lontani da Herat, in cui un tempo i talebani seminavano terrore. Da qui le reazioni degli insorti, che non possono più svolgere indisturbati le loro violenze e i loro traffici di armi ai danni delle popolazioni.
Oggi invece dobbiamo rinnovare il nostro impegno incondizionato e il sentito sostegno ai nostri militari, che con dedizione e orgoglio continuano questa opera complessa di ricostruzione e di crescita. Questo è un impegno forte e sentito da tutte le nostre Forze armate.
I quattro pilastri fondamentali della missione ISAF (sicurezza, ricostruzione, sviluppo e controllo) sono le linee guida operative dei nostri militari ed è un impegno dinanzi al quale l'Italia non può e non vuole tirarsi indietro, un impegno inderogabile che dura, malgrado recenti esternazioni dettate dall'emotività di qualcuno, fino alla scadenza del mandato NATO.
Proprio nel ricordo di questi giovani caduti non ci possiamo permettere di dimenticare che queste persone hanno scelto di servire il loro Paese in maniera incondizionata, con l'umiltà e l'orgoglio che spesso accompagnano la scelta dei giovani, una scelta professionale che si configura come una scelta consapevole di vita, la stessa consapevolezza che anima le scelte delle nostre forze dell'ordine, che ogni giorno sulle strade italiane rischiano la loro vita. Di queste persone, uomini e donne di ogni regione d'Italia, spesso ci si dimentica e ci si sofferma sul loro sacrificio soltanto in momenti estremi e dolorosi come questo. Questi uomini affrontano un sacrificio rincuorati soltanto dal rispetto della loro Patria, sperando in un Paese migliore - e ribadisco - un Paese migliore e più dignitoso, un Paese in cui i media, la politica e la società non si arrovellino soltanto sul gossip e sulle superficialità, ma si ricordino ogni giorno e ogni tanto di loro.
Proprio come l'amico e collega Gianfranco Paglia sono stato militare e non senza un briciolo di orgoglio posso affermare che ognuno di loro nutre una speranza e un sogno: che le loro famiglie possano accogliere il loro estremo sacrificio con consapevolezza e con dignità e che la loro famiglia più grande, l'intero Paese nel quale hanno creduto e per il quale hanno combattuto, sia degno di questo sacrificio.
Mi avvio alla conclusione. Per questo motivo mettiamo da parte le polemiche politiche, le posizioni di parte e le scelte estreme dettate dal dolore dell'emotività. Signor Ministro, i nostri soldati non ci chiedono molto: sperano che il Paese possa ricordarli in ogni istante, tenendo in mente il loro sangue versato per la Patria e per il loro vessillo nazionale, che è il Pag. 83vessillo nazionale di tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia e di deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.
AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, vorrei esprimere cordoglio e vicinanza alla famiglia del militare caduto in Afghanistan, il primo caporale Sanna, una pronta guarigione al caporale che era con lui e solidarietà alle Forze armate mia personale, del collega Monai - che è concittadino della famiglia del caporale Sanna - e di tutta l'Italia dei Valori.
Non posso nascondere il mio sgomento che, oggi più che mai, è pari alla mia indignazione. Non finiscono le lacrime e non finiscono i morti. Nel solo 2010, ben 711 soldati sono caduti, 36 sono stati i nostri ragazzi. L'Italia dei Valori ritiene che non basti più la ritualità della commemorazione. Il cordoglio non può e non potrà mai lenire il dolore di noi tutti e lo strazio della famiglia interessata e di tutte le famiglie coinvolte. Non ci possiamo, non ci dobbiamo e non vogliamo abituarci a questi dolori ripetuti. Siamo, ormai, in un vero teatro di guerra e non in un videogame, signor Ministro; ma lo ricordo: siamo andati in Afghanistan per fare altro, certamente, tutt'altro che la guerra.
L'Italia dei Valori rifugge l'ipocrisia a buon mercato, marcando una voluta diversità che in quest'Aula taluni vorrebbero rappresentare come isolata, ma che, invece, è in buona compagnia e in piena sintonia con la gran parte della comunità nazionale, che non riesce più a capire, non riesce più a giustificare il senso vero di questa missione, annoverando negli interrogativi e nelle perplessità ora anche il Presidente Berlusconi.
Indignazione, dolore e sgomento si fanno prepotentemente largo nei nostri cuori e si materializzano nei necessari ragionamenti conseguenti. Cuore e ragione stanno ora convergendo in una sola grande consapevolezza: la nostra mission è stata progressivamente snaturata e violentata dagli eventi cruenti e dalla guerra - perché ora di questo si tratta - che, di giorno in giorno e di ora in ora, diventa la cifra di riferimento in nome di questa amara esperienza.
Diamo senso a queste morti e a questo impegno. Non ci interessano le ricostruzioni più o meno veritiere del Ministro, ma ci preoccupa molto la sua opacità e la sua ormai conclamata inadeguatezza a guidare questo delicatissimo dicastero. Esigiamo valutazioni politiche sulla nostra presenza e permanenza in uno scenario diventato di guerra; chiediamo con forza e per rispetto di questi caduti, per le loro famiglie, per gli italiani e per il Parlamento, risposte ad interrogativi ancora aperti, come le ferite di questi giorni.
Stiamo combattendo una guerra aperta su tutti i fronti. Nella relazione inviata nei giorni scorsi alle Nazioni Unite da parte di Staffan de Mistura, responsabile della missione ONU di assistenza all'Afghanistan, viene riportato che i prossimi mesi saranno duri e che vi sarà un peggioramento delle condizioni di sicurezza. I talebani sono ancora là e programmano spettacolari attentati in tutto il Paese. Il momento che si accinge a vivere l'Afghanistan è uno dei più difficili e, soprattutto, pericolosi in assoluto da quasi dieci anni a questa parte.
Non siamo stati chiamati a fare la guerra, ma ora la stiamo subendo. Se la richiesta di andare via non piace, ci si risponda, allora, una volta per tutte, cosa stiamo facendo ancora in Afghanistan. Se non possiamo esprimere il nostro contributo insito nella nostra missione, caro Ministro, non ammettere che questa sta diventando, o è diventata, una missione di combattimento significa essere ambiguo e opaco, oppure non avere il polso della situazione reale o, forse, cosa ancora più grave, essere in malafede.
Signor Ministro, l'Italia dei Valori le chiede se la missione corrisponde ancora a quella originaria e chiede al Governo di verificare, anche sulla scorta degli ultimi eventi tragici nell'escalation della violenza, se la nostra presenza sia ancora in linea Pag. 84con quanto voluto dal Parlamento e con quanto percepito e condiviso dall'opinione pubblica italiana a suo tempo. Noi le chiediamo, caro Ministro, di elaborare un piano di rientro immediato del nostro contingente dal disastroso teatro di guerra, quale si sta rivelando sempre di più l'Afghanistan.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Di Stanislao.
AUGUSTO DI STANISLAO. In ultima analisi, signor Ministro, se lei, più attento a presenziare nei giornali ed alla TV, non darà risposte serie e non più rinviabili, è necessario per il bene del Paese e delle nostre Forze armate che si faccia finalmente da parte e che, una volte per tutte, dia il via alle sue dimissioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, prima di tutto, noi del gruppo Misto-Noi Sud-PID vogliamo esprimere la solidarietà alla famiglia del caporal maggiore Sanna per la tragedia che li ha colpiti e a tutti i militari che prestano la loro attività in Afghanistan, a questo punto dobbiamo dire, veramente, per un sincero senso della patria.
Tuttavia, è ormai chiaro - ed è triste ammetterlo - che ci troviamo in una zona di guerra e nello stesso tempo ancora di più dobbiamo dare atto del coraggio e delle professionalità dei nostri militari, coraggio che è stato riconosciuto, addirittura attraverso un encomio, dal Presidente degli Stati Uniti.
Se da un lato, signor Ministro, è necessario far comprendere agli italiani e all'opinione pubblica che la nostra permanenza è un problema di interessi nazionali e sovranazionali, dall'altro lato, però, è necessario interrogarci perlomeno sui tempi della nostra permanenza in quelle zone. È necessario che al più presto si creino quelle condizioni di stabilità, che possano consentire al popolo afgano, nella certezza della raggiunta democrazia, di camminare da solo.
Ecco perché, signor Ministro, facciamo voti a lei, affinché avvii colloqui con gli alleati e con le istituzioni afgane, le quali, in questi anni, hanno anche avuto modo di formarsi in vista del rientro delle truppe in Italia.
Crediamo che sia giunto il momento che la situazione, man mano, possa essere gestita dalle autorità locali. Non possiamo permetterci una sorta di protettorato militare internazionale senza scadenza. Qualunque motivazione non può reggere per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.
GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, signor Ministro, ringrazio il Ministro La Russa per la puntuale ricostruzione dei fatti drammatici, che hanno portato alla caduta del caporal maggiore scelto Luca Sanna.
Abbiamo sempre condiviso, dal 2001 in poi, le scelte politiche e militari di ISAF e di Enduring Freedom, scelte di lottare sempre insieme ai nostri alleati europei e americani all'interno della NATO.
Tale condivisione è avvenuta quando contribuivamo direttamente in posizione di Governo a formare la decisione stessa, ma anche quando esercitavamo le nostre funzioni di indirizzo e controllo, dell'opposizione.
Lungi da noi, quindi, polemizzare, soprattutto quando un lutto colpisce il nostro contingente. Tuttavia, noi vorremmo un forte rispetto nei confronti di un Parlamento che non ha mai fatto venire meno il consenso sugli impegni militari per contrastare il terrorismo e per stabilizzare le aree di crisi.
Pertanto, credo che ogni scelta emotiva di ritiro del contingente militare italiano sarebbe un gesto unilaterale contro gli alleati europei ed americani, con i quali condividiamo da molti anni la presenza in quel difficile Paese. Pag. 85
Credo, altresì, che il nostro Presidente del Consiglio abbia commesso un errore nel mettere in dubbio la nostra partecipazione ad un'importante missione internazionale proprio il giorno in cui il Paese avrebbe dovuto essere unito per rendere onore alla memoria del caporal maggiore Luca Sanna, caduto in Afghanistan. Ci attenderemmo una maggiore solidità, da parte del Presidente del Consiglio, nel difendere queste scelte, soprattutto quando esse sono largamente condivise dal Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Vernetti, la invito a concludere.
GIANNI VERNETTI. Concludo, signor Presidente. Tali scelte non possono essere subordinate alla variabilità dei sondaggi d'opinione, ma devono rappresentare il sentimento che largamente esiste nel Paese. Pertanto, vorremmo una forte rettifica di questa posizione.
Concludo anch'io associandomi all'espressione di vicinanza alla famiglia del caporal maggiore caduto ed agli auguri di pronta guarigione per il secondo soldato ferito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, prendo atto della ricostruzione dell'episodio doloroso della morte del nostro soldato. Prendo anche atto delle parole chiare con cui il Ministro ha affermato l'intendimento del Governo di restare nel teatro dell'Afghanistan.
Il problema, signor Ministro, nasce dalle parole del Presidente del Consiglio, tra le quali cito quelle de La Stampa di Torino: «Il Governo sta valutando una strategia per il ritorno dei ragazzi». Ora, può capitare, nei Governi, che i Presidenti del Consiglio debbano correggere qualche frase casuale di qualche loro Ministro, ma non credo che il Parlamento italiano abbia mai visto che debba essere il Ministro a dover correggere le parole di un Presidente del Consiglio.
Pertanto, pur apprezzando le sue parole, vorremmo sapere qual è la politica del Governo, la quale, fino a prova del contrario, è fatta dal Presidente del Consiglio e non dal Ministro della difesa, posso dire sfortunatamente, almeno in questo caso.
Per concludere, signor Presidente, non si può non dire una parola molto addolorata sul fatto che, mentre i nostri soldati muoiono, l'impressione è che al vertice delle istituzioni ci sia chi gozzoviglia. È chiaro che lo spettacolo di un Presidente del Consiglio che, ieri, nel caos di quella giornata, dice: mi sto divertendo, mentre moriva un soldato italiano, è una vergogna per la quale, se il partito che lei un tempo rappresentava avesse ancora una decenza, se ne andrebbe da quel Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani)!
Capisco che questo vi possa turbare, ma molto più turba la coscienza degli italiani.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, prendo atto della ricostruzione dell'episodio doloroso della morte del nostro soldato. Prendo anche atto delle parole chiare con cui il Ministro ha affermato l'intendimento del Governo di restare nel teatro dell'Afghanistan.
Il problema, signor Ministro, nasce dalle parole del Presidente del Consiglio, tra le quali cito quelle de La Stampa di Torino: «Il Governo sta valutando una strategia per il ritorno dei ragazzi». Ora, può capitare, nei Governi, che i Presidenti del Consiglio debbano correggere qualche frase casuale di qualche loro Ministro, ma non credo che il Parlamento italiano abbia mai visto che debba essere il Ministro a dover correggere le parole di un Presidente del Consiglio.
Pertanto, pur apprezzando le sue parole, vorremmo sapere qual è la politica del Governo, la quale, fino a prova del contrario, è fatta dal Presidente del Consiglio e non dal Ministro della difesa, posso dire sfortunatamente, almeno in questo caso.
Per concludere, signor Presidente, non si può non dire una parola molto addolorata sul fatto che, mentre i nostri soldati muoiono, l'impressione è che al vertice delle istituzioni ci sia chi gozzoviglia. È chiaro che lo spettacolo di un Presidente del Consiglio che, ieri, nel caos di quella giornata, dice: mi sto divertendo, mentre moriva un soldato italiano, è una vergogna per la quale, signor Ministro, se il partito che lei un tempo rappresentava avesse ancora una decenza, se ne andrebbe da quel Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Misto-Noi Sud Libertà e Autonomia, I Popolari di Italia Domani)!
Capisco che questo vi possa turbare, ma molto più turba la coscienza degli italiani.
PRESIDENTE. Si è così conclusa l'informativa urgente del Governo sull'uccisione del caporalmaggiore Luca Sanna ed il ferimento di un altro militare italiano presso Bala Murghab, in Afghanistan.
Sull'ordine dei lavori (ore 17,10).
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, vorrei solo lasciare affidato al resoconto stenografico della seduta odierna che il collega La Malfa, dopo aver detto quello che ha detto, si è molto divertito per averlo detto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 86GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, l'onorevole Stracquadanio ha diritto di polemizzare con me, ma non ha diritto di intervenire in un dibattito dopo che per il suo gruppo ha già parlato un collega. Capisco di aver suscitato polemiche...
GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. E poi ti sei messo a ridere!
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, le polemiche ovviamente fanno parte del dibattito e della discussione in generale, laddove siano contenute nel rispetto reciproco. L'onorevole Stracquadanio ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori alla conclusione del dibattito, tra l'altro ha solo fatto un intervento brevissimo. Solo quando il deputato interviene si può giudicare l'attinenza all'ordine dei lavori per cui ha chiesto la parola. In ogni caso, come lei ha sottolineato, il dibattito sull'informativa urgente del Governo si era concluso.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 20 gennaio 2011, alle 9,30:
1. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
2. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 26 novembre 2010, n. 196, recante disposizioni relative al subentro delle amministrazioni territoriali della regione Campania nelle attività di gestione del ciclo integrato dei rifiuti (Approvato dalla Camera) (ove trasmesso in tempo utile dal Senato) (C. 3909).
La seduta termina alle 17,15.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO ELIO VITTORIO BELCASTRO IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE COMUNICAZIONI DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA
ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei esprimere a nome della componente Noi Sud - Pid, l'apprezzamento più convinto per la relazione sui risultati conseguiti nell'amministrazione della giustizia, illustrata al Parlamento dal signor Ministro Guardasigilli, ieri al Senato e oggi in quest'Aula.
Prima di porre in evidenza alcuni punti che riteniamo di particolare importanza, vorremmo esprimere in premessa la condivisione dello stile, dell'impostazione e della filosofia che hanno orientato e orientano la guida del Ministero di Grazia e Giustizia, sia per quanto attiene la gestione del sistema penitenziario, che ingloba in sé larga parte dei problemi del settore, sia per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia intesa in senso stretto.
I risultati ottenuti dal Governo nella lotta alla criminalità organizzata, la gestione del regime ex articolo 41-bis, la garanzia dell'assistenza informatica negli uffici giudiziari costituiscono solo alcuni dei punti che qualificano l'azione del Ministro Alfano e del Governo nel suo complesso. Inoltre, lo sforzo per porre fine al problema della lentezza dei procedimenti rappresenta la strada maestra da seguire per far sì che i cittadini possano finalmente avere una giustizia veramente efficiente, veloce e capace, quindi, di riconquistare la fiducia di chi attende troppo tempo per avere una sentenza e di chi ha intenzione di investire nel nostro Paese ma è scoraggiato dai tempi biblici necessari per ottenere un dispositivo definitivo. E se è vero che in quest'anno sono state ben 59 le azioni disciplinari nei confronti di magistrati avviate dal ministero con sanzioni a carico delle toghe colpevoli di eccessiva lentezza nella redazione delle sentenze, allora è evidente che il fenomeno al quale assistiamo è certamente tanto esteso da condizionare e pesare in maniera negativa Pag. 87sul complesso dei risultati conseguiti dai tribunali.
Se il dato della giustizia penale è rimasto sostanzialmente invariato, apprezziamo, tuttavia, la diminuzione nel civile dove per la prima volta da trent'anni a questa parte si registra un calo del 4 per cento. Lei, signor Ministro, ci ha spiegato che alla fine di dicembre del 2009 i processi penali pendenti erano 3 milioni e trecentomila, nel giugno del 2010 si è passati a 3 milioni e 290 mila. È evidente che c'è bisogno di ulteriori interventi sul processo tali da renderlo più «agevole», più spedito e meno dannoso per i cittadini che aspettano spesso più di 10 anni per avere una sentenza definitiva, di condanna o di assoluzione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro della giustizia, la relazione che lei ha illustrato oggi in quest'Aula non poteva capitare in un momento più delicato per i rapporti tra potere politico e potere giudiziario. In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad un attacco furibondo di alcuni giudici della Procura di Milano che, con uno zelo mai riservato nel contrasto ai peggiori criminali, hanno sistematicamente violato la privacy del Premier pur di mettere su un castello accusatorio tanto roboante quanto infondato.
È evidente, signor Ministro, che le forze politiche rappresentate in Parlamento hanno il diritto ma soprattutto il dovere di adoperarsi affinché nel nostro Paese non si affermi la tracotanza delle «toghe rosse» che, abusando dei loro poteri e della loro indipendenza, assecondano disegni politici che non hanno trovato e non trovano attuazione per via democratica.
È per questo che siamo qui a chiedere a Lei e ai partiti della maggioranza di promuovere con particolare solerzia una riforma complessiva della giustizia che consegua finalmente la separazione delle carriere. Solo così potremo avere un'accusa che sta allo stesso livello della difesa e un giudice realmente terzo immune dai condizionamenti tipici di chi appartiene alla stessa corporazione.
Se lei, signor Ministro, vorrà con coraggio imboccare la strada che conduce al varo di questa riforma, sappia che Noi Sud sarà al suo fianco contribuendo con le sue idee, con i suoi voti e con la sua ansia di fare dell'Italia un Paese civile anche sul versante dell'amministrazione della giustizia.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 7) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ris. Costa e a. n. 6-55 | 591 | 590 | 1 | 296 | 305 | 285 | 9 | Appr. |
2 | Nom. | Ris. Bernardini e a. n. 6-56 I p. | 591 | 587 | 4 | 294 | 566 | 21 | 9 | Appr. |
3 | Nom. | Ris. Bernardini e a. n. 6-56 II p. | 587 | 582 | 5 | 292 | 14 | 568 | 9 | Resp. |
4 | Nom. | Ris. Di Pietro e a. n. 6-57 | 593 | 586 | 7 | 294 | 207 | 379 | 9 | Resp. |
5 | Nom. | Ris. Franceschini e a. n. 6-58 | 590 | 514 | 76 | 258 | 210 | 304 | 9 | Resp. |
6 | Nom. | Ris. Casini e a. n. 6-59 | 588 | 581 | 7 | 291 | 279 | 302 | 9 | Resp. |
7 | Segr | Componenti Delegaz. CdE e UEO | 546 | 522 | 24 | 262 | 440 | 82 | 9 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.