XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 7 settembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la gravissima carestia che affligge il Corno d'Africa ed ha il suo epicentro in Somalia mette a rischio la vita di milioni di persone, ed è destinata a crescere ancora; secondo i dati del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia, UNICEF, sono almeno 12,4 milioni le persone che nei quattro Paesi colpiti dalla siccità hanno «immediato, urgente bisogno di aiuto umanitario». Le stime parlano di 4,8 milioni di persone nell'est dell'Etiopia, 3,7 milioni in Somalia (dei quali 2,8 milioni nel sud del Paese), altri 3,7 milioni nel nordest del Kenya e infine 165.000 a Gibuti;
la siccità e le successive alluvioni e il triplicarsi dei prezzi dei generi di prima necessità inducono ad una migrazione in condizioni disumane miriadi di persone, le quali si dirigono dalla Somalia verso campi profughi come quello di Dadaab in Kenya, ormai ridotto ad un immenso lazzaretto dove le condizioni igieniche, sanitarie e di sicurezza fisica sono fuori controllo;
secondo Jacques Diouf, direttore generale della Fao, sulla base di un summit svoltosi a Roma il 25 luglio 2011, servono 1,6 miliardi di dollari (1,1 miliardi di euro) nei prossimi dodici mesi per impedire o almeno limitare la tragedia; a tutt'oggi mancano all'appello circa 800 milioni di dollari;
lo stato di carestia corrisponde a una definizione precisa delle Nazioni Unite: almeno il 20 per cento delle famiglie colpite da una grave penuria alimentare, il 30 per cento della popolazione in stato di grave malnutrizione e un tasso di mortalità quotidiano di 2 persone su 10 mila. In totale, l'Onu ha stimato in quattro milioni di somali, il 53 per cento della popolazione, le persone a rischio deficit alimentare;
finora, la carestia ha colpito le regioni del Basso Shabelle e il sud di Bakol, oltre che i 400.000 sfollati dei campi di Afgoye, quelli della capitale somala, i distretti di Ballad e Adale, nella regione del Medio Shabelle, e la regione del Baj. Secondo le Nazioni Unite, entro la fine dell'anno, alla lista si aggiungeranno le provincie di Juba, Gedo e Hiiran;
le principali vittime della carestia sono i bambini: secondo l'UNICEF, nella sola Somalia 1,85 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza e più di 780.000 risultano malnutriti, dei quali 640.000 nelle zone meridionali. Di quest'ultimo gruppo, 310.000 bambini - ovvero quasi la metà - soffrono di malnutrizione acuta grave. In tutto il Corno d'Africa, 600.000 bambini sono in immediato pericolo di vita. «Si calcola - così si legge nel Situation Report di Caritas Somalia - che ogni 11 settimane muore il dieci per cento della popolazione somala sotto i 5 anni»;
«È vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e degli assetati» queste le parole, durante l'Angelus di domenica 31 luglio 2011, di Papa Benedetto XVI, che già il 17 luglio 2011 aveva fatto proprio l'allarme che viene dagli operatori umanitari e dalle organizzazioni internazionali che appaiono impotenti dinanzi alle dimensioni immani e crescenti della catastrofe;
il Ministro degli affari esteri Franco Frattini ha espresso la volontà del Governo di soccorrere con un grande sforzo le popolazioni colpite, sostenendo che «di fronte a drammatiche emergenze umanitarie, l'Italia è pronta a fare sino in fondo la sua parte anche come donatore. Gli aiuti ci sono, ci saranno, e consistenti. Soprattutto, si tratta di aiuti concepiti non solo per alleviare nell'immediato le sofferenze della popolazione, ma anche per contribuire a gettare le basi di un futuro sviluppo autonomo di quei Paesi». È altresì

«urgente e indispensabile un corridoio umanitario e aereo per portare beni di prima necessità dove servono, sfidando, se occorre, i terroristi Shabaab, che hanno detto di non volere gli aiuti perché per loro purtroppo la vita delle persone non vale niente»;
risultano essere di circa 20 milioni di euro i fondi messi a disposizione dal Governo per il 2010-2011 per l'emergenza in Corno d'Africa; l'azione italiana è diretta, oltre che al sostegno alimentare immediato, a incrementare interventi bilaterali di cooperazione in ambito sanitario, alimentare, idrico e agricolo a favore delle popolazioni maggiormente colpite; il 2 agosto 2011 un volo umanitario con la presenza del Sottosegretario Mantica per trasportare, dalla base di Brindisi al campo di Dadaab in Kenya, dove sono ospitati profughi somali, prodotti alimentari ed aiuti di prima necessità, distribuiti tramite la Croce rossa internazionale e dall'Unhcr; a questo è seguito un secondo volo umanitario con viveri ed aiuti diretto a Mogadiscio;
AGIRE onlus - Agenzia italiana per la risposta alle emergenze, il comitato che raggruppa autorevoli organizzazioni non governative italiane, ha avviato una campagna d'informazione e raccolta fondi con il patrocinio del Ministero degli affari esteri;
essendo la gravità e gli effetti della carestia legati al conflitto interno e alla debolezza del Governo internazionalmente riconosciuto, si segnala con favore l'accordo firmato il 6 settembre a Mogadiscio, sotto l'egida dell'Onu, e con il contributo fattivo della nostra diplomazia, dove si è fissato un percorso (road map) per porre fine all'impasse politica e al Governo di transizione rivelatosi incapace di risollevare il Paese dopo venti anni di guerra civile. A sottoscrivere il «documento per la stabilità», che prevede una nuova costituzione ed elezioni tra luglio e agosto del 2012, il presidente somalo, Sharif Sheick Ahmed, i responsabili della regione autonoma del Puntland (nel nord-est) e la milizia filo-governativa Ahlu Sunna wal Jamaa. «Siamo seriamente impegnati ad applicarla», ha detto il presidente;
la III Commissione (Esteri) della Camera dei deputati ha approvato all'unanimità una risoluzione di analoghi contenuti,


impegna il Governo:


a mettere a disposizione delle organizzazioni internazionali aiuti utili a fronteggiare questa emergenza-carestia, aumentando i fondi stanziati a tal fine;
a incrementare gli interventi di cooperazione allo sviluppo soprattutto nei settori agricolo e sanitario, coinvolgendo il più possibile le associazioni della società civile;
a promuovere, anche in collaborazione con altri Paesi, politiche per l'agricoltura che permettano di sperimentare, attraverso studi e ricerche, nuove modalità di aiuto ai Paesi africani in modo più strutturale e meno episodico;
ad adottare tutte le iniziative diplomatiche utili, coinvolgendo la responsabilità dell'Unione europea, a permettere che le popolazioni del Corno d'Africa e soprattutto in Somalia possano vivere in sistemi statuali stabili e democratici, sostenendo gli sforzi di chi si oppone alla violenza delle Corti Islamiche;
a sostenere la richiesta dell'Unicef che ha lanciato un appello a tutta l'industria del trasporto aereo, affinché assicuri il trasporto gratuito o fortemente scontato degli aiuti indispensabili alle popolazioni stremate dalla carestia e dalla siccità;
ad adottare iniziative normative atte a semplificare e ad agevolare il sistema di adozioni internazionali a favore dei bambini del Corno d'Africa;
a contribuire alla forte campagna di informazione in atto per sensibilizzare

l'opinione pubblica italiana alla tragedia di luoghi e popoli con cui l'Italia ha particolari legami storici.
(1-00710)
«Renato Farina, Evangelisti, Binetti, Di Biagio, Mosella, Tempestini, Dozzo, Razzi, Commercio».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'avvio delle estrazioni intensive di petrolio in Val d'Agri risalgono a circa 13 anni fa in base ad un accordo Regione Basilicata - Eni del 18 novembre 1998 che prevedeva (articolo 3 punto III) la realizzazione a spese dell'ENI di un sistema di monitoraggio ambientale, mentre l'Autorizzazione ministeriale del 5 febbraio 1999 poneva alcune condizioni e prescrizioni in merito al giudizio positivo della compatibilità ambientale relativa al progetto di ampliamento del «centro oli Val d'Agri», quali la realizzazione di una rete di rilevamento della qualità dell'aria da definirsi con le autorità di controllo competenti per territorio che prenda in considerazione oltre agli inquinanti tradizionali (CO, S02, NOx, 03, Polveri) H2S, benzene, IPA e COV;
il centro oli di Viggiano è una struttura industriale caratterizzata dalla denominazione di «sito ad alto rischio di incidente rilevante» e ricadente della direttiva CEE 105/2003 (Seveso-ter), a cui ha fatto seguito il decreto legislativo n. 238 del 2005 in cui sono previste espressamente alcune regole fondamentali per il normale esercizio di tali attività industriali (articoli 5.2, 6 e 8) e soprattutto viene confermato ed intensificato il diritto dei cittadini interessati alle informazioni di sicurezza (previsto già del decreto legislativo 334 del 1999, articolo 22);
a fronte di questa pressione inquinante a cui vengono sottoposte quotidianamente le popolazioni della Val d'Agri, non risulta sia stata effettuata alcuna indagine epidemiologica da quando la regione Basilicata, con una convenzione, affidò all'istituto «Mario Negri Sud» una ricerca le cui conclusioni sono confluite nella «Relazione Sanitaria 2000 della Basilicata» che attraverso il rapporto n. 5 «Epidemiologia occupazionale ed ambientale» fa emerge che «nell'area comprendente il centro oli di Viggiano, formata dall'aggregazione di 4 comuni, per un totale di 11.186 residenti, è stata effettuata un'analisi epidemiologica delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) del triennio 1996-1998 riferite a pazienti con ricovero in regime ordinario urgente. Nelle aree delimitate sulla base degli insediamenti produttivi sono stati quindi studiati gli esenti sentinella cardio-respiratori acuti mediamente più gravi associati ad inquinamento industriale;
i risultati del rapporto n. 5 indicavano che il tasso di ospedalizzazione (TO) per 10.000 residenti dovuto a infezioni/infiammazioni polmonari è risultato pari a 44,4 e il rischio relativo di ospedalizzazione è risultato pari a 2,3, a fronte di una media regionale per i due indici pari a 19,3 e 1,0, rispettivamente;
altrettanto significativo appare il dato per i tassi di ospedalizzazione per asma, dove a fronte di una media regionale di 5,5 si è osservato un valore di 10,4 nell'area 2, con un rischio relativo di ospedalizzazione di 1,9 contro 1,0 della media regionale;
lo studio concludeva asserendo che nelle aree considerate a «più altro rischio ambientale» nella regione Basilicata, si erano osservati tassi di ospedalizzazione per eventi sentinella cardiorespiratori mediamente più elevati rispetto ai livelli medi regionali. In particolare, l'area nella quale ricade il centro oli mostra tassi più elevati (dal 50 per cento a 2,5 volte) per asma, altre condizioni respiratorie acute, ischemie cardiache e scompenso;
secondo quanto sottolineato nel rapporto, in base ai limiti intrinseci dei dati su cui si era potuto lavorare è più

appropriato parlare di associazioni statistiche piuttosto che di inferenza di causalità ed in ogni caso il documento faceva emergere netta la raccomandazione di avviare uno studio sanitario ad hoc, in quanto si confermava come il centro oli di Viggiano costituisse una potenziale fonte di pressione per lo stato di salute della popolazione;
in Basilicata, dove il registro dei tumori non è ancora a regime, l'ISTAT evidenzia un primato sul piano nazionale quanto ad aumento di decessi per tumore;
quanto al monitoraggio ambientale, continua ad essere effettuato da 3 centraline fisse rispettivamente di Agrobios (dal 2007), Arpab (dal 2006) ed ENI, indipendenti tra loro e posizionate rispetto al Centro Oli in modo da non poter garantire il controllo dell'aria a 360 gradi, e da 5 centraline all'interno dello stesso per il controllo del funzionamento dei camini. I dati pubblicati riguardano solo alcuni degli inquinanti monitorati e con modalità differenti che non consentono un confronto immediato e, soprattutto, i valori medi giornalieri e i valori medi semestrali non sono in grado di rappresentare le reali emissioni degli inquinanti nell'atmosfera. Basti considerare che Agrobios fornisce valori orari del Monossido di Carbonio, del Biossido di Zolfo, del Biossido di Azoto e dell'Ozono ma non degli altri inquinanti previsti dall'Autorizzazione ministeriale del 5 febbraio 1999; Arpab fornisce, a seconda degli inquinanti monitorati, il valore medio e/o il valore massimo registrato mentre l'ENI pubblica semestralmente i valori medi del periodo relativo solo al Biossido di Zolfo, Biossido di Azoto e Ossido di Carbonio;
sono escluse dal monitoraggio alcune sostanze come l'NMHC (idrocarburi non metano) indice di inquinamento da attenzionare come prevede ad esempio la Regione Sicilia in relazione all'inquinamento industriale di Milazzo o il PM25 e la maggior parte dei VOC (composti organici volatili);
a fronte della recente intesa Stato-regione che prevede il passaggio dell'attività estrattiva del centro oli Eni di Viggiano da 80.000 barili a 120-130.000 al giorno, oltre alla realizzazione di un terzo centro oli a Tempa Rossa di Corleto Perticara (è della Total) e al centro oli dell'Eni già presente a Pisticci, le problematiche ambientali e sanitarie sono destinate ad aggravarsi,


impegna il Governo


ad acquisire dati certi sugli effetti che tale inquinamento ha finora causato e causa all'ambiente e alla salute, a ridefinire piano di monitoraggio con prescrizioni restrittive anche sui nuovi limiti alle emissioni e costanti indagini epidemiologiche.
(7-00685)
«Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

CENNI e CONCIA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
si terrà nei prossimi giorni nelle regioni del Piemonte, della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia Romagna il «Giro di Padania»;
nello specifico il «Giro di Padania» 2011 prenderà il via il 6 settembre da Paesana (Cuneo) e si concluderà, dopo 5 tappe e 900 chilometri, il 10 settembre a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza;
tale manifestazione è stata presentata con una forte e palese connotazione politica. Oltre il nome stesso della gara, va evidenziato che a capo del comitato promotore vi è l'associazione sportiva dilettantistica

«Monviso-Venezia», presieduta dal Sottosegretario agli interni Michelino Davico, senatore della Lega Nord. Senza dimenticare che la corsa (il cui vincitore indosserà una maglia verde) è stata presentata a Milano nei mesi scorsi alla presenza dei maggiori esponenti del partito del Carroccio;
la prima edizione di tale gara ciclistica è stata inoltre inserita a pieno titolo nel calendario delle gare ufficiali e riconosciuta dall'Uci (Unione ciclistica internazionale);
lo svolgimento del «Giro della Padania» ha suscitato numerose polemiche. Alcune forze politiche, associazioni del settore e comitati di cittadini hanno infatti denunciato come, a loro parere, tale evento rappresenti una esplicita manifestazione di natura politica «mascherata» da manifestazione sportiva. Ampia è stata soprattutto la discussione nata sulla opportunità e sulle motivazioni che hanno indotto l'Uci a riconoscere ufficialmente la manifestazione, dal momento che la Padania non esiste come realtà geografica e politica. Altrettante discussioni hanno riguardato il ruolo assunto nella vicenda dalla Federazione ciclistica italiana, organo che fa parte del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano): un ente che rappresenta di fatto l'organizzazione a cui lo Stato italiano ha delegato la gestione dello sport, al fine di garantire l'autonomia dello stesso dalla gestione politica;
alcune amministrazioni locali, in particolar modo, il sindaco di Piacenza Roberto Reggi, hanno contestato la manifestazione, negando l'autorizzazione ufficiale al transito della gara sul territorio comunale;
il ciclismo, soprattutto i suoi valori, i campioni delle varie epoche e l'intero movimento amatoriale ed agonistico, rappresentano da sempre, dal punto di vista storico e sociale oltre che sportivo, un elemento di unità nazionale, di amicizia, ed un simbolo dell'identità del paese;
in questo contesto va segnalato che è stato attivato da pochi anni (con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 ottobre 2009), presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, «l'ufficio per lo sport», diretto dal sottosegretario onorevole Rocco Crimi;
tra i compiti e le funzioni preposte a tale ufficio ricordiamo la cura dei «rapporti internazionali con enti ed istituzioni che hanno competenza in materia di sport», e con «gli organismi sportivi e gli altri soggetti operanti nel settore dello sport», oltre alla «vigilanza sul Comitato Olimpico Nazionale Italiano»;
risulta evidente, secondo gli interroganti come tale manifestazione sia quindi anche in palese contrasto con i princìpi, i significati profondi, gli eventi e le manifestazioni che si stanno svolgendo nel 2011 in tutta Italia in occasione del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia che ricorre quest'anno, cui si è inteso dare una grande valenza sociale, storica, culturale, condivisa da tutto il Paese -:
se il Presidente del Consiglio ritenga opportuno, in occasione del 150esimo anniversario della Unità d'Italia, lo svolgimento di una manifestazione così palesemente in contrasto con lo spirito ed i principi dell'Unità Nazionale, promossa e sostenuta da un componente del Governo;
se sia a conoscenza dei motivi per cui l'Uci abbia inserito nel calendario delle gare ufficiali il «Giro di Padania» nonostante tale territorio non esista come realtà geografica e politica, e, per quanto di competenza, quale ruolo abbiano avuto la Federazione ciclistica italiana ed il Coni nella promozione di tale riconoscimento.
(3-01809)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio

dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
in Gran Bretagna dal 2004 è in vigore la legge sulle unioni civili, il civil partnership act 2004 e il civil partnership order del 2005 che regolamenta le unioni tra persone dello stesso sesso;
la parte 5 del civil partnership act del 2004 (e successive integrazioni del civil partnership order del 2005), che disciplina la registrazione e la dissoluzione di unioni civili in territorio estero, indica la possibilità della registrazione presso i consolati britannici all'estero; in particolare la sezione 210 (Registration at British consulates), paragrafo 2, comma c) prevede che le autorità del Paese, o del territorio nel quale ci si propone di effettuare la registrazione dell'unione civile, non obbietti a tale registrazione;
l'Associazione Radicale «Certi Diritti» ha ricevuto diverse segnalazioni di coppie miste, composte da persone britanniche e italiane, alle quali è stato negata la possibilità di accedere alla registrazione presso il Consolato britannico, perché le autorità italiane, interpellate in base alla sezione 210, paragrafo 2, comma c) del civil partnership act, si sarebbero opposte;
tale forma di opposizione, evidentemente prevista per Paesi dove l'omosessualità è considerata un reato ed è perseguita penalmente, rientra ad avviso degli interroganti tra quelle forme di grave discriminazione che a parole il Governo italiano dice di voler combattere;
e, sempre ad avviso degli interroganti, rientri tra quei casi di ingerenza negli affari interni di altri Paesi per i quali il nostro Paese dovrebbe, per lo meno, e in mancanza di una normativa equivalente nell'ordinamento italiano, mantenere una posizione di neutralità -:
se e quante siano le richieste finora pervenute al Ministero degli affari esteri e/o al Governo da parte delle autorità consolari della Gran Bretagna relative alla possibilità di registrazione dell'unione tra persone dello stesso sesso;
se esistono accordi scritti tra Gran Bretagna e Italia su questo argomento e in caso di risposta affermativa quali siano;
se e per quali motivi il Governo italiano abbia espresso un parere negativo alla registrazione di un'unione civile che avviene negli uffici consolari e quindi in territorio britannico;
come si concili la decisione di opporsi con quanto indicato dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 138 del 2010 sulla necessità di riconoscere alle coppie gay conviventi diritti come per le coppie eterosessuali e con i Trattati europei di Nizza e di Lisbona sulla libera circolazione dei cittadini all'interno dell'Unione europea e sulla lotta alle discriminazioni.
(4-13116)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:

il 5 settembre sul sito online www.ilrestodelcarlino.it è apparsa la seguente notizia: «Modena, 5 settembre 2011 - Nuovo affondo di Vasco Rossi al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi. Il rocker di Zocca scrive su Facebook: "Giovanardi si è inventato uno spot tv (già on air) in cui una bella donna si trasforma in un vampiro che morde un ragazzo, con piccolo quantitativo di maria al collo, e rappresenta in questo modo 'la droga che ti uccide'". Ma, prosegue il cantante: "Non è mai morto nessuno a causa di uso o abuso di maria!". Quindi conclude: "I radicali a Venezia stanno manifestando contro questo spot oltretutto misogino, odia pure le donne Giovanardi se le vede come vampiri..."»;

a distanza di pochi minuti dalla sopracitata notizia l'agenzia AGI riportava la seguente presa di posizione del Codacons: «VASCO ROSSI: CODACONS, POLIZIA POSTALE CHIUDA PROFILO FACEBOOK - (AGI) - Roma, 5 settembre - "Dopo la sparata odierna di Vasco Rossi, che su facebook avrebbe pubblicato un post nel quale si contesta una pubblicità contro la droga affermando che 'Non è mai morto nessuno a causa di uso o abuso di marjia', il Codacons ha deciso di rivolgersi alla Polizia postale, chiedendo la chiusura della pagina Facebook dell'artista". È quanto chiede il Codacons in una nota in cui spiega: "Non vogliamo essere né bigotti, né censori - spiega il presidente Carlo Rienzi - ma Vasco Rossi non è certo un intoccabile, e riteniamo eccessiva la sua ultima esternazione sulla droga". Per l'associazione, "si tratta di una dichiarazione diseducativa e addirittura pericolosa, specie se si considera che il pubblico del cantante è composto in larga parte da giovanissimi. Un artista del suo calibro, proprio per l'elevato seguito di fan, non può abbandonarsi con tanta superficialità ad affermazioni a favore della droga, e soprattutto non può scrivere che l'abuso di marijuana non porta alla morte, perché così facendo lancia un messaggio sbagliato e pericoloso"» -:
quanto sia costato e/o quanto si prevede costerà alle casse dello Stato lo spot in questione sia per quanto riguarda la sua produzione sia per la sua divulgazione/trasmissione;
dove verrà proiettato/trasmesso lo spot in questione;
quante persone siano morte in 2011 per abuso di marijuana;
quante persone siano morte in Italia nel corso degli anni 2008, 2009, 2010 e ad oggi nel 2011 per abuso di alcool;
quante persone siano morte in Italia nel corso degli anni 2008, 2009, 2010 e ad oggi nel 2011 per abuso di farmaci psicoattivi.
(4-13119)

SANGA e MISIANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ormai da settimane, e in particolare durante l'ultimo mese d'agosto, i viaggiatori e i pendolari in partenza dalla stazione di Bergamo hanno dovuto fare i conti con code interminabili sotto un'afa opprimente;
tali disagi, da aggiungere a quelli quotidianamente affrontati dagli stessi viaggiatori per le pessime condizioni dei convogli e il frequente mancato funzionamento degli impianti di climatizzazione, sono stati causati dalla carenza di personale agli sportelli delle biglietterie e dal contestuale funzionamento «a singhiozzo» delle emettitrici elettroniche;
le Ferrovie dello Stato non solo non si sono attivate tempestivamente per risolvere i problemi ma anzi, con comunicati diffusi a mezzo stampa e riportati dai giornali locali, hanno pubblicamente assunto impegni (come quello di incrementare il personale per l'inizio di settembre) poi disattesi;
interpellate venerdì 2 settembre 2011 dalla stampa locale, le stesse Ferrovie hanno precisato di «non sapere quando effettivamente il terzo sportello della stazione di Bergamo potrà essere di nuovo aperto»;
in via puramente ausiliaria, Trenord ha scelto di inviare temporaneamente proprio personale per cercare di supplire alle carenze ma quest'ultimo non ha potuto contare su un punto di riferimento fisso, dovendosi rassegnare a operare in mezzo agli stessi viaggiatori, in condizioni di evidente difficoltà;
il quadro descritto non solo costituisce un grave disservizio nei confronti dei cittadini ma nuoce pure all'immagine della città di Bergamo nei confronti di turisti e visitatori -:
quali iniziative si intendano assumere, con urgenza, al fine di porre al più

presto rimedio a questa incresciosa situazione che stanno incolpevolmente pagando centinaia di persone;
quali provvedimenti si intendano attuare al fine di assicurare che Ferrovie dello Stato, a fronte di assunzione di impegni pubblici e chiari, abbia poi la responsabilità di attuarli senza ulteriori indugi.
(4-13123)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 13 agosto 2011 è stato emanato il decreto-legge n. 138 che reca ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione della finanza pubblica;
esso contiene numerose disposizioni di contenimento della spesa pubblica che incideranno pesantemente sulla vita dei cittadini, sia perché contengono inasprimenti fiscali sia perché comporteranno l'ulteriore riduzione dei servizi pubblici erogati dagli enti locali;
esso contiene anche norme del tutto incoerenti, come l'articolo 8, che pretestuosamente sono state inserite nel testo del decreto;
risulta che la sollecitazione decisiva all'adozione di questo provvedimento sia venuta da una lettera scritta dal Governatore della Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, e co-firmata dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi;
richiesto dai giornalisti di rendere pubblico il testo di questa lettera, il Ministro Tremonti ha risposto che la lettera è di chi scrive e non di chi riceve e quindi non potrebbe essere lui a renderla pubblica;
giuridicamente questa tesi è errata. Secondo il codice postale del 1962 le lettere e i plichi non sono più nella disponibilità del mittente una volta recapitati. Politicamente, la tesi - già efficacemente criticata da Barbara Spinelli sulla Repubblica del 17 agosto 2011 - è conseguentemente insostenibile -:
se non ritengano di voler trasmettere immediatamente la lettera nel suo testo integrale alle Camere affinché esso sia reso noto.
(4-13140)

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AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 12 agosto 2011, non lontano da Rio de Janeiro, è stata barbaramente uccisa Patricia Acioli, un magistrato brasiliano di 47 anni, impegnata nella lotta al narco-traffico, piaga endemica che affligge l'America latina dal Messico fino al Brasile, ingoiando milioni di giovani vite, sia nella consunzione fisica dovuta alla droga sia nella feroce lotta per il dominio sulle rotte del traffico degli stupefacenti;
Patricia Acioli era impegnata sia nei processi per il traffico delle sostanze sia in quelli contro le bande paramilitari che agiscono nella zona grigia, tra la lotta alla droga e un certo permissivismo, tra la severità ostentata e quella sostanziale collusione di ufficiali corrotti che agiscono in simbiosi con ex-agenti di polizia che «passano dall'altra parte» per meglio controllare il territorio e le zone di spaccio;
il magistrato Acioli era dunque una pioniera di coraggio e di correttezza giuridica, combatteva il crimine con le armi dello Stato di diritto. Ma il suo Stato, il Brasile, non l'ha saputa proteggere mentre lei si ergeva a proteggere il popolo del Brasile. È stata uccisa una sera d'estate, dopo un giorno di lavoro faticoso, colpita sola, senza scorta;
a fronte di questo inquietante assassinio si staglia sulla cronaca l'ennesima

esternazione di Cesare Battisti, la cui estradizione il Brasile ha rifiutato. Battisti si dice non pentito e denunzia che nelle carceri italiane si pratica la tortura. In pratica, il Brasile dà albergo a un assassino ma non riesce proteggere i suoi tutori della legge -:
quali informazioni abbia assunto dall'ambasciatore del Brasile a Roma circa l'assassinio di Patricia Acioli;
a che punto sia la cooperazione giudiziaria tra i due Paesi nella lotta alla droga;
se non intenda far presente, nelle forme diplomatiche che si riterranno opportune, alle autorità brasiliane la palese contraddizione tra le motivazioni addotte per il rifiuto dell'estradizione e la drammatica situazione delle bande paramilitari tollerate nelle grandi città come Rio de Janeiro.
(4-13121)

EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
l'Ungheria è un paese amico dell'Italia ed è nazione di solide tradizioni culturali e democratiche;
l'opinione pubblica italiana è accostumata alla conoscenza della letteratura e della musica ungherese (basti pensare ai Ragazzi della via Paal di Molnàr, all'opera Barbablù di Bartòk o ai saggi di letteratura e politica di Lucàks);
nella storia del 900 l'Ungheria riveste un ruolo significativo per molti episodi e fatti rilevanti. Sia pur su piani diversi, si ricorda l'opera di Giorgio Perlasca, l'italiano che si rifugiò nell'ambasciata spagnola di Budapest nel 1944 e che da lì salvò molte persone di origine ebrea; e la drammatica invasione dell'esercito russo nel 1956, che stroncò l'evoluzione democratica guidata dal comunista Imre Nagy, che fu fucilato;
peraltro, sotto la graduale politica di apertura voluta da Janos Kadar, l'Ungheria riconquistò la democrazia nel 1989 ed entrò nell'Unione europea nel 2004;
purtroppo il processo democratico ungherese si è drammaticamente arrestato nel 2010, a seguito della vittoria di una coalizione populista di destra, che presenta anche componenti di ispirazione nazional socialista, e che ha promosso l'approvazione di una riforma costituzionale improntata al nazionalismo e al razzismo;
il governo in carica ha imposto l'epurazione dai servizi pubblici e dall'informazione di Stato di tutti i dissenzienti e si è impadronito delle autorità neutrali;
di fatto, la libertà di stampa è soppressa. Basta al riguardo consultare i siti internet originati in Ungheria, i cui contenuti sono tutti rigidamente sorvegliati dal Governo (vedi per esempio Politics.hu);
le persone ascrivibili a origini ebree o all'etnia rom o all'orientamento omosessuale sono costantemente perseguitate o emarginate;
tutto ciò è in chiaro contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 2000 e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950, laddove l'Ungheria fa parte sia dell'Unione europea sia del Consiglio d'Europa;
peraltro, le politiche dell'attuale governo ungherese sono in ovvio contrasto con gli interessi nazionali italiani: consentire la crescita di un Paese a guida nazionalista, che promuove un processo di «fascistizzazione» nel cuore della Mitteleuropa è un chiaro pericolo per la sicurezza europea -:
quali notizie intendano fornire alle Camere circa l'evoluzione politica ungherese;
quali iniziative intendano assumere in sede intergovernativa e in sede comunitaria affinché i governanti ungheresi siano richiamati

a una più puntuale osservanza dei diritti umani e delle regole democratiche vigenti in Europa.
(4-13141)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
l'articolo 117, primo comma, della Costituzione (nella veste risultante dalla riforma costituzionale del 2001) obbliga tanto lo Stato quanto le regioni a non esercitare la propria potestà legislativa se non in conformità, oltre che alla stessa Costituzione, anche all'ordinamento comunitario ed alle convenzioni internazionali;
come noto, i precetti scaturenti dall'ordinamento comunitario e dalle convenzioni internazionali sono così divenuti «parametri interposti di costituzionalità», non dissimilmente, negli effetti indiretti che possono determinare nelle leggi statali o regionali, dal contrasto con norme costituzionali;
lo stesso articolo 117 della Costituzione, al suo secondo comma lettera «s», dichiara la materia della «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali ambientale» come appartenente alla esclusiva competenza dello Stato;
in materia di tutela ambientale la «Unione europea» ha emanato una prima direttiva 85/337/CE ed una seconda direttiva 2003/35/CE: ed inoltre ha sottoscritto, insieme ad altri Stati non membri dell'Unione europea, la convenzione di Aarhus che ha lo scopo di estendere la partecipazione popolare e delle associazioni ambientaliste a qualsiasi decisione di rilevanza ambientale, a cominciare dall'accesso a qualsiasi documento di cui siano in possesso le autorità pubbliche e dalla legittimazione a promuovere ovvero ad intervenire in qualsiasi giudizio che possa essere comunque rilevante per la tutela dell'ambiente;
in molte regioni, anche a statuto speciale, queste novità sono state ignorate o non percepite, di modo che sono state lasciate in vigore leggi regionali approvate prima della riforma costituzionale del titolo quinto e accreditandole come ancora vigenti e cogenti nella loro iniziale portata e sfruttando l'assenza di una sistematica revisione delle disposizioni regionali che possano essere in contrasto con nuove norme costituzionali e la presenza invece di un termine decorrente solo dalla iniziale approvazione per la loro impugnazione da parte del Governo, e dal fatto che esse non lo furono quando emanate perché in linea con il diverso quadro costituzionale e comunitario o internazionale, vigente all'epoca della loro emanazione;
in altri casi si è tentato di accreditare alcuni problemi ambientali come rientranti nella materia dell'«urbanistica», prescrivendo così destinazioni di piani regolatori generali che prescindevano dal danno ambientale conseguente alla loro esecuzione e che ignoravano pertanto la necessità della valutazione di impatto ambientale (VIA) che alla stregua delle citate norme sopravvenute sarebbe stato necessario effettuare;
la Corte costituzionale nella recentissima sentenza n. 227 del 22 luglio 2011 ha dovuto censurare una legge del Friuli-Venezia Giulia, mediante la quale si restringeva la preliminare divulgazione della VIA, diretta a consentire la più ampia partecipazione popolare alle decisioni di possibile rilevanza ambientale, rispetto ai parametri comunitari e della convenzione di Aarhus;
la Corte di giustizia europea (nella recentissima sentenza 12 maggio 2011 nella causa di pronuncia pregiudiziale C-151/09 richiesta dal giudice tedesco, ma nella quale sono intervenuti, oltre alla Germania, molti altri Stati membri tra cui

l'Italia) ha fissato due importanti principi interpretativi del diritto comunitario in materia:
a) gli Stati membri non devono creare alcun possibile ostacolo a che le associazioni ambientaliste possano impugnare davanti al giudice competente qualsiasi provvedimento delle autorità che autorizzino progetti che possano avere un impatto ambientale;
b) in tali giudizi le associazioni ambientaliste possono far valere - oltre alle norme generali in materia di tutela ambientale, sia nazionali che comunitarie - anche quelle relative alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna scaturenti dalla direttiva 92/43/CE, perché si tratta di disposizioni messe a tutela degli interessi della collettività come tale e non di singole persone;
nel comune di Cogne (Aosta) sta per essere rilasciata una concessione edilizia che consentirebbe di ampliare le strutture di un importante albergo a scapito dell'antica e famosa prateria di Sant'Orso, magnificata da tempo immemorabile come una delle più importanti bellezze naturali della Val d'Aosta e da molti decenni vincolata come assolutamente inedificabile, senza che il progetto sia stato corredato da alcuna valutazione dell'impatto ambientale (pur trovandosi il prato a poche decine di metri dal confine del Parco Nazionale del Gran Paradiso) con la giustificazione che le norme urbanistiche regionali non lo prevedono per analoghi progetti, essendo stata ricondotta la pratica edilizia alle sole norme urbanistiche regionali ed ignorando sia la riforma costituzionale del 2001, sia le norme comunitarie delle direttive menzionate, nella interpretazione vincolante della Corte di giustizia -:
quali iniziative il Ministro interrogato ritenga di poter intraprendere per la tutela delle competenze dello Stato in materia ambientale e, in particolare, per la tutela della prateria di Sant'Orso in Cogne, anche al fine di evitare possibili sanzioni da parte dell'Unione europea.
(2-01187)
«Mariani, Realacci, Motta, Braga, Esposito, Marantelli, Bocci, Ginoble».

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da alcune notizie di stampa si apprende che durante le giornate del 3 e 4 settembre scorso alcuni cittadini hanno avvistato a largo della costa adriatica salentina che va dalla zona di San Cataldo di Lecce a Santa Cesarea Terme una piattaforma simile a quelle utilizzate per le ispezioni sismiche;
la preoccupazione dei cittadini, in queste ore, sta crescendo anche alla luce della notizia di stampa apparsa lo scorso 28 luglio 2011, quando fu riportato l'annuncio secondo il quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe dato parere favorevole ad una serie di ispezioni sismiche preliminari alle trivellazioni anche per la zona in oggetto;
l'incidente verificatosi nel Golfo del Messico lo scorso anno e quello più recente nel mare della Scozia hanno impresso nella memoria di tutti i cittadini le disastrose conseguenze ambientali che possono scaturire dalle trivellazioni in mare;
l'interrogante vuole, inoltre, sottolineare che il territorio salentino ed in particolare la costa ionico-adriatica sono, per la loro bellezza ambientale e la particolarità della vita della flora e fauna marina, oggetto di un ampio flusso turistico durante tutto l'arco dell'anno. I recenti dati, circa la movimentazione turistica forniti da diversi istituti, confermano l'appeal di un territorio che ha il suo punto di forza nella bellezza delle coste marine, oltre che nelle tradizioni culturali, e che in controtendenza ai dati nazionali

sembra crescere portando il Salento sulla vetta dei territori italiani più visitati da connazionali e turisti stranieri;
appare evidente che un eventuale depauperamento del litorale adriatico salentino rappresenterebbe non solo un grave attacco all'ambiente, ma anche un assalto all'economia del territorio che vive in larga parte di turismo -:
se risponda al vero la notizia apparsa sugli organi di stampa secondo la quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia dato parere positivo per una serie di ispezioni sismiche preliminari alle trivellazioni;
se i Ministri interrogati alla luce di quanto sopra esposto, non ritengano doveroso informare la cittadinanza su quale siano effettivamente le intenzioni del Governo in merito all'estrazione di eventuali idrocarburi presenti nel sottosuolo marino adriatico e se allo stato attuale sono già state rilasciate eventuali concessioni e per quali zone marino-ambientali.
(5-05287)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da un articolo pubblicato dal quotidiano ecologista «Terra» a firma Andrea Palladino il 6 settembre 2011, si apprende che il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone - che dal 1993 in poi ha raccontato ai magistrati di diverse procure il sistema rifiuti dei clan - avrebbe rilasciato deposizioni negli anni '90 sullo sversamento di rifiuti tossici nel basso Lazio;
in particolare, una sua testimonianza, fin dal '93, sui traffici illeciti verso la discarica di Borgo Montello di Latina, sarebbe stata oggetto di verifica anche di tecnici dell'Enea nel corso della quale sarebbe stata confermata la presenza di sostanze pericolose e, probabilmente, radioattive;
da una sua deposizione del 13 marzo del 1996 davanti all'allora tenente colonnello del gruppo provinciale dei carabinieri di Latina Vittorio Tomasone sarebbero emerse molte indicazioni poi risultate preziose nelle indagini della Dda di Roma sulla penetrazione dei Casalesi nel sud pontino;
dall'articolo risulta però che nessuno e mai andato a scavare nei sei invasi che compongono la discarica di Borgo Montello, nonostante gli indizi che sembravano convalidare la testimonianza del collaboratore di giustizia dei Casalesi;
secondo alcune analisi dell'Arpa Lazio - realizzate recentemente per il rilascio dell'Aia della discarica, attualmente funzionante - le falde acquifere risulterebbero contaminate. Non solo. Raccontano gli abitanti della frazione di Latina che quando, anni fa, il fiume Astura esondò, sulle sponde poste ai limiti della discarica di borgo Montello apparvero i fusti -:
di quali elementi dispone il Governo con riferimento a quanto riportato in premessa e, in particolare sui motivi per cui dal 1993 ad oggi nessuno è mai andato a verificare in profondità se e cosa sia stato smaltita nella discarica di Borgo Montello;
se di intenda effettuare accertamenti per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente nei sei invasi che compongono la discarica di Borgo Montello;
se quali studi siano stati realizzati sulla zona e con quali esiti a partire dall'esito del sopralluogo dei tecnici dell'Enea, chiamata in causa dal collaboratore di giustizia.
(4-13126)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente

e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
è previsto per il week end di fine agosto 2011, lo svolgimento del «Legend OnTour», raduno europeo di un migliaio di Harley Davidson, lungo i quattro passi attorno al massiccio del Sella;
il programma prevede per sabato 27 un ritrovo in mattinata all'Harley Villagea Canazei, un tendone di 1600 metri quadrati con bar, musica live e 15 Harley da testare gratis. Ore 19 stunt show. Ore 21 aperitivo con spaghettata con replica il giorno dopo;
nel 2010, il «World Heritage Comittee» ha ufficialmente inserito le Dolomiti nella lista del Patrimonio universale dell'umanità Unesco;
il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel riconoscere in un'intervista pubblicata su www.rivistasitiunesco.it/ l'importanza del risultato raggiunto, aveva parlato di necessità di «una crescita di "qualità" piuttosto che di "quantità", a vantaggio non solo dell'ambiente, ma anche della competitività e dell'eco-sviluppo» riconoscendo come «una delle priorità quella di cercare di ridurre gli impatti, promuovendo il turismo sostenibile... «facendo largo poi alla valorizzazione delle aree protette, come laboratori di esperienze, in gradoni indirizzare parte delle entrate dalle attività del settore turismo per supportare la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità, ad esempio con programmi di ricerca e campagne di sensibilizzazione»;
sarebbe opportuno che nei piani di gestione dei siti inseriti nella «lista del patrimonio mondiale» dell'Unesco siano sempre indicate le tipologie di eventi ammesse in tali siti sensibili per evitare una fruizione impropria degli stessi -:
quali iniziative intenda assumere perché siano definiti nell'elaborazione dei piani di gestione di tali beni, limiti idonei ad assicurare la conservazione e la corretta fruizione.
(4-13132)

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lo scorso venerdì 2 settembre 2011, nel cuore del Parco nazionale del Circeo, ignoti, compiendo un vero atto intimidatorio di stampo mafioso, hanno posizionato ben otto inneschi incendiari lungo il sentiero didattico che conduce al ricostruito villaggio delle «Lestre», a poca distanza dal centro visitatori del parco, sede della direzione dell'ente, in prossimità della foresteria del Corpo forestale dello Stato;
un innesco ha carbonizzato la stalla delle Lestre, un altro il relativo pollaio, un altro ancora un albero antistante il villaggio ricostruito, mentre gli altri cinque sarebbero stati diffusi in ordine sparso nell'area limitrofa per aumentare il danno al patrimonio boschivo;
stando ai rilievi delle forze dell'ordine la disposizione degli inneschi incendiari ritrovati aveva come scopo quello di colpire uno dei luoghi più noti e frequentati da cittadini e turisti del parco nazionale del Circeo e di inviare un messaggio intimidatorio all'organo dirigenziale dell'area protetta. Solo l'intervento tempestivo e professionale degli agenti delle forze dell'ordine preposti all'antincendio e in particolare degli operai del Corpo forestale dello Stato, ha impedito che il danno fosse assai più grave di quanto non sia stato;
l'incendio doloso del 2 settembre 2011 costituisce un gravissimo atto intimidatorio verso l'ente parco del Circeo, impegnato da anni nella lotta contro l'abusivismo edilizio, l'incontrollata speculazione edilizia e gli interessi della criminalità organizzata, spesso di matrice mafiosa, sempre più radicata nel territorio della provincia di Latina. Il giorno stesso dell'attentato incendiario, il Presidente dell'Ente

Parco dichiarava a mezzo stampa, con una circolare inviata a tutti gli Enti Competenti, che la legge regionale che prevede il cosiddetto «Piano Casa» della regione Lazio (n. 10/2011 pubblicata sul BURL il 27 agosto) non può trovare applicazione nell'ambito del Parco Nazionale, poiché essa si riferisce solo alla legge regionale sulle aree protette e non già a quella nazionale. Nel comunicato dell'Ente si rendeva noto che le norme di salvaguardia del Parco, fissate con Leggi nazionali, non possono essere scavalcate o modificate con norme regionali. È possibile, che questa corretta specifica dell'Ente Parco volta a tutelare il territorio dell'area protetta, abbia determinato la reazione criminale di gruppi speculativi anche legati alla criminalità organizzata pronti ad approfittare della legge del Piano Casa;
è da notare che nei giorni precedenti al 2 settembre 2011 e immediatamente successivi, si sono avute continue azioni di incendio dolose da parte di piromani verso il parco del Circeo. Già il 25 agosto 2011 un incendio doloso, probabilmente con intenti speculativi o finalizzati a contrastare le operazioni di lotta all'abusivismo edilizio messe in campo dal Corpo forestale dello Stato e dall'Ente parco nazionale del Circeo, ha bruciato circa 80 ettari di parco, nella zona «quarto caldo», ossia una delle aree di maggiore pregio ed interesse. Sono state in questo caso messe in pericolo non solo alcune abitazioni ma anche un immenso patrimonio di specie floristiche estremamente significative, in taluni casi endemiche o molto rare, compromettendo siti di straordinaria importanza paleoantropologica come il non distante riparo Blanc, la grotta del Fossellone o gli importanti depositi di Flysch del terziario a Strombus bubonius che trovano importante stazione di affioramento proprio nel luogo di propagazione dell'incendio;
nei giorni successivi al 2 settembre, gli incendi sono continuati; interessando le aree di via Caporal Tortini, via Sacramento e via Diversivo Nocchia, scoppiati a pochissimi minuti di distanza l'uno dall'altro, e un'area di circa tre ettari tra Rio Martino e la Bufalara, andata completamente distrutta, il cui spegnimento ha richiesto diverse ore e l'utilizzo di mezzi antincendio aerei;
oramai da anni si susseguono allarmi e denunce delle forze dell'ordine, della magistratura, delle associazioni come Legambiente e Libera e dello stesso ente parco relativamente alla pressione che le varie mafie eserciterebbero sull'area protetta, considerata luogo ideale per la realizzazione di speculazioni edilizie a fini di riciclaggio, a partire dalle sue aree più pregiate. Su tutte si ricorda la fascia dunale, retrodunale e il Lago di Paola, da sempre oggetto di abusi edilizi e speculazioni di varia natura;
nella provincia di Latina si è costituito e ramificato un vero sistema criminale che ha soprattutto nel ciclo del cemento la sua manifestazione più eclatante, con una pressione sempre crescente della criminalità organizzata mafiosa, soprattutto di origine campana;
i livelli di abusivismo edilizio denunciati dall'Ente parco nazionale del Circeo e dal dossier Ecomafia 2011 di Legambiente, tali per cui esisterebbero ben 1 milione e 200mila metri cubi di cemento abusivo all'intero dell'area protetta, avrebbero generato a tutti gli effetti un sistema di illegalità diffusa e pervasiva, mai adeguatamente contrastata e anzi spesso agevolata da progetti di dubbia legittimità e necessità, come il raddoppio del porto del comune di San Felice Circeo, il progetto di riqualificazione ambientale sul lago di Paola della provincia di Latina e del comune di Sabaudia, le opere di urbanizzazione primaria in zona a tutela integrale -:
quali iniziative urgenti intendano assumere, i Ministri interrogati, per impedire che l'azione di gruppi criminali continui a colpire il parco nazionale del Circeo e quali atti si intendono adottare per tutelare le lavoratrici e i lavoratori che operano all'interno dell'area protetta;

per quali ragioni non siano state sinora predisposte e attuate adeguate politiche antimafia, capaci di contrastare, fornendo uomini, mezzi, organizzazione per fronteggiare il radicamento della criminalità organizzata in provincia di Latina, nonostante le ripetute e puntuali denunce presentate da diversi parlamentari italiani, associazioni come Legambiente e Libera ed esponenti delle forze dell'ordine e della magistratura, relativamente alla pressione criminale che alcuni gruppi mafiosi, in particolare casalesi, 'ndranghetisti e camorristi, starebbero da anni esercitando su tutta la provincia di Latina, in particolare sul parco nazionale del Circeo;
se non si ritenga altresì opportuno agevolare, considerando la particolare condizione di sofferenza e pericolo nella quale si trova ad operare l'Ente parco nazionale del Circeo, fornendo risorse economiche, personale e mezzi, l'azione anti-abusivismo intrapresa e di ripristino della legalità, in particolare coadiuvando operativamente l'ente nell'azione di abbattimento delle opere abusive presenti nel suo territorio;
se non si ritenga utile allestire, come già richiesto con precedente atto di sindacato ispettivo, una sede distaccata della direzione investigativa antimafia e della direzione distrettuale antimafia presso il tribunale di Latina;
se non si ritenga acquisire elementi circa la corretta applicazione della legge n. 353 del 2000, rispetto ai vincoli temporali da apporre per regolare l'utilizzo delle aree interessate dal fuoco, utilizzando i rilievi effettuati dal Corpo forestale dello Stato, in particolare in relazione alla impossibilità di cambiare destinazione d'uso rispetto a quella preesistente all'incendio per almeno quindici anni, al divieto di realizzare edifici nonché strutture e infrastrutture finalizzate ad insediamenti civili ed attività produttive per dieci anni e al divieto per cinque anni di attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale sostenute con risorse finanziarie pubbliche.
(4-13135)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa risulta che recentemente è stata trovata dalla Polizia di Stato una discarica nella prima periferia di Casal di Principe, in provincia di Caserta, in via Circonvallazione grazie alle dichiarazioni di un pentito di camorra, Roberto Vargas, dei Casalesi, arrestato dalla squadra mobile di Caserta durante l'indagine sulla strage di Villa di Briano;
si tratta di una discarica larga quasi un ettaro, profonda più di dieci metri, dove sono stati trovati fanghi irrespirabili, bidoni di acciaio ormai consumati, probabilmente di origine industriale che ora l'Arpa della Campania sta analizzando;
il terreno dove il clan dei Casalesi avrebbe sversato ingenti quantità di rifiuti tossici e speciali è di proprietà dell'istituto diocesano per il sostentamento del clero della Curia di Aversa, e, negli anni '80, era stato dato in affitto ad un uomo, ora deceduto, padre di un noto esponente del clan dei Casalesi attualmente detenuto, genero del primo collaboratore di giustizia della camorra casalese, Carmine Schiavone, e cugino di Francesco Sandokan Schiavone;
la scoperta della discarica potrebbe essere la punta di un nuovo iceberg di veleni, mai contabilizzato nelle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, il boss che per vent'anni ha nascosto i rifiuti del nord in provincia di Caserta, poiché nelle sue dichiarazioni indicò la mappa dei veleni, segnalando con precisione i luoghi degli interramenti, ma la zona della circonvallazione di Casal di Principe non rientrava nei siti che aveva gestito per conto del cartello -:
di quali elementi disponga in ordine a quali sostanze pericolose siano state

rinvenute nella discarica e quali azioni si intendano mettere in atto a tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(4-13139)

...

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il sacrario di Oslavia (che si trova nella omonima frazione della città di Gorizia), eretto nel 1938, raccoglie 57.200 caduti della Prima Guerra Mondiale (di cui 36.000 ignoti, 539 austriaci, 13 decorati con Medaglia d'Oro al valor militare) e, al centro, accoglie la tomba del Generale Achille Papa, il generale bresciano Medaglia d'Oro, ucciso il 5 ottobre 1917 sulla Bainsizza, dalla fucilata di un cecchino;
nel comune di Duino Aurisina (TS) sul monumento eretto sul ciglione carsico che sovrasta la Strada Statale n. 14 nella frazione di San Giovanni di Duino, è posta, realizzata con le pietre, la scritta «Rispettate il campo della morte e della gloria»;
all'interrogante sono pervenute segnalazioni e lamentele circa lo stato di rovina in cui sono lasciati suddetti monumenti, ed in particolare che:
a) il sacrario di Oslavia versa in un profondo stato di abbandono: la cupola di plexiglas che dà luce alla struttura presenta due grandi squarci di quasi un metro quadrato che consentono a piccioni e precipitazioni ad entrare, e proprio le piogge hanno annerito le pareti e scolorito i nomi dei soldati che riposano nei sacelli;
b) all'ingresso del sacrario di Oslavia, a dimostrazione di questo degrado, sono stati affissi sul muro alcuni fogli, in cui si mettono all'erta i visitatori sul fatto che potrebbero cadere dei pezzi di muratura dall'alto;
c) la scritta sul monumento sul ciglione carsico rischia di perdere il suo significato dato che alcune pietre che la componevano, si sono staccate e sbriciolate a terra;
va considerato l'alto significato storico, culturale, artistico e dal valore morale dei suddetti monumenti, ancor più, in quest'anno di celebrazioni per il 150enario dell'unificazione d'Italia;
questi monumenti accolgono ogni anno migliaia di persone che le includono nelle tappe del loro itinerario o che ne vengono negativamente colpiti dal loro degrado mentre percorrono le strade che passano vicine;
è un dovere morale, prima ancora che storico e culturale, mantenere in modo decoroso i monumenti che ricordano i caduti durante le guerre che hanno martoriato queste terre -:
se il Ministro sia a conoscenza della grave situazione di disonorevole deterioramento che coinvolge i due monumenti, e, quindi, se intenda assumere provvedimenti tesi a provvedere alla sistemazione della copertura del monumento di Oslavia e impedire che lo stato di degrado si aggravi e a ripristinare la scritta sul monumento di Duino Aurisina e ad intervenire complessivamente anche sulle altre parti degradate del monumento.
(4-13117)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano Il Manifesto del 6 settembre 2011 è stato pubblicato un articolo intitolato «La Russa vuole prendersi i vertici dell'Esercito» in cui si legge «Tira aria di bufera ai vertici dell'Esercito. Tra pochi giorni scadrà per raggiunti limiti di età il mandato dell'attuale Capo di Stato Maggiore, generale Giuseppe Valotto, ma già da alcune settimane è cominciata la battaglia per la sua successione. Ad agitare le acque è la decisione del Ministro della

difesa, Ignazio La Russa, di sostituire Valotto con il suo capo di gabinetto, il generale di corpo d'armata Claudio Graziano. Una scelta che non piace ai vertici dell'Esercito al punto da suscitare la minaccia di dimissioni di massa nel caso la nomina di Graziano - letta come scelta dettata esclusivamente da criteri politici - dovesse essere confermata dal Governo. La situazione è talmente tesa che il Consiglio dei ministri si preparerebbe a prorogare l'incarico di Valotto, in modo da far abbassare la temperatura. Si tratta di una scelta tattica. Sei mesi (ma qualcuno parla anche di un anno) di proroga consentirebbero infatti di liberare il campo dai possibili concorrenti di Graziano, visto che molti dei generali attualmente in pole position per la sostituzione di Valotto andrebbero in pensione. A partire dai nomi più papabili, quelli degli ufficiali più esperti e più anziani sui quali non ci sarebbero discussioni da parte di nessuno [...] Contrari alla sua nomina non sarebbero solo i generali che si sentono scavalcati e che adesso minacciano le dimissioni in massa, ma anche i due Sottosegretari alla difesa Guido Crosetto e Giuseppe Cossiga» -:
se il Ministro conferma le indiscrezioni giornalistiche ovvero che il criterio di scelta è dettato esclusivamente da criteri politici;
se intenda accertare eventuali condizionamenti non pertinenti nell'esercizio della scelta.
(4-13120)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
un agenzia stampa «il Velino/AGV» del 1° settembre scorso, dal titolo «Libia, La Russa: Tornano i diplomatici scortati da Forze armate» ha diffuso la notizia che «L'Italia lavora per la piena riattivazione della sua rete diplomatica e consolare in Libia. Oggi il Governo ha nominato Giuseppe Buccino Grimaldi nuovo ambasciatore italiano a Tripoli e già ieri «la Marina Militare - ha spiegato in conferenza stampa da Palazzo Chigi il ministro della Difesa Ignazio La Russa - ha assicurato il trasferimento del personale diplomatico e la sua messa in sicurezza a terra. L'operazione si è conclusa ieri alle 17. E stiamo per riaprire l'ambasciata italiana a Tripoli, anche lì con il concorso delle nostre Forze Armate [...]»;
benché la Risoluzione 1973 (2011) sulla Libia, approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 17 marzo 2011 escluda in modo assoluto l'uso di «una forza di occupazione straniera di qualsiasi forma e su qualsiasi parte del territorio libico, [...]» appare all'interrogante ormai chiaro che il Ministro interrogato non sia intenzionato ad osservarla;
dalle dichiarazioni di autorevoli esponenti del Governo, nonché da quelle del generale Biagio Abrate, capo di Stato Maggiore della Difesa, riportate dalla stampa si è potuto apprendere che le operazioni militari dei Paesi membri della coalizione sotto la guida della Nato non sarebbero affatto concluse e che proseguirebbero ad oltranza per garantire il pieno rispetto della citata risoluzione -:
quali siano le ragioni per cui il Ministro interrogato abbia ad avviso degli interroganti nuovamente voluto violare il divieto espresso contenuto nella risoluzione in premessa e se non intenda chiarirne le motivazioni;
quali siano state le comunicazioni rese al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in merito all'invio di militari delle Forze armate italiane sul territorio libico.
(4-13130)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Tempo del 2 settembre 2011 dal

titolo «Il Gis in prima linea al fianco del Cnt. Forze speciali Carabinieri e Consubin con Sas inglesi e parà francesi.» si legge «Le forze speciali italiane sono in Libia al fianco dei ribelli. I primi dieci "advisor", istruttori, sono arrivati a Bengasi sessanta giorni fa. Militari con alle spalle l'esperienza di istruttori a Baghdad e in Afghanistan. Esperti nell'addestrare truppe. Conoscitori dell'arabo e abituati alla vita del deserto. I primi carabinieri hanno insegnato a gruppi di insorti tattiche militari e metodi di controguerriglia. Un secondo gruppo, tutti appartenenti al Col Moschin e incursori Comsubin della Marina, è arrivato in Cirenaica con il compito di segnalare gli obiettivi agli aerei della Nato. In tutto sono una quarantina i militari italiani operativi in Libia»;
la Risoluzione 1973 (2011) sulla Libia, approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 17 marzo 2011 «Autorizza gli Stati Membri [...] per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco nella Jamahiriya Araba di Libia, compresa Bengasi, escludendo una forza di occupazione straniera di qualsiasi forma e su qualsiasi parte del territorio libico, [...] -:
se i Ministri interrogati non ritengano che le attività descritte possano essere in contrasto con la risoluzione in premessa e se intendano riferirne le ragioni.
(4-13131)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con l'atto di sindacato ispettivo 4-09662 l'interrogante ha chiesto di sapere «se nelle Forze armate e nell'Arma dei carabinieri vi siano militari trattenuti o richiamati in servizio, quali siano le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo per ciascuno di essi e con quali mansioni siano effettivamente impiegati; se tra i richiamati e trattenuti in servizio vi siano militari che svolgono il ruolo di delegato della rappresentanza militare e, in tal caso, presso quale Consiglio centrale, intermedio o di base, e quali siano state le ragioni poste a fondamento dell'atto di richiamo o trattenimento in servizio per ciascuno di essi;»;
il Presidente del consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri è il generale Nicola Raggetti, attualmente in posizione di ausiliaria e richiamato in servizio dal a decorrere dal 13 ottobre 2010;
risulta all'interrogante che lo scorso 2 settembre 2011 il generale abbia ceduto il comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.);
l'avvicendamento al comando del raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche (Ra.C.I.S.) ha reso ad avviso degli interroganti ingiustificato l'eventuale e ulteriore trattenimento in servizio del generale Raggetti con conseguente aggravio di spese per il bilancio della Difesa;
da fonti di stampa si è potuto apprendere che nei confronti di alcuni membri dell'organismo della rappresentanza militare dell'Arma siano in corso indagini da parte delle competenti autorità giudiziarie e che, in particolare, un delegato del Cocer carabinieri sia decaduto dall'incarico perché sottoposto alla misura cautelare dell'obbligo di dimora -:
quali sia l'attuale posizione di servizio del militare in premessa e quali siano state le ragioni che ne abbiano consentito il richiamo in servizio e se queste permangano anche a seguito della cessazione dall'incarico di comando;
se il Ministro interrogato non ritenga di dover revocare l'atto con il quale è stato richiamato in servizio del generale Nicola Raggetti;
se risulti se il generale Raggetti essendo presidente del Cocer, sia coinvolto nelle indagini di cui in premessa e a quale titolo;

se non ravvisi la necessità è l'urgenza che l'autorità preposta nomini un nuovo presidente del Consiglio centrale della rappresentanza militare dell'Arma dei carabinieri.
(4-13138)

TESTO AGGIORNATO ALL'8 SETTEMBRE 2011

...

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'articolo 9, comma 1 del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica (Gazzetta Ufficiale del 30 luglio 2010, n. 176), prevede che per gli anni 2011, 2012 e 2013, il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti, previsto dai rispettivi ordinamenti delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato della pubblica di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, così amministrazione, non può superare, in ogni caso, il trattamento ordinariamente spettante per l'anno 2010;
il comma 21 dello stesso articolo prevede che i meccanismi di adeguamento retributivo per il personale non contrattualizzato come previsti dall'articolo 24 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, non si applicano per gli anni 2011, 2012 e 2013 e non danno comunque luogo a successivi recuperi. Per le categorie di personale di cui all'articolo 3 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, che fruiscono di un meccanismo di progressione automatica degli stipendi, gli anni 2011, 2012 e 2013 non sono utili ai fini della maturazione delle classi e degli scatti di stipendio previsti dai rispettivi ordinamenti, e le progressioni di carriera comunque denominate eventualmente disposte negli anni 2011, 2012 e 2013 hanno effetto, per i predetti anni, ai fini esclusivamente giuridici;
sull'applicabilità di tali disposizioni al caso dei passaggi da ricercatore o professore associato non confermati a confermati e da professore straordinario ad ordinario si è già espresso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in risposta all'interpellanza urgente n. 2-01113 il 9 giugno scorso, chiarendo che tali passaggi devono essere intesi non come avanzamento di carriera ma, più correttamente, come atti di conferma del suddetto personale nel ruolo già acquisito e che, non trattandosi peraltro di adeguamenti stipendiali automatici, non trova applicazione, alle suddette conferme in ruolo, la disposizione di cui all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010 con conseguente efficacia delle stesse sia ai fini giuridici sia ai fini economici con attribuzione del relativo adeguamento stipendiale;
l'interpellanza di cui sopra non citava tuttavia la situazione ancora più penalizzante in cui versano i ricercatori non confermati, per i quali un'interpretazione delle disposizioni succitate che sottoponga a blocco il passaggio dal primo al secondo anno considerandolo come adeguamento stipendiale automatico, determinerebbe effetti economici particolarmente iniqui; infatti il blocco degli adeguamenti stipendiali automatici incide in percentuali variabili ma all'incirca quantificabili in un 2-3 per cento della retribuzione, mentre un'eventuale mancata applicazione di quanto di disposto dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, in merito ai ricercatori non confermati determinerebbe una penalizzazione di oltre il 20 per cento su un reddito già notevolmente basso, pari a circa 25.000 euro annui lordi;
l'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 31 marzo 2005 n. 43, ha peraltro inteso

fissare non una progressione stipendiale automatica, ma un diverso e specifico parametro per la determinazione del trattamento economico dei ricercatori universitari non confermati, stabilendo che, a partire dal secondo anno, esso sia pari al 70 per cento di quello previsto per il professore universitario di seconda fascia di pari anzianità;
anche la fattispecie del passaggio dal primo al secondo anno dei ricercatori non confermati pare dunque rientrare nella categoria di quegli «eventi straordinari della dinamica retributiva», di cui parla il citato articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 78 del 2010, i quali legittimano il riconoscimento di incrementi stipendiali pur in vigenza del blocco triennale;
la sperequata situazione economica dei ricercatori non confermati è stata peraltro riconosciuta dal legislatore all'articolo 5 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, recante «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario» laddove, nel delegare il Governo ad adottare, entro il termine di dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi finalizzati a riformare il sistema universitario, all'articolo 5 detta alcuni princìpi e criteri direttivi tra cui, alla lettera g), la «revisione del trattamento economico dei ricercatori non confermati a tempo indeterminato, nel primo anno di attività, nel rispetto del limite di spesa di cui all'articolo 29, comma 22, primo periodo»;
risulta dunque evidente che il blocco stipendiale avrebbe ragione d'essere applicato ai ricercatori non confermati, dopo il primo anno di attività, ove fosse data parallelamente applicazione alla delega citata, finalizzata appunto ad evitare che nel primo anno il trattamento economico sia significativamente più basso che per gli anni successivi;
in virtù di tali ragioni, alcuni atenei italiani hanno già garantito l'adeguamento stipendiale ai ricercatori non confermati nel passaggio dal primo al secondo anno; tuttavia la maggior parte delle università, a causa della scarsa chiarezza della norma e del comprensibile timore di incappare in sanzioni per danno erariale, è cautelativamente orientata per un'interpretazione a favore del blocco retributivo -:
se non ritenga che, in attesa dell'attuazione della delega di cui all'articolo 5 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, in particolare per quanto previsto dalla lettera g), le università siano tenute o comunque possano dare applicazione al già citato articolo 1, comma 2, del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, riguardo alla fissazione del trattamento stipendiale dei ricercatori universitari non confermati dopo il primo anno di attività pur in vigenza del blocco disposto all'articolo 9, comma 21, del decreto-legge n. 78 del 2010.
(2-01186)
«Vassallo, De Torre, Madia, Tocci, Gentiloni Silveri, Verini, Zaccaria, Bratti, Morassut, Motta, Gozi, Ghizzoni, Nicolais, De Pasquale, Lolli, Garofani, Lenzi, Mosca, Recchia, Andrea Orlando, Mogherini Rebesani, Rossomando, Arturo Mario Luigi Parisi, Coscia, Melis, Peluffo, Picierno, Lo Moro, De Biasi, Marchioni».

Interrogazione a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
lo scorso 4 agosto è stata emanata la circolare n. 40 da parte dell'Agenzia delle entrate in merito ai criteri di applicazione dell'imposta di bollo sui depositi di titoli;
in realtà, dalla lettura dell'evocata circolare, emergerebbe la possibilità di abbattere notevolmente i costi dell'imposta

aprendo più conti presso istituti bancari diversi anziché detenere i titoli in un unico deposito;
la situazione si rende decisamente incongrua se si pensa che, dati alla mano, l'espediente di cui sopra permetterebbe sensibili risparmi sull'importo complessivamente dovuto, oltre a ledere chi possieda un unico conto oppure più conti aperti presso il medesimo istituto -:
se reputi necessari eventuali correttivi rispetto alla situazione denunciata in narrativa;
di quali elementi disponga in ordine all'effettivo incremento del numero di conti per il deposito di titoli accesi a seguito dell'emanazione della predetta circolare dell'Agenzia delle entrate.
(5-05288)

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il recente decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98, convertito dalla legge 15 luglio 2011 n. 111, prevede, all'articolo 37 comma 6, variazioni concernenti il decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002 n. 115 «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia». Queste disposizioni contenute nel decreto estivo, con il fine di assicurare efficienza al sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie, modificano le esenzioni dal contributo unificato, per l'iscrizione a ruolo delle cause civili, amministrative e tributarie, dei processi di previdenza ed assistenza obbligatoria nonché quelli individuali del lavoro o concernenti il pubblico impiego;
l'esenzione prevista nel testo originario del decreto del Presidente della Repubblica istituente il contributo unificato nel processo civile e amministrativo fondava le sue radici nella legge 11 agosto 1973 n. 533 «Disciplina delle controversie individuali di lavoro e delle controversie in materia di previdenza e di assistenza obbligatorie» la quale predisponeva la gratuità non solo dell'atto introduttivo, ma anche delle procedure interne al processo del lavoro, compresa quella esecutiva;
la scelta del legislatore tutelava da una possibile selezione discriminatoria delle controversie instaurabili di fronte al giudice del lavoro sulla base della capacità contributiva della parte ricorrente, figura che, statisticamente, ricade nella quasi totalità dei casi processuali nella persona del lavoratore. La ratio della salvaguardia nei confronti della parte ricorrente in queste tipologie di cause giudiziarie, è intrinseca nella stessa natura della lite pendente. Si tratta, infatti, di procedimenti in cui, per la specialità del contendere, una delle due parti in giudizio, quella ricorrente appunto, è fisiologicamente debole rispetto alla parte convenuta;
l'abrogazione contenuta nel decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 non investe tutte le esenzioni previste normativamente per i processi in argomento ma solo quella relativa al contributo unificato per l'iscrizione a ruolo, e questo potrebbe rappresentare un minor damnum anche se pare più veritiero ritenerlo una inconsapevole mancata attenzione all'impianto complessivo della legislazione in tema del lavoro. Questa tesi è supportata da una serie di dubbi interpretativi che nascono dalla scelta di emendare solo l'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002 n. 115 e non anche tutte le disposizioni che indirettamente rafforzavano e rafforzano tuttora, l'esenzione anche dal contributo unificato per l'iscrizione a ruolo delle cause per controversie individuali di lavoro o concernenti il pubblico impiego;
appaiono chiare le disposizioni di cui al primo paragrafo dell'articolo 10 della succitata legge 11 agosto 1973 n. 533, norma padre del diritto processuale del lavoro in Italia e che come tale dovrebbe fungere da princìpi guida nella formulazione di nuove disposizioni in materia. L'articolo 10 sostituiva l'articolo unico

della legge 2 aprile 1958 n. 319 in «Gli atti, i documenti ed i provvedimenti relativi alle cause per controversie individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego, gli atti relativi ai provvedimenti di conciliazione dinanzi agli uffici del lavoro e della massima occupazione o previsti da contratti o accordi collettivi di lavoro nonché alle cause per controversie di previdenza e assistenza obbligatorie sono esenti, senza limite di valore o di competenza, dall'imposta di bollo, di registro e da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura»;
si chiede di accentuare l'attenzione sulla parte finale dell'ultimo periodo dove viene disposta l'esenzione «senza limite di valore o di competenza [...] da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie o natura»;
una disposizione di tale esaustiva copertura normativa e di tale valenza principale sarebbe dovuta essere d'interesse nella stesura dell'articolo 37 comma 6, del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 nonché sarebbe dovuta essere d'interesse nelle valutazioni dei Governo prima di assumere la decisione dell'abrogazione dell'esenzione di cui trattasi;
il mancato richiamo all'articolo 10 della legge 11 agosto 1973 n. 533 che prevedeva la gratuità non solo dell'atto introduttivo, ma anche delle procedure interne al processo dei lavoro, compresa quella esecutiva fa sorgere, come si è detto, dubbi interpretativi e attuativi tant'è che ad oggi risulta in alcuni tribunali, come quello di Udine, nell'ambito del processo del lavoro, gli ufficiali giudiziari richiedono anche il pagamento degli atti di notifica;
rimane in dubbio anche l'assoggettamento a contributo unificato anche della procedura esecutiva che accompagna e segue il processo nel caso di mancato adempimento alla sentenza;
questa situazione, conseguente all'attuale formulazione dell'articolo 37 del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 rappresenta un pericolo estremamente grave di aumento esponenziale dei costi per le famiglie che, subìto un primo torto, ne subiscono un secondo da parte dello Stato;
se si considera, poi, che l'articolo 91 del codice di procedura penale (così come modificato dalla legge 18 giugno 2009 n. 69) prevede la pressoché automatica condanna della parte soccombente al rimborso delle spese a favore dell'altra parte, questa somma potrebbe raggiungere livelli decisamente penalizzanti;
ci sono molteplici altre disposizioni della legislazione statale del lavoro che in più forme presentano delle garanzie nei confronti dei lavoratori, vittime principali nelle controversie di questa materia. Al già affrontato articolo 10 della legge 11 agosto 1973 n. 533, si aggiunge l'articolo 13 della legge 15 luglio 1966 n. 604 sui licenziamenti che prevede l'esenzione da qualunque imposta tutti gli atti ed i documenti relativi ai giudizi o alle procedure di conciliazione previsti dalla legge. Infine, lo Statuto dei lavoratori predispone all'articolo 41 che tutti gli atti e documenti necessari per l'esercizio dei diritti connessi allo statuto siano esenti da bollo;
queste norme rimangono in vigore anche dopo l'approvazione del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 ma rendono difficile l'analisi di quali gratuità rimangono vigenti e quali sono abrogate a norma dell'articolo 37 del decreto;
tutte queste previsioni normative concordanti tra loro nel realizzare maggiori tutele nei processi di diritto del lavoro rispondevano ad esigenze socio-economiche riconoscendo la particolarità dell'ambito giuridico di vigenza;
in particolare tutte le legislature che hanno preceduto la presente, fin dai tempi dell'Assemblea costituente, hanno riconosciuto il ruolo del lavoro come sancito in Costituzione, dove il lavoro, fondamento della nostra Repubblica (articolo 1), è per questo diritto di tutti i cittadini, ma anche dovere visto l'obbligo di ciascun lavoratore di contribuire al progresso materiale o spirituale della società (articolo 4);

il riconoscimento del valore sociale e storico del lavoro quale caposaldo fondamentale dei modello statuale, fonte di sostentamento della società e quindi perno dell'economia italiana, è confermato dallo stesso ordinamento giuridico;
le materie del lavoro sono affrontate da un libro del codice civile ad esso riservato (il Libro V), sono sottoposte ad una giurisdizione dedicata difforme da quella civile ordinaria (esiste il giudice del lavoro e il ricorso in Corte di cassazione coinvolge solamente una delle sezioni della corte) con una procedura processuale diversa da quella comune;
anche la giurisprudenza ha sempre condiviso questa particolare attenzione rivolta al lavoro, e prevede ancora oggi, vista la difficoltà economica in cui versa spesso la parte ricorrente in questi processi, che gli avvocati applichino un minimo tariffario come definito dalle regole interne all'ordine stesso;
non si ravvedono i motivi per cui questo Governo, seppure si comprenda il difficile momento per l'erario, abbia deciso di introdurre una tassazione di sicuro impatto sociale problematico -:
quale siano l'esatta interpretazione dell'ambito di applicazione delle gratuità previste dalle norme citate in narrativa e delle altre ulteriormente previste nell'ordinamento, alla luce dell'articolo 37 del decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98;
quali siano le motivazioni per le quali il Governo abbia deciso di abolire la esenzione dei processi di previdenza ed assistenza obbligatoria nonché quelli individuali del lavoro o concernenti il pubblico impiego dal contributo unificato istituito dal decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002 n. 115;
quali siano le posizioni del Ministro circa la possibilità, auspicabile, di rivedere l'abolizione dell'esenzione e ripristinare l'originario articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002 n. 115 certificata la specificità della materia e preso atto che con la scelta effettuata nel decreto-legge 6 luglio 2011 n. 98 nel caso un lavoratore intenda impugnare un licenziamento, pur essendo disoccupato e aver perso la sua fonte di reddito, potrebbe trovarsi a dover versare anticipatamente, oltre alle spese per l'avvocato, un importo pari anche a 225,00 euro.
(4-13118)

...

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MELIS. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
le recenti visite di parlamentari nel mese di agosto (in particolare quella del sottoscritto della mattina del 15 agosto 2011) hanno confermato lo stato di estrema criticità della struttura carceraria di San Sebastiano a Sassari;
in tale struttura risultavano presenti al 15 agosto 173 detenuti, dei quali circa la metà tossicodipendenti, in una struttura per un piano inagibile per pericolo di crolli, per il resto caratterizzata da un visibile degrado, con celle anguste in nulla corrispondenti ai criteri definiti dalle norme, prive dei più elementari requisiti di vivibilità anche sotto il solo profilo dell'igiene (gabinetti alla turca in prossimità dei letti), torride d'estate (e spesso fredde d'inverno, per i documentabili ritardi nei pagamenti delle fatture alla ditta fornitrice del carburante), con situazioni di affollamento intollerabile, in presenza di vistose e ormai croniche lacune nell'organico del personale di custodia, nonché di quello degli educatori, psicologi, assistenti sociali, e altri;
tutto ciò, nonostante la generosa dedizione del personale oggi in servizio e l'elevata capacità professionale delle strutture e della direzione, configura una situazione inaccettabile, al punto che sin dall'anno scorso è stata presentata in merito (dal sottoscritto insieme all'onorevole

Parisi, al senatore Scanu e al senatore Luigi Manconi di «A buon diritto») una documentata denuncia presso la procura della Repubblica di Sassari corredata con la richiesta della chiusura del carcere;
peraltro da tempo il Governo, anche in risposta ad atti di sindacato ispettivo presentate dall'interrogante a partire dal luglio 2008, ha assicurato (fornendo date poi risultate inattendibili) l'imminente apertura del nuovo carcere di Bancali, la cui costruzione tuttavia (affidata alla ditta Anemone con procedura di gara segretata) si protrae ormai da parecchi anni senza che se ne conoscano con certezza i tempi;
comunque anche questa soluzione, da tutti auspicata e attesa, richiederebbe un forte investimento in personale e mezzi, non essendo plausibile che con la forza attuale si gestisca domani un carcere col triplo di detenuti -:
quando il Ministro ritenga possa essere effettuato il trasferimento, se in tutto o in parte, nei nuovi locali di Bancali;
quali misure il Ministro intenda tempestivamente adottare per garantire da subito la piena efficienza della nuova sede.
(5-05280)

MELIS. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal 10 agosto 2011 a dopo Ferragosto risulta all'interrogante che il sottosegretario Elisabetta Casellati avrebbe trascorso un periodo di vacanza in Sardegna, in un albergo della Costa nord, impegnando per servizi di scorta 24 ore su 24 due persone (che hanno dormito nello stesso hotel, aggiungendo alla spesa per il medesimo oltre a straordinari e recuperi vari);
per tale servizio sarebbero stati utilizzati autisti o operatori del Prap (Provveditorato amministrazione penitenziaria) nonché due uomini del nucleo traduzioni della casa circondariale di Sassari, il che ha determinato in quei giorni seri problemi nei relativi servizi di appartenenza;
peraltro la prassi di impegnare risorse dell'amministrazione penitenziaria della Sardegna per simili incombenze extra-funzioni è antica, essendosi ripetuta coi Ministri precedenti, da Castelli a Diliberto e Fassino, sebbene in periodi di minore criticità per quanto concerne gli organici dell'amministrazione;
per limitarsi al Nord Sardegna basterà ricordare che nelle struttura di Alghero mancano ad oggi 30 poliziotti e altrettanti in quella di Sassari, mentre la prossima apertura del carcere di Bancali nel sassarese richiederebbe un organico almeno triplo a quello attualmente esistente;
infine non è secondario osservare che l'uso eccessivo e talvolta anche esibito delle scorte appare, nell'attuale momento critico della finanza pubblica, tra quelle prassi che sarebbe conveniente limitare ai casi di effettivo pericolo, riducendo drasticamente quello che appare in questi come in altri casi un utilizzo quanto meno eccessivo, specie quando esso viene a gravare come in questo caso sui servizi operativi del territorio -:
se corrisponda a verità quanto riportato in premessa;
se non ritengano di assumere le iniziative di competenza per una severa limitazione delle scorte ai casi realmente necessari, evitando altresì che le stesse abbiano a gravare sul personale altrimenti impegnato nel territorio.
(5-05290)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
si fa riferimento alle dichiarazioni fatte dal Ministro Matteoli venerdì 2 settembre alla Festa dell'Unità di Bologna

riportate dai quotidiani locali nelle quali si manifestava una forte perplessità sulla continuazione dell'infrastruttura denominata CIVIS -:
se il Ministro intenda confermare le suddette dichiarazioni e le motivazioni alla base delle medesime, che a parere dell'interpellante devono essere rese chiare all'opinione pubblica in modo esaustivo evidenziando eventuali responsabilità ed inadempienze del Ministero stesso e degli enti che hanno partecipato all'ideazione della struttura;
nel caso che quanto dichiarato dal Ministro trovi una precisa conferma nel blocco «tout court» dei lavori, se intenda segnalare l'intera vicenda alla Corte dei conti affinché valuti eventuali danni erariali provocati dagli enti preposti all'adozione, progettazione ed esecuzione dell'opera pubblica denominata CIVIS.
(2-01188) «Garagnani».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BURTONE. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la situazione del trasporto ferroviario in Basilicata è quasi al disastro;
i collegamenti extraregionali per Salerno-Napoli-Roma e Taranto sono effettuati con materiale rotabile vetusto;
la soppressione dell'unico eurostar da e per Roma proveniente da Taranto sostituito da un Intercity oltre ad avere un costo sproporzionato rispetto al servizio è quasi quotidianamente caratterizzato da ritardi e disagi;
l'utenza è scoraggiata ed è di fatto costretta a rivolgersi al servizio su gomma per raggiungere le mete più distanti (Roma, Firenze, Milano, Torino) -:
se e quali iniziative il Governo nell'ambito delle sue competenze, e in qualità di azionista di Trenitalia, intenda adottare per verificare i disagi e i disservizi presenti sulla tratta Metaponto-Roma e in vista del prossimo orario invernale ripristinando l'eurostar lungo la tratta Taranto-Roma.
(5-05281)

GHIZZONI, VELO e FIANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
dal 2005 la fondazione ex Campo Fossoli promuove e coordina il progetto didattico «Un treno per Auschwitz», in occasione del Giorno della memoria (27 gennaio), con la collaborazione della provincia di Modena e dei comuni di Carpi, Castelfranco Emilia, Finale Emilia, Mirandola, Modena, Pavullo, Sassuolo e Vignola. Nel corso degli anni, il progetto si è svolto sotto l'Alto patronato della Presidenza della Repubblica e con il patrocinio della Camera dei deputati, del Senato della Repubblica, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nonché della regione Emilia Romagna e della sua assemblea legislativa;
il progetto «Un Treno per Auschwitz» è concepito come un «contenitore» di proposte didattiche e formative rivolte sia agli studenti delle classi finali delle scuole medie superiori sia ai loro insegnanti. Il progetto si svolge nel corso dell'intero anno scolastico e che ha nel viaggio in Polonia il momento più significativo sul piano della conoscenza e delle emozioni;
una delle peculiarità del progetto è l'aver scelto come mezzo di trasporto il treno e partire ogni anno dalla stazione ferroviaria di Carpi, da dove oltre 66 anni fa partivano gli internati del Campo di Fossoli alla volta anche di Auschwitz, ripercorrendo, il medesimo tragico tragitto affrontato, ad esempio, da Primo Levi. Significativa si è anche rivelata la scelta di far viaggiare insieme ai ragazzi e agli insegnanti, scrittori, giornalisti, studiosi, musicisti e adulti che a vario titolo chiedono di partecipare e condividere con i ragazzi questo viaggio nelle memoria e per

la memoria, trasformando di fatto il treno in un vero e proprio «laboratorio itinerante» di storie e di memorie a confronto e di scambio intergenerazionale;
nel corso delle precedenti sette edizioni sono stati coinvolti circa 4000 studenti, oltre 300 insegnanti ed un migliaio di adulti, al di fuori del mondo scolastico;
purtroppo, questa straordinaria esperienza dei viaggi educativi in Polonia con destinazione Auschwitz rischia di concludersi in quanto Trenitalia ha comunicato agli organizzatori che per il 2012 non intende fornire i treni «charter» necessari per il trasporto degli oltre 600 studenti coinvolti nel progetto;
la motivazione del diniego opposto da Trenitalia risiederebbe nel «danno di immagine» che l'azienda, genericamente, subisce ogni anno per le lamentele (diffuse anche a mezzo stampa) e per le richieste di risarcimento danni avanzate dai promotori dei «viaggi della memoria» (tra queste citiamo, a titolo di esempio, Cgil Lombardia, provincia di Milano, regione Piemonte e provincia di Torino per il tramite dell'associazione «Terra del Fuoco», regione Toscana) in merito a disservizi e disagi sopportati dai partecipanti durante il viaggio (carrozze non riscaldate, bagni senza acqua...). Trenitalia attribuisce la responsabilità di tali inefficienze alla rete ferroviaria austriaca che ha una tensione elettrica più bassa di quella italiana e, di conseguenza, quando i treni oltrepassano la frontiera alcune carrozze «vanno in blocco» e così rimangono per tutta la durata del viaggio fino al ritorno in Italia;
per l'affitto dei treni «charter» gli organizzatori dei viaggi della memoria hanno sempre sborsato cifre molto significative; ad esempio, la Fondazione Fossoli lo scorso anno ha speso una cifra di poco superiore ai 100.000 euro;
nell'ipotesi che Trenitalia non metta più a disposizione i propri mezzi, i soggetti promotori dei viaggi della memoria e segnatamente la Fondazione Fossoli dovranno rivolgersi a compagnie ferroviarie straniere, con la conseguenza di un aumento assai sensibile dei costi che, ad oggi, paiono insostenibili e che pregiudicherebbero la realizzazione del viaggio per il prossimo gennaio 2012;
per quanto riguarda il presunto «danno di immagine» lamentato da Trenitalia che, come citato, condizionerebbe la politica aziendale, non si può non richiamare il maggior nocumento alla propria immagine che Trenitalia si procurerebbe determinando, di fatto, la conclusione di una importante esperienza educativa quale quella dei «viaggi della memoria» -:
alla luce della missione educativa dei citati «viaggi della memoria», e segnatamente del progetto didattico «Un treno per Auschwitz» curato dalla Fondazione ex Campo Fossoli, che rischia la cessazioni per il diniego di Trenitalia tenendo conto del fatto che l'azienda in parola è di natura pubblica (e lo Stato ne detiene la totale proprietà) e che svolge una missione pubblica in regime di quasi totale monopolio;
come il ministro interrogato intenda intervenire al fine di dare continuità e certezza ad una esperienza del valore etico e formativo indiscutibili.
(5-05284)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i collegamenti con le isole Minori - soprattutto quelle più distanti dalla costa - sono condizionate dai collegamenti marittimi tramite traghetti od aliscafi;
le linee sono gestite da privati o da società parzialmente o completamente pubbliche che di fatto ne determinano le tariffe applicate;
l'incidenza del costo del trasporto a volte si ripercuote nettamente sulla qualità

e lunghezza del periodo di soggiorno dei turisti per i quali il trasporto - soprattutto se con autovettura al seguito - incide considerevolmente sul costo complessivo del viaggio;
in alcuni casi - come avviene per Ustica - l'importo del trasporto del semplice passeggero via aliscafo assomma a 50 euro per il solo viaggio di andata e per una famiglia si tratta di costi veramente pesanti -:
se non si ritenga opportuno anche per il tramite del garante per la sorveglianza dei prezzi una verifica di tutte le tariffe in vigore sui traghetti ed aliscafi da e per le isole minori affinché esse tengano in considerazione la durata e lunghezza del viaggio ma anche le condizioni economiche medie dei cittadini offrendo condizioni che - in fasce protette o in considerazione di determinati periodi dell'anno - siano affrontabili con maggiore tranquillità.
(4-13114)

BOSI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal 29 agosto Trenitalia ha cancellato gli Intercity 581, da Roma Termini a Firenze con fermate a Chiusi, Terontola ed Arezzo, e 595 da Firenze a Roma Termini con fermate nelle stesse stazioni toscane;
è quindi ulteriormente diminuita l'offerta di treni Intercity sulla tratta fra Firenze e Roma, diminuzione che penalizza soprattutto un vasto bacino di utenza, che utilizza per gli spostamenti a medio raggio stazioni non servite, o servite solo in maniera marginalissima, dai treni Eurostar (è il caso, in Toscana, delle stazioni di Arezzo e Chiusi, quest'ultima collegata strettamente alla stazione di Siena, e di Terontola, stazione di riferimento per i collegamenti con l'Umbria) -:
se non ritenga, a fronte di obiettive necessità, di dover sollecitare Trenitalia al ripristino dei due Intercity cancellati e che hanno sempre fatto registrare un buon numero di viaggiatori.
(4-13122)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
alcuni monoplani acquistati nel 2010 dall'Aeroclub d'Italia grazie a un finanziamento ministeriale per poi essere girati agli aeroclub italiani, sono stati battezzati con le sigle I-Umbe; I-Rmar; I-Cald; I-Gitr; I-Noel;
dette sigle sarebbero un omaggio tributario rispettivamente al Ministro Umberto Bossi, al Ministro Roberto Maroni, al Ministro Roberto Calderoli, al Ministro Giulio Tremonti, al presidente dell'Aeroclub d'Italia, senatore Giuseppe Leoni;
lo stesso senatore Leoni, per spiegare le ragioni di tali «omaggi» avrebbe sostenuto: «Abbiamo usato i nomi di quelli che i soldi ce li hanno dati. Se ci sono piloti a cui non va bene, che vadano su altri aerei»;
a giugno sono scaduti i sei mesi previsti per il commissariamento dell'ente sopra citato, durante i quali doveva essere redatto un nuovo statuto ed eletto un nuovo consiglio federale;
il consiglio non c'è, lo statuto è pronto da marzo, ma il presidente Leoni non l'ha ancora approvato;
il Ministro avrebbe riconfermato per altri sei mesi alla presidenza il senatore Leoni, e questo nonostante sia stato chiesto attraverso una petizione on line sottoscritta da numerosi piloti, di non rinnovare l'incarico;
in risposta a tale petizione e alle proteste per la riconferma si sarebbe reagito con lettere di richiamo e punizioni;

il team captain della nazionale juniores di volo a vela Gianni Spreafico sarebbe stato esonerato dalla squadriglia azzurra degli alianti e l'esclusione sarebbe da mettere in relazione al fatto che Spreafico ha sottoscritto la sopra citata petizione on line; il presidente Leoni avrebbe detto: «Se lui non si fida più di me, neanche io mi fido più di lui»;
il settimanale «l'Espresso» del 2 agosto 2011 nel servizio del giornalista Riccardo Bianchi riferisce «senza far saper niente a nessuno il presidente Leoni ha comunicato al CONI che le federazioni affiliate ai suoi aeroclub non svolgeranno più attività sportiva, e il CONI le ha cancellate dal registro speciale. Poi ha modificato il regolamento, impedendo alle Federazioni di organizzare gare, riservandole ai soli aeroclub. Quindi ha alzato le tariffe per il primo anno da 500 a circa 4.600 euro. E ha costretto gli atleti a dotarsi di brevetto della Federazione aeronautica internazionale che costa circa 700-950 euro all'anno, scoraggiando molte associazioni che vivono di volontariato. Non stiamo parlando di jet di lusso, ma di alianti, ultraleggeri e monoplani che costano meno di un'automobile» -:
di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;
a quali «soldi» che sarebbero stati dati si riferisca il senatore Leoni; e specificatamente quanti «soldi» avrebbero dato i Ministri Bossi, Maroni, Calderoli, Tremonti, e rubricati in che modo; chi e perché abbia deciso di battezzare un monoplano con la sigla I-Noel, che in tutta evidenza sta per Leoni al contrario;
quali siano le ragioni che hanno indotto il Ministro a riconfermare l'incarico di commissario dell'Aeroclub d'Italia al senatore Leoni;
per quali ragioni siano stati adottati i provvedimenti di cui in premessa.
(4-13129)

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INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

BURTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la scorsa settimana alcuni immigrati ospiti del CARA di Pisticci Scalo hanno occupato la sede stradale della Basentana nei pressi della locale stazione di servizio Agip contestando i ritardi con cui vengono esaminate le domande di richiesta d'asilo presso la commissione di Crotone;
la situazione si è presto normalizzata per la sapiente azione di Polizia e Carabinieri nelle persone del commissario di Polizia e del comandante della compagnia dei carabinieri di Pisticci;
permangono una serie di criticità rispetto al numero degli ospiti (circa 130) che sono davvero tanti per il contesto in cui si trova la struttura, basti pensare che il quartiere residenziale della frazione limitrofa abitano circa 500 abitanti;
va ridotto il numero anche per assicurare una migliore azione di accoglienza e di azioni di supporto da parte della rete sociale che li assiste evitando l'emergere di tensioni e di sentimenti di avvilimento e frustrazione tra gli immigrati;
va istituito un presidio h24 di forze dell'ordine presso il CARA assicurando anche un potenziamento di Carabinieri e Polizia presenti a Pisticci -:
quali iniziative intenda attivare il Governo per accogliere le osservazioni poste in premessa e assicurare un potenziamento della commissione di Crotone al fine di velocizzare i tempi rispetto all'evasione delle domande dei richiedenti asilo.
(3-01807)

Interrogazioni a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 5 agosto 2011 si è abbattuto sulla città di Monza e sulla Brianza un violentissimo nubifragio;
il nubifragio e la grandine hanno causato molteplici e ingenti danni a proprietà pubbliche e private, nonché procurato situazioni di grave pericolo in diverse parti della città, determinando criticità per la sicurezza e l'incolumità pubblica con sottopassi allagati, alberi sradicati dal vento, cantine e magazzini invasi dall'acqua, traffico e treni bloccati;
l'acqua ed il vento hanno colpito con altrettanta severità anche il patrimonio storico, artistico ed ambientale della città dal parco alla Villa Reale;
in particolare, il nubifragio ha provocato ingenti danni al patrimonio arboreo del parco e dei giardini della Villa Reale, che a sua volta ha subito allagamenti che hanno danneggiato gli impianti elettrici, di trattamento dell'aria, i sistemi antincendio, l'illuminazione;
pesanti danni hanno colpito anche diversi negozianti del centro storico, che hanno dovuto fare i conti con locali completamente allagati e merce irrecuperabile;
il sistema della protezione civile del comune di Monza, in coordinamento con le strutture operative locali (vigili del fuoco, polizia, carabinieri, Croce rossa e volontari di protezione civile) è intervenuto con continuità per garantire gli interventi più urgenti finalizzati a ripristinare la normalità subito dalla serata del 5 agosto 2011;
la città di Monza ha chiesto alla regione Lombardia lo stato di emergenza per i gravi danni subiti -:
se il Ministro sia a conoscenza degli eventi calamitosi che hanno colpito la città di Monza e la Brianza e se non sia opportuno concordare con la Presidenza del Consiglio e la regione un piano di intervento straordinario per monitorare le zone a rischio di Lambro e Villoresi.
(4-13113)

IANNACCONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
gli interroganti hanno appreso dagli organi di stampa locale da alcuni consiglieri comunali che l'amministrazione del comune di Montemiletto (Avellino) sarebbe al centro di gravi illeciti e irregolarità amministrative tali da violare totalmente i principi costituzionali del buon andamento, dell'imparzialità e della legalità della pubblica amministrazione;
in particolare, risulterebbero evidenti situazioni di gravi e persistenti violazioni della legge riconducibili alla progettazione e alla realizzazione di opere nei terreni demaniali denominati fondi Bosco alla località «Lomba» di Montemiletto (Avellino), di circa 45 ettari, i quali sono gravati dagli usi civici e assegnati alla categoria B) ossia alla coltura agraria, come risulta dal decreto del reale commissariato degli usi civici di Napoli emesso in data 10 aprile 1937; successivamente concessi in temporanea assegnazione al comune di Montemiletto;
infatti, in merito alla realizzazione delle opere, nonostante si tratti di fondi di natura demaniale gravati dagli usi civici sottoposti per legge a vincolo paesaggistico e su parte dei quali è stato apposto anche un vincolo archeologico da parte della soprintendenza archeologica di Salerno, il comune di Montemiletto ha realizzato, beneficiando anche di contributi regionali cui non avrebbe avuto titolo, le seguenti opere: un anfiteatro con annessi spalti in cemento armato, una piscina, due strade, un parco giochi, due sbancamenti di terreno;
secondo quanto appreso, inoltre, le predette opere sarebbero state realizzate senza effettuare una necessaria variante urbanistica dell'area che tutt'ora ha una destinazione agricola;

pertanto, tutte le opere, in violazione delle norme contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio ed in violazione del vincolo apposto dalla soprintendenza archeologica di Salerno, sarebbero state realizzate anche in difformità al piano regolatore generale vigente;
la realizzazione delle opere ha comportato, quindi, oltre al danno economico per i contadini per il mancato godimento dei fondi, anche danni al paesaggio e agli importanti rinvenimenti archeologici di età preistorica (fondi di capanni riconducibili all'antica età del bronzo, fornaci di età romana attive fino all'età medioevale e a tombe di età romana);
infine, in ordine alla progettazione, il comune di Montemiletto, ha anche approvato un preliminare e definitivo «Parco Bosco», candidandolo al parco progetti regionale per un importo di 4.500.000 euro. A tale proposito, secondo quanto appreso, è a dir poco singolare che tutti gli elaborati del predetto progetto definitivo non sono mai stati rinvenuti presso l'ufficio preposto tanto che è stato chiesto l'intervento dei Carabinieri, facendo così figurare un tentativo di truffa finalizzato all'ottenimento di finanziamenti pubblici comunitari;
i terreni in questione pertanto sono demanio di uso civico e non potevano essere sottratti alla loro destinazione se non nelle forme previste dalla legge n. 1766 del 1927 e dal regio decreto n. 332 del 1928 e successive modificazioni secondo cui sono necessari provvedimenti di legittimazione o di sdemanializzazione, di mutamento di destinazione o di alienazione, nel caso di specie, non si poteva
né progettare, né realizzare opere, senza il previo espletamento del procedimento amministrativo che ciò consenta, cosa che non è stata assolutamente fatta nel caso di specie del comune di Montemiletto;
vi sarebbero elementi significativi che consentono di poter affermare che il comune di Montemiletto è al centro di gravi e persistenti violazioni di legge configurabili nella violazione delle leggi urbanistiche, delle prescrizioni previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio, del vincolo apposto dalla soprintendenza archeologica di Salerno, nonché della devoluzione illegittima di contributi regionali per la realizzazione di parte delle predette opere e nel tentativo ottenere finanziamenti comunitari mediante la candidatura di un progetto esecutivo di 4.500.000 di euro al parco progetti regionale sul falso presupposto che il comune fosse proprietario dei terreni e che le opere da realizzare fossero conformi alla destinazione urbanistica del piano regolatore generale vigente (progetto per il quale è stata denunciata ai Carabinieri l'assenza presso l'ufficio competente del comune di tutti gli elaborati ad esso allegati); il tutto con evidenti danni economici ai contadini unici legittimati al godimento dei terreni in questione -:
se il Ministro dell'economia e delle finanze, in ordine alla realizzazione delle opere citate in premessa e alla suddetta progettazione, intenda verificare con urgenza eventuali danni arrecati sui citati terreni demaniali i quali, essendo gravati dagli usi civici, sono riservati per legge alla sua esclusiva tutela;
se il Ministro dell'interno, al fine di verificare la sussistenza degli elementi di cui in premessa, non intenda delegare il prefetto competente per territorio a disporre ogni opportuno accertamento, chiedendo informazioni al procuratore della Repubblica competente, in ordine alla sussistenza di elementi per lo scioglimento dell'attuale consiglio comunale, ai sensi dell'articolo 141 del testo unico sugli enti locali.
(4-13133)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Mario Di Michele, nato a Campli (Teramo) il 21 maggio 1965 e residente a Cardazzo di Bosnasco, in provincia di Pavia, si è visto revocare (con decreto del

9 marzo 2007) dal prefetto di Pavia l'autorizzazione a detenere armi e, successivamente, negare dal questore (con decreto del 3 giugno 2010) il rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia;
sul provvedimento prefettizio veniva richiamata la nota 899211/1-1 del 25 febbraio 2006 con la quale il Comando provinciale Carabinieri di Pavia rendeva noto che il Di Michele, in data 14 febbraio 2006, era stato indagato dalla procura della Repubblica di Voghera per i reati di maltrattamenti alla famiglia e lesioni personali nei confronti del coniuge convivente e che agli atti d'ufficio risultavano referti medici relativi a reiterate violenze, perpetrate in tempi pregressi dal medesimo nei confronti della predetta moglie. In considerazione del comportamento del Di Michele valutato grave, nonché indice di una personalità violenta e poco incline all'autocontrollo, si concludeva con un giudizio di non affidabilità di quest'ultimo nell'uso delle armi;
il decreto del questore di Pavia di diniego al rinnovo della licenza di porto di fucile per uso caccia, risultava assunto «...considerato che dagli atti d'ufficio lo stesso (il Di Michele) risulta essere segnalato, in data 14 dicembre 2006, dal comando stazione carabinieri di Stradella alla procura della Repubblica presso il tribunale di Voghera per i reati di cui agli articoli 572 e 582 del codice penale (maltrattamenti in famiglia e lesioni personali) a seguito della querela sporta nei suoi confronti dalla coniuge...»;
a prescindere dalla considerazione evidente che i fatti posti a fondamento del diniego da parte del questore di Pavia (espresso il 3 giugno 2010) appaiono decisamente datati (epoca anteriore e prossima al 26 novembre 2003) e - quindi - quantomeno non più attuali, rimane il fatto che si sarebbe dovuto verificare, prima della sua emanazione, quale esito avessero avuto in sede giudiziaria le accuse mosse al Di Michele;
se ciò fosse accaduto si sarebbe appreso che ogni procedimento a carico del Di Michele era stato archiviato;
il doveroso e logico tentativo effettuato dal difensore del Di Michele di far ricredere l'autorità prefettizia e di Polizia, in sede di autotutela, non è stato preso nella benché minima considerazione dalla stessa -:
se non ritenga opportuno verificare se sia possibile disporre la revoca dei provvedimenti citati e, comunque, se non ritenga doveroso impartire opportune disposizioni generali affinché, i sempre più frequenti motivi di diniego della concessione e al rinnovo del porto d'armi, quando siano conseguenti a dissapori fra i coniugi in occasione - ad esempio - di separazioni, vengano valutati con molta oculatezza, in modo da evitare che essi siano diretti a colpire il coniuge nell'esercizio del suo sport preferito e, quindi, possano essere interpretati in una vera e propria persecuzione ritorsiva, come parrebbe emergere nel caso descritto in premessa.
(4-13134)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 3, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 15 marzo 2010 stabilisce che il sistema dei licei comprenda, tra gli altri, i licei musicale e coreutico;
l'articolo 13, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 15 marzo 2010 prevede che, in prima applicazione del regolamento, siano istituite sul territorio nazionale quaranta sezioni musicali e dieci sezioni coreutiche -:
quante sezioni musicali e coreutiche siano state attivate e dove;

se esista l'elenco delle sezioni musicali e coreutiche statali attivate finora sul territorio nazionale e quali siano le modalità di pubblicazione di tale elenco.
(5-05282)

CENTEMERO. - AI Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 4 della legge n. 62 del 10 marzo 2000 stabilisce che «il personale docente fornito del titolo di abilitazione» rappresenta un requisito al fine del riconoscimento della parità per le scuole non statali;
a partire dal 2008 gli aspiranti insegnanti non hanno potuto più accedere a percorsi abilitanti all'insegnamento, in base all'articolo 64, comma 4-ter, del decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 convertito dalla legge n. 133 del 6 agosto 2008, che stabilisce la sospensione per l'anno accademico 2008-2009 per le procedure per l'accesso alle Scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario attivate presso le università (SSIS);
le scuole paritarie, nel corso degli ultimi anni, hanno trovato numerose difficoltà a trovare personale docente già in possesso di un titolo di abilitazione all'insegnamento; per poter continuare ad assicurare il servizio scolastico le scuole hanno assunto, tra il proprio corpo docente, soggetti in possesso dei titoli universitari adeguati, ma privi delle abilitazioni richieste;
il comma 7 dell'articolo 3 del decreto ministeriale n. 267 del 29 novembre 2007 prevede azioni fino alla revoca dell'atto di riconoscimento della parità scolastica nel caso sia accertata la sopravvenuta carenza dei requisiti richiesti ad ottenerla -:
quando e con quali modalità verranno poste in essere le condizioni per l'attivazione dei percorsi formativi previsti dal decreto ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010 preordinati all'acquisizione delle competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologico-didattiche, organizzative e relazionali necessarie ai fini di insegnamento;
come si intende procedere per l'acquisizione della abilitazione all'insegnamento per i docenti attualmente in servizio con contratto presso le scuole paritarie.
(5-05283)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

MISIANI, SANGA, PEZZOTTA, PIFFARI, STUCCHI, GREGORIO FONTANA, PIROVANO, CONSIGLIO e VANALLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il piano industriale di Rdb, gruppo con sede principale a Pontenure (Piacenza), a cui fa capo anche l'azienda bergamasca Prefabbricati Cividini, prevede «un drastico ridimensionamento dell'intera struttura del gruppo, tra cui la chiusura di impianti produttivi del segmento prefabbricati meno performanti», come si legge nel documento che riporta i risultati del primo semestre 2011;

è prevista, in particolare, la chiusura di sette stabilimenti sui dodici complessivi: Osio Sopra (Bergamo), Lomello (Pavia), Lomagna (Lecco), Villafranca di Verona (Verona), Occimiano (Alessandria) e Bitetto (Bari), oltre alla chiusura o del sito di Montepulciano o di quello di Bellona, dove la produzione è momentaneamente sospesa;
la Prefabbricati Cividini conta 146 dipendenti ed è il secondo stabilimento del gruppo per numero di occupati dopo quello di Pontenure. L'amministratore delegato del gruppo a più riprese aveva definito l'azienda bergamasca un polo d'eccellenza, un presidio sicuro per il nord Italia;

la chiusura dello stabilimento di Osio Sopra - ipotizzata per l'inizio del 2012 - comporterebbe rilevanti conseguenze sociali e rappresenterebbe un ulteriore, significativo impoverimento del tessuto produttivo di un territorio già duramente provato dalla crisi economica e occupazionale -:
quali iniziative intendano assumere per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Osio Sopra e salvaguardare i lavoratori e le lavoratrici interessati.
(4-13124)

TESTO AGGIORNATO AL 19 SETTEMBRE 2011

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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

ASCIERTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il capogruppo del Pdl nel consiglio comunale di Frascati, Vincenzo Conte, svolge scrupolosamente il suo mandato elettivo, conciliandolo con l'incarico di dirigente presso l'ispettorato della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri. Di recente, si è distinto per aver contribuito a far emergere, unitamente ai consiglieri Alessandro D'Orazio e Giuseppe Privitera, la vicenda delle operazioni di cessione immobiliare (ex usi civici) compiute dal comune per centinaia di milioni di euro dal 2004 al 2010 e finite al centro di un'indagine dell'autorità giudiziaria, che ha posto, tra l'altro, sotto sequestro una parte dei terreni oggetto delle transazioni (come riportato dal quotidiano «Il Giornale» in data 30 e 31 luglio 2011, a firma dei giornalisti Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica);
in data 19 luglio 2011 il consiglio comunale di Frascati ha votato a maggioranza (PD) una delibera con la quale ha deciso di attivare nei confronti del consigliere Conte la procedura di cui all'articolo 69 del decreto legislativo n. 267 del 2000, contestando una presunta sopravvenuta ineleggibilità derivante dall'incarico dirigenziale ricoperto dal predetto consigliere presso l'ispettorato della funzione pubblica;
tale iniziativa, ad avviso dell'interrogante, potrebbe apparire come una sorta di risposta di natura ritorsiva rispetto all'attività di denuncia posta in essere dal consigliere;
la normativa vigente (in particolare, gli articoli 60 e 63 del decreto legislativo n. 267 del 2000), infatti, ad avviso dell'interrogante, non può essere interpretata nel senso di includere tra le cause di ineleggibilità anche la titolarità di incarichi di dirigenza come quello sopra citato, cosa che, tra l'altro, limiterebbe drasticamente la possibilità di pubblici funzionari di accedere a cariche elettive nelle amministrazioni locali;
in ogni caso, la stessa delibera del 19 luglio 2011 demanda al segretario generale del comune e al presidente del consiglio comunale di richiedere i necessari e opportuni pareri ai competenti uffici della prefettura di Roma e del Ministero dell'interno in merito alla presunta causa di sopravvenuta ineleggibilità -:
se nell'ambito dell'attività dirigenziale del consigliere Conte presso l'ispettorato della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri - attività svolta secondo l'interrogante in maniera ineccepibile - siano emersi elementi o situazioni tali da far ritenere inopportuna la permanenza del medesimo nell'incarico dirigenziale alla luce del mandato elettivo al comune di Frascati;
quale sia la corretta interpretazione delle disposizioni sopra richiamate relative all'ineleggibilità dei consiglieri comunali e se si intenda chiarire, ove necessario ricorrendo ad iniziative normative, che nei

casi di ineleggibilità di cui all'articolo 60 del decreto legislativo n. 267 del 2000 non rientrano fattispecie come quella di cui in premessa.
(4-13137)

TESTO AGGIORNATO AL 15 SETTEMBRE 2011

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
risulterebbe che nella regione Lazio non vengano riconosciute le prestazioni erogate ai pazienti provenienti da altre regioni, motivando tal decisione con la mancanza di previsione delle medesime nel budget sanitario regionale;
tale scelta è in profonda contraddizione con i princìpi su cui si basa il servizio sanitario nazionale e soprattutto è una scelta che si è rivelata perdente in tutti i contenziosi legali tra regioni e strutture con aggravio di costi per le regioni stesse e con danni pesantissimi per le strutture che si trovano in posizione geografiche limitrofe ad altre regioni come quella del Cassinate -:
se anche in considerazione del commissariamento della regione Lazio, non ritenga di adottare iniziative volte a sanare la situazione di cui in premessa.
(3-01808)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO, CALEARO CIMAN e DI VIRGILIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il noto ricercatore italiano e direttore del Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pordenone), professor Umberto Tirelli, ha recentemente lanciato l'allarme su una carenza di farmaci per la cura del tumore che si starebbe verificando a livello mondiale;
non è, però, chiaro se e in quale misura tale difficoltà di approvvigionamento, che lo stesso Tirelli afferma esser stata resa nota in anteprima dalla stampa specializzata statunitense, stia colpendo il nostro Paese;
la delicatezza della questione merita, pertanto, un livello di attenzione massima da parte di codesto Ministero, anche sul piano preventivo -:
se il fenomeno di cui in premessa riguardi pure l'Italia e, in caso di risposta affermativa, con quali proporzioni e da quali cause sia dipeso;
sempre in caso di risposta affermativa al precedente quesito, quali iniziative, anche di natura meramente cautelare e preventiva, intenda porre in essere al fine di scongiurare qualsiasi rischio di approvvigionamento sul territorio nazionale.
(5-05285)

OLIVERIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sorafenib (nome commerciale Nexavar), è un farmaco inibitore multichinasico ad azione mirata per il trattamento dell'epatocarcinoma ed è già utilizzata con successo da anni anche per il trattamento del tumore del rene: sorafenib è stato infatti il primo farmaco a bersaglio molecolare approvato nel 2005 per il trattamento del tumore del rene avanzato o metastatico;
a seguito dei risultati inequivocabili di due importanti studi clinici internazionali (Sharp e Studio Asia-PAcific) a cui hanno partecipato anche centri di eccellenza italiani e che hanno dimostrato come, grazie a sorafenib, sia possibile ottenere un prolungamento di oltre il 40 per cento della sopravvivenza dei pazienti, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha deciso inserire il suddetto farmaco nella lista dei farmaci rimborsabili;
la determinazione/C n. 209/2008 «Regime di rimborsabilità e prezzo a seguito di una nuova indicazione terapeutica

del medicinale "Nexavar" (sorafenib)» dell'Agenzia italiana del Farmaco prevede l'inserimento del sorafenib nella classe di rimborsabilità «H», comprendente i farmaci di esclusivo uso ospedaliero utilizzabili solo in ospedale o che possono essere distribuiti dalle strutture sanitarie;
in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 1o settembre 2011 dal titolo «Il malato calabrese che non trova il farmaco anticancro perché è troppo caro» si denuncia la storia di un malato di cancro originario di Reggio Calabria al quale sarebbe stato negato il farmaco anticancro sorafenib a causa del costo elevato dello stesso, «insostenibile per la situazione dell'attuale sanità calabrese»;
si legge nell'articolo che «la situazione prospettata è stata quella di ricorrere a un baratto. In effetti, la disponibilità del sorafenib sembrerebbe essere stata concessa solo dall'ospedale di Taurianova. Ma in cambio, la farmacia del nosocomio della Piana ha chiesto di organizzare uno scambio di farmaci. (...). Vista l'indisponibilità nella farmacia dell'ospedale di Cosenza» - dove il paziente era ricoverato, - «la signora Maria S.», - sua moglie -, «residente a Reggio Calabria, ha pensato bene di rivolgersi alla struttura ospedaliera della sua città. La sorpresa è stata sentirsi dire: "Mi spiace, non abbiamo i soldi e non possiamo ordinare il farmaco per suo marito". A questo punto, la donna in preda all'incredulità si è attaccata al telefono alla ricerca di una farmacia provvista dell'indispensabile farmaco. Il risultato è stato vano. Nessuna delle farmacie chiamate è stata in grado di assolvere la disperata richiesta. Così, l'epilogo di questa storia porta indietro la regione agli antichi tempi del baratto»;
tali disfunzioni e inefficienze gravano duramente sui soggetti più deboli della società che, già colpiti duramente da gravissime malattie, non possono magari affrontare i costi delle trasferte in altre regioni, più efficienti in termini sanitari, per farsi curare;
la regione Calabria ha un disavanzo sanitario di più di un miliardo di euro e, purtroppo, registra numerosissimi casi di malasanità che hanno portato alla morte di circa 60 persone -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle competenze regionali in materia, se non ritenga che la mancanza di disponibilità del medicinale sorafenib, farmaco in fascia H, abbia leso il diritto dei malati oncologici calabresi a cure adeguate e quali iniziative intenda assumere affinché i livelli essenziali di assistenza sanitaria siano garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale.
(5-05289)

Interrogazioni a risposta scritta:

MIOTTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si ripete a distanza di sei mesi un nuovo fatto riguardante la sicurezza del sangue e degli emoderivati che può diffondere preoccupazione ed allarme: infatti notizie di stampa riferiscono di un provvedimento dell'Aifa di fine luglio che dispone il ritiro di alcuni lotti di medicinali nei quali erano confluite le unità di plasma provenienti da donatori che potrebbero aver contratto il morbo della «mucca pazza», distribuiti in alcuni ospedali in Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Lazio;
il ritiro dei prodotti sarebbe stato effettuato a scopo cautelativo ed in attesa di ulteriori indagini, tuttavia appare necessario affrontare il problema di come prevenire il ripetersi di analoghe possibili circostanze -:
quali misure possano essere messe in atto per evitare che eventuali patologie in atto al momento della donazione non compromettano la sicurezza del sangue e dei prodotti emoderivati, facendo eventualmente ricorso a test supplementari rispetto a quelli previsti dalle direttive nazionali ed europee;

quali ulteriori elementi di valutazione siano stati raccolti in ordine ai sequestri disposti il 26 e 27 luglio 2011;
quali iniziative siano state adottate in ordine alla attuazione della legge n. 219 del 2005, per il cui adempimento erano stati assunti formali impegni in sede di risposta alla precedente interrogazione n. 5-04099 riguardante la documentazione - ritenuta non adeguata - presentata dalla Kedrion s.p.a. ai fini della commercializzazione di alcuni lotti di sangue.
(4-13115)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da un lancio dell'agenzia AGENPARL del 5 settembre risulta che dal 26 agosto 2011 è in vigore nel comune di Formello un'ordinanza comunale che dispone nella zona Valle del Sorbo il «divieto di accesso e transito da parte dei non addetti a causa di possibili focolai di tubercolosi»;
l'ordinanza è firmata dal sindaco, Giacomo Sandri, ma le aree non risultano essere state delimitate da alcun tipo di recinzione o protezione a tutela dei cittadini;
il degrado sanitario ed ambientale, è strettamente collegato al degrado della vita di tutti gli esseri viventi -:
quali iniziative risulti al Governo che siano state intraprese per accertare le cause dei possibili focolai di tubercolosi, a partire dalle condizioni in cui versano gli allevamenti di animali e a quando risalgono le prime avvisaglie di rischio tubercolosi.
(4-13127)

CAZZOLA. - Al Ministro della salute, al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
giovedì 31 marzo 2011 il Governo dava risposta all'interrogazione 4-08215 concernente problematiche sulle «botticelle» (le caratteristiche vetture trainate da cavalli adibite al trasporto delle persone) in circolazione per le strade di Roma;
nella risposta il Governo confermava che sulla questione relativa alle «botticelle» il Ministero della salute era già intervenuto nel dicembre del 2008, e che erano state avviate le procedure per l'istituzione un apposito tavolo tecnico, per fornire indicazioni al comune di Roma sulle misure necessarie a garantire la salute ed il benessere dei cavalli impiegati in tali attività;
tra le misure individuate, vennero previste, tra le altre: l'obbligo di una visita medica veterinaria specialistica per valutare l'idoneità degli animali; la creazione di percorsi cittadini protetti, privi di salite e con la predisposizione di aree di sosta attrezzate; la detenzione degli equini in scuderie che rispettino i requisiti igienico sanitari e dotate di recinti esterni, al fine di permettere un regolare movimento e la socializzazione dei cavalli anche nei giorni di riposo; la registrazione giornaliera, su un apposito documento, degli orari di uscita e delle soste effettuate dalle carrozzelle; la predisposizione di un servizio di pronto soccorso e la disponibilità di una ambulanza per il trasporto degli equini eventualmente traumatizzati;
il Governo altresì confermava che «Tuttavia tali indicazioni sono state recepite solo in parte nel regolamento comunale che disciplina il servizio taxi e di noleggio e che ricomprende le cosiddette "botticelle"», ed assicurava il proprio impegno ad attivarsi per il rispetto delle norme in vigore;
ciò nonostante la situazione dei cavalli che trainano le «botticelle» a Roma, che aveva dato origine al precedente atto di sindacato ispettivo, non sembra essere cambiata e i cavalli continuano ad essere sfruttati per la realizzazione di tale servizio taxi e di noleggio, anche in condizioni

climatiche e di traffico particolarmente difficili che possono avere gravi ripercussioni sul loro stato di salute -:
quali iniziative urgenti, i Ministri interrogati per quanto di competenza, intendano avviare per rafforzare i controlli per la tutela della salute ed il benessere dei cavalli impiegati in tali attività di servizio taxi e di noleggio;
quanti, alla data della presente, siano i cavalli adibiti al servizio taxi e di noleggio in cui rientrano anche le «botticelle» che circolano per le vie di Roma e quali siano i risultati delle ispezioni sin qui compiute dal servizio veterinario competente per verificare lo stato di salute medesimi animali, il rispetto delle norme igienico sanitarie nelle scuderie autorizzate al ricovero degli animali, con particolare riferimento alla presenza di recinti esterni appositamente realizzati per permettere un regolare movimento e la socializzazione dei cavalli anche nei giorni di riposo;
quante, quali e dove siano situate nel comune di Roma le aree di sosta attrezzate e destinate alle «botticelle».
(4-13128)

TESTO AGGIORNATO AL 13 SETTEMBRE 2011

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

SCHIRRU, DAMIANO, MADIA, MOSCA, GNECCHI, BELLANOVA, GATTI, BOCCUZZI e ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale per il commercio estero, - ormai ex istituto per il commercio estero - ha bandito nell'ottobre 2008, previa autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, un concorso a 107 posti area funzionale C, posizione economica C1;
la graduatoria finale di merito relativa al concorso è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 aprile 2010;
ad oltre un anno da tale data l'ICE, nel rispetto della normativa vigente, ha potuto assumere solo le prime 4 unità, su un totale di 107 vincitori (maggio 2011);
successivamente, il decreto-legge n. 98 del 2011 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria) ha previsto all'articolo 14, commi 17-27, la soppressione dell'ICE ed il passaggio delle funzioni, competenze e del personale italiano al Ministero dello sviluppo economico;
in particolare, al comma 18, il Decreto recita: «le funzioni attribuite all'ICE dalla normativa vigente e le inerenti risorse di personale, finanziarie e strumentali, compresi i relativi rapporti giuridici attivi e passivi, sono trasferiti, senza che sia esperita alcuna procedura di liquidazione, anche giudiziale, al Ministero dello sviluppo economico»: negli articoli succitati non si fa alcuna menzione esplicita delle graduatorie dei concorsi già espletati dal soppresso ICE;
è infine intervenuto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 luglio 2011, recante «Autorizzazione ad assumere a tempo indeterminato e a trattenere in servizio unità di personale per le esigenze di varie amministrazioni dello Stato», con il quale si autorizza l'ICE ad assumere n. 12 unità (di cui 7 funzionari C1);
la graduatoria è stata aperta con l'assunzione dei primi 4 vincitori, attualmente in servizio presso l'ex ICE e che verranno riassorbiti presso il Ministero dello sviluppo economico;
i vincitori si trovano adesso in un vero e proprio limbo e incertezza del futuro, dopo aver affrontato un concorso molto complesso, cui hanno partecipato ben 15.000 candidati e che si è protratto per oltre un anno, comprendendo una prova preselettiva, due prove scritte e una prova orale, per sostenere le quali i candidati

hanno dovuto impegnarsi in grandi sacrifici e rinunciare ad altre opportunità -:
se non sia opportuno che venga data rassicurazione in merito alla volontà del Ministero dello sviluppo economico di utilizzare in tempi celeri la suddetta autorizzazione, procedendo alle 12 assunzioni;
come intenda adoperarsi per garantire che anche i restanti vincitori - ed idonei, per eventuale scorrimento della graduatoria - siano assunti dal Ministero dello sviluppo economico e che ciò avvenga in tempi certi, in modo che non vadano né vanificati gli sforzi intellettuali dei vincitori, né sprecate le risorse pubbliche impiegate per espletare le procedure concorsuali.
(5-05286)

Interrogazioni a risposta scritta:

BORDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'amministrazione comunale di Manfredonia, al pari di molte altre amministrazioni comunali della provincia di Foggia, ha raccolto numerosissime lagnanze dei cittadini utenti della società Poste italiane S.p.A. circa disservizi e disagi subiti pressoché quotidianamente;
nel caso di Manfredonia - comune con 58.000 residenti ed un'elevata percentuale di pensionati, studenti universitari fuori sede e lavoratori immigrati - si rileva l'insufficienza del numero di sportelli e dell'organico addetto alle funzioni di sportello, mai adeguato all'espansione urbanistica della città;
peraltro, secondo fonti sindacali, nell'ultimo decennio, il personale addetto alle funzioni di sportello in provincia di Foggia è diminuito del 25-30 per cento a fronte di un costante e progressivo aumento dei servizi offerti al pubblico -:
quali iniziative intenda assumere il Governo per rimuovere le cause che impediscono l'organizzazione e la fornitura di un servizio adeguato alla finalità del pubblico interesse da parte di una società che, di fatto, opera in regime di monopolio.
(4-13112)

GRIMOLDI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Feg Salvarani di Giussano, in provincia di Monza e Brianza, sta attraversando un periodo di grave crisi finanziaria;
la crisi dell'azienda colpisce oltre 160 famiglie brianzole;
l'azienda, nata nel 1948, è conosciuta a livello internazionale per l'alto livello qualitativo della propria produzione ed è punto di eccellenza per il distretto del mobile in Brianza;
in Brianza numerose aziende di questo settore sono in crisi, anche a causa della mancata concessione di credito da parte degli istituti finanziari, e ciò comporta evidenti e crescenti problemi anche dal punto di vista sociale ed occupazionale -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione esposta e se non intenda intervenire affinché sia scongiurato un processo di ulteriore impoverimento produttivo di eccellenza sul territorio brianzolo, già fortemente colpito da delocalizzazioni e chiusure, non più sostenibili.
(4-13125)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sul quotidiano «Senzacolonne», è prevista la realizzazione a Francavilla Fontana di un impianto eolico tra i più imponenti di tutta Europa poiché prevede l'installazione di 53 generatori alti ognuno come un palazzo

di 50 piani (in media 160 metri), sparsi su un'area di oltre 21 mila metri quadrati fra le contrade Casalicchio, Cantagallo e Mogaveri, per una potenza complessiva che dovrebbe sfiorare i 132 megawatt di potenza;
il progetto è stato avanzato dalla società energetica «South Wind 2 srl» circa due anni fa, nel novembre 2009 ma solo recentemente è divenuto di dominio pubblico per l'intervento dell'assessore provinciale Maurizio Bruno che ha ritenuto l'amministrazione comunale responsabile d'aver sottaciuto intenti dei quali, invece, l'intera cittadinanza avrebbe dovuto essere tempestivamente informata;
secondo la regione Puglia - cui fino a poco tempo fa spettavano le procedure di valutazione di impatto ambientale - vi sono «pendenti» altre due richieste d'impianti eolici ai confini di Francavilla Fontana, quelli delle società «En.it. Puglia srl» e «New Energy Snc Alla Natural Energy» per un numero complessivo di generatori che dovrebbe superare le 50 unità. Impianti che, aggiunti ai 53 di «South Wind 2 srl», portano il conto totale a 103 installazioni: una foresta di giganti d'acciaio, metà dei quali concentrati fra le sole contrade Casalicchio, Cantagallo e Mogaveri;
stando a quanto riferito dal dirigente del servizio ecologia e politiche energetiche della regione Puglia Antonello Antonicelli, la verifica di assoggettabilità per 17 dei nuovi generatori è già stata chiusa, mentre sono in corso i procedimenti per i restanti 33;
si tratterebbe, se confermati, di progetti che stravolgerebbero il paesaggio di Francavilla Fontana compromettendo oasi di protezione e zone di ripopolamento e cattura oltre che ulivi monumentali e come tali tutelati dalla legge, campi e vigneti;
ogni singolo impianto richiede un'area di 400 metri quadrati e dunque un totale di 21.200 metri quadri per la realizzazione dell'intero progetto della «South Wind 2 srl» a cui devono aggiungersi una rete di cavidotti interrati per il collegamento tra le singole pale per un totale di circa 70.000 metri quadri;
non risulta che gli elaborati progettuali siano stati messi a disposizione sul sito web della Provincia, come prevede la legge. Di contro la «South Wind 2 srl» ha pubblicato l'avviso del deposito del progetto con avvio della procedura di VIA ma riferendosi a soli 45 giorni di tempo per produrre osservazioni in palese contraddizione con i 60 giorni imperativamente previsti dal decreto legislativo n. 152 del 2006 e smi;
un precedente progetto della Sorgenia, 14 torri da 3 mega watt che interessava sempre il piccolo comune di Francavilla Fontana, ha visto un esito negativo del parere di VIA emesso dalla regione;
numerosi ulteriori progetti sono stati proposti e sono in avanzata fase di valutazione o addirittura già approvati negli altri piccoli comuni contermini a quello in questione (Grottaglie, Ceglie, Manduria, Sava, eccetera);
di quali elementi disponga in relazione a quanto riferito in premessa in particolare con riguardo a possibili effetti sul piano paesaggistico, oltre che sulle culture agricole, in particolare ulivi e vigne, e sull'avifauna; se, alla luce della situazione descritta che appare ormai del tutto tipica, compromissiva e fuori controllo in tutto il Mezzogiorno con prevedibili, gravi conseguenze su vasta scala, non ritenga di arginare tale dinamica promuovendo con urgenza il taglio degli incentivi, i più alti del mondo, a questo settore.
(4-13136)

...

Apposizione di firme ad una risoluzione.

La risoluzione in Commissione Nicola Molteni e Reguzzoni n. 7-00684, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta

del 6 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lussana, Paolini, Isidori.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Ghizzoni ed altri n. 5-04943, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 giugno 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Mecacci n. 5-05218, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 509 del 28 luglio 2011.

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, ZAMPARUTTI e GOZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
le tariffe di terminazione delle chiamate vocali sono le tariffe all'ingrosso che l'operatore del ricevente fattura all'operatore della rete del chiamante; queste tariffe, comprese nella bolletta telefonica e, quindi, pagate in ultimo dall'utente, sono determinate, come da quadro normativo europeo, dalle autorità nazionali di regolamentazione delle telecomunicazioni. In Italia, dall'Autorità per la garanzie nelle comunicazioni (AGCOM);
la Commissione europea, nel 2009, con la specifica raccomandazione sulle tariffe di terminazione delle chiamate vocali, aveva fissato gli orientamenti per il calcolo di tali tariffe in modo da favorire la concorrenza e l'efficienza del mercato, attraverso il raggiungimento della piena simmetria tariffaria tra tutti gli operatori mobili entro il 31 dicembre 2012 e l'adozione di modelli di calcolo orientati ai costi reali, fatto salvo il solo caso previsto all'articolo 9 della citata raccomandazione che prevede di consentire la prosecuzione della asimmetria ove si verifichino differenti allocazioni di spettro;
l'AGCOM, discostandosi significativamente da tali indicazioni, ha invece previsto di raggiungere tale simmetria soltanto per il 1o gennaio 2015, ben due anni dopo la data indicata a livello europeo, proponendo dei livelli tariffari superiori alla media europea di oltre il 50 per cento;
in virtù di tali proposte, la Commissione europea, con una specifica lettera indirizzata all'AGCOM, ha apertamente criticato lo schema di provvedimento italiano commentando negativamente in riferimento: alla data (2015) per il raggiungimento della piena simmetria tra gli operatori; al valore delle tariffe proposte, non considerate adeguatamente orientate ai costi; al metodo di calcolo utilizzato per fissare le medesime tariffe (che include voci di costo di dubbia pertinenza);
queste considerazioni, nei giorni scorsi, sono state ulteriormente evidenziate anche dal presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, in una lettera al presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni Calabrò, ha ribadito che le nuove tariffe di terminazione mobile risultano troppo elevate;
tali rilievi, peraltro, erano stati già mossi anche dalle associazioni dei consumatori che, come Altroconsumo, avevano scritto al Commissario Kroes, responsabile per l'agenda digitale europea, denunciando le distorsioni competitive che la decisione dell'AGCOM avrebbe comportato tanto tra gli operatori mobili operanti nel mercato unico digitale, quanto tra gli operatori fissi e mobili in Italia, con ricadute particolarmente negative sulle bollette dei cittadini italiani che ancora non possono usufruire di offerte vantaggiose per chiamare i cellulari dal telefono di casa;
occorre evitare che gli operatori mobili continuino a lucrare ingiustificati extra-profitti

ai danni dei consumatori italiani -:
se, nell'ambito delle proprie competenze, non reputi opportuno assumere iniziative di competenza affinché l'Italia recepisca, senza ulteriori rinvii, le indicazioni della Commissione europea, come auspicato dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato. (5-05218)

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Renato Farina n. 1-00702 del 2 agosto 2011;
mozione Evangelisti n. 1-00705 del 6 settembre 2011;
mozione Binetti n. 1-00706 del 6 settembre 2011;
mozione Di Biagio n. 1-00707 del 6 settembre 2011;
mozione Mosella n. 1-00708 del 6 settembre 2011;
mozione Tempestini n. 1-00709 del 6 settembre 2011.

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ERRATA CORRIGE

Interpellanza urgente Renato Farina e ed altri n. 2-01177 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 511 del 2 agosto 2011. Alla pagina 23828, seconda colonna, dalla riga trentanovesima alla riga quarantesima deve leggersi: «Paolo Russo, Beccalossi, Bianconi, Laffranco, Cirielli, Porcu, Vignali, Colucci, Ascierto, Cristaldi, Straquadanio» e non «Paolo Russo, Beccalossi, Bianconi, Laffranco, Cirielli», come stampato.