XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 14 aprile 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009 ha introdotto un sistema di riconoscimento dei benefici dell'invalidità civile che richiede un rapporto collaborativo e fortemente sinergico tra Inps ed Asl, nell'ambito del quale l'interessato presenta in via telematica, direttamente o tramite l'assistenza di un ente di patronato o di un'associazione di categoria, la domanda di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, abbinata al certificato medico telematico inviato direttamente dal medico di fiducia;
dopo un breve periodo transitorio, a partire dal mese di aprile 2010, il flusso di presentazione delle nuove istanze telematiche è andato a regime ed allo stato attuale circa il 93 per cento delle domande risulta essere stato presentato in modalità telematica;
acquisita la domanda telematica, la commissione medica dell'Asl, integrata con il medico dell'Inps solo parzialmente ed in alcune realtà territoriali, convoca il cittadino a mezzo di apposita procedura Inps, effettua la visita entro 30 giorni dalla domanda, oppure entro 15 giorni per le patologie oncologiche o, in casi di maggiore gravità, redige il verbale sanitario e lo trasmette al centro medico legale dell'Inps, il quale procede alle operazioni di verifica attraverso un accertamento agli atti o mediante visita diretta;
la commissione medica superiore dell'Inps interviene nel procedimento per la verifica finale dei verbali. Tale intervento, che è indispensabile per assicurare l'omogeneità dei giudizi sanitari su tutto il territorio nazionale, prevede dei canali privilegiati per le malattie oncologiche e per le patologie di cui al decreto ministeriale 2 agosto 2007 e rende il verbale definitivo;
in relazione alla gestione della descritta fase dell'accertamento sanitario, si deve rilevare che l'utilizzo dell'applicazione informatica dell'Inps o in alternativa la realizzazione di cooperazioni applicative con i sistemi telematici delle Asl avviene in maniera parziale (solo per alcune parti dell'iter procedurale e con forti disomogeneità sul territorio nazionale); molte Asl, inoltre, utilizzano modalità differenziate, non standardizzate ed al di fuori delle applicazioni informatiche previste. Talché l'80 per cento dei verbali di accertamento delle Asl sono ancora cartacei, con una situazione che evidenzia, al 31 dicembre 2010, che, a fronte di 1.125.699 verbali redatti dalle commissioni mediche integrate, solo 296.945 verbali, pari al 26,4 per cento del totale, sono formati e trasmessi con modalità telematica;
la trasmissione da parte delle Asl di verbali cartacei comporta per l'Inps la necessità di attivare un successivo flusso procedurale di acquisizione degli stessi nella procedura informatica, e ciò al fine di trasformare le informazioni ricevute da cartacee in elettroniche;
l'indisponibilità di un flusso interamente telematico determina, evidentemente, difficoltà nel monitorare e nel definire tempestivamente le diverse sottofasi del procedimento di accertamento dei benefici;
a conclusione dell'iter sanitario, e qualora dallo stesso scaturisca il riconoscimento di provvidenze economiche, si avvia la fase amministrativa del procedimento che si completa con i prescritti controlli, anche reddituali, laddove previsti, e si conclude con la liquidazione della prestazione o, in caso contrario, con un provvedimento di rigetto;
tale fase, pur essendo integralmente di competenza dell'Inps ed interamente telematizzata, subisce, tuttavia,

tutte le conseguenze negative derivanti dalla scarsa fluidità della fase di accertamento sanitario di cui sopra, con rallentamenti e ritardi che si riflettono anche sulla fase di concessione e di liquidazione delle prestazioni economiche, esponendo l'Inps al pagamento di interessi legali sulle prestazioni liquidate in ritardo;
il programma straordinario di verifiche sugli invalidi nel 2010 ha previsto 100 mila controlli a campione, vale a dire che le persone con una pensione d'invalidità e/o assegno di accompagnamento sono state chiamate dall'Inps per una visita di controllo. Nel 2009, il piano di accertamenti ha riguardato ben 200 mila persone. Quest'anno toccherà 250 mila soggetti e altrettanti nel 2012. Alla fine, in 4 anni, l'Inps avrà controllato 800 mila pensionati d'invalidità, su un totale di quasi 2,9 milioni;
nel 2010 l'Inps ha revocato il 23 per cento delle pensioni d'invalidità civile controllate, quasi una su quattro. Nel 2009 quelle cancellate erano state l'11 per cento. Il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, Antonio Mastrapasqua, ha affermato che il forte aumento è dovuto «all'affinamento del campione che si va a controllare, considerato che le indagini sono state concentrate nelle aree sensibili, nelle zone del Paese che già avevano evidenziato i maggiori tassi di revoche, che poi sono le stesse dalle quali di solito arriva il più alto numero di domande di pensione d'invalidità»;
purtroppo, in certe zone le pensioni d'invalidità (260,27 euro al mese per tredici mensilità) e l'indennità di accompagnamento (487,39 euro al mese per dodici mensilità) svolgono una funzione di ammortizzatore sociale e di scambio clientelare. In base alle prime elaborazioni dell'Inps sulle verifiche 2010 (circa la metà delle pratiche non sono state chiuse) in testa alla classifica delle regioni con il più alto tasso di revoca delle prestazioni ci sono la Sardegna (53 per cento), l'Umbria (47 per cento), la Campania (43 per cento), la Sicilia (42 per cento) e la Calabria (35 per cento);
è necessario, tuttavia, evidenziare che ci sono patologie suscettibili di miglioramento, ma anche situazioni certificate all'origine con superficialità, a fronte di situazioni diametralmente opposte in cui le lesioni degenerative sono progressive nel tempo. È doveroso, pertanto, nel corso delle verifiche avere ogni cautela possibile atta a consentire il pieno rispetto delle effettive situazioni di invalidità,


impegna il Governo:


ad assumere ogni utile iniziativa tesa a promuovere la stipula di apposite convenzioni tra le regioni e l'Inps aventi ad oggetto l'affidamento a quest'ultimo degli adempimenti in materia di accertamento sanitario dell'invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, vericando in tale sede la possibilità di una effettiva maggiore collaborazione da parte delle aziende sanitarie locali;

ad intraprendere tempestivamente ogni utile iniziativa in grado di ovviare alle gravi problematiche derivanti dal malcostume dei «falsi invalidi» impedendo che i «veri» malati debbano subire l'umiliazione di dimostrare il loro stato di reale ed evidente malattia.
(1-00620)
«Poli, Galletti, Binetti, De Poli, Nunzio Francesco Testa, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Libè, Ruggeri, Delfino, Compagnon, Capitanio Santolini, Naro, Ciccanti, Volontè, Occhiuto».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
in un complesso storico di pregio ubicato nel cuore della città di Orvieto, ha sede dal 1996 il centro addestrativo di specializzazione della Guardia di finanza;
all'atto della consegna alla Guardia di finanza del compendio immobiliare

comprendente la caserma Monte Grappa, non erano tuttavia comprese 12 unità abitative, che rimasero in uso al Ministero della difesa per le necessità relative al IIIo reggimento guardie avente sede presso la separata caserma «Piave»;
le suddette unità abitative, a partire dal 1998, sono state abitate in minima parte (3 alloggi su 12), da personale dell'Esercito;
una volta completato lo scioglimento del IIIo reggimento guardie al cui servizio erano rimasti gli alloggi di servizio, è stata più volte reiterata senza successo dal comando generale della Guardia di finanza - a partire dal 2003 - la richiesta di acquisire la porzione immobiliare al restante complesso;
il mancato accoglimento di tali richieste risulta essere motivato sulla base della conferma da parte delle competenti Autorità militari della necessità di continuare a disporre della palazzina in questione per le esigenze abitative delle Forze armate in Orvieto;
tali motivazioni appaiono tuttavia essere venute meno, dal momento che risulta essere maturata la volontà del Ministero della difesa di provvedere con l'Agenzia del territorio al frazionamento dell'unica particella catastale della caserma Monte Grappa, al fine di procedere all'alienazione degli alloggi che insistono nel medesimo complesso immobiliare, con ciò rendendo palese che tali alloggi non sono più considerati necessari per le esigenze delle strutture operative dell'Esercito operanti in Orvieto, che peraltro non sono più attive;
per l'eventuale alienazione non può comunque trovare applicazione la procedura di cartolarizzazione di cui all'articolo 306 del codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010), in quanto essa è inapplicabile per alloggi di servizio del Ministero della difesa «realizzati su aree ubicate all'interno di basi, impianti, installazioni militari o posti al loro diretto e funzionale servizio»;
va segnalata l'esigenza di favorire l'acquisizione degli alloggi da parte del centro addestrativo di specializzazione della Guardia di finanza,


impegna il Governo


ad assumere le opportune iniziative per assicurare al Comando generale della Guardia di finanza la disponibilità della palazzina ex Esercito rientrante nel compendio immobiliare della caserma Monte Grappa di cui in premessa.
(7-00571)
«Luciano Rossi, Ceroni, Cicu, Garofalo, Palmieri, Gidoni, Giulio Marini, Barbieri, Pizzolante, Mazzuca, Moles, Holzmann, Mazzoni, Speciale, Del Tenno, Marinello, Osvaldo Napoli, Cesaro, Trappolino».

La VI Commissione,
premesso che:
dopo l'ultima impennata dei prezzi dei carburanti, «seguita» agli eventi che interessano il Nord Africa, è da veri irresponsabili continuare a non intervenire sulla questione dei carburanti;
l'aumento dei costi dei carburanti, infatti, anche per la particolare struttura della logistica del nostro Paese, incide poi notevolmente sui prezzi di quasi tutti i beni contribuendo ad una ripresa dell'inflazione, fenomeno che preoccupa di nuovo dopo anni di contenimento dell'aumento del costo della vita;
come rilevato dalle associazioni dei consumatori, Federconsumatori e Adusbef, oltre ai guadagni «extra» percepiti dalla filiera petrolifera e pagati dagli automobilisti, pari a 6-7 centesimi al litro, vi è un altro soggetto che lucra in misura notevole: lo Stato;
infatti, oltre la metà del prezzo dei carburanti è determinata dalle esorbitanti accise e dall'IVA cui sono soggetti. Dalla guerra d'Etiopia del 1935 alla crisi di Suez

del 1956 al conflitto nel Libano del 1983, ogni occasione è stata buona per aumentare le accise sui carburanti senza che si avvertisse la necessità di revocare i rialzi al termine dell'emergenza;
l'Italia è uno dei Paesi europei dove la benzina è più cara (ci precedono Olanda e Portogallo) e detiene il record assoluto per il gasolio. Buona parte del costo è data dalle imposte che gravano sul pieno. L'accisa di fabbricazione (si chiama così l'imposta statale) sulla benzina vale il 50 per cento, del costo. A questa bisogna aggiungere l'IVA del 20 per cento che si applica alla somma del prezzo industriale e dell'accisa. Una sorta di tassa sulla tassa. E poi c'è il prezzo industriale al litro (cioè quel che costa produrlo concretamente) e che vale circa il 30 per cento del prezzo finale. E nel pieno degli italiani grava di 4 centesimi in più rispetto alla media europea, (in Francia e in Germania il prelievo fiscale è addirittura più alto... eppure la benzina alla pompa costa meno);
nel territorio italiano, sull'acquisto dei carburanti gravano un insieme di accise, istituite nel corso degli anni allo scopo di finanziare diverse emergenze;
alcune di esse, però, risultano talmente anacronistiche (la meno recente prevede tuttora il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935) da suscitare non poche polemiche a riguardo;
l'elenco completo (al quale va aggiunto quanto previsto sia dall'articolo 2-quater della legge n. 10 del 2011 - cosiddetta «tassa sulle calamità», che dagli articoli 1 e 2 del decreto legge n. 34 del 2011 per finanziare la cultura) comprende le seguenti accise:
a) 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935;
b) 14 lire per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
c) 10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
d) 10 lire per il finanziamento dell'alluvione di Firenze del 1966;
e) 10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
f) 99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
g) 75 lire per il finanziamento del terremoto dell'Irpinia del 1980;
h) 205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
i) 22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
l) 39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
il meccanismo dei rincari e delle oscillazioni di prezzo è abbastanza complesso e le variabili sono tante. Prime fra tutte, le oscillazioni del cambio del dollaro, le quotazioni del greggio, il costo del prodotto finito, la quantità di scorte e l'oscillazione della domanda e dell'offerta. A questo si deve aggiungere l'interesse delle compagnie a mantenere alto, anche quando potrebbe scendere maggiormente, il prezzo del carburante e non farsi una vera concorrenza sui prezzi. Facciamo un esempio: 1 centesimo di variazione sul prezzo della benzina comporta, per i petrolieri, un maggiore o minore introito quantificabile in 172 milioni di euro; è facile capire che questa sia un'inerzia estremamente redditizia. Ora, che il prezzo della benzina è stato liberalizzato, il governo non ha strumenti per intervenire, ma può pretendere dagli operatori una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori. Sempre vigile invece è l'autorità antitrust che interviene nel caso rilevi azioni collusive da parte delle compagnie petrolifere per mantenere artificiosamente alto il prezzo dei carburanti;
una caratteristica tutta italiana che incide sul costo dei carburanti è data dalla rete di distribuzione, con oltre 22.000 punti vendita disseminati sulle nostre strade, (mentre ce ne sono 15.000 in Germania, 14.000 in Francia, 10.000 i Gran Bretagna) con un basso erogato medio e una carenza di moderni impianti self-service dove i margini di guadagno del

gestore derivano anche (e soprattutto) dai prodotti diversi dai carburanti. In Italia la percentuale di questi self-service è del 18 per cento contro il 99 per cento in Francia e il 96 per cento della Gran Bretagna;
rispetto allo scorso marzo, l'IVA (che è una tassa mobile al 20 per cento) è aumentata per la benzina di 4 centesimi al litro e per il gasolio di 4 centesimi al litro;
se si applicano gli aumenti dell'IVA appena citati ai miliardi di litri erogati, emerge che l'Erario, potrà avere maggiori entrate: per la benzina pari a 52 milioni di euro al mese e, per il gasolio, pari a 99 milioni di euro al mese. Lo Stato, quindi, potrebbe percepire complessivamente 151 milioni di euro al mese, pari a 1 miliardo e 812 milioni di euro in un anno;
con legge 26 febbraio 2011, n. 10 il legislatore è intervenuto sulla norma istitutiva del servizio nazionale della protezione civile (legge n. 225 del 1992). L'articolo 2-quater della suindicata legge ha introdotto (tra gli altri) dopo il comma 5-ter dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, i commi 5-quater e 5-quinquies. Il comma 5-quater ha previsto che il presidente della regione colpita da calamità naturali, per la quale sia già stato deliberato lo stato di emergenza, è tenuto a far fronte all'emergenza mediante risorse da reperire nel bilancio della regione;
qualora il bilancio della regione non sia sufficiente a coprire le relative spese, il medesimo presidente è autorizzato a deliberare aumenti, sino al limite massimo consentito dalla legislazione vigente, dei tributi, delle addizionali, delle aliquote ovvero delle maggiorazioni di aliquote attribuite alla regione, nonché ad elevare ulteriormente la misura dell'imposta regionale sulla benzina per autotrazione fino ad un massimo di 5 centesimi per litro;
il comma 5-quinquies stabilisce che qualora le misure previste dal suindicato comma 5-quater non siano sufficienti per far fronte alle emergenze, la Regione è autorizzata a far ricorso al Fondo nazionale di protezione civile, avendo, però, in questo caso altresì l'obbligo di reintegrare il medesimo fondo in pari misura con le maggiori entrate derivanti dall'aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina, sulla benzina senza piombo e sul gasolio usato come carburante;
le regioni, di fatto, già utilizzano tutte le maggiori entrate che derivano dagli aumenti dei tributi e delle addizionali (aumentate quasi sempre sino al limite massimo consentito dalla legislazione vigente). In caso di calamità naturali, in realtà, sarebbero costrette a reperire i fondi necessari per far fronte all'emergenza attraverso un ulteriore aumento dell'aliquota dell'accisa sulla benzina. E tale aumento andrà inevitabilmente a sommarsi alla già esistente imposta regionale sulla benzina per autotrazione (decreto legislativo 21 dicembre 1990, n. 398, articolo 17, primo comma) ed, altresì, agli ulteriori aumenti delle accise sul carburante approvati dal Governo per reperire le risorse necessaria al finanziamento del Fondo unico per lo spettacolo;
di recente, infatti, ad aggravare la situazione, pesa anche la decisione del Governo di finanziare la cultura con il decreto-legge n. 34 del 2011 (articoli 1 e 2) con l'aumento delle aliquote delle accise sui carburanti la soppressione dell'aumento di un euro dei biglietti del cinema per finanziare il credito d'imposta per il cinema stesso, maggiori risorse per il Fondo unico dello spettacolo (FUS), e finanziamenti per il restauro dell'area archeologica di Pompei;
un'accisa di 2 centesimi che comporterà un aggravio medio di spesa di 20 euro l'anno a veicolo. Lo calcola l'Adiconsum, con un calcolo neppure troppo complicato: «Mediamente - afferma l'associazione - ogni veicolo percorre 15.000 km con un consumo di circa 1.000 litri di carburante. Un aumento delle accise di 1-2 centesimi al litro significa maggiori tasse da 10 a 20 euro a veicolo su base

annua». Secondo l'Adiconsum, «se prendiamo poi in considerazione il fatto che dallo scorso anno l'aumento intervenuto sui carburanti è stato di circa 25 centesimi al litro (quasi il 20 per cento), per ogni veicolo la maggiore spesa è stata di 250 euro su base annua, di cui metà andate ai petrolieri e metà allo Stato»;
l'aumento di « 1-2 centesimi» della tassazione della benzina riguarda la componente di accisa, la quale va ad aggiungersi al prezzo industriale, e su questa somma si calcola l'Iva per arrivare al prezzo alla pompa. Significa che l'aggravio di tassazione - e il guadagno d'entrata per lo Stato - non è di « 1-2 centesimi»;
a titolo di esempio, i valori medi dello scorso febbraio secondo il Ministero davano il prezzo industriale della benzina a 660,69 centesimi di euro e l'accisa a 564,00 centesimi; sulla somma si commisurava l'Iva al 20 per cento per un importo di 244,84, per arrivare a un prezzo finale di 1469,63 centesimi;
due centesimi in più di accisa portano a un prezzo finale di 1472,03 centesimi, con un'entrata extra per le casse dello Stato di 2,4 centesimi per litro. Il banale calcolo è a parità di prezzo industriale. Ma vale forse la pena notare che quando il prezzo del petrolio oscilla - più velocemente in ascesa che in riduzione, come l'esperienza insegna - si mette in moto l'effetto amplificatorio dell'Iva che ora si commisura su una base, anche se di poco, più ampia;
per non parlare del fatto che il rincaro della benzina peserà inevitabilmente sull'inflazione e va esattamente nella direzione opposta alla proclamata esigenza di ridurre le tasse per rilanciare i consumi;
non si può rinviare oltre l'avvio delle misure necessarie per contrastare questi incredibili aumenti, a partire dal fondamentale intervento sulla tassazione, riportandola immediatamente ai livelli dello scorso anno e, contestualmente, disponendo la realizzazione della cosiddetta «accisa mobile», che contribuirebbe ad un calmieramento del costo dei carburanti;
in sostanza, il Governo dovrebbe decidere di bloccare l'aumento delle entrate fiscali derivanti in modo automatico dall'aumento del prezzo dei prodotti petroliferi, salvaguardando l'IVA che è imposta europea. Lo Stato non diminuirebbe le entrate per questo ma le fermerebbe al livello scelto, evitando solo di moltiplicare gli aumenti dei prodotti petroliferi per effetto delle imposte;
infatti, le imposte sui prodotti petroliferi moltiplicano gli aumenti subiti dai prezzi. Il Governo decidendo di rinunciare alle maggiori entrate derivanti da questo meccanismo automatico sceglierebbe una politica economica di contenimento dell'inflazione che per l'Italia nell'attuale situazione sarebbe un'autentica iattura. Se l'inflazione riprendesse a correre in Italia ci sarebbero anzitutto conseguenze sulle condizioni di vita della parte più debole dei cittadini e sul debito pubblico, il cui costo aumenterà per effetto dell'aumento del costo del denaro;
sui prezzi dei prodotti petroliferi si potrebbe adottare una strategia di contenimento prevedendo che gli aumenti possano essere decisi solo dopo un certo lasso di tempo e che in ogni caso sui prodotti petroliferi, che come il resto dell'energia hanno un carattere strategico, si potrebbe introdurre se non un'amministrazione dei prezzi almeno una loro sorveglianza;
è urgente anche avviare l'applicazione dei punti definiti nel protocollo con la filiera petrolifera: commissione istituzionale sulla doppia velocità dei prezzi dei carburanti, apertura della vendita attraverso la grande distribuzione e blocco settimanale degli aumenti;
l'articolo 1, comma 290, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (modificato dall'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 6 agosto 2008, n. 133) stabilisce che, con decreto adottato dal Ministero

dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, le misure delle aliquote di accisa sui prodotti energetici usati come carburanti ovvero come combustibili per riscaldamento per usi civili sono ridotte al fine di compensare le maggiori entrate dell'imposta sul valore aggiunto derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale, espresso in euro, del petrolio greggio;
l'articolo 1, comma 291, della legge n. 244 del 2007, stabilisce le condizioni necessarie per l'adozione del decreto di cui al comma 290: il decreto di cui al comma 290 può essere adottato, con cadenza trimestrale, se il prezzo di cui al medesimo comma aumenta in misura pari o superiore, sulla media del periodo, a due punti percentuali rispetto esclusivamente (espressione inserita dall'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, già citato) al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nel Documento di programmazione economico-finanziaria (ora, Documento di economia e finanza, DEF);
il Ministro dell'economia e delle finanze, già con proprio decreto del 7 marzo 2008, in applicazione di quanto previsto dai commi 290-294 citati, ha a suo tempo ridotto le aliquote di accisa di cui all'articolo 21 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, approvato con il decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni;
dopo di allora, malgrado le modifiche del decreto-legge n. 112 del 2008 che rendevano tale intervento obbligatorio, nessun decreto ministeriale in proposito è stato emanato,


impegna il Governo


a procedere con la massima sollecitudine all'adozione del decreto di riduzione dell'accisa sui carburanti in attuazione delle disposizioni previste dall'articolo 1, commi da 290 a 294, della legge 24 dicembre 2007, n. 244.
(7-00568)
«Messina, Aniello Formisano, Borghesi, Cimadoro, Barbato, Cambursano, Monai».

La VII Commissione,
premesso che:
in data 6 aprile 2011 durante una partita dei playoff del campionato di pallacanestro di serie A femminile disputata a Casnate, in provincia di Como, tra la Pool Comense e la Geas Sesto San Giovanni, la giocatrice italiana di colore Abiola Wabara della Geas, di origini nigeriane, è stata vittima di ripetuti insulti razzisti e di sputi ad opera di un gruppetto di circa quindici persone, che non sarebbero tifosi abituali della Pool Comense;
la denuncia dell'accaduto è stata fatta dalla Geas Sesto San Giovanni sul proprio sito web suscitando indignazione e grande clamore;
nonostante la gravità dell'episodio la partita non è stata sospesa e nessun richiamo è stato rivolto ai contestatori che, anche dopo la conclusione della gara, hanno continuato indisturbati ad insultare pesantemente la giovane giocatrice Abiola Wabara. Inoltre, gli arbitri non avrebbero neanche riportato l'accaduto nel referto di gara;
in considerazione della gravità della vicenda sopra descritta, la partita andava immediatamente sospesa e, quantomeno, il grave episodio doveva essere menzionato dagli arbitri nel referto di gara;
la vicenda che ha visto coinvolta la giocatrice Abiola Wabara rappresenta un fatto di grave razzismo e inciviltà che rischia di ledere l'intero mondo della pallacanestro nazionale che da sempre è caratterizzato dalla multi-razzialità e da lealtà sportiva,


impegna il Governo:


effettuate le verifiche del caso, ad intervenire prontamente con le più opportune

iniziative volte a scongiurare il ripetersi di episodi di razzismo nelle competizioni sportive simili a quello descritto in premessa.
(7-00570)
«Frassinetti, Muro, Aprea, Ghizzoni, Rivolta, Barbieri, Granata, Capitanio Santolini, Goisis».

La XI Commissione,
premesso che:
la XI Commissione della Camera, il 30 marzo 2011, ha svolto l'audizione informale di rappresentanti di organizzazioni sindacali di categoria su vicende occupazionali riguardanti il settore metalmeccanico e chimico sul territorio nazionale;
nel corso della citata audizione informale, la Commissione ha potuto acquisire un importante quadro della situazione di crisi esistente, con particolare riferimento ai profili occupazionali dei settori coinvolti;
in questo contesto, sono stati affrontati - con specifica attenzione - i temi riguardanti la crisi occupazionale della società ex Eutelia-Agile servizi e del cosiddetto «polo chimico» di Terni, oggetto di costante monitoraggio e di negoziato nei tavoli di confronto attivati dal Governo e, in particolare, dal Ministero dello sviluppo economico;
le vicende contemplate nell'audizione informale di cui sopra, pur nella loro diversità, hanno posto in primo piano l'esigenza che il sistema Paese, anche con l'utilizzo dei necessari strumenti di sostegno al reddito e di protezione sociale, sia presente in settori fortemente innovativi e strategici per l'economia e la tenuta occupazionale;
appare pertanto essenziale che le istituzioni nazionali - anche in collaborazione con quelle locali - proseguano, per quanto di propria competenza, nell'impegno di creare le condizioni per la salvaguardia dei livelli di occupazione e per la valorizzazione dei lavoratori interessati, spesso dotati di una significativa esperienza tecnica e professionale,


impegna il Governo:


a sviluppare ogni ulteriore opportuna iniziativa finalizzata a risolvere le situazioni di crisi occupazionale di cui in premessa, con il pieno coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali, in un contesto che rilanci, con interventi nei territori interessati, la valenza strategica ed innovativa del settore chimico e metalmeccanico;
a valutare le proposte di piano industriale presentato dalle rappresentanze sindacali unitarie della società ex Eutelia-Agile, come elemento utile nell'affrontare i problemi attuali delle due società in amministrazione straordinaria, tenuto conto anche delle attività svolte e della loro importanza per l'ammodernamento infrastrutturale e l'innovazione tecnologica del Paese;
a valutare l'opportunità di attivare, nelle more della definizione delle più opportune strategie di politica industriale, eventuali, ulteriori, interventi di protezione sociale, che consentano di sostenere nel frattempo il reddito dei lavoratori coinvolti.
(7-00569)
«Antonino Foti, Fedriga, Damiano, Poli, Mottola».

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2011

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
ad onta della interpretazione costantemente avanzata dalla sinistra, che l'immigrazione costituisca in ogni caso un «valore» o una «risorsa» e come tale arricchisca il Paese, dalla mera lettura della «Direttiva generale» del 2010 del Viminale e dei documenti del bilancio dello Stato, e senza tener conto delle risorse per la sicurezza e l'integrazione accantonate nei bilanci regionali, e comunali, risulta che il costo annuale di gestione di flussi migratori, ovvero controllo delle frontiere, identificazione dei clandestini, espulsione, eventuali politiche di integrazione per coloro che sono in regola, ammonta annualmente a 460 milioni di euro;
si registrano peraltro fenomeni di sottodotazione come accade ad esempio al fondo destinato all'accompagnamento tramite vettore aereo del clandestino nel proprio Paese, che si esaurisce rapidamente, impedendo di fatto il rimpatrio di gran parte di coloro per i quali la misura è stata predisposta; si registrano casi di spreco obbligato di risorse, in quanto, a causa della normativa comunitaria, il clandestino trattenuto nei CIE - centri di identificazione ed espulsione -, non può essere trattenuto per più di sei mesi, decorsi i quali, se non si è riusciti ad identificarlo, deve essere lasciato libero di circolare sul territorio nazionale;
ogni immigrato clandestino ospitato nei CIE, attualmente presenti sul territorio, costa allo Stato italiano circa 45 euro al giorno, comprensivi di vitto, alloggio, assistenza sanitaria; ogni clandestino rimane mediamente nei CIE per l'identificazione 150 giorni e costa all'Italia circa 7mila euro; la gestione completa di un immigrato irregolare, dal fermo fino all'espulsione effettiva è valutabile in 10mila euro, tenendo conto delle spese per il volo di rientro e la scorta degli agenti impiegati nei rimpatri. La sola pratica legale si aggira intorno ai 650 euro; ogni clandestino costa allo Stato italiano oltre il doppio della spesa per l'istruzione di un bambino della scuola elementare, che non supera di molto i 4mila euro annui;
per quanto riguarda la spesa sanitaria, che non è registrata a bilancio, da una stima ricavata dai dati delle singole Asl l'assistenza agli stranieri irregolari costerebbe al sistema sanitario nazionale circa 250 milioni di euro l'anno;
con il Trattato di amicizia partenariato e cooperazione tra Italia e Libia, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008 e approvato con legge n. 7 del 18 febbraio 2009, praticamente all'unanimità da questo stesso Parlamento, si è stabilita la collaborazione tra i due Paesi nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina, promuovendo la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche; nei due anni trascorsi dalla sua approvazione il Trattato ha registrato ottimi risultati, letteralmente azzerando i flussi immigratori clandestini attraverso il Mar Mediterraneo; La cooperazione e l'amicizia della Libia per il rimpatrio immediato dei barconi diretti in Italia è stata ottenuta in cambio di un' offerta di 177 milioni di euro l'anno, per un totale di 5 miliardi di dollari in 20 anni, per nuove infrastrutture. L'Italia si è impegnata inoltre a sostenere il 50 per cento dei costi di pattugliamento, con mezzi tecnici e uomini;
a febbraio, di fronte ai primi segnali dalla Tunisia che indicavano la fuga di migliaia di giovani verso Lampedusa, il Governo ha previsto una spesa straordinaria del Ministero dell'interno di circa 6 milioni di euro, più 15,1 milione per il lavoro della Croce Rossa e per l'invio in Sicilia di 200 militari, oltre a 1 milione di euro affidato alla gestione del commissario straordinario;
per l'emergenza profughi che si sta delineando in questi giorni dalla Libia, sono stati già ulteriormente stanziati oltre 20 milioni; il numero dei profughi è attualmente valutato in 50.000 (cifra presumibilmente per difetto), con un costo di 2,5 milioni di euro al giorno: un costo insostenibile per il governo italiano per un periodo troppo prolungato;
il Ministro dell'interno Roberto Maroni sta chiedendo con insistenza all'Europa di distribuire tra tutti i Paesi dell'Unione profughi che chiedono asilo appena sbarcati; i suoi lodevoli tentativi sono stati sinora senza costrutto; ad oggi i fondi offerti dall'Unione Europea all'Italia per l'intero anno al capitolo rimpatri e profughi, ammontano rispettivamente a 12 milioni e 3 milioni e 300mila euro, cioè meno di quanto l'Italia ha stanziato per la primissima emergenza -:
se non ritengano opportuno:
a) adottare con urgenza ogni utile iniziativa in sede di unione europea, al fine di imputare le spese sostenute per l'emergenza profughi ed immigrazione clandestina a decorrere dal gennaio 2011 come oneri spettanti all'Unione europea, prevedendo la possibilità di scomputare le somme necessarie, salvo la quota a carico dell'Italia, direttamente dalle risorse economiche che annualmente l'Italia trasferisce al bilancio comunitario;
b) adottare le iniziative di competenza per introdurre una specifica voce di classificazione nei bilanci degli enti territoriali e degli altri enti pubblici, a cominciare dalle ASL, che individui le spese sostenute a qualsiasi titolo per l'immigrazione (con suddivisione tra immigrazione legale e clandestina), al fine di individuare con precisione gli oneri sostenuti annualmente dal sistema Italia per il mantenimento di questa (presunta) risorsa;
c) in considerazione delle polemiche, sia interne che internazionali, sollevate contro l'attuale Governo in relazione al mancato sostegno alle etnie Rom e Sinti, ad adottare le iniziative di competenza per l'attuazione dell'ordine del giorno 9/1366/59 Marinello, accolto il 16 luglio 2008 che impegnava il Governo ad introdurre in sede di contabilità pubblica, nazionale, ma soprattutto locale, una apposita voce di classificazione tramite la quale individuare i costi complessivi connessi alla gestione degli interventi assistenziali e di sostegno a favore delle suddette etnie.
(2-01053) «Carlucci, Vella, Aprea, Centemero, Tommaso Foti, Ghiglia, Marinello, Germanà, Iannarilli, Berardi, Luciano Rossi, Ceroni, Marsilio, Palmieri, Minardo, Barba, Murgia, Del Tenno, Milanese, Leo, Botta, Speciale, Mazzoni, Holzmann, Giulio Marini, Cicu, Paroli, Romele, Scalera, Garagnani».

Interrogazioni a risposta scritta:

SBROLLINI e RUBINATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi economica ha colpito anche il comparto editoria, già da tempo in sofferenza

per la contrazione dei livelli di lettura e della raccolta pubblicitaria;
con questa premessa la dirigenza de Il Gazzettino ha da prima ipotizzato di chiudere le redazioni locali di Vicenza e di Bassano del Grappa (Vicenza), per poi attuare una serie di contrazioni sulle retribuzioni dei collaboratori impiegati nelle diverse province venete;
Il Gazzettino è presente e costituisce punto di riferimento per una parte importante e consistente della popolazione del Veneto fin dalla fondazione del quotidiano del Veneto avvenuta nel 1887: sono 124 anni di storia e di informazione che hanno fatto del Gazzettino per il territorio Veneto una voce autorevole, accreditata e - nei decenni o in singole aree, come quella del Bassanese - quella prevalente;
tutto questo «patrimonio» di lavoratori e di lavoratrici, vede di punto in bianco ridotto in modo drastico il «salario» con le chiare conseguenze di instabilità e con ricadute negative in tempi difficili nella normale gestione della vita personale. Consapevoli del momento difficile gli stessi lavoratori hanno nel tempo sempre voluto mantenere un rapporto di dialogo con l'editore per trovare di volta in volta accordi e soluzioni tesi a salvaguardare l'occupazione -:
se il Governo stia monitorando il settore dell'editoria con l'obiettivo di salvaguardare e mantenere livelli occupazionali e di retribuzione adeguati come sancito dall'articolo 36 della Costituzione, in base al quale il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
(4-11599)

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 6 maggio 2010 il firmatario del presente atto ha presentato una interrogazione concernente i disservizi postali verificatesi continuativamente nel comune di Solza, in provincia di Bergamo;
in data 21 ottobre 2010 il Ministro interrogato rispondeva che era stato applicato al servizio in questione personale di ruolo e ciò aveva «favorito una progressiva normalizzazione del servizio» stesso;
il Ministro si impegnava comunque a far effettuare monitoraggi e sopralluoghi al fine di garantire «un servizio sempre efficiente e di qualità»;
il malfunzionamento del servizio prosegue tuttora, con lettere e corrispondenza bancaria mai recapitate, riviste andate perse, bollette ricevute dopo la scadenza;
l'assessore del comune di Solza ha pubblicamente dichiarato in questi giorni agli organi di stampa che «dalla fine dello scorso anno tanti cittadini si sono rivolti agli sportelli postali per denunciare il mancato recapito di materiale postale e alcune famiglie sono rimaste senza luce o gas per mancato recapito della bolletta»;
recentemente un cittadino di Solza, Simone Biffi, ha montato uno stand nella piazza del paese e raccolto in sole 4 ore 150 moduli di reclamo, sottoscritti da cittadini che attendono una risposta definitiva ad un problema che si trascina ormai da troppo tempo -:
quali iniziative intendano assumere, con urgenza, per garantire il normale espletamento del servizio postale nell'ambito del comune di Solza;
quali provvedimenti si intendano assumere nei confronti dei responsabili del disservizio in questione, divenuto ormai intollerabile e insostenibile.
(4-11608)

MARTELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle intervenute disposizioni legislative in materia di finanza pubblica

contenute nel decreto-legge n. 78 del 2010, convertito dalla legge n. 122 del 2010, che impongono alle regioni forti tagli della spesa pubblica, il consiglio regionale del Veneto in data 3 marzo 2011 ha approvato la legge finanziaria regionale per l'esercizio 2011, con cui i finanziamenti regionali al trasporto pubblico locale sono stati ridotti nella misura del 11,4 per cento rispetto ai trasferimenti del 2010;
si tratta di tagli assolutamente insostenibili per le aziende e per l'utenza;
l'accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010 prevede il finanziamento da parte del governo di 425.000.000 euro destinati al trasporto pubblico locale;
il Veneto è la terzultima regione italiana per il finanziamento costo/chilometro. Al tempo stesso, ha le aziende con il maggior rapporto costo/ricavo. Ne consegue l'impossibilità di effettuare recuperi con razionalizzazioni;
i recuperi sono possibili solo con tagli sui chilometri percorsi e le ricadute per la riduzione dei servizi peseranno interamente sugli utenti, specialmente sulle fasce deboli, nonché sui lavoratori delle aziende interessate -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché si applichi correttamente quanto concordato nella Conferenza Stato-regioni e affinché vengano reintegrati i trasferimenti delle risorse in un settore così delicato ed importantissimo per la vita delle famiglie.
(4-11618)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RENATO FARINA, DI CENTA e MUSSOLINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Costa d'Avorio è stata travolta negli ultimi mesi da un conflitto armato. L'11 aprile 2011 il presidente uscente Laurent Gbagbo è stato arrestato insieme alla moglie Simone e al suo posto si è insediato Alassane Ouattara, proclamato vincitore dalla Commissione ivoriana di controllo e successivamente da vari organismi internazionali tra i quali l'Onu, nonostante l'opposto parere del consiglio costituzionale;
le milizie mercenarie di Ouattara (forze rivoluzionarie della Costa d'Avorio FRCI) discese dal Nord del Paese a prevalenza musulmana hanno raggiunto il loro scopo grazie al ruolo giocato dalle forze Onu e soprattutto francesi;
fonti concordi riferiscono che da domenica 3 aprile le forze della missione Onuci e gli elicotteri francesi hanno aperto il fuoco non solo contro la residenza di Gbagbo, preparando l'assalto delle FRCI, ma hanno seminato stragi tra i civili, ed è stato fatto il numero di 2800 morti;
«Sono gli elicotteri dell'Onuci che hanno cominciato a bombardare, poi la Francia, come ci è stato chiesto, è giunta in sostegno», ha dichiarato il Ministro degli affari esteri francese, Alain Juppé;
sono state ritrovate fosse comuni lungo la strada percorsa dagli uomini armati di Ouattara, in molte missioni cattoliche hanno trovato rifugio migliaia di cittadini tra cui vecchi, donne e bambini;
Le Monde, nella sua edizione del 13 aprile 2011, domanda una commissione d'inchiesta internazionale sul disastro umanitario e sulle morti civili durante gli scontri delle ultime settimane -:
se i fatti sopra menzionati trovino riscontro nelle informazioni a disposizione del Governo;
quale sia stato l'atteggiamento del Governo italiano dinanzi alla crisi ivoriana;
come giudichi il Governo i bombardamenti ammessi dallo stesso Governo

francese e se le truppe sotto l'egida dell'Onu siano state ossequienti rispetto al mandato;
se non ritenga di sostenere nelle sedi opportune la necessità di un'inchiesta internazionale anche per verificare se non ci siano state uccisioni o discriminazioni di qualsiasi genere in base all'appartenenza etnica e religiosa.
(5-04619)

RENATO FARINA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è notorio che la Libia è stata ed è terra di passaggio e talvolta di prigionia per masse di profughi provenienti da Eritrea, Etiopia e dalle terre senza Stato del Corno d'Africa;
la rivolta prima e l'intervento poi dei volonterosi secondo la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'Onu hanno spinto molti di questi profughi a cercare la via della salvezza imbarcandosi verso l'Europa;
Dom Mussie, prete cattolico eritreo, già audito dal Comitato diritti umani presso la III Commissione, presidente dell'Agenzia Habeshia per la cooperazione allo sviluppo, testimonia quanto segue: «Il gommone era partito da Tripoli il 25 marzo con 72 persone, successivamente se ne sono perse le tracce dal 26 marzo, tardo pomeriggio. I profughi sono stati localizzati per l'ultima volta a circa 60 miglia da Tripoli e poi il nulla, noi abbiamo più volte segnalato la loro scomparsa, e ci e stato detto che non sono stati trovati. Oggi siamo stati contattati da 7 persone sopravvissute alla tragedia: dopo due settimane in mare sono tornati a Tripoli sospinti dal vento, e raccontano come siano stati abbandonati da diverse navi militari. Addirittura un elicottero si era avvicinato fornendo loro da bere ma lasciando poi morire 65 persone, tra cui donne e bambini. Atto disumano quello di chi ha visto quel gommone e non li ha soccorsi, omissione di soccorso da parte di tutte quelle navi militari che li hanno incrociati, anche l'elicottero che li ha riforniti dell'acqua ma non ha mandato dei soccorsi. Queste sette persone sono testimoni della tragedia, ho parlato con uno che ha perso la moglie per fame e sete. Il loro gommone era rimasto fermo perché era finito il carburante. Il migrante che guidava il gommone (un ragazzo del Ghana che non sapeva neanche utilizzare il GPS che aveva sul telefono satellitare) ha chiesto aiuto tentando di parlare anche con la guardia costiera italiana ma non si sono capiti»;
sulla base di testimonianze dirette ricevute, il sacerdote domanda, sempre con la voce della Agenzia Habeshia: «Chiediamo che la Nato faccia piena luce su questa vicenda. Perché queste 65 persone sono state lasciate morire? Di chi era l'elicottero che si è limitato a fornire acqua ai profughi senza poi mandare i soccorsi? Quali sono le navi militari che hanno avvistato questo gommone in questi giorni tra il 25-30 marzo?» -:
se la testimonianza sopra esposta trovi conferma;
se il Governo abbia elementi per rispondere alle domande di cui in premessa;
se esistano piani di soccorso internazionali per la tutela di queste popolazioni in fuga dall'Africa subsahariana e oggi esposte a vendette già verificatesi a loro danno.
(5-04623)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull'uso dei mercenari ha discusso dei recenti avvenimenti in Costa d'Avorio e Libia ed ha dichiarato che i mercenari sono ancora molto attivi in Africa, dove sono stati reclutati per attaccare i civili;

tali mercenari vengono utilizzati come mezzo per impedire l'esercizio del diritto di auto determinazione alla popolazione;
è particolarmente preoccupante il coinvolgimento di mercenari in gravi violazioni dei diritti umani. A questo proposito, il gruppo di lavoro ha ribadito il suo appello agli Stati per indurli a ratificare la convenzione internazionale contro il reclutamento, l'uso, il finanziamento ed addestramento di mercenari del 4 dicembre 1989;
il gruppo ha inoltre discusso la bozza della convenzione sulle milizie private e le società di sicurezza, nonché la partecipazione degli esperti alle future discussioni inter-governative sulla possibilità di istituire un tale quadro normativo, che si terranno dal 23-27 maggio 2011 a Ginevra;
è stato altresì evidenziato che questo è un momento importante, rilevando la necessità che molti Stati e attori della società civile partecipino a queste discussioni e prendano in considerazione il progetto di convenzione, che rappresenta il prodotto di molti anni di discussioni e consultazioni con una serie di interlocutori;
i membri del gruppo di lavoro opereranno come risorse in queste discussioni che si concentreranno, tra l'altro, sulla proposta di una convenzione internazionale, presentata al Consiglio dei diritti umani nel mese di settembre 2010 -:
se il Governo sia a conoscenza della proposta di convenzione citata in premessa, se condivida tale scelta ed, in caso affermativo, quale sia il contributo che intenda fornire in merito.
(4-11596)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel prossimo mese di giugno 2011 si svolgeranno alcuni referendum abrogativi cui parteciperanno anche gli italiani residenti all'estero -:
quali iniziative siano state attivate o si intendano attivare per fornire un'adeguata informazione sul contenuto dei referendum al corpo elettorale residente all'estero.
(4-11598)

FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
numerose università australiane con le quali il nostro Paese ha, nel corso degli anni, stabilito proficui rapporti, anche con la presenza di «lettori», esprimono forte preoccupazione in merito alla comunicazione di «nuovi criteri» che - di fatto - creando condizioni di conflitto con ben note e consolidate prassi universitarie locali, rischierebbero di compromettere il finanziamento e l'esistenza dei lettorati stessi;
in alcune circostanze, come per la University of South Australia, tali criteri non sono stati discussi ed hanno comportato l'esclusione della predetta università dal contingente per il triennio 2011-2014;
l'università del South Australia segnala di aver già ricevuto una comunicazione in tal senso dal consolato di Adelaide;
in alcune realtà come l'Australia il numero complessivo di alunni che frequentano corsi di lingua italiana è andato gradualmente aumentando e, nel corso degli anni, la presenza di lettori a livello universitario ha consentito un collegamento immediato e proficuo con il settore terziario, anche in termini di ricerca e di rapporti tra università;
il consistente taglio alle risorse finanziarie deciso dal Governo italiano non può ricadere meccanicamente e in maniera lineare sulle voci di bilancio ma al contrario dovrebbero essere salvaguardate le logiche di investimento e di produttività, anche in campo linguistico e culturale;
eventuali progressive e drastiche riduzioni dell'impegno dello Stato italiano in

Australia, a livello universitario e di lettorati, costituirebbe un segnale gravissimo di disattenzione nei confronti di una realtà politico-economica strategicamente collocata nell'Asia-Pacifico -:
se siano fondate le preoccupazioni sollevate dalle università australiane presso le quali il nostro Paese ha lettorati, in particolare l'università del Sud Australia, in relazione ai nuovi criteri comunicati alla rete diplomatico-consolare ed alla conseguente esclusione dal contingente 2011-2014;
se non si ritenga necessario intervenire affinché venga ripristinato il lettorato presso l'università del Sud Australia, anche alla luce dei positivi risultati raggiunti in termini di iscrizioni in modo che la lingua e la cultura italiane vedano una continuità di impegno anche a livello terziario nello Stato dell'Australia del Sud;
quali misure urgenti il Governo intenda adottare, immediatamente, per garantire continuità alla presenza italiana a livello universitario in Australia, e presso l'università del Sud Australia in particolare;
se non si ritenga indispensabile operare affinché, nel mondo, possa essere mantenuta alta l'immagine della lingua e cultura italiane, anche a livello terziario.
(4-11602)

BUCCHINO, PORTA, GARAVINI, FEDI e GIANNI FARINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la concessione dei passaporti ai cittadini di quasi tutti i Paesi occidentali ha conosciuto negli ultimi anni, in conseguenza del tragico evento dell'11 settembre 2001, una maggiore complessità di procedure dovuta all'intenzione di rafforzare i criteri di identificazione e le misure di sicurezza;
in particolare, il regolamento comunitario n. 2252/2004 ha prescritto l'obbligatorietà del passaggio dal passaporto cartaceo a quello elettronico, e le disposizioni comunitarie del 26 ottobre 2006 hanno prescritto a loro volta la digitalizzazione della fotografia, fino ad arrivare ai decreti del 23 giugno 2009, emanati dal Ministero degli affari esteri, con i quali a quegli elementi si è aggiunta l'obbligatorietà anche delle impronte digitali da rilevare direttamente presso gli uffici che concedono il passaporto;
questi adempimenti, di per sé complessi, assumono all'estero aspetti di ancora maggiore delicatezza per la presenza oltre i confini nazionali di circa quattro milioni di concittadini distribuiti in diverse aree mondiali e dotati di livelli di aggregazione molto diversificati;
la complessità delle procedure, la diminuita dotazione di personale negli uffici consolari e la scomparsa di decine di consolati decentrati sul territorio, aggregati ad altri maggiori, costituiscono remore strutturali e organizzative per lo svolgimento di un celere servizio di concessione del passaporto e, nello stesso tempo, costringono gli utenti a spostamenti e viaggi che nei Paesi più estesi comportano un notevole impiego di tempo e sensibili spese di locomozione e permanenza;
il contatto e la definizione degli appuntamenti con il personale addetto sono in genere molto difficoltosi, soprattutto per i concittadini che hanno scarsa confidenza con il sistema telematico, e si manifestano anche nei consolati più grandi, come Londra e New York, estendendosi ad atti di relativa semplicità, quali l'attribuzione e il rinnovo delle carte d'identità;
in alcune situazioni in cui le comunità italiane sono distribuite in un ampio territorio, si è adottata la prassi del funzionario itinerante, che toccando alcune comunità decentrate, raccoglie le impronte digitali in base ad un calendario di appuntamenti, semplificando in questo modo gli adempimenti dei richiedenti -:
se non ritenga di fornire, al fine di consentire una fondata valutazione dello

stato reale del servizio di concessione dei passaporti e delle carte di identità agli iscritti all'AIRE, un quadro conoscitivo della situazione dal quale risulti il numero dei passaporti concessi nei diversi Paesi e aree geografiche, i tempi medi di compimento delle procedure burocratiche in comparazione con quelli degli anni precedenti, distintamente per aree geografiche, il ricavato dalle marche di concessione governativa utilizzate dai nostri connazionali all'estero, il numero dei consolati nei quali si svolge il servizio itinerante di acquisizione delle impronte digitali, il numero delle visite al consolato necessarie a ciascun utente per ottenere il documento;
se non creda opportuno disporre, se non la generalizzazione, almeno la più ampia diffusione della prassi del funzionario itinerante, anche utilizzando una parte dei ricavati delle tasse di concessione dei passaporti, almeno nelle circoscrizioni consolari più ampie, in cui vi siano comunità di connazionali molto decentrate rispetto alla sede del consolato;
se non ritenga di esaminare la possibilità di reinvestire la rete dei consoli onorari di tutte o di alcune delle funzioni inerenti alle procedure di concessione dei passaporti e delle carte di identità promuovendo a tale scopo una revisione delle procedure regolamentari fissate e il ripristino delle limitate risorse distolte negli ultimi due anni dal sostegno all'attività dei consolati di seconda categoria.
(4-11603)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la Grotta dei Cervi è uno dei siti archeologici più significativi del territorio salentino; al suo interno vi è, difatti, la presenza di uno straordinario repertorio di pittogrammi risalenti all'epoca neolitica ed altre evidenze di una frequentazione preistorica che va dal periodo Paleolitico superiore all'età dei metalli;
la grotta è sita a Porto Badisco, comune di Otranto, in località «La Montagnola» ed è stata scoperta nel 1970 da cinque membri del gruppo speleologico salentino «De Lorentiis». Questo luogo è unico nel suo genere in tutta Europa e, tra le altre cose, all'interno vi sono circa tremila pittogrammi in ocra rossa e guano di pipistrello risalenti a circa seimila anni fa;
a testimoniare l'importanza di questo sito vi è anche il dvd «Neolithic Mysteries: Revealing in 3D the Grotta dei Cervi of Porto Badisco» realizzato dal Coordinamento Siba dell'università del Salento che è stato premiato a livello nazionale nella categoria «Science and Technology» dell'Italian Content Award 2009, rappresentando ufficialmente l'Italia al prestigioso World Summit Award 2011;
in data 5 aprile 2011, come emerge dalle ricostruzioni dei media, il presidente del gruppo speleologico «Ndronico», dottor Giovanni Cremonesini, di concerto con il già direttore del gruppo e collaboratore della scoperta, signor Pino Salamina hanno scritto una missiva indirizzata, tra gli altri, al Presidente del Consiglio ed al Ministro per i beni e le attività culturali per denunciare il grave stato di degrado nel quale versa il prezioso sito archeologico, a distanza di quarantuno anni dalla scoperta, che a detta degli stessi pare si stia sgretolando;
gli studiosi, consci del processo di dissolvimento naturale della grotta che non può essere combattuto o bloccato perché il banco roccioso all'interno del quale geologicamente si trova la grotta ha matrice marina e prima o poi prenderà il sopravvento, avevano pensato di proporre l'inserimento della stessa nel patrimonio mondiale dell'Unesco e, col fine di salvaguardarlo, costruirne una copia fedele

nella stessa zona con le medesime pitture preistoriche riprodotte fedelmente. Ma ad oggi, purtroppo, non hanno ricevuto alcuna risposta in merito da parte degli organi competenti, neanche per ciò che concerne l'esproprio della zona archeologica sovrastante la grotta;
va detto che fino ad oggi la grotta è rimasta interdetta al pubblico per evitare che il particolare microclima interno, che ha «tutelato» per millenni i pittogrammi, fosse sconvolto arrecando danno alle pareti della stessa;
nella lettera questi studiosi hanno, provocatoriamente, proposto di aprire la grotta al pubblico, sapendo i danni che ciò comporterebbe, chiedendo però un impegno solenne a copiare la grotta, almeno nelle sue manifestazioni più importanti, in un altro sito nella zona per conservarla a disposizione dei salentini e di tutti coloro che vogliano usufruire di questa bellezza -:
se il Ministro interrogato non ritenga doveroso raccogliere l'istanza avanzata dagli studiosi, attivandosi con urgenza per evitare la dissipazione di un patrimonio archeologico di rilevanza europea, che andrebbe, invece, recuperato e valorizzato a vantaggio del territorio salentino, italiano e di tutti coloro che vorranno usufruire delle bellezze storiche che sono in esso contenute.
(5-04620)

Interrogazione a risposta scritta:

NASTRI, DI CATERINA e ANTONIONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
è stato pubblicizzato un incontro pubblico che si terrà prossimamente a Palmanova in provincia di Udine, nota città fortezza dichiarata monumento nazionale, d'iniziativa del comitato elettorale per il candidato sindaco al comune medesimo, Francesco Martines, appartenente alla coalizione del centro-sinistra;
il comune di Palmanova vota per le amministrative il prossimo 15 maggio;
all'incontro pubblico, dal titolo «Vivere a Palmanova città monumento: un ostacolo o un'opportunità? Dialoghi con la Soprintendenza», partecipa tra gli altri anche l'architetto Luca Rinaldi, in qualità di soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia;
dalla locandina del medesimo incontro pubblico si rilevano commenti poco lusinghieri e molto politici sul piano urbanistico della città -:
se sia opportuna la partecipazione del soprintendente ai beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia a iniziative elettorali di partiti coinvolti nelle elezioni amministrative 2011;
se tali comportamenti facciano permanere i requisiti di imparzialità da parte di alti funzionari che partecipano attivamente alle campagne elettorali.
(4-11607)

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DIFESA

Interrogazione a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe che, nell'ambito di un generale piano di riorganizzazione degli organici delle forze dell'ordine sull'intero territorio nazionale, taluni presidi dell'Arma dei carabinieri rischiano di essere soppressi, con conseguente interruzione del servizio;
tale paventata soppressione di alcuni presidi territoriali è probabilmente motivata dagli ingenti «tagli» operati dal Governo al comparto sicurezza e difesa;
la scarsa frequenza degli interventi delle forze dell'ordine in alcuni territori

accrediterebbe il convincimento del Governo di procedere alla soppressione di talune caserme;
se in questi ultimi anni lo Stato è riuscito ad ottenere buoni risultati nella lotta alla criminalità comune e alla diffusa microcriminalità, ciò lo si deve all'efficace azione di prevenzione delle forze dell'ordine, al pattugliamento del territorio e al coordinamento delle questure e dell'Arma dei carabinieri;
appare, pertanto, del tutto evidente che, per fornire risposte strutturali e durature alla crescente domanda di sicurezza dei cittadini, le forze dell'ordine devono essere messe in condizione di poter operare al meglio, in termini di risorse umane, logistiche e di mezzi materiali -:
se il Ministro interrogato intenda confermare le notizie circa il suddetto piano di soppressione di taluni presidi dell'Arma dei carabinieri e, nell'ipotesi affermativa, quali territori e quali comunità sarebbero interessati e sulla base di quale logica sarebbero scelti.
(3-01594)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA sono impianti antiquati e pericolosi e sono stati considerati lo strumento di distruzione più micidiale della coalizione internazionale in guerra contro Gheddafi. Hanno sganciato centinaia di missili «Tomahawk» all'uranio impoverito, spargendo polveri radioattive nelle città e nei villaggi della Libia;
uno di essi è approdato il 4 aprile ad Augusta (Siracusa), in un'area ad altissimo rischio ambientale, sede di un'importante base della Marina militare italiana e del principale polo navale delle forze USA e NATO nel Mediterraneo;
risulta all'interrogante che l'arrivo del sottomarino è stato comunicato dalla capitaneria di porto della cittadina siciliana. Nell'ordinanza firmata dal comandante si legge: «Visto il vigente piano di emergenza e le norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel porto di Augusta è fatto divieto a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1.000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10' 18"N e longitudine 015° 14' 36"E";
durante le manovre di ingresso e uscita dell'unità militare è stato altresì sospeso il traffico mercantile nel golfo di Augusta;
le autorità italiane hanno mantenuto il più stretto riserbo sul sottomarino in rada ad Augusta. Fonti del Pentagono hanno riferito che le unità subacquee dislocate nel Canale di Sicilia per bombardare gli obiettivi militari e civili libici sono tre: l'USS Providence (SSN 719), l'USS Scranton (SSN 756) e l'USS Florida (SSGN 728). Ma all'area operativa della VI flotta è pure assegnato l'USS Newport News (SSN 750);
a Napoli il Florida è rimasto in baia tra il 3 e il 4 marzo. Il Newport News l'8 marzo.
Scranton e Newport News (come il Providence) appartengono alla classe «Los Angeles»: realizzati nella prima metà degli anni '80, sono lunghi 110 metri, pesano 6.184 tonnellate, imbarcano 110 uomini e dispongono di un imponente arsenale di morte (siluri Mk48 ADCAP, missili per attacco a terra «Tomahawk» block 3 SLCM con una gittata di 3.100 km. e missili antinave «Harpoon»). La loro spinta è assicurata da un reattore ad acqua pressurizzata S6G, dove la S sta per Submarine platform, il 6 per Sixth generation e la G per General Electric, la società realizzatrice dell'impianto nucleare con una potenza di 165 MW;
ancora più imponente l'USS Florida, sottomarino della classe «Ohio»: varato nei primi anni '80, è lungo 170 metri e

pesa 18.750 tonnellate, mentre il reattore nucleare è indicato con il codice S8G PWR (di ottava generazione) con una potenza di 26,1 MW. Il suo carburante è l'uranio arricchito nell'isotopo U235, sostituito di norma ogni 7-8 anni invece dei 18 mesi previsti per i reattori degli impianti «civili» di terra. Nel 2003 il Florida è stato convertito da sommergibile con lanciatori di missili nucleari balistici intercontinentali (SSBN) a piattaforma lanciamissili per l'attacco a terra (SSGN), 22 gruppi di lanciatori con 7 missili ciascuno BGM-109 «Tomahawk» TLAM;
secondo l'attivista Phil Rushton di Peacelink «la classe "Ohio"» dispone di un potere dodici volte maggiore dei vecchi sommergibili d'attacco della classe «Los Angeles», e di gran lunga superiore perfino agli incrociatori lanciamissili. Oltre all'equipaggio composto da 159 uomini, il Florida può imbarcare 60 militari SEAL delle special operations forces (SOF) specializzati in operazioni di incursioni segrete, sabotaggio e intelligence, e che dispongono dei propri mezzi sommergibili per arrivare al bersaglio. L'unità è pure dotata di un sistema di comunicazione di ultima generazione con antenne high data rate, che le consente di operare da struttura di comando e coordinamento dell'attacco di più mezzi, organizzati intorno al concetto militare di small combatant joint command center (piccolo centro combattente di comando congiunto);
risultano altresì, oltre ad Augusta e Napoli, altri nove porti italiani in cui vengono periodicamente ospitati sottomarini o unità navali a propulsione nucleare (Brindisi, Cagliari, Castellammare di Stabia, Gaeta, La Maddalena, La Spezia, Livorno, Taranto e Trieste);
non è la prima volta che il porto di Napoli ha ospitato un sommergibile SSGN della classe «Ohio»: già ad agosto del 2009 ci era passata la USS Georgia, ma Philip Rushton denuncia che: «è la prima volta che uno di questi mezzi ha usato Napoli come scalo sulla rotta per la zona di lancio in azione bellica. Il sito Warships: International Fleet Review ha commentato che il Golfo di Napoli è stato utilizzato per un atto di «grandstanding», ossia come anfiteatro per mettere in mostra i mezzi di terrore che poi vengono scatenati nella guerra. Prima di affondare la sciabola, gli Stati Uniti l'hanno sventolata, mettendo il natante in posa davanti a Vesuvio, e diffondendo le foto in internet tramite i buoni uffici del «mass communications specialist», l'addetto ufficiale alla pubblicità. Di conseguenza non è sbagliato affermare che ormai Napoli si è convertita in un vero e proprio porto di guerra;
per motivi di sicurezza e per l'impossibilità delle autorità militari di ottemperare secondo legge alle disposizioni delle autorità civili, in nessuno degli attuali porti italiani è ammissibile la presenza di unità nucleari;
l'ingegnere Massimo Zucchetti, professore ordinario di «impianti nucleari» presso il Politecnico di Torino ha avuto modo di esaminare i cosiddetti «piani di emergenza esterna» relativi alla sosta di unità militari a propulsione nucleare nei porti di La Spezia, Taranto, Gaeta e La Maddalena;
il professor Zucchetti ha dichiarato che «l'elaborazione dei piani e la loro pubblicità è richiesta dalla vigente legislazione civile sulla radioprotezione ed è indispensabile una informazione completa sui dettagli tecnici relativi all'impianto per effettuare un'analisi incidentale credibile e stimare adeguatamente il rischio. Nel caso di reattori nucleari a bordo di unità navali militari, molte di queste informazioni mancano o sono insufficienti. Quanto sarebbe necessario acquisire, conoscere, ispezionare ed accertare si scontra molto spesso con il segreto militare. Mancano molte delle informazioni che sarebbe necessario ottenere, oppure sono inottenibili o vengono trasmesse mediante comunicazioni da parte della Marina Militare o addirittura della US Navy, con una modalità di autocertificazione che è inaccettabile nel caso dell'analisi di sicurezza di un impianto nucleare»;

Massimo Zucchetti ricorda inoltre come le normative prevedano intorno ai reattori nucleari un'area in cui non sia presente popolazione civile (la cosiddetta «zona di esclusione»), mentre è richiesta, in una fascia esteriore più ampia, una scarsa densità di popolazione per ridurre le dosi collettive in caso di rilasci radioattivi, sia di routine che incidentali. Normalmente, la fascia di rispetto ha un raggio di 1.000 metri e vi sono requisiti di scarsa densità di popolazione per un raggio di non meno di 10 chilometri dall'impianto;
per i reattori nucleari a bordo di unità navali militari la situazione è molto più delicata e pericolosa, dato che molti dei porti si trovano in aree metropolitane densamente popolate e i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni sono, in alcuni casi, posti a distanze minime dall'abitato -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e, in caso affermativo se intenda chiarire eventuali coinvolgimenti diretti ed indiretti che hanno permesso e permettono la sosta di sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA nei porti italiani;
se il Governo intenda dare chiarimenti in merito alla sosta nel porto di Napoli di portaerei dirette in Libia cariche di bombe, missili e reattori nucleari;
cosa accadrebbe se si verificasse un qualsiasi incidente a bordo di uno di questi sottomarini e se il Governo sia a conoscenza delle drammatiche conseguenze che ne potrebbero scaturire per la salute dei cittadini.
(4-11610)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul sito web della rivista «Libero Reporter, all'indirizzo www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=6091 è pubblicato un articolo a firma di Ferdinando Pelliccia dal titolo «Delegato Co.Ce.R. Carabinieri indagato Procura Militare Napoli - Il militare è all'obbligo di dimora. La sua iscrizione nel registro degli indagati è stata fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio»;
nell'articolo si legge «La Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli sta indagando sull'appuntato scelto dei Carabinieri, Emilio Taiani. Si tratta di un membro del Consiglio Centrale di Rappresentanza dell'Arma dei Carabinieri Co.Ce.R. Campania. Per i vantaggi e i benefit derivanti dalla funzione che si svolge, quella dei delegati delle rappresentanze militari potrebbe essere paragonata ad una vita da benestante. Questo soprattutto per l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui essi godono. Una liquidazione che è del tipo cosiddetto forfettario. Un sistema che prevede una diaria di 110 euro al giorno per vitto, alloggio, oltre le spese di viaggio. Spesso però, qualcuno non si accontenta ancora e approfitta dei suoi privilegi e compie anche degli abusi. Ma, come diceva Ovidio: "Omnia sunt hominum tenui pendentia filo... Tutte le cose umane pendono da un tenue filo"». Volendo ricordare con queste parole che non bisogna farsi troppe illusioni sulla sicurezza di cui si gode, perché essa potrebbe mutare facilmente da un momento all'altro e per un qualsiasi evento. E questo potrebbe essere stato il caso del delegato Co.Ce.R. Taiani. A seguito delle indagini condotte per oltre sei mesi dal titolare dell'inchiesta in corso, il Sostituto Procuratore Dottoressa Marina Mazzella su delega del Procuratore capo il dottore Lucio Molinari, in data 25 marzo 2011 è stato infatti, disposto nei suoi confronti del Taiani, il provvedimento restrittivo cautelare dell'obbligo di dimora. L'appuntato scelto dei carabinieri ha stabilito la sua dimora nella sua città d'origine, Nocera Superiore (SA). Il militare è stato anche sospeso dal servizio ed ha dovuto lasciare l'incarico che ricopriva presso il Comando Stazione Carabinieri di Pellezzano (SA). L'iscrizione nel registro degli indagati dell'appuntato scelto, è stata

fatta per i seguenti reati: Truffa e falso in fogli di viaggio. Pecuniae omnia parent. Tutto obbedisce al denaro", è l'espressione cara a Orazio con la quale voleva evidenziare la forza corruttrice del denaro è di cui, con molta probabilità, e caduto vittima il Taiani. Se il reato ascritto verrà accertato seguirà infatti, il suo rinvio a giudizio. Nel frattempo il 12 marzo scorso è stato notificato al Taiani il decreto ministeriale di nomina, per l'appuntato scelto CC Michele Fornicola che subentra come delegato COCER al suo posto. Il decreto reca la motivazione che quest'ultimo "ha perso i requisiti di legge". Anche se a quanto risulta la misura cautelare adottata è stata ritenuta indispensabile dal magistrato al fine di evitare in particolare il proseguimento del reato di truffa da parte del delegato Co.Ce.R. dei CC. Segnale tangibile questo che il magistrato avrà certamente in mano elementi validi, che documentano in qualche modo le responsabilità dell'indagato. Dalle indagini tuttora in corso, che è bene ribadire sono di fatto un controllo sulla persona e non sull'organismo della rappresentanza, è emerso che l'appuntato scelto abbia abusato dei fogli di viaggio e che gli siano stati pertanto liquidate, impropriamente, somme di denaro per un importo di svariate migliaia di euro. La somma precisa è ancora oggetto di indagine, ma potrebbe superare i diecimila euro. Di fatto il Taiani, secondo quanto appurato finora dal magistrato, avrebbe percepito rimborsi non dovuti. Le indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli traggono origine da segnalazioni di natura confidenziale, pervenute agli uffici della Procura militare. Indagini che interessano limitatamente e per ora, la sola annualità 2010. Dopo aver acquisito i fogli di viaggio del delegato del Co.Ce.R. Taiani, la Procura ha provveduto all'iscrizione della notizia di reato a carico dello stesso per i reati di truffa e falso in fogli di viaggio. Il magistrato ha potuto riscontrare che Emilio Taiani nel corso del 2010 ha compiuto abusi per quanto riguarda la durata delle missioni, i pernottamenti, le fatturazioni inerenti alle missioni stesse. In poche parole ha abusato dei benefit di cui godeva per la funzione di delegato Co.Ce.R. dei CC che ricopre fin al 2006. Arruolatosi nell'Arma a 19 anni Taiani ha prestato servizio presso i Comandi territoriali di Palermo, Civitavecchia, Allumiere, Striano. Tempo fa scriveva sul sito web del Co.Ce.R.: "Conosco bene quali sentimenti di passione animano noi carabinieri, la stima, la fiducia e le aspettative che i cittadini ripongono nella nostra Istituzione. La consapevolezza di tale alto prezzo mi ha portato ad impegnarmi direttamente nella Rappresentanza dei Carabinieri. Già rappresentante del Co.Ba.R. Campania del IXo Mandato, nell'attuale Xo Mandato sono stato indicato quale rappresentante del Co.Ce.R. Carabinieri. Gli obiettivi che mi sono posto nell'intraprendere questa entusiasmante esperienza erano molto ambiziosi, ben presto ho fatto i conti con le difficoltà che si incontrano nel raggiungerli, ma oggi con fiducia sono sicuro che la strada intrapresa è quella giusta, sebbene, non illudetevi, il percorso sarà molto lungo". La notizia che giunge da Napoli riaccende, inconsapevolmente, una grande questione. Sono ormai alcuni anni che il deputato radicale Maurizio Turco, cofondatore del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), e il Segretario del Pdm, Luca Marco Comellini stanno conducendo, in una sorta di lotta contro i mulini a vento; una campagna contro gli abusi delle rappresentanze militari. Una battaglia condotta mediante numerose interrogazioni parlamentari e interventi orali. Alcune di queste relative proprio a presunti illeciti riguardanti fogli di viaggio di alcuni delegati. Interrogazioni, di cui il primo firmatario è Maurizio Turco, e a seguire poi le firme di Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci e Elisabetta Zamparutti e a cui il destinatario, il Ministro della difesa, Ignazio La Russa, non ha mai dato risposta. La vicenda oggetto delle indagini svolte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale militare di Napoli in questo momento assume una particolare connotazione sia per la gravità

dei fatti oggetto delle indagini, in quanto essi sono stati commessi da un militare appartenente all'Arma dei Carabinieri nonché membro di un consiglio centrale della rappresentanza militare, sia per il fatto che questi abusi sono oggetto dell'attenzione e denuncia, da anni ormai, dell'On. Turco e di Comellini. Denuncia a cui finora nessuno aveva mai prestato attenzione. Ora però, si spera in una svolta visto che i fatti sembrano dare ragione al parlamentare radicale e al Pdm. Le indagini in corso da parte della Procura militare di Napoli di fatto si affiancano se non intrecciano con l'inchiesta in corso dal 2009 da parte della Procura militare di Roma. Da tutto ciò si evince infatti, che siano in corso gravi comportamenti da parte di un membro di uno dei consigli della rappresentanza militare con particolare riguardo ai cosiddetti fogli di viaggio. Fatto questo che indurrebbe a dubitare dell'estraneità di altri militari membri dei consigli della rappresentanza militare a questo tipo di abuso. Ferdinando Pelliccia» -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa, a quanto ammonti il totale delle liquidazioni dei fogli di viaggio effettuate nei confronti del Taiani nel corso del Xo mandato della rappresentanza militare;
quali siano stati agli immediati provvedimenti assunti nei confronti di Taiani e quali quelli assunti nei confronti di coloro che hanno omesso di vigilare sulla correttezza degli atti e delle liquidazioni effettuate;
alla luce delle numerose segnalazioni contenute nelle interrogazioni sulle attività dei delegati Cocer e sui costi della rappresentanza militare presentate a firma degli interroganti quali immediate azioni intenda avviare per verificare se il caso in premessa non rappresenti invece una deprecabile e più generalizzata abitudine;
se non ritenga doveroso impartire le opportune disposizioni affinché ai delegati della rappresentanza militare, con particolare riguardo a quelli facenti parte dei Consigli centrali (Cocer), sia riservato il solo trattamento di missione di aggregazione per vitto e alloggio al fine di evitare che altri possano compiere reati ai danni dell'amministrazione militare;
se non ritenga doveroso impartire disposizioni volte ad un maggiore controllo delle effettive presenze dei delegati dei predetti consigli della rappresentanza militare durante le attività di missione/convocazioni e comunque durante l'orario di servizio previsto dai rispettivi ordinamenti.
(4-11612)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
agli interroganti risulta come presso molti reparti delle forze armate e della guardia di finanza sia prassi comandare al personale militare la partecipazione in massa, anche all'esterno delle rispettive caserme, alle cerimonie religiose denominate significativamente «precetti», in occasioni delle varie ricorrenze cattoliche; i militari, obbligati a tali cerimonie anche contro le loro personali convinzioni religiose, sono considerati in servizio a tutti gli effetti sia dal punto di vista del trattamento economico che normativo;
l'articolo 1471 del decreto legislativo n. 66 del 2010 prevede che i militari possono esercitare il culto di qualsiasi religione e che la partecipazione alle funzioni religiose è facoltativa, salvo che nei casi di servizio come ad esempio i funerali di Stato ed in luoghi militari; inoltre l'articolo 11 del concordato con la Santa Sede prevede che l'appartenenza alle forze armate e di polizia non può dar luogo ad alcun impedimento nell'esercizio della libertà religiosa;
l'articolo 87 del codice dell'ordinamento militare dispone che le forze armate siano al servizio della Repubblica, mentre l'articolo 4 del regio decreto

n. 1643 del 1930, tuttora in vigore, vieta di adibire i militari della guardia di finanza a servizi estranei ai compiti del Corpo -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;
in base a quali norme e per quali finalità pubbliche siano impiegati i numerosi militari delle forze armate e della guardia di finanza che sono obbligati dai rispettivi comandanti, anche contro le loro personali convinzioni religiose, a partecipare alle tante cerimonie cattoliche che si svolgono nel corso dell'anno;
quanti siano stati nell'ultimo anno i militari delle forze armate e della guardia di finanza e le ore di servizio complessivo in tali cerimonie, nonché i conseguenti costi a carico della collettività;
se sia da considerarsi legittimo tale comportamento posto in essere dai comandi delle forze armate e della guardia di finanza.
(4-11614)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 5 aprile 2011, durante un question time in commissione Difesa, il sottosegretario alla difesa, onorevole Crosetto, ha risposto ad una interrogazione riguardante l'iscrizione dei militari ai partiti politici;
la risposta a parere dell'interrogante è stata generica e le affermazioni risultano pervenire da considerazioni soggettive;
l'onorevole Crosetto ha affermato che l'iscrizione di un militare ad un partito politico potrebbe configurarsi come lesione del principio di terzietà delle Forze armate rispetto alla politica;
l'articolo 98 della Costituzione prevede che «Si possono con legge stabilire limitazioni al diritto d'iscriversi ai partiti politici per i magistrati, i militari di carriera in servizio attivo, i funzionari ed agenti di polizia, i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero»; mai è stata promulgata una legge che preveda espressamente il divieto per i militari di iscriversi ai partiti politici;
pertanto a prescindere da ogni considerazione, il tessuto normativo attuale deve considerarsi del tutto privo di una norma che stabilisca, tout court, per i militari e le forze dell'ordine, il divieto di iscrizione a partiti politici e/o, in ogni caso, quello di fare dell'attivismo politico, così come lo era prima dell'entrata in vigore del codice dell'ordinamento militare;
se, invece, il decreto legislativo - che ha approvato il nuovo codice militare - venisse interpretato nel senso di aver introdotto innovazioni normative, esso, ad avviso dell'interrogante, risulterebbe illegittimo costituzionalmente per eccesso di delega, in riferimento all'articolo 76 della Costituzione il quale prevede che «L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di princìpi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti»;
il Sottosegretario, inoltre, richiama sia l'articolo 6 della legge n. 382 del 1978, che l'articolo 1483 del decreto legislativo n. 66 del 2010, ma essi recitano chiaramente che le Forze armate devono mantenersi, in ogni circostanza, «al di fuori delle competizioni politiche» (testo comune alle due norme);
la legge, quindi, non fa riferimento a qualsiasi comportamento espressione di una preferenza politica e/o significativo dell'appartenenza ad un determinato sodalizio, quanto piuttosto alla sola partecipazione alle competizioni politiche (evidentemente differente dall'essere iscritto e/o dall'aver assunto una carica statutaria in un partito politico);
nel sito www.posd.it sono state inserire alcune foto che ritraggono un maresciallo dei carabinieri al tavolo degli oratori, al fianco del sottosegretario Crosetto, durante una manifestazione del Popolo della Libertà;

il maresciallo in questione è Enrico Ottonello Lomellini effettivo alla Compagnia San Carlo oltre ad essere consigliere comunale di Ovada (Torino) nella lista «Partito: Il Popolo della Libertà - Lega Nord Categoria Professione: Sottufficiali dei Carabinieri»;
nel sito vengono riportati altri esempi di esponenti delle Forze armate che platealmente svolgono attività politica e dichiarano di appartenere al partito Popolo della Libertà;
ad avviso dell'interrogante la risposta del sottosegretario Crosetto non pare del tutto oggettiva e sembra operare una discriminazione significativa tra i militari iscritti ai partiti politici ed i militari iscritti al partito Popolo della Libertà -:
alla luce di quanto esposto e degli episodi citati, se il Governo intenda riconsiderare quanto affermato dal Sottosegretario alla difesa in merito all'iscrizione dei militari ai partiti politici.
(4-11619)

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:

RIA, RUGGERI e CERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 26 ottobre 2009, dopo solo tre anni di attività, su proposta della Banca d'Italia, veniva disposta la liquidazione coatta amministrativa della Banca Popolare della Valle d'Itria e Magna Grecia, ai sensi degli articoli 80 e seguenti del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, articolo applicabile quando «le irregolarità nell'amministrazione o le violazioni delle disposizioni legislative, amministrative o statutarie o le perdite previste dall'articolo 70 siano di eccezionale gravità»;
il 28 ottobre 2010, previa autorizzazione della Banca d'Italia e con il supporto del fondo interbancario di tutela dei depositi, al fine di consentire la continuità delle relazioni con i depositanti e la clientela, l'istituto di credito veniva acquisito da BancApulia spa, appartenente al gruppo Veneto Banca, ad un prezzo simbolico di un euro;
tutti i rapporti attivi e passivi della Banca Popolare Valle D'Itria e Magna Grecia venivano quindi ceduti a BancaApulia (conti correnti, depositi, e altro), ad eccezione delle quote societarie;
la vicenda ha evidenziato, ad avviso dell'interroganti, l'inadeguatezza di un sistema che non è riuscito a salvaguardare le parti in causa: non sono stati salvaguardati i soci, per la maggior parte famiglie, artigiani, piccoli imprenditori, che hanno visto andare in fumo il loro investimento, né buona parte dei clienti, che durante l'amministrazione straordinaria al minimo accenno di difficoltà hanno ricevuto la comunicazione di revoca delle linee di credito, e fatto più sconcertante, non lo sono stati i dipendenti, divenuti solo «merce» di scambio con il gruppo acquirente;
il gruppo Veneto Banca sembrerebbe, infatti, aver posto come condizione preliminare al proprio intervento, il preventivo licenziamento di tutti i dipendenti, senza avere la sensibilità di avviare una trattativa che potesse salvaguardare, anche parzialmente, i posti di lavoro;
ai dipendenti, nonostante l'impegno profuso per mantenere fino all'ultimo giorno la clientela, non è rimasto che accettare il licenziamento in cambio di un piccolo incentivo, evitando in questo modo che alla liquidazione coatta amministrativa si accompagnasse anche il provvedimento di blocco dei pagamenti con gli immaginabili disagi per la clientela tutta;
tuttavia gli ex dipendenti hanno appreso, con stupore, l'annuncio del gruppo Veneto Banca di voler procedere ad oltre trecento assunzioni per le quali le loro candidature non saranno prese in alcuna considerazione -:
se siano a conoscenza della vicenda e quali urgenti iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intendono intraprendere per tutelare la sicurezza economica delle famiglie interessate dai licenziamenti, la clientela e gli interessi dei piccoli azionisti della Banca Popolare Valle d'Itria e Magna Grecia che hanno visto andare in fumo i propri risparmi, spesso frutto di una vita di sacrifici.
(3-01595)

MEREU e SCHIRRU. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti da Equitalia su oltre 64.000 imprese sarde indebitate con il fisco, con l'Inps o con l'Inali sono 2.354 le imprese sarde che hanno già dichiarato fallimento;
con l'attuale situazione economica che non aiuta a superare questo delicato momento, i numeri di Equitalia sono destinati ad aumentare proprio per l'incapacità delle imprese di saldare i propri debiti;

nonostante la situazione sia ai limiti del collasso del sistema, l'agente della riscossione Equitalia continua ad adottare inesorabilmente procedure esecutive nei confronti dei destinatari delle cartelle esattoriali cui risulterebbero applicati aggi del 9 per cento sul riscosso, rilevanti interessi di mora e altri oneri a livelli insostenibili;
la situazione peggiora nelle aree deboli della Sardegna, come il Sulcis Iglesiente, dove centinaia di aziende e imprese familiari hanno visto ceduti alle aste giudiziarie i loro terreni e fabbricati a prezzi molto al di sotto dei valori di mercato;
è in gioco non solo la sopravvivenza di migliaia di imprese sarde ma di tutto il sistema produttivo della Sardegna, che rischia di scomparire -:
se non ritenga di assumere iniziative, anche normative, per una moratoria delle procedure esecutive nei confronti delle aziende sarde, attesa la gravissima situazione economica e occupazionale che la regione Sardegna, in generale, ed il Sulcis Iglesiente, in particolare, stanno vivendo;
se non ritenga di valutare opportunamente la richiesta avanzata da tutti i comparti produttivi sardi di promuovere misure correttive sia sugli studi di settore che sulla stessa imposizione fiscale per le aree duramente colpite dalla crisi economica;
se non ritenga di valutare attentamente le procedure seguite in sede di notifica, considerato che è stato pubblicamente rilevato l'utilizzo di società e personale non legittimato a svolgere tali funzioni di notifica, nonché se siano stati adottati interessi bancari, di mora e tutti gli altri oneri in linea con quelli previsti dalle procedure adottate dagli altri agenti della riscossione regionali.
(3-01596)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcune società commerciali hanno trasferito la propria sede legale a L'Aquila dopo il tragico terremoto che ha colpito la città nel 2009;
non risultano esservi particolari agevolazioni fiscali per tali società;
per evidenti ragioni, nella città terremotata risulta invece più difficoltoso inoltrare atti, citazioni, ingiunzioni o notifiche giuridiche di varia natura;
questo fa nascere il sospetto che tali società abbiano scelto di trasferire a L'Aquila la propria sede non per ragioni commerciali, ma per scopi di natura evasiva-elusiva ed illecita -:
se il Ministro non ritenga opportuna un'adeguata verifica sul fenomeno e su chi si presta a predisporre gli atti per tali scelte, avvalendosi anche della collaborazione dei locali ispettori dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza.
(5-04616)

SANTAGATA, MIGLIOLI, GNECCHI, MOTTA e BERRETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 26 gennaio 2011 è stato raggiunto un accordo finalizzato a realizzare la fusione per incorporazione di First Atlantic Real Estate S.G.R. s.p.a. in FIMIT-Fondi Immobiliari Italiani S.G.R. s.p.a.;
dalla fusione tra le due società nascerà la prima S.G.R. immobiliare italiana con patrimonio stimato alla formazione pari ad oltre 8 miliardi di euro di masse in gestione e 19 fondi gestiti (di cui 5 quotati) e commissioni stimate per il 2010 pari a circa 57 milioni di euro;
attualmente il patrimonio di FIMIT è costituito per il 64 per cento da capitali di provenienza di quattro casse di previdenza, di cui due pubbliche (INPDAP ed ENPALS);

a seguito della fusione per incorporazione, nella nuova società denominata IDEA FIMIT S.G.R. s.p.a. la partecipazione al capitale azionario in particolare da parte dell'INPDAP sarà pari al 18,33 per cento e dell'ENPALS pari 11,34 per cento, mentre per ENASARCO e INARCASSA sarà pari rispettivamente al 5,97 per cento e 2,98 per cento;
nel presente, l'INPDAP è l'ente di previdenza pubblico a cui sono iscritti circa 3.300.000 dipendenti pubblici in attività di servizio e lo stesso ente provvede anche al pagamento di circa 2.730.000 di pensioni di ex lavoratori pubblici non più in attività di servizio;
l'organo di indirizzo e vigilanza dell'INPDAP, il consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV), in ordine alla fusione predetta ha espresso parere negativo votato all'unanimità, segnalando a Ministeri e Parlamento una serie di criticità legate all'operazione ed elencate in un documento di sei pagine, così come riportato a margine di un articolo pubblicato su PLUS24 - Il Sole 24 Ore di sabato 9 aprile 2011 a firma di Vitaliano D'Angerio;
nel medesimo articolo di giornale si legge che il parere negativo del C.I.V. INPDAP sarebbe stato espresso in contrasto con il parere di Paolo Crescimbeni, «presidente INPDAP e FIMIT (e presidente designato per la società che nascerà dalla fusione)» -:
se si intendano assumere iniziative affinché si accertino e si valutino concretamente i profili di legittimità ed i rischi di tale operazione finanziaria.
(5-04622)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
fonti di stampa hanno reso noto che quattro cittadini veneti sono stati individuati dalla guardia di finanza locale e denunciati per aver utilizzato il sito d'aste di eBay per realizzare i loro profitti, al riparo dalla tassazione italiana;
essi hanno realizzato ingenti profitti senza dichiarare un euro al fisco italiano, la questione tasse sugli eBayer, sollevata dal fisco e da alcuni commercianti statunitensi, dimostra come sia più facile, in qualsiasi luogo del mondo, eludere le normative fiscali creando un negozio online diventando imprenditori virtuali utilizzando le tecnologie del web;
le Fiamme Gialle hanno scoperto un giro di vendite pari a 25 mila prodotti nuovi ed usati acquistati nel noto sito d'aste evadendo il fisco per circa 800 mila di euro di fatturato;
i prodotti messi all'asta virtuale, sia nuovi che usati, erano di varie tipologie: mobili antichi, orologi, quadri e oggetti tecnologici, fino ad arrivare alla vendita di cucine complete;
i tre imprenditori sono stati accusati di omissioni di dichiarazioni all'erario di ricavi, mentre una quarta persona è stata sempre scoperta e denunciata per la mancata dichiarazione di una somma pari a 140 mila euro provenienti dal suo negozio virtuale -:
se siano a conoscenza dei fatti narrati e nell'eventualità positiva quali iniziative gravi ed urgenti intendano porre in essere per evitare il ripetersi di simili comportamenti a partire dalla promozione di un diverso impianto normativo che disciplini le vendite on-line in modo da perseguire tali reati ed assicurare il potenziamento del personale della guardia di finanza, oltre al potenziamento di mezzi fisici ed economici messi a loro disposizione, al fine di rendere sempre più efficiente la lotta all'evasione fiscale, anche on-line.
(4-11615)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica del 16 gennaio 2008 ha pubblicato un articolo a firma di Massimo Lugli dal titolo «La Forestale vince la guerra delle divise. La Guardia di finanza cambia uniforme: colori troppo simili. Il Consiglio di stato dà torto alle fiamme gialle»;
nell'articolo si legge che il comando generale della Guardia di finanza aveva chiesto un parere al Consiglio di Stato in quanto riteneva che le uniformi degli 8000 appartenenti al Corpo forestale dello Stato fossero troppo simili a quelle dei 64000 finanzieri e che, pertanto, le prime andavano cambiate; tuttavia l'organo giudiziario, disattendendo le richieste dei vertici delle Fiamme gialle, si sarebbe invece espresso in senso opposto, ossia che le divise che dovevano cambiare colore fossero quelle della Guardia di finanza poiché trattasi di Corpo dello Stato più giovane rispetto alla Guardia forestale; sempre nell'articolo si legge che la sostituzione sarebbe comunque avvenuta a costo zero in quanto alle due uniformi estiva e invernale, se ne sostituiva una sola, seppur al costo di 250 euro ciascuna;
da notizie di stampa del gennaio 2009 risulta che una nota impresa palermitana aveva vinto un appalto per la produzione in Bulgaria di uniformi da fornire a Carabinieri e Guardie forestali, ma che nell'aprile dello stesso anno la procura della Repubblica di Palermo aveva aperto un procedimento penale a carico dei responsabili di tale impresa per «associazione a delinquere finalizzata alle frodi nelle pubbliche forniture», relativamente alla fornitura delle uniformi fabbricate in Cina -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;
se corrisponda a realtà che il cambio delle divise a 64000 finanzieri, anziché a 8000 forestali, sia stato conseguente alla decisione del Consiglio di Stato e, in questo caso, quali siano state le motivazioni che hanno indotto i vertici della Guardia di finanza ad iniziare un contenzioso poi rivelatosi perdente;
quale sia il costo complessivo dell'operazione, oppure se corrisponda a realtà che la sostituzione sia avvenuta a costo zero e, comunque, se ritenga idoneo l'utilizzo quotidiano da parte del personale della Guardia di finanza di una sola uniforme per tutte le stagioni;
quali siano i motivi che hanno ritardato di quasi tre anni l'uso della nuova uniforme e se tali motivi siano eventualmente connessi alle indagini aperte dalla procura della Repubblica di Palermo;
se allo stato attuale la fornitura del nuovo abbigliamento agli agenti della Guardia di finanza sia da considerarsi perfezionata o se persistano ancora delle deficienze.
(4-11617)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GERMANÀ, GAROFALO, GIBIINO, LA LOGGIA, VINCENZO ANTONIO FONTANA, GIAMMANCO, MINARDO, MISURACA, MARINELLO, PAGANO, CATANOSO e TORRISI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la grave situazione che sta sconvolgendo gli equilibri internazionali sta dispiegando i suoi effetti dirompenti sull'intero territorio siciliano, ostaggio dell'arretratezza delle infrastrutture e del sottosviluppo di un sistema produttivo, che, investito da molteplici fattori negativi, non solo stenta a decollare, ma accumula ritardi che allargano il divario Nord-Sud e con il resto d'Europa:
la Sicilia deve emergere dal baratro della perifericità, una condizione connaturata

all'insularità e all'orografia interna, ma soprattutto psicologica per gli oltre 5 milioni di siciliani che avvertono una distanza fisica dal «continente» e si auto percepiscono come ai margini del progresso tecnologico che non ha coinvolto un'isola di quasi 26.000 chilometri quadrati, costituita da pianure poco estese che si aprono tra impervi rilievi;
le condizioni geo-morfologiche non sono però le uniche cause della disparità e dello squilibrio, poiché, nel crogiuolo delle con-cause vanno annoverate l'incapacità e la negligenza della classe dirigente regionale che non ha saputo implementare una coerente e lungimirante strategia di sviluppo infrastrutturale per avviare una connessione fisica ed economico-funzionale tra le diverse realtà territoriali, indispensabile imprimatur per uno sviluppo duraturo e un benessere diffuso per tutte quelle fasce della popolazione che si sentono relegate ai margini della modernità;
la situazione dei trasporti in Sicilia è allarmante e la crisi libica ha fatto emergere con forza tutte le criticità che purtroppo attengono al settore considerato in toto, interessando autostrade, treni, autobus, aeroporti e traghetti;
esulando dalla questione del degrado delle autostrade e dal contenzioso che vede l'ANAS opporsi al Consorzio autostrade siciliane, per quanto attiene il trasporto ferroviario, va rilevato che la rete della Sicilia comprende solo linee a scartamento normale e risulta costituita da 8 linee che abbracciano tutte le 9 province della regione, per 1.378 chilometri lunghezza;
molte linee sono state dismesse e in genere smantellate, operazione, ad avviso degli interroganti irrazionale se si considera che la rete siciliana costituisce la più estesa rete ferroviaria insulare del Mediterraneo, un paradosso quindi anche la constatazione che i tracciati sono obsoleti e le opere di ammodernamento rimangono un miraggio soprattutto in quelle aree che sono anche prive di aeroporti e strade moderne, accentuandone quindi l'isolamento e ostacolandone lo sviluppo;
nel luglio 2009, è stato presentato da Trenitalia alla regione siciliana, un piano di riorganizzazione delle tratte ferroviarie che prevedeva nuovi collegamenti, la riduzione dei tempi di percorrenza tra le principali stazioni ferroviarie dell'isola, treni lenti intervallati da treni veloci e la riorganizzazione di tutti i servizi in una nuova ottica di sistema integrato, il cui costo complessivo ammontava a circa 130 milioni di euro, ai quali andavano aggiunti altri 10 milioni a carico del bilancio regionale per una supplementare ottimizzazione del servizio, ma i cittadini che ne usufruiscono, soprattutto i pendolari, non hanno beneficiato di alcun miglioramento del trasporto ed anzi, si sono dovuti arrendere di fronte all'evidenza di un effettivo peggioramento, in special modo sulla dorsale tirrenica Messina-Palermo, oltre al taglio operato a diversi treni a lunga percorrenza;
i treni, nel XX secolo, hanno rappresentato la locomotiva del progresso, ed invece per i siciliani sono un'aggiuntiva fonte di isolamento, anche in ragione del costo elevato dei biglietti soprattutto dei treni notte, e dei prezzi non solo non concorrenziali se comparati alle tariffe offerte dalle compagnie aeree low-cost, ma che non possono neanche essere giustificati dalla qualità del servizio, se si considera infatti il pessimo stato dei vagoni, pur essendo state sottoscritte, negli ultimi mesi del 2010, due convenzioni tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'assessorato regionale della Sicilia alle infrastrutture per l'acquisto di nuovi veicoli, sia treni che bus, e precisamente 69 bus delle diverse tipologie (urbano, extraurbano e sub-urbano) e 3 composizioni ferroviarie bi-piano da 800 posti ciascuna;
l'inefficienza del sistema infrastrutturale che si ripercuote e blocca lo sviluppo commerciale e del tessuto produttivo è riscontrabile anche sul fronte del trasporto e dei collegamenti aerei, dal quale emergono gravi criticità e profondi squilibri, mentre le contromisure della regione siciliana appaiono mera propaganda, poiché i lavori di adeguamento e di

potenziamento degli scali aerei di Palermo, Catania, Lampedusa, Pantelleria, Trapani e Comiso, stentano ad essere implementati in maniera coerente, efficace ed efficiente;
all'inizio di settembre 2010, è stato siglato un protocollo dalla regione siciliana, l'ENAC, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le società di gestione degli aeroporti siciliani, con il quale è stato stabilito l'utilizzo di risorse pubbliche comunitarie, nazionali e regionali, tra cui le risorse liberate dal PON-trasporti 2000-2006, le risorse del PON-trasporti 2007-2013, le risorse del PO FESR per il periodo 2007-2013 e le risorse FAS della regione, per un ammontare complessivo di 483.814.698,26 di euro;
è stato inoltre previsto che l'attuazione delle opere sarà affidata alle società di gestione dei singoli aeroporti che dovranno garantire anche la disponibilità della propria quota di finanziamento, ma a prescindere dagli aspetti puramente economici, occorre analizzare nel dettaglio gli interventi previsti nei diversi scali, progetti ambiziosi e pubblicizzati che, in potenza, sarebbero lodevoli e pregevoli, ma in atto, pur essendo indispensabili ed urgenti, sono arenati e rimangono solo una remota possibilità ed una speranza evanescente;
negli aeroporti di Pantelleria e Lampedusa, per i quali sono stati stanziati rispettivamente 37 e 25 milioni di euro, si dovrà procedere all'ampliamento dell'aerostazione e all'adeguamento delle infrastrutture di volo; a Palermo il piano di sviluppo da 204 milioni di euro, si compone di interventi relativi alle reti idriche, all'espansione del piazzale di sosta degli aeromobili, del terminal lato «land side» e dell'area imbarchi; a Trapani le iniziative per 19 milioni di euro riguarderanno gli impianti di smistamento bagagli e quelli di video sorveglianza esterna, il deposito carburanti e l'ampliamento del piazzale per gli aeromobili; per l'aeroporto di Catania, grazie a 192 milioni di euro, è stato previsto il prolungamento della pista di volo, l'interramento della linea ferroviaria e la ristrutturazione della vecchia aerostazione; e infine è stato disposto che l'aeroporto di Comiso benefici di opere di ampliamento del piazzale di sosta degli aeromobili e di sistemazione della viabilità perimetrale esterna, per un totale di 7 milioni di euro;
le promesse eclatanti non mancano, ma non corrispondono alla realtà, non avendo alcuna aderenza allo «status quo» che rimane immutabile e cristallizzato in un orizzonte che per i siciliani non offre prospettive di sviluppo né stimoli per la crescita, mentre dilaga un senso di sfiducia ed impotenza di fronte all'acclarato disinteresse della classe politica regionale che non riesce ad avviare un ciclo virtuoso che si fondi sulle tre imprescindibili «I» ovvero infrastrutture, investimenti ed innovazione;
nell'anno in cui si celebrano i 150 anni dell'Unità d'Italia, la Sicilia si sente ancora isolata ed emarginata a causa della mancanza di collegamenti efficienti con l'intero territorio della penisola -:
attraverso quali misure si intenda sovrintendere all'effettiva attuazione degli interventi programmati;
se si intenda promuovere un meccanismo di adeguamento del sistema dei prezzi del trasporto ferroviario che rispecchi e sia conforme alla qualità dei servizi;
quando si renderanno operative le azioni di ammodernamento e potenziamento della rete ferroviaria e del traffico aereo.
(5-04615)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
già in passato l'interrogante ebbe occasione di sottolineare, anche tramite atti di sindacato ispettivo, l'opportunità di procedere al completamento dello svincolo autostradale di Baveno sulla autostrada

A26, che dalla sua inaugurazione è aperto solo in direzione Milano e non ancora verso Domodossola;
alcuni mesi fa il Ministro ebbe ad annunciare che si avvicinavano i tempi per la realizzazione dell'opera, ma nulla sembra concretamente essersi avviato -:
quali sia l'andamento dell'iter relativo alla realizzazione della predetta opera e se siano ipotizzabili tempi concreti per il completamento dello svincolo.
(4-11609)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO e SBROLLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 14 aprile 2011, i carabinieri dei comandi provinciali di Vicenza, Padova, Rovigo, Verona, Treviso, Brescia, Cagliari, Caserta, Mantova, Milano, Napoli e Salerno - in collaborazione con il personale della direzione investigativa antimafia di Padova, il nucleo carabinieri cinofili di Torreglia (Padova) e il coordinamento del centro operativo della direzione investigativa antimafia di Venezia - hanno eseguito 29 provvedimenti di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone in Veneto, Lombardia, Sardegna, Campania e Puglia. I sottoposti a provvedimenti restrittivi risultano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, ed esercizio abusivo dell'attività di intermediazione finanziaria svolta ai danni di centinaia di titolari d'azienda, in particolare in Veneto;
secondo gli inquirenti le attività criminose sopra descritte sono riconducibili al clan camorristico campano dei «Casalesi». In particolare, l'organizzazione criminale sgominata risultava diretta da tale Mario Crisci, detto «il dottore», posto a capo della gestione di un sistema illecito basato sull'erogazione di prestiti d'usura comprendenti un tasso di interesse fino al 180 per cento annuo, metodo che aveva l'evidente scopo di far fallire rapidamente le imprese indebitate al fine di rilevare le attività economiche da queste gestite, o in alternativa, di proporre agli usurati insolventi di procacciare nuovi «clienti» al clan camorristico;
nel corso dell'operazione di cui sopra sono stati sequestrati numerosi assegni, cambiali e cessioni di credito aziendali appartenenti agli imprenditori assoggettati all'usura, per un valore complessivo pari a circa 4 milioni di euro. Durante alcune perquisizioni sono state rinvenute, altresì, diverse armi e munizioni da guerra;
dall'indagine sopra descritta emerge come le attività criminose riconducibili agli affiliati del clan dei «Casalesi» in Veneto sarebbero state realizzate utilizzando come copertura legale la società di recupero crediti Aspide - con sede principale a Padova - considerata dagli inquirenti la base logistico-direzionale del sodalizio criminale, dai cui uffici sarebbero state pianificate tanto le attività di riscossione dei crediti, quanto le azioni di ritorsione nei confronti dei debitori insolventi. Al riguardo, dall'inchiesta risulta che a ogni ritardo nel risarcimento dei prestiti usurai da parte degli imprenditori corrispondevano brutali pestaggi a scopo intimidatorio eseguiti per mano degli affiliati al sodalizio criminoso;
secondo gli inquirenti, i proventi derivanti dalle attività camorristiche sarebbero affluiti nelle casse dell'organizzazione criminale attraverso il sistema di carte prepagate denominato «Postepay» commercializzato da Poste italiane, mediante l'utilizzo di crediti provenienti dai versamenti di denaro effettuati dalle vittime di usura. Tale sistema veniva utilizzato, altresì, per la redistribuzione dei compensi derivanti dalle attività illegale nei confronti dei sodali del clan camorristico. Secondo gli inquirenti, inoltre, una parte dei proventi illecitamente ottenuti sarebbe

stata destinata a soddisfare le necessità economiche di alcuni camorristi detenuti e dei loro familiari;
l'operazione di contrasto alle attività criminose riconducibili ai «Casalesi» è stata possibile solo grazie al costante impegno delle Forze dell'ordine e della magistratura sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. Gli arresti, inoltre, sono stati possibili, grazie al significativo utilizzo di strumenti investigativi, quali intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e pedinamento, supporti tecnici messi a disposizione dal reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma e strumenti organizzativi gestiti dal personale della Dia di Roma;
l'operazione sopra citata è l'ennesima prova della raggiunta capacità di penetrazione dei tessuti socio-produttivi del Nord-est, in particolare del Veneto, ad opera di affiliati alla criminalità organizzata, come confermano le più recenti relazioni semestrali del Ministero dell'interno al Parlamento sulle attività e i risultati conseguiti dalla direzione investigativa antimafia e le analisi su mafia, camorra e 'ndrangheta fornite dalla procura nazionale antimafia;
gli interroganti hanno più volte presentato al Ministero dell'interno atti di sindacato ispettivo relativi alle attività illecite riconducibili ad affiliati a sodalizi di mafia, camorra e 'ndrangheta effettuate in Veneto, senza tuttavia ottenere alcuna risposta dal dicastero -:
se sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative di sua competenza il Ministro intenda assumere per rafforzare la lotta alla criminalità organizzata in Veneto, assicurando, al contempo, alle forze di polizia e all'autorità giudiziaria fondi, mezzi e strumenti per combattere efficacemente il crescente fenomeno;
quali misure concrete di sua competenza il Ministro intenda porre in essere per contrastare il significativo livello di penetrazione dei sodalizi riconducibili alla criminalità organizzata nel tessuto socio-economico del Veneto.
(4-11620)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:

MIOTTO e NACCARATO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale del 31 marzo 2011 è stato approvato il piano annuale 2010-2011 di assegnazione dei contratti di formazione specialistica alle scuole di specializzazione delle facoltà di medicina e chirurgia delle università italiane;
il piano prevede che la prestigiosa scuola di specializzazione in cardiochirurgia, da molti anni presente nella facoltà di medicina dell'università di Padova, venga aggregata alla più recente scuola di specializzazione della università di Verona e prevede l'azzeramento dei contratti per il primo anno di corso;
la scuola di specializzazione ha lo scopo di formare medici specialisti nella diagnostica, clinica e terapia chirurgica delle malattie cardiache e dei grossi vasi, indispensabile per formare medici specialisti in grado di garantire servizi di qualità in un campo nel quale sono in aumento le patologie che investono l'apparato cardiocircolatorio;
i livelli di eccellenza raggiunti dall'università di Padova sono indiscutibili e la scuola del professore Gerosa rappresenta uno dei più accreditati centri trapianti, per cui è, ad avviso degli interroganti, sconcertante la scelta del Governo che ignora quanto sin qui realizzato dalla scuola cardiochirurgica padovana, a partire dal primo trapianto di cuore nel 1985, al primo impianto di cuore artificiale nel

2007 e ad uno dei primi trapianti cellulari a livello mondiale mediante l'iniezione di cellule staminali effettuato nel 2002;
la scuola padovana è riconosciuta a livello internazionale non solo per i sette secoli di storia ma per la produzione scientifica di grandissimo rilievo, una eccellenza didattica inoppugnabile, frutto di un folto gruppo di docenti che assicura capacità didattica ai massimi livelli in campo nazionale e che consente alla facoltà di medicina di coprire il vertice della graduatoria per la produzione scientifica in Italia;
appare agli interroganti opaca la metodologia che ha condotto alla decisione ministeriale ed evidentemente assente la valutazione meritocratica, accanto ad una non trasparente evidenziazione dei parametri che hanno condotto ad una gravissima penalizzazione di una delle più prestigiose facoltà di medicina in Italia -:
come si intenda rivedere e correggere il decreto ministeriale 31 marzo 2011, per riconoscere i contratti di formazione ingiustamente azzerati alla scuola di specializzazione in cardiochirurgia delle facoltà di medicina dell'università di Padova per l'anno accademico in corso;
quali criteri, quali procedure, quali organi consulenziali abbia consentito di azzerare il numero dei contratti di formazione per la scuola di specializzazione in cardiochirurgia presso la facoltà di medicina dell'università di Padova.
(4-11597)

MURA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il liceo musicale e coreutico è una delle nuove forme di scuola secondaria nate con la cosiddetta riforma Gelmini e regolamentata nella fattispecie dal decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 «Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei», che ne riporta le modalità e le condizioni di istituzione;
secondo quanto riportato dall'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica, il liceo musicale è un percorso di studi indirizzato all'apprendimento tecnico-pratico della musica e allo studio del suo ruolo nella storia e nella cultura;
in particolare, all'articolo 12, comma 6, il decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010 indica in massimo 40 il numero di licei musicali da istituire a livello nazionale. Inoltre, solo il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha facoltà di istituire tale indirizzo, subordinando la decisione alla stipula di un'apposita convenzione con i conservatori, così come indicato nell'articolo 13, comma 8, del regolamento;
nel corso dell'anno scolastico 2010/2011 i licei musicali istituiti dal Ministero sul territorio nazionale sono stati 37;
nell'ambito della programmazione dell'offerta formativa per l'anno scolastico 2011/2012 la provincia di Bologna, con delibera di giunta n. 597 del 21 dicembre 2010, ha avanzato la proposta d'istituire il liceo musicale presso l'istituto «Laura Bassi»;
la regione Emilia Romagna con delibera n. 35 del 17 gennaio 2011 ha avallato la proposta d'istituire nel territorio regionale 3 licei musicali, mentre l'ufficio scolastico regionale con il decreto n. 2 del 11 gennaio 2011 ha avanzato la richiesta di attivazione dei 3 licei musicali proposti dalla regione (Bologna, Modena e Forlì);
come da indicazioni di legge, quindi, l'istituto «Laura Bassi» di Bologna ha dichiarato non solo di possedere gli spazi adeguati e il potenziale strumentale e laboratoriale per offrire al suo interno l'offerta formativa adeguata ad un liceo musicale, ma in data 21 marzo 2011 ha perfezionato con il conservatorio di Bologna una convenzione redatta in base alle indicazioni ministeriali, al fine di poter concorrere regolarmente alla istituzione di un liceo musicale anche nel capoluogo emiliano-romagnolo;

la scelta di istituire anche nel capoluogo felsineo un liceo musicale risulta particolarmente importante anche per il titolo di cui l'Unesco ha voluto fregiare Bologna, ovvero quello di «città creativa della musica», oltre che per la lunga e radicata tradizione musicale e teatrale che ha fatto di Bologna un centro di qualità e di attenzione a livello internazionale;
nell'attesa di una risposta da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, 21 ragazzi e ragazze si sono iscritti al nuovo indirizzo presso l'istituto Bassi per veder disattese le proprie aspettative venerdì 8 aprile 2011 quando dal Ministero è stata negata l'autorizzazione all'attivazione del liceo musicale presso questo istituto;
l'imposizione di una tale decisione rappresenta un doppio smacco per la città di Bologna e per la storica istituzione scolastica felsinea nata in coincidenza con l'Unità d'Italia;
in data 12 aprile 2011 il commissario straordinario del comune di Bologna ha inviato una lettera al Ministro interrogato chiedendo di riconsiderare la posizione assunta nei confronti del liceo «Laura Bassi», al fine della sua trasformazione in liceo musicale, definendo innaturale il fatto che alla città di Bologna, per le sue tradizioni nel settore della cultura musicale, non sia consentito di istituire un liceo musicale -:
se il Ministro non abbia intenzione di provvedere diversamente a quanto fino ad oggi stabilito tenuto conto non solo dell'opportunità di arricchire la proposta formativa di Bologna, ma anche del diritto dei 21 ragazzi che hanno già espresso l'intenzione di voler affrontare il percorso di studi musicale;
se il Ministro non ritenga di informare sui criteri che hanno permesso agli altri licei musicali di essere attivati a differenza di quello di Bologna.
(4-11601)

DE POLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa, le scuole di specializzazione in cardiochirurgia, reumatologia e dermatologia padovane verranno «traslocate» a Verona. Cosi, è stato deciso dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Dunque, scuole di primissimo ordine in Italia che fino a ieri erano riconosciute senza discussione alcuna come importanti punti di riferimento dai quali prendere spunto a livello nazionale sono state improvvisamente declassate trovandosi dipendenti delle omologhe scuole veronesi;
da varie fonti si evince quanto le specializzazioni conquistate attraverso la ricerca, costruite negli anni fino a diventare momento di perfezione della sanità padovana con un bacino di utenza che si estende a tutto il territorio nazionale debbano essere tutelate poiché rappresentano come dichiara il Ministro, Giancarlo Galan, un «patrimonio di eccellenza»;
sono scesi in campo per battersi contro questa decisione di accorpamento della scuola di cardiochirurgia padovana a quella scaligera, il sindaco di Padova, parlamentari del territorio, il consiglio provinciale di Padova, sindacati medici, facoltà di medicina ed azienda ospedaliera;
Verona è certamente un polo sanitario di tutto rispetto ma, purtroppo, non è sul merito che questa decisione è stata presa;
il rettore Giuseppe Zaccaria è pronto a presentare un ricorso al Tar del Lazio contro la decisione del Ministero dell'istruzione e invoca un'azione comune della politica, dell'associazionismo e della società civile che possa neutralizzare una decisione che ferisce tutta la città;
l'intera facoltà di cardiochirurgia scenderà in campo per difendere il proprio ruolo, per mantenere l'eccellenza che la contraddistingue a livello internazionale. Sembra che nella scelta abbia pesato il parere di commissari ministeriali in evidente conflitto d'interesse: nella commissione

di esperti che ha deciso il trasferimento figura infatti il rettore di Verona;
il preside della facoltà medica Giorgio Palù ha dichiarato di non aver nessuna intenzione di restare immobile di fronte al depauperamento della medicina padovana rivendicando il ruolo di prim'ordine della scuola padovana;
per molti, ciò che sta accadendo all'università di Padova rischia di scoraggiare i giovani docenti e ricercatori, così come gli studenti che avevano avuto finora l'opportunità di frequentare, persino, un anno di esperienza nelle scuole di cardiochirurgia più prestigiose del mondo -:
se e come il Ministro interrogato intenda assicurare alla formazione specialistica padovana di poter mantenere l'eccellenza che l'ha contraddistinta fino ad oggi.
(4-11605)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'area di Montegrotto Terme (Padova), rinomata a livello mondiale per le cure termali, ha nel settore del turismo il punto di forza dell'economia locale, che, tuttavia, a causa della crisi economica internazionale, sta vivendo negli ultimi anni una situazione di estrema difficoltà;
negli ultimi giorni, come affermato da alcuni organi di stampa locale padovani, è stato dichiarato il fallimento della società di gestione e la conseguente chiusura dell'Hotel Bertha, sito in Montegrotto Terme (Padova), e per molti anni una delle principali strutture dell'area;
i giudici fallimentari hanno dichiarato che la mobilità del personale è in capo all'azienda proprietaria della struttura, la Terme Bertha Srl, e che dal 1o di aprile 2011 trentasette dipendenti della struttura hanno esaurito i novanta giorni dell'indennità di sospensione, non usufruiscono di alcun ammortizzatore sociale, e, pertanto, non dispongono di alcuna remunerazione economica -:
se non ritenga opportuno assumere iniziative, anche in ragione dell'importanza strategica del settore turistico per l'area padovana, per salvaguardare i livelli occupazionali dei dipendenti interessati dalla situazione sopraesposta e delle famiglie del territorio interessato.
(4-11604)

DAMIANO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto n. 45 del 7 marzo 2007 del Ministero dell'economia e delle finanze ha esteso l'iscrizione e l'accesso alle prestazioni previste dal decreto ministeriale n. 463 del 28 luglio 1998 per gli iscritti alla «gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali INPDAP», sia ai pensionati già dipendenti pubblici che fruiscono di trattamento a carico delle gestioni pensionistiche dall'INPDAP, sia ai dipendenti o pensionati di enti e amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, iscritti ai fini pensionistici presso enti o gestioni previdenziali diverse dall'INPDAP;
l'INPDAP tramite un opuscolo inviato a tutti gli interessati ha comunicato che per iscriversi alla gestione unitaria non avrebbero dovuto fare nulla «perché la sua adesione scatterà automaticamente il 1o novembre» e solo per chi non intendesse iscriversi, sarebbe stato necessario compilare il modulo di non adesione;
in seguito, l'articolo 3-bis della legge 22 novembre 2007, n. 222, ha abolito la modalità di iscrizione automatica alla gestione unitaria del credito, sostituendola con la sola possibilità facoltativa, con adesione esplicita preventiva per i pensionati

degli enti e amministrazioni pubbliche e per i dipendenti delle medesime amministrazioni iscritti a gestioni pensionistiche diverse dall'INPDAP;
l'articolo dispone anche che «l'iscrizione decorre a partire dal sesto mese successivo alla data di entrata in vigore della presente disposizione»; quindi essendo la legge n. 222 entrata in vigore il 1o dicembre 2007, i termini per l'adesione si sono chiusi il 31 maggio 2008;
poiché le modifiche intervenute e le istruzioni fomite dall'INPDAP sulle modalità di adesione, prima automatica e, successivamente volontaria, non sono state chiaramente diffuse, migliaia di dipendenti, iscritti anche da oltre 30 anni al fondo di credito, hanno perso la possibilità di usufruire della concessione dei prestiti alle famiglie di cui avrebbero usufruito in caso di varie ed impellenti necessità -:
come intenda intervenire il Governo per affrontare la situazione che si è creata e se non ritenga opportuno assumere iniziative normative che permettano la riapertura dei termini per le nuove adesioni e garantire un'adeguata informazione ai lavoratori e ai pensionati interessati.
(4-11606)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa e da numerosi siti giornalistici on-line un operaio alla guida di un camion con betoniera è morto a Santa Maria Capua Vetere, nel casertano, in un cantiere in fase di costruzione;
sembra che il camion guidato dall'operaio abbia urtato una lastra in cemento che sorreggeva un capannone; la lastra si è abbattuta sulla cabina di guida dell'automezzo, schiacciandola, l'uomo è morto sul colpo -:
di quali elementi disponga il Ministro in merito alla dinamica degli incidenti;
se risulti che le misure di sicurezza previste dalla normativa vigente siano state osservate;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda intraprendere a fronte di un fenomeno, quello degli incidenti sul lavoro, spesso mortali, che ogni anno assume una dimensione che non è esagerato definire una strage.
(4-11611)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

TRAPPOLINO, OLIVERIO, CENNI, BRANDOLINI, ZUCCHI, SERVODIO, MARCO CARRA, FIORIO, DAL MORO e AGOSTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a livello europeo, l'Italia conta una delle più basse presenze di giovani agricoltori: nel 2005, solo il 3,3 per cento di essi aveva meno di trentacinque anni, a fronte di una media europea del 6,9 per cento; nel 2007 la percentuale relativa al nostro Paese scende al 3,1 per cento;
le risorse previste all'interno dei piani di sviluppo rurale specificatamente rivolte all'insediamento di giovani agricoltori (misura 112 PSR e «pacchetto giovani») rappresentano l'elemento portante delle politiche ricambio generazionale e uno dei principali assi attorno al quale l'Unione europea ha inteso organizzare il futuro dell'agricoltura dei Paesi membri;
in occasione dei seminari OIGA organizzati in diverse regioni italiane, al fine di presentare le diverse opportunità a favore dei giovani imprenditori, sono emerse una serie di problematiche connesse

agli strumenti di credito attivabili dai giovani imprenditori al fine di affrontare i passaggi successivi agli anticipi del premio di primo insediamento;
l'attivazione del premio di primo insediamento ha consentito di usare il totale delle risorse previste dall'avanzamento finanziario dei piani di sviluppo rurale delle regioni. Tuttavia, nella maggioranza dei casi, le risorse relative al primo insediamento sono collegate alla realizzazione di un investimento. Pertanto, in via generale, il giovane agricoltore per poter maturare l'altra parte dell'aiuto che deve ancora percepire (la prima erogazione si riferisce al 50 per cento) come primo insediamento deve procedere all'investimento in programma;
l'investimento prevede una quota parte a carico del giovane agricoltore, il ricorso agli istituti di credito appare l'inevitabile approdo di tale percorso;
come è stato ben evidenziato in occasione dei suddetti seminari OIGA, anche in questo specifico caso l'accesso al credito presenta difficoltà insormontabili, determinate, in larga misura, da una sostanziale non conoscenza sia del complesso delle risorse europee presenti sul territorio di riferimento (e delle loro regole) sia degli strumenti di supporto al credito previsti da misure e organismi nazionali (ISMEA, OIGA e altri);
nel 2011, al fine di evitare il disimpegno automatico in ragione di spese non realizzate - le cui conseguenze negative sono del tutto intuibili anche al fine della trattativa sul futuro delle risorse - è fondamentale sostenere tutti i processi di investimento previsti dai piani di sviluppo rurale regionali e consentire a tutti i giovani imprenditori di poter realizzare ciò che da loro è stato programmato -:
se il Ministro, anche al fine di evitare l'evenienza del disimpegno in ragione di investimenti non realizzati dai giovani agricoltori e previsti dai piani di sviluppo rurale regionali, preveda di avviare, con il mondo del credito, un sollecito confronto per affrontare e risolvere le principali criticità attinenti l'accesso al credito dei giovani agricoltori, che sono emerse in un recente passato e che rischiano di riproporsi anche in questa occasione con effetti particolarmente pesanti;
se il Ministro intenda di informare il Parlamento sull'attivazione dei progetti di investimento programmati dalle misure dei piani di sviluppo rurale regionali e relativi ai giovani agricoltori.
(5-04621)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOTTA, STRADELLA, LEO, GHIGLIA, GERMANÀ, GIBIINO, MANCUSO, PAGANO, ANTONIO PEPE e PUGLIESE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le problematiche legate all'amianto risultano essere particolarmente forti e sentite in Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia;
il mesotelioma maligno è un tumore raro che colpisce più frequentemente gli uomini e in Italia rappresenta lo 0,4 per cento di tutti i tumori diagnosticati nell'uomo e lo 0,2 per cento di quelli diagnosticati nelle donne. Ciò equivale a dire che si verificano 3,4 casi di mesotelioma ogni 100.000 uomini e 1,1 ogni 100.000 donne;
nelle diverse regioni italiane si osservano enormi differenze nel numero di casi di mesotelioma, dal momento che questo tumore è associato soprattutto all'esposizione all'amianto: in provincia di Alessandria, a causa della presenza dello stabilimento Eternit, si parla per esempio di 16 casi su 100.000 per gli uomini e 13 casi su 100.000 per le donne;

il mesotelioma è raro prima dei 50 anni e presenta un picco massimo attorno ai 70; la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si ferma poco al di sotto del 20 per cento nella fascia di età compresa tra i 45 e i 54 anni e diminuisce progressivamente con l'aumentare dell'età. Dai dati più recenti sembra che questo tumore nelle donne italiane sia in lieve ma costante aumento;
il 5-7 per cento di tutti i tumori del polmone sono ascrivibili alla sola esposizione all'amianto;
regione Piemonte, enti e fondazioni si stanno da anni adoperando per cercare di trovare una cura per il mesotelioma, anche con l'istituzione di organismi ad hoc per la ricerca;
come noto, Casale Monferrato e il casalese soffrono delle conseguenze legate alla presenza del più grande stabilimento Eternit italiano;
oltre 2.700 persone sono scomparse a causa del mesotelioma pleurico o malattie amianto-correlate;
il principale fattore di rischio nel mesotelioma è l'esposizione all'amianto: la maggior parte di questi tumori riguarda infatti persone che sono entrate in contatto con tale sostanza sul posto di lavoro;
è indispensabile aumentare gli sforzi nella ricerca scientifica, affinché il mesotelioma e le patologie amianto correlate diventino malattie «affrontabili» e l'aspettativa di vita possa diventare maggiore -:
se non si ritenga opportuno che lo sforzo messo in atto da regioni, enti e fondazioni, anche private, sia coadiuvato dalle autorità statali competenti, vista la diffusione assai elevata del mesotelioma e delle patologie amianto-correlate in aree geografiche ben determinate;
quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per affiancarsi alle regioni, agli enti locali e alle fondazioni, anche private, per rafforzare l'impegno nella ricerca e nello studio del mesotelioma pleurico e delle altre patologie amianto-correlate;
quali criteri di oggettiva produzione scientifica ed accreditamento internazionale si intendano utilizzare nell'identificazione dei soggetti da inserire in questa iniziativa tanto necessaria quanto sentita da una vasta popolazione.
(5-04618)

Interrogazione a risposta scritta:

CAVALLOTTO, ALLASIA e COSTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il recente dibattito svoltosi al Senato a margine del progetto di legge AS 863, a firma Gasparri ed altri, recante «Disposizioni normative in materia di medicinali ad uso umano e di riordino dell'esercizio farmaceutico» ha consentito di ritornare sul «problema» della riorganizzazione dell'attività delle parafarmacie, nate, come noto, dalle liberalizzazioni della XV legislatura;
il decreto-legge n. 223 del 2006, noto come Decreto Bersani I, ha infatti stabilito le norme per distribuire alcune tipologie di farmaci (OTC, farmaci da banco senza obbligo di ricetta medica, di cui si può fare pubblicità; SOP, farmaci senza obbligo di ricetta, ma non direttamente accessibili al cliente e non pubblicizzabili) in strutture diverse dalla farmacie. La vendita dei medicinali SOP ed OTC è stata autorizzata, negli esercizi commerciali diversi dalle farmacie, alla presenza e con l'assistenza personale e diretta al cliente di un farmacista iscritto all'Albo. Gli esercizi commerciali diversi dalle farmacie che intendano vendere medicinali SOP ed OTC sono obbligati a darne comunicazione al Ministero della Salute ed alla regione in cui ha sede l'esercizio; la comunicazione viene inviata anche al servizio farmaceutico dell'ASL competente per provincia, e all'Ordine dei farmacisti della provincia competente per territorio;

tale riforma ha in sostanza consentito una prima liberalizzazione nel settore della distribuzione dei farmaci. Una seconda liberalizzazione - finalizzata a consentire la vendita al di fuori delle farmacie di tutti i medicinali della cosiddetta «fascia C» (ovvero dei medicinali che non sono rimborsati dal Servizio sanitario nazionale), anche quelli soggetti ad obbligo di prescrizione - era stata prevista nella passata legislatura dall'articolo 2 dell'AS 1644 che tuttavia non ha completato il suo iter prima dello scioglimento anticipato delle Camere;
si ricorda che i medicinali di fascia C corrispondono a quei farmaci ritenuti non essenziali, in quanto utilizzati per patologie di lieve entità, o considerate minori, che, quindi, non sono considerati «essenziali» o «salvavita». Con la legge n. 311 del 2004 è inoltre stata individuata una nuova fascia di medicinali, la C-bis, che comprende i medicinali non soggetti a ricetta medica con accesso alla pubblicità al pubblico (i cosiddetti medicinali di automedicazione); tanto i medicinali di fascia C come quelli di fascia C-bis sono a totale carico del paziente;
le disposizioni del decreto Bersani I sono state oggetto di specifica definizione-attuazione con una circolare del Ministero della salute del 3 ottobre 2006, con la quale è stato stabilito che i nuovi punti vendita, legittimati ad utilizzare la dicitura «parafarmacie», sono tuttavia obbligati a dedicare uno spazio esclusivo (anche «un singolo scaffale o parte di esso») ai medicinali, per evitare che si confondano con le altre merci;
in particolare, la circolare ha precisato che le parafarmacie: possono consentire il self-service, ma devono garantire la presenza di un farmacista dotato di distintivo per tutto l'orario d'apertura; devono rispettare le norme su pubblicità, conservazione, contraffazione dei medicinali e l'obbligo di comunicazione di inizio vendita (al Ministero della salute, all'Aifa, ai comuni); devono aderire al meccanismo di tracciabilità delle confezioni farmaceutiche, altrimenti a gennaio i grossisti non potranno più rifornirli. Attraverso queste regole il Ministero della salute ha, in sostanza, cercato di disciplinare l'attività dei corner farmaceutici soprattutto nella grande distribuzione;
rimane, tuttavia, il problema di definire gli scenari di attività futuri di queste strutture commerciali, nate appunto con lo scopo di gestire la commercializzazione di tutti i farmaci non a carico del Servizio sanitario nazionale, ma poi di fatto «congelate» negli spazi di attività delineati dal decreto-legge n. 223 del 2006;
da più parti, infatti, si parla di chiusura delle parafarmacie o, di converso, di una loro riorganizzazione finalizzata al progressivo assorbimento nella pianta organica delle sedi farmaceutiche. Tale incertezza sulle sorti future delle parafarmacie costringe gli operatori di settore che hanno investito nelle nuove attività commerciali in una condizione di perdurante instabilità;
per questo motivo, appare irrinunciabile attivare un confronto serio e costruttivo sul tema del rapporto farmacie-parafarmacie, al fine di dare un assetto definitivo ad un servizio che appare per molti versi strategico per la tutela del fondamentale diritto alla salute dei cittadini;
martedì 22 febbraio 2011 si è svolta, presso la Commissione igiene e sanità del Senato, l'audizione dell'ANPI, l'Associazione nazionale parafarmacie italiane in merito alla proposta di legge S.863. Nel corso della seduta, l'ANPI ha lasciato agli atti della commissione un documento con il quale si è avanzata la proposta di liberalizzazione dei farmaci di fascia C. Un documento, ha precisato il presidente ANPI, Spolaore, condiviso da tutte le altre associazioni di categoria, eccetto una che, ritenendo ancora possibile portare a compimento il progetto di trasformare le parafarmacie in farmacie, non ha aderito alla proposta di liberalizzazione dei farmaci di fascia C;

i rappresentanti dell'ANPI hanno argomentato l'esigenza di procedere la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, insistendo, oltre che sull'imprescindibilità del rapporto farmaco/farmacista, sulla complementarietà del servizio territoriale che le parafarmacie offrono rispetto alle farmacie, specie in quei luoghi dove più forte è la domanda e più carente è l'offerta di servizi della farmacia -:
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito alla problematica di cui in premessa ed, in particolare, quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di definire lo scenario giuridico in cui si trovano ad operare i soggetti che, in funzione del decreto-legge n. 223 del 2006 hanno già avviato l'esercizio di parafarmacie.
(4-11600)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
il 14 marzo 2011 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la deliberazione del CIPE concernente il contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e la società St Microelectronics s.r.l. (ora Numonyx Italy s.r.l.) e un contributo a favore dell'impianto produttivo di Catania;
con tale delibera del 22 luglio 2010 viene assegnato a 3SUN s.r.l un contributo di 49 milioni di euro per la realizzazione della linea di produzione di celle e moduli fotovoltaici;
si tratta della rimodulazione e revisione di un contratto di programma, approvato nel 2007 dal CIPE, per il completamento dello stabilimento M6 già conferito dalla ST alla Numonyx;
nel 2008 i vertici aziendali di Numonyx dichiaravano che lo stabilimento M6 non rientrava più nei piani industriali e pertanto rinunciavano al finanziamento;
il 10 febbraio 2010 la ST Microelectronics, insieme con i partner che hanno dato vita alla Numonyx, cede i propri pacchetti azionari alla Micron Technology, multinazionale americana leader del settore memorie, sancendo di fatto il definitivo disimpegno nei confronti della Numonyx e liberandosi dei 402 dipendenti del sito catanese;
il contratto di programma, a fronte degli investimenti industriali da realizzare, prevede l'occupazione di 319 unità di cui 76 nuove unità lavorative e 243 addetti salvaguardati da St Microelectronics s.r.l.;
i vertici aziendali hanno più volte già dichiarato che ci sono degli esuberi nel personale delle due aziende Micron/Numonyx -:
quali iniziative si intendano assumere al fine di salvaguardare i 402 lavoratori del sito M6 Numonyx Catania;
in cosa consistano gli obblighi che la Numonyx dovrà assumersi in sede di modifica del contratto.
(2-01052)
«Berretta, Burtone».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARTELLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 17 febbraio 2011 il Ministero dello sviluppo economico, per voce del Sottosegretario Stefano Saglia, ha risposto ad un'interrogazione del firmatario del presente atto che chiedeva chiarimenti circa l'evolversi delle trattative per la cessione di Vinyls Italia;
nella risposta si dava informazione dei seguenti fatti: «La trattativa tra Eni e Gita è nella fase conclusiva; Gita ha comunicato che la firma del contratto preliminare avverrà entro il 27 febbraio; viene

fissata al 10 marzo la data per il passaggio definitivo della proprietà degli asset Eni e Vinyls a Gita; è stata studiata una modalità tecnica per assicurare che Vinyls possa corrispondere le retribuzioni di febbraio ai lavoratori»;
alla data di oggi le trattative non hanno portato alla concretizzazione dei fatti annunciati dal Ministero dello sviluppo economico;
Gita deve ancora versare in un fondo ad hoc quelle risorse promesse e concordate con Eni per far fronte al pagamento degli stipendi pregressi ai lavoratori e di una parte di debiti non estinti -:
quali decisioni il Governo intenda assumere per risolvere la situazione di grave crisi produttiva ed occupazionale che investe Vinyls Italia e i suoi stabilimenti presenti in Italia.
(5-04617)

TORAZZI, MAGGIONI, POLLEDRI e DESIDERATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società cooperativa Agridoro, in provincia di Piacenza, si occupava della trasformazione e commercializzazione del pomodoro da industria conferito dai soci agricoltori;
il consiglio di amministrazione del 5 febbraio 2004 ha deliberato la sospensione dell'attività della cooperativa per la perdita del diritto di trasformazione a seguito del mancato pagamento delle forniture agli imprenditori agricoli nei termini stabili;
alla medesima data l'azienda presentava uno stato di insolvenza a causa di perdite pari a 5.399.771 euro;
l'assemblea dei soci del 18 febbraio 2004, data l'impossibilità di realizzare un ingente ristrutturazione finanziaria per garantire la prosecuzione delle attività di trasformazione, ha deliberato la messa in liquidazione della cooperativa;
già nelle riunione a partire dal mese di settembre 2003 il collegio sindacale, prendendo atto della probabile chiusura dell'esercizio in forte perdita, sollecitava il consiglio di amministrazione ad effettuare un'iniezione di liquidità nell'azienda, invitando gli stessi amministratori a porre in essere tutte le misure idonee ad evitare il fallimento della stessa;
il tribunale di Piacenza, in data 3 dicembre 2003, ha condannato il presidente pro tempore signorina Paola De Micheli alla pena di 2.000 euro per il reato di cui all'articolo 5, lettera b) e d) e all'articolo 6, della legge 30 aprile 1962, n. 283;
la citata legge interviene sulla disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. In particolare, il decreto di condanna nei confronti del presidente pro tempore fa riferimento all'avvenuta distribuzione sul mercato di merci alimentari in cattivo stato di conservazione, nonché insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione;
il bilancio dell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2002 e approvato il 30 aprile 2003 ha evidenziato uno stato patrimoniale attivo della società pari a -801.576 mila euro, in particolare segnando un negativo alle voci relative ai crediti verso i soci per versamenti ancora dovuti e verso i clienti;
la pesante crisi finanziaria che ha costretto la cooperativa a sospendere ogni attività industriale sarebbe, fra l'altro, scaturita dalla scelta dell'azienda di attuare, nonostante i negativi andamenti, notevoli investimenti e da due campagne di scarsa produzione di pomodoro -:
se sulla base delle ispezioni svolte risulti agli atti quale sia l'effettivo ammontare delle perdite e quali ripercussioni le stesse abbiano avuto sui soci della cooperativa, nonché quali siano le cause che hanno portato alla liquidazione coatta amministrativa della società;

se dalle verifiche effettuate siano emerse eventuali anomalie sulla gestione della cooperativa, con particolare riferimento a comportamenti messi in atto dai vertici aziendali.
(5-04624)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOCCUZZI, ESPOSITO e PORTAS. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Ministero è attualmente privo di un capo dipartimento (Energia) e di un direttore generale (quello della DGIAI, la direzione che dovrebbe incentivare le imprese italiane), nonché numerosi dirigenti di secondo livello;
tali carenze creano grave sofferenza ad importanti attività, quali ad esempio la mancata attività revocatoria con conseguente probabile danno erariale, o la gestione di parte dei pagamenti (quelli in amministrazione ordinaria) in danno alle imprese, all'attività ispettiva e molto altro ancora;
agli interroganti pare emergere la totale assenza di una strategia reale del Ministero, che dopo 3 anni dalla sua istituzione non riesce ancora a partire e a giocare un molo adeguato e consono all'importanza del Ministero nella politica economica del Paese;
sono drammatiche le conseguenze per i lavoratori dovute al blocco degli stipendi operato dal Governo, che di fatto sarà di 5 anni e non di 3 anni;
ad avviso degli interroganti non risultano pienamente rispettate le norme che disciplinano il reintegro dei dirigenti titolari di sentenza definitiva;
appare singolare che, a seguito della fusione di tre diversi Ministeri, oggi si assista al fatto che lavoratori dello stesso livello e della stessa area funzionale percepiscono indennità di amministrazione diverse -:
a fronte degli impegni presi dal capo delegazione di parte pubblica per il pagamento del FUA 2009, quando tali spettanze verranno pagate al personale.
(4-11595)

LO MONTE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la cantieristica ha sempre rappresentato un caposaldo dell'economia siciliana, divenendo negli anni, attraverso prestigiosi marchi che hanno operato soprattutto nella provincia di Messina, un riferimento mondiale nel settore, impegnando un importante numero di maestranze specializzate;
presso il solo bacino di Messina lavorano oltre cento lavoratori estremamente professionalizzati e, per la mancanze di commesse, dovute soprattutto alla forte crisi mondiale che negli ultimi anni ha interessato il settore, sono state avviate le procedure per la richiesta della cassa integrazione straordinaria;
è quanto mai opportuno il rilancio delle attività cantieristiche, ormai da troppo tempo in crisi e prive dei necessari strumenti economici per il reinserimento nel circuito produttivo nazionale e internazionale delle commesse del settore; rilancio richiesto da più parti e con insistenza, ponendo il problema delle prospettive di medio e lungo termine del comparto, sollecitando concreti tavoli tecnici per il reperimento di nuove risorse da destinare agli investimenti;
nell'ambito degli interventi a sostegno dei 23 distretti produttivi individuati e riconosciuti, tra i quali alcuni nella cantieristica siciliana, inspiegabilmente non figura la zona falcata di Messina, anche se è proprio la «Falce» che ospita i maggiori insediamenti del settore nautico in Sicilia (tra questi le imprese Rodriquez e Palumbo veri e propri fiori all'occhiello dell'economia

peloritana) per il quale ormai da anni si attendono interventi idonei al rilancio complessivo e attualmente operante con commesse ridotte e parte del personale in cassa integrazione;
nonostante i reiterati inviti, provenienti da più parti politiche e sociali, per l'istituzione di un tavolo tecnico per il rilancio del settore e per una programmazione complessiva, non è mai seguita una sinergica azione di raccordo tra le varie istituzioni -:
quali misure intenda adottare, da subito, il Governo per fronteggiare la situazione di grave crisi in cui versano le aziende cantieristiche siciliane e, conseguentemente, i lavoratori del settore;
se il Ministro interrogato non ritenga di interessare le aziende più importanti del settore affinché vi sia un loro coinvolgimento nella trattativa per la ristrutturazione ed il potenziamento della cantieristica siciliana, promettendo allo stesso tempo un impegno forte e concreto a fianco della regione per il rilancio del settore in campo nazionale ed internazionale;
se il Governo abbia intenzione di inserire la cantieristica di Messina e della Sicilia tra le aree di crisi, consentendo di potere investire e riprogrammare nuove risorse europee al fine di potere superare la situazione di mancanza di nuove commesse e di insolvenza diventata da alcuni anni insostenibile.
(4-11613)

DAL MORO, FOGLIARDI e FEDERICO TESTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
Over Meccanica s.p.a. è un'azienda che opera da 50 anni nel settore della costruzione delle macchine per la produzione della carta, settore in cui si posiziona tra le prime cinque aziende al mondo per sviluppo tecnologico;
Over Meccanica s.p.a. occupa circa 250 dipendenti altamente qualificati nella ZAI storica (zona agricola industriale) di Verona, zona ad elevata concentrazione di aziende;
nei 50 anni di vita Over Meccanica s.p.a. non ha mai fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG), tuttavia nel dicembre 2010, a causa di un incendio nei locali, è stato deciso di richiedere l'intervento della cassa integrazione guadagni fino alla fine di febbraio 2011;
durante tale periodo ha lavorato un ridotto numero di dipendenti che è progressivamente diminuito fino ad azzerarsi quasi totalmente;
nel gennaio 2011 è emersa una situazione finanziaria molto grave, determinata dal visibile calo delle commesse, che rischia di bloccare anche la produzione in corso;
nel tentativo di trovare una soluzione che consenta di operare una ristrutturazione societaria e al contempo salvaguardare l'occupazione, il consiglio di amministrazione della Over Meccanica s.p.a. ha individuato alcuni potenziali acquirenti;
in particolare, è stata presentata una proposta di acquisto da parte di un gruppo tedesco, GapCon, che prevedeva la divisione dell'azienda in due società e la riduzione del numero degli occupati;
tuttavia, le organizzazioni sindacali hanno chiesto di mantenere l'assetto societario attuale e tutto il personale dipendente, nonché di discutere di un'eventuale ristrutturazione solo in un secondo momento e con ricorso agli ammortizzatori sociali;
durante la discussione si è presentato un altro gruppo, la ABK francese, che ha dichiarato interesse all'acquisto della Over con un piano che prevede di occupare 180 lavoratori circa in tempi più brevi;
in seguito sono pervenute ulteriori proposte di acquisto e informazioni di altri soggetti interessati e si è aperta una difficile fase di negoziazione al fine di individuare una soluzione in grado di soddisfare tutti gli attori coinvolti;

tuttavia, nonostante la necessità di giungere ad una decisione in tempi stretti, pena il rischio di perdere clienti, commesse e immagine, le priorità di dipendenti e sindacati da un lato, e proprietari ed acquirenti dall'altro, si presentano assai diverse -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa la Over Meccanica s.p.a., che rischia di tradursi nella perdita di un'importante realtà industriale e di personale altamente qualificato;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di aiutare la Over Meccanica s.p.a. a uscire dalla crisi e, in particolare, se intenda attivare un tavolo tra le parti interessate per giungere in tempi rapidi alla soluzione più adeguata;
quali iniziative, in relazione alle criticità finanziarie e creditizie, si intendano operare per difendere un'importante azienda italiana, utilizzando eventuali strumenti che vengono ipotizzati in questi giorni per altre realtà industriali italiane.
(4-11616)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Ferranti e altri n. 1-00615, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Codurelli.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Bitonci e Negro n. 7-00500, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Micheli, Vannucci.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Sardelli e altri n. 2-01023, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Mario Pepe (IR).

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Compagnon n. 4-11578 del 13 aprile 2011 in interrogazione a risposta orale n. 3-01594.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in Commissione Codurelli n. 5-04542 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 459 del 6 aprile 2011. Alla pagina 20975, seconda colonna, dalla riga dodicesima alla riga quindicesima, deve leggersi: «Brivio, Calco, Imbersago, Cernusco Lombardone, Lomagna, Montevecchia, Olgiate Molgora, Osnago, Paderno d'Adda, Robbiate, Perego, Rovagnate, Santa Maria» e non «Brivio, Calco, Imbersago, Cernusco Bombardone, Lomagna, Montevecchia, Olgiate Folgora, Osnago, Paderno d'Adda, Robbiate, Perego, Rovagnate, Santa Maria», come stampato.