XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 29 giugno 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La XIII Commissione,
premesso che:
il comparto ovino sta vivendo una situazione di grave crisi con il continuo aumento dei prezzi di produzione delle aziende zootecniche, a partire dalle materie prime, e con il crollo dei prezzi del latte alla stalla;
tale stato di crisi, esploso in forme drammatiche in Sardegna, è motivo di forte preoccupazione ed allarme anche nelle altre regioni italiane in cui è diffusa l'attività della pastorizia, in particolar modo Toscana, Lazio, Abruzzo, Calabria e Sicilia, per le conseguenze che possono derivare dalle variazioni del prezzo del latte;
oggi le aziende zootecniche producono latte ovino in perdita poiché un litro di latte viene pagato tra i 60 e i 65 centesimi, come negli anni novanta, a fronte di costi di produzione compresi tra i 75 e i 115 centesimi di euro al litro; la situazione è diventata ormai insostenibile e sta mettendo seriamente in discussione l'esistenza stessa di migliaia di aziende di produttori di latte ovino;
attraverso il sostegno specifico previsto dall'articolo 68 del Regolamento CE n. 73 del 2009, health check della Pac, che consente di finanziare cinque tipologie di misure tra le quali due sono specifiche per la zootecnia estensiva (vacche nutrici, ovicaprini) e il sostegno delle realtà agropastorali in zone vulnerabili dal punto di vista economico e ambientale, l'Italia ha la possibilità di decidere l'allocazione di risorse importanti attraverso l'attuazione di una politica nazionale coraggiosa in grado di fare scelte virtuose, evitando le erogazioni a pioggia;
le risorse comunitarie e nazionali dell'articolo 68, health check, possono, perciò, essere concentrate sulla zootecnia di montagna e delle zone svantaggiate e, in particolare, sulla zootecnia delle produzioni ovicaprine;
tuttavia nonostante la crisi del settore il Governo nel ripartire le risorse ex articolo 68, destina alla zootecnia ovicaprina pochissime risorse, pari a soli 10 milioni di euro su un plafond di circa 316,5 milioni di euro, non sufficienti nemmeno per affrontare la fase emergenziale;
la legge finanziaria per il 2010 (legge 23 dicembre 2009, n. 191) ha utilizzato parte delle risorse finanziarie dell'articolo 68, health check della PAC per finanziare il Fondo di solidarietà nazionale, le cui risorse prima erano garantite dal sistema pubblico, a scapito di altri settori dell'agricoltura che si trovano in situazione di emergenza, come quello ovicaprino;
il gruppo di lavoro sulla crisi del comparto ovicaprino, istituito a fine 2010 e a cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti del Ministero, i rappresentanti delle regioni Sardegna, Toscana, e Lazio, l'AGEA e il Consorzio del pecorino romano, non ha proposto interventi concreti e significativi per risolvere lo stato di crisi, ad eccezione del ritiro dal mercato di una quota di pecorino giacente nei magazzini per destinarlo agli indigenti a partire dai primi mesi del 2011;
in Sardegna, il 2 novembre 2010 è stata firmata un'intesa tra la regione e il Movimento pastori sardi che prevede la rimodulazione del programma di sviluppo rurale per le annualità 2011-2013 per destinare maggiori risorse al comparto ovicaprino; allo stato attuale si ipotizza una rimodulazione di circa 100 milioni di euro da destinare preferibilmente alle misure di benessere degli animali e indennità compensativa;
tuttavia se tale rimodulazione di risorse venisse attuata solo per il comparto ovicaprino della Sardegna, ciò determinerebbe

un abbassamento del prezzo del latte prodotto in quella regione rispetto al prezzo del latte prodotto nelle altre regioni e, in particolar modo, in Toscana e nel Lazio, producendo un ulteriore e gravoso danno economico per le imprese operanti su quei territori;
l'Agenzia per le agevolazioni in agricoltura (AGEA) ha disposto il ritiro dal mercato di una quota di formaggio pecorino a denominazione di origine da destinare, insieme ad altri prodotti lattiero-caseari, agli aiuti per i soggetti indigenti;
un'operazione analoga è stata effettuata anche nel corso del 2010 con un ritiro di circa 13.000 quintali (valore 9.3 milioni di euro) per la DOP pecorino romano e circa 2.500 quintali (valore 1,7 milioni di euro) per la DOP pecorino toscano;
ad oggi l'AGEA, soggetto attuatore dell'intervento, ha emesso due soli bandi per il ritiro dal mercato, uno per il pecorino romano per un valore di circa 7 milioni di euro ed uno, che comprende varie tipologie di formaggi con una quota di pecorino toscano, per un valore di circa 1 milione di euro;
la crisi del comparto ovicaprino è stata inoltre rimarcata da alcune associazioni di categoria, che hanno anche avanzato la richiesta, al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di convocare in tempi brevi un tavolo di confronto con tutti i soggetti della filiera,


impegna il Governo:


a mettere in atto interventi immediati e concreti per il settore ovicaprino a partire dalla dichiarazione dello stato di crisi per venire incontro alle esigenze dei produttori;
a concordare un piano di intervento per:
a) rimodulare le risorse del comparto ovicaprino in Sardegna ma anche nelle altre regioni, in particolar modo Toscana, Lazio, Abruzzo, Calabria e Sicilia;
b) trasferire ai produttori un prezzo del latte equo e garantito almeno per un periodo congruo;
c) prevedere azioni specifiche per il miglioramento della qualità casearia del latte e attuare un programma di rilancio del comparto anche con specifiche azione di valorizzazione e promozione della produzione lattiero casearia certificata, ad esempio prodotti DOP e IGP;
ad attuare una maggiore razionalizzazione degli interventi finanziari con il cosiddetto aiuto specifico, articolo 68, health check della PAC, e in tale contesto prevedere una concentrazione delle risorse disponibili per il settore ovicaprino;
a rispettare gli impegni assunti sul ritiro dal mercato di quote di pecorino da destinare agli indigenti per almeno 14 milioni di euro, mantenendo la stessa proporzione di ripartizione tra i due pecorini DOP, romano e toscano.
(7-00618)
«Sani, Oliverio, Cenni, Marco Carra, Dal Moro, Agostini, Trappolino, Zucchi, Nannicini, Brandolini, Sposetti, Fiorio, Tidei».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:

DIMA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
gli studi di settore hanno certificato, da più tempo, come il consumo di droghe pesanti e leggere sia ormai esteso a tutti i

ceti sociali della comunità nazionale, soprattutto a causa della capillare diffusione, voluta dalle organizzazioni criminali, della rete di traffico e spaccio di queste sostanze stupefacenti;
il consumo di tali sostanze si sta diffondendo a dismisura purtroppo anche tra le giovani generazioni, ponendo lo promesse di costi sociali crescenti per la cura e la riabilitazione dei consumatori abituali;
questa situazione, pur essendo così allarmante, è completamente ignorata dai mezzi di informazione e dalle istituzioni competenti tanto che diventa sempre più urgente affrontare questo argomento in un approfondito dibattito parlamentare che analizzi chiaramente anche lo stato di attuazione dell'attuale legislazione sul consumo delle sostanze stupefacenti ed, in particolar modo, sul concetto di «modica quantità»;
accanto a questo fenomeno, se ne sta affiancando un altro che, per la sua portata ed incidenza nell'attuale contesto giovanile, dovrà rapidamente essere analizzato ed approfondito in tutta la sua portata ed in tutte le sue conseguenze perché relativo al mondo del web ed alla facilità attraverso cui si accede a siti internet specializzati che contengono dei veri e propri manuali per la produzione domestica di sostanze stupefacenti chimiche, attraverso l'impiego di nootropi;
la chiusura di questi siti, come già accaduto nei Stati Uniti d'America, risolverebbe solo parzialmente questo problema, perché diventa difficile controllare e monitorare costantemente la rete internet così come censire i solventi e gli acidi di uso comune in vendita presso qualunque parafarmacia;
si sta diffondendo a dismisura il problema di questi giovani che con l'ausilio di tali strumenti iniziano a produrre delle vere e proprie droghe chimiche che poi sono immesse nel mercato illegale dello spaccio;
il consumo di queste droghe sintetiche o metanfetamine, autoprodotte a domicilio o acquistate liberamente, ha prodotto numerosi interventi dei sanitari -:
quali iniziative si intendano porre in essere per approfondire le problematiche emerse, come per esempio la costituzione di un comitato tecnico-scientifico da insediare presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché per avviare una campagna di informazione, mirata specialmente ai giovani e giovanissimi, sul pericoli legati al consumo di sostanze stupefacenti chimiche, autoprodotte o acquistate sulla rete.
(4-12512)

CAMBURSANO e LOVELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il collegio dei revisori dei conti della città di Alessandria, nella propria relazione al rendiconto di gestione relativo all'esercizio 2010 del comune, ha constatato che «lo scostamento totale tra alcuni stanziamenti ed i relativi impegni finali pari ad euro 8.861.636,75 (11.684.612,00 euro il totale degli stanziamenti meno 2.822.975,25 euro il totale degli impegni finali) non trova giustificazione in quanto non supportato da determine di cancellazione degli impegni» e che ha concluso che «in considerazione di tali rettifiche il risultato di amministrazione dell'esercizio 2010 corrisponderebbe ad un disavanzo di euro 4.989.861,26»;
due revisori dei conti, hanno espresso «parere favorevole all'approvazione del rendiconto 2010 nell'intesa che per le riserve espresse la giunta comunale provveda entro il termine di legge a rettificare il rendiconto» e che il terzo revisore non ha espresso parere favorevole, e l'intero collegio ha «invitato l'organo consiliare ad adottare i provvedimenti di competenza»;
il consiglio comunale della città di Alessandria, in data 6 maggio 2011, ha approvato il rendiconto di gestione relativo

all'esercizio 2010, non tenendo in alcun conto dei «provvedimenti da adottare» richiesti dal collegio dei revisori dei conti;
pertanto il rendiconto di esercizio per il 2010, secondo quanto deliberato dal consiglio comunale presenta un «avanzo di amministrazione di 3.871.775,49 euro» e pertanto il «pieno rispetto del patto di stabilità»;
analoga situazione si era già registrata anche in occasione della presentazione della relazione del Collegio dei revisori al rendiconto 2009 -:
se non ritenga opportuno promuovere un'ispezione ministeriale per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblici intensa a verificare la regolarità delle procedure seguite per l'approvazione del rendiconto di gestione relativo all'esercizio 2010 del comune di Alessandria.
(4-12528)

DI BIAGIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
stando ad alcune notizie di stampa, in data 21 giugno 2011, la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe diramato una nota con la quale si annunciava la nomina da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, del Senatore Esteban Caselli come «consigliere del Presidente del Consiglio dei ministri per gli italiani all'estero»;
nella suindicata nota si «esprime la profonda soddisfazione di poter contare tra i collaboratori del premier una personalità dell'esperienza nel campo politico e le relazioni internazionali quale è il senatore Caselli» sottolineando «l'importanza che viene data alle questioni riguardanti i connazionali che vivono al di fuori dei confini nazionali e quanto gli stia a cuore il loro benessere»;
segnatamente a partire dalla data di entrata in vigore della legge 27 dicembre 2001, n. 459 (cosiddetta legge Tremaglia) che ha sancito il riconoscimento del diritto di voto agli italiani residenti all'estero è andata strutturandosi a livello istituzionale ed organizzativo un'articolazione di realtà, organismi e ruoli - sia sul versante amministrativo nazionale che su quello diplomatico consolare - miranti a fornire assistenza e rappresentanza ai 4 milioni di connazionali residenti oltre confine e iscritti all'Aire;
con decreto dei Ministero degli affari esteri in data 26 maggio 2008 è stata conferita al Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Alfredo Mantica, la delega in materia di italiani nel mondo: il sottosegretario coadiuva il Ministro nelle politiche generali concernenti le collettività italiane all'estero, la loro integrazione nei suoi vari aspetti e i loro diritti, la valorizzazione del ruolo degli imprenditori italiani residenti all'estero, il coordinamento delle iniziative relative al rafforzamento ed alla razionalizzazione della rete consolare;
a seguito della doppia riforma costituzionale operata dalla citata legge «Tremaglia», agli articoli 56 e 57 della Costituzione italiana è stato riconosciuto il ruolo ed il numero dei parlamentari eletti nella circoscrizione estero;
i parlamentari eletti dai connazionali residenti oltre confine, ai sensi della suindicata riforma costituzionale, rappresentano il riferimento politico ed istituzionale delle nostre comunità oltre confine, nonché i rappresentanti delle istanze, dei bisogni e dei messaggi di queste nell'arena politica ed istituzionale in Patria;
per quanto riguarda l'articolazione organizzativa oltre confine, ai sensi della legge n. 205 del 1985, i Com.It.Es. si configurano come organismi rappresentativi della nostra comunità oltre confine, eletti direttamente dagli italiani residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno 3 mila connazionali iscritti nell'elenco aggiornato di cui all'articolo 5, comma 1 della legge 27 dicembre 2001, n. 459;
i Com.It.Es., contribuiscono ad individuare le esigenze di sviluppo sociale,

culturale e civile della comunità di riferimento cooperando l'autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare;
le suindicate realtà e configurazioni istituzionali ed amministrative rappresentano un valido e significativo riferimento per la nostra collettività all'estero, segnatamente in quelle realtà nazionali, in cui è presente un'importante comunità italiana;
nel corso degli ultimi anni, nell'ambito della definizione di provvedimenti di natura finanziaria il Governo ha operato «tagli» importanti e drammatici ai capitoli di spesa del Ministero degli affari esteri, in particolare a quelli relativi alle risorse destinate alle nostre comunità;
per l'anno 2011 sono stati decurtati circa 14 milioni di euro dal programma italiani nel mondo rispetto a quanto già ridimensionato per l'anno 2010, malgrado gli impegni accolti dal Governo con gli innumerevoli ordini del giorno presentati a latere di tutti i provvedimenti di natura finanziaria;
si ricorda che in data 6 aprile 2011 il senatore nominato come consigliere del Presidente del Consiglio per gli italiani nel mondo dal Presidente Berlusconi aveva presentato le sue dimissioni da responsabile per il settore italiani nel mondo del PdL, nonché dal gruppo parlamentare PdL al Senato;
stando ad alcune notizie di stampa, in data 16 febbraio 2011 la procura di Roma ha aperto un'inchiesta in cui Caselli è accusato di truffa per falso in atto pubblico e violazione della legge elettorale, a seguito di intercettazioni e documenti che lascerebbero emergere criticità in merito alla dinamica di gestione delle schede elettorali in occasione delle ultime elezioni politiche;
non risultano chiare all'interrogante le dinamiche che hanno condotto a tale nomina, le modalità attraverso le quali questa sia avvenuta, quali siano le condizioni che ne determinano l'esercizio delle funzioni ed il rapporto con gli altri referenti/organismi operanti sul versante italiani nel mondo;
a detta dell'interrogante una giusta importanza alle questioni riguardanti i connazionali che vivono al di fuori dei confini nazionali e un'adeguata attenzione al loro benessere potrebbero essere dimostrate invece attraverso la definizione di politiche serie a sostegno delle nostre collettività, attraverso un incremento degli stanziamenti a loro sostegno, un maggiore ascolto dei parlamentari rappresentativi di quella circoscrizione -:
quali siano le ragioni che hanno condotto alla nomina del Senatore Caselli indicata in premessa e quali siano gli elementi meritori - citati nel comunicato della Presidenza del Consiglio dei ministri - che hanno condotto alla medesima;
quali siano i compiti a cui il consigliere dovrebbe far fronte che non siano già espletati dal Sottosegretario Mantica, dai 12 parlamentari eletti all'estero, e dalla struttura organizzativa e rappresentativa delle collettività italiane oltre confine;
quali riconoscimenti, benefit ed emolumenti siano previsti per questa nuova carica.
(4-12529)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il comune di San Giorgio in Bosco (Padova), nel corso del consiglio comunale del 30 marzo 2011 ha approvato a maggioranza una mozione con la quale, in concomitanza con l'anniversario storico del sterminio perpetrato dalla Turchia nei confronti del popolo armeno, esprime la

propria solidarietà invitando il Governo italiano a riconoscere con il termine di «genocidio» la violenza subita;
come riportato anche da organi di stampa locale di Padova, l'ambasciatore turco in Italia ha scritto personalmente al sindaco di San Giorgio in Bosco esprimendo la sua piena contrarietà all'iniziativa assunta dal comune evidenziando al contempo sia la falsità della ricostruzione dei fatti storici asserita dagli armeni, sia come tali iniziative, pur essendo ristrette ad un ambito comunale, potrebbero rendere più complessi i rapporti socio-economici tra l'Italia e la Turchia;
la Commissione dei diritti umani dell'Onu già nel 1973, il Papa Giovanni Paolo II, il Parlamento francese, il Parlamento europeo e la Commissione esteri del Congresso degli Usa hanno riconosciuto formalmente ed ufficialmente che la violenza perpetrata tra il 1915 e il 1917 dalla Turchia nei confronti del popolo armeno può essere denominata «genocidio»;
numerose amministrazioni locali italiane, nel corso degli anni passati, si sono espressi, così come il consiglio comunale di San Giorgio in Bosco, per il riconoscimento del genocidio degli armeni -:
se non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze, allo scopo di verificare, anche da parte del Governo la possibilità del riconoscimento di «genocidio» per i fatti occorsi al popolo armeno ad opera della Turchia tra il 1915 e il 1917.
(4-12497)

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Judith Sunderland, ricercatrice senior per l'Europa occidentale di Human Rights Watch ha affermato nei giorni scorsi che la credibilità dell'Italia presso il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite dipenderà dalle sue politiche domestiche. Il Governo italiano deve realizzare fino in fondo le promesse fatte di rispetto dei diritti umani;
in una lettera inviata al Ministro degli affari esteri afferma che l'Italia deve prendere misure concrete per migliorare le proprie politiche miranti al rispetto dei diritti umani e rispettare le promesse fatte in qualità di nuovo membro del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite;
l'Italia risiede nel Consiglio dei diritti umani dal 19 giugno 2011;
Human Rights Watch ha esortato il Governo italiano a migliorare la sua risposta al razzismo e alla xenofobia e a garantire a gay, lesbiche, bisessuali e transessuali una migliore protezione dalle discriminazioni. Ha inoltre richiamato l'Italia a intensificare le operazioni di soccorso nel mar Mediterraneo e ad assicurare la continuità di accesso alle procedure per ottenere l'asilo per coloro che fuggono la violenza e la persecuzione in Libia e altrove;
l'Italia deve anche affermare il suo impegno per la messa al bando globale della tortura, includendo la tortura fra i reati previsti dal codice penale, ratificando il protocollo opzionale alla convenzione internazionale contro la tortura, e ripudiando le pratiche di espulsione che mettono a rischio di tortura gli stranieri espulsi;
per dimostrare il suo impegno per i diritti umani, secondo Human Rights Watch, il Governo italiano deve rispettare a fondo gli impegni che ha assunto volontariamente in vista delle elezioni del Consiglio per i diritti umani, il 20 maggio 2011;
ciò deve includere la tempestiva attuazione delle raccomandazioni formulate nel corso della prima revisione periodica universale della situazione in Italia compiuta dal Consiglio dei diritti umani nel febbraio 2010. Particolare attenzione deve essere data ad affrontare la discriminazione e il razzismo, il miglioramento della situazione delle minoranze Rom e Sinti e la creazione, da lungo tempo attesa, di un ente indipendente di controllo della situazione dei diritti umani nel Paese;

fare parte del Consiglio dei diritti dell'ONU implica una risposta efficace agli abusi commessi nel Paese -:
se e come il Governo intenda mantenere gli impegni assunti in materia di diritti umani e se intenda recepire e mettere in atto le raccomandazioni di Human Rights Watch che considera l'Italia, tra l'altro decisamente indietro nella lotta al razzismo e alla xenofobia.
(4-12517)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
da quanto emerge da articoli di stampa locale e nazionale, il Consiglio nazionale del Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe nei giorni scorsi stanziato una cifra di circa 5,5 milioni di euro per il recupero e la manutenzione straordinaria del patrimonio artistico della regione Campania;
del suddetto finanziamento dovrebbero beneficiare siti architettonici ubicati sui territori delle province di Napoli, Caserta e Benevento, mentre non risulterebbero stanziati fondi per i beni presenti nelle province di Salerno e Benevento, così come evidenziato dal Soprintendente ai beni architettonici e paesaggistici di Salerno ed Avellino Gennaro Miccio;
dalla lista di priorità degli interventi di recupero architettonici sarebbero infatti esclusi siti culturali del salernitano e dell'avellinese di massimo pregio, quali il Duomo di Salerno e la Certosa di San Lorenzo a Padula, tra i luoghi più visitati dai turisti nei mesi scorsi ma in attesa di interventi urgenti di manutenzione;
secondo quanto denunciato dalla Soprintendenza interessata, quindi, il Ministero non avrebbe garantito una equa ripartizione delle risorse disponibili per la regione Campania, realizzando una sperequazione in favore delle province di Napoli, Caserta e Benevento e danneggiando cosi le rimanenti province di Salerno ed Avellino;
la valorizzazione dei beni culturali rappresenta uno strumento fondamentale per incentivare il settore turistico ed il relativo indotto economico, soprattutto in aree territoriali dal forte tasso di disoccupazione come il Mezzogiorno -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative o provvedimenti ritenga opportuno adottare al fine di inserire anche le province di Salerno e Avellino nella ripartizione dei fondi di cui in premessa -:
quali iniziative ritenga opportuno assumere per una più omogenea e coerente distribuzione dei finanziamenti pubblici per il recupero e la manutenzione dei beni culturali presenti sui territori delle diverse province della regione Campania.
(4-12499)

NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la sede dell'archivio di Stato di Como è, dal 1965, in via Briantea 8, all'interno di un palazzo che fu sede di un'importante seteria, oggi di proprietà di un gruppo privato; nel 1985 i proprietari proposero al Ministero per i beni e le attività culturali l'acquisto dell'intero palazzo, o, in subordine, dei 2.500 metri quadri che allora l'archivio occupava; a seguito della mancata risposta da parte del Ministero, venne avviata la causa di sfratto, conclusa nel 1989, confermata dalla corte d'appello e divenuta esecutiva;
a partire dal 1994 sono stati recapitati una trentina di avvisi di sloggio al Ministero, che, ad oggi, non ha rilasciato

l'immobile e versa annualmente alla proprietà 200.000 euro per un'occupazione che giuridicamente è senza titolo;
dal 1989 ad oggi il Ministero non è stato in grado di trovare una sede alternativa a quella di via Briantea, nonostante nel territorio della città di Como ci siano molti immobili di proprietà pubblica disponibili; nel 2005 venne ipotizzato il trasferimento nella caserma De Cristoforis, nel frattempo diventata centro documentale; nonostante fosse ben tenuta e disponesse di un'ala libera, le risposte del demanio militare e del Ministro della difesa furono negative;
da anni a Como è in corso una girandola di sedi e di uffici pubblici e diversi sono i palazzi liberi: un esempio per tutti è Villa Giovio, di proprietà dell'Inail, costruito quindi con le risorse delle imprese e dei lavoratori che giace inutilizzato; liberi sono anche la ex caserma della Guardia di finanza in via Parini e l'ex carcere di San Donnino;
molti sono poi gli immobili che il demanio ha ceduto al fondo immobili pubblici per essere messi in vendita sul libero mercato e sui quali paga un lauto affitto: sede dell'Inps di via Pessina, (607.000 euro di affitto), palazzina di Brogeda (260.000 euro di affitto), motorizzazione civile (433.000 euro di affitto), solo per fare alcuni esempi;
a pochi giorni dal varo di una manovra finanziaria da più di 40 miliardi, che chiederà sacrifici a tutte le categorie sociali, emerge una spaventosa inefficienza nella gestione in generale degli immobili pubblici ed in particolare nella zona di Como dove molti edifici rimangono inutilizzati e dove invece si spendono centinaia di migliaia di euro per affitti di edifici privati;
a parere dell'interrogante è inconcepibile che il Ministero continui a pagare 200.000 euro l'anno per uno stabile privato, per il quale lo sfratto è già esecutivo da anni, senza che nessuno si muova per reperire sul territorio un'altra struttura, stavolta pubblica, per l'archivio di Stato -:
a quanto ammontino complessivamente i canoni di affitto pagati dal Ministero per l'immobile di via Briantea 8 dall'inizio dell'utilizzo ad oggi e come il Ministro intenda intervenire per trovare al più presto una nuova sede di proprietà pubblica all'Archivio di Stato, facendo risparmiare allo Stato italiano centinaia di migliaia di euro l'anno in affitti inutili, quando esistono sul territorio numerose strutture sottoutilizzate o, addirittura, abbandonate.
(4-12513)

CECCACCI RUBINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Marino, in provincia di Roma, esiste uno dei meglio conservati luoghi di culto mitraici al mondo. Scoperto nel 1962 durante i lavori di escavazione in una cantina ai piedi di un abitato storico, il mitreo lungo 29 metri, largo 3,10 e alto 3 metri rappresenta un caso unico nel suo genere, non solo perché è rimasto inviolato per diciotto secoli, ma perché la rappresentazione del sacrificio del toro e le altre scene del culto sono rappresentate non in bassorilievo o a mosaico, ma in forma pittorica assolutamente rara, di cui si riscontrano due soli altri esempi: nei sotterranei di palazzo Barberini a Roma e a Santa Maria Capua Vetere;
il culto di Mitra, una remota divinità di origine indo-iranica, fu una religione misterica di iniziazione che si diffuse nel mondo romano già a partire dal I secolo avanti Cristo e grazie alla popolarità fra i legionari raggiunse il suo apogeo tra il III ed il IV secolo dopo Cristo, rappresentando per molti secoli il vero antagonista del Cristianesimo. Solo a Roma e dintorni sono stati censiti circa un centinaio di mitrei, fra i più noti quelli sottostanti le chiese di san Clemente e di santa Prisca, palazzo Barberini e il Circo Massimo e quello delle Sette Porte ad Ostia. Ma innumerevoli mitrei sono stati scoperti e

molti aperti al pubblico in Italia, Germania, Gran Bretagna, Ungheria e comunque dovunque abbiano avuto una significativa presenza dei contingenti militari romani;
il preziosissimo affresco del mitreo di Marino (circa 200 dopo Cristo), acquisito dal 2004 al demanio pubblico, è sopravvissuto per 1800 anni in condizioni prodigiose, ma proprio in questi giorni rischia la distruzione. Infatti il comune di Marino, con una decisione assolutamente scriteriata, ha concesso il permesso di edificare un condominio di cinque piani al termine di una strada soprastante il mitreo. Il progetto, ad avviso dell'interrogante inaccettabile, prevede un ampio sbancamento, per collocare l'ingresso della palazzina sette metri sopra la volta del mitreo;
da alcune informazioni di stampa, in particolare il quotidiano il Sole 24 Ore, si apprende che l'inizio dei lavori ha già danneggiato l'aula mitriaca, perché gli scavi hanno tranciato una condotta di acque scure che hanno cominciato a riversarsi nell'antico luogo di culto. Lo scavo delle fondamenta danneggerà quindi irreparabilmente un luogo di culto e d'arte di enorme importanza, data anche la natura del terreno e dei materiali usati per la sua costruzione (fra cui il peperino);
ciò lede princìpi fondamentali della nostra costituzione che all'articolo 9 stabilisce un ruolo attivo della nostra Repubblica nella tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione;
il mitreo di Marino rappresenta un monumento unico al mondo nel suo genere sia sul piano artistico che sul piano archeologico, tanto da meritare di essere segnalato fra i principali beni culturali nazionali e del mondo intero -:
se il Ministro sia informato della gravità di tale situazione e quali iniziative intenda intraprendere per impedire la continuazione dei lavori, il recupero di eventuali danni arrecati alla struttura e la restituzione alla collettività di un tale patrimonio storico, artistico e culturale.
(4-12515)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato il 16 giugno 2011 sul quotidiano La Sicilia, dal titolo «"Campi elettromagnetici" chiarezza sulla servitù militare» si legge che «Fare chiarezza su quanto si sta realizzando a Timpone Guddino di contrada Casazze, onde evitare l'esposizione della cittadinanza a rischio di campi elettromagnetici [...] Si tratta di un progetto preliminare relativo alle opere infrastrutturali, impianti e radome relative alla fornitura in opera di un sistema Fadr. Per questo, l'Aeronautica "ha iniziato ad inviare ai proprietari dell'area interessata documentazione inerente l'indennizzo annuo da corrispondere". L'area interessata alla servitù ha un raggio di 600 metri dal centro della base delle antenne e ricade nelle contrade Casazze, Paolini, Ferino, Bufalata e Madonna Cava Bufalata. [...] Si tratta di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici (Cem), che in queste contrade limitrofe all'impianto radar già esistente vi è un indice di mortalità dovuta a malattie tumorali elevato, sia bambini, ragazzi e anziani [...] quello che più preoccupa i numerosi abitanti di questo versante del Marsalese, al centro del quale c'è il radar dell'Aeronautica divenuto famoso per il caso del DC-9 abbattuto sopra il mare di Ustica, è che dai nuovi impianti possano arrivare pericoli alla loro salute» -:
quale sia l'importo dell'indennizzo annuo riferito nell'articolo in premessa, quale sia l'impegno di spesa per il progetto citato nel medesimo articolo, quali siano i livelli delle emissioni elettromagnetiche del sistema radar nell'aree interessate e comunque

fino a 5.000 metri dalle antenne, quali siano gli investimenti destinati alla tutela della salute pubblica;
se non ritenga di dover disporre l'avvio di immediate indagini volte a stabilire l'indice effettivo della mortalità e le cause dei decessi nelle aree interessate.
(4-12514)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un articolo pubblicato da peacereporter.it riporta le dichiarazioni di uno storico giornalista investigativo americano Gareth Porter, in passato corrispondente durante la guerra in Vietnam e ora da anni all'agenzia Inter Press Service (Ips);
nell'articolo emerge che grazie a documenti militari declassificati, documenti della task force 435, di cui è entrato in possesso, il giornalista afferma che «allo scopo di far credere all'opinione pubblica mondiale che la strategia militare americana in Afganistan è efficace e vincente, il generale David Petraeus e i comandi Usa hanno deliberatamente mentito alla stampa, lasciando credere che i contestati blitz notturni delle forze speciali abbiano portato alla cattura di migliaia di talebani, quando invece oltre il 90 per cento dei detenuti sono civili innocenti»;
dei 4.100 talebani che il generale Petraeus ha dichiarato catturati nella seconda metà del 2010, risulta che 3.410 di questi erano stati rilasciati pochi giorni dopo la cattura in quanto civili, e altri 345 erano stati successivamente scarcerati dalla prigione militare di Bagram per mancanza di qualsiasi prova di «militanza» a loro carico;
l'articolo pone altresì una questione importante e che tocca e coinvolge tutta l'opinione pubblica, ovvero come realmente siano stati trattati tutti i civili innocenti arbitrariamente sottoposti a settimane di prigionia e duri interrogatori e quanti dei talebani uccisi nei raid delle forze speciali siano in realtà completamente estranei alle guerriglie -:
se il Governo sia a conoscenza di tali informazioni e se abbia notizie approfondite sulle migliaia di raid notturni ad opera delle forze Isaf, nei quali, a detta dello stesso generale Petraeus, per oltre il 90 per cento vittime sono civili innocenti.
(4-12523)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Unione europea ha identificato il ruolo strategico delle rotte marittime fin dal 1992, con il Trattato di Maastricht, prefigurando una rete transeuropea di trasporti (TEN - T) integrata e intermodale, proponendosi di migliorare i collegamenti marittimi tra gli Stati membri;
successivamente, attraverso l'istituzione di un gruppo di lavoro di alto profilo, presieduto dall'allora commissario europeo ai trasporti e alla concorrenza Van Miert, le «autostrade del mare», sono divenute il progetto comunitario 21, nella prospettiva del pieno compimento di una zona di libero scambio nell'area mediterranea;
«le autostrade del mare», a giudizio dell'interrogante, costituiscono uno strumento decisivo per l'avvicinamento tra l'Europa comunitaria ed i Paesi della sponda nord-africana e pertanto risultano fondamentali per l'integrazione euro-mediterranea;
la politica degli incentivi al fine di sollecitare l'autotrasporto a trasferire

quote sempre maggiori di traffico sulla modalità marittima, in considerazione della saturazione del traffico su strada, nonché del livello di pericolosità ad esso attribuibile, prevede l'introduzione in Italia di un apposito incentivo denominato: «ecobonus» che prevede il rimborso, fino ad un massimo del 30 per cento del prezzo pagato dalle imprese di autotrasporto che scelgono la via marittima su determinate rotte;
la gestione operativa dell'ecobonus è affidata alla società Ram - Rete autostrade mediterranee, una società innovativa istituita in Italia per la prima volta in assoluto rispetto agli altri Paesi europei e che attualmente è valutata positivamente per una estensione all'intero ambito comunitario;
l'introduzione dell'ecobonus che ha incrementato il traffico del trasporto marittimo se si valuta che tra il 2007 e il 2009, si è passati da 13 milioni di tonnellate a quasi 21 milioni, ha generato un risparmio importante sia sul fronte dei costi sociali, che ambientali;
il costo sulla via dell'acqua, secondo quanto risulta da una diligente analisi effettuata dalla società Ram e pubblicato dal Corriere economia è stato di 125 milioni di euro contro i 539 milioni di euro che si sarebbero spesi se le stesse merci avessero viaggiato via terra;
le iniziative e le strategie adottate dalla predetta società si inquadrano nei piani di sviluppo delle infrastrutture europee e delle direttrici internazionali destinate allo sviluppo delle tratte marittime attraverso gli investimenti previsti dalla Commissione europea per il periodo 2007-2013 pari a 310 milioni di euro a cui si affiancano i 450 milioni di euro a sostegno dei servizi armatoriali;
gli itinerari interessati attualmente sono 35 e collegano tra loro i diversi porti italiani e alcuni di essi con gli scali comunitari ed i dati disponibili ravvisano nel periodo 2007-2009 il trasferimento di 500 mila grandi mezzi di trasporto ovvero autocarri con rimorchio, dalle strade alle vie del mare a fronte di un investimento governativo di 170 milioni di euro, mentre per il 2010 sono stati stanziati 30 milioni di euro;
a giudizio dell'interrogante, in considerazione di quanto esposto, le «autostrade del mare» rappresentano una soluzione alternativa e spesso complementare al trasporto stradale fondamentale e determinante, in quanto sono finalizzate a far viaggiare camion, container e automezzi sulle navi, valorizzando il trasporto marittimo, particolarmente rilevante in Italia per la sua conformazione geografica, limitando di conseguenza la congestione delle strade e determinando benefici effettivi sulle esternalità prodotte dal traffico, tra cui la prevenzione dell'incidentalità e la riduzione dell'inquinamento ambientale;
il ruolo operativo e strategico che svolge la Ram, a giudizio dell'interrogante, appare pertanto essenziale, al fine di migliorare i collegamenti marittimi esistenti tra gli Stati membri, riducendo la congestione stradale e l'inquinamento ambientale, e al fine di potenziare l'accessibilità di isole, regioni e Stati periferici -:
se non ritengano opportuno assumere iniziative volte a prevedere per lo sviluppo delle «autostrade del mare», adeguate risorse finanziarie per l'anno in corso e per il successivo triennio, in considerazione dell'interesse e del successo che rivestono, al fine della promozione del trasporto marittimo inteso come modalità di trasporto complementare al trasporto terrestre in una logica di rispetto del territorio e di trasporto sostenibile;
se siano stati valutati i benefici che il sostegno e la promozione dello sviluppo delle «autostrade del mare» possono determinare in termini di miglioramento dell'efficacia della rete di trasporto marittimo-terrestre.
(5-05015)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a fronte del ricorso n. 194/2009 dell'11 dicembre 2009 presentato dal signor Stefano Decosimo (nato a Barking -

Gran Bretagna - il 18 maggio 1959, residente a Podenzano - in provincia di Piacenza) il Garante del contribuente per l'Emilia-Romagna, adottava - nella seduta collegiale dell'11 maggio 2010, la risoluzione n. 1356 con la quale, ai sensi degli articoli 13, commi 6 e 7, ed 8 della legge 27 luglio 2000, n. 212, invitava l'Amministrazione finanziaria a procedere in autotutela sull'istanza del predetto Decosimo ed, in ogni caso, a procedere alla compensazione secondo la subordinata richiesta del medesimo. Detta risoluzione disponeva, altresì, l'archiviazione degli atti e la trasmissione della stessa alla direzione centrale - servizi ai contribuenti - dell'Agenzia delle entrate, alla direzione regionale, alla direzione provinciale di Piacenza, oltre che al ricorrente;
con nota protocollo n. 2010/041165 l'Agenzia delle entrate, direzione provinciale di Piacenza, comunicava al Decosimo - con riferimento alla predetta risoluzione resa dal Garante del contribuente per l'Emilia-Romagna - che la direzione regionale dell'Emilia-Romagna aveva presentato al garante medesimo le proprie osservazioni non condividendo l'interpretazione sviluppata posta a fondamento della suddetta richiesta di annullamento della cartella esattoriale a suo tempo emessa;
ad oggi non sono note al Decosimo le determinazioni che avrebbero dovuto essere adottate a riguardo -:
se e quali urgenti iniziative intenda assumere affinché la vicenda sopra rappresentata possa trovare conclusione, con pieno riconoscimento delle ragioni del Decosimo.
(5-05017)

FLUVI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, prevede un limite al numero di componenti degli organi di amministrazione e di controllo di tutti gli enti pubblici, anche economici, e di tutti gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato;
l'Istituto per il credito sportivo, ente pubblico che opera, ai sensi dell'articolo 151 del testo unico bancario di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993, n. 385, come banca, in particolare concedendo finanziamenti connessi al settore dello sport e della cultura ai sensi dell'articolo 4, comma 14, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, dovrebbe pertanto adeguare il proprio statuto, al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 78 del 2010, gli organi di amministrazione e di controllo siano costituiti da un numero di componenti non superiore a cinque, decisione che potrebbe provocare contenzioso con gli azionisti privati, rischiando da parte loro l'esercizio del diritto di recesso;
il 25 maggio 2011, nel rispondere all'interrogazione n. 5-04749 dell'onorevole Fluvi, il Sottosegretario Bruno Cesario ha affermato che il Consiglio dei ministri ha deliberato, in via preliminare, nella seduta del 5 maggio 2011, uno schema di decreto del Presidente della Repubblica recante l'adeguamento della disciplina di organizzazione dell'Istituto per il credito sportivo, il quale, all'articolo 1, comma 1, prevede che il consiglio di amministrazione deve essere composto dal presidente nominato dal Presidente, del Consiglio dei ministri, o dal Sottosegretario di Stato con delega allo sport; da un membro designato dal Ministro per i beni e le attività culturali, che assume la carica di vice-presidente; da un membro designato dalla Cassa depositi e prestiti SpA sentito il Ministro dell'economia e delle finanze; da un membro designato dalla giunta nazionale del CONI e da un membro designato da tutti i soggetti partecipanti al capitale dell'istituto;
il citato schema prevede inoltre all'articolo 2 una disposizione transitoria secondo la quale i membri già insediati alla data di entrata in vigore del regolamento,

anche dopo la naturale scadenza del relativo mandato, restano in carica fino alla nomina dei nuovi componenti degli organi collegiali;
con decisione del tutto diversa dalla soluzione indicata nel citato decreto, deliberato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, il Governo ha nominato, con un decreto di nomina firmato 17 giugno 2011, dal Presidente del Consiglio dei ministri di intesa con il Ministro per i beni e le attività culturali e il Ministro dell'economia e delle finanze, il Presidente uscente Andrea Cardinaletti con l'incarico di Commissario straordinario alla guida dell'Istituto per il credito sportivo -:
su quali presupposti giuridici e su quale motivazione si basi tale commissariamento, considerato il disposto dell'ancora vigente statuto dell'Istituto per il credito sportivo, in particolare per quanto riguarda i diritti di partecipazione;
su quali presupposti giuridici e con quale motivazione si ritenga che il consiglio di amministrazione uscente possa decadere a seguito del decreto di nomina del Commissario straordinario e se non sia invece necessario, essendo previsto dallo statuto, garantire la durata in carica fino alla nomina del nuovo consiglio, che con specifico provvedimento possa motivarne e dichiararne la decadenza;
quali siano i poteri attributi al commissario straordinario, essendo evidente che se essi si riferissero, sia pure per un tempo limitato, anche al funzionamento dell'istituto, con riguardo all'attività bancaria o in relazione all'organizzazione interna, ciò priverebbe gli azionisti della possibilità di esercitare i diritti e i doveri loro attribuiti dalla legge;
se vi siano stati fino ad oggi contatti da parte del Governo o degli uffici delle amministrazioni dei Ministeri vigilanti con le banche private azioniste al fine di raggiungere accordi relativamente alle questioni riguardanti l'Istituto per il credito sportivo;
se il Governo sia in grado di escludere, alla luce degli interventi messi in atto, la possibilità di una paralisi di fatto o di un così forte rallentamento dell'esercizio dei compiti istituzionali dell'Istituto per il credito sportivo tale da determinare per il sistema dei danni ben più costosi e rilevanti del risparmio ascrivibile alla riduzione da nove a cinque membri del consiglio di amministrazione che è quantificabile in una somma inferiore agli ottantamila euro complessivi l'anno e che peraltro non è imputabile al bilancio pubblico ma a quello del tutto autonomo dello stesso istituto.
(5-05020)

RENATO FARINA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la signora F.A. ha presentato ricorso contro la sentenza 73/10 emessa in data 10 giugno 2010 dalla corte d'appello di Venezia con la quale è stato confermato il fallimento della società Unifast spa;
precedentemente la reclamante impugnava la sentenza del tribunale di Padova n. 136/2009 del 15 ottobre 2009 chiedendo la revoca della dichiarazione di fallimento per i motivi di seguito riportati: insussistenza del presupposto oggettivo, per sufficienza del patrimonio della società e sua capacità di ulteriore ottenimento del credito, infondatezza dell'insolvenza, applicabilità alla società e ai suoi fideiussori della speciale tutela dell'articolo 20 della legge n. 44 del 1999;
mentre i creditori vantavano un credito di 105.000 euro, la Unifast non solo aveva liquidità necessaria per la copertura del debito, ma con commesse di lavoro, crediti da fatture incassabili e lo stato patrimoniale raggiungeva un totale evidentemente sufficiente a coprire tutti i debiti;
la società Unifast si era trovata in un periodo di momentanea difficoltà solamente perché le banche hanno negato i fidi e gli sconti fatture. È evidente che

rendendo esigibili tutti i crediti si è ottenuto un artificioso debito creato dalle banche con cui lavorava -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a fenomeni come quelli descritti in premessa, con particolare riferimento all'utilizzo che le banche fanno dei fondi destinati alle piccole e medie imprese messi a loro disposizione dal Governo stesso;
se il Governo non intenda sostenere le aziende che versano in condizioni quali quelle descritte in premessa.
(5-05023)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI, LULLI e VICO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
al 31 dicembre 2009 il credito complessivo dell'ICE (Istituto nazionale per il commercio estero) verso il Ministero dello sviluppo economico, per mancati trasferimenti promozionali di annualità precedenti - pari a euro 87.819.000 - era andato in perenzione;
malgrado le procedure attivate dal Ministero dello sviluppo economico, per il recupero dalla perenzione dell'intero importo, il Ministero dell'economia e delle finanze ha erogato all'Istituto nel corso del 2010 solo una prima tranche del credito, pari a euro 41.358.000. Resta pertanto un credito, già recuperato dalla perenzione, di euro 46.461.000, che necessita per essere erogato esclusivamente della firma del Ministro dell'economia e delle finanze;
l'attuale situazione di cassa consentirà il funzionamento dell'Istituto e la realizzazione delle programmate attività promozionali nonché il pagamento dei fornitori italiani ed esteri solo fino a agosto 2011;
per far fronte agli impegni nei confronti dei lavoratori dell'Istituto, qualora il trasferimento degli importi mancanti non dovesse avvenire rapidamente, l'ICE si vedrà costretto a bloccare l'attività dei propri uffici in Italia e all'estero, interrompendo così l'assistenza e la fornitura dei servizi alle imprese;
il cosiddetto decreto-legge sviluppo, discusso e approvato dalla Camera alcuni giorni fa e attualmente al Senato, non contiene alcun riferimento al comparto dell'internazionalizzazione, né all'Ice, che rappresenta lo strumento di crescita e promozione delle piccole e medie imprese sui mercati esteri;
in più occasioni il mondo imprenditoriale ha espresso l'esigenza di un riordino degli strumenti di sostegno e promozione, soprattutto in considerazione degli effetti della crisi iniziata nel 2008;
le stesse organizzazioni sindacali hanno ripetutamente chiesto l'avvio di un confronto su eventuali progetti di rilancio del comparto, che incide per oltre il 50 per cento sul prodotto interno lordo nazionale, senza riscontrare la benché minima disponibilità;
il Governo ha appena nominato il nuovo direttore generale dell'Ice, mentre nella manovra finanziaria prossimamente in discussione alle Camere pare si preveda la chiusura stessa dell'Istituto -:
quali iniziative intendano assumere in ordine:
a) all'attivazione delle procedure per il ripristino della liquidità di cassa dell'Istituto affinché venga assicurato lo svolgimento delle attività ordinarie;
b) all'apertura immediata di un confronto con le organizzazioni sindacali e le associazioni del mondo imprenditoriale, in particolare le medie e piccole imprese, per costruire un percorso condiviso di ristrutturazione e rilancio del comparto, anche in ragione degli ultimi dati Istat che riferiscono di una forte ripresa dell'export a fronte di dati negativi della produzione interna;
c) alla eventuale soppressione dell'Istituto in contrasto con l'interesse delle tante eccellenze imprenditoriali cui l'Ice

ha offerto l'opportunità della promozione sui mercati internazionali, grazie alle competenze professionali e alla dedizione dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici.
(4-12501)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
le recenti manovre di carattere finanziario hanno imposto consistenti tagli ai trasferimenti agli enti locali e per il 2011, di fatto, per il mantenimento del patto di stabilità, hanno imposto necessari sacrifici negli investimenti e nei servizi;
numerosi comuni hanno inserito da tempo nella propria struttura dei servizi di alto rendimento - basti pensare alle farmacie comunali - che rappresentano un reddito per l'amministrazione, ma anche queste strutture sono interessate dai tagli imposti nel numero e costo dei dipendenti condizionandone e limitandone l'attività, in contrasto con ogni logica di carattere aziendale che anzi consiglierebbe di incrementare questo tipo di investimento;
nel caso di specie è assurdo non permettere l'assunzione di personale aggiuntivo nelle farmacie comunali là dove nuovi accordi del settore prevedano, ad esempio, non più l'obbligo della chiusura per turno settimanale o la possibilità di non chiudere per ferie, di fatto a ciò obbligando le farmacie comunali per il ristretto numero di dipendenti assegnati e l'impossibilità a coprire i turni di lavoro e di apertura dell'esercizio -:
se non si ritenga opportuno assumere iniziative per una deroga al blocco delle assunzioni in presenza di amministrazioni locali che abbiano comunque un buon livello di rendimento dei propri dipendenti, con indici di bilancio adeguati, con l'obbligo che le eventuali nuove assunzioni siano destinate a quei servizi economicamente redditizi e capaci di migliorare i bilanci dell'ente.
(4-12504)

FEDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 30 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, stabilisce che l'attività di riscossione, relativa al recupero di somme dovute a qualunque titolo all'INPS, è effettuata mediante notifica di un avviso di addebito al contribuente che ha valore esecutivo;
tali norme consentono a Equitalia di intimare, attraverso notifica anche all'estero, il pagamento di somme dovute a pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
Equitalia ha notificato a pensionati italiani residenti in Australia cartelle esattoriali che intimano il pagamento di IRPEF soggetta a tassazione separata sugli importi di pensione italiana corrisposti a titolo di arretrati;
la legge 27 maggio 1985, n. 292 «Ratifica ed esecuzione della convenzione tra la Repubblica italiana e l'Australia per evitare le doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, con protocollo finale, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982», prevede la tassazione nel Paese di residenza delle pensioni pubbliche e private e l'esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte;
l'Istituto nazionale della previdenza sociale è sostituto d'imposta per quanto attiene alla tassazione separata e alla puntuale applicazione delle procedure di esenzione;
l'esenzione dalla ritenuta IRPEF avviene sulla base della trasmissione al sostituto d'imposta di un apposito modulo bilingue denominato 772, vidimato dalle autorità fiscali australiane;
il pensionato italiano residente in Australia chiede comunque il rimborso delle ritenute IRPEF operate alla fonte, anche per i redditi soggetti a tassazione separata, attraverso il centro operativo

della Agenzia delle entrate di Pescara, competente per la «gestione rimborsi e controllo dei contribuenti non residenti in materia di imposte sui redditi»;
appare anomalo che l'INPS, che si avvale di Equitalia, produca un possibile «errore» a cui fa seguito l'intimazione di pagamento per un importo IRPEF che comunque l'Agenzia delle entrate dovrà successivamente rimborsare al pensionato -:
quali iniziative si intendano intraprendere per assicurare che l'Istituto nazionale della previdenza sociale ottemperi alle disposizioni di legge in qualità di sostituto d'imposta e proceda ad una puntuale verifica delle motivazioni per cui alcune sedi provinciali non hanno predisposto la tassazione separata IRPEF;
quali immediate iniziative si possano intraprendere per garantire che una eventuale inadempienza dell'INPS si trasformi in una ulteriore penalizzazione per il pensionato, che deve corrispondere anche una sanzione amministrativa pur non avendone responsabilità;
se non si ritenga di procedere alla revoca delle intimazioni di pagamento.
(4-12518)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Monza soffre di una gravissima carenza di personale di polizia penitenziaria della sezione femminile;
tale carenza è stata sottolineata anche dall'organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (OSAPP);
il disagio crescente del personale si manifesta con turnazioni sempre esposte all'emergenza, benché massima sia l'attenzione da parte della direzione alle problematiche che le vengono sottoposte;
nonostante l'impegno notevole profuso, il quadro che si delinea è a tinte fosche e necessita della giusta attenzione da parte del locale provveditorato -:
se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche suddette e se non ritenga opportuno intervenire affinché vengano adottate misure atte a contrastare, anche in vista dell'emergenza estiva, l'esiguità del personale della sezione femminile della casa circondariale di Monza, anche con il ricorso alle procedure di interpello straordinario e della positiva valutazione di istanze di distacco che sono state presentate presso l'ufficio competente.
(4-12510)

MELIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella legge 26 luglio 1975, n. 354, sull'ordinamento penitenziario, all'articolo 80 per lo svolgimento delle attività di osservazione e di trattamento dei detenuti, l'amministrazione penitenziaria è stata autorizzata ad avvalersi di professionisti esperti in psicologia, servizio sociale, pedagogia, psichiatria e criminologia clinica;
in seguito alle successive integrazioni e modificazioni di tale legge e alle successive circolari del dipartimento per l'amministrazione penitenziaria tale figura ha assunto via via caratteristiche peculiari, precisandosi sempre meglio come quella di un esperto preposto all'osservazione scientifica della personalità del detenuto, al sostegno psicologico, alla prevenzione del rischio autolesivo e di suicidio, che partecipa altresì in modo determinante alla équipe multidisciplinare cui è affidata la relazione finale al termine del periodo di osservazione;
in particolare, è affidato agli esperti, oltre al colloquio di osservazione e trattamento della personalità, anche il colloquio volto a valutare i casi di applicazione della sorveglianza particolare (ex articolo

14-bis), i motivi disciplinari, la presenza di rischi di autolesionismo e anticonservativi, la presenza di aggressività etero diretta, i casi di isolamento diurno, la valutazione delle difficoltà eventualmente rilevate da altri operatori penitenziari circa il comportamento del detenuto, i disagi legati alla riduzione di trattamento intramurario nei detenuti sottoposti a regime del 14-bis o all'isolamento, il sostegno psicologico, l'osservazione secondo il 4-bis («pacchetto sicurezza» 2009) di un anno dei cosiddetti sex-offender, l'osservazione scientifica della personalità come strumento di valutazione per fornire al magistrato di sorveglianza indicazioni sulla revisione critica del reato e/o assenza di pericolosità sociale in vista dell'applicazione dei benefici premiali o delle misure alternative di detenzione;
pur incaricata di tali delicate funzioni, la figura dell'esperto ex articolo 80 (circa 400 persone in tutti Italia) versa tuttora in una posizione di incertezza e instabilità lavorativa, essendo la sua presenza soggetta ad un monte ore che sulla carta può arrivare alle 64 ore mensili ma che nella pratica corrente non supera le 20 (e in certi istituti si riduce sino al limite delle 3 ore al mese);
in questo modo la stessa ratio legislativa che presiedette alla istituzione di questa figura professionale viene di fatto vanificata, esponendo i detenuti a rischi gravissimi sul piano dell'incolumità personale, come del resto documentabile anche dalle sole statistiche recenti dei suicidi e degli atti di autolesionismo, ciò in contrasto aperto con quanto stabilito dall'articolo 27, comma 3, della Costituzione;
40 esperti ex articolo 80, rivoltisi al magistrato del lavoro, hanno già ottenuto (esempio presso i tribunali di Milano, Nuoro, Sulmona, Vasto, Frosinone, Pesaro e altri) il riconoscimento dei propri diritti e la condanna dell'amministrazione penitenziaria al risarcimento del danno, avendo riconosciuto i giudizi la natura subordinata dell'attività lavorativa in questione;
ciononostante l'amministrazione penitenziaria, a quanto consta all'interrogante, di fatto disapplicherebbe sistematicamente le sentenze del giudice del lavoro -:
quali siano gli intendimenti del Ministro circa l'indispensabile ruolo della figura professionale dell'esperto ex articolo 80 della legge n. 354 del 1975 nell'ambito della attuale politica carceraria, con particolare riferimento ai principi affermati nella Costituzione;
quali misure concrete il Ministro intenda assumere, anche tenendo conto delle sempre più allarmanti statistiche sui suicidi nei penitenziari, per garantire il pieno ripristino della funzione garantita dagli esperti nelle carceri italiane;
se non ritenga il Ministro di intervenire presso l'amministrazione penitenziaria per assicurare il pieno rispetto delle sentenze dei giudici del lavoro sopra menzionate.
(4-12516)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi nella galleria ferroviaria del Sempione si è registrato un grave incidente ferroviario che solo fortunatamente non ha comportato vittime ma solo numerosi feriti, per lo più intossicati nella galleria;
l'incidente ha riproposto il problema della sicurezza nelle gallerie ferroviarie soprattutto in quelle più lunghe e percorse da convogli con materiale pericoloso che ovviamente incrociano anche convogli passeggeri -:
quali iniziative abbia attuato il Ministro per verificare lo stato di sicurezza

delle gallerie ferroviarie e, nello specifico, di quella del Sempione che è gestita dalle Ferrovie federali svizzere ma in regime di concessione e convenzione con quelle italiane.
(4-12503)

MAGGIONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sugli organi di stampa locali, si legge con troppa frequenza di atti vandalici commessi nelle stazioni ferroviarie del territorio pavese che ormai versano in condizioni di degrado e di abbandono con tabelloni mal funzionanti, obliteratrici guaste, servizi igienici impraticabili e vetrate rotte o riparate artigianalmente con materiali provvisori e facilmente rimovibili;
il bar interno alla stazione di Vigevano ha subito 16 rapine e nel corso degli ultimi soli 7 giorni, sono stati commessi due furti all'interno della medesima stazione, l'ultimo dei quali, all'edicola interna, ha raggiunto quasi i 6.000 euro fra titoli di viaggio, schede telefoniche e computer portatile;
i fatti dimostrano che le misure di sicurezza presso le stazioni pavesi, e in particolare presso quella di Vigevano, sono insufficienti e inappropriate e tutti gli utenti della stazione, in primis i lavoratori direttamente coinvolti, pretendono di veder garantita la propria sicurezza;
i pendolari che ogni giorno frequentano le stazioni pavesi e che hanno subito, nel corso degli anni, i vari rincari dei titoli di viaggio, pretendono un incremento e un miglioramento del servizio e della qualità, anche sotto il profilo della manutenzione e della sicurezza delle stazioni ferroviarie -:
se il Ministro non reputi opportuno intervenire, con tutte le iniziative necessarie, per favorire una concertazione tra le amministrazioni locali e Rfi al fine di delineare un piano di intervento per la gestione e la manutenzione delle stazioni ferroviarie del territorio pavese, che garantisca la sicurezza degli utenti e dei lavoratori che frequentano regolarmente le medesime stazioni.
(4-12505)

MIGLIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 22 luglio 2010 il CIPE ha approvato il progetto definitivo della bretella Campocagnano-Sassuolo: il quadro economico dell'infrastruttura che ammonta a 506 milioni di euro, prevede un finanziamento pubblico di 234,6 milioni di euro;
il collegamento Campocagnano-Sassuolo è atteso da lungo tempo; è compreso nel piano strategico delle infrastrutture di carattere nazionale previsto nell'intesa sottoscritta dal Governo e dalla regione Emilia-Romagna già dal 2003;
il progetto definitivo, compreso la procedura di valutazione di impatto ambientale è stato approvato da ANAS già dal 2005;
nel marzo 2008 il CIPE ha deliberato l'approvazione - in via programmatica - dell'opera;
nel marzo 2009 la conferenza di servizi ha trasmesso ai Ministeri il proprio parere favorevole;
il progetto e l'intervento prevede il prolungamento dell'autostrada A22 dall'innesto sull'Autosole alla pedemontana e la realizzazione di due assi secondari di collegamento alla tangenziale di Modena e alla tangenziale di Rubiera;
è trascorso quasi un anno dalla delibera del CIPE cui è seguito il via libera dal consiglio di amministrazione dell'ANAS al bando di gara per l'affidamento in concessione dell'attività di progettazione, realizzazione e gestione dell'infrastruttura, ma a tutt'oggi non si è potuto procedere in quanto non sarebbe stata ancora verificata l'effettiva disponibilità delle risorse da parte della Corte dei conti. Ciò genera grande preoccupazione nelle

istituzioni modenesi che da anni attendono la realizzazione di questa infrastruttura -:
se il Ministro sia a conoscenza di questi ritardi e se intenda assumere ogni utile iniziativa di competenza riconfermando così gli impegni assunti con la delibera del CIPE del luglio 2010 che prevedevano la disponibilità di 234,6 milioni di euro di finanziamento pubblico indispensabili per la pubblicazione del bando e la realizzazione dell'opera.
(4-12508)

SCILIPOTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da quello che emerge dai periodici di stampa, il nuovo piano industriale 2011-2015 delle Ferrovie dello Stato che, con investimenti pari a 27 miliardi di euro, con lo slogan «un piano orientato al futuro, al servizio del Paese» prevede un fatturato di 10 miliardi di euro; ma, da un esame dettagliato delle scelte strategiche presentato il 22 giugno 2011 dall'amministratore delegato Moretti, presente il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, emerge con brutale evidenza l'assenza di un destinatario importante: il Meridione e, in particolare, la Sicilia e la provincia di Messina;
esistevano il trasporto a lunga percorrenza e il servizio notte: adesso di fatto non ci sono più; intanto, accanto alla carenza di aeroporti, autostrade, strade ferrate all'altezza dei tempi, viene a mancare, a favore di un Nord industrializzato, un effettivo rilancio dei trasporti da e verso la Sicilia: dei 27 miliardi previsti in 4 anni (destinati in gran parte all'alta velocità tra Milano e Napoli), solo il 2 per cento viene destinato all'isola per rendere più rapido ed efficiente il trasporto regionale;
a rigor di logica aziendale investire al Sud è meno conveniente per questo motivo, alla luce di una logica che non ha niente di statale, sembra necessario ricordare che si tratta di ferrovie dello Stato, di tutto lo Stato, e non solo del Nord o del Centro;
la necessità di un valido sostegno infrastrutturale, con ferrovie celeri, efficienti e moderne, che serva al rilancio dell'economia siciliana, si scontra con i ricorrenti ritardi, con i guasti dovuti all'incuria tecnica riservata alle vetture e alla linea ferroviaria, con l'impiego, nel Meridione, di materiale rotabile di evidente innegabile vetustà, probabilmente dismesso da tempo al Nord e riutilizzato a Sud;
occorre ricominciare a garantire le aspettative di lavoro, per abbattere le conseguenze negative che vanno a ricadere sul settore turistico, già seriamente compromesso dalla crisi, per diminuire la disoccupazione imperante, per tirare un sasso sulla stagnazione del settore agricolo, artigianale, commerciale e, in generale, di tutto il sistema produttivo che, in Sicilia, stenta a decollare; il sistema di trasporti ferroviari, che porta merci, cittadini e turisti, deve mostrarsi in grado di eliminare i disservizi -:
quali iniziative utili e urgenti, anche normative, e quali strategie politiche il Ministro interrogato intenda adottare per l'approntamento e il miglioramento delle infrastrutture legate al trasporto ferroviario di passeggeri e merci, per far fronte alla crisi che colpisce tutte le regioni del Sud Italia.
(4-12509)

DIMA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il problema della carenza infrastrutturale e della connessa mancanza di un'adeguata rete di trasporti che garantisca una mobilità efficiente, è particolarmente sentito nel Sud Italia e soprattutto in Calabria che sconta, su questo fronte, ritardi evidenti rispetto non solo al contesto nazionale ma anche e soprattutto rispetto a quello di altre regioni meridionali;

la questione della realizzazione di un valido e razionale sistema di trasporti, che sia integrato e quindi sia soprattutto capace di venire incontro alle diversificate esigenze dell'utenza, è stata più volte posta, con carattere di urgenza, al Governo nazionale ed al Ministero competente proprio sul presupposto che lo sviluppo sociale economico della Calabria può essere perseguito e raggiunto anche attraverso l'attuazione di un progetto di costruzione e potenziamento della mobilità locale e territoriale;
insieme alla necessità di ammodernare e mettere in sicurezza l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e la strada statale Jonica, occorrerebbe affrontare seriamente anche il problema del trasporto ferroviario che attualmente, in Calabria, vede impegnato il Governo nazionale e la società Trenitalia solo sul versante della linea tirrenica, con diverse ipotesi di ampliamento della stessa finalizzate a rendere ancora più operativo il progetto dell'alta velocità, mentre su quello ionico non si è a conoscenza di nessuna iniziativa non tanto sulla questione dell'alta velocità, che in questo contesto appare residuale, quanto su quella dell'ancora più essenziale elettrificazione della linea o del potenziamento delle corse;
sulla fascia ionica della provincia di Cosenza, ed in particolar modo nella Sibaritide, questo ritardo è ancora più evidente non solo a causa della soppressione di alcuni treni a lunga percorrenza operata da Trenitalia ma anche per la difficoltà concreta nel raggiungere la stazione di Paola, sulla linea tirrenica, con un collegamento ferroviario decente;
sarebbe opportuno che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti studiasse insieme a Trenitalia una soluzione che possa garantire il bacino dello Ionio attraverso la predisposizione di un nuovo collegamento ferroviario che da Sibari permetta di raggiungere la stazione di Paola in tempo utile per poter proseguire con il treno Freccia Argento verso Roma ed il Nord Italia e viceversa da Paola verso Sibari in concomitanza con le corse dei treni a lunga percorrenza -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per realizzare concretamente questa idea progettuale che migliorerebbe notevolmente i collegamenti ferroviari con la Calabria e la Sibaritide e che sarebbe di facile applicazione anche sul piano finanziario oltre che logistico.
(4-12511)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società S.E.V.A, con sede ad Aosta, ha presentato alla capitaneria di Porto Torres un progetto di impianto eolico off shore relativamente al tratto di mare antistante Porto Torres-Golfo dell'Asinara;
l'impianto eolico off shore per la produzione di energia elettrica prevede l'installazione di 26 aerogeneratori da 36 mega-watt ciascuno, con torri alte 90 metri sul mare;
la società Seva avrebbe in atto ulteriori iter autorizzativi nei comuni di Rodi Garganico, Ischitella e Cagnano Varano per la realizzazione di impianti eolici con una potenza complessiva di 528 mega-watt;
lo specchio acqueo interessato al progetto risulta inquadrato nel più ampio areale territoriale dove è ubicato il parco nazionale dell'Asinara;
il parco dell'Asinara è istituito con decreto del Presidente della Repubblica 3 ottobre 2002 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale italiana n. 298 del 20 dicembre 2002);
l'area del parco è sottoposta a vincoli di tutela particolarmente rigorosi ed è articolato in tre zone:
zona 1 - di eccezionale interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico;

zona 2 - di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e storico-culturale;
zona 3 - di rilevante valore paesaggistico, agricolo-ambientale e storico-culturale;
in tutte tre le zone è richiamato il valore paesaggistico che, considerato il compendio oggetto dell'intervento, interesserebbe il paesaggio circostante il parco stesso;
il progetto rappresenta ad avviso dell'interrogante un ulteriore vero e proprio assalto paesaggistico allo straordinario golfo di Porto Torres-Asinara con gravissimo pregiudizio ambientale, naturalistico dell'intera costa inserita in un contesto di tutela di primario livello;
è indispensabile fermare chi, progetta, sul mare della Sardegna, una devastazione paesaggistico ambientale inaudita;
l'inaccettabilità di questi progetti emerge proprio quando tutte le istituzioni regionali e non solo hanno manifestato la totale contrarietà a tale tipo di realizzazioni;
è indispensabile che questo tipo di progetti registrino risposte immediate, chiare forti e nette da parte dello stesso Governo nazionale;
la materia ambientale paesaggistica nelle regioni a statuto speciale ha specificità e competenze diversamente articolate rispetto alle regioni ordinarie;
nella procedura avviata da questa società, come per le altre, si configurano chiari conflitti di attribuzione tra lo Stato e la regione Sardegna;
va interrotta e revocata la procedura relativa all'assegnazione dello specchio acqueo davanti al tratto di mare Porto Torres-Asinara;
l'avvio di una procedura autorizzativa di un impianto eolico off shore su un bene «pubblico» come il mare, senza disporre di nessuna concessione demaniale, si potrebbe configurare un'automatica concessione delle stesse aree;
norme e giurisprudenza obbligano ad una procedura concorsuale in regime di evidenza pubblica per assegnare un'area o un tratto di mare demaniale;
lo Stato attraverso l'avvio della procedura da parte del Ministero competente ha di fatto attivato una procedura unilaterale in palese contrasto con il principio di leale collaborazione tra Stato e Regione sancito dalla costituzione;
l'avvio di procedura a favore della società SEVA è secondo l'interrogante lesivo delle competenze regionali concorrenti, costituzionalmente riconosciute, sia delle norme di attuazione dello statuto autonomo della regione Sardegna;
le norme di attuazione dello statuto speciale garantiscono specifiche competenze esercitate attraverso il provvedimento da impugnare. L'articolo 6, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 22 maggio 1975, n. 480 (recante Nuove norme di attuazione dello statuto speciale della Regione autonoma della Sardegna) dispone che «sono trasferite alla regione autonoma della Sardegna le attribuzioni già esercitate dagli organi centrali e periferici del Ministero della pubblica istruzione (...) ed attribuite al Ministero per i beni culturali e ambientali con decreto-legge 14 dicembre 1974, n. 657, convertito in legge 29 gennaio 1975, n. 5, nonché da organi centrali e periferici di altri Ministeri. Il trasferimento predetto riguarda altresì la redazione e l'approvazione dei piani territoriali paesistici di cui all'articolo 5 della legge 29 giugno 1939, n. 1497»;
le norme di attuazione, adottate per la Sardegna attraverso i decreti legislativi di cui all'articolo 56 dello statuto speciale, possono espletare una funzione interpretativa se non addirittura integratrice delle disposizioni statutarie. Esse svolgono, da un lato, il ruolo di norme sulla competenza che definiscono in termini concreti

l'autonomia della regione, trattenendo in capo alla sfera statale di gestione le funzioni che siano di interesse generale, e, dall'altro, seppure in casi particolari, un'opera di integrazione e accordo con il principio fondamentale dell'autonomia regionale e con le altre disposizioni statutarie;
la regione Sardegna può, nell'esercizio della potestà legislativa primaria in materia di edilizia e urbanistica di cui alla lettera f) del medesimo articolo, altresì «intervenire in relazione ai profili di tutela paesistico ambientale e quindi può sollevare un conflitto di attribuzione per la revoca del procedimento avviato dallo Stato»;
la prevalente giurisprudenza afferma che le concessioni di aree demaniali marittime rilasciate per finalità imprenditoriali devono ritenersi sempre sottoposte ai principi dell'evidenza pubblica, cioè sia nell'ipotesi in cui il relativo procedimento abbia inizio per volontà dell'amministrazione, sia nel caso in cui venga avviato a seguito di una specifica richiesta proveniente da uno dei soggetti interessati all'utilizzo del bene;
la scelta del concessionario incontra i limiti indicati dalle norme del Trattato dell'Unione europea in materia di libera prestazione di servizi e dai principi generali del diritto comunitario in materia di non discriminazione, trasparenza e parità di trattamento;
l'affidamento in concessione di beni demaniali suscettibili di uno sfruttamento economico deve essere sempre preceduto dal confronto concorrenziale, anche nel caso in cui non vi sia una espressa prescrizione normativa, e tale principio va quindi a rafforzare ogni disciplina di settore che già preveda - come accade nel caso dell'articolo 37 codice navale - il ricorso alla procedura di evidenza pubblica, imponendo l'adozione di specifiche misure volte a garantire un effettivo confronto concorrenziale quali, ad esempio, forme idonee di pubblicità o di comunicazione rivolte ai soggetti potenzialmente interessati a partecipare alla procedura, dei quali l'amministrazione sia a conoscenza;
la pubblicità obbligatoria per i procedimenti concessori è oggi disciplinata con le disposizioni, normative e regolamentari, del codice della navigazione: tuttavia, si tratta di norme assai vetuste che non garantiscono (per intrinseca natura) la benché minima possibilità di aderire all'attuale contesto ordinamentale se non a prezzo di vistose incongruenze;
l'ingresso del nostro Paese nell'organismo europeo, infatti, impone un adeguamento degli standard qualitativi e degli strumenti dell'azione amministrativa a livelli minimi capaci di garantire, primariamente, la concorrenza e la salvaguardia dei meccanismi del libero mercato;
la pubblicazione delle domande concessone soltanto agli albi pretori o delle capitanerie, o in organi di informazione non primari, regionali e nazionali, si palesa assolutamente insufficiente per garantire un livello di pubblicità adeguato, soprattutto se il valore per il mercato di un determinato bene è un valore economico assai elevato nonché un valore funzionale altissimo (dettato, ad esempio, dal fatto che l'essere concessionari di quel bene diventa essenziale e indispensabile per accedere all'esercizio di quella determinata attività di impresa e per garantire, pertanto, lo sviluppo di una concorrenza autentica);
in Sardegna da tempo è in atto un'imponente mobilitazione bipartisan con un solo obiettivo, tutelare la Sardegna da chi vorrebbe trasformare il mare sardo in una distesa di improponibili pale eoliche che andrebbero a rafforzare un devastante principio delle grandi industrie inquinanti: inquinare utilizzando i crediti verdi delle pale eoliche della Sardegna;
la devastazione ambientale è palese e l'assenza di regole lascia spazio ad una discrezionalità concessoria che tradurrebbe ogni atto in vantaggi ad avviso dell'interrogante illegittimi nei confronti dell'uno o dell'altro;

la Sardegna non ha tratti di costa disponibili per progetti eolici a mare e qualsiasi contesto sarebbe leso nella sua specificità e naturale bellezza -:
se non ritengano i Ministri competenti far revocare le procedure avviate posto che, secondo l'interrogante, qualsiasi autorizzazione sarebbe palesemente contraria alle norme di tutela e salvaguardia di compendi sottoposti a tutela paesaggistica, ambientale e naturalistica;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda intervenire con proprio vincolo sull'intera area considerata la vicinanza con lo stesso parco dell'Asinara;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ritenga di verificare preliminarmente l'esistenza già rilevata da tutti i soggetti preposti di presupposti paesaggistico ambientali che necessitano apposito atto di tutela preventiva;
se il Ministro dell'infrastrutture e dei trasporti non ritenga di dover revocare il dispositivo di avvio di qualsiasi procedura autorizzativa che all'interrogante appare discrezionale;
se non ritenga il Governo, con la Regione, di interdire la regione Sardegna, proprio per le sue caratteristiche naturalistiche ambientali delle coste, qualsiasi progetto relativo a impianti eolici off shore.
(4-12520)

MURER. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri, con il decreto del Presidente del 13 marzo 2009, ha definito i criteri di privatizzazione nonché le modalità di dismissione della partecipazione detenuta dallo Stato, tramite Fintecna Spa, nel capitale della società Tirrenia di navigazione Spa, autorizzando il Ministero dell'economia e delle finanze ad alienare il 100 per cento della propria partecipazione indiretta nella società;
a seguito della pubblicazione del bando da parte di Fintecna, il 23 dicembre 2009, sono pervenute sedici lettere di manifestazione di interesse. Nelle fasi successive della procedura, le società interessate si sono ridotte a otto, delle quali solo una, la Mediterranean Holding - partecipata dalla regione Sicilia - ha formalizzato un'offerta vincolante, il cui importo è stato successivamente aumentato. Il 28 luglio 2010, l'offerta è stata accettata da Fintecna;
per contrasti insorti successivamente fra Fintecna e Mediterranean Holding, la procedura di privatizzazione è stata dichiarata chiusa senza esito e, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 agosto 2010, la Tirrenia è stata posta in amministrazione straordinaria secondo la procedure della legge n. 166 del 2004 (cosiddetta legge Marzano);
nel mese di settembre 2010 sono stati pubblicati gli inviti a presentare manifestazioni di interesse per l'acquisizione di Tirrenia Spa e per Siremar; la gara per la privatizzazione della Tirrenia ha fatto un grosso passo avanti solo il 19 maggio 2011, quando il gruppo di armatori della Cin (Compagnia italiana di navigazione), una cordata composta da Vincenzo Onorato (Moby), Gianluigi Aponte (Msc) e Manuel Grimaldi (Grimaldi Group), ha presentato l'unica offerta di 380 milioni di euro;
successivamente, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato il commissario per la gestione della società Tirrenia in amministrazione straordinaria ad accettare l'offerta dalla Cin, avviando la fase conclusiva del processo di privatizzazione della società di navigazione;
fino a tre anni fa, la Tirrenia era l'ultima azienda a capitale interamente statale presente in Italia e nel 2007 registrava una esposizione verso terzi pari a 903 milioni di euro, circa tre volte il patrimonio dell'intero gruppo; ogni anno, lo Stato versava nelle casse della compagnia circa 200 milioni di euro;

Tirrenia di Navigazione Spa ha sede centrale a Napoli, una sede a Genova e divisione adriatica con sede a Venezia;
il 6 settembre 2010, era stato siglato un verbale d'accordo tra il Ministro interrogato, il commissario straordinario di Tirrenia e le organizzazioni sindacali che impegnava il Governo a mantenere i livelli occupazionali e la continuità contrattuale e salariale;
la CIN è costituita dai gruppi SNAV, MSC e MOBY che, se acquisiranno definitivamente Tirrenia, si troveranno senza dubbio in una situazione di privilegio, potendo anche contare in significativi contributi statali per molti anni;
sembrerebbe che nell'imminente passaggio tra Tirrenia e la CIN vengano offerte garanzie occupazionali solo per 2 anni come previsto dalla legge «Marzano», a fronte di erogazione di contributi statali della durata di 8 anni;
realtà come quella di Venezia rischiano di essere quelle più esposte nell'ambito di una non omogenea privatizzazione di Tirrenia Spa che ha progressivamente abbandonato le attività commerciali previste per il mare Adriatico (fuori convenzione e quindi non ammesse alla contribuzione statale), nonostante le ottime performance e le buone prospettive che sembrano esserci nel comparto della navigazione adriatica da e per Venezia;
a tal proposito vale la pena di ricordare che le linee sospese da Tirrenia, al momento della fusione per incorporazione dell'Adriatica, sono subito state coperte da altri armatori italiani e non, a dimostrazione che, se ben gestite, hanno mercato e non comportano richieste di sostegno da parte dello Stato;
forte preoccupazione regna tra i dipendenti sulla continuità occupazionale e sul futuro del gruppo a causa dello scenario che si presenta quanto mai incerto e nebuloso anche a dispetto del fatto che chi rileverà il gruppo ne acquisirà anche la «dote» di contributi statali previsti per l'effettuazione del servizio universale, pari a circa 1300 milioni di euro per i prossimi 12 anni;
in data 21 giugno 2011, è stato approvato dalla Camera dei deputati, un ordine del giorno (9/4357-A/77) con cui è stato impegnato il Governo ad accompagnare il passaggio dei lavoratori di Tirrenia alla nuova società CIN garantendo ad essi, come avvenuto per altri casi simili (Alitalia), i livelli contrattuali e di reddito, con specifica attenzione al mantenimento del personale presso l'attuale sede di appartenenza;
il mantenimento dei livelli e delle sedi occupazionali va accompagnato, per essere credibile e duraturo, in particolare per la sede di Venezia, da un progetto di sviluppo delle reti di autostrade del mare in Adriatico, con un più ampio e complesso piano di sviluppo delle attività marittime, che preveda, per ipotesi, linee che hanno origine dal porto di Venezia, in primis verso Catania (linea sospesa, ma che i dati di traffico indicano come linea che potrebbe produrre utili, così come la linea Ravenna - Catania, prima gestita da Adriatica e ora da Tirrenia), ma anche verso i porti della costa Istriano-Croato-Dalmata, grazie alle reti e ai buoni accordi che il porto di Venezia ha instaurato con i responsabili di quei Paesi che si affacciano sull'adriatico (così come da tradizione della allora società Adriatica) -:
in che modo il Governo intenda salvaguardare i livelli occupazionali e la territorialità della Tirrenia Spa nel delicato passaggio di privatizzazione e se intenda, e in che modo, assumere iniziative volte a prevedere un piano complessivo per il rilancio dell'attività a Venezia e una strategia di recupero della vocazione della divisione adriatica di Tirrenia Spa, in modo da garantire, sul mercato, prospettive certe per il mantenimento dell'occupazione.
(4-12524)

TESTO AGGIORNATO AL 30 GIUGNO 2011

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo l'ufficio centrale interforze per la sicurezza personale, istituito nell'ambito del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, ai sensi del decreto-legge n. 83 del 2002, il personale delle forze di polizia attualmente impegnato nei servizi di protezione personale, disposti ai sensi dell'articolo 1 del predetto decreto-legge, ammontano ufficialmente a 1.988 unità (tra agenti di pubblica sicurezza, finanzieri, carabinieri e guardie carcerarie), cui possono aggiungersene ulteriori 377, comprensivi di personale dell'Esercito impiegato in servizi integrativi di vigilanza fissa. Tale apparato di «servizi di protezione ravvicinata» in molti casi si alterna su due turni, raddoppiando così personale, mezzi e costi;
la valutazione sull'esposizione al rischio delle persone è demandata all'esame delle prefetture, con un'istruttoria curata dalle forze di polizia, poi riversata alle riunioni di coordinamento presiedute dagli stessi prefetti, i quali, eventualmente, inoltrano all'ufficio centrale le proposte per adozione, modifica o revoca delle «misure tutorie», graduate a seconda del profilo di rischio delle personalità;
sebbene non esista un censimento dell'autoparco blindato, si stima che l'ordine di grandezza delle auto corazzate nel nostro Paese si aggiri intorno alle 1.500 unità, con un record mondiale degli acquisti: più degli Usa o della Russia, della Colombia o del Libano;
tale apparato di uomini e mezzi servirebbe per garantire la sicurezza di 263 magistrati; 90 parlamentari e rappresentanti del Governo; 21 sindaci e governatori regionali; altrettanti ambasciatori e 8 tra sindacalisti e giornalisti. A sedici di loro verrebbe assegnato il dispositivo massimo, ovvero due-tre auto blindate con oltre otto agenti. Altri 82 avrebbero una doppia macchina con sei uomini armati, mentre 312 si dovrebbero «accontentare» di una sola auto corazzata con una coppia di guardie del corpo. Ad ulteriori 174 personalità, invece, sarebbe concessa una vettura normale con uno o due militari di tutela;
per alcune persone realmente in pericolo la scorta costituisce una logorante necessità che annulla o comprime sensibilmente la privacy e la libertà di movimento, ma per molte altre persone appartenenti ai settori più disparati, invece, essa pare rappresentare, ad avviso dell'interrogante, solo l'ostentazione di un rango;
a fronte del continuo ridimensionamento delle forze dell'ordine in termini di risorse, uomini e mezzi, nell'ultima stagione politica è emerso un quadro di desolante e preoccupante impiego di risorse pubbliche e servitori dello Stato per usi del tutto impropri, peraltro a carico dei contribuenti -:
se quanto esposto in premessa trovi conferma;
se ritenga di intervenire con la massima incisività, al fine di limitare il servizio scorte solo ai casi effettivamente necessari, considerando gli elevatissimi costi a carico dei contribuenti, specie nell'attuale fase di crisi economica.
(3-01725)

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sono giunte all'interrogante alcune segnalazioni relative a determinate questure, in particolare del Nord del Paese, che concederebbero licenze in materia di armi, in particolare licenze di porto armi per tiro a volo e per caccia, in favore di cittadini extracomunitari regolarmente immigrati in Italia, soprattutto a quelli di provenienza mediorientale;
al riguardo si fa presente cheil regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, concernente l'approvazione del testo unico

delle leggi di pubblica sicurezza, e il relativo regolamento approvato con regio decreto 6 maggio 1940, n. 635, non prevedono il rilascio di licenze di pubblica sicurezza, in particolare quelle in materia di armi, a cittadini stranieri, tranne che per i richiedenti appartenenti ad uno Stato dell'Unione europea, per i quali l'articolo 61 del predetto regolamento d'esecuzione di cui al regio decreto n. 635 del 1940 e, successive modificazioni, dispone che per tali cittadini la licenza per il porto d'armi è rilasciata, secondo la rispettiva competenza, dal prefetto o dal questore della provincia in cui egli ha la sua residenza, o il domicilio;
le uniche eccezioni a tali limitazioni sono disposte, ai sensi dell'articolo 9 della legge 21 febbraio 1990, n. 36, e successive modificazioni, che attribuisce al Ministro dell'interno o, su sua delega, al prefetto della provincia di confine, la possibilità di autorizzare personale appartenente alle forze di polizia o ai servizi di sicurezza di altro Stato, che sia al seguito di personalità dello Stato medesimo, ad introdurre e portare le armi di cui è dotato per fini di difesa. Ma tale autorizzazione deve essere limitata al periodo di permanenza in Italia delle personalità accompagnate e purché sussistano, tra i due Stati, condizioni di reciprocità. Inoltre, la predetta autorizzazione può essere rilasciata anche agli agenti di polizia dei Paesi appartenenti all'Unione europea e degli altri Paesi con i quali sono sottoscritti specifici accordi di collaborazione interfrontaliera per lo svolgimento di servizi congiunti con agenti delle forze di polizia dello Stato. Ad ogni modo, i soggetti in tal senso autorizzati, possono utilizzare le armi esclusivamente per legittima difesa;
appare all'interrogante giustamente prudenziale e condivisibile non rilasciare licenze a cittadini extracomunitari immigrati in Italia che possiedono valori, usi e sensibilità differenti da quelle delle popolazioni interne, soprattutto quando essi provengono da culture che attribuiscono una diversa considerazione alla famiglia ed alla donna e presso cui condotte criminose considerate gravissime nel mondo occidentale, come il maltrattamento del coniuge, per essi non hanno addirittura la natura di reato -:
se sia a conoscenza di casi di rilascio di licenze di pubblica sicurezza, segnatamente in materia di armi, in favore di extracomunitari regolarmente immigrati in Italia e se più in generale abbia fornito specifiche disposizioni alle questure in merito ai procedimenti di valutazione dei richiedenti;
in caso fossero riscontrati rilasci di licenze ad immigrati extracomunitari, soprattutto nei tempi recenti, quali siano stati gli accertamenti effettuati nei confronti dei richiedenti e se tali accertamenti siano stati estesi anche ai Paesi di relativa provenienza ed ove fossero stati riscontrati pareri favorevoli dalle autorità di tali Paesi, segnatamente quelli mediorientali asiatici o africani formalmente aderenti alla struttura dell'Interpol, tali assensi siano da valutarsi allo stesso modo di quelli forniti dai paritetici organi di polizia degli Stati occidentali;
se risulti che negli ultimi tempi si stia procedendo in maniera generalizzata, da parte di determinate prefetture, al diniego del rinnovo delle licenze di porto d'arma, anche quando non ricorrono i casi di cui agli articoli 11 e 43 del regio decreto n. 773 del 1931.
(3-01726)

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCIANO DUSSIN e BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportano le cronache locali di Castelfranco Veneto (Treviso), nella notte fra martedì 21 e mercoledì 22 giugno 2011, due cittadini marocchini, M. T. di 23 anni, residente a Piombino Dese (Padova) e A. D., di 22 anni abitante a Riese Pio X, entrambi nullafacenti e con precedenti, in stato di ubriachezza hanno tentato di aggredire una ragazza sola in auto, dopo

di che hanno tentato di mettere a segno un furto all'Istituto Nightingale, ma la vigilanza notturna li ha scoperti;
i due marocchini sono quindi stati inseguiti dai carabinieri e arrestati dopo una lunga colluttazione;
nella colluttazione sono rimasti feriti anche un carabiniere e una guardia giurata;
i due facinorosi sono stati rinchiusi nel carcere di Treviso con una serie impressionante di accuse che vanno dal tentato furto alla violenza, minaccia, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, danneggiamento, ubriachezza, bestemmie;
come dichiarato dal capitano Salvatore Gibilisco, comandante della compagnia di Castelfranco, i due marocchini sono già noti alle forze dell'ordine per simili precedenti e sarebbero molto pericolosi perché senza scrupoli -:
se il ministro interrogato intenda verificare se sussistano ancora i requisiti affinché i due cittadini marocchini in premessa rimangano in possesso del permesso di soggiorno o nel caso revocarlo, a maggior ragione per il fatto che i due marocchini citati sono dediti abitualmente al compimento di atti violenti.
(4-12519)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a marzo 2011 Human Rights Watch pubblica il rapporto «L'Intolleranza quotidiana: la violenza razzista e xenofoba in Italia»;
dal rapporto emerge che il Governo italiano non sta prendendo le giuste misure atte a prevenire e perseguire la violenza razzista e xenofoba. Gli immigrati, gli italiani di origine straniera e i Rom sono stati vittime di brutali attacchi occorsi in Italia negli ultimi anni;
81 pagine documentano le mancanze dello Stato italiano nel prendere misure efficaci contro i crimini imputabili a odio discriminatorio. Sono rari i casi in cui l'aggravante razzista venga contestata nelle azioni penali per violenze, e le autorità italiane tendono a sminuire la portata del problema e non condannano con la necessaria forza gli attacchi. La inadeguata formazione delle forze dell'ordine e del personale giudiziario e la incompletezza della raccolta di dati aggravano la situazione. Allo stesso tempo, la retorica dei politici, le misure del Governo e la cronaca mediatica collegano gli immigrati e i Rom alla criminalità e contribuiscono ad alimentare un clima di intolleranza;
Judith Sunderland, ricercatrice senior per l'Europa occidentale di Human Rights Watch ha dichiarato che: «Il governo dedica molta più energia a incolpare i migranti e i Rom dei problemi che attanagliano l'Italia di quanto non faccia per fermare gli attacchi violenti contro di loro»;
le autorità hanno registrato 142 crimini imputabili a odio discriminatorio nei primi nove mesi del 2009, ma in un periodo pressappoco uguale, esaminando le notizie pubblicate sulla stampa una organizzazione italiana anti-razzista ha registrato 398 di questi crimini, fra cui 186 aggressioni fisiche (18 delle quali hanno portato alla morte dell'aggredito);
Human Rights Watch ha anche documentato preoccupanti casi di maltrattamento contro i Rom da parte delle forze dell'ordine, sia durante le operazioni di sfratto dei campi che nelle stazioni della polizia di Stato o dei carabinieri;
la legge italiana prevede delle pene detentive più severe per reati aggravati della motivazione razziale, ma questo strumento non si è ancora dimostrato

all'altezza delle sue ambizioni, afferma Human Rights Watch. La cosiddetta legge Mancino del 1993 è stata spesso interpretata dai pubblici ministeri e dai giudici come applicabile solo ai crimini unicamente motivati dall'odio razziale, lasciando che gravi crimini razzisti venissero perseguiti come se si trattasse di reati comuni;
la Sunderland ha altresì dichiarato che: «il Governo italiano vuole far credere che la violenza razzista non accada quasi mai. Ma se sei un italiano appartenente a una minoranza etnica o Rom o un migrante, la verità è che essa è fin troppo comune. Riconoscere la portata del problema è una condizione necessaria per farvi fronte. Una conseguenza della mancanza delle autorità nel riconoscere questi crimini d'odio discriminatorio come un problema significativo è che il personale delle forze dell'ordine e i pubblici ministeri non ricevono una formazione specializzata e sistematica per l'individuazione, l'indagine e il perseguimento della violenza razzista»;
infine, il rapporto di Human Rights Watch contiene raccomandazioni concrete al Governo italiano volte a rafforzare la sua risposta alla violenza razzista e xenofoba, tra cui: la violenza razzista e xenofoba va condannata fino al più alto livello, con coerenza, continuità e forza; il diritto penale va riformato per assicurare che la circostanza aggravante della motivazione razziale possa essere contestata anche in presenza di motivazioni miste, e per espandere l'elenco delle caratteristiche protette ai fini di includere, come minimo, l'orientamento sessuale e l'identità di genere; va resa obbligatoria la formazione del personale delle forze dell'ordine e di pubblici ministeri per individuare, investigare e perseguire penalmente i crimini motivati, in tutto razziali, etnici, o xenofobi -:
come il Governo abbia accolto le dichiarazioni dure e di condanna di Human Rights Watch relative alle gravi mancanze dell'Italia in materia di discriminazione e di razzismo;
se e come il Governo intenda recepire le raccomandazioni presenti nel rapporto «L'Intolleranza quotidiana: la violenza razzista e xenofoba in Italia» di cui in premessa.
(4-12522)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, a Padova, un giovane marocchino ha ucciso, durante un litigio domestico, la moglie, anche lei di origine marocchina, accusandola di seguire uno stile di vita troppo «occidentale» e di avere una relazione con un altro uomo;
il fatto, per l'efferatezza con cui è stato eseguito e per le motivazioni ha destato molta preoccupazione, sia tra i residenti della zona dove alloggiava la coppia di marocchini, sia nell'opinione pubblica locale;
organi di stampa locali di Padova (Gazzettino e Mattino) riportano la notizia secondo la quale Maher Selmi, trentenne di origine marocchina di professione mediatore culturale e portavoce dell'associazione Rahma che gestisce la moschea di Via Anelli (Padova), avrebbe definito la pratica della lapidazione nei confronti delle donne arabe adultere come una pratica «giusta» e coerente con i dettami della fede islamica;
la dichiarazione, non smentita dal diretto interessato, in ragione della vicinanza temporale con il delitto compiuto poche ore prima nella stessa città, ha da subito destato ulteriore preoccupazione tra la cittadinanza padovana, anche in ragione dell'attività di cui egli si occupa presso la struttura di via Anelli -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di contrastare fenomeni deprecabili come quelli descritti in premessa e consentire un maggior

controllo sulle persone che operano in contesti aggregativi e culturali che dovrebbero avere come finalità quella di agevolare l'integrazione culturale.
(4-12525)

TESTO AGGIORNATO AL 20 SETTEMBRE 2011

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GIANNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124 ha disposto il passaggio allo Stato del personale dipendente degli enti locali che, al momento dell'entrata in vigore della citata legge, svolgeva attività di carattere amministrativo, tecnico o ausiliario nelle scuole;
oltre al citato personale sono transitati al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca anche i lavoratori utilizzati come lavoratori socialmente utili nelle scuole con compiti di carattere amministrativo e tecnico con contratti di collaborazione coordinata e continuativa;
con l'articolo 78, comma 31, della legge 23 dicembre 2000, n 388, che si riferisce alle attività avviate per la stabilizzazione occupazionale di tutti i soggetti impegnati in progetti Lsu presso le scuole, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha assunto l'obbligo di prorogare annualmente i rapporti, alle medesime condizioni giuridiche ed economiche iniziali sino alla citata stabilizzazione;
il personale interessato che consta di oltre 900 unità, si trova ancora in posizione di co.co.co. in regime di proroga e con un servizio prestato ininterrottamente nella scuola da almeno 10 anni, in quanto tali contratti risalgono almeno alla data di entrata in vigore della legge n.124 del 1999;
tenuto conto dell'esiguo numero di lavoratori interessati e che prevedibilmente l'onere finanziario potrebbe essere ammortizzato sulla base della riduzione delle risorse assegnate annualmente per sostenere l'onere dei servizi prestati nelle scuole dall'intero personale lsu sarebbe utile che questo personale venga definitivamente stabilizzato;
con la stabilizzazione dei lavoratori co.co.co sarà assicurata la puntuale offerta del servizio scolastico nelle scuole interessate e, non di minore importanza tutto rientrerebbe negli ordinari canali gestionali che rappresentano da sempre un beneficio per l'amministrazione interessata;
la stabilizzazione dei lavoratori con contratti co.co.co è, infine, in linea con il progressivo svuotamento del bacino di lavoratori socialmente utili, bacino del quale fanno parte anche i lavoratori co.co.co che in regime di proroga da oltre 10 anni prestano servizio ininterrotto nelle scuole -:
se non ritenga necessario e improrogabile procedere alla stabilizzazione definitiva degli oltre 900 lavoratori co.co.co in regime di proroga che da oltre 10 anni prestano servizio nelle scuole nonostante la legge che prevedeva la loro stabilizzazione sia in vigore dal 2000.
(5-05018)

PIZZETTI, GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in alcune realtà, segnatamente nella scuola secondaria di primo grado «Antonio Campi» di Cremona, sono segnalati gravi episodi in merito all'irregolare applicazione della normativa sull'integrazione di alunni in situazione di disabilità,

ex lege n. 104 del 1992, già peraltro opportunamente riportati ai competenti organi territoriali;
ciò contrasta con la situazione di complessiva buona integrazione vantata dalla tradizione scolastica cremonese -:
quale sia lo stato reale di applicazione della legge n. 104 del 1992 e in particolare le modalità d'integrazione degli alunni con disabilità;
come s'intenda riconoscere e valorizzare la professionalità dei docenti di sostegno nelle realtà indicate;
come s'intenda assicurare la collaborazione tra le componenti docenti nell'applicazione dello spirito della legge n. 104 del 1992 all'insegna di una scuola realmente inclusiva;
quale sia il ruolo della dirigenza scolastica e come si svolga l'esercizio della sorveglianza da parte degli organi territoriali preposti al controllo della buona applicazione della legge.
(5-05019)

SIRAGUSA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la scuola siciliana da lungo tempo affronta una difficile battaglia contro le fenomenologie della dispersione scolastica (abbandoni, evasioni, ripetenze), il disagio infantile e giovanile e l'insuccesso scolastico;
a tale scopo, sin dal 1989, sono stati attivati a Palermo e, successivamente, in conformità alla circolare ministeriale n. 257 del 9 agosto 1994, anche in diverse altre province, gli osservatori provinciali contro il fenomeno della dispersione scolastica, con il precipuo compito di definire piani di attività e individuare metodologie di lavoro coerenti: «affinché la programmazione provinciale risponda..... nel modo più funzionale possibile alle esigenze di ciascuna provincia, in rapporto alle risorse (anche extrascolastiche) ivi esistenti» e per «il sostegno e la consulenza delle Istituzioni scolastiche coinvolte, il monitoraggio e le verifiche di qualità delle iniziative poste in essere, la programmazione di iniziative e coordinamento tra scuole per il confronto e la circolazione delle esperienze, la realizzazione di formazione in servizio e di aggiornamento mirato» (circolare ministeriale n. 257 del 1994);
gli osservatori integrati permanenti provinciali e di area si sono quindi andati definendo come la struttura operativa che consente di correlare: conoscenza del fenomeno, programmazione e organizzazione degli interventi e verifica delle azioni intraprese;
una lusinghiera analisi del lavoro interistituzionale svolto negli anni e dei successi riportati è contenuto nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica svolta dalla Commissione VII della Camera dei deputati nella XIII legislatura;
nel corso di un'audizione dei responsabili degli osservatori scolastici siciliani in commissione cultura formazione e lavoro dell'Assemblea regionale siciliana, avvenuta in data 21 giugno 2011, sarebbe emersa, su proposta del dirigente incaricato di coordinare l'attività amministrativa dell'ufficio scolastico regionale della Sicilia, l'ipotesi di smantellamento del sistema degli osservatori contro la dispersione scolastica (come riportato anche in un articolo pubblicato su il quotidiano La Repubblica);
tali osservatori svolgono da anni un ruolo prezioso, di autentico presidio, nella tutela degli alunni con disagio, spesso appartenenti alle fasce più deboli e svantaggiate della popolazione;
è già in atto una riduzione del personale docente utilizzato presso gli osservatori, passato in pochi anni da 90 docenti utilizzati nelle diverse province siciliane ai 62 attuali;
a rischio c'è la fascia più debole della popolazione scolastica;

la proposta emersa nella seduta della commissione dell'Assemblea regionale siciliana ha vivamente preoccupato i parlamentari regionali presenti, i sindacati, le istituzioni scolastiche delle aree a rischio, l'opinione pubblica tutta -:
se risponda al vero che l'intenzione sia quella di chiudere un'esperienza e un ufficio la cui competenza ha permesso di controllare e contenere il fenomeno della dispersione scolastica;
se il Ministro non intenda intervenire con la massima urgenza per evitare la soppressione del sistema degli osservatori contro la dispersione e dell'ufficio che li coordina, mettendo così al riparo un'esperienza che ha dato negli ultimi 20 anni risultati eccellenti e lustro alla scuola siciliana.
(5-05022)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dalle tabelle relative all'organico assegnato all'Istituto comprensivo Lucio Voluseno di Sestino e Badia Tedalda, inviate dall'istituto scolastico provinciale di Arezzo, emerge, in merito alla scuola secondaria di primo grado, sia una riduzione del numero delle classi, che una riduzione dell'organico, passando dall'attuale monoclasse e una pluriclasse ad un'unica pluriclasse;
per quanto concerne l'organico, a fronte di una cattedra di italiano a 18 ore più 12 ore residue si passerebbe a sole 15 ore residue mentre per la cattedra di matematica si passerebbe da 18 ore settimanali ad uno «spezzone» di sole 9 ore;
per effetto dell'unica pluriclasse calerebbero del 50 per cento anche le ore delle altre discipline;
tale situazione porterà ad una chiusura entro breve della scuola, dato che con ogni probabilità i genitori che dovranno iscrivere i propri figli alla prima lo faranno altrove, con ogni probabilità nel vicino comune di Pennabilli che è entrato a far parte da poco, insieme agli altri comuni della Valmarecchia, della provincia di Rimini;
tutto ciò appare sconcertante visto che il comune di Badia Tedalda dispone di un edificio scolastico nuovo, inaugurato nel 2001, che ospita la scuola per l'infanzia, la primaria di primo e di secondo grado, oltre la mensa ed i locali per la refezione;
il completamento di tale opera fu possibile grazie anche al notevole impegno economico della provincia di Arezzo;
nel comune di Badia Tedalda, che vanta il primato di avere la popolazione più anziana tra i 39 comuni della provincia di Arezzo, la scuola rappresenta l'ultimo servizio di qualità rimasto e vi è il rischio concreto che i pochi giovani rimasti si vedano costretti a lasciare questo territorio lasciando da sole le persone anziane con il relativo aumento di costi sociali sostenuti dalla comunità tutta -:
se non ritenga necessario, nell'ambito delle proprie competenze, emanare direttive tali che, come nel caso dell'istituto comprensivo «Lucio Voluseno» di Sestino e Badia Tedalda con sede in Sestino, sia salvaguardata l'esistenza di tali complessi scolastici;
se non si ritenga che andrebbe, al contrario, valorizzata l'esistenza di tali istituti scolastici che rappresentano, nei fatti, un elemento di forte coesione sociale nei piccoli comuni e che, in quanto tali, hanno un valore che va ben al di là di politiche tese solo al risparmio senza alcuna prospettiva futura, valorizzando così le piccole aree che possono svolgere un ruolo decisivo nella ripresa economica dell'intero Paese.
(4-12498)

MIGLIOLI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nelle settimane scorse centinaia di genitori di alunni frequentanti le scuole secondarie di primo grado dei comuni dell'Appennino modenese: Lama Mocogno, Polinago, Pavullo nel Frignano, Montese, Pievepelago, Fanano e Sestole, hanno sottoscritto una petizione, nella quale, nel sottolineare le caratteristiche del territorio montano - trasporto scolastico con percorrenza giornaliera di centinaia di chilometri, frammentazione del bacino di utenza, bassa densità di popolazione, notevole distanza da centri urbani - si denuncia come la diminuzione dell'organico per la scuola secondaria di primo grado operata nella provincia di Modena graverà maggiormente per quanto riguarda la soppressione del tempo prolungato proprio nelle scuole dei comuni sopra menzionati;
in modo particolare la diminuzione dell'organico del personale docente determinerà la soppressione del tempo prolungato, la scomparsa delle ore di compresenza con l'impossibilità di sostituire i docenti assenti, la carenza di ore disponibili per attività legate al territorio, l'aumento dell'avvicendamento dei docenti. La diminuzione del personale ATA avrà effetti negativi sulla vigilanza delle scuole;
a seguito di ciò le scuole dei comuni del Frignano si troveranno nella condizione di una minore offerta formativa, dunque, di una scuola impoverita dal punto di vista didattico penalizzando ulteriormente chi vive e opera nei territori montani -:
se sia a conoscenza di tali gravi situazioni e se ritenga opportuno intervenire al fine di garantire una scuola secondaria di 1o grado adeguata alle esigenze formative anche nei comuni della montagna modenese.
(4-12507)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:

GIORGIO MERLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la situazione delle aziende riconducibili al gruppo Trombini - che conta due stabilimenti nel pinerolese - continua ad essere incerta senza offrire precise garanzie per la tutela della occupazione;
lo stabilimento di Frossasco, specializzato in produzione di pannelli truciolati, conta oggi 180 dipendenti ed è presente nel pinerolese da oltre 30 anni, ma pesa l'incognita sul futuro produttivo di entrambi gli stabilimenti, compreso quello di Lusema San Giovanni;
purtroppo crescono le preoccupazioni manifestate a più riprese dalle maestranze e dai sindacati sul futuro produttivo e, in particolare, sulla trasformazione della «mission» dell'azienda;
ora, alla luce della precarietà che caratterizza ormai da troppo tempo gli stabilimenti pinerolesi del gruppo Trombini ex Annovati - compresa la richiesta di cassa integrazione per tutti i dipendenti del gruppo - diventa urgente conoscere quali sono le garanzie concrete che offrono i datori di lavoro e, soprattutto, quali sono le prospettive di investimento e di occupazione che intendono perseguire -:
considerato che questi elementi sono necessari ed indispensabili per il futuro stesso dei lavoratori, quali siano le iniziative concrete che il Ministro interrogato intende attivare per chiarire il destino degli stabilimenti pinerolesi del gruppo Trombini ex Annovati e per salvaguardare i livelli occupazionali.
(3-01724)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCANDROGLIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 78 del 2009 recante «misure anticrisi», all'articolo 20, comma 3, è stabilito che:
«a decorrere dal 1o gennaio 2010 le domande volte ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, cecità civile, sordità civile, handicap e disabilità, complete della certificazione medica attestante la natura delle infermità invalidanti, sono presentate all'INPS, secondo modalità stabilite dall'ente medesimo. L'Istituto trasmette, in tempo reale e in via telematica, le domande alle Aziende Sanitarie Locali»;
alle ASL resta il compito di accertare le condizioni, verbalizzarle, trasmettere gli esiti all'INPS, conservare i fascicoli di accertamento;
il provvedimento stabilisce che le commissione presso le ASL siano integrate da un medico INPS che svolge funzione di verifica dei giudizi;
i servizi medico legali dell'Inps dovrebbero valutare i verbali, autorizzare la progressione nella procedura o sospenderla per acquisire documentazione ed eventualmente eseguire visita diretta;
esiste norma di legge, non abrogata dal decreto-legge n. 78 del 2009 per cui l'esito della visita, trascorsi 60 giorni dalla consegna alla commissione medica di verifica (CMV), ora servizio medico legale INPS, deve considerarsi efficace per il godimento dei benefici eventualmente correlati;
l'introduzione di questa norma di legge è stata recepita dall'INPS, che già peraltro aveva ruolo di controllo sulle attività delle commissioni ASL, con decisioni che non hanno mai coinvolto le strutture ASL a partire almeno da un contatto con i dovuti organismi di rappresentanza regionale;
l'Inps ha tentato di realizzare un programma informatico che avrebbe dovuto essere in funzione dal 1o gennaio 2010 idoneo a coprire tutti i passaggi;
lo stesso programma presenta lacune che sono state criticate dagli stessi medici INPS con lettere sindacali che contengono termini molto severi; non ha tenuto conto delle realtà regionali, più avanzate in alcune regioni, come la Liguria, in cui la gestione degli accertamenti è affidata a programmi ormai consolidati da anni, i cui dati sono utilizzati anche per altre attività (esenzioni ticket-fomitura di ausili e presidi e altro);
le predette lacune hanno creato, laddove il programma sia stato utilizzato per gestire gli inviti a visita, malfunzionamenti e ritardi ma soprattutto sprechi di risorse delle ASL e disagi per i cittadini;
a distanza di quasi due anni si registra una mancanza di organizzazione nei rapporti tra INPS ed ASL a tutti i livelli, oltre che comportamenti non uniformi tra le varie sedi ed un eccesso di provvedimenti volti solo a ostacolate, ad avviso dell'interrogante, la progressione delle pratiche, con richieste di attività di verifica non solo su quanto riconosciuto dalle commissioni ASL, ma anche dagli stessi medici dell'INPS.
le regioni interessate continuano a segnalare che:
l'INPS travalica le competenze del Servizio sanitario con disposizioni non concordate con i Ministeri competenti né con le regioni;
le disposizioni adottate dall'INPS non tengono conto dell'impatto negativo sui cittadini disabili, influenzando negativamente persone con già gravi problemi di carattere fisico e psichico e rendendo aleatori i loro diritti -:
se non ritengano opportuno:
a) istituire un gruppo di lavoro per coordinare le attuali modalità di accertamento ed eventualmente modificarle, anche superando l'impostazione delle attuali

tabelle di valutazione posto che, pur tenendo conto della necessità di razionalizzare al massimo i processi sull'ottenimento dei benefici per l'invalidità civile, le attuali misure introdotte dall'INPS comportano ritardi e dilazioni nei benefici economici con reiterati tentativi dell'INPS di emanare disposizioni, che, ad avviso dell'interrogante, in assenza di modifiche normative, travalicano competenze che sono ancora del Servizio sanitario;
b) mettere in atto una attività formativa (seminari e altro) con coinvolgimento anche degli organi nazionali preposti, degli esperti dell'ambiente accademico e nelle diverse realtà regionali, per migliorare e omogeneizzare la valutazione sanitaria sul territorio;
c) concedere maggiore autonomia alle sedi INPS regionali per trovare modalità operative che consentano di migliorare i processi nel rispetto delle competenze istituzionali;
d) dare maggiore incentivo allo sviluppo informatico della cooperazione applicativa per la facilitazione comunicativa dei flussi tra INPS e regioni.
(5-05013)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Inps, per sopperire ad una carenza di organico dovuta al blocco del turn over nella pubblica amministrazione, ha utilizzato dal 2006 i cosiddetti lavoratori in somministrazione, che sono stati adibiti prevalentemente al lavoro connesso agli ammortizzatori sociali in deroga, come cassa integrazione e mobilità in deroga;
nel dicembre 2010 sono stati licenziati 550 di questi lavoratori, aggiungendosene altri 1.240 il 15 aprile 2011, per un totale di circa 1.800 lavoratori, quasi tutti giovani, molti trasferiti da Sud a Nord, alcuni al primo impiego, molti con diversi lavori alle spalle, tutti frustrati dal precariato, stanchi di dover saltellare tra un contratto e l'altro e tutti assunti per un periodo di tempo più lungo del previsto all'Inps, dove hanno svolto mansioni non secondarie ma di primaria importanza all'interno dell'istituto;
a causa dei licenziamenti le pratiche trattate e cioè gli ammortizzatori sociali in deroga (cassa integrazione, mobilità e quant'altro), stanno subendo un forte rallentamento, con grave nocumento per altri lavoratori che si trovano in stato di disagio per la grave crisi economica in corso;
i licenziamenti sono dipesi dai «tagli» previsti dalla manovra 2010 del Governo (decreto n. 78 del 2010 in materia di stabilizzazione finanziaria e competitività economica convertito dalla legge n. 122 del 2010) che ha imposto la riduzione del 50 per cento delle spese relative al 2009 sostenute dalle pubbliche amministrazioni per il lavoro flessibile;
persino il Governo il 30 marzo 2011, rilevando l'importanza del lavoro e le funzioni fondamentali assegnate nella gestione delle pratiche che ora rischiano di rimanere inevase, aveva dato parere favorevole alla risoluzione bipartisan della Commissione lavoro che impegnava appunto l'Esecutivo a trovare presto una soluzione, evitando i tagli del personale presso gli enti previdenziali rimuovendo il vincolo normativo vigente;
questi licenziamenti, oltre a creare un grave e inaccettabile problema occupazionale, dilatano fortemente i tempi di istruttoria delle pratiche trattate, determinando così notevoli difficoltà in alcuni uffici Inps e in particolare in quelli eroganti alcune prestazioni sociali, con grave disagio per l'utenza -:
se i Ministri interrogati intendano intervenire immediatamente per salvare il lavoro degli ex lavoratori in somministrazione, non disperdendo le professionalità e le competenze acquisite dal personale che è già formato e ripristinando anche tempi

rapidi e certi per l'erogazione di servizi dell'Inps di primaria importanza, quali gli ammortizzatori sociali in deroga.
(4-12527)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENNI, OLIVERIO, BRANDOLINI, SERVODIO, SANI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 5532/2011 il Tar del Lazio ha annullato gli effetti del decreto del marzo 2010 con cui l'allora Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia, aveva rigettato l'istanza di autorizzazione per la messa in coltura di varietà di mais transgenico sul territorio nazionale italiano;
l'attuale Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Saverio Romano, ha ribadito pubblicamente ed in più occasioni la sua contrarietà alla introduzione di colture ogm sul territorio nazionale, a tutela delle produzioni agricole di qualità presenti in Italia;
da un punto di vista normativo la Corte costituzionale ha sin dal 2006 assegnato con chiarezza la competenza sulla definizione di linee guida sulla coesistenza alle regioni;
le regioni hanno espresso in numerose occasioni la loro contrarietà a legiferare sulle linee guida di coesistenza tra colture convenzionali, biologiche e geneticamente modificate, formalizzando in sede di Conferenza Stato-regioni la unanime intenzione di chiedere al Governo l'adozione di misure di salvaguardia, oltre a predisporre atti e normative tese a dichiarare i loro territori «liberi da ogm»;
gli indirizzi del Governo e dei Ministeri competenti sul tema sono già stati oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo, presentati dalla prima firmataria del presente atto (ultima in ordine di tempo l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04403 del 16 marzo 2011), senza aver ad oggi ottenuto alcuna risposta;
la sentenza sopra richiamata sollecita la necessità di intervenire con strumenti idonei a garanzia delle colture biologiche e convenzionali;
comunque tale sentenza, a parere dell'interrogante, non può essere interpretata come un'autorizzazione alla semina di sementi ogm nel nostro Paese -:
quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla situazione apertasi con la sentenza n. 5532/2011 del Tar del Lazio;
come il Ministro intenda agire alla luce della palese e manifesta volontà della Conferenza Stato-regioni (e delle competenze in materia delle regioni stesse) di optare per la clausola di salvaguardia;
quali iniziative e provvedimenti urgenti intenda comunque intraprendere per tutelare, sul territorio nazionale, le coltivazioni libere da ogm che rappresentano, per ricchezza, tipicità, pregio e varietà, uno straordinario volano economico ed occupazionale del nostro Paese nonché uno dei comparti di maggiore rilevanza del «made in Italy».
(5-05014)

SANI, AGOSTINI, OLIVERIO, VELO, MARIANI, CENNI, FONTANELLI, CUPERLO e BRANDOLINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la pesca al rossetto è tradizionalmente praticata in Toscana con il sistema della sciabica e rappresenta una rilevante voce economica e sociale per una parte della nostra marineria;
il regolamento (CE) n. 1967/2006 prevede, per le reti trainate, la dimensione

minima della maglia non inferiore a millimetri 40 e prevede la possibilità di derogare a detto limite per la pesca esercitata con sciabiche da natante o da spiaggia a condizione che gli Stati membri predispongano un apposito piano di gestione nazionale per le attività di pesca;
il regolamento CE n. 1976/2006 prevede il divieto di esercitare dal 1° giugno 2010 le cosiddette pesche «speciali», tra cui quelle del bianchetto e del rossetto (Aphia minuta);
al fine di consentire il prosieguo dell'attività di pesca del rossetto in Toscana, la regione ha predisposto un documento tecnico contenente le misure idonee a consentire il riconoscimento, per le barche interessate, della deroga per l'utilizzo della maglia della rete sciabica di dimensione inferiore a quella prevista dal Regolamento (CE) n. 1967/2006 e per la deroga sulla distanza dalla costa;
il suddetto documento regionale è stato inviato alla direzione generale della pesca e dell'acquacoltura del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali nel dicembre 2009 come contributo tecnico al gruppo di lavoro istituto con decreto ministeriale del 28 ottobre 2009 per la predisposizione del piano di gestione nazionale;
il piano, redatto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per la GSA9 (Lazio, Toscana e Liguria), è stato inviato alla Commissione europea e, nel mese di novembre 2010, ha ottenuto il parere positivo da parte dell'organismo tecnico (STECF) della Commissione;
recentemente la Commissione Europea ha chiesto ulteriori elementi per la valutazione del piano; detti elementi sono stati forniti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali che ha predisposto il decreto n. 5 del 19 maggio 2011 con il quale è stato adottato il piano di gestione per la deroga alla distanza dalla costa per la pesca del rossetto (aphia minuta) con la sciabica e la circuizione senza chiusura inerente la GSA 9, cui sono allegati gli elenchi delle imbarcazioni autorizzate per le annualità 2000, 2005 e 2010, suddivisi per compartimento;
nonostante ciò la Commissione non ha ancora approvato la decisione relativa alla concessione delle deroghe previste e che quindi la campagna di pesca 2010-2011 non è stata realizzata;
per sopperire a questo la regione Toscana ha attuato un regime in de minimis che prevede la concessione di un aiuto in favore dei pescatori aventi diritto al fine di compensare le relative perdite di reddito ma il protrarsi della situazione esistente potrebbe compromettere la stagione 2011-2012;
recentemente lega pesca è tornata a denunciare con forte preoccupazione la situazione di stallo cui è legato il destino della pesca tradizionale del rossetto sollecitando il Ministro interrogato, per il Governo italiano, e la Commissaria dell'Unione europea alla pesca, Maria Damanaki; e anche l'assessore regionale Salvadori in una specifica nota al Ministro ha manifestato la sua preoccupazione e richiesto interventi immediati per sbloccare la situazione;
la riduzione del periodo di pesca concesso dalla normativa andrebbe ad aggravare la già pesante situazione di crisi che, negli ultimi anni, ha colpito il settore, provocando ulteriori danni economici ai pescatori -:
quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di sollecitare una rapida approvazione delle deroghe da parte della Commissione europea.
(5-05021)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il coordinamento distrettuale del Corpo forestale dello Stato di Gubbio svolge funzioni di coordinamenti dei sette comandi stazione dipendenti del comprensorio

eugubino-gualdese e alto-teverino, che sono impegnati in attività di lotta agli incendi boschivi e coadiuvano il personale dei comandi stazione dipendenti nelle attività di polizia giudiziaria;
la riforma nazionale ha previsto la chiusura dei coordinamenti distrettuali e la trasformazioni in NOS con relativo passaggio alla nuova struttura del personale;
la nuova struttura avrebbe dovuto aver sede in Gubbio in luogo dell'ormai dimesso coordinamento distrettuale, come da accordi presi con le organizzazioni sindacali, il comando del Corpo forestale dello Stato di Perugia e la regione Umbria;
in data 21 giugno 2011, stravolgendo le disposizioni previste e confermate dallo stesso comandante della regione Umbria del Corpo forestale dello Stato, sono stati chiusi i due coordinamenti distrettuali di Gubbio e Spoleto e sono stati contemporaneamente istituiti due NOS, uno in stanza a Terni e l'altro a Spoleto, ignorando la situazione di Gubbio con conseguente trasferimento in luoghi da definire di tutti i nove elementi del personale;
l'inaspettata situazione venutasi a creare ha provocato il malcontento del personale appartenente al distretto di Spoleto, che tramite le rappresentanze sindacali da tempo aveva manifestato la volontà di non far parte di questa nuova istituzione, preferendo transitare nei comandi stazione della zona, mentre al contrario tutto il personale in carico al distretto di Gubbio preferiva andare a far parte della struttura NOS;
il decreto adottato ha quindi creato una situazione di paradosso sul fronte del personale, che coinvolge anche la distribuzione logistica e geografica delle strutture NOS di Terni e Spoleto, tale da lasciare sguarnite tutte le zone dell'Alto Tevere, l'Eugubino Gualdese e la zone a nord del lago Trasimeno;
la regione Umbria si era fatta carico delle spese per mantenere la struttura di Gubbio, a fronte della sua posizione strategica nel contrasto agli incendi boschivi, al contrario la sede di Spoleto invece andrà a pesare sui bilanci dello Stato in quanto già a carico dello stesso;
la situazione che si è così venuta a creare ha provocato tensioni all'interno di un'importante organizzazione di rappresentanza sindacale, che ha preso le distanze da tale accordo -:
se il Ministro intenda rivedere il decreto al fine di salvaguardare la sede di Gubbio, provvedendo così ad una più appropriata distribuzione delle sedi operative del Corpo forestale dello Stato all'interno della regione Umbria.
(4-12521)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

CAVALLOTTO e ALLASIA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i dispositivi medici rappresentano ad oggi un importante strumento di cura per il cittadino, oltre che un importante bene economico al quale è collegato un mercato con una produzione nazionale di primario rilievo;
ciascun dispositivo medico immesso in commercio è sottoposto ad una preventiva certificazione da parte di un ente notificato dal Ministero della salute; a titolo esemplificativo, un apparecchio per terapia TENS (idoneo alla terapia del dolore domiciliare) viene sottoposto a prove di compatibilità elettromagnetica e prove di sicurezza elettrica da parte dello stesso ente notificato (ogni ente notificato è identificabile con uno specifico di 4 numeri che seguono il marchio CE);
ogni dispositivo medico per ricevere il certificato medicale deve essere accompagnato da un fascicolo tecnico, che descrive il prodotto in tutte le sue parti, contiene il manuale d'uso del prodotto, la destinazione

d'uso (nel caso di specie citato sopra sia domiciliare che professionale), le prove di compatibilità elettromagnetica, di sicurezza elettrica, la distinta base del prodotto e, ancor più importante, la validazione clinica del dispositivo che ne attesta l'efficacia e l'utilità sociale. Il fascicolo tecnico del prodotto viene consegnato all'ente notificato e, una volta analizzato in tutte le parti, viene dall'ente rilasciato il certificato alla ditta produttrice;
regole piuttosto stringenti sono state introdotte a livello nazionale per stabilire a quali condizioni i dispositivi medici possono essere oggetto di pubblicità rivolta ai consumatori. In particolare, le norme applicabili nel nostro Paese sono rappresentate dal decreto legislativo 24 febbraio 1997 n. 46, attuativo della direttiva 93/42/CEE, del decreto 23 febbraio 2006 del Ministro della salute e dalle linee guida sulla pubblicità dei dispositivi medici, adottate dal Ministero della salute il 17 febbraio 2010;
la normativa europea (direttiva 93/42/CEE) nulla dice in merito alla pubblicità dei dispositivi medici, lasciando evidentemente un'ampia discrezionalità di scelta agli Stati membri nella definizione delle regole;
ai sensi del decreto ministeriale del 23 febbraio 2006, i dispositivi medici sono classificabili in 2 grandi categorie: i dispositivi per i quali è vietata la pubblicità; i dispositivi per i quali è possibile ottenere autorizzazione da parte di apposita commissione (Commissione per il rilascio delle licenze di pubblicità sanitaria);
avendo riguardo alla seconda delle due categorie, quella relativa ai dispositivi per i quali è possibile richiedere autorizzazione alla pubblicità, esistono oggi nel mondo migliaia di siti internet dei produttori che hanno come scopo principale la presentazione dell'azienda e dei prodotti che realizzano. Alcuni di questi siti sono anche dediti al commercio on line. Contestualmente esistono centinaia di migliaia di siti internet nel commercio elettronico di dispositivi medici che traggono le informazioni pubblicate dai siti dei produttori. Tali informazioni sono ottenute dalle schede tecniche del prodotto che sono emanazione diretta del produttore. I contenuti delle schede tecniche dei prodotti pubblicati in internet sono tratti dalla documentazione del fascicolo tecnico già oggetto di analisi da parte dell'ente notificato;
le linee guida sulla pubblicità dei dispositivi medici del 17 febbraio 2010 prevedono che per la pubblicazione in internet dei dispositivi medici, le aziende debbano presentare una preventiva richiesta di autorizzazione, pagando, per ogni prodotto: 314,54 euro da versare con bollettino postale sul conto corrente del Ministero della salute; 2 copie bollate timbrate e firmate del testo pubblicitario; 1 copia in carta semplice della documentazione attestante il marchio CE; 1 copia in carta semplice degli stampati che accompagnano il dispositivo; 16 copie in carta semplice del testo pubblicitario;
in linea approssimativa, tali oneri burocratici determinano un aggravio di costi diretti e di personale alle aziende produttrici quantificabile in oltre 500 euro per prodotto;
in base a quanto stabilito dalle norme sopra citate, qualsiasi forma di comunicazione rivolta al pubblico relativa ai dispositivi medici è da considerarsi «forma di pubblicità»: anche la sola pubblicazione nel sito del nome e/o della foto del dispositivo è considerata quale forma di pubblicità dal Ministero della salute. Tale interpretazione estensiva della nozione di «pubblicità» fa si che ognuna delle aziende operanti nel settore (trattasi per la maggior parte dei casi di aziende piccole con fatturati inferiori a 3 milioni di euro) deve pagare autorizzazioni per un numero variabile di prodotti che va da un minimo di 50 a un massimo anche di 2500-3000 articoli. I conseguenti aggravi di costo variano dunque da 25.000 euro a 1.500.000 euro;
le aziende concorrenti europee non sono soggette ad analoghi oneri di commercializzazione,

che finiscono per trasformarsi in una vera e propria tassa (questa è la dicitura utilizzata sullo stesso sito istituzionale del Ministero della salute), da pagare ogni 2 anni (la richiesta di autorizzazione alla pubblicità ha infatti una validità limitata a 24 mesi, decorsi i quali si rende necessario il rinnovo);
nel complesso, tale situazione normativa produce un grave pregiudizio alle imprese italiane operanti nel settore medicale, fino a trasformarsi in un vero e proprio vizio della pratica commerciale, che espone le imprese italiane alla concorrenza sleale. Fornire una informazione al pubblico corretta e veritiera sui dispositivi medici è nell'interesse di tutta la collettività, ma renderla onerosa, complessa e rischiosa non risponde né a criteri di etica, né tantomeno ad un interesse diffuso;
oggi le imprese italiane operanti nel settore medicale sono di supporto fondamentale alla sanità pubblica, poiché intervengono attivamente nella fornitura di quei servizi che diventano sempre più strategici nella prospettiva dell'assistenza ai non autosufficienti: terapia del dolore, riabilitazione fisica, assistenza alla mobilità;
una interpretazione eccessivamente rigorosa delle norme italiane in materia risulterebbe per molti versi insostenibile per le imprese nazionali, che già scontano ingenti costi amministrativi a causa delle diffuse inefficienze del sistema italiano -:
quale sia l'orientamento del Ministro sulle problematiche di cui in premessa;
se il Ministro interrogato, nel breve-medio periodo, non ritenga opportuno avviare iniziative di semplificazione degli oneri burocratici e finanziari connessi alla pubblicità dei dispositivi medici, al fine di favorire la competitività delle aziende italiane ed evitare forme di concorrenza sleale;
se il Ministero della salute non ritenga opportuno ripensare le procedure amministrative relative alla pubblicità dei dispositivi medici, sottoponendo tali prodotti ad un sistema di controllo successivo per «prodotto e per canale» invece che per «messaggio», al fine di evitare che le imprese italiane siano gravate da oneri amministrativi ed economici inesistenti nel resto dell'Europa, che indubbiamente favorirebbero l'emigrazione verso Paesi con una legislazione di settore meno penalizzante;
se il Ministro non ritenga di consentire la pubblicazione della «scheda tecnica di prodotto» sui siti di vendita senza ulteriori passaggi autorizzativi, considerando che la scheda tecnica del prodotto è già stata oggetto di preventiva autorizzazione da parte dell'ente notificato.
(4-12502)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

VICO, LULLI, FRONER, SCARPETTI, FADDA, BELLANOVA, ZUNINO, GINEFRA e VANNUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nella fase più pesante della crisi economica e sociale che ha colpito il nostro Paese, si è assistito a una nuova raffica di aumenti tariffari delle assicurazioni per la responsabilità civile auto, nonostante l'introduzione del risarcimento diretto;
le alte tariffe delle polizze delle assicurazioni per la responsabilità civile auto determinano serie difficoltà per le famiglie colpite dalla crisi economica e occupazionale;
nel corso del 2011 è previsto un aumento medio annuo del 18 per cento, dovuto all'assenza di un sistema concorrenziale in grado di garantire prezzi più bassi;
mediamente i neopatentati pagano lo scotto della prima assicurazione con un

aumento del 25 per cento, ma anche le tariffe per i cinquantenni, compresi quelli in prima classe, hanno subito aumenti che toccano in alcuni casi il 20 per cento;
vittime di questa situazione sono i consumatori, costretti a cercare la soluzione meno dispendiosa, perdendo molto tempo attorno ad un'operazione che in altre nazioni prevede invece pochi passaggi e nessuna preoccupazione;
l'assicurazione per la responsabilità civile auto è uno dei mercati principali nel settore assicurativo, nel 2009, infatti, la raccolta premi ha superato i 17 miliardi di euro, con un'incidenza del 46,3 per cento sul totale rami danni e del 14,4 per cento sul portafoglio complessivo;
nella relazione sull'attività svolta nell'anno 2010, l'ISVAP denuncia il perdurare di tensioni ancora molto forti nel mercato dell'assicurazione per la responsabilità civile auto;
l'ISVAP ha avviato 14 istruttorie nei confronti di altrettante compagnie per sospetta elusione, attraverso la leva tariffaria (con premi annui fino a 8.500 euro), dell'obbligo a contrarre previsto dalla legge a carico delle imprese, tredici delle quali si sono concluse con l'avvio della procedura sanzionatoria;
l'ISVAP ha altresì aperto indagini sul fenomeno delle disdette massive dei contratti di assicurazione per la responsabilità civile auto, attuate da alcune compagnie prevalentemente per alcune categorie di assicurati e per vaste zone del Paese (concentrate al Sud);
i dati sull'incremento del 4,5 per cento della raccolta confermano inoltre che, in presenza di una sostanziale stabilità del parco veicoli, sono i prezzi unitari ad agire da elemento propulsivo con effetti penalizzanti per gli assicurati, la raccolta è in crescita anche nel primo trimestre 2011 (+6 per cento rispetto all'analogo periodo dell'esercizio precedente);
la situazione più volte denunciata non ha mostrato segnali di inversione di tendenza e pertanto l'ISVAP ha elaborato un pacchetto organico di proposte segnalate al Governo e al Parlamento, nel dicembre del 2010;
tra le proposte avanzate dall'ISVAP, anche una modifica normativa che restituisca certezza all'obbligatorietà del sistema del risarcimento diretto, la riforma del sistema bonus-malus; misure volte al contrasto dei fenomeni fraudolenti sia in fase di assunzione dei contratti sia in quella di liquidazione dei sinistri;
anche l'autorità garante della concorrenza e del mercato, nella relazione annuale sull'attività svolta nel 2010, ha denunciato il fatto che le liberalizzazioni sono state cancellate e che il nostro sistema economico anche per questa ragione non risulta vitale;
secondo l'autorità «il processo riformatore si è arrestato, le liberalizzazioni sono scivolate via dall'agenda politica e il primo disegno di legge sulla concorrenza non ha mai visto la luce»;
si tratta di un ritardo grave che rallenta il processo di ammodernamento del Paese, nel mirino dell'autorità sono finite anche le assicurazioni che attuano aumenti differenziati tra Nord e Sud fino al 20 per cento e che nel 2010 hanno imposto rincari dei premi anche del 25 per cento per un autoveicolo e del 35 per cento per un motoveicolo;
nel maggio 2010, l'autorità ha avviato un'indagine conoscitiva riguardante la procedura di risarcimento diretto e gli assetti concorrenziali del settore dell'assicurazione per la responsabilità civile auto nonostante l'attesa per gli effetti del risarcimento diretto, infatti, a oltre tre anni dalla sua applicazione, risulta che il livello dei premi applicati dalle compagnie per i contratti di assicurazione per la responsabilità civile auto ha conosciuto negli ultimi anni incrementi significativi e generalizzati;
anche per le associazioni dei consumatori gli aumenti sono ingiustificati, se si considera che l'incidentalità è effettivamente

calata, rientrando nella media europea, in particolare nei tratti autostradali con tutor la media si è abbassata del 19 per cento;
si tratta di una situazione intollerabile, alla quale bisogna porre fine con interventi immediati, che aumentino la competitività del settore delle assicurazioni per la responsabilità civile auto, anche attraverso l'incremento ed il potenziamento del ruolo degli agenti plurimandatari -:
quali iniziative di competenza intenda attuare per affrontare nell'immediato la grave situazione descritta in premessa e se, in particolare, ritenga di dover promuovere l'introduzione di correttivi per rimuovere eventuali ostacoli alla piena produzione degli attesi effetti pro-concorrenziali, della riforma dell'assicurazione per la responsabilità civile auto anche valutando l'esigenza di nuovi e più estesi interventi a tutela dei consumatori.
(3-01723)

Interrogazione a risposta in Commissione:

VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il recente passaggio al digitale terrestre ha comportato notevoli disagi nei territori del Veneto orientale e della confinante Friuli Venezia Giulia e che ancora oggi, a più di 6 mesi dal suo avvio, si contano a decine di migliaia gli utenti che non sono in grado di vedere le trasmissioni di RAI 1, RAI 2, RAI 3 e che nel Veneto orientale moltissimi non riescono a vedere il TG3 Veneto;
sin dai primi giorni, da dichiarazioni fatte sulla stampa dai responsabili di RAI Way, l'unica soluzione possibile per i cittadini sembrava essere quella di modificare a spese proprie la direzione dell'antenna;
al contrario sarebbe stato sufficiente che il piano delle frequenze per il Veneto orientale, tenendo conto della situazione antennistica locale, rimanesse in banda 5 UHF da Piancavallo o canale 22 da Udine o canale 7 (F) sempre da Udine permettendo a tutti di ricevere i canali RAI senza alcun aggravio di costi e senza nessun intervento all'antenna;
così sono stati privati migliaia di cittadini del diritto ad essere informati e nel caso del TG3 Veneto di un organo di informazione fondamentale e tempestivo in caso di eventi calamitosi come la recente alluvione in Veneto ha dimostrato;
per risolvere il problema della ricezione di RAI 3 nelle zone «di confine» è possibile che la RAI trasmetta nello stesso «multiplex» più copie di RAD. Ad esempio, nel «multiplex» Friuli trasmesso da Piancavallo e da Udine la RAI potrebbe trasmettere RAI3-Veneto e RAI3-Friuli con due LCN (numeri sul telecomando) diversi. L'utente «di confine» vedrebbe semplicemente due programmi diversi comparire sul suo EPG;
ovviamente, per fare questo RAI Way deve poter trasferire, i contenuti prodotti a Venezia nel centro di trasmissione del Friuli (Udine) dove viene preparato il «multiplex» da trasmettere a Piancavallo e quindi la RAI deve investire sulla rete di trasporto (ponti radio, satellite, fibra ottica);
non si è fatta adeguata informazione, affermando da parte della RAI che non serviva cambiare le antenne, mentre i tecnici antennisti già da mesi affermavano il contrario;
nulla si sa delle frequenze rimaste libere a disposizione della RAI oltre al già citato canale 7 di Udine, tenendo conto che i criteri adottati nella scelta di fatto hanno penalizzato solo il servizio pubblico;
nulla si sa delle modalità con le quali sono stati spesi i 33 milioni di euro dati dal Ministro Gentiloni a RAI Way per il passaggio al digitale terrestre nel luglio 2007, che erano un anticipo dei 145 previsti per l'adeguamento delle proprie strutture

e che avrebbero potuto essere utilizzati in questo caso a vantaggio dei cittadini;
si continua a chiamare canone in tutte le documentazioni ministeriali quella che invece è una tassa di possesso, senza avere poi l'obbligo di fornire e garantire la visione dei canali radio televisivi e sarebbe necessario adeguare anche la normativa tributaria in materia;
proprio per questo il cittadino utente in casi di contenzioso come in questo, non sa se rivolgersi all'erogatore del servizio e cioè la RAI o al Ministero competente;
quindi non è possibile far ricadere sui cittadini utenti altri oneri aggiuntivi oltre all'acquisto del decoder o di nuovi apparecchi televisivi;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4086/182 (Strizzolo Viola) al cosiddetto decreto mille proroghe (decreto-legge n. 225 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 10 del 2011) nella seduta del 25 febbraio 2011 con il quale si impegnava a destinare le risorse di cui all'articolo 2, comma 4-decies del decreto-legge citato per l'incentivazione del passaggio al digitale terrestre nei territori dove più sono stati segnalati disagi nel passaggio al digitale quali Veneto-Friuli Venezia Giulia e Veneto-Emilia Romagna attivando le soluzioni tecniche possibili e già individuate da parte del titolare dell'obbligo di copertura del servizio universale ed evitando oneri per i cittadini o al rimborso delle spese sostenute e documentate da parte dei cittadini per il passaggio del digitale terrestre -:
quali atti ed iniziative abbia preso il Governo per dar corso a quanto richiesto nel dispositivo dell'ordine del giorno di cui sopra e quale sia la situazione in questo momento della ricezione del segnale nei territori summenzionati.
(5-05016)

Interrogazioni a risposta scritta:

CIRIELLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i servizi postali inerenti il recapito delle bollette di pagamento di diversi gestori di servizi essenziali, quali luce, gas, telefono, risultano viziati da alcune anomalie che danneggiano gli utenti;
a questi ultimi, non potendo in alcun modo dimostrare il ritardo di ricezione degli avvisi di pagamento, a causa della mancanza del timbro postale sulle buste, sono comunque addebitati interessi di mora per il ritardato pagamento, a cui si aggiunge il costo di eventuali ed ulteriori solleciti di pagamento a mezzo raccomandata postale;
è evidente che in questi casi il mero disservizio postale si ripercuote in maniera sperequata tra fornitori di servizi, a cui paradossalmente il ritardo postale di fatto giova, e utenza, costretta a sostenere costi aggiuntivi rispetto ai reali consumi -:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, al fine di garantire maggior tutela ai consumatori, non ritenga opportuno assumere iniziative per ripristinare la timbratura della posta ordinaria, almeno limitatamente alla «posta massiva» inviata dai gestori di servizi essenziali.
(4-12500)

MAGGIONI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere premesso che:
Poste italiane spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l'espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, in cui la società si impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l'adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste;
i servizi postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività

quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l'invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale;
il processo di razionalizzazione avviato negli ultimi anni dalla società Poste italiane spa ha portato alla chiusura di molti uffici e al ridimensionamento degli orari di apertura degli sportelli, causando quindi molte difficoltà nella gestione operativa degli uffici e generando una diminuzione della qualità del servizio fornito alla clientela;
molti piccoli comuni della zona lombarda della Lomellina sono vittime di disagi dovuti alle decisioni unilaterali della società postale che ha previsto l'apertura a giorni alterni degli uffici e, notizia di questi giorni riferita dagli impiegati degli uffici postali coinvolti, anche gli sportelli nei comuni di Sant'Angelo e di Cergnago sono destinati alla stessa sorte;
questa chiusura si tradurrebbe in gravi disservizi soprattutto per i residenti anziani, che si troverebbero a non poter usufruire con la dovuta comodità di servizi essenziali, quali il pagamento delle bollette o la riscossione della pensione, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti -:
quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per favorire una concertazione tra la direzione di Poste italiane spa e le amministrazioni locali, al fine di scongiurare la possibile chiusura di ulteriori uffici postali nella zona della Lomellina;
come il Ministro intenda intervenire per evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste italiane spa arrechino disagi agli abitanti dei piccoli comuni della provincia di Pavia e quali iniziative intenda prevedere per garantire l'effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, nel rispetto dell'accordo siglato fra le Poste italiane spa e lo Stato.
(4-12506)

GRIMOLDI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Mercedes-Benz Italia spa con una lettera inviata a tutte le officine autorizzate, ha ribadito, in riferimento ai contratti di assistenza post vendita, il divieto di vendita di ricambi originali ai rivenditori non autorizzati;
per impedire le forniture di ricambi originali ai ricambisti, il gruppo ha provveduto a definire una serie di standard minimi per le verifiche da effettuare nei confronti dei clienti; tali verifiche hanno lo scopo di tutelare il sistema di distribuzione selettiva adottato per la vendita di ricambi originali stessi;
i contratti di assistenza post vendita sono disciplinati da regolamenti comunitari;
la restrizione sulle vendite dei pezzi di ricambio da parte dei membri di un sistema di distribuzione selettiva ai riparatori indipendenti, che utilizzano tali pezzi per fornire servizi di riparazione e manutenzione, costituisce una limitazione della concorrenza e non trova riscontro nel regolamento (Ce) n. 1400/2002 della Commissione del 31 luglio 2002, in materia di distribuzione e servizi di assistenza degli autoveicoli nell'Unione europea;
le pratiche anticoncorrenziali messe in atto dal gruppo Mercedes Benz Italia potrebbero ostacolare le attività svolte da molti riparatori autorizzati e distributori di pezzi di ricambio, con ricadute negative sull'occupazione -:
se si intenda avvalere della facoltà di cui all'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, richiedendo un'indagine all'Autorità garante della concorrenza e del mercato su tale fenomeno che ad avviso dell'interrogante può presentare profili di incompatibilità con la libera concorrenza.
(4-12526)

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Garavini e altri n. 1-00655, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zacchera.

La mozione Di Biagio e Della Vedova n. 1-00663, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zacchera.

La mozione Nirenstein e altri n. 1-00669, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Virgilio, Barbieri, Bertolini, Picchi.

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Lanzarin e altri n. 7-00612, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mariani, Braga, Pizzetti, Piffari, Dionisi, Ghiglia.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti n. 5-04257, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tortoli.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Sani e altri n. 4-12428 del 22 giugno 2011 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05021.