XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 12 ottobre 2011

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

IANNUZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel pomeriggio e nella serata di venerdì 7 ottobre 2011, un violentissimo nubifragio si è abbattuto su diverse località del salernitano, soprattutto sulla frazione di Teglie nel comune di San Gregorio Magno, causando danni ingenti e tante devastazioni;
le precipitazioni atmosferiche, di eccezionale gravità, hanno determinato lo straripamento e l'esondazione del torrente Matruro con una enorme ondata di acqua, di fango, di detriti, di massi e di pietrame che si è abbattuta sull'abitato di Teglie, con numerose abitazioni allagate, con aziende e produzioni agricole e zootecniche, allevamenti ed oliveti distrutti, con impianti elettrici lesionati, con le infrastrutture stradali gravemente danneggiate a seguito di sprofondamenti del piano viario e della invasione devastante di materiali di varia natura; una parziale esondazione ha riguardato anche il torrente Vadurso;
gravi danni ha riportato, fra l'altro, la strada statale n. 268, nel tratto fra San Gregorio Magno e Buccino, imponendo un intervento completo di ripristino e di adeguamento;
il sindaco di San Gregorio Magno, che si è prodigato con massimo e lodevole impegno in questa vicenda, ha dovuto immediatamente ordinare lo sgombero di più di cinquanta famiglie e di oltre duecentocinquanta persone;
sono state travolte anche numerose automobili;
miracolosamente e grazie alla prontezza dei cittadini ed all'intervento immediato delle autorità locali si è evitata una tragedia più grave -:
se il Governo intenda con massima tempestività procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza per la frazione di Teglie ed il comune di San Gregorio Magno, adottando, altresì, tutte le iniziative di competenza, in intesa ed accordo con la regione Campania, necessarie per fronteggiare la situazione di grave emergenza e per riparare i notevoli danni subiti dalle infrastrutture stradali, le case di abitazione, le aziende agricole e zootecniche coinvolte nonché per garantire finalmente la messa in sicurezza, il risanamento idrogeologico della intera zona, nonché la sistemazione e la regimentazione permanente dei torrenti e dei corsi di acqua che attraversano quel territorio.
(5-05503)

Interrogazioni a risposta scritta:

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di domenica e lunedì sono state registrate numerose difficoltà da parte dei cittadini nella possibilità effettiva di compilare on line le risposte obbligatorie alle domande contenute nel «Censimento generale della popolazione e delle abitazioni»;
nella mattinata di ieri, il direttore della Comunicazione dell'Istat in un'intervista radiofonica ha minimizzato i problemi sostenendo che: «Il sito non è mai caduto, è stato solamente intasato a causa

di un elevatissimo afflusso. L'entusiasmo dei cittadini è stato forte sin dalle 9 di ieri mattina»;
secondo quanto descritto da numerosi media, già in mattinata le cose non erano cominciate nel migliore nei modi. Alcuni operatori dell'informazione hanno fatto il tentativo per verificare l'attendibilità delle segnalazioni fatte dagli utenti, ed effettivamente è stato verificato che il tentativo «era abortito già alla prima pagina, mostrando che le difficoltà di ieri non erano state superate nemmeno nel secondo giorno di prova. Aperta la pagina che l'Istat ha predisposto per la compilazione, non avevamo nemmeno fatto in tempo a leggere la prima schermata di domande. Subito dopo avere inserito il codice fiscale e la propria password (quella assegnata dall'Istituto a ciascun destinatario del plico), ecco comparire una scritta: «Pagina richiesta non trovata. Ma non era così. Nonostante la scritta, quando abbiamo tentato di tornare all'home page ci siamo accorti che la procedura era stata avviata, e che si poteva procedere con le risposte. Salvo scoprire che il sito andava a singhiozzo e tra una schermata e l'altra trascorrevano a volte attese interminabili. Guai poi a chiudere per cercare di ripartire. Durante il nostro brevissimo tentativo, non siamo più riusciti ad accedere al questionario»;
non a caso sull'home page è comparsa una scritta in cui l'Istat si scusa per «temporanei disservizi», causati dall'eccessivo affollamento sul sito. Una decisione provocata dalle proteste di ieri, dopo che migliaia di persone hanno provato a compilare il censimento on line senza successo;
l'Istituto di statistica aveva infatti annunciato che a partire da ieri 9 ottobre, era possibile per tutti (teoricamente) compilare il modulo comodamente dal computer di casa;
di comodo, però, fino ad ora c'è stato poco o nulla. Secondo gli esperti di informatica il questionario, ricchissimo di quesiti (specie per chi ha un nucleo familiare ampio), richiede tantissimo tempo, e proprio questo contribuisce a intasare il sito predisposto dall'Istituto nazionale di statistica;
dal censimento sono interessate 25 milioni di famiglie e oltre 61 milioni di cittadini, italiani e stranieri, residenti in 8.092 comuni;
per chi non risponde sono previste multe molto salate, fino a 2.000 euro. La vera incongruenza, però, è che chi non ha ricevuto il modulo di carta non può compilare il questionario on line, perché non ha la password per avere l'accesso. Una complicazione davvero inutile: bastava, infatti, il codice fiscale (adeguatamente protetto) per poter partecipare, mentre l'incrocio tra carta e web è assurdo (e micidiale);
come detto, domenica i problemi sono iniziati da subito e sono proseguiti anche il lunedì. Il sito si apriva, ma non era possibile compilare il modulo perché «Il grande afflusso di utenti ha creato rallentamenti e difficoltà di accesso. Telecom - per conto di Istat - sta già al lavoro per aumentare la potenza del sistema installato ha comunicato a metà mattina l'istituto di statistica. Scusandosi per il disagio l'Istat ha anche ripetuto il numero verde gratuito a cui chieder informazioni, l'800.069.701»;
eppure, un comunicato stampa del 9 ottobre 2011 dell'Istat così annunciava: sorprendente la partecipazione dei cittadini italiani alla compilazione online del questionario relativo al 15esimo Censimento della popolazione e delle abitazioni. «Dalle prime ore di ieri mattina, sono stati registrati circa 500mila collegamenti contemporanei al sito predisposto dall'Istat. Il grande afflusso di utenti ha creato di conseguenza rallentamenti e difficoltà di accesso - si può leggere nello stesso comunicato diramato dall'ufficio stampa Censimento popolazione - Telecom, per conto di Istat, sta lavorando per aumentare la potenza del sistema installato». Un punto di vista che difficilmente collimerà

con quello degli utenti, che per ore hanno lamentato lamentano l'impossibilità di accedere al questionario;
l'eccessiva permanenza online dei singoli utenti andrebbe ovviamente ad intasare il già delicato sistema informatico predisposto dall'Istat. Inoltre, chi non ha ricevuto il modulo cartaceo non è attualmente in possesso della password per accedervi;
nel frattempo qualcuno registra difficoltà anche negli uffici postali, dove stanno affluendo i plichi di carta, ma dove, a quanto pare, i terminali dei computer hanno difficoltà a registrare i dati in arrivo;
Poste italiane comunica che ieri circa 80mila cittadini hanno restituito i plichi negli uffici postali, che provvederanno a inviarli all'Istat per l'elaborazione dei dati statistici;
Poste italiane parla solo «di qualche sporadico rallentamento all'apertura degli uffici postali, determinato dal massiccio afflusso di persone, le operazioni di accettazione dei questionari procedono ovunque in modo regolare»;
ma in diverse città italiane gli utenti segnalano che sono stati invitati a presentarsi in altri giorni, per l'impossibilità di collegarsi alla rete informatica -:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative gravi ed urgenti intendano assumere per evitare che, l'obbligo di compilare le risposte alle domande contenute nel censimento generale, le cui informazioni sono fondamentali per il governo della cosa pubblica, divenga una estenuante e vessatoria incombenza a danni di chi, del proprio tempo, vorrebbe fare un utilizzo più razionale, investendolo per otium o negotium, liberamente, dopo aver facilmente e razionalmente espletato il proprio dovere civico.
(4-13561)

ZAZZERA e DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
circa quattro anni fa, nell'ambito di un piano di recupero urbanistico, è stata abbattuta una palazzina nel centro storico di Barletta, ma ad avviso dei residenti ciò avrebbe provocato l'instabilità dei due edifici adiacenti;
in effetti uno dei due palazzi è stato messo in sicurezza ed evacuato, mentre sull'altro non è stato adottato alcun provvedimento perché ad avviso delle autorità non era a rischio;
i cittadini, tuttavia, preoccupati dai continui «scricchiolii», hanno presentato delle denunce che hanno determinato il blocco dei lavori di ristrutturazione dell'edificio abbattuto;
gli interventi sul rudere della vecchia palazzina sono ripresi nel mese di settembre 2011, con l'abbattimento di un muro confinante con quello dell'edificio dichiarato sicuro;
i residenti, allarmati dall'evidente precaria stabilità del palazzo, hanno chiesto agli uffici tecnici comunali di accertare la sicurezza dell'immobile;
venerdì 30 settembre 2011, i vigili urbani intervenuti sul posto, non hanno escluso l'opportunità di un'ordinanza di inagibilità, e la mattina del 3 ottobre 2011 un dirigente dell'ufficio tecnico avrebbe rassicurato i cittadini (La Repubblica di Bari del 4 ottobre 2011);
quella stessa mattina, l'edificio è crollato, provocando la morte di quattro donne e una bambina. I feriti sono 6, tra cui una donna al sesto mese di gravidanza;
al momento del disastro all'interno dell'edificio c'erano nove persone e una bambina di 14 anni, rimasta con gli altri sotto le macerie fino all'arrivo dei soccorsi;
i parenti delle famiglie coinvolte dal disastro parlano di vero e proprio assassinio,

in effetti questa tragedia poteva e doveva essere evitata;
le donne decedute lavoravano in un laboratorio tessile dentro la palazzina. «Loro erano delle donne normali. I giornali dicono che era un maglificio, ma in realtà era un laboratorio di confezioni: venivano confezionate magliette, tute da ginnastica. Lavoravano lì dentro dalle 8 alle 14 ore, dipendeva dalle commesse che il proprietario riusciva ad ottenere» (dichiarazioni della parente di una vittima, pubblicata su «La Repubblica di Bari» del 4 ottobre 2011);
il medesimo articolo di stampa riporta inoltre che le donne non avevano neppure un regolare contratto di lavoro;
in occasione del TGR Puglia del 4 ottobre 2011, è stato riferito che la procura avrebbe sequestrato dal computer di uno dei tecnici del comune una ordinanza di sgombero non ancora firmata;
il fatto gravissimo accaduto dimostra che il problema della sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro è sottovalutato dalle stesse autorità competenti, e che le azioni di monitoraggio, prevenzione e vigilanza sulla stabilità edilizia sono insufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini -:
di quali elementi disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza siano state assunte dal prefetto e dal sindaco, quale ufficiale di Governo, per salvaguardare la sicurezza e l'incolumità pubblica, a fronte delle ripetute segnalazioni dei residenti nell'area in merito alla precaria stabilità dell'immobile che è poi effettivamente crollato nonché se risultino specifiche responsabilità.
(4-13574)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

SBAI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la Repubblica del Congo, specialmente la zona del Nord Kivu, vive un periodo di forte instabilità politica e sociale;
sono stati rapiti in quel territorio due membri di organizzazioni non governative, una nazionale ed una internazionale;
in quella zona operano trafficanti di esseri umani e in particolare di bambini;
la piccola Jeanne Faide Cipolla è stata sequestrata due mesi e mezzo fa nella Repubblica del Congo, nel Nord Kivu;
non si conoscono, al momento, né la destinazione né lo stato di salute della bambina;
la bambina è in stato di adozione internazionale da parte di genitori italiani;
molte sollecitazioni da parte della famiglia italiana sono state rivolte alle autorità italiane, senza aver ricevuto alcuna risposta;
episodi di sottrazione e sequestro di minore non sono nuovi nella Repubblica del Congo, soprattutto a scopo estorsivo;
la bambina è, ad oggi, strumento di ricatto alla famiglia in Italia, che non ha possibilità di vederla né di sentirla -:
come il Governo intenda procedere in relazione a questa vicenda e in tutti i casi di rapimento internazionale di minori;
se il Governo intenda sollecitare l'ambasciata italiana a Kinshasa affinché muova i passi dovuti per la liberazione della bambina;
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza affinché Jeanne Faide Cipolla ritorni a casa al più presto;
come il Governo intenda gestire i rapporti con Paesi, nel caso di specie la Repubblica del Congo, che a giudizio dell'interrogante non si attivano adeguata- mente

affinché la piaga dei rapimenti di minore a scopo estorsivo terminino definitivamente.
(4-13572)

GNECCHI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano - Italia Oggi - del 7 ottobre 2011, a pagina 12 si legge che la collega onorevole Michaela Biancofiore «è stata vista scorazzare nel centro storico della capitale a bordo di un'ammiraglia gentilmente fornita dalla Farnesina, per recarsi da casa fino al Ministero degli affari esteri. Tra gli ambasciatori si discuterebbe da tempo di questa vettura del parco auto del dicastero guidato da Franco Frattini»;
non bisogna mai dare per scontato che ciò che si legge sui giornali corrisponda a realtà, ma non si è vista smentita che sarebbe quanto mai necessaria a difesa della reputazione dei parlamentari, perché ormai si sta quotidianamente sperimentando che per colpa di qualcuno che non si comporta correttamente si rovina la reputazione di tutti e si alimenta la sfiducia nelle istituzioni;
in tempi in cui i costi della politica e l'uso delle macchine blu è al centro dell'attenzione e si pensa che tutti i parlamentari abbiano a disposizione macchine di servizio, taxi gratis e ogni benefit immaginabile, sapendo che ciò non corrisponde al vero, a maggior ragione si è tutti obbligati ad attenersi alle regole per non alimentare notizie false;
è assolutamente necessario in tempi che richiedono rigore e di rispetto per chi non arriva alla fine del mese né con lo stipendio, né con la pensione, che chi ricopre incarichi istituzionali e/o di rappresentanza si comporti correttamente e con sobrietà -:
se corrisponda al vero che ci sono macchine di servizio messe a disposizione di parlamentari che non rivestono incarichi di Governo o quali autorizzazioni particolari vengano concesse dal Ministro interrogato, e se non ritenga il caso di smentire la notizia qualora non risponda al vero.
(4-13575)

TESTO AGGIORNATO AL 2 FEBBRAIO 2012

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

NANNICINI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la società Terna s.p.a. gestore e principale proprietario della rete di trasmissione nazionale di energia elettrica ad alta tensione, ha richiesto al Ministero dello sviluppo economico l'autorizzazione unica ai sensi della legge n. 290 del 2003 per la realizzazione e gestione degli impianti di cui al progetto denominato «Razionalizzazione della RTN in provincia di Arezzo» che prevede la realizzazione di una nuova rete AAT A 380 chilovolt al posto di una linea a 220 chilovolt e due linee a 132 chilovolt fra Santa Barbara e Monte San Savino e non «monte Savino» come lo definisce Terna nei suoi comunicati stampa;
la stessa società Terna ha richiesto al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la pronuncia di compatibilità ambientale ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare - direzione generale valutazioni ambientali ha chiesto alla società Terna integrazioni allo studio d'impatto ambientale allegato alla domanda di VIA;
nonostante le integrazioni proposte da Terna appare difficile condividere la stessa definizione interventi proposti come «Progetto di razionalizzazione della RTN in provincia di Arezzo» in quanto sembra rispondere più a disegni orientati a soddisfare modi di produzione dell'energia e relativo trasporto e distribuzione, nazionale e internazionale, che a tutelare esigenze

territoriali di cui non si fornisce esauriente documentazione e dimostrazione;
il consiglio comunale di Montevarchi ha dato parere negativo al progetto con delibera n. 27 del 24 marzo 2011 ed il comune di Bucine nel parere negativo espresso, nella delibera giunta comunale n. 75 del 03 maggio 2011, ai sensi dell'articolo 63 della legge regionale n. 10 del 2010 sulla documentazione integrativa di Terna, ha rilevato che ancora una volta essa non è supportata da adeguati studi e documentazioni sulla esistente rete ad alta tensione e dell'effettiva necessità dell'intervento di riordino che si presenta invece come un potenziamento legato a nuovi e non dichiarati scopi;
vi è un contrasto insanabile tra le previsioni del piano di sviluppo Terna della rete di trasmissione del 2009 e confermate nel 2010 dove si parla di realizzazione, per la Valdambra, di un nuovo elettrodotto a 380 chilovolt lungo il tracciato del preesistente elettrodotto a 220 chilovolt, ed il contenuto del progetto e del relativo studio di impatto ambientale che fanno riferimento a tutt'altro percorso;
è previsto che le scelte strategiche siano pianificate sottoponendole ad un processo di valutazione ambientale strategica (VAS) che prevede la consultazione e partecipazione nonché l'analisi delle possibili alternative;
la regione Toscana ha espresso il proprio parere negativo, con deliberazione della giunta regionale n. 347 del 16 maggio 2011 perché per il piano di sviluppo (PDS) della rete di trasmissione per il 2011, soggetto alla valutazione ambientale strategica, Terna non ha utilizzato correttamente la metodologia concordata, né quella disciplinata dal decreto legislativo n. 152 del 2006, lettera h), dell'allegato VI, in riferimento alla valutazione delle alternative ai diversi livelli di avanzamento degli interventi: strategico, funzionale ed attuativo;
a livello del quadro di riferimento programmatico gli approfondimenti prodotti da Terna evidenziano come il tracciato di progetto dei nuovi elettrodotti, che attraversano le colline ed i boschi della Valdambra, a confine con il Chianti, costituisca una evidente dissonanza rispetto alle prescrizioni del piano di indirizzo territoriale regionale in quanto passa per aree di massimo pregio ecologico, ambientale paesaggistico e storico oltre al fatto che tale progetto presenta criticità con riferimento alla difesa del suolo;
nel comune di Gaiole in Chianti il lungo tratto dell'elettrodotto si muove parallelo sul confine del sito di importanza comunitaria - SIC - «Monti del Chianti» creando interferenze estetico/percettive ed incide considerevolmente anche su fauna ed avifauna come ammette lo stesso approfondimento di Terna;
il tracciato da Rapale a Montebenichi attraversa zone della Valdambra di alto pregio naturalistico, caratterizzate da piccole colline e da borghi incastellati, uliveti, valli strette con corsi d'acqua, ecosistemi delicati e fragili che ospitano flora e fauna particolari, inclusa quella migratoria;
nel comune di Montevarchi il tracciato del nuovo elettrodotto attraversa tre ambiti della conservazione del piano strutturale: l'ambito del bosco di pregio di Sinciano ed Ucerano; l'ambito della rete di connessione con il Chianti e l'ambito dell'oliveto terrazzato di Moncioni e Ventina;
la presenza in tale contesto di elettrodotti con tralicci alti 50 metri, con 9 grossi cavi in tre gruppi di 3 causerebbe un grave danno al paesaggio e all'ecosistema;
l'impatto sull'economia locale, che vive di turismo ed agricoltura, sarebbe devastante; da studi condotti da agronomi si calcola che il danno economico di massima per il territorio affacciato sull'elettrodotto, sviluppato entro i confini di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Monte San Savini e Civitella della Chiana, conseguente alla realizzazione dell'elettrodotto principale da Santa Barbara a Monte San Savino è quantificato in migliaia di milioni di euro;

un cospicuo numero di lavori scientifici, basati sia su indagini epidemiologiche che su ricerche di laboratorio, fanno ritenere fondata l'ipotesi sulla mutagenicità dei campi elettromagnetici generati da elettrodotti, con rischi conseguenti per la salute di quanti a tali campi sono inconsapevolmente esposti per la localizzazione di abitazioni e luoghi di lavoro prossimi a linee elettriche ad alta ed altissima tensione;
l'utilizzo di cavi interrati permetterebbe, di gran lunga, un minore impatto ambientale e per la salute dei cittadini, senza per questo compromettere la stabilità del sistema;
Terna non è pregiudizialmente contraria all'utilizzo dei cavi interrati, tanto da averli utilizzati nell'elettrodotto da Tavarnuzze a Fontelupo (Impruneta) in provincia di Firenze, ma dichiara un costo maggiore da 12 a 17 volte il costo della linea aerea; in realtà sul medio e lungo termine interramento consente risparmi dei costi di manutenzione e di sostituzione tali da renderlo fin d'ora conveniente ed incontrare un favore crescente in tutta Europa -:
se la suddetta «razionalizzazione» tenga conto dei futuri allacciamenti di nuovi e numerosi punti di immissione legati alla costruzione di mini-centrali ad energie rinnovabili dato che entro il 2020 il 20 per cento dell'energia elettrica dovrà provenire da fonti rinnovabili diffuse sul territorio;
quali iniziative intenda intraprendere affinché siano dati ascolto e risposte alle proteste degli enti locali, dei cittadini, delle associazioni dei proprietari dei terreni interessati, degli imprenditori agricoli e agrituristici anche attraverso un'inchiesta pubblica sul progetto ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 152 del 2006 nell'ambito del procedimento di VIA;
quali siano le motivazioni che hanno portato a non favorire la partecipazione della popolazione interessata dei comuni di Monte San Savino, Civitella in Val di Chiana, Bucine, Cavriglia e Montevarchi allo scopo di diffondere l'informazione e favorire la più larga condivisione delle scelte da parte delle popolazioni, così come previsto dai protocolli d'intesa a suo tempo firmati con alcuni comuni;
quale sia stata la richiesta elettrica nazionale per gli anni 2008, 2009 e 2010 per le zone interessate e quanta potenza, di questa linea a 380 chilovolt servirà per il fabbisogno locale e quanta per lo spostamento di energia in altri luoghi;
quali sia lo scopo principale dei numerosi tratti a 380 chilovolt che Terna sta costruendo, creando una rete che comprende collegamenti anche all'estero, considerata l'esclusione del ritorno all'energia nucleare sconfitto anche dall'ultimo referendum;
quali sia il costo in euro a chilometro per la linea aerea e per la linea interrata e quali siano i costi per la manutenzione ordinaria dei due tipi di linea;
perché far pagare il prezzo generale del benessere solo a coloro che vivono e/o lavorano in prossimità dell'elettrodotto, producendo ricchezza e salvaguardando magnifici territori, in nome di un'economia a breve termine più onerosa per la salute e nel medio e lungo termine pregiudizievole anche per l'economia globale del sistema;
se condivida ipotesi, in occasione della VIA, di prescrivere, nei tratti di maggior pregio, in accordo con gli enti locali interessati e la regione Toscana, l'interramento della linea.
(5-05505)

ANDREA ORLANDO, TULLO, ZUNINO e MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il parco nazionale delle Cinque Terre rappresenta un bene di altissimo valore sia per le comunità locali sia per le comunità

regionale, nazionale ed anche internazionale, essendo riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO;
il valore deriva sia dalla qualità e dai caratteri eccezionali del territorio, frutto di una mirabile e storica interazione tra attività umane e natura, sia dalle modalità di gestione messe in atto negli anni dal parco, che ha saputo convertire in risorsa le peculiarità ambientali, promuovendo una vera e propria rinascita socio-economica fondata sulla integrazione tra conservazione, reinterpretazione degli antichi mestieri, sviluppo di attività innovative, divenendo un polo di richiamo del turismo internazionale;
a seguito delle note vicende giudiziarie che hanno portato alle dimissioni del presidente dell'ente parco, lo stesso è stato commissariato dal 1o ottobre 2010 fino a marzo 2011;
successivamente, l'incarico di commissario veniva prorogato fino a giugno 2011 e poi, nuovamente, fino al 30 settembre 2011; per quanto a suo tempo necessario, il commissariamento si sta oltremodo prolungando, ostacolando così la normale ripresa dell'attività istituzionale dell'Ente;
occorra al più presto superare la fase di commissariamento e ridare all'ente parco piena operatività con la ricostituzione degli organi ed una coerente organizzazione della struttura tecnico-amministrativa per non vanificare i risultati raggiunti, anche in termini di posti di lavoro legati alle molteplici attività e dare corso a fondamentali adempimenti quali la rielaborazione del Piano del Parco -:
se il Ministro interrogato stia attivando le procedure necessarie alla ricostituzione degli organi ed alla nomina del presidente, affinché l'ente parco riprenda la piena operatività nel più breve tempo possibile, auspicando che tutto ciò venga realizzato con il più ampio coinvolgimento della regione per poter, quindi, giungere a scelte condivise.
(5-05507)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALAGIANO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 12 dicembre 1997, con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, veniva istituita l'area naturale marina protetta denominata «Punta Campanella» ai sensi della legge quadro sulle aree protette 6 dicembre 1991, n. 394;
questa area interessa la fascia costiera dei comuni di Massa Lubrense, Piano di Sorrento, Positano, Sant'Agnello, Sorrento e Vico Equense. Il decreto del 1997, quindi, di fatto, riconosce il valore naturalistico, paesaggistico e storico di questa zona e la sottopone a tutela;
le aree marine protette (AMP) sono definite come «ambienti marini costituiti da acque, fondali e tratti di costa che presentano un rilevante interesse per le loro caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche e biochimiche» (articolo 25 della legge di difesa del mare n. 979 del 1982);
l'area marina protetta di «Punta Campanella» è suddivisa in tre zone che si distinguono per livelli di protezione, divieti e attività consentite. In particolare la zona A è quella a riserva integrale, la zona B è quella a riserva generarle e la zona C che è quella a riserva parziale;
della zona A fanno parte, le aree circostanti lo scoglio di Vetara e l'area circostante lo scoglio Vervece (detto anche scoglio della Madonnina). Proprio quest'ultima zona è stata protagonista nei giorni scorsi di un grave episodio di «vandalismo»;
da un articolo apparso su Il Mattino del 2 ottobre 2011, si apprende, infatti, che oltre un chilometro e mezzo di rete da pesca, probabilmente gettata da pescatori di frodo, è stata avvistata e sequestrata presso lo scoglio Vervece, non senza però

aver già causato danni consistenti all'ecosistema dell'area. In particolare nella rete erano intrappolati dentici, barracuda, scorfani e altre specie che negli ultimi anni hanno ripopolato il Parco proprio grazie al consistente lavoro dell'ente e ai vincoli imposti dalla normativa che regolamenta le aree marine protette ed in particolare l'area di «Punta Campanella»;
quello del 2 ottobre, però, è solamente uno dei tanti episodi di inciviltà che interessano l'area e può essere considerato, purtroppo, la punta di un iceberg;
i fenomeni criminali nelle acque di Punta Campanella sono moltissimi e negli ultimi tre anni sono state inoltrate all'autorità giudiziaria, solo per quanto concerne l'abusiva raccolta di datteri di mare (specie lithophaga-lithophaga) 18 informative di reato; sono state denunciate 24 persone, notificate sanzioni amministrative per centinaia di migliaia di euro e sequestrate attrezzature - quali reti da pesca, bombole, martelli, mute ed attrezzature subacquee, battelli e natanti da diporto - per decine di migliaia di euro;
molti articoli di stampa, dal 2005 ad oggi, segnalano episodi analoghi, che hanno interessato l'area di «Punta Campanella» compromettendone l'incolumità e la bellezza. Di tutti questi episodi i protagonisti sono spesso pescatori di frodo;
il 22 dicembre dell'anno 2010 durante un'operazione di polizia sono stati rinvenuti, in orario notturno, in un deposito del centro storico portuale di Torre Annunziata, ben 500 chili di datteri di mare. Un così consistente quantitativo è stato interpretato come il segno che l'accumulo illegale di datteri era in atto già da qualche mese lungo le coste sorrentine, considerate, in ambito nazionale, un vero e proprio luogo a «denominazione di origine controllata» del ricercato mollusco. Va sottolineato che la pesca del dattero non danneggia solo la specie stessa ma arreca un danno irreparabile all'ecosistema marino in quanto la pesca di tale mollusco comporta la distruzione di cospicue superfici di substrato roccioso sede del benthos vegetale e animale;
la caratteristica principale degli atti segnalati, è quella di avvenire per lo più nelle ore notturne (dalle 20 alle 8) e, in particolare, nella stagione invernale, periodo in cui aumentano decisamente la domanda ed il prezzo del pescato, invogliando, di conseguenza, i pescatori di frodo ad agire indisturbati in un'area ricchissima di risorse ittiche, anche pregiate;
uno dei principali incentivi agli atti di frode è proprio la mancanza di vigilanza nelle ore notturne. La capitaneria di porto di Castellammare di Stabia, competente per il controllo dell'area protetta di «Punta Campanella» (oltre che, è bene ricordarlo, delle aree marine protette di Baia e Gaiola, di una zona di protezione speciale - fondali marini della penisola sorrentina - e di una zona di tutela biologica quale quella del banco di Santa Croce a Vico Equense) - non può, infatti, prevedere controlli in orario notturno;
la capitaneria di porto di Castellammare ha sempre avuto, almeno fino al 2009, la disponibilità diurna di due motovedette ed almeno di una motovedetta per le ore notturne, con un'operatività in materia di salvataggio, ricerca e soccorso, ma anche di polizia marittima e tutela delle coste del 100 per cento. A decorrere dalla seconda metà del 2009, però, c'è stato un drastico ridimensionamento delle risorse che ha tagliato mezzi - in particolare, una motovedetta - e risorse umane;
ad oggi, solamente la capitaneria di porto di Capri dispone di una unità navale per il controllo dell'area nelle ore notturne, ma può essere utilizzata esclusivamente per ragioni di ricerca e soccorso della vita umana in mare, non di polizia e

vigilanza marittima, e quindi di tutela ambientale dell'area;
considerando quanto esposto è evidente, inoltre, che, spesso, non è possibile neppure verificare la veridicità di segnalazioni di eventuali reati marittimi in corso, con grande soddisfazione e a vantaggio di «predoni, pirati e contravventori» che hanno percepito da tempo questa grave lacuna operativa;
si evidenzia, quindi, una grave carenza dei controlli nelle ore notturne - sia d'estate che d'inverno - che potrà essere colmata solo attraverso un investimento economico che possa permettere di migliorare ed incrementare risorse tecniche (unità navali) ed umane al fine di non vanificare il lavoro di tutela e riserva dell'area -:
se il Governo sia a conoscenza di questa situazione e quali iniziative intenda intraprendere affinché le aree marine - in particolare quella di «Punta Campanella» - siano maggiormente tutelate e non perdano le peculiarità per le quali sono state istituite;
se non si intenda prevedere, nell'area marina di «Punta Campanella» un coordinamento tra le unità navali della capitaneria di porto, dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di finanza al fine di garantire un controllo ed un sistema di sorveglianza più stringenti nei mesi invernali e per tutte le 24 ore della giornata contro la pesca di frodo, al fine di non vanificare il lavoro dell'ente parco e di assicurare la tutela paesistica, ambientale e del prezioso patrimonio floro-faunistico della zona;
se non intenda, comunque, prevedere maggiori investimenti - economici ed umani - per il lavoro della capitaneria di porto di Castellammare di Stabia, considerando anche i numerosi siti ed aree protette che ricadono nelle competenze di questo organo.
(4-13556)

MURGIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la discarica di Minciaredda è nata nel 1976;
dalla sua nascita è stata utilizzata dalla Sir, sino al 1982, e poi dall'Enichem sino al 1987;
per 11 anni consecutivi, dentro ai 30 ettari, ci è finito ogni tipo di rifiuto speciale, qualunque scarto di lavorazione (cumene, fenolo acetone, gli idrocarburi aromatici, il ciclosanolo, la fibra acrilica e altro);
si tratta di un mix di veleni concentrato in una collina che contiene oltre 40 mila metri cubi di rifiuti altamente cancerogeni, posati direttamente sul terreno, senza alcuna impermeabilizzazione;
bonificare un simile disastro ha dei costi insostenibili;
la Syndial ha tentato la soluzione tampone della barriera idraulica: lungo il perimetro dell'area industriale contaminata è stata realizzata una catena di pozzi, distanti una quarantina di metri l'uno dall'altro, che intercettano la falda sotterranea e le sostanze inquinanti che trasudano dalla discarica e ogni rilascio del petrolchimico dovrebbe restare dentro;
nella realtà lo scenario delineato dai recenti campionamenti è ben diverso;
la discarica dei veleni inquina i pozzi della Nurra e a 35 metri di profondità, poco fuori il muro sotterraneo che circonda la discarica di Minciaredda, l'acqua presenta valori di cloroetilene 10mila volte superiore alle norme;
l'inquinamento della darsena del porto industriale è solo un rigagnolo di quel fiume di veleni che impregna i terreni intorno agli stabilimenti del petrolchimico;
la barriera idraulica costata solo tre milioni di euro, appare all'interrogante solo un palliativo, indolore ed economico, che serve ad evitare bonifiche ed interventi risolutivi centinaia di volte più onerosi -:
quali iniziative urgenti intenda adot tare il Governo per porre rimedio a questo

danno ambientale che sembra oramai irreversibile dove centinaia di ettari di territorio sono diventati una bomba ecologica e dove il mare stesso potrebbe essere a rischio.
(4-13559)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

BENAMATI e MOTTA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Teatro Regio di Parma è uno dei più famosi teatri di tradizione italiani;
il Teatro Regio svolge un ruolo primario nella vita culturale, sociale ed anche economica della città di Parma;
la fondazione Teatro Regio riceve finanziamenti dagli enti locali e dal Ministero per la sua attività;
il sindaco, oggi dimissionario, dottor Pietro Vignali è presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Teatro Regio;
nel personale che opera nel teatro si annovera da lungo tempo un numero rilevante di precari, circa 16;
la volontà di stabilizzazione questi precari e l'avvio delle relative procedure sono stati resi noti da maggio 2011;
il comune di Parma sta vivendo una fase di crisi con le dimissioni del sindaco ed il probabile commissariamento;
da notizie di stampa molto recenti sembra che il percorso di stabilizzazione di questi precari si sia interrotto con conseguenti proteste del personale precario e dei sindacati;
le problematiche rappresentate in premessa, secondo fonti di stampa, discenderebbero anche da una insufficiente attribuzione dei fondi alla Fondazione Teatro Regio di Parma -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero e, in caso positivo, quali iniziative di competenza il Ministro intenda promuovere al fine di garantire la tutela dei lavoratori di cui in premessa, anche mediante un'integrazione delle risorse assegnate.
(4-13570)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dal 2001 il personale militare del genio ferrovieri, con le varie qualifiche di macchinista, capostazione, manovratore, e altri, è stato impiegato sulla rete Fs nazionale come è sempre accaduto con la differenza che sino al dicembre del 2000 tale personale veniva retribuito con le indennità previste dal servizio notturno, festivo e altro mentre dall'inizio del 2001 tale indennità non sono state più erogate;
dal gennaio 2001 in poi sono cambiate varie convenzioni tra il Ministero della difesa e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, una delle quali pagamento di una quota forfait (già di per sé incomprensibile) per una giornata lavorativa e di aula, che in ogni caso non risulta essere stata ancora versata;
è datato 3 agosto 2009 il decreto ministeriale a firma del Ministero della difesa riguardante definizioni e chiarimenti sulle tanto attese competenze accessorie forfettizzate spettanti al personale appartenente alle Forze armate operante in attività ferroviarie;
detto decreto definisce la misura dei compensi da attribuire, a decorrere dal 1o gennaio 2001, sia al personale effettivamente impiegato in attività ferroviarie su reti e impianti della società del Gruppo Ferrovie dello Stato o di altre società ferroviarie, sia a chi ha svolto funzioni di coordinamento e formazione, ma, allo

stato delle cose tale decreto risulta disatteso visto che dopo 10 anni non risultano liquidate le spettanze dovute;
in quanto militare, detto personale non ha potuto agire attraverso strumenti normalmente utilizzati per protestare, ovvero lo sciopero, e si trova quindi senza tutele -:
per quali ragioni non siano ancora state erogate le spettanze richieste dal personale ex genio ferrovieri;
quali urgenti provvedimenti intenda adottare per regolarizzare il pagamento di quanto previsto anche dal decreto ministeriale del 3 agosto 2009.
(4-13557)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

MARIAROSARIA ROSSI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione colpiscono le imprese fornitrici di beni e servizi, in particolare le piccole e medie imprese; il problema è avvertito anche a livello comunitario, tuttavia in Italia esso assume aspetti di particolare gravità in quanto i ritardi vanno da 6 a 18 mesi a seconda delle amministrazioni, mentre ad esempio in Finlandia i pagamenti avvengono in media in 36 giorni e in Germania entro i 2 mesi;
nel corso dell'esame del decreto-legge n. 138 del 2011 al Senato, è stato approvato, con il parere contrario di relatore e Governo, un emendamento (1.0.8) nel quale si prevedeva che in caso di ritardato pagamento, alcune categorie di creditori della pubblica amministrazione potessero richiedere, alle amministrazioni debitrici, decorsi sei mesi dalla scadenza del debito, la certificazione delle somme dovute e cedere il relativo credito ad un istituto di credito che ne assume la piena titolarità, previo pagamento dell'intero ammontare del credito; nel successivo maxi-emendamento questa previsione è stata soppressa;
nelle manovre dell'anno 2011 l'esigenza di onorare i contratti sottoscritti è passata in secondo piano rispetto all'esigenza di tenere sotto controllo la spesa pubblica; altro segnale in questo senso è contenuto nel decreto-legge n. 70 del 2011, nel quale si proroga l'impignorabilità per debiti dei beni delle aziende sanitarie locali per le quali sia in corso un procedimento di rientro dal deficit;
giova tuttavia ricordare che in precedenza il Governo aveva adottato una diversa impostazione: con i commi 3 e 3-bis dell'articolo 9 del decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009 sono stati introdotti due meccanismi di sollievo per le imprese riguardo i loro crediti verso la pubblica amministrazione; con il comma 3 si è previsto che le società operanti nel factoring (SACE, ma dal 2010 anche Poste) possano offrire garanzie finalizzate ad agevolare la riscossione dei crediti vantati dai fornitori di beni e servizi nei confronti delle amministrazioni pubbliche, con priorità per le ipotesi nelle quali sia contestualmente offerta una riduzione dell'ammontare del credito originario; la cessione è pro soluto e i rapporti tra SACE ed ente debitore sono regolati da un regime convenzionale; secondo dati della SACE nel 2010 sono stati reimmessi nel sistema produttivo circa 3 miliardi di euro; con il comma 3-bis si e stabilito che le imprese che vantano crediti nei confronti degli enti locali per somministrazioni, forniture e appalti, potranno cederli a banche e intermediari finanziari, dopo aver fatto apposita domanda a regioni, comuni e province che a loro volta dovranno certificare, entro 20 giorni dall'istanza, che il credito è certo, liquido ed esigibile; la cessione sarà pro soluto e avrà effetto nei confronti del debitore dalla data della certificazione. Se poi il credito è superiore a 10 mila euro, la pubblica amministrazione debitrice dovrà certificare anche che l'impresa è in regola col fisco;

il 16 marzo 2011 è entrata in vigore la direttiva 2011/7/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2011, in materia di ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali; l'articolo 4 riguarda espressamente le pubbliche amministrazioni. In esso si prevede che in caso di ritardo il creditore ha diritto agli interessi legali di mora, ma soprattutto si prevede che gli Stati membri assicurino, nelle transazioni commerciali in cui il debitore è una pubblica amministrazione, che il periodo di pagamento non superi, se non diversamente concordato, i 30 giorni, prorogabili al massimo a 60 -:
quali iniziative normative intenda urgentemente assumere al fine di reimmettere nel ciclo economico almeno parte delle decine di miliardi che le diverse pubbliche amministrazioni devono alle imprese.
(3-01885)

Interrogazioni a risposta scritta:

EVANGELISTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dai resoconti giornalistici di questi giorni, anche in seguito al sofferto varo e alla ancora più sofferta approvazione (con doppio voto di fiducia) del decreto-legge n. 138 del 2011, sappiamo che la lotta all'evasione fiscale dovrebbe essere una delle priorità del Governo;
c'è da rimanerne scettici ma - intanto - sul Sole 24 ore del 10 ottobre 2011 emerge un concetto molto interessante: la politica del contrasto d'interessi favorisce la lotta all'evasione fiscale;
secondo l'articolo L'emersione ripaga i bonus sulla casa, a pagina 7, l'aver concesso la detrazione del 36 e del 55 per cento rispettivamente sulle ristrutturazioni e sulla riqualificazione energetica degli appartamenti ha comportato delle uscite che sono state largamente compensate dalle entrate dovute all'emersione delle ristrutturazioni «in nero». Tale emersione non solo fa emergere la sussistenza di ditte e di rapporti di lavoro ma consente cospicui introiti di IVA. Il principio è che - potendosi scalare dalle imposte il 36 e il 55 per cento della spesa - il cliente di questi servizi esige dal prestatore la fattura;
secondo poi l'articolo Accertamenti mirati grazie alla nuova anagrafe tributaria, uscito su Italia Oggi - Sette del 10 ottobre 2011, lo stesso direttore centrale per l'accertamento, il dottor Luigi Magistro, si dice stupito del numero di società di comodo che servono solo per intestazioni fittizie di yacht, automobili e beni immobili. Chiama questo fenomeno un vero e proprio «cancro fiscale». Verrebbe da esclamare che - se è sorpreso lui - figurarsi i contribuenti onesti e leali che non evadono. Il tema di fondo è però come portare alla luce questa base imponibile che si sottrae al fisco;
basterebbe in questi casi esigere che nella dichiarazione dei redditi il contribuente sia costretto a indicare tutti i numeri IBAN dei suoi conti bancari. Sarebbe quindi facile per gli uffici finanziari, senza dispendiose indagini, verificare in tempi brevi la corrispondenza tra flussi di reddito dichiarati e stato patrimoniale, quanto meno in termini di liquidità bancaria, tenendo soprattutto presente che sui conti bancari si appoggiano gli acquisiti rateali di beni (come automobili e televisori) e gli addebiti delle carte di credito;
basterebbe anche vietare alcune soluzioni contrattuali, come per esempio il fatto che natanti siano intestati a società che non operano nel settore della produzione cantieristica o nel trasporto marittimo -:
quale politica seria di contrasto d'interessi intenda mettere in campo per consentire l'emersione delle manifestazioni occulte di capacità contributiva;
quali orientamenti intenda manifestare in relazione alle affermazioni del dottor Magistro, che all'interrogante paiono condivisibili ma che esigono risposte sollecite, soprattutto sulle intestazioni fittizie di beni immobili e di lusso.
(4-13555)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Finmeccanica opera da tempo nel settore dei sistemi di segnalamento ferroviario, un mercato in forte ripresa in cui operano le controllate Ansaldo STS, Ansaldo Breda;
l'Ansaldo STS è presente a Piossasco nel torinese, Genova, Napoli e Tito Scalo-Potenza e l'intero gruppo è in attivo - rispetto a tutte le altre realtà del gruppo Finmeccanica - e rappresenta un settore strategico per il Paese, come è stato rilevato recentemente dallo stesso amministratore delegato delle FS Moretti. Nello specifico proprio il gruppo STS è il principale fornitore di RFI e di molte altre aziende ferroviarie a livello internazionale;
ora, in queste settimane è trapelata la notizia da parte del nuovo amministratore delegato di Finmeccanica dottor Giuseppe Orsi, che sarebbe intenzione del gruppo vendere alla General electric proprio Ansaldo STS e la stessa sorte potrebbe toccare a breve ad Ansaldo Breda;
alla luce di queste considerazioni, quali strategie il Governo intenda mettere in campo - considerato che, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenta la proprietà - con riferimento al gruppo Finmeccanica per valorizzare questi stabilimenti e, al contempo, rilanciare il sistema industriale italiano con particolare attenzione alla salvaguardia della stessa occupazione.
(4-13565)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
un utente ENEL, una volta terminato l'impianto per la produzione di energia fotovoltaica, in data 30 marzo 2011 si è visto sostituire il vecchio contatore elettromeccanico con due contatori: uno per la misurazione dell'energia prodotta e uno per l'energia prelevata e immessa sulla linea elettrica dell'ENEL;
al ricevimento della prima fattura - successiva all'installazione dei due suddetti contatori elettronici, relativa al bimestre giugno-luglio - in data 8 agosto 2011 pagava l'esosa bolletta e segnalava ad «ENEL distribuzione» che il consumo addebitato non poteva in nessun modo essere quello reale;
l'8 settembre riceveva da «ENEL distribuzione» una comunicazione secondo la quale «in data 6 settembre a seguito verifica ... abbiamo riscontrato sul contatore di scambio, un'anomalia nell'integrazione di energia. Precisamente l'energia immessa viene sommata all'energia prelevata. Nei prossimi giorni, procederemo alla sostituzione del contatore elettronico di scambio, con installazione del nuovo contatore bidirezionale. Successivamente, provvederemo alla sistemazione e ricostruzione delle letture dell'energia prelevata e alla contestuale comunicazione delle stesse a "Enel servizio elettrico" per il ripristino della fatturazione corretta»;
successivamente riceveva la bolletta relativa al bimestre agosto-settembre, anch'essa sproporzionata ai consumi reali;
«ENEL distribuzione», appena accortasi dell'anomalia, avrebbe dovuto comunicarlo a «ENEL servizio elettrico» per bloccare l'emissione della bolletta del bimestre agosto-settembre comunicando anche gli effettivi consumi o riservandosi di farlo successivamente;
«ENEL servizio elettrico» non ha emesso contemporaneamente fattura a credito del cliente e non è noto quando procederà a restituire le somme indebitamente percepite -:
quanti siano i contatori elettronici di scambio ritirati in quanto «l'energia immessa viene sommata all'energia prelevata» e di questi quanti su segnalazione

degli utenti e quanti su iniziativa di «ENEL distribuzione» e a cosa sia dovuta questa anomalia.
(4-13568)

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GIOVENTÙ

Interrogazione a risposta scritta:

ZACCHERA, VITALI e TORRISI. - Al Ministro della gioventù, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in tutti i commenti legati alla difficile situazione economica del Paese si sottolinea come siano particolarmente negative le prospettive lavorative dei giovani italiani;
molto spesso, tra l'altro, si parla di persone qualificate ed in possesso di un valido titolo di studio ma che - nonostante la loro disponibilità e preparazione - non riescono di fatto ad entrare nel mercato del lavoro;
molti enti locali, per la forzata osservanza del «patto di stabilità», si ritrovano ad avere ingenti fondi congelati e inutilizzati e a non potere dar vita ad investimenti specifici proprio per non uscire dai parametri imposti dalle norme in vigore;
sarebbe sicuramente molto incentivante per un aumento dell'occupazione giovanile che progetti concreti in questo senso, finanziati dagli enti locali, fossero non considerati ai fini dell'osservanza del «patto di stabilità» spingendo quindi i comuni ad investire le proprie eccedenze finanziarie con proposte ed incentivi tesi a promuovere l'occupazione dei giovani, in proprio o associati, rilanciando così anche l'occupazione generale -:
se non si ritenga di promuovere iniziative normative in questo senso e di puntare - in sede di Governo - su politiche mirate che, nascendo dal territorio, potrebbero dimostrarsi utili ad incrementare i posti di lavoro per i giovani italiani;
in questo senso se non si ritenga che gli investimenti tesi a promuovere iniziative economiche per i giovani debbano essere progressivamente sottratti ai vincoli e conteggi dei «patti di stabilità».
(4-13552)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

MELIS, SAMPERI e TOUADI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
lunedì 3 ottobre 2011, nel carcere messinese di Gazzi, è deceduto il detenuto rumeno Marcel Vizitiu, a causa di un arresto cardiaco sopravvenuto mentre in ambulanza veniva trasferito al locale policlinico. Il Vizitiu era stato arrestato il venerdì sera precedente dai carabinieri in una rivendita di tabacchi di Camaro Inferiore, ove, in evidente stato di ubriachezza, si era scagliato contro i carabinieri aggredendoli - secondo il verbale da essi redatto - con calci e pugni. Nella colluttazione avrebbe perso l'equilibrio e, cadendo, si sarebbe prodotto lesioni al naso e a una arcata sopraccigliare inizialmente giudicati guaribili in 30 giorni. Ma una tac effettuata il giorno successivo avrebbe rivelato un trauma cranico-facciale, la rottura del setto nasale e un edema;
successivamete il detenuto, riportato in carcere, si aggravava. Trasferito al policlinico, decedeva nel corso del trasporto. Il suo legale avvocato Giuseppe Serafino avrebbe dichiarato di nutrire il dubbio che le lesioni diagnosticate fossero ancora più gravi e, in assenza di cure adeguate e tempestive, tali da portarlo alla morte. Il legale avrebbe chiesto alla procura di accertare non solo le circostanze della morte ma anche perché il Vizitiu fosse stato trasferito in carcere in stato d'arresto per resistenza a pubblico ufficiale e non invece sottoposto subito a trattamento sanitario obbligatorio;

nello stesso carcere, il detenuto Sebastiano Destro, 46 anni, ormai sul punto di aver scontato una condanna definitiva a 8 anni per traffico di sostanze stupefacenti, ha di recente denunciato in una lettera pubblica la gravissima situazione sua personale e degli altri reclusi. Il Destro, nella lettera (riportata da vari siti web e giornali) racconta di soffrire a una grave patologia agli occhi «con sensibile e repentina riduzione della vista (6/10 all'occhio destro; 1/20 all'occhio sinistro)» e con «andamento cronico evolutivo, con possibili repentini peggioramenti», motivo per cui ha «la assoluta necessità di continuo, programmato e puntuale monitoraggio, oltre la somministrazione, parimenti continua e puntuale di terapia altamente specialistica». Fino al passaggio in giudicato della sentenza il Destro sarebbe rimasto ai domiciliari a Catania e dal 23 gennaio del 2011 sarebbe tornano in carcere a Messina. Ma in cella - afferma - «le condizioni di salute risultano incompatibili con la detenzione e non si rivelano idonei i trattamenti disponibili e le terapie curative, come dimostrato anche dal peggioramento delle condizioni di salute dal momento del ripristino della detenzione carceraria». In carcere «trascorrono mesi per poter tentare di fruire di visite specialistiche esterne... e addirittura da ultimo non è mai stato eseguito il ricovero presso il Policlinico richiesto parecchio tempo addietro dagli stessi sanitari del carcere "per mancato riscontro delle strutture"»;
in situazione analoga a quella del Destro, nello stesso carcere, si troverebbe il detenuto Salvatore Gottuso, il cui caso viene segnalato dal legale, avvocato Pietro Ruggeri, che ha inviato una serie di note al magistrato di sorveglianza e al garante del detenuti, Salvo Fleres. Nell'ultima lettera del 5 settembre, inviata al policlinico e alla casa circondariale, il legale chiede notizie circa un intervento di chirurgia oculistica che il suo cliente dovrebbe subire con urgenza e che invece viene inspiegabilmente procrastinata;
tutto ciò si inquadra, nella gravissima situazione del carcere di Gazzi, dove attualmente operano 198 unità di polizia penitenziaria (147 ai servizi interni e 51 addetti alle traduzioni anche per Barcellona Pozzo di Gotto) a fronte di un organico previsto di 293 unità, con turni per il personale che vanno dalle 12 alle 20 ore consecutive. Nello stesso carcere di Gozzi risulta all'interrogante la presenza di 393 detenuti (settembre 2011) contro i 162 posti detentivi certificati -:
quali notizie possa fornire il Ministro in merito ai tre casi citati, in particolare sulle cause delle gravi lesioni e successivamente della mancata tempestiva assistenza e della morte del detenuto Vizitiu;
se il Ministro sia a conoscenza della situazione gravissima del carcere di Gazzi e quali misure urgenti intenda adottare per ripristinare in quel luogo di pena i più elementari diritti alla salute garantiti dalla Costituzione.
(4-13560)

TESTO AGGIORNATO AL 13 OTTOBRE 2011

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GINEFRA e VELO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le associazioni che operano per la tutela dell'ambiente e del territorio, nonché quelle rappresentative degli stessi operatori del settore pubblicitario, hanno denunciato la presenza di un rilevantissimo numero di cartelli pubblicitari collocati senza la preventiva autorizzazione prevista dall'articolo 23 del codice della strada e dalle vigenti disposizioni;
le predette installazioni determinano, con tutta evidenza, un grave pregiudizio per la sicurezza della circolazione stradale in quanto la mancanza della relativa autorizzazione fa presumere che le stesse siano avvenute in difformità alle prescrizioni del codice e del regolamento;

il decreto-legge n. 98 del 2011, all'articolo 36, ha previsto l'inasprimento delle sanzioni previste dall'articolo 23, comma 12, del codice della strada in merito all'utilizzo di cartelli pubblicitari abusivi, prevedendo che il soggetto pubblicizzato ne risponderà in via solidale;
tra le più dirette conseguenze del suddetto provvedimento vi è il miglioramento, della sicurezza stradale, la tutela del paesaggio, la garanzia di ingenti entrate per gli enti proprietari delle strade, che potrebbero essere utilizzate per una migliore manutenzione del manto stradale e più in generale per la sicurezza stradale, e, infine, il miglioramento delle condizioni di mercato dell'intero settore della pubblicità outdoor, concorrendo così anche all'eliminazione di casi di concorrenza sleale -:
quali siano i tempi di emanazione della direttiva dei Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno finalizzata a disciplinare le modalità di applicazione della suddetta normativa, nonché di eventuali circolari interpretative da inviare nelle more alle prefetture e ai comandi della polizia stradale.
(5-05506)

GINEFRA, ROSATO, MARAN, CUPERLO, MONAI, STRIZZOLO e MENIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le convenzioni in essere con le società concessionarie autostradali prevedono che le stesse, oltre a corrispondere un canone proporzionale ai pedaggi riscossi, debbano corrispondere anche un canone annuo in ragione di una certa percentuale sugli extra profitti generati dal concessionario per lo svolgimento delle attività commerciali sul sedime autostradale;
tra tali attività, definite collaterali, rientra l'esercizio di tutte quelle iniziative di rilevanza economica che si svolgono all'interno delle aree di servizio, quali ristorazione, vendita carburanti ed attività pubblicitarie;
tale canone, che non è fisso, solitamente viene versato all'Anas ma talvolta concorre al contenimento delle tariffe praticate agli utenti;
non essendovi una regolamentazione definita, i relativi proventi possono essere di ben cospicuo importo e sarebbe auspicabile avere accesso alla relativa rendicontazione -:
se, negli ultimi cinque anni, le società Autovie Venete S.p.a., società delle Autostrade di Venezia e Padova S.p.a., Autostrada Brescia - Verona - Vicenza - Padova S.p.a. e Autostrade Centro Padane S.p.a. abbiano versato il canone previsto dalle relative concessioni sui ricavi relativi alle attività collaterali svolte sul sedime autostradale;
se tale canone sia stato versato ad Anas, ovvero abbia concorso al contenimento delle tariffe;
a quanto ammonterebbe il ridetto canone per ciascuna voce di entrata, con riferimento a ciascuna Società;
quali controlli siano stati nel tempo eseguiti sulla corrispondenza del relativo importo alle percentuali previste dalle convenzioni in essere;
nel caso di mancato o parziale versamento, se la circostanza non possa essere considerata causa di risoluzione della concessione per grave inadempimento.
(5-05508)

Interrogazione a risposta scritta:

MATTESINI e NANNICINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a far data dal 1o agosto 2011 sono stati soppressi sulla tratta Firenze-Roma due treni intercity ed esattamente il 595 ed il 592, con conseguenti e gravi disagi per i pendolari, essendo entrambi i treni molto utilizzati da viaggiatori e pendolari toscani;

tale soppressione, conseguente ai noti incidenti occorsi alla stazione di Roma Tiburtina, risulta essere solo una soppressione temporanea e le due corse avrebbero dovuto riprendere non oltre la fine di agosto, così come comunicato dal Ministero alla regione Toscana;
in data 24 febbraio 2009 la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, tra l'altro, ha approvato alla unanimità una risoluzione che impegna il Governo a: «intraprendere tutte le iniziative atte a confermare le attuali fermate del servizio euro star ed Intercity presso le stazioni di Arezzo, di Chiusi e di Orvieto»;
l'assessore alla mobilità ed infrastrutture della regione Toscana, in data 21 settembre 2011 ha sollecitato il Ministero a dare precise garanzie e tempistiche per il ripristino dei suddetti intercity, tenendo conto i due intercity sono inclusi nel contratto di servizio tra Trenitalia ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e che il prolungamento della loro soppressione ben oltre il limite di agosto, sta creando grande preoccupazione e seri disagi a pendolari e viaggiatori -:
quali siano le iniziative del Governo affinché i due intercity 595 e 592 temporaneamente soppressi siano nuovamente attivati ed entro quale data sarà riattivato il servizio.
(4-13554)

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INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:

MANTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Milano sembra ormai da alcuni mesi vittima inerme di criminali infiltrazioni mafiose di alcuni noti clan della 'ndrangheta calabrese che, pur d'impedire il ripristino della legalità nei territori vittima dei loro interessi, spavaldamente sfidano lo Stato e il comune, che lo rappresenta, un vero e proprio cancro con le sue metastasi, che utilizza le armi del consenso e dell'assoggettamento intimidatorio;
in pieno giorno, alle ore 17.30 del 9 ottobre 2011, un incendio doloso di chiara matrice mafiosa, secondo le dichiarazioni rilasciate dalle forze dell'ordine, ha distrutto il centro sportivo Ripamonti di via Iseo a Milano. Fiamme appiccate da ignoti che, scassinata la porta di emergenza, hanno raggiunto la palestra del primo piano e, dopo aver versato combustibile in diversi punti della sala hanno innescato il rogo. A ulteriore prova del dolo, i vigili del fuoco testimoniano di estintori svuotati e dell'impianto idrico chiuso. «Hanno fatto tutto il possibile per rendere evidente l'intenzionalità dell'incendio», dicono le forze dell'ordine sul posto. Durissima la reazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia: «tutti i segnali lasciati sul luogo mostrano un chiaro intento intimidatorio. Che non ci spaventa ma ci dà ancora più forza e volontà d'intervenire. Un pessimo segnale (...). Il fatto che in pieno giorno sia accaduto un episodio così grave non può che far riflettere sulla necessità di tenere altissimo il livello di attenzione sulla presenza criminale a Milano». Ancora più esplicito il commento dell'assessore alla sicurezza, Marco Granelli, che accusa «un inequivocabile atto intimidatorio della 'ndrangheta al comune»;
il centro sportivo Ripamonti, che sorge tra i quartieri Affori e Niguarda, costruito nel 1965, nel 2008 venne ceduto da MilanoSport alla società Milano Sportiva A.s.d. a fronte di perdite superiori ai 250 mila euro. Era stato chiuso nel marzo 2011 dal prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi per infiltrazioni mafiose della 'ndrangheta. Secondo l'ordinanza di chiusura di marzo firmata dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari sull'operazione «Redux-caposaldo» del Ros dei carabinieri, si può affermare con «assoluta certezza che il centro sia gestito dai Flachi, che esercitano tutti i poteri

tipici del dominus: decidono sul personale, risolvono le controversie, gestiscono i servizi e incassano i guadagni. E il comune, senza consapevolezza, in quanto proprietario del centro, finanziava il gruppo Flachi sostenendone le iniziative economiche»;
Sono 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere richieste, il 14 marzo 2011, dalla direzione distrettuale antimafia di Milano e disposte dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari, ben 14 contestano l'associazione per delinquere di stampo mafioso e sono indirizzate a personaggi di primo piano della 'ndrangheta «milanese»: il boss Giuseppe «Pepé» Flachi, suo figlio Davide ed Emanuele Flachi (ritenuti legati ai Pesce di Reggio Calabria, e da decenni imperanti dalla Comasina a Quarto Oggiaro, dalla Bovisa ad Affori fino a Bruzzano), Paolo Martino, considerato «diretta espressione» della famiglia reggina dei De Stefano, e di Giuseppe Romeo e Francesco Gligora considerati punti di riferimento delle cosche di Africo in Lombardia. Sequestrati beni per 2 milioni di euro. A fine giugno, dopo un'informativa interdittiva di maggio della prefettura che parla di «controllo totale» dei Flachi sulla struttura, dal comune arriva la revoca della concessione d'uso a Milano Sportiva con la gestione temporanea che finisce alla partecipata MilanoSport. La 'ndrangheta non ci sta e risponde dando tutto alle fiamme;
dall'operazione delle forze dell'ordine «Redux-Caposaldo», del marzo 2011, risulta un quadro molto inquietante: associazione per delinquere di stampo mafioso, minacce, smaltimento illecito di rifiuti, controllo della distribuzione di sostanze stupefacenti, infiltrazioni mafiose nel settore del movimento terra nei cantieri edili di Milano, nella gestione della security in molti, notissimi, locali notturni, estorsione agli esercizi pubblici che sorgono nelle stazioni della metropolitana ed ai chioschi dei «porchettari», il controllo dei posteggi fuori dalle discoteche più celebri, la gestione di cooperative appaltatrici dei servizi di trasporto in Tnt (ex Traco, società che si occupa anche della consegna di pacchi e posta);
le indagini delle forze dell'ordine sembrano ricondurre alla medesima matrice mafiosa il rogo del centro sportivo Ripamonti a quello dello Sugar Lounge di via Alserio a Milano, un bar-ristorante, dato alle fiamme il 28 settembre 2011, di proprietà della Jeris srl. Il proprietario dello Sugar Lounge è Raffaele Falzetta, 45 anni, di Catanzaro, è imparentato con Vincenzo «O banana» Falzetta, 49 anni, già vicesindaco di Marcedusa, in provincia di Catanzaro, finito in carcere nel giugno del 2009 accusato dalla guardia di finanza di gestire a Milano per conto del clan 'ndranghetistico legato a Franco Coco Trovato un impero costituito da appartamenti, negozi, discoteche, bar, pizzerie e ristoranti. Il clan Flachi è storicamente legato al clan Coco Trovato. C'è poi una coincidenza che negli ambienti dell'Antimafia non viene sottovalutata perché è una delle regole della 'ndrangheta: i roghi sono avvenuti in zone di influenza storica del clan Flachi;
sempre nella città di Milano, nel febbraio 2011 viene dato alle fiamme il Fox River, in via Winckelmann, locale gestito dalla Aron Srl, una società che la procura ritiene legata al clan mafioso Fidanzati, di origini palermitane, Cosa nostra. Il 2 ottobre 2010 in via Paravia viene incendiato un altro locale notturno, l'ex Transilvania, il 30 luglio 2010 viene data alle fiamme la discoteca Cappados di viale Monza, locale già sotto sequestro su disposizione della questura. In tutti questi i casi (avvenuti in meno di un anno) i proprietari hanno dichiarato «di non aver mai ricevuto minacce». Nell'ordinanza «Infinito», che a luglio 2010 fece scattare 170 provvedimenti di custodia cautelare verso noti affiliati alla 'ndrangheta milanese, il giudice per le indagini preliminari Andrea Ghinetti scrive a proposito di 130 incendi dolosi e 70 attentati con armi ed esplosivi avvenuti nel Milanese: «I fatti, alcuni rimasti a carico di ignoti, testimoniano

della condizione di assoggettamento e omertà, del pervasivo controllo del territorio operato dalle locali di 'ndrangheta e dell'esteriorizzazione del metodo mafioso»;
la Direzione nazionale antimafia che nella relazione annuale, 1.110 pagine di dati e analisi sulla criminalità organizzata made in Italy, afferma che la Lombardia si conferma la regione del nord Italia che registra «il maggiore indice di penetrazione nel sistema economico legale dei sodalizi criminali della 'ndrangheta, secondo il modello della "colonizzazione"». «In Lombardia la 'ndrangheta si è diffusa non attraverso un modello di imitazione, ma attraverso un vero e proprio fenomeno di "colonizzazione", cioè di espansione su di un nuovo territorio, organizzandone il controllo e gestendone i traffici illeciti, conducendo alla formazione di uno stabile insediamento mafioso. La 'ndrangheta ha "messo radici", divenendo col tempo un'associazione dotata di un certo grado di indipendenza dalla "casa madre"», «con la quale però comunque continua ad intrattenere rapporti molto stretti e dalla quale dipende per le più rilevanti scelte strategiche». In altri termini, in Lombardia «si è riprodotta una struttura criminale che non consiste in una serie di soggetti che hanno semplicemente iniziato a commettere reati in territorio lombardo»; al contrario, gli indagati «operano secondo tradizioni di 'ndrangheta: linguaggi, riti, doti, tipologia di reati sono tipici della criminalità della terrà d'origine e sono stati trapiantati in Lombardia dove la 'ndrangheta si è trasferita con il proprio bagaglio di violenza» -:
quali misure intenda assumere con urgenza per porre rimedio alla grave situazione denunciata con particolare riferimento alla presenza della criminalità mafiosa.
(4-13571)

TESTO AGGIORNATO AL 21 FEBBRAIO 2012

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'articolo 19, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2011 convertito, con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011 prevede che «a decorrere dall'anno scolastico 2011-2012 la scuola dell'infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti compresivi per acquisire l'autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche».
la norma precedente (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) fissava un range tra i 500 e i 900 alunni e quindi ben al di sotto dell'attuale soglia minima;
l'assetto attuale della rete scolastica è quello delineato dai piani regionali di dimensionamento delle istituzioni scolastiche secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998;
dopo aver definito i primi piani di dimensionamento, le regioni hanno provveduto all'attuazione delle modifiche parziali che di anno in anno si rendevano necessarie e dopo aver acquisito i pareri degli enti locali e delle istituzioni interessate. Invece, con questa norma si è messo in discussione l'assetto di gran parte delle istituzioni del primo ciclo e quindi l'impianto

complessivo dei piani di dimensionamento;
in questo quadro, numerose regioni italiane hanno impugnato il provvedimento dinanzi alla Corte costituzionale considerandolo lesivo delle loro competenze esclusive in materia di organizzazione della rete scolastica;
del resto, sulla stessa materia, la Corte costituzionale si è già espressa in favore di ricorsi presentati dalle regioni, sancendo l'illegittimità delle misure contenute nel piano programmatico che intervengono sulla riorganizzazione della rete scolastica;
pertanto, appare evidente come la definizione dei nuovi piani di dimensionamento regionali richieda tempi adeguati di consultazione tra tutti i soggetti interessati (istituzioni scolastiche, comuni, province, uffici scolastici regionali) e tali da consentire la condivisione più ampia possibile, come previsto dalla normativa in materia (decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998) -:
se non ritenga opportuno, considerata la mancanza dei tempi necessari per la corretta applicazione della norma, data l'oggettiva complessità e la delicatezza del percorso di ridefinizione dei piani regionali di dimensionamento della rete scolastica, assumere le opportune iniziative normative per rinviare i tempi di applicazione della norma stessa.
(2-01231)
«Coscia, Ghizzoni, Bachelet, De Pasquale, Levi, Rossa, Siragusa, Pes, Argentin, Fogliardi, Carella, Barbi, Fiorio, Duilio, Causi, De Biasi, Ferrari, Albonetti, Naccarato, D'Incecco, Bocci, Castagnetti, Colaninno, Gentiloni Silveri, Giulietti, Motta, Oliverio, Laratta, Lucà, Morassut, Sanga, Gianni Farina, Gasbarra, Tidei, Baretta».

Interrogazione a risposta in Commissione:

SIRAGUSA, DE PASQUALE e COSCIA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria - ha ridefinito le modalità del collocamento fuori ruolo del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo all'espletamento dalla funzione docente, ma idoneo ad altre mansioni;
l'articolo 19 ai commi 12, 13, 14 e 15 stabilisce di fatto l'inquadramento coatto del personale docente dichiarati dalla commissione medica operante presso le aziende sanitarie locali permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, nei ruoli del personale ATA;
si tratta di docenti che hanno scelto di continuare a lavorare nella scuola, con mansioni diverse, pur in presenza di riconosciute condizioni di inidoneità all'insegnamento e che svolgono mansioni di supporto alle funzioni istituzionali della scuola, quali il servizio di biblioteca e documentazione, organizzazione di laboratori, supporti didattici ed educativi;
i docenti utilizzati in altri compiti - specialmente nelle biblioteche - hanno partecipato a corsi di formazione e aggiornamento, master, progetti finalizzati al miglioramento dell'offerta formativa e sono in gran parte portatori di specifiche competenze;
tale misura sembra essere funzionale solo ad attuare ulteriori tagli di posti ATA, personale per lo più precario, e costituisce, se attuato, un inaccettabile demansionamento di docenti la cui professionalità è fondamentale per il funzionamento non solo delle biblioteche ma anche delle segreterie scolastiche, sulle quali già gravano pesanti tagli agli organici;
anche sulla base della nota protocollo AOODGPER6626, del dipartimento per l'istruzione, direzione generale per il personale scolastico - ufficio V - del 10

agosto 2011, si è di fatto stabilito che: il passaggio al ruolo ATA non prevede la scelta della sede; l'assegnazione di sede definitiva è attribuita solo a decorrere dall'anno scolastico 2012/2013; al personale che transita nei ruoli ATA viene mantenuto il livello stipendiale mediante assegno riassorbibile che non aumenta fino all'equiparazione con il personale ATA e, per la parte dell'assegno, non è pensionabile; nel ruolo di personale ATA si sarà considerati sani, ovvero idonei alla funzione, e pertanto la normativa riguardante l'idoneità sarà diversa: eventuali richieste di inidoneità ATA dispenseranno soltanto da alcune mansioni; il passaggio al ruolo ATA è irreversibile, ovvero per tali docenti non vi è più la possibilità di reintegro in cattedra in caso di miglioramento dello stato di salute; il passaggio ad altra amministrazione è obbligatorio ma deve essere emanato un decreto per la sua attuazione; fino a quando non vi è il decreto per il nuovo inquadramento si resta docenti fuori ruolo;
non è chiaro tuttavia: quali saranno i criteri (punteggi, precedenze, e altro) per l'assegnazione provvisoria della sede, né quelli per l'assegnazione definitiva; i posti accantonati sarebbero un terzo dei presunti aventi diritto, per cui occorre capire cosa faranno i rimanenti due terzi; bisognerà assegnare i posti rimasti liberi al personale ATA, non è chiaro inoltre come verranno determinate pensioni e liquidazione, come avverrà la formazione in servizio per chi non ha le competenze amministrative necessarie, quanto durerà e come verrà pagata; cosa succederà nel caso in cui un docente passato al ruolo di ATA non fosse più nelle condizioni di svolgere tutte le mansioni attribuite né se si potrà usufruire della mobilità intercompartimentale; coloro che usufruiscono della legge 104 per sé o per un familiare sono inamovibili pertanto occorre definire come tale situazione si concili con l'assegnazione ad una diversa sede nel ruolo ATA o con la mobilità intercompartimentale che dovrebbe essere regolata da apposito decreto di prossima emanazione;
all'interrogante risulta che solo pochissimi docenti in Italia abbiano fatto domanda di passaggio al ruolo ATA;
a Palermo, ad esempio, risulta che tali domande siano solo 20 contro i 52 posti accantonati per il primo anno;
molti docenti inidonei, in attesa dei decreti, si stanno muovendo per chiedere la dispensa, per anticipare il pensionamento e per provare a rientrare nel ruolo docente;
secondo l'interrogante si potrebbero utilizzare i docenti di cui sopra, che già lavorano con competenze utili per il funzionamento delle biblioteche scolastiche, prevedendo quanto si fa in altri uffici e cioè che, sulla base del numero di alunni, dell'entità del patrimonio, dei bisogni dell'offerta formativa e altro, il personale utilizzato, con le competenze acquisite nel tempo, con autoformazione ed esperienza, faccia parte di un contingente che, a richiesta delle scuole, possa svolgere il servizio di responsabile della biblioteca e sia disponibile a formarsi in tal senso;
inoltre, dal momento che un buon numero di personale inidoneo presenta problemi di salute, nei casi più gravi, questi potrebbero essere affiancati, secondo dei criteri che rispettino e privilegino il loro stato e le potenzialità lavorative che ne derivano, l'esperienza maturata e le competenze acquisite;
in molte biblioteche scolastiche c'è un patrimonio pari o superiore a quello di qualche biblioteca pubblica che in alcuni casi rischia di andare perduto per incuria o perché non esiste l'insegnante documentalista -:
se alla luce di quanto illustrato in premessa non ritenga di dover assumere iniziative normative dirette a ripensare a quanto stabilito con il decreto-legge n. 98 del 2011, e definire un ruolo specifico nell'amministrazione per i docenti inidonei;
se non ritenga possibile istituire un contingente di docenti fuori ruolo che, a

richiesta delle scuole, possa svolgere il servizio di responsabile della biblioteca, garantendo continuità e competenza ad un lavoro che, ad oggi, è spesso affidato alla libera iniziativa e a competenze personali non sempre condivise e condivisibili;
se non ritenga altresì di dover chiarire i tanti interrogativi di cui in premessa circa l'inquadramento dei docenti inidonei nei ruoli del personale ATA.
(5-05502)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ROSSA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 13 agosto 1980, n. 466: «Speciali elargizioni a favore di categorie di dipendenti pubblici e di cittadini vittime del dovere o di azioni terroristiche» all'articolo 12, prevede quanto segue: «Il coniuge superstite ed i figli dei soggetti appartenenti alle categorie di cui agli articoli 3, 4, 5 e 11 della presente legge hanno ciascuno diritto di assunzione presso le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici e le aziende private secondo le disposizioni della legge 2 aprile 1968 n. 482 e della legge 1o giugno 1977, n. 285, e successive modificazioni, con precedenza su ogni altra categoria indicata nelle predette leggi»;
la legge 20 ottobre 1990, n. 302: «Norme a favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata» al comma 1, dell'articolo 14, prevede quanto segue: «Il coniuge superstite, i figli ed i genitori dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi in misura non inferiore all'80 per cento della capacità lavorativa, in conseguenza delle azioni od operazioni di cui all'articolo 1 hanno ciascuno il diritto di assunzione presso le pubbliche amministrazioni, gli enti pubblici e le aziende private secondo le disposizioni della legge 2 aprile 1968, n. 482 e della legge 1o giugno 1977, n. 285 e successive modificazioni, con precedenza su ogni altra categoria indicata nelle predette leggi»;
la legge 23 novembre 1998, n. 407 «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata» prevede - all'articolo 1, comma 2, a seguito di molteplici modificazioni - il diritto al collocamento obbligatorio agevolato per: «I soggetti di cui all'articolo 1 della legge 20 ottobre 1990, n. 302, come modificato dal comma 1 del presente articolo (ossia gli invalidi di ogni ordine e grado), nonché il coniuge e i figli superstiti, ovvero i fratelli conviventi e a carico qualora siano gli unici superstiti, dei soggetti deceduti o resi permanentemente invalidi godono del diritto al collocamento obbligatorio di cui alle vigenti disposizioni legislative, con precedenza rispetto ad ogni altra categoria e con preferenza a parità di titoli (ossia per i coniugi ed i figli di soggetti riconosciuti grandi invalidi per causa servizio, di guerra o di lavoro nonché per i soggetti invalidi vittime del terrorismo e della criminalità organizzata è consentita l'iscrizione negli elenchi del collocamento riservato ai disabili esclusivamente in via sostitutiva dell'avente diritto a titolo principale, qualora lo stesso sia stato cancellato dagli elenchi del collocamento obbligatorio senza essere mai stato avviato ad attività lavorativa);
l'interpretazione autentica del comma 2, dell'articolo 1, della legge 23 novembre 1998, n. 407, in materia di applicazione delle disposizioni concernenti le assunzioni obbligatorie e le quote di riserva in favore dei disabili è contenuto nell'atto Camera 2545 Schirru, Fedriga approvato definitivamente al Senato il 23 febbraio 2011, il cui relativo testo unificato prevede all'articolo 1 : «Il quarto periodo del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, introdotto dall'articolo 5, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2010, n. 102, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2010, n. 16, si interpreta nel senso che resta comunque ferma l'applicazione delle disposizioni di

cui all'articolo 3 della legge 12 marzo 1999, n. 68, in materia di assunzioni obbligatorie e quote di riserva in quanto ad esclusivo beneficio dei lavoratori disabili»;
in data 19 ottobre 2010 il Governo, rispondendo all'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-03384 (prima firmataria onorevole Amalia Schirru) ammette che «da una prima lettura combinata delle disposizioni parrebbe discendere che il diritto al collocamento obbligatorio, a favore delle vittime previsto del terrorismo e della criminalità organizzata, nonché dei loro familiari, sia preminente rispetto ad analoghi diritti previsti a favore di altre categorie di soggetti»;
inoltre - nello stesso atto - ritiene opportuno avviare un apposito tavolo tecnico «che avrà il compito di trovare soluzioni idonee a garantire l'uniforme applicazione e operatività della disciplina in materia di collocamento obbligatorio, nonché ogni possibile iniziativa che conduca alla soluzione della vicenda con l'obiettivo di scongiurare inopportune contrapposizioni tra persone che, seppur a diverso titolo, vivono quotidianamente una condizione di fragilità»;
secondo quanto espressamente previsto dal comma 2, dell'articolo 1, della legge 23 novembre 1998 n. 407, tali soggetti godono del diritto al collocamento obbligatorio di cui alle vigenti disposizioni legislative, con precedenza rispetto ad ogni altra categoria e con preferenza a parità di titoli;
per un vuoto legislativo che si è venuto a determinare, è stato precluso ai soggetti appartenenti alla categorie di cui la legge 23 novembre 1998 n. 407 l'unica modalità di concreto esercizio di tale diritto, disciplinato dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, per l'impossibilità di essere ricompresi nei due fondi di riserva ivi previsti: in quella relativo alla quota dell'1 per cento e in quello relativo alla quota di riserva del 7 per cento prevista dall'articolo 3, con esclusione dei soggetti tutelati a seguito dell'approvazione definitiva al Senato il 23 febbraio 2011 del progetto di legge n. 2545 riguardante l'interpretazione autentica del quarto periodo del comma 2 dell'articolo 1 della legge 23 novembre 1998, n. 407, per la quale resta;
sono stati presentati diversi atti di sindacato ispettivo (tra cui la risoluzione n. 7-00528) inerenti al collocamento;
il signor Elio Renzi, orfano del maresciallo dei carabinieri Valerio Renzi, caduto in un conflitto a fuoco con un commando delle Brigate Rosse il 17 luglio 1982 dal 2009 si trova nello stato di disoccupazione in seguito alla ristrutturazione della banca dove era assunto in qualità di impiegato;
il signor Elio Renzi è iscritto nelle liste delle categorie protette della provincia di Milano in qualità di vittima del terrorismo -:
quali iniziative interpretative amministrative intenda assumere al fine di dare concreta attuazione al diritto al collocamento obbligatorio per le vittime del terrorismo, della criminalità organizzata, del dovere e loro familiari, nonché per i superstiti delle vittime del lavoro, così come stabilito a loro espressa tutela dalla normativa vagente con obbligo di assunzione a carico dei datori di lavoro privati e pubblici, in deroga all'attuale blocco delle assunzioni.
(5-05501)

CODURELLI, RAMPI, GATTI, DAMIANO, GNECCHI, BELLANOVA, MATTESINI, SCHIRRU e MOSCA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo una ricerca elaborata dalla II Commissione politiche del lavoro e sistemi produttivi del CNEL, l'Italia continua a discriminare le donne nel mondo del lavoro, pagandole mediamente meno degli uomini, con una differenza di retribuzione fra uomini e donne che si aggira fra il 10 per cento ed il 18 per cento, a parità di qualifica ed impiego;

dallo studio emerge che le più penalizzate sono le donne meno scolarizzate e quelle comprese in una fascia d'età intermedia: per le prime la differenza con i colleghi maschi tocca punte del 20 per cento e resta comunque elevata (15 per cento) anche in presenza del diploma di terza media, mentre, con riferimenti alla classificazione per fascia d'età, le lavoratrici adulte sono le più sfavorite, con un gap del 12,1 per cento, maggiore comunque rispetto alle giovanissime con un differenziale dell'8,3 per cento. Il divario tende invece a ridursi per le lavoratrici in una fascia di età compresa tra i 30 e i 39 anni, con una percentuale retributiva che si riduce al 3,2 per cento;
per quanto riguarda le professionalità acquisite, il differenziale retributivo di genere tende a crescere per i lavori specializzati, e per le professioni impiegatizie e dirigenziali, i cosiddetti colletti bianchi, ove tocca punte superiori al 20 per cento. Una mancata differenza di genere si rileva nelle retribuzioni medie orarie degli operai specializzati (20,6 per cento), degli impiegati (15,6 per cento), dirigenti ed imprenditori (13,4 per cento). Particolarmente elevata è anche la penalizzazione delle donne impiegate in professioni non qualificate rispetto ai loro omologhi di sesso maschile (17,5 per cento). In termini settoriali, si registra una forte differenza nelle retribuzioni medie orarie di uomini e donne impiegati nei servizi finanziari e quelli alle imprese (rispettivamente 22,4 per cento e 26,1 per cento), nell'istruzione e nella sanità (21,6 per cento), nella manifattura (18,4 per cento);
i dati sono in parte noti, ma sempre scoraggianti: a parità di qualifica e impiego, la differenza di retribuzione tra uomini e donne in Italia si attesta tra il 10 e il 18 per cento, fortemente condizionata a seconda del tipo di lavoro e del titolo di studio conseguito. Per i lavoratori dipendenti il differenziale è il più basso con media di 7,2 punti percentuali, con una marcata differenza, però come già detto per le lavoratrici meno scolarizzate e per coloro che possiedono solo la licenza media (20 per cento e 15 per cento);
anche per il Cnel: «Non è più possibile sprecare una forza lavoro qualificata e potenzialmente molto produttiva come quella femminile. La mancanza di politiche di conciliazione costringe le donne ad uscire dal mercato del lavoro, ne impedisce la continuità lavorativa e limita le loro opportunità di carriera. Discriminazioni inaccettabili - conclude il Cnel - alla luce del fatto che le donne possiedono requisiti di formazione e di esperienza analoghi se non superiori a quelli degli uomini»;
come evidenziato da studi recenti, le donne italiane lavorano quasi due ore in più rispetto agli uomini. In conseguenza di queste differenze che traggono origine dalla divisione dei compiti nelle famiglie, le donne investono di meno in quello che serve per competere con gli uomini nel mercato del lavoro, guadagnano meno dei loro compagni e faticano a raggiungere i livelli più alti delle gerarchie aziendali pubbliche e private (a meno di rinunciare alla famiglia, cosa che gli uomini non sono costretti a fare);
in nome della parità, con le recenti modifiche legislative, le lavoratrici del settore pubblico e privato vanno in pensione a 65 anni, come i loro colleghi maschi, ma con uno stipendio più basso ed in genere con una carriera discontinua, che danneggia la progressione salariale (scatti di anzianità e aumenti di varia natura), in quanto, spesso, rientrano nel circuito lavorativo più tardi dopo essersi dedicate alla cura dei figli. Infine, come è noto, la progressione di carriera per le donne è più lenta rispetto agli uomini che vengono sempre preferiti rispetto alle colleghe nelle progressioni di carriera;
in questo momento di crisi e a fronte di scelte operate dall'attuale Esecutivo, è necessario rimettere al centro dell'azione politica e sostenere il tema delle politiche di conciliazione, alla luce dei numerosi tagli apportati alle politiche di welfare, agli enti locali, ai servizi per l'infanzia, alla

scuola, con particolare riferimento al tempo pieno, ai servizi per gli anziani; una situazione, questa, che rischia di allargare maggiormente il divario in termini occupazionali e sul terreno salariale, come ben evidenziato dalla ricerca citata -:
quali iniziative si intendano adottare visto il grosso differenziale salariale di genere all'interno dei luoghi di lavoro, affinché si raggiunga una piena parità nelle retribuzioni tra lavoratori, provvedendo alla rimozione degli ostacoli che limitano la progressione professionale e di carriera.
(5-05504)

Interrogazioni a risposta scritta:

MOSCA, CODURELLI, DAMIANO, BELLANOVA, BERRETTA, BOBBA, BOCCUZZI, GATTI, GNECCHI, MADIA, MATTESINI, MIGLIOLI, RAMPI, SANTAGATA, SCHIRRU, POLLASTRINI, DE BIASI e BRAGA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
secondo notizie di stampa, la Ma-Vib di Inzago, provincia di Milano, che produce motori elettrici per impianti di condizionamento, ha deciso di metter in mobilità le sole lavoratrici, tredici operaie, della società. L'azienda a conduzione familiare, che conta anche 17 lavoratori maschi, ha deciso i licenziamenti dopo che le stesse operaie erano state le uniche lavoratrici dell'azienda ad essere interessate dalla cassa integrazione cosiddetta «singhiozzo» negli anni precedenti;
la decisione del provvedimento di licenziamento delle sole lavoratrici è stata adottata con la motivazione che le donne possono stare a casa a curare i figli e che, comunque, portano a casa il secondo stipendio;
la risposta delle organizzazioni sindacali non si è fatta attendere denunciando la profonda discriminazione perpetrata dall'azienda nei confronti delle lavoratrici, la violazione dei diritti dei lavoratori e delle norme sull'uguaglianza e pari opportunità sia italiane che europee;
la situazione in oggetto si inserisce in un quadro che vede la forza lavoro femminile fortemente penalizzata dalla crisi economica in atto. Il numero delle donne occupate è fermo al 46,4 per cento contro il 60 per cento che si sarebbe dovuto raggiungere ben due anni fa, secondo gli obiettivi stabiliti dall'Unione europea a Lisbona, mentre l'occupazione degli uomini è pari al 68,6 per cento. Preoccupante anche il numero di donne inattive. Oggi in Italia ci sono nove milioni e 679 mila donne che non lavorano e non studiano avendo rinunciato a cercare un'occupazione. Il tasso di inattività che è complessivamente pari al 37,8 per cento fra i 15 e i 64 anni sale al 45,8 per cento se si considerano solo le donne;
allarmanti anche gli ultimi dati pubblicati dall'Istat, secondo il quale nel primo trimestre, del 2011 la disoccupazione giovanile (15-64 anni) è salita al 29,6 per cento dal 28,8 per cento dello stesso periodo del 2010, con un picco del 46,1 per cento per le donne del mezzogiorno;
elemento fondamentale per aumentare l'occupazione femminile è l'ampliamento ai servizi per la prima infanzia, la condivisione del lavoro di cura dei figli, il sostegno agli anziani e ai non autosufficienti. Non a caso fino alla nascita del primo figlio lavorano 59 donne su 100, mentre dopo la maternità continuano a lavorare solo in 43, con un tasso di abbandono del 27,1 per cento;
la crisi economica non ha fatto altro che peggiorare la situazione delle lavoratrici adeguandosi al luogo comune che è meno grave che il posto di lavoro lo perda una donna anziché un uomo, mentre i continui tagli alle spese sociali fino ad ora portati avanti dal Governo, hanno penalizzato proprio quei servizi sul territorio che permetteremo alle donne di essere in parte sollevate dal lavoro di cura -:
se non si ritenga di dover intervenire direttamente, anche attraverso apposita

ispezione, affinché sia fatta luce sull'episodio di cui in premessa;
se non si intenda attivare, in riferimento ad evidente episodio di discriminazione sul luogo del lavoro, l'intervento della Consigliera Nazionale di parità;
se non si ritenga, qualora l'episodio espresso in premessa risulti accertato, che si profili la violazione di princìpi fondamentali del nostro ordinamento costituzionale nonché della legislazione europea e quali provvedimenti intenda adottare al riguardo.
(4-13569)

RAMPI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro è un ente morale cui è affidata la tutela e la rappresentanza di coloro che sono rimasti vittime di infortuni sul lavoro, delle vedove e degli orfani;
l'associazione, con sede centrale a Roma, è diffusa su tutto il territorio nazionale con sedi regionali, sezioni provinciali, sottosezioni, delegazioni comunali e fiduciariati ed ha una consistenza associativa stimabile in circa 440.500 iscritti;
l'ANMIL, sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con i patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei deputati, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del segretariato sociale RAI, ha celebrato il 9 ottobre 2011 la 61a giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro e in ogni provincia italiana sono state organizzate manifestazioni cui hanno partecipato oltre 100.000 invalidi del lavoro, unitamente a sindaci, autorità civili, militari e comuni cittadini;
nell'interesse delle vittime degli incidenti sul lavoro e per garantire ad essi ed ai loro familiari maggiore tutela, sono state presentate da entrambi gli schieramenti politici sia alla Camera dei deputati, sia al Senato della Repubblica, numerose proposte di legge -:
quali iniziative intenda adottare al fine di favorire, per quanto di competenza, l'iter di tali proposte di legge e di fornire una risposta alle importanti tematiche rivendicative promosse dall'Associazione.
(4-13573)

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PARI OPPORTUNITÀ

Interrogazione a risposta scritta:

CODURELLI, POLLASTRINI, DE BIASI e BRAGA. - Al Ministro per le pari opportunità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Ma-Vib è un'azienda che produce motori elettrici per impianti di condizionamento, spiega il sindacato, con sede ad Indago (Milano), e conta 30 dipendenti, in maggioranza operai, di cui 12 uomini e 18 donne;
da notizie apparse sulla stampa si apprende che la suddetta è intenzionata a licenziare, per far fronte alla crisi economica, 13 dipendenti;
la Fiom Cgil di Milano denuncia che il licenziamento menzionato riguarderà solo dipendenti di sesso femminile;
la motivazione della selezione da parte della proprietà, dichiarata anche in sede Api, secondo la Fiom, è la seguente: «Licenziamo le donne così possono stare a casa curare i bambini e poi, comunque, quello che portano a casa è il secondo stipendio» -:
se il Governo non reputi doveroso fare luce sui fatti suesposti e, laddove risultassero confermate le notizie riportate dalla stampa, assumere ogni iniziativa di competenza per sanare quella che si configura come una discriminazione vera e

propria e riparare a quella che all'interrogante appare un'evidente violazione degli articoli 3 e 37 della Costituzione, nonché dei provvedimenti legislativi e di diritto comunitario in materia di pari opportunità.
(4-13564)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO e DI GIUSEPPE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi anni la pesca italiana si è caratterizzata per un andamento fortemente negativo, sia per quanto riguarda il consistente calo del pescato sia per quanto riguarda il rialzo dei costi energetici e di produzione, fattori che, combinati insieme, stanno determinando un grave calo dei ricavi;
la necessità di riequilibrare l'eccessivo sforzo di pesca alle capacità produttive delle risorse rappresenta un presupposto necessario per far uscire la pesca dalle condizioni di crisi in cui versa da qualche anno, con particolare riferimento alla grave crisi dell'Adriatico causata, oltre che dal continuo aumento del prezzo del gasolio, principalmente dalla considerevole riduzione delle catture, in tutto il bacino, specialmente nell'ultimo anno;
ai sensi del Regolamento (CE) n. 1198/2006 relativo al Fondo europeo per la pesca vengono individuati piani di gestione adottati a livello nazionale nel contesto delle misure comunitarie di conservazione per il sostegno finanziario al settore in caso di attivazione della misura di arresto temporaneo delle attività di pesca (articolo 24) ed i piani di gestione locale che siano in grado di contribuire in modo sostenibile ad una migliore gestione o conservazione delle risorse (articoli 37 e 41 del Regolamento);
i piani di gestione offrono la possibilità di pianificare nel medio-lungo termine la ripresa del settore ittico nel quadro delle sinergie consentite dalle strategie e dalle misure previste dalle normative nazionali e comunitarie;
dallo scorso novembre 2010 e per i primi mesi dell'anno, l'associazione Armatori Pesca del Molise, e le organizzazioni di produttori della pesca «O.P. San Basso» hanno partecipato a numerose riunioni tenutesi in molti porti dell'Adriatico, al fine di definire delle comuni azioni da intraprendere per la comune gestione della risorsa ittica;
in particolar modo si è discusso del piano di gestione per la GSA 17 (geographic sub area) zona marina compresa tra Termoli e Trieste;
i temi oggetto di discussione sono stati molteplici: utilizzo di strumenti di pesca meno impattanti sull'ambiente; divieto assoluto di pesca nelle zone di nursery e la ridefinizione delle zone di tutela biologiche anche a largo; modalità dell'attivazione di pesca; determinazione di un «fermo biologico» effettuato in tempi e modalità differenti da quelli attuali -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se sì quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo;
se il Governo intenda assumere adeguati provvedimenti finalizzati all'istituzione di un comitato di gestione della GSA 17 che risulti formato anche da operatori della pesca e della ricerca scientifica ad essa applicata, al fine di addivenire ad una regolamentazione il più possibile condivisa alla luce delle istanze rappresentate dai soggetti concretamente operanti nel settore di riferimento.
(4-13558)

TESTO AGGIORNATO AL 3 APRILE 2012

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
da tempo diverse associazioni di volontariato continuano a segnalare le difficoltà delle famiglie in cui ci sono bambini affetti da gravissime patologie, non curabili presso i normali nosocomi ma solamente in strutture di alta specializzazione;
le famiglie di questi bambini sono costrette non solo a patire gravi danni morali e un notevole stress psico-fisico, ma anche a sostenere viaggi molto gravosi dal punto di vista logistico e soprattutto finanziario;
tali viaggi, quali che siano le condizioni economiche degli interessati, sono totalmente a carico delle famiglie;
i ricoveri per patologie così particolari e delicate sono, solitamente, di media-lunga durata e ripetuti nel tempo;
i sussidi concessi dagli enti locali si rivelano assolutamente inadeguati alle spese che le famiglie devono effettivamente sostenere per il viaggio, il soggiorno e altro;
parte dei sussidi viene erogata a consuntivo e dopo diversi mesi dall'effettiva spesa; spesso le famiglie non sono in condizione di affrontare tali spese anticipando fondi propri e si devono così affidare a forme di solidarietà privata, che non sempre riescono nell'intento di reperire somme adeguate;
il diritto di accesso alla sanità deve essere garantito a tutti i cittadini italiani senza alcuna discriminazione;
le famiglie spesso non sono in grado, autonomamente, di far fronte alle spese connesse a ricoveri di lungo termine in strutture lontane dalle città di residenza;
vi sono inoltre difficoltà oggettive nel gestire i viaggi, i ricoveri e la normale gestione della famiglia, nel caso di famiglie con più figli di minore età;
quali agevolazioni e/o forme di assistenza economica siano previste per coloro i quali devono affrontare ricoveri oltre provincia a causa dell'indisponibilità, nel proprio territorio provinciale, di strutture ospedaliere adeguate, in caso di necessità oggettiva di reparti ad alta specializzazione e se non si ritenga di intervenire attraverso specifiche iniziative, per quanto di competenza, per consentire il libero accesso al sistema sanitario da parte di malati appartenenti a famiglie meno abbienti aventi problematiche gravi ed altamente invalidanti.
(2-01232)
«Vincenzo Antonio Fontana, Barani, Pianetta, Girlanda, Bocciardo, Golfo, Giammanco, Barba, Scalera, Carlucci, Pelino, Dell'Elce, Mancuso, Fucci, Gibiino, Porcu, Ciccioli, Castellani, Tortoli, Testoni, Gava, Bernardo, Antonino Foti, Galati, Minardo, Formichella, Gottardo, Vignali, Scandroglio, Cassinelli, Lainati, Dima, Frassinetti».

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI e MONTAGNOLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
tra le iniziative relative all'e-Health, primario rilievo assume il fascicolo sanitario elettronico quale strumento destinato a consentire un accesso unitario alla storia clinica di ciascun utente del Servizio sanitario nazionale e a favorire così il coordinamento tra le diverse strutture sanitarie nell'assistenza individualizzata al paziente;
in mancanza di una disciplina organica nazionale in materia di fascicolo sanitario elettronico, alcune regioni hanno adottato specifiche disposizioni normative in materia, per cui le esperienze attuative appaiono non sempre coincidenti;

al fine di promuovere un coordinamento tra queste esperienze regionali, il dipartimento per la digitalizzazione e l'innovazione nella pubblica amministrazione, in collaborazione con il Ministero della salute, ha avviato progetti volti a sviluppare e garantire l'interoperabilità del fascicolo sanitario elettronico a livello regionale, nazionale ed europeo, tra i quali si segnala il progetto «IPSE - Interoperabilità nazionale del FSE»;
il 10 febbraio 2011 la Conferenza Stato-regioni ha, inoltre, adottato le Linee guida sul fascicolo sanitario elettronico, che individuano gli elementi necessari per una progettazione omogenea del fascicolo sanitario elettronico su base nazionale ed europea;
ulteriori indicazioni sulle modalità di realizzazione del FSE e di tenuta dei dati in esso contenuti sono inoltre state adottate dal Garante per la protezione dei dati personali, che con la deliberazione recante Linee guida in tema di Fascicolo sanitario elettronico (Fse) e di dossier sanitario, ha definito le garanzie essenziali legate al FSE;
i progetti regionali sul fascicolo sanitario elettronico sono stati finanziati in parte con i fondi FAS per il settore della società dell'informazione (si veda la delibera CIPE n. 17 del 9 maggio 2003), in parte con le risorse previste nel ciclo di programmazione dei fondi strutturali europei 2000-2006, in parte ancora con le risorse assegnate alle regioni nell'ambito del programma straordinario di edilizia sanitaria ed ammodernamento del patrimonio tecnologico del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 -:
quale sia lo stato di attuazione dei progetti regionali relativi al fascicolo sanitario elettronico;
se il Ministro interrogato intenda promuovere a livello nazionale specifiche iniziative in questo settore, specificando come intenda raccordare tali interventi con le attività già intraprese a livello regionale e se sia previsto lo stanziamento di specifiche risorse per il completamento dei progetti regionali ad oggi già in essere.
(4-13562)

PATARINO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i rapporti con le regioni e coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
la Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 4 ottobre 2011, in un articolo dal titolo «Asl Colasanto - choc - "andrò a denunciarmi"» - dava grande risalto all'autodenuncia che il direttore generale dell'Asl di Bari si apprestava ad inoltrare alla procura della Repubblica per «interruzione di pubblico servizio», perché secondo le sue valutazioni la scure della Consulta, abbattutasi sulle stabilizzazioni riguardanti 530 medici e un centinaio di amministratori in tutta la Puglia, sta minando i requisiti minimi strutturali necessari a garantire i livelli essenziali di assistenza. Se non dovesse esserci subito una deroga-ponte da parte della Regione (in attesa di una deroga complessiva da parte del Governo su tutta la partita Puglia) l'Asl di Bari sarà costretta a licenziare immediatamente 114 dirigenti del ruolo sanitario e amministrativo, mettendo in ginocchio tutti gli ospedali della provincia;
in data 7 ottobre 2011, da notizie diffuse dalle organizzazioni sindacali, la direzione generale dell'Asl di Taranto ha annunciato che a fine ottobre non verranno rinnovati i contratti a tempo determinato di 150 operatori sanitari e, a fine anno, stessa sorte toccherà ai 37 contratti a tempo determinato riguardanti i dirigenti medici assunti nel periodo estivo per assicurare i livelli essenziali di assistenza;
tali nuovi licenziamenti fanno seguito ad altri 90 contratti a tempo determinato risolti nel maggio 2011;
sempre, secondo quelle notizie, entro la fine dell'anno, verranno chiusi anche le

attività di screening e il servizio di trasporto per i pazienti oncologici, finanziati con legge n. 662;
inoltre, se sarà approvato dalla regione Puglia il nuovo regolamento sull'organizzazione dipartimentale, come si legge dalla bozza che sta circolando in questi giorni, ci saranno ulteriori ed irrimediabili danni alla sanità pugliese, soprattutto a quella jonica, che vedrà totalmente e ancor più gravemente stravolta la logica di assistenza sanitaria che dovrebbe, invece, essere uniformemente e razionalmente distribuita su tutto il territorio dell'Asl -:
se non ritengano di intervenire, con la dovuta urgenza, valutando l'opportunità di assumere le iniziative di competenza, anche normative, per concedere una deroga al blocco del turn-over e per autorizzare, sempre nel rispetto del patto di stabilità, il ricorso alla mobilità e l'espletamento di nuovi concorsi, almeno per quanto riguarda medici, tecnici sanitari ed infermieri, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza che, al contrario, con un così drastico taglio del personale, nessuno sarà in grado di assicurare.
(4-13563)

PISICCHIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la patologia diabetica, assai diffusa nell'ambito della popolazione italiana, trova nella prevenzione e nell'autocontrollo il più efficace strumento di contrasto e di contenimento;
tale attività di prevenzione trova nel test di controllo della glicemia, facilmente effettuabile dal paziente, il punto di forza, in grado di evitare le pericolose crisi iperglicemiche e ipoglicemiche che possono causare gravi danni all'organismo e comunque provocare condizioni dismetaboliche difficili e lunghe da riequilibrare;
le recenti restrizioni in materia di spesa sanitaria hanno condotto le regioni a tagliare indiscriminatamente i costi, colpendo, così, anche l'aspetto relativo al controllo del diabete;
in molte regioni i pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 con terapia dietetica e con farmaci insulino-sensibilizzanti (vedi metformina) non hanno più diritto alla prescrizione delle strisce, tranne in casi con esigenze dimostrate;
vale la pena di ricordare che si tratta in massima parte di persone anziane, spesso pensionati, che non sono in grado di farsi carico di una spesa, quella delle strisce per il test, che ammonta fino a 30 euro per ogni confezione da 25, considerando, peraltro, l'incredibile variabilità dei costi che fa oscillare il costo unitario da 0,50 a 1,3 euro a striscia;
come si potrà evincere, viene così esclusa una grandissima fetta di pazienti diabetici dalla possibilità di monitorare la propria glicemia, con effetti dannosi sulla salute con la possibile degenerazione della malattia;
anche il risparmio, peraltro, è solo apparente, visto che con ogni probabilità si darà adito ad un incremento della richiesta di analisi nei laboratori, con l'effetto di dilatare anche lo spettro delle analisi e con esso evidentemente anche le spese, senza contare che potrebbe incrementarsi il numero dei day hospital e dei ricoveri di pazienti diabetici non più compensati, con aggravio di spesa assolutamente superiore (un giorno di degenza costa circa 800 euro, 12 scatole da 25 strisce reattive per la glicemia che assicurano un buon controllo per un anno ad un paziente della classe 4 costano alla regione 165 euro) -:
quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per far fronte alla condizione di grave disagio in cui vengono a trovarsi i pazienti diabetici a seguito della drastica riduzione della spesa sanitaria.
(4-13566)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

MARTELLA. -Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con la legge n. 448 del 1998 vengono stabilite le erogazioni di contributi alle emittenti radiotelevisive locali;
per quanto riguarda il 2010, malgrado la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 16 agosto 2011 del decreto ministeriale contenente il riparto regionale dei contributi, a tutt'oggi non risulta erogata alcuna somma alle emittenti locali. Tutto ciò ad oltre un anno dalla presentazione delle relative domande;
questo ritardo aggrava ulteriormente la situazione gestionale ed operativa delle emittenti locali, già pesantemente penalizzate dai tagli di contributi decisi dal Governo;
il settore radiotelevisivo locale è formato da tante aziende che danno complessivamente occupazione ad oltre 15.000 lavoratori di cui circa 2.000 giornalisti;
le emittenti locali garantiscono da trentacinque anni l'informazione sul territorio a livello regionale, provinciale e cittadino: si tratta dunque di un enorme patrimonio che deve essere salvaguardato e sostenuto -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per sbloccare al più presto i contributi alle emittenti radiotelevisive locali già previste per l'anno 2010.
(4-13553)

LO MORO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il passaggio al digitale terrestre in Sicilia rischiano di scomparire molte piccole tv ed emittenti espressione della cultura antimafia;
secondo l'articolo 16 della legge Mammì, i gestori dei servizi radiotelevisivi, sia nazionali che locali potevano gestire il servizio o sotto forma di società lucrative, oppure in modalità comunitaria in assenza di fine di lucro;
come si legge in un'intervista pubblicata dall'AgenParl, l'11 ottobre 2011, il direttore di TeleJato - tv comunitaria, Pino Maniaci dichiara «Il Ministero dello sviluppo economico si è riservato il diritto di assegnare, a pagamento, tutte le lunghezze d'onda del digitale terrestre tranne che per le tre reti RAI, per La7, per Sky e per le società di telefonia mobile, le cui frequenze sono state assegnate gratis. Nell'arco di queste frequenze che verranno assegnate, non si prevede per le comunitarie di diventare operatori di rete»;
con il passaggio al digitale terrestre le piccole emittenti rischiano di sparire, proprio come spiega il direttore Maniaci «Chi si carica di responsabilità per il passaggio a Telejato che ha 308 querele e che è una televisione antimafia, costantemente minacciata? Ci siamo fatti un giro e non ci vuole nessuno. Primo, hanno venduto i canali dal 61 al 69, Telejato è 62 e quindi già mi hanno venduto il canale, poi c'è tutta una serie di difficoltà che non riguarda solo Telejato, ma circa 200 televisioni in tutta Italia. Noi abbiamo costituito un comitato "Siamo tutti Telejato" per fare come testa d'ariete anche per le altre emittenti, hanno aderito da Libera nazionale a tutti i presidi di Libera locale. Abbiamo poi un pool di avvocati che sta valutando l'incostituzionalità della legge e, inoltre, stiamo sollevando il problema anche a livello europeo (...)»;
inoltre con lo spegnimento dell'emittente TeleJato si configura un rischio concreto per l'incolumità del direttore Pino Maniaci e della sua famiglia, sotto tutela da parte dei Carabinieri dal 2008, dopo aver subito il pestaggio da parte di un boss

mafioso e un attentato incendiario alla sua autovettura. Solamente quindici giorni fa sono comparsi sui muri di Partinico varie scritte, «Viva la mafia», «Pino Maniaci sei lo schifo della terra» con una bara disegnata accanto -:
se i Ministri siano a conoscenza di quanto esposto in premessa;
come il Ministro dello sviluppo economico intenda tutelare l'esistenza delle piccole emittenti televisive che rischiano di scomparire con il passaggio al digitale terrestre, favorendo così i grandi gruppi editoriali a scapito delle piccole imprese;
se il Ministro dell'interno sia a conoscenza delle minacce recentemente ricevute da Pino Maniaci e la sua famiglia e come intenda intervenire per la protezione del direttore di Telejato qualora l'emittente sia costretta alla chiusura.
(4-13567)

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Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Di Vizia n. 4-13542, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Beccalossi n. 5-05498, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nola.

L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Rainieri e altri n. 5-05500, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta dell'11 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bitonci.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Codurelli e altri n. 5-05038 del 5 luglio 2011, in interrogazione a risposta scritta n. 4-13564.
interrogazione a risposta in Commissione Mosca e altri n. 5-05040 del 5 luglio 2011, in interrogazione a risposta scritta n. 4-13569.

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ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta immediata in Commissione Di Giuseppe n. 5-05496 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 532 dell'11 ottobre 2011. Alla pagina 24942, prima colonna, dalla riga trentaduesima alla riga trentaquattresima deve leggersi: «resoconto della seduta n. 303 di mercoledì 31 marzo 2010;» e non «resoconto della seduta n.303 di mercoledì 31 marzo 2010 e del resoconto della seduta del 30 marzo 2010;», come stampato.