XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 450 di mercoledì 16 marzo 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 9,35.

LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Cicchitto, Colucci, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Frattini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lo Monte, Martini, Meloni, Leoluca Orlando, Palumbo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Paolo Russo, Sardelli, Stefani, Tabacci, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,42).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,43).

MAURO PILI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, domani si celebra il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia e intervengo per ricordare a noi tutti che tale festa non potrà essere celebrata ovunque con la stessa enfasi e la stessa convinzione.
Mi permetto di ricordare a tal proposito che la Sardegna è, dopo centocinquanta anni di unità d'Italia, l'unica regione europea nel cui territorio si può entrare solo se si ha un certificato di residenza regionale. È un caso unico in Europa e unico nel nostro Paese: per viaggiare in aereo è necessario un attestato di residenza perché ancora sussiste una continuità territoriale che differenzia residenti e non residenti. Si tratta di una disposizione anacronistica, discriminatoria e arbitraria che rende la Sardegna sempre più isola e sempre più isolata.
La Sardegna, onorevole Presidente, è l'unica vera isola del Mediterraneo senza metano, dove l'energia elettrica costa il 40 per cento in più di qualsiasi altra realtà europea. È l'unica regione dove i treni hanno una media oraria di 70 chilometri all'ora, dove l'estensione della rete ferroviaria è di appena diciotto metri ogni chilometro quadrato a fronte di cinquantacinque su scala nazionale. Pag. 2
Ancora la Sardegna è l'unica regione dove la dotazione stradale anziché aumentare diminuisce: se in Italia l'indice è cento, in Sardegna è quarantacinque. Nell'indice generale delle dotazioni infrastrutturali economiche e sociali l'Italia ha cento, il Mezzogiorno ottanta, la Sardegna appena cinquantasei.
Tutto questo, onorevoli colleghi, non solo non è accettabile, ma costituisce in fatto e in diritto una violazione costituzionale senza precedenti. È violato non solo il valore storico e culturale dell'autonomia sarda, ma soprattutto verrebbe meno il principio costituzionalmente sancito della coesione e dell'unità nazionale.
Di tutti gli aspetti fondanti dell'autonomia sarda uno più di tutti infatti risulta decisivo: quello legato alla sua insularità. Si tratta del cuore della specialità della regione autonoma della Sardegna e quella dell'insularità è la ragione più condizionante e più indiscutibile della specialità sarda. È un'insularità esclusiva, unica nelle sue dimensioni e per richiamare la definizione comunitaria, insularità distante e ultra periferica.
Dunque, onorevoli colleghi e onorevole Presidente, nessuna festa dell'unità nazionale ha ragione di esistere se il Paese non è messo nelle condizioni di recuperare il divario tra regioni e ancor di più se questi sono così marcati e invasivi come quelli che gravano sulla Sardegna.
Per questa ragione ormai un anno fa abbiamo presentato alla Camera una proposta di legge che vuole essere un contributo fattivo e propositivo alla predisposizione rivendicata, auspicata, necessaria e inderogabile di un decreto attuativo del federalismo fiscale che riguardi appunto la specialità insulare in particolare della Sardegna.
Si tratta di una proposta di legge che abbiamo chiamato PARIS, acronimo di Piano Attuativo Riequilibrio Insulare Sardegna. «Paris» in sardo però ha un duplice significato: pari e insieme. Pari devono essere le condizioni per quanto riguarda il trasporto e «insieme» il metodo per perseguire gli obiettivi.
Per «pari» si intende l'eliminazione e la compensazione dei divari insulari nei trasporti, nell'energia, nell'istruzione, nelle infrastrutture, nell'economia e nello stato sociale. Per «insieme» si intende il popolo sardo, la regione, lo Stato e l'Unione europea. Si tratta di una nuova visione dell'autonomia regionale sarda, non solidarietà ma diritti, riequilibri e non vantaggi, ciò che ci spetta e non ciò che ci viene concesso.
Signor Presidente, la riforma del federalismo fiscale volge al termine - mi rivolgo al rappresentante del Governo - e se non vi saranno proroghe entro il 6 maggio dovranno essere predisposti tutti i decreti attuativi per l'attuazione della riforma. Per questa ragione, cogliendo questa occasione, esorto le massime cariche dello Stato a creare le condizioni affinché, prima della scadenza dei termini della legge delega sul federalismo, sia predisposto un decreto attuativo sull'insularità che miri a superare una specialità indefinita, per giungere a riconoscere, misurare e compensare i divari insulari sul piano strutturale e infrastrutturale, economico, sociale, giuridico e istituzionale.
È questa, signor Presidente, onorevoli colleghi, l'unica strada per superare la palese violazione costituzionale che si avrebbe se il federalismo andasse avanti solo per le regioni ordinarie e si fermasse per quelle speciali e insulari.
Il riequilibrio - signor Presidente, mi avvio alla conclusione - deve essere principio fondante di un federalismo autenticamente rispettoso della peculiarità e delle differenze delle varie regioni. Spero prevalga il senso di responsabilità e il concreto attaccamento alle ragioni dell'unità nazionale. Anche la Sardegna, e concludo, ambisce a festeggiare l'unità d'Italia, lo vuole però fare non con una bandiera al vento ma con pane, lavoro, strade e ferrovie, collegamenti aerei e sviluppo economico.

PRESIDENTE. Onorevole Pili, la invito a concludere.

MAURO PILI. Festa senza riequilibrio e coesione sarebbe solo una retorica patriottica Pag. 3destinata a dividere piuttosto che unire il Paese. Non ci serve un gesto di solidarietà, ma un diritto della Sardegna e dei sardi (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il 16 marzo del 1978 a Roma si consumò il sanguinoso rapimento di Aldo Moro ad opera delle brigate rosse e il barbaro assassinio della sua scorta. Il 16 marzo, nell'anno delle celebrazioni del 150o anniversario dell'Unità d'Italia, la figura di Aldo Moro assume se possibile un senso ulteriore, perché racconta alle generazioni più giovani quanto grande possa essere stata la dignità della politica quando venne incarnata da uomini come lui.
Moro venne rubato alla famiglia e alla vita pubblica interrompendo la trama assai coerente di testimonianza umana e di un agire politico che aveva forse avuto nella stagione della Costituente il suo contributo più alto. Alla Costituente Moro aveva meno di trent'anni e portava la sua cultura di giuspenalista e di filosofo del diritto, vicino alla sensibilità di Montini - il futuro Paolo VI - all'interno di un'esperienza dialogica con la cultura marxista e quella laico-liberale che sarebbe rimasta assolutamente unica nella storia della nostra Repubblica, impregnando di sé l'intera Costituzione.
Accettò il confronto con il gruppo dei «professorini» formato da Dossetti, La Pira, il giovane Fanfani, ispirati dall'intransigenza di un cattolicesimo democratico chiamato a cambiare il mondo, ma non ne fu coinvolto, conservando orgogliosamente un profilo originale, con indole più incline alla mediazione, quel profilo che lo portò a scrivere pagine fondamentali della nostra Costituzione, attraversando praticamente tutto l'arco degli articoli approvati. Fu tra i costituenti più prolifici - più di trecentosessanta interventi tra sottocommissione e Commissione plenaria - ma lasciando il segno indelebile delle norme che disegnano l'ordinamento dello Stato, la dignità della persona umana, la libertà di associazione, la scuola e la famiglia.
Vorremmo, signor Presidente, ricordare Moro fuori dal galateo rituale della memoria che pure ha una sua ragione e una sua importanza, ma vorremmo ricordarlo come grande testimone della migliore Italia in questi giorni di duplice anniversario, quella Italia che ha fatto la Costituzione.
Noi vorremmo ricordare Moro per il suo grande contributo alla Costituzione, anche per questo, perché la Costituzione resta la più bella e vitale tavola delle leggi di questa nostra esperienza di nazione.

GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERO GRASSI. Signor Presidente, credo che oggi, in occasione dell'anniversario del 16 marzo 1978, quando Aldo Moro fu rapito e cinque uomini della sua scorta furono barbaramente trucidati, la Camera debba ricordare il Moro costituente, il Moro che nella campagna elettorale del 1946 sottolineò, attraverso una serie di comizi, il ruolo della persona. Ci fu un bellissimo articolo, che poi Moro sviluppò in quella campagna elettorale caldissima. Questo articolo aveva un titolo: ogni persona è un universo. La centralità ed il ruolo della persona Aldo Moro li sviluppò poi nella Commissione dei settantacinque e nei lavori dell'Assemblea costituente. La chiave e il significato principale di ciò che Moro intendeva in ordine allo Stato e alla persona sono in quell'articolo, dove, su suggerimento di Moro, accolto dall'intera sottocommissione dei settantacinque, si evidenziò che lo Stato riconosce i diritti della persona e non li concede, come qualcuno suggeriva. È evidente la differenza tra il riconoscimento e la concessione dei diritti. Moro si batte perché i diritti fossero riconosciuti e, quindi, fossero antecedenti alla nascita dello Stato. Ecco perché poi, quando si andò a studiare e ad approfondire l'articolo 32 Pag. 4della Costituzione, a differenza di quanto oggi alcuni commentatori sottolineano, Aldo Moro si battè perché l'articolo 32 della Costituzione, quello sul diritto alla salute, contenesse un esplicito riferimento alla salvaguardia della vita umana. Quello fu il Moro professorino, quello fu Aldo Moro che tracciò i primi input di uno Stato che, uscendo dal ventennio fascista, si inseriva in un nuovo mondo, nel quale la centralità della persona doveva essere al primo posto. E lo fu, nel momento in cui la Costituzione riconobbe negli articoli 1, 2 e 3 il valore della persona e del cittadino. Noi pugliesi a quell'Aldo Moro, come ben sa anche lei Presidente, siamo particolarmente legati, perché nelle piazze di Puglia, nella circoscrizione Bari-Foggia, in quella durissima e caldissima campagna elettorale del 1946, spesso Moro non era compreso dai cafoni di Puglia, ma la gente andava via dai suoi comizi felice e contenta, perché Moro, nonostante il suo difficile parlare, lasciava una speranza, tracciava un solco, indicava una possibilità di vita diversa da quella che fino allora aveva caratterizzato i pugliesi e gli italiani. Con questo ricordo, con questi sentimenti, volti al futuro e ad un domani migliore, oggi come nella campagna elettorale del 1946, credo che la Camera debba tributare ad Aldo Moro, a distanza di anni da quell'efferato episodio del 16 marzo 1978, che si concluse il 9 maggio del 1978 con la morte e il ritrovamento del cadavere in via Caetani, un doveroso omaggio.

PRESIDENTE. Onorevole Grassi, voglio solo ricordare che Camera e Senato, oggi, come tutti gli anni, depongono una corona in via Fani proprio in ricordo di Aldo Moro.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo su un altro argomento, anche se per pochi secondi mi associo agli interventi svolti finora in ricordo del rapimento di Aldo Moro e anche in ricordo della scorta e del sacrificio di questi servitori dello Stato: tali erano e per questo hanno pagato.
Il mio intervento, invece, vuole essere un richiamo all'attenzione del Governo, attraverso di lei, signor Presidente, per quanto attiene a quello che succede in Giappone. Ieri abbiamo sentito in quest'Aula alcune garanzie da parte del Ministro degli affari esteri per quanto riguarda il rimpatrio degli italiani che sono in Giappone.
Vi è, però, una preoccupazione sempre crescente da parte dei loro parenti che sono in Italia, che ci sollecitano perché trovano una difficoltà reale nell'interloquire con l'unità di crisi della Farnesina. Capiamo che, in questo momento, vi sono grandi difficoltà, i collegamenti sono precari, sicuramente è anche difficile individuare le persone o poterle raggiungere, però, anche dal punto di vista psicologico, credo che la Farnesina dovrebbe aumentare la disponibilità delle persone che possono fornire risposte presso l'unità di crisi e sollecitare il più possibile tutto quello che può contribuire al rimpatrio di questi nostri connazionali.
Vi è anche la preoccupazione di perdere il posto di lavoro. Sappiamo le difficoltà che abbiamo nel nostro Paese, ma molti di questi italiani in Giappone lavorano in quel Paese e hanno paura di perdere il posto di lavoro. Alle preoccupazioni per il terremoto, per lo tsunami e per la pericolosità delle centrali nucleari, si somma, quindi, anche l'umana e comprensibile preoccupazione per quanto attiene alla tranquillità delle famiglie che vivono del lavoro di queste persone.
Per cui, anche se è un po' irrituale, signor Presidente - me ne rendo conto - e anche se ieri il Ministro degli affari esteri ha dato alcune indicazioni, vorrei sollecitare il Governo soprattutto perché si tranquillizzino i parenti in Italia dei nostri connazionali che si trovano in Giappone, sperando che l'unità di crisi della Farnesina possa, in qualche modo, sollevarli psicologicamente, almeno in parte, da queste legittime preoccupazioni.

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FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ieri, nel pomeriggio, rispondendo alla collega De Biasi, il Ministro Frattini ha dichiarato: «Stamattina ho confermato al sindaco di Firenze che giovedì - cioè domani - un aereo dell'Alitalia è già programmato per imbarcare tutto il gruppo del Maggio fiorentino da Tokyo e per riportarlo in Italia».
Questa mattina, a Unomattina, in collegamento da Tokio, il nostro ambasciatore dichiarava che domani il Maggio fiorentino potrà rientrare in Italia grazie all'aereo messo a disposizione dal sindaco di Firenze. Questa mattina sui giornali locali, invece, vi è scritto che i componenti, trecento orchestrali e tecnici, del Maggio fiorentino pare abbiano dovuto addirittura prenotare un charter e pagare il biglietto, con un anticipo di 400 mila euro da parte di un grande gruppo bancario italiano.
Credo che su una vicenda tragica, come quella avvenuta in Giappone, che purtroppo si sta aggravando di ora in ora, non sia permesso a nessuno di speculare a vantaggio della propria immagine, né al Ministro degli affari esteri, né al sindaco della città di Firenze.
Nei giorni scorsi, lunedì, ho presentato un'interrogazione, chiedendo al Ministro di adoperarsi e di far rientrare con i mezzi messi a disposizione dal Governo italiano tutti i nostri connazionali ancora in Giappone. Domani è quasi una settimana dall'incidente e questi trecento orchestrali sono ancora laggiù e stanno bivaccando a fronte dell'ultima scossa di terremoto del 6o grado della scala Richter, che, per avere un orientamento, è superiore al terremoto che ha distrutto L'Aquila.
Per cui, forse, è il momento dei fatti e non della propaganda da parte di nessuno.
La ringrazio, signor Presidente, e sollecito una risposta alla mia interrogazione.

ENZO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, ogni anno in questo giorno, il 16 marzo, ci chiediamo che cosa sia davvero successo quel mattino in via Fani perché sentiamo, ogni anno, più bruciante, più viva e più grave quella perdita e quel fatto così efferato, determinato da terroristi affiancati, agevolati e coperti da zone di questo Paese, all'interno di questo Paese, contro la nostra democrazia.
Da trent'anni ci chiediamo cosa sia davvero successo quel giorno e cosa sarebbe successo se Moro non fosse stato sequestrato ed ucciso alla vigilia di un fatto così importante per la vita democratica del nostro Paese.
Quel giorno non sono finiti soltanto la prima Repubblica e, successivamente, i partiti maggiormente connaturati ad essa, ma è finito qualcosa di più ossia una visione che l'Italia, nata sulle macerie della guerra, si era data attraverso la propria Costituzione. Da quel momento abbiamo cominciato a camminare a spanne, ad andare avanti a tentoni, senza sapere bene dove posare il nostro corpo e la nostra democrazia.
Per questo ora, ricordando il sacrificio di Moro e di quelli che operarono nell'indifferenza generale e nel cinismo anche dei gruppi dirigenti - come avviene in quest'Aula adesso, perché, tutto sommato, certi fatti della nostra storia interessano relativamente poco, malgrado li viviamo tutti - prima o dopo vedremo tutti che dovremo ripartire da lì, da quel mattino di marzo, da quella fine di un'era storica del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, nell'associarci a quanto ha testé detto il collega Enzo Carra, vogliamo anche noi ricordare questo giorno e la figura di Pag. 6Aldo Moro, un uomo che sapeva dominare con intelligenza gli avvenimenti.
In una stagione in cui sono gli avvenimenti che ottundono l'intelligenza dei politici, egli è un esempio che deve restare scolpito nella mente di tutti noi ed è giusto ricordarlo quest'oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, mi associo anch'io al ricordo dell'onorevole Moro per quello che ha rappresentato nella storia di questo Paese e per quello che sarebbe potuto essere se le Brigate rosse non lo avessero sequestrato ed ucciso il 16 marzo di tanti anni fa.
Voglio, però, ricordare anche che, sabato prossimo, 19 marzo, ricorre il nono anniversario dell'uccisione, avvenuta sotto casa, a Bologna, a due passi dalle Due Torri, del professor Marco Biagi.
Sabato, la Camera non sarà convocata quindi ho chiesto, con il suo permesso e la pazienza dei colleghi, di ricordare oggi l'amico fraterno, il giurista, il riformatore che ha pagato con il prezzo alto della vita l'amore per il suo Paese, come Massimo D'Antona, Ezio Tarantelli e come tanti altri prima di Marco Biagi.
Sulla sua opera il giudizio è divenuto più sereno e condiviso. Questa mattina al Senato si celebra il IX Convegno internazionale in sua memoria, cui partecipano i massimi giuslavoristi italiani, in ricordo della sua opera. La sua memoria continua nell'attività della Fondazione a lui dedicata grazie all'impegno della moglie, la professoressa Maria Biagi.
Credo che tutti noi, proprio in questo anno, a poche ore di distanza dalle celebrazioni del 150o anniversario della «fondazione» del nostro Paese, il Parlamento e la Camera facciano bene a ricordare questi martiri, non solo quelli che hanno scritto la storia «maggiore», come Aldo Moro, ma anche quelli che hanno accompagnato con i loro studi e hanno aiutato i Governi a produrre le norme, come Marco Biagi e come tanti altri, che come lui hanno pagato il prezzo della vita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo solo per dire al Governo che fuori ci sono un centinaio di ragazzi, che sono idonei in una graduatoria e «visitati» in una graduatoria dei vigili del fuoco. La graduatoria sta per scadere ed essi si augurano che qualcuno del Governo, in particolare del Ministero dell'interno, vada a rispondere se possano essere assunti. È un impegno assunto dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza (A.C. 2008-A/R) e delle abbinate proposte di legge: Bocciardo e Carlucci; De Poli e Nunzio Francesco Testa; Pisicchio; Palomba; Veltroni ed altri; Iannaccone ed altri; Cosenza (A.C. 127-349-858-1197-1591-1913-2199) (ore 10,08).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione dell'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Bocciardo e Carlucci, De Poli e Nunzio Francesco Testa, Pisicchio, Palomba, Veltroni ed altri, Iannaccone ed altri, Cosenza.
Ricordo che nella seduta del 29 settembre 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario). I tempi ivi indicati sono stati in parte utilizzati nelle sedute Pag. 7del 6 e 7 ottobre 2009. In tale ultima seduta il provvedimento è stato rinviato nelle Commissioni.
In proposito ricordo che, come costantemente affermato dalla Presidenza, per un principio di continuità del procedimento, l'esame del provvedimento in Assemblea - dopo il rinvio in Commissione - riprende dal punto in cui esso si era interrotto con il rinvio e, quindi, in questo caso, dall'articolo 2, essendo stato già approvato l'articolo 1 nella seduta del 7 ottobre 2009.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R), che è distribuito in fotocopia. A tale proposito avverto che le condizioni ivi contenute, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, sono state già inserite nel fascicolo degli emendamenti e saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.
Informo, altresì, l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine il gruppo Italia dei Valori e il gruppo Misto (per la componente politica del Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud) sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto ancora che le Commissioni hanno presentato i loro emendamenti 5.101 e 7.100, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunziato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, il 20 novembre, come è a tutti noto, si celebra la giornata per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, perché in quella stessa data, nel 1989, a New York venne firmata la Convenzione sui diritti del fanciullo.
Quella Convenzione stabiliva per la prima volta e in maniera netta e chiara che gli Stati parti dovevano garantire i diritti del bambino come persona umana. Al fanciullo da quel momento venivano internazionalmente riconosciuti diritti propri in assoluta controtendenza rispetto alla tradizione precedente, secondo la quale la protezione del bambino e dell'adolescente avveniva come riflesso dei diritti che terzi, genitori o tutori, esercitano in loro nome o per obbligo socialmente riconosciuto su di essi.
In Italia quella Convenzione è stata resa esecutiva con la legge 27 maggio 1991, n. 176, finalmente un passo importante anche nel nostro Paese a favore dell'infanzia e dell'adolescenza ma, fino a questo momento, pur essendo stati adottati altri importanti provvedimenti legislativi nazionali ed internazionali, il processo di riconoscimento dei diritti personali del minore, oltre a non essere terminato, è stato per molti aspetti alquanto lacunoso. Si parla, infatti, particolarmente all'interno dell'ordinamento italiano, di diritti deboli, tutelati in via indiretta e, per loro natura, non sempre identificabili come bisogni specifici.
Eppure si tratta di diritti fondamentali spettanti ad ogni essere umano, il diritto alla vita, per esempio, il diritto al nome e alla cittadinanza, il diritto alla sua identità e nazionalità, il diritto a non essere separato dai propri genitori e alla riunificazione familiare, il diritto ad esprimere liberamente la propria opinione su ogni questione che lo interessa, dandogli la possibilità Pag. 8di essere ascoltato sia direttamente sia tramite un rappresentante o un organo.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, vi è una situazione di enorme impraticabilità.

CARMINE SANTO PATARINO. Il minore entra finalmente in un'importante fase, quella di passaggio da mero oggetto passivo di situazioni giuridiche favorevoli a soggetto pieno di diritto e gli Stati hanno l'obbligo, proprio in tale fase, di predisporre quanto necessario all'esercizio effettivo di quel diritto. Pertanto, sia la citata Convenzione di New York del 20 novembre 1989 sia la Convenzione europea sull'esercizio dei diritti da parte dei minori firmata a Strasburgo il 25 gennaio 1996 parlano di promozione e di esercizio dei diritti dei fanciulli attraverso organi e più esplicitamente di un Garante che ogni nazione dovrebbe istituire per legge.
In molti Paesi europei - non in tutti né nella maggior parte, per la verità - esiste già una legge del genere. In Francia, per esempio, in Austria, in Danimarca, in Norvegia, in Polonia, in Islanda e in Lituania. In Italia, finora, tale legge è mancata e con il provvedimento al nostro esame si colma finalmente la lacuna. Quindi, dopo la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'Osservatorio nazionale per l'infanzia, istituiti entrambi con la legge 23 dicembre 1997, n. 451, questa Camera sta provvedendo, oggi, a recuperare un così imperdonabile ritardo. Né poteva una questione così importante e assolutamente prioritaria, come deve ritenersi quella che riguarda la politica dei minori, essere ancora oltre sottovalutata, trascurata e rinviata.
Una società civile ed evoluta come la nostra, una tra le prime potenze mondiali come ama definirsi l'Italia, non può fare a meno di pensare continuamente e attentamente al proprio futuro e il futuro di ogni società - piccola o grande che sia - è strettamente legato alla sua capacità di rinnovarsi costantemente per rispondere ai bisogni sempre emergenti e per realizzare un concreto rinnovamento ed un effettivo progresso della propria comunità. Non può che essere questo il compito delle nuove generazioni, che quanto più godranno dei loro diritti in ogni fase della loro vita, a partire da quella più delicata e quindi più meritevole di attenzione e di accorgimenti come quella dell'infanzia e dell'adolescenza, tanto più saranno in grado di rinnovare, progettare e costruire meglio quello che verrà. Solo così si potranno creare le premesse per dare vita a cose migliori, solo così nasceranno, con solide basi, la società, la scuola, la sanità, la politica, lo sport, la vita, la solidarietà e la convivenza del futuro.
Preoccuparsi ed occuparsi dei diritti dell'infanzia e fornire gli strumenti scientificamente più idonei per garantirli, oltre ad essere un dovere etico e morale di una società e di una nazione diventa anche una scelta di convenienza economica, un vero e proprio investimento produttivo di sicura riuscita e di rendimento certo.
Per la legge italiana, ai sensi degli articoli 1 e 2 del codice civile, il bambino è un soggetto di diritto già titolare di capacità giuridica ma non ancora di capacità di agire, già portatore di diritti ma non ancora in grado di esercitarli autonomamente e perciò bisognoso di maggiore e più adeguata protezione da parte dell'ordinamento.
Ed il primo diritto che deve essere tutelato è quello di sviluppare la propria personalità in un ambiente affettivo adeguato. Con questa legge anche in Italia nasce una nuova figura istituzionale, quella del Garante per l'infanzia e l'adolescenza: avrà il compito di assicurare la difesa dei diritti e degli interessi dei minori; eserciterà funzioni di promozione dell'attuazione delle convenzioni e delle normative nazionali ed internazionali a tutela dei diritti dei minori; sempre per la tutela dei minori sarà autorevole interlocutore di enti pubblici e privati, avvalendosi delle risorse finanziarie e umane disponibili presso i vari dipartimenti; allora (quello che è davvero importante) Pag. 9eserciterà il suo mandato in piena indipendenza e autonomia, libero da ogni controllo gerarchico e funzionale.
Come è dato vedere, le migliori intenzioni per perseguire gli obiettivi di cui abbiamo parlato in questa legge sono previste tutte a partire dal primo articolo. Quello che ognuno di noi deve ora augurarsi (di maggioranza o di opposizione, di destra, di centro, o di sinistra) è che, quando la politica e i partiti provvederanno alla nomina dei soggetti cui affidare quel delicatissimo incarico, si comportino attenendosi scrupolosamente all'articolo 2.
Onorevoli colleghi, mi rifiuto di pensare che vi possa essere oggi - certamente non ve ne sono qui, tra di noi in quest'Aula, ma potrebbero essercene domani - qualcuno che possa pensare che un incarico del genere possa essere affidato con disinvoltura o con leggerezza, magari per accontentare qualche amico, per sistemare qualche «trombato», o per risarcire (perdonate il termine) qualche cliente, come ahimè spesso è accaduto e purtroppo ancora accade e sotto ogni bandiera.
Concludo questo intervento con una raccomandazione ed un avvertimento: nessuno pensi che con questa legge si stia autorizzando la nascita di uno dei tanti inutili e costosi carrozzoni di cui da tanto tempo si fa ingiustamente carico la collettività nazionale. Nel qual caso meglio sarebbe non farla la legge, perché legiferare in una materia tanto delicata e complessa come quella dell'infanzia con spirito e scopi diversi da quelli della tutela dei diritti, degli interessi e del bene del fanciullo farebbe ricadere su chi ne fosse intenzionato il legittimo sospetto di voler approfittare di una legge dall'alto significato civile come pretesto per assicurare favori alla casta (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, colleghi, intervengo in merito all'articolo 2 di questo disegno di legge. Tale articolo prevede che l'Autorità garante in questione sia organo monocratico. Vorrei spendere due parole proprio su questa espressione, che peraltro è fondamentale nel momento della scelta della persona che dovrà avere non soltanto quelle indiscusse doti di moralità e quelle specifiche e comprovate professionalità di cui parla l'articolo, ma dovrà essere anche una persona capace di costruire una rete di relazioni e di rapporti che facciano convergere nell'assoluto ed esclusivo interesse del minore tutte quelle politiche che in qualche modo rientrano attraverso la competenza di chi si occupa, ad esempio, di famiglia, di scuola, di sport, di tempo libero, di chi si occupa di mille altri aspetti che definiscono l'universo del bambino.
Riuscire ad identificare una persona che sia capace di esercitare questa leadership morale, oltre che professionale, sapendo mettere in rete le competenze necessarie a promuovere nella nostra infanzia quello sviluppo di capacità, quello sviluppo di talenti, quella capacità di intercettare davvero i bisogni dei giovani di oggi non sarà facile.
Se non c'è una riflessione attenta sui nuovi linguaggi dell'infanzia, sui nuovi bisogni emergenti, sui nuovi diritti dei minori, credo che sarà molto difficile che il Garante non si riduca ad una funzione meramente burocratica o esclusivamente di controllo sull'operato di altre istituzioni già preposte alla tutela dei diritti e dei bisogni del minore. È su questo punto che credo che il disegno di legge ponga obiettivi forti, ma nello stesso tempo non indichi con sufficiente chiarezza il banco di prova. Come verrà scelta questa persona? Quali saranno gli interessi che potrebbero guidare la scelta di questa persona? Che cosa significa «comprovata esperienza»? Non c'è dubbio infatti che, se la comprovata esperienza viene attinta dalla magistratura, dal luogo di coloro che in qualche modo hanno soprasseduto al disagio minorile, con tutto quello che è in fondo il comportamento diversivo dei minori, avrà una certa caratteristica.
Se, invece, la comprovata esperienza fa riferimento alle competenze di tipo psicologico, probabilmente l'interesse particolare Pag. 10sarà concentrato sulle difficoltà di ordine emotivo, di ordine relazionale, quelle difficoltà dei minori che vengono anche da esperienze in famiglie problematiche.
Se la competenza sarà di tipo pedagogico, allora vedremo scaturire questa figura dal grande fronte degli esperti di scuola e di formazione, ma in un caso e nell'altro o nell'altro ancora i profili di competenza sono così diversi che è difficile non immaginare che l'azione di prevenzione verrà marcata secondo un determinato filone.
Sarebbe importante riuscire a immaginare una persona che sia capace di costruire una rete tra queste competenze diverse e che sia capace davvero di immaginare un ruolo che vada oltre. Cito ad esempio soltanto tre punti perché sia chiaro dove voglio arrivare. Pensiamo allo sfruttamento dei minori, non soltanto attraverso il contesto sociale o mediante l'utilizzazione dei minori in comportamenti del tutto antisociali, ma anche allo sfruttamento dei minori attraverso il linguaggio della pubblicità, il linguaggio televisivo e il linguaggio cinematografico: tutte quelle immagini che strumentalizzano il minore attraverso la più grande tentazione del nostro tempo, che è la «precocizzazione» dei comportamenti del minore.
Oggi chi è il minore? È vero che lo identifichiamo con il minore di età, ma sappiamo come molte volte al minore vengano proposti certi modelli: modelli di spesa, modelli di comportamento, anche modelli di giustificazione sotto tanti profili che lo rendono troppo presto assimilato ad un adulto, a cui manca però quella capacità di previsione nel lungo periodo delle conseguenze delle proprie azioni e quella capacità di previsione sull'investimento personale.
È necessario quindi ragionare oggi in termini di previsione nella tutela dell'infanzia e dell'adolescenza; infatti, non ci dimentichiamo che abbiamo voluto che il Garante guardasse non soltanto al mondo dei minori, ma anche a quello dell'adolescenza. Ciò significa anche gettare uno sguardo importante sulle scelte caratteristiche e significative del minore, quelle che in qualche modo riguardano il futuro e la professionalità a cui questi ragazzi accedono attraverso decisioni di ordine scolastico e di orientamento.
Che cosa immaginiamo che faccia il Garante? Immaginiamo che sia il Garante dei diritti dei minori rispetto alla famiglia, rispetto alla scuola e rispetto ad una società che si va frastagliando nella pluralità delle proposte che vengono fatte? Penso, ad esempio, al Garante dei diritti dei minori anche in termini di scelte che riguardano la salute. Penso al provvedimento che stiamo discutendo sotto altri aspetti, ossia la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, quindi al coinvolgimento dei minori nel diritto ad esprimersi rispetto al loro futuro e alla loro vita.
In tutto questo teniamo presente che, nella definizione di questo soggetto, ad esso verrà conferito un potere monocratico. Insisto che il potere monocratico è riservato a pochissime persone in un Paese che, in fondo, fa della democrazia la sua cifra e che si riempie la bocca parlando di democrazia nello stile abituale, nel comportamento, nell'assunzione di decisioni, negli interventi comunque volti a garantire minoranze.
Mi chiedo, nella scelta del Garante monocratico, come potremmo essere tutelati rispetto al fatto che questa persona abbia davvero non soltanto le competenze specifiche, ma anche tutte le competenze maturate da esperienze professionali comprovate e che questa moralità di cui si parla proprio nel disegno di legge - moralità indiscussa - sia anche una moralità pubblica, nel senso che non vi sia neanche l'ombra del sospetto sul fatto che su queste persone si possano in qualche modo annidare conflitti di interesse, che tendono a privilegiare altre categorie e altre lobby ai danni dei minori.
Non ci dimentichiamo che, oggi, il minore che abbiamo in mente noi non è, però, soltanto il minore problematico, per ragioni affettive o perché, magari, è incappato in questioni giudiziarie che lo riguardano. Pag. 11Noi abbiamo in mente, soprattutto, il minore normale, quello che nasce in una famiglia tranquilla e serena, colui che frequenta una scuola in un contesto di normalità. Ma a questo minore vengono garantite davvero tutte le opportunità necessarie allo sviluppo di capacità e di talenti?
Questo è un po' l'obiettivo che ci poniamo, perché non vogliamo che il Garante dei minori sia soltanto una struttura in qualche modo concorrenziale al tribunale dei minori o ai grandi centri di recupero dei minori. Noi vogliamo davvero una cultura nuova che sappia proporre nella crescita, nell'autonomia e nello sviluppo di capacità e di competenze, una classe nuova di giovani capaci di utilizzare tutti i linguaggi; una cultura in grado anche, quindi, da un lato di metterli in condizione di acquisire tutte quelle alfabetizzazioni del nostro tempo (penso anche all'alfabetizzazione di tipo informatico), ma non una cultura che faccia dei minori del tutto ed esclusivamente soggetti virtuali abituati, molte volte, a vivere in una sorta di isolamento, come nel caso dei bambini e dei ragazzi dipendenti da Internet, che vivono quelle relazioni virtuali che sono spesso le trappole più difficili in cui possono incappare. Basta vedere le esperienze drammatiche che, in questo periodo, la stampa ha diffuso, laddove veramente ci meravigliamo di come possano, questi giovani, vivere in universi sconosciuti alle loro famiglie, ai loro insegnanti e ai loro animatori.
Eppure, sono questi gli aspetti inquietanti della società in cui vivono i nostri minori e noi desideriamo che il Garante sia capace di conoscere e di riconoscere questi mondi per proteggere i minori dai mostri che li abitano e per metterli in condizione davvero di vivere una vita serena, capaci di sfidare la modernità e di costruire spazi di futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori membri del Governo, fa riflettere e, forse, crea un certo imbarazzo, il fatto che questo disegno di legge, che riguarda l'istituzione di un'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, veda la discussione sulle linee generali alla vigilia di un procedimento penale che coinvolge il Premier per reati gravissimi di sfruttamento della prostituzione. Consentitemi una sottolineatura di questo paradosso, che attenta alla credibilità di questo disegno di legge e rende quasi ridicolo discuterne con una spada di Damocle così pesante sulla testa del Presidente del Consiglio.
Siccome questa istituzione muove le sue necessità da una precisa richiesta che viene dal livello internazionale, è necessario che il Parlamento si interroghi su come renderla il più efficace possibile rispetto alle finalità che le sono attribuite, che sono quelle di garantire i diritti dei minori e degli adolescenti aumentando la consapevolezza che, dalle istituzioni alla comunità, deve essere tributata verso la sfera della minore età in tutte le sue implicazioni e a tutela dei diritti ad una corretta crescita e ad una educazione confacente.
Questa autorità garante rischia, però, di essere l'ennesimo baraccone al quale destiniamo diverse risorse economiche (200 mila euro solo per le indennità dell'istituendo Garante).
Inoltre rischia di essere un'ennesima spesa improduttiva, se non è affiancata da politiche concrete e reali a favore dell'infanzia: cito - tanto per intenderci - le risorse per la scuola, per la scuola pubblica, per l'università, perché i nostri giovani non hanno bisogno tanto di garanti quanto di servizi efficienti e questo Governo, anche da tale punto di vista, ha dato brutta prova di sé, indebolendo tutto il sistema scolastico, che è il pilastro in cui può incardinarsi la tutela del minore.
Inoltre, avete in qualche modo disegnato questa Autorità garante senza fornirla di poteri reali, senza un'effettiva capacità sanzionatoria rispetto ad abusi che possono essere perpetrati nei confronti dei minori, soprattutto quelli che non abbiano rilevanza penale, perché a questi ci pensa ancora oggi la magistratura. Pag. 12Dico «ancora oggi» perché anche qui la riforma della giustizia che andate a disegnare renderà assai meno efficaci l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, e visto che il Premier, come dicevo, ha dei problemi proprio in tali settori, non è impensabile che anche questo tipo di tutele, finché vi saranno tali scheletri negli armadi, non verrà perseguito a riforma attuata.
È certo quindi che noi oggi vorremmo un'Autorità garante che avesse più poteri efficaci ed inibitori. Soprattutto pensiamo al settore televisivo e dell'informazione, dove spesso nei programmi i minori vengono proposti con modelli non educativi, non confacenti alla loro educazione. Da questo punto di vista, molti degli emendamenti che l'Italia dei Valori ha proposto sono finalizzati proprio a rendere più efficaci e più pregnanti le prerogative dell'Autorità garante.
Allo stesso modo voglio sottolineare l'importanza di quegli emendamenti che abbiamo proposto che sottolineano la necessità di un'indipendenza vera del Garante e quindi l'impossibilità che costui possa essere in qualche modo scelto nella classe politica. Infatti, se parliamo di indipendenza questo è un concetto antitetico alla faziosità che in qualche modo un esponente politico si porta dietro per il solo fatto di aderire ad una certa weltanschauung, ad una certa visione del mondo, che è quella propria della sua parte politica.
Pertanto, a fronte di questi suggerimenti, noi sfidiamo il Parlamento ad entrare nel merito delle nostre proposte, che riteniamo siano un contributo significativo ed essenziale affinché questo istituto non nasca zoppo. Attendiamo di vedere quale sarà la risposta ai nostri emendamenti e da essa faremo discendere anche le nostre valutazioni finali sul provvedimento in esame, così discutibile (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sbrollini. Ne ha facoltà.

DANIELA SBROLLINI. Signor Presidente, oggi affrontiamo un tema per noi molto importante per quanto concerne i diritti per l'infanzia e l'adolescenza. Da tempo questo Paese aspetta di istituire la figura del Garante, visto che come ben sappiamo siamo l'unico Paese in Europa a non averla ancora istituita e visto che in molte regioni manca ancora la figura del Garante regionale.
Quest'anno poi, come sapete, l'ONU terrà l'Italia sotto controllo proprio sul tema dell'infanzia.
Siamo qui, quindi, a discutere oggi - e lo voglio dire senza polemica, ma solo per sottolineare la volontà e la determinazione prima di tutto delle opposizioni, del Partito Democratico, di arrivare ad un testo condiviso, dopo che è stato ritirato il primo testo proposto dal Governo, che per noi era molto negativo proprio perché venivano meno tre condizioni che noi consideriamo fondamentali se si vuole dare pieno valore e un ruolo serio al Garante - di un testo di legge frutto in primo luogo del lavoro parlamentare, che assicura che il Garante possa essere indipendente e autonomo con proprie risorse finanziarie, economiche e umane adeguate per essere strumento efficace di tutela per i bambini e che vengano chiamate a raccolta tutte le migliori risorse associative.
Questi per noi rimangono criteri essenziali per fare una buona legge, una legge che voglio ricordare essere partita ed essere stata fortemente voluta dal Governo Prodi e che poi, a causa delle elezioni anticipate, non era stata approvata. Oggi il Partito Democratico, con il nostro senso di responsabilità e di determinazione, ha permesso di arrivare a questo testo, che abbiamo voluto completamente diverso - lo sottolineo ancora - da quello ritirato nel 2009, proprio perché siamo convinti che aspetto fondamentale sia il riconoscimento dell'indipendenza del Garante, così com'è stato previsto dai principi stabiliti a Parigi. Tali principi appunto prevedono che il Garante debba avere un'infrastruttura adatta ad uno svolgimento spedito delle sue attività e un adeguato finanziamento.
Quella del Garante è quindi una figura indipendente dal Governo e questo noi Pag. 13vogliamo sottolinearlo ancora: una figura indipendente e con risorse finanziarie proprie, non prelevate da dipartimenti, come quello delle politiche per la famiglia e delle pari opportunità, che come sappiamo hanno già subito un taglio molto rilevante anche dall'ultima finanziaria.
Questo aspetto rimane per noi fondamentale e lo dico in un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo oggi, dove l'Italia investe solo lo 0,9 per cento per i bambini e le famiglie contro la media europea del 2,3 per cento e in cui sono ancora forti le disparità tra nord e sud del Paese, per esempio nel frequentare gli asili nido (per i quali siamo fermi al 10 per cento contro il 33 per cento della media europea), per quanto riguarda, ancora, la dispersione scolastica, la povertà minorile (che è in forte aumento) e gli abusi sui minori.
Non possiamo pensare di lasciare le famiglie sole ad essere l'unico ammortizzatore sociale. Una società che non investe sui bambini è una società che non investe sul futuro, sulla qualità della vita; ecco perché servono politiche sociali, politiche di educazione che riconoscano il bambino come soggetto di diritto. Dove non ci sono strutture adeguate il Garante potrà intervenire a pieno titolo con funzioni reali e concrete.
Ecco perché voglio sottolineare anche questo passaggio: oltre a questa legge, servirà un piano nazionale sull'infanzia e vi chiediamo fin da adesso di parlare e di affrontare questo argomento, se vogliamo arrivare tutti insieme a fare una buona legge, riconoscendo funzioni, compiti e controllo a cominciare proprio dalla promozione dei livelli essenziali di assistenza ai minori. Tra le altre funzioni: diffondere buone prassi, anche politiche, già adottate in altri Paesi all'estero; garantire pari diritti di accesso alle cure, dal diritto alla salute per i bambini; lavorare in rete con le associazioni che si occupano di questi temi; segnalare al Governo, alle regioni e agli enti locali iniziative atte a promuovere la tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ovviamente ognuno nel suo ambito e nelle sue competenze, senza confliggere tra livelli nazionali e locali.
Sarà anche necessario - questa è una delle funzioni che avrà il Garante - consultare le associazioni che si occupano di un tema importante come quello dell'affido e delle adozioni, in un momento in cui questo Paese ci dice che c'è una forte preoccupazione su questi temi.
Per tali ragioni oggi siamo arrivati a questo testo condiviso e non abbiamo scelto la strada dello scontro ma del dialogo, perché vogliamo essere dalla parte dei bambini e delle famiglie.
Un Garante, quindi, in grado di essere indipendente, di riconoscibilità professionale, competente nel campo dei diritti dei minori, delle problematiche familiari ed educative e nominato per non più di una volta. Noi pensiamo che questi saranno criteri essenziali per fare una buona legge e per avere una figura del Garante seria anche nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, al centro di questo provvedimento vi sono i minori e i diritti di cui sono portatori. Quei diritti civili, culturali, economici e sociali che la Convenzione sui diritti dell'infanzia, tanto compiutamente, ha individuato nel 1989. Sono trascorsi 22 anni da allora e 20 anni dalla legge n. 176 del 1991 che l'ha resa esecutiva nel nostro Paese.
Molto prima, la Costituzione, all'articolo 31, comma 2, sanciva la protezione dell'infanzia e, successivamente, sono arrivate le Convenzioni europee e le leggi che quelle Convenzioni hanno ratificato. Sono nati diversi organismi nazionali nel tempo, ma anche associazioni che hanno certamente contribuito a far crescere la cultura dei diritti dei minori. Tuttavia, vi è ancora molto da fare, per consolidarla e per renderla patrimonio diffuso. Per questo, come Alleanza per l'Italia, noi guardiamo Pag. 14con favore al provvedimento, che finalmente dà seguito alle esortazioni della Convenzione di New York, istituendo l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza. Si è aspettato fin troppo, siamo tra i pochi Paesi europei a non averlo ancora attivato, così come sono ancora un numero limitato quelli che operano a livello regionale.
Il testo che oggi stiamo esaminando è certamente migliore di quello che arrivò in Aula a settembre 2009. Allora la discussione fu ampia e articolata e vi furono interventi qualificati, anche di autorevoli esponenti del nostro gruppo. Molti e fondati i rilievi critici al provvedimento, primo fra tutti quello che evidenziava come il nuovo importante soggetto rischiava di essere solo un'altra struttura di Governo, invece che un vero e proprio organo di garanzia. Non avrebbe avuto indipendenza funzionale ed organizzativa, e non avrebbe potuto svolgere le funzioni di terzietà che sono proprie di una autorità di garanzia. È stato necessario del tempo per tornare ad occuparci del Garante, ma sebbene sia stato fin troppo lungo, l'iter di questo provvedimento ha dimostrato quanto il confronto parlamentare possa essere costruttivo se si ha la possibilità di attuarlo pienamente.
L'Autorità garante sarà messa in condizione di svolgere tutte le significative competenze che le sono attribuite? Questi sono i nostri dubbi e le nostre domande: potrà effettivamente promuovere l'attuazione della Convenzione di New York e degli altri strumenti internazionali in materia di promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, la piena applicazione della normativa europea e nazionale vigente in materia, nonché il diritto del minore ad essere accolto ed educato? Potrà esercitare le funzioni di cui all'articolo 12 della Convenzione europea sui diritti dei fanciulli, cioè assicurare forme idonee di consultazione con i minori, le associazioni familiari, le organizzazioni e le reti internazionali, gli organismi e gli istituti per la promozione e la tutela dell'infanzia? Ancora, potrà verificare che ai minori siano garantite pari opportunità nell'accesso alle cure, come nell'istruzione, anche quando ricoverati, esprimere pareri e formulare proposte, diffondere prassi e protocolli di intesa, promuovere iniziative volte a sviluppare nei minori capacità critiche e a suscitare nei media più sensibilità e responsabilità verso di loro? Riuscirà a promuovere studi e ricerche e a collaborare attivamente con i Garanti regionali, individuando linee di azione comuni?
Cari colleghi, i compiti affidati all'Autorità sono tanti, le risorse finanziarie su cui potrà contare sono ben poche, e se non sarà messa in condizione di operare sarà solo l'ennesimo tassello di un mosaico di organismi con competenze simili che già operano, rischiando di sovrapporsi, anche per la frammentazione delle competenze fra le diverse amministrazioni.
Il miracolo economico del Governo si realizza tagliando fondi a tutto campo: dalla cultura alle politiche sociali. A noi non resta che sperare che anche questo provvedimento non sia destinato a rimanere una lettera di intenti.

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 2 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.100.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Lo Monte 2.50...

PRESIDENTE. Onorevole Calabria, mi scusi, ma gli emendamenti Lo Monte 2.50, Lo Monte 2.51 e Mura 2.1 non sono stati segnalati.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 2.101. Pag. 15
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Capitanio Santolini 2.2, a condizione che sia accolta la riformulazione ai sensi dell'emendamento 2.101 delle Commissioni.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Farina Coscioni 2.3, Capitanio Santolini 2.4, Capitanio Santolini 2.5 e sugli identici emendamenti Palomba 2.6 e Lo Monte 2.52.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Palomba 2.7, a condizione che sia accolta la riformulazione ai sensi dell'emendamento 2.100 delle Commissioni.

PRESIDENTE. Onorevole Calabria, mi scusi. È stata proposta una riformulazione all'emendamento Palomba 2.7? Ce la può leggere, per cortesia?

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, la riformulazione è ai sensi dell'emendamento 2.100 delle Commissioni, che posso leggere: «aggiungere, infine, il restante periodo: il titolare dell'Autorità garante non può ricoprire cariche o essere titolare di incarichi all'interno di partiti politici o di movimenti di ispirazione politica per tutto il periodo del mandato».

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la I Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Barani... onorevole Rampi... onorevole Siliquini... onorevole Cesaro... onorevole Cesario... onorevole Monai... onorevole Bellotti... onorevole Urso... onorevole Ronchi... onorevole Merlo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... onorevole Pili... onorevole Agostini... onorevole Goisis... Onorevole Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 507
Maggioranza 254
Hanno votato
507).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Avverto che l'emendamento 2.101 delle Commissioni testè approvato reca una serie di modifiche al testo volte a sostituire l'espressione «minori di età» con quella di «persone di minore età». La Presidenza, in considerazione della natura meramente formale delle suddette modifiche, porrà in votazione le proposte emendative che, applicando un criterio strettamente formale, risulterebbero altrimenti precluse, intendendo che il riferimento ai minori in esse Pag. 16contenuto debba essere sostituito da quelle alle persone di minore età. Si tratta, in particolare, dei seguenti emendamenti: Capitanio Santolini 2.2; Schirru 3.62; Zampa 3.6 e 3.18; Palomba 3.22; Lo Monte 3.56; Palomba 3.38 e 4.2; Schirru 4.52; Zampa 6.51.
Avverto, altresì, che le Commissioni hanno presentato una nuova formulazione dell'emendamento 5.101, che è in distribuzione.
Passiamo ai voti.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione dell'emendamento Capitanio Santolini 2.2, proposta dal relatore per la I Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.2 nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Calearo Ciman, Goisis, Rampi, Corsaro, Agostini... ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 518
Maggioranza 260
Hanno votato
518).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Farina Coscioni 2.3 non accedono all'invito al ritiro, formulato dal relatore per la I Commissione, e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 2.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Palmieri, Centemero, Osvaldo Napoli, Laura Molteni, Cesare Marini, Vernetti... ancora l'onorevole Calearo Ciman... Cesare Marini ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 333
Astenuti 186
Maggioranza 167
Hanno votato
10
Hanno votato
no 323).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che l'emendamento Capitanio Santolini 2.4 è precluso dall'emendamento 2.100 delle Commissioni.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Capitanio Santolini 2.5 non accedono all'invito al ritiro, formulato dal relatore per la I Commissione, e insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 2.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Capodicasa, Di Virgilio, Iannarilli, Follegot, Sposetti, Centemero, Scanderebech, Minniti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 308
Astenuti 211
Maggioranza 155
Hanno votato
56
Hanno votato
no 252).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto Pag. 17contrario e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Palomba 2.7 accettano la riformulazione proposta dal relatore per la I Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 2.7 nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Pianetta...
Revoco l'indizione della votazione dell'emendamento Palomba 2.7.
Occorre infatti porre preliminarmente in votazione l'emendamento Palomba 2.6, anche se scisso dall'identico emendamento Lo Monte 2.52, che non è invece stato segnalato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 2.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Pagano, Carfagna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 512
Astenuti 3
Maggioranza 257
Hanno votato
211
Hanno votato
no 301).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario, che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 2.7 nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Repetti, Di Virgilio, Guzzanti, Pes, Motta, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 519
Maggioranza 260
Hanno votato
515
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Galletti e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 2. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiederei un attimo di attenzione. Noi vorremmo fare una cosa grande: stiamo discutendo della nostra infanzia, di come tutelarla. L'infanzia è il nostro specchio, ma è anche il nostro futuro e non possiamo trascinare questa votazione come se si trattasse di un altro provvedimento importante, ma solo burocraticamente.
Signor Presidente, il Parlamento, quest'Aula nella precedente votazione ebbe un empito di dignità nel momento in cui bocciò la formulazione di una precedente disposizione che parlava esclusivamente di Garante e approvò un emendamento - a nostra firma, ma divenuto patrimonio di tutta l'Aula - che affermava che per difendere interessi deboli come sono quelli dei minori ci vuole una autorità forte. Ecco perché noi abbiamo chiesto che non si parlasse semplicemente di un Garante ma che si costituisse una Autorità che Pag. 18avesse il potere, di fronte a violazioni gravi dei diritti dei minori, di vigilare e di sanzionare.
Dico ciò, signor Presidente, perché questa linea passò in tutto il Parlamento attraverso interventi appassionati dei diversi gruppi politici che impressero questa linea al Parlamento e al Governo. Qual è la linea? Il Garante, l'Autorità garante non può limitarsi a esprimere valutazioni e a dare buffetti. C'è già la magistratura e non può sostituirsi ad essa, c'è la scuola, c'è la sanità e amministrazioni che vanno avanti per conto proprio. L'autorità può dire: sì, attenzione, fate questo. Se l'Autorità garante per i diritti dei minori, cari colleghi, non ha il potere di irrogare sanzioni contro i poteri forti, a cominciare da quelli dei gruppi televisivi che emanano in fasce protette spettacoli drammaticamente negativi per i diritti dei bambini, questa Autorità risponderà pure ad una raccomandazione delle Nazioni Unite, delle sedi internazionali, ma sarà sempre un organismo che si limiterà a chiedere le cose per favore.
Non è di questo che ha bisogno la cultura dei diritti dei bambini: ha bisogno di un'autorità forte in grado di garantirla effettivamente ed esplicitamente. Ecco perché, signor Presidente, confidiamo nell'attenzione e nella sensibilità del Governo e dei relatori.
Ci si dice che vi è una competenza sanzionatoria dell'Agcom, ma non abbiamo mai visto una sanzione irrogata nei confronti di un canale televisivo locale o nazionale che in fasce protette trasmette spettacoli terribili per i bambini e per la loro educazione. Allora, a cosa serve aver attribuito tali poteri all'Agcom, che non ha la cultura dei diritti dei bambini e a cui non importa - visti i risultati - di chi sono i bambini perché naviga su altri temi, su altri fronti e su altre prospettive, quelle dei grandi interessi economici?
Signor Presidente, se continuiamo in questa direzione, rischiamo ancora una volta di istituire un organismo che emette flatus vocis, sibili che cadranno nel dimenticatoio e nel disinteresse. Pertanto, mentre preannunzio il voto favorevole sull'articolo 2, voglio dire con nettezza che, se non arriveremo a modifiche del testo nel senso di attribuire effettività all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, credo che non si potrà avere il nostro voto favorevole e credo di tanti esponenti del Parlamento che vogliono un'autorità che sia effettiva.
Se questi compiti - mi avvio alla conclusione, signor Presidente, la ringrazio per la sua tolleranza - e questi poteri sono attribuiti all'Agcom che non li esercita perché non ha la cultura e la testa per difendere i diritti dei bambini, si attribuiscano allora all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, che si chiama autorità proprio per questo. Perciò, quando sarà il momento signor Presidente, proporrò un accantonamento degli emendamenti relativi affinché approfondiamo queste disposizioni nella direzione voluta dal Parlamento nella precedente votazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Traversa, Palmieri, Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 515
Maggioranza 258
Hanno votato
515).

Prendo atto che il deputato Vessa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R). Pag. 19
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, in poche battute espliciterò il pensiero del mio gruppo sull'articolo 3. Come emerso anche dalle prime votazioni su questo provvedimento, c'è un'ampia convergenza nessuno ovviamente si è posto tantomeno il nostro gruppo - su una posizione di ostracismo e di diversificazione rispetto al disegno di legge presentato dal Ministro per le pari opportunità. Credo però che i confronti parlamentari, soprattutto quelli che avvengono nel corso dell'esame dei provvedimenti, servano a chiarire anche alcune posizioni, delle idee ed esplicitare i contenuti e le definizioni normative.
Se dovessimo soffermarci semplicemente sull'esame dei compiti dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, non c'è dubbio che rimarremmo oltremodo soddisfatti. Credo vi sia un'elencazione del tutto soddisfacente dei compiti e dei problemi che l'Autorità garante è chiamata ad affrontare ed a dipanare in un settore e in una realtà estremamente delicati, una realtà, quella dell'infanzia, su cui si misura la civiltà e si costruisce anche il progresso della nostra comunità nazionale, come di tutte le comunità nazionali. Però, una riflessione in più bisogna pur farla, in fondo questo provvedimento nasceva con molte o scarse ambizioni, secondo il punto di vista e l'angolazione da cui si osserva. Qui ci troviamo in presenza di un'authority. Per dire la verità, ho sempre avuto qualche perplessità sulla proliferazione delle authority per una serie di motivi e di elementi. Queste authority, via via nel tempo hanno sottratto non soltanto competenze al Governo, ma hanno espropriato il Parlamento dei controlli, creando deficienze sul piano delle politiche energetiche, delle comunicazioni e della concorrenza. Il discorso sulle authority forse non lo abbiamo fatto in termini complessivi, tant'è vero che molte authority sono collocate in una posizione bivalente, molto confusa, in uno spazio grigio rispetto alle esigenze di avere dei contorni molto più netti e molto più nitidi. Non c'è dubbio, signor Presidente, signor rappresentante del Governo, che qui si prevede un'authority con molte competenze. Il Ministro Carfagna ricorderà qualche perplessità da parte di qualcuno di noi sul fatto se si tratti di un'authority oppure di una sezione o di un dipartimento del Ministero per le pari opportunità. C'era qualche riflessione in più, qualche preoccupazione, qualche sospetto, ma certamente si trattava di apporti e contributi, come si suol dire con una espressione molto fortunata, a fin di bene. Poi in questo nostro Paese, nel momento in cui parliamo e siamo impegnati nelle attività parlamentari, a fin di bene, le prospettive e gli obiettivi si appannano, si confondono e diventano molto più confusi. Allora occorre capire che cos'è questa authority. Non deve essere certamente un dipartimento o un servizio all'interno del Ministero per le pari opportunità, ma un'autorità veramente forte, nella pienezza dei suoi poteri, con una serie di compiti e con collegamenti dappertutto. Ma vi è anche il problema della famiglia. L'infanzia non è compito soltanto di un'authority. Il tema della famiglia, il tema dell'infanzia, della tutela dei diritti dei minori credo che sia competenza di un Governo nel suo complesso. Allora, questa authority dovrebbe raccordarsi con i vari Ministeri, perché non c'è dubbio che ci sono distribuzioni di competenze per spicchi, per settori diversificati, tra vari Ministeri. Bisognerebbe raccogliere le idee e capire che cosa significa politica della famiglia e diritto dei minori, perché certamente l'Authority non può essere un telefono azzurro. Il Garante per l'infanzia non può essere un tutore in astratto dei diritti fondamentali dei minori, ma dovrebbe avere veramente una visione complessiva di una politica della famiglia per evitare la settorializzazione, che credo che non ci debba convincere. Non ha convinto mai nessuno: la settorializzazione sacrifica strategie politiche complessive di ampio respiro e anche lo sviluppo di interventi strategici.
Ma quando mi si dice che l'Autorità garante deve avere rapporti con le Commissioni Pag. 20parlamentari, fornire un aiuto o un contributo ai provvedimenti di legge e alla tutela dei diritti, nel rispetto delle convenzioni internazionali e degli strumenti che sono alla base del buon vivere civile, nonché avere rapporti con le regioni, con le autorità regionali, con le autorità garanti regionali, si tratta di una materia così articolata e complessa, a mio avviso certamente impegnativa, che non è di competenza del Ministero delle pari opportunità. Non capiamo come l'Autorità garante si articoli, si raccordi con gli altri Ministeri e chi crei la sintesi e l'unicità di una politica sull'infanzia e sulla famiglia, e quindi chi investa sul futuro, perché la politica dell'infanzia significa saper investire realmente sul futuro.
Ritengo che siano dati ed aspetti che non possono essere messi sotto silenzio o confusi per farli rimanere nelle nebbie di un dibattito e di una disquisizione sui grandi principi, che poi non hanno alcun riscontro e che non creano le condizioni, in realtà, per capire e comprendere come funzionano le cose. Per arrivare ad una conclusione, signor Presidente, ci siamo posti - lo sanno anche i colleghi della I e XII Commissione - in una posizione di grande contributo. Devo ringraziare l'onorevole Capitanio Santolini per l'impegno, la passione e la sensibilità profusi anche durante i lavori e un iter parlamentare estremamente complesso (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro), ma questo non basta.
Per noi si tratta di un investimento sul futuro, ma, mi consenta, signor Presidente, di dire ai colleghi che siedono ai banchi del Governo che non ci convincono alcune posizioni e alcune disattenzioni, perché con l'Autorità garante non ci si mette la coscienza a posto per aver affrontato temi e argomenti che riguardano anche la scuola, perché vi è anche questo problema.
Ci si deve convincere che non ci si mette la coscienza a posto, ma credo che questo provvedimento debba avviare un processo molto forte e una presa di coscienza da parte del Parlamento. Se vi è un fatto positivo è che il Parlamento affronta questo provvedimento e lo vara, ma, nel momento in cui lo fa, si deve anche porre delle questioni. Come fa l'Autorità garante a funzionare con tutte queste competenze, avendo soltanto dieci unità nell'organico? Sono coordinatori tra i vari ministeri? Come fa ad operare anche con la pochezza delle poste in bilancio, insufficienti rispetto alle competenze di cui viene investita?
Non vorrei, tanto per riecheggiare qualche preoccupazione che è stata espressa anche in Aula qualche momento fa, che fosse una sovrastruttura di appesantimento, ma fosse qualcosa di agile e di diverso rispetto a quello che abbiamo previsto in passato. Certamente è una sfida, insieme all'istituzione di una conferenza e rispetto a tutti i problemi e ai temi che sono contenuti nell'articolo 3. Certamente, forniremo il nostro appoggio e la nostra solidarietà, che non può essere di facciata, ma mi auguro che anche questi mesi che hanno visto impegnate la I e la XII Commissione nell'esame congiunto del provvedimento e che oggi vedono impegnata anche l'Assemblea, possano lasciare delle tracce, ma soprattutto possano far riacquistare delle sensibilità.
Ovviamente, l'Autorità garante non è un oggetto o una carica su cui bisogna confrontarsi o bisticciare per averla, ma credo che vi sia, anche in questo momento, un'esigenza di servizio da affermare rispetto a principi e valori. Attraverso questi principi e questi valori del rispetto dell'infanzia, della dignità umana, della persona e della famiglia, abbiamo dato un consenso. Lo ripeto ancora una volta: è un investimento, perché con esso si qualifica sempre di più non soltanto l'operato di un Governo e di una maggioranza, ma di un Parlamento e, attraverso di esso, di tutta la comunità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo sul complesso delle proposte emendative perché si tratta Pag. 21dell'articolo più importante del disegno di legge in esame.
Il nostro gruppo ha una grande attenzione alle competenze di questa Autorità che stiamo andando ad istituire. Mi riferisco in particolare all'emendamento Palomba 3.22.
Vorrei inoltrare una richiesta sia ai relatori, sia al proponente, perché riteniamo molto importante l'emendamento citato che riguarda il tema dei mezzi di informazione e delle violazioni dei diritti dei minori.
Crediamo che il Garante debba occuparsene e che debba farlo in un quadro normativo coordinato, senza sovrapporsi ad altre autorità o ad altri organismi preposti, ma che debba avere delle precise responsabilità al riguardo.
Per cui vorrei chiedere di valutare la possibilità di una piccola riformulazione e di votazione per parti separate dell'emendamento Palomba 3.22, soprattutto con riferimento ai commi 9 e 10 come disciplinati nell'emendamento. Se, infatti, ci pare, in questa sede, impossibile accedere alla previsione del comma 10 dell'emendamento, nella parte in cui prevede una sanzione che il Garante può erogare autonomamente, perché ciò vorrebbe dire iniziare a legiferare in maniera scoordinata, ci interessa invece la prima parte perché è necessario che il Garante si occupi anche dei mezzi di informazione, che vi sia una certa attenzione. È inoltre necessario, come previsto nel comma 9 dell'articolo 3, che il Garante si rivolga alle autorità competenti: nel caso di reati penali, alla competente procura della Repubblica o al competente tribunale dei minori; nel caso di reati commessi attraverso i mezzi di informazione, alla competente autorità, senza specificare quale, perché le violazioni possono essere di ordine amministrativo, ma anche di ordine penale.
Come spiegherà più dettagliatamente il mio collega Massimo Polledri che interverrà tra poco, tengo a dire che noi abbiamo una grande attenzione su questo tema.
Vorrei lasciare scritto anche negli atti parlamentari che, quando parliamo di mezzi di informazione, ci riferiamo a mezzi di informazione generici. Non stiamo parlando della carta stampata, dei quotidiani principali o solo di quelli o dei telegiornali, stiamo parlando di tutti i mezzi di informazione, anche di quelli che sono di nuova generazione, come ad esempio quelli su Internet, che, in questo caso, sono molto utilizzati dai minori di diverse fasce d'età.
Quindi, chiedo di fare una riflessione veloce. Trattandosi della richiesta di una piccola riformulazione dell'emendamento Palomba 3.22, vi chiedo di accettarla, anche perché non vorrei modificare, come è previsto nel citato emendamento, il comma 9 dell'articolo 3 perché vorrei lasciare la possibilità al Garante di segnalare, comunque, alle procure della Repubblica eventuali reati di cui venisse a conoscenza, anzi, credo che sia proprio questa una delle sue funzioni specifiche.
Credo si tratti di un mero errore materiale, però è necessario l'assenso dei relatori e del proponente, sia in relazione alla riformulazione, sia alla votazione per parti separate (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, come lei sa, per quanto riguarda la richiesta di riformulazione dell'emendamento Palomba 3.22, questa potrà essere proposta, anche su sua sollecitazione, o dalla Commissione o dal Governo.
Per quanto riguarda la votazione per parti separate, potrà richiederla al momento in cui si arriverà all'esame dell'emendamento Palomba 3.22.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo sia in qualità di neuropsichiatra infantile, sia come padre.
Nei mesi scorsi abbiamo assistito, per lungo tempo, al caso di Sara Scazzi e, dopo, a quello di Yara. Pag. 22
Vorrei chiedere ad ognuno di voi quale fosse la necessità, per la televisione pubblica e non pubblica, di diffondere determinate notizie. Che necessità vi era di diffondere subito, in diretta, la notizia della violenza forse subita da quel povero corpo? Che necessità vi era di dare voce, in ogni momento, ai giornalisti che, probabilmente pagando, mandavano in diretta il dramma e le affermazioni degli avvocati? Abbiamo ascoltato in diretta le telefonate. È questo il servizio pubblico? È questo ciò che, in qualche modo, si è consentito di fare?
Abbiamo presentato una risoluzione in Parlamento, abbiamo presentato interrogazioni, abbiamo sentito l'Apcom, abbiamo sentito la Commissione, abbiamo sentito la RAI.
Nessuno ha fatto niente!
Ora credo che noi dobbiamo ribadire, come genitori e come parlamentari, un punto solo: basta con lo sciacallaggio dei minori e dei bambini! Basta con lo sciacallaggio informatico dei bambini e dei minori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! E ci vuole anche in parte una parola «terribile»: «decenza». Io invoco decenza dalle 8,30 alle 21,30, quando ci sediamo a tavola, nei programmi televisivi. È forse pudore? Non lo so, ma non mi sembra che scene esplicite, trasmesse alle 20 o alle 21, di sesso eterosessuale o anche omosessuale siano una dimostrazione di decenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). È così! E faccio un esempio: baci esagerati in quell'orario li abbiamo visti e ricordo Santoro che introdusse, in una bella trasmissione delle 20,30, un bel bacio prolungato tra due uomini. Non sarebbe andato bene tra un uomo e una donna e non va bene tra due uomini, in quell'orario (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Dobbiamo rispettare i minori, dobbiamo rispettare e tutelare anche un minimo di senso del pudore. Per questo mi ricollego alle richieste del mio capogruppo, che ringrazio per la sensibilità, ma noi tutti della Lega Nord, su questo fronte, anche con il collega Vanalli, proponiamo, accogliamo - e ragioniamo, sia opposizione, sia maggioranza - non già il ritorno alla censura più becera, ma il ritorno a un minimo di decenza. Mai più il caso di Sara Scazzi! Ci vuole un po' di dignità, un po' di difesa dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, condivido appieno l'intervento dell'onorevole Polledri e, ancor prima, dell'onorevole Reguzzoni, ma voglio apporre la mia firma all'emendamento Palomba 3.22.
Perché? Perché proprio ieri, in qualità di presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, ho partecipato ad un convegno con il Comitato media e minori. Vi erano rappresentanti del Governo e un rappresentante dell'Agcom. Voglio ricordare in Aula che l'Agcom ha la competenza certamente sulla televisione, ma nulla può con Internet.
Voi sapete che i ragazzi adolescenti vedono la televisione fino a circa i 12-13 anni; dopo sono solo Internet e qui nulla può l'Agcom. È, quindi, un punto assolutamente importante e occorre che vi siano delle sanzioni e dei segnali decisi, perché la fascia protetta fa acqua da tutte le parti. Inoltre, con il digitale terrestre, i canali che si vedevano, ormai non si vedono, ma si vedono tutti gli altri e lì non c'è controllo.
Appongo, quindi, la mia firma all'emendamento Palomba 3.22 e esprimo il mio voto favorevole, anche perché questo testo sul Garante per l'infanzia e l'adolescenza è stato radicalmente modificato dal Parlamento e rappresenta una vittoria parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo, non solo per esprimere Pag. 23il mio voto favorevole, ma per rivolgere un appello a me stesso e a tutti: atteniamoci al tema del provvedimento. Non introduciamo elementi impropri sulla questione dell'Autorità garante, non affrontiamo temi che sfiorano la censura, non affrontiamo temi che non c'entrano nulla.
Quel tipo di immagini che vanno in onda, infatti, va in onda da qualche decennio, con ampie complicità. È una sorta di linguaggio unico televisivo, che implicherebbe ben altre riflessioni che non qualche battuta contro questo o quel programma. È una questione più grave e più velenosa: non si può far finta di non sapere e di non vedere. Atteniamoci all'oggetto della materia, portiamo a compimento il provvedimento, non allarghiamolo e non diciamo cose che non c'entrano nulla e che rischiano di inquinare questa scelta di civiltà!
Per tali ragioni il mio non è solo un voto favorevole, ma è un invito a limitare la discussione al tema che ci è stato posto, senza altri atteggiamenti, slittamenti e polemiche, che renderebbero meno forte, meno serio e meno credibile il provvedimento di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, non avevo intenzione di intervenire, tuttavia, visto che la discussione ha preso una certa piega, vorrei chiarire anche la posizione del mio gruppo. Il problema che viene sollevato è certamente molto serio e siamo d'accordo, ovviamente - ci mancherebbe - sul fatto che la tutela nei confronti dell'infanzia non debba essere solamente generica ma forte e decisiva. Noi siamo d'accordo e ci siamo battuti anche in questa occasione perché l'Autorità garante avesse un profilo alto e fosse titolare di determinate competenze e compiti. Siamo, quindi, assolutamente d'accordo con il collega Polledri: siamo stufi di incursioni, sempre negative, della televisione e dei mezzi di comunicazione nei confronti dei minori e riconosciamo anche che le famiglie non sono abbastanza tutelate nel loro compito educativo e restano indifese.
Ciò sottolineato vorrei anche chiarire, però, che l'Autorità che abbiamo delineato all'interno del provvedimento, dal primo all'ultimo articolo, coincide con una figura di garante che esercita moltissimi compiti - e ha ragione il collega Tassone quando dice che, avendo una struttura molto striminzita e ridotta, sarà difficile che possa svolgerli tutti - ma non è titolare di funzioni sanzionatorie, perché ci sono altri organismi competenti. So bene che l'Agcom non funziona come dovrebbe, che il Comitato TV e minori fa una gran fatica a far rispettare il codice di regolamentazione convenzionale TV e minori, lo sappiamo tutti, ma moltiplicare i soggetti che sanzionano non vuol dire fornire all'infanzia maggiori garanzie che le televisioni rispettino un codice di autoregolamentazione che hanno liberamente sottoscritto.
Condividiamo, quindi, quanto previsto dal primo comma dell'emendamento Palomba 3.22 - ovvero che l'Autorità garante prende in esame, denuncia, raccoglie notizie, coordina e svolge attività di sostegno e di stimolo - ma l'attività sanzionatoria deve rimanere fuori perché, altrimenti, dovremmo ampliarla anche ad altri campi e non limitarla solamente a quello televisivo. Ci sembrerebbe una forzatura, fermo restando che l'attività sanzionatoria deve funzionare in capo ad altri organismi che sono già presenti in Italia.
Pertanto voteremo a favore - se si voterà per parti separate - del primo comma dell'emendamento, mentre il secondo comma ci appare una forzatura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Biasi. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, vorrei brevemente intervenire anch'io sul problema che è stato sollevato, per spiegare che il secondo comma dell'emendamento Palomba 3.22 non ha senso, Pag. 24perché l'impianto legislativo nel nostro Paese ha consentito persino la pubblicità subliminale per i minori. Non solo la pubblicità subliminale è ammessa, non si capisce neanche quale sia il soggetto che è tenuto ad irrogare la sanzione - che è, peraltro, puramente pecuniaria e potete immaginare che cosa rappresenti una sanzione fino a 50 mila euro per un colosso televisivo -, inoltre esiste la carta di Treviso di autoregolamentazione e infine il tema delle fasce protette non è ancora sostenuto da una legislazione adeguata.
Alla luce di tutto ciò l'emendamento potrebbe definirsi come una forma di censura. Vorrei capire la differenza tra una trasmissione a sfondo sessuale - e in che modo potremmo definirla lesiva della positiva crescita dei minori - e la continua violenza che ogni giorno, a qualunque ora, è esercitata dalla televisione attraverso i film e le fiction. Cerchiamo quindi di non essere sessuofobici e di mettere le cose per il giusto verso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,30)

EMILIA GRAZIA DE BIASI. È giusto dire che bisogna tutelare il minore, ma è altrettanto giusto dire che la censura non ha senso, anche perché è lesiva della professionalità delle persone. Soprattutto mi permetto di aggiungere che i ragazzi minori non guardano la televisione nelle fasce protette, quindi è patetico scrivere una cosa del genere che altro non fa che lavare la coscienza del legislatore negando però la realtà dei fatti. Il confine tra libertà di informazione ed esigenza di tutela è molto labile, e non vorrei che arrivassimo a delle forme estreme, e a un'eterogenesi dei fini che nega di fatto la libertà di informazione.
Penso anche che ci sia un dovere delle famiglie - scusatemi - per azionare tutti quei sistemi di controllo che sono possibili, come il parental control, per esempio, che è applicato sulla rete e che può essere benissimo applicato sulle televisioni. Penso in altre parole che i soggetti attivi per la tutela dei minori nel campo dell'informazione debbano essere molteplici, e che sicuramente il luogo è quello dell'autorità, e non credo che il Parlamento abbia l'autorità, attraverso una sanzione pecuniaria ridicola, di portarci di fatto ad una forma di censura, cosa che io credo sarebbe lesiva dei diritti di tutti i cittadini e non solo dei minori.
Questo è il motivo per cui chiedo ai colleghi di ritirare il secondo comma dell'emendamento Palomba 3.22 che modifica il comma 10 dell'articolo 3. Il tema è difficile, manca il soggetto, e occorre definire prima di tutto il soggetto, e dopo discuteremo anche delle sanzioni, ma non vorrei che i minori si trovassero nella spiacevole situazione di essere la strada per forme di censura che vanno assolutamente evitate per il bene della democrazia.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, senza voler minimamente coartare la libertà di ciascuno di esprimersi in quest'Aula, vorrei sommessamente sottolineare che noi stiamo aprendo un dibattito sul merito di un emendamento presentato dal gruppo Italia dei valori, Palomba 3.22, sul fatto se sia opportuno votarlo per parti separate, su quali parti si sia a favore e su quali contrari, ma siamo nella fase in Aula dedicata alla discussione sul complesso degli emendamenti.
Siccome arriveremo all'esame di questo emendamento per il quale, mi pare, è stata esplicitata dalla Lega la richiesta di votazione per parti separate, sommessamente mi domando se non sia il caso di proseguire con l'esame degli emendamenti e con le dichiarazioni di voto relative agli stessi. Quando arriveremo all'emendamento Palomba 3.22, si svolgerà la discussione con le dichiarazioni di voto su quell'emendamento. Altrimenti rischiamo di duplicare una discussione che ci ritroveremo a fare quando sarà in discussione quell'emendamento.

Pag. 25

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la sua osservazione è sensata, ma non posso che affidarmi ai colleghi che chiedono di intervenire per l'accoglimento del suo appello.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signora Presidente, al fine di rendere più agevole i lavori di tutti e in particolare il suo, anticipo, in modo da superare ogni problema, che con riferimento all'emendamento Palomba 3.22 noi insistiamo per la votazione della prima parte (relativa al comma 9 dell'articolo 3), mentre intendiamo ritirare la seconda parte (riguardante il comma 10), quella per la quale la Lega ha chiesto la votazione per parti separate. In tal modo eviteremo una discussione che rischia soltanto di aggravare la situazione.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, proprio non è possibile ritirare mezzo emendamento. O lo ritira tutto o dovremo per forza procedere per parti separate.

ANTONIO DI PIETRO. Se non si può ritirare - non lo so, ma ritengo che lei sia più preparata di me - chiediamo che sia riformulato e affrontato per parti separate.

PRESIDENTE. Sta bene.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se tutta l'Aula converge, evidentemente il Comitato dei nove e il relatore possono semplicemente assumere l'indicazione venuta adesso dall'onorevole Di Pietro per conto dell'Italia dei Valori e riformulare la proposta emendativa nel senso indicato dall'onorevole di Pietro.

PRESIDENTE. Mi sembra un suggerimento alle Commissioni che può essere preso in considerazione. Le Commissioni possono valutare la riformulazione dell'emendamento proposta dall'onorevole Di Pietro.
Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 3 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, chiedo la sua collaborazione visto che vi è stato il ritiro anche di alcuni emendamenti. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Schirru 3.62, mentre raccomandano l'approvazione del loro emendamento 3.100. L'emendamento Lo Monte 3.50 dovrebbe essere stato ritirato.

PRESIDENTE. Onorevole Castellani, l'emendamento Lo Monte 3.50 non è stato ancora segnalato.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, comunque le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Lo Monte 3.50. Le Commissioni, altresì, formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Sbrollini 3.2, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Palomba 3.4, Zampa 3.6, sul quale anche la V Commissione (bilancio) ha espresso parere contrario, e Capitanio Santolini 3.7. Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Sbrollini 3.11, mentre...

PRESIDENTE. Gli emendamenti Lo Monte 3.51 e 3.52 risultano non segnalati. Passiamo, dunque, all'emendamento Palomba 3.13.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Le Commissioni si rimettono all'Aula sull'emendamento Palomba 3.13, Pag. 26nel senso che, dal momento che il garante esprime un parere, è già insita nel termine «esprime» l'obbligatorietà. Credo che sia pleonastico, però ci rimettiamo all'Aula.
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Sbrollini 3.16, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Lo Monte 3.53 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire il periodo dalle parole «in collaborazione» fino alla fine, con le seguenti: «in collaborazione con gli enti e con le istituzioni che si occupano di persone di minore età e iniziative per la sensibilizzazione e la diffusione della cultura dell'infanzia e dell'adolescenza, finalizzata al riconoscimento dei minori come soggetti titolari di diritti».
Le Commissioni esprimono, altresì, parere favorevole sull'emendamento Zampa 3.18 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: espungere dal testo le parole «in particolare nell'ambito dei procedimenti giudiziari». L'emendamento Capitanio Santolini 3.20...

PRESIDENTE. Risulterebbe precluso dall'approvazione dell'emendamento Zampa 3.18. Altrimenti il parere sarebbe contrario?

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. No, signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro dell'emendamento Capitanio Santolini 3.20 proprio perché sarebbe precluso.

PRESIDENTE. Sta bene. Gli emendamenti Lo Monte 3.58, 3.54 e 3.55 risultano non segnalati.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Riguardo all'emendamento Palomba 3.22, invece, le Commissioni accolgono la richiesta che è pervenuta nel corso degli interventi. Proponiamo, quindi, un parere favorevole per quanto attiene al primo capoverso relativo al comma 9 dell'articolo 3 e chiediamo la votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Onorevole Castellani, in un'ipotesi di riformulazione, dovrebbe chiedere ai presentatori di espungere il secondo capoverso dell'emendamento relativo al comma 10 dell'articolo 3.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Sì, chiediamo ai presentatori di espungere il secondo capoverso dell'emendamento relativo al comma 10 dell'articolo 3 e, in merito al primo capoverso, di riformularlo considerandolo un comma aggiuntivo 9-bis.

PRESIDENTE. Sta bene.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Lo Monte 3.56, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.25, anche perché tale emendamento potrebbe risultare precluso dall'approvazione dell'emendamento Palomba 3.22 come riformulato.

PRESIDENTE. Sta bene. L'emendamento Favia 3.26, invece, risulta non segnalato.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Favia 3.29 e Capitanio Santolini 3.31. Anche l'emendamento Lo Monte 3.57 risulta non segnalato, mentre le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Capitanio Santolini 3.34. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del loro emendamento 3.101, mentre esprimono parere contrario sull'emendamento Capitanio Santolini 3.35.
Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Sbrollini 3.60, Palomba 3.38 (sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario), Zampa 3.61 e Favia 3.41 (sul quale anche la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario). Pag. 27
Le Commissioni formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.43.
Le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Palomba 3.44, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario limitatamente al comma 11.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Farina Coscioni 3.59, purché sia riformulato sopprimendo l'ultima parte ed esattamente le parole da: «per estendere i trattamenti sanitari» fino alla fine dell'emendamento.
Le Commissioni infine esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Palomba 3.01.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Schirru 3.62. Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Scilipoti, Goisis, Gasbarra, Concia, Calgaro, Ruvolo, Mariarosaria Rossi, Fucci, Vassallo, Vaccaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
524).

Prendo atto che il deputato Razzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Sbrollini 3.2. Prendo atto che il presentatore accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 3.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Motta, Farina Coscioni, Monai, Ventucci...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 335
Astenuti 188
Maggioranza 168
Hanno votato
27
Hanno votato
no 308).

Prendo atto che i deputati Lussana e Razzi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zampa 3.6, nel testo corretto, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole Perina...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 522
Astenuti 8
Maggioranza 262
Hanno votato
206
Hanno votato
no 316). Pag. 28

Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Veltroni, Sardelli, Farina Coscioni, Testa, Galletti, Cesario, Vignali, Paolo Russo, Berretta, Reguzzoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 520
Astenuti 4
Maggioranza 261
Hanno votato
260
Hanno votato
no 260).

Passiamo all'emendamento Sbrollini 3.11. Prendo atto che i presentatori accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 3.13, sul quale le Commissioni ed il Governo si rimettono all'Assemblea.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Granata, Siliquini, Galletti, Dionisi, Rampi, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 531
Votanti 358
Astenuti 173
Maggioranza 180
Hanno votato
99
Hanno votato
no 259).

Passiamo all'emendamento Sbrollini 3.16. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'emendamento Sbrollini 3.16.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbrollini 3.16, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Ghiglia, Follegot, Sardelli, Rampi, Farina Coscioni, Ferranti, Ghiglia, Lupi, Ghedini, Siliquini, Scilipoti, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Unione di Centro - Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 533
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
271
Hanno votato
no 262).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Lo Monte 3.53. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lo Monte 3.53, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Granata, Di Girolamo, Follegot, Scilipoti, Sardelli, Mondello, Goisis, Franceschini, De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 29
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato
527
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zampa 3.18. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zampa 3.18, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Goisis, Scilipoti, Ghiglia, Cesario, Di Virgilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 534
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
534).

Avverto che l'emendamento Capitanio Santolini 3.20 è precluso dall'approvazione dell'emendamento Zampa 3.18.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 3.22. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 3.22, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Della Vedova, Di Virgilio, Paolo Russo, Scilipoti, Giulio Marini, Cesa, Calearo Ciman, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 534
Votanti 533
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
533).

Avverto che risultano preclusi gli emendamenti Lo Monte 3.56 e Capitanio Santolini 3.25.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 3.29, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, Cesare Marini, Nicolucci, Follegot, Cicchitto, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 533
Votanti 530
Astenuti 3
Maggioranza 266
Hanno votato
213
Hanno votato
no 317).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.31, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ciccioli, Granata, Scanderebech, Sardelli, Scilipoti, Rampi, Gianfranco Conte...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 30
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Commenti - Dai banchi del gruppo Unione di Centro si grida: «rimpasto» - Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 530
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
268
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.34, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Scilipoti, Codurelli, Stefani, Siliquini, Leone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 535
Votanti 377
Astenuti 158
Maggioranza 189
Hanno votato
110
Hanno votato
no 267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Nicolucci, Gianni, Giulio Marini, Duilio.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 539
Votanti 535
Astenuti 4
Maggioranza 268
Hanno votato
534
Hanno votato
no 1).

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, vorrei sottolineare che per fortuna l'emendamento precedente, che riguardava le «figure analoghe», non è stato approvato. Vi sono alcune regioni che non hanno istituito la figura del Garante: alcune l'hanno istituita e altre l'hanno tramutata o addirittura fatta rappresentare dai difensori civici, che rappresentano per noi le «figure analoghe». Se aboliamo il concetto di «figure analoghe», significa che il Garante nazionale dell'infanzia riesce a consultarsi solo con due o tre Garanti regionali, perché altre regioni hanno invece istituito delle figure analoghe.
Ringrazio l'onorevole Lo Moro che ha dato un segnale corretto, perché, oggettivamente, votando magari in maniera un po' superficiale, rischiavamo di fare una legge che escludeva tante persone che si occupano di infanzia.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitanio Santolini 3.35.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, sono costretta a chiarire a mia volta questo emendamento, nel senso che all'articolo 3 si recita: «la Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, di seguito denominata «Conferenza», presieduta dall'Autorità garante e composta dai garanti regionali dell'infanzia e dell'adolescenza, o da figure analoghe, ove istituiti».
Lo scopo del mio emendamento è di spingere tutte le regioni a istituire i Garanti regionali, e non a mantenere figure analoghe, che prefigurano una sorta di diversificazione su tutto il territorio nazionale, con le regioni che vanno ognuna per i fatti propri e fanno cose diverse: chi le Pag. 31figure analoghe, chi i Garanti, e via dicendo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Mi sembra una follia.
Con l'eliminazione delle figure analoghe vogliamo spingere le regioni ad istituire i loro Garanti ove non presenti e fare in modo che possano, in qualche modo, adeguare la loro legislazione alla legislazione nazionale. Si tratta quindi di un intento di razionalizzazione, per non lasciare sospese le «figure analoghe», di cui non si capisce assolutamente nulla. Che vuol dire «figure analoghe»? È troppo generico (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, condividiamo l'obiettivo della collega. Tuttavia, sta di fatto che, attualmente, in alcune regioni, la determinazione è altra.
Quindi, l'espressione «figure analoghe», che potrebbe essere ben modificata e migliorata, serve per chiarire che tra i garanti ci sono anche quei soggetti nominati ai sensi della legge che prevede questo tipo di garanzia, ma che non sono stati nominati garanti regionali dell'adolescenza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitanio Santolini 3.35, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole Repetti... onorevole De Girolamo... onorevole Cesario... onorevole Iannaccone... onorevole Benamati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 341
Astenuti 199
Maggioranza 171
Hanno votato
75
Hanno votato
no 266).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbrollini 3.60, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Foti... onorevole Martinelli... onorevole Traversa... onorevole Sardelli... onorevole Gianni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 538
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato
216
Hanno votato
no 322).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 3.38, nel testo corretto, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Repetti... onorevole Pepe... onorevole Codurelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 537
Astenuti 3
Maggioranza 269
Hanno votato
28
Hanno votato
no 509). Pag. 32

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zampa 3.61, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Di Caterina... onorevole Scilipoti... onorevole Tommaso Foti... onorevole Migliori... onorevole Paolo Russo... onorevole Repetti... onorevole Giulietti... onorevole Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 541
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato
255
Hanno votato
no 286).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 3.41, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Migliori... onorevole Fedi... onorevole Lussana... onorevole Di Virgilio... onorevole Traversa... onorevole Martino... onorevole Farina Coscioni... onorevole Villecco Calipari... onorevole Cesario... onorevole Mondello... onorevole De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 540
Astenuti 2
Maggioranza 271
Hanno votato
22
Hanno votato
no 518).

Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Capitanio Santolini 3.43 accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 3.44.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è stata opportuna l'accettazione da parte nostra della riformulazione del mio emendamento 3.22 perché in questo modo le cose sono più chiare. Abbiamo riservato al mio emendamento 3.22 il compito, dovere e potere di vigilanza e di segnalazione.
Invece, con l'emendamento in esame stiamo trattando l'altro aspetto, cioè l'aspetto dei poteri effettivi che sono attribuiti all'Autorità garante. Rammento che precedentemente questa stessa Assemblea approvò un nostro emendamento nel quale il Garante veniva trasformato in Autorità garante. La questione evidentemente non era solo nominalistica. Non si trattava di un lustrino da attribuire a questo organismo monocratico ma, comunque, organismo amministrativo che, però, non ha poteri effettivi, ma ha solo il potere di effettuare segnalazioni all'autorità giudiziaria, all'autorità sanitaria, all'autorità scolastica e alle altre autorità che, comunque, si occupano dei minori. Però, vi sono degli interessi dei minori e dei diritti dei minori, che sono diritti deboli per loro natura, perché sono poco curati e hanno bisogno di essere rappresentati, curati, tutelati e protetti da un'Autorità che, perciò, deve essere forte.
Ora, un'Autorità che ha soltanto il potere di emettere indicazioni, valutazioni e segnalazioni, ma non ha il potere di sanzionare effettivamente certi comportamenti, che sono negativi per l'educazione e per i diritti dei bambini è un'Autorità - diciamoci la verità - dimezzata. Ecco perché nell'emendamento in esame affrontiamo in maniera più organica l'attribuzione all'Autorità garante - e si chiama autorità si chiama Authority - anche di poteri sanzionatori, in modo particolare Pag. 33nei confronti del mondo dell'informazione, nelle sue variegate sfaccettature. Quando il mondo dell'informazione, che per sua natura guarda più al business che ai diritti e agli interessi dei soggetti deboli, viola il diritto dei minori alla corretta educazione perché trasmette, ad esempio, nelle fasce orarie protette trasmissioni che non sono coerenti con l'educazione dei bambini, evidentemente ci vuole qualcuno che sanzioni questi comportamenti.
Ecco perché con questo emendamento prevediamo che vi siano sanzioni pecuniarie, ovviamente senza sostituirci all'autorità giudiziaria. Oltre alle sanzioni pecuniarie sono previste anche sanzioni interdittive, cioè sanzioni amministrative che però qualcuno deve comminare. Non serve né vale dire che vi sono altre Autorità che potrebbero o dovrebbero intervenire, come l'Agcom, perché concretamente non abbiamo mai visto alcuna sanzione applicata da questa Autorità.
Pertanto, niente vieta che la legge attribuisca all'Autorità garante dei diritti dei minori un potere sanzionatorio che sia un potere effettivo, perché senza questo potere adempiremmo a un'indicazione delle sedi internazionali, ma non daremmo all'Autorità tutta quella effettività, tutta quella forza, tutto quel potere che essa deve avere soprattutto nei confronti dei grandi gruppi economici, che sono rappresentati dal mondo della televisione, dal mondo della carta stampata o da quei siti - non da tutta la rete - che sfruttando e utilizzando lo strumento prezioso della rete la usano per finalità che sono contrarie ai diritti e agli interessi dei bambini.
Per questo crediamo che quest'Aula, dando attuazione allo stesso orientamento che espresse in occasione dell'approvazione dell'emendamento che ho richiamato, voglia, anche in questo caso, ritenere che è giusto attribuire all'Autorità garante poteri di effettività allo scopo di garantire davvero i diritti dei minori.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 3.44, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario relativamente al comma 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Follegot, Martinelli... sottosegretario Giro... onorevole Ruggeri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 540
Votanti 538
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato
22
Hanno votato
no 516).

Prendo atto che la deputata Mosca ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Farina Coscioni 3.59.
Prendo atto che i presentatori accettano alla riformulazione proposta dal relatore.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 3.59, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Follegot, Ronchi, Martino, Stefani, Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 540
Maggioranza 271
Hanno votato
535
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che il deputato Delfino ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole. Pag. 34
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Calearo Ciman, Cesario, Sardelli, Follegot, Martino, Calderisi... l'onorevole Valducci ha votato. Onorevole Siliquini? Ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 520
Astenuti 21
Maggioranza 261
Hanno votato
519
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Palomba 3.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario relativamente ai commi 2 e 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Traversa, Paolo Russo, Vella, Siliquini, De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 537
Votanti 535
Astenuti 2
Maggioranza 268
Hanno votato
27
Hanno votato
no 508).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, sull'emendamento Lo Monte 4.50...

PRESIDENTE. Le ricordo che tale emendamento non è stato segnalato.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Palomba 4.1 e Palomba 4.2, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Schirru 4.52, nel testo corretto.
Il parere è altresì contrario sull'emendamento Farina Coscioni 4.51.
Le Commissioni raccomandano infine l'approvazione del loro emendamento 4.100

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la XII Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 4.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Paolo Russo, Martinelli, Foti, Traversa, Garagnani, Di Stanislao...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 533
Astenuti 3
Maggioranza 267
Hanno votato
209
Hanno votato
no 324). Pag. 35

Prendo atto che il deputato Baretta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 4.2, nel testo corretto, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi, Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 534
Astenuti 2
Maggioranza 268
Hanno votato
217
Hanno votato
no 317).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Schirru 4.52, nel testo corretto, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Perina, Galletti, Conte, De Micheli, De Torre...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 536
Votanti 533
Astenuti 3
Maggioranza 267
Hanno votato
500
Hanno votato
no 33).

Prendo atto che il deputato Monai ha segnalato che non è riuscito a esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Farina Coscioni 4.51, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Crimi, Cicchitto, Garagnani, Motta, Fioroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 542
Votanti 538
Astenuti 4
Maggioranza 270
Hanno votato
223
Hanno votato
no 315).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Martinelli, Traversa, Scilipoti, Cesario, Stradella, Duilio, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 541
Votanti 540
Astenuti 1
Maggioranza 271
Hanno votato
538
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Ruvolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 36

(Presenti 538
Votanti 510
Astenuti 28
Maggioranza 256
Hanno votato
510).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, in merito all'articolo 5, che tratta dell'organizzazione, è stato compiuto uno sforzo da parte delle relatrici, del Governo e soprattutto dell'opposizione, che ha portato alla riscrittura di due emendamenti che necessariamente devono passare per la Commissione bilancio.
La Commissione bilancio questa mattina era riunita per un'audizione e non ha fatto in tempo a esprimere il parere, per cui sono costretto a chiedere una sospensione dell'esame di questo provvedimento per attendere il parere della V Commissione, che credo per l'ora di pranzo ci verrà fornito, per poi riprenderlo e terminarlo subito dopo.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, non si può accantonare e procedere?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sarebbe meglio di no.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ascoltando le parole del presidente Bruno, prioritariamente a questo punto chiederei, se gli altri gruppi fossero d'accordo, atteso che abbiamo un lavoro cospicuo, che ci porterebbe già al tardo pomeriggio se non facessimo pause, di sospendere l'esame di questo provvedimento, che per accordo unanime riprenderebbe come primo punto al pomeriggio. Se siamo tutti d'accordo, si potrebbero anticipare, visto che abbiamo il tempo per iniziare la discussione e chiuderla, le mozioni al quarto punto dell'ordine del giorno, in modo tale che nel pomeriggio resterebbe sostanzialmente solo una parte finale di questo provvedimento, ovvero i due gruppi di mozioni sulle quali ci dovremo confrontare. Diversamente, ci troveremo con la coda di questo provvedimento ed altri tre gruppi di mozioni, il che ci porterebbe a votare fino a molto tardi, atteso che vi è l'impegno a concludere oggi tutti i punti all'ordine del giorno. Quindi, la mia proposta è semplice: se si raccoglie l'unanimità dei gruppi, credo si possa passare direttamente alla mozione sull'election day e rinviare al pomeriggio, iniziando con l'esame di questo provvedimento per poi procedere con quello che segue. Eventualmente, non vi fosse l'accordo, ci dica lei.

DAVID FAVIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, noi concordiamo con la proposta del collega Giachetti affinché in via principale si sospenda la discussione del provvedimento e si passi a discutere le mozioni sull'election day. In subordine, proponiamo di accantonare questo articolo e di procedere per concludere l'esame del provvedimento proprio per economia di tempo.

PRESIDENTE. La proposta sarebbe dunque di passare alla discussione sulle linee generali sull'altro punto all'ordine del giorno.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 37

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, mi pare che la proposta dell'onorevole Giachetti sia la migliore per l'economia dei lavori. Così diamo il tempo al Comitato dei diciotto di approfondire altri aspetti che possono esserci nella norma e intanto andiamo avanti con la discussione e il voto sulle mozioni, in maniera che entro questa sera riusciamo a finire tutto.

PRESIDENTE. Allora si chiede di passare solo alla discussione sulle linee generali?

ROBERTO GIACHETTI. No, signor Presidente. Tutto.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, le chiedo scusa, avevo capito di anticipare solo la discussione sulle linee generali delle mozioni. Si tratterebbe sostanzialmente di una inversione dell'ordine del giorno. Il Governo è presente, mi rivolgo anche agli altri gruppi.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, siamo a favore della proposta di inversione dell'ordine del giorno.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, le confesso senza ombra di problemi che la richiesta ci lascia impreparati, perché avevamo pensato di concludere l'esame del provvedimento. Per cui vorrei sentire se il Governo è pronto a discutere anche gli altri punti all'ordine del giorno, visto che per le mozioni è prevista la presenza di Ministri e di sottosegretari che qui non vedo. Quindi, chiederei il parere del Governo.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, dopo l'intervento dell'onorevole Baldelli, dovrò mettere la proposta in votazione. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per quanto riguarda l'inversione dell'ordine del giorno e la discussione delle mozioni sull'election day, per capirci, noi saremmo disponibili, per quanto riguarda queste ultime ad esaminarle alla ripresa pomeridiana.
Se si volesse sospendere adesso l'esame di questo provvedimento per esaurire un altro punto all'ordine del giorno, che potremmo affrontare in questa fase, credo che potremmo passare alle mozioni che riguardano gli incroci proprietari tra TV e giornali, che comunque sono mozioni il cui esame è stato richiesto dall'opposizione e sulle quali credo, peraltro, che possa esservi un punto di intesa. Signor Presidente, ritengo che questa controproposta possa venire incontro alle esigenze di tutti.

PRESIDENTE. È chiara a tutti la proposta dell'onorevole Baldelli?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, forse non mi sono spiegato: non chiedo alcuna inversione dell'ordine del giorno. Chiedo che il provvedimento in esame che dobbiamo obbligatoriamente sospendere, perché si deve riunire la Commissione bilancio, venga ripreso all'inizio della parte pomeridiana della seduta. Automaticamente, senza fare alcuna inversione, passiamo al secondo punto dell'ordine del giorno, che è quello che segue.
Non voglio chiedere inversioni: voglio semplicemente chiedere, visto che dobbiamo sospendere l'esame del provvedimento in esame, di impiegare questa ora e mezza per svolgere il punto che segue. Se questo non è possibile, perché non vi è l'adesione dei gruppi, allora le chiedo formalmente Pag. 38di procedere a un voto in modo che sia l'Assemblea a stabilire come procedere. È la cosa più semplice! Questo provvedimento non lo possiamo svolgere: rinviamolo al pomeriggio. Quello che viene dopo, facciamolo adesso.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, si procederà secondo l'accordo che riusciamo a trovare. Se non vi è accordo, procedualmente si tratta di un'inversione; quindi, non posso sospendere. Infatti, voi chiedete di passare al secondo punto all'ordine del giorno e l'onorevole Baldelli chiede di passare ad un altro.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se, come spero, i gruppi sono d'accordo a proseguire nell'esame dei successivi punti all'ordine del giorno, nessuna questione. Se ci dovesse essere disaccordo tra i gruppi, lei può procedere - in questo caso glielo chiederei - a far votare prima il rinvio a oggi pomeriggio del provvedimento in esame e conseguentemente, nel caso in cui passi il rinvio ad oggi pomeriggio del provvedimento in esame, l'inversione dei punti all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, dovrei far votare una inversione dell'ordine del giorno. Non posso mettere ai voti il rinvio dell'esame di questo provvedimento al pomeriggio.

DONATO BRUNO, presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, presidente della I Commissione. Signor Presidente, forse tutto nasce da un equivoco. Ho fatto presente che trattasi di due emendamenti. È presente in Aula il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti. Se il presidente Giorgetti ritiene di convocare in questo momento la Commissione bilancio, si tratta veramente di una questione di cinque minuti, perché la Commissione ha già espresso il suo parere, solo che noi abbiamo riformulato gli emendamenti.
Per correttezza e per informare l'Assemblea, vogliamo un ulteriore esame di quei due emendamenti, affinché la Commissione bilancio possa tranquillamente esprimersi. Questo potrebbe portare via solo cinque minuti di tempo e consentire di concludere il provvedimento entro questa mattina. A questo punto, visto che è presente il presidente Giorgetti, vi è la possibilità di convocare la Commissione bilancio presso la sala del Presidente dei ministri; credo che possiamo risolvere la questione senza creare ulteriore panico nell'Assemblea.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome i film li vediamo tutti, tra cinque minuti significa che la seduta riprende alle 12,35 e che noi restiamo in Aula. Qualora, come è successo ieri, non fossero pronti, perché, come probabile, tra cinque minuti non sarà pronto nessuno, a quel punto, visto che ci troviamo nella medesima situazione di ieri, cioè il possibile il rinvio del punto all'ordine del giorno, la pregherei di votare la sospensione e l'inversione dei punti all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sospendo per cinque minuti la seduta, che riprenderà alle 12,36.

La seduta, sospesa alle 12,31, è ripresa alle 12,38.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

Pag. 39

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, da informazioni assunte, la V Commissione ha formulato il parere e dovrebbe trasmetterlo a breve.

PRESIDENTE. Sta bene. È questione di minuti, allora.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 12,45.

La seduta, sospesa alle 12,40 è ripresa alle 12,46.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente della I Commissione, onorevole Bruno. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, è pervenuto il parere della V Commissione (Bilancio) sui due emendamenti 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni e 7.100 delle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2008 A/R).
Il parere della V Commissione (Bilancio) è favorevole sull'emendamento 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni, con la seguente condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione: alla parte consequenziale, comma 2, sostituire le parole: «o da altra amministrazione pubblica senza ulteriori oneri» con le seguenti: «senza nuovi o maggiori oneri». La V Commissione (Bilancio) esprime altresì il nulla osta sull'emendamento 7.100 delle Commissioni.
Tale è dunque il parere espresso dalla V Commissione (Bilancio).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, premettendo che l'emendamento 5.300 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) risulta superato dall'emendamento 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni, di cui si raccomanda l'approvazione, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Vanalli 5.1.
Le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Palomba 5.2, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: I funzionari dell'ufficio dell'Autorità garante sono vincolati dal segreto d'ufficio».
Le Commissioni raccomandano inoltre l'approvazione del loro emendamento 5.100.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente della I Commissione. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. È stato presentato il subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni, che modifica l'emendamento 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni, nel modo seguente: sostituire le parole: «o da altra amministrazione pubblica senza ulteriori oneri» con le seguenti: «senza nuovi o maggiori oneri».

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani giustamente, come altri, non è riuscito a sentire e, in effetti, bisognerà provvedere alla distribuzione del testo in fotocopia. Allora, sull'emendamento Vanalli 5.1 è stato espresso parere favorevole, nonostante il parere contrario della V Commissione. È stato ora presentato il subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni.
Prego, pertanto, il Presidente della I Commissione, onorevole Bruno, di dare nuovamente lettura del subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni.

Pag. 40

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Credo che la cosa migliore sia prima dare lettura dell'emendamento 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni cui si riferisce il subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni
Al comma 1, sostituire le parole: «da dipendenti dello Stato e di altre amministrazioni» con le seguenti: «ai sensi dell'articolo 9, comma 5-ter, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, da dipendenti del comparto Ministeri o appartenenti ad altre amministrazioni pubbliche». Conseguentemente, al medesimo comma, dopo le parole: «nel numero massimo di dieci unità» aggiungere le seguenti: «e, comunque, nei limiti delle risorse del fondo di cui al comma 3»; al comma 2, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «Ferme restando l'autonomia organizzativa e l'indipendenza amministrativa dell'Autorità garante, la sede e i locali destinati all'ufficio dell'Autorità medesima sono messi a disposizione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o da altra amministrazione pubblica senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica».
Con il subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni, recependo le condizioni poste dalla V Commissione, si prevede di sostituire le parole: «o da altra amministrazione pubblica senza ulteriori oneri» con le seguenti: «senza nuovi o maggiori oneri».

PRESIDENTE. Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Le Commissioni raccomandano l'approvazione del subemendamento 0.5.101.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Vanalli 5.1.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vanalli 5.1, accettato dalle Commissioni e dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Repetti, onorevole De Girolamo, onorevole Gianni, onorevole Ferranti, onorevole De Torre, onorevole Cesario. I colleghi hanno votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 310
Astenuti 208
Maggioranza 156
Hanno votato
310).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.5.101.1 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti, onorevole Girlanda, onorevole Galletti, onorevole Pezzotta.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 336
Astenuti 188
Maggioranza 169
Hanno votato
336).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.101 (Nuova formulazione) delle Commissioni, nel testo subemendato, accettato dal Governo. Pag. 41
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman, onorevole Scilipoti, onorevole Veltroni, onorevole Landolfi, onorevole Strizzolo, onorevole De Girolamo, onorevole Scanderebech.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 335
Astenuti 184
Maggioranza 168
Hanno votato
334
Hanno votato
no 1).

Prende atto che la deputata De Torre ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palomba 5.2.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palomba 5.2, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole De Girolamo, onorevole Cesa, onorevole Agostini, onorevole Rao, onorevole Gava, onorevole Mantini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 525
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato
521
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Menia, onorevole Galletti, onorevole Mazzuca, onorevole Di Stanislao, onorevole Gianni, onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 335
Astenuti 184
Maggioranza 168
Hanno votato
335).

Prendo atto che i deputati Sisto e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannarilli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 519
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato
519).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R). Pag. 42
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento Sbrollini 6.50, mentre ricordo che gli emendamenti Zampa 6.51 e Sbrollini 6.2 sono stati ritirati.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Sbrollini 6.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossa. Ne ha facoltà.

LUISA BOSSA. Signora Presidente, che ci sia bisogno di un numero telefonico per segnalare violazioni di diritti dei minori è assolutamente necessario, e speriamo che basti.
Mentre qui in Aula stiamo istituendo la figura del Garante, a Napoli - la notizia è su tutti i quotidiani, signor Ministro - avviene che una professoressa di un istituto paritario scriva sul diario di un alunno autistico che il bambino, invece di studiare gli argomenti assegnati, dorme, dimenticando che, per Enrico, 12 anni, autistico - ripeto -, vi è un progetto educativo diverso da quello dei compagni di classe.
Chiedo a lei e al Ministro Gelmini di riferire in Aula e che venga inviata un'ispezione in questo istituto paritario che è tenuto ad adeguarsi agli standard di quelli pubblici per ottenere i contributi dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La scuola paritaria non può accampare diritti senza rispettare i doveri per la collettività infantile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, naturalmente non entro nel merito di quanto ha detto la collega. Vorrei, però, far notare alla Presidenza che c'è una circolare che, in casi di questo tipo, il contributo dei colleghi va a fine seduta. Non è che possiamo interrompere, a metà del provvedimento, con delle riflessioni che ne aprirebbero delle altre e che mettono in coda il provvedimento che stiamo esaminando, altrimenti qui diventa una casba (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevole Casini, onorevoli colleghi, l'intervento della collega Bossa è iniziato parlando del numero telefonico di emergenza gratuito e, di conseguenza, era un po' complicato interromperla. Dopodiché, ha svolto ulteriori considerazioni.

PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà per un minuto.

PAOLA BINETTI. Signor Presidente, ascoltando con grande rispetto quello che diceva la collega Bossa a proposito del bambino autistico, di cui condivido la prima parte della riflessione, credo, però, che approfittare di un fatto di questo genere per lanciare un attacco alla scuola paritaria sia francamente fuori posto (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Popolo della Libertà).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 43

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ovviamente eviterei di aprire una discussione sul punto. Mi pare che la collega Bossa sia intervenuta nel merito, facendo riferimento ad una questione specifica. Chiudiamo la questione, quindi, e votiamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sbrollini 6.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Palmieri, onorevole Scandroglio, onorevole Codurelli, onorevole Scanderebech, onorevole Pionati, onorevole Traversa, onorevole Vernetti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 523
Votanti 522
Astenuti 1
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghiglia, onorevole Tommaso Foti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
520).

Prendo atto che i deputati De Torre e Boccia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R).
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 7 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, atteso che gli emendamenti Miotto 7.51 e Zampa 7.1 vengono ritirati, le Commissioni raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 7.100, mentre esprimono parere favorevole sugli emendamenti 7.300 e 7.301, da votarsi ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli emendamenti Miotto 7.51 e Zampa 7.1 li ritirano. Gli emendamenti 7.300, da votarsi ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, e Zampa 7.1 si intendono preclusi nel caso in cui venga approvato l'emendamento 7.100 delle Commissioni.
Il Governo?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.100 delle Commissioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.100 Pag. 44delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Scilipoti... onorevole Foti... onorevole Nola... onorevole Scanderebech... l'onorevole Scilipoti non riesce a votare... se state seduti, ci rendete il lavoro un po' più semplice perché riusciamo a vedere meglio... l'onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.301 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Foti Tommaso... onorevole Mura... onorevole Villecco Calipari... onorevole D'Amico... presidente Casini... onorevole Repetti... onorevole Landolfi... onorevole Garagnani... onorevole Naro... il Ministro Carfagna non riesce a votare... l'onorevole Naro ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
527).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, le chiedo scusa, l'ho richiamato lei non ha fatto niente...pensavo avesse... l'onorevole Napoli con la sua testolina mi copre... se si mette seduto, onorevole Garagnani, la prego di non.. non è proprio il caso... onorevole Granata... onorevole Duilio... onorevole Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato
516).

Prendo atto che il deputato Boccia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A/R).
Se nessuno intende intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Il Governo accetta gli ordini del giorno Vanalli n. 9/2008-A/R/1, Tassone n. 9/2008-A/R/2, De Poli n. 9/2008-A/R/ 3, Testa Nunzio Francesco n. 9/2008-A/R/4, Binetti n. 9/2008-A/R/5, Pag. 45Capitanio Santolini n. 9/2008-A/R/6 e Formisano Anna Teresa n. 9/2008-A/R/7.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo accetta tutti gli ordini del giorno presentati e che i presentatori non insistono per la votazione.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, a nome del gruppo di Alleanza per l'Italia dichiaro la condivisione di questo provvedimento che rappresenta il conseguimento di un obiettivo perseguito da molto tempo. Se mi è concesso anche un ricordo, una delle proposte di legge che hanno finito per confluire nella proposta alla nostra attenzione e al nostro voto è una mia proposta che addirittura data 1988.
Quindi parte da molto lontano questo bisogno di affermare una scelta politica netta e decisa da parte delle istituzioni nei confronti dell'infanzia.
Io non so se stiamo vivendo delle nuove stagioni di Erode, certo è che in questo nostro Paese l'infanzia è negata molto spesso. L'infanzia è negata da una cultura, direi da un'antropologia che propone il modello televisivo di un'infanzia vissuta come target commerciale, a cui riferire prodotti, o di espressioni «in sedicesimo» di modelli di pop star, espressioni che in qualche modo sono lì a negare il senso dell'infanzia.
L'infanzia è negata anche da un'insopportabile sequenza di violenze perpetrate ai suoi danni, siano esse violenze che hanno l'orribile contenuto sessuale, sia che si tratti anche di violenze di altro tipo e di altra natura.
L'infanzia è negata dall'utilizzo che in alcune zone d'Italia la criminalità organizzata fa dei piccoli e degli adolescenti, perché utilizzando la non imputabilità di chi è sotto la soglia dei quattordici anni mette in moto un disegno criminale che ha come vittime i bambini.
L'infanzia è negata dal lavoro minorile, che ancora continua a rappresentare una piaga, anche in Italia e non solo nei Paesi del terzo mondo.
L'infanzia è ancora negata dall'abbandono scolastico, che non è un ricordo del passato, non è una sopravvivenza di una stagione ormai chiusa: è ancora vivo, purtroppo è ancora presente, vi sono delle plaghe nel nostro Paese in cui esiste un abbandono scolastico.
Allora questa infanzia, da un lato, è celebrata anche con stereotipi che appartengono alla società del vedere, del rappresentare e del comunicare piuttosto che dell'essere, dall'altro in realtà è negata nella sua essenza. Quindi, istituire un'autorità che si muova a sostegno di questa parte importante della cittadinanza italiana - si tratta di piccoli cittadini, ma si tratta di cittadini, soggetti e non oggetti di diritto -, è un gesto di considerazione, come quello che oggi abbiamo fatto in una dimensione che mi sembra, se non unanime, largamente convergente da parte di questo Parlamento. Io credo che questo rappresenti un gesto assolutamente importante da sottolineare e da offrire alla valutazione dell'Aula anche come modello comportamentale a cui conformarsi in futuro.
Certo, vi sono anche dei punti di fragilità, perché negarlo? I punti di fragilità, per esempio, sono legati all'insufficienza dei mezzi. Stiamo parlando di un intervento che deve mettere nel conto anche la capacità di monitoraggio del territorio.
L'Autorità garante per l'infanzia deve, necessariamente, esercitare un controllo del territorio. Se il rapporto con le regioni e con chi opera nel concreto e localmente non è sufficientemente forte e organizzato Pag. 46attraverso le reti necessarie e con gli strumenti finanziari necessari, si rischia di avere affermato un principio privo del precipitato effettuale che fa di una legge una buona legge, in grado di generare un risultato nel concreto.
C'è un dato su cui forse ancora occorre riflettere. Onorevoli colleghi, chi ha garantito fino a questo momento una presenza importante in questo delicatissimo e fondamentale settore è il volontariato. Dobbiamo tutto al volontariato: nel 1985 parte il Telefono Azzurro ma ci sono organizzazioni cattoliche e laiche che si sono mosse sul territorio sviluppando un ruolo di supplenza rispetto ad una mancanza di risposta delle istituzioni.
A questo mondo noi dobbiamo non solo riconoscenza ma anche risposte, dobbiamo strumenti e questo forse è uno dei punti rispetto ai quali il provvedimento che stiamo per approvare, e che - ripeto - avrà il nostro voto favorevole, avrebbe potuto dire di più.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PINO PISICCHIO. Mi avvio a concludere, signor Presidente. Solo con una giusta sinergia tra istituzioni, territorio e volontariato, avremmo potuto realizzare pienamente l'obiettivo. Tuttavia, questo è un buon provvedimento, è un segnale importante e avrà il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, quando una cosa è lungamente attesa e desiderata si corre il rischio che quando la si ha di fronte sia meno bella di quanto si sarebbe voluto.
La cultura minorile italiana è stata affidata finora a numerose sedi che l'hanno presidiata, dalla giustizia minorile (intesa non solo come magistratura minorile ma anche come servizi del Ministero che le fanno da supporto) ai servizi sociali e alle comunità locali (che si sono attrezzati per garantire ai minori e alle loro famiglie i beni essenziali, i servizi di base); è stata affidata ai servizi specialistici, che hanno preso in carico situazioni delicate di bambini e di ragazzi in difficoltà; è stata affidata ad una elaborazione culturale e professionale delle sedi scientifiche e universitarie, che hanno fatto della cultura minorile italiana un fiore all'occhiello del nostro Paese.
Ed è stata in maniera encomiabile garantita dall'Unicef, da organizzazioni come Save the Children e Telefono Azzurro, dalle tante associazioni di volontariato.
Tuttavia, da qualche tempo registriamo, se non una caduta, un allentamento della tensione, poiché assistiamo a troppe situazioni nelle quali persone e gruppi economici senza scrupoli speculano sui bambini in tutti i modi leciti e illeciti, facendoli diventare oggetto o strumento di accumulazione economica o di insano piacere.
Assistiamo anche con preoccupazione a fenomeni attraverso i quali i bambini assorbono comportamenti devianti, che vedono rappresentati nei mezzi di informazione. Spesso, infatti, in famiglie che hanno anche difficoltà a curare i bambini, questi vengono lasciati soli ed esposti di fronte alla televisione ed a Internet. Vi è un mondo che aggredisce i bambini, vi è un mondo che va anche oltre il proibito, per arrivare a violare i templi di serenità, di semplicità e di genuinità che sono i bambini.
È quindi necessario rilanciare la cultura dei diritti dei bambini e degli adolescenti in tutti i suoi aspetti. Questo provvedimento legislativo avrebbe potuto e dovuto rappresentare un modo autorevole per rilanciare questa cultura. Noi abbiamo da sempre puntato in alto, e abbiamo sempre pensato al Garante dei diritti dei minori come ad una autorità, ad un organismo autorevole, che abbia non solo la capacità di introdurre e di rilanciare l'aspetto culturale, che pure è di straordinaria importanza per il nostro Paese, ma che insieme abbia un qualche potere di intervento e di sanzione. Pag. 47
Quando il Garante si guarda intorno e vede che, per esempio, in certi ospedali i bambini ricoverati non possono stare con i loro genitori, che nel mondo della scuola gli alunni nelle classi sono sovrabbondanti, che vi è una forte dispersione scolastica e non vi è la possibilità di prendersi cura singolarmente di tutti bambini, può solo segnalare e non intervenire. Vede, inoltre, che alla televisione o attraverso Internet vengono veicolate situazioni, immagini e modelli che sono distruttivi per il diritto dei bambini a vivere la loro infanzia e può al massimo segnalare, ma non sanzionare.
Avremmo dovuto puntare alto l'avrebbe potuto fare sulla scia della seduta dello scorso autunno, quando approvò un emendamento dell'Italia dei Valori, che trasformava il Garante in Autorità garante. Non si trattava solo di una questione nominalistica, ma di una questione di effettività di intervento ed effettività di poteri, anche di vigilanza e sanzionatori. Così avevamo interpretato quell'orientamento del Parlamento, nel senso che la Camera si era orientata verso un modello di organismo forte ed autorevole, in grado di bilanciare l'intrinseca debolezza dei bambini, che assorbono tutto dagli adulti, non hanno potere di voto, non hanno potere di rappresentanza politica: semplicemente non hanno potere e non hanno capacità! Ecco perché era necessario un organismo forte, era necessaria un'Autorità.
Di questo faccio un po' una colpa al Ministro Carfagna e al Governo, che pure hanno voluto questo provvedimento: ma che cosa costava dotare questo organismo di poteri maggiori?
Purtroppo, debbo constatare che su questo piano la Camera, contraddicendo anche il proprio precedente orientamento, non è stata reattiva. Avevamo anche proposto l'accantonamento e la verifica della possibilità di mettere a confronto i poteri del Garante e dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (poteri sanzionatori che, peraltro, quest'ultima non ha mai esercitato), in modo da verificare come rendere effettivi e tutelare i diritti dei bambini, che non vengono tutelati attraverso altri organismi pur se ne abbiano il teorico potere. Purtroppo, con dispiacere abbiamo notato che questo aspetto non è stato colto.
Tuttavia, in questo provvedimento, al quale abbiamo contribuito in maniera determinante, sono state accolte numerose altre nostre proposte e, tutto sommato, è stato accolto il nostro impianto. Ricordo alcune questioni: la garanzia dell'indipendenza del Garante da tutti i partiti politici; l'approvazione del nostro emendamento, sia pure riformulato, Palomba 3.22 con l'attribuzione al Garante del potere di vigilanza e di segnalazione, che rende più penetrante la capacità di intervento; la possibilità di chiedere accessi e ispezioni; la conferenza dei garanti regionali.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, tutto questo ci porta a ritenere il bicchiere non tanto mezzo pieno, quanto quasi completamente pieno. Resta uno spazio, quello al quale accennavo relativo agli effettivi poteri sanzionatori, sul quale noi intendiamo ritornare in un'altra sede e sul quale chiediamo un impegno preciso da parte del Governo.
Concludo, signor Presidente. Nel Piccolo principe ad un certo punto si dice: «Se ti devo incontrare alle 16, comincio ad essere contento dalle 15».

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. La nostra contentezza è limitata da alcune carenze, però almeno il Garante c'è (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, non prenderò più di qualche secondo, riportandomi all'intervento che ho fatto sul complesso degli emendamenti. Voglio solo ribadire che noi di Futuro e Libertà per l'Italia siamo convinti dell'assoluta Pag. 48necessità di questo provvedimento legislativo, che nasce grazie all'impegno sia da parte del Ministro, che della relatrice, nonché dal concorso di tutte le forze politiche che hanno dato il loro contributo sia quando hanno approvato che quando si sono opposti.
Questo provvedimento nasce con aspettative di grande valore. Noi esprimiamo voto favorevole. Vogliamo accompagnarlo però con una raccomandazione: assuma formalmente questa Camera un impegno morale, trasmettendolo anche a chi occuperà questi scranni dopo di noi, di vigilare affinché quando verranno nominati - a partire dal primo - i garanti nelle cui mani saranno affidate le sorti dei bambini siano scelti ogni volta nel più totale rispetto del già da me richiamato comma 2 dell'articolo 2 di questa legge: diversamente, più che fare un bene ai bambini, compiremmo un tradimento (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anch'io farò un intervento piuttosto breve perché l'ora ormai è tarda. Tuttavia, desideravo svolgere alcune dichiarazioni che mi interessano molto, visto l'iter tormentato di questo provvedimento. Ricordo che lo discutevamo più di un anno fa e che ci sono state molte polemiche in proposito. Siamo stati i primi a chiedere che questo provvedimento fosse rinviato in Commissione perché non era, a nostro avviso, adeguato alla sfida che stavamo raccogliendo con l'istituzione del Garante. Pertanto, era un'assunzione di responsabilità dell'opposizione e siamo riusciti a riprendere il cammino di questo provvedimento. Adesso torniamo in Aula dopo più di un anno - insisto - e il testo è completamente cambiato.
In questa mia dichiarazione devo dare atto al Ministro Carfagna di avere avviato questo processo e questo ripensamento dell'intero testo del provvedimento. Le do atto di avere voluto ascoltare le opposizioni, ma do atto anche all'opposizione di avere dimostrato serietà e senso di responsabilità perché con una pazienza certosina, insieme alle relatrici e al Ministro, ci siamo messi intorno a un tavolo per cercare di superare tutti i nodi e tutte le questioni che erano, a nostro riguardo, assolutamente prioritarie.
Questo è un provvedimento che nasce dalla volontà comune di arrivare a un punto fermo, dopo venti anni di attesa di questa figura del Garante, prevista in tutti i documenti internazionali e in qualche modo prevista anche dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo che - lo ricordo - è stata fatta nel 1991. Pertanto, siamo in ritardo di «solo» venti anni. Tale figura è prevista, in qualche modo, anche nella Costituzione, perché se non esplicita la figura del Garante, all'articolo 31 la Costituzione afferma che la Repubblica «protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo». Pertanto, vi è proprio un richiamo a una figura prevista nei documenti internazionali.
Ci sembra che molto cammino sia stato fatto e - lo ripeto - do atto a tutto il Parlamento, maggioranza e opposizione, di essere arrivati a un punto di incontro. Mi auguro davvero che questo provvedimento sia votato all'unanimità, a dimostrazione che quando si parla di infanzia, di donne, di diritti e di argomenti seri e importanti per il bene del Paese l'accordo si trova. Quando siamo impegnati su questioni che sono dirimenti troviamo il modo di approvare dei provvedimenti all'unanimità. Questo ci tenevo a sottolinearlo, perché è un atto dovuto alla serietà del Parlamento che troppo spesso è attaccato, maltrattato e mal compreso, ma in questa occasione possiamo essere soddisfatti del lavoro che tutti insieme abbiamo compiuto.
Vi è una questione rimasta in sospeso, ma mi limito ad accennarla. La accennava anche il collega Tassone, in precedenza. Si tratta del fatto che non abbiamo potuto risolvere la questione dei garanti regionali, che a mio avviso era una questione dirimente. Tuttavia, ci è stato spiegato che con Pag. 49il Titolo V della Costituzione e con la Conferenza Stato-regioni non sarebbe stato possibile, in qualche modo, imporre la costituzione dei garanti in tutte le regioni.
Mi auguro che con il tempo questa impasse venga superato dalle regioni - e qui lo dico pubblicamente - che mi auguro si assumano la responsabilità di istituire questa figura, ove già non ci sia. Mi auguro, inoltre, che queste fantomatiche figure analoghe, evocate nel dibattito precedente, vengano in qualche modo esplicitate e venga chiarita la loro funzione, che deve diventare sempre di più analoga al Garante nazionale, fatte le dovute proporzioni e le dovute distinzioni.
Pertanto, mi auguro che da questo momento in poi anche il Ministro si adoperi presso la Conferenza Stato-regioni perché questo panorama eterogeneo un po' ci preoccupa.
Non abbiamo potuto risolvere ciò in questa sede, ma spero davvero che si arrivi non tanto lentamente ad una unificazione delle figure dei garanti.
Per quel che riguarda i requisiti del Garante, ci siamo battuti per la sua autonomia, la sua competenza e la sua indipendenza. È un organo monocratico. In sede di dichiarazione di voto, aggiungo che, se queste caratteristiche di autonomia e indipendenza effettivamente nel nuovo testo sembrano garantite - e noi ci auguriamo davvero che lo siano -, il Garante dovrà avere anche caratteristiche di grande equilibrio e grande saggezza.
Ricordo infatti - lo dissi già un anno e mezzo fa - che vi sono decine di organismi che si occupano di infanzia. Praticamente quasi presso ogni Ministero vi è un settore di competenza dell'infanzia. Vi sono osservatori, contro-osservatori, moltissime istituzioni, anche ottime e validissime: su ciò non si discute. Tuttavia, dal momento che ne avevo contate veramente a decine, adesso dobbiamo cercare di fare in modo che questa parcellizzazione di competenza e di interventi - che possono essere fatti sull'infanzia, ma che poi non vengono realizzati perché, poi, troppe competenze significa nessuna competenza - venga in qualche modo unificata e coordinata. Dobbiamo, cioè, fare in modo che vi sia un coordinamento serio tra tutte le istituzioni e le realtà che si occupano dell'infanzia.
Pertanto, pur non essendo una Autorità nel senso pieno del termine, essa dovrà, tuttavia, per forza connettersi ed interagire con i tribunali dei minori, con tutte quelle realtà, quegli osservatori e quegli uffici, di giustizia o meno, i quali, in qualche modo, si devono occupare di minori.
Non basta, dunque, la piena indipendenza e autonomia. Mi auguro che i Presidenti di Camera e Senato, quando dovranno scegliere questa figura, tengano presente anche un coordinamento serio, volto a riportare ad unum tutti gli interventi che devono essere fatti sull'infanzia e che spesso vengono disattesi.
Abbiamo già parlato del problema dei fondi, che non sono sufficienti, e non tornerò sulla questione. Mi auguro che, anche in tal senso, quando vi sarà una maggiore disponibilità economica, si possano in qualche modo migliorare le performance del Garante, il quale, certamente, con solo dieci persone a disposizione non potrà fare grandi cose. Ma anche questo aspetto è in itinere e mi auguro che venga migliorato.
Le competenze del Garante sono ampie e non dovranno sovrapporsi con quelle di altri organismi, ma noi sempre ci auguriamo che la saggezza e la competenza del Garante possano garantire questa razionalizzazione delle competenze.
In conclusione, mi sembra che stiamo realizzando un intervento ed una approvazione molto seri ed importanti, di cui dobbiamo essere tutti soddisfatti, tuttavia non possiamo ritenere che con ciò il nostro compito sia esaurito. Non possiamo pensare, Ministro, di metterci la coscienza a posto. Non possiamo pensare che, una volta istituito il Garante, non si parli più di tali questioni perché abbiamo istituito una figura che aspettavamo da vent'anni e che con ciò si sia, in qualche modo, chiuso l'argomento. Pag. 50
Mi auguro che, invece, vi sia sempre una maggiore attenzione all'infanzia. Siamo travolti da casi di cronaca drammatici e mi auguro davvero che lo stimolo che può provenire dal Governo sia efficace, anche nei confronti - nel testo c'è, ma lo voglio ribadire - di quell'associazionismo familiare, il quale è capace perché è competente, perché è presente sul campo ed opera quotidianamente a fianco dei minori e, quindi, ha proprio la capacità di collaborare in maniera seria con un Garante che avrà moltissimo lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Capitanio Santolini.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Concludo, signor Presidente. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo provvedimento ed esprimo il voto favorevole dell'Unione di Centro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, non per togliere lavoro al Governo, ma approfitto subito per rispondere alla collega Capitanio Santolini sulla necessità che non esista e non si perda solo nel Garante per l'infanzia e l'adolescenza l'attenzione che il Parlamento e il Governo pongono a questa problematica. Infatti l'ordine del giorno che il Governo ha accolto è mirato proprio a cercare di razionalizzare tutti quegli organismi e osservatori - per esempio per l'infanzia, per la documentazione di analisi per l'infanzia e l'adolescenza, per il contrasto alla pedofilia - che in qualche modo gravitano attorno a questa problematica, quindi l'impegno del Governo su questo aspetto è già stato speso.
Il nostro gruppo è convinto che il Garante per l'infanzia e l'adolescenza rappresenti uno strumento di fondamentale importanza per il contrasto a quelle violazioni dei diritti fondamentali di cui i minori sono vittime. Si badi bene, non è che queste problematiche relative ai minori - che, come spesso accade, vengono associate solamente a luoghi degradati o disagiati - avvengano solamente nel Terzo mondo. Fuori casa nostra abbiamo tutti i giorni l'esempio di come purtroppo vengono violati i diritti dei fanciulli e queste violazioni ci impongono quindi di dare un freno e un coordinamento a tutte le iniziative volte a questa repressione.
Per questo motivo e per rendere un servizio migliore su questo fronte sono state accorpate la figura del Garante per l'infanzia e l'adolescenza e quella dei garanti regionali, dove sono stati costituiti, con figure analoghe - ne abbiamo discusso prima con l'emendamento - dove non sono state costituite.
È chiaro il provvedimento che abbiamo costruito in questo anno e oltre di discussione, è stato largamente condiviso dopo un iniziale blocco e un iniziale scontro sulle posizioni che ogni gruppo aveva tenuto, però alla fine tutti abbiamo convenuto quanto fosse necessario e importante arrivare ad una soluzione condivisa di questa problematica, quindi tutti ci abbiamo messo del nostro per costruire un provvedimento che raggiungesse appieno l'obiettivo. Mi spiace solo sottolineare che magari oggi, presi dalla frenesia di dare qualche segnale al Governo e alla maggioranza, si siano approvati un paio di emendamenti dei quali invece si condivideva la non approvazione e che in alcuni casi hanno portato a delle situazioni non dico comiche ma quasi, che dovranno per forza essere corrette con un adeguamento formale del testo perché, per esempio, abbiamo dato disposizione affinché il Garante possa esprimere pareri sui disegni di legge che il Parlamento può formulare, cosa che non è possibile quindi dovremo per forza modificare in qualche modo quello che l'Aula ha approvato. Ripeto, è una piccola scivolata che magari nella giornata di oggi ci sarebbe stata comunque.
Questo a ribadire che, avendo ogni gruppo apportato delle proprie modifiche ed essendo state condivise anche dagli altri, in qualche modo qualcuno ha voluto Pag. 51sottolineare un proprio distinguo, però poca cosa - ripeto - rispetto al contenuto del provvedimento.
I dati delle violenze sui minori - e non solo - sono lì a dimostrare appunto la necessità di questo Garante per l'infanzia e l'adolescenza; per dare un segno decisivo di cambiamento bisogna innanzitutto che la nostra società si riappropri di quei principi e di quei valori insiti nella nostra tradizione etica e culturale. I punti cardine sui quali incentrare le politiche di tutela per l'infanzia debbono essere oltre che la conoscenza del problema, il rilancio della scuola come centro di promozione culturale e sociale del territorio e la centralità del sostegno alla famiglia, perché la famiglia e la scuola sono i primi ambiti in cui i bambini possono conoscere il valore e il senso della partecipazione alla nostra vita culturale, sociale ed anche alla partecipazione alla vita politica.
Il diritto universale di un minore è quello di avere una famiglia, è doveroso ribadire che al fine di realizzare un sistema che funzioni è necessario che vi sia la tutela dei diritti dei minori ma anche la tutela dei diritti della famiglia. L'istituzione del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che è una figura già presente in altri Paesi europei e non solo, e alla quale ci adeguiamo anche a seguito di Convenzioni internazionali che sono state sottoscritte, ci pone appunto in questo spirito.
La Lega Nord da anni conduce una battaglia finalizzata alla difesa delle identità culturali e territoriali e dei valori tradizionali. Da quando ha assunto la corresponsabilità del Governo del Paese ha sentito ancora più irrinunciabile l'esigenza di difendere la famiglia e i diritti dei minori, non a parole, ma con atti e scelte chiare e con una politica attiva. L'abbiamo fatto in questa sede con questo provvedimento, lo abbiamo fatto con altri provvedimenti, lo facciamo nelle regioni dove abbiamo la possibilità di governare. Quindi, per riassumere e auspicare che il Garante, una volta costituito, possa dare tutte le risposte che questo Parlamento spera che possa dare, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il testo di questo disegno di legge, che istituisce il Garante dell'infanzia e su cui siamo chiamati ad esprimerci tra poco con un nostro voto, è il frutto di un lavoro che non ha evitato il confronto. Al contrario, lo ha cercato dopo avere senza successo portato in Aula, poco più di un anno fa, un primo testo di legge che noi abbiamo giudicato insufficiente e sbagliato e che, infatti, è tornato al punto di partenza. L'attuale proposta non è stata e non è oggetto di una mera rivisitazione, ma invece contempla modifiche sostanziali, modifiche volute dal Partito Democratico che da sempre, insieme alle associazioni, ai magistrati, alle associazioni dei pediatri, si muove e lavora a favore di una politica di promozione e di tutela dell'infanzia. Da questo punto di vista, la nostra cultura di tutela e di promozione dell'infanzia viene davvero da lontano e ha saputo confrontarsi, portando il Governo a consegnare all'Aula un buon testo. È su questo che oggi noi voteremo. Già solo il semplice fatto che nel disegno di legge i destinatari della tutela siano indicati come persone di minore età e non più come minori tout court non è solo una modifica lessicale. La modifica è essenziale: da zero a 18 anni si è persone di età inferiore a quella che dà ingresso alla più ampia e completa gestione dei propri diritti, ma non si hanno diritti minori rispetto a coloro che tale età hanno già compiuto. Questo Garante è in sintonia con i cosiddetti principi di Parigi e quindi ha, grazie soprattutto al nostro lavoro, quei requisiti di indipendenza e di autonomia che si sostanziano in poteri autonomi di organizzazione, indipendenza amministrativa, assenza di vincoli e di subordinazione gerarchica e sede propria. Tra le sue competenze, c'è quella di promozione Pag. 52del diritto convenzionale europeo e nazionale in tema di diritti delle persone minori di età, di diffusione di buone prassi e protocolli di intesa elaborati dalle autorità, dagli ordini professionali e dalle amministrazioni. Spesso le amministrazioni locali sono pioniere esemplarmente da questo punto di vista. Proprio l'Europa che ho appena citato ci ha richiamato - voglio ricordarlo - a fare presto, con una risoluzione che è stata votata dal Parlamento europeo il 16 gennaio 2008, nella quale ci si rammarica del fatto che non tutti gli Stati membri, e tra questi purtroppo l'Italia, abbiano già istituito Garanti per l'infanzia, come auspicato dalla convenzione ONU per i diritti del fanciullo.
Questo Garante esprimerà il parere sul Piano nazionale di azione e di intervento per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, ma ciò che voglio sottolineare in questa sede, oggi, è l'aspetto politico della nostra scelta. Noi voteremo a favore di questo disegno di legge perché, grazie al nostro lavoro, pensiamo di consegnare all'Italia un provvedimento ben fatto, perché riconosciamo che l'infanzia e le politiche per l'infanzia hanno un valore straordinario e meritano un impegno che sappia andare oltre le ragioni della contingenza politica.
Questo Governo ha affossato le politiche per la famiglia e ha penalizzato i comuni e le regioni, e dunque non ha certo aiutato i minori né le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi consideriamo questo disegno di legge come un piccolo rimedio a quel vulnus molto grande. Siamo certi che questo Garante aiuterà tutti coloro che si battono perché il supremo diritto dei minori, delle persone minori di età, di qualunque etnia o razza esse siano, prevalga. In questo momento voglio ricordare i quattro bambini rom morti nel rogo della propria baracca proprio qui a Roma, nella capitale di uno dei Paesi che si colloca tra le potenze del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Voglio ricordare i bambini e gli adolescenti che sbarcano in queste ore e in questi giorni a Lampedusa e che arrivano da Paesi dove soffrono la fame e la violenza. Voglio ricordare i nostri troppi bambini e adolescenti poveri e soli. Voglio ricordare e unirmi a tutti coloro che lavorano per loro. Contiamo che questo Garante sappia aiutare tutte le persone che riconoscono nell'infanzia il futuro del Paese e del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bocciardo. Ne ha facoltà.

MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nasce con il voto che ci apprestiamo oggi a dare l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza. Finalmente l'Italia si metta alla pari con altri Paesi europei come Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Spagna e Svezia, dove la figura del Garante per l'infanzia esiste da tempo.
Sono trascorsi oltre venti anni da quando fu approvata a New York la Convenzione sui diritti del fanciullo, con cui gli Stati firmatari, tra cui l'Italia, si impegnavano a garantire i diritti del fanciullo attraverso la creazione di specifiche istituzioni incaricate di vigilare sul suo benessere. Sono passati sette anni da quando fu approvata qui in Parlamento la relazione per l'istituzione di un Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza presentata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia. È trascorso più di un anno da quando il Governo, per iniziativa del Ministro Carfagna, ha presentato il suo disegno di legge, dichiarando esplicitamente la sua volontà di arrivare in tempi brevi alla sua approvazione.
Oggi siamo in Aula e ci prepariamo a votare il provvedimento in prima lettura alla Camera così come è stato modificato dalle Commissioni competenti. Tralascio i dettagli di questo provvedimento - che è stato esaurientemente e lungamente illustrato - quali rimarranno agli atti nel testo Pag. 53integrale che depositerò, e passo alle mie riflessioni conclusive.
Nelle ultime tre legislature numerosi parlamentari di ogni colore politico avevano presentato una loro proposta. Io stessa ne avevo presentato una, ma nessuna di queste proposte era riuscita ad arrivare in porto. L'intervento del Governo, con il suo disegno di legge, ha dato una decisa accelerazione per porre l'Italia tra i Paesi più avanzati in tema di tutela dei diritti dell'infanzia.
Oggi, che si conclude un lungo cammino di impegno e speranza sul fronte della tutela dell'infanzia, mi sento in dovere di fare un accorato ringraziamento a tutti coloro, persone ed organismi, che, nella latitanza di una legge, si sono impegnati in un'opera non facile, quella di tutelare i diritti dell'infanzia, a cominciare dai nostri padri costituenti, che, nella loro saggezza e lungimiranza, elaborarono un apposito articolo della nostra Carta costituzionale, l'articolo 31, che al secondo comma stabilisce che la Repubblica protegge l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.
A distanza di tanti anni, sessantuno per la precisione, lo spirito costituzionale diventa realtà.
Credo di interpretare il sentimento generale di tutti rivolgendo un accorato ringraziamento alla Commissione parlamentare per l'infanzia e a tutti i suoi membri, nostri colleghi di ieri e di oggi, che vi hanno lavorato con tanta passione e competenza sin dalla sua costituzione, dodici anni fa.
Come non ricordare l'impegno profuso dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza, dall'Istituto nazionale per i diritti dei minori, dall'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile che sono riusciti a creare un sistema integrato di competenze, di ruoli e di funzioni in difesa dell'infanzia?
Come non ricordare, inoltre, l'attività meritoria di tante associazioni che hanno dedicato all'infanzia la loro missione di vita, come l'UNICEF, Save the children e Telefono azzurro e tutti gli atti che, a livello internazionale, hanno segnato le varie tappe di questo cammino di garanzia per l'infanzia: la Convenzione europea di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei minori del 1996, la Dichiarazione finale della sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2002, le risoluzioni e le raccomandazioni del Parlamento europeo? Dietro ogni atto, non dimentichiamolo, vi sono sempre l'impegno e la passione di tante persone che vi hanno lavorato.
Siamo però solo all'inizio di un percorso nuovo. La figura dell'Autorità garante per l'infanzia è ancora un bambino che deve crescere bene e raggiungere la sua maturità. Sono convinta che con un impegno comune riusciremo a farcela.
Per tutte queste ragioni esprimo il voto favorevole del gruppo Popolo della Libertà al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Bocciardo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 2008-A/R)

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLA CASTELLANI, Relatore per la XII Commissione. Signor Presidente, intervengo per proporre delle correzioni formali alle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 2008-A/R in relazione a due emendamenti che abbiamo approvato in Aula. Pag. 54
La prima riguarda l'emendamento Capitanio Santolini 3.31, che introduce nel comma 3 dell'articolo 3 un riferimento al parere sui disegni di legge del Governo già previsto nel testo del provvedimento come licenziato dalle Commissioni in sede referente. Il comma 3 deve intendersi quindi così riformulato: «l'Autorità garante può esprimere pareri al Governo sui disegni di legge del Governo, nonché sui progetti di legge all'esame delle Camere e sugli atti normativi del Governo in materia di tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza».
La seconda proposta di correzione formale riguarda il comma 2 dell'articolo 4 come modificato a seguito dell'approvazione dell'emendamento Schirru 4.52. Infatti, le parole «a dati, informazioni, visite, ispezioni, nelle forme e con le modalità concordate con le stesse, a strutture pubbliche e private ove siano presenti minori» sono sostituite dalle seguenti: «a dati e informazioni, nonché di procedere a visite e ispezioni, nelle forme e con le modalità concordate con le medesime amministrazioni, presso strutture pubbliche e private ove siano presenti persone minori di età».
Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2008-A/R)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2008-A/R, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Servodio, Lo Monte, Osvaldo Napoli, Messina, Siliquini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Istituzione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza» (2008-A/R):

Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato 467

Prendo atto che i deputati Soro, Messina, Damiano, Burtone, De Poli e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 127-349-858-1197-1591-1913-2199.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 14,05).

SANDRA ZAMPA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente. In questi giorni e in queste ore nella mia città, Bologna, si sta consumando una vicenda molto preoccupante e per certi versi drammatica, che riguarda un'azienda, la Verlicchi.
Dopo molto mesi di difficoltà, che di fatto hanno privato i lavoratori degli stipendi e delle tredicesime, la fabbrica, che in questo momento è occupata, ha subito da parte di alcuni emissari - che non è ancora chiaro a quale titolo fossero lì e da chi fossero stati inviati - il tentativo di smantellare e impacchettare i macchinari, che Pag. 55permettono alla fabbrica di lavorare. Sono arrivati dei camion che hanno tentato di entrare e di smontare e portare via, altrove, dei robot di valore. Segnalo con molta preoccupazione mia, del sindaco di questo piccolo paese della periferia bolognese, Zola Predosa, e dei colleghi parlamentari della mia città che seguono la vicenda, questa situazione, sulla quale nei prossimi giorni e nelle ore immediate presenteremo un'interrogazione, affinché il Governo si occupi della questione e faccia tutto quanto possibile perché venga chiarito chi è l'autore di questo blitz e quale ne era lo scopo, soprattutto perché questa azienda, che ha la possibilità di tornare a produrre e dare lavoro a molte persone e a molte famiglie, torni alla sua attività.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zampa, penso che l'oggetto del suo intervento possa trasformarsi in un atto ispettivo.

MANUELA DI CENTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, domani celebriamo una giornata importante: i nostri 150 anni.
Volevo, oggi, attraverso una brevissima riflessione e un brevissimo intervento, condividere con voi un sentimento che viene dalla mia storia personale, come donna che, per più di 25 anni, ha rappresentato l'Italia in un campo specifico, lo sport.
Per più di venticinque anni ho vestito quella maglia azzurra con grande onore, con grande gioia, con profondo sentimento, molto forte dentro di me. Proprio qui oggi, avendo avuto questa esperienza personale, vorrei condividere il sentimento di tutti gli sportivi, di tutti gli atleti, di tutte le atlete, che vestono questa maglia, che portano lo scudetto sul proprio petto e che hanno la bandiera italiana sul proprio cappellino. Portano questi nostri simboli di grande forza, della nostra patria, in tutto il mondo. Attraverso questi simboli cercano di esprimere non solo la loro bravura, la loro capacità, la loro forza, ma anche un modo di stare insieme, di essere uniti e di rappresentare la propria patria attraverso i propri gesti. La mia esperienza personale in questo campo sportivo, di appartenenza alla squadra azzurra, nasce nel 1981, quando la squadra nazionale azzurra dello sci nordico femminile non esisteva. In quell'anno ho avuto la possibilità di entrare (si è formata proprio in quell'anno) nella nazionale, e lì ho incontrato ragazze di tutte le regioni del nostro Paese: l'Alto Adige, Trento, Val d'Aosta, Piemonte. Da friulana, carnica, quindi appartenente ad una lingua e a culture e tradizioni particolari, mi sono unita a culture, lingue e tradizioni diverse di altrettante atlete che da ogni regione formavano la squadra azzurra femminile italiana di sci nordico. Da quel momento abbiamo iniziato - certo, nel nostro settore - a sentirci una squadra che andava a rappresentare l'Italia in tutto il mondo. Vi assicuro che essere insieme con tutte le nostre diversità, partendo da casa nostra, dalle nostre regioni, in un unica Italia per il mondo e rappresentando il nostro Paese nel mondo (in particolare attraverso le staffette, che uniscono ancora di più, o attraverso i giochi di squadra) è un qualcosa di molto forte e penetrante in tutti noi.
Il ricordo di una vittoria non è soltanto una medaglia, o un articolo di giornale, o un titolo che si vince, ma è unito alle emozioni che le ragazze e i ragazzi ci hanno regalato (anch'io ho cercato di dare queste emozioni). Sono le emozioni che fanno sì che un popolo e la gente, anche se diversi, si trovino tutti insieme con la grande forza del sentimento, della morale, dell'etica, dell'essere insieme per rappresentare tutto quello che siamo. Pensando a quella bandiera issata sul pennone più alto (è capitato a me come ai tanti azzurri e alle tante azzurre che ancora adesso stanno gareggiando e portano quel tricolore sul proprio petto) posso dire che lo sport è un esempio fortissimo, uno dei più grandi e più forti di come il nostro Paese sia Pag. 56unito, e sappia esprimere veramente il massimo di se stesso attraverso quel semplice tricolore in tutto il mondo (Applausi).

ANNA TERESA FORMISANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, mi rivolgo alla Presidenza per sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni e interpellanze. Conosco bene la sensibilità della Presidente Bindi, quindi mi limiterò soltanto a citare alcune date. Interrogazione a risposta orale del 9 giugno 2009, per sapere che cosa sta succedendo in un territorio relativamente ad infiltrazioni camorristiche. Da allora nessuna risposta, eppure i giornali sono pieni di trionfalismi. Interrogazione a risposta orale del 18 gennaio 2011, concernente alcuni arresti nei confronti di una coppia che aveva comprato un bambino non potendo procedere all'adozione.
Anche per questa interrogazione oramai mi sono rassegnata in quanto non c'è risposta. Sollecito anche l'interrogazione, a risposta sempre orale, del 9 marzo 2011, con cui si chiede al Ministro della salute in particolare, ma pure al Ministro dell'economia e delle finanze, che cosa devono fare i tanti pazienti che girano intorno all'ICS Santa Lucia riguardo al quale la regione Lazio sta facendo in modo che chiuda. Non sono argomenti banali, ma importantissimi. Mi rivolgo a lei, signor Presidente, perché solleciti queste risposte.

PRESIDENTE. Onorevole Anna Teresa Formisano, sicuramente la Presidenza si farà carico di accogliere le sue richieste.

ANNA PAOLA CONCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANNA PAOLA CONCIA. Signor Presidente, volevo associarmi alle parole dell'onorevole Di Centa la quale, essendo stata una grande atleta che ha difeso con grande orgoglio i colori del nostro Paese, ha riferito quanto sia importante lo sport in Italia. Chi viene dal mondo dello sport, come l'onorevole Di Centa e me, sa che ogni atleta conosce a memoria l'inno di Mameli e ogni volta che lo canta si emoziona. Questa è la dimostrazione di quanto lo sport abbia fatto fare nel tempo ai nostri atleti, faccia del bene al nostro Paese e sia un grandissimo elemento unificante. Ringrazio, quindi, l'onorevole Di Centa per le belle parole che ha voluto pronunciare. Detto questo, volevo aggiungere una riflessione, signor Presidente: due giorni fa il CONI ha lanciato il concorso «Miss Sport Italia». Tutti noi sappiamo che il CONI è un ente pubblico, finanziato dai bilanci dello Stato. Dicevo che ha lanciato il concorso di «Miss Sport Italia». Noi, tra l'altro, stiamo assumendo, insieme all'Italia dei Valori, un'iniziativa parlamentare. Credo sia molto grave quello che ha attuato l'altro giorno il CONI istituendo questo concorso di «Miss Sport Italia» perché lo sport rappresenta l'ultimo baluardo del merito nel nostro Paese. Si vince perché si è più bravi, perché si sa giocare meglio a tennis, si sa sciare meglio, si sa correre più velocemente i 100 metri.
Credo che le donne e le sportive italiane, alla vigilia di questi 150 anni dell'unità d'Italia, non si meritavano tale trattamento. Le atlete italiane sono tutte belle perché è un elemento di bellezza riuscire a superare gli ostacoli che lo sport ti fa incontrare. Volevo, quindi, richiamare l'attenzione su questo; ripeto che, con l'Italia dei Valori - e mi auguro anche con altre parlamentari di tutti gli schieramenti -, prenderemo delle iniziative parlamentari in quanto è grave, per il rispetto delle atlete italiane, che il CONI abbia istituito il concorso di «Miss Sport Italia» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Di Centa).

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 57

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per dare la notizia - che, sicuramente, non è sfuggita ai più, ma è importante ribadirla in quest'Aula, insieme ai sentimenti di gioia e di partecipazione credo da parte di tutti colleghi di tutti i gruppi - della liberazione del dottor Oscar Biscet il quale era recluso, da otto anni, nelle galere cubane in condizioni inumane e di salute precarie. È un uomo libero, forse un profeta della libertà, della non violenza e dei valori nei nostri giorni. Lo abbiamo già ricordato, in un'interpellanza urgente firmata dai colleghi di tutti gruppi e, quindi, condivisa nel più alto senso e valore di questa Camera, qualche giorno fa. È, quindi, una notizia che ci riempie di gioia. Credo si debba riconoscere il grande ruolo che ha avuto il Vaticano in questa trattativa e la grande vittoria culturale, perché il dottor Biscet non aveva accettato di andare esule, ma era un cubano che voleva vivere nella propria terra. Abbiamo ora su YouTube qualche esempio di alcune sue affermazioni e lo vediamo in buona salute.
Un ringraziamento va ovviamente a tutti colleghi che hanno sottoscritto e con cui insieme a pari livello abbiamo portato avanti questa battaglia e un ringraziamento va anche al Governo, in particolare al sottosegretario Craxi, che credo si sia impegnata. Quello che noi oggi dobbiamo continuare a fare è mantenere la vigilanza e in qualche modo far vedere che la pressione internazionale non si è allentata sul Governo cubano e che ulteriori atti contro i diritti umani non saranno sottaciuti, almeno da questa Camera.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, è in qualche modo singolare che le cose più interessanti talvolta si ascoltino in quest'Aula off record, ovvero fuori dal tempo stabilito per i nostri lavori in senso proprio in termini legislativi, perché io ho molto apprezzato l'intervento del collega Polledri in riferimento alla liberazione del dottore Biscet, che abbiamo tutti auspicato, così come ho anche molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Di Centa, quando ha voluto ricordare il significato dello sport come elemento di unione del nostro Paese nella ricorrenza dei 150 anni dell'unità d'Italia.
Ma soprattutto - lei me lo permetterà - mi voglio riagganciare all'intervento che ha proposto l'onorevole Paola Concia, quando ha ricordato - vorrei dire anche denunciato - quello che sta avvenendo. Che cosa sta avvenendo? Che il CONI, su sollecitazione di un soggetto privato che da anni organizza il concorso di Miss Italia, nelle difficoltà in cui si sta dibattendo - tra l'altro pare che quest'anno non sia disponibile l'ormai famosa località di Salsomaggiore - stia cercando qualcosa per ridare lustro al concorso. Che cosa hanno pensato questi organizzatori? Di promuovere Miss sport. Per carità, ognuno è libero di intraprendere qualsiasi iniziativa, ma che le strutture del CONI possano essere piegate ad una simile esigenza propagandistica proprio non si capisce. Perché? Perché nello sport quello che interessa vale per gli uomini e vorrei dire a maggior ragione, se me lo consente signor Presidente, per le donne: non conta quanto sei bella, conta quanto sei brava. Allora perché piegare le strutture e le federazioni sportive a questa esigenza che come ripeto è propagandistica, di organizzatori privati.
Noi, come gruppo dell'Italia dei Valori, non siamo contrari a che lo sport possa sfruttare una platea televisiva come quella offerta da un concorso come Miss Italia, ma non possiamo pensare che sia Miss Italia a sfruttare lo sport e soprattutto le nostre atlete e le federazioni sportive. Vi erano mille modi per promuovere lo sport, se questo si voleva fare, ma come ripeto è sbagliato mettere a disposizione i lavori del CONI, i suoi campioni, il suo presidente, e le sue federazioni sportive, sembra davvero assurdo cercare addirittura partecipanti, poi organizzare fasi provinciali, regionali e la prefinale, appunto soltanto per rimpinguare la schiera delle miss del concorso superiore. Pag. 58
Perché non si è proposto - cito ad esempio un passaggio di Luisa Rizzitelli, che è la responsabile sport per l'Italia dei Valori - di fare esibizioni di atlete durante lo spettacolo televisivo? Oppure perché la signora Mirigliani non devolve parte degli sms che arriveranno per votare le miss a favore delle associazioni sportive che boccheggiano (e sappiamo che in questo Paese vi è una grave situazione anche dello sport, quando si esce fuori dallo show business legato alla champions league e ai campionati di serie A)? Insomma, l'immagine che si rischia di far passare per molte atlete sarà che moltissime vere sportive avranno un concetto frustrante di quello che è il loro vero impegno di donne e di atlete.
Per questo, signor Presidente, le chiedo di farsi interprete nei confronti del Governo affinché possa intervenire e correggere questo approccio, che ripropone una struttura vecchia di cinquant'anni delle donne e delle sportive e propone un modello che non ha nulla a che fare con il talento, la dedizione, il senso vero di sé e dei propri limiti, che fanno dell'atleta un atleta a tutti livelli, indipendentemente dal fatto di essere uomo o donna.

LAURA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA MOLTENI. Signor Presidente, ieri un'agenzia di stampa recitava: «Pubblicità: immagine femminile tra censura e nuovo impegno. Censis, donne in TV non hanno voce nel 52 per cento dei casi». Leggo il testo un po' così a stralcio: «c'è il cartellone che gioca sugli equivoci (...); ci sono pubblicità censurate nel 2010 dall'istituto di autodisciplina pubblicitaria». Poi c'è un'indagine del Censis ove si rileva che «le inquadrature televisive nel 30 per cento dei casi incoraggiano una visione legata agli attributi sessuali femminili. Sempre per la stessa indagine, il 73 per cento dei giovani ritiene che la società odierna accetti le donne che usano il corpo per far carriera». Questa è una deriva, una deriva di costumi, una deriva di valori, una deriva alla quale bisogna fare una forte opposizione. Infatti a monte della pubblicità non dobbiamo dimenticare che c'è la televisione, il serbatoio di idee e immaginario di riferimento dei creativi dove le donne - si legge ancora nell'indagine del Censis - «nel 52,8 per cento dei casi non hanno voce». Aggiungo: non soltanto non hanno voce ma hanno solo un corpo? In merito a questo argomento, cioè l'abuso dell'immagine del corpo femminile nei media, sollecito la risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02734 che ho inoltrato in data giovedì 2 aprile 2009 nella seduta n. 158 nella quale, premettendo che ai nostri giorni i mezzi di comunicazione includendo la stampa, la televisione, Internet, ricoprono un importante ruolo non solo informativo ma anche formativo e di conseguenza la pubblicità nella sua realtà virtuale e mediatica veicola messaggi e modelli di grande rilevanza sociale, e che l'abuso dei messaggi pubblicitari possa provocare dei rischi sui soggetti più vulnerabili quali l'effetto omologante nei modelli di identificazione, la globalizzazione culturale, la spinta all'emulazione, l'inibizione della scelta critica dello sviluppo creativo; chiedevo al Ministro dello sviluppo economico se non ritenesse opportuno invitare gli operatori del settore delle comunicazioni a intraprendere i lavori per la stesura di un codice di autoregolamentazione per la tutela della donna nella pubblicità, riconoscendo il principio della necessità e convenienza del rispetto dell'applicazione di alcune regole da parte dell'intera categoria al fine proprio di combattere il problema degli stereotipi di genere denunciato sia dal Parlamento europeo sia dalla conferenza mondiale delle donne dell'ONU. Questa interrogazione era diretta anche al Ministro per le pari opportunità. Con questo atto ispettivo chiedevo anche se non si ritenesse opportuno varare nuove norme sulla pubblicità per limitare lo sfruttamento ingiustificato del corpo femminile ai fini commerciali e per favorire la produzione e la messa in onda anche di fiction, film e programmi contenenti modelli comportamentali aderenti Pag. 59alla realtà che viviamo per dare un'immagine positiva delle donne, degli uomini e del rapporto fra i due sessi evitando di ridurre il ruolo femminile alla bellezza fisica e alla mera disponibilità sessuale. Quindi sono qui a sollecitare oggi un'interrogazione del 2009 che è quanto mai attuale.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni, la Presidenza si adopererà in tal senso. Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 14,25, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'interno, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per le pari opportunità, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico.

(Iniziative del Governo in merito all'evoluzione della situazione in Libia - n. 3-01518)

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01518, concernente iniziative del Governo in merito all'evoluzione della situazione in Libia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, onorevole Ministro, la rivolta in Libia è iniziata, ormai, un mese fa, il 17 febbraio. Credo che l'Italia, l'Europa e la comunità internazionale non debbano deludere le aspettative che quelle migliaia di giovani, a Bengasi, come in tutta la Libia, hanno riposto nell'Occidente.
Il tempo, però, è una variabile fondamentale. In queste ore, le forze leali al colonnello Gheddafi stanno riguadagnando terreno e sono elevatissimi i rischi di rappresaglia militare. Ci ricordiamo cosa accadde nel 1992 nel sud dell'Iraq, quando Saddam Hussein mise in atto una durissima repressione nella quale persero la vita oltre 300 mila sciiti.
Il Consiglio di cooperazione del Golfo, la Lega araba e molti Governi europei hanno chiesto una no fly zone tramite una risoluzione al Consiglio di sicurezza; serve, poi, un corridoio umanitario; serve, giustamente, far rispettare, con un blocco navale, l'embargo delle armi.
Chiedo, quindi, al Governo italiano come intenda affrontare tale emergenza, tenendo conto di questo cruciale fattore tempo e se, insieme agli alleati europei, sarà possibile presentare, nelle prossime ore, una risoluzione in tal senso al Consiglio di sicurezza.

PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri, Franco Frattini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Signor Presidente, l'Italia, in questo momento davvero drammatico e delicato, è molto vicina al popolo libico. Siamo impegnati con tutti i partner internazionali alla ricerca di soluzioni che possano condurre ad un immediato «cessate il fuoco» e ad evitare un ulteriore bagno di sangue.
L'Italia è stato il primo Paese a prendere contatto con il Consiglio nazionale libico a Bengasi, con cui manteniamo un dialogo costante. Per primi abbiamo portato a Bengasi aiuti umanitari, cibo e generi di prima necessità, proprio ascoltando la richiesta del Consiglio provvisorio. Abbiamo, poi, riaperto, unici ancora una volta in Europa, il consolato generale italiano a Bengasi. Allo scoppiare della crisi, il nostro primo pensiero è stato quello di mettere in sicurezza 1.600 connazionali Pag. 60e oltre 800 stranieri provenienti da 51 Paesi. L'Italia non ha fatto mancare la sua voce nel condannare la repressione del regime, nell'appoggiare le sanzioni e il loro successivo inasprimento.
È importante che proprio la comunità internazionale faccia sentire sul regime la pressione di un'azione unitaria, a cominciare dall'Europa. Il Consiglio europeo, venerdì scorso, ha sottolineato la necessità che il colonnello esca di scena ed ha legittimato il Consiglio nazionale provvisorio come un interlocutore politico. L'Italia ha sostenuto e sostiene tale posizione.
Ora assistiamo ad una controffensiva militare sul terreno da parte di Tripoli. Ecco perché il primo obiettivo deve essere quello del «cessate il fuoco», un'azione che porti ad una serie di misure coordinate: tra di esse, vi è la no fly zone, che l'Italia sostiene, ma non solo. Noi abbiamo proposto l'idea di un pattugliamento navale per rispettare l'embargo delle armi e abbiamo ipotizzato un'area di sicurezza, una sorta di corridoio per la popolazione civile.
L'unica cosa che non possiamo accettare è un'azione militare di tipo unilaterale. Misure che richiedono per la loro attuazione l'uso della forza debbono essere previste da una risoluzione del Consiglio di sicurezza e legittimate in un quadro multilaterale regionale, altrimenti, finirebbero per dividere l'Europa e la NATO e suscitare l'ostilità dei Paesi arabi. Lavoriamo per coagulare questo consenso per far finire le violenze e per aprire un dialogo tra le fazioni - sapete che le tribù, in Libia, sono la base territoriale più importante -, affinché l'integrità territoriale della Libia sia salvaguardata.
A tal fine, è urgente una riunione tra l'Europa e due attori fondamentali: l'Unione africana e la Lega araba. Con i Ministri del G8 abbiamo auspicato che il Consiglio di sicurezza possa tornare presto a riunirsi sulla Libia. Posso dirle, onorevole Vernetti che, oggi, una proposta di risoluzione che include la no fly zone è stata presentata dal Libano, dalla Francia e dal Regno Unito.

PRESIDENTE. La invito a concludere, ministro.

FRANCO FRATTINI, Ministro degli affari esteri. Una soluzione, quindi, largamente condivisa dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni regionali. Essa, per quanto faticosa, è indispensabile e può contare su un attivo contributo del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Vernetti ha facoltà di replicare, per due minuti.

GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Frattini. Naturalmente noi apprezziamo l'iniziativa libanese, francese e inglese, e apprendiamo con grande favore il fatto che una proposta di risoluzione del Consiglio di sicurezza sia stata depositata da poche ore. Auspichiamo ovviamente che l'Italia, insieme all'intera Unione europea, si adoperi tramite i propri canali diplomatici per fare in modo che quella risoluzione giunga a buon fine e venga approvata.
In queste ore ci troviamo, ancora una volta, come comunità internazionale, di fronte ad un dilemma: ossia, quello della responsabilità di proteggere. È dilemma di fronte al quale ci siamo spesso trovati nella ex Jugoslavia, nel dramma del Darfur, in tanti luoghi del mondo e non sempre la comunità internazionale è stata così tempestiva e in grado di offrire una risposta.
Spesso - cito nuovamente l'Iraq - la no fly zone arrivò dopo i massacri dei curdi e dopo gli immani massacri degli sciiti del sud; l'intervento in Jugoslavia arrivò dopo il massacro di Srebrenica; l'iniziativa positiva delle Nazioni Unite e dell'Unione africana in Darfur arrivò dopo 300 mila morti. Quindi, il mio è semplicemente un richiamo e, come lei sa, Ministro Frattini, noi, per quanto forze di opposizione, su questi temi siamo pronti a un dialogo e ad una forte cooperazione. C'è in gioco un interesse nazionale prevalente. Questo interesse nazionale fa sì che dalla Libia corriamo il rischio dell'arrivo di nuovi e ingenti flussi migratori. Pag. 61
Sappiamo come il colonnello Gheddafi ha da sempre usato l'arma dell'immigrazione clandestina come strumento di pressione nei confronti dell'Europa e oggi la sua delegittimazione internazionale è certamente un fatto positivo. Nelle prossime ore auspichiamo, quindi, questa risoluzione ed un'azione di ingerenza umanitaria che permetta di difendere la popolazione civile, ma anche di mettere nelle condizioni i ribelli libici di difendersi ad armi più pari (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Alleanza per l'Italia e Partito Democratico).

(Iniziative per affrontare l'emergenza migratoria in modo solidale ed efficace all'interno dello spazio comunitario - n. 3-01523)

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01523, concernente iniziative per affrontare l'emergenza migratoria in modo solidale ed efficace all'interno dello spazio comunitario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro dell'interno, l'ondata di rivolte che ha investito il Maghreb arabo a partire dall'inizio di quest'anno sta determinando grandi movimenti di persone da un Paese all'altro e verso le coste mediterranee più vicine.
Ad oggi la mancanza di una politica migratoria e di asilo comune a livello comunitario fa sì che, a fronte di un'ondata di migranti che si dirige verso l'Europa nel suo complesso, l'intero onere di accoglimento, identificazione, istruttoria e soggiorno dei singoli immigrati gravi esclusivamente in capo al Paese di primo arrivo, creando una situazione oggettivamente insostenibile. Per risolvere tale situazione, lei, Ministro Maroni, ha chiesto, fin dallo scorso febbraio, all'Unione europea un impegno ad affrontare in modo solidale e comunitario il problema attraverso il burden sharing dei profughi richiedenti asilo e degli immigrati. Il Consiglio europeo straordinario dell'11 marzo scorso ha affrontato il tema, ma sembra che la tempistica e le risorse messe a disposizione siano piuttosto limitate e non sufficienti.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole D'Amico.

CLAUDIO D'AMICO. Concludo, signor Presidente. Si chiede, quindi, quali siano ad oggi le previsioni sul numero effettivo degli arrivi dai Paesi in rivolta e quali azioni l'Unione europea intenda mettere concretamente in campo per affrontare l'emergenza migratoria in modo solidale ed efficace all'interno dell'intero spazio comunitario.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, i fatti drammatici che si sono verificati e si stanno verificando nei Paesi del Nord Africa hanno portato ad un afflusso significativo di clandestini sulle nostre coste e temo che siamo solo all'inizio.
Al 16 marzo, ossia ad oggi, sono arrivati 11.285 clandestini. Ricordo che in tutto il 2010 ne sono arrivati 4.406, grazie all'Accordo fatto con la Libia, Accordo che non è più operativo, ossia quello di controllo delle coste. Tutti questi 11.285 clandestini sono venuti esclusivamente dalla Tunisia. Questo è il primo fronte - il più significativo da questo punto di vista - ma ci sono anche gli altri: quello della Libia e quello dell'Egitto.
Stiamo operando su questi tre fronti con il collega Frattini e con le iniziative che il Ministero degli affari esteri ha preso per fermare questi flussi di clandestini; finora le trattative in corso con il Governo tunisino non hanno portato a significativi risultati, ma queste trattative continuano e sono fiducioso che entro breve tempo riusciremo a trovare una soluzione, almeno con la Tunisia. Pag. 62
Stiamo prendendo, come lei ha ricordato, iniziative importanti con l'Unione europea, abbiamo chiesto sollecitamente un intervento, che non è stato finora soddisfacente. Sono tre i punti su cui insistiamo: innanzitutto quello che lei ha citato, il cosiddetto burden sharing, cioè un sistema europeo per l'asilo, con regole comuni e con la comune disponibilità a prendersi carico, da parte di tutti i Paesi europei, della gestione non solo dei rifugiati ma anche dei clandestini, il che vuol dire prima accoglienza, vuol dire identificazione e vuol dire rimpatri. Questo è un sistema che deve essere sviluppato dall'Europa, non solo dai Paesi di confine, lasciando su di loro tutto il peso e tutto il carico semplicemente per il fatto che sono i Paesi di primo ingresso.
Il secondo punto è quindi il conseguente potenziamento di Frontex, l'Agenzia europea che dovrebbe controllare i confini e che di fatto esercita solo un compito di coordinamento, lasciando anche qui, ai singoli Stati membri, in particolare all'Italia, gli oneri, i pochi onori e i tanti oneri, di effettuare il controllo nel Mediterraneo.
Il terzo punto è un contributo straordinario di 100 milioni di euro che abbiamo chiesto all'Europa per contribuire alle spese enormi a cui andiamo incontro perché vogliamo garantire a tutti coloro che arrivano un'accoglienza adeguata, nell'attesa di identificarli e, se non hanno i requisiti per stare, di rimpatriarli, con oneri quindi rilevantissimi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, ministro.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Queste richieste le ribadirò domani, quando incontrerò la Commissaria europea Cecilia Malmström a Bruxelles, appunto domani mattina, perché siamo convinti che il ruolo dell'Europa debba essere assolutamente rafforzato e potenziato a tutela di tutti i cittadini europei.

PRESIDENTE. L'onorevole D'Amico ha facoltà di replicare.

CLAUDIO D'AMICO. Signor Presidente, signor Ministro, le porto il grande sostegno del gruppo della Lega Nord alle sue iniziative ed il sostegno alla linea di fermezza che il nostro Governo, e lei in particolare, sta tenendo nei confronti dell'immigrazione, soprattutto quella clandestina. Porto il nostro sostegno a misure forti per costringere la Tunisia a rispettare gli accordi e a fermare la partenza di queste carrette del mare, in più sosteniamo e spingiamo perché Frontex lavori ed operi e perché ci sia un impegno di tutta l'Unione europea per la condivisione di questi immigrati, che non si riusciranno a fermare.
La terza via che volevo suggerirle è quella di ampliare ancora di più questa possibilità di sostegno internazionale, perché noi facciamo parte di alcuni organismi internazionali, come l'OSCE e la stessa OSCE, nell'ultima Assemblea parlamentare tenuta l'anno scorso a Oslo, ha detto testualmente: l'Assemblea parlamentare dell'OSCE ha invitato gli Stati partecipanti a negoziare, gli uni con gli altri, accordi e procedure che consentano una condivisione più equa del flusso di rifugiati che sono stati o saranno accolti, anche tenendo presente criteri quali la prossimità geografica o la vicinanza culturale al Paese di origine e la densità di popolazione del Paese di destinazione.
Quindi, signor Ministro, l'Italia è un Paese a grande densità abitativa, soprattutto in Padania, la provincia di Milano ha una densità maggiore di quella di Pechino, pensate, ed è il nostro un Paese cristiano come tutta l'Europa; ci sono Paesi di area OSCE, come la Turchia, che pretendono di entrare in Europa ma che non stanno facendo niente nei confronti di questi argomenti. Chiediamo al Ministero degli affari esteri, magari con la spinta anche del Ministero dell'interno, ai nostri rappresentanti nell'OSCE, parte governativa, che ci si muova nei confronti dei Paesi di matrice islamica, come la Turchia ma non solo, per sostenere e dividersi una parte di questi rifugiati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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(Misure a favore delle forze di polizia, anche a seguito di recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri - n. 3-01524)

PRESIDENTE. L'onorevole Scanderebech ha facoltà di illustrare l'interrogazione Galletti n. 3-01524, concernente misure a favore delle forze di polizia, anche a seguito di recenti dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei ministri (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, signor Ministro, lunedì scorso, ad Arcore, vi è stata una manifestazione da parte delle forze dell'ordine in difesa dei diritti acquisiti e riconosciuti dalla Costituzione. Era presente anche un gruppo dei vigili del fuoco. Naturalmente è da anni che i sindacati della polizia manifestano per quello che tutti sappiamo: mancanza di risorse e, soprattutto, i tagli selvaggi alle forze dell'ordine.
Berlusconi è uscito, li ha tranquillizzati e ha promesso, mi dica poi lei cosa ha promesso. Immaginavo che carnevale fosse finito, perché siamo nel periodo della Quaresima, ma non vorrei fosse una carnevalata quello che ha fatto Berlusconi perché, diversamente, ognuno si deve assumere le rispettive responsabilità.
Signor Ministro, chiedo: se lei è informato, quali sono le cifre che vengono messe a disposizione e soprattutto se risponde a verità quello che ha promesso il Presidente Silvio Berlusconi.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, la questione posta dai colleghi interroganti è di straordinaria importanza e viene giustamente rivendicata dagli operatori delle forze dei polizia, delle Forze armate e dei vigili del fuoco. Al centro del problema vi è l'esigenza di dare la necessaria valorizzazione economica a comparti che hanno acquisito, nel corso degli anni, una forte dignità dal punto di vista dello stato giuridico, non sempre accompagnata dal dovuto riconoscimento economico.
Su questa realtà è venuta poi a incidere in maniera significativa la manovra finanziaria estiva dello scorso anno, che, pur prevedendo una specifica clausola di salvaguardia per alcuni aspetti del trattamento economico, non è risultata sufficiente a corrispondere alle aspettative degli operatori. La sicurezza dei cittadini è una priorità dell'agenda di questo Governo: alle forze di polizia, alle Forze armate e ai vigili del fuoco, che si stanno spendendo con straordinari risultati anche nelle emergenze, non possiamo non riconoscere un migliore trattamento economico.
Su questo fronte mi sono impegnato più volte negli incontri con le organizzazioni sindacali, perché la specificità del comparto sicurezza, che ha già dovuto subire una penalizzazione per il mancato riordino delle carriere, vedesse un concreto riconoscimento. A sostegno di questi comparti sono state prese già delle misure concrete, adottate dal Governo con la manovra finanziaria dello scorso anno, in cui è stato previsto uno stanziamento di 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012 per le forze di polizia, le Forze armate e i vigili del fuoco.
Pochi giorni fa, con il Ministro La Russa, ho disposto l'invio alla Presidenza del Consiglio di un provvedimento di urgenza - da portare al prossimo Consiglio dei ministri - che prevede nuove misure urgenti per la specificità del personale delle forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Questo provvedimento, che, ripeto, porterò all'attenzione del prossimo Consiglio dei ministri, prevede uno stanziamento di ulteriori 79 milioni di euro - oltre quelli già stanziati, di cui ho parlato - per l'anno 2011, destinati al finanziamento di misure perequative come il riconoscimento di un assegno una tantum e di alcune indennità peculiari del comparto sicurezza e difesa, che sono state congelate per effetto della manovra estiva. Pag. 64
Si aggiungono poi a questi altri 35 milioni di euro, che vanno ad incrementare di 80 milioni di euro il fondo citato prima, che è insufficiente a compensare tutto il personale del comparto sicurezza e difesa.

PRESIDENTE. La prego di concludere, ministro.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Prima del prossimo Consiglio dei ministri, si terrà a palazzo Chigi un incontro con le organizzazioni sindacali del comparto sicurezza voluto dal Presidente del Consiglio, per dare il via libera a questo provvedimento. I contenuti di questo provvedimento sono quelli che il Presente del Consiglio ha anticipato lunedì ai rappresentati delle forze dell'ordine che sono andati a fargli visita ad Arcore.

PRESIDENTE. L'onorevole Scanderebech ha facoltà di replicare.

DEODATO SCANDEREBECH. Signor Presidente, signor Ministro, sono un po' perplesso dalle cifre e dalla risposta che lei ci ha comunicato quest'oggi, perché non ha detto da dove prenderà queste risorse, e questo mi preoccupa molto.
Infatti, è di questi giorni - proprio di ieri - la notizia che persino il vostro sottosegretario Giovanardi minaccia le dimissioni perché lei, insieme agli altri ministri qui presenti e al suo Presidente Silvio Berlusconi, ha ridotto il Fondo per le famiglie di qualcosa come il 90 per cento negli ultimi tre anni. Ha ridotto di 2 miliardi e mezzo le risorse per le forze dell'ordine e lei è figlio di un partito, signor Ministro, che ha fatto la fortuna comunicando e promettendo ai cittadini del nord, ma anche a quelli del sud e a tutta l'Italia, che avrebbero avuto più sicurezza e più ordine pubblico.
Mi chiedo: che cosa è stato fatto ad oggi da questo Governo? Sono state assunte tre fondamentali iniziative in difesa della sicurezza e dell'ordine pubblico. La prima è quella della prostituzione. Vedo il Ministro Carfagna: avete pubblicizzato lo slogan meno lucciole per le strade, mentre oggi ci sono più lucciole che lampioni. Avete pubblicizzato e presentato così tanto le ronde. Si tratta della seconda iniziativa che avete portato avanti e che, per fortuna, la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima.

ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Ma non è vero!

DEODATO SCANDEREBECH. Quindi, per fortuna non avete ancora ulteriormente penalizzato la dignità delle forze dell'ordine. L'ultimo provvedimento vero è quello di tagliare 2 miliardi e mezzo di risorse alle forze dell'ordine. Questa è una situazione gravissima.
Il Paese è allo sbando (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). La disoccupazione cresce, la povertà aumenta. Per fortuna esistono due cardini fondamentali della nostra società che sono la famiglia e le istituzioni nelle quali ci sono le forze dell'ordine.

PRESIDENTE. Onorevole Scanderebech, a prego di concludere.

DEODATO SCANDEREBECH. Lei, nel più breve tempo possibile, insieme a tutti i suoi colleghi e al suo Presidente dia delle risposte concrete nei prossimi giorni così come sono state promesse risposte alle forze dell'ordine. Se non siete in grado di fare questo, andate a casa nel bene e nell'interesse dei cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Intendimenti del Governo in relazione alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia nucleare in Italia - n. 3-01521)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01521, concernente intendimenti del Governo in relazione alla realizzazione di Pag. 65nuovi impianti di produzione di energia nucleare in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, gli italiani anni fa avevano detto di «no» all'energia nucleare come fonte di produzione energetica. Gli italiani avevano visto giusto, perché - come vedete - periodicamente si ripropone un tema fondamentale, che ieri il Commissario europeo per l'energia ha definito «apocalisse atomica». Così è stato definito ciò che sta avvenendo in Giappone.
Sempre ieri la Commissione europea ha detto che in Europa ci sono almeno quattro centrali nelle stesse condizioni del Giappone: due in Spagna e, testualmente, due in Svizzera; in quest'ultimo Paese è stato deciso di bloccare la produzione energetica tramite il nucleare. Così hanno fatto anche la Lituania e la Germania (qui sono state bloccate sette centrali).

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la prego di concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Mentre nel mondo si sta sviluppando una produzione alternativa di energia, mi chiedo e le chiedo: in Italia c'è proprio ancora bisogno di ricorrere a questa forma di energia distruttiva per l'uomo, pericolosa per l'ambiente e pericolosa per la salute o possiamo ricorrere al sole e al vento che in Italia abbondano (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole di Pietro, la tragedia avvenuta in Giappone ci insegna che il tema della sicurezza nucleare non può più essere considerato una questione soltanto nazionale o regionale o da affidare ai singoli Stati. I rischi, purtroppo, e le conseguenze di un serio incidente non ricadono, infatti, su una singola comunità, ma possono interessare più Stati se non più continenti. Per questo, dal Giappone in poi, il tema della sicurezza nucleare va discusso per quanto ci riguarda come minimo a livello europeo.
L'Italia ha da subito manifestato attenzione e preoccupazione per quanto accadeva, mai sottovalutando ciò che stava accadendo ed evitando, però, al contempo di prendere decisioni sulla spinta emotiva. In questo senso vanno lette tutte le dichiarazioni del Governo, secondo le quali l'Italia non modifica il proprio programma. La questione energetica è troppo importante e deve essere affrontata con serenità di giudizio e valutazione.
Non può esserci un problema nucleare italiano, come non può esserci un problema solo francese, svizzero o tedesco. Vi è una questione energetica globale, all'interno della quale si inserisce l'opzione nucleare, attuale o futura, di gran parte dei Paesi europei. È evidente che diversa deve essere la reazione e diversa è la condizione politica di un Paese che ha in esercizio una centrale, magari di generazione analoga a quella giapponese, rispetto a un Paese, come il nostro, che ha in corso un processo di rientro al nucleare ma non ha oggi centrali attive sul suo territorio.
È un problema serio che riguarda Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Belgio, Bulgaria, Finlandia, Ungheria, Olanda, Romania, Russia, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ucraina, per limitarmi alla sola Europa, dove sono attive oggi 150 centrali. Nessuno dei Paesi europei che ho citato, a cui vanno aggiunti Stati Uniti, Messico, India, Cina, Argentina e Canada, ha annunciato l'intenzione di uscire dal nucleare. Tuttavia, esiste comprensibilmente in tutti l'esigenza di mettere in campo iniziative che puntino a verificare le condizioni di sicurezza. Così la Germania, che ha 17 centrali attive, programma di dismettere le più obsolete. La Svizzera, che ha cinque centrali, intende bloccare il progetto per la costruzione delle nuove centrali, ma non chiude quelle in esercizio. Infine, la Francia, che ha 58 centrali attive, Pag. 66annuncia che controllerà ad una ad una le sue centrali, ma non intende chiuderle.
In senso europeo, dunque, il Governo intende affrontare la questione della sicurezza nucleare e impronterà le sue decisioni all'interno di ciò che sarà discusso a livello dell'Unione europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, si possono non condividere le opinioni ma i fatti vanno riferiti correttamente, signor Ministro, e lei, in questo momento, ha detto una bugia clamorosa. Le cito testualmente - carta canta - cosa ha detto ieri il Commissario europeo, Günther Oettinger, dopo la riunione di tutti Ministri europei per l'energia. Egli ha affermato: «Dopo gli eventi giapponesi l'Unione europea deve pensare all'eventualità di un'opzione zero per il nucleare». Si tratta dell'esatto contrario di quello che lei oggi ha voluto far credere agli italiani.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non è vero!

ANTONIO DI PIETRO. Il quesito è uno e uno solo: conviene il nucleare? Ci sono dei disastri naturali cui resisti non potest. Non vi è niente da fare. Il terremoto c'è e non si può fermare. Si possono fermare le conseguenze e tutti quei disastri che sono causa del comportamento dell'uomo. Dunque, il gioco del nucleare vale la candela? Dico di «no», perché oggi come oggi, rispetto a quanto gli altri Paesi che lei ha citato hanno fatto in ordine alle centrali nucleari, la più moderna tecnologia ha prodotto e produce un sistema di approvvigionamento energetico diverso, più qualificato, più qualificante, più pulito, meno dispendioso e, soprattutto, meno pericoloso per i prossimi 20 mila o, forse,100 mila anni.
Nessuno racconta agli italiani dove saranno raccolte le scorie e nessuno racconta agli italiani in quali posti saranno situate queste centrali nucleari. Ancora ieri, un sottosegretario del vostro Governo ha detto che non si costruiranno centrali se non nelle regioni che le desiderano ma tutte le regioni, comprese quelle governate da voi, hanno affermato che non le vogliono. In questa situazione, inoltre, non è vero che si risparmia sul piano economico ma, anzi, si spende di più. Non è vero che l'energia è gratuita, perché anche l'uranio, anch'esso a termine, va acquistato all'estero. Invece, in Italia abbiamo sole e aria.
Per questa ragione diciamo a tutti voi - e soprattutto al Ministro dell'interno - di andare al referendum, rivolgendo agli italiani un'altra volta, così come è stato fatto con il quesito dell'Italia dei Valori, la seguente domanda: «Italiani, siete d'accordo di rischiare la vita per avere l'energia nucleare oppure volete avere un'energia pulita e trasparente, con il fotovoltaico e con l'eolico?» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per la sospensione delle procedure relative alla localizzazione e alla realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia - n. 3-01522)

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Franceschini n. 3-01522, concernente iniziative per la sospensione delle procedure relative alla localizzazione e alla realizzazione di nuove centrali nucleari in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, siamo vicini al popolo giapponese colpito da questa immane tragedia e ci auguriamo che vengano limitati gli effetti della catastrofe nucleare, grazie anche al coraggio e all'eroismo dei tecnici e dei pompieri che stanno lavorando presso la centrale di Fukushima.
Il Partito Democratico era contro la scelta nucleare già da prima: la riteniamo sbagliata per il nostro Paese, vecchia e costosa. Pag. 67
Ora, molti Paesi europei hanno avviato importanti azioni e riflessioni. Il Governo ha usato invece le parole della propaganda e dell'ideologia e ora vuole approvare una norma che permette di collocare sul territorio un impianto nucleare anche contro il parere delle regioni, dei comuni e delle popolazioni interessate.
Lei, Ministro, ha dichiarato che non siete sordi e ciechi, ma sembrate sordi, ciechi e arroganti. Non è così che si fanno gli interessi dell'Italia e degli italiani. Fermatevi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, mi dispiace che l'onorevole Realacci utilizzi questi toni e comunque non posso che ripetermi rispetto a quanto detto testè all'onorevole Di Pietro e cioè che, in materia di sicurezza nucleare, l'Italia intende muoversi in ambito europeo, uniformando le proprie scelte alle decisioni che verranno assunte in sede comunitaria. Insieme all'Unione europea, il Governo italiano intende dare quelle risposte che vengono in questo momento richieste dall'opinione pubblica: le centrali europee sono sicure? Quello che è accaduto in Giappone potrebbe accadere anche in Europa? Ci sono livelli differenti di sicurezza per differenti tipi di centrali?
Questi - lo dico anche all'onorevole Di Pietro - sono i temi che sono stati discussi a Bruxelles, dove è stato deciso di svolgere gli stress test nelle centrali attive in Europa, soprattutto in quelle di prima generazione, per verificare l'efficienza delle misure di sicurezza in situazioni estreme, per assicurarsi cioè che in Europa funzionino quei dispositivi che in Giappone, in presenza di un evento eccezionale, non hanno funzionato.
L'Italia seguirà con particolare attenzione l'esito di questi test e ovviamente gli sviluppi della centrale giapponese, che appaiono, ahimè, di ora in ora più incerti e sui quali è difficile anche avere notizie da parte degli organismi internazionali in tempo reale.
Per quanto riguarda l'opzione di ritorno al nucleare assunta dal nostro Paese abbiamo detto - e lo ribadiamo - che riteniamo sbagliato e irresponsabile assumere decisioni sulla spinta emozionale di questi giorni, ripetendo così le circostanze del referendum post Chernobyl. Naturalmente questo non significa che i dati raccolti a livello europeo ed internazionale non saranno tenuti in considerazione nella valutazione delle prospettive del rientro al nucleare per il nostro Paese.
Al Governo stanno a cuore innanzitutto, e al di sopra di ogni esigenza e considerazione, la salute e la sicurezza dei cittadini. Questa è la priorità sempre: mai assumeremo decisioni che possano mettere a rischio gli italiani. Per questo, prenderemo delle decisioni e faremo delle scelte con l'Europa e, in questo ambito, potranno certamente essere discusse le questioni legate al costo dell'energia nucleare, a ciò che intende fare il nostro Paese in questo campo, al problema della sicurezza energetica e al ruolo centrale che rivestono le fonti energetiche rinnovabili.
Riteniamo importante che in Italia si possa sviluppare un dibattito serio e non emotivo sulle esigenze energetiche del nostro Paese.
È di poche settimane fa l'irruzione nel dibattito politico del tema della sicurezza energetica a seguito della crisi politica che si è verificata in Medio Oriente. Quindi, speriamo e ci auguriamo che, al di là della propaganda, si possa sviluppare un dibattito non ideologico perché l'energia - onorevoli colleghi - non è né di destra né di sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini ha facoltà di replicare.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Ministro, siamo assolutamente Pag. 68insoddisfatti della sua risposta. Questa linea stucchevole, secondo la quale non si cambia sull'onda dell'emotività o non si insegue la propaganda, è veramente intollerabile.
Le vicende drammatiche del Giappone vi devono spingere ad un cambiamento della linea sbagliata che avete scelto di percorrere sul nucleare. Così fanno i leader, così fanno gli uomini di Stato, per realismo. Le parole di Angela Merkel di queste ore sono queste. I fatti del Giappone sono uno spartiacque nella storia della tecnologia mondiale. Ha deciso il Governo tedesco di chiudere sette centrali.
Ha annunciato che non ne costruirà più. Ha confermato che la Germania punta per il 2050 a coprire l'80 per cento del fabbisogno energetico con energie rinnovabili. Il presidente Sarkozy ha detto oggi che chiede un'immediata riunione del G20 sulle opzioni energetiche. Voi non avete il coraggio di dire che avete sbagliato.
Il Giappone, un Paese in cui ci sono regole, sicurezza e prevenzione - l'abbiamo visto purtroppo nelle drammatiche ore del terremoto - ha dimostrato che non esiste la sicurezza assoluta che voi avete sbandierato sul nucleare, né rispetto ai disastri naturali, né rispetto agli errori umani e né rispetto al terrorismo internazionale. Abbiamo letto in queste ore che è stata evacuata un'area attorno alla centrale pari a venti volte la città di Parigi, pari alla città di Roma e a tutta la provincia di Milano insieme. Mentre tutto il mondo si pone il tema di come superare il nucleare, voi mettete insieme la follia di costruire nuove centrali senza avere il coraggio di dire vicino a quali città italiane avete in mente di costruirle e contemporaneamente tagliate gli incentivi alle energie pulite, mettendo sul lastrico migliaia di imprese italiane.
Fermatevi, sospendete il programma nucleare! Se non lo farete voi, tra tre mesi la parola tornerà agli italiani che sceglieranno per salvare il proprio Paese, se stessi e il proprio futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

(Stato di attuazione dei piani per favorire le politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro e iniziative del Governo al riguardo - n. 3-01519)

PRESIDENTE. L'onorevole Saltamartini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01519, concernente lo stato di attuazione dei piani per favorire le politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro e iniziative del Governo al riguardo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, sappiamo bene purtroppo che l'Italia è ancora lontana dagli obiettivi previsti con la strategia di Lisbona che nel 2000 fissarono il raggiungimento dell'occupazione femminile a percentuali ben precise. Sappiamo anche bene che per raggiungere gli obiettivi previsti dalla strategia di Lisbona è importante ampliare i servizi di cura soprattutto rivolti alla prima infanzia, e sappiamo anche bene che le politiche di sostegno per l'occupazione femminile vedono un tassello molto importante proprio nel sostegno alla prima infanzia, in modo tale da poter consentire le politiche di conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro.
Il Governo con il piano noto come «Italia 2020», ossia con il Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro, ha avviato già un piano strategico di azione proprio per favorire la conciliazione e più in generale le pari opportunità. Sappiamo, come il Governo ci ha ripetuto in più occasioni, che il piano prevede al proprio interno, proprio per favorire la conciliazione, uno stanziamento di 40 milioni di euro al Fondo pari opportunità...

PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, la invito a porre la sua domanda.

BARBARA SALTAMARTINI. ...per favorire il progetto per le tagesmutter, per il telelavoro e per la formazione. Pertanto in tal senso vorremmo sapere dal Ministro Pag. 69quali sono le azioni che sono state già avviate e qual'è l'esito del piano Italia «2020».

PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la problematica relativa alla difficoltà per le donne di conciliare vita lavorativa e vita familiare ha assunto un ruolo sempre più centrale nelle politiche europee ma anche in quelle nazionali. In considerazione di questo, come Ministro per le pari opportunità, ho sottoscritto il Piano recante il sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e il piano a cui lei, onorevole Saltamartini, ha fatto riferimento «Italia 2020», ovvero il Programma di azioni per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro.
In merito all'attuazione del sistema di interventi, segnalo che tutte le fasi ivi previste sono state già rispettate dal Dipartimento per le pari opportunità e sono consultabili sul sito istituzionale dello stesso. In particolare, faccio presente che sono state già sottoscritte le convenzioni con tutte quelle regioni che hanno già presentato i programmi attuativi dell'accordo. Grazie a queste sottoscrizioni, gli interventi previsti dai programmi attuativi regionali sono già partiti a livello territoriale e a tutt'oggi, sui 40 milioni di euro stanziati dal Dipartimento per le pari opportunità, sono stati effettuati impegni giuridicamente vincolanti per oltre 32 milioni di euro.
La quota parte del fondo destinata a finanziare le attività delle regioni e delle province autonome è stata ripartita sulla base dei seguenti criteri: tenendo conto della percentuale di popolazione residente tra i zero e tre anni, del tasso di occupazione femminile per la classe d'età compresa tra i quindici e i quarantanove anni e della percentuale di madri che hanno usufruito dei congedi parentali.
Per quanto riguarda invece il piano Italia 2020, ricordo che l'8 marzo 2011 è stato siglato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l'accordo di tutte le parti sociali, un avviso comune sulle misure a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro. Nell'avviso si sottolinea l'importanza di una modulazione flessibile dei tempi e degli orari di lavoro, la valorizzazione, compatibilmente con le esigenze organizzative e produttive e con le dimensioni aziendali, delle buone pratiche di flessibilità e di conciliazione esistenti. A tal fine, le parti si sono impegnate ad attivare un tavolo tecnico per la verifica della possibilità di adottare le buone pratiche di conciliazione da sostenere e diffondere in sede di contrattazione. Entro un anno dalla conclusione dei lavori del tavolo tecnico, le parti sociali si sono impegnate ad una verifica congiunta dell'indice di diffusione delle buone prassi. Infine, allo scopo di favorire l'implementazione dei servizi per l'infanzia, condizione essenziale per favorire la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, il 17 dicembre 2009 il dipartimento per le pari opportunità, di concerto con quello per le politiche per la famiglia, ha emanato un bando con lo scopo di finanziare l'apertura e la gestione di nidi aziendali presso i luoghi di lavoro delle pubbliche amministrazioni nazionali. Quindi, l'impegno del Governo e, in particolare, del Ministero per le pari opportunità, per favorire le politiche di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa, è stato costante e continuerà ad essere costante.

PRESIDENTE. L'onorevole Saltamartini ha facoltà di replicare.

BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per le pari opportunità e non posso che essere sollevata rispetto all'interrogazione che abbiamo presentato, perché effettivamente ancora una volta viene confermato quanto questo Governo sta facendo in favore dell'occupazione femminile e, quindi, ovviamente dell'intera società. In tal senso, non posso che esprimere grande soddisfazione anche e soprattutto per l'accordo siglato con le parti sociali, perché sappiamo Pag. 70bene quanto sia importante il tema dei tempi di lavoro e della flessibilità soprattutto per noi donne e quindi per la famiglia, che siamo chiamate a sostenere maggiormente nella distribuzione del lavoro di cura. In tal senso, anche l'iniziativa degli asili nido aziendali è fondamentale, perché sappiamo bene che quanto più c'è rete di assistenza e di tutela dell'infanzia tanto più si può sostenere il lavoro delle donne. Quindi, in tal senso la ringrazio, come ringrazio ovviamente tutto il Governo e i Ministri che hanno condiviso tali misure - penso al Ministro del lavoro e al Ministro Brunetta - proprio perché credo che sia un'azione sinergica quella che è necessaria per aiutare e sostenere le donne (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative volte ad escludere l'introduzione di nuovi pedaggi sui raccordi autostradali del Mezzogiorno e sulla Salerno-Reggio Calabria - n. 3-01520)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01520, concernente iniziative volte ad escludere l'introduzione di nuovi pedaggi sui raccordi autostradali del Mezzogiorno e sulla Salerno-Reggio Calabria (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, il 24 settembre 2010 il Senato della Repubblica ha convertito in legge il cosiddetto decreto-legge trasporti, che rinviava al 30 aprile 2011 l'introduzione di nuovi pedaggi sui tratti autostradali gestiti dall'ANAS. La Camera dei deputati, in data 30 settembre 2010, ha approvato un ordine del giorno a mia firma che impegna il Governo ad applicare i pedaggi sui raccordi autostradali e sulle tangenziali gestite dall'ANAS solo alle autovetture e ai mezzi di trasporto che ne fanno uso per recarsi alle autostrade. Tale ordine del giorno è scaturito dalla necessità di evitare ulteriori aggravi alle popolazioni locali e ai pendolari già particolarmente colpiti dalla crisi economica soprattutto nel sud del Paese. In particolare, intendo riferirmi, essendo un irpino, a coloro che per ragioni di lavoro sono costretti a percorrere quotidianamente, non saprei come definirla, la superstrada o il tratto autostradale Avellino-Salerno che, qualora fossero introdotti i pedaggi, subirebbero un ingiusto e insopportabile aggravio di spesa. Pertanto, chiedo di sapere quali provvedimenti il Governo intenda adottare in virtù dell'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno a mia firma.

PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.

ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevole interrogante, l'introduzione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di ANAS Spa, come è noto, è stata prevista dalla manovra di stabilizzazione finanziaria varata dal Governo con il decreto-legge n. 78 del 31 maggio 2010, convertito, con modificazioni, nella legge n. 122 del 30 luglio 2010.
L'articolo 15 del provvedimento ha demandato ad un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, la fissazione dei criteri e delle modalità per l'applicazione del pedaggio sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta ANAS Spa in relazione ai costi di investimento e di manutenzione straordinaria, oltre che a quelli relativi alla gestione, nonché l'elenco delle tratte da sottoporre a pedaggio. Tali entrate sono destinate alla riduzione dei trasferimenti statali e, quindi, non si traducono né in risorse aggiuntive per ANAS Spa, né in pura fiscalità.
In particolare, le entrate derivanti dall'attuazione della suddetta disposizione saranno destinate, per costi ed investimenti, alla manutenzione straordinaria e gestionale Pag. 71delle tratte da pedaggiare. A tal proposito, si informa che ai sensi del citato articolo 15, comma 1, è in corso di avanzata predisposizione il decreto che dovrà individuare le autostrade ed i raccordi autostradali in diretta gestione ANAS Spa da sottoporre al pagamento di un pedaggio. Quando le tratte autostradali assumono caratteristiche funzionali di tipo autostradale non possono essere escluse dal pedaggiamento ovunque le stesse siano collocate.
Il Governo sta studiando forme di agevolazione e di esenzione tariffaria a favore degli utenti abituali.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per la sua replica. Voglio cogliere nell'aspetto finale del suo intervento un accoglimento, sia pure parziale, delle questioni sollevate con la mia, con la nostra, interrogazione.
Nel caso specifico, il tratto autostradale Avellino-Salerno - più una superstrada, difficile definirlo tratto autostradale - corrisponde esattamente a quelle esigenze a cui lei ha fatto riferimento. Vi è un tratto che viene percorso abitualmente da pendolari quotidiani, da lavoratori, i quali, evidentemente, nel caso dell'introduzione di un pedaggio, ne trarrebbero un aggravio notevole, con le difficoltà che l'economia delle province meridionali, in modo particolare quella di Avellino, e si determinerebbero ulteriori difficoltà per le famiglie.
Quindi, la invito, nel provvedimento che andrà a predisporre, di tenere conto di queste caratteristiche specifiche perché il tratto autostradale Avellino-Salerno non ha percorsi alternativi in quanto la manutenzione ordinaria sui percorsi alternativi non viene più effettuata da tempo e molte di quelle tratte si trovano su percorsi montani che d'inverno sono interessati da precipitazioni nevose e quindi non sarebbero percorribili.

PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la prego di concludere.

ARTURO IANNACCONE. Quindi, signor Ministro, in conclusione, la ringrazio per la sua replica perché fa giustizia di tanti allarmismi demagogici che sono stati fatti in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

(Orientamenti del Governo in merito alla presentazione del disegno di legge annuale per la concorrenza e il mercato - n. 3-01525)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01525 concernente gli orientamenti del Governo in merito alla presentazione del disegno di legge annuale per la concorrenza e il mercato (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ENZO RAISI. Signor Presidente, signor Ministro, l'articolo 47 della legge n. 99 del 23 luglio 2009 istituisce la legge nazionale annuale per il mercato e la concorrenza.
Questa prevedeva che il Governo, entro il 31 maggio 2010, avrebbe dovuto presentare il disegno di legge annuale sul quale si dovevano garantire quelle liberalizzazioni che, peraltro, il Governo ha sempre manifestato ed auspicato di volere.
Allora la domanda è: per quali ragioni e a causa di quali impedimenti di natura istituzionale il Governo non ha provveduto a presentare entro il 31 maggio 2010 - secondo quanto previsto dall'articolo 47 della legge 23 luglio 2009 - il disegno di legge annuale per la concorrenza e il mercato?
Credo, signor Ministro, che la sua risposta servirà anche a capire qual è effettivamente la coerenza rispetto a quanto si sostiene.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, ha facoltà di rispondere.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, l'articolo 47, come ricordato dall'interrogante, che recava disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione Pag. 72delle imprese, nonché in materia di energia, prevedeva che il Governo adottasse un disegno di legge annuale, capace quindi di rimuovere gli ostacoli all'apertura dei mercati, di promuovere lo sviluppo della concorrenza e di garantire la tutela dei consumatori.
Premesso ciò, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato il 9 febbraio 2010 ha anticipato gli elementi essenziali della propria relazione annuale, presentando la segnalazione AS659, che recava appunto le indicazioni sugli ambiti di intervento della legge citata. Successivamente l'Autorità ha inviato la relazione annuale al Presidente del Consiglio dei ministri e al Parlamento.
Il nostro Ministero, nel suo ruolo di proponente del disegno di legge, ricevuti tali elementi, nonché le relazioni e le segnalazioni delle altre autorità di regolazione, ha acquisito anche gli altri contributi di natura tecnica da parte delle altre amministrazioni coinvolte. Ha così predisposto uno schema di articolato, intervenendo negli ambiti in cui maggiori sono i problemi concorrenziali e più urgenti gli interventi di riforma.
Va rilevato a riguardo che il predetto processo istruttorio ha visto il coinvolgimento sia di numerosi organismi pubblici sia dei soggetti rappresentativi del mondo economico e sociale, considerate anche le inevitabili difficoltà connesse a un primo avvio di un nuovo disegno programmatico di interventi per il mercato e la concorrenza, che hanno quindi condizionato i tempi di predisposizione del progetto normativo.
Particolare impegno è stato profuso nella definizione della parte dello schema finalizzata alla predisposizione di alcuni interventi di riforma strutturale nell'ambito del sistema della distribuzione dei carburanti, al fine di pervenire a soluzioni risolutive e in grado di garantire un corretto equilibrio fra gli interessi contrapposti dei soggetti coinvolti nella filiera.
Quanto sopra e la conseguente esigenza di approfondimento dei temi all'interno dei tavoli tecnici periodicamente convocati, tra i quali quello previsto per il prossimo 22 marzo, ha avuto conseguenze sulla tempistica prevista. Lo schema di disegno di legge, pertanto, consegnato in prima bozza nella metà del 2010 è stato oggetto, in particolare, relativamente alle richiamate misure concorrenziali riferite alla legge distributiva di carburanti, di un costante e approfondito confronto con tutte le parti interessate, utile a conseguire un consenso adeguato alla sua effettiva attuazione.
Pertanto, la motivazione che ha condotto finora a non sottoporre il testo all'esame del Consiglio dei ministri è connessa alla ritenuta necessità di implementare ulteriormente le soluzioni proposte e di procedere in un percorso condiviso, anche al fine di massimizzare la trasparenza a tutela della libertà di scelta del consumatore stesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, innanzitutto prendo atto - e mi fa piacere - che non risulta essere colpa di Futuro e Libertà e di Gianfranco Fini il fatto che le liberalizzazioni in questo Paese non si realizzino, perché il Presidente del Consiglio ha avuto più volte modo di dire che era colpa di Futuro e Libertà se le liberalizzazioni in Italia non si sono realizzate.
Noi prendiamo atto delle difficoltà, però, visto che tra l'altro questa proposta di legge e questa richiesta è stata avanzata a suo tempo proprio da esponenti di Futuro e Libertà, che in questo momento con me hanno voluto proporre al Governo questo question time, riteniamo e auspichiamo che veramente, entro tempo breve, il Ministero possa adempiere a quanto previsto dalla legge.
Noi crediamo nel processo di liberalizzazione e abbiamo sempre manifestato la nostra disponibilità a contribuire affinché in questo Paese finalmente si realizzi un piano serio di liberalizzazioni. Prendiamo atto che fino questo momento, però, le difficoltà sono tutte del Governo e non certamente di Futuro e Libertà e del Pag. 73Presidente della Camera, Gianfranco Fini (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,05.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Aprea, Bonaiuti, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Colucci, Crimi, D'Alema, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, La Russa, Lo Monte, Lombardo, Lusetti, Martini, Meloni, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Reguzzoni, Roccella, Romani, Paolo Russo, Saglia, Sardelli, Stefani, Tabacci, Tenaglia, Valducci, Vitali, Vito e Zeller sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00580, Di Pietro ed altri n. 1-00586 e Galletti, Della Vedova e Tabacci n. 1-00591 concernenti iniziative per lo svolgimento nella stessa data dei referendum abrogativi e del primo turno delle prossime elezioni amministrative.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00580 (Nuova formulazione), Di Pietro ed altri n. 1-00586 e Galletti, Della Vedova e Tabacci n. 1-00591 concernenti iniziative per lo svolgimento nella stessa data dei referendum abrogativi e del primo turno delle prossime elezioni amministrative (Vedi l'allegato A -Mozioni). Ricordo che nella seduta di lunedì 14 marzo 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, il Governo ha ascoltato con attenzione la discussione che, a partire dal pomeriggio di ieri, si è andata sviluppando in quest'Aula con un dibattito parlamentare ampio e circostanziato, nel corso del quale tutti gli oratori intervenuti hanno posto in risalto la delicatezza che la consultazione referendaria riveste per una democrazia matura in quanto espressione delle volontà del cittadino di partecipare direttamente al procedimento della formazione delle leggi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,10)

MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Ringrazio pertanto i presentatori delle mozioni iscritte all'ordine del giorno per le argomentazioni contenute nei loro interventi, anche se devo subito premettere che, ferme restando le valutazioni di ordine economico e finanziario, è ormai prassi consolidata fin dalla legge istitutiva del referendum abrogativo (che risale al 1970) che il voto referendario si svolga disgiunto da quello amministrativo. Ciò perché l'astensione dei cittadini in occasione delle consultazioni referendarie che si manifesta con il non voto è pur sempre espressione di una volontà positiva diretta al mantenimento delle leggi oggetto dei quesiti referendari. Pag. 74
Diverso è invece il caso della competizione elettorale politico-amministrativa. Qui, al contrario, l'astensione dei cittadini è espressione di una precisa volontà negativa degli elettori che in tal modo intendono manifestare apertamente il proprio dissenso nei confronti delle istituzioni, venendo meno al precetto stabilito dall'articolo 48 della Costituzione secondo il quale l'esercizio del voto è un dovere civico. Quindi va scongiurata la sovrapposizione dei temi della campagna referendaria con la propaganda elettorale. Queste le principali ragioni che hanno sempre consigliato di evitare la confluenza nella stessa tornata elettorale del voto dei cittadini legato ad esigenze diverse: una, la formazione di maggioranze stabili sia nel Governo del Paese sia in quello delle amministrazioni locali elettive; l'altra, l'intervento diretto dei cittadini nel processo di abrogazione delle leggi, cosa ben diversa dall'espressione della volontà diretta ad influire nella direzione politica amministrativa della Repubblica.
Ma vi sono poi altri motivi tecnici che sconsigliano l'election day legati all'esigenza di limitare al massimo i disagi ai seggi elettorali determinati dall'eventuale abbinamento delle amministrative con i referendum popolari abrogativi, che quest'anno saranno addirittura quattro. Questi, in sintesi, i principali effetti negativi che sconsigliano l'abbinamento delle due consultazioni: anzitutto l'eccessivo numero di schede, addirittura sei in quei comuni nei quali è previsto lo svolgimento delle elezioni provinciali e comunali, con il rischio di difficoltà ed errori da parte degli elettori e dei componenti del seggio; l'allungamento dei tempi di permanenza degli elettori nelle cabine con possibili ripercussioni sulla durata delle operazioni di voto, suscettibili di protrarsi ben oltre le scadenze previste; le diverse modalità di voto nella stessa tornata elettorale (voto per corrispondenza nel caso delle consultazioni referendarie, voto presso i seggi nel caso delle consultazioni provinciali e comunali); il notevole allungamento dei tempi necessari per lo svolgimento delle operazioni di scrutinio con il rischio di ricadute negative sui tempi di diffusione dei dati; il rischio, infine, concreto di un aumento delle rinunce dei presidenti dei seggi anche durante le operazioni di voto e di scrutinio per i non elevati compensi corrisposti.
I seggi elettorali per le amministrative saranno circa 17 mila, mentre per il referendum saranno 62 mila. Questo dato introduce il problema dei costi delle consultazioni sollevato da tutti i presentatori delle mozioni e sui quali voglio fare alcune precisazioni. Il costo delle consultazioni amministrative ammonta a 65 milioni di euro, mentre quello per il referendum a 300 milioni di euro. Qualora si procedesse ad un abbinamento delle consultazioni referendarie con il primo turno delle elezioni amministrative, il risparmio sarebbe, dunque, di circa 50 milioni di euro. Se, invece, l'abbinamento avvenisse al secondo turno, si potrebbero configurare due diverse ipotesi: se tutti i comuni e le province andassero al ballottaggio, il risparmio sarebbe quantificabile in 6 milioni di euro; in caso contrario, il risparmio sarebbe ancora più irrisorio. Mi sembra, quindi, evidente che il contenuto risparmio derivante dall'abbinamento, come risulta dalle cifre fornite, sia un elemento di per sé eloquente per evitare il rischio di sovrapporre due diverse manifestazioni di voto relative a consultazioni di segno e significato diversi.
Voglio ulteriormente precisare che l'abbinamento tra referendum abrogativi ed elezioni amministrative è avvenuto in passato soltanto nella tornata elettorale del 2009 limitatamente alle operazioni di ballottaggio, grazie ad una espressa previsione di legge. Infatti, la legge 28 aprile 2009, n. 40 ha consentito, in via del tutto eccezionale, l'abbinamento della consultazione referendaria con il secondo turno delle elezioni amministrative. Tale accorpamento si rese necessario in considerazione dello svolgimento delle elezioni europee, tradizionalmente abbinate a quelle amministrative, nella prima settimana del mese di giugno, conformemente alla norma comunitaria. Pertanto, il mancato abbinamento del secondo turno di amministrative Pag. 75con i referendum avrebbe comportato la chiamata alle urne del corpo elettorale in tre successive e continuative settimane. Solo questa circostanza ha giustificato lo scostamento da una prassi ormai consolidata nel tempo. Per le argomentazioni illustrate, dunque, il Governo ritiene di non poter assecondare la richiesta di accorpamento ed esprime parere contrario sulle mozioni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dichiarare che le motivazioni che abbiamo testè ascoltato dal sottosegretario appaiono del tutto risibili. In realtà, vi sono tre turni elettorali a cui i cittadini vengono chiamati, 15-16 maggio, 29-30 maggio e il 12 giugno. L'accorpamento è una soluzione assolutamente naturale ed è in linea con le attuali prescrizioni legislative. Il fatto che non si voglia fare è perché si ha paura del referendum. Posso avere, nel merito, anche opinioni diverse rispetto ai quesiti referendari - e sicuramente ho opinioni diverse -, ma l'idea di sterilizzare l'istituto del referendum, contando sulla non partecipazione, mi pare del tutto sbagliata.
Per cui, al di là delle somme che qui vengono indicate come risibili - si dice 50 milioni di euro -, il costo del referendum è di 300 milioni di euro. Non so se abbinandole, in effetti, le somme tra di loro si raddoppiano, ma non è questo il punto. Il punto, invece, è che il Governo, per indurre l'elettorato a non raggiungere il quorum, indica una data diversa. Di questo prendo atto, non mi sembra una scelta molto razionale, mi pare, bensì, sbagliata, così come sul tema del nucleare ci deve essere la forza di affrontare un dibattito di questa natura, magari anticipando la scelta degli elettori sul piano della rinuncia legislativa ad una procedura e a delle indicazioni che, forse, hanno bisogno di essere rimodulate. Dico queste cose da persona che ha creduto nell'energia nucleare e, quindi, non è il merito in sé. Lei, però, è venuto a farci una relazione che è del tutto disamorante, dicendoci che avete indicato queste date perché, tutto sommato, è il modo migliore per rispondere ai problemi.
In realtà noi teniamo lontani i cittadini nella terza tornata, quella referendaria, e otteniamo il risultato di essere lontani dal quorum. Non mi sembra questo un buon esito. Registro che questa posizione del Governo è una posizione che viene ribadita, ma che non soltanto ci mette di fronte ad un inutile spreco di denaro pubblico a carico dei contribuenti italiani, ma anche ad un'evidente disapprovazione del metodo insito nell'istituto referendario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Pietro. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signori del Governo, ho ascoltato adesso il parere contrario di un vostro rappresentante che dice che insomma non si possono fare in un solo giorno sia le elezioni amministrative sia il referendum. Un gesto di codardia, così chiamo questa decisione. Infatti, proprio nel 2009 è già stato fatto con una motivazione che loro dicono eccezionale e che noi diciamo invece essere stata finalmente una motivazione secondo legge e secondo Costituzione: vale a dire facilitare l'esercizio del diritto del voto dei cittadini, evitare spese suppletive a carico dell'erario, mettere in condizione i cittadini di poter esprimere la loro posizione rispetto ad un quesito importante, anzi rispetto a tre quesiti importanti. Infatti, lo voglio ricordare in questa sede di che cosa stiamo parlando. Stiamo parlando di far decidere al popolo italiano se possono bere tutti o soltanto quelli che hanno i soldi, vale a dire se l'acqua deve rimanere un bene pubblico o deve essere un bene privato. Pag. 76
Non è un quesito dell'Italia dei Valori. È un quesito che ha proposto il Forum per l'acqua pubblica, un'associazione apartitica, trasversale che si rivolge a tutti i cittadini, non solo a quelli che hanno una determinata ideologia politica. Rendo onore, rispetto e gratitudine a questo Forum per l'acqua pubblica che ha proposto ben due referendum per sottoporre un quesito fondamentale, consistente nell'applicazione elementare del principio di uguaglianza: se sono tutti uguali di fronte alla legge - benedetto il Signore! - anche un bicchiere d'acqua non si nega a nessuno. Ma non è un principio comunista questo: è un principio da buon cristiano, perché anche Gesù Cristo diceva di dar da bere agli assetati.
L'altro referendum che noi chiediamo sia accorpato in un'unica soluzione con le elezioni amministrative è molto semplice. È quello di cui si discute in queste ore, perché in queste ore il Ministro per l'energia dell'Unione europea ci ha segnalato che un'apocalisse atomica si sta verificando in Giappone e che, anzi, proprio in queste ore è stato detto che se dovesse arrivare l'irreversibile, cioè dovesse scoppiare davvero quella centrale, sarebbe molto grave e più grande della stessa Chernobyl.
Per questo noi chiediamo agli italiani: a questo punto, volete ancora le centrali nucleari? Ma ho sbagliato a parlare: gli italiani hanno già detto che non le vogliono le centrali nucleari. Hanno già detto con un referendum che cosa vogliono. Vogliono che si sviluppino le energie alternative: quella solare, quella eolica. Abbiamo a che fare - lo ripeto - con la possibilità di sviluppare energie le cui materie prime abbiamo nel nostro Paese: il sole e l'aria. Invece, dobbiamo andare a comprare l'uranio: anch'esso è un bene primario a termine, anch'esso non è nella nostra disponibilità, anch'esso per essere messo in funzione necessita di venti-trent'anni, anch'esso con un terribile pericolo. Infatti, vedete, i disastri naturali non si possono prevenire, ma si possono contenere, se ne posso evitare gli effetti quando non dipendono da un disastro naturale, ma da un comportamento dell'uomo nella scelta di decisioni da prendere che comportano rischi per la salute, per l'ambiente e per la stessa esistenza dell'umanità. In questi giorni è stato detto che si tratta di un'apocalisse e ne abbiamo visto già le prove in altri momenti storici. Rispetto a tutto questo non si può dire, in termini percentuali, che c'è meno possibilità che esploda una centrale nucleare piuttosto che più possibilità.
Non sappiamo se un disperato con l'aereo farà come è accaduto a New York l'11 settembre e si butterà addosso a noi; non sappiamo se, dal sottosuolo, esploderà un terremoto. Sappiamo che nel nostro Paese si ha a che fare tutti i giorni con i terremoti, si ha a che fare con terremoti che possono provocare, anch'essi, un disastro nucleare.
Con riferimento all'altro quesito, quello relativo al legittimo impedimento, dopo che il Governo Berlusconi ha proposto una riforma costituzionale in cui mette al primo posto la non funzionalità del sistema giustizia, dove mette al primo posto la rottura del patto democratico, in quanto mette il giudice sotto il controllo dell'Esecutivo e del Parlamento, rompendo il patto di tenuta democratico della divisione dei poteri, vi è un quesito con cui si chiede agli elettori: vuoi che questo Governo continui a farsi ancora le leggi per conto suo, per i suoi interessi e non per gli interessi dei cittadini, oppure vuoi dirgli basta? Ebbene, credo che dobbiamo creare le condizioni, affinché i cittadini possano andare a votare, e non che non possano farlo.
In questa situazione, lasciatemi dire, caro sottosegretario e voi del Governo, che poco fa avete detto un sacco di bugie, quando avete sostenuto che non si può accorpare l'esercizio del voto amministrativo con l'esercizio del voto referendario, perché, secondo voi, il non voto è l'espressione di una volontà positiva di mantenimento della legge. Niente di più falso: chi non va a votare non si esprime né in un modo né in un altro. Se vi è una cosa sbagliata Pag. 77nella legge che prevede il referendum è proprio il quorum di ammissibilità del referendum stesso.
Infatti, non è possibile che per modificare la Costituzione basti il quorum semplice della maggioranza degli elettori che vanno a votare e che, invece, per modificare una legge ordinaria - non la Costituzione - sia necessario un quorum che comprende tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali, compresi i 3 milioni di cittadini che sono all'estero e coloro che sono nati nel 1860. Pace all'anima loro (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
In una situazione di questo genere, dire che non si può andare a votare o, meglio, sfruttare il cittadino che non crede più nella politica e non va a votare, e portarlo dalla parte di chi, invece, è come se votasse a favore del Governo, ci sembra un artifizio, un raggiro, un trucco, una truffa politica ed elettorale. Ecco perché noi siamo convinti più che mai di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica su questo Governo, che si comporta come un prete spretato, che invita i fedeli a non andare a messa, che invita i cittadini a non andare a votare, rendendo più difficoltoso per loro l'esercizio del diritto di voto.
Il sottosegretario ha detto che non si tratta di 300 milioni di euro di spese, che sono solo 50 milioni in più. Alla faccia! E mi fermo qui. Hai detto niente. Perché sono niente 50 milioni di euro? Dateli alla ricerca, alla cultura, alle persone diversamente abili (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Vi siete arrampicati sugli specchi nel giustificare questo vostro comportamento, dicendo che vi sono troppe schede. Vi sono le schede, ma è indicato a cosa servono. Considerate i cittadini degli scemi? Considerate gli elettori degli incapaci? Questa è la grande arroganza che voi avete: pensate che, in Italia, i cittadini non capiscano cosa vanno a votare e, quindi, li trattate come dei bambocci.
Voi dite che, poiché si impegnerebbe troppo tempo all'interno del seggio, si disincentiverebbero i cittadini ad andare a votare. Io dico che è peggio mettere i cittadini nella condizione di recarsi a votare per tre settimane consecutive, soprattutto, quando le scuole sono chiuse, quando ormai sono in un periodo di ferie, quando ormai, ci sono andati già due volte: infatti, di volta in volta, i cittadini sentono che vengono chiamati inutilmente ad esercitare un diritto che, invece, potevano svolgere in una sola giornata.
Pertanto, diciamo le cose come stanno, signori del Governo. Le ragioni dell'accorpamento che noi sosteniamo sono diverse. Vi sono ragioni costituzionali: bisogna agevolare il diritto di voto, non renderlo difficoltoso. Vi sono ragioni di buonsenso: non ha senso scomodare più volte i cittadini, quando si possono scomodare una volta sola. Vi sono ragioni economiche: non 50, non 300, ma fosse anche un euro, voi avete il dovere di non spenderlo.
Ci sono altre motivazioni che non volete dire, che vi vergognate di dire, ma che sono quelle vere: voi avete paura! Voi avete paura del risultato elettorale. Voi sapete che in tema di acqua, di energia nucleare e di giustizia, state praticando una politica contro il popolo, contro i cittadini, contro gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Per questa ragione, vi chiudete nel vostro bunker e pretendete, nel vostro bunker, di governare senza avere il consenso!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, la invito a concludere.

ANTONIO DI PIETRO. Il Presidente del Consiglio ha detto che lui ha il consenso del popolo. Vada dal popolo, se ha il coraggio, o altrimenti si chiuda nella sua casa di Arcore (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, credo che oggi sia meglio attenersi al tema della mozione, al di là degli scampoli Pag. 78di anticipo di campagna referendaria. Voglio solo dire al collega Di Pietro, oggi per domani, che il decreto Ronchi non prevede alcuna privatizzazione dell'acqua: stiamo parlando della gestione del servizio, ossia il giorno e la notte.
Ho ascoltato il sottosegretario e, francamente, se cercavo qualche ragione per rinunciare a questa mozione, non l'ho trovata, al contrario ne ho trovate di nuove per sostenere l'accorpamento. Dico ciò da referendario storico, avendo partecipato, da radicale, alla promozione di decine di referendum.
Ci sono pochi elementi da tenere in considerazione. L'elemento del risparmio: come si fa a dire oggi - dove non riusciamo nemmeno a votare un articolo del disegno di legge che abbiamo esaminato questa mattina sul Garante per l'infanzia e l'adolescenza, laddove prevede 100 mila euro di budget l'anno - che 50 milioni di euro, fossero anche 50, 500 o 5, non sono un problema? Credo che questo sia un argomento che il Governo, in questa fase, farebbe molto meglio a non avanzare. Si sceglie deliberatamente di buttare 50 milioni di euro. Perché buttarli? Lei, signor sottosegretario, ha citato la prassi, ma, nel farlo, ha dovuto citare il fatto che l'ultima volta tale prassi è stata sovvertita. Pertanto, se vogliamo stare alla prassi, stiamo al fatto che la nuova prassi prevede l'abbinamento tra elezioni amministrative e consultazione referendaria. Questa è la prassi: è così, non si può citare il caso precedente e non l'ultimo. Dunque, voi volete di nuovo sovvertire la prassi.
Un altro argomento che viene avanzato è il seguente: dobbiamo stare attenti perché ormai, nella prassi dello svolgimento delle consultazioni referendarie, l'astensione è diventata un modo per esprimere il voto. A maggior ragione, se questo fosse vero, il Governo deve mantenere un dato di neutralità nella fissazione della data. Infatti, dev'essere chiaro a tutti - e sono sicuro che a lei, signor sottosegretario, è chiarissimo - che indire le consultazioni nella medesima giornata, non significa in alcun modo interferire con i numeri del referendum: il cittadino, infatti, si reca ai seggi, non ritira la scheda del referendum, come è assolutamente nella sua facoltà, e quindi esprime il proprio voto di astensione, se questo fosse il problema. Non vi è alcun automatismo tra abbinare le consultazioni e trascinare i votanti alle amministrative sul voto al referendum. Vorrebbe dire fare torto alla consapevolezza politica degli italiani pensare che così non sia. Quindi, non c'entra assolutamente nulla: il cittadino va, non ritira la scheda e si astiene.
La verità è un'altra: si tratta di decidere se dobbiamo investire dei soldi pubblici, dei fair tax dei contribuenti lombardi, per capirci, dal momento che parliamo a un Dicastero retto dai leghisti, se dobbiamo buttare i soldi dei lombardi per cercare di ostacolare l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito, oppure se non sia meglio risparmiare i soldi di noi lombardi e di tutti gli altri italiani, per non ostacolare l'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito come quello referendario. In realtà, ci si nasconde dietro a un dito e si sovverte la prassi - perché questo si sta facendo, questo sta facendo il Governo - per ostacolare una campagna referendaria. E lo dico avendo idee molto diverse da quelle del collega Di Pietro nello specifico dei quesiti.
Credo che la questione sia semplicissima, tento di richiamare il Governo, ancora una volta, affinché si scelga la via del buon senso, si scelga la via di non disperdere le risorse del denaro pubblico, a maggior ragione in questo momento, ma come in qualsiasi altro momento e, avendo nell'ultima consultazione referendaria, per le ragioni più diverse, non c'entra nulla, scelto di cominciare a intraprendere la via dell'abbinamento delle consultazioni referendarie almeno con quelle amministrative, proseguiamo su questa strada, non facciamo un soldo di danno a nessuno, chi vorrà fare la campagna astensionistica continuerà a farla con gli stessi esiti, se pensa che questo sia il suo modo di partecipare alla consultazione referendaria; quegli italiani che vorranno votare vedranno Pag. 79la possibilità di farlo nel modo più semplice e nel modo più lineare possibile.
Chiudo ricordando che nei grandi Paesi federalisti che non a caso sono anche grandi Paesi referendari, almeno nel caso degli Stati Uniti e della Svizzera, nessuno pensa che i cittadini abbiano così poca consapevolezza nello scegliere tra tante schede, mentre magari ce la devono avere per le tariffe dei telefonini; uno va, sa benissimo che cosa può votare, si documenta se gli interessa, semplicemente dobbiamo per prima cosa risparmiare soldi, e poi garantire anziché ostacolare un esercizio costituzionalmente garantito. Il resto, mi spiace ma sono chiacchiere e uso strumentale della facoltà che il Governo ha di indire le consultazioni referendarie per interferire, questo sì, con l'esito. Questa è la ragione per cui noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ritengo che questa non sia una questione politica, non vi spiegherò la posizione dell'Unione di Centro sui temi referendari, perché penso che questa sia solamente una questione di buonsenso. Vi ricordate, prendo una espressione del nostro codice, il buon padre di famiglia? Stiamo parlando di quel concetto, quello del buon padre di famiglia; le risorse vanno sempre destinate bene ma soprattutto, quando le risorse sono poche, queste vanno destinate in modo ancora migliore. Abbiamo un Governo in liquidazione, quando una società non riesce con le proprie risorse a raggiungere gli obiettivi che si era preposta, l'amministratore fa una cosa sola: porta i libri in tribunale. Non so se ve ne state rendendo conto, ma all'interno del vostro Governo sta succedendo la stessa cosa: Ministri e sottosegretari denunciano il fatto che con le risorse disponibili non riescono a raggiungere i propri obiettivi e si recano dal Presidente del Consiglio rimettendo le proprie deleghe. Voi siete nella condizione che il codice civile definisce di liquidazione.
Vi devo informare di una cosa, però, che dopo la liquidazione, se questa non viene gestita con le dovute cautele, c'è la bancarotta fraudolenta. Se voi continuate su questa strada, la vostra fine sarà quella di portare il Paese alla bancarotta fraudolenta; più voi impiegate le risorse in maniera sbagliata, più si avvicina questo momento. Noi che cosa vi diciamo: vi diciamo che quei soldi, che siano 50 milioni di euro o 300 milioni di euro, resto convinto che siamo più vicini ai 300 milioni di euro, vanno indirizzati ad alcune priorità. Vi diciamo: salvate il «soldato Giovanardi», fate questa buona azione, dati i soldi alle famiglie, permettete al povero Giovanardi almeno di fare qualcosa in questi cinque anni di legislatura, se durerà tanto questa legislatura, almeno per riparare, in parte ai danni che ha già fatto alle famiglie italiane negli ultimi tre anni; certo con 300 milioni di euro non si farà il quoziente familiare o il fattore famiglia, ma almeno si potranno aiutare le famiglie in difficoltà che sono quelle famiglie che hanno resistito alla crisi e hanno mantenuto la coesione sociale; penso che sia meglio destinare quelle risorse alle famiglie italiane, invece che spacchettare le date delle elezioni.
Vi diciamo ancora, salvate il «sergente Bondi», il quale rimette le deleghe perché non ha i soldi. Allora, destiniamo quelle risorse almeno alla cultura. Certo, non salveremo Pompei, probabilmente, noi ci riuscirebbero lo stesso, ma almeno qualche ente lirico in più lo salveremo, qualche museo in più e qualche biblioteca nei quartieri cittadini la terremo aperta per qualche ora in più. Proviamo a fare questo: destinate le risorse alle forze dell'ordine. Basta con le promesse, è ora dei fatti. Non bastano più le battute del Presidente del Consiglio, ci vogliono i fatti, soprattutto per chi rischia la vita ogni giorno per la nostra incolumità.
Date tali risorse agli enti locali, per poter offrire i servizi ai cittadini, soprattutto a quelli più deboli. Datele a quelle regioni Pag. 80che, grazie a una vostra legge incosciente, colpite da calamità naturali, come le Marche, oggi devono aumentare le tasse ai cittadini. Quei cittadini, già colpiti dalla calamità naturale, oggi, per far fronte ai disagi economici sono colpiti due volte, e si troveranno tutte le tasse locali aumentate. Sarà più importante dare i soldi a questa regione piuttosto che spacchettare le elezioni? Date le risorse ai malati di SLA, quelli a cui avete tolto la speranza - con l'ultimo «milleproroghe» - di avere 100 milioni di euro in più (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro). Datele alle famiglie che hanno in casa dei malati di tumore, a cui avete sottratto le risorse per finanziare le quote latte. Vi saranno delle priorità rispetto allo spacchettamento delle elezioni?
Signor sottosegretario, le dico che le motivazioni che lei ha portato oggi sono davvero risibili. Ho apprezzato il suo sforzo, l'ho trovato encomiabile, ma dire che non si troveranno i presidenti di seggio lo trovo davvero quasi ridicolo. Inoltre, sostenere che saranno lunghi gli scrutini, significherà che avremo i risultati elettorali dopo, penso che questo non sarà un problema. Ci dice, inoltre, che vi sarà più complessità nel votare, è vero, penso però che i cittadini saranno disponibili, visto che ogni tanto hanno più responsabilità di qualche istituzione e saranno disposti a fare qualche minuto in più di fila pur di vedere realizzato quanto ho richiamato prima.
In ultimo, si dice: non vi è mai stato l'abbinamento dei due referendum. Signor sottosegretario, le ricordo che non abbiamo mai avuto neanche un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Quindi, prendere atto che la crisi c'è sarebbe finalmente un grande passo in avanti per questo Parlamento. Penso che le motivazioni non manchino, mi rivolgo ai colleghi della maggioranza per un sussulto di dignità: proviamo a dare una volta un segnale concreto al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, il gruppo della Lega Nord è contrario alla proposta di queste mozioni, e riteniamo debba essere il Consiglio dei ministri in piena autonomia a proporre una data per i referendum. Come al solito, abbiamo appena sentito dei commenti che sono ispirati al catastrofismo e anche a buona parte di demagogia. Propongo due o tre considerazioni che esulano da quanto abbiamo sentito finora e che ritengo siano più in sintonia con quello di cui si sta discutendo.
Vi è una legge dello Stato, datata 1970, che vieta l'accorpamento dei referendum con le elezioni politiche, proprio per dare la massima libertà di scelta ai cittadini italiani quando si recano alle urne. Questa legge vige da qualche decennio, non è mai stata modificata, nemmeno durante gli ultimi sette anni di Governo del centrosinistra, perché è ispirata ad una logica di democrazia e di rispetto per i cittadini. Questo per evitare di costringere i cittadini elettori a recarsi alle urne e dover loro malgrado rifiutare, con tanto di verbale, una scheda elettorale dei referendum che potrebbe, contrariamente a questo atteggiamento, inficiare il raggiungimento del quorum o meno.
La legge era giusta nel 1970 e lo è ancora oggi e, come ricordo, nei sette anni del centrosinistra non è mai stata modificata. Nei loro sette anni di Governo sono state fatte delle consultazioni referendarie e non c'è mai stato l'accorpamento né con le amministrative, né con le europee. Quindi, bisognerebbe anche ricordarsi ogni tanto quello che è stato fatto.
Giustamente ricordava il sottosegretario prima che, oltre alla libertà massima di scelta e di comportamento da garantire ai cittadini e agli elettori, c'è anche un altro problema, legato alla complessità del voto, quando si chiede ad un cittadino di dover esprimersi, come poteva succedere nel 2009. In quel caso, l'accorpamento lo abbiamo fatto noi con questa maggioranza sia Pag. 81per decidere sulle amministrative, sia per le europee, sia magari per altre 4 o 5 schede relative a quesiti referendari.
Quindi, visto che nessuno nasce scienziato, magari anche specializzato in politica, bisogna dare la possibilità ai cittadini di affrontare i vari temi con assoluta tranquillità e disponibilità per esprimere le loro volontà elettorali. C'è da riflettere su un aspetto, che ormai sono 16 anni che i referendum proposti in questo Paese non raggiungono il quorum. Siamo andati a votare per 7-8 referendum compreso quello del 2009 accorpato con le amministrative e mai si è raggiunto il quorum. Nel 2009 ci siamo fermati addirittura al 23 per cento degli italiani che hanno deciso di votare per i referendum, perché si sono accorti che ormai il referendum è utilizzato dall'opposizione per fare politica.
Ma lo sentiamo anche in quest'Aula durante lo svolgimento dei lavori in Assemblea. Ogni volta che una maggioranza approva una legge non confacente alle aspettative dell'opposizione, quest'ultima minaccia il referendum. I referendum costano. Di referendum siamo inflazionati. I cittadini dimostrano che, se sono 16 anni che non si raggiunge il quorum, hanno capito che con l'inflazione di queste iniziative (che partono prevalentemente dall'opposizione) il referendum muore. Quindi, li aveva inflazionati il Partito Radicale a suo tempo, mentre in questi periodi è l'Italia dei Valori che minaccia referendum un giorno sì e un giorno no. La Corte costituzionale e la Cassazione li autorizzano. Le spese vanno anche imputate a scelte politiche, che però i cittadini rifiutano e i cittadini non sono incapaci di intendere e di volere manifestando le loro azioni e i loro diritti politici.
Se non vanno a votare, è perché hanno deciso di non andare. Dopodiché sulle spese, anche a questo proposito all'italiana, c'è sempre chi fa catastrofismo. Sono spese quantificabili in centinaia di milioni. Ci sono le spese dirette, ma ci sono ad esempio, sempre all'italiana, le spese indirette, che rappresentano il 50 per cento della spesa calcolata come complessiva. Si tratta di una spesa da imputare alla collettività e 150-200 milioni vengono calcolati così. I milioni di italiani aventi diritto al voto perdono mezz'ora per andare a votare al referendum. Mezz'ora vale 3, 5, 6 euro e da lì escono decine, se non centinaia, di milioni.
Ci sono tre milioni di famiglie che hanno dei minori che non hanno la possibilità, se non ricorrendo alle baby sitter, di poter andare a votare. La baby sitter costa tot euro per tre ore. I ragionamenti, gli spot che sentiamo sui costi (300 milioni, 400 milioni) vanno già epurati di un 50 per cento delle spese indirette praticamente inventate. Per quanto riguarda i rimanenti, occorre considerare che noi in primavera andremo a votare, ma è giusto ricordare che vota un comune su otto e una provincia su otto. Quindi, accorpando - visto che non va a votare praticamente nessuno - bisognerebbe attrezzare i seggi elettorali, i tabelloni e via via discorrendo e, quindi, il risparmio sarebbe assolutamente insignificante.
Si deve, pertanto, evitare che uno strumento come quello referendario venga inflazionato, perché altrimenti perde di significato. Dopo di questo sarebbe anche opportuno, per chi fa politica, evitare gli spot a sostegno delle proprie iniziative. Abbiamo sentito prima che il referendum è indispensabile perché l'acqua rimanga pubblica. L'acqua è di proprietà pubblica in Italia per legge. Bisognerebbe spiegare, invece, agli italiani quale proposta si fa, ossia di andare contro direttive europee che ci impongono di privatizzare parte della gestione degli impianti idrici.
Dunque, se rifiutiamo le direttive europee siamo una maggioranza irresponsabile. Se, però, bisogna sostenere il referendum per sostenerlo si dice che l'acqua non è pubblica, raccontando così una bugia. Tuttavia, se il quesito referendario viene accolto si va contro la direttiva europea. Pertanto, è una contraddizione assoluta in qualsiasi termine la si voglia valutare.
Per questi motivi il nostro gruppo respinge queste mozioni. Ci rimettiamo alle indicazioni che arriveranno dal Consiglio dei ministri. Siamo sicuri, però, che esse terranno Pag. 82conto di quanto ho detto prima, ossia che vi è una legge del 1970, mai modificata dal centrosinistra che nei sette anni dei loro Governi mai hanno pensato di accorpare il referendum con le elezioni amministrative e che ora presentano una mozione che va a stravolgere i significati di quanto ho brevemente cercato di ricordare. Inoltre, in maniera strumentale e a suffragio delle loro iniziative hanno continuato nei soliti atteggiamenti da catastrofisti e demagoghi, che non mancano mai. Pertanto, si dice che si risparmiano i soldi per le forze dell'ordine e che si risparmiano i soldi per i terremotati. Però, durante i sette anni dei loro Governi si sono svolti i referendum e neanche loro hanno mai risparmiato i soldi.
Quando si fa politica bisognerebbe essere seri nei propri atteggiamenti e nelle proprie proposte, cose che non abbiamo sentito in questi istanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Iniziativa Responsabile è contrario all'accorpamento del primo turno delle elezioni amministrative con le diverse consultazioni referendarie. Questa nostra contrarietà non scaturisce da motivazioni di ordine politico, ma dalla consapevolezza di dover garantire agli elettori italiani la possibilità di essere compiutamente informati sui diversi quesiti sui quali si dovranno esprimere. Proprio alla luce di quanto sta accadendo in queste ore in Giappone, ci siamo ulteriormente persuasi di dover evitare la confusione che si determinerebbe se il Governo dovesse fissare un cosiddetto election day, sovrapponendo la campagna elettorale per le elezioni amministrative alla campagna di informazione sui quesiti referendari di particolare importanza come, appunto, quello sul nucleare.
A nostro avviso sono del tutto singolari le motivazioni addotte dalle forze di opposizione le quali, pur di giustificare l'accorpamento delle consultazioni elettorali, si appellano ad esigenze di contenimento della spesa. È evidente che vi è una contraddizione. Infatti, le opposizioni sono sempre pronte a stracciarsi le vesti quando immotivatamente denunciano presunti tentativi di stravolgimento della nostra Carta costituzionale. Infatti, è proprio in virtù di quanto disposto dalla nostra Costituzione e in ossequio alla sovranità popolare che ci diciamo contrari ad un unico turno elettorale.
Nel contempo, invitiamo il Governo a garantire ai cittadini italiani una campagna elettorale chiara, all'insegna del rispetto del pluralismo e tale da consentire agli elettori di poter decidere con piena consapevolezza su quanto chiesto dai quesiti referendari.
In modo particolare, questi quattro referendum, così come sono stati formulati, evidenziano all'attenzione degli elettori questioni, argomenti e materie completamente diversi tra di loro e che richiedono quindi un particolare approfondimento. Le forze politiche dovrebbero impegnarsi a non utilizzare la campagna referendaria per strumentalizzazioni di parte e a chiamare i cittadini esclusivamente ad esprimersi sui quesiti oggetto della consultazione referendaria stessa.
A noi pare invece che si voglia utilizzare il cosiddetto traino delle elezioni amministrative non per una finalità di risparmio, che tra l'altro sono gli stessi promotori del referendum che impediscono di raggiungere. È evidente che il referendum è una possibilità sancita dalla nostra Costituzione, ma è altrettanto vero che si è fatto abuso, soprattutto in questi ultimi anni, di questo strumento fondamentale per interpellare i cittadini, in modo particolare da parte delle forze di opposizione. Gli ultimi referendum non hanno ottenuto il quorum proprio per l'abuso che se n'è fatto e per la ragione che i cittadini ritengono che questo strumento sia volto non a interpellarli rispetto ai loro orientamenti sugli argomenti oggetto del referendum, ma a trascinarli in Pag. 83una polemica politica e in un contrasto permanente tra maggioranza e opposizione.
Quindi, riteniamo di difendere la vera natura del referendum, così come concepito dalla nostra Costituzione, quando sosteniamo che il referendum non possa essere accorpato al turno elettorale per le amministrative.
In modo particolare, rispetto a questioni di grande delicatezza, sulle quali l'opinione pubblica è particolarmente sensibile, è opportuno che i partiti si impegnino a spiegare bene quali sono le posizioni e le ragioni che inducono a sostenere un referendum o a bocciarlo. Quindi, riteniamo che sarebbe estremamente sbagliato, proprio nell'interesse di coloro che hanno promosso il referendum, accorpare il medesimo con il turno elettorale amministrativo.
Noi vogliamo una consultazione chiara, tranquilla e al di fuori di qualunque strumentalizzazione del dato percentuale che viene attribuito a questa o a quella forza politica, come avviene normalmente in turni elettorali amministrativi o politici.
Quanto precedentemente detto è veramente risibile, ho ascoltato, ancora una volta, accenti demagogici: è stato sostenuto che potremmo risparmiare questi fondi per utilizzarli in un modo, piuttosto che in un altro.
Chi ha proposto e promosso il referendum lo ha fatto consapevolmente, sapendo che quel referendum costa all'erario, costa allo Stato e quindi costa ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Se qualcuno promuove un referendum, se ne deve assumere fino in fondo le responsabilità. I cittadini italiani sapranno quanto è costato quel referendum, chi l'ha promosso e anche quanto intasca - perché questa è un'altra questione di cui poco si parla - il comitato promotore di un referendum rispetto alle firme raccolte.
Noi non ci stiamo, dopo avere ascoltato le deboli argomentazioni alla base degli stessi quesiti referendari, perché c'è molta demagogia, c'è molta approssimazione in tutte le questioni così come sono state presentate per l'oggetto referendario, non ci stiamo a subire anche l'accusa che sarebbe responsabilità di chi si oppone all'accorpamento la spesa dei fondi per la consultazione referendaria.
Quindi, signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Iniziativa Responsabile ribadisce la sua assoluta contrarietà all'accorpamento in un unico giorno della consultazione referendaria e della consultazione amministrativa, primo o secondo turno che si tratti, perché questo sarebbe l'ennesimo inganno ai danni dei cittadini. Se i quesiti referendari hanno una loro forza e una loro capacità di mobilitazione, venga dimostrato dal turno referendario (Applausi dei deputati del gruppo Iniziativa Responsabile).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, francamente le argomentazioni che lei, signor sottosegretario, ha portato in apertura di questa discussione ci sono sembrate davvero deboli davanti agli stringenti argomenti delle mozioni presentate, fra gli altri, anche dal nostro gruppo. Ho trovato anche curiosamente imbarazzate le argomentazioni portate dal collega Dussin in questo dibattito, evidentemente a disagio a sostenere una certa posizione.
Oggi non è un giorno buono per polemiche facili e strumentali, è l'anniversario del sequestro di Aldo Moro, è l'anniversario del massacro della sua scorta, di tanti bravi servitori dello Stato, ed è il giorno in cui dovremmo sentire il dovere di recuperare alla politica e alle scelte politiche concetti come rigore, buonsenso, responsabilità nazionale, valore della democrazia. Concetti alti ma che - voi mi insegnate - camminano anche su scelte apparentemente meno rischiose, anche su piccoli gesti, su piccoli fatti. Tutto sommato, rispetto alle grandi questioni che stanno davanti al Paese, quello di cui stiamo discutendo può sembrare un piccolo episodio, un piccolo fatto, però 300 milioni di euro - 600 miliardi di vecchie lire, Pag. 84così suona meglio - buttati dalla finestra per evitare l'accorpamento delle elezioni amministrative - non delle elezioni politiche, ma delle elezioni amministrative - con i referendum non possono sembrare assolutamente poca cosa. Non credo che ad esempio sembrino pochi ai cittadini che li vedono sprecati e che ogni giorno devono combattere per far quadrare il proprio bilancio familiare.
Credo cioè che la politica, anche la politica delle grandi scelte, anche la politica dei grandi valori, abbia bisogno di riprendere il cammino dei piccoli gesti coerenti, dell'essere coerente con se stessa. Anche l'argomento che è stato portato, rispetto a prassi consolidate che vedono non ricorrente l'abbinamento delle elezioni con i referendum, in verità non è un grande argomento. Non è un grande argomento perché le prassi consolidate, quando non sono disposizioni di legge, possono essere cambiate, anzi devono quando è assolutamente necessario e opportuno. Questo è un caso, perché il nostro Paese sta soffrendo, è in sofferenza economico-finanziaria, e noi con le nostre scelte dobbiamo dare il buon esempio. Credo che questo sia un modo, colleghi della Lega, anche per rispettare quel sentimento popolare cui voi fate così spesso riferimento, un sentimento popolare che dovrebbe far premio su un ragionamento tutto opportunistico, tutto politicista, tutto legato all'obiettivo di evitare che i referendum raggiungano il quorum, tutto finalizzato a smontare uno strumento comunque democratico, che centinaia di migliaia di firme hanno scelto di proporre al nostro Paese, che noi dobbiamo assolutamente rispettare. Capisco che a forza di frequentare un Presidente del Consiglio che può permettersi di spendere in festini e «bunga-bunga» centinaia di migliaia di euro si possa perdere il senso del valore del denaro, ma quel popolo a cui voi della Lega fate così spesso riferimento, qualche volta a ragione, non credo che apprezzi questo modo di reggere bordone al Presidente del Consiglio e ai suoi interessi personali, anche facendolo sfuggire alla possibilità di un giudizio severo attraverso il referendum sul legittimo impedimento. Credo sostanzialmente che stiamo perdendo un'occasione o comunque voi con il vostro voto rischiate di farci perdere un'occasione. L'occasione è quella di far fronte anche a bisogni impellenti, alle necessità impellenti che con quel denaro potremmo virtuosamente affrontare. Non farò un elenco troppo lungo, mi limito a due fatti clamorosi, che sono davanti a noi. Il primo riguarda le popolazioni colpite dalle alluvioni delle Marche, della Basilicata e dell'Abruzzo. Sono centinaia e centinaia di imprese, migliaia di cittadini, ai quali per far fronte ai danni del maltempo le regioni, stando al provvedimento che avete inserito nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe, saranno costrette a chiedere un aumento della fiscalità. Vi sembra paradossale o no quello che stiamo decidendo? Buttiamo via 300 milioni di euro e ci apprestiamo a chiedere ai cittadini delle Marche, della Basilicata e dell'Abruzzo dei soldi per far fronte ai danni che hanno subito dalle alluvioni. L'altro è davanti a noi, squadernato in tutta la sua rilevanza proprio il giorno prima dell'anniversario dei centocinquanta anni della vita unitaria del nostro Paese e riguarda la cultura. Noi sosteniamo l'appello che vede primo firmatario Riccardo Muti a far sì che ci sia un election day nel nostro Paese nella prossima primavera e che ci sia la possibilità di risparmiare centinaia di milioni di euro e di finanziare, quindi, quelle istituzioni culturali che sono prestigio e vanto dell'Italia nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che sono la spina dorsale della sua identità e della sua unità. Credo che noi dobbiamo davvero evitare di commettere un errore così grave, come quello che facciamo respingendo la proposta di unificare l'appuntamento elettorale.
Capisco che in questa fase calante della maggioranza e del Governo voi cerchiate di evitare un confronto con gli elettori sulle questioni stringenti, ma vede, collega Iannaccone, sarà inevitabile anche nella campagna elettorale per le elezioni amministrative, quando i comuni e le province sono particolarmente impegnati nel promuovere Pag. 85le energie rinnovabili e a fare della green economy il perno di nuovi modelli di sviluppo, parlare della vostra pregiudiziale insensata, antieconomica ed insicura scelta sul nucleare.
Sarà così, sia che abbiniamo, sia che non abbiniamo il referendum alle elezioni amministrative! Sarà così anche sulla vicenda relativa al bene pubblico dell'acqua, perché questa è una risorsa gestita da strutture o, comunque, da enti che fanno riferimento direttamente ai cittadini, ossia dagli enti locali e sarà inevitabile una convergenza tra i temi del referendum e quelli delle elezioni amministrative!
Qualcuno potrà pensare che, comunque, il tema del legittimo impedimento non c'entra nulla con le elezioni amministrative, ma anche in questo senso si sbaglierà perché quelle che andremo a fare sono elezioni amministrative che riguarderanno circa 13 milioni di cittadini, ossia il 25 per cento del corpo elettorale del nostro Paese. Allora, nessuno potrà evitare un giudizio severo da parte del popolo italiano!

PRESIDENTE. Onorevole Giovanelli, la prego di concludere.

ORIANO GIOVANELLI. Un giudizio severo nei confronti di un Presidente del Consiglio che sta sequestrando le istituzioni e la politica per farla ruotare attorno ai suoi problemi personali. Noi faremo di tutto perché questo giudizio severo sia inappellabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

Testo sostituito con errata corrige volante SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come è già accaduto in sede di discussione sulle linee generali, svolgo qualche considerazione molto semplice, a partire dalla prima che concerne i costi e gli eventuali risparmi che vi sarebbero con l'abbinamento del primo turno delle elezioni amministrative con la consultazione referendaria.
Credo che il Governo, nella figura del sottosegretario Davico, abbia offerto in questa sede un chiarimento inequivocabile in ordine al balletto di cifre che vi è stato. Quindi, su questo aspetto credo sia stata fatta chiarezza.
In ordine, poi, alla considerazione che i costi della democrazia debbano essere imputati al Governo, credo si debba svolgere una riflessione aggiuntiva. Secondo quello che sostengono molti gruppi dell'opposizione sarebbe colpa del Governo se si spendessero soldi in più per il mancato abbinamento delle elezioni amministrative con la consultazione referendaria. Al netto del fatto, sul quale torneremo, che questa cosa non è mai accaduta, salvo un precedente del 2009 e relativo non al primo turno, così come vogliono le mozioni depositate dall'opposizione, ma al secondo turno e in un caso assolutamente particolare, è evidente che, pur non essendovi il precedente, non è mai successo che si imputi ai comitati promotori il costo dei referendum! La democrazia ha un costo, la celebrazione dei referendum ha un costo, le elezioni amministrative hanno un costo! È evidente che se ci impuntiamo la responsabilità dei costi della democrazia come fossero delle colpe, anche la democrazia diventa un costo e, per un sillogismo assolutamente paradossale, diverrebbe una colpa.
Non abbiamo precedenti di abbinamenti. Credo che il Governo abbia una posizione, al netto del merito delle questioni su cui vi sarebbero anche delle riflessioni da fare in relazione al nucleare, magari ricordando quale fu il voto di merito proprio del suo gruppo, onorevole Giovanelli, sulla vicenda del nucleare quando in quest'Aula si approvò il cosiddetto collegato energia.
Al di là di questo, se per ragioni di opportunità politica anche il PD in questo momento sceglie di accompagnare questa campagna referendaria, lo faccia! Ma sembra assolutamente assurdo e paradossale che si chieda al Governo di creare un precedente - che non c'è mai stato nella storia Pag. 86referendaria di questo Paese dal 1974 ad oggi - per mantenere due campagne separate.
Non c'è stato precedente nel 1997, quando il Governo Prodi scelse di mantenere distinte la campagna referendaria dalla campagna amministrativa regionale. Quel Governo, in una posizione collegiale peraltro, espressa dall'allora Ministro dell'interno Napolitano in un carteggio di lettere aperte sul Corriere della Sera con il comitato promotore, dichiarò esplicitamente che il Governo aveva operato la scelta collegialmente di volere tenere ben distinte la campagna amministrativa dalla campagna referendaria. Così pure nell'altro caso, quello del referendum del 2000, in cui gli stessi promotori, cari colleghi dell'opposizione, chiesero al Governo di non abbinare le due scadenze, perché pretendevano, onorevoli colleghi, una campagna distinta, per il referendum da un lato e per le elezioni dall'altro.
Di fronte a questa serie di precedenti - unica eccezione è soltanto quella del secondo turno delle amministrative del 2009, su cui brevemente, se volete, mi soffermo - è evidente che il Governo ha il dovere di mantenere queste due date differenti e distinte. Nel 2009, un precedente a cui pure qualcuno si è richiamato, si è verificata una situazione assolutamente particolare, nel senso che c'erano dei referendum che avrebbero dovuto celebrarsi nel 2008, anno in cui, come ricorderemo tutti quanti, si sono celebrate le elezioni politiche che hanno eletto questo Parlamento. Prevedendo la legge sui referendum di non poter celebrare i referendum entro i 365 giorni successivi alla data delle elezioni ed essendo necessario un periodo di 50 giorni tra l'indizione e la celebrazione del referendum, nel 2009 ci si sarebbe trovati, onorevoli colleghi, nella condizione di dover far cadere i referendum tra le due date, nel periodo delle amministrative: una convocazione all'inizio di giugno, il referendum alla metà di giugno, e il secondo turno delle amministrative la settimana ancora successiva, con il risultato di chiamare gli elettori a votare, in quel caso, per tre settimane consecutive. Si fece quindi una « leggina», si scavallò il termine previsto del 15 giugno e si fece un accorpamento con il secondo turno delle amministrative. Questo è il precedente del 2009, null'altro!
Separare la campagna referendaria da quella amministrativa è un atto, per così dire, di trasparenza e di limpidezza politica. A maggior ragione in considerazione, signor Presidente e onorevoli colleghi, del fatto che l'astensione è diventata - lo è stata già dal 1974, ma lo è diventata sempre più nel corso degli ultimi anni - una delle tre opzioni politiche, rispetto alle quali i cittadini, le forze politiche, gli schieramenti e anche i comitati del «sì» o del «no» si pongono in ordine ai quesiti referendari. È evidente che il rischio di sovrapposizione della campagna e della data possa risultare come una sorta di indebito aiuto al raggiungimento del quorum strutturale che la Costituzione prevede per questi referendum.
Per cui, se il Governo non dovesse abbinare, come si immagina sia, le elezioni amministrative con le elezioni referendarie, non fa torto alle opposizioni, che spesso saltano su questa battaglia dei comitati promotori, non fa torto al comitato promotore, ma fa semplicemente ciò che tutti gli altri Governi di centrodestra e di centrosinistra, guidati da Berlusconi o da Romano Prodi, hanno fatto nel corso della nostra storia democratica.
Pertanto il gruppo del PdL voterà, secondo il parere espresso dal Governo, contro le mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come è già accaduto in sede di discussione sulle linee generali, svolgo qualche considerazione molto semplice, a partire dalla prima che concerne i costi e gli eventuali risparmi che vi sarebbero con l'abbinamento del primo turno delle elezioni amministrative con la consultazione referendaria.
Credo che il Governo, nella figura del sottosegretario Davico, abbia offerto in questa sede un chiarimento inequivocabile in ordine al balletto di cifre che vi è stato. Quindi, su questo aspetto credo sia stata fatta chiarezza.
In ordine, poi, alla considerazione che i costi della democrazia debbano essere imputati al Governo, credo si debba svolgere una riflessione aggiuntiva. Secondo quello che sostengono molti gruppi dell'opposizione sarebbe colpa del Governo se si spendessero soldi in più per il mancato abbinamento delle elezioni amministrative con la consultazione referendaria. Al netto del fatto, sul quale torneremo, che questa cosa non è mai accaduta, salvo un precedente del 2009 e relativo non al primo turno, così come vogliono le mozioni depositate dall'opposizione, ma al secondo turno e in un caso assolutamente particolare, non è mai successo che si imputi ai comitati promotori il costo dei referendum! La democrazia ha un costo, la celebrazione dei referendum ha un costo, le elezioni amministrative hanno un costo! Se ci impuntiamo la responsabilità dei costi della democrazia come fossero delle colpe, anche la democrazia diventa un costo e, per un sillogismo assolutamente paradossale, diverrebbe una colpa.
Non abbiamo precedenti di abbinamenti. Credo che il Governo abbia una posizione, al netto del merito delle questioni su cui vi sarebbero anche delle riflessioni da fare in relazione al nucleare, magari ricordando quale fu il voto di merito proprio del suo gruppo, onorevole Giovanelli, sulla vicenda del nucleare quando in quest'Aula si approvò il cosiddetto collegato energia.
Al di là di questo, se per ragioni di opportunità politica anche il PD in questo momento sceglie di accompagnare questa campagna referendaria, lo faccia! Ma sembra assolutamente assurdo e paradossale che si chieda al Governo di creare un precedente che, invece, non c'è mai stato nella storia Pag. 86referendaria di questo Paese dal 1974 ad oggi proprio per mantenere due campagne separate.
Non c'è stato precedente nel 1997, quando il Governo Prodi scelse di mantenere distinte la campagna referendaria dalla campagna amministrativa regionale. Quel Governo, in una posizione collegiale peraltro, espressa dall'allora Ministro dell'interno Napolitano in un carteggio di lettere aperte sul Corriere della Sera con il comitato promotore, dichiarò esplicitamente che il Governo aveva collegialmente operato la scelta di volere tenere ben distinte la campagna amministrativa dalla campagna referendaria. Così pure nell'altro caso, quello del referendum del 2000, in cui gli stessi promotori, cari colleghi dell'opposizione, chiesero al Governo di non abbinare le due scadenze, perché pretendevano, onorevoli colleghi, una campagna distinta, per il referendum da un lato e per le elezioni dall'altro.
Di fronte a questa serie di precedenti - unica eccezione è soltanto quella del secondo turno delle amministrative del 2009, su cui brevemente, se volete, mi soffermo - è evidente che il Governo ha il dovere di mantenere queste due date differenti e distinte. Nel 2009 si è verificata una situazione assolutamente particolare, nel senso che c'erano dei referendum che avrebbero dovuto celebrarsi nel 2008, anno in cui, come ricorderemo tutti quanti, si sono celebrate le elezioni politiche che hanno eletto questo Parlamento. Prevedendo la legge sui referendum di non poter celebrare i referendum entro i 365 giorni successivi alla data delle elezioni ed essendo necessario un periodo di 50 giorni tra l'indizione e la celebrazione del referendum, nel 2009 ci si sarebbe trovati, onorevoli colleghi, nella condizione di dover far cadere i referendum tra le due date, nel periodo delle amministrative: una convocazione all'inizio di giugno, il referendum alla metà di giugno, e il secondo turno delle amministrative la settimana ancora successiva, con il risultato di chiamare gli elettori a votare, in quel caso, per tre settimane consecutive. Si fece quindi una « leggina», si scavallò il termine previsto del 15 giugno e si fece un accorpamento con il secondo turno delle amministrative. Questo è il precedente del 2009, null'altro!
Separare la campagna referendaria da quella amministrativa è un atto, per così dire, di trasparenza e di limpidezza politica. A maggior ragione in considerazione, signor Presidente e onorevoli colleghi, del fatto che l'astensione è diventata - lo è stata già dal 1974, ma lo è diventata sempre più nel corso degli ultimi anni - una delle tre opzioni politiche, rispetto alle quali i cittadini, le forze politiche, gli schieramenti e anche i comitati del «sì» o del «no» si pongono in ordine ai quesiti referendari. È evidente che il rischio di sovrapposizione della campagna e della data possa risultare come una sorta di indebito aiuto al raggiungimento del quorum strutturale che la Costituzione prevede per questi referendum.
Per cui, se il Governo non dovesse abbinare, come si immagina sia, le elezioni amministrative con le elezioni referendarie, non fa torto alle opposizioni, che spesso saltano su questa battaglia dei comitati promotori, non fa torto al comitato promotore, ma fa semplicemente ciò che tutti gli altri Governi di centrodestra e di centrosinistra, guidati da Berlusconi o da Romano Prodi, hanno fatto nel corso della nostra storia democratica.
Pertanto il gruppo del PdL voterà, secondo il parere espresso dal Governo, contro le mozioni presentate (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, condivido i contenuti delle mozioni e, ovviamente, la dichiarazione di voto del nostro presidente di gruppo. Prendo atto che per paura del raggiungimento del quorum, soprattutto sul legittimo impedimento, dopo le leggi ad personam, abbiamo il Ministro dell'interno ad personam e la data elettorale ad personam. Pag. 87
È stupefacente la dichiarazione dell'onorevole Baldelli che ha difeso il combattimento che il Ministro dell'interno attuerà contro un istituto costituzionale quale il referendum, cercando, anziché di facilitare la partecipazione, quindi l'ascolto, del popolo italiano, di fare in modo che sia dissuaso dalla partecipazione.
A parte questo, che è certamente ovvio, voglio mettere in luce - come bene ha fatto l'onorevole Giovanelli - il fatto che si sprechino circa 300 milioni di euro per non accorpare i referendum quando - lo diciamo bene nella nostra mozione - tra i vari possibili utilizzi di questi denari ci potrebbero essere quelli riguardanti gli aiuti alle popolazioni colpite in Basilicata, Abruzzo e Marche. Mi riferisco a popolazioni che, oltre ai morti, alle vittime, hanno patito un miliardo di danni e che saranno sottoposte sulla base di una incostituzionale come il milleproroghe a pagare la tassa sulle disgrazie per poter adire al Fondo di protezione civile, che è vuoto, e quindi saranno colpiti dopo esser già stati colpiti dalla natura.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Favia.

DAVID FAVIA. Ecco, credo che sarebbe un gesto di rispetto nei confronti dell'Italia accorpare le due date (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, condivido nel metodo e nel merito le mozioni, ma aggiungo un elemento in più, sottosegretario: andrebbero votate per le cose che voi state dicendo, non per quello che stanno dicendo le opposizioni. Le citerò solo un Ministro tardivamente pentito, il Ministro della cultura, il quale dice: non so come fare, rischiamo di azzerare alcuni degli elementi dell'orgoglio nazionale in Europa e nel mondo. Purtroppo la cifra che lei ha detto è esattamente la cifra che manca per impedire questo disastro. So che non è quella cifra, ma la prendo per vera. Fosse anche solo quella, perché dovete buttare i soldi? Qui non c'entrano i quesiti referendari. C'è un'idea di sobrietà. Andrebbe votata questa mozione per quello che avete detto. Questa è una tassa di scopo, un solo scopo: azzerare l'opinione pubblica, oscurarla, e con un metodo truffaldino cercare di cancellare i quesiti referendari. Il Presidente Napolitano ha detto: basta colpi di machete contro la scuola, la ricerca e la cultura. Evitate di dare un altro colpo di scure a settori fondamentali della vita di questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, è comprensibile che, più o meno, tutti voi avevate o avete avuto paura in passato dei referendum, e ne abbiate oggi, ma se non si raggiunge il quorum c'è un motivo serio.
Quando il 90 per cento degli italiani andò a votare per i referendum e l'80 per cento disse «no» al finanziamento pubblico, voi - tutti insieme - quelle schede elettorali dei vostri elettori le avete stracciate; avete fatto un nuovo sistema - non chiamava più finanziamento, ma rimborso elettorale - e vi siete quintuplicati i vostri rimborsi. Quando l'80 per cento degli italiani ha votato per la responsabilità civile dei magistrati questo Parlamento ha tradito quel voto, e quegli elettori erano i vostri elettori. Ecco perché avete paura dei referendum. Avete paura dei referendum perché - ha ragione, sottosegretario - c'è un problema, il problema dell'informazione. Mi riferisco a quella cosca partitocratica denominata Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che consente continuamente ai Vespa, ai Santoro, ai Floris di decidere le agende politiche, e quali Pag. 88devono essere i problemi del Paese che i cittadini possono veder discussi. Loro hanno il potere di decidere chi può governare questo Paese e chi invece deve rappresentare l'opposizione.
Il gioco democratico è saltato e, allora, è risibile la questione della data nel momento in cui le elezioni amministrative, come dicemmo nel 1997, non pongono nessun problema rispetto a quello che è stato il volere...

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Maurizio Turco.

MAURIZIO TURCO...dei padri della Costituzione che hanno voluto dare una seconda scheda elettorale nelle mani dei cittadini, proprio per fornire un modo di contrastare il vostro tradire continuamente i vostri impegni (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini ed altri n. 1-00580 (Nuova formulazione), non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Buttiglione...onorevole Ronchi...onorevole Concia...onorevole Picierno...onorevole Montagnoli...onorevole Damiano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 551
Maggioranza 276
Hanno votato
275
Hanno votato
no 276).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00586, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, vi prego di consentire l'ordinato svolgimento dei lavori. Se i colleghi rimangono seduti è più facile verificare se il voto è stato espresso, anche per voi stessi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 550
Maggioranza 276
Hanno votato
274
Hanno votato
no 276).

Prendo atto che i deputati Viola e Morassut hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galletti, Della Vedova e Tabacci n. 1-00591, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Strizzolo...onorevole Ravetto...onorevole Barani...onorevole Iannaccone...onorevole Galletti...onorevole Alessandri...onorevole Vernetti...onorevole Picchi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 552
Maggioranza 277
Hanno votato
275
Hanno votato
no 277).

Pag. 89

Sull'ordine dei lavori (ore 17,25).

PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, tutti i giornali e le agenzie segnalano il fatto che il Presidente del Consiglio, come è nelle sue competenze e nelle sue possibilità evidentemente, ha in corso alcuni colloqui, anche ai vertici istituzionali, per nominare Ministri in questo Esecutivo a seguito di sostituzioni ...(Commenti). Onorevoli colleghi, è evidente... è fin troppo evidente che il Presidente del Consiglio, nell'ambito delle sue prerogative, faccia quello che ritiene giusto. L'unica cosa che vorrei sottolineare alla Presidenza e al Governo è che la prossima settimana abbiamo provvedimenti in ordine alla legge comunitaria e, la settimana successiva, la legge comunitaria. Chiedo che la Presidenza della Camera, nel caso si decidesse di procedere con questo rimpasto, che non riguarda noi, ma riguarda il Governo nella sua autonomia, si faccia carico che venga contemporaneamente nominato il Ministro per le politiche comunitarie, perché questo non è un Ministero di «serie B» e abbiamo diritto di avere il Ministro in Aula che segua, a nome dell'Esecutivo, i provvedimenti che affronteremo la prossima settimana (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per l'Italia).

Seguito della discussione delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00579, Gentiloni Silveri ed altri n. 1-00587, Briguglio ed altri n. 1-00588, Rao ed altri n. 1-00592, Landolfi, Sardelli ed altri n. 1-00593 e Tabacci ed altri n. 1-00597 in materia di limiti all'acquisizione di partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani da parte di soggetti che esercitano attività televisiva (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame delle mozioni Di Pietro ed altri n. 1-00579 (Ulteriore nuova formulazione), Gentiloni Silveri ed altri n. 1-00587, Briguglio ed altri n. 1-00588, Rao ed altri n. 1-00592 (Nuova formulazione), Landolfi, Sardelli ed altri n. 1-00593 e Tabacci ed altri n. 1-00597 in materia di limiti all'acquisizione di partecipazioni in imprese editrici di giornali quotidiani da parte di soggetti che esercitano attività televisiva (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 14 marzo 2011, è stata presentata la mozione Tabacci ed altri n. 1-00597, che è già stata iscritta all'ordine del giorno. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, capisco l'effervescenza dell'Aula ma siamo passati ad altro argomento, altrettanto importante, rispetto al quale devo segnalare che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva indicato il rischio di un vuoto normativo che si verrebbe a determinare ove entro il corrente mese di marzo, con norma di legge o avente forza di legge, il divieto di incrocio tra stampa e TV non venisse congruamente prorogato, adeguando la formulazione attuale del divieto di incrocio alla trasformazione del sistema radiotelevisivo intervenuta con l'evoluzione tecnologica del digitale terrestre e satellitare e via cavo nonché a quella del mercato del settore...

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, le chiedo scusa.

BRUNO TABACCI. Prego, signor Presidente.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ho omesso, e faccio ammenda, di chiedere al rappresentante del Governo se intende intervenire esprimendo Pag. 90il parere sulle mozioni. Poi ovviamente darò di nuovo la parola, all'onorevole Tabacci.
Ha facoltà di parlare il Ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Il Governo esprime parere favorevole su tutte le mozioni presentate, in particolare la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00579 (Ulteriore nuova formulazione), la mozione Gentiloni Silveri n. 1-00587, la mozione Rao ed altri n. 1-00592 (Nuova formulazione), la mozione Landolfi n. 1-00593. Il Governo esprime altresì parere favorevole sulla mozione Tabacci n. 1-00597, purché sia riformulata sopprimendo nel dispositivo la frase finale: «e, contestualmente, a presentare al Parlamento un disegno di legge organico per la regolamentazione della materia». Se l'onorevole Tabacci accetta la riformulazione, il parere del Governo è favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Onorevole Tabacci, ha facoltà di svolgere la sua dichiarazione di voto.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, aderisco volentieri alla richiesta del Ministro, anche perché non sposta i termini del problema. In realtà, nella nostra mozione, vi è una richiesta che impegna il Governo ad una proroga fino al 31 dicembre del 2012.
Durante l'illustrazione che ho svolto in precedenza, ho indicato le problematiche che erano state illustrate dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ora, mi sembra di poter aggiungere che il provvedimento «milleproroghe» adottato dal Governo è parso del tutto male impostato, dando origine, tra l'altro, a sensazioni molto particolari in ordine a come, normalmente, si opera in questo campo - cioè il settore radiotelevisivo - che vede il Presidente del Consiglio particolarmente impegnato, e, come tale, spesso è in grado di generare degli evidenti conflitti di interesse.
Il fatto che il Governo accolga la nostra mozione, oltre a quella degli altri gruppi dell'opposizione, conferma che la nostra sensibilità parlamentare ci portava nella direzione giusta. Credo che questa risposta del Governo imponga una soluzione di tipo legislativo, che preveda una proroga congrua in grado assumere i provvedimenti del caso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, sin dal momento in cui è stato approvato il provvedimento «milleproroghe», abbiamo immaginato che ci saremmo trovati di fronte ad un problema serio ed è per questo che per primi abbiamo depositato una mozione su questa questione. Infatti, stiamo parlando di un tema delicatissimo che, già nel mese di novembre, l'Antitrust aveva segnalato al Governo, il quale evidentemente non se ne era curato più di tanto.
Tuttavia, posso ricordare che, in quell'occasione, si affermava che le disposizioni in materia di limiti antitrust all'incrocio tra stampa e giornali quotidiani erano state fin dall'inizio concepite dal legislatore a tutela del pluralismo dei mezzi di comunicazione e di informazione, proprio sulla base delle indicazioni che erano state date dalla Corte costituzionale.
Signor Presidente, vorrei ricordare che il Ministro inizialmente aveva proposto una riformulazione della nostra mozione...

PRESIDENTE. Ministro Romani, l'onorevole Borghesi si sta rivolgendo a lei.

ANTONIO BORGHESI. Comunque, come segnalato dall'onorevole Di Pietro, che l'ha letta, ricordo che l'abbiamo accolta.
Signor Presidente, stavo dicendo che il tema è particolarmente delicato, proprio perché è stato segnalato al Governo dall'Antitrust, ed è anche vero che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva segnalato che la vecchia formulazione non era Pag. 91più adeguata ai cambiamenti tecnologici in corso con il passaggio al digitale. In questo senso, era necessario, da un lato, procedere ad un rinvio dell'entrata in vigore della possibilità, anche per i mezzi radiotelevisivi, di acquisire giornali e carta stampata e, dall'altro lato, anche aggiornarla per quanto riguarda gli aspetti tecnologici.
È chiaro che è nato un pasticcio, poiché anche il Presidente della Repubblica aveva autorevolmente segnalato ciò tra le norme che dovevano essere oggetto di modifica da parte del Governo rispetto all'originaria formulazione. Ne è nato un gran pasticcio.
Mi fa piacere che il Governo abbia, comunque, accolto la nostra mozione. Naturalmente, il problema è che, facendo riferimento ad una situazione tecnologica mutata, occorre trovare un parametro oggettivo per poter determinare i casi nei quali tale divieto vada mantenuto ancora per un certo periodo di tempo, proprio a tutela del pluralismo dell'informazione. È chiaro che su questo parametro bisognerà discutere.
Vi era una proposta avanzata, in un emendamento del Popolo della Libertà o del relatore, da valutare nella sua adeguatezza. Per questo motivo, avevamo persino immaginato un percorso che potesse essere diverso dal semplice rinvio, già con l'individuazione di questi parametri. Infatti, dal momento che siamo al 16 marzo ed entro il 31 marzo va apportata la modifica, è evidente che l'unico intervento plausibile è un decreto-legge.
Noi avremmo preferito un semplice rinvio al 31 dicembre, per poi avviare una discussione attraverso una proposta di legge su un ulteriore rinvio, proprio per discutere in modo adeguato dei parametri.
Comunque sia, la nostra mozione, da un lato, prevedeva un'ipotesi di rinvio che era possibile anche con altri strumenti fino a fine anno, per poi dare corso ad un rinvio anche per l'anno prossimo, quindi fino al 31 dicembre 2012, che potesse essere oggetto di discussione in Parlamento.
Quando arriverà in discussione quel decreto-legge inevitabile - e questa è un'esortazione che rivolgo al Governo e anche al Ministro - ci auguriamo che ciò avvenga con tutti i tempi necessari, tanto al Senato quanto alla Camera, affinché vi possa essere una discussione adeguata e appropriata sull'individuazione degli aspetti tecnici e del parametro da considerare ai fini del divieto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, sarò molto breve. Abbiamo esposto compiutamente le ragioni della nostra mozione in sede di discussione sulle linee generali. Credo che il Governo si appresti a recepire una concordata riformulazione su un punto specifico della nostra mozione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 17,40)

CARMELO BRIGUGLIO. Ritengo che la nostra mozione richiami compiutamente il problema della democrazia politica e dell'informazione nel nostro Paese, nonché il rapporto tra i titolari di cariche di Governo e i mezzi di informazione.
È singolare che sia accaduto un fatto rilevante, anche se viene quasi fatto passare sotto silenzio: sia l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sia l'Antitrust, hanno sollevato un problema, segnalando un pasticcio che ha commesso il Parlamento in sede di «Milleproroghe». Sostanzialmente, alla fine di questo mese cadrà il divieto dell'incrocio della proprietà tra giornali e televisioni, e la possibilità di prorogarlo viene data in capo al Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 17,41)

CARMELO BRIGUGLIO. È stata la stessa Autorità Antitrust a sottolineare come, Pag. 92nel caso italiano - vogliamo chiamarlo peculiare, singolare, un po' anche particolare o anormale - il Presidente del Consiglio dei ministri è proprietario di reti televisive nazionali e la stessa norma, il cosiddetto «Milleproroghe», affida allo stesso Presidente del Consiglio dei ministri l'atto discrezionale di poter prorogare il divieto.
Si tratta di una questione che ha indotto il Parlamento, attraverso vari gruppi parlamentari ma noi sottolineiamo l'opportunità della nostra mozione, a sollevare il problema. Ne abbiamo sollevato un altro, un fatto peculiare della nostra mozione e cioè che nella legislazione italiana c'è una lacuna, lacuna che impedisce il sostegno privilegiato in favore dei titolari di cariche di Governo quando questo sostegno privilegiato avviene mediante la carta stampata e non le reti televisive. Abbiamo segnalato e segnaliamo al Governo, al di là di ogni altra considerazione politica, al di là del fatto che, lo vogliamo dire un po' bonariamente: cessi il Presidente del Consiglio dei ministri in queste condizioni di convocarsi i direttori delle testate televisive e anche della carta stampata a casa propria, perché questo in qualche modo dà una accentuazione all'anomalia del caso italiano.
Saremo contenti e soddisfatti se il Governo, come concordato, verrà incontro alla esigenza che abbiamo manifestato con una particolare riformulazione. E cioè, a parte l'anomalia di cui ho detto, risolve il problema della lacuna normativa nel più breve tempo possibile per cui non c'è nessuna norma che imponga un divieto al sostegno privilegiato ai titolari di cariche di Governo mediante la carta stampata. Con la riformulazione concordata, credo che si possa arrivare a un voto concorde da parte del Parlamento rispetto a un problema che è reale, non è né di destra, né di sinistra, ma riguarda la democrazia del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Romani. Ne ha facoltà.

PAOLO ROMANI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, leggo la riformulazione concordata del secondo capoverso del dispositivo: « a valutare la rivisitazione della regolamentazione normativa in materia di risoluzione del conflitto di interessi anche sulla base della segnalazione al Governo della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni del 24 novembre 2010 in materia di sostegno privilegiato al titolare di cariche di Governo da parte delle imprese della carta stampata».
Con questa riformulazione il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Briguglio, accoglie la riformulazione proposta dal Ministro?

CARMELO BRIGUGLIO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, viste le circostanze, se lei mi autorizza, mi riservo di consegnare una parte del mio intervento e chiaramente, come alcuni colleghi sanno, quelli che stanno seguendo questa discussione, ci apprestiamo a votare mozioni che tendono ad impedire incroci proprietari tra televisioni e giornali.
Non possiamo che essere soddisfatti dell'accoglimento, da parte del Ministro Romani delle nostre ragioni, di quelle contenute nelle diverse mozioni delle opposizioni, della condivisione del percorso che non deve essere soltanto un percorso di proroga ma un percorso che evidentemente contiene un intervento legislativo d'urgenza e quindi probabilmente richiederà un decreto-legge per sanare questa situazione e successivamente un percorso che affronti con una nuova norma le contraddizioni di questa legge, di questa situazione, unica nel panorama probabilmente mondiale, sicuramente europeo.
Questo perché l'esigenza di mantenere in vigore, ben oltre il prossimo 31 marzo, data venuta fuori un po' all'ultimo momento Pag. 93nella discussione del cosiddetto decreto milleproroghe, è importante per sottolineare che il divieto di acquisire partecipazioni in quotidiani da parte di soggetti proprietari di reti televisive nazionali è ormai ampiamente sentita e se ne intuiscono naturalmente le ragioni che non devono essere certo spiegate a chi siede in quest'Aula. Il dibattito che si è sviluppato in questi giorni del resto ha dimostrato che non si tratta certo di un tema che interessa soltanto l'opposizione.
Al contrario, a favore del divieto di incroci fra stampa e televisioni sono intervenute personalità come il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, e, addirittura, lo stesso presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, che rappresenta il più importante gruppo televisivo italiano e, dunque, il primo destinatario delle restrizioni imposte da questo divieto. È importante, quindi, che il Governo si impegni ad adottare le opportune iniziative normative che hanno per obiettivo non solo il prolungamento del divieto, ma soprattutto la correzione di altre novità che con il «milleproroghe» sono state introdotte.
Bisogna finalmente trovare il coraggio e la responsabilità per mettere mano a questo argomento, senza pregiudizi. Non posso non sottolineare come questo argomento non sia stato affrontato - con responsabile colpevolezza - sia dai Governi di centrodestra che dai Governi di centrosinistra. Quello delle partecipazioni incrociate, del resto, non è un problema solo italiano, anche se da noi è strettamente legato alla situazione particolare del Presidente del Consiglio, titolare della più grande impresa privata televisiva italiana.
Si tratta di una questione che riguarda lo stesso pluralismo dell'informazione, di cui tante volte ci siamo riempiti la bocca in quest'Aula, e il cui valore centrale all'interno dell'ordinamento democratico è stato ribadito più volte, anche recentemente dalla stessa Corte costituzionale. È inutile sottolineare come un'eccessiva concentrazione di mezzi di informazione nelle mani di un unico soggetto sia del tutto inconciliabile con il pluralismo e non appartenga alle logiche proprie dei moderni Stati democratici.
Signor Presidente, vorrei sottolineare anche un altro profilo critico delle partecipazioni incrociate, che spesso viene colpevolmente trascurato. La concentrazione di mezzi di informazione nelle mani di un solo soggetto, infatti, non nuoce solo al pluralismo dell'informazione, ma anche alla libera concorrenza, che è un argomento che spesso in Italia dimentichiamo, e, dunque, allo sviluppo dell'economia e alla qualità dei prodotti. Un magnate che concentra nelle sue mani molti mezzi di comunicazione, infatti, chiunque esso sia (oggi abbiamo Berlusconi e domani potremmo avere un altro soggetto con queste caratteristiche, e un Parlamento lungimirante dovrebbe preoccuparsi anche del futuro e non solo del presente) avrebbe un ruolo predominante anche nella raccolta pubblicitaria e dunque la sua posizione costituirebbe un ostacolo alla leale concorrenza. Allo stesso tempo, reti televisive e testate giornalistiche che non sono spinte alla concorrenza dalla necessità di raccogliere le risorse pubblicitarie avranno un interesse molto minore a investire anche sulla qualità dei loro prodotti, a tutto svantaggio degli utenti.
Pertanto, invitiamo il Parlamento ad approvare la nostra e le altre mozioni, e il Governo a tenerle nel massimo conto, come già ha detto il Ministro Romani, provvedendo con decreto-legge alla soluzione dei problemi più immediati, mentre al Parlamento compete e competerà l'onere di farsi promotore di un disegno di legge che dia alla materia, finalmente, una sistemazione definitiva e risolutoria (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Rao, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Pag. 94
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, dopo l'approvazione del «milleproroghe» i professionisti del complotto avevano già visto Sallusti seduto sulla poltrona più importante di via Solferino, ma così non è. Sappiamo benissimo che non vi era alcuna intenzione da parte del Governo di stravolgere la normativa e quindi di far sì che Telecom, Sky o la stessa Mediaset potessero diventare proprietarie di quote di quotidiani o, comunque, di giornali. L'Autorità per le comunicazioni ha fatto il suo dovere, così come l'Antitrust, che ci ha invitati a prorogare e a fare ciò che oggi stiamo facendo e discutendo. Il sindacato dei giornalisti, invece, bontà loro, ci ha fatto notare che non siamo in un Paese civile.
Morale della favola: le Autorità di garanzia hanno fatto il loro lavoro, la maggioranza sta facendo il suo approvando le mozioni che vengono anche da parte dell'opposizione e il Governo, paradossalmente, farà, con un decreto-legge, ciò che prima gli era in diritto di fare proprio attraverso l'applicazione e l'attuazione del «milleproroghe». Morale della favola: non credo che siamo in una emergenza democratica come ho più volte sentito dire da molti colleghi del centrosinistra. Insomma, la democrazia non è pericolo e, quindi, questa sera possono dormire sonni tranquilli e votare a favore delle mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signora Presidente, la questione può essere liquidata in una battuta o può essere affrontata in tutta la sua serietà. Per quanto riguarda i contenuti e la serietà dell'argomento, mi richiamo a quanto detto in quest'Aula dall'onorevole Gentiloni Silveri, il quale ha spiegato molto bene che questa proroga termini prima fatta, poi ritirata e adesso nuovamente annunciata è, in realtà, un vero pasticcio.
Dico questo perché non è una cosa singolare, come è stato detto ma un pasticcio vero e proprio. Infatti, la norma che conteneva il divieto di incroci proprietari tra televisione e stampa non è un capriccio dell'ordinamento, ma è una norma cardine del nostro ordinamento, perché impedisce che i pesci grossi (gli squali) mangino i pesci piccoli e nel nostro ordinamento televisivo (naturalmente la metafora è tale) ci sono molti squali e nel sistema complessivo della comunicazione ci sono molti pesci piccoli.
Questa norma era stata prevista fino al 2010. Poi l'Autorità garante per le comunicazioni mesi fa segnalò che si trattava di una norma importante da prorogare. Il Governo, nella prima edizione del decreto-legge cosiddetto milleproroghe, la prorogò, ma la modificò anche. Cogliendo uno stimolo positivo, il Governo ha cercato anche di porre una disciplina più ampia rielaborativa. Forse è stata quella modifica sostanziale che ha sollevato dei dubbi al Quirinale. Dico forse, perché nella lettera del Presidente Napolitano non c'era niente (leggete e rileggetela) che giustificasse quello che il 23 febbraio in quest'Aula Tremonti disse: «Dobbiamo modificare (e siamo disponibili a farlo) anche il termine sulla proroga degli incroci proprietari». Tale modifica si sostanziava in una riduzione del termine di proroga. Quindi, una proroga che era al 2012 è stata portata a marzo 2011, quindi praticamente all'oggi. Si tratta di un'operazione estremamente delicata, che finiva col mettere nelle mani del Presidente del Consiglio - sulla base di una norma assurda contenuta nel decreto-legge cosiddetto milleproroghe - la decisione se prorogare o meno.
Quindi, il maggior monopolista del nostro Paese con un proprio decreto avrebbe deciso quando rimuovere il limite antitrust. Si tratta di un errore di grammatica violento, che determinava la possibilità di un conflitto di interessi rispetto alla pur timida, tiepida e insufficiente legge Frattini. Infatti, Berlusconi può uscire dal Pag. 95Consiglio dei Ministri e rimuovere il conflitto, ma non può uscire da se stesso firmando o non firmando un decreto che lui deve firmare. Quindi, è un pasticcio vero e proprio.
Che la situazione italiana sia critica dal punto di vista dell'antitrust lo dice recentemente il Parlamento europeo in una sua risoluzione. Questa risoluzione è del 10 marzo 2011 (Strasburgo, legge sui mezzi di informazione in Ungheria). Il Parlamento europeo non perde l'occasione nel considerando b) di dire: «Il pluralismo e la libertà dei media dell'Unione europea nei suoi Stati membri continuano a destare gravi preoccupazioni (parla il Parlamento europeo e ascoltate questo elenco che è brillante) in particolare per quanto riguarda: l'Italia, la Bulgaria, la Romania, la Repubblica ceca e l'Estonia». Dunque, siamo in testa ad una classifica di Paesi che non rispettano il pluralismo nell'Unione europea. Ce lo dice il Parlamento europeo: non anni fa, ma pochi giorni fa.
Il sistema antitrust, infatti, in Italia non c'è. Diciamolo chiaramente.
Infatti, si dovrebbe pensare che vi è un limite antitrust che è il 20 per cento del SIC, il sistema integrato delle comunicazioni. Tuttavia, il SIC è stato calcolato in misura così rilevante e gli ultimi dati dell'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni dicono che il SIC è pari a 24,5 miliardi, comprendendo editoria, cinema e tutto quello che si può. È una dimensione enorme e il 20 per cento di questa cifra è pari a quasi 5 miliardi. Come si può pensare che si possa raggiungere questa cifra? È un tetto altissimo, impossibile da raggiungere (RAI, Mediaset e Sky sono abbondantemente sotto). Questo è il vero problema e il Ministro Romani lo sa.
Nella stampa il tetto del 20 per cento è molto più basso. In termini economici, quindi, il problema c'è tutto ed è giusto averlo presente. Quella norma, dunque, va prorogata. Però - e lo dico al Ministro, che mi sta ascoltando e per questo lo ringrazio -, se si proroga la norma, come dicono quasi tutte le mozioni, al 2012 - con una proroga secca - questa proroga si può stabilire anche con un decreto-legge. Glielo dico con grande tranquillità. Il tempo è poco e, quindi, il ricorso al decreto-legge è giustificato.
Dov'è il pericolo, dov'è il veleno nella coda? Sta nel fatto che qualcuno suggerisce non solo di prorogarlo ma anche di modificarlo. Dico questo perché si tratta di un pericolo reale, che rischia di sommare al pasticcio iniziale il pasticcio finale. Infatti, per tradizione costante in questa Camera dei deputati le modifiche al sistema televisivo non sono mai state fatte con decreto-legge. Se non vi limitate a una semplice proroga ma stabilite anche una modifica sostanziale rischiate di urtare questo principio consolidato.
Pertanto, vi rivolgo un consiglio vivissimo: visto che siamo d'accordo - e non succede sempre - variamo un decreto-legge che stabilisca una proroga al 2012. In seguito, vi sarà il tempo per esercitare l'iniziativa legislativa e introdurre una modifica sostanziale, con una norma che può essere anche ragionevole, ma con una norma d'iniziativa legislativa.
La mia conclusione è semplice. Siamo contenti e voteremo la nostra mozione. Ci asterremo per questo motivo sulla mozione presentata dal Popolo della Libertà, che non tiene in considerazione questo elemento. Tuttavia, è già un passo in avanti il fatto che si corregga un errore non sommando, pericolosamente, errore ad errore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Landolfi. Ne ha facoltà.

MARIO LANDOLFI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto tranquillizzare il presidente Zaccaria circa la volontà della maggioranza a dibattere e a discutere in questo Parlamento. Onorevole Zaccaria, qui non si tratta solamente di apporre un termine o di stabilire una data, ma di farlo tenendo conto dell'evoluzione tecnologica che sta interessando, che ha interessato e che interesserà il mercato televisivo.
Come lei, siamo contenti che la segnalazione dell'antitrust abbia sconsigliato di Pag. 96risolvere questo problema attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Sarebbe stato un atto di natura amministrativa mentre vogliamo, invece, che vi sia un provvedimento che venga portato all'attenzione del Parlamento, perché il Parlamento possa discuterlo, dibatterlo e fare così il tagliando del mercato delle comunicazioni e dell'informazione nel nostro Paese.
Molte volte in questo Parlamento abbiamo sentito previsioni apocalittiche. Quante ironie sono state fatte. Per esempio, ricordo le ironie sul SIC, il mercato che non poteva essere calcolato. Ma in Italia, come altrove, si calcola il PIL, mentre non sarebbe stato mai possibile calcolare il sistema integrato delle comunicazioni. Non è così. Quante ironie ancora sul passaggio dall'analogico al digitale terrestre. Oggi, invece il digitale terrestre è una realtà. Dobbiamo parlare di questo, oltre che di apporre un termine e di fissare una data, perché il passaggio dall'analogico al digitale è una rivoluzione.
L'analogico parlava di reti, mentre il digitale parla di multiplex, l'analogico parlava di frequenze, mentre il digitale parla di capacità trasmissiva, l'analogico prevede la coincidenza imprenditoriale e industriale attraverso la verticalizzazione dell'impresa, invece il digitale terrestre separa il fornitore di contenuti e il fornitore di servizi interattivi dall'operatore di rete. Si assiste alla moltiplicazione non solo dei canali, ma dei contenuti, degli editori e quindi del pluralismo e della libertà.
Quindi, quelli che inveivano ieri contro il duopolio si rendano conto oggi che il duopolio non è neanche più una fotografia ingiallita, esso è superato. Oggi il mercato prevede, vede e registra una concorrenza tra piattaforme: RAI, Mediaset, Sky, la TV via cavo, la rete che comincia a introitare risorse. È di questo che dobbiamo parlare, poi parleremo anche delle altre cose che stanno forse più a cuore all'opposizione, ma dobbiamo renderci conto che si deve portare il nostro Paese a concorrere alla pari in un'arena di giganti.
Quindi, auspico, signor Ministro, che il Governo possa, quanto prima, approvare una norma e consentire così al Parlamento di discutere, di dibattere e di fare anche il punto sulla situazione del mercato delle comunicazioni. Penso che il dibattito che ne scaturirà possa essere anch'esso all'altezza delle sfide che attendono il nostro Paese anche nel settore della televisione e dell'informazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà, per 2 minuti.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, mi rivolgo anche all'onorevole Landolfi: sono tra quelli che hanno fatto dell'ironia e delle riflessioni e speravo di essere smentito, ma il fatto che l'Europa continui a mandare segnalazioni preoccupate non c'è nessuno che possa cancellarlo. Siamo sotto osservazione sui temi della libertà del mercato, della libertà dei media e del pluralismo anche da parte delle forze più conservatrici del Parlamento europeo. Non c'è distinzione su questo punto.
Mi rivolgo al Ministro Romani: perché quando si sfiora il tema del conflitto di interessi il percorso è tortuoso? C'è un punto che non mi convince. Voterò a favore delle mozioni, ma vorrei fosse chiaro che qui c'è da fare una proroga su richiesta dell'antitrust. La ridefinizione dei criteri, Ministro, deve essere fatta in Aula e nelle Commissioni con atto limpido, non può essere un regolamento che surrettiziamente modifica criteri, come è accaduto. Non vorrei che alla fine della segnalazione dell'antitrust i forti potessero continuare a crescere e i piccoli si trovassero degli sbarramenti tecnici, tecnologici e di incrocio che non possono avere luogo in questo Paese.
Quindi, votiamo a favore della mozione, ma sapendo che devono essere l'Aula e le Commissioni i luoghi della pubblica discussione su un tema che ci vede oggetto di osservazione da parte della Commissione europea e delle autorità competenti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Pag. 97

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che, ove venisse approvata la mozione Di Pietro ed altri n. 1-00579 (Ulteriore nuova formulazione), il primo capoverso del dispositivo assorbirebbe il dispositivo della mozione Gentiloni Silveri ed altri n. 1-00587 e il primo capoverso del dispositivo della mozione Rao ed altri n. 1-00592 (Nuova formulazione).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00579 (Ulteriore nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Rampi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 501
Votanti 268
Astenuti 233
Maggioranza 135
Hanno votato
264
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gentiloni Silveri ed altri n. 1-00587, per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ronchi, Centemero, Migliori, Calearo Ciman, Rampi, Rigoni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 505
Votanti 278
Astenuti 227
Maggioranza 140
Hanno votato
275
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Briguglio ed altri n. 1-00588, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Moffa, Calearo Ciman, Cesario, D'Antoni, Rampi, Pizzolante, Tidei, Papa, Boccia, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 330
Astenuti 180
Maggioranza 166
Hanno votato
279
Hanno votato no 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rao ed altri n. 1-00592 (Nuova formulazione), per le parti non assorbite, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Fitto, Buttiglione, Mondello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 323
Astenuti 187
Maggioranza 162
Hanno votato
319
Hanno votato
no 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Landolfi, Sardelli ed altri n. 1-00593, accettata dal Governo. Pag. 98
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Melandri, Baretta, Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 296
Astenuti 214
Maggioranza 149
Hanno votato
296).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tabacci ed altri n. 1-00597 nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Di Virgilio, Calearo Ciman, Nicolucci, Ravetto e Rampi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 503
Votanti 341
Astenuti 162
Maggioranza 171
Hanno votato
320
Hanno votato
no 21).

Prendo atto che i deputati Morassut e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

Discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00590, Piffari ed altri n. 1-00594, Sardelli ed altri n. 1-00598, Lo Monte ed altri n. 1-00599, Libè, Lo Presti, Tabacci ed altri n. 1-00600, Ghiglia ed altri n. 1-00601 e Guido Dussin ed altri n. 1-00602 in materia di promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (ore 18,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Franceschini ed altri n. 1-00590, Piffari ed altri n. 1-00594, Sardelli ed altri n. 1-00598, Lo Monte ed altri n. 1-00599, Libè, Lo Presti, Tabacci ed altri n. 1-00600, Ghiglia ed altri n. 1-00601 e Guido Dussin ed altri n. 1-00602, in materia di promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 14 marzo 2011.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Franceschini, Cicchitto, Reguzzoni, Libè, Piffari, Della Vedova, Sardelli ed altri n. 1-00604, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente le mozioni Franceschini ed altri n. 1-00590, Piffari ed altri n. 1-00594, Sardelli ed altri n. 1-00598, Lo Monte ed altri n. 1-00599, Libè, Lo Presti, Tabacci ed altri n. 1-00600, Ghiglia ed altri n. 1-00601 e Guido Dussin ed altri n. 1-00602 sono state ritirate dai presentatori.
Avverto altresì che è stata presentata la risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070 (Vedi l'allegato A - Risoluzione). Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
La Presidenza ha una lista di iscritti in discussione sulle linee generali, tuttavia mi viene fatto presente da alcuni rappresentanti di gruppo che vi sarebbe un'intesa tra i gruppi stessi e tali iscritti nel senso di rinunciare a parlare in questa fase per accelerare i nostri lavori. Prendo atto che questa richiesta è condivisa.
Quindi, non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.

(Intervento del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo.

Pag. 99

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, desidero esprimere apprezzamento per l'accordo che si è realizzato oggi dopo un serio confronto tra i gruppi di maggioranza e opposizione, che ha portato alla presentazione di una mozione unitaria, una mozione che dal Governo è considerata come un forte stimolo a sostegno di una politica energetica di cui le fonti rinnovabili sono un pilastro. Rivolgo un appello all'onorevole Lo Monte, che ha mantenuto la sua mozione, a ritirarla, perché gli voglio fare presente che nella mozione unitaria vi è un punto che per lui è estremamente qualificante, che riguarda proprio il sistema di incentivi, che dovrebbe essere particolarmente attento agli investimenti fatti dagli enti pubblici.
Per quanto riguarda, invece, la risoluzione Zamparutti n. 6-00070 dovrei esprimere una richiesta di voto per parti separate, così potrei esprimere parere favorevole su alcune premesse e parere contrario su altre.
Signor Presidente, non so se procedere ora o successivamente quando la risoluzione sarà posta in votazione.

PRESIDENTE. Ministro Prestigiacomo, può procedere ora.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sul primo paragrafo del dispositivo che va dalle parole «a definire una strategia» fino alle parole «criteri antisismici» e sull'ultimo paragrafo del dispositivo, che recita «ad assumere iniziative per la cessazione definitiva di ogni incentivazione per gli impianti funzionanti con fonti energetiche assimilate alle rinnovabili (CIP6)» a condizione che l'onorevole accetti di aggiungere le parole «per gli impianti di produzione di energia tradizionale».

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che sulle altre mozioni presentate il Ministro Prestigiacomo ha espresso parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI. Signor Presidente, mi permetto di esprimere un apprezzamento per la conclusione a cui può arrivare questo nostro dibattito in presenza, tra l'altro, di una fase assolutamente eccezionale.
Credo che sia giusto il riferimento alla necessità di adottare meccanismi di incentivazione che premino l'attività delle fonti alternative, promuovendo una riorganizzazione ed una rimodulazione del sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili, adottando iniziative più incisive che siano dirette al perseguimento di obiettivi europei sull'energia prodotta dalle fonti rinnovabili.
Tutte queste sono cose che richiedono, secondo la mia opinione, una forte accelerazione in presenza, tra l'altro, del fatto che la condizione di fronte alla quale il mondo è messo con la vicenda del Giappone accelera questo processo di attenzione rispetto al tema delle energie rinnovabili.
Quando nel 1952 vi fu la piena del Po, Don Primo Mazzolari aveva modo di esprimersi su quel punto mettendo in evidenza il fatto che rispetto alle critiche che emergevano lui non poteva non essere d'accordo con quanti richiedevano che vi fosse una maggiore attenzione al corso dei fiumi, che si avesse maggiore cura nell'accertare la qualità del decorso delle acque, che si rafforzassero gli argini, ma poneva anche in rilievo il fatto che, quando si aprono le cataratte del cielo e della terra, l'uomo è, tutto sommato, abbastanza indifeso.
Ecco, io penso che nel nostro tempo abbiamo assistito ad eccezionali sviluppi tecnico-scientifici, abbiamo raggiunto livelli di benessere, in Occidente, imparagonabili con il recente passato, eppure spesso diamo la sensazione di rifiutare e di Pag. 100volere respingere i rischi che sono insiti nel progresso tecnico-scientifico, ma essi, fatalmente, si ripropongono con durezza e con drammaticità. Certo, sono convinto che bisogna aumentare la sicurezza, affinare i controlli, ma il rischio non può essere eliminato. L'uomo non sta sopra la natura e non la domina pienamente.
Per queste ragioni la diversificazione delle fonti resta la linea più persuasiva e, tra queste fonti, indubbiamente, resta anche quella nucleare, ma così come nei Paesi occidentali si propongono moratorie, non possiamo pensare di imporre con la forza l'opzione nucleare.
Lo dico io, che ho testimoniato il mio «no» al referendum del 1987 e che ho proposto l'apertura degli investimenti nazionali del nucleare all'estero già nel 2002. Serve, però, una vasta base di consenso politico e sociale, che si può costruire con la necessaria pazienza e con modelli avanzati di coinvolgimento della popolazione, che ovviamente è, rispetto a questi argomenti, assolutamente preoccupata. Occorre aprire un dialogo vero con l'intero Paese, senza cadere nell'emozione, affrontando il rapporto tra costi e benefici, i problemi da affrontare sulle scorie, con le loro soluzioni, le risorse necessarie da reinvestire, i recuperi delle produttività necessarie e la sicurezza.
Ma mi chiedo anche se la politica oggi ha la credibilità per affrontare un problema strategico, che tocca la natura esistenziale dell'uomo. Mi auguro che da questa mozione sulle energie alternative esca una consapevolezza, che non solo metta in condizione l'Italia di uscire dal capitolo, assai devastante, delle incentivazioni CIP6 - che mettevano in campo energie che chiamavano rinnovabili, che tali non erano - ma che davvero riesca a produrre un mix di offerta sul terreno energetico, che consenta di guardare al futuro con meno preoccupazioni rispetto a quelle drammatiche che stiamo vivendo oggi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, siamo arrivati a questa mozione partendo un po' da lontano e cercando, attraverso il lavoro del Parlamento, di riuscire a raggiungere delle convergenze anche con l'azione del Governo.
Ormai è una decina d'anni che a livello internazionale si cerca di porre degli obiettivi e credo che con il protocollo di Kyoto gli obiettivi erano chiari e sono tuttora chiari: dobbiamo raggiungere questi risparmi del 20-20-20 (una formula che ci aiuta anche a memorizzarla); oltre alla questione dell'energia da produrre, bisogna pensare a un'efficienza nel consumo dell'energia delle macchine che ne impiegano; bisogna pensare anche all'effetto che la produzione e il consumo di energia producono nell'atmosfera, attraverso l'emissione di CO2. Questi tre obiettivi, quindi, devono essere sempre presenti.
Inoltre, sappiamo che l'Italia ha fatto uno sforzo ulteriore per dire: non siamo in grado, siamo sinceri, facciamo fatica ad arrivare lì, perché ci costerebbe troppo quindi. Abbiamo, dunque, ridotto ad un 17 per cento l'obiettivo per il 2020, per quanto riguarda le fonti rinnovabili. In realtà, non siamo così indietro, nel senso che ad oggi abbiamo circa un 10 per cento di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Non siamo quindi così lontani e tuttavia siamo solo a metà strada. Questo punto a metà strada lo abbiamo raggiunto in cento anni di interventi e adesso dobbiamo percorrere l'altra metà in dieci anni. Bisogna avere un poco di flessibilità, anno per anno, per raggiungere questo obiettivo.
Abbiamo portato alla Comunità europea - e quindi all'attenzione della comunità internazionale - un Piano di azione nazionale sulle energie rinnovabili. È stato realizzato a luglio e già con questa risoluzione chiediamo di mettere mano a questo provvedimento e di ridefinirlo entro aprile, rispetto all'evoluzione che il settore ha avuto. Pag. 101
Se questo però non viene fatto, signor Ministro, membri del Governo, con il coordinamento e con la convergenza con le azioni delle regioni, faremo sempre fatica. I piani energetici, infatti, poi pesano, nel bene o nel male, anche nell'abuso di interpretazioni di legge - come è successo al sud in alcune regioni che poi incidono su tutto il sistema nazionale - e anche nell'abuso quindi di queste azioni e contributi, dobbiamo assolutamente convergere, anche attraverso un'azione di convincimento degli enti locali e delle regioni, enti locali in quanto non solo attuatori di programmi, ma loro stessi soggetti che possono attuare questi obiettivi, anche loro attraverso la realizzazione di impianti di fonti rinnovabili, ad esempio con le proprie comunità e con i propri imprenditori e, quindi, come stimolo per tutto il settore.
In realtà in questi giorni abbiamo visto troppe incertezze. È un errore di attenzione da parte del Governo non di poco conto, che ha creato incertezze nel settore perché si è annunciato uno sforamento di quelli che sono gli obiettivi di produzione energia elettrica attraverso il solare. Ci siamo spaventati e abbiamo detto: facciamo solo 4 mila megawatt nel 2010, e nei prossimi mesi raggiungeremo gli 8 mila megawatt con il solare, cioè esattamente quanto si può fare con una centrale nucleare. Non voglio entrare in una polemica perché il tempo è poco, però credo che sia necessario stare attenti alle indicazioni e alle sollecitazioni che diamo al mercato.
Il sistema bancario si è spaventato, e non solo quello italiano, anche quello europeo. Ha detto: io non metto più a disposizione risorse se ogni tre mesi cambiate indicazioni su come contribuite o incidete su questo mercato. Vorrei ricordare che i nuovi posti di lavoro che in questo 2010 abbiamo realizzato provengono uno su tre dagli investimenti nella green economy. Dovremo quindi avere coraggio nel sostenere una filiera come questa. Si tratta di filiera italiana naturalmente, perché fino adesso o fino a pochi mesi fa compravamo tutto dall'estero. Gli imprenditori italiani hanno deciso che devono fare pannelli solari, generatori, pale eoliche, inverter, mettendo al servizio dei propri mercati anche prodotti italiani. Noi invece in questo momento, in cui hanno cominciato ad investire imprenditori nella produzione di queste macchine, li scoraggiamo.
La Banca europea degli investimenti stessa ha messo a disposizione 500 milioni per i privati. Il Politecnico ha riferito un dato. Ve lo vorrei dare per confrontarlo con i numeri che il Ministro preposto alle attività produttive ci ha dato dicendo che nel 2011 avremo 3 miliardi di euro solo per sostenere il solare. Però bisogna anche dire che di quei 3 miliardi di euro 2 miliardi ritornano in IRES, IRAP e ICI. Quindi. Quanto è il costo effettivo per la collettività? Questi sono dati del Politecnico di Milano rispetto a un report del 2009.
C'è una questione relativa ai CIP6. Qui non ci siamo preoccupati - cari Ministri del sud e non so se è presente il Ministro Fitto - di dire «no» ai 2 miliardi e mezzo di CIP6 per gli inceneritori in Sicilia, e invece ci preoccupiamo rispetto al sostegno di un'industria come quella delle fonti rinnovabili che reca benefici dalla Sicilia alla Valle d'Aosta. Diciamoci chiaramente queste cose, perché altrimenti creiamo confusione nella mente degli italiani in modo volontario, e questo non va bene. Attualmente la tariffa sugli incentivi nella bolletta elettrica incide per il 6 per cento circa, però il 4 per cento sono i contributi che stiamo dando agli inceneritori e al recupero del cascame, cioè del resto del petrolio, come se le industrie petrolifere non avessero risorse per far da sé questi investimenti. In realtà, quindi, incidiamo per il 2 per cento, e inoltre su questo lo Stato fa una speculazione perché ci applica pure l'IVA.
Credo pertanto che sia necessario invece fare azioni concrete di riduzione graduale, ma di riduzione costante, mese per mese, di questi contributi, fino all'azzeramento nel giro di pochi anni. C'è da superare - concludo, e chiedo scusa se mi sono dilungato - quel gap sul mercato, che è dato tra il modo in cui trattiamo le grandi Pag. 102industrie, che producono energia elettrica, e quello in cui stiamo trattando i piccoli produttori che si sono avventurati in questi ultimi anni in questa avventura, sentendosi cittadini consumatori e produttori.
Se noi non creiamo democrazia nel sistema faremo solo male. Chiediamo quindi più trasparenza nella bolletta, più dati certi, trasparenti su quando comunichiamo cosa costano questi interventi, insomma pari condizioni per tutti, piccoli e grandi. Annuncio naturalmente il voto a favore del documento presentato dal gruppo Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, vorrei iniziare con una considerazione, sicuramente non tenera, ma è la realtà, perché il tema dell'energia è al centro del dibattito, purtroppo per l'evento disastroso successo in Giappone - e voglio ribadire la nostra solidarietà al popolo giapponese -, ma anche, fino a qualche giorno prima, per l'evento scellerato della scelta del Governo sulle rinnovabili. Oggi siamo qui per cercare di recuperare un passo sbagliato. Siamo tutti d'accordo - il mio partito l'ha ripetuto in quest'Aula tante volte - che ci sia un sistema da rivedere, un sistema degli incentivi, un sistema della tariffazione che fa impazzire le famiglie italiane solo per capire la bolletta. Tutto questo è avvenuto senza una logica, dovuto a provvedimenti, per colpa anche un po' della nostra storia politica, che sono stati giustapposti senza una politica che guardi avanti, al futuro, che guardi a come dare respiro. Parliamo di energia, ma questo vale per tutto.
Il costo dell'energia è un problema riconosciuto da tutti; la giungla, che è venuta fuori dopo che si è caricato di tutto su questo sistema, la vediamo. I CIP6 sono l'esempio lampante. Parliamo da tempo di riequilibrare il mix energetico e, all'interno di esso, ne è parte sicuramente il ruolo delle energie rinnovabili per motivi ambientali. Nessuno può negare che ci sia un effetto di cambiamento di clima. Non siamo all'esasperazione che sostiene una parte, però non siamo nemmeno al nulla che sostiene qualcun altro. C'è un problema di autonomia per l'approvvigionamento, in un Paese, come il nostro, che dipende molto dall'estero e c'è anche un fabbisogno di fornire energia di picco che, con le rinnovabili, potrebbe essere ampiamente coperto.
Il Governo in tutto questo è intervenuto con l'accetta, senza una logica e, quando dico Governo - mi permetta, signor Ministro -, parlo di una parte del Governo perché abbiamo visto le divisioni e le tensioni, ma diamo atto della collaborazione dimostrata per cercare di dare una soluzione quando i buoi, però, sono un po' scappati dalla stalla. Abbiamo, infatti, un provvedimento rigido che è difficile da migliorare. Noi oggi, però, anche con questa unificazione delle mozioni, diamo la dimostrazione che teniamo al futuro del Paese; vogliamo riordinare perché vogliamo evitare le speculazioni e la legge del più forte che vige in questo campo. Sono tantissimi gli operatori seri che si impegnano; ne abbiamo esempi importanti, come nel padovano - cito il padovano, ma vale per tutta Italia -, a Carmignano di Brenta.
Abbiamo detto - e vado a concludere - che qui mettiamo dei punti fermi, però chiediamo un impegno vero, signor Ministro, dal Governo perché le Commissioni si sono riunite a lungo, hanno redatto un parere e quel parere non è stato assolutamente recepito e neanche guardato - oserei dire - dal Ministro Romani.
Chiediamo di tutelare gli investimenti programmati e di dare possibilità a chi vuole programmare investimenti di avere una certezza, di avere la possibilità di spendere i propri soldi senza il rischio che possano finire in nulla. Chiediamo investimenti per la ricerca perché questo Paese è stato troppo e troppo a lungo fermo. Diciamo che non abbiamo produttori, ma la colpa è stata nostra perché non abbiamo investito nulla per produrre nel Pag. 103Paese del sole. Chiediamo controlli, come ho detto prima, per evitare che le operazioni speculative finanziarie abbiano la meglio sui tanti interventi dei piccoli, medi e anche grandi operatori che realmente fanno e svolgono seriamente questo lavoro. Ma un'altra cosa chiedo al Governo e la chiedo con enfasi e con fermezza: ci vuole un controllo vero sulla gestione degli allacci. La gestione del collegamento alla rete è un problema che porta ad avere figli e figliastri; c'è chi aspetta 500 giorni, il che significa aspettare due anni senza accedere ai sovvenzionamenti previsti da questa legge.
E magari qualcuno perché è più forte - in questi giorni le azioni in Borsa sono salite - a quegli allacci accede rapidissimamente. C'è troppa discrezionalità anche in questo sistema. Ribadisco, concludendo, che quello che c'è stato su questo tema è stato uno spirito costruttivo. Oggi, insieme, votiamo un impegno e speriamo che sia un impegno reale perché altrimenti in questo campo, che deve essere riordinato, avremmo davvero l'insurrezione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Signor Presidente, la mozione unitaria così condivisa nelle sue premesse fa riferimento alle premesse della mozione presentata dal nostro gruppo e che abbiamo ritirato e trova, quindi, la massima condivisione. Mentre, per quanto riguarda il dispositivo, il parere che abbiamo espresso nelle Commissioni riunite, di cui il sottoscritto era anche relatore, raccoglie già, insieme alla mozione ritirata, la sintesi del dispositivo. Quindi ci riteniamo soddisfatti per la soluzione che abbiamo trovato.
Confidiamo invece sull'azione incisiva del Governo per sostenere questo settore. Visto anche l'orario e le esigenze dei colleghi, avendo ribadito molte volte ed essendo stati protagonisti come gruppo Lega in tutto il settore delle rinnovabili sia in Commissione che nelle trattative, confidiamo in questo lavoro del Governo e ci riteniamo soddisfatti del lavoro svolto.
Ovviamente vorrei anche replicare a quelli che nei giornali locali dicevano che la Lega fa un doppio gioco. La Lega non ha mai fatto il doppio gioco; alla maestrina dell'outlet di Roncade, ad un sindaco della nostra zona, diciamo che la Lega è stata protagonista; inoltre, i suoi colleghi mi ribadiscono la stessa cosa esprimendo il voto favorevole a tutti quanti noi. Quindi a queste persone che sono qua in Parlamento dico: più attività parlamentare in modo corretto, più dialettica così come avviene nelle Commissioni tra noi colleghi di tutti i partiti.
Abbiamo trovato un'intesa, un trasversalismo che ha espresso il parere favorevole di tutti quanti sul parere che Guido Dussin, relatore per il gruppo della Lega, ha espresso insieme ai presidenti delle due Commissioni, ottava e decima (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mai come in questi giorni il tema delle energie è diventato attuale e non trascurabile. Purtroppo questa ribalta è dovuta ad un evento tragico e terribile che sta coinvolgendo il Giappone e la comunità internazionale. Vorrei cogliere l'occasione per rivolgere un sincero pensiero di solidarietà e vicinanza a questo popolo, dignitoso e onorevole, che in questo momento ha bisogno del supporto e dell'ausilio ma la tragedia giapponese impone una riflessione su quello che è possibile fare e non fare sul fronte della produzione energetica e su quali possono essere le reali potenzialità di un Paese su questo fronte. In questa prospettiva abbiamo la responsabilità di mettere al centro del dibattito politico ed economico un reale programma di sostegno delle energie rinnovabili attraverso la definizione di una chiara politica energetica del Paese che deve passare attraverso le rinnovabili e non considerarla come una zavorra, Ministro. Pag. 104Pertanto il punto di partenza si colloca in un'esigenza di rettifica inderogabile da parte del Governo di un decreto legislativo varato da poco ma che ha fatto tanto discutere, che rischia di mettere in ginocchio un settore avviato e redditizio in Italia che attualmente vede operativi circa 130 mila lavoratori.
Il decreto rimanda la disciplina dell'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari e fotovoltaici ad un successivo provvedimento, limitando l'efficacia dell'attuale disposizione in materia. Inoltre non fissa parametri per la determinazione del futuro regime di incentivazione con la conseguenza di una palese incertezza normativa per tutti gli operatori.
Ovviamente, è un sistema che mal si concilia con le chiare esigenze di programmazione e di progettazione di cui le attività imprenditoriali necessitano. Infatti, gli impianti nuovi, o meno nuovi, non possono sapere in anticipo se potranno usufruire o meno di incentivi, anche se magari hanno già programmato l'investimento.
Attualmente, non si conosce quella che sarà la disciplina post 31 maggio 2011. Vi è il rischio che gli impianti che non hanno conseguito l'autorizzazione alla realizzazione e alla messa in funzione entro il 2010 vedano compromesso il proprio investimento. Molti imprenditori non ancora operanti avranno difficoltà ad accedere al mercato del credito. Malgrado le premesse, il provvedimento non supera alcune delle attuali contraddizioni in materia di semplificazione amministrativa e di snellimento normativo.
Per tali ragioni e considerato l'evidente danno che queste disposizioni rischiano di arrecare all'economia italiana, auspichiamo che vi possa essere un impegno certo da parte del Governo, che tenga conto delle esigenze del mondo economico e dei pareri delle Commissioni competenti e che superi l'incertezza normativa, evitando che questa crei ulteriori imbarazzi all'Italia e agli imprenditori italiani.
In quest'ottica, la definizione di una mozione unitaria completa ed articolata rappresenta, a nostro avviso, la volontà di approdare ad una soluzione condivisa, che, certamente, non colma tutte le lacune evidenziate e presenti nel settore. Tuttavia, signor Ministro, auspichiamo che questo possa essere un non trascurabile punto di partenza per rivedere la nostra politica in materia.
Alla luce di tali urgenze, mi preme di dichiarare il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia sulla mozione in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, si è lavorato ad una soluzione comune, la collega Mariani ha lavorato con tanti altri colleghi. Per noi sarebbe stato più semplice, propagandisticamente, inchiodare il Governo all'errore drammatico che ha fatto.
Il Governo ha stravolto ciò che era accaduto, il provvedimento che ci era stato presentato, le indicazioni delle Commissioni votate all'unanimità, il parere della Conferenza Stato-regioni e ha gettato incertezza in un mondo vitale ed importante del Paese. Tuttavia, abbiamo preferito una soluzione comune, perché abbiamo a cuore questo Paese, questo settore e il futuro dell'Italia.
Ora - mi rivolgo al Ministro Prestigiacomo, che si è mossa nella giusta direzione in questa vicenda, mentre vedo l'assenza del Ministro Romani - è importante che questo sforzo non rimanga lettera morta, esattamente come lo sono stati i pareri votati all'unanimità dalle Commissioni parlamentari (lo ricordava prima anche il collega Guido Dussin).
In questo provvedimento, abbiamo cercato di ridare certezza a questo settore. Non si possono fare provvedimenti retroattivi, non si può dire «abbiamo scherzato, cambiamo, si mettano dei tetti, non si va più in quella direzione», in un mondo che ha un importanza enorme in questo Paese. Soprattutto, non si può legiferare sotto la pressione di interessi potenti, Pag. 105che hanno la testa rivoltata indietro, sotto la pressione di campagne di informazione fasulle. Mi dispiace che non sia qui il Ministro Romani, ma gliel'ho detto di persona. Il Ministro Romani ha dichiarato, e non ha smentito, che nel 2009 e nel 2010, ogni anno, 10 miliardi di euro sarebbero andati alle fonti rinnovabili. È una balla, è falso, è una cosa completamente destituita di fondamento. Meno di un quarto è stata la cifra stanziata.
Molti di questi interessi potenti non hanno parlato quando, nel passato - lo ricordo al collega Tabacci che su questo si è sempre battuto -, abbiamo speso tra i 40 e i 50 miliardi di euro, presi dalle bollette dei cittadini italiani, che dovevano essere destinati alle fonti rinnovabili per finanziare fonti che rinnovabili non erano, ai residui della raffinazione, alla termovalorizzazione. Ancora paghiamo, in bolletta, 300 milioni di euro all'anno per smaltire le scorie del vecchio nucleare. E in bolletta pesano anche tante inefficienze della nostra rete elettrica: la mancata connessione fra Calabria e Sicilia ci costa fra i 600 e gli 800 milioni di euro all'anno. È un danno inutile. È importante ammodernare il sistema, eliminare le inefficienze e gli sprechi.
Allo stesso modo, è giusto fare come fanno i grandi Paesi: ridurre progressivamente questi incentivi; è giusto accompagnare le fonti rinnovabili verso la competitività, dando certezza. Quello che si è fatto, invece, è il contrario: si è tolta certezza; le banche hanno sospeso i finanziamenti; tante istituzioni locali, che avevano pensato di ricavare anche in questo campo risorse tagliate da altre parti, sono oggi assolutamente allo sbando.
Ciò è accaduto anche perché non si legge bene il nostro Paese, non si capisce l'economia che è in atto. Il Governo ha commesso lo stesso errore che stava per commettere con il 55 per cento del credito di imposta per la ristrutturazione delle case.
C'è un'economia enorme in movimento, un'economia verde: si dice green economy, adoperando una parola di importazione, ma è un'economia basata sul territorio, sulla qualità e sull'innovazione. In questo campo vi sono oggi centinaia di imprese: sono spesso imprese giovani, animate da giovani. Sono imprese in cui gli imprenditori e i lavoratori votano assieme e non chiedono di cambiare le regole dei contratti per essere competitivi. Chiedono regole certe. Chiedono di poter avere fiducia nel futuro e di poter rendere competitivo il nostro Paese.
È un tessuto ricchissimo, che va dal sud al nord, che ha visto 150 mila interventi nel nostro Paese e che, nei nostri territori produttivi più forti, vede una presenza straordinaria: così in Emilia, così in Lombardia. Ieri, in consiglio regionale, la regione Lombardia ha votato una mozione analoga a quella che stiamo votando adesso.
È così anche in Veneto: oggi si è tenuta, a Padova, un'importante riunione ed è nata una rete di imprese venete del solare. Lì, a Padova, c'è forse la capitale della produzione di pannelli fotovoltaici in Italia.
Ed è così in Toscana: penso alla Power One di Terranuova Bracciolini; penso all'Electrolux di Scandicci, che doveva riconvertirsi facendo pannelli solari e che, in questa maniera, viene messa in crisi; allo stesso modo, vengono messe in crisi imprese innovative fatte da giovani, come la Fabbrica del Sole di Arezzo, come le imprese che puntano sull'innovazione, nel momento in cui il nostro Paese si stava rimettendo in moto e in cui imprese italiane che fabbricano gli inverter, cominciano ad aprire fabbriche all'estero.
La fiera di Verona - Solarexpo - oggi è la terza fiera mondiale nel solare, dopo Shanghai e Monaco. È insomma un settore in cui l'Italia, stando bene al centro del Mediterraneo, può guardare al futuro e al mondo. Vi ricordo che nella sponda sud del Mediterraneo vi è un progetto - Desertec - molto spinto dai tedeschi, i quali hanno anche acquistato una quota di importanti imprese italiane, che sono le più avanzate del mondo: penso ad Angelantoni, Pag. 106nel solare termico, che mette in ballo fra i 300 e i 400 miliardi di euro di investimenti.
È questo il futuro del nostro Paese: non solo produrre energia elettrica, ma rendere più competitiva la nostra economia. È un futuro che incrocia i distretti e la qualità. La collega Mariani conosce bene il distretto del cartario di Lucca, ma potrei parlare delle ceramiche di Sassuolo: sono le ceramiche che consumano meno energia al mondo nella produzione e oggi vengono prodotte in una quantità tale da pavimentare quattro volte la città di Parigi ogni anno.
Lo stesso vale per il distretto dei mobili di Livenza: una scommessa sulla qualità, sull'innovazione e sul saper fare italiano, che incrocia l'energia, l'ambiente e la green economy. Non è solo questione di rispettare gli impegni che abbiamo preso in sede europea, ma è questione di avere in mente un'idea ambiziosa dell'Italia, nel momento in cui celebriamo i suoi 150 anni. Il nostro modello di riferimento non è l'Egitto di Mubarak, ma è la Germania.
La Germania, l'anno scorso, a dicembre, aveva 16 mila megawatt fotovoltaici; l'Italia ne aveva 3 mila e punta ad averne 52 mila entro il 2020; l'Italia, nel 2020, punta ad avere il 40 per cento dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e l'80 per cento nel 2050: non lo fa perché animata da bontà, ma lo fa anche perché sa che questa è la maniera in cui un'economia competitiva avanzava guarda al futuro; lo fa con un meccanismo di incentivazione che grava sulle bollette in maniera decrescente e in modo da accompagnare queste fonti nell'ingresso sul mercato.
Si vogliono combattere gli sprechi, siamo d'accordo. Si vogliono combattere le illegalità: siamo in prima linea, facciamolo assieme. Stroncatele. Saremo con voi. Ma non si possono tagliare le gambe ad un settore che è così importante per il Paese e vale - come hanno ricordato altri colleghi - oltre 100 mila posti di lavoro e almeno l'1 per cento del PIL.
In conclusione, mi rivolgo ai Ministri presenti: non imbrogliate ancora queste imprese, il Paese e il Parlamento. Lo avete già fatto. Avete già stravolto il lavoro che avevamo fatto in quest'Aula, varando un provvedimento che ha stravolto le indicazioni che venivano dal Parlamento.
Ora c'è una mozione importante perché è votata da tutti, è una mozione che va nella direzione di quello che la Merkel ha definito ieri uno spartiacque nella storia delle tecnologie mondiali, che permette all'Italia di scommettere sulla qualità, sull'innovazione, sulle fonti rinnovabili. Questo è il terreno su cui noi potremo essere forti, oggi alcuni colleghi e anche lei, signor Presidente, hanno ricordato che nel 1978, proprio in questo giorno, fu rapito Aldo Moro, vorrei chiudere citando una sua frase; Aldo Moro nel 1969 disse che se noi vogliamo essere presenti, ebbene dobbiamo esserlo per le cose che nascono, anche se hanno contorni incerti, e non per le cose che muoiono, anche se vistose e in apparenza utilissime. Questo è il compito della buona politica, questo è il compito di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghiglia. Ne ha facoltà.

AGOSTINO GHIGLIA. Signor Presidente, forse nell'eccesso della sua vis polemica il collega Realacci ha dimenticato che questa è una mozione unitaria. È evidente che in questo spirito noi non possiamo accettare le definizioni che sono state date rispetto all'azione di Governo, noi respingiamo con forza il fatto che questo Governo abbia voluto imbrogliare, soprattutto rispetto alle politiche di incentivazione e di attenzione nei confronti delle imprese che operano in questo settore. Quando il Parlamento, come in questo caso, affronta le questioni dal punto di vista pragmatico, dell'equità, dell'attenzione nei confronti delle imprese e dei loro investimenti, dell'attenzione nei confronti dell'ambiente e del lavoro, si può addivenire a delle soluzioni unitarie.
È in questo spirito che abbiamo preferito perseguire l'unità rispetto alla sottolineatura Pag. 107delle nostre peculiarità e di quello che avremmo voluto dire di tanto e di diverso anche in queste mozioni. Vorrei ringraziare da questo punto di vista anche il Ministro Prestigiacomo che con continuità ed attenzione ha seguito la sintesi delle mozioni e degli impegni in esse contenute. Avevamo un doppio obiettivo, colleghi, il primo era quello di evitare speculazioni ed abusi che ci sono e ci sono stati in grande quantità, come purtroppo, troppo sovente, capita nella nostra nazione. Dall'altra parte abbiamo cercato di dare certezza agli investimenti, di dare certezza nelle tempistiche e soprattutto abbiamo voluto dimostrare una grande attenzione alle categorie che operano nel settore, agli imprenditori che hanno investito, anche chiedendo al Governo di convocare un tavolo per fissare le nuove regole che da dopodomani, perché questo tavolo è già stato convocato per venerdì, detteranno la disciplina di questo settore. Impegniamo altresì il Governo a rivedere il piano di azione nazionale per l'energia rinnovabile proprio per ridefinire gli obiettivi relativi al fotovoltaico e all'eolico, abbiamo impegnato il Governo a fare salvi gli investimenti che siano stati avviati sulla base del precedente quadro normativo di incentivazione, ristabilendo anche qui un orizzonte di certezza in riferimento all'entrata in esercizio degli impianti e non al loro allacciamento, cosa che avrebbe ristretto troppo il settore e danneggiato un numero enorme di imprese. Abbiamo chiesto non solo il mantenimento ma la definizione di nuove forme di incentivazione anche nel campo della ricerca e dello sviluppo delle energie rinnovabili. Abbiamo chiesto un impegno per la riduzione delle tariffe incentivanti che dovrà essere proporzionato al livello di potenza degli impianti. Abbiamo chiesto, altresì, di ridurre in prospettiva la soglia di potenza degli impianti oltre al quale può essere adottato il sistema delle aste al ribasso. Credo che abbiamo fatto un lavoro importante, che abbiamo dato al Governo delle linee guida definite che potranno dare un quadro di maggiore certezza e che potranno anche risolvere tanti di quei patemi che in queste ultime settimane si erano creati nel settore.
Ribadisco quindi il voto favorevole del gruppo del PdL (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, francamente non capisco dove voglia andare questo Paese rispetto alla politica energetica, per la quale continua a mancare la definizione di una strategia energetica nazionale. Da un lato vi è il perseverare nel nucleare, e, dall'altro, le restanti politiche energetiche sono ignorate nella loro complessità. Questa mozione è un magma di istanze, in sé anche contraddittorie, che paga, a mio avviso, il prezzo del vizio di origine, vale a dire aver voluto presentare dei documenti a difesa di operatori del settore - prevalentemente del solare - per difendere la certezza degli investimenti camuffati da certezza del diritto. Si tratta di operatori che a dispetto della loro autodefinizione come green economy, in realtà, rappresentano degli interessi delle rinnovabili elettriche, che sono una parte marginale di quella economia che sta crescendo intorno alle fonti rinnovabili di energia, all'efficienza energetica e allo sviluppo sostenibile.
Come radicali ci asterremo quindi sulla mozione unitaria, perché almeno non rimette in discussione quanto si è comunque fatto finora, ma denota un'assenza di cultura per le rinnovabili, che vengono considerate tali solo se elettriche, e non anche quelle molto più promettenti e molto meno impattanti sul territorio che sono le rinnovabili termiche. In buona sostanza, ci troviamo ad importare dalla Cina pannelli di fotovoltaico e dalla Germania tecnologie in altri settori. Se alla Germania dobbiamo guardare dovremmo farlo per la capacità di sviluppare un mercato, da cui noi importiamo tecnologie, mentre non sappiamo sviluppare le nostre Pag. 108potenzialità nella democratica dimensione della microgenerazione diffusa, a cui è legata la potenzialità occupazionale infinitamente maggiore rispetto all'assetto industriale e impattante delle rinnovabili elettriche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, per due minuti, l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.

MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale, ma in nome e per conto di tanti colleghi parlamentari, in particolare della componente di Forza del Sud. Dichiaro la mia e, quindi, la nostra astensione a tutte le mozioni presentate oggi in Aula da parte di tutte le forze politiche, perché riteniamo che la mozione sia uno strumento giuridico superficiale rispetto alle criticità contenute nel decreto legislativo sulle energie rinnovabili, che, a mio avviso, va contro la direttiva europea n. 28 del 2009, la quale tende a promuovere l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
Il nostro appello è rivolto direttamente al Governo e ai Ministri competenti, Stefania Prestigiacomo, Galan e Romani, affinché rivedano il decreto urgentemente per apportare in maniera celere quelle modifiche delle quali il decreto ha bisogno a salvaguardia dell'economia della green economy, soprattutto al sud. Oggi, attraverso questo decreto, si rischierebbe di far saltare in aria migliaia di investitori, imprenditori e, soprattutto, tanti lavoratori che operano nel settore, in particolar modo al sud. Mi astengo e ci asterremo su tutte le mozioni presentate (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale e per un minuto, come concordato con il suo gruppo, l'onorevole Rubinato. Ne ha facoltà.

SIMONETTA RUBINATO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Vorrei soltanto precisare alla Presidenza qualcosa in merito alla censura rivoltami dal collega Dussin, che comunque ringrazio per avermi dato della maestrina, è ancora una nobile professione, e anche per avermi citato in quest'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Detto questo, vorrei solo precisare senza spirito di polemica, dal momento che siamo tutti qui per lavorare sul territorio, che lì ho imparato nei due anni di Governo Prodi a fare opposizione guardando anche alla Lega Nord, che ha persino fatto una manifestazione davanti al comune di cui sono sindaco per lamentarsi sull'ordine pubblico. Evidentemente secondo la Lega Nord era colpa mia se non funzionava in quel periodo. Detto questo, non personalizzo...

PRESIDENTE. Onorevole Rubinato, si rivolga alla Presidenza...

SIMONETTA RUBINATO. Non personalizzo, ma ho dichiarato alla stampa locale che c'è una forza politica - la Lega Nord - che fa il doppio gioco e spiego perché. Sui giornali, infatti, ho letto le dichiarazioni di un vostro senatore che ha dichiarato e tacciato di incostituzionalità questo decreto legislativo e poi lo stesso giorno la Lega Nord in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo ha votato contro la calendarizzazione di questo provvedimento. Questo è doppio gioco e all'opposizione spetta dirlo!

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, non mi risultano altri iscritti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Margiotta. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, intervengo solo un minuto a titolo personale per spiegare per quale ragione il gruppo del Partito Democratico voterà 3 no e 2 sì sul dispositivo della mozione Pag. 109Zamparutti ed altri n. 6-00070. Le nostre valutazioni coincidono con quelle del Ministro Prestigiacomo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Margiotta... . Quindi, il Partito Democratico nella sostanza vota secondo le indicazioni del Governo o, se preferisce, secondo il parere espresso dal Ministro Prestigiacomo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00599, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lo Monte, ritira la mozione?

CARMELO LO MONTE. Sì, signor Presidente, e aggiungo la mia firma alla mozione Franceschini, Cicchitto, Reguzzoni, Libè, Piffari, Della Vedova, Sardelli ed altri n. 1-00604.

PRESIDENTE. Sta bene. Revoco l'indizione della votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Franceschini, Cicchitto, Reguzzoni, Libè, Piffari, Della Vedova, Sardelli, Lo Monte ed altri n. 1-00604, accettata dal Governo.
Avverto che, ove venisse approvata tale mozione, il quattordicesimo capoverso del dispositivo assorbirebbe il quinto capoverso del dispositivo della risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Calearo Ciman... Onorevole Paolo Russo... Onorevole Tommaso Foti... Onorevole Cristaldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 465
Votanti 436
Astenuti 29
Maggioranza 219
Hanno votato
435
Hanno votato
no 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070.
Avverto, altresì, che è stata chiesta la votazione per parti separate della risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070, nel senso di votare distintamente le parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole da quelle sulle quali il Governo ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070, limitatamente alle parti, non assorbite su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Sottosegretario Ravetto... hanno votato tutti? Onorevole Vignali, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 411
Astenuti 43
Maggioranza 206
Hanno votato
410
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zamparutti ed altri n. 6-00070, limitatamente alle parti su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 110

Onorevoli Paolo Russo, De Girolamo, Ferranti...hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 438
Astenuti 18
Maggioranza 220
Hanno votato
8
Hanno votato
no 430).

Sull'ordine dei lavori (ore 19,10).

ROSA DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, ieri il nostro gruppo ha interpellato il Ministro Frattini su come il Governo aveva intenzione di riportare in Italia i nostri lavoratori del Maggio fiorentino.
Il Ministro ci ha detto che il Governo aveva predisposto per giovedì un volo aereo dell'Alitalia. Ora volevo mettere in evidenza che quanto sostenuto dal Ministro non risponde esattamente a verità. Infatti, i nostri lavoratori e i nostri artisti del Maggio musicale, che sono andati in Giappone a rappresentare il nostro Paese nell'ambito dei festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia, sono partiti con un volo di Stato e sarebbero tornati ugualmente con un volo di Stato se tutto fosse andato in maniera regolare. Invece, il volo promesso ieri dal Ministro è stato interamente pagato dal comune di Firenze, che in 30 minuti - vista l'urgenza - ha dovuto inviare ad Alitalia un bonifico di 400 mila euro. Di fatto, ha dovuto comprarsi un volo Alitalia, al fine di portare in salvo i nostri artisti.
Di contro, il nostro Governo, non dichiarando lo stato di emergenza, non ha consentito che si verificassero le condizioni per un rimpatrio veloce in Italia - perché si sarebbe, di fatto, potuto far decollare immediatamente un C-130 - non solo dei componenti del Maggio ma nemmeno di tutti i nostri connazionali lì gravemente a rischio di contaminazione nucleare.
Invece, così il comune di Firenze, già in ginocchio come tutti i comuni del Paese a causa dei tagli del Governo, ha dovuto comprare un volo Alitalia e portare in salvo gli artisti del Maggio, mentre il Governo risparmierà il volo di Stato che avrebbe dovuto ricondurre in patria chi la patria era andato a rappresentare in Giappone.
Mi auguro che poi proprio per questo il Governo abbia il buon senso di restituire al comune di Firenze una somma pari a quanto lo stesso ha dovuto impegnare per il volo Alitalia, che riporterà in patria i nostri connazionali.

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea (ore 19,13).

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera del 16 marzo 2011, il presidente della Commissione giustizia ha rappresentato l'esigenza, a seguito di quanto convenuto, all'unanimità, in sede di Ufficio di Presidenza, che l'inizio della discussione in Assemblea del disegno di legge recante delega al Governo per la revisione della normativa in materia di filiazione, già previsto per mercoledì 23 marzo, sia differito al mese di maggio. L'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 23 marzo 2011, alle 10,30:

1. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge (per la discussione sulle linee generali):
BUTTIGLIONE; STUCCHI ed altri; GOZI ed altri; PESCANTE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Norme generali Pag. 111sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea (C. 2854-2862-2888-3055-3866-A).
- Relatore: Gottardo.

2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge (per la discussione sulle linee generali):
REALACCI ed altri; ZACCHERA; MARCHI ed altri; FAVA ed altri; STRADELLA; LUCIANO ROSSI ed altri; RAZZI ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia (C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A).
- Relatore: Lanzarin.

3. - Discussione delle mozioni Vernetti, Della Vedova, Adornato ed altri n. 1-00570, Reguzzoni ed altri n. 1-00582, Lo Presti ed altri n. 1-00578, Mecacci ed altri n. 1-00581 ed Evangelisti ed altri n. 1-00585 sulle iniziative conseguenti alla crisi libica (per la discussione sulle linee generali).

(ore 15)

4. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(ore 16)

5. - Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge:
BUTTIGLIONE; STUCCHI ed altri; GOZI ed altri; PESCANTE ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO: Norme generali sulla partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea (C. 2854-2862-2888-3055-3866-A).
- Relatore: Gottardo.

6. - Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
REALACCI ed altri; ZACCHERA; MARCHI ed altri; FAVA ed altri; STRADELLA; LUCIANO ROSSI ed altri; RAZZI ed altri: Disciplina dell'attività di costruttore edile e delle attività professionali di completamento e finitura edilizia (C. 60-496-1394-1926-2306-2313-2398-A).
- Relatore: Lanzarin.

7. - Seguito della discussione della proposta di legge:
REALACCI ed altri: Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni (C. 54-A).
- Relatori: Vannucci, per la V Commissione; Guido Dussin, per l'VIII Commissione.

8. - Seguito della discussione delle mozioni Vernetti, Della Vedova, Adornato ed altri n. 1-00570, Reguzzoni ed altri n. 1-00582, Lo Presti ed altri n. 1-00578, Mecacci ed altri n. 1-00581 ed Evangelisti ed altri n. 1-00585 sulle iniziative conseguenti alla crisi libica.

La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIELLA BOCCIARDO SUL DISEGNO DI LEGGE N. 2008-A/R

MARIELLA BOCCIARDO. Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, nasce, col voto che ci apprestiamo oggi a dare, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.
Finalmente, l'Italia si mette alla pari con altri Paesi europei, come Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Spagna e Svezia, dove la figura del Garante per l'infanzia esiste da tempo. Pag. 112
Sono trascorsi oltre vent'anni, da quando fu approvata a New York la Convenzione sui diritti del fanciullo, con cui gli Stati firmatari, tra cui l'Italia, si impegnavano a garantire i diritti del fanciullo attraverso la creazione di specifiche istituzioni incaricate di vigilare sul suo benessere.
Sono passati sette anni da quando fu approvata qui in Parlamento la relazione per l'istituzione di un Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza presentata dalla Commissione parlamentare per l'infanzia.
È trascorso più di un anno da quando il Governo, per iniziativa del Ministro Carfagna, ha presentato la sua proposta di legge, dichiarando esplicitamente la sua volontà di arrivare in tempi brevi alla sua approvazione.
Oggi siamo in aula e ci prepariamo a votare il provvedimento in prima lettura alla Camera, così come è stato modificato dalle Commissioni competenti.
Ma tralascio i dettagli di questo provvedimento che è stato esaurientemente illustrato e che rimarranno agli atti nel testo integrale che depositerò e passo alle conclusioni,
Il nuovo testo, notevolmente affinato, reca l'istituzione di un apposito organismo statale, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con il compito di tutelare i diritti e gli interessi dei minori e di dare attuazione alle norme di diritto nazionale e comunitario ed alle Convenzioni internazionali sulla materia, con particolare riferimento alla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo ed alla Convenzione europea sull'esercizio dei diritti dei fanciulli.
Naturalmente, questo nuovo organo dovrà coordinarsi ed integrarsi sul piano operativo sia con la Commissione parlamentare per l'infanzia sia con gli altri organismi pubblici che operano nel settore.
L'Autorità garante è un organo monocratico, nominato dai Presidenti di Camera e Senato e dura in carica quattro anni, rinnovabili una sola volta e svolgerà i seguenti compiti: collabora all'attività delle reti internazionali dei Garanti di persone minori di età, nonché a quello di Organizzazioni o di Istituti internazionali di tutela e promozione dei diritti dell'infanzia; assicura forme di concertazione con tutte le Organizzazioni ed Istituti per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza operanti in Italia ed all'estero; verifica che ai minori siano garantite pari opportunità nell'accesso alle cure ed all'istruzione; segnala al Governo, alle regioni ed agli Enti locali le opportune iniziative per assicurare la piena promozione e tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza; formula proposte sull'identificazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali relativi alle persone minori di età, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione; diffonde Protocolli d'intesa elaborati dalle autorità giudiziarie e dagli ordini professionali che hanno ad oggetto i diritti dei minori nell'ambito in particolare dei procedimenti giudiziari; promuove forme di collaborazione con i Garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza, istituiti nelle regioni e province autonome; può richiedere alle pubbliche amministrazioni ed a qualsiasi ente privato di fornire informazioni rilevanti ai fini della tutela dei diritti dei minori.
L'organizzazione dell'ufficio del garante è incardinata presso la Presidenza del Consiglio e prevede un organico snello di dieci unità, comporta una spesa contenuta contemperando così l'esigenza di assicurare un minimo di operatività al Garante per l'infanzia senza gravare troppo sulla finanza pubblica.
Come si vede da questa breve analisi, il provvedimento, oltre ad essere opportuno, risponde all'attuazione di precisi impegni assunti dal nostro Paese in sede internazionale ed in sede di Unione europea.
Concludo. Nelle ultime tre legislature, numerosi parlamentari di ogni colore politico avevano presentato una loro proposta. Io stessa ne avevo presentato una. Ma nessuna di queste proposte era riuscita ad andare in porto.
L'intervento del Governo, col suo disegno di legge, ha dato una decisa accelerazione Pag. 113per porre l'Italia tra i paesi più avanzati in tema di tutela dei diritti dell'infanzia.
Oggi, che si conclude un lungo cammino di impegno e speranze sul fronte della tutela dell'infanzia, mi sento in dovere di fare un accorato ringraziamento a tutti coloro, persone ed organismi, che nella latitanza di una legge si sono impegnati in un'opera non facile, quella di tutelare i diritti dell'infanzia.
A cominciare dai nostri padri costituenti che nella loro saggezza e lungimiranza elaborarono un apposito articolo della nostra Carta costituzionale, quell'articolo 31, che al secondo comma stabilisce che la Repubblica protegge l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. A distanza di tanti anni, sessantuno per la precisione, lo spirito costituzionale diventa realtà.
E un accorato ringraziamento, credo di interpretare il sentimento generale di tutti noi, va rivolto alla Commissione parlamentare per l'infanzia e a tutti i suoi membri, i nostri colleghi di ieri e di oggi, che vi hanno lavorato con tanta passione e competenza fin dalla sua costituzione, dodici anni fa.
Ma come non ricordare l'impegno profuso dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e dal Centro nazionale di documentazione ed analisi per l'infanzia e l'adolescenza, dall'Istituto nazionale per i diritti dei minori, dall'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pedopornografia minorile, che sono riusciti a creare un sistema integrato di competenze, di ruoli e di funzioni, in difesa dell'infanzia.
Come non ricordare l'attività meritoria di tante associazioni che hanno dedicato all'infanzia la loro missione di vita, come l'UNICEF, Save the children e Telefono azzurro.
E come non ricordare tutti gli atti che a livello internazionale hanno segnato le varie tappe di questo cammino di garanzia per l'infanzia. La Convenzione europea di Strasburgo sull'esercizio dei diritti dei fanciulli del 1996, il documento conclusivo della Sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 2002, le risoluzioni e le raccomandazioni del Parlamento europeo. Dietro ad ogni atto, non dimentichiamolo, ci sono sempre l'impegno e la passione di tante persone che vi hanno lavorato.
Ma siamo solo all'inizio di un percorso nuovo. La figura dell'Autorità Garante per l'infanzia è ancora come un bambino che deve crescere bene e raggiungere la sua maturità. Sono convinta, che con un impegno comune riusciremo a farcela.
Per tutte queste ragioni, esprimo il voto favorevole del mio gruppo al provvedimento.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO ROBERTO RAO SULLE MOZIONI IN MATERIA DI LIMITI ALL'ACQUISIZIONE DI PARTECIPAZIONI IN IMPRESE EDITRICI DI GIORNALI QUOTIDIANI DA PARTE DI SOGGETTI CHE ESERCITANO ATTIVITÀ TELEVISIVA

ROBERTO RAO. Soprattutto in considerazione del fatto che, come è noto, nel nostro Paese non esistono norme particolarmente stringenti in merito alla possibilità di concentrare la proprietà di più giornali o reti televisive nelle mani di uno stesso soggetto, come invece, ad esempio, avviene in Francia, dove non esistono specifici divieti per gli incroci tra giornali e televisioni, ma un medesimo soggetto non può possedere più del 50 per cento di una televisione satellitare o del 49 per cento di una televisione nazionale la cui audience media superi l'8 per cento di quella complessiva. Una realtà molto diversa dalla nostra, dunque. E che evidentemente non rende necessari ulteriori specifici divieti.
In Germania, invece, un editore televisivo che esercita un'influenza «predominante» sull'opinione pubblica non può acquisire partecipazioni in altri media, mentre le norme dei singoli Lander vietano espressamente le partecipazioni incrociate. Pag. 114E ancora, nel Regno Unito non è possibile controllare contemporaneamente una televisione nazionale e uno o più giornali a diffusione nazionale che raggiungano una quota superiore al 20 per cento del mercato. La Spagna, che a prima vista potrebbe sembrare una terra senza regole, ha però regole molto severe: il titolare di una licenza televisiva, infatti, non può acquistarne un'altra e non può neppure acquisire una partecipazione superiore al 5 per cento in una società televisiva che operi nello stesso ambito territoriale. Il pericolo di concentrazioni, dunque, di fatto non esiste. Più complesso, ma certamente non meno efficace, è poi il sistema adottato dagli Stati Uniti.
In tutte le più avanzate democrazie si sono studiate soluzioni ad hoc per evitare la concentrazione di mezzi di informazione nelle mani di uno stesso soggetto, anche se in nessun Paese si sia verificato un caso analogo a quello italiano o forse proprio per questo.
In Italia, infatti, nonostante non si sia ancora approvata una legge seria ed efficace per disciplinare il conflitto di interessi (e qui le colpe vanno ugualmente distribuite tra centrodestra e centrosinistra e bisogna avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo) si è proceduto al contrario, pensando, con un vero e proprio blitz, di abolire il divieto di realizzare partecipazioni incrociate. Che, è bene ricordarlo, originariamente era previsto dalla legge che porta il nome dell'ex Ministro delle comunicazioni Maurizio Gasparri. Se il divieto non venisse ripristinato entro quindici giorni dunque, condanneremo il nostro Paese a fare molti passi indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione e ci allontaneremo sempre più dagli standard europei che pure dovrebbero guidare l'azione del Governo e del Parlamento.
Se poi anche da noi si riuscisse a restituire forza, rispetto e poteri effettivi alle Authority sarebbe più semplice difendere il pluralismo dell'informazione e altri valori fondamentali della nostra democrazia. E, soprattutto, si eviterebbe di scrivere leggi troppo dettagliate, contando in pieno nell'intervento caso per caso delle autorità di garanzia.
Una soluzione dinamica che in Italia è resa impraticabile dalle continue strumentalizzazioni pretestuose di buona parte delle decisioni delle Authority.
Nel discutere del divieto di partecipazioni incrociate si cita sempre l'esempio del Premier e delle sue aziende. Su questo punto, però, è necessario fare chiarezza. Non è solo la possibilità che Mediaset acquisisca il controllo di importanti quotidiani a costituire una minaccia per il pluralismo dell'informazione. La posizione di Sky e della sua proprietà, infatti, non è meno particolare, se non per il ruolo politico assunto ormai da quasi venti anni da Silvio Berlusconi.
L'esempio di Sky o di Telecom però è utile per sganciare il problema dall'attualità politica, consentendo così a tutti di affrontarlo con maggiore serenità. È evidente, infatti, che il pericolo di partecipazioni incrociate lesive del pluralismo dell'informazione, tanto centrale nell'Italia di oggi, potrebbe facilmente riguardare anche quella di domani. Così come l'approvazione di una seria legge sul conflitto di interessi non sarebbe funzionale solo a risolvere i problemi dei nostri giorni, ma anche a impedire che altre anomalie caratterizzino la vita politica dell'Italia del futuro. Oggi magari parliamo di Berlusconi e Murdoch, domani chissà, ma è nostro dovere di uomini politici e di legislatori pensare a norme che guardino al futuro. Tuttavia, per adesso l'emergenza è rappresentata dall'inaccettabile scadenza del 31 marzo, peraltro così vicina a importanti appuntamenti che riguardano le vicende giudiziarie del Premier. E dalla previsione che affida allo stesso Presidente del Consiglio il potere di disciplinare discrezionalmente il periodo di vigenza del divieto. Ad oggi non vedo soluzioni diverse dal decreto legge, che intervenendo in urgenza si concilia con i tempi strettissimi imposti dal calendario. Emanato e convertito Pag. 115il decreto, se il Governo come spero si deciderà a intervenire, la questione non dovrà però essere dimenticata. Solo quando sarà definitivamente colmato l'at- tuale vuoto normativo, al fine di garantire realmente il pluralismo dell'informazione ed evitare il rischio di pericolose concentrazioni di diversi mezzi di comunicazione, ebbene solo allora potremo tutti tirare un sospiro di sollievo per aver garantito un aspetto fondamentale della nostra democrazia.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLE MOZIONI NN. 1-00570, 1-00582 E ABB.

Mozioni nn. 1-00570, 1-00582 e abb. - Iniziative conseguenti alla crisi libica

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
Popolo della Libertà 1 ora e 2 minuti
Partito Democratico 58 minuti
Lega Nord Padania 29 minuti
Unione di Centro 25 minuti
Futuro e Libertà per l'Italia 24 minuti
Iniziativa Responsabile 23 minuti
Italia dei Valori 22 minuti
Misto: 16 minuti
Alleanza per l'Italia 6 minuti
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud 4 minuti
Liberal Democratici - MAIE 3 minuti
Minoranze linguistiche 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2008-A/R e abb. - em. 2.100 510 510 256 510 41 Appr.
2 Nom. em. 2.101 507 507 254 507 41 Appr.
3 Nom. em. 2.2 rif. 518 518 260 518 41 Appr.
4 Nom. em. 2.3 519 333 186 167 10 323 41 Resp.
5 Nom. em. 2.5 519 308 211 155 56 252 40 Resp.
6 Nom. em. 2.6 515 512 3 257 211 301 40 Resp.
7 Nom. em. 2.7 rif. 519 519 260 515 4 40 Appr.
8 Nom. articolo 2 515 515 258 515 40 Appr.
9 Nom. em. 3.100 524 524 263 524 36 Appr.
10 Nom. em. 3.4 523 335 188 168 27 308 36 Resp.
11 Nom. em. 3.6 530 522 8 262 206 316 36 Resp.
12 Nom. em. 3.7 524 520 4 261 260 260 36 Resp.
13 Nom. em. 3.13 531 358 173 180 99 259 36 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 3.16 534 533 1 267 271 262 35 Appr.
15 Nom. em. 3.53 rif. 530 528 2 265 527 1 34 Appr.
16 Nom. em. 3.18 rif. 535 534 1 268 534 34 Appr.
17 Nom. em. 3.22 rif. 534 533 1 267 533 34 Appr.
18 Nom. em. 3.29 533 530 3 266 213 317 34 Resp.
19 Nom. em. 3.31 532 530 2 266 268 262 34 Appr.
20 Nom. em. 3.34 535 377 158 189 110 267 32 Resp.
21 Nom. em. 3.101 539 535 4 268 534 1 33 Appr.
22 Nom. em. 3.35 540 341 199 171 75 266 32 Resp.
23 Nom. em. 3.60 541 538 3 270 216 322 32 Resp.
24 Nom. em. 3.38 540 537 3 269 28 509 31 Resp.
25 Nom. em. 3.61 542 541 1 271 255 286 31 Resp.
26 Nom. em. 3.41 542 540 2 271 22 518 31 Resp.
INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 3.44 540 538 2 270 22 516 31 Resp.
28 Nom. em. 3.59 rif. 540 540 271 535 5 31 Appr.
29 Nom. articolo 3 541 520 21 261 519 1 30 Appr.
30 Nom. articolo agg. 3.01 537 535 2 268 27 508 30 Resp.
31 Nom. em. 4.1 536 533 3 267 209 324 30 Resp.
32 Nom. em. 4.2 536 534 2 268 217 317 30 Resp.
33 Nom. em. 4.52 536 533 3 267 500 33 30 Appr.
34 Nom. em. 4.51 542 538 4 270 223 315 30 Resp.
35 Nom. em. 4.100 541 540 1 271 538 2 30 Appr.
36 Nom. articolo 4 538 510 28 256 510 30 Appr.
37 Nom. em. 5.1 518 310 208 156 310 30 Appr.
38 Nom. subem. 0.5.101.1 524 336 188 169 336 30 Appr.
39 Nom. em. 5.101 519 335 184 168 334 1 30 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. em. 5.2 rif. 528 525 3 263 521 4 30 Appr.
41 Nom. em. 5.100 519 335 184 168 335 30 Appr.
42 Nom. articolo 5 521 519 2 260 519 30 Appr.
43 Nom. em. 6.50 523 522 1 262 522 30 Appr.
44 Nom. articolo 6 520 520 261 520 30 Appr.
45 Nom. em. 7.100 526 526 264 526 30 Appr.
46 Nom. em. 7.301 527 527 264 527 30 Appr.
47 Nom. articolo 7 516 516 259 516 30 Appr.
48 Nom. Ddl 2008-A/R e abb. - voto finale 469 467 2 234 467 29 Appr.
49 Nom. Moz. Franceschini e a 1-580 n.f. 551 551 276 275 276 24 Resp.
50 Nom. Moz. Di Pietro 1-586 550 550 276 274 276 23 Resp.
51 Nom. Moz. Galletti e a 1-591 552 552 277 275 277 23 Resp.
52 Nom. Moz. Di Pietro e a 1-579 n.f. 501 268 233 135 264 4 22 Appr.
INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 60)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. Moz. Gentiloni Silveri e a 1-587 505 278 227 140 275 3 22 Appr.
54 Nom. Moz. Briguglio e a 1-588 rif. 510 330 180 166 279 51 22 Appr.
55 Nom. Moz. Rao e a 1-592 n.f. 510 323 187 162 319 4 22 Appr.
56 Nom. Moz. Landolfi, Sardelli e a 1-593 510 296 214 149 296 22 Appr.
57 Nom. Moz. Tabacci e a 1-597 rif. 503 341 162 171 320 21 22 Appr.
58 Nom. Moz. Franceschini e a 1-604 465 436 29 219 435 1 23 Appr.
59 Nom. Ris. Zamparutti e a 1-670 p. I 454 411 43 206 410 1 23 Appr.
60 Nom. Ris. Zamparutti e a 1-670 p. II 456 438 18 220 8 430 23 Resp.