XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 19 aprile 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
l'attuale procedura per la concessione delle prestazioni relative all'invalidità civile prevede un sistema basato sull'invio telematico delle domande da parte degli interessati, con la relativa certificazione medica, mentre la decisione finale circa il rilascio dei benefici spetta all'Inps. In particolare, una volta ricevuta la relativa domanda, nella successiva fase di accertamento sanitario, le commissioni delle aziende sanitarie locali sono integrate da un medico dell'Inps; i verbali sanitari vengono redatti in formato elettronico e messi a disposizione degli uffici amministrativi per gli adempimenti del caso. La commissione medica superiore dell'Inps effettua il monitoraggio e la verifica finale e complessiva dei verbali;
tale procedura, tuttavia, incontra ostacoli di varia natura dovuti ad un utilizzo in alcuni casi parziale delle applicazioni informatiche e limitato ad alcune zone del territorio nazionale; ciò determina difficoltà di comunicazione tra Inps e aziende sanitarie locali: su 1,8 milioni di domande presentate nel 2010, soltanto 900 mila sono già state esaminate dalle aziende sanitarie locali; il 20 per cento di queste è stato trasmesso telematicamente, mentre il resto in formato cartaceo. Tali difficoltà producono evidenti effetti negativi sui tempi di liquidazione delle prestazioni di invalidità civile. Secondo il presidente dell'Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps), Antonio Mastrapasqua, nel 2010 la media dei giorni necessari per la liquidazione delle prestazioni è ancora di un anno circa. L'obiettivo che l'Inps intende raggiungere è, invece, di 120 giorni dal momento della domanda;
nel 2009 il piano di verifiche sulla permanenza dei requisiti sanitari degli invalidi civili si è tradotto in 200 mila controlli effettuati da parte dell'Inps; nel 2010 i controlli sono stati 100 mila; nel 2011 sono previsti 250 mila accertamenti, cosi come nel 2012. Lo scopo è di eliminare le prestazioni ingiustificate e dare vita ad un effetto deterrente, al fine di evitare che soggetti privi dei requisiti necessari siano destinatari di benefici. I primi risultati delle verifiche svolte hanno dimostrato che circa il 30 per cento dei destinatari di pensione di invalidità ne beneficiano pur non avendone diritto. Si tratta di una percentuale che tende a subire forti variazioni da regione a regione;
in questo modo nel 2009 l'11 per cento delle pensioni di invalidità controllate sono state cancellate e nel 2010 ben una pensione su quattro è stata revocata, ovvero il 23 per cento, proprio per effetto di un <affinamento del campione> oggetto di verifica, secondo quanto affermato da Mastrapasqua;
sebbene nel 2010 le richieste di concessione dei benefici siano diminuite del 17 per cento rispetto al 2009, passando da 2,2 milioni a 1,8 milioni di domande, la spesa corrispondente sembra essere aumentata: da 13 miliardi di euro si è passati ad un ammontare di poco più di 16 miliardi di euro, gran parte dei quali destinati alle indennità di accompagnamento,


impegna il Governo:


ad intraprendere le misure necessarie per superare l'annosa questione dei «falsi invalidi», allo scopo di tutelare i soggetti che si trovano invece realmente nelle condizioni previste dalla legge per poter richiedere i benefici di invalidità;
ad adottare misure tese a garantire trasparenza, celerità ed uniformità di comportamenti su tutto il territorio nazionale, per quanto riguarda gli adempimenti necessari per il rilascio dei benefici relativi all'invalidità civile;

a prevedere azioni finalizzate a perfezionare i criteri di scelta dei campioni da sottoporre a verifiche, allo scopo di evitare che vengano sottoposti ai controlli anche soggetti affetti da patologie irreversibili.
(1-00630)
«Mosella, Tabacci, Pisicchio, Brugger».

Risoluzioni in Commissione:

Le Commissioni VIII e X,
premesso che:
gli idrocarburi sono composti chimici costituiti da atomi di carbonio ed idrogeno. Tali sostanze, oltre ad essere cancerogene per l'uomo, sono tra i principali inquinanti dell'ambiente, capaci di devastare l'ecosistema. Il 10 per cento di inquinamento da idrocarburi è provocato dalle piattaforme offshore, pertanto i mari ove l'attività petrolifera è intensa, sono anche quelli più inquinati di tutto il mondo;
il nostro Mediterraneo, che è un mare chiuso, è ricco di piattaforme petrolifere e nelle sue acque sono stati rilevati 10 grammi di idrocarburi per metro quadro in superficie e 500 litri di catrame per chilometro quadrato. Anche nella baia di Napoli sono stati registrati 60 grammi di benzopirene (idrocarburo cancerogeno) in 100 grammi di zooplacton;
gli idrocarburi cancerogeni, inoltre, vengono assorbiti dai tessuti dei pesci commestibili, diventando nocivi per l'uomo;
le piattaforme petrolifere possono provocare anche altri pericoli: ad esempio, si ricorda il gigantesco rogo del 1988 alla Piper Alpha, piattaforma offshore di Aberdeen, causò la morte di ben 167 persone;
il 21 aprile 2010 si è incendiata la piattaforma petrolifera Deep Water Horizon della BP nel golfo del Messico di fronte alle coste della Louisiana, affondando nelle acque circostanti. La dispersione del petrolio in mare, nonostante i tempestivi interventi, ha determinato un disastro ambientale incalcolabile;
come disposto dal decreto ministeriale 4 marzo 2011, le operazioni di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sono svolte a seguito del conferimento da parte del Ministero dello sviluppo economico del relativo titolo minerario (permesso di prospezione, permesso di ricerca e concessione di coltivazione);
il permesso di prospezione attribuito con decreto del Ministero ai sensi dell'articolo 8, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 484 del 1994, d'intesa, per i titoli in terraferma, con la regione interessata, ai sensi dell'articolo 1, comma 7, lettera n), della legge n. 239 del 2004, secondo le modalità stabilite con decreto direttoriale di cui all'articolo 15, comma 5;
il permesso di ricerca è conferito con decreto del Ministero, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 6, comma 4, della legge n. 9 del 1991 e dell'articolo 8, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 484 del 1994, d'intesa, per i titoli in terraferma, con la regione interessata, ai sensi dell'articolo 1, comma 7, lettera n), della legge n. 239 del 2004, secondo le modalità stabilite con decreto direttoriale di cui all'articolo 15, comma 5;
infine la concessione di coltivazione è conferita con decreto del Ministero ai sensi del combinato disposto dell'articolo 15, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 484 del 1994 e dell'articolo 13, comma 1, del decreto legislativo n. 625 del 1996, d'intesa, per i titoli in terraferma, con la regione interessata, ai sensi dell'articolo 1, comma 7, lettera n), della legge n. 239 del 2004, secondo le modalità stabilite con decreto direttoriale di cui all'articolo 15, comma 5;
i titoli minerari di cui sopra possono essere accordati solo ad alcuni enti (ai sensi del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 625) in possesso di requisiti

di ordine generale, capacità tecniche ed economiche, e che offrono garanzie adeguate ai programmi presentati;
ciononostante, nell'area che interessa l'Adriatico meridionale, sono state presentate davanti alle coste pugliesi numerose richieste di prospezioni sismiche da parte di multinazionali, tra cui le società Northern Petroleum Ltd, PetrolCeltic, e ENI, propedeutiche ad eventuali successive trivellazioni;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, ha espresso giudizio positivo di compatibilità alla Northern Petroleum per l'attività geosismica, al fine della ricerca di idrocarburi nel tratto di mare antistante la costa compresa tra Monopoli e Ostuni;
ogni permesso si estende su una superficie di 735.7 chilometri quadrati, mentre la distanza minima dalla costa dall'area di indagine è di 10 chilometri;
alcune autorizzazioni per prospezioni sismiche sono state concesse anche nel canale d'Otranto, nello Jonio, e al largo delle isole Tremiti, vicino ad una riserva naturale;
in molti casi è stato impossibile presentare osservazioni, considerato che tali permessi non sono stati adeguatamente pubblicizzati;
conseguentemente, le amministrazioni comunali dei territori coinvolti, di concerto con le associazioni locali, si sono mobilitate e hanno presentato ricorsi per valutare la legittimità delle suddette autorizzazioni;
il ricorso presentato dalla regione Puglia e del comune di Ostuni è stato vinto al TAR, che ha sospeso l'istanza di permesso di ricerca idrocarburi denominato «d61 F.R. - NP»;
il Comitato «No Petrolio, Si Energie Rinnovabili» di Monopoli ha coinvolto l'amministrazione civica in una manifestazione di piazza, con la partecipazione di circa 6.000 persone, a cui hanno partecipato sindaci e rappresentanze istituzionali di una quindicina di comuni del sud-est barese, il Presidente della regione Puglia Nichi Vendola, nonché i presidenti delle province di Bari e Brindisi e diversi parlamentari pugliesi;
le forti reazioni delle comunità, delle istituzioni e delle forze politiche locali, presentano le seguenti motivazioni;
il mare antistante le coste della Puglia è interessato dalla costruzione di piattaforme di estrazione del petrolio, corrosivo e non trasportabile, che richiede lavorazioni altamente inquinanti e pericolose per la salute umana e per l'ambiente, quindi per l'agricoltura, la pesca ed il turismo;
la Puglia è rinomata per la bellezza del suo territorio digradante dalle colline verso la sua multiforme costa, sempre più meta di un turismo qualificato ed esigente;
la qualità e la peculiarità delle risorse agricole, ittiche ed enogastronomiche della Puglia sono strettamente connesse a questa unicità e tipicità del territorio;
l'agricoltura, che costituisce una voce crescente di reddito nella regione trainando nuove forme di turismo legate alla salubrità del territorio e alla tipicità dei suoi prodotti, subirebbe un inevitabile tracollo;
la pesca, altro settore economico rilevante, subirebbe danni irreversibili considerata anche la conformazione quasi chiusa del mare Adriatico;
le perforazioni legate alla ricerca e coltivazione degli idrocarburi aumentano inevitabilmente l'incidenza del rischio sismico;
la Puglia ha investito nell'energia pulita e già produce il 160 per cento del proprio fabbisogno energetico;
i proventi delle royalty sulle attività di idrocarburi saranno per la Puglia insignificanti e di gran lunga inferiori ai gravi

danni causati alla salute, all'ambiente e alle attività fondanti l'economia regionale;
il territorio pugliese continua ad essere martoriato dalla presenza della centrale a carbone Enel di Cerano (Brindisi), dalla presenza dell'Ilva, della raffineria Eni e della cementeria Cementir (Taranto), che rappresentano solo alcuni dei punti di maggiore criticità ambientale;
negli altri Paesi i limiti per installazioni di piattaforme a mare sono molto più stringenti che in Italia: 160 chilometri lungo le coste atlantiche e pacifiche degli USA, a distanza considerevole che non è stata sufficiente per scongiurare i danni incalcolabili provocati dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum avvenuto nel golfo del Messico;
il 7 luglio 2010 il commissario europeo responsabile per l'energia Gunther Oettinger ha dichiarato che «Date le attuali circostanze, ogni governo responsabile dovrebbe al momento praticamente congelare i nuovi permessi per le perforazioni. Questo significa di fatto una moratoria sulle nuove trivellazioni fino a che le cause dell'incidente del golfo del Messico non saranno note e fino a che non saranno state individuate le giuste misure per prevenire e affrontare questo tipo di emergenze»,


impegna il Governo:


a bloccare l'iter autorizzativo di tutte le istanze presentate e a venire, relative a sondaggi e prospezioni geosismiche con l'eventualità di future installazioni di piattaforme petrolifere, su tutto lo specchio di mare antistante le coste pugliesi, in tal modo adeguandosi a quanto affermato dal commissario europeo responsabile per l'energia Gunther Oettinger in data 7 luglio 2010;
ad assumere iniziative volte a modificare il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, che ha consentito l'istanza di permesso di ricerca di idrocarburi in mare finalizzate alla installazione di piattaforme per l'estrazione petrolifera, prevedendo il divieto assoluto di ogni ulteriore installazione delle stesse piattaforme in tutta l'estensione del mare Adriatico di competenza nazionale;
a promuovere presso l'Unione europea una nuova normativa che regolamenti l'installazione delle piattaforme petrolifere, mediante l'installazione delle stesse ad una distanza minima dalla costa pari almeno a 160 chilometri.
(7-00573)
«Piffari, Cimadoro, Zazzera, Di Giuseppe».

La VI Commissione,
premesso che:
i dati recentemente diramati da Equitalia danno la misura di quanto grave sia la crisi che sta attraversando il sistema economico della regione Sardegna;
solo nella provincia di Cagliari, nel gennaio 2011 33.956 imprese (+11 per cento rispetto a gennaio 2010) risultano essere indebitate con Equitalia per oltre 2 miliardi e 232 milioni di euro contro il miliardo e 700 milioni del gennaio 2010. In circa 12 mesi il sistema imprese ha incrementato i propri debiti nei confronti di EQUITALIA quasi del 24 per cento;
il Sulcis Iglesiente ha oltre il 40 per cento dei lavoratori sardi in cassa integrazione (3.200) a fronte dell'8 per cento di popolazione sarda, a causa della crisi industriale con estese, ripercussioni sugli altri settori, industria, commercio, artigianato;
nello specifico si registra: +23,30 per cento relativo alla sezione Erario, (+20,56 per cento in Sardegna), +10,89 per cento nella sezione INPS (+11,15 per cento in Sardegna) e +21,46 per cento nella sezione Altri (+14,37 per cento in Sardegna);
si tratta di dati talmente drammatici per i quali si rendono quanto mai urgenti interventi straordinari, così come

straordinaria è la crisi che stiamo attraversando, come per esempio l'abolizione delle sanzioni del 30 per cento e degli interessi e di ogni spesa accessoria, in modo da rendere possibile attivare un pagamento che altrimenti diventerebbe impossibile;
la situazione delle aziende artigiane, commerciali e anche per le imprese agricole è a dir poco catastrofica e si colloca in una crisi più vasta fatta di disoccupazione, di cassa integrazione, di blocco degli investimenti. L'indebitamento delle imprese aumenta a causa dei vincoli del patto stabilità, vincoli che obbligano le imprese ad un meccanismo che le vede anticipare somme per iniziare i lavori ed aspettare anche un anno per il recupero degli oneri dovuti sui lavori eseguiti. Questo fa sì che si arrivi ad un serio rischio di fallimento, fino alla cancellazione dell'iscrizione all'albo delle imprese e al diniego del Durc, avendo così precluse le partecipazioni alle gare d'appalto;
risulta che da qualche mese le cartelle esattoriali di Equitalia siano più che raddoppiate per ritardi nei pagamenti, dei contributi Inps, dell'Ici, dell'Iva;
occorre mettere in evidenza che non parliamo d'imprese che vogliono evadere, ma che sono state sempre in regola e oggi chiedono semplicemente misure urgenti quali l'aumento del numero delle rate per pagamento degli oneri previdenziali, il blocco dei pignoramenti, la riduzione dell'aggio e degli interessi, la rivisitazione dei criteri dei piani di settore;
i dispositivi che possono consentire alle aziende di superare i periodi di difficoltà gestionale potrebbero essere le rateazioni, le sospensioni per motivi eccezionali e la sospensione amministrativa della riscossione, la riduzione delle sanzioni civili in materia di contributi previdenziali, la sostituzione di garanzie reali con garanzie fideiussorie, l'applicazione dell'articolo 182-ter legge finanziaria - transazione fiscale; i rimborsi di imposte;
i commercianti si chiedono perché ci si debba sentire trattati da evasori, con strumenti così coercitivi, come il fermo amministrativo (che impedisce di lavorare e quindi di poter pagare), il prelievo d'autorità senza nessun preavviso dai conti correnti, o l'ipoteca e il pignoramento dei beni immobili, frutto di una vita di sacrifici e di duro lavoro. Il sistema perverso degli interessi, delle more, delle sanzioni portano il debito a lievitare oltre ogni ragionevole misura, facendo raddoppiare la cifra in circa cinque anni, trasformando così un disastro economico in un disastro sociale;
la situazione debitoria è dovuta anche all'insolvenza della pubblica amministrazione negli oneri dovuti per esempio nelle gare d'appalto, nelle richieste dei beni, per via del vincolo del patto di stabilità, che crea questo perverso meccanismo per cui le imprese sono costrette ad anticipare per lavori della pubblica amministrazione e si trovano poi a non poter adempiere agli oneri per mancanza di liquidità, rischiando anche il fallimento, perché escluse, se insolventi, dalla partecipazione di altri appalti;
a ciò si somma il fatto che la situazione si è aggravata soprattutto nell'ultimo anno a causa della grave crisi economica in atto, con la messa in essere di procedure di pignoramenti immobiliari ed anche il sequestro di macchinari e automezzi utilizzati per il lavoro di molte attività, sia di ambito artigianale che agropastorale,


impegna il Governo:


ad assumere le necessarie iniziative dirette a una moratoria di un anno delle cartelle e del blocco delle sanzioni, fino all'esonero dal pagamento per un anno;
all'accantonamento degli attuali studi di settore perché non veritieri in una situazione di crisi come quella attuale;
alla riduzione dell'aggio al 3 per cento;
a predisporre delle regole per il meccanismo di compensazione oggi esistente

tra Equitalia e Agenzie delle entrate, anche tra Equitalia e la pubblica amministrazione.
(7-00572)
«Strizzolo, Schirru, Calvisi, Fadda, Pes, Marrocu, Bellanova, Madia, Gnecchi, Berretta, Damiano, Arturo Mario Luigi Parisi, Melis, Vico, Mereu».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in una sentenza del tribunale di Milano Google è stata ritenuta responsabile per non aver rimosso, a seguito della richiesta di un utente, l'associazione tra il nome di quest'ultimo e le espressioni «truffa» e «truffatore» dall'elenco dei suggerimenti proposti attraverso il servizio Google Suggest;
questa sentenza rappresenta ad avviso degli interroganti un'ottima occasione affinché si tratti di problematiche, senza dubbio nuove e prive di una chiara disciplina normativa;
tutta una serie di problemi giuridici collegati alla valutazione astratta dei comportamenti attuali o potenziali che le nuove tecnologie consentono devono essere risolti all'interno di un quadro normativo da aggiornare proprio perché i giudizi di valore che possono essere espressi su condotte che si inquadrano in ambiti tecnologici che appena pochi anni fa apparivano futuribili devono trovare innanzi tutto un parametro di valutazione nella legge;
ad esempio BigG, in relazione al servizio in oggetto e preso come paradigma di tutti i potenziali analoghi casi, non sembra possa essere considerato come un hosting provider perché non archivia informazioni per conto degli utenti, e perché manca del tutto una «richiesta» in tal senso da parte degli utenti che si limitano a lanciare una ricerca attraverso il motore; è vero che BigG oltre a fornire Google Suggest a risulta fornitore di altri servizi che lo hanno reso famoso quali, ad esempio, YouTube, Blogspot o Picasa. Ma esiste una differenza tecnologica che la legge non chiarisce in nessun ambito: mentre in questi ultimi casi, infatti, l'utente «chiede» al servizio di archiviare e rendere poi disponibile un determinato contenuto e Google vi procede, nel caso che ha formato oggetto della pronuncia giurisprudenziale Google, allo scopo di offrire ai propri utenti servizi di ricerca più efficiente, archivia con propria autonoma scelta imprenditoriale e secondo un proprio algoritmo, le stringhe di ricerca composte da tutti i propri utenti all'insaputa - o comunque in assenza di qualsivoglia condotta attiva - da parte di questi ultimi;
risulta pertanto necessario qualificare normativamente il valore di una sequenza di parole suggerite a margine di un campo di ricerca in rete, sulle pagine di un motore di ricerca, posto che tecnologicamente ha un significato univoco: un certo numero di utenti ha ricercato quelle parole in sequenza e, quindi, quella stessa sequenza potrebbe essere di interesse anche di altri utenti;
occorre pertanto valutare l'introduzione di chiare qualificazioni normative che distinguano il prodotto di algoritmi di ricerca basati su mere associazioni di dati, che sono per loro natura neutrali, da associazioni volontarie e lesive della reputazione delle persone anche al fine di evitare che i due casi possano formare

oggetto di confusione, prima di tutto nell'opinione pubblica;
ad avviso degli interroganti i tempi cambiano, i contesti comunicativi e tecnologici si evolvono e alle istituzioni aggiornare le regole del diritto per riuscire a far rimanere la società al passo con tempi al fine di scongiurare il rischio che si freni il progresso e si limitino oltre il dovuto la trasformazione della società;
la lesività potenziale dell'associazione del nome di una persona ad espressioni lesive della reputazione potrebbe peraltro derivare, ad avviso degli interroganti dall'eterogeneità e dall'insufficienza del livello di cultura informatica diffusa nella popolazione italiana;
ad avviso degli interroganti, infatti, dovrebbe essere compito del Governo accompagnare il Paese nella società dell'informazione superando la condizione di arretratezza e proponendo un modello nel quale lo Stato adatti l'ordinamento giuridico al progresso tecnologico e culturale;
è pacifico che nel nuovo contesto mediatico fatto di sms, tweet, mail, post e comunicazione in pillole, equivoci e fraintendimenti siano più facili e frequenti di quanto non accadesse ieri nel mondo delle lettere, delle telefonate e delle enciclopedie. Ma è proprio per questo che non si può leggere il presente solo con le lenti interpretative del passato;
le parole rappresentano solo la materia prima della comunicazione: parole e tecnologia sono strumenti. Essi nascono neutri ed essendo neutri, il fatto che essi producano conseguenze positive o negative dipende solo da come si sceglie di usarle, essendo compito del legislatore stabilire, se del caso, limiti e condizioni -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi ed urgenti intendano assumere per evitare delle aporie nell'ordinamento giuridico, a partire dalla proposizione di nuove norme che siano in grado di disciplinare con maggior efficacia ed efficienza i nuovi fenomeni socio economici legati all'uso delle nuove tecnologie predisponendo, inoltre, delle opportune iniziative volte a favorire l'alfabetizzazione informatica di massa, senza la quale gran parte dei benefìci generati dal progresso sono utilizzabili solo da una parte della popolazione, risultandone la rimanente parte svantaggiata in quasi tutti gli aspetti della propria vita, a partire dalla dimensione personale, culturale, sociale, politica ed economica.
(4-11668)

DONADI e EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il signor Giuseppe Navarra ha inviato, in data 25 marzo 2009 e in data 15 febbraio 2010, due lettere all'indirizzo della massime cariche istituzionali riguardanti la richiesta della riapertura dei termini per la revisione e la stima dei beni confiscati nel processo di nazionalizzazione forzata operata dal colonnello Gheddafi a danno suo e di altri nostri connazionali, in quanto, a tutt'oggi, l'Amministrazione del Tesoro non ha dato alcun riscontro in merito, pur essendo stata sensibilizzata in data 16 marzo 2010 dalla Presidenza della Repubblica con nota numero SGPR 16 marzo 2010 0029592 P;
la stima dei beni immobili confiscati, datata 6 maggio 1981, è stata effettuata dall'ufficio tecnico erariale, oggi Agenzia del territorio, in assenza totale di dati adeguati riportando essa stessa sul frontespizio della relazione allegata alla stima l'annotazione «accettare con riserva» che conferma il carattere provvisorio della stima stessa e avalla, legittima e giustifica la richiesta di una nuova revisione per riconsiderare con criteri diversi le consistenze quantitative e qualitative nonché i parametri valutativi adottati;
la carenza di istruttoria emergerebbe senza ombra di dubbio evidenziando la scarsa attenzione prestata dall'ufficio tecnico erariale agli elementi di valutazione

con una conseguente stima poco attenta che avrebbe portato poi all'inserimento sul frontespizio della relazione allegata alla stima dell'annotazione «accettare con riserva»;
tale comportamento ha messo in luce un comportamento non conforme alla legge assunto dall'amministrazione nella gestione della pratica, rilevando, altresì, una non corretta disamina degli elementi di valutazione che hanno indotto a una travisata stima dei beni (errori e/o omissioni nella lettura di dati rilevati dalla errata osservazione e interpretazione di planimetrie e/o piantine nei conteggi);
per i beni già indennizzati è stata fornita in data 19 marzo 2009 una nuova documentazione integrativa probatoria dalla quale si rilevano i metri quadrati effettivi dei due appartamenti adiacenti tra loro siti in Bab Ben Gascir (ex Porta Benito) che ammontano a 169,34 metriquadri mentre l'ufficio tecnico erariale con la stima del 6 maggio 1981 erroneamente ha calcolato 136,00 metriquadri;
la nuova documentazione integrativa probatoria (divisione convenzionale di immobili di proprietà comune in Sciara Es Seidi) per il fabbricato ubicato in Sciara Es Seidi (ex via del Carso), 21 prova l'esistenza della proprietà del terreno di 32,00 metriquadri utilizzato per il passaggio comune nella strada privata Navarra la cui quota faceva parte del giardino circostante e anche l'esistenza del «pozzo luce» inglobato nello stesso fabbricato;
in base a quanto stabilito dalla legge n. 98 del 1994, in merito agli indennizzi per i beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana e all'estero, l'istanza di risarcimento dei beni confiscati costituisce un diritto soggettivo perfetto;
l'articolo 2, comma 3 della legge 29 gennaio 1994, n. 98 (interpretazioni autentiche e norme procedurali relative, alla legge 5 aprile 1985, n. 135, recante: «Disposizioni sulla corresponsione di indennizzi a cittadini ed imprese italiane per beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana e all'estero») stabilisce: «Le procedure tecniche saranno autorizzate dalla competente commissione interministeriale qualora la documentazione esibita dalla parte, ovvero le argomentazioni addotte, assicurino l'acquisizione di elementi nuovi atti al raggiungimento di una valutazione del bene diversa o integrativa di quella effettuata a suo tempo»;
in Parlamento sono all'esame delle competenti commissioni permanenti diverse proposte di legge presentate da vari gruppi, riguardanti gli indennizzi a cittadini e imprese italiane allontanati dalla Libia e dalle ex colonie;
alcuni parlamentari di vari schieramenti politici hanno presentato interrogazioni rivolte sia al Ministro dell'economia e delle finanze che al Ministro degli affari esteri e vertenti sostanzialmente sulla richiesta di riapertura dei termini per i beni confiscati ai cittadini italiani rimpatriati dalla Libia evidenziando che le richieste di revisione della stima di beni già indennizzati sono state rigettate dall'amministrazione del tesoro pur essendo in presenza di nuova documentazione integrativa probatoria perché l'articolo 4 della legge n. 7 del 6 febbraio 2009 non stabilisce nuovi termini né riapre quelli già fissati per le richieste di revisione dei beni già liquidati;
il caso evidenziato è analogo a quello di tanti altri connazionali che lamentano la stessa disattenzione delle nostre istituzioni sulla delicata questione citata; inoltre, le argomentazioni addotte e la documentazione probatoria esibita assicurano elementi nuovi atti al raggiungimento di una valutazione dei beni diversa e integrativa di quella a suo tempo effettuata -:
se non ritengano, per casi controversi come quello descritto in premessa ma anche per quelli analoghi, di volersi attivare affinché siano autorizzate dalla competente commissione interministeriale le procedure tecniche per una revisione delle pratiche citate secondo il principio di equanimità e giustizia al fine di ottenere una congrua valutazione in linea con i beni abbandonati;

se non ritengano di voler favorire la riapertura dei termini citati per una nuova applicazione dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 98 del 29 gennaio 1994.
(4-11671)

TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2011

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie Generale, n. 77, del 4 aprile 2011 sono stati pubblicati i decreti del Presidente della Repubblica del 23 marzo 2011 con i quali sono stati convocati, per i giorni di domenica 12 e lunedì 13 giugno 2011, quattro referendum popolari abrogativi previsti dall'articolo 75 della Costituzione, numerati e denominati in conformità alle ordinanze dell'ufficio centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione, depositate in cancelleria il 7 dicembre 2010 e il 2 febbraio 2011;
tutti i cittadini, compresi quelli residenti o temporaneamente all'estero per motivi di servizio, hanno diritto di esprimere il loro voto, partecipando alla consultazione referendaria, conformemente a quanto statuito dalla Costituzione e dalla legge n. 495/2001;
la suddetta legge stabilisce al comma 3 dell'articolo 17 che «le rappresentanze diplomatiche e consolari italiane adottano iniziative atte a promuovere la più ampia comunicazione politica sui giornali quotidiani e periodici italiani editi e diffusi all'estero e sugli altri mezzi di informazione in lingua italiana o comunque rivolti alle comunità italiane all'estero, in conformità ai principi recati dalla normativa vigente nel territorio italiano sulla parità di accesso di trattamento e sull'imparzialità rispetto a tutti i soggetti politici»;
in occasione degli eventi elettorali, gli uffici consolari debbono comunicare ai principali mezzi di informazione rivolti alle comunità italiane all'estero le liste dei candidati, i quesiti referendari e le modalità del voto per corrispondenza ed invitano gli editori di quotidiani e periodici che ricevono contributi dallo Stato a consentire ai candidati e alle forze politiche l'accesso agli spazi per la diffusione di messaggi politici elettorali e referendari in condizioni di parità;
nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze vi è un apposita unità previsionale di base per le spese elettorali;
si è appreso che il Ministero degli affari esteri non avrebbe stanziato i fondi necessari per realizzare la campagna informativa sui quesiti referendari, con conseguente impossibilità per gli elettori residenti all'estero di ricevere le informazioni necessarie ad esercitare il loro diritto di voto in modo consapevole e quindi libero -:
quali iniziative si intenda intraprendere per garantire ai cittadini italiani residenti all'estero una informazione ampia che consenta loro di andare a votare e di esercitare liberamente il loro diritto di voto, in conformità con quanto statuito dall'articolo 48 della Costituzione.
(4-11663)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 29 marzo 2011, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rilasciato parere positivo per la ricerca di petrolio in mare da parte della società irlandese Petroceltic che è dunque autorizzata a compiere riflessioni sismiche nel mare, con microesplosioni spesso dannose cetacei e delfini, per acquisire dati sulla presenza di petrolio nel sottosuolo;
si tratta di un atto che segue l'approvazione da parte della commissione di VIA conferita in data 28 luglio 2009 ed il parere positivo del 21 maggio 2010 da parte del Ministero per beni e le attività culturali, incluso quello per la trivellazione di pozzi esplorativi;
nel testo del 2010, il Ministero per i beni e le attività culturali, ha sottolineato che «La Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per l'Abruzzo - l'Aquila ha rilasciato parere favorevole» e che anche «la Soprintendenza per i beni architettonici dell'Abruzzo - Chieti ha concesso il suo nulla osta»;
nell'ultimo testo, quello del 2011 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al quale i cittadini avevano inviato numerose osservazioni di contrarietà si afferma invece che «Considerato che le osservazioni pervenute si riferiscono sia agli eventuali impatti generati

dall'attività di prospezione sismica con la tecnica dell'airgun, per i quali la commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA/VAS ha previsto misure di prevenzione e mitigazione nel quadro prescrittivo, sia a quelli connessi con la perforazione del pozzo esplorativo che comunque non è oggetto del presente decreto ma lo sarà di una successiva istruttoria VIA nel cui ambito tali osservazioni potranno essere tenute in debito conto»;
sempre in detto parere non compare alcuna valutazione degli effetti a carico delle colonie uccelli marini come le berte maggiori (le cosiddette diomedee) e berte minori nidificanti sull'arcipelago con centinaia di coppie, ma che, come noto, si alimentano rimanendo in mare aperto;
non è chiaro se i pozzi esplorativi saranno sottoposti a nuova valutazione di impatto ambientale - come previsto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - oppure se ne saranno esenti, come invece indica la commissione VIA e il Ministero per i beni e le attività culturali;
la concessione - denominata d505 - si trova a 40 chilometri dalla costa e a soli 26 chilometri dalle Isole Tremiti;
la zona delle ricerche petrolifere è fuori dal perimetro dell'area marina protetta -:
se la perforazione del pozzo esplorativo sarà oggetto di una successiva istruttoria VIA;
se non si intendano assumere le iniziative di competenza per estendere il perimetro dell'area marina protetta o della rete natura2000 preposta alla tutela delle peculiarità naturalistiche marine, come previsto e richiesto dalle direttive comunitarie in materia;
di quali informazioni disponga il Ministro dello sviluppo economico in merito alle riserve petrolifere in mare e a terra di cui dispone il nostro paese.
(4-11658)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 12 aprile 2011, a Sassari, è stato chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone, manager e responsabili delle aziende Syndial, Sasol Italia e Ineos Vinyls Italia per «disastro ambientale» e «concorso continuato in avvelenamento di sostanze destinate all'alimentazione»;
si tratta dei manager delle aziende che si affacciano sul porto industriale di Porto Torres e che, secondo il pubblico ministero, avrebbero consapevolmente riversato per anni in mare composti chimici e metalli ad alto potere cancerogeno. Tra queste sostanze ci sono cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene, diossine e una lunga serie di altre sostanze nocive;
sotto accusa ci sono gli scarichi industriali immessi dalle industrie nella rete fognaria, ma soprattutto il sistema di «depurazione». Un sistema che secondo le accuse sarebbe stato costruito in modo da realizzare «la mutua diluizione dei reflui immessi nell'impianto». Una sorta di miscelazione preventiva per confondere la provenienza e le responsabilità. I capi di imputazione circoscrivono le presunte condotte illecite dal 2005 a oggi, ma gli scarichi avvelenati superiori alla norma risalirebbero ai decenni precedenti-:
di quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa;
quali iniziative sono state adottate a tutela delle salute e dell'ambiente;
se il Governo intenda costituirsi parte civile.
(4-11661)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel cuore del basso Salerno, nel parco dei Paduli-Bosco Belvedere, nella incontaminata vallata di Sombrino, nel protetto parco della Serra di Supersano, si sta perseguendo la realizzazione di un eliporto, un aeroporto per elicotteri di grave impatto per tutto ciò che comporterebbe in termini di infrastrutture ed inquinamento visivo, acustico e chimico connesso;
varie associazioni del territorio hanno sollevato il problema, e l'associazione Italia Nostra ha invitato, anche, ai sensi dell'articolo 9 della legge 241 del 1990, il comune di Supersano a non proseguire nella strada intrapresa, tenendo conto della vocazione vera del parco e della vallata, quella agrituristica che già dà sostentamento a decine di famiglie e che si rischia invece così di pregiudicare gravemente, e suggerendo una diversa scelta ubicativa dell'impattante infrastruttura per elicotteri, magari nella zona industriale del paese, già area degradata, dove l'eliporto potrebbe avere un senso, in termini di vicinanza al paese (solo 1,5 chilometri) per il presidio 118 per eli-soccorso, con cui si vuole giustificare l'infrastruttura, ed in termini di preesistenza di una comoda infrastrutturazione stradale già esistente;
l'attuale ubicazione del progetto di eliporto è infatti notevolmente distante dal presidio ospedaliero di Casarano, il più vicino (a 6 chilometri di distanza in linea d'aria), dallo stesso centro abitato di Supersano (il più vicino centro abitato), che vi dista ben 5 chilometri circa, senza contare chilometri di strade che occorrerà realizzare ex novo per raggiungerlo (sfregiando un ecosistema unico di tratturi, stradine medioevali in ciottoli e carrarecce sterrate) ed il fatto che è prevista una identica struttura per elicotteri a soli circa 6 chilometri di distanza, sempre nella vasta area rurale intercomunale in cui la regione Puglia sta procedendo alla definitiva istituzione del parco dei Paduli, o ai suoi immediati confini, nei feudi di Maglie-Melpignano in località Cortidroso; anche questo secondo eliporto è ubicato in piena campagna, dunque, e ben lontano da centri abitati e da centri ospedalieri, nonostante lo si giustifichi, anche in questo caso, con il discorso della nascita di un centro di soccorso sanitario con elicotteri per eli-trasporto di casi urgenti. Il dubbio che si stiano realizzando delle «cattedrali nel deserto», anche eventualmente con finanziamenti pubblici, che possano arrecare più danni al territorio che i benefici invece prospettati, è pertanto forte;
agli interroganti non risulta che la sperduta campagna di Supersano sia una zona caratterizzata da turismo di massa, come una località costiera, né un presidio ospedaliero, situazioni dove un simile eliporto per trasporti civili avrebbe un sensore e si dovrebbe accogliere con favore; il cuore del Salento, inoltre non è un area montagnosa e accidentata, bensì un'area pianeggiante e ben infrastrutturata dal punto di vista viario, tale da potersi giustificare un tale addensamento di elisuperfici;
il progetto interessa un'area di pregio naturalistico, storico e paesaggistico «vincolata», oasi naturale dove vivono le cicogne, e numerosi altri animali protetti, nonché incanto di antiche masserie, e viuzze sterrate, tra querce monumentali e millenarie dell'antica Foresta del Belvedere;
nei pressi dell'eliporto, verrebbe a trovarsi la Masseria Macrì, splendido casino di caccia affrescato, stupendamente recuperato e restaurato dai suoi operosi proprietari, che hanno anche svolto attività di rimboschimento; tutto un lavoro sul paesaggio che conserva testimonianza archeologiche di età e suggestioni protostoriche,

come menhir, sino ai nostri giorni, che oggi rischia di essere vanificato; l'eliporto risulterebbe inoltre ridondante rispetto ad un'identica infrastruttura, un'elisuperficie attrezzata nella stessa maniera e con le stesse destinazioni e finalità di interesse pubblico e privato, autorizzata in contrada Cortidroso a poche centinaia di metri da quella contestata (in contrada Macrì); una elisuperficie, quella di Cortidroso, il cui iter autorizzativo sarebbe già in avanzato stato di ultimazione;
sussistono perplessità di tipo finanziario rispetto a questa coincidenza temporale in merito a quella che si configura come una «corsa» alla realizzazione di elisuperfici in Salento;
vi sarebbero, sulla base di alcune proposte, soluzioni di ben più ragionevole ubicazione in altri siti del feudo comunale di Supersano, di ben minore impatto e di vera utilità sociale, quale l'ubicazione nella zona industriale del paese;
si tenga poi presente che nel Salento è possibile la realizzazione a breve di grossi centri ospedalieri che si dovranno dotare di elisuperfici, o anche il fatto che tanti grossi centri ospedalieri preesistenti sono sprovvisti di eli-superficie per eli-soccorso, dati questi da cui si evince l'inconsistenza della giustificazione sanitaria di «pubblica utilità» degli eliporti privati sperduti nei campi, come quello nella campagna di Supersano in contrada Macrì, della ditta Alidaunia, realizzato con soldi pubblici elargiti dalla regione Puglia, proprio a seguito della dichiarata «utilità sociale», ma che la ditta pare potrà comunque utilizzare privatamente per eventuale servizio di trasporto civile di passeggeri, per trasporto merci e per atterraggio di altri elicotteri privati, tutto un business privato dunque in cui si ravvede ben poco di «pubblica utilità» -:
di quali informazioni disponga in merito il Governo;
se e quali iniziative si intendano promuovere, per le rispettive competenze, al fine di fare valere i vincoli esistenti, compresi quelli forestali e a tutela delle piante monumentali di quercia, presenti nell'area interessata alla realizzazione dell'eliporto in questione in contrada Macrì nel feudo di Supersano e del paesaggio tutto, ad oggi incontaminato della vallata di Sombrino.
(4-11662)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il giorno 17 aprile 2011, una nota dell'agenzia ANSA delle 16:59 dal titolo «Uranio: Quirra, primo indagato ex ufficiale - Inchiesta procura Repubblica Lanusei su brillamenti esplosivi» riportava la notizia che «La procura della Repubblica di Lanusei che indaga sull'ipotetica presenza di uranio impoverito nelle armi usate nel poligono militare di Quirra ha iscritto fra gli indagati un ex ufficiale chietino, Tobia Santacroce, colonnello all'epoca dei fatti e oggi generale in pensione. L'accusa è di disastro ambientale, per aver fatto brillare armi e munizioni nel poligono di Perdasdefogu, con possibili danni all'ambiente e alla salute umana e animale. Sequestrate anche alcune aree, interessate ai brillamenti, i cui terreni verranno analizzati»;
sul settimanale l'Espresso il giorno 14 aprile 2011 è stato pubblicato un articolo dal titolo «Quel poligono uccide - Gigantesche esplosioni, colonne di fumo alte chilometri, nubi tossiche. E troppe morti sospette. In una struttura militare sulla costa sud orientale della Sardegna si sperimentano da decenni armi e materiali segreti. E ora la Procura di Lanusei indaga» a firma di Riccardo Bocca in cui si legge il racconto di Mauro Artizzu, militare di leva nel poligono di Perdasdefogu

nel '97, sui brillamenti di munizioni e il successivo interramento all'interno della base militare;
in particolare, secondo quanto riportato da l'Espresso l'ex militare ha affermato «Ho fatto un giuramento per non dire niente!» e riferendosi alla sostanza che si sprigionava a seguito dei brillamenti «la raccoglievano... sì, la mettevano nei barili e la sotterravamo». Perché era tanta, tantissima, quella materia. Così parte dei fusti venivano trasferiti altrove, a bordo di camion, mentre la «gommapiuma» in eccesso finiva dentro contenitori seppelliti sotto al poligono: proprio dove passavano i pastori, che avevano terreni in concessione nella zona militare. Calpestavano quegli spazi con il bestiame, e le mucche «morivano perché mangiavano quell'erba...», «L'esercito nasconde tutto!»;
con altri atti di sindacato ispettivo gli interroganti hanno chiesto di conoscere le attività svolte nei poligono della Sardegna, con particolare riferimento a quelle effettuate da ditte civili e altre forze armate straniere -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in riportati dal settimanale l'Espresso, quali e quante armi e munizioni siano state fatte brillare all'interno del poligono in premessa, quale sia stata l'attività di bonifica eseguita dal personale militare al termine di ogni singola attività di brillamento e quale sia stata la destinazione degli eventuali materiali raccolti, l'identità dei militari interessati e se abbiano contratto patologie per le quali non possa essere esclusa la dipendenza dal servizio prestato, quali siano state le protezioni individuali impiegate dai predetti militari, quali siano le aree del poligono sottoposte a sequestro o interdette in relazione alle indagini della procura della Repubblica di Lanusei.
(4-11666)

TESTO AGGIORNATO AL 27 APRILE 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
nel mese di febbraio 2011, il sottosegretario alle infrastrutture e ai trasporti, in risposta ad un'interrogazione sull'aeroporto di Levaldigi di Cuneo, ha confermato che sia l'ENAC che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno da tempo concluso gli adempimenti di competenza per quanto concerne la formalizzazione della concessione ventennale;
in quella stessa occasione il sottosegretario ha affermato di aver sollecitato personalmente il Ministero dell'economia e delle finanze affinché potesse essere formalizzata tale concessione;
ad oggi, però secondo quanto confermato dall'ENAC, la concessione ventennale risulta ancora bloccata presso tale Ministero, così come quelle di altri aeroporti;
è indubbio che il ritardo dovuto al blocco della concessione ventennale non fa altro che alimentare l'attuale elemento di precarietà e non favorisce il pieno sviluppo dello scalo, condizionato negativamente dalla procedura di rinnovo annuale;
più volte, in questi anni, l'aeroporto di Levaldigi ha dimostrato di essere in continua crescita, anche grazie agli innumerevoli sacrifici sostenuti dagli enti locali coinvolti;
tali sforzi, che ne hanno decretato uno sviluppo costante nel tempo e, ad avviso degli interpellanti, scongiurato il fallimento, non possono e non devono essere vanificati per le lungaggini immotivate, del suddetto Ministero -:
quale sia il motivo per cui non sono stati ancora espletati da parte del Ministero dell'economia e delle finanze gli adempimenti volti a formalizzare la concessione

ventennale alla società di gestione dell'aeroporto di Levaldigi e quali iniziative intenda assumere per pervenire alla concreta operatività della concessione medesima.
(2-01055)
«Delfino, Adornato, Binetti, Bosi, Buttiglione, Capitanio Santolini, Enzo Carra, Cera, Ciccanti, Compagnon, De Poli, Dionisi, Anna Teresa Formisano, Galletti, Libè, Lusetti, Mantini, Marcazzan, Mereu, Ricardo Antonio Merlo, Mondello, Naro, Occhiuto, Pezzotta, Poli, Rao, Ria, Ruggeri, Scanderebech, Tassone, Nunzio Francesco Testa, Volontè, Zinzi».

Interrogazione a risposta immediata:

REGUZZONI, LUSSANA, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno pronunciato il 18 aprile 2011 una sentenza di assoluzione per le quattro banche Morgan Stanley, Bank of America, Citigroup e Deutsche Bank, accusate di aggiotaggio nell'ambito delle operazioni finanziarie che hanno determinato il crack Parmalat;
le accuse dalle quali le banche sopra citate sono state assolte sono quelle di aver manipolato le comunicazioni al mercato per sostenere i prezzi delle azioni e delle obbligazioni emesse da Parmalat, in cambio di elevate commissioni, per le quali i pubblici ministeri di Milano avevano chiesto la confisca di 120 milioni di euro;
per gli stessi fatti per i quali è stata pronunciata assoluzione per i vertici delle banche coinvolte sono state pronunciate sentenze di segno opposto nei confronti dei vertici di Parmalat: si ricorda, in particolare, l'emissione di bond per 350 milioni di euro organizzato da Deutsch Bank e comunicato al mercato nel novembre 2003, molti mesi dopo il collocamento, per evitare il crollo delle azioni, o l'emissione da 500 milioni di Parmalat Brasile;
nel contesto dei medesimi fatti per i quali è stata pronunciata l'assoluzione, altri istituti di credito quali Nextra e Ubs, hanno patteggiato una sanzione di 500 mila euro e una confisca di un milione di euro per ciascuno dei manager imputati;
la sentenza citata rischia di assumere, a parere degli interroganti, una rilevanza assai negativa per i risparmiatori che si sono affidati ad istituti di credito, che non hanno fornito comunicazioni corrette sulle reali condizioni della società emittente, e suscita perplessità anche per la sua contraddittorietà rispetto ad altre pronunce sulla medesima vicenda;
in particolare, la sentenza inciderà pesantemente sui risarcimenti per coloro che non hanno aderito a transazioni comunque assai penalizzanti;
con la sentenza in esame sembra ripetersi, secondo gli interroganti, la beffa subita dai risparmiatori che, consigliati da istituti di credito, hanno acquistato le azioni di Alitalia, di Cirio o i famigerati bond argentini, per ritrovarsi poi con dei «titoli spazzatura»;
la frequenza con la quale si sono determinate situazioni, come quelle da ultimo citate, evidenzia gravi mancanze da parte degli organi di vigilanza e rende

evidente la necessità di porre in essere strumenti di tutela più efficaci, in grado di garantire l'affidamento dei risparmiatori verso il sistema bancario, anche in considerazione dell'importanza primaria che nel nostro Paese riveste il risparmio privato per il rispetto degli equilibri di finanza pubblica imposti dall'Unione europea -:
se, alla luce di quanto sopra illustrato, il Ministro interrogato abbia assunto o intenta assumere iniziative, anche normative, volte a rendere più efficaci gli interventi degli organi preposti alla vigilanza dei mercati, nonché ad imporre obblighi più stringenti per i collocatori, per garantire una corretta informazione agli investitori, in particolare a quelli più deboli, quali i piccoli risparmiatori, che non possono autonomamente attingere ad informazioni sulla reale situazione della società emittente.
(3-01601)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:

FOGLIARDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
alcune società commerciali hanno trasferito la propria sede legale a L'Aquila dopo il tragico terremoto che ha colpito la città nel 2009;
non risultano esservi particolari agevolazioni fiscali per tali società;
per evidenti ragioni, nella città terremotata risulta invece più difficoltoso inoltrare e recapitare atti, citazioni, ingiunzioni o notifiche giuridiche di varia natura;
ciò fa nascere il sospetto che la scelta di tali società di trasferire a L'Aquila la propria sede legale non sia dettata da ragioni commerciali, ma da meri scopi di natura evasiva-elusiva, o addirittura illecita -:
se ritenga opportuno promuovere, avvalendosi a tal fine della collaborazione dei locali uffici dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza, un'approfondita verifica su tale fenomeno e su quanti si prestano a predisporre gli atti necessari per trasferire a L'Aquila la sede legale delle predette società.
(5-04632)

FORCOLIN, COMAROLI e FUGATTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Libia è al quinto posto nella graduatoria dei Paesi fornitori dell'Italia, con il 4,5 per cento sul totale delle importazioni, mentre l'Italia costituisce il primo esportatore, con il 17,5 per cento delle importazioni libiche, con un interscambio stimato per il 2010 di circa 12 miliardi di euro;
oltre alle grandi imprese che operano in territorio libico, esistono molte imprese medio-piccole, che lavorano lontano dai riflettori dei mass media e che, ovviamente, risentono pesantemente della crisi geopolitica che ha colpito tutto il nord Africa;
la guerra civile scoppiata nel Paese nord africano sta pregiudicando l'attività delle aziende italiane e, senz'altro, limiterà le possibilità di sviluppo future;
si avvicina il termine per l'approvazione dei bilanci delle società e per il versamento delle imposte sui redditi, e le nostre aziende che lavorano prevalentemente con la Libia avranno sicuramente difficoltà nell'assolvimento degli obblighi fiscali, tanto più che le fatture emesse nel 2010, relative a lavori magari già ultimati o a commesse già evase, non sono state pagate a causa delle conseguenze dello scoppio della guerra civile;
sarebbe opportuno prevedere per le aziende che hanno attività prevalente in Libia o con la Libia una moratoria dei versamenti delle imposte o una dilazione delle scadenze, similmente a ciò che è accaduto per le aziende colpite da passate

calamità naturali, in modo tale da consentire alle stesse di meglio capire quali saranno gli sviluppi di questa crisi geopolitica, dai contorni e dagli orizzonti non ancora chiari, e quali saranno i tempi per il pagamento delle fatture emesse nel 2010 -:
se il Governo, alla luce della grave e perdurante crisi geopolitica, abbia in programma una proroga dei termini degli adempimenti fiscali e una dilazione del versamento delle imposte per le aziende italiane che hanno attività prevalente con e in Libia, almeno per la parte di fatturato relativa al 2010, a cui, a causa dello scoppio della guerra civile, non è seguito il pagamento da parte dei committenti libici.
(5-04633)

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCHIONI e FARINONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
a seguito del fallimento della compagnia turistica Todomondo, il tour operator che nel luglio 2009 lasciò a terra 5000 clienti, il Ministro del turismo rassicurò i malcapitati turisti dichiarando, il 29 luglio dello stesso anno: «verrà subito attivato il Fondo nazionale di garanzia, che ha proprio il compito di intervenire in caso di insolvenza o fallimento del venditore o dell'organizzatore dei pacchetti turistici, provvedendo al rimborso delle somme versate per l'acquisto dei pacchetti di viaggio»;
subito dopo il crac di Todomondo, circa 4.500 clienti del tour operator, hanno presentato domanda al fondo nazionale di garanzia per i pacchetti turistici per un ammontare complessivo di 7,4 milioni di euro;
il fondo di garanzia, istituito con l'articolo 100 del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 (codice di consumo), è alimentato ogni anno dal 2 per cento delle polizze assicurative che i tour operator e le agenzie di viaggio sottoscrivono per tutelare i propri clienti nel caso in cui i pacchetti di viaggio - volo più soggiorno - vengano annullati o subiscano variazioni in danno dei turisti;
il fondo, a distanza di quasi due anni dal crac Todomondo, è praticamente vuoto, una situazione paradossale aggravata dal successivo fallimento di Viaggi del Ventaglio che ha prodotto una seconda ondata di richieste al fondo, a quanto sembra maggiore della prima;
l'ultima comunicazione ufficiale da parte del Ministero del turismo, arrivata il 22 marzo 2010 al comitato creato dai turisti coinvolti nel fallimento di Todomondo, annunciava che le istanze potevano «essere completate presumibilmente nell'arco di circa quattro mesi, prima dell'inoltro delle medesime al Comitato di gestione per le valutazioni di pertinenza»;
è passato un anno ma nessun indennizzo è stato erogato e dubbi sussistono sul fatto che sia stato istituito lo stesso Comitato di gestione che dovrebbe decidere se accettare o respingere le richieste di indennizzo;
non è chiaro di quante risorse sia attualmente dotato il fondo, quante ne siano state spese e quali risorse aggiuntive il Governo intenda eventualmente stanziare per rispondere alle richieste di indennizzo;
il gettito del fondo nelle annate migliori può raggiungere il milione di euro, ma già nel 2009 la dotazione iscritta nel bilancio consuntivo della Presidenza del Consiglio (248.154 euro) appariva quantomeno «sottostimata»;
in tale contesto, secondo il decreto ministeriale 28 maggio 2010 di ripartizione dei fondi antitrust per il 2009 (articolo 8) 3 milioni di euro delle multe irrogate nel 2009 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato dovevano essere destinati in favore di iniziative per i consumatori;

tre milioni di euro dovevano essere destinati «al Fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico, per far fronte alle richieste e superare l'attuale situazione di insufficienza delle risorse del fondo causata dalle eccezioni richieste di rimborso connesse al fallimento di un grosso operatore turistico»;
le risorse derivanti dalle multe irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ogni anno vengono destinate dal Ministero dell'economia e delle finanze ai ministeri competenti, in particolare al Ministero dello sviluppo economico; tuttavia dei 38 milioni di euro previsti ne sono stati resi disponibili soltanto 14, in tale contesto le risorse pur destinate dal Parlamento al fondo di garanzia non sono mai arrivate al Ministero del turismo;
rimane aperta la questione della destinazione di ulteriori 29 milioni di euro derivanti da multe irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del Mercato nell'ultimo quadrimestre del 2010, per le quali il Ministero dello sviluppo economico ha chiesto l'assegnazione e che dovrebbero essere in parte assegnate al citato fondo di garanzia -:
se e quando si intendano assegnare al fondo nazionale di garanzia per i pacchetti turistici, i tre milioni di euro di cui al decreto ministeriale 28 maggio 2010, per evadere almeno parzialmente, le migliaia di richieste di rimborso presentate dai clienti danneggiati dall'operatore Todomondo;
se e quando saranno assegnati al predetto fondo quota parte dei 29 milioni di euro derivanti da multe erogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato nell'ultimo quadrimestre del 2010;
quanto abbiano versato le agenzie di viaggio e i tour operator dal 2005 ad oggi e quale sia stata la destinazione delle somme versate;
quanti sinistri siano stati indennizzati e per quale ammontare;
se in conseguenza dei diversi fallimenti verificatisi nel settore dei tour operator, i Ministri ritengano di valutare se sussista la necessità di un finanziamento aggiuntivo.
(5-04637)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3, comma 1-bis del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, della legge n. 77 del 2009, recante «Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo nel mese di aprile 2009 e ulteriori interventi urgenti di protezione civile» - prevede che: «...lo Stato, a domanda del soggetto debitore non moroso, subentra per un importo non superiore a 150.000 euro nel debito derivante da finanziamenti preesistenti garantiti da immobili adibiti ad abitazione principale distrutti, con la contestuale cessione alla Fintecna s.p.a., ovvero alla società controllata e da essa indicata, dei diritti di proprietà sui predetti immobili. Il prezzo della cessione è versato direttamente al soggetto che aveva erogato il finanziamento per la parziale estinzione, senza penali, del debito ed è conseguentemente detratto dal debito residuo nel quale lo Stato subentra; il subentro avviene a valere sulle risorse stanziate dal comma 6 del presente articolo. Il soggetto debitore che intenda avvalersi della predetta facoltà presenta apposita domanda a Fintecna Spa ovvero alla società controllata e da essa indicata...»;
Fintecna Immobiliare s.r.l. (società interamente controllata da Fintecna s.p.a.) è stata designata dalla Fintecna s.p.a. per lo svolgimento delle attività connesse a quanto sopra indicato, con specifico riferimento alla ricezione delle domande presentate dai singoli interessati, per il subentro dello Stato nel finanziamento preesistente

con contestuale cessione in favore della Fintecna Immobiliare Srl dei diritti di proprietà sugli immobili adibiti ad abitazione principale distrutti;
per poter beneficiare del subentro dello Stato nel finanziamento preesistente, devono sussistere le seguenti condizioni essenziali:
a) il proprietario deve avere un finanziamento preesistente garantito dall'immobile distrutto;
b) il proprietario non deve essere moroso in alcuna rata;
c) deve trattarsi di immobile adibito ad abitazione principale;
d) deve trattarsi di immobile distrutto, come tale rientrante nella classificazione E;
lo Stato subentra nel debito residuo per un importo non superiore a 150.000,00 euro. Contestualmente al subentro dello Stato nel debito devono essere ceduti i diritti di proprietà sull'immobile a Fintecna Immobiliare s.r.l.;
Fintecna Immobiliare s.r.l. è una società interamente controllata da Fintecna s.p.a. che a sua volta è una società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
attualmente Fintecna Immobiliare s.r.l. garantisce a chi aveva acquistato una casa e aveva un mutuo in atto precedente al sisma:
a) l'estinzione del mutuo;
b) la restituzione della cifra corrispondente alla differenza tra il valore del rudere e il mutuo (qualora il primo fosse maggiore del secondo);
c) il contributo per una abitazione equivalente al valore pre sisma dell'immobile (che non aveva finito di pagare) -:
visto che il valore dell'immobile presisma è già pagato in parte dallo Stato, se non ritenga che il contributo a cui si dovrebbe avere diritto - dopo il subentro di Fintecna e dello Stato a copertura del mutuo - dovrebbe essere pari al valore dell'immobile prima del sisma da cui detrarre il contributo già ottenuto per la copertura del mutuo contrariamente e per quali ragioni Fintecna invece non detrae il contributo già ottenuto per la copertura del mutuo;
quali siano le ragioni per le quali viene pagata al proprietario la differenza tra il prezzo di mercato del rudere e il mutuo residuo;
per quali motivi non venga riservato lo stesso trattamento ai proprietari di immobili non gravati da mutuo che invece devono cedere gratuitamente il proprio rudere al comune se voglio usufruire dell'acquisto di abitazione equivalente come da decreto n. 43 del 17 febbraio 2011 del commissario delegato per la ricostruzione presidente della regione Abruzzo.
(4-11660)

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come riportato sul sito internet www.politicamentecorretto.com, il 17 dicembre 2010 il signor Giuseppe Navarra ha inviato alle principali autorità istituzionali una lettera attraverso la quale sollecita la riapertura dei termini per la revisione e la stima dei beni confiscati nel processo di nazionalizzazione forzata operata dal colonnello libico Gheddafi;
si apprendono, inoltre, dal suddetto sito internet le seguenti informazioni:
tutt'oggi, l'Amministrazione del tesoro non ha dato riscontro a tale richiesta pur essendo stata sensibilizzata in data 16 marzo 2010 dalla Presidenza della Repubblica con nota numero SGPR 16/03/2010 0029592 P;
alla base della suddetta richiesta del signor Giuseppe Navarra vi è la seguente motivazione: la stima dei beni immobili

confiscati il 6 maggio 1981 è stata effettuata dall'ufficio tecnico erariale, oggi Agenzia del territorio, in assenza totale di dati adeguati riportando essa stessa sul frontespizio della relazione allegata alla stima l'annotazione «accettare con riserva»;
per i beni già indennizzati del signor Navarra è stata fornita in data 19 marzo 2009 una nuova documentazione integrativa probatoria dalla quale si rilevano i metri quadrati effettivi dei due appartamenti adiacenti tra loro siti in Bab Ben Gascir ex Porta Benito che ammontano a metriquadri 169,34 mentre l'ufficio tecnico erariale con la stima del 6 maggio 1981 erroneamente ha calcolato 136,00 metriquadri;
la nuova documentazione integrativa probatoria (divisione convenzionale d'immobili di proprietà comune in Sciara Es Seidi) per il fabbricato ubicato in Sciara Es Seidi (ex via del Carso), 21 prova l'esistenza della proprietà del terreno di metriquadri 32,00 utilizzato per il passaggio comune nella strada privata Navarra la cui quota faceva parte del giardino circostante ed anche l'esistenza del «pozzo luce» inglobato nello stesso fabbricato;
in conformità a quanto stabilito dalla legge n. 98 del 1994, in merito agli indennizzi per i beni perduti in territori già soggetti alla sovranità italiana e all'estero, l'istanza di risarcimento dei beni confiscati costituisce un diritto soggettivo perfetto;
l'articolo 2, comma 3, della legge 29 gennaio 1994, n. 98, stabilisce: «Le procedure tecniche saranno autorizzate dalla competente commissione interministeriale qualora la documentazione esibita dalla parte, ovvero le argomentazioni addotte assicurino l'acquisizione di elementi nuovi atti al raggiungimento di una valutazione del bene diversa od integrativa di quella effettuata a suo tempo»;
in Parlamento sono all'esame delle competenti Commissioni permanenti diverse proposte di legge presentate dai vari gruppi parlamentari, riguardanti gli indennizzi a cittadini e imprese italiane allontanati dalla Libia e dalle ex colonie;
alcuni parlamentari appartenenti ai vari gruppi politici hanno presentato interrogazioni rivolte sia al Ministro dell'economia e finanze che al Ministro degli affari esteri chiedendo la riapertura dei termini per i beni confiscati ai cittadini italiani rimpatriati dalla Libia evidenziando che le richieste di revisione della stima di beni già indennizzati sono state rigettate dall'amministrazione del tesoro pur essendo in presenza di nuova documentazione integrativa probatoria perché l'articolo 4 della legge n. 7 del 6 febbraio 2009 non stabilisce nuovi termini né riapre quelli già fissati per le richieste di revisione dei beni già liquidati -:
se a fronte dei fatti sopramenzionati e secondo quanto stabilito dall'articolo 2, comma 3, della legge 29 gennaio 1994, n. 98, s'intenda provvedere alla riapertura dei termini per la revisione e la stima dei beni confiscati;
quali provvedimenti s'intendano adottare al fine di riaprire l'annosa questione concernente gli indennizzi per i beni confiscati ai cittadini italiani rimpatriati dalla Libia e dalle ex colonie e garantire a questi connazionali un indennizzo congruo ed in linea con il valore dei beni abbandonati.
(4-11670)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

MANTINI, RAO, RIA, GALLETTI, COMPAGNON, CICCANTI, NARO, VOLONTÈ, TASSONE, SCANDEREBECH, OCCHIUTO e LIBÈ. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 aprile 2011 a Milano, negli spazi riservati alla propaganda elettorale, è stato affisso dall'«Associazione dalla parte della

democrazia» un manifesto con scritta bianca su sfondo rosso recante la dicitura «Via le Br dalle Procure»;
altri manifesti simili nei toni erano apparsi nei giorni scorsi, sempre negli spazi riservati alla propaganda elettorale, su iniziativa di candidati alle elezioni amministrative di Milano appartenenti alle forze politiche dell'attuale maggioranza di Governo;
presidente onorario dell'associazione è l'avvocato Roberto Lassini, candidato nella lista del Popolo della Libertà per le prossime elezioni comunali di Milano, iscritto dalla procura di Milano nel registro degli indagati con l'accusa di vilipendio all'ordine giudiziario, insieme ad altre due persone, dopo l'intervista a Il Giornale, in cui rivendicava la responsabilità politica del manifesto;
sarebbero in corso accertamenti per individuare altri presunti responsabili anche in relazione a un altro manifesto, dove c'era scritto «Toghe rosse ingiustizia per tutti»;
nonostante l'ignobile provocazione, Roberto Lassini non ha manifestato alcuna intenzione di ritirare la sua candidatura dalla lista del Popolo della Libertà per l'elezioni comunali di Milano;
nell'intervista rilasciata a Il Giornale sul contenuto del manifesto incriminato Lassini ha affermato di ritenere che «i militanti abbiano fatto una sintesi dell'espressione» del Presidente del Consiglio dei ministri, che ha parlato di brigatismo giudiziario;
l'episodio conferma il degradante clima e la degenerazione che sta assumendo lo scontro istituzionale e politico-parlamentare che si sta vivendo, anche a causa di quelle che secondo gli interroganti rappresentano reiterate norme punitive nei confronti della magistratura e di favore nei confronti dei processi riguardanti il Presidente del Consiglio dei ministri;
il manifesto rappresenta un oltraggio a tutti i caduti, magistrati e non, per mano di terroristi;
il 9 maggio 2011 si celebrerà al Quirinale il «Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice» -:
se non ritenga opportuno accogliere l'istanza che si leva da più parti alla moderazione sulla giustizia, riaffermando nel contempo la più netta condanna per l'ignobile manifesto di Milano.
(3-01602)

Interrogazione a risposta orale:

BIANCONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è apparso sulla stampa nazionale che alcuni procuratori capo avrebbero dato istruzioni ai propri uffici di non procedere per il reato d'immigrazione clandestina;
tale evenienza costituirebbe ferita ai doveri magistratuali in tema di applicazione delle leggi dello Stato e in tema di obbligatorietà dell'azione penale -:
se non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza per conoscere se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali iniziative, anche normative, intenda porre in essere affinché ciò non abbia a ripetersi.
(3-01608)

Interrogazione a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 3 aprile 2011 la prima firmataria del presente atto si è recata in visita ispettiva presso la casa circondariale di Giarre (Catania), accompagnata da Gianmarco Ciccarelli (Radicali Catania);

la delegazione, ricevuta e accompagnata nel corso della visita dall'assistente capo di polizia penitenziaria Giovanni Farruggia, ha constatato la seguente situazione: la guardiola di vigilanza posta all'ingresso del carcere (la cosiddetta «block house» dove si svolge il primo filtro all'accesso della struttura) non è presidiata da alcun agente, a causa della carenza di personale; secondo quanto riferito dall'assistente capo Farruggia, la carenza di agenti di polizia penitenziaria è una delle maggiori criticità dell'istituto: «stamattina siamo in sei, ma di pomeriggio saremo ancora di meno; il nostro è un lavoro di responsabilità, noi agenti stiamo prendendo la strada dell'ansia, ma il Ministero da qualche anno a questa parte non ci sente; se qualcuno sta male devo chiamare il 118, ma dove sono gli uomini per fare uscire un detenuto?»; gli agenti effettivamente in servizio sono 32 (fra titolari e distaccati da altri istituti), a fronte di circa 50 agenti previsti dalla pianta organica; la marcata carenza di personale di polizia penitenziaria, oltre a determinare condizioni di notevole disagio fisico e fortissimo stress psicologico per gli agenti, incide sulla sicurezza dell'istituto e sulle attività trattamentali dei detenuti, che risultano fortemente ridotte;
alla carenza di personale di polizia penitenziaria si affianca il mancato funzionamento dei dispositivi di videosorveglianza; «in questo momento non funzionano le telecamere e nemmeno i monitor: prima hanno rubato Sant'Agata, poi hanno messo le grate!», afferma l'assistente capo Farruggia, per sottolineare l'assenza di sorveglianza e la schizofrenia di un sistema incapace di assicurare condizioni di sicurezza;
la cinta muraria esterna si presenta scrostata e in fase di ristrutturazione; «questo carcere è stato aperto meno di vent'anni fa, ma è una delle cosiddette carceri d'oro, è stato costruito con cemento impoverito, e le condizioni strutturali sono pessime perché raramente si fanno opere di manutenzione», afferma Farruggia; la guardiola di sorveglianza all'ingresso (la cosiddetta «block house») presenta umidità sul tetto;
prima di entrare negli ambienti detentivi e incontrare le persone ristrette, si uniscono alla delegazione il vicesindaco di Giarre Leo Cantarella e l'assessore comunale Giuseppe Cavallaro; «abbiamo promosso alcune iniziative, attività ricreative e spettacoli musicali, sia noi che l'Amministrazione provinciale», dice il vicesindaco Cantarella; «questo carcere è troppo distaccato dalla realtà esterna, il reinserimento dopo la detenzione è un aspetto problematico», afferma l'assessore Cavallaro; «parliamoci chiaramente: qui è una discarica sociale», sottolinea l'assistente capo Farruggia;
la casa circondariale di Giarre non dispone di un'area verde attrezzata per lo svolgimento dei colloqui dei detenuti con i familiari minorenni;
l'assistente capo Farruggia evidenzia l'assenza di una fermata dell'autobus in prossimità del carcere, con conseguente disagio per i familiari delle persone detenute;
la casa circondariale di Giarre nasce, in origine, come struttura a custodia attenuata destinata ad ospitare detenuti tossicodipendenti; oggi la struttura ospita anche detenuti in regime di media sicurezza; i detenuti presenti sono circa 100, a fronte di una capienza regolamentare di circa 60 posti, secondo quanto riferito dagli agenti; le celle hanno una dimensione di 16 metri quadrati, ospitano al massimo 3 detenuti e sono tutte provviste di doccia al loro interno; le ore d'aria sono 4, due al mattino e due al pomeriggio; i detenuti stranieri presenti, perlopiù sfollati da istituti del nord Italia, sono circa 40;
l'assistenza sanitaria è assicurata da una guardia medica dalle 14.00 alle 20.00; di mattina è presente il dirigente sanitario; l'infermiere è presente la mattina e il pomeriggio; nelle ore notturne, in caso di necessità, viene chiamata la guardia medica esterna; se è necessario ricoverare un

detenuto in una struttura esterna, per la traduzione e per il piantonamento possono esserci problemi legati alla carenza di agenti di polizia penitenziaria; molti detenuti presentano problemi di tipo psichiatrico; nella sezione B sono presenti 22 detenuti in regime di custodia attenuata; i detenuti presenti in questo reparto scontano una condanna definitiva; le porte delle celle sono aperte dalle 8.30 alle 19.00;
all'interno della sezione è presente un piccolo laboratorio per la decorazione della ceramica; alcuni detenuti raccontano di aver partecipato ad un corso di vasai: i vasi realizzati sono stati esposti in una mostra realizzata in una sala messa a disposizione dal comune di Giarre, e il ricavato è stato donato agli extracomunitari; i detenuti lamentano l'assenza di una palestra: «non ci sono i fondi per allestirla», spiegano gli agenti; ai detenuti è consentito giocare a pallone per tre volte alla settimana; all'interno del carcere c'è un teatro che però, a detta dei detenuti, nell'ultimo periodo non è più stato utilizzato; i detenuti che lavorano sono pochi, e lamentano la limitatezza dei fondi per le mercedi: «io sono lavorante in cucina e guadagno 30 euro al mese, non mi bastano nemmeno per le sigarette», afferma un detenuto; il rapporto con gli agenti di polizia penitenziaria è buono, sottolineano i detenuti; un grave problema, a detta dei detenuti, è il rapporto con il magistrato di sorveglianza: «l'ultima volta l'ho visto un anno e mezzo fa», dice un detenuto; «il magistrato di sorveglianza non funziona, è assente», conferma un altro; i detenuti sottolineano il disagio a cui vanno incontro, in occasione dei colloqui, i familiari non forniti di automobile: «non c'è una fermata dell'autobus vicino al carcere, le nostre famiglie devono percorrere un chilometro e mezzo in salita per arrivare dal carcere alla strada nazionale»;
i detenuti manifestano gratitudine per la visita: «quel poco di umanità che ci mostrate voi radicali è l'unico filo di speranza; mandate a Pannella un bacione da parte dei ragazzi di Giarre»; e ancora: «qui RadioRadicale purtroppo non si prende, è possibile fare qualcosa?»;
nella sezione A, che si sviluppa su due piani, sono ristretti detenuti comuni in regime di media sicurezza; in ciascuna cella è presente un letto a castello a 3 piani;
la delegazione ha incontrato i detenuti di questo reparto nel cortile-passeggio; nel corso del colloquio con i detenuti, si presenta il dottor Sebastiano Russo, dirigente sanitario della casa circondariale;
i detenuti lamentano disagi per la mancanza di acqua calda («quando c'è, è soltanto per mezz'ora al giorno»); problemi nel rapporto con il magistrato di sorveglianza; assenza di attività («non c'è la scuola superiore, non ci sono corsi, il teatro a malapena l'abbiamo intravisto, senza fare nulla il reinserimento è un'utopia»); lamentano inoltre il fatto che l'amministrazione del carcere fornisca gratuitamente soltanto mezzo litro di detersivo ogni due mesi e una spugnetta: «tutto il resto dobbiamo acquistarlo di tasca nostra, anche i sacchetti per la spazzatura», affermano i detenuti; la carenza di risorse economiche, anche per fare fronte ad esigenze primarie, viene sottolineata dall'assistente capo Farruggia, che afferma: «non abbiamo fondi, a volte il Lysoform lo porto io da casa»; i prezzi del sopravvitto, a detta dei detenuti, sono superiori a quelli di mercato («un bagno schiuma Neutro Roberts da 750 ml lo paghiamo 3,85 euro»);
C.S. nato a Napoli il 18 dicembre 1975, racconta di aver chiesto un trasferimento per stare più vicino alla sua famiglia, che non vede da molto tempo: «non faccio un colloquio da circa 2 anni, ho tre figli e mia madre ha problemi di salute; prima stavo nel carcere di Secondigliano, poi mi hanno trasferito a Ragusa e adesso sono qui a Giarre»; C.S. lamenta il fatto di aver chiesto, da circa 2 anni, di poter fare le analisi del sangue, senza che ancora il prelievo sia stato effettuato;

anche G.A., nato a Napoli l'11 gennaio 1970 e padre di tre figli minorenni, vorrebbe essere trasferito in un istituto campano per poter stare più vicino alla famiglia («mia figlia ha un linfoma, non ce la faccio a stare lontano da lei»);
D.M., detenuto marocchino nato il 23 novembre 1980, è stato trasferito a Giarre nel marzo 2010 dal carcere milanese di Opera; D.M lamenta il fatto di non aver ricevuto il sussidio di disoccupazione che aveva chiesto durante la detenzione nel carcere di Milano: «avevo fatto domanda a Opera, l'INPS ha pagato tutti quelli che, come me, avevano fatto richiesta, perché a me i soldi non sono stati dati? Perché mi hanno mandato qua?», si chiede;
S.O. nato a Siracusa il 15 giugno 1977, non sa per quale ragione sia stato diminuito, dal settembre del 2010, il numero delle telefonate e dei colloqui allo stesso consentiti: «prima facevo 6 colloqui e 4 telefonate ogni mese, così come tutti gli altri detenuti; da 8 mesi invece posso fare soltanto 4 colloqui e 2 telefonate, per quale motivo non è dato saperlo, il direttore non mi ha dato alcuna motivazione valida»;
M.V. è detenuto che lavora come barbiere per 30 euro al mese, «ma da 7 mesi non mi pagano», lamenta;
molti detenuti lamentano l'assenza dell'educatore («l'educatore non si vede mai»);
K.G. nato a Tunisi il 24 febbraio 1972, è un detenuto tossicodipendente sottoposto a trattamento metadonico, ormai prossimo alla liberazione per fine pena («mi hanno accettato in una comunità a Milano, ma non ho i soldi per il biglietto del treno»);
l'infermeria della casa circondariale di Giarre non è dotata di defibrillatore;
un intervento chirurgico previsto per un detenuto in data 1o aprile è stato rinviato a causa della carenza di personale di polizia penitenziaria, secondo quanto riferito dal dirigente sanitario;
l'assistente capo di polizia penitenziaria F.T., nato in Germania il 26 settembre 1968 e residente a Marianopoli (Caltanissetta), vorrebbe essere trasferito in un istituto della provincia di Caltanissetta: «vivo una situazione di fortissimo disagio, sono veramente disperato, sono in servizio da 21 anni e da 18 anni faccio il pendolare, non ce la faccio più a fare 160 km al giorno» -:
se siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
cosa intenda fare il Ministro della giustizia:
a) per ripristinare i dispositivi di sicurezza dell'istituto di Giarre;
b) per colmare il deficit di organico della polizia penitenziaria;
c) per riportare alla capienza regolamentare i posti detentivi;
d) per offrire concrete possibilità di lavoro ai 100 detenuti presenti;
e) per assicurare la manutenzione degli edifici;
f) per assicurare l'erogazione acqua calda;
g) per allestire un'area verde per lo svolgimento dei colloqui dei detenuti con i familiari minorenni;
h) per dotare i detenuti di generi per la pulizia delle celle;
i) per controllare i prezzi praticati all'interno dell'istituto per la vendita ai detenuti di generi di varia natura;
l) per dotare l'istituto di una palestra adeguatamente attrezzata, magari in sinergia e in collaborazione con gli enti istituzionali locali;
m) per fare in modo che i detenuti provenienti da altre regioni scontino la loro pena in istituti più vicini ai loro congiunti, come previsto dall'ordinamento penitenziario;
n) per incrementare il numero degli educatori;

cosa intendano fare, per quanto di competenza, i Ministri interrogati per assicurare il diritto alla salute dei detenuti e per scongiurare eventi critici e/o drammatici causati dalla penuria di personale medico h 24 e dall'assenza di strumentazioni di primo soccorso come il defribillatore;
quali iniziative di propria competenza intenda assumere il Ministro della giustizia, in relazione alle criticità rappresentate in premessa con riferimento al ruolo della magistratura di sorveglianza.
(4-11669)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

MARIANI, IANNUZZI e MARGIOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto di ammodernamento e messa in sicurezza dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria costituisce una priorità di assoluta valenza strategica nella politica infrastrutturale del Paese;
tale progetto è articolato in 6 macrolotti, dei quali il 3 ed il 4 divisi in 3 parti, accanto ad altri lotti per cosi dire «ordinari»;
i lavori stanno procedendo e sino ad oggi risultano ultimati circa 200 chilometri, mentre sono in esecuzione o in fase di gara i lavori per circa 180 chilometri;
gli stanziamenti oggi disponibili ammontano a circa 7 miliardi e 58 milioni di euro, secondo le stime ufficiali fornite dall'Allegato al documento di programmazione economica e finanziaria recante il Programma delle infrastrutture strategiche, presentato dal Governo e approvato dal Parlamento;
occorrono ancora, per completare l'intero progetto, finanziamenti per circa 2,5 miliardi di euro;
tali finanziamenti, ancora da reperire e deliberare, sono infatti necessari per la realizzazione di 10 interventi per circa 75 chilometri, la cui progettazione è in corso;
il finanziamento rapido, certo ed integrale di queste rilevanti ed ulteriori somme è indispensabile per ultimare l'intero progetto della A3;
l'acquisizione in tempi ravvicinati di questo finanziamento di 2,5 miliardi di euro è fondamentale per accelerare la progettazione di questi 10 interventi ed è condizione vincolante per poter far partire le gare di appalto e per affidare finalmente ed in concreto i lavori -:
quale sia il quadro aggiornato, lotto per lotto, dello stato dei lavori lungo l'autostrada A3, precisando la percentuale di esecuzione per ciascun lotto, i termini previsti per l'ultimazione dei lavori nonché il fabbisogno finanziario preciso allo stato necessario per completare l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria e con quali provvedimenti il Governo intenda erogare i finanziamenti ancora mancanti ed indispensabili per ultimare il progetto di ammodernamento e messa in sicurezza della intera autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria.
(5-04634)

DIONISI, LIBÈ e MONDELLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione del centro commerciale «Roma-Est» e del centro agro alimentare nonché la nascita di un nuovo quartiere residenziale a Tor di Nona, senza aver prima creato una adeguata rete viaria e di mobilità, sta determinando nella zona Est di Roma forti disagi e continui congestionamenti delle arterie di transito da e per la Capitale;
in quest'ottica si inquadra il progetto di realizzazione di complanari viarie sull'A24 Roma-Aquila nel tratto tra l'innesto

alla barriera autostradale Est fino al centro cittadino della capitale, necessari per la separazione dei flussi di traffico a lunga percorrenza da quello locale e far defluire più celermente l'elevato numero di accessi dei pendolari provenienti dalla Valle dell'Aniene, costretti a tempi di percorrenza insopportabili;
il progetto partito nel 2007 che vede la compartecipazione di Anas, regione Lazio, comune e la provincia di Roma e della società concessionaria Strada dei parchi, prevedeva la realizzazione entro 3 anni di 2 corsie per senso di marcia di 6 chilometri parallele ed esterne rispetto al tratto autostradale, per un costo complessivo previsto di circa 250 milioni di euro;
allo stato attuale e ben oltre i tempi previsti, i lavori non sono cominciati se non per ciò che concerne le attività propedeutiche e preliminari e non si conoscono bene le intenzioni e i tempi certi per passare alla fase esecutiva di realizzazione;
da quanto si apprende da organi di stampa di recente si sarebbe provveduto alla formalizzazione del contratto di appalto che decreterebbe l'inizio dei lavori nel mese prossimo mentre contestualmente il consiglio superiore dei lavori pubblici starebbe vagliando un progetto alternativo presentato dalla provincia di Roma;
alla luce delle considerazioni in premessa è auspicabile e necessario una maggiore chiarezza sulla tempistica per dare esecuzione ad un'opera che ormai rappresenta una priorità necessaria per la viabilità di Roma e per tutta l'area ad est della capitale -:
quale iniziativa di competenza intenda intraprendere al fine di assicurare una rapida accelerazione alla fase di realizzazione di questa importantissima infrastruttura.
(5-04635)

GUIDO DUSSIN e RONDINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il primo progetto preliminare relativo alla nuova tangenziale est esterna di Milano (TEEM), corredato dagli studi sull'impatto ambientale, è stato depositato presso la regione Lombardia nel 2003;
sul progetto preliminare la regione ha espresso valutazioni positive;
successivamente, tale progetto preliminare è passato all'esame della province di Milano e Lodi e dei comuni interessati;
le prime, valutazioni espresse dalla provincia di Milano e gran parte dei comuni erano negative;
solo dopo mediazioni e modifiche del progetto originale, in particolare riguardo le compensazioni e le mitigazioni ambientali, si è giunti a un'intesa, che si è concretizzata nella sottoscrizione dell'accordo di programma (2007) da parte degli enti interessati;
persistono ancora molte perplessità da parte di diverse amministrazioni comunali, imprese agricole e organizzazioni di categoria del comparto agricolo, organizzazioni ambientaliste e gruppi di cittadini, a causa dell'impatto ambientale di tale opera e della sua reale necessità;
solo il 16 febbraio 2011 ai comuni è stato presentato il progetto definitivo;
il progetto definitivo, attraverso le varianti apportate, stravolge il progetto preliminare sottoscritto con l'accordo di programma del 2007;
sono stati concessi solo pochi giorni agli enti locali per esprimere un parere in merito al progetto definitivo modificato, nonostante la complessità e la vastità del progetto medesimo e delle sue ricadute sul territorio;
la proposta iniziale di un'infrastruttura all'avanguardia che, attraverso un sistema capillare di mitigazioni ambientali, avrebbe inciso in modo «ragionevole» sull'ambiente

e sul territorio, si è trasformata in un'opera che distrugge in maniera permanente il tessuto agricolo e naturalistico della cintura esterna di Milano;
per la realizzazione dell'opera saranno realizzate diverse cave di prestito, che andranno ad incidere ulteriormente e in maniera fortemente negativa sui nostri territori;
non è chiara la metodologia con la quale si è provveduto all'individuazione della localizzazione delle cave di prestito, e che soprattutto è mancato il coinvolgimento dei comuni interessati;
vi sono in atto speculazioni edilizie collegate a tale progetto, e le molte aree di frangia derivanti dal tracciato, rischiano di trasformarsi inesorabilmente da agricole ad edificabili;
molti dei territori che ancora oggi conservano la vocazione agricola, e con essi molte aziende del settore (che grazie al duro lavoro mantengono attivo un comparto strategico non solo a livello provinciale) rischiano di essere devastati;
una riqualificazione della già esistente strada provinciale 39 avrebbe comportato minori costi e avrebbe contenuto la destrutturazione del tessuto agricolo;
a causa dell'insufficienza di fondi per realizzare l'opera concordata, l'operatore si troverà costretto a ridimensionare ulteriormente le mitigazioni ambientali, cioè quella parte di infrastrutture fondamentali per ridurre l'impatto dell'opera sul territorio;
nel progetto definitivo presentato, l'impatto dell'infrastruttura sul territorio aumenta in maniera esponenziale;
non sono stati finanziati i prolungamenti delle linee 2 e 3 della metropolitana fino a Vimercate e Paullo precedentemente concordati, che erano strategici per dare un'alternativa al traffico su gomma;
è notizia di questi giorni che quasi tutti gli enti locali, lamentano la violazione di parte dell'accordo di programma sottoscritto, in particolare alcune parti del tracciato previsto in tunnel o in trincea vengono sostituiti da cavalcavia estremamente impattanti con l'ambiente, tenuto conto che siamo nel parco Sud;
un volta terminata l'infrastruttura, è possibile prevedere elevati costi d'utilizzo della stessa, che renderanno di fatto l'opera ad esclusivo beneficio degli operatori commerciali, anziché favorire la mobilità dei lavoratori pendolari;
recenti studi viabilistici indicano che l'opera così realizzata sposterebbe solamente una quota dal 7 al 10 per cento del traffico attualmente presente sulla tangenziale est di Milano, non creando quindi una reale soluzione alla viabilità del milanese;
al mondo agricolo è stata prestata scarsa attenzione, considerandolo unicamente un comparto a cui espropriare terreni a costi contenuti, senza considerare che lo stesso è costituito da imprese economiche che creano reddito e posti di lavoro e senza contare che il settore agricolo assume un ruolo strategico sempre maggiore per quanto attiene l'approvvigionamento alimentare e la produzione a costi irrisori per la comunità di servizi ambientali;
dell'opera, che in origine poteva avere un interesse strategico, ad oggi si evince il solo interesse economico degli investitori;
la società Tangenziale Eterna ha sempre dichiarato che l'opera sarebbe stata realizzata nel rispetto della volontà dei comuni interessati, concordando sempre con gli stessi qualsiasi forma di variante, mentre nei fatti pare porre attenzione a soli aspetti economici;
laddove non venissero reperite le risorse sufficienti per il completamento dell'opera, la ricerca di finanziamenti potrebbe portare all'ulteriore trasformazione di aree adiacenti al tracciato, magari per realizzarvi nuovi poli logistici o centri commerciali, provocando ulteriore consumo

di suolo, nuovo afflusso di autoveicoli, e sconvolgendo tanto il tessuto ambientale quanto quello economico;
gli accordi sottoscritti sono stati in gran parte disattesi, in particolare per quanto concerne le opere di mitigazione, inficiando di fatto la valutazione di compatibilità ambientale a suo tempo approvata, rendendo di fatto il progetto TEEM illegittimo;
di conseguenza pare irricevibile l'ulteriore richiesta di pronuncia di «compatibilità» ambientale per le parti dell'opera oggetto di variazione «in quanto variante di un progetto originale ormai nei fatti inesistente»;
quest'opera avrà tra gli effetti quello di erodere suolo agricolo, sia con il suo tracciato principale, sia con le opere connesse, di creare aree reliquali, di destrutturare il tessuto agricolo, di rendere più difficoltoso l'accesso degli agricoltori a porzioni dei fondi da loro condotti, e di rendere improduttive ampie parti di aziende agricole;
l'opera interessa una porzione di territorio della provincia di Milano particolarmente vocata all'allevamento di bovini da latte;
la disponibilità di terreno per queste aziende agricole è fondamentale sia per la coltivazione di cereali destinati all'alimentazione del bestiame, sia per ottemperare agli adempimenti della direttiva nitrati, per la quale l'agricoltore deve avere disponibilità di terreni per lo spandimento dei liquami in proporzione ai numeri di capi allevati -:
se il Governo intenda rivedere il progetto della tangenziale est esterna di Milano presentato ai comuni in data 16 febbraio 2011, tenendo conto della necessità di evitare impatti insostenibili per la produzione agricola della zona, quantificando altresì la perdita di capacità produttiva del complesso delle aziende del territorio interessato dall'opera, come numero di capi, produzione lorda, riduzione della capacità produttiva, ettari di territorio agricolo occupato, anche dalle opere connesse e dalle opere di mitigazione previste, numero di aziende interessate e di lotti reliquati.
(5-04636)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

TOUADI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi 45 giorni nella regione Lazio si sono verificati fatti criminosi che in misura crescente, hanno fatto emergere la gravità delle infiltrazioni della criminalità organizzata su tutto il territorio. Sebbene negli ultimi mesi siano state diverse le operazioni svolte dalle forze dell'ordine che hanno portato a numerosi arresti e alla confisca di beni per il valore di svariati milioni di euro, la gravità del problema appare ancora molto rivelante; i casi più emblematici sono stati quelli delle operazioni «Verde Bottiglia» e «Hummer» nonché la confisca nel basso Lazio di beni della famiglia dei Casalesi da parte della direzione investigativa antimafia di Napoli il 6 aprile 2011;
sono diversi i casi sospetti di infiltrazione della criminalità organizzata e di fatti di sangue legati a tali attività sui quali la magistratura e le forze dell'ordine stanno indagando. Le infiltrazioni nell'isola di Ponza, nel comune di Fondi, il caso della truffa dei Parioli e non ultimo l'omicidio avvenuto a Roma l'8 marzo 2011 dell'imprenditore Roberto Ceccarelli;
il Sindacato italiano lavoratori polizia (SILP-CGIL) ha pubblicato negli scorsi giorni la mappatura delle organizzazioni criminali presenti del territorio della regione Lazio, lo studio è stato elaborato sulla base del lavoro svolto dalla direzione investigativa antimafia e dall'osservatorio regionale sulla legalità ed è l'ulteriore dimostrazione di quanto attive siano le

diverse organizzazioni criminali che, secondo quanto riportato dallo studio, operano nel Lazio: 24 'ndrine calabresi, 16 clan di camorra, 12 famiglie di cosa nostra e due della sacra corona unita a cui si debbono aggiungere gli ex componenti della banda della Magliana e le diverse organizzazioni straniere;
lo studio del SILP-CGIL, grazie all'analisi delle consistenti tracce processuali, ha consentito di far emergere la consistente partecipazione di persone con precedenti per mafia, disoccupate e senza reddito in imprese nelle quali sono utilizzati capitali d'illecita provenienza. Dal suddetto studio si evince che i settori economici di maggior presenza della criminalità organizzata sono quello commerciale (supermercati, autosaloni, ristorazione, negozi abbigliamento), delle imprese individuali nel settore dei servizi, importazione e vendita materiali di telefonia mobile, società immobiliari, imprese per costruzioni destinate ad abitazione;
il procuratore antimafia Giancarlo Capaldo, in una intervista a Repubblica il 10 aprile 2011, sottolinea quanto Roma sia la «piazza ideale» per l'infiltrazione delle organizzazioni criminali. Nell'intervista sottolinea più volte la gravità del problema con particolare riferimento ai settori di maggiore infiltrazione quali: «Commercio e investimenti immobiliari. Il primo in particolare, perché i clan hanno più soldi dei commercianti normali e, in un momento di crisi, questo provoca una forma di concorrenza sleale che permette alla malavita di fare affari d'oro»;
il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, in occasione della presentazione del rapporto annuale sull'azione di prevenzione e contrasto al riciclaggio, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, avverte che: «Durante le crisi le imprese vedono inaridire i propri flussi di cassa e vedono cadere il valore di mercato del proprio patrimonio. Entrambi i fenomeni rendono le imprese più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata. Anzitutto - ma non solo - attraverso l'esercizio dell'usura, nelle sue diverse configurazioni. Durante la crisi, dunque, l'azione di contrasto deve farsi più attenta e decisa»;
l'Unità di informazione finanziaria (UIF), ovvero la struttura nazionale incaricata di prevenire e contrastare il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo istituita presso la Banca d'Italia nel rapporto 2009 registra una crescita sostenuta del flusso di segnalazioni inviate dai soggetti obbligati. La UIF ha ricevuto oltre 21.000 segnalazioni (oltre il 44 per cento in più rispetto all'anno precedente) e ne ha approfondite e trasmesse quasi 19.000 agli organi investigativi (con un incremento di circa il 41 per cento rispetto al 2008). La tendenza registrata nei primi mesi del 2010 induce a presagire un ulteriore intensificarsi di tali flussi. La ripartizione su base regionale conferma che anche nel 2009 il maggior numero di segnalazioni è pervenuto dalla Lombardia e dal Lazio, che per numerosità della popolazione e intensità di attività economica rappresentano i principali mercati verso cui si dirige il reinvestimento dei proventi delle attività criminali. La contenuta quota di segnalazioni provenienti dalle regioni tradizionalmente considerate ad alto tasso di criminalità trova spiegazione, tra l'altro, in intuibili condizionamenti ambientali;
il problema delle infiltrazioni mafiose nella regione Lazio non è una questione nuova, anzi è stato oggetto, sin dall'inizio della legislatura, di numerose interrogazioni parlamentari al Ministro dell'interno Maroni alle quali, nella maggior parte dei casi, non è stata data alcuna risposta -:

se il Ministro interrogato:
a) non intenda adoperarsi al fine di potenziare le capacità d'organico e di risorse delle forze dell'ordine che si trovano direttamente impegnate, con attività di prevenzione e contrasto, alla lotta alla criminalità organizzata nella regione Lazio;

b) abbia disposto una mappatura puntuale del fenomeno per comprendere e monitorare la penetrazione e l'operato delle mafie nel tessuto finanziario, produttivo e sociale nella regione Lazio ed in particolare nella provincia di Roma anche in applicazione delle disposizioni del piano strategico contro le mafie approvato il 7 settembre 2010 con la legge n. 136;
c) intenda promuovere una convocazione straordinaria del comitato per l'ordine e la sicurezza esclusivamente dedicato alla lotta della criminalità organizzata per quanto riguarda tutte le province della regione Lazio ed in particolare per la provincia di Roma;
d) se il Ministro non intenda prontamente promuovere - in chiave di prevenzione - delle iniziative volte ad informare e sensibilizzare l'opinione pubblica con particolare attenzione a quei settori produttivi, famiglie e istituzioni locali che risultano maggiormente esposti alla criminalità organizzata.
(4-11659)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato da Repubblica il 14 aprile 2011 nelle pagine della cronaca romana si riferisce che il calcolo del numero di pullman turistici che in un'ora transita e si ferma in via della Conciliazione a Roma, a pochi metri dalla basilica di San Pietro, è stato fatto sostando all'inizio della strada dalle ore 10 alle ore 11 con il risultato che la media è di un pullman ogni 55 secondi;
in appena sessanta minuti in via della Conciliazione sono passati 68 pullman, praticamente uno al minuto. Anzi, qualcuno di più. Di questi, 53 erano mezzi turistici, mentre gli altri 15 facevano parte della flotta degli «open bus» a due piani che girano prevalentemente nelle strade del I e del XVII municipio seguendo itinerari ad hoc, come la Roma delle fontane, quella delle chiese o quella dei principali monumenti;
si tratta di un aumento registrato in vista della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II il prossimo 1o maggio, per la quale, secondo dati forniti dallo stesso sindaco Gianni Alemanno, nella Capitale arriverà più di un milione di pellegrini, molti dei quali raggiungeranno la basilica di San Pietro in pullman. Le stime ufficiali parlano di circa 5mila vetture -:
di quali dati disponga in merito il Governo e se siano state valutate sotto il profilo dell'ordine pubblico le problematiche descritte in premessa.
(4-11664)

DI BIAGIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la circolare del Ministero dell'interno, recante «Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature» in materia di «accettazione della candidatura» richiama la decisione del Consiglio di Stato 17 maggio 1996, n. 574, la quale dispone che «la mancanza della dichiarazione antimafia comporta l'immediato, e non sanabile, depennamento del candidato dalla lista»;
in data 17 aprile 2011 la commissione elettorale del comune di Torino avrebbe inteso - su decisione della prefettura del capoluogo piemontese - decretare una proroga di 48 ore per la sottoposizione delle liste elettorali per le amministrative;
stando alle informazioni a disposizione dell'interrogante, la suindicata proroga sarebbe stata motivata dall'anomalia in capo alla sottoposizione delle liste elettorali dei partiti PdL e Lega che rischierebbero di essere estromesse dall'agone elettorale in virtù di un vizio sostanziale in capo alla configurazione delle stesse liste;

nella fattispecie, le suindicate liste sarebbero state presentate utilizzando una modulistica obsoleta, antecedente a quella in vigore dal 2009, anno a partire dal quale vige l'obbligo di inserimento della dichiarazione antimafia;
di fatto le liste PdL e Lega sono prive di dichiarazione antimafia dei candidati e pertanto suscettibili di estromissione ai sensi della citata circolare ministeriale;
la suindicata decisione della commissione elettorale non risulta all'interrogante essere stata legittimata da provvedimento speciale di natura ministeriale recante ragionevoli motivazioni della deroga della normativa vigente in materia di ammissione delle liste -:
se sia a conoscenza delle criticità evidenziate in premessa;
se la normativa vigente consenta una dilazione temporale della presentazione delle liste in casi come quello di cui in premessa.
(4-11667)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:

MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
all'indomani della pronuncia della sentenza di condanna della corte d'assise di Torino nei confronti degli amministratori e dirigenti della Thyssen-Krupp per la morte di 7 operai avvenuta il 6 dicembre 2007 e a seguito della sciagura occorsa negli stabilimenti della Saras di Cagliari, si è riacceso a livello politico e parlamentare il dibattito in merito alla sicurezza del lavoro nel nostro Paese, in relazione all'adeguatezza dell'apparato sanzionatorio (anche in relazione alle pene principali e accessorie), alla congruità e al coordinamento del sistema dei controlli e all'armonizzazione della tecnologia nella produzione con i costi per la sicurezza per le aziende;
la sentenza di condanna per i fatti verificatisi presso gli stabilimenti della Thyssen-Krupp rivela che lo strumento sanzionatorio può risolversi in pene anche molto severe, ma anche che quest'ultimo rimane comunque estrema ratio nel contrasto dell'illiceità connessa alle violazioni delle misure di sicurezza sul lavoro rispetto alla prevenzione;
è, infatti, presumibile che, a seguito del riconoscimento, seppur ancora in primo grado, di responsabilità penali gravi anche nei confronti di manager o comunque soggetti apicali che fino a ieri delegavano le politiche della sicurezza ai responsabili di stabilimento, le aziende più grandi saranno in grado di studiare e di dotarsi opportunamente di modelli di organizzazione del lavoro più articolati e sicuri, in tale direzione sostenendo, altrettanto opportunamente, costi superiori, mentre non è certo che le imprese medio-piccole, che le statistiche continuano a segnalare come a più alto rischio segnatamente in alcuni settori (edili, agricole e in subappalto), anche di fronte alla gravità di incorrere in sanzioni molto pesanti, miglioreranno i loro standard di sicurezza con il rischio di nuove tragedie -:
se il Ministro interrogato, come anticipato da notizie di stampa, intenda operare sul fronte della prevenzione attraverso iniziative normative, anche di natura costituzionale, garantendo l'incisività e l'affidabilità dei controlli e sollecitando la prevenzione anche da parte delle imprese medio-piccole.
(3-01600)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in merito alle ripercussione che può avere l'incidente di Fukushima secondo uno studio realizzato dalla francese CRIIRAD (Commissione di Ricerca e Informazione Indipendente sulla Radioattività) è emerso che a seguito di una valutazione sui depositi di radioattività sul suolo, avvenuta attraverso l'analisi di 8 campioni di acqua piovana in diverse regioni della Francia, l'attività in iodio 131 è compresa tra 0,24 e 4,9Bq/L;
si tratta di quantitativi che non inducono alcun rischio per le persone che si sono trovate sotto la pioggia senza protezione ma che sconsigliano l'utilizzo di acqua piovana come fonte principale di alimentazione, in particolare da parte di bambini;
secondo la CRIIRAD, mentre le acque sotterranee o i grandi corsi d'acqua non dovrebbero porre problemi, occorre invece effettuare dei controlli sui laghi collinari che raccolgono appunto acqua piovana;
quanto agli alimenti, viene evidenziato che i vegetali a foglia larga come l'insalata, la bieta, gli spinaci, i cavoli, così come il latte, i formaggi freschi e la carne presentano rischi molto lievi, ma, se si tiene conto della possibile durata della contaminazione, di particolari abitudini alimentari e della vulnerabilità di alcuni gruppi di popolazione non si è più nell'ambito dei rischi trascurabili, ma diviene utile evitare comportamenti a rischio ed occorre evitare che questi alimenti costituiscano per le prossime settimane la base dell'alimentazione delle famiglie. Si tratta di una misura di buonsenso che concerne soprattutto le donne incinte, i bambini e le mamme che allattano;
si tratta di uno studio che può essere applicato anche in altri Paesi europei perché la contaminazione dell'aria viene definita globalmente identica in Germania, Svizzera, Belgio, Italia ed altri Paesi;
la stessa Jacqueline McGlade, docente di biologia marina e direttore dell'Agenzia europea dell'ambiente, in una recente intervista a Repubblica non nasconde la preoccupazione di fronte alla catena di eventi che ha progressivamente fatto salire l'allarme a Fukushima, trasformando in una catastrofe un avvenimento che all'indomani del terremoto era stato presentato come un inconveniente trascurabile;
Jacqueline McGlade afferma che tutta la rete di monitoraggio dell'Unione europea è stata attivata ma che occorre una grande attenzione per la possibile presenza di cibi contaminati dalla radioattività -:
se e quali misure il nostro Paese stia attuando in merito alla sicurezza alimentare dopo la catastrofe di Fukushima;
se non si ritenga come dopo l'incidente di Chernobyl di comunicare quotidianamente al pubblico (in particolare, attraverso il mezzo televisivo) i livelli di radioattività, per ogni radionucleide presente o di cui si può sospettare la presenza (iodio, cesio, uranio, plutonio e altro) nei cibi, e nelle acque piovane nelle zone: 1/Nord; 2/Centro; 3/Sud; 4/Sardegna; 5/Sicilia.
(4-11665)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:

D'ANNA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta immediata in Commissione affari sociali n. 5-03829, presentata il 17 novembre 2010 dai

deputati D'Anna e Barani, è stato chiesto al Governo di conoscere le ragioni per le quali il parere del Consiglio superiore di sanità, reso in data 15 dicembre 2009, relativo allo svolgimento di attività in materia di nutrizione, non fosse stato ufficialmente reso noto dal Ministero della salute;
intervenendo nella seduta della Commissione affari sociali del 18 novembre 2010, il Sottosegretario Roccella ha chiarito che il Ministero della salute aveva ritenuto di non diffondere il richiamato parere per la posizione assunta rispetto ai soggetti che svolgono la professione di dietista che non potrebbero svolgere la propria attività al di fuori di strutture del servizio sanitario nazionale ed in collaborazione con il medico;
il richiamato parere del Consiglio superiore di sanità distingueva peraltro la posizione del medico, del biologo e del dietista;
in particolare, con riferimento ai biologi, il parere ha chiarito che essi possono «elaborare e determinare diete nei confronti sia di soggetti sani, sia di soggetti cui è stata diagnosticata una patologia, solo previo accertamento delle condizioni fisio-patologiche effettuate dal medico-chirurgo» e che «il biologo può autonomamente elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa richiesta un miglioramento del proprio stato di benessere, quale orientamento nutrizionale finalizzato al miglioramento dello stato di salute», potendo, in tale ambito «suggerire o consigliare integratori alimentari, stabilendone o indicandone anche le modalità di assunzione»;
nella richiamata seduta della Commissione affari sociali gli interroganti si sono dichiarati solo parzialmente soddisfatti per la risposta ottenuta dal rappresentante del Governo, richiamando l'esigenza di una semplificazione del quadro normativo;
la sentenza del tribunale di Roma n. 3527 del 2011, pronunciata in riferimento ad una causa per diffamazione intentata dall'Ordine nazionale dei biologi rispetto ad affermazioni apparse sulla stampa relative alla facoltà per i biologi nutrizionisti di prescrivere diete e ritenute diffamanti, richiamando anche il citato parere del Consiglio superiore di sanità, sembra avallare un'interpretazione restrittiva dell'attività del biologo nutrizionista, attraverso una distinzione prevalentemente di carattere lessicale tra la «prescrizione» e la semplice «elaborazione» delle diete;
l'articolo 3, primo comma, lettera b), della legge 24 maggio 1967, n. 396, specifica che, tra gli altri, forma oggetto della professione di biologo la «valutazione dei bisogni nutritivi ed energetici dell'uomo, degli animali e delle piante» -:
se il Ministro interrogato intenda chiarire l'ambito di svolgimento dell'attività del biologo nutrizionista, anche in relazione alle circostanze richiamate nella premessa, e se intenda adottare iniziative normative o interpretative in materia.
(3-01605)

ROTA, PALAGIANO, MURA, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI, PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in conseguenza dell'incidente nucleare giapponese del marzo 2011, l'Unione europea ha cominciato ad attivarsi al fine di realizzare un sistema comune di allerta rapido e la stessa Russia ha deciso nuove analisi al fine di verificare la presenza di radioattività proveniente dal Giappone;
il problema sanitario e ambientale, viste le caratteristiche proprie dell'inquinamento nucleare, non si può affrontare solo con un innalzamento del livello di attenzione e di monitoraggio limitato nel tempo;

seppure attualmente la situazione in Europa si può ancora definire sotto controllo, il vero problema è cosa succederà nel medio-lungo periodo. E ciò anche in considerazione del fatto che la situazione dei reattori nucleari giapponesi non è affatto ancora sotto controllo e che ci vorranno ancora diverse settimane per la loro stabilizzazione;
dopo oltre un mese i maggiori esperti mondiali non sono ancora riusciti a bloccare la fuoriuscita di materiale radioattivo e, soprattutto, non sono in grado di valutare con una certa precisione la possibile evoluzione;
attualmente il Governo giapponese ha portato la sua valutazione della gravità dell'incidente alla centrale nucleare di Fukushima al livello massimo di 7 della scala internazionale, finora raggiunto solo dall'incidente di Chernobyl del 1986, e nessuno è attualmente in grado di escludere la possibilità che nel prossimo periodo le radiazioni nucleari superino quelle della centrale nucleare ucraina;
la maggior parte dei radionuclidi fuoriusciti dalla centrale giapponese arriva sull'Europa con un effetto ancora per il momento trascurabile dal punto di vista dell'inquinamento atmosferico;
la stessa cosa, però, non si può dire dal punto di vista della possibile presenza di cibi contaminati dalla radioattività, in conseguenza sia del fatto che quotidianamente vengono importati direttamente o indirettamente alimenti e materie prime da quella regione, sia del rischio più che concreto che il livello di radioattività a livello atmosferico nel futuro potrebbe essere destinato ad aumentare, con inevitabili depositi sul terreno di particelle radioattive e ricadute evidenti sulla salute pubblica;
ancora non si hanno notizie precise sull'evoluzione dell'evento e sull'andamento della meteorologia, così come non si è a conoscenza delle misurazioni e dei dati in possesso dell'Ispra;
si ricorda che in tutta la fase subito successiva all'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl del 1986, l'Istituto superiore di sanità cominciò fin da subito a fornire informazioni chiare e conseguenti raccomandazioni di carattere alimentare, ma anche di comportamento;
fortunatamente non si è ancora in una situazione paragonabile a quella del 1986, ma è chiaro che è indispensabile sia rivedere in maniera radicale l'intero sistema dei controlli, al fine di tutelare la salute dei cittadini, sia programmare un efficace e costante programma di informazione puntuale ai cittadini;
è evidente che la soluzione più saggia dovrebbe essere, a parere degli interroganti, quella di un totale ripensamento del nostro Paese - come sta già avvenendo in diversi Stati - e la sua uscita dallo scellerato programma di produzione di energia nucleare;
il 12 e il 13 giugno 2011 si voterà per il referendum promosso dall'Italia dei Valori contro il nucleare, al fine di abrogare proprio la normativa che intende dare il via libera alla realizzazione di centrali nucleari sul territorio nazionale -:
al di là del necessario coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea in materia di controlli sanitari conseguenti al disastro nucleare del Giappone, quali iniziative a livello nazionale il Ministro interrogato abbia finora attivato e se non ritenga di intensificare un programma di controllo sulle importazioni provenienti direttamente o indirettamente dalle aree di cui in premessa, al fine di garantire e tutelare la salute dei cittadini, prevedendo, altresì, un opportuno programma di informazione alla popolazione.
(3-01606)

BALDELLI, DE NICHILO RIZZOLI e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è noto che sul trasporto e sulla rete di emergenza sono presenti alcune criticità,

tra cui la difficoltà di integrazione del sistema territoriale con gli altri servizi quali quelli forniti dai medici di continuità assistenziale, di medicina generale e dei pediatri di libera scelta;
esiste una difformità territoriale nell'organizzazione del sistema di trasporto;
il sistema del soccorso di emergenza, nonostante la sua importanza e le cospicue risorse utilizzate in termini di uomini e mezzi, si presenta ancora frazionato nei singoli ambiti regionali e spesso risulta utilizzato in modo non appropriato (ad esempio, chiamate al numero 118 non motivate da necessità sanitarie e iper-afflusso ai pronto soccorso);
servirebbe migliorare la fase dell'integrazione tra i servizi ospedalieri e quelli territoriali -:
quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intenda intraprendere per rispondere alle problematiche ancora non risolte del sistema dell'emergenza/urgenza.
(3-01607)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:

TOTO, DELLA VEDOVA e PERINA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dal bollettino del dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, le entrate per il 2010 derivanti dall'imposta sulla detenzione di apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni - come definita dall'articolo 1 del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, e comunemente indicata come «canone Rai» - si sono attestate a 938 milioni di euro, rispetto ai 1,5 miliardi di euro raccolti nel 2009 (meno 37 per cento circa);
se venisse confermato, il significativo calo delle entrate porrebbe seriamente a rischio la già difficile tenuta economica della Rai e chiamerebbe l'amministrazione e presumibilmente il Governo ad interventi di natura straordinaria sulla gestione;
con una propria dichiarazione alla stampa, il direttore generale della Rai-Radiotelevisione italiana, dottor Mauro Masi, ha smentito i dati del Ministero dell'economia e delle finanze, fornendo un dato sulle entrate in leggera crescita rispetto al 2009 (più 15 milioni di euro), sottolineando che «le apparenti diversità promanano esclusivamente da banali problematiche di natura contabile»;
l'entità della differenza tra i due dati forniti non può essere ascritta alla categoria delle discrepanze contabili o statistiche, ma segnala una preoccupante opacità nei conti dell'azienda televisiva di Stato, cui è opportuno porre rimedio nell'interesse dell'azienda, dei suoi lavoratori, dei suoi fornitori e, soprattutto, dei cittadini, nella loro veste di fruitori del servizio pubblico erogato dalla Rai e in qualità di contribuenti;
i limiti di affollamento pubblicitario cui è soggetta la Rai, molto più rigorosi rispetto a quelli gravanti sull'emittenza privata (articolo 8 della legge n. 223 del 1990, poi confermato dal testo unico della radiotelevisione, di cui al decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177; articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica del 28 marzo 1994), limitano la raccolta pubblicitaria dell'azienda, escludendola, di fatto, dalla competizione sul mercato delle inserzioni commerciali e rendendola dipendente dall'andamento delle entrate del canone;
l'ipotesi più volte prospettata per contrastare l'evasione del canone, vale a dire l'inserimento dell'imposta nella bolletta elettrica, basandosi sul contestabile presupposto che l'uso dell'energia elettrica implichi la detenzione di un apparecchio atto o adattabile alla ricezione di radioaudizioni, presenta più di un profilo problematico

sul piano giuridico, oltre a prefigurare una complessa inversione dell'onere della prova per quanti, pur disponendo di un contratto di fornitura dell'energia elettrica, non dispongano di un apparecchio radiotelevisivo;
il cambiamento radicale nel mercato televisivo verificatosi nei decenni, dal momento dell'istituzione del canone televisivo nel 1938 ad oggi, impone di ripensare il metodo di finanziamento della Rai, anche alla luce delle esperienze di quei Paesi europei nei quali le tv pubbliche si sostengono interamente con gli introiti pubblicitari -:
se i dati forniti dal bollettino del dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze relativamente alle entrate per il 2010 derivanti dall'imposta sulla detenzione di apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni - comunemente indicata come «canone Rai» - siano confermati e, nel caso, quali misure il Governo intenda adottare per evitare che il calo delle entrate comprometta gli equilibri finanziari e l'operatività della Rai-Radiotelevisione italiana.
(3-01603)

BERSANI, REALACCI, FRANCESCHINI, MARAN, VENTURA, VILLECCO CALIPARI, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, MARIANI, LULLI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, VIOLA, COLANINNO, FADDA, FRONER, MARCHIONI, MARTELLA, MASTROMAURO, PELUFFO, PORTAS, SANGA, SCARPETTI, VICO, ZUNINO, BINDI, BELLANOVA, BERRETTA, BOFFA, BORDO, BRANDOLINI, CAPODICASA, CARDINALE, CARELLA, CAUSI, CECCUZZI, CENNI, CODURELLI, D'ALEMA, DE BIASI, DE PASQUALE, FARINONE, FERRARI, FIANO, FIORONI, FLUVI, GATTI, GHIZZONI, GIOVANELLI, GNECCHI, GOZI, LARATTA, LO MORO, LOSACCO, LOVELLI, MADIA, MARCHI, CESARE MARINI, MATTESINI, MIGLIOLI, MIOTTO, MISIANI, MOGHERINI REBESANI, MURER, NANNICINI, NARDUCCI, PEDOTO, PES, PISTELLI, PIZZETTI, ROSSA, RUBINATO, RUGGHIA, ANTONINO RUSSO, SAMPERI, SCHIRRU, SERENI, SERVODIO, SIRAGUSA, STRIZZOLO, TENAGLIA, TIDEI, TOCCI, TOUADI, TRAPPOLINO, TULLO, VANNUCCI, VASSALLO, VELO, RIGONI, ROSSOMANDO, VERINI, MARCO CARRA, GRAZIANO, NACCARATO, BUCCHINO, GASBARRA, ZUCCHI, BOSSA, RAMPI e LUCÀ. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i prevedibili effetti perversi prodotti dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, in materia di incentivi alle fonti rinnovabili, si stanno rivelando in tutta la loro gravità, generando incertezza e un drammatico arresto della crescita delle fonti rinnovabili in Italia. In particolare, gli effetti del provvedimento colpiscono mortalmente il vasto comparto produttivo legato al settore del fotovoltaico, che attualmente è uno dei settori più vitali e a più forte crescita industriale e tecnologica del Paese;
tale decreto legislativo avrebbe dovuto riformare gli incentivi in modo da centrare gli obiettivi europei, che per il nostro Paese prevedono il raggiungimento del 17 per cento di fonti rinnovabili sul consumo energetico finale al 2020 e che sono stati recepiti dal piano di azione nazionale che il Governo italiano ha inviato a Bruxelles;
in realtà il decreto legislativo, se da un lato non recepisce nessuna delle numerosissime condizioni poste nei pareri resi all'unanimità dalle commissioni competenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, dall'altro lato getta nella totale incertezza l'intero settore delle rinnovabili e ha già bloccato tutti gli investimenti in essere, disponendo l'anticipazione al 31 maggio 2011 della scadenza, inizialmente prevista al 31 dicembre 2013, del terzo conto energia sul fotovoltaico e rimandando a un decreto del Ministro interrogato, da emanarsi di

concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare entro il 30 aprile 2011, la definizione del IV conto energia, ossia degli incentivi di cui potrà usufruire il settore delle rinnovabili;
in generale, l'approvazione del decreto legislativo ha suscitato da subito un diffuso ed elevatissimo allarme in tutte le associazioni di imprenditori del settore delle rinnovabili (tra cui Anev, Aper, Anie-Gifi, Assosolare, Asso energie future) e nella stragrande maggioranza delle imprese, tanto che, nelle ore immediatamente precedenti l'approvazione del decreto legislativo, il Governo ha ricevuto decine di migliaia di e-mail di protesta; Gifi-Anie, associata a Confindustria, ha denunciato che sono a rischio 40 miliardi di euro di investimenti programmati, con conseguenti gravi effetti per l'occupazione del settore; il sistema bancario ha già annunciato la sospensione dei finanziamenti;
il settore delle rinnovabili in questo periodo di crisi economica è stato tra i pochi che, in controtendenza, ha aumentato l'occupazione. Secondo le stime di Asso energie future sono circa 120.000 coloro che direttamente o indirettamente sono occupati nel settore del fotovoltaico, mentre secondo la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa sono circa 85.000 le imprese coinvolte nel settore delle fonti rinnovabili;
il Ministro interrogato, l'8 marzo 2011, ha dichiarato che entro il 20 marzo 2011 avrebbe emanato il nuovo decreto sul IV conto energia, in maniera da chiarire e risolvere i gravi problemi di certezza giuridica aperti dal decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;
la Camera dei deputati, il 16 marzo 2011, ha approvato all'unanimità una mozione a prima firma Franceschini, in cui si impegna il Governo a tener conto, nell'ambito delle norme del IV conto energia, delle indicazioni emerse dal Parlamento e della grande valenza economica del settore; in particolare il Governo è impegnato:
a) a non lasciare nell'incertezza tutto il settore delle energie rinnovabili e ad anticipare l'emanazione del decreto ministeriale di cui all'articolo 25 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE, entro la prima decade di aprile del 2011 (termine, peraltro, già non rispettato);
b) a fare salvi gli investimenti che siano stati avviati sulla base del precedente quadro normativo di incentivazione, ristabilendo un orizzonte di certezza sull'ammontare degli incentivi di cui beneficiano le imprese e che assicurano il rimborso dei finanziamenti bancari, interpretando il riferimento «all'entrata in esercizio degli impianti», contenuto nel decreto legislativo approvato, nel senso dell'effettiva produzione di energia elettrica, anche indipendentemente dall'allaccio alla rete elettrica;
c) a prevedere che i necessari «aggiustamenti», ossia la tendenziale riduzione nel tempo degli incentivi per le fonti rinnovabili, tengano in debito conto i congrui tempi di transizione, al fine di garantire gli investimenti effettuati dalle imprese del settore;
d) a rendere ancor più trasparente l'impatto di tutte le agevolazioni dei costi dell'energia elettrica di famiglie e imprese;
e) a determinare gli incentivi previsti in modo tale da armonizzarli con il livello di incentivazione adottato nei principali Paesi dell'Unione europea;
f) ad assumere iniziative per definire un sistema di incentivazione che garantisca nel nostro Paese una prospettiva di crescita di lungo termine per il settore fotovoltaico, che consenta un maggior radicamento nell'economia reale e favorisca le ricadute positive sul sistema produttivo nazionale;
g) nella rideterminazione del sistema di incentivi per il fotovoltaico, a tenere in considerazione, oltre alla loro sostenibilità, gli investimenti già effettuati per la realizzazione di impianti fotovoltaici, l'esigenza di accrescere l'efficienza

energetica nell'edilizia e l'opportunità di prevedere meccanismi di adeguamento del livello dell'incentivo alle dinamiche dei costi delle tecnologie e degli impianti e a prevedere, altresì, una modulazione in riduzione degli incentivi, secondo la maggiore potenza degli impianti;
h) nell'ambito della quantificazione delle tariffe incentivanti, a favorire la realizzazione di impianti integrati su edifici e manufatti, salvaguardando il territorio agricolo dalle speculazioni;
i) nella definizione dei nuovi incentivi, a mantenere un adeguato sostegno al settore delle energie rinnovabili, con una progressiva riduzione degli incentivi fino al raggiungimento della grid party in linea con la progressiva riduzione dei costi di produzione del kilowattora da fonti rinnovabili;
l) a favorire, nell'ambito delle bioenergie, la filiera corta attraverso il ricorso agli impianti di piccola taglia e l'utilizzo di materie prime provenienti dal territorio, nonché, nella rimodulazione degli incentivi, a favorire gli investimenti degli enti pubblici e la produzione destinata all'autoconsumo;
m) a sostenere la ricerca e lo sviluppo dei processi di industrializzazione delle nuove tecnologie del settore fotovoltaico;
n) per quanto riguarda le fonti tradizionali, ad assumere iniziative per porre definitivamente fine al sistema di incentivazione tariffaria, noto come CIP6, di cui alla delibera del Comitato interministeriale prezzi n. 6 del 29 aprile 1992;
o) ad adottare misure che responsabilizzino il Gestore della rete elettrica, al fine di assicurare tempi contenuti e certi per l'allaccio alla rete elettrica;
p) a valutare l'opportunità, in prospettiva, di ridurre la soglia di potenza degli impianti, oltre la quale può essere adottato il sistema delle aste a ribasso, fissata dal decreto legislativo in 5 megawatt, ai fini di uno sviluppo del settore basato su meccanismi reali di mercato;
lo scopo di tale mozione è di evitare che il Governo proceda di nuovo a varare norme su una materia così importante per il futuro del Paese, ignorando gli indirizzi proposti dal Parlamento;
dopo le imprese del settore, le banche e il Parlamento, il «decreto rinnovabili» preoccupa anche la Commissione europea, che, attraverso il Commissario per l'energia, Gunther Oettinger, ha scritto un'allarmata lettera al Ministro interrogato, in cui afferma che «le modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali. Le conseguenze di tali modifiche sugli investimenti nel settore europeo delle rinnovabili destano la mia preoccupazione»;
il Commissario europeo avverte che «l'Italia è tenuta a raggiungere la quota del 17 per cento dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro l'anno 2020. (...) Risulta perciò fondamentale che il Governo italiano crei quanto prima un quadro interno d'incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando cosi il raggiungimento del suddetto obiettivo»;
sempre secondo il Commissario europeo, «le modifiche che alterano il ritorno finanziario dei progetti esistenti rischiano di violare principi generali di diritto nazionale e comunitario, ma soprattutto di compromettere la stabilità degli investimenti nel settore, con possibili ripercussioni sulla ripresa economica»; con tali affermazioni il Commissario europeo conferma che il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, e il IV conto energia sono retroattivi, con il rischio di mettere

in ginocchio un settore economico e sociale importante -:
quando il Governo intenda assumere le necessarie iniziative volte ad emanare il provvedimento correttivo, adeguandosi pienamente agli indirizzi proposti a più riprese dal Parlamento.
(3-01604)

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
su Affari Finanza dell'11 aprile 2011 è stato pubblicato un articolo dal titolo «Geotermia, il calore che viene dal mare» in cui si riferisce di importanti potenzialità della geotermia;
in particolare, si legge che finora si reputava che le potenzialità di questa fonte fossero giunte a saturazione con gli impianti di Lardarello e del Monte Amiata che sono arrivati a coprire l'1,5 per cento del fabbisogno elettrico nazionale, ma l'apporto raddoppierebbe con la realizzazione del progetto Marsili, che prende nome dal più grande vulcano d'Europa, sommerso nel mar Tirreno a 80 chilometri a nord delle Eolie. Il Monte Marsili s'innalza per 3000 metri, ma la sua cima rimane per mezzo chilometro sotto il pelo dell'acqua. Il massiccio si estende per 50 chilometri con un diametro di 20. Il vulcano non è più attivo, ma sulla cima si contano numerosi coni formati dalle passate eruzioni e ostruiti da depositi e sedimenti impermeabili;
l'idea di sfruttare il potenziale termico di questa immensa caldaia sottomarina nasce da un'intuizione del professor Patrizio Signanini dell'università di Chieti. È poi la società Eurobuilding che sta sviluppando il progetto, in base al quale, entro il 2013, si dovrebbero iniziare le trivellazioni del pozzo pilota a circa 800 metri di profondità per toccare l'interno del vulcano fino a 2 chilometri. Nel progetto le unità produttive diventano 4 per una produzione di 4,4 TWh, sette volte l'output fotovoltaico italiano;
il costo, comprensivo di installazione, generazione e trasporto dell'elettricità con elettrodotto sottomarino ad alta tensione, dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i costi esplorativi di perforazione di 26 milioni di euro;
la scommessa del Marsili avamposto di un potenziale sfruttamento estensivo della fascia vulcanica sommersa al largo delle coste siciliane, calabresi e campane è tale da poter spingere la geotermia al 57 per cento del mix elettrico nazionale: diventerebbe la prima fonte rinnovabile dopo l'idroelettrico -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito a quanto riferito in premessa;
quali iniziative si stiano attuando a sostegno della geotermia.
(4-11657)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Pescante e altri n. 1-00567, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Biancofiore, Frassinetti.

La mozione Ferranti e altri n. 1-00615, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vico.

La mozione Antonione e altri n. 1-00625, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pini.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Oliverio n. 4-10322, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tullo.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Damiano e altri n. 5-04628, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farinone.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in commissione Oliverio n. 7-00548, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 458 del 5 aprile 2011.

La XIII Commissione,
premesso che:
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha finanziato, nell'anno 2010, un progetto biennale per debellare la più terribile delle malattie dell'actinidia, il cancro batterico causato da Pseudomonas syringae pv. Actinidiae; nel progetto era prevista l'attività di esperti scientifici di consolidata esperienza del CRA-Centro di ricerca per la patologia vegetale, con il supporto del servizio fitosanitario centrale e dei servizi fitosanitari regionali;
i risultati delle indagini avrebbero dovuto consentire l'elaborazione di linee guida di monitoraggio e prevenzione della batteriosi, grazie anche al finanziamento stanziato dalla regione Lazio e dalla regione Emilia Romagna;
in considerazione del rischio fitosanitario associato a detto batterio e alla sua pericolosità per gli impianti di actinidia doveva essere predisposto uno studio del Comitato fitosanitario nazionale per formulare un provvedimento che prevedesse misure d'emergenza da applicare all'attività vivaistica e alla movimentazione del materiale di moltiplicazione delle piante di actinidia;
in realtà ci si trova di fronte ad un disastro che ha colpito in modo irrecuperabile migliaia di ettari di coltivazione di actinidia presenti in tutta Italia;
i fondi stanziati sono serviti solo a finanziare studi e ricerche che in due anni non hanno prodotto alcun esito né sono stati in grado di trovare soluzioni per fronteggiare la gravissima situazione in cui versano moltissime aziende agricole;
è da rilevare che le prescrizioni previste su tutto il territorio nazionale dal Comitato fitosanitario nazionale e dalla conferenza Stato-regioni non hanno ottenuto alcun risultato di fronte all'emergenza creatasi;
la regione Piemonte e la regione Emilia Romagna hanno stanziato indennizzi a favore delle aziende colpite che ammonterebbero a venti euro a pianta o diecimila euro a ettaro, che pur essendo un piccolo aiuto, non potranno mai coprire il danno subito dalle aziende agricole interessate, che per gli investimenti già fatti e per l'aspettativa di un raccolto che non ci sarà, un danno economico di circa settantamila euro a ettaro;
la regione Lazio non ha attuato i controlli necessari nelle aziende produttrici di actinidia e risulta che non abbia ancora emesso nessun provvedimento di risarcimento per le aziende colpite;
fino ad ora gli interventi specifici sono stati richiesti solo a carico delle aziende agricole colpite dalla batteriosi, che non solo dovranno fronteggiare la perdita del prodotto per almeno sei anni,

due di quarantena del terreno e quattro in attesa che le nuove piante possano di nuovo entrare in produzione, ma si do- vrebbero fare anche carico della spesa della distruzione delle piante infette che dovranno essere estirpate e distrutte mediante incenerimento o interramento profondo in loco; tali prescrizioni richiedono un enorme lavoro e determinano un considerevole inquinamento atmosferico visto che le piante malate, ma ancora verdi, per essere bruciate devono essere cosparse di carburante;
tramite un provvedimento annunciato dal dirigente dell'area servizi tecnici e scientifici, servizio fitosanitario regionale del Lazio, sembra si voglia indicare come infetto il terreno dove vengono riscontrate anche solo due piante malate, senza tener conto che il frutto del kiwi non può essere prodotto qualora la pianta sia malata. In questo modo non si permetterebbe la vendita e commercializzazione del prodotto sano, penalizzando le aziende agricole in maniera ancora più incisiva;
la situazione è talmente grave che sicuramente, se non verrà affrontata nei modi e nei tempi necessari, nel giro di due anni non ci sarà più una coltivazione di kiwi su tutto il territorio nazionale. Già nel Lazio su dodicimila ettari di actinidia sono andati distrutti circa ottomila ettari; il cosiddetto kiwi giallo è sparito e anche il 30 per cento del kiwi verde è stato attaccato; la situazione sta peggiorando giorno per giorno con il procedere della stagione primaverile;
migliaia di agricoltori che fino ad oggi hanno potuto sopravvivere grazie a questa coltivazione si troveranno senza un reddito e senza la prospettiva di ottenere un'altra fonte di reddito in breve tempo per sopperire alle prevedibili gravissime perdite e si troveranno anche a non poter far fronte ai debiti con le banche, frutto degli investimenti fatti per impiantare le coltivazioni di actinidia,


impegna il Governo:


ad intervenire per verificare le ragioni del ritardo nell'individuazione di strumenti concreti atti a sconfiggere la batteriosi del kiwi e a chiarire se e in quali tempi sia possibile avere risposte scientifiche concrete, a tal fine promuovendo:
a)la costituzione di una task force scientifica in grado di fornire tutte le informazioni sul patogeno, sulle modalità di propagazione e quant'altro sia utile per debellarlo;
b)la costituzione di una task force tecnica in grado di raccogliere tutte le informazioni utili alla creazione di una linea guida tecnica per la prevenzione del rischio di diffusione del patogeno;
c)la costituzione di un catasto degli impianti di kiwi dove iscrivere e schedare tutti gli impianti con l'indicazione dei dati relativi alla presenza della batteriosi (assumendo iniziative volte a condizionare gli indennizzi alla iscrizione al catasto e a prevedere una sanzione amministrativa per la mancata iscrizione);
d)il controllo sanitario delle piante dei vivai con l'eliminazione di quelle infette;
e)l'avvio di un adeguato progetto di ricerca finalizzato allo sviluppo di soluzioni tecniche innovative della coltivazione, a partire dal miglioramento genetico, per creare resistenze alle principali patologie e piante a minor fabbisogno di elementi nutritivi;
a sostenere le aziende colpite dalla situazione di crisi esposta in premessa mediante aiuti diretti, anche decretando lo stato di crisi del comparto agricolo di riferimento, per evitare la definitiva scomparsa di un numero considerevole di aziende agricole e il crollo economico dell'indotto che ruota intorno alla commercializzazione di questo prodotto che

fino ad oggi ha visto l'Italia come primo produttore mondiale;
a portare il problema della batteriosi all'attenzione degli organismi dell'Unione europea al fine di ottenere la messa a disposizione delle risorse necessarie per contrastare la diffusione del patogeno in altre aree, ancora oggi con basso livello di infezione, per tutelare la produzione europea e per evitare massicce importazioni di kiwi da Paesi terzi;
a predisporre un'apposita campagna di informazione e di promozione del kiwi, al fine di evitare che comunicazioni ingannevoli possano ulteriormente penalizzare il comparto.
(7-00548)
(Nuova formulazione) «Oliverio, Albonetti, Amici, Zucchi, Brandolini, Marco Carra, Cuomo, Dal Moro, Mario Pepe (PD)».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in commissione Delfino n. 5-04530 del 5 aprile 2011;
interrogazione a risposta in commissione Fogliardi n. 5-04616 del 14 aprile 2011.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-11641 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 465 del 18 aprile 2011. Alla pagina 21302, seconda colonna, alla riga ventiseiesima deve leggersi: «(CONNA), l'unica associazione no profit» e non «(GONNA), l'unica associazione no profit», come stampato.