XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 4 maggio 2011

TESTO AGGIORNATO AL 28 LUGLIO 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la situazione dei siti olimpici nella provincia di Torino è sempre più allarmante;
è urgente, per evitare il progressivo degrado di queste strutture che il Governo intervenga con rapidità;
ora, malgrado l'esistenza dell'Agenzia per lo svolgimento dei Giochi olimpici Torino 2006 sia stata prorogata sino al 2014 dal decreto-legge n. 225 del 2010, cosiddetto mille-proroghe, continua ad essere inspiegabile il non utilizzo di circa 40 milioni di euro riconducibili ad un avanzo di bilancio della suddetta Agenzia, come certificato dal Ministero dell'economia e delle finanze;
una cifra a cui vanno aggiunti altrettanti fondi risparmiati nella complessiva gestione dell'evento olimpico, al momento non utilizzabili in attesa della conclusione dei contenziosi con alcune imprese costruttrici;
alla Camera era stato presentato nel febbraio del 2010 un ordine del giorno a firma Cota, Esposito, Napoli e Merlo dove si impegnava il Governo medesimo ad assumere iniziative capaci di sbloccare le risorse disponibili nel bilancio dell'Agenzia per lo svolgimento dei giochi olimpici invernali di Torino 2006;
ad oltre un anno da quell'ordine del giorno, accolto dal Governo, tutto è rimasto fermo e i fondi dell'Agenzia restano bloccati;
ora, preso atto che questa situazione va sanata al più presto, soprattutto, per evitare che i siti olimpici si riducano ad essere cattedrali nel deserto inutilizzate e costose per l'erario pubblico, il Governo deve assumere al più presto una iniziativa rapida ed incisiva,


impegna il Governo


ad assumere, in tempi brevi, iniziative normative finalizzate a liberare le risorse disponibili presso l'Agenzia olimpica Torino 2006 a favore della regione Piemonte, affinché vengano destinate ai comuni montani, sede dei siti olimpici, anche in funzione di una rinnovata promozione turistica della valli olimpiche.
(1-00638)
«Esposito, Ghiglia, Allasia, Calgaro, Cambursano, Vernetti, Cavallotto, Giorgio Merlo, Togni, Osvaldo Napoli, Boccuzzi, Scanderebech, Pianetta».

La Camera,
premesso che:
l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea riconosce il diritto al cittadino dell'Unione di «circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri secondo le procedure e le condizioni previste dal trattato stesso e dalla legislazione successiva»;
il trasporto marittimo non rientra fra le materie attribuite dall'articolo 117 della Costituzione alla legislazione dello Stato, né fra quelle rimesse alla legislazione concorrente Stato-regioni. Tuttavia, le disposizioni volte a garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo, sono riconducibili alla materia «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di competenza statale;
in sede di conversione del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare il conseguimento della privatizzazione di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, garantendo la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole;

le convenzioni di cui al comma 6 del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, sono state conseguentemente prorogate dal 1o ottobre 2010 fino al completamento della procedura competitiva limitatamente alle clausole necessarie alla gestione del servizio pubblico per assicurare la continuità territoriale;
in base al suddetto decreto dell'agosto 2010, per far fronte alla gestione di criticità del settore del trasporto marittimo, legate all'esigenza di garantire la continuità territoriale, e per favorire la conclusione dei processi di privatizzazione in atto, le regioni possono utilizzare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate relative ai programmi di interesse strategico regionale di cui alla delibera del CIPE n. 1/2009 del 6 marzo 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 137 del 16 giugno 2009;
tali precise indicazioni contenute nel decreto richiamato obbligano l'amministrazione straordinaria della Tirrenia a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e gli altri scali portuali del Paese;
risulta fin troppo evidente che, se tali procedure tese a garantire il rispetto della continuità territoriale di cui alle convenzioni richiamate, non venissero messe in atto, continuerebbero a favorire come sta gravemente avvenendo quello che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare un vero e proprio «sequestro» di massa ai danni dei sardi e un isolamento senza precedenti della regione;
il mancato inserimento tra le rotte già prenotabili della Tirrenia della Olbia - Genova ha di fatto generato una situazione gravissima sul piano del rincaro dei prezzi dei biglietti da parte delle altre compagnie che dinnanzi a questo scenario indefinito e complice finiscono, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, per agire in regime di cartello monopolistico ai danni della Sardegna;
sono stati denunciati rincari dei prezzi dei biglietti da parte delle compagnie marittime che risultano in alcuni casi quasi raddoppiate;
la generica affermazione delle stesse compagnie secondo le quali si tratterebbe di un rincaro dovuto al prezzo del carburante risulta ingiustificato e non plausibile se non con il tentativo di approfittare di una situazione di totale assenza di controllo sul rispetto della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
la privatizzazione del gruppo Tirrenia risulta in fase avanzata e l'atteggiamento tenuto dalla gestione commissariale, nel disattendere le clausole della continuità territoriale, favorisce direttamente e indirettamente gli stessi soggetti concorrenti all'acquisizione,


impegna il Governo:


a riferire urgentemente nelle competenti sedi parlamentari sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia;
ad assicurare che l'amministrazione straordinaria della Tirrenia dia corretta attuazione al contratto di servizio relativamente alla continuità territoriale da e per la Sardegna;
a garantire il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale e l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili al fine di evitare comportamenti monopolistici diretti alla sola massimizzazione del profitto da parte di altre compagnie di navigazione;
ad attivare per quanto di propria competenza, una verifica sulla legittimità degli aumenti proposti dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
ad assumere iniziative normative relative alla continuità territoriale marittima da e per la Sardegna anche con l'eliminazione del doppio regime residenti - non residenti che risulta anacronistico e non rispettoso del principio di eguaglianza, di

pari di diritti di movimento dei cittadini europei in tutte le regioni, e a pari condizioni.
(1-00639)
«Pili, Murgia, Nizzi, Vella, Porcu, Iannarilli, Scalera, Carlucci, Centemero, Aprea, Iapicca».

NUOVA FORMULAZIONE

La Camera,
premesso che:
l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea riconosce il diritto al cittadino dell'Unione europea di «circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri secondo le procedure e le condizioni previste dal trattato stesso e dalla legislazione successiva»;
il trasporto marittimo non rientra fra le materie attribuite dall'articolo 117 della Costituzione alla legislazione dello Stato, né fra quelle rimesse alla legislazione concorrente Stato-regioni. Tuttavia, le disposizioni volte a garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo sono riconducibili alla materia «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di competenza statale;
in sede di conversione del decreto-legge 5 agosto 2010, n. 125, sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare il conseguimento della privatizzazione di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, garantendo la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole;
le convenzioni di cui al comma 6 del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, sono state conseguentemente prorogate dal 1o ottobre 2010 fino al completamento della procedura competitiva limitatamente alle clausole necessarie alla gestione del servizio pubblico per assicurare la continuità territoriale;
tali precise indicazioni contenute nel decreto-legge richiamato obbligano l'amministrazione straordinaria della Tirrenia a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e gli altri scali portuali del Paese;
risulta fin troppo evidente che se tali procedure tese a garantire il rispetto della continuità territoriale di cui alle convenzioni richiamate non venissero messe in atto, continuerebbero a favorire, come sta gravemente avvenendo, quello che ai firmatari del presente atto di indirizzo appare un vero e proprio «sequestro» di massa ai danni dei sardi e un isolamento senza precedenti della regione;
il mancato inserimento a partire dal mese di gennaio 2011 tra le rotte già prenotabili della Tirrenia della «Olbia-Genova» ha, di fatto, generato una situazione gravissima sul piano del rincaro dei prezzi dei biglietti da parte delle altre compagnie, che, dinnanzi a questo scenario indefinito e complice, finiscono, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, per agire in regime di cartello monopolistico ai danni della Sardegna;
a seguito della procedura di privatizzazione della società Tirrenia, tuttora in corso e in via di definizione, è divenuta carente l'attività commerciale che la stessa svolgeva con la Sardegna; gli effetti sono rilevanti con ritardi nelle prenotazioni estive, la cancellazione di alcune linee di collegamento e, appunto, l'aumento indiscriminato delle tariffe - con rincari dal 50 per cento al 120 per cento - da parte delle altre compagnie a scapito dei residenti in Sardegna, del trasporto merci e della mobilità turistica, con grave danno per l'economia della Sardegna;
in particolare, la società Tirrenia ha in parte interrotto e in parte ridotto le linee del nord Sardegna per Genova, consentendo, di fatto, di conquistare una posizione di vantaggio competitivo a diversi vettori tale da consentire, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, alle stesse società di effettuare una sorta di «cartello sulle tariffe» e di consolidare una posizione dominante dannosa per la crescita dell'economia turistica e commerciale della Sardegna;
la generica affermazione delle stesse compagnie, secondo le quali si tratterebbe di un rincaro dovuto al prezzo del carburante, risulta ingiustificato e non plausibile, se non con il tentativo di approfittare di una situazione di totale assenza di controllo sul rispetto della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
la privatizzazione del gruppo Tirrenia risulta in fase avanzata e l'atteggiamento tenuto dalla gestione commissariale, nel disattendere le clausole della continuità territoriale, favorisce direttamente e indirettamente gli stessi soggetti concorrenti all'acquisizione;
le audizioni promosse dalla IX Commissione della Camera dei deputati - svoltesi nella prima settimana di maggio 2011 - con le compagnie private che effettuano il servizio di trasporto marittimo e con il commissario della società Tirrenia hanno rafforzato l'ipotesi che ci si trovi di fronte ad una sorta di «cartello delle tariffe» fra le compagnie;
infatti, se l'operazione di acquisizione della Tirrenia da parte degli armatori privati del gruppo Snav, Msc e Moby dovesse andare in porto, essi si troverebbero senza dubbio in una posizione di privilegio tale che le «operazioni di cartello» si consoliderebbero a scapito dei diritti dei cittadini residenti e, soprattutto, a scapito dell'economia turistica e commerciale della regione;
è urgente, quindi, porre rimedio alla situazione che si è concretizzata nel trasporto marittimo per la Sardegna al fine di evitare un altro duro colpo all'economia dell'isola di cui il turismo rappresenta una componente considerevole; gli operatori del settore ricettivo alberghiero già denunciano un crollo del 35 per cento delle prenotazioni per la prossima stagione estiva a seguito dei rincari delle tariffe dei traghetti;
il Governo deve intervenire sulla vicenda con maggiore incisività, soprattutto per quel che riguarda il rispetto degli oneri di servizio che la società Tirrenia, nonostante la gestione commissariale, deve ancora svolgere e dovrà confermare anche dopo la privatizzazione in relazione alla garanzia della tutela della continuità territoriale, così come disposto dalle convenzioni ancora in essere ai sensi dell'articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009,


impegna il Governo:


a riferire urgentemente nelle competenti sedi parlamentari sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia prima della definizione del contratto di vendita;
ad assicurare che l'amministrazione straordinaria della Tirrenia dia corretta attuazione al contratto di servizio relativamente alla continuità territoriale da e per la Sardegna, garantendo efficienti collegamenti sia con il nord che con il sud Sardegna;
a fare in modo che, nell'attuale fase di vera e profonda emergenza, la compagnia di navigazione Tirrenia svolga pienamente la propria missione pubblica di garanzia dei collegamenti marittimi, assicurando la continuità territoriale, ai residenti e ai non residenti, e la naturale funzione di calmiere delle tariffe;
a definire e garantire, preventivamente alla vendita della Tirrenia, e d'intesa con le regioni interessate, il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale marittima, compresa l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili, al fine di evitare comportamenti monopolistici diretti alla sola massimizzazione del profitto da parte di altre compagnie di navigazione, definendo in modo chiaro e preciso: tipologia di navi, periodi, frequenze e tariffe in regime di continuità territoriale;
ad attivare, per quanto di propria competenza, una verifica sulla legittimità degli aumenti proposti dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
a promuovere la definizione delle necessarie iniziative, anche normative, che, in accordo con l'Unione europea e nel rispetto delle prerogative della regione Sardegna, risolvano in maniera definitiva la continuità territoriale marittima con la Sardegna, così come previsto nella risoluzione unitaria già approvata dalla Commissione trasporti della Camera dei deputati per il trasporto aereo, garantendo una tariffa unica per residenti e non residenti.
(1-00639)
(Nuova formulazione) «Pili, Murgia, Nizzi, Vella, Porcu, Iannarilli, Scalera, Carlucci, Centemero, Aprea, Iapicca, Di Vizia, Desiderati».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella mattina del 25 aprile 2011, due carabinieri in servizio, impegnati in posto di blocco nei pressi di Sorano, in provincia di Grosseto, sono stati vittima di una violenta aggressione da parte di quattro giovani di età compresa tra i 17 e 19 anni;
dalla prima ricostruzione degli inquirenti l'aggressione, che ha prodotto il ferimento grave dei due carabinieri, è riconducibile al fatto che i militari, dopo aver rilevato un tasso alcolemico positivo sul conducente dell'auto fermata, si apprestavano al ritiro della patente e al sequestro del mezzo;
i giovani autori dell'aggressione che, probabilmente, hanno agito sotto effetto di alcool e sostanze stupefacenti, provenivano da una notte passata in discoteca a Firenze e si stavano recando ad un «rave party» organizzato in una località di campagna nello stesso comune di Sorano, dove, a quanto riportato dalla stampa locale, erano convenuti circa un migliaio di persone da varie zone del Paese e d'Europa;
i «rave party» sono eventi organizzati spesso in forma illegale, in cui non vengono osservate le più elementari norme di sicurezza, in cui viene praticata la vendita abusiva di prodotti alcoolici ed è frequente e diffuso lo spaccio di sostanze stupefacenti;
in occasione di «rave» si registrano frequentemente reati di vario genere, oltre a numerosi casi di malore, anche gravi, tra i partecipanti, dovuti ad assunzione di alcool e droghe;
il dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, ritiene i «rave» altamente pericolosi per la diffusione delle sostanze stupefacenti e l'abuso di alcool e, tra le iniziative di contrasto, prevede il costante monitoraggio del territorio;
probabilmente, anche al fine di eludere o limitare i controlli delle autorità raccomandati dal dipartimento per le politiche antidroga in molti casi, i «rave party», vengono organizzati in piccoli comuni, in località isolate o poco conosciute, spesso scarsamente popolate, dove il presidio delle forze dell'ordine talvolta è limitato ad una piccola stazione dei carabinieri per un vasto territorio;
nell'evento che ha portato al ferimento dei due carabinieri, lo stesso sindaco di Sorano, ha rappresentato le difficoltà di intervento delle autorità locali per carenze di strumenti, mezzi e norme, dato anche il carattere privato di certi eventi;
fenomeni ed episodi simili a quelli registrati nei «rave» avvengono di frequente anche nei cosiddetti «after hours»: serate organizzate in discoteche regolarmente autorizzate con un prolungamento di orario fino alla mattina inoltrata;
le cronache hanno riportato della morte di un ventenne e del malore di altri giovani, a seguito di assunzione di ecstasy

ed alcool, durante un «after hours» in una discoteca di Ponsacco, in provincia di Pisa, nella notte del 1o maggio 2011;
i principali trattati sugli abusi e le dipendenze individuano tra le cause della massiccia diffusione delle droghe sintetiche, come l'ecstasy, nel bisogno, soprattutto tra la popolazione più giovane, di affrontare la notte sostenendo uno sforzo fisico oltre il limite naturale;
per la gravità degli effetti prodotti dai «rave», o da eventi simili come gli «after hours» si rende necessaria una incisiva e urgente azione di prevenzione e contrasto -:
se in merito al «rave» di Sorano, le forze dell'ordine e le autorità locali avessero ricevuto informazioni preventive e quali azioni fossero state assunte al fine di tutelare la popolazione locale e il territorio; se risulti che l'«after hours» di Ponsacco sia stato regolarmente autorizzato e, oltre alle azioni di prevenzione e contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti e all'abuso di sostanze alcooliche, quali iniziative urgenti, anche sul piano normativo, il Governo intenda assumere, viste anche le competenze regionali e comunali, per impedire lo svolgimento dei «rave party» e per limitare gli «after hours» o altre simili manifestazioni.
(2-01073)
«Sani, Sanga, Rugghia, Fluvi, Fontanelli, Zucchi, Servodio, Oliverio, Ceccuzzi, Piccolo, Rosato, Rigoni, Concia, Gianni Farina, Albonetti, Zampa, Antonino Russo, Colaninno, Vassallo, Fiorio, Sposetti, Minniti, Esposito, Calvisi, Narducci, Misiani, Sarubbi, De Micheli, Gnecchi, Bellanova, Garofani, Pierdomenico Martino, Bindi, Ventura, Cardinale, Motta».

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAMPA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Governo non ha ancora presentato il disegno di legge di ratifica della Convenzione dell'Aja del 1996 in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori;
la Convenzione si applica a tutte le situazioni in cui emergono elementi di «internazionalità» attraverso obiettivi specifici quali: determinare quale stato è competente ad adottare misure volte alla protezione della persona o dei beni del minore; attribuire alle autorità del Paese in cui il minore si trova fisicamente la competenza per l'adozione di tutti i provvedimenti d'urgenza; determinare la legge applicabile dalle autorità competenti; determinare la legge applicabile alla «responsabilità genitoriale»; garantire il riconoscimento e l'esecuzione delle misure di protezione del minore in tutti gli Stati contraenti; stabilire una cooperazione fra gli Stati coinvolti nell'emanazione e nel riconoscimento dei provvedimenti sui minori;
nel Trattato di Lisbona l'Unione europea ha inserito i diritti dei minori tra gli obiettivi comuni;
l'Italia ha l'obbligo di ottemperare alle disposizioni dell'Unione in quanto Stato membro;
è stato istituito un tavolo interministeriale, che ha iniziato i lavori nel novembre del 2008 su proposta del Ministero della giustizia, al quale partecipano rappresentanti dei Ministeri interessati, il tavolo ha elaborato una bozza di disegno di legge di ratifica nei confronti della quale sono state sollevate delle riserve da parte del Ministero dell'interno relativamente al riconoscimento, previsto dalla Convenzione, della kafala, istituto di diritto islamico;

il Ministero dell'interno in conformità con l'orientamento della Corte di Cassazione, ritiene tale istituto conforme ai principi del nostro ordinamento solo nel caso in cui l'autorità giudiziaria locale emetta il provvedimento per l'affidamento, la cosiddetta kafala giudiziale, sulla quale il Ministero dell'interno ha sciolto la riserva;
lo scioglimento della riserva da parte del Ministero dell'interno avrebbe dovuto permettere la riconvocazione del tavolo da parte del Ministero della giustizia per completare il lavoro finalizzato alla stesura del disegno di legge di ratifica della Convenzione -:
quali siano i motivi che ostacolano la presentazione del disegno di legge, considerando che l'Unione europea ha già sollecitato la ratifica della citata Convenzione dell'Aja del 1996.
(5-04712)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il Rio Fontanelle è un corpo idrico ubicato nei territori dei comuni di Piedimonte S. Germano, Villa S. Lucia e Cassino, in provincia di Frosinone;
il suo bacino è compreso tra il crinale del Monte Cairo a Nord-Nord-Est e il bacino del Rio Pioppeto a sud;
per diversi anni, segnatamente nel periodo di industrializzazione del Mezzogiorno, tale corpo idrico è stato vittima di scarichi nocivi ed altamente inquinanti delle industrie esistenti nei pressi delle sue sorgenti. Il persistente stato di inquinamento del fiume ne aveva irrimediabilmente compromesso la qualità ambientale distruggendo la sua fauna ittica e la qualità biologica dell'alveo e delle sue sponde;
nell'ultimo quinquennio, anche a seguito delle numerose denunce effettuate dai cittadini interessati dal percorso del fiume e di alcune associazioni ambientali, le autorità pubbliche di controllo e quelle giudiziarie hanno adottato precisi provvedimenti a tutela del bacino e di afflizione contro i soggetti responsabili dell'inquinamento, a ragione dei quali si è posto fine agli scarichi inquinanti e si è imposto ai loro responsabili di provvedere alla depurazione delle acque da scaricare;
nel breve termine il Rio Fontanelle ha ripreso a vivere, si è lentamente ripopolato di risorse ittiche e le sue acque hanno iniziato ad accogliere una preziosa biodiversità vegetale ed animale, con il ritorno di specie di uccelli da tempo scomparse;
va precisato che questo corpo idrico attraversa una delle zone rurali più produttive del cassinate e le sue acque sono una delle fonti principali che gli agricoltori utilizzano per le operazioni irrigue necessarie agli andamenti colturali che adottano;
anche i cittadini, dopo l'intervento di tutela avviato, hanno intrapreso attività di rivitalizzazione del corso del fiume, realizzando, in aree idonee, spazi naturali in cui portare bambini per avvicinarli alla scoperta delle acque e delle relative specie acquatiche che le popolano, oltre che degli animali che le frequentano;
purtroppo, nonostante gli adottati provvedimenti di inibizione agli scarichi inquinanti previsti dalle leggi vigenti, anche in questi anni si sono verificati casi frequenti di immissioni illegali nel Rio Fontanelle con scarichi nocivi provenienti dalle industrie ubicate, in particolare, nell'area industriale di Cassino, segnatamente quelle presenti nel territorio interessato del comune di Villa Santa Lucia e della zona Solfegna Cantoni;

di tali atti illegali hanno preso visione i cittadini del territorio ed in particolare l'apposito Comitato Solfegna Cantoni, Cerro e Ponte la Pietra, costituitosi anche per vigilare sul corpo idrico e porre in atto azioni dirette alla sua conservazione;
è del 29 aprile 2011 l'ultimo, deprecabile e delittuoso atto di scarichi nocivi perpetrato a danno del Rio Fontanelle. Con una segnalazione inviata a diversi soggetti interessati, il suddetto Comitato faceva presente che nel fiume si era consumato uno scempio naturale di gravità enorme e che con la polizia provinciale e l'Arpa Lazio si era assistito alla distruzione della fauna ittica che da pochi anni si era reinsediata;
in effetti, nel pomeriggio-sera del 29 aprile il fiume in questione si era manifestato di colori inconsueti, dal nero all'opaco, occupato da schiume ed emulsioni molto dense cui faceva seguito una vasta ed inarrestabile moria di pesci;
già in precedenza il Comitato aveva provveduto a denunciare presunti comportamenti illeciti contro il bacino del Rio Fontanelle, come quella effettuata il 18 novembre 2010 alla Guardia di finanza;
all'interno del Comitato si è anche attivato un presidio di genitori dei bambini residenti nella Zona Solfegna Cantoni, che ha segnalato con un comunicato ai media locali come «...alcuni canali che attraversano la zona industriale in località Solfegna Cantoni e Cerro affluiscono nel Rio Fontanelle riversando, di frequente, nel suddetto fiume acqua di colore scuro, a volte con notevole schiuma che noi presumiamo sia inquinante (totale moria dei pesci). Di ciò abbiamo informato gli organi competenti. Ma la cosa che desta la nostra preoccupazione è l'immissione nel suddetto fiume di liquidi provenienti da canali di raccolta delle acque reflue provenienti dalla zona industriale (strade di penetrazione). In corrispondenza di una di esse sono presenti due tubi che immettono l'acqua direttamente nel Rio Fontanelle. Si chiede di accertare se tale sistema di deflusso sia a norma e di adottare gli interventi adeguati al caso»;
poiché quanto accade al corpo idrico Rio Fontanelle si potrebbe configurare come un vero danno ambientale perseguibile ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 e l'inquinamento delle relative acque, quando si verificano scarichi illegali ed abusivi da parte delle industrie che vi si affacciano, può essere dannoso alla salute dell'uomo, alle risorse naturali ed ai territori rurali i cui operatori fanno uso del fiume per fini irrigui, nonché per le altre acque fluviali in cui il Rio confluisce al termine del suo corso, sarebbe urgente intraprendere iniziative di controllo e di tutela costante del Rio Fontanelle atte a prevenirne fenomeni di inquinamento ed a conservarne costantemente la qualità ambientale prevista dalle relative norme europee e nazionali -:
se siano a conoscenza degli episodi descritti in premessa e quali accertamenti siano in atto in riferimento alla moria di pesci avvenuta il 29 aprile 2011;
se nel rispetto delle relative competenze e nei limiti dei corrispondenti poteri, non intendano avviare iniziative di tutela del corpo idrico del Rio Fontanelle, sia incrementando le azioni di contrasto agli scarichi illegali tramite soprattutto l'intervento del NAS, del NOE e del Corpo forestale dello Stato, sia eventualmente concorrendo alla istituzione di un organismo di sorveglianza e di monitoraggio delle acque di scarico delle industrie che gravitano nell'ambito del corso fiume, allo scopo provvedendo alla sottoscrizione di specifiche intese operative con gli enti locali interessati e con gli organismi di sviluppo dell'area industriale del luogo di cui trattasi.
(5-04715)

MARCO CARRA, MARIANI, BRATTI e COLANINNO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'area del petrolchimico e dei laghi mantovani è considerata dal 2002 sito ad alto rischio ambientale e inclusa, pertanto,

nell'elenco di cui all'articolo 1 della legge n. 426 del 1998 relativo agli interventi prioritari di bonifica e ripristino ambientale;
il suolo del polo chimico di Mantova è contaminato da sostanze come metalli, benzene, toluene, etilbenzene, stirene, idrocarburi e diossine. Il sottosuolo è invece impregnato da oli, benzine e petrolio. Ma una vera bonifica, nonostante la dichiarazione di sito d'interesse nazionale sia vecchia di dieci anni, non è ancora cominciata. Da tempo l'Asl locale, come ha raccontato recentemente il quotidiano «Terra», è impegnata in assidue attività di monitoraggio e controllo. Secondo i primi dati a Mantova, specie nell'alto mantovano, il tasso di tumori maligni è più alto del 6,4 per cento rispetto alla media cittadina. Molti individuano nella contaminazione causata dal polo chimico la causa dell'insorgenza di neoplasie, ipotesi che sembra essere condivisa anche dai tecnici della competente ASL;
qualche giorno fa, come ha riportato in un articolo pubblicato sulla stampa nazionale vi è un tentativo di smantellare l'Osservatorio epidemiologico che raccoglie le informazioni cliniche per studiare le patologie della popolazione mantovana collegate alle pressioni degli inquinanti ambientali. Tale situazione, che prevede anche la sostituzione di personale qualificato, è spiegata dai responsabili dell'ASL con la carenza di organico e rientrerebbe in una strategia di semplificazione che consentirebbe di svolgere alcune funzioni insieme all'ASL di Cremona. Molti, in realtà, vedono dietro queste «manovre» l'intenzione di depotenziare una struttura scomoda, impegnata in prima linea a difendere la salute dei cittadini dai rischi industriali;
proprio per fare fronte comune nei confronti degli eventuali pericoli che provengono dal Petrolchimico, 17 associazioni ambientaliste hanno sottoscritto un documento, il «Manifesto per Mantova», e hanno avviato una raccolta di firme, in tutta la provincia, a difesa dell'osservatorio, struttura attorno alla quale si è stretta anche la solidarietà di numerosi studiosi e scienziati -:
se non reputi opportuno attivarsi immediatamente per arrivare a definire un accordo di programma fra le realtà industriali, le amministrazioni pubbliche e le parti sociali che consenta non solo di bonificare il sito inquinato di interesse nazionale del petrolchimico e dei laghi mantovani, ma anche di consentire lo sviluppo di un'attività industriale che sia sostenibile ambientalmente e che contribuisca a diminuire significativamente il carico inquinante complessivo esistente;
se alla luce di un attento e severo controllo ambientale e sanitario non reputi di doversi attivare per scongiurare i rischi descritti in premessa evitando di vanificare un lavoro che ha dato fondamentali elementi di conoscenza, ottenuti attraverso gli studi e i monitoraggi condotti dall'osservatorio, per intervenire efficacemente a tutela della salute dei cittadini eventualmente assicurando con strutture nazionali il proseguimento delle essenziali attività sopra descritte.
(5-04716)

Interrogazioni a risposta scritta:

SCILIPOTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel 2000 l'Unione europea ha stabilito il «principio di precauzione» il quale consiglia una politica di condotta cautelativa per quanto riguarda le decisioni politiche ed economiche sulla gestione delle questioni scientificamente controverse;
nel 2008 il Parlamento europeo nella «Valutazione intermedia del piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010» ha l'elettrosensibilità tra le emergenze sanitarie legate al rischio chimico, invitando i Paesi membri a preferire le connessioni su cavo piuttosto che wireless;

in Svezia la elettrosensibilità è riconosciuta come una invalidità ambientale;
nella regione de la Drome in Francia è stato deciso, nel settembre 2009 di investire sulla banda larga su fibra ottica per evitare il proliferare del Wi-fi;
sempre in Francia è stato vietato l'uso dei cellulari nelle scuole elementari e medie, non solo per i bambini e i ragazzi, ma per tutto il personale;
in Germania è stato vietato nel 2008 il Wi-fi nelle scuole pubbliche;
in Italia, le preoccupazioni per la salute sono state fatte proprie anche dal comune di Arco (Trento) che ha bloccato le nuove tecniche del Wi-fi per ragioni precauzionali, preferendo investire sulle comunicazioni via cavo, più sicure;
la stessa Organizzazione mondiale della sanità ha calcolato che il 3 per cento della popolazione riporta sintomi di vario tipo se esposta a campi elettromagnetici delle comunicazioni senza fili, come mal di testa, insonnia, nausea, tachicardia, fino ad arrivare ad evidenziare con studi clinici (Mailhes et al. 1997) un attività clastogena sul genoma dovuta ad un potenziamento reciproco tra Cem e farmaci (es. Vinblastina) che può giungere ad effetti nocivi ancora da valutare nella loro complessità quando l'esposizione si prolunga per l'intero arco vitale unita ad un «cocktail» di sostanze chimiche inquinanti quali nitrosamine, metalli pesanti, pesticidi, radiazioni, derivati del petrolio e altro -:
se il Ministro intenda assumere iniziative normative concernenti la pianificazione delle rete wi-fi e wi-max, con la definizione e la realizzazione di zone non coperte dalle suddette reti, al fine di consentire la fruizione da parte dei bambini (come: scuole, parchi gioco, ludoteche), delle persone affette da patologie di vari tipi: patologie cardiache che comportano peace makers, leucemie, patologie degenerative, emicranie allergie e altro (come ospedali o cliniche);
se il Ministro intenda definire anche attraverso iniziative normative, modalità di pianificazione, progettazione e realizzazione di reti su fibra ottica o cavo ad integrazione della copertura metropolitana con wireless;
posto che tale integrazione tra segnali via cavo e via etere, consentirebbe la realizzazione di luoghi urbani «liberi» da campi elettromagnetici nell'ottica di una gestione dello spazio urbano che tenga conto, all'interno del territorio antropizzato, del diritto di ogni singolo cittadino ad una libera scelta dei luoghi pubblici e che in tal modo si consentirebbe la realizzazione di luoghi particolari (come parchi, scuole, ospedali, case di cura) in cui si possa comunque usufruire del servizio di connessione via cavo, consentendo, nel contempo, il rispetto per quei cittadini che volessero, o dovessero, per mancanza di mobilità, soggiornare in ambienti privi di radio frequenze.
(4-11827)

MADIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, recante misure per garantire la razionalizzazione delle strutture tecniche statali, ha istituito - sotto la vigilanza del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - l'istituto per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) in coerenza con obiettivi di funzionalità, efficienza ed economicità, prevedendo, altresì, una gestione commissariale al fine di garantire l'ordinaria amministrazione e lo svolgimento delle attività istituzionali fino all'avvio dell'ISPRA stesso;
alla nuova struttura è stato affidato il compito di svolgere le funzioni di tre istituti soppressi e in esso confluiti: APAT (Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici), INFS (Istituto nazionale per la fauna selvatica) e ICRAM (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare);

i tre istituti soppressi svolgevano, nei settori di competenza, compiti di rilevanza nazionale - che a seguito dell'istituzione dell'ISPRA - sono stati riassunti da quest'ultimo ente, il quale è assurto al ruolo di ente primario di ricerca a livello nazionale;
il 2008 è l'ultimo anno in cui, su autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, l'ISPRA ha presentato tre distinti bilanci consuntivi, relativi ai singoli enti soppressi e in esso confluiti;
il rendiconto finanziario consolidato 2008 dell'ISPRA si è chiuso con un disavanzo di competenza pari a 5.090.871 euro, quale somma algebrica tra i risultati di APAT (-10.006.385 euro), ICRAM (3.102.215 euro) e INFS (1.813.299 euro), come risulta dai dati contenuti nella Determinazione 67/2010 della Corte dei conti - relazione sul controllo dell'esercizio finanziario 2008 dell'ISPRA; il dato positivo da consuntivo 2008 dell'ICRAM derivava dall'espletamento di attività progettuali (discendenti da convenzioni/contratti attivi) a rendicontazione tecnico-scientifica e finanziaria vincolata;
la sede dell'ex ICRAM, è sita in via dei Casalotti 300 a Roma e che l'edificio, con i suoi 6.000 metri quadrati, in parte ancora inutilizzati o da ristrutturare, risulta anche un'opera di rilevante interesse storico ed artistico. Costruita nel 1953 su progetto di Ugo Luccichenti è, secondo il DARC (Direzione generale per l'architettura e arte contemporanea del Ministero dei beni culturali) di «rilevante interesse storico ed artistico» ed è una struttura estremamente flessibile per la sua collocazione all'interno del monumento naturale «Parco della Cellulosa» istituito con decreto del presidente della regione Lazio n. «T0165» l'11 maggio 2006;
la proprietà dell'edificio di Casalotti, fa parte dei beni della liquidazione dell'ex ENCC (leggi 595/1994 e 337/1995) che con decreto 4 maggio 2000 del ragioniere dello Stato, a far data dal 1o maggio 2010 venivano avocati al Ministero del tesoro e affidate all'Ispettorato generale per la liquidazione degli enti disciolti, che con il decreto 10 giugno 2003 (Gazzetta Ufficiale n. 150 del 1o luglio 2003) dell'Agenzia del demanio, il Ministero del tesoro ha posto al di fuori delle procedure di cartolarizzazione previste dallo Stato;
con decreto n. 83692 del 20 giugno 2007 del Ministro dell'economia e finanze venivano affidate alla Fintecna S.p.a le residue operazioni liquidatorie dell'ente nazionale cellulosa e carta;
attualmente la proprietà della predetta area è in capo a LIGESTRADUE S.r.l. (Società interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze), articolo 41 comma 16-octies legge n. 14 del 2009;
l'ex ICRAM (già vigilata dal Ministero dell'ambiente) stabiliva la propria sede in via dei Casalotti 300 nel dicembre del 1997 in virtù di un comodato gratuito stipulato il 29 ottobre 1997 dalla direzione ARS del Ministero dell'ambiente e la Liquidazione dell'ENCC;
a seguito della scadenza del contratto di comodato gratuito e su richiesta del Ministero del tesoro del 25 luglio 2000 l'ICRAM accettava di pagare un'indennità di occupazione di 258.228,45 euro l'anno a partire dal mese di agosto 2000 e che ha pagato sino al 30 novembre 2007;
dal 2008 con l'istituzione dell'ISPRA e successiva nomina del commissario straordinario prefetto Vincenzo Grimaldi veniva a cessare il pagamento della suddetta indennità di occupazione da parte dell'ISPRA;
LIGESTRADUE non avendo più ricevuto i pagamenti dal 1o dicembre 2007 alla data del 30 aprile 2010 ricorreva conseguentemente in tribunale richiedendo la morosità cumulata in 624.052,09 euro e al contempo il rilascio dell'immobile;
sin dalla data di insediamento il commissario straordinario dell'ISPRA prefetto Grimaldi e ora l'attuale presidente professor Bernardo De Bernardinis, hanno avuto l'obiettivo di abbandonare la sede di

Casalotti che costa 258.228,45 euro e di trasferirne il personale, oltre 250 lavoratori presso le diverse sedi dell'ISPRA compresa quella di Castel Romano di proprietà del centro sviluppo materiali S.p.a. dove attualmente l'ISPRA ha in affitto un piano di uno stabile, circa 2.000 metri quadrati ad un costo di 640.000,00 euro e nel quale sono ospitati i laboratori dell'ex APAT a cui sono addetti circa 25 lavoratori;
attualmente nello stabile di Castel Romano insistono, al piano terra (se si escludono due piani seminterrati) i laboratori dell'ex APAT e al primo piano i laboratori della fondazione parco biomedico San Raffaele. Poi ci sono il secondo piano attualmente libero e che verrebbe ulteriormente affittato all'ISPRA per ospitare i laboratori dell'ex ICRAM con circa 100 lavoratori addetti ad un costo totale di 979.500,00 euro e un'ulteriore piano, l'ultimo, che verrebbe affittato a terzi;
dai locali di Castel Romano, necessitano di importanti lavori ai fini dell'adeguamento alla normativa vigente in termini di sicurezza dei lavoratori in generale e in particolare per quanto riguarda le norme antincendio e la corretta ventilazione dei locali sia come climatizzazione che corretta apertura degli infissi;
la sede di Casalotti da dati risultanti nei bilanci dell'ISPRA, ha un valore di mercato di circa 3.800 milioni di euro e che l'ISPRA dispone di 22 milioni di euro che erano stati assegnati all'ex ICRAM dalla legge n. 308 del 2004 per «adeguare le strutture operative dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) (...)» -:
quale sia quindi il motivo per cui, in presenza di risorse dedicate (legge n. 308 del 2004) e ampiamente adeguate all'acquisto di una struttura unica e storicamente dedicata all'attività di ricerca, peraltro di proprietà dello Stato, si decida di prendere in affitto spazi di proprietà privata condizionati anche dalla compresenza di soggetti estranei all'ISPRA posto che l'operazione di affitto/acquisto di una sede di proprietà statale da parte dell'istituto si sarebbe configurata come un passaggio di risorse all'interno del bilancio dello Stato piuttosto che un passaggio fra Stato ed una società privata e ciò, tra l'altro, è rafforzato dalla considerazione che LIGESTRADUE S.r.l. del Ministero dell'economia potesse concretamente «sfrattare» un'amministrazione pubblica agendo in nome per conto dello Stato e ad avviso dell'interrogante quest'aspetto incomprensibile resta un argomento su cui i dipendenti ed i cittadini, chiedono una chiarezza che fino ad oggi non c'è stata;
quale sia la logica di un'operazione economica che si prefigura una perdita per le potenzialità dell'ISPRA: si cede, infatti, un intero istituto a Casalotti dalle forti potenzialità in termini di metri quadri da occupare (6.000 tra già occupati e da occupare) ad un costo di 258.228,45 euro/anno a favore dell'affitto di singoli piani per un totale di 4.000 metri quadrati ad un costo totale di 975.000,000 euro/anno, costo al quale si aggiungono i maggior oneri di trasloco di un numero maggiore di personale e di laboratori che sono presenti a Casalotti rispetto a Castel Romano a cui si aggiungono quelli per l'adeguamento ai fini della sicurezza dei lavoratori come illustrato in premessa;
in termini di proiezione economica a lungo periodo, come mai non sia stata presa in considerazione la soluzione inversa e cioè il trasferimento dei laboratori di Castel Romano presso i laboratori della sede di Casalotti considerato che questa operazione, economicamente più vantaggiosa, sposterebbe tra l'altro solo circa venticinque lavoratori e avrebbe infatti consentito un risparmio di risorse (stimabili in circa 640.000 euro/anno che costituiscono l'attuale costo di affitto per Castel Romano) da destinare all'immediato trasloco dei laboratori di Castel Romano e negli anni all'ammortamento dei lavori di ristrutturazione della sede di Casalotti a cui contribuirebbero sostanzialmente anche le risorse provenienti dalla legge n. 308 del 2004 all'uopo destinate;

perché l'ISPRA non abbia mai preso in considerazione l'opportunità di utilizzare la struttura già esistente per la creazione di un «centro nazionale» che integrasse la ricerca interdisciplinare svolta dall'ex ICRAM sul mare e la sua fauna con le nuove competenze di controllo e tutela provenienti dall'ex APAT. Un centro nazionale di riferimento, non presente sul territorio nazionale, dove sviluppare e innovare strumenti e tecniche nei diversi campi di applicazione, per l'acquisizione di conoscenze scientifiche a supporto della pianificazione e dello sviluppo dei processi decisionali in tema di tutela e conservazione dell'ambiente e delle risorse acquatiche, della biodiversità e della sostenibilità delle attività produttive;
se si siano prese in considerazione le preoccupazioni dei cittadini di Casalotti, riportate da vari organi di stampa, che l'annunciato «trasferimento» possa celare forme di speculazione edilizia per uno stabile che insiste proprio all'interno del monumento naturale «parco della cellulosa».
(4-11834)

MADIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da un video diffuso su internet dal comitato cittadino di Fiumicino (Roma) «Fuoripista» e ripreso dal periodo locale «Qui Fregene» l'interrogante ha appreso la notizia che sarebbero stati recentemente abbattuti e sradicati circa 1000 alberi (in maggioranza eucalipti) in un terreno in località Santa Ninfa. Responsabile dell'abbattimento sarebbe la società ADR, controllata Gemina e riconducibile al gruppo Benetton. Secondo le associazioni ambientaliste l'abbattimento non sarebbe stato necessario per la messa in sicurezza delle operazioni di decollo e atterraggio degli aeromobili del «Leonardo da Vinci». Ha dichiarato il responsabile locale del WWF: «Se quegli eucalipti costituivano un pericolo per il traffico aereo era sufficiente ridurli di dimensione: questa specie è resistente anche a drastici interventi che comunque avrebbero potuto consentire di mantenere la funzione di protezione dal vento per le colture agricole». L'abbattimento degli alberi sarebbe motivato dall'esigenza di allargamento della superficie dell'aeroporto, già oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo. E questo nonostante masterplan di ADR affermasse che il piano di sviluppo sarebbe stato: «in un quadro di sostenibilità ambientale, a basso o zero impatto emissivo, con opportunità di generazione di energia a basso impatto» -:
se il Governo sia pienamente informato del taglio degli alberi in località Santa Ninfa che vietavano tale taglio;
se Gemina avesse tutte le necessarie autorizzazioni per procedere a questa operazione considerato che l'area risulta compresa in un'area protetta nazionale;
se il taglio degli alberi sia coerente col masterplan di ADR relativamente alla sostenibilità ambientale del progetto di costruzione della quarta pista.
(4-11844)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa del 29 aprile 2011 si apprende che la procura di Roma ha aperto un'inchiesta nei confronti di Acea e messo sotto sequestro il depuratore di Roma Nord gestito dalla controllata Acea Ato2;
la gestione delle acque reflue (quelle piovane ma anche derivanti dalle fognature dei palazzi) invece di essere depurate nella centrale al chilometro 9 della Flaminia, sarebbero state scaricate direttamente nel Tevere;
secondo quanto riferisce un articolo del quotidiano Repubblica - sezione Roma, il 9 marzo 2011 il Corpo forestale dello Stato ha verificato l'entità di liquame

versato nel fiume e il Bacino Roma nord, la grande centrale che serve circa 800 mila romani oltre a numerosi comuni laziali che fanno parte del servizio idrico integrato gestito da Acea, che poi è stato messo sotto sequestro;
nel comune di Rocca di Papa, uno dei comuni laziali che fanno parte del servizio idrico integrato gestito da Acea, sarebbero arrivati nei primi giorni di marzo gli autospurghi carichi di liquami che hanno fatto superare di molto la capacità di depurazione della centrale di via Flaminia. Il risultato è che oli, grassi e acque nere sarebbero finiti nel fiume senza passare per i depuratori;
come si legge nel rapporto stilato dal Cnel nel marzo 2010 sul servizio idrico integrato «lo sversamento diretto dei reflui civili in un corpo idrico superficiale ha un impatto devastante»;
nel bilancio 2010 di Acea, si legge che: «Le volumetrie delle discariche adibite allo smaltimento dei fanghi sono pressoché saturate, con un conseguente incremento dei costi di smaltimento del 1520 per cento» ...«la saturazione degli impianti nella Regione Lazio ha reso necessario il ricorso a soluzioni di smaltimento a distanze di oltre 500 chilometri dal punto di produzione dei fanghi (...). L'impatto di tale fattore di rischio sulla situazione economico-patrimoniale e finanziaria è da considerarsi alto»;
il sistema di depurazione delle acque gestito da Acea, è cresciuto a dismisura negli ultimi anni inglobando la gestione di 75 comuni tra i quali ve ne sono molti con condizioni inadeguate degli impianti di depurazione e già oggetto di sanzioni da parte dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e della magistratura come i comuni di Monterotondo, Nazzano, Castelnuovo di Porto, Filacciano, Riano, Valle Linda e quelli romani della Giustinianella, via Casal del Marmo, via Frassineto e via Domo;
la crescita delle dimensioni del sistema di depurazione delle acque gestito da Acea ha fatto crescere il giro d'affari (587 milioni di metri cubi d'acqua trattati nel 2010 da Acea Ato2 per 667 milioni di ricavi) ma non il miglioramento dell'efficienza del servizio da parte del comune di Roma in ottemperanza alla legge Galli che stabilisce che: «se in fase di acquisizione il gestore recepisce impianti non a norma è chiamato a renderli adeguati» -:
di quali informazioni disponga il Governo in merito all'impatto che ha avuto lo sversamento dei reflui nel Tevere e quali iniziative conseguenti di competenza si intendano promuovere a tutela della salute e dell'ambiente.
(4-11846)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa locale, la chiesa di San Francesco di Licata (Agrigento) rischierebbe di crollare;
si tratta di uno dei monumenti più rappresentativi del centro storico, un gioiello barocco tra i più sontuosi della cittadina marinara;
secondo quanto riportato da un tecnico che ha effettuato un sopralluogo, il tetto della chiesa di San Francesco rischierebbe di subire consistenti cedimenti alla copertura; attualmente sarebbe notevolmente incurvato a causa dell'accentuata deformazione che le travi in legno, sottostanti a delle tegole, hanno subito nel tempo e rischierebbe di crollare sulla navata sottostante, sopra l'altare centrale e nella parte absidale;
secondo quanto si legge nella relazione tecnica, non è da escludere «un improvviso cedimento strutturale ed un

crollo della copertura che potrebbe causare rischi all'incolumità pubblica oltre che far perdere irrimediabilmente parte di un edificio monumentale di inestimabile valore storico e culturale»;
secondo quanto riportato dalla stampa, di questa precaria situazione sono stati già informati il sindaco Angelo Graci, il Soprintendente a beni culturali, la Curia arcivescovile, l'assessorato regionale ai beni culturali, l'Ordine degli architetti; non risultano siano stati programmati interventi di tutela e di messa in sicurezza, nonostante la Soprintendenza e la prefettura di Agrigento, la scorsa estate, abbiano effettuato un sopralluogo, per verificare lo stato di pericolo delle coperture;
da diversi anni la chiesa non assolve più alle funzioni religiose, è preda dell'abbandono, numerosi dipinti, compreso quello dell'Immacolata, opera di Domenico Provenzano, sono coperti dal guano dei piccioni; sono stati trafugati alcuni dipinti ed una preziosa cornice di legno, nel pieno abbandono è la cappella lignea settecentesca dell'infermeria, i cui pannelli lignei sono stati arricchiti dal pennello del Provenzani, pressoché distrutto è anche l'antico mantice che alimentava l'organo della chiesa, solo alcune preziose statue sono state salvate dall'incuria;
l'eventuale crollo rischierebbe di compromettere definitivamente la struttura e di far scomparire numerose opere d'arte che si trovano all'interno della chiesa -:
se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se non si ritenga di assumere iniziative per un urgente intervento di messa in sicurezza del tetto e per un successivo consolidamento della struttura della chiesa San Francesco di Licata (Agrigento);
quali iniziative si intendano assumere, anche di concerto con le altre istituzioni coinvolte, al fine di prevenire il crollo del tetto della suddetta chiesa.
(2-01070)
«Capodicasa, Berretta, Cardinale, Antonino Russo, Siragusa».

Interrogazione a risposta in Commissione:

GRAZIANO, PICIERNO, BACHELET, COSCIA, DE BIASI, DE PASQUALE, DE TORRE, GHIZZONI, LEVI, LOLLI, MAZZARELLA, MELANDRI, NICOLAIS, PES, ROSSA, ANTONINO RUSSO e SIRAGUSA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il complesso monumentale di Caserta, insieme al parco, l'acquedotto vanvitelliano e il complesso di San Leucio dal 1997 è inserito tra i siti italiani costituenti patrimonio mondiale sotto l'egida dell'Unesco;
nei giorni scorsi, gli organi di stampa hanno evidenziato e denunciato con forza la chiusura di questi principali monumenti della città durante le festività pasquali;
simili atteggiamenti mortificano il turismo del territorio e frenano lo sviluppo della città. Cittadini e turisti si sono trovati nell'impossibilità di poter fruire nei giorni di festa di monumenti qualificanti la provincia e questo determina un grave danno d'immagine al territorio nel suo complesso;
quello della chiusura inspiegabile dei giorni scorsi è un fatto grave e soprattutto controproducente, ma è solo l'ultimo degli episodi che vedono la Reggia, l'attrattore principale della provincia, oggetto di atteggiamenti che minacciano il suo patrimonio, il suo valore storico-culturale, le sue potenzialità economiche, portati all'attenzione del Ministro con l'interrogazione 5/03657, e oggetto di mancate occasioni che possano offrire alla città un turismo che non sia solo di passaggio;
in alcuni giorni della settimana alcune parti del complesso monumentale della Reggia restano chiuse al pubblico per mancanza di personale preposto alla vigilanza. Assenza di sorveglianza è segnalata

anche in molte aree del parco vanvitelliano e in altre zone del percorso museale di visita. Questi atteggiamenti non solo penalizzano la tutela del monumento, esposto ad atti di vandalismo, ma penalizzano i visitatori che subiscono limitazioni nella visita agli appartamenti storici;
i venditori ambulanti che sostano nel corridoio centrale che porta al parco della Reggia e in altre aree nelle quali il transito è libero costituiscono un ulteriore aspetto di degrado del monumento;
da uno studio condotto dalla camera di commercio di Caserta, i problemi che condizionano un settore strategico dell'economia locale sono racchiusi in questi dati: nel 1998 i turisti che hanno visitato la Reggia sono stati un milione e 200 mila, la Reggia era al terzo posto nella classifica dei monumenti italiani più visitati; attualmente le presenze registrate sono poco più di 480 mila, la Reggia è al ventesimo posto nella classifica. In poco più di un decennio si è avuto un calo di oltre 700 mila visitatori. Questi dati danno la percezione delle difficoltà in cui versa il turismo nella provincia, con un danno economico incalcolabile non solo per il singolo monumento, ma anche per l'economia della cultura e di questi luoghi;
ormai da tre anni giace in Commissione cultura della Camera la proposta di legge - A.C. 1797 - che istituisce una Soprintendenza speciale, intendendo conferire autonomia gestionale al complesso vanvitelliano -:
se non ritenga opportuno evitare la chiusura dei monumenti menzionati nei giorni di festa;
quali iniziative, misure e provvedimenti il Ministro interrogato abbia in animo di intraprendere, anche di concerto con gli attori locali, per incentivare ogni attività di salvaguardia, promozione e valorizzazione dei monumenti della provincia di Caserta, favorendo per quanto di sua competenza, un rapido iter delle proposte di legge vertenti sul tema.
(5-04717)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
come riporta una ricerca condotta dalla Fondazione Italia Usa insieme alla Loyola university Chicago, il flusso di turismo americano in Italia ha fatto registrare una flessione a partire dal 2007;
in particolare si è passati nel biennio 2007-2009 da una quota di mercato per l'Italia del 19,3 per cento del turismo americano all'estero, al 17,5 per cento;
le ragioni evidenziate nella ricerca sono molteplici, ma tra queste i ricercatori americani hanno segnalato anche l'impossibilità per gli studenti americani che visitano il nostro Paese di usufruire degli sconti ed agevolazioni per studenti riservate invece a tutti i giovani dei 27 Paesi dell'Unione europea che visitano le nostre strutture museali, artistiche e culturali -:
se i Ministri interrogati, per quanto di rispettiva competenza, non intendano attivare nell'imminenza della stagione turistica estiva le opportune iniziative affinché anche gli studenti americani possano usufruire delle agevolazioni già in atto per i cittadini dell'Unione europea, provvedendo altresì a pubblicizzare adeguatamente tale provvedimento al fine di incentivare un recupero del flusso turistico degli Stati Uniti verso il nostro Paese.
(4-11826)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
su un sito web all'indirizzo http://www.dirittierovesci.it/Tarallo.htm è pubblicata una lettera a firma del brigadiere

Antonio Tarallo, delegato del Cocer dell'Arma dei carabinieri in cui si legge «[...] Il M.E.F., a mio avviso, non avendo digerito l'accordo tra il Cocer Carabinieri ed il Presidente Berlusconi sta tentando la sua ultima e inefficace carta per mettere un po' di zizzania sul provvedimento. [...] Ovviamente il Cocer è molto attento e segue con attenzione l'evolversi della situazione e, come al solito, farà sia giuste valutazioni che una serie di interventi prima della votazione del provvedimento alla Camera al fine di garantire sempre il meglio ai carabinieri -:
se il Ministro sia a conoscenza delle dichiarazioni del delegato di cui in premessa;
quale siano stati i termini dell'accordo a cui fa riferimento il brigadiere Tarallo e quando e in quale sede sia stato stipulato e se il Ministro interrogato ne fosse stato preventivamente informato;
se nell'occasione fossero stati presenti tutti i membri del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri o solo una parte di questi e nel caso quali siano i nominati.
(4-11839)

TESTO AGGIORNATO AL 23 MAGGIO 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 2, del decreto-legge n. 78 del 2010 ha stabilito la presenza onorifica per la partecipazione agli «organi collegiali, anche di amministrazione, degli enti che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche» sancendo l'inosservanza con la nullità degli atti adottati oltre che col divieto di ricevere contributi;
la norma ha dato vita ad una serie di questioni interpretative riferite, soprattutto, a quella miriade di enti associativi che costituiscono uno straordinario patrimonio della nostra realtà sociale e con riferimento alla portata della disposizione;
in particolare, una prima questione riguarda l'ampiezza della disposizione cioè se essa si applichi all'interno del perimetro della pubblica amministrazione e, quindi, agli enti di riferimento ed alle loro eventuali emanazioni ovvero sia da riferirsi a tutti i soggetti che ricevono fondi pubblici;
una seconda questione concerne la portata dell'inciso «che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche» in ordine al quale andrebbe chiarito se il riferimento comprende esclusivamente i fondi destinati al funzionamento e alla vita dell'ente ovvero se esso si estende ad ogni tipo di intervento pubblico senza distinzione alcuna;
quest'ultima interpretazione, invero, rischierebbe di vanificare anche l'attività di quei sodalizi privati che, in virtù di particolari convenzioni od intese, ricevono contributi per svolgere attività determinate, come ad esempio quelle formative, o che collaborano alla crescita culturale del territorio facendosi carico dell'organizzazione di eventi particolari ovvero, ancora, che assumono iniziative per la crescita economica dell'area di riferimento come avviene per le organizzazioni di categoria;
in tali casi, infatti, l'eventuale contributo al sodalizio viene concesso avendo di vista lo scopo determinato cui mira l'iniziativa e non certo per permettere la continuazione della vita dell'ente beneficiato -:
quali urgenti iniziative intenda assumere allo scopo di chiarire l'esatta portata della norma in esame con particolare riferimento alla sua corretta interpretazione nei casi segnalati.
(5-04708)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate ha realizzato tra il 2009 ed il 2010 un piano di riorganizzazione dei propri uffici locali che prevedeva la trasformazione di tali uffici in strutture di livello provinciale;
secondo quanto affermato dal direttore dell'Agenzia delle entrate nella sua audizione in Commissione finanze della Camera dei deputati, del 19 aprile 2011, la ragione alla base di questo nuovo modello di organizzazione è da ricercare nella esigenza di separare le strutture che erogano servizi e si occupano dei controlli di interesse per la generalità dei contribuenti, dalle strutture deputate ai controlli più specialistici;
nello specifico, gli uffici territoriali, differenziandosi dai vecchi uffici locali, curano l'assistenza ai contribuenti, la gestione delle imposte dichiarate, i rimborsi e le tipologie di controllo a maggiore diffusione sul territorio, mentre l'ufficio controlli cura il contenzioso, la riscossione e le funzioni di controllo e accertamento diverse da quelle affidate agli uffici territoriali, in modo di assicurare una maggiore omogeneità di trattazione delle attività più complesse affidate a personale specializzato;
nella fase riorganizzativa iniziata nel 2009, la direzione provinciale dell'Agenzia delle entrate di Firenze ha previsto il trasferimento di alcune funzioni che erano demandate alla sede di Empoli verso il livello provinciale di Firenze, creando un ampio dissenso fra i diversi soggetti del sistema economico dell'Empolese Valdelsa che si è unito in una dura protesta contro il «declassamento» della sede di zona dell'Agenzia delle entrate;
il 16 luglio 2009, le associazioni del mondo economico dell'Empolese Valdelsa, unitamente alle istituzioni locali, hanno ottenuto a Roma, presso la direzione centrale dell'agenzia delle entrate, la garanzia che l'Agenzia delle entrate di Empoli non avrebbe subito alcun ridimensionamento, salvo l'accentramento sulla direzione provinciale di Firenze di un numero esiguo di controlli che avrebbero potuto interessare non più di qualche grande azienda;
nonostante le promesse, la direzione provinciale di Firenze sembra decisa a trasferire sul capoluogo i servizi fondamentali quali quelli relativi all'ufficio «enclave controllo», generando di conseguenza, pesanti disagi alle numerosissime piccole e medie imprese e ai professionisti costretti a «migrare» nel capoluogo toscano per interloquire con l'Agenzia delle entrate;
questa riorganizzazione lascerebbe pezzi di territorio sguarniti e produrrebbe un aumento dei costi per le aziende costrette a spostarsi verso il capoluogo -:
se il Ministro non ritenga opportuno, nell'ottica del piano di riorganizzazione dell'Agenzia delle entrate, mantenere all'Agenzia delle entrate di Empoli le funzioni che la direzione provinciale di Firenze, nell'attuazione del piano sopra esposto, sta spostando verso il capoluogo, in questo modo, avvicinando i servizi offerti dall'Agenzia delle entrate agli utenti che ne usufruiscono periodicamente.
(5-04710)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale dell'economia e delle finanze dell'11 aprile 2008, nell'ambito di un generale progetto di rielaborazione degli organici delle commissioni tributarie provinciali e regionali, ha previsto una redistribuzione delle sezioni, per regioni, basata sul contingente del «flusso medio dei processi relativi agli anni 2006 e 2007», così ripartita: Campania n. 107 sezioni (abitanti 5.824.000)/Sicilia n. 91 sezioni (ab. 5.042.000)/Lazio n. 70 sezioni (ab. 5.681.000)/Lombardia n. 55 sezioni (ab. 9.826.000)/Calabria n. 40 sezioni (ab. 2.009.000)/Puglia n. 30 sezioni (ab. 4.084.000)/Emilia Romagna n. 23 sezioni (ab. 4.395.000)/Veneto n. 22 sezioni (ab. 4.912.000)/ e altro;
a causa di tale rielaborazione la commissione tributaria provinciale di Bergamo si trova costretta a lavorare con notevoli carenze di organico, con il rischio di pesanti ricadute in termini di gestione delle pratiche pregresse. Infatti, per effetto di tale rielaborazione è stata sancita la riduzione dell'organico della commissione provinciale di Bergamo da 12 a 3 sezioni e quindi dei componenti da 72 a 18. Tale riduzione è, per altro, progressivamente già in corso per effetto del naturale esodo dovuto a raggiunti limiti d'età (75 anni), a dimissioni e ad altre cause; attualmente, non essendovi state nuove immissioni, l'organico della commissione consta di 36 magistrati, di cui 7 ricoprono l'incarico di presidente, 6 di vice presidente e 23 rivestono la funzione di giudice. Anche l'organico

del personale risulta appena sufficiente a far fronte, non senza difficoltà, al normale svolgimento della attività giurisdizionale che, per necessità, è stata ridotta a due udienze mensili per ogni sezione;
ciascuna delle residue 7 sezioni è costituita di cinque membri soltanto, in luogo dei sei previsti dal decreto legislativo n. 545 del 1992. Con riguardo alla situazione attuale risultante dall'organico ormai più che dimezzato, occorre rilevare che i giudici tributari operano a tempo parziale per la commissione, dove oltretutto non dispongono di alcun ufficio e/o strumento di lavoro - e che, eccettuati alcuni membri pensionati, gli altri dedicano prevalentemente il loro tempo ad attività lavorative diverse, quali la funzione giurisdizionale ordinaria o l'esercizio di attività professionale o impiegatizia. Considerato anche l'esiguo compenso percepito, va inoltre sottolineato che per tutte le ordinanze emesse in materia di sospensione della esecuzione in base all'articolo 47 del decreto legislativo n. 546 del 1992 non è prevista alcuna retribuzione;
nell'attuale situazione di progressivo ed avanzato depauperamento dell'organico diverrà impossibile fronteggiare tempestivamente il nuovo afflusso di richieste di provvedimenti urgenti provocato dall'inevitabile moltiplicazione delle istanze di sospensione della esecuzione che i contribuenti saranno comprensibilmente indotti a presentare unitamente al ricorso. A tal riguardo, occorre far notare che la commissione tributaria provinciale di Bergamo, ultimamente, non è stata più in grado di smaltire in via ordinaria un numero di ricorsi quanto meno pari a quello dei ricorsi pervenuti, come testimoniato dai dati statistici relativi ai flussi dei procedimenti. Senza la immissione in organico di nuovi giudici, sarà inevitabile la conseguenza che nell'immediato futuro, per effetto della progressiva riduzione del numero delle sezioni, causata dal naturale esodo dei giudici e favorita dalla previsione ministeriale, i tempi di trattazione e definizione dei procedimenti tributari diventino sempre più lunghi e prossimi a quelli smisurati della giustizia civile;
lo stesso sindaco di Bergamo, Franco Tentorio, in una lettera indirizzata al Ministro della giustizia e al Consiglio superiore della Magistratura, lamenta quanto affermato dal procuratore della Repubblica, dottor Massimo Meroni, il quale spiega che presso il tribunale ordinario di Bergamo, alla data del 18 aprile 2011 erano presenti «dodici sostituti procuratori, che dal 22 maggio 2011 diventeranno tredici, su un organico previsto di sedici (con una mancata copertura dei ruoli intorno al 20 per cento), mentre non è ancora stato nominato il procuratore capo». Il procuratore, con atto scritto indirizzato al sindaco Tentorio, afferma che «per quanto riguarda il personale amministrativo, la situazione è ulteriormente peggiorata ed è divenuta insostenibile, tanto che proprio in questi giorni dovrò prendere la dolorosa decisione di sospendere alcuni servizi, non disponendo più di un numero di impiegati sufficienti; a decorrere dall'ultima assunzione, avvenuta il 16 gennaio 2001 diciassette impiegati hanno lasciato il servizio presso la procura di Bergamo e, a decorrere dal 1o luglio 2011, anche una diciottesima impiegata lascerà il servizio; pertanto da tale data resteranno in servizio quarantaquattro impiegati, uno dei quali però stabilmente applicato per ragioni di famiglia alla procura di Milano, mentre l'organico attuale previsto, dopo il provvedimento di qualche anno fa che ha drasticamente ridotto gli organici, stabilendo che dovevano essere pari al personale in quel momento effettivamente in servizio, è di cinquantadue impiegati; inoltre in considerazione dell'età media avanzata del personale di servizio, nei mesi successivi anche altri impiegati lasceranno probabilmente l'ufficio». Alla missiva indirizzata al Ministro della giustizia e al C.S.M., il Sindaco Tentorio ha allegato l'ordine del giorno n. E0019950 P.G. del 22 febbraio 2011, nel quale il consiglio comunale di Bergamo «impegna il signor sindaco a sollecitare fortemente, anche per il tramite dei parlamentari bergamaschi, il Consiglio superiore della magistratura ed il Ministro della giustizia, per quanto di rispettiva competenza, a provvedere alla copertura degli organici dei magistrati e del personale amministrativo in servizio presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo -:
quali misure i Ministri competenti intendano attuare al fine di recepire le istanze dei rappresentanti della commissione tributaria provinciale di Bergamo e della procura della Repubblica di Bergamo;
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di rendere gli organici sia della commissione tributaria provinciale che della procura della Repubblica di Bergamo consoni alla mole e alla qualità di lavoro ad essi affidato.(4-11829)

POLLEDRI e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, ha introdotto l'agevolazione fiscale consistente nell'applicazione dell'imposta sostitutiva del 10 per cento sulle componenti accessorie delle retribuzioni corrisposte ai lavoratori dipendenti in connessione ad incrementi di produttività; tale agevolazione è stata successivamente prorogata con modificazioni per il 2009, per il 2010 e, da ultimo, per il 2011, dall'articolo 53 del decreto legge n. 78 del 2010;

tale ultima norma prevede l'applicazione del regime dell'imposta sostitutiva entro il limite complessivo di 6.000 euro lordi in favore dei lavoratori del settore privato titolari di reddito da lavoro dipendente non superiore all'importo di 40.000 euro; ha, inoltre, ristretto l'ambito oggettivo della disposizione limitandolo alle somme erogate in attuazione di quanto previsto da accordi o contratti collettivi territoriali o aziendali e correlate a incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa, in relazione a risultati riferibili all'andamento economico o agli utili della impresa o a ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale;
come esplicitato in diverse occasioni dall'Agenzia delle entrate, ai fini dell'applicazione dell'imposta sostitutiva, è condizione sufficiente che il perseguimento della finalità di incremento di produttività trovi riscontro in un'attestazione del datore di lavoro, che deve essere effettuata con un'esplicita dichiarazione da apporre nello spazio riservato alle annotazioni della certificazione CUD; il datore di lavoro deve anche indicare nella certificazione i compensi riconducibili ad incrementi di produttività erogati nel 2008 e 2009 sui quali è stata operata la tassazione ordinaria, in modo che i lavoratori possano chiedere il rimborso delle maggiori imposte pagate;
ad oggi risulta che molti datori di lavoro non abbiano indicato tali compensi nelle certificazioni consegnate ai lavoratori entro il 28 febbraio 2011 rendendo impossibile per i lavoratori recuperare le maggiori imposte versate;
sarebbe opportuna una verifica sui datori di lavoro che non hanno proceduto a tale certificazione, in modo da garantire la piena fruizione del beneficio fiscale ai lavoratori -:
come il Governo intenda verificare l'indicazione nelle certificazioni CUD 2011 dei compensi connessi ad incrementi di produttività corrisposti ai lavoratori, in modo da consentire il pieno godimento da parte dei lavoratori dell'imposta sostitutiva prevista per tali compensi e se il Governo intenda consentire una modalità di dichiarazione ulteriore per quei datori di lavoro che, in buona fede, non hanno proceduto alla corretta indicazione di tali compensi nelle certificazioni.
(4-11830)

MANCUSO, BOCCIARDO, NASTRI, BARANI e DE LUCA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Equitalia Gerit è la società pubblica (51 per cento Agenzia delle entrate, 49 per cento INPS) incaricata della riscossione nazionale dei tributi dovuti e non versati;
Equitalia Gerit, in caso di mancato pagamento del tributo, provvede a inviare ingiunzione di pagamento e, se questa viene ignorata, a procedere attraverso l'iter amministrativo, fino a giungere al pignoramento dei mezzi di trasporto o della casa di abitazione;
Equitalia Gerit, a quanto consta agli interroganti, non si preoccupa di appurare la motivazione del mancato pagamento e nemmeno di avere la certezza della notifica del procedimento di recupero credito al mancato pagatore;
in molteplici occasioni molte case di prima abitazione sono state sottoposte a pignoramento o a ipoteca, senza che i proprietari ne fossero avvertiti;
spesso il mancato pagamento avviene per ritardi nell'invio del bollettino di pagamento, per mancanze amministrative dello stesso riscossore;
a volte il mancato pagamento avviene per inottemperanza del cittadino, ma unicamente formale e non sostanziale;
il più delle volte il privato cittadino rinuncia a presentare ricorso, in quanto la presentazione dello stesso non sospende la corsa degli interessi passivi sul debito e, quindi, durante il procedimento giudiziario, essi divengono sempre più onerosi;

si è giunti a paradossi quali il fermo amministrativo dell'automobile di un medico condotto, che utilizzava la propria auto per recarsi dai pazienti, o del pignoramento degli attrezzi da lavoro di un artigiano, privandoli così della possibilità di lavorare -:
quali iniziative intenda attivare il Governo al fine di porre un limite a tale situazione ormai insostenibile e per tutelare i cittadini italiani.
(4-11832)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

PIANETTA. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 29 aprile 2011 il procuratore generale della procura generale della Repubblica presso la corte d'Appello di Milano ha emesso un provvedimento avente per oggetto «sicurezza palazzo di giustizia» con il quale «ritenuta l'assoluta urgenza di provvedere a tutela delle strutture in cui si svolge l'attività giudiziaria», ha disposto che «per il giorno 2 maggio 2011 l'accesso alle immediate vicinanze dell'aula dove si svolge il processo R.G. 2750/06 G.I.P. a carico Grama Franco più altri sia consentito solo a: magistrati e ai loro collaboratori; alle parti del processo suddetto con i rispettivi difensori; al personale impiegato nei servizi di sicurezza» e ha delegato il reparto servizi magistratura carabinieri per l'esecuzione del provvedimento comunicandolo al prefetto, al presidente della corte d'appello, al presidente del tribunale, al presidente dell'ufficio G.I.P. e al procuratore della Repubblica;
questa disposizione non ha consentito a membri del Parlamento e del Governo di poter accedere, come di consueto, ad aree antistanti l'aula dove si svolgeva il processo sopraccitato;
i parlamentari e i rappresentanti del Governo sono stati ospitati, con apprezzato gesto di personale cortesia presso l'ufficio del presidente dell'ufficio G.I.P., rappresentando, peraltro, questo fatto ulteriore conferma dell'impedimento loro imposto;
il provvedimento rientra senz'altro nelle competenze del procuratore generale come previsto dal decreto ministeriale 28 ottobre 1993 che individua le autorità competenti ad adottare i provvedimenti per la sicurezza delle strutture dove si svolge attività giudiziaria, ma risulta, comunque, difficile comprendere come membri del Parlamento e del Governo in quanto tali nelle circostanze sopraesposte possano agire e mettere in atto azioni contro la sicurezza del palazzo di giustizia -:
se i Ministri interrogati non ritengano di valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile volta a chiarire, nell'ambito delle proprie competenze con riferimento a quanto segnalato in premessa, la possibilità dei parlamentari e dei rappresentanti del Governo di accedere alle aule di giustizia anche in occasione dei provvedimenti restrittivi previsti.
(3-01636)

Interrogazione a risposta scritta:

CAZZOLA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 29 aprile 2011 il quotidiano Corriere della Sera, in un articolo a firma di Enrico Marro dal titolo «La sentenza di Modena e l'articolo scritto con l'avvocato della Fiom», riportava elementi relativi alla vicenda che ha visto soccombere alcune aziende del Modenese nel ricorso promosso dalla Fiom contro le stesse, per condotta antisindacale;
nell'articolo di Enrico Marro si dà evidenza di come l'avvocato Alberto Piccinini sia il patrocinatore del ricorso promosso dalla Fiom per condotta antisindacale di cui sopra e di come lo stesso avvocato sia il firmatario, assieme alla dottoressa Carla Ponterio, di un articolo pubblicato su «Questione di Giustizia», bimestrale promosso da Magistratura democratica

che affrontava in maniera critica le principali questioni attinenti alle politiche del lavoro;
l'articolo a firma Piccinini-Ponterio è stato pubblicato anche sul sito internet della CGIL;
la dottoressa Carla Ponterio è un giudice del lavoro di Modena ed è la medesima che ha condannato le aziende nel giudizio promosso dalla Fiom con il patrocinio dell'Avvocato Piccinini;
sia l'avvocato Piccinini che la stessa dottoressa Carla Ponterio avevano in precedenza firmato l'appello «Fermiamo la controriforma del lavoro» promosso da giuslavoristi e intellettuali per lo più vicini alla CGIL e tale appello prendeva chiaramente una posizione politica tesa a bocciare la riforma del lavoro varata dal Governo in carica;
tali vicende, nel loro svolgersi, hanno suscitato più di un dubbio - come riportato nell'articolo - sulla effettiva «terzietà» del giudice in occasione dell'esame del ricorso della Fiom -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie prerogative e facoltà, intenda assumere iniziative ispettive alla luce di quanto riportato in premessa.
(4-11843)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MELIS e TULLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il trasporto di merci pericolose è soggetto a norme e regolamenti molto dettagliati, formulati in base al tipo di materiale trasportato e ai mezzi di trasporto utilizzati. Ogni soggetto coinvolto nel trasferimento di merci pericolose (speditore, caricatore, trasportatore, destinatario) ha i suoi precisi doveri, a partire dallo speditore (indicato anche come mittente) che deve provvedere alla classificazione delle merci, alla scelta degli imballaggi (o dei contenitori o delle cisterne) appropriati in relazione alle caratteristiche di pericolosità delle merci, a fornire al trasportatore tutti i documenti necessari per poter effettuare il trasporto a regola d'arte e in sicurezza. L'ADR è l'acronimo di un accordo internazionale fra i Paesi che hanno inteso regolamentare, già dal 1957, il trasporto su strada di questo tipo particolare di merci. Ogni Paese membro ha adottato misure analoghe tese a disciplinare il riconoscimento degli enti di formazione nonché la formazione professionale dei conducenti adibiti a tali trasporti;
attualmente un conducente che intende effettuare trasporti su strada di merci pericolose deve essere in possesso del certificato di formazione professionale di tipo ADR (detto anche comunemente «patentino ADR») per conseguire il quale è necessario frequentare apposito corso di formazione e sostenere l'esame finale a quiz. Ogni 5 anni si prevede l'aggiornamento (con frequenza obbligatoria del corso) e l'esame finale;
da qualche anno, inspiegabilmente, si registra un forte calo di partecipanti ai corsi di formazione svolti in Italia dagli enti a ciò autorizzati dallo Stato italiano, mentre giungono notizie di trasmigrazioni consistenti di cittadini italiani residenti in Italia nella vicina Svizzera, e precisamente a Lugano, ove si iscriverebbero a una scuola di formazione locale;
il fenomeno non riguarda solo i cittadini residenti nelle regioni del Nord, confinanti o prossime alla Svizzera, ma anche cospicui gruppi di meridionali, e in particolare di sardi residenti in Sardegna. Riesce difficile comprendere la motivazione di questo «esodo», dati i costi vivi necessari per affrontare una trasferta allo scopo di conseguire un patentino più facilmente ottenibile frequentando le scuole di formazione sarde;
in Italia il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il sistema delle scuole di formazione assicurano la regolarità

dello svolgimento dei corsi e la adeguata severità degli esami finali, adottando una procedura e criteri uniformi su tutto il territorio nazionale -:
se il Ministro sia al corrente del fenomeno sopra indicato e quali informazioni possa fornire circa le vere ragioni dell'esodo verso Lugano di tanti cittadini italiani;
se sia in grado di accertare quali reali garanzie offra il sistema di selezione svizzero di uniformarsi ai criteri di serietà sin qui adottati in Italia;
quali provvedimenti eventualmente intenda assumere per mettere fine al sopra indicato fenomeno.
(5-04707)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea riconosce il diritto al cittadino dell'Unione di «circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri secondo le procedure e le condizioni previste dal trattato stesso e dalla legislazione successiva»;
il trasporto marittimo non rientra fra le materie attribuite dall'articolo 117 della Costituzione alla legislazione dello Stato, né fra quelle rimesse alla legislazione concorrente Stato-Regioni. Tuttavia, le disposizioni volte a garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo, sono riconducibili alla materia «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali», di cui all'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione, di competenza statale;
in sede di conversione del decreto legge 5 agosto 2010, n. 125, sono stati definiti gli obiettivi al fine di assicurare il conseguimento della privatizzazione di cui all'articolo 19-ter del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 novembre 2009, n. 166, garantendo la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo e la continuità territoriale con le isole;
le convenzioni di cui al comma 6 del predetto articolo 19-ter del decreto-legge n. 135 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 166 del 2009, sono state conseguentemente prorogate dal 1o ottobre 2010 fino al completamento della procedura competitiva limitatamente alle clausole necessarie alla gestione del servizio pubblico per assicurare la continuità territoriale;
in base al suddetto decreto dell'agosto 2010, per far fronte alla gestione di criticità del settore del trasporto marittimo, legate all'esigenza di garantire la continuità territoriale, e per favorire la conclusione dei processi di privatizzazione in atto, le regioni possono utilizzare le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate relative ai programmi di interesse strategico regionale di cui alla delibera del CIPE n. 1/2009 del 6 marzo 2009, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 137 del 16 giugno 2009;
tali precise indicazioni contenute nel decreto richiamato obbligano l'amministrazione straordinaria della Tirrenia a porre in essere tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la continuità territoriale tra la Sardegna e gli altri scali portuali del Paese;
risulta fin troppo evidente che se tali procedura tese a garantire il rispetto della continuità territoriale di cui alle convenzioni richiamate non venissero messe in atto si continuerebbe a favorire, come sta gravemente avvenendo, quello che all'interrogante appare un vero e proprio «sequestro» di massa ai danni dei sardi e un isolamento senza precedenti della regione;
il mancato inserimento tra le rotte già prenotabili della Tirrenia della Olbia-Genova ha di fatto generato una situazione gravissima sul piano del rincaro dei prezzi dei biglietti da parte delle altre compagnie che dinnanzi a questo scenario indefinito

e complice finiscono per agire, ad avviso dell'interrogante, in regime di cartello monopolistico ai danni della Sardegna;
sono stati denunciati rincari dei prezzi dei biglietti da parte delle compagnie marittime che risultano in alcuni casi quasi raddoppiati;
la generica affermazione delle stesse compagnie secondo le quali si tratterebbe di un rincaro dovuto al prezzo del carburante risulta ingiustificata e non plausibile se non con il tentativo di approfittare di una situazione di totale assenza di controllo sul rispetto della continuità territoriale marittima da e per la Sardegna;
la privatizzazione del gruppo Tirrenia risulta in fase avanzata e l'atteggiamento tenuto dalla gestione commissariale, nel disattendere le clausole della continuità territoriale, favorisce direttamente e indirettamente gli stessi soggetti concorrenti all'acquisizione -:
se non ritenga di dover urgentemente riferire sullo stato d'attuazione delle procedure di privatizzazione della Tirrenia;
se non ritenga di dover intervenire al fine di assicurare da parte dell'amministrazione straordinaria della Tirrenia la corretta attuazione del contratto di servizio relativamente alla continuità territoriale da e per la Sardegna;
se non ritenga di dover garantire il rispetto di tutte le clausole relative alla continuità territoriale e l'attivazione di tutte quelle rotte indispensabili al fine di evitare comportamenti monopolistici e finalizzati solo alla massimizzazione dei profitti parte di altre compagnie di navigazione;
se non ritenga di dover attivare, per quanto di propria competenza, una verifica sulla legittimità degli aumenti proposti dalle compagnie di navigazione operanti sulle tratte sarde;
se non ritenga di dover assumere iniziative normative relative alla continuità territoriale marittima da e per la Sardegna, anche con l'eliminazione del doppio regime residenti-non residenti che risulta anacronistico e non rispettoso del principio di eguaglianza, di pari di diritti di movimento dei cittadini europei in tutte le regioni, e a pari condizioni.
(5-04720)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO, PROIETTI COSIMI e TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel novembre 2011 Arenaways, prima società privata a concorrere con Trenitalia per il trasporto passeggeri sulle tratte regionali e interregionali, è stata costretta ad iniziare la propria attività subendo una pesante limitazione operativa: l'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario (Urtf) del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non ha infatti autorizzato le fermate intermedie sulla linea Torino-Milano e contro questa decisione Arenaways ha presentato due ricorsi all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alla Commissione europea;
le limitazioni imposte dall'Urtf hanno natura e finalità oggettivamente anticoncorrenziali, poiché, come ha precisato il vice-Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Castelli, rispondendo lo scorso 18 novembre in Commissione trasporti ad altra interrogazione sulla stessa materia, «lo svolgimento del servizio di trasporto ferroviario passeggeri richiesto dalla Arenaways sulla tratta in questione» avrebbe potuto «compromettere l'equilibrio economico del contratto di servizio pubblico in termini di redditività dell'impresa ferroviaria Trenitalia titolare dei contratti di servizio con le regioni Piemonte e Lombardia». Su questa base l'Urtf ha così deciso che «Il servizio offerto dalla impresa Arenaways» dovesse «assumere un carattere di media-lunga percorrenza e non anche di tipo regionale in modo dunque da non interferire con i servizi per i quali è previsto invece un contributo pubblico»;

il fondamento normativo della decisione dell'Urtf è il comma 2 dell'articolo 59 della legge 23 luglio 2009, n. 99, secondo cui «lo svolgimento di servizi ferroviari passeggeri in ambito nazionale, ivi compresa la parte di servizi internazionali svolta sul territorio italiano, può essere soggetto a limitazioni nel diritto di far salire e scendere passeggeri in stazioni situate lungo il percorso del servizio, nei casi in cui il loro esercizio possa compromettere l'equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico in termini di redditività di tutti i servizi coperti da tale contratto (...)»;
la mancata separazione proprietaria tra Trenitalia e le società del Gruppo Ferrovie dello Stato (RFI - Rete Ferroviaria Italiana - Grandistazioni e Centostazioni) che gestiscono sia la circolazione che le stazioni della rete ferroviaria italiana, comporta che, malgrado le generiche direttive sulla liberalizzazione del mercato dei trasporti su rotaia, chiunque sfidi Trenitalia sia costretto a giocare a condizioni impari, a partire dalla gestione dichiaratamente ostruzionistica del sistema di informazioni ai viaggiatori; a ciò si aggiunge, come ulteriore conflitto di interessi, il fatto che la proprietà del Gruppo Ferrovie dello Stato sia affidata al controllo dello stesso Esecutivo che, in maniera neutrale, dovrebbe provvedere alla regolazione del traffico ferroviario;
l'Ufficio per la regolazione del traffico ferroviario, prima che giunga a conclusione l'indagine dell'antitrust, potrebbe riconsiderare la limitazione imposta ad Arenaways, che però ha già comportato per l'azienda pesanti ripercussioni economiche;
la previsione di cui all'articolo 59, comma 2, della legge 23 luglio 2009 n. 99, comporta ad avviso degli interroganti, una limitazione della concorrenza nei servizi ferroviari incompatibile con la normativa comunitaria -:
quali misure intenda adottare, per quanto di competenza, per favorire la concorrenza nei servizi ferroviari e quali conseguenze sul piano economico e occupazionale - oltre che sull'efficienza del servizio passeggeri - siano state stimate in considerazione delle disposizioni citate in premessa;
se l'ufficio per la regolazione del traffico ferroviario intenda riconsiderare le limitazioni imposte ad Arenaways alla luce di quanto rappresentato in premessa.
(4-11845)

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INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il 19 aprile 2011 la scuola «Falcone», nel popoloso quartiere ZEN di Palermo, è stata fatta oggetto di un ennesimo atto vandalico;
l'episodio registratosi è apparso a molti la «reazione» ad un'iniziativa per la legalità, organizzata nella scuola il giorno prima, alla presenza di esponenti politici locali e nazionali;
il ripetersi di tali atti lascia intendere la presenza di una precisa regia, volta a ribadire la presenza della criminalità in un territorio tragicamente segnato dalla mafia;
in particolare, le lodevoli iniziative ed il ruolo di presidio svolto dall'istituto Falcone, vengono percepiti come un'intrusione e sono mal sopportati dalla criminalità organizzata, che ha compreso il ruolo determinante nella diffusione della cultura della legalità svolto dalla scuola -:
se non ritenga di promuovere l'utilizzo degli strumenti e delle tecniche investigative più sofisticate, per contrastare episodio come quello di cui in premessa;
se non ritenga, anche di concerto con altri Ministeri, di promuovere, presso tale

istituto, iniziative speciali e progetti pilota per la prevenzione del disagio minorile;
se non ritenga di destinare all'istituto Falcone di Palermo risorse straordinarie, anche attingendo ai fondi confiscati alle mafie, al fine di promuovere e riconoscere l'imprescindibile ruolo di presidio del territorio svolto dalla scuola.
(2-01072)
«Antonino Russo».

Interrogazione a risposta scritta:

BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Treviso giustificando la cosa con non meglio precisate «difficoltà economiche» - non spedisce a casa le tessere elettorali e invita tutti i cittadini elettori a presentarsi presso un unico punto a Treviso per la sostituzione con quelle in loro possesso. Trattasi di circa 60.000 tessere complessivamente;
di fronte a questa situazione, ci saranno persone non in grado di esercitare il loro diritto di voto il 15/16 maggio (elezioni amministrative provinciali) e il 12/13 giugno eventuale ballottaggio e (referendum). Ad esempio coloro che, per motivi tecnici e logistici (pendolari) sono impossibilitati a presentarsi per il ritiro e che non possono delegare alcuno al ritiro. Senza contare comunque al disagio di ogni cittadino che deve affrontare tale situazione visto anche (come riportato dai giornali locali) le code costanti davanti allo sportello;
le istituzioni non possono fingere di non vedere; si è di fronte, ad avviso dell'interrogante, ad una dimostrazione di incapacità organizzativa. I rischi sono il caos ai seggi ed il disincentivo a partecipare alle provinciali e referendum, diritto sancito dalla Costituzione -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopra riportati;
se non intenda intervenire presso il comune di Treviso affinché provveda ad una distribuzione meno caotica e più sicura e nei termini, per dare a tutti la possibilità di poter esercitare il diritto di voto.
(4-11825)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

COSCIA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
alcuni cittadini in rappresentanza della popolazione del piano di zona Romanina Nuova e Tor Vergata del comune di Roma, municipio X, hanno scritto al Ministro interrogato per segnalare un grave problema che si è venuto a creare dopo la comunicazione dei dati da parte dell'ufficio scolastico regionale sulla formazione degli organici per il prossimo anno scolastico 2011-2012;
nel territorio del municipio X del comune di Roma si stanno concludendo, in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico, i lavori per la costruzione di un nuovo complesso scolastico, progettato dall'architetto olandese Herman Hertzbergher, vincitore del concorso internazionale «Saranno le più belle del mondo»;
in una nuova periferia di Roma è stata realizzata una scuola di impianto europeo assolutamente all'avanguardia ideata con criteri fortemente innovativi: il complesso scolastico, infatti, sarà composto da 19 classi di cui 10 per la scuola primaria (piano terra) e 6 per la scuola media (piano primo), 3 aule per i laboratori, la mensa, l'Auditorium e la palestra;
a settembre è, dunque, prevista l'apertura della suddetta scuola che farà parte dell'istituto comprensivo Raffaello e per questo la direzione dell'istituto ha già ricevuto più di 70 domande di iscrizione alla Ia elementare, di cui solo 9 per il tempo normale e le restanti per il tempo pieno;

la scuola ha quindi richiesto all'ufficio scolastico regionale la formazione di 3 classi di Ia elementare a tempo pieno e di 2 classi intermedie: una IIa elementare e una IIIa elementare;
l'ufficio scolastico regionale ha comunicato, tuttavia, che verranno autorizzate solo le 3 classi di Ia elementare a tempo normale e senza tempo pieno e che non saranno attivate le due classi intermedie. Questa decisione determina un grave problema sociale per una zona di nuova costruzione, popolata da coppie giovani in cui entrambi i genitori lavorano, sprovvista ancora di servizi e dove, per questo, il tempo pieno rappresenta una necessità imprescindibile;
questa decisione, tra l'altro, si pone in forte contraddizione con i criteri che hanno ispirato la costruzione del complesso scolastico progettato e realizzato secondo i migliori standard europei dal punto di vista architettonico, della qualità della didattica e del tempo scuola;
inoltre, anche le altre scuole del territorio hanno subito tagli di classi a tempo pieno e quindi sarà impossibile per le famiglie interessate trovare una sistemazione per i loro figli, senza contare che la nuova scuola - che dovrebbe essere per come è concepita - motivo di orgoglio non solo per le amministrazioni locali ma anche per il Ministero rischierebbe a settembre di non avere alunni sufficienti per l'apertura -:
se non ritenga di intervenire, trattandosi di un progetto di così elevato impatto innovativo, affinché vengano accolte le richieste delle famiglie circa la formazione delle 3 classi di Ia elementare a tempo pieno e di 2 classi intermedie: una IIa elementare e una IIIa elementare.
(5-04703)

GHIZZONI, NICOLAIS, TOCCI, SIRAGUSA, PES, DE TORRE, COSCIA, DE PASQUALE, BACHELET e DE BIASI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 29, comma 11, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ha disposto l'abrogazione tra gli altri dell'articolo 1, comma 14, della legge 4 novembre 2005, n. 230, precedentemente utilizzato dalle università per instaurare rapporti di lavoro subordinato tramite la stipula di contratti di diritto privato a tempo determinato, comunemente indicati dalle stesse università e dal sito web del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca come contratti da «ricercatore a tempo determinato»;
tali contratti sono stati comunemente attivati a valere sulle risorse dei fondi e dei progetti di ricerca;
l'articolo 24 della stessa legge 30 dicembre 2010, n. 240, introduce un nuovo contratto da ricercatore a tempo determinato precisando che: «Nell'ambito delle risorse disponibili per la programmazione, al fine di svolgere attività di ricerca, di didattica, di didattica integrativa e di servizio agli studenti, le università possono stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo determinato»;
l'articolo 29, al comma 7, prevede la possibilità di chiamata diretta su posti di ordinario, associato e ricercatore anche per «studiosi che siano risultati vincitori nell'ambito di specifici programmi di ricerca di alta qualificazione identificati con decreto del MIUR, sentiti l'ANVUR e il CUN, finanziati dall'Unione Europea o dal MIUR», limitando di fatto la copertura di nuove posizioni di ruolo a valere su risorse europee o ministeriali;
l'articolo 18, comma 3, della stessa legge 30 dicembre 2010, n. 240, che disciplina le chiamate di professori e l'attribuzione dei contratti da ricercatore a tempo determinato con oneri a carico totale di altri soggetti pubblici e di soggetti privati, contiene una palese incongruenza nel richiamo alle norme dell'articolo 24, foriero di ambigue interpretazioni e, pertanto, di difficile applicazione;

le università sono attualmente impegnate nella stesura dei nuovi regolamenti per l'attribuzione dei contratti di cui all'articolo 24 della legge 30 dicembre 2010, n. 240 -:
se il Ministro non ritenga opportuno fornire chiare indicazioni circa le possibili fonti di finanziamento dei suddetti contratti, così che le gli atenei possano procedere celermente e con certezza alla loro attivazione.
(5-04718)

COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i genitori degli alunni della classe II D, a tempo pieno, della scuola primaria statale «R. Lambruschini» - 119o circolo di Roma, plesso Donati, con una lettera hanno comunicato con grande preoccupazione, che, a causa dei tagli effettuati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca sull'organico di diritto del personale docente per l'anno scolastico 2011-2012 (Circ. min. 14 marzo 2011 n. 21 prot. n. 270 e Circ. min. 18 marzo 2011 prot. n. 7102), la classe frequentata dai propri figli verrà soppressa nell'anno scolastico 2011/2012 ed i medesimi 19 alunni saranno suddivisi nelle altre tre classi seconde, che raggiungeranno il numero di 27 alunni ciascuna;
tale soluzione costituisce una violazione della normativa sulla sicurezza prevista nel regolamento sulla riorganizzazione della rete scolastica di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009 - articolo 10) che prevede classi «con un numero di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26 alunni per classe» (in assenza di alunni con disabilità), a tutela di una sicura, veloce e corretta evacuazione, ed è altresì incompatibile con l'ampiezza insufficiente delle aule scolastiche e con i requisiti previsti dal decreto sulla funzionalità didattica e sull'agibilità del 18 dicembre 1975;
il TAR del Lazio con le sentenze depositate in data 14 aprile 2011, ha annullato i decreti interministeriali n. 62 del 6 luglio 2009 e n. 55 del 6 luglio 2010, il decreto interministeriale 6 luglio 2010, n. 35, e, conseguentemente, anche le circolari 18 febbraio 2010 n. 17 e 13 aprile 2010 n. 37, concernenti la determinazione degli organici del personale docente per gli anno scolastico 2009/2010 e 2010/2011;
lo strumento utilizzato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per tagliare gli organici del personale docente è una «semplice circolare ministeriale che anticipa uno schema di decreto interministeriale, non ancora formalmente in vigore»;
tale schema di decreto, inoltre, è stato approvato senza il «previo parere delle Commissioni parlamentari competenti» invece espressamente prescritto dalla norma (articolo 22, legge n. 448 del 2001, in combinato disposto con l'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009);
sopprimere la suddetta classe significherà, infine, cancellare gli sforzi e l'impegno che le maestre hanno profuso in questi anni, cancellare l'ambiente didattico che si è creato, la fiducia reciproca degli alunni e delle insegnanti, persino gli affetti e le amicizie, l'equilibrio emotivo e didattico della classe; i bambini si troveranno ad affrontare il contemporaneo cambiamento di insegnanti e compagni di scuola, dovranno pertanto ricostruire completamente il tessuto di relazioni interpersonali, dovranno integrarsi nelle nuove classi in cui la didattica sarà prevedibilmente complicata dal maggiore affollamento e dalla conseguente maggiore distrazione -:
se non ritenga, per le ragioni suddette, verificare l'opportunità presso gli uffici preposti di non procedere alla soppressione e allo smembramento della classe, assumendo tutte le iniziative più opportune per garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine il diritto alla continuità didattica ed educativa.
(5-04719)

Interrogazioni a risposta scritta:

GALLETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la dirigente scolastica dell'istituto comprensivo di Monterenzio, in provincia di Bologna, ha posto e confermato l'esigenza, anche per il prossimo anno scolastico 2011/2012, di istituire una quarta sezione statale presso la scuola dell'infanzia di Pizzano «Il Castello delle Favole»;
la nuova sezione consentirebbe di esaurire le liste di attesa e di dare così delle risposte a tutte quelle famiglie che chiedono l'iscrizione in anticipo;
a Monterenzio vi è una forte richiesta sociale di servizi, sostenuta e giustificata dall'aumento demografico del territorio ed anche dall'alto livello di pendolarismo dei cittadini, soprattutto dei giovani;
infatti, occorre sottolineare, come attualmente l'alternativa per le famiglie che non trovano posto nelle nostre strutture scolastiche è quella di iscrivere i propri figli presso scuole che distano molti chilometri di distanza;
fino ad oggi, l'amministrazione di Monterenzio ha investito molto nella scuola dell'infanzia, in particolare nell'espansione del servizio scolastico che rappresenta una delle priorità per far fronte alle numerose condizioni di disagio in cui oggi si trovano molte famiglie per effetto della crisi economica -:
inteso che l'amministrazione comunale si impegna a fare la propria parte e a dotare la scuola delle attrezzature e servizi necessari per offrire ai cittadini un servizio scolastico di qualità, quali iniziative ritenga necessarie al fine di evadere la richiesta di una nuova sezione che permetterebbe un servizio scolastico più funzionale, più organico e più adeguato alla realtà territoriale.
(4-11833)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è in corso di registrazione presso la Corte dei conti il decreto ministeriale n. 139 del 4 aprile 2011 con il quale si fissano nuove norme per la Formazione iniziale degli insegnanti e, in applicazione del decreto ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010 si dà avvio ai corsi di Laurea magistrale;
nel testo del decreto si fa riferimento alla necessità di attivare per ciascuna classe di abilitazione al massimo un solo corso di laurea magistrale in ogni regione;
tale limite appare all'interrogante assurdo soprattutto nelle regioni di più ampia superficie geografica e/o presenza di un maggior numero di studenti e soprattutto per quelle regioni dove sono attive spesso da molti anni diverse università con discipline attinenti la nuova area di indirizzo professionale e che potrebbero convenientemente ospitare al proprio interno corsi di laurea magistrale senza che ciò comporti una penalizzazione dei costi;
la necessità di doversi recare in una singola ed unica sede regionale per tutti gli studenti interessati da una parte sfavorirà le università che non riusciranno ad avere l'assegnazione del corso, ma dall'altra sarà anche un grave handicap per gli stessi studenti più decentrati rispetto all'unica città che a livello regionale risulterà assegnataria e che dovranno superare maggiori spese di trasferimento e soggiorno -:
se il Ministro non ritenga, verificata la realtà scolastica ed universitaria delle regioni di maggiore entità territoriale e studentesca, di dover autorizzare una pluralità di corsi di laurea magistrale preservando un elevato livello dell'insegnamento.
(4-11840)

DIVELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel triennio 2009-2011 le scuole delle province di Bari e Barletta-Andria-Trani (BAT) hanno registrato una forte riduzione

del personale docente ed ATA, a seguito degli interventi di razionalizzazione (cosiddetta <tagli>);
la suddetta riduzione del personale, per il prossimo anno scolastico 2011-2012, ha numeri preoccupanti in quanto si tradurrà conseguentemente in una ridotta offerta formativa, in meno tempo scuola e in classi sempre più affollate in aule non sempre a norma;
il criterio adottato nell'apportare <tagli> generalizzati nelle scuole delle suddette due province non ha tenuto conto dello sforzo degli enti locali che in passato hanno proceduto al contenimento della spesa pubblica e che hanno supplito con risorse proprie all'erogazione di servizi di competenza dello Stato;
gli enti locali delle province di Bari e BAT non possono più sobbarcarsi i costi per gestire le mense e il trasporto alunni, le cui spese, in gran parte, rischiano di ricadere sulle famiglie degli alunni;
gli enti locali in questione non possono più sostituirsi allo Stato per il buon funzionamento della scuola;
all'interrogante non appare opportuno decidere di aumentare l'affollamento delle classi senza considerare se le aule degli edifici scolastici siano in grado di sopportarlo -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'attuale situazione delle scuole delle province di Bari e BAT in merito alla sicurezza delle aule scolastiche;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di evitare che i «tagli» del personale per il prossimo anno scolastico 2011-2012 compromettano il livello di qualità e di quantità dei servizi scolastici erogati agli alunni da parte degli enti locali delle province di Bari e BAT;
se non si ritenga di incrementare il numero dei posti del personale docente ed ATA delle scuole delle province di Bari e BAT per garantire classi adeguate agli spazi disponibili nell'interesse degli studenti.
(4-11841)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DELFINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione occupazionale dell'azienda «Alstom Ferroviaria» di Savigliano (Cuneo) si sta facendo sempre più critica;
a seguito di una drastica riduzione del lavoro, derivata non solo dalla mancanza di commesse ma anche dal ritardo nella consegna dei materiali per quelle in giacenza nello stabilimento, nei mesi scorsi è stato necessario il ricorso alla cassa integrazione per numerosi dipendenti;
il Coordinamento aziendale europeo, il 21 aprile 2011, si è riunito a Parigi per discutere il piano di esuberi annunciati dall'azienda, in cui sarebbe prevista una drastica riduzione dei posti di lavoro (1380 a livello europeo di cui 280 in Italia e 55 a Savigliano);
le organizzazioni sindacali si dicono estremamente indignate per l'atteggiamento incoerente dell'azienda, soprattutto a fronte del recente accordo europeo tra l'Alstom e la Federazione europea dei metalmeccanici, che prevedeva che non si ricorresse ai licenziamenti;
se tale decisione dovesse essere confermata, si assisterebbe ad una crisi senza precedenti che coinvolgerebbe tutti gli stabilimenti italiani;
risulta quanto mai paradossale, che in un periodo di estrema attenzione per lo sviluppo sostenibile e a basso impatto ambientale, si riduca drasticamente la capacità produttiva di un'azienda che costruisce strumenti per il trasporto su rotaia e che impiega oltre 3.700 lavoratori;

alla luce di quanto emerso dagli incontri, le organizzazioni sindacali hanno più volte ribadito la necessità di un tavolo di confronto con la direzione aziendale italiana al fine di bloccare il ricorso ai licenziamenti e di rispettare gli accordi contrattuali, nonché di definire un nuovo piano industriale, mirato allo sviluppo e alla crescita della stessa azienda;
in attesa di una significativa inversione di rotta, i rappresentanti dei lavoratori hanno organizzato per la fine di maggio 2011 una protesta a livello europeo, per opporsi ad una decisione aziendale non condivisibile e che è addirittura contravvenuta agli accordi sottoscritti -:
quali urgenti iniziative intenda avviare al fine di attivare un tavolo di confronto con la direzione aziendale italiana mirato alla verifica della coerenza delle decisioni assunte, a fronte dell'accordo tra l'Alstom e la Federazione europea dei metalmeccanici, che prevedeva che non si ricorresse ai licenziamenti.
(5-04709)

Interrogazione a risposta scritta:

MOSCA e FARINONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Carlo Colombo fondata nel 1947, dal 1963 ha sviluppato la propria attività nella lavorazione dei semilavorati di rame sull'area di 55.000 metri quadrati dello stabilimento di Agrate Brianza;
nello stabilimento erano presenti le più moderne macchine per la lavorazione di conduttori di rame nudi e stagnati per una capacità complessiva di circa 80.000 tonnellate per anno;
la produzione della Carlo Colombo SPA, realizzata a partire dalla vergella di rame ETP1 o lega Cu-Ag proveniente principalmente dalle colate del gruppo, è commercializzata sia sul mercato nazionale che in Europa e nel resto del mondo, proponendo un elevato livello qualitativo e di riconosciuta affidabile in conformità alle norme internazionali;
la Colombo Spa ha concluso importanti investimenti che si sono particolarmente concretati sulla gamma produttiva delle barre in rame con sezioni tonde e piatte;
nel maggio del 2008, la Colombo SPA ha comunicato l'intenzione di avviare una nuova programmazione per il rilancio del sito stesso, che comprendeva una riduzione del personale (30 fra operai ed impiegati) posti in mobilità;
nel mese di giugno 2008 un repentino quanto inspiegabile cambio di strategia aziendale ha portato all'annuncio della chiusura del sito;
la direzione avrebbe motivato la scelta con la volontà di perseguire un incremento di redditività potenziando le sedi di Pizzighettone (Cremona) e Pisa;
il 1o ottobre 2008 viene siglato un accordo con le parti sociali, che sancisce la chiusura dello storico stabilimento di Agrate Brianza e che comprende il ricorso alla Cassa integrazione guadagni straordinaria a decorrere dal 1o gennaio 2009 e fino al 31 dicembre 2009 per un massimo di 81 lavoratori;
l'accordo prevede la disponibilità dell'azienda ad effettuare l'ulteriore anno di Cassa integrazione guadagni straordinari dal gennaio al 31 dicembre 2010 per il residuo numero di lavoratori in forza al 31 dicembre 2009;
contestualmente all'intervento di Cassa integrazione guadagni straordinari l'accordo sancisce che la Carlo Colombo attivi la procedura di mobilità per gli 81 lavoratori fino a tutto il 31 dicembre 2009 e nel caso di concessione della Cassa integrazione guadagni straordinari per il 2010 fino a tutto il 31 dicembre 2010;
viene altresì siglato il piano di gestione degli esuberi che prevede per il 2009 la ricollocazione presso lo stabilimento di Pizzighettone di circa 7 lavoratori,

la ricollocazione di 20 lavoratori presso altre imprese del territorio e l'accesso al trattamento pensionistico di 5 dipendenti e per l'anno 2010 l'accesso al trattamento pensionistico di 5 lavoratori, la ricollocazione per 18 e le dimissioni incentivate per 26 dipendenti;
l'accordo è stato ratificato dal Ministero dello sviluppo economico nel mese di gennaio 2009;
dall'autunno 2009 i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno chiesto verifiche nelle sedi preposte in merito all'attuazione dell'accordo, tali richieste non hanno avuto esito positivo, da qui le proteste culminate il 16 giugno nell'occupazione della fabbrica ed otto operai sono saliti sul tetto per chiedere il rispetto degli impegni che la proprietà si era assunta siglando l'accordo;
detti operai minacciarono di voler intraprendere un'iniziativa di sciopero della fame a tempo indeterminato in quanto, a seguito dell'ulteriore incontro del tavolo di trattativa svoltosi in data 21 giugno 2010 presso la provincia di Monza e Brianza, la direzione della Carlo Colombo non avrebbe dato risposte concrete in merito a quanto sottoscritto nel mese di ottobre del 2008;
il 6 luglio 2010, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla presenza dei rappresentanti della Carlo Colombo SPA, FIOM CGIL, RSU dello stabilimento di Agrate Brianza, Confindustria Monza e Brianza, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, regione Lombardia, provincia di Monza e Brianza, prefettura di Milano, venne raggiunta un'intesa di responsabilizzazione e collaborazione e a dare avvio al «Piano di collocazione e di incentivazione alla formazione e all'esodo» attraverso una pluralità di azioni, tra le quali:
la Carlo Colombo SPA si impegnava all'attuazione degli accordi già precedentemente stabiliti e si rendeva disponibile a favorire dimissioni incentivate; ad agevolare il pensionamento dei lavoratori prossimi al raggiungimento dei relativi requisiti; la previsione di un supporto economico messo a disposizione dalla Carlo Colombo SPA di ogni lavoratore del sito Agrate Brianza che si dichiari interessato e disponibile al processo di ricollocazione;
una collaborazione con la regione Lombardia e la provincia di Monza e Brianza; la previsione di una dote incentivante alla ricollocazione, alla formazione e all'esodo in favore di ogni lavoratore che venga coinvolto fattivamente nel processo di ricollocazione;
la provincia di Monza e Brianza si è impegnata a rendersi parte attiva del programma attraverso la predisposizione dei percorsi di politica attiva del lavoro;
la regione Lombardia si è impegnata a convocare le parti prima della scadenza della Cassa integrazione guadagni straordinari, prevista per il 31 dicembre 2010 per una verifica dell'andamento della stessa e ha dichiarato la propria disponibilità ad attivare ammortizzatori in deroga qualora residuassero eccedenze occupazionali;

a distanza di 10 mesi dal raggiungimento dell'intesa sul «Piano di collocazione e di incentivazione alla formazione e all'esodo», gran parte degli impegni non risultano evasi e rimane incerto l'avvio e il proseguimento del piano di ricollocazione del personale interessato dello stabilimento di Agrate Brianza: alla data dell'accordo i dipendenti erano 59, mentre oggi i lavoratori in cassa in deroga sono 47, che attualmente arriva fino al mese di agosto e solo successivamente si può prolungarla fino alla fine del 2011, 9 hanno dato le dimissioni, 3 raggiungeranno il requisito alla pensione, e i dipendenti che hanno trovato altro impiego a tempo determinato o indeterminato presso altre aziende non hanno tuttavia ricevuto alcun contributo alla ricollocazione -:
quali azioni il ministero del lavoro e delle politiche sociali intenda mettere in atto con la collaborazione della regione

Lombardia della provincia di Monza e Brianza, e della Carlo Colombo SPA per dare seguito al «Piano di collocazione e di incentivazione alla formazione e all'esodo».
(4-11824)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
il recente rapporto Fish dependance day pubblicato da Aniol esteban di nef (new economics foundation) Ocean 2012, che si è occupato di analizzare il livello di dipendenza dell'Unione europea dall'importazione di pesce proveniente da acque non europee, ha evidenziato in termini allarmistici la scarsità di pesce che transita attualmente nel mar Mediterraneo, sostenendo che l'Italia è sempre più dipendente dal pesce proveniente da altri mari;
mentre il consumo dei prodotti ittici rimane invariato e il divario rispetto alle importazione cresce sempre di più, sostiene il predetto documento, nel nostro Paese peggiora lo squilibrio commerciale rispetto agli altri Paesi membri dell'Unione europea;
secondo il rapporto, in Italia si consuma in pratica la stessa quantità di pesce del 1999, ma poiché le catture sono diminuite notevolmente, si ha bisogno di importare il 37 per cento di pesce in più;
secondo i dati fomiti dalla Commissione europea inoltre, il nostro Paese preleva dai mari molto più velocemente, rispetto ai tempi di ripopolamento, e conseguentemente appare evidente la necessità di procurare il pesce altrove;
il medesimo rapporto, secondo la Aniol esteban di nef, dimostra che avendo fallito nella gestione degli stock ittici, gli Stati dell'Unione europea si procurano pesce altrove piuttosto che impegnarsi per riportare gli stock ittici a un buono stato di salute;
appare evidente a giudizio dell'interrogante, imprimere ogni sforzo volto a tutelare e garantire la sostenibilità della pesca in Europa e in particolare dell'Italia che, da quanto suesposto, detiene il record negativo, in termini di produzione e di consumo di pesce interno cosiddetto made in Italy, nell'ambito della riforma dell'Unione europea della politica comune della pesca, evitando l'importazione di pesce in quantità sempre maggiore e l'esportazione in termini di sovra sfruttamento -:
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano intraprendere al fine di tutelare e rilancio l'intero comparto ittico italiano, il cui impatto sulla bilancia commerciale agroalimentare appare di grande rilevanza.
(5-04705)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'intervento del direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA), in Commissione agricoltura della Camera dei deputati, ha destato notevole allarme e preoccupazione, in considerazione del livello inquietante di infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema agricolo, le cui cifre allarmanti, stanno creando gravissimi danni a tutta la filiera incluso i consumatori finali;
secondo il dirigente della DIA infatti, su un totale di 47,5 miliardi di fatturato agricolo annuo, 7 miliardi appartengono alla sfera riconducibile ad attività illecite;
nonostante l'attività di controllo e repressione dei fenomeni illeciti in particolare negli ultimi anni, da parte delle autorità preposte alla tutela e al contrasto alle attività illecite nel settore agricolo e agroalimentare quali l'ispettorato centrale

della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti alimentari, le forze dell'ordine, i carabinieri del nucleo antisofisticazioni, sia stata importante ed apprezzabile, occorrono ulteriori sforzi, a giudizio dell'interrogante, volti a debellare definitivamente le organizzazioni criminali che operano nell'agricoltura -:
quali iniziative intenda intraprendere nell'ambito delle proprie competenze, al fine di tutelare l'intero sistema agricolo nazionale, le cui cifre di fatturato illecito esposte in premessa, rappresentano certamente un enorme danno all'intera economia nazionale non solo del comparto interessato ma anche al mancato incremento del prodotto nazionale lordo, che se invece fossero inglobate al suo interno avrebbero favorito crescita e l'occupazione per la filiera agricola e agroalimentare italiana.
(5-04714)

Interrogazione a risposta scritta:

META. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano Terra il 3 maggio 2011 si sostiene che gli uffici del Ministero alle politiche agricole alimentari e forestali abbiano ripreso un progetto di promozione dei prodotti agricoli e alimentari italiani per gli ospiti della classe «Magnifica» di Alitalia;
nello stesso articolo si fa riferimento ad una costo dell'operazione di marketing agroalimentare di circa sei milioni di euro all'anno a carico del bilancio dello Stato, da utilizzare attraverso la Buonitalia spa, società a capitale pubblico di riferimento del Governo;
l'ex Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan aveva disposto il blocco del finanziamento per la società Buonitalia spa, concesso dal predecessore Luca Zaia, ritenendo opportuno riparlarne «nella programmazione futura» aggiungendo nel corso di un'audizione alla Camera il 30 giugno 2010: «non condanno Buonitalia che, lo ricordo, è stato un ente voluto con forza dall'allora ministro Alemanno e portato avanti con ancora più forza dal Ministro Zaia. In un momento di crisi economica, in cui continuiamo a tagliare risorse, mi chiedo, però, perché tenere in vita un ente che ci costa, solo per la sua gestione, almeno il 12 per cento rispetto al costo di quel benedetto contributo che va all'imprenditore» -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza del progetto di promozione esposto in premessa e se ritengano utile per il settore agroalimentare sostenere un investimento di tale genere il cui costo è interamente a carico dello Stato.
(4-11836)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'utilizzo della posta elettronica nella pubblica amministrazione trova una forte limitazione nel caso in cui l'istanza presentata debba assolvere l'imposta di bollo;
nel mentre tale possibilità è offerta ai professionisti e alle imprese - e per importi superiori a una determinata soglia - altrettanto non avviene a favore dei cittadini;
una soluzione potrebbe essere quella di potere versare l'imposta in modo virtuale in cambio di una ricevuta costituita da un codice a barre o identificativo o ancora da un Q.R. che andrebbe poi allegato alla posta certificata inviata alla pubblica amministrazione, cosicché a quest'ultima basterebbe verificare, attraverso

la rete di servizio con cui è stato effettuato il pagamento, la regolarità del versamento -:
se e quali iniziative siano allo studio per permettere il pagamento virtuale dell'imposta di bollo al fine di incentivare l'utilizzo della posta elettronica nel rapporto con la pubblica amministrazione.
(5-04706)

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SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni, nella regione Puglia, come in altre regioni italiane i cittadini stanno manifestando a seguito degli aumenti applicati sul costo dei medicinali equivalenti;
il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito con modificazioni, dalla legge n. 122 del 30 luglio 2010 all'articolo 11 «controllo della spesa sanitaria», comma 9, reca testualmente «a decorrere dall'anno 2011, per l'erogazione a carico del Servizio sanitario nazionale dei medicinali equivalenti di cui all'articolo 7, comma 1, del decreto-legge 18 settembre 2001, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 novembre 2001, n. 405, e successive modificazioni, collocati in classe A ai fini della rimborsabilità, l'AIFA, sulla base di una ricognizione dei prezzi vigenti nei paesi dell'Unione europea, fissa un prezzo massimo di rimborso per confezione, a parità di principio attivo, di dosaggio, di forma farmaceutica, di modalità di rilascio e di unità posologiche. La dispensazione, da parte dei farmacisti, di medicinali aventi le medesime caratteristiche e prezzo di vendita al pubblico più alto di quello di rimborso è possibile previa corresponsione da parte dell'assistito della differenza tra il prezzo di vendita e quello di rimborso. I prezzi massimi di rimborso sono stabiliti in misura idonea a realizzare un risparmio di spesa non inferiore a 600 milioni di euro annui che restano nelle disponibilità regionali»;
l'AIFA (Agenzia italiana del farmaco) con la determinazione n. 2186/2011 dell'8 aprile 2011 «Applicazione della disposizione di cui al comma 9 dell'articolo 11 del decreto-legge n. 78/2010, in materia di prezzi dei farmaci» pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 15 aprile 2011 ha abbassato il prezzo di riferimento di circa 4.200 farmaci equivalenti di classe A, fissando un tetto massimo di rimborso, più basso rispetto a quello precedente;
a tale determinazione avrebbe dovuto seguire, da parte delle aziende farmaceutiche, un adeguamento dei listini dei farmaci al nuovo prezzo di rimborso. Ma sembrerebbe che le industrie farmaceutiche abbiano lamentato l'impossibilità di applicare le riduzioni soprattutto sui farmaci generici a costo più basso e finora la riduzione è stata, pertanto, a carico dei cittadini, i quali al momento dell'acquisto del medicinale, sono tenuti a coprire la differenza tra il prezzo a carico del Servizio sanitario nazionale e quello indicato dal produttore;
nelle numerose manifestazioni di protesta i cittadini hanno chiaramente lamentato che ancora una volta a farne le spese siano le fasce più deboli della popolazione, anziani, invalidi e tutti coloro che sfortunatamente sono affetti da patologie croniche e che non possono esimersi dall'acquisto del farmaco;
nella nota informativa della Camera dei deputati - Affari sociali - n. 27 del 19 aprile 2011, nel merito di questa problematica, si legge che «l'AIFA sottolinea che, adempiendo al suo compito istituzionale di applicazione delle disposizioni del decreto-legge 78/2010, nella consapevolezza dei possibili disagi che avrebbero potuto verificarsi nell'immediato, ha provveduto ad incontrare Assogenerici ricevendo rassicurazioni circa l'allineamento dei prezzi a quanto stabilito dal provvedimento approvato. L'AIFA esprime comunque la propria

disponibilità a calendarizzare rapidamente un incontro tra le parti per gestire il periodo di transizione, riducendo al minimo i disagi per i cittadini» -:
se il Ministro interrogato, stante quanto sopra riportato, non ritenga utile intervenire con urgenza per attivare azioni concrete utili al raggiungimento di una effettiva riduzione dei listini dei farmaci «generici» affinché ulteriori spese economiche non gravino sulle spalle delle famiglie italiane e di tutte quelle persone affette da patologie croniche.
(5-04711)

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nonostante in Italia il tasso di natalità sia passato dagli anni '70 ad oggi da una media di 2,2 figli a 1,2 figli per donna, i dati economici dimostrano che si sta assistendo ad un risveglio del settore pediatrico in Europa e anche in Italia. Durante il clinical trial day, una giornata di studi che ha riunito all'ospedale pediatrico Bambino Gesù a Roma gli esperti del settori emerso che nel continente sono previste entro il 2020 tremila nuove sperimentazioni destinate alle terapie per l'infanzia pari a un investimento stimato nei prossimi dieci anni di oltre due miliardi e mezzo di euro. Solo in Italia nel 2010 sono stati avviati ben 70 studi su medicinali rivolti ai baby-pazienti. Stando alle ultime stime sull'Italia, elaborate dalla rivista Aboutpharma da dati 2009 Ims Health, la quota prescrittiva pediatrica delle dieci classi terapeutiche più frequentate, costituisce il 3 per cento del mercato. In Italia secondo il rapporto Osmed sull'uso dei farmaci, tra il 2004 e il 2009 il numero medio di dosi giornaliere di medicinali rimborsabili (cioè di classe A) assunte tra 0 e 4 anni è aumentata del 29 per cento e tra 5 e 14 anni del 19 per cento. Si calcola che nel 2004 sette bambini da 0 a 4 anni su 10 ricevessero almeno la prescrizione di un farmaco all'anno mentre nel 2009 si passa a 8 su 10. Inoltre un quarto dei giovani prende medicine per problemi cronici;
discorso a parte per i vaccini a cui nel 2009 in Italia è stata dedicata una spesa complessiva di 279,7 milioni di euro, e le malattie rare, cui la ricerca anche nel nostro Paese riserva maggiore attenzione. Il tutto su un mercato globale pediatrico che varrà 85 miliardi di dollari nel 2017, secondo le proiezioni della Global Industry analysts. La forte espansione si spiega con la crescente incidenza tra i giovanissimi di condizioni croniche come obesità, diabete ed ipertensione, con l'aumento delle prescrizioni di farmaci per il sistema nervoso e le malattie cardiovascolari tra i pazienti pediatrici nonché con la diffusione di farmaci e vaccini nei Paesi emergenti. «Non a caso, conferma Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, nel nostro congresso nazionale che terremo a giugno a Milano intendiamo focalizzarci sugli stili di vita chiedendo la collaborazione di tutti i soggetti che ruotano attorno al bambino: famiglia, scuola, istituzioni, volontariato, mondo scientifico». Il discorso della prevenzione «va esteso alla tutela dei minori migranti», aggiunge Giovanni Corsello, vicepresidente della società di pediatria;
se nel 2002 il settore valeva globalmente 18 miliardi di dollari, nel 2005 il valore del mercato era già salito a 36,4 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuale di circa il 7 per cento, per giungere a 46 miliardi nel 2009 di cui il 42 per cento per gli anti-infettivi, il 16 per cento per il sistema nervoso, l'8 per cento per le terapie ormonali. Ma il crescente consumo di farmaci da parte dei giovanissimi suscita perplessità: il rapporto 2010 del Medco Health Solutions afferma che, malgrado i vantaggi in molti casi, un quarto dei bambini americani è abituale consumatore di medicine: oltre a prendere farmaci per l'iperattività da deficit di attenzione e per l'asma, i bambini sono diventati

consumatori di sonniferi, farmaci per il diabete e perfino statine contro il colesterolo -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di realizzare campagne di prevenzione contro l'abuso di farmaci, specialmente nei confronti di bambini o ragazzi adolescenti;
quali iniziative il Ministro intenda adottare, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, al fine di introdurre incentivi volti all'aumento demografico italiano.
(4-11831)

BOSI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la regione Toscana, con delibera di giunta, disponeva alla fine del 2008, la costituzione presso l'azienda ospedaliera universitaria di Careggi a Firenze, di un laboratorio clinico per la patologia toracica alternativa al trapianto polmonare con l'impiego di cellule staminali, affidata al dottor Paolo Macchiarini, chirurgo con esperienza maturata all'estero;
nel gennaio 2010 la collaborazione del dottor Macchiarini veniva strutturata ed ampliata con l'obiettivo di offrire un'alternativa terapeutica ai pazienti, producendo nove trapianti di trachea anche con utilizzo di cellule staminali; tale attività, di tipo sperimentale, è tuttora in corso;
la regione Toscana, con delibera di Giunta, ha recentemente dato avvio all'iter amministrativo per dar vita ad un «Centro Europeo delle Vie Aeree, Chirurgia Toracica Generale e Rigenerativa e Biotrapianti Intertoracici» da affidare allo stesso dottor Macchiarini;
tale centro avrebbe sede nelle strutture edilizie dell'azienda ospedaliera universitaria di Careggi, senza tuttavia essere ad essa integrato sotto l'aspetto amministrativo, ma operando su convenzionamento. Verrebbero coinvolte più aziende ospedaliere, istituti di ricerca e istituzioni di eccellenza internazionale -:
se tutto quanto descritto in premessa sia conforme alla vigente normativa nazionale in campo sanitario e in materia di trapianti sperimentali;
se il Centro nazionale trapianti abbia autorizzato il prescritto protocollo di sperimentazione;
se in ordine a tale attività sia intervenuto un parere dell'AIFA e del Consiglio superiore di sanità;
se sia a conoscenza di tali iniziative e del quadro dei risultati clinici conseguiti in questo tipo di attività dal dottor Paolo Macchiarini.
(4-11835)

FARINA COSCIONI, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 15 aprile 2011 è stato ufficialmente inaugurato all'Ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, nel corso di una cerimonia cui ha preso parte il presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni ed il centro psichiatrico forense Gonzaga;
l'obiettivo, ribadito per l'occasione, è quello di «restituire alla libertà i pazienti nel rispetto della sicurezza dei cittadini»;
l'obiettivo è, secondo quanto annunciato dallo stesso presidente Formigoni, «ritornare alla vita di tutti i giorni dopo aver commesso un crimine, scontato la pena ed essere stati riabilitati»;
come si apprende da una nota della regione Lombardia, la stessa regione ha stanziato un milione di euro per la ristrutturazione edilizia della palazzina e 800.000 euro per l'assunzione del personale e sempre la regione Lombardia, a titolo di co-finanziamento, ha dato il via alla definizione e realizzazione di percorsi a favore del paziente psichiatrico autore di reato, socialmente pericoloso, ricoverato in ospedale psichiatrico giudiziario; tali percorsi

sono finalizzati al recupero della salute, dei diritti e delle opportunità dei pazienti;
l'attivazione della struttura per l'esecuzione delle misure di sicurezza in regime di licenza esperimento e per l'esecuzione penale esterna della libertà vigilata rientra nel progetto sperimentale «meno OPG», più integrazione, che nel giugno del 2010 la regione Lombardia ha presentato al Ministero della salute nell'ambito del programma strategico promozione di attività di integrazione tra dipartimenti di salute mentale e gli ospedali psichiatrici giudiziari (di cui al decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, 14 ottobre 2009, allegato A, punto 5, Gazzetta Ufficiale 27 gennaio 2010);
si tratta di una iniziativa volta a regolamentare l'impiego di uno stanziamento nazionale di circa 10 milioni di euro sul biennio 2009-2010, come indicato dal piano sanitario; la struttura è organizzata secondo il criterio del «numero chiuso», vale a dire ospita un numero stabilito di pazienti, e non ne accoglie altri quando questo numero è raggiunto; ha in organico 8 infermieri (di cui un coordinatore), 18 Oss, 2 psichiatri a tempo pieno, che affiancano il dirigente medico, responsabile della struttura, l'assistente sociale, 2 educatori professionali, 1 psicologo impegnati per 20 ore alla settimana;
al 21 marzo 2011 l'operatività del centro psichiatrico forense-Gonzaga ha visto l'ingresso di 13 persone, 8 uomini e 3 donne; ed entro il 20 aprile era previsto l'ingresso di altre 7 persone, selezionate grazie ad una griglia di indicatori clinico-relazionali, frutto dell'esperienza maturata dall'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione nella sua attività psichiatrico forense e criminologia;
l'istituzione del centro psichiatrico forense Gonzaga, secondo le intenzioni annunciate, realizzerebbe la piena condivisione di obiettivi con il dipartimento della salute mentale aziendale e i dipartimenti di salute mentale Lombardi, in ordine all'adozione comune degli strumenti e delle procedure per lo sviluppo di processi di cura, assistenza e riabilitazione, allo scopo di fornire una risposta «virtuosa» ai problemi ed alle criticità presenti, quale risposta della regione Lombardia rispetto agli obblighi che scaturiscono dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1o aprile 2008 e dalle successive determinazioni in sede di Conferenza unificata, Stato-regioni e province autonome, contribuendo a limitare il fenomeno delle proroghe improprie, che comportano un intollerabile allungamento del tempo di permanenza dei pazienti negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, dove sono ricoverati un alto numero di cittadini residenti in Lombardia, stimati al 31 dicembre 2010 in circa 270 -:
se sia noto quanto sia l'esatto ammontare degli stanziamenti della regione Lombardia a favore dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere;
quanti siano i pazienti di sesso maschile e di sesso femminile ricoverati nell'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere;
per quali reati siano detenuti i pazienti nell'ospedale psichiatrico di Castiglione delle Stiviere;
se risulti che pazienti lombardi - e che quindi dovrebbero essere ospitati nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere, siano invece ricoverati in altri ospedali psichiatrici giudiziari;
se risulti che pazienti in origine ricoverati nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere siano stati dirottati verso altri ospedali psichiatrici giudiziari come, per, esempio, in quello di Montelupo Fiorentino;
con quale criterio siano stati decise queste assegnazioni, per disposizione di chi, con quale motivazione; per quali reati i pazienti destinati all'ospedale psichiatrico

giudiziario di Castiglione delle Stiviere, provenienti da altre strutture siano ricoverati nell'ospedale psichiatrico giudiziario.
(4-11837)

TESTO AGGIORNATO AL 5 MAGGIO 2011

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
è ormai diffusa la consapevolezza che in un'economia globalizzata la contraffazione crei gravi danni a tutto il sistema produttivo, pregiudicando fortemente l'immagine dell'Italia nel mondo e compromettendo l'export dei prodotti italiani;
la proprietà intellettuale ha assunto oggi una rilevanza strategica nel processo di internazionalizzazione, in quanto la componente immateriale del patrimonio aziendale rappresenta la fonte primaria di creatività e innovazione, determinando un forte vantaggio competitivo per il nostro sistema produttivo;
tuttavia tale componente spesso non è pienamente sfruttata e sufficientemente valorizzata e difesa, essendo la sua tutela legata alla giurisdizione dei territori in cui operano le imprese dove le normative in materia differiscono enormemente da paese a paese;
per tale ragione si rileva estremamente necessaria una strategia volta al riconoscimento, allo sfruttamento e alla difesa dei diritti di proprietà intellettuale a disposizione delle imprese italiane operanti in ambito internazionale. Il Ministero dello sviluppo economico, in attuazione di quanto disposto dall'articolo 1, comma 74, della legge n. 350 del 2003 nel quadro di diverse misure volte a rilanciare la promozione all'estero e a potenziare la tutela del «Made in Italy», ha così istituito e avviato la rete degli uffici di consulenza e di monitoraggio per la tutela del marchio e delle indicazioni di origine e per l'assistenza legale alle imprese nella registrazione dei marchi e brevetti e nel contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale (IPR desk) in collaborazione con l'Istituto per il commercio estero;
si tratta di unità specializzate, in grado di fornire alle aziende servizi finalizzati alla difesa ed allo sfruttamento dei propri diritti di proprietà intellettuale. La competenza, sui desk demandata al Ministero dello sviluppo economico, fa riferimento alla DG lotta alla contraffazione - UIBM per i compiti d'indirizzo, coordinamento e valutazione;
gli Ipr desk attualmente operativi sono 13 in 10 Paesi (Canton, Dubai, Ho Chi Minh, Hong Kong, Istanbul, Mosca, Mumbai, New Delhi, New York, San Paolo, Seoul, Shanghai, Taipei) sono operanti presso gli uffici ICE e forniscono una completa consulenza in tema di tutela del marchio e delle indicazioni di origine; provvedono ad un'assistenza legale alle imprese nella registrazione di marchi e brevetti e danno il necessario supporto nel contrasto alla contraffazione e alla concorrenza sleale;
a fronte di una pur validissima azione di protezione, difesa e supporto per i marchi italiani, gli IPR desk non sono a tutt'oggi in grado di sostenere concretamente le imprese nelle costosissime azioni legali a difesa dei propri prodotti;
in primo luogo in quanto tali uffici non sono presenti in tutto il mondo ma solo in 13 Paesi;
in secondo luogo perché il fondo previsto dall'articolo 4, comma 76, della legge n. 350 del 2003, viene messo a disposizione delle aziende solo nel caso si tratti della tutela di marchi ritenuti di particolare importanza e quindi unicamente nell'ambito delle cosiddette «cause pilota»;
appare chiaro quindi come molte aziende, per dover sopportare dei costi per

loro insostenibili rinuncino ad intraprendere le opportune azioni legali per la tutela dei propri marchi all'estero;
a tal proposito, risulta scarsamente comprensibile perché un Paese che mira a tutelare i propri marchi e brevetti, prevedendo addirittura dei contributi per il deposito degli stessi, non aiuti le imprese a difenderli una volta depositati;
un sostegno in tal senso potrebbe concretizzarsi attraverso un contributo a fondo perduto in misura percentuale (40-50 per cento, delle spese effettuate per la difesa del marchio/brevetto, anche attraverso la compensazione con le imposte dovute, da elargirsi tramite gli stessi Ipr desk all'estero;
ciò costituirebbe chiaramente un incentivo per le aziende a brevettare maggiormente e salvaguarderebbe le aziende italiane, i lavoratori delle stesse e l'intero comparto del Made in Italy -:
se il Ministro interpellato non intenda assumere le necessarie iniziative al fine di garantire, attraverso gli Ipr desk, un reale supporto per le imprese italiane operanti all'estero e creatrici del «Made in Italy», in particolare attribuendo con le modalità ritenute maggiormente idonee, un sostegno economico alle stesse nelle azioni legali, future ed in corso, a difesa dei propri marchi.
(2-01071)
«Calearo Ciman, Sardelli, Cesario, D'Anna, Milo, Misiti, Polidori».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Castelbelforte si stanno registrando, da tempo, enormi ritardi nella consegna della posta;
numerose famiglie ed imprese hanno denunciato tale situazione, mettendo in evidenza anche i danni economici che, in molti casi, i destinatari della posta hanno subìto in ragione dei ritardi;
il consigliere comunale del gruppo «Viviamo Castelbelforte» Fabrizio Sgarbossa ha giustamente denunciato i disagi che stanno vivendo i cittadini, invitando il sindaco a farsi carico di tali problemi presso la direzione provinciale di Poste spa;
è giusto sottolineare che i problemi di cui sopra non sono riconducibili al personale dipendente di Poste spa, ma ad una gestione decisamente poco attenta all'affermazione dei diritti dei cittadini, tra i quali il recapito della posta, e molto più orientata ad altre attività -:
se il Ministro intenda intervenire nei confronti di Poste spa, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, per favorire la risoluzione dei problemi sorti a causa dei pesanti ritardi nella consegna della posta, anche in considerazione dei danni economici subìti da famiglie ed imprese per effetto di tale incresciosa situazione.
(5-04704)

MONDELLO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il piano industriale di Fincantieri, più volte annunciato, ancora non è stato pubblicato;
il ritardo e soprattutto i dubbi sulla reale volontà di rilancio della società stanno destando forte apprensione tra le maestranze preoccupati per il futuro degli stabilimenti di Sestri Ponente e di Riva Trigoso;
le recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato, Bono, che ha affermato che «tre stabilimenti in 150 chilometri sono troppi», unite alla notizia, poi smentita, di una razionalizzazione dei siti produttivi con il ridimensionamento del cantiere per navi mercantili di Sestri Ponente, la chiusura del cantiere di Riva Trigoso con la concentrazione del settore militare

in quello del Muggiano, hanno ulteriormente allarmato i lavoratori dei cantieri liguri;
è utile ricordare che Fincantieri, con i suoi 830 dipendenti, i circa 500 addetti delle ditte di appalto e i circa 1500 occupati nell'indotto rappresenta nel Tigullio l'unica grande presenza industriale, e la sua perdita porterebbe al collasso sociale ed economico di un territorio che non può vivere di solo turismo -:
se non ritenga di vigilare affinché il piano predisposto da Fincantieri per il rilancio della cantieristica ligure in generale e del Tigullio sia idoneo ad assicurare adeguati e programmati investimenti per la ripresa dell'attività produttiva e per garantire l'occupazione e la sicurezza delle maestranze.
(5-04713)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI e BITONCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie, il gruppo Volkswagen Italia di Verona, da tempo sta attuando pratiche anticoncorrenziali, le quali stanno causando la fuori uscita dal mercato di oltre quattrocento aziende italiane della rete di assistenza Audi;
gli accordi per i servizi di riparazione e manutenzione delle autovetture sono disciplinati da regolamenti comunitari i quali prevedono che il costruttore emani gli standard di natura prettamente qualitativa da applicarsi nei confronti dei riparatori autorizzati che richiedano di entrare nella rete di assistenza;
i suddetti regolamenti prevedono inoltre, nell'interesse del consumatore, che le officine autorizzate non siano obbligate ad utilizzare ricambi originali per i servizi a pagamento di riparazione e manutenzione, i cui costi sono notevolmente superiori rispetto a quelli praticati sui ricambi alternativi;
le regole introdotte dal gruppo, relativamente alle attività svolte dalle concessionarie, sembrano non rispettare pienamente la disciplina imposta dai regolamenti comunitari, avendo come reale obiettivo quello di favorire soltanto la vendita di ricambi originali;
il gruppo Volkswagen Italia ha infatti intrapreso una politica di riduzione della rete che lascia operativi in ogni comparto territoriale uno o pochi riparatori, i quali, potendo praticare prezzi più alti, sono in grado di acquistare e rivendere soltanto ricambi originali a danno della concorrenza e del consumatore finale;
le strategie attuate dal gruppo rappresentano un danno per l'economia e l'occupazione, costringendo molti imprenditori italiani a dover procedere ad una politica di tagli degli investimenti e del personale che potrebbe comportare il ritiro dei mandati di concessione dei marchi Volkswagen e Audi;
la vicenda è stata denunciata all'autorità garante della concorrenza e del mercato e presso il tribunale civile di Verona dove è in corso un procedimento giudiziario nei confronti del Gruppo Volkswagen di Verona, anche per verificare se ci siano state violazioni delle norme sulla concorrenza; su quest'ultimo aspetto c'è stata anche una segnalazione alla commissione europea -:
se e quali iniziative il Ministro interrogato voglia prendere in merito alla vicenda segnalata al fine di scongiurare le negative ripercussioni che la stessa avrebbe sulle piccole imprese italiane, sull'occupazione e sui consumatori.
(4-11828)

STRIZZOLO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la vicenda dell'Elettrodotto Redipuglia-Udine ovest si sta trascinando da anni, facendo insorgere forti preoccupazioni per

le turbative arrecate alla certezza del diritto ed alle rappresentanze democraticamente elette grazie anche al perdurante silenzio o all'inazione di diverse entità pubbliche, rivelatesi insensibili alle motivate ragioni della popolazione e delle amministrazioni locali - comuni, province e regione Friuli Venezia Giulia - tutte favorevoli ad una soluzione interrata e, nel contempo, ben consce del fatto che il progetto di che trattasi non possa essere approvato senza il generale consenso ed in carenza di quei requisiti formali e sostanziali che si esigono da un'opera giudicata di pubblica utilità, dichiarata strategica ai fini della sicurezza nazionale e tale sostenuta con il pubblico erario;
con la pretesa nuova linea sottoposta alla regione Friuli Venezia Giulia 9 giugno 2006, sono state sovvertite le indicazioni del piano regionale per l'energia del 2003 e le decisioni pregresse che vedevano l'urgenza di rafforzare il collegamento verso la Slovenia sulla direttrice Okroglo-Udine est;
in assenza di una funzione statale incaricata di progettare il sistema elettrico nazionale e guidarne l'attuazione in armonia con i necessari, quanto univoci, criteri di sicurezza, efficienza e di economicità, Terna S.p.A. si muove a propria discrezione, tanto da ritenere prioritaria la realizzazione di un sistema di dorsali principali, alias «suoer grid», in luogo di un sistema intelligente, alias «smart grid», quale - presupponendo il comportamento virtuoso dell'utenza e l'autonomia energetica - si fa sempre più strada nei paesi più evoluti. Di tali dorsali, è dunque previsto faccia parte anche la tratta aerea, in doppia tema, Udine Ovest-Redipuglia a 380 kV, tratta destinata ad attraversare la pianura friulana mediante una teoria di tralicci di proporzioni inusitate, sino a superare i settanta metri di altezza, posti lungo un percorso di circa quaranta chilometri;
in particolare, sono stati sovvertiti gli enunciati del «programma di sviluppo triennale 2003-2005», quali, richiamando la necessità di minimizzare ogni impatto ambientale, ovvero di ricorrere a linee interrate e tracciati esistenti, avevano sottolineato come ogni nuova interconnessione dovesse provvedere «al soddisfacimento dei fabbisogni energetici delle realtà industriali regionali piuttosto che ad un utilizzo rivolto ad utenze extraregionali, tenuto conto anche degli effettivi minori impatti dovuti a realizzazioni che prevedono soluzioni di collegamento generalmente interrate o che seguono tracciati infrastrutturali esistenti»;
il 23 dicembre 2008 il Ministero dello sviluppo economico partecipava, per le vie brevi, ai comuni e agli enti ritenuti interessati dal tracciato della nuova linea, l'avvenuto deposito di un progetto e una «comunicazione di avvio procedimento» relativamente all'«Autorizzazione ai sensi dell'articolo 1, comma 26, della legge 23 agosto 2004, n. 239, alla costruzione ed all'esercizio dell'elettrodotto a 380 kV in doppia Terna «S.E. Udine Ovest-S.E. Redipuglia» e opere connesse;
nelle more di dare accesso agli elaborati di progetto che detto Ministero aveva evidentemente ritenuto esaustivi e congrui, pur senza aver avuto il tempo materiale per compiere una qualche istruttoria, fu contestualmente annunciata la convocazione della rituale «conferenza di servizi», non senza premettere che tutto il procedimento era destinato a soggiacere ad una autorizzazione unica, tale, quindi, da rendere pleonastica la conferenza di servizi medesima e non vincolanti le possibili obiezioni all'opera;
in esito alla procedura avviata dal Ministero, il 22 gennaio 2009 la società TERNA S.p.A. provvedeva a diramare per pubblici bandi la notizia dell'avvenuto avvio della procedura, dell'avvenuto deposito degli elaborati di progetto e della documentazione di VIA presso i preposti uffici regionali, provinciali e comunali, in uno con l'elenco delle particelle suppostamene interessate dagli espropri o dalle servitù di elettrodotto - ma senza l'elenco nominativo dei proprietari -, dando un termine di

trenta giorni per la presentazione delle opposizioni all'opera e - sebbene non ancora pubblicato sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - di sessanta per la presentazione delle osservazioni ai sensi dell'articolo 24, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006 come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008 - che da più parti, non di meno dalla direzione centrale mobilità, energia e infrastrutture di trasporto della regione Friuli Venezia Giulia (protocollo n. 0000482/p del 23 gennaio 2009) si e subito lamentata l'infondatezza del presupposto normativo della procedura avviata il 23 dicembre 2008, ossia l'articolo 1, comma 26 della cosiddetta legge «Marzano», alias legge n. 239 del 2004, visto che la legge medesima all'articolo 1, comma f), fa salve le competenze delle regioni autonome a statuto speciale, tanto che nel caso in esame il rilascio dell'autorizzazione di competenza statale deve essere subordinato all'intesa specificatamente prevista per la regione Friuli Venezia Giulia, dall'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 110 del 2002 (norme di attuazione dello statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia concernenti il trasferimento di funzioni);
entro i termini assegnati, sia pur inficiati dalla mancata pubblicazione sul sito Web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal mancato elenco nominativo dei soggetti interessati dall'esproprio coattivo e dalle servitù di elettrodotto, furono o direttamente inviate ai Ministeri interessati o per il tramite dei rispettivi comuni centinaia di opposizioni e, similmente, le osservazioni di migliaia di istanti, non ultima una osservazione collettiva condivisa da cinquemila sottoscrittori, univocamente identificati e tutti determinati ad esigere in alternativa una linea interrata;
in esito alle molteplici, universali contrarietà suscitate da un elettrodotto aereo di proporzioni inusitate e da un progetto vistosamente incompleto e reticente, le province contermini di Udine e Gorizia associavano le rispettive istanze a quelle dei rispettivi comuni, enti, associazioni di categoria onde approfondire le tematiche coinvolte e addivenire ad una proposta realizzativa condivisa e la meno impattante possibile, tanto da decidere l'attivazione di Agenda 21 locale, per la formulazione di quanto previsto ex articolo 25 del decreto legislativo n. 152 del 2006 come modificato dal decreto legislativo n. 4 del 2008;
l'intrapreso Forum di Agenda 21, esteso ad ogni possibile portatore di interesse registrava la defezione della Terna S.p.A. e, tuttavia, si avviava a compimento con la proposta universalmente condivisa (ivi compresi i comuni che inizialmente avevano ceduto alle pretese della Terna S.p.A.) di un equipollente elettrodotto interrato da porsi al bordo dell'autostrada A4, Redipuglia-Udine;
giungendo a compimento il Forum e formatasi la generale contrarietà all'elettrodotto aereo, la Terna S.p.A. con sua nota emetteva un perentorio comunicato stampa, subito diffuso dai quotidiani locali, con il quale dichiarando la sua indisponibilità a modificare il progetto in questione con ragioni prive di supporto analitico e nuovi elementi conoscitivi e, comunque, assenti nella documentazione ufficiale in corso di istruttoria presso gli enti ministeriali, regionali e le amministrazioni locali, di fatto introduceva una plateale turbativa al regolare processo di elaborazione e inoltro dei pareri e delle osservazioni di competenza, turbativa che da più parti veniva percepita alla stregua di una vera e propria intimidazione, in ispecie da parte di quei comuni che dopo essere stati indotti a sottoscrivere l'intesa con la Terna si erano ricreduti;
il 3 luglio 2009 si inaugurava presso gli uffici del Ministero per le attività produttive la Conferenza di servizi, presenti gli amministratori locali e il rappresentante legale della Terna S.p.A., il quale risulterebbe all'interrogante aver svolto una struggente azione di convincimento verso i primi cittadini dei comuni che avevano mutato il loro orientamento assumendo

una posizione avversa all'elettrodotto aereo. Contestualmente, il Parlamento licenziava una nuova legge sull'energia in base la quale veniva meno la necessità del placet delle regioni interessate nella localizzazione di centrali nucleari, rigassificatori ed elettrodotti;
il consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, nel corso del 2010, decideva di condividere la proposta di un elettrodotto interrato, quale universalmente veniva invocato, assegnando al presidente Tondo, il mandato di sostenere in ogni modo possibile l'interramento della linea;
sollecitata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a produrre alcune giustificazioni ed integrazioni al progetto originario, la documentazione prodotta dalla società proponente incontrava la ferma censura di amministrazioni locali e privati, e tale veniva considerata del tutto insoddisfacente dagli uffici regionali del Friuli Venezia Giulia, a tal punto da ispirare la risoluzione della giunta regionale DGR 1095 del 4 giugno 2010, la quale, dopo ampia motivazione, concludeva «di non poter esprimere parere di compatibilità ambientale sul progetto...» per una serie di rilevanti carenze, «per l'insieme delle motivazioni sopra esposte, non risultando essere stata sviluppata anche l'alternativa della linea elettrica in cavo interrato...»;
anziché attenersi scrupolosamente al mandato conferitogli dall'assemblea nella citata seduta del 4 febbraio 2010 e alle sovrane decisioni delle amministrazioni locali, la regione Friuli Venezia Giulia si è posta a sostegno della soluzione aerea voluta dalla Terna e, anzi cercava di presentarla come ineluttabile nel corso di un incontro avutosi con i primi cittadini dei territori attraversati e i presidenti delle due province contermini;
di fronte degli ingiustificati ritardi accumulati nell'esperire la valutazione di impatto ambientale, i comuni ostili alla linea aerea proponevano al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di promuovere la pratica della pubblica inchiesta ricevendone, peraltro tardivo e inconcludente riscontro;
nel frattempo, Terna Spa ha avviato una campagna pubblicitaria che disorienta l'opinione pubblica circa il reale impatto dell'opera, e che rischia di isolare e delegittimare quegli amministratori pubblici che si sono spesi nella tutela dei rispettivi territori, in coerenza con le volontà espresse dai cittadini, ovvero nella richiesta di una soluzione alternativa basata sull'interramento della linea, al pari di quanto si opera nelle regioni e negli stati più evoluti;
a fronte di segnalazioni e comunicazioni di pregnante rilevanza, reiteratamente indirizzate dai comuni interessati e anche dal Comitato per la Vita del Friuli Rurale a diversi soggetti pubblici e istituzionali, compreso l'autorità garante della concorrenza e del mercato, vi è la necessità di effettuare, da parte dei Ministeri interessati, le opportune e necessarie verifiche sulla linearità e congruenza dell'iter burocratico-amministrativo seguito fino ad oggi da tutti i soggetti interessati e/o coinvolti nella programmazione ed attuazione della importante opera infrastrutturale;
si sottolinea l'importanza di pervenire alla realizzazione di interventi strutturali, condivisi e concertati con le rappresentanze politico-istituzionali interessate agli interventi stessi, che possono avere un impatto significativo sul territorio, sull'ambiente e sulla salute delle persone -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle modalità di svolgimento e degli effetti dell'iter burocratico-amministrativo fin qui seguito per la realizzazione dell'elettrodotto;
quali siano le iniziative che i Ministri interrogati intendono assumere per assicurare il rispetto della volontà delle amministrazioni locali interessate all'opera, promuovendo le condizioni per un giusto e necessario equilibrio tra le esigenze di crescita

e di sviluppo economico e la necessità di tutelare l'ambiente e il territorio con tutte le loro specificità.
(4-11838)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel settore relativo alla realizzazione di impianti fotovoltaici, non mancano alcune difficoltà di sistema che potrebbero impedire un consistente e positivo sviluppo di tutto il comparto (le strutture in esercizio sono ormai oltre 150.000). Nei grandi impianti il rendimento finanziario è anche influenzato dall'esperienza nella gestione delle attività operative, mentre in quelli di piccola taglia la convenienza all'installazione e allo scambio di energia sul posto è resa complessa da nuovi adempimenti burocratici e dalla generale improvvisazione di molti installatori. Un'improvvisazione che potrebbe pesare sulla scarsa qualità dell'installazione stessa e causare nei prossimi anni inefficienze non facilmente rimediabili se non da professionisti perfettamente qualificati. Di fatto, nei grandi impianti fotovoltaici gli investitori finanziari sono poco attrezzati per sovrintendere con efficacia alla gestione tecnico-operativa e ai rischi amministrativi ed economici indiretti che si manifestano dopo i primi mesi di funzionamento;
«una giornata di sosta forzata può costare ad esempio decine di migliaia di euro per la mancata produzione» avverte Guido Reyneri di Golden, società di ingegneria specializzata nella consulenza nell'Epcm (Engineering, procurement construction and management). Nei casi di impianti di elevatissima taglia una gestione non perfetta delle operazioni di manutenzione può portare «a fermate straordinarie che peserebbero sul conto economico fino a 100.000 euro al giorno». Chi compra un grande impianto «si aspetta il massimo delle prestazioni ragionevolmente possibili e tutta l'attenzione necessaria a garantire la durata e il valore nel tempo», dice Reyneri. Può succedere però che i risultati previsti dal piano economico-finanziario di un progetto non corrispondano alle attese di un tasso di riferimento significativo e le cui minime variazioni si ripercuotono sul portafoglio dell'investitore in conto capitale, ma non su quello del prestatore del debito o del gestore. Le motivazioni e le esigenze del gestore dell'impianto e quelle dell'investitore/proprietario sono intrinsecamente diverse (erogare il servizio previsto al minimo costo per il primo e massimizzare il profitto per il secondo) e ciò potrebbe comportare una perdita di ricavi per quest'ultimo. Senza contare che i gestori non sono sempre preparati tecnicamente per soddisfare il bisogno di ottimizzazione degli investitori;
una soluzione per ovviare a questo tipo di problemi sono i servizi di owner's engineering, che diventano sempre più apprezzati per ricercare le migliori performance dei grandi impianti e assicurarne una più attenta gestione o manutenzione. Dal canto loro i piccoli operatori effettuano l'investimento sull'aspettativa di un periodo di ritorno interessante (8-10 anni, variabile, in funzione del livello degli incentivi), «ma non fanno i conti con la complessità burocratica dell'apparato commerciale e non si tutelano sufficientemente per ottenere garanzie di producibilità dell'impianto prima che esso entri in servizio» dice Carlo Corallo di Elettrogreen Power. Ecco perché sulla piccola-media taglia può essere opportuno rivolgersi ad aziende di servizi energetici (le cosiddette «esco») che - attraverso la stipulazione di un contratto per la gestione del servizio energia - si sostituiscono al singolo operando in modo diretto con il sistema commerciale e dotandosi di strumenti diagnostici da remoto in grado di segnalare efficacemente un eventuale default produttivo prolungato;
questo tipo di impianti si sostiene attraverso il contributo in conto scambio, che prevede il ristorno di una parte degli oneri sostenuti dall'operatore per il prelievo di energia elettrica dalla rete. «Per retrocedere tale valore - precisa Corallo - il Gse deve ricevere informazioni, oltre che dall'utente stesso, anche da operatori di sistema. Quando un anello della catena

informativa si interrompe, i pagamenti da parte del Gse non procedono». Inoltre, in molti casi si assiste a una produzione dell'impianto notevolmente inferiore rispetto ai dati di progetto, a causa di una scarsa manutenzione o peggio, per un'errata progettazione e/o installazione iniziale. Così «in un impianto di piccola-media taglia, per una produzione equivalente di circa 1200 ore/anno il rischio è quello di ottenere una resa energetica inferiore ad oltre il 10 per cento. Il punto è che il piccolo operatore non ha spesso gli strumenti per individuare e risolvere tali anomalie. Ma bisogna evitare di intervenire in modo tardivo compromettendo ulteriormente parte dei ricavi e deprimendo di conseguenza la bontà dell'investimento» -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare al fine di promuovere e sostenere la diffusione degli impianti fotovoltaici e di rimuovere le criticità che ne ostacolano lo sviluppo.
(4-11842)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Franceschini e altri n. 1-00633, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gianni Farina.

La mozione Galletti e altri n. 1-00634, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 aprile 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bosi.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Togni e Esposito n. 7-00580, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Allasia.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Velo e altri n. 2-01069, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marco Carra, Schirru.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti n. 5-04701, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Comaroli.

Pubblicazione di testi riformulati.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Franceschini n. 1-00633, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 469 del 28 aprile 2011.

La Camera,
premesso che:
«il 24 marzo 2011 è stata approvata dalla Camera dei deputati la risoluzione n. 6-00072;
il 27 aprile 2011 sono state rese comunicazioni dal Governo alle Commissioni riunite esteri e difesa di Camera e Senato sull'evoluzione della situazione libica;
considerato il drammatico aggravarsi della situazione umanitaria in Libia, con particolare riguardo alle aree oggetto di pesanti e indiscriminati bombardamenti da parte delle truppe del colonnello Gheddafi, specie nell'area di Misurata e Zintan, dove si stanno consumando vere e proprie stragi di civili;
appare necessario, accanto all'azione militare in corso, l'avvio di una forte iniziativa politico-diplomatica, sotto il coordinamento delle Nazione Unite e del

suo rappresentante speciale al fine di giungere, nel più breve tempo possibile, ad un effettivo cessate il fuoco, quale premessa indispensabile per una soluzione duratura della crisi libica;
per il raggiungimento di tale ultimo obiettivo è altresì altamente auspicabile la convocazione, non appena le condizioni lo renderanno possibile, di una conferenza di pace, con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali interessati e in particolare delle organizzazioni internazionali a carattere regionale come l'Unione africana e la Lega araba;
il Governo libico ha fatto e sta facendo ampio uso dei mezzi di informazione per attività di propaganda e per fomentare la violenza contro i civili libici che si oppongono al regime;
nella conduzione dell'intervento militare occorre garantire la massima protezione della popolazione civile libica e prevederne una costante e puntuale informazione sugli obiettivi dello stesso intervento nelle zone controllate dal regime, anche mettendo fuori uso gli strumenti di propaganda mediatica utilizzati da Gheddafi e dalle autorità libiche;
in Libia vivono decine di migliaia di profughi provenienti da tutta l'Africa che stanno soffrendo una gravissima crisi umanitaria e che mettono a rischio la loro vita cercando di attraversare il canale di Sicilia pur di fuggire al conflitto;
i finanziamenti alla cooperazione civile internazionale sono stati tagliati radicalmente in questa legislatura, passando dai 732 milioni di euro del 2008 ai 176 milioni di euro del 2011, riducendo così drasticamente le possibilità di intervento a sostegno di attività di formazione democratica e dello stato di diritto nei Paesi in via di sviluppo;
il rapporto sui diritti umani nel mondo approvato dal Parlamento europeo nel 2008, nel quale si afferma che esso considera la difesa non violenta dei diritti dell'uomo lo strumento più adeguato per il pieno godimento, l'affermazione, la promozione, il rispetto dei diritti dell'uomo fondamentali, è rimasto inattuato e non sono attualmente previsti programmi di cooperazione internazionale italiana a favore della difesa non violenta dei diritti dell'uomo,


impegna il Governo:


ad adottare, in continuità, ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili - in coerenza con le deliberazioni adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e le conseguenti deliberazioni del Parlamento italiano - mantenendo altresì costantemente aggiornate la Camera sulla quotidiana evoluzione del contesto libico, rendendo disponibili tutte le risorse aggiuntive necessarie ai conseguenti obiettivi assegnati;
ad avviare quanto prima nelle opportune sedi internazionali una forte iniziativa politico-diplomatica, sotto il coordinamento delle Nazioni Unite e del suo rappresentante speciale al fine di giungere quanto prima ad un cessate il fuoco;
ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi internazionali al fine di promuovere e determinare le condizioni per la convocazione di una conferenza di pace con il pieno coinvolgimento di tutti gli attori regionali interessati, e in particolare delle organizzazioni internazionali regionali come l'Unione africana e la Lega araba;
a prevedere misure di sostegno straordinario nell'ambito della cooperazione civile, e in coordinamento con gli altri Paesi alleati a partire dall'Unione europea, per garantire la piena informazione attraverso tutti i mezzi di comunicazione - anche nelle zone della Libia controllate dalle autorità di Gheddafi - sulla natura di quel regime, sui crimini da esso commessi e sugli obiettivi di promozione della democrazia e dei diritti umani promossi dalle Nazioni Unite, anche mettendo fuori uso le strutture di propaganda mediatica utilizzate dalle autorità libiche;

a prevedere, di concerto con l'Unione europea, interventi umanitari anche in Libia, oltre a quelli in corso in Tunisia, per la protezione dei profughi e dei richiedenti asilo, in modo da garantire la protezione;
a predisporre un piano di rilancio straordinario della cooperazione civile internazionale, anche con iniziative da prendersi in sede di Consiglio europeo, attraverso l'individuazione di programmi e progetti per dare concreta attuazione al concetto della «difesa non violenta dei diritti dell'uomo e della democrazia», approvato dal Parlamento europeo nel 2008, in Libia e in tutto il Medio Oriente.
(1-00633)
(Nuova formulazione) «Franceschini, Mecacci, Tempestini, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Lenzi, Boccia, Amici, Giachetti, Quartiani, Rosato, Gianni Farina».

Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Pietro n. 1-00635, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 470 del 3 maggio 2011.

La Camera,
premesso che:
l'intero bacino mediterraneo è investito da una crisi politica, sociale ed economica sfociata in rivolte a carattere violento;
contro i regimi autoritari dei Paesi arabi, infatti, si sono verificati significativi moti popolari che, accesisi in Algeria, si sono tumultuosamente estesi in Tunisia e in Egitto, con la conseguente caduta e fuga del presidente Ben Ali e del presidente Mubarak, in Bahrein, nello Yemen, in Siria;
anche in Libia si sono verificate significative sollevazioni contro il regime del colonnello Gheddafi, ma in questo Paese la crisi risulta essere molto più grave; dal 15 febbraio 2011, infatti, la ribellione popolare e le risposte del regime sono sfociate in vera e propria guerra civile;
il Consiglio di sicurezza dell'Onu, in conseguenza della feroce repressione delle proteste in Libia, ha adottato all'unanimità, il 27 febbraio 2011, la risoluzione 1970/2011 con l'adozione di misure contro Muammar Gheddafi e i suoi sodali: il blocco di tutti i loro beni all'estero, il divieto di viaggio e l'embargo di vendita di armi;
tuttavia, la situazione è costantemente precipitata e la violenta reazione militare delle forze governative libiche, attraverso ripetuti bombardamenti dell'aviazione sulla popolazione civile, ha scosso la comunità internazionale che solo a questo punto, tra ritardi e indecisioni, si è mossa alla ricerca di una soluzione con la convocazione di una riunione dei Ministri degli esteri del G8 a Parigi, imperniata soprattutto sull'imposizione di una no fly zone sulla Libia;
il 17 marzo 2011 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato un'altra risoluzione, la 1973/2011, con il voto favorevole di 10 Paesi, Francia, Gran Bretagna, Usa, Bosnia, Gabon, Nigeria, Sudafrica, Portogallo, Colombia e Libano, e l'astensione di Russia, Cina, Germania, Brasile e India; la risoluzione ha autorizzato l'applicazione di una no fly zone sulla Libia e ha acconsentito alla messa in campo di «tutti i mezzi necessari» per proteggere i civili dalle forze del leader libico Muammar Gheddafi;
le Commissioni affari esteri e difesa della Camera e del Senato hanno rispettivamente approvato il 18 marzo 2011 due risoluzioni di identico contenuto che danno mandato al Governo ad agire in base alla risoluzione dell'Onu sulla Libia; le suddette risoluzioni hanno autorizzato il Governo a mettere in campo le misure necessarie a proteggere i civili e la concessione dell'uso delle basi militari in territorio italiano, in piena adesione alla risoluzione n. 1973 dell'Onu sulla Libia;
come è noto, a seguito di quanto sopra esposto è scattata l'operazione Odissey dawn (Odissea all'alba), cui partecipano al momento Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Italia e Canada;

con il passare del tempo, la comunità internazionale impegnata in questa operazione si è resa conto dell'impasse che si è determinata in quella regione, anche in ragione del fatto che è stato escluso, giustamente, qualsiasi intervento di occupazione terrestre da parte di truppe straniere;
il nostro Governo ha espresso, in tale contesto, di volta in volta posizioni diverse su come agire e su che tipo di presenza garantire per consentire il passaggio della Libia verso istituzioni democratiche;
è di pochi giorni fa, infatti, una dichiarazione del Ministro degli affari esteri Frattini il quale ha affermato che quella in atto è «una situazione difficile sul terreno ed ecco perché occorre andare fino in fondo. Esclusa l'azione di terra, o colpiamo con singole azioni aeree i carri armati di Gheddafi o lasciamo consapevolmente e volontariamente uccidere civili a centinaia e a migliaia. Per questo non possiamo tirarci indietro, la nostra leale collaborazione con gli alleati porterà un contributo decisivo»;
in tal modo, dunque, il Governo con propria iniziativa ha deciso, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, di ampliare la natura stessa della risoluzione di maggioranza approvata il 24 marzo 2011 alla Camera dei deputati, travalicando i limiti della stessa verso un deciso coinvolgimento militare;
un voto parlamentare, alla luce della gravissima lacerazione politica interna alla maggioranza, si rende necessario anche allo scopo di verificare se il Governo disponga ancora di una propria maggioranza in politica estera,


impegna il Governo:


a circoscrivere la natura e estensione della presenza italiana nella missione deliberata nell'ambito della risoluzione 1973/2011 dell'Onu, escludendo esplicitamente la partecipazione attiva del nostro Paese ai bombardamenti contro obiettivi sul suolo libico;
ad avviare con immediatezza una forte azione diplomatica per giungere ad una soluzione del conflitto in atto e fare avviare un serio processo di pacificazione e democratizzazione nel territorio libico.
(1-00635)
(Nuova formulazione) «Di Pietro, Donadi, Evangelisti, Di Stanislao, Borghesi, Leoluca Orlando».

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
risoluzione in Commissione Gibiino n. 7-00543 del 4 aprile 2011;
mozione Mecacci n. 1-00637 del 3 maggio 2011.