XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di martedì 11 ottobre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la profonda crisi finanziaria internazionale che colpisce il Paese pesa non soltanto dal punto di vista dei mercati, ma produce anche gravi ripercussioni sulla realtà quotidiana dei cittadini. La dura politica del rigore e del contenimento della spesa, infatti, è avvenuta mettendo a rischio diritti fondamentali e servizi essenziali, come il trasporto pubblico locale e la mobilità, un settore tra i più colpiti dalle politiche del Governo;
le manovre economiche sin qui approvate hanno introdotto tagli drastici alle risorse degli enti locali, ormai impossibilitati ad assolvere le loro funzioni perché privi dei mezzi necessari a garantire servizi adeguati ed efficienti. Per questa ragione nelle ultime settimane si sono registrate continue manifestazioni da parte degli amministratori locali, che hanno denunciato la drammatica situazione in cui versano le casse degli enti locali e lanciato l'allarme sulle conseguenze che le politiche di tagli indiscriminati hanno provocato;
i dati forniti dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome mostrano un quadro allarmante: il decreto-legge n. 78 del 2010 ha prodotto una riduzione dei trasferimenti statali riferiti ai trasporti pubblici locali pari a 1.635 milioni di euro; nell'accordo Governo-regioni del 16 dicembre 2010, proprio per far fronte ai tagli effettuati, era stato previsto il recupero di risorse pari a circa 1.300 milioni di euro, che, tuttavia, è stato per gran parte disatteso dal Governo stesso;
il decreto-legge n. 98 del 2011 ha previsto dal 2011 l'istituzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze di un fondo per il trasporto pubblico locale, anche ferroviario, con una disponibilità pari a 400 milioni di euro annui, che, secondo la Conferenza, costituiscono l'unica risorsa certa nel 2012. Il risultato delle manovre economiche approvate, pertanto, equivale ad un taglio complessivo nel settore dei trasporti pubblici locali pari a 1.665 milioni di euro;
le cifre indicate sono ben lontane da quelle necessarie per soddisfare le esigenze minime di un settore fondamentale quale quello dei trasporti pubblici locali;
il risultato di queste misure si tradurrà inevitabilmente in un pesante aumento delle tariffe, a fronte di una riduzione e di un peggioramento del servizio. Saranno, pertanto, le fasce più deboli della popolazione, come i giovani, gli studenti e gli anziani e, più in generale, le famiglie, a subire le conseguenze più gravi. Saranno pesanti le ripercussioni anche in termini di occupazione: secondo quanto riportato dalla Conferenza, il taglio dei servizi darà vita all'esubero di migliaia di dipendenti del comparto;
in assenza di misure adeguate le regioni non avranno la possibilità di rispettare gli impegni già sottoscritti con le aziende ferroviarie e le aziende del trasporto pubblico locale, andando incontro a possibili contenziosi;
la mancanza di risorse adeguate, inoltre, impedisce ogni possibilità di investimento nello sviluppo tecnologico dei mezzi e dei materiali rotabili, nelle attività di manutenzione degli stessi e nei livelli di sicurezza per gli addetti del settore e gli utenti;
gli obiettivi del contenimento della spesa e del risanamento dei conti pubblici, motivo dell'ulteriore taglio apportato dall'ultima manovra del Governo alle risorse destinate a regioni ed enti locali e finalizzate al trasporto pubblico, benché costituiscano una tappa obbligata dell'economia italiana, non possono ricadere unicamente sulle spalle delle famiglie, che assisteranno giorno dopo giorno ad una

limitazione dei loro diritti essenziali a causa di servizi pubblici sempre più inadeguati e incapaci di soddisfare le pur minime esigenze di mobilità e trasporto,


impegna il Governo:


a dare seguito integralmente agli accordi intercorsi con le regioni nel dicembre 2010;
ad assumere le necessarie iniziative per aumentare le risorse destinate al fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, al fine di continuare a garantire la funzionalità del settore e il mantenimento di adeguati standard qualitativi nella prestazione dei servizi;
a prevedere, nell'ambito delle proprie competenze, misure di sostegno al comparto della mobilità e dei trasporti attraverso incentivi destinati ad investimenti e volti a garantire un sistema di mobilità sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico.
(1-00729)
«Mosella, Tabacci, Lanzillotta, Pisicchio, Vernetti, Brugger».

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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la comunità sinti (tutta di nazionalità italiana, presente nel nostro Paese da oltre 500 anni e nella quasi totalità regolarmente residente) vive ancora in gran parte in roulotte o case mobili, all'interno di aree di sosta pubbliche («campi» o terreni concessi in uso alle singole famiglie dalle amministrazioni comunali) o private (normalmente terreni di proprietà, in cui si insedia un nucleo allargato composto di circa 20-30 persone);
nella maggioranza dei casi l'erogazione dell'energia elettrica avviene attraverso contratti a forfait, ai quali viene da tempo applicata sull'intero territorio nazionale una tariffazione denominata UDA BT (utenze diverse da abitazione in bassa tensione); tale tariffa è quella normalmente utilizzata per connessioni considerate temporanee e straordinarie (e dunque senza misuratore di energia), della durata massima di 2 mesi e in genere riferibili non a uso domestico (attività commerciali, manifestazioni, spettacoli...). Essa prevede un costo fisso mensile, a cui si aggiunge una spesa iniziale di allacciamento (complessivamente ad esempio 380 euro al mese a fronte di una erogazione di 2 chilowatt);
case mobili e roulotte pur essendo a tutti gli effetti insediamenti stabili (solo una piccola percentuale di sinti continua a praticare il nomadismo) non sono di fatto equiparate ad abitazioni in muratura; questo spiega la scelta di utilizzare un sistema di tariffazione nato in realtà per un'applicazione temporanea e del tutto diversa dall'uso domestico; di fatto oggi nella stragrande maggioranza dei casi le famiglie sinte si trovano a dover pagare ogni 2 mesi oltre alla bolletta una cifra di circa 250 euro, che comprende le operazioni di sospensione e ri-attivazione della fornitura (poiché la tariffa UDA BT non può protrarsi oltre i 60 giorni), operazioni in realtà assolutamente fittizie, visto il carattere di residenzialità delle utenze. Si tratta evidentemente di una scelta irregolare e illegittima, che penalizza senza ragione famiglie spesso già in difficoltà da un punto di vista economico e a cui viene chiesto di pagare un «intervento» (la chiusura e la successiva riapertura della fornitura) che in realtà non esiste;
il regime forfetario, per quanto costoso e ingiusto, come si è visto, è per la comunità sinti che vive in roulotte e case

mobili più vantaggioso della tariffazione domestica con misuratore di energia, in quanto più rispondente alle peculiari esigenze abitative di chi abita in strutture non in muratura e che quindi necessitano di una climatizzazione costante (in tutte le stagioni) per mantenere la temperatura idonea nelle 24 ore; si aggiunga che in molti casi nei campi sosta e nelle aree private non è possibile utilizzare il gas, quindi anche la preparazione dei cibi richiede l'energia elettrica;
purtroppo, in alcuni territori (ad esempio il comune di Modena), nonostante le pressanti richieste delle famiglie di adottare un regime forfetario, si insiste nel riproporre una tariffazione corrispondente a quella per uso domestico (normalmente applicata per chi vive in casa), che ha portato le famiglie a contrarre debiti elevatissimi con l'azienda erogatrice;
in alcune di queste realtà a fronte dell'insolvenza delle famiglie, impossibilitate a sostenere costi così elevati, si è arrivati addirittura da parte dell'azienda erogatrice alla sospensione del servizio (a Modena, in almeno 3 aree comunali tra giugno e dicembre 2010) con il rischio concreto per nuclei con minori, anziani, malati, di restare improvvisamente senza la possibilità di riscaldarsi, cucinare, lavarsi;
è quanto accadrà di nuovo a Modena a partire dal 21 marzo prossimo venturo;
a fronte di questa situazione ingiusta e drammatica, che ancora una volta non tiene conto delle caratteristiche particolari dell'habitat della comunità sinti italiana, una comunità che chiede semplicemente di poter continuare a vivere dignitosamente, come fa da secoli, in ambienti diversi dalle normali case mononucleari in condominio, ma secondo moduli in muratura auto costruiti come attuato legalmente dal comune di Padova con la comunità sinti della città, risparmiando così ingenti fondi pubblici -:
quali iniziative, anche normative, intenda adottare, ferme restando le competenze dell'Autorità garante per l'energia elettrica ed il gas, al fine di risolvere la situazione segnalata in premessa in modo da tutelare persone in una situazione sociale di estrema precarietà e debolezza e venendo incontro a quanto segnalato e richiesto dalle associazioni che rappresentano la comunità dei sinti.
(4-13551)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

NEGRO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
è in corso da alcuni anni una ristrutturazione organica della rete diplomatico consolare italiana tesa a razionalizzare i servizi e le strutture, per offrire un servizio più adeguato alle nuove esigenze degli italiani all'estero e per impiegare in maniera più efficiente le risorse finanziarie disponibili;
la ristrutturazione, oltre alla chiusura di alcune sedi e all'apertura di nuove, prevede anche una mappatura degli immobili disponibili, a titolo di proprietà, di affitto, di comodato o altro, per valutare l'eventualità di procedere a scelte meno onerose o più efficienti;
a ciò si aggiunge la recente soppressione dell'Istituto per il commercio estero con conseguente accorpamento del personale e delle funzioni in seno alle rappresentanze diplomatico-consolari e la dismissione o riallocazione delle sedi;
il nostro Paese possiede una serie di immobili situati all'estero che spesso hanno un importante valore storico-artistico e per tale motivo sono sottoposti a vincoli architettonici e richiedono una manutenzione mirata -:
se esista una mappatura aggiornata di tutti gli immobili di proprietà, a qualunque titolo, dello Stato italiano, quale

possa essere il loro valore di mercato e quanto costi annualmente la loro manutenzione;
quanto sia l'ammontare speso all'estero in affitti per immobili ad uso della rete diplomatico consolare.
(4-13543)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRATTI, MARIANI e MOTTA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha individuato 57 siti di interesse nazionale (SIN) che interessano circa il 3 per cento del territorio nazionale e in tali aree le caratteristiche dell'inquinamento di suolo, sottosuolo e acque superficiali e sotterranee sono talmente gravi da costituire un serio pericolo per la salute pubblica e per l'ambiente;
in numerosi SIN le aziende del gruppo ENI occupano o occupavano vaste aree industriali attive o dismesse che presentano oggi gravi problematiche ambientali. Tra queste occorre citare le aree di proprietà presenti nei SIN di Porto Torres, Priolo, Napoli Orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Crotone, Mantova e Gela;
l'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 208 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 13 del 2009, riporta quanto segue:
«Nell'ambito degli strumenti di attuazione di interventi di bonifica e messa in sicurezza di uno o più siti di interesse nazionale, al fine della stipula di una o più transazioni globali, con una o più imprese interessate, pubbliche o private, in ordine alla spettanza e alla quantificazione degli oneri di bonifica, degli oneri di ripristino, nonché del danno ambientale di cui agli articoli 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e 300 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e degli altri eventuali danni di cui lo Stato o altri enti pubblici territoriali possano richiedere il risarcimento, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare può, sentiti l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) di cui all'articolo 28 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e la Commissione di valutazione degli investimenti e di supporto alla programmazione e gestione degli interventi ambientali (COVIS) di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 90, predisporre uno schema di contratto, che viene concordato con le imprese interessate e comunicato a regioni, province e comuni e reso noto alle associazioni ed ai privati interessati mediante idonee forme di pubblicità nell'ambito delle risorse di bilancio disponibili per lo scopo»;
l'articolo 2 del decreto-legge n. 208 del 2008 ha introdotto una procedura alternativa di risoluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di aree contaminate e al risarcimento del danno ambientale, attraverso la stipula di una o più transazioni con una o più imprese interessate, pubbliche o private, in ordine alla spettanza e alla quantificazione degli oneri di bonifica e di ripristino, nonché del danno ambientale e degli altri eventuali danni di cui lo Stato o altri enti pubblici territoriali possano richiedere il risarcimento;
il 17 febbraio 2011 il quotidiano La Nuova Sardegna in riferimento alla «transazione globale» tra Stato ed ENI riportava quanto segue: «Eni punta a chiudere con una transazione il contenzioso aperto con il ministero dell'Ambiente per la bonifica di nove siti industriali (Porto Torres, Priolo, Napoli Orientale, Brindisi, Pieve Vergonte, Cengio, Crotone, Mantova e Gela). È quanto emerge dalle comunicazioni sul preconsuntivo 2010 del gruppo in

cui si precisa che la proposta di transazione, presentata anche per conto di Syndial, "ha determinato uno stanziamento straordinario al fondo rischi ambientali di 1 miliardo e 109 milioni e per effetto della fiscalità relativa un minor utile netto di 783 milioni". Una cifra che difficilmente sarà sufficiente, considerato che solo per le bonifiche di Porto Torres era previsto uno stanziamento di 500 milioni.»;
l'articolo dal titolo «Inquinamento con maxi sconto», pubblicato su l'Espresso del 13 ottobre 2010, riporta che per i 9 SIN indicati nella transazione (Priolo, Brindisi, Pieve Vergonte, Napoli Orientale, Crotone, Mantova, Porto Torres e Gela) la proposta economica di ENI per chiudere la «transazione globale» sarebbe di 2,3 miliardi di euro in tutto, che nel luglio 2008, il tribunale di Torino ha condannato Syndial a pagare per i danni ambientali relativi all'inquinamento da DDT del solo SIN di Pieve Vergonte ben 1,8 miliardi di euro. Nello stesso articolo si riporta che il 28 luglio 2011, il magistrato della Corte dei conti addetto al controllo sull'ENI, Raffaele Squitieri, definisce l'operazione di transazione «vantaggiosa per l'ENI» e ancora «con risvolti molto positivi sotto ogni profilo dell'attività operativa e di immagine», in quanto l'ENI potrà «chiudere definitivamente annose vertenze, precludere ogni ulteriore o futura richiesta di riparazioni o di risarcimento relativa ai siti in questione»;
nel rapporto «SIN Italy» recentemente pubblicato, Greenpeace, richiamando la vicenda della «transazione globale» dichiara che il decreto-legge n. 208 del 2008 e il caso ENI rappresentano la «pietra tombale delle bonifiche»;
la Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, nel corso degli approfondimenti che sta svolgendo sul tema delle bonifiche ha riscontrato il permanere di situazioni di grave compromissione ambientale nei siti di proprietà Syndial; in generale in molti dei siti da bonificare sotto la responsabilità di società del gruppo ENI, si è verificato l'intervento dell'autorità giudiziaria;
ad avviso degli interroganti in caso di conclusione della transazione per un importo non congruo, anche alla luce della sentenza inerente l'inquinamento da DDT per il SIN di Pieve Vergonte, potrebbe configurarsi un danno erariale -:
quale sia lo stato attuale dello schema di transazione globale con ENI;
quali criteri siano stati utilizzati per l'elaborazione dello schema di transazione ed in particolare per la definizione degli importi;
se si sia tenuto conto delle stime di danno ambientale prodotte dall'ISPRA per i 9 SIN in questione e se intenda rendere pubbliche tali stime per tutti i SIN;
se nella stima degli importi di transazione per i SIN di Gela e Priolo si terrà conto anche dei danni sanitari arrecati alle popolazioni che sono stati quantificati, in un recente studio del CNR, che ha stimato che in media, rimuovendo le fonti di esposizione e bonificando le due aree, potrebbero essere evitati ogni anno 47 casi di morte prematura, 281 casi di ricoveri ospedalieri per tumori e 2.702 ricoveri ospedalieri per tutte le cause con un beneficio netto che ammonterebbe a 3,6 miliardi di euro per il sito di Priolo e 6,6 miliardi di euro per il sito di Gela, mentre con la stipula della transazione tali bonifiche rimarranno probabilmente in capo allo Stato e, in mancanza di fondi, non verranno mai attuate.
(5-05495)

Interrogazione a risposta scritta:

DI BIAGIO e MENIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa è in corso in questi giorni presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare un'approfondita analisi delle risorse disponibili a seguito dei tagli dovuti al contenimento spese previsto dalla cosiddetta manovra-bis;

l'ultimo taglio subito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbe di oltre 63 milioni di euro. Una cifra tale da mettere a rischio financo la gestione degli affari correnti;
l'attività del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si basa sempre più su una serie di impegni internazionali fondati su contributi obbligatori a cui il nostro Paese deve far fronte rispetto alle convenzioni e ai protocolli internazionali in materia ambientale a cui l'Italia aderisce in virtù di apposite leggi di ratifica;
sempre secondo notizie di stampa, tali contributi obbligatori sarebbero pari a oltre 82 milioni di euro, mentre le risorse a disposizione sono quantificabili in appena 26,4 milioni;
la progressiva riduzione delle risorse in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è un problema continuo e crescente e nel 2011 la differenza tra gli obblighi ratificati per legge assunti dall'Italia e l'effettiva dotazione finanziaria e pari a circa 43 milioni di euro, ma con la cosiddetta manovra-bis lo scostamento avrebbe superato i 55 milioni di euro;
con queste risorse è evidente che il Paese corre il rischio di uscire da importanti iniziative di cooperazione ambientale soprattutto per l'esportazione di tecnologie avanzate in campo energetico e ambientale nei Paesi emergenti come Brasile, Cina e India. Ciò comporterebbe enormi difficoltà alle imprese italiane che hanno partecipato a progetti di cooperazione ambientale come avvenuto nel sud Mediterraneo, nei Balcani, in Brasile, in Cina e in Messico;
in merito agli impegni menzionati, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare riceve con sempre maggiore frequenza solleciti di pagamento dalle Nazioni Unite, dal Ministero degli affari esteri, e dalle ambasciate di tutti i Paesi con i quali sono in corso rapporti di collaborazione;
a fronte di queste inadempienze possono essere aperte procedure di infrazione per il mancato versamento del contributo italiano al finanziamento del pacchetto Ue;
risulterebbe che:
a) relativamente alla ratifica del protocollo di Kyoto, a fronte di un contributo obbligatorio pari a 68 milioni di euro all'anno, le risorse in bilancio nel 2011 erano pari a 21,5 milioni, mentre quelle per il 2012 solo dopo la prima manovra sono di appena 16,6 milioni;
b) la ratifica del protocollo di Montreal per la protezione della fascia di ozono prevede per l'Italia un contributo obbligatorio annuale pari a 9,4 milioni di euro, mentre le risorse a bilancio nel 2011 erano invece di 4 milioni e per il 2012 di appena di 2,8 milioni;
c) nel caso della ratifica della Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, nel biennio 2012-2013, il contributo obbligatorio che grava sull'Italia è stabilito in oltre 2,4 milioni di euro, mentre le risorse a bilancio per il 2011 sono state di circa 462 mila euro e la previsione per il 2012 è scesa a 400 mila;
d) la ratifica della convenzione di Rotterdam sui pesticidi prevede un contributo obbligatorio annuo di 966 mila euro incluse le spese per il funzionamento del segretariato, ospitato a Roma su richiesta del Governo italiano, e nel 2011 le risorse a bilancio erano di 450 mila euro, mentre quelle previste per il 2012 sono di 400 mila euro;
e) per la ratifica della convenzione delle Alpi, il contributo obbligatorio che comprende le spese per la sede distaccata del segretariato a Bolzano è fissato in quasi 490 mila euro all'anno e in bilancio nel 2011 ce n'erano appena 255 mila, mentre per il 2012 ne sono previsti 200 mila -:
se trovi conferma quanto esposto in premessa;

quali misure intenda predisporre, a fronte delle evidenti criticità finanziarie evidenziate in premessa, per favorire lo sviluppo delle attività del Ministero in adempimento agli impegni internazionali che vedono l'Italia al centro di politiche cooperative nei settori della cosiddetta economia verde, considerata da tutti gli analisti l'unico vero volano capace di portare i vari sistema Paese fuori dalla gravissima crisi economica internazionale;
in quale modo si intenda ridistribuire le risorse disponibili per il dicastero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a seguito dei recenti interventi di finanza pubblica e se, nella scelta delle priorità, intenda tener conto dell'obbligatorietà di impegni assunti a seguito di leggi di ratifica e del prestigio internazionale e dei benefici economici che da questi impegni derivano.
(4-13536)

TESTO AGGIORNATO AL 12 OTTOBRE 2011

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si apprende che nella giornata del 7 ottobre 2011 la paralisi dei mezzi del nucleo traduzioni detenuti della polizia penitenziaria di Sollicciano ha avuto ripercussioni anche sugli uffici giudiziari di Firenze in quanto è stato impossibile tradurre i detenuti che dovevano essere processati davanti alla seconda sezione penale della Corte d'appello; la causa: finiti i soldi per il carburante;
i rappresentanti del sindacato autonomo della polizia penitenziaria (Sappe) si sono dichiarati allibiti; nel mese di luglio 2011 avevano lanciato un allarme in quanto si era già verificata una situazione analoga quando la società Q8, convenzionata con il carcere di Sollicciano, aveva bloccato le speciali carte di credito che consentono al nucleo traduzioni di alimentare i mezzi per trasportare i detenuti;
il budget già ridotto del nucleo traduzioni di Sollicciano aveva visto ulteriormente scarseggiare le proprie risorse poiché ai problemi legati al sovraffollamento del carcere di Sollicciano si erano aggiunti quelli dovuti alla presenza di tutti gli arrestati del tribunale di Arezzo;
anche a Prato, Pistoia e Livorno si apprende vi siano situazioni di gravi difficoltà con richieste di aiuto in quanto i consumi di carburante sono aumentati mentre gli stanziamenti sono rimasti gli stessi e in più ora la Q8 ha deciso appunto di non erogare più benzina; intanto a quanto pare, anche il tribunale di Arezzo ha terminato la propria scorta dei buoni benzina ragion per cui addirittura un gip sembra sia dovuto arrivare a sue spese a Sollicciano per le udienze di convalida di quattro arrestati;
il nucleo traduzioni di Sollicciano ha noti e antichi problemi relativi ai propri mezzi di trasporto, pochi dei quali efficienti, quando sono in grado di viaggiare tutti i giorni con gli eventuali fondi per il carburante, visto che tra quelli che sono omologati come euro zero e quelli che hanno già percorso centinaia di chilometri non c'è granché su cui fare affidamento; inoltre, non c'è manutenzione, i mezzi hanno le gomme lisce, il controllo dei freni inesistente, come ha più volte denunciato il Sappe;
strettamente connessa a questa, anche la giustizia della Toscana rischia la paralisi ed è ormai al limite mentre occorrerebbe ridare ossigeno al sistema carcerario e a quello della giustizia da troppo tempo, per motivi diversi ma tutti riconducibili agli inadeguati finanziamenti del Governo, in uno stato ormai prossimo al collasso -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa con particolare riferimento alle segnalazioni del Sappe;

quali urgenti provvedimenti intenda adottare per ridare, anzi restituire, risorse a favore di una più efficiente operatività delle forze dell'ordine e della polizia penitenziaria.
(4-13538)

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è dal marzo 2011 che il sistema antincendio e sicurezza porto di Livorno è messo a rischio, da quando cioè la motobarca VF 1174 non risulta più utilizzabile poiché sono venuti a mancare i presupposti per poter navigare e con disposizione del dirigente locale il 6 maggio 2011 è stata posta «fuori servizio» perché non ci sono risorse disponibili per poter garantire il tipo di manutenzione necessaria all'unità navale citata;
anche se in termini di ore di moto è minore rispetto a una comune nave di linea (appena 2500 in 10 anni), il lavoro di manutenzione non è derogabile, in quanto il Corpo nazionale è sottoposto al controllo R.I.N.A. per il collaudo del proprio naviglio;
con la mancata operatività di un'unità navale di questi tipo si rischia di compromettere drasticamente il servizio antincendio portuale e non solo, in quanto si tratta di un'imbarcazione costruita in acciaio e risulta l'unica in grado di poter affrontare incendi di importanti dimensioni anche in mare aperto e attualmente non è sostituibile presso il distaccamento con altre di caratteristiche simili;
il distaccamento porto di Livorno, tra l'altro, copre una grande zona di costa, limitata a Nord dal distaccamento porto di La Spezia e a sud da quello di Civitavecchia. Sulla costa della provincia livornese è compreso anche il porto di Piombino che da ormai diversi anni ha un traffico di navi e passeggeri di notevole entità; inoltre, i dati dell'autorità portuale indicano che il traffico passeggeri è di 2.467.976, il traffico di navi è di 7506, quello delle navi da crociera è di 458 con relativi 795.313 passeggeri, senza contare la quantità di merci pericolose in transito da e per la darsena petroli e il porto industriale, che pongono il porto di Livorno tra i primi sul territorio nazionale in termini di rischio incendio;
inoltre, allo stato attuale è presente l'unità navale VF 446 alla quale, però è stato limitato l'uso al solo ambito portuale, nonostante abbia 25 anni e sia ancora buona come barca antincendio portuale, tenuto presente che le scarse finanze degli ultimi anni non sono state sufficienti per mantenerla in completa efficienza;
è presente anche una terza unità, la RAFF VF R09, un imbarcazione con scafo in vetroresina, molto veloce nella propulsione, ottima per arrivare velocemente sul posto dell'evento ma con un impianto antincendio limitato a tamponare piccole emergenze: ha, infatti, un unico monitore di prua con una portata di 5.000 litri al minuto, evidentemente limitati per sostituire la succitata motobarca VF 1174 che ha tre monitori con una portata di 20.000 litri al minuto e un getto d'acqua di 70 metri;
nonostante le pressioni delle sigle sindacali e degli stessi vigili del fuoco per ottenere la manutenzione ordinaria, i finanziamenti non sono ancora arrivati;
se tra circa 5 o 6 mesi non cambierà lo stato delle cose, il porto di Livorno, che è di prima categoria come quelli di Genova, Venezia e Napoli, non avrà più mezzi antincendio portuali dei vigili del fuoco, ma si dovrà affidare ai vari rimorchiatori o altri mezzi portuali civili, nelle situazioni di emergenza -:
se sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e quali urgenti provvedimenti intenda adottare per fare fronte allo stato di emergenza in cui versa lo stato manutentivo delle imbarcazioni citate.
(4-13539)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della gioventù, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
agenzie di stampa, siti internet e quotidiani hanno riferito, il 10 ottobre 2011 del caso che si è verificato nella città di Padova, dove alcuni cittadini, secondo quanto riferito dalle cronache, avrebbero «dichiarato guerra, a suon di carte bollate, all'Istituto Magarotto, un convitto che ospita una settantina di studenti sordomuti», cui si imputerebbe di essere «troppo rumorosi», al punto «da pregiudicare le ore di riposo dei vicini», che per questo hanno presentato querela contro i «disturbatori»;
in particolare, i ragazzi sarebbero colpevoli di «restare seduti sugli scalini della scala in ferro d'emergenza, che si trova dietro l'istituto, a fare schiamazzi e giocare»;
sempre secondo quanto riferito dalle cronache pubblicate da giornali, agenzie di stampa e siti internet, i ragazzi resterebbero seduti «anche ore intere sulla scalinata», e «le loro urla creano problemi. A volte non riusciamo a dormire»;
sempre secondo quanto riportato dalla stampa, vi sarebbe «un risvolto anche di natura estetica e ambientale», in quanto lo spazio posteriore del Magarotto si sarebbe trasformato, col tempo, in un letamaio, al punto che «quando fa più caldo si vedono anche parecchi topi in giro», e a maggio e settembre, i ragazzi dell'istituto - definito «una struttura fatiscente» - sarebbero stati visti più volte accedere fuochi, con grave rischio per le abitazioni della zona -:
quale sia l'esatta dinamica dei fatti in questione, e in particolare se i resoconti forniti dalla stampa e il contenuto delle denunce corrispondano al vero, oppure se si tratti di vicenda ingigantita e - forse - strumentalizzata;
se sia vero che lo spazio posteriore del Magarotto si sia trasformato in un letamaio, e che nelle stagioni più calde sia infestato da topi, fenomeno che non può essere certo imputato ai ragazzi dell'istituto e quali siano le cause di tale situazione di degrado;
se sia vero che siano stati accesi fuochi con grave rischio per le abitazioni della zona;
pur riuscendo difficile credere che dei ragazzi sordomuti possano dar vita a schiamazzi, durante i loro giochi, al punto da impedire il riposo dei vicini, se sia vero che i carabinieri locali siano stati investiti in almeno un paio di occasioni di formali diffide, e quale sia l'esito che da tali iniziative è scaturito.
(4-13540)

DI VIZIA e BITONCI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le sfide della criminalità organizzata nazionale e transnazionale non sono destinate a venir meno nel prossimo futuro e si ritiene anzi che possano connotare il panorama criminale di questo secolo;
le articolazioni locali di queste organizzazioni sono dotate di operativi spregiudicati e capaci, che non esitano ad ingaggiare conflitti a fuoco con le forze dell'ordine pur di sfuggire alla cattura;
emerge da quanto precede l'esigenza di assicurare la migliore preparazione degli agenti delle forze dell'ordine preposte al controllo del territorio - tanto ad ordinamento civile che militare - all'uso delle armi da fuoco;
l'addestramento e il mantenimento ai massimi livelli di capacità e di efficienza del personale delle forze dell'ordine esige una pratica continua del tiro con armi da fuoco, per la quale è essenziale la frequenza delle esercitazioni ai poligoni -:
quanti poligoni di tiro siano effettivamente a disposizione del personale delle forze dell'ordine, quale ne sia il tasso di

utilizzo e se quest'ultimo sia ritenuto sufficiente ad assicurarne la preparazione necessaria.
(4-13542)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la notte tra il 1o ed il 2 novembre 2007 veniva uccisa a Perugia in via della Pergola la cittadina inglese Meredith Kercher;
le indagini venivano svolte dalla squadra mobile di Perugia, con l'ausilio della polizia scientifica di Roma e Perugia, e lo SCO, coordinate dal pubblico ministero dottor Giuliano Mignini;
dopo appena 4 giorni, in data 6 novembre 2007 venivano fermati Amanda Knox, Sollecito Raffaele e Dya Patrick Lumumba;
in buona sostanza il fermo scaturì dalle dichiarazioni rese da Knox nel corso della nottata del 5 novembre;
i relativi verbali sono stati dichiarati inutilizzabili dalla Corte di cassazione perché assunti in dispregio dei fondamentali diritti di difesa e per mancata nomina del difensore;
Sollecito, inoltre, veniva fermato in quanto a parere della polizia scientifica, era sua la scarpa che aveva lasciato un'orma insanguinata del sangue di Meredith rinvenuta all'interno della stanza del delitto;
solo nel giugno del 2008 si scoprirà che la polizia scientifica (per sua stessa ammissione) aveva sbagliato: quell'orma apparteneva ad una scarpa di proprietà di Rudy Hermann Guede;
tutto l'impianto accusatorio si basava su due elementi di carattere genetico: il Dna di Meredith sulla lama di un coltello trovato a casa di Sollecito, il Dna di Sollecito su un gancetto di reggiseno trovato sotto il corpo della vittima (inizialmente) e poi incredibilmente repertato 46 giorni in un posto diverso dal primo avvistamento e completamente modificato dalle varie perquisizioni effettuate dalla squadra mobile;
la perizia disposta solo nel corso del giudizio di secondo grado, criticando aspramente il lavoro svolto dalla polizia scientifica in sede di analisi genetiche, ha dichiarato i due reperti non utilizzabili a fini probatori;
sono state effettuate numerosissime intercettazioni telefoniche a tutta la famiglia del Sollecito a giudizio degli interroganti assolutamente inutili e già da principio evidentemente strumentali di cui, infatti, i giudici di primo grado non hanno tenuto alcun conto;
in data 16 luglio 2010 e in data 21 maggio 2011 (per quanto consta, salvo altro) personale appartenente alla squadra mobile di Perugia, alla polizia scientifica e allo Sco hanno ricevuto «Un encomio e una parola di lode» perché «evidenziando elevate capacità professionali, acume investigativo e non comune determinazione operativa, conducevano una complessa indagine di polizia giudiziaria che si concludeva con l'arresto degli autori dell'omicidio di una studentessa inglese consumato nel centro storico di Perugia»;
in data 4 ottobre 2011 la corte d'assise d'Appello di Perugia ha assolto con formula piena Raffaele Sollecito e Amanda Knox dai reati a loro ascritti -:
se non ritenga opportuno annullare gli atti relativi alla concessione delle ricompense già assegnate al personale dipendente dalla squadra mobile di Perugia, dalla polizia scientifica e dallo Sco per evidente negligenza nello svolgimento di indagini relative al caso di cui in premessa che si sono rilevate essere dichiaratamente fallaci.
(4-13544)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nelle scuole gli studenti con disabilità sono in aumento, eppure anche quest'anno, a causa della riforma «Gelmini», viene ridotto il numero degli insegnanti e delle ore di sostegno;
così alcuni ragazzi rischiano di iniziare l'anno senza nessuno che li segua;
nonostante il Ministro interrogato continui a vantare «il più alto numero di insegnanti di sostegno mai registrato», negli ultimi anni il dato è rimasto invariato;
l'aumento di 20 mila unità degli alunni con disabilità certificata (quasi 190 mila quest'anno) scardina il rapporto di due alunni per singolo insegnante, fissato da una norma promossa dal Governo Prodi e mai abrogata;
è di pochi giorni fa l'ultimo spiacevole e purtroppo significativo episodio avvenuto in una scuola nel Cassinate, il terzo circolo didattico;
l'episodio ha avuto come protagonista un bimbo disabile che ha fatto cadere la lavagna sul banco;
in classe in quel momento non c'era l'insegnante di sostegno perché quella scuola pur avendone fatto richiesta non ha avuto riscontro;
per questo ben quattro famiglie si sono rivolte agli avvocati per poter aver ragione della mancata assegnazione, da parte dell'ambito territoriale provinciale di Frosinone, delle ore settimanali necessarie al sostegno dei bambini portatori di handicap ai sensi della legge n. 104 del 1992;
considerato che la scuola in questione deve gestire 21 bambini disabili, 10 dei quali destinatari dei benefici della legge 104, il fabbisogno di sostegno è quindi pari a 10 unità -:
quali iniziative ritenga utile assumere al fine di evitare che genitori già provati da una situazione di quotidianità difficile debbano fare ricorso alle vie legali per assicurare ai loro figli un diritto sacrosanto.
(3-01883)

Interrogazione a risposta in Commissione:

GHIZZONI, COSCIA, BACHELET, SIRAGUSA, PES, ANTONINO RUSSO, ROSSA, DE PASQUALE e NICOLAIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la manovra attuata con il decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010 n. 122, si è prevista la cancellazione permanente di tre anni (2010-2011-2012) della carriera del personale docente e ATA (articolo 9, comma 23), e la retribuzione degli scatti maturati dal medesimo personale nello stesso periodo a valere su parte delle risorse destinate alla valorizzazione del merito, secondo quanto stabilito all'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008;
come previsto dalla relazione tecnica al detto decreto-legge, tale scelta avrebbe comportato un grave danno economico per la categoria dei dipendenti del comparto scuola, pari ad un risparmio della spesa pubblica stimata in 18,72 miliardi di euro al 2047;
la citata previsione di retribuire gli scatti maturati nel triennio 2010-2011-2012, per un ammontare rispettivamente di 410, 664 e 956 milioni di euro (qualora confermate nei rispettivi bilanci annuali), non ha comunque modificato gli effetti economici e giuridici di cui al comma 23 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010;

tale circostanza ha trovato conferma nella decisione di finanza pubblica 2011-2013, ove tali tagli sono stati indicati, alla tabella 2.10, rispettivamente in 320, 640, 960 milioni di euro, come componenti del saldo primario;
analogamente, la decisione risulta confermata nel documento di programmazione economica e finanziaria 2011, e segnatamente alla tavola VI.I della Sezione I per 418 milioni di cui 320 della scuola nel 2011, per 812 milioni di cui 640 per la scuola nel 2012 e per 1124 milioni di cui 960 per la scuola nel 2013;
il Ministero dell'economia e delle finanze, con la circolare n. 12, emanata ad aprile 2011 e resa nota nel giugno successivo, interpreta il decreto-legge n. 78 del 2010 e recita: «L'articolo 9, comma 23, primo periodo, stabilisce che per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) della Scuola gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti. Ferma restando la non utilità ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici dell'intero triennio 2010-2011-2012, si evidenzia comunque la possibilità di intervenire sugli effetti della norma in esame ai sensi del combinato disposto di cui all'articolo 8, comma 14, e all'articolo 9, commi 1 e 23, ultimo periodo, del decreto legge in esame, come modificato in sede di conversione»;
nell'anno scolastico 2010-2011, utilizzando 320 milioni dei fondi immessi nel bilancio 2010 (Missione fondi da ripartire capitolo 1298), si è provveduto con D.I. n. 3 del 14 gennaio 2011 a garantire il pagamento degli scatti maturati con l'anno 2010;
la relazione della Corte dei conti, che accompagna il rendiconto 2010 del bilancio del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, afferma che vi è «indisponibilità di risorse da destinare al recupero dell'utilità dell'anno 2011, ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali del personale del comparto scuola». Si tratta di ben 664 milioni di euro che dopo le riduzioni apportate in sede di legge di assestamento non risulterebbero in gran parte più disponibili nel bilancio 2011 (a causa della norma di salvaguardia che opera in conseguenza del mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa previsti dall'articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008;
l'articolo 16, lettera b), del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011 ha stabilito la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni previste dalle disposizioni medesime;
tale previsione determina nella scuola una proroga, senza una copertura finanziaria analoga a quella individuata per l'articolo 9, il comma 23, del decreto-legge n. 78 del 2010, del blocco degli scatti retributivi che saranno maturati negli anni 2013 e 2014 -:
se risulti confermato quanto denunciato in premessa e quali misure si intendano adottare per impedire che si realizzi una così grave mortificazione della condizione economica di una categoria di dipendenti già colpita dagli effetti delle politiche che il Governo ha attuato nei confronti di questo decisivo settore della nostra società.
(5-05494)

Interrogazione a risposta scritta:

PALOMBA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 5 ottobre 2011 sono stati pubblicati sul sito del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca circa mille quesiti errati sui 5.750 dai quali si dovranno estrapolare i cento che saranno somministrati ai docenti che il 12 ottobre 2011 parteciperanno al concorso per dirigente scolastico bandito dal Ministero;

nonostante già dal primo settembre, giorno della pubblicazione della batteria di quesiti, i docenti abbiano fatto notare parecchi errori e domande opinabili, solo il 6 ottobre 2011 è stata data notizia che circa mille tra i quesiti inizialmente pubblicati erano sbagliati: con la conseguenza che i 42.000 candidati in questo periodo si sono preparati su molti quesiti inutilizzabili;
è evidente che questa situazione ha penalizzato i docenti che adesso avranno solo 5 giorni per «riaggiustare» la preparazione;
d'altronde è innegabile che il concorso sia nato all'insegna di quella che all'interrogante appare improvvisazione già dalla pubblicazione del bando: il programma d'esame è infatti molto vago, con il risultato deleterio in parte già verificato con la valanga di quesiti sbagliati e che si riproporrà drammaticamente con gli scritti e gli orali; inoltre, il bando - a differenza del precedente risalente al 2004 - non indica la percentuale di ammessi al concorso a seguito della preselezione (nel precedente concorso era indicata in un numero pari a 7 volte i posti messi a concorso), non indica le ore a disposizione per le 2 prove scritte e non struttura la prova orale in modo tale da cogliere le reali competenze professionali; infine, non è indicato quanto tempo prima doveva essere messa a disposizione la batteria dei quesiti né il numero dei quesiti di cui doveva comporsi tale batteria;
le modalità cui è stato gestito il concorso per dirigenti scolastici appaiono caratterizzate, a giudizio dell'interrogante da pressappochismo nonostante la carenza degli stessi sia una delle concause della situazione drammatica in cui versa la scuola italiana -:
se si intenda rinviare almeno di una settimana la prova per permettere ai docenti di partecipare serenamente al concorso e recuperare il tempo perduto nell'attesa della pubblicazione dei quesiti errati;
se sia sicuro che tutti i quesiti rimasti dopo l'eliminazione delle domande sbagliate sono giusti, posto che nei dati pubblicati il 6 ottobre, ad esempio, si fa riferimento al quesito 710 dell'area 5, senza però tener conto che tale area conta solo 709 quesiti, riferimento che pone ragionevolmente qualche dubbio sulla precisione con la quale è stata effettuata l'eliminazione dei quesiti errati.
(4-13549)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come riferisce l'agenzia «ANSA» in un dispaccio da Ivrea del 5 ottobre 2011 il signor Giulio Annese, titolare della ditta «Marmi e graniti Martinelli» a Bollendo d'Ivrea è deceduto schiacciato da una lastra di marmo che stava caricando su un camion, in seguito a sfondamento della cassa toracica;
dall'inizio dell'anno si sono censiti oltre 400 casi di decessi su luoghi del lavoro; a queste morti vanno aggiunti ben 689.511 infortuni e 1.629 invalidi;
come è stato sottolineato ai più alti livelli istituzionali: «l'incolumità e la salute dei lavoratori costituiscono valori primari per la società e la loro tutela è interesse non solo del singolo lavoratore, ma di tutta la collettività... eppure nonostante i progressi che hanno contribuito a contenere il grave fenomeno, continuano purtroppo a registrarsi ogni giorno infortuni, troppo spesso mortali, anche a causa di inammissibili superficialità e gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori», per cui la necessità primaria è quella di «perseguire con impegno una politica sistematica e continua di prevenzione e promozione della salute nei luoghi

di lavoro ispirata a una cultura della legalità e della sicurezza basata su una costante e forte vigilanza sul rispetto delle norme e delle condizioni di lavoro» -:
quale sia la dinamica dell'incidente;
se risulti che siano state osservate o disattese le normative sulla sicurezza.
(4-13546)

TESTO AGGIORNATO AL 12 OTTOBRE 2011

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:

DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il settore bieticolo-saccarifero versa in gravi difficoltà da anni, come già denunciato nei precedenti atti parlamentari, ovvero l'interpellanza urgente n. 2-00196 (Iniziative per evitare la chiusura dello zuccherificio di Termoli (Campobasso)) pubblicata nell'Allegato A del resoconto della seduta n. 80 di giovedì 6 novembre 2008, e l'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-00993 (Iniziative di competenza del Governo in relazione alla situazione dello Zuccherificio del Molise e per il rilancio del settore bieticolo-saccarifero), pubblicata nell'Allegato A del resoconto della seduta n. 303 di mercoledì 31 marzo 2010;
negli atti citati si ricorda che a seguito dell'approvazione della riforma dell'organizzazione comune di mercato dello zucchero, adottata dalla Commissione europea nel 2006, l'Italia ha dovuto rinunciare al 67 per cento circa della quota nazionale della produzione dello zucchero e che tale riduzione ha causato la chiusura di 15 stabilimenti saccariferi sui 19 presenti in Italia;
la stessa riforma dell'organizzazione comune di mercato prevedeva aiuti nazionali e comunitari per i quattro stabilimenti rimasti, autorizzati fino al 2010, per consentire l'adattamento del settore alle nuove condizioni; di questi, non risulta all'interrogante che siano state ancora stanziate le risorse nazionali relative agli anni 2009 e 2010, per un importo pari a 43 milioni di euro ciascuno;
fra le strutture di produzione, la più grande ed unica del meridione è situata nel territorio della città di Termoli;
il Governo, nel corso del 2010, al termine della campagna saccarifera avrebbe dato rassicurazioni sui pagamenti avanzati dallo zuccherificio di Termoli, che avrebbero dovuti essere erogati entro e non oltre il 23 dicembre 2010; nello specifico si trattava della liquidazione industriale e del pagamento delle polpe e dell'IVA;
una serie di rinvii nel pagamento, dal dicembre 2010 al 31 marzo del 2011, ha spinto i bieticoltori, ormai disperati, a manifestare dinanzi i cancelli dello stabilimento, chiedendo i tempi certi per i pagamenti;
la regione Molise, socio di maggioranza dello zuccherificio, non ha mai partecipato fino a settembre scorso, come riporta un'agenzia ANSA del 28 settembre 2011, a nessun incontro nonostante i ripetuti inviti indirizzati al presidente della regione. I bieticoltori e tutto il comparto sono ormai sull'orlo di un collasso irreversibile;
in Commissione Agricoltura, in data 8 giugno 2011, è stata approvata la risoluzione n. 7-00524, che recita: «... il 7 maggio 2010, il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali aveva trasmesso all'AGEA una propria direttiva con la quale aveva disposto la riprogrammazione di risorse non utilizzate per un ammontare di circa 21 milioni di euro, disponendo quindi la pronta erogazione delle somme in passato già stanziate a favore del medesimo settore bieticolo-saccarifero

nazionale e ancora presenti nel bilancio dell'AGEA; il preminente interesse al mantenimento dell'attuale quota di produzione di zucchero nel nostro Paese, per garantire la continuità strategica del settore economico in questione così da garantire almeno una quota di auto approvvigionamento, oltre che di gestione logistica dello zucchero all'interno del territorio nazionale, rende ulteriormente indispensabile dar seguito agli impegni assunti dal Governo;
l'AGEA ha già formalmente evidenziato la presenza nel proprio bilancio di somme precedentemente stanziate per azioni di interesse del settore bieticolo saccarifero per una cifra complessiva pari a 21.624.066,30 euro, di cui euro 14.640.747,12 a suo tempo destinati espressamente al finanziamento degli aiuti nazionali (dalle leggi 27 dicembre 2002, n. 289; 24 dicembre 2003, n. 350; 23 dicembre 2005, n. 266) e euro 6.983.319,18 destinati (dalle citate leggi 27 dicembre 2006, n. 296, e 24 dicembre 2007, n. 244) specificatamente al rifinanziamento del fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera costituito presso l'AGEA dalla citata legge 11 marzo 2006, n. 81;
per l'evidente identità dei soggetti destinatari e le espresse indicazioni ministeriali e governative già formalmente manifestate, l'utilizzo di tali somme ai fini dell'erogazione degli aiuti nazionali in questione non richiede l'adozione di un apposito provvedimento di legge; tali somme risultano pertanto a pieno titolo di spettanza del settore bieticolo-saccarifero e devono essere erogate agli operatori aventi diritto - nella misura indicata dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e coerentemente con quanto disposto dagli accordi interprofessionali - per le campagne produttive del 2009 e del 2010 quali quarto e quinto anno del quinquennio programmato dai regolamenti comunitari, impegna il Governo: ad operare quanto prima la completa e definitiva erogazione degli aiuti nazionali per le campagne produttive del 2009 e del 2010 a favore degli operatori del settore bieticolo-saccarifero aventi diritto, procedendo ad un rapido completamento della procedura amministrativa di attuazione della delibera CIPE del 16 novembre 2010; a provvedere immediatamente all'utilizzo a tal fine di tutte le risorse richiamate e già evidenziate in seno al bilancio dell'AGEA, in quanto tale utilizzo è coerente con le finalità della legge a sostegno del settore bieticolo-saccarifero ed agli orientamenti più volte espressi dal Parlamento» -:
quali siano le motivazioni che hanno impedito di dar seguito agli impegni indicati dalla risoluzione riportata in premessa e quali provvedimenti urgenti intenda adottare nell'ambito delle proprie competenze, al fine di risolvere la questione senza ulteriori rinvii com'è stato fatto finora.
(5-05496)

DELFINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
nella manovra economica di luglio scorso è stata adottata una misura che toglie ad Equitalia le competenze esattive sulle multe delle quote latte trasferendole ad AGEA, da giugno commissariata dal Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali;
di fatto, fra pastoie burocratiche, ricorsi e controricorsi, tale provvedimento rende impossibile l'esazione delle multe sulle quote latte sottraendo al sistema Italia risorse per un totale di 1,6 miliardi di euro;
tale norma rischia di esporre l'Italia a nuove e più pesanti sanzioni da parte della Commissione europea per turbativa di mercato;
il danno per l'erario è notevole dato che al mese di giugno 2011 mancavano all'appello 1,6 miliardi di euro di multe non riscosse, che in caso di mancato pagamento rischiano di esporre il Paese a

nuove procedure di infrazione da parte dell'Unione europea in quanto sarebbero considerati aiuti di Stato;
quale sia lo stato ad oggi dell'intera vicenda quote latte, con particolare riferimento ai pagamenti effettuati dallo Stato negli anni in sostituzione di prelievi non versati dai produttori e al numero dei produttori splafonatori che non hanno aderito alle disposizioni agevolative previste dalla legge n. 119 del 2003 e dalla legge «Zaia» n. 33 del 2009, alle iniziative attivate da AGEA quando è subentrata ad Equitalia nella riscossione coattiva per ottenere il pagamento delle multe, alle iniziative e agli interventi adottati o da adottare al fine di garantire il recupero delle somme ed evitare che l'Italia finisca sotto procedura d'infrazione, con ulteriori pesanti oneri per il nostro Paese e allo stato di attuazione dell'articolo 8-septies, comma 2, del decreto-legge n. 5 del 2009, convertito dalla legge n. 33 del 2009 («legge Zaia») che mette a disposizione dei produttori in regola il finanziamento di 45 milioni di euro.
(5-05497)

BECCALOSSI e NOLA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
a seguito della «Relazione di approfondimento» redatta dal Comando carabinieri politiche agricole nell'aprile 2010, nonché delle successive indagini svolte dallo stesso Comando su incarico di alcune procure, sono emersi dubbi sull'effettiva produzione di latte vaccino in Italia;
in proposito, va tuttavia considerata la posizione espressa nel merito dalla Sezione Seconda-Ter del TAR Lazio con la sentenza del 12 luglio 2011 (ricorsi n. 9269/1998 e n. 13932/1999), che al punto 5.2 del dispositivo afferma, tra l'altro, che «non può non evidenziarsi che lo stesso Comando carabinieri, a fronte di una richiesta della procura della Corte dei conti della Lombardia, ha ribadito che gli elementi emersi nella relazione dell'aprile 2010 comportano la necessità di svolgere ulteriori ed approfonditi accertamenti prima di addivenire a considerazioni concludenti» e che «allo stato, poi, a fronte di notizie di indagini in corso di svolgimento parte di varie procure della Repubblica, non si ha notizia di accertamenti che hanno stabilito la sussistenza di ipotesi di reato tali da far dubitare della veridicità delle dichiarazioni rese nel tempo dai produttori e dai primi acquirenti (in particolare, modelli L1) riguardanti le produzioni commercializzate nelle varie annate lattiere e tali, di conseguenza, da mettere in discussione l'affidabilità dell'intero sistema delle "quote latte"»;
la medesima sentenza, al punto 5.3, nel rigettare i relativi motivi di ricorso, riconosce che «nel tempo, sono state introdotte, a livello normativo ed amministrativo (cfr precedenti punti 4.2 e seguenti), una serie di procedure che avevano l'obiettivo di accertare, anche attraverso controlli a campione dei modelli L1 e riesami richiesti dai singoli produttori, i dati reali sulla produzione lattiera;
l'esito di tali procedure di accertamento e di controllo hanno, in sintesi, portato alla redazione di documentazione ufficiale, riversata nella banca dati di AGEA, la cui veridicità, come detto, non è stata ancora smentita dalle autorità (giudiziarie) preposte, dal che deriva che i dubbi sulla attendibilità di dati possono essere considerati indizi non qualificati che non consentono di mettere in discussione l'affidabilità dell'intero sistema nazionale delle cosiddette "quote latte"»;
si ricorda altresì la recentissima sentenza di condanna pronunciata dal tribunale di Milano (La Lombarda) in riferimento ai comportamenti truffaldini di elusione dell'obbligo di versamento del prelievo latte, che segue la conferma in appello da parte del tribunale di Torino di un medesimo pronunciamento da parte del tribunale di Saluzzo;
le regioni, titolari dei compiti di gestione e controllo per il settore ai sensi della legge n. 119 del 2003, non hanno mai segnalato situazioni eclatanti di inesattezza

delle dichiarazioni di produzione presentate da acquirenti e produttori;
va inoltre considerato che comunque l'AGEA, nel maggio 2011, ha messo a disposizione delle regioni una dettagliata analisi di rischio, elaborata sulla base della citata «Relazione di approfondimento» del Comando carabinieri, con particolare riferimento ai capi di età superiore a 10 anni, richiedendo conferma esplicita circa l'esattezza delle dichiarazioni di produzione presentate da acquirenti e produttori;
le note di risposta delle regioni, sia nei controlli effettuati nel corso degli anni sulle potenziali incoerenze produttive ai sensi dell'articolo 5, comma 3, della legge n. 119 del 2003, sia a seguito dei controlli suppletivi effettuati, non hanno rilevato disallineamenti sensibili o patologici tra le banche dati fornite da enti terzi tali da inficiare il dato produttivo e la coerenza tra potenzialità produttiva e produzioni dichiarate -:
quali siano le azioni messe in atto al fine di dare effettiva applicazione al disposto della legge n. 33 del 2009, in termini di recupero delle somme esigibili e di revoca delle quote integrative assegnate.
(5-05498)

FIORIO, ZUCCHI e OLIVERIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la «flavescenza dorata» è la più grave delle malattie da fitoplasmi della vite denominate con il termine generico di «giallumi» ed è oggetto di quarantena in tutta l'Unione europea;
osservata per la prima volta in Francia, nella zona dell'Armagnac, nel 1955, poi in Corsica nel 1970 e nell'Aude nel 1982, è stata segnalata per la prima volta in Italia nei primi anni '70 ed è attualmente presente in molte regioni settentrionali (Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia);
è una malattia estremamente pericolosa che ha effetti devastanti per i vigneti; per contrastarla con la massima efficacia è stato emanato a livello nazionale un provvedimento di lotta obbligatoria (decreto ministeriale 31 maggio 2000 «Misure per la lotta obbligatoria contro la flavescenza dorata della vite») che prevede, fra l'altro, in caso di inadempienza, la denuncia all'autorità giudiziaria sulla base dell'articolo 500 del codice penale, nonché la possibilità, per le regioni, di stabilire sanzioni amministrative a carico degli inadempienti;
fra le diverse misure previste dal decreto di lotta obbligatoria volte a contrastare la diffusione della malattia sul territorio, si prevede che i servizi fitosanitari regionali accertino annualmente la presenza di flavescenza dorata e di Scaphoideus titanus, che è stato individuato come vettore della malattia, sul territorio di competenza, attraverso l'individuazione di singoli siti di osservazione sia nelle aree a maggior rischio sia in quelle indenni (DD n. 486 del 25 maggio 2011);
in molte parti del Paese il livello di diffusione della malattia è allarmante e rischia la compromissione di impianti ed aziende, mentre in altre zone la propagazione non ha per ora raggiunto livelli di pericolosità elevati, ma il rischio di propagazione della patologia è una minaccia seria -:
quali iniziative siano state intraprese al fine di mettere in campo un'azione in grado di fermare la malattia nelle zone in cui la diffusione è al livello di emergenza, di contenere la diffusione nei territori in cui si ha una bassa incidenza della patologia al fine di evitare gli sviluppi che ha avuto in altre aree, di prevenire l'insorgere e la propagazione della patologia nelle aree in cui non si è ancora manifestata, e se non ritenga di verificare l'opportunità, in accordo con la Conferenza Stato-regioni, di dar vita ad un tavolo presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per il monitoraggio della

situazione che si sta diffondendo in misura allarmante.
(5-05499)

RAINIERI, CALLEGARI, FOGLIATO, NEGRO e BITONCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il piano irriguo nazionale è un'iniziativa di importanza strategica prioritaria per il nostro territorio, posto che l'acqua è elemento imprescindibile per l'agricoltura, e che le infrastrutture irrigue richiedono una gestione efficiente ed efficace indispensabile a razionalizzare l'uso della risorsa acqua e favorirne il risparmio;
risultati di recenti indagini evidenziano che il 69 per cento degli agricoltori ritiene l'irrigazione uno strumento essenziale (percentuale che sale all'82 per cento nord-ovest) al loro operato e che il 92 per cento di essi giudica efficiente il servizio offerto dal consorzio di bonifica ed adeguato il suo costo;
negli ultimi anni gli stanziamenti destinati agli investimenti previsti dal piano irriguo nazionale hanno subito consistenti riduzioni, l'ultima delle quali riguarda i provvedimenti che hanno portato dagli iniziali 100 milioni di euro annui agli attuali 54 milioni di euro annui gli importi destinati alla copertura delle rate dei mutui contratti dai consorzi di bonifica con le banche, consentendo la realizzazione di opere per un complessivo totale di 596 milioni di euro da ripartirsi tra regioni del centro-nord e regioni meridionali;
ipotesi di ulteriori riduzioni delle dotazioni a carico del piano irriguo nazionale comprometterebbero la realizzazione di opere indispensabili, molte delle quali situate nelle regioni del centro nord che hanno già presentato progetti esecutivi ed immediatamente cantierabili e per i quali sono già in corso le relative gare d'appalto -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti indicati in premessa e se non ritenga opportuno confermare gli stanziamenti previsti a carico del piano irriguo nazionale al fine di consentire la realizzazione delle infrastrutture da cui dipende gran parte del made in italy agroalimentare.
(5-05500)

Interrogazioni a risposta scritta:

CATANOSO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le ingenti e copiose precipitazioni dei mesi scorsi in provincia di Catania ed in particolare nel territorio del comune di Sant'Alfio, hanno provocato seri danni alle colture frutticole;
le piogge, associate alle forti escursioni termiche tra le temperature del giorno e quelle della notte, verificatesi durante il periodo della fioritura e dell'allegagione (da marzo a giugno 2011), hanno prodotto danni incalcolabili alla formazione dei frutti;
l'economia del comune di Sant'Alfio e dei comuni della provincia di Catania è basata quasi esclusivamente sul settore agricolo ed, in particolare, sulle colture frutticole e tale accadimento ha determinato un pesante impoverimento degli agricoltori locali;
le pessime condizioni meteo di detto periodo si sono aggiunte alla perdurante crisi del settore che viene dagli anni precedenti;
il settore agricolo vive una situazione di grave e permanente difficoltà aggravata ulteriormente dal trend negativo dell'economia nazionale, comunitaria ed internazionale che ha portato ad una contrazione dei consumi agro-alimentari;
a ciò si deve aggiungere che l'andamento climatico della Sicilia orientale peggiora di anno in anno;
già lo scorso 9 giugno 2011 il ministro interrogato ha dichiarato lo stato di calamità a seguito delle piogge alluvionali e persistenti che hanno colpito alcuni

territori della Regione Sicilia e della Regione Marche tra l'autunno del 2009 e l'inverno 2010/2011;
a giudizio dell'interrogante, il Ministro interrogato dovrebbe dichiarare nuovamente lo stato di calamità per il territorio del comune di Sant'Alfio e degli altri comuni colpiti dagli eccezionali eventi atmosferici, anche per i periodi sopra citati;
le proposte dei rappresentanti delle categorie coinvolte prevedono, per almeno il prossimo quinquennio, lo sgravio o l'eliminazione dei contributi agricoli, la riduzione del 50 per cento dei redditi domenicali e agricoli dei terreni catastali e l'erogazione di maggiori e migliori aiuti economici destinati al sostentamento del settore agricolo in generale e degli agricoltori nello specifico -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa.
(4-13537)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto emerso durante la «Giornata nazionale del bioetanolo», organizzata a Verona, recenti analisi evidenziano come 1,5 milioni circa, di ettari di terreni utilizzabili, e 18 milioni le tonnellate l'anno di scarti agricoli, potrebbero essere convertite in bioetanolo;
in campo energetico il bioetanolo può essere utilizzato come componente per benzine o per la preparazione dell'ETBE (etere etilbutilico), in percentuali fino al 20 per cento senza modificare il motore;
è inoltre possibile utilizzare il bioetanolo come combustibile all'interno di biocamini, sfruttandone il potere calorico per scaldare gli ambienti;
il processo di produzione del bioetanolo genera, a seconda della materia prima agricola utilizzata, diversi sottoprodotti con valenza economica, destinabili a seconda dei casi alla mangimistica o alla cogenerazione;
la tecnologia nella sua totalità made in Italy, permetterebbe di convertire quali nella totalità, la biomassa, consentendo nel settore agricolo, un ottima opportunità di sviluppo e di maggiore competitività, attraverso il bioetanolo;
l'Unione europea ha stabilito, secondo quanto è emerso dal simposio organizzato a sostegno del bioetanolo, che nel 2020 i biocarburanti dovranno essere il 10 per cento del totale, e gli operatori del settore si stanno organizzando affinché la produzione avvenga proprio sui campi agricoli italiani e non stranieri;
le esigenze più impellenti, a giudizio dei medesimi operatori, sono rappresentate dall'attuazione di un piano nazionale per i biocarburanti e i carburanti tradizionali;
per quanto riguarda gli scarti in agricoltura, secondo il giudizio delle imprese del settore, i 18 milioni di tonnellate all'anno potenzialmente disponibili in Italia, potrebbero fornire 4,5 milioni di tonnellate di bioetanolo sul totale dei 10 milioni di benzina consumata annualmente nel Paese;
sul fronte dei terreni la disponibilità per le produzioni energetiche, secondo i dati forniti dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, potrebbe arrivare fino a 1,5 milioni di ettari;
la Confagricoltura, ha proposto di rivitalizzare con le bioenergie, oltre 200 mila ettari di terreni pubblici attualmente inutilizzati;
nell'estate del 2012 in Piemonte, entrerà in funzione il primo impianto al mondo di bioetanolo di seconda generazione, che userà come materia prima, tra l'altro, la paglia di scarto e la canna di fosso -:
quali orientamenti intendano esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

se condividano, l'esigenza di predisporre, nell'ambito delle rispettive competenze, un piano nazionale per i biocarburanti e i carburanti tradizionali, da utilizzare nel settore agricolo e industriale e in caso affermativo, quali iniziative intendano adottare al fine dell'attuazione del medesimo piano esposto in premessa e condiviso anche dall'interrogante.
(4-13545)

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RAPPORTI CON LE REGIONI E PER LA COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:

ROSATO. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
in attuazione del decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, sul riordino della medicina penitenziaria, l'articolo 2, comma 283, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, ha stabilito il trasferimento al servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie svolte dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e dal dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia;
per il trasferimento delle medesime funzioni, limitatamente alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia, è stato emanato il decreto legislativo 23 dicembre 2010, n. 274;
suddetto decreto disciplina le modalità, i criteri e le procedure per il trasferimento al servizio sanitario della regione delle funzioni sanitarie, delle risorse finanziarie, dei rapporti di lavoro, delle attrezzature, arredi e beni strumentali relativi alla sanità penitenziaria;
lo stesso decreto prevede che la regione assicuri l'espletamento delle funzioni trasferite tramite le aziende per i servizi sanitari della regione nel cui ambito territoriale di competenza sono ubicati gli istituti ed i servizi penitenziari;
è previsto, altresì, che la regione, nell'ambito della propria autonomia statutaria disciplini con propri provvedimenti l'esercizio delle funzioni trasferite e le relative modalità organizzative, gli obiettivi e gli interventi da attuare;
ad un anno di distanza, risulta all'interrogante, che la regione non abbia provveduto a normare con propri provvedimenti l'espletamento delle funzioni trasferite -:
quale sia la situazione del trasferimento delle competenze alla regione autonoma Friuli Venezia Giulia;
se il Governo intenda verificare anche nell'ambito del tavolo di consultazione nazionale istituito presso la conferenza unificata, che vi sia un puntuale rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 23 dicembre 2010, n. 274.
(4-13550)

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SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

MEREU. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si apprende dagli organi di stampa, che alla malattia rivelatasi mortale di un uomo di 34 anni, di San Vero Milis (Oristano), stroncato la scorsa settimana all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari, fa seguito un ulteriore drammatico caso, quello di un pensionato di 73 anni di Marrubiu ricoverato, in gravissime condizioni, al Santa Barbara di Iglesias colpito dal virus «wnd», la febbre del Nilo;
nonostante le cure tempestive dei medici non ci sono segnali apprezzabili di miglioramento. Per il decesso di Milis non c'è la certezza di morte da virus «wnd», ma solamente un sospetto. Si tratta di un dubbio solo per il 10 per cento, dal momento che tutte le altre analisi sia del sangue che del liquido spinale hanno portato al virus da febbre del Nilo;

il presidente della regione autonoma della Sardegna, Ugo Cappellacci, ha firmato l'ordinanza che dà il via alle bonifiche in tutta l'Isola contro il virus che ha mietuto numerose vittime anche nel bestiame delle zone interessate;
l'ordinanza, frutto del vertice con gli assessori della sanità, Simona De Francisci, dell'ambiente, Giorgio Oppi, e della programmazione, Giorgio La Spisa, è immediatamente operativa con prescrizioni ad hoc in sei comuni (Terralba, San Vero Milis, Assemini, Solarussa, Fordongianus, San Nicolò d'Arcidano), dove è stata riscontrata nel siero dei cittadini residenti la presenza di anticorpi che documentano il contatto con il virus -:
se, alla luce di quanto sta accadendo, non ritenga opportuno, di concerto con i Ministri competenti, avviare azioni di bonifica dei territori a rischio, in tutto il territorio nazionale;
quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire la salute, la prevenzione e la sicurezza della popolazione nazionale, con particolare riferimento alla regione Sardegna;
se non ritenga urgente avviare campagne straordinarie di sensibilizzazione e prevenzione, a livello nazionale e nell'isola in particolare.
(3-01884)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo il quotidiano L'Unione Sarda dell'11 ottobre 2011 rimane statica la situazione nell'Oristanese per la cosiddetta febbre del Nilo (West Nile Disease); oltre a un uomo di San Vero Milis, deceduto il 7 ottobre 2011, resta ricoverato in gravi condizioni un pensionato di Marrubiu, per il quale è stata accertata l'esistenza del virus, mentre un giovane che era risultato positivo ed era stato ricoverato ad Oristano, è stato dimesso poiché i sintomi iniziali sono regrediti; riguardo agli animali colpiti, viene segnalato un altro decesso a Paulilatino;
con un'ordinanza, il presidente della regione Sardegna Ugo Cappellacci ha avviato una campagna di bonifica su tutto il territorio regionale, dettando le norme che comuni e cittadini dovranno seguire per eliminare i focolai; il presidente ha firmato un'ordinanza che da il via agli interventi di prevenzione in tutta la regione;
il governatore e l'assessore alla sanità della regione Sardegna Simona De Francisci hanno predisposto le regole per comuni e cittadini per evitare che il virus possa causare altre vittime, rendendo in particolare obbligatorio sul territorio dell'isola rispettare specifiche norme di igiene pubblica per evitare il diffondersi dell'epidemia «che ha già causato due decessi e la morte di numerosi cavalli»;
ad avviso degli interroganti la situazione sopra segnalata non si concilia con l'affermazione, attribuita al Ministro della salute, secondo il quale «la situazione nell'isola non la considero preoccupante perché solo in rarissimi casi la West Nile può dare problemi letali» -:
quali iniziative di competenza, di concerto con la regione Sardegna e gli organi preposti, il Ministero abbia adottato, o intenda adottare o promuovere a fronte della situazione segnalata, che indubbiamente provoca allarme, preoccupazione e sconcerto tra la pubblica opinione sarda.
(4-13541)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
numerosi quotidiani, e segnatamente La Stampa nella sua spedizione del 10 ottobre 2011, segnalano la denuncia delle organizzazioni dei medici, secondo le quali «troppi malati immaginari cercano cure on-line»;

in particolare si segnala quello che viene definito un fenomeno che alimenta illusioni e sprechi, oltre che ingolfare le liste d'attesa, rilevato da un'indagine condotta dalla Fimmg-Lazio su un campione di 900 medici da cui emergerebbe che circa «il 35 per cento dei pazienti (12 milioni proiettando il dato su scala nazionale) si presenta "in studio" già con la diagnosi e magari la relativa terapia in tasca e il 20 per cento si suggestiona al punto di accusare i sintomi della presunta patologia, e arriva dal medico dopo aver già tentato di curarsi seguendo i suggerimenti degli innumerevoli siti medici o di pseudo-medici»;
il 22 per cento dei medici di famiglia denuncia «problemi da web-dipendenza dei propri assistiti. Per lo più giovani e di mezza età, quasi mai anziani, che vengono però ugualmente influenzati dai propri parenti»;
secondo uno dei medici che ha condotto l'indagine, il dottor Giampiero Pirro, «in cima alla lista delle malattie immaginarie indotte da overdose informativa su web e dintorni, ci sono i disturbi cardiovascolari, come sospetti infarti o aneurismi, seguiti dal cancro, il diabete, i disturbi psichici e, dopo gli ultimi fatti di cronaca, la Tbc»;
tali suggestioni in molti casi costringono i medici a un surplus di lavoro per spiegare ai pazienti di essere stati male informati; e in molti casi, pur di accontentare il paziente, si prescrive qualche farmaco o accertamento non strettamente necessari alimentando così il fenomeno del consumismo sanitario, che costa allo Stato e ingolfa le liste d'attesa;
ad alimentare un domanda non sempre appropriata di cure contribuirebbero anche televisioni e giornali, sui quali, certifica il Censis, cercano informazioni mediche rispettivamente circa il 42,9 per cento e il 25,8 per cento degli italiani; tale «bombardamento di informazioni sanitarie» contribuirebbe a formare un popolo di ipocondriaci, come dimostra una recente indagine dell'Ipsos, che rivela come il 54 per cento degli italiani faccia visita oltre dieci volte l'anno al proprio medico di famiglia;
internet semplifica la vita anche ai pazienti, che secondo lo studio nel 15 per cento dei casi utilizza la posta elettronica per l'invio di esami, richieste di prescrizioni o per porre quesiti clinici;
ma comporta e consente anche l'acquisto di farmaci, anche quelli con obbligo di ricetta, senza alcun controllo, da Viagra e Cialis a molecole per disturbi cardiovascolari e respiratori, antidepressivi e persino medicinali contro l'Alzheimer, senza considerare che, come dimostrato da un'indagine parlamentare europea, almeno un farmaco su cento è contraffatto -:
quali iniziative intenda predisporre, attuare e sollecitare a fronte di quanto sopra esposto;
se, in particolare, siano state predisposte linee guida da indirizzare ai siti istituzionali che trattano temi sanitari;
dal momento che risulta che oltre il 20 per cento dei mutuati risultano autosuggestionati e si curano erroneamente da soli senza prima consultarsi con il medico, se non si ritenga opportuno e necessario predisporre una urgente e massiccia campagna informativa al riguardo.
(4-13547)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il 2 ottobre 2011 televisioni, agenzie di stampa e quotidiani riferivano che i proprietari e i medici di una nota clinica privata palermitana, «La Latteri» sono stati indagati per non aver assicurato ai pazienti sottoposti a chemio in regime di day service il TAD, un farmaco disintossicante a base di albumina;
detto farmaco sarebbe stato escluso dal protocollo dopo la riduzione da 250 a 100 euro del rimborso a carico della Asl;

privati del TAD gli ammalati hanno accusato crisi di vomito ed altri malori;
l'indagine costituisce solo un filone di una più vasta inchiesta che riguarda anche altre cliniche che secondo gli investigatori, con la complicità di medici ospedalieri, avrebbero percepito indebitamente in due anni 1,2 milioni di euro dalle Asl;
secondo quanto affermato dai portavoce della «Lettieri» «la mancata o ridotta somministrazione di farmaci ai degenti è destituita di fondamento e frutto di arbitraria e fuorviante ricostruzione dei fatti»;
comunque giornali, agenzie di stampa e quotidiani hanno riferito di intercettazioni telefoniche e ambientali da cui emerge con chiarezza la conferma della mancata somministrazione del TAD;
oltretutto, secondo la CGIL sanità, il TAD costerebbe appena due euro, e comunque una cifra di gran lunga inferiore ai 100 euro rimborsati dalla Asl -:
se il fenomeno segnalato sia limitato alla clinica «Lettieri» o se siano stati segnalati altri analoghi episodi.
(4-13548)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pili n. 5-04510, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Aprea.

L'interrogazione a risposta orale Contento e Paniz n. 3-01843, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Costa.

L'interrogazione a risposta orale Burtone n. 3-01879, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farinone.

L'interrogazione a risposta in Commissione Peluffo e Martella n. 5-05488, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Farinone.

Cambio di presentatore di interrogazione a risposta in Commissione.

Interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04567, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2011, è da intendersi presentata dall'on. Stradella, già cofirmatario della stessa.

Pubblicazione di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Tassone n. 1-00716, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 525 del 27 settembre 2011.

La Camera,
premesso che:
come già riscontrato in occasione delle elezioni politiche del 2006 anche nel corso delle ultime consultazioni referendarie si sono registrate inefficienze e disorganizzazione rispetto all'invio e alla ricezione dei plichi contenenti il materiale elettorale per l'esercizio del voto da parte dei nostri concittadini residenti all'estero;
attualmente l'esercizio del voto per i cittadini italiani residenti all'estero si svolge per corrispondenza attraverso l'invio presso le sedi consolari dei plichi contenenti le schede contrassegnate dal voto;
oltre alla cattiva gestione della corrispondenza esiste anche un problema di scarsa sincronizzazione tra le banche dati dell'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero e quella del Ministero dell'interno;
si tratterebbe di una forbice che, anche qualora fossero eliminate le difficoltà di recapito dei plichi, comporterebbe

la negazione del diritto di voto ad una consistente percentuale di cittadini italiani residenti all'estero (si stima un buon 20 per cento);
la cattiva o scarsa partecipazione al voto rappresenta un vulnus all'applicazione dell'articolo 48 della Costituzione che prevede il diritto di voto per ogni cittadino italiano, residente sia in Italia che all'estero;
nel caso dei referendum, poi, tale problematica ha, un'ulteriore implicazione in quanto comporta il raggiungimento o meno del quorum,


impegna il Governo


ad adoperarsi per evitare ulteriori inefficienze organizzative in previsione dei prossimi appuntamenti elettorali nazionali, europei o referendari, al fine di tutelare il principio costituzionalmente garantito dell'esercizio di voto, per eliminare alla radice possibili brogli elettorali e per un più generale principio di trasparenza ed efficienza della pubblica amministrazione.
(1-00716)
«Tassone, Adornato, Mantini, Scanderebech, Volontè, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Ricardo Antonio Merlo».

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ERRATA CORRIGE

Risoluzione in Commissione Rugghia e altri n. 7-00710 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 531 del 10 ottobre 2011:
alla pagina 24880, seconda colonna, dalla riga ventiquattresima alla riga trentesima, deve leggersi: «nonostante le misure perequative adottate risultino inadeguate, il personale interessato a percepirle, è, a tutt'oggi, in attesa del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che non è ancora stato emanato e quindi dell'esecutività delle misure adottate,» e non «nonostante le misure perequativa adottate risultino inadeguate, il personale interessato a percepirle, e a tutt'oggi, in attesa del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che non è ancora stato emanato e quindi da esecutività alle misure adottate,», come stampato;
alla pagina 24880, seconda colonna, alla riga trentacinquesima, deve leggersi: «2011, in modo da garantire al personale» e non «2011, modo da garantire al personale», come stampato;
alla pagina 24881, prima colonna, dalla riga seconda alla riga terza, deve leggersi: «misure perequative e al personale interessato l'integrale ristoro dei tagli subiti» e non «misure perequati ve e al personale interessato l'integrale ristoro dei tagli subiti», come stampato;
alla pagina 24881, prima colonna, alla riga settima, deve leggersi: «di truppa delle Forze armate in ferma» e non «di truppa delle Forze annate in ferma», come stampato;
alla pagina 24881, prima colonna, dalla riga tredicesima alla riga quindicesima, deve leggersi: «riconoscimento di un beneficio fiscale prevedendo che il reddito derivante dal trattamento economico percepito concorre a» e non «riconoscimento di un benefico fiscale prevedendo che il reddito derivante dal trattamento economico percepito concorre a», come stampato.