XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 19 aprile 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 19 aprile 2011.

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Bosi, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Cicu, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Di Stanislao, Donadi, Fava, Fitto, Tommaso Foti, Franceschini, Frattini, Gelmini, Gidoni, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Malfa, La Russa, Leone, Lo Monte, Lorenzin, Lupi, Mantovano, Maroni, Martini, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Moles, Leoluca Orlando, Paglia, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Recchia, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Rugghia, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta)

Albonetti, Alessandri, Angelino Alfano, Antonione, Berlusconi, Bindi, Bonaiuti, Boniver, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Buttiglione, Caparini, Carfagna, Casero, Casini, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Crosetto, D'Alema, D'Amico, Dal Lago, Della Vedova, Evangelisti, Fava, Fitto, Tommaso Foti, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, La Malfa, La Russa, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lorenzin, Lupi, Lusetti, Mantovano, Maroni, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Meloni, Miccichè, Migliavacca, Mura, Leoluca Orlando, Prestigiacomo, Ravetto, Razzi, Reguzzoni, Roccella, Romani, Rotondi, Saglia, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci, Tremonti, Vito, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 18 aprile 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

CARLUCCI: «Modifiche alla legge 21 novembre 1991, n. 374, in materia di organizzazione, funzionamento e trattamento economico e previdenziale del giudice di pace, nonché disposizioni concernenti la disciplina della magistratura onoraria» (4291);

PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CERONI: «Modifica dell'articolo 1 della Costituzione, concernente la centralità del Parlamento nel sistema istituzionale della Repubblica» (4292);

SAMMARCO e GIULIO MARINI: «Disposizioni per il miglioramento delle condizioni di lavoro e del trattamento economico della magistratura ordinaria» (4293);

FRANCESCHINI e BRESSA: «Modifica dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, in materia di soggetti competenti all'autenticazione delle firme per la presentazione di liste elettorali e candidature e per la richiesta di referendum» (4294).

Saranno stampate e distribuite.

Modifica nell'assegnazione di un disegno di legge a Commissione in sede consultiva.

Su richiesta della X Commissione (Attività produttive), il parere della medesima Commissione sul disegno di legge: «Conversione in legge del decreto-legge 25 marzo 2011, n. 26, recante misure urgenti per garantire l'ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali» (4219) - attualmente assegnato alla VI Commissione (Finanze), in sede referente - sarà acquisito ai sensi del comma 1-bis dell'articolo 73 del regolamento.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettera in data 18 aprile 2011, ha comunicato che la 1a Commissione (Affari costituzionali) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, una risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 562/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone (codice frontiere Schengen), e la convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen (COM(2011)118 definitivo) (Atto Senato doc. XVIII, n. 89).

Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Presidente del Consiglio dei ministri.

Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 19 aprile 2011, ha trasmesso, in allegato al Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4), il programma delle infrastrutture strategiche, predisposto ai sensi dell'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443 (Allegato III), e il documento sullo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e sui relativi indirizzi, predisposto dal ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi dell'articolo 10, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Allegato IV).
Questi documenti sono trasmessi alla V Commissione (Bilancio) e a tutte le altre Commissioni permanenti, nonché alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

La Commissione europea, in data 18 aprile 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Un'imposizione fiscale più intelligente dell'energia nell'Unione europea: proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (COM(2011)168 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2003/96/CE che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità (COM(2011)169 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze). La predetta proposta di direttiva è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 19 aprile 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZA ED INTERROGAZIONI

Chiarimenti in ordine all'applicazione dell'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti stranieri - 2-01000; 3-01597

A) Interpellanza ed interrogazione

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 297 del 1994 - testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione - all'articolo 200, comma 10, specifica che l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche si applica agli studenti stranieri «a condizioni di reciprocità»;
gli studenti stranieri, in virtù della suddetta norma, rientrano nelle categorie speciali, di cui fanno parte i «ciechi civili figli di cittadini italiani residenti all'estero, orfani di guerra o di caduti per causa di servizio o lavoro, figli di mutilati o invalidi per servizio o lavoro»;
il decreto del Presidente della Repubblica, e successive modificazioni, «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286», all'articolo 1, comma 1, recita che «ai fini dell'accertamento della condizione di reciprocità, nei casi previsti dal testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione (...) il Ministero degli affari esteri, a richiesta, comunica ai notai ed ai responsabili dei procedimenti amministrativi che ammettono gli stranieri al godimento dei diritti in materia civile i dati relativi alle verifiche del godimento dei diritti in questione da parte dei cittadini italiani nei Paesi d'origine dei suddetti stranieri»;
al comma 2 del medesimo articolo si esclude il suddetto «accertamento» solo «per i cittadini stranieri titolari della carta di soggiorno di cui all'articolo 9 del testo unico, nonché per i cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato o di lavoro autonomo, per l'esercizio di un'impresa individuale, per motivi di famiglia, per motivi umanitari e per motivi di studio, e per i relativi familiari in regola con il soggiorno»;
dal dettato dell'articolo 1, comma 2, si evince che la condizione di reciprocità, prevista al comma 1, viene accertata in casi eccezionali;
l'iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado avviene nei modi e alle condizioni previsti per i cittadini italiani, ai sensi dell'articolo 45, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999; pertanto, l'esonero dalle tasse scolastiche risulta previsto a favore di tutti gli studenti soggetti all'obbligo scolastico frequentanti scuole statali, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta, fino al terzo anno della scuola secondaria di secondo grado;
il pagamento delle tasse erariali per gli anni di corso successivi al terzo è richiesto solo agli studenti appartenenti a famiglie il cui reddito eccede i limiti previsti dall'articolo 28, comma 4, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, e rivalutati, a decorrere dall'anno 1988, in ragione del tasso di inflazione annuo programmato. I limiti di reddito per l'esonero dalle tasse scolastiche sono resi noti annualmente con apposita circolare del Ministero competente;
da numerose segnalazioni e circolari interne risulta all'interpellante che alcuni istituti superiori, interpretando in maniera errata il decreto legislativo n. 297 del 1994, esonererebbero gli studenti stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche non in condizioni di reciprocità ma per il solo fatto di essere stranieri, discriminando così i pari studenti italiani -:
quali iniziative si intendano intraprendere per verificare con quali cadenze temporali il servizio del contenzioso diplomatico e dei trattati del Ministero degli affari esteri ottemperi agli obblighi previsti dall'articolo 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 349 del 1999 e se esista una lista aggiornata dei Paesi con i quali sono stati siglati accordi di reciprocità;
se non ritengano, infine, opportuno verificare, attraverso i competenti uffici territoriali che le scuole di ogni ordine e grado si attengano scrupolosamente al dettato dell'articolo 200, comma 10, del decreto legislativo n. 297 del 1994, onde evitare che l'esonero dal pagamento delle tasse favorisca indistintamente tutti gli studenti stranieri, che non rientrano nella fattispecie indicata dal predetto articolo di legge.
(2-01000)«Cavallotto».

CAVALLOTTO e GRIMOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in occasione del rinnovo delle tasse scolastiche per l'anno scolastico 2011-2012 il dirigente scolastico dell'istituto d'istruzione secondaria superiore «Piera Cillario Ferrerio» di Alba (provincia di Cuneo), con circolare del 13 febbraio 2011, n. 62, avrebbe esonerato dal pagamento della tassa ministeriale le seguenti categorie di alunni:
a) tutti gli alunni che si iscrivono alla classe 2a e 3a;
b) alunni che presumono di avere diritto all'esonero per limiti di reddito;
c) alunni che presumono di avere diritto per merito (8/10 media dei voti ottenuti allo scrutino finale);
d) alunni con cittadinanza straniera;
la disposizione prevista alla lettera d) è di dubbia interpretazione, in quanto fa presagire l'esistenza di una «categoria speciale», in base alla quale l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche si estende a tutti gli studenti stranieri, prescindendo dai criteri di merito e/o di reddito familiare;
agli interroganti risulta quanto segue:
a) l'iscrizione scolastica dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e grado avviene, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 349 del 1999, articolo 45, «nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani»;
b) l'esonero dalle tasse scolastiche è quindi previsto a favore di tutti gli studenti soggetti all'obbligo scolastico frequentanti scuole statali, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta, fino al terzo anno della scuola secondaria di secondo grado;
c) il pagamento delle tasse erariali per gli anni di corso successivi al terzo è richiesto solo agli studenti italiani e stranieri appartenenti a famiglie il cui reddito eccede i limiti previsti dall'articolo 28, comma 4, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, e rivalutati, a decorrere dall'anno 1988, in ragione del tasso di inflazione annuo programmato. I predetti limiti di reddito per l'esonero dalle tasse scolastiche sono resi noti annualmente con apposita circolare;
d) il decreto legislativo n. 297 del 1994, all'articolo 200, comma 10 (recante «Tasse scolastiche e casi di dispensa»), prevede, tra l'altro, che «per gli studenti stranieri la dispensa dal pagamento delle tasse è concessa a condizioni di reciprocità»;
gli studenti stranieri, in virtù del suddetto disposto dell'articolo 200, comma 10, rientrano nelle «categorie speciali», di cui fanno parte «i ciechi civili, i figli di cittadini italiani residenti all'estero orfani di guerra o di caduti per causa di servizio o lavoro, figli di mutilati o invalidi per servizio o lavoro»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, e successive modificazioni, «Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, a norma dell'articolo 1, comma 6, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286», all'articolo 1, comma 1, recita che «ai fini dell'accertamento della condizione di reciprocità, nei casi previsti dal testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione (...) il Ministero degli affari esteri, a richiesta, comunica ai notai ed ai responsabili dei procedimenti amministrativi che ammettono gli stranieri al godimento dei diritti in materia civile i dati relativi alle verifiche del godimento dei diritti in questione da parte dei cittadini italiani nei Paesi d'origine dei suddetti stranieri»;
il comma 2 del medesimo articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999 non richiede, invece, «l'accertamento» in questione per «i cittadini stranieri titolari della carta di soggiorno di cui all'articolo 9 del testo unico, nonché per i cittadini stranieri titolari di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro subordinato o di lavoro autonomo, per l'esercizio di un'impresa individuale, per motivi di famiglia, per motivi umanitari e per motivi di studio, e per i relativi familiari in regola con il soggiorno» -:
se non ritenga opportuno verificare, attraverso i competenti uffici, che l'istituzione scolastica di cui in premessa applichi il principio di non discriminazione relativamente all'applicazione dei criteri che esonerano gli studenti italiani e stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche;
se, limitatamente alla frequenza delle classi di corso successive alla terza, l'istituzione scolastica in questione abbia dispensato gli studenti stranieri dal pagamento delle tasse scolastiche perché in presenza di reciprocità indipendentemente dal reddito familiare;
se, alla luce di quanto espresso in premessa, con particolare riferimento alla lettera d), non ritenga opportuno intervenire per accertare se l'esonero a favore degli «alunni con cittadinanza straniera» di cui alla sopra menzionata circolare n. 62 sia stato applicato dal dirigente scolastico dell'istituto d'istruzione secondaria superiore «Piera Cillario Ferrerio» di Alba per effettive ragioni di reciprocità e, nel caso, accertare la congruità dell'applicazione dell'articolo 200, comma 10, del decreto legislativo n. 297 del 1994. (3-01597)

Iniziative in favore dei lavoratori della società Catania Multiservizi addetti al servizio di pulizia degli istituti scolastici - 3-01438

B) Interrogazione

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
negli anni scorsi la pulizia delle scuole è stata effettuata da circa 400 lavoratori alle dipendenze della Catania multiservizi, di proprietà del comune di Catania;
la ditta milanese Dussman service, vincitrice dell'appalto per l'intero territorio regionale, dovrebbe assorbire, per poter svolgere l'attività, tutto il personale negli anni scorsi impiegato;
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha comunicato ai dirigenti scolastici una ridotta disponibilità di risorse per questo servizio rispetto agli anni precedenti, rendendo possibile l'assunzione della Dussman service dei lavoratori solo per 12 ore settimanali, con conseguente riduzione degli stipendi che non dovrebbero superare i duecento, trecento euro mensili -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, con la massima urgenza, per evitare l'esplosione di una nuova vertenza di lavoratori che verrebbero pesantemente colpiti dal punto di vista economico, in un'area già pesantemente gravata da problemi occupazionali;
se non ritenga che la vertenza dei lavoratori possa creare difficoltà nell'espletamento del servizio di pulizia delle scuole, con la conseguente nascita di problemi igienico-sanitari. (3-01438)

Iniziative volte a risolvere la crisi produttiva ed occupazionale che investe Vinyls Italia e i suoi stabilimenti presenti in Italia - 3-00536; 3-01557

C) Interrogazioni

MELIS, CALVISI, SORO, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, FADDA, MARROCU, SCHIRRU, PES e FARINA COSCIONI. - Ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la società Vinyls Italia, dopo avere rilevato gli impianti chimici ex-Ineos di Porto Torres, Porto Marghera e Ravenna per mantenervi le produzioni, ha avviato le procedure fallimentari, rinunciando, di fatto, al proprio impegno in Italia, con grave effetto sulle sorti della produzione chimica nazionale e con drammatiche conseguenze sui livelli occupazionali in particolare del Nord della Sardegna;
tale decisione è maturata, secondo le dichiarazioni rese dalla Vinyls, dopo che l'Eni ha notificato alla Vinyls un prezzo del dicloroetano (materia prima necessaria alla produzione degli impianti di Porto Torres) di circa tre volte superiore a quello praticato a suo tempo nei confronti dell'Ineos;
è apparsa in questi giorni sulla stampa locale sarda notizia (di fonte sindacale) secondo la quale l'Eni avrebbe di recente venduto nel mercato indiano, «a parità di condizioni», una significativa quantità (una nave da 10.000 tonnellate) della stessa materia prima;
l'indicazione dei prezzi Harriman praticati in questa occasione risulta significativamente più bassa rispetto alle condizioni imposte dall'Eni a Vinyls; infatti, anche assumendo un prezzo di 300 dollari per tonnellata, consegnato al cliente, in India (pagina 22 del bollettino Harriman n. 292 del 30 aprile 2009) e assumendo i costi di mercato per il trasporto dall'Europa all'India, il prezzo di vendita del dicloroetano franco stabilimento di partenza (Assemini, Cagliari) non potrà che essere nell'intervallo di 160-200 dollari per tonnellata, cioè 120-150 euro per tonnellata, largamente inferiore a quello richiesto a Vinyls (245-265 euro per tonnellata) -:
se le notizie sopra riassunte risultino anche al Ministero dello sviluppo economico e, ove lo fossero, come sia giustificabile il comportamento di Eni e quali atti immediati intendano adottare per sollecitare l'Eni a praticare verso Vinyls le stesse condizioni offerte ai compratori del mercato indiano. (3-00536)

MELIS, CALVISI, FADDA, MARROCU, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, PES, SCHIRRU e SORO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori della Vinyls (Porto Torres) sono dall'autunno 2009 mobilitati (anche con l'utilizzo di forme estreme, come l'occupazione dell'isola dell'Asinara) per la difesa dei loro posti di lavoro, nonché, insieme ai colleghi di Marghera e Ravenna, per la tutela della filiera produttiva dei cloroderivati, da più parti definita come strategica per la chimica nazionale;
è fallita in questi ultimi giorni, per manifesta inadeguatezza del compratore, l'offerta avanzata dalla società Gita, sulla quale molti dubbi erano stati espressi da più parti relativamente alla solidità societaria e al reale possesso dei requisiti necessari all'acquisto;
il Governo in carica, d'intesa con la regione Sardegna amministrata dal centrodestra, ha garantito per diversi mesi la praticabilità della soluzione Gita, così come aveva più volte dato ai lavoratori ampie e ripetute assicurazioni nel caso di precedenti compratori poi rivelatisi inadeguati. E precisamente, utilizzando un recente «diario» pubblicato dal direttore de La Nuova Sardegna di Sassari Paolo Catella:
a) il 14 gennaio 2008, prima dichiarazione del Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi: «Tutto il personale degli impianti chimici della Sardegna deve essere richiamato al lavoro dal 1o febbraio (2009)»;
b) il 31 marzo 2009, dichiarazione del presidente della regione Sardegna Ugo Cappellacci: «Siamo molto soddisfatti, siamo arrivati all'obiettivo grazie soprattutto al lavoro del Presidente Berlusconi e del Ministro Scajola»;
c) il 21 febbraio 2010, il Ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola sulla trattativa Eni-Ramco, poi fallita: «Stiamo facendo ogni sforzo per garantire a Vinyls un futuro di sviluppo produttivo e occupazionale»;
d) il 22 febbraio 2010, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi: «Ritengo ci siano tutte le condizioni perché si arrivi a una soluzione positiva»;
e) l'8 aprile 2010, il Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti: «Questo caso non lo conosco, credo ci sia una trattativa in atto, ipotesi di non chiusura. Il presidente dalla Sardegna se ne sta occupando»;
f) il 25 maggio 2010, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Paolo Bonaiuti: «Per la Vinyls stiamo facendo forti pressioni su un Paese amico come il Qatar»;
g) il 24 settembre 2010, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi direttamente ai lavoratori Vinyls ricevuti a Roma a Palazzo Chigi: «La soluzione è vicina, c'è un'offerta qualificata per gli impianti»;
h) il 7 ottobre 2010, il Ministro interrogato dopo la prima intesa con Gita: «Abbiamo superato il punto di non ritorno e il percorso è sgombro da ostacoli, si va spediti verso l'accordo»;
i) il 6 dicembre 2010, ancora il Ministro interrogato a Porto Torres: «Per Vinyls questa sarà la volta buona. Temevo ci trovassimo davanti all'ennesimo bidone, ma su Gita ho appurato che si tratta di tedeschi e svizzeri che hanno assicurato nuovi investimenti. Entro febbraio potremo chiudere tutto»;
l) il 9 febbraio 2011, l'assessore sardo all'industria Oscar Cherchi: «La vicenda Vinyls procede verso la giusta direzione, i ritardi sono dovuti solo a normali procedure di verifica» -:
come si giustifichi una sequenza così consistente e, alla luce dei fatti, altrettanto priva di fondamento, di dichiarazioni, espresse autorevolmente in più circostanze e tempi da membri del Governo, dal Ministro interrogato e dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri;
quali siano oggi, allo stato degli ultimi fatti, le intenzioni del Governo per salvare i posti di lavoro a Porto Torres, Marghera e Ravenna e per garantire la continuità di un'attività produttiva più volte definita (dalle stesse fonti governative) strategica per il Paese.(3-01557)

Elementi e iniziative in relazione all'oscuramento del segnale RAI verificatosi in alcune regioni nella giornata del 31 gennaio 2011 - 3-01441

D) Interrogazione

RAO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 31 gennaio 2011, per più di un'ora, si è verificato un black out dei canali Rai in diverse regioni, tra cui il Lazio, compresa la città di Roma;
secondo le spiegazioni fornite dalla Rai si sarebbe trattato di «un'avaria alla rete di distribuzione elettrica in uno degli impianti dell'azienda a Roma»;
per alcune ore della stessa giornata si sono verificate difficoltà di connessione per i siti della Rai;
l'Usigrai ha chiesto un incontro urgente con l'azienda, definendo «semplicistica e gravemente minimizzante la spiegazione ufficiale della Rai»;
su tutti i social network, a cominciare da Facebook e Twitter, è immediatamente dilagata la protesta;
è assai grave che nel 2011 un simile guasto, per di più limitato a un impianto della città di Roma, possa causare un disservizio di questa portata -:
quali siano state le effettive dimensioni dell'avaria;
quali indagini, per quanto di competenza, siano state avviate per comprendere le reali dimensioni e le cause del fenomeno;
quali misure si intendano mettere in atto per evitare il ripetersi in futuro di simili disservizi;
quali siano i rischi concreti di oscuramento del segnale Rai in tutta l'Italia in caso si verifichino problemi tecnici agli impianti di Roma;
se non ritenga che si debbano prevedere ulteriori e più efficaci strumenti di contrasto ad eventuali situazioni di emergenza, che potrebbero interrompere un servizio pubblico di fondamentale importanza. (3-01441)

RELAZIONE TERRITORIALE SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI NELLA REGIONE LAZIO APPROVATA DALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLE ATTIVITÀ ILLECITE CONNESSE AL CICLO DEI RIFIUTI (DOC. XXIII, N. 6)

Risoluzione

La Camera,
esaminata la relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lazio (Doc. XXIII, n. 6), approvata all'unanimità dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella seduta del 2 marzo 2011;
premesso che:
la Commissione, prendendo atto delle problematiche e delle criticità afferenti al complesso sistema del ciclo dei rifiuti nel territorio nazionale, soprattutto con riferimento a taluni profili di vera e propria emergenza ambientale in specifiche aree regionali del Centro Sud, dove possono crearsi le condizioni per l'infiltrazione della criminalità organizzata, ha ritenuto di svolgere una articolata attività conoscitiva, con particolare riguardo a quelle realtà territoriali come il Lazio che, al pari della Campania e della Sicilia, hanno attraversato una condizione emergenziale;
la Commissione ha proceduto ad una serie di audizioni di magistrati inquirenti, di funzionari e ufficiali delle forze di polizia, di rappresentanti degli enti locali, di rappresentanti delle associazioni ambientalistiche, nonché a sopralluoghi e all'acquisizione di copiosa documentazione;
la relazione riporta i dati obiettivi emersi nel corso delle audizioni o nelle verifiche tecniche svolte durante i sopralluoghi;
l'inchiesta svolta dalla Commissione ha rilevato carenze strutturali ed impiantistiche nella regione Lazio che, contrariamente agli orientamenti, alle scelte, alle strategie dettate dalle direttive comunitarie in materia di rifiuti e dalla norma nazionale, è andata nel verso opposto a quello della «gestione integrata»;
nella regione, sin dal 1999, è stata decretata l'emergenza rifiuti con la gestione commissariale. La formale cessazione della gestione emergenziale nell'anno 2008 non ha portato, tuttavia, al superamento delle criticità nella gestione del ciclo. Le scelte delle diverse giunte che si sono avvicendate al governo della regione hanno privilegiato il ricorso allo smaltimento a perdere in discarica piuttosto che il revamping, l'ammodernamento e il potenziamento delle strutture di trattamento esistenti tese alla separazione secco/umido del rifiuto tal quale, alla raffinazione della frazione secca con produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) per alimentare le linee di termovalorizzazione operanti nelle province di Roma e di Frosinone ed alla stabilizzazione della frazione umida con produzione di f.o.s (frazione organica stabilizzata) da destinare alla ricopertura delle discariche e/o al ripristino di cave esaurite;
è stata altresì irrilevante l'implementazione della raccolta differenziata attestatasi a valori intorno al 12-13 per cento fino al 2010 (con il fallimento degli obiettivi fissati dalla legislazione vigente), l'attivazione della filiera dei materiali della raccolta, l'intercettazione della frazione umida da inviare al compostaggio di qualità nei pochi impianti funzionanti sul territorio regionale. A fronte di tale situazione, l'Unione Europea ha attivato una procedura d'infrazione cui la nuova Giunta regionale ha cercato di porre rimedio con l'emanazione del nuovo piano di gestione dei rifiuti, avvenuta il 19 novembre del 2010, e con la presentazione ed illustrazione dello stesso, alla Commissione europea avvenuta nell'ultima settimana di gennaio 2011;
il nuovo piano regionale persegue essenzialmente l'obiettivo di autosufficienza del sistema (un ATO regionale e cinque sub-ATO provinciali), della chiusura del ciclo secondo i criteri della gestione integrata attraverso i quali, a fronte di un forte potenziamento della raccolta differenziata, del trattamento di separazione del rifiuto solido urbano tal quale, della termovalorizzazione della frazione secca raffinata (cdr), la discarica dovrà avere nel tempo un ruolo decisamente residuale;
il Piano ha posto quindi come obiettivo centrale e prioritario da raggiungere entro il 2011 il 60 per cento di raccolta differenziata sul territorio regionale. Vi è tuttavia da considerare che essendo stato assai basso negli ultimi anni il trend di crescita della raccolta differenziata, il traguardo del 60 per cento appare irrealizzabile e irraggiungibile nei tempi previsti, anche se si farà ricorso ai commissari ad acta nei comuni inadempienti. Peraltro, la Presidente Polverini, nel corso della sua audizione, ha dichiarato di voler chiedere al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la deroga al raggiungimento di tale obiettivo previsto per legge;
inoltre, la realizzazione della nuova impiantistica prevista o l'attivazione di quella già autorizzata, non potrà compiersi prima di tre anni per alcuni impianti (trattamento TMB, compostaggio) o di quattro (realizzazione di una nuova linea di termovalorizzazione o la messa a completo regime di quelle esistenti);
tra l'altro, come è evidenziato nella relazione, i vari impianti per la produzione di cdr (combustibile derivato da rifiuti) forniscono per lo più ecoballe che finiscono prevalentemente in discarica in quanto di scarsa qualità e non idonei per la termovalorizzazione. Questa situazione fa ritenere che i nuovi impianti di termovalorizzazione previsti siano sovradimensionati, soprattutto se verranno raggiunti obiettivi accettabili di raccolta differenziata. In tal caso, infatti, la quantità residua da smaltire sarà sempre minore;
conseguentemente, tutte le iniziative legate al raggiungimento dell'obiettivo appaiono per il momento ipotetiche e il conferimento in discarica, che rappresenta il fallimento della gestione virtuosa del ciclo, rimane ancora uno strumento irrinunciabile nel breve, se non nel medio termine;
l'esaurirsi della capacità di Malagrotta e delle altre discariche impone, con il concorso di tutte le istituzioni interessate, l'individuazione di un sito alternativo per la città di Roma senza il quale l'emergenza rifiuti rischierebbe di aggravarsi. Si pone altresì come indifferibile l'esigenza di programmare le opere di bonifica e salvaguardia ambientale di Malagrotta e delle altre discariche;
la Commissione ha altresì rilevato che il polo di Malagrotta, con le sue strutture impiantistiche (impianti di trattamento meccanico biologico, impianti di gassificazione, impianto di discarica), rappresenta l'unica piattaforma tecnologica di valore regionale e nazionale in un sistema imprenditoriale regionale che ha mostrato finora una scarsa attitudine ad investire nel ciclo della gestione integrata dei rifiuti. Carenze impiantistiche e strutturali sono state evidenziate anche nel settore della gestione dei rifiuti speciali, mentre vi è la necessità di riavviare un piano credibile di bonifica delle aree contaminate, pur considerando che le risorse economiche da mettere in campo non sono trascurabili;
sotto il profilo degli illeciti nel campo della gestione dei rifiuti riferibili alla criminalità organizzata, va rilevato che il Lazio si presenta come una regione che potrebbe essere interessata da questo tipo di illegalità, sia per la presenza di ampie porzioni di territorio morfologicamente adatte alla discarica e all'occultamento illecito dei rifiuti, sia per la vicinanza con quelle aree della provincia di Caserta ad alto rischio, dato che in passato e ancora oggi nell'attualità sono state individuate presenze criminali nel settore;
secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto di Roma, coordinatore della direzione distrettuale antimafia, nel Lazio, infatti, si riscontra la presenza della 'ndrangheta, della camorra e della mafia siciliana, accertata ed evidenziata in numerose indagini che danno conto dell'esistenza anche nella regione del fenomeno delle ecomafie. Nella sua relazione alla cerimonia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011, il procuratore generale della Corte d'appello ha affermato che nel Lazio tutte le mafie operano in convivenza tra loro e con la tradizionale criminalità organizzata;
sennonché, l'ipotesi di filiere criminali operanti nel settore dello smaltimento illecito di rifiuti non hanno avuto alcun riscontro nei procedimenti penali attivati nel distretto giudiziario del Lazio e di cui si è dato ampio conto nella relazione. Esistono, invece, taluni riscontri per quanto riguarda le connessioni tra attività imprenditoriali e fenomeni di corruzione della pubblica amministrazione;
non vi sono attualmente in corso, infatti, procedimenti concernenti il ciclo dei rifiuti e riguardanti la criminalità organizzata di stampo mafioso;
questo dato ha trovato conferma nelle audizioni dei magistrati delle procure, dei prefetti, dei questori e dei responsabili dei corpi di polizia giudiziaria che, a vario titolo, si sono occupati di inchieste concernenti i traffici illegali di rifiuti, i quali hanno fornito uno spaccato della realtà ambientale abbastanza grave, che coinvolge la criminalità comune ed economica, ma che non vede, almeno allo stato, l'infiltrazione della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti;
l'inchiesta ha evidenziato che le maggiori criticità nella regione Lazio si sono riscontrate nella gestione dell'impianto di termovalorizzazione di Colleferro, dove gli illeciti ivi accertati sono stati evidentemente favoriti dalla carenza nel sistema dei controlli da parte degli organi preposti, carenza dovuta principalmente al fatto che l'impianto per lungo tempo aveva operato con la procedura semplificata prevista dagli antichi articoli 31 e 33 del decreto legislativo n. 22 del 1997, il cosiddetto «decreto Ronchi»;
la Commissione ha comunque rilevato che sul territorio della regione Lazio molte discariche sono ormai in via di esaurimento, che vi sono impianti obsoleti che richiedono forti investimenti per tornare ad essere produttivi e che in molti comuni, compreso quello di Roma, la situazione si avvicina pericolosamente all'emergenza;
a ciò si aggiunge la grave difficoltà economica di società che gestiscono gli impianti, come quella che gestisce l'inceneritore di Colleferro. Nel Lazio molte aziende e consorzi pubblici sono stati costituiti su iniziativa degli enti locali in assenza di un piano industriale, di un organico riferimento territoriale per la gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Tali aziende e consorzi hanno determinato sprechi e inefficienze, duplicato centri di potere, generato assunzioni in contrasto con la normativa vigente e giustificate ogni volta con l'emergenza. E purtroppo sono molte le società e i consorzi pubblici che operano nel settore a trovarsi in grandi difficoltà economiche. Tutto ciò contribuisce ad aggravare la gestione del ciclo, a distrarre risorse necessarie a favorirne l'efficienza e rischia di preparare il terreno alle infiltrazioni delle consorterie mafiose nel ciclo dei rifiuti, le quali possono movimentare capitali sporchi e denaro riciclato per acquisire aziende in difficoltà e condizionare il libero mercato;
con riferimento all'area dove insiste l'impianto di termovalorizzazione di Colleferro, le associazioni ambientaliste hanno segnalato alla Commissione la pericolosità per la salute pubblica degli impianti industriali che causano l'inquinamento dell'aria e delle acque in tutta la valle del Sacco. L'area è stata per lunghi anni sede di una importante attività industriale per la produzione di sostanze chimiche, esplosivi e carrozze ferroviarie. Il complesso industriale ha causato nel tempo l'inquinamento dell'aria, i lavoratori sono stati esposti a sostanze tossiche in ambiente di lavoro e le persone che hanno risieduto lungo il fiume Sacco hanno assorbito ed accumulato nel tempo pesticidi e sostanze chimiche pericolose per la salute:
la fa propria e impegna il Governo, per quanto di competenza, ad intraprendere ogni iniziativa utile al fine di risolvere le questioni evidenziate nella relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in raccordo e leale collaborazione con i competenti organismi nazionali, con la regione Lazio e con gli enti locali interessati.
6-00076. Pecorella, Bratti, Volpi, Libè, Rugghia, Monai, Della Vedova, Melchiorre.

MOZIONI PESCANTE, GOZI, MAGGIONI, BUTTIGLIONE, RONCHI, RAZZI, PORCINO ED ALTRI N. 1-00567 E TABACCI ED ALTRI N. 1-00624 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA TUTELA E LA PROMOZIONE DELLA LINGUA ITALIANA NELLE ISTITUZIONI DELL'UNIONE EUROPEA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
si registrano numerose e crescenti violazioni del regime linguistico dell'Unione europea, in contrasto con il principio di non discriminazione in base alla nazionalità e quindi alla lingua, di cui all'articolo 18 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e in violazione del regolamento del Consiglio n. 1 del 1958;
è, infatti, crescente il ricorso, sia nelle prassi interne delle istituzioni dell'Unione europea sia nella disciplina di specifici istituti giuridici, ad inglese, francese e tedesco quali lingue di lavoro o di comunicazione con gli Stati membri e i loro cittadini;
tali pratiche determinano un'ingiustificata discriminazione a vantaggio dei membri e dei funzionari delle istituzioni dell'Unione europea provenienti dai paesi aventi quale lingua madre inglese, francese e tedesco e dei relativi cittadini ed imprese e a danno di quelli provenienti dagli altri Stati membri;
l'affermazione del trilinguismo appare, inoltre, suscettibile di incidere negativamente sul ruolo dell'Italia nel processo di integrazione europea e sulla competitività del sistema produttivo italiano, che è costretto a sostenere costi di traduzione ulteriori rispetto alle imprese dei paesi che utilizzano una delle tre lingue in questione;
relativamente al funzionamento interno delle strutture amministrative delle istituzioni europee, le esigenze di riduzione dei costi di traduzione e di semplificazione possono giustificare il ricorso ad una o due lingue veicolari, quali l'inglese e, in alcuni ambiti, il francese;
il ricorso ad inglese, francese e tedesco appare, invece, del tutto ingiustificato anche sul piano pratico, essendo esso fonte di costi di traduzione e interpretariato non necessari ad assicurare l'efficace funzionamento delle istituzioni dell'Unione europea;
tali costi sono, peraltro, interamente a carico del bilancio dell'Unione europea, finanziato da tutti gli Stati membri, configurando un ulteriore elemento di iniquità;
è di particolare gravità in questo contesto la trasmissione alle amministrazioni dei Parlamenti nazionali di comunicazioni dell'amministrazione del Parlamento europeo redatte in inglese, francese e tedesco. L'uso di tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea, oltre a rispondere a precisi obblighi imposti dal Trattato, è un presupposto imprescindibile per sviluppare ulteriormente, su un piano di parità, le relazioni tra le istituzioni dell'Unione europea ed i Parlamenti nazionali, nonché per consolidare la cooperazione interparlamentare;
anche nell'attività amministrativa e di documentazione del Parlamento europeo è, peraltro, crescente il ricorso di fatto alle tre lingue sopra indicate, a fronte di una prassi consolidata che prevedeva per evidenti esigenze di semplificazione e contenimento dei costi l'utilizzo delle lingue veicolari inglese e francese. Persino il sito intranet del Parlamento europeo include dal 2009 quali lingue di navigazione l'inglese, il francese e il tedesco;
la Camera ha in più occasioni, da ultimo nella risoluzione Pescante ed altri (n. 6-00043), approvata il 13 luglio 2010, impegnato il Governo ad opporsi ai tentativi di imporre inglese, francese e tedesco quali «lingue di lavoro» di altre istituzioni ed organi dell'Unione europea;
con documento finale approvato il 22 dicembre 2010, la Commissione attività produttive, commercio e turismo della Camera dei deputati ha espresso una valutazione fermamente contraria sulla proposta di regolamento relativa al regime di traduzione del brevetto dell'Unione europea (COM(2010)350 def), in quanto essa prevede che il brevetto unico sia richiesto e rilasciato esclusivamente in inglese, francese o tedesco;
l'illegittimità del trilinguismo è stata, per alcuni profili, riconosciuta nella sentenza resa nella causa T-205/07, il 3 febbraio 2011, dal tribunale dell'Unione europea, che, accogliendo un ricorso dell'Italia, ha annullato un invito a manifestare interesse per la costituzione di un elenco di candidati ai fini dell'assunzione di agenti contrattuali delle istituzioni europee, pubblicato dall'Ufficio di selezione del personale dell'Unione europea (Epso) nelle lingue tedesca, inglese e francese. La sentenza ha, infatti, dichiarato che la pubblicazione dell'invito nelle sole tre lingue in questione costituisce una discriminazione fondata sulla lingua tra i potenziali candidati, contraria al diritto dell'Unione europea;
occorre che l'Italia elabori una strategia organica e coerente per la tutela e la promozione della lingua italiana nell'Unione europea, nonché in altre organizzazioni internazionali e sovranazionali;
a questo scopo è necessario ed urgente che i membri italiani delle istituzioni ed organi dell'Unione europea contrastino con forza ogni tentativo di violazione del regime linguistico previsto dai Trattati,

impegna il Governo

a contrastare con intransigenza ogni tentativo di violazione del regime linguistico delle istituzioni dell'Unione europea e di marginalizzazione della lingua italiana, ricorrendo, ove necessario, anche agli strumenti giurisdizionali disponibili;
a definire, in stretto raccordo con le Camere, una strategia organica per la tutela e la promozione della lingua italiana nelle istituzioni dell'Unione europea;
ad opporsi, in particolare, al tentativo di affermare il ricorso alle sole lingue inglese, francese e tedesco nel funzionamento, anche al solo livello amministrativo, di ogni istituzione ed organo dell'Unione europea e a valutare l'opportunità di utilizzare un criterio oggettivo che, limitando le lingue di lavoro entro un numero massimo di sei, tenga conto del numero effettivo di parlanti all'interno dell'Unione europea;
a sostenere, nei casi in cui le esigenze di riduzione dei costi e di miglior funzionamento delle strutture amministrative delle istituzioni ed organi dell'Unione europea lo giustifichino ed il criterio precedentemente esposto non venga recepito, il ricorso, oltre alla lingua della presidenza di turno, alla sola lingua inglese, in quanto lingua veicolare di gran lunga più diffusa a livello europeo e globale, ed eventualmente alla lingua francese, se compatibile con le predette esigenze;
a concordare, con altri paesi che sarebbero gravemente penalizzati, al pari dell'Italia, dall'adozione del trilinguismo, tutte le iniziative appropriate per assicurare il rispetto del principio della pari dignità delle lingue ufficiali dell'Unione europea.
(1-00567)
(Ulteriore nuova formulazione) «Pescante, Gozi, Maggioni, Buttiglione, Ronchi, Razzi, Porcino, Pini, Farinone, Formichella, Scalia, Dell'Elce, Fucci, Nicolucci, Gottardo, Centemero, Consiglio, Biancofiore, Frassinetti».

La Camera,
premesso che:
l'Italia è emblematicamente rappresentata, per sempre, dal titolo del discorso pronunciato da Alcide de Gasperi il 21 aprile 1954 a Parigi, alla conferenza parlamentare europea, intitolato «la nostra patria Europa»;
il popolo italiano si riconosce nel dovere di essere «tutti ugualmente preoccupati del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra patria Europa»;
in questo momento critico per il dramma mediterraneo che investe l'Europa nella sua interezza per il tramite dell'Italia e degli altri paesi rivieraschi, la patria Europa deve richiamare la consapevolezza del suo patrimonio spirituale e morale, giacché l'Unione «si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà e si basa sui principi di democrazia e dello Stato di diritto», come è affermato nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
purtuttavia, nella gestione burocratica si ravvisano problematiche insidiose alle quali contrapporre tempestivamente misure che siano l'espressione più autentica dello spirito europeo;
nell'Unione europea 23 lingue diverse detengono, con pari dignità, il crisma dell'ufficialità e testimoniano, nella loro equiordinazione, la condivisione, la legittimazione dei principi, dei doveri, dei sentimenti di unità dei diritti fondamentali che precedono e superano, nel riconoscerli e rispettarli, i confini degli Stati;
nel contesto delle cosiddette «lingue di lavoro», cioè quelle utilizzate comunemente nella circolazione dei documenti di lavoro, è andata formandosi una supremazia di fatto dell'inglese e del francese e più di recente, e in parte minore, della lingua tedesca;
alle esigenze di funzionamento possono associarsi non già giustificazioni ma sospetti di una supremazia politica;
il Parlamento europeo, com'è noto, si avvale di un numero cospicuo di interpreti, intorno alle 4000 unità, con un costo di quasi 1 miliardo di euro all'anno;
la traduzione, com'è altrettanto noto, talvolta induce involontarie questioni di interpretazione dei documenti ufficiali della comunità, forieri di conseguenze di diritto giurisdizionale che intaccano i principi di unità;
la questione dell'uso delle lingue di lavoro è risalente nel tempo e dunque porta con sé la pesantezza dei problemi irrisolti;
di volta in volta, sono state avanzate proposte di rendere la lingua inglese, ovvero l'esperanto, ovvero il latino, l'unica lingua di lavoro dell'Unione europea;
si deve convenire sul fatto che è arrivato il momento di definire la questione nell'interesse dello spirito comunitario, anche alla luce di certe intempestive e contestate prese di distanza dalla logica europeista, sia di tipo tattico, sia di tipo politico, le une e le altre da fronteggiare in campo aperto, al cospetto dell'opinione pubblica del nostro Paese e di tutti paesi d'Europa,

impegna il Governo

a non aprire un fronte dell'intransigenza che costituisca campo di battaglia tra le diverse lingue europee e che rischierebbe di far soccombere l'idea di Europa come patria comune;
a collocare la lingua italiana e la sua promozione nel quadro di una strategia internazionale non bellicosa ma appropriata al principio di valorizzazione delle identità nazionali, come declinato nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
a presentare una propria proposta organica nel campo delle lingue di lavoro d'Europa, che contenga, oltre che opzioni specifiche, prescrizioni di parificazione sostanziale delle posizioni di quei paesi, di quei cittadini, di quelle imprese, la cui lingua nazionale non costituisca lingua di lavoro, anche nella forma della neutralizzazione dei costi di traduzione rispetto alla competitività dei documenti cui accedono;
a non promuovere accordi parziali con paesi che condividano la pur esistente penalizzazione funzionale per non trasformare una questione essenzialmente burocratico-politica in una questione totalmente politica in danno della patria Europa;
a formulare, finalmente, una seria proposta che contenga la valorizzazione in Europa delle radici linguistiche latine, mettendo a disposizione di ogni paese il patrimonio di storia e di conoscenza che, tipicamente, appartengono alla tradizione italiana;
a ricercare la soluzione attraverso la previsione di una regola a regime nell'ambito delle normative comunitarie, eventualmente ricercata con il previo esperimento di un tentativo di mediazione, secondo lo spirito della stessa Carta dei diritti fondamentali, con il contemperamento dell'interesse nazionale e degli interessi europei.
(1-00624)
«Tabacci, Mosella, Pisicchio, Brugger».

La Camera,
premesso che:
l'Italia è emblematicamente rappresentata, per sempre, dal titolo del discorso pronunciato da Alcide de Gasperi il 21 aprile 1954 a Parigi, alla conferenza parlamentare europea, intitolato «la nostra patria Europa»;
il popolo italiano si riconosce nel dovere di essere «tutti ugualmente preoccupati del bene comune delle nostre patrie europee, della nostra patria Europa»;
in questo momento critico per il dramma mediterraneo che investe l'Europa nella sua interezza per il tramite dell'Italia e degli altri paesi rivieraschi, la patria Europa deve richiamare la consapevolezza del suo patrimonio spirituale e morale, giacché l'Unione «si fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà e si basa sui principi di democrazia e dello Stato di diritto», come è affermato nel preambolo della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
purtuttavia, nella gestione burocratica si ravvisano problematiche insidiose alle quali contrapporre tempestivamente misure che siano l'espressione più autentica dello spirito europeo;
nell'Unione europea 23 lingue diverse detengono, con pari dignità, il crisma dell'ufficialità e testimoniano, nella loro equiordinazione, la condivisione, la legittimazione dei principi, dei doveri, dei sentimenti di unità dei diritti fondamentali che precedono e superano, nel riconoscerli e rispettarli, i confini degli Stati;
nel contesto delle cosiddette «lingue di lavoro», cioè quelle utilizzate comunemente nella circolazione dei documenti di lavoro, è andata formandosi una supremazia di fatto dell'inglese e del francese e più di recente, e in parte minore, della lingua tedesca;
alle esigenze di funzionamento possono associarsi non già giustificazioni ma sospetti di una supremazia politica;
il Parlamento europeo, com'è noto, si avvale di un numero cospicuo di interpreti, intorno alle 4000 unità, con un costo di quasi 1 miliardo di euro all'anno;
la traduzione, com'è altrettanto noto, talvolta induce involontarie questioni di interpretazione dei documenti ufficiali della comunità, forieri di conseguenze di diritto giurisdizionale che intaccano i principi di unità;
la questione dell'uso delle lingue di lavoro è risalente nel tempo e dunque porta con sé la pesantezza dei problemi irrisolti;
di volta in volta, sono state avanzate proposte di rendere la lingua inglese, ovvero l'esperanto, ovvero il latino, l'unica lingua di lavoro dell'Unione europea;
si deve convenire sul fatto che è arrivato il momento di definire la questione nell'interesse dello spirito comunitario, anche alla luce di certe intempestive e contestate prese di distanza dalla logica europeista, sia di tipo tattico, sia di tipo politico, le une e le altre da fronteggiare in campo aperto, al cospetto dell'opinione pubblica del nostro Paese e di tutti paesi d'Europa,

impegna il Governo

a non aprire un fronte dell'intransigenza che costituisca campo di battaglia tra le diverse lingue europee e che rischierebbe di far soccombere l'idea di Europa come patria comune;
a collocare la lingua italiana e la sua promozione nel quadro di una strategia internazionale che ambisca alla tutela del patrimonio linguistico secondo lo spirito della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
a ricercare soluzioni nel campo del regime linguistico dell'Unione europea basate sul principio della non discriminazione, anche sotto un profilo economico, per i cittadini e le imprese;
ad impegnarsi in favore di proposte inclusive e condivise, radicate in un autentico spirito europeistico;
a valorizzare in tale contesto le radici linguistiche latine, mettendo a disposizione di ogni paese il patrimonio di storia e di conoscenza che, tipicamente, appartengono alla tradizione italiana;
ad ispirarsi con spirito costruttivo ai valori contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea per ricercare adeguate soluzioni in materia di regime linguistico europeo.
(1-00624)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Tabacci, Mosella, Pisicchio, Brugger».