XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 22 settembre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 15 settembre 2011 la Conferenza delle regioni e delle province autonome, all'indomani dell'approvazione definitiva dell'ultima manovra per la «stabilizzazione finanziaria» (decreto-legge n. 138 del 2011, convertito con modificazioni nella legge n. 148 del 2011) varata dal Governo, ha diffuso un documento su "manovra economica 2011 e risorse finanziare per il trasporto pubblico locale" nel quale sono segnalati una serie di dati ed elementi di eccezionale gravità che dimostrano, in modo inequivocabile, quanto già denunciato dal Gruppo dell'Italia dei Valori nel corso dell'attuale legislatura, ossia che gli interventi di finanza pubblica adottati durante l'ultimo biennio colpiranno pesantemente le risorse destinate al trasporto pubblico locale pregiudicandone, di fatto, non tanto la qualità del servizio, quanto piuttosto la stessa sopravvivenza;
alla luce di quanto denunciato dalla Conferenza delle regioni, il taglio complessivo dei trasferimenti destinati al settore ammonta a 1.665 milioni di euro, anche se, in realtà, sono 1.700 milioni di euro le risorse richieste per rispondere in modo concreto alle effettive esigenze del comparto;
in assenza di provvedimenti urgenti, le regioni saranno costrette a causare il totale azzeramento dei servizi, l'azzeramento degli investimenti per il rinnovo materiale rotabile, l'ulteriore ed insostenibile aumento delle tariffe, il licenziamento di migliaia di dipendenti del comparto del trasporto e, infine, l'aumento del contenzioso con le aziende ferroviarie e del trasporto pubblico locale per l'impossibilità di garantire il rispetto dei contratti di servizio sottoscritti nel corso di questi anni;
tale situazione deve essere letta alla luce dei tagli definiti dal Governo nei trasferimenti alle regioni e agli enti locali, che, solo nel 2012, saranno pari a 4,2 miliardi di euro, e che, in assenza di adeguati correttivi, si abbatteranno negativamente oltre che sul settore dei trasporti, anche su quello della difesa del suolo, della formazione e dell'energia, sommandosi ai tagli già decisi per l'anno 2011;
il 19 settembre 2011, anche l'agenzia di rating Moody's ha confermato quanto da giorni stanno sostenendo regioni ed enti locali, ovvero che l'ultima manovra economica varata dal Governo, e non solo, avrà un impatto fortemente recessivo per le economie dei territori;
al riguardo, il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, è intervenuto sottolineando come, purtroppo, oggi, ci si trova di fronte ad un impianto legislativo totalmente iniquo, con tagli sproporzionati sul versante delle autonomie locali e senza alcuna misura tesa a favorire la crescita e lo sviluppo;
la Costituzione italiana, così come le altre Costituzioni degli Stati di democrazia liberale, garantisce la libertà di circolazione (si veda l'articolo 16 della Costituzione, secondo cui «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità e di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvi gli obblighi di legge»);
l'Unione europea è nata intorno ad alcuni grandi princìpi ed obiettivi, fra i quali va evidenziato, nell'ottica della costruzione di un mercato concorrenziale delle merci e delle prestazioni lavorative, il principio della libera circolazione di merci e persone nel territorio degli Stati membri;
nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ora incorporata nel

Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, la libertà di circolazione è garantita all'articolo II-105 (che recita: «Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. La libertà di circolazione e soggiorno può essere accordata, conformemente al Trattato che istituisce la Comunità europea, ai cittadini dei paesi terzi che risiedono legalmente nel territorio di uno Stato membro»);
il nostro Paese, nel corso di questi ultimi anni, ha garantito, sia pure con difficoltà, l'esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini. Tuttavia, l'attuale assenza di certezza di risorse finanziarie adeguate per il settore dei trasporti e della circolazione rischia di pregiudicare in modo inevitabile l'esercizio di tale diritto, colpendo particolarmente le fasce meno abbienti della popolazione e i pendolari che saranno costretti a subire tutte le conseguenze di tale situazione;
appare quanto mai urgente dare seguito a quanto recentemente denunciato dalla Conferenza delle regioni in relazione ai tagli dall'attuale Governo nel settore del trasporto pubblico locale, sia per far fronte alla crisi attuale, sia per provvedere alle inevitabili necessità future,


impegna il Governo:


ad adottare iniziative immediate volte:
a) ad incrementare, come richiesto dalla Conferenza delle regioni, la dotazione del fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale di cui all'articolo 21, comma 3, del decreto legge n. 98 del 2011, di 1.700 milioni di euro, al fine di dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 32, comma 4, del decreto legislativo n. 68 del 2011, che ha disposto la fiscalizzazione, a decorrere dal 2012, di tutti i trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale, aventi carattere di generalità e permanenza;
b) a prevedere l'esclusione dell'utilizzo delle suddette risorse, pari a 1.700 milioni di euro, dai vincoli derivanti dal patto di stabilità interno;
c) a fiscalizzare il 90 per cento del totale dei trasferimenti statali per il trasporto pubblico locale aventi carattere di generalità e permanenza e, conseguentemente, a partire il rimanente 10 per cento fra le regioni, di intesa con la Conferenza Stato-regioni, sulla base di criteri premiali individuati da un'apposita struttura paritetica da istituire senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;

ad assumere iniziative volte a reperire le risorse economiche necessarie, anche eventualmente ricorrendo:
a) al fondo per gli interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307, fondo che l'articolo 1, comma 25, del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito, con modificazioni, nella legge n. 148 del 2011, ha incrementato di ben 2 miliardi euro per l'anno 2012 e che più recentemente l'articolo 40, comma 1, del decreto-legge n. 98 dei 2011 aveva già incrementato di 835 milioni di euro per il 2011 e di altrettanti 2.850 milioni di euro per l'anno 2012;
b) alla soppressione dei finanziamenti che il Governo ha previsto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina pari complessivamente a 1 miliardo e 770 milioni di euro, di cui 470 milioni per il solo anno 2012 quale contributo ad ANAS s.p.a. per la sottoscrizione e l'esecuzione - a partire dal 2012 - di aumenti di capitale della società Stretto di Messina s.p.a.
(1-00713)
«Borghesi, Monai, Donadi, Evangelisti, Di Pietro, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».

Risoluzione in Commissione:

La VIII Commissione,
premesso che:
l'articolo 43-bis del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni dalla legge del 27 febbraio 2009, n. 14, ha stabilito la reimmissione in possesso agli enti previdenziali pubblici degli immobili a suo tempo conferiti alla società di cartolarizzazione degli immobili pubblici (SCIP);
con la suddetta disposizione legislativa sono state confermate le modalità di determinazione del prezzo, le tutele e le garanzie sociali vigenti per i conduttori, in particolare quelle previste dal comma 20 dell'articolo 3 della legge n. 401 del 23 novembre 2001;
la grave emergenza abitativa che investe le grandi aree urbane, dove sono massimamente collocati tali immobili, richiede interventi atti a promuovere l'accesso alla proprietà della prima casa e a garantire il diritto all'abitazione per i nuclei con redditi medio-bassi;
attraverso la ripresa del processo di alienazione agli inquilini e la definizione delle posizioni irregolari pendenti si possono determinare entrate finanziarie cospicue,


impegna il Governo:


a intervenire presso gli enti previdenziali pubblici e con tutte le iniziative necessarie:
a) affinché vengano adottati celermente tutte le procedure e gli atti necessari per la ripresa del processo di alienazione diretta agli inquilini degli immobili reimmessi nel possesso degli enti previdenziali pubblici, con il prezzo, le tutele e le garanzie stabilite dalla legge, da avviare comunque entro il 31 dicembre 2011;
b) affinché venga aperto un tavolo negoziale con le organizzazioni sindacali degli inquilini per la regolarizzazione delle occupazioni senza titolo o delle assegnazioni irregolari, al fine di evitare l'esplodere di gravi situazioni di disagio sociale;
c) affinché, nelle more dei provvedimenti da assumere, venga differita l'esecuzione di sfratti o sgomberi pendenti, in particolare nelle grandi aree urbane e la sospensione delle aste riguardanti unità immobiliari ad uso residenziale che non risultino effettivamente libere.
(7-00691) «Morassut».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con determina dirigenziale del 16 marzo 2011 la provincia di Bergamo autorizzava la S.D.L. Energia srl a realizzare un impianto per la produzione di energia elettrica con utilizzo di olio grezzo nel comune di Cavernago;
la predetta centrale dovrebbe essere costruita in pieno centro abitato, a dieci metri esatti da un nuovo insediamento urbano realizzato nel 2009, prima dell'inoltro dell'istanza da parte della società interessata e a meno di cento metri da numerose strutture pubbliche;
i cittadini residenti e confinanti con la centrale non sono stati informati e coinvolti dell'inizio del procedimento amministrativo, come previsto dalla legge n. 241 del 1990 e come, del resto, avvenuto per altri interventi effettuati sul comune di Cavernago;
il comune di Cavernago ha espresso parere sfavorevole nell'ambito della conferenza dei servizi;

il sindaco dello stesso comune ha più volte dichiarato la sua contrarietà anche ai quotidiani locali: «fin dall'inizio dell'iter autorizzativo abbiamo espresso il nostro parere sfavorevole alla localizzazione della centrale» e ancora l'intenzione di intraprendere «tutte le azioni sia legali che tecniche atte a contrastare l'autorizzazione all'apertura della centrale e a chiederne la delocalizzazione»;
il comitato «effenove», costituitosi per contrastare l'apertura dell'impianto e ottenere lo spostamento lontano dall'area residenziale, ha raccolto più di 1.300 firme di adesione su 1.600 elettori dello stesso comune di Cavernago nell'arco temporale di pochi giorni;
l'impianto in questione porterà ad un peggioramento della qualità dell'aria e del rumore e quindi della salubrità dell'ambiente;
risulta che con riferimento al citato progetto il Ministero dello sviluppo economico, dipartimenti energia e comunicazioni, abbia rilasciato due nulla osta condizionati alla realizzazione dell'impianto -:
quali siano le condizioni poste e se si sia tenuto conto, per quanto di competenza, dei rilievi riportati in premessa.
(5-05395)

Interrogazioni a risposta scritta:

CESARE MARINI, MINNITI, OLIVERIO, LARATTA, LO MORO, VILLECCO CALIPARI e LAGANÀ FORTUGNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la situazione dello smaltimento dei rifiuti in Calabria ha raggiunto il punto più alto di inefficienza con gravi conseguenze e un'insostenibile malessere;
gli impianti di selezione e di smaltimento non riescono a trattare i rifiuti conferiti e di conseguenza non consentono agli automezzi di poter scaricare;
i rifiuti da diversi gironi giacciono lungo le strade con evidente pericolo per la salute dei cittadini;
il commissariamento del settore, che si protrae da diversi anni, non è stato in grado di risolvere il problema, né tanto meno di avviarlo a soluzione;
i cittadini sono esasperati, costretti a sopportare tasse alte per avere un servizio di fatto inesistente;
sono ormai diventati ricorrenti le richieste dei cittadini di promuovere azione di disobbedienza civile per sensibilizzare le autorità competenti;
il commissariamento non ha più ragione di esistere, non assolvendo al compito di garantire lo smaltimento dei rifiuti per il quale i comuni sopportano un costo non lieve;
la regione diretta dal governo di centro destra - quello di centro sinistra non ha fatto di meglio - è ad avviso dell'interroganti completamente assente ed è del tutto disimpegnata dal problema;
il commissariamento non può durare in eterno, altrimenti viene snaturato nella sua funzione di azione temporanea per la soluzione di un problema, ed è necessaria la restituzione della competenza all'ente titolare;
non si comprende cosa si aspetta dunque per rimettere alle istituzioni elettive calabresi la competenza della materia;
il quadro desolante illustrato richiede immediate decisioni, ad iniziare dalla fine del commissariamento;
i comuni sono pronti a sostituirsi alla regione se questa dovesse venir meno ai suoi obblighi sulla materia -:
se non si ritenga di porre termine al commissariamento per l'emergenza rifiuti in Calabria, restituendo le competenze del settore agli enti elettivi territoriali.
(4-13281)

SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Governo, nella seduta del 25 febbraio 2011, aveva accolto l'ordine del giorno n. 9/4086/263 a prima firma dell'onorevole Scilipoti, nel quale si richiedeva di valutare in tempi brevi, l'opportunità di intervenire, anche attraverso eventuali interventi normativi a tutela degli interessi legittimi dei cittadini, negli eventuali contenziosi con gli istituti bancari, affinché l'interpretazione data all'articolo 2, comma 61, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, in merito all'articolo 2935 del codice civile non si configurasse come un danno nei confronti dei cittadini medesimi;
tale richiesta trovava la sua ragione d'essere nella norma interpretativa di cui sopra che potrebbe determinare la riduzione dei termini di prescrizione a favore dei soli istituti bancari a danno dei diritti che possono essere invece fatti valere da tutti i cittadini utenti (imprese e consumatori) anche nei confronti dei medesimi istituti bancari, per i rapporti creditizi in conto corrente;
il Governo, con successivo ordine del giorno n. 9/4357-A/13 approvato dalla Camera dei deputati il 22 giugno 2011, veniva impegnato ad avviare un tavolo di concertazione tra l'Associazione bancaria italiana e le associazioni dei consumatori rappresentative a livello nazionale, ovvero altre associazioni a scelta dell'utente bancario, allo scopo di concordare un intervento normativo come sopra prospettato da sottoporre, nel caso, per le necessarie valutazioni ed approvazione nel contesto della successiva manovra di assestamento di bilancio;
la manovra di assestamento di bilancio appena approvata non ha invece preso in alcuna considerazione l'ordine del giorno come sopra approvato -:
se non ritengano, in un momento economicamente difficile per le aziende e famiglie italiane, intervenire con ogni possibile urgenza per rispettare l'impegno assunto dal Governo, mediante l'assunzione urgente di iniziative normative indirizzate a:
a) salvaguardare tutti i diritti nascenti dai rapporti bancari instaurati prima del 26 febbraio 2011, data d'entrata in vigore della legge di conversione n. 10, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
b) definire le modalità, in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente, necessarie per addivenire ad accordi transattivi quadro tra il Ministero competente, la Banca d'Italia, banche ed utenti o loro rappresentanti, volti ad agevolare la risoluzione di criticità riferibili a rapporti posti in essere prima e dopo la data di entrata in vigore della legge di conversione n. 10 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225;
c) nel frattempo sospendere a tempo indeterminato ogni procedura esecutiva per pignoramento ed espropriazione immobiliare, pignoramento mobiliare, decreti ingiuntivi, precetti, cartelle esattoriali, i cui titoli esecutivi sono oggetto di opposizione, ovvero non sono stati opposti, anche ai sensi dell'articolo 615 del codice di procedura civile da parte del debitore, oppure fondati su rapporti bancari oggetto di opposizione ed anche su titoli esecutivi non opposti ma oggetto di procedimenti penali anche non definitivi, e di procedimenti di cui all'articolo 15 regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 nonché, laddove sia già pendente la procedura fallimentare, ogni attività di vendita di beni immobili;
d) concedere alle aziende che ne facessero richiesta, in deroga alle norme sui protesti e sulle segnalazioni alle centrali dei rischi, un prestito-ponte, statale, o con garanzia offerta dalla Cassa depositi e prestiti, con tasso agevolato, e del 50 per cento come contributo in conto capitale, sull'esempio della legge n. 185 del 2000,

previa presentazione di business plan, al fine di restituire alle aziende in difficoltà la possibilità di reinserirsi nell'economia legale con conseguente ripresa della produzione e del gettito fiscale, facendo sì che tale procedura sia contenuta nell'arco di 30 giorni e consentita anche alle aziende costrette a cessare l'attività a seguito dei contenziosi instaurati con le banche e con il fisco;
e) intervenire con le stesse modalità anche verso le famiglie, ma con un prestito-ponte erogato direttamente dalla Banca d'Italia, mediante l'utilizzo del gettito Irap-Ires che la Banca d'Italia versa annualmente allo Stato come imposizione fiscale, previe necessarie garanzie e piano di restituzione del prestito.
(4-13283)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Stampa il 21 settembre 2011 ha riferito che alla signora Rossana Podestà, compagna per lunghissimo tempo dell'alpinista Walter Bonatti, sarebbe stato impedito di assistere agli ultimi istanti di vita del suo compagno;
detto provvedimento sarebbe stato motivato dal fatto che la signora Podestà e il signor Bonatti non erano sposati, e di conseguenza, come riferito dalla stessa signora Podestà nel corso di un'intervista alla rivista Vanity Fair, sarebbe stata allontanata dalla rianimazione perché «tanto lei non è la moglie»;
nella citata intervista la signora Podestà racconta di non aver avuto la possibilità di cogliere l'ultimo barlume di coscienza del suo compagno, e di essere stata allontanata dalla sala rianimazione, in quanto «non è la moglie, non ha alcun diritto»;
quanto è accaduto alla signora Podestà accade frequentemente a tantissime coppie italiane «colpevoli» di non risultare regolarmente coniugate pur avendo un legame affettivo stabile;
si tratta di famiglie e di coppie che costituiscono comunque quella «società naturale» che la Costituzione italiana invita a riconoscere, così come anche indicato dalla stessa Corte Costituzionale con la sentenza n. 138 del 2010;
il trattamento disumano riservato alla signora Podestà e a centinaia di altre persone meno note è in stridente contrasto con l'articolo 82 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 (codice in materia di protezione dei dati personali) che riconosce al convivente - seppure in modo contraddittorio e lacunoso - la possibilità di essere informato sulla condizione di salute del convivente;
in alternativa, anche la mutua designazione dell'amministratore di sostegno avrebbe permesso alla signora Podestà di seguire il compagno nel suo percorso finale;
paradossalmente, un semplicissimo atto anagrafico o notarile avrebbe potuto evitare alla signora Podestà, ma anche a molti altri conviventi, questa umiliazione;
appare agli interroganti incivile e disumano aver negato alla signora Podestà il diritto di poter assistere agli ultimi istanti di vita del suo compagno, solo perché non coniugata;
sarebbe necessario porgere le scuse alla signora Podestà, e attraverso lei, a tutte le persone che si sono venute a trovare in analoga situazione -:
quali siano gli intendimenti del Governo rispetto al caso sopra evidenziato;
quali iniziative si intendano promuovere, adottare, sollecitare perché simili comportamenti non abbiano più a ripetersi.
(4-13287)

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PES. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel marzo del 2010 il signor Bruno Poddesu e la moglie Cristina Cruccas partono con la loro barca a vela «Fuscia» dal porto di Cagliari verso l'America Latina;
nel maggio 2010 i coniugi approdano nel porto di Montevideo (Uruguay);
il vice console Cinzia Frigo, conosciuta nel 2005 perché ha navigato con loro in Sardegna, presenta loro i coniugi Uleri-Porcu;
il signor Uleri propone ai coniugi Poddesu-Cruccas di acquistare, in cambio di esperienza di navigazione d'altura sulla loro imbarcazione, delle nuove vele;
il 21 settembre il signor Poddesu e il signor Uleri si recano a Buones Aires per ordinare le vele che vengono pagate in dollari USA dal signor Uleri;
nel gennaio 2011 il signor Uleri invia un'e-mail al signor Poddesu chiedendo la restituzione del «prestito», riferendosi probabilmente all'acquisto delle vele;
in data 15 aprile 2011 il giudice del tribunale di Montevideo Sergio Torres notifica al signor Poddesu la chiusura delle frontiere, ovvero il divieto di lasciare l'Uruguay;
un articolo di stampa (Unione Sarda 7 settembre 2011) riferisce che il signor Poddesu in una memoria inviata all'unità di crisi della Farnesina ritiene - stando a quando gli ha riferito il suo legale uruguayano - che vi siano delle pressioni esterne presso il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Montevideo, perché non gli venga data la possibilità di lasciare l'Uruguay e vengano dilatati i tempi nonostante l'evidente infondatezza dell'accusa del denunciante;
il signor Poddesu si è più volte rivolto all'ambasciata italiana, senza però nessun esito;
di recente è stato autorizzato a spostarsi dall'Uruguay, ma non può farlo con la sua barca -:
quali notizie abbia in merito alla vicenda sopra descritta e quali siano i capi di imputazione che impediscono ai nostri concittadini di rientrare in Italia.
(5-05392)

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN, DI BIAGIO, LO PRESTI, DEL TENNO, MILANESE, GIULIO MARINI, MAZZONI, SPECIALE, SBAI, DE ANGELIS e CENTEMERO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono oramai parecchi i casi di bambini minorenni sottratti ad un genitore dal coniuge di nazionalità straniera che li riporta nel proprio Paese d'origine;
in molti casi gli episodi riguardano figli di coppie con un genitore islamico che intende educare la prole secondo i dettami della religione islamica;
negli ultimi tempi si sono registrati vari casi che riguardano cittadini tunisini ed il Governo transitorio pare sia rimasto passivo o quantomeno non si sia attivato per il rientro dei minori in Italia;
il nostro ordinamento prevede il reato di sequestro di persona e quindi l'obbligo di perseguire gli autori dei sequestri dei minori in questione -:
quali azioni concrete siano state intraprese dal Governo per tutelare i minori;
quanti casi siano attualmente noti ed in quali Paesi.
(4-13285)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la città di Taranto ha ospitato in modo massiccio aziende ed apparecchiature contenenti «apirolio»;
le modalità di smaltimento di tale apirolio non sono attualmente ancora chiare pur trattandosi di un elemento molto dannoso per la salute;
Taranto, come è noto, è una città tra le più inquinate e - al momento dell'entrata in vigore della legge regionale sulla diossina - risultava essere località dove venivano emesse in atmosfera una larga parte delle diossine industriali prodotte in Italia e catalogate nel registro INES, oltre ad altri agenti altamente cancerogeni come benzo(a)pirene, pcb, arsenico e altre;
dopo l'entrata in vigore del limite regionale di 0,4 nanogrammi di diossina a metro cubo nel 2011 vi è stato un sistematico sforamento di tale limite da parte dell'Ilva, come documentano i dati Arpa;
se anche l'ultima campagna di campionamento per le diossine dovesse misurare «emissioni zero» la media complessiva di tutte le misurazioni darebbe come risultato un numero superiore a 0,4 nanogrammi a metro cubo per l'Ilva, ponendola in condizione di essere fuori del limite di legge;
le emissioni di diossina avvengono, non solo nella forma delle «emissioni convogliate» dal camino E312 ma anche, nella forma delle «emissioni diffuse» alla base, attraverso polveri e dispersioni varie;
da oltre due mesi la città si trova a dover affrontare una vera emergenza sanitaria; di oltre 1/3 dei famosi mitili che vengono allevati nel Mar Piccolo è stata vietata la vendita perché dalle analisi effettuate dalla A.S.L. risultano cariche fuori misura di diossine e policlorobifenili (pcb);
tale circostanza ha provocato un grave danno all'economia locale, con circa 800 mitilicoltori che sono stati privati del proprio lavoro e della propria fonte di reddito;
tale danno ha anche colpito fortemente l'immagine culturale della città. I mitili di Taranto, infatti, erano famosi fin dall'epoca della Grecia per il sapore unico derivante dalla presenza in quella di sorgenti di acqua dolce (citri); inoltre è, anche, estremamente rilevante il danno inferto all'immagine della città ai fini turistici;
ai sensi dell'articolo 299 del decreto legislativo n. 152 del 2006, comma 1, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare «esercita le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di tutela e prevenzione e riparazione dei danni all'ambiente, attraverso la Direzione generale per il danno ambientale istituita presso il Ministero dell'ambiente»;
senza dubbio il danno creatosi è elevato e misurabile -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia assunto per identificare la causa e i responsabili del danno;
quali iniziative siano state intraprese per far sì che il danno non continui a perpetuarsi nell'area interessata;
se intenda pubblicare on-line i dati dello smaltimento dell'ammontare complessivo del PCB in modo da poter sapere anche dove siano state stoccate le 1800 tonnellate di apirolio (PCB) dei trasformatori dell'Ilva;
se si intenda fornire i dati circa lo smaltimento delle altre tonnellate di PCB presenti in altre aziende e stabilimenti di lavoro insistenti sulle sponde del Mar Piccolo;

se - allo scopo di svolgere un'azione di protezione preventiva dell'ambiente e della salute dei cittadini - abbia mai ordinato o sollecitato una ispezione per verificare lo stato degli elettrofiltri del camino E312 dell'Ilva e della loro tenuta (per evitare emissioni «diffuse» di diossina), nonché della tubatura che porta tali polveri con nei «big bag», nonché del sistema di riempimento di tali sacchi, in considerazione del fatto che il «profilo» (o «impronta») delle diossine che sono ricadute su una vasta area attorno all'Ilva appare estremamente simile al «profilo» delle diossine delle polveri degli elettrofiltri;
se ritenga opportuno pubblicare on-line i dati di tutte le polveri degli elettrofiltri, le loro destinazioni negli anni passati, le discariche e le modalità di smaltimento con cui sono state trattate;
a quanto ammonti il quantitativo totale annuo di polveri con diossine trattenute dagli elettrofiltri del camino E312;
a quale discarica siano state portate in passato e a quale siano destinate oggi;
se si ritenga utile, alla luce dell'emergenza attuale, verificare attualmente quantità e stato di messa in sicurezza di tali polveri, sia di quelle degli anni passati sia di quelle attualmente gestite;
se risulti che, tutte le polveri con diossina siano state effettivamente stoccate in siti idonei e quali;
se risulti se vi siano stati incidenti con dispersioni di polveri con diossina, sia in azienda sia al di fuori nel trasporto nazionale;
se risulti che tali polveri con diossina siano sempre state in idonei sacchi o se vi siano stati periodi in cui le polveri siano state lasciate sul suolo e al vento, come le polveri del parco minerali, senza apposita protezione da eventuali fenomeni di dispersione;
se l'attuale sistema di raccolta delle polveri con diossina sia sicuro, se vi siano stati incendi e se si intenda far sì che tale riempimento avvenga senza dispersione alcuna;
in che misura sia stato verificato l'eventuale danno causato da queste polveri con diossina;
se sia verosimile che una parte di queste polveri siano finite sulla zona circostante e, quindi, anche nel mare;
se ci siano delle azioni intese a ripristinare l'ambiente del Mar Piccolo inquinato;
se ci siano figure, di cui al comma 1 dell'articolo 309 del citato decreto legislativo n. 152 del 2006, che abbiano presentato denunce ed osservazioni al fine di chiedere l'intervento statale a tutela dell'ambiente;
se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia proceduto ai sensi dell'articolo 311, della stessa legge, a svolgere azioni per il risarcimento del danno ambientale «anche esercitando l'azione civile in sede penale» e, nel caso, nei confronti di chi;
se siano stati portati a conoscenza della popolazione i dati rilevati su diossine e pcb nelle cozze, i danni che potrebbero provocare alla salute umana e come tali eventuali informazioni siano avvenute.
(4-13282)

BITONCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2009 la regione Veneto, con delibera di giunta n. 4153, stabilisce un accordo di programma sulla base del quale viene assegnata alla ditta «Kitaly S.r.l.» la realizzazione di una centrale idroelettrica per lo sfruttamento del salto idraulico localizzato in prossimità del Ponte della Vittoria, sul fiume Brenta e nel territorio del comune di Campo San Martino (Padova);
sulla base delle delibera stessa, viene riportato come già nell'agosto del 2009 il

genio civile di Padova avesse trasmesso alla competente difesa del suolo un progetto preliminare per la realizzazione di una traversa sul fiume Brenta, proprio in prossimità del ponte della vittoria nel comune di Campo San Martino (Padova) e come successivamente la ditta Kitaly S.r.l. abbia presentato, allo scopo di realizzare essa stessa la traversa prevista, istanza di attivazione di un accordo di programma per la realizzazione di un impianto idroelettrico sul fiume Brenta, ai sensi dell'articolo 32 della legge regionale n. 35 del 2001 e della DGR n. 3178 del 16 ottobre 2007;
non trovando tuttavia applicazione la forma di accordo di programma, la regione ha invitato la ditta Kitaly S.r.l., che da una prima ricerca catastale si è riscontrato abbia acquisito la proprietà del terreno interessato dalla costruzione della centrale idroelettrica già in data 1o agosto 2008, ovvero tre anni prima l'assegnazione nello stesso sito del permesso per la realizzazione della centrale, a presentare istanza di autorizzazione unica per la costruzione ed esercizio di impianto per la produzione di energia idroelettrica ai sensi dell'articolo 7 del regio decreto n.1775 del 1933;
in data 25 gennaio 2010 la ditta Kitaly S.r.l. presenta domanda di concessione per derivazione d'acqua dal fiume Brenta (così come pubblicato sul BUR n. 34 del 23 aprile 2010) e che a seguito di tale pubblicazione sono pervenute le domande in concorrenza della ditta Italy Style Milano S.r.l. in data 17 maggio 2010, della ditta Zollet Ingegneria S.r.l in data 21 maggio 2010 e della ditta Etra S.p.A., società a intera partecipazione pubblica, in data 21 maggio 2010;
con ordinanza n. 14238 del 13 gennaio 2011 il genio civile di Padova ha disposto il deposito delle istanze ed ha fissato la visita locale d'istruttoria in data 22 febbraio 2011 nel corso della quale sono state presentate osservazioni/opposizioni da tutte le ditte e dallo stesso comune di Campo San Martino che ha messo in evidenza, in rapporto agli interessi pubblici connessi alla natura dell'opera, come con deliberazione di giunta comunale n. 161 del 9 dicembre 2010, fosse stata approvata una convenzione con la ditta «Italy Style Milano» per l'attivazione di forme di collaborazione per l'utilizzo di risorse rinnovabili per la produzione di energia elettrica;
il giorno 23 giugno 2011 la commissione tecnica regionale per il parere su opposizioni, osservazioni e domande in concorrenza ex articolo 9 del regio decreto n. 1775 del 1933 - DGR n. 3493 del 2010 ha ritenuto preferibile all'unanimità la domanda presentata dalla ditta «Kitaly S.r.l.» in quanto «...tale impianto produrrebbe una potenza nominale media e una energia media annua superiori a quelle degli impianti proposti e non precederebbe l'occupazione dell'alveo del fiume»;
la società «Kitaly S.r.l.», costituita il 24 giugno 2008 e con sede legale in Padova, in via Caterino Davila n. 14, ha un amministratore unico ed un capitale sociale di diecimila euro, è una società partecipata da due società fiduciarie, quindi non persone fisiche, entrambe con sede a Milano, la UBS fiduciaria SPA e la fiduciaria Vonwiller Spa, società dietro la quale operava l'immobiliarista Gian Guido Bonatti, arrestato insieme ad altre persone nel giugno del 2011 nel corso di una inchiesta che vedeva accusato lo stesso Bonatti per la gestione di società che acquisivano immobili generanti plusvalenze nascoste poi all'erario;
in talune e specifiche fattispecie, è emerso come la adesione di società partecipate a gare o bandi di pubblico interesse, laddove la trasparenza e l'interesse della collettività rappresentano i punti cardine delle stesse, non si coniughi con i requisiti sopra descritti, proprio in ragione del fatto che in certe fattispecie e in determinati casi non risulta di facile comprensione capire chi siano i soci operanti all'interno delle società stesse;
organi di stampa locale (Gazzettino di Padova del 20 settembre 2011) riportano

la notizia secondo la quale su iniziativa del sindaco del comune di Campo San Martino, un comitato di cittadini abbia raccolto oltre 500 firme per chiedere delucidazioni in merito all'iter procedurale seguito e come il sindaco del comune stesso abbia indetto, al fine di ottenere chiarimenti in merito, un incontro con le forze politiche e i tecnici regionali al fine di valutare la regolarità dell'iter medesimo -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto descritto in premessa;
se non intenda assumere iniziative anche normative in merito alla regolamentazione della partecipazione di società controllate attraverso fiduciarie all'interno di gare ad evidenza pubblica.
(4-13286)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

FAENZI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è stato paventato il declassamento della compagnia dei carabinieri di Arcidosso (Grosseto) in tenenza;
non si conosce il motivo per cui è stata presa questa decisione, considerando che Arcidosso rappresenta un punto strategico per tutta l'Amiata e la permanenza dell'attuale situazione operativa dell'Arma dei carabinieri è indispensabile per un funzionale servizio di prevenzione e repressione dei reati;
in particolare il pronto intervento, che rebus sic stantibus, attualmente svolge l'attività in maniera ottimale, in forma tempestiva nonché con orario continuativo nel tempo (h24), verrebbe nell'ipotesi di declassamento a risentire in maniera negativa, dovendo i cittadini in caso di necessità e urgenza ricorrere alla compagnia di Pitigliano o quella di Grosseto;
va evidenziato a tal fine che i comuni per i quali attualmente viene espletato il servizio de quo sono nel numero di otto: Seggiano, Castel del Piano, Arcidosso, Santa Fiora, Roccalbegna, Cinigiano, Campagnatico e Civitella Paganico, ove tra l'altro i collegamenti viari risentono di notevoli difficoltà legate a strade tortuose e condizioni meteorologiche nel periodo invernale -:
se intenda mantenere la compagnia carabinieri di Arcidosso (Grosseto) così come esistente, anche alla luce della possibilità di utilizzo ottimale (coordinamento) delle strutture di recente realizzate in materia di protezione civile.
(4-13277)

TESTO AGGIORNATO ALL'11 OTTOBRE 2011

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GIUSTIZIA

Interpellanza:

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
l'anno 2010 ha visto la magistratura di Reggio Calabria diventare oggetto di gravi e preoccupanti atti intimidatori, che ancora oggi risultano privi di chiarezza, considerato che non si conoscono con ragionevole esattezza né le responsabilità né le reali motivazioni che hanno portato a tali gesti criminali;
va dato atto che la magistratura reggina ha lavorato encomiabilmente ed ottenuto eccellenti risultati nel contrasto alla 'ndrangheta con la cattura di numerosi e pericolosi latitanti, con l'aggressione ai patrimoni illeciti e con la lotta al narcotraffico; rimangono, invece, ad oggi sospese numerose risultanze investigative sulla cosiddetta «zona grigia», che dovrebbero colpire giudiziariamente le collusioni con le varie cosche mafiose esistenti sul territorio;
numerosi sono, altresì, i misteri che nella città di Reggio Calabria rimangono, ad oggi, privi di verità e giustizia: dalla provenienza dei 600 grammi di tritolo sistemati, nel 2004, in un bagno del piano

terreno dell'edificio comunale della città, al suicidio, nel 2010, di Orsola Fallara, locale dirigente comunale; dal ruolo dei servizi, ai mandanti reali degli attentati ai magistrati;
l'interpellante, pur consapevole che possono essere in atto reazioni da parte degli uomini delle cosche mafiose colpite dalla magistratura reggina, non può astenersi dal denunziare al Ministro della giustizia il pesante stato di confusione (evidenziato dallo stesso procuratore Giuseppe Pignatone) nonché le nebulose immagini che sono calate su buona parte della giustizia di quella provincia;
l'interpellante ritiene che molto dello stato confusionale registrabile nel settore della giustizia reggina potrebbe essere addebitato alla gestione, in alcuni casi leggibile come «manovrata», dei cosiddetti pentiti;
infatti, fin dall'ottobre 2010 l'interpellante, con un comunicato stampa, aveva evidenziato l'apparizione di diversi collaboratori di giustizia, ritenuta «anomala» vuoi per la struttura familistica della 'ndrangheta, vuoi per l'immediatezza con la quale si è visto convogliare nello status di collaboratore, noti mafiosi a solo una settimana di distanza dal loro arresto, così come avvenuto per il boss Nino Lo Giudice;
d'altra parte nello scorso mese di agosto notizie di stampa hanno riferito che, a seguito dell'esposto di un soggetto detenuto per reati di mafia, sarebbe stata aperta, presso la procura di Santa Maria Capua Vetere, un'inchiesta nei confronti del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il capo della squadra mobile e il capo del Ros;
l'esposto di cui sopra prodotto dal soggetto detenuto sarebbe conseguente a dichiarazioni di accusa rese da Antonio Lo Giudice, boss cosiddetto pentito, con le quali era stato chiamato in causa il capitano dei carabinieri, Saverio Spadaro Tracuzzi;
tra l'altro il cosiddetto pentito Nino Lo Giudice, nel corso dei suoi interrogatori, aveva coinvolto anche alcuni magistrati reggini, tra i quali, Alberto Cisterna, procuratore aggiunto della direzione nazionale antimafia;
il 7 agosto 2011, sul sito «Guardie o ladri», curato da Roberto Galullo, giornalista de Il Sole24Ore, un altro cosiddetto pentito, Antonio Di Dieco, recluso a Sulmona, nel contesto delle risposte ad alcune domande postegli attraverso il suo avvocato, nel confermare quanto denunziato in precedenza circa un complotto messo in atto da Nino Lo Giudice contro alcuni pm antimafia, tra i quali Alberto Cisterna, ha aggiunto: «Quello che è venuto fuori è solo la punta di un iceberg e che presto colpirà ingiustamente tante persone che per decenni hanno svolto il loro dovere, in onestà e legalità!!!» ed ha aggiunto: «... il complotto è solo all'inizio, ...»;
anche il capitano Saverio Spadaro Tracuzzi il 9 luglio 2011 in un esposto scritto di proprio pugno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove si trova rinchiuso dal 19 dicembre 2010, tra l'altro scrive di «gioco sporco»;
agli inizi del corrente mese di settembre, il sostituto procuratore della DNA, Alberto Cisterna, insieme al procuratore della corte d'appello di Ancona, Vincenzo Macrì, ha querelato il procuratore aggiunto della DDA di Reggio Calabria, Michele Pristipino, con l'accusa della diffamazione;
nei giorni scorsi la procura generale presso la Corte di cassazione ha confermato a Reggio Calabria la competenza territoriale per il «caso Cisterna», ma ha, altresì, trattenuto «Copia degli atti e l'originale della memoria (di Cisterna, ndr).... per gli accertamenti disciplinari»;
i fatti sopra esposti hanno finito col ripristinare a Reggio Calabria un clima pesante e torbido: si mormora, si rilasciano

dichiarazioni ed interviste, si leggono e si ascoltano notizie varie, con l'unico risultato che un cumulo di fango si è abbattuto sul settore della giustizia ed, in particolare, su quello reggino e nazionale che combatte la criminalità organizzata;
all'interpellante appare ingiustificabile la mancanza di attenzione che il Ministro della giustizia avrebbe dovuto già aver posto, considerato che la gestione dei collaboratori di giustizia ha portato al coinvolgimento di due magistrati, di non poco conto, il procuratore della DDA di Reggio Calabria e il numero due della DNA -:
ferme restando le competenze del caso da parte del CSM, quali siano i motivi che hanno portato il Ministro della giustizia, a differenza di altre situazioni, a non avviare da subito una indagine conoscitiva sulla situazione creatasi nel settore della giustizia che vede coinvolti magistrati reggini e che ha riportato nella città di Reggio Calabria una nuova stagione di veleni anche al fine di far emergere ciò che si nasconde sotto la coltre di fango che ha ricoperto parte della magistratura antimafia in questione.
(2-01209) «Angela Napoli».

Interrogazione a risposta orale:

CONTENTO, PANIZ e COSTA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli avrebbe confermato al Velino la presentazione di un'istanza di revoca al provvedimento adottato ieri dal giudice per le indagini preliminari che dichiarava la propria incompetenza a favore dell'autorità giudiziaria di Roma;
tale dichiarazione segue, di meno di ventiquattrore, la precedente in cui, sempre il dottor Lepore, assicurava la sollecita trasmissione degli atti all'autorità competente;
a sostegno della richiesta, stando sempre alle notizie di agenzia, sarebbero sorti «nelle ultime ore, altri elementi» che farebbero «pensare ad un ragionamento più ampio» che, di fatto, legherebbero l'inchiesta a Napoli e si tratterebbe di «atti coperti dal segreto istruttorio», sui quali il capo dell'ufficio non potrebbe dire nulla, ma che consentirebbero la revoca dell'assegnazione del fascicolo a Roma;
secondo gli interroganti, appare davvero singolare la coincidenza temporale circa la scoperta di detti nuovi elementi a distanza di poche ore dalla decisione sulla competenza da parte del giudice per le indagini preliminari e a poche ore dalla decisione del tribunale del riesame investito della questione dai difensori degli imputati;
altrettanto singolare appare, a distanza di poche ore, l'atteggiamento del capo della procura partenopea che, dopo aver assicurato la trasmissione degli atti a Roma, con ciò negando implicitamente l'esistenza di ulteriori elementi, si rende protagonista di una clamorosa smentita di quanto dichiarato sulla base di circostanze coperte da segreto e che avrebbe valutato attentamente nell'arco di queste poche ore;
la singolarità dell'ennesimo colpo di scena che ha per protagonista la procura napoletana meriterebbe, sempre a parere degli interroganti, l'attenzione del Consiglio superiore della magistratura e, magari, anche del procuratore generale presso la corte di cassazione, perché ogni ritardo sulla trasmissione degli atti all'autorità competente si appalesa idoneo a riflettersi negativamente anche sulla rapida valutazione da parte dei magistrati competenti, dei presupposti relativi ai provvedimenti restrittivi della libertà assunti in quel di Napoli;
il presente atto di sindacato ispettivo segue analoghe iniziative attraverso le

quali si è auspicata un'eventuale ispezione presso quell'ufficio giudiziario -:
se non ritenga opportuno disporre, alla luce delle ulteriori circostanze emerse, l'ispezione presso la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli.
(3-01843)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ZAZZERA e MONAI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
per i pendolari di Bari e provincia ormai spostarsi è diventato un vero problema a causa dei «tagli» decisi da Trenitalia;
ciò che preoccupa non sono solo le soppressioni e le cancellazioni dei treni: l'attuale rivisitazione del servizio sta ingiustificatamente aggravando le spese che questi viaggiatori devono sopportare, a fronte, peraltro, di disagi continui dovuti ad avviso degli interroganti ad evidente negligenza;
i pendolari che prendono il treno da Monopoli non possono acquistare il biglietto alla stazione perché il rivenditore è chiuso da settimane, e per raggiungere la vicina Bari (circa 40 chilometri) arrivano a pagare anche sette euro e novanta centesimi di biglietto comprensive di cinque euro di mora (la maggiorazione del prezzo iniziale è del 220 per cento);
agli interroganti risulta che anche il servizio automatico delle biglietterie regionali sia fuori uso, perciò per procurarsi il biglietto bisogna recarsi presso le agenzie di viaggio che però sono molto lontane;
una volta acquistato il biglietto diventa difficile timbrarlo, perché addirittura tutte le obliteratrici sono rotte;
neppure gli altoparlanti funzionano, perciò i pendolari non vengono avvisati dei ritardi dei treni;
va infine considerato che il regolamento regionale di Trenitalia è più severo in Puglia che altrove: nel documento «Mai più senza biglietto» Trenitalia avvisa che si può fare il biglietto sul treno senza maggiorazione soltanto se la fermata è «permanentemente» sprovvista di biglietteria e punti vendita;
nelle altre regioni, invece, nel caso di chiusura della biglietteria gli utenti sono esonerati dal pagamento della tassa;
inoltre in Puglia «Se il pagamento non viene effettuato a bordo treno è dovuto il pagamento dell'importo aggiuntivo di 5 euro più le eventuali spese di notifica»;
i viaggiatori pugliesi sono esausti e si sono attivati per una raccolta firme in segno di protesta da consegnare all'ufficio reclami di Trenitalia -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero ed, in caso affermativo, quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro intenda assumere al fine di agevolare la circolazione dei pendolari pugliesi, e rimuovere i disagi descritti in premessa.
(5-05391)

Interrogazione a risposta scritta:

HOLZMANN, DEL TENNO, MILANESE, GIULIO MARINI, MAZZONI, SPECIALE e DE ANGELIS. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in caso di caduta in curva i motociclisti per effetto della forza centrifuga tendono a scivolare sulla strada verso il guardrail di protezione;
attualmente i guardrail hanno una barra in lamiera ondulata che consente il passaggio del corpo del motociclista nella parte sottostante ma non quello del casco

e si trasforma quindi in un mezzo non di protezione, bensì di morte, provocando lesioni gravissime;
da anni le associazioni dei motociclisti chiedono guardrail più moderni per evitare danni gravissimi ai motociclisti;
recentemente la provincia autonoma di Bolzano ha provveduto ad installare nelle curve più pericolose una seconda barra posta più in basso affinché il guardrail respinga il corpo del motociclista quindi annullando il rischio certo di morte o di gravissime lesioni -:
se il Ministero abbia allo studio soluzioni idonee per scongiurare i pericoli attualmente determinati dalle barriere di protezione e se sia previsto che l'Anas, le società concessionarie di arterie autostradali e gli enti locali possano procedere in tempi ragionevoli alle necessarie integrazioni.
(4-13284)

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INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella giornata del 20 settembre 2001, è divampato un incendio nel centro di accoglienza lampedusano di Contrada Imbraciola, dove erano ospitati oltre 1300 immigrati tunisini; il centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa è da mesi al centro di aspre polemiche: da un lato, le autorità locali che lamentano il sovraffollamento della struttura, dall'altro gli stessi immigrati che chiedono di essere trasferiti sulla terraferma;
il rogo sarebbe opera di un folto gruppo di migranti che, da diverse settimane, sono ospitati nella struttura arsa; tra l'altro, approfittando della calca dovuta all'incendio, circa 800 migranti sono riusciti a fare perdere le proprie tracce mentre risulterebbe che altri 400 siano stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro;
c'è voluto un duro lavoro dei vigili del fuoco per domare le fiamme mentre una nuvola acre ha invaso la cittadina; ci sono stati dieci intossicati, si sono verificati scontri e tafferugli; conseguentemente alla completa devastazione del centro, sono cominciati i primi trasferimenti di migranti da Lampedusa. Circa 200 tunisini sono stati imbarcati su due C130 dell'Aeronautica militare diretti alla base di Sigonella (Catania);
gli extracomunitari rimasti sull'isola, oltre un migliaio, hanno trascorso la notte all'addiaccio all'interno dello stadio comunale. Solo un centinaio, tra cui una ventina di donne, sono rimasti nel centro, che tuttavia è inagibile: le palazzine dove vengono ospitati gli immigrati sono state infatti divorate dalle fiamme;
il sindaco ha ordinato la chiusura dell'aeroporto per ragioni di sicurezza e è intervenuto sulla vicenda con espressioni molto forti chiedendo nuovamente l'intervento del Governo;
purtroppo il giorno successivo, il 21 settembre 2011, si è appreso che si è verificata una guerriglia urbana a colpi di pietre tra isolani e maghrebini e che la polizia ha dovuto reagire caricando gli immigrati, che si sarebbero impossessati di alcune bombole di gas minacciando di farle esplodere -:
quali siano gli intendimenti del Governo per far fronte alla evidente tensione che va accumulandosi tra tunisini e abitanti dell'isola, prima che accada l'irreparabile;
quali provvedimenti urgenti intenda adottare per rimediare agli inevitabili disagi e problemi conseguenti al grave incendio occorso al centro di primo soccorso e accoglienza lampedusano e quali siano state le dinamiche dello stesso.
(2-01208)«Evangelisti».

Interrogazione a risposta orale:

TASSONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, il boss della 'ndrangheta Antonio Pelle, ritenuto il capo dell'omonimo clan di San Luca, (protagonista della faida culminata nella strage di Duisburg) è evaso dall'ospedale di Locri, dove era ricoverato da cinque giorni;
da quanto emerge dalle dichiarazioni del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, alcune intercettazioni ambientali operate durante la detenzione di Pelle avevano insinuato il fondato sospetto che il detenuto, probabilmente con complicità di qualcuno all'interno del carcere, fosse riuscito a reperire medicinali dimagranti, il cui uso spropositato richiese addirittura il ricovero dello stesso all'ospedale Pertini di Roma;
Pelle, condannato in primo grado a tredici anni di reclusione per associazione mafiosa nell'ambito del procedimento contro le cosche Nirta-Strangio e Pelle-Vottari, aveva ottenuto, nell'aprile 2011, il beneficio degli arresti domiciliari, a causa di una grave forma di anoressia;
a certificare la sua incompatibilità con il regime carcerario era stato un perito nominato dalla corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, secondo il quale in una prima fase l'anoressia era stata autodeterminata, subendo, solo successivamente, un peggioramento manifestatosi nella forma patologica classica;
il presidente della corte d'assise d'appello reggina, Fortunato Amodeo, sostiene di aver ricevuto notizie della situazione clinica di Pelle talmente gravi, da poter coerentemente ipotizzare un oggettivo pericolo di decesso, giustificativa della concessione degli arresti domiciliari;
in attesa di una successiva perizia cui risultati sarebbero giunti proprio nei giorni scorsi, Amodeo giustifica il mancato piantonamento dell'interessato, adducendone la facoltà in capo all'Amministrazione dell'interno, organo giudicante dei casi di volta in volta esposti;
l'ospedale di Locri viene descritto da più autorevoli voci come un centro privo di controlli e di un necessario punto fisso di polizia, dismesso nell'ottica di una razionalizzazione dei costi;
lo stesso ospedale, così come l'azienda sanitaria da cui il nosocomio dipende, è stato negli anni al centro di diverse inchieste della magistratura, avallate dal sospetto degli investigatori (culminato nell'aprile del 2006 con lo scioglimento degli organismi di gestione della Asl) di una grave infiltrazione della malavita locale nelle gestioni interne alle due amministrazioni -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di gettare luce su di una gravissima situazione i cui effetti rischiano di pregiudicare e mortificare il lavoro compiuto nel corso degli anni da magistrati e forze dell'ordine contro una delle faide più pericolose e sanguinarie del panorama locale ed internazionale.
(3-01842)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO, LIVIA TURCO e TOUADI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio del 20 settembre 2011 nel centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa centinaia di ospiti del centro hanno appiccato il fuoco alle strutture di accoglienza e sono successivamente fuggite dalla struttura medesima;
sulla base delle notizie apparse sugli organi di stampa gli ospiti del centro erano tutti di nazionalità tunisina;
l'incendio è scoppiato senza apparente azione rapida di contrasto di personale o mezzi dei vigili del fuoco;

risulterebbe che presso il centro erano presenti due autopompe dei vigili del fuoco;
il grave episodio di ieri non è che l'ultimo di una serie innumerevole di episodi di danneggiamento, di violenza contro le cose o di fuga, occorsi negli ultimi mesi in varie strutture del territorio nazionale;
di fronte alla gravità di quanto accaduto ieri appare evidente l'insufficienza delle azioni di controllo e di prevenzione messe in atto da parte del Governo -:
quale sia la ricostruzione dettagliata di quanto avvenuto ieri 20 settembre nel centro di prima accoglienza e soccorso di Lampedusa;
quali e quante forze dell'ordine o comunque dello Stato fossero presenti nel centro stesso;
quale sia al momento la presenza numerica di profughi presenti sul territorio italiano e quanti siano coloro che sono in attesa del vaglio della loro condizione;
quale sia il numero di clandestini in attesa di identificazione presenti nei centri sul territorio nazionale;
quali siano le sedi dove sia profughi che richiedenti asilo in attesa di valutazione, che immigrati clandestini in attesa di valutazione sono ospitati;
quali e quante siano le forze dello Stato impiegate in questo campo al momento.
(5-05382)

TRAPPOLINO, BOCCI, SERENI, VERINI, GARAVINI e GOZI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 14 settembre 2011 nelle province di Perugia, Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro i carabinieri del R.O.S e i militari della G.I.C.O della Guardia di finanza di Perugia e Firenze hanno concluso un importante intervento - denominato «Operazione Apogeo» - nei confronti di un'organizzazione criminale dedita alla truffa aggravata, al riciclaggio, alla bancarotta fraudolenta, all'emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, con l'aggravante del metodo mafioso;
l'organizzazione, che si presume collegata al clan dei Casalesi, aveva sede a Perugia. Secondo gli investigatori, questo gruppo criminale disponeva di ingenti capitali con i quali, attraverso società inesistenti o con sede all'estero, acquisiva attività commerciali nel settore alberghiero, della ristorazione ed edilizio, penetrando nel tessuto economico locale anche attraverso l'acquisizione di imprese in crisi;
l'operazione «Apogeo» ha portato a 16 ordinanze di arresto - a Perugia, Caserta, Ancona, Firenze, Padova e Pesaro - e al sequestro di 320 appartamenti, due alberghi, 4 terreni, 144 autoveicoli, 2 natanti, 200 conti correnti, 18 società e 45 quote societarie e 9 polizze assicurative. Il valore del patrimonio sequestrato raggiunge quasi 100 milioni di euro;
nel capoluogo umbro, in particolare, sono stati apposti i sigilli a 300 appartamenti non ancora terminati. Altresì, rinviano alla siffatta organizzazione anche due alberghi e quattro appezzamenti di terreno;
i massimi responsabili delle forze dell'ordine protagoniste dell'operazione «Apogeo» ne hanno sottolineato la rilevanza per «tutelare l'Umbria dal rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata». In tal senso, il generale della Guardia di finanza Fabrizio Cuneo, al fine di contrastare il preoccupante fenomeno, ha dichiarato di ritenere necessario l'attento studio delle dinamiche economiche del territorio così da individuare, per tempo, campanelli d'allarme e di pericolosità fiscale, e un'azione preventiva tale da implicare una conoscenza sempre più approfondita dei settori economici del territorio, specie quelli più a rischio infiltrazione;
l'allarme su una silente «mafizzazione» economica dell'Umbria è stato lanciato sia dal magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Perugia, Antonella

Duchini (a cui fa capo un ulteriore filone dell'inchiesta) sia dal procuratore di Perugia Giacomo Fumu che - in una intervista rilasciata a Libera Informazione e contenuta nell'estratto dal dossier «Il covo freddo» - aveva affermato: «In Umbria è in atto un fenomeno di infiltrazione mafiosa, soprattutto sotto il profilo del riciclaggio. Vengono riciclati i soldi degli investimenti del narcotraffico o i reinvestimenti di questi proventi. Questo è un fenomeno che deve essere monitorato e contrastato dagli organi della prevenzione» -:
se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti sovraesposti e relativi ai risultati importanti dell'operazione denominata «Apogeo» che evidenziano elementi di fragilità e di esposizione al rischio infiltrazioni in Umbria;
quali misure concrete il Ministro, nell'ambito delle sue proprie competenze, ritenga opportuno assumere per prevenire tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata in Umbria così come segnalati dalle autorità giudiziarie e dal generale della Guardia di finanza Fabrizio Cuneo;
quali iniziative anche di concerto con le istituzioni locali e le organizzazioni sociali ed imprenditoriali, intenda porre in essere al fine di prevenire e contrastare la diffusione ed il radicamento della criminalità organizzata nel territorio della regione Umbria.
(5-05383)

TOMMASO FOTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 98, comma 3, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modifiche ed integrazioni, stabilisce che «I comuni possono stipulare convenzioni per l'ufficio di segretario comunale, comunicandone l'avvenuta costituzione alla sezione regionale dell'Agenzia»;
l'articolo 30 del predetto testo unico disciplina, in generale, le convenzioni tra enti locali, statuendo - in particolare - al comma 2: «Le convenzioni debbono stabilire i fini, la durata, le forme di consultazione degli enti contraenti, i loro rapporti finanziari ed i reciproci obblighi e garanzie»;
l'articolo 10, comma 1, del decreto Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, recita «I comuni, le cui sedi sono ricomprese nell'ambito territoriale della stessa sezione regionale dell'Agenzia, con deliberazione dei rispettivi consigli comunali, possono anche nell'ambito di più ampi accordi per l'esercizio associato di funzioni, stipulare tra loro convenzioni per l'ufficio di segreteria»;
l'articolo 10, comma 2, del decreto Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, concernente specificatamente le convenzioni di segreteria, così dispone: «Le convenzioni stabiliscono le modalità di espletamento del servizio, individuano il sindaco competente alla nomina e alla revoca del segretario, determinano la ripartizione degli oneri finanziari per la retribuzione del segretario, la durata della convenzione, la possibilità di recesso da parte di uno o più comuni ed i reciproci obblighi e garanzie. Copia degli atti è trasmessa alla competente sezione regionale dell'Agenzia»;
l'articolo 14, comma 1, del decreto Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, recita: «Fino all'introduzione di una diversa disciplina recata dal contratto nazionale di lavoro, l'idoneità a segretario generale, per la nomina a sedi di comuni con popolazione superiori a 10.000 abitanti, si consegue mediante superamento delle prove selettive previste dal piano di studi apposito corso di specializzazione presso la scuola superiore di cui all'articolo 17, comma 77 della legge» (la legge di riferimento è la n. 127 del 1997);
appare, quindi, coerente affermare che le convenzioni di segreteria tra enti non hanno carattere obbligatorio e sono

assimilabili ai contratti disciplinati dal diritto privato, soprattutto nella definizione dei contenuti dell'accordo che debbono, però, essere conformi alle norme di legge in precedenza evocate;
numerose risultano essere in passato le delibere assunte - al riguardo - dall'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali: con riferimento alle procedure da seguire per la nomina degli stessi, si evidenziano, in particolare la n. 150 del 15 luglio 1999 e la n. 162 del 27 luglio 2000; per quanto riguarda, specificamente, le convenzioni di segreteria, si evidenziano la n. 135 del 29 maggio 2000, la n. 164 del 27 luglio 2000 e la n. 113 del 2 maggio 2001; per quanto riguarda la riclassificazione delle sedi di segreteria per superamento della soglia demografica relativa alla classe di appartenenza dei comuni, si segnalano la n. 90 del 12 aprile 2000, la n. 164 del 27 luglio 200, la n. 270 del 6 settembre 2001, la n. 278 del 16 dicembre 2003;
da ultimo, l'articolo 7, comma 31-ter, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica, così come modificato dalla legge di conversione 30 luglio 2010, n. 112, ha soppresso l'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, istituita dall'articolo 102 del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. L'evocata norma stabilisce, altresì, che il Ministero dell'interno succede a titolo universale alla predetta Agenzia e le risorse strumentali e di personale ivi in servizio, comprensive del fondo di cassa, sono trasferite al Ministero medesimo;
con delibera n. 71 del 29 luglio 2009 il consiglio comunale di Vigolzone, in provincia di Piacenza, approvava la convenzione con i comuni di Ponte dell'Olio e Farini d'Olmo, anche essi in provincia di Piacenza, per l'esercizio congiunto delle funzioni di segreteria comunale cui veniva assegnata, con provvedimento n. 53701 del 26 agosto 2009 dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, sezione regionale dell'Emilia-Romagna, la dottoressa Elena Mezzadri, successivamente nominata con decreto del sindaco di Ponte dell'Olio n. 15 del 28 agosto 2009, segretario della convenzione in questione;
in ragione di detti atti venivano a cessare gli effetti prodotti dalla delibera n. 41 del 13 luglio 2004 con la quale il consiglio comunale di Ponte dell'Olio aveva approvato il rinnovo della convenzione in essere con il comune di Farini - il cui consiglio comunale aveva approvato pure analoga delibera - per l'esercizio congiunto delle funzioni dell'ufficio di segreteria comunale. Così pure cessavano gli effetti della delibera n. 4 del 26 febbraio 2009 del consiglio comunale di Vigolzone con la quale veniva approvata la convenzione con il comune di Secugnago, in provincia di Lodi, per l'esercizio congiunto delle funzioni di segreteria comunale;
con nota n. 74499 del 5 novembre 2009 a firma del presidente dell'agenzia regionale, indirizzata ai sindaci dei comuni di Ponte dell'Olio, Farini e Vigolzone, questi ultimi venivano informati che «...da una verifica successiva è emerso che l'assegnazione della dottoressa Mezzadri era stata effettuata da questa sezione in base ad un'errata registrazione della stessa, mentre attualmente la dottoressa Mezzadri risulta non essere ancora in possesso del requisito che potrà acquisire mediante partecipazione al prossimo corso Spe.S. Nel contempo la dottoressa Mezzadri resta titolare della convezione Ponte dell'Olio-Farini e viene autorizzata ad assumere la reggenza, anche a sanatoria dal 1o settembre 2009, della segreteria del comune di Vigolzone sino all'acquisizione del predetto requisito professionale, data dalla quale avrà decorrenza la convenzione in oggetto» (quella cioè tra i comuni di Vigolzone, Ponte dell'Olio e Farini);
la citata nota, a firma del presidente dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, sezione regionale dell'Emilia-Romagna,

appare all'interrogato contra legem, essendo fuori di dubbio che dottoressa Mezzadri non poteva essere confermata titolare della convenzione tra il comune di Ponte dell'Olio e Farini (decaduta ad ogni effetto): solo in seguito all'approvazione di una nuova convenzione da parte dei detti consigli comunali, infatti, quest'ultima avrebbe potuto esplicare effetti;
non solo, ma non si vede neppure, quale sia la fonte normativa che ha autorizzato l'Agenzia a posticipare la decorrenza della convenzione tra i comuni di Vigolzone, Ponte dell'Olio e Farini, atteso che, come insegna la giurisprudenza amministrativa (sentenza 2739/06 - tribunale amministrativo regionale del Piemonte), «...non è dato rinvenire, tra le disposizioni che disciplinano l'esercizio in forma associata dell'ufficio di segretario comunale, alcuna norma che preveda l'obbligo dei comuni di richiedere l'approvazione della convenzione all'Agenzia e, tantomeno, il potere di approvazione (o di rigetto) della convenzione medesima in capo all'Agenzia o alla sua sezione regionale, alla quale devono essere trasmessi gli atti adottati dai comuni convenzionati.»;
non meno anomala risulta l'errata registrazione della dottoressa Mezzadri in fascia B con idoneità a ricoprire sedi di classe 2o da parte della sezione regionale dell'Agenzia. Giova, infatti, ricordare al riguardo che il consiglio di amministrazione dell'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali, con delibera n. 278 del 16 dicembre 2003 di modifica della deliberazione n. 164 del 2000, aveva stabilito che «la classificazione delle segreterie comunali e provinciali, allorché in seguito alla stipula di convenzione di segreteria venga superata la soglia demografica relativa alla classe di appartenenza degli enti, è dichiarata d'ufficio nella stessa deliberazione di presa d'atto delle convenzioni da parte delle sezioni regionali o dell'agenzia nazionale (a seconda della competenza), sulla base dei certificati d'anagrafe attestanti la popolazione residente alla data del 31 dicembre dell'anno precedente, tenendo conto che la classificazione si riferisce alla segreteria convenzionata e non ai singoli comuni...»;
non a caso l'agenzia regionale dell'Emilia-Romagna - nelle linee guida emanate - assegna al sindaco del comune che ricopre il ruolo di capofila, nel caso che qui interessa a quello del comune di Ponte dell'Olio, il compito di trasmettere all'agenzia stessa alcuni documenti, tra i quali i certificati dei servizi demografici di ogni comune attestanti la popolazione residente in ciascuno di essi al 31 dicembre dell'anno precedente a quello di convenzionamento;
a tacere del fatto che non si vede come, in ogni caso, la circostanza di essere priva di idonea qualifica per ricoprire il ruolo di segretario della convenzione Ponte dell'Olio, Vigolzone, Farini, potesse essere ignorata dalla dottoressa Mezzadri, cui competeva - al fine di non aggravare il procedimento amministrativo - di informare i sindaci e l'agenzia regionale stessa della circostanza preclusiva alla sua nomina;
ancora più sconcertante e secondo l'interrogante del tutto priva di legittimità appare la delibera n. 119 del 17 novembre 2009 assunta dalla giunta comunale di Vigolzone, per fare fronte alle conseguenze derivanti dalla sopra citata nota n. 74499 del presidente dell'Agenzia regionale. Con detta delibera, infatti, viziata sotto il profilo dell'incompetenza dell'organo a deliberare (spetta, come visto, ex lege al consiglio comunale deliberare ogni aspetto anche modificativo o risolutivo della convenzione), preso atto del posticipo della decorrenza della convenzione per l'esercizio congiunto delle funzioni di segreteria con i comuni di Ponte dell'Olio e Farini, «si ritengono comunque applicabili, per quanto riguarda le modalità di espletamento del servizio e la ripartizione ed erogazione degli oneri finanziari, gli articoli 3, 5 e 7 della convenzione medesima a far data dal 1o settembre 2009». La legge, come detto, sul punto è chiara ed inequivoca: competente ad approvare e a

modificare le convenzioni per l'esercizio congiunto del servizio di segreteria comunale e rimane il consiglio comunale. A nulla può valere l'obiezione che gli effetti della convenzione a suo tempo approvata dai consigli comunali di Ponte dell'Olio, Vigolzone e Farini sono stati differiti in ragione della decisione (anch'essa illegittima, ad avviso dell'interrogante, come sopra detto) dell'Agenzia regionale. In ogni caso, proprio quest'ultima aveva assegnato alla dottoressa Mezzadri la reggenza della segreteria comunale di Vigolzone e, dunque, l'attività professionale da quest'ultima svolta presso i comuni di Ponte dell'Olio e Farini avrebbe dovuto essere definita da una nuova convenzione tra i detti comuni, che potevano anche indicare una data di scadenza della stessa inferiore a quella della durata in carica dei loro organi;
non si vede, con riferimento al summenzionato atto della giunta comunale di Vigolzone (assunto in presenza del segretario comunale dottoressa Mezzadri, che pure qualche obbligo di astensione in merito avrebbe potuto averlo), come sia possibile in diritto differire i termini di decorrenza della convenzione ed anticiparne alcuni sostanziali effetti. Nei fatti, la detta delibera della giunta comunale di Vigolzone, ha dato corso alla convenzione nei suoi aspetti fondamentali, l'articolo 3 disciplina, infatti, le modalità di espletamento del servizio del segretario nei comuni di Ponte dell'Olio (16 ore), Vigolzone (15 ore) e Farini (5 ore); l'articolo 5 ripartisce gli oneri finanziari tra i tre predetti enti (45 per cento a carico del comune di Ponte dell'Olio, 40 per cento a carico del comune di Vigolzone, 15 per cento a carico del comune di Farini); l'articolo 7 attribuisce al comune di Ponte dell'Olio il compito di erogare gli emolumenti e il compenso «del segretario convenzionato di cui al punto b) dell'articolo 4»;
gravissima dunque appare - sotto il profilo amministrativo, della regolarità degli atti e contabile - la detta decisione assunta dalla giunta comunale di Vigolzone, che vi ha dato successivamente concreta attuazione. Si guardi, ad esempio, alla prevista erogazione dei compensi al segretario convenzionato di cui al punto b) dell'articolo 4 della differita - nelle parole, ma non nei fatti - convenzione che qui interessa: detta erogazione si riferisce al «compenso relativo alla svolgimento delle funzioni di direttore generale da fissarsi congiuntamente tra i tre Comuni» che spetta al segretario della convenzione. Pare evidente, quindi, che la dottoressa Mezzadri, pur non avendone i titoli, ha di fatto esercitato congiuntamente la funzione di segretario generale nei tre comuni, nonostante le disposizioni dell'agenzia regionale;
in particolare, con riferimento alla citata nota dell'agenzia regionale, la stessa autorizzava la dottoressa Mezzadri ad assumere «la reggenza, anche a sanatoria dal 1o settembre 2009, della segreteria del comune di Vigolzone sino all'acquisizione del predetto requisito professionale», data dalla quale sarebbe decorsa la convenzione tra i comuni di Ponte dell'Olio, Vigolzone e Farini. Con riferimento a tale specifico incarico di reggenza a tempo indeterminato conferito dall'agenzia regionale (essendone stata la durata subordinata all'acquisizione di un titolo che, nel tempo, come caso limite, potrebbe anche non essere mai acquisito) si osserva che anche tale indicazione appare contra legem. Al riguardo si richiama quando previsto dalle norme specifiche di legge che disciplinano la materia (articolo 15, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465) e dalle linee guida emanate dall'agenzia regionale stessa che fissano in 120 giorni la durata temporale massima della reggenza -:
se e quali urgenti ed indifferibili iniziative si intendano assumere - anche in sede di autotutela ed indipendentemente dall'avvenuta o meno acquisizione del titolo necessario alla dottoressa Mezzadri per lo svolgimento dell'esercizio congiunto del servizio di segretaria comunale nei comuni di Ponte dell'Olio, Vigolzone e Farini - affinché gli atti amministrativi sopra richiamati dell'allora agenzia regionale

si uniformino al principio di legalità, come visto, più volte disatteso;
se ritenga che sussistano i presupposti per una segnalazione alla competente procura della Corte dei conti con riferimento ai contenuti economici della convenzione a suo tempo approvata, anche successivamente alla nota dell'agenzia regionale dei segretari comunali che segnalava l'inapplicabilità, quanto meno temporanea, della stessa e - dall'altra - nell'avere disposto senza adeguata, almeno ad avviso dell'interrogante, motivazione (tant'è che genericamente inserita nella convenzione) l'erogazione di compensi aggiuntivi per la nomina del segretario generale a direttore generale (al riguardo si richiama la sentenza 7 luglio-22 settembre 2009, n. 594 della Corte dei conti - sezione giurisdizionale Lombardia);
se risultino avviate indagini con riguardo ai fatti segnalati nel presente atto di sindacato ispettivo.
(5-05389)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
a Taranto vi è una forte presenza industriale sul suo territorio;
gli stabilimenti presenti nel comune Taranto sono in particolare:
a) ENI S.p.a. divisione refining & marketing - raffineria di Taranto strada statale Jonica - Taranto;
b) ILVA S.p.a. - stabilimento siderurgico di Taranto strada statale 7 Appia chilometro 68 - Taranto;
anche per queste presenze Taranto risulta una tra le città più inquinate d'Italia, con preoccupanti presenze di diossine nell'aria;
la scorsa estate, come si è appreso dai mass media locali, ci sono stati particolari emissioni di fumo nero dalle torce dell'ENI, oltre ad una presenza di nubi di colore rosso che si alzano dall'interno dell'Ilva diverse volte al giorno;
più volte nel mese di agosto del 2011 le forze di polizia e i vigili del fuoco sono stati sollecitati dai cittadini per i cattivi odori che hanno invaso la città; a riguardo ci sono state situazioni di panico con cittadini incerti su come comportarsi e che, se all'aperto, si sono rifugiati nei negozi e luoghi chiusi senza avere cognizione sul da farsi;
l'articolo 20 del decreto legislativo n. 334 del 1999 e successive modifiche ed integrazioni, prevede l'approvazione di un piano di emergenza esterno, con provvedimento prefettizio, per affrontare situazioni potenzialmente pericolose per la popolazione civile -:
se la prefettura di Taranto abbia approvato un piano di emergenza esterno (PEE) con carattere definitivo;
se gli stabilimenti dell'ENI e dell'ILVA abbiano presentato alla prefettura di Taranto la prescritta «istruttoria del rapporto di sicurezza» in quanto ricadenti nel regime di applicazione del citato articolo 8 del decreto legislativo n. 334 del 1999;
se tale eventuale piano di emergenza esterno sia stato accuratamente portato a conoscenza della popolazione e come tale comunicazione sia stata effettuata (ad esempio porta a porta, nelle scuole, siti internet, o in altri modi);
se, al fine di preparare fattivamente la popolazione alla propria salvaguardia, la prefettura e/o il comune abbiano provveduto ad effettuare esercitazioni che coinvolgano la cittadinanza e, come tale partecipazione popolare sia avvenuta.
(4-13276)

DIMA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il commissariato di pubblica sicurezza di Castrovillari, in provincia di Cosenza,

è attualmente ospitato in un immobile in locazione che non presenta i necessari requisiti di idoneità per lo svolgimento delle mansioni di servizio e di salubrità dei luoghi vista l'evidente carenza degli stessi in termini igienico-sanitari;
a seguito di questa situazione, che ha portato anche le organizzazioni di categoria ad intervenire più volte sull'argomento per evidenziare la persistenza di un problema che si sarebbe dovuto risolvere rapidamente, anni orsono, fu individuato un nuovo immobile, più moderno ed efficiente, e con la proprietà fu avviata un'interlocuzione che si concluse anche con la fissazione di un canone annuo di locazione;
la soluzione su indicata sarebbe stata sicuramente più vantaggiosa per l'amministrazione dello Stato perché, sia pure a parità di canone di locale con la struttura più vetusta, il nuovo edificio ha un'estensione tripla rispetto ai precedente ed è sicuramente più consono a quelle che sono le mansioni ed i compiti d'istituto della Polizia di Stato;
di fronte a questa nuova allocazione, e verificata la disponibilità della proprietà ad accollarsi una parte dei costi derivanti dall'esecuzione di alcuni lavori di adeguamento dell'immobile mentre per l'altra parte degli stessi costi si è registrata la disponibilità del comune di Castrovillari che ha proceduto, anche, al cambio di destinazione d'uso dell'immobile nel 2007, l'ufficio logistico del Ministero dell'interno ha effettuato una serie di sopralluoghi che si sono conclusi con un parere positivo sia sul fronte della congruità dei prezzo sia su quello dell'idoneità della struttura;
nonostante l'acquisizione di tutti i pareri previsti dalla procedura di locazione, non si avrebbero ancora notizie sulla definizione dell'iter amministrativo ed anzi si starebbe procedendo a proroghe contrattuali per l'utilizzo del vecchio immobile -:
quali iniziative il Ministro dell'interno intenda porre in essere per superare gli ostacoli burocratici evidenziati e far sì che si possa stipulare il nuovo contratto di locazione in un immobile sicuramente più moderno ed a costi più contenuti rispetto al passato.
(4-13279)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:

GRANATA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il sito internet de La Repubblica ha dato notizia di una terza classe del liceo scientifico Galilei di Modica composta da ben 54 gli alunni;
sempre secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, dal 19 settembre gli alunni sono costretti a seguire le lezioni nell'androne dell'istituto, non essendovi una classe che possa contenerli tutti;
altre classi cosiddette «pollaio» sono state segnalate a Ragusa, e più precisamente all'Itc Besta, dove sono state formate due prime classi dell'indirizzo commerciale con 30 alunni per ciascuna, ed in una delle quali sarebbe presente anche un alunno diversamente abile che, per gli standard di sicurezza previsti dalla normativa vigente, avrebbe bisogno di uno spazio all'interno dell'aula superiore a quello previsto per gli altri alunni;
il TAR del Lazio, con sentenza n. 0552/2011, ha accolto la class action di un'associazione di consumatori contro le «classi pollaio» cioè quelle classi scolastiche composte da 35-40 alunni, ossia oltre i limiti fissati dalla legge, ed ha respinto il ricorso presentato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, stabilendo che lo stesso Ministero dovrà avviare, immediatamente, il piano di edilizia scolastica per evitare i fenomeni di sovraffollamento delle classi;

la mancata emanazione, a tutt'oggi, del citato piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica, pregiudica il livello di funzionalità e qualità delle istituzioni scolastiche e, soprattutto, il livello di sicurezza nelle nostre scuole, tenuto conto del fatto che il sovraffollamento delle aule comporta di per sé, come diretta conseguenza, la relativa inidoneità delle stesse a contenere gli alunni in condizioni di sicurezza, salubrità e vivibilità -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per fronteggiare questa grave e pregiudizievole situazione;
se intendano ottemperare, con la massima urgenza e ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, a quanto stabilito dalla sentenza del TAR richiamata in premessa nonché dalla legge n. 820 del 1971, n. 23 del 1996, del decreto-legge n. 112 del 2008 e dai decreti del Presidente della Repubblica n. 81 e n. 89 del 2009 in ordine alla formazione delle classi scolastiche ed al dimensionamento della rete scolastica;
se intendano adottare il previsto piano generale di riqualificazione dell'edilizia scolastica di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2009, e ogni atto necessario al rispetto della normativa sulla sicurezza nelle scuole, garantendo una presenza effettiva di alunni nelle aule non superiore ai limiti fissati dalla normativa vigente.
(3-01839)

GALLETTI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il conservatorio di musica G.B. Martini di proprietà del comune di Bologna, è stato trasferito in uso gratuito da quest'ultimo alla provincia di Bologna con convenzione rep. n. 180713/1998 del 17 febbraio 1998, per un periodo di anni 30 e, comunque, in relazione all'effettiva permanenza del vincolo di destinazione scolastica;
tale trasferimento è avvenuto nel quadro previsto dalla legge 11 gennaio 1996, n. 23, recante «Norme per l'edilizia scolastica», sulla base della quale la provincia, in questi anni, ha provveduto alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici scolastici e quindi anche del conservatorio in questione;
le risorse destinate alle province in materia di edilizia scolastica avrebbero dovuto essere individuate attraverso il meccanismo dei trasferimenti erariali, secondo il disposto dell'articolo 5 della legge 16 giugno 1998, n. 191;
tale norma tuttavia non ha trovato attuazione e nessuna risorsa è stata trasferita alla provincia per il conservatorio di musica, i cui oneri sono stati sempre sostenuti dalla provincia stessa;
il quadro normativo relativo alla formazione artistica è stato modificato dall'approvazione della legge 21 dicembre 1999, n. 508, riforma delle accademie di belle arti, dell'accademia nazionale di danza, dell'accademia nazionale di arte drammatica, degli istituti superiori per le industrie artistiche, dei conservatori di musica e degli istituti musicali pareggiati;
la normativa definisce il sistema di alta formazione e specializzazione artistica e musicale, disponendo la trasformazione, fra gli altri, dei conservatori di musica in istituti superiori di studi musicali e coreutici afferenti all'istruzione universitaria, assimilando pertanto i conservatori non più alle istituzioni scolastiche ma a quelle universitarie;
in particolare, la legge n. 508 del 1999 prevede una complessa fase integrativa regolamentare per disciplinare diversi aspetti del nuovo sistema. L'articolo 2, comma 7, della suddetta legge demanda infatti ad uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell'articolo 17 della legge n. 400 del 1988, la disciplina di alcune materie. Il successivo comma 9 del medesimo articolo 2, prevede inoltre che «con effetto dalla data di entrata in vigore delle norme regolamentari di cui al comma 7

sono abrogate le disposizioni vigenti incompatibili con esse e con la presente legge, la cui ricognizione è affidata ai regolamenti stessi»;
non è invece ricompreso nel suddetto elenco ed è anzi immediatamente disciplinato dal legislatore, il tema dell'edilizia: l'articolo 5 comma 1 della legge n. 508 del 1999, rubricato «Edilizia», dispone infatti che «alle istituzioni di cui all'articolo 1 si applica la normativa vigente in materia di edilizia universitaria»;
la necessaria fase integrativa regolamentare prevista dalla legge n. 508 del 1999 non riguarda pertanto le problematiche dell'edilizia, disciplinata immediatamente, senza alcun rinvio, ma ciò nonostante, all'indomani dell'entrata in vigore di tale legge, non tutte le province hanno seguito comportamenti univoci nell'assunzione diretta o indiretta di tali oneri, determinando in tal modo una notevole incertezza sulle modalità corrette da seguire per tali adempimenti;
tale incertezza è stata altresì acuita dalla posizione assunta dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica che, con nota del 14 febbraio 2001 n. AF/V/79/2001, non ha affermato la propria competenza in materia ed ha auspicato un intervento risolutivo della complessa questione in sede legislativa o ad iniziativa del Governo;
sul punto è successivamente intervenuto, in via risolutiva, il Consiglio di Stato con parere n. 271 del 22 gennaio 2008. In particolare tale parere, in materia di concessione gratuita di beni dello Stato, estende espressamente anche agli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica la normativa prevista per le università e dispone altresì conformemente a quanto avviene nel caso della concessione in uso gratuito e perpetuo di immobili alle università ai sensi dell'articolo 1, comma 93, legge n. 662 del 1996, che i conservatori si facciano carico della manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici;
al riguardo il conservatorio G.B. Martini, con nota del 21 giugno 2010, ha manifestato le proprie perplessità, ritenendo che gli oneri di manutenzione spettino ancora alla provincia ai sensi della legge n. 23 del 1996;
tuttavia considerato il disposto del citato articolo 5 della legge n. 508 del 1999 nonché quanto affermato dal Consiglio di Stato nel parere testé, richiamato, non parrebbero esistere i presupposti per l'applicazione della legge n. 23 del 1996 in materia di edilizia scolastica, soprattutto considerato che, come sopra accennato, le risorse necessarie sono reperite direttamente dall'amministrazione provinciale, senza alcun trasferimento erariale da parte del Ministero dell'interno ovvero del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca -:
se non ritenga di adottare ogni utile iniziativa, anche di natura normativa, volta a definire la problematica suesposta al fine di consentire la realizzazione degli interventi atti a garantire le condizioni di sicurezza ed agibilità di tali edifici e la pubblica incolumità di utenti e cittadini, sollevando le provincie da un onere cui non possono più far fronte dal punto di vista finanziario.
(3-01841)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARCO CARRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 15 settembre 2011, il delegato Uil nella rsu del comune di Mantova Gabriele Panisi ha dichiarato alla Gazzetta di Mantova che «la situazione negli ambienti di lavoro del comune è precaria, soprattutto nelle scuole. Non vengono forniti dispositivi di protezione individuale, mancano le sedie, il microclima è inadeguato, il personale opera ancora in strutture dichiarate inagibili dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza»;
le dichiarazioni di cui sopra non sono state smentite dall'interessato e non sono

state oggetto di alcuna replica da parte dell'amministrazione comunale di Mantova;
le affermazioni del sindacalista denunciano una situazione di significativa gravità, con particolare riferimento agli edifici scolastici;
è evidente che le affermazioni del sindacalista devono essere compiutamente verificate e se dovessero trovare conferma dovranno essere attivate le procedure e gli investimenti necessari per superare la dichiarazione di inagibilità denunciata dal sindacato;
deve essere garantita la massima sicurezza per alunni ed alunne, operatori ed operatrici scolastici -:
se il Ministro sia a conoscenza di questa situazione e quali iniziative di competenza intenda assumere per superare tali evidenti e preoccupanti criticità che gravano sugli edifici scolastici del comune di Mantova.
(5-05388)

MARIANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza n. 80 del 22 febbraio 2010, ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 della parte in cui: a) fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno (comma 413); b) esclude - in presenza di studenti con disabilità grave - la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga (comma 414);
tale sentenza sancisce la necessità di assegnazione delle ore di sostegno a scuola per i ragazzi con disabilità sulla base delle «effettive esigenze dell'alunno»;
in essa si è affermato che il diritto fondamentale all'istruzione dei disabili è oggetto di rigorosa tutela da parte sia dell'ordinamento internazionale che di quello interno (articolo 38, terzo comma, della Costituzione; legge 5 febbraio 1992, n. 104), e la fruizione di tale diritto è assicurata, in particolare, attraverso misure di integrazione e sostegno idonee a garantire ai portatori di handicap - in specie a quelli in condizioni di particolare gravità, sulla base del rilievo che non tutte le disabilità sono di uguale afflizione - la proficua frequenza degli istituti d'istruzione, misure tra cui viene in rilievo quella del personale docente specializzato;
i tribunali amministrativi regionali, in risposta a centinaia di ricorsi presentati dai genitori di alunni disabili in varie parti d'Italia, stanno attestando l'obbligo per i dirigenti scolastici regionali di provvedere a ripristinare le ore di sostegno adeguate laddove esse siano state ridotte o cancellate o siano comunque non sufficienti;
dopo la sentenza della Corte costituzionale sopra citata, in appena 7 mesi, sono state 4 mila le sentenze di condanna emesse dal Tar di tutta Italia a favore degli alunni disabili;
risulta che in diverse occasioni gli uffici scolastici regionali siano inadempienti rispetto alle sentenze dei tribunali amministrativi regionali; continuano, infatti, a mancare gli insegnanti di sostegno, si mantiene un rapporto tra alunni disabili e insegnanti di sostegno alto e insufficiente a garantire un'assistenza adeguata;
in particolare, nella provincia di Lucca le difficoltà si sono manifestate negli istituti di ogni ordine e grado. Nell'anno scolastico 2011/2012 gli alunni che necessitano di sostegno sono 1141,61 in più rispetto all'anno scolastico 2010/2011. A fronte di questo incremento le cattedre sono passate dalle 515 dello scorso anno alle 532 dell'anno in corso, con un incremento di sole 17 cattedre. A questo si aggiunge il fatto che, a fronte di una richiesta di 86 posti in deroga effettuata dagli organismi scolastici provinciali, l'ufficio

scolastico regionale ne ha autorizzati solo 33, meno della metà di quanto ritenuto necessario dagli uffici locali;
la normativa prevede, tra l'altro, che in presenza di disabili, specialmente gravi, la classe non può superare il numero di venti alunni. Va da sé che in una classe non bisognerebbe inserirne più di uno;
la realtà è un'altra. Quest'anno, le classi con oltre due alunni disabili, da tre in su, sono migliaia. E in alcuni casi si arriva anche a quattro;
con la recente manovra finanziaria il Governo ha ipotizzato la possibilità di derogare ai limiti imposti per legge al numero di disabili per classe proprio per tagliare i costi, a scapito del diritto dell'alunno disabile all'istruzione;
a fronte della presenza di oltre 200.000 alunni con diverse abilità, dei quali il 90 per cento con deficit intellettivo e/o sensoriale, la politica di questo Governo si caratterizza, quindi, nella scelta a giudizio degli interroganti assurda, di riempire le classi a dismisura, inserendo nelle stesse più di due alunni disabili e riducendo il numero di insegnanti specializzati, che risulta ampiamente al di sotto delle «effettive esigenze del bambino con diverse abilità», contraddicendo di fatto la sentenza n. 80 della Corte costituzionale del febbraio 2010 -:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per fare fronte alla grave situazione sopra descritta, al fine di garantire agli alunni disabili, nella provincia di Lucca e nel resto del Paese, il diritto ad un percorso educativo adeguato secondo quanto sancito dalla Costituzione e dalle leggi e ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010 e dalle migliaia di sentenze che i tribunali amministrativi regionali stanno emettendo, e a cui le direzioni degli uffici scolastici regionali non stanno ottemperando.
(5-05390)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel territorio provinciale di Trieste la società Croce Italia Marche Srl - servizio ambulanze garantisce il servizio di trasporto degli emodializzati e dei degenti per conto della azienda sanitaria n. 1 triestina e del servizio di 118;
la società Croce Italia Marche Srl ha alle proprie dipendenze 370 persone e circa 200 collaboratori che prestano la loro opera presso le aziende sanitarie in diverse regioni italiane, di questi 37 sono occupati nel territorio provinciale di Trieste;
in un incontro presso la prefettura di Trieste il 3 agosto 2011 le rappresentanze sindacali lamentavano il mancato pagamento dal mese di maggio degli stipendi, della quattordicesima mensilità e di alcune spettanze accessorie ai dipendenti;
a seguito di questo ritardo si era arrivati alle dimissioni per giusta causa di due dipendenti con il rischio che altri lavoratori decidessero di seguire la stessa via, rischiando di causare problemi nell'espletamento regolare del servizio;
l'azienda sanitaria n. 1 triestina aveva garantito, con un pagamento pari a 139.000 euro a Croce Italia Marche, le spettanze dei dipendenti dopo che la ditta la aveva denunciata di un ritardo nel pagamento delle fatture relative al periodo da febbraio a maggio;
la ditta lamenta, infatti, che l'azienda sanitaria n. 1 triestina, a fronte dei 30 giorni previsti, liquida dopo 120 giorni, ma a difesa di questa situazione l'azienda sanitaria giustifica tale ritardo con una non regolarità del DURC;

la società spiega che i ritardi nei pagamenti di cui sono responsabili varie pubbliche amministrazioni, compromette il regolare pagamento delle retribuzioni e delle posizioni INAIL e INPS comportando la non regolarità del DURC;
in quella sede le parti si erano accordate per un rapido sblocco dei versamenti relativi alla mensilità di giugno e alla quattordicesima vista la sufficienza del pagamento, avvenuto il 2 agosto, delle fatture da parte dell'azienda sanitaria n. 1 triestina;
la società Croce Italia Marche, invece, alla data odierna, ha pagato ai propri dipendenti solamente la quattordicesima mancando la corresponsione della mensilità di giugno. Analogamente non ha versato lo stipendio di luglio e non riesce a garantire, al 27 di settembre, quella della mensilità di agosto;
questa non è la prima volta che la società Croce Italia Marche Srl ritarda nel versamento delle retribuzioni dal momento che casi simili si erano verificati anche nel 2010 con continui ritardi nel pagamento degli stipendi nonostante il contratto prevedesse il pagamento entro trenta giorni;
nel mese di novembre la società aveva dichiarato di non poter corrispondere le retribuzioni causa un intervento di Equitalia che aveva bloccato i conti in quanto la ditta risultata debitrice allo Stato per 900.000 euro per mancato versamento dell'imposta sul valore aggiunto, imposta che la società eccepisce non debba essere applicata alle prestazione da essa erogata; anche in quell'occasione l'azienda sanitaria era in ritardo di tre mesi con il pagamento delle fatture;
la situazione nelle ultime settimane si è ulteriormente aggravata in quanto gli istituti di credito ai quali fa riferimento la società Croce Italia Marche hanno bloccato i conti correnti cosicché, risulta, siano bloccati, dalla Banca delle Marche, i conti dell'azienda con i fondi che dovevano servire a garantire ai lavoratori le retribuzioni;
il caso del territorio provinciale di Trieste non è l'unico in quanto anche in altre realtà dove Croce Italia Marche svolge la propria attività, i dipendenti non percepiscono lo stipendio da tre mesi;
l'azienda, operando in più regioni d'Italia, effettua i pagamenti contemporaneamente per tutti i 370 dipendenti sul territorio nazionale, cosicché nonostante diverse aziende sanitarie rispettino i tempi nella liquidazione delle fatture non può essere garantito un regolare pagamento per il solo personale della provincia di Trieste;
il personale dipendente della provincia di Trieste ha dichiarato lo stato di agitazione e ha minacciato ulteriori azioni e proteste, fino anche alla astensione dal lavoro con le garanzie che si devono per i servizi di garanzia alla salute e alla tutela della vita, se la situazione dovesse rimanere la medesima al 27 di questo mese;
nel territorio provinciale di Pesaro Urbino le rappresentanze sindacali avevano dichiarato uno sciopero di quattro ore salvo poi sospenderlo all'apertura di un tavolo regionale per definire la situazione dei lavoratori -:
se il Ministro intenda assumere le iniziative di competenza perché si giunga alla corresponsione delle retribuzioni arretrate e attuali al personale addetto preso coscienza della difficile situazione in cui versano i lavoratori nell'importante settore del trasporto dei pazienti con ambulanza da ditte convenzionate (emodializzati e degenti), atteso che i ritardi nei versamenti delle retribuzioni dei dipendenti di Croce Italia Marche si sono verificati anche per causa di un ritardo nel pagamento delle fatture da parte di alcune aziende sanitarie, nonché per la spesso inesistente vigilanza da parte delle stesse aziende sulla regolarità nei pagamenti dei dipendenti di queste società;
se il Ministro intenda aprire un tavolo di concertazione nazionale preso atto che la questione debba essere risolta con

la consapevolezza che l'azienda in questione opera in più regioni dove analoghi problemi sono riscontrati;
se il Ministro intenda, unitamente alle regioni, assumere iniziative normative per fissare modalità di affidamento di questi servizi che evitino gare d'appalto al massimo ribasso con tutte le immaginabili conseguenze tanto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori, che della qualità del servizio agli utenti/pazienti.
(4-13289)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CALLEGARI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nel nostro paese i processi di degrado dei suoli agricoli hanno ormai raggiunto livelli di guardia e richiedono l'adozione di pratiche agronomiche e di gestione dei terreni in grado di conseguire gli obiettivi della produzione nel rispetto dell'ambiente e delle risorse naturali;
alte rese e buona qualità dei raccolti sono strettamente dipendenti dal livello di fertilità dei suoli, che tuttavia non può essere mantenuto o accresciuto solo con le corrette concimazioni necessitando anche dell'azione di lavorazioni innovative e di coperture vegetali adeguate;
tra le diverse tecniche agronomiche e di gestione del suolo le lavorazioni conservative rappresentano una valida alternativa alle lavorazioni convenzionali in quanto efficaci tecniche di mantenimento e miglioramento delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche dei terreni;
alcune regioni, consapevoli dell'importanza crescente che assumono tali nuove tecniche di gestione del terreno quali il sodo e la minima lavorazione hanno già avviato programmi volti a diffondere le conoscenze sull'agricoltura conservativa; in particolare la regione Veneto, prima in Italia, ha già attivato nell'ambito del piano di sviluppo rurale una misura specifica a sostegno di tali sperimentazioni che, oltre ad assegnare un contributo economico agli agricoltori, prevede un servizio di supporto tecnico indispensabile a verificare le problematiche agronomiche e l'efficacia delle soluzioni proposte, realizzando, con alcune aziende pilota, uno degli impianti sperimentali più grandi d'Europa;
le misure adottate dalle regioni rappresentano interventi coraggiosi e rivoluzionari in un contesto in cui le esperienze sono ancora limitate e i mezzi tecnici disponibili per la loro attuazione assolutamente insufficienti -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a promuovere ed incentivare ulteriormente tali sperimentazioni anche attraverso l'attuazione di politiche che favoriscano la divulgazione e l'adozione di pratiche innovative per la gestione agro-compatibile delle superfici.
(5-05387)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

BINETTI, NUNZIO FRANCESCO TESTA e DE POLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si è celebrata in questi giorni la diciottesima giornata mondiale sull'Alzheimer che ha dato il via a livello mondiale ad una doverosa campagna di sensibilizzazione;
nel mondo si stimano 36 milioni di malati di Alzheimer e di altre demenze, un milione nel nostro Paese, 20 mila nella sola città di Milano. Tre quarti dei 36 milioni non ricevono una diagnosi;

il rapporto mondiale Alzheimer 2011, intitolato «I benefìci di diagnosi e interventi tempestivi», presentato in questi giorni dalla Federazione Alzheimer Italia in concomitanza con la diciottesima giornata mondiale rileva che la mancata diagnosi è spesso il risultato del falso convincimento che la demenza faccia parte del normale invecchiamento e che non ci sia nulla da fare;
a stilare lo studio presentato nel rapporto mondiale Alzheimer 2011 è stata un'equipe di ricercatori coordinati da Martin Prince, docente all'istituto di psichiatria del King's College di Londra. L'indagine mette in luce un dato allarmante: quasi tutti i casi di demenza - i cui sintomi sono l'alterazione della memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento severo - sono stati riconosciuti e quindi curati con grave ritardo. Da qui, il peggioramento dei sintomi del paziente, così come dello stress dei familiari che lo affiancano;
la conseguenza di quanto evidenziato è costituita dalle pesanti ricadute nel sistema sanitario e nella società. Facendo ricorso alla prevenzione, i Governi nazionali potrebbero risparmiare 10 mila dollari per malato all'anno. La percentuale maggiore, seppure del 20-50 per cento, dei casi diagnosticati in tempo si concentra negli Stati ricchi. Mentre in quelli poveri, ciò accade soltanto per il 10 per cento delle situazioni;
l'urgenza di «strategie nazionali» ad hoc mirate alla «diagnosi tempestiva» e a un «percorso di cura» è legata alle dimensioni crescenti di questa patologia che sta divenendo una vera e propria emergenza sociale, così come hanno avuto modo di precisare gli studiosi interpellati;
il rapporto 2011 rileva, inoltre, che farmaci e trattamenti psicologici migliorano le capacità cognitive, l'autonomia e la qualità di vita dei soggetti nella fase iniziale della patologia -:
se non ritenga urgente promuovere ogni utile iniziativa atta a migliorare i servizi creando una rete assistenziale intorno al malato e alla sua famiglia che non li lasci soli ad affrontare il lungo e difficile percorso della malattia;
quali siano le iniziative di competenza previste, da attuare tempestivamente, atte a promuovere attività di formazione rivolte, non solo ai medici specialistici e ai medici di medicina generale, ma anche agli altri operatori sanitari per sapere individuare prontamente la demenza, impedendo che il fenomeno venga sottovalutato e fatto rientrare nel normale processo di invecchiamento dell'essere umano.
(3-01840)

Interrogazione a risposta scritta:

PEDOTO, D'INCECCO, LENZI e MURER. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel corso di una maxi operazione, denominata «Lazzaro» iniziata nel 2009, la Guardia di finanza di Frosinone ha scoperto una maxi truffa che ha coinvolto più di 1.500 persone, che risultavano ancora iscritte alla mutua della regione Lazio e alle quali venivano prescritte regolari ricette;
secondo quanto accertato dalle Fiamme Gialle, sono 194 i medici che hanno ricevuto indennità per pazienti deceduti, mentre sono 90 i medici coinvolti nelle prescrizione ai defunti. Attraverso un complesso incrocio informatico tra gli elenchi degli assistiti dell'ASL e gli elenchi della provincia di Frosinone, infatti, i finanzieri hanno scoperto che lo Stato continuava a pagare regolarmente l'assistenza ai medici della mutua che avevano avuto in cura i pazienti quando erano vivi;
secondo la Guardia di finanza, si tratta di un danno erariale di circa 125 mila euro, che rischiava di aumentare di anno in anno, e che sarà compito della regione Lazio recuperare, nonostante siano comunque 600 su 1.500 i casi per cui il reato è prescritto;

non si comprende come è stato possibile perpetrare ai danni dello Stato una truffa che ha coinvolto un numero così elevato di pazienti e di personale sanitario nella sola regione Lazio, senza che siano stati attivati per tempo i dovuti controlli, sia da parte della regione, che del Ministero della salute -:
se intenda procedere all'acquisizione dei dati necessari al fine di accertare e prevenire a livello nazionale eventuali altri casi di irregolarità, al fine di scongiurare ingenti perdite alle casse dello Stato.
(4-13280)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

PILI, MURGIA, VELLA, NIZZI e PORCU. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il 9 gennaio 2003 si costituisce la società Galsi spa per sviluppare lo studio di fattibilità di una nuova infrastruttura di importazione di gas naturale dall'Algeria all'Italia, nelle quote azionarie entra a far parte anche la regione Sardegna, attraverso le controllate Sfirs e Progemisa;
il 31 luglio 2008 la società Galsi presenta l'istanza di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio del gasdotto presso i Ministeri competenti dando avvio alla procedura autorizzativa;
in 25 luglio 2011 il dipartimento per l'energia direzione generale per la sicurezza dell'approvvigionamento e le infrastrutture energetiche divisione VI ha pubblicato l'avviso di procedimento;
la società Galsi spa ha chiesto al Ministero dello sviluppo economico l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio, per la parte ricadente nelle aree di giurisdizione italiana, di un metanodotto per l'importazione di gas dall'Algeria. L'istanza è stata presentata ai sensi dell'articolo 52-quinquies, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, come modificato ed integrato dal decreto legislativo n. 330 del 2004 relativamente alle espropriazioni per la realizzazione di infrastrutture lineari energetiche. L'autorizzazione comprende anche la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera, la valutazione di impatto ambientale, la valutazione di incidenza naturalistico ambientale, l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio dei beni interessati e la variazione degli strumenti urbanistici. Il provvedimento finale comprende inoltre l'approvazione del progetto definitivo e determina l'avvio del procedimento di esproprio;
il metanodotto, denominato «Galsi», consentirà l'importazione in Italia di gas proveniente dall'Algeria, via Sardegna, è costituito da: - tratto di metanodotto sottomarino, ricadente nelle acque territoriali italiane, per una lunghezza di circa 45 chilometri e diametro 26", pressione di progetto: 186 bar; - metanodotto terrestre ricadente nel territorio dei comuni di Sant'Antioco e San Giovanni Suergiu, dal punto di approdo, in prossimità di porto Botte, fino al Terminale di Arrivo, per una lunghezza di circa 1,5 chilometri e diametro 26" (DN 650), pressione di progetto: 186 bar;
il metanodotto terrestre di attraversamento della Sardegna, della lunghezza di circa 268 chilometri e diametro 48" (DN 1200), interessa i comuni di San Giovanni Suergiu, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Domusnovas, Musei, Siliqua, Vallermosa, Villasor, Serramanna, Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis, Mogoro, Uras, Marrubiu, Santa Giusta, Palmas Arborea, Oristano, Simaxis, Ollastra Simaxis, Zerfaliu, Villanova Truschedu, Paulilatino, Abbasanta, Norbello, Borore, Macomer, Sindia, Bonorva, Torralba, Mores, Ozieri, Oschiri, Berchidda, Monti, Loiri, Olbia. Tale metanodotto presenta 37 punti di intercettazione e derivazione, 3 punti di sola intercettazione ed una stazione

intermedia di lancio/ricezione pig, situata nel comune di Paulilatino. In questo tratto la pressione di progetto e di esercizio è di 75 bar;
la centrale di compressione è prevista nel comune di Olbia, che comprende le seguenti sezioni: lancio/ricezione, filtrazione del gas in ingresso, turbine a gas (due unità della potenza nominale di 26 megawatt ciascuna, una di riserva all'altra), aerorefrigeranti del gas, ausiliari e fabbricati per il contenimento delle apparecchiature;
il tratto di metanodotto tra Olbia e la costa toscana ha una lunghezza di circa 275 chilometri e diametro 32" pressione di progetto pari a 200 bar, di cui 8,5 chilometri di gasdotto terrestre dalla centrale di compressione di Olbia all'approdo di Saline di Olbia;
il metanodotto terrestre ricadente nel territorio del comune di Piombino, della lunghezza di circa 3,0 chilometri e diametro 32" (DN 800), pressione di progetto pari a 200 bar, dal punto di approdo, in località Torre del Sale, fino al terminale di arrivo di Piombino presso il quale avviene l'interconnessione con la rete di trasporto nazionale esistente;
con decreto in data 1o agosto 2008 la parte del metanodotto «Galsi» ricadente sotto la giurisdizione italiana è stata inserito dal Ministero dello sviluppo economico nella rete nazionale dei gasdotti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo n. 164 del 2000 e, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 64 del 24 febbraio 2011 ha ottenuto la compatibilità ambientale;
il 13 settembre 2011 è scaduto il termine per la presentazione di eventuali osservazioni relativamente alla realizzazione dell'opera infrastrutturale energetica di primaria importanza;
il metanodotto Algeria-Sardegna-Italia, anche in considerazione della precaria situazione degli approvvigionamenti da altri Paesi del Maghreb, riveste oggi una rilevanza strategica nazionale e internazionale tale da rendere necessario attivare tutte le procedure d'urgenza per recuperare i ritardi sin qui accumulati e ridurre al minino i restanti tempi burocratici necessari a definire le autorizzazioni ancora necessarie per l'inizio dell'opera;
i comuni di Olbia e di S. Antioco hanno avanzato rilievi al posizionamento delle centrali di compressione e dei punti di approdo individuati nel progetto sottoposto a valutazione di impatto ambientale e per il quale è intervenuta la stessa VIA;
è indispensabile definire un'urgente verifica delle questioni oggetto di osservazione e promuovere un supplemento di intesa che possa superare i problemi evidenziati;
un'intesa preventiva risulta determinante per realizzare e rendere operativo il metanodotto nel più breve, tempo possibile -:
se non ritengano i Ministri interrogati di dover convocare un'apposita conferenza di servizi che possa individuare un percorso tecnico amministrativo in grado di evitare che tale contenzioso rischi di bloccare l'opera di rilevanza strategica per la stessa Sardegna, considerato che la Sardegna risulta una delle poche aree dell'Europa non approvvigionate dal metano;
se non ritengano di dover definire con le amministrazioni locali interessate un confronto tale da individuare la soluzione più rapida e immediatamente perseguibile per avviare l'opera nel più breve tempo possibile;
se non ritengano di dover assumere apposita iniziativa politico-istituzionale, compresa l'esigenza di un intervento commissariale, considerato il grave deficit energetico che rischia di gravare sul nostro Paese, al fine di definire entro il mese di settembre l'intero iter amministrativo e consentire l'immediato avvio delle procedure di appalto e di realizzazione dell'opera.
(5-05384)

MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 25 giugno 2011 il Comitato mondiale dell'UNESCO a Parigi ha inserito nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità il sito seriale «I Longobardi in Italia: centri di potere»;
il nuovo sito, che rafforza la leadership italiana nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità, è stato di fatto inserito nel corso del 150o anniversario dell'Unità d'Italia e le località longobarde, oggetto di tutela UNESCO, attraversano dal nord al sud l'Italia e possono così essere rappresentative di una lontana radice unitaria del territorio italiano, seguita a quella dell'impero romano;
le sette località che fanno parte del sito «I Longobardi in Italia: i luoghi del potere» sono:
a) il tempietto longobardo a Cividale del Friuli (Udine) con i resti del complesso episcopale ed il museo archeologico nazionale;
b) il castrum di Castelseprio-Torba e cornate Olona (Varese) con la Chiesa di S. Maria foris portas;
c) il complesso monastico di San Salvatore e Santa Giulia a Brescia, di cui fanno parte il monastero femminile ed il complesso archeologico monumentale adiacente;
d) il tempietto del Clitunno a Campello (Perugia);
e) la basilica di San Salvatore a Spoleto (Perugia) che presenta preziosi frammenti di architettura medievale;
f) la chiesa di Santa Sofia a Benevento, con il chiostro e una parte dell'abbazia che ospita al suo interno il museo del Sannio;
g) il Santuario Garganico di San Michele a Monte Sant'Angelo (Foggia);
atteso che un'emissione filatelica dedicata a tali siti UNESCO contribuirebbe a promuoverne la conoscenza e a valorizzare la loro fruizione;
ricordato che già in passato il Ministero dello sviluppo economico ha decretato l'emissione di francobolli appartenenti alla serie tematica «Il patrimonio artistico e culturale italiano», dedicato ai siti UNESCO -:
se il Ministro intenda promuovere, con un'apposita emissione filatelica, l'avvenuto inserimento nel patrimonio dell'umanità UNESCO dei siti che costituiscono l'iscrizione dei «Longobardi in Italia: i luoghi del potere».
(5-05385)

MONAI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nelle città di Cividale e di Codroipo, in provincia di Udine, si sono verificati e si stanno protraendo gravi disservizi legati, per la città ducale, alla chiusura delle poste centrali dal 5 al 23 settembre per delle manutenzioni agli impianti di climatizzazione, per disservizi, code e disorganizzazione per il comune di Codroipo, con lamentele dei cittadini e dei sindaci di quelle comunità;
vanno considerate le previsioni del decreto 28 giugno 2007 del Ministero dello sviluppo economico che ha imposto degli standard minimi di servizio per i periodi estivi -:
quali iniziative il Ministro intenda attuare per la verifica del rispetto delle normative di settore e per garantire l'efficienza del servizio postale a garanzia degli standard minimi del servizio pubblico erogato dai suddetti sportelli postali.
(5-05386)

VIOLA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il passaggio al digitale terrestre lo scorso anno ha comportato notevoli disagi nei territori del Veneto orientale e della

confinante regione Friuli Venezia Giulia e ancora oggi, a più di 9 mesi dal suo avvio, si contano a decine di migliaia gli utenti che non sono in grado di vedere le trasmissioni di RAI 1, RAI 2, RAI 3 e che nel Veneto orientale moltissimi non riescono a vedere il TG3 Veneto;
in questi ultimi mesi anziché ridursi i disagi si sono estesi ad ampie zone della provincia di Venezia e in modo particolare nel sandonatese e lungo tutto il litorale veneziano;
sin dai primi giorni, da dichiarazioni fatte sulla stampa dai responsabili di RAI Way, l'unica soluzione possibile per i cittadini sembrava essere quella di modificare a spese proprie la direzione dell'antenna;
al contrario sarebbe stato sufficiente che il piano delle frequenze per il Veneto orientale, tenendo conto della situazione antennistica locale, rimanesse in banda 5 UHF da Piancavallo o canale 22 da Udine o canale 7 (F) sempre da Udine permettendo a tutti di ricevere i canali RAI senza alcun aggravio di costi e senza nessun intervento all'antenna;
così sono stati privati migliaia di cittadini del diritto ad essere informati e nel caso del TG3 Veneto di un organo di informazione fondamentale e tempestivo in caso di eventi calamitosi come la recente alluvione in Veneto ha dimostrato;
per risolvere il problema della ricezione di RAI 3 nelle zone «di confine» è possibile che la RAI trasmetta nello stesso «multiplex» più copie di RAD. Ad esempio, nel «multiplex» Friuli trasmesso da Piancavallo e da Udine la RAI potrebbe trasmettere RAI3-Veneto e RAI3-Friuli con due LCN (numeri sul telecomando) diversi. L'utente «di confine» vedrebbe semplicemente due programmi diversi comparire sul suo EPG;
ovviamente, per fare questo RAI Way deve poter trasferire, i contenuti prodotti a Venezia nel centro di trasmissione del Friuli (Udine) dove viene preparato il «multiplex» da trasmettere a Piancavallo e quindi la RAI deve investire sulla rete di trasporto (ponti radio, satellite, fibra ottica);
non si è fatta adeguata informazione, affermando da parte della RAI che non serviva cambiare le antenne, mentre i tecnici antennisti già da mesi affermavano il contrario;
nulla si sa delle frequenze rimaste libere a disposizione della RAI oltre al già citato canale 7 di Udine, tenendo conto che i criteri adottati nella scelta di fatto hanno penalizzato solo il servizio pubblico;
nulla si sa delle modalità con le quali sono stati spesi i 33 milioni di euro dati dal Ministro Gentiloni a RAI Way per il passaggio al digitale terrestre nel luglio 2007, che erano un anticipo dei 145 previsti per l'adeguamento delle proprie strutture e che avrebbero potuto essere utilizzati in questo caso a vantaggio dei cittadini;
si continua a chiamare canone in tutte le documentazioni ministeriali quella che invece è una tassa di possesso, senza avere poi l'obbligo di fornire e garantire la visione dei canali radio televisivi e sarebbe necessario adeguare anche la normativa tributaria in materia;
proprio per questo il cittadino utente in casi di contenzioso come in questo, non sa se rivolgersi all'erogatore del servizio e cioè la RAI o al Ministero competente;
quindi non è possibile far ricadere sui cittadini utenti altri oneri aggiuntivi oltre all'acquisto del decoder o di nuovi apparecchi televisivi;
il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/4086/182 (Strizzolo, Viola) al cosiddetto decreto mille proroghe (decreto-legge n. 225 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 10 del 2011) nella seduta del 25 febbraio 2011 con il quale si impegnava a destinare le risorse di cui all'articolo 2, comma 4-decies del decreto-legge citato per l'incentivazione del passaggio al digitale terrestre nei territori

dove più sono stati segnalati disagi nel passaggio al digitale quali Veneto-Friuli Venezia Giulia e Veneto-Emilia Romagna attivando le soluzioni tecniche possibili e già individuate da parte del titolare dell'obbligo di copertura del servizio universale ed evitando oneri per i cittadini o al rimborso delle spese sostenute e documentate da parte dei cittadini per il passaggio del digitale terrestre;
analoga interrogazione dell'interrogante in data 29 giugno 2011 non ha avuto risposte soddisfacenti da parte del Governo proprio su questo ultimo punto -:
quali atti ed iniziative abbia preso il Governo per dar corso a quanto richiesto nel dispositivo dell'ordine del giorno di cui sopra e quale sia la situazione in questo momento della ricezione del segnale nei territori summenzionati e se non ritenga il Governo di utilizzare le risorse derivanti dal pagamento del canone per rimborsare gli stessi cittadini che, in regola con il pagamento del canone avessero fatto richiesta di rimborso a seguito della mancanza del segnale come sopra ricordato.
(5-05393)

MARTELLA, MURER, VIOLA e BARETTA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in data 22 settembre 2011 gli organi di stampa locali hanno dato ampio risalto alla notizia secondo la quale Eni sarebbe in procinto di fermare temporaneamente la raffineria di sua proprietà a Porto Marghera, impianto che lavora petrolio proveniente dalla Libia;
l'ipotesi di blocco imminente sarebbe legata al calo delle petroliere in arrivo da quel Paese, da mesi teatro di conflitto, e alla conseguente impennata di approdi, nel porto di Venezia, di navi cisterna cariche di prodotto già raffinati;
l'eventuale fermo, per alcuni mesi, delle attività della raffineria di Porto Marghera avrebbe come effetto immediato la messa in cassa integrazione di gran parte dei 400 dipendenti, e rappresenterebbe un segnale eloquente della volontà di Eni di rinunciare agli investimenti di circa 600 milioni di euro per il riammodernamento tecnologico degli impianti -:
se il Governo sia a conoscenza della succitata situazione e quali siano gli orientamenti del Governo in proposito;
quali iniziative nell'ambito delle proprie competenze e prerogative, il Governo intenda adottare per scongiurare l'ennesima crisi occupazionale di Porto Marghera e l'ennesimo blocco di un'attività produttiva del polo industriale di Porto Marghera.
(5-05394)

Interrogazioni a risposta scritta:

ZACCHERA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la regione Piemonte ha sollecitato il Ministero dello sviluppo economico ad avviare le procedure per il riconoscimento dello stato di crisi complesso per la provincia del Verbano Cusio Ossola sottolineando come la deindustrializzazione e le dinamiche occupazionali di questa provincia richiedano una particolare attenzione da parte delle istituzioni;
i dati della produzione industriale del settore manifatturiero e più in generale dell'intera struttura industriale del Verbano Cusio Ossola sottolineano una situazione molto pesante e significativamente più grave della media regionale;
il numero degli addetti nelle unità locali del Verbano Cusio Ossola nel settore manifatturiero e delle costruzioni portano questi comparti ad una acuta situazione di crisi, evidenziata anche dalla costante crescita del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese;
in questo contesto è stato sottoscritto il 17 giugno 2010 un protocollo di intesa tra il Ministero dello sviluppo economico, la regione Piemonte, la provincia del Verbano Cusio Ossola e le parti sociali;
conseguentemente agli impegni assunti nel protocollo è stato redatto il «Piano strategico per il rilancio produttivi

e la reindustrializzazione della provincia del Verbano Cusio Ossola a suo tempo trasmesso al Ministero -:
quali siano i motivi per i quali non si sia ancora dato corso all'attuazione del predetto piano strategico e in quali termini temporali si passerà ad una effettiva fase operativa tale da avere positive ripercussioni sulla crisi in atto nella zona.
(4-13278)

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, interpellato dalla stampa a margine di un'audizione in XI Commissione Lavoro al Senato, ha dichiarato che c'è un interesse di General Electric su Ansaldo Breda pur non essendo nella posizione più vantaggiosa;
ciò significa che l'amministratore delegato, fresco di nomina, riconducibile alla Lega Nord nella logica dello spoil system, sembra aver dato per scontato sia la vendita di Ansaldo STS, leader mondiale nei sistemi ferroviari e nel segnalamento, sia quella di Ansaldo Breda, unica azienda italiana che costruisce treni ad Alta Velocità e per il trasporto locale e metropolitano;
il mercato dei treni ad Alta Velocità sta avendo un impulso clamoroso anche a seguito di consistenti investimenti varati sia dal Governo americano sia da quello cinese. In Italia si stanno completando le linee ferroviarie dell'Alta Velocità, ed è in dirittura di arrivo l'investimento sui treni regionali per modernizzare tutto il parco-trasporti italiano; in alcune città come Brescia, per esempio, è partita la metropolitana leggera di cui Ansaldo fornisce le carrozze e il sistema;
la scelta dell'amministratore delegato di Finmeccanica sembra, invece, concentrarsi sul settore armiero abbandonando il settore civile del trasporto e, probabilmente domani, dell'energia, ovvero esattamente la direzione opposta rispetto all'andamento del mercato su questi prodotti;
per l'Italia significherebbe regalare ai francesi e ai tedeschi il nostro mercato, distruggendo aziende che invece possono, opportunamente strutturate e organizzate, non solo competere nel nostro Paese ma partecipare a importanti occasioni internazionali;
occorre, a parere dell'interrogante, che il Governo definisca al più presto un piano nazionale dei trasporti e dei relativi investimenti; crei un polo nazionale della costruzione ferroviaria, includendo Firema e collegando ad essa le aziende dell'indotto; blocchi immediatamente qualsiasi decisione di cessione di imprese strategiche come STS, Ansaldo Breda e Ansaldo Energia; predisponga un piano di riorganizzazione del settore, unificando Ansaldo Breda con Firema, per procedere poi con le connessioni con le altre aziende e consentire che Ansaldo Breda sia messa nelle condizioni di entrare in gioco nel mercato sia americano che cinese -:
quali iniziative intendano adottare, utilizzando tutti gli strumenti a loro disposizione, al fine di impedire decisioni ad avviso dell'interrogante scellerate contro il patrimonio industriale italiano, quale sarebbe la vendita anche di una sola delle imprese strategiche come STS, Ansaldo Breda e Ansaldo Energia.
(4-13288)

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Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Franceschini e altri n. 2-01204, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Monai, Paladini, Piccolo, Ciriello.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Fugatti e Bitonci n. 5-05361, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Comaroli.