XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 9 febbraio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 10 FEBBRAIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La VII Commissione,
premesso che:
Giorgio Vasari è uno dei massimi rappresentanti del Rinascimento italiano, artista composito, noto anche per la sua attività di storiografo e critico d'Arte;
l'archivio Vasari è parte integrante del patrimonio-artistico e culturale italiano, che va tutelato in nome dell'identità nazionale;
l'archivio Vasari è stato dichiarato di interesse storico particolarmente rilevante con provvedimento della sovrintendenza Archivistica per la Toscana n. 610 del 23 marzo 1991 e n. 680 del 19 gennaio 1996, nonché oggetto di «vincolo pertinenziale jure pubblico» disposto con decreto dell'allora Ministro dei beni culturali ed ambientali, competente pro-tempore dell'8 settembre 1994, in ragione del quale l'Archivio Vasari è vincolato alla Casa Vasari in Arezzo;
l'Archivio Vasari è composto di 31 filze, ognuna con un piccolo scrigno con lettere, conti di casa Vasari, documenti legali, ricordi di famiglia. Semplici appunti scritti a mano, a penna, a matita, in mezzo a documenti di inestimabile valore: decine e decine di lettere inviate a Vasari da Cosimo I, scritte tra il 1542 ed il 1547, le lettere inviate da «diversi huomini dotti a Messer Giorgio Vasari» dal 1542 al 1572, tra cui il traduttore dell'Eneide di Virgilio e di Aristotele, Annibal Caro, il carteggio tra Michelangelo e Vasari dal 1550 al 1557, le lettere di Pio V dal 1556 al 1573;
la questione relativa all'Archivio Vasari è stata più volte oggetto di atti di sindacato ispettivo in questo ramo del Parlamento, a partire dal 27 ottobre 2009, a seguito delle notizie riguardanti la presunta vendita di tale archivio da parte dei proprietari, i signori Festari, ad un acquirente russo, il Signor Vasilj Stepanov, presidente del consiglio di amministrazione della Ross engineering, società immobiliare facente parte di un gruppo che si occupa principalmente delle realizzazioni di centri commerciali e che, secondo le notizie di stampa, sarebbe legata ad interessi del colosso dell'energia Gazprom;
la cifra definita per l'acquisto da parte del signor Vasilj Stepanov ammonta a 150 milioni di euro, a fronte di una valutazione effettuata da un perito secondo i criteri di mercato pari a 2,5 milioni di euro, cifra che tiene conto degli innumerevoli vincoli a cui è sottoposto l'Archivio;
da subito la comunità aretina e le istituzioni tutte si sono interrogate sulle reali intenzioni degli acquirenti russi, disposti a spendere una cifra così ingente, temendo che potesse essere aggirato il vincolo pertinenziale e quindi la permanenza in Italia dell'archivio stesso;
presso la procura di Roma è pendente una indagine per «truffa aggravata ai danni dello Stato»;
il contratto di compravendita siglato a Mosca tra i signor Festari ed il signor Vasilj Stepanov, è stato dichiarato valido;
nella stampa locale in data 28 febbraio 2010 è apparsa la notizia che la Ross Engineering ha attivato un pool di avvocati al fine di rimuovere il vincolo pertinenziale o quanto meno aggirarlo, usando il convincimento che il legame indissolubile che nel 1984 l'allora Ministro Ronchey stabilì tra l'Archivio Vasari e Casa Vasari, non impedisce la gestione delle carte da parte dei proprietari e che invece, è proprio l'acquirente che ha il diritto-dovere di curare il patrimonio;
il ministero, ha espresso, sia con il Ministro che con il sottosegretario Giro, il convincimento della sufficienza del vincolo pertinenziale allo scopo di scongiurare il trasferimento della sede attuale e naturale dell'Archivio di Casa Vasari;

dal momento dell'annuncio della firma del contratto di compravendita si sono succeduti una serie di fatti, tra cui:
a)il pignoramento dell'Archivio Vasari da parte di Equitalia per un debito dei signori Festari con il fisco pari ad 800.000 euro;
b)indizione per il 9 marzo 2010 dell'asta per la vendita dell'Archivio Vasari, asta sospesa all'ultimo memento a seguito del ordinanza del tribunale di Arezzo, sulla base del ricorso presentato dai signori Festari;
c) all'asta il dottor Scala - direttore generale degli Archivi, si è presentato per conto del Ministero per i beni e le attività culturali, con la chiara volontà dell'acquisto dell'archivio Vasari per la cifra di 2,5 milioni di euro;
d)l'annuncio del dissequestro dell'archivio a cui erano stati apposti i sigilli dalla procura di Roma;
e)l'annuncio da parte dei proprietari signori Festari della data già fissata presso un notaio fiorentino per la chiusura della compravendita dell'Archivio;
f) la dichiarazione sulla stampa locale aretina, da parte degli acquirenti russi di rispettare il vincolo pertinenziale anche se con la conferma della volontà della valorizzazione dell'Archivio attraverso la sua esposizione nei maggiori musei europei, e nel contempo dichiarando al Sindaco di Arezzo la volontà a partecipare con un cospicuo finanziamento di circa 2.700.000 di euro al restauro delle opere vasariane tra cui l'acquedotto Vasariano e le Logge, nonché alla promozione del cinquecentenario vasariano;
negli ultimi giorni sulla stampa nazionale si è letto che gli acquirenti russi si sarebbero ritirati dall'affare. Questa notizia proveniente da fonte tedesca e per esattezza dal «Franfurtr Allgemeine» e riproposto in Italia dal Corriere della Sera, fa riferimento ad una intervista al signor Vasilj Stepanov che afferma il ritiro dall'affare, aggiungendo che forse è stata tutta una truffa da parte dei Festari per alzare il prezzo e costringere lo Stato a pagare di più;
tale affermazione del signor Vasilj Stepanov avvalora le indagini avviate dalla procura di Roma per truffa ai danni dello Stato e contribuisce a rafforzare i dubbi sulla complessità di tutta la vicenda;
contemporaneamente alla notizia del ritiro degli acquirenti russi, i signori Festari hanno annunciato anche attraverso la stampa locale, la volontà di vendere allo Stato l'archivio e che per questo si erano attivati per un appuntamento con il ministero;
lo stesso Ministro Bondi ha manifestato ancora una volta, proprio in queste ultime settimane la volontà dell'acquisto da parte dello Stato


impegna il Governo


ad acquistare l'Archivio Vasari, esercitando il proprio diritto di prelazione, assicurando nel contempo la valorizzazione e la più ampia e pubblica fruibilità dell'Archivio che rappresenterebbe un grande incentivo nell'ambito del turismo culturale.
(7-00493)
«Ghizzoni, Mattesini, Nannicini».

La XI Commissione,
premesso che:
la crisi economica ha aggravato in questi anni la condizione soprattutto delle piccole e medie imprese;
secondo gli ultimi dati pubblicati sulla cassa integrazione, nel 2010 c'è stato un vero proprio boom: 1,2 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate, 700 mila lavoratori a casa;
gli effetti di questa situazione sono stati pesantissimi: ogni cassintengrato ha perso circa 8 mila euro l'anno per un totale di 4,6 miliardi di euro. È il risultato

peggiore di sempre e va oltre il punto più basso toccato dalla crisi produttiva nel corso del 2009;
in un anno la cassa integrazione è aumentata del 31,7 per cento. È in calo l'uso della cassa integrazione ordinaria (-40,7 per cento), che segnala soprattutto le crisi temporanee, mentre continua a crescere quella straordinaria (+ 126,4 per cento) e soprattutto quella cosiddetta in deroga (+ 206,5 per cento), che è divenuto lo strumento principe con cui il Governo ha scelto di affrontare la recessione estendendo sostanzialmente a tutti i settori gli ammortizzatori sociali. Sono circa 180 mila i lavoratori interessati agli ammortizzatori in deroga;
a questo tipo di problema per i lavoratori in cassa integrazione se ne aggiunge un altro non meno gravoso: il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, infatti, tarda a deliberare le casse integrazioni straordinarie;
secondo gli ultimi dati i lavoratori sono costretti ad attendere anche 6 o 7 mesi prima di ricevere l'assegno. Alcune aziende sono in grado di anticipare la cassa in attesa del decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ma la maggioranza di esse, in crisi e dunque prive dei capitali necessari, non è in grado di garantire le mensilità ai lavoratori;
vi sono casi in cui la cassa integrazione è stata fissata in 24 mesi e ogni 6 mesi deve essere ri-deliberata, previa verifica da parte del Ministero dell'attuazione della ristrutturazione;
vi sono casi di aziende che hanno già cessato la loro attività e non hanno ancora ricevuto l'autorizzazione alla cassa integrazione;
molte delle aziende in crisi hanno versato regolarmente i fondi per attingere alla cassa integrazione, ma non possono accedervi perché prive del decreto del Ministero;
a fronte del forte aumento del ricorso alla cassa integrazione nel corso degli ultimi anni, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non ha in alcun modo provveduto ad aumentare il personale addetto alle verifiche anche a fronte dell'impegno assunto in video conferenza con tutte le sedi dell'Inps nel novembre del 2009 e all'emanazione dei decreti, anzi si propone di licenziare i precari della pubblica amministrazione addetti a questo tipo di prestazioni, con conseguente ulteriore ritardo dei tempi di evasione delle pratiche stesse,


impegna il Governo


a intervenire con urgenza sulla situazione del personale addetto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali affinché il Ministero medesimo sia in grado di emanare i decreti relativi alla cassa integrazione in tempi certi e comunque non oltre i due mesi dalla richiesta.
(7-00492)
«Codurelli, Bellanova, Berretta, Bobba, Boccuzzi, Damiano, Gatti, Gnecchi, Madia, Mattesini, Miglioli, Mosca, Rampi, Santagata, Schirru».

La XIII Commissione,
premesso che:
l'Italia risulta essere il quarto Paese produttore di ciliegie nel mondo, con una percentuale, nel periodo 2004-2008, di circa il 7,2 per cento sulla produzione mondiale nell'ambito di un mercato in costante e rilevante crescita (+ 9,1 per cento fra il 2004 e il 2008); la produzione di ciliegie è diffusa in diverse aree del Paese, nell'intero territorio nazionale;
la ciliegicoltura rappresenta una produzione di assoluta qualità ed eccellenza, particolarmente apprezzata all'estero, costituendo pertanto uno dei punti di forza dell'agricoltura nazionale;
le ciliege rappresentano infatti un affascinante esempio di «made in Italy», che unisce bellezza e sapore e che costituisce

elemento di valore paesaggistico e ambientale per i territori collinari vocati a tale produzione;
nel 2009 si è tuttavia verificata, a fronte della forte crescita complessiva del mercato mondiale, una riduzione preoccupante della ciliegicoltura in Italia in tutti gli indici di riferimento, rispetto al 2008; precisamente, il totale degli impianti è passato da 29.740 a 29.726, la superficie in produzione da 28.900 a 28.796 ettari; la produzione da 137.580 a 129.079 tonnellate, la produzione raccolta da 134.387 a 116.179 tonnellate;
anche nell'anno 2010 risulta confermata questa tendenza al calo ed alla flessione della ciliegicoltura nel nostro Paese;
questo trend negativo va invertito, considerando il significato strategico della produzione di ciliege nel paniere frutticolo dell'Italia, il valore economico complessivo delle attività ad essa legate e il rilevante numero di persone impegnate;
i problemi più significativi da affrontare e risolvere si ricollegano agli elevati costi di produzione e ai rischi di impresa molto forti, innanzi tutto per il condizionamento rappresentato dalla brevità della stagione produttiva, molto esposta all'andamento dei fattori climatici e metereologici, alla produzione disseminata in terreni e superfici estremamente frazionati e di ridotta estensione, alla crescente e dinamica concorrenza delle produzioni estere, all'esigenza di sviluppare ed accrescere l'offerta di diverse tipologie produttive;
occorre, pertanto, intervenire con adeguate e tempestive soluzioni e misure idonee per dare impulso positivo e nuovo slancio alla ciliegicoltura italiana, per accrescere la produzione, per renderla più competitiva e presente, nel mercato mondiale, per migliorarne ulteriormente la qualità, sviluppando l'occupazione in questo settore;
in generale, è necessario, riservare una specifica attenzione alla ciliegicoltura oltre che nel quadro delle politiche per il settore ortofrutticolo, anche in quelle finalizzate alla promozione degli alimenti caratteristici del territorio nazionale, in quanto dotati di un particolare valore nutrizionale,


impegna il Governo:


ad istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un «tavolo di settore» destinato ad approfondire e ponderare tutte le diverse e complesse problematiche che condizionano la ciliegicoltura italiana nonché a definire più adeguate e specifiche politiche di settore, anche attraverso l'elaborazione di un organico piano di settore che affronti tutte le questioni aperte, dalle tecniche di produzione e conservazione alle attività di trasformazione del prodotto, a quelle di marketing e valorizzazione, alla promozione di innovative tecniche colturali, alla ricerca ed al miglioramento delle tipologie produttive, alle attività di difesa fitosanitaria, a processi di potenziamento della filiera produttiva;
ad attivare iniziative di promozione del consumo di ciliege, anche nell'ambito di quelle già previste nel campo della nutrizione e della sicurezza alimentare, della dieta mediterranea, della cultura alimentare e del consumo di frutta nelle scuole, del turismo enogastronomico;
a prevedere la partecipazione dell'Associazione nazionale città delle ciliegie - cui aderiscono 53 comuni, 2 comunità montane, l'amministrazione provinciale sull'intero territorio nazionale e che, quindi, rappresenta in modo significativo i territori sui quali si svolge l'attività di coltivazione di ciliegie - al tavolo di settore da istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nonché ad ulteriori organismi operanti nelle attività sopra indicate.
(7-00491)
«Servodio, Iannuzzi, Zucchi, Oliverio, Mario Pepe (Pd), Cuomo, Brandolini, Agostini, Marco Carra, Cenni, Trappolino,

Sani, Fiorio, Fogliardi, Grassi, Bossa, Ginefra, Concia, Vico, Capano, Viola, Rubinato, Losacco, Bellanova, Benamati, Bordo, Miglioli».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PORCINO e ZAZZERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la danza sportiva italiana, praticata in ambito FIDS da oltre 100.000 iscritti con oltre 5.000 maestri, 10.000 scuole di ballo, con un fatturato intorno a 2.000 milioni di euro l'anno che coinvolge migliaia e migliaia di famiglie, è un fenomeno imponente che necessita che intorno ad esso moti un sistema di garanzie idoneo a tutelare i diritti di tutti gli atleti che pretendono di essere giudicati responsabilmente, con professionalità, serietà, trasparenza, imparzialità, da giudici terzi e non di parte e soprattutto con onestà;
oggi purtroppo tale sistema non esiste perché la FIDS non ha ottemperato alle specifiche norme statutarie, imposte dal CONI sin dal 30 ottobre 2008, di cui agli articoli 80 e 66, che prevedono rispettivamente l'incompatibilità tra insegnante tecnico e ufficiale di gara e le modalità in base alle quali procedere alla designazione del personale arbitrale. Il comportamento ad avviso degli interroganti sostanzialmente omissivo tenuto dalla FIDS, criticato in continuazione da più parti questi due anni, ha reso possibile gli illeciti denunciati in questi giorni da organi di stampa, in primis da L'espresso che riporta fatti e circostanze tali da mettere in dubbio la certezza del regolare svolgimento di tutte le competizioni di danza sportiva FIDS e la genuinità dei suoi risultati che rappresentano il bene giuridico tutelato dal nostro ordinamento;
dallo stesso articolo de L'espresso si legge del diktat federale che vieta la partecipazione degli atleti italiani alle gare in Gran Bretagna, culla della danza sportiva mondiale, con minaccia di severi provvedimenti disciplinari, penalizzandoli assieme ai grandi nomi del professionismo mondiale, tanto da portare molti componenti della squadra Italiana ad uscire dalla Federazione con grave pregiudizio per l'Italia;
e tali divieti ritenuti del tutto arbitrari hanno dato luogo alla segnalazione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990;
ulteriori organi di stampa parlano di giudici di gara corrotti, scambi di bigliettini, voti di scambio, ruolo ambiguo di consiglieri federali, manipolazioni per far vincere gli atleti seguiti da certi maestri;
il comunicato stampa del sindacato degli atleti, rappresentato dal SICODAS, aderente alla confederazione unitaria di base, che ritiene gli illeciti denunciati all'opinione pubblica una diretta conseguenza del comportamento omissivo della FIDS che ha mantenuto ed alimentato per propri interessi un sistema di designazione degli ufficiali di gara poco trasparente e del tutto arbitrario in violazione degli articoli 80 e 66 del proprio statuto;
il CONI in base alle norme statutarie di cui all'articolo 23, avrebbe dovuto vigilare sull'operato della FIDS, specie ove si consideri che ad esso sono pervenute non poche segnalazioni d'intervento;
tra le ulteriori recenti sollecitazioni e richieste avanzate al CONI da atleti di fama mondiale, vi sono quelle atte a ripristinare le linee corrette e dignitose di comportamento quanto mai necessarie per ridare certezza e fiducia al mondo della danza sportiva;

il mantenimento dell'attuale sistema di designazione degli ufficiali di gare, in spregio alle norme statutarie, rendendo fattibile illeciti in ogni gara, può causare notevoli problemi di ordine pubblico ed in particolare episodi di violenza molto gravi, come quelli avvenuti a Foligno, Eboli, Catania, e altri;
finora, a quanto consta agli interroganti, non ci sono state smentite né prese di posizioni ufficiali da parte della Federazione e permane il silenzio assoluto da parte del CONI -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-04196)

Interrogazioni a risposta scritta:

MENIA e GIORGIO CONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'imminenza della celebrazione del Giorno del ricordo, istituito con legge n. 92 del 2004 e dedicato alle vittime delle foibe e degli esuli giuliano-dalmati, l'Unione degli Istriani (libera provincia in esilio) ha denunciato come risultino decorati delle più alte onorificenze della Repubblica italiana esponenti e gerarchi comunisti dell'ex regime jugoslavo;
la denuncia, in particolare, ha messo in luce che nel 1969 il defunto maresciallo Tito fu insignito, assieme ad altri 49 suoi fidati collaboratori, del titolo di Cavaliere di gran croce decorato di Gran cordone dell'ordine al merito;
le ricerche hanno poi evidenziato come, con ulteriore atto, altri 16 esponenti di primo piano del regime comunista jugoslavo - la maggior parte dei quali sloveni - fossero stati insigniti del titolo di Grande ufficiale dell'ordine al merito della Repubblica italiana;
tre di essi, secondo quanto riporta la denuncia dell'Unione degli istriani, sono ancora viventi e si sarebbero macchiati di orrendi delitti durante il periodo bellico, a danno di inermi civili. Si tratta di Mitja Ribičič, classe 1919, ex ufficiale e politico, primo ministro della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia, accusato nel 2005 dal Governo sloveno di allora (quello di Janez Janšwa) di genocidio e crimini contro l'umanità per la campagna repressiva da lui promossa e condotta tra il 1945 ed il 1957 nel territorio sloveno a danno di civili. Gli altri due sono Franjo Rustja, classe 1916, stretto collaboratore del Comandante del IX Korpus a Trieste durante i 40 giorni di occupazione jugoslava (1o maggio - 12 giugno 1945), e Marko Vrhunec, partigiano, commissario politico della Brigata Lubiana e per sei anni capo di gabinetto del maresciallo Tito -:
se si intenda sollecitamente verificare quanto denunciato dall'Unione degli istriani e porre in essere conseguentemente ogni atto utile al ritiro delle onorificenze concesse tanto a viventi, quanto e ove possibile a personaggi defunti di cui fosse acclarata la responsabilità nei crimini delle foibe e delle persecuzioni anti italiane in Venezia Giulia e Dalmazia.
(4-10794)

BOSSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il CIPE, con deliberazione n. 162 del 6 agosto del 1999, approvò l'assegnazione definitiva del finanziamento di 19.665.000,00 euro per il restauro della reggia di Quisisana «considerato che, secondo le valutazioni del nucleo di valutazione e verifica del Ministero del tesoro, elemento fondamentale per il successo dell'iniziativa è costituito, oltre che dalle opere di restauro, anche dall'avvio del Centro di restauro e formazione, che comporta la destinazione, da parte della regione Campania, delle risorse necessarie per gli interventi formativi»;
le linee programmatiche dell'accordo di programma quadro tra il Ministero per

i beni e le attività culturali e la regione Campania, firmato nel marzo 2001, prevedono che «l'ex Reggia di Quisisana, già restaurata con i fondi ex lege 64 dal Comune di Castellammare di Stabia, potrà essere adibita alla sede per lo sviluppo di un Centro di eccellenza per l'integrazione delle attività di ricerca applicate al patrimonio archeologico della Soprintendenza di Pompei»;
il POR Campania 2000-2006, su proposta della soprintendenza archeologica di Pompei (oggi confluita nella soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei), ha finanziato nel piano di intervento grande attrattore culturale «Pompei-Ercolano e sistema archeologico vesuviano» l'intervento identificato come «F SAR CST 001 - Centro di eccellenza per le tecnologie di conservazione, restauro e valorizzazione dei beni culturali», del costo di 2.427.347,42 euro, ubicato presso il palazzo reale di Quisisana;
in data 11 aprile 2008 è stato siglato a Roma, presso l'ufficio del segretario generale del MiBAC, 3 il protocollo d'intesa per la istituzione della sede distacca di Castellammare di Stabia dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro (ISCR), sottoscritto da MiBAC, ISCR, direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio della Campania, regione Campania, provincia di Napoli, città di Castellammare di Stabia;
il finanziamento CIPE (delibera n. 162/1999) è espressamente finalizzato, in maniera vincolante, ad ospitare una scuola nazionale di restauro, al servizio anche delle limitrofe aree archeologiche di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis, così come da progetto congiuntamente redatto dal comune di Castellammare di Stabia e dalla soprintendenza archeologica di Pompei (oggi soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei), e che lo stesso CIPE con delibera n. 83 del 2007 assegnò ulteriori risorse alla regione Campania per realizzare il museo archeologico di Stabiae all'interno del complesso del Quisisana;
in data 2 dicembre 2009 fu sottoscritta in Napoli, presso la sede della direzione regionale per i beni culturali e il paesaggio della Campania, la «Convenzione tra Ministero per i beni e le attività culturali, Regione Campania, Provincia di Napoli, Città di Castellammare di Stabia e Università Suor Orsola Benincasa di Napoli per la costituzione di un Gruppo di lavoro tecnico per la elaborazione di un progetto di utilizzo e gestione del Palazzo reale di Quisisana»;
in data 22 gennaio 2010 il Gruppo di lavoro tecnico di cui alla succitata convenzione ha consegnato il documento «Progetto di utilizzo e gestione del Palazzo reale di Quisisana», corredato di verbale, allegati e tavole grafiche;
detto «Progetto di utilizzo e gestione del Palazzo reale di Quisisana» è stato approvato con successiva convenzione siglata in data 25 gennaio 2010 presso la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Campania e prevede la nascita della scuola di alta formazione in restauro gestita dall'università S. Orsola Benincasa di Napoli e della sede distaccata dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma, nonché il museo archeologico di Stabiae, e una sede dell'enoteca regionale della Campania. I costi di investimento programmati sono:
laboratori scuola di restauro = 1.550.767,00 euro;
allestimento museo (concorso di idee + lavori) = 1.560.000,00 euro;
sistemazione accessi, parcheggi e parco = 6.000.000,00 euro;
allestimento enoteca regionale = 200.000,00 euro;
detta convenzione fissava entro il 31 dicembre 2010 la data convenuta per la individuazione del soggetto gestore del Quisisana;
dal 1997 l'Antiquarium statale stabiano di Castellammare di Stabia è chiuso al pubblico, a seguito della decisione della soprintendenza archeologica di Pompei

(oggi soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei) relativa all'agibilità dei locali. Da quel momento, la soprintendenza archeologica ha mantenuto in sede i reperti della collezione stabiana e ha assicurato, come assicura, la vigilanza e custodia dei reperti;
più volte, in questi anni organi di stampa, associazioni e cittadini hanno lamentato lo stato di abbandono in cui versava e versa il patrimonio archeologico locale, e il comune di Castellammare di Stabia fino all'anno 2010 ha sollecitato la individuazione di una soluzione definita per la musealizzazione dei reperti dell'antica Stabiae, prima destinando a tale scopo la Villa Gabola, e poi individuando, d'intesa con Ministero dei beni culturali, regione Campania e provincia di Napoli tale sede nella reggia di Quisisana. Il museo di Stabiae dovrà essere costituito a partire dalla collezione dell'antiquarium stabiano, costituita dai reperti provenienti dall'ager stabianus (recuperati nel corso degli scavi condotti tra 1950-1970 e nelle ultime campagne di scavo) e dei reperti provenienti dai sotterranei del duomo (recuperati negli anni 1876-1879), e dai materiali provenienti dagli scavi borbonici e da altri recuperi successivi conservati al museo nazionale di Napoli (sec. XVIII-XX), così come va valutata la possibilità e l'opportunità di includere anche i reperti paleocristiani provenienti dagli scavi ottocenteschi della cattedrale, se coerenti con la missione comunicazionale del museo di Stabiae;
destano seria preoccupazione le condizioni in cui versano i reperti stabiani stipati nei locali dell'antiquarium statale di Castellammare di Stabia, in via Marco Mario, mentre i preziosi affreschi romani sono stati inviati in giro per il mondo per mostre ed esposizioni invero costose, senza che vi sia stato analogo impegno per allestire in maniera permanente la collezione museale in città;
è imminente la conclusione dei lavoro di restauro del palazzo reale di Quisisana, con la consegna dell'immobile al comune, e occorre pertanto immediatamente assicurarne l'uso per i fini e le destinazioni previste dal finanziamento CIPE e dagli accordi sottoscritti;
per l'avvio delle attività della scuola di alta formazione in restauro da parte dell'università Suor Orsola Benincasa il consiglio comunale in data 6 febbraio 2010 ha approvato lo schema di comodato d'uso gratuito da sottoscriversi tra il rettore pro tempore dell'università Suor Orsola Benincasa di Napoli e il dirigente del settore cultura del comune di Castellammare di Stabia;
il MiBAC, la regione Campania e la provincia di Napoli hanno individuato nel palazzo reale di Quisisana il centro regionale di restauro di riferimento per l'intera regione Campania;
la scuola di alta formazione per il restauro viene gestita dall'università Suor Orsola Benincasa di Napoli, con corsi quinquennali e rilascio di una laurea al termine del ciclo di studi, con laboratori di restauro e aule didattiche, in collaborazione con l'istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma. Detta scuola universitaria si avvale della diretta collaborazione della direzione regionale del MiBAC per quanto attiene alle attività formative sul campo. Il MiBAC assicura il più ampio e totale sostegno scientifico ai programmi e alle attività che si andranno a realizzare nel Quisisana, e ha ribadito la completa disponibilità dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma a provvedere all'attivazione di una propria sede distaccata con compiti di formazione (SAF) che interagisca con la scuola di restauro UNISOB non appena saranno individuati idonei sostegni economici da parte degli enti locali, in attuazione del Protocollo d'intesa sottoscritto in Roma l'11 aprile 2008 tra MiBAC, ISCR, regione Campania, provincia di Napoli e comune di Castellammare di Stabia;
a fronte del totale inutilizzo della struttura per i fini di cui ai finanziamenti CIPE, dal 28 al 30 gennaio 2011 si è svolta nei locali del palazzo reale di Quisisana

una rassegna commerciale dedicata al mondo dei matrimoni denominata «Tra Sogni e realtà», organizzata da una società con il patrocinio del comune di Castellammare di Stabia, senza il coinvolgimento del MiBAC;
in data 15 gennaio 2011 il sindaco pro tempore di Castellammare di Stabia ha dichiarato alla stampa cosi come riportato sul sito istituzionale del comune di Castellammare di Stabia (www.comune.castellammare-di-stabia.napoli.it): «Guarderei con grande attenzione a una proposta, da parte di una primaria catena alberghiera, di livello internazionale, ovviamente, che facesse - in tutto, o in parte - della Reggia di Quisisana una stazione del lusso e del benessere in grado di intercettare i flussi turistici d'élite sia in Italia che all'estero»;
in data 29 gennaio 2011 lo stesso sindaco, cosi come riportato sul sito istituzionale del comune di Castellammare di Stabia (www.comune.castellammare-di-stabia.napoli.it), ha affermato di voler ricorrere a un non meglio precisato «concorso internazionale di idee» sulla reggia di Quisisana «per valutare le migliori proposte capaci di renderne virtuosa la gestione» -:
quali iniziative intenda assumere il Governo al fine di dar seguito e piena attuazione agli accordi e consentire la valorizzazione del palazzo reale di Quisisana, a partire dalla istituzione della sezione distaccata dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro e dalla riapertura dell'Antiquarium stabiano di Castellammare di Stabia;
quali iniziative intenda assumere altresì per garantire la giusta finalizzazione del finanziamento CIPE, invero eluso ove mai il proprietario del bene (il comune di Castellammare di Stabia) persistesse nelle posizioni recentemente (gennaio 2011) espresse dal sindaco;
quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che l'edificio restaurato con fondi CIPE sia dato in uso a privati per attività ricettive e commerciali;
quando il Ministro per i beni e le attività culturali intenda emanare proprio decreto per l'istituzione nella città di Castellammare di Stabia la sezione distaccata della scuola di alta formazione e studio dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro e quali misure intenda assumere per assicurare il pieno e regolare funzionamento della stessa, atteso che detta scuola e la concomitante presenza diretta dell'Istituto superiore per la conservazione e il restauro nell'area vesuviana sarebbe di grande importanza per la non più rinviabile azione di restauro e manutenzione programmata dei siti archeologici di Pompei, Ercolano, Stabiae, Oplontis, Boscoreale, Poggiomarino, Somma Vesuviana e dell'intera area sorrentino-vesuviana, esigenza resasi manifesta a tutti a seguito del crollo a Pompei della Schola Armaturarum del 6 novembre 2010;
quali urgenti iniziative intenda assumere per la riapertura al pubblico della preziosa raccolta di reperti archeologici dell'antica Stabiae, costituita dall'antiquarium statale di Castellammare di Stabia, aperta nell'anno 1959 e chiusa al pubblico dal 1997, anche al fine di assicurare la più ampia e totale tutela, conservazione e valorizzazione degli ottomila reperti inventariati;
quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire il rispetto degli accordi assunti anche con gli enti territoriali e locali di riferimento;
quali ulteriori risorse finanziarie possono essere attivate, anche a valere su fondi comunitari, per rendere pienamente operativo il complesso del Quisisana.
(4-10800)

TOUADI e MELIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 maggio 2008 il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza in relazione agli insediamenti di

comunità rom e sinti nel territorio delle regioni Campania, Lombardia e Lazio;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 maggio 2009 viene prorogato fino al 31 dicembre 2010 lo stato di emergenza, che si estende, inoltre, anche al territorio delle regioni Piemonte e Veneto. A giustificazione di ciò vi sarebbero le segnalazioni provenienti dalle prefetture di Torino e Venezia, dalle quali è emersa analoga situazione di criticità nel territorio delle regioni Piemonte e Veneto, in relazione alla presenza di numerosi cittadini extracomunitari irregolari e nomadi stabilmente insediatisi nelle aree urbane e tale situazione richiedere l'urgente adozione di misure di carattere eccezionale;
successivamente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 dicembre 2010 i poteri straordinari legati all'emergenza sono stati prorogati fino al dicembre del 2011. Allo stato, dunque, i prefetti del Lazio (dunque anche il prefetto di Roma), della Campania, della Lombardia, del Piemonte e del Veneto sono in possesso dei poteri straordinari previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del maggio del 2008;
con le ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3676, 3677, 3678 del 2008 sono stati nominati commissari delegati per fronteggiare l'emergenza nomadi i prefetti di Napoli, Roma e Milano. I compiti delegati sono:
a) definizione dei programmi di azione per il superamento dell'emergenza;
b) monitoraggio dei campi autorizzati in cui sono presenti comunità nomadi ed individuazione degli insediamenti abusivi;
c) identificazione e censimento delle persone, anche minori di età, e dei nuclei familiari presenti nei luoghi di cui al punto b), attraverso rilievi segnaletici;
d) adozione delle necessarie misure, avvalendosi delle Forze di polizia, nei confronti delle persone di cui al punto c) che risultino o possano essere destinatarie di provvedimenti amministrativi o giudiziari di allontanamento o di espulsione;
e) programmazione, qualora quelli esistenti non riescano a soddisfare le esigenze abitative, della individuazione di altri siti idonei per la realizzazione di campi autorizzati;
f) adozione di misure finalizzate allo sgombero ed al ripristino delle aree occupate dagli insediamenti abusivi;
g) realizzazione dei primi interventi idonei a ripristinare i livelli minimi delle prestazioni sociali e sanitarie;
h) interventi finalizzati a favorire l'inserimento e l'integrazione sociale delle persone trasferite nei campi autorizzati, con particolare riferimento a misure di sostegno ed a progetti integrati per i minori, nonché ad azioni volte a contrastare i fenomeni del commercio abusivo, dell'accattonaggio e della prostituzione;
i) monitoraggio e promozione delle iniziative poste in essere nei campi autorizzati per favorire la scolarizzazione e l'avviamento professionale e il coinvolgimento nelle attività di realizzazione o di recupero di abitazioni;
l) adozione di ogni misura utile e necessaria per il superamento dell'emergenza;
con le ordinanze 3751 del 1o aprile 2009 e n. 3764 del 6 maggio 2009, al fine di favorire il rapido espletamento degli interventi previsti per il superamento dello stato di emergenza e, sempre, al fine di assicurare il necessario supporto giuridico da porre in essere per il superamento dell'emergenza, si è conferita la possibilità ai commissari delegati di avvalersi di uno specifico contingente di personale e di avvalersi rispettivamente di un consulente, scelto tra gli avvocati dello Stato o tra i magistrati amministrativi, cui riconoscere un'indennità mensile onnicomprensiva, ad eccezione del solo trattamento di missione, pari al 20 per cento del trattamento economico in godimento;

con ordinanza di protezione civile n. 3792 del 24 luglio 2009 i commissari delegati, ove ritenuto indispensabile, sono autorizzati a derogare:
a direttive comunitarie;
alla direttiva del Presidente del Consiglio in materia di protezione civile in relazione all'attività contrattuale riguardante gli appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario;
agli articoli 53 (tipologia e oggetto dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture) e 93 (livelli della progettazione per gli appalti e per le concessioni dei lavori) del decreto legislativo n. 163 del 2006 e successive modificazioni ed integrazioni (codice dei contratti pubblici) -:
quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla richiesta di ulteriori poteri speciali da parte del sindaco di Roma, Gianni Alemanno;
quali iniziative intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per assicurare che sull'intero territorio interessato tali poteri vengano effettivamente esercitati al fine di sviluppare un'azione efficace e coerente da parte dei poteri pubblici a tutti i livelli e di porre rimedio alle gravissime problematiche non ancora adeguatamente risolte;
se non si ritenga urgente attingere al fondo sociale europeo per ottenere le risorse necessarie per tutelare i diritti e garantire l'integrazione socio-abitativa, economica e culturale delle minoranze etniche presenti sul territorio nazionale.
(4-10804)

NOLA e BECCALOSSI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
su specifica indicazione del dipartimento di pubblica sicurezza, ufficio per gli affari della polizia amministrativa, alcuni uffici territoriali del Governo, in presenza di istanza di esportazione di munizioni per il tiro a volo, richiedono all'azienda esportatrice di depositare copia della corrispondente licenza di importazione rilasciata dal Paese di destinazione legalizzata dalle autorità diplomatiche italiane e tradotta mediante traduzione asseverata;
tale prassi viene giustificata dalla presunta necessità di applicare la legge 16 marzo 2006, n. 146, di attuazione del Protocollo contro la fabbricazione ed il traffico illecito di armi da fuoco e di loro parti, elementi e munizioni dell'ONU. In realtà, la predetta legge non prevede alcun obbligo del genere né tale obbligo esiste in alcuno dei Paesi che hanno firmato e ratificato il Protocollo;
tale prassi che appare illegittima ha generato praticamente il blocco delle esportazioni verso i Paesi extraeuropei, poiché i clienti stranieri trovano gravosa la legalizzazione presso le rappresentanze diplomatiche e preferiscono acquistare le merci altrove, con perdita di quote di mercato a favore degli altri Paesi produttori comunitari (Francia, Germania, Spagna), che non sono soliti applicare misure che limitino illegittimamente le loro esportazioni;
l'esportazione delle cartucce per caccia e tiro sportivo viene inoltre equipara alle armi militari, poiché - unico caso in Europa - vi vengono applicate, in modo che suscita molte perplessità sul piano della legittimità, le norme europee sull'esportazione di armamenti, ad avviso degli interroganti in contrasto con due specifiche circolari del Ministro dell'interno;
il blocco sta causando alle aziende danni per milioni di euro, poiché impedisce alle stesse di evadere i numerosi ordini provenienti dall'estero, e aggrava la situazione negativa dovuta alla crisi internazionale, mettendo in pericolo il primato italiano di primo produttore europeo di cartucce sportive;

come è noto, la circolazione delle merci è di competenza normativa esclusiva dell'Unione europea, e risulta infatti in preparazione un regolamento europeo per l'attuazione dell'articolo 10 del Protocollo che disciplini in maniera uniforme l'esportazione delle armi e delle cartucce in tutta l'Unione. Regolare in maniera diversa la materia nelle more dell'emanazione del regolamento europeo viola il principio di leale cooperazione, oltre a svantaggiare illegittimamente le sole aziende italiane;
per mezzo dei loro rappresentanti le imprese interessate hanno diffidato il Ministero dell'interno, ai sensi del decreto legislativo 20 dicembre 2009, n. 198, al fine di ripristinare il corretto svolgimento della funzione e la corretta erogazione del servizio;
il termine di 90 giorni previsto dalla legge scadrà il 22 febbraio 2011, ma gli uffici preposti non hanno ancora provveduto a ripristinare una situazione di conformità alla normativa vigente, e i danni subiti dalle aziende stanno divenendo economicamente insopportabili -:
quali azioni il Ministro dell'interno intenda porre immediatamente in essere, al fine di mettere fine al blocco delle esportazioni e ripristinare il pieno rispetto della normativa vigente;
quali azioni il Ministro dell'interno intenda porre immediatamente in essere per tenere indenni le aziende dai rilevanti mancati introiti, presenti e passati;
quali azioni la Presidenza del Consiglio dei ministri intenda porre in essere al fine di tutelare le esportazioni di cartucce per il tiro sportivo, al pari con gli altri settori produttivi e in linea con le direttive generali di sviluppo del saldo attivo della bilancia dei pagamenti che il Governo sostiene.
(4-10816)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NARDUCCI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 24 gennaio 2011 il tribunale provinciale di Cadice ha condannato un cittadino italiano, Simone Righi, a 4 anni e 6 mesi di reclusione per attentato al sindaco di Cadice, Teofila Martinez Saiz, e a 6 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, oltre a varie pene pecuniarie;
Simone Righi ha preso parte, il 7 ottobre 2007, ad una manifestazione animalista, a Cadice, per ottenere la chiusura di un canile a seguito del decesso dei suoi tre cani ivi lasciati in custodia per alcuni giorni a partire dal 13 settembre 2007;
per ragioni non note nel canile in questione gli animali furono soppressi in modo brutale: due cani furono bruciati ed uno congelato. Peraltro, l'autopsia sull'animale congelato rivelò l'uso di una sostanza illegale per l'eutanasia canina che provoca forti sofferenze. Di conseguenza, il Righi denunciò i responsabili della struttura per «omicidio volontario continuato» degli animali, aventi passaporto internazionale ed iscrizione all'anagrafe canina;
come ha documentato la stampa locale, durante la summenzionata manifestazione a Cadice, la cui amministrazione è convenzionata con il canile, vi furono tafferugli tra i manifestanti e i consiglieri comunali, accusati di mancata vigilanza sull'attività illegale ivi svolta. In questo contesto, Simone Righi, identificato come probabile aggressore del sindaco Martinez, fu bloccato dalla Policia Local e dalla Policia Nacional ed arrestato con l'accusa di «intento di attentato, resistenza a pubblico ufficiale e disordine pubblico»;
dopo l'arresto, per ragioni cautelari l'imputato ha trascorso almeno tre giorni in regime di isolamento e due mesi di carcerazione preventiva ed è stato rilasciato soltanto a seguito di veementi proteste

e dietro pagamento di 3.000 euro di cauzione con contestuale ritiro del passaporto e con obbligo di firma mensile;
durante il processo, il tribunale provinciale di Cadice non avrebbe tenuto conto delle testimonianze presentate dalla difesa del Righi in cui si riferiva, in maniera chiara ed evidente, dell'atteggiamento non aggressivo del soggetto incriminato;
la vicenda presenta elementi che inducono a ipotizzare un accanimento sanzionatorio ed una violazione del principio della parità di trattamento tra accusa e difesa, posto a fondamento dell'ordinamento giuridico spagnolo come di quello italiano;
si è reso evidente il condizionamento politico derivante dal clima pre-elettorale per l'imminente rinnovo dell'amministrazione della città di Cadice;
la nota scrittrice e giornalista spagnola Rosa Montero ha definito il caso «delirante» (El Pais, 8 febbraio 2011), con riferimento sia alla mancanza di prove sia alla sproporzione della pena inflitta;
la difesa del Righi presenterà ricorso al Tribunale Supremo spagnolo -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per accertare che il procedimento nei confronti del connazionale Simone Righi si sia svolto in conformità con i princìpi del giusto processo e della parità di trattamento tra accusa e difesa e per garantire la più ampia assistenza e tutela al predetto connazionale.
(5-04194)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA - Al Ministro degli affari esteri - Per sapere - premesso che:
dopo il 1945 in Jugoslavia le leggi di nazionalizzazione volute dal governo di Tito avevano sancito l'impossibilità per gli stranieri di ottenere la restituzione dei beni confiscati nel corso della seconda guerra mondiale e nei mesi successivi al trattato di pace;
la prossima ricorrenza del «Giorno del Ricordo» delle vittime delle foibe e dell'esodo delle popolazioni della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia costituisce un'occasione per rinnovare l'impegno della Repubblica italiana a sostegno delle legittime e persistenti richieste dei congiunti delle vittime e degli esiliati, che solo dal 2004, con la legge 30 marzo n. 92, hanno ottenuto il riconoscimento formale di tali tragedie, volutamente trascurate nel corso della Prima Repubblica;
dopo la nascita della Repubblica Croata sono stati avviati oltre quattromila processi di richiesta di restituzione dei beni confiscati presso il Ministero della giustizia croato, tra cui 1034 da parte di nostri connazionali, vicenda che tuttavia riguarda anche l'omologa istituzione slovena;
il 22 agosto 2010 i giudici dell'Alta corte di Zagabria hanno emesso una sentenza che autorizza gli stranieri, italiani compresi, a rientrare in possesso dei beni espropriati dopo il 1945;
la risposta all'atto di sindacato ispettivo n. 4/08569, presentato il 15 settembre 2010, resa dal Sottosegretario agli affari esteri, Alfredo Mantica, ha chiarito in maniera esaustiva lo stato attuale dei colloqui e dell'azione del Governo con le istituzioni croate e slovene -:
quale sia lo stato attuale delle iniziative sul piano diplomatico e giuridico con i Governi delle Repubbliche di Slovenia e Croazia in relazione alla restituzione dei beni espropriati a seguito delle leggi di nazionalizzazione jugoslave nel dopoguerra.
(4-10780)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
un gruppo di esperti indipendenti ONU in materia di diritti umani sostiene che i governi devono prestare maggiore attenzione alla voce del popolo;

gli esperti affermano che i recenti eventi in diversi Paesi sono l'espressione della frustrazione di molti individui le cui voci sono state trascurate o ignorate dai propri governi;
nel corso delle ultime settimane, uomini e donne in molti Paesi, tra cui Bielorussia, Egitto e Tunisia, hanno espresso il loro forte disagio circa, tra l'altro, la mancanza di opportunità di lavoro, le infrazioni al diritto ad un adeguato standard di vita, compresi quelli al cibo e ad un'abitazione, che sono state aggravate dal crescente costo del cibo e di altri beni di prima necessità. Essi hanno anche denunciato la negazione del loro diritto a partecipare in modo significativo al processo decisionale, sottolineando l'indivisibilità di tutti i diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali;
è allarmante l'aumento delle limitazioni al diritto di libertà di espressione e di informazione imposte dai governi, che cercano in tal modo di sopprimere il numero crescente di voci che chiedono di essere ascoltate. I maltrattamenti e gli arresti arbitrari di manifestanti, giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati e i gravi sconvolgimenti delle reti di comunicazione e trasmissione di notizie, così essenziali per il mondo moderno, evidenziano un quadro preoccupante e non più trascurabile;
le libertà di riunione pacifica e di associazione sono tra i diritti più fondamentali, alla base di una società democratica;
come dimostrato dai recenti disordini, è impossibile ignorare le cause profonde di queste proteste, e un'azione concertata, efficace e tempestiva deve essere condotta a livello nazionale e internazionale, per fornire una via di risoluzione pacifica delle vertenze riguardanti diritti umani, compreso il godimento dei diritti economici, sociali e culturali;
il consiglio dei diritti dell'uomo ha confermato la creazione di un nuovo meccanismo per i diritti umani e si attende la nomina dell'esperto che avrà il compito di tutelare tali diritti -:
a fronte dei recenti episodi di protesta e rivolta del popolo in diversi Paesi, come il Governo italiano sia coinvolto operativamente nel processo di risoluzione e di tutela di tutti i diritti umani: civili, culturali, economici, politici e sociali.
(4-10783)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

CERONI, LUCIANO ROSSI, BARBA, CICCIOLI, DE LUCA, BARANI, MURGIA, BECCALOSSI, NOLA, SOGLIA, GIBIINO, BERARDI, GAROFALO, PIZZOLANTE, MAZZUCA, BARBIERI, GIRLANDA, GERMANÀ e MINARDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da innumerevoli segnalazioni da parte di dirigenti di associazioni venatorie, agricole e ambientaliste locali e nazionali emergono forti riserve riguardo alla gestione venatoria nella provincia di Pesaro e Urbino -:
di quali elementi dispongano i Ministri interrogati, anche per il tramite dell'Ispra e del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale e sulla scorta dei rapporti sull'attività di vigilanza trasmessi al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ai sensi dell'articolo 33 della legge n. 152 del 1997, in merito ai seguenti aspetti relativi all'attività venatoria nel territorio di cui in premessa:
a) cessione di uccelli da richiamo negli ultimi cinque anni;

b) vigilanza sulla caccia al cinghiale all'interno di oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura negli ultimi cinque anni, con particolare riferimento alle modalità, alle giornate di caccia, ai requisiti di coloro che la praticano, alla vigilanza e ai controlli sulle carni;
c) vigilanza sulla caccia al cinghiale nel terreno libero di caccia negli ultimi cinque anni, con particolare riferimento al numero di cinghiali abbattuti per squadra, al numero di zone e squadre, ai requisiti, al controllo sulle battute e sulle carni;
d) vigilanza sulla caccia di selezione al capriolo negli ultimi cinque anni, con particolare riguardo alla zonizzazione e ai requisiti per la caccia;
e) controlli sugli appostamenti fissi di caccia;
f) salvaguardia delle colture a perdere su terreno protetto e su terreno libero di caccia;
g) contenuti ed effetti degli accordi con lo Stato di San Marino.
(4-10799)

DI PIETRO, ANIELLO FORMISANO, BARBATO, PALAGIANO e PIFFARI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a norma del decreto-legge n. 90 del 2008, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania e ulteriori disposizioni di protezione civile, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2008, le tipologie di rifiuti che possono essere allocati nella discarica Sari ricomprendono anche: le ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose; ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose; fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici, contenenti sostanze pericolose; altri rifiuti (compresi i materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose; dall'unico sopralluogo ufficiale del 7 ottobre 2010, della Commissione speciale regionale per siti, rifiuti, ecomafie e bonifiche, è emerso che i miasmi nauseabondi dipendono al 90 per cento dai conferimenti di rifiuti umidi non stabilizzati. I cittadini, tuttavia, hanno palesato in tale occasione, la possibilità che il cattivo odore fosse legata anche allo smaltimento del biogas in un ciclo di recupero fallato. I tecnici si sono limitati ad invitare i cittadini a fidarsi, senza addurre alcuno studio o documento scientifico;
i gestori della discarica hanno più volte sostenuto che non vengono sversati rifiuti pericolosi. Di diverso avviso è, tuttavia, la Commissione per le petizioni presieduta dall'onorevole Judith A. Merkies. Nel rapporto stilato a seguito della missione d'inchiesta tenuta in Campania dal 28 al 30 aprile 2010, si legge «Tra i rifiuti visibili, il capo della delegazione ha scorto immediatamente un pneumatico e un bidone contrassegnato per i rifiuti tossici, segno che il materiale non era stato separato adeguatamente prima di essere depositato in discarica»; oltre alla natura dei rifiuti allocati, assai allarmante è anche l'ubicazione della discarica, sorgendo la stessa in un'area vulcanica attiva;
in particolare, la Commissione afferma che «(...) l'ubicazione della discarica di Terzigno, all'interno del perimetro del Parco del Vesuvio, sito di interesse comunitario nonché zona di protezione speciale, è di per sé un 'aberrazione. Nella relazione della Protezione civile si afferma che lo studio d'impatto ambientale realizzato è stato approvato dal Ministero dell'ambiente. Alla luce di quanto osservato nel corso della visita, è legittimo dubitare dell'obiettività e della validità di tale studio. (...) La struttura operativa (SARI) insiste su una vecchia discarica abusiva che è stata sottoposta a un intervento di bonifica piuttosto superficiale»;
le osservazioni formulate in merito alla possibile apertura di bocche secondarie o faglie in seguito a fenomeni vulcanici prossimi all'area interessata dall'accumulo di rifiuti, non ha avuto alcuna risposta dai tecnici interpellati, se non uno sguardo al cielo;

ad oggi, pertanto, nonostante le continue e numerose denunce e le richieste di informazioni sulla gestione della discarica, non è dato conoscere con precisione scientifica il tasso di inquinamento relativo alla falda freatica, nonché l'inquinamento dei territori circostanti la discarica. Territori coltivati a vigneti e i cui prodotti vengono regolarmente immessi sul mercato, a dispetto delle denunce fatte dagli stessi produttori, che hanno rilevato la produzione di frutta malata e deforme;
anche la provincia di Napoli (area ambiente), a seguito di un monitoraggio delle acque dei pozzi adiacenti la discarica, individua nella discarica di SARI la causa dell'avvelenamento delle acque acquifere, implicitamente addossando la colpa del disastro ambientale all'ASIA Napoli Spa, azienda che gestisce la discarica. A quest'ultima viene, quindi, chiesto di intervenire per risolvere tale emergenza;
i cittadini, da tempo attivi per la difesa del proprio territorio hanno chiesto il parere scientifico degli esperti. Tra questi il professor Ortolani afferma che «(...) nel 2007 la Regione Campania ha riclassificato il territorio di Terzigno interessato dalle cave in Z.A.C. (zone altamente critiche), aree di crisi, costituite da porzioni di territorio in cui sono venute meno le condizioni di sostenibilità ambientale e nelle quali è prevista ad esempio la sospensione di ogni attività astrattiva: Le cave di Terzigno sono tutte del tipo "a fossa", ovvero si tratta di gigantesche buche che non presentano versanti aperti. Una discarica situata in una cava a fossa rappresenta un accumulo di materiale inquinante disperdente sostanze nel sottosuolo, in maniera incontrollabile»;
anche il professor De Medici, in tempi non sospetti, sostiene che l'ubicazione delle discariche di rifiuti stia compromettendo le risorse ambientali e l'economia della regione;
lo stesso Servizio geologico nazionale, in un parere del 1997, dichiarava estremamente pericolosa, per la salvaguardia della falda acquifera, l'ubicazione di una discarica nel sito di Terzigno, per questioni strutturali e per pericoli di inquinamento della falda stessa, in quanto l'attività di asporto degli strati superficiali ha avvicinato il livello del suolo pericolosamente ad esse. Inoltre, già di per se, il suolo vulcanico integro ha un alto coefficiente di permeabilità;
a queste allarmanti situazioni ambientali lo Stato non può rimanere indifferente e permettere che milioni di cittadini vengano quotidianamente avvelenati. È necessario un intervento immediato -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alla situazione ambientale della citata cava e se non ritenga opportuno disporre un'ispezione del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente anche verificando la natura dei rifiuti abbandonati in discarica;
quali scelte sono sottese all'allocazione della discarica in un zona vulcanica e in particolare per quale motivo durante la lunga gestione commissariale della regione Campania non si sia tenuto conto dei rischi e dei problemi che dal 1997 il Servizio geologico nazionale aveva già segnalato;
quali iniziative di competenza intenda assumere qualora permanesse l'inerzia degli enti territoriali limitrofi alla discarica, al fine di tutelare la salute dei cittadini e di evitare che venga ulteriormente compromesso un territorio destinato a riserva naturalistica.
(4-10809)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato sul settimanale L'espresso si apprende che, nelle Dolomiti riconosciute patrimonio dell'umanità, esiste un progetto, promosso da Franz Senfter, per una serie di nuovi impianti a Sesto in Pusteria che sarebbe stato approvato contro la valutazione di

impatto ambientale ma anche contro pareri e giudizi tecnici espressi da esperti forestali internazionali;
gli impianti costeranno tra i 25 e 30 milioni di euro e vengono mascherati come collegamento tra la stazione sciistica Croda Rossa e Monte Elmo;
in pratica si tratta della costruzione di tre nuovi impianti di risalita con relative piste da sci che comporteranno il taglio di 25 ettari di foresta di abete rosso e larice e movimenti a terra non inferiori a 150 mila metri cubi;
da notizie di stampa si apprende che alcuni mesi fa il Ministro interrogato si è già occupato della questione chiedendo chiarimenti alla provincia autonoma di Bolzano, anche in relazione ad una possibile interferenza del progetto con i siti Natura 2000 e al rispetto della direttiva europea «Habitat» -:
se corrisponda al vero quanto riferito in premessa;
quali iniziative di competenza il Ministro intenda assumere a tutela delle Dolomiti e per evitare i possibili danni derivanti dalla realizzazione degli impianti.
(4-10815)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni le Nazioni Unite hanno lanciato un piano d'azione per combattere la pirateria al largo delle coste somale, chiedendo un maggiore sostegno alle marine nazionali per combattere un pericolo globale che minaccia non solo il commercio internazionale ma la consegna degli aiuti umanitari da parte dell'organizzazione;
il Segretario generale dell'Organizzazione marittima internazionale delle Nazioni Unite (IMO), Efthimios Mitropoilos, ha espresso insoddisfazione rispetto ai risultati ottenuti finora, aggiungendo che lo scorso anno ci sono stati 286 incidenti legati alla pirateria al largo delle coste somale, 67 navi sequestrate con 1.130 marinai a bordo, con un costo per l'economia mondiale che un recente studio ha stimato tra sette e dodici miliardi di dollari;
uno dei primi obiettivi del nuovo piano è «promuovere maggiori livelli di sostegno e coordinamento per le navi che si trovano in acque somale», dove le pattuglie dell'Unione europea, della NATO e degli Stati membri delle Nazioni Unite forniscono già una «protezione vitale» per le navi delle Nazioni Unite che consegnano supporto logistico alle forze dell'Unione Africana a Mogadiscio;
lanciando formalmente il piano, il Segretario generale Ban Ki-moon ha chiesto una strategia a lungo termine che promuova deterrenza, sicurezza, stato di diritto e sviluppo per combattere la piaga. Il Segretario generale ha poi aggiunto che «sebbene la pirateria si svolga prevalentemente in mare, le radici del problema devono essere ricercate al di fuori», e che «la pirateria è un reato indotto dalle avversità economiche, che fiorisce in assenza di un'effettiva applicazione della legge»;
l'ammontare dei riscatti, di oltre cento milioni di dollari, ha creato una pirateria economica nell'area della Somalia, aumentando di conseguenza la resistenza agli sforzi di sviluppare forme di sostentamento alternativo, il numero di sequestri di navi è aumentato drasticamente;
oltre a promuovere un maggiore sostegno da parte delle marine, le priorità del piano includono l'incremento del coordinamento e della collaborazione contro le piraterie tra Stati, organizzazioni e industrie, attraverso lo scambio di informazioni e sforzi militari e civili; e aiutando

gli Stati a sviluppare strumenti per fronteggiare la pirateria nelle regioni dove essa è presente al fine di «scoraggiare, interdire e consegnare alla giustizia» i colpevoli;
è recente l'approvazione del decreto-legge di proroga della partecipazione italiana alle missioni internazionali con il quale si prorogano la missione Atalanta (missione dell'Unione europea nelle acque della Somalia per la lotta alla pirateria marittima) passando da 232 a 496 unità autorizzate e la missione Ocean Shield (missione della NATO di contrasto alla pirateria nelle coste della Somalia) passando da 225 a 262 unità autorizzate -:
se il Governo sia a conoscenza del nuovo piano contro la pirateria al largo delle coste somale lanciato dalle Nazioni Unite con il quale si chiede un maggiore sostegno globale alla marina e quale sia il contributo che intenda offrire per fronteggiare un pericolo che le Nazioni Unite hanno definito globale e che minaccia non solo il commercio internazionale ma anche la consegna degli aiuti umanitari.
(4-10789)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2012

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
si apprende da notizie di stampa che sarebbe stato raggiunto un accordo al tavolo tecnico convocato al Ministero dell'economia e delle finanze, per la proroga della moratoria sui debiti delle piccole e medie imprese;
secondo tali fonti l'accordo dovrebbe prevedere la riapertura per sei mesi dei termini della moratoria prevista dall'«avviso comune» siglato il 3 agosto 2009, che scadeva il 31 gennaio 2011;
la formalizzazione dell'accordo e la sigla ufficiale tuttavia non avverrebbero prima di una o due settimane, per consentire la definizione di alcuni dettagli;
la proroga della moratoria deve avere lo scopo di avviare una nuova fase di dialogo con le banche per aiutare le piccole imprese, con nuovi strumenti di supporto nel cruciale passaggio post-moratoria, prevedendo altresì la ristrutturazione dei debiti bancari finalizzata ad equilibrare fonti e impieghi di finanziamento;
per uscire dall'emergenza è necessario promuovere in modo permanente un credito più flessibile che tenga conto non solo di parametri numerici e requisiti minimi, ma anche delle singole realtà della micro-impresa che spesso fonda il suo vero valore non sull'entità dei fatturati ma sulla capacità innovativa, le potenzialità creative, la solida forza di volontà, il desiderio di lavorare e darsi da fare;
devono essere previsti interventi di rafforzamento delle garanzie pubbliche e di quelle rilasciate dai consorzi fidi:
quanto all'incognita della variazioni dei tassi sarebbe utile costituire un Fondo alimentato da una percentuale di accantonamento sui finanziamenti concessi alle imprese, ovvero da una aliquota sugli interessi attivi percepiti dalle banche, da attivare qualora le variazioni di tasso superino una soglia predeterminata;
al 30 settembre 2010, sarebbero soltanto 180 mila le imprese che avrebbero aderito alla moratoria, per un ammontare complessivo di 55 miliardi di euro di debiti sospesi, nonostante i dati dei bilanci aziendali del 2009, segnalino che il 40 per cento delle imprese italiane ha chiuso l'esercizio in perdita e il 20 per cento non è stato in grado di generare flussi di cassai -:
se si intenda consentire l'accesso alla nuova fase della moratoria anche alle imprese che, avendone già usufruito ed

essendo in regola con il rimborso del proprio debito, hanno comunque problemi a riavviare l'attività a causa della poca liquidità e delle scarse opportunità di accesso al credito;
se l'accordo in fase di definizione preveda la semplificazione delle procedure che hanno contraddistinto la precedente esperienza della moratoria dei debiti e se si intenda assicurare che le imprese che ne faranno uso non saranno penalizzate in termini di possibilità e condizioni complessive di accesso al credito;
se si intenda operare per addivenire a misure per la ristrutturazione/rimodulazione dei debiti a medio, lungo termine, anche affiancando alla moratoria, linee di credito che favoriscano la liquidità delle imprese e valorizzando le garanzie pubbliche e quelle rilasciate dai Confidi;
se corrisponda al vero che il nuovo accordo intende mettere in campo meccanismi di accesso diretto e automatico al Fondo centrale di garanzia, che verrebbe così ad avviso degli interpellanti snaturato nelle finalità, in una fase in cui ha preso avvio un'attività di revisione complessiva del medesimo;
quali siano i dati risultanti del monitoraggio sugli esiti della moratoria al 31 gennaio 2011 in termini di imprese beneficiarie, di numero di istituti di credito coinvolti e di ammontare complessivo dei debiti sospesi.
(2-00963)
«De Micheli, Lulli, Ventura, Boccia, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Martella, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Scarpetti, Federico Testa, Vico, Zunino, Fluvi, Misiani».

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI e IANNACCONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera prot. n. 13555 del 15 dicembre 2010, ha trasmesso le schede di autorizzazione all'utilizzazione dei contribuiti pluriennali presentate - in data 24 novembre 2010 - dalla regione Campania, nel rispetto delle disposizioni di cui alla circolare del Ministero dell'economia e delle finanze n. 15 del 28 febbraio 2007;
tali schede prevedono la prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei territori delle regioni Basilicata e Campania colpiti dai terribili e tragici eventi sismici del 23 novembre 1980 e del 1981, di cui alla legge 23 gennaio 1992, n. 32, e successive modificazioni ed integrazioni, per importi complessivi di circa 110 milioni di euro e di circa 35 milioni di euro, alla stregua delle previsioni delle leggi finanziarie, rispettivamente, per gli anni 2007 e 2008;
le autorizzazioni del Ministro dell'economia e delle finanze sono necessarie per consentire alla Banca d'Italia, nelle more delle stipulazioni dei contratti di mutuo da parte della regione Campania, di concedere ai comuni che sono assegnatari dei relativi finanziamenti, anticipazioni di cassa, indispensabili per poter procedere al completamento dei lavori di ricostruzione nelle zone terremotate;
pertanto è urgente che il Ministero dell'economia e delle finanze conceda le relative autorizzazioni con massima sollecitudine;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve poi procedere con urgenza al rinnovo della commissione ministeriale di vigilanza per il completamento della ricostruzione, che affianca il lavoro qualificato e di grande competenza che da anni sta svolgendo in questo campo così delicato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la dottoressa Maria Teresa Bozzi -:
quando il Ministro dell'economia e delle finanze adotterà i provvedimenti di autorizzazione all'utilizzazione dei contributi pluriennali, secondo le schede recentemente

presentate dalla regione Campania, ai sensi della circolare del Ministro medesimo n. 15 del 28 febbraio 2007, relative alla prosecuzione degli interventi di ricostruzione nei territori delle regioni Basilicata e Campania di cui alla legge n. 32 del 23 gennaio 1992 e successive modificazioni;
quando sarà rinnovata la commissione di vigilanza per il completamento della ricostruzione presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
(5-04185)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'incontro del 12 gennaio 2011 tra l'Amministrazione dell'economia e delle finanze e le organizzazioni sindacali sindacali in merito al passaggio, a domanda, nei ruoli dell'azienda autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) del personale dipendente delle direzioni territoriali del Ministero dell'economica e delle finanze soppresse a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 40 del 2010 ed alla conseguente apertura delle strutture provinciali dei monopoli di Stato, è stato ufficializzato che saranno aperte ulteriori 64 nuove sedi provinciali dell'AAMS che vanno ad aggiungersi alle 24 già presenti sul territorio nazionale;
il trasferimento del personale avrà decorrenza 1o marzo 2011, data da cui cesseranno le attività delle direzioni territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze;
per le restanti 15 province l'amministrazione dei monopoli non ha ritenuto utile l'istituzione di sedi, essendo risultato esiguo il contingente di personale interessato al passaggio verso l'AAMS;
tale personale, pertanto, rimarrà nei ruoli del Ministero dell'economia e delle finanze e sarà impiegato presso le ragionerie territoriali;
fra le province in cui non verranno aperte sedi dell'AAMS c'è Prato, nonostante la fortissima presenza di una comunità cinese (25mila immigrati ufficiali, altrettanti clandestini) che ha fatto aumentare in modo vertiginoso l'uso di slot machine e di poker machine, con la conseguente necessità di controlli sempre più serrati -:
se il Governo intenda rivedere la sua posizione, assicurando l'apertura anche a Prato di una sede dell'azienda autonoma dei monopoli di Stato, nella consapevolezza che un'efficiente azione di monitoraggio e di controllo non può certo essere svolta da Firenze.
(4-10777)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un'indagine di KRLS network of business etichs, condotta su dati divulgati dalle polizie tributarie dei singoli Stati dell'Unione europea, per conto dell'Associazione contribuenti italiani, rileva che l'Italia è il Paese europeo cori la più alta evasione fiscale, con il 5.4 per cento del reddito imponibile che non viene dichiarato, e il record tocca a Napoli (66 per cento) e alla Campania (64 per cento) dove 2 commercianti su 3 non hanno rilasciato lo scontrino fiscale ai contribuenti italiani;
nella classifica degli evasori, l'Italia è al primo posto (54,5 per cento del reddito non dichiarato), seguita da Romania (42,4 per cento), da Bulgaria (39,8 per cento), Estonia (38,2 per cento), Slovacchia (35,4 per cento). Fanalino di coda l'Inghilterra con il 11,7 per cento, il Belgio con il 10,1 per cento e chiude la Svezia con il 7,3 per cento;
nel nostro Paese i principali evasori sono le industrie (32,8 per cento) seguiti da banche e assicurazioni (28,3 per cento), commercianti (11,7 per cento), artigiani (10,9 per cento), professionisti (8,9 per cento) e lavoratori dipendenti (7,4 per cento);

a livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest (29,4 per cento del totale nazionale), seguito dal Sud (24,5 per cento), dal Centro (23,2 per cento) e dal Nord Est (22,9 per cento). In valore assoluto, in Lombardia, si è registrato il maggior aumento dell'evasione fiscale con il 14,7 per cento;
dall'indagine è emerso che il 42 per cento dei contribuenti evade per l'insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati dallo Stato a fronte dell'alto prelievo fiscale, per il 39 per cento per la complessità delle norme (il cosiddetto «fisco lunare») ed il mancato rispetto dei diritti dei contribuenti e solo il 19 per cento per la scarsità dei controlli o per mancanza della cultura della legalità;
ciò che incentiva maggiormente l'evasione fiscale, che nel 2010 è cresciuta complessivamente del 10,4 per cento raggiungendo - considerando anche l'evasione derivante dall'economia criminale - la cifra astronomica di 159 miliardi di euro all'anno, è l'inefficienza della pubblica amministrazione, con la scarsa qualità dei servizi offerti, le numerose violazioni allo statuto dei diritti del contribuente, i mancati rimborsi fiscali, il «fisco lunare» e l'inefficacia delle esattorie che rendono superfluo la gran parte del lavoro fatto nella lotta all'evasione fiscale. Ogni anno gli enti impositori riscuotono, tramite le esattorie, meno del 9 per cento di quanto accertato;
risulta evidente che dinanzi ad una evasione record e in continua crescita occorrono strategie fiscali diverse, puntare ad esempio sulla tax compliance anziché sui tradizionali strumenti di repressione -:
come il Governo intenda arginare tale fenomeno e se non ritenga di dover avviare una serie di iniziative mirate e più efficaci avviando anche collaborazioni con le associazioni rappresentative dei contribuenti per generare una autentica cultura antievasione.
(4-10786)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Consob ha reso noto nei giorni scorsi che il fondo libico Lybian Investment Authority ha acquistato il 2,01 per cento del capitale di Finmeccanica;
il citato fondo libico è collegato a Mediobanca, che già detiene una quota pari all'1 per cento del capitale di Finmeccanica, in almeno due società: una costituita nel 2009 con un fondo di 500 milioni di euro per investimenti in società italiane, promossa da Abdulhafìd Zlitni, contemporaneamente Ministro libico della pianificazione e presidente del fondo sovrano libico; l'altra, una neo-costituita banca di affari nel cui capitale figurano, tra gli altri, il gruppo tunisino Zarouk, Mediobanca, il banchiere tunisino Moncef Kaounach, la Bia (partecipata al 50 per cento dalla Lybian Foreign Bank), il finanziere Tarak Ben Ammar, membro del cda di Mediobanca; ricordiamo che Mediobanca è a sua volta posseduta da Unicredit, che ha tra i suoi azionisti la Lybian Investment Authority e la Lybian Foreign Bank, entrambe di proprietà del Governo libico e nel cda delle quali siede Ben Ammar;
Mediobanca e Lybian Investment Authority, società tra loro collegate, detengono congiuntamente oltre il 3 per cento del capitale di Finmeccanica;
qualora conteggiate congiuntamente, tali partecipazioni violerebbero lo statuto di Finmeccanica, che prevede espressamente che nessuno, tranne lo Stato o soggetti da questo controllati, possano detenere azioni per una quota superiore al 3 per cento; tale espressa norma di salvaguardia tiene conto dei rilevanti interessi che la società pubblica ha nel settore della progettazione e produzione di armamenti;
lo stesso statuto sociale prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze abbia il potere di opporsi all'acquisto di partecipazioni che superino la soglia del 3 per cento qualora ritenga che l'operazione «rechi pregiudizio agli interessi vitali dello Stato»;

a parere dell'interrogante il settore di attività di Finmeccanica riveste un'importanza strategica per lo Stato italiano -:
se il Ministro abbia valutato le partecipazioni in parola, se giudichi le stesse collegabili e se intenda avvalersi dei poteri attribuitogli dallo statuto di Finmeccanica e in quali termini.
(4-10805)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2012

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI e STUCCHI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il tribunale di Padova ha giurisdizione su un'area economicamente vitale e recentemente oggetto di attività illecite di organizzazioni criminali che destano crescente preoccupazione nella popolazione -:
quali siano le reali dotazioni del tribunale e se le stesse siano adeguate alle esigenze di contrasto della criminalità;
se e quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere ai fini di supportare l'azione della magistratura nel contrasto alla criminalità organizzata.
(4-10776)

SBROLLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la sezione distaccata di Schio e gli uffici del giudice di Schio e dintorni sono al collasso;
tali strutture avevano due giudici di pace, che lavoravano a ritmo continuo prima della crisi, con un cancelliere di ruolo e un numero limitato di addetti alla cancelleria;
da più di un anno non c'è più nemmeno un giudice di pace, posto che dei due precedenti uno è andato in pensione a novembre 2009 e uno si è ritirato;
i due giudici di pace che lavorano attualmente su Schio sono «prestati» da Thiene e vengono a Schio una o due volte alla settimana, a turno, per svolgere le funzioni penali e quelle civili;
nel frattempo è stata anche legislativamente ampliata la loro competenza;
il cancelliere è andato in pensione da circa quattro anni e non è stato più rimpiazzato: svolgono le loro funzioni a turno, vari ruoli «prestati» dalla sezione distaccata del tribunale, che a sua volta è messa malissimo;
dei cinque addetti ne sono rimasti tre, di cui uno fisso al penale in pensione dal 31 dicembre 2010;
chi si reca presso gli uffici del giudice di pace di Schio trova gli uffici chiusi e chi ha udienze presso il giudice di pace di Schio attende ore ed ore;
migliaia e migliaia di pratiche risultano giacenti o avanzano con una lentezza che esaspera chiunque: cittadini, prima di tutto, ma anche addetti ai lavori, giudici avvocati, imprese;
anche la sezione distaccata del tribunale di Vicenza si trova in una situazione al limite del collasso con pensionamenti non rimpiazzati, personale distaccato, i tre giudici togati con un'enorme mole di lavoro che cercano di smaltire poco alla volta, lavorando anche fuori orario. Manca un dirigente che potrebbe risolvere molte cose, mentre il suo ruolo è svolto da un dirigente del tribunale di Vicenza, facente funzioni, per un giorno alla settimana -:
a che punto sia l'iter delle iniziative normative che ipotizzano l'accorpamento della sezione distaccata di Schio a quella di Vicenza, ipotesi che trova la contrarietà degli enti locali, perché indebolirebbe la risposta di giustizia in un territorio importante come l'Altovicentino;

per quali ragioni non vengano pubblicate sul sito del Ministero della giustizia le vacazioni dei due giudici di Schio;
se il Governo sia a conoscenza della situazione sopra presentata e se ci siano stanziamenti in corso per ristabilire l'adeguata funzionalità della giustizia nel territorio;
quali strumenti intenda porre in essere il Ministro della giustizia per poter rimettere in situazione di «agibilità» la gestione della giustizia, permettendo a cittadini e imprese di poter ricevere in tempi congrui le sentenze.
(4-10781)

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni si è verificata una vera e propria mobilitazione di tutte le organizzazioni sindacali rappresentative la polizia penitenziaria della Sicilia;
in questa regione al 31 dicembre erano presenti 7782 detenuti (7597 uomini, 205 donne), con una media dell'indice di sovraffollamento attestata al 44,7 per cento. Il carcere di Piazza Armerina (151,1 per cento) è la struttura più affollata della regione (la terza in ordine nazionale), seguono Castelvetrano (108,5 per cento) e Termini Imerese (102,7 per cento). Nel 2010 nei penitenziari della Sicilia si sono registrati ben otto suicidi (4 a Siracusa, 2 a Catania Bicocca, 1 a Caltanissetta e Giarre). I tentati suicidi posti in essere lo scorso anno nei penitenziari siciliani ammontano a 124 (21 i detenuti salvati in extremis dalla polizia penitenziaria). Gli atti di autolesionismo assommavano a 549 (91 nel solo Ucciardone). I detenuti che, in tale periodo, hanno fatto ricorso in segno di protesta a scioperi della fame sono risultati essere 869. Gli atti di aggressione perpetrati in danno di poliziotti penitenziari, a dimostrazione di una pericolosa deriva violenta, sono stati in totale 36 (8 al Pagliarelli; 4 all'Ucciardone e Barcellona PG; 3 a Messina; 2 a Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani; 1 a Agrigento, Augusta, Castelvetrano, Catania B., Favignana, Giarre, Modica, San Cataldo, Sciacca);
in data 29 gennaio 2011 è stata inviata una lettera al Ministro della giustizia da parte di tutte le organizzazioni sindacali della regione Sicilia avente per oggetto lo stato di agitazione della polizia penitenziaria della regione Sicilia;
nella lettera viene rimarcato l'allarme, più volte lanciato e mai ascoltato, che fotografa un quadro devastante e preoccupante sul versante dei diritti e, ancor più, sul versante della sicurezza e dell'ordine pubblico. Altresì evidenzia come il Governo in questa realtà ad altissimo indice di pericolosità delinquenziale e criminalità mafiosa sia stato totalmente assente;
per questi motivi, le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza hanno annunciato una serie di azioni di protesta per giungere ad una manifestazione regionale che si svolgerà il 18 febbraio 2011 davanti alla prefettura di Palermo, sede del rappresentante del Governo;
la polizia penitenziaria siciliana è in stato di agitazione perché il personale è carente di 510 unità (questo comporta turni di servizio che superano abbondantemente le dodici ore continuative); perché mancano fondi pertanto il personale penitenziario è costretto a lavorare senza percepire le indennità pari al 50 per cento dello stipendio (straordinario, incentivi, missioni, indennità); perché i mezzi e le strutture in uso sono assolutamente insufficienti e obsolete; perché c'è sovraffollamento nelle carceri (aumento della popolazione detenuta che comporta: aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria, atti di autolesionismo, suicidi, risse, e altro) perché gli alloggi del personale sono fatiscenti e non idonei e le divise sono indecorose e logore in assenza di forniture;

risulta, pertanto, evidente che la situazione è diventata insostenibile ed assolutamente emergenziale -:
quale sia la posizione del Governo dinanzi a tale situazione e cosa intenda fare per risolvere le drammatiche criticità ed emergenze che affliggono il sistema penitenziario siciliano e non solo.
(4-10784)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
tra le regioni italiane di vaste dimensioni, la regione Veneto è quella che, avendo un'unica sede di corte d'appello ed un contenzioso giudiziario molto rilevante, registra il sovraccarico di lavoro più sostanzioso, che rende di fatto impossibile una celere ed efficiente amministrazione della giustizia;
non inizia sotto i migliori auspici l'anno giudiziario 2011 in base a quanto rivelato nei giorni scorsi dalla presidente della corte d'appello di Venezia, dottoressa Manuela Romei, che in occasione della cerimonia inaugurale ha redatto un quadro impietoso sulla situazione in cui versa la giustizia nella regione;
sulla base di quanto illustrato, i procedimenti penali iscritti nel 2010 nella corte d'appello sono stati 5166 contro i 2800 circa dell'anno precedente;
la corte d'appello di Venezia, infatti, deve da sola far fronte alle impugnazioni provenienti dagli otto tribunali del distretto, ossia i tribunali di Venezia, Bassano del Grappa, Verona, Vicenza, Rovigo, Belluno, Treviso e Padova;
in base a quanto risulta dalla tabella allegata alle trecentonovanta pagine della relazione sull'anno giudiziario, solamente dal tribunale di Verona sarebbero arrivati 472 procedimenti contro i 528 dell'anno precedente e i 268 del 2008;
secondo quanto sostenuto dalla presidente Romei, un numero così elevato di appelli non può comportare che la prescrizione dei processi stessi, tanto che ai giudici non è rimasta altra possibilità che disporne l'archiviazione del 38,8 per cento tra il luglio 2009 e il giugno 2010, a causa dell'impossibilità di smaltire l'arretrato;
nelle cancellerie della corte di appello giacciono 10752 fascicoli, con un aumento della pendenza che conta più di 1300 processi rispetto all'anno precedente;
sull'indotto annuale in Veneto, si prescrivono il 12 per cento dei procedimenti in sede di udienza preliminare, il 5,2 per cento nei tribunali e il 38,8 per cento in corte d'appello, tanto che tra il primo grado e l'appello si esauriscono il 18,8 per cento dei procedimenti, pari a 2900 procedimenti sugli iniziali 16.000;
inoltre, è nota la situazione disagiata degli ufficiali giudiziari a Verona;
il presidente della corte d'appello per la prima volta ha parlato del «rischio paralisi» per gli uffici di Soave e di Legnago, dove le scoperture del personale sfiorano il 22 per cento degli organici;
la presidente ha lamentato anche la scarsa collaborazione dei sindacati, che si oppongono a tutti i trasferimenti del personale dagli uffici giudiziari di Venezia, dove su un totale di 51 ufficiali giudiziari in servizio in Laguna, ben 22, cioè il 43,1 per cento rivestono cariche sindacali e, nonostante vi siano tre unità in sovrannumero, i rappresentanti dei lavoratori non esitano a chiedere interventi dell'autorità giudiziaria per sottrarsi ai trasferimenti;
anche il procuratore generale, dottor Piero Calogero, ha delineato un quadro preoccupante in cui versa la procura di Verona, sia per quanto concerne la situazione del personale amministrativo sia per quanto concerne il personale di magistratura, pressoché dimezzato a causa di numerosi trasferimenti, che rendono molto difficoltosa la persecuzione di reati come

l'estorsione, la truffa, l'usura, il riciclaggio e lo stalking, tutti in pericoloso aumento sul territorio -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché si possa riportare l'amministrazione della giustizia in Veneto entro canoni di efficienza e celerità, anche attraverso l'incremento dell'organico del personale, in modo da contribuire a risolvere i problemi rilevati e poter assicurare un servizio efficiente, tenendo anche conto dei disagi derivanti ai cittadini e agli operatori dalla situazione descritta.
(4-10802)

DI PIETRO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'11 gennaio scorso Il Fatto Quotidiano, a pagina 9, ha pubblicato un articolo dal titolo «Giuseppe Gennaro, magistrato e quella foto con il boss», con il quale sono stati riportati alla memoria dei lettori i fatti del cosiddetto «Caso Catania», ovvero gli anomali comportamenti della Procura di Catania nelle indagini sul clan mafioso operante nel territorio di San Giovanni La Punta e, quindi, le vicende relative l'imprenditore mafioso Carmelo Rizzo;
Carmelo Rizzo era il delegato agli affari del boss di San Giovanni La Punta, Alfio Laudani, ma era stato ucciso il 24 febbraio 1997 da uomini del suo stesso gruppo mafioso per il timore che Rizzo potesse collaborare con la giustizia;
il dottor Gennaro - importante magistrato catanese che fin dalla seconda metà degli anni ottanta si occupò di indagini sul clan Laudani di San Giovanni La Punta, che nel 1994 fu eletto al Consiglio superiore della magistratura, che al suo rientro in ruolo assunse le funzioni di procuratore aggiunto presso il tribunale di Catania, con l'incarico di coordinare i sostituti procuratori assegnatari delle indagini sul clan Laudani, e che tutt'oggi è in servizio presso quell'ufficio requirente con l'aspettava di esserne nominato alla guida all'imminente pensionamento dell'attuale procuratore capo dottor Vincenzo D'Agata - ha sempre negato di avere mai conosciuto l'imprenditore Carmelo Rizzo;
l'articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano segnala asserite lacune nell'azione della procura della Repubblica di Catania nei confronti del boss Alfio Laudani, anche relativamente all'omicidio Rizzo;
a seguito delle dichiarazioni rese alla Commissione parlamentare antimafia dal dottor Scidà e dal dottor Marino, fra il dicembre del 2000 e il gennaio del 2001, la procura della Repubblica presso il tribunale di Messina, competente ai sensi dell'articolo 11 del codice di procedura penale su magistrati del distretto di Corte di appello di Catania, aveva avviato un procedimento penale che ha visto indagati il dottor Giuseppe Gennaro, tra gli altri reati per concorso esterno in associazione mafiosa, l'allora Procuratore della Repubblica di Catania, dottor Mario Busacca, ed i sostituti di quel medesimo ufficio, dottor Ignazio Fonzo, dottor Carlo Caponcello, dottoressa Agata Santonocito e dottor Amedeo Bertone;
tale procedimento venne definito con la richiesta di archiviazione proposta dal pubblico ministero di Messina il 18 luglio 2003, accolta con decreto emesso dal giudice per le indagini preliminari il 24 marzo 2004;
se è vero che la procura della Repubblica ed il giudice per le indagini preliminari di Messina ritennero insussistenti i presupposti per l'esercizio dell'azione penale nei confronti del dottor Gennaro e degli altri magistrati catanesi, è pur vero che essi attestarono che il dottor Gennaro avesse avuto rapporti personali con l'imprenditore mafioso Carmelo Rizzo;
in particolare, nella richiesta di archiviazione la procura della Repubblica di Messina scrisse: «Che, poi, il dottore Gennaro abbia negato di conoscere Rizzo Carmelo, in ciò smentito dalle dichiarazioni di Caruso Carmelo, Gemma Antonino, Villaggio Giuseppe e dall'assegno di c/c dell'importo di lire 9.000.000 emesso nel febbraio 1991 dal magistrato all'ordine di se stesso e poi girato alla "G.C. F.lli Rizzo s.n.c.", non appare significativo sotto il profilo probatorio. Si tratta infatti di

una scelta difensiva del dottore Gennaro tesa a prendere le distanze da un malavitoso, senza che sulla condotta del magistrato possano trarsi giudizi di illegalità»;
lo stesso decreto di archiviazione riporta le parole del collaboratore di giustizia Mario Demetrio Basile, secondo cui Carmelo Rizzo era stato destinatario di una indebita rivelazione che gli aveva consentito di sottrarsi all'ordinanza di custodia cautelare emessa in un procedimento denominato «Fico d'India» a carico di numerosi esponenti del clan Laudani, eseguita nell'ottobre 1996. Grazie a quella fuga di notizie Carmelo Rizzo si era dato alla latitanza. In quella condizione aveva atteso l'esito della sua impugnazione al tribunale del riesame, che aveva annullato per lui la misura cautelare, ma poi la Corte di cassazione aveva annullato il provvedimento del tribunale del riesame. Sennonché, in attesa di un nuovo pronunciamento, Carmelo Rizzo il 24 febbraio 1997 era stato ucciso per timore che mettesse in pratica propositi che aveva già evocati, circa una sua collaborazione con la giustizia;
nella richiesta di archiviazione e nel decreto di archiviazione del procedimento a carico del dottor Gennaro non si fa riferimento a quanto dichiarato dal collaboratore di giustizia Basile, secondo il quale signor Carmelo Rizzo, pur avendo appreso la notizia della prossima emissione della misura cautelare nel procedimento «Fico d'India», pubblicò un corposo dépliant pubblicitario, recante la data del 3 ottobre 1996, con il quale illustrò tutte le realizzazioni edilizie di cui si era reso artefice nel corso della sua carriera imprenditoriale. Significativamente, nella copertina comparve in primo piano la villa del dottor Gennaro, che pure nella forma non era stata costruita da Rizzo ma dall'impresa Di Stefano Costruzioni. Sennonché, il «Complesso Arcidiacono» (nome del complesso edilizio al quale appartiene la villa del dottor Gennaro) di San Giovanni La Punta comparve in quell'opuscolo propagandistico proprio fra le realizzazioni di Carmelo Rizzo;
tutte le circostanze rappresentate dall'interrogante e i documenti segnalati con il presente atto di sindacato ispettivo dimostrano come tuttora le pregresse vicende del «Caso Catania» gravano come una cappa insuperabile nel privare gli uffici giudiziari catanesi, con particolare riferimento alla locale procura della Repubblica, delle necessarie condizioni di serenità -:
se non ritenga il Ministro della giustizia, avuto riguardo alle situazioni descritte in premessa, nell'ambito del concerto che il Ministro medesimo è tenuto ad esprimere, di valutare se sia opportuno che il dottor Gennaro possa rivestire il ruolo di procuratore della Repubblica di Catania per il quale egli attualmente concorre.
(4-10811)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il male endemico della giustizia italiana è rappresentato dall'estrema lunghezza dei tempi con cui vengono celebrati i processi, tanto che il nostro Paese rimane nelle ultime posizioni della classifica della Corte europea dei diritti dell'uomo che, nel solo 2010, ha inflitto all'Italia 61 condanne su 98 sentenze emesse nell'anno;
il recente epilogo della vicenda giudiziaria nota alle cronache della città di Verona come «inchiesta Gama» e attinente allo scandalo della mensa comunale all'ospedale ligure Galliera, costituisce solo l'ultimo esempio della profonda crisi del nostro sistema giudiziario, dove inspiegabilmente molti processi non vedono la loro naturale conclusione;
le circostanze dello scandalo, definito dai giornali «mensopoli», riguardava le presunte tangenti che erano state versate per aggiudicarsi l'appalto della mensa comunale all'ospedale ligure Galliera, finito

al centro di una grande inchiesta da parte dalla procura di Verona nel lontano 2004 e successivamente trasferita per competenza a Genova, dove appunto è stato in parte sepolto dagli interminabili tempi della giustizia;
nello specifico, i cinque imputati, ovvero il direttore commerciale del servizio mensa Gama, il direttore amministrativo dell'ospedale Galliera, il capo della sicurezza dello stesso nosocomio, l'incaricato dell'ospedale di seguire l'iter della concessione, nonché il dirigente comunale all'epoca dei fatti svoltisi tra gli anni 2000 e 2003, hanno potuto usufruire della prescrizione nonostante il pubblico ministero avesse chiesto per i medesimi pene oscillanti tra i tre anni e un anno e mezzo -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda segnalata e se non intenda assumere ogni utile iniziativa sul piano normativo ed organizzativo per evitare che si ripetano in futuro casi come quello di cui in premessa.
(4-10812)

GIRLANDA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il dibattito generato dalla convocazione del tavolo con i rappresentanti degli ordini e delle professioni convocato il 15 aprile 2010 dal Ministro della giustizia ha riproposto l'attualità della ridefinizione delle professioni, dei loro ambiti di competenza e del ripristino di alcune norme che la precedente legge sulle liberalizzazioni aveva introdotto;
il 1o febbraio 2011 Assoprofessioni e Cna hanno chiesto l'apertura di un tavolo sulle professioni non regolamentate al Governo al fine di normare tale insieme di professioni e competenze, che, secondo i dati da loro diffusi, vedrebbe coinvolte 3 milioni di persone, con un peso prossimo al 15 per cento del prodotto interno lordo nazionale;
esistono diversi progetti di legge, attualmente in corso di esame da parte delle commissioni parlamentari preposte, relative all'istituzione di albi e ordini di professioni, non solamente intellettuali, attualmente privi di riconoscimento;
la crisi economica ha acuito la necessità di introdurre una normativa, seppur generica, per professioni in precedenza non regolamentate, mediante ad esempio l'istituzione di albi che stabiliscono dei parametri di riferimento per i soggetti operanti nel settore, a sostegno della formazione, degli investimenti e della qualità di questi ultimi e dell'utenza, al fine di favorire anche un'adeguata giurisprudenza in materia;
l'intervento su questo genere di realtà consentirebbe un'importante azione riformatrice su ampie fette del mondo del lavoro, con ricadute importanti dal punto di vista occupazionale, anche in relazione alle nuove professioni nate dalla crisi economica e dall'ampiezza della stessa offerta formativa delle università, sulla quale si è puntato in questi ultimi anni -:
se il Governo intenda procedere alla convocazione di tavoli tecnici con associazioni rappresentative di professioni attualmente non riconosciute o che richiedono il riconoscimento e con associazioni sindacali;
se l'azione di riforma del Governo sul settore delle professioni preveda, nel prossimo futuro, iniziative per l'istituzione di un registro delle associazioni delle professioni non riconosciute o l'inizio di un percorso di riconoscimento per alcune categorie di professioni.
(4-10814)

TESTO AGGIORNATO AL 22 FEBBRAIO 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIBIINO, MINARDO, GERMANÀ, GHIGLIA, TOMMASO FOTI, BONCIANI, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIAMMANCO, TORRISI e GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2005 l'ANAS ha avviato i lavori di completamento del tratto stradale

Catania-Siracusa con la realizzazione di 25 chilometri di nuova autostrada con un investimento pari a 723 milioni di euro;
detti lavori, riguardanti il tratto compreso tra la località di Passo Martino e il chilometro 130+400 della strada statale 114 «Orientale Sicula», eseguiti con affidamento a contraente generale, sono stati completati nel dicembre 2009;
l'impresa esecutrice individuata è Pizzarotti & spa;
il contraente generale Pizzarotti & C. spa ha affidato l'esecuzione dei suddetti lavori a A.T.I. Sics-Cfc;
all'interrogante risulta che Pizzarotti spa avrebbe compiuto svariate inadempienze contrattuali nei confronti di A.T.I. e non avrebbe corrisposto i pagamenti in base agli avanzamenti dei lavori per decine di milioni di euro;
il decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190 «Attuazione della legge 21 dicembre 2001, n. 443, per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale» prevede all'articolo 9, comma 9, che «Il soggetto aggiudicatore verifica periodicamente il regolare adempimento degli obblighi contrattuali del contraente generale verso i propri affidatari; avendo facoltà, ove risulti l'inadempienza del contraente generale, d'applicare una detrazione sui successivi pagamenti e procedere al pagamento diretto all'affidatario nonché d'applicare le eventuali sanzioni... -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, in caso affermativo;
se risultino le verifiche effettuate da parte di ANAS sul contraente generale o, in assenza, quali siano i motivi per i quali dette verifiche non sono state poste in essere;
se risultino i pagamenti effettuati dal contraente generale in favore dell'affidatario e se gli stessi siano rispondenti ai pagamenti effettuati da ANAS;
se e in quali modi intenda intervenire al fine di facilitare la ricomposizione della controversia in atto tra contraente generale e affidatario dei lavori di completamento del tratto stradale Catania-Siracusa.
(5-04187)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Ragusa attende oramai da circa un ventennio il raddoppio della strada statale che collega le città di Ragusa e Catania;
la realizzazione dell'intervento soddisferebbe il sempre più impellente fabbisogno di mobilità della parte sud orientale della Sicilia e quindi di centinaia di migliaia di cittadini;
la strada statale 514 che collega allo stato attuale Ragusa e Catania risulta essere oltremodo pericolosa e troppo spesso scenario di gravi incidenti;
il progetto risulta provvisto di tutti i necessari pareri e/o autorizzazioni di legge via via acquisiti presso i soggetti territorialmente preposti (Genio civile, Soprintendenza, e altri); in particolare risulta già favorevolmente esitato in sede di valutazione di impatto ambientale, come da D.R.S. n.563 del 1o luglio 2005, ed inoltre con D.D.G. n. 384 del 30 aprile 2008, è stato approvato dall'assessorato regionale territorio e ambiente - dipartimento urbanistica sotto il profilo urbanistico;
l'intervento risulta inserito nella programmazione pluriennale di ANAS s.p.a.;
l'ANAS s.p.a. ha promosso la realizzazione dell'opera in regime di partecipazione pubblico-privata;
il CIPE con delibera n. 3 del 22 gennaio 2010 pubblicata in GURI n. 185 del 6 agosto 2010 ha approvato il progetto

ed individuato la copertura finanziaria per quanto riguarda la parte pubblica dell'investimento;
il CIPE con deliberazione del 22 luglio 2010 ha espresso parere, con prescrizioni, sullo schema di convenzione da porre a base della gara relativa all'itinerario Ragusa-Catania;
dal mese di novembre 2010 l'interrogante ha continuamente contattato gli uffici preposti ricevendo sempre rassicurazioni sul corretto iter e su una pronta risoluzione del problema -:
se le rassicurazioni più volte accordate per le vie brevi siano ancora in essere ed, in caso affermativo, quando sarà firmata la convenzione, firma che permetterebbe il sollecito avvio dell'iter di realizzazione dell'autostrada cosiddetta «Ragusana».
(4-10778)

DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella logistica, il sistema Italia ha un gap di 12 miliardi di euro, con costi dell'11 per cento maggiori rispetto alla media europea. È quanto emerge da una ricerca condotta dal centro studi Confetra, con il supporto di A.T.Kearney, sullo stato attuale e sugli scenari evolutivi del trasporto merci e della logistica nel nostro Paese e presentato nell'ambito della 66o Assemblea annuale della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica;
la ricerca, infatti, mostra come il settore della logistica, che rappresenta una quota del 7 per cento del PIL nazionale, presenti anche un gap di competitività rispetto alla media europea dell'11 per cento, che in cifre rappresenta un maggior costo per il sistema paese di 12 miliardi di euro;
a livello mondiale, la crescita è del 5 per cento, ma in Europa (tranne che in Germania) i ritmi sono molto più lenti. I trasporti in Italia mostrano che la ripresa, dove c'è, viene da lontano: vanno bene i porti di destinazione, ma soffrono i porti di transhipment; dà segni positivi l'autotrasporto internazionale, ma ristagna quello nazionale; cresce lievemente il cargo aereo, mentre continua inesorabile la discesa dei cargo ferroviario, che si è quasi dimezzato rispetto a soli quattro anni fa;
per l'Italia risulta fondamentale investire nella logistica per superare il gap che la distanzia dagli altri Paesi e contribuire allo sviluppo economico del Paese, dando una forte spinta in avanti anche al settore del turismo;
l'analisi complessiva delle prestazioni e delle caratteristiche del sistema logistico italiano, anche in confronto alle «best-practice» in essere in altri Paesi europei, evidenzia delle aree di debolezza e di miglioramento nella presenza di numerosi «colli di bottiglia» amministrativi/operativi, che riducono notevolmente la velocità e l'affidabilità del servizio negli snodi critici; in un'offerta poco «aperta» al processo di cambiamento in atto, inadeguata nel complesso per rispondere all'evoluzione della domanda sempre maggiore di servizi logistici integrati e in una generale frammentazione del tessuto infrastrutturale ed una carenza di approccio infrastrutturale di «sistema» che limita la capacità competitiva in un settore in cui le economia di scala e la capacità sistemica fanno la differenza;
gli operatori evidenziano limiti nella struttura normativo-operativa, soprattutto in termini di coordinamento e complessità, con un sistema spesso burocratico e sovradimensionato, che fatica ad interagire con il mondo industriale (no market oriented), mostra una mancanza di coordinamento amministrativo ed ha normative (o loro interpretazioni) spesso non uniformi. Il risultato è una disomogeneità in termini di efficacia ed efficienza, che limita la competitività del sistema Italia e si va accentuando con la crescente introduzione di nuovi requisiti (ad esempio security), anche considerando la bassa integrazione dei sistemi di supporto (ICT): l'inefficiente

gestione dell'informazione genera infatti un'elevata manualità nella gestione documentale -:
se si intenda e attraverso quali iniziative accelerare e rendere efficienti i processi, garantire un'offerta imprenditoriale sempre più qualificata e puntare su investimenti infrastrutturali mirati, in una logica di sistema con l'obiettivo di un vero e concreto rilancio del settore in Italia.
(4-10787)

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel corso del 2010, in diverse iniziative pubbliche, con la presenza di rappresentanze istituzionali ed economiche, da parte di Unicredit sono stati illustrati gli indirizzi strategico-progettuali per un grande intervento di ristrutturazione e di rilancio dei porti di Trieste e di Monfalcone con il coinvolgimento anche di importanti società estere quali la danese Maersk e la MSC;
il prospettato intervento, che comporterebbe un investimento di più di un miliardo di euro, ha visto in questi mesi un crescente interesse delle autorità istituzionali locali nonché di molti operatori economici italiani e stranieri;
l'auspicata realizzazione di un così rilevante progetto infrastrutturale rappresenterebbe un volano di sviluppo per il Friuli Venezia Giulia e per l'intera area dell'alto Adriatico, favorendo altresì un importante rilancio della portualità regionale e italiana con una proiezione ed un nuovo ruolo in particolare verso il centro-est europeo;
venerdì 11 febbraio 2011 era stata indetta da Unicredit a Trieste, con la prevista partecipazione dei Ministri Matteoli e Frattini e di alti rappresentanti del Governo della vicina Slovenia, una ulteriore iniziativa pubblica per illustrare agli operatori economici, alle rappresentanze istituzionali e sociali le linee portanti del progetto;
in questi giorni si è appreso da notizie di stampa, con ampio risalto, che il predetto incontro era stato annullato per la mancanza di un preciso orientamento del Governo nazionale circa la condivisione del progetto del «Super Porto Trieste-Monfalcone» e che, di conseguenza, sono emerse forti preoccupazioni per un possibile stop del Governo al percorso attuativo del sopra richiamato progetto -:
quale sia l'effettiva posizione del Governo sul progetto Unicredit per i porti di Trieste e di Monfalcone e quali siano gli intendimenti per lo sviluppo della portualità nell'alto Adriatico anche alla luce di accordi di collaborazione a livello europeo e internazionale.
(4-10795)

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Alitalia ha ulteriormente ridotto i collegamenti aerei tra Milano Malpensa e Roma Fiumicino penalizzando pesantemente l'utenza del nord-ovest della Lombardia e del Piemonte orientale, che, di fatto, per potersi recare nella capitale deve gravitare su Torino Caselle o Milano Linate, contribuendo all'intasamento del traffico sulle tangenziali del capoluogo lombardo -:
per quale motivo Alitalia abbia deciso questa ulteriore riduzione dei servizi tenuto conto che apparentemente i voli erano ampiamente frequentati dalla clientela;
se non si ritenga di dover intervenire su Alitalia per ripristinare un collegamento con frequenza ogni almeno 2-3 ore per tratta onde permettere una copertura di tutta la giornata tra Milano Malpensa e Roma Fiumicino.
(4-10807)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2012

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BUTTIGLIONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la quasi totalità delle informazioni, comprese quelle riservate ed essenziali per il Paese, sono contenute in supporti digitali e reti informatiche;
le statistiche Eurostat mostrano che un terzo degli internauti europei contraggono virus informatici, dato che però sale alla metà nel caso degli internauti italiani;
sono sempre più diffusi e pericolosi gli attacchi hacker di ogni tipo, dilettantistici e professionali, da parte di realtà statuali, parastatuali e non statuali, ivi comprese grandi organizzazioni criminali;
negli ultimi anni si sono succeduti a livello internazionale clamorosi casi di spionaggio informatico in tutti gli ambiti, militare, industriale ed economico, nonché altrettanto clamorose fughe di notizie riservate;
negli ultimi tempi - inizio febbraio - si sono verificati attacchi hacker al sito del Governo italiano, al sistema informatico del Nasdaq di New York, al sistema britannico;
aumentano in questi ultimi giorni fenomeni preoccupanti che sembrano dimostrare che la minaccia informatica ha raggiunto una consistenza tale da rendere realistica la minaccia a interessi fondamentali del Paese;
la maggior parte dei Paesi avanzati si stanno attrezzando in questo ambito che ormai è considerato un vero e proprio campo di battaglia analogo a quelli tradizionali se non addirittura più importante -:
quali siano i provvedimenti strategici che il Governo abbia in atto o intenda prendere per implementare un sistema di difesa dagli attacchi informatici a tutela delle istituzioni e del sistema Italia inteso nel suo senso più ampio, cioè a protezione dei dati sensibili non solo del sistema della difesa interna ed esterna, ma anche del sistema economico, industriale, finanziario, commerciale e della ricerca tecnologica e scientifica dell'Italia.
(3-01455)

Interrogazioni a risposta scritta:

TASSONE e MANTINI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta che l'ARAN ha avviato la trattativa negoziale per il rinnovo del contratto collettivo dei Segretari comunali e provinciali per il biennio 2006-2007, senza convocare l'Unione dei segretari comunali e provinciali, che - sino ad oggi - ha sottoscritto tutti i contratti collettivi dell'area di applicazione del contratto;
tale esclusione sarebbe motivata dall'ARAN con la pretesa mancanza dei requisiti di rappresentatività richiesti dalla legge;
tale motivazione appare in netto contrasto con la legge stessa, atteso che in base all'articolo 43 del decreto legislativo n. 165 del 2001, la legittimazione spetta alle organizzazioni sindacali che «nel comparto o nell'area» rappresentano almeno il 5 per cento del personale, e nell'ambito del comparto regioni e autonomie locali, la disciplina dei rapporti di lavoro dei segretari è da sempre inserita in un'«area» autonoma, anche contrattualmente, in ragione delle peculiarità proprie che ne caratterizzano la funzione ed il ruolo;
è la stessa legge a prevedere l'esistenza di un autonomo contratto collettivo nazionale che disciplini il rapporto di lavoro dei segretari comunali e provinciali;
nell'area dei segretari, l'Unione è l'organizzazione di gran lunga più rappresentativa, e ad oggi giustamente e legittimamente

ha negoziato e sottoscritto tutti i contratti collettivi nazionali e integrativi della categoria;
l'autonomia dell'«area dei segretari è stata quindi sempre confermata sia nei contratti collettivi quadro di definizione dei comparti, sia nelle concrete modalità di negoziazione e sottoscrizione dell'autonomo contratto collettivo nazionale dei segretari; la stessa ARAN ha sempre espressamente ammesso l'esistenza di una apposita area dei segretari, anche nei suoi documenti ufficiali, come nella intestazione dei contratti collettivi nazionali dei segretari pubblicati sul sito web dell'Agenzia, dove menziona espressamente - nell'ambito del comparto regioni e autonomie locali - l'«Area: segretari provinciali e comunali»;
l'Unione - alla quale l'Aran ha sempre riconosciuto la maggiore rappresentatività nell'area di cui si tratta - ha conseguentemente negoziato e sottoscritto il contratto collettivo nazionale dei segretari, tutti i suoi rinnovi, tutti gli accordi integrativi e, perfino, quelli di interpretazione autentica, cosicché, non essendo intervenuto nessun mutamento del quadro normativo di riferimento, appare incomprensibile tale radicale difformità della decisione assunta rispetto al precedente operato dell'Aran medesima;
la posizione assunta non appare perciò sorretta neppure da criteri prudenziali di maggiore tutela dell'Aran, poiché, ove fosse confermata, recherebbe la conseguenza, ad avviso degli interpellanti grave e senza precedenti, di porre in dubbio la legittimità di tutta la precedente attività contrattuale svolta nei riguardi dei segretari dall'Agenzia medesima, mettendo a rischio di nullità tutti i precedenti contratti collettivi dei segretari sottoscritti dall'Aran, in quanto negoziati e firmati con una sigla sindacale, l'Unscp, che ora per allora si affermerebbe non avere i requisiti di rappresentatività; ciò esporrebbe la categoria a rischi di inapplicabilità degli istituti normativi ed economici ivi disciplinati, e l'Aran a gravi pregiudizi in ordine alla propria posizione giuridica nonché all'autorevolezza del proprio operato;
l'Aran inoltre risulta vorrebbe addirittura qualificare il contratto dei segretari come applicativo del comparto, ed in particolare del personale dei livelli, ed infatti ha convocato solo le organizzazioni sindacali rappresentative del personale dei livelli, escludendo dal tavolo non solo l'Unione ma anche le organizzazioni sindacali rappresentative dei dirigenti;
tale posizione appare in netta contraddizione con la qualifica dirigenziale che senza alcun dubbio posseggono i segretari, i quali sono chiamati per legge a sovrintendere e coordinare gli altri dirigenti degli enti locali, e sono equiparati esplicitamente ai dirigenti ai fini della individuazione della qualifica corrispondente in caso di mobilità verso altre pubbliche amministrazioni dal vigente contratto collettivo nazionale del lavoro del 16 maggio 2001 all'articolo 32;
la decisione dell'Aran non appare in linea neppure con il vigente accordo quadro sulla definizione dei comparti di contrattazione, il quale si limita a prevedere che la regolazione del rapporto di lavoro dei segretari avvenga «nell'ambito» del comparto regioni autonomie locali, con apposita separata e speciale norma volutamente separata dal resto per personale dei livelli, dovendosi quindi individuare poi nell'autonoma area dei Segretari l'area di contrattazione e di rappresentatività, o al più nell'area della dirigenza in ragione della qualifica posseduta, non certo nell'area del personale dei livelli che nulla hanno a che fare con la qualifica e tipologia professionale dei segretari stessi;
in aggiunta, nell'ultimo Contratto collettivo nazionale di lavoro sottoscritto il 7 marzo 2008, le parti negoziali - tra le quali l'Unione - hanno sottoscritto una norma programmatica, riproduttiva di un protocollo d'intesa del novembre 2007, volto alla revisione strutturale del contratto di lavoro dei segretari, che avrebbe dovuto completarsi in varie fasi per l'affermazione

della compiuta valorizzazione della svolta dai segretari anche mediante la completa equiparazione del loro trattamento economico a quello della dirigenza degli enti locali; la prima fase è stata realizzata con la sottoscrizione del rinnovo contrattuale per il quadriennio «normativo» 2002-2005 e i due bienni «economici» 2002-2003 e 2004-2005; la seconda fase avrebbe dovuto essere avviata e conclusa proprio in occasione del prossimo accordo collettivo, che tuttavia l'ARAN risulta voglia contrattare senza uno dei principali soggetti negoziali (appunto l'Unione);
il Comitato Direttivo dell'ARAN, con delibera n. 15/2009, ha previsto che in caso di accordo parziale - come nel caso in questione, in cui le «fasi» previste dagli accordi collettivi del 2007 e 2008 attendono di essere completate con il prossimo rinnovo contrattuale - la trattativa avrebbe dovuto comunque essere conclusa con le stesse organizzazioni sindacali con cui l'Agenzia aveva sottoscritto l'accordo parziale;
risulta viceversa che neppure in ragione di tale fatto sia stata ammessa l'Unione, e che, nonostante la Direttiva emanata a suo tempo sia conforme al contenuto della norma programmatica, l'Aran addirittura non intenda neppure adempiere ai suoi contenuti, e quindi non intenda ottemperare all'impegno assunto dal Governo e ribadito nel contratto del 7 marzo 2008 di attribuire ai segretari il tabellare corrispondente a quello in vigore per gli altri dirigenti del comparto;
risulta quindi, secondo gli interpellanti, totalmente stravolta la regolazione del contratto collettivo nazionale dei segretari comunali e provinciali, che si vedono, nell'ordine, esclusi dal tavolo la loro organizzazione sindacale più rappresentativa, inseriti nell'ambito della contrattazione del personale dei livelli, e negati i contenuti economici e normativi pattuiti a suo tempo col Governo e contenuti nella direttiva e nella norma programmatica dell'ultimo Contratto collettivo nazionale del lavoro sottoscritto -:
se si intenda adottare opportune iniziative finalizzate a:
a) dare attuazione alla norma programmatica del Contratto collettivo nazionale del lavoro dei segretari del 7 marzo 2008, attribuendo ai segretari il tabellare corrispondente agli altri dirigenti del comparto regioni autonomie locali secondo le modalità previste nella norma programmatica;
b) tutelare la legittimità e credibilità dell'operato decennale dell'Agenzia, che verrebbe messa in forse, ad avviso degli interpellanti, dal mancato rispetto di una norma contrattuale precedentemente sottoscritta, e da una sconfessione del proprio precedente operato nella individuazione delle Organizzazioni sindacali rappresentative per il contratto dei segretari;
c) ripristinare la piena legittimità della composizione del tavolo negoziale per il rinnovo dell'autonomo contratto collettivo dei segretari includendo l'Unione nazionale segretari comunali e provinciali;
d) evitare pregiudizi gravi alla validità, regolarità ed effettività del prossimo Contratto collettivo nazionale del lavoro e del corretto inquadramento contrattuale dei Segretari in ragione della qualifica dirigenziale posseduta.
(4-10779)

MIOTTO, MURER, DAL MORO, NACCARATO, FOGLIARDI, RUBINATO e SBROLLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni il Veneto deve far fronte alla carenza sistematica di segretari comunali, che si aggira su oltre 200 segretari, come l'Anci Veneto ha rilevato con una nota in data 4 febbraio 2011;
con la predetta lettera rivolta al Ministro interrogato l'Anci Veneto segnala che ben 40 municipalità risultano prive di segretario comunale, mentre in altre sedi, il segretario opera in convenzione con altri 2 o 3 e talora 4 comuni;

è noto, peraltro, che diverse sedi regionali dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali - AGES - hanno più volte segnalato la pesantissima carenza di segretari nei loro organici, circa 4000 su oltre 8000 comuni;
il corso-concorso indetto nel 2007 dalla Scuola superiore di pubblica amministrazione locale - SSPAL - denominato Co.A III si è concluso da tempo e, con la delibera n. 94 del 23 luglio 2009 il consiglio nazionale di amministrazione dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, ha approvato la graduatoria del concorso pubblico di ammissione al corso-concorso per il conseguimento dell'abilitazione ai fini dell'iscrizione all'albo nazionale dei segretari;
nonostante la richiesta dell'AGES con la quale già 6 mesi fa si sollecitava invano l'iscrizione all'albo dei partecipanti al corso risultati idonei, non è stato adottato alcun provvedimento;
le carenze citate comportano la violazione dei principi di efficienza, buon andamento ed economicità della pubblica Amministrazione e, pertanto, la richiesta dei comuni dovrebbe trovare immediata risposta con i necessari provvedimenti ministeriali -:
se il Ministro non ritenga opportuno porre in essere urgentemente quanto necessario a consentire ai vincitori del concorso Co.A III l'iscrizione all'albo ed ai comuni sprovvisti di segretario comunale di poter contare su un efficiente funzionamento amministrativo.
(4-10782)

MONTAGNOLI - Al Ministro dell'interno - Per sapere - premesso che:
il corso concorso selettivo di formazione, denominato CO.A3, per il conseguimento dell'abilitazione richiesta ai fini dell'iscrizione di 300 segretari comunali all'albo dei segretari comunali e provinciali si è regolarmente svolto e concluso, ormai un anno fa, con l'approvazione di una graduatoria di idonei all'iscrizione nella fascia iniziale dell'albo;
non essendo ancora stati emanati i provvedimenti necessari a formalizzare l'iscrizione, di fatto i vincitori del corso concorso non risultano ancora immessi nell'apposito albo, nonostante la posizione di segretario comunale risulti vacante in molte amministrazioni locali;
la carenza di segretari comunali è particolarmente evidente negli enti della regione Veneto dove ben 40 municipalità risultano totalmente prive di questa indispensabile figura professionale, mentre molti sindaci dispongono di segretari contemporaneamente impegnati anche in quattro diversi comuni;
tra gli idonei ammessi ad iscrizione nella fascia iniziale dell'albo dei segretari comunali e provinciali risultano ben 18 vincitori veneti -:
quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di consentire l'iscrizione nell'apposito albo di tutti i partecipanti al corso concorso risultati idonei.
(4-10791)

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un articolo sulla stampa nazionale ha dato conto dello stato di agitazione dei dipendenti del comune di Rimini, in particolar modo della polizia municipale, a seguito dell'azione di recupero di somme «indebitamente» corrisposte;
il predetto comune sarebbe stato oggetto, nel 2006, di una visita dell'ispettore della ragioneria generale dello Stato, il quale aveva rilevato, tra l'altro, che il personale della polizia municipale aveva ricevuto una indennità di disagio suscettibile di essere considerata un doppione rispetto a quella cosiddetta di pubblica sicurezza ed altresì non espressamente prevista dal contratto;

il comune di Rimini avrebbe conseguentemente provveduto a rimodulare il contratto decentrato, allineandosi nel 2007 a quanto previsto dalla normativa in materia e rinunciando ad intraprendere ulteriori azioni nei confronti del personale interessato;
nell'agosto 2010 tuttavia, la ragioneria generale dello Stato avrebbe inviato una nota ufficiale con la quale ingiungeva al comune di recuperare le somme corrisposte, determinando una situazione di obiettivo disagio in ragione dell'entità delle cifre individuali da ripetere, talvolta pari a 10 mila euro;
a fronte della difficoltà, si è provveduto ad ipotizzare, come soluzioni alternative, la corresponsione del solo trattamento tabellare privato di tutte le indennità o la mancata erogazione per 4/5 anni del premio di produttività;
tale situazione non risulta circoscritta alla sola realtà riminese, ma pare concernere tutti i comuni italiani, magari sotto nomi o forme diverse, in attesa della riforma dell'ordinamento della polizia locale -:
se il Governo non ritenga possibile esplorare un'iniziativa normativa per attribuire al personale con il profilo professionale di agente di polizia locale un'indennità diretta a remunerare gli specifici rischi ed i disagi correlati all'esercizio delle funzioni di cui all'articolo 5 della legge 7 marzo 1986, n. 65, aggiuntiva rispetto a quelle già previste.
(4-10813)

TESTO AGGIORNATO AL 1° MARZO 2011

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIANNI e MARIO PEPE (IR). - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università a Siracusa nasce nell'anno accademico 1996/1997 con la facoltà di architettura rispondendo ad una necessità dell'intera città che spera, attraverso il nuovo polo universitario, di avviare una nuova fase di sviluppo legata alle realtà del territorio;
nell'anno 2001/2002 grazie alla stipula di alcune convenzioni con la facoltà di lettere e filosofia, con la facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali e con la stessa facoltà di architettura di Catania vengono attivati altri tre corsi di laurea;
nello stesso anno accademico entra in vigore il nuovo ordinamento universitario con lauree di primo e secondo livello;
questo determina la nascita di numerosi corsi di laurea seppure con poche prospettive occupazionali ma, nonostante ciò, cresce il numero di iscritti sino ad arrivare, nell'anno accademico 2008/2009 ad una popolazione studentesca di 2400 persone;
tutti i corsi in oggetto vengono attivati grazie, anche, al contributo economico della provincia e del comune di Siracusa;
nell'anno 2009-2010 nascono i primi problemi con l'ateneo di Catania poiché chiede maggiori risorse economiche per il mantenimento dell'offerta formativa a Siracusa;
nello stesso periodo, anche in virtù della discussione innescata dalla nuova proposta di riforma dell'università, oggi diventata legge, comincia a non essere più agevolato il processo di proliferazione dei decentramenti universitari in quanto ritenuti dispendiosi;
dall'anno 2009-2010 non iniziano a Siracusa i primi anni dei corsi di laurea di I livello in relazione ai tre corsi di laurea ed attualmente vi è solo il corso di laurea quinquennale facoltà di architettura ad esaurimento e solo il terzo anno di due corsi di laurea;
in data 8 giugno 2010 è stata ratificata un'intesa preliminare per la stipula di

accordo di programma quadro, tra il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la regione Sicilia, il comitato regionale delle università siciliane e il comitato promotore del IV Polo, finalizzato al potenziamento del sistema universitario siciliano;
nell'intesa veniva definita la costituzione del IV polo nelle città di Enna, Ragusa e Siracusa;
il 9 giugno 2010 viene stipulato un accordo di transazione tra l'università di Catania, la provincia di Siracusa e il comune di Siracusa, con cui si definiscono alcuni termini in riferimento agli obblighi per i corsi di laurea ad esaurimento e per il mantenimento del solo corso di laurea magistrale in architettura (classe LM-4 architettura e ingegneria edile architettura) fino all'anno accademico 2012-2013 incluso;
con la legge 30 dicembre 2010, n. 240, è stata approvata definitivamente la riforma universitaria;
in previsione della programmazione ormai prossima del nuovo anno accademico 2011-2012 il cui manifesto degli studi (programmazione dell'offerta formativa) ogni ateneo deve inviare a al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca entro il 6 giugno 2011 e con l'approssimarsi dell'anno accademico 2013-2014 con cui si esauriscono gli obblighi stipulati tra gli enti territoriali di Siracusa e l'ateneo di Catania per il mantenimento dell'università ormai ridotta ad un solo corso di laurea, diventa sempre più urgente la definizione del IV polo universitario in Sicilia;
la provincia di Siracusa ha ben due riconoscimenti dell'UNESCO e all'interno di quel territorio provinciale vi sono oltre 500 siti archeologici e culturali da valorizzare, tutelare e gestire, a cui si aggiungono importantissime riserve naturali (tra le quali si dovrebbe anche annoverare, a breve, il parco nazionale degli iblei con un'estensione di ben 160 mila ettari) che consentirebbero di favorire, con scelte appropriate, una ipotesi di sviluppo economico e culturale -:
come e quando si preveda di istituire, in maniera definitiva, il quarto polo universitario in Sicilia nelle provincie di Siracusa, Ragusa ed Enna e quali criteri si intendano attuare nella scelta della tipologia delle facoltà da costituire nelle tre città, tenuto conto che sarà necessario confrontarsi anche con le esigenze del mercato del lavoro e con le caratteristiche ambientali e storiche dei vari territori interessati.
(5-04195)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca - Per sapere - premesso che:
da più parti della comunità scientifica e industriale giungono voci preoccupate sul presente e sul futuro dell'Agenzia spaziale italiana (ASI);
la preoccupazione sul presente riguarda una ispezione economica, al momento in corso all'ASI, al punto da richiedere la presenza di un ispettore residente in sede;
molto più grave sembra però essere la preoccupazione della comunità scientifica ed industriale afferente all'Agenzia spaziale italiana per il futuro immediato. La causa della preoccupazione è nel supposto pericolo di deviazione dal decreto legislativo del 31 dicembre 2009 n. 213 per quanto concerne la nomina dei nuovi vertici dell'ASI;
si ricorda che tale decreto, promosso dal Ministro interrogato proprio sul riordino degli enti di ricerca, stabilisce in modo chiaro al suo articolo 9 le speciali disposizioni per i tre enti di ricerca più importanti d'Italia, cioè il CNR, ASI e INFN;

per l'ASI, in particolare, si danno disposizioni precise sul consiglio di amministrazione, composto dal presidente e da quattro consiglieri;
presidente e consiglio di amministrazione (più consiglio scientifico e collegio dei revisori dei conti) rappresentano, per l'ASI come per tutti gli altri enti citati nel decreto, gli organi dell'ente;
sempre secondo lo stesso decreto (articolo 18, comma 2) «gli Organi degli enti... rimangono in carica fino alla data di entrata in vigore dei nuovi statuti o fino al completamento delle procedure di nomina dei nuovi organi... entro il termine di due mesi»;
è quindi chiaro che, per l'ASI come per tutti gli enti sopra citati, bisognerà procedere alla nomina di nuovi organi. Il metodo è dato in modo chiaro dall'articolo 11 del decreto «con decreto del Ministro è nominato un comitato di selezione... che propone al Ministro 5 nomi per la carica di Presidente e tre nomi per la carica di Consigliere, dopo aver fatto un avviso pubblico per la presentazione delle candidature». Tra le rose proposte, il Ministro ha poi, ovviamente, la facoltà di scelta;
se tali disposizioni non venissero rispettate, oltre che una palese violazione della legge, si tratterebbe, e sarebbe ancora più grave, di una violazione del principio di peer review e di trasparenza delle scelte, già fatto proprio dal Ministro interrogato in altri casi;
purtroppo le preoccupazioni di cui alla presente interrogazione sono generate dal fatto che l'attuale presidente dell'ASI, ingegner Enrico Saggese, è già una volta stato nominato nel luglio dell'anno scorso presidente dell'ASI a quel che sembra senza una procedura di selezione. Per di più il suddetto Saggese, nell'agosto 2008 era già stato nominato commissario dell'ASI, in quel caso ovviamente, sempre senza procedura di selezione;
la comunità scientifica ed industriale afferente all'Agenzia spaziale italiana chiede perciò al Ministro di assicurare che le procedure della selezione del nuovo presidente dell'Agenzia spaziale italiana seguono alla lettera le procedure previste dal decreto che porta la firma del Ministro stesso -:
se siano palesemente infondate le ricorrenti voci che tale procedura verrebbe disattesa dal Ministro nel caso della Agenzia spaziale italiana;
se sia attualmente in corso un'ispezione presso l'Agenzia spaziale italiana e, in caso affermativo, quali ne siano i motivi.
(4-10793)

GRIMOLDI, CAVALLOTTO, NICOLA MOLTENI e STUCCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di giovedì 27 gennaio 2011, la «giornata della Memoria», presso il liceo artistico di Porta Romana di Firenze, si è tenuta una lezione inconsueta e molto grave per le comparazioni che sono state effettuate;
infatti, come riportato da Repubblica e da altri giornali locali, la professoressa Marzia Gentilini ha mistificato la realtà, affermando che «È arrivata una circolare che un po'mi preoccupa: entro il 15 di febbraio ciascuno di voi deve portare il certificato di nascita e di residenza»;
gli alunni, insospettiti, increduli e confusi, hanno chiesto informazioni e chiarimenti;
la professoressa ha risposto testualmente: «Non so se sia per il federalismo o cosa, ma pare che il ministero non paghi più la scuola se non siete nati a Firenze e se non sono prevalentemente nati a Firenze anche i vostri genitori e i vostri nonni. Ci faranno finire l'anno e poi ciascuno di voi deve tornare nei Paesi di provenienza della famiglia...»;
tali affermazioni, che simulavano le leggi razziali del 1938, come la professoressa

ha chiarito in seguito, hanno prodotto stupore e preoccupazione tra gli studenti;
è francamente inaccettabile e gravissimo che si paragoni, all'interno di una scuola pubblica, una riforma epocale per questo Paese, quale è il federalismo, ad una tristissima pagina della storia quale quella delle leggi razziali -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto avvenuto e se non intenda intervenire affinché non si ripetano più episodi così gravi, come quelli di cui in premessa, che mistificano la realtà in modo così subdolo e sconcertante.
(4-10803)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a partire da giugno 2010, in attuazione delle più recenti modifiche normative, è stata istituita dall'INPS a livello nazionale una commissione medica superiore alla quale vanno trasmesse tutte le pratiche amministrative, già esaminate e concluse nelle diverse sedi dell'INPS nelle singole province in materia di invalidità;
l'esame, il controllo ed il giudizio di tale commissione medica superiore istituita dall'INPS a livello centrale condizionano e vincolano la definizione delle differenti procedure amministrative, relative sia all'accertamento dei diversi stati e gradi di invalidità, sia alla verifica dei trattamenti d'invalidità già riconosciuti ed in corso di erogazione;
ne deriva che, fino all'espletamento della fase di competenza della predetta commissione nazionale, rimane sospesa l'erogazione dei trattamenti economici, già riconosciuti e sottoposti a verifica presso le sedi periferiche dell'INPS con esito positivo e conseguente riconferma del riconoscimento dello stato di invalidità;
da giugno 2010 non risulta all'interrogante che tale commissione medica superiore abbia espletato e definito il controllo delle pratiche;
ne discende una situazione assurda di paralisi e di blocco totale che pregiudica gravemente innanzitutto i tanti soggetti invalidi e disabili, che traggono proprio dai trattamenti economici già riconosciuti per le proprie condizioni di invalidità le risorse per l'acquisto dei farmaci necessari; per di più tali farmaci, in assenza del definitivo riconoscimento dello stato di invalidità a causa della paralisi in cui versa la commissione INPS a livello centrale, vanno pagati per intero dagli interessati;
nel precedente regime, in Basilicata, le pratiche venivano approvate dalle aziende sanitarie provinciali, con assoluta puntualità, sicché le persone interessate avevano ogni anno certezza del riconoscimento della propria condizione nei tempi utili -:
se e quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere nei confronti dell'INPS per sbloccare la situazione di paralisi nella quale si trova la commissione medica superiore, istituita dall'INPS a livello nazionale, con la conseguente mancata definizione da giugno 2010 delle tantissime procedure amministrative, già concluse presso le sedi INPS nelle diverse province e relative sia ai nuovi accertamenti per il riconoscimento dello stato e grado di invalidità, sia alla conferma di trattamenti economici per invalidità già riconosciuti e sottoposti a giudizio di verifica.
(5-04181)

BRANDOLINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la sede territoriale dell'INPS di Cesena, tenuto conto del bacino d'utenza,

con determinazione n. 58 del 11 marzo 2010, è stata elevata al rango di agenzia complessa;
la direzione provinciale dell'INPS di Forlì-Cesena ha provveduto alla nomina delle due posizioni organizzative, di area organizzativa e di responsabile di struttura complessa, necessarie affinché la sede di Cesena realizzi, a decorrere dal 2011, la sua autonomia operativa;
la consistente riduzione di personale - meno 30 per cento dal 2002 al 2010 - rischia di compromettere il buon esito del nuovo assetto organizzativo della sede di Cesena -:
quali iniziative intenda porre in essere per assicurare all'agenzia complessa INPS di Cesena la dotazione di personale indispensabile per assolvere adeguatamente alle proprie funzioni, considerata la dinamicità e la consistenza del territorio che gravita sulla struttura.
(5-04182)

MURER e MIOTTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, «Contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, attribuisce all'INPS nuove competenze per l'accertamento dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità», con l'intento di ottenere tempi più rapidi e modalità più chiare per il riconoscimento dei relativi benefìci, ha profondamente modificato la procedura di presentazione delle domande di accertamento, la valutazione sanitaria, la concessione delle prestazioni nonché il ricorso in giudizio;
l'INPS, con determinazione n. 189 del 20 ottobre 2009, definisce il disegno organizzativo e procedurale per l'applicazione dell'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 (msg. 24477 del 29 ottobre 2009);
le novità sostanziali sono sinteticamente le seguenti: a decorrere dal 1o gennaio 2010 le domande vanno presentate all'INPS esclusivamente in via telematica; l'istituto trasmette, in tempo reale e in via telematica, le domande alle ASL; le commissioni mediche ASL sono integrate da un medico dell'INPS quale componente effettivo; gli accertamenti sanitari conclusi con giudizio unanime dalla commissione sanitaria previa validazione da parte del responsabile della Commissione medica locale territorialmente competente, allorché comportino il riconoscimento di una prestazione economica, danno luogo all'immediata verifica dei requisiti socio economici, al fine di contenere al massimo i tempi di concessione; gli accertamenti sanitari conclusi con giudizio a maggioranza sono soggetti a successiva verifica con riesame degli atti o eventuale disposizione di una nuova visita; la commissione medica superiore effettua il monitoraggio complessivo dei verbali e ha, comunque, facoltà di estrarre posizioni da sottoporre a ulteriori accertamenti agli atti o con disposizione di nuova visita; l'INPS diventa unica controparte nell'ambito del contenzioso; nel caso in cui il giudice nomini un consulente tecnico, alle operazioni peritali dovrà obbligatoriamente presenziare un medico INPS;
nella realtà dei fatti sembra che l'introduzione della nuova procedura invece di accelerare l'iter per il riconoscimento delle invalidità lo abbia ulteriormente dilatato, in quanto presso gli uffici territoriali dell'INPS vi sono innumerevoli pratiche inevase -:
quante siano fino ad oggi le pratiche evase rispetto a quelle depositate a norma dell'articolo 20 del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2009, n. 102 e, quale sia la loro distribuzione territoriale;
quante nuove pensioni siano state riconosciute dall'entrata in vigore della procedura prevista dall'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 e quale sia la loro distribuzione territoriale;

quali siano i motivi per i quali gli uffici territoriali dell'INPS non siano in grado di evadere nei tempi stabiliti dallo stesso decreto-legge le pratiche relative all'invalidità e se tale ritardo possa essere commesso principalmente a ragioni di risparmio e alla necessità di mantenere in attivo il bilancio dell'ente rispetto alla salvaguardia dei diritti delle persone a ricevere, qualora ne abbiano titolo la pensione di invalidità e, se risulti vero che le stesse domande di invalidità non siano esaminate direttamente dal personale dell'INPS ma subappaltate a personale esterno.
(5-04184)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 198 del 2006 (codice delle pari opportunità) riunisce e coordina tra loro le disposizioni vigenti per la prevenzione e rimozione di ogni forma di discriminazione fondata sul sesso;
nonostante i numerosi strumenti normativi vigenti a tutela delle pari opportunità, la maternità continua a penalizzare le donne nel mondo del lavoro precario;
sebbene la legge tuteli le neomamme dall'essere licenziate almeno per il primo anno di vita del bambino, nessuna norma tutela le mamme il cui contratto a tempo determinato in scadenza non sia rinnovato a causa della gravidanza;
la procura della repubblica di Terni indaga su un concorso dell'azienda ospedaliera della provincia umbra, dove una ragazza, tecnico di cardiochirurgia, avrebbe perso il concorso perché incinta, nonostante la candidata dopo aver lavorato per anni a tempo determinato presso quel reparto abbia superato con il massimo dei voti le prove concorsuali -:
se i Ministri interrogati, ognuno per le proprie competenze, intendano analizzare il fenomeno in questione affinché lo spazio per la relazionalità familiare possa essere riconosciuto come necessario e per questo salvaguardato come bene essenziale, intervenendo affinché la flessibilità del lavoro non condizioni le scelte personali delle lavoratrici, inducendole a rinunciare alla maternità per non perdere il posto di lavoro.
(4-10798)

NACCARATO, MILANATO, MIOTTO e MISTRELLO DESTRO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Komastu Italia Spa - filiale dell'omonima azienda giapponese leader nella produzione di «macchine movimentazione terra», con sede in via Atheste 4 a Este (Padova) - è il più significativo stabilimento produttivo della bassa padovana;
dal 2007 l'azienda versa in una grave crisi economica per effetto del forte ridimensionamento del settore dell'edilizia, a cui si aggiungono un notevole aumento degli insoluti da parte dei clienti di Komatsu e la conseguente difficoltà ad accedere all'erogazione di nuovi finanziamenti da parte degli istituti di credito;
negli ultimi cinque anni Komastu Italia ha visto ridurre il proprio fatturato nella misura di circa il 400 per cento: la somma dei ricavi, delle vendite e delle prestazioni di servizi è passata così da circa 441 milioni di euro nel 2007 a circa 184 milioni nel 2008, fino agli 86 milioni di fatturato contabilizzati il 30 marzo 2010, data di chiusura dell'anno fiscale in Giappone. In particolare, dal 2007 al 2008, la produzione di «macchine movimentazione terra» nello stabilimento di Este è passata da una quota di 13 mila a circa 4.800 mezzi. Le previsioni aziendali relative l'anno fiscale attualmente in corso stimano un ulteriore calo della produzione di mezzi che si dovrebbe attestare a quota 2.500 escavatori. Di conseguenza per Komatsu Italia si profilano pesanti perdite che porterebbero a chiudere il prossimo bilancio aziendale con circa 9 milioni di euro di passivo;

gli amministratori di Komatsu Italia, nel tentativo di arginare il drastico calo della domanda di «mezzi movimentazione terra» - hanno predisposto il forte ridimensionamento dei reparti aziendali attraverso l'eliminazione (o la riallocazione) di importanti attività aziendali. In particolare sono stati soppressi la catena di montaggio dei sollevatori telescopici, il reparto d'assemblaggio delle «attrezzature speciali» e quello relativo ai prototipi. A questo si aggiunge la terziarizzazione di alcune attività secondarie come le «attrezzature complesse» attuate dall'azienda;
in seguito alle difficoltà del mercato dal 2009 ad oggi i dipendenti di Komastu Italia sono passati da 650 a 408 lavoratori;
il 7 aprile 2010, come riportato dalla stampa locale, nella sede della provincia di Padova - alla presenza dell'assessore provinciale al lavoro, delle RSU dell'azienda, dei rappresentanti sindacali di Cgil-Fiom, Cisl-Fim e Uil-Uilm, del comune di Este e dei delegati di Confindustria di Padova e Vicenza - si è tenuto un incontro tra le parti sociali. In tale occasione l'amministratore delegato e il direttore del personale di Komatsu Italia hanno assicurato che, da parte della proprietà, non sussisterebbe alcuna intenzione di chiudere lo stabilimento di Este e confermando, al contrario, di voler effettuare investimenti per 1,7 milioni di euro con l'avvio di tre nuovi modelli di ruspe;
il 19 aprile 2009 Komatsu Italia, ha concordato con le organizzazioni sindacali e le RSU aziendali il ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria con la causale della «ristrutturazione aziendale». Il 19 aprile 2010 gli amministratori di Komatsu Italia hanno chiesto la modifica della causale ufficializzando lo stato di «crisi aziendale» in ottemperanza della sopra citata legge ex n. 223 del 1991. Tale aggiornamento è stata imposto dall'impossibilità di dare seguito agli investimenti previsti per effetto del perdurare della recessione nel mercato delle «macchine movimentazione terra»;
nei mesi scorsi gli amministratori di Komatsu Italia hanno previsto per i dipendenti considerati in esubero la possibilità di usufruire del cosiddetto «esodo incentivato» dall'azienda, proponendo ai lavoratori un «bonus» economico corrispondente a circa 20 mila euro. Tale misura non è stata, invece, proposta per gli 83 dipendenti di cui è stata chiesta la possibilità di licenziamento;
l'attenzione e la presenza costanti dell'amministrazione comunale di Este e dell'amministrazione provinciale di Padova hanno assicurato un intervento incisivo delle istituzioni che hanno affrontato la crisi aziendale in maniera adeguata;
il 14 gennaio 2011, come riportato dagli organi della stampa locale, gli amministratori della Komatsu Italia hanno avviato la procedura di mobilità territoriale (sulla base della legge n. 223 del 1991) chiedendo il licenziamento di ulteriori 83 dipendenti (di cui 63 operai e 20 impiegati). La motivazione di tale provvedimento è da ricondursi all'impossibilità di Komatsu Italia di garantire la ricollocazione di parte dei dipendenti sospesi nel periodo di crisi aziendale come previsto dalla legge n. 223 del 1991 mediante il decreto n. 54834 del 21 ottobre 2010;
i lavoratori dello stabilimento Komatsu di Este risultano depositari di un know-how costruttivo riconosciuto dai principali operatori di «mezzi movimentazione terra», come dimostrato dalla consegna da parte di Komatsu Italia di 83 macchine (50 terne WB97S5 e 33 escavatori cingolati PC210NLC) all'Esercito italiano, dopo che l'azienda di Este è risultata aggiudicataria di due linee di mezzi richiesti dalla Forza armata. Oltre all'Esercito, Komastu Italia ha completato la fornitura di ulteriori 16 mezzi commissionati da Anas e Vigili del fuoco -:
se sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
con quali modalità intenda promuovere il dialogo tra gli amministratori di Komatsu Italia, i rappresentanti sindacali

e gli enti locali al fine di risolvere la grave crisi che ha colpito l'azienda di Este;
quali misure concrete intenda porre in essere per salvaguardare la continuità produttiva della più importante realtà produttiva della Bassa padovana e per assicurare l'attuale livello occupazionale dello stabilimento di Este.
(4-10801)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

DIMA, SCANDROGLIO e BECCALOSSI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento (CE) n. 1967/2006 ha introdotto importanti novità nel settore ittico e soprattutto una nuova normativa che ha reso più rigido l'espletamento delle attività di pesca;
l'articolo 9 del citato regolamento detta norme sulla dimensione minima delle maglie; al paragrafo 3 dell'articolo 9, per le reti trainate diverse da quelle di cui al paragrafo 4 la dimensione minima delle maglie è di 40 millimetri; al paragrafo 4, per le reti destinate alla pesca della sardina e dell'acciuga la dimensione minima delle maglie è di 20 millimetri; al paragrafo 5, per le reti da circuizione la dimensione minima delle maglie è di 14 millimetri;
all'articolo 13 sono stabiliti valori minimi di distanza dalla costa e profondità per l'uso degli attrezzi da pesca;
il paragrafo 7 dell'articolo 9 prevede che uno Stato membro può concedere una deroga al disposto dei paragrafi 3, 4 e 5 per le sciabiche da natante, le sciabiche da spiaggia e per le reti a circuizione che rientrino in un piano di gestione di cui all'articolo 19;
il mancato ottenimento delle deroghe previste dallo stesso regolamento comunitario e relative alle cosiddette «pesche speciali» (tra cui bianchetto, rossetto, cicerello) sta creando preoccupazione e disagi nelle marinerie nazionali;
questo particolare tipo di pesca rappresenta la principale fonte di guadagno di un gran numero di addetti che hanno la possibilità di integrare il proprio reddito attraverso un'attività che, espletata da molti anni con l'utilizzo di attrezzature artigianali, coinvolge anche interi nuclei familiari che concorrono a formare l'ossatura del settore della piccola pesca che, come è noto attraversando un evidente stato di crisi a causa dell'aumento dei costi di gestione che hanno determinato la chiusura di molte di queste attività e la conseguente espulsione dai bacini occupazionali di numerose unità lavorative;
il regolamento comunitario consentirebbe, sia pure razionalizzando le attività, di alleviare questo divieto innescando il meccanismo delle deroghe che si attuerebbe attraverso l'applicazione di piani di gestione della pesca predisposti dagli Stati nazionali ed al momento all'esame degli organismi della Commissione europea per l'approvazione;
il 14 gennaio 2011, sulla Gazzetta Ufficiale, è stato pubblicato il decreto 27 dicembre 2010 del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali recante «Adozione del Piano di gestione nazionale per le attività di pesca condotte con il sistema della sciabica da natante senza chiusura cosi come definito dall'articolo 2, paragrafo 1, lettera ii) del Regolamento (CE) n. 1967/2006» e lo stesso è stato inviato alla Commissione europea per consentirle di presentare le proprie osservazioni;
risulta evidente come le procedure amministrative legate all'approvazione della deroga per le «pesche speciali» siano

particolarmente complesse perché coinvolgono il Ministero, la Commissione europea e gli organismi consultivi della pesca;
risulterebbe che in altri Paesi europei, come la Spagna e la Francia, questo tipo di pesca continui ad essere praticato;
l'eventuale mancata concessione della deroga produrrebbe evidenti danni economici al sistema della piccola pesca tradizionale e speciale che ammonterebbero, per come quantificato dal Ministero, a circa 17 milioni di euro;
in molte zone del nostro Paese si vive una situazione veramente critica perché la maggior parte degli addetti del settore ittico si dedica a questo particolare tipo di pesca che coinvolge anche le famiglie, che pertanto vivono di questa unica attività;
il predetto piano di gestione nazionale prevede, sulla base dell'articolo 37 del regolamento (CE) n. 1198/2006, che «possono essere concessi aiuti per lo svolgimento di altre attività sostitutive atte a limitare e contenere lo sforzo di pesca e per compensazioni socioeconomiche» -:
quali iniziative il Ministro abbia avviato per richiedere, in attesa dell'approvazione del piano di gestione, la concessione delle deroghe per le «pesche speciali» e per far sì che la Commissione europea possa varare un provvedimento straordinario ed urgente che consenta di non perdere la campagna di pesca per il 2011 nonché per sostenere e compensare gli operatori costretti a interrompere l'attività.
(5-04188)

BRANDOLINI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di novembre 2010 sono stati aggiudicati tutti gli otto lotti per la distribuzione nelle scuole di prodotti ortofrutticoli previsti dal bando, emesso in data 5 agosto 2010 - prot. n. 0012350 dal dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità - direzione generale dello sviluppo agro-alimentare e della qualità, relativo al programma «Frutta nelle scuole» per l'anno scolastico 2010/2011;
la tempestiva assegnazione dei lotti doveva consentire di avviare fin dall'inizio dell'anno scolastico il progetto della distribuzione della frutta e delle attività di supporto, onde evitare di dover successivamente integrare la programmazione scolastica;
in alcuni lotti non risulta iniziata la distribuzione della frutta -:
se in tutti i lotti assegnati siano state rispettate le condizioni e la tempistica prevista dal bando sia per quanto riguarda le azioni di accompagnamento che per quanto concerne la distribuzione della frutta.
(5-04189)

DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la gravità della crisi attraversata dal settore suinicolo italiano è senza precedenti: un quadro che sta assumendo dimensioni drammatiche;
molti allevamenti, oberati da pesantissimi costi produzione, dovuti ai rincari delle materie prime, e dal calo dei prezzi (quasi un euro al chilogrammo) stanno rischiando la chiusura, mentre nel nostro Paese sono sempre più presenti prodotti suini stranieri;
il piano per il settore suinicolo, annunciato dall'ex Ministro Zaia, non ha finora avuto seguito e la situazione per le imprese suinicole è notevolmente peggiorata, anche a seguito dell'allarme diossina della Germania;
il settore suinicolo nazionale è una realtà di primaria importanza, con una filiera che dà occupazione a circa 70 mila addetti e 10 mila capi allevati, ma, senza un efficace processo di riorganizzazione produttiva (come già avviato dalle altre suinocolture europee), rischia effetti devastanti;

tali preoccupazioni sono state espresse, nei giorni scorsi, da tutte le associazioni agricole, che chiedono la convocazione del tavolo della filiera suinicola per una rapida definizione di interventi concreti a favore degli allevatori;
accanto alle azioni intraprese dall'Unione europea è necessario che vengano adottate, anche a livello nazionale, misure efficaci per uscire dalla crisi in atto, che mirino a valorizzare le produzioni italiane e ad abbassare i costi di produzione mediante la riduzione del costo del lavoro -:
quali urgenti iniziative intenda avviare al fine di adottare anche a livello nazionale misure efficaci per uscire dalla crisi che ha investito l'intero settore suinicolo e, in particolare, se non ritenga necessario convocare a breve il tavolo della filiera suinicola per una rapida definizione di interventi concreti a favore degli allevatori in crisi, indicando altresì per quali ragioni li piano per il settore suinicolo, annunciato dall'ex Ministro Zaia, non sia stato realizzato, causando un notevole peggioramento della fiducia nel settore, con conseguenti gravi riflessi negativi.
(5-04190)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha proposto di sopprimere l'aiuto per l'organizzazione comune di mercato dei foraggi essiccati a partire dal raccolto 2012;
la consistenza dell'aiuto è di 33 euro/tonnellata;
è opportuno ricordare che il comparto è rappresentato da 70 impianti di trasformazione, 90.000 ettari per a disidratazione di erba medica, 800.000 tonnellate/anno di foraggi essiccati e 15.000 addetti (10.000 agricoltori, 900 dipendenti diretti e 4.000 terzisti);
è altrettanto opportuno ricordare che la nuova Politica agricola comune produrrà i suoi effetti nel 2014, determinando un periodo di due anni (2012 e 2013) senza aiuti comunitari per le foraggere trasformate;
se questa ipotesi venisse confermata, le conseguenze per il comparto foraggero sarebbero molto negative; si produrrebbe una situazione che metterebbe a rischio molti impianti ed indurrebbe una drastica ed irreversibile riduzione della produzione di erba medica disidratata;
è auspicabile che l'Unione europea proroghi di due anni l'organizzazione comune di mercato con i relativi aiuti -:
se Ministri interrogati siano a conoscenza di questa eventualità e quali iniziative, in sede di Unione europea, intendano assumere per raggiungere l'auspicato obiettivo di garantire gli aiuti comunitari per l'organizzazione comune di mercato dei foraggi essiccati.
(5-04183)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI e CARLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la crisi astigiana del vino, secondo quanto risulta da un articolo pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, perdura da troppo tempo, a causa delle eccedenze in cantina, delle difficoltà da parte dei produttori nella gestione del vigneto e del mercato, nonché delle problematicità economiche dei consorzi, degli enti pubblici e delle organizzazioni del settore;
il medesimo articolo, riporta che il Ministro interrogato, si è impegnato a far fronte allo stato di crisi dei vignaioli piemontesi e alle DOCG e DOC, Barbera, Dolcetto e Brachetto d'Acqui, destinando una parte dei fondi previsti del programma nazionale di sostegno del settore;
a giudizio dell'interrogante, nonostante negli ultimi trent'anni i finanziamenti

alle cooperative vinicole piemontesi siano stati altissimi, l'ultimo biennio 2007-2009, pari a circa 8 milioni di euro, almeno la metà della cifra è stata utilizzata in maniera evidentemente sbagliata;
risultano infatti palesi, come confermato anche da autorevoli produttori di vino piemontesi, una seria di errori commessi in Piemonte di una parte dei produttori del settore: dagli investimenti sbagliati, alla vendita di vino sottocosto e sprechi finanziari di altro genere, ad un immobilismo da parte delle nuove generazioni di produttori, incapaci di sviluppare e rilanciare i vini piemontesi fra i migliori e più pregiati al mondo -:
se corrisponda al vero, quanto esposto in premessa, con riferimento all'iniziativa da parte del Ministro interrogato, sulla destinazione dei fondi del programma nazionale di sostegno al settore, nei riguardi dei vini piemontesi;
se corrisponda altresì al vero la decisione di accordare la distillazione di crisi per eliminare le scorte di oltre 200 mila ettolitri di prodotto, consentendo per i produttori piemontesi di trasformare in alcol le uve in eccedenza;
se non ritenga, infine, opportuno in considerazione della situazione di crisi in cui versa il settore vinicolo piemontese, la cui filiera rappresenta un importante elemento per l'economia regionale e nazionale, di convocare un incontro con i rappresentanti del settore e le categorie interessate, al fine di addivenire a rapide soluzioni, che possano rilanciare lo sviluppo e la competitività dei vini piemontesi, la cui tradizione enologica è famosa in Italia e nel mondo.
(4-10796)

MARCO CARRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento di macellazione di suini Ghinzelli, localizzato a Viadana (Mantova), sta vivendo una situazione drammatica in quanto da circa quattro mesi è in regime di commissariamento a seguito di decisione del tribunale;
tale situazione è derivata da gravi irregolarità gestionali e da uno stato di grave difficoltà nell'ambito del mercato della macellazione suina;
appare che lo stato di grave difficoltà del settore della macellazione suina dipenda anche dal «fiorire» di fenomeni che affondano le loro radici nella illegalità;
in ragione dei punti di cui sopra, i soci del macello Ghinzelli stanno prefigurando uno scenario drammatico per i 159 dipendenti paventando la richiesta di mobilità;
se così dovesse essere, i destini di questi lavoratori e delle loro famiglie sarebbe irrimediabilmente segnato in negativo -:
se il Ministro sia a conoscenza del fatto che il settore della macellazione suina potrebbe essere «drogato» da fenomeni di illegalità e, se sì, quali provvedimenti siano stati adottati, o si intenda adottare, per combattere tali fenomeni e restituire la macellazione suina alla assoluta legalità;
se il Governo intenda decretare lo stato di crisi del settore;
se si intenda convocare urgentemente le parti, costituendo un tavolo negoziale che abbia l'obiettivo di garantire la continuità produttiva.
(4-10797)

LO MONTE, COMMERCIO, LATTERI e LOMBARDO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2011 nel corso della trasmissione televisiva di Raiuno Bontà Loro il giornalista Alessandro Di Pietro ha invitato a non acquistare per due giorni il pomodorino di Pachino in quanto la sua produzione sarebbe «in odore di mafia», sferrando così un attacco tanto irragionevole

quanto pericoloso contro uno dei prodotti d'eccellenza dell'agricoltura siciliana;
non si tiene in debito conto delle gravi ripercussioni e dell'inevitabile trascinamento che questi irresponsabili annunci hanno sui produttori onesti e sull'intero comparto agricolo, delle loro fatiche non solo per produrre ma anche per affrontare la dura legge del mercato che non sempre premia i loro sacrifici né riconosce loro il giusto ricavo;
il prodotto «pomodoro di Pachino» si è conquistato nel tempo un'invidiabile reputazione di eccellenza qualitativa;
tutte le aziende aderenti al consorzio IGP pomodoro di Pachino sono obbligate ad attenersi alle norme di produzione e confezionamento stabilite dal disciplinare di produzione, e sono soggette ai controlli di filiera che lo stesso consorzio è chiamato ad effettuare su incarico del Ministero delle politiche agricole e forestali ed in quanto tali operano nella più assoluta legalità e sotto il controllo costante dell'ente Certificatore di qualità;
il consumatore è garantito circa la qualità e l'autenticità della provenienza del pomodoro di Pachino, che può essere prodotto e confezionato solo in una ristretta area geografica, dal marchio IGP apposto sulle confezioni o sui frutti singoli mediante bollino distintivo;
il suddetto consorzio si propone come un modello di economia sana, frutto dello sforzo di un gruppo di imprenditori concorrenti che hanno scelto di operare insieme per certificare la filiera sotto l'egida della Comunità europea, unico vero modo per contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata;
il marchio «IGP pomodoro di Pachino» è l'unico requisito che permette ad un pomodoro di essere chiamato senza ambiguità «Pomodoro di Pachino». Altri prodotti provenienti da altre località geografiche, seppure con simile forma, non possono fregiarsi di tale nome, che è ricoperto da marchio di qualità registrato ai sensi delle norme dell'Unione europea;
il Consorzio IGP pomodoro di Pachino si è già impegnato pubblicamente a mettersi a completa disposizione delle autorità per sorvegliare e reprimere possibili abusi e speculazioni che possano verificarsi nell'ambito del comparto ortofrutticolo, a tutela dei produttori che rappresenta e del comparto economico locale. Lo stesso consorzio si è altresì reso disponibile a dimostrare le reali condizioni in cui il prodotto viene coltivato, lavorato, confezionato e distribuito;
se, a causa di un anomalo allungamento della catena distributiva del prodotto tipico, vengono a crearsi speculazioni o infiltrazioni da parte di organizzazioni malavitose, ciò non può giustificare un attacco ai produttori dello stesso;
il Governo regionale siciliano è da tempo ormai costantemente impegnato, a difesa dell'immagine del prodotto, nel contrastare la cattiva informazione, al fine di garantire il reddito ed il futuro degli agricoltori siciliani a lavoro in un'ardua sfida di competizione e di mercato, nella consapevolezza dell'importanza strategica del comparto economico -:
se il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali non ritenga, a tutela dei produttori del pomodorino di Pachino, di intervenire a difesa di uno dei prodotti d'eccellenza del nostro Paese anche attraverso adeguati meccanismi di sponsorizzazione pubblicitaria;
se il Ministro dell'interno non ritenga di garantire il massimo impegno a tutela dei produttori del pomodorino di Pachino assicurando il massimo di presenza delle forze dell'ordine nella lotta alle contraffazioni, alle infiltrazioni mafiose e alle speculazioni che possono determinarsi a causa di anomali allungamenti della catena distributiva dei prodotti agricoli, ed in particolare di quelli tipici.
(4-10806)

TESTO AGGIORNATO AL 23 FEBBRAIO 2012

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione - Per sapere - premesso che:
l'articolo 54 del testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali - decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965 - prevede che, in caso di infortunio sul lavoro che abbia per conseguenza la morte o l'inabilità al lavoro per più di tre giorni, il datore di lavoro sia obbligato a darne comunicazione entro 48 ore all'autorità di pubblica sicurezza del comune in cui è avvenuto l'infortunio medesimo;
ciò, per i comuni laddove l'autorità di pubblica sicurezza coincide con la figura del sindaco in mancanza di commissariati, rappresenta soltanto maggiori costi in termini organizzativi, di smaltimento burocratico e di impiego di risorse umane, a fronte di nessuna entrata giacché la sanzione in cui incorre il datore di lavoro che non ottempera a siffatto obbligo viene incassata non già dal comune, bensì dallo Stato;
peraltro, si ritiene detta disposizione anacronistica dal momento in cui l'Inail ha introdotto la denuncia telematica -:
se il Ministro non ritenga opportuno, in un'ottica di snellimento delle procedure e di semplificazione dei rapporti con l'amministrazione, prevedere (in alternativa alla comunicazione unica al solo ente assicuratore, che provvederà a darne notizia alla competente direzione provinciale del lavoro) che anche la denuncia all'autorità di pubblica sicurezza e quindi - laddove mancante - al Comune in cui è avvenuto l'infortunio, sia fatta per via telematica.
(4-10788)

SILIQUINI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
non vi è nessun riferimento nel decreto legislativo n. 322 del 1989, che istituisce il Sistema statistico nazionale - SISTAN, riguardo a chi deve dirigere gli uffici di statistica, mentre già nel regio decreto legge 24 marzo 1930, n. 436, e nella legge n. 1748 del 1930, restate dal 1989 disattese, veniva «Riconosciuta l'urgente ed assoluta necessità di promuovere la preparazione tecnica del personale destinato ad esercitare funzioni direttive negli uffici di statistica istituiti presso enti statali, parastatali e autarchici», quindi nell'articolato veniva deciso che:
«articolo 1 - Gli uffici di statistica esistenti o che verranno istituiti presso enti autarchici e parastatali devono avere funzioni organicamente distinte da quelle degli altri servizi ed essere diretti da persone fornite di speciale abilitazione nelle discipline statistiche.
articolo 2 - I funzionari addetti alla direzione degli uffici di statistica delle amministrazioni dello Stato a termini del regio decreto-legge 27 maggio 1929, n. 1285, devono essere forniti del titolo di speciale abilitazione nelle discipline statistiche di cui al seguente articolo 3 - L'abilitazione alle funzioni suindicate si consegue mediante un esame sostenuto presso le università o gli istituti superiori del regno in conformità delle disposizioni che saranno impartite con decreto del capo del governo, di concerto col ministro per l'educazione nazionale»;
per garantire la necessaria professionalità negli uffici di statistica del SISTAN il Comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica - Comstat, emanava la direttiva n. 1/ del 15 ottobre 1991, reiterandola per le varie diversità di enti, con le «Disposizioni per gli uffici di statistica del Sistema statistico nazionale, loro organizzazione o loro eventuale riorganizzazione, che all'articolo 4, dice:
«1. Il personale dell'ufficio di statistica deve essere quantitativamente e qualitativamente

adeguato all'attività statistica da svolgere e possedere la preparazione professionale statistico-informatica necessaria per l'uso delle apparecchiature informatiche in dotazione.
2. Il responsabile dell'ufficio deve essere preferibilmente un funzionario con precedenti esperienze statistiche, per aver diretto uffici di statistica o per aver curato particolari indagini statistiche, oppure laureato o diplomato in discipline statistiche o che abbia superato corsi di qualificazione professionale in materie statistiche o, ancora, che abbia svolto ricerche o pubblicato lavori di rilievo nello stesso campo»;
ne è derivato che da venti anni si verifica la deprofessionalizzazione specifica del Sistema statistico nazionale, come risulta dalle annuali «Relazioni al Parlamento sull'attività dell'Istat sulla raccolta, trattamento e diffusione dei dati statistici della P.A. e sullo stato di attuazione del programma statistico nazionale», ultima del maggio 2010 con dati dell'anno 2009; infatti i laureati in statistica sono solo il 5,4 per cento degli oltre 10 mila addetti negli uffici di statistica e alla loro direzione, per la quale talvolta è necessario sentire il presidente dell'Istat, la quota dei laureati in statistica è pari al 3,2 per cento, contro il 18,1 per cento dei laureati in materie giuridiche. Le quote più alte di responsabili laureati in statistica si osservano per le amministrazioni centrali (44,4 per cento), per gli enti nazionali (37,9 per cento) e per le regioni e province autonome (23,8 per cento). Si riconferma, invece, lo scarso peso della specializzazione in discipline statistiche nelle altre amministrazioni, in particolare nei comuni fino a 100 mila abitanti (1,5 per cento) e meno nelle prefetture-Utg, alle quali, in assenza di professionalità specifica nell'ufficio, «compete il collegamento e l'interconnessione a livello provinciale di tutte le fonti pubbliche preposte alla raccolta ed alla elaborazione dei dati statistici, come individuate dall'ISTAT»; eppure il regio decreto-legge 24 marzo 1930, n. 436, e la legge n. 1748 del 1930 prevedeva che per dirigere l'ufficio di statistica era necessario aver superato l'esame di Stato nelle discipline statistiche, tutt'ora esistente e nella forma delle lauree 3+2, ora necessario solo per certificare la professionalità di chi va a dirigere gli uffici di statistica nella pubblica amministrazione, in quanto tale esame non garantisce l'iscrizione ad un Albo professionale tutt'ora non esistente, anche se dal 1966, ossia da 46 anni, sono state presentate in Parlamento nelle varie legislature specifiche proposte di legge, e ora anche la sottoscritta ha presentato alla Camera una proposta di legge, che reca il n. 1294, sull'Ordinamento della professione di statistico nonché l'istituzione dell'Ordine e dell'albo degli statistici;
giova ricordare che negli uffici di statistica è stato assunto il 94,6 per cento di non statistici, mentre gli statistici operativi attualmente in Italia sono oltre 30 mila, dato che dalle università negli ultimi anni, con dati di difficile reperimento visto che l'Istat pubblica nell'annuario statistico i laureati in scienze statistiche globalmente con i laureati in economia, sono usciti nella totalità delle diverse specializzazioni in attuariali, demografiche, economiche, e altro negli anni 1981 (227 laureati), 1986 (336), 1991 (544), 1996 (-860), 2001 (1.428), 2002 (1.845), 2003 (1.903), 2004 (1.845), 2005 (1.689), 2006 (1.360), 2007 (1.128), 2008 (1.134), 2009 (1.223); ossia un numero più che sufficiente a coprire le necessità operative e professionali degli uffici di statistica del SISTAN;
inoltre risulta che sono 10.063 gli addetti alla statistica pubblica che operano negli uffici di statistica (3.391) per cui il numero medio di addetti nel 2009 è di 3,0 addetti per ufficio e data la scarsa professionalità specifica in campo statistico degli addetti negli uffici, con diplomi di secondo grado il 59,6 per cento, la quasi metà degli uffici rispondenti al questionario dell'ISTAT dichiara di non svolgere mai la validazione delle pubblicazioni (46,9 per cento), il 41,1 per cento lo fa a volte e solo il 6,8 per cento lo fa sempre, per cui i dati che diventano statistiche

ufficiali vengono solo in parte certificati, nonostante le specifiche direttive del Comstat;
è noto che molti posti messi a concorso per statistici negli uffici di statistica della pubblica amministrazione sono stati assegnati erroneamente anche a laureati in scienze politiche ed in economia e commercio, data la generica equipollenza con scienze statistiche, facendo riferimento al decreto 12 agosto 1991, che però riguardo ai pubblici concorsi è stato integrato, riservando quindi agli statistici i posti di «collaboratore statistico» nella pubblica amministrazione, come segue: 1. Il decreto del 12 agosto 1991, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 212, del 10 settembre 1991, relativo all'equipollenza delle lauree in scienze statistiche viene integrato come segue: «Ai pubblici concorsi per il profilo professionale di collaboratore statistico possono partecipare soltanto i laureati in scienze statistiche e demografiche, scienze statistiche e attuariali e scienze statistiche ed economiche», Decreto Interministeriale 12 agosto 1991 (Gazzetta Ufficiale del 10 settembre 1991, n. 212);
occorre sapere che nel SISTAN il 96 per cento degli uffici di statistica è costituito da strutture polifunzionali che non svolgono compiti unicamente statistici, mentre nel regio decreto legge 24 marzo 1930, n. 436 veniva deciso che gli uffici di statistica «devono avere funzioni organicamente distinte da quelle degli altri servizi», e il principio è stato reiterato, ma senza risultato, nelle direttive del Comstat, dove per l'assetto organizzativo è detto che gli uffici di statistica devono avere «funzioni organicamente distinte da quelle di altri servizi» e che tale autonomia funzionale «è realizzata, di norma, costituendo l'ufficio stesso in unità organica a se stante» -:
se non ritenga opportuno:
a) attivarsi per richiamare la responsabilità dei vertici delle amministrazioni pubbliche, alle cui dipendenze dovrebbe essere l'ufficio di statistica, verso l'applicazione del regio decreto legge 24 marzo 1930, n. 436, e della legge n. 1748 del 1930 per quanto attiene alla reale professionalità degli operatori, specie dei direttori degli uffici di statistica, mediante l'emanazione di una specifica direttiva per gli uffici di statistica che garantisca nel loro ambito la necessaria professionalità statistica degli addetti, ora ridotta al 5,4 per cento, visto che non è stata garantita né dal Comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica - Comstat, né dalla Commissione per la garanzia dell'Informazione Statistica (CGIS) e neppure dallo stesso istituto nazionale di statistica - Istat;
b) assumere iniziative dirette a rivedere le norme del decreto legislativo n. 322 del 1989, al fine di integrarlo con il recepire le disposizioni del regio decreto legge 24 marzo 1930, n. 436, e della legge n. 1748 del 1930 e predisponendo delle modifiche alle emanate Direttive del Comstat al fine di garantire negli uffici di statistica, in futuro, la presenza di personale già qualificato da specifici studi accademici e la cui professionalità sia attestata dall'avere superato l'esame di Stato nelle discipline statistiche, come era prima del 1989.
(4-10790)

TESTO AGGIORNATO AL 25 FEBBRAIO 2011

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SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni con il progressivo abbassamento del limite di vitalità dei neonati prematuri diventano sempre più attuali e critiche le problematiche non definite della legge 194;

i dati forniti dal Vermont Oxford Network, che raccoglie informazioni su migliaia di prematuri ricoverati nei centri di terapia intensiva prenatale, anche italiani, rilevano che oggi sopravvive circa il 6 per cento di tutti i nati a 22 settimane di gestazione, questa percentuale sale a circa il 20-30 per cento nei nati a 23 settimane;
l'assistenza intensiva neonatale è andata molto avanti rispetto al 1978 quando fu promulgata la legge 194, quando ancora si pensava che la soglia di vitalità fosse a 24-25 settimane e che prima non ci fosse alcuna possibilità di sopravvivenza;
nel nostro Paese accade sempre più spesso che i neonatologi debbano ricorrere all'assistenza di feti vitali dopo un'interruzione volontaria della gravidanza;
risulta necessaria, alla luce dei recenti risultati e progressi scientifici, una migliore definizione di alcuni punti critici e non definiti della legge 194 come l'età di effettuazione dell'aborto tardivo, le modalità di esecuzione dell'aborto e le indicazioni all'interruzione volontaria della gravidanza dopo i primi 90 giorni, per evitare che in presenza di un feto abortito e vitale le responsabilità di una scelta vengano scaricate solo sui neonatologi spesso accusati o di mancata assistenza o di accanimento terapeutico -:
quali iniziative urgenti, anche a livello normativo, intenda adottare al fine di modificare la legge del 1978 che oggi dovrebbe essere aggiornata e meglio definita tenendo presenti gli sviluppi della scienza che hanno portato alla sopravvivenza di neonati estremamente pretermine e se non ritenga necessario modificare in tal senso anche la normativa sui consultori, promuovendone e favorendone il ruolo nel senso di garantire la partecipazione delle famiglie e delle associazioni di volontariato, nonché la loro collaborazione con le strutture pubbliche.
(5-04191)

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'influenza stagionale entra nella cosiddetta settimana «nera» e molto probabilmente stiamo vivendo il picco della stagione influenzale;
gli esperti stimano che la vera influenza abbia messo a letto 700 mila italiani, cui si sommano circa 400 mila casi di virus respiratori invernali, per un totale di 1,1 milioni di persone. I più bersagliati sono, in entrambi i casi, bambini e ragazzi, ma sono in aumento anche gli adulti colpiti;
si è trattato di una stagione pesante visto che si sono avute decine di morti accertate per l'influenza A/H1N1 in Italia;
questo virus, secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss) rappresenta il 60-70 per cento dei casi d'influenza, una percentuale comunque inferiore al 2010 quando la totalità dei casi era imputabile all'influenza A;
sul virus A/H1N1, in particolare, ha precisato l'esperto dell'Istituto superiore di sanità, sono state registrate piccole mutazioni, ma queste non influenzano né la risposta al vaccino, né la terapia, né hanno effetti sulla virulenza del virus;
tuttavia sembrano aumentare in vista della settimana di picco influenzale i casi con esito letale, pur rimanendo una minoranza;
l'influenza A causata dal virus H1N1 è particolarmente aggressiva in molti giovani e gli esperti non riescono ancora a comprendere le cause di questa virulenza nella popolazione giovane -:
quali iniziative intenda assumere o abbia assunto il Ministro interrogato al fine di rafforzare le misure di prevenzione sanitaria fino ad ora messe in campo e come si intenda circoscrivere efficacemente il diffondersi del contagio soprattutto nella popolazione giovane.
(5-04192)

MIOTTO, ZACCARIA e MORASSUT. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da recenti notizie giornalistiche si apprende che il Presidente della giunta regionale del Lazio, commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, Renata Polverini, non ha confermato al professor Massimo Martelli, primario del reparto di chirurgia dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, l'incarico di commissario straordinario per la gestione della medesima struttura ospedaliera;
nel luglio 2010 l'incarico di commissario straordinario per una durata di sei mesi era stato affidato al professor Martelli dalla stessa presidente Polverini, al fine di fronteggiare - in via emergenziale e in attesa della nomina del nuovo direttore generale - la grave situazione di irregolarità amministrativa nonché le difficoltà gestionali della struttura ospedaliera, la quale versava in preoccupanti condizioni di degrado e malfunzionamento;
il professor Massimo Martelli è un professionista di ben note qualità e dal curriculum professionale di prim'ordine, essendo stato a lungo, tra le altre cose, direttore del dipartimento malattie polmonari presso la medesima struttura ospedaliera, membro del Consiglio superiore di sanità, consigliere dell'ordine dei medici di Roma nonché convinto difensore della struttura ospedaliera San Camillo Forlanini a fronte delle ipotesi di chiusura paventate in passato;
come si apprende da notizie di stampa, il Professor Martelli aveva predisposto e presentato ad alcuni collaboratori della presidente Polverini un articolato piano di recupero e risanamento amministrativo, contabile e gestionale dell'azienda San Camillo Forlanini;
il piano di intervento, improntato ad una politica di risanamento contabile, riduzione della spesa, valorizzazione dei reparti di eccellenza, necessitava di un periodo di tempo superiore al semestre di cui disponeva il commissario Martelli, come egli stesso non aveva mancato di far notare agli uffici regionali;
non può che destare viva e sincera preoccupazione il fatto che ad un progetto di risanamento di una struttura ospedaliera così importante per la città di Roma e, più in generale, per l'intero sistema sanitario nazionale non sia stata concessa la possibilità di esplicare i propri effetti nel tempo ma, al contrario, esso sia stato interrotto per una sostituzione del commissario straordinario;
la sanità pubblica in Italia rappresenta il perno del sistema di assistenza e tutela della salute degli individui, in attuazione dell'omonimo diritto sancito dall'articolo 32, comma primo della Costituzione;
il buon andamento e l'imparzialità della Pubblica Amministrazione sono principi costituzionalmente riconosciuti all'articolo 97 e impongono scelte improntate alla trasparenza, regolarità e al merito dei soggetti investiti di poteri pubblici;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e se non ritenga di acquisire, anche per il tramite della gestione commissariale, più precise motivazioni connesse alla mancata conferma dell'incarico al professor Massimo Martelli, nonché se non ritenga di dover adottare, nel pieno rispetto delle competenze regionali, le misure necessarie a far sì che il piano di risanamento del San Camillo Forlanini possa essere concretamente attuato e se non ritenga altresì che un settore di grande rilievo quale quello connesso alle responsabilità gestionali dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini non necessiti di più immediati e incisivi interventi differenti dalla semplice sostituzione - peraltro apparentemente non motivata - del commissario straordinario.
(5-04193)

Interrogazioni a risposta scritta:

FRASSINETTI, CECCACCI RUBINO, GIAMMANCO, MANCUSO e CATANOSO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da diversi articoli di stampa è noto che nella notte di venerdì 28 gennaio 2011, in un ippodromo di Trieste, dopo un'atroce e lunga agonia, è morto un purosangue di nome Lario Ld a causa delle pessime condizioni in cui era costretto a vivere da diverso tempo all'interno dell'ippodromo;
anche gli altri cavalli ritrovati nell'ippodromo, posti subito sotto sequestro dopo la morte del purosangue Lario, versavano in gravi condizioni di denutrimento e sporcizia;
il medico veterinario, intervenuto dopo il decesso, ha accertato che le condizioni dei box erano «al limite»: nei box non c'era fieno, né avena, né altro cibo e le stalle erano sporchissime al punto che i cavalli erano costretti a stare nei box con le zampe nei loro escrementi;
le condizioni di abbandono in cui versavano gli animali erano già note alla polizia municipale già da alcune settimane prima del decesso del purosangue. Stando a quanto riferito dalla polizia municipale, questa era intervenuta dopo alcune telefonate anonime effettuando dei sopralluoghi presso l'ippodromo e rilevando il grave stato di abbandono dei cavalli;
dopo i sopralluoghi gli agenti avrebbero immediatamente contattato i proprietari dell'ippodromo che rispondevano di non potersi prendere più cura nei migliori dei modi dei tre cavalli appartenenti alla signora Elisa V. in quanto ella non pagava da mesi le spettanze per il mantenimento dei suoi cavalli;
dopo il decesso del purosangue la polizia municipale ha trasmesso gli atti alla procura della Repubblica che dovrà valutare gli eventuali illeciti a carico dei proprietari dell'ippodromo e della proprietaria degli animali;
la grave situazione di abbandono che si è verificata nell'ippodromo di Trieste, tra l'altro già nota da diverso tempo alle autorità di polizia locali, e la conseguente tragedia che si è consumata rappresentano un episodio gravissimo di maltrattamento di animali che, stando a quanto riportato nelle notizie di stampa, poteva essere scongiurata con una maggiore attenzione dei soggetti coinvolti nella vicenda -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di scongiurare il ripetersi di simili vicende.
(4-10808)

DI PIETRO, PALAGIANO, MURA e FARINA COSCIONI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Governo, con il decreto-legge n. 225 del 2010 cosiddetto mille-proroghe attualmente in discussione al Senato (S. 2518), ha previsto un intervento di cento milioni a favore dei malati di sclerosi laterale amiotrofica (SLA);
tale previsione giunge al termine di una battaglia intrapresa dai malati e dalle loro famiglie, per rivendicare il sacrosanto diritto all'assistenza e quindi il diritto ad una vita dignitosa;
la disposizione citata riconosce un generico contributo, ma senza esplicitare quanto andrà alla ricerca e quanto all'assistenza diretta, ossia alle persone, con il conseguente rischio che anche questa volta alle famiglie non arriverà nulla. Manca, inoltre, la previsione di un diritto che sia valido al di là delle disponibilità residuali ed eccezionali di bilancio. Si rischia di tradire, pertanto, l'esigenza di un'immediata disponibilità dei fondi;
se da una parte, infatti, si concedono 100 milioni per il solo 2011 e soltanto per i malati di SLA, dall'altra il Governo ha

proceduto ad una pesante retrazione della spesa sociale, tagliando le risorse da destinare ai servizi alla persona (fondo nazionale per le politiche sociali, fondo per le politiche della famiglia, fondo per le politiche giovanili, il fondo per l'infanzia e l'adolescenza e il fondo per il servizio civile, fondo sociale per l'inclusione sociale degli immigrati e altro) e addirittura azzerando il fondo per la non autosufficienza;
pur intervenendo, giustamente, a sostegno delle persone affette da SLA, si ritiene che il Governo si sia dimenticato di altre che versano in situazioni altrettanto delicate, prefigurandosi un evidente ed irragionevole disparità di trattamento;
i fondi da destinare ai malati di SLA, inoltre, gravano sull'ammontare delle risorse complessivamente destinate al «5 per mille» per il 2011, con conseguente pregiudizio tanto per il settore «no profit», quanto per la libertà dei contribuenti decisi a destinare la propria quota dell'imposta sui redditi a sostegno degli operatori del terzo settore -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per intraprendere una politica di welfare realmente capace di dare risposte alle istanze dei cittadini più deboli e per garantire l'immediata disponibilità dei fondi e il celere e corretto impiego delle risorse destinate agli interventi in tema di sclerosi laterale amiotrofica e assistenza domiciliare.
(4-10810)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo le associazioni dei consumatori, a poco più di un anno dal suo debutto, la cosiddetta «class action», ovvero l'azione di classe di tutela collettiva risarcitoria che consente di attivare un unico processo per ottenere il risarcimento del danno subito da un gruppo di cittadini a causa del comportamento di un'azienda scorretta, si è rivelata una delusione;
il bilancio presenta infatti, a giudizio delle predette associazioni, più ombre che luci, in considerazione dell'evidente farraginosità della normativa, che comporta un rischio troppo elevato per chi promuove l'azione in termini di costi, interamente addebitati a carico del ricorrente;
appare chiara la distanza notevole rispetto all'esperienza americana, individuata come «patria» della «class action», in cui sono stati ottenuti maxi risarcimenti dai consumatori nei confronti delle più grandi multinazionali;
risulta inoltre manifesta, secondo i consumatori, l'assenza nella normativa italiana, del cosiddetto «danno punitivo», che invece vige negli Stati Uniti, che consente ai cittadini di essere risarciti anche moralmente per il danno subìto, con la conseguenza che le aziende americane possono essere colpite duramente da pesanti sanzioni -:
se non ritenga urgente prevedere un incontro con le associazioni di categoria, esposte in premessa, al fine di promuovere eventuali modifiche dell'attuale normativa in materia di «class action» che, come sostenuto dalle medesime associazioni, risulta evidentemente carente ed insufficiente sul piano della tutela dei diritti dei cittadini, nonché della stessa azione risarcitoria, in considerazione, fra l'altro, che la «class action» può essere promossa contro illeciti commessi successivamente all'entrata in vigore della cosiddetta «legge sviluppo» che di fatto ha cancellato l'aspettativa di migliaia di consumatori frodati dai grandi crac finanziari, quali Cirio e Parmalat.
(5-04180)

TRAPPOLINO, SERENI, BOCCI, VERINI, GOZI e LULLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 15 dicembre 2010 il Ministro dello sviluppo economico ha incontrato i vertici della LyondellBasell, proprietaria dello stabilimento di polipropilene di Terni le cui produzioni sono cessate nel febbraio 2010;
una NewCo, con in testa Novamont - azienda leader nel settore della chimica verde - ha manifestato alle istituzioni locali e al Ministero dello sviluppo economico la volontà di realizzare un piano per il rilancio e la reindustrializzazione del polo chimico ternano attraverso produzioni innovative e compatibili con l'ambiente;
il polo chimico di Terni - con i suoi oltre mille occupati tra diretti e indotto - è per l'Umbria elemento strategico nel quadro del rafforzamento competitivo del sistema produttivo regionale, all'interno di una cornice di sviluppo che individua nella «green economy» uno dei principali driver del rilancio del sistema economico e produttivo;
il 1o luglio 2010 il sottosegretario Stefano Saglia ha affermato che «il Governo e le istituzioni si impegnano nei confronti di Basell ad accompagnare la trattativa per assicurare l'unitarietà del polo chimico ternano. Il Ministero si impegna a concludere la trattativa nei prossimi mesi o comunque nel più breve tempo possibile;
l'ingresso di ENI in Novamont e l'accordo tra Polimeri Europa e la stessa Novamont su Porto Torres determina le condizioni per un rilancio dell'industria chimica italiana attraverso una forte innovazione in direzione della sostenibilità ambientale;
il polo chimico di Terni rappresenta, a detta della stessa Novamont, un elemento fondamentale di questa rete della chimica verde italiana, potendo contare su know-how, integrazione e una tradizione di assoluta eccellenza;
i sindacati Filctem, Femca, Ulcem segnalano che la Basell sta accelerando la smobilitazione delle maestranze ancora presenti «facendo leva sugli accordi sottoscritti, attraverso il trasferimento dei lavoratori a Ferrara, la presentazione di società per la ricollocazione del personale in altre aziende del territorio, tentativi di sottoscrivere accordi per utilizzare i lavoratori in CIG, temporaneamente in altre aziende del territorio», vale a dire un complesso di atti che, secondo i sindacati, sarebbero tesi ad «eliminare le conoscenze che dovrebbero proseguire l'attività»;
sabato 4 febbraio 2011, a Terni, il Commissario europeo per l'industria e il turismo Tajani, parlando della trattativa tra Novamont e Basell ha riferito di una possibile mediazione ad opera dell'organizzazione europea della chimica e ad una sua personale disponibilità a guidare un tavolo tecnico europeo;
la regione Umbria, tramite l'assessore all'Industria, in data 10 gennaio ha segnalato al Ministero dello sviluppo economico l'esigenza di inserire la questione del polo chimico ternano all'interno della revisione del patto di territorio, sottoscritto da Governo, regione e enti locali nel 2005, individuando in particolare nell'accordo di programma lo strumento istituzionale entro cui affrontare la questione Basell e del polo chimico ternano;
il rilancio del polo chimico di Terni attraverso la chimica verde riguarda più complessivamente la qualità del rilancio dell'industria chimica italiana -:
quali sviluppi siano a conoscenza del Governo circa i contatti in corso tra Novamont e Basell e quali iniziative abbia assunto dopo il 15 dicembre 2010, per favorire la positiva conclusione della trattativa e la realizzazione del piano di Novamont per il sito di Terni;

se disponga più in generale di informazioni in merito all'evoluzione del piano di rilancio industriale sulla chimica verde ipotizzato da Novamont;
se non ritenga necessario convocare rapidamente un tavolo nazionale sulla situazione del polo chimico di Terni, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti economici, sociali, istituzionali a vario titolo coinvolti;
se non ritenga opportuno in quella sede raccogliere positivamente la proposta della regione e degli enti locali interessati volta ad aggiornare il patto di territorio del 2005 e a stipulare un apposito accordo di programma per integrare tutte le risorse e le disponibilità - pubbliche e private - disponibili ad impegnarsi per il rilancio del polo chimico ternano;
se intenda esplorare l'eventualità segnalata dal commissario europeo in merito ad una possibile mediazione ad opera dell'organizzazione europea della chimica.
(5-04186)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI PIETRO, PORCINO, PALADINI, ANIELLO FORMISANO e PALAGIANO. - Al Ministro dello sviluppo economico Per sapere - premesso che:
Firema Trasporti è una società per azioni italiana del settore metalmeccanico che si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di locomotive, treni, metropolitane e tram;
in seguito alla sentenza di insolvenza del Tribunale di S. Maria C.V. del 13 agosto 2010, con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 2 agosto 2010, è stata decretata l'amministrazione straordinaria e nominato come commissario straordinario l'avvocato Ernesto Stajano;
il gruppo Firema attualmente dà lavoro a circa 900 persone, dislocate nei siti di Milano, Spello, Tito, di cui quasi 550 solo a Caserta, oltre ad un notevole indotto nella stessa provincia e regione;
l'azienda nasce dalla costituzione, nel 1993, della Firema Trasporti con la partecipazione al 49 per cento dell'IRI tramite Ansaldo S.p.A. e la fusione delle principali aziende private del settore riunite in Firema Finanziaria S.r.l. L'obiettivo dell'operazione era quello di poter mantenere la competitività in un settore, nel quale le piccole realtà produttive hanno ormai poca possibilità di sopravvivenza, in un mercato aperto più che mai alla concorrenza straniera e caratterizzato dalla presenza di competitori mondiali, quali Ansaldo Breda, Alstom, Bombardier e Siemens;
le principali aziende confluite nella Firema e che vantano tutte più di 80 anni di storia sono: FIREMA Caserta (che ha raggruppato le ex officine Casertane, ex fiore Ce e ex fiore Ercolano,) FIREMA Tito Scalo (PZ) (ex Metalmeccanica Lucana), FIREMA Milano (progettazione), FIREMA cantieri Roma, FIREMA Spello riparazioni apparecchiature elettroniche;
in seguito alla gestione inadeguata della proprietà che ha portato all'amministrazione straordinaria dell'azienda ad una perdita di credibilità nei confronti di creditori e clienti, i lavoratori della FIREMA si trovano a combattere una battaglia per la conservazione del posto di lavoro;
l'attuale portafoglio ordini da completare consiste in:
n. 14 treni a 2 piani per Ferrovie Nord Milano (T.S.R. treno per servizio regionale); Meneghino, prodotto per la metropolitana di Milano in 40 unità da sei casse l'una (il Meneghino è un elettrotreno interoperabile per metropolitana della famiglia MNG - acronimo per Metropolitana di Nuova Generazione). Questo convoglio viene prodotto dalla Firema in collaborazione con la AnsaldoBreda;
5 automotrici diesel articolate a 3 casse UD3 a scartamento ridotto per ferrovie Appulo Lucane (FAL);

6 automotrici diesel articolate a 2 casse UD6 a scartamento ridotto per ferrovie della Sardegna;
9 elettrotreni a singolo piano a 2 casse ALFA2 per metroCampania NordEst;
4 elettrotreni a singolo piano a 2 casse ALFA3 per SEPSA;
10 elettrotreni a singolo piano a 3 casse BETA2-Freccia Flaminia (versione urbana e extra-urbana) per Ferrovia Roma-Viterbo;
pur dando atto al commissario Professore Stajano che intende, nei fatti, far si che continuino le attività all'interno dell'azienda, e ai lavoratori che hanno lavorato per interi mesi anche senza retribuzione e si ritrovano dal mese di luglio in cassa integrazione, agli interroganti risulta che Finmeccanica, attraverso la propria controllata Ansaldo Breda sta predisponendo una manifestazione di interesse per Firema con conseguenze industriali e occupazionali per l'intero settore ferroviario, di cui Firema può essere parte integrante -:
se il Ministero dello .sviluppo economico sia a conoscenza di quanto premesso e quali siano i tempi e il contenuto dell'eventuale proposta di acquisto da parte di Finmeccanica stante il rischio di compromettere il mercato in cui opera Firema e le professionalità presenti nell'azienda;
se il Ministero dello sviluppo economico intenda fare la propria parte per il rilancio dell'azienda istituendo un tavolo istituzionale - che veda partecipi regione, provincia comune, i sindacati ed il commissario straordinario - atto a preservare e mantenere viva l'azienda Firema, punto di eccellenza della produzione di veicoli ferroviari della provincia di Caserta e della stessa Campania, per una conferma dei livelli occupazionali di tutti i lavoratori, a partire dai 66 contratti di apprendistato in scadenza, i quali hanno concretizzato un alto profilo professionale specifico per le attività dello stabilimento di Terra di lavoro.
(4-10785)

CICCIOLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la centrale a biomasse realizzata nel comune di Apiro (Macerata) è stata finanziata dalla regione Marche con fondi comunitari DOC.UP, OB2 Marche, annualità 2000 2006, asse 2, misura 2.8;
la richiesta di finanziamento risulta ammontare a 900.000 euro di cui la regione Marche ha finanziato, con fondi europei, la somma di 608.128,31 euro;
il sito ove è collocata la centrale a biomasse era un'area in frana che certamente non sarebbe risultata idonea per la costruzione di una centrale a biomasse se non fossero stati effettuati interventi di consolidamento;
la commissione tecnica istituita in regione Marche al fine di valutare la progettazione di tale impianto ha completamente ignorato la spesa di 120.000,00 euro per la bonifica dell'area in frana, impegnando di fatto delle risorse europee, finalizzate alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili, per bonificare un'area in frana e quindi per scopi di tutt'altro genere;
la centrale a biomasse da quando è stata autorizzata con determina della provincia di Macerata n. 211 del 25 luglio 2008 ha funzionato solo per brevi periodi, in particolare circa due mesi e mezzo, nel periodo invernale 2008-2009, circa due mesi nell'inverno 2009-2010 anche se in progetto era previsto il funzionamento continuativo nei sei mesi invernali;
a titolo meramente descrittivo si ricorda che la centrale in questione produce gravi problematiche ambientali in virtù della sua collocazione a ridosso dell'abitato;
le emissioni di polveri, sopra i 10 micron della centrale a biomasse sono notevoli, in base alle uniche analisi effettuate dal comune di Apiro in data 20 marzo 2008 in un anno completo di funzionamento si emetterebbero ben 6,10 quintali di polveri con una portata dei

fumi di 2.000 Nmc/h mentre il GOSMARI di Macerata, che brucia C.D.R., con una portata di ben 17.000 Nmc/h emette 4,47 quintali di polveri;
gli indumenti stesi ad asciugare dai cittadini residenti a pochi metri dalla centrale a biomasse e i tetti delle auto, sono ricoperti da minuscole particelle grigie di particolato emesso dal camino, quando la centrale a biomasse è in funzione;
la salute delle persone risulta fortemente a rischio perché, oltre alle polveri con diametro sopra i dieci micron (controllabili per legge), i fumi contengono particelle di diametro inferiore, diossine, che, data la vicinanza con le abitazioni del centro storico (circa 20 m), non riescono a disperdersi nell'ambiente, provocando danni alla salute delle persone;
con protocollo n. 9963 il sindaco di Apiro (Macerata) nel mese di dicembre 2009 aveva chiesto, dopo lo spegnimento della centrale a biomasse, una nuova autorizzazione alle emissioni in atmosfera ai sensi dell'articolo 269 del decreto legislativo 152 del 2006 e successive modificazioni, da cui risulta, un innalzamento dei valori limite delle sostanze e rispetto a quelli stabiliti cautelativamente dalla provincia di Macerata, un aumento delle portate dei fumi passando da 2.000 Nmc/h a 4.000 Nmc/h, la richiesta di far funzionare il vecchio camino posizionato nel tetto della centrale, dove vi era un parere negativo da parte di Asur n. 5 di lesi (Ancona);
la collocazione a ridosso del centro storico, sia del vecchio camino che del nuovo camino, posizionati entrambi a pochi metri di distanza dal centro storico, espone il paese a continui fumi diretti entro le abitazioni rendendo la vita impossibile ai residenti del centro storico, oltre al fatto di creare un'atmosfera satura di fumi inquinanti non ancora dispersi in atmosfera a causa dell'estrema vicinanza con le abitazioni del centro;
ARPAM, distaccamento di Macerata, in qualità di consulente ambientale per gli enti preposti, sia in sede di approvazione del progetto, che in fase di autorizzazione alle emissioni in atmosfera, dai verbali a disposizione, non ha mai sollevato problemi di alcun genere; il sindaco di Apiro nei primi mesi del 2010 ha richiesto una nuova autorizzazione da cui risulta un aumento delle portate, passando dal 2.000 Nmc/h a 4.000 Nmc/h, il ritorno al vecchio camino posizionato nel tetto della centrale stessa, l'elevazione dei limiti delle sostanze emesse rispetto a quelli cautelativamente autorizzati dalla provincia di Macerata, senza un legittimo motivo se non quello che, al momento di eseguire le analisi (primi giorni di gennaio 2010), sono risultati dei valori nettamente superiori a quelli autorizzati dalla provincia di Macerata probabilmente anche superiori a quelli stabiliti dal decreto-legge 152 del 3 aprile 2006 e successive modificazioni;
benché una commissione tecnica regionale abbia valutato il progetto, risulta mancante di una relazione di fattibilità ambientale, come meglio specificato dal decreto del Presidente della Repubblica n.554 del 1994, articolo 25 -:
se l'autorizzazione di spesa con fondi comunitari di circa 120.000,00 euro per realizzare opere di consolidamento di un'area in frana al fine di rendere fruibile l'area per la realizzazione della centrale a biomasse non rischi di esporre l'Italia a una procedura di infrazione vista la diversa destinazione dei fondi erogati dall'Unione europea anche alla luce delle complessive modalità di realizzazione del progetto che sembra in più punti non conformarsi alle normative comunitarie.
(4-10792)

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Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Bernardo e altri n. 1-00422, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Torazzi e altri n. 7-00489, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Dal Lago, Bitonci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08223, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08224, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08226, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Contento n. 4-08227, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08228, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Luciano Rossi n. 4-08232, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08234, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08235, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-08242, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Girlanda n. 4-08250, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08252, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Dima n. 4-08274, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-08277, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Aracri n. 4-08283, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Contento n. 5-03339, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mancuso n. 5-03344, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fogliardi n. 5-04177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bitonci, Fluvi.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti e Nicola Molteni n. 5-04178, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interpellanza Tassone n. 2-00835 del 29 settembre 2010;
interpellanza Siliquini n. 2-00864 del 20 ottobre 2010;
interrogazione a risposta scritta Dima n. 4-10684 del 2 febbraio 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Brandolini n. 5-04139 del 2 febbraio 2011;

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Marco Carra n. 5-02635 del 10 marzo 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10797;
interrogazione a risposta in Commissione Nastri e Carlucci n. 5-03415 del 20 settembre 2010 in interrogazione a risposta scritta n. 4-10796.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Ginefra e Vico n. 5-04160 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 429 del 3 febbraio 2011. Alla pagina 19275, prima colonna, dalla quinta alla settima riga deve leggersi: «GINEFRA e VICO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:» e non «GINEFRA e VICO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:», come stampato.

Interpellanza urgente Oliverio e altri n. 2-00960 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 431 dell'8 febbraio 2011.
Alla pagina 19342, prima colonna, alla riga ventunesima deve leggersi: «Salute» e non «Politiche agricole, alimentari e forestali», come stampato.
Alla Pagina 19371, prima colonna, dalla riga dodicesima alla riga tredicesima deve leggersi: «Salute» e non «Politiche agricole, alimentari e forestali», come stampato.
Alla pagina 19371, prima colonna, dalla riga diciassettesima alla riga diciannovesima deve leggersi: «Ministro della salute, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, per sapere - premesso che:» e non «Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:», come stampato.