XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 1 marzo 2011

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'iter parlamentare di approvazione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle impresse e alle famiglie (A.C. 4086) era stato inserito, all'articolo 2, un comma aggiuntivo, il comma 12-duodecies, che apportava delle modifiche all'articolo 43, comma 12, del testo unico dei servizi di media audiovisivi, il quale prevedeva fino al 31 dicembre 2010 il divieto per i soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete, di acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani;
il predetto comma prorogava il divieto fino al 31 dicembre 2012;
nel corso dell'esame in Assemblea emergeva la necessità di un coordinamento nel senso di procedere alla soppressione del comma 12-duodecies dell'articolo 2, in quanto la proroga era già contenuta nella tabella n. 1 del decreto-legge fino al 31 marzo 2011, successivamente prorogabile al 31 dicembre 2011 con il previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
ad avviso dei sottoscrittori del presente atto di indirizzo sarebbe stato preferibile prevedere la soppressione dall'allegato 1 citato della disposizione e, viceversa, il mantenimento nel testo della legge di conversione di tale comma 12-duodecies;
in pratica, si è introdotta la proroga sic et simpliciter del divieto di incroci tra giornali e televisioni solo fino al 31 marzo 2011 (e non fino a fine 2012 come prevedeva il testo precedente del decreto, come modificato nel corso dell'iter parlamentare), essendo il rinvio al 31 dicembre 2011 facoltativo e rimesso alla volontà dell'Esecutivo;
dopo la data del 31 marzo 2011 il divieto decadrà e chi ha una posizione dominante nel mondo delle televisioni (Mediaset, Telecom e Sky) potrà entrare anche nella proprietà degli altri media, stampa in primis;
in particolare, è noto a tutti l'interesse che da sempre Mediaset ha nei confronti del Corriere della sera. Resta dunque il forte dubbio che tutto sia stato finalizzato alla salvaguardia degli interessi del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale, sarebbe intenzionato a mettere mano anche su qualche giornale a larga tiratura;
l'articolo 1 del decreto n. 225 del 2010 fissa al 31 marzo 2011 la scadenza dei termini e dei «regimi giuridici» indicati nella Tabella n. 1 allegata e autorizza il Governo a disporre con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri un'eventuale ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2011;
la questione relativa al divieto di incroci stampa e tv è stata recentemente oggetto di una segnalazione al Governo emessa dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in data 24 novembre 2010, nella quale si afferma che la disposizione in materia di limiti antitrust all'incrocio tra stampa e giornali quotidiani è stata sin dall'inizio concepita dal legislatore a tutela del pluralismo dei mezzi di comunicazione e di informazione, sulla base delle indicazioni date dalla Corte costituzionale (sentenza n. 826/1988);
la protezione del pluralismo informativo è uno dei princìpi fondamentali dell'Unione europea (articolo 11, comma secondo, dalla Carta europea dei diritti fondamentali) e, in forza di ciò, la giurisprudenza della Corte di giustizia ha riconosciuto il diritto degli Stati membri a mantenere una legislazione speciale in

materia, più restrittiva del diritto della concorrenza,


impegna il Governo:


a prorogare con il previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 225 del 2010, la disposizione citata in premessa almeno fino al 31 dicembre 2011;
ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, volta a garantire la ridefinizione dell'ambito di applicazione del divieto di incroci stampa-televisione, al fine di non esporre l'editoria quotidiana italiana a rischi di involuzione e ad ulteriori concentrazioni di mezzi e di risorse, a tutto danno del pluralismo informativo e degli equilibri democratici del Paese.
(1-00579) «Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Leoluca Orlando, Favia, Cambursano, Monai, Zazzera».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'iter parlamentare di approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (atto Camera n. 4086) era stato inserito, all'articolo 2, un comma aggiuntivo, il comma 12-duodecies, che apportava delle modifiche all'articolo 43, comma 12, del testo unico dei servizi di media audiovisivi, il quale prevedeva fino al 31 dicembre 2010 il divieto per i soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete di acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani;
il predetto comma prorogava il divieto fino al 31 dicembre 2012;
nel corso dell'esame in Assemblea emergeva la necessità di un coordinamento nel senso di procedere alla soppressione del comma 12-duodecies dell'articolo 2, in quanto la proroga era già contenuta nella tabella n. 1 del decreto-legge fino al 31 marzo 2011, successivamente prorogabile al 31 dicembre 2011 con il previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sarebbe stato preferibile prevedere la soppressione dall'allegato 1 citato della disposizione e, viceversa, il mantenimento nel testo di tale comma 12-duodecies;
in pratica, si è introdotta la proroga sic et simpliciter del divieto di incroci tra giornali e televisioni solo fino al 31 marzo 2011 (e non fino a fine 2012, come prevedeva il testo precedente del decreto-legge, come modificato nel corso dell'iter parlamentare), essendo il rinvio al 31 dicembre 2011 facoltativo e rimesso alla volontà dell'Esecutivo;
dopo la data del 31 marzo 2011 il divieto decadrà e chi ha una posizione dominante nel mondo delle televisioni (Mediaset, Telecom e Sky) potrà entrare anche nella proprietà degli altri media, stampa in primis;
in particolare, è noto a tutti l'interesse che da sempre Mediaset ha nei confronti de Il Corriere della Sera. Resta, dunque, il forte dubbio che tutto sia stato finalizzato alla salvaguardia degli interessi del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale sarebbe intenzionato a mettere mano anche su qualche giornale a larga tiratura;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 225 del 2010 fissa al 31 marzo 2011 la scadenza dei termini e dei «regimi giuridici» indicati nella tabella n. 1 allegata e autorizza il Governo a disporre, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, un'eventuale ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2011;
la questione relativa al divieto di incroci stampa e tv è stata recentemente oggetto di una segnalazione al Governo emessa dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in data 24 novembre 2010, nella quale si afferma che la disposizione in materia di limiti antitrust all'incrocio tra stampa e giornali quotidiani è stata sin dall'inizio concepita dal legislatore a tutela del pluralismo dei mezzi di comunicazione e di informazione, sulla base delle indicazioni date dalla Corte costituzionale (sentenza n. 826 del 1988);
la protezione del pluralismo informativo è uno dei principi fondamentali dell'Unione europea (articolo 11, comma secondo, dalla Carta europea dei diritti fondamentali) e, in forza di ciò, la giurisprudenza della Corte di giustizia europea ha riconosciuto il diritto degli Stati membri a mantenere una legislazione speciale in materia, più restrittiva del diritto della concorrenza,


impegna il Governo:


a prorogare nell'immediato, con il previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di cui all'articolo 1 del decreto-legge n. 225 del 2010, la disposizione citata in premessa almeno fino al 31 dicembre 2011 e ad adottare iniziative normative per prorogare comunque tale disposizione almeno fino al 31 dicembre 2012;
ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, volta a garantire la ridefinizione dell'ambito di applicazione del divieto di incroci stampa-televisione, al fine di non esporre l'editoria quotidiana italiana a rischi di involuzione e ad ulteriori concentrazioni di mezzi e di risorse, a tutto danno del pluralismo informativo e degli equilibri democratici del Paese.
(1-00579) (Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Leoluca Orlando, Favia, Cambursano, Monai, Zazzera».

ULTERIORE NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
nel corso dell'iter parlamentare di approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e di interventi urgenti in materia tributaria e di sostegno alle imprese e alle famiglie (atto Camera n. 4086) era stato inserito, all'articolo 2, un comma aggiuntivo, il comma 12-duodecies, che apportava delle modifiche all'articolo 43, comma 12, del testo unico dei servizi di media audiovisivi, il quale prevedeva fino al 31 dicembre 2010 il divieto per i soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete di acquisire partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani o partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani;
il predetto comma prorogava il divieto fino al 31 dicembre 2012;
nel corso dell'esame in Assemblea emergeva la necessità di un coordinamento nel senso di procedere alla soppressione del comma 12-duodecies dell'articolo 2, in quanto la proroga era già contenuta nella tabella n. 1 del decreto-legge fino al 31 marzo 2011, successivamente prorogabile al 31 dicembre 2011 con il previsto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, sarebbe stato preferibile prevedere la soppressione dall'allegato 1 citato della disposizione e, viceversa, il mantenimento nel testo di tale comma 12-duodecies;
in pratica, si è introdotta la proroga sic et simpliciter del divieto di incroci tra giornali e televisioni solo fino al 31 marzo 2011 (e non fino a fine 2012, come prevedeva il testo precedente del decreto-legge, come modificato nel corso dell'iter parlamentare), essendo il rinvio al 31 dicembre 2011 facoltativo e rimesso alla volontà dell'Esecutivo;
dopo la data del 31 marzo 2011 il divieto decadrà e chi ha una posizione dominante nel mondo delle televisioni potrebbe entrare anche nella proprietà degli altri media, stampa in primis;
l'articolo 1 del decreto-legge n. 225 del 2010 fissa al 31 marzo 2011 la scadenza dei termini e dei «regimi giuridici» indicati nella tabella n. 1 allegata e autorizza il Governo a disporre, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, un'eventuale ulteriore proroga fino al 31 dicembre 2011;
la questione relativa al divieto di incroci stampa e tv è stata recentemente oggetto di una segnalazione al Governo emessa dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in data 24 novembre 2010, nella quale si afferma che la disposizione in materia di limiti antitrust all'incrocio tra stampa e giornali quotidiani è stata sin dall'inizio concepita dal legislatore a tutela del pluralismo dei mezzi di comunicazione e di informazione, sulla base delle indicazioni date dalla Corte costituzionale (sentenza n. 826 del 1988);
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha, inoltre, indicato l'opportunità di adeguare la formulazione attuale dell'articolo 43, comma 12, del testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici alla trasformazione del sistema radiotelevisivo intervenuta dal 2004 ad oggi e, in particolare, all'evoluzione tecnologica del digitale terrestre, satellitare e via cavo, nonché a quella del mercato di settore;
in data 26 febbraio 2011, in sede di esame presso il Senato della Repubblica del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 225 del 2010, il Governo ha approvato l'ordine del giorno G/2518-B/100/1, nell'ambito del quale si impegna l'Esecutivo ad adottare le opportune iniziative normative volte a prorogare per un congruo periodo di tempo, non inferiore comunque al 31 dicembre 2012, il termine previsto dall'articolo 43, comma 12, del testo unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici, relativo al divieto per i soggetti che esercitano l'attività televisiva in ambito nazionale attraverso più di una rete di acquisire partecipazioni di imprese editrici di giornali quotidiani o di partecipare alla costituzione di nuove imprese editrici di giornali quotidiani, preservando così il pluralismo dell'informazione, contestualmente ridefinendo la formulazione del divieto in modo da adeguarla all'evoluzione tecnologica nel frattempo intervenuta e ai conseguenti nuovi assetti di mercato;
la protezione del pluralismo informativo è uno dei principi fondamentali dell'Unione europea (articolo 11, comma secondo, dalla Carta europea dei diritti fondamentali) e, in forza di ciò, la giurisprudenza della Corte di giustizia europea ha riconosciuto il diritto degli Stati membri a mantenere una legislazione speciale in materia, più restrittiva del diritto della concorrenza,


impegna il Governo:


a prorogare nell'immediato, la disposizione citata in premessa almeno fino al 31 dicembre 2011 e ad adottare le opportune iniziative normative per prorogare comunque tale disposizione almeno fino al 31 dicembre 2012;
ad adottare ogni iniziativa normativa volta a garantire la ridefinizione dell'ambito di applicazione del divieto di incroci stampa-televisione, in modo da adeguarla all'evoluzione tecnologica nel frattempo intervenuta e ai conseguenti nuovi assetti di mercato, al fine di rispettare il pluralismo dell'informazione.
(1-00579)
(Ulteriore nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Leoluca Orlando, Favia, Cambursano, Monai, Zazzera».

Risoluzione in Commissione:

La V Commissione,
premesso che:
l'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, stabilisce che, a valere sulle risorse del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio, istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, sono concessi contributi statali per interventi realizzati dagli enti destinatari nei rispettivi territori per il risanamento e il recupero dell'ambiente e lo sviluppo economico dei territori stessi;
lo stesso articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008 stabilisce che alla ripartizione delle risorse e all'individuazione degli enti beneficiari si provvede con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, in coerenza con apposito atto di indirizzo delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari;
la V Commissione della Camera dei deputati, con la risoluzione n. 8-00087 del 30 luglio 2010, ha provveduto ad adottare l'atto di indirizzo di cui al citato articolo 13, comma 3-quater;
il Ministero dell'economia e delle finanze ha attuato il richiamato atto di indirizzo con il decreto ministeriale del 28 ottobre 2010, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 262 del 9 novembre 2010;
con una nota del 15 febbraio 2011, la Ragioneria generale dello Stato ha comunicato i contributi, concessi per l'anno 2010, che devono considerarsi revocati, ai fini di un'eventuale riassegnazione in favore di enti per le finalità di cui al richiamato articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008;
le risorse in questione ammontano, secondo quanto comunicato dalla richiamata nota della Ragioneria generale dello Stato, a 2.665.000 euro;
l'articolo 1, comma 22, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, dispone la conservazione in bilancio per l'anno 2010 delle somme ancora disponibili al 31 dicembre 2009 sul fondo di cui al richiamato articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008;
considerata l'opportunità di integrare il complesso di interventi finalizzati allo sviluppo socioeconomico dei territori individuati con la richiamata risoluzione del 30 luglio 2010;
valutata la necessità di provvedere in tempi brevi a ripartire le predette risorse nella disponibilità della Camera,


impegna il Governo


ad attenersi, ai fini della riassegnazione delle risorse derivanti dalla revoca dei contributi di cui alla premessa a valere sul Fondo di cui all'articolo 13, comma 3-quater, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni dalla legge n. 133 del 2008, come incrementato, da ultimo, dall'articolo 2, comma 48, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, alle priorità di cui all'elenco 1.

(7-00508)
«Gioacchino Alfano, Baretta, Bitonci, Ciccanti, Lo Presti, Cesario, Commercio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere - premesso che:
secondo un recente rapporto denominato «Spettatori e vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico. Analisi dell'efficienza del sistema di protezione», presentato a Roma da Save the Children e dal Garante dei diritti dell'infanzia del Lazio, nell'ambito del progetto comunitario Daphne III, sono almeno 400 mila i minori in Italia che assistono a episodi di violenza in casa;
a subire maltrattamenti fisici, psicologici, economici sono le loro madri, vittime per lo più di mariti o partner. Ma la presenza in casa dei bambini nell'atto della violenza provoca ai «piccoli spettatori» traumi e conseguenze uguali a quelli di un bambino che abbia subito direttamente violenza;
in particolare - si legge nel rapporto, che cita dati Istat del 2006 - sono 6 milioni e 743 mila le donne fra i 16 e i 70 anni (il 31,9 per cento delle donne in questa fascia d'età) ad aver subito nella propria vita una violenza: di tipo fisico (18,8 per cento), sessuale (23,7 per cento), psicologico (33,7 per cento) o di stalking (18,8 per cento). Il 14,3 per cento dichiara di averla subita dal proprio partner. Tra di loro, 690 mila avevano figli al momento della violenza e il 62,4 per cento ha dichiarato che i figli sono stati testimoni di uno o più episodi di violenza;
Save the Children e il Garante dei diritti per l'infanzia del Lazio calcolano quindi che siano almeno 400 mila i bambini costretti ad assistere alle violenze sulla madre raramente (nel 19,6 per cento dei casi), a volte (20,2 per cento) o spesso (22,6 per cento). Nel 15,7 per cento dei casi, ammettono le madri, è anche esistito il rischio di un loro coinvolgimento diretto;
per porre un freno a tale fenomeno Save the Children ha rinnovato il suo appello alle istituzioni con proposte chiare come l'istituzione del garante nazionale per l'infanzia, l'avvio di una campagna di sensibilizzazione per vittime e operatori e il sostegno con risorse adeguate della rete dei centri antiviolenza su tutto il territorio nazionale -:
quali iniziative il dipartimento per le politiche della famiglia intenda assumere per contrastare il fenomeno della «violenza assistita», anche avviando una riflessione su quanto proposto da Save the Children.
(4-11084)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Medio Oriente di recente è stato spettatore di drammatiche trasformazioni politiche e di una stagnazione dei negoziati israeliani-palestinesi, sottolineando l'esigenza di un sforzo internazionale per superare le differenze tra le parti. Occorre un intervento efficace e credibile per rompere lo stallo nei colloqui di pace tra Israele e Palestina, evidenziando l'importanza di una soluzione negoziata che potrebbe portare stabilità in Medio Oriente;
questo è quanto dichiarato in questi giorni dal coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente;
è improbabile che entrambe le parti riescano a superare la mancanza di fiducia reciproca senza un intervento internazionale credibile ed efficace nel processo di pace. La soluzione dei due stati rappresenta

l'obiettivo per raggiungere la Road Map, la cui credibilità è però in pericolo;
il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite ha affermato che il Quartetto (UE ONU, Russia and USA) si impegnerà a riportare le parti al tavolo negoziale e a coinvolgerle in colloqui seri. Tuttavia, bisognerà essere pronti a offrire proposte concrete se ciò servirà a consentire progressi decisivi verso la pace. Occorre dare un segnale alle parti e spiegare che la soluzione dei due stati non rappresenta una soluzione definitiva. Inoltre ci sono stati sviluppi sul territorio che possono complicare la prospettiva della soluzione dei due stati;
il Coordinatore speciale ha inoltre chiesto la piena attuazione delle misure che Israele ha già concordato con il Quartetto per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi e la crescita economica nella striscia di Gaza e in Cisgiordania;
oltre al crescere di violenze lungo la striscia di Gaza, spettatrice di un'escalation di attacchi di razzi contro Israele e di attacchi aerei contro Gaza, si è diffusa una forte preoccupazione per la perdurante situazione di depressione economica nella striscia, soggetta ai blocchi israeliani, che, anche se attenuata, è tuttavia lontana dal soddisfare i livelli di importazione precedenti il 2007;
sul fronte siriano è emersa, altresì, preoccupazione per una nuova campagna di promozione degli insediamenti israeliani nei territori occupati delle alture del Golan. È stato espresso rammarico per la mancanza di progressi verso la pace tra Israele e Siria, sottolineando che il conflitto tra i due Paesi dovrebbe essere risolto sulla base della risoluzione delle Nazioni Unite che chiede il ritiro dai territori occupati in cambio della pace -:
come il Governo italiano si inserisca in tale contesto e quale sia il contributo che metterà in campo all'interno di un processo messo in atto a livello internazionale per riportare la stabilità nel Medio Oriente.
(4-11085)

DESIDERATI e REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 2010 il Ministro interrogato, rispondendo all'interrogazione 4-05459 concernente il negoziato Italia-Moldavia sul traffico aereo, riferiva che le intese aeronautiche con la Moldavia prevedendo la monodesignazione, stabiliscono che la capacità venga determinata dai vettori di ciascuna parte in base alle esigenze del mercato e fino ad un massimo di tre frequenze settimanali sulla rotta Milano-Chisinau;
il Ministro proseguiva aggiungendo che l'ENAC, in deroga agli accordi bilaterali vigenti, al fine di incrementare la capacità di offerta, ha concesso per le stagioni 2009-2010 ulteriori autorizzazioni all'esercizio del traffico aereo tra i due Paesi e che il Ministero degli affari esteri in attuazione della legge n. 2 del 2009 ha avviato le procedure per la riapertura dell'accordo bilaterale Italia-Moldavia, il cui negoziato è tuttavia fermo a causa dell'atteggiamento di chiusura delle competenti autorità di Chisinau -:
quale sia lo stato attuale degli accordi bilaterali Italia-Moldavia e se i negoziati bloccati siano stati riaperti al fine pervenire ad una maggior liberalizzazione in termini di designazione dei vettori, di scali sui rispettivi territori e di capacità di offerta complessiva.
(4-11088)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

DESIDERATI e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 8 febbraio 2010 il Ministro interrogato, rispondendo alla interrogazione 4-04397 concernente il problema del

ridimensionamento del traffico aereo su Malpensa, riferiva in merito alla volontà del Governo di improntare gli accordi bilaterali nel settore del trasporto aereo a princìpi di liberalizzazione e concorrenza, abbandonando la logica di pura reciprocità aeronautica;
a tal fine, il Ministro dava conto delle intese raggiunte, a partire dal febbraio 2009, con priorità 1 su Malpensa e segnalava l'apertura di ulteriori negoziati volti ad inserire lo scalo milanese o ad aggiungerlo, come scalo ulteriore rispetto a Fiumicino, ove non fosse già previsto;
il Ministro interrogato precisava infine che con alcuni Paesi terzi, i negoziati erano in fase di stallo per la mancata accettazione delle clausole comunitarie che il regolamento CE n. 847/2004 prevede siano inserite in tutti gli accordi bilaterali ai fini dell'allineamento al diritto comunitario -:
quale sia lo stato attuale delle ratifiche degli accordi bilaterali e se i negoziati bloccati siano stati riaperti al fine di procedere all'autorizzazione di nuovi servizi aerei da e per lo scalo di Malpensa.
(4-11087)

MONAI, PALADINI e ANIELLO FORMISANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che in data 21 gennaio 2010, il capotreno del trasporto regionale Lazio, Sandro Giuliani, sarebbe stato licenziato dall'azienda presso la quale lavorava, ovvero Trenitalia s.p.a, perché invece di sanzionare gli utenti che salivano sui treni sprovvisti dell'apposito biglietto, avrebbe applicato scrupolosamente tutti i regolamenti e le normative che garantiscono la sicurezza di viaggiatori e dei lavoratori;
come evidenziato da numerosi organismi di stampa nazionale, il signor Sandro Giuliani, infatti, nonostante si fosse attenuto scrupolosamente alla normativa d'esercizio in materia di sicurezza prevista dalle circolari emanate dalla stessa Trenitalia (quali le disposizioni generali dalla circolare divisionale 1/2009), sarebbe stato raggiunto da un provvedimento di licenziamento per giusta causa, nell'ambito del quale, tuttavia, non veniva individuato alcun fatto specificamente imputabile, se non quella relativo alla «perdita del rapporto di fiducia»;
il licenziamento disciplinare rappresenta la sanzione più grave adottabile nei casi di inosservanza dei doveri da parte di un lavoratore e sotto tale profilo è evidente che la motivazione addotta dalla perdita del rapporto di fiducia dovrebbe essere giustificata con chiarezza ai fini della configurazione della colpa di un dipendente;
costituiscono ragione di valida intimazione del recesso del datore di lavoro solo le gravi violazioni dei doveri fondamentali connessi al rapporto di lavoro, ovverosia quei doveri, che sorreggono la stessa esistenza di detto rapporto;
ad avviso degli interroganti, il grave provvedimento disciplinare inflitto nei confronti del signor Sandro Giuliani, invece di perseguire il fine disciplinare di dissuadere il lavoratore dal proseguire in comportamenti non adeguati, comporta di fatto un effetto persecutorio verso il singolo lavoratore, con finalità che appaiono meramente repressive verso tutti quei lavoratori che pretendono di poter espletare la propria prestazione lavorativa, in sicurezza, senza dover rispondere di eventuali responsabilità, anche di natura penale, e nel rispetto di precise disposizioni normative -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
quali iniziative e meccanismi di verifica si intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di far luce sui fatti riportati in premessa e per chiedere conto a Trenitalia delle motivazioni che si trovano alla base di quello che appare, con tutta evidenza, un provvedimento di eccezionale gravità;

quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per verificare la legittimità delle procedure di licenziamento per giusta causa poste in essere nei confronti dei dipendenti della società Trenitalia, sia a tutela della posizione occupazionale e della professionalità dei singoli lavoratori dipendenti, ma anche e non secondariamente della sicurezza degli stessi cittadini viaggiatori e utenti.
(4-11089)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
esiste un progetto per il raddoppio dello scalo aeroportuale di Fiumicino la cui realizzazione secondo Aeroporti di Roma è fissata per il 2044;
l'opera avrebbe un impatto tale da inglobare 1.300 ettari di Maccarese, con le piste che arriverebbero a lambire la pineta di Fregene;
i maggiori scali del mondo, con circa 60 milioni di passeggeri hanno due piste, è il caso di Londra e Parigi, al massimo, come Francoforte, tre piste; occorre poi assolutamente citare il nuovo aeroporto di Hong Kong, tra i primissimi al mondo per comfort ed efficienza complessiva, progettato per un massimo di 80/85 milioni di passeggeri l'anno, che ha 2 piste;
il gruppo Benetton risulta essere proprietario dei terreni di Maccarese ed al contempo, attraverso Gemina, controlla Aeroporti di Roma;
la società Aeroporti di Roma avrebbe progettato di sborsare i circa 4 miliardi di euro necessari per realizzare il progetto di ampliamento di Fiumicino ottenendoli da un aumento delle tariffe aeroportuali. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha più volte raccomandato la creazione di un regolatore indipendente per l'intero settore dei trasporti che tuteli gli utenti e le compagnie aeree, sottraendo le gestioni aeroportuali alle pressioni politiche e mettendole in gara periodicamente;
agli interroganti appare sussistere un conflitto di interesse tra la posizione assunta dal gruppo Benetton rispetto ad Aeroporti di Roma e la proprietà dei terreni di Maccarese -:
se e quali analisi comparative di efficienza o di fabbisogno reale di investimenti siano alla base del suddetto progetto di raddoppio dello scalo aereo di Fiumicino;
se ed in che tempi si intendano assumere iniziative volte a dar seguito alla raccomandazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato di creare in Italia un regolatore indipendente che assicuri l'assoggettamento a regole di mercato dell'intero settore del trasporto aereo.
(4-11091)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

PICIERNO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come noto, e come riportato anche da alcuni recenti articoli di giornale, presso l'ex campo profughi di Capua si sono insediate numerose famiglie di varie nazionalità, che vivono in condizioni proibitive e che il sindaco di Capua, Carmine Antropoli, ha deciso di sgomberare, per bonificare l'area;
si tratta di cittadini rumeni, molti di etnia rom, altri polacchi e tra essi anche una trentina di bambini. In tutto sono 250 persone che vivono qui da anni. Si sono insediati in quelle che una volta erano le baracche che ospitavano i profughi della Libia, dell'Eritrea e prima ancora i militari dell'esercito italiano;

i primi ad insediarsi nell'ex campo profughi di Capua, furono alcune famiglie polacche, una ventina di anni fa, che occuparono un paio di palazzine. Negli anni '90, poi, in seguito all'incendio del ghetto di Villa Literno, molti immigrati dal nord Africa, su indicazione della prefettura, furono ospitati nelle tende;
in seguito, sono arrivate famiglie rumene, albanesi, rom slave, sinti. In una parte dell'ex campo alcune palazzine sono state ristrutturate, e sono proprio quelle occupate dai polacchi, grazie anche ad un progetto realizzato dal comune con la collaborazione della cooperativa sociale Città Irene;
queste famiglie vivono in condizioni drammatiche, senza elettricità, con servizi igienici improvvisati all'aperto, tra le macerie e i rifiuti. Da una settimana, l'amministrazione ha interrotto anche il servizio idrico, mentre è cominciata l'opera di abbattimento delle baracche;
l'amministrazione comunale non ha mai annunciato piani per provvedere a una sistemazione alternativa di queste famiglie, che hanno figli che vanno a scuola nel comune di Capua, alcuni dei quali sono nati in questo luogo;
questi bambini vivono, dormono e giocano nelle case sventrate, tra le macerie e i rifiuti, che utilizzano anche per accendere fuochi con cui resistere al freddo. Gli adulti procurano qualche mezzo di sostentamento lavorando a giornata nei campi, per un compenso di 25 euro al giorno;
gli abitanti dell'ex campo profughi affermano di voler continuare a vivere in quell'insediamento, pagando con mezzi propri una ristrutturazione degli stabili, con l'aiuto dell'amministrazione comunale, che potrebbe investire in questa direzione i mezzi impiegati, invece, per l'abbattimento delle case e la bonifica dell'area -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di facilitare, insieme all'amministrazione locale coinvolta, l'individuazione di una soluzione alternativa allo sgombero dell'area, per valutare quali soluzioni possano essere adottate al fine di impedire che 250 persone con i loro figli si trovino senza un riparo né un luogo dove recarsi in seguito all'abbattimento delle baracche dell'ex campo profughi.
(4-11090)

STRIZZOLO, MARAN e ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 1o ottobre 2009 i firmatari del presente atto hanno presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-04383 con cui si segnalava la perdurante gravità della situazione all'interno del Centro di identificazione e di espulsione (CIE) di Gradisca d'Isonzo (Gorizia), con continui episodi di violenza recanti pesanti danni a persone e strutture;
a tale interrogazione, da parte del Ministro interrogato, non è mai stata data risposta nonostante ben otto solleciti effettuati nei giorni 7 dicembre 2009, 6 maggio 2010, 1o giugno 2010, 21 luglio 2010, 14 settembre 2010, 22 settembre 2010, 15 dicembre 2010 e 16 dicembre 2010 e conseguenti ad altrettante situazioni di emergenza o gravi fatti accaduti all'interno del CIE dove il personale di servizio, le forze dell'ordine e anche ospiti tranquilli sono stati oggetto di aggressioni da parte di altri ospiti, spesso datisi successivamente alla fuga;
in data 25 novembre 2010 veniva presentata l'interrogazione a risposta scritta n. 4-09712, a firma dell'onorevole Ivano Strizzolo, con cui si richiamava ancora una volta la necessità di conoscere le iniziative che il Ministro interrogato intendeva assumere sempre in relazione a disordini gravi verificatisi all'interno del CIE di Gradisca d'Isonzo;
in detta interrogazione si chiedeva, altresì, di conoscere la posizione del Ministro interrogato anche in relazione alle molteplici disfunzioni emerse nella gestione del CIE che hanno determinato

notevole preoccupazione anche nella popolazione locale, soprattutto a seguito dei numerosi episodi di fuga dal Centro;
nei giorni scorsi, dopo l'arrivo nel CIE di Gradisca d'Isonzo di immigrati provenienti da Lampedusa, sono accaduti nuovi gravi episodi con incendi e disordini che hanno ulteriormente allarmato le forze dell'ordine e l'intera comunità locale di Gradisca d'Isonzo;
a seguito di tali fatti, il CIE risulta pesantemente danneggiato, con una conseguente ridottissima capacità ricettiva per nuovi gruppi di immigrati, provenienti in prevalenza dal Maghreb, e con una ancor più grave difficoltà di gestione per la pluralità di soggetti ospitati, con caratteristiche personali, linguistiche e culturali completamente diverse;
la preoccupante situazione di tensione, che pervade da tempo la realtà interna ed esterna del CIE, è stata più volte segnalata, a tutte le autorità competenti, anche dall'amministrazione comunale di Gradisca d'Isonzo che ha fatto fronte, sempre con grande tempestività e spirito di collaborazione, alle situazioni di emergenza che da tempo si stanno susseguendo nel CIE;
sempre nei giorni scorsi, anche i rappresentanti sindacali delle forze di polizia hanno più volte segnalato la insostenibile condizione in cui stanno operando all'interno di una struttura che presenta sempre maggiori rischi nonostante le ingenti risorse pubbliche destinate negli ultimi anni;
soprattutto in questi giorni emerge, nella popolazione locale e dei comuni contermini, un senso di abbandono e di disinteresse da parte dello Stato rispetto ad una realtà che si è fatta via via sempre più pesante e preoccupante per la sicurezza e per l'incolumità sia delle persone addette alla gestione e sorveglianza del Centro che da parte della popolazione del territorio maggiormente interessato -:
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intenda assumere per garantire sicurezza, trasparenza e rispetto dei diritti umani nella gestione del CIE;
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione al futuro del CIE di Gradisca d'Isonzo, anche alla luce degli eventi straordinari che stanno interessando il Nord Africa con un aumento di immigrati e profughi in fuga da quei territori e delle valutazioni e delle istanze più volte rappresentate dall'amministrazione comunale alle autorità competenti.
(4-11092)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 7 aprile 2010 la trasmissione di Italia uno Le Iene ha trasmesso un servizio in cui veniva raccontata la situazione di una lavoratrice della Cgil di Cosenza, Simona Micieli, che ha operato presso la struttura sindacale locale per oltre cinque anni senza godere di un reale contratto;
la lavoratrice venne assunta inizialmente dalla Cgil con un contratto a progetto della durata di un anno, nell'ambito del programma di servizio civile, percependo 433 euro al mese. Una volta conclusasi l'esperienza progettuale, il segretario generale della Cgil di Cosenza le propone di continuare a lavorare per l'organizzazione, senza un contratto, ma percependo un rimborso spese di 250 euro mensili, con la promessa di una stabilizzazione presso la medesima struttura qualora si fossero verificate le condizioni;
la situazione di «provvisorietà» si protrae per cinque anni, durante i quali la giovane è costretta a lavorare in nero, e percependo una cifra realmente irrisoria, senza poter godere di diritti e di garanzie contrattuali, le medesime garanzie che il sindacato

nella sua mission originaria sarebbe chiamato a far tutelare e salvaguardare imprescindibilmente ed inderogabilmente;
evidenziata l'eventualità da parte della lavoratrice di ricorrere ad una vertenza di lavoro, la struttura di Cosenza propone alla stessa un contratto part-time di 21 ore settimanali, con la promessa che nell'arco di sei mesi sarebbe stato definito in full time. Malgrado la definizione contrattuale, la lavoratrice è costretta a lavorare per l'intera giornata e per l'intera settimana, bypassando completamente le disposizioni del suo stesso contratto;
dinanzi ad un reiterato disconoscimento dei suoi diritti, la lavoratrice ha preteso che venissero realmente rispettate le disposizioni tracciate nel suo contratto part-time, istanza che ha condotto il segretario generale della Cgil di Cosenza a minacciare il licenziamento della giovane, minacce raccolte e documentate in una registrazione operata dalla lavoratrice nei locali del sindacato;
il dirigente - nella conversazione registrata - si è rivolto alla lavoratrice dicendo che questa avrebbe dovuto solo lavorare e che le condizioni le avrebbe decise l'organizzazione, come per tutti quanti gli altri. Lo stesso evidenziava che la richiesta del rispetto di garanzie contrattuali, quali ferie e rispetto degli orari, non sono pretese tali da farle onore e che la stessa lavoratrice poteva scegliere o meno di attenersi alle regole dell'organizzazione, pena il licenziamento;
le parole riprovevoli pronunciate dal massimo referente locale di uno dei più importanti sindacati italiani rappresentano un colpo duro all'intero impianto normativo dei diritti del lavoratore in Italia e rischiano di gettare fango sul lavoro svolto nel corso dei decenni dalla Cgil e da tutti i sindacati e soprattutto sulla credibilità dello stesso sindacato;
la Cgil è la più antica associazione di rappresentanza sindacale italiana e anche quella maggiormente rappresentativa contando al momento 6 milioni di iscritti tra lavoratori e pensionati. È chiamata a svolgere un imprescindibile ruolo di protezione del lavoro e dei lavoratori attraverso un'opera di rappresentanza e di contrattazione, che appare svilita dall'emergere di gravi inadempienze ed inottemperanze alla normativa in materia di tutela dei lavoratori, all'interno delle sue stesse strutture operative;
lo stesso sindacato ha avviato da tempo una campagna nazionale contro il lavoro nero, irregolare e sommerso invitando a riflettere i lavoratori sul fatto che «il lavoro nero priva milioni di uomini e donne dei loro diritti fondamentali. Rende più insicura e precaria la vita dei lavoratori, italiani e stranieri. È la negazione di ogni idea di sviluppo, di qualità, di democrazia, di uguaglianza reale» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
se e quali iniziative di competenza ritenga opportuno predisporre al fine di avviare un percorso di monitoraggio circa la regolarità contrattuale dei profili occupazionali operanti presso le strutture sindacali, indipendentemente dalla sigla di queste, garantendo la piena tutela dei diritti e la sicurezza dei lavoratori e consentendo l'emersione del lavoro nero anche in quelle strutture che sono deputate alla salvaguardia ed al rispetto dei lavoratori, anche al fine di salvaguardare l'immagine e la credibilità delle stesse strutture di rappresentanza sindacale italiane.
(5-04295)

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante è venuto a conoscenza di quella che si può ritenere una profonda ingiustizia ai danni di una mamma lavoratrice, autista di autobus, dipendente della Tiemme spa, azienda di trasporto

pubblico con sede ad Arezzo, che potrebbe riproporsi per tutti i lavoratori del settore;
a seguito della visita sanitaria propedeutica per il rientro al lavoro, dopo due gravidanze e alcuni anni di assenza per aspettativa, le è stato riscontrato un abbassamento della vista tale da mantenere i requisiti solo per la patente «B» ma non quelli per la patente «D» pubblica;
per tale motivo, nei giorni scorsi, l'azienda le ha notificato un avviso di esonero definitivo dal lavoro, cioè un licenziamento, a firma del direttore, Piero Sassoli, perché «non esistono posti disponibili in azienda prospettabili per una Sua eventuale ricollocazione» anche alla luce dei «forti tagli del servizio e del personale necessario»;
la Tiemme Spa è una grande azienda di proprietà pubblica, frutto della recente fusione delle quattro società di trasporto locale di Arezzo, Piombino, Siena e Grosseto, che vanta di collocarsi «tra le prime dieci realtà italiane del trasporto pubblico con oltre 1.150 addetti complessivi e un fatturato di circa 90 milioni di euro» ed effettua attività di noleggio, servizi scuolabus e navetta, manutenzione parco veicoli, gestione officine, manutenzioni esterne, attività amministrative, acquisti, gestione personale, contabilità e altro;
appare del tutto inverosimile che in un'azienda di tali dimensioni non sia possibile ricollocare adeguatamente una lavoratrice-madre che perde i particolari requisiti psicofisici richiesti per guidare gli autobus, così come previsto dalla legge e dal contratto di lavoro, per chi diviene inidoneo alla mansione;
così come appare paradossale che in una grande impresa, di proprietà pubblica e soggetta al controllo delle istituzioni locali, le leggi sulla idoneità, poste a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori divenuti inidonei, possano essere ribaltate per licenziarli; si rischia, in tal modo, che per una scelta aziendale che ha determinato l'espulsione di una mamma con due bambini piccoli, ciò possa poi verificarsi anche per tutti gli autisti;
pur condividendo la necessità, sottolineata dall'azienda, di ridurre i costi a seguito dei noti tagli di risorse effettuati dal Governo, risulterebbe profondamente ingiusto attuare misure discriminatorie, che coinvolgono i soggetti più deboli e mortificano la dignità di una lavoratrice-madre;
parallelamente alla lettera di licenziamento le è stato offerto, come opzione obbligata, una concessione ad personam, la ricollocazione in una azienda diversa, la municipalizzata ATAM, in via di dismissione, con demansionamento e fuoriuscita dal contratto nazionale autoferro;
tale proposta confligge, tra l'altro, con il regolamento per le assunzioni, vigente per la stessa ATAM, rappresenta, ad avviso dell'interrogante, la negazione delle leggi poste a tutela dei lavoratori in generale e una pesante umiliazione della donna che rientra al lavoro dopo la maternità;
sarebbe invece opportuno favorire, ad esempio, la razionalizzazione della struttura dirigenziale e dei consigli di amministrazione sopravvissuti alla fusione -:
se sia a conoscenza di quanto citato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere a tutela della lavoratrice licenziata.
(4-11093)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il recente insediamento della «Piattaforma nazionale sull'alimentazione, l'attività fisica e il tabagismo» mostra un chiaro interesse da parte del Ministero

della salute finalizzato a contrastare fumo, abuso di alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica. Nell'ambito di tale piattaforma è emersa con preoccupazione un'ulteriore problematica legata ai danni provocati dal fumo. Si tratta per l'appunto del cosiddetto «fumo di terza mano» che avrebbe effetti nocivi sulla salute esattamente come il fumo attivo e il fumo passivo. La scoperta di questo terzo tipo di fumo, pubblicata dalla rivista scientifica Proceedings of the National academy of sciences, è stata evidenziata e amplificata dal Codacons, che ha in qualche modo allertato sui rischi di tale forma di fumo. In parole semplici la nicotina sarebbe in grado di reagire con l'acido nitroso presente sulle superfici delle stanze o delle autovetture, formando così una sostanza cancerogena chiamata TSNA. La sigla è l'acronimo di tobacco-specific nitrosa mine. Alti livelli di TSNA sono stati trovati sulle superfici delle auto guidate da fumatori, sui mobili e nella polvere, sui capelli, sulla cute e negli abiti di cotone di chi fuma abitualmente;
inutile ribadire, come scrive la rivista scientifica, che i soggetti più a rischio sono i bambini che possono inalare facilmente le sostanze cancerogene perché più vicini al livello del pavimento;
l'associazione dei consumatori ha proposto, forse anche provocatoriamente, alcune soluzioni per evitare la diffusione delle particelle cancerogene tra cui quella di proibire il fumo in auto e nelle abitazioni;
è chiaro che ciò rappresenterebbe un processo culturale da inculcare nel lungo periodo, con politiche che puntino all'adozione di stili di vita corretti;
c'è però la necessità nel breve periodo di porre in essere la giusta visibilità nei confronti di tutti quei rischi, soprattutto per i bambini, che sono provocati dal cosiddetto «fumo di terza mano» -:
nell'ottica delle azioni per la promozione di stili di vita corretti, come intenda agire il Ministero della salute, nel breve periodo, per tutelare la salute dei bambini, anello debole della società.
(4-11083)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

FADDA, CALVISI, MARROCU, MELIS, PES, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa, si apprende che per Commissione europea ha bocciato il regime tariffario sull'energia di tre società di Portovesme comune in provincia di Carbonia - Iglesias;
la Commissione ha deciso che le tariffe energetiche applicate nel 2004, in virtù di un decreto legge 14 marzo 2005 n. 35 convertito con modificazioni dalla legge 14 maggio 2005 n. 80, per le tre aziende sarde Portovesme srl, Eurallumina ed Ila sono considerati aiuti di Stato e ha chiesto al Governo italiano la restituzione le somme con una multa di circa 18 milioni di euro alle società interessate;
dopo un'indagine la Commissione ha concluso che le tariffe preferenziali offerte a queste imprese hanno avuto come solo effetto quello di ridurre i costi di funzionamento dei beneficiari e di migliorarne la competitività, senza nessun altro risultato di interesse comune;
tali provvedimenti sanzionatori, se adottati, avrebbero come immediata conseguenza la chiusura di queste aziende ora che la Portovesme srl si accinge ad avviare investimenti per 300 milioni di euro, l'Euroallumina è ferma in attesa di un piano

di riavvio da parte della Rusal che ha fermato la fabbrica per costi eccessivi la Ila ferma da due anni per fallimento;
è indispensabile procedere ad un serrato e deciso confronto con l'Europa in materia energetica per evitare, una volta per tutte, che i regimi di monopolio penalizzino le industrie sarde;
inoltre è assolutamente inderogabile trovare le soluzioni definitive a questo problema che sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in un contesto territoriale tra i più colpiti dalla crisi economica con un conseguente rischio di tensioni sociali elevato -:
quali iniziative intenda intraprendere presso la Commissione europea, per opporsi all'applicazione definitiva delle multe alle aziende sopracitate che, senza alcuna colpa, subirebbero conseguenze devastanti, nonché per attuare una politica di riequilibrio energetico che riconosca la condizione di insularità della Sardegna come elemento sfavorevole e penalizzante per le imprese costantemente fuori dal mercato internazionale.
(5-04294)

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come lamentato, anche nel sito ufficiale dell'ENEA (http://efficienzaenergetica.acs.enea.it/), a breve le risorse finanziarie del «Gruppo di Lavoro sull'Efficienza energetica» necessarie ad assicurare e implementare il servizio di consulenza tecnica e procedurale agli utenti non saranno più disponibili. Per tale ragione l'ENEA potrebbe trovarsi nella condizione di procedere ad una rimodulazione di importante questa attività con il rischio di una sua completa cessazione;
l'ENEA ha da tempo attivato una serie di servizi utili a favore sia del cittadino e sia delle imprese, che ha permesso a questa utenza di trovare risposte e risolvere quesiti tecnici-procedurali e di fornire assistenza, informazioni o chiarimenti su svariate problematiche legate all'interpretazione della normativa vigente sulla detrazione fiscale del 55 per cento a favore degli interventi di efficientamento energetico degli edifici;
il sistema di agevolazione fiscale del 55 per cento ha fino ad oggi certamente riscosso un enorme successo, come dimostrano i dati di un'indagine Cresme-Enea sull'«Analisi del sistema di detrazione fiscale del 55 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio nazionale». Il volume complessivo di interventi al dicembre del 2010 è stimato in 11,1 miliardi di euro per un totale di 843.000 interventi. Sono stati attivati ogni anno oltre 50.000 mila posti di lavoro nei settori coinvolti, soprattutto piccole e medie imprese nell'edilizia e nell'indotto: dalle fonti rinnovabili alla domotica, dagli infissi ai materiali avanzati. Si è inoltre favorita un'importante innovazione e una spinta di tutto il comparto verso la qualità;
il credito d'imposta del 55 per cento è uno dei successi più significativi della «green economy» nel nostro Paese ed ha al tempo stesso garantito importanti risparmi nelle emissioni di CO2 contribuendo ad alleggerire la bolletta energetica delle famiglie. Inoltre grazie alle misure stanziate negli anni passati l'Italia sta recuperando, con successo, il ritardo accumulato rispetto ad altri Paesi europei nel campo delle fonti rinnovabili attivando anche un importante comparto economico;
il grande successo di questo meccanismo di incentivazione è dipeso, non solo dalla chiara efficacia della norma, ma anche dai servizi di consulenza resi dall'ENEA, prova ne è il fatto che i pareri

forniti sono accettati universalmente come validi e probanti dai Ministeri interessati e dall'Agenzia delle entrate;
nella crisi economica grave e prolungata che stiamo vivendo gli investimenti in risparmio energetico, fonti rinnovabili, innovazione, ricerca e in generale nella «green economy» possono rappresentare un importante volano per la ripresa dell'economia e renderla al tempo stesso più competitiva e più vicina alle esigenze delle persone, delle comunità, dei territori -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del problema sopra descritto e quali iniziative urgenti intendano intraprendere per dare continuità ad un servizio pubblico così importante per cittadini e imprese e se non ritengano utile disporre il finanziamento con ulteriori risorse a favore del «gruppo di lavoro sull'efficienza energetica» in ENEA stante la grossa mole di lavoro di questo gruppo di lavoro dovuta al reale successo della detrazione fiscale del 55 per cento.
(4-11086)

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TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

GALATI. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
nel corso della annuale Bit milanese, esposizione dedicata al turismo, è emerso un dato significativo per ciò che concerne i desiderata e le opinioni degli italiani sulle possibili forme di viaggio legate alla eco-sostenibilità. Infatti, secondo i dati presentati alla Bit 2011 nel primo rapporto su «Turismo sostenibile ed ecoturismo», realizzato dalla fondazione Univerde e Ipr-marketing, per 8 italiani su 10 cresce la «voglia di natura». Le previsioni per il futuro, guardano a uno sviluppo del turismo sostenibile, con una crescita del 79 per cento. In particolare, la sostenibilità della vacanza è considerata una necessità dall'83 per cento degli italiani mentre il 65 per cento è preoccupato dai danni che si possono procurare all'ambiente con un turismo mal gestito e i problemi legati alla cementificazione, una percentuale che tra i giovani sale oltre l'80 per cento;
la green economy può essere considerata, dunque, una concreta opportunità contro la crisi economica;
un altro aspetto che caratterizza le aspettative dei turisti è quello enogastronomico che, secondo un'analisi di Coldiretti, vale cinque miliardi e si conferma il vero motore della vacanza made in Italy, segmento in costante e continua crescita nel panorama dell'offerta turistica nazionale con il raddoppio dei viaggi nel corso del 2010. Secondo le elaborazioni Coldiretti sui dati dell'Osservatorio nazionale del turismo, sono raddoppiati gli italiani che hanno fatto le vacanze in Italia per motivi enogastronomici nel 2010 con circa 2,7 milioni di viaggi svolti, pari al 4,2 per cento. L'Italia è l'unico Paese al mondo - sottolinea Coldiretti - che può contare anche sulla leadership europea nella produzione biologica e nell'offerta di prodotti tipici con ben 221 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.511 specialità tradizionali censite dalle regioni -:
sulla base dei dati riportati in materia di turismo ecosostenibile ed enogastronomico, se il Ministro interrogato intenda prevedere investimenti mirati a concretizzare politiche di promozione in tali segmenti.
(4-11082)

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Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Fluvi e altri n. 7-00505, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio

2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Comaroli, Forcolin, Montagnoli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-03492, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Zacchera n. 4-03505, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-03514, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-03515, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Landolfi n. 4-03548, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Giammanco n. 5-01605, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Di Caterina e Castiello n. 4-03552, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cazzola n. 4-03556, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta D'Ippolito Vitale n. 4-03557, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Laboccetta n. 4-03558, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Marinello n. 4-03566, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-03570, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Aracri n. 4-03579, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-03585, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-03586, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Jannone n. 4-03590, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Cassinelli n. 4-03594, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Barani n. 4-03622, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Dima n. 4-03623, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Dima n. 4-03624, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Holzmann n. 4-03625, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-03627, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta scritta Tommaso Foti n. 4-03630, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Sbai n. 5-01638, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 luglio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Carlucci.

L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-03858, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 novembre 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fontanelli.

L'interrogazione a risposta scritta Follegot n. 4-10347, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-10517, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-10607, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Fugatti n. 4-10740, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi e altri n. 4-10803, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Grimoldi n. 4-10889, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stucchi.

L'interrogazione a risposta scritta Siragusa e altri n. 4-10953, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Berretta.

L'interrogazione a risposta scritta Froner e altri n. 4-11056, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Gatti, Codurelli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Rivolta n. 4-08799 del 28 settembre 2010;
interrogazione a risposta scritta Piffari n. 4-11016 del 24 febbraio 2011;
interrogazione a risposta in Commissione Mattesini n. 5-04280 del 24 febbraio 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2, del Regolamento).

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Di Biagio n. 4-06755 del 13 aprile 2010 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04295.