XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 14 luglio 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
la Commissioni affari esteri della Camera dei deputati è intervenuta in più occasioni sulle linee portanti della ristrutturazione della rete diplomatico-consolare italiana all'estero che, stante il progetto del Governo, si concluderà entro la fine del 2011 con la chiusura di 18 sedi consolari (di cui 13 in Europa), alcune ambasciate e il declassamento di 4 consolati generali a consolati;
la chiusura di cosi tante rappresentanze consolari genera, come è stato ripetutamente sottolineato, numerosi problemi per gli interessi del nostro sistema economico e imprenditoriale. Sistema che non potrà più avvalersi del supporto dell'Istituto per il commercio con l'estero (ICE) che la manovra economica (decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) varata dal Governo ha accorpato al Ministero degli affari esteri, senza tuttavia trasferire al Ministero degli affari esteri stesso le risorse finanziarie che alimentavano l'attività dell'ICE. Con molta probabilità occorrerà tempo prima che il nuovo assetto sviluppi una cultura organizzativa e operativa in grado di fornire servizi e assistenza alle imprese italiane che operano nei mercati mondiali;
la chiusura e l'accorpamento di cosi tanti uffici consolari non facilita di certo il mantenimento dei rapporti commerciali, culturali ed economici costruiti nel tempo e che andrebbero ulteriormente sviluppati. Non è assolutamente chiaro come e con quali strumenti e risorse si potranno potenziare i rapporti con le realtà economiche e politiche locali, soprattutto in Paesi come la Germania, la Francia, il Belgio, la Svizzera, e altri Paesi nei quali l'Italia ha forti interessi commerciali ma che nello steso tempo sono anche i più colpiti dalla ristrutturazione della rete consolare;
i predetti Paesi ospitano, tra l'altro, grandi comunità di cittadini italiani emigrati che costituiscono una ricchezza per il nostro Paese sotto ogni punto di vista ed è paradossale gratificarli con il titolo di «ambasciatori dell'Italia all'estero», come spesso accade nelle occasioni formali, e poi negare loro i servizi essenziali, obbligandoli a lunghi tragitti, ad attese snervanti e a problematici contatti telefonici con gli uffici consolari, che sono diventati ancor più difficoltosi nel caso delle sedi riceventi;
il ridimensionamento degli organici ha accresciuto le difficoltà operative e molti consolati segnalano accumuli di arretrati (ad esempio nella trasmissione degli atti di stato civile ai comuni) e l'allungamento dei tempi di erogazione dei servizi. Si è avuto prova delle difficoltà dei consolati anche in occasione delle recenti operazioni elettorali per il voto referendario: in molti casi si sono registrati macroscopici errori nell'organizzazione dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), errori che si ritenevano superati e che invece compaiono di nuovo;
le distanze tra sedi in chiusura e sedi riceventi sono in tanti casi un ostacolo insormontabile per molte persone, in particolare per quelle che hanno difficoltà a spostarsi a causa della loro età, persone che non potranno di certo utilizzare il computer per dialogare con un consolato virtuale, il cosiddetto «consolato digitale», che dovrebbe sopperire alle strutture materiali nell'erogazione di alcuni servizi, e che devono sobbarcarsi il costo del biglietto ferroviario, un costo che va a gravare su bilanci familiari spesso piuttosto modesti;
hanno destato forti preoccupazioni le decisioni assunte dal Consiglio di amministrazione del Ministero degli affari esteri riguardanti la chiusura di sedi consolari come quella di Lilla (Francia), chiusa dal 1o luglio scorso, Losanna (Svizzera),

che chiuderà i battenti dal 1o novembre, e Manchester, dal 1o ottobre 2011. Decisioni confermate nonostante l'appello ad attendere l'esito dell'indagine conoscitiva sulla «Riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull'adeguatezza e sull'utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri», promossa congiuntamente dalle Commissioni affari esteri della Camera e del Senato;
la chiusura del consolato generale di Losanna, decisa senza considerare l'eventualità di declassarlo a semplice consolato e con scarsa attenzione al pressante appello rivolto dal Consiglio di Stato del Cantone di Vaud, dalle altre istituzioni locali e dagli organismi di rappresentanza italiani, preoccupati per la chiusura del consolato. Chiusura che oltretutto determina un vuoto sotto il profilo geografico poiché Losanna univa le due collettività italiane, quella del cantone Friburgo e quella del vodese;
la chiusura del consolato generale di Losanna - grave sotto il profilo dei rapporti politico-economici e che sottovaluta l'importanza della comunità italiana ivi residente, costituita da oltre 60 mila concittadini registrati all'Aire - significa trasferire il tutto al consolato generale di Ginevra, strutturalmente inadeguato ad accogliere il personale e l'archivio del consolato in chiusura, per cui occorreranno costosissimi lavori di ristrutturazione dell'immobile e presumibilmente un notevole esborso per il trasloco. È da chiedersi, inoltre, come potrà il consolato ricevente erogare i servizi alla consistente comunità facente capo alla città di Losanna, che si sommerà a quella, anch'essa molto numerosa, residente nel cantone di Ginevra;
nel Nord-Pas de Calais, una delle regioni economicamente più importanti della Francia, vi è una presenza italiana più che secolare, fortemente legata all'Italia e ai suoi valori culturali che ha ampiamente contribuito a diffondere e a valorizzare. La chiusura del consolato italiano di Lilla crea forti difficoltà agli oltre 35 mila cittadini italiani iscritti all'Aire che risiedono nell'intera regione, non solo a Lilla. Se è vero che Parigi, grazie all'alta velocità, è raggiungibile in un'ora di treno, tuttavia all'elevato costo di 110 euro per il biglietto ferroviario, non si può ignorare che per raggiungere Lilla da numerose località di insediamento della comunità italiana occorrono altre due ore di viaggio;
la chiusura del consolato di Lilla non comporta, quanto meno nel medio periodo, risparmi tali da giustificare la decisione presa. Infatti, il trasferimento del personale operante nell'ex consolato di Lilla si traduce anche in un notevole aumento dell'assegno di sede dovuto ai dipendenti operanti a Parigi, a cui si deve aggiungere l'indennità di trasporto per coloro che manterranno la residenza a Lilla e il maggior costo per i docenti ministeriali dei corsi di lingua e cultura italiana;
nella circoscrizione consolare di Manchester risiedono 65 mila cittadini italiani emigrati che per recarsi al consolato generale di Londra devono percorrere 700 chilometri tra andata e ritorno, con gravi difficoltà per i nostri concittadini appartenenti alle prime emigrazioni;
l'apertura di agenzie e sportelli nelle città predette - oltre a tutelare gli interessi economici, culturali e politici dello Stato italiano in regioni di fondamentale importanza - consentirebbe una ristrutturazione graduale e senza forti penalizzazioni per le numerosissime comunità italiane che risiedono nelle specifiche aree geografiche. Comunità che tra l'altro generano un consistente indotto verso il nostro Paese, con un vantaggio economico a favore dell'Italia che si conferma da decenni,


impegna il Governo


a procedere all'apertura di agenzie consolari nelle sedi, già chiuse o in procinto di chiudere, di Liegi (Belgio), Lilla (Francia), Losanna (Svizzera) e Manchester (Inghilterra),

con un organico variante da 3 a 4 collaboratori; a procedere all'apertura di uno sportello consolare nelle città di Amburgo (Germania), Genk (Belgio) e Mannheim (Germania), con una dotazione di massimo due collaboratori.
(7-00638)
«Narducci, Tempestini, Barbi, Porta, Fedi».

La V Commissione,
premesso che:
nell'ambito degli interventi a sostegno delle imprese e del credito, l'articolo 8, comma 5 del decreto-legge n. 70 del 2011 ha inteso ampliare l'operatività del Fondo di garanzia;
in attuazione della citata previsione, l'articolo 7, del decreto-legge n. 34 del 2011 (convertito con modificazioni dalla legge n. 75 del 2011) ha attribuito alla Cassa depositi e prestiti S.p.A. (CDP) competenza in materia di assunzione delle partecipazioni in «società di rilevante interesse nazionale in termini di strategicità del settore di operatività, di livelli occupazionali, di entità di fatturato ovvero di ricadute per il sistema economico-produttivo del Paese, e che risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività»;
l'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 ha altresì demandato ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze (MEF), di natura non regolamentare, la qualificazione delle società di interesse nazionale oggetto di possibile intervento da parte di Cassa depositi e prestiti e la definizione dei relativi requisiti;
il disposto dell'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 mette a disposizione di Cassa depositi e prestiti spa un importante strumento di intervento che deve, tuttavia, essere utilizzato nel rispetto della natura e delle finalità proprie di Cassa depositi e prestiti spa,


impegna il Governo:


a vigilare affinché l'assunzione da parte di Cassa depositi e prestiti spa di partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale sia prioritariamente finalizzata a promuovere la crescita dell'economia nazionale e lo sviluppo dell'occupazione;
a vigilare affinché l'attività svolta ai sensi dell'articolo 7 del decreto-legge n. 34 del 2011 venga svolta nel rispetto dell'equilibrio economico finanziario di Cassa depositi e prestiti spa e non pregiudichi lo svolgimento delle altre funzioni della Cassa medesima;
a qualificare di interesse nazionale i settori della difesa, sicurezza, infrastrutture e pubblici servizi, trasporti, comunicazione, energia, assicurazione e intermediazione finanziaria, ricerca e alta tecnologia;
ad adottare il predetto decreto, che in particolare dovrà attribuire al Ministro dell'economia e delle finanze un potere di opposizione successiva, da esercitarsi in relazione ad ogni operazione avente ad oggetto società attive nei predetti settori, in modo da assicurare il carattere indistintamente applicabile di tale misura;
ad adottare rapidamente le suddette iniziative in particolare per la tutela degli interessi nazionali nel settore dell'energia.
(7-00642)
«Polledri, Bitonci, Comaroli, Reguzzoni, Simonetti, D'Amico».

La XIII Commissione,
premesso che:
il mercato della frutta, in particolare quella estiva delle pesche e nettarine, è oggi investito da una pesante crisi che rischia di mettere in grave pericolo molti posti di lavoro nell'ambito della produzione primaria e dell'intero indotto;

a risentirne di più sono soprattutto le aziende più giovani e attive che hanno maggiori esposizioni bancarie;
questo importante comparto agricolo nazionale (che fa dell'Italia il secondo produttore al mondo, con circa 14 milioni di quintali di prodotto e con un fatturato molto consistente) ha già attraversato ben cinque crisi negli ultimi anni, con ricadute pesanti anche per l'indotto che coinvolge migliaia di posti di lavoro;
tra le cause che hanno portato a questo stato di cose vi sono:
a) la sovrapposizione, per le numerose anomalie climatiche degli ultimi anni, dei calendari di maturazione fra Nord e Sud nelle aree italiane e anche con la Spagna;
b) la riduzione della domanda, a seguito dell'allarme Escherichia coli, unitamente alla perdita di potere d'acquisto delle famiglie e alla contrazione dei consumi in Europa;

l'organizzazione comune di mercato ortofrutticola ha dimostrato, in particolare sul piano della prevenzione e gestione delle crisi di mercato, di non essere sufficiente a tutelare l'attività di molti produttori del settore;
specialmente per le colture pluriennali, come pesche e nettarine, le problematiche di ordine produttivo e di mercato hanno bisogno di una programmazione di lungo periodo che si basi su una reale conoscenza del mercato, anche se, talvolta, non è facile poter prevedere dieci anni prima gli sviluppi del commercio globale, né tantomeno particolari eventi calamitosi o crisi di intere economie nazionali;
gli attuali strumenti di intervento, basati sui ritiri da parte delle organizzazioni dei produttori, non sono in grado di incidere sul mercato in modo rilevante a causa, soprattutto, dei prezzi troppo bassi riconosciuti ai produttori;
inoltre queste misure, per essere effettivamente efficaci, dovrebbero interessare l'intera produzione e non solo quella organizzata in organizzazioni dei produttori,


impegna il Governo:


ad intraprendere qualsiasi utile iniziativa al fine di raggiungere la firma dell'accordo interprofessionale;
ad avanzare, in tempi rapidi, all'Unione europea la richiesta di destinare risorse specifiche ad un intervento straordinario per pesche, nettarine e susine valido per tutti produttori dell'Unione europea e di adeguare i prezzi di intervento con le medesime modalità adottate in occasione dell'intervento per la crisi del batterio Escherichia Coli;
a promuovere, altresì, fin da ora, ogni iniziativa, anche normativa, utile a:
a) prevedere, per i pochi prodotti frutticoli fortemente deperibili come pesche, nettarine e susine, meccanismi collettivi, applicabili a livello europeo, per la gestione dei ritiri;
b) aumentare al 10 per cento la percentuale massima dei prodotti ritirabili per singola specie, incentivando la destinazione del prodotto ritirato ad uso energetico;
c) adeguare i massimali di aiuto previsti dalla normativa comunitaria per i ritiri dal mercato lasciando agli Stati membri, per i prodotti altamente deperibili, la definizione dei valori da applicare;
d) incentivare la destinazione dei prodotti alla distribuzione gratuita a favore di indigenti creando un capitolo di spesa al di fuori dell'aiuto previsto per la prevenzione e gestione delle crisi;
e) istituire un fondo destinato ad assicurare crediti derivanti da esportazioni verso i Paesi terzi in quanto, ad oggi, le imprese non dispongono di alcun strumento a salvaguardia dei mancati pagamenti derivanti dall'insolvenza di aziende importatrici;

f) favorire la costituzione di fondi mutualistici, cofinanziati dalla Unione europea e gestibili direttamente dalle organizzazioni dei produttopri o dalle associazioni delle organizzazioni di produttori, utilizzabili per integrare i produttori nel caso di crisi dei prezzi di mercato;
g) valutare nuove forme assicurative in grado di garantire una salvaguardia del reddito ai produttori che continuano a rappresentare l'anello debole di tutta la filiera.
(7-00639) «Delfino».

La XIII Commissione,
premesso che:
da tempo viene denunciata dagli operatori del settore cunicolo una grave crisi che colpisce in primo luogo i liberi allevatori, rischiando di concentrare il mercato in poche grandi aziende di lavorazione;
da quanto indicato nei dati rilasciati dalle associazioni di categoria, emerge chiaramente un trend negativo, espressione di ingiustificati aumenti nelle importazioni di carne di coniglio e nelle rispettive diminuzioni nelle esportazioni, alterando sensibilmente la struttura dell'offerta di mercato e provocando uno status di crisi strutturale;
i costi di produzione registrano significativi aumenti anche in relazione alla variazione dei prezzi di materie prime ed energia, andando ad agire sui prezzi medi al dettaglio, sebbene al contempo i consumi continuino a crescere al pari dell'offerta interna, tuttora in grado di far fronte alla domanda nazionale;
non esiste al momento alcun marchio identificativo nazionale che tuteli l'origine della carne di coniglio, non inclusa nei settori indicati dall'Europa per l'estensione dell'obbligo di etichettature di tutte le carni fresche;
precedenti atti di sindacato ispettivo hanno più volte espresso la necessità dell'obbligo dell'indicazione di origine, sottoponendo l'anomalia di una crisi simile anche all'autorità garante per la concorrenza ed il mercato;
in Italia, il settore cunicolo ha un elevato indice di autoapprovvigionamento (il 98 per cento circa), ma ciò non toglie che l'indicazione dell'origine in etichetta sia importante per dare una corretta informazione al consumatore e per ridurre la concorrenza del prodotto di importazione, utilizzato come leva strategica per condizionare i prezzi di mercato e controllare gli approvvigionamenti, a danno ovviamente dei nostri allevatori e del made in Italy;
l'autorità italiana ha inviato un parere al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Presidenti delle Camere e al Ministro interrogato, in cui si auspica un riesame in senso proconcorrenziale dell'attuale processo di formazione dei prezzi alla produzione agricola, al fine di eliminare eventuali «inefficienze» e meglio adeguare il sistema alla normativa posta a tutela della concorrenza. Al riguardo, l'autorità ha espresso l'auspicio che sia data implementazione al piano di intervento per il settore cunicolo già adottato dalla Conferenza Stato-Regioni, in particolare con riferimento alla costituzione di una commissione prezzi unica nazionale, neutrale e trasparente, che consenta di superare i meccanismi discrezionali delle attuali borse merci;
il grave ritardo delle istituzioni ad eseguire tutti gli interventi previsti sta dimostrando, di fatto, di non riuscire a fermare per tempo i mercati, con l'effetto di far monopolizzare quel che resta della libera coniglicoltura italiana, in contrasto con i princìpi costituzionali italiani e con il diritto europeo,


impegna il Governo:


a promuovere, stante l'entità delle difficoltà del settore cunicolo, adeguate iniziative finalizzate ai seguenti obiettivi:
a) ottenere il riconoscimento dello stato di crisi;

b) mettere in atto misure appropriate per l'accesso al credito da parte delle imprese del settore;
c) portare a compimento tutti gli impegni già assunti con la filiera;
d) estendere l'obbligo di etichettatura con la puntuale indicazione dell'origine della produzione;
e) realizzare specifiche campagne promozionali per la valorizzazione della produzione, nonché fornire una ampia informazione ai consumatori sulla qualità e sulle caratteristiche organolettiche della produzione nazionale;
f) attivare uno specifico programma di controlli per contrastare qualsiasi fenomeno di contraffazione e di pirateria nel settore.
(7-00640) «Delfino».

La XIII Commissione,
premesso che:
la filiera tabacchicola italiana vive un momento di grave e profonda crisi economica e sociale, derivante sia dagli effetti della riforma normativa comunitaria, che ha determinato un contenimento delle produzioni e delle risorse ad esse assegnate, sia dalla volatilità dei prezzi del mercato di riferimento che rende molto incerta la collocazione del prodotto ad un prezzo remunerativo;
l'Italia detiene il primato di produzione di tabacco in Europa ed è tuttora tra i primi 10 esportatori mondiali; il settore del tabacco ha un notevole effetto trainante per l'economia di molte aree del Paese poiché coinvolge un numero particolarmente elevato di addetti e la quantità di lavoro generata dalla coltura del tabacco è di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi altra produzione agricola;
il processo di ristrutturazione del settore, iniziato ormai da alcuni anni, se non adeguatamente governato mediante politiche nazionali e regionali mirate, rischia di mettere in discussione la stessa sopravvivenza del comparto con pesanti ripercussioni lungo tutta la filiera e sull'occupazione e sulle fonti di reddito di realtà agricole complesse e delicate;
in particolare è necessario che le regioni garantiscano la piena disponibilità delle risorse finanziarie dedicate al comparto del tabacco che gestiscono attraverso i piani di sviluppo rurale e che il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali chiarisca la disponibilità del Governo a siglare anche con tutte le manifatture internazionali operanti in Italia accordi per l'acquisto di tabacco italiano;
per quel che attiene la gestione regionale delle risorse dedicate al tabacco tutti i soggetti della filiera del tabacco denunciano il ritardo ad attivare le due misure specifiche di sostegno, la misura agro ambientale 214 e la misura di compensazione 144;
l'adozione della misura agro-ambientale, all'interno delle azioni previste nei piani di sviluppo rurale, per sostenere gli agricoltori che volontariamente avessero aderito ad una serie di impegni mirati ad accrescere la sostenibilità ambientale della coltura del tabacco al momento è stata concordata dall'Unione europea solo con la regione Umbria, per un importo massimo di 990 euro per ettaro; è dalla campagna 2010 che i produttori hanno già adottato criteri di produzione che soddisfano i requisiti della misura 214 mentre rimangono ancora indefinite le modalità di accesso ai benefici previsti;
i piani di sviluppo rurale prevedono anche la possibilità di utilizzare la misura 144 che consente di erogare un massimale di 9.000 euro (di cui 4.500 nel 2011, 3.000 nel 2012 e 1.500 nel 2013) a favore di quelle aziende che, a partire dal 2010, abbiano subito una riduzione dei pagamenti unici accoppianti di oltre il 25 per cento rispetto al 2009 (in conformità al Regolamento n. 1782 del 2003) e abbiano presentato un piano aziendale che dimostri la fase di ristrutturazione, ovvero la riconversione dell'azienda; ad oggi tutti

i produttori soddisfano le condizioni richieste ma le regioni stanno ancora completando l'accesso a tali benefici e nessuna ha dato concreta attuazione alla misura erogando i fondi;
per quel che concerne la gestione nazionale della politica di settore il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha di recente sottoscritto un accordo triennale di acquisto di tabacco solo con la manifattura Philip Morris Italia;
tutta la filiera ha ribadito la necessità che il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali promuova entro la fine di luglio, nuovi accordi con tutte le multinazionali del tabacco operanti in Italia sulla falsariga di quanto fatto con Philip Morris Italia nello scorso aprile, rinnovando le intese sottoscritte negli anni scorsi e scadute nel 2009, con British American Tobacco, Japan Tobacco e Manifattura sigaro Toscano;
gli esponenti della filiera hanno sottolineato l'urgenza che il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali si attivi affinché, dopo l'accordo di programma per l'acquisto di tabacco italiano nel triennio 2011-2013 siglato ad aprile con Philip Morris, vengano sottoscritti impegni analoghi con le altre multinazionali del settore, a partire da Bat Italia;
fino ad ora il Ministero ha rinviato a data da destinarsi la sigla di un'intesa con l'azienda angloamericana per incrementare la quantità di prodotto da acquistare dai tabacchicoltori italiani nel biennio 2011-2012;
in risposta ad una interrogazione sulla questione il sottosegretario del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha dichiarato che a breve, verranno definiti ulteriori incontri per sottoscrivere ulteriori accordi con le altre aziende manifatturiere e che è stato istituito un apposito tavolo di concertazione cui partecipano, oltre al Ministero delle politiche agricole, anche rappresentanti dei dicasteri della salute, dell'economia, dello sviluppo economico e del lavoro, per coordinare le politiche che coinvolgono il settore a livello nazionale ed europeo,


impegna il Governo:


ad incontrare entro il 31 luglio 2011 prossimo le altre manifatture internazionali operanti in Italia al fine di assumere adeguati impegni di durata pluriennale (4-5 anni) circa gli acquisti di tabacco mediante «accordi» al pari di quanto già avvenuto con la Philip Morris Italia, e comunque utili ad accompagnare la necessaria razionalizzazione e ristrutturazione della filiera tabacchicola;
ad attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni per un monitoraggio sullo stato di attuazione delle diverse misure previste nei piani di sviluppo rurale
(7-00641)
«Trappolino, Oliverio, Servodio, Verini, Zucchi, Fiorio, Brandolini, Sani, Agostini, Marco Carra, Mario Pepe (PD)».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla recente decisione del «comitato dei saggi» del comune di Bologna, che ha deliberato a maggioranza l'inammissibilità del referendum proposto da un comitato di genitori contro il finanziamento comunale alle scuole materne, argomentando come segue (si riporta

integralmente la decisione in quanto utile per una chiara comprensione del quesito):
«Il comitato dei Garanti,
nella sala ovale del comune di Bologna, il giorno 29 giugno 2011, alle ore 12,10, considerato che a seguito dell'ordinanza del Tribunale di Bologna (del 20 giugno 2011 RG 7006111), la quale ha imposto sette giorni dalla notifica ISer l'adozione del provvedimento circa l'ammissibilità o meno del quesito referendario, oggi scadono i termini prefissi, presa visione di tutta la documentazione acquisita in atti, assume la seguente decisione.
Premesso
1. che, secondo l'articolo 10, comma 2, lettera b), del Regolamento sui diritti di partecipazione e di informazione del cittadino (P.G. 287154/2007), il quesito referendario per superare lo scrutinio di ammissibilità "deve ... rispettare i limiti imposti dall'ordinamento";
rilevato
2. che ai sensi dell'articolo 118 comma 3, della Costituzione, "Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà";
3. che la legge 10 marzo 2000, n. 62, recante "Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all'istruzione" considera come componenti del sistema nazionale di istruzione le "scuole paritarie private" (articolo 1, comma 1);
4. che la legge regionale E.R. 8 agosto 2001, n. 26, nel disciplinare, gli interventi della Regione e degli enti locali in materia di diritto allo studio, indica come destinatari degli stessi gli alunni delle "scuole appartenenti al sistema nazionale dell'istruzione, come definito dall'articolo 1 della legge 20 marzo 2000, n. 62" (articolo 2, comma 1) e specificamente i frequentanti le "scuole dell'infanzia", (articolo 6, comma 1, lettera a), e ricomprende fra gli interventi previsti, oltre a quelli aventi come diretti destinatari gli allievi (ad esempio i servizi di mensa e di trasporto), anche i progetti "volti ad accrescere la qualità dell'offerta educativa a beneficio dei frequentanti delle scuole d'infanzia del sistema nazionale d'istruzione... compresi i relativi progetti di qualificazione e aggiornamento del personale" (articolo 31 comma 4, lettera c);
5. che la legge regionale E.R. 30 giugno 2003, n. 12, recante "Norme per l'uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere" impegna la Regione e gli enti locali, con riguardo alle scuole d'infanzia, a sostenere "l'adozione di modelli organizzativi flessibili, la compresenza nelle ore programmate per le attività didattiche, l'inserimento di figure di coordinamento pedagogico" (articolo 19) con riferimento al "sistema nazionale di istruzione... come definito dalla legislazione nazionale" (articolo 1 comma 2);
6. che per l'articolo 107 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297 (Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione), "la manutenzione, il riscaldamento, le spese normali di gestione e la custodia degli edifici delle scuole materne statali sono a carico del comune ove hanno sede le scuole» e che «è ugualmente a carico del comune il personale di custodia";
7. che ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento comunale della scuola d'infanzia (delibera C.C. n. 78/94) "l'Amministrazione comunale persegue un raccordo istituzionale e di collaborazione operativa fra le scuole dell'infanzia comunali, statali ed autonome per la realizzazione di un sistema integrato per la prima infanzia";
8. che il Comune di Bologna fin dal 1994 con deliberazione odg n. 452 del 1994 e da ultimo con deliberazione n. 131 del 2010, ha attivato un Sistema di convenzionamento con le scuole d'infanzia private, oggi paritarie, tant'è che il bilancio pluriennale dello stesso Comune prevede risorse per il rinnovo delle convenzioni anche per gli anni 2011/2013;

9. che pertanto nel territorio del Comune di Bologna "il sistema nazionale d'istruzione" si è da tempo venuto articolandosi, per le scuole d'infanzia, in scuole statali (con circa il 17 per cento dei bambini di età), scuole paritarie comunali (con circa il 60 per cento), scuole paritarie private (con circa il 23 per cento, cfr, memoria del presidente commissione affari generali e istituzionali del consiglio comunale, PG154455/2011);
10. che la Corte costituzionale nella sentenza 30 gennaio 6 febbraio 2003, n. 42 ha ritenuto che "Il principio dell'esclusione delle scuole paritarie del sistema scolastico nazionale che si pretende introdurre in via referendaria rende attiva, una connotazione discriminatoria a carico delle scuole private, pur a fronte di una disciplina dettagliata che realizza un sostanziale regime di parità" (punto 2 in diritto);
Il Comitato dei Garanti
reputa che il quesito referendario sottoposto al suo esame dal comitato articolo 33, nella parte della formulazione ) destinare tutti i fondi disponibili (del comune di Bologna) alle scuole comunali», non soddisfi il requisito del rispetto dei "limiti imposti dall'ordinamento" di cui all'articolo 10, 2, reg. (supra p. 1) per i seguenti motivi:
a) con riferimento alle scuole d'infanzia statali, il quesito non considera che il comune è tenuto a sopportare gli oneri economici di cui all'articolo 107 decreto legislativo 297 del 1994 (supra p. 6), sicché la destinazione di tutti i fondi (in materia di scuole d'infanzia) a favore delle (sole) scuole comunali si pone in contrasto con detta disposizione;
b) con riferimento alle scuole d'infanzia paritarie private, il quesito non considera la connotazione che discende per dette scuole dalle disposizioni legislative statali e regionali nonché da quelle regolamentari comunali richiamate (supra, p. 3-5 e 7): il costituire esse parti integranti del "sistema nazionale d'istruzione" e perciò il loro essere destinatarie degli interventi di sostegno economico posti dalla normativa a carico del comune. Conseguentemente il divieto degli stessi interventi, derivante dal quesito, si configura in termini di illegittimità, assumendo al contempo una connotazione discriminatoria, come rilevato dalla Corte costituzionale (supra p. 10);
c) sempre con riferimento alle scuole d'infanzia paritarie private, il quesito si pone in contrasto con il precetto discendente dall'articolo 118, comma 3 della Costituzione (supra p. 2). Senza entrare nella valutazione dell'esatto valore e della portata di detta disposizione [se essa esprima una norma dotata di piena percettività tale da configurare in capo agli interessati veri e propri diritti soggetti perfetti oppure, all'opposto, se essa, alla luce del complessivo quadro costituzionale (ad esempio articolo 33), si configuri come norma solo programmatica o di indirizzo], è senz'altro ragionevole ritenere che il principio di sussidiarietà orizzontale (o sociale), ancorché, in ipotesi, privo della capacità di imporre comportamenti conformi immediatamente esigibili, è quantomeno in grado di precludere la legittimità di comportamenti palesemente difformi. Come accennato in precedenza (supra p. 8 e 9), il Comune di Bologna ha da anni attivato con le scuole d'infanzia private paritarie un sistema di convenzionamento, dando atto che dette scuole realizzano un'attività di interesse generale, concorrendo esse a garantire, insieme alle scuole d'infanzia statali e a quelle comunali, il servizio di istruzione materna a favore della generalità dei bambini bolognesi. In altre parole, il Comune di Bologna nel settore delle scuole d'infanzia, ha dato attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale, favorendo quell'autonoma iniziativa di formazioni sociali che proprio nel campo dell'istruzione ha trovato una tipica manifestazione.
E con riguardo al principio di sussidiarietà orizzontale, come realizzatosi nel campo della scuola d'infanzia nel territorio bolognese, il quesito referendario tende a proporre una vera e propria cancellazione del grado di attuazione della citata

disposizione costituzionale nel Comune di Bologna. Sotto questo aspetto il quesito risulta altresì incompatibile con il principio del diritto allo studio stabilito in sede costituzionale posto che, come ha osservato la Corte costituzionale nella sentenza n. 33 del 2005, "la legge n. 62 del 2000, infatti, nel prevedere l'istituzione delle scuole paritarie, quali componenti del sistema nazionale di istruzione, ha altresì dettato un principio, valido per tutte le scuole inserite in detto sistema di istruzione, volto a rendere effettivo il diritto allo studio anche per gli alunni iscritti alle scuole paritarie, da essa legge disciplinate. E nel far ciò, la medesima legge ha previsto un finanziamento straordinario, aggiuntivo rispetto agli ordinari stanziamenti, in favore delle Regioni delle Province autonome, finalizzato al sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione";
né è possibile, visto il quesito formulato e la relazione di accompagnamento, ipotizzare una riformulazione del quesito idonea a superare i rilievi di inammissibilità incoerenza con gli intendimenti del Comitato promotore
PQM
il Comitato dei garanti, a maggioranza, dichiara inammissibile il quesito referendario presentato in data 2 marzo 2011 dal comitato articolo 33 (P.G. 47757) ai sensi dell'articolo 10, comma 2, lettera b), del Regolamento di partecipazione e di informazione del cittadino»;

ci si trova di fronte a parere dell'interpellante ad una sorta di vuoto legislativo nella materia che riguarda il diritto allo studio nella regione Emilia Romagna che a differenza di altre regioni non ha normato in modo chiaro questo settore;
ci si trova in presenza, rispetto a precedenti atti di sindacato ispettivo, di una vera e propria emergenza istituzionale in quanto gli enti locali che erogano nella loro autonomia contributi alle scuole paritarie, non possono essere sottoposti alla minaccia di continui referendum, è necessaria una legge nazionale che chiarendo le diversità di applicazione in materia di diritto allo studio fra regione e regione, definisca i principi essenziali validi per tutto il territorio nazionale che non possono essere disattesi in quanto attinenti ai diritti essenziali della persona, garantiti da leggi nazionali in materia di istruzione ed assistenza, come ben evidenziato nel parere espresso dal comitato dei garanti. In conclusione, la richiesta di un'iniziativa normativa nazionale che il primo firmatario del presente atto richiede con particolare urgenza rispetto a precedenti interpellanze sull'argomento, servirebbe ad evitare ad esempio nel caso di Bologna che una eventuale maggioranza di garanti decidendo nel senso opposto alla decisione effettivamente presa, incida su diritti essenziali indisponibili condizionando i medesimi a minacce di referendum abrogativi in contrasto, secondo gli interpellanti, con la normativa -:
se il Governo non intenda assumere una iniziativa normativa urgente che definisca su tutto il territorio nazionale livelli essenziali e inderogabili dei diritti civili e sociali con specifico riferimento ai profili riferiti in premessa.
(2-01164)
«Garagnani, Scandroglio, Di Centa, Cassinelli, De Girolamo, Mistrello Destro, Fucci, Dell'Elce, Pianetta, D'Ippolito Vitale, Dima, Palmieri, Renato Farina, De Camillis, Di Virgilio, Marinello, Gava, Scelli, Tortoli, Minardo, Barba, Murgia, Barbieri, Carlucci, Testoni, Centemero, Biasotti, Bergamini, Toccafondi, Osvaldo Napoli, Vessa, Iapicca, Romele, Paroli, Lainati, Cicu, Pagano, Di Caterina, Galati, Sbai, Ventucci, Baccini, Mussolini».

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il

Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
dopo mesi di voci, dichiarazioni, smentite, dati alternati sull'attività di movimentazione, di fermi dello scarico di teus (twenty foot equivalent unit), oggi sul porto di Gioia Tauro, infrastruttura strategica per l'Europa, si è abbattuta la scure della crisi, imposta dalla terminalista Med Center, senza che il Governo nazionale abbia fatto nulla per evitarla;
si è giunti alla odierna crisi lasciando inalterata la funzione monopolista della Med Center; sono mancati il decollo della logistica, l'ampliamento delle infrastrutture esistenti e della imboccatura, l'ottimizzazione degli spazi portuali, la polifunzionalità;
il 5 luglio 2011 il Governo ha predisposto la copertura per un anno di ben 467 esuberi (pari al 45 per cento della forza lavoro) con gli ammortizzatori sociali; a questi lavoratori in esubero si aggiungono 200 ex precari (sui 250 assunti con contratti a termine tra il 2007 e il 2009) che da diversi mesi hanno iniziato la battaglia legale per il reintegro sul posto di lavoro;
l'accordo MCT e Governo sarebbe stato giustificato dall'improvvisa decisione di Maersk di non scalare più il terminale della perdita di competitività;
l'interpellante evidenzia perplessità sulla richiesta di immediata attuazione di un piano di salvataggio aziendale, considerato che nei primi quattro mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010 la MCT ha incrementato i propri flussi di traffico circa del 10 per cento;
il presidente della stessa autorità portuale di Gioia Tauro, Giovanni Grimaldi, ha dichiarato: «Se pur in presenza di una forte crisi, dettata anche dall'agguerrita concorrenza dei porti del Nord Africa, al momento non siamo di fronte ad una realtà talmente critica da generare un così alto numero di esuberi di personale»;
tra l'altro a conclusione dei 12 mesi di ammortizzatori sociali, la MCT «verificherà se persistono le condizioni per un reintegro dei lavoratori in esubero»; non ci sarà, quindi, alcun obbligo al reintegro dei lavoratori oggi inseriti nella Cassa integrazione guadagni straordinaria, peraltro, in assenza di un piano di rilancio;
sembrerebbe, inoltre, che la MCT non avrebbe intenzione di ricorrere ad una cassa integrazione a rotazione, coinvolgendo l'intero personale, così come già avvenuto nel 2009, bensì «mirata» ad una parte di lavoratori;
da fonti giornalistiche e sindacali si apprende che la MCT punterebbe su un'applicazione della cassa integrazione che miri ad una «pulizia» dei lavoratori; non si comprendono pertanto i criteri per l'assunzione negli anni e se tra questi criteri ci sia mai stata la valutazione su eventuali rapporti parentali o amicali con ambienti della criminalità organizzata;
non è noto se, prima di proporre la richiesta di Cassa integrazione guadagni straordinaria la MCT abbia mai assunto provvedimenti nei confronti di quei lavoratori che, dovrebbero rientrare tra i beneficiari della Cassa integrazione guadagni straordinari;
Gianluigi Aponte, padron della MSC, oggi l'unica linea di navigazione cliente del terminal di Gioia Tauro, sembra aver dimostrato una qualche prospettiva di investimenti, ma non appare chiaro il rapporto tra la sua società e la MCT;
l'interpellante ha più volte evidenziato nei precedenti atti di sindacato ispettivo la situazione monopolista della MCT la quale, nonostante la sua dichiarata diminuzione dell'attività di transhipment, continua a non concedere tratti di banchina necessari ad incentivare l'ingresso di nuove società; la Contship Italia ha convenienza a confermare la propria presenza

su Gioia Tauro soltanto per mantenere inalterato il monopolio sulla banchina del porto;
ad avviso dell'interpellante, i Governi nazionali e regionali dovrebbero poi, ancor prima di cedere alle richieste della MCT, fare piena luce sui rapporti tra la stessa MCT e la MSC, ma anche sulla Maersk che, pur essendo andata via dal porto di Gioia Tauro, mantiene una quota azionaria del 33 per cento in MCT;
ed ancora non si conoscono le motivazioni che vedono la Eurokay, azionista di riferimento della Contship Italia, gestore a Gioia Tauro in funzione degli interessi del Porto di Amburgo;
da ultimo, l'interpellante intende richiamare l'attenzione del Governo sulla necessità di non sottovalutare, nell'ambito della crisi che investe il porto di Gioia Tauro, il controllo che la 'ndrangheta mantiene sull'intera area portuale, così come si evince dall'operazione condotta in data odierna dai Carabinieri di Reggio Calabria contro il narcotraffico -:
se non ritengano necessario ed urgente relazionare sulla reale situazione di crisi che sta coinvolgendo il Porto di Gioia Tauro;
quali urgenti iniziative intendano assumere, oltre all'accordo già sottoscritto per l'applicazione della Cassa integrazione guadagni straordinari a 467 lavoratori, per verificare i rapporti tra MCT, MSC e Maersk;
quali interventi intendano attuare, per le parti di competenza, al fine di garantire che l'applicazione della Cassa integrazione guadagni straordinari non diventi un alibi utile a sancire la chiusura definitiva del porto di Gioia Tauro, unica fonte di sviluppo ed economica per un territorio che registra già un elevato tasso di disoccupazione.
(2-01163) «Angela Napoli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DAL LAGO e STEFANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la stampa vicentina ha dato ampio risalto alla firma di un accordo tra il Governo e il sindaco di Vicenza in merito alle «compensazioni» assicurate a Vicenza per l'ospitalità data alla nuova caserma USA presso l'area del vecchio aeroporto Dal Molin;
l'iter di tale accordo è stato seguito dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il quale ha tenuto i contatti con il sindaco di Vicenza Achille Variati e, in una prima occasione, ha incontrato anche il presidente della provincia Attilio Schneck, che manifestò la sua non adesione. Incredibilmente, l'accordo è stato firmato dal rappresentante del Governo pur nel dissenso di merito del presidente della provincia di Vicenza e di quello della regione del Veneto;
è a giudizio degli interroganti veramente incomprensibile il comportamento del Sottosegretario Letta che non ha ritenuto di considerare le posizioni espresse dalle massime autorità istituzionali della regione e della provincia, al fine di valutarne le critiche rispetto alle posizioni del sindaco di Vicenza. Su un tema che comporta il passaggio di un'area demaniale e il suo utilizzo in una zona delicatissima sul piano urbanistico e della sicurezza, sarebbe stato doveroso tenere in attenta valutazione le obiezioni del presidente della giunta regionale e di quello della provincia;
nel merito delle decisioni si ritiene politicamente contraddittoria, e amministrativamente insostenibile, la decisione di destinare tutta l'area a est della nuova base USA (circa 650.000 metri quadri) per il cosiddetto «Parco della Pace», con esborso di 11 milioni di euro (si veda delibera del CIPE), di cui 10 milioni per la bonifica bellica e il terreno ceduto in comodato per 50 anni, salvo diversa indicazione

della Difesa che può in ogni momento richiedere l'area. Vicenza ha ben altre e urgenti necessità. La città è dotata di numerosi parchi urbani e soprattutto di due ampie aree in zona centrale: Campo Marzo e Parco Querini che, insieme, si estendono per circa 230.000 metri quadri;
la manutenzione di tali parchi è difficoltosa, tanto che parte del parco Querini non è agibile dopo l'alluvione del novembre scorso. Appena fuori la cintura urbana Vicenza è dotata di numerose aree Verdi e l'area a est del Dal Molin potrebbe avere ben altri e più produttivi utilizzi (che non escludono la costruzione di un parco di dimensioni coerenti con la città e le sue problematiche);
in particolare, dagli interroganti era stata avanzata una proposta per destinare una parte di quell'area ad un centro polifunzionale di protezione civile, come richiesto da numerose associazioni di volontariato, e come risulta necessario dalle esigenze delle attuali strutture dei vigili del fuoco, dei carabinieri, della Protezione civile (ciò avrebbe anche comportato un risparmio di spesa per interventi che, comunque, dovranno essere fatti a favore di queste importanti istituzioni dedicate alla sicurezza dei cittadini);
l'obiettivo del parco della Pace è dunque sostenuto dal sindaco in accordo con il gruppo No Dal Molin. È evidente che questi gruppi di pacifisti e No Global (tra l'altro sempre presenti sul teatro di scontro della Val di Susa, così come esponenti No Tav, vengono regolarmente a Vicenza per contestare la costruzione della caserma USA) hanno l'obiettivo strategico di controllare l'area tangente alla nuova caserma USA, al fine di trasformarla in un punto di raccolta per le manifestazioni del dissenso pacifista-antiamericano e antioccidentale;
Vicenza ha bisogno di tutto meno che di un lacerante clima di scontro sociale, tra l'altro su decisioni assunte dal Governo centrale che ormai dovrebbero essere definitive. La città e la provincia hanno subito una alluvione pesantissima nel novembre 2010. Allo stato attuale, anche un piccolo nubifragio, come avvenuto la settimana scorsa, manda in tilt pezzi del centro, danneggia attività economiche e privati cittadini. Ciò ha messo in evidenza la fragilità strutturale del territorio e richiama la necessità urgente di investimenti di salvaguardia;
in questo quadro, destinare somme ingenti per un parco con «destinazione No Global» è ad avviso degli interroganti poco responsabile così come è incomprensibile il comportamento del Sottosegretario;
Vicenza ha bisogno di sostegno concreto per le sue strutture, per le sue attività commerciali, industriali ed artigianali che dovranno garantire il futuro della sua comunità. Pensare di spendere milioni di euro per una operazione ad avviso degli interroganti elettoralistica non può aiutare la città e la provincia;
si sottolinea che nella prima delibera CIPE erano previsti 5 milioni per la progettazione della tangenziale Nord-est. La delibera non è mai stata firmata dal Ministero dell'economia e delle finanze e quindi mai registrata alla Corte dei conti. Si tratta di fondi solo scritti nella carta e mai destinati, tant'è che nella successiva delibera CIPE non sono più stati inseriti. Ora si pretende di inserire nella convenzione ANAS-SERENISSIMA BS-PD la progettazione preliminare. A Vicenza serve l'opera e non solo il preliminare. Quindi altre devono essere le soluzioni per le compensazioni. In definitiva, resterà, se resterà, un milione per il Museo dell'aria, cioè nulla, come se questa fosse sentita come necessità per la città di Vicenza -:
quali siano le motivazioni che hanno portato, nonostante l'opposizione della provincia e della regione, alla firma dell'accordo di cui in premessa che, peraltro, non ha nulla di concreto se non il passaggio dell'area interessata nella disponibilità del comune, allontanando anche la possibilità di realizzazione della tangenziale Nord-est, dal momento che le risorse previste per la progettazione dell'opera non sono mai state assegnate.
(5-05114)

BELLANOVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il progetto «Libera», nato nel 2000, ed il progetto «Libera Percorsi», nato nel 2006, divenuti progetti di eccellenza a livello Europeo, sono rivolti alle vittime della tratta e dei reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù a scopo di sfruttamento sessuale, lavoro forzato, sfruttamento lavorativo, impiego in attività illegali, accattonaggio e altri, finalizzati a offrire percorsi di assistenza e protezione sociale, tutela dei rischi e ritorsioni connessi all'uscita dallo stato di sfruttamento, concrete opportunità di inserimento e di integrazione sociale e lavorativa;
le persone a cui tali progetti si rivolgono sono vittime che hanno denunciato i loro sfruttatori e in ragione di ciò, a seguito di nulla osta da parte dell'autorità giudiziaria, hanno ottenuto uno speciale permesso di soggiorno per consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell'organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale;
entrambi i progetti sono sovvenzionati in massima parte dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - dipartimento per i diritti e le pari opportunità, contribuendo la provincia in misura residuale e con un contributo che si sostanzia nella messa a disposizione di risorse umane. In particolare, il progetto «Libera» per il periodo luglio 2010-luglio 2011 ha ricevuto dal Ministero l'importo di 179.928,57 euro, mentre la provincia ha contribuito con euro 53.978,75 in personale. Per il progetto «Libera Percorsi», invece, il cui costo per il 2011 è pari a euro 123.750,00, di cui euro 99.000,00 a carico del Ministero, euro 8.000,00, quale cofinanziamento della provincia di Brindisi ed euro 16,750,00, a carico della provincia di Lecce, quale spesa per personale interno già inserita nel bilancio provinciale;
cuore di entrambi i progetti è il centro antiviolenza e di accoglienza con funzioni di: Drop in Center («sportello sociale a bassa soglia»), luogo in cui si svolgono attività e servizi caratterizzati da modalità di accesso e fruizione immediata e continuativa, garantendo assoluta autonomia e distanza da luoghi sensibili al fine di evitare situazioni di promiscuità con altri migranti e altri soggetti che possono minare la privacy, la sicurezza e l'incolumità di utenti ad alto rischio ed, inoltre, centro di accoglienza, spazio sicuro e autonomo frequentato quotidianamente dagli utenti e domicilio ufficiale degli utenti in protezione sociale;
con delibera del 18 maggio la giunta della provincia di Lecce, a seguito dell'approvazione del bilancio di previsione per il 2011, in un'ottica di ricognizione della logistica degli immobili provinciali in proprietà e in locazione con la finalità del contenimento della spesa pubblica e l'ottimizzazione logistica dei immobili provinciali destinati a sedi istituzionali, ad uffici e a centri di servizi da erogare ai cittadini e agli immigrati, ha di fatto tagliato alcune voci di costi minori tra cui l'affitto dei locali dove ha sede il centro antiviolenza e di accoglienza che costa alla provincia la somma di euro 17.280,00 l'anno;
la nuova collocazione per i progetti «Libera» e «Libera Percorsi» sarebbe stata individuata proprio in tale ultimo locale, sito in viale Marche, già sede del centro provinciale per i servizi agli immigrati, lo sportello dei diritti, il CIR ed altri servizi destinati ai migranti. Tale struttura, come si evince anche da alcuni interventi sugli organi di stampa, risulterebbe inadeguata in quanto non rispondente ai requisiti di riservatezza, autonomia, sicurezza e privacy necessari per le potenziali vittime e per le persone in protezione sociale che potrebbero rischiare, nelle nuove ubicazioni, di incontrare le persone dagli stessi denunciate;
la giunta provinciale con determinazione n. 63 del 12 maggio 2011 ha approvato un avviso pubblico per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo di natura specialistica per lo svolgimento

delle attività nell'ambito dei citati progetti, nonostante la presenza di profili professionali già operanti all'interno degli stessi;
i progetti sopra citati hanno potuto contare, nel corso degli anni, su un team di risorse ad alta specializzazione, conquistata anche con anni di attività sul campo, creando un patrimonio di fiducia e credibilità che l'eventuale sostituzione farebbe venir meno a completo discapito dei suoi utenti;
dagli organi di stampa si legge che tre dipendenti della provincia, lavoratori part-time del progetto «Libera» assunte nel 2008 dopo anni di precariato si sono visti recapitare la lettera di licenziamento e nella stessa situazione si troverebbe anche l'addetta allo sportello;
ad avviso dell'interrogante, le modalità messe in campo dall'amministrazione provinciale per il contenimento dei costi penalizzano fortemente la riuscita di un servizio che fino ad oggi è stato efficace nei confronti di tante persone realmente in difficoltà;
la provincia di Lecce ed il territorio circostante stanno conoscendo, in questo periodo, una grave recrudescenza proprio dei fenomeni per contrastare i quali i progetti in questione sono nati -:
se il Governo non intenda attivarsi, al fine di verificare se le criticità evidenziate compromettano i progetti di cui in premessa, che beneficiano di fondi statali, e la funzionalità di un servizio effettivamente efficace sul territorio che ha prodotto risultati tangibili, migliorando l'esistenza di tanti poveri migranti, e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(5-05116)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRIGUGLIO, GRANATA e LO PRESTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Ferrovie dello Stato italiane ha presentato il nuovo piano industriale 2011-2015 che prevede la soppressione di otto treni a lunga percorrenza, sedici tra intercity ed espressi, la chiusura delle officine di manutenzione di Messina, Siracusa, Palermo, della sala operativa di Palermo e di tutti gli uffici collegati, la soppressione delle navi che traghettano i treni nello stretto di Messina;
a fronte delle dichiarazioni d'intenti dell'amministratore delegato Mauro Moretti che ha manifestato la volontà di potenziare i collegamenti sul ferrato anche nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia, la Ferrovie dello Stato spa continua a discriminare il Meridione, gestendo il servizio dei trasporti con una concentrazione degli investimenti solo nella aree del Paese considerate più produttive;
all'alta velocità del Nord, si contrappone un trasporto siciliano in totale stato di abbandono; la Sicilia di fatto viene estromessa dal sistema-Paese, acuendo così l'immagine di un Paese a «due velocità»;
non può certo sfuggire come la conseguenza più drammatica sarà ed è un drastico taglio di posti di lavoro, diretto e indiretto, in un contesto come quello siciliano già pesantemente provato dall'attuale crisi economica;
nonostante la costante denuncia sul punto dei sindacati e le numerose spontanee manifestazioni di protesta da parte dei dipendenti di Ferrovie dello Stato spa e della cittadinanza messinese non è stata possibile una seria e proficua interlocuzione con il gruppo Ferrovie dello Stato, ma, cosa ancor più grave, il Governo sul punto è stato, ad avviso degli interroganti, totalmente assente e disinteressato -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere nei confronti della società Ferrovie dello Stato spa al fine di ridiscutere il piano industriale, così penalizzante per il territorio e la cittadinanza siciliana;

quali iniziative il Governo intenda porre in essere per tutelare i livelli occupazionali gravemente compromessi a seguito delle decisioni unilaterali della Ferrovie dello Stato spa.
(4-12689)

GARAVINI, BORDO, BOSSA, GENOVESE, MARCHI, ANDREA ORLANDO, PICCOLO e VELTRONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stata presentata alla stampa la relazione al Parlamento della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo nei confronti dello Stato italiano;
in questo rapporto, tra le altre cose, vengono avanzate svariate critiche al regime penitenziario del 41-bis partendo solo dalla contestazione, presumibilmente avanzata dalla Corte europea, del ritardo delle decisioni di ricorsi di detenuti. Solitamente i ricorsi dovrebbero essere decisi entro 10 giorni mentre capita che la decisione venga presa oltre questo limite;
da qui la Presidenza del Consiglio dei ministri prende spunto per proporre di trasformare «il 41-bis da regime speciale a regime ordinario di detenzione (derogabile, quando è il caso, in senso favorevole ai detenuti), o addirittura a pena di specie diversa, inflitta dal giudice con la sentenza di condanna, e prevedere meccanismi di affievolimento o revoca nel corso dell'esecuzione, alla stregua di quanto accade attualmente per tutte le altre pene in genere»;
come motivazione la presidenza del Consiglio, adduce che questo tipo di modifica, che va nella direzione opposta alla legge vigente, potrebbe liberare «rilevanti risorse lavorative ed eviterebbe la necessità di periodica reiterazione dei decreti». In proposito la Presidenza del Consiglio sottolinea che la proroga dei decreti «spesso si protrae per lunghi anni ed ormai i primi 41-bis sono in proroga continua da circa 15 anni, per cui si percepisce nella magistratura di sorveglianza (e non si sa da quali fonti la Presidenza del Consiglio abbia attinto questa percezione), un certo disagio nel motivare la perdurante sussistenza, dopo tanto tempo di contatti con le associazioni criminali di riferimento, anche perché difficilmente la polizia svolge indagini sui condannati e dunque mancano relazioni di polizia giudiziaria effettivamente utilizzabili»;
ad essere sottoposti da più di 15 anni al regime del 41-bis risultano essere alcuni dei boss più pericolosi di cosa nostra, 'ndrangheta, camorra ed altre organizzazioni mafiose come Riina, Bagarella, Graviano, Aglieri, Schiavone, Nuvoletta, Prudentino;
alcuni passi di questo documento ricalcano in maniera preoccupante le motivazioni delle richieste di annullamento del 41-bis e quelle dei ricorsi dei detenuti mafiosi alla Corte Europea;
questo documento ricorda quello redatto del prefetto Niccolò Amato, allora capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel marzo 1993, nel quale egli chiedeva un generale ammorbidimento del regime del 41-bis;
l'ipotesi di trasformare il 41-bis da regime detentivo in pena accessoria trasformerebbe profondamente la natura di questo provvedimento, limitandolo nel tempo e rendendolo applicabile solo ai mafiosi condannati e non a quelli appena arrestati, come ora avviene;
appare pericoloso lanciare questo tipo di segnali verso l'ampio numero di detenuti sottoposti al 41-bis, e verso tutto il sistema mafioso, che potrebbe intravedere nei contenuti di questa relazione una disponibilità ad attenuare l'attuale regime del 41-bis -:
se la Presidenza del Consiglio dei ministri condivida pienamente quanto riportato nel rapporto.
(4-12701)

AFFARI ESTERI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 13 aprile 2011 il procuratore generale del Cairo Abdel Meguid Mahmoud ha disposto a carico dell'ex presidente Mohamed Hosni Mubarak e dei suoi due figli Alaa e Gamal, un'ordinanza di custodia cautelare della durata di 15 giorni per indagare sulle accuse di corruzione e abuso d'ufficio, e questo provvedimento è stato successivamente reiterato senza che fossero garantite le condizioni minime di trasparenza e certezza del diritto;
analogo provvedimento è stato adottato, con le medesime inspiegabili procedure, a carico di diversi ex Ministri ed esponenti della vecchia classe dirigente accusati di aver commesso crimini di varia natura, nonché, il 13 maggio a carico della ex first lady Suzanne Thabet, accusata di corruzione e abuso d'ufficio e poi rilasciata su cauzione il 17 maggio, dopo aver ceduto alcune delle sue proprietà allo Stato;
a seguito della notifica dell'ordinanza di custodia la signora Thabet è stata ricoverata all'ospedale internazionale di Sharm El-Sheikh per un crollo nervoso e nel corso della sua degenza esami clinici avevano evidenziato ulteriori problematiche al cuore che rendevano sconsigliabile il suo trasferimento all'interno di una struttura carceraria;
secondo quanto riportato in data 25 maggio 2011 dal quotidiano Al-Wafd, il medico che aveva in cura la signora Thabet, dottor Maher, avrebbe rifiutato di modificare il referto clinico della signora in modo che risultasse un parere favorevole circa il suo trasferimento in carcere, così come richiesto dal direttore dell'ospedale, dottor Mohamed Fathlallah;
a seguito di questi fatti, stando a fonti di stampa, non risultano aperti procedimenti a carico del dottor Fathlallah;
nello stesso mese di aprile 2011 la magistratura ha aperto un'ulteriore indagine a carico dell'ex presidente egiziano, accusato di aver ordinato, durante i giorni delle proteste (25 gennaio - 11 febbraio), l'uccisione dei manifestanti da parte di un corpo di agenti di pubblica sicurezza che risponde agli ordini del Ministro degli interni;
i mezzi d'informazione egiziani non hanno riferito di alcuna prova riscontrata dagli inquirenti che dimostrasse il suo coinvolgimento negli episodi di violenza, mentre il 19 aprile 2011, il quotidiano egiziano Al-Masry Al-Youm dava conto, facendo riferimento a fonti interne alla magistratura, della testimonianza resa al procuratore generale dall'ex vicepresidente Omar Suleiman, a capo dei servizi segreti nel periodo in questione, secondo il quale l'ex presidente aveva dato al Ministro degli interni indicazioni inequivocabili di non usare la violenza nei confronti dei manifestanti;
quanto al coinvolgimento di Alaa e Gamal Mubarak nell'omicidio dei manifestanti, la stampa non ha mai riferito dell'apertura di un'indagine a loro carico;
in data 1° giugno 2011 improvvisamente l'agenzia di stampa MENA dà notizia della decisione degli inquirenti di rinviare a giudizio Hosni, Alaa e Gamal Mubarak, con l'accusa di corruzione, peculato e omicidio, della data fissata per la prima udienza del processo, che si terrà il prossimo 3 agosto 2011, e della probabilità, già ventilata dal Ministro della giustizia, che gli imputati, se riconosciuti colpevoli dell'uccisione dei manifestanti, vengano condannati a morte;
stando a quanto si è potuto apprendere dai media, ogni passo compiuto dai magistrati verso l'incriminazione dell'ex presidente, della sua famiglia e di altri esponenti del passato regime, è avvenuto subito dopo una manifestazione di piazza

che sollecitava la magistratura ad accelerare i tempi, dando così l'impressione che la giustizia seguisse le pressioni della piazza; stando alle notizie di cronaca riferite dalla stampa egiziana, gli arresti e le detenzioni arbitrarie, la tenuta di processi «lampo» davanti alle corti militari, il divieto imposto ai giornalisti di esprimere opinioni critiche nei confronti dell'esercito, e altre violazioni dei diritti fondamentali della persona, sono all'ordine del giorno;
il Governo egiziano ad interim ha annunciato, come si può leggere da un lancio AFP del 19 maggio 2011, l'intenzione di ratificare lo statuto di Roma, manifestando quindi la volontà di invertire la tendenza del corso che la giustizia ha seguito in Egitto nei 30 anni passati -:
quali siano le informazioni in possesso del Ministro interrogato circa le vicende giudiziarie che coinvolgono la famiglia Mubarak e gli altri esponenti del vecchio regime attualmente in stato di custodia cautelare o rinviati a giudizio;
se e quali iniziative il Governo italiano intenda adottare nei confronti della Repubblica Araba d'Egitto affinché agli imputati e agli indagati siano garantiti i diritti basilari afferenti alla persona, ivi incluso il diritto alla difesa, e un processo equo e trasparente, in linea con gli standard internazionali e che escluda la condanna a morte, come ormai da anni chiede l'assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione sulla pena di morte per l'approvazione della quale il Governo italiano ha svolto un ruolo fondamentale.
(2-01160)
«Zamparutti, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi, Mecacci, Bernardini, Berretta, Ferrari, Grassi, Gianni Farina, Baretta, Morassut, Mario Pepe (Misto-R-A), Luongo, Fiano, Lolli, Ciccioli, Giulietti, Lehner, Sarubbi, Zacchera, Melandri, Margiotta, De Angelis, Pollastrini, Gentiloni Silveri, Tocci, Viola, Bucchino, Villecco Calipari, Gasbarra, Tempestini».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana ha conosciuto, soprattutto negli anni a cavallo del nuovo secolo, una particolare espansione nei Paesi dell'America Latina che ospitano le comunità di origine più consolidate e consistenti;
hanno concorso a determinare questa situazione fattori di diversa natura, quali il richiamo culturale d'origine sempre molto vivo nei contesti indicati, la sensibilizzazione derivante dall'introduzione del voto per corrispondenza per le elezioni politiche italiane e per il rinnovo degli organi di rappresentanza comunitari, la ricerca di altri punti di riferimento di fronte all'acutezza della crisi sociale che ha interessato alcune realtà, la possibilità di ottenere un passaporto europeo capace di favorire una più fluida mobilità internazionale, e altro ancora;
a fronte di un numero di domande che nel giro di pochi anni ha sfiorato il milione di pratiche per l'insieme dei Paesi considerati e di tempi di attesa di diversi anni, il Governo di centro-sinistra, raccogliendo una sollecitazione dell'amministrazione degli esteri, ha previsto nella legge finanziaria per il 2008 risorse da destinare all'attivazione di una task force con il compito di riassorbire le giacenze con un intervento straordinario della durata di due anni;
all'inizio della presente legislatura il quadro della situazione delle richieste di cittadinanza si presentava in questi termini: Brasile 553.740; Argentina 434.744; Uruguay 13.440; Venezuela 2.500; l'intervento straordinario volto a rimuovere queste gravi giacenze veniva concepito in forma di 20/25 missioni di lunga durata, da realizzare a partire dal 2009, di assegnazione

di 25 persone di ruolo in aggiunta a quelle previste; di assunzione di 50 impiegati a contratto a tempo indeterminato, dell'utilizzazione tramite società di lavoro interinale di un certo numero di cosiddetti «digitatori» per inserire i dati in anagrafe;
a questa situazione, sono da aggiungere le 44.000 richieste di riconoscimento della cittadinanza avanzate, ex lege 14 dicembre 2000 n. 379 e successive modificazioni, dai discendenti degli abitanti dell'ex Impero austro-ungarico, anch'esse provenienti in larga prevalenza dai nostri consolati in Brasile, ancora inevase per circa la metà, nonostante l'impegno ribadito anche in sede parlamentare dai responsabili del Ministero dell'interno;
al 31 dicembre 2010 la situazione delle domande giacenti (cittadinanza e richieste di appuntamento) si era modificata in questo modo: Argentina 34.311; Brasile 209.270; Uruguay 12.683; Venezuela 6, per un totale di 256.270;
l'intervento sul cospicuo arretrato delle pratiche di richiesta di cittadinanza ha avuto dunque esiti contraddittori: le giacenze presenti nei consolati italiani in Argentina e in Uruguay sono state sostanzialmente riassorbite, quelle relative al Venezuela praticamente azzerate, mentre quelle riguardanti il Brasile non hanno beneficiato dello stesso ritmo di riduzione e restano notevolmente alte, oltre l'81 per cento del totale dell'area sudamericana;
nei consolati generali italiani in Brasile le attese si sono prolungate di diversi anni, anche per la richiesta di legalizzazione dei documenti da allegare alla richiesta di cittadinanza e per gli appuntamenti con gli uffici amministrativi, in evidente contrasto con la legge che riconosce al cittadino il diritto di avere per le legalizzazioni, come per qualsiasi altro atto amministrativo, una risposta entro novanta giorni e per la richiesta di cittadinanza un esito entro 240 giorni;
all'interno dello stesso Brasile, secondo i dati forniti dalla nostra ambasciata, si è consolidata un'ulteriore contraddizione tra i diversi consolati generali, dal momento che il solo consolato di San Paolo detiene il 75 per cento delle giacenze presenti nel Paese;
il fatto che il Brasile non abbia aderito alla Convenzione dell'Aia sul reciproco riconoscimento degli atti amministrativi, rendendo più difficile la trattazione delle pratiche da parte degli uffici consolari, dovrebbe indurre il Governo ad accelerare i tempi di un accordo bilaterale, di cui si è pure parlato nel recente passato, rivolto a questo scopo, anche perché la peculiarità della situazione brasiliana non esime l'amministrazione italiana dalle responsabilità richiamate dal nostro ordinamento nei confronti dei cittadini;
a causa della situazione di stallo che si è venuta a creare, diversi interessati si sono rivolti al TAR del Lazio per richiedere la condanna dell'amministrazione e la designazione di un commissario ad acta sia per le pratiche di legalizzazione che di cittadinanza, ottenendo sentenze positive sia per il primo che per il secondo aspetto;
è prevedibile che la strada del ricorso al tribunale amministrativo sia sempre più praticata con il risultato di vedere la pubblica amministrazione sistematicamente condannata, di aprire la strada al dilagare di operazioni speculative da parte di studi legali particolarmente disinvolti e di creare una distinzione tra chi è in grado di impegnare risorse non irrilevanti per sostenere un costoso procedimento legale e coloro che invece non sono in grado di farlo;
al di là dei risvolti di ordine amministrativo, esiste il problema di principio che a potenziali cittadini italiani non sia di fatto negato o quantomeno gravemente ritardato l'esercizio di un diritto fondamentale qual è quello di voto e che la differenza dei tempi di eliminazione delle giacenze tra i diversi Paesi di una stessa ripartizione non si ripercuota anche sulla distribuzione territoriale della rappresentanza -:
se il Governo non intenda adottare misure straordinarie e mirate volte a riassorbire in tempi definiti e ragionevoli le residue giacenze delle domande di cittadinanza

in America meridionale, con specifico riferimento alla grave situazione esistente nei consolati italiani in Brasile, corrispondendo, prima che lo faccia la magistratura amministrativa, ad un fondamentale diritto che il nostro ordinamento garantisce e tutela;
se, a tal fine, il Governo non intenda adottare misure di potenziamento dell'organico per il consolato di San Paolo e per gli altri consolati italiani in Brasile, considerando in particolare l'opportunità di rendere più flessibile il contingente del personale a contratto e valutando anche la possibilità di eventuali variazioni compensative all'interno del programma «Italiani nel mondo e politiche migratorie»;
quale sia il quadro aggiornato dell'espletamento delle richieste di riconoscimento avanzate dai discendenti degli abitanti dell'ex Impero austro-ungarico e quali indicazioni i Ministri interpellati intendano dare affinché la Commissione prevista dalla legge n. 379 del 2000 e operante presso il Ministero dell'interno ne completi in tempi ragionevoli l'esame.
(2-01161)
«Porta, Capodicasa, Bucchino, Mogherini Rebesani, Concia, Luongo, Vannucci, Gianni Farina, Arturo Mario Luigi Parisi, Tempestini, Zacchera, Laratta, Lucà, Miotto, Cavallaro, Castagnetti, Albonetti, Bressa, Maran, Colaninno, Realacci, Levi, Fedi, Vaccaro, Graziano, Ginefra, Marchignoli, Rigoni, Lenzi, Migliavacca, Mosca, Rosato, Livia Turco, Angeli, Portas, Berardi, D'Alema, Picchi, Di Biagio».

Interrogazione a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 17 dicembre del 2001, nel corso di un incendio all'Hotel Du Palais a Parigi, morivano 4 persone (due italiane e due inglesi). Una di loro era Ilaria Favara, catanese e morta insieme alla sua amica Lucia Messina;
il processo penale legato alla vicenda si è concluso, amaramente per i familiari ed i congiunti, nel luglio del 2010;
la magistratura francese non ha ritenuto di condannare né il proprietario dell'albergo (il comune di Parigi) né il gestore dell'albergo ed ha riconosciuto un risarcimento nei confronti della famiglia di Ilaria Favara assolutamente irrisorio;
ogni Stato membro dell'Unione europea è sovrano in materia di giurisdizione, però il caso di specie lascia quantomeno interdetti riguardo all'amministrazione della giustizia transalpina;
il desiderio della famiglia era che almeno fossero riconosciute le responsabilità civili, tralasciando quelle penali, per le mancate misure di sicurezza dell'hotel, causa principale della morte di Ilaria, oltre al risarcimento delle spese sostenute nell'affrontare un procedimento giudiziario lontano migliaia di chilometri dal proprio domicilio;
l'unico colpevole e capro espiatorio è stato un certo Bruno Prati, piromane conclamato e pluricondannato, ma nessuna ulteriore indagine è stata compiuta dalla Polizia francese;
i sospetti e le varie altre piste indicate dai familiari di Ilaria e dal proprio perito non sono stati presi in alcuna considerazione, anzi il perito è stato tenuto lontano dai luoghi dell'incendio;
l'esito del processo è andato al di là di ogni peggiore previsione;
non solo si sono lasciati indenni il gestore e il proprietario dell'albergo ma si è aggiunta la beffa di non veder riconosciuto alcun risarcimento morale e materiale, se non quello del tutto inadeguato di euro 110.000,00, onnicomprensivo, da distribuirsi fra entrambi i genitori ed il fratello;

in tutto questo calvario umano e giudiziario i genitori di Ilaria sono stati lasciati soli, senza se e senza ma, dalla nostra rappresentanza diplomatica che poteva, a giudizio dell'interrogante, intervenire quantomeno nei riguardi del Ministero della giustizia francese per un miglior riguardo nei confronti di due cittadini italiani esemplari che hanno subito un lutto insopportabile;
i genitori di Ilaria hanno inoltre presentato una querela nei confronti del comune di Parigi, a seguito di un dubbio accordo economico intercorso fra quest'ultimo, la compagnia di assicurazioni dell'albergo e la società che gestiva l'albergo stesso, attraverso il quale il comune indennizzava il gestore per un risarcimento di fatto non dovuto;
si ritiene che il Governo italiano debba conoscere come la Francia ha trattato le vittime italiane, prive di qualsiasi autorevole appoggio, nonostante le loro continue e puntuali richieste -:
di quali elementi disponga in relazione al caso esposto in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-12683)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nell'aprile 2008 sette nazioni della NATO, in collaborazione con l'Allied Command Transformation hanno dato vita ad un centro per la cyber-difesa a Tallinn, in Estonia, anche a fronte delle analoghe iniziative avviate dal dipartimento della difesa statunitense, che aveva già sviluppato dal 2000 il suo integrated network electronic warfare, effettuando anche operazioni di spionaggio sulle tecnologie dei Paesi «nemici»;
in tale località il Cooperative Cyber Defence (CCD) e Centre of Excellence (COE) hanno come obiettivo quello di addestrare i tecnici degli Stati dell'Alleanza atlantica contro possibili minacce di natura informatica;
nel giugno 2008 è stato creato anche l'International multilateral partnership against cyber-terrorism (IMPACT), in grado di fornire consulenza in materia di sicurezza, iniziativa resasi necessaria poiché, secondo i promotori, una singola nazione non potrebbe affrontare la minaccia degli attacchi telematici;
i principali membri di IMPACT sono i Governi, ma l'organizzazione include anche esperti del campo della ricerca e del settore privato, in quanto ritiene che università e compagnie debbano essere insieme in prima linea per la sicurezza delle reti;
la minaccia del cyber warfare è considerata con crescente preoccupante dai vertici dei Governi e delle Forze armate della maggior parte dei Paesi, in relazione all'esposizione che potrebbe essere provocata con attacchi alle strutture militari, di governo, di telecomunicazione e a siti finanziari -:
quali siano il ruolo e la partecipazione dell'Italia a progetti ed enti come quelli citati, o analoghi;
quali siano i progressi effettuati su questo fronte dal 2008 ad oggi e le somme investite a favore della cyber difesa.
(4-12695)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le norme finanziarie in via di approvazione prevedono l'aggregazione tra

scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado in istituti complessivi con almeno 1000 alunni (500 nelle zone montane);
ciò comporterà un indubbio risparmio, ma anche un forte surplus di personale soprattutto per il personale ausiliario -:
se sia stato considerato questo aspetto di carattere sociale ed occupazionale;
a quanto ammonteranno i presunti surplus di personale;
dove saranno indirizzati i dipendenti oggetto di esubero, verso quali funzioni e per quali mansioni.
(4-12685)

REGUZZONI, GIANCARLO GIORGETTI, CROSIO, NICOLA MOLTENI e RIVOLTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i rapporti Svizzera/Italia in materia di imposizione fiscale sono regolati dall'accordo, ancora pienamente in vigore, stipulato dai due Paesi nel 1974, per cui i salari, gli stipendi e i compensi dei lavoratori frontalieri sono imponibili nello Stato in cui sono prodotti; i Cantoni dei Grigioni, del Vallese e del Ticino, ogni anno, versano poi allo Stato italiano una quota del gettito delle imposte sui redditi pagate dei frontalieri, pari al 38,8 per cento con lo scopo di garantire un'adeguata copertura economico-finanziaria allo Stato italiano per le minori entrate derivanti dai lavoratori che prestano la loro attività in Svizzera, ma che usufruiscono in Italia dei servizi pubblici e delle infrastrutture; tale quota viene poi girata ai comuni e alle comunità montane di confine che garantiscono l'erogazione di tali servizi e la realizzazione delle infrastrutture a favore di tutta la collettività;
oggi i lavoratori frontalieri che quotidianamente attraversano il confine italo-svizzero sono più di 50.000 e, ovviamente, i territori di provenienza sono quelli delle province di confine soprattutto lombarde, ma anche piemontesi;
la lingua, la storia, i costumi, le radici culturali hanno accomunato nei secoli gli abitanti del Canton Ticino con quelli delle province di Varese, Como, Sondrio e Verbania Cusio Ossola, generando un'area omogenea che travalica i confini amministrativi tra Svizzera ed Italia;
il Consiglio di Stato del Canton Ticino ha deciso di congelare il 50 per cento del ristorno delle imposte alla fonte versate dai lavoratori frontalieri, venendo meno all'impegno siglato con l'accordo bilaterale del 1974; tale dirompente atto deve essere letto come atto ritorsivo delle autorità elvetiche nei confronti delle decisioni del Governo italiano e delle dichiarazioni di alcuni esponenti del nostro Governo, che sembravano equiparare la Svizzera ai più noti paradisi fiscali tropicali;
le entrate derivanti dal ristorno costituiscono per i comuni e per le comunità montane di confine un'importante fonte di finanziamento che va a compensare le minori entrate derivanti dalla riduzione dei trasferimenti statali e all'impossibilità, in attesa della completa attuazione del federalismo fiscale, di godere di una piena autonomia finanziaria;
le forze politiche, le forze sociali e gli enti locali della provincia di Varese e di Como e Sondrio sono unanimi nell'auspicare un immediato sblocco dei ristorni e sollecitano le istituzioni nazionali ad un pronto intervento in tal senso;
già in data 7 giugno 2011, il gruppo della Lega Nord aveva presentato una specifica mozione, poi approvata dalla Camera, sul tema, sollecitando il Governo ad assumere tutte le iniziative diplomatiche necessarie per ripristinare i cordiali e proficui rapporti istituzionali tra Italia e Svizzera;
a parere dell'interrogante è necessario che il Governo italiano solleciti il Governo elvetico a garantire il pieno rispetto

degli accordi stipulati nel 1974, continuando a ristornare allo Stato italiano la quota di imposte pagate dai lavoratori frontalieri; è altresì necessario che il Governo compensi le minori entrate che i comuni e le comunità montane di confine hanno in conseguenza del blocco -:
in che modo il Governo italiano abbia dato seguito alla mozione n. 1-00644, approvata dalla Camera dei deputati in data 7 giugno 2011;
quali azioni diplomatiche il Governo stia mettendo in atto nei confronti del Governo federale elvetico per sbloccare i ristorni attualmente vincolati dal Consiglio di Stato ticinese;
come il Ministro intenda garantire ai comuni e alle comunità montane di confine, in attesa della soluzione della vicenda, la compensazione delle minori entrate derivanti dal blocco dei ristorni operato.
(4-12692)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con la legge finanziaria del 2006, è stato istituito un fondo di 1.140 milioni di euro presso il Ministero dell'economia e delle finanze per la realizzazione di interventi volti al sostegno delle famiglie e della solidarietà per lo sviluppo socio-economico;
in particolare, è stata disposta l'erogazione di un bonus di 1.000 euro a chi esercita la potestà sui figli secondo i seguenti criteri:
a) per ogni figlio nato o adottato nell'anno 2005;
b) per ogni figlio nato secondo o ulteriore per ordine di nascita, o adottato nell'anno 2006;

per quanto riguarda i requisiti richiesti, ha diritto alla riscossione dell'assegno la persona che: esercita la potestà sui figli, in deroga ad ogni disposizione vigente in materia di minori; è cittadino italiano o comunitario; è residente in Italia; appartiene a un nucleo familiare con un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro (per i nati nel 2005 il reddito di riferimento è quello del 2004; per i nati nel 2006 è quello del 2005);
molte famiglie italiane, con un ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente) inferiore a 50.000 euro, convinte in buona fede di rispondere ai suddetti requisiti, nel 2006 si sono rivolte a un Caaf per l'assistenza necessaria alla compilazione dello stesso modulo (senza che venisse sollevata alcuna eccezione) e hanno avuto modo di ritirare senza difficoltà presso un ufficio postale l'assegno di 1.000 euro;
a distanza di cinque anni, nel 2011, le suddette famiglie si sono viste recapitare una raccomandata da parte del Ministero dell'economia e delle finanze con cui veniva loro contestata l'indebita riscossione del cosiddetto «bonus bebé» e con l'intimazione della restituzione della somma «illecitamente» riscossa, il pagamento della sanzione amministrativa da un minimo di euro 5.000 euro un massimo di euro 26.000 euro, con segnalazione da parte del Ministero alla procura della Repubblica, secondo quanto previsto dall'articolo 316-ter (indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato) e dell'articolo 640 (truffa ai danni dello Stato) del Codice penale ed il possibile concorso anche dell'articolo 495 (falsa attestazione) e dell'articolo 483 (falsità ideologica) -:
se siano a conoscenza delle problematiche esposte in premessa;
se non ritengano di voler attivare, nell'ambito di quanto di propria competenza, tutte le necessarie azioni per favorire la restituzione di somme indebitamente erogate;
se quanto occorso a numerose famiglie italiane non possa essere soltanto e sempre ascrivibile a una truffa ai danni

dello Stato ma sia frutto di una parziale, incompleta e sommaria comunicazione alle famiglie in questione proprio da parte dei Ministeri competenti;
se non ritengano, pertanto, di voler favorire la soluzione di tutte le questioni sopra descritte, con una dettagliata analisi dei casi e delle circostanze in questione, tesa a scongiurare l'aggravante ingiusto di una sanzione amministrativa e di una segnalazione alla procura della Repubblica, così da garantire la piena dignità di tutti quei nuclei familiari incorsi in errore e non imputabili di truffa ai danni dello Stato.
(4-12693)

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GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo del consiglio dell'ordine nazionale dei biologi;
l'esito della consultazione è stato oggetto di ricorso promosso ai sensi degli articoli 22 e successivi della legge 24 maggio 1967, n. 369;
il giudizio promosso è stato accolto dal Consiglio nazionale dei biologi con pronuncia n. 4/2011, recante il seguente dispositivo: «P.Q.M. Il Consiglio nazionale dei biologi nella riunione del 10 giugno 2011, a maggioranza di 11 Consiglieri e definitivamente pronunciando, accoglie il ricorso, annullando per l'effetto le operazioni elettorali e l'elezione del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi e del Consiglio nazionale dei biologi. Chiede al Ministro della giustizia l'immediata nomina di un commissario straordinario che provveda alla convocazione degli elettori per il rinnovo del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi e del Consiglio nazionale dei biologi»;
l'articolo 41 della legge 396 del 1967, stabilisce quanto segue:
«il Consiglio nazionale dei biologi, ove accolga un ricorso che investa la elezione di tutto Consiglio dell'ordine, provvede a darne immediata comunicazione al Consiglio stesso e al Ministro per la grazia e giustizia. Il Ministro per la grazia e giustizia nomina un commissario straordinario e trasmette copia del relativo decreto al Consiglio dell'ordine ed al commissario stesso. Il commissario straordinario provvede ai sensi dell'articolo 31 alla convocazione degli elettori per la rinnovazione del Consiglio con le modalità previste dalla presente legge, in quanto applicabili»;
la proposizione di eventuali atti di gravame non sospende l'efficacia esecutiva della pronuncia del Consiglio nazionale dei biologi -:
se ritenga necessario procedere, ai sensi dell'articolo 41 della legge 397 del 1967, alla nomina di un commissario straordinario che dia corso ad una contesa elettorale conforme al diritto ed alle aspettative che merita una intera categoria di professionisti.
(2-01162)
«Milo, Moffa, D'Anna».

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO, RAO e DIONISI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da organi di stampa, l'Osapp, l'Organizzazione sindacale autonoma della polizia penitenziaria, in una nota inviata al provveditore regionale, ha minacciato di attuare nuove forme di protesta per denunciare una serie di problematiche esistenti a Frosinone, con particolare riferimento alla cronica carenza d'organico, ma anche all'assenza di ordine e sicurezza;

la situazione si aggraverà con la prossima apertura della nuova ala del carcere che, a breve, sarà in grado di ospitare un migliaio di detenuti: un surplus che, unito alla carenza di personale della polizia penitenziaria, genererà un vero e proprio allarme sociale;
nell'istituto ciociaro il servizio in h 24 viene da tempo ufficialmente distribuito nei quattro quadranti, ma di fatto si realizza con lo svolgimento dei rientri nel doppio turno al quale, quasi mai, viene associato il giorno seguente smontante, trasformando le ore svolte in più come lavoro straordinario: si registrano prolungamenti di orari che vanno dalle iniziali sei ore di servizio alle nove, addirittura alle dodici;
il lavoro viene svolto in sezioni che sono totalmente indipendenti l'una dall'altra, celle disposte su di un solo lato del corridoio che di fatto prolungano notevolmente il percorso della sezione, in cui lavorano agenti abbandonati a sé stessi anche con casi di aggressione fisica;
a fronte di una richiesta di maggiori supporti è invece arrivato l'ordine dell'accorpamento di due sezioni nei turni di 18-24 e 0-6, con l'apertura di una doppia porta (perennemente chiusa dal lontano 1992) che unisce i due lati dell'edificio detentivo, costringendo l'operatore a svolgere un servizio da «maratoneta» -:
se non intenda, dopo opportuni sopralluoghi, adottare urgenti ed efficaci misure finalizzate alla risoluzione dell'emergenza sopra descritta.
(3-01755)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ROSSOMANDO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la casa circondariale di Biella, inizialmente progettata per 178 detenuti, conta oggi circa 350 detenuti, che, con l'apertura del nuovo padiglione (la cui capienza regolamentare è fissata in 200 detenuti), saliranno fino al numero di 650/700, rendendo la struttura una delle più grandi in Piemonte;
il personale impiegato della struttura è sottodimensionato rispetto alla pianta organica prevista, in particolare per quanto riguarda gli ispettori e i sovrintendenti: a fronte dei 19 ispettori previsti ve ne sono 6 in servizio, dei 19 sovrintendenti ve ne sono 10 in servizio;
in totale la pianta organica prevede 195 unità di personale, mentre gli addetti in capo alla casa circondariale di Biella sono 177, a cui si devono sottrarre ulteriori 24 agenti in distacco;
vi è quindi una situazione molto difficile per quanto riguarda il personale di polizia penitenziaria che ha un carico di lavoro elevato per le caratteristiche proprie di una casa circondariale, soggetta a trasferimenti in entrata ed in uscita di detenuti;
la struttura di Biella ha una sezione di A.S. 1 (ex detenuti 41/bis) a cui si aggiunge una sezione per tossicodipendenti di primo livello e una sezione per detenuti sex offender;
la casa circondariale di Biella ha, quindi, caratteristiche pari a una struttura di secondo livello, anziché di terzo livello (categoria nella quale si trova ora);
il passaggio da terzo a secondo livello comporta maggiori responsabilità e impegno per il personale, ma anche la necessità di risorse più adeguate a fronte di questi oneri;
la richiesta per il passeggio è stata inoltrata agli uffici competenti ed è stata condivisa anche dal provveditore regionale -:
a che punto sia la pratica per il riconoscimento del secondo livello alla casa circondariale di Biella e quali siano i tempi necessari per il completamento dell'iter.
(5-05107)

FIORIO e LOVELLI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha più volte nel corso degli anni condotto visite ispettive nel carcere di Asti che mai come ora presenta gravi carenze strutturali tali da pregiudicare la sicurezza e la salubrità dei luoghi;
il carcere di Asti sta affrontando il sovraffollamento dei detenuti con una popolazione che ora supera i 400 detenuti con una capienza massima di 300 a fronte di un organico che attualmente è di soltanto 126 poliziotti nonostante i 267 previsti;
risultano trattenuti presso il carcere di Asti più di 100 detenuti in regime di alta sicurezza per associazione mafiosa e terroristica;
risultano compromesse, per mancanza di personale e di fondi, le attività di rieducazione che negli anni scorsi erano state intraprese con estrema difficoltà dalla direzione del carcere;
il personale civile, quali educatori, psicologi, volontari e amministrativi, sono anch'essi in quantità esigua rispetto alle reali esigenze derivanti dal numero dei detenuti;
il sovraffollamento e la promiscuità, oltre ad uno svilimento della dignità della persona, possono portare anche ad un rischio per l'ordine pubblico e la sicurezza della città;
più volte sono state effettuate sollecitazioni da parte dell'istituto medesimo e della prefettura di Asti affinché fosse alleviato il carico di lavoro e di rischio che risulta insostenibile per i lavoratori che operano in situazione di estremo disagio;
più volte sono giunte rassicurazioni da parte della direzione centrale e del Ministero della giustizia in merito all'alleggerimento del carico del lavoro e alla sicurezza del personale che ora risulta fortemente a rischio -:
come intenda garantire lo svolgimento in sicurezza del lavoro del personale secondo i requisiti previsti dal contratto nazionale;
se intenda dar corso alle previste assunzioni di personale di polizia ed amministrativo;
quali iniziative intenda assumere per garantire le risorse per i lavori di manutenzione dell'istituto che necessita di interventi di rilievo per garantire opportune condizioni di lavoro per il personale e di detenzione per la popolazione carceraria.
(5-05111)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dagli organi di stampa mantovani, si apprende che il Governo ha siglato un accordo con la regione Veneto, prevedendo alcuni nuovi progetti all'interno della «legge obiettivo»;
tra questi nuovi progetti, viene ricompreso il tratto di alta velocità Brescia-Verona nell'ambito del progetto alta velocità Milano-Venezia;
il progetto Brescia-Verona lambirà la parte nord della provincia di Mantova, determinando ricadute, quando inizieranno i lavori, su quello stesso territorio;
si apprende, inoltre, che il progetto Brescia-Verona comporterà il sacrificio di un terzo di vigneti molto pregiati dai quali deriva la produzione del vino «Lugana» e determinerà criticità di carattere storico- ambientale, quali il passaggio nell'ambito fluviale del Mincio ed accanto alla Madonna del Frassino;
i sindaci dei comuni dell'alto mantovano hanno espresso la volontà di esser

coinvolti per concordare con gli altri livelli istituzionali (provincia di Mantova, regione Lombardia e Governo) la prosecuzione di questo iter e le ricadute che ci saranno sui loro territori;
è auspicabile che il Governo raccolga questa disponibilità per far sì che una importante opportunità per il nord del Paese non si trasformi in un problema -:
se il Governo intenda costruire un tavolo di lavoro con i sindaci delle comunità dell'alto mantovano e la provincia di Mantova (oltre agli altri livelli istituzionali) per concertare le ricadute dell'opera sul territorio mantovano al fine di ridurre ai minimi termini gli eventuali disagi per i cittadini e per evitare che vengano colpite aree di grande valore storico-ambientale e di produzioni enogastronomiche di straordinario pregio.
(5-05108)

Interrogazione a risposta scritta:

AGOSTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a seguito del terremoto di Umbria e Marche del settembre 1997, nel relativo piano di ricostruzione venne individuato un progetto infrastrutturale denominato «Quadrilatero»;
in tale progetto si prevedeva due grandi opere infrastrutturali e cioè due nuove strade a quattro corsie: la strada statale 76 (denominata Ancona-Pemgia) e la strada statale 77 (denominata Civitanova Marche-Foligno), oltre ad altre opere connesse alla funzionalità dei sopra citati assi viari;
per la realizzazione di dette opere si è formata una società denominata «Quadrilatero» i cui soci fanno capo rispettivamente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, all'ANAS, alle due regioni Marche ed Umbria e alle province interessate, nonché a molti comuni delle due regioni;
al finanziamento delle opere previste, peraltro già deliberato dal CIPE, provvedono per gran parte il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze e per la restante parte il finanziamento è garantito dalla cosiddetta cattura di valore, che sarebbe dovuta avvenire attraverso la valorizzazione delle aree circostanti gli assi stradali da realizzare;
per quando riguarda la realizzazione dell'asse viario strada statale 77 (Civitanova Marche-Foligno), esso dovrebbe concludersi con il denominato «Cavalcavia di Civitanova Marche», un'opera cioè che dovrebbe attraversare alcuni quartieri densamente popolati della città, per sfociare nella unica area rimasta libera da insediamenti di qualsiasi genere; cosa che provocherebbe un forte impatto ambientale, con una compromissione dell'immagine della città a forte vocazione turistica ed una insostenibilità per i cittadini che abitano nelle zone interessate a causa dell'inevitabile incremento dell'inquinamento da polveri sottili, acustico e altro;
a seguito di questo progetto sono sorti comitati di cittadini che protestano vivacemente contro tale realizzazione;
possono essere individuate soluzioni progettuali alternative meno impattanti e meno onerose dal punto di vista finanziario, oltre che più funzionali alla viabilità di Civitanova Marche -:
a che punto si trovi l'iter relativo all'opera in questione;
se il Ministro interrogato intenda intervenire per verificare la possibilità di adottare soluzioni alternative dal punto di vista progettuale;
se il finanziamento messo a disposizione per tale inopportuna opera (il cavalcavia) possa essere destinato ad opere alternative per rendere la viabilità di accesso a Civitanova Marche più funzionale e meno invasiva per il territorio e per la salute dei cittadini.
(4-12690)

INTERNO

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle polemiche suscitate a Bologna dal fatto che il vicesindaco Giannini pure assessore ricopre incarichi di responsabilità di un gruppo industriale che fra gli altri settori si occupa di energia e sanità privata;
al riguardo si sottolinea anche in riferimento alle vicende che hanno portato allo scioglimento del precedente consiglio comunale ed alla nomina del commissario di governo per un periodo piuttosto lungo, l'anomalia di una situazione che potrebbe creare un oggettivo conflitto di interesse fra giunta comunale portatrice di un interesse generale della comunità cittadina ed un suo componente facente parte di una realtà economica privata che si occupa di settori nei quali può incidere l'attività del comune di Bologna;
è infatti evidente a tutti che nell'attuale momento politico amministrativo le convenzioni fra sistema sanitario regionale e cliniche private sono frequenti, e che il ruolo del comune è comunque rilevante per quanto concerne il rapporto con l'azienda sanitaria, ed in genere il sistema sanitario emiliano romagnolo, caratterizzato in molti suoi aspetti, cosa rilevata in diversi atti ispettivi del sottoscritto, da pesanti condizionamenti politici;
stesso discorso seppure con modalità diverse, vale per l'altro campo di attività dell'azienda di cui sopra, stante il ruolo degli enti locali proprio in queste attività, ragione per la quale, senza fare processi alle intenzioni ma con la consapevolezza di assolvere un dovere civico, occorre tenere distinti i ruoli di pubblico amministratore da quello di portatore di interessi potenzialmente confliggenti con quello della collettività -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative dirette a rendere più severo il regime dell'incompatibilità negli enti locali alla luce di quanto riportato in premessa.
(2-01159) «Garagnani».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
già il 17 maggio 2008 gli organi di stampa locali annunciavano che entro tre anni si sarebbe dato corso al progetto della nuova sede della questura di Lecce. Questa notizia sarebbe stata rinforzata nel corso dei successivi tre anni da dichiarazioni di alcuni esponenti di Governo in occasioni di celebrazioni ufficiali, quali ad esempio, la festa della polizia;
il 12 luglio 2011 dalla stampa locale si legge che «ci sarebbe il via libera da Roma per la costruzione della nuova Questura» nel capoluogo salentino, opera da realizzare entro due anni. Dagli stessi articoli si legge, inoltre, che sarebbero state al vaglio degli organi ministeriali competenti due proposte progettuali e tra le stesse, ad avere la meglio, sarebbe stato il progetto che prevede la localizzazione del nuovo plesso tra viale Grassi e via San Pietro in Lama;
nel frattempo, senza alcun comunicato ufficiale e senza alcuna certezza sullo stato dell'arte in merito alla costruzione della nuova sede e alla sua ubicazione, i dipendenti della questura di Lecce, come riportato da un comunicato del Silp Cgil, continuano a vivere enormi disagi rivenienti dall'inadeguatezza dell'attuale sede della polizia di Stato, di proprietà della provincia di Lecce e sita in viale Otranto, con particolare riferimento alla precarietà della rete elettrica dello stabile;
dal sopra citato comunicato si legge, infatti, che «il personale sarebbe costretto a lavorare in ambienti invivibili per la scarsa igiene e per il caldo che ha procurato

agli stessi e ad alcuni cittadini anche malori fisici». Va detto che per lo stabile di proprietà della provincia dove ha sede la questura di Lecce, erano stati inseriti per l'annualità 2009, nel programma triennale dei lavori pubblici della provincia di Lecce, nella scheda edilizia patrimoniale, al n. 3, i lavori di manutenzione straordinaria dell'impianto elettrico, per un importo di 645.299,00 euro, utilizzando i fondi P.O.N. I succitati lavori però non sono stati mai avviati e, come si evince dal verbale della seduta consiliare del 29 novembre 2010 inerente l'approvazione dell'assestamento generale, l'opera di manutenzione è stata addirittura completamente stralciata dalla programmazione dei lavori pubblici e non riportata nello schema del programma triennale 2011-2013, adottato dalla giunta provinciale con delibera n. 366 del 17 dicembre 2010 che non prevede, quindi, alcun intervento sull'edificio;
attualmente i dipendenti della polizia di Stato di Lecce, pur continuando a lavorare responsabilmente, sono costretti a lavorare nella vecchia ubicazione che non è stata, ad oggi, soggetta ad alcun tipo di manutenzione necessaria per rendere più idoneo l'ambiente lavorativo e, stante quanto riportato dalla stampa, sembra debbano aspettare ancora due anni dalla firma del contratto per poter operare nel nuovo plesso -:
se quanto riportato dagli organi di stampa, in merito alla costruzione della nuova sede della questura di Lecce, corrisponda al vero e, nel caso dovesse essere confermata questa notizia, quale sia lo stato attuale dell'iter procedurale e quali i tempi effettivi di realizzazione della nuova struttura.
(5-05110)

Interrogazioni a risposta scritta:

TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 luglio del 2011 veniva gravemente ferito da un commando in moto Giulio Saltalippi pregiudicato in località Casal Bruciato;
il 5 luglio 2011 veniva ucciso da due killer a bordo di una moto, a Prati, Flavio Simmi già precedentemente gambizzato;
il 17 giugno 2011 alle 1,30 veniva gambizzato un giovane albanese al Casalino;
il 30 maggio 2011 in località Porta Furba veniva gambizzato un'appartenente alla nota famiglia Casamonica davanti ad un fast food;
il 15 maggio 2011 una bomba rudimentale esplodeva davanti ad un bar in via Marco Valerio Corvo, angolo via Lucio Sciano in Cinecittà;
il 14 maggio 2011 veniva gambizzato un pregiudicato di 34 anni in località Trullo;
il 13 maggio 2011 venivano sparati diversi colpi d'arma da fuoco contro il centro scomesse ALL in Casina in Via Tuscolana;
il 18 aprile 2011 un commando in moto sparava diversi colpi d'arma da fuoco, in località Tuscolana, contro la vettura Smart guidata da Alessandro Andreini che riusciva a sfuggire all'agguato;
la notte del 17 aprile 2011 veniva gravemente ferito da numerosi colpi di pistola, ad Ostia, il pregiudicato Fabio Aragona;
l'11 aprile 2011 veniva bruciato il chiosco balneare Blanco ad Ostia;
l'8 aprile 2011 veniva assassinato in località Prati Roberto Ceccarelli già coinvolto nelle indagini sul clan catanese dei Tomasello;
il 19 gennaio del 2011 veniva assassinato Angelo Di Masi nei pressi di un sala giochi nel quartiere romano di Tor Tre Teste; il soggetto pregiudicato veniva attinto da numerosi colpi di pistola;
il 3 gennaio del 2011 venivano incendiati tre casotti dello stabilimento balneare Anema e Core ad Ostia;
il 15 ottobre del 2010 veniva assassinato a colpi di pistola all'Infernetto,

Roma, Giuseppe Criniti pregiudicato già raggiunto da un provvedimento restrittivo emesso nell'ambito di indagini della direzione distrettuale antimafia di Firenze;
il 5 giugno del 2009 veniva assassinato ad Acilia Emidio Salomone, già raggiunto da un provvedimento cautelare per il delitto di associazione a delinquere di tipo mafioso e secondo le indagini della squadra mobile di Roma elemento apicale di una consorteria criminale attiva ad Ostia;
il 29 febbraio del 2008 veniva assassinato a Roma Umberto Morzilli, collegato ai figli di Enrico Nicoletti, con i quali risultava essere condannato in primo grado per il delitto di tentata estorsione; Morzilli risultava, altresì, indagato nel procedimento contro il faccendiere Danilo Coppola;
il 22 novembre 2002 veniva assassinato nel comune di Ciampino il pregiudicato Michele Stettanni, collegato alla consorteria criminale Senese;
il 18 ottobre 2002, alle ore 16,40, Paolo Frau, pluripregiudicato, già membro di spicco della «Banda della Magliana» e fino al decesso notoriamente capo dell'organizzazione criminale operante sul litorale romano e dedita alla commissione di molteplici e gravi delitti, veniva ucciso sotto la sua abitazione, sita in Ostia Lido, da due uomini con il volto coperto da caschi integrali, a colpi di arma da fuoco -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa e quali misure intenda adottare per contrastare l'escalation della criminalità organizzata nella provincia di Roma.
(4-12699)

BIAVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione del commissario straordinario del comune di Taranto, n. 234 del 17 ottobre 2006, è stato dichiarato il dissesto finanziario;
il conto consuntivo dell'anno 2008 è stato approvato dal comune di Taranto il 1o marzo 2010;
la Corte dei conti - sezione regionale di controllo per la Puglia - con deliberazione n. 156/PRSP/2010 del 24 novembre 2010, dopo aver effettuata l'istruttoria del conto consuntivo 2008, ha contestato al comune di Taranto, tra l'altro, le seguenti irregolarità:
a) notevole ritardo nell'approvazione del rendiconto 2008;
b) mancata predisposizione dell'inventario, difformità in ordine al trattamento accessorio del personale dipendente la contrattazione integrativa ferma al 2001;
c) ritardo nella regolarizzazione dei pignoramenti;
d) assunzione di personale in violazione dell'articolo 18 del decreto-legge 112 del 2008;
e) inefficienza e onerosità della gestione esternalizzata dai tributi comunali;
f) aumento della spesa complessiva per il personale in violazione del limite di cui all'articolo 1, comma 557, della legge 296 del 2006;
la sezione regionale di controllo per la Puglia, della Corte dei conti, per i motivi sopra esposti, ha formulato rilievo di gravi irregolarità all'amministrazione comunale di Taranto -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra rappresentati anche per il tramite della Commissione per la finanza e gli organici e se non ritenga che nell'ambito debba essere data specifica attenzione al risarcimento economico del comune di Taranto, assumendo ogni opportuna iniziativa utile a risolvere le gravi irregolarità denunciate dalla Corte dei conti, stante la necessità di riportare il bilancio del comune di Taranto nei limiti della legittimità giuridica, contabile e finanziaria.
(4-12702)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:

PILI, VELLA, MURGIA, CARLUCCI, SCALERA, CENTEMERO e CECCACCI RUBINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il gruppo di democrazia partecipativa Parlamentares dell'università di Cagliari attraverso uno dei suoi rappresentanti Pierpaolo Batzella ha segnalato al sottoscritto interrogante la gravissima situazione dell'università di Cagliari relativamente all'applicazione del regolamento sulla decadenza degli studenti fuori corso;
il 28 maggio 2010 con decreto rettorale n. 456 del 2010 è stato, infatti, emanato il regolamento carriere amministrative approvato per quanto di competenza dal Consiglio di amministrazione e dal Senato accademico dell'università di Cagliari;
gli articoli 37 e 57, che recano norme sulla decadenza dallo status di studente, prevedono diverse modalità per cui si incorrerebbe nella decadenza, «senza necessità di comunicazione preventiva da parte dell'Ateneo e con conseguente impossibilità di rinnovare l'iscrizione»;
l'articolo 37 prevede la decadenza qualora si verificassero le seguenti situazioni:
a) gli studenti a tempo pieno, iscritti al primo anno dell'ordinamento ex decreto ministeriale n. 509 del 1999 o decreto ministeriale n. 270 del 2004 e al corso di laurea in scienze della formazione primaria (V. O.), che non abbiano terminato gli esami previsti per il loro piano di studi entro un numero di anni pari al massimo al doppio della durata normale del corso;
b) gli studenti a tempo parziale, iscritti al primo anno dell'ordinamento ex decreto ministeriale n. 509 del 1999 o decreto ministeriale n. 270 del 2004 e al corso di laurea in Scienze della formazione primaria (V. O.) a tempo parziale, che non abbiano terminato gli esami previsti entro un numero di anni pari al massimo al doppio della durata del corso stabilita nel loro contratto;
c) gli studenti morosi totalmente per due anni consecutivi;
l'articolo 57 - Disposizioni transitorie - prevede la decadenza per le seguenti situazioni a decorrere dall'anno accademico 2010/2011:
a) gli studenti già iscritti negli ordinamenti precedenti al decreto ministeriale n. 509 del 1999 decadono qualora non abbiano concluso gli studi entro e non oltre il 30 aprile 2012;
b) gli studenti già iscritti nell'ordinamento ex decreto ministeriale n. 509 del 1999 o decreto ministeriale n. 270 del 2004 decadono qualora non conseguano il titolo entro un numero di anni pari al massimo al triplo della durata normale del corso;
in particolare:
a) gli studenti che, alla data del 1o ottobre 2010, hanno superato il triplo della durata normale del corso di studio decadono se non conseguono il titolo entro il 30 aprile 2012;
b) gli studenti a cui, alla data del 1o ottobre 2010, manca un anno al raggiungimento del triplo della durata normale del corso di studio decadono se non conseguono il titolo entro il 30 aprile 2013;
c) gli studenti a cui, alla data del 1o ottobre 2010, mancano due anni al raggiungimento del triplo della durata normale del corso di studio decadono se non conseguono il titolo entro il 30 aprile 2014;
negli articoli 37 e 57 del succitato regolamento viene introdotta la norma della decadenza dagli studi per gli studenti fuori corso e/o morosi, per gli studenti iscritti negli ordinamenti precedenti al decreto ministeriale n. 509 del 1999 che «non abbiano concluso gli studi entro e

non oltre il 30 aprile 2012» (articolo 37) e per gli studenti già iscritti nell'ordinamento ex decreto ministeriale n. 509 del 1999 o decreto ministeriale n. 270 del 2004 che «non conseguano il titolo entro un numero di anni pari al massimo al triplo della durata normale del corso» (articolo 57);
viene così, ad avviso dell'interrogante, illegittimamente inserita la decadenza dalla qualità di studente poiché gli odierni fuoricorso si iscrissero all'università di Cagliari senza che il decorso del tempo o la permanenza «fuoricorso» (o ancora la mora nel versamento delle tasse universitarie) potessero comportare in alcun modo la decadenza degli studenti dall'iscrizione all'università;
l'unica normativa nazionale che prevede la decadenza dallo status di studente universitario stabilita dall'ordinamento vigente è riferibile all'articolo 149 del regio decreto n. 1592 del 31 agosto 1933 (Approvazione del testo unico delle leggi sull'istruzione superiore) che testualmente recita «Coloro i quali... non sostengano esami per otto anni consecutivi, debbono rinnovare l'iscrizione ai corsi e ripetere le prove già superate»;
il succitato articolo 149 è sempre stato interpretato correttamente dalla giurisprudenza amministrativa evidenziando che «L'articolo 149, t.u. 31 agosto 1933, n. 1592, che prevede la decadenza dalla qualità di studente universitario di coloro i quali "non sostengono esami per otto anni consecutivi", non consente interpretazioni discrezionali per l'amministrazione in ordine all'apprezzamento e alla valutazione di eventuali motivazioni determinanti l'interruzione dell'attività universitaria, costituendo fonte di attività amministrativa vincolata» (Consiglio Stato, sez. VI, 09 settembre 2005, n. 4670);
la disposizione che prevede la decadenza emanata dall'università di Cagliari col regolamento carriere amministrative appare all'interrogante in contrasto con il decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 270 del 22 ottobre 2004 che all'articolo 13, comma 5), espressamente, stabilisce - nell'ambito della riorganizzazione dell'autonomia didattica degli atenei - che: «A seguito dell'adozione dei regolamenti didattici di ateneo di cui al comma 1, le università assicurano la conclusione dei corsi di studio e il rilascio dei relativi titoli, secondo gli ordinamenti didattici previgenti, agli studenti già iscritti alla data di entrata in vigore dei regolamenti stessi e disciplinano, altresì, la facoltà per gli studenti di optare per l'iscrizione a corsi di studio previsti dai nuovi ordinamenti»;
le disposizioni emanate dall'ateneo cagliaritano producono, quindi, effetti a sfavore degli studenti già iscritti. Nell'ambito dell'ordinamento universitario non esiste una norma che consenta alle facoltà universitarie di imporre agli studenti la conclusione del corso universitario entro un certo numero di anni, pena il trasferimento al nuovo ordinamento che, nel frattempo, possa essere stato istituito;
viene riconosciuto espressamente il diritto degli studenti di completare comunque i propri studi sulla base delle regole esistenti al momento della loro iscrizione;
la previsione di imporre agli studenti di cambiare il corso di studi se esso non viene concluso entro un certo termine, non ha un supporto normativo che la giustifichi. L'unico che può imporre e specificare le cause che portano alla decadenza è il legislatore nazionale;
una differente articolazione in ambito nazionale dei presupposti che possono portare al provvedimento di decadenza appare manifestamente illegittimo per violazione dell'articolo 3 della Costituzione e dell'articolo 34 sul diritto allo studio che risulterebbe de facto, illegittimamente e irragionevolmente, differente tra ateneo e ateneo;
non appare congruo e ragionevole, quindi, legittimo ad avviso dell'interrogante che vi sia una disarticolazione di posizioni tra i vari atenei tale da consentire

che a Roma, Napoli o Modena la decadenza non sia stata stabilita e che, invece, a Cagliari e Palermo sia stata imposta; il già citato decreto ministeriale n. 270 del 2004 non sembra proprio offrire ad atenei e rettori la facoltà di inserire, regolamentare e irrogare provvedimenti di decadenza; le disposizioni relative ai regolamenti di ateneo (articoli 11 e 12 del decreto ministeriale n. 270 del 2004) sono ben lungi dall'attribuire un tale potere alle università;
l'unica decadenza stabilita dall'ordinamento vigente, infatti, è stata normata dal legislatore nazionale e prevista dall'articolo 149 del regio decreto n. 1592 del 1933 -:
se non intenda il Ministro, assumere, nell'ambito delle proprie competenze, un'apposita iniziativa normativa o istituzionale diretta ad assicurare un'univoca condotta in tema di decadenza rispettando gli attuali ordinamenti come previsto dall'articolo 149 t.u. 31 agosto 1933, n. 1592 e il decreto ministeriale n. 270 del 2004 articolo 13, comma 5) che consenta di salvaguardare tutti quegli studenti che rischiano di essere gravemente penalizzati come nel caso esposto concernente le norme emanate dall'ateneo cagliaritano nel 2010 con il regolamento carriere amministrative, proponendo un'uniformazione delle procedure e delle regole proprio per evitare discriminazioni evidenti, ingiustificabili e dannose per centinaia di studenti e famiglie;
se non intenda il Ministro intervenire al fine di assumere un'iniziativa normativa ed istituzionale per unificare tra le varie università italiane quanto sopra esposto sin dal prossimo anno accademico, disponendo, che le decadenze possano essere disposte dagli atenei solo pro futuro e che, quindi, non si vedano applicate agli studenti già iscritti sulla base delle disposizioni vigenti.
(4-12691)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 1o luglio 2011, le rappresentanze sindacali dei pensionati SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL della provincia di Mantova hanno avuto un incontro con i parlamentari della medesima provincia, al quale l'interrogante ha partecipato;
l'obiettivo dell'incontro è stato quello di riportare al centro dell'attenzione i temi della condizione economica ed esistenziale dei pensionati della provincia di Mantova e del Paese;
dai dati riportati dai sindacati è emerso che la provincia di Mantova ha una percentuale di persone oltre i 65 anni (21,40 per cento) superiore sia alla Lombardia (20,06 per cento) sia all'Italia (20,13 per cento);
è emerso, inoltre, che l'importo medio mensile delle pensioni dei mantovani (787,97 euro) è inferiore a quelle lombarde (965,28 euro) ed a quelle italiane (810,18 euro). Tale dato è riconducibile, con ogni probabilità, all'alta percentuale di pensioni derivanti dal lavoro autonomo, in particolare agricolo;
le organizzazioni sindacali hanno consegnato all'interrogante un documento nel quale si afferma che «le pensioni, negli ultimi 15 anni, hanno perso più del 30 per cento del potere d'acquisto ed i pensionati fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese...... non c'è altro Paese, in Europa, dove le pensioni siano tassate più delle altre fonti di reddito. Lo sottolineiamo: l'Italia, ad eccezione della Svezia (che ha una tassazione molto alta alla quale corrisponde però un livello altissimo di servizi e di tutele sociali), è il paese dove le pensioni sono tassate di più, mentre in altri (tra cui la Germania) il reddito da pensione gode di consistenti agevolazioni»;

nello stesso documento, SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL di Mantova chiedono «l'attivazione di un tavolo di confronto tra le loro rappresentanze nazionali ed il Governo per chiedere l'aumento delle pensioni attraverso l'estensione della quattordicesima mensilità anche a coloro che percepiscono più di 700 euro al mese, la modifica del meccanismo di adeguamento delle pensioni per garantire aumenti realmente collegati al costo della vita, l'aumento delle detrazioni fiscali per tutte le pensioni, il rifinanziamento della legge sulla non autosufficienza, l'introduzione di misure strutturali per gli incapienti ed una nuova politica dei prezzi per il loro contenimento»;
infine, in quello stesso documento si sottolinea che «per recuperare risorse è necessaria una seria e concreta lotta all'evasione ed all'elusione fiscale» e si esprime la forte preoccupazione per le decisioni, in materia pensionistica, che il Governo ha assunto il 30 giugno 2011 nell'ambito del provvedimento per la stabilizzazione della finanza pubblica;
gli obiettivi dell'incontro ed i contenuti del documento dei pensionati dalla provincia di Mantova sono totalmente condivisibili e presuppongono un impegno, da parte del Governo, molto più consistente di quanto non sia stato profuso sino ad oggi -:
se il Governo intenda rispondere positivamente alle richieste di SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL della provincia di Mantova esposte in premessa sia di merito che di metodo attraverso l'attivazione di un tavolo di confronto nazionale con le rappresentanze sindacali dei pensionati.
(5-05109)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
un operaio di nazionalità rumena il 13 luglio 2011 è deceduto a Porto Marghera, schiacciato da un grosso tubo di acciaio del peso di un quintale che stava movimentando assieme ad altri due colleghi nell'area Polimeri Europa -:
di quali elementi disponga in merito alla esatta dinamica dell'incidente;
se siano state rispettate le normative previste sulla sicurezza del lavoro;
quali iniziative si intendano promuovere o adottare in relazione a vicende come quella sopra segnalata, che per dimensioni - dall'inizio dell'anno risultano essere decedute almeno 270 persone per incidenti sul lavoro, 457.260 sono stati gli infortuni, 1.080 gli invalidi - assume i connotati di quella che non è esagerato definire una strage.
(4-12686)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che;
un operaio di nazionalità rumena il 13 luglio 2011 è deceduto durante i lavori di ristrutturazione di una palazzina in una zona periferica di Cassino in provincia di Frosinone; risulterebbe che l'uomo sia rimasto schiacciato dal braccio di una betoniera che si è staccato per cause ancora da accertare -:
di quali elementi disponga in merito alla esatta dinamica dell'incidente;
se siano state rispettate le normative previste sulla sicurezza del lavoro;
quali iniziative si intendano promuovere o adottare in relazione a vicende come quella sopra segnalata, che per dimensioni - dall'inizio dell'anno risultano essere decedute almeno 270 persone per incidenti sul lavoro, 457.260 sono stati gli infortuni, 1.080 gli invalidi - assume i connotati di quella che non è esagerato definire una strage.
(4-12687)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 13 luglio 2011 il «Corriere.it» ha riferito di un'operaia, dipendente da 16 anni dalla ditta Nuova Termostampi di Lallio (Bergamo), in stato vegetativo da un anno, che sarebbe stata «licenziata per le troppe assenze»;
la donna risulta essere in stato vegetativo dal gennaio dello scorso anno, una condizione nella quale, quattro mesi dopo, riuscì comunque a dare alla luce una bimba, la quarta dei suoi figli; purtroppo da allora le sue condizioni non sono migliorate, la signora è tuttora ricoverata all'istituto don Orione di Bergamo, e ovviamente non ha potuto riprendere il suo posto di lavoro alla ditta Nuova Termostampi di Lallio (Bergamo), di cui è dipendente da 16 anni;
la Cgil di Bergamo denuncia che la ditta ha inviato alla dipendente una lettera per licenziarla perché la signora «ha effettuato 368 gg di malattia», superando «il periodo di conservazione del posto di lavoro previsto dall'articolo 39, comma 7, Parte 2° del vigente C.C.N.L (e pari a 365 giorni)». Non solo: «la discontinuità della sua prestazione lavorativa crea evidenti intralci all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro ed al suo regolare funzionamento, incide in modo sensibile sull'equilibrio dei rispettivi obblighi contrattuali» -:
se quanto riferito dal «Corriere.it» corrisponde a verità e in caso affermativo quale sia la sua opinione sulla vicenda, e quali iniziative intenda promuovere, sollecitare, adottare in ordine a quanto sopra esposto.
(4-12698)

MISIANI, TOUADI e BARETTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
ad ottobre 2009 la società farmaceutica americana Warner Chilcott ha acquistato Procter Pharma, ramo farmaceutico della multinazionale Procter & Gamble;
all'atto della cessione Procter & Gamble ha comunicato l'intenzione di Warner Chilcott di effettuare consistenti investimenti sui farmaci e il personale proveniente dalla società in via di acquisizione;
il 19 gennaio 2011 in una riunione con la rappresentanza sindacale unitaria il management, di Warner Chilcott Italy ha assicurato il «raggiungimento degli obiettivi complessivi di vendite», affermando che «non ci sono elementi di preoccupazione che riguardano aspetti occupazionali, salvo imprevisti di grossa entità che esulano dalle previsioni aziendali»;
il 18 aprile 2011, in totale contraddizione con le rassicuranti affermazioni di tre mesi prima, Warner Chilcott Italy ha inviato a tutti i suoi 151 dipendenti non dirigenti, alle organizzazioni sindacali di categoria ed alla regione Lazio una comunicazione annunciando l'apertura di una procedura di mobilità motivata dalla «necessità di avviare la procedura di riduzione del proprio personale per cessazione delle proprie attività», a causa della «situazione negativa nella quale versa il mercato farmaceutico in Europa ed in Italia ed in particolare nella scadenza del brevetto per il prodotto farmaceutico Actonel, occorsa nel mese di dicembre 2010, con la vendita del quale la società realizzava circa il 70 per cento del proprio fatturato annuo». Secondo la società «la perdita dell'esclusiva connessa ad Actonel e l'introduzione sul mercato di farmaci generici della stessa tipologia provocherà una significativa, rapida, insostenibile e sostanziale riduzione dei ricavi della società»;
alla suddetta comunicazione hanno fatto seguito una serie di incontri tra le parti per procedere, secondo quanto previsto dall'articolo 4, comma 5, della legge n. 223 del 1991, all'esame della situazione aziendale;

come risulta dal verbale sottoscritto in data 27 maggio 2011, le parti si sono incontrate in sede sindacale senza la possibilità di addivenire ad alcun accordo. L'esame congiunto è quindi proseguito, ai sensi dell'articolo 4, comma 7, della legge n. 223 del 1991, in sede regione Lazio;
in data 8 luglio le parti, a conclusione della procedura di mobilità avviata dalla Warner Chilcott Italy, hanno sottoscritto un verbale di mancato accordo;
la scadenza del brevetto relativo al farmaco Actonel, nota sia dal momento della registrazione del farmaco che all'atto della cessione di Procter Pharma a Warner Chilcott, non ha impedito l'operazione suddetta, avvenuta all'insegna di annunci di nuovi investimenti e iniziative di potenziamento della società;
Warner Chilcott Italy non ha ceduto l'autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) riguardante i farmaci che gestisce, a dispetto della «cessazione di tutte le attività aziendali» addotta dall'azienda a giustificazione dell'apertura della procedura di mobilità. Di conseguenza, l'azienda, dopo il licenziamento di tutti i suoi 151 dipendenti italiani, continuerebbe a fare profitti commercializzando i propri farmaci;
la conservazione dell'AIC in capo ad un'azienda che dismette il servizio di informazione scientifica sui farmaci ed il servizio di farmacovigilanza e di sorveglianza post-marketing non appare agli interroganti conforme alla normativa, facendo venir meno le garanzie a tutela della salute tra i pazienti utilizzatori dei farmaci oggetto dell'AIC stessa -:
quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di favorire la ripresa delle trattative tra la Warner Chilcott Italy e le organizzazioni sindacali per individuare tutte le soluzioni atte a salvaguardare i livelli produttivi ed occupazionali dell'azienda;
se non si ritenga necessario approfondire i termini della vicenda, verificando la correttezza dell'operato di Procter & Gamble e di Warner Chilcott Italy, con particolare riguardo alla soppressione del servizio di informazione scientifica decisa da Warner Chilcott Italy sui propri prodotti farmaceutici.
(4-12703)

TESTO AGGIORNATO AL 26 LUGLIO 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARCO CARRA, TRAPPOLINO, FARINONE, CENNI, BRANDOLINI, NACCARATO, SANI, ZUCCHI, OLIVERIO, AGOSTINI e FIORIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella recente manifestazione promossa dalla Lega Nord a Pontida (Bergamo), i Ministri Bossi e Calderoli hanno nuovamente affermato che le indagini condotte dal NAC del comando carabinieri politiche agricole e alimentari portano alla conclusione che, da quando si è entrati nel regime delle «quote latte», l'Italia non avrebbe mai superato la quantità della produzione nazionale assegnata dall'Unione europea e che quanto fin qui accertato sarebbe frutto di calcoli sbagliati;
tali affermazioni assumono grande rilevanza in considerazione del fatto che sono state pronunciate da due autorevoli esponenti del Governo;
le affermazioni di Bossi e Calderoli, non essendo state smentite da alcun esponente di Governo, devono essere considerate «posizione ufficiale del Governo»;
è fondamentale, a questo punto, restituire le somme pagate, indebitamente secondo la posizione del Governo, dai produttori che hanno deciso di aderire ai programmi di rateizzazione previsti dalla legislazione vigente, per il pagamento delle sanzioni per il superamento della quota loro assegnata -:
se il Ministro interrogato abbia avviato tutte le procedure per la restituzione delle somme pagate dai produttori di latte

che hanno aderito ai programmi di rateizzazione per il pagamento delle sanzioni relative alle quote latte.
(5-05115)

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
sono noti l'importanza dei fondi PAC a sostegno degli imprenditori agricoli e i problemi causati dai ritardi con i quali a volte vengono erogati;
la signora Togna Giuseppina, nata a Trecate (Novara) il 16 marzo 1942 e residente a Cerano (Novara) ha ricevuto gli importi PAC per annualità precedenti e successive ma non relativamente al 2006 (pratica n. 69802333504) -:
quali siano le motivazioni del ritardo;
in quali tempi si ritenga si possa procedere alla liquidazione di quanto dovuto.
(4-12688)

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

SARDELLI, MILO, RAZZI e GRASSANO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il ruolo e le funzioni dell'ufficio relazioni con il pubblico all'interno degli enti ed istituzioni pubbliche è stato delineato e precisato negli anni, attraverso vari interventi legislativi;
le prime funzioni attribuite sono state quelle di garanzia dell'attuazione del diritto di accesso e trasparenza del cittadino utente riconosciuto dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successivamente il decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, e il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, hanno previsto ulteriori funzioni legate alla promozione della partecipazione del cittadino alla organizzazione ed alle scelte della pubblica amministrazione, attraverso la collaborazione con l'associazionismo, la sua tutela, al diritto all'informazione e comunicazione, alla rilevazione della soddisfazione della qualità percepita;
la circolare del Ministro per la funzione pubblica del 27 aprile 1993 in attuazione del citato decreto legislativo n. 29 del 1993 (istituzione dell'ufficio per le relazioni con il pubblico e disciplina delle attività di comunicazione di pubblica utilità) stabilisce che: «L'ufficio per le relazioni con il pubblico è istituito come Unità Organica centrale con funzioni di promozione, programmazione, organizzazione e coordinamento» ed inoltre, per quanto concerne la «Struttura dell'Ufficio», prevede «due distinte aree di attività fortemente integrate»; «ad esso è preposto un dirigente appartenente al più elevato livello previsto dall'ordinamento dell'Amministrazione, al quale è affidata la responsabilità di organizzare, con carattere di forte sinergia e integrazione, l'attività delle "aree" in cui si articola l'Ufficio»;
i più recenti interventi legislativi sono quelli della legge 7 giugno 2000, n. 150 (disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni) e del decreto del Presidente della Repubblica 21 settembre 2001, n. 422 (regolamento recante norme per l'individuazione dei titoli professionali del personale da utilizzare presso le pubbliche amministrazioni per le attività di informazione e di comunicazione e disciplina degli interventi formativi), che hanno disciplinato tutta l'attività di informazione e comunicazione istituzionale ridefinendo i compiti dell'ufficio per le relazioni con il pubblico, dell'ufficio stampa e del portavoce, e, in attuazione delle suddette normative, la direttiva del dipartimento della funzione pubblica del 7 febbraio 2002 (attività di comunicazione delle pubbliche amministrazioni) prevede un raccordo tra i segmenti di comunicazione attivati tramite

forme organizzative di coordinamento delle attività;
un elevato numero di strutture di comunicazione ed informazione istituzionale negli enti erogatori di servizi pubblici non sono state ancora organizzate in ottemperanza della normativa vigente;
negli enti dove, invece, si è proceduto all'applicazione completa delle norme, non sempre l'assegnazione degli incarichi è ricaduta su soggetti in possesso delle competenze e dei titoli previsti dal regolamento di attuazione n. 422 della stessa legge n. 150 del 2000;
nelle aziende sanitarie il ruolo degli uffici preposti alle attività di informazione e comunicazione istituzionale hanno una forte valenza strategica ed una duplice funzione:
a) la comunicazione ed informazione sanitaria, incentrata principalmente sui servizi e sulle prestazioni a tutti i livelli dell'assistenza (prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione);
b) la comunicazione ed informazione per la salute, elemento costitutivo e leva strategica della politica di promozione della salute, secondo le indicazioni dei piani sanitari nazionali, e di razionalizzazione della spesa finalizzata al risparmio economico;
in molte aziende sanitarie, particolarmente nella regione Puglia, in applicazione del piano di rientro, dettato dal documento di indirizzo economico finanziario 2010-2012, si sta procedendo alla declassificazione delle unità operative complesse «struttura della comunicazione ed informazione istituzionale», trasformandole in unità operative semplici dipartimentali, depotenziando e riducendo così l'alto valore, anche funzionale, che illuminati legislatori, negli anni, hanno voluto attribuire agli uffici per le relazioni con il pubblico, portavoce delle istanze, bisogni, problematiche e volontà dei cittadini-utenti -:
se non si ritenga, alla luce della normativa e delle considerazioni riportate in premessa, di dover intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di:
a) far applicare le norme in vigore (legge n. 150 del 2000) e rimuovere le disparità esistenti nella classificazione delle strutture di comunicazione ed informazione istituzionale delle aziende sanitarie, situazione in grado di creare, peraltro, incomprensibili sperequazioni tra i lavoratori del settore;
b) promuovere, anche attraverso le opportune iniziative normative, la omogeneizzazione delle strutture dedicate alla comunicazione ed informazione istituzionale pubblica, prevedendone la organizzazione in unità operative complesse, dirette da un dirigente appartenente al più elevato livello previsto dall'ordinamento dell'amministrazione di appartenenza (circolare Ministro della funzione pubblica n. 17 del 1993).
(4-12700)

...

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO, BINETTI e NUNZIO FRANCESCO TESTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 15 ottobre 2008 ha istituito il gruppo di lavoro sullo stato vegetativo e di minima coscienza presieduto dall'onorevole Eugenia Roccella, Sottosegretario di Stato del Ministero della salute;
già in precedenza diverse commissioni di esperti avevano affrontato il tema «Stati Vegetativi e di Minima Coscienza» (la Commissione istituita dal Ministro Veronesi nel 2000 e la Commissione sugli stati vegetativi istituita dal Sottosegretario di Stato Di Virgilio), ma la rapidità con cui

si sono avvicendate le scoperte ha reso necessaria una panoramica nuova e aggiornata in questo ambito;
come si evince anche dal libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza che riporta l'esperienza pratica delle associazioni che operano sul territorio nazionale, in Italia continuano a sussistere ampie zone di insufficiente informazione e di abbandono delle famiglie dopo la dimissione dai presidi sanitari riabilitativi;
la tutela assistenziale è maggiormente garantita in fase acuta e riabilitativa, ma purtroppo è ancora a macchia di leopardo, con un'offerta difforme tra le varie regioni. Anche nelle strutture esistenti, l'offerta terapeutica non garantisce uniformità e continuità degli interventi;
le leggi e le normative vigenti sono disomogenee e variano da regione a regione, da comune a comune, così come, in una stessa grande città, da circoscrizione a circoscrizione e da ASL ad ASL. È difficile identificarle o quantificarle, e ciò vale spesso per le stesse istituzioni;
non esiste un nomenclatore per l'assegnazione dei presìdi per gli stati vegetativi o stati minima di coscienza perché non esiste nessuna forma di censimento che certifichi la categoria delle persone disabili in stato vegetativo e/o di stato minima di coscienza, ed è quindi necessario far leva su nomenclatori di altre categorie di disabilità -:
quali siano le misure adottate per rendere effettivi i princìpi sanciti nel libro bianco sugli stati vegetativi e di minima coscienza e se non ritenga opportuno intervenire con urgenza al fine di garantire l'applicabilità delle misure in tutto il territorio nazionale;
se non ritenga necessario istituire un censimento sugli stati vegetativi e di minima coscienza con conseguente adeguamento di tariffe e strutture atte ad ospitarli e a prendersi cura di loro.
(3-01754)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
negli anni '60, '70, e '80 si sono registrate migliaia di vittime di infezioni da sangue e plasma infetto con conseguenti decessi per epatite ed AIDS che avrebbero potuto essere evitati con opportuni controlli;
nel 2003 centinaia di cause civili e penali hanno stabilito la responsabilità del Ministero della salute e, con una transazione, numerosi emofiliaci sono stati risarciti con 400.000 euro in media;
negli anni seguenti le cause sono continuate e nel 2007 una legge, votata in Parlamento, ha consentito le transazioni con tutti i 6.000 italiani che avevano contratto analoghi contagi, coerentemente con quanto stabilito nel 2003;
nel 2010 è stata invece posta in essere una vera e propria «discriminazione tra categorie»; invero, per lo stesso danno fisico il Ministero della salute ha proposto ad un emofiliaco 400 mila euro e ad un emotrasfuso 68 mila euro, sei volte di meno; inoltre, lo stesso Ministero ha proposto di pagare subito chi ha «le carte in regola», mentre chi ha problemi di prescrizione, essendo passati molti anni, dovrebbe confidare in un decreto-legge «salva esclusi» successivo, di cui non esiste alcuna garanzia o impegno scritto;
sia le associazioni che i comitati dei contagiati e le loro famiglie lamentano tali differenze tra emofiliaci e talassemici, da un lato e altre categorie, dall'altro, e sostengono che tutti i contagiati debbano essere risarciti egualmente, senza distinzione di categorie, e senza considerare la prescrizione -:
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga di assumere iniziative normative urgenti, includendo tutte queste categorie di ammalati nelle procedure di indennizzo per porre fine alla discriminazione che si è venuta a creare nel 2010 per quanto riguarda i risarcimenti.
(4-12684)

BARBATO. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto per lo studio e la cura dei tumori di Napoli, fondazione «Sen. Giovanni Pascale», ha stipulato con la regione Campania un protocollo d'intesa approvato il 23 marzo 2010 e pubblicato sul BURC n. 24 del 29 marzo 2010, sulla base del quale è stato erogato un finanziamento all'Istituto stesso, in ragione del positivo risultato conseguito nel triennio precedente;
il protocollo prescrive che la dotazione organica dell'istituto rimane quella prevista dalla delibera n. 1739/2007 e che «...il Direttore Generale può apportare modifiche all'attuale struttura organizzativa limitatamente all'accorpamento di dipartimenti e aree funzionali al fine di garantire sostanziali miglioramenti del sistema di erogazione delle prestazioni assistenziali o in caso di nuovi provvedimenti nazionali e/o regionali che ridisegnino il modello organizzativo dell'aziende specialistiche in oncologia nel rispetto dei vincoli di bilancio»;
l'Amministrazione dell'istituto, pertanto, sostiene e dichiara di non essere destinataria dei limiti imposti dal piano di rientro del settore sanitario di cui al decreto numero 49 del 27 settembre 2010 dal presidente della giunta regionale della Campania, commissario ad acta per la prosecuzione del piano di rientro del settore sanitario in forza del proprio status giuridico e della legge della regione Campania n. 1 del 2008 che le imporrebbe di rispettare soltanto i vincoli del proprio bilancio e le consentirebbe di operare in piena autonomia di gestione economico-finanziaria rispetto alle altre strutture del servizio sanitario campano;
il numero dei primari del Pascale è superiore ai primari dell'intera Valle d'Aosta, e ad avviso dell'interrogante, risulta eccessivo in rapporto agli attuali 220 posti letto dell'ente;
la stessa amministrazione, come si legge nella delibera di riorganizzazione aziendale n. 912 del 290/2010, intende procedere ad una drastica riduzione dei dipartimenti e solo delle strutture semplici, che assolvono gli stessi compiti di quelle complesse ma a costi inferiori. Sarebbe opportuno, invece, procedere alla riduzione delle strutture complesse, proliferate nel corso degli ultimi tre anni, e di quelle amministrative;
la cattiva gestione dell'Istituto, da parte dell'amministrazione dell'ente, danneggia il personale sanitario in servizio: l'Amministrazione ha infatti parametrato i fondi spettanti ai dirigenti medici sulla base del dato della consistenza dell'organico dei medici quale era prima dell'assunzione di nuovo personale. Conseguenza è che l'indennità specificità di posizione medica è stata decurtata ai dirigenti medici in servizio ed è stata distribuita a un numero maggiore di dipendenti, rispetto a quello sulla base del quale il fondo di specificità è stato determinato. Il diffuso malcontento ha portato all'apertura di un contenzioso legale;
i diritti dei medici vengono negati dall'amministrazione dell'ente con condotte che si pongono in contrasto delle norme che tutelano correte e proficue relazioni, ai sensi di legge e del contratto collettivo nazionale con le organizzazioni sindacali di categoria. Nonostante in un anno abbia già subìto due differenti condanne per comportamento anti-sindacale, sulla base di due differenti ricorsi ex articolo 28 della legge n. 300 del 1970, l'amministrazione non conferirebbe, per informativa, le delibere assunte in materia di fondi stipendiali, compromettendo la trasparenza amministrativa e costringendo le organizzazioni sindacali a fare richiesta scritta, volta per volta, al fine di prendere visione dei deliberata dell'amministrazione;
l'Amministrazione della Fondazione G. Pascale ha a lungo omesso di calendarizzare adeguatamente gli incontri di contrattazione decentrata (ripetutamente interrotti per sua inerzia, peraltro censurata

siccome antisindacale ex articolo 28 dello statuto dei lavoratori dal tribunale di Napoli), di fatto impedendo la conclusione di un iter che, stando alla norma contrattuale, avrebbe dovuto concludersi perentoriamente entro 150 giorni dalla sottoscrizione del contratto collettivo, con la stipulazione della contrattazione decentrata;
si esprime perplessità sulla corretta gestione dei fondi da parte dell'Amministrazione dell'ente che ha commissionato una lunga serie di contratti di collaborazione esterna nonché per lavori di ristrutturazione da eseguirsi all'interno della struttura oltre che l'acquisizione di apparecchiature ad alto costo, di cui talora è parsa dubbia l'opportunità -:
in tale contesto, quali iniziative intenda assumere il Ministro, nell'ambito delle proprie competenze in materia, a tutela dei diritti del personale sanitario e di una corretta gestione dell'Istituto per lo studio e la cura dei tumori di Napoli, fondazione «Sen. Giovanni Pascale».
(4-12696)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BOCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Poste italiane possiede, da diversi anni, un centro materiali in frazione Scanzano di Foligno in cui sono state investite, anche di recente, considerevoli risorse finanziarie per la realizzazione di un deposito di rilevanti dimensioni, dotato di infrastrutture ed impianti meccanizzati e reti telematiche per la gestione e la movimentazione di beni e la fornitura di servizi a Poste italiane o a società dalla stessa controllate;
attualmente nel centro sono impiegati 35 dipendenti di Poste italiane, addetti alla gestione informatica degli archivi presso il CED, alle lavorazioni di pre-immagazzinamento e pre-archiviazione digitale ed alla movimentazione di materiali. Il centro si avvale inoltre di servizi forniti da operatori privati che vedono impiegati altri 80 dipendenti;
la direzione di Poste italiane ha espresso la volontà di perseguire un progressivo ridimensionamento, senza escludere una possibile chiusura, del centro e, con lettera inviata alle organizzazioni sindacali, ha comunicato che, a seguito di approfondimenti interni, è stata verificata l'impossibilità di individuare un differente utilizzo del centro e ha prospettato la volontà di ricollocare diversamente il proprio personale;
questa decisione comporterebbe la perdita degli 80 posti di lavoro degli operatori privati e arrecherebbe un danno irreversibile al territorio;
la scelta operata da Poste italiane appare peraltro in controtendenza rispetto alle scelte assunte dalle istituzioni (Governo, Parlamento e regione Umbria) che, riconoscendo la centralità del territorio, hanno avviato da diversi anni la realizzazione di opere quali il potenziamento della linea ferroviaria Orte-Falconara, la strada statale 77 Foligno-Civitanova Marche e la piastra logistica, la cui conclusione, per le conseguenti sinergie, permetterebbe un potenziamento ed un favorevole sviluppo del centro di Scanzano;
l'amministrazione comunale di Foligno e la regione Umbria sono già state interessate del problema ed hanno rappresentato la preoccupazione per le ripercussioni negative nel territorio del comune di Foligno e dell'intera regione in caso di ridimensionamento o di chiusura del centro -:
se non ritengano di dover intervenire per evitare che si lascino del tutto o parzialmente inutilizzate strutture realizzate con ingenti risorse pubbliche e per

indurre Poste italiane a trovare soluzioni che permettano la completa valorizzazione del CEMAT di Scanzano, inserendolo a pieno titolo nel piano di sviluppo aziendale.
(5-05112)

VELO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il servizio postale all'Elba dall'inizio della stagione estiva è nel caos;
i cittadini denunciano un disagio quotidiano con ritardi nella consegna della posta, lettere mai recapitate, bollette e cartelle esattoriali che arrivano ormai scadute, con quello che ne consegue con le morosità;
la situazione ormai è insostenibile per la cittadinanza, al punto che il consiglio comunale ha approvato all'unanimità il 4 luglio 2011, una mozione che si rivolge a Poste Italiane, alla regione e alla provincia, a tutti i comuni elbani e ai parlamentari del territorio, chiedendo di «porre in atto tutte le iniziative possibili per risolvere le criticità» -:
se non ritenga di dover intervenire nei confronti di Poste Italiane spa per risolvere quanto prima l'insostenibile situazione di disagio dei cittadini elbani, in particolare del comune di Portoferraio.
(5-05113)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIDONI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAVALLOTTO, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, LUCIANO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FUGATTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, NICOLA MOLTENI, MONTAGNOLI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI e VANALLI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i quattro comuni interessati alla sciagura del Vajont - Longarone e Castellavazzo in provincia di Belluno ed ERTO, Casso e Vajont in quella di Pordenone - si stanno attivando in previsione del 50o della ricorrenza dell'immane disastro che colpì quelle popolazioni nella notte del 9 ottobre 1963, avanzando, tra l'altro, l'idea di uno o più francobolli commemorativi;
analoga iniziativa non si concretizzò nel passato non essendo ancora decorsa la soglia minima di cinquant'anni necessaria per poter considerare l'evento «storico»;
da qui al 9 ottobre 2013 vi è un tempo sufficiente per assecondare la richiesta inserendola tra le programmazioni annuali in materia di filatelia del Ministero interrogato -:
quali iniziative si intendano adottare per assecondare la richiesta avanzata dai comuni colpiti dalla tragedia del Vajont al fine di ottenere una serie di speciali emissioni filateliche in occasione della commemorazione nel 50o anniversario della sciagura che cadrà il 9 ottobre 2013.
(4-12694)

DI PIETRO, ANIELLO FORMISANO, PALAGIANO, BARBATO e PALADINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Irisbus è un'azienda controllata al 100 per cento da Iveco, e quindi dal Gruppo Fiat Industriai. Tale azienda si è creata nel 1999 per fusione della divisione autobus di Renault con la divisione autobus europea dell'Iveco e con l'acquisizione di Ikarus-bus sul finire dello stesso anno; dal 2001 la società è interamente controllata dal gruppo Fiat-Iveco ed è divenuta oggi il secondo produttore mondiale di autobus dopo la Daimler che controlla i marchi Mercedes-Benz, Setra ed Orion. Recentemente la Ikarus è uscita dal gruppo, in compenso Irisbus ha acquisito la ditta della Repubblica ceca Karosa. Irisbus

ha l'intera proprietà del costruttore francese Heuliez. L'Irisbus costruisce non solo autobus di linea e da turismo, ma anche filobus di nuova concezione;
la Fiat Iveco nei giorni scorsi ha comunicato che dal 1o ottobre 2011 la Iribus Italia spa lascerà lo stabilimento in Valle Ufita (Avellino) e cederà lo stabilimento alla Italia spa, azienda con sede ad Isernia. In quello stabilimento lavorano direttamente 700 lavoratori e molti di più nell'indotto che tra il 19 e il 20 luglio saranno messi tutti in cassa integrazione;
questa operazione appare agli interroganti simile a tante altre fatte da Fiat per liberarsi di centinaia di lavoratori addossando di fatto le responsabilità su altri. Mentre in tutta Europa vi è la ricerca di prodotti per il trasporto pubblico a minore impatto ambientale, in Italia la Fiat chiude l'unico stabilimento che costruisce autobus e concentra le proprie produzioni in Francia e Repubblica Ceca. È inaccettabile secondo gli interroganti il comportamento della Fiat nel nostro Paese;
da quando Marchionne ha annunciato il progetto Fabbrica Italia, con investimenti per 20 miliardi di euro i risultati sono: cassa integrazione a Pomigliano, cassa integrazione a Mirafiori, cassa integrazione alla Bertone, cassa integrazione in Iveco, chiusura di Termini Imerese, di uno stabilimento di CNH e oggi vendita di Irisbus;
in nessun Paese europeo la Fiat potrebbe permettersi quello che sta facendo in Italia. La differenza è che in Francia, in Germania, perfino in Polonia esiste un Governo che fa politica industriale. In Italia - a parere degli interroganti - questo non accade. La fuoriuscita dell'azienda dal perimetro Fiat avrebbe come conseguenza un drastico ridimensionamento dello stabilimento dal punto di vista occupazionale e il prezzo da pagare sarebbe altissimo e insostenibile per tutto il tessuto economico e sociale della regione -:
se il Ministro interrogato intenda convocare le parti prima della cessione definitiva al fine di conoscere il piano industriale, le garanzie occupazionali e le risorse messe a disposizione dal nuovo acquirente, la Italia spa;
se il Governo intenda mettere in campo tutte le iniziative a sua disposizione affinché la Fiat mantenga comunque vincoli e garanzie, soprattutto in un territorio come quello della provincia di Avellino che sarebbe devastato da una crisi o peggio ancora dalla chiusura della Irisbus;
se il Governo intenda convocare la Fiat per chiedere conto delle strategie del Gruppo a fronte di tutte le risorse pubbliche che ha ricevuto e che riceve, posto che, ad avviso degli interroganti, tale gruppo industriale persegue una politica di svendita del patrimonio industriale nazionale.
(4-12697)

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Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Caparini e altri n. 5-02653, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2010, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Vanalli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Pili n. 4-12561 del 5 luglio 2011.