XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di lunedì 19 settembre 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere - premesso che:
la Commissione europea, nell'analisi del progetto di bilancio comunitario per il 2020, presentato il 29 giugno 2011, ha proposto, cambiando la geografia europea delle grandi infrastrutture, di cancellare il progetto iniziale TEN «Corridoio 1» Berlino-Palermo, per sostituirlo con un nuovo «Corridoio 5» Helsinki-La Valletta che non seguirebbe più il naturale percorso verso sud, ma da Napoli punterebbe verso Bari per raggiungere, via mare, Malta;
la suddetta manovra, già denunciata dagli interpellanti in un precedente atto di indirizzo n. 1-00699 presentato il 26 luglio 2011, rischia di confinare la Sicilia ad una dimensione interregionale, e di trascurarne anche la sua funzione di gateway verso l'Africa;
della suddetta ventilata ipotesi a quanto pare non sono mai stati messi ufficialmente al corrente i rispettivi governatori delle regioni interessate e cioè Sicilia, Calabria, Basilicata, che hanno piuttosto appreso da altre fonti le modificazioni del tracciato che, nella sua versione originaria, ricadrebbe su vaste aree di territorio delle stesse;
il vicepresidente italiano della Commissione europea, onorevole Tajani, fino a qualche mese fa commissario ai trasporti ha dichiarato ai principali quotidiani siciliani che la suddetta proposta di modifica non sarebbe frutto di scelte da parte della Commissione europea ma delle autorità italiane preposte, dichiarando testualmente che: «Il commissario europeo ai Trasporti Kallas non fa di testa sua, decide in base alle indicazioni fornite dal Ministero delle infrastrutture, per cui dovete rivolgervi al ministro Matteoli»;
il Governo, tramite il Ministro interpellato Altero Matteoli ed il Viceministro Roberto Castelli, in occasioni diverse avrebbe assicurato che la posizione dell'Italia in sede europea è stata ribadita in modo determinato e che quindi la scelta del Corridoio 1 (Berlino-Palermo) resta l'unica;
più precisamente il Ministro Matteoli nel corso di un'intervista ha avuto modo di precisare testualmente che: «Il Governo ha sempre considerato prioritario il Corridoio europeo Berlino-Palermo e mai si è discostato da questa impostazione. Per scongiurare l'avverarsi dell'ipotesi di una sua modifica, ventilata in ambienti Ue, già sono stati fatti i passi opportuni ed altri si faranno se necessari. Sorprendono quindi le incredibili dichiarazioni pubblicate dal giornale La Sicilia e attribuite al vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, che, qualora confermate, sarebbero frutto di una preoccupante e ingiustificata disinformazione sul delicato dossier europeo»;
il Viceministro Castelli nel corso di una recente riunione propedeutica che si è tenuta in Polonia si è anch'esso battuto per la conferma del Corridoio 1 Berlino-Palermo pur facendosi «stranamente» accompagnare dall'amministratore delegato di FS dottor Moretti, notoriamente contrario all'alta velocità da Salerno a Reggio Calabria;
considerate le suddette dichiarazioni divergenti risulterebbe determinante che in tale fase il Governo assumesse un comportamento deciso e tempestivo, che faccia chiarezza in vista delle presentazione definitiva della proposta da parte del Commissario europeo prevista per il 19 settembre 2011 e che dovrà successivamente essere discussa dal Consiglio dei ministri dei 27 Stati dell'Unione europea il 21 settembre 2011;

per dipanare la questione e scongiurare il pericolo dell'avverarsi della modifica del progetto di cui in premessa, minando così l'intero progetto infrastrutturale per il rilancio del Sud, i governatori delle regioni Sicilia e Calabria hanno chiesto al Presidente del Consiglio un incontro urgente ed il suo personale coinvolgimento nella vicenda -:
se non ritengano di dover riaffermare la priorità per il Governo del «Corridoio 1» Berlino-Palermo assumendo una posizione chiara e decisa anche in coerenza con l'impegno palesemente dimostrato dal Governo nazionale sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina ed in linea con il sistema facente parte del piano del sud e della rete transeuropea dei trasporti già in fase di attuazione avviata.
(2-01200)
«Lo Monte, Commercio, Lombardo, Oliveri, Brugger».

Interrogazione a risposta orale:

BINETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i recenti fatti di cronaca mettono in evidenza che il problema connesso alla diffusione di droghe non è stato mai debellato, al contrario è possibile rilevare che sia in termini di prevenzione che di contrasto, l'azione dei media e delle istituzioni a ciò preposte è notevolmente ridimensionata rispetto agli anni passati;
secondo il rapporto dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze relativo al biennio 2007-2008 si registrano alcuni fatti particolarmente significativi come la conferma che in Europa marijuana e cocaina sono rispettivamente al primo e al secondo posto nei consumi dei ragazzi e dei giovani professionisti. Ma soprattutto sta tornando di moda l'uso dell'eroina che si affianca alle droghe sintetiche in miscele sempre più pericolose. In questa classifica l'Italia si trova tra le prime cinque nazioni a più alto consumo di cocaina, dopo la Spagna e l'Inghilterra, seguita da Danimarca e Irlanda;
dal 2004 nel nostro Paese il consumo di cocaina è in costante aumento e coinvolge il 5,5 per cento della popolazione compresa tra i 15 e i 34 anni; ormai il fenomeno cocaina è diventato particolarmente preoccupante, sia per la grande diffusione che questa sostanza sta avendo tra gli adulti, sia per il coinvolgimento di fasce giovanili in cui si rileva spesso anche uso contemporaneo di altre droghe e sostanze alcoliche;
si sta passando da un uso «elitario» riservato a quella fetta di popolazione che poteva acquisire questa costosissima droga, ad un uso generalizzato che non distingue più le classi sociali in quanto il costo di tale sostanza è talmente basso che è possibile acquistarla facilmente. Questa strategia di mercato, messa in atto dagli spacciatori per acquisire sempre nuovi clienti, amplifica il fenomeno rendendolo ancora più preoccupante e di vaste dimensioni;
la forte rilevanza dei fenomeni collegati all'uso di cocaina e la gravità delle conseguenze acute nel lungo termine che ne derivano, determinano quindi, la necessità di disporre di nuovi ed efficaci modelli di intervento in grado di rispondere ai tanti problemi connessi all'assunzione di tale sostanza. È ormai chiaro che serve una nuova politica socio-sanitaria che impegna i sistemi regionali e le amministrazioni centrali dello Stato in una lotta coordinata e comune che non può essere più procrastinata. Servono nuove ed innovative forme di prevenzione ma anche cura e riabilitazione affinché sempre meno giovani si avvicinino e restino intrappolati in questa sostanza e sempre più persone con dipendenza da cocaina possano uscire da tale schiavitù e riprendere il loro ruolo attivo e positivo all'interno della società;
i dati evidenziano «l'urgenza» di affrontare il tema delle sostanze stupefacenti in termini di prevenzione e non solo di intervento sulle conseguenze derivate

dall'uso prolungato delle droghe; siamo in presenza di un fenomeno preoccupante che va adeguatamente trattato soprattutto in termini di formazione e informazione nelle scuole superiori;
nelle scuole, il fronte formativo delude le aspettative degli studenti e l'informazione spesso porta dietro di sé l'induzione a trasgredire, anche perché non agisce a livello di motivazioni positive, ma fa leva solo su paure che i giovani tendono a bypassare sentendosi spesso onnipotenti;
in termini di contrasto e prevenzione non esiste attualmente, a parere dell'interrogante, un'azione chiaramente leggibile, soprattutto in un momento in cui il tasso di disoccupazione tra i giovani crea un forte disagio e spinge quanti sono più fragili a fare esperienze che consentano una evasione dal grigiore sempre più marcato della loro esistenza quotidiana: il ricorso alle droghe potrebbe rappresentare un alienazione dalla realtà, per questo le «nuove tossicodipendenze» dovrebbero essere trattate con maggiore cautela;
la droga va considerata come effetto di un malessere interiore che la persona si porta dietro. Senza la consapevolezza di quel malessere e senza la capacità di rimuoverlo non ci sono possibilità di uscirne definitivamente. I grafici ci dicono che è tutto sotto controllo, ma l'evidenza dimostra che non è così e soprattutto che ci sono delle inadempienze sul versante della prevenzione, che aumentano l'inconsistenza del contrasto all'uso e abuso di sostanze;
oltre ai giovani e ai giovanissimi da tutelare soprattutto sul piano della prevenzione-informazione, si sta creando una nuova classe di tossicodipendenti rappresentata da giovani disoccupati o inoccupati; gli effetti si iniziano a vedere anche in termini di ansia e depressione; l'incertezza per un posto di lavoro sempre meno accessibile, mette a dura prova quanti risentono di un disagio battezzato «mal di crisi». La crescente disoccupazione, rilevano gli specialisti, è infatti una delle concause strettamente collegate all'aumento del tasso dei suicidi. In Europa per ogni incremento del 3 per cento della disoccupazione, crescono del 30 per cento le morti dovute a eccesso di alcol e aumenta di quasi il 5 per cento il tasso dei suicidi;
uno studio appena pubblicato sull'American Journal of Public Health, rileva che la disoccupazione è un forte fattore di rischio per la depressione negli adulti fra i 30 e 40 anni: quanto più tempo si trascorre fuori dal mercato del lavoro, tanto maggiore è la probabilità di sviluppare sintomi depressivi. L'avere sperimentato lunghi periodi di disoccupazione aumenta il rischio di sviluppare depressione anche nel resto della vita -:
quali urgenti misure intendano porre in essere per potenziare, in accordo con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e con gli esperti del settore, un adeguato sistema di prevenzione della diffusione di tutte le tipologie di droga attraverso la formazione e l'informazione;
quali iniziative prevedano, in accordo con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per venire incontro alle nuove esigenze dettate dalla crisi economica in atto, che crea un effettivo rischio di tossicodipendenza, legato alla forte ansia di futuro e ad una sempre più diffusa sindrome di fallimento sociale.
(3-01821)

Interrogazioni a risposta scritta:

MINNITI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ai primi di settembre, la «Stretto di Messina spa» (società di diritto privato a capitale pubblico, istituita dalla legge n. 1158 del 1971, concessionaria per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento stabile viario e ferroviario, fra la Sicilia e la Calabria), rendeva noto con un comunicato che l'8 settembre 2011

avrebbe preso avvio «in linea con la tempistica programmata, il procedimento finalizzato alla Dichiarazione di Pubblica Utilità del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina con lo pubblicazione del progetto degli espropri e del relativo avviso per il pubblico»;
l'avviso relativo alla comunicazione di avvio della procedura contiene «le indicazioni dettagliate sulle modalità con cui gli interessati potranno prendere visione degli elaborati espropriativi»; in poche parole, la «Stretto di Messina spa» avverte la popolazione che a breve sarebbero cominciate le procedure per gli espropri;
la notifica di espropri per 586 cittadini di Villa San Giovanni (oltre a un centinaio di proprietari di suoli o fabbricati a Campo Calabro) - pertinenti a terreni, fabbricati, o attività imprenditoriali - ha colto di sorpresa i diretti interessati. Ci sono i piani particellari con l'indicazione di tutte le zone interessate sia dagli espropri sia dalle occupazioni d'urgenza e l'elenco delle ditte;
le modalità di comunicazione alla comunità locale sono state ad avviso dell'interrogante alquanto improprie e lo stesso sindaco di Villa San Giovanni, Rocco La Valle ha riscontrato nell'annuncio arrivato a mezzo stampa «un gravissimo deficit di delicatezza e una intollerabile carenza di correttezza nei confronti delle comunità locali e dei loro organi rappresentativi»;
perdipiù, secondo rilevanti fonti giornalistiche nazionali, la regione Calabria, dal canto suo, è pronta a finanziare i primi corsi di formazione professionale per la formazione di 8 tecnici (un esperto giuridico, tre informatici, due amministrativi, un valutatore e un revisore contabile) che a loro volta «dovrebbero preparare tutti i dipendenti che saranno in futuro assunti per aprire un cantiere e per distribuire gli stipendi alle maestranze»;
si sta registrando quindi una accelerazione ingiustificata dell'iter di realizzarne del Ponte sullo Stretto, una fretta che non trova riscontro nelle nuove strategie dell'Unione europea in materia di grandi infrastrutture. In questo senso, proprio alla fine del mese di luglio 2011, Bruxelles ha ridisegnato gli «assi di comunicazione sostituendo il Corridoio 1 Berlino-Palermo con quello Helsinki-La Valletta, quindi eliminando di fatto dai suoi piani strategici l'opera tra la Sicilia e la Calabria»;
la Corte dei conti ha calcolato che dal 1986 al 2008, per il ponte sullo Stretto, siano stati spesi all'incirca 200 milioni di euro e, se si aggiungono i costi delle trivellazioni degli ultimi mesi la cifra totale dovrebbe sfiorare i 400 milioni di euro;
dall'analisi dei bilanci, si evince che le spese sin qui sostenute si riferiscono non solo al funzionamento e all'organizzazione della macchina amministrativa della «Stretto di Messina spa» ma sono riconducibili anche e soprattutto a «manutenzioni non meglio specificate», «prestazioni professionali per terzi», consulenze, monitoraggi e studi preliminari di fattibilità sulla cui necessità è possibile esprimere più di una perplessità;
non sono noti ancora i progetti esecutivi dell'opera, nonché una reale valutazione dell'impatto, in termini economico-finanziari del Ponte sul territorio; manca una reale valutazione della sua utilità per il reddito e l'occupazione delle comunità locali; non è stato mai definito un piano finanziario certo né è nota la struttura dei finanziamenti necessari alla realizzazione del Ponte, né tantomeno si conoscono i tempi previsti per il completamento dei lavori;
il Mezzogiorno e la Calabria sono piene di «cattedrali nel deserto» e di opere infrastrutturali incompiute che hanno prodotto profonde e insanabili ferite del territorio -:
se siano a conoscenza dell'avvio, ai primi di settembre, del «procedimento finalizzato alla Dichiarazione di Pubblica Utilità del progetto definitivo del ponte

sullo Stretto di Messina con la pubblicazione del progetto degli espropri e del relativo avviso per il pubblico»;
se corrisponda a verità che, in ordine a dette procedure di esproprio, gli enti locali interessati non sono stati coinvolti in alcun modo e che la cittadinanza non ha ricevuto alcun avviso o informazione preliminare, ledendo di fatto il diritto della popolazione insediata sul territorio, ad essere informata delle decisioni che la riguardano, secondo un principio consolidato di correttezza e trasparenza dell'azione amministrativa;
se, in assenza di un piano finanziario e industriale certo, non sia il caso di sospendere urgentemente il recente procedimento di esproprio, attraverso una moratoria delle attività in corso, degli appalti dei lavori, dei bandi di selezione di personale, nonché delle assunzioni relative al Ponte sullo Stretto, sia per evitare ulteriori «assalti» ingiustificati alle finanze dello Stato sia per evitare danni irreparabili e permanenti ad un territorio già fragile e vulnerabile sul piano ambientale e paesaggistico;
se non si ritenga opportuno, in un'epoca caratterizzata da una profonda crisi finanziaria e fiscale dello Stato, avviare un processo di sospensione delle procedure e delle attività relative alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, un opera infrastrutturale che, nel quadro normativo, progettuale e finanziario testé descritto, rischia di non essere mai realizzata, ponendo così termine a quello che agli interroganti appare uno spreco incredibile di denaro pubblico sin qui perpetrato.
(4-13228)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano la Repubblica del 14 settembre 2011, è pubblicato un articolo dal titolo «Denuncia shock: "Pestaggi e soprusi. Gli orrori nella caserma dei Nocs"» in cui si dà notizia che «la Procura indaga sul "nonnismo" tra le teste di cuoio dopo il racconto di un agente, correlato di registrazioni video e audio e fotografie. "Mi hanno picchiato per uno sguardo in mensa"» in cui si legge «Io sono stato "morso" dopo un paio d'anni. Ma, come gli altri, anche dopo ho subito di tutto. All'interno della caserma - dice ancora l'uomo - basta nulla per scatenare scene di violenza inaudita. "L'ultima volta è successo perché in mensa ho fatto un saluto a quello che si ritiene il leader. Lui si è avvicinato e spalleggiato dagli altri, ha cominciato a picchiarmi". Un pestaggio in piena regola - i Rambo dei Nocs sono istruttori di arti marziali - che ha costretto la vittima a una convalescenza di 108 giorni. "A quella scena hanno assistito tutti, nella sala. Ma nessuno si è detto disposto a testimoniare, perché lì regna il terrore". Non è una coincidenza che negli ultimi anni ci siano stati numerosi episodi di agenti affetti da depressione e "fuggiti" in pensione a soli 40 anni, oltre al caso, più clamoroso, del suicidio di Paolo De Carli. L'agente si sparò un colpo al cuore due anni fa, proprio lì, in caserma»;
un articolo pubblicato sul portale internet «Tiscali» il giorno 15 settembre 2011, a firma di Paolo Salvatore Orrù, dal titolo «Violenze nella caserma dei Nocs, sindacati di polizia sorpresi: non ci risulta», riporta la notizia secondo cui «La denuncia dell'ex Nocs è corredata da foto, immagini, audio e video. I documenti, sono nelle mani del pubblico ministero Elisabetta Ceniccola, parrebbero dimostrare che nel reparto d'elite della polizia vige una sorta di regime del terrore [...]»;
sempre nel medesimo articolo a firma di Orrù si legge le dichiarazioni di Domenico Pianese, segretario generale aggiunto del sindacato indipendente della polizia di Stato (Coisp) che afferma «Conosco piuttosto bene la struttura e il personale di Spinaceto: nessuno ci ha mai prospettato una simile situazione di sofferenza. La denuncia del collega e grave:

spero che la magistratura chiarisca al più presto la vicenda», e quella di Luca Marco Comellini, segretario del partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) «Nelle caserme, anche in quelle di polizia, molto spesso si preferisce lavare i panni sporchi in famiglia: il sistema, insomma, si regge non sui valori fondanti l'istituzione ma su altri, che non possono essere quelli di un corpo spesso chiamato all'azione per la tutela di uno Stato democratico [...] Che le violenze siano psicologiche o che riguardino l'esercizio di un diritto costituzionalmente protetto non fa differenza in un mondo - quello delle divise - dove spesso vige la regola del "non vedo non sento e non parlo perché voglio campare tranquillo"»;
il caso di presunta violenza riferito dalle fonti giornalistiche meriterebbe, ad avviso degli interroganti, l'avvio di una seria ed ampia riflessione sul fenomeno riconducibile nell'ambito del mobbing oltre agli aspetti che possano, nel caso specifico, avere rilevanze penali sull'omessa vigilanza da parte di coloro che vi abbiano l'onere;
il primo firmatario del presente atto e i cofirmatari, il 15 dicembre 2009, hanno presentato la proposta di legge C. 3048 «Introduzione dell'articolo 610-bis del codice penale e altre disposizioni per la tutela dei lavoratori contro gli atti di violenza o di persecuzione psicologica nei luoghi di lavoro (mobbing)» assegnata alla XI Commissione permanente (Lavoro) che attualmente attende di essere calendarizzata per la discussione;
si legge, nella relazione introduttiva alla citata proposta di legge, che «il fenomeno è conosciuto come mobbing, un termine diffuso anche in Italia, utilizzato per indicare una qualsiasi forma di terrorismo psicologico esercitato nei luoghi di lavoro in danno dei lavoratori. Gli effetti del mobbing sono assai rilevanti per l'ordinamento: sono legati non solo alla riqualificazione del lavoratore, ma anche e soprattutto al suo stato di salute, il cui decadimento finisce per riverberarsi sulla struttura sanitaria nazionale, in termini di aggravio delle spese per l'assistenza. È ciò senza considerare gli altri obiettivi danni subiti dalla stessa unità lavorativa interessata, con un inevitabile e grave calo della produttività in tale ambito. Approfondite ricerche svolte in altri Paesi hanno dimostrato che il mobbing può portare all'invalidità psicologica del lavoratore, tanto che può essere corretto, in proposito, parlare di una vera e propria malattia professionale, del tutto simile a un infortunio sul lavoro. Per quel che attiene al nostro Paese, alcune statistiche riferiscono di una percentuale modesta di soggetti vittime del mobbing, pari al 4,2 per cento del totale dei lavoratori dipendenti in Italia, circa 750.000 persone. In realtà il dato che emerge appare assai lontano dal vero, in quanto ancora oggi gli atti di violenza o di persecuzione psicologica nei luoghi di lavoro risultano particolarmente difficili da quantificare: sia perché lo studio del fenomeno è stato intrapreso con notevole ritardo rispetto alle altre nazioni, sia perché le stesse vittime rifiutano di considerarsi tali, per timore di ulteriori ritorsioni o per altri motivi»;
il Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) fin dalla sua costituzione ha affrontato il tema delle violenze negli ambienti di lavoro anche con numerose conferenze stampa, dibattiti e convegni le cui registrazioni sono reperibili sul sito web www.partitodirittimilitari.org;
sul medesimo sito è pubblicato un interessante articolo dal titolo «Il danno biologico da vessazione e da violenze morali sul posto di lavoro: una guerra non dichiarata» a firma del dottor Enzo Cordaro, psicoterapeuta, direttore centro per la rilevazione del danno biologico mobbing compatibile - ASL RMD - e del dottor Roberto Rossi, psicoterapeuta, responsabile accoglienza centro per la rilevazione del danno biologico mobbing compatibile - ASL RMD - con cui si offre una breve ma significativa lettura del fenomeno del mobbing con particolare riferimento a

quelle strutture fortemente gerarchizzate quali sono forze armate e di polizia -:
quali siano le immediate iniziative intraprese nei confronti di coloro che sono stati indicati come gli autori delle presunte violenze denunciate dall'appartenente al reparto Nocs e quelle per la tutela dell'incolumità e della salute del denunciante;
se non si ritenga opportuno promuovere, con il supporto delle organizzazioni sindacali delle forze di polizia e con esperti del settore, ogni utile iniziativa volta a contrastare il fenomeno del mobbing nell'ambito delle pubbliche amministrazioni con particolare riferimento a quelle della difesa e dell'interno.
(4-13229)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il progetto relativo al SISTRI è stato secretato inizialmente dal Governo Prodi, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Gab/Dec/43/07 del 23 febbraio 2007 e successivamente dal nuovo Governo Berlusconi, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 settembre 2008, in quanto incidente su questioni di interesse strategico nazionale e rilevanti per la sicurezza interna dello Stato;
nell'affidamento dell'appalto di integrale esecuzione, fornitura e gestione del progetto, si è quindi seguita la procedura di cui all'articolo 17, comma 4, del decreto legislativo n. 163 del 2006, per cui i lavori sono stati affidati, tramite trattativa privata, a una controllata del gruppo Finmeccanica: la Selex Service Management senza gara pubblica di appalto, assoluta segretezza sui costi, riservatezza massima sui particolari del progetto, che desta numerosi dubbi;
la procura di Napoli sta indagando sul Sistri e sull'affidamento a Selex service management (gruppo Finmeccanica) dell'appalto per la gestione del sistema di controllo satellitare del percorso dei rifiuti speciali e tra gli indagati vi sono il responsabile della Selex Sabatino Stornelli, Maurizio Stornello, l'imprenditore Francesco Paolo Di Martino e Luigi Pelaggi, capo segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
in risposta all'interrogazione 4-08497 sul tema, il 22 dicembre 2010, il Governo ha riferito che era intendimento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare richiedere alla Presidenza del Consiglio dei ministri la rimozione del segreto di Stato sul Sistri;
nel corso di un'audizione in Commissione bicamerale rifiuti, Catello Maresca, il pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli che indaga sul Sistri e sull'affidamento a Selex service management (gruppo Finmeccanica), ha parlato di un sistema, quello del Sistri antiquato e superato da una mafia moderna, che lavora con società estere, a cui destinare fittiziamente i rifiuti per poi scaricarli in terreni e discariche illegali che «non sono quelle che il sistema Sistri vuole controllare»;
inoltre Maresca ha detto che tra gli aspetti che il sistema di controlli non affronta, se non marginalmente vi è quello delle ditte estere, atteso che «i trasporti transfrontalieri sono marginalmente presenti. Si abdica alla possibilità di controllare gli operatori stranieri che vengono a smaltire rifiuti in Italia e quelli italiani che vanno all'estero»;
quanto ai costi, è emerso che al momento Selex ha ricevuto 5 milioni di euro, ma il costo complessivo è di 70 milioni, che saranno versati dalle aziende che già da due anni pagano per un sistema che presenta carenze, mentre vi sarebbero, a detta del magistrato, sistemi analoghi che monitorano altri settori, il cui costo arriva anche ad un quarto di quello previsto per il Sistri;
Selex avrebbe inoltre avviato trattative private con le aziende che avevano fatto ricorso al Tar del Lazio contro la

procedura adottata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'assegnazione dei lavori, promettendo loro subappalti;
in questo modo vi è il fondato timore che, per come il Sistri è stato concepito, la società di Finmeccanica diventi monopolista nell'ambito dei software ambientali;
da notizie stampa relative agli atti depositati dalla procura di Napoli nell'ambito dell'affare Tarantini, emerge che Finmeccanica S.p.A., di cui il Ministero dell'economia e delle finanze detiene una quota di oltre il 30 per cento, è usa «corrompere i rappresentanti dei governi esteri per potersi aggiudicare le gare di fornitura di armamenti e apparati per la difesa e la sicurezza» -:
per quale motivo non sia stato ancora rimosso il segreto di Stato sul Sistri;
in particolare, se non si ritenga di risolvere immediatamente il contratto con Selex per evitare posizioni di monopolio nel settore dei software ambientali da parte di Finmeccanica e favorire soluzioni più economiche definite sulla base della libera concorrenza;
se e come si intenda far fronte alle lacune del sistema evidenziate del corso della recente audizione in Commissione bicamerale rifiuti, in particolare per quanto riguarda i trasporti transfrontalieri.
(4-13232)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in un articolo dal titolo «Tangenti italiane ai talebani» a firma di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi pubblicato sul settimanale l'Espresso il 12 agosto 2011, si legge «In Afghanistan mazzette ai guerriglieri per evitare attacchi contro i nostri soldati. I file di WikiLeaks rivelano: nel 2008 Bush disse a Silvio di finirla con i pagamenti. E da allora i caduti in missione sono quadruplicati. Ecco l'inchiesta de l'Espresso, rilanciata anche da The Times di Londra [...] Con una rivelazione fondamentale: nel giugno 2008 George W. Bush ha domandato personalmente a Silvio Berlusconi di farla finita con le tangenti ai miliziani fondamentalisti. Lo ha chiesto nel primo summit dopo il ritorno al potere del centrodestra, ottenendo «la promessa del Cavaliere ad andare a fondo nella questione [...] Dal 2008 in poi ci sono almeno quattro dossier della diplomazia statunitense che sollecitano interventi al massimo livello sul governo Berlusconi per stroncare il giro di mazzette. Fino all'estate 2009, quando con la prima grande offensiva della Folgore anche i nostri militari sono passati all'assalto dimostrando con le armi la nuova volontà bellica del centrodestra. Ma da allora anche il numero di bare avvolte nel tricolore è cominciato a crescere, sempre di più fino a quadruplicare: nei primi quattro anni erano state sei, negli ultimi due sono state 24 a cui vanno aggiunti oltre cento feriti [...]» -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e quali siano gli importi complessivi delle «tangenti» riferite e chi le abbia pagate;
se il Presidente del Consiglio non ritenga opportuno fornire ulteriori notizie sulla vicenda di cui in premessa.
(4-13235)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Nuova Sardegna del 15 settembre 2011 ha pubblicato un articolo, dell'inviato Pier Giorgio Pinna, dal titolo «Inchiesta sui missili scoperte altre sparizioni»;
nell'articolo si legge «Il rebus si fa sempre più intricato. Quasi quanto il dedalo di gallerie accanto all'ex base Us Navy. Seguendo la pista dei missili trasportati su navi passeggeri, gli inquirenti

scoprono adesso che altre armi si sono volatilizzate in modo misterioso. Sparizioni avvenute sempre dall'isola-bunker di Santo Stefano. E sempre dai depositi dove negli anni '90 fu stoccato il maxiarsenale confiscato alla Jadran Express durante il conflitto nei Balcani» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti nell'articolo di cui in premessa e se intenda fornire le informazioni di cui è in possesso e quindi rendere noti i motivi di tali trasporti e la loro destinazione;
dove siano attualmente conservati detti armamenti.
(4-13237)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MECACCI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal 18 settembre 2001 il Governo eritreo tiene in carcere senza processo un gruppo di 11 membri del Parlamento e del Fronte popolare per la democrazia e la giustizia;
inoltre dal 23 settembre 2001 tiene in carcere senza processo 10 giornalisti indipendenti;
questi detenuti non hanno avuto da allora nessun contatto con l'esterno né sono stati sottoposti a un processo e sono quindi in carcere senza condanna da 10 anni;
si tratta di una gravissima violazione dei diritti umani fondamentali da parte del Governo eritreo, contraria a tutte le norme umanitarie in materia di detenzione, non essendo nemmeno garantita la possibilità di verificare in modo esterno ed indipendente quali siano le condizioni di salute dei detenuti;
l'Alto rappresentante dell'Unione europea Cathrine Ahston ha chiesto la liberazione immediata di questi detenuti politici da parte del Governo eritreo -:
se il Governo italiano non intenda chiedere, a livello bilaterale e con dichiarazioni pubbliche, al Governo eritreo di rilasciare immediatamente questi detenuti che sono prigionieri politici e di coscienza e di consentire alle organizzazioni umanitarie internazionali di verificarne lo stato di salute dopo 10 anni di detenzione senza processo e senza contatti con l'esterno.
(5-05338)

Interrogazione a risposta scritta:

MESSINA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 14 agosto 2011 a Nyala, capitale del Sud Darfur, veniva sequestrato Francesco Azzarà, trentaquattrenne cooperante italiano che lavorava in un centro pediatrico di Emergency;
il «Comitato Francesco Azzarà libero» ha denunciato scarsa attenzione e superficialità riservate alla vicenda da parte della stampa e delle autorità;
sulla vicenda sono in effetti trapelate notizie scarse e confuse, secondo le quali Azzarà sarebbe nelle mani di una banda della tribù araba filogovernativa rezegat, quella cui appartengono lo stesso governatore e il suo vice Abdul Karim Mussa, con cui i rapitori si sarebbero fatti vivi chiedendo un riscatto;
qualche giorno fa Emergency ha fatto sapere di aver avuto un contatto diretto con Azzarà ma nega di aver avuto alcun tipo di rivendicazione;
la stampa locale ha dato notizia, successivamente smentita da fonti ufficiali, del fallimento di un blitz per liberare il cooperante italiano, operazione chiusa con 13 agenti uccisi e 30 feriti -:
senza voler intralciare i lavori delle autorità competenti, ma considerata l'importanza

che la pressione dell'opinione pubblica ha avuto in casi analoghi e l'importanza di una corretta informazione, se il Ministro non intenda fornire elementi sulla vicenda e sullo stato attuale delle trattative.
(4-13222)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in ottobre è previsto che i Ministri dell'ambiente dell'Unione europea assumano decisioni in merito alle emissioni internazionali del trasporto marittimo, anche in vista della conferenza dell'ONU sul cambiamento climatico che si terrà a Durban, in Sud Africa, alla fine dell'anno;
in proposito, secondo uno studio di Oxfam e Wwf se l'Unione europea, proponesse una tassa sulle emissioni di carbonio prodotte dalle rotte marittime, potrebbe negoziare un'intesa per affrontare le enormi e crescenti emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo internazionale e aumentare di miliardi di dollari gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo per affrontare i cambiamenti climatici, senza colpire le loro economie;
in particolare, l'applicazione di un prezzo del carbonio di 25 dollari per tonnellata di carburante per le navi (noto come combustibile bunker) aiuterebbe a ridurre le emissioni e a generare 25 miliardi di dollari all'anno entro il 2020, un gettito che potrebbe essere utilizzato sia per compensare i Paesi in via di sviluppo per le spese di importazione, marginalmente più elevate, che potrebbero derivare dal prezzo del carbonio, sia per fornire più di 10 miliardi di dollari all'anno al Fondo verde per il clima (GCF). Il GCF è stato inaugurato alla conferenza dell'ONU sul clima dello scorso anno a Cancun, in Messico, per convogliare i fondi per la lotta ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo, ma al momento non ci sono risorse -:
quale posizione il Ministro terrà in ambito UE ed, in particolare, se sosterrà la proposta di introdurre una tassa sulle emissioni di carbonio prodotte dalle rotte marittime destinandone il gettito come spiegato in premessa.
(4-13227)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
Cava Pontrelli, meglio nota come «Cava dei Dinosauri», si trova a circa 5 chilometri da Altamura (BA) ed è il paleosito più importante e ricco dell'Europa;
sulla sua superficie di oltre 12.000 metri quadrati nel 1999 sono state scoperte migliaia di orme di dinosauri appartenenti ad almeno cinque gruppi diversi di animali vissuti nel Cretacico, 70 milioni di anni fa;
la scoperta della cava ha apportato un enorme contributo alla ricerca paleontologica perché la sua esistenza testimonia che all'epoca l'area della Puglia non era interamente sommersa dall'acqua, contrariamente a quanto si presumeva prima del ritrovamento;
lo stato di conservazione delle impronte dei dinosauri è stupefacente, si pensi soltanto che in alcune di esse è possibile vedere le pieghe della pelle degli animali. Le dimensioni delle tracce variano

dai 5 ai 45 centimetri, da questo si evince che alcuni dinosauri raggiungevano anche 10 metri di altezza;
la cementazione delle tracce è dovuta con molta probabilità al terreno paludoso, alla presenza di alghe e fango che hanno preservato nel tempo i segni del passaggio di questi animali, dalla cui andatura tranquilla si deduce il transito pacifico dei dinosauri in un ambiente incredibilmente ricco di vegetazione e cibo;
le 4 mila orme rilevate su questo territorio hanno un valore scientifico eccezionale. Dalle tracce si distinguono i dinosauri erbivori da quelli carnivori; sono ancora allo studio quelle appartenenti agli anchilosauri, che se confermate rappresenterebbero il primo caso al mondo;
tuttavia il rischio di perdere per sempre questo patrimonio storico è quanto mai attuale;
il sito infatti non rientra nel demanio pubblico ma insiste su una proprietà privata con la quale le istituzioni non hanno ancora concluso un accordo finalizzato alla valorizzazione dell'area;
conseguentemente di fatto la cava, come confermato da molte testimonianze, si trova in un inaccettabile stato di abbandono: il cancello di accesso all'area è divelto e le orme sono esposte ad atti vandalici oltre che agli agenti atmosferici. Molte orme sono ricoperte di acqua e sassi che ne mettono a repentaglio la conservazione;
il profondo degrado in cui versa la cava dei dinosauri desta la preoccupazione non soltanto degli studiosi ma anche di associazioni e cittadini che si sono già attivati per la sottoscrizione di una petizione volta alla salvaguardia del giacimento paleontologico;
il territorio di Altamura peraltro è ricco di testimonianze dell'era paleolitica e neolitica, soprattutto nell'area del Pulo. Del resto il nome stesso della città (altamura) deriva dalla presenza delle mura megalitiche costruite dalle popolazioni peucete. Nel 1993 è stato addirittura ritrovato nella grotta di Lamalunga uno scheletro umano in perfette condizioni risalente a 200.000 anni fa (cosiddetto «uomo di Altamura»);
ne consegue che questo territorio, se responsabilmente valorizzato e tutelato, rappresenterebbe un polo culturale e turistico di indiscutibile rilevanza nazionale ed internazionale -:
quali provvedimenti urgenti il Ministro ritenga opportuno adottare al fine di preservare e valorizzare la cava di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine garantire la pubblica fruizione del sito in quanto bene paleontologico comune.
(5-05340)

Interrogazione a risposta scritta:

CARLUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nell'interrogazione a risposta scritta, del 2 agosto 2011, l'interrogante denunciava che «recentemente, sono venuti alla luce - a seguito della costituzione da parte del direttore generale del personale del Ministero per i beni e le attività culturali, di una commissione formata da funzionari esperti in materia di inquadramento e analisi di posizioni funzionali, come riportato da organi dell'informazione privi ancora di smentita, gravi irregolarità ed abusi relativi alla gestione del personale dell'ex ETI sia a ridosso della data di scioglimento dell'ente, sia dopo la soppressione dello stesso. Tali irregolarità sarebbero da imputare all'ultimo direttore generale Eti ora "funzionario delegato" nominato dal direttore generale dello spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le attività culturali, e laddove riscontrate, potrebbero configurare profili di responsabilità»;
a tali affermazioni non è seguito alcun chiarimento e, a quanto risulta, non hanno prodotto provvedimenti disciplinari, sanzioni o querele nei confronti degli

autori; peraltro le stesse trovano singolari analogie nelle ultime relazioni della Corte dei conti al Parlamento nelle quali venivano segnalate inosservanze gestionali, che, sommate al fallimento della mission statutaria ed ai costi vertiginosi della struttura, hanno portato alla soppressione dell'Ente teatrale italiano e hanno costretto la direzione del Teatro Valle a rimettere il proprio mandato;
all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali personale proveniente dal Teatro Valle opera non svolgendo un effettivo incarico equipollente alla precedente mansione;
consta che alle rimostranze morali e contrattuali seguite al trasferimento di tale personale, denunciate e contestate con circostanziate argomentazioni documentali, siano seguite contestazioni di addebito e provvedimenti disciplinari -:
quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per fare luce sullo stato ed inquadramento professionale del personale ex Teatro Valle ed operante all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali;
quali iniziative intenda assumere per chiarire la legittimità dei provvedimenti disciplinari assunti dalla «direzione generale per lo spettacolo dal vivo» nei confronti di ex dipendenti del Teatro Valle.
(4-13224)

TESTO AGGIORNATO AL 20 SETTEMBRE 2011

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:

FERRANTI, SAMPERI, ROSATO, ROSSOMANDO e TENAGLIA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si apprende delle deposizioni del generale della Guardia di finanza Cosimo D'Arrigo, rilasciate nell'agosto 2011 al pubblico ministero napoletano Francesco Piscitelli, che attualmente si trovano agli atti della Giunta per le autorizzazioni a procedere, dalle quali emergono elementi che denunciano gravissime e inquietanti disfunzioni;
il generale D'Arrigo, infatti, riferisce di avere avuto rapporti con il Ministro Tremonti a partire dal momento del suo insediamento nel giugno 2008, e che in quella occasione conobbe il Ministro dell'economia e delle finanze e lo stesso onorevole Marco Milanese, e che fu proprio il Ministro a rappresentargli che l'onorevole Milanese sarebbe stato il loro referente per tutte le questioni di carattere generale e funzionali aventi a oggetto il Corpo della Guardia di finanza, senza che gli fosse, però, ovviamente, precluso un accesso sul piano personale direttamente allo stesso Ministro tutte le volte che si fosse posta la necessità;
dalla deposizione emerge chiaramente che, di fatto, nel quotidiano dei frequenti rapporti di carattere istituzionale che necessariamente si tengono tra la Guardia di finanza e il Ministro dell'economia e delle finanze il referente unico è sempre stato l'onorevole Marco Milanese;
il generale D'Arrigo parla infatti di una vera e propria «delega in esclusiva» attribuita dal Ministro all'onorevole Milanese, delega di fatto che spesso ha creato problemi di ordine pratico e di complessivo rallentamento, dal momento che l'onorevole Milanese, benché unico referente, in esclusiva, di quei rapporti, in ragione del suo ruolo politico più ampio era preso anche da altri impegni che lo rendevano non immediatamente reperibile, con la conseguenza che, ai vertici e all'organizzazione della Guardia di finanza, risultava difficile, se non impossibile, rivolgersi ad altri, come ad esempio al Capo di gabinetto o ad altri dirigenti;
sempre nella sua deposizione, inoltre, il generale afferma di avere in più di un'occasione fatto presente al Ministro la scarsa opportunità rappresentata dalla provenienza dell'onorevole Milanese dallo

stesso Corpo della Guardia di finanza, il che lo rendeva, di fatto, terminale di richieste provenienti da singoli ufficiali, che potevano arrivare a lui direttamente, senza che il generale potesse conoscerle, valutarle e rappresentarle, tenendo in considerazione gli interessi generali del Corpo, e cita un caso per tutti: in occasione di un incontro con il Ministro, nella primavera del 2009, comunque prima che fosse operativo il piano di impiego dei trasferimenti dei generali di Corpi d'armata, il Ministro lo invitò a tener presente le esigenze familiari del generale Spaziante, il che fece intuire che il predetto Spaziante aveva verosimilmente utilizzato la sua notoria amicizia con l'onorevole Milanese -:
se il Ministro non ritenga di dover fornire, in merito ai fatti suesposti, chiarimenti con la maggiore sollecitudine possibile, e se non ritenga di dover riferire in relazione ai problemi che sarebbero derivati dalla sua indicazione dell'onorevole Milanese come referente esclusivo per tutte le questioni di carattere generale e funzionale della Guardia di finanza;
se il Ministro abbia compiuto una ricognizione degli effetti dell'irrituale delega all'onorevole Milanese, che ha addirittura scavalcato i consueti referenti istituzionali, quali il capo di gabinetto ministeriale, specificatamente alle ripercussioni sulle attività di polizia giudiziaria e tributaria e le attività di pubblica sicurezza che la Guardia di finanza è chiamata a svolgere.
(5-05348)

Interrogazioni a risposta scritta:

NEGRO e BITONCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
un recente studio sul tema dei giochi e dell'usura ha confermato un triste primato del nostro Paese: in Italia si gioca una media di quasi 2.195 euro a persona; il solo gioco legalizzato coinvolge circa 31,6 milioni di persone e sviluppa un fatturato di circa 58,9 miliardi di euro;
nei primi sei mesi del 2011 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza dai giochi e dalle scommesse pari a quasi il 20 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e i minorenni giocatori sono passati da 860 mila unità a più di tre milioni; addirittura in Campania il 32 per cento delle giocate è effettuato da minorenni;
la dipendenza dal gioco, tuttavia, continua ad essere sottovalutata dallo Stato: mentre altre dipendenze (alcol e droghe) sono riconosciute in tutta la loro drammaticità, non si considerano gli effetti devastanti che il gioco e le perdite di denaro conseguenti al gioco causano sulla società; in periodo di forte crisi come quelli che stiamo vivendo la tentazione di affidarsi alle scommesse o ai giochi è ancora più forte e le conseguenze ancora più drammatiche;
a parere dell'interrogante diventa essenziale che lo Stato, parallelamente alla promozione di nuovi giochi, metta in atto una serie di interventi per reprimere il fenomeno del gioco clandestino, per rendere impossibile il gioco ai minorenni e per evitare il riciclaggio del denaro sporco -:
quali provvedimenti il Governo intenda prendere per impedire l'accesso ai giochi e alle scommesse ai minorenni, per reprimere definitivamente il gioco clandestino e, quindi, evitare il fenomeno del riciclaggio del denaro sporco.
(4-13226)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sul sito web «Rai News» all'indirizzo http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=156405 è pubblicato un articolo del 14 settembre 2011 dal titolo «Pm Napoli: Corruzione di Finmeccanica con Paesi esteri» in cui si legge «Esiste "la pratica, da parte dei rappresentanti delle società di Finmeccanica, di corrompere

i rappresentanti dei governi esteri per potersi aggiudicare le gare". Nuovi sviluppi dell'inchiesta della procura di Napoli sui presunti affari illeciti del colosso industriale vengono svelati con il deposito al Tribunale del riesame delle carte processuali relative al "ricatto" al premier Berlusconi»;
nel medesimo articolo si legge che «In una richiesta di proroga di intercettazioni telefoniche, del giugno scorso (a carico tra l'altro di Valter Lavitola, indicato in questo filone d'inchiesta come "uomo d'affari che opera in centro e sudamerica e prevalentemente in Brasile e Panama"), si sottolinea come "tutti i personaggi coinvolti a diverso titolo nelle indagini in oggetto, perlopiù dirigenti ed agenti del gruppo Finmeccanica, in più occasioni hanno parlato telefonicamente non solo di rapporti con personaggi di spicco della politica e delle forze armate di paesi esteri, ma anche, più esplicitamente, della necessità di pagarli, attraverso agenti ed intermediari, per potersi aggiudicare le gare di fornitura di armamenti e apparati per la difesa e la sicurezza". Un'attività corruttiva, secondo l'accusa, che grazie a questi "contatti di alto livello", (con personaggi chiamati in codice il "dottore", "l'infermiere") consentirebbe di "condizionare le gare all'estero... sino a capovolgerne gli esiti già decisi". A titolo "meramente esemplificativo" vengono richiamate tre conversazioni, una tra Valter Tarantelli (dirigente di Telespazio Brasile) e tale Piero, che si muovono nell'ambito del mercato sudamericano, e le altre due tra Bertolo Nardini (consulente di Oto Melara) e un altro consulente della stessa società a Kuala Lumpur, Alfredo Giaccherini. Nella prima Tarantelli chiede a Piero "un incontro con tale Pedro per perfezionare un accordo" e Piero "suggerisce un incontro personale con Andrade": Tarantelli gli risponde che, "in tal senso interverrà Pozzessere", un dirigente di Finmeccanica. "A questo punto Piero chiede esplicitamente a Valter come fare per pagare "sta gente" e Tarantelli risponde che "poi si vedrà in seguito". Secondo i pm napoletani, il riferimento dei pagamenti a "sta gente" lascia ipotizzare "la necessità di versare una tangente a coloro che, verosimilmente in loco, si sono attivati per la buona riuscita dell'operazione nel comparto Difesa del Paese sudamericano". Ma "il potere di incidere sulle decisioni dei governi locali - si legge ancora nel provvedimento dei pm di Napoli - appare ancora più evidente dalle dichiarazioni di Giaccherini (in una delle telefonate intercettate, nelle quali parla con Nardini di forniture militari in Asia - ndr) che nella fattispecie afferma addirittura che, se necessario, si può arrivare al numero uno per far licenziare il capo della Marina", tramite tale Ayub, o Aiub. Nell'altro colloquio telefonico, invece, Giaccherini afferma: "l'agente dovrebbe pagare qualcuno perché ci scelgano". Secondo i pm, "le affermazioni sono sufficientemente esplicite e lasciano chiaramente intendere come la corruzione sia l'unico strumento in grado di garantire il successo delle loro iniziative all'estero». Nelle carte dell'inchiesta sulla «vendita di prodotti di diverse aziende Finmeccanica a soggetti esteri in cambio di pagamenti e transazioni illecite» compare spesso il nome di Filippo D'Antoni, dirigente di Wass (Alenia sistemi subacquei) e genero del numero uno del gruppo, Pier Francesco Guarguaglini, le cui telefonate con vari manager e consulenti sono state oggetto di accertamenti da parte degli inquirenti. In particolare, quelle con Roberto Condito e Andrea Cimador «nelle quali si fa esplicito riferimento all'apertura di conti presso una banca svizzera a Lugano da parte di D'Antoni ed al transito su di essa di soldi bonificati da altro istituto elvetico». Secondo i pm di Napoli, la sequenza delle telefonate «non lascia dubbi sulla illiceità dell'operazione posta in essere da D'Antoni, Cimador e Condito». Nelle carte c'è anche un colloquio tra D'Antoni «e un ammiraglio (che utilizza un'utenza con prefisso francese) nel quale i due parlano di soldi da erogare» relativamente ad un contratto: l'ammiraglio gli dice «al momento di soldi in più non se ne può neanche parlare e di questa cosa ne aveva

parlato anche con Lunardi». La notizia è stata poi ripresa dalle maggiori testate giornalistiche a diffusione nazionale;
l'interrogazione 4-07485 a firma degli interroganti, riferita all'articolo pubblicato sull'Espresso del 3 giugno 2010 dal titolo «L'altolà del generale» a firma di Gianluca Di Feo, in cui vengono riportate alcune dichiarazioni del generale Maurizio Lodovisi, sottocapo di stato maggiore dell'Aeronautica militare, rese in occasione dell'Air Power Congress di Firenze, giace ancora senza risposta;
il capitale della società Finmeccanica s.p.a. è detenuto per il 30,2 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze -:
se i fatti esposti nell'articolo di cui in premessa corrispondano al vero e, nel caso, se le presunte tangenti o le presunte corruzioni siano state il frutto di operazioni di false fatturazioni per inesistenti consulenze o mediazioni, se sia stato messo a conoscenza dai propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell'esistenza di cosiddetti «fondi neri» o depositi o consistenze economiche non dichiarate nei bilanci ufficiali;
quale sia l'azione di vigilanza posta in essere.
(4-13238)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1 del disegno di legge di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, delega il Governo a riorganizzare la distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari, attraverso la riduzione di quelli di primo grado (tribunali e giudici di pace) e l'accorpamento degli uffici requirenti;
secondo quanto stabilito dallo stesso articolo, i tribunali verranno riorganizzati secondo modalità che tengano conto dell'estensione del territorio, del numero di abitanti, del bacino di utenza e del tasso di impatto della criminalità organizzata;
coerentemente con tali obiettivi, per le procure è invece menzionata la possibilità di assemblare più uffici, indipendentemente dall'eventuale accorpamento dei rispettivi tribunali;
la drastica riorganizzazione degli uffici provocherebbe una significativa inversione nelle attività finora svolte dal tribunale di Cassino, la cui sede, esterna al capoluogo di provincia, subirebbe l'accorpamento con gli uffici giudiziari di Frosinone;
gli accorpamenti andrebbero fatti nelle realtà che non funzionano. Non è questo il caso di Cassino che ha una sua storia, una sua significativa funzionalità ed un equilibrio ormai «storico»;
l'intenzione di riformulare l'organizzazione giudiziaria sulla base di una, seppur effettiva, necessità di razionalizzazione economica, potrebbe pericolosamente condurre al rischio di gravare negativamente sugli stessi cittadini e sugli utenti di questo settore, inficiando anche la qualità del lavoro, che rappresenta l'indice della sicurezza sociale per l'intera comunità -:
quali iniziative ritenga di assumere, al fine di salvaguardare le istituzioni giudiziarie presenti sul territorio interessato, garantendo un razionale intervento che tenga conto dell'effettivo lavoro svolto e delle contingenti esigenze sociali.
(3-01822)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il sito online Giornale.sm ha pubblicato il 7 settembre 2011 un articolo intitolato:

«Può un giudice operare in due Stati sovrani? Il caso del Prof. Millo»;
l'articolo riproduce un documento dal quale emergerebbe che il dottor Maurizio Millo, presidente del tribunale dei minori di Bologna, sarebbe anche membro del Collegio garante della Repubblica di San Marino;
l'estensore dell'articolo, tra le altre cose, si chiede se il dottor Millo sia stato autorizzato dal Consiglio superiore della magistratura, così come previsto dall'ordinamento italiano, prima di assumere il ruolo di componente del Collegio garante della Repubblica di San Marino;
sempre dalla documentazione allegata al citato articolo, emergerebbe l'uso, da parte del dottor Maurizio Millo, del fax in uso al tribunale dei minori di Bologna al fine di inviare sentenze e provvedimenti al Supremo organo giurisdizionale della Repubblica di San Marino: in pratica il presidente del tribunale dei minori di Bologna avrebbe utilizzato strumenti e risorse pubbliche per soddisfare esigenze proprie del suo ruolo di giudice a San Marino;
l'associazione ADIANTUM ha segnalato alla prima firmataria del presente atto la situazione di forte conflittualità esplosa tra i magistrati Guido Stanzani e Francesco Morcavallo, fino a qualche tempo fa assegnati presso il tribunale dei minori di Bologna, e il presidente del medesimo tribunale, dottor Maurizio Millo;
sulla vicenda, il 9 agosto 2011, è apparso un articolo pubblicato su Il Resto del Carlino, a firma di Gilberto Dondi, intitolato: «La guerra tra toghe che ha spaccato il Tribunale dei minori», sottotitolo: «L'accusa di due giudici (ormai trasferiti): «Troppo potere ai servizi sociali e fascicoli pendenti da anni». E un avvocato denuncia»;
dal citato articolo si apprende che secondo i magistrati Guido Stanzani e Francesco Morcavallo all'interno del tribunale dei minori di Bologna vigerebbe una prassi in base alla quale i giudici, nei casi di famiglie problematiche, prendono provvedimenti provvisori (non appellabili, sempre prorogati e che durano anni) con cui limitano la potestà dei genitori, dando poi una delega in bianco ai servizi sociali per controllare la situazione venutasi a creare, il tutto senza sentire entro pochi giorni i genitori dei piccoli, come invece imporrebbe il principio del contraddittorio (la prima udienza viene fissata sempre a distanza di 6-8 mesi);
i magistrati Morcavallo e Stanzani avrebbero tentato di invertire questa prassi portata avanti dai loro colleghi riesaminando i casi pendenti, sentendo le parti ed emanando decreti motivati. Secondo il Presidente del Tribunale dei minori, invece, le cose non starebbero nei termini riportati dai due magistrati in quanto «i genitori dei bambini vengono sempre sentiti; del resto la natura stessa del procedimento minorile impone tempi lunghi per valutare se le soluzioni decise dal giudice producano sulle famiglie gli effetti sperati»;
la vicenda è finita davanti al Consiglio superiore della magistratura il quale ha deciso di trasferire a Modena, su sua richiesta, il magistrato Stanzani. Nell'articolo pubblicato su Il Resto del Carlino citato sopra, si può leggere la seguente dichiarazione rilasciata dal giudice poi trasferito: «Sono tornato a fare il mio mestiere di giudice del lavoro. Mi sembra di essermi liberato da un incubo. Ho cercato di introdurre varianti nel Tribunale dei minori di Bologna che però sono state completamente rifiutate»;
sul dottor Francesco Morcavallo, invece, il Consiglio superiore della magistratura ha aperto un procedimento disciplinare e chiesto (evento piuttosto raro) il trasferimento cautelare;
entrambi i magistrati hanno presentato un esposto alla procura generale della Cassazione sulla situazione in cui versa il tribunale dei minori di Bologna;
infine, sempre leggendo lo stesso articolo, si apprende quanto segue: «Le due

visioni diametralmente opposte avevano creato un clima di tensione in Tribunale, con camere di consiglio infuocate. Un caso simbolo: relativo a una bambina che oggi ha 11 anni. L'avvocato dei genitori della piccina, Rita Rossi, ha denunciato il presidente del collegio (uno dei sei giudici dell'ufficio) per falso materiale e ideologico e abuso d'ufficio. Questo perché il giudice avrebbe, secondo le accuse, violato la procedura esautorando in modo irregolare il collega relatore, cioè Morcavallo, facendo sparire dal fascicolo la "minuta" firmata dallo stesso Morcavallo e scrivendo di proprio pugno il decreto. La replica di Millo: «Il presidente del collegio si è avvalso di un potere previsto dalla legge. Quando il relatore stende le motivazioni in modo diverso rispetto alla decisione del collegio, il presidente assume ruolo di estensore della sentenza. La "minuta" di Morcavallo non aveva più alcuna rilevanza»;
più in particolare, in merito alla vicenda della minore undicenne riportata nell'articolo sopra citato, risulta alla prima firmataria del presente atto che: a) la stessa sia stata allontanata dai genitori ben cinque anni fa, esattamente nel giugno 2006, senza una motivazione tale da giustificare detta privazione della famiglia d'origine, al punto che in tutti questi anni la bambina ha potuto incontrare i genitori per una sola ora al mese; b) soltanto nel maggio 2009, il tribunale per i minorenni emiliano stabilì che si facesse luogo ad un riavvicinamento tra la undicenne e i suoi genitori con incremento graduale degli incontri, ma in questi ultimi due anni i servizi sociali hanno soltanto aumentato ad un'ora e mezzo al mese il tempo degli incontri medesimi; c) da ultimo, e questo è l'epilogo gravissimo della vicenda, il dottor Morcavallo aveva svolto un'istruttoria accurata ascoltando gli operatori sociali e alla fine di giugno 2011, il collegio aveva assunto un provvedimento. Il predetto provvedimento, però, risulta sottoscritto dal solo presidente del collegio (dottoressa Francesca Salvatore) e non anche dal giudice relatore, dottor Morcavallo, mentre in aperto contrasto con la regola fissata dall'articolo 119 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile la firmataria non risultava avere assunto le funzioni di estensore; d) il provvedimento assunto dal collegio, dunque, costituiva una sostanziale arretramento rispetto a quello precedente (del 2009) che aveva stabilito un ampliamento degli incontri tra la bambina e i genitori, affidando una delega in bianco ai servizi sociali nella gestione dei rapporti tra la minore e i genitori, e limitandosi a raccomandare la massima gradualità nel riavvicinamento. Di tutto questo il difensore dei genitori della undicenne ha chiesto chiarimenti sia al presidente del tribunale, dottor Millo, sia al giudice che aveva sottoscritto da solo detta decisione, dottoressa Francesca Salvatore, sia al giudice relatore dottor Morcavallo. Quest'ultimo soltanto rispondeva per iscritto affermando che «alla data del deposito di detto decreto (ovverosia di quello ufficialmente depositato in cancelleria) non risultava presente in atti il provvedimento redatto e sottoscritto dal giudice relatore». Tale dichiarazione costituiva conferma della irregolarità verificatasi;
in relazione al caso sopraesposto relativo al provvedimento adottato dal collegio in merito alla vicenda della bambina undicenne allontanata dai genitori, sono state presentate denuncia penale per falso ideologico, falso materiale e abuso d'ufficio nei confronti della dr.ssa Francesca Salvatore, ed altresì un esposto al CSM e ad altri organi;
gli avvocati del foro di Bologna lamentano, più in generale, una serie di irregolarità nella gestione dei fascicoli pendenti presso il tribunale minorile di Bologna, e tra queste, il fatto che i procedimenti vengono regolati con decreti provvisori come tali non impugnabili, che non vengono poi superati da una decisione definitiva, se non a distanza di molti mesi e anche di anni;
a giudizio della prima firmataria del presente atto i fatti sopra rappresentati appaiono di eccezionale gravità e tali da

pregiudicare il corretto esercizio della funzione giurisdizionale all'interno del tribunale dei minori di Bologna;
la metodologia utilizzata presso la struttura giudiziaria in questione appare alla prima firmataria del presente atto un affronto al buon senso in quanto si discosta radicalmente dai migliori orientamenti e sensibilità che in tema di diritti dei bambini intendono promuovere una cosiddetta «giustizia mite»;
il tribunale dei minori di Bologna soffre da tempo di una carenza di risorse finanziarie e di organico, la quale rischia di compromettere il funzionamento amministrativo del tribunale nonché la rapida conclusione dei procedimenti pendenti; risulta anzi, che a seguito dell'allontanamento dei giudici Stanzani e Morcavallo, numerosi fascicoli rimarranno privi di un magistrato in funzione di giudice delegato, con funzioni cioè di impulso e di direzione dei relativi procedimenti, e la gestione di detti procedimenti verrà affidata, del tutto irregolarmente, a dei giudici onorari, non magistrati -:
se corrisponda al vero che il dottor Maurizio Millo sia anche membro del Collegio garante della Repubblica di San Marino e se lo stesso abbia mai usato il fax del tribunale dei minori di Bologna al fine di inviare sentenze e provvedimenti al Supremo organo giurisdizionale della Repubblica di San Marino così utilizzando strumenti e risorse pubbliche per soddisfare esigenze proprie del suo ruolo di giudice a San Marino e, in tal caso, se non ritenga di promuovere, con sollecitudine, l'azione disciplinare nei confronti del medesimo magistrato ai sensi dell'articolo 107 della Costituzione;
se, con riferimento ai fatti riportati in premessa e descritti sommariamente nell'articolo pubblicato su Il resto del Carlino sopra citato, il Ministro non ritenga di dover intraprendere un'iniziativa ispettiva presso il tribunale dei minori di Bologna e, se del caso, una volta effettuati gli accertamenti più opportuni, promuovere l'azione disciplinare nei confronti del suo presidente, dottor Maurizio Millo o di altri magistrati nei confronti dei quali dovessero emergere profili di responsabilità disciplinare;
se non si ritenga di dover intervenire urgentemente al fine di garantire al tribunale dei minori di Bologna le risorse necessarie per assicurare non soltanto il funzionamento amministrativo della struttura, ma anche la definizione rapida dei processi, in quanto, se è vero che una giustizia veloce dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini, questa appare ancora più necessaria nei processi che interessano minori, dato che l'incertezza derivante da una situazione giudiziaria indefinita rischia di turbare permanentemente il fanciullo nella crescita.
(5-05341)

SAMPERI e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il progetto della casa circondariale di Gela risale al lontano 1959 e la sua definitiva approvazione al 1978;
i lavori, iniziati nel 1982, fra interruzioni e rallentamenti, sono durati 25 anni;
nel novembre 2007, due mesi dopo la chiusura del cantiere, il Ministro della Giustizia Clemente Mastella ricevette dall'amministrazione comunale, nel corso di una cerimonia ufficiale, le chiavi del nuovo istituto;
il 14 ottobre 2008, durante un'audizione del Ministro della giustizia Alfano sulla situazione degli istituti penitenziari, il Guardasigilli disse «a completamento del quadro degli interventi edilizi, si evidenzia che entro la fine dell'anno corrente è prevista l'attivazione della ex casa mandamentale di Gela, che è stata consegnata dal comune alla competente agenzia del demanio il 25 dello scorso mese» e che «si richiedono interventi di adeguamento e completamento degli impianti e dei sistemi di sicurezza, per un importo di 1,5 milioni di euro, ai quali si sta facendo fronte con

i finanziamenti previsti per il corrente esercizio finanziario, in modo tale da attivare la struttura nei tempi che abbiamo previsto»;
sono trascorsi altri tre anni e, ad oggi, l'immobile, dotato di tutti gli arredi, è ancora inutilizzato, nonostante in Italia il problema del sovraffollamento carcerario sia diventato drammatico;
la casa circondariale di Gela, dotata di sofisticati impianti informatici, è costituito da n. 50 celle che possono ospitare n. 100 detenuti;
anche gli ultimi ostacoli all'apertura della struttura sono stati superati in quanto il comune di Gela ha provveduto all'approvvigionamento idrico e alla manutenzione della strada d'accesso;
il 12 settembre 2011 è stata organizzata una conferenza stampa davanti alla casa circondariale di Gela, a cui erano presenti parlamentari di centro destra e di centrosinistra per denunciare i gravi e ormai ingiustificati ritardi -:
quali siano le ragioni della mancata apertura della casa circondariale di Gela;
quali siano i tempi previsti per la sua apertura;
quali iniziative intenda adottare il Ministro per accertare, ed eventualmente, perseguire, le responsabilità per quanto accaduto.
(5-05342)

PICIERNO, FERRANTI, MELIS, CIRIELLO, ROSSOMANDO e TIDEI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da numerosi organi di stampa e informazione si apprende in questi giorni di iniziative assunte dal Ministero della giustizia preliminari all'invio di un'ispezione presso la procura di Napoli in merito all'azione dei magistrati sul caso Tarantini;
inoltre due interrogazioni parlamentari hanno rivolto al Ministro della giustizia la richiesta di valutare accertamenti presso la procura di Napoli in merito alla fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione di un'intercettazione telefonica tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e Walter Lavitola, indagato nella suddetta inchiesta, in cui il Premier invitava Lavitola a rimanere all'estero, e in merito alla richiesta di interrogatorio rivolta al Presidente del Consiglio dagli stessi pubblici ministeri di Napoli;
il capo degli ispettori ministeriali incaricati di vigilare sull'operato dei giudici è Arcibaldo Miller, magistrato di lungo corso, che risulta dai suddetti articoli di stampa, e in particolare da articoli pubblicati dal settimanale l'Espresso, e nel verbale integrale pubblicato dal sito web della stessa testata, interrogato dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta «P3»;
in particolare risulta che a Miller sia stato chiesto di rispondere in merito ai suoi rapporti con Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. Miller riferisce di conoscere Lombardi in seguito ai numerosi inviti ricevuti dall'associazione di cui Lombardi è a capo, per convegni sul tema dei rapporti fra giustizia e politica. Inoltre, Arcibaldo Miller riferisce di conoscere personalmente il Presidente del Consiglio Berlusconi, il quale gli avrebbe proposto una candidatura al Senato o a sindaco di Napoli;
avendo rifiutato questa proposta, Miller riferisce di un pranzo del settembre 2009 a Roma a cui ha preso parte insieme a Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Giacomo Caliendo, Pasquale Lombardi, Arcangelo Martino e Flavio Carboni. Un incontro già reso noto alla stampa per una presunta discussione, avvenuta in quella sede, di possibili interventi presso giudici della Corte costituzionale in vista del pronunciamento sul lodo Alfano;
Miller smentisce questa circostanza, ma conferma la sua presenza a quel pranzo e aggiunge che Verdini e Dell'Utri, in quell'occasione, gli offrono una candidatura alla presidenza della regione Campania,

proposta anche questa rifiutata, sebbene a ribadirgli l'offerta, sempre secondo la deposizione di Miller, sia stato Nicola Cosentino, che a quel tempo aveva ricevuto da un mese l'ordine di arresto poi respinto dalla Camera dei deputati, firmato proprio dai pubblici ministeri della procura di Napoli;
da quanto emerge negli atti resi noti a mezzo stampa di interrogatori e deposizioni nell'ambito dell'inchiesta P3, attraverso le figure di Lombardi e Martino si sarebbero mosse numerose richieste di intervento presso giudici di varie procure, per favorire soluzioni positive di controversie giudiziarie che riguardano il Presidente del Consiglio;
un'eventuale ispezione presso la procura di Napoli volta a valutare il corretto operato dei magistrati avrebbe come riferimento gerarchico, in quanto capo dell'ufficio spettante, la stessa persona che dagli atti di indagine risulterebbe aver ricevuto numerose offerte di candidature per il PDL, dal Presidente Berlusconi, e che si sarebbe intrattenuto con persone sospettate di far parte della cosiddetta «P3», e che avrebbero in più occasioni cercato di favorire il Presidente del Consiglio nelle sue complesse e numerose vicende giudiziarie -:
se il Ministro interrogato non ritenga, alla luce di quanto emerso a mezzo stampa, negli articoli de l'Espresso e nel verbale integrale pubblicato dal sito web della stessa testata, che si realizzi un inedito conflitto di interessi, che renda assolutamente inopportuna la permanenza del dottor Miller nelle funzioni ad oggi rivestite che richiedono massima imparzialità;
quali azioni intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare il verificarsi di una situazione poco chiara, che renderebbe altresì poco credibile un'eventuale ispezione ministeriale presso la procura di Napoli.
(5-05349)

Interrogazioni a risposta scritta:

DE MICHELI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
a seguito di tagli e ridimensionamenti, presso la casa circondariale di Piacenza operano soltanto due educatori penitenziari a fronte di 361 detenuti attualmente presenti (dati aggiornati al 30 giugno 2011);
secondo quanto previsto dall'articolo 82 della legge 26 luglio 1975 n. 354, recante «Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privativi e limitative della libertà», gli educatori «partecipano all'attività di gruppo per l'osservazione scientifica della personalità dei detenuti e degli internati e attendono al trattamento rieducativo individuale o di gruppo, coordinando la loro azione con quella di tutto il personale addetto alle attività concernenti la rieducazione. Essi svolgono, quando sia consentito, attività educative anche nei confronti degli imputati. Collaborano, inoltre, nella tenuta della biblioteca e nella distribuzione dei libri, delle riviste e dei giornali»;
il trattamento rieducativo dei detenuti è riconosciuto come uno dei princìpi cardine del sistema penitenziario, come evince dall'articolo 1 della citata legge n. 354 del 1975 ove si stabilisce, in applicazione del comma 3 dell'articolo 27 della Costituzione, che «nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi»;
secondo quanto stabilito dall'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230 («Regolamento recante norme sull'ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà»), tale trattamento consiste nell'offerta di interventi miranti a sostenere i loro interessi umani, culturali e professionali ed è diretto, inoltre, a promuovere un processo di modificazione delle condizioni e degli atteggiamenti personali, nonché delle relazioni familiari e

sociali che sono di ostacolo a una costruttiva partecipazione sociale;
l'esiguità del personale destinato alla rieducazione dei detenuti, che sono tra l'altro in sovrannumero rispetto alla capacità della struttura, impedisce spesso il completo ed efficace svolgimento di tutti gli interventi e le attività funzionali al percorso di reinserimento sociale, nonché l'ottenimento di benefici come permessi premio e affidamento ai servizi sociali, i quali richiedono il parere degli educatori sull'avanzamento del percorso rieducativo;
nel marzo 2011 il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del comune di Piacenza ha inviato una lettera al provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia Romagna per segnalare all'autorità competente la situazione della casa circondariale di Piacenza;
con la circolare GDAP-0024103-2011, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ha sottolineato la necessità di attuare un modello di trattamento realmente teso alla realizzazione compiuta del dettato costituzionale;
nonostante le recenti assegnazioni, effettuate in seguito all'espletamento dell'ultimo concorso e che porterebbero a sei unità il numero degli educatori operanti presso la casa circondariale di Piacenza, risulta all'interrogante che la consistenza effettiva sia a tutt'oggi ferma a due educatori -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione esposta in premessa, che lede fortemente i diritti delle persone detenute;
quali urgenti iniziative e in quali tempi il Ministro interrogato intenda intraprendere per porre fine a tale situazione e, in particolare, se intenda verificare l'esistenza di responsabilità omissive da parte del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria dell'Emilia Romagna in merito all'assegnazione di ulteriori educatori alla casa circondariale di Piacenza.
(4-13220)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con un comunicato stampa del 14 settembre 2011, l'associazione EveryOne Group ha denunciato alla pubblica opinione italiana la mancata concessione dell'asilo politico a Tina Richard, cittadina nigeriana di 28 anni, originaria di Kanu, di religione e famiglia cristiana, rifugiatasi in Italia dopo essere fuggita dal suo Paese all'età di quindici anni a causa dell'assassinio dei suoi genitori da parte di un potente e facoltoso concittadino che la voleva in sposa ancora ragazzina;
secondo quanto è dato leggere nel citato comunicato stampa, la donna, aiutata dal vescovo locale di Kanu, è approdata in Italia per la prima volta nel 1998, ma l'anno dopo è stata rimpatriata perché clandestina. Dopodiché, una volta tornata in Nigeria, è stata rapita da un uomo, che l'ha violentata, torturata e tenuta segregata in casa per mesi;
dopo essere riuscita a evadere dall'abitazione del suo aguzzino, Tina ha iniziato un viaggio attraverso la Sierra Leone, passando dalla Liberia, raggiungendo il Marocco, poi la Spagna e infine, a bordo di un natante, il porto di Genova, nel settembre del 2003. Recatasi da sola a Roma in questura, per inoltrare la richiesta di protezione internazionale, le è stato chiesto di tornare dopo un mese, ma la donna, terrorizzata dal rischio di una nuova espulsione all'insegna di violenze e torture, non si è presenta in polizia, vivendo in clandestinità e lavorando in strada come prostituta per riuscire a sopravvivere;
nel 2011, Tina, assistita dal legale Loredana Briganti, decide di presentare ufficialmente richiesta di asilo presso la questura di Teramo. Il 5 luglio 2011, la commissione di Caserta, composta da rappresentanze

territoriali del Ministero dell'interno e dell'Alto commissario ONU per i rifugiati, le nega la protezione internazionale, motivando il diniego con il fatto che Tina può richiedere l'aiuto delle autorità nigeriane, nonostante la sua storia sia credibile e l'assassino dei suoi genitori - protetto dalle autorità locali - sia ancora in libertà, intenzionato a vendicarsi del rifiuto di Tina di sposarlo;
nel comunicato stampa del 14 settembre 2011, Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell'organizzazione umanitaria EveryOne, hanno dichiarato quanto segue: «Negare la protezione internazionale a una cittadina che ha il fondato timore di subire ulteriori persecuzioni in Patria, e che per di più porta sul corpo i segni tangibili di torture e vessazioni, è un palese abuso, che contrasta con la Convenzione di Ginevra, con la nostra Costituzione e con i protocolli internazionali in materia di diritti fondamentali. Tina Richard è una ragazza che ha sofferto terribili abusi ed è dovere di uno Stato che si definisce civile proteggerla e assicurarle un'esistenza dignitosa. L'Italia ha già commesso l'errore di deportarla nel 1999, errore che a Tina è costato stupri, torture e privazioni. In Nigeria, questo genere di abusi nei confronti delle donne - così come i matrimoni forzati - è purtroppo all'ordine del giorno, e per altro il Codice Penale permette ai mariti l'utilizzo di mezzi di correzione fisici e altri maltrattamenti per "'redimere" le proprie mogli. Ricordiamo inoltre che in tutta la Nigeria sono praticate le mutilazioni genitali femminili, e che le autorità religiose - gli Imam - hanno creato una parità della donna de jure che non corrisponde assolutamente alla parità de facto: lo dimostra un recente studio pubblicato dall'African Studies Quarterly, cui hanno partecipato diverse ONG africane, che attesta chiaramente come in Nigeria sia in atto una pesante discriminazione e prevaricazione nei confronti della donna. Tale circostanza è confermata, nonostante le recenti negazioni delle autorità nigeriane e delle sue rappresentanze in Italia, dal caso di Kate Omoregbe, che ha ricevuto giorni fa l'asilo come rifugiata nel nostro Paese dopo la mobilitazione delle più alte cariche dello Stato»;
Tina Richard presenterà ricorso contro la decisione della commissione asilo al tribunale di Napoli; nel frattempo il Gruppo EveryOne ha chiesto la mobilitazione della società civile contro il rimpatrio della ragazza appellandosi anche ad Antonio Guterres, Alto commissario ONU per rifugiati;
non si comprende come possa essere stata assunta una decisione tanto grave quale quella del diniego dell'asilo politico ad avviso degli interroganti in aperta violazione della normativa nazionale e dei trattati internazionali in materia di diritto di asilo -:
se quanto sopra esposto, corrisponda a verità e sulla base di quali ragioni sia stata assunta la decisione di diniego dell'asilo politico citata in premessa;
se non si ritenga di non procedere alla espulsione di Tina Richard rilasciando alla donna un permesso di soggiorno per protezione sociale;
in ogni caso, quali garanzie diplomatiche si intendano acquisire dalle autorità nigeriane circa il rispetto della incolumità della donna nel caso la stessa fosse costretta a far rientro nel proprio Paese di origine.
(4-13231)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

DE MICHELI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i cittadini stranieri titolari di una patente di guida rilasciata da uno Stato estero extracomunitario possono guidare

sul territorio italiano i veicoli per i quali è valida tale patente purché residenti in Italia da meno di un anno;
dopo un anno dall'acquisizione della residenza in Italia, per guidare sarà necessaria la conversione della patente, consistente nel rilascio di una patente italiana corrispondente a quella extracomunitaria;
la conversione è possibile solo per le patenti rilasciate dagli Stati non aderenti all'Unione europea, con i quali l'Italia ha stabilito rapporti di reciprocità;
la Repubblica di Macedonia rientra nell'elenco di tali Stati, sulla base di un accordo bilaterale in vigore dal gennaio 1998, al quale sono stati allegati i modelli di patente in uso all'epoca e che possono essere convertiti;
nel frattempo, da diversi anni, la Repubblica di Macedonia ha introdotto un nuovo modello di patente (formato carta di credito) che, essendo diverso da quelli previsti dall'accordo, non può essere convertito nell'equivalente patente italiana fino a quando non venga inserita un'apposita integrazione all'accordo medesimo;
identico problema è sorto per le patenti rilasciate anche da altri Stati come il Marocco e l'Albania;
i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia ai quali non viene convertita la patente straniera patiscono gravissimi disagi, soprattutto in ordine allo svolgimento della loro attività lavorativa, non potendo guidare o in alternativa essendo costretti a ripetere l'esame di guida in Italia e a sostenerne i relativi costi;
nonostante le numerosissime segnalazioni da parte dei cittadini stranieri coinvolti e degli uffici italiani competenti alla conversione (uffici provinciali della motorizzazione civile), non risultano modifiche e/o integrazioni all'accordo bilaterale citato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dello stato di avanzamento dell'iter burocratico per l'estensione della conversione ai nuovi modelli di patente straniera adottati dagli Stati citati e, in particolare, dalla Repubblica di Macedonia;
quali iniziative e in quali tempi i Ministri interrogati intendano intraprendere al fine di rendere possibili le conversioni e porre fine ai gravi disagi patiti dai cittadini stranieri coinvolti.
(4-13221)

GIANNI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
continuano a giungere notizie sul sistema dei trasporti siciliano che rappresentano delle vere e proprie mazzate che sembrano avere come unico scopo quello di eliminare qualsiasi possibilità di sviluppo della provincia di Siracusa, del turismo e del porto di Augusta nel traffico merci internazionale;
Trenitalia ha soppresso del traghettamento sullo Stretto di Messina e lo ha affidato alla consociata Blue Ferries;
lo scalo merci Pantanelli, la cui apertura è stata rinviata numerose volte, non si sa quando diventerà operativo;
il trasporto ferroviario dei passeggeri ormai è limitato per le lunghe percorrenze, Siracusa-Roma, a tre treni diretti e tre treni con cambio intermedio; il Siracusa-Milano un treno diretto e 5 con cambi intermedi; il Siracusa-Torino con un treno diretto e 4 con cambio; il Siracusa-Venezia con un treno diretto, e questo esaurisce le lunghe percorrenze;
il trasporto locale è un disastro voluto in particolare nella tratta Siracusa-Ragusa;
dal punto di vista occupazionale è già sicuro un taglio di organico per almeno 82 persone;
dal punto di vista ferroviario dovrebbe essere previsto per il prossimo dicembre il passaggio da RFI a Trasporti regionali ma le conseguenze di tale passaggio non sono conosciute;

sembra che il futuro della Sicilia sia destinato ad avere un servizio di soli treni regionali che sarebbe solo una delle conseguenze che porterebbe la Sicilia alla fine della continuità territoriale con il resto del Paese e dell'Europa, troncando così qualsiasi programma di sviluppo con basi solide;
sarebbe così confermata la dichiarazione del dottor Alvaro Di Stefano, dirigente regionale del gruppo FS ed ex presidente di Confindustria, il quale affermava recentemente che il Gruppo FS non era interessato al trasporto ferroviario in Sicilia -:
quali azioni incisive e concrete il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché la Sicilia e la provincia di Siracusa in particolare possa disporre di un sistema di trasporto ferroviario, merci e passeggeri, degno di tale nome e non venga esclusa dalla continuità territoriale con l'Italia e con l'Europa che impedirebbe qualsiasi programma di sviluppo.
(4-13223)

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 24 luglio 2011 la stazione ferroviaria di Roma Tiburtina è stata oggetto di un incendio divampato nella centrale elettrica che comanda gli scambi dei binari, i semafori e tutto il traffico che transita per lo scalo;
a seguito dei sopralluoghi effettuati dai vigili del fuoco, sono state ritenute necessarie ulteriori verifiche sulla stabilità delle strutture che avevano subito un notevole stress e quindi rappresentavano il rischio di un crollo;
Trenitalia aveva quindi deciso per il trasferimento del traffico ferroviario alla stazione centrale di Roma Termini e aveva garantito il collegamento verticale tra nord e sud attraverso due linee passanti di cui una dedicata al trasporto regionale ed una ai treni a media o lunga percorrenza;
Trenitalia assicurava il giorno seguente che, smaltita la coda creatasi sull'immediato e trascorso un primo periodo di leggero disagio, si sarebbe raggiunto progressivamente una situazione di regolarità;
nel mese di settembre risulta perdurare la decisione di Trenitalia di sopprimere, senza avvisare l'utenza, l'Intercity 772 con partenza dalla stazione centrale di Trieste (alle ore 21.54) con destinazione la stazione di Napoli centrale (alle ore 10.05), ed anche i l'Intercity 774 con partenza alla stazione di Napoli centrale (alle ore 19.57) con destinazione la stazione centrale di Trieste (alle ore 7.28);
l'ufficio stampa di Trenitalia motiva la soppressione dei due treni Intercity con l'incendio alla stazione di Roma Tiburtina, anche se a guardare maliziosamente già a dicembre 2010 le Ferrovie dello Stato avevano ridotto l'offerta di treni diretti da e per la stazione centrale di Trieste, salvo poi un ripensamento successivo ad una precedente interrogazione parlamentare;
il Ministro interrogato aveva garantito nella risposta a quell'interrogazione parlamentare il permanere di una linea diretta Intercity notte Trieste centrale-Napoli centrale, in sostituzione del treno diretto Trieste centrale-Napoli centrale delle ore 7.04 che era stato soppresso;
l'Amministratore delegato di Trenitalia il 16 aprile 2011 aveva affermato che «Il business dei viaggiatori in treno nelle piccole stazioni di provincia è antieconomico» e al giornalista del quotidiano triestino Il Piccolo aveva aggiunto «Anche a Trieste state sperimentando la logica di mercato. Le piccole stazioni non sono redditizie. Le città medio-piccole non riescono a creare mercato perché non riescono ad attrarre sufficienti passeggeri»;
i treni Intercity 772 e 774 erano definiti i treni dei pendolari del fine settimana ed era utilizzato anche come treno per il ritorno a casa per le vacanze;
gli utenti di questi due treni sono costretti, ora, ad utilizzare soluzioni che li

penalizzano sia dal punto di vista della comodità (cambio alle stazioni di Roma Termini o Bologna centrale, e, nella maggior parte dei casi, anche alla stazione di Venezia Mestre), sia dal punto di vista economico;
l'aumento delle tariffe sommato al taglio dei collegamenti diretti ha portato, infatti, ad un aumento del 110 per cento del costo di un viaggio di giorno da Trieste a Napoli -:
se la soppressione dei treni Intercity 772 e 774, deciso da Trenitalia, sia solo una soluzione di passaggio dovuta all'incendio che si è avuto nella stazione di Roma Tiburtina o è l'inizio di una nuova riduzione dell'offerta di collegamenti diretti da e per le stazioni del Friuli Venezia Giulia;
se il Ministro non ritenga di dover richiamare Trenitalia ad una maggiore attenzione verso l'utenza soprattutto quando questa debba essere avvisata preventivamente su cancellazioni di collegamenti e cambi di orario dell'ultima ora specialmente se comportano una maggiore spesa per l'utenza.
(4-13236)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il tentativo di realizzazione di un centro commerciale a Borgarello (Pavia) fu presentato per la prima volta nel 2000 attraverso due delibere per variante di piano regolatore generale, l'odierno piano di governo del territorio, ma venne bocciato sia dalla provincia che dalla regione Lombardia;
nonostante il primo diniego degli enti locali preposti il 20 maggio 2010 viene presentato il progetto per realizzare il centro commerciale. Al progetto vengono richieste alcune modifiche su proposta dell'amministrazione comunale nella figura dell'ingegner Giovanni Valdes, sindaco di Borgarello, e così ripresentato il 1o luglio 2010;
il 12 luglio il progetto viene adottato, con delibera consiglio comunale n. 16 del 2010. La delibera viene però sospesa perché, come prescrivono le norme in materia, è necessaria l'autorizzazione commerciale rilasciata dalla regione Lombardia dopo una conferenza di servizi ad hoc;
il progetto di centro commerciale adottato a Borgarello (Pavia) contempla la realizzazione di un'area di vendita commerciale di 14.950 metri quadrati, di un parco tematico di 32.700 metri quadrati, di un'area di intrattenimento con multisala e attività sportive, di un hotel con 90 camere e con in cima un osservatorio e un roof garden, di una stazione di servizio, di un nido, di una nursery e di una pista di pattinaggio sul ghiaccio di circa 300 metriquadri. La convenzione prevede che la società che realizzerà il progetto metta a disposizione del comune di Borgarello un importo complessivo di circa 9 milioni di euro ai quali si aggiungeranno altri 3 milioni qualora, per motivi indipendenti dalla volontà della società, questa non riesca ad acquisire e conferire all'amministrazione comunale Villa Mezzabarba;
nell'autunno del 2010 la vicenda del futuro centro commerciale di Borgarello si intorbidisce a causa dell'arresto del sindaco Giovanni Valdes, perché, come anche riportato dalla stampa locale e da Il fatto quotidiano del 13 gennaio 2011, nel corso della grande operazione antimafia che ha decapitato la 'Ndrangheta in Lombardia, è accusato di turbativa d'asta e falso. Secondo i giudici del tribunale di Milano Giovanni Valdes: «avrebbe truccato la gara per vendere un terreno davanti al suo municipio, finito a una società di "comodo", la Pfp»;

il 4 gennaio 2011 viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale di scioglimento del consiglio comunale di Borgarello. Dopo lo scioglimento il commissario prefettizio Michele Basilicata partecipa alle conferenze di servizi per l'autorizzazione del centro commerciale e si farà carico anche di tutti i provvedimenti seguenti. Il 4 aprile il comune di Borgarello rilascia la licenza commerciale a «Progetto Commerciale srl»;
l'area in cui dovrebbe sorgere il centro commerciale ha attualmente una destinazione agricola e risulta molto fragile dal punto di vista ambientale e paesistico. Infatti, essa ricade:
in vincolo di cui all'articolo 142, lettera c), del decreto legislativo n. 42 del 2004;
nel piano territoriale regionale d'area «Navigli Lombardi» con appositi indirizzi e direttive paesistiche;
in zona circondata da un corridoio primario della rete ecologica regionale (RER) a nord, da un elemento di primo livello a est e di secondo livello a ovest, sempre della RER oltre che da un'area prioritaria per la biodiversità ad est;
a poco più di due chilometri dal complesso della Certosa di Pavia;
lungo l'ex strada statale 35 già attualmente inadeguata rispetto l'intenso traffico di collegamento Pavia-Milano -:
se l'azione del commissario prefettizio, all'epoca dei fatti sia o meno in contrasto con la prassi consuetudinaria che vuole il commissario prefettizio, come un funzionario del Governo che dovrebbe limitarsi a gestire l'ordinaria amministrazione;
quali azioni si intendano intraprendere per tutelare un patrimonio paesistico e naturalistico che rischia di essere compromesso da un ulteriore consumo di suolo e proprio nelle vicinanze di un monastero di inestimabile valore storico-artistico, già monumento nazionale italiano sin dal 1866, come la certosa di Pavia considerato che costituisce un punto di attrattiva turistica prioritaria tra quelli di natura storico-culturale associati al sistema dei Navigli.
(4-13230)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con l'avvio del nuovo anno scolastico, le vecchie problematiche relative al sostegno per gli alunni con bisogni educativi speciali confermano il loro mancato superamento;
a Torino, dopo l'assegnazione di circa 300 posti di sostegno, si è scoperto che oltre i due terzi erano stati attribuiti a docenti curricolari «soprannumerari», i quali non potendo più insegnare nella loro scuola avrebbero accettato di ricoprire la posizione di sostegno, pur di non essere trasferiti altrove;
la quasi totalità di questi docenti non avrebbe, però, la qualificazione richiesta per insegnare ad alunni con disabilità;
tale vicenda dimostra, ancora una volta, come il sostegno venga sottovalutato e bistrattato dalle amministrazioni scolastiche e dai docenti che ignorano la necessità di metodologie didattiche e competenze particolari, indispensabili per poter garantire all'alunno disabile un'adeguata assistenza e formazione;
troppo spesso si assiste al consolidato escamotage di alcuni insegnanti di acquisire la specializzazione per il sostegno, al fine di accelerare il passaggio in ruolo, per poi rinunciare ad esercitarlo non appena possibile, provocando così non solo un ingente spreco di risorse ma soprattutto la

mancanza di continuità didattica, ritenuta indispensabile in particolar modo per gli alunni con disabilità;
se in via di principio il nostro Paese può essere considerato uno dei più avanzati in termini di integrazione, altrettanto non si può affermare per la sua applicazione effettiva;
il sostegno si trasforma, ormai nella prassi quotidiana, in una mera trafila burocratica con certificazioni di disabilità tramutate in ore di lezioni assistite, senza che vengano tenute in conto le reali esigenze dell'alunno disabile;
stando alle stime, il numero degli alunni disabili sarebbe aumentato del 4 per cento rispetto allo scorso anno, e nonostante anche il numero degli insegnati di sostegno risulti in crescita, il problema dell'insufficienza di personale specializzato permane;
alla luce di quanto premesso, è necessario intervenire tempestivamente affinché il modello d'integrazione non arrivi al collasso per l'effetto congiunto di risorse in costante diminuzione e del numero di alunni con bisogni educativi speciali in continuo aumento -:
quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di superare le problematiche espresse in premessa, garantendo agli alunni con bisogni educativi speciali il sacrosanto diritto ad avere un docente di sostegno qualificato e la relativa continuità didattica;
in che modo intenda evitare il ripetersi di fatti incresciosi, come quello verificatosi a Torino, dove ad insegnanti «soprannumerari» è stata data la possibilità di ricoprire incarichi per il sostegno pur non essendo qualificati a tal fine.
(3-01824)

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi giorni circolano con insistenza voci allarmanti sul concreto rischio di chiusura dell'istituto Tommaso Pellegrini di Modena - educatorio per sordomuti di Modena;
l'istituto Tommaso Pellegrini è stato costituito nel 1845 da 3 sacerdoti diocesani, monsignor Tommaso Pellegrini (I Direttore), don Geminiano Borsari (ViceDirettore) e don Pio Sirotti (Prefetto agli Studi), e nasce come «educatorio per sordomuti di Modena» (ente morale d'istruzione), oggi parificato con le scuole dell'infanzia e primarie. In 166 anni di storia questo istituto ha demutizzato ed istruito più di 750 ragazzi non udenti;
lo statuto dell'istituto, elaborato negli anni Venti durante il periodo di commissariamento (dal 1907 al 1931), prevede un consiglio di amministrazione composto da 5 membri: il presidente nominato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (ufficio scolastico regionale), un rappresentante nominato dal comune di Modena, un rappresentane nominato dalla provincia di Modena, un rappresentante nominato dalla Curia di Modena e il direttore assunto tramite concorso;
dal dicembre 2010 l'educatorio è stato trasformato nella fondazione «Monsignor Tommaso Pellegrini educatorio per sordomuti di Modena» (area formativa), mantenendo sempre un consiglio di amministrazione formato da 5 membri;
l'istituto Pellegrini attualmente possiede importanti edifici adibiti alle relative funzionalità istituzionali:
una villa del '700 che ospita la scuola primaria paritaria speciale per non udenti, la sezione speciale staccata per non udenti di una scuola media statale e una scuola dell'infanzia;
una struttura della stessa epoca che ospita la cappella, il convento delle suore, il convitto per circa una quindicina di ragazzi minorenni;
una seconda struttura della stessa epoca della villa che ospita l'aula di educazione

musicale delle scuole primarie e dell'infanzia, l'aula di educazione all'immagine della scuola media, la palestra con annesso un teatro e lo spogliatoio. Questa struttura ospita anche il circolo dell'Ente nazionale sordi utilizzato dagli ex allievi non udenti che si ritrovano settimanalmente, oltre ad altri momenti extra (raduni sportivi - campo da calcio e palestra - e raduni assembleari e religiosi). I non udenti tesserati dall'Ente nazionale sordi in provincia di Modena superano le 250 unità. Lo stesso istituto organizza almeno due volte l'anno determinati raduni degli ex-allievi molto partecipati;
una struttura recente che ospita la scuola elementare per udenti;
sono altresì presenti sale giochi, una falegnameria, un'aula di ceramica, una stanza assegnata al corso di LIS - lingua dei segni italiana, nonché aree rurali di notevole pregio;
nell'istituto, i ragazzi non udenti studiano separatamente dagli udenti (i ritmi di apprendimento sono infatti diversi), mentre lavorano insieme nei momenti di laboratorio (educazione fisica, educazione all'immagine, informatica, musica, e altro). Per i ragazzi non udenti più capaci sono previsti ulteriori progetti di integrazione finalizzati a momenti particolari del cammino scolastico;
la finalità dell'istituto Pellegrini è quella di realizzare la «vera integrazione» nel rispetto degli alunni che lo frequentano e si è così da anni abbandonata l'idea di una scuola speciale aperta solo ai non udenti. In questi anni sono stati sviluppati progetti quali «LIS in favola», dove i ragazzi udenti venivano invitati ad imparare e ad esprimersi in LIS (grazie ad una ex-allieva non udente dell'istituto laureata in scienze della formazione) e a capire meglio la personalità del non udente;
attualmente l'istituto ospita circa 140 studenti (molti udenti, alcuni con lievi handicap), dei quali 17 sono ragazzi non udenti (1 nella scuola dell'infanzia, 6 nella scuola primaria speciale e gli altri 10 nella scuola media). L'insegnamento infatti si articola in una scuola materna (per l'infanzia) in cui sono inseriti sia non udenti sia udenti, ed in due primarie, di rango elementare, rivolte distintamente a non udenti e ad udenti. L'istituto come si è detto ospita altresì una sezione speciale di una scuola media statale secondaria di I grado;
in passato, nella gestione finanziaria dell'istituto, erano emerse perdite di bilancio, a causa del crescere delle spese, ma sembrava che fossero state soddisfatte grazie alla vendita di alcuni immobili e terreni di sua proprietà;
nel 2011 i problemi di bilancio sono stati riportati all'attenzione dal nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione, il quale, sembrerebbe, abbia ritenuto opportuno risolverli attraverso un aumento consistente delle rette mensili per gli alunni udenti, passando da 240 euro 320 euro, ed escludendo trasporto e mensa;
a seguito di tale manovra, le consolidate 18 pre-iscrizioni della primaria (elementare) per l'anno scolastico 2011-2012, sono scese a 2 sole iscrizioni di bambini udenti appartenenti a famiglie di professionisti;
nel mese di maggio 2011, il consiglio di amministrazione avrebbe comunicato alle famiglie delle scuole primarie l'impossibilità di far svolgere un nuovo anno scolastico vista la mancanza di risorse e vista anche l'impossibilità di aver potuto formare la prima classe;
a fine maggio, sarebbe giunto anche l'avviso improvviso, da parte del preside della scuola media, che la scuola non sarebbe stata attivata per l'anno 2011-2012, perché si sarebbe accertato che l'organico non sarebbe stato assegnato da parte dei competenti provveditorati provinciale e regionale;
in tale stato di cose, il consiglio di amministrazione avrebbe deciso di far proseguire solo la scuola dell'infanzia convenzionata con il comune, formata da una

sezione mista composta da circa 25 bambini di età compresa tra i 3 ed i 5 anni;
i rimanenti bambini bisognosi di assistenza formativa specializzata rischiano di seguire due percorsi diversi: quelli della scuola primaria rimarrebbero ancora per un anno esaurendo così la scuola stessa, mentre quelli della scuola media verrebbero inseriti con udenti delle classi corrispondenti (soluzione improponibile data la sensibile differenza di età: i ragazzi non udenti hanno dai 14 ai 17 anni e ciò creerebbe ovvi problemi didattici e di gestione);
sarebbe giunta da circa un mese la disponibilità di una cooperativa, la «Carovana», a gestire la scuola primaria degli udenti per un anno. Ma, ove tale opzione fosse adottata, si determinerebbe il pericolo immediato di mancanza di iscrizioni anche nella scuola primaria per udenti, visto che il prossimo è un anno di prova e le famiglie degli udenti farebbero fatica ad accettare una situazione di instabilità e potrebbero decidere di rivolgersi altrove;
le famiglie dei ragazzi non udenti desiderano fortemente la prosecuzione dell'istituto, consci anche del fatto che molti dei bambini provengono da altre regioni con una cattiva integrazione e pertanto rifiutano di tornare nella medesima situazione;
anche i 21 dipendenti della Fondazione sarebbero in preavviso di licenziamento, con decisione sul merito da prendere verso la metà del mese di luglio. Solo una parte di essa dovrebbe venire riassorbita dalla Cooperativa (6 insegnanti ed 1 ATA), mentre 3 insegnanti dovrebbero rimanere in capo alla Fondazione (2 per la scuola dell'infanzia e 1 per la scuola primaria speciale);
un sospetto che sempre con più insistenza si diffonde sul territorio è che se la scuola primaria dovesse chiudere potrebbe essere realizzato il passaggio della scuola dell'infanzia nello stabile di recente costruzione ed attiguo alla villa settecentesca, liberando quest'ultima da ogni gravame occupazionale. Mancando poi i non udenti, verrebbero a cessare anche le finalità principali della Fondazione ed a norma di statuto, in queste condizioni, i beni rimasti andrebbero devoluti ad altro ente di formazione;
di fronte a questi avvenimenti e con il rischio di vedere impotentemente la chiusura del meritorio istituto Tommaso Pellegrini, i genitori dei ragazzi già seguiti dalle strutture formative dell'ente, hanno intrapreso forme di protesta e di dissenso opponendosi ad ogni possibile azione degli organi competenti volta, anche in ipotesi, a decidere la soppressione dell'istituto, ed a maggior ragione lo smembramento del prestigioso patrimonio immobiliare, visto che tra i sospetti formatisi, il più forte sarebbe proprio quello che si stia provocando di proposito la chiusura dell'istituto per consegnare alla speculazione immobiliare il relativo e consistente stato patrimoniale;
anche il consiglio comunale di Modena, nella sua seduta del 20 giugno 2011, si è occupato della fondazione, in tal senso decidendo:
a) di attivare tutti i canali possibili che ha a disposizione per costruire le condizioni, comprese quelle finanziarie, atte a riequilibrare i conti in senso stabile e duraturo;
b) di non pensare alla Cooperativa Carovana come l'unica strada possibile, ma la più probabile;
c) di invitare i vecchi componenti, non rinnovati recentemente, del consiglio di amministrazione a rimettere il mandato per manifesta inadeguatezza -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se ad ogni modo, per quanto di competenza, non intenda intraprendere le necessarie iniziative e provvedimenti volte a verificare come sia avvenuta la gestione amministrativa e finanziaria dell'istituto Tommaso Pellegrini di Modena negli ultimi anni e se in tali circostanze non vi

siano in atto operazioni speculative tese alla decisione di far cessare le attività formative dell'ente per mancanza di nuove iscrizioni e così procedere senza ostacoli alla dismissione di favore del patrimonio immobiliare dello stesso istituto;
ove tali verifiche evidenziassero l'esistenza di profili problematici nella conduzione dell'istituto, se non intenda verificare la sussistenza dei presupposti per procedere all'immediato commissariamento dell'istituto.
(5-05347)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:

DAMIANO, RAMPI, BELLANOVA, SCHIRRU, GNECCHI, CODURELLI, MADIA, BERRETTA, MATTESINI, BOBBA, MIGLIOLI, SANTAGATA, MOSCA, LOVELLI e MOTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 31 luglio 2010, veniva convertito in legge il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, dal titolo «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica»;
l'articolo 12 dal titolo «Interventi in materia previdenziale», del citato decreto, ha introdotto una serie di variazioni in materia pensionistica modificando tra l'altro, con i commi da 1 a 6, la disciplina relativa ai termini di decorrenza dei trattamenti pensionistici (cosiddette finestre). In particolare, i commi 1 e 2 dispongono per i soggetti che, a decorrere dal 2011, maturino il requisito anagrafico per il diritto, rispettivamente, alla pensione di vecchiaia e alla pensione di anzianità, che il termine di decorrenza della pensione di vecchiaia (compresi i trattamenti liquidati interamente con il sistema contributivo) sia pari a 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per i lavoratori autonomi;
il comma 5 prevede l'applicazione della normativa previgente, a condizione che i lavoratori maturino i requisiti per l'accesso al pensionamento a decorrere dal termine del 1° gennaio 2011, di cui al successivo comma 6, e comunque nei limiti di 10.000 soggetti beneficiari, a favore: dei lavoratori collocati in mobilità ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30 aprile 2010, e che maturino i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennità di mobilità (articolo 7, comma 2, legge n. 223 del 1991) (lettera a); dei lavoratori collocati in mobilità lunga, ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge n. 223 del 1991, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010 (lettera b); dei lavoratori che, all'entrata in vigore del provvedimento in esame, siano titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà di settore di cui all'articolo 2, comma 28, della legge n. 662 del 1996 (lettera c);
il comma 6 prevede un monitoraggio, da parte dell'INPS, sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, delle domande di pensionamento presentate ai sensi del precedente comma, che intendano avvalersi, a decorrere dal gennaio 2011, del regime previgente delle decorrenze. Nel caso in cui dal monitoraggio risulti il raggiungimento del limite di 10.000 domande in precedenza richiamato, l'INPS non può prendere in esame ulteriori domande di pensionamento finalizzato alla fruizione dei benefici di cui al precedente comma;
secondo un autorevole quotidiano nazionale: «Il monitoraggio delle domande è ancora aperto, ma alcune fonti consultate dal Sole 24 Ore segnalano che le richieste sarebbero già più di 40 mila. La CGIL parla di almeno 30 mila lavoratori a rischio»;

nel corso del dibattito in Assemblea, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/3638/113, prima firma onorevole Damiano, con il quale si impegnava l'esecutivo a «monitorare l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 12, comma 5, del decreto-legge in esame, al fine di valutare l'opportunità adottare ulteriori iniziative normative volte a derogare al limite di 10 mila soggetti beneficiari» -:
se, ad un anno dall'introduzione della norma, il monitoraggio di cui al comma 6 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 31 luglio 2010, n. 122, sia stato effettivamente ultimato e sia noto a quanto ammontino complessivamente le domande di cui al comma 5 del medesimo decreto e come intenda affrontare i casi di quei lavoratori le cui domande eccedano il limite dei 10.000 di cui al decreto in questione.
(5-05343)

POLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dati forniti dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE) sul mondo del lavoro in Italia, relativi al 2010, rilevano che in Italia un giovane su tre non ha lavoro e che tra quelli che sono occupati uno su due è precario;
il rapporto sull'occupazione indica un tasso di disoccupazione tra i ragazzi tra i 15 e i 25 anni pari al 27,6 per cento, vale a dire tra i più alti degli ultimi anni; il lieve calo rispetto al picco di aprile 2010 (28,9 per cento) è dovuto alle assunzioni con contratti a termine o atipici, mentre i rapporti a tempo indeterminato diminuiscono (72 mila in meno tra il primo trimestre 2010 e il primo trimestre 2011);
nel periodo di recessione, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato di 9,7 punti e, con il rallentamento dell'economia, la ripresa è destinata ad essere sempre più difficile e caratterizzata da un mercato del lavoro duale, con persone in età matura occupate in lavori stabili e protetti e ragazzi occupati in posti precari;
secondo il rapporto OCSE risulta evidente come la legislazione restrittiva sui contratti a tempo indeterminato abbia aiutato il Paese a contenere l'impatto della recessione, ma potrebbe scoraggiare le assunzioni mettendo a grave rischio la ripresa;
in tutti i Paesi dell'area OCSE la fascia più colpita è quella dei giovani; nel primo trimestre dell'anno, il tasso di disoccupazione tra gli under 25 era al 17,4 per cento -:
quali urgenti iniziative intenda porre in essere al fine di garantire nuovi incentivi alle assunzioni e un'ampia revisione dei contratti in grado di impedire che siano solo i giovani a dover pagare il prezzo della crisi in corso.
(5-05344)

PALADINI, DI PIETRO, DI STANISLAO, ANIELLO FORMISANO e MURA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
agli inizi del 2010 l'azienda Golden Lady, leader nel settore della calzetteria femminile, comunicò la decisione di trasferire la produzione all'estero. Ciò non avvenne per ragioni legate alla crisi economica che, di fatto, non interessa in alcun modo l'azienda, ma per la semplice decisione di delocalizzare in Paesi a basso costo di manodopera al fine di incrementare i profitti;
le iniziative di mobilitazione per le lavoratrici dello stabilimento faentino, in provincia di Ravenna, sono cominciate, circa un anno fa, quando la «Golden Lady Company», proprietaria del sito, ha annunciato la chiusura dello stabilimento per delocalizzare tutta la produzione in Serbia, lasciando così senza sicurezza occupazionale ben 346 persone e le loro famiglie;
la «Golden Lady», nonostante gli accordi siglati al Ministero per ben due volte (accordo del 25 febbraio 2010 e

accordo del 18 febbraio 2011), non ha ancora prospettato soluzioni certe e concrete sulla riconversione del sito di Faenza e sulla ricollocazione delle lavoratrici OMSA. Per le 242 dipendenti, attualmente ancora al lavoro, la Cassa integrazione straordinaria terminerà il 14 marzo 2012;
intanto, l'azienda ha comunicato l'intenzione di procedere anche alla cessazione delle attività nello stabilimento di Gissi, in provincia di Chieti, che oggi conta circa 383 dipendenti. Ad oggi, nonostante le mille rassicurazioni, non c'è alcun impegno concreto nel trovare un'alternativa di lavoro alla produzione di calze da donna;
uno ad uno gli stabilimenti italiani chiudono e le produzioni si trasferiscono dove più conviene per realizzare profitti. Il sacrificio sull'altare della competitività basato sul costo del lavoro si paga a Faenza, si paga a Gissi con licenziamenti di molte centinaia di lavoratrici e lavoratori;
mancano progetti concreti di riconversione produttiva;
vi sono diverse migliaia di lavoratori e di lavoratrici che in questi mesi non sanno quando e come questa condizione potrà cessare e se, quando cesserà, si potrà riprendere un qualche tipo di lavoro; il gruppo Italia dei Valori ha già presentato sull'argomento un interrogazione a risposta scritta, n. 4-10971, il 22 febbraio 2011, senza aver ricevuto alcuna risposta in merito -:
alla luce di quanto sta accadendo, quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per riuscire a dare garanzie concrete di ricollocazione e stabilizzazione lavorative alle centinaia di donne e uomini impiegati presso gli stabilimenti Golden Lady di Gissi e di Faenza che ancora attendono di sapere quale potrà essere il loro futuro.
(5-05345)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le politiche di sviluppo rurale rappresentano il secondo pilastro della politica agricola comune e ormai per la programmazione in corso è stata superata la metà del periodo di programmazione «007/2013»;
questa condizione rende necessario avviare prime valutazioni di sintesi in ordine ad efficacia ed efficienza della spesa;
la spesa per la programmazione 2007/2013 ammonta a 8.985 milioni di euro di dotazione comunitaria attraverso il fondo Feasr e la spesa pubblica complessiva - considerati cioè i fondi nazionali e regionali che si aggiungono alla dotazione comunitaria - è di 17.642 milioni di euro;
dunque la dotazione Feasr rappresenta il 20 per cento di tutta la spesa agricola comunitaria e per quanto insufficiente essa rappresenta una dotazione ragguardevole che gli Stati nazionali non potrebbero autonomamente sostenere;
le oltre 30 misure che sono state mediamente adottate dalle diverse regioni rappresentano di fatto l'unica fonte di sostegno strutturale agli investimenti agricoli, oltre al notevole sostegno del profilo agroambientale della spesa agricola;
inoltre, tale situazione è ulteriormente condizionata da una stringente disposizione generale in materia di aiuti di stato per l'agricoltura e l'agroalimentare che ancor più rende evidente il carattere strategico ai fini degli investimenti per l'agricoltura e l'agroalimentare;
la necessità di rendere disponibile la dotazione finanziaria dello sviluppo rurale

e di spendere, in tempi coerenti con quanto previsto dalla norma, le risorse previste non rappresentano solo la misura della efficienza amministrativa della pubblica amministrazione, ma anche l'oggettiva esigenza del sistema produttivo al quale non sono presentate analoghe opportunità metodologiche e di convenienza -:
quali iniziative siano state prese o si intendano prendere affinché sia affrontato per tempo e senza indugi il pericolo di incorrere nel meccanismo denominato del «disimpegno automatico» o del «N+2» il quale prevede l'immediato recupero delle risorse finanziarie da parte della Commissione non spese entro due anni dal loro impegno.
(3-01823)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
per quanto riguarda il risarcimento del danno biologico per gli incidenti stradali nei casi di invalidità che vanno dal 10 al 100 per cento, l'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice delle assicurazioni private, prevedeva la predisposizione di una specifica tabella, unica su tutto il territorio della Repubblica, delle menomazioni all'integrità psicofisica comprese tra 10 e 100 punti e del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità;
in assenza dell'azione celere del legislatore, come è noto, l'elaborazione dei criteri di liquidazione del danno era stata assunta, in via di supplenza ovviamente, dalla magistratura che nel corso degli anni aveva elaborato una sorta di tabella di liquidazione con criteri però difformi in tutto il territorio del Paese;
con il lavoro giurisprudenziale fino ad allora portato avanti soprattutto dal tribunale di Milano, corroborato anche dalle pronunce la Suprema Corte, che, da ultimo, il 7 giugno 2011, con la sentenza n. 12408, aveva definito congruenti i parametri formulati dal tribunale stesso, si era raggiunto un punto di quantificazione del risarcimento del danno, preso successivamente come punto di riferimento in tutta Italia;
al fine di procedere alla predisposizione di un'unica tabella valida per l'intero territorio nazionale in grado di garantire in modo uniforme i risarcimenti dei danni in sede assicurativa responsabilità civile auto veniva istituita, presso il Ministero della salute, una commissione di studio che concludeva i propri lavori con la redazione dello schema di decreto del Presidente della Repubblica, approvato il 3 agosto 2011 dal Consiglio dei ministri, che adegua però al ribasso i valori risarcitori che risultano di gran lunga inferiori ai valori proposti dalle tabelle del tribunale di Milano, considerate congrue dalla Corte di cassazione e utilizzate dalla maggioranza dei tribunali;
il contenuto di tale provvedimento è già stato considerato dalle principali associazioni delle vittime degli incidenti stradali come fortemente lesivo della dignità umana e non rispondente alle esigenze di solidarietà consolatorie, riparatorie e satisfattive del danno da responsabilità civile auto; inoltre, esse sono inadatte a risarcire integralmente il danno subito rispetto al costo della vita nelle principali città italiane;
con queste tabelle, per fare un esempio, una persona giovane che dovesse ricevere una invalidità permanente del 90 per cento avrebbe diritto a un indennizzo tra i novecento mila e un milione e centomila euro, mentre con le disposizioni tabellari previste dallo schema di decreto del Presidente della Repubblica citato, se confermate, si passerebbe a circa la metà, dai 500 ai 600 mila euro -:
quali concrete iniziative intenda adottare per evitare che quanto previsto in

via preliminare dallo schema di decreto del Presidente della Repubblica citato possa produrre ingiuste penalizzazioni per migliaia di famiglie che hanno già subito gravissimi danni e se non ritenga opportuno, atteso che è in atto una forte contestazione dello stesso, riconsiderare il provvedimento di cui alla premessa.
(4-13233)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA, PALADINI e DI STANISLAO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'azienda RDB è leader nel settore dell'edilizia. Il gruppo ha un organico di oltre 1.000 dipendenti, è costituito da 18 stabilimenti ramificati su tutto il territorio nazionale e 200 punti vendita;
in questi ultimi mesi a causa della crisi economica che ha investito il Paese la RDB ha registrato una perdita di bilancio pari a 103 milioni di euro, in parte dovuta anche alle svalutazioni connesse al piano industriale;
per far fronte all'emergenza i vertici aziendali hanno deciso di ridimensionare le attività del gruppo e di razionalizzare e semplificare l'intera struttura;
dal consiglio di amministrazione del 29 agosto 2011 è emerso il rischio di chiusura di molti stabilimenti produttivi, ed in particolare quelli situati a Villafranca, Lomello, Lomagna, Montepulciano, Occimiano, Bellona, Osio e Bitetto;
la struttura di Bitetto è un punto di riferimento per il Sud Italia, e la sua soppressione creerebbe non solo seri danni all'economia locale ma toglierebbe ulteriori opportunità lavorative in un'area dove si registra un tasso di disoccupazione del 13,4 per cento, ovvero più del doppio del Centro Nord (rapporto Svimez 2011);
per i 70 dipendenti del gruppo di Bitetto, messi in cassa integrazione guadagni ordinaria a zero ore, la chiusura dello stabilimento sarebbe un vero dramma e nonostante gli scioperi e le manifestazioni che hanno organizzato, non hanno ricevuto ancora nessuna rassicurazione in merito;
l'11 luglio 2011 il consiglio comunale di Bitetto ha approvato un ordine del giorno in cui si esprime solidarietà a questi lavoratori e si chiede alle istituzioni di scongiurare la chiusura dello stabilimento anche stanziando risorse economiche di supporto;
le organizzazioni sindacali si sono fermamente opposte al ridimensionamento aziendale e hanno criticato apertamente il piano di razionalizzazione adottato dal Gruppo -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di evitare la chiusura dello stabilimento della RDB a Bitetto;
se i Ministri ritengano opportuno attivarsi al fine di stanziare risorse economiche a favore dei lavoratori del Gruppo RDP di Bitetto;
quali provvedimenti o iniziative di competenza intendano adottare per consentire al gruppo citato in premessa di superare la crisi economica in atto.
(5-05339)

OLIVERIO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
le coste situate di fronte alla città di Crotone sono utilizzate da più di trent'anni dalla società petrolifera ENI per l'estrazione di gas metano, in quantità tali da garantire il 15 per cento dell'intero consumo nazionale;

da un lancio di agenzia ANSA del 14 settembre 2011, delle ore 17.37, «ENERGIA: STASI, RAMMARICO PER SÌ MINISTERO A NUOVO POZZO ENI» si apprende che l'ENI avrebbe già ottenuto dal Ministero dell'ambiente e delle tutela del territorio e del mare un parere positivo di compatibilità ambientale del progetto relativo alla realizzazione di un nuovo pozzo denominato HL18dir per il prelievo di metano sul promontorio di Capo Colonna. «Da notizie pervenuteci - afferma la vicepresidente della Giunta della Regione Calabria - tale nuova attività è stata segnalata alla precedente amministrazione regionale nel gennaio 2009, alla quale non ha seguito alcun riscontro formale. Inoltre nei diversi incontri tra Eni (e la collegata del gruppo Jonica Gas) e la Regione Calabria, (...) non è mai emersa alcuna informazione circa le nuove attività che il gruppo aveva intenzione di affrontare sul territorio della provincia di Crotone». Da approfondimenti effettuati ad oggi - sottolinea la vicepresidente - la realizzazione del nuovo pozzo, ricadente proprio sul promontorio di Capo Colonna, prevede il prelievo di metano in ambiente marino e il suo iter autorizzativo risulta ancora in corso presso il Ministero dello Sviluppo economico. Ciò posto è stato richiesto agli uffici competenti del Ministero di poter avere circostanziate notizie relative all'eventuale autorizzazione richiesta dalla società nonché sull'iter procedurale che, da quanto emerso agli atti, non avrebbe visto il coinvolgimento della Regione e di questa nuova amministrazione;
oltre alla notizia relativa al nuovo pozzo che l'ENI avrebbe intenzione di realizzare, ha destato notevole allarme sociale lo stazionamento, nel mare prospiciente la costa di Crotone, di un'altra piattaforma, la «Gfs Kei Manhattan», accanto alla preesistente piattaforma «Hera Lacinia Beaf». Ufficialmente, la piattaforma sarà utilizzata per la manutenzione e per lavori finalizzati a migliorare la produzione degli attuali pozzi «Luna41dir», «Hera Lacinia 16 dir» ed «Hera Lacinia 17 Dir.» Conseguentemente, il comandante della capitaneria di porto ha emesso un'ordinanza che vieta la navigazione alle imbarcazioni da diporto in un raggio di 500 metri intorno all'impianto;
da notizie di stampa pubblicate il 14 settembre 2011 sul sito www.cn24.tv, cronaca di Crotone, si legge che, sul caso della piattaforma «Gfs Kei Manhattan», «si è tenuto un incontro presso la Procura della Repubblica di Crotone tra il Procuratore della Repubblica Raffaele Mazzotta ed i vertici della Capitaneria di porto di Crotone guidati dal comandante Nicola Freda. (...) Il problema prende spunto dal recente stazionamento nelle acque antistanti Crotone di un impianto di perforazione - che si è posizionato accanto alla preesistente piattaforma "Hera Lacinia Beaf" - per effettuare, con la durata presumibile di mesi 6, interventi manutentivi e di miglioramento delle capacità estrattive della stessa piattaforma. Al termine dell'incontro, nel corso del quale sono stati forniti alcuni elementi conoscitivi sulle modalità operative, tecniche ed autorizzative dei lavori attualmente in corso nelle acque antistanti la città, il Procuratore della Repubblica ha disposto una indagine conoscitiva sui lavori, delegando la Capitaneria di Porto di Crotone ad "espletare le pertinenti attività investigative";
l'intento, allo stato, è «di verificare la natura dei lavori in corso di svolgimento, le modalità realizzative degli stessi e il regime autorizzativo dei lavori che stanno interessando la piattaforma Hera Lacinia Beaf». Ulteriori accertamenti riguarderanno, invece, i lavori non ancora avviati che interesseranno il sito denominato «Hera Lacinia 10 dir» ubicato sul promontorio di Capo Colonna. Nella mattinata di oggi il Procuratore della Repubblica ha voluto effettuare, di persona, un sopralluogo via mare. Con l'impiego di Motovedette della Capitaneria di porto di Crotone è stata effettuata una ispezione in prossimità della piattaforma estrattiva Hera Lacinia Beaf e, successivamente, un'ulteriore attività ispettiva presso il promontorio di Capo Colonna;

la nuova piattaforma, apparsa nel mare antistante Crotone, si trova situata nei pressi della riserva marina di Isola Capo Rizzuto e dell'area archeologica di Capocolonna e le suddette attività di manutenzione potrebbero provocare l'inquinamento delle acque marine a causa dell'utilizzo, per la perforazione, di fluidi nocivi e a causa della formazione di reflui (frammenti di roccia e fango esausto) che dovrebbero essere inviati a terra per essere smaltiti;
la Calabria è una tra le regioni italiane a maggior rischio sismico: secondo la riclassificazione sismica del territorio nazionale (effettuata ai sensi dell'ordinanza n. 3274 del 20 marzo 2003) l'intero territorio nazionale è stato classificato in quattro zone indicate con i numeri da 1 (a maggior rischio) e 4 (a minor rischio). La Calabria è l'unica regione italiana ad essere interamente compresa nelle zone 1 e 2. Crotone, in particolare, è stata inserita nella zona 2, pertanto con un rischio elevato di eventi sismici -:
se la società ENI abbia presentato richiesta di autorizzazione per la realizzazione del nuovo pozzo HL18dir, ricadente sul promontorio di Capo Colonna, per il prelievo di metano in ambiente marino e, in caso affermativo, se sia confermata o meno la conclusione dell'iter autorizzativo e se siano in grado di assicurare che tutte le procedure di valutazione dei rischi legati all'attività estrattiva siano state condotte con il massimo rigore scientifico e fondate sul principio di precauzione ambientale;
se sia stato effettuato uno studio sulla subsidenza, finalizzato ad accertare l'impatto delle eventuali nuove perforazioni sui movimenti di abbassamento verticale della superficie e, quindi, sulla loro pericolosità per i cittadini e il patrimonio storico-archeologico della città di Crotone;
se possano garantire che i lavori eseguiti dall'impianto di perforazione off shore «Gfs Kei Manhattan» siano solo ed esclusivamente interventi di manutenzione e che non comportino la perforazione di nuovi pozzi;
se e quali iniziative intendano adottare per verificare che le operazioni di manutenzione della piattaforma e le eventuali nuove trivellazioni citate in premessa non abbiano un impatto negativo per l'ecosistema marino, per la salute dei cittadini e per le attività economiche inerenti alla pesca e al turismo e, in caso positivo, quali strumenti intendano attivare per evitare il protrarsi delle attività inquinanti, per la bonifica dei siti e per il risarcimento economico della popolazione locale.
(5-05346)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO e PROIETTI COSIMI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 19 novembre 2009 il Ministro dello sviluppo economico, rispondendo all'interrogazione n. 5-01270, affermò di voler «riqualificare i poli chimici e promuovere i processi di reindustrializzazione compatibili con l'ambiente, attraverso il consolidamento della chimica di base e lo sviluppo delle filiere a valle»;
il settore della chimica italiana si trova da anni in una situazione di grave criticità, nonostante numerosi progetti di risanamento siano stati proposti negli anni, tra i quali il «Protocollo d'intesa su Porto Marghera», siglato il 14 dicembre 2006 tra il Ministero delle attività produttive, l'Eni e alcune aziende chimiche e petrolchimiche, anche straniere, impegnate in Italia (Ineos Vinyls Italia S.p.a, Arkema s.r.l, Sapio s.r.l, Solvay Fluor Italia S.p.a.);
il protocollo di sostegno al polo chimico avrebbe dovuto garantire continuità e competitività al sito industriale, soprattutto con riferimento al mantenimento dei livelli occupazionali, contribuendo altresì a rilanciare il settore e interessando misure

di coinvolgimento per tutte le altre aziende operanti in loco e non direttamente firmatarie dello stesso;
nonostante le misure adottate, dal 2006 ad oggi molte industrie chimiche coinvolte o coinvolgibili nel comparto chimico hanno definito la chiusura di stabilimenti o di intere produzioni in Italia, anche quando si trattava di società in attivo, con il risultato di creare gravissimi disagi occupazionali ancor'oggi non risolti;
è il caso, per esempio, della Basell di Temi, della Montefibre di Porto Marghera e della Ineos Vinyls. Tutti i tentativi di subentro alle aziende chimiche fuggite dall'Italia sono falliti. In particolare la vicenda della Ineos Vinyls, che ha visto intervenire successivamente l'imprenditore veneto Sartor, gli imprenditori arabi della Ramco, la società croata Dioiki e, da ultimo, il dubbio fondo svizzero-russo Gita Holding, è rimasta priva di una fattiva soluzione, una situazione di totale precarietà per un indotto di quasi 10.000 famiglie italiane;
all'interno di queste trattative l'Eni ha sempre rappresentato una parte rilevante essendo il principale fornitore di materie prime per il settore chimico e disponendo talvolta di un cospicuo credito nei confronti delle altre società. Inoltre, nonostante la lenta, ma progressiva, dismissione da parte del gruppo ENI delle attività connesse al settore, la società rimane l'interlocutore principale a livello statale, per i piani di risanamento del comparto;
il 26 maggio 2011 è stato firmato un protocollo per la «chimica verde» relativo allo sviluppo del polo sardo di Porto Torres;
il gruppo ENI è titolare del 100 per cento delle azioni della Syndial S.p.A., già Enichem S.p.a., costituita per gestire le produzioni chimiche di base e, soprattutto, le attività di bonifica dei siti industriali inquinati di proprietà del gruppo;
allo stesso tempo, il gruppo Eni si trova da anni al centro di un imponente contenzioso per inquinamento ambientale, e in alcuni casi avvelenamento, relativamente ai 9 principali siti chimico-industriali di Riolo, Napoli orientale, Brindisi, Cengio, Crotone, Mantova, Porto Torres, Gela e Pieve Vergonte;
in particolare, per lo stabilimento di Pieve Vergonte, la sentenza n. 4991/08 del 1o luglio 2008 del tribunale di Torino, sezione IV civile, ha condannato la Syndial, ad un risarcimento di 1 miliardo e 883 milioni di euro in favore del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per disastro ambientale legato all'inquinamento da Ddt del lago Maggiore;
le sentenze della corte europea n. C-380/08, C-379-08 e C-378-08, pubblicate il 9 marzo 2010, hanno confermato condanne al risarcimento per diversi danni ambientali causati dai siti della Sindyal;
nonostante quanto evidenziato, la società avrebbe chiesto e ottenuto nell'anno 2010 una transazione globale, una sorta di condono sui contenziosi aperti da decenni, la cui attuazione sarebbe prevista prima della fine dell'anno 2011. La conferma di ciò si troverebbe nella stessa relazione della Corte dei conti sul bilancio 2010 del gruppo Eni;
fonti di stampa riferiscono inoltre che Eni avrebbe richiesto al Ministero un maxi sconto sulle somme dovute, proponendo di chiudere il contenzioso con 450milioni di euro, una cifra assolutamente irrisoria se si considera la somma stabilita dal tribunale di Torino per il risarcimento del solo sito di Pieve Vegonte (1 miliardo e 883 milioni);
è evidente da quanto esposto che Eni rappresenta anche storicamente un interlocutore fondamentale del Governo relativamente a possibili piani di salvataggio della chimica italiana, che si richiedono per la salvaguardia del comparto, sia rispetto al rilancio economico, sia rispetto al mantenimento dei livelli occupazionali. D'altra parte la società medesima è inevitabilmente coinvolta negli scandali legati alle attività, nonché alle bonifiche, di molti siti per l'industria chimica sul territorio italiano;

quanto evidenziato alimenta la perplessità circa possibili rischi che in sede di stesura di progetti volti al rilancio del comparto la società adotti strategie cautelative nei propri riguardi, relativamente a risarcimenti, bonifiche e reintegro dei siti inquinati, incompatibili con la tutela dell'ambiente e il sanzionamento delle riconosciute responsabilità -:
se non ritengano opportuno predisporre le dovute iniziative per la formulazione di un piano strategico di riassetto e rilancio del comparto chimico italiano, che avvii una proficua composizione delle problematiche occupazionali nel pieno rispetto del patrimonio ambientale del Paese;
se siano confermate le indiscrezioni circa un piano proposto da Eni s.p.a. per il rilancio del comparto chimico italiano e quali ne siano i contenuti;
se siano confermate le indiscrezioni circa un protocollo d'intesa, tra Eni e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per la determinazione degli obiettivi di riparazione ai fini della sottoscrizione di atti transattivi in materia di danno ambientale;
quali iniziative intendano predisporre per evitare che eventuali accordi con Eni, relativamente al rilancio del settore, possano pregiudicare la puntuale e indispensabile attività di bonifica e disinquinamento dei siti di interesse nazionale, secondo i protocolli stabiliti, nonché assicurare che i risarcimenti previsti dalle sentenze nazionali e internazionali siano effettivamente erogati.
(4-13234)

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TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

NEGRO. - Al Ministro del turismo. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa il dipartimento per il turismo ha concesso il patrocinio all'iniziativa privata denominata «Expo turismo gay». Da tali informazioni non si comprende se il patrocinio sia a titolo gratuito;
Expo Turismo Gay è la prima fiera del turismo glbt italiana che si svolgerà a Bergamo durante la manifestazione NoFrills (fiera del turismo che si tiene ogni anno a Bergamo nel mese di settembre) dal 23 al 24 settembre 2011;
stando a quanto riportato nel virgolettato di un articolo pubblicato sul quotidiano Corriere della Sera in data 15 settembre 2011 il Ministro ritiene che tale iniziativa possa essere strumentale ad un cambiamento necessario della cultura del nostro Paese;
i principi di libertà, accoglienza, tolleranza e rispetto, oltre ad essere codificati nella nostra Carta costituzionale, rappresentano da sempre valori di primaria importanza e come tali sono radicati negli usi e nelle abitudini della comunità cittadina del nostro Paese;
il nostro Paese è conosciuto al mondo anche per il suo radicamento identitario, culturale e per la sua innata compenetrazione con la religione cattolica;
in Italia, infatti, più che in ogni altro Paese europeo il sentimento religioso cattolico è diffuso nella popolazione vista anche la presenza nel nostro territorio dello Stato Vaticano. Tutto ciò rende il nostro Paese unico e attrae milioni di turisti da tutto il mondo;
la manifestazione Expo Turismo Gay appare all'interrogante in netto contrasto proprio con i principi costituzionali della libertà personale e dell'uguaglianza dei cittadini essendo incentrata a promuovere un turismo mirato esclusivamente ad una parte della cittadinanza classificata per orientamento sessuale;
una manifestazione, quindi, foriera di una cultura escludente e proprio per questo

in netto contrasto con gli obiettivi di crescita culturale per il Paese che avrebbero motivato la decisione del dipartimento -:
se alla luce delle considerazioni esposte il Ministro non ritenga opportuno riconsiderare la propria scelta e se intenda chiarire se il patrocinio concesso alla manifestazione sia a titolo gratuito e non preveda alcun tipo di finanziamento, anche indiretto, dell'iniziativa.
(4-13225)

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Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta orale Sbai n. 3-01169 del 7 luglio 2010;
interrogazione a risposta in commissione Damiano n. 5-05170 del 26 luglio 2011;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-13146 dell'8 settembre 2011.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Alessandri n. 3-01722 del 28 giugno 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-05347.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Ascierto n. 4-13137 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 514 del 7 settembre 2011. Alla pagina 24151, prima colonna, alla riga ventiduesima, deve leggersi: «il capogruppo del Pdl nel consiglio» e non «il capogruppo del Pd nel consiglio», come stampato.