XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 474 di mercoledì 18 maggio 2011

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

La seduta comincia alle 10,30.

GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Antonione, Bindi, Bongiorno, Brugger, Caparini, Centemero, Cesario, Craxi, Fallica, Alberto Giorgetti, Lo Monte, Lombardo, Lusetti, Mecacci, Melchiorre, Ricardo Antonio Merlo, Narducci, Pisacane, Porta, Sardelli, Stasi, Stucchi, Tabacci e Zacchera sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Saluto gli studenti ed i docenti dell'Ateneo Pontificio «Regina Apostolorum» di Roma e dell'Istituto Leone XIII di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Della Vedova ed altri n. 1-00612, Rao ed altri n. 1-00614, Ferranti ed altri n. 1-00615, Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619 concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri (ore 10,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Della Vedova ed altri n. 1-00612 , Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione), Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione), Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616, Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619 concernenti iniziative relative alla situazione delle carceri (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 aprile 2011, sono state presentate le mozioni Bernardini ed altri n. 1-00617, Di Pietro ed altri n. 1-00618 e Mosella ed altri n. 1-00619, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il rappresentante del Governo, il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Maria Elisabetta Alberti Casellati, che intende fornire alcune precisazioni circa i pareri sulle mozioni all'ordine del giorno espressi nella seduta di mercoledì 4 maggio 2011. Se lo ritiene, onorevole sottosegretario, essendo passato del tempo Pag. 2dall'espressione dei pareri, può riepilogare complessivamente il contenuto dei medesimi.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, vorrei invitare tutti i firmatari delle mozioni, ad eccezione di quelli della mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n.1-00616, ad espungere la parte motiva, come ho già detto in precedenza, per rendere più coerente e armonica la parte dispositiva, sulla quale il parere del Governo è favorevole; diversamente, il parere del Governo sarà contrario.
Per quanto concerne la parte dispositiva, per semplicità e chiarezza, riepilogherò i pareri già espressi.
Il parere è contrario sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612. Il parere invece è favorevole sulla mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione) a condizione che venga riformulato il primo capoverso, espungendo tutto quello che segue la parola: «sovraffollamento», mentre il parere è contrario sul quarto capoverso.
Il parere è favorevole sul primo, sul quinto, sul decimo e sull'undicesimo capoverso della mozione Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione). Il parere è altresì favorevole sul secondo capoverso, a patto che venga riformulato nel senso di aggiungere dopo le parole: «a reperire» le parole: «nei limiti del bilancio»,; sul terzo capoverso, a condizione che vengano sostituite le parole: «un capitolo» con le parole: «una relazione»; sul sesto capoverso, a condizione che venga espunto tutto quello che segue le parole: «detenuti tossicodipendenti ». Il parere è invece contrario sul quarto, settimo, ottavo e nono capoverso.
Il parere del Governo è favorevole sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n.1-00616, mentre sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00617 il parere è favorevole solo sulla parte dispositiva.
Il parere del Governo sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00618 è favorevole a condizione che il terzo e sesto capoverso vengano così riformulati: per quanto riguarda il terzo capoverso aggiungere dopo le parole: «ad incrementare» le parole: «nei limiti delle risorse disponibili o che saranno rese disponibili»; per quanto riguarda il sesto capoverso aggiungere dopo le parole: «ad adottare» le parole: «nei limiti delle risorse disponibili o che saranno rese disponibili».
Il parere è altresì favorevole sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00619 a condizione che vengano così riformulati i seguenti capoversi: per quanto riguarda il secondo capoverso del dispositivo espungere le parole dopo la parola: «carcerario» e al terzo capoverso aggiungere le seguenti parole: «nei limiti delle disponibilità finanziarie».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per complimentarmi per l'efficiente lavoro svolto dal sottosegretario. L'altra volta abbiamo impiegato 40 minuti per l'espressione del parere, questa volta 40 secondi. Se fosse possibile avere lo speech, magari riusciremo anche a verificarlo sul testo della mozione.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, chiediamo la cortesia al sottosegretario, così guadagneremo ancora qualche secondo.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà ovviamente a favore della propria mozione e voterà a favore di tutte le altre mozioni, ad eccezione della mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616. Pag. 3
Abbiamo apprezzato il parere favorevole del Governo, che interpretiamo nel seguente modo: poiché abbiamo chiesto l'aumento delle dotazioni di polizia penitenziaria e delle risorse complessive per il settore della polizia penitenziaria, interpretiamo la proposta del Governo di modifica delle risorse di bilancio che saranno rese disponibili nel senso che il Governo è impegnato a chiedere tali risorse. Poi, evidentemente, il Ministero dell'economia e delle finanze deciderà se metterle a disposizione o meno.
Trarremo valutazioni positive non da oggi, perché non siamo in condizione di verificare se il Governo chiederà un aumento delle dotazioni finanziarie, ma vigileremo sul fatto che il Ministro della giustizia chieda al Ministro dell'economia e delle finanze un aumento delle dotazioni finanziarie disponibili per il settore penitenziario; poi, valuteremo il comportamento complessivo.
Valuteremo positivamente il Ministro della giustizia se vi sarà questa pressante richiesta di aumento delle dotazioni finanziarie e valuteremo positivamente il Ministro dell'economia se le concederà, negativamente se, nel frattempo, non le avrà concesse.
Signor Presidente, signor sottosegretario, noi riteniamo che questo Governo e questo Ministero della giustizia abbiano pesantemente trascurato un intervento nel settore della polizia penitenziaria. La presenza di detenuti, all'inizio del Governo Berlusconi, all'inizio del Ministero Alfano, era di gran lunga inferiore a quella che è attualmente. Il Ministro della giustizia si è fatto scorrere addosso il progressivo aumento della popolazione penitenziaria e ha, per fortuna, beneficiato di qualche intervento nelle carceri, iniziato prima, di potenziamento, di allestimento di nuovi bracci e di completamento di opere già iniziate in precedenza, però manca un piano organico con il quale affrontare in maniera strutturale, drastica e definitiva la situazione penitenziaria.
Anzi, ricordo che, proprio all'inizio del Governo Berlusconi, una consistente somma in manovra finanziaria, pari a 55 milioni di euro in tre anni, fu rastrellata dal Governo per coprire altre esigenze, come, per esempio, il buco dell'Alitalia. Noi non eravamo d'accordo su questo perché le somme che erano state messe a disposizione per l'edilizia penitenziaria erano assolutamente necessarie per risolvere uno dei problemi e uno degli aspetti di questo delicatissimo settore, che è veramente in una crisi devastante.
Vogliamo, anche in questa occasione, ricordare l'abnegazione e lo spirito di sacrificio con il quale il personale di polizia penitenziaria svolge il proprio quotidiano lavoro, essendo recluso insieme ai reclusi e vivendo una realtà disperata all'interno delle carceri, spesso essendo esso stesso il punto di scarico di tutte le tensioni di un sistema penitenziario che è in gravissima difficoltà.
Vorremmo anche denunciare il fatto che la crisi di vivibilità all'interno delle strutture penitenziarie sta determinando gravi sofferenze per la popolazione detenuta, di cui sono segno i fatti di autolesionismo e anche i suicidi che si registrano in misura sempre crescente. Lo diciamo perché la nostra mozione, insieme a questo aspetto di denuncia, contiene anche aspetti di proposta molto forti ed anche di razionalizzazione della vita penitenziaria per quanto riguarda, ad esempio, gli educatori della polizia penitenziaria ed anche la possibilità di un'autorità indipendente che possa vigilare e verificare le condizioni all'interno delle carceri.
Abbiamo constatato che il Governo ha accolto tutte queste nostre proposte - evidentemente erano sensate - e aspettiamo di valutare e di verificare se effettivamente entro tempi strettissimi metterà in atto le nostre proposte che egli stesso ha accettato. Vogliamo dire un'ultima cosa: la questione delle dotazioni finanziarie non è irrilevante, anzi è assolutamente determinante per la risoluzione del problema delle carceri, perché senza risorse non si fanno le nozze.
Quindi, vigileremo e valuteremo il comportamento del Governo anche su questo fatto e sulla sua capacità di chiedere con forza e di fare pressioni sul Ministro Pag. 4dell'economia affinché allarghi i cordoni della borsa, smetta di finanziare altre cose assolutamente inutili, dismetta definitivamente il programma del nucleare, nonché quello della costruzione del ponte sullo stretto. Si tratta di opere faraoniche che non si conciliano con l'urgenza e l'emergenza dei problemi, come quelli che riguardano le persone e che connotano la civiltà del nostro Paese.
Le carceri sono un rilevatore molto importante del grado di civiltà di un Paese, ormai questo dato è assolutamente assodato. Vogliamo che l'Italia sia qualificata per il livello altissimo della civiltà del proprio sistema penitenziario e di detenzione. Il primo punto è, quindi, quello rappresentato dalla richiesta pressante di ulteriori dotazioni finanziarie in favore del personale di polizia penitenziaria e di strumenti a disposizione del complessivo sistema penitenziario.
Il secondo punto che vogliamo rilevare è il seguente: ormai è indifferibile una riforma organica della giustizia, ma non come la pensa questa maggioranza. Visto anche come sono andate le elezioni, non credo che abbia molta voglia di insistere sulla proposta di riforma costituzionale sulla giustizia e sulla magistratura che, secondo noi, deforma la Costituzione e, in ogni caso, sarà sempre più difficile che vada avanti.
Per riforma della giustizia intendiamo esattamente un'altra cosa: un provvedimento organico che incida sulle norme di procedura, che incida naturalmente sul personale e sulle dotazioni dei mezzi materiali, ma anche sostanzialmente sul complessivo sistema sanzionatorio, nel senso di rivalutare un ampio processo di depenalizzazione, mentre questo Parlamento sta sfornando sempre di più norme che prevedono sanzioni penali.
Chiediamo che si valuti anche un sistema di deflazione del sistema penitenziario, di sostituzione della detenzione con altre misure interdittive, di carattere pecuniario o anche di carattere sociale quando si procede all'estinzione di reati con una minima rilevanza sociale.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

FEDERICO PALOMBA. Con queste condizioni, prendiamo atto positivamente del parere favorevole del Governo e, lo ripeto, chiediamo che si voti a favore della nostra mozione. Noi voteremo a favore di tutte le altre, eccetto quella presentata dall'onorevole Costa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.

DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, addentrarsi nella dimensione delle carceri significa compiere un percorso accidentato tra rimozione e disperazione. Anche noi abbiamo voluto testimoniare, con la nostra mozione, un'attenzione particolare al tema. La calma di questa mattina consente di articolare un pensiero compiuto rispetto alla volta scorsa e credo che ciò faccia onore a quest'Aula. Dati, testimonianze e articoli di cronaca descrivono un mondo dove sembra essersi smarrito il significato dell'articolo 27 della nostra Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Nelle prigioni del nostro Paese il senso di umanità è mortificato, mentre la rieducazione resta, nella stragrande maggioranza dei casi, un obiettivo disatteso: troppi i detenuti in rapporto alla capienza degli istituti di pena, insufficiente l'organico del personale di polizia penitenziaria, pessime le condizioni igienico-sanitarie, pochi gli educatori, gli operatori sociali, gli psicologi, quasi inesistente il reinserimento socio-lavorativo.
Secondo i dati del Ministero della giustizia, al 30 aprile 2011 il numero complessivo dei detenuti presenti negli istituti di pena è di 67.510 a fronte di una capienza massima di 45.543 persone. Questo significa che ci sono circa 22 mila detenuti in più rispetto a quelli che gli spazi di reclusione consentono. In altri Pag. 5termini, il sovraffollamento è pari quasi al 50 per cento della capienza massima. Sono dati che devono far riflettere quest'Assemblea. Che la situazione delle carceri italiane sia al collasso lo sappiamo, e lo sappiamo da tempo. Lo sapeva il Governo quando ha proclamato ufficialmente lo stato di emergenza: era il gennaio del 2010; sembrava una presa d'atto senza ripensamenti. Da lì il varo del cosiddetto decreto «svuota carceri», che non ha prodotto però quel che si riprometteva. La detenzione domiciliare ha riguardato solo 1.788 detenuti a fronte di 7.992 potenziali destinatari e rispetto ad un esubero complessivo - lo ribadisco - di 22 mila persone circa.
Gli impegni del Governo riguardavano anche un piano straordinario di edilizia carceraria pensato per aumentare in tre anni i posti disponibili negli istituti di pena e superare la fase di emergenza. La volta scorsa il sottosegretario Casellati ci ha fornito una generica informazione sui protocolli firmati con alcune regioni e anche sulle eventuali gare che dovranno essere realizzate. Ci ha invitato a guardare il sito nel mese di giugno: lo faremo, ma, francamente, non credo che questo cambierà molto la situazione. Nel frattempo, in carcere vi sono 2.658 detenuti in più rispetto al numero che un anno fa aveva fatto lanciare tanto sonoramente l'allarme. Di come si sopravvive in carcere si parla ancora troppo poco. L'indignazione è ancora di là da venire, mentre un silenzio opprimente tende a coprire una realtà di cui dovremmo tutti vergognarci.
A chi preferisce pensare che in carcere ci stanno quelli che se lo sono meritato, e quindi tanto peggio per loro, va ricordato che un terzo dei detenuti è composto da stranieri che non hanno eseguito l'ordine di espulsione, mentre un altro terzo è formato da tossicodipendenti. Sono loro, insieme agli autori di reati di strada e agli psichiatrici, i frequentatori delle prigioni di casa nostra. Disperati, emarginati che entrano ed escono dal carcere senza che il periodo di detenzione abbia avuto per loro alcun valore; non li rieduca, né tanto meno ne favorisce il reinserimento sociale. Si stima, infatti, che il 67 per cento dei detenuti che hanno trascorso l'intera pena in cella tornano puntualmente a delinquere.
Nelle carceri italiane mancano le condizioni minime di vivibilità, quelle necessarie per garantire un'esistenza dignitosa, benché vissuta dentro una prigione. Si tratta di un punto sul quale occorre riflettere perché rappresenta la ragione che ha spinto la Corte europea dei diritti dell'uomo a condannare il nostro Paese per violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti. Celle chiuse per 22 ore al giorno, giornate trascorse senza un'occupazione, uno scopo, in spazi angusti.
Nel 2010 sono state 66 le persone che si sono tolte la vita in cella. Dall'inizio dell'anno ad oggi e mentre in quest'Aula si continuava a rinviare l'esame della mozione sulle carceri, il numero dei suicidi è arrivato a 24.

PRESIDENTE. Onorevole Mosella, la prego di concludere.

DONATO RENATO MOSELLA. Concludo, signor Presidente. Uno studio del Dipartimento della giustizia minorile avverte che il 30 per cento delle morti volontarie coinvolge detenuti che hanno meno di 25 anni, i cosiddetti giovani adulti. Sconforto e disperazione, quando si entra in carcere c'è la paura di non farcela a ricostruirsi una vita una volta fuori. In questi casi, si manifesta un fallimento del sistema che dovrebbe rieducare, riabilitare e non solo punire. È su questo che noi abbiamo voluto insistere con la nostra mozione.
Abbiamo anche accolto alcune indicazioni del sottosegretario Casellati, perché siamo convinti che l'emergenza carceri non si è risolta, ma si è aggravata e, quindi, dobbiamo tutti dare un contributo per avvicinarci ad una meta possibile per un Paese civile.

PRESIDENTE. Saluto una delegazione degli studenti dell'Università degli studi di Perugia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Pag. 6
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, interverrò sugli aspetti generali della mozione che noi abbiamo presentato perché la dichiarazione di voto a nome del gruppo sarà resa dal collega Rao, primo firmatario della mozione medesima.
Onorevole sottosegretario, a distanza di un anno e mezzo dalla dichiarazione dello stato di emergenza delle carceri italiane, l'Aula si ritrova con le mozioni presentate dai diversi gruppi a sollecitare il Governo, affinché finalmente adotti soluzioni che non si limitino a tamponare le urgenze, ma rappresentino in maniera definitiva una svolta nel trattamento e nella vita dei detenuti e degli operatori del settore. Sono mesi che assistiamo a spot e a dichiarazioni plateali di garantismo e di tutela dell'imputato da parte della maggioranza, ma si tratta sempre di singoli e isolati interventi studiati ad hoc per incidere sulla giustizia senza una visione d'insieme, senza la vera volontà di risolvere le tante inefficienze del sistema.
Il piano carceri, pubblicizzato come la panacea dei mali dei penitenziari italiani, sostanzialmente è ancora in cantiere. Nel corso di questi anni abbiamo assistito più volte al continuo ricorso alla decretazione d'urgenza, che sta a testimoniare come la maggioranza non abbia affatto intenzione di risolvere in maniera epocale i nodi di questo scomodo aspetto della giustizia che è la vita nelle carceri, visto che avrebbe avuto tutto il tempo in questi anni di intervenire in via ordinaria sulla materia.
Le opposizioni si sono preoccupate di presentare diversi ordini del giorno per impegnare il Governo ad interventi strutturali per il sovraffollamento, ad un aumento degli organici, ad un miglioramento della condizione lavorativa degli operatori, ad un potenziamento delle misure alternative alla detenzione, ad una maggiore concertazione degli interventi con le comunità locali, che sono quelle che per prime vivono l'impatto con gli istituti penitenziari. Ebbene, ancora una volta non si dà attuazione a tutti questi impegni ai quali il Governo è eticamente vincolato. Anche il famoso provvedimento «svuota carceri», varato lo scorso anno, che nelle intenzioni iniziali doveva rappresentare una soluzione per l'emergenza in corso, in realtà è finito per essere solo un palliativo tra l'altro con un impatto limitatissimo sulla popolazione detenuta.
I dati sono noti a tutti, ma ricordarli ancora una volta forse può sollecitare ulteriormente le coscienze di chi ha il potere di intervenire. L'esubero di ventimila unità rispetto alla capienza dei nostri istituti è un dato intollerabile, perché strettamente collegato al valore della dignità di chi vive compresso in pochi metri quadrati e di chi in quegli spazi deve anche lavorarci e garantire la sicurezza e gli standard igienico-sanitari dei detenuti. È bene ricordare a noi tutti che in carcere si muore e in troppi casi di suicidio.
In carcere si trova il terreno fertile per l'affiliazione alle organizzazioni criminali. In carcere si esercita la violenza tra detenuti e nei confronti degli agenti. Anche in questo caso i numeri parlano di centinaia di persone ferite. Pertanto, gli ingredienti per gridare forte l'allarme ci sono tutti. Ora bisogna capire se qualcuno è disposto a raccogliere questo allarme.
Ci aspettiamo che il Governo decida di adottare, in via definitiva, una politica carceraria finalizzata a contenere il fenomeno del sovraffollamento attraverso tutte le misure che in questi anni ci siamo sforzati di suggerire, dalla riduzione dei tempi di custodia cautelare alla rivalutazione delle misure alternative al carcere e alla riduzione delle pene per chi commette reati di lieve entità. Ci aspettiamo, inoltre, che finalmente si predispongano e utilizzino davvero tutte le risorse finanziarie che sono necessarie per una dotazione di polizia penitenziaria adeguata a gestire la situazione nonché per un maggiore impiego di figure professionali che sono indispensabili per la vita dei detenuti, quali gli educatori e gli psicologi. Ancora una volta gridiamo forte l'allarme, perché non perdiamo mai di vista il fatto che la Pag. 7condizione dei detenuti coinvolge temi e valori altissimi, connessi alla dignità della persona umana.
In conclusione, signor Presidente, io sono pugliese come lei e nella triste classificazione del sovraffollamento carcerario la nostra regione è ai primi posti. I detenuti superano complessivamente di oltre duemila unità la capienza regolamentare, superando di oltre il 100 per cento i posti disponibili. Dunque, il Governo ha il dovere di assumersi questa responsabilità e porre rimedio, con equità e ragionevolezza, alle piaghe del nostro sistema carcerario, che sono tra le più dolorose tra tutte quelle di cui soffre la giustizia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Granata. Ne ha facoltà.

BENEDETTO FABIO GRANATA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, la situazione delle carceri italiane è da considerare senz'altro una delle grandi emergenze nazionali. È per questo che Futuro e Libertà per l'Italia si è determinata a presentare questa mozione che, senza una qualche sorpresa, abbiamo appreso essere stata respinta complessivamente, nei suoi impegni finali, da parte del Governo. Ma ritornerò su questo punto alla fine del mio intervento.
Questa emergenza non determina attenzione da parte del Governo, se non quella demagogicamente enunciata dal cosiddetto piano carceri. È un'emergenza che colpisce la vita dei detenuti e dei loro familiari, ma anche la vita degli agenti di custodia, costretti a turni massacranti e a prestare la loro opera in ambienti impossibili. Tale disattenzione del Governo è da considerare come una sorta di effetto collaterale del «garantismo berlusconiano», poiché i detenuti e gli agenti di custodia sono le vittime civili dei «bombardamenti» mirati cui la maggioranza ha sottoposto la legislazione penale per salvare il Premier dalla inchieste giudiziarie.
Tali vittime non sono solo le parti offese, che non ottengono né giustizia né il risarcimento dei danni, ma soprattutto i carcerati, colpevoli di serie B, che vedono come un miraggio la funzione rieducativa della pena, prevista dalla Costituzione e dal codice penale, rispetto agli imputati «per bene», la parte dei colletti bianchi, la zona grigia tra mafia, economia e politica, tutelati dal garantismo pregiudiziale del cavaliere, a differenza dei poveracci che marciscono, invece, in galera, nell'inferno della giustizia ordinaria e dell'universo carcerario italiano, tipico esempio di uno Stato forte con i deboli e debole con i forti.
La prima giustizia che il Berlusconi garantista avrebbe dovuto assicurare è uguale e contraria a quella dell'attuale situazione, ossia a quella dei processi lunghi per gli imputati ricchi e delle prescrizioni brevi per gli incensurati - condizione tipica di molti professionisti delle attività border line -, come se essere tali dipendesse da altro che dalla possibilità di sgusciare fuori dalla falle che le norme processuali lasciano disponibili a chi abbia assistenza legale adeguata, mezzi e risorse per vederle e poterle utilizzare.
Mentre il Parlamento è stato paralizzato da interminabili discussioni sui processi lunghi, sulle prescrizioni brevi e sulle altre misure che sono all'orizzonte dell'Aula, per sopperire alle ulteriori emergenze giudiziarie del Premier e delle «cricche», Futuro e Libertà per l'Italia ha ritenuto centrale aprire in Parlamento una discussione approfondita sul tema delle carceri, attraverso una mozione che propone soluzioni immediate per riequilibrare il rapporto tra pene e sicurezza e tra carcere e diritti civili.
Non è un caso che a sollevare il tema sia stata la destra legalitaria, repubblicana e costituzionale, che proprio sui temi della legalità ha consumato la grave e irreparabile rottura con l'epopea berlusconiana.
Infatti, la questione delle carceri è soprattutto un problema di legalità, vista la sproporzione vergognosa tra i mezzi di cui l'amministrazione penitenziaria dispone e i fini che la Costituzione imporrebbe di perseguire: più di quattro detenuti su dieci sono in attesa di giudizio e Pag. 8quindi tecnicamente e costituzionalmente innocenti; la galera non è loro imposta dalla cultura giustizialista, superficiale e spesso classista, ma da una legislazione penale che consente un ricorso troppo largo alla custodia cautelare in carcere. Questo avviene soprattutto per i reati minori legati ai settori più bistrattati e socialmente deboli della società.
Un esempio del carattere che, provocatoriamente, abbiamo definito classista e discriminatorio della legislazione di settore è rappresentato da una delle norme del cosiddetto pacchetto sicurezza che, nel 2009, ha aumentato il parametro di conversione delle pene detentive in pene pecuniarie da 38 a 250 euro al giorno, pregiudicando di fatto la possibilità per i meno abbienti, per i tossicodipendenti, per gli extracomunitari e per i diseredati di accedere a questo beneficio. La ratio di siffatta norma è puramente propagandistica, poiché la maggior parte dei detenuti che potevano essere posti in libertà con un'entrata di 38 euro al giorno sono mantenuti dallo Stato con una spesa tre volte superiore, di quasi 115 euro al giorno.
La situazione delle carceri italiane è conseguentemente sintetizzata in un immagine forte e, allo stesso tempo, semplice: sono attualmente detenute più del doppio delle persone rispetto alla capacità di accoglienza delle carceri e prestano servizio a sorveglianza delle stesse meno della metà degli agenti di custodia previsti dalla legge per numero di detenuti. Negli ultimi tre anni la popolazione carceraria è quasi raddoppiata, passando dalle 39 mila unità del 1o gennaio 2007 alle 68 mila del 31 dicembre 2010, ma la spesa media giornaliera pro capite è scesa del 43 per cento, con evidenti conseguenze, non solo sulla qualità della vita nelle carceri italiane, ma anche sulla sicurezza delle stesse e sull'opera ai limiti dell'impossibile del Corpo degli agenti di custodia.
L'edilizia penitenziaria italiana, specialmente al sud, è di bassissima qualità e le carceri sono degradate, per usare un eufemismo. Voglio ricordare che esistono carceri come quelle di Brucoli o Augusta o come alcuni istituti del palermitano, dove non esiste la possibilità per i detenuti di avere l'acqua corrente per le docce e per i servizi e, in queste condizioni, è facilmente intuibile dove finisce la funzione rieducativa della pena. In alcuni casi - come dicevo - queste carceri sono prive dei servizi essenziali, degli spazi di socializzazione e perfino dell'acqua per le docce e per i servizi.
Il Governo dovrebbe individuare almeno una parte delle somme previste dal pomposo Piano carceri per avviare un processo di ordinaria manutenzione di quelle esistenti. Già questo alleggerirebbe molto la situazione, ma con la nostra mozione chiediamo al Governo di favorire anche forme di partecipazione private ai programmi di edilizia penitenziaria. Questo è uno dei punti respinti dal Governo.
Perché non utilizzare quegli strumenti di mercato che possono incentivare gli investimenti privati come la finanza di progetto; perché, caro sottosegretario, non ipotizzare di scambiare un carcere nuovo, costruito e consegnato chiavi in mano all'amministrazione penitenziaria e quindi allo Stato, con un carcere vecchio e difficilmente convertibile, ma ad esempio interessante per un privato per la sua collocazione urbana o per la sua caratteristica monumentale? Molte carceri italiane, invivibili come carceri, tuttavia rappresentano degli autentici monumenti e potrebbero costituire dei punti di interesse per gli investitori privati, qualora questi costruissero parallelamente nuove carceri adeguate alla qualità della vita dei detenuti, così da migliorare complessivamente la qualità della vita interna degli istituti di pena, a iniziare ovviamente da quella degli agenti di custodia, che vivono le situazioni che lei ben conosce e che tuttavia dovrebbero essere attenzionate con provvedimenti concreti da parte Governo.
Questo scambio potrebbe essere assolutamente positivo da parte dello Stato; sono forme di intervento interessanti e che allo stesso tempo possono venire incontro all'esigenza di migliorare la qualità della custodia. Come prima ho sottolineato, servirebbe anche ipotizzare l'utilizzazione di Pag. 9una quota parte delle somme importanti accantonate dal Governo per il Piano carceri per avviare intanto e subito un'importante azione di ordinaria manutenzione perché, come spero il Governo sappia, interi settori delle carceri italiane sono chiusi e inagibili. È questo il motivo per cui esiste il fenomeno vergognoso del sovraffollamento delle celle che va oltre la nostra immaginazione, se non seguiamo - così come sarebbe nostro dovere di parlamentari della Repubblica - la vita di questi cittadini detenuti e di coloro i quali esercitano l'attività di agenti di custodia.
È per questo che chiediamo all'Assemblea un voto favorevole sulla nostra mozione in attesa che il Governo trovi il tempo di occuparsi non solo dei processi della «casta» e di coloro i quali sono garantiti da assistenza legale adeguata e dalla capacità di conoscere gli strumenti per evitare un carcere disumano e certamente non educativo, ma anche - è questo l'invito che rivolgiamo al Governo - della galera degli altri, dei reietti, dei più poveri e di coloro i quali sono e vivono in condizioni veramente inaccettabili per una grande nazione come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.

ROBERTO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, ancora una volta il Parlamento discute di una situazione disperata, del dramma che ogni giorno vivono decine di migliaia di detenuti e anche gli operatori del mondo carcerario. Dopo anni di promesse dobbiamo constatare ancora una volta che da parte del Governo non c'è stata alcuna soluzione rispetto alle pur buone intenzioni e alle tante promesse che sono rimaste parole al vento, mentre le carceri italiane - come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto - hanno superato da tempo il punto di collasso e l'intero sistema resiste soltanto grazie all'abnegazione di chi nel sistema carcerario lavora. Penso agli agenti di polizia penitenziaria, al personale medico, agli psicologi, alle tante persone che con grande spirito di servizio che va ben oltre la propria professionalità e le proprie mansioni operano in questo mondo. L'intero sistema, dicevo, resiste grazie anche all'infinito spirito di tolleranza degli stessi detenuti, che sono detenuti e non animali, bestie, cose che possono essere trattate senza rispetto della loro dignità.
Sappiamo che si tratta per la maggior parte di «poveri cristi», di extracomunitari che spesso pagano soprattutto la loro condizione di clandestinità, di tossicodipendenti, insomma sono quei deboli che non possono permettersi avvocati e collegi difensivi costosissimi e che magari hanno commesso reati non gravissimi ma aggravati dalla recidività. Quello che è ancora più grave, anzi scandaloso, assurdo e imperdonabile per un Paese civile quale vorremmo essere è che circa la metà di questi detenuti sull'orlo della disperazione sono ancora in attesa di giudizio. So che questa è una preoccupazione comune su cui abbiamo diverse ricette, ma non riusciamo a metterci d'accordo neanche purtroppo per discuterne, perché le priorità sono sempre altre.
È inutile nascondere questo problema sotto il tappeto, parliamo, anzi parlate solo di prescrizione breve, parlate di processo breve, ci si riempie la bocca con la responsabilità civile dei magistrati, si annunciano riforme epocali della giustizia mentre la maggior parte dei detenuti è ancora in attesa di giudizio. Dovremmo vergognarci di affrontare ancora in quest'Aula il tema della giustizia senza aver prima messo mano a questo orrore civile.
Signor sottosegretario, siamo nella fase calante della legislatura, comunque vogliamo vederla, e lei ci conferma anche con le motivazioni che la portano a respingere alcune richieste contenute nelle mozioni delle opposizioni che non ci sono i soldi perché il Ministero dell'economia e delle finanze semplicemente non li ha e non li dà nel settore giustizia come negli altri settori. Pag. 10
Non si può approvare una legge, in questo Parlamento, se comporta qualche spesa, perché il Ministero dell'economia e delle finanze non dà i soldi. Allora, un consiglio: piantiamola con gli spot sul Piano carceri e occupiamoci del film che, dopo lo spot, puntualmente, ricomincia e che è un drammatico documentario sulla vita quotidiana di settantamila detenuti negli istituti di pena italiani.
La giustizia è una delle grandi emergenze del nostro Paese. Riguarda, prima di tutto, la certezza della pena e anche la lunghezza e la durata reale dei processi che, beninteso, vanno celebrati più velocemente e non cancellati con un colpo di spugna o, peggio ancora, prescritti con un emendamento. Se vogliamo restituire dignità a chi sconta la pena nelle carceri italiane e a chi vi opera in condizioni estreme, con grande professionalità ed umanità e ben oltre quelli che sono i propri compiti, al limite della sopravvivenza e dell'umana capacità, dovremmo impegnarci a risolvere in modo definitivo questa grave anomalia, magari senza aspettare che vadano in porto le riforme epocali, se mai in porto andranno.
Potrei enunciare decine di esempi, ma cito solo uno degli ultimi casi, quello relativo all'istituto femminile di Rebibbia dove vi è stato uno sciopero della fame e del sonno delle agenti di polizia penitenziaria che hanno continuato, comunque, a garantire lo svolgimento dei turni di lavoro, nel rispetto dei diritti delle detenute. Questo è un esempio. Hanno sospeso temporaneamente la protesta dopo l'invio temporaneo di quindici agenti. Avremmo decine di esempi da portare, molti sono citati dai colleghi nelle loro interrogazioni e interpellanze, ma siamo sul punto di esplodere a causa del sovraffollamento e della gravissima carenza di personale nelle carceri!
Questo è soltanto la punta dell'iceberg della crisi dell'intero sistema carcerario nazionale. Non servono soluzioni tampone, ma sono necessari interventi di sistema per risolvere una volta per tutte questa emergenza. Quanto denunciato costituisce, a nostro avviso, una palese violazione dei principi della Carta costituzionale, in particolare dell'articolo 32 che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo, di tutti gli individui, e interesse della collettività, e dell'articolo 27 secondo il quale le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Quale rieducazione può esserci in istituti in queste condizioni?
Con una sentenza del 16 luglio 2009, che tutti i colleghi, o almeno quelli che seguono questo argomento, conoscono, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato, per la prima volta, l'Italia per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che parla di divieto di tortura e di pene inumane e degradanti, proprio in ragione delle condizioni di sovraffollamento di cui parliamo.
La situazione è ampiamente descritta nell'illustrazione della nostra mozione n. 1-00614 ed esprime la contraddizione di una politica forte con i deboli e, come spesso accade, debole con i forti, che introduce nuovi reati ed immette nel circuito giudiziario e carcerario un gran numero di nuovi detenuti, specialmente, come ho già detto, immigrati e tossicodipendenti che avrebbero molto più bisogno di aiuto e sui quali, invece, si accanisce il nostro cinismo. Tralascio di soffermarmi sui forti con cui questa politica è debole.
Chiediamo al Governo di adottare una politica carceraria nuova. Non basta che sia approvato il Piano carceri, le carceri vanno costruite. Va, inoltre, contenuto il sovraffollamento attraverso la riduzione dei tempi di custodia cautelare, la velocizzazione della durata dei processi e non, ripeto, un aumento delle prescrizioni, la rivalutazione delle misure alternative al carcere. Il sottosegretario, però, sostiene che questo debba essere argomento di altro dibattito parlamentare e su ciò possiamo anche essere d'accordo, l'importante è che questo dibattito venga aperto. Molti, infatti, rimproverano a questo Parlamento e ai suoi componenti di aver dedicato troppo tempo, oltre il 60 per cento, al Pag. 11tema della giustizia. Hanno certamente ragione visto che non si sono affrontati, in realtà, i problemi dei cittadini, ma il più delle volte, i problemi della giustizia di uno solo.
Certamente vi sono state delle nobili eccezioni che rivendichiamo, come la legge in materia di stalking, o quella sulla violenza sessuale, o il provvedimento d'iniziativa parlamentare relativo alle detenute madri che consente, finalmente, ai bambini di non stare in carcere, ma in istituti che consentano loro di vivere i primi anni con maggiore dignità. In generale, però, non si è affrontato questo tema con la dovuta condivisione e responsabilità. Ogni volta concordiamo che il tema delle carceri, a differenza di altri temi, sia prioritario, ma poi lo riponiamo nel cassetto sino al prossimo suicidio in un carcere o sino al momento delle annuali e meritorie iniziative promosse, primi tra tutti, va riconosciuto, dai colleghi radicali che prevedono, anche, la visita dei parlamentari nelle carceri ad agosto. Diciamo, però, che se molti di noi si ricordano di questo tema solo ad agosto, i colleghi radicali se ne ricordano tutto l'anno.
In carcere si trovano a convivere, in una realtà confusa, disordinata, dove diviene indistinto ogni limite e la stessa identità personale rischia di perdersi, ergastolani, tossicodipendenti, insani di mente, minori, stranieri, innocenti e colpevoli, persone che difficilmente avrebbero scelto di vivere insieme. Il carcere sottrae all'individuo la cura di se stesso, lo priva della sua autonomia, della sua libertà, lo separa dal proprio mondo, dalla propria realtà sociale, dai propri affetti, dai propri ruoli ed esercita su di lui un'azione totale e spersonalizzante. Certamente chi è in carcere, probabilmente, anche se molti sono in attesa di giudizio, qualcosa, per essere in carcere, avrà commesso. Ma questo non ci dà la libertà di trattarlo in questo modo e soprattutto non ci autorizza a trattarlo così, perché questa non è rieducazione e, quando si reinserirà nella società, porterà appresso i guasti e i danni che la sua permanenza in carcere ha causato.
Proprio per questo, avviandomi alla conclusione, signor Presidente, l'Unione di Centro chiede con forza al Governo in maniera bipartisan di intervenire con rapidità ed efficacia per dare un segnale di civiltà al nostro Paese. Non servono nuovi slogan o nuovi colpi di teatro. È la seconda volta in questa legislatura che votiamo mozioni relative a una risoluzione del problema del sovraffollamento nelle carceri italiane. Non esiste una soluzione magica, non esiste «la soluzione», esiste un mix di provvedimenti e comportamenti, che possiamo e dobbiamo assumere per rispetto della Costituzione e per rispetto della nostra coscienza. Noi vogliamo una soluzione, perché più edifici non servono a nulla se non ci sono più agenti, più educatori, più psicologi e più strutture. Questo, signor sottosegretario, lei lo sa bene. Non servono a nulla nuovi edifici, se la crescita esponenziale dei detenuti non viene contrastata con misure alternative. Noi siamo perciò pronti a fare la nostra parte, anche se temiamo che su questo tema la legislatura passerà alla storia come quella della cronaca di un Piano carceri solo, purtroppo, annunciato.
A lei, signor sottosegretario, e al Ministro della giustizia il compito di smentire - ce lo auguriamo - questo nostro timore. Saremmo ben contenti di aiutarvi in questo compito. Voteremo favorevolmente tutte le mozioni dell'opposizione, anche quella della maggioranza, a parte le premesse perché contraddicono tutte le parole che abbiamo speso. Vi chiediamo che non sia l'ennesima promessa non mantenuta, perché essere presi in giro è già molto grave, ma prendere in giro chi sta dietro le sbarre e chi opera nelle carceri italiane sarebbe davvero insopportabile (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,25).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante Pag. 12procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi tre anni il tema delle carceri, del sovraffollamento e della carenza di organico degli istituti penitenziari, sono stati temi che hanno visto il Parlamento e il Governo intervenire costantemente, mostrando attenzione e sensibilità, sia attraverso l'approvazione di atti di indirizzo (già nel gennaio 2010 vennero approvate delle mozioni sulle carceri), sia attraverso l'adozione di veri e propri provvedimenti, come il Piano carceri, la normativa sulle detenute madri, la legge n. 199 del 2010 relativa alla possibilità di far scontare l'ultimo anno di detenzione agli arresti domiciliari. Quest'ultimo provvedimento è stato definito «svuota carceri», erroneamente ed impropriamente, però così definito. Grazie, infatti, ai paletti posti dalla Lega Nord la portata di questo provvedimento - che inizialmente avrebbe condotto circa 14 mila detenuti ad uscire dalle carceri per continuare a scontare la propria parte residua di pena comodamente nella propria abitazione - è stata profondamente limitata se non addirittura «azzerata», evitando pertanto che si potesse anche solo lontanamente immaginare o prospettare un atto di indulto o di clemenza verso i detenuti.
Per la Lega Nord, infatti, il problema carcerario non si affronta né si risolve con il buonismo, con atti di clemenza generalizzati, con atti di indulto, bensì attraverso gli strumenti che abbiamo sempre posto in essere fin dai tempi del Ministro Castelli, ovvero attraverso i piani di edilizia carceraria, attraverso la costruzione di nuovi istituti e attraverso l'ampliamento dei padiglioni esistenti. Se da un lato riteniamo, infatti, un segno di civiltà la necessaria tutela della dignità del detenuto in quanto individuo, riteniamo al contempo che il principio per cui chi sbaglia paga e deve scontare interamente, secondo il principio della certezza della pena, la propria sanzione in carcere sia un principio sacrosanto, inderogabile, di doveroso rispetto delle vittime e di tutta la collettività. Chi sbaglia paga e paga sia nei confronti della vittima del reato sia nei confronti della collettività.
La posizione della Lega in materia di carceri e di certezza della pena in questi anni non è mai mutata ed è sempre rimasta orgogliosamente chiara e coerente: contrarietà assoluta e fiera opposizione a qualunque tipo di indulto, diretto o indiretto, manifesto o mascherato, contrarietà a sconti di pena o benefici, affermazione e riaffermazione del principio per cui chi sbaglia paga e sconta tutta la pena.
I numeri sul sovraffollamento delle carceri sono noti e sono stati richiamati: 68 mila detenuti, il 50 per cento in attesa di giudizio, un quarto tossicodipendenti. Manca un dato: quello dei detenuti stranieri, pari quasi al 40 per cento della popolazione carceraria, circa 24 mila detenuti, di cui 19 mila extracomunitari e 6 mila provenienti dall'Albania e dalla Romania. Ma il dato sulla popolazione detenuta straniera è ancora più allarmante e critico se guardiamo alla situazione delle carceri al nord: al nord vi sono istituti penitenziari dove la popolazione detenuta straniera raggiunge percentuali del 70-80 per cento. Addirittura a Padova la popolazione straniera raggiunge l'83 per cento, ad Alessandria e Brescia oltre il 70 per cento.
La storia recente di qualche anno fa ci insegna quindi che il problema del sovraffollamento delle carceri non può essere affrontato e soprattutto non può essere risolto a colpi di indulto. Gli indulti, gli atti di clemenza generalizzati e le amnistie Pag. 13sono stati un'indecenza politica e un totale fallimento operativo. Infatti l'indulto ha rappresentato una resa incondizionata della comunità, una resa incondizionata della collettività, una resa incondizionata dello Stato nei confronti dell'individuo. L'indulto è stato chiaramente un errore politico. L'indulto è stato fatto, voluto e sostenuto dal Governo Prodi nel 2006 e chi ha commesso quell'errore è giusto che si assuma la responsabilità di quel provvedimento. L'indulto è stato una beffa per tutti i cittadini onesti, per tutte le vittime dei reati, anche particolarmente odiosi e gravi, che ha visto solo il gruppo della Lega Nord votare contro ed opporsi con estrema fierezza all'entrata in vigore di tale provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Già nell'ottobre 2010 il dottor Ionta, nella sua relazione alla Commissione giustizia, ha decretato senza «se» e senza «ma» il totale fallimento dell'indulto. Infatti più di un terzo dei detenuti che hanno beneficiato di tale provvedimento di clemenza sono incorsi nella recidività del reato e sono tornati pertanto a delinquere, minando la sicurezza delle persone perbene e dei cittadini onesti. Quindi non solo l'indulto non ha risolto il problema del sovraffollamento delle carceri, ma riversando nel tessuto sociale della nostra collettività delinquenti non adeguatamente recuperati ha determinato nuove situazioni di disagio per i cittadini e nuove sacche di delinquenza, aggravando ulteriormente le condizioni di sicurezza dei nostri cittadini.
Finché la Lega sarà al Governo non vi saranno ovviamente indulti manifesti, ma non vi saranno neanche indulti mascherati. Siamo assolutamente convinti e certi - e la nostra mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 lo riafferma - che il problema delle carceri vada affrontato con lo spirito e con le iniziative che già nella legislatura 2001-2006 il Ministro Castelli aveva adottato, ovvero un serio piano di edilizia carceraria. Noi applaudiamo il Governo per il piano carceri che è stato portato avanti: 650-675 milioni di euro per la costruzione di nuove carceri, 11 nuove carceri, 21 nuovi padiglioni che verranno rimessi a norma. Noi riteniamo che il problema delle carceri vada affrontato con un serio intervento (e il Piano carceri va in questa direzione) di implementazione dell'edilizia carceraria, ma anche attraverso la richiesta - cosa che tanto il Ministro Alfano quanto il Ministro Maroni hanno fatto - di aiuto e di sostegno nei confronti dell'Unione europea. Infatti riteniamo, a fronte dei numeri che abbiamo dato sulla popolazione detenuta straniera, che il problema delle carceri vada anche e soprattutto affrontato attraverso la possibilità di far scontare ai detenuti stranieri la pena nelle carceri dei propri Paesi di origine. A tal proposito ricordo il decreto legislativo n. 161 del 2010, che da un lato non solo rafforza ed integra la cooperazione tra Stati proprio per far scontare le pene nei Paesi di origine, ma dall'altro lato consente la possibilità di far scontare la pena nei Paesi di origine anche senza il consenso del detenuto straniero.
Quindi, noi invitiamo il Governo e, in modo particolare, il Ministro Alfano a continuare a percorrere la strada delle intese e delle collaborazioni, proprio per far sì che i detenuti stranieri possano scontare la pena nel proprio Paese d'origine.
Questo anche perché, esattamente un anno fa, il Ministro Alfano, proprio in quest'Aula, in occasione della discussione parlamentare su un'altra mozione relativa al problema delle carceri, ebbe a dire che, per quanto riguarda il problema dei detenuti stranieri, il nostro Paese ha già dovuto accollarsi due costi: il costo della sicurezza e il costo relativo alla celebrazione del processo. Pertanto, è giusto che il terzo costo, quello relativo al vitto e all'alloggio per mantenere nelle nostre carceri i detenuti stranieri, venga pagato e scontato nelle carceri degli altri Paesi.
Quindi, signor Presidente, noi voteremo e sosterremo convintamente la nostra mozione e seguiremo le indicazioni del rappresentante del Governo relative alle altre mozioni. Inoltre, proprio perché la settimana scorsa abbiamo celebrato il 194oPag. 14anniversario delle forze di polizia penitenziaria, vogliamo ricordare e riconoscere alla polizia penitenziaria il ruolo importante e fondamentale che ricopre per garantire la sicurezza all'interno delle carceri, ma non solo. Noi abbiamo votato la legge n. 199 del 2010, in cui, all'articolo 4, chiedevamo e pretendevamo che vi fossero nuove assunzioni. Chiedevamo 1.800 agenti di polizia penitenziaria in più nelle nostre carceri al fine di garantire la sicurezza dei detenuti e delle carceri stesse.
Invitiamo, dunque, il Governo ad andare avanti, proprio perché il lavoro che la polizia penitenziaria e tutte le forze di polizia stanno oggi compiendo sul nostro territorio è importante e determinante nella lotta alla criminalità organizzata.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA MOLTENI. Concludo, signor Presidente, ricordando che quello delle carceri è sicuramente un problema importante e sentito - mi rifaccio, ovviamente, a tutto quello che ho detto - ma oggi abbiamo la necessità di avviare quella profonda, necessaria e doverosa riforma della giustizia che possa garantire di avere nel nostro Paese una giustizia più giusta, più equa e con tempi più rapidi. Ovviamente, la Lega, come sempre ha fatto, nel momento in cui vi saranno provvedimenti che andranno nella direzione di migliorare le situazioni dei nostri cittadini, farà la sua parte e darà il proprio contributo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,30)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, francamente, quest'ultimo intervento, come quello del sottosegretario Alberti Casellati, mi lasciano un po' di sconcerto. Mi sembra, cioè, dalle loro parole, che abbiano visto un altro film, rispetto alla situazione delle carceri. In altri termini, con riferimento ai tre anni trascorsi, si parla di un Governo che ha fatto del tutto per migliorare la qualità delle carceri, che è al limite dell'eccellenza, e per il prossimo futuro, come se si facesse del tutto per risolvere definitivamente questo problema.
Io credo che, se ci recassimo nelle nostre carceri italiane, probabilmente, la situazione sarebbe totalmente diversa. Non voglio ricordare l'articolo 27 della Costituzione, che è stato abbondantemente già ricordato, in cui si dice che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e debbono tendere alla rieducazione del condannato. Né voglio ricordare l'articolo 1 della legge n. 354 del 1975, laddove si dice che il trattamento penitenziario deve essere conforme ad umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona. Risalendo ancora anni indietro, dovremmo ricordare Tolstoj, che misurava la maturazione di una società civile in ragione della qualità del sistema carcerario.
Alla luce di questi fondamentali principi, vi è una situazione in cui quasi 68 mila detenuti vivono ristretti ed ammassati in spazi angusti, spesso, umidi, malsani e fatiscenti, rispetto ai 45.532 posti disponibili. Nelle nostre carceri, dei 1.500 deceduti negli ultimi dieci anni, ben 500 sono stati i suicidi. Vi sono stati 500 suicidi negli ultimi dieci anni. E per ogni 60 suicidi annuali, dobbiamo amaramente registrare che sono avvenuti ben 500 tentati suicidi.
È una realtà dove si vive, quindi, quotidianamente una straziante situazione di disagio e di sofferenza, che rende la vita impossibile sia ai detenuti sia agli operatori penitenziari.
Basta citare che oltre 650 aggressioni all'anno rappresentano, per gli agenti di polizia penitenziaria, un costante pericolo per la loro incolumità, il cui organico - dobbiamo dirlo e mi riferisco al Governo - oggi è per di più carente di oltre 5 mila unità, mentre delle 2.900 assunzioni promesse dal Ministro sinora non si è vista neanche l'ombra. Pag. 15
Il 47 per cento dei detenuti è in attesa di giudizio, o meglio di sentenza definitiva di condanna: ben oltre 9 milioni di procedimenti pendenti, mentre il Governo si preoccupa di sfornare continuamente provvedimenti legislativi tesi soltanto a salvare il Presidente del Consiglio dai processi e non si preoccupa di mettere mano seriamente ad una vera riforma della giustizia.
Il nostro gruppo ha presentato proposte di legge a iosa, basta soltanto pensare alla copertura degli organici carenti, che sono poi all'origine del dramma nelle nostre carceri: magistrati, cancellieri, personale tecnico e amministrativo; e ancora: l'istituzione del processo, la riduzione dell'area dell'illecito penale, l'introduzione e l'allargamento delle misure alternative, che sono la vera soluzione del problema della detenzione in carcere, alla stregua della legge n. 199 del 2010, approvata grazie al forte apporto del nostro gruppo; allo stesso modo: la messa alla prova, ossia la probation anglosassone, un'attuazione vera al processo informatico che, al di là delle dichiarazioni, ancora non c'è; e ancora: la modifica al sistema delle notifiche, la riforma della magistratura onoraria, la revisione della ex Cirielli in ordine alla recidiva che spesso impedisce - e questo lo dobbiamo dire con grande chiarezza - l'applicabilità di misure alternative al carcere anche per reati di scarso allarme sociale, dove, tra l'altro, la magistratura di sorveglianza eserciterebbe sicuramente un attento controllo sulla pericolosità del soggetto in trattamento.
Una carcerazione disumana - come abbiamo detto - non rieduca il detenuto ma lo umilia, lo incattivisce e peggiora le sue qualità etico-morali e psicologiche, così che un detenuto incattivito che esce dal carcere sarà un delinquente in più, in libera circolazione, che attenterà alla nostra sicurezza e incolumità, peraltro con costi sociali enormi che alla fine la società sarà costretta a pagare.
Non dimentichiamo che nelle carceri troviamo - come è già stato detto - povera gente, emarginati, stranieri, tossicodipendenti, piccoli delinquenti e scarti della società: soggetti che, più che di una severa e spesso disumana punizione, hanno bisogno di un sostegno sociale serio, umano, capace di un necessario, quanto dovuto, reinserimento nella società civile. Attraverso che cosa? Attraverso la costruzione di una vasta rete sociale, costituita da istituzioni pubbliche locali e non, volontariato e così via. Invece, cosa c'è di tutto questo?
Pochi giorni fa abbiamo assistito allo sciopero di tutti i direttori delle carceri in Toscana: i direttori delle carceri, non gli agenti di polizia penitenziaria, e cioè i rappresentanti dello Stato oggi scioperano contro lo Stato stesso per le condizioni ormai insostenibili dentro le nostre carceri!
Prendiamo un solo esempio: in un sistema carcerario che si pone come fine ultimo la riabilitazione e la reintegrazione sociale del detenuto, il momento del lavoro, oltre che un formidabile strumento di prevenzione di nuova criminalità, rappresenta una forma essenziale ed una possibilità concreta di riscatto morale ed umano per il soggetto in trattamento.
Ebbene, io mi attengo ai fatti, alle relazioni e agli atti ufficiali del Governo: nell'ultima relazione trasmessa al Parlamento sull'attuazione delle leggi sul lavoro carcerario, si rileva che, dal 3,9 per cento del 2006, siamo passati al 2,9 per cento del 2009 della popolazione carceraria impiegata per imprese esterne; e il 2010 è ancora peggio del 2009.
È per questo, signor Presidente e signor rappresentante del Governo, che oltre l'80 per cento dei detenuti trascorre la giornata dormendo, guardando la televisione e consumando droghe e psicofarmaci. È a tutti noto - non a me, a tutti - che il carcere è il luogo dove maggiormente si consumano psicofarmaci e questo è un dato assolutamente incontestabile.
Non riteniamo che la panacea di questa malattia dei detenuti e delle detenute, vale a dire della condizione carceraria in senso stretto, sia la «pane e delizia» carceraria.
Non si può intervenire radicalmente sul tema penitenziario senza collegarsi strettamente alla politica criminale e alla Pag. 16nuova normativa che continua a vedere nella sanzione detentiva la soluzione del problema criminalità. Se tramite le leggi che si immettono nel circuito normativo si continuano a creare le condizioni per una risposta sostanzialmente penale, è chiaro che le condizioni dell'esecuzione carceraria saranno sempre di sofferenza. Si costituisce, in sostanza, legislativamente, una nuova clientela per carceri in costruzione, questo è quanto si otterrà dalla politica governativa in atto. La concezione panpenalistica, accompagnata dalla sola costruzione di nuovi istituti penitenziari, che peraltro neanche avviene e lo dimostreremo, non risolverà mai il problema né rispetterà gli obblighi previsti dall'articolo 27 della nostra Costituzione. Ho già avuto modo di dire che il 37 per cento dei detenuti è costituito da stranieri, ai quali spesso non è nemmeno applicabile la pena alternativa della detenzione domiciliare perché senza alloggio né fissa dimora e così siamo profondamente in ritardo nello stipulare convenzioni con i Paesi stranieri per far scontare ai detenuti la pena nei Paesi di provenienza. Anche qui, nonostante le dichiarazioni, siamo all'anno zero. Aggiungiamo che su 16 mila tossicodipendenti, che sono tantissimi, il 38 per cento soffre di epatite virale...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PIETRO TIDEI. ... sono ancora nei termini, signor Presidente... oltre a tantissime altre malattie contagiose che in Italia erano state debellate da tempo. Dei 16 mila tossicodipendenti solo il 3,4 per cento ha il trattamento metadonico. Già la Corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo ha condannato l'Italia per aver tenuto in una cella, per diciotto ore, sette detenuti in uno spazio di appena di 27 metri quadrati. Così per il piano straordinario delle carceri - e mi avvio alla conclusione - finora si sono viste soltanto dichiarazioni, quando poi, al di là di quello che si scrive, mancano assolutamente le risorse.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Tidei.

PIETRO TIDEI. Concludo e salto, signor Presidente, con questa frase soltanto: la disumanità e spesso lo strazio vissuto dai detenuti e, di riflesso, anche dal personale operante nelle carceri obbliga la politica, il Governo e il Parlamento a passare dalle parole ai fatti, passaggio che non richiede grande sforzi di fantasia: basterebbe far funzionare il sistema carcerario con le leggi esistenti ma soprattutto occorrono risorse e investimenti, quelle previsti dalle leggi e non solo per costruire nuove carceri ma per rieducare il detenuto, costruire alternative alla detenzione, adeguare stipendi e standard di professionalità del personale, costruire quella rete sociale che rieduchi, reinserisca e renda un potenziale delinquente un cittadino normale, utile e non più pericoloso per la società.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.

RITA BERNARDINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo ci sia una cosa preliminare che dobbiamo chiederci e che deve chiedersi ciascun deputato in quest'Aula. A che cosa serve discutere e approvare le mozioni? Ci ritroviamo, a distanza di oltre un anno, con mozioni che erano state approvate nel gennaio 2010 e che impegnavano il Governo e che non hanno avuto alcuna forma di attuazione da parte del Governo e del Parlamento. Che cosa significa approvare la formula «impegna il Governo»? Io credo che se non risolviamo il problema, che è istituzionale, del valore che hanno le mozioni, facciamo dibattiti inutili e che non servono a niente. È per questo motivo che la delegazione radicale ha ripresentato i punti che erano stati approvati nel gennaio 2010 e che sono di estrema attualità, perché non solo non è stato risolto il problema del sovraffollamento e dell'illegalità delle carceri ma addirittura i problemi si sono aggravati e sono sotto gli occhi di tutti.
Voglio innanzitutto riportare i dati che ci sono forniti dalla benemerita rivista Pag. 17Ristretti Orizzonti che riprende ed elabora i dati del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: da inizio anno nelle carceri italiane si sono tolti la vita ventiquattro detenuti e tre poliziotti, mentre altri quaranta detenuti sono morti per cause «naturali», infatti, in diciassette casi sono state aperte inchieste volte all'accertamento dei fatti. Nel complesso, in questo inizio del 2010, le vittime del sistema penitenziario sono state sessantasette. Dal 2000 ad oggi nelle carceri italiane sono morti 1.800 detenuti di cui 650, ripeto, 650, per suicidio. Nello stesso periodo di tempo si sono uccisi anche 87, ripeto, 87 poliziotti penitenziari che si sono suicidati. C'è anche un direttore di istituto e un dirigente regionale morto nel 2010, Paolino Quattrone, a Cosenza. Ci rendiamo conto, allora, che di fronte a queste cifre, quando Marco Pannella, giunto oggi al ventinovesimo giorno di sciopero della fame, afferma che parliamo di nuclei consistenti di Shoah, che sono presenti nelle nostre carceri, evidentemente, Marco Pannella non si sbaglia?
C'è un articolo della nostra Costituzione che non viene mai richiamato: è il comma 4 dell'articolo 13 della nostra Costituzione secondo il quale non è consentita alcuna violenza anzi è punita la violenza commessa sulle persone che sono private della libertà. È necessario riportare queste cifre, quando si ricordano i fatti di detenuti ammassati che hanno a disposizione meno di un metro e mezzo, non parliamo dei tre metri previsti dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, non parliamo dei sette metri previsti dal nostro ordinamento penitenziario, parliamo di un metro e mezzo a disposizione dei detenuti. Per tale ragione i direttori delle carceri dispongono che i detenuti stessi non debbano avere né gli sgabelli né gli armadietti, perché altrimenti le venti, ventidue ore al giorno che questi ultimi passano nelle celle, sarebbero veramente impossibili. Stiamo parlando di violenze che vengono commesse sui detenuti e ci chiediamo, che cosa fa il Ministro della giustizia? Cosa fa, come si pone davanti a questi problemi il Presidente della Repubblica? E non parliamo evidentemente del Presidente del Consiglio che, fino a questo momento, ha dimostrato di non porsi questo problema. Che cosa fa questo Parlamento? Noi, una risposta ce l'abbiamo ed è l'amnistia contro l'amnistia che si verifica ogni anno con le prescrizioni. È una risposta seria...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

RITA BERNARDINI. L'onorevole Molteni non ce l'ha raccontata tutta, ci ha detto che il 25 per cento dei detenuti che hanno usufruito dell'indulto ha commesso reati. Ebbene, non dice che chi sconta interamente la pena nelle nostre carceri che sono delinquenziali, torna a delinquere per il 65-70 per cento. Queste sono le riflessioni che dobbiamo fare, questa è la sicurezza che chiediamo, questa è la democrazia che vogliamo... (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bernardini
Constato che l'onorevole Sarubbi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è presente in Aula, si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare due punti che riguardano la grave e pesante situazione del nostro sistema carcerario così come è stata denunciata dalla nostra mozione e bene illustrata dagli interventi appena ascoltati in particolare quello dell'onorevole Tidei poco fa.
Sono stato al carcere di Pisa pochi giorni fa, sollecitato sia dai medici e dagli operatori del centro clinico, sia da alcuni detenuti che mi avevano scritto per denunciare una particolare situazione di difficoltà dal punto di vista della loro salute. La situazione è davvero pesante e in generale il carcere di Pisa viene considerato non tra i peggiori in Italia: un buon centro clinico ed una struttura vecchia, ma tutto sommato buona. Pag. 18
Ebbene oggi nel carcere di Pisa ci sono 360 detenuti a fronte di 260 posti reali, c'è una mancanza di organico di settanta agenti che sta creando grandi difficoltà agli agenti di polizia penitenziaria in servizio e c'è una situazione di disagio crescente: anche in quel carcere è aumentato in maniera assai significativa il numero dei tentativi di suicidio negli ultimi sei mesi.
Questi dati ci illustrano una situazione molto grave che tra l'altro viene denunciata - e mi sorprende in proposito la sottovalutazione da parte del Governo e della maggioranza - dai direttori del carcere, lo lamentava Tidei. In Toscana il sindacato dei direttori delle carceri è in sciopero da tutte le mansioni straordinarie per tutto il mese di maggio. Il loro comunicato con cui hanno deciso questa iniziativa dice espressamente che non si può affrontare l'emergenza carceri mantenendo l'unica classe dirigente operativa senza contratto. La situazione è gravissima e potrebbe esplodere in tempi rapidi e per questo denunciano la responsabilità del dipartimento e del Governo che non affronta seriamente i problemi.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO FONTANELLI. Quando un allarme proviene da questa parte possiamo dire che davvero siamo ad un livello di guardia.
Il secondo punto che vorrei sottolineare è quello che riguarda la medicina penitenziaria che ha anche attinenza con le esigenze e le politiche di prevenzione utili in relazione...

PRESIDENTE. Onorevole Fontanelli per favore...

PAOLO FONTANELLI. Quello che vorrei sottolineare - e concludo signor Presidente - è l'importanza di riportare l'attenzione su questo problema richiamando anche le regioni, ma soprattutto facendo sì che le risorse per la medicina previdenziale non vengano meno, ma siano semmai aumentate in una situazione di così grave emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà.

LUIGI VITALI. Signor Presidente, credo che l'aver discusso della situazione carceraria in questi giorni, grazie alle mozioni presentate da tutti i gruppi parlamentari non sia stato vano e inutile anche se una discussione simile - che vedo interessa pochi dei colleghi presenti in Aula dato il brusio - è stata già fatta nel gennaio 2010.
La situazione carceraria è una situazione di estrema difficoltà ed è assolutamente un'emergenza e tale la considera questo Governo ed è giusto che vengano mosse delle critiche in quest'aula. Si poteva fare di più, si doveva fare di più e si deve fare di più, ma è assolutamente ingeneroso affermare che questo Governo e il Ministro della giustizia siano stati quasi immobili di fronte a questa problematica che non è una problematica del Governo Berlusconi e che si pone in questa legislatura, ma esiste da sempre nel nostro Paese ed è stata attenuata soltanto perché fino al 1989, con una cadenza triennale, venivano emanati provvedimenti di clemenza. Ecco perché questo problema non è stato mai percepito fino a quel momento nella sua importanza e nella sua delicatezza.
Da quell'epoca non ve ne sono più stati. Tuttavia, devo dire che un Governo precedente a questo si è lasciato scappare una grande opportunità, perché nel 2006, quando chi vi parla rappresentava l'opposizione, noi sostenemmo un Governo diverso, perché si votasse un indulto che aveva il compito di svuotare le carceri e di impegnare quel Governo ad attuare tutte le iniziative necessarie per evitare che il problema si riproponesse. Ma questo non è successo. Io non ho mai cambiato idea da allora e anche se la mia parte politica non è stata tutta unitaria nel votare quell'indulto, io l'ho fatto e lo rifarei, perché vi era una motivazione politica e una motivazione anche di opportunità.
Voglio ricordare che quell'indulto era anche figlio di un impegno che questo Parlamento aveva assunto durante la presenza Pag. 19di Papa Giovanni Paolo II in quest'Aula, perché un applauso unanime del Parlamento significava aver accolto l'invito del Santo Padre, ma nulla è stato fatto da allora. Non si può scaricare soltanto su questo Governo e su questo Ministro la situazione attuale, che se non è implosa lo è soltanto per il grande senso di responsabilità, innanzitutto della polizia penitenziaria e poi di tutto il personale che opera all'interno delle nostre strutture. Credo che non sia superfluo e inutile sottolineare questo aspetto e tributare il giusto riconoscimento a uomini e donne che, quotidianamente, impediscono che la situazione di emergenza possa provocare danni irrimediabili.
A che cosa si deve il sovraffollamento? Si deve sicuramente ad un «panpenalismo», non di questo Parlamento; da 15, 20 anni a questa parte, i Parlamenti, i Governi e le maggioranze che si sono succeduti hanno seguito una strada che è sbagliata: mi riferisco all'abuso della carcerazione preventiva - e mi ha fatto piacere oggi sentire, da esponenti politici, che vi sono quattro detenuti su dieci in attesa di giudizio, perché questa è la conseguenza di un abuso dello strumento della carcerazione preventiva - e, soprattutto, ad un'elevata presenza di detenuti extracomunitari.
Non è stato a guardare la luna o ad abbaiare alla luna il Ministro della giustizia. Oggi abbiamo un piano carceri che non è vero che è una scatola vuota, perché ha consentito già la realizzazione di 3.635 nuovi posti per detenuti. Entro il 2011 si realizzeranno 3.955 posti ed entro il 2012 altri 3.496 posti. Sono obiettivi che, senza il piano carceri, non si sarebbero mai raggiunti. Voglio ricordare a chi probabilmente non è dentro i problemi carcerari che, prima della dichiarazione di emergenza e della nomina del commissario straordinario, per poter realizzare una struttura penitenziaria, vi era bisogno di 15-20 anni. Lo ripeto, 15-20 anni per realizzare un istituto penitenziario. Grazie alla dichiarazione di emergenza e alla nomina del commissario straordinario, le procedure si sono accelerate ed oggi si possono realizzare le strutture in 18-24 mesi. Questo Governo, in questa legislatura, ha messo a disposizione 675 milioni di euro, più di quanto è stato speso negli ultimi 12 anni. Ripeto: 675 milioni di euro: più di quanto si è speso nei 12 anni precedenti.
Il Ministro Alfano è stato il primo Ministro della giustizia che nel Parlamento europeo ha posto il problema delle carceri e ha ottenuto un provvedimento di riconoscimento per il quale sarà possibile finanziare con i fondi comunitari la costruzione di istituti penitenziari. È stato dato il via ad un accordo che consente la possibilità per i detenuti comunitari di scontare senza il loro preventivo consenso e senza il consenso dello Stato membro la pena all'interno dei Paesi comunitari. Questo è un risultato che ha raggiunto questo Governo, questo Ministro, questa maggioranza.
Inoltre, è stato assunto per la prima volta un contingente di 1.800 agenti della polizia penitenziaria.
È stata varata la norma per le detenute madri e per la detenzione domiciliare per gli ultimi dodici mesi; quindi, è stato fatto quello che era possibile fare, compatibilmente ai vincoli di finanza pubblica. Infatti, tutti siamo d'accordo nel ritenere che bisogna dare un taglio alla spesa pubblica e che bisogna evitare gli sprechi, però poi lo dimentichiamo, quando vorremmo assumere ad libitum poliziotti, carabinieri, magistrati e vigili. Non è così che si risolve il problema.
Il problema si risolve professionalizzando il personale e ottimizzando l'utilizzo del personale stesso. Voteremo la mozione della maggioranza e voteremo secondo le indicazioni date dal sottosegretario alla giustizia, però voglio fare, a titolo personale, alcune valutazioni.
Io mi asterrò, signor sottosegretario e Governo, a titolo personale, sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612, perché ritengo che ponga problemi che devono necessariamente essere affrontati. Il primo: vi è necessità di una consistente depenalizzazione e credo che esistano presso il Ministero della giustizia dei lavori Pag. 20importanti, che sono stati svolti negli anni precedenti. Mi riferisco, in particolare modo, ai lavori della commissione Nordio, che sono stati trasformati in una proposta di legge dal presidente Pecorella. Credo che sia arrivato il momento di porre mano decisamente ad una depenalizzazione.
Il secondo problema, per il quale mi astengo a titolo personale sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612, è quello di incentivare l'intervento dei privati che possano dare una mano allo Stato per realizzare non soltanto le strutture penitenziarie, ma anche quelle strutture attenuate, per esempio per i tossicodipendenti - che sono un quarto della popolazione detentiva - o per quelle detenzioni che non hanno bisogno di particolari misure di sicurezza per il loro controllo.
Credo che, nel rispetto delle prerogative della polizia penitenziaria, dei direttori delle carceri e di tutto il personale che vi opera, sia arrivato il momento di coinvolgere anche i privati nella realizzazione di queste strutture, perché, diversamente, i tempi necessari perché lo Stato faccia quanto è opportuno si allungherebbero in maniera esponenziale.
Quindi, con questa precisazione, preannunzio il voto favorevole sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 e su tutte le mozioni ci atterremo alle indicazioni date dal Governo. A titolo personale, mi asterrò sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei che il sottosegretario mi ascoltasse un attimo, perché parlare a chi non sente è inutile. Signor Presidente, le chiedo di dire al sottosegretario se, cortesemente, mi ascolta. (All'ingresso in Aula del deputato Ceccuzzi applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Al banco del Governo invito a fare attenzione alla discussione.

ANNA TERESA FORMISANO. Invito il sottosegretario a farsi carico di una questione che mi sta molto a cuore: vorrei chiederle di ragguagliarci sui manicomi criminali di questo nostro bel Paese. Ho presentato una interrogazione a risposta immediata al Ministro della salute - sono ancora in attesa di risposta - relativa a un video che è stato trasmesso dalla televisione pubblica su sei strutture che si trovano nel nostro Paese: Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere.
Vi è una commissione parlamentare d'inchiesta che ha visitato queste strutture dove ci sono malati legati con corde ai letti, dove ci sono lenzuola mai cambiate per mesi. È una questione vergognosa! Voglio anche informare il sottosegretario che esistono carceri nel nostro Paese, e tre nella mia provincia, nuove e mai utilizzate. È un atto di umanità perché è una vergogna non solo per chi governa ma per tutto il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, intervengo solo per dire che, pur condividendo astrattamente il senso delle mozioni, compresa quella dei gruppi di maggioranza, ritengo innanzitutto che la priorità sia assicurare l'effettività della pena e il giusto fine retributivo nonché punitivo della sanzione stessa. In Italia non credo che il problema prioritario sia quello del sovraffollamento carcerario, bensì quello di tantissimi delinquenti che assillano la povera gente, che non vengono mai arrestati, spesso neanche in flagranza, e spesso vengono anche scarcerati dopo poco tempo. Lo sappiamo tutti e voglio anche dire che, peraltro, non potrò votare a favore della mozione della maggioranza perché il passaggio relativo alla messa in evidenza del solo fine rieducativo della pena mi sembra una cosa sbagliata. Pag. 21
Voglio anche aggiungere che, per quanto riguarda la proposta del gruppo del Partito Democratico relativa all'abrogazione della famosa legge cosiddetta ex Cirielli in relazione alla giusta pena ai recidivi e ai plurirecidivi, ritengo che questa sia stata l'unica norma negli ultimi dieci anni che ha assicurato a delinquenti plurirecidivi di rimanere in carcere. Non è certamente svuotando le carceri che si risolve il problema della serietà e della civiltà della pena. Credo che si va soltanto ad aggravare la vita dei cittadini contrariamente all'impegno preso da tutte le forze politiche in tutte le campagne elettorali. È un'ipocrisia che non intendo avallare (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Della Vedova ed altri n. 1-00612, non accettata dal Governo (Al momento dell'ingresso in Aula del deputato Traversa applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Aprea, La Loggia, Scilipoti, Miotto, Pagano, Rotondi, Laura Molteni, Mario Pepe, D'Antoni, Gelmini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 522
Votanti 518
Astenuti 4
Maggioranza 260
Hanno votato
264
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Rao ed altri n. 1-00614 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Villecco Calipari... Onorevole Giammanco... Onorevole Paladini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 524
Astenuti 1
Maggioranza 263
Hanno votato
522
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Bossa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla mozione Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione).
Ricordo che il Governo ha espresso parere contrario sulla premessa e sul quarto, settimo, ottavo e nono capoverso del dispositivo; parere favorevole sul primo, quinto, decimo e undicesimo capoverso del dispositivo; parere favorevole sul secondo capoverso del dispositivo, a condizione che vengano aggiunte, in fine, le parole: «nei limiti del bilancio»; parere favorevole sul terzo capoverso del dispositivo, a condizione che le parole: «un capitolo dedicato» vengano sostituite con le seguenti: «una relazione dedicata»; parere favorevole sul sesto capoverso del dispositivo, a condizione che venga riformulato nel senso di impegnare il Governo: «ad affrontare con la massima urgenza, Pag. 22assumendo le necessarie iniziative normative, il problema dei detenuti tossicodipendenti», espungendo la restante parte del capoverso.
L'onorevole Ferranti, che ha accettato le riformulazioni proposte relative ai capoversi secondo, terzo e sesto del dispositivo, ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole da quelle sulle quali il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione), limitatamente alla premessa e al quarto, settimo, ottavo e nono capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... Onorevole Grimoldi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).


(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato
269
Hanno votato
no 255).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ferranti ed altri n. 1-00615 (Nuova formulazione), limitatamente alla restante parte del dispositivo, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai... Onorevole Mazzuca... Onorevole Gatti... Onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 522
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato
517
Hanno votato
no 5).

Passiamo alla votazione della mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616.
Avverto che il gruppo del Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa dal dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Della Vedova ha votato... Onorevoli Granata, Scilipoti, Sardelli, Gnecchi... L'onorevole Codurelli ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo, Futuro e Libertà per il Terzo Polo, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia - Vedi votazionia ).

(Presenti 525
Votanti 523
Astenuti 2
Maggioranza 262
Hanno votato
255
Hanno votato
no 268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 limitatamente al dispositivo, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Scilipoti, Lussana, Miotto... Pag. 23
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 281
Astenuti 247
Maggioranza 141
Hanno votato
257
Hanno votato
no 24).

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Cirielli, siamo in corso di votazione. Per cosa chiede la parola?

EDMONDO CIRIELLI. Solo per una correzione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, ho espresso male il mio voto sulla votazione relativa alla mozione Costa, Lussana, Belcastro ed altri n. 1-00616 limitatamente alla premessa. In realtà, intendevo astenermi mentre ho votato a favore.

PRESIDENTE. Sta bene. Ne prendiamo atto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bernardini ed altri n. 1-00617 nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Granata, Beccalossi, Scilipoti, Terranova... Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 524
Astenuti 4
Maggioranza 263
Hanno votato
521
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che il deputato Beltrandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione della mozione Di Pietro ed altri n. 1-00618.
Ricordo che il Governo ha espresso: parere contrario sulla premessa; parere favorevole sul primo, secondo, quarto, quinto e settimo capoverso del dispositivo; parere favorevole sul terzo e sul sesto capoverso del dispositivo, a condizione che vengano aggiunte ad entrambi i capoversi, in fine, le parole «nei limiti delle risorse disponibili o che saranno rese disponibili».
I presentatori, che hanno accettato le riformulazioni proposte relative ai capoversi terzo e sesto del dispositivo, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Pietro ed altri n. 1-00618, limitatamente alla premessa, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Parisi, Scilipoti, Di Girolamo, Lusetti, Bernini Bovicelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Italia dei Valori - Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 526
Astenuti 3
Maggioranza 264
Hanno votato
269
Hanno votato
no 257).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pag. 24Di Pietro ed altri n. 1-00618, limitatamente al dispositivo nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Barani, Scilipoti, Lo Monte, Granata, D'Antona...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 525
Astenuti 3
Maggioranza 263
Hanno votato
520
Hanno votato
no 5).

Prendo atto che i deputati Realacci, Morassut e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mosella ed altri n. 1-00619, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Granata, Osvaldo Napoli, Motta, Migliavacca, Cicchitto, Ciccioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
524
Hanno votato
no 4).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,27).

PRESIDENTE. Dovremmo adesso passare al successivo punto all'ordine del giorno riguardante la deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ai conflitti di attribuzione. L'ordine del giorno prevede che questo avvenga alle ore 12,30 e l'orologio dell'Assemblea segna le 12,27.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei formulare una proposta inerente i prossimi punti all'ordine del giorno che riguardano, come lei ha detto, la costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione a due conflitti di attribuzione.
Le chiedo a nome del gruppo del Partito Democratico se, in particolare per quello che riguarda l'onorevole Mastella, se sia possibile dare la possibilità di parlare a un rappresentante per gruppo e non, come prevede il Regolamento, a un deputato a favore e uno contro. Credo che ci siano dei precedenti in tal senso che sostengono la nostra richiesta. So che non c'è stata unanimità su questo nella Giunta e nell'Ufficio di Presidenza, perciò le chiediamo - comunque l'onorevole Samperi parlerà su questo - la possibilità anche per il gruppo del Partito Democratico, oltre per gli altri gruppi che volessero farlo, di esprimersi sul conflitto di attribuzione che riguarda l'onorevole Mastella.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, considerato che ci sono stati dei precedenti in tal senso, la domanda mi sembra ragionevole e se non vi sono obiezioni così resta concordato.

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal giudice per l'udienza preliminare presso il tribunale di Taranto, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 87 del 2011 (ore 12.30).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 4 maggio Pag. 252011, preso atto dell'orientamento favorevole espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 19 aprile 2011, ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge 11 marzo 1953, n. 87, per resistere al conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sollevato dal giudice per l'udienza preliminare presso il tribunale di Taranto, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 87 del 2011, in relazione alla deliberazione della Camera del 28 ottobre 2009, con la quale è stata dichiarata - ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Carmine Patarino nei confronti dell'ex senatore Nicola Putignano.
Su tale proposta concederò la parola ad un deputato per gruppo per non più di cinque minuti ciascuno.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo per esprimere qualche riflessione. La posizione del gruppo cui appartengo è nota sin da tempo, si tratta della solita vicenda se costituirsi o meno in giudizio nel momento in cui viene sollevato un conflitto da parte di altri organi di provenienza costituzionale o meno, così come previsto dalle nostre norme.
Non si tratta, purtroppo come è stato fatto per certi versi all'interno della Giunta per le autorizzazioni, di valutare la vicenda volta per volta. La posizione del gruppo Popolo della Libertà è stata sempre quella di deliberare la costituzione in giudizio a supporto di una deliberazione della stessa Camera, al di là del fatto che essa sia stata adottata a maggioranza o all'unanimità: una deliberazione della Camera va supportata attraverso le forme ordinarie che sono quelle della costituzione in giudizio.
È per questo che, come in altre occasioni, mi sento di potere tranquillamente concludere che il gruppo Popolo della Libertà è favorevole alla costituzione in giudizio della Camera indipendentemente dall'identità del collega coinvolto in questa vicenda e dall'appartenenza del collega stesso ad un gruppo diverso da quello a cui appartengo io.
Sono, pertanto, in grado di rappresentare all'Assemblea la volontà del gruppo Popolo della Libertà di costituirsi in giudizio nel conflitto di attribuzione sollevato nei confronti di una deliberazione di questa Camera per il collega Patarino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo perviene alle stesse conclusioni ora esposte dal collega Leone, sia pure con una motivazione un po' diversa perché, a nostro avviso, l'esame della costituzione in giudizio per resistere ad un conflitto di attribuzione elevato non è, certamente, una valutazione di secondo grado della decisione presa. Non vi è neppure un automatismo che obbliga ad adeguarsi, su questa nuova scelta, all'orientamento a suo tempo votato. Non vi è uno stare decisis nel nostro ordinamento giudiziario e non vi è neppure, naturalmente, nelle valutazioni di un organo politico. Quindi, è ovvio che vi possa essere una decisione contraria alla costituzione in giudizio nei casi in cui il voto rivelasse un abuso della prerogativa, abuso che non riteniamo coerente e conforme alla costituzione, e, perciò, crediamo che il voto non sia scontato ed obbligato.
In questo caso, però, bisogna dire che la polemica che ha dato origine agli avvenimenti tra il collega Patarino e il senatore Putignano riguardava il finanziamento e la realizzazione di un vasto programma di imprenditoria turistica a Castellaneta Marina, un fatto molto rilevante dove venivano investiti centinaia di milioni di euro con finanziamenti europei. Pag. 26La polemica ebbe un oggettivo rilievo nazionale e politico proprio per l'importanza dei fatti. È rimasta contenuta entro certi aspetti e, dunque, non siamo in presenza di una situazione eccezionale, per cui ci si debba discostare dal voto già espresso.
Dunque, in conclusione, confermiamo l'orientamento favorevole alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati per resistere al conflitto di attribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, colleghi, il gruppo Italia dei Valori, seguendo un proprio orientamento ormai consolidato, è contrario alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati.
Si tratta di uno degli innumerevoli casi in cui la Camera tenta di salvare un proprio esponente sottraendolo alla giustizia ordinaria, che riguarda tutti i cittadini, per salvaguardarlo e fornirgli un salvacondotto attraverso la giustizia politica che questa Camera vorrebbe sostituire a quella ordinaria.
Si tratta di uno degli innumerevoli casi in cui la Camera, ancora una volta, vedrà questo tentativo andare a vuoto. Dobbiamo ricordare, infatti, che nel 90 per cento dei casi in cui la Camera si è costituita contro il conflitto di attribuzione sollevato dalla magistratura ordinaria è risultata soccombente. Questo perché vi è una tendenza della giustizia politica a salvare se stessa e a salvaguardare la «casta» dalla giustizia ordinaria, estendendo, in maniera esorbitante, l'insindacabilità prevista dal comma primo dell'articolo 68 della Costituzione.
Oramai è un fatto assodato: la Camera nel 90 per cento dei casi è soccombente di fronte a questo giudizio. Allora noi ci domandiamo: ma è ancora possibile utilizzare risorse pubbliche per vedere poi quest'Assemblea soccombente nel giudizio di conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale? Noi riteniamo di no. Votando la costituzione in giudizio della Camera, ci esporremmo ad un'ennesima brutta figura, che coinvolgerà quest'Assemblea.
Noi riteniamo che, anche per rispetto e per riguardo nei confronti della Corte costituzionale, sarebbe opportuno che la Camera si rimettesse al giudizio della Corte costituzionale in presenza di un conflitto tra due poteri dello Stato. Quindi voteremo contro questa costituzione in giudizio, sapendo che, ancora una volta, se la Camera voterà «sì», esporrà quest'Assemblea e questo potere dello Stato ad un ennesimo smacco.
Questa è la ragione per la quale riteniamo che il prestigio di questa Camera debba essere giocato su altri ruoli e livelli e su quello ad essa stessa più confacente: l'esercizio della funzione legislativa. Invitiamo, quindi, quest'Assemblea, ancora una volta convintamente, a votare «no», secondo la linea sempre seguita dall'Italia dei Valori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sembra di insegnare l'«educazione a corte», spiegando ad un'Aula, così ben composta, che non si tratta di deliberare sull'applicazione o meno dell'articolo 68, nel caso dell'onorevole Patarino. Si tratta semplicemente di essere consequenziali con una decisione, già presa a larga maggioranza da quest'Aula e prima dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Bisogna, quindi, essere coerenti con quanto già espresso.
Io non posseggo, al contrario del collega che mi ha proceduto nell'intervento, la sfera di cristallo e quindi non posso sapere come il giudice delle leggi deciderà nella fattispecie. Posso solo dire che la costituzione in giudizio è un atto che non smentisce la decisione di quest'Aula, ma la rafforza. Tale è il motivo per cui il gruppo di Futuro e Libertà per il Terzo Polo Pag. 27voterà a favore della costituzione giudizio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per motivare il voto di astensione del Partito Democratico. Noi ci siamo espressi per l'insindacabilità ma, una volta sollevato il conflitto da parte del giudice ordinario, ci rimettiamo alle decisioni della Corte costituzionale, perché non possiamo accettare il semplice automatismo tra la dichiarazione di insindacabilità e la costituzione in giudizio in relazione al conflitto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di costituzione in giudizio in esame formulata dall'Ufficio di Presidenza. (Al momento dell'ingresso in Aula del deputato Fassino applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(È approvata).

Deliberazione in merito alla costituzione in giudizio della Camera dei deputati in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Senato della Repubblica nei confronti del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli e del giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Napoli, di cui all'ordinanza della Corte costituzionale n. 104 del 2011 (ore 12,45).

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 4 maggio 2011 - preso atto dell'orientamento favorevole espresso dalla Giunta per le autorizzazioni nella seduta del 4 maggio 2011- ha deliberato di proporre alla Camera la costituzione in giudizio innanzi alla Corte costituzionale, ai sensi dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953, in relazione ad un conflitto di attribuzione sollevato innanzi alla Corte costituzionale dal Senato della Repubblica nei confronti del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli e del giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Napoli, in relazione ad un procedimento penale a carico di Mario Clemente Mastella, senatore e Ministro della giustizia al momento dei fatti, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con ordinanza n. 104 del 2011 e di cui la medesima Corte costituzionale ha disposto la notifica anche alla Camera dei deputati in ragione dell'identità della posizione costituzionale dei due rami del Parlamento in relazione alle questioni di principio da trattare.
Ai sensi dell'articolo 41 comma 1 del Regolamento sono ammessi prima del voto gli interventi di un deputato a favore e di uno contro, per cinque minuti ciascuno, ma in questo caso abbiamo deciso di dare la parola ad un deputato per gruppo, se i gruppi ne faranno richiesta, come già precedentemente stabilito.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo caso noi riteniamo sia opportuno votare a favore della costituzione in giudizio, perché la questione dedotta riguarda in prima battuta il Senato ma, come ha ricordato poc'anzi il Presidente, essendo una questione di principio, riguarda anche la Camera dei deputati.
Sostanzialmente è interesse di questa Camera e quindi di tutti noi come istituzione difendere le buone ragioni innanzi Pag. 28alla Corte costituzionale, ai sensi appunto dell'articolo 37 della legge n. 87 del 1953. La questione è nota: la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il problema, in quanto ha ritenuto che fosse doveroso da parte dell'autorità giudiziaria informare il Senato della questione e quindi consentire al medesimo di valutare se il fatto contestato avesse o meno natura ministeriale, essendo l'onorevole Mastella all'epoca Ministro della Repubblica. Il non aver ottemperato a questa normativa è stato contestato dal Senato e la Corte Costituzionale ha ritenuto legittimo il sollevamento di questo conflitto di attribuzione. Quindi, la Camera ha buone ragioni per associarsi al Senato nella difesa e quindi costituirsi in giudizio.
Circa la solita obiezione dei costi, questi come è noto non sono sostanziali, perché la difesa avverrà tramite l'avvocatura interna. Quindi il parere è favorevole ovviamente anche da parte del gruppo della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, sarò telegrafico, anche perché mi rimetto a quanto già esposto nel caso che ha preceduto la deliberazione in esame. Quindi il gruppo di Futuro e Libertà voterà a favore della costituzione in giudizio dinanzi al giudice delle leggi (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi scusi, ma avevo chiesto la parola sull'ordine dei lavori per una ragione molto semplice: mentre si stava per votare il precedente punto all'ordine del giorno, essendo molto difficile seguire i lavori nella confusione in cui siamo, sono andato dagli assistenti parlamentari a chiedere i materiali su cui dovevamo esprimere un giudizio. Mi è stato detto che non vi sono materiali per questi giudizi. Allora la domanda è: un parlamentare che non faccia parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere come forma il suo giudizio in una materia di questo genere? È solo questo il rilievo, non ho nulla da dire nel merito perché non conosco la materia. A stento ho sentito le parole «onorevole Mastella», quindi so che sarà l'ex collega Mastella colui di cui si sta per parlare, ma di che cosa non ho la più pallida idea.
Come può il Parlamento affrontare un problema di questa delicatezza in una condizione come questa? Mi limito a fare questa osservazione, poi non prenderò parte alla votazione perché non so su che cosa votare e perché.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, per una prassi che si è instaurata nella precedente legislatura la conoscibilità dell'oggetto della proposta sottoposta all'Assemblea è assicurata anzitutto dall'inserimento nell'ordine del giorno di uno specifico punto relativo a ciascun conflitto e poi dalla facoltà di richiedere la consultazione degli atti relativi alla deliberazione, che sono a disposizione dei deputati interessati presso il banco della Presidenza, quindi non richiedendoli agli assistenti parlamentari ma venendo direttamente al banco della Presidenza. Credo che varrebbe la pena di riflettere se non sia opportuno migliorare le condizioni di accessibilità, magari assicurando che gli atti siano disponibili anche precedentemente, in una qualche sede opportuna. Provvederemo ad esaminare il problema.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in effetti i rilievi del collega La Malfa sono fondati e introducono anche qualche osservazione su altre anomalie Pag. 29presenti in questo procedimento, che è piuttosto atipico. Infatti il Senato, nell'elevare conflitto innanzi alla Corte nei confronti del tribunale di Santa Maria Capua Vetere per i fatti risalenti alle indagini penali sull'allora Ministro guardasigilli Mastella e sulla sua famiglia, come si ricorderà, fatti di grande rilievo, ci trasmette gli atti, notifica gli atti alla Camera per un intervento ad adiuvandum in questo conflitto sollevato dal Senato.
Il Senato sostiene che quell'azione, quell'indagine non era di competenza funzionale dei magistrati di Santa Maria Capua Vetere, perché prima essi avrebbero dovuto investire la Camera di appartenenza circa un'autorizzazione a procedere in relazione alla presunta ministerialità del reato.
Non starò qui ad indugiare sull'atipicità e sulla particolarità di questo procedimento ed anche sulla richiesta al nostro ramo del Parlamento circa un intervento adesivo al giudizio. Intanto, vorrei esprimere una forte perplessità sull'interpretazione che il Senato dà nel ricorso in oggetto. Infatti, com'è ben chiaro nella Costituzione e nella legge costituzionale n. 1 del 1989, se il magistrato ritiene che non vi sia la ministerialità del reato - cioè, che il reato non è stato commesso nell'esercizio delle funzioni di Governo - procede in piena autonomia secondo il codice di rito.
Pertanto, non vi è l'obbligo di una preventiva informazione: non vi è in questo caso, come non vi è nel caso Matteoli né nel caso Berlusconi; non vi è nella Costituzione né nell'ordinamento una preventiva autorizzazione a procedere. Infatti, è logica comune che anche un titolare di una funzione di Governo - ad esempio, un Ministro in carica - possa commettere un reato comune oppure un reato connesso con l'esercizio delle funzioni ministeriali. Quindi, una prima perplessità la esprimiamo sul merito di questo ricorso.
Una seconda perplessità, francamente, deriva dal fatto che, anche in questo caso, forse, vi è un omissis di troppo da parte dei colleghi del Senato, perché non si indica in alcun foglio di queste carte quale sia il tipo di reato ascritto all'allora Ministro Mastella. Quindi, non siamo neanche in grado di formulare una qualche valutazione su questa presunta ministerialità.
Dunque se, da un lato, abbiamo perplessità su questo profilo, dall'altro lato, abbiamo meno perplessità dal punto di vista politico sulla grave anomalia di quei fatti di allora. Infatti, allora si verificò un vulnus forse difficile da catalogare, da interpretare e da definire, ma molto chiaro, con riferimento ad un'azione penale esercitata da un magistrato incompetente - questo sì - per territorio, come ammise lui stesso di lì a pochi giorni, consegnando gli atti ad altro giudice competente. E a nove giorni dalla pensione, vi fu un'azione grave penale nei confronti del Ministro guardasigilli e della sua famiglia, che portò almeno tecnicamente - è riservato ogni giudizio politico - alla caduta dell'allora Governo di centrosinistra, del Governo Prodi, con le dimissioni del Ministro Mastella.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PIERLUIGI MANTINI. Che lì vi sia un'anomalia è fuor di dubbio: forse, il Consiglio superiore della magistratura ancora avrebbe qualche competenza dal punto di vista delle responsabilità. Noi conserviamo, invece, qualche perplessità sulla procedura che ci viene richiesta dal Senato ed esprimiamo, come gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, in effetti, la richiesta di maggiore informazione che è venuta prima da quest'Aula è perfettamente giustificata. Infatti, non sappiamo se sia stata colta l'anomalia, Pag. 30l'assoluta atipicità della decisione che la Camera è chiamata ad assumere oggi.
Il Senato ha sollevato un conflitto di attribuzione in favore del proprio componente, senatore Mastella. Mastella è un senatore, non è un deputato. Oggi la Camera è chiamata a decidere se fare la stessa cosa in relazione ad un parlamentare che non è, però, deputato. In altre parole, la Camera dovrebbe costituirsi in un giudizio che è stato instaurato da un diverso ramo del Parlamento.
Il gruppo dell'Italia dei Valori si oppone con tutte le proprie energie alla costituzione della Camera in giudizio per un conflitto instaurato dal Senato della Repubblica. Tra l'altro, vorrei dire che, se si ammette il potere autonomo di costituzione di un ramo del Parlamento in un giudizio instaurato dall'altro ramo del Parlamento, teoricamente si potrebbe anche verificare una posizione conflittuale: ossia, una Camera che sostiene una cosa e una Camera che ne sostiene un'altra, cosa assolutamente inimmaginabile.
Ora, lo diciamo anche al gruppo di Futuro e Libertà, il cui componente è intervenuto poc'anzi: tale gruppo aveva votato contro il conflitto di attribuzione sollevato da questa Camera in favore di Berlusconi e, per gli stessi motivi, oggi dovrebbe votare contro anche al medesimo conflitto da sollevare da parte di questa Camera.
Il ricorso presentato dal Senato è chiaramente inammissibile perché rivendica, per il Senato stesso, l'astratta potestà di decidere se il reato ascritto al Ministro Mastella sia da ricondurre o meno alle funzioni ministeriali. È elementare, per gli studenti di giurisprudenza, che l'interpretazione delle norme non spetta, nello Stato di diritto, alla politica, ma spetta alla giurisdizione. Dunque, è inammissibile un conflitto tutto basato sull'interpretazione delle norme, e cioè sull'interpretazione di chi ha il potere di qualificazione giuridica di un fatto.
Noi dell'Italia dei Valori non ci stancheremo mai di ripetere che l'articolo 96 della Costituzione si applica solo se il reato contestato è stato commesso nell'esercizio delle funzioni ministeriali e non già per la sola qualità soggettiva dell'indagato, perché altrimenti sarebbe violato l'articolo 3 della Costituzione, che prevede l'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Ora, è possibile che il Parlamento si senta menomato da decisioni giudiziarie errate nei fatti, ma allora il conflitto dev'essere impostato come doglianza da interferenza o come doglianza da menomazione. Poiché nel nostro caso non sappiamo nulla dei reati formalmente attribuiti a Mastella, non possiamo in alcun modo sostenere che il reato fosse ministeriale e che, quindi, fosse dovuta la trasmissione degli atti al collegio per i reati, appunto, ministeriali.
Quella del Senato è, dunque, un'astratta e apodittica petizione di principio che, quindi, riteniamo verrà dichiarata inammissibile. Non riteniamo possibile e opportuno che questa Camera si costituisca in un giudizio che riguarda un membro del Senato, anche al fine di evitare possibili implicazioni su ogni possibile caso che venga all'esame di uno dei due rami del Parlamento.
Il gruppo dell'Italia dei Valori, quindi, è contrario al dispendio di pubbliche risorse per sostenere una tesi indifendibile. Devo aggiungere, signor Presidente, che, anche per quanto riguarda il conflitto sul cosiddetto caso Ruby...

PRESIDENTE. Per cortesia...

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, è un richiamo a concludere il mio intervento o per invitare i colleghi ad ascoltarmi?

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per invitare ad abbassare i rumori di fondo in modo da consentire a tutti di ascoltare. Era per avvisarla che manca circa un minuto alla conclusione del tempo a sua disposizione, dunque si avvii alla conclusione.

FEDERICO PALOMBA. Devo aggiungere, signor Presidente, che anche per Pag. 31quanto riguarda il conflitto sul cosiddetto caso Ruby, la Camera ha rivendicato a se stessa il potere di decidere che essa aveva titolo a dire se la concussione imputata a Berlusconi fosso un reato ministeriale.
Pertanto, questa costituzione anomala di oggi appare come un tentativo di supporto della Camera ad una decisione di un'altra Camera, proprio per sostenere ulteriormente la questione Ruby.
A questo proposito, signor Presidente, abbiamo appreso che il ricorso della Camera è stato depositato. Credo che avremmo il diritto e anche il dovere di conoscerlo, perché si tratta di un atto conseguente ad una decisione di questa Camera.
Per queste ragioni, signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà convintamente «no» (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. La Presidenza ha esaminato il problema che lei ha sottoposto nell'ultima parte del suo intervento e cioè la questione dell'improcedibilità della deliberazione sulla costituzione in giudizio della Camera dei deputati sul conflitto di attribuzione sollevato dal Senato, ritenendo necessaria la previa acquisizione, da parte dei deputati, del ricorso alla Corte costituzionale depositato ieri dalla Camera nei confronti della procura della Repubblica e del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Milano. La Presidenza però non può accogliere tale obiezione, in primo luogo perché la richiesta non appare conferente rispetto alla delibera che è oggi all'ordine del giorno dell'Assemblea, sono due delibere totalmente indipendenti. Desidero, inoltre, precisare che il ricorso del quale è stato chiesto di disporre non può ovviamente che ricalcare la delibera adottata al riguardo dalla Camera il 5 aprile scorso con cui è stato sollevato il conflitto di attribuzione nei confronti dell'autorità giudiziaria milanese riproponendo, secondo la formulazione degli atti legali curati dall'avvocato incaricato, la posizione adottata in quella sede e che è largamente conosciuta.
Naturalmente comprendo che il ricorso nei confronti del tribunale di Milano possa essere ritenuto un elemento informativo utile ma esso non è necessario, né essenziale, in relazione alla delibera che stiamo assumendo laddove la Corte costituzionale, con riferimento ad un conflitto sollevato dal Senato, ha disposto la notifica anche alla Camera del medesimo, in ragione della posizione costituzionale dei due rami del Parlamento per quello che riguarda le questioni di principio da trattare.
Dunque, con riferimento alla deliberazione all'ordine del giorno di oggi, in ogni caso l'Assemblea procederà adesso nell'esame della questione non sussistendo alcun impedimento procedurale; cosa che, peraltro, lei non ha sostenuto, limitandosi a osservare, e su questo potremmo anche essere d'accordo, che avrebbe potuto essere utile poter avere la conoscenza di questi atti.

MARILENA SAMPERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARILENA SAMPERI. Signor Presidente, questo conflitto di attribuzione sollevato dal Senato in riferimento al senatore Mastella, allora Ministro della giustizia è il precedente che ha fatto poi deliberare la Camera sulla sollevazione del conflitto di attribuzione per il caso Berlusconi. È questo un precedente che, in punto di diritto, riguarda il fatto che il procuratore della Repubblica competente per territorio non abbia ritenuto di trasmettere gli atti al collegio per i reati ministeriali e quindi, la Camera per il caso Berlusconi e il Senato per il caso Mastella non si sono potuti pronunciare sulle eventuali esimenti riguardo alla ministerialità di un reato, negando l'autorizzazione a procedere.
Quando abbiamo trattato il conflitto di attribuzione sollevato per il Presidente del Consiglio dei ministri abbiamo contestato che i procedimenti dovessero necessariamente passare per il tribunale dei ministri Pag. 32perché competente a qualificare la natura giuridica è solamente il procuratore della Repubblica. L'abbiamo sostenuto citando dottrina e giurisprudenza allora, lo ribadiamo adesso richiamando la stessa dottrina e la stessa giurisprudenza. Ma, se volete, il caso che riguarda l'ex Ministro Mastella è ancora più grave perché nel caso di quest'ultimo, il Senato ha deliberato senza essere a conoscenza dei fatti e non perché l'autorità giudiziaria inerte non abbia trasmesso, pigra, gli atti al Senato ma perché il Senato aveva sollecitato il senatore Mastella a depositare gli atti che avrebbe dovuto richiedere all'autorità giudiziaria ed il senatore Mastella, per ben un anno, ha ignorato questa sollecitazione del Senato e non ha richiesto gli atti all'autorità giudiziaria.
Questo è scritto nell'ordinanza con cui la Corte costituzionale dichiara ammissibile il conflitto, questo è scritto nel ricorso depositato dal Senato. Vorrei quindi, quantomeno, che si correggesse questo falso presupposto da cui tutti sono partiti: che l'autorità giudiziaria non ha trasmesso gli atti al Senato perché il Senato potesse verificare se si trattava o meno di un reato ministeriale.
In effetti, l'autorità giudiziaria, non appena il Ministro Mastella, svegliatosi da questa distrazione, ha richiesto gli atti, dopo oltre un anno da quando il Senato lo aveva sollecitato, si è premurata di trasmettere immediatamente gli atti all'ex Guardasigilli, che li ha trasmessi al Senato.
Noi oggi qui ci troviamo quindi a decidere di un conflitto ignorando completamente gli atti. Ci troviamo a decidere di un conflitto sulla sola base e solo per il fatto che ad essere indagato è un Ministro e, automaticamente, noi presumiamo che vi sia la competenza a entrare nel merito della Camera. La Costituzione è chiara, le leggi costituzionali sono chiare, e le sentenze della Corte costituzionale altrettanto chiare: non è sufficiente solamente la qualità soggettiva, non è sufficiente l'essere Ministro per poter avviare il procedimento dell'autorizzazione a procedere, ma è necessario che vi sia una connessione funzionale oltre alla qualità soggettiva, una connessione funzionale tra l'atto compiuto e la funzione rivestita.
In questo caso la Camera ignora se ci possa essere, ma io vorrei - e concludo signor Presidente - solo riflettere su una cosa, vorrei che il Parlamento riflettesse su questo: il Costituente immaginò le immunità parlamentari, l'istituto dell'autorizzazione a procedere, perché non avessero più a ripetersi le storie di Nitti, la cui casa fu perquisita e saccheggiata dalla polizia fascista nell'autunno del 1923, di Matteotti, ucciso...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

MARILENA SAMPERI. Concludo, Presidente. Di Matteotti, ucciso per la sua attività di deputato di opposizione; di Amendola, picchiato a Montecatini nel 1925; di Gramsci, dichiarato decaduto dal mandato parlamentare.
Credo che l'abuso disinvolto che la maggioranza fa delle prerogative previste dalla Costituzione, proprio in ragione delle storie di questi uomini, tradisca il senso e la finalità per cui il Costituente introdusse questo istituto nella Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, devo dire che proprio gli interventi che ho sentito sino ad ora mi fanno intendere che vi è una volontà, che è quella di abdicare nella maniera forse più superficiale nei confronti di altri poteri, e non sostenere quelle che sono le prerogative della Camera e del Parlamento in genere, al quale apparteniamo.
Credo che la tutela del valore dell'istituzione parlamentare passi anche attraverso la difesa coerente della concreta possibilità di esercitare liberamente le sue funzioni, quando esse rischiano di essere vanificate da altri poteri. Pag. 33
Il caso in specie è assolutamente univoco. Per la cronaca: il Senato ha deciso di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti degli uffici giudiziari di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere, i quali procedevano a carico del Ministro Mastella, ma non avevano ritenuto di trasmettere gli atti al tribunale dei ministri.
Ciò ha comportato, secondo il Senato, l'omissione di quegli obblighi di autorizzazione o comunicazione che costituiscono la premessa indispensabile affinché il Senato possa compiere autonomamente la propria valutazione sulla qualificazione dei reati in questione.
Debbo dire che i dibattiti che si sono svolti in quel ramo del Parlamento, nel novembre dello scorso anno - non in altre legislature, ma nel novembre dello scorso anno, ossia solo pochi mesi fa - rappresentano quasi un trailer di una vicenda successiva a tutti noi stranota, che ben maggiore clamore ha avuto; un trailer un po' surreale, a dire la verità, visto che in quella occasione le forze politiche sono state assolutamente unanimi nella difesa delle prerogative del Senato, cosa che non è avvenuta in questo ramo del Parlamento.
Tornando alla decisione del Senato, non vi è dubbio che i procedimenti penali avviati nei confronti dell'onorevole Mastella si riferiscono a fatti avvenuti nel periodo in cui egli rivestiva la carica di Ministro della giustizia (non, tra l'altro, del mio schieramento politico). Non vi è neppure dubbio che il Tribunale dei ministri non sia stato investito della questione da parte dei giudici ordinari.
Ora, come tutti noi abbiamo avuto modo di approfondire già in precedenza, la Corte costituzionale ha riconosciuto alla Camera competente «l'interesse costituzionalmente protetto ad essere tempestivamente informata per via istituzionale ed in forma ufficiale dell'avvenuta archiviazione o meno. Tale comunicazione, del resto, è l'unico strumento che consente alla Camera stessa di apprezzare che si tratta di archiviazione che non implica una chiusura, ma, al contrario, un seguito del procedimento per diversa qualificazione giuridica del fatto di reato, e di esercitare così al riguardo i propri poteri».
All'organo parlamentare - parole della Corte - non può essere sottratta una propria autonoma valutazione sulla natura ministeriale o non ministeriale dei reati oggetto di indagine giudiziaria. Sappiamo bene che i giudici ordinari hanno più volte cercato di ridimensionare, o addirittura annullare, direi, la portata applicativa di questo principio. Così è accaduto anche in questo caso, respingendo i giudici ogni eccezione di incompetenza funzionale e rifiutandosi di riconoscere alle Camere il diritto di adottare le proprie valutazioni conformemente alla Costituzione.
Così facendo, i giudici hanno però menomato le attribuzioni costituzionali spettanti al Senato ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, ed è per questo che dapprima la Giunta, e poi l'Assemblea del Senato, hanno deliberato all'unanimità la sollevazione del conflitto - all'unanimità - in ragione appunto della violazione della competenza del Tribunale dei ministri, che ha comportato l'omissione di quegli obblighi - leggo testualmente - che costituiscono la premessa indispensabile affinché il Senato possa compiere autonomamente la propria valutazione, così come dice la Corte, sulla qualificazione dei reati in questione, e possa dunque esercitare le proprie prerogative costituzionali.
La Corte di Cassazione, in una sentenza del 3 marzo scorso, intervenuta proprio sul caso Mastella, ha affermato che il potere di qualificazione del reato, anche con riferimento alla sua natura ministeriale, spetta sempre all'autorità giudiziaria, ma ha confermato la possibilità di valutazione da parte della Camera, non potendosi quindi escludere che, ricorrendone i presupposti, possa ricorrere allo strumento del conflitto di attribuzione, qualora si ritenga lesa nelle sue prerogative.
Insomma, il ricorso alla Corte costituzionale per un conflitto di attribuzione è proprio la strada disegnata dalla Corte stessa per i casi in cui sussiste una divergenza di valutazioni fra la Camera e l'autorità giudiziaria. Non è la Camera che decide se si tratta di reato ministeriale, è Pag. 34la Corte, ma la valutazione la Camera la può fare e sono la Corte di Cassazione e la stessa Corte costituzionale che gliela assegnano.
Quindi, dicevo che vi è una divergenza di valutazioni tra Camera e autorità giudiziaria sulla natura ministeriale del reato, strada confermata, come dicevo, anche dalla Corte di Cassazione, peraltro, ed è l'unico modo per difendere le prerogative parlamentari. Se continuiamo ad entrare nel caso di specie, se continuiamo ad entrare nel merito di vicende che, forse, indirettamente conosciamo, allora non arriveremo mai a sostenere quel principio di difesa delle prerogative che oggi, attraverso questo voto di adesione al Senato, vogliamo sostenere.
Camera e Senato su questo giocano la stessa partita: la difesa della propria autonomia costituzionale e dell'esercizio pieno dei propri poteri (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dall'Ufficio di Presidenza nel senso che la Camera dei deputati si costituisca in giudizio nel conflitto di attribuzione in oggetto. Chi è favorevole alla costituzione in giudizio deve votare a favore e chi è contrario a tale proposta deve votare contro.
(È approvata).

Inversione dell'ordine del giorno (ore 13,20).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, pregherei i colleghi, almeno quelli del mio gruppo, di considerare che dobbiamo votare ancora. La pregherei, se possibile, e credo ci sia la condivisione dei gruppi...

PRESIDENTE. Invito i colleghi a non lasciare l'Aula, perché l'onorevole Giachetti ha una proposta sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIACHETTI. Grazie, signor Presidente. Credo che vi sia l'accordo di tutti i gruppi di anticipare e procedere immediatamente alla trattazione del sesto punto all'ordine del giorno, e cioè il seguito dell'esame del provvedimento che proroga i termini per l'esercizio della delega di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale.

PRESIDENTE. Sulla richiesta dell'onorevole Giachetti, come di costume, darò la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro, se non vi è un accordo generale. Dal momento che nessuno dei gruppi si oppone e vi è invece un accordo generale, questa proposta si intende accolta.

Seguito della discussione del disegno di legge: Proroga dei termini per l'esercizio della delega di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale (A.C. 4299-A) (ore 13,21).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Proroga dei termini per l'esercizio della delega di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale.
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Alla Presidenza risulta che sugli emendamenti presentati non si sia ancora espresso il Comitato dei diciotto. Su tale questione chiedo chiarimenti al presidente della Commissione finanze, onorevole Gianfranco Conte.

GIANFRANCO CONTE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, poiché Pag. 35ho consultato i rappresentanti del Comitato dei diciotto, i quali hanno dato il via libera all'esame dei due emendamenti, ritengo che non vi sia la necessità di convocarlo, perché abbiamo già provveduto.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4299-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico, nel testo delle Commissioni, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4299-A).
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A - A.C. 4299-A).
Se nessuno chiede di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

GERARDO SOGLIA, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Borghesi 1.3 e Borghesi 1.4.

PRESIDENTE. Il Governo?

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghesi 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per illustrare il contenuto di questi emendamenti. Con questo disegno di legge, si aumentano i tempi previsti dalla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, si dà più tempo al Governo per l'emanazione dei decreti attuativi e si stabilisce anche un nuovo criterio per l'allungamento dei tempi da parte della Commissione bicamerale sul federalismo con un nuovo meccanismo. I due emendamenti avevano una semplicissima e, a mio modesto avviso, ragionevole conseguenza: permettere che questa nuova tempistica valesse anche per i provvedimenti attualmente all'esame della Commissione bicamerale e non ancora completati.
Francamente, non sono riuscito a comprendere, né in Commissione né successivamente dal Governo, il reale motivo per il quale non si è voluto accedere a questo comportamento a mio modesto avviso del tutto ragionevole; per questo motivo, abbiamo ripresentati gli emendamenti in Aula. Voglio almeno che i colleghi sappiano esattamente di che cosa si tratta, nel momento in cui vanno a votare.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Piso... Onorevole Samperi... Onorevole Barbaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 507
Votanti 286
Astenuti 221
Maggioranza 144
Hanno votato
22
Hanno votato
no 264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghesi 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Vignali... Onorevole Cesario... Onorevole D'Antoni... Onorevole Ravetto... Onorevole Paolini... Onorevole Grassano...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 36
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 508
Votanti 289
Astenuti 219
Maggioranza 145
Hanno votato
24
Hanno votato
no 265).

Prendo atto che il deputato Zaccaria ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Avverto che, constando il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dello stesso ma direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4299-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 4299-A).
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

ALBERTO GIORGETTI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'attuale formulazione non è molto comprensibile il dispositivo dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4299-A/1. Pertanto, presumendo che i firmatari di questo ordine del giorno vogliano destinare parte delle risorse del federalismo per finanziare interventi a favore delle famiglie - e presumendo questo, perché non risulta chiaro dal testo - il Governo accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4299-A/1 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «impegna il Governo ad adottare provvedimenti finalizzati a prevedere la destinazione di una parte del gettito derivante dall'applicazione delle norme attuative previste dalla delega contenuta nella legge 5 maggio 2009, n. 42, a favore delle famiglie con figli a carico in vista del nuovo sistema fiscale modellato sul fattore famiglia».
Se così riformulato, il Governo accetta l'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4299-A/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciccanti n. 9/4299-A/1, accettato dal Governo, purché riformulato.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4299-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo solo per ribadire che, comunque, il voto del gruppo Italia dei Valori è favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causi. Ne ha facoltà.

MARCO CAUSI. Signor Presidente, invito i colleghi a pazientare perché devo parlare per un minuto. Il voto favorevole del Partito Democratico in ordine alla proroga dei termini per l'attuazione della legge n. 42 del 2009 è motivato non solo dal fatto che vi sono ancora molti decreti da emanare, ma anche dalla necessità di avviare una fase di verifica, correzione, coordinamento e integrazione dei decreti legislativi già emanati.
Il giudizio del Partito Democratico sul pacchetto dei decreti già emanati è sostanzialmente negativo, perché molti punti di questi decreti vanno ancora verificati e, quindi, questa fase di verifica, correzione e integrazione potrà utilmente essere svolta nei sei mesi aggiuntivi - e, quindi, prima del 21 novembre - e non sarà necessario attendere la fase dei decreti integrativi e correttivi. Pag. 37
Questo è un punto politico molto rilevante perché, come il Governo e la maggioranza sanno, l'atteggiamento del Partito Democratico su questa vicenda è sempre stato di merito, guardando il merito di ciascun decreto. Alcuni sono migliori, altri peggiori, ma è arrivato il momento di valutare questi provvedimenti nel loro insieme e, così visti, peccano molto di incoerenze, di omissioni e di mancato coordinamento. Se non si avvia una fase di questo tipo questa riforma resta ancora in mezzo al guado.
Pertanto, la proroga mette in protezione il cammino di questa riforma - così come anche ci ha indirizzato il Presidente Napolitano - che è ancora a metà del guado. Tuttavia, il Partito Democratico non farà alcuno sconto nel denunciare, sul piano politico, le inadempienze di questo Governo, pur su uno dei punti programmatici che più gli sta a cuore. Abbiamo qualche perplessità sul fatto che per una vera stagione di riforme non sia necessaria una nuova fase politica e per questa nuova fase politica il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte.
Per una nuova stagione di riforme dell'Italia il federalismo fiscale è soltanto una «gamba», dato che anche quello ordinamentale e soprattutto la riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo perfetto e per la riduzione del numero dei parlamentari sono «gambe» essenziali per una vera stagione di riforme, per la quale però - e questo ormai è evidente a tutti - è necessario aprire una nuova fase politica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 4299-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4299-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4299-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesario, Cesaro, Fogliardi, Agostini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Proroga dei termini per l'esercizio della delega di cui alla legge 5 maggio 2009, n. 42, in materia di federalismo fiscale) (4299-A)

(Presenti e votanti 513
Maggioranza 257
Hanno votato
513).

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, mi scuso per il ritardo, ma sono venuto a conoscenza in questo momento del seguito della discussione sul provvedimento. Ringrazio l'Assemblea per il voto unanime - cui ha contribuito anche l'UdC, come ricorda l'onorevole Casini e non è poca cosa - e vorrei ribadire che credo che le riforme in questo Paese si debbano fare purtroppo non solo a parole, ma con i fatti e in maniera largamente condivisa, perché si sta parlando di riforme e ritengo Pag. 38che anche l'aver forzato in certi momenti questo percorso fosse assolutamente necessario, perché diversamente non si sarebbe raggiunto alcunché.
Tuttavia, faccio mio l'appello del Presidente della Repubblica e degli interventi fatti nel corso di questa procedura: abbiamo approvato una serie di decreti in tempi diversi, che probabilmente necessiteranno di un coordinamento e di una integrazione perché deliberati in momenti diversi e anche con esperienze diverse rispetto al provvedimento. Quindi, anticipo che, oltre ad eventuali altri decreti che verranno approvati nell'ambito dello spazio aperto da questa proroga, siamo assolutamente disponibili a lavorare con la maggioranza e l'opposizione sulle proposte del Governo rispetto ad eventuali correttivi, che determinino un coordinamento del complesso del federalismo fiscale (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, lei chiede la parola sulle dichiarazioni del Ministro Calderoli?

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, chiedo la parola sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, non le darò la parola sull'ordine dei lavori, perché vi è già stata un'altra richiesta ad intervenire sull'ordine dei lavori.

GIORGIO LA MALFA. Allora, signor Presidente, intendo intervenire sulle dichiarazioni del Ministro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, non ho osservazioni particolari sul discorso testè fatto dal Ministro Calderoli, che pure meriterebbe un approfondimento, tuttavia trovo assolutamente inaccettabile che il discorso di un Ministro relativo ad un provvedimento avvenga dopo la votazione del provvedimento stesso.
La Camera non può essere gestita in questa maniera: se il Governo deve parlare - e lo ringrazio perché lo fa - dovrebbe parlare nel corso dell'esame del provvedimento, non può parlare a commento del voto finale sul provvedimento, perché nel caso in questione possiamo essere largamente d'accordo, ma nell'eventualità nella quale il Governo avesse fornito elementi politicamente gravi, oggi la Camera non sarebbe in grado di intervenire. Il Governo ha parlato su un provvedimento che la Camera ha già approvato: è come se io chiedessi di parlare su un emendamento già approvato. Lei non mi darebbe la facoltà di parlare su un emendamento già votato. Non capisco a che titolo il Governo possa parlare su un disegno di legge che è appena stato approvato dal Parlamento.
Sottolineo ciò non per entrare nel merito dell'intervento del Ministro Calderoli, che fa il suo mestiere e pone dei problemi con garbo e serietà, ma perché i lavori della Camera non possono essere condotti in una maniera tale che non si sappia esattamente a che punto e come vengano introdotte le discussioni politiche.
Mi scusi, signor Presidente, per il «calore» di questo intervento, ma credo che questa sia una questione importante.

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, non intervengo sul contenuto politico del suo intervento. A termini del Regolamento, al Governo si dà la parola ogni qual volta la richieda.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, come già più volte sottolineato dal gruppo Partito Democratico, anche questa volta è giusto rimarcare il fatto che il Ministro Calderoli - stiamo parlando di lui ma adesso è uscito dall'Aula -, dopo che abbiamo votato la Pag. 39proroga dei termini per l'esercizio della delega in materia di federalismo fiscale con la «contumacia» del Ministro competente, visto che abbiamo votato all'unanimità perché si trattava di una discussione che aveva portato a un accordo complessivo di tutti gruppi, è intervenuto nel merito del provvedimento.
Capisco che, senza che si venisse a creare un precedente, gli si poteva dare la parola per ringraziare, ma non per fare un intervento di merito su un provvedimento già votato. Come si può, dopo che un provvedimento è stato già votato e il suo esame concluso, dare la parola a un Ministro e applicare il Regolamento della Camera in base al quale quando il Governo interviene si riapre la discussione? Ma su cosa si deve riaprire la discussione, se è stato già effettuato il voto finale sul provvedimento su cui il Ministro Calderoli ha parlato? Non stavamo esaminando delle interrogazioni! Capisco il ringraziamento del Governo, ma non si può riaprire una discussione sul merito.
Signor Presidente, questa non è una critica nei suoi confronti; anche lei probabilmente pensava che il Ministro chiedesse la parola per ringraziare l'intero Parlamento per la decisione di prorogare di sei mesi l'esercizio della delega al Governo sul federalismo fiscale in modo tale che sia possibile fare il check-up su tutti i provvedimenti e trovare anche il modo di coordinare l'azione del Governo e del Parlamento su provvedimenti spesso contrastanti tra di loro - perché il provvedimento sul federalismo regionale dice alcune cose e contiene alcune condizioni diverse da quelle contenute nel provvedimento sul federalismo municipale, seppure sulla stessa materia, quindi ci sono delle incongruenze -, ma tale questione era stata già discussa in precedenza, quindi la discussione non poteva essere riaperta.
Signor Presidente, quindi chiedo di fare in modo che, se necessario anche con l'intervento della Giunta per il Regolamento, sia chiarito che una volta che si è esercitato il voto finale su un provvedimento, sulla stessa materia il Governo non abbia più la possibilità di parlare. Questo è ciò che prevede il nostro Regolamento. A questo punto il Governo non dovrebbe intervenire nemmeno per ringraziare, perché si potrebbe ringraziare e inserire nel ringraziamento elementi di valutazione di contenuto politico che non rispondono esattamente al modo con cui questa Camera deve lavorare né alle regole della stessa Camera.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, posso solo replicare a lei quello che ho già detto all'onorevole La Malfa, vale a dire che le sue ragioni sono comprensibili e non mi permetto affatto di giudicarle, ma dal punto di vista della gestione dei lavori in Aula, quando il Governo chiede la parola siamo tenuti a darla. Non sappiamo cosa poi il Governo dirà, ma dal punto di vista regolamentare mi sembra che la «sanzione» che si prevede per il Governo nel caso in cui «smargini» è che si riapra il dibattito.

FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, intervengo dopo la replica del Ministro Calderoli soprattutto per rilevare la grande innovazione che si è messa in campo stamani, ancora una volta grazie alla Lega Nord Padania. Collegandoci al federalismo fiscale, stamani abbiamo avuto già una sorta di primo decreto esecutivo in ordine al federalismo fiscale, perché dopo i lavori di stamani si è anche deliberato con un atto, che da poco è stato licenziato da questa Camera, con cui la Lega Nord Padania addirittura ha creato una nuova «capitale» per la Padania, decidendo che la nuova «capitale» della Padania è Ceppaloni. Stamattina abbiamo visto come la Lega Nord Padania addirittura obbedisca non solo a Berlusconi ma anche a Mastella, votando pro Mastella, votando pro malapolitica, pro modo di governare che ha sempre contestato, finanche con i cappi, in quest'Aula. Pag. 40
Invece, da stamattina abbiamo visto che la Lega Nord non esiste più. Non esiste più quella Lega Nord che contrastava la malapolitica, il malaffare, i «Mastella», perché stamattina si è appiattita, ha obbedito, si è piegata anche a Mastella. La Lega Nord prende ordini da Mastella!
Quindi, stamattina, con questo federalismo fiscale, abbiamo una Lega Nord che ha scelto per sé una nuova «capitale». Sì, perché la nuova «capitale» della Padania è Ceppaloni e il nuovo padrone della Lega non è più solo Berlusconi, ma Berlusconi e Mastella. Questo ribadisce il gruppo Italia dei Valori che non si piega alla malapolitica.
Abbiamo votato con chiarezza, con determinazione, perché noi siamo sempre gli stessi, ossia dalla parte dei cittadini e contro ogni forma di malapolitica e di malaffare perché la malapolitica ha distrutto il nostro Paese! Noi, come Italia dei Valori, abbiamo il dovere di farlo rialzare, parlando in modo chiaro come abbiamo fatto a Napoli con De Magistris. L'Italia dei Valori rappresenta la discontinuità, il cambiamento. Questo è il vero federalismo fiscale che noi facciamo con le nostre facce, mettendo i nostri uomini, ma, soprattutto, dando una speranza a Napoli come a Milano di una nuova politica, perché l'Italia ha bisogno, innanzitutto, di una politica «pulita», ma soprattutto di una politica a favore degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, le chiedo scusa, ma, in relazione a quanto affermato poco fa, la pregherei e la inviterei a tenere conto di questa mia richiesta. Mi riferisco, in particolare, al Ministro Calderoli, che peraltro ha detto cose assolutamente di un buon senso. Qui però, signor Presidente, non entriamo nel merito, ma nella procedura parlamentare. Anche attraverso le affermazioni che lei ha fatto, ho la sensazione che stiamo innovando la procedura. La pregherei, quindi, di considerare, comunque, questo episodio come un episodio che non costituisce un precedente regolamentare e di rinviare la questione alla Giunta per il Regolamento.
So perfettamente - e mi affido a lei, signor Presidente, perché so che può capirmi - che dobbiamo interpretare il Regolamento anche attraverso la logica delle sue norme. È vero che vi è scritto che il Governo può prendere la parola quando richiesto e così via, ma lei sa perfettamente, signor Presidente, che, per esempio, al comma 2 dell'articolo 50 è previsto che il Governo, in ragione dell'articolo 64 della Costituzione (che prevede che il Governo possa e debba partecipare, anche se non membro del Parlamento, alle sedute della Camera), possa intervenire all'ultimo istante dopo le dichiarazioni di voto e, comunque, prima della votazione e non dopo questa. Questa è l'occasione massima, ed è specificato, della quale il Governo può usufruire, e si deve, evidentemente, riaprire la discussione.
Perché mi riferisco all'uso della logica, signor Presidente? Perché è del tutto evidente che il voto pone fine ad una discussione. Se abbiamo delle norme regolamentari che consentono al Governo di poter intervenire sempre, ma nel momento in cui interviene riapre una discussione, che cosa facciamo? Riapriamo una discussione dopo il voto e poi votiamo nuovamente dopo che abbiamo svolto una nuova discussione dopo il voto? È del tutto evidente che questa cosa non può essere fatta.
Siamo, ovviamente, nell'ambito della procedura parlamentare, formalmente ci può stare che il Ministro ringrazi. È uno strappo che si può tollerare questo, ma se teorizziamo che il Ministro, che ha fatto delle considerazioni politiche (considerazioni sulle quali io posso essere d'accordo in questo momento, ma non è questo il problema), introduciamo «in modo sotterraneo» che il Ministro possa riaprire un Pag. 41dibattito politico e, di fatto, intervenire solo lui. Non avrebbe senso, infatti, svolgere nuovamente una discussione.
Mi permetto di dire che, anche dal punto di vista della procedura parlamentare, l'argomento andrebbe quantomeno approfondito nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Mi rendo perfettamente conto di quello che lei ha detto e che, ovviamente, lei non può sapere prima ciò che il Ministro intende dire, però gli si può chiedere perché, se prende la parola dopo il voto per commentarlo, probabilmente gli si può dire che vi è un'altra occasione per farlo oppure, come si fa con noi, capita, non gli si dà la parola.
Ovviamente, lei mi risponderà come crede, ci mancherebbe altro, ma credo che sarebbe utile che questa vicenda venisse esaminata dalla Giunta per il Regolamento perché credo che, altrimenti, potremmo seguire un'altra via che sarebbe meglio evitare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti, concordo con lei e proprio la Giunta per il Regolamento sarà investita della questione. Mi sembrava di ricordare correttamente l'articolo 50, comma 2, del Regolamento: «Se i Ministri, dopo tali dichiarazioni, chiedono di essere sentiti a norma dell'articolo 64 della Costituzione, si intende riaperta la discussione relativa all'oggetto della deliberazione».

ROBERTO GIACHETTI. Si era già votato! Signor Presidente, legga il comma 3.

PRESIDENTE. È il seguente: «Iniziata la votazione, non è più concessa la parola fino alla proclamazione del voto». Mi sembra che esista una logica del Regolamento per la quale l'ultima parola tocca all'Assemblea.

ROBERTO GIACHETTI. Ma prima del voto!

PRESIDENTE. Dopo il voto, come chiedono di intervenire sull'ordine dei lavori o per comunicazioni i parlamentari, anche i ministri, in genere, hanno potuto farlo ed è anche difficile stabilire l'esatta demarcazione tra nuove dichiarazioni politiche e ringraziamenti. Tuttavia, sono d'accordo con lei e propongo di investire del problema la Giunta per il Regolamento per avere delle indicazioni in tale materia, perché è anche vero che l'interpretazione sembra essere contenuta all'interno del processo di formazione della volontà, che trova nel voto la sua ultima espressione.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, anche alla luce di quanto detto sinora, che poi, di fatto, ha costituito anche un dibattito successivo all'intervento del Ministro Calderoli, vorrei ricordare l'eccezionalità del contesto in cui si è svolto l'intervento del Ministro.
Infatti, l'anticipazione del punto all'ordine del giorno, è maturata «in extremis» e quindi lo stesso Ministro non è stato nelle condizioni di poter giungere in Aula precedentemente a quando è arrivato. Tuttavia ella, signor Presidente, ha garantito la doverosa facoltà del Governo, sancita anche dalla Costituzione, di poter partecipare ed intervenire ai lavori dell'Aula. Quindi, signor Presidente, io credo che da questo punto di vista si possa considerare la situazione chiusa e che non costituisca precedente. Di fatto, un intervento del Ministro Calderoli nella fase precedente sarebbe stato più auspicabile. Essendo maturato l'accordo unanime, come ella, signor Presidente, ha potuto constatare, di anticipare questo punto all'ordine del giorno, nell'imminenza della deliberazione - quando proprio l'onorevole Giachetti ha avuto modo di proporre all'Assemblea e alla Presidenza questo anticipo - è evidente che lo stesso Ministro non è stato «contumace» in presenza di questo provvedimento, ma che chiaramente è stato avvertito quando la cosa si è maturata.
Io stesso ho incontrato il Ministro stamani, alle 10,30, e il Ministro mi ha chiesto se fosse credibile quest'ipotesi. In quelle condizioni, signor Presidente, quell'ipotesi Pag. 42non era affatto matura, anzi tutt'altro. Poi si sono realizzate, anche grazie ai buoni uffici dell'onorevole Giachetti e di altri colleghi che in quest'Aula hanno verificato la possibilità di chiudere quel provvedimento entro la mattinata, le condizioni per realizzare il voto finale entro l'orario attuale. Quindi, signor Presidente, da un lato vi è un'assoluta giustificazione rispetto all'assenza del Ministro, ma dall'altro anche una comprensibile volontà del Ministro di potere intervenire.
Credo che l'eccezionalità del caso e la sobrietà del comportamento della Presidenza in questo caso possano, per così dire, far considerare il percorso parlamentare anche successivo all'approvazione del provvedimento assolutamente atipico, ma comunque nei confini del nostro Regolamento e di quello che deve essere considerato un ragionevole atteggiamento di rispetto reciproco anche nei confronti del Governo, che comunque ha fatto un intervento, non mancando di rispetto, di fatto, a nessuno, ma dando il proprio contributo.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 13,50).

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, vorrei far presente che a Orta Nova, in provincia di Foggia, il signor Luciano Lannes gode di una scorta. Credo non sia giustificabile che si possa godere di un servizio così importante, quale è quello della scorta, destinato a persone che ne hanno reale necessità e che, quindi, hanno il diritto di essere tutelati dallo Stato. Il soggetto in questione, il signor Lannes, è affaccendato in vicende che non possono essere ricondotte o richiamate a una tutela così importante che oltre tutto grava sulle tasche dei cittadini.
Quindi, pubblicamente chiedo alle autorità competenti se è possibile verificare le reali motivazioni che hanno indotto le autorità competenti a destinare un servizio di scorta al soggetto in questione.

PRESIDENTE. Onorevole Cera, credo sia opportuno che lei presenti un'interrogazione o un'interpellanza al Ministro per ottenere l'informazione richiesta. Comunque, come sempre, provvederemo ad inviare gli atti della discussione di oggi e il suo intervento al Ministro competente.

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, leggo da un quotidiano on line, Cronache Laiche, un articolo a firma di Enea Melandri che dice: «Il nostro Paese è stato cacciato dal Fondo globale, un partenariato internazionale che si occupa di raccogliere e distribuire risorse per prevenire HIV, malaria e tubercolosi; l'organizzazione finanza oltre 600 progetti in 140 Paesi del mondo». L'Italia, a detta di Melandri, non ha versato né i 160 milioni di dollari annunciati da Berlusconi per il 2009 né i 183 milioni previsti per il 2010. Tra parentesi, poi ci permettiamo di spenderne quasi 300 per non aver accorpato le elezioni e il referendum che si terrà, lo ricordo, il 12 e 13 giugno sul nucleare, sull'acqua e sul legittimo impedimento.
Ebbene, degli oltre quaranta Paesi donatori, il nostro sembra sia l'unico a non aver ancora versato la quota per il 2009: un miliardo di dollari è arrivato dagli Stati Uniti, 400 milioni sono arrivati dalla Francia, 184 milioni dalla Gran Bretagna, 57 milioni dalla Russia e, appunto, dall'Italia zero. Così l'insolvenza ci è costata il posto nel consiglio di amministrazione: siamo stati ufficialmente esclusi, non avendo pagato la quota per due anni, lasciando il nostro posto alla Francia.
Ma pare non sia finita qui, perché c'è anche una situazione di imbarazzo: a luglio Roma, infatti, ospiterà la Conferenza mondiale sull'Aids, con Berlusconi, in quanto Primo Ministro, si immagina Pag. 43all'epoca forse ancora in carica, imbarazzato padrone di casa. Non voglio ricordare quando prometteva addirittura di sconfiggere il cancro, ma ora siamo sulla scena internazionale con questo appuntamento alle porte e, quindi, la situazione è quanto mai imbarazzante.
Signor Presidente - non ho nessun motivo per mettere in discussione quando è scritto qui - però sarebbe importante, auspicabile e utile che il Governo su questo punto facesse chiarezza nei confronti dell'Aula di Montecitorio.

PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, certamente la questione da lei sollevata è rilevante. Anche in questo caso la inviterei ad utilizzare lo strumento dell'interrogazione o dell'interpellanza per sollecitare il Governo.
Ad ogni modo, provvederemo a informare il Ministro della sua giusta richiesta.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, come lei ha ricordato al collega Cera saranno i Ministri competenti a rispondere a un eventuale interrogazione se la volesse presentare. Devo dire che l'intervento del collega Cera è un atto di «killeraggio» nei confronti di una persona, Gianni Lannes, un giornalista professionista noto - dovrebbe esserlo anche al collega Cera - perché ha subito diversi attentati e in ragione di tali attentati che ha subito perché ha esercitato onestamente la propria professione di giornalista, gli è stata concessa la scorta.
Non vorrei che agli atti rimanesse semplicemente la voce del collega Cera che ha parlato di una persona sconosciuta - sicuramente lo è ai più, ma è nota a livello nazionale e internazionale per le sue inchieste - e che qui è apparsa quasi come una persona che ha il privilegio di poter godere di una scorta.
Colgo l'occasione per sollecitare la risposta a un'interrogazione che ho presentato diversi mesi fa, esattamente quando il comandante del ROS, il generale Giampaolo Ganzer, è stato condannato in secondo grado a quattordici anni di reclusione.
Ribadisco la richiesta di poter conoscere dal Ministero della difesa le ragioni per le quali non applica la legge e, cioè, le ragioni per le quali il comandante del ROS, il generale Giampaolo Ganzer, continui a ricoprire il ruolo di comandante generale dei ROS, nonostante sia stato condannato in secondo grado a quattordici anni e nonostante le leggi prevedano che il Ministro, come minimo, lo sposti ad altro incarico.

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, lei ha già presentato un'interrogazione e, quindi, solleciteremo che essa possa trovare al più presto risposta.

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Marco Botta (ore 13,58).

PRESIDENTE. Comunico che in data odierna è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Marco Botta: «Caro Presidente, con la presente intendo rassegnare le dimissioni da componente della Camera dei deputati, a causa di una rilevata incompatibilità, ai sensi del dettato costituzionale, con l'incarico di consigliere regionale. Subentrando all'onorevole Valerio Cattaneo, in data 8 marzo scorso, ho avuto modo di partecipare attivamente ai lavori della Camera, potendo constatare la grande professionalità e disponibilità di dirigenti, funzionari e addetti. Parimenti è stato di estremo aiuto il supporto offertomi dagli onorevoli colleghi, affinché potessi rapidamente acquisire le conoscenze necessarie allo svolgimento del mandato. È, dunque, con vivo rammarico che rinuncio al mandato parlamentare, al fine di poter adempiere al mio ruolo di consigliere regionale, a cui sono stato recentemente eletto. Nel formulare i più calorosi auguri di buon lavoro a Lei, all'Ufficio di Presidenza e a tutti i colleghi deputati, invio cordiali saluti. Con stima. Marco Botta». Pag. 44
Ci congediamo anche noi dal collega, augurandogli di svolgere con il massimo della soddisfazione e dell'efficacia il ruolo a cui è stato chiamato.
Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Botta dal mandato parlamentare.
Sospendo, quindi, la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata ed alle ore 16 con gli altri argomenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per le pari opportunità, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Elementi in ordine al rispetto della normativa in materia di accesso e partecipazione delle persone con disabilità a spettacoli e manifestazioni, con particolare riferimento al concerto tenutosi a Roma il 1o maggio 2011 - n. 3-01648)

PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01648, concernente elementi in ordine al rispetto della normativa in materia di accesso e partecipazione delle persone con disabilità a spettacoli e manifestazioni, con particolare riferimento al concerto tenutosi a Roma il 1o maggio 2011 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio per avermi dato questa opportunità di denunciare le gravi difficoltà dal punto di vista infrastrutturale e culturale che vi sono state il 1o maggio per il grande evento romano che, come sappiamo, tutti gli anni dà la possibilità ai sindacati di organizzare questo concerto, ma che, soprattutto, avvicina tantissime persone alla musica.
Molte persone, al di là di quelle romane che sapevano esattamente dove indirizzarsi o meno, da tutto il nostro Paese sono arrivate a Roma. Io ho ricevuto moltissime denunce di impossibilità a poter assistere in modo decoroso e dignitoso, come gli altri cittadini, al concerto del 1o maggio.
Questo avviene un po' per tutti i concerti ultimamente, e ne hanno grossa responsabilità gli enti locali. Per questo vorrei sapere i dati che a voi risultano.

PRESIDENTE. Il Ministro per le pari opportunità, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito alle richieste dell'onorevole Argentin, vorrei far presente che, secondo quanto comunicato dall'assessorato per la promozione dei servizi sociali e della salute di Roma capitale, che è stato interpellato al riguardo, i responsabili per l'allestimento e la fruibilità dell'area destinata ai disabili erano gli organizzatori stessi dell'evento, ai quali Roma capitale aveva posto l'obbligo di allestire un'area riservata ai disabili completa di pedana, garantendo la fruibilità delle relative vie di accesso.
Gli organizzatori dell'evento, nella relazione tecnica presentata prima dello svolgimento dell'evento stesso, avevano assicurato che le aree di insediamento e gli allestimenti dell'ultima edizione non si Pag. 45sarebbero discostati da quelli delle edizioni precedenti, individuando per i diversamente abili specifiche aree.
Ovviamente, il mio impegno è a sollecitare Roma capitale affinché in occasione delle prossime manifestazioni venga assicurata totale fruibilità dello spettacolo alle persone diversamente abili.
La tutela dei disabili, infatti, rientra tra le priorità del mandato affidatomi e tra quelle dell'intera compagine governativa che, a tale scopo, si è attivata affinché venisse approvata in tempi brevi la legge n. 18 del 3 marzo 2009 (legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità) che, all'articolo 3, comma 1, ha previsto l'istituzione presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, così com'è stato segnalato dall'onorevole Argentin. All'Osservatorio spettano, in particolare, funzioni consultive e di supporto tecnico scientifico per l'elaborazione delle politiche nazionali in materia di disabilità.
Per quanto attiene, invece, alle azioni poste in essere dal mio Dicastero per favorire l'inclusione sociale delle persone diversamente abili, vorrei in primo luogo ricordare la campagna di informazione e sensibilizzazione sulla disabilità dal titolo «Abilità diverse, stessa voglia di vita», volta a contrastare il fenomeno dell'esclusione e della discriminazione nei confronti delle persone diversamente abili.
Ricordo, altresì, l'istituzione della Commissione per la valutazione degli enti legittimati ad agire in giudizio per la tutela delle persone con disabilità, che è operante presso il Dipartimento per le pari opportunità, che predispone ed integra periodicamente un elenco delle associazioni e degli enti legittimati ad agire in giudizio per la tutela delle persone disabili nei procedimenti giudiziari contro le discriminazioni di cui le stesse possano essere vittime.
Vorrei segnalare, infine, che il 3 dicembre 2010, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, sono stati resi noti i progetti vincitori dell'avviso pubblico del 5 febbraio 2010, finanziato con 2 milioni di euro, a sostegno dei soggetti diversamente abili nel campo dell'arte e dello sport, attraverso il quale il mio Dicastero ha inteso promuovere e sostenere l'organizzazione di iniziative specifiche per l'affermazione delle pari opportunità per i diversamente abili. Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Argentin ha facoltà di replicare.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, signor Ministro, ero a conoscenza del suo percorso e, in particolare, mi voglio complimentare per le campagne di sensibilizzazione che ha fatto, alle quali riconosco un grande valore e un grande spessore. Diverso, però, è il fatto da lei affermato per quanto concerne l'assessorato della capitale agli affari sociali. Come lei mi insegna, il disabile è individuo a trecentosessanta gradi, quindi lo è anche nel momento in cui va a vedere un concerto e lì diventa responsabile l'assessorato alla cultura, non l'assessorato ai servizi sociali.
E poi, in base al decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 non possiamo dire che è responsabilità degli organizzatori. La responsabilità è, bensì, dell'ente pubblico. Essendo stata amministratore capitolino per più di sette anni, le posso assicurare che durante il concerto del 1o maggio, come gabinetto del sindaco, ci siamo sempre attivati (per quello, come per qualunque concerto, laddove vi fossero stati dei problemi).
Quindi, c'è una grande responsabilità da parte di questa amministrazione, non dal punto di vista concreto, ossia dell'applicazione in quanto tale, ma della sollecitazione verso questa cosa. L'assessorato alla cultura è stato completamente assente a Roma e credo che anche il sindaco Alemanno, prima di salire sul palco, avrebbe dovuto in qualche modo prendere consapevolezza di chi poteva aver visto il concerto e chi no, perché, ancora una volta, abbiamo assistito ad una bieca impossibilità di molti a partecipare. Pag. 46
Molti si chiederanno perché sono qui a parlare di concerti e non di assistenza. Lo faccio perché l'individuo, al di là del suo limite, è individuo anche quando va a vedere un concerto e non solo quando la mattina si alza dal letto e deve essere accompagnato in bagno da qualcuno. Credo quindi sia importante citare il tempo libero e la parte ludica di un individuo.
Concludo, signor Presidente, aggiungendo un'ultima cosa: mi piacerebbe moltissimo che, quando si parla di pari opportunità, se ne parlasse anche in modo particolare per le donne con disabilità, perché a loro volta sono discriminate dagli uomini con disabilità.

(Elementi e iniziative in merito alla qualità della sanità e all'applicazione dei livelli essenziali di assistenza nella regione Sicilia - n. 3-01650)

PRESIDENTE. L'onorevole Germanà ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01650, concernente elementi e iniziative in merito alla qualità della sanità e all'applicazione dei livelli essenziali di assistenza nella regione Sicilia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Presidente, signor Ministro, mi faccio portavoce di tutti i miei onorevoli colleghi siciliani del Popolo della Libertà che convintamente insieme a me hanno voluto sottoscrivere questa interrogazione e dei tanti altri che hanno voluto aggiungere la loro firma su un problema che ci sta molto a cuore: la salute dei nostri concittadini. Il Ministero da lei presieduto, nel rapporto stilato dal comitato di valutazione relativo alla qualità della sanità regionale e sull'applicazione dei LEA, ha giudicato la gestione della sanità nella regione Sicilia totalmente fallimentare.
La mancata implementazione di tutte le attività previste dal piano di rientro oggi relega la Sicilia ad uno degli ultimi posti della graduatoria: gravi carenze nell'assistenza domiciliare agli anziani, ritardi nell'apertura dei PTA, una rete ospedaliera completamente allo sbando, un uso spregiudicato a fini clientelari dell'assessorato alla sanità, vessazioni continue anche nei confronti delle poche eccellenze come la Fondazione Maugeri e il San Raffaele di Cefalù, mortificando quindi le loro professionalità.
Ciò premesso, chiediamo quali decisioni e quali contestuali provvedimenti si intendano assumere per rimediare e superare le gravi criticità da noi denunciate, affinché la Sicilia possa avere una sanità degna di un Paese civile (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei preliminarmente chiarire che alcune mie dichiarazioni rese alla stampa, già oggetto di attenzione da parte degli onorevoli interroganti, non esprimevano un giudizio complessivo sul sistema sanitario siciliano e le sue performance, ma erano riferite esclusivamente alle risultanze del tavolo tecnico che accompagna il piano di rientro. In particolare, nell'ultima riunione del 7 aprile 2011, la verifica del rispetto degli adempimenti previsti dal piano per il 2010 è stata giudicata complessivamente positiva.
Però queste risultanze non riguardano la questione, molto più ampia, della qualità della sanità regionale e del rispetto dei LEA, cui invece si rivolge l'interrogazione. In questo profilo, il Ministero ha in più occasioni evidenziato le perduranti criticità del sistema sanitario siciliano. Da ultimo, nel marzo 2011, con il documento di mantenimento della erogazione dei LEA sono state evidenziate la bassa percentuale di assistenza domiciliare agli anziani, la bassa disponibilità di strutture residenziali per anziani non autosufficienti, l'esistenza di elevati indici di inappropriatezza, come i parti cesarei e altri indici di inappropriatezza. Ma anche alcuni impegni della regione contenuti nel piano di rientro restano caratterizzati da elevata criticità. Pag. 47
È vero che c'è stata una certa riduzione del disavanzo negli anni, ma molti impegni vanno ancora realizzati e le iniziative per rimediare agli inadempimenti degli anni 2007, 2008 e 2009 sono state definite, dal tavolo, insufficienti. La percentuale dell'assistenza ospedaliera risulta elevata e si discosta dal valore assunto come normale: il tasso di ospedalizzazione è oltre 213 invece che 180. Anche per il 118 permangono forti dubbi in ordine ai chiarimenti richiesti sullo schema di riordino del sistema di urgenza ed emergenza. La spesa farmaceutica territoriale è superiore al tetto normativo di riferimento del 13,6 per cento.
Infine, ma non ultimo, vorrei sottolineare che sulla garanzia dei LEA pesa fortemente un'incognita rappresentata dalla recente decisione della regione di ridurre, sulla base di un'interpretazione discutibile, quanto meno discutibile, della normativa vigente, la compartecipazione al fondo sanitario regionale dal 49 per cento al 42,5 per cento. Questo significa che almeno 500 milioni di euro nel 2011 potrebbero essere sottratti alla sanità regionale, e quindi alla garanzia dei LEA, e destinati ad altre voci del bilancio regionale con possibili ripercussioni sulla tutela della salute dei cittadini siciliani.
Quanto all'ospedale San Raffaele - Giglio di Cefalù, senza naturalmente nulla togliere alla grande professionalità e capacità dei medici e dei risultati raggiunti in tutti i settori dove essi operano, alcune mie dichiarazioni erano in realtà dirette a rilevare criticità sull'attuale gestione politico-amministrativa e sui vertici aziendali, in linea con quanto dichiarato dagli onorevoli interroganti. Quindi, noi continueremo a vigilare, insieme con il Ministero dell'economia e delle finanze, seriamente e attentamente sui piani di rientro affinché queste perduranti criticità possano venire risolte.

PRESIDENTE. L'onorevole Germanà ha facoltà di replicare.

ANTONINO SALVATORE GERMANÀ. Signor Ministro, grazie per i suoi chiarimenti in premessa, ma ci riteniamo comunque parzialmente soddisfatti per il contenuto della sua risposta e della sua valutazione della gestione della sanità che noi, così come abbiamo denunciato, riteniamo disastrosa. I tagli indiscriminati operati dalla regione hanno avuto profonde ricadute sulla qualità del servizio e non è possibile utilizzare indicatori meramente economici e valutare esclusivamente sulla base dei rendiconti contabili.
L'obiettivo dell'efficienza economica non può e non deve essere anteposto al diritto alla salute, il godimento del quale è messo a dura prova, anche a causa dei tagli dei posti letto nel settore pubblico senza la contestuale attivazione dei PTA, delle RSA e dell'assistenza domiciliare. Per non parlare poi del tasso di ospedalizzazione che nel 2009 è stato attestato in 213,19 per mille abitanti o della mancata riduzione della spesa farmaceutica o dell'inadeguato controllo della spesa nel funzionamento del 118, prova ne sia che sono ancora in funzione 55 ambulanze dichiarate un surplus anche dalla Corte dei conti. Anzi abbiamo anche notizie di ulteriori convenzioni che rispondono all'unico fine di ampliare le clientele.
Ministro, potrei continuare con questo lungo elenco infinito delle storture che certificano il fallimento dell'assistenza socio-sanitaria in Sicilia, pertanto la invitiamo a continue e incessanti verifiche valutando seriamente di avvalersi di tutti gli strumenti previsti. Su tutto questo noi controlleremo, esercitando il nostro ruolo nell'esclusivo interesse della Sicilia e dei siciliani (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per favorire la concorrenza nei servizi di trasporto ferroviario, con particolare riferimento alle limitazioni imposte alla società Arenaways sulla tratta Torino-Milano - n. 3-01651)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01651, concernente iniziative per favorire la concorrenza nei servizi di trasporto Pag. 48ferroviario, con particolare riferimento alle limitazioni imposte alla società Arenaways sulla tratta Torino-Milano (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, mi limiterò ad intervenire in sede di replica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Di Biagio, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al quale è rivolta la sua interrogazione. Il Ministero ricorda come sull'argomento oggetto della sua interrogazione il Governo abbia già avuto modo di rispondere più volte e da ultimo con la risposta all'atto ispettivo dell'onorevole Lovelli resa dal Viceministro Castelli.
Il Ministero fa presente che, ai sensi dell'articolo 59 della legge n. 99 del 2009, che recepisce quanto stabilito dalla direttiva 2007/58/CE, lo svolgimento di servizi ferroviari passeggeri in ambito nazionale, ivi compresa la parte di servizi internazionali svolta sul territorio italiano, può essere soggetta a limitazione nel diritto di far salire e scendere i passeggeri in stazioni situate lungo il percorso del servizio nei casi in cui il loro esercizio possa compromettere l'equilibrio economico di un contratto di servizio pubblico in termini di redditività di tutti i servizi coperti da tale contratto.
Tale limitazione viene stabilita dall'organismo di regolazione di cui all'articolo 37 del decreto legislativo n. 188 del 2003, in base ad un'analisi economica oggettiva e a criteri prestabiliti attraverso una decisione motivata di cui viene data informazione a tutte le parti interessate. Tali criteri sono stati, tra l'altro, recentemente oggetto di chiarimenti contenuti nella comunicazione interpretativa della Commissione in merito ad alcune disposizioni della direttiva 2007/58/CE. Ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 135 del 2009, l'organismo di regolazione agisce in piena autonomia sul piano organizzativo, giuridico e decisionale ed è funzionalmente indipendente da qualsiasi autorità competente preposta all'aggiudicazione di un contratto di servizio pubblico.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ribadisce all'onorevole Di Biagio che l'Italia ha fornito alla Commissione europea ogni informazione utile a dimostrare l'indipendenza del gestore dell'infrastruttura ferroviaria nello svolgimento delle sue funzioni, compresa la determinazione del canone di accesso, anche adottando una serie di prescrizioni normative societarie finalizzate ed idonee ad assicurare indipendenza e terzietà dello stesso.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Biagio ha facoltà di replicare.

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, voglio ringraziarla per l'intervento, che però non fornisce elementi ulteriori rispetto a quelli già indicati in precedenti discussioni sul medesimo tema. Non mi sembra che ci siano stati altri progressi: ci troviamo dinanzi ad un chiaro esempio di liberalizzazione mascherata dinanzi alla quale il Governo non può rimanere silente ed impassibile. Infatti, sebbene l'Italia abbia recepito la normativa europea in materia, a tale orientamento sembrerebbe non seguire una vera e propria apertura del mercato dei trasporti ferroviari, che rimane il vero obiettivo del legislatore comunitario. Si tratta di un orientamento che, secondo le direttive, dovrebbe fondarsi sul criterio della separazione tra la realtà che gestisce le infrastrutture e quella che esercita il servizio, ma purtroppo in Italia sappiamo che tutto confluisce nello stesso medesimo gruppo, creando già un presupposto errato per una fattiva liberalizzazione. Sappiamo bene che cosa voglia dire liberalizzazione in un settore complesso e variegato come il trasporto su rotaia. Significa creare economia, posti di lavoro, definire un indotto e dare una risorsa in più all'utenza, Pag. 49fino ad ora limitata ad usufruire servizi di natura monopolistica.
Ma in quest'ottica non può assolutamente passare inosservato il portato dell'articolo 59 della legge n. 99 del 2009, che, da un lato riconosce la liberalizzazione, ma dall'altro limita la concorrenza, legittimando una sorta di incompatibilità della nostra normativa con quella comunitaria e rendendo impossibile ogni forma di servizio alternativo a Trenitalia. Sono certo che le limitazioni attualmente previste in capo al servizio di Arenaways possono essere riconsiderate in ragione dell'opportunità che la vera liberalizzazione può portare alla nostra economia, anche per evitare che si creino incomprensioni sul versante europeo tali da compromettere ancora una volta il profilo economico del nostro Paese.

PRESIDENTE. Onorevole Di Biagio, la prego di concludere.

ALDO DI BIAGIO. Sto per concludere. Ciò conferma che la liberalizzazione per voi non è un programma di Governo, ma un misero spot elettorale. Sicuramente torneremo nelle sedi competenti su questo argomento.

(Iniziative per tutelare l'autenticità della marcatura CE sui prodotti destinati al mercato comunitario - n. 3-01652)

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01652, concernente iniziative per tutelare l'autenticità della marcatura CE sui prodotti destinati al mercato comunitario (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, onorevole Ministro, da lungo tempo la Cina sta creando gravi problemi alle nostre produzioni locali in tutti i settori. La sinistra, con Prodi, definiva la Cina un'opportunità in tutti i campi, ma vediamo solo degli sleali concorrenti per i nostri produttori.
Nel merito dell'interrogazione, le chiediamo della marchiatura che la Cina imprime nei suoi prodotti - con il marchio CE che significa, per loro, China export - simile al marchio CE della Comunità europea i cui prodotti, a differenza di quelli cinesi, sono di altissima qualità. Si può comprendere come tale truffa sia particolarmente grave nel caso di articoli tessili, giocattoli e altri prodotti che possono provocare anche danni alla salute.
L'interrogazione, signor Ministro, è diretta a conoscere quali risultati sono stati raggiunti con le normative vigenti e se non si ritenga di assumere iniziative, anche normative, sia a livello nazionale sia nelle sedi comunitarie, volte a porre fine alla manifestazione truffaldina del marchio China export così come sopra indicato e citato, per placare definitivamente il danno alle nostre produzioni.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Allasia, le rispondo sulla base degli elementi forniti dal Ministero dello sviluppo economico al quale è rivolta l'interrogazione sua e del suo gruppo.
Il Ministero fa presente che il logo CE non indica una provenienza del prodotto dai Paesi dell'Unione europea, ma attesta che sono state adottate procedure armonizzate tese a garantire i requisiti di sicurezza previsti dalle direttive applicabili al prodotto. La marcatura CE, che gli aventi titolo devono apporre solo su prodotti per i quali ciò è previsto dalla normativa comunitaria di armonizzazione, è disciplinata dalle singole direttive di settore e, in generale, dal Regolamento della Comunità europea n. 765 del 2008.
Tale Regolamento esplicita sia il divieto di apporre la marcatura CE su altri prodotti per i quali essa non è prevista, sia Pag. 50quello di apporre su un prodotto soggetto ad obbligo di marcatura CE altre marcature, segni o iscrizioni che possono indurre in errore circa il significato della marcatura CE o il simbolo grafico della stessa. Consente, tuttavia, di apporre ogni altra marcatura che non comprometta la visibilità, la leggibilità e il significato della marcatura CE.
Le due fattispecie indicate nell'interrogazione configurano illeciti differenti, più gravi se il marchio irregolare è apposto in assenza dei requisiti di sicurezza prescritti, che possono e devono essere perseguiti applicando le pertinenti procedure di contestazione, accertamento e irrogazione di sanzioni. Il Ministero dello sviluppo economico ricorda che a tale attività concorrono diverse amministrazioni sulla base di un programma di vigilanza del mercato, applicato ed aggiornato periodicamente anche dall'Italia, per adempiere agli obblighi previsti dal citato Regolamento.
Il programma in argomento è comunicato agli altri Stati membri e alla Commissione ed è a disposizione del pubblico. Il primo programma generale messo a punto dall'Italia è stato comunicato nel 2010 ed entro il quadriennio saranno comunicati alla Commissione i risultati del relativo riesame e la valutazione del funzionamento. Inoltre, su iniziativa degli uffici comunitari, è iniziata, dalla metà del 2010, una campagna informativa indirizzata ai consumatori sul reale significato del logo CE e su come difendersi in caso di un suo uso distorto. È prevista, per la fine del 2011, una manifestazione nazionale che illustrerà i risultati raggiunti nel corso delle manifestazioni locali.
Infine, onorevole Allasia, periodicamente si svolgono, a fini informativi e formativi e su iniziativa dei diversi soggetti interessati, numerosi incontri con consumatori, con associazioni di produttori nazionali e con gli uffici doganali, nei quali sono spesso impegnati anche funzionari della competente direzione del Ministero dello sviluppo economico.

PRESIDENTE. L'onorevole Allasia ha facoltà di replicare.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro della risposta, anche se non posso ritenermi assolutamente soddisfatto perché riteniamo che vi sia un danno alle produzioni del nostro Paese. Non si tratta solo di una sensazione della Lega Nord o delle popolazioni del nord di questa realtà dei fatti, è una reale situazione di un danno perpetrato ai produttori italiani da parte della Cina. I nostri produttori di varie tipologie di merci stanno morendo di Cina e non abbiamo assolutamente la capacità di reagire. L'Unione europea è inerme e non vorremmo che lo Stato italiano sia complice di questo «omicidio».
Noi per di più riteniamo che il marchio «CE», «China Export», sia un inganno perpetrato ai danni dei consumatori e doppiamente grave, sia perché si induce il consumatore a pensare di acquistare un prodotto che offre determinate qualità in termini di materie utilizzate, sia perché si colpiscono i nostri produttori arrecando un grave danno all'economia del Paese, ai nostri lavoratori e alle nostre imprese.
Speriamo che il Governo italiano si faccia portatore di queste istanze non solo ed esclusivamente della Lega Nord, ma dei produttori di tutto lo Stato italiano in sede di Comunità europea. A tal proposito, lo Stato italiano ha recepito una direttiva della Comunità europea del 2004, con la quale si vietava di apporre marchi difformi soprattutto alla marcatura «CE», che è un marchio di conformità e di sicurezza. I prodotti cinesi, fino ad ora, non sono mai stati adeguati alle disposizioni di sicurezza europea, né tanto meno italiana. Pertanto, per riguardo anche dei produttori e dei consumatori cittadini italiani, c'è la necessità di porre un rimedio a tale situazione ed è necessario che vi sia la volontà di bloccare le esportazioni di prodotti falsati, che creano una frode e un danno all'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

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(Intendimenti del Governo in merito alla produzione di energia nucleare in Italia - n. 3-01653)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01653, concernente intendimenti del Governo in merito alla produzione di energia nucleare in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, un milione di cittadini hanno proposto un referendum per abrogare la legge che prevede la costruzione di centrali nucleari in Italia. Noi riteniamo che non sia necessario fare le centrali nucleari, ma trovare una soluzione diversa.
La Costituzione prevede che il referendum possa e debba essere tenuto quando i cittadini, rispettando la legge, lo chiedono. Invece, il Presidente del Consiglio, il suo Presidente del Consiglio il 26 aprile 2011 ha detto che vuole formalmente abrogare questa legge, che pure noi vogliamo abrogare, ma non perché non vuole fare le centrali nucleari, ma perché è assolutamente convinto che l'energia nucleare sia il futuro per l'Italia e per il mondo e che, se fossimo andati al referendum, la strada del nucleare non sarebbe stata praticabile per molti anni.
La domanda è: Conoscete la Costituzione italiana? Conoscete la democrazia diretta e il diritto dei cittadini di poter dire la propria parola in ordine al futuro nucleare nel nostro Paese? E allora per quale ragione vi accingete ad approvare una legge che blocca - e vorrebbe bloccare - il referendum del 12 e del 13 giugno, con l'unico scopo di mantenere in piedi quella legge che i cittadini non vogliono? Mi risponda a questa domanda e non ci giri intorno!

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Di Pietro dando lettura della risposta che alla sua interrogazione a risposta immediata è stata fornita dal Ministero dello sviluppo economico, al quale è stata rivolta.
L'esito del referendum consultivo tenutosi in Sardegna è significativo dell'atteggiamento della popolazione sarda e non della volontà dell'intera nazione. Il tema del consenso informato dei cittadini su questioni come le grandi scelte energetiche del Paese è serio. Per il Ministero dello sviluppo economico tuttavia non risulta che vi sia stata una campagna informativa adeguata in Sardegna sui rischi e le prospettive derivanti dall'ospitare un impianto o un deposito nel proprio territorio, né sugli effetti di un ulteriore ritardo nel dotare il Paese di un deposito nazionale per i rifiuti radioattivi derivanti sia dalla precedente stagione nucleare sia dalle attività industriali, sanitarie e di ricerca ancora oggi stoccate in depositi temporanei. Il dato della Sardegna conferma l'esigenza di dare adeguate garanzie e certezze sul tema della sicurezza delle istallazioni energetiche e, ancora di più, del nucleare.
Dopo l'incidente di Fukushima tutti i Paesi vogliono rafforzare le misure esistenti: sia quelli che hanno centrali nucleari, sia quelli che non ne hanno come l'Italia. Il Governo ha deciso di interrompere la realizzazione del programma di rilancio del nucleare e di aderire all'iniziativa europea di realizzazione di stress test sulle centrali nucleari europee per una valutazione oggettiva dei rischi e della sicurezza. Da parte sua, la Commissione europea, su indicazione del Consiglio europeo, sta provvedendo a che l'organismo cui afferiscono tutte le attività di sicurezza nucleare dei Paesi membri ed i rappresentanti della Commissione europea definiscano la portata e le modalità di tali prove coinvolgendo gli Stati membri.
L'Italia partecipa attivamente alle riunioni in sede europea contribuendo alla scelta dei parametri e degli eventi da prendere in considerazione e per verificare lo svolgimento dei test e dei risultati con riferimento soprattutto agli impianti europei più vicini al nostro territorio. Pag. 52
Il Governo ha giudicato opportuno attendere l'esito degli stress test per poter valutare obiettivamente la possibilità di poter accedere in piena sicurezza ad una fonte energetica ampiamente utilizzata dagli altri Paesi europei, per questo ha deciso di proporre l'abrogazione formale delle norme che dal 2009 ad oggi sono state emanate per la ripresa della produzione nucleare in Italia, abrogazione che non ha riguardato né le norme sulle misure per rendere operativa l'Agenzia per la sicurezza nucleare né le procedure assolutamente trasparenti per la ricerca del sito su cui realizzare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi nel rispetto delle più rigorose norme di sicurezza per il territorio e per i cittadini, norme che del resto non rientrano nel quesito referendario presentato da Italia dei Valori.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signor Ministro, un milione di cittadini ha chiesto l'abrogazione sostanziale della legge che prevede la costruzione delle centrali nucleari. Lei oggi ci ha risposto che volete approvare un provvedimento per un'abrogazione formale di questa legge, ma non per un'abrogazione sostanziale, e avete detto anche oggi stesso che questa norma dovrebbe interrompere la costruzione di centrali nucleari solo provvisoriamente, in attesa dello stress test che dovrebbe fare l'organismo competente. L'unico stress test che state facendo voi è all'elettorato italiano, a cui state raccontando una serie di balle (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori) per poter far credere l'esatto contrario di quello che state facendo.
Le ricordo che il 26 aprile 2011 il Presidente del Consiglio, con quella faccia di bronzo che si ritrova, ha dichiarato davanti a un testimone, Sarkozy, che è assolutamente convinto che l'energia nucleare è il futuro del Paese, che il nucleare è un destino ineluttabile. Ebbene, in Sardegna hanno votato domenica scorso e il 98 per cento dei sardi ha detto che non vuole il nucleare. I cittadini italiani hanno promosso un referendum, 11 regioni hanno presentato un ricorso alla Corte Costituzionale che nei giorni scorsi ha dichiarato incostituzionale il provvedimento legislativo da voi emanato nella parte in cui prevede che si possano realizzare centrali nucleari senza il concerto delle regioni. Insomma e in soldoni, caro Ministro, chiediamo che una volta tanto possiate rispettare la Costituzione, in base alla quale qualora c'è una legge che non è voluta dagli italiani con un referendum può essere abrogata. Non potete e non dovete violare la Costituzione, soprattutto in relazione a un problema che non è né di destra, né di centro, né di sinistra, è un problema per il Paese.
Il Paese il 12 e 13 giugno è chiamato a dare un voto su acqua, aria e legalità, sono tre temi che attengono allo stato di diritto e non a questo o a quel partito, ma a tutti gli elettori, a tutti i cittadini che ci ascoltano. Il 12 e 13 giugno andiamo a votare e liberiamoci di questa zavorra del nucleare, questa zavorra dell'acqua e questa zavorra della illegalità di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Iniziative per favorire la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione libica - n. 3-01654)

PRESIDENTE. L'onorevole Enzo Carra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01654, concernente iniziative per favorire la distribuzione degli aiuti umanitari alla popolazione libica (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ENZO CARRA. Signor Presidente, insieme con l'onorevole Pezzotta e altri colleghi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, partendo dalla considerazione di un gravissimo conflitto a pochi chilometri dalle nostre coste - quello che vive la Libia da tre mesi - e considerato anche il grado di attenzione che la comunità internazionale ha messo per fare arrivare in Pag. 53Libia oltre le bombe anche degli aiuti umanitari - non so se nello stesso momento o in momenti diversi, questo ce lo dovrebbe dire meglio l'onorevole Frattini e il Presidente del Consiglio nei loro tanti giri di valzer con quel Paese - vorremmo sapere che fine hanno fatto questi aiuti umanitari, dove sono arrivati e se oltretutto, considerato che l'ONU ha a disposizione da stamattina oltre 400 milioni ulteriormente stanziati per questi aiuti umanitari, questi aiuti sono equamente distribuiti alla popolazione libica.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Enzo Carra, le do lettura della risposta fornita dal Ministero degli affari esteri, al quale è rivolta la sua interrogazione. Il Governo è consapevole della drammatica situazione creata dalla crisi in Libia e delle tante difficoltà che si frappongono all'azione di chi, come l'Italia, si prodiga per alleviare le sofferenze di quella popolazione. Siamo stati i primi ad inviare aiuti ai libici ed intendiamo continuare a svolgere un ruolo trainante nel quadro degli interventi umanitari internazionali, interventi che naturalmente devono fare i conti con mille problemi di accesso e di sicurezza. Nonostante queste difficoltà, sin dall'inizio della crisi, ci siamo subito attivati a livello bilaterale e multilaterale. Abbiamo portato per nave beni alimentari, effettuato voli umanitari, curato feriti, inviato team medici. Abbiamo fornito un contributo importante alle attività degli organismi internazionali. L'azione italiana si inserisce, infatti, in uno sforzo condotto dall'ONU e dalle sue agenzie specializzate, in particolare l'Ufficio del coordinamento degli aiuti umanitari. La comunità internazionale sta operando in Libia al confine con Tunisia ed Egitto. Le agenzie ONU continuano ad aiutare la popolazione, raggiungendo anche le aree dove lo scontro è più cruento. È il caso dei beni di prima necessità portati per nave a Misurata e degli aiuti trasportati via terra ad Al Bayda e nelle montagne occidentali. Per favorire il coordinamento umanitario, l'Italia ha anche promosso una riunione tenutasi a Roma il 5 maggio al termine del gruppo di contatto sulla Libia. Vi hanno partecipato tutte le delegazioni e i rappresentanti del Comitato nazionale interinale di Bengasi. Italia, Stati Uniti e Gran Bretagna invieranno presto una missione a Bengasi, dove intendiamo aprire «un'antenna» della cooperazione per valutare le ulteriori azioni necessarie. Per quanto riguarda il passaggio degli aiuti attraverso Malta, le autorità maltesi interpellate tramite la nostra ambasciata ci hanno comunicato che non risultano container bloccati nell'isola. Secondo le informazioni raccolte i container che transitano da Malta attendono, infatti, solo il tempo necessario all'arrivo dell'imbarcazione e di vettori diretti in Libia ne partono da Malta ogni giorno. Le stesse ONG, cui il Governo maltese ha offerto un deposito per lo stoccaggio della raccolta degli aiuti umanitari, non ne farebbero uso. In generale, l'Europa ha comunque predisposto un'operazione Eufor-Libia con l'obiettivo di fornire supporto militare all'azione umanitaria per mettere in sicurezza, anche con scorte armate, gli aiuti. A seguito del mandato ricevuto dal Consiglio dell'Unione europea, è stata elaborata la pianificazione generale di Eufor. La condizione necessaria per l'attivazione della missione è la richiesta da parte delle Nazioni Unite. L'Italia, con Francia e Germania, ha ribadito all'Ufficio del coordinamento degli aiuti umanitari dell'ONU la disponibilità europea e altrettanto ha fatto l'Alto rappresentante per gli affari esteri dell'Unione europea, signora Ashton, scrivendo alla coordinatrice degli aiuti di emergenza ONU, signora Amos. Le Nazioni Unite decideranno quindi se e quando Eufor dovrà intervenire. Anche in questo caso l'Italia gioca un ruolo di primo piano: il quartier generale è a Roma e il comandante designato è un ammiraglio italiano.

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PRESIDENTE. L'onorevole Enzo Carra ha facoltà di replicare.

ENZO CARRA. Signor Presidente, signor Ministro, mi consentirà di dirle che la sua risposta è parziale e, per certi versi, conferma non soltanto i nostri sospetti, ma la nostra ansia nei riguardi di una popolazione così in crisi e così gravemente colpita come quella della Libia. Lei sta leggendo quello che le ha detto il suo amico Frattini; sta leggendo un «mattinale» che riguarda semplicemente gli aiuti all'unico porto dove arrivano degli aiuti umanitari, che è Misurata. Ma lei forse saprà - basterebbe guardare una carta geografica per rendersene conto - che la gran parte della popolazione libica vive in Tripolitania e nel Fezzan e che nel porto di Tripoli non attracca nessuna nave, né da Malta né da altrove, nemmeno quelle navi che sono state, per così dire, ordinate per aiuti dagli stessi libici. Ora vi chiedo: ma voi davvero pensate che la popolazione libica, oltre che avere le bombe, la punizione di un conflitto civile e la punizione di una caccia a Gheddafi che viene effettuata nelle case di Tripoli, debba essere anche ulteriormente colpita da noi che non diamo aiuti umanitari, che non arriviamo e che non mandiamo niente a Tripoli e a quelle popolazioni? Vi chiedo veramente con quale cuore - oltre ad aver sbagliato fin qui con una serie di passaggi del tutto incomprensibili per la popolazione italiana, per la gran parte della popolazione italiana - venite qui a raccontarci che a Misurata, cioè ai ribelli che stanno combattendo una legittimissima guerra civile, date aiuti, mentre all'altra parte, alla gran parte dei libici, colpevoli soltanto di essere vicini a Gheddafi - badate: geograficamente, non politicamente - non date niente. A quelli si mandano i manifestini, si bombarda e si mandano manifestini chiedendogli di disertare contro Gheddafi.
Ma insomma, come vi volete regolare? Qual è la vostra politica, oltre quella del baciamano?

PRESIDENTE. Dovremmo passare allo svolgimento dell'interrogazione Lo Monte n. 3-01655 concernente iniziative per superare l'emergenza causata dagli eventi alluvionali e franosi verificatisi nel 2009 e nel 2010 nella provincia di Messina.
Constato che l'onorevole Lo Monte non è presente in Aula.

(Elementi e iniziative in merito all'entrata in vigore del Sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi (Sistri) - n. 3-01649)

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01649 concernente elementi e iniziative in merito all'entrata in vigore del Sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi (Sistri) (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che possiamo inventare per molestarli, incepparli e scoraggiarli. Sono parole di Luigi Einaudi, pronunciate quasi mezzo secolo fa, parole di stringente attualità se si pensa allo sconforto e agli avvilimenti di migliaia di imprese che in questi giorni hanno a che fare con il famigerato Sistri (Sistema di tracciabilità dei rifiuti speciali e pericolosi), un sistema utile, ma complicato e costoso.
Nel giorno del click-day sono stati registrati 37 mila accessi non riusciti che hanno riguardato 18 mila imprese sulle quali potrebbero abbattersi sanzioni eccessive.
Allora, chiedo al Ministro quali reali e concreti provvedimenti si intendono porre in essere per risolvere quanto sopra, in considerazione dell'ormai approssimarsi della data del 1o luglio 2011.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura Pag. 55della risposta inviata dal Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare che ha poco fa comunicato di non poter essere presente alla Camera.
In merito all'interrogazione a risposta immediata presentata dall'onorevole Mario Pepe (IR) riguardante alcune problematiche in ordine al Sistri si rappresenta quanto segue.
Il sistema, in base a quanto disposto dal decreto ministeriale 22 dicembre 2010, sarà pienamente operativo a partire dal prossimo 1o giugno. Come rilevato nell'interrogazione, l'entrata in vigore del nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti ha registrato diverse proroghe. Ciò è dipeso da molti fattori. Innanzitutto, dall'ampia gamma dei soggetti interessati, oltre 320.000 soggetti pubblici e privati coinvolti lungo tutta la filiera dei rifiuti, dalle dimensioni più differenziali ed appartenenti ai settori produttivi più diversi, con diverso grado di propensione all'innovazione tecnologica e con una molteplicità di situazioni specifiche da disciplinare, e, inoltre, dalla complessità della normativa in tema di rifiuti aggiornata, per ultimo, a seguito dell'avvenuta approvazione del decreto legislativo n. 205 del 2010 di recepimento della direttiva europea 2008/98 CE.
Sul piano operativo vi sono stati ritardi sia nella fase di iscrizione dei soggetti obbligati al Sistri, sia nella successiva fase di distribuzione dei dispositivi elettronici che, in diversi casi, hanno scontato malfunzionamenti, anche se, ad onor del vero, va detto che non sono mancati episodi di vera e propria, deliberata, resistenza al cambiamento.
Tenendo conto di queste situazioni nel loro complesso, il Governo ha mostrato senso di responsabilità, concedendo proroghe che si sono succedute nel tempo. Non vi è dunque stata una carenza di attenzione per le esigenze poste dagli operatori tramite le organizzazioni imprenditoriali di appartenenza che sono state, anzi, direttamente coinvolte nel processo di costruzione e di attuazione del nuovo sistema di controllo della tracciabilità.
Si è inteso privilegiare questo metodo di lavoro in considerazione della posta in gioco. Il sistema nasce, infatti, con il preciso obiettivo di assicurare maggiore trasparenza, conciliandola con le comprensibili esigenze di riservatezza di enti ed imprese e di controllo su tutta la produzione, movimentazione e smaltimento dei rifiuti. A tal fine, l'utilizzo della tecnologia elettronica consente di avere le informazioni in tempo reale, superando così quella che è stata una delle principali criticità del sistema cartaceo di disporre dei dati soltanto dopo due o tre anni, senza quindi alcuna possibilità di poterli utilizzare per fini repressivi. Coerentemente, la gestione del sistema è stata affidata al Comando dei Carabinieri per la tutela ambientale e ciò costituisce un elemento di assoluta garanzia sull'efficacia dei controlli.
Il nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti consentirà, quindi, una conoscenza più puntuale di tutta la filiera dei rifiuti, premessa necessaria per l'adozione di coordinate ed organiche politiche ambientali e di prevenzione e controllo sul territorio ai fini della tutela dell'ambiente e della salute e sicurezza dei cittadini.
Va in questa sede ribadito che, secondo il nuovo articolo 188-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, non tutti i soggetti sono peraltro obbligati ad aderire al Sistri. Lo sono certamente gli enti e le imprese produttori di rifiuti speciali pericolosi, a prescindere dalla quantità prodotta. Le famiglie, non essendo né enti né imprese, non sono invece tenute al rispetto di tale obbligo. Inoltre, chi è obbligato ad iscriversi è tenuto anche al versamento annuale di un contributo stabilito dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, destinato alla copertura dei costi del sistema.
L'istituzione del Sistri non ha dunque comportato impiego di risorse pubbliche. Non escludiamo peraltro che, una volta terminata la contabilizzazione dei costi e delle entrate relative al 2010, possano verificarsi delle eccedenze destinabili alla riduzione dei livelli contributivi. Non sarà Pag. 56possibile in ogni caso procedere a tale aggiornamento per il corrente anno, vista la complessità delle verifiche che si stanno effettuando. Oltre sette mila imprese hanno infatti chiesto la revisione dei contributi versati o la loro restituzione.
Inoltre, con riferimento ai costi sopportati dalle piccole imprese, si precisa che è stata posta sin dall'impostazione iniziale della disciplina Sistri grande attenzione alle problematiche sollevate dalle piccole e medie imprese. In particolare il sistema tariffario è stato organizzato con il decreto ministeriale 17 dicembre 2009 nel rispetto dei criteri e della dimensione di imprese e della quantità e della tipologia dei rifiuti prodotti, trasportati e smaltiti. Con il successivo decreto ministeriale 9 luglio 2010 si è proceduto inoltre ad una significativa riduzione del contributo dovuto dalle piccole imprese produttrici di modeste quantità di rifiuti pericolosi. Per le imprese fino a 5 addetti che producono meno di 200 chilogrammi di rifiuti pericolosi all'anno il contributo è stato ridotto da 120 a 50 euro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Vito.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Per le imprese fino a 10 dipendenti con una produzione di rifiuti pericolosi fino a 400 chilogrammi il contributo è stato dimezzato. Riduzioni maggiori sono state previste anche per i piccoli imprenditori agricoli. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
Si osserva al riguardo che il livello dei contributi è già inferiore al costo che le imprese attualmente sopportano per il solo acquisto della documentazione cartacea (formulario, registro di carico e scarico, MUD), che cesserà di essere dovuto una volta a regime il sistema elettronico. Inoltre con il sistema elettronico, una volta a regime, si avrà una netta riduzione dei costi relativi alla raccolta dei dati e alla compilazione della documentazione cartacea in termini di maggiore dettaglio rispetto ad un costo medio, valutato dal Ministero per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di circa 464 euro per le imprese fino a 4 addetti. Con il Sistri una volta a regime la riduzione dei costi è stimata al di sopra del 70 per cento. Al momento non c'è alcuna previsione di destinare risorse del Sistri a forme assicurative a copertura dei possibili rischi derivanti dall'uso errato ma non doloso del dispositivo USB.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Vito.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Il controllo sull'esattezza dei dati è affidato peraltro al Comando dei carabinieri per la tutela ambientale, in grado di valutare l'eventuale esistenza di comportamenti dolosi. Ovviamente, i soggetti sono liberi di sottoscrivere forme assicurative finalizzate alla copertura dei rischi citati.

PRESIDENTE. L'onorevole Mario Pepe (IR) ha facoltà di replicare.

MARIO PEPE (IR). Signor Presidente, ringrazio doppiamente il Ministro Elio Vito al quale è stato affidato, come all'«uomo di Cirene», il compito di rispondere a questa interrogazione che, come ben sa, ha gettato nello sconforto migliaia di imprese. Avrei voluto dire al Ministro dell'ambiente che la piccola impresa artigiana non può essere paragonata all'Enichem, però gli oneri sono gli stessi così come le sanzioni. Naturalmente è difficile attendersi una riorganizzazione completa di un sistema che ha già visto un incredibile impiego di risorse pubbliche, ma quello che sarebbe opportuno attendersi è che si proceda a migliorare il deficit del programma o lo si perfezioni perché almeno una volta nel nostro Paese l'applicazione delle nuove tecnologie non rappresenti un aggravio per le imprese e non generi ulteriori problematiche ma, anzi, riesca facilitare e a ottimizzare la gestione dei flussi di controllo. Ringrazio il Ministro per l'attenzione che ha voluto prestare al nostro gruppo.

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(Iniziative per superare l'emergenza causata dagli eventi alluvionali e franosi verificatisi nel 2009 e nel 2010 nella provincia di Messina - n. 3-01655)

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01655, concernente iniziative per superare l'emergenza causata dagli eventi alluvionali e franosi verificatisi nel 2009 e nel 2010 nella provincia di Messina (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO LO MONTE. Signor Presidente, signor Ministro, è passato più di un anno e mezzo da quando il primo ottobre 2009 un'alluvione ha colpito alcune zone della provincia di Messina tra cui Giampilieri, Scaletta Zanclea, Itala Marina causando 37 morti e danni ingentissimi. E più di un anno è passato dal febbraio 2010 quando gravi eventi franosi hanno colpito San Fratello, Caronia, Sant'Angelo di Brolo e altri comuni dei Nebrodi causando ulteriori ingentissimi danni. Finora si è potuto fare affidamento su una disponibilità derivante da vari fondi di circa 130 milioni di euro, di cui circa 115 per interventi infrastrutturali e poco più di 20 per l'assistenza diretta alla popolazione. Sono rimaste ormai poche centinaia di migliaia di euro...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CARMELO LO MONTE. ... che si esauriranno nel corso di questo mese. Le chiedo, signor Ministro, il Governo ha dimenticato quelle zone e quei cittadini? Come si assisteranno quelle le persone che non hanno potuto ancora fare ritorno nelle loro abitazioni? Come si ricostruiranno le case? Verrà messo in sicurezza il territorio? Perché non vengono stanziati i fondi necessari?

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Lo Monte, rispondo sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della protezione civile. Il commissario delegato, presidente della regione siciliana, ha proposto di poter utilizzare parte del fondi FAS-PAR 2007-2013 per gli interventi riguardanti gli eccezionali eventi atmosferici del primo ottobre 2009 e i dissesti idrogeologici del febbraio 2010.
Il Dipartimento della protezione civile ha quindi trasmesso lo scorso 12 novembre una bozza di ordinanza al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero dello sviluppo economico, chiedendo di poter utilizzare le predette risorse. In proposito, il Ministero dello sviluppo economico ha rappresentato come attualmente siano state sospese tutte le programmazioni, riprogrammazioni e rimodulazioni per concludere la ricognizione delle risorse FAS 2000-2006 per dar seguito ad una risposta globale di programmazione per sostenere il Piano nazionale per il sud e soddisfare le specifiche esigenze identificate dalla regione siciliana che necessitano di risposte immediate ed urgenti.
Inoltre, il Ministero per i rapporti con le regioni, con nota dello scorso 8 marzo, facendo riferimento all'adozione di ordinanze di Protezione civile in cui si ipotizza l'impiego di risorse FAS 2007-2013, ha chiesto al Dipartimento della protezione civile di esprimere una valutazione preliminare al fine di verificare, come amministrazione statale di riferimento, il relativo impatto sulle politiche di sviluppo e coesione. Pertanto, il Dipartimento della protezione civile, con note dell'11 aprile e del 12 maggio, ha chiesto al Ministero per i rapporti con la regioni il parere sulla disposizione normativa che autorizza l'utilizzo dei predetti fondi FAS nella misura di 70 milioni per l'evento dell'ottobre 2009 e di 90 milioni 800 mila euro per il dissesto idrogeologico del febbraio 2010, al fine di realizzare interventi corrispondenti al quadro normativo delineato dalle ordinanze Pag. 58di Protezione civile adottate per fronteggiare i predetti contesti emergenziali.
Il Ministero per i rapporti con le regioni, nell'incontro con il presidente della provincia ed il sindaco di Messina tenutosi il 12 maggio e tenuto conto di quanto rappresentato dal Dipartimento della protezione civile, ha assicurato il suo impegno per destinare in tempi brevi ai territori interessati le risorse per le politiche regionali aggiuntive, nel percorso di intesa che si sta sviluppando con la regione siciliana, non appena sarà concluso il necessario iter. Infine, onorevole Lo Monte, il Dipartimento rappresenta che nel presente mese di maggio l'Accordo di programma, ai sensi dell'articolo 2, comma 240, della legge finanziaria per il 2010 tra il Ministero dell'ambiente e la regione siciliana del 30 marzo 2010, è stato integrato programmando in Sicilia ulteriori 17 interventi per un importo complessivo di 21 milioni di euro a valere su ulteriori risorse che si sono rese disponibili. Tale accordo integrativo è attualmente in corso di registrazione alla Corte dei conti.

PRESIDENTE. L'onorevole Lo Monte ha facoltà di replicare.

CARMELO LO MONTE. Signor Ministro, non posso essere soddisfatto della sua risposta. Alle parole si aggiungono altre parole e nessun provvedimento concreto, e quando i provvedimenti vi sono offendono i cittadini coinvolti. Non sfuggirà alla sua sensibilità il decreto milleproroghe. Ai territori della provincia di Messina coinvolti da gravissimi eventi alluvionali e franosi è stata inferta un'altra grave umiliazione, stanziando solo la misera somma di 5 milioni di euro per gli anni 2011 e 2012, mentre lo stesso decreto stanziava 75 milioni di euro per ciascuno di quegli anni per il Veneto e per la Liguria. A quei cittadini di Giampilieri, Molino, Altolia, Briga, Pezzolo, Santa Margherita, Scaletta Zanclea, Itala, San Fratello, Caronia, Sant'Angelo di Brolo, Ficarra e Raccuja possiamo dire che il Governo nazionale non ha fatto il suo dovere e non sembra ad oggi disposto a farlo.
Domenica scorsa i cittadini dei comuni coinvolti, in occasione della nona tappa del Giro d'Italia, hanno espresso in maniera civile e composta la loro protesta contro il Governo per l'incredibile indifferenza e il disimpegno finanziario. A quei cittadini non è ancora arrivata una risposta concreta. Finora sono stati spesi 139 milioni di euro, ma soltanto 50 milioni di questi provengono dalle casse dello Stato; tutte le altre risorse sono di competenza regionale. Eppure le speranze erano state alimentate senza risparmio alcuno.

PRESIDENTE. Deve concludere.

CARMELO LO MONTE. Nelle loro visite il Presidente Berlusconi e l'allora capo della Protezione civile Bertolaso - concludo - avevano garantito la stessa attenzione e lo stesso trattamento rispetto ad altre catastrofi naturali avvenute in altre zone del Paese. Purtroppo così non è stato: Giampilieri, Scaletta Zanclea, San Fratello e le altre zone coinvolte sono state dimenticate.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,25.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Bongiorno, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Centemero, Cesario, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Crimi, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fallica, Fava, Franceschini, Pag. 59Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giro, Jannone, Lo Monte, Martini, Antonio Martino, Meloni, Ricardo Antonio Merlo, Migliavacca, Leoluca Orlando, Ravetto, Roccella, Romano, Rosso, Rotondi, Sardelli, Stasi, Stucchi e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Proclamazione di un deputato subentrante.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Marco Botta, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, in data odierna - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361 - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 4 - Il Popolo della Libertà, nella medesima II circoscrizione Piemonte 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Roberto Marmo.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la II circoscrizione Piemonte 2, Roberto Marmo. S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Roberto Marmo, proclamato in data odierna, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Iniziativa Responsabile (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-AdC, La Discussione).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il deputato Maurizio Grassano in sostituzione del deputato Daniela Melchiorre, dimissionaria e successivamente entrata a far parte del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,27).

WALTER VELTRONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VELTRONI. Signor Presidente, non è mia abitudine rubare tempo ai lavori parlamentari per interventi sull'ordine dei lavori che non siano motivati, almeno per quanto mi riguarda, da ragioni che mi spingono oggi a rivolgermi al capogruppo del PdL, onorevole Cicchitto, al capogruppo della Lega Nord Padania, onorevole Reguzzoni, e ai capigruppo di opposizione.
Vorrei, infatti, che non sembri strano, in un tempo come quello che stiamo vivendo e in giorni come quelli che stiamo vivendo, rivolgere un appello a loro, ai colleghi deputati di tutte le parti politiche. So che di questi tempi rivolgere un appello può apparire come inviare un messaggio in una bottiglia, tuttavia per la mia concezione della politica occorre dire ciò che si crede e dirlo anche se non collima perfettamente con lo spirito del tempo. Voglio rivolgermi a loro e a tutti noi per chiedere una riflessione su ciò che ci stiamo apprestando a fare seguendo l'ordine dei nostri lavori. Pag. 60
Noi stiamo per votare sul testamento biologico. Stiamo per votare su una delle materie più delicate, più difficili, che interpellano più direttamente la nostra coscienza e l'etica individuale e lo stiamo per fare in un momento di confronto politico legittimamente aspro e duro. Stiamo per collocare un tema di questa dimensione nel fuoco dei ballottaggi, della durezza dello scontro politico e di una politicizzazione estrema alla quale non è sfuggita, ancora questa mattina, nella Commissione giustizia, una materia delicata, quella dell'omofobia, sulla quale avevano lavorato insieme i nostri deputati, a cominciare dall'onorevole Concia, e il Ministro Carfagna. Noi stiamo per affrontare uno dei temi più delicati che un Parlamento possa affrontare. Qui siamo al tema dell'incontro con la morte, della zona di confine tra due dimensioni; stiamo legiferando in un ambito molto stretto, quello che sta tra l'eutanasia e l'accanimento terapeutico. Quando la mano pubblica affronta temi di questa dimensione, di questo rilievo, deve farlo con estrema delicatezza, con estremo rispetto, con estrema capacità di cercare, in ogni momento, il punto di sintesi e non prove di forza.
Qualche giorno fa a Montevarchi ho incontrato una donna, Paola Nepi, che sta da anni in una condizione di totale immobilità per distrofia muscolare progressiva e lei mi ha detto: io spero che finisca presto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 16,30).

WALTER VELTRONI. Quando noi affrontiamo queste materie parliamo della vita e della morte delle persone e parliamo di una comunità di persone sofferenti e delle persone che a questa sofferenza sono in qualche modo legate. Parliamo di una comunità di dolore che merita il nostro rispetto e la nostra discrezione perché la politica deve anche avere una discrezione, deve anche considerare che ci sono punti ai quali non si può portare la naturale dialettica del conflitto politico se non al prezzo di usare strumentalmente tutto questo.
Quando la legge e quando lo Stato entrano in questa sfera lo devono fare appunto non con la scheda elettorale e i sondaggi in mano. Qui sono in discussione due valori: il valore della libertà e il valore della vita, e faccio fatica a stabilire una gerarchia tra questi due valori. E penso che, proprio perché sono due valori insostituibili, lo sforzo di chi legifera debba essere quello di cercare il punto di sintesi, di comporre, rispettando naturalmente la libertà di coscienza di tutti noi, perché quella frase della Costituzione «senza vincolo di mandato» non era riferita alle trasmigrazioni da un gruppo all'altro, era riferita alla coscienza di ciascuno di noi soprattutto su materie di questo tipo.
Per questo mi permetto di rivolgere ai colleghi l'invito a evitare questo errore, a evitare che si affronti questa materia con la durezza dello scontro politico e con il rischio di strumentalizzazione.
È un appello che non penso noi si debba formalizzare. Non siamo assolutamente interessati a presentare una proposta per verificare se su questo vi sia o meno una divisione della maggioranza. Sarebbe in contraddizione con quanto detto. Quello cui faccio riferimento è la coscienza di tutti.
Concludendo, permettetemi di ricordare uno dei momenti più belli e più alti della vita di quest'Aula. Fu il giorno, il 22 dicembre 1947, in cui l'onorevole La Pira aveva presentato una proposta di riformulazione della nostra Costituzione che testualmente suonava: «In nome di Dio il popolo italiano si dà la presente Costituzione». Si aprì un'altissima discussione alla quale intervennero tutte le personalità più rilevanti di quel momento. Prese ad un certo punto la parola l'onorevole Nitti, il quale - cito testualmente - disse: «La proposta che ora si fa da persona rispettabilissima e che è anche sopra tutto un'anima credente non è discutibile per le intenzioni, ma per l'opportunità. Data la divisione degli spiriti e non essendovi la tradizione, la discussione inevitabile finirebbe con avere carattere politico e sarebbe Pag. 61materia di divisione. Dividerci e non essere concordi nel nome di Dio, cioè nell'espressione più alta dello spirito umano, è umiliazione. Le nostre contese sono troppo piccole e il nome di Dio è troppo grande, perché vadano assieme».
Il Presidente Terracini rivolse all'onorevole La Pira l'invito a ritirare questo emendamento e - concludo - l'onorevole La Pira così rispose: «A me non resta che partire dal presupposto e dal punto di vista dal quale mi ero mosso, e cioè che vi fosse una unità, un consenso in tutta l'Assemblea. Ma evidentemente se questo consenso non vi fosse, e vi dovessero essere motivi di screzio profondo (...) non so veramente cosa dire, perché ciò va contro il punto di vista dal quale era partito. (...) Sapevo che sarebbe stata presentata in altro modo e avrebbe allora provocato un profondo dissenso in seno all'Assemblea costituente. (...) Francamente, se tutto questo dovesse produrre la scissione dell'Assemblea, io per conto mio non posso dire che questo: che ho compiuto secondo la mia coscienza il gesto che dovevo compiere». E il resoconto parlamentare dice: vivissimi generali prolungati applausi. L'onorevole La Pira ritirò questo emendamento, così accadeva in Italia nel tempo della Guerra fredda.
Spero e mi auguro che in un momento così difficile tutti noi, tutti insieme, si abbia la responsabilità di sottrarre questa materia al fuoco di uno scontro politico ed elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Misto-Alleanza per l'Italia).

FABRIZIO CICCHITTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, una dichiarazione che abbiamo rilasciato qualche minuto prima dell'inizio dei lavori dell'Aula testimonia che due riflessioni si sono incrociate: quella nostra e quella che ho sentito esporre poco fa dall'onorevole Veltroni, con due punti di vista profondamente differenti nel merito del problema, ma con un approccio ad esso che ha dei punti in comune.
Io credo che, se non vi fosse stata qualche iniziativa, tutta la tematica che attiene ad una vicenda così delicata quale quella della fine della vita sarebbe dovuta rimanere affidata alla sapienza delle famiglie, delle persone, dei medici, dei malati quale si era sviluppata fino a qualche anno fa nella nostra comunità e che non aveva avuto degli strappi, non aveva avuto delle tensioni, era tutta affidata al rapporto interpersonale che deve caratterizzare una tematica così delicata e così drammatica qual è quella della fine della vita, qual è quella del rapporto con il medico di persone che hanno ad un certo punto perso la possibilità di intendere e di volere.
Purtroppo è intervenuto un fatto che è stato in un certo senso traumatico, anche se non v'è dubbio che riconosco la totale buona fede di chi per una ragione ideologica e culturale - mi riferisco al padre della Englaro - ha voluto procedere attraverso il deliberato dei magistrati. L'intromissione di un soggetto che precedentemente non era mai intervenuto in queste vicende ci ha posto di fronte alla necessità, onorevole Veltroni, di evitare che una materia così delicata passasse in modo traumatico da una gestione tutta interpersonale fra le famiglie a una gestione affidata a deliberati di magistrati che potevano essere anche in contraddizione gli uni con gli altri e, quindi, determinare su una tematica così drammatica e delicata degli autentici momenti di frattura e una situazione in cui vi fosse l'assenza di un punto di riferimento.
Questa - e solo questa - è la ragione che ci ha portato a misurarci sul terreno di una definizione legislativa che, tenendo conto della materia, è indubbiamente una definizione di estrema difficoltà, che fa tremare le vene dei polsi dei legislatori perché si intromettono ed intervengono su una materia così delicata e con caratteristiche così complesse, di una complessità che è difficilmente riassumibile in testi legislativi. Ma meglio i testi legislativi che Pag. 62non dei deliberati di sentenze che possono essere l'una in contraddizione rispetto all'altra.
Quindi, per quello che ci riguarda, manteniamo ferma la nostra valutazione che, in uno stato di necessità, del quale valutiamo la negatività iniziale, il meno peggio è meglio del peggio. Riteniamo anche che il lavoro fatto dal Senato con degli aggiornamenti e delle modifiche introdotte dalla Commissione affari sociali della Camera sia stato un lavoro positivo, che a nostro avviso deve in quest'Aula arrivare quanto prima a conclusione legislativa.
Noi non vogliamo assolutamente - e lo ha testimoniato anche il fatto che non abbiamo mai voluto accelerare i tempi di questo percorso legislativo, che alla Camera ha avuto un andamento ragionevole e anche abbastanza lento - che una tematica di questo tipo si intrecci con tutt'altre vicende, tant'è che noi avevamo proceduto nel senso di avere una deliberazione in materia sganciata dal confronto elettorale.
Oggi vediamo, invece, che i tempi sono, per quello che riguarda la deliberazione su questa proposta di legge, totalmente intrecciati con le vicende elettorali, e non vogliamo che lo siano. Per queste ragioni, nel mio comunicato di mezz'ora fa e nel confronto con l'intervento dell'onorevole Veltroni, riteniamo opportuno che la definitiva deliberazione sulla proposta di legge venga spostata al mese di giugno.
Ragion per cui mi permetto di proporre, tenendo conto del percorso legislativo che abbiamo davanti, che potremmo procedere con i disegni di legge di ratifica dei trattati - salvo quello che il Presidente riterrà opportuno fare - e poi decidere come collocare, immediatamente dopo, l'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, è davvero sempre difficile, dopo aver ascoltato l'onorevole Veltroni, non concordare con lui. Quello che lui delinea sempre, nei suoi interventi, nel suo modo di intendere la politica, è la politica che vorremmo: una politica fatta di confronto, di due schieramenti che lealmente, anche se in modo serrato, si misurano sulle idee, sui valori e anche su scelte importanti, come quella che chiama in causa il testamento biologico e che interpella direttamente le nostre coscienze.
Credo, però, che la risposta arrivata per bocca del presidente Cicchitto dal centrodestra - risposta che, non a caso, era già stata anticipata mezz'ora fa, in una nota del PdL - nulla abbia a che fare con quei nobili e condivisibili motivi ai quali ci richiamava l'onorevole Veltroni, ma ha a che fare con tutt'altro.
Il punto è che questo centrodestra è consapevole di avere predisposto una proposta di legge che del testamento biologico ha solo il nome, ma che, in realtà, vieta, impedisce e toglie ogni rilievo giuridico al testamento biologico, sposando una visione assolutamente oscurantista, sposando un modello di Stato che ci riporta, per molti aspetti, al Medioevo, dove si riafferma uno Stato etico che sceglie da un punto di vista confessionale al posto di un cittadino, imponendogli trattamenti sanitari al di là della sua volontà, contro la sua volontà e togliendo ogni valore alle scelte e alle indicazioni, anche chiare e anche univoche.
Questa proposta di legge sta diventando una specie di fisarmonica, perché questa è la quarta volta che la spostiamo nell'ambito dell'ordine dei nostri lavori: la spostiamo, la rimettiamo immediatamente, la rispostiamo, la rimettiamo e la rispostiamo. Oggi non la si vuole rinviare per lasciare il Paese sereno, non la si vuole rinviare, nelle intenzioni del PdL, al fine di utilizzare queste due settimane per fare qualcosa di buono per il Paese ma, così come avete fatto con il referendum sul nucleare, ancora una volta, voi, che del consenso popolare tanto vi riempite la bocca, quando è il momento di andarlo a verificare, scappate. Pag. 63
Siete scappati dal nucleare cercando di eliminare i referendum - e non ci riuscirete -, e cercate di scappare anche oggi, perché avete una paura che vi fa tremare di quello che direbbero gli elettori delle grandi città - chiamati tra due settimane ad un ballottaggio - di questa vostra legge oscurantista e vergognosamente confessionale. Ancora una volta oggi scappate davanti alle vostre responsabilità: fate prima esprimere i cittadini e, il giorno dopo, approvate leggi che sapete non piacciono ai cittadini.
Allora, se anche condivido al 100 per cento le istanze e le ragioni portate avanti dall'onorevole Veltroni, devo dire «no» alla vostra richiesta di rinvio di questo punto all'ordine del giorno, perché è una richiesta strumentale, è una richiesta che tenta, ancora una volta, di togliere voce al Parlamento e, soprattutto, di togliere possibilità e occasione ai cittadini italiani di conoscere e di esprimersi.
Lo dico anche provocatoriamente: abbiate il coraggio delle vostre azioni e, se davvero credete in quello che state facendo, in questa proposta di legge indecente e davvero di stampo medievale, abbiate il coraggio di andare fino in fondo. Ma so già che voi il coraggio non ce l'avete, e chi non ce l'ha non se lo può dare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, non coglierò le provocazioni del collega Donadi, al quale rivolgo l'invito a leggere il testo come uscito dalla Commissione, perché ha parlato di un testo che non conosciamo. Quello che abbiamo visto uscire dalla Commissione non è quello che è stato descritto nel suo intervento.
Non voglio neanche replicare alle basse considerazioni di propaganda che Donadi ha appena svolto. Mi interessa, invece, sottolineare l'aderenza alle posizioni espresse dal presidente Cicchitto, ma anche esprimere una condivisione all'appello alto lanciato dall'onorevole Veltroni, a cui faccio i complimenti per la logica e la passione dell'intervento appena svolto.
Mi chiedo però questo, anche qui volendo fare un ragionamento sereno e assolutamente costruttivo: noi, come Lega, abbiamo un approccio a questo argomento che vede innanzitutto una libertà di coscienza nel nostro gruppo ed anche una serenità e una serietà nel modo di affrontare i problemi, una serietà e una serenità che devono contraddistinguere ogni atto di questo Parlamento.
Per questo, nel cogliere l'appello lanciato dall'onorevole Veltroni, ne rivolgo a mia volta un altro all'onorevole Franceschini, all'onorevole Casini e a tutti i presidenti di gruppo di maggioranza e di minoranza, perché questo provvedimento è nel nostro calendario da oltre un anno. L'ultima volta, nell'ultimo mese, ne abbiamo chiesto la calendarizzazione per i giorni 5-6-7 aprile, ben prima della campagna elettorale. Poi, però, arriva sempre qualcuno - la penultima volta è stato il presidente Casini, l'ultima volta Franceschini - a chiederne la dilazione.
I problemi non si risolvono dilazionandoli nel tempo, ma affrontandoli, per l'appunto con serietà e serenità. Per cui accediamo alla richiesta fatta, purché ci sia poi una serenità e un patto tra gentiluomini nel senso di poterne discutere alla prima occasione utile, appena terminata la stagione elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anche io vorrei ringraziare il collega Veltroni per il merito della sua proposta e per la qualità delle argomentazioni e ringraziare parimenti l'onorevole Cicchitto per aver raccolto un auspicio che, peraltro, avevamo esposto già anche in Conferenza dei presidenti di gruppo, Pag. 64cioè di sottrarre questo tema così delicato al fuoco della discussione politica nel mezzo di una campagna elettorale.
Voglio solo aggiungere, rivolgendomi in particolare al relatore e al presidente della Commissione, un'ulteriore piccola considerazione. Ci apprestiamo a votare comunque, quando sarà, una legge che riguarda uno degli aspetti più delicati della vita di ciascun italiano. Vi pregherei di trovare nelle settimane che avremo davanti la forza di ripensare al testo così come è uscito oggi.
Infatti, se nella comunità che rappresentiamo di 630 persone di tutta Italia e di tutte le ispirazioni culturali e religiose ci troveremo di fronte ad uno scontro, a un voto a maggioranza, a un'accesa divaricazione, significherà che quella divaricazione c'è nell'Italia, nelle comunità degli italiani e nelle famiglie degli italiani. Davvero vogliamo decidere a maggioranza se non abbiamo un elemento di condivisione qui dentro, imponendo ciascuno di noi agli altri un testo e a ciascun membro della famiglia contro l'altro membro della famiglia le proprie convinzioni?
Su questo tema bisogna trovare un minimo comune denominatore e un testo che abbia una amplissima condivisione, anche a costo di rinunciare ciascuno alla durezza o alla adamantinità delle proprie convinzioni. Se, invece, sceglieremo a maggioranza, quale che sia l'esito, di imporre alcuni di noi a tutti gli altri (fosse anche a maggioranza consistente) alcune convinzioni, faremmo un errore.
O troviamo un testo che ci unisce qui, quei 630 che siamo, oppure secondo me faremo comunque un errore, quale che ne sia l'esito. Questo è l'invito che rivolgo per poter usare le settimane che questa decisione saggia ci regala al fine di arrivare a trovare la massima condivisione.
Invece stiamo andando a uno scontro che sarà durissimo e se ci scontriamo noi significa che non va bene, perché vuol dire che è una proposta di legge che produrrà scontro anche nel resto del Paese. Con questo auspicio, saluto con convinzione e con l'adesione del gruppo di Futuro e Libertà l'invito a rinviare, che accetto e accolgo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Turco, su cosa chiede di parlare? Per il suo gruppo è già intervenuto l'onorevole Veltroni.

UMBERTO SCAPAGNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Scapagnini, anche lei sull'argomento?

UMBERTO SCAPAGNINI. Si, signor Presidente.

PRESIDENTE. Devo ricordare anche a lei quello che ho testé ricordato all'onorevole Turco. Ha parlato l'onorevole Cicchitto, per il suo gruppo.

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, assai brevemente per esprimere una considerazione di condivisione da parte di Alleanza per l'Italia per l'indicazione carica di ragionevolezza che quest'oggi si sta affermando intorno ad un tema che interpella - voglio ricordarlo - ancora una volta le coscienze. Se c'è un argomento, se c'è un terreno nel quale ha significato straordinario l'articolo 67 della Costituzione, che ci fa liberi da mandato, è questo.
Non mi pare che un momento in cui gli elementi di conflittualità ideologica, legati anche alla vicenda elettorale che è ancora in piedi, che stiamo commentando in queste ore e che finirà soltanto tra quindici giorni, possa rappresentare il momento giusto per continuare a sviluppare un dibattito straordinariamente importante in cui tra i due estremi del «no» all'eutanasia e del «no» all'accanimento terapeutico, tuttavia si possano articolare posizioni intermedie che sposerebbero l'orientamento Pag. 65di un prodotto legislativo in una direzione piuttosto che in un'altra. Per queste ragioni riteniamo che sia ragionevole rimandare il dibattito ad un momento più sereno, più attento al tema e meno attento alle ragioni delle ideologie.

UMBERTO SCAPAGNINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Scapagnini, se lei chiede di parlare prego, ne ha facoltà, non posso toglierle il diritto.

UMBERTO SCAPAGNINI. Signor Presidente, innanzitutto voglio specificare che non parlo a nome di nessun gruppo, ma siccome noi qui siamo composti da un insieme di parlamentari ma anche da un insieme di uomini, mi permetto di voler sottolineare soltanto brevissimamente un'esperienza. Ho vissuto personalmente l'esperienza di trovarmi a quel sottile confine tra la vita e la morte e di essere veramente a cavallo tra un felice passaggio e un ritorno magari non tanto felice. Quindi, signor Presidente, credo che sia veramente una convergenza singolare, ma allo stesso tempo ammirabile, il fatto di trovarci tutti quanti d'accordo nel considerare un argomento così delicato.
Pensi che sono stato ottanta giorni in coma, rientrando tre volte nella coscienza, e non entro nel dettaglio perché poi lo farò al momento dell'intervento, ma voglio dire che ho trovato una grandissima esitazione nel poter trovare una decisione su cosa veramente fare e cosa sentire. Noi siamo veramente a cavallo tra la vita e la morte ed è difficile poter portare un argomento così delicato nel dibattito serrato politico. Quindi mi permetto, come uomo e come persona che ha vissuto questa esperienza dura, ma veramente formativa e forse trasformativa, di poter sostenere senza nessun colore politico la proposta di poter sottrarre al dibattito politico feroce un argomento che è così delicato ed è estremamente legato alla nostra essenza di uomini che abbiamo ricevuto il grande dono della vita (Applausi - Congratulazioni).

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sulla questione darò la parola agli onorevoli Maurizio Turco e Ileana Argentin. Poi, avverto i colleghi che non darò la parola ad altri colleghi che volessero intervenire sul tema sollevato dall'onorevole Veltroni.
Prego, onorevole Maurizio Turco, ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, appena 15 giorni fa siamo stati costretti, non dico facendo carte false, ma sicuramente attraverso una prova di forza ad iniziare a discutere questo provvedimento, con valutazioni completamente contrarie a quelle che oggi vengono addotte per rinviarlo. Cosa è successo? Avete preso atto che questa è una legge anti-popolare e contro la libertà di scelta dei cittadini? Ve lo hanno fatto presente?
Voi volevate andare e siete andati alle elezioni portando questo provvedimento, costringendoci a discuterlo con le nostre questioni pregiudiziali di costituzionalità e sospensive. Avete voluto incardinare quel dibattito. Avete voluto iscriverlo all'ordine del giorno per la giornata di oggi. Adesso non va più bene, non perché avete compreso che ogni giorno in più senza questa legge è un giorno in più per la libertà di scelta, di scienza, di coscienza. Lo fate ancora una volta sulla pelle dei cittadini e, soprattutto, dei malati perché vi conviene, non per convinzione, ma solo ed unicamente per convenienza. Siete già pronti il giorno dopo le elezioni a rifare quello che avevate iniziato a fare 15 giorni fa. Di questo voi ne dovete rispondere!

PRESIDENTE. Onorevole Maurizio Turco, la prego di concludere.

MAURIZIO TURCO. Ne dovete rispondere perché non c'è alcuna nobiltà in questa vostra scelta! Non c'è alcuna nobiltà politica in questa vostra scelta: è solo una scelta di opportunismo e di convenienza (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico)!

Pag. 66

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, sarò veramente breve. La ringrazio per avermi dato la parola. Non voglio fare una guerra tra chi è più o meno disgraziato, quindi non mi metterò sicuramente a rispondere all'onorevole Scapagnini. Tuttavia, voglio dire che è ben diverso vivere sulla propria pelle una malattia per 47 anni da quanto, invece, può essere entrare e uscire dal coma tre volte, quando si è avuta una vita meravigliosa ed un percorso, anche rispetto al resto del mondo, molto positivo. Ma le ripeto: niente politica e niente demagogia.
Apprezzo l'intervento del collega Veltroni e sicuramente ritengo anch'io che la strumentalizzazione è molto pericolosa. Però è pur vero - me lo lasci dire, e lo dico con grande serenità d'animo - che il testamento biologico non è una norma diversa dall'altra, nel senso che non è poi così vero che noi ci troviamo di fronte ad un non dettato normativo, a un non dettato etico.
Le persone che vivono per tanti anni patologie progressive e deformanti che comportano l'immobilità non possono essere considerate persone che facilmente danno un «sì» o un «no», ma è pur vero che neanche il Parlamento può far finta che questo «sì» e questo «no» non siano oggi - come non saranno domani - un elemento politico. Infatti, anche quando si parla di vita o di morte si fa politica e, se lo facciamo ogni giorno mandando la gente in guerra, dobbiamo essere consapevoli che nello stesso modo lo dobbiamo fare quando si parla testamento biologico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è convocata tra 5 minuti al piano Aula.

La seduta, sospesa alle 17, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17,30)

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che i lavori dell'Assemblea riprenderanno oggi con il seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 4193 ed abbinate - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato);
n. 4248 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar (Approvato dal Senato);
n. 4249 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Libano per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (approvato dal Senato).

Nella giornata di domani, giovedì 19 maggio, sempre che sia esaurito l'esame dei disegni di legge di ratifica, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Nella prossima settimana, a partire da lunedì 23 maggio pomeriggio (con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni), avrà luogo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 4307 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, recante disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e Pag. 67prestiti, nonché per gli enti del Servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo (Approvato dal Senato - scadenza: 30 maggio 2011).

Tutti gli altri argomenti previsti in calendario per questa e la prossima settimana sono rinviati al calendario di giugno.

Lunedì 23 maggio (antimeridiana) avrà luogo la discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2802 ed abbinata - Norme per il contrasto dell'omofobia e transfobia.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Seguito discussione del disegno di legge: S. 2538 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (A.C. 4193); e delle abbinate proposte di legge: Sarubbi ed altri; Di Stanislao (A.C. 3716-3771) (ore 17,31).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Sarubbi ed altri, Di Stanislao.
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 4193)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (vedi allegato A - A.C. 4193).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,32)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ministro Brunetta, Onorevoli Colaninno e Paolo Russo, Ministro Meloni, onorevole Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 417
Votanti 414
Astenuti 3
Maggioranza 208
Hanno votato
414).

Prendo atto che i deputati Berruti, Misiti, Di Virgilio, Rigoni, Cesare Marini, Motta, Damiano, Strizzolo e Pisicchio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Concia, Casini, Gelmini, Repetti, Letta, Germanà, De Girolamo...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 68
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 498
Votanti 495
Astenuti 3
Maggioranza 248
Hanno votato
495).

Prendo atto che i deputati Cesare Marini, Motta e Strizzolo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4193).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo Ciman, Paolini, Osvaldo Napoli, Cicchitto, Grassi, Cosentino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 504
Votanti 502
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato
502).

Prendo atto che i deputati Lo Moro, Occhiuto e Lamorte hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Di Stanislao 3.01. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

FIAMMA NIRENSTEIN, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, credo ci sia fretta di chiudere questa giornata, ma la Convenzione che intendiamo ratificare parla delle cluster bomb che dovrebbero invece far tremare i polsi in quest'Aula ad ognuno di noi, che rappresenti la maggioranza o l'opposizione e soprattutto il Governo.
Abbiamo fatto uno sforzo come Italia dei Valori a presentare un testo di legge che chiudesse il cerchio rispetto a questo problema annoso e verso il quale l'Italia non ha fatto tutto quello che poteva e doveva. Potevamo e si può ancora oggi recuperare attraverso queste due proposte emendative, perché la ratifica che ci apprestiamo ad approvare non è altro che una presa d'atto e un intervenire con un provvedimento all'acqua di rose, che tranquillizza le coscienze della maggioranza e del Governo ma non va al centro delle questioni. Abbiamo posto un problema reale con questi due emendamenti che peraltro erano parte del testo iniziale e ci siamo fatti carico di una volontà di aderire entro il termine del 1o settembre 2011 proprio per non far fare brutta figura al Governo e alla maggioranza e voi su questo non riflettete assolutamente. State perdendo una grande occasione per fare di questo un provvedimento di qualità, che ci metta in linea con i Paesi più emancipati e più avanzati anche e soprattutto in termini di contenuti e di trasparenza. Non perdiamo l'occasione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, vi invito a non ostinarvi a non approvare queste due proposte emendative che facevano parte di un provvedimento di legge che si teneva tutto in piedi e che poteva essere «messo insieme» alla vostra proposta. Piuttosto che intraprendere iniziative Pag. 69muscolari nei confronti di un tema così sensibile e scottante, dovevate prendere in carico questi due provvedimenti e utilizzarli «a tutto tondo» per far sì che emergesse un provvedimento in rappresentanza di tutti quanti noi e non soltanto di una parte del Parlamento o del Governo.
Lo recuperiamo alla vostra coscienza, nonostante lo si metta al voto, attraverso un ordine del giorno. Mi auguro che almeno poi l'ordine del giorno richiami fortemente le vostre coscienze, perché quando parliamo di bambini mutilati che scambiano queste bombe per giocattoli o per lattine qualcuno di voi la notte dovrebbe avere il sonno inquieto, perché non ha fatto tutto il possibile e tutto il necessario. Questa Aula rappresenta la coscienza nazionale e la coscienza collettiva. Se ciò viene meno non abbiamo fatto nessun tipo di provvedimento, perché ratificare ciò in questi termini non ha alcun senso, significa solo lavarsi la coscienza, ma non andare ai contenuti. Mi auguro che tutti i colleghi possano riflettere su questo tema, perché non è un tema da liquidare in dieci minuti. Questo tema, cari colleghi, avrebbe la necessità di essere approfondito con una seduta specifica in Parlamento, perché ci proietta dentro una questione molto più ampia e più forte, che è quella delle armi nucleari, alla quale dovremmo dare una risposta importante. Questo introduce anche un elemento, che riguarda poi l'ordine del giorno, che mette insieme le intermediazioni bancarie sui temi delle cluster bomb, che riguarda direttamente le banche italiane, che sono portatrici di questo delitto dell'umanità e nessuno di voi vuole riflettere. Mi dispiace come persona, prima ancora che come rappresentante politico - lo dico insieme al mio gruppo - che ciò non si colga nella sua drammaticità e nella sua interezza e che non colpisca i vostri cuori e le vostre menti e non ci si renda conto che rispetto a questo dato ci deve essere un intervento forte non di un Governo o di una maggioranza, ma di un intero Parlamento, che rappresenta l'intera coscienza nazionale. Stiamo perdendo una grande battaglia e vi state sottraendo alle vostre responsabilità. Di fronte al panorama internazionale e all'Unione europea fareste una pessima figura. Soprattutto vogliamo dire che non ci riconosciamo nel modo di rappresentare il nostro Governo e la nostra comunità, perché non si tratta di perdere un'occasione, ma di andare lì a dire che abbiamo fatto qualcosa che sa molto di forma, ma non sa assolutamente di contenuto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, in un minuto cercherò di spiegare il voto favorevole del Partito Democratico su questo articolo aggiuntivo. Con questo testo del disegno di legge stiamo dicendo che da oggi in Italia viene vietata la produzione di munizioni a grappolo, viene vietato il suo stoccaggio, viene vietata la sua vendita, il suo trasferimento e così via. Quello che non diciamo o perlomeno che il testo non emendato non dice è che è vietato anche il finanziamento delle imprese che lo fanno. Domanda: ma perché ci sono imprese italiane che fanno questo? Risultano in Italia aziende produttrici di munizioni a grappolo? No, non ne risultano. Allora perché volete vietare il finanziamento delle aziende che producono munizioni a grappolo? Molte volte purtroppo - questo capita spesso - banche italiane o società di intermediari italiani vanno a finanziare aziende straniere di Paesi come, per esempio, gli Stati Uniti, la Russia o la Cina, dove la produzione di munizioni a grappolo non è vietata. Allora, con questa proposta emendativa si compie un taglio netto e si dice che l'Italia non vuole essere complice in nessun modo, cioè non vuole neppure guadagnare sulle bombe a grappolo, sulle munizioni a grappolo, sulle cluster bomb che producono altri Paesi. Per questo motivo, il Partito Democratico esprimerà voto favorevole su questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 70
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Di Stanislao 3.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Galletti, Giammanco, Calderisi, Baretta, Giro e Bonaiuti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 532
Votanti 527
Astenuti 5
Maggioranza 264
Hanno votato
221
Hanno votato
no 306).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Duilio, D'Antoni, Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 526
Maggioranza 264
Hanno votato
523
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vignali, Dima, Trappolino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 525
Maggioranza 263
Hanno votato
524
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Grassi, Castagnetti, Galletti, Formisano, Villecco Calipari...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Passiamo all'esame dell'articolo 7 e all'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 4193).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il vicepresidente della III Commissione ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Di Stanislao 7.1.

FIAMMA NIRENSTEIN, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Di Stanislao 7.1.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal vicepresidente della III Commissione.

Pag. 71

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Di Stanislao 7.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, semplicemente per essere coerenti, conseguenti - questo emendamento faceva parte dell'articolato della nostra proposta di legge, che era molto più sostanziosa di quella del Governo, che vuole liquidarla pur di andare avanti e mettersi la medaglietta al Cairo, il 1o settembre di quest'anno - e anche per avere una coscienza e una responsabilità collettiva che parta dal Parlamento, abbiamo proposto che chiunque disponga, a qualsiasi titolo, di diritti di brevetto o di tecnologie idonee alla fabbricazione di bombe a grappolo o di parti di esse deve farne semplicemente denuncia al Ministero dello sviluppo economico entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, al fine di consentire i necessari controlli volti a garantire la sospensione e la rinuncia di qualunque attività produttiva.
Ma è così difficile per voi, non solo dal punto di vista politico, ma anche della coscienza politica collettiva di questo Parlamento, accettare conseguentemente, questo dato? Capisco qual è la difficoltà della collega Fiamma Nirenstein e avrei anche accettato la disponibilità affinché si elaborasse un ordine del giorno se vi fosse stata, in tal senso, una richiesta da parte del Governo condivisa dalla maggioranza, ma in questi termini è complicato accettare una raccomandazione su un tema così sensibile. Parliamo di milioni di bambini che muoiono per colpa di queste bombe che esplodono!
È possibile che si approvi un atto di ratifica che passa sulla nostra coscienza, sulla nostra pelle, sulle nostre menti, sui nostri cuori, solo perché bisogna chiudere un provvedimento? Quante volte parliamo di iniziative tese a fare sì che si mettano insieme non solo gli impulsi primordiali della politica, ma anche la coscienza collettiva di ognuno di noi che trova la sintesi in questo Parlamento? (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Se non vuole ascoltare può anche andare via. Rispetto a questo dato la coscienza dovrebbe essere richiamata in questi termini, in questi frangenti, nel momento più alto di rappresentanza per ognuno di noi e per il popolo.
Non noi che abbiamo fatto uno sforzo anche di carattere progettuale e politico attraverso la predisposizione della proposta di legge, ma voi state perdendo una grandissima occasione perché quella in esame è una ratifica a metà e le cose a metà, soprattutto sulla pelle dei bambini, non si fanno né in questo Parlamento né in nessun Parlamento del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, impiegherò solo un minuto per spiegare perché il gruppo Partito Democratico voterà a favore dell'emendamento Di Stanislao 7.1.
Quattordici anni fa, in quest'Aula, venne approvata la ratifica di un'altra Convenzione piuttosto importante, la Convenzione di Ottawa sulle mine antipersona. Nella ratifica della suddetta Convenzione vi era un passaggio che prevedeva e prevede ancora, perché si tratta di un provvedimento in vigore in questo momento nel nostro ordinamento, l'obbligo di denuncia a carico di chi dispone di diritti di brevetto di tecnologie idonee alla fabbricazione di munizioni a grappolo, invece nella ratifica che stiamo per votare non è previsto nulla in tema di brevetti.
Allora, anche qui faccio un ragionamento abbastanza simile a quello che ho fatto poco fa sui finanziamenti. È vero che, al momento, non risultano aziende italiane produttrici di munizioni a grappolo, è vero che esiste un divieto di produzione di questi ordigni sul territorio nazionale, però può accadere che le tecnologie o i diritti di brevetto esistenti vengano ceduti, per esempio, da un titolare italiano ad un'azienda americana o Pag. 72cinese. Siccome gli Stati Uniti e la Cina non hanno aderito alla Convenzione di Oslo, questo significherebbe che qualche nostro connazionale senza scrupoli potrebbe arricchirsi sul commercio di un'arma che oggi stiamo vietando. L'emendamento in esame prevede il coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico affinché tutto ciò sia vietato. Per questo motivo il gruppo Partito Democratico voterà a favore della ratifica in oggetto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Stanislao 7.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Vannucci, Lolli, Siliquini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 530
Votanti 528
Astenuti 2
Maggioranza 265
Hanno votato
233
Hanno votato
no 295).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pisicchio, Capitanio Santolini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 520
Maggioranza 261
Hanno votato
516
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che i deputati Speciale e Pisicchio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cesa, Fogliardi, Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato
525
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 4193), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Ferranti, Touadi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 529
Votanti 528
Astenuti 1
Maggioranza 265
Hanno votato
527
Hanno votato
no 1). Pag. 73

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 4193)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 4193).
Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

FRANCESCA MARTINI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sarubbi n. 9/4193/1, Mogherini Rebesani n. 9/4193/2 e Barbi n. 9/4193/3, mentre non accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4193/4.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno Sarubbi n. 9/4193/1, Mogherini Rebesani n. 9/4193/2 e Barbi n. 9/4193/3 accolti dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Di Stanislao, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4193/4, non accettato dal Governo?

AUGUSTO DI STANISLAO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, capisco la difficoltà del sottosegretario, del Governo, ma in continuità con le argomentazioni prodotte, vi leggo solo una parte dell'ordine del giorno, in cui si individuano a livello nazionale che cosa? Una serie di banche che sono impegnate in qualche modo direttamente nella produzione militare. Ciò emerge da un rapporto conosciuto a livello internazionale - non lo dico io, lo dicono organismi terzi - in cui si legge che Unicredit ha investito, in aziende produttrici di armi, 478 milioni di euro, Mediolanum 207 milioni di euro e Intesa Sanpaolo 189 milioni di euro.
Credo che noi, non sotto il profilo puramente etico, che magari disgusta qualcuno in Parlamento, ma sotto il profilo degli investimenti nel settore delle mine antiuomo non potremmo né dovremmo andare perché ce lo impedisce la giurisdizione internazionale. Credo che rispetto a questi dati che vanno ad individuare un mercato delle cluster bomb, dovremmo trovare il modo di bloccarlo all'interno di questo Parlamento, perché nulla ha a che fare con altri elementi che riguardano l'attività del commercio per quanto riguarda le Forze armate.
Si perde una grande occasione perché proprio la Convenzione di Oslo prevede - lo ricordo ai colleghi distratti e al Governo che purtroppo non conosce né il tema né il problema - la proibizione dell'uso, della produzione, del commercio e dello stoccaggio delle bombe a grappolo e impegna i Governi, quale quello italiano e, quindi, anche questo Parlamento, fino a prova contraria, a distruggere gli stock, a bonificare i territori infestati e a fornire assistenza alle vittime. Evidentemente l'impegno vi fa tremare i polsi, ma la vostra coscienza resiste bene perché la lasciate a casa.
Il primo capoverso del dispositivo del mio ordine del giorno impegna il Governo non a fare ma a valutare l'opportunità di effettuare controlli maggiori e rafforzati sull'operato degli intermediari abilitati al fine di contrastare il finanziamento della produzione, utilizzo, riparazione, promozione, vendita, distribuzione, importazione, esportazione, stoccaggio, detenzione o trasporto delle mine antipersona, delle munizioni e submunizioni a grappolo, anche ai sensi della Convenzione di Oslo in vigore dal 1o agosto 2010.
Il secondo capoverso del dispositivo ancora una volta non impegna a fare - sarebbe chiedervi troppo evidentemente - ma a valutare l'opportunità di ripristinare il dettagliato elenco, che c'era ai tempi del vecchio Governo Prodi, delle singole autorizzazioni rilasciate dalle banche ossia l'elenco di riepilogo in dettaglio suddiviso per istituti di credito. Ma è così complicato Pag. 74essere presenti se non in termini di coscienza almeno in termini di trasparenza?

PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/4193/4, non accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cesaro, onorevole Antonio Pepe, onorevole Ruben, onorevole Meta, onorevole Pecorella, onorevole Pezzotta, onorevole Roccella...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Vedi votazioni).

(Presenti 533
Votanti 531
Astenuti 2
Maggioranza 266
Hanno votato
267
Hanno votato
no 264).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4193)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che l'onorevole Evangelisti rinuncia ad intervenire per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il nostro voto favorevole. Questa ratifica della Convenzione di Oslo è un provvedimento importantissimo. Sappiamo che si tratta di un impegno internazionalmente vincolante. È già stato detto in sede di illustrazione di diversi emendamenti e ordini del giorno che con esso si vuole vietare l'impiego, la fabbricazione, il trasferimento e il deposito di munizioni a grappolo, di cui sentiamo purtroppo quotidianamente parlare, anche in queste ore e in questi giorni, come da lunghi anni. Mi sembra anche importante sottolineare che questa Convenzione metta tutti i contraenti nelle condizioni di prevedere l'assistenza alle vittime, la bonifica delle aree contaminate e la distruzione delle scorte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, sarò molto breve nell'annunciare il voto favorevole della Lega Nord, e, se me lo consente, intendo consegnare, alla fine, il mio intervento. Vorrei solo fare una breve annotazione su quanto abbiamo sentito qui in Aula questa sera, con particolare riferimento alle argomentazioni che i colleghi Sarubbi e Di Stanislao hanno proferito in Aula pensando che questa maggioranza non fosse attenta a questo grave problema delle bombe a grappolo.
Vorrei ricordare a tutta l'Aula che non abbiamo risolto un bel nulla con questa nostra ratifica. Abbiamo risolto qualcosa ma il cammino è ancora molto lungo da percorrere, perché bisogna ricordare che Paesi come Stati Uniti, Russia, Cina, Iran e India non vogliono assolutamente ratificare la Convenzione.
Quindi è un bel dire che noi abbiamo approvato questo disegno di legge di ratifica e che abbiamo messo al bando queste bombe a grappolo, tuttavia i maggiori produttori e usufruitori di queste bombe non vogliono assolutamente firmare questa Convenzione. Quindi - per carità - abbiamo fatto un passo avanti, ma la strada è molto, molto lunga per arrivare ad una definitiva messa al bando di questi ordigni micidiali. Pag. 75
Quindi ribadisco il voto favorevole del gruppo Lega Nord Padania. Signor Presidente, come preannunziato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sarubbi. Ne ha facoltà.

ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, intendo riferirmi al mio intervento di ieri, piuttosto diffuso, in sede di discussione sulle linee generali (che immagino gran parte dei mie colleghi avrà già letto sul resoconto stenografico), quindi non mi dilungherò troppo sui motivi della nostra dichiarazione di voto a favore. Tengo solo a dire una cosa. Nel dibattito sugli emendamenti e sugli ordini del giorno abbiamo evidenziato la parte del bicchiere mezza vuota, quella che non convinceva, quella relativa ad esempio ai brevetti, ai finanziamenti. Però tutto il resto ci convince, in particolare il fatto che dopo tre anni finalmente l'Italia recepisca nel proprio ordinamento il testo di una Convenzione che è molto importante e che altri Paesi non hanno recepito.
Allora l'appello che facciamo al Governo è che, con quel poco di credibilità (che purtroppo non è tantissima) che abbiamo in sede internazionale, si faccia pressione anche sui Paesi non firmatari, perché finché tutti i Paesi non avranno firmato questa Convenzione e non l'avranno poi recepita nel proprio ordinamento staremo parlando del nulla o poco di più. Quello che diceva il mio collega poco fa è vero, cioè che abbiamo percorso solo un pezzo di strada ma certamente non l'abbiamo completata. Confidiamo poi che degli altri aspetti rimasti fuori (ad esempio i brevetti, i finanziamenti) si possa tornare a parlare con successivi provvedimenti. Per tutti questi motivi il Partito Democratico esprime voto favorevole sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Saluto l'Istituto comprensivo «Nicotera» di Lamezia Terme, che oggi è in visita qui alla Camera. Grazie, della vostra visita. Benvenuti (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4193)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4193, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Causi, onorevole Longhi, onorevole Portas, onorevole Berruti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 2538 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Oslo sulla messa al bando delle munizioni a grappolo, fatta a Dublino il 30 maggio 2008, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno) (Approvato del Senato) (4193):

(Presenti 526
Votanti 522
Astenuti 4
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 3716 e 3771.

Pag. 76

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2517 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Doha il 14 gennaio 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 4248) (ore 18,10).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Doha il 14 gennaio 2007.
Ricordo che, nella seduta del 17 maggio 2011, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore ed il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4248).

(Esame degli articoli - A.C. 4248)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4248), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mecacci, onorevole Di Biagio, onorevole Papa, onorevole Velo, onorevole Santelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 528
Maggioranza 265
Hanno votato
528).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4248), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Martinelli, onorevole Antonino Foti, onorevole Bonciani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato
529).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Antonino Foti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4248), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Osvaldo Napoli, onorevole Paolini, onorevole Scilipoti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che i deputati Barbareschi e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole. Pag. 77
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4248), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Concia, onorevole Barbato, onorevole Luongo, onorevole Pisicchio, onorevole Gava...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 531
Maggioranza 266
Hanno votato
531).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4248)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per confermare, come già detto ieri in discussione sulle linee generali, il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per esprimere, anche da parte del nostro gruppo, il sostegno a questo Accordo di cooperazione, un accordo importante come tutti gli altri accordi di cooperazione culturale che può introdurre ancora di più e rafforzare la grande sfida della cultura italiana anche in questa parte del mondo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole della Lega Nord, per chiedere di consegnare agli atti il mio intervento e per dire che riteniamo che questa ratifica di cooperazione in campo culturale (che, come contenuto, non è tanto dissimile da tanti altri accordi che si sono già dimostrati validi su tutti e due i profili) costituisca un passo avanti per iniziare un nuovo rapporto con uno Stato come quello del Qatar che in questo momento si trova in situazioni a noi molto vicine.
Quindi, esprimiamo il nostro giudizio favorevole e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, vorrei svolgere una breve dichiarazione per sostenere il voto positivo da parte del gruppo del Partito Democratico. Anzitutto, va sottolineato il ruolo attivo che Doha sta assumendo negli equilibri del Medio Oriente soprattutto nella gestione della crisi in Libia e in Yemen, come peraltro è già emerso nel corso dell'esame del disegno di legge di ratifica sull'intesa bilaterale nel settore della difesa in tema di doppie imposizioni.
Come già hanno osservato i miei colleghi, l'Accordo risponde all'esigenza di sanare una lacuna esistente sul versante culturale delle relazioni bilaterali, considerata anche la crescente importanza che Pag. 78la cooperazione culturale, scientifica e tecnologica sta assumendo nelle relazioni internazionali. E, del resto, la diplomazia culturale è oggi un fattore caratterizzante la presenza dell'Italia sulla scena internazionale e, come tale, richiede un aggiornato quadro giuridico oltre che un'adeguata mobilitazione di risorse finanziarie.
Quindi, esprimo un giudizio favorevole, peraltro anche in considerazione degli imponenti sforzi che il Qatar sta profondendo sia in termini politici che economici per un positivo evolversi della crisi nel Mediterraneo.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4248)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4248, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Cristaldi... onorevole Sbai... onorevole Donadi... onorevole Mondello... onorevole Villecco Calipari... onorevole Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 2517 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato del Qatar, fatto a Doha il 14 gennaio 2007) (Approvato dal Senato) (4248):

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
524).

Seguito della discussione del disegno di legge S. 2516: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Libano per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Beirut il 22 novembre 2000 (Approvato dal Senato) (A.C. 4249) (ore 18,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Libano per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Beirut il 22 novembre 2000.
Ricordo che nella seduta del 17 maggio 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede replica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4249).

(Esame degli articoli - A.C. 4249)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4249), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ). Pag. 79

(Presenti e votanti 523
Maggioranza 262
Hanno votato
523).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4249), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Latteri? Onorevole Mazzuca? Onorevole Scilipoti? Onorevole Moffa? Onorevole Gatti? Onorevole Garagnani? Onorevole Di Girolamo? Onorevole Bonciani? Onorevole Cesaro?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 528
Votanti 527
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
527).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4249), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Scandroglio? Onorevole Duilio?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 527
Votanti 526
Astenuti 1
Maggioranza 264
Hanno votato
526).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 4249), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca? Onorevole Latteri? Onorevole Sanga? Onorevole Farina Coscioni? Onorevole De Girolamo?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 524
Maggioranza 263
Hanno votato
524).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4249)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, non ruberò molto tempo all'Aula, perché questo è un provvedimento che richiede di essere ratificato con estrema urgenza, visto che, come lei ricordato, signor Presidente, è stato sottoscritto nel 2000 e, quindi, sono ben 11 anni che aspetta di essere ratificato. Non vorrei aggiungere ulteriore ritardo e quindi confermo soltanto il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anch'io interverrò brevemente e non ripeterò le parole brillanti del collega Evangelisti. Vorrei solo far rilevare - pochi giorni fa mi trovavo a Beirut e ho avuto un Pag. 80colloquio con il nostro ambasciatore - quanto sia importante questa ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica libanese. Ciò è dovuto anche alle crescenti relazioni economiche registratesi in questi anni: il nostro Paese, infatti, è tra i primi per relazioni economiche con il Libano e siamo perciò più che interessati affinché questa Convenzione entri in vigore definitivamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, questo Accordo viene ratificato dopo 11 anni, ma probabilmente questo rallentamento è dovuto alle note vicende che il Libano ha sopportato in questi ultimi anni.
Riteniamo che oggi sia decisamente opportuno, importante e indispensabile creare un quadro di certezza giuridica e fiscale per i nostri imprenditori, considerato che i dati forniti dal Ministero degli affari esteri indicano l'Italia come il primo Paese europeo fornitore di beni al Libano ed il terzo fornitore a livello mondiale. I nostri operatori devono quindi avere un quadro di certezza. Questo Accordo bilaterale e questa ratifica vanno incontro a queste esigenze e, quindi, esprimeremo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.

PAOLO CORSINI. Signor Presidente, sono sostanzialmente tre le motivazioni che suffragano il voto favorevole che il gruppo del Partito Democratico si appresta ad esprimere su questo provvedimento.
Innanzitutto, esso si inserisce nel contesto generale di ampliamento della rete di convenzioni stipulate dall'Italia al fine di evitare le doppie imposizioni. In secondo luogo, è noto come l'economia libanese sia caratterizzata da una notevole dinamicità, rafforzata dalla stabilizzazione in corso grazie alla mediazione internazionale e alla presenza del contingente UNIFIL.
L'Italia, con una quota di mercato dell'8 per cento, rappresenta, come del resto ricordava il collega Dozzo, il primo fornitore europeo del Libano e il terzo a livello globale dopo le Cina. È dunque opportuno che il Ministero degli affari esteri assicuri, in collaborazione con l'ICE, l'attuazione e le opportune iniziative al fine di rafforzare la presenza degli operatori economici italiani in Libano, in linea, peraltro, con l'impegno profuso dal nostro Paese a favore del Libano anche nell'ambito della missione UNIFIL2.
Infine, quanto ai metodi per eliminare la doppia imposizione, nella Convenzione è stata inserita la clausola sulla concessione del credito d'imposta ordinario e, dunque, affinché la Convenzione risulti il più possibile inattaccabile da eventuali tentativi elusivi ed evasivi, è stata inserita nell'articolo 29 una clausola che consente ad uno Stato contraente la limitazione o il diniego dei benefici convenzionali al fine di contrastare possibili manovre elusive del Trattato.
Inoltre, per concludere, è questa un'occasione propizia per esprimere l'auspicio che la situazione politica libanese, da alcuni mesi nuovamente incerta a motivo delle dimissioni del Governo Hariri, torni ad essere orientata al rafforzamento dello Stato democratico, senza risentire negativamente della crisi che, ormai, drammaticamente, è aperta anche in Siria.
Esprimo quindi in conclusione voto favorevole.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Pag. 81

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4249)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 4249, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Mazzuca, onorevole Ghiglia, onorevole Agostini, onorevole Di Stanislao, onorevole Pini, onorevole Concia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(S. 2516 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra la Repubblica italiana e la Repubblica del Libano per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Beirut il 22 novembre 2000 (Approvato dal Senato) (4249).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che il deputato Sposetti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
S. 2680 - «Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011» (Approvato dal Senato) (4362) - Parere delle Commissioni III, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII e XI.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,30).

RAFFAELLA MARIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, intervengo per ricordare al Governo, e prevalentemente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la questione che riguarda l'applicazione della normativa sul Sistri. Sapete che oggi, durante il question time, c'è stato un riferimento a questo tema.
Più volte il Governo si è occupato dell'applicazione della tracciabilità dei rifiuti con proroghe successive. Dal momento in cui questa norma è stata introdotta, il Governo cosiddetto «della semplificazione» e «del fare» ha emanato circa 10 provvedimenti legislativi per correggere, rinviare e anche ritoccare più volte una normativa che non sta assolutamente venendo incontro alle esigenze delle imprese.
Abbiamo chiesto anche nella Commissione competente, ossia la Commissione ambiente, di poter interloquire con il Governo attraverso un tavolo che vedesse coinvolto tutto il sistema delle imprese grandi, piccole e medie che stanno facendo appello al Governo e al Parlamento perché vi sia un efficace ed efficiente applicazione Pag. 82di un modello che, da un certo punto di vista, avevamo auspicato, che era quello della maggiore trasparenza nella tracciabilità del sistema dei rifiuti, ma che in questo momento non dà le garanzie per un avvio efficiente ed efficace.
Vorremmo che il Governo, in particolare il Ministro Prestigiacomo, che è stata molto presente nelle settimane scorse anche in quest'Aula per provvedimenti che niente avevano a che vedere con la propria competenza, si facesse carico definitivamente dell'avvio di un meccanismo complesso, ma che dovrebbe risolvere anche molte delle questioni che riguardano la legalità in un sistema così delicato come quello della tracciabilità dei rifiuti.
Vorremmo che entro i primi di giugno, mese in cui effettivamente dovrebbe partire l'applicazione definitiva del meccanismo Sistri, si potesse avere una risposta definitiva rispetto alle inefficienze che in queste settimane, anche con il clic day sono state palesate nell'avvio del meccanismo. Questa questione riguarda più di 300 mila imprese nel nostro Paese, riguarda meccanismi che dovevano essere rodati e l'applicazione di un sistema informatico che non ha le capacità in questo momento di rispondere ad un sistema così vasto.
Abbiamo auspicato più volte che in questa definitiva applicazione vengano coinvolte anche le regioni, che hanno un'importanza anche nel sistema ambientale e di trattamento dei rifiuti. Rispetto a questo l'ultimo appello che facciamo è che il Ministro, in Commissione e in Aula, voglia dare una risposta definitiva per molte imprese che lamentano una superficialità che è veramente inaccettabile in un momento così delicato anche per l'economia e per il loro sistema complessivo.
Vorremmo che il Ministro prendesse seriamente in considerazione l'appello che viene in queste ore da tutte le associazioni dei trasportatori, Confindustria, piccole e medie imprese. Il tempo è molto breve, l'applicazione entro giugno di questo meccanismo è assolutamente da fare e con tutto lo scrupolo che richiede un sistema così delicato e articolato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, vorrei portare la vostra attenzione su quello che sta succedendo in Siria, dilaniata dalla repressione sulla sua popolazione, schiacciata dalle armi del regime. Oggi sono state rinvenute delle fosse comuni in cui sono state trovate bambine e donne.
Chiedo al Ministro Frattini di darci notizie sull'eventualità che il tribunale internazionale inizi ad indagare anche su Assad, eventualmente anche su Ahmadinejad che ne spalleggia da sempre l'attività insanguinando il suo e il loro Paese.
Vorrei anche portare l'attenzione dell'Aula - finalmente giustizia è fatta - sulla vittoria in tribunale di ieri a Milano del giornalista di Libero Andrea Morigi contro l'UCOII, un'associazione islamica in Italia, che lo aveva portato a giudizio per aver parlato dei Fratelli musulmani e dell'estremismo islamico in Italia. Tale vittoria farà scuola e giurisprudenza.
Anche chi, come Khalid Chaouki, solo sino a qualche mese fa presidente dei giovani musulmani legati all'UCOII, con tanti altri estremisti in Italia non proprio moderati, aveva sporto querela contro gli onorevoli Mantovano, Gasparri, Ronchi e lo scrittore Marco Angelelli, oggi vede vanificato il suo tentativo di tappare la bocca a chi denuncia l'estremismo islamico senza passare per islamofobo.
Ricordo che Khalid Chaouki e anche il presidente dell'UCOII non avevano firmato la carta dei valori del Ministero dell'interno quando erano nella consulta islamica. Oggi parlare dei Fratelli musulmani e dell'estremismo - come ho detto prima - senza passare per i tribunali si può, perché esistono e stanno per fondare un partito in Egitto.
Già l'11 giugno 2009 in una interrogazione in quest'Aula ebbi a dire che fra le moschee dell'UCOII, e non solo dell'UCOII, numerose sono quelle i cui dirigenti in Pag. 83qualche modo si ispirano all'ideologia dei Fratelli musulmani e che, relativamente alle querele, stessa sorte è toccata a diversi giornalisti querelati dall'UCOII per avere manifestato il loro pensiero, diritto costituzionalmente sancito, come Dimitri Buffa, Loquenzi de l'Occidentale, Valentina Colombo, professoressa universitaria, Maria Giovanna Maglie del giornale Libero e tanti altri giornalisti affermati.
Oggi quella che viene ormai definita jihad by court, ovvero zittire con una querela chi coraggiosamente denuncia l'estremismo, l'integralismo e l'oscurantismo, vede il suo declino smascherato dalla decisione che il fatto non costituisce reato.
Questa decisiva sentenza ci spinge sempre più a sostenere tutti i giornalisti oggetto di questa ignobile pratica intimidatoria. La libertà dall'estremismo, cari colleghi, deriva anche dal mettere i cronisti coraggiosi in condizioni di poter parlare senza paura di dover pagare fisicamente o penalmente le conseguenze.
Vorrei anche ricordare un altro punto. Ho presentato anche un'interpellanza parlamentare sulla moschea di Torino, riguardante il signor Kunati. Infatti, non sappiamo dove sono finiti un milione di euro per ricostruire la moschea di Torino, che ad oggi non è stata costruita (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

ROCCO GIRLANDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROCCO GIRLANDA. Signor Presidente, intervengo per segnalare che nella discarica di Colognola, nel comune di Gubbio, la provincia di Perugia il 15 febbraio 2010 ha rilevato risultati anomali per l'azoto ammoniacale e altri parametri nei campioni di acqua. Il 2 marzo 2010 la provincia di Perugia ha sollecitato il comune di Gubbio, in quanto unico gestore della discarica, a effettuare entro centoventi giorni dal ricevimento della comunicazione ulteriori verifiche al fine di chiarire le cause e di controllare l'andamento dei valori anomali.
Il 23 luglio 2010 la sezione territoriale dell'ARPA di Gubbio-Città di Castello ha trasmesso una relazione sul monitoraggio delle acque sotterranee della discarica di Colognola, segnalando che dallo studio fatto emergono problematiche significative che richiedono un intervento di risanamento e una revisione del piano di monitoraggio e controllo. Ebbene, il 16 febbraio 2011 il comune di Gubbio non solo ancora non ha dato alcuna risposta alla provincia che sollecitava le motivazioni, né tantomeno ha ragguagliato e tranquillizzato la cittadinanza su questa problematica, ma addirittura ha chiesto di integrare la tabella B dei codici CER dell'autorizzazione integrata ambientale per portare ancora ulteriori rifiuti di altrettanti e ulteriori tipi presso quella discarica.
Per questo, ho inteso interrogare immediatamente il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per capire quali siano le iniziative poste in essere per rassicurare la popolazione di Gubbio. Quindi, volevo sensibilizzare la Presidenza affinché possa comunicare al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di rispondere in maniera sollecita a questa interrogazione, che oggi stesso ho presentato (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PIETRO TIDEI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO TIDEI. Signor Presidente, vorrei richiamare la sua attenzione e quella dei parlamentari ancora presenti su un fatto grave, che sta creando allarme nel territorio del nord della provincia di Roma e, in modo particolare, a Civitavecchia. Si tratta di questo: nella caserma De Carolis di Civitavecchia poco tempo fa sono stati trasferiti improvvisamente circa 700 tunisini che provenivano dalla Tunisia ed erano sbarcati a Lampedusa. Ovviamente, la città ha reagito con grande senso di solidarietà, mettendo a disposizione la protezione civile, il volontariato e a costoro è stata fornita un'assistenza dignitosa e, sotto il profilo umano, sicuramente meritevole. Pag. 84
I tunisini hanno avuto il permesso di soggiorno transitorio che ha consentito loro ovviamente di potersi cercare un approdo possibile. Oggi, finita questa esperienza, lodata persino dal presidente della regione Polverini (e, quindi, avendo già dato la città di Civitavecchia a un'emergenza che sicuramente si era presentata in Italia), sono state trasferite inopinatamente nella stessa struttura circa 200 persone provenienti dal Pakistan, dal Mali e da altre zone subsahariane. Tra l'altro, si tratta di una situazione nella quale non c'è alcun presidio sanitario, con una popolazione e con individui che vengono da terre dove sono presenti malattie infettive gravi e pericolose (parliamo di tubercolosi, HIV e così via). Ho presentato una interrogazione parlamentare in tal senso. È mai possibile approfittare della generosità di una città e che adesso si possa esagerare riempiendo questa caserma e facendone, di fatto, un centro di accoglienza in una zona totalmente sprovvista di presidio sanitario e, comunque, di una prevenzione?
Quindi, vi è il rischio che mille persone, che potrebbero arrivare lì e che avendo richiesto asilo possono girare liberamente per la città - girovagando, perché non hanno un lavoro - possono trovarsi, appunto, a girovagare in una città di 50 mila abitanti. Queste mille persone, che possono essere portatori di malattie, non hanno nulla da fare e costituiscono sicuramente un pericolo per quelle popolazioni.
Dunque, se per caso il Governo volesse fare qualcosa di diverso lo venisse a dire o lo dicesse almeno al comune, alla regione o a qualcuno. Non si può pretendere di portare lì all'improvviso 200, 300, 500 o mille persone che non sono ristrette in quel sito, ma che possono girare liberamente per la città non sapendo, peraltro, se queste persone sono portatrici di malattie più o meno contagiose.
Credo che questo sia un grave atto di irresponsabilità di un Governo che non tiene minimamente alla dignità e all'autonomia di quei comuni o di quelle popolazioni alle quali si può far sopportare tutto. Ritengo che questo sia un comportamento vergognoso e da stigmatizzare e chiedo a lei, signor Presidente, di riferire al Ministero dell'interno, a quello della difesa e, soprattutto, a quello della salute di venire a riferire in Aula - o per iscritto - quali sono le intenzioni del Governo su quella caserma, che rischia di diventare veramente un moderno lazzaretto.

PRESIDENTE. Onorevole Tidei, ovviamente renderemo noto ai Ministri competenti il suo intervento. Sarebbe più efficace, probabilmente, un atto di sindacato ispettivo.

PIETRO TIDEI. È stato già presentato, signor Presidente.

PRESIDENTE. Allora insisteremo perché questo atto di sindacato ispettivo trovi la risposta nei tempi più brevi.

MICHELE POMPEO META. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, solo pochissimi secondi per richiamare l'attenzione dell'Assemblea e sua su una vicenda molto conosciuta e già riecheggiata più volte in quest'Aula: mi riferisco ai collegamenti navali per la Sardegna. Risollecito il Governo a tornare a riferire in Aula, perché ci troviamo di fronte a un'emergenza sociale ed economica.
Ieri l'Antitrust ha aperto un'istruttoria contro le compagnie di navigazione perché alcune settimane fa, all'improvviso e come in una sorta di cartello segreto, abbiamo assistito a un aumento esponenziale delle tariffe. Siamo circa al raddoppio delle tariffe rispetto a un anno fa. Questa situazione non è giustificata dagli aumenti dei servizi navali né dall'aumento del costo delle materie prime, come il petrolio.
Si tratta di un'iniziativa che ha creato grande allarme sociale. Gli operatori del turismo segnalano un annullamento di circa il 30 per cento delle prenotazioni e Pag. 85vi è un malessere che si aggiunge ad una situazione già molto tesa. Vorrei, infatti, ricordare in quest'Aula che in Sardegna vi è stata la vicenda della vertenza dei pastori, che ancora non è risolta, e vi è una crisi di tutti gli insediamenti produttivi che ha provocato già gravi danni all'occupazione e all'economia dell'isola.
Chiediamo al Governo, che tra l'altro detiene ancora la maggioranza delle azioni - se non tutte - dell'unica compagnia di navigazione pubblica, di adoperarsi perché Tirrenia, che è società sotto gestione commissariale, svolga quello che ha svolto fino ad ora, cioè una funzione calmieratrice delle tariffe. Questo ancora non è accaduto e sta avvenendo una cosa che davvero ci allarma. Mentre, lo ripeto, le compagnie private aumentano le tariffe di quelle percentuali e in quelle misure già indicate, le stesse compagnie fanno cartello e vogliono rilevare la proprietà di Tirrenia. È una liberalizzazione che ci insospettisce perché se il Governo non interviene, avremo, nelle prossime settimane, dopo le liberalizzazioni, una situazione davvero unica, originale. Si fanno le liberalizzazioni e avremo monopolio. Le liberalizzazioni non porteranno competizione, concorrenza e trasparenza, ma un aumento delle tariffe.
Su questo punto ritengo che Ministri, componenti del Governo e altri ancora, invece di andare in Sardegna a fare comizi, devono, in modo laborioso e responsabile, mettere in campo delle iniziative per evitare di assestare ancora un duro colpo all'economia sarda.
C'è un'emergenza che va affrontata e il Governo deve assumersi le proprie responsabilità. Noi salutiamo, dopo averla sollecitata per settimane, l'iniziativa dell'Antitrust perché i dubbi che ci sono sorti sono veramente legittimi.

DONELLA MATTESINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare, tramite lei, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti a rispondere ad una mia interrogazione depositata alcuni mesi fa, riguardante il tema delle assunzioni alle Ferrovie. Il punto è che Trenitalia è una Spa, a partecipazione pubblica quasi totalitaria, quindi dovrebbe, almeno per quanto riguarda le assunzioni, adempiere agli obblighi di trasparenza e di chiamata non secondo criteri che non si conoscono, ma secondo criteri di trasparenza.
Questa interrogazione non ha avuto risposta; peraltro ritengo particolarmente importante questa questione anche perché in tempi di grande disoccupazione giovanile ritengo che la gestione della cosa pubblica debba avvenire soprattutto in termini di assunzione nel massimo della trasparenza e della regolarità del rispetto della normativa.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 19 maggio 2011, alle 10:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,50.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANPAOLO DOZZO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4193

GIANPAOLO DOZZO. La richiesta di ratifica della Convenzione di Oslo contro le munizioni a grappolo, oltre ad essere stata avanzata, come è d'uso e prerogativa, dal Governo, nasce anche da alcune proposte di legge di iniziativa parlamentare, a testimonianza di come questo tema sia ampiamente sentito in questo Parlamento.
Il nostro Paese ha partecipato fin dall'inizio al cosiddetto «processo di Oslo», Pag. 86iniziato nel 2007, con l'intento di arrivare ad uno strumento forte e vincolante che possa finalmente eliminare questo tipo di arma vigliacca e terribile, e per questo speriamo di poter procedere a questa ratifica nel minor tempo possibile, visto che la Convenzione è già in vigore da quasi un anno grazie alla ratifica degli altri Paesi.
Ce lo ha chiesto Benedetto XVI con un accorato appello, ce lo chiede la nostra coscienza che non può rimanere impassibile di fronte alle mutilazioni orrende provocate da queste armi.
Questa Convenzione è giustamente ambiziosa: intende proibire l'uso, lo stoccaggio, la produzione e il trasferimento di munizioni a grappolo; inoltre prevede l'assistenza alle vittime, la bonifica delle aree contaminate e la distruzione delle scorte.
Rappresenta una sintesi bilanciata delle considerazioni di carattere umanitario e di quelle di sicurezza degli Stati.
Rischia purtroppo di essere una convenzione «zoppa», perché non è stata firmata da alcuni Paesi produttori di bombe a grappolo, la cui mancata collaborazione rischia davvero di vanificare questo lungo percorso: mancano all'appello paesi del calibro di Stati Uniti, Repubblica popolare cinese, Federazione russa, India e Iran. Detto così sembra un po' una guerra di David contro Golia. La ratifica dunque della Convenzione da parte del nostro Paese è solo un primo passo, per poi spenderci al massimo a livello internazionale per coinvolgere questi paesi in questa che è assolutamente una battaglia di diritto e di civiltà.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANPAOLO DOZZO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4248

GIANPAOLO DOZZO. Onorevoli colleghi, ratifichiamo oggi un accordo di cooperazione in campo culturale con il Governo dello Stato del Qatar.
Dal punto di vista del contenuto sappiamo che il nostro paese ha siglato accordi di contenuto non dissimile con moltissimi altri paesi, accordi che si sono dimostrati validi dal punto di vista delle misure predisposte e delle iniziative realizzate per la loro attenzione sia alla dimensione classica, che tecnologica che alla cooperazione a livello istituzionale e scolastica nel campo della cultura nella concezione più ampia del termine. Abbiamo pertanto tutti i motivi per ritenere che anche questo strumento, oggi portato alla nostra attenzione, si dimostri opportuno ed efficace.
È chiaro che il significato più profondo di questo genere di accordi si comprende solo nel quadro di un sistema di rapporti bilaterali di diverso oggetto con questo paese, ai quali la cooperazione culturale fornisce un quadro di dialogo e di conoscenza reciproca.
Non un accordo fine a se stesso dunque, ma una componente di un sistema di rapporti più complesso e crescente, foriero di ulteriori iniziative bilaterali.
Mi sembra utile sottolineare che i contenuti «consolidati» dell'accordo culturale si declinano in questo caso ad un paese per molti aspetti poco conosciuto da parte nostra ma sicuramente destinato a giocare un ruolo crescente (ricordiamoci che il Qatar fa parte della coalizione che attualmente è in azione in Libia ed è stato per questo anche oggetto di minacce esplicite da parte del Colonnello Gheddafi, ma allo stesso tempo sta svolgendo un ruolo da mediatore per una soluzione pacifica della crisi che sta attraversando lo Yemen) in un'area che a sua volta risulta attualmente tra le più delicate e attraversate da correnti di instabilità non ancora del tutto chiare.
In più, è proprio il Qatar la sede dell'emittente Al Jazeera, che nel bene e nel male è oggi la voce più ascoltata e diffusa del mondo arabo, veicolo e strumento efficientissimo e seguitissimo e per questo anche potenzialmente pericoloso.
Ragione in più per sostenere questo accordo e portarlo celermente alla ratifica.

Pag. 87

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO GIANPAOLO DOZZO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 4249

GIANPAOLO DOZZO. La Convenzione con il Libano segue lo schema base predisposto dall'OCSE sul quale il nostro Paese ha costruito larga parte dei nostri accordi bilaterali in materia di doppia imposizione. L'elemento che mi stupisce in questo caso è piuttosto l'enorme ritardo con il quale l'Accordo viene proposto in ratifica, dato il contenuto assolutamente consolidato ed i buoni rapporti tra i nostri due Paesi.
Le complesse vicissitudini del Paese dei Cedri possono avere causato un certo rallentamento delle procedure e forse un po' di diffidenza sull'applicabilità dello strumento (e dei controlli che le misure previste non vengano illecitamente utilizzate), ma oggi ritengo questa ratifica decisamente opportuna ed importante, indispensabile a creare un quadro di certezza dal punto di vista del trattamento fiscale per i tanti operatori italiani che operano in Libano, se, come ci dicono i dati fornitici dal Ministero degli affari esteri siamo al momento il primo partner economico europeo ed il terzo a livello mondiale di Beirut.
Gli operatori sembrano dunque apprezzare la fragile ma crescente stabilità politica del Libano e ritengo che tale speranza vada incoraggiata anche con strumenti come questo che creano chiarezza, fiducia e rafforzano il dialogo ed il livello di fiducia bilaterale tra i nostri due paesi.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Moz. Della Vedova e a 1-612 522 518 4 260 264 254 39 Appr.
2 Nom. Moz. Rao e a 1-614 n.f. 525 524 1 263 522 2 39 Appr.
3 Nom. Moz. Ferranti e a 1-615 n.f. p.I 526 524 2 263 269 255 39 Appr.
4 Nom. Moz. Ferranti e a 1-615 n.f. p.II 524 522 2 262 517 5 39 Appr.
5 Nom. Moz. Costa e a 1-616 p.I 525 523 2 262 255 268 39 Resp.
6 Nom. Moz. Costa e a 1-616 p.II 528 281 247 141 257 24 39 Appr.
7 Nom. Moz. Bernardini e a 1-617 rif. 528 524 4 263 521 3 39 Appr.
8 Nom. Moz. Di Pietro e a 1-618 p.I 529 526 3 264 269 257 38 Appr.
9 Nom. Moz. Di Pietro e a 1-618 rif. p.II 528 525 3 263 520 5 37 Appr.
10 Nom. Moz. Mosella e a 1-619 rif. 529 528 1 265 524 4 36 Appr.
11 Nom. Ddl 4299-A - em. 1.3 507 286 221 144 22 264 32 Resp.
12 Nom. em. 1.4 508 289 219 145 24 265 32 Resp.
13 Nom. Ddl 4299-A - voto finale 513 513   257 513   32 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 4193 e abb. - articolo 1 417 414 3 208 414   51 Appr.
15 Nom. articolo 2 498 495 3 248 495   47 Appr.
16 Nom. articolo 3 504 502 2 252 502   47 Appr.
17 Nom. em. 3.01 532 527 5 264 221 306 42 Resp.
18 Nom. articolo 4 526 526   264 523 3 42 Appr.
19 Nom. articolo 5 525 525   263 524 1 42 Appr.
20 Nom. articolo 6 527 526 1 264 526   42 Appr.
21 Nom. em. 7.1 530 528 2 265 233 295 42 Resp.
22 Nom. articolo 7 520 520   261 516 4 42 Appr.
23 Nom. articolo 8 527 527   264 525 2 42 Appr.
24 Nom. articolo 9 529 528 1 265 527 1 42 Appr.
25 Nom. odg 9/4193/4 533 531 2 266 267 264 42 Appr.
26 Nom. Ddl 4193 e abb. - voto finale 526 522 4 262 522   42 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 36)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. Ddl 4248 - articolo 1 528 528   265 528   42 Appr.
28 Nom. articolo 2 529 529   265 529   42 Appr.
29 Nom. articolo 3 522 522   262 522   42 Appr.
30 Nom. articolo 4 531 531   266 531   42 Appr.
31 Nom. Ddl 4248 - voto finale 524 524   263 524   42 Appr.
32 Nom. Ddl 4249 - articolo 1 523 523   262 523   41 Appr.
33 Nom. articolo 2 528 527 1 264 527   41 Appr.
34 Nom. articolo 3 527 526 1 264 526   41 Appr.
35 Nom. articolo 4 524 524   263 524   41 Appr.
36 Nom. Ddl 4249 - voto finale 522 522   262 522   41 Appr.