XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 6 luglio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
Cesare Battisti, ex leader dei PAC (proletari armati per il comunismo) fu condannato in contumacia, con sentenze definitive pronunciate secondo le leggi della Repubblica Italiana, all'ergastolo per banda armata, rapine, detenzione d'armi, atti di violenza a mano armata e per quattro efferati omicidi;
Battisti, dopo una lunga latitanza prima in Francia e poi in Brasile, venne arrestato a Copacabana, in Brasile, il 18 marzo 2007;
la Camera ha già approvato all'unanimità, nella seduta del 26 febbraio 2009, una mozione sul caso Battisti per chiederne l'immediata estradizione in Italia;
in Brasile, dopo varie vicende giudiziarie, il 9 giugno 2011 il Supremo tribunale federale, rigettando il ricorso presentato dall'Italia, ha confermato la decisione del Presidente Lula di non estradare Cesare Battisti permettendone così l'immediata scarcerazione;
tale pronuncia del tribunale supremo è stata gravemente lesiva del rispetto dovuto sia agli accordi internazionali sottoscritti tra l'Italia e il Brasile che alla memoria delle vittime uccise per mano di Battisti, oltre che all'intero popolo italiano in considerazione della lotta contro il terrorismo da tempo condotta in Italia, in difesa delle libertà e istituzioni democratiche;
si auspica che l'Italia continui le sue azioni ed attivi le più opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali che vincolano i due Paesi;
la V edizione dei Giochi mondiali militari, che si terrà a Rio de Janeiro dal 16 al 26 luglio 2011, rappresenta una manifestazione di alto valore simbolico per i sentimenti di pace e fratellanza che esprime;
la decisione di rimettere in libertà il pluriomicida Cesare Battisti rappresenta un grave turbamento per tale importante manifestazione sportiva e per l'alto valore simbolico che questa rappresenta, essendo in netto contrasto con il sentimento di giustizia e indignazione che il caso Battisti ha suscitato nell'intera popolazione italiana;
si ritiene sia doveroso, in occasione di questa importante manifestazione sportiva, dare un segnale forte di disapprovazione verso la decisione di diniego dell'estradizione della Suprema corte brasiliana;
in considerazione del forte impegno che i nostri atleti hanno dedicato agli allenamenti per i Mondiali militari di atletica sarebbe ingrato vanificare i loro sforzi disertando la competizione sportiva ma, in considerazione di quanto sopra espresso, è auspicabile che almeno non si esponga la bandiera nazionale durante tale manifestazione sportiva al fine di difendere e tutelare la nostra credibilità e dignità nazionale,


impegna il Governo


ad adottare ogni più opportuna iniziativa per consentire che la delegazione degli atleti militari italiani non esibisca, in occasione dei Giochi mondiali militari di atletica di Rio De Janeiro che si terranno dal 16 al 26 luglio prossimi (ove ritenga necessaria la propria partecipazione), la bandiera nazionale italiana nei momenti solenni della competizione.
(1-00683)
«Frassinetti, Corsaro, Lolli, Volontè, Urso, Moffa, Piffari, De Angelis, De Nichilo Rizzoli, Martinelli, Sammarco, Minasso, Beccalossi, Bocciardo, De Corato, Castellani, Saltamartini,

Biava, Catanoso Genoese, Scandroglio, Palumbo, Faenzi, Gottardo, Nastri, Landolfi, Mariarosaria Rossi, Santelli».

Risoluzioni in Commissione:

La IV Commissione,
premesso che:
rispetto ad una necessità pianificata di alloggi per la Difesa di circa 51.000 unità, attualmente se ne dispone di 17,575 di cui 5.384 detenuti di utenti con il titolo concessorio scaduto di cui 3.284 da utenti noti ricadenti nelle fasce di tutela stabilita dal decreto di gestione annuale del patrimonio abitativo (vedove e famiglie con reddito non superiore a 40.810,22 euro o con familiare portatore di handicap);
la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 - all'articolo 2 - comma 627 prevede che il Ministro della difesa predisponga un programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e le ristrutturazioni di alloggi di servizio da attuarsi attraverso l'alienazione di alloggi non più utili alle esigenze dell'amministrazione Difesa;
in attuazione di quanto sopra è stato emanato il decreto ministeriale n. 112 il 18 maggio 2010 recante il Regolamento per l'attuazione del programma pluriennale per la costruzione, l'acquisto e la ristrutturazione di alloggi di servizio per il personale militare;
con decreto direttoriale n. 14/2/2010 del 22 novembre 2010 sono stati individuati gli alloggi in uso al Ministero della difesa (Gazzetta Ufficiale n. 70 del 26 marzo 2011) da allienare per un totale di 3.020 unità;
con decreto ministeriale del 16 marzo 2011 è stato emanato il Regolamento relativo ai canoni di mercato di cui al decreto-legge n. 78 del 2010;
la durata del programma pluriennale previsto, nelle necessità previste dalla Difesa dovrebbe dispiegarsi per la durata di almeno 10 anni;
agli alloggi appena individuati con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per la imminente alienazione e vendita, possano far seguito altri quantitativi di alloggi non più utili, molti dei quali sono momentaneamente accantonati per motivi vari, molti dei quali in attesa di superare difficoltà più disparate, come contenziosi amministrativi, servitù militari e altro, che potrebbero essere risolte nel breve periodo;
ad un attento esame del regolamento n. 112 del 18 maggio 2010, sono emerse alcune evidenti discordanze rispetto alle tutele dei conduttori gli alloggi, non osservate, relativamente alle famiglie ricadenti nella fasce di tutela stabilite dal decreto legislativo n. 66 del 15 marzo 2010 - articolo 306 - comma 3, che prevede il diritto alla continuità della conduzione dell'alloggio, rimanendo in affitto, per coloro che non sono in grado di acquistare l'alloggio in cui abitano, se messo in vendita, ove viene sancito che sia assicurata «la permanenza negli alloggi dei conduttori delle unità immobiliare e del coniuge superstite, alle condizioni di cui al comma 2, con basso reddito familiare, non superiore a quello determinato con il decreto ministeriale di cui al comma 2, ovvero con componenti familiari portatori di handicap, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, aggiornato in base agli indici ISTAT, e le norme che riguardano l'usufrutto, nello stesso regolamento di cui al decreto ministeriale n. 112 del 18 maggio 2010 all'articolo 7, comma 14, lettera a) e b) vengono previsti meccanismi reddituali che tendono ad annullare il sistema di sconti ben descritto nella legge n. 244 del 2007;
nel regolamento di cui al decreto del Ministro della difesa sui canoni di mercato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 maggio 2011 all'articolo 2, punto 3, vengono introdotti con lo stesso metodo,

aumenti artificiali di reddito tendenti ad ottenere una applicazione meno conveniente dei coefficienti di calcolo dei canoni;
inoltre, nello stesso decreto sui canoni di mercato, articolo 2, comma 6, viene stabilito che l'aggiornamento annuale dei canoni, venga applicata per intero (100 per cento) la misura dell'aggiornamento annuale ISTAT anziché quello unanimemente applicato per ogni canone anche privato del 75 per cento,


impegna il Governo:


ad individuare, a breve termine, altri quantitativi di alloggi da alienare anche risolvendo i contenziosi eventualmente ancora in essere o situazioni di servitù militari non irrisolvibili;
ad assumere le iniziative di competenza dirette ove possibile a sospendere per lo stesso periodo di breve termine, ogni azione eventualmente intrapresa o da intraprendere finalizzata al recupero forzoso dell'alloggio;
a riallineare nella sostanza e nella lettera, anche all'interno del regolamento del 18 maggio 2010, n. 112, le tutele previste per gli utenti ricadenti appartenenti alle fasce protette, così come descritto nel decreto legislativo n. 66 del 15 marzo 2010, articolo 306, comma 3, in particolare sancendo il diritto alla permanenza, senza alcuna limitazione temporale, in presenza delle condizioni previste, dietro corresponsione del canone in vigore all'atto della vendita, modificando quanto invece attualmente previsto all'articolo 7, punto 14, lettere a) e b), sia per quanto riguarda il reddito che per quanto riguarda la durata, palesemente discordanti, estendendo la concessione dell'usufrutto, a norma di cui all'articolo 7, punto 4, lettera a) del regolamento di cui al decreto del Ministro della difesa n. 112 del 18 maggio 2011 anche al coniuge superstite, qualora il decesso dell'usufruttuario avvenga in data posteriore all'atto di acquisto dell'usufrutto, applicando il meccanismo del 20 per cento sulla quota della pensione di reversibilità o altro reddito;
a sopprimere le norme previste all'articolo 7, punto 11, lettere a) e b), del decreto ministeriale del 18 maggio 2010;
a sopprimere le norme previste all'articolo 2, punto 3, del decreto del Ministro della difesa del 16 marzo 2011 relativo ai canoni di mercato;
a ricondurre al 75 per cento la norma relativa all'aggiornamento ISTAT del canone annuale anziché del 100 per cento come ora previsto all'articolo 2, punto 6, del regolamento sui canoni di mercato.
(7-00629)
«Di Stanislao».

La XIII Commissione,
premesso che:
il cinghiale è una specie selvatica presente in tutte le regioni d'Italia, prevalentemente nelle regioni dell'arco appenninico, ma anche nelle aree prossime all'arco alpino e nelle isole maggiori; secondo le stime pubblicate dal Ministero dell'ambiente i capi di cinghiale presenti nel Paese sono oltre 500.000; in realtà, se si deve giudicare dal numero di abbattimenti in corso, che non intaccano minimamente l'aggressività ambientale della specie, potrebbero essere anche il triplo; onnivoro, opportunista e molto mobile (può percorrere fino a 15 chilometri al giorno), il cinghiale può figliare già a partite dall'età di un anno e ogni anno le femmine di cinghiale partoriscono da 4 a 12 cuccioli;
fino agli anni 50 il cinghiale era una specie declinante, in forza dell'ampliamento delle colture e della caccia indiscriminata; tuttavia con il progressivo abbandono dell'agricoltura, l'importazione di specie non autoctone a fini di ripopolamento di caccia e l'incrocio con i più prolifici maiali, è stato protagonista di una esplosione demografica, che si sostanzia

con l'espansione dei territori occupati, l'invasione anche di territori impropri (comprese le strade, le periferie cittadine e le spiagge), la devastazione delle colture e delle infrastrutture agricole (vanno attribuiti circa il 90 per cento dei danni subiti dagli ecosistemi agrari e gli indennizzi sono cresciuti anche del 500 per cento) negli ultimi 5 anni), la messa a rischio di altre specie faunistiche (rettili, anfibi ed uccelli terricoli); i problemi su esposti si stanno evidenziando anche in altri Paesi europei, in particolare in Francia;
particolare attenzione va posta, oltre evidentemente ai danni alle produzioni agricole, ai pericoli per la circolazione stradale; non esiste alcun censimento delle collisioni in Italia: è stato fatto invece in Francia dove nel 2009 sono state censiti oltre 20.000 incidenti, rispetto ai 17.000 dell'anno prima; giova ricordare che in Italia gli oneri per il risarcimento, se riconosciuti, gravano sulle province e, per le aree protette, sugli enti parco;
ai sensi della legge 11 febbraio 1992, n. 157, che recepisce la direttiva 79/409/CEE sulla conservazione della fauna selvatica, il cinghiale è specie cacciabile ed il prelievo è regolato dai Piani regionali di cui all'articolo 10 della legge 11 febbraio 1992, n. 157; la medesima legge contiene disposizioni di carattere generale sulla tutela delle produzioni agricole dalla fauna selvatica (articolo 19) e prevede una procedura di «prelievo in deroga» (articolo 19-bis, introdotto dalla legge n. 221 del 2002) per varie finalità tra le quali compare anche la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, anche nelle zone vietate alla caccia; la disciplina delle deroghe è rimessa dalle norme nazionali alle regioni;
per quel che riguarda le aree protette, la legge n. 394 del 1991 vieta all'interno dei parchi la cattura, l'uccisione, il danneggiamento, il disturbo delle specie animali rimettendo al regolamento dei parchi, e al solo fine di ricomporre squilibri ecologici accertati dall'ente parco, la disciplina di eventuali prelievi faunistici e abbattimenti selettivi (articolo 11, comma 3, lettera a) e 4); tuttavia va rilevato che il Corpo della Guardia forestale solo dal 2009 si sta attrezzando per il prelievo dei cinghiali in eccesso, con l'istituzione di corsi di specializzazione in tiratore scelto e l'acquisto di armi idonee;
la giurisprudenza della Corte costituzionale in materia di caccia ha sempre riconosciuto la competenza dello Stato a dettare i principi fondamentali in materia di prelievo venatorio, riconoscendo alle disposizioni contenute nella legge n. 157 del 1992 carattere di «riforma economico-sociale e al ruolo dello Stato, natura di attività di indirizzo e coordinamento tecnico»; tale impostazione è stata confermata anche a seguito del trasferimento delle competenze in favore delle regioni operata dal decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143 e dalla devoluzione di cui alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3 (Corte costituzionale, 14 maggio 1999, n. 169, 18/20 dicembre 2002, n. 536, 19 giugno-4 luglio 2003, n. 126 e 227);
limitatamente all'agricoltura, i costi dell'«emergenza cinghiali» sono stati valutati dalle associazioni di settore nell'ordine di alcune centinaia di milioni l'anno, in crescita di anno in anno e non adeguatamente coperti dai risarcimenti previsti ai sensi dell'articolo 26 della legge n. 157 del 1992;
in termini più lati, la «questione cinghiali» è considerata dalle pubbliche amministrazioni e dagli esperti di settore come mero costo; i cinghiali sono considerati anche portatori di malattie e pericolosi parassiti; in realtà si tratta di selvaggina, con la quale l'umanità si è sfamata per millenni e il rischio sanitario è connesso con lo stato di salute dei capi abbattuti; alcuni cinghiali saranno anche malati, ma la gran parte sono giovani ed in gran forma; di conseguenza possono avere anche un alto valore economico sul mercato alimentare e della ristorazione; si potrebbe di conseguenza ipotizzare una caccia permanente e programmata, nel quadro di una generale riduzione della

popolazione di cinghiali presenti sul territorio nazionale, svolta secondo rigidi criteri sotto il profilo del controllo sanitario dei capi abbattuti e connessa al soddisfacimento delle esigenze del settore alimentare in generale o della ristorazione, anche di alta qualità, delle aree di abbattimento,


impegna il Governo:


ad emanare disposizioni applicative degli articoli 19 (tutela produzioni agricole) e 19-bis (prelievo in deroga) della legge 11 febbraio 1992, n. 157, che consentano alle regioni:
a) di regolamentare la caccia al cinghiale nelle aree agricole nelle quali si registrino danni non tollerabili, in deroga agli articoli 10, comma 4, e 21, comma 1, lettera c), della legge 11 febbraio 1992, n. 157;
b) di stabilire una apposita pianificazione faunistico-venatoria al di fuori del periodo stagionale, per la caccia al cinghiale che ne riduca sensibilmente la popolazione in deroga ai piani regionali di cui ai commi 2 e 10 dell'articolo 10 della legge 11 febbraio 1992, n. 157, individuando gli obiettivi qualitativi e quantitativi, nonché le modalità e i tempi di applicazione, tenuto conto del prelievo attuato durante stagione venatoria;
c) di autorizzare i cacciatori regolarmente iscritti all'abbattimento dei cinghiali in attualità (flagranza) di danno alle colture, ai pascoli ed alle infrastrutture agricole, ancorché non gestite da imprenditori agricoli;
ad assumere un'iniziativa normativa urgente per modificare l'articolo 11 della legge quadro sui parchi (n. 394 del 1991), prevedendo la possibilità di un abbattimento di cinghiali, finalizzato alla tutela dell'agricoltura, oltre che della fauna e della flora delle aree protette;
ad escludere l'applicabilità ai cinghiali della legge 14 agosto 1991, n. 281 in materia di prevenzione del randagismo, trattandosi di animali rinselvatichiti da più generazioni e di conseguenza selvatici a tutti gli effetti;
ad ampliare il coinvolgimento del Corpo forestale dello Stato nella lotta all'emergenza cinghiali, al fine di consentire al Corpo medesimo un ruolo prioritario nel controllo della popolazione di questi animali, in particolare nelle aree naturali protette;
ad avviare un censimento della popolazione di cinghiali in Italia, definendo il limite della popolazione sostenibile e le modalità di controllo della stessa.
(7-00628)
«Mario Pepe (PD), Mario Pepe (Misto-R-A)».

La XIII Commissione,
premesso che:
da diversi anni la filiera cunicola italiana è in crisi con un forte ridimensionamento e una preoccupante mortalità delle imprese cunicole;
nelle aree campane, pugliesi, siciliane, laziali, calabresi e lucane è concentrato circa il 70 per cento del consumo nazionale di carni di coniglio. La struttura produttiva vede anche alcune grandi aziende al nord del Paese, che svolgono anche la funzione di grossisti-importatori, in grado di gestire l'intera filiera (dalla produzione di mangime alla macellazione e vendita) oltre a numerose aziende medio-piccole sparse su tutto il territorio nazionale;
fino al 2007 la cunicoltura italiana deteneva il primato di produzione a livello comunitario ed europeo, con 93.500 tonnellate di prodotto, equivalente a 67,5 milioni di capi all'anno, pari al 54 per cento del totale della produzione, mentre a livello mondiale era seconda soltanto alla Cina; prima della crisi, in Italia, si contavano circa 5.000 allevamenti cunicoli, di cui 1.600 professionali, 51 macelli con bollo CEE e 14 mangimifici medio grandi;

il settore, oltre ad assumere una posizione di primo piano in ambito comunitario, è il quarto comparto della zootecnia nazionale, dopo quello dei suini, bovini e polli, ma l'informazione pubblica risulta carente: nei report e studi di mercato redatti da Isimea la filiera cunicola è completamente trascurata, e dal 2007 è stata sospesa la preziosa attività dell'unica rivista specializzata di settore pubblicata da edagricole;
sin dal settembre 2008 la crisi del settore (anomala) è stata trattata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali mediante l'attivazione del tavolo della filiera cunicola. Nel maggio 2009 la Commissione agricoltura del Senato ha approvato la risoluzione 7-00025 che impegnava il Governo:
a richiedere all'Autorità garante per la concorrenza e il mercato se abbia avviato, o se intenda avviare, un'istruttoria per la valutazione degli elementi di criticità ed incertezza che avrebbero compromesso il corretto esplicarsi della concorrenza nel settore cunicolo e per accertare eventuali infrazioni al diritto comunitario in tale ambito;
a dichiarare, con urgenza, lo stato di crisi per il settore cunicolo, stanziando adeguate risorse per il rilancio del comparto e per il sostegno del reddito degli allevatori;
ad imprimere un'accelerazione all'attuazione di tutte le misure previste nel piano di settore predisposto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali in accordo con le associazioni degli allevatori del settore cunicolo;
ad approvare apposite misure per l'etichettatura e la tracciabilità obbligatoria delle carni di coniglio prodotte in Italia, predisponendo altresì un marchio di origine del prodotto con un disciplinare gestiti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, immediatamente riconoscibile dai consumatori;
ad istituire, con urgenza, una commissione prezzi unica nazionale, neutrale e trasparente, che consenta di superare i meccanismi discrezionali delle attuali Borse merci;
a realizzare una campagna istituzionale volta a promuovere il prodotto del settore cunicolo italiano e favorire l'incremento dei consumi di carne di coniglio da parte dei cittadini;
a promuovere un accordo tra le associazioni degli allevatori di coniglio e la grande distribuzione organizzata (GDO) mirato a favorire l'incremento delle vendite di conigli made in Italy;
ad adottare apposite misure volte ad agevolare il ripianamento delle passività e la risoluzione dei casi di insolvenza e sofferenza delle imprese di allevamento di conigli in conseguenza dello stato di crisi del settore;
a promuovere un accordo tra le associazioni degli allevatori di coniglio e l'Associazione bancaria italiana (ABI) finalizzato ad agevolare l'accesso al credito da parte delle imprese del settore cunicolo, anche attraverso il rilascio di garanzie pubbliche per le imprese che incontrano maggiori difficoltà;
ad adottare apposite misure volte alla fiscalizzazione degli oneri sociali per le imprese che occupano lavoratori;
ad avviare una sistematica campagna di controlli, soprattutto presso i grossisti, i macellatori e la distribuzione, mirata a sanzionare e reprimere il fenomeno delle vendite promozionali e sottocosto di carne di coniglio di provenienza estera e presentata come prodotto made in Italy;
è stato sancito un accordo sul Piano di intervento per il settore cunicolo in sede di Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010, ai sensi della legge 27 dicembre 2006, n. 296 - legge finanziaria 2007 - ed in particolare il comma 1084 dell'articolo 1 che autorizza per l'attuazione dei Piani nazionali di settore di competenza del Ministro delle politiche agricole, alimentarie

forestali la spesa di 10 milioni di euro per l'anno 2007, e 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009;
tale piano, predisposto dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali con il consenso delle organizzazioni sindacali e approvato dalla Conferenza delle regioni, pur non avendo recepito tutte le misure della risoluzione del Senato di cui sopra, ad oggi non riesce ad essere implementato; infatti dalla data di approvazione della risoluzione in oggetto sono trascorsi due anni e, a tutt'oggi, nonostante gli impegni assunti dal Governo, non sono state ancora adottate misure in grado di fronteggiare la grave crisi che sta attraversando il comparto cunicolo nel nostro Paese, abbandonando al loro destino gli allevatori, le cui condizioni sono peggiorate per le irrisolte distorsioni del mercato;
la misura del piano nazionale, prevede in particolare l'adozione dell'etichettatura obbligatoria che dovrebbe rientrare nell'azione applicativa del disegno di legge competitività e dell'applicazione della norma generale sull'etichettatura di origine in esso prevista;
presso il Parlamento europeo è in corso di approvazione il Regolamento UE sull'etichettatura obbligatoria di origine, che aveva già votato una proposta con tutti i prodotti freschi inclusa la carne di coniglio, mentre il Consiglio - attraverso l'indirizzo del Coreper, organismo intergovernativo che prepara i suoi incontri - ne ha limitato la portata escludendo nell'ultimo accordo le carni di coniglio, nonostante il primato italiano in Europa e nonostante la Plv primeggia rispetto ad altre produzioni inserite nell'accordo UE;
l'esclusione, in seno al Consiglio, non solo non tiene conto della volontà strategica degli Stati membri, ma soprattutto dimentica che l'articolo 161, paragrafo 1, Trattato sul finanziamento dell'Unione europea impone all'Unione di promuovere il diritto all'informazione a favore della protezione dei consumatori mediante scelte consapevoli, senza discriminazione alcuna;
in Italia, il settore cunicolo ha un elevato indice di autoapprovvigionamento (98 per cento), ma ciò non toglie che l'indicazione dell'origine in etichetta sia importante per dare una corretta informazione al consumatore e per ridurre la concorrenza del prodotto di importazione, utilizzato come leva strategica per condizionare i prezzi di mercato e controllare gli approvvigionamenti, a danno ovviamente dei nostri allevatori e del made in Italy;
nell'aprile 2010 si è deciso di dare vita alla CUN (commissione unica nazionale) per il coniglio il cui scopo non è rilevare il prezzo storico settimanale (compito delle borse merci), ma quello di indicare la tendenza per la settimana entrante (compito finora svolto impropriamente dalle borse merci);
si sarebbe dovuto successivamente provvedere alla stesura di una bozza di regolamento della CUN per individuare gli attori e gli strumenti al fine di avviare una fase di test con l'individuazione degli indici da rilevare: import, export, produzioni e consumi nazionali;
presso la Commissione per le petizioni UE giace una petizione dichiarata ricevibile, ed ancora aperta, che ha richiamato l'attenzione del Parlamento europeo sulle violazioni al diritto comunitario antitrust e sui ritardi da parte dell'Autorità di controllo del mercato italiana che rischiano di compromettere la concorrenza nel settore, in una deriva monopolizzante;
con una prima segnalazione all'autorità garante per la concorrenza e il mercato, l'associazione nazionale liberi allevatori di conigli (Anlac) ha chiesto di avviare un'istruttoria ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990 per:
a) violazione delle regole della concorrenza, tutelate dall'articolo 82 del Trattato UE;
b) abuso di posizione dominante ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 287 del 1990;

c) mancata attivazione delle misure anticrisi che le associazioni produttori possono autonomamente adottare ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 102 del 2005;
con una seconda segnalazione presso la stessa autorità, la medesima associazione ha evidenziato altri comportamenti anticompetitivi, in violazione delle regole della concorrenza, tutelate dall'articolo 101 Trattato sul finanziamento dell'Unione europea, per accertare l'antigiuridicità delle condotte denunciate, comprendenti:
a) fissazione dei prezzi all'origine del coniglio vivo;
b) determinazione dei quantitativi da produrre;
c) scambio d'informazioni;
d) supporto al cartello da parte di alcune associazioni di produttori;
in particolare, dalle evidenze probatorie raccolte dall'Anlac, le commissioni prezzi provinciali, sono diventate luoghi in cui i prezzi non vengono accertati ma fissati, perciò, spesso, sono prezzi collusivi e non concorrenziali, che aggravano la crisi degli allevatori italiani. Occorre, pertanto, riformare il sistema e renderlo moderno;
l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha ritenuto che, con riferimento ad un presunto abuso - prima - e un intesa restrittiva della concorrenza - dopo -, non appaiono esservi i presupposti per un intervento ai sensi della normativa antitrust nazionale o comunitaria, nonostante la presenza di fumus e periculum in mora che gli stessi dirigenti della Commissione europea antitrust hanno riconosciuto durante l'audizione del 1o dicembre scorso a Bruxelles, nell'ambito della petizione al Parlamento europeo;
l'Autorità italiana, ha inviato un parere al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Presidenti delle Camere e al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, in cui si auspica un riesame in senso proconcorrenziale dell'attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione agricola, al fine di eliminare eventuali «inefficienze» e meglio adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza. A riguardo, l'Autorità ha espresso l'auspicio che sia data implementazione al piano di intervento per il settore cunicolo già adottato dalla Conferenza Stato-regioni, in particolare con riferimento alla costituzione di una commissione prezzi unica nazionale (CUN), neutrale e trasparente, che consenta di superare i meccanismi discrezionali delle attuali borse merci;
secondo un consolidato orientamento della Corte di giustizia, gli Stati membri della Comunità non possono - in virtù del principio di leale collaborazione - adottare o mantenere in vigore misure, anche di natura legislativa o regolamentare, che possano rendere praticamente inefficaci le regole di concorrenza del Trattato applicabili alle imprese. La giurisprudenza della Corte di giustizia ha espressamente riconosciuto non solo ai giudici, ma anche a tutti gli organi dello Stato, incluse le pubbliche amministrazioni, l'obbligo di disapplicare una norma nazionale contrastante con il diritto comunitario;
la Corte di giustizia, ha fornito una soluzione estremamente chiara, laddove con un richiamo diretto al primato delle norme comunitarie, ha espresso in termini di obbligatorietà la disapplicazione, anche da parte di un'autorità di concorrenza nazionale, di norme nazionali gabbiano imposto o favorito comportamenti d'impresa in contrasto con l'articolo 81.1 CE (ora 101 Testo sul finanziamento dell'Unione europea, ovvero ne abbiano legittimato o rafforzato gli effetti, di fatto eludendo il divieto recato da siffatta norma;
la normativa relativa alla costituzione ed al funzionamento della borsa merci di Verona «nella misura in cui sollecita o facilita l'adozione di comportamenti anticoncorrenziali», ove fosse accertato dall'autorità

garante della concorrenza e del mercato, che è idonea a dare luogo a effetti che rendono praticamente inefficaci le norme del Trattato a tutela della concorrenza, va pertanto «disapplicata»;
il grave ritardo delle istituzioni ad eseguire tutti gli interventi previsti da un ramo del Parlamento sta dimostrando, di fatto, di non riuscire a fermare per tempo i mercati, con l'effetto di far monopolizzare quel che resta della libera coniglicoltura italiana, ad avviso dei sottoscrittori del presente atto in contrasto ai princìpi costituzionali italiani e al diritto europeo,


impegna il Governo:


a vantare quanto esposto in premessa e a dichiarare, con urgenza, lo stato di crisi per il settore cunicolo, attivando le risorse del Fondo per le crisi di mercato di cui all'articolo 1, comma 1072, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per il rilancio del comparto e per il sostegno del reddito degli allevatori;
a predisporre il regolamento della commissione unica nazionale e ad attivarla con urgenza, rispetto di quanto previsto dal piano di settore, al fine di rendere trasparente e neutrale il meccanismo di definizione dei prezzi, anche attraverso una sede più neutrale;
a chiarire quali risorse finanziarie abbia predisposto o intenda predisporre con la massima urgenza a favore del Piano di intervento per il settore cunicolo, nel rispetto di quanto previsto dall'accordo concluso lo scorso 29 aprile 2010 in sede di conferenza Stato-Regioni;
a fornire con urgenza elementi sullo stato di attuazione degli impegni assunti con la risoluzione approvata il 12 maggio 2009 dalla IX Commissione del Senato in ordine allo stato di crisi della filiera cunicola italiana;
ad agire, con urgenza, presso le istituzioni comunitarie (Parlamento, Commissione e Consiglio), per inserire nel regolamento in corso di approvazione la etichettatura di origine anche per le carni di coniglio e per i prodotti trasformati a base di coniglio posto che, senza la cornice di diritto europeo, il quadro di programmazione nazionale rischia di essere vanificato, mentre un paese serio porta a termine gli impegni assunti, con coerenza, sia in ambito nazionale che internazionale;
ad offrire informazioni pubbliche sollecitando Ismea a redigere rapporti e studi di mercato, come in altri settori, incentivando altresì la stampa specializzata di settore a riprendere la pubblicazione della rivista di aggiornamento tecnico-scientifico;
a prevedere un aumento congruo del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia e dagli enti previdenziali al fine di tutelare tale settore attualmente in crisi;
ad assumere ogni iniziativa di competenza per favorire un rapido accesso al credito in favore degli allevamenti cunicoli in stato di crisi, al fine di diluire le passività accumulate e ristrutturare il debito;
a richiedere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato di avviare, ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990, ove non si sia già provveduto in tal senso, un'istruttoria per la valutazione degli elementi di criticità ed incertezza che avrebbero compromesso il corretto esplicaci della concorrenza nel settore cunicolo e per accertare eventuali infrazioni al diritto comunitario in tale ambito;
se intenda assumere le opportune iniziative al fine di modificare le normative sulla borsa merci in contrasto con il diritto della concorrenza.
(7-00630)
«Servodio, Zucchi, Oliverio, Agostini, Brandolini, Marco Carra, Cenni, Cuomo, Dal Moro, Fiorio, Marrocu, Mario Pepe (PD), Sani, Trappolino».

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA, BORDO, CAPANO, GINEFRA, GRASSI, SERVODIO e VICO. - Alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dalle agenzia di stampa si apprende che nella mattinata del 5 luglio 2011 le forze dell'ordine abbiano avviato, nei territori di Ginosa e Castellaneta, un'operazione volta a portare alla luce il «mercato nero» della manodopera agricola nella zona occidentale della città di Taranto;
nella fattispecie sembrerebbe che sui territori fosse presente una vera e propria organizzazione gestita da cittadini rumeni e caporali italiani che avrebbe sfruttato manodopera clandestina. I soggetti facenti parte di questa organizzazione criminale pare abbiano reclutato ed indotto in condizione di schiavitù, numerose persone, tutte di nazionalità rumena;
dalle notizie emerse sembrerebbe che i cittadini rumeni, incappati nel giro dell'organizzazione criminale pur di lavorare, fossero costretti, attraverso pesanti minacce, a subire gravi atti lesivi della dignità umana, tra i quali anche la richiesta di prestazioni sessuali. L'organizzazione da quanto emerge, infatti, oltre a sfruttare manodopera clandestina avrebbe avviato alla prostituzione circa un centinaio di donne rumene;
il 26 maggio 2010 è stato approvato, all'unanimità dalla Commissione lavoro della Camera dei deputati, il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sui fenomeni distorsivi del mercato del lavoro (lavoro nero, caporalato e sfruttamento della manodopera straniera). Una delle spinte innovative di questa indagine riguarda proprio l'approccio a tale fenomeno, poiché si riconosce la rilevanza strategica assunta dalla manodopera straniera regolarizzata nell'attuale sistema economico e produttivo italiano. Congiuntamente si è evidenziato, allo scopo di contrastare il fenomeno dell'irregolare e del sommerso, la necessità di aumentare la protezione sociale di coloro che risultano soggetti a sfruttamento, ad esempio attraverso il riconoscimento del permesso di soggiorno in caso di denuncia dei loro persecutori mediante l'applicazione dell'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione;
il 30 maggio 2008, proprio in merito all'argomento portato all'attenzione degli interrogati, la scrivente ha presentato la proposta di legge n. 1220 «Introduzione degli articoli 603-bis, 603-ter e 629-bis del codice penale e altre disposizioni contro il grave sfruttamento dell'attività lavorativa, nonché interventi per contrastare lo sfruttamento di lavoratori irregolarmente presenti sul territorio nazionale» alla quale ad oggi non è stato dato seguito;
il fenomeno dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù della manodopera straniera, utilizzata in vari settori produttivi dell'economia italiana, risulta essere, purtroppo, una piaga da tempo registrata sul nostro territorio e che oggi sta assumendo dimensioni molto allarmanti. Parliamo di un «esercito di lavoratori» senza diritti, costretti a soggiacere al ricatto pur di lavorare, la cui esatta consistenza numerica, peraltro, sfugge anche all'esame statistico -:
pur nel rispetto del riserbo nei confronti di indagini in corso e delle competenze degli organi inquirenti, quali elementi siano a disposizione del Governo sulla vicenda sommariamente illustrata in premessa e, più in generale, sulla consistenza di tali fenomeni in alcune aree del Paese;
se il Governo, alla luce degli accadimenti sopra riportati e di tanti altri che purtroppo campeggiano quotidianamente sulla stampa e che ledono profondamente i più elementari diritti umani, non ritenga doveroso, per quanto di sua competenza,

favorire l'adozione di disposizioni di legge volte a contrastare duramente tali fenomeni di vessazione e sfruttamento dei lavoratori che si trovano in condizioni di particolare disagio e debolezza socio-economica.
(5-05058)

MARCHIGNOLI e MARIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si apprende dalla stampa di mercoledì 6 luglio, che la regione Campania avrebbe inviato richiesta anche all'Emilia-Romagna di nulla osta per trasferire i rifiuti di Napoli, individuando essa stessa la discarica della città di Imola. Tale iniziativa è, ad avviso degli interroganti, se corrispondente al vero, sbagliata nel metodo e nel merito -:
se sia a conoscenza di tale iniziativa e, nel caso, quando e in che modo il Governo ritenga di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità di fronte all'opinione pubblica riconoscendo la questione «rifiuti di Napoli» come drammatica questione nazionale e che, come tale, va affrontata dal Governo con risorse, atti, provvedimenti in grado di dare soluzione strutturale e definitiva alla situazione che danneggia gravemente il Paese e mette a rischio la salute dei cittadini napoletani; in particolare se il Governo intenda intervenire consapevole che è condizione indispensabile per unire l'Italia attraverso la collaborazione di tutte le regioni, restando fermo il che, comunque, saranno le regioni stesse a stabilire dove collocare i rifiuti previa intesa con i sindaci.
(5-05066)

Interrogazioni a risposta scritta:

SANGA e MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel territorio comunale di Ciserano si trova la realtà di Zingonia, un'area industriale ad elevata potenzialità strategica dove ogni giorno lavorano moltissime persone;
all'interno della stessa area, come ripetutamente riferito anche dai media nazionali, si trovano pure sei condomini, denominati Anna ed Athena, abitati per circa il 95 per cento da cittadini stranieri;
purtroppo, tali stabili sono divenuti luogo per compiere attività criminose, quali spaccio, sfruttamento dell'immigrazione clandestina e della prostituzione e altri reati;
da tempo i sindaci dei paesi nella cui competenza rientra la zona (oltre a Ciserano, Boltiere, Verdello, Verdellino e Osio Sotto) sono intervenuti proponendo, con il sostegno della prefettura di Bergamo, della regione Lombardia, della provincia e dell'Aler, un piano di riqualificazione per favorire l'occupazione e gli insediamenti produttivi, oltre che il civile decoro, di Zingonia;
tale piano prevede l'abbattimento degli immobili in questione, la ricollocazione degli occupanti (spesso abusivi) nel bacino regionale lombardo, il ripristino dell'ordine pubblico;
la suddetta operazione avrebbe dovuto prevedere l'impiego di 5 milioni di euro di fondi Fas, promessi dalla regione Lombardia e finora mai arrivati;
il sindaco di Ciserano, Enea Bagini, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio sollecitandolo ad intervenire come ha fatto a Lampedusa e garantendogli che i soldi richiesti non saranno utilizzati per spot pubblicitari o concerti ma per garantire un futuro all'area che produce ogni giorno occupazione -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, con urgenza, per sostenere concretamente un progetto serio di riqualificazione di una realtà, come Zingonia, cruciale per l'intera bassa bergamasca;
quali iniziative si intendano attuare al fine di assicurare la disponibilità dei

fondi necessari e, conseguentemente, garantire agli abitanti condizioni di vita dignitose, nel pieno rispetto della legalità.
(4-12596)

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 9 luglio 2011 verrà proclamata l'indipendenza del Sud Sudan, il 55° stato dell'Africa;
la Commissione di giustizia e pace e salvaguardia del Creato dei missionari Comboniani in Italia chiede al popolo italiano di solidalizzare con il nuovo stato, al Governo di rivedere i suoi rapporti «petroliferi» con Khartoum, ai cristiani e alla chiesa di essere vicini al popolo nuba sotto attacco, ai giornalisti di seguire con continuità queste vicende;
è infatti dal 1820 che i popoli del Sud Sudan hanno lottato contro schiavisti e colonizzatori, sia arabi che europei. Ma anche dopo l'indipendenza del Sudan (1956), il Sud resistette ai regimi oppressivi di Khartoum con due guerre civili, durate quasi 40 anni. Guerre spaventose che hanno fatto almeno due milioni di morti e milioni di rifugiati. L'accordo di pace fra il Nord e il Sud del Sudan siglato a Nairobi nel 2005, prevedeva anche un referendum in cui i popoli del Sud potessero liberamente esprimersi sul loro futuro;
il referendum del 9 Gennaio 2011 nel Sud Sudan ha sanzionato la sua indipendenza, ma il regime di Khartoum sta rendendo la vita difficile al nuovo Stato che i vescovi cattolici hanno definito «una unica nazione di tante tribù, lingue e popoli»;
i missionari sostengono che il Governo di Khartoum, sta scatenando una guerra militare ed economica contro il Sud. Il 21 maggio scorso, dopo due giorni di pesanti bombardamenti, le Forze armate sudanesi, hanno occupato la cittadina di Abyei, al confine tra i due Stati, ricca di petrolio e di importanza strategica. Ben 100.000 persone sono fuggite. Sembra che, tramite l'Unione africana si sia raggiunto il 21 maggio 2011 un'intesa che prevede l'invio ad Abyei di 4.000 caschi blu dell'Onu e il ritiro dei soldati di Khartoum. Il Governo di Khartoum ha poi deciso che, a partire dal primo giugno, tutti i soldati Spla (Esercito di liberazione del Sud Sudan) trovati nelle regioni del Nord, dovevano consegnare le loro armi o essere attaccati;
anche nel nord del Paese si registrano guerriglie ed inoltre il Governo di Khartoum ha deciso la guerra economica contro il nuovo stato: chiusura delle vie di comunicazione verso il Sud dove ora scarseggiano i viveri e il carburante;
i missionari comboniani in particolar modo chiedono al Governo italiano di rivedere i suoi forti legami con il regime di Khartoum di Omar El-Bashir, che ora potrebbe ripetere i crimini commessi in Darfur, anche contro il popolo Nuba. Pare sia in atto, infatti, un «genocidio Nuba», così afferma il vescovo anglicano di Kadugli, Andudu Adam Elnail, è in atto la «distruzione del nostro stile di vita e della nostra storia»;
tenuto conto, tra l'altro, che l'Italia partecipa alla missione UNAMID in Sudan autorizzata a porre in atto, nell'area di competenza e nei termini del mandato conferito, le azioni necessarie a: garantire le condizioni di sicurezza per consentire le attività di assistenza umanitaria; monitorare l'andamento della tregua delle ostilità sottoscritta nel 2004; proteggere le strutture, le installazioni e gli equipaggiamenti della missione e assicurare la libertà di movimento e la sicurezza del personale e degli operatori umanitari -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa, se ritenga di poter valutare le giuste richieste dei missionari comboniani che operano in Sudan e attivarsi affinché questo Paese e il suo popolo ritrovino la pace e la giustizia che meritano.
(4-12602)

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si è costituita in Venezuela l'AIDA, (Associazione italianisti di Anzoategui) una associazione di italo-venezuelani che vorrebbe potenziare l'insegnamento dell'italiano per i ragazzi e gli adulti nonché puntare ad introdurre lo studio della lingua italiana presso la facoltà di lingue moderne all'Università di Oriente;
l'associazione AIDA vorrebbe organizzare anche incontri, seminari e convegni sulla lingua italiana, oltre a corsi e scambi culturali e scientifici tra istituzioni italiane e venezuelane, ed è collegata alla scuola «Angelo de Marta» di Puerto La Cruz dove si trovano numerosi cittadini italiani, discendenti di emigrati, o emigrati di prima generazione -:
se le rappresentanze diplomatiche italiane in Venezuela abbiano avuto notizia di questa iniziativa e se intendano collaborare al suo radicamento sul territorio venezuelano;
in che termini, stanti le note difficoltà economiche che affliggono i centri di cultura e di insegnamento dell'italiano all'estero, i Ministri interrogati ritengano che sia possibile aiutare questa spontanea ed interessante nuova associazione culturale.
(4-12579)

PORTA, GIANNI FARINA, GARAVINI, FEDI e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la conversione delle patenti di guida a livello internazionale è una delle esigenze più dirette e concrete della mobilità che in ambito globale coinvolge milioni di persone;
per il nostro Paese, i persistenti flussi in uscita di concittadini diretti in realtà estere e il crescente afflusso di stranieri nella società italiana rendono il problema della conversione delle patenti un passaggio obbligato e un impegno da affrontare con misure amministrative improntate a celerità e agilità procedurale;
si moltiplicano i rapporti bilaterali volti a risolvere le questioni connesse alla conversione delle patenti con Paesi che hanno consistenti comunità in Italia e nei quali non è meno significativa la presenza di nostri connazionali, come dimostra l'accordo di riconoscimento reciproco delle patenti siglato con l'Ecuador nelle ultime settimane;
l'interesse per una celere definizione dei rapporti con il Brasile in materia di riconoscimento reciproco delle patenti è molto forte, in considerazione dell'intensità dei rapporti tra i due Paesi e della consistenza dei flussi dall'Italia e verso l'Italia;
nel documento di partenariato strategico tra la Repubblica italiana e la Repubblica federativa del Brasile, firmato esattamente un anno fa a San Paolo, si legge testualmente: «Le parti si impegnano ad assicurare la rapida conclusione dell'Accordo di riconoscimento reciproco in materia di patenti di guida nazionali»;
oltre alla stipula dell'accordo di cui si parla nel documento di partenariato strategico, sono necessari gli atti operativi che consentano concretamente agli interessati di attivare le procedure amministrative di riconoscimento delle patenti -:
se sia stata data esecuzione e in che modo all'accordo di partenariato strategico di cui in premessa relativamente al punto del riconoscimento reciproco delle patenti;
in quali tempi potrà compiersi il quadro delle azioni operative e in quali

tempi gli interessati potranno richiedere il riconoscimento dell'idoneità della propria patente nel Paese di residenza.
(4-12585)

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
come si apprende dal sito di informazione www.globalist.it, l'Italia avrebbe fornito armi ai ribelli del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), già a partire dalla prima settimana di marzo 2011 e quindi prima delle incursioni aeree della Nato, con un carico «travestito» da aiuti umanitari; il sito cita fonti ben informate secondo cui unità della Marina militare avrebbero trasportato via mare casse di pistole, fucili, mitra, munizioni e altre attrezzature prelevate da depositi in Sardegna, in particolare da La Maddalena e Tavolara;
secondo Gianni Cipriani, autore dell'articolo, una parte dell'armamento inviato era di prima qualità. Altre armi, donate a suo tempo dagli americani all'ex Sismi, erano assai più antiquate, ma comunque adeguate per armare bande di insorti irregolari: «si trattava, per intenderci, delle armi custodite da quelle strutture della nostra intelligence che, più o meno, facevano riferimento al vecchio dispositivo di Gladio»;
l'iniziativa, sempre secondo l'articolista, farebbe parte di un vero e proprio conflitto diplomatico tra Italia, Francia e Regno Unito: i tre paesi europei starebbero in effetti giocando senza esclusione di colpi una battaglia «per ottenere il maggior vantaggio del dopo-Gheddafi, mentre gli Stati Uniti si sono da tempo sfilati e non mancano di far trapelare, attraverso le vie diplomatiche... il loro disappunto per come stanno andando le cose»;
il Ministro degli affari esteri, Frattini, ha affermato di aver avviato con discrezione contatti con esponenti dell'opposizione libica ritenendo che farlo in questo modo sia la soluzione migliore soprattutto per i rapporti che l'Italia ha sempre avuto con la Libia;
a nessuno può sfuggire il fatto che se si avviano colloqui «con discrezione», l'ultima cosa da fare sia raccontarlo in una trasmissione televisiva, ma la ratio risulta immediatamente chiara se si considera che proprio in quegli stessi istanti, sempre secondo quanto si apprende dal sito citato, le armi italiane stavano per finire in mano agli insorti di Bengasi;
in altri termini, sembra proprio che l'Italia, bruciando tutti sul tempo con l'invio delle casse «umanitarie» piene di mitra e fucili, pensava di poter mantenere la supremazia, potendo, sembra, contare sulla mediazione dell'ambasciatore libico in Italia, Abdulhafed Gaddur, che a fine febbraio si era schierato a fianco degli insorti;
questa premessa spiega la successiva accelerazione francese e la decisione di bombardare per primi il 19 marzo 2011, giorno di inizio dei raid aerei, solo successivamente passati sotto il comando della Nato; ma spiegherebbe anche perché alcuni giorni orsono, dopo lo scoop de Le Figaro, la Francia ha ufficialmente ammesso di aver fornito armi leggere ai ribelli anti-Gheddafi, paracadutando i rifornimenti nella cosiddetta area delle montagne occidentali, a circa 50 chilometri a sud di Tripoli -:
se risultino vere le indiscrezioni apparse sul sito citato in premessa;
che ruolo abbia avuto la diplomazia italiana;
quali siano le informazioni in possesso del Governo circa l'arrivo sul suolo libico di quelle armi e che fine abbiano fatto;
se, come hanno confermato numerose fonti dei ribelli, siano effettivamente servite a combattere quella che innegabilmente si configura come una guerra civile.
(4-12592)

ZACCHERA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Canton Ticino (Svizzera) ha annunciato il blocco dei versamenti 2010 dei ristorni fiscali relativi ai lavoratori italiani frontalieri lavoranti nel Cantone;
tale iniziativa, a giudizio dell'interrogante, appare in contrasto con i vigenti accordi internazioni italo-svizzeri Del 1974 e porterebbe ad un gravissimo danno economico per i comuni di frontiera che dai ristorni traggono una parte considerevole delle proprie entrate -:
quali iniziative il Governo abbia intrapreso nei confronti della Confederazione elvetica circa questa recente iniziativa del Canton Ticino ricordando che - in risposta a precedente atto ispettivo dell'interrogante dell'inizio di quest'anno - il Ministero degli affari esteri aveva confermato la validità degli accordi finanziari italo-svizzeri attualmente in vigore.
(4-12599)

GIANNI FARINA e GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la decisione, grave, inspiegabile e di assoluta miopia politica, del Consiglio di Stato ticinese di congelare il 50 per cento dei ristorni derivanti dalle tassazioni alla fonte sui salari dei lavoratori frontalieri mette in serio pericolo l'ordinato sviluppo delle relazioni economiche tra i due paesi e in particolare tra le entità statali e regionali di confine della Confederazione Elvetica e dell'Italia;
la cooperazione, economica e commerciale, tra il Canton Ticino, i Grigioni, il Vallese e le regioni limitrofe, Lombardia e Piemonte, è da sempre fattore di sviluppo per le popolazioni interessate che hanno sviluppato nel tempo un rapporto sociale e umano tale da superare gli steccati imposti dai rispettivi confini nazionali;
per quanto riguarda il Canton Ticino, è persino inutile rimarcare lo straordinario contributo della Lombardia al suo sviluppo;
le migliaia di laureati che si sono formati nelle università italiane (Milano, in particolare), gli insegnanti, i tecnici, i lavoratori di ogni professione che hanno trovato nel Canton Ticino, nei Grigioni e in Vallese, la possibilità di espletare con successo la loro attività, contribuendo allo sviluppo dei cantoni di confine e delle regioni limitrofe italiane nel corso del dopo guerra e sino ai nostri giorni;
le grandi opere infrastrutturali, le vie di comunicazione, le gallerie, come gli straordinari sbarramenti alpini, sono stati costruiti anche attraverso il sacrificio e l'ingegno del lavoro italiani;
né va sottostimata la rete economica e commerciale sorta al di qua e aldilà dei confini nazionali, costituita da una miriade di imprese in ogni settore di attività;
sono queste le motivazioni da cui partirono le autorità politiche nazionali dei due Paesi per studiare la possibilità di concludere una convenzione per regolare l'insieme delle questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per evitare le doppie imposizioni fiscali;
facilitare, in definitiva, la cooperazione e l'attività di cittadini e imprese delle rispettive entità statali;
la Convenzione fu conclusa il 9 marzo del 1976 ed entrò in vigore, al seguito della ratifica degli stati nazionali, il 27 marzo del 1979;
in essa, all'articolo 15, paragrafo 4, viene stabilito come costituisca parte integrante della Convenzione, l'accordo tra la confederazione Svizzera e l'Italia relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei comuni italiani di confine;
considerando - afferma la convenzione - l'alto numero di lavoratori frontalieri esercitanti l'attività in Svizzera, il Consiglio Federale Svizzero e la Repubblica

italiana intendono eliminare ogni ostacolo che ponga limiti alla cooperazione economica e sociale tra l'Italia e i Cantoni Grigioni, del Ticino e del Vallese, definendo il quadro giuridico sulle doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito, nonché il versamento di una parte del gettito fiscale, risultante dalle rimunerazioni dei frontalieri italiani, ai comuni italiani di confine, come parziale compensazione finanziaria delle spese sostenute dagli stessi sul loro territorio;
l'accordo, risalente al 3 ottobre 1974, entrato in vigore il 27 marzo del 1979, stabiliva la compensazione finanziaria di ognuno dei tre cantoni a non oltre il 40 per cento del gettito fiscale, da versare alla tesoreria centrale italiana del Ministero del tesoro, con il vincolo, per l'autorità italiana, di trasferire dette somme ai comuni di provenienza dei lavoratori frontalieri;
per quanto riguarda il Ticino, all'incirca 44 milioni di euro di cui vi sarebbe quindi il congelamento di 22 milioni;
l'accordo è tuttora in vigore ed è quindi inspiegabile e non operativa la decisione del Governo cantonale ticinese, nonché l'utilizzazione dei frontalieri come oggetto di scambio per dirimere questioni ben più complesse, come affermato nel comunicato Cgil Cisl UiL frontalieri e differentemente, dai cantoni Grigioni e Vallese;
inspiegabile, poiché sia l'accordo del 1974 che la convenzione del 1976, sono atti conclusi e ratificati da stati nazionali (la Confederazione elvetica e l'Italia) e non possono quindi essere denunciati dai singoli cantoni;
le motivazioni addotte per congelare una parte importante dei ristorni, a cui dovrà obbligatoriamente far fronte la Confederazione come stabilito dalla convenzione del 1976, sono, secondo l'interrogante pretestuose e immotivate;
il contenzioso tra Italia e Svizzera sullo scudo fiscale è materia riguardante gli interessi di due Stati sovrani, importante e tale da imporre una totale separazione da ogni altra questione;
l'evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sono fenomeni criminosi da combattere nell'interesse dei due Paesi, come dimostrano, tra l'altro, gli importanti accordi stabiliti nel frattempo tra la Confederazione Elvetica, gli Stati Uniti, la Francia e la Germania;
è necessario perseguire gli incontri tra le forze politiche e sociali delle regioni confinanti (amministrazioni comunali, sindacati, partiti politici), per condurre un'opera di chiarimento - anche su estesi fenomeni di umiliante sfruttamento dei frontalieri, soprattutto nel settore dell'edilizia - tale da evitare e superare incomprensioni, nonché il proliferare di dichiarazioni irresponsabili che attentano alla convivenza e alla solidarietà tra le popolazioni di confine legate da consolidati interessi economici e da alti rapporti umani;
è interesse dei due Paesi aprire una seria trattativa tesa a superare le attuali divergenze in una materia di straordinaria delicatezza e difficoltà e ristabilire un clima di piena collaborazione, anche per quanto riguarda gli interessi dei cittadini di confine e dei comuni limitrofi -:
quali azioni intenda intraprendere il Governo italiano per il superamento delle attuali difficoltà e per ristabilire un rapporto pieno di collaborazione con il Governo federale elvetico nell'interesse dei due Paesi;
quali immediati provvedimenti o iniziative il Governo intenda assumere, anche per dare continuità alle mozioni approvate nelle scorse settimane alla Camera dei deputati, a tutela degli interessi nazionali e per sopperire alle eventuali difficoltà finanziarie - se il congelamento dei ristorni si protraesse nel tempo - dei comuni di confine di provenienza dei lavoratori frontalieri.
(4-12604)

GIANNI FARINA e GARAVINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
giovedì 30 giugno 2011 è stato un giorno nefasto per la collettività italiana della circoscrizione consolare di Lilla nel nord della Francia;
il consolato italiano, nel passato uno fra i più importanti della rappresentanza diplomatica italiana, ha chiuso definitivamente i suoi battenti con un mesto abbassa bandiera;
d'ora in poi verrà effettuato unicamente un servizio settimanale, dietro preavviso e su appuntamento, dal personale del consolato generale d'Italia a Parigi;
centinaia di pensionati, lavoratori e lavoratrici italiani, hanno assistito alla scena inalberando le loro bandiere sindacali ed i cartelli di protesta per una decisione secondo gli interroganti miope e irresponsabile;
Lilla, la grande area metropolitana del nord con oltre un milione di abitanti, spartiacque di un territorio che è incrocio di popoli, culture tradizioni nel cuore pulsante della vecchia e della nuova Europa, sarà d'ora in poi privo di una qualsiasi presenza italiana;
da Lilla si diramano le più importanti vie di comunicazione stradali e ferroviarie;
a Lilla fanno riferimento centri economici e commerciali fra i più autorevoli ed estesi della Francia;
con la chiusura consolare non si colpiscono unicamente i nostri cittadini, generalmente anziani e a cui la nazione italiana chiese di partire alla ricerca di lavoro nelle terre dell'esagono per contribuire con le loro rimesse allo sviluppo della nostra Repubblica uscita umiliata e sconfitta dalla guerra;
con la chiusura si colpiscono gli interessi economici e commerciali dell'Italia in una zona di alto valore strategico;
inutilmente, il sindaco di Lilla, Martine Aubry, una dirigente di prestigio, locale e nazionale, intervenne ripetutamente e per iscritto, attirando l'attenzione delle autorità italiane a Parigi ed al più alto livello del Ministro degli affari esteri della Repubblica italiana, inutilmente e senza successo;
ha prevalso, ancora una volta, la irresponsabile teoria dei tagli;
oggi è toccato a Lilla, tra pochi mesi a Liegi e Losanna, i consolati in Belgio e in Svizzera contrassegnati da una forte presenza italiana, ieri a Grenoble, in importanti realtà della Germania e altrove;
il tutto, senza alcuna iniziativa di confronto e dialogo con i nostri cittadini per trovare assieme le soluzioni più idonee a soddisfare il servizio alla collettività, la difesa degli interessi italiani e le esigenze di risparmio e di bilancio;
giovedì 30 giugno 2011 si è assistito a Lilla ad un ulteriore «funerale della Repubblica». La mestizia di un Governo che ha smarrito la memoria;
il consolato di Lilla ha chiuso ufficialmente per esigenze di risparmio, ma ad avviso degli interroganti le cose stanno diversamente;
il personale del consolato di Lilla (tre del corpo diplomatico e cinque contrattisti) verrà trasferito in toto a Parigi con le conseguenze prevedibili;
un considerevole aumento dell'assegno per il personale diplomatico (all'incirca il 20 per cento) dovuto al trasferimento in una sede prestigiosa; l'indennizzo dei trasporti per quelli a contratto la cui residenza rimane a Lilla;
un ulteriore aggravio di bilancio, l'assegno di sede parigino per gli insegnanti a ruolo, che pur continuando la loro opera nel Nord Pass-Calais, saranno sottoposti al trattamento vigente a Parigi;

tutto ciò dimostra come la chiusura del consolato di Lilla anziché un risparmio, sarà nel triennio 2011-2014 un ulteriore e maggiore costo per le casse dello Stato;
una chiusura in perdita, ingiustificata e secondo gli interroganti irresponsabile;
anche in occasione della chiusura le autorità cittadine presenti alla manifestazione di solidarietà hanno riaffermato il loro appoggio e l'interessamento per la ricerca di una sede più consona e appropriata tale da permettere la riapertura di una struttura italiana a Lilla -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministero degli affari esteri italiano per pervenire all'apertura di un vice consolato, o in alternativa, di un'agenzia consolare a Lilla, per correggere una decisione sbagliata sul piano del risparmio, e rispondere alle attese del mondo economico e dei suoi cittadini.
(4-12605)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da qualche tempo si è iniziato a parlare di una vera e propria «bicirivoluzione». Secondo i dati diffusi da Legambiente, in Italia ci sarebbero infatti circa 30 milioni di biciclette; in termini assoluti ci si troverebbe al sesto posto di una classifica mondiale ideale, dopo Cina (450 milioni), Usa (100 milioni), Giappone (75 milioni), Germania e India (63 milioni), anche se in giro per le nostre strade questa invasione di due ruote stenta un po' a farsi notare, soprattutto se il confronto si estende con i principali Paesi dell'Europa. Rimane comunque il fatto che nelle città della nostra Penisola l'uso della bicicletta risulta più che triplicato negli ultimi dieci anni. Nel 2001 i cittadini che la sceglievano come mezzo di trasporto urbano rappresentavano infatti appena il 2,9 per cento della popolazione adulta (Istat), mentre oggi la percentuale ha ormai raggiunto il 9 per cento (in numeri assoluti circa 5 milioni di persone), risultando però ancora ferma al 3,3 per cento se ci si ferma a considerare il tragitto casa-lavoro e al 3,8 per cento se si considera la popolazione ciclistica in generale. Numeri alla mano - quelli messi a disposizione dal recente sondaggio «Gli italiani e l'uso della bicicletta», realizzato da Legambiente e Irp Marketing - il quadro degli utenti della strada a pedali appare alquanto composito e disomogeneo, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione per sesso e aree geografiche. Se il 75 per cento degli intervistati dichiara infatti di utilizzare la bici solo in rare occasioni oppure mai, la ricerca mostra come gli utilizzatori abituali siano radicati soprattutto al Nord (18 per cento), mentre solo l'1 per cento risiede nel Mezzogiorno o nelle Isole; al Centro la loro percentuale è prossima allo zero, mentre sale al 23 per cento quella degli occasionali. I ciclisti italiani si dividono poi in eguale percentuale tra giovani, adulti e anziani, mentre tra i frequent biker urbani si trovano più uomini che donne (13 per cento contro 5 per cento);
un quarto della popolazione intervistata considera la bicicletta un mezzo di trasporto a tutti gli effetti e solitamente la preferisce ad altre modalità di spostamento; tra i suoi utilizzatori abituali, circa una persona su dieci ha risposto che, nei giorni feriali, si muove a pedali almeno 3 o 4 volte a settimana, mentre il 14 per cento del campione dichiara una frequentazione solo occasionale (una o due volte a settimana). Le motivazioni principali che spingono i ciclisti urbani più fedeli a scegliere le due ruote sono la possibilità, nell'ordine, di mantenersi in forma e migliorare le proprie condizioni di salute (35 per cento), di trascorrere in modo piacevole il tempo libero (25 per cento), di avvalersi di una modalità di trasporto

economica (17 per cento), di evitare ingorghi e code (16 per cento); solo il 5 per cento ritiene di offrire un contributo alla riduzione dell'inquinamento. Maggiore sicurezza, estensione dei percorsi protetti, diminuzione del traffico, riduzione della velocità delle auto, aumento delle infrastrutture dedicate e dei cicloparcheggi a prova di furto sono invece le richieste più frequenti formulate dal popolo delle due ruote. Altri interessanti spunti di riflessione arrivano invece dall'esperienza del bike sharing, il servizio di noleggio (letteralmente «condivisione della bicicletta») che rappresenta uno dei principali strumenti di mobilità sostenibile attraverso cui le amministrazioni pubbliche intendono favorire l'abbandono dell'automobile. Ormai attivo in 150 comuni italiani, secondo le stime nel corso del 2011 dovrebbe raggiungere i 200 mila utenti; in tal senso, le 6 mila bici disponibili in Italia sono tuttavia ancora poche, ma è basso soprattutto l'apporto che possono fornire a una migliore mobilità urbana. A Parigi e Lione, per esempio, il rapporto mezzi di bike sharing/abitanti è rispettivamente di uno a 100 e di uno a 160, a fronte dell'uno a mille nelle nostre tre città maggiormente attrezzate in questo senso (Milano, Modena e Cuneo);
«l'affermazione del bike sharing a Milano dimostra che è comunque possibile cambiare la mobilità anche in Italia», dichiara Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente. «Ma i successi ancora più importanti raggiunti in tutta Europa ci dicono che siamo appena agli inizi. È per esempio fondamentale che le stazioni di bike sharing vadano ulteriormente potenziate in prossimità dei principali luoghi pubblici e strategici della città (municipio, posta, scuole, stazioni ferroviarie...) e a breve distanza tra loro (tra i 300 e i 500 metri), mentre si deve favorire anche un agevole interscambio tra il bike sharing e gli altri mezzi di trasporto (treno, metro, bus, auto). La ciclabilità non può essere infatti considerata una politica di trasporti di serie B, sia per attenzione politica che per investimenti necessari in termini di denaro e spazi urbani». Intanto, dopo tre anni di lavoro, il progetto europeo Obis si è concluso con la pubblicazione del primo manuale europeo sul bike sharing, la cui edizione italiana sarà inviata a tutte le amministrazioni comunali; il volume conterrà le indicazioni sui 51 principali servizi studiati nel dettaglio, i loro costi di gestione e le loro principali caratteristiche, ma anche le informazioni tecniche utili a chiunque intenda far partire queste tipologie di servizio o migliorare quelle già in atto;
le città più importanti del nostro continente stanno infatti offrendo concrete possibilità a cittadini residenti e turisti di muoversi in maniera sostenibile in ambito urbano: Barcellona (che utilizza la medesima tecnologia e lo stesso operatore di Milano) ha raggiunto la cifra di 130 mila iscritti al servizio (contro gli attuali 12 mila abbonati del capoluogo lombardo), mentre Londra, ultima grande capitale in termini di tempo ad aver attivato il bike sharing, sta puntando tutto su questo tipo di mobilità per le prossime Olimpiadi e, nei primi due mesi, ha già potuto contare su una media di 20 mila utilizzi giornalieri. Tornando ancora nel nostro Paese, segnali positivi provengono dal trend di crescita che si verifica invece a livello amatoriale e agonistico, come ci conferma Renato Di Rocco, presidente della Federazione ciclistica italiana: «Negli ultimi cinque anni abbiamo lavorato molto sul superamento dei due grandi fattori di criticità legati alla nostra disciplina, cioè il fenomeno del doping e la sicurezza stradale; l'incremento dei nostri tesserati, che nel complesso supera le 109 mila unità, ci trasmette fiducia e ci porta a credere di essere dunque sulla strada giusta, convinzione ulteriormente testimoniata dall'aumento costante della categoria femminile e soprattutto dei giovanissimi» -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano adottare al fine di incrementare e diffondere l'utilizzo del bike-sharing nelle maggiori aree metropolitane italiane.
(4-12590)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel 2004 la magistratura ordinaria ha posto sotto sequestro l'area occupata dall'ex base Nato denominata 1 Roc (regional operation center), oggi chiusa, sul Monte Venda in provincia di Padova;
tale provvedimento si è reso necessario in seguito all'avvio di un'inchiesta per determinare la responsabilità dovuta all'esposizione all'amianto ed al gas radon di molti militari impiegati nell'attività della base tra il 1954 ed il 1988;
infatti, nel corso degli anni, sono deceduti 52 militari per malattie legate all'esposizione a sostanze cancerogene (soprattutto mesotelioma e tumori polmonari) e molti altri sono risultati malati. In totale i lavoratori della base che si sono ammalati dopo l'esposizione all'amianto sono circa un centinaio;
dopo sette anni d'indagine, a fine giugno del 2011, il giudice per le indagini preliminari della procura di Padova ha respinto la richiesta di archiviazione dell'inchiesta evidenziando la necessità di un'indagine supplettiva di tre mesi per aggiornare l'elenco, ancora oggi incompleto, di tutte le persone esposte all'amianto che rivestiva i locali della base militare e al gas radon con l'audizione del Capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare nonché con l'acquisizione della documentazione presso l'Inpdap (Istituto nazionale previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica);
inoltre il giudice per le indagini preliminari di Padova, nel respingere la richiesta di archiviazione, ha riconosciuto l'esistenza, sulla base degli atti acquisiti nelle indagini, di un «[...] possibile nesso causale tra esposizione a radon, presente in quantitativi superiori ai limiti di legge, e patologie oncologiche che hanno condotto a decessi e provocato malattie per numerosi lavoratori operanti nel sito Monte Venda e parimenti dicesi per l'esposizione ad amianto o materiale edilizio contenente amianto (populit) [...]»;
anche i rappresentanti dell'Unione nazionale sottufficiali italiani (UNSI), in un recente incontro presso il Ministero della difesa a Roma, hanno chiesto ai vertici dell'Aeronautica militare di venire incontro alle esigenze dei lavoratori esposti all'amianto e al gas radon e, in particolare, di estendere gli accertamenti sanitari ai circa 150 sottufficiali in congedo, quasi tutti di Padova, che hanno prestato servizio presso l'ex base Nato sul Monte Venda -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti; quali concrete misure si intendano porre in essere per tutelare la salute dei militari che hanno prestato servizio presso l'ex base Nato 1 Roc (regional operation center) costruita sul Monte Venda e che, ad oggi, sono colpiti da mesotelioma o altre malattie legate all'esposizione all'amianto ed al gas radon presenti nella base oltre i limiti consentiti dalla legge; quali iniziative si intendano attuare per estendere gli accertamenti sanitari al personale militare - in servizio o in congedo - esposto a queste sostanze dannose per la salute.
(4-12589)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

SANGA, FLUVI, SANI, PIZZETTI, LULLI e VICO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il prodotto software GERICO 2011, che doveva consentire il calcolo della congruità per i 206 studi di settore in vigore per il periodo d'imposta 2010, è stato pubblicato sul sito dell'Agenzia delle entrate

il 10 giugno 2011 mentre la software house ha fornito ai professionisti tale programma solo il 20 giugno 2011;
dal 20 giugno al 6 luglio, prima data prevista per il versamento delle imposte, ben pochi giorni sono rimasti ai professionisti per il controllo e le verifiche per determinare i clienti non congrui e informarli della necessità di versare, talvolta, migliaia di euro di Iva più del previsto;
l'inserimento dei dati dei contribuenti da parte dei professionisti ha comportato, infatti, diversi giorni di lavoro, in quanto le relative istruzioni sono molto complicate e di difficile interpretazione;
tale situazione può portare al mancato adeguamento agli studi di settore, per l'insufficiente periodo che intercorre da quando escono gli studi alla data della scadenza delle imposte, situazione che impedisce al professionista di informare per tempo il contribuente dell'eventuale scostamento;
con un adeguato lasso di tempo a disposizione, i professionisti potrebbero valutare con maggiore attenzione le cause degli scostamenti dei ricavi del contribuente da quelli presunti dall'Agenzia delle entrate, evitando in tal modo il successivo ricorso alle commissioni tributarie, con l'effetto di far aumentare il contenzioso;
tale situazione sarebbe ulteriormente aggravata, se quanto riferisce la stampa sull'ultima versione della manovra finanziaria corrispondesse al vero, riguardo all'introduzione di una norma che farebbe scattare l'accertamento induttivo, a seguito dell'applicazione degli studi di settore, in presenza di un maggior reddito accertato superiore al 10 per cento del reddito d'impresa o di lavoro autonomo dichiarato dal contribuente -:
quali iniziative intenda adottare affinché il software per il calcolo della congruità agli studi di settore sia in possesso dei professionisti con un tempo sufficiente a svolgere serenamente la propria attività, possibilmente entro il 31 dicembre di ogni anno, per garantire la necessaria valutazione e la possibilità di consigliare al meglio il contribuente anche nell'interesse dell'erario.
(3-01738)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

BARETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio dei ministri ha approvato nella riunione del 30 giugno 2011 un provvedimento recante una manovra correttiva relativa agli anni 2011-2014, che dovrebbe avere un impatto sui conti pubblici superiore a 40 miliardi di euro;
l'articolo 10, comma 11, della legge n. 196 del 2009 (legge di contabilità e finanza pubblica), prevede che il Ministro dell'economia e delle finanze, entro il 30 giugno di ogni anno, a integrazione del Documento di economia e finanza, trasmetta alle Camere un apposito allegato in cui sono riportati i risultati del monitoraggio degli effetti sui saldi di finanza pubblica, sia per le entrate sia per le spese, derivante dalle misure contenute nelle manovre di bilancio adottate anche in corso d'anno, indicando, in particolare, gli scostamenti rispetto alle valutazioni originarie e le relative motivazioni;
l'impatto di una manovra finanziaria così rilevante, quale quella adottata con il predetto provvedimento, può essere correttamente valutato solo avendo presente il quadro degli effetti prodotti dai precedenti analoghi provvedimenti in materia di finanza pubblica già adottati e destinati a produrre effetti nell'anno in corso e in quelli successivi -:
se il Governo intenda assolvere tempestivamente all'obbligo stabilito dall'articolo 10, comma 11, della legge n. 196 del 2009, in modo da consentire al Parlamento e all'opinione pubblica di avere un quadro preciso degli effetti dei più recenti provvedimenti

in materia di finanza pubblica, che prevedono un rilevante contenimento della spesa dello Stato, delle regioni e degli enti locali, e hanno comportato rilevanti sacrifici per i cittadini.
(5-05062)

Interrogazioni a risposta scritta:

COMPAGNON. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 25 maggio 2011 il Governo accoglieva l'ordine del giorno 9/4307/213 che impegnava a verificare la possibilità, appena in grado, di modificare la tipologia di copertura finanziaria dell'onere conseguente all'aumento delle risorse del FUS - Fondo Unico dello Spettacolo e alle agevolazioni fiscali per il cinema utilizzata dal comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito dalla legge 26 maggio 2011, n. 75;
per tale copertura la norma prevede l'aumento delle accise sulla benzina verde, sulla benzina con piombo e sul gasolio usato come carburante;
l'ordine del giorno accolto dal Governo si propone di evitare un ulteriore aggravio alla spesa delle famiglie e ai bilanci delle imprese (specie quelle medio-piccole), già vessati da una incontrollata ascesa dei prezzi dei carburanti superiori alla media europea;
contrariameme all'impegno sopra richiamato, dal 1° luglio 2011 sono operativi gli aumenti promossi dal Governo delle accise di benzina e diesel (+0,19 centesimi al litro) per finanziare il FUS - fondo unico dello spettacolo e le agevolazioni fiscali per il cinema;
tale rialzo segue al maxi-aumento di 4 centesimi al litro per fronteggiare l'emergenza immigrati;
questi rincari saranno trasferiti dalle compagnie petrolifere sui consumatori finali;
il Governo, ancora una volta, non ha di fatto rispettato un formale impegno assunto in Parlamento -:
se intenda intervenire al fine di dare tempestivamente seguito all'impegno assunto e procedere pertanto ad individuare una diversa tipologia di copertura finanziaria dell'onere conseguente all'aumento delle risorse del FUS - fondo unico dello spettacolo e alle agevolazioni fiscali per il cinema.
(4-12588)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le analisi presentate nel «Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica», affermano che nel 2010 il prodotto interno lordo ha ripreso ad aumentare (+1,3 per cento) e, con il ritorno della congiuntura economica a condizioni di normalità, sono venute meno le esigenze di sostegno straordinario dell'economia; le misure di correzione del decreto-legge n. 112 del 2008 sono pertanto tornate a incidere sulla dinamica della spesa. Proprio il contenimento delle uscite ha permesso, nel 2010, di ottenere risultati di particolare rilievo nel controllo della finanza pubblica. L'indebitamento è disceso al 4,6 per cento del prodotto interno lordo, sopravanzando l'obiettivo del 5 per cento fissato dal Governo. Anche nel confronto europeo, la correzione del disavanzo è stata più rapida. Da questo punto di vista, gli andamenti del 2010, per quanto positivi e, con riferimento alle spese, finanche straordinari nella prospettiva storica di lungo periodo, conservano una forte criticità. La dimensione della spesa totale sul prodotto resta quasi 3 punti al di sopra del valore del 2007 (3,5 punti per la sola spesa corrente) e il ripristino dei valori programmatici necessita di una consistente azione di natura discrezionale;
la riflessione che il rapporto svolge sull'impostazione della manovra di bilancio, necessariamente centrata sul contenimento della spesa, apre la questione di

come porsi di fronte all'obiettivo di ripristinare più robuste condizioni di crescita, almeno tali da riportare l'economia italiana in linea con la media europea. Specifica attenzione viene poi prestata, nel rapporto, all'inasprimento dei vincoli europei, che potrebbe acuire ulteriormente il conflitto fra gli obiettivi di riequilibrio del bilancio e di conseguimento di più brillanti risultati di crescita. Le simulazioni presentate segnalano, a tal riguardo, come il rispetto dei nuovi vincoli europei richieda un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta, per l'ingresso nella moneta unica. A differenza di allora, gli elevati valori di saldo primario andrebbero però conservati nel lungo periodo, rendendo permanente l'aggiustamento sui livelli della spesa;
una verifica di questo tipo ha bisogno di elementi di informazione (ex ante ed ex post) che consentano di separare nettamente gli effetti sostanziali delle misure discrezionali dagli andamenti che, anche ove orientati nella stessa direzione, discendono da fattori di natura affatto diversa (si pensi per la spesa alle complesse riclassificazioni della contabilità nazionale o al mero rinvio di pagamenti; o, ancora, ai criteri di contabilizzazione delle operazioni relative al settore della difesa). È un approccio che vorrebbe assumere almeno il carattere di stimolo verso una maggiore attenzione, delle istituzioni ma anche della cultura economica, ai confronti tra obiettivi e risultati; ma soprattutto a colmare un vuoto e uno squilibrio attualmente molto ampio, tra l'eccesso di analisi, misurazioni, proiezioni e dibattiti che caratterizzano il momento della presentazione-approvazione di provvedimenti di finanza pubblica e la quasi totale mancanza di relazioni e studi dedicati a verificare a posteriori se, quanto e come abbiano in realtà funzionato gli strumenti impiegati. Si tratta, però, di un approccio che, al momento, non può essere, se non in minima parte, concretizzato, a causa della mancanza di gran parte delle informazioni necessarie. Ne è esempio il tentativo che viene effettuato nel rapporto di fornire un puntuale riscontro degli effetti ottenuti con gli interventi dal lato delle entrate, che deve necessariamente essere limitato a un numero molto ristretto di misure, soprattutto in materia di minori entrate, per le quali è peraltro possibile confermare l'elevato grado di realizzazione degli obiettivi. Resta auspicabile l'implementazione di una metodologia di valutazione ex-post che consenta di dare un'oggettiva misurazione all'impatto che le politiche esercitano sulle dinamiche delle spese e delle entrate;
la complessità della prospettiva non deve, tuttavia, sottovalutare l'importanza del risultato che la finanza pubblica ha conseguito nel 2010, un anno che sembra delineare un punto di svolta nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo. Il rafforzamento e il continuo adattamento degli strumenti di regolazione avrebbero, pertanto, consentito di munirli di un'efficacia non sempre riscontrata nel recente passato. Tra il 2000 e il 2009, infatti, la spesa pubblica primaria è aumentata di circa il 5 per cento in media all'anno, accrescendo l'incidenza sul prodotto di quasi otto punti. Nel 2010, l'inversione è netta: sia la spesa totale che quella primaria si riducono. Un risultato che, per la prima volta da molti decenni, riguarda tanto la spesa statale quanto quella delle amministrazioni locali (se dai conti regionali si scorpora la spesa sanitaria, che risponde a meccanismi di espansione più rigidi). Il rapporto si interroga poi sulla portata di tale positivo mutamento di rotta, verificando se si sia di fronte ad un episodio isolato, determinato da circostanze favorevoli anche di natura meramente contabile, o se, invece, si tratti di un segnale di una più solida tendenza verso un abbassamento strutturale del livello della spesa pubblica. Un traguardo obbligato se, come ricordato, si considerano la perdita permanente di prodotto interno lordo indotta dalla crisi internazionale e la scelta necessaria di non aumentare la già elevata pressione fiscale. I risultati del 2010 registrano un'apprezzabile ripresa delle entrate tributarie, con una chiara inversione di tendenza rispetto agli andamenti cedenti del biennio precedente;

l'analisi dei risultati conseguiti conferma l'efficacia degli strumenti utilizzati, anche se appare dubbia la loro capacità di assicurare anche per il futuro la tenuta del livello complessivo delle entrate. Si tratta di un'incertezza che sembra motivata se si guarda alle entrate da giochi e agli interventi in materia di riscossioni. Si può, infatti, osservare come, essendo la quota delle entrate erariali sulla raccolta dei nuovi giochi (apparecchi) molto più contenuta rispetto a quella dei giochi tradizionali (lotto e super enalotto), diventi sempre più difficile ottenere significativi incrementi dei proventi al margine; con la prospettiva, quindi, di una tendenza alla sostanziale stabilizzazione di questa tipologia di proventi. Ed è quanto emerge anche osservando le difficoltà che si prospettano per l'accelerazione e l'anticipazione delle riscossioni, dopo che sono state sfruttate le principali possibilità di recupero consentite dalla razionalizzazione della gestione e dalla incentivazione del versamento anticipato dei debiti d'imposta pregressi. Molto più complesso si presenta, poi, il tema della lotta all'evasione, uno strumento che ha progressivamente assunto un ruolo preponderante nelle previsioni sul gettito tributario: circa 63 miliardi di euro; il 58,5 per cento delle maggiori entrate nette complessive stimate dal 2006 al 2013, ma con un «crescendo» che, nelle manovre 2009 e 2010, attribuisce alla lotta all'evasione la quasi totalità delle maggiori entrate previste. Anche in questo caso va dato atto degli importanti risultati conseguiti e dell'opportunità di continuare e di rafforzare l'azione di contrasto. Ma va nel contempo prestata particolare attenzione alle condizioni da rispettare per consentire allo strumento di essere utilizzabile anche negli anni a venire -:
quali interventi di natura erariale il Ministro intenda adottare al fine di proseguire nella positiva attività fiscale riscontrata dal rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, presentato dalla Corte dei Conti.
(4-12591)

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il recente annuncio del Canton Ticino di voler congelare il 50 per cento delle indennità da trasferire all'Italia quali ristorni fiscali dei lavoratori italiani frontalieri in Svizzera ripropone la questione dei tempi con i quali il Ministero versa quanto dovuto ai singoli comuni interessati;
negli anni scorsi questi versamenti hanno subito sempre più vistosi ritardi e per quanto a conoscenza dell'interrogante sono oggi fermi al 2008-2009;
i comuni si trovano nelle note difficoltà finanziarie dovute al rispetto dei patti di stabilità e non hanno una data certa circa il trasferimento di quanto a loro dovuto a questo titolo -:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro per sollecitare tali trasferimenti;
quando si intenda procedere al versamento delle annualità 2009 e, per il 2010, se non si ritenga di dover comunque integralmente procedere ai versamenti anche nel caso di una temporanea ed eventuale sospensione dei trasferimenti da parte del governo svizzero.
(4-12597)

BELLANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il servizio di riscossione tributi con. prov. Roma in data 4 dicembre 2004 ha iscritto, ai sensi dell'articolo 77 decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 e decreto legislativo n. 46 del 1999 presso il servizio pubblicità immobiliare Agenzia del territorio di Lecce, ipoteca legale contro la signora Persico Rita, nata a Lecce il 7 luglio 1947 per un'abitazione popolare, censita A4, di cui la signora è proprietaria per la quota di 1/18. Successivamente altra ipoteca è stata iscritta da Gerit Spa - agente risc. prov. Roma in

data 17 aprile 2007 sempre sul fabbricato sito in via Redipuglia n. 6 primo piano a Lecce;
l'immobile sopra citato è stato oggetto di successione legittima cui ha partecipato pro quota la signora Persico Rita con i fratelli germani Persico Silvana, Persico Franco, Persico Teresa, Persico Giuseppina, Persico Mario;
con atto notarile in data 28 giugno 2010 è stato sottoscritto atto di compravendita tra i fratelli germani, con tale atto la signora Persico Silvana ha acquistato per il prezzo complessivo di 53.333.60 euro le quote indivise del fabbricato, corrispondendo per la compravendita a ciascuno dei coeredi la somma di 13.333.40 euro;
dalla suddetta compravendita è rimasta esclusa la quota della signora Persico Rita in quanto gravata delle ipoteche. La signora Persico Silvana si è attivata al fine di acquisire anche la quota della sorella, contattando direttamente il servizio di riscossione e manifestando l'esplicita volontà di corrispondere ai creditori il valore corrispondente alla quota di proprietà della signora Persico Rita;
la signora Persico Silvana dopo numerose sollecitazioni effettuate anche a mezzo proprio legale, a tutt'oggi, non ha ricevuto alcun tipo di risposta. Una mancata risposta in tal senso risulta essere paradossale specie a fronte di un cittadino che si attiva al fine di sanare quanto dovuto allo Stato -:
se il Ministro interrogato non intenda verificare le motivazioni che impediscono agli enti creditori di fornire un'adeguata risposta all'istanza posta dalla signora Persico Silvana, la quale si è attivata per corrispondere quanto dovuto nei confronti dello Stato.
(4-12601)

DI PIETRO, MESSINA e BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha manifestato l'intenzione di procedere, in tempi rapidi, ad una riforma fiscale che consenta di ridurre di qualche punto le aliquote d'imposta applicate alle famiglie ed alle imprese;
al fine di reperire le risorse necessarie per realizzare la manovra, il Governo è orientato ad effettuare una riduzione delle spese (attraverso dei tagli che si abbatteranno, presumibilmente, sulla spesa sociale), l'aumento di un punto circa delle aliquote IVA del 10 e del 20 per cento e la lotta all'evasione fiscale (dando finalmente seguito, almeno apparentemente, ai continui ammonimenti rivolti, in tal senso, dall'Unione europea all'Italia soprattutto in occasione dei ripetuti «condoni»);
per quanto riguarda, in particolare, la lotta all'evasione fiscale, è difficile conciliare tale proposito con le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell'economia e delle finanze a proposito della necessità di perseguire l'accanimento di alcuni operatori del fisco nei confronti delle imprese. Il discredito che le predette affermazioni hanno gettato sugli operatori fiscali - ad avviso degli interroganti - peraltro riprese in una nota di ammonimento inviata dal direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, ai dipendenti (subito trasmessa agli organi di stampa) e tradotte in disposizione normative nell'articolo 7 del decreto-legge n. 70 del 2011 (cosiddetto decreto sviluppo), trovano fondamento in una casistica estesa e circostanziata;
importante sarebbe acquisire una descrizione dettagliata delle modalità attraverso le quali tale accanimento si sarebbe manifestato. Non è sfuggita, infatti, alla stampa ed all'opinione pubblica, la dichiarazione del Ministro secondo la quale all'aumentare dei controlli corrisponde un incremento della corruzione. Sarebbe opportuno conoscere, anche in questo caso, i dati in base ai quali si possa ritenere che una tale gravissima affermazione trovi riscontro e capire se il riferimento alla corruzione fosse generico, nel senso di comprendere anche la concussione, oppure riferito ad un malcostume generalizzato

esclusivamente tra gli operatori economici (e, in quest'ultimo caso, si faticherebbe molto a capire il senso dell'ammonimento indirizzato agli uomini dell'amministrazione fiscale);
certamente si deve supporre che i dati in possesso del Ministro siano rappresentativi di una dimensione tale del fenomeno da giustificare così pesanti dichiarazioni. È infatti assolutamente auspicabile che interventi di tal genere, da parte di esponenti di spicco del Governo, non siano basati su lamentele generiche provenienti da soggetti sottoposti ai controlli;
è impensabile che si possa gettare discredito, in un Paese come l'Italia, ad elevatissimo tasso di evasione fiscale (circa 200 miliardi di euro sottratti annualmente al bilancio dello Stato), proprio su chi è deputato a contrastare tale fenomeno;
è indispensabile capire perché l'affermazione, prima, e la lettera del direttore dell'Agenzia ed il decreto-legge, subito dopo, siano state indirizzate ai dipendenti, atteso che è possibile apportare modifiche normative capaci, per esempio, di escludere l'applicazione delle sanzioni nei casi di violazioni solo formali da parte dei contribuenti;
non appare chiaro, infatti, quale sia il livello di discrezionalità lasciato ai funzionari nell'ambito di una verifica, soprattutto, se correlato alla cosiddetta «responsabilità formale» per la quale i dipendenti rispondono dei propri atti ai Giudici della Corte dei conti. Inoltre, non bisogna dimenticare che, nelle disposizioni che vengono impartite al personale, vi sono i cosiddetti «obiettivi sfidanti», fissati dai vertici dell'Amministrazione fiscale in accordo con il Ministro, in base ai quali viene stabilito un risultato da raggiungere (un ammontare annuale di prelievo da «estrarre» ) attraverso l'attività di accertamento. Si tratta di risultati che, ogni anno, devono essere superiori a quelli dell'anno precedente;
anche la decisione sui contribuenti da assoggettare ai controlli spetta all'alta dirigenza dell'Agenzia delle entrate e, prima ancora, al Governo stesso che è il titolare dell'indirizzo politico -:
perché il Ministro abbia ritenuto di criticare pubblicamente la generalità dei dipendenti dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza;
come sia possibile imputare ai funzionari delle Agenzie fiscali ed agli Agenti della Guardia di finanza, un «accanimento» e minacciare addirittura, per legge, l'applicazione di sanzioni a loro carico qualora mostrino zelo nell'espletamento dei loro compiti.
(4-12609)

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GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
è in corso una agitazione del personale della polizia penitenziaria impegnato presso il carcere di Asti che - in modo unitario e con un documento sottoscritto da tutte le varie rappresentanze sindacali - protesta per le condizioni di lavoro;
le predette rappresentanze sindacali lamentano il presunto disconoscimento di diritti sindacali ed il crescente sovraffollamento della popolazione detenuta che avrebbe raggiunto punte estreme pur con la presenza di solo 126 unità di personale rispetto alle 267 in organico;
tra i detenuti vi sono anche 137 persone sottoposte a regime ad alta sicurezza e 2 detenuti sono ritenuti affiliati ad Al Qaeda;
le rappresentanze sindacali dichiarano, in un documento inviato anche ai parlamentari piemontesi, che non si possono compiutamente svolgere i compiti di

istituto in queste condizioni ed annunciano per il 7 luglio 2011 una giornata di protesta -:
quale sia la situazione presso il carcere di Asti e quali iniziative il Ministro intenda intraprendere per risolvere la situazione, se le difficoltà avanzate dal personale siano fondate.
(4-12580)

BORGHESI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 18 giugno 2011 è stato arrestato per violenza sessuale aggravata su minore a Vicenza il pediatra dottor Domenico Mattiello;
da una dichiarazione su Il gazzettino del 19 giugno 2011 dell'assessore all'istruzione oltre che vice sindaco di Vicenza, Alessandra Moretti, si è appreso che lo stesso pediatra era stato oggetto nel 2002/2003 di un esposto alla questura di Vicenza archiviato poi dalla procura di Vicenza, l'esposto fatto in quei tempi dallo studio legale in cui lavorava l'attuale assessore fu fatto fare da alcuni genitori del comune di Cavazzale, i quali avevano segnalato alcuni comportamenti anomali da, parte di questo pediatra che effettuava le visite dei bambini senza la presenza di un assistente;
sarebbe necessario capire se la procura della Repubblica di Vicenza abbia svolto le indagini nel migliore dei modi e su cosa si sia effettivamente basata per l'archiviazione;
certo è che cittadini (bimbi e genitori in primis) non possono certo vivere serenamente col sospetto che nella vicenda vi siano facilonerie o peggio ancora inquietanti coperture;
sarebbe stato il caso già nel 2002/2003 di utilizzare sistemi scientifici per verificare con assoluta certezza che non ci fossero le anomalie segnalate -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda in premessa;
se il Ministro non ritenga opportuno assumere iniziative ispettive per l'eventuale esercizio dei poteri di competenza.
(4-12608)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
il dottor Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato spa, ha annunciato che entro il 2015 i treni ad alta velocità percorreranno la tratta Roma-Milano in due ore e venti minuti a fronte delle attuali tre ore;
il dottor Mauro Moretti sempre nell'ambito della presentazione del nuovo piano industriale ha anche annunciato che la frequenza dei treni tra Roma e Milano, arriverà ad un treno ogni 10 minuti nelle ore punta;
nel citato piano industriale delle Ferrovie dello Stato spa sono previsti investimenti per 27 miliardi di euro in 5 anni;
mentre l'amministratore delegato dottor Mauro Moretti, illustra un piano industriale, a giudizio dell'interrogante a senso unico, che punta all'ulteriore potenziamento della tratta Roma-Milano, al Sud si assiste quasi quotidianamente al «taglio» di treni anzi si assiste all'assurdità di vedere sostituire treni da corse di autobus ma senza che queste siano programmate;
i «tagli» alle tratte regionali arrecano un gravissimo danno non solo ai pendolari ma anche al turismo, in quanto, ad esempio, ai turisti che intendano visitare la zona sud orientale della Sicilia, patrimonio dell'Unesco, non hanno alcuna certezza di poter utilizzare treni nell'orario previsto;
la stragrande maggioranza dei treni in Sicilia sono fatiscenti, cari, sporchi, delle vere e proprie «lumache», tanto che

moltissimi cittadini siciliani hanno intenzione di presentare una causa collettiva risarcitoria per la disastrosa situazione del trasporto ferroviario in Sicilia;
l'assenza di un'adeguata rete ferroviaria, sia di trasporto pubblico che di trasporto merci di fatto impedisce al Mezzogiorno e, in particolare, alla Sicilia di sviluppare relazioni commerciali e turistiche, creando un elemento di marginalizzazione di una parte consistente dell'Italia a vantaggio del Nord;
si assiste ad una sorta di miopia da parte di Ferrovie dello Stato che assume come scelta strategica di escludere il Mezzogiorno dalle relazioni commerciali e turistiche non solo con l'Italia ma con l'Europa -:
se il Governo intenda avviare una decisa azione nei confronti di Ferrovie dello Stato al fine non solo di sospendere tutte le scelte di riduzione dei servizi relativi al trasporto di persone e merci, ma anche di mettere in atto un vero piano industriale e di almeno pari dotazione finanziaria, che consenta al Mezzogiorno e, in particolare, alla Sicilia di non essere escluso dalle relazioni economiche e turistiche con il resto d'Italia e con l'Europa, in modo da sostenere una ripresa economica dell'intero Paese che senza l'apporto del Mezzogiorno non può avere il respiro strategico adeguato alle necessità.
(2-01148) «Gianni».

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
innumerevoli utenti lamentano quotidiani e gravi disservizi sulla linea ferroviaria Milano-Domodossola sia per i ritardi - soprattutto per i treni pendolari - che per le condizioni igieniche delle carrozze;
tale situazione si complica in estate per la mancanza di impianti di condizionamento sulla gran parte dei convogli e sulla pressoché totalità delle vetture destinate ai lavoratori pendolari;
i tempi di percorrenza sono elevati con una lenta media oraria, anche per la presenza di piccole o piccolissime stazioni lungo il percorso presso le quali fermano pressoché tutti i treni regionali, benché l'utenza che le utilizza sia ridotta;
in questi anni non si sono manifestati miglioramenti dei servizi, ma anzi si è assistito ad un progressivo peggioramento degli stessi a dispetto di una utenza che - soprattutto dalla zona del lago Maggiore - è di centinaia di persone al giorno e concentrata sui centri maggiori, anche per la possibilità di utilizzare treni più veloci (come gli ex «Cisalpino») in alternativa ai convogli regionali;
era stato annunciato l'avvio operativo della società Trenord che avrebbe dovuto specificatamente curare i trasporti ferroviari lombardi, cui la linea Domodossola-Milano è collegata -:
quali iniziative di competenza il Ministro ritenga di poter avviare nei confronti di Trenitalia per un concreto miglioramento dei servizi lungo la predetta linea ferroviaria e quali accordi operativi siano in essere tra la società Trenord, Trenitalia e la regione Lombardia al fine di poter gestire un servizio dei treni ragionali più valido per l'utenza che quotidianamente deve recarsi al lavoro nel capoluogo lombardo.
(4-12586)

...

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

BURTONE e CUOMO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alcuni giorni fa si è verificato un furto presso lo stabilimento Meba di Pisticci Scalo, impianto che realizza infissi e porte blindate;

si tratta di un'azienda leader nel settore che occupa una cinquantina di dipendenti e rappresenta una delle realtà produttive locali più significative nella Valbasento;
oltre al materiale, sono stati sottratti pc e segreti industriali arrecando danni notevoli all'attività;
si tratta purtroppo non del primo episodio che si verifica in Valbasento; già mesi addietro la nota ditta «Amaro Lucano» era stata interessata da furti, cosi come altre realtà dell'area;
il comprensorio in questione è uno dei maggiormente infrastrutturati dell'intera regione e avrebbe una serie di convenienze in grado di attrarre nuovi investimenti;
questi episodi, che stanno assumendo una pericolosa sistematicità, devono indurre le istituzioni competenti ad assumere adeguate misure di controllo e prevenzione del territorio;
il locale commissariato di polizia è sotto organico così come la compagnia dei carabinieri di stanza a Pisticci -:
se e quali iniziative il Governo, nell'ambito delle proprie competenze intenda adottare per garantire maggiore sicurezza nell'area industriale della Valbasento, predisponendo, d'intesa con le istituzioni interessata un sistema efficace di videosorveglianza e di potenziamento in termini di mezzi e uomini delle forze dell'ordine presenti sul territorio.
(3-01739)

LUSETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 14 giugno 2011 si è tenuto presso il Grand Hotel «Nuove Terme» di Acqui Terme (Alessandria), di proprietà della regione Piemonte, un incontro organizzato dalla locale sezione della Lega Nord, avente come titolo «La sanità della Giunta Cota»;
all'incontro ha preso parte come relatore principale il dottor Claudio Zanon, primario oncologo dell'azienda ospedaliera «Molinette» di Torino nonché commissario dell'Aress (Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari) del Piemonte; era altresì presente il vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte Riccardo Molinari (Lega Nord);
considerata l'importanza dell'oggetto della riunione, convocata per discutere del piano di ridimensionamento della sanità regionale, all'incontro sono convenuti molti cittadini, sindaci del territorio, sanitari, medici e personale delle asl, preoccupati dal declassamento a pronto soccorso del DEA (dipartimento di emergenza) dell'importante ospedale «Mons. Giovanni Galliano» di Acqui Terme cosi come previsto dal piano regionale;
di fronte a legittime e motivate contestazioni verbali da parte del pubblico il dottor Zanon ha reagito con toni oltremodo aggressivi e poco istituzionali fino a zittire molti sindaci del territorio e non tollerando critiche all'operato dell'assessorato alla sanità della regione Piemonte;
il comportamento del dottor Zanon, pur essendo un semplice dirigente dell'Aress, dava l'impressione di rappresentare a tutti gli effetti la regione Piemonte, promettendo l'acquisto di materiale tecnico e ipotizzando decisioni di politica sanitaria;
il dottor Zanon inoltre, non essendo né assessore, né consigliere regionale, ma semplice commissario di organismo regionale, si trovava a parlare in un contesto partitico;
ad avviso dell'interrogante non pare opportuno che un funzionario regionale partecipi a riunioni di partito in rappresentanza dell'ente regionale;
risulta all'interrogante che nella suddetta riunione si sia verificato un fatto increscioso che ha portato all'espulsione dalla sala del vicesindaco di Rivalta Bormida (Alessandria) Gianfranco Bonelli, il quale dopo essere stato condotto in una saletta attigua, è stato identificato da un

agente di polizia della DIGOS, per aver protestato contro la condotta del dottor Zanon;
se un fatto del genere fosse confermato sarebbe compromessa la libertà di opinione e dissenso nella regione Piemonte -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto descritto e se non intenda accertare nel rapporto della DIGOS della questura di Alessandria le effettive motivazioni per le quali il vicesindaco di Rivalta Bormida (Alessandria) Gianfranco Bonelli è stato identificato;
se non intenda verificare e riferire sulla correttezza dell'operato dell'agente di polizia.
(3-01740)

Interrogazione a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe all'interrogante che settori addetti alla gestione delle risorse umane stiano predisponendo all'interno della polizia di Stato un piano operativo per individuare metodi di controllo sull'eventuale consumo di sostanze stupefacenti da parte di dipendenti della polizia di Stato;
il servizio sanitario psicologico e tecnico del settore della polizia di Stato è sottoposto alla catena gerarchica della struttura e quindi non risulterebbe struttura «terza» rispetto allo svolgimento dei suddetti controlli;
quindi potrebbero non essere confacenti alla norma le necessarie tutele per i lavoratori eventualmente sottoposti ai controlli tossicologici -:
quali siano i motivi che sarebbero alla base della predisposizione di questa nuova organizzazione di controlli sul consumo di sostanze stupefacenti;
se esistano statistiche sul consumo di queste sostanze all'interno della polizia di Stato;
quali provvedimenti il Ministro intenda intraprendere rispetto al problema determinato dal fatto che i medici inseriti nella struttura del dipartimento che effettueranno i controlli rispondano gerarchicamente ad un superiore e non rappresentino una figura completamente indipendente o «terza» rispetto alla catena gerarchica.
(5-05061)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi vi sono stati gravi incidenti in Valle di Susa (provincia di Torino) che hanno portato al ferimento di oltre 180 agenti delle forze dell'ordine ed all'arresto di alcuni responsabili;
a protestare in modo violento erano persone che nulla avevano a che fare con i residenti delle valli torinesi interessate dalla ferrovia ad altra velocità;
lo Stato - per tutelare la costruzione di un'opera pubblica al centro del dibattito ormai da decenni - ha speso e sta spendendo cifre enormi per la tutela dell'ordine pubblico -:
se non si ritenga doveroso assumere tutte le iniziative possibili per addebitare i costi di queste operazioni di tutela dell'ordine pubblico ai responsabili identificati delle violenze.
(4-12598)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
organi di stampa locale (Gazzettino di Padova e Corriere del Veneto) riportano la notizia secondo cui, a seguito della morte di un giovane africano caduto dalla balaustra di un palazzo dopo una violenta lite con un profugo di origine afghana, i residenti del quartiere di Padova ove è avvenuto il fatto abbiano iniziato una petizione per chiedere al comune di liberare la struttura, che ora l'amministrazione

riserva per i profughi richiedenti asilo politico, all'interno del piano dello SPRAR;
l'omicidio del giovane africano, proveniente dalla Burkina Faso, segue di pochi giorni un altro omicidio, avvenuto sempre a Padova, e compiuto da un altrettanto giovane di origine marocchina che in modo efferato ha assassinato, dopo un diverbio, la moglie, rea di non seguire appieno i dettami della religione islamica;
quasi contemporaneamente ai fatti di sangue sopra riportati, in un'altra zona della città di Padova (Portello) dopo innumerevoli ed esasperate richieste d'intervento dei residenti nei confronti dell'amministrazione comunale per il grave disagio sociale nel quale tali residenti erano costretti a vivere, un massiccio intervento, coordinato dalla prefettura e dalla questura, delle forze di Polizia e dei Carabinieri portava all'arresto di oltre dodici persone fermate dalla forze dell'ordine per reati di vario tipo (spaccio di droga e altri), mentre un secondo intervento della Polizia poneva fine, dopo molte ore, ad un rave party organizzato da persone di origine nigeriana in due appartamenti di proprietà dell'Ater e sito in via Manara, sempre a Padova;
l'omicidio e i fatti sopra descritti hanno creato estrema preoccupazione tra gli abitanti della città di Padova portando, suo malgrado, la città veneta e la preoccupazione evidenziata dai sui cittadini, alla ribalta nazionale;
l'apprensione degli abitanti è motivata anche dalla persistente e difficile situazione socio politica nel Nord-Africa, area di origine di alcune delle persone resesi protagoniste dei fatti sopra descritti e territorio dove la mancanza di un governo stabile in Libia e il perdurare della guerra civile, causa una evidente difficoltà da parte delle autorità preposta nel controllare le frontiere nazionali -:
se, considerati i fatti sopra descritti, non ritenga di assumere iniziative nell'ambito delle proprie competenze allo scopo di porre fine all'attuale allarmante situazione.
(4-12603)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
le segnalazioni di criticità più volte inoltrate negli ultimi anni riguardo la problematica gestione dell'accademia nazionale di danza hanno trovato conferma nei numerosi rilievi che emergono dalla relazione del collegio ispettivo, resa nota il 17 febbraio 2011;
la relazione si concentra in particolare nei rapporti che intercorrono tra le due parti che compongono la prestigiosa istituzione: l'accademia vera e propria, che si occupa della didattica e la fondazione dell'accademia nazionale di danza, che gestisce il patrimonio e l'immagine esterna dell'istituto, evidenziando il reiterato ed arbitrario discarico delle passività finanziarie dall'accademia alla fondazione, operato da un gruppo dirigente, i signori Parrilla e Borghi, che sino a tutto il 2009 ha diretto, a ruoli invertiti, entrambe gli organismi;
tra le principali anomalie il collegio ha rilevato che:
«lo spettacolo "Ballo Sport" dell'accademia nazionale di danza, andato in scena a Roma il 18 luglio 2009 nel corso della cerimonia di apertura dei Campionati mondiali di nuoto - il cui costo è stimabile in circa euro 700 mila - era privo di copertura finanziaria...; ...l'operazione sembra essere particolarmente imprudente non risultando agli atti alcun impegno formale da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri... - ...il deficit accumulato nell'anno 2009 non è stato generato solo nell'anno di competenza ma trovi fondamento e giustificazioni in operazioni

di gestione, anche in questo caso imprudenti, relative ad esercizi pregressi...» (relazione, pagina 17);
...la scelta dell'accademia di dotarsi di una compagnia stabile di danza a partire dal 2008 è definita «rischiosa» dal collegio ispettivo «...in quanto priva di alcuna stabile e ricorrente copertura dei costi» (relazione, pagina 18);
riguardo all'amministrazione del patrimonio immobiliare della fondazione, la relazione censura l'operato degli amministratori, affermando che essa «...nel tempo, non sembra essere stata del tutto improntata a criteri di efficienza e di efficacia volta cioè a trarre il massimo reddito dai cespiti ....In particolare oltre alla vendita del patrimonio della fondazione, emerge chiaramente che per diversi anni gli immobili sono stati concessi in uso gratuito ovvero a prezzi irrisori... Gli attuali contratti, che tra l'altro impegnano la fondazione per diversi anni, soprattutto quello sottoscritto con il Direttore dell'accademia medesima, non sembra contengano un adeguato canone come il mercato della zona richiederebbe a qualsiasi privato cittadino» (relazione, pagina 20);
negativo è anche il giudizio riguardo all'amministrazione del patrimonio mobiliare stante la mancata redazione di un inventario aggiornato delle opere d'arte e degli altri beni di pregio lasciati dalla fondatrice, la prestigiosa ballerina russa Ruskaja - e mai consegnati ai nuovi amministratori della fondazione...» (relazione, pagina 20-21);
difficile è anche comprendere quale tra i due soggetti sia proprietario della biblioteca che, realizzata all'interno del villino «Munoz», di proprietà della fondazione, mediante un contributo di euro 200.000,00 ad essa erogato da Arcus S.p.A. «sembrerebbe invece appartenere all'accademia» (relazione, pagine 21-22);
il modus operandi soggetti che hanno amministrato entrambi gli istituti fino al 2009 è condensato dal collegio ispettivo nella seguente descrizione «...da una lettura attenta dei verbali del consiglio di amministrazione relativi agli anni 2007, 2008 e 2009 (ma anche da altri del 2003) emerge questa costante difficoltà economica della fondazione tesa ad assumere impegni economici per la realizzazione di eventi e manifestazioni in assenza di risorse certe e costanti e in alcuni casi di sicure coperture. Ciò determinava una continua richiesta di affidamento dalle banche nonché una spasmodica chiusura e apertura di nuovi conti correnti. ...Dall'esame del bilancio del 2009, nonché dalla lettura dei verbali del consiglio di amministrazione relativamente agli anni 2008/2009 emergono numerose irregolarità amministrativo/contabili nonché iniziative rischiose che mal si conciliano con la natura giuridica ed economica della fondazione...» (relazione, pagina 22);
debordanti dall'ordinaria amministrazione sono classificati dal collegio ispettivo una serie di atti, vincolanti la fondazione nel lungo periodo e che, come tali, dovevano essere rimessi alle decisioni degli organi di amministrazione subentrati il 14 gennaio 2010, tra i quali soprattutto «...la stipula del mutuo che vincola pesantemente la fondazione e che certamente si può ritenere atto di amministrazione straordinaria...» «effettuata dal Presidente della fondazione dopo aver cessato la carica...»;
conclusivamente, secondo il collegio il risultato della prolungata gestione Parrilla-Borghi è il dissesto economico della fondazione, in gran parte derivante dall'ingente esposizione bancaria generata dagli impegni ad essa scaricati; la non ottimale valorizzazione del suo patrimonio, l'affievolimento della sua soggettività, che si manifesta «anche visivamente dalla mancata indicazione della sede, nel non disporre di un recapito postale se non appoggiato all'accademia» (relazione, pagine 24-26) -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti volte a:
a) rimuovere l'attuale gruppo dirigente dell'accademia nazionale di danza;

b) ripristinare la funzionalità e il prestigio dell'istituzione;
c) impedire che il prestigioso lascito di beni mobili ed immobili della fondatrice Ruskaja sia destinato alla copertura delle esposizioni bancarie della fondazione.
(2-01150) «Mario Pepe (Misto-R-A)».

Interrogazione a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella provincia di Siracusa gli organici di diritto relativi al personale ATA nell'anno scolastico 2011-2012 saranno ridotti di 136 unità;
il «taglio» dei posti per il prossimo anno scolastico saranno cosi ripartiti: 98 posti di collaboratore scolastico, 28 posti di assistente amministrativo e 10 posti di assistenti tecnici;
a partire da settembre le conseguenze dei citati «tagli» saranno: parti di istituti non custodite, ulteriori carichi di lavoro per il personale che resta in servizio nelle segreterie, laboratori chiusi;
già dalla fine di agosto i lavoratori troveranno nelle convocazioni una disponibilità di posti ridotti;
il «taglio» di 136 unità di personale ATA nell'anno scolastico 2011-2012 è, ad oggi, la terza tranche di tagli che hanno avuto avvio dal 2009 -:
come intenda garantire il pieno utilizzo degli istituti a fronte dei continui e pesantissimi «tagli» al personale che non consentiranno, tra l'altro, l'utilizzo di tutti i laboratori e la completa custodia degli istituti;
se non ritenga necessario rivedere la politica di «tagli» annuali del personale che, con tutta evidenza, oltre ad aggravare i problemi occupazionali in una provincia come Siracusa, ad avviso dell'interrogante, lede il diritto allo studio;
quali iniziative intenda intraprendere affinché in relazione ai «tagli» proposti di personale ATA nella provincia di Siracusa per l'anno scolastico 2011-2012, si possa verificare una riconsiderazione della scelta operata.
(4-12584)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

BITONCI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il settore del fotovoltaico rappresenta per l'economia padovana un comparto di estrema importanza, tanto che nella sola provincia di Padova trovano occupazione oltre 1.500 dipendenti, e tale cifra, considerando anche i lavoratori di altre aziende coinvolte nel processo produttivo indotto, supera le 4.000 unità;
la recente crisi economica e finanziaria che ha colpito i mercati internazionali ha investito purtroppo anche questo settore, che, anche a causa della riduzione dei trasferimenti erariali in favore del comparto, sta riducendo drasticamente i finanziamenti, così che diverse realtà produttive del Veneto e specificatamente del territorio padovano risultano in estrema difficoltà;
dopo la cassa integrazione messa in atto dalla azienda Helios Technology, società per azioni con sede legale a Carmignano di Brenta (Padova) secondo fonti di stampa locale (Gazzettino di Padova), anche l'azienda Solon, azienda con sede centrale in Berlino ma con sito produttivo in Carmignano di Brenta (Padova), leader a livello mondiale e una delle principali realtà a livello nazionale nella produzione di moduli fotovoltaici, avrebbe, per ragioni

inerenti alla difficoltà del settore, operato trenta licenziamenti di personale, su un totale di quasi 190 unità di forza lavoro, prima impiegato con contratti di tipo interinale -:
quali concrete iniziative i Ministri intendano adottare per evitare che la crisi della Solon si riversi ulteriormente sui dipendenti ora impiegati all'interno dell'azienda, e quali iniziative si intendano perseguire per salvaguardare i livelli occupazionali delle famiglie del territorio interessato.
(4-12582)

CATANOSO GENOESE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con atto di sindacato ispettivo n. 4-06553, ad oggi senza risposta, l'interrogante aveva evidenziato la situazione nello smaltimento dell'arretrato nelle pratiche di invalidità civile all'agenzia Inps di Acireale;
a quanto risulta all'interrogante e al patronato Informafamiglie anche la direzione provinciale di Catania avrebbe un arretrato delle pratiche di invalidità civile, a giudizio dell'interrogante, insostenibile;
anche il quotidiano La Sicilia ha denunciato con numerosi articoli la situazione delle pratiche per il riconoscimento dell'invalidità civile nella provincia di Catania;
secondo una statistica compiuta da funzionari dell'Inps e dei patronati sembrerebbe che vi siano ancora da definire ben 42 mila verbali di invalidità civile da notificare agli interessati, alcuni dei quali in attesa dal mese di ottobre dell'anno scorso;
il tipo particolare di prestazione assistenziale quale è l'invalidità civile non può permettersi un tale ritardo, che comporta numerosi e pesanti sacrifici familiari ed economici;
il ritardo non è giustificabile in quanto, secondo quanto riporta il quotidiano La Sicilia, l'Inps avrebbe assunto del personale -:
quali siano state le cause che hanno generato tale mole di arretrato nel settore delle invalidità civili;
se il Ministro interrogato intenda farsi promotore di una iniziativa ispettiva per accertare eventuali responsabilità amministrative;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché la direzione provinciale di Catania affronti la gestione dell'invalidità civile in modo tale da smaltire l'arretrato e da non crearne di nuovo e di più pesante.
(4-12587)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo una lunga ricerca sul territorio condotta dall'Ires (Istituto ricerche economiche e sociali), in Italia esistono quindici province «a rischio di conflittualità sociale»: tre in Campania, tre in Puglia, due in Calabria e ben sette in Sicilia. Incubatrici di tensioni economiche e sociali, che potrebbero esplodere in rivolte e scontri tra immigrati e italiani, come accadde a Rosarno nel gennaio 2010. «Le nuove Rosarno - scrivono i ricercatori - si possono riscontrare in diversi territori del nostro Paese: il combinato disposto di sfruttamento, mancato sviluppo e corruzione della piana di Gioia Tauro e di Rosarno costituiscono una sorta di paradigma di quello che potrebbe accadere in molte altre realtà. Quanto è emerso dopo la rivolta dei lavoratori africani ha posto l'attenzione sia sulle gravi forme di sfruttamento lavorativo e degrado sociale in cui versa una considerevole parte di lavoratori in questo Paese - e si tratta soprattutto di immigrati - sia sull'assenza di adeguate politiche locali e nazionali in materia di accoglienza, lavoro

e sviluppo, che porterebbero a ridurre, almeno in parte, i rischi potenziali di conflitto sociale»;
le quindici province italiane «a maggior propensione rischio di conflittualità sociale» sono nell'ordine: Caserta, Crotone, Napoli, Siracusa, Ragusa, Caltanissetta, Reggio Calabria, Salerno, Catania, Trapani, Foggia, Taranto, Palermo, Agrigento e Lecce. La mappa del rischio incrocia quattro indici, quali fattori anticipatori dei conflitti. Il primo è l'indice di sviluppo occupazionale che esprime la capacità del mercato di offrire lavoro, garantirne la sicurezza e, limitatamente ai settori agricolo e delle costruzioni, rispettare le regole contrattuali (in questo caso è Crotone la provincia peggiore). Segue l'indice di sviluppo economico che misura la ricchezza prodotta (il record negativo spetta qui alla provincia di Enna). Nell'indice della qualità sociale, la provincia più a rischio è invece quella di Taranto. Infine l'indice di qualità dell'insediamento della popolazione immigrata vede primeggiare negativamente Caserta;
la ricerca Ires tiene conto anche di altri parametri. Secondo il rapporto annuale dell'European Network Against Racism per esempio, in Italia il 65 per cento dei lavoratori stagionali vive in baracche, il 10 per cento in tende e solo il 20 per cento in case in affitto. Sono lavoratori fondamentali per l'economia agricola soprattutto nelle regioni meridionali, eppure nella maggior parte dei casi sono costretti a vivere in condizioni disumane, senza acqua, luce e cure mediche, con paghe che non superano i 25 euro giornalieri. Il rischio di conflitti nasce dunque dallo sfruttamento, che non colpisce però solo gli immigrati. «Se io vado in un cantiere - spiega nella ricerca Mario Martucci, segretario generale Fillea di Caserta - appena entro se ci sono 10 operai, ne scappano 9, perché non sono in regola. Poi, quando si accorgono che sono un sindacalista e non un ispettore del lavoro, allora vengono da me e mi raccontano la loro condizione. Questo avviene appunto sia tra gli italiani che tra gli stranieri e dobbiamo sfatare il mito per cui sono solo gli immigrati a essere sfruttati per via del permesso di soggiorno e simili: lo sfruttamento qui riguarda e coinvolge tutti» -:
quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di contrastare l'aggravarsi della situazione sociale e civile nelle aree delle province sopracitate, contrastando il lavoro nero e l'illegalità, ma nel contempo garantendo assistenza alle fasce più deboli della popolazione.
(4-12593)

JANNONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel 2010, per la prima volta, il numero dei morti sul lavoro è stato inferiore a mille. Lo rende noto l'Inail nel rapporto annuale presentato alla Camera. Lo scorso anno i decessi sono stati 980, con un calo del 6,9 per cento rispetto ai 1.053 del 2009, nuovo minimo storico dal dopoguerra (riferimento per le statistiche). In diminuzione anche gli infortuni nel complesso: nel 2010 sono stati 775 mila (775.374 per la precisione) in calo dell'1,9 per cento rispetto ai 790.112 del 2009. Ma l'istituto evidenzia anche un altro fenomeno: il calo degli infortuni e dei decessi riguarda solo la popolazione di sesso maschile, mentre tra le donne i casi sono in aumento. Per il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, il fatto che il numero delle vittime del lavoro sia sceso sotto la soglia dei mille è di «straordinaria rilevanza». «Dopo il calo record di infortuni del 2009 - afferma - in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un'ulteriore contrazione di 15.000 denunce (per un totale di 775.000 complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell'andamento infortunistico in Italia. Solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre 1 milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali»;
l'altro aspetto positivo, secondo Sartori, è la nascita del «Polo della salute e della sicurezza», grazie all'approvazione della legge 30 luglio 2010, n. 122, con la

conseguente incorporazione dell'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell'Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo). Passaggio che ha permesso «il concreto sviluppo di quel piano industriale, da noi fortemente voluto e condiviso con Governo e Parlamento, il cui obiettivo finale è la realizzazione effettiva della tutela integrata e globale del lavoratore». Oggi, aggiunge, «siamo nel pieno di un percorso, ambizioso e concesso». Tra la popolazione attiva maschile, lo scorso anno si è registrato un calo complessivo degli infortuni pari al 2,9 per cento (da oltre 545 mila a 529 mila) rispetto al 2009 e dell'8,2 per cento per i casi mortali (da 981 a 901). In leggera crescita invece gli infortuni per le donne: un migliaio in più quelli in complesso (+0,4 per cento rispetto al 2009, da 244 mila a 245 mila) e sette lavoratrici morte in più (da 72 a 79), con un incremento percentuale, sempre sul 2009, del 9,7 per cento. Va comunque tenuto conto - sottolinea il rapporto - che le donne rappresentano circa il 40 per cento degli occupati, che la quota di infortuni femminili rispetto al totale è del 32 per cento e dell'8 per cento per i casi mortali: «Si deduce che il lavoro femminile è sicuramente meno rischioso»;
a fronte della sostanziale stabilità del numero di lavoratori stranieri assicurati all'Inail, il 2010 è stato un anno peggiore del precedente (dai 119.240 infortuni del ai 120.135 del 2010, +0,8 per cento). All'incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8 per cento gli incidenti contro il -1,2 per cento dei maschi), circostanza - viene evidenziato - legata alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere che lavorano nel nostro Paese. Migliore la situazione per i casi mortali, che nel complesso tra gli stranieri continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2 per cento). Ma ancora con una differenza di genere, che pure va rapportata ai numeri in assoluto: -9,7 per cento i decessi tra gli uomini (da 134 a 121), +70 per cento (da 10 a 17) per le donne. Meno incidenti nel percorso casa-lavoro. Gli infortuni «in itinere» - verificatisi al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casa-lavoro-casa e causati principalmente, ma non esclusivamente, dalla circolazione stradale - hanno visto nel 2010 la riduzione maggiore (-4,7 per cento). Contenuta invece (-1,5 per cento) la riduzione degli infortuni «in occasione di lavoro» - ovvero nel luogo di lavoro, nell'esercizio effettivo dell'attività - che rappresentano circa il 90 per cento del complesso delle denunce. Da segnalare la crescita (+5,3 per cento) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l'ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale): i casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato. L'analisi settoriale sugli infortuni mostra che è l'agricoltura a conseguire il risultato migliore (-4,8 per cento), seguita dall'industria (-4,7 per cento) e dai servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4 per cento) -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di salvaguardare la sicurezza sul luogo di lavoro, nonché di intensificare i controlli relativi alle aree a rischio.
(4-12594)

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della gioventù. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi l'Istat ha comunicato che sono sempre di più i giovani disoccupati in Italia. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) nel primo trimestre del 2011 sale a 29,6 per cento, dal 28,8 per cento dello stesso periodo del 2010, con un picco del 46,1 per cento per le donne del Mezzogiorno;
è il tasso di disoccupazione giovanile più alto dall'inizio delle serie storiche omogenee, ovvero dal 2004, in base a confronti annui;

il 2 luglio è la Giornata internazionale delle cooperative. Il tema di quest'anno «I giovani, futuro delle cooperative» mette in risalto l'enorme importanza dell'incanalare le energie e lo slancio dei giovani;
in seguito alla crisi economica e finanziaria mondiale, la disoccupazione giovanile ha raggiunto il massimo storico. La creazione di nuove opportunità attraverso l'imprenditorialità giovanile costituisce un modo per affrontare questa sfida. Il modello imprenditoriale della cooperativa, infatti, consente ai giovani di ideare e gestire imprese sostenibili. La condivisione di risorse finanziarie e umane, di conoscenze tecniche e competenze economiche è il fondamento stesso delle cooperative. Inoltre, il ruolo centrale dei membri nella loro struttura ne consente il radicamento all'interno delle comunità, incoraggiando così imprese a forte responsabilità sociale, capaci di rispondere alle esigenze locali;
le cooperative hanno anche fornito costantemente un accesso sicuro al credito ed ad altri servizi finanziari a molti titolari di piccole attività commerciali. Inoltre, le cooperative hanno operato in tale direzione, promuovendo la fiducia nei soggetti aiutati e portando stabilità nei mercati in cui hanno operate;
attraverso la ricorrenza di quest'anno dell'Anno internazionale della gioventù, i politici di tutto il mondo hanno sottolineato l'importanza dell'inclusione dei giovani a tutti i livelli del processo di sviluppo. L'inclusione attiva di giovani uomini e giovani donne nello sviluppo sociale ed economico contribuisce a ridurre l'esclusione sociale, a migliorare la capacità produttiva, a rompere il circolo vizioso della povertà, a promuovere l'uguaglianza di genere ed ad accrescere la responsabilità ambientale.
ad ottobre verrà lanciato ufficialmente l'Anno internazionale per le cooperative -:
se il Governo non ritenga di dover avviare iniziative atte ad incoraggiare e sostenere i giovani nell'intraprendere imprese cooperative ed altre forme di imprenditorialità sociale anche al fine di arginare il tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto ormai livelli insostenibili.
(4-12600)

MURA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Facchini Emiliano (Gfe) è una cooperativa di facchinaggio affiliata a Confcooperative che ha per oggetto attività nell'ambito di appalti di facchinaggio e/o trasporto;
fin dall'inizio per Gfe si configura un rapporto praticamente esclusivo con un solo committente: Snatt Logistica di Campegine, in provincia di Reggio Emilia, appalto che rappresenta il 95 per cento del fatturato, pari all'incirca a 10 milioni di euro;
la cooperativa, fino al novembre 2010 ha la sua attività prevalente dentro i tre magazzini di Campegine e Castelnovo Sotto di proprietà della Snatt, piattaforma logistica di grandi griffe della moda e dell'abbigliamento sportivo per tutta l'area di commercializzazione europea e per alcuni marchi a livello mondiale;
nel 2010 Gfe conta 516 soci lavoratori prevalentemente attraverso i quali Snatt definisce e svolge l'organizzazione dell'attività. Il rapporto tra la cooperativa e il committente si caratterizza pertanto per criteri di massima flessibilità, non regolata e non negoziata, nella gestione degli orari di lavoro e massimo abbattimento indiretto dei costi del personale;
tutto ciò grazie al fatto che la cooperativa non applica il contratto collettivo nazionale di lavoro, giungendo a pagare persino meno di 5 euro all'ora contro i 7,5 previsti nel contratto medesimo, senza peraltro il riconoscimento della quattordicesima mensilità, senza integrazione per malattia e infortunio, nonché con festività ridotte;

a partire dal 2009 si sono ripetuti gli inviti da parte del sindacato al consiglio di amministrazione della cooperativa, affinché venissero modificate le condizioni lavorative oltre alla necessaria attivazione degli ammortizzatori sociali in deroga autorizzati dalla regione;
nella primavera 2010 i soci lavoratori riuniti per la prima volta in assemblea votano i loro rappresentanti costituendo la rappresentanza sindacale unitaria aziendale al fine di soddisfare l'esigenza di raggiungere un'intesa applicativa del contratto nazionale;
luglio 2010, a seguito di una serie di incontri sindacali oltre duecento soci decidono di agire per via giudiziaria, sostenendo la non genuinità dell'appalto, al fine di acquisire il riconoscimento del rapporto di lavoro direttamente con Snatt Logistica;
la maggioranza dei soci decide pertanto di indire uno sciopero per tutto il giorno con presidio delle portinerie. A seguito dell'avvio di trattative Gfe, alla presenza di Snatt, si giunge all'accordo sindacale in cui la cooperativa accetta l'applicazione integrale del contratto collettivo nazionale entro l'aprile 2011;
nel settembre 2010 i soci, pur contro il parere del consiglio di amministrazione, approvano un nuovo regolamento interno al fine di dare piena applicazione al contratto nazionale. Le rivendicazioni sindacali nel frattempo trovano ostacoli da parte del consiglio di amministrazione che si contrappone proponendo ai soci l'aumento del 25 per cento del contratto di appalto da sottoporre a Snatt;
a fine 2010 Snatt comunica quindi di non voler procedere alla stipula per il 2011 di un contratto di appalto con Gfe, alle condizioni richieste dalla cooperativa. Si susseguono una serie di incontri tra Snatt e i soci che si sono dimostrati maggiormente critici con l'attività sindacale per avviare le loro dimissioni al fine di realizzare un nuovo soggetto commissionario che sostituisse Gfe. Nascono così Emilux e Locos Job dove sono confluiti parte dei 516 soci Gfe;
degli oltre 500 soci oggi restano 185 soci-dipendenti, in parte laboratori extracomunitari e dei quali ben sessanta sono donne, senza lavoro. Il ricorso presentato dalla Cgil registra la condanna di Gfe per condotta antisindacale;
ad aprile 2011 nove lavoratori della Gfe avviano uno sciopero della fame e della sete per sostenere ulteriormente la battaglia sindacale che ha come obiettivi: a) la rioccupazione dei 185 lavoratori; b) l'applicazione dell'unico contratto nazionale firmato dalle tre sigle sindacali Cgil-Cisl-Uil e dalle tre centrali cooperative; c) la messa a disposizione di ammortizzatori sociali per questa fase di transizione. Continua l'assenza della Snatt Logistica dai tavoli di trattativa e dagli incontri che si susseguono. In occasione dell'incontro svoltosi il 22 aprile 2011, le tre centrali cooperative regionali si sono dette disponibili a contribuire alla soluzione della questione;
in risposta alla perdurante condizione di assenza di Snatt, registratasi anche nell'incontro convocato dalla provincia di Reggio Emilia, a giugno circa quindici dipendenti Gfe inaugurano un presidio permanente davanti alla sede della provincia, affinché le istituzioni spingano l'azienda a presentarsi e a confrontarsi con le sigle sindacali e i lavoratori. Il consiglio provinciale di Reggio Emilia accoglie le proteste dei lavoratori e si impegna per garantire la riapertura del dialogo tra sindacati e azienda, invitando Snatt ad essere presente;
sembra che intanto dalle due cooperative Emilux e Locos Job, che hanno in parte riassorbito gli altri soci Gfe, siano giunte proposte di assunzione a termine per alcuni dei 185 lavoratori, in cambio del ritiro della causa contro Snatt;
a fine giugno 2011 l'incontro svoltosi tra rappresentanti della regione Emilia Romagna, l'assessore Gian Carlo Muzzarelli, della provincia di Reggio Emilia, il vice presidente Pierluigi Saccardi, i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, i rappresentanti dell'impresa Snatt oltre che quelli

delle tre centrali cooperative regionali, Legacoop, Confcooperative e Agci, si conclude con la firma di un memorandum e il rinvio al 13 luglio 2011 di un incontro tra le parti;
di fatto le lavoratrici e i lavoratori Gfe rimasti fuori dal ricollocamento operato dalle due cooperative subentrate alla Gfe hanno pagato con la disoccupazione la loro legittima richiesta di applicazione del contratto nazionale, nonché quindi dei diritti riconosciuti ai lavoratori -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e quali siano le iniziative che il Governo ritiene di poter mettere in campo in vista dell'incontro del 13 luglio, e a seguito dello stesso, al fine di far rispettareil diritto dei lavoratori e delle lavoratrici Gfe, ovvero il diritto del lavoro in quanto tale, cosi come è previsto e tutelato dal contratto collettivo nazionale e dalle norme in esso contenute, nonché al fine di garantire la rioccupazione dei 185 lavoratori, l'applicazione del contratto collettivo nazionale firmato dalle tre sigle sindacali Cgil-Cisl-Uil e dalle tre centrali cooperative e l'attivazione di ammortizzatori sociali.
(4-12607)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

MANCUSO, GIAMMANCO, CECCACCI RUBINO e REPETTI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea in vista dell'applicazione della direttiva CE 1999/74, recepita in Italia con il decreto legislativo n. 267 del 2003, ha richiesto a tutti gli Stati membri di fornire dati ufficiali relativamente alle consistenze di galline destinate alla produzione di uova e allevate in gabbie di batteria convenzionali alla data del 1o aprile e la stima del numero di galline ovaiole che alla data del 1o gennaio 2012 saranno detenute in gabbie di batteria convenzionali, che da quella data saranno illegali secondo il disposto della direttiva CE 1999/74, come sarà illegale la vendita delle uova prodotte in tali allevamenti;
secondo i dati forniti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, relativi alla consistenza degli animali detenuti in gabbie di batteria convenzionali al 1o aprile 2011, il nostro Paese non potrà rispettare il divieto di allevamento delle galline in gabbie di batteria convenzionali dal 1o gennaio 2011. Inoltre il nostro Paese non ha fornito alla Commissione europea nessun dato sulla stima di non conformità dei sistemi di allevamento alla data del 1o gennaio 2012 come espressamente richiesto da Bruxelles;
gran parte del mondo degli allevatori, nonostante tredici anni di tempo per adeguarsi, non ha rispettato quanto previsto dalla norma ed oggi afferma che preferiranno pagare le sanzioni irrisorie previste dal decreto legislativo n. 267 del 2003, piuttosto che adeguare i propri impianti -:
quali iniziative si intendano intraprendere per:
a) ottenere dai produttori gli adeguamenti degli impianti alle previsioni normative, eliminando quindi le gabbie di batteria convenzionali entro il 1o gennaio 2012;
b) assicurare che tutte le uova prodotte negli allevamenti illegali dal 1o gennaio 2012, cioè in gabbie convenzionali, non saranno immesse sul mercato italiano ed estero;
c) evitare che negli allevamenti registrati con entrambi i sistemi di gabbie presenti, convenzionali e arricchite, le uova derivanti da sistemi illegali non siano immesse sul mercato mescolando queste uova con quelle derivanti dai sistemi di gabbie arricchite o da sistemi alternativi.
(4-12606)

TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2011

SALUTE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle recenti sentenze di assoluzione di medici del S.Orsola Malpighi a suo tempo coinvolti nella cosiddetta vicenda concorsopoli per sottolineare il malessere e le anomalie che ancora caratterizzano il policlinico per effetto di concorsi interni non sempre rispondenti a requisiti di chiarezza e professionalità, che danneggiano sanitari e pazienti come è stato segnalato all'interpellante da medici, peraltro timorosi di rivolgersi alla magistratura per il rischio di ritorsioni interne. In questo senso le odierne dichiarazioni trionfalistiche dell'ex preside della facoltà, non rendono ad avviso dell'interpellante giustizia alla verità e pur comprensibili dal punto di vista personale, negano un fatto che a Bologna ed Emilia Romagna tutti conoscono: l'impossibilita per medici non legati a consorterie di vario tipo o lobby politiche di vincere determinati concorsi, nonostante evidenti titoli professionali;
evitando generalizzazioni improprie, questo è lo stato della questione in linea di massima ed è proprio la ragione che ha indotto l'interpellante a presentare un progetto di legge che distingue in modo netto il ruolo delle facoltà di medicina e chirurgia che non possono però essere autoreferenziali dalle intromissioni del sistema sanitario regionale, che pur avendo una sua precisa funzione, non può pretendere di condizionare la vita interna dei policlinici in modo troppo spesso anomalo, attraverso, ad esempio, la nomina politica dei direttori generali -:
quali iniziative di competenza i Ministri intendano assumere in relazione a quanto rappresentato in premessa.
(2-01149) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:

BOSSA, MIOTTO e SARUBBI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, nei giorni scorsi al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli è stato diagnosticato un caso di tifo murino, malattia trasmessa all'uomo dal morso della pulce dei ratti; le analisi hanno evidenziato che il contagio è avvenuto circa un mese e mezzo fa;
da almeno venti anni, in città, non si individuava questa patologia;
l'episodio, inevitabilmente, è stato messo in collegamento con l'emergenza rifiuti che affligge la città di Napoli e che, in questi giorni, con il caldo, ha toccato picchi di vero e proprio dramma sociale;
secondo la professoressa Maria Triassi, direttore del dipartimento di igiene alla Federico II, che nei giorni scorsi ha più volte lanciato l'allarme sui pericoli per la salute provocati dai cumuli di spazzatura, «non bisogna fare allarmismo, ma sicuramente è necessario mantenersi in allerta. Certamente è difficile dimostrare che ci sia una diretta correlazione tra il caso di tifo murino e l'emergenza rifiuti, ma con altrettanta certezza è difficile escluderlo. Con i cumuli in strada aumenta la presenza dei ratti ed, evidentemente, cresce il pericolo di essere morsi dalle pulci che infestano questi animali»;
il professor Guglielmo Borgia, ordinario di malattie infettive, alla Federico II, è di opinione diversa: «Non esiste a mio modo di vedere alcuna possibilità di mettere in correlazione l'emergenza rifiuti con questo episodio. Per vari motivi. Primo: il paziente è stato infettato a metà maggio, quando la presenza di spazzatura in strada non era così evidente. Secondo: ad oggi è l'unico caso di contagio. Statisticamente non significativo»;
i cittadini segnalano da più parti della città di Napoli e di alcune zone

nevralgiche della provincia una proliferazione di ratti, blatte, e altri animali, con un rischio crescente per la popolazione; alto è l'allarme tra la gente, chiaramente preoccupata per il rischio di contagi e malattie -:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda acquisire informazioni più approfondite in modo da valutare l'eventuale correlazione tra il caso di tifo e l'emergenza rifiuti e, in caso affermativo, quali rimedi il Governo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, in coordinamento con la regione e gli enti locali, per il monitoraggio e la tutela della salute pubblica nei luoghi più colpiti dall'emergenza rifiuti di Napoli e della sua provincia.
(5-05063)

BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Europa, sono balzati agli onori della cronaca casi gravi di contagio di una variante del batterio Escherichia Coli che hanno provocato la morte di una trentina di persone;
l'allarme è partito dalla Germania, che non ha ben individuato l'origine di tale infezione;
le autorità tedesche e poi quelle francesi non hanno ancora ben chiara la vera causa della contaminazione della verdura e della carne con il cosiddetto batterio killer;
con il clima caldo il consumo di frutta e verdura cruda aumenta, essendo alla base della dieta mediterranea;
non si fermano in Europa le infezioni da nuovo batterio Escherichia Coli (Ehec) e della sua più grave complicanza, la sindrome emolitica uremica (Seu);
i casi sono arrivati ormai a 4.173 in 13 Paesi europei, con 49 vittime accertate. È quanto emerge dall'ultimo bollettino diffuso dall'Ecdc (European Center for Disease Prevention and Control), aggiornato al 4 luglio 2011;
dopo che le accuse al cetriolo spagnolo si sono rivelate infondate e i test sui germogli di soia biologici di un'azienda della Bassa Sassonia hanno dato esito negativo, l'Unione europea ha annunciato il ritiro dal mercato e il bando temporaneo delle importazioni dall'Egitto di alcuni tipi di semi di fieno greco dopo la scoperta che sarebbe collegato all'epidemia di Escherichia Coli nel nord della Germania ed a Bordeaux, in Francia;
rintracciare le origini della contaminazione è stata la priorità fondamentale dell'Unione europea dal primo giorno della crisi come è stato anche ricordato dal commissario europeo alla salute ed alla protezione dei consumatori, John Dalli;
il rapporto pubblicato dall'Efsa, l'Agenzia per la sicurezza alimentare, ha portato a ritirare dal mercato dell'Unione europea alcuni semi egiziani ed a vietare temporaneamente le importazioni di tutti i semi provenienti da quel Paese -:
alla luce dell'allarme emerso per i casi da Escherichia Coli, se l'Italia possa considerarsi esente da eventuali rischi e se il Ministero della salute abbia intenzione di intervenire con un piano informativo sulle pratiche da attuare per evitare eventuali contaminazioni nel nostro Paese.
(5-05064)

BINETTI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in atto una intensa campagna pubblicitaria, a parere dell'interrogante e di esperti del settore, condotta con modalità non del tutto trasparenti, mirata all'inserimento di un nuovo psicofarmaco per bambini in Italia, di cui è ancora in corso la sperimentazione;
presso l'IRCCS Stella Maris di Pisa è, infatti, in corso una sperimentazione sulla Guanfacina; nonostante esistano già altri due psicofarmaci per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) regolarmente approvati in Italia, una delle

agenzie di pubbliche relazioni della Shire, la Ketchum, starebbe conducendo una campagna per creare le condizioni per la migliore accettazione del farmaco nel nostro Paese, mediante il supporto all'organizzazione di convegni e seminari in cui si magnifica questo prodotto farmaceutico, sottolineando come l'assenza dello stesso dal mercato italiano creerebbe nocumento ad almeno 300.000 bambini che sarebbero in attesa di vederselo somministrare;
detta campagna di pubbliche relazioni potrebbe porsi in contrasto con l'articolo 6 del «Codice di condotta degli associati alla Public Affairs Association», gli articoli 5, 6 e 16 del codice di comportamento della Federazione relazioni pubbliche italiana e gli articoli 1 e 2 del Codice internazionale di Bruxelles per la condotta degli affari pubblici;
il registro per l'ADHD, utile strumento di monitoraggio anti-abuso istituito in forza della determinazione del 19 aprile 2007 dell'Agenzia italiana del farmaco pubblicata nella Gazzetta Ufficiale serie generale n. 95 del 24 aprile 2007 e gestito dall'Istituto superiore di sanità, ha visto un taglio graduale delle proprie spese di funzionamento da 150.000 euro l'anno del 2009 ad appena 30.000 euro l'anno del 2011, con serio pregiudizio al funzionamento dello stesso;
il consorzio interuniversitario non a scopo di lucro Cineca, che gestisce materialmente per conto dell'Istituto superiore di sanità il registro, con procedure di tutela dei dati dei bambini, è in arretrato di 2 anni nell'incasso del rimborso delle spese di gestione sostenute, ed entro il 31 dicembre 2011 interromperà quindi il servizio, obbligando così l'Istituto superiore di sanità a prendere in carico direttamente la complessa massa di informazioni, con un minore standard di sicurezza nel trattamento dei delicati dati sensibili sanitari dei bambini e le loro famiglie;
in caso di blocco delle attività del registro ADHD, si creerà pregiudizio grave al sistema di monitoraggio della somministrazione di questi psicofarmaci in Italia;
il «modello italiano» di sicurezza costituisce un'eccellenza assoluta nel mondo, in grado di garantire prescrizioni appropriate e non disinvolte di prodotti psicoattivi ai minori -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro per garantire non solo la conferma dei fondi originariamente a disposizione dell'Istituto superiore di sanità per la gestione di questo progetto d'avanguardia, ma - come richiesto dallo stesso Istituto superiore di sanità - l'incremento degli stessi al fine di permettere l'inserimento nel registro di tutti gli psicofarmaci per l'età pediatrica, quali ad esempio quelli per gli episodi depressivi, somministrati in misura quindici volte superiore come quantità a quelli per l'iperattività e quindi richiedenti un'attenzione anche maggiore e quali iniziative ritenga opportuno adottare tempestivamente per rinnovare il registro sull'ADHD, utile strumento di controllo anti-abuso, il cui decreto di funzionamento è scaduto e non rinnovato da mesi.
(5-05065)

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA e BOSSA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
come riportato dagli organi di stampa, in questi giorni decine di bagnanti sono finiti in ospedale dopo avere fatto il bagno nelle acque palermitane ed essere venuti in contatto con un'alga tossica che provoca nelle persone grossi problemi alle vie respiratorie e fastidi agli occhi;
il 29 giugno 2011 il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un articolo dal titolo «Alga tossica, il Comune sapeva». Nello stesso si legge che «l'allarme alga tossica per il mare di Vergine Maria era stato segnalato dall'Arpa all'assessorato Igiene e sanità del Comune, ma sul litorale non è stata sistemata alcuna segnalazione per i bagnanti»;

nei casi di segnalazione da parte dell'Arpa, della presenza di alga tossica, il comune dovrebbe sistemare dei cartelli che avvisano la popolazione del rischio che si corre nell'immergersi in acqua;
come riportato dalle agenzie, è del 4 luglio 2011 l'ultimo caso di intossicazione di 50 bagnanti di alcune spiagge del litorale della provincia palermitana: non è chiaro dalle notizie di stampa se l'alga si sia diffusa così rapidamente o se si tratti di ipotesi diversa -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale situazione e quali iniziative di competenza, anche in sinergia con la Regione siciliana, intenda assumere a tutela dei bagnanti della costa palermitana e dell'economia della zona connessa al turismo balneare anche al fine di garantite le necessarie informazioni ad abitanti e turisti.
(5-05059)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIANNI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da indiscrezioni di stampa si apprende che i medici pubblici rischiano di diventare una delle categorie più colpite dalla prossima manovra economica in virtù della decisione di estendere il «taglio» del 5 per cento anche agli stipendi del pubblico impiego inferiori ai 90 mila euro;
se così fosse, i più colpiti sarebbero proprio i dirigenti medici del Sistema sanitario nazionale, cioè 118 mila professionisti, che, con una retribuzione media, secondo il conto annuale 2009 della ragioneria generale dello Stato, di 72 mila euro lorde l'anno, vedrebbero pesantemente decurtato il loro reddito;
tutto ciò appare incomprensibile alla luce delle misure attuate solo un anno fa quando si erano congelate le retribuzioni sino al 31 dicembre 2013, si era definito il blocco del contratto sino al 31 dicembre 2012, si era rateizzata la liquidazione in tre anni e stabilita la decurtazione economica in caso di malattia;
a ciò si aggiunge una situazione generale che prevede il blocco del turn-over con turni sempre più massacranti a totale discapito non solo dei medici ma anche dei pazienti, la riduzione delle ferie e l'aumento degli straordinari in un contesto in cui si registrano oltre 6 mila medici precari;
questa situazione sta creando forte tensione negli ospedali rischiando di portare ad una rapida accelerazione di conflitti sociali -:
se non ritenga opportuno avviare un confronto allargato con tutte le organizzazioni di categoria del personale medico allo scopo di trovare strade condivise che puntino al risparmio, prevedendo di intervenire sugli sprechi e non in maniera indiscriminata su tutta la categoria, che già sta subendo pesantemente gli effetti del «taglio» delle spese che ha investito il settore sanitario pubblico, il quale rischia di collassare definitivamente con gravi danni a scapito della popolazione tutta.
(4-12583)

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi multipla viene chiamata anche sclerosi a placche, perché le «isole» di neuroni cerebrali distrutte sembrano «placche» durante l'esame tac. La sclerosi multipla è una malattia che può essere mortale. Ma contro questa patologia si sta sviluppando, ora, un insieme cospicuo di farmaci, specialmente biotecnologici. Più di due milioni e mezzo di persone nel mondo sono malate di sclerosi multipla, 400 mila negli Usa e altrettanti in Europa, 61 mila in Italia, le donne il doppio degli uomini. Ogni anno si registrano nel nostro Paese 1.800 nuovi casi: tra costi diretti e indiretti la spesa annua per i malati è di 2 miliardi e 400 milioni di euro, da 25 mila

a 70 mila euro a paziente a seconda del grado di disabilità, di cui il 70 per cento del totale è rappresentato dai costi indiretti e il 30 per cento presa in carico. Importantissima per questa malattia autoimmune è la diagnosi precoce e l'accesso alle terapie innovative. «Se negli anni '80 il 70 per cento dei malati rimaneva invalido nel giro di sette anni, ora la percentuale è diminuita grazie alle terapie e alla diagnosi precoce», afferma Antonella Moretti, direttrice dell'Aism. «Per il 30 per cento dei pazienti si prospetta una condizione di disabilità dopo 20-25 anni»;
le terapie hanno dunque subito un'evoluzione. Per i sintomi acuti nel corso di una ricaduta si impiegano da sempre i derivati del cortisone. Ma per rallentare il decorso clinico e la frequenza delle recidive sono comparsi gli immunomodulatori che riducono l'intensità con la quale il sistema immunitario attacca il sistema nervoso e quindi la comparsa delle lesioni demielinizzanti. Quelli più usati sono i betainterferoni nonché il glatiramer, costituito da una miscela di 4 amminoacidi (glutammina, lisina, alanina, tirosina) che simulano la composizione di una proteina della mielina: il sistema immunitario è ingannato e attacca questo bersaglio. Nei casi di mancata efficacia si possono impiegare veri e propri farmaci immunosoppressori. Il mercato globale della sclerosi multipla è passato da 8,7 miliardi di dollari nel 2008 a 10 miliardi nel 2010 e, secondo le proiezioni degli analisti, varrà 12,5 miliardi di dollari nel 2015. Accanto ai cortisonici antinfiammatori, il mercato è stato guidato dai farmaci a base di beta interferone;
le nuove terapie saranno, tuttavia, biologiche, meno invasive (orali anziché iniettive), con minori effetti collaterali, più efficaci, mirate al rafforzamento della mielina. È già sul mercato l'anticorpo monoclonale natalizumab (Tysabri, fatturato 2010 di 1,2 miliardi di dollari), sviluppato da Elan in collaborazione con Biogen. Lanciato nel 2004 e ritirato nel 2005 dopo che tre pazienti diedero segni di una grave patologia (la leucoencefalopatia multifocale progressiva), reintrodotto nel 2006 con un programma di prescrizione rigoroso, è diventato uno dei farmaci a più rapida crescita: ostacola l'ingresso delle cellule immunitarie (linfociti) dal sangue al sistema nervoso, impedendo a queste di raggiungere e aggredire la mielina. È il farmaco più costoso: una fiala costa 2,2 dollari. Nel settembre dello scorso anno, il fingolimod (Gilenya, Novartis) è diventato il primo farmaco orale contro la sclerosi multipla approvato dalla Fda. Capace di ridurre le recidive e la progressione della disabilità del 52 per cento rispetto all'interferone beta 1o nei pazienti con forme recidivanti di sclerosi multipla, il farmaco, dopo solo 3 mesi dal suo lancio negli Stati Uniti, aveva realizzato vendite per 13 milioni di dollari, con più di duemila pazienti trattati e mille medici prescrittori. Il fingomolid induce i linfociti a rimanere nei linfonodi impedendo loro di migrare nel cervello e nel midollo spinale. Gli studi hanno evidenziato che il farmaco agisce non solo sul sistema immunitario ma anche direttamente sul sistema nervoso centrale: attraversa la barriera ematoencefalica e può favorire i meccanismi di riparazione e di rimielinizzazione. La Sanofi Aventis ha annunciato invece che sono positivi i risultati degli studi sul Terifiunomide, trattamento orale in monosomministrazione quotidiana che modula l'azione dei linfociti T inibendo la proliferazione delle cellule del sistema immunitario. Anche Biogen si sta dando da fare nell'ambito dei farmaci orali: Fampyra (fampridina) ha ricevuto parere positivo da parte del Comitato per i medicinali per uso umano dell'Ema. Si tratta di compresse a rilascio prolungato per i pazienti con sclerosi multipla con difficoltà motorie: il farmaco nel primo trimestre 2011 ha registrato vendite per 46,8 milioni di dollari rispetto ai 3,1 dello stesso periodo dell'anno scorso. Anche la GlaxosmithKline sta studiando un suo farmaco orale: si tratta dell'anticorpo monoclonale Firategrast, con lo stesso meccanismo di azione di

natalizumab, ossia blocco del passaggio di linfociti dal sangue all'interno del sistema nervoso centrale -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare per monitorare l'andamento della sperimentazione dei farmaci sopraccitati;
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di inserire i farmaci sopraccitati, una volta finita la fase di sperimentazione con risultati positivi, all'interno del prontuario medico italiano.
(4-12595)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

DI BIAGIO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'impianto del gruppo bresciano Lucchini di proprietà dei russi Severstal sito nella città di Piombino, rappresenta un riferimento industriale rilevante per il Paese e per il territorio in quanto è l'unico stabilimento siderurgico a ciclo integrale in Italia caratterizzato dalla produzione direttamente dalle materie prime;
attualmente l'impianto coinvolge oltre 3.000 lavoratori tra dipendenti diretti e lavoratori dell'indotto, rappresentando un riferimento occupazionale importante da oltre 20 anni per l'intera regione;
da alcuni mesi il gruppo Lucchini-Severstal è caratterizzato da una delicata impasse finanziaria, che ha condotto lo stesso a maturare un significativo debito bancario con la diretta conseguenza di un rallentamento dei livelli di produttività e di rendimento causati dal blocco degli investimenti con prevedibili conseguenze anche sul versante della sicurezza dei lavoratori;
a tali criticità di natura finanziaria ed operativa, si sono aggiunte complessità sotto il profilo strategico: Alexei Mordashov, il principale azionista della Severstal, nelle scorse settimane avrebbe evidenziato il carattere non strategico del mantenimento dei presidi produttivi europei, animando un'ipotesi di vendita delle strutture;
in merito all'ipotesi di ristrutturazione del debito maturato dal gruppo bresciano è stato definito un accordo - non ancora reso esecutivo - fra il pool di banche direttamente coinvolte e la proprietà della Severstal;
in data 30 giugno 2011 si è svolto presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo tecnico che ha coinvolto i referenti del pool di banche creditrici, il management del gruppo Lucchini nonché i referenti delle autorità locali, finalizzato alla firma dell'accordo per la ristrutturazione del debito da 770 milioni di euro. Durante il citato incontro non si è giunti ad alcuna formula risolutiva della questione;
in data 6 luglio 2011 è prevista la riconvocazione del tavolo tecnico di discussione a cui presenzierà il Sottosegretario Stefano Saglia;
stando a quanto evidenziato dallo stesso Sottosegretario Saglia, il 6 luglio è da considerarsi data ultima entro la quale le banche saranno chiamate ad esprimersi sul futuro dello stabilimento piombinese;
nelle ultime settimane si sono moltiplicate manifestazioni di protesta da parte dei dipendenti dello stabilimenti e da parte dei delegati sindacali: alcuni referenti hanno protratto uno sciopero della fame per protestare contro l'inconcludenza da parte delle autorità competenti nei confronti della vicenda Lucchini;
la mancata ratifica dell'accordo di ristrutturazione del debito potrebbe comportare il commissariamento del gruppo con deleterie conseguenze sotto il profilo organizzativo, occupazionale e produttivo per lo stabilimento;
allo stesso tempo un'eventuale ratifica dell'accordo che sbloccherebbe il prestito ponte necessario all'azienda - sebbene

garantirebbe liquidità al gruppo - in assenza di un chiaro piano industriale rischierebbe seriamente di essere vana -:
in che modo si intenda intervenire al fine di dare soluzione all'impasse suindicata che coinvolge da mesi lo stabilimento di Piombino, sul quale sussistono molteplici rischi sul versante produttivo, occupazionale e finanziario;
quali iniziative si intendano predisporre al fine di salvaguardare l'integrità operativa ed occupazionale dell'azienda, anche individuando eventuali nuovi azionisti o acquirenti al fine riattivare le dinamiche di rilancio degli investimenti aziendali.
(5-05060)

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Cassina di Meda (Monza e Brianza), del Gruppo Frau, è leader nel settore dell'arredamento ed occupa, ad oggi, circa 300 dipendenti;
l'azienda, presente sul territorio da oltre 80 anni, è conosciuta a livello internazionale per l'alto livello qualitativo della propria produzione ed è punto di eccellenza per il distretto del mobile arredo in Brianza;
tale azienda ha recentemente dichiarato di aver problemi di redditività ed ha ventilato l'ipotesi di spostare parte della produzione in Romania, con una perdita conseguente di posti di lavoro sia di dipendenti interni, sia di lavoranti a domicilio;
peraltro, la Cassina ha già avuto una riduzione di personale nel 2009 di 47 unità, alcune delle quali inserite in processi di esternalizzazione, altre poste in mobilità;
la produzione dell'azienda di Meda ha un valore territoriale, sia dal punto di vista professionale che imprenditoriale;
dai dati in possesso, l'azienda non è assolutamente in crisi e sembra che la motivazione per un'eventuale delocalizzazione/terziarizzazione e per una riduzione dei salari sia solamente quella di ottenere margini più elevati -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se non intenda intervenire affinché sia scongiurato un processo di ulteriore impoverimento produttivo di eccellenza sul territorio brianzolo, già fortemente colpito da delocalizzazioni e chiusure, non più sostenibili.
(4-12581)

...

Apposizione di firme a mozioni.

La mozione Cazzola e altri n. 1-00675, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

La mozione Reguzzoni e altri n. 1-00682, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Apposizione di firme a risoluzioni.

La risoluzione in Commissione Monai e Piffari n. 7-00624, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Di Pietro, Mura, Rota.

La risoluzione in Commissione Fedriga e Fugatti n. 7-00625, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Codurelli n. 5-05038, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011,

deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pollastrini, De Biasi, Braga.

L'interrogazione a risposta in Commissione Mosca e altri n. 5-05040, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pollastrini, De Biasi, Braga.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Forcolin e Luciano Dussin n. 5-05054, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 luglio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Binetti n. 3-01728 del 30 giugno 2011.