XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 13 settembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:

La IX Commissione,
premesso che:
l'addizionale comunale sui diritti d'imbarco, di cui all'articolo 2, comma 11, lettera a), della legge 24 dicembre 2003, n. 250, comunemente chiamata tassa d'imbarco, consiste nel pagamento di 1 euro per passeggero imbarcato ed è versata all'entrata del bilancio dello Stato per la successiva riassegnazione;
una quota percentuale della tassa di imbarco viene destinata a beneficio dei comuni che mettono a disposizione una parte del loro territorio come sedime aeroportuale, anche come compensazione di tutti i servizi resi dai comuni ai relativi aeroporti come la polizia locale, l'anagrafe, le denunce di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, le autorizzazioni per gli interventi in aeroporto, le pratiche di infortunio e altro;
l'articolo 4-bis del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, dispone che le entrate derivanti dalla tassa di imbarco siano assegnate, per il 2011, all'adozione di misure di sostegno e di rilancio dei settori dell'economia delle province interessate da ingenti danni a seguito delle limitazioni imposte dalle attività operative militari in Libia che hanno inciso sulla operatività degli scali aeroportuali civili;
l'interpretazione di questa norma appare ambigua laddove un solo comune, quello di Trapani, risponde alle predette caratteristiche (anche se lo scalo Trapani Birgi non è un aeroporto civile a tutti gli effetti, ma un aeroporto militare che è aperto anche al traffico civile, gestito da una società di proprietà al 49 per cento della provincia e al 51 per cento dei privati, che per le operazioni in Libia è stato rimilitarizzato) ed appare pertanto dubbio se l'intero fondo debba essere sottratto agli altri comuni di sedime aeroportuale, che dal 2004 ad oggi sono in credito con lo Stato di circa 5 milioni di euro e che ancora stanno attendendo il saldo del 2010 e che nonostante tutto svolgono regolarmente un importante servizio alla collettività;
l'aeroporto di Malpensa coinvolge sette comuni, fra i quali viene suddiviso circa 1.500.000 euro come corrispettivo dei servizi resi e delle spese sostenute, e il mancato introito di questa somma provocherebbe un danno insostenibile per gli enti locali che hanno già inserito nei bilanci previsionali 2011 le cifre relative agli introiti della tassa di imbarco 2010. Ferno, che è il comune più penalizzato perde 280 mila euro, ma anche gli altri (Cardano al Campo, Casorate Sempione, Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e Vizzola Ticino) devono rinunciare a un introito che comunque serve per mantenere viva l'amministrazione pubblica,


impegna il Governo


ad intraprendere tutte le iniziative, anche di carattere normativo, tese a rimuovere gli ingenti ed ingiusti danni che il mancato introito della tassa di imbarco per il 2011 provocherebbe ai comuni aeroportuali italiani che svolgono con efficienza e regolarità i servizi a garanzia del buon funzionamento degli scali aeroportuali.
(7-00688) «Desiderati, Reguzzoni».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il

Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
Finmeccanica è impegnata a realizzare le missioni produttive attraverso la ridefinizione dei nuovi piani di organizzazioni delle proprie aziende;
nell'ambito dell'aerospazio il piano di organizzazione del gruppo Alenia è quello più atteso per le ricadute che potrà avere sul territorio campano, anche in considerazione del fatto che si parla di uno dei settori di eccellenza, per quantità e qualità, dell'apparato industriale napoletano e campano;
da mesi si segnalano preoccupazioni e timori per le nostre realtà industriali non solo sui siti produttivi Alenia (Pomigliano, Nola e Casoria), ma anche per le ricadute sul tessuto industriale delle piccole e medie imprese dell'indotto aeronautico;
da mesi il gruppo Alenia sta ritardando la presentazione e il confronto in sede sindacale del nuovo piano di riorganizzazione del gruppo;
dopo diverse sollecitazioni, non solo sul versante sindacale, il 16 settembre 2011 a Roma si avvierà il confronto;
dal fronte sindacale si teme l'annuncio di esuberi strutturali da parte dell'azienda e il ridimensionamento dei programmi industriali;
le novità relative al territorio campano riguarderanno, quasi sicuramente, non solo l'aspetto degli esuberi ma anche scelte relative ai siti industriali, in particolar modo si riproporrà il tema della chiusura di Casoria con relativo trasferimento dei lavoratori sul sito di Nola;
in riferimento agli esuberi, è probabile che l'attenzione sarà rivolta a quel segmento di lavoratori che per età anagrafica potrà essere accompagnato alla pensione e, in ogni caso, tale misura non dovrebbe toccare i giovani;
per quanto riguarda i programmi industriali, quasi sicuramente per il territorio campano, anche per la particolarità delle attività svolte non verrà intaccata la parte manifatturiera;
la decisione che si preannuncia «ostica» per il forte valore simbolico è relativa allo spostamento della sede legale di Alenia da Pomigliano a Venegono, in provincia di Varese;
il sito di Venegono diventa Alenia Aermacchi dopo l'acquisizione di Aermacchi da parte di Finmeccanica nel 2003;
la scelta di spostare la sede legale in provincia di Varese si spiega, a giudizio degli interpellanti, con una forte pressione politica che la Lega sta esercitando. La preoccupazione è che questo sia il segnale più significativo (altri già nei mesi scorsi si sono avuti con lo spostamento di alcune attività verso Varese, seppur non significativamente rilevanti) di una volontà di trasferire progressivamente funzioni e attività dai siti meridionali al nord -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire che nella riorganizzazione del gruppo Alenia non venga meno la centralità del radicamento in Campania delle attività produttive, ivi mantenendo non solo le suddette attività ma anche i centri decisionali e la sede legale del gruppo, radicamento che è imprescindibile tutela del destino industriale della regione, che già patisce difficoltà gravi e ridimensionamenti del suo tessuto produttivo, non sfuggendo certo al Governo le gravissime ricadute socio-economiche di un disimpegno di Finmeccanica dal tradizionale insediamento, tramite Alenia, dell'aereospaziale in Campania.
(2-01191)
«Mazzarella, Iannuzzi, Ciriello, Bonavitacola, Boffa, Piccolo, Cuomo, Andrea Orlando, Nicolais, Sarubbi, Vaccaro, Bossa, Mario Pepe (PD), Picierno, Graziano».

Interrogazioni a risposta scritta:

LARATTA, PISTELLI, D'ANTONA, GARAVINI, ANGELA NAPOLI, MURO, MOTTA, BRANDOLINI, MARCHI, CALGARO, CARELLA, LO MORO, CESARE MARINI, LAGANÀ FORTUGNO, OLIVERIO, MOGHERINI REBESANI e VILLECCO CALIPARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 14 agosto 2011 è stato sequestrato in Darfur il giovane Francesco Azzarà che operava in un ospedale pediatrico nel Darfur, un operatore di Emergency stimato ed apprezzato da tutti. Da quel momento si sono perse le sue tracce e nessuna notizia si è avuta in merito alla sorte di Francesco Azzarà;
è stato notato come in altri simili casi la mobilitazione è stata forte, decisa e decisiva, ma questa volta si registra un certo disinteresse nella stessa opinione pubblica e nel mondo dell'informazione;
Francesco lavora da sempre per la vita degli ultimi, per i bambini, per la gente che viene sottomessa, soffocata, violentata in un teatro di guerra agghiacciante, qual'è il Darfur. Si tratta di un operatore di pace, di una persona sempre disponibile, di un giovane che ha scelto l'impegno diretto anche a rischio della propria vita, in un mondo sconfitto dalla violenza e dalla guerra;
Francesco ha lavorato per i disperati, contro gli sterminii, l'odio, le vendette -:
se il Governo sia a conoscenza del rapimento del giovane operatore di pace Francesco Azzarà;
se siano stati stabiliti i necessari contatti e rapporti internazionali;
cosa si intenda fare per risolvere positivamente il drammatico caso.
(4-13177)

ROSATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 7 del decreto-legge 2 luglio 2007 n. 81 convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2007 n. 127, istituiva presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il «Fondo per la valorizzazione e la promozione delle realtà socio economiche delle zone confinanti tra le regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale», il quale veniva ripartito, dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2007, per il 50 per cento alle macroaree costituite dai territori confinanti con la regione Trentino-Alto Adige;
con la legge 23 dicembre 2009, n. 191 (articolo 2, comma 107, lettera h)) si prevedeva la partecipazione delle province autonome di Bolzano e Trento al «conseguimento degli obiettivi di perequazione e solidarietà attraverso il finanziamento di progetti, di durata anche pluriennale, per la valorizzazione, lo sviluppo economico e sociale, l'integrazione e la coesione dei territori dei comuni appartenenti alle province di regioni a statuto ordinario confinanti con le medesime province autonome di Trento e di Bolzano, assicurando, ciascuna di esse, annualmente, un intervento finanziario determinato nella somma di 40 milioni di euro»;
sempre la legge 23 dicembre 2009 n. 191 (articolo 2, comma 118) istituiva, per il perseguimento degli obiettivi di cui sopra, un «organismo di indirizzo composto da: a) due rappresentanti del Ministro dell'economia e delle finanze, di cui uno con funzioni di presidente, su indicazione del Ministro stesso; b) un rappresentante del Ministro per i rapporti con le regioni; c) un rappresentante del Ministro dell'interno; d) un rappresentante della provincia autonoma di Trento; e) un rappresentante della provincia autonoma di Bolzano; f) un rappresentante per ciascuna delle regioni a statuto ordinario di cui al comma 117»;

il comma 119 della legge 23 dicembre 2009 n. 191 disciplinava che questo organismo di indirizzo (ODI) stabilisse gli indirizzi per la valutazione e l'approvazione dei progetti per il conseguimento degli obiettivi stabiliti al comma 107, lettera h) della medesima legge;
il comma 120 della stessa legge 23 dicembre 2009 n. 191 prevedeva si provvedesse alla nomina dei membri dell'organismo di indirizzo, sulla base delle designazioni presentate da ciascuno dei soggetti e organi rappresentati, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, sentiti il Ministro per i rapporti con le regioni e il Ministro dell'interno, previo parere delle regioni a statuto ordinario interessate e d'intesa con le province autonome di Trento e di Bolzano;
la costituzione dell'organismo di indirizzo si è avuta con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2011 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 marzo 2011 ed immediatamente eseguibile), denominato «Modalità di riparto dei fondi per lo sviluppo dei comuni siti nelle regioni Veneto e Lombardia confinanti con le provincie autonome di Trento e Bolzano»;
l'articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui sopra nominava quali componenti dell'organismo di indirizzo (ODI): a) onorevole Aldo Brancher, con funzioni di presidente, in rappresentanza del Ministro dell'economia e delle finanze; b) dottor Mattia Losego, in rappresentanza del Ministro dell'economia e delle finanze; c) dottor Daniele Molgora, in rappresentanza del Ministro dell'interno; d) dottor Maurizio Facincani, in rappresentanza del Ministro per i rapporti con le regioni; e) dottor Sergio Bettotti, in rappresentanza della provincia autonoma di Trento; f) dottor Hermann Berger, in rappresentanza della provincia autonoma di Bolzano; g) signor Roberto Baitieri, in rappresentanza della regione Lombardia; h) dottor Roberto Ciambetti, in rappresentanza della regione Veneto;
ad oggi risulta operante l'ODI - FONDO PER LO SVILUPPO NEI COMUNI DI CONFINE con sede a Verona presso il Ministero dell'economia e delle finanze - ragioneria territoriale dello Stato, via Lungadige Capuleti n. 11;
presso la tesoreria provinciale di Verona è, quindi, istituita una contabilità speciale intestata all'ODI;
nel materiale di pubblicità istituzionale dell'ODI si riassume l'attività in: 1) interventi di completamento di progetti già finanziati da una delle province autonome ovvero progetti di promozione e sviluppo integrati con i territori delle province autonome, finalizzati alla realizzazione di interventi a favore di territori confinanti; 2) progetti presentati dalle forme associative tra comuni previste dalla normativa statale e regionale, ivi comprese le convenzioni per la realizzazione di progetti specifici; 3) progetti condivisi dal maggior numero di soggetti delle aree interessate, sia pubblici che privati; 4) progetti non ancora finanziati rientranti nella programmazione territoriale locale; 5) progetti della durata pluriennale; 6) progetti cofinanziati dai proponenti; 7) progetti cofinanziati dalle regioni di appartenenza, da altri enti territoriali, da altri organismi o dall'Unione europea; e quindi: a) adotta il provvedimento di approvazione dei progetti ammessi a contributo impegnandosi a finanziarli; b) determina le modalità di erogazione dei contributi; c) verifica la regolare attuazione dei progetti ed il rispetto dei tempi di esecuzione in essi previsti nelle diverse fasi di avanzamento dei lavori; d) delibera la costituzione di una commissione di approvazione dei progetti (CAP);
il presidente dell'ODI presiede le riunioni della Commissione di approvazione dei progetti (CAP) che esamina i progetti, ne stila una graduatoria e quindi determina i finanziamenti spettanti a ciascun progetto; e, quindi, deve essere persona che garantisca la trasparenza nella determinazione delle priorità e nella scelta dei progetti da finanziare;

in una fase congiunturale come l'attuale le attività di competenza dell'ODI - FONDO PER LO SVILUPPO DEI COMUNI CONFINANTI potrebbero essere efficientemente gestite direttamente dalle regioni Veneto e Lombardia se non anche dalle province delle regioni a statuto ordinario confinanti (provincia di Belluno, provincia di Brescia, provincia di Sondrio, provincia di Verona, provincia di Vicenza) -:
quali siano stati i criteri di valutazione che sono stati scelti ed adoperati e le motivazioni addotte dal Governo nell'individuare i propri rappresentanti presso l'organismo di indirizzo (ODI) nelle persone dell'onorevole Aldo Brancher, deputato già Ministro alla sussidiarietà e al decentramento per 17 giorni, e del dottor Mattia Losego, capogruppo del Pdl al consiglio comunale di Belluno, eletto nelle liste di Alleanza nazionale nelle elezioni del 2007 e chi in particolare hanno determinato la scelta di Brancher come presidente;
se, visto il decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, che con l'articolo 1 (Disposizioni per la riduzione della spesa pubblica) si pone l'obiettivo di ottimizzare le risorse pubbliche e la gestione delle stesse, non ritenga sia utile, al fine di evitare sprechi di risorse pubbliche, sopprimere l'organismo di indirizzo, e attribuire le funzioni esercitate dall'ente alle regioni Veneto e Lombardia ovvero direttamente alle province interessate (provincia di Belluno, provincia autonoma di Bolzano, provincia di Brescia, provincia di Sondrio, provincia di Verona, provincia di Vicenza) che utilmente, in modo autonomo possono costruire occasione di condivisione delle decisioni con le provincie di Trento e Bolzano.
quali ragioni abbiano condotto il Governo a prevedere un «Fondo per lo sviluppo dei comuni confinanti» limitatamente ai soli comuni delle regioni Veneto e Lombardia che confinano con le province autonome di Bolzano e Trento, e non anche per le zone confinanti con le altre regioni a statuto speciale quali la regione autonoma Valle d'Aosta e la regione autonoma Friuli Venezia Giulia.
(4-13181)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Dc-9 I-Tigi Itavia, in volo da Bologna a Palermo con il nominativo radio IH870, scomparve dagli schermi del radar del centro di controllo aereo di Roma alle 20.59 e 45 secondi del 27 giugno 1980. L'aereo era precipitato nel mar Tirreno, in acque internazionali, tra le isole di Ponza e Ustica. All'alba del 28 giugno vennero trovati i primi corpi delle 81 vittime (77 passeggeri, tra cui 11 bambini, e quattro membri dell'equipaggio). Il volo IH870 era partito dall'aeroporto «Guglielmo Marconi» di Borgo Panigale in ritardo, alle 20.08 anziché alle previste 18.30 di quel venerdì sera, ed era atteso allo scalo siciliano di Punta Raisi alle 21.13. Alle 20.56 il comandante Domenico Gatti aveva comunicato il suo prossimo arrivo parlando con «Roma Controllo». Il volo procedeva regolarmente a una quota di circa 7.500 metri senza irregolarità segnalate dal pilota. L'aereo, oltre che di Ciampino (Roma), era nel raggio d'azione di due radar della difesa aerea: Licola (vicino Napoli) e Marsala. Alle 21.21 il centro di Marsala avvertì del mancato arrivo a Palermo dell'aereo il centro operazioni della Difesa aerea di Martinafranca. Un minuto dopo il Rescue Coordination Centre di Martinafranca diede avvio alle operazioni di soccorso, allertando i vari centri dell'aeronautica, della marina militare e delle forze Usa. Alle 21.55 decollarono i primi elicotteri per le ricerche. Furono anche dirottati, nella probabile zona di caduta, navi passeggeri e pescherecci. Alle 7.05 del 28 giugno vennero avvistati i resti del DC 9. Le operazioni di ricerca proseguirono fino al 30 giugno, vennero recuperati i corpi di 39 degli 81 passeggeri, il cono di coda dell'aereo, vari relitti e alcuni bagagli delle vittime;

una nota dell'agenzia di stampa ANSA «Ansa/Ustica: Ministeri condannati a maxirisarcimento vittime tribunale Palermo, Difesa e Trasporti paghino oltre cento milioni» del 12 settembre 2011 riporta la notizia che «Quattro anni dopo i primi risarcimenti per 980 mila euro ai familiari di 4 delle 81 vittime della strage di Ustica, il tribunale di Palermo ha nuovamente condannato lo Stato - e stavolta a oltre 100 milioni di euro - a risarcire 81 parenti di una quarantina di passeggeri che persero la vita sull'aereo Itavia in servizio da Bologna a Palermo. La sentenza del giudice Paola Protopisani dà ragione al collegio difensivo che aveva puntato sulla responsabilità dello Stato, indipendentemente dall'accertamento della causa che provocò la strage e che in questi anni non è mai venuta a galla. Trentuno anni dopo la strage, mentre non è ancora chiaro se l'aereo fu abbattuto da un missile o cadde per l'esplosione interna di una bomba, il tribunale ha ritenuto responsabili i ministeri per non avere garantito la sicurezza del volo, ma anche per l'occultamento della verità con depistaggi e distruzione di atti». «La sentenza - dice il collegio legale costituito da Alfredo Galasso, Daniele Osnato, Massimiliano Pace, Giuseppe Incandela, Fabrizio e Vanessa Fallica, Gianfranco Paris - è il frutto di una lunga e articolata istruttoria, durata circa tre anni, nella quale il tribunale ha avuto modo di apprezzare e valutare tutte le emergenze probatorie già emerse nel procedimento penale». Secondo i legali, «il risultato della vicenda processuale rende giustizia per la ultratrentennale tortura che i parenti delle vittime hanno dovuto subire ogni giorno della loro vita anche a causa dei numerosi e comprovati depistaggi di alcuni soggetti deviati dello Stato». La ricerca della verità potrebbe ripartire da questa sentenza, «nella quale - spiega l'avvocato Osnato, che sposa la tesi del missile, probabilmente di nazionalità francese - si parla esplicitamente del famigerato "Punto Condor", un tratto dell'aerovia militare usata dai francesi, la "Delta Wisky" che incrocia proprio sopra il cielo di Ustica l'aerovia civile "Ambra 13". La pericolosità di quel punto - aggiunge - era stata più volte segnalata da piloti dei mezzi di linea». La sentenza, aggiunge l'avvocato, «contiene caratteri innovativi anche per quanto riguarda la quantificazione del danno. Il giudice ritiene che le prescrizioni sul piano penale per i circa 50 militari indagati non possono essere trasferite sul piano civile e la sentenza condanna i due ministeri secondo il principio della "immedesimazione organica", e cioè la responsabilità civile dei militari ricade sugli organi dello Stato da cui dipendevano». I legali auspicano inoltre che «in concomitanza della caduta del regime di Gheddafi, la nazione sia direttamente informata del contenuto degli archivi dei servizi segreti libici nei quali si ha ragione di ritenere che siano contenuti ulteriori documentazioni rilevanti sul fatto. E ciò consentendosi un accesso diretto da parte dell'Italia senza alcuna manomissione». Intanto, per il sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Carlo Giovanardi, «la sentenza, per quello che sembrano essere le motivazioni, è in totale contrasto con quella della Cassazione, già passata in giudicato, e con le altre sentenze del Tribunale civile di Roma. È ormai accertato che nessun altro aereo era in volo in quella notte in prossimità del DC9 Itavia, mentre la Commissione dei periti internazionali ha concluso all'unanimità per l'esplosione di una bomba in una toilette di bordo». Di parere opposto Daria Bonfietti, la presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime, secondo la quale quella di Palermo è una «sentenza molto importante» perché «dice che non è stata difesa la vita di cittadini italiani. Siamo in una stranissima situazione - ha spiegato - la verità ha trovato una conferma da Cossiga, è stata ammessa da Formica come quella che tutti conoscevano, ma il nostro Governo non vuole accettarla, imprigionato dalle banalità di Giovanardi che, oltre ad imperversare a Bologna per gli anniversari, va all'ambasciata Usa a pietire il sostegno alle sue tesi. Il presidente della Repubblica - ha concluso - negli ultimi due anniversari ha parlato di "intrecci eversivi e intrighi internazionali" e ha

chiesto che "ogni sforzo deve essere compiuto per arrivare alla verità". TE 12-SET-11 21:30 NNN»;
anche il Presidente del Copasir, Massimo D'Alema, nell'ambito di un convegno tenutosi a Bologna dal titolo «Archivi negati, archivi supplenti - le fonti per la storia delle stragi e del terrorismo», il cui resoconto è pubblicato sul blog di Antonella Beccaria all'indirizzo web http://antonella.beccaria.org/2011/06/17/bologna-una citta-per-gli-archivi-che-contiene-i-documenti-di-ustica-e-della-strage-alla-stazione/, ha affermato che: «Il problema non sono solo gli archivi dell'intelligence. Ci sono altri fondi di cui si dovrebbe parlare: quelli dell'Arma dei carabinieri, della guardia di finanza, degli stati maggiori delle forze armate e del ministero degli esteri. Il fatto è che c'è una rosa di problemi, a iniziare dall'accessibilità a questi archivi. A oggi non sappiamo ancora quanti siano e dove siano collocati. Ma alcuni passi avanti li abbiamo fatti: è stato creato per esempio l'archivio storico di deposito dove questo materiale dovrà confluire» -:
quali immediate azioni intenda intraprendere per garantire l'esecuzione della citata sentenza e se intenda rimuovere il segreto di Stato sugli atti relativi alla «strage di Ustica» in premessa al fine di eliminare i forti dubbi e le ombre che gravano sull'accertamento della verità e quindi sull'azione del Governo e dei vertici militari.
(4-13182)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Afghanistan secondo un recente rapporto del Dipartimento di Stato USA è una zona di transito e di destinazione per uomini, donne e bambini sottoposti a lavoro forzato e vittime della tratta sessuale;
la maggior parte sono state ragazze costrette al matrimonio prima di raggiungere l'età legale. Circa l'81 per cento si è sposato prima dei 18 anni, dei quali circa il 50 per cento sotto i 15 anni. Circa il 29 per cento è stato costretto a sposarsi dopo essere stata violentata, rapita, molestata o esposta alla violenza. Il rapporto ha identificato 1.889 casi di traffico di donne e bambini. Sia le Nazioni Unite sia le Organizzazioni non governative locali hanno riportato casi di abusi sessuali sui ragazzi dai membri della Afghan National Security Forces (CANSF);
le condizioni di vita negli orfanotrofi gestiti dal Governo sono estremamente povere e alcuni funzionari corrotti potrebbero avere abusato sessualmente di bambini costringendoli a prostituirsi;
il Governo afgano non ha fatto alcuno sforzo per indagare e fronteggiare tali crimini e proteggere donne e bambini dai pericoli del traffico umano;
raccomandazioni per l'Afghanistan sono aumentare le attività e i controlli di applicazione della legge contro il traffico di esseri umani, compreso perseguire sospetti trafficanti e condannare e imprigionare trafficanti per gli atti di traffico sessuale e lavoro forzato, inclusa schiavitù; assicurare che le vittime della tratta non vengano puniti per illeciti atti commessi come diretta conseguenza di essere vittime del traffico, come la prostituzione o adulterio; collaborare con le Organizzazioni non governative per garantire che tutti i bambini, compresi i ragazzi di età superiore ai 11 vittime di tratta sessuale ricevano tutta la protezione necessaria; rafforzare la capacità dell'unità anti-trafficking/smuggling, anche aumentando il numero dei funzionari dedicata alla lotta contro la tratta, distinguendo tra il contrabbando e il traffico; avviare una serie di iniziative al fine di prevenire il traffico, come l'avvio di una campagna di

sensibilizzazione per avvertire le popolazioni a rischio dei pericoli del problema -:
se il Governo sia a conoscenza delle informazioni citate in premessa e se stia collaborando, o intenda farlo, con le forze di polizia locale e le Organizzazioni non governative impegnate in Afghanistan al fine di tutelare in particolare tutti i bambini ed impedire che il fenomeno della tratta di esseri umani dilaghi ulteriormente con l'impegno di mettere in campo ogni iniziativa possibile per arrestarlo definitivamente.
(4-13175)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la sentenza della Suprema corte di cassazione n. 12355 del 20 maggio 2010 ha affermato che il personale artistico, teatrale e cinematografico di cui all'articolo 40 n. 5 del regio decreto-legge n. 1827 del 1935 deve ritenersi escluso dall'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria, sia a requisiti normali che ridotti;
l'articolo 40 del citato decreto dispone che «Non sono soggetti all'assicurazione obbligatoria per la disoccupazione involontaria (...) il personale artistico, teatrale e cinematografico»;
la definizione di personale artistico è riportata dall'articolo 7 del regolamento di cui al regio decreto n. 2270 del 1924, secondo il quale «Non sono considerati appartenenti al personale artistico, così teatrale come cinematografico, (...) tutti coloro che al teatro o al cinematografo prestano opera la quale non richieda una preparazione tecnica, culturale o artistica»;
la stessa sentenza ha altresì stabilito il principio per cui l'effettivo versamento del contributo contro la disoccupazione da parte del lavoratore non è presupposto costitutivo del diritto all'indennità qualora detto contributo sia dovuto;
in conseguenza di tale sentenza, la circolare INPS n. 105 del 5 agosto 2011 ha escluso dal diritto all'indennità di disoccupazione tutte le figure artistiche dei lavoratori dello spettacolo, anche assunti come lavoratori dipendenti, quali registri, scenografi, coreografi, tecnici delle luci, attori, musicisti, cantanti e danzatori, riconoscendo l'indennità solo alle figure tecniche e amministrative;
la circolare citata afferma di essere scaturita da approfondimenti nonché dal confronto con ENPALS e con le parti sociali interessate mentre, invece, crea una forte discriminazione tra lavoratori dipendenti che ugualmente versano la quota di disoccupazione e ciò, a quanto pare, sulla base del fatto di avere una preparazione tecnica, artistica o culturale e sulla base di un'idea datata e attualmente infondata che considera i lavoratori dello spettacolo «autonomi» in quanto capaci di gestire autonomamente il proprio lavoro;
non è chiaro quali siano gli «ulteriori approfondimenti» svolti da INPS che avrebbero portato alle conclusioni a cui si è giunti e quali siano le parti sociali interessate che sarebbero state consultate, considerando l'immediata mobilitazione delle federazioni e delle associazioni della categoria;
i lavoratori dello spettacolo rappresentano una delle categorie più vulnerabili nel mondo del lavoro, soggetti a un'intermittenza occupazionale che ne è elemento sostanziale e spesso soggetti a un pregiudizio che tende a non attribuire loro pari dignità in quanto lavoratori rispetto ad altri settori;
l'Italia è tra i pochi Paesi europei a non riconoscere i lavoratori dello spettacolo

come lavoratori intermittenti e a non avere emanato una chiara regolamentazione per la categoria -:
quali siano gli intendimenti del Ministro circa l'adozione al più presto di una disciplina integrale sullo status professionale dei lavoratori dello spettacolo, assumendo preventivamente le iniziative di competenza dirette ad abrogazione del regio decreto-legge n. 1827 del 1935 nonché del regolamento regio decreto n. 2270 del 1924.
(4-13171)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da recenti fonti di stampa è emersa la notizia secondo cui le truppe USA non si ritireranno dall'Afghanistan nel 2014 come dichiarato e confermato in tutte le sedi istituzionali e non;
sembra, infatti che Washington e Kabul si stiano accordando per mantenere truppe da combattimento e basi nel Paese per almeno altri tredici anni, fino al 2024 e non solo quelle addette all'addestramento dell'esercito afgano, come largamente previsto, ma anche truppe da combattimento, forze speciali, cacciabombardieri ed elicotteri;
il consigliere per sicurezza di Karzai, Rangin Dadfar Spanta, in un'intervista rilasciata al quotidiano britannico Telegraph ha rivelato tale accordo che dovrebbe essere siglato durante la Conferenza di Bonn sull'Afghanistan in programma per dicembre;
Spanta ha spiegato al Telegraph che «l'America ci sta aiutando a combattere la guerra contro il terrorismo, ma il terrorismo internazionale non finirà nel 2014 e noi abbiamo il dovere comune di continuare a contrastarlo. Da qui la necessità di un prolungamento della permanenza a lungo termine delle truppe Usa»;
ci sono state già alcune dichiarazioni a tal riguardo, tra le quali, quella dell'ambasciatore russo a Kabul, Andrey Avetisyan che ha affermato che «se entro il 2014 il terrorismo sarà sconfitto e tornerà la pace nel Paese, non ci sarà bisogno che gli americani rimangano, altrimenti, come potranno poche migliaia di soldati riuscire laddove hanno fallito 150mila?»;
risulta evidente che se la notizia di restare in Afghanistan fino al 2024 fosse vera verrebbero meno tutte le dichiarazioni di intenti fatte fin'ora e ci sarebbe, altresì, uno stravolgimento, se non, ripensamento degli obiettivi raggiunti e da raggiungere per il bene del popolo afgano;
la situazione in Afghanistan continua a degenerare e le condizioni di vita del popolo sono insostenibili -:
se il Governo sia a conoscenza delle informazioni citate in premessa, quale sia la posizione dell'Italia in merito qualora risultassero vere e con quale contributo e analisi arriverà alla prossima conferenza sull'Afghanistan.
(4-13174)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi in Afghanistan c'è stato un allarmante aumento di attentati suicidi, da parte dei bambini. Sono stati coinvolti i più piccoli, bambini di 7 anni hanno riferito che sono stati mandati come attentatori suicidi. I bambini sopravvissuti, addestrati come kamikaze, hanno raccontato di aver ricevuto amuleti contenenti versetti del Corano con la promessa che li avrebbero protetti dalle esplosioni;
il direttore per l'Asia di Human Rights Watch Brad Adams ha dichiarato che «l'uso da parte dei talebani dei bambini

come kamikaze non è solo rivoltante, ma si fa beffe della pretesa del Mullah Omar di proteggere i bambini e civili»;
sebbene i talebani si siano impegnati a rispettare le leggi di guerra, pubblicando anche un codice di condotta, e recentemente rilanciando una dichiarazione del loro leader, il Mullah Omar, che rinnova l'impegno a proteggere i civili, le azioni ed i comportamenti e le loro drammatiche conseguenze dimostrano l'esatto contrario;
infatti, l'uso da parte dei talebani di bambini come attentatori suicidi contravviene direttamente il loro codice di condotta, l'Layha, che è stato creato nel 2006 e da allora è stato rivisto due volte. L'11 maggio, i talebani hanno rilasciato una dichiarazione dicendo che era «strettamente proibito la partecipazione degli adolescenti nelle operazioni di Jihad come da loro politica»;
l'uso dei bambini contraddice anche il messaggio rilasciato da parte del leader talebano, il Mullah Omar, il 28 agosto per commemorare la festa musulmana di Eid-al-Fitr, in cui ha istruito i combattenti talebani a rispettare i civili, bambini compresi, e ad obbedire rigorosamente al codice di condotta;
la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha riportato le prove che i talebani abbiano reclutato bambini di età compresa da 11 a 17 anni per svolgere terrificanti attività, tra cui la lotta armata, la semina di ordigni esplosivi, il trasporto e il contrabbando di armi lungo il confine pakistano-afghano;
la Commissione indipendente afghana per i diritti umani conferma il crescente utilizzo da parte dei talebani dei kamikaze bambino;
nel febbraio 2010, il rappresentante speciale dell'ONU per i bambini e conflitti armati ha documentato casi di bambini attentatori suicidi talebani. I giornalisti hanno documentato la presenza di bambini addestrati dai talebani in Pakistan per agire come attentatori suicidi contro obiettivi della NATO in Afghanistan. I bambini di appena nove anni sono stati arrestati mentre attraversavano la frontiera in Afghanistan presumibilmente per questo scopo. Consta altresì che bambini di cinque anni sono stati utilizzati per trasportare bombe nel sud dell'Afghanistan;
l'Afghanistan è parte del protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che vieta a qualsiasi gruppo armato di reclutare o utilizzare bambini di età inferiore ai 18 anni;
l'uso dei bambini come combattenti è un crimine di guerra;
i bambini afghani stanno già affrontando sfide indicibili quali crescere in mezzo alla guerra, alle prese con la povertà, l'analfabetismo e l'instabilità;
tra gli obiettivi principali della partecipazione italiana alla missione in Afghanistan è la tutela dei civili e dei bambini in particolare, nonché la cooperazione allo sviluppo e alla stabilità del Paese -:
se il Governo sia a conoscenza delle informazioni citate in premessa relative al reclutamento di bambini kamikaze;
se il Governo non ritenga di dover intervenire per la tutela dei bambini e dei loro diritti contro ogni movimento politico o militare che li manipola o li costringe a diventare bombe umane, perdendo così anche la minima percezione di umanità.
(4-13178)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

FUGATTI e COMAROLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
anche nella giornata del 12 settembre 2011, i mercati borsistici europei hanno

avuto un pesante ribasso; i risultati peggiori si sono avuti a Parigi, con una perdita superiore al 4 per cento, a Milano e a Madrid, con perdite rispettivamente del 3,89 e del 3,41 per cento;
i titoli bancari sono stati i più penalizzati, in particolare quelli dei principali gruppi creditizi francesi, colpiti dal timore di un possibile declassamento da parte di un'importante agenzia di rating, a causa della loro esposizione nei confronti della Grecia;
per quanto riguarda il mercato dei titoli pubblici, nella giornata del 12 settembre sono stati collocati titoli di Stato italiani a 3 e 12 mesi per un controvalore di 11,5 miliardi di euro, con un tasso di interesse che va dall'1,9 per cento al 4,1 per cento, con un rialzo di mezzo punto percentuale rispetto ai rendimenti del mese di luglio 2011;
tale rialzo, insieme con l'aumento del differenziale del rendimento tra i Btp italiani ed i Bund tedeschi, arrivato al livello di inizio luglio, prima dell'avvio degli acquisti dei titoli italiani da parte della BCE, sono purtroppo ancora il segnale del livello di rischiosità attribuito dagli investitori internazionali al debito italiano;
a poche ore dall'asta di Btp prevista per oggi, sono state diffuse importanti notizie di un incontro tra il Ministro dell'economia e delle finanze Tremonti e Lou Jiwei, Presidente della China Investment Corp, secondo fondo sovrano cinese e quinto al mondo per capitale potenziale d'investimento; tale incontro fa seguito ad una visita del direttore generale del Tesoro a Pechino il mese scorso;
è indubbio che il tema dei predetti incontri sia stato l'acquisto, da parte dei fondi sovrani cinesi, di titoli del debito pubblico italiano, tema oggi ancora più di attualità a seguito dell'annuncio, da parte della BCE, che l'acquisto da parte di quest'ultima di titoli italiani non può procedere all'infinito: a tale proposito talune indiscrezioni parlano di richieste di aumentare la partecipazione della Cina al debito pubblico italiano dall'attuale 4 per cento, per un ammontare pari a circa 1.900 miliardi di euro, al 10 per cento;
in tale fase di estrema turbolenza sui mercati finanziari, l'annuncio degli incontri tra autorità italiane e cinesi apre alcuni dubbi sulla composizione dei fondi cinesi e sulle loro reali strategie di investimento: ad avviso degli interroganti dovrebbe dunque essere fatta massima chiarezza in materia, in particolare per quanto riguarda i profili della trasparenza e del rispetto della normativa che presiede all'operatività dei mercati finanziari;
già nel recente passato le autorità finanziarie cinesi hanno acquistato quote importanti del debito pubblico USA, causando poi problematiche sui rapporti finanziari tra i due Paesi e influenzando, secondo alcune autorevoli interpretazioni, anche il corso del cambio tra le due monete -:
alla luce dei fatti e delle considerazioni evidenziate in premessa, se non ritenga opportuno assicurare la massima trasparenza circa la composizione e l'operatività dei fondi sovrani operanti sui mercati finanziari italiani, con particolare riferimento al mercato dei titoli pubblici, e quali iniziative di competenza abbia assunto o siano allo studio in merito, al fine di assicurare il pieno rispetto della normativa in materia, di garantire la tutela dei risparmiatori e degli investitori, nonché di evitare che eventuali opacità nell'azione di tali soggetti possa pregiudicare o condizionare l'andamento di tali mercati e, conseguentemente, le stesse scelte di politica economica del Paese.
(5-05308)

BARBATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in coincidenza con l'approvazione definitiva, da parte della Camera, del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 138 del 2011, appare con tutta evidenza come anche questa seconda manovra finanziaria,

adottata in tutta fretta dal Governo nella settimana di ferragosto per tentare di far fronte alle drammatiche turbolenze che stanno ancora coinvolgendo i titoli pubblici italiani, non risulta ancora sufficiente a porre l'Italia al riparo dai rischi di un drammatico tracollo finanziario;
infatti la Commissione europea, nel rapporto pubblicato il 12 settembre 2011 sulla situazione economica e finanziaria dei Paesi dell'area dell'euro, dopo aver premesso che «il perseguimento di un consolidamento credibile e duraturo e l'adozione di misure strutturali a sostegno della crescita sono le priorità fondamentali per l'Italia», afferma che «potrebbero essere necessarie misure aggiuntive, per esempio, se ci fossero difficoltà nel raggiungere il previsto contenimento della spesa»;
in sostanza, dunque, le autorità comunitarie indicano al Governo italiano l'esigenza assoluta di assumere decisioni di politica economica credibili e certe, gettando ulteriori ombre sulle scelte finora assunte dall'Esecutivo;
ciò appare ancora più grave, laddove si consideri che il Governo ha dovuto, dall'inizio del 2011, adottare tre manovre finanziarie (prima con il decreto-legge n. 70 del 2011, poi con il decreto-legge n. 98 del 2011, quindi con il già citato decreto-legge n. 138), senza tuttavia riuscire a stabilizzare la finanza pubblica e rassicurare i mercati, nonostante le ripetute dichiarazioni, da parte del Presidente del Consiglio e del Ministro dell'economia e delle finanze, circa la condizione di sicurezza della finanza pubblica;
in tale contesto emerge, per l'ennesima volta, quella che all'interrogante appare l'assoluta incapacità dell'Esecutivo di adottare una linea di politica economica efficace, credibile e responsabile, che consenta di realizzare gli obiettivi di porre al riparo il Paese dal rischio del default e di garantire una prospettiva di ripresa dell'economia;
a tale proposito il gruppo dell'IdV ha da tempo presentato un pacchetto di misure alternative rispetto a quelle poste in essere dal Governo, segnalando l'esigenza che l'Esecutivo comprenda pienamente la situazione drammatica nella quale si trova il Paese ed avvii in tempi rapidissimi un confronto reale e costruttivo con le opposizioni e con tutte le forze sociali ed economiche, al fine di superare l'attuale situazione di estrema difficoltà;
appare dunque improrogabile individuare nuove misure che consentano di reperire risorse aggiuntive necessarie per colmare le lacune e le insufficienze emerse nell'ambito delle tre manovre finanziarie finora adottate, nonché per assicurare una maggiore equità nella distribuzione dei sacrifici richiesti ai contribuenti, salvaguardando le fasce sociali più deboli ed incidendo maggiormente su quei settori e su quei soggetti che si sono finora avvantaggiati di situazioni improprie di favore o di privilegio, ovvero che hanno fatto ricorso a veri e propri strumenti illeciti;
appare necessario rivedere la pregiudiziale contrarietà dell'Esecutivo ad un'ipotesi di tassazione patrimoniale, che è ora proposta anche da alcuni autorevoli esponenti della maggioranza;
inoltre risulta indispensabile compiere un salto di qualità nel contrasto all'evasione fiscale ed alla corruzione, i cui costi ammontano complessivamente, secondo la valutazione del procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, richiamata in un articolo del Fatto Quotidiano del 13 settembre 2011, ad oltre 220 miliardi di euro annui, e che potrebbero invece rappresentare uno strumento prezioso per reperire ingenti risorse per l'Erario, ristabilendo inoltre un elemento di legalità nel Paese, nonché una più equa ripartizione del carico fiscale;
si porrebbe invece in stridente contrasto con ogni principio di legalità l'inquietante ipotesi, che è già stata ventilata da alcuni esponenti della maggioranza, di adottare l'ennesima misura di sanatoria o condono tributario, che rappresenterebbe

uno schiaffo nei confronti dei cittadini onesti ed un ulteriore favore alla criminalità organizzata ed a quanti non esitano a ricorrere a strumenti illeciti per ridurre la propria obbligazione tributaria, considerato che proprio l'illegalità diffusa e la criminalità economica sono tra le cause dell'attuale stagnazione economica del Paese -:
se ritenga opportuno assumere iniziative per rafforzare, con misure di carattere tributario, le manovre finanziarie adottate dal Governo nel corso di quest'anno, e quale sia la posizione del Governo rispetto ad alcune fondamentali tematiche quali: l'introduzione di meccanismi equilibrati e ragionevoli di tassazione sul patrimonio; l'irrobustimento degli strumenti di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale, in particolare attraverso il ripristino del regime penale sulle frodi fiscali ed il relativo regime di prescrizione («ammorbiditi» dalla cosiddetta «legge Cirielli»), il rafforzamento del contrasto al riciclaggio, l'inibizione della possibilità, per le società ed i gruppi, soprattutto finanziari, italiani, di operare nei Paesi cosiddetti black list, l'introduzione di un prelievo straordinario sulle transazioni effettuate con i cosiddetti «paradisi fiscali» e l'inasprimento del regime tributario per i contribuenti operanti con soggetti residenti in tali ultimi Paesi; l'ipotesi di ricorrere, per l'ennesima volta, a forme di sanatoria o condono tributario.
(5-05309)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

COSTA, CONTENTO e SISTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
come noto, la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli sta svolgendo indagini in relazione ad un episodio di ritenuta estorsione ai danni del Presidente del Consiglio; nelle ultime ore, si sono verificati alcuni episodi che destano sconcerto;
le agenzie di stampa hanno riportato le dichiarazioni rese dal procuratore capo di Napoli Lepore alla trasmissione «24 mattino», su radio 24; tra di esse meritano, a parere degli interroganti, di essere citate integralmente le seguenti: «la memoria difensiva non basta, perché è una versione unilaterale, vanno fatte le domande e ci sono fatti specifici da contestare...»; «Berlusconi è parte lesa, non indagato. Naturalmente se lui desse una versione che contrasta con alcuni elementi obiettivi che abbiamo a disposizione, allora bisogna che una delle due posizioni prevalga sull'altra»;
a ciò si aggiunga che, stando alle rivelazioni dei mezzi di informazione i sostituti procuratori incaricati dell'inchiesta - in vista dell'audizione del Presidente del Consiglio - avrebbero proceduto all'assunzione di informazioni nei confronti dei difensori di un indagato, i quali risulterebbero essere stati obbligati a rispondere in quanto «sollevati» dal segreto professionale - pur opposto - in virtù di un decreto adottato dalla stessa procura e tanto benché a norma dell'articolo 200 del codice di rito penale solo il giudice può ordinare, svolti i necessari accertamenti, che il testimone/avvocato deponga, allorché abbia motivo di dubitare della fondatezza della dichiarazione di volersi avvalere del segreto professionale;
se quest'ultima circostanza risultasse confermata, ci si troverebbe di fronte, a parere degli interroganti, ad una palese violazione del diritto di difesa finalizzata a raccogliere, travolgendo le regole processuali, ma in sintonia con le dichiarazioni del procuratore capo di Napoli, «fatti specifici da contestare» alla vittima del reato rendendo lecito il dubbio che in concreto le indagini siano orientate contro il Presidente del Consiglio -:
se, alla luce delle circostanze indicate, non ritenga opportuno disporre

un'ispezione presso i competenti uffici giudiziari al fine di verificare l'accaduto e di accertare eventuali responsabilità.
(3-01812)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la politica dei tagli nel settore dei trasporti colpisce ancora una volta e pesantemente il territorio sannita, già fortemente penalizzato dall'assenza di infrastrutture, arrecando gravi danni in termini economici e di sviluppo;
sopprimere le corse della rete ferroviaria Benevento-Napoli nei giorni festivi è l'ennesimo atto grave di emarginazione e di isolamento territoriale del Sannio destinato a creare non pochi danni a quanti usufruiscono di questa rete per motivi di lavoro e di studio -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere, d'intesa con le autonomie territoriali, per evitare che il Sannio venga privato di un importante servizio e, al tempo stesso, per iniziare una fattiva discussione finalizzata ad una seria programmazione di investimenti e di servizi di mobilità per i cittadini sanniti.
(5-05306)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nelle giornate del 27-28-29 agosto 2011 la possibilità di collegamento dalla Sardegna verso gli aeroporti di Roma e Milano è risultata di fatto preclusa a residenti e non residenti per l'indisponibilità su qualsiasi fascia oraria di posti sulle rotte di linea con particolare riferimento agli aeroporti di Cagliari e Olbia;
l'impossibilità di trovare un solo posto nelle rotte in uscita dalla Sardegna si palesa come una reiterata interruzione di un pubblico servizio di primaria importanza per la regione Sardegna quale il collegamento aereo da e per la Sardegna con grave violazione del diritto fondamentale alla mobilità delle persone;
la regione Sardegna, a seguito della sua condizione insulare, rientra tra quelle aree comunitarie dove il trasporto aereo è garantito dall'imposizione dell'onere del servizio pubblico e come tale risulta regolato da apposite disposizioni di legge e contrattuali;
tale impossibilità è verificabile sia attraverso i documenti disponibili sia con opportune verifiche nei call center delle varie compagnie che nei sistemi di prenotazione on line;
risulterà evidente da più approfondite verifiche che questa situazione era palesemente prevedibile e riscontrabile anche attraverso verifiche oggettive;
la mancanza, prevedibile e riscontrabile con congruo anticipo, di posti nelle rotte di collegamento dalla Sardegna verso gli aeroporti di Roma e Milano ha di fatto impedito a qualsiasi cittadino - utente di poter lasciare l'isola precludendo il diritto alla mobilità riconosciuto come tale non solo nel diritto costituzionale ma anche nelle normative comunitarie;
lo svolgimento del servizio pubblico di collegamento aereo non solo è disciplinato da norme di carattere generale ma per quanto riguarda la Sardegna rientra nella fattispecie dell'imposizione dell'onere del servizio pubblico di emanazione comunitaria;
il Regolamento (CE) n. 1008/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 settembre 2008 reca infatti norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella Comunità ed in particolare l'articolo 16;
l'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, assegna al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, la competenza

di disporre con proprio decreto, in conformità alle disposizioni del Regolamento CEE n. 2408/92, ora abrogato e sostituito dal Regolamento (CE) n. 1008/2008 e alle conclusioni della Conferenza di servizi prevista dal comma 2 dello stesso articolo, l'imposizione di oneri di servizio pubblico sui servizi aerei di linea effettuati tra gli scali aeroportuali della Sardegna ed i principali aeroporti nazionali;
i decreti ministeriali pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana nell'anno 2008 avente per oggetto Imposizione di oneri di servizio pubblico impone disposizioni sullo svolgimento del servizio che acclarano, se ce ne fosse ulteriore bisogno, la funzione di servizio pubblico per quanto riguarda i collegamenti aerei richiamati;
i decreti reiterati dal Ministro delle Infrastrutture e Trasporti ribadiscono «la necessità di continuare a garantire la continuità territoriale tra la Regione Sardegna e gli scali di Roma Fiumicino e Milano Linate attraverso la sola imposizione di oneri di servizio pubblico, senza procedere alla concessione del servizio aereo di linea in esclusiva e senza compensazione finanziaria» -:
se non ritenga necessario valutare con urgenza i motivi di tale situazione e individuare gli eventuali responsabili di questa indecorosa e grave situazione che ha impedito l'estensione e l'incremento del servizio di continuità territoriale aerea nei periodi dell'anno in cui si fosse reso necessario in seguito ad una domanda superiore rispetto a quella precedentemente pianificata;
se non ritenga necessario valutare chi avesse il compito di pianificare una congrua estensione dei servizi stessi di continuità territoriale evitando una grave e reiterata violazione del diritto al servizio pubblico di continuità aerea;
se non ritenga di dover valutare se segnalare tale situazione all'autorità giudiziaria posto che ad avviso dell'interrogante potrebbero sussistere gli estremi di una interruzione di pubblico servizio.
(5-05307)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per le politiche europee. - Per sapere - premesso che:
tra il 2002 e il 2003 il Gruppo di alto livello istituto dalla Commissione europea identifica una lista di progetti importanti per la coesione territoriale, economica e sociale. Tra questi figura il Corridoio 1 Berlino-Palermo, che connette importanti nodi europei lungo la direttrice Nord-Sud ed assume un ruolo fondamentale per le comunicazioni con l'Europa centrale ed orientale;
il Corridoio Berlino-Palermo percorre verticalmente l'Italia, attraversando il Nord-Est a partire dal valico del Brennero e proseguendo, a circa metà percorso, lungo le regioni tirreniche, fino a giungere in Sicilia;
notizie di stampa ripercorrono l'iter in corso per modificare la Rete Transeuropea dei Trasporti, dirottando il Corridoio 1 dal naturale percorso attraverso Calabria e Sicilia per raggiungere, invece, Malta dall'Adriatico;
il documento elaborato dalla Commissione europea nel finanziare i Ten (Trans european network) per gli anni 2014-2020 propone di cancellare il vecchio cosiddetto «corridoio 1» Berlino-Palermo con il «corridoio 5» Helsinki-La Valletta; con il cambio di tracciato che parte da Napoli, virando verso Bari, da cui dovrebbe partire un servizio di navi traghetto per Malta il che produrrà effetti sfavorevoli soprattutto per le regioni meridionali tirreniche (Campania, Calabria, Sicilia);
la decisione sul nuovo percorso del Corridoio 1 non è solo di rilevanza europea, ma ha un immediato risvolto a livello

nazionale con ripercussioni gravi che riguardano il piano nazionale dei trasporti;
l'eventuale soppressione del «Corridoio 1», Palermo-Berlino potrebbe rappresentare un duro colpo per lo sviluppo infrastrutturale non solo della Sicilia ma di tutto il Mezzogiorno, isolando di fatto la Sicilia e il Mezzogiorno dall'Europa -:
se quanto riferito in premessa corrisponda al vero e in tal caso quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo italiano presso le competenti sedi europee al fine di evitare quello che appare, con tutta evidenza, un atto gravissimo che rischia di affossare completamente lo sviluppo infrastrutturale del Mezzogiorno.
(4-13172)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal 6 settembre al 10 dello stesso mese si svolge il cosiddetto «Giro di Padania», gara ciclistica a cinque tappe che parte da Paesana (Cuneo) a Montecchio Maggiore (Vicenza);
suddetto Giro si sviluppa tra le regioni Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Veneto andando ad interessare territori che sono, dalla Lega Nord, considerati geograficamente parte integrante della inesistente «Padania»;
la manifestazione sportiva ha una forte connotazione politica poiché è stata presentata a Milano alla presenza dei massimi dirigenti della Lega Nord e il vincitore della tappa veste una maglia dal colore verde;
dal 15 settembre al 18 dello stesso mese si svolge la Cicloturistica Monviso - Venezia, corsa non competitiva per cicloamatori che parte da Paesana (Cuneo) per concludersi a Venezia;
questa seconda manifestazione sportiva rientra tra gli eventi della Festa dei popoli padani;
sia il cosiddetto «Giro di Padania», sia la Cicloturistica Monviso-Venezia sono state organizzate dall'associazione sportiva dilettantistica «Monviso-Venezia» di cui è fondatore e presidente il senatore, nonché Sottosegretario al Ministero dell'interno, Michelino Davico;
il Giro di cui sopra è stato oggetto di manifestazioni e proteste che hanno palesato una divisione tra gli abitanti dei paesi interessati dal percorso e che hanno coinvolto in dannose polemiche anche personaggi dello sport nei quali tutti si sono sempre riconosciuti;
le manifestazioni di protesta sono sfociate talvolta in situazioni problematiche per l'ordine pubblico che hanno causato anche feriti e contusi tra le Forze dell'ordine -:
quali siano stati i ruoli svolti dalla Federazione ciclistica italiana ed il Coni nella promozione della manifestazione sportiva del cosiddetto «Giro di Padania», posto che è stata inserita nel calendario delle gare ufficiali dell'Uci (Unione ciclistica internazionale);
se il Ministro fosse a conoscenza del coinvolgimento del Sottosegretario Michelino Davico al comitato promotore del Giro di Padania e della Cicloturistica Monviso-Venezia;
se il Ministro interrogato non ritenga assolutamente improprio che un Sottosegretario del suo dicastero profonda il suo tempo e le sue energie in iniziative che accreditano l'esistenza di territori ambiguamente connotati nell'ambito dei confini nazionali e passibili di minare l'Unità nazionale, considerato, tra l'altro, che ciò avviene nell'anno delle celebrazioni dei 150 anni dall'unificazione d'Italia;
se il Ministro ritenga consono al relativo ruolo istituzionale il fatto che un Sottosegretario al Ministero dell'interno sia a capo del comitato promotore di un

evento che, con il suo contenuto provocatorio, è causa di problemi di ordine pubblico.
(4-13180)

TESTO AGGIORNATO AL 16 FEBBRAIO 2012

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, PES, ANTONINO RUSSO, SIRAGUSA, BACHELET, DE PASQUALE, ROSSA, COSCIA e NICOLAIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Tar del Lazio ha emesso in data 14 aprile 2011 alcune sentenze che:
a) annullano i decreti sugli organici del personale della scuola per gli anni scolastici 2009/10 e 2010/11, che hanno prodotto tagli per 67.000 posti docente e 33.000 posti di personale Ata;
b) sollevano la questione di legittimità costituzionale del decreto che cancella i posti del personale non docente «per mere esigenze di cassa»;
c) annullano il decreto del 1o luglio 2010 che decurta del 20 per cento l'orario di lezione delle classi seconde, terze e quarte degli istituti tecnici e seconde e terze dei professionali con la motivazione che tale decreto, colpendo a posteriori l'offerta scolastica, in particolare delle materie professionalizzanti, mette in discussione «il diritto degli alunni al compimento del patto formativo formalizzato all'atto della loro iscrizione ai diversi percorsi di studio»;
in conseguenza alle suddette sentenze il decreto sugli organici per il prossimo anno scolastico 2011/12, che prevede altri tagli per 19.700 posti docente e circa 14.000 posti Ata, avrebbe dovuto essere sottoposto prima di essere emanato ai pareri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, della Conferenza unificata Stato-regioni e delle competenti Commissioni parlamentari. Infatti, la sentenza di merito del TAR del Lazio n. 3271/2011 obbligava l'amministrazione a riesaminare i decreti annullati mediante la previsione di una proposta coerente con le motivazioni della medesima sentenza, che avrebbe dovuto essere sottoposta al C.N.P.I. ed alla Conferenza unificata;
a tale proposito, il TAR prevedeva un complesso di misure «di risarcimento del danno» atte ad assicurare: la ricostruzione delle posizioni dei docenti nelle rispettive graduatorie rispetto ai tagli di orari e di organici operati per effetto degli atti impugnati, relativamente agli anni scolastici di riferimento, mediante il riconoscimento di una apposita priorità di reinserimento nelle cattedre oggetto di soppressione dei rispettivi titolari; l'idonea facoltà per le famiglie degli alunni o degli studenti di operare apposito transito da uno ad altro istituto in conseguenza della rimodulazione dell'offerta formativa, oppure previsione di corsi aggiuntivi o attività di recupero per integrare l'offerta formativa carente nell'istituto di iscrizione, a favore degli studenti che hanno subito le riduzioni di orario nelle materie di insegnamento degli istituti tecnici e professionali;
nell'udienza del 29 luglio 2011 sono stati discussi in Consiglio di Stato gli appelli del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca contro le richiamate sentenze del TAR Lazio che avevano dichiarato illegittimi i tagli agli organici della scuola;
il Consiglio di Stato ha riconosciuto il pieno diritto dei genitori e dei lavoratori della scuola e dei comitati della scuola ad impugnare gli organici anche per far valere le prerogative delle regioni. Nel merito ha accolto le censure dedotte dai difensori dei molti soggetti ricorrenti, dichiarando l'illegittimità dei decreti interministeriali con i quali sono stati determinati i tagli agli organici del personale della scuola;
questa sentenza è destinata ad avere influenza sul ricorso che genitori e docenti

hanno presentato al TAR del Lazio contro i tagli agli organici previsti per il prossimo anno scolastico 2011/12 -:
come intenda ottemperare prima dell'avvio dell'anno scolastico e quanto previsto dalla sentenza del TAR, confermata dalla sentenza del Consiglio di Stato del 29 luglio 2011 o se, al contrario, voglia deliberatamente esporre la propria amministrazione a ormai certi conseguenza legali e gravi danni erariali.
(5-05300)

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in merito al concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici, bandito con decreto del direttore generale il 13 luglio 2011, è stata emanata una successiva nota esplicativa (protocollo n. AOODGPER.6012 del 19 luglio 2011) sui requisiti di accesso per la partecipazione al medesimo; in essa si precisa che «al concorso suddetto è ammesso a partecipare il personale docente ed educativo in servizio nelle istituzioni scolastiche statali che sia in possesso della laurea magistrale o titolo equiparato ovvero di laurea conseguita in base al precedente ordinamento»;
nella suddetta nota non considera valido come titolo di accesso al citato concorso il diploma ISEF, specificando che sono intervenute sentenze del Consiglio di Stato (n. 3528/2006 e n. 209/2008) secondo le quali sarebbe priva di fondamento l'equiparazione del detto diploma al diploma di laurea. Altresì, nella suddetta nota si ritiene necessario, per la partecipazione al concorso, che coloro che abbiano conseguito il diploma di laurea in scienze motorie e sportive debbano conseguire un'apposita laurea specialistica oggi denominata laurea magistrale;
a parere dell'interrogante, al contrario, la richiamata nota esplicativa disattende la legge n. 136 in vigore dal 18 giugno 2002, con la quale i diplomi in educazione fisica sono stati equiparati alla laurea in scienze delle attività motorie e sportive;
peraltro, la determinazione assunta con l'esclusione dei docenti in educazione fisica in possesso del diploma è in palese contraddizione con quanto, invece, previsto dal precedente bando del 2004 per il reclutamento di dirigenti scolastici e da quello più recente del 2009 per personale ispettivo, di grado superiore rispetto a quello di dirigente scolastico: in entrambi i casi non si è disposto alcuna norma restrittiva nei confronti dei docenti diplomati ISEF -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attenersi alle disposizioni della legge n. 136 del 18 giugno 2002 considerando valido come titolo di accesso al concorso il diploma ISEF, anche al fine di evitare precedenti discriminatori e, ad avviso dell'interrogante, illegittimi tra docenti aventi diritto in egual modo.
(5-05301)

GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con D.D.G. del 13 luglio 2011, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha bandito un «concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi»;
in data 5 settembre 2011, il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un'inchiesta di Salvo Intravaia dal titolo «Presidi, concorso con il trucco»;
nell'articolo di cui sopra si legge che «Lo scorso primo settembre, il ministero dell'Istruzione ha pubblicato la batteria di 5.750 test dai quali saranno sorteggiati i 100 quiz che fra un mese saranno sottoposti ai 42 mila aspiranti ad una poltrona di preside. Ma qualcuno ha già "confessato" di essere venuto in possesso delle

domande almeno un giorno prima. Così, forum, blog e siti internet specializzati sono stati sommersi dai post dei candidati che segnalano errori, incongruenze, inesattezze nelle domande e che non nascondono la preoccupazione di trovarsi di fronte, dopo avere studiato per mesi, ad una selezione addomesticata";
l'inchiesta ricostruisce dettagliatamente quanto accaduto nella notte tra il 31 agosto ed il 1o settembre 2011 quando «nel forum aperto sul sito mininterno.net un docente dall'insolito nickname di "Preoccupato" confessa di avere ricevuto un file con le domande "ufficiali" ma di non potere essere sicuro della loro autenticità. Poco prima dell'una e mezza del primo settembre, alcuni candidati si scambiano informazioni in attesa della pubblicazione dei test. E all'una e 46 compare sul web il contributo di "Preoccupato" che scrive: "C'è davvero di che essere preoccupati. Leggete i seguenti quesiti: si tratta dei primi 3 di ciascuna area. Appuntate la data e l'ora di questo post. Domattina capirete che ho scelto bene il mio nick!";
la segnalazione sulla fuga di notizie è rimbalzata nella rete e ha sollevato dubbi e preoccupazioni fra i candidati al concorso che temono di trovarsi di fronte ad una prova pre-selettiva dall'esito già predeterminato;
anche il sito specializzato www.tecnicadellascuola.it ha riportato la suddetta notizia ed ha inoltre pubblicato una lettere denuncia, firmata, nella quale si legge che «il dirigente scolastico di un istituto superiore di Napoli ha consegnato a tutti i suoi corsisti per la prova di preselezione al concorso a dirigente scolastico i files contenenti tutti i circa 7500 quesiti, ben prima della pubblicazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. La fuga di notizia a Napoli è stata immediata. Io li ho avuti sulla mia posta elettronica prima del 1o settembre 2011»;
la polizia postale ha annunciato lo svolgimento di accertamenti sui fatti sopra esposti;
le fughe di notizie denunciate e le tante segnalazioni di errori nei test rischiano di far naufragare il concorso ancor prima del suo inizio;
si tratta di un concorso di importanza vitale per il funzionamento del sistema scolastico e su cui non possono gravare ombre di alcun tipo -:
se e come, alla luce di quanto illustrato in premessa, il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di garantire un corretto e trasparente svolgimento di tutte le fasi concorsuali.
(5-05304)

Interrogazione a risposta scritta:

BERTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa del 4 settembre 2011, si apprende che a Milano, in via Paravia, c'è una scuola bilingue arabo-italiana, denominata «Naghib Mafhuz», nata dai trattati bilaterali tra Italia ed Egitto, in cui si studiano i programmi di entrambi i Paesi;
da una denuncia del blog dei nuovi Italiani «Yalla Italia» e di un islamista dell'università Cattolica di Milano è stato lanciato un appello per la chiusura della scuola;
pare che in questa scuola i corsi siano tenuti da insegnanti che, nonostante molti anni di permanenza in Italia, non sappiano ancora parlare la nostra lingua, che i programmi di italiano inizino solo nel secondo quadrimestre e che i ragazzi fra loro parlino solo in lingua araba;
la denuncia riguarda anche un altro fatto molto grave: pare che agli esami per la parte italiana sia stata chiesta maggiore indulgenza per la scarsa preparazione delle allieve, considerata meno rilevante, manifestando così una grave discriminazione nei confronti delle donne;

la maggior parte di questi studenti, finita la scuola, rimane nel nostro Paese senza avere una giusta preparazione linguistica, oltre che sui contenuti e sui programmi della scuola italiana;
si tratta di una realtà veramente preoccupante che, di fatto, dimostra come ancora una volta determinate comunità straniere, in particolare arabe, tendono a chiudersi a guscio non aprendosi alla società che le accoglie;
tutto ciò è anche l'ennesima dimostrazione del fallimento del multiculturalismo, propagandato a piene mani da certa politica e di quanto si è ancora lontani dall'integrazione sociale degli stranieri in Italia, a maggior ragione quando la denuncia viene direttamente delle minoranze straniere che in Italia vogliono invece inserirsi ed integrarsi;
ad avviso dell'interrogante scuole di questo tipo aumentano l'emarginazione dei giovani stranieri che vivono in Italia, invece di contribuire ad una loro vera integrazione;
il futuro della nostra società è a rischio, se si continua a percorrere la strada, ormai fallita in tutta Europa, del multiculturalismo, che comporta anche la possibilità di frequentare scuole che poco o nulla hanno a che fare con la nostra cultura -:
se sia a conoscenza di tale situazione e quali siano i suoi intendimenti al riguardo;
se disponga di eventuali nuove informazioni in merito a quanto sopra esposto;
quali e quante siano le scuole simili alla «Naghib Mafhuz» di Milano nelle varie regioni italiane;
quali iniziative di competenza intenda adottare per verificare se esistono irregolarità nei programmi scolastici di questa scuola di Milano e di altre scuole presenti sul territorio nazionale.
(4-13173)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
con l'articolo 20 del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, sono state ridefinite le modalità relative all'accertamento e al riconoscimento dell'invalidità civile, dell'handicap e della disabilità, al fine di contrastarne le frodi e di snellirne l'iter procedurale;
a decorrere dal 1o gennaio 2010, le domande di riconoscimento di invalidità civile, handicap e disabilità devono essere inviate all'Inps per via telematica, per poi essere trasmesse, in tempo reale, dallo stesso ente alle aziende sanitarie locali;
a decorrere dalla medesima data, le commissioni mediche delle ASL devono essere integrate da un medico dell'Inps, quale componente effettivo, per accelerare l'iter di convalida dei verbali di invalidità in caso di unanimità di giudizio;
obiettivo cardine della nuova procedura, congiuntamente alla riduzione sostanziale del fenomeno dei «falsi invalidi», doveva essere quello di snellire l'iter di accertamento e riconoscimento dell'invalidità civile;
ad oggi, però, stando a quanto riferito dalle organizzazioni di settore e dai cittadini, i tempi di attesa risulterebbero notevolmente dilatati, con ritardi inspiegabili e con segnalazioni di malfunzionamento del software gestito dall'Inps, da parte delle stesse ASL, costrette a trasmettere gli atti su supporti cartacei;
tali lacune, riscontrate nella nuova procedura, sarebbero estremamente gravi, in quanto le persone con disabilita, senza

la necessaria certificazione, non possono accedere a nessun beneficio economico o servizio ad esse destinati;
inoltre, le certificazioni precedenti all'introduzione della nuova procedura, se considerate rivedibili, non hanno alcun valore fin quando l'iter di verifica non risulti completato;
seppur siano condivisibili le iniziative di contrasto alle frodi in materia di invalidità civile, si ravvisa una grave anomalia nelle procedure introdotte dalla nuova normativa, che starebbe causando enormi disagi sia per quanto riguarda la trasmissione delle domande, sia per quanto riguarda le lunghe e inspiegabili attese dei cittadini per l'accertamento e il riconoscimento dell'invalidità civile -:
quali urgenti iniziative intenda avviare al fine di ovviare ai gravi e ingiustificati ritardi nelle procedure di accertamento e riconoscimento dell'invalidità civile, che starebbero causando numerosi disagi ai cittadini, i quali, senza tali certificazioni, non possono usufruire di alcun servizio o beneficio economico ad essi destinati;
quali siano le ragioni che impedirebbero all'Inps di evadere, nei tempi stabiliti dal decreto-legge di cui in premessa, le pratiche relative alle domande di invalidità, dato che la nuova procedura doveva rappresentare uno strumento atto a snellire l'iter burocratico di verifica e convalida e contribuire ad una consistente riduzione del fenomeno dei «falsi invalidi».
(2-01192)«Delfino, Galletti».

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRANDOLINI, CENNI, ZUCCHI, SANI, FIORIO, TRAPPOLINO, AGOSTINI, MARCO CARRA, OLIVERIO, SERVODIO e MARIO PEPE (PD). - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il verbale dell'incontro svoltosi in data 5 luglio 2010 fra la struttura di missione per le procedure di infrazione ed i servizi della direzione generale ambiente della commissione europea, inviato in data 8 luglio al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ad ISPRA, al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, alle regioni Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Toscana e Veneto e, per conoscenza, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero degli affari esteri ed al Rappresentante permanente d'Italia presso l'Unione europea, riporta l'affermazione della direttrice per la «natura, la biodiversità ed i suoli» della Commissione europea, secondo cui «ad avviso della Commissione i pareri rilasciati da ISPRA sui provvedimenti regionali in materia di caccia (in deroga) devono considerarsi obbligatori e che le regioni debbono necessariamente uniformarsi»;
la sentenza della Corte di giustizia europea del 15 luglio 2010 ha condannato l'Italia per l'inadeguatezza delle proprie disposizioni rispetto a quanto richiesto dalla «direttiva uccelli»;
la regione Emilia-Romagna in base all'articolo 3, comma 3, della legge regionale n. 3 del 2007 Disciplina dell'esercizio delle deroghe previste dalla direttiva 2009/147/CE deve adottare i provvedimenti amministrativi che disciplinano la cattura e il prelievo venatorio in regime di deroga obbligatoriamente entro il 31 luglio di ogni anno, pertanto, nel luglio 2011 è stato sottoscritto un documento unitario dalla regione Emilia-Romagna e dalle associazioni regionali degli agricoltori e del mondo venatorio (Confagricoltura, Coldiretti, Cia Emilia-Romagna, Anuu, Enalcaccia, Arcicaccia, Italcaccia, Fidc, Anlc), nel quale si chiede al Governo di emanare a breve le direttive nazionali per la caccia in deroga ed intervenire sull'ISPRA

per favorire l'approvazione dei provvedimenti regionali di caccia in deroga senza incomprensibili limitazioni;
nonostante in Italia la specie «storno» non corra pericolo di estinzione - così come evidenziato dalle relazioni scientifiche della stessa ISPRA - il nostro è l'unico Paese mediterraneo dell'Unione europea per il quale il Governo nazionale non sia riuscito ad ottenere l'inserimento nell'elenco delle specie cacciabili;
in mancanza di una norma di legge che consenta l'abbattimento, negli anni scorsi le regioni sono intervenute con deroghe che rendessero cacciabile la specie nei periodi in cui tale presenza è causa di ingenti danni all'agricoltura;
l'ISPRA, dal canto suo, pur favorevole all'inserimento dello storno fra le specie cacciabili, in quanto presente in grande quantità, pone limiti estremamente rigidi e spesso incomprensibili alle deroghe;
la mancata emanazione di linee guida per le deroghe da parte del Governo, da tempo richieste con forza dalle regioni, insieme alla possibilità di incorrere in una nuova procedura d'infrazione per via del parere negativo di ISPRA - che potrebbe avere pesanti ripercussioni economiche sull'ente -, ha portato la regione Emilia-Romagna ad emanare una deliberazione che di fatto rende il prelievo di storni di dubbia efficacia circa la prevenzione dei danni agricoli -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda porre in essere per evitare danni all'agricoltura, già duramente colpita da una consistente caduta dei prezzi, in particolare rispetto:
a) all'emanazione immediata delle linee guida per le deroghe;
b) alla necessità di avere un parere definitivo circa il valore da dare al parere di ISPRA nell'adozione delle delibere di deroga, con particolare riguardo al fatto che tale parere vada considerato o meno vincolante;
c) all'inserimento dello storno fra le specie cacciabili.
(5-05302)

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POLITICHE EUROPEE

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Ansa, la politica agricola europea (Pac), prima beneficiaria del bilancio dell'Unione europea, insieme ai fondi strutturali, rischia una riduzione delle risorse finanziarie previste di cospicua entità, a seguito degli accordi sottoscritti dal nostro Paese, unitamente ad altri sette Paesi europei, che prevedono una riduzione delle future prospettive finanziarie Ue 2014-2020;
per la prima volta nella storia dell'Europa, la nuova riforma della Pac, secondo quanto riportato dall'Ansa, che la Commissione europea intende approvare il 12 ottobre 2011, sarà approvata in concomitanza con la decisione dei 27 Paesi, sulle nuove risorse ad accordare all'Europa;
il nostro Paese anche per il settore agricolo, risulta un contribuente netto dell'Unione europea, come confermato peraltro anche dal Ministro interrogato, in considerazione che riceve solo il 10 per cento della spesa agricola comune, mentre realizza il 12,6 per cento della produzione della Pac, contribuendo con il 14 per cento del bilancio europeo;
la proposta del Commissario europeo all'Agricoltura Ciolos, a giudizio dell'interrogante, se fosse confermata, risulterebbe

eccessivamente iniqua e penalizzante per l'intero comparto agricolo nazionale, in quanto prevede la riduzione degli aiuti previsti in modo fortemente regressivo a partire da 150 mila euro, destinati ad un'azienda tra gli 80-100 ettari in piena attività produttiva -:
se quanto riportato in premessa, corrisponda al vero, e in caso affermativo quali iniziative urgenti intendano intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di salvaguardare le risorse finanziarie europee previste per l'agricoltura italiana;
quali iniziative intendano altresì intraprendere, nell'ambito delle rispettive competenze, per tutelare il settore agricolo e agroalimentare nazionale nel corso del negoziato europeo che stabilirà prossimamente le linee guida della riforma della Pac;
posto che ad avviso dell'interrogante un eventuale riduzione dei fondi previsti per il comparto agricolo italiano rischierebbe di produrre pesanti conseguenze sul piano produttivo ed occupazionale per un comparto quale quello agricolo, già in evidenti difficoltà a seguito della crisi internazionale.
(5-05305)

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i 5 obiettivi che l'Unione europea è chiamata a raggiungere entro il 2010 sono:
a) innalzamento al 75 per cento del tasso di occupazione (per la fascia di età compresa tra i 20 e i 64 anni);
b) aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo ed innovazione al 3 per cento del Pil dell'Unione europea (pubblico e privato insieme);
c) riduzione delle emissioni di gas serra del 20 per cento (o persino del 30 per cento, se le condizioni lo permettono) rispetto al 1990; 20 per cento del fabbisogno di energia ricavato da fonti rinnovabili; aumento del 20 per cento dell'efficienza energetica;
d) riduzione degli abbandoni scolastici al di sotto del 10 per cento; aumento al 40 per cento dei 30-34enni con un'istruzione universitaria;
e) almeno 20 milioni di persone a rischio o in situazione di povertà ed emarginazione in meno;
ad oggi, la spesa di ricerca e sviluppo (R&S) è aumentata solo in misura modesta negli ultimi dieci anni. Di conseguenza l'intensità della R&S rimane bassa, pari a circa l'1,27 per cento del Pil e ben inferiore alla media dell'Unione europea (1,90 per cento). Tale divario è dovuto principalmente a un basso livello di ricerca industriale: le attività di R&S rappresentano lo 0,64 per cento del Pil rispetto alla media dell'Unione europea -27 dell'1,23 per cento. Anche l'intensità del venture capital resta molto bassa;
l'Italia è il terzo maggior beneficiario della politica di coesione dell'Unione europea ed ha ricevuto circa l'8 per cento dei fondi complessivamente destinati a tale politica nel periodo 2007-2013. A metà del periodo di riferimento, la quota di fondi dell'Unione europea a cui si è fatto effettivamente ricorso costituisce solo il 16,8 per cento ed è molto più ridotta nelle «regioni di convergenza» meridionali;
l'Italia, altresì, ha assunto una serie di impegni nel quadro del patto Euro Plus ipotizzando piani per una futura riforma per affrontare la sostenibilità delle finanze pubbliche e la stabilità finanziaria, promuovere la competitività e aumentare l'occupazione, in linea con i princìpi del patto Euro Plus;
la Commissione europea ha valutato il programma di stabilità ed il programma

nazionale di riforma, compresi gli impegni per l'Italia nel quadro del patto Euro Plus e ritiene che il piano di risanamento per il periodo 2011-2014 dell'Italia sia credibile fino al 2012, mentre dovrebbe essere sostenuto da misure concrete per il periodo 2013-2014, in modo tale che il debito pubblico - molto elevato - rimanga in costante discesa;
il programma nazionale di riforma illustra un'ampia serie di iniziative che interessano tutte le dimensioni della strategia Europa 2020, ma ulteriori misure sono considerate necessarie per affrontare le carenze strutturali che esistono da molto tempo e che sono state acuite dalla crisi. Onde rafforzare il potenziale di crescita e di creazione di posti di lavoro dell'Italia e favorire il recupero delle regioni meridionali, dovrebbero essere adottate ulteriori misure nel 2011-2012 allo scopo di migliorare il funzionamento del mercato del lavoro, aprire i mercati dei prodotti e dei servizi ad una concorrenza più intensa, migliorare il contesto imprenditoriale, rafforzare le politiche della ricerca e dell'innovazione e favorire un ricorso migliore e più rapido ai fondi di coesione dell'Unione europea -:
se il Governo non intenda sostenere gli obiettivi per il periodo 2013-2014 e il raggiungimento previsto dell'obiettivo di medio termine entro il 2014 con misure concrete entro l'ottobre 2011, come previsto nel nuovo quadro di bilancio pluriennale, valutando l'opportunità di rafforzare il quadro introducendo tetti di spesa vincolanti e migliorando il controllo di tutti i sottosettori pubblici;
se il Governo non ritenga di dover migliorare il quadro per gli investimenti del settore privato nella ricerca e nell'innovazione, estendendo gli attuali incentivi fiscali, migliorando le condizioni per il venture capital e sostenendo sistemi di appalto innovativi;
se il Governo non intenda adottare ulteriori misure per accelerare la spesa atta a promuovere la crescita, cofinanziata dai fondi della politica di coesione, onde ridurre le persistenti disparità tra le regioni, migliorando la capacità amministrativa e la governance politica, e rispettare gli impegni presi nel quadro di riferimento strategico nazionale in termini di quantità delle risorse e di qualità della spesa.
(4-13176)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in zona Valli del Sorbo a Formello, in provincia di Roma, dal 26 agosto 2011 il comune ha affisso dei cartelli indicanti la dicitura «divieto di accesso e transito da parte dei non addetti a causa di possibili focolai di tubercolosi»;
risulta inoltre che gli avvisi siano sprovvisti di mappe dettagliate circa le zone interessate dai focolai;
l'informazione data dal comune di Formello ai suoi cittadini circa l'allarme focolai sembra molto superficiale;
in un altro articolo si legge inoltre che l'attuale vaccino risale al 1921, ed oggi non rientra più nel programma vaccinale, essendo considerato dalla medicina obsoleto ed inefficace;
appare assai grave che la Tbc sia stata a lungo sottovalutata, tanto che i medici dichiarano che anche i vaccini a disposizione sono obsoleti per l'attuale ceppo -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e se intenda fare luce cause che hanno generato l'allarme nel comune di Formello.
(4-13179)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

MARIO PEPE (PD). - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel Mezzogiorno d'Italia permane una grave condizione di non lavoro e di carenza di sviluppo a causa di un profondo squilibrio nazionale che si è andato consolidando nel corso degli ultimi anni;
il rilancio del Mezzogiorno rappresenta il vero punto di svolta da cui far partire lo sviluppo nazionale attraverso l'elaborazione di strategie nuove e competitive e l'investimento di risorse in pochi ma rilevanti e credibili progetti di infrastrutturazione -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere per avviare ad esecuzione il piano per il sud che è stato in ogni occasione richiamato per la sua immediata disponibilità e per le risorse finanziarie che lo sostenevano.
(5-05303)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Paolo Russo e altri n. 2-01189, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: De Girolamo, Graziano, Saltamartini, Nicolais.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Schirru e altri n. 5-05286, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Antonino Russo.

L'interrogazione a risposta in commissione Fedriga e Goisis n. 5-05294, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Laura Molteni, Rivolta.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Delfino n. 3-01598 del 18 aprile 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ghizzoni e altri n. 4-12940 del 2 agosto 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-05300.