XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 538 di mercoledì 19 ottobre 2011

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9,40.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Fitto, Franceschini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, La Russa, Madia, Martini, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Polidori, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romani, Romano, Paolo Russo, Saglia, Stefani, Valducci, Vito e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Annunzio della nomina di sottosegretari di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 17 ottobre 2011, la seguente lettera:

«Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data odierna, adottati su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri ha nominato sottosegretario all'interno il senatore Guido Viceconte, il quale cessa dalla medesima carica all'istruzione, all'università e alla ricerca, nonché sottosegretario di Stato all'istruzione, all'università e alla ricerca l'onorevole Giuseppe Galati.
Firmato: Silvio Berlusconi».

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: Modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione (A.C. 4144-A) e delle abbinate proposte di legge costituzionali: Vignali ed altri; Beltrandi ed altri; Mantini ed altri (A.C. 3039-3054-3967-4328).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione in prima deliberazione del disegno di legge costituzionale: Modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione; e Pag. 2delle abbinate proposte di legge costituzionali di iniziativa dei deputati: Vignali ed altri; Beltrandi ed altri; Mantini ed altri.
Ricordo che nella seduta del 18 ottobre 2011 l'Assemblea ha respinto gli identici emendamenti Favia 1.1 e Bressa 1.2, interamente soppressivi dell'articolo 1.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4144-A).

Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta che riprenderà alle 10.05.

La seduta, sospesa alle 9,50, è ripresa alle 10,10.

PRESIDENTE. Avverto che i subemendamenti Favia 0.1.100.4. e 0.1.100.9 sono stati ritirati dal presentatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mantini 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, questo emendamento è la prova più evidente e anche incontrovertibile del nostro impegno emendativo. Come detto, non abbiamo voluto sottrarci ad un confronto nemmeno in un clima sufficientemente ostile alle grandi riforme costituzionali e in un clima politico che, francamente, necessiterebbe di altre priorità per l'economia, il lavoro ed i giovani. Tuttavia, la maggioranza di Governo ha scelto di aprire una fase di disordinata riforma costituzionale, con riforme fatte un po' a pezzi per così dire. Una Costituzione, cioè, rifatta a pezzi, con la parte sui giovani, la parte sulle province, la parte sulla riduzione dei parlamentari, la parte sulla Costituzione economica ed altre ancora sul principio di pareggio di bilancio. Pure in questo clima disordinato e dinanzi a ben altre priorità, non ci siamo sottratti, come Unione di Centro per il Terzo Polo, ad un confronto sui temi della Costituzione economica.
E cosa sostiene questo emendamento con qualche coerenza che va riconosciuta? Che l'attuale articolo 41 della Costituzione, figlio, come sappiamo, di un nobile compromesso tra culture diverse di una stagione improntata alla ricostruzione del Paese, e non solo dell'Italia, e ad una visione piuttosto lungimirante che, oggi, potremmo definire di economia sociale, può essere migliorato con alcuni principi. Due sono i principi che proponiamo con l'emendamento. Il primo è che l'attività economica privata è libera, nel rispetto - e qui vi è la nostra integrazione - dei principi di concorrenza e di responsabilità sociale (responsabilità sociale dell'impresa). Sono due principi che, per dirlo sbrigativamente, sono ben fondati nella realtà economica, culturale, politica del nostro tempo, nella ricerca di paradigmi per il governo dell'economia nel tempo della globalizzazione, dinanzi ai grandi interrogativi che ci vengono posti dalle crisi economiche e finanziarie del 2008 e del 2010. Forse nessuno oggi ha, in questi tempi, certezze di modello culturale dinanzi ai nuovi problemi, ma almeno possiamo dire che il principio di concorrenza è ormai un parametro, un paradigma, che ben può figurare in Costituzione in forza anche di una lunga evoluzione che nasce dal Trattato di Maastricht, dall'Europa, da una legge italiana sulla concorrenza del 1990, e che nasce e si fonda anche sul riconoscimento che della concorrenza è stato fatto, sia pure in modo liminare, nell'articolo 117 della Costituzione con la riforma del 2001. E il principio di concorrenza non è una scelta ideologica, è il riconoscimento di un principio che dovrebbe ispirare le politiche e l'azione legislativa, ma anche l'attività della società e dei suoi gruppi dirigenti a tutti i livelli, la sua stessa cultura.
Una cultura protesa al merito, al dinamismo, a dare spazio ai giovani per ciò che riescono a fare e non perché sono soffocati da gerontocrazie e dagli insider.

Pag. 3

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI. La concorrenza porta più efficienza, tariffe più basse per i cittadini e per le imprese, nonché sviluppo economico perché tende ad esso. Voi ci negate anche questo tipo di modifica. Credo che francamente sia la prova del nostro impegno ma anche del vostro disimpegno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, mi dispiace disilludere il collega ma il nostro impegno ce lo abbiamo messo. Infatti, il principio della concorrenza è stato e verrà recepito - più avanti lo vedremo - in un successivo emendamento e ciò chiaramente è a conoscenza del collega Mantini che partecipa sempre ai lavori della Commissione. Pertanto, gli farà dispiacere che non sia nel suo emendamento, tuttavia accogliamo questo principio in uno successivo. A parte che la questione della libera concorrenza deriva dalle normative europee ma il cambiamento della società e delle attività economiche ha portato questo principio con forza all'interno di tutta la nostra legislazione. Verrà ribadito successivamente. Purtroppo, nella discussione in Commissione, sono stati recepiti altri emendamenti e altri indirizzi che comprendono già quanto affermava il collega con il suo emendamento. Quindi, forse, invece di procedere ad una votazione e cassarlo, quando effettivamente in parte è già stato recepito in altre proposte emendative, si potrebbe anche invitare a ritirarlo così eviteremmo di votare contro una proposta che poi, in seguito, approveremo con un altro emendamento. È un invito che rivolgo all'onorevole Mantini affinché, se volesse ritirare il suo emendamento 1.3, probabilmente faremo tutti più bella figura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'emendamento del collega Mantini per illustrare quale sarà la posizione del Partito Democratico su molti emendamenti presentati in quest'Aula sul provvedimento in esame. Com'è noto il Partito Democratico ha ritenuto che l'articolo 41 e la Costituzione economica non dovessero essere modificati. L'articolo 41, a nostro avviso, ha ancora una straordinaria modernità. È un articolo che ha consentito nel corso di questi sessanta e oltre anni, da quando la Costituzione è stata approvata, di recepire perfettamente le innovazioni di tipo normativo dell'Unione europea: valga uno per tutti il principio della concorrenza. Ha potuto consentire una moderna legislazione Antitrust. È una norma che non ha contenzioso costituzionale proprio perché, per come era stata scritta, per la qualità di quella scrittura, è una norma che si è saputa adattare con il tempo alle esigenze e alle novità dell'iniziativa economica e del mondo dell'economia. Pertanto, il Partito Democratico riteneva importante lasciare l'articolo 41 così com'era stato scritto.
Per tale ragione, molti degli emendamenti, che soprattutto i colleghi dell'opposizione presenteranno e che vedono la nostra condivisione per ciò che vogliono esprimere, per l'apporto modificativo e migliorativo del testo del Governo, per noi sarà occasione comunque di un voto di astensione perché la nostra linea è quella che l'articolo 41 non doveva essere modificato. Questo è uno di quegli esempi. Il collega Mantini introduce, come ha brillantemente illustrato, alcuni principi fondamentali importantissimi quali il principio della concorrenza e il principio della responsabilità sociale, su cui - è del tutto evidente - concordiamo, perché consideriamo meritevoli di approvazione.
Tuttavia, il nostro voto sarà comunque di astensione, perché la nostra linea politica di fondo è quella secondo cui l'articolo 41 non doveva essere modificato. Il Pag. 4Governo ha voluto apportare questa modifica non perché spinto da una necessità reale, ma semplicemente per piantare una bandiera ideologica, per nascondere il fallimento delle proprie politiche sullo sviluppo dietro una bandiera ideologica ed una frasetta che poi, nel corso del tempo, come vedremo più avanti, è stato anche costretto a rimangiarsi.
Per tutti questi motivi, ripeto, il nostro sarà un voto di astensione sull'emendamento in esame come su molti altri emendamenti che i colleghi delle opposizioni hanno presentato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, contrariamente a quanto diceva il collega Vanalli, invitiamo invece il collega Mantini a mantenere questo emendamento, perché non è affatto vero che i concetti contenuti in esso sono desumibili - o comunque lo sono soltanto parzialmente e morbidamente - in altri articoli della Costituzione. Ci è stato detto che sarebbero previsti dall'articolo 2: in realtà l'articolo 2 parla di solidarietà, non di utilità sociale. Era stato ipotizzato e proposto addirittura dal Governo di reinserire il concetto di utilità sociale, ma era stato inserito in un modo surrettizio, nell'ambito di un articolo che peggiora in senso dirigistico l'articolo 41, che - non ci stancheremo mai di dirlo - è un articolo che va conservato, perché è assolutamente equilibrato e di mediazione tra le tre culture che vi erano al tempo della Costituente e che vi sono tuttora, mentre oggi andiamo verso un'imposizione unilaterale di un concetto che non passa nel Paese e non è un concetto taumaturgico che può risolvere i problemi che abbiamo oggi in Italia, che anzi andrebbero risolti in altro modo e che questi vostri slogan tentano soltanto di nascondere. Mi chiedo se ci si credeva o no nel principio dell'utilità sociale che ci è stato proposto di reintrodurre, un principio che declina l'economia sociale di mercato, che è quella che vige in tutti i Paesi più civili e più sviluppati del mondo. Evidentemente no, perché questa mattina in Commissione questo principio è stato tolto, perché non ha funzionato come mediazione, pur essendo frutto di una mediazione esso stesso. Pertanto penso che dovremmo opporci fortemente a questa riforma così come viene proposta dalla maggioranza ed attaccarci come ad un'ancora di salvezza alla vecchia formulazione dell'articolo 41 della Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mantini 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 558
Votanti 348
Astenuti 210
Maggioranza 175
Hanno votato
59
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che i deputati Calderisi e Zinzi hanno segnalato che non sono riusciti a votare, che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che la deputata Zampa ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.

Passiamo alla votazione del subemendamento Bressa 0.1.100.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questo è il primo di una lunga serie di esempi che testimoniano l'incapacità - Pag. 5direi, la totale inettitudine - di questa maggioranza e di questo Governo, di riformare la Costituzione.
L'articolo 41, primo comma, recita: «L'iniziativa economica privata è libera». È bene riflettere su cosa significhi questo. L'iniziativa economica, di cui si parla in questo primo comma, è una cosa completamente diversa dall'attività di cui si parla al secondo comma. L'iniziativa prevista dall'articolo 41, primo comma, è l'atto di investimento del capitale. L'attività è tutto ciò che consegue all'atto di investimento del capitale. Cosa significa questo? Che l'atto di iniziativa - ossia, l'atto di destinazione del capitale e i suoi impieghi - non è limitabile con limiti positivi.
Ricordiamoci questa affermazione: l'iniziativa economica privata è libera. L'iniziativa è libera. Al contrario, all'attività economica privata possono essere imposti anche tutti i limiti che sono funzionali alla protezione dei valori costituzionali e che sono elencati nel secondo comma dell'articolo 41, a cominciare dall'utilità sociale.
Questa è un'altra cosa che dovremmo tenere in grande considerazione durante questa discussione: il principio dell'utilità sociale. Il limite centrale dell'impianto dell'articolo 41 è proprio il limite dell'utilità sociale, in quanto in tale richiamo trova precisa traduzione normativa un progetto di emancipazione personale e sociale che è tracciato dall'articolo 3, secondo comma, della Costituzione.
Colleghi, la Costituzione non ha tentazioni giacobine, non è autoritaria, non disegna un progetto preciso di società e non dice ai cittadini italiani che vivono oggi qual è la società che devono costruire. La Costituzione rifiuta questo, ma afferma che occorre seguire un processo di emancipazione in cui sono tutti impegnati: la Repubblica, vale a dire lo Stato, le regioni e tutti i poteri pubblici, ma, oserei dire, in prima persona, anche i cittadini.
Voi sostituite tutto questo con una frase che non si regge. Mettere ed esplicitare «l'iniziativa e l'attività», significa togliere quella grande capacità di innovazione che l'articolo 41 aveva rappresentato. L'ho detto poc'anzi e lo ricorderò più volte quest'oggi: l'articolo 41 è il primo articolo di una Costituzione economica che separa l'iniziativa economica, la libera iniziativa privata, dalla proprietà privata, rappresentando un punto fermo, un vero caposaldo per le costituzioni contemporanee moderne.
Il collega Realacci ieri ha citato l'articolo della Costituzione tedesca che fa riferimento alla proprietà. Si tratta di un articolo molto più vincolante, ma questo non ha impedito alla Germania di essere il primo Paese manifatturiero in Europa, così come l'articolo 41, nel corso di questi anni, non ha impedito a noi di essere il secondo Paese manifatturiero d'Europa.
Voi, già con questo, smontate un articolo che non dovrebbe essere in alcun modo toccato e lo fate perché volete cambiare la cultura economica che sta alla base della nostra Costituzione. Questo è un grave, gravissimo errore e noi faremo di tutto affinché non riusciate a compierlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, devo dire che condivido una certa buona parte delle argomentazioni del collega Bressa, tuttavia alcune precisazioni sono necessarie.
Innanzitutto, la distinzione tra iniziativa e attività economica è sostanzialmente figlia di una semantica propria dell'epoca storica in cui la Costituzione nacque. Si scrisse «iniziativa» perché, all'epoca, l'iniziativa economica era intesa non nella dinamica delle diverse fasi di iniziativa, attività, controlli e così via, ma in quanto si voleva dire, già allora, che l'iniziativa economica è libera.
Iniziativa e attività: dal nostro punto di vista non c'è quella distinzione che il collega Bressa crede di vedere in tale riformulazione, in quanto anche l'iniziativa economica è condizionata, non solo l'attività. Pag. 6
È condizionata dalla necessità di permessi, di autorizzazioni e così via, così come lo è l'attività nelle modalità di esercizio, penso, ad esempio, a un'industria di vernici che avrà specifiche regole per il rispetto dell'ambiente o a chi esporta armi che avrà specifiche norme di regolazione sull'export e il commercio di questi beni.
Dunque, non vi è questa distinzione in modo rilevante. Devo anche rimarcare che, ribadire in Costituzione che l'iniziativa e l'attività economica sono libere, ma ovviamente anche condizionate dall'utilità sociale, principio a cui noi non rinunciamo, come abbiamo dimostrato in tutte le attività svolte in Commissione e in Aula nel confronto sull'articolo 41, è dire, in un certo senso, un'ovvietà.
Tuttavia, non riteniamo che si debba procedere per vie soppressive. Ci siamo impegnati in un confronto e, dunque, su questo subemendamento ci asterremo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.1.100.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cicchitto, De Girolamo, Lenzi, Capodicasa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 566
Votanti 511
Astenuti 55
Maggioranza 256
Hanno votato
222
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Calderisi ha segnalato che non è riuscito a votare, che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Zampa e Ruben hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Favia 0.1.100.11.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, non siamo intervenuti sulla precedente proposta emendativa soppressiva perché, di fatto, avendo noi dichiarato che guardiamo come a un faro al mantenimento dell'attuale articolo 41, con l'approvazione di questo nostro subemendamento otterremmo il ripristino del primo comma dell'articolo 41.
Crediamo che questo articolo sia frutto di un lavoro molto approfondito, che non è stato svolto in sede di discussione della riforma di cui stiamo parlando. Lavoro che è stato illuminante e molto accurato, durato sei mesi, dall'ottobre 1946 al maggio 1947, con un dibattito molto approfondito, del quale credo sia opportuno far memoria all'Aula proprio per quanto moderno e illuminante.
Diceva il relatore Corbi nella seduta del 1o ottobre 1946: ormai la sottocommissione è d'accordo nel riconoscere alla proprietà privata, nell'attuale momento storico, la sua ragion d'essere, che consiste nell'avere funzione economicamente utile e necessaria. Tutti convengono che la vecchia formulazione del diritto romano non può essere accettata perché in troppo stridente contrasto con la realtà e con le esigenze nuove.
L'una va superando quel vecchio concetto della proprietà privata, le altre esigono che ad essa siano imposte limitazioni non solo per ragioni etiche e politiche, ma anche per motivi economici, produttivistici e di interesse nazionale.
Invito l'Aula e la maggioranza a riflettere sulla modernità di queste parole, perché togliendo il concetto di utilità sociale dell'impresa abdichiamo al principio dell'economia sociale di mercato e andiamo contro una mediazione equilibrata che, come giustamente dicevano i padri costituenti, può avere ripercussioni negative sulla produzione e sull'interesse nazionale.

Pag. 7

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questa invece è una di quelle proposte emendative sulle quali voteremo a favore perché ripristina il testo della Costituzione.
Vorrei cogliere l'occasione per fare una precisazione in relazione a quanto ha detto il collega Mantini poc'anzi. L'atto di iniziativa, cioè l'atto di destinazione del capitale ai suoi impieghi, non è limitabile con limiti positivi. Questo ho detto io prima nel mio intervento. Si possono imporre solo limiti negativi, mentre è all'attività economica privata che possono essere imposti anche tutti i limiti che sono funzionali alla protezione dei valori costituzionali, a cominciare dall'utilità sociale.
Per questo è importante ripristinare il testo originario e cioè: «L'iniziativa economica privata è libera». Attorno a questo ci sono pagine e pagine di dottrina che hanno spiegato quanto sto così brevemente e sommariamente dicendo. Anche in questo dimostrate di non avere alcuna conoscenza della realtà costituzionale italiana. La vostra arroganza vi porta, per un maldestro spirito innovativo e nuovista, a cambiarla. Questo è un errore tragico di cui vi pentirete sicuramente.

GIUSEPPE CALDERISI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, ho chiesto la parola soltanto per segnalare, come ho già fatto presente agli uffici, che nelle prime due votazioni ho votato, ma il mio voto non risulta. La luce si è accesa, mi è stato ora cambiato il dispositivo; però, vorrei evitare che questo succeda di nuovo e che il mio voto non risulti. Questo vale per me, ma invito anche gli altri colleghi a verificare che, se votano, il loro voto risulti agli atti. C'è qualcosa che evidentemente, almeno per quanto riguarda lo strumento della mia postazione, non funziona.

PRESIDENTE. Prego gli uffici di verificare.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.1.100.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

L'onorevole Garagnani ha votato? L'onorevole Tanoni? Hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 560
Votanti 502
Astenuti 58
Maggioranza 252
Hanno votato
219
Hanno votato
no 283).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito a votare e che i deputati Ravetto e Pionati hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lanzillotta 0.1.100.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, con questo subemendamento intendiamo integrare e completare l'affermazione che viene fatta nel nuovo capoverso del primo comma dell'articolo 41 della Costituzione, e cioè che l'iniziativa e le attività economiche non sono libere totalmente e arbitrariamente di svilupparsi separatamente da quelli che sono i valori collettivi della società in cui queste si sviluppano.
Esse devono, invece, informarsi autonomamente, secondo i principi di sussidiarietà e di complementarietà tra pubblico e privato che devono presiedere alla crescita complessiva della società e dell'economia, Pag. 8ai principi dell'economia sociale di mercato, cioè il principio della concorrenza, ma insieme anche il principio della responsabilità sociale, per realizzare complessivamente il modello economico europeo.
Si tratta, peraltro, dello stesso modello che è alla base dei trattati europei che abbiamo recepito nella nostra Costituzione, del tutto diverso dall'approccio dirigistico che, alla fine di questa discussione, emergerà dal testo che ci apprestiamo a votare.
Noi modifichiamo in un senso, o almeno l'intendimento sarebbe quello di accentuare il profilo liberale della nostra Costituzione, ossia non affidare solo alla legge o alla pianificazione l'attuazione di finalità di utilità sociale e di coerenza con l'interesse ed il bene comune, ma investire di questa responsabilità l'autonomia soggettiva di ciascun operatore economico.
Credo che questo subemendamento dovrebbe essere condiviso, per esempio, da tutti gli amici che si richiamano alla fondazione per la sussidiarietà perché esalta esattamente questo principio, cioè il convergere autonomo dei soggetti economici, attraverso la realizzazione della loro attività, a quello che è il bene comune. È un progetto sociale collettivamente condiviso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, siamo ancora nell'ambito del primo capoverso e, quindi, ne approfitterei per ribadire alcuni concetti. Si è discusso qui in Aula sul fatto che l'iniziativa e l'attività economica debbano stare insieme nel primo capoverso dell'articolo 41 della Costituzione. Ricordo a tutti che nell'articolo 41 si parlava soltanto, al primo capoverso, dell'iniziativa economica privata, che era prevista come libera.
Vorrei, inoltre, aggiungere agli argomenti che sono già stati oggetto di valutazione - poi passerò al subemendamento Lanzillotta 0.1.100.17 - che la Costituzione, prima di modificarla, bisognerebbe leggerla e conoscerla bene.
I concetti di iniziativa e di attività economica sono, infatti, concetti completamente diversi. Ciò non si ricava soltanto da un fatto terminologico, dal vocabolario italiano, che ovviamente definisce diversamente l'iniziativa e l'attività, ma si ricava dallo stesso testo, nel suo complesso, dell'articolo 41.
Infatti, il primo comma dell'articolo 41 parla dell'iniziativa economica privata e la definisce, la vuole libera, mentre il terzo comma dell'articolo 41 parla dell'attività economica pubblica e privata e dice che possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Parlando, invece, nello stesso primo comma di iniziativa e di attività, come ulteriore conseguenza, accanto a quelle che sono state già dette e ribadite, vi è che dell'attività economica pubblica non si parla più nel nuovo testo della Costituzione e, quindi, si elimina quel riferimento e quel limite dell'attività economica pubblica che era bene che rimanesse a fini sociali.
Ciò premesso, chiarito pertanto che la nuova formulazione, nonostante il subemendamento Lanzillotta 0.1.100.17, non ci può star bene e ribadito che noi, anche su questo subemendamento, ci asterremo, vorrei fare delle considerazioni sul principio della concorrenza.
L'articolo 41, in realtà, riguarda e fonda la situazione soggettiva di libertà individuale. Il diritto comunitario, le norme del trattato sulla tutela della concorrenza, si esprimono invece rispetto ad un modello di relazioni economiche e sociali. Ciò non toglie che nell'articolo 41, e cioè nel concetto di iniziativa privata libera, sia insito il principio della libertà. Che libertà economica può avere il soggetto, un soggetto privato, se essa non è tutelata anche dal principio della concorrenza libera, non regolata e, quindi, se si è davanti ad un privato che può essere schiacciato dagli altri?
Noi ribadiamo, pertanto, che nell'articolo 41 della Costituzione è già inserito il principio della concorrenza e, del resto, Pag. 9questo non lo diciamo noi, ma lo dice la Corte costituzionale nelle varie sentenze in cui, prima della legge antitrust, si è occupata di tale disposizione; e lo dice lo stesso legislatore che, nella legge n. 287 del 1990 (legge istitutiva dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato), all'articolo 1 dichiara proprio di legiferare in attuazione dell'articolo 41 della Costituzione, a tutela e garanzia del diritto di iniziativa economica.
Ogni altra osservazione mi sembra superflua. Voglio solo ribadire che la Costituzione si muove su principi e deve contenere precetti che consentano poi alla società di organizzarsi e, quindi, non fornisce un modello di società ben definito. Lascia anche all'evoluzione, al diritto comunitario e all'evoluzione dei tempi le regole di mercato. Quindi, tutto questo mi spinge a considerare superfluo per un verso l'introduzione del principio della concorrenza e, per un altro verso, anche leggermente pericoloso. Infatti, sancirlo, considerarlo un precetto può portare a mettere sullo stesso piano i diritti e i precetti che riguardano diritti e libertà individuali con le regole che riguardano il mercato.
Ritengo che i due piani siano diversi e che bisogna regolarli in maniera diversa. Aggiungo - e concludo - che il principio della tutela della concorrenza è già contenuto nella Costituzione. Basta andare, infatti, all'articolo 117, secondo comma, lettera e), laddove, nelle materie riservate alla competenza esclusiva dello Stato, si parla della tutela della concorrenza, che, quindi, è già una regola che lo Stato italiano e la Costituzione italiana hanno assorbito ed è regolata da leggi dello Stato e non ci sembra il caso di insistere sull'articolo 41 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, siamo in sede di riforma costituzionale e di principi di grandissimo rilievo, non solo per il nostro sistema costituzionale, ma anche per il nostro sistema economico, per una visione direi anche culturale della vita e delle cose. Francamente comprendiamo la linea scelta dai colleghi del Partito Democratico di conservare il testo dell'articolo 41 così com'è. Non la contestiamo, ma noi abbiamo scelto una linea diversa: un confronto impegnato - naturalmente con prudenza e cautela - ed ispirato da una sana manutenzione della Costituzione e non certo al suo stravolgimento.
Infatti, manteniamo il principio dell'utilità sociale. Siamo d'accordo su una impostazione che non stravolga l'articolo 41, ma lo aggiorni in qualche punto. Questo subemendamento della collega Lanzillotta, che ha lo stesso contenuto di quello a mia firma discusso poc'anzi, sostanzialmente valorizza - sancendo che le attività economiche si «svolgono secondo i principi della concorrenza e della responsabilità sociale» - due concetti che dovrebbero essere ben condivisi anche dai banchi del Partito Democratico. Insomma, sappiamo che la concorrenza è il parametro stesso dell'utilità sociale in una società dinamica che voglia non fare della concorrenza un mito e neppure un moloch di norme che finiscono per creare il contrario (cioè un eccesso di regolazione).
Ma il principio, almeno il principio di concorrenza e di responsabilità sociale, ben potrebbero trovare ingresso nella Costituzione. Naturalmente avremo altri luoghi, altre sedi e altri modi per proseguire un confronto di cultura politica adeguata a queste questioni. Oggi prevalgono le tattiche parlamentari, però dobbiamo dire che questo voto di non condivisione ci delude.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lanzillotta 0.1.100.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 10
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 372
Astenuti 201
Maggioranza 187
Hanno votato
84
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione del subemendamento Favia 0.1.100.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, con questo subemendamento ci riproponiamo di ripristinare il dettato dell'articolo 41 e quindi di inserire, subito dopo il primo comma, le parole già presenti nell'articolo 41 vigente con riferimento all'iniziativa e alle attività economiche le quali «Non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come ha testè ricordato l'onorevole Favia, qui si tratta di ripristinare il riferimento all'utilità sociale. Sopprimendo il riferimento all'utilità sociale - come invece voi avete intenzione di fare - si elimina qualsiasi aggancio dell'articolo 41 con il fondamentale articolo 3, secondo comma, della nostra Costituzione. In questo contesto, l'articolo 41, secondo comma, della Costituzione, vede nel principio dell'utilità sociale un vero principio fondamentale e si sa che un principio fondamentale non è modificabile in sede di revisione costituzionale, cosa che invece voi vi permettete di fare con la consueta leggerezza di pensiero che non riesce a nascondere l'arroganza di chi non ha rispetto della Costituzione, della sua storia, della sua attualità e del suo futuro.
Se così è - e così è - questa vostra riforma non è solo inutile e non è nemmeno solo sbagliata o pericolosa, ma è proprio illegittima perché viene cancellato un principio fondamentale, che neanche il potere di revisione costituzionale può consentire di fare. Questo è un atto di assoluta e totale gravità di cui dovete assumervi la responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.1.100.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Marini, Sposetti, Pagano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Hanno votato
281
Hanno votato
no 288).

Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che i deputati Bratti e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici subemendamenti Favia 0.1.100.6, Amici 0.1.100.15 e Lanzillotta 0.1.100.18.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei richiamare il contenuto del testo che vogliamo sopprimere.
La grande innovazione costituzionale proposta dalla maggioranza attualmente suona nel seguente modo. Dopo aver previsto che l'iniziativa e le attività economiche private sono libere si prevede che la legge - attenzione non vi è più la garanzia diretta della Costituzione - e solo «la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa e alle attività economiche private se Pag. 11non quando necessario a tutelare i principi fondamentali della Costituzione, la sicurezza, la libertà, la dignità umana».
Prima di tutto vorrei notare che due negazioni affermano, quindi vuol dire che la legge può stabilire tutte le limitazioni richiamate all'iniziativa economica privata, colleghi - ricordate - privata.
Quindi nel caso dell'iniziativa economica pubblica la legge non potrà porre limitazioni a garanzia della sicurezza, della dignità, della libertà della persona. Guardate, questo è uno stravolgimento totale non so quanto involontario della Costituzione perché vuol dire che nell'impresa pubblica non ci potranno essere quei limiti che ci saranno nell'impresa privata, questo è un po' assurdo!
Continuiamo a dire cosa vuole imporci questa ideologica modifica costituzionale, che ieri ho definito non solo ideologica, ma sciatta, inutile e pericolosa e che adesso risulta anche contraddittoria perché si sta vendendo questa modifica come se fosse più liberale e semplificatoria ma non è così. Non è più liberale e semplificatoria perché se nell'articolo 41 della Costituzione c'è una sola volta il richiamo alla legge, con questa modifica lo stesso richiamo alla legge appare per ben tre volte, quindi dopo aver affermato che l'iniziativa economica è libera poi si introducono una quantità di leggi a porre limiti indefiniti ai principi fondamentali.
Ieri affermavo che la norma non è liberale ma è dirigista, giudizio che oggi confermo: se leggete il secondo comma vi apparirà chiara l'impostazione di una logica dirigista perché si toglie l'utilità sociale che i cattolici vollero in Costituente, il riferimento a questo valore che neutralizzasse le regole fredde e spesso ingiuste del mercato. Si toglie così quel riferimento all'utilità sociale che è un caposaldo dell'articolo 41 e si parla di imprecisati principi fondamentali.
Ho chiesto più volte al relatore e al Governo quali siano questi principi. Ho chiesto di indicarmi almeno uno di questi principi fondamentali, mi è stato risposto che c'era anche l'utilità sociale, ma adesso l'utilità sociale è stata formalmente tolta. Allora io mi domando come potremo giudicare compatibile con la Costituzione una serie di attività prima consentite, come i servizi privati di utilità generale, che non avranno più cittadinanza; come potremo offrire incentivi e finanziamenti alle attività d'impresa, non ci sarà più questa logica; cosa ne penserà Confindustria di una norma che impedisce finanziamenti e incentivi alle attività di impresa?
Infine, la pianificazione urbanistica e territoriale: i nostri comuni operano delle scelte attraverso i piani urbanistici e territoriali, non si tratta solo di paesaggi, è anche disciplina di attività economiche sul territorio. Tutte queste attività non avranno più cittadinanza, però quello che resta è che una maggioranza pro tempore, qualunque essa sia, potrà infischiarsene del primo comma che enuncia la libertà e sostanzialmente potrà dettare norme dirigistiche rispetto all'attività dei privati, perché qui, come ho ricordato, si parla solo dei privati. Questo è contraddittorio, voi non volevate funzionalizzare la libertà economica a dei valori comuni come l'utilità sociale, oggi il risultato è deprimente perché abbiamo una doppia funzionalizzazione più pericolosa dei primi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, noi siamo favorevoli all'eliminazione del secondo comma in primo luogo perché è formulato in maniera concettualmente errata; infatti allo stato attuale recita ancora che è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge la quale non può stabilire limitazioni all'iniziativa e alle attività economica private - ma a quelle pubbliche sì - se non quando necessario a tutelare i principi fondamentali della Costituzione. È una cosa orribile inserire in Costituzione la necessità del rispetto dei principi fondamentali della Costituzione stessa; è un concetto che deve essere vigente in re ipsa: la sicurezza, la libertà e la dignità umana. Pag. 12
Quindi, perché declinare soltanto alcuni principi, peraltro sottoponendoli alla regolamentazione della legge, al di sopra dei quali essi dovrebbero stare? Inoltre, siamo contrari perché di fatto questo comma elimina il concetto in base al quale l'attività economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, che è un caposaldo dell'articolo 41 della nostra Costituzione. Vorrei ricordare un concetto che forse abbiamo troppo presto dimenticato ed abbandonato, quello del vecchio quarto comma, ossia che la legge deve indirizzare l'attività economica verso fini sociali, come ricordava bene l'onorevole Zaccaria. Quindi, avremmo una nuova formulazione dirigista e tutta protesa sull'interesse privato e crediamo che questo non faccia bene nemmeno al rilancio di cui l'economia pubblica ha bisogno.
Mi sia consentito in chiusura di leggere ancora poche righe dei lavori del 1o ottobre 1946 dell'Assemblea costituente, in cui si dice che le Carte costituzionali moderne riconoscono l'istituto della proprietà privata solo in quanto essa adempia ad una funzione sociale e non contrasti quindi con gli interessi della collettività e dell'economia sociale. Credo che tutti dovremmo temere molto ben presenti questi concetti per la loro straordinaria modernità, che con troppa leggerezza e superficialità questa maggioranza, che è minoranza nel Paese e che non porterà a casa questa riforma costituzionale, sta tentando di imporre a colpi di maggioranza, che c'è poco solo qui dentro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici subemendamenti Favia 0.1.100.6, Amici 0.1.100.15 e Lanzillotta 0.1.100.18, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 576
Maggioranza 289
Hanno votato
283
Hanno votato
no 293).

Passiamo alla votazione del subemendamento Mantini 0.1.100.13.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, è come se prima avessi parlato di un negativo e adesso parlassi di un positivo. Il subemendamento sul quale intervengo e su cui vorrei svolgere alcune considerazioni ha una caratteristica molto chiara, che non sfugge ai colleghi. Letteralmente, si dice: «Non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». Questo subemendamento naturalmente ci attrae, perché ripristina il secondo comma attuale dell'articolo 41 della Costituzione. Vorrei però che i colleghi, anche quelli distratti, cogliessero le differenze. A volte non sono le parole ad essere pericolose, ma i concetti. L'esordio non è la legge, come vorrebbe fare la maggioranza, quindi attribuendo la signoria di tutto alla legge. Dopo aver detto al primo comma che l'iniziativa economica privata è libera - quindi nessuno può condizionarla, neppure la legge - al secondo comma si dice che essa non si può svolgere - c'è un plurale perché si parla di iniziativa e di attività - in contrasto con l'utilità sociale. Non è la legge che decide, ma è sostanzialmente la Costituzione che pone un paletto assoluto e invalicabile.
Nel testo costituzionale, poi, lo si pone con riferimento, insisto, all'iniziativa economica in generale. Nel testo che voi proponete, invece, si fa riferimento alle iniziative e attività economiche private.
Il punto centrale è quello dell'utilità sociale. Vorrei dire ai colleghi che non hanno seguito il brevissimo, assolutamente insufficiente, dibattito in Commissione affari costituzionali, che sull'utilità sociale vi è stato un balletto della maggioranza che più comico non si potrebbe avere. Sem Pag. 13brava Petrolini: diceva una cosa e poi tornava indietro.
Ci hanno per tre volte proposto di reintrodurre il concetto di utilità sociale; quindi, anche nella maggioranza affiora il dubbio che l'articolo 41, secondo comma, della Costituzione, sia scritto bene. Perché, per tre volte, in tre giorni, ci hanno detto prima che avrebbero reintrodotto l'utilità sociale, poi che l'avrebbero tolta e poi che l'avrebbero nuovamente reintrodotta? Vi domando solo di avere questo garbo per i lavori preparatori, perché poi qualcuno che deve leggere queste norme vi sarà nel Paese.
Ditemi questo: voi, togliendo l'utilità sociale, avete voluto fare una retromarcia rispetto all'impostazione liberale, che diceva che l'economia di mercato non basta con le sue regole, ma ci vuole anche un valore, che è l'utilità sociale, non la funzionalizzazione. Quest'ultima, che c'era nei regimi sovietici, è stata prospettata all'inizio del nostro dibattito costituzionale, ma poi la Corte costituzionale ha detto di no. Voi, adesso, con la nuova formulazione, calpestate l'utilità sociale, ripeto per la terza volta, che vollero tutti i costituenti di matrice liberale e cattolica, fermamente, tutti. Anche Einaudi non negò questo valore!
Invece, voi sostituite questo parametro con un generico riferimento ai principi fondamentali. Ma chi stabilirà quali sono i principi fondamentali? Quale giudice potrà assumere questa responsabilità? Insisto, e concludo: voi non semplificate, perché introducete tre leggi al posto di una. Capovolgete i valori costituzionali e, sostanzialmente, introducete surrettiziamente una norma dirigista e pericolosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che naturalmente ho ascoltato e apprezzato gli argomenti svolti dal collega Zaccaria. Questo subemendamento, che ho presentato con i colleghi Tassone e Compagnon, in effetti reintroduce, secondo una corretta formulazione costituzionale, il principio di utilità sociale, che è necessario in Costituzione, nella regolazione, nell'indirizzo e nello svolgimento delle attività economiche.
Avremo modo di approfondire ulteriormente questo tema, ma voglio dire che l'utilità sociale, in un certo senso, altro non è che l'idea del bene comune a cui tutte le attività, anche quelle economiche, devono ambire. Per noi, il parametro di utilità sociale meglio sarebbe stato accompagnato da quello del principio di concorrenza, che è uno dei fondamentali svolgimenti di una società aperta, dinamica e competitiva, quale quella che vorremmo tornasse ad esserci nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo non solo per condividere le parole dell'onorevole Zaccaria, ma per svolgere una brevissima riflessione. Il concetto di utilità sociale è entrato in tutti i trattati e le convenzioni internazionali. È un concetto acquisito. La discussione in atto è stata espulsa anche dalla destra internazionale. Si tratta di un testo fuori tempo: sembra un volantino datato.
Mai come in questo momento, signor Presidente, dopo la crisi internazionale, l'idea del bene comune e dell'utilità sociale è entrata nel cuore dei costituzionalisti ed ha messo in discussione un'idea di privatizzazione delle Costituzioni e dei rapporti sociali ed umani.
Quindi, veramente, valutate questo testo. È un testo che è in contrasto con ogni convenzione. È un testo sbagliato. È un testo fuori tempo. Io non capisco: sembra qualcosa nato qualche anno fa, alla vigilia della campagna elettorale, e riproposto distrattamente in quest'Aula e in queste ore (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 14

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, ho già detto e ripeto che il limite centrale nell'impianto dell'articolo 41 è proprio il limite dell'utilità sociale. In quel richiamo all'utilità sociale, infatti, trova precisa traduzione normativa un progetto di emancipazione personale e sociale, che è tracciato nell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione.
Voi avete deciso di eliminare tale limite: togliete l'anima all'articolo 41. Guardate, onorevoli colleghi, che il ritorno delle rivendicazioni etiche nella politica economica equivale ad una rinascita della politica economica. La crisi finanziaria globale dovrebbe averci insegnato qualcosa. La crisi fu provocata dal ricorso ad innovazioni giuridiche e regolamentari, che in quella fase apparivano realmente all'avanguardia e che ci hanno portato nella situazione di disastro mondiale in cui ci troviamo.
Voi oggi, modificando l'articolo 41, vi mettete su quella strada. Voglia il Signore che il destino del nostro Paese non sia quello del mondo, per questa vostra insipienza e inettitudine a riformare l'articolo 41 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, il subemendamento punta a ripristinare il secondo comma dell'articolo 41 nell'attuale formulazione della Costituzione ed è sicuramente migliore rispetto al testo che la maggioranza ed il Governo stanno provando a far approvare. In particolare, relativamente al secondo comma, si stabilisce che l'iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale.
Questo è un punto davvero di assoluto rilievo, che credo il Parlamento dovrebbe valutare con grande attenzione, perché il rischio è quello di peggiorare la nostra Costituzione e di renderla non più in grado di affrontare la situazione di difficoltà economica che il Paese vive.
Chi pensa di fare propaganda con il disegno di legge in discussione si sbaglia di grosso e non ha capito che le nostre imprese e le nostre famiglie non chiedono le modifiche, di cui si sta parlando, ma chiedono tutt'altro tipo di interventi. L'articolo 41 va bene così com'è, e tale è il motivo per cui voteremo a favore di questo subemendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, anche io intervengo per esprimere il consenso ed il voto positivo a questo subemendamento, che credo ripristini giustamente la formulazione coerente e originaria della nostra Costituzione, eliminando il rischio che, con la formulazione oggi invece proposta dalla maggioranza, si introduca un elemento di forte preoccupazione e di rischio, anche appesantendo così - lo richiamava bene il collega Zaccaria - una situazione che può produrre molti contenziosi giudiziari e non risolvere assolutamente i problemi.
Tra l'altro non risulta mai che da parte del mondo delle imprese sia stato additato questo concetto fondamentale dell'utilità sociale come una limitazione alla libertà di impresa per lo sviluppo del Paese.
Credo, in conclusione, che questa vicenda dimostri un modo molto superficiale e pasticciato di affrontare la realtà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, anche io sono rimasta sconcertata dal fatto che «l'utilità sociale» entri ed esca dal testo - ovviamente rispetto ai lavori della Commissione - in maniera veramente incredibile. Pag. 15
Ripristinare il testo è sicuramente un vantaggio, però volevo soffermarmi su un concetto. Che cos'è l'utilità sociale? L'utilità sociale altro non è che è un'esplicazione dei principi contenuti nell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione. Quindi è già discutibile che si possa - anzi io credo che non si possa - intervenire con una revisione costituzionale rispetto ad un principio di questo genere.
Il vantaggio del testo del subemendamento è tra l'altro, in conclusione, quello di eliminare il riferimento ai principi fondamentali della Costituzione, contenuto nel testo della Commissione.
È l'unico caso in cui la Costituzione fa un riferimento a se stessa e ai principi fondamentali. L'altro caso è l'articolo 10 della Costituzione ma riguarda lo straniero e quindi opportunamente...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, le argomentazioni addotte dal collega Zaccaria e da altri parlamentari testimoniano una volontà da parte nostra di ripristinare il testo dell'articolo 41 e non lo facciamo solo per un amore, come qualcuno direbbe, di mera conservazione. Credo sia invece opportuno riflettere su un dato che è non solo costituzionale ma anche squisitamente politico. L'articolo 41 nella sua estrinsecazione della Costituente ha questi tre capoversi che sono tutti retti da un elemento armonico che li lega ad altri principi fondamentali della Costituzione.
Quando si vuole intervenire, come si sta intervenendo in questa fase, con un principio che non può esser ammesso, come dice il collega Bressa, nemmeno nella revisione costituzionale - e proprio per questo è illegittimo l'atto che stato compiendo - per eliminare il secondo capoverso ed intorno alla questione dell'utilità sociale, perché ipotizza su questo di riaprire una discussione del rapporto tra pubblico e privato...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Amici. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per aggiungere la mia firma al subemendamento in oggetto e perché voglio ricordare al Governo e alla maggioranza che l'iter parlamentare che è appena iniziato in maniera così lenta e faticosa, in realtà è un iter molto lungo. Ci vogliono quattro letture con una maggioranza qualificata e, quindi, forse la maggioranza e il Governo devono prestare maggiore attenzione anche alle proposte emendative che vengono presentate dall'opposizione.
Voglio inoltre ricordare che, vigente l'articolo 41 della Costituzione, nel nostro Paese c'è stato quello straordinario boom economico negli anni Cinquanta e si è realizzata l'Autostrada del Sole in soli sette anni. Allora, forse, questo Governo, più che cambiare l'articolo 41 della Costituzione, se ci riesce, dovrebbe presentare il «decreto sviluppo».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, il nostro Paese, per quello che questo Governo ha fatto e soprattutto per quello non ha fatto per contrastare la crisi, sta rischiando un avvitamento recessivo pericolosissimo. È assolutamente necessario inserire elementi di crescita e voi proponete, per dare una scossa, di allentare i vincoli dell'articolo 41.
Altri più esperti di me hanno detto della vostra pochezza legislativa. Io vorrei solo dire che il Paese avrebbe bisogno di verità sulla situazione economica del Paese, di responsabilità collettiva e consapevole da parte di tutti, forze economiche e sociali comprese. E voi proponete la solita litania dei «lacci e lacciuoli», questa volta costituzionali? Questo non è governare! Il Governo si sta assumendo una responsabilità grandissima. Dov'è il «decreto Pag. 16sviluppo»? Se non siete capaci, andate via, per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, vorrei rivolgere una domanda agli esponenti della maggioranza: voi che in quest'Aula avete più volte, in occasione della discussione della Costituzione europea, rivendicato la necessità di ricordare le radici cristiane, oggi vi apprestate ad una modifica costituzionale che nega uno dei principi fondamentali del pensiero politico cristiano e cioè l'utilità sociale.
Vorrei davvero mettere in evidenza questo fatto e dire che la discussione in corso sulla riforma dell'articolo 41 della Costituzione è la certificazione del fallimento della politica economica industriale di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Dove stanno le imprese da aiutare? Oggi con il credito sono in crisi! Dove sta la legge annuale per la concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, membri del Governo, mi scuso se non mi soffermo molto sull'articolo 41 perché già altri colleghi ne hanno parlato. Ritengo molto grave la modifica dell'articolo 118 della Costituzione. L'articolo 118, Ministro Calderoli, lo state riscrivendo in questo senso: le regioni, i comuni, e le province potranno svolgere i servizi se i cittadini, singoli o associati, non li svolgono da sé. Questo aprirà conflittualità nella gestione dei servizi comunali in barba al federalismo, e in barba alla capacità della sussidiarietà che parte dal cittadino. Lo ritengo molto grave.
La riforma dell'articolo 41 è una forma di propaganda che dovete garantire nella vostra discussione, quindi lo state pasticciando, non c'era bisogno, e non esce niente di grave. La modifica all'articolo 118 è molto grave e vi invito veramente a riflettere su questo perché state facendo un errore grave nella modifica della Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Anna Teresa Formisano. Ne ha facoltà.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, vorrei sommessamente ricordare al Ministro Romani (che non vedo, ma non è una novità d'altronde, perché abbiamo aspettato tanto tempo per averlo in Commissione e poi ci è venuto a dire che non c'erano fondi per le imprese) che non solo non si sta facendo nulla per le imprese, ma che questo articolo è veramente una mortificazione di quello che è il Parlamento italiano, e di tutto ciò che questo rappresenta.
Allora Presidente, è inutile che ci si affanna da parte di alcuni personaggi a tirare i cattolici per la giacchetta e a dire: siamo noi. Queste sono le prove concrete. Dimostrino con i fatti che al primo posto per le imprese ci deve essere l'utilità sociale, altrimenti come al solito sono chiacchiere (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ai colleghi sensibili all'equilibrio fra i poteri dello Stato vorrei far presente che se sparisce l'utilità sociale, ma rimangono i principi fondamentali della Costituzione (non potrebbe essere altrimenti), si aprirà una controversia infinita tra i giudici che il legislatore in questo modo decide di non governare. La Corte Costituzionale ha già limitato l'ampiezza del principio dell'utilità sociale riconducendolo alla proporzionalità e alla ragionevolezza. Rinunciandovi Pag. 17apriremo un conflitto permanente, mettendo solo nelle mani dei giudici le soluzioni. Del resto, nel testo iniziale il principio era presente, dunque non dovreste avere problemi a votare questo subemendamento per reintrodurlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, volevo provare a declinare il senso di utilità sociale che il Governo ci propone in questo testo: utilità sociale di questo Governo è utilità sociale che non c'è. Si tratta di un Governo che sta paralizzando il Paese, un Governo che non coglie i problemi e le opportunità che ci sono fuori da queste porte. Allora in questa attività di autostruzionismo, che il Governo sta facendo in queste ore paralizzando il Parlamento su un provvedimento che non vedrà mai la luce, credo che ci sia un chiaro specchio di una immagine delle istituzioni che non funzionano, di un Governo che non ascolta. Allora se si vuole parlare di utilità sociale cominciate a occuparvi delle cose che dovete fare. Invece di parlare delle liberalizzazioni e scriverle nella Costituzione, provate a farle.
Provate a utilizzare le leggi che ci sono. Tutto il Governo oggi è qui a non fare nulla, a non pensare ai problemi degli italiani, a occuparsi solo di come tirare avanti un'altra settimana. È scandaloso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, mi chiedo e chiedo alla maggioranza e al Governo se davvero è interesse anche vostro continuare ad alimentare questa contrapposizione nel Paese: i cittadini contro la pubblica amministrazione; il privato contro il pubblico; l'utilità sociale contro l'attività economica. Credo che questo corrisponda ad un'idea di Italia che non solo ha fatto il suo tempo ma ha fatto tanti danni che noi, oggi, siamo in grado di misurare con il basso sviluppo, la conflittualità e la prospettiva di crisi che abbiamo davanti.
Penso che l'Italia debba essere riunita nelle sue forze sane e migliori. Voi continuate a dividerla ed è esattamente il contrario di quello che serve al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, penso che abbia ragione il collega Giulietti, ossia siamo di fronte ad un volantino datato. Nella crisi non è questo quello che chiedono i cittadini; nella crisi, prodotta anche da una finanza senza regole, quello che chiedono i cittadini, le imprese e le istituzioni locali è una scommessa comune che non lasci nessuno indietro, che rilanci l'economia a partire dall'innovazione e dalla qualità dei beni comuni. Prima il collega Zaccaria citava Einaudi il quale, nel dibattito sulla Costituente, ebbe modo di dire: «Il mercato è un impassibile strumento economico, il quale ignora la giustizia, la morale, la carità, tutti i valori umani». Era contro il mercato Einaudi? Assolutamente no, ma sapeva che il mercato deve essere orientato dalla politica, dalle istituzioni e dalle leggi perché faccia il bene comune e voi volete inaridire questa scelta fondamentale che è nell'articolo 41 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, con un certo sconcerto anche oggi assistiamo alla scena di un Governo schierato inutilmente nella discussione causidica di un provvedimento destinato a non vedere mai la luce per il succedersi delle Pag. 18letture necessarie per la revisione delle norme della Costituzione. Credo che molto più utilmente il Governo impiegherebbe il suo tempo ad occuparsi dei problemi del decreto sullo sviluppo e dei veri problemi degli imprenditori, dei cittadini e dei lavoratori. E questa scena francamente, non solo poco condivisibile, ma anche in qualche modo drammatica dell'incapacità e dell'inefficacia della funzione di Governo in questo momento difficile per il Paese, è quanto di più triste e drammatico noi possiamo presentare, non solo ai mercati, ma anche alla nostra comunità. C'è bisogno di un cambiamento e credo debba cominciare anche da questo. Si ritiri il presente provvedimento e il Governo, se può e se vuole, faccia qualcosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, quello in esame è l'ennesimo provvedimento manifesto. Tra l'altro, è la duplicazione di un provvedimento che, in questo momento, è all'esame del Senato e che abbiamo già votato alla Camera, ossia lo statuto delle imprese, provvedimento, quello sì, che avrà, come spero ed auspico, finalmente un esito positivo; questo, invece, è un provvedimento costituzionale che tutti sanno servirà solamente a qualcuno per andare in televisione a dire che qualcosa abbiamo fatto per le imprese. È da un anno e mezzo che in Commissione attività produttive non passa un provvedimento a favore delle imprese e non ci venite a raccontare la solita storiella che non ci sono risorse perché, ad esempio, le liberalizzazione, non solo si fanno a costo zero, ma sono anche foriere di ingressi di risorse per lo Stato. È anche ora che smettiamo, per dare una dignità alla politica, di adottare questi provvedimenti manifesto. Questa maggioranza è andata a chiedere i voti agli elettori con un programma ben preciso che prevedeva la riforma fiscale a favore delle imprese, le liberalizzazioni. Chiediamo dove sono finiti questi provvedimenti e chiediamo a cosa serve ancora la Commissione attività produttive se essa viene ogni volta scavalcata perché, in verità, è sempre la Commissione bilancio che ci viene a dire cosa dobbiamo fare in ordine a settori che non sono di loro competenza. Adesso abbiamo addirittura il Ministro Calderoli che ci viene ad insegnare quali riforme costituzionali sono possibili. Noi vogliamo finalmente che questi provvedimenti vengano attuati e siano realizzati con leggi ordinarie perché solamente in questo modo possiamo riformare e dare respiro alle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, anche sul secondo comma una parte del centrodestra ci pone di fronte ad una questione ideologica, come è stata richiamata dal collega Zaccaria, con un obiettivo non dichiarato. Insomma, una parte di voi ritiene evidentemente intollerabile uno scenario di subordinazione del mercato alle ragioni della politica e dell'umanità, come recita l'articolo 41. È come se la crisi non ci avesse insegnato niente. Ecco perché voterò a favore dell'emendamento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, anzitutto aggiungo la mia firma al subemendamento Mantini 0.1.100.13. Inoltre sottolineo ancora una volta come lo svilupparsi del dibattito su questa iniziativa di legge dimostra che il Governo, la maggioranza, stanno facendo filibustering anziché portare in Aula provvedimenti seri e concreti per il rilancio dell'economia. Abbiamo sentito anche questa mattina nelle televisioni e letto sui giornali che lo stesso Presidente Berlusconi dice che non ci sono soldi, abbiamo tempo, faremo il «decreto Pag. 19sviluppo». Si perde tempo con un provvedimento che va contro l'impostazione di fondo sancita dall'articolo 41 della Costituzione repubblicana oggi vigente cioè l'impostazione dell'economia sociale di mercato. Questa è l'impostazione che vogliamo sia attuata nel nostro Paese e non la deregulation che non produce nuova ricchezza ma povertà e diseguaglianza. Comunque sappiamo che stiamo purtroppo perdendo tempo e facendo perdere tempo al Paese perché questa modifica della Costituzione non vedrà mai la luce (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,30)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Furio Colombo. Ne ha facoltà.

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, è un Governo scaduto come latte avariato, scaduto (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà) fin dal momento in cui è stato bocciato l'articolo 1 del disegno di legge di rendiconto, bocciatura che non può più essere rimediata! Quel Governo scaduto corre il rischio che la sua fotografia, così com'è, con la data di oggi, venga pubblicata sui giornali e in televisione per dire dov'era e cosa faceva mentre ABI, ANIA, Alleanza cooperative, Confindustria e Rete Imprese Italia chiedevano il decreto-legge sullo sviluppo che non può venire perché sono occupati ad una non-cosa che non ha alcun senso per alcuno tranne che un senso distruttivo e di vandalismo nei confronti della Costituzione. C'è una brutta figura in particolare di alcuni, in questo consesso inutile, di Ministri che in questo momento siedono in quest'Aula: mi riferisco al Ministro degli esteri che si è visto passare il Segretario di Stato americano sopra l'Italia e andare direttamente in Libia senza fermarsi e al Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare che si presta ad una modifica che toglierà ogni tutela all'ambiente come sicurezza sociale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,31)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la maggioranza di centrodestra è al Governo del nostro Paese non so ancora per quanto, vedremo quanto saprà reggere il confronto parlamentare dal quale peraltro questa mattina sta rifuggendo su uno dei temi fondamentali sui quali costringe il Parlamento a discutere in modo affrettato.
Questa maggioranza di centrodestra vorrebbe cambiare la Costituzione con una leggerezza che non avrebbe nemmeno chi, con un minimo di senso di responsabilità verso gli altri, volesse modificare il regolamento di condominio. Adesso stiamo discutendo di un subemendamento che intende emendare una riscrittura dei commi, primo, secondo e terzo dell'articolo 41 della Costituzione che la Commissione affari costituzionali ci ha proposto. È un'ulteriore riscrittura affrettata che comporta il fatto che il secondo comma, sul quale interviene il subemendamento, rischia di determinare un ulteriore pasticcio nella scrittura della Costituzione cioè della Carta fondamentale della Repubblica. Questo subemendamento cerca di ripristinare il comma secondo dell'articolo 41 della Costituzione vigente. Credo che da questo punto di vista sia un emendamento che tende a ridurre il danno che il centrodestra sta provocando alla Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, non a caso su questo subemendamento c'è stata una lunga discussione in Commissione affari costituzionale per la sua importanza.
Alla fine, la maggioranza decide di non votarlo, dimostrando in questo modo una Pag. 20perdita di lucidità e soprattutto un'insostenibile distanza ormai, una sorta di spread, tra questa maggioranza ed il buon senso, perché si vogliono, con questa manomissione alla Costituzione, creare le condizioni per un più intenso sviluppo del Paese; ma riprendo quella citazione fatta ieri opportunamente dall'onorevole Mantini tra un articolo analogo della Costituzione tedesca ed il testo del subemendamento Mantini.
Così recita la Costituzione tedesca: la proprietà impone degli obblighi, il suo uso deve al tempo stesso servire al bene della collettività. Il testo del subemendamento Mantini è molto più blando e non accoglierlo significa non andare nella direzione dello sviluppo, ma retrocedere nella direzione di Arcore e di Gemonio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Lenzi. Ne ha facoltà.

DONATA LENZI. Signor Presidente, comprendo che, all'apparenza, tutelare la libertà di impresa non ha un vincolo di valore come quello dell'utilità sociale, ma proviamo a pensare a cosa accadrebbe se una grande impresa, una multinazionale, che viene da fuori, si comprasse la nostra impresa locale, che fa moda, ed il marchio per poi chiuderne lo stabilimento: come la fermiamo? In base a quale principio? Nessuno. Il made in Italy: come pensate di poter giustificare una legislazione di tutela del made in Italy, se non in base ad un principio di utilità per noi e per il nostro Paese? Non è solo un tema di libertà e di tutela della salute individuale, ma è una questione che riguarda gli interessi dell'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, non ripercorrerò le considerazioni che molti dei miei colleghi hanno svolto e che condivido, a cominciare da quella dell'onorevole Zaccaria. Detto questo però, signor Presidente, continuo a non comprendere perché la maggioranza si ostini a discutere in merito alla modifica dell'articolo 41 della Costituzione. Siamo di fronte ad un sistema economico e ad un sistema Paese che è preoccupato, che chiede interventi per la crescita economica. È ormai chiaro a tutti, nel nostro Paese, che anche l'obiettivo di mettere in salvaguardia i conti pubblici, se non riparte l'economia, è difficilmente raggiungibile. Certo, siamo tutti consapevoli che non è sufficiente premere un bottone per rimettere in moto il motore dell'economia, ma fra questo e l'inerzia del Governo ce ne corre. Pertanto, non riesco a capire il nesso tra la discussione sull'articolo 41 della Costituzione - e concludo, signor Presidente - ed eventualmente la necessità di liberalizzazioni, di semplificazioni, della necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro alla rendita. L'articolo 41 che cosa c'entra con tutto questo?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, sottoscrivo il subemendamento in esame perché ripristina un concetto prezioso della Costituzione: quello dell'utilità sociale. Ritengo aberrante il fatto che il Governo e la maggioranza vogliano cancellare questo concetto, ma soprattutto spacciare per modernizzazione questa cancellazione. Tuttavia, vi è una spiegazione: questo Governo, dal suo insediamento, ha perseguito una linea di indebolimento dei diritti del lavoro e dello Stato sociale e questo vuol dire che è un Governo che ha aumentato le norme sulla precarietà del lavoro, ha attaccato le pensioni - nonostante quello che si ostini a dire costantemente Bossi - ed ha reintrodotto una norma che cancella la possibilità di tutelare le donne dal licenziamento in bianco. In sostanza, siamo per un fondamento di patto sociale per il Paese che voi avete cancellato, come avete cancellato la concertazione, e quello che è paradossale Pag. 21è che le imprese ed il lavoro non vi chiedono questa modifica. Dovreste vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, solo il furore ideologico disperato può negare il concetto di utilità sociale. L'utilità sociale non è un'astrazione, è un principio regolatore della moderna economia di mercato. In realtà, con questo atto voi abiurate al concetto fondamentale che riguarda l'impresa: la sua funzione sociale. E nel contempo, abiurate ad un altro elemento fondamentale: il concetto di bene comune, il tema del valore della persona. Vi siete sperticati a negare l'evidenza del convegno recente di Todi, ma la negazione più grande sta in questo atto che state compiendo: lì c'è la vera contraddizione, la vera negazione.

PRESIDENTE. Onorevole Pizzetti, la invito a concludere.

LUCIANO PIZZETTI. Di più: mentre dichiarate questo atto e il Presidente del Consiglio dichiara che non ci sono soldi, state facendo diventare più caldo un autunno che rischia di essere già troppo caldo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, più rileggo l'emendamento e la nuova formulazione, proposta dalla Commissione, di questo articolo, in particolar modo del comma 2 e più mi convinco della necessità di votare a favore del subemendamento Mantini 0.1.100.13.
Non mi è chiaro e vorrei capire dalla maggioranza quale sia il ragionamento che spinge a togliere l'utilità sociale dalla Costituzione per accrescere le possibilità di sviluppo. Siamo esattamente nel contesto contrario. Oggi c'è una bella inchiesta su quanto sarebbe importante per lo sviluppo avere più donne nel mercato del lavoro: ossia, quanto ciò sarebbe utile socialmente e quanto sarebbe positivo per la crescita della nostra economia.

PRESIDENTE. Onorevole Sereni, la invito a concludere.

MARINA SERENI. È un semplice esempio: togliere l'utilità sociale non aumenta lo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, innanzitutto chiederei dove si trovano i Ministri Tremonti e Romani: non vorrei che stessero ancora litigando per la questione «cabina di regia» o «frequenze»; oppure non vorrei che il Ministro Tremonti fosse impegnato al telefono a chiamare i membri del direttorio della Banca d'Italia: una sconcertante e vergognosa campagna elettorale che mette a nudo tutta la sciatteria di questo Governo e, purtroppo, del Paese, così come si presenta oggi in Europa. Spero di no perché sarebbe molto grave.
In merito al subemendamento Mantini 0.1.100.13, rifiutandovi di fare riferimento all'utilità sociale, colleghi della maggioranza e del Governo, dimostrate di non sapere assolutamente che cosa sia il liberalismo. A voi piace spesso parlare di etica. Non so perché. Ne parlate veramente a sproposito e siete assolutamente «mal piazzati» per parlarne.

PRESIDENTE. Onorevole Gozi, la invito a concludere.

SANDRO GOZI. Tuttavia, in economia, l'etica è tradotta proprio con l'utilità sociale e deve limitare la libertà di impresa; in economia è l'utilità sociale che deve Pag. 22limitare, nell'interesse pubblico, la libertà di impresa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, l'articolo 41 della Costituzione è una delle norme più importanti della prima parte della nostra Carta costituzionale e fu redatta in Assemblea costituente attraverso un confronto approfondito, nel segno di un alto profilo culturale, di una grande cultura giuridica e di una forte tensione ideale.
Si giunse, così, a definire un punto di equilibrio tra valori diversi: la libertà di iniziativa economica privata e la solidarietà e l'utilità sociale; il rispetto invalicabile della sicurezza, della dignità e della libertà della persona umana; allo Stato e alla legge fu attribuito il compito di garantire la conservazione e il rispetto di questo equilibrio, soprattutto consentendo che l'attività economica - pubblica e privata - sia sempre indirizzata e coordinata verso finalità sociali.
Oggi volete modificare questa norma per un calcolo meramente strumentale e inaccettabile, senza alcuna dignità di riforma costituzionale.

PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi, la invito a concludere.

TINO IANNUZZI. Non si può, con questo intento, modificare una norma che esprime anche sintesi e chiarezza di valori, e che sta ad indicare come le grandi culture che hanno ispirato la nostra Costituzione seppero scegliere soluzioni di alto profilo e di grande significato, come l'articolo 41 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, il tema è che, poiché non siete capaci di fare nulla di buono (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), siete tutti qui riuniti - Ministri, sottosegretari e leader di partito - per «sfasciare» le poche cose che ancora funzionano in questo Paese: nella fattispecie, l'articolo 41 della Costituzione.
D'altra parte, non è la prima volta che vi occupate di ciò. Mi fa piacere che sia presente il segretario del PdL in Aula, il quale ci annunziò la riforma epocale sulla giustizia. Quella riforma è rimasta nelle sue attese, caro segretario: le Camere sono occupate dalla prescrizione breve, da una parte, e dalle intercettazioni, dall'altra. Questo siete capaci di fare.
D'altra parte, il Presidente del Consiglio, in cinque minuti, come sempre è stato fatto, poteva nominare il Governatore della Banca d'Italia, perché è un suo potere esclusivo, eppure neanche questo riesce ad esercitare, perché siete nelle condizioni in cui siete.
L'unica cosa che ci consola è che, tenendovi qui, perlomeno, fate meno danni al Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, noi vorremmo innovare la Costituzione e stiamo tutti partecipando a un dibattito che potrebbe essere svolto nel 1900, nel 1930.
Abbiamo tutti, qui dentro, sia chi ha scritto questo aberrante articolo, sia chi, come noi, lo contesta, una visione dell'impresa come separata dalla società. La destra ci propone un'impresa autosufficiente, chiusa nei suoi capannoni e assediata dallo Stato e dalla società, mentre noi proponiamo un'impresa che deve restituire qualcosa alla società.
L'impresa moderna vive di società, vive di territorio, mette in valore risorse e conoscenze che non sono sue, ma sono dei territori dove opera, delle università, dei lavoratori. L'utilità sociale è, in primo luogo, l'utilità necessaria a fare impresa, non è una restituzione. Se non capiamo Pag. 23questo non so cosa stiamo votando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.

AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, vorrei sottolineare come oggi vi sia un articolo su la Repubblica nel quale il Ministro Sacconi rivendica un PdL più cristiano. Vorrei sottolineare, a questo punto, come l'utilità sociale faccia proprio parte del corpo di tutta la dottrina sociale cristiana.
Inoltre, vorrei ricordare al Ministro Sacconi e a tutti coloro del PdL che si richiamano a questa grande famiglia, che l'enciclica Caritas in veritate chiede proprio di superare l'obsoleta dicotomia tra sfera economica e sfera sociale: il profitto non può essere in contrasto con la dignità umana; la solidarietà non è una compassione; la centralità dell'impresa nel mercato, come funzione sociale, è per migliorare il benessere collettivo, è lievito nel mercato.
Allora, se credete veramente di far parte di questa grande famiglia, non potete non votare questo subemendamento dell'onorevole Mantini (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, vorrei chiedere di poter sottoscrivere questo subemendamento del collega Mantini, perché eliminare le parole «utilità sociale» mi sembra un azzardo. Non sempre ciò che è bene per le imprese è bene per il Paese. Non necessariamente esiste una corrispondenza così chiara.
Tutta la Costituzione è improntata al favor familiae e al favor societatis. Non capisco perché ciò non debba essere ribadito nell'articolo 41. Le realtà che fanno impresa in Italia debbono rispettare le leggi e la Costituzione: non capisco perché si debbano cancellare in Costituzione parole di questo genere che, tra l'altro, per la prima volta, ma non per l'unica, coniugano solidarietà e sussidiarietà in maniera chiarissima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, ieri, nel mio intervento sul complesso degli emendamenti, avevo annunziato il ritiro dei miei emendamenti soppressivi, i quali avevano l'obiettivo di mantenere in piedi l'attuale impianto dell'articolo 41. Ciò perché pensavo e mi illudevo, forse, in una politica del dialogo.
Invece, vedo che la maggioranza insiste in questa sua volontà di espungere dall'articolo 41 della Costituzione il riferimento all'utilità sociale che è l'unico modo, direi l'unico strumento, per evitare che l'attività economica sia posta in essere dando luogo ad abusi anche normativi che contrastino con l'utilità sociale stessa.
Lo fa oggi in questo tempo che viviamo in cui si evidenziano ancora di più e maggiormente le iniquità nella distribuzione della ricchezza. Davvero, non so come facciano i cattolici all'interno della maggioranza a non capire il valore simbolico di questo riferimento contenuto nella Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, cancellare dall'articolo 41 della Costituzione il vincolo dell'utilità sociale, quale elemento regolatore dell'attività economica, rappresenta un elemento di liberismo lontano dall'economia sociale di mercato.
Sono convinto che l'articolo 41 della nostra Costituzione sia stato scritto con grande equilibrio e puntualità, con la capacità di qualificare in modo solidale l'attività economica. Pag. 24
Più che dal vincolo dell'utilità sociale, lo sviluppo economico è bloccato dalla vostra incapacità e dalla vostra mancanza di idee. Ne è testimonianza la vostra impossibilità di varare il decreto per lo sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.

SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, alle volte ho l'impressione di vivere in un mondo capovolto, perché ho passato anni e anni a discutere con le imprese della utilità sociale e del ruolo sociale del loro mestiere, e oggi mi trovo in Parlamento, dove si vuole cancellare questo ruolo che gli stessi imprenditori tendono ad affermare giustamente.
Credo che siamo veramente fuori da ogni logica e che se, come ho letto da tante parti e come ho sentito dire, vogliamo continuare a fare riferimento all'economia sociale di mercato, l'utilità sociale ne sia il presupposto e il basamento. Tuttavia, non lo inventiamo oggi: se fossimo attenti lettori dell'economia, vedremmo che il tema della relazione sociale come base dell'economia l'aveva già inventato il Genovesi nel Settecento (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, sono tra quelli che pensano che l'articolo 41 della Costituzione, in quanto tale, possa essere anche opportunamente modificato, dando indicazioni maggiori di libertà economica. Però - mi rivolgo al Ministro Calderoli con franchezza padana, se posso - vi sembra davvero il caso di aprire una discussione che è tutta esclusivamente ideologica ed è giusto, peraltro, che sia così, su un articolo della Costituzione che, anche quando mai dovesse arrivare, tra un anno e mezzo, ad essere votato in un modo o nell'altro, non cambierà assolutamente di una virgola le cose? Vi sembra serio...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto, nessun altro ha chiesto di parlare...

PRESIDENTE. A me risulta che il suo sia un intervento a titolo personale. È già intervenuto l'onorevole Raisi per dichiarazione di voto.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Avevo perso l'intervento del collega Raisi. Concludo. Chiudiamola qua, passiamo ad altro, magari al decreto sviluppo. Secondo me, finché non c'è il decreto sviluppo - e da quanto si capisce è «evaporato» - non discutiamo per dignità dell'articolo 41 della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Enzo Carra. Ne ha facoltà.

ENZO CARRA. Signor Presidente, ieri il Presidente del Consiglio ha ammesso che non c'è una lira per lo sviluppo. Allora, continuiamo a parlare d'altro, ce la prendiamo di nuovo con la Costituzione ed eliminiamo l'utilità sociale. Ma che vi ha fatto l'utilità sociale? Qual è l'individualismo, il relativismo etico che vi sta assediando? Qual è il motivo per cui eliminate il riferimento all'utilità sociale da questo articolo della Costituzione, che non sarà votato?
Signor Presidente, oggi il presidente di Confindustria ha ammesso che vi è un bivio tra risposte concrete e polemiche inutili. Ecco, voi continuate a stare sulle polemiche inutili e dannose (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

Pag. 25

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, intervengo per apporre la firma di tutto il gruppo dell'Unione di Centro al subemendamento Mantini 0.1.100.13, che è ora in esame. Chiedo a tutti i parlamentari, sia del centrodestra che del centrosinistra, di valutare attentamente questo subemendamento.
Stiamo parlando di utilità sociale; questo tema è strettamente collegato al tema della sussidiarietà. Tutti noi stiamo dicendo che la sussidiarietà è una strada necessaria per riattivare la crescita in questo Paese e, mentre diciamo questo, cancelliamo l'utilità sociale dalla Costituzione.
Credo che non possiamo continuare a dire delle cose nelle piazze e a farne altre in Parlamento, perché così non andremo mai da nessuna parte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Libè. Ne ha facoltà.

MAURO LIBÈ. Signor Presidente, anch'io vorrei riportare l'attenzione su questo subemendamento. Infatti, nel Paese stiamo parlando di unità, di rilancio e per parlare di rilancio tutti, a parole, parlano di coesione. La coesione significa anche mantenere un'utilità sociale, nel senso economico naturalmente, rispetto a tutte le attività che si svolgono in questo Paese.
Dunque, se vogliamo costruire, abbiamo bisogno di fare in modo che l'orologio funzioni tutto nello stesso modo, che sia sincronizzato. Dare un'utilità sociale alle attività che si svolgono in questo Paese vuol dire questo: o lo facciamo, altrimenti parliamo a vanvera (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere, a nome dei deputati del gruppo Alleanza per l'Italia, questo subemendamento e per sottolineare che questo è uno dei cardini, dei principi fondamentali dell'economia sociale di mercato, che non può essere cancellato dalla Costituzione perché è già inglobato attraverso i trattati europei e perché qualcosa di molto diverso è applicato alla Costituzione economica dall'articolo 3, che ha una sua specifica valenza.
Quindi, aderiamo a questo subemendamento e lo sottoscriviamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che vorrei sottoscrivere questo subemendamento e che voterò a favore dello stesso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, intervengo semplicemente perché vorrei fare presente a tutti i colleghi, anche a quelli che non hanno seguito il testo, che l'emendamento 1.100 della Commissione fa riferimento ai principi fondamentali. Non si tratta di un parametro di poco conto, il riferimento ai principi fondamentali rappresenta un parametro molto vasto.
Rispetto all'utilità sociale, intanto essa è in qualche modo ricompresa nei principi fondamentali, mentre fare riferimento solo all'utilità sociale è un parametro forse troppo vago.
Quindi, vi è un riferimento ai principi fondamentali che comunque rappresenta un ancoraggio molto significativo e credo che sia sufficiente perché negli articoli della Costituzione che riguardano i principi fondamentali è anche ricompreso il principio dell'utilità sociale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

Pag. 26

DAVID FAVIA. Signor Presidente, prendo la parola con riferimento all'intervento dell'onorevole Calderisi. Infatti, questa è una cosa di cui abbiamo parlato abbondantemente in Commissione. A parte che sentire affermare nell'Aula della Camera dei deputati che, in qualche modo, il concetto di utilità sociale è ricompreso nei principi fondamentali è - come dire - concettualmente discutibile. La realtà è che non è vero.
Infatti, voi fate riferimento all'articolo 2, dove si parla in una parte di solidarietà, ma se i costituenti hanno deciso di approfondire e di declinare, come dite voi, tra i principi fondamentali vaghi, il principio di utilità sociale e di responsabilità sociale vuole dire che un bisogno c'era, come in effetti c'è.
Quindi, se questo concetto è, come dite voi - e non è vero - ricompreso tra i principi fondamentali, per quale ragione andare a toglierlo? Probabilmente, c'è un motivo del tutto ideologico e, quindi, non venite a blandire l'Assemblea e a raccontare una cosa non vera, perché ci stiamo scontrando proprio su questo principio.

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, vorrei chiarire che l'eliminazione della locuzione «utilità sociale» si rende necessario in quanto abbiamo introdotto, nell'articolo che oggi modifica il secondo comma dell'articolo 41, il richiamo ai principi fondamentali della Costituzione.
Rispondo al collega Favia, ma anche a tutti i colleghi che hanno in qualche modo strumentalizzato questa frase, quasi che a loro stia a cuore e ad un'altra parte politica no. Mi consenta, probabilmente sta più a cuore a noi che non a loro, con una differenza (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)... Se mi fate finire, però... è inutile che strilliate come oche, perché non serve (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

TERESA BELLANOVA. Ma come si permette?

DONATO BRUNO, Relatore. Vorrei che fosse chiaro che questo principio sta a cuore a tutta l'Assemblea. Se mi fate finire, poi avrete possibilità di replica.
Quando noi ci siamo rifugiati dietro il richiamo ai principi fondamentali della Costituzione, è chiaro il riferimento agli articoli da 2 a 12 della Costituzione.
Leggo a qualcuno, al quale forse sfugge, il secondo comma dell'articolo 3 della Costituzione. Infatti, qualcuno fa riferimento all'articolo 2, ma non è solo quello il principio fondamentale. Anzi, se proprio andiamo a leggere la Carta costituzionale e soprattutto le sentenze della Corte costituzionale, si dà un rilievo maggiore al secondo comma dell'articolo 3 rispetto a quella che è la portata delle altre norme. Lo leggo: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Questo è il motivo per cui abbiamo ritenuto che non potevamo introdurre solo «l'utilità sociale», ma tutti i principi fondamentali della Carta.
Scusi se chiedo un po' di tempo ai colleghi, ma ricordo a tutta l'Assemblea che il richiamo dei principi fondamentali comprende l'articolo 2 della Costituzione, che leggo a tutti: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
Credo che questo sia bastevole, e anche l'intervento che è stato svolto dal collega Calderisi (Commenti del deputato Colombo)... Ma mi faccia finire, abbia pazienza... Ma non faccia sempre il disturbatore!

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, si rivolga alla Presidenza.

Pag. 27

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, mi interrompono ogni volta. Quando gli altri parlano ho il massimo rispetto. Esigo da lei che anche gli altri rispettino me.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, invito i colleghi a non interromperla, ma invito anche lei a rivolgersi alla Presidenza.

DONATO BRUNO, Relatore. Anche perché quello che sto dicendo credo possa valere come atto preparatorio, atteso che quando si parla di riforma costituzionale quanto sta avvenendo in quest'Aula conta moltissimo.
Quindi, quella dizione è stata eliminata perché si ritiene - da parte di coloro che hanno steso la norma e mi auguro che l'Assemblea la approvi - che vi sia il richiamo di tutti i principi fondamentali, dall'articolo 2 all'articolo 12, in particolare quelli che ho letto in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, vorrei interloquire con il presidente Bruno e con l'onorevole Calderisi. Non sfugge a nessuno, presidente Bruno, che l'operazione che state facendo non è un'operazione equivalente. Tutti gli articoli della Costituzione sono vincolati al rispetto dei principi fondamentali, tutti gli articoli, non è necessario prevederlo espressamente in questo caso, è pleonastico quello che avete scritto. Non è senza motivo se avete deciso di sopprimere all'articolo 41 il riferimento all'utilità sociale: c'è una ragione specifica che non osate dichiarare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo). È quell'utilità sociale che dà fastidio. Pertanto, consentitemi di rivolgermi al segretario, onorevole Alfano, e a tutti quelli a cui stanno a cuore i principi della dottrina sociale della chiesa, di cui tutti sono soliti parlare e a cui tutti fanno riferimento.
La locuzione «utilità sociale» è frutto della cultura che ha prodotto l'ideologia dell'economia sociale di mercato. Non a caso questa locuzione è prevista nella Costituzione italiana e in quella della Repubblica tedesca. Se voi oggi sopprimete questa locuzione fate una scelta ben precisa, una scelta politica ed ideologica, prendete le distanze dall'economia sociale di mercato.
Pertanto, mi rivolgo ai tanti colleghi cattolici che stanno nel Popolo della Libertà e che non condividono l'operazione che state facendo: alzate la voce, non rassegnatevi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro per il Terzo Polo), non possono cambiare le cose se continuate ad essere ubbidienti anche di fronte ad assurdità, come quella che si sta consumando in questo momento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adornato. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, ho stima delle capacità dialogiche e dialettiche del presidente Bruno, ma questa volta non mi ha convinto perché, se fosse vero quello che il presidente Bruno ha testè dichiarato, non ci sarebbe motivo di aggiungere nell'emendamento presentato, dopo il riferimento alla tutela dei principi fondamentali della Costituzione, il riferimento alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana, guarda caso tutti principi già contenuti nell'articolo 41 che si vuole modificare, tranne uno. Infatti all'articolo 41, oltre alla libertà, alla sicurezza e alla dignità umana è contenuto il riferimento all'utilità sociale. Quindi, si è voluto fare un'operazione chirurgica: mantenere gli altri tre principi ed eliminare il principio di utilità sociale.
Ho l'impressione che alla base vi sia una confusione grande dei colleghi della Pag. 28maggioranza, che scambiano il principio dell'assistenzialismo, che probabilmente vogliono combattere, con il principio dell'utilità sociale. Colleghi, state facendo un errore drammatico perché l'utilità sociale non c'entra nulla con l'assistenzialismo! Io non so se Bagnasco e Todi abbiano voluto dare una spallata alla maggioranza, ma so che oggi la maggioranza dà una spallata a Bagnasco e a Todi (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, credo che quanto sto per dire sia stato ampiamente detto. Comunque, vorrei fare delle riflessioni anche su questa proposta emendativa e su questo articolo. Vorrei rivolgermi proprio al presidente Bruno, noi abbiamo discusso più volte in questi giorni proprio sulla questione dell'utilità sociale ed anche un'area della maggioranza aveva dedicato ad essa qualche attenzione. Confondere l'articolo 1 o l'articolo 2, che si riferisce alle persone, con la funzione sociale nel campo dell'economia rispetto a quella che deve essere una prospettiva sul piano della giustizia sociale, è frutto di confusione, ma soprattutto di una visione parziale delle cose, che crea grande sospetto.
Perciò anch'io faccio un appello ai colleghi dell'area della maggioranza a riguardare queste cose perché il costituente, quando ha previsto la funzione sociale, non era un folle o un pazzo e aveva già presenti il primo e il secondo articolo della Costituzione che aveva licenziato (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, vorrei però anche informare l'Aula di quello che è avvenuto ieri. Su questo subemendamento ieri abbiamo ritenuto che la Commissione si sarebbe dovuta riunire - cosa che ha fatto questa mattina - perché da parte del relatore c'era stata una proposta di riformulazione. Per un fatto tecnico, la riformulazione non poteva essere fatta per cui si è riunito il Comitato dei nove questa mattina, ovvero la plenaria, atteso che si tratta di una riforma costituzionale, e si è deciso da parte della maggioranza che questo termine non poteva essere inserito nella parte conclusiva dell'articolo, appunto come diceva il collega che mi ha preceduto «(...) da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana» e aggiungevamo la locuzione che il collega Mantini aveva stabilito.
Purtroppo il collega Mantini - che, da quello che ho sentito adesso da qualcuno, mi pare sarebbe dell'avviso di aggiungerla - ha ritenuto questa mattina di non accogliere questa riformulazione; se vi è la disponibilità da parte del collega Mantini e da parte degli altri deputati che sono intervenuti nel rivedere questa posizione, cioè di aggiungere come detto, credo che noi in Commissione possiamo ritornare a discuterne (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Un attimo solo, abbiate pazienza!
Io sto riferendo quello che è avvenuto questa mattina perché credo che sia giusto che l'Aula ne abbia contezza, se invece la posizione del collega Mantini è nel senso di non voler accogliere la riformulazione del suo subemendamento nel senso che ho testé indicato, cioè di aggiungere, al capoverso secondo comma dell'emendamento 1.100 della Commissione, le parole «, l'utilità sociale», allora il parere è contrario. Quindi non vi è da parte della maggioranza la volontà di escludere o meglio specificare l'utilità sociale, si ritiene di poterla inserire lì, mentre il collega chiede un'altra cosa.
Se la posizione, ripeto, del collega Mantini e del gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo è di rivedere la loro posizione, credo che possiamo riunirci anche brevissimamente perché se ne possa discutere. Pag. 29Laddove questo non fosse possibile, quanto ho detto vale come parere contrario a questo subemendamento, ma non è un problema che può essere addebitato alla maggioranza.

PRESIDENTE. Abbiamo una delicata questione procedurale, ho dato la parola al presidente Bruno per un'importante precisazione e lui si è attenuto strettamente al suo ruolo di presidente nel fare la precisazione, però ha aggiunto una proposta e siamo in sede di dichiarazione di voto, ovvero in una fase in cui io in via del tutto eccezionale, se non ci sono obiezioni, darei la parola all'onorevole Mantini per replicare alla proposta che è stata fatta, e poi anche all'onorevole Giachetti. Prego onorevole Mantini, brevemente.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, per il vero lei non era a presiedere ieri ma questa parte l'abbiamo già affrontata nel pomeriggio, abbiamo già dato una disponibilità alla riformulazione, i lavori si sono interrotti, stamani alle nove abbiamo ripreso i lavori della Commissione, non c'è stata alcuna disponibilità né alcuna riformulazione diversa, non ci sono emendamenti su questo punto da parte della maggioranza e ciò per un motivo politico preciso: perché la maggioranza, pur in materia di Costituzione, sta subendo un altro diktat dalla Lega Nord Padania, questa è la pura verità. Io rifaccio appello ai molti parlamentari liberali, cattolici, democratici della maggioranza perché la Costituzione non venga usata per la propaganda elettorale. Naturalmente andremo avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Mi sembra di capire che l'onorevole Mantini non chieda un'interruzione della seduta e suggerisca di andare avanti.

ROBERTO GIACHETTI. Non possiamo, siamo in dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. L'ho detto io per primo, onorevole Giachetti, che siamo nella fase delle dichiarazioni di voto.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Vorrei dire al Ministro Calderoli che, se interviene, riapre la discussione. È consapevole del fatto che intervenendo riapre la discussione?

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Benissimo, in tal caso le do la parola. Onorevole Giachetti, poi toccherà a lei.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, non credo che rispetto ad un problema del genere il punto sia se riaprire o meno la discussione. Credo che la soluzione del problema in questo momento vada al di là dei tempi. Nella giornata di ieri, mi ero riservato di esprimere un parere rispetto ad una riformulazione che introduceva, alla fine del secondo comma, le parole: «e dell'utilità sociale», perché non vi era stato un accoglimento rispetto alla proposta del presidente e relatore Bruno. In questo senso, ho espresso quella perplessità, ma io stesso in Commissione avevo dato la disponibilità a ragionare di nuovo sull'utilità sociale.
È evidente però che, a fronte della richiesta del relatore di una riformulazione che introduce il concetto dell'utilità sociale, se non c'è la disponibilità a farlo da parte del presentatore, non vedo come si possa esprimere un parere in questo senso. Così stante le cose, perché mi sono testimoni tutti i colleghi che l'hanno vissuto con me in Commissione, il Governo è disponibile, proprio perché ha recepito questa proposta, a presentare, a propria firma, un subemendamento che aggiunga, alla conclusione del secondo periodo, dopo le altre clausole, anche l'utilità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

Pag. 30

PRESIDENTE. Onorevole Calderoli, il Governo ha sempre facoltà di presentare subemendamenti. Se lo vuole fare lo faccia, ma adesso dobbiamo andare avanti.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei dire innanzitutto che siamo in dichiarazione di voto su questo subemendamento e temo che sia difficile adesso poter interrompere le dichiarazioni di voto per fare una dichiarazione su un altro subemendamento. Nei limiti del possibile, la pregherei, esauriti gli interventi, di andare al voto su questo subemendamento. Vorrei ricordare al presidente Bruno - perché qui dentro è utile dire le cose come stanno - che la riformulazione non è stata possibile perché la Presidenza della Camera ha stabilito che quello che sarebbe dovuto arrivare come intervento sul subemendamento Mantini doveva essere un emendamento sostitutivo del testo.
Lei stamattina insieme alla maggioranza, in modo anche abbastanza energico, ha detto che non c'erano margini da parte della maggioranza per correggere quel testo e che quindi si sarebbe andati al voto. Se voi adesso vi rendete conto che cinque minuti dopo non siete in grado di garantire quello che avete duramente voluto cinque minuti prima, fatevene una ragione, ma questo non è un circo. Adesso si deve votare il testo che voi non avete voluto cambiare con l'unico strumento possibile in Commissione, non attraverso artifici, che sapevate benissimo che non si potevano realizzare, perché la riformulazione non esisteva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore! Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intanto sono molto grato ai colleghi per questo segno di apprezzamento. Evidentemente sono argomenti che danno loro fastidio e mi fa piacere quindi poter prendere la parola. Signor Presidente, mi rivolgo al presidente Bruno, osservo che nel testo che abbiamo esaminato ieri - nel testo proposto dalla maggioranza - c'erano le parole utilità sociale. Con un emendamento proposto stanotte, esce l'utilità sociale. Ma come hanno detto moltissimi colleghi, questo è un punto cruciale, perché nelle discussioni dell'Assemblea costituente questi articoli furono formulati con una riflessione che coinvolgeva il mondo laico, il mondo cattolico e il mondo socialista. Allora, l'utilità sociale si può togliere o lasciare, si può trovare un punto di equilibrio, ma non si può fare con un emendamento fatto tra le 9 e le 10 di sera.
E non si può poi sentire dal presidente della Commissione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)... scusate, non si può sentire dal Ministro leghista o dal presidente della Commissione che, se siamo d'accordo, reintroducono il concetto di utilità sociale, perché questi concetti non si possono stiracchiare in questa maniera!
Sospendiamo la discussione su una materia così delicata. Diteci cosa pensate fino in fondo e poi andiamo al voto con una chiarezza dal punto di vista dell'impostazione. Presidente Bruno, chiedete la sospensione dell'esame di questo testo, perché non siete nelle condizioni di presentare qualcosa di meditato.

ANTONIO DI PIETRO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, vi è un elenco di iscritti a parlare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, mi perdoni, non voglio entrare nel Pag. 31merito, però vi è stato un fatto nuovo in questo momento. Il Ministro Calderoli ha chiesto di avere la possibilità di una riflessione su come scrivere questa parte della riforma costituzionale. Qui non stiamo giocando su quanti voti possono prendere loro o quanti possiamo prenderne noi, non stiamo giocando (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)... perdonatemi, voi fate il vostro gioco e io faccio il mio intervento!
Sto dicendo che il momento è delicato, perché stiamo discutendo se e come cambiare la Costituzione. Non mi pare che questo meriti il giochino di vedere se loro vanno sotto o vanno sopra di un voto, perché stiamo parlando del futuro del Paese, stiamo parlando della democrazia nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
Su questi temi non si possono fare giochetti del tipo: questa volta freghiamo la maggioranza, questa volta freghiamo l'opposizione. Adesso facciamo andare al voto questi signori e diciamo che non vogliamo metterli in condizione di presentare un subemendamento. Può darsi che vinciamo noi, perché loro vanno sotto. E se vincono loro? Rimaniamo fregati noi, ma, per il gioco nostro, rimane fregata la Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Per questo, invito a riflettere su ciò che ha detto il Ministro. Egli chiede una rivisitazione del tema, magari in Commissione. Io sono disponibile a rinviare tutto in Commissione, perché stiamo parlando di cambiare la Costituzione, non di fare un «emendamentino» che serve soltanto per giocare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Di Pietro, come lei sa, questa Presidenza non è interessata a giochetti per un voto in più o in meno; è invece interessata al rispetto rigoroso del Regolamento. Siamo in fase di votazione e in sede di dichiarazione di voto non abbiamo la possibilità di ricominciare da capo la discussione, né di cercare più di tanto ulteriori mediazioni.
Le mediazioni possono emergere soltanto da un convergere di volontà, attraverso atti che sono consentiti dal Regolamento. Il Governo ha il diritto, in qualunque momento, di proporre emendamenti. Do notizia all'Assemblea che all'emendamento 1.100 della Commissione, al secondo comma, il Governo propone un subemendamento che prevede: dopo le parole «la dignità umana», aggiungere le seguenti: «, l'utilità sociale».
Questo subemendamento verrà messo ai voti dopo il subemendamento dell'onorevole Mantini. Questa è la regola alla quale devo rigorosamente attenermi.

PINO PISICCHIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, per la verità, quando avevo chiesto la parola, il contenuto del mio intervento avrebbe avuto un altro orientamento e un'altra direzione. Ho preso atto che, attraverso il percorso della richiesta di intervenire sull'ordine dei lavori, si riesce a dire qualcosa di più. Ne prendo atto per il futuro.
Vorrei sommessamente dire a quest'Assemblea che sarebbe utile, di quando in quando, andare a rileggere il dibattito dei padre costituenti, ovvero dell'Assemblea costituente, che si occupava delle medesime cose di cui ci stiamo occupando oggi con questo attivismo e con questa tendenza all'iperproduzione normativa nell'area della Costituzione, che è una cosa sacra, che andrebbe maneggiata davvero con grande attenzione e con grande circospezione. Capiremmo, infatti, forse, rileggendo quegli atti, che non vi era né distrazione né aura rutilante, ma c'era confronto di culture, confronto di idee, confronto di posizioni politiche che trovava momenti di convergenza in cui è nato l'atto meraviglioso, grande e straordinario che è la Costituzione. Pag. 32
Ogni alinea e ogni articolo trovavano una propria ragione nel contesto. Se perdiamo di vista il contesto, evidentemente non ci troviamo più. Allora il senso di quel richiamo ai fini sociali è quello che dà contenuto e significato a tutto il resto, cari colleghi. Quindi, la manomissione in tale direzione diventa davvero letale e svuota di significato tutto il resto.
Sono del parere che le regole vadano rispettate. Il Presidente della Camera Buttiglione in questo momento ci ha ricordato che esiste un Regolamento e che noi dobbiamo attenerci ad un Regolamento e, quindi, andiamo avanti su questo punto. Dopo potremo anche immaginare di considerare utile una riflessione più profonda su quello che stiamo compiendo, ma se rompessimo anche questo momento, con un'effrazione nello schema regolamentare, credo che non compiremmo un gesto particolarmente utile per quest'Assemblea.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, intervengo dopo il Ministro Calderoli, sapendo che siamo in fase di votazione, per ripetere in modo sommesso un invito, non voglio dire un appello. Mi rivolgo anche al presidente Bruno. Ci siamo infilati, come era previsto, in una discussione tutta ideologica e raffazzonata per ragione di tempi, non per ragione naturalmente di qualità degli interventi. Stiamo cercando di fare una norma in fretta e furia, sapendo di fare, in un momento in cui servirebbero cose concrete, un qualcosa che non lascerà traccia nei mesi a seguire nella vita concreta degli italiani.
Io torno a dire: ma come possiamo stare a discutere, confrontandoci con argomenti serissimi su questioni serissime, come quella dell'utilità sociale che può essere vista, accolta o rigettata da tanti punti di vista, improvvisando una discussione in cinque minuti che non serve a nulla, se non abbiamo nemmeno il «decreto sviluppo» a portata di mano (Commenti dei deputati dei gruppo Popolo della Libertà)?
Eh no! C'entra! C'entra! È inutile che, mentre arriva l'iceberg, come ci è stato detto, stiamo a discutere della sala Vip del Titanic su cose astratte, mentre nessuno sta spostando la nave dalla rotta dell'iceberg!
In secondo luogo, vorrei dire, onorevole Bruno, che ad agosto in pompa magna (Commissioni riunite a Ferragosto) avevamo deciso, con un accordo molto ampio, che sul pareggio di bilancio si poteva e si doveva opportunamente intervenire, perché quello è un dato concreto che può riverberare positivamente sulla crisi italiana. Avremmo dovuto portare quello in Aula. Mentre siamo a discutere, lo avete già smontato tre volte. C'era la frase di Tremonti come architrave e avete tolto anche l'architrave. Siamo seri! La situazione è seria!
Io chiedo, signor presidente Bruno, che si torni in Commissione e si arrivi in Aula quando è possibile una discussione fattiva, non una contrapposizione ideologica che non è stata ancora stemperata, come sarebbe necessario prima di arrivare in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, alla luce del dibattito che si è venuto a sviluppare, soprattutto dopo l'intervento del Governo che ha presentato un subemendamento, credo che il dovere della Commissione sia quello di approfondire questo aspetto che già l'Aula ha contribuito molto a chiarire e chiedere pertanto una sospensione dei lavori e la ripresa del dibattito alle ore 16, per dare la possibilità alla Commissione di poter valutare il subemendamento medesimo.
In via subordinata, la richiesta che avanzo è quella di accantonare, eventualmente, gli emendamenti e i subemendamenti Pag. 33all'articolo 1 e procedere con l'articolo 2, in maniera che alla ripresa, alle ore 16, saremo nelle condizioni, convocato il Comitato dei nove e, nel caso di specie, il plenum della Commissione, di approfondire questo aspetto.

PRESIDENTE. Presidente Bruno, vediamo se ho capito bene. Lei propone di sospendere la seduta e di riprendere alle ore 16, in modo da dare anche il tempo per contatti informali che mirino a trovare una soluzione concordata e consensuale. In via subordinata, lei propone di accantonare questo emendamento...

DONATO BRUNO, Relatore. Tutti i subemendamenti, signor Presidente, e gli emendamenti all'articolo 1, e di continuare con l'articolo 2.

PRESIDENTE. Quindi lei propone l'accantonamento di emendamenti e subemendamenti relativi all'articolo 1 e di proseguire con l'articolo 2, ciò in via subordinata.
Devo avvisare l'Assemblea che ho anche avuto la richiesta di mettere ai voti la proposta di rinviare in Commissione il provvedimento. Ho dovuto riassumere perché sia chiaro.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo sulla proposta del presidente Bruno che mi sembra assolutamente condivisibile e che va nel senso delle parole dell'onorevole Di Pietro che invito anche gli altri colleghi a valutare con attenzione, perché stiamo parlando di una modifica costituzionale, ma c'è una disponibilità importante del Governo che credo non possa essere accantonata. Per cui anche per noi va bene chiedere in via prioritaria la sospensione della seduta ed in via subordinata l'accantonamento dell'articolo 1 e delle relative proposte emendative e proseguendo con l'articolo 2.

GIAN LUCA GALLETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, credo che questo che stiamo affrontando sia il punto cruciale di tutta la revisione costituzionale che stiamo operando sull'articolo 41. Non credo che un problema di questa rilevanza possa essere deciso in tre ore di sospensione o addirittura con un accantonamento di dieci minuti. Un problema di questo genere richiede che l'intero disegno di legge venga rimandato in Commissione per tornare in Aula quando le cose saranno chiare per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico e Futuro e Libertà per il Terzo Polo) su tutti i punti, perché qui è in discussione la natura del cambiamento che stiamo realizzando.
Quindi formalizzo la proposta di rinvio del provvedimento alla Commissione competente (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, l'onorevole Galletti ha già anticipato la proposta delle opposizioni. Il lavoro di questa mattina lo dimostra: siamo di fronte a una materia delicata, a una «bandiera» che il Governo e la maggioranza hanno impugnato in maniera inconsapevole, dimenticando peraltro che una modifica costituzionale in terza e quarta lettura richiede una maggioranza assoluta dei componenti e quindi è del tutto improbabile che la maggioranza abbia la forza di portare a compimento questo provvedimento, e lo stato confusionale in cui sono questa mattina su una materia Pag. 34così delicata - lo ha dimostrato l'intervento del Ministro Calderoli - dovrebbe portare a una scelta di buon senso, quella di bloccare qua il provvedimento.
Per questo motivo noi accettiamo la proposta di accantonamento del Presidente Bruno e immediatamente dopo sottoscriviamo la proposta dell'onorevole Galletti, votiamo il rinvio in Commissione e vediamo cosa ne pensa l'Aula.

PRESIDENTE. Non sono convinto di aver capito bene. Lei, onorevole Franceschini, sottoscrive la proposta di accantonamento?

DARIO FRANCESCHINI. Il presidente Bruno ha proposto l'accantonamento dell'articolo 1 e delle relative proposte emendative. Allora noi possiamo anche accogliere la proposta di accantonamento dato che siamo in fase di dichiarazione di voto. Ho invece dei dubbi che si possa votare il rinvio in Commissione mentre stiamo per votare un subemendamento. Allora accettiamo la proposta di accantonamento, e immediatamente dopo proponiamo il rinvio in Commissione dell'intero provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Franceschini, abbiamo precedenti di rinvio in Commissione deciso nella fase delle dichiarazioni di voto, per cui ho la facoltà (ed è quello che intendo fare, vista la proposta dell'onorevole Galletti) di mettere ai voti per prima la proposta più lontana dal corso degli eventi già prefissato, come prescrive peraltro il Regolamento. Successivamente - a meno che non ci sia un consenso - metterei ai voti le proposte via via più vicine alla prosecuzione regolare, «normale», dei nostri lavori.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, se ho ben capito (chiedo scusa perché c'è un po' di confusione in Aula) la posizione del presidente Franceschini è quella di accettare l'accantonamento, però mettere anche in votazione la richiesta di rinvio in Commissione. Sottolineo che c'è un elemento contraddittorio in tutto questo, nel senso che se si accetta l'accantonamento evidentemente il problema in relazione all'articolo 1 si accantona, e poi si procede con le votazioni sull'articolo 2.
A questo punto mi sembra più ragionevole ancora la proposta di prima istanza del presidente Bruno, che peraltro è relatore del provvedimento, di procedere con una sospensione intanto per verificare quale e quanto margine ci sia per addivenire ad un punto di incontro tra le diverse forze politiche, tra i diversi gruppi parlamentari sugli aspetti del provvedimento che si propone di accantonare, sospendendo così la seduta per riprendere alle 16, ed eventualmente a quell'ora, qualora non si fosse trovato un punto di incontro, procedere con i nostri lavori in base alle proposte che ci sono.
Credo che le parole dell'onorevole Di Pietro siano state di un buon senso esemplare. Tra l'andare a scontrarci in questo momento su una votazione «all'ultimo voto», su chi tra i colleghi è in Aula o chi non è in Aula, dunque all'ultimo voto su una questione procedurale in relazione al rinvio in Commissione o meno (che non è stato ancora maturato da nessuno, ma c'è una proposta in tal senso che aleggia), e invece decidere la sospensione dei lavori per l'approfondimento del testo, credo che in questo contesto quest'ultima opzione rappresenti la strada prima, anche perché viene proposta dal presidente della Commissione che è anche relatore di questo provvedimento.
In secondo luogo sottolineo come accettare l'accantonamento di fatto includa l'idea di andare avanti e non quella di mettere successivamente in votazione il rinvio in Commissione del testo. È una soluzione di buon senso accedere alla prima richiesta del presidente Bruno, quella della sospensione dei nostri lavori, anche perché ci approssimiamo alle 13, orario in cui più o meno è possibile solitamente chiudere la seduta antimeridiana. A questo punto arrivare alle ore 16, Pag. 35dopo il question time, probabilmente permetterebbe a tutti di avere le idee più chiare su come procedere, e magari di non dover addivenire ad un voto procedurale sul percorso di questo provvedimento. Infatti non escludo che possa trovarsi un'intesa, come è giusto quando si tratta di provvedimenti che attengono non solo alle leggi di questo Paese ma - in questo caso - alla nostra Carta fondamentale.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, le sono debitore di una risposta. Non spetta alla Presidenza giudicare della ragionevolezza della sua proposta. Questa proposta può essere accolta solo nel caso in cui esista su di essa una unanimità dell'Aula e, a meno che non cambi la posizione dell'onorevole Galletti e dell'onorevole Di Pietro, e mi sembra di capire anche dell'onorevole Franceschini dopo il chiarimento che c'è stato, non è facoltà della Presidenza accedere alla sua richiesta.
Quanto alla contraddizione fra rinviare il provvedimento in Commissione e prevedere la sospensione o anche rimandare l'esame del provvedimento al Comitato dei nove, proprio per questa ragione il Regolamento e la prassi prevedono che si metta in votazione prima la proposta più distante dalla continuazione dei lavori e, poi, via via quelle che, invece, si avvicinano di più, in modo che l'Assemblea possa esprimersi liberamente su questo tema.
Se l'onorevole Galletti chiede la parola per fornire ulteriori valutazioni, gliela concedo, altrimenti devo mettere ai voti la proposta del medesimo onorevole Galletti. Onorevole Galletti, intende intervenire?

GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ripropongo la proposta che ho fatto prima, ossia di rinviare l'intero provvedimento in Commissione, perché l'argomento che stiamo trattando è la natura del provvedimento stesso. Non possiamo andare intorno a quello senza rivedere l'intera impostazione del provvedimento.

PRESIDENTE. La proposta Galletti, anzi, più esattamente Di Pietro e Galletti, perché è stata formulata prima dall'onorevole Di Pietro e, poi, dall'onorevole Galletti, rimane in piedi. Prima di metterla ai voti, abbiamo bisogno che si esprima un deputato a favore e un deputato contro, a meno che l'Assemblea non rinunzi all'unanimità.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intendo esercitare il diritto di esprimere la contrarietà su questa proposta, anche perché, in base a quello che avevo capito, l'intervento dell'onorevole Di Pietro non era tanto stato sul rinvio in Commissione, ma era una riflessione - ripeto, si tratta del mio modesto avviso - di buon senso sul fatto che fare una conta, anche su un voto procedurale, su un provvedimento di questo genere forse ha poco senso. Infatti, rinviare adesso questo testo preclude la possibilità di continuare a confrontarci sul merito in Aula. Credo che non ne guadagni di per sé il dibattito.
È una scelta che l'opposizione intende fare malgrado ci sia stato, da parte del Ministro, un intervento, nel corso del dibattito, e la presentazione di un subemendamento che viene incontro ad una questione posta dai colleghi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo e da altri colleghi che si sono accodati a tale proposta, anche sottoscrivendo il testo del subemendamento a firma del collega Mantini. Credo che, a fronte di questa disponibilità del Governo, sarebbe stato logico accedere ad una sospensione dei lavori e ad un esame, all'interno del Comitato dei nove, di queste proposte, anche per verificare il testo.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 12,45)

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ripeto che noi stiamo per votare una richiesta di rinvio in Commissione senza che nessuno abbia visto, esaminato e discusso la proposta che il Governo, a firma del Ministro Calderoli, ha depositato all'attenzione dell'Assemblea. Credo, quindi, Pag. 36che in questa richiesta di rinvio vi sia, per alcuni aspetti, tatticismo e, per altri, anche un atteggiamento di merito, pregiudiziale alla proposta del Governo che non viene di fatto esaminata. Credo sia doveroso in prima battuta esprimere, a nome dei gruppi di maggioranza, una contrarietà a tale proposta, perché sarebbe stato assolutamente pacifico, lineare, ragionevole e serio accedere alla sospensione richiesta dal presidente Bruno. Vedo, tra l'altro, che, anche al banco del Governo, stanno avvenendo interlocuzioni, immagino in relazione alla proposta che stiamo affrontando.
Signor Presidente, se su ogni proposta che arriva all'attenzione dell'Aula dovessimo trovarci a svolgere diverse votazioni procedurali per il rinvio in Commissione - che ricordo è stato votato anche nella giornata di ieri -, ci troveremmo a dover andare avanti su queste votazioni procedurali.
È evidente, signor Presidente, che nel contenuto la proposta del Ministro Calderoli (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico)... se mi viene concesso di esprimermi, signor Presidente, siamo in una situazione piuttosto caotica. La proposta del Ministro Calderoli, come si evince leggendola, poteva venire incontro anche alle proposte del collega Mantini, che - vorrei sottolinearlo - hanno trovato condivisione in maniera anche trasversale nell'ambito dell'emiciclo; tuttavia credo sia un errore, nel senso che, forse, per primo il collega Mantini avrebbe dovuto dare a se stesso e al proprio gruppo e ai propri colleghi l'occasione di esaminare la proposta ed il testo depositato dal Ministro (Dai banchi del Partito Democratico si grida: Basta! Tempo!). Ritengo che questo sia un modo lineare...

GIANCLAUDIO BRESSA. Basta! Basta!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Baldelli di concludere il suo intervento. Onorevole Baldelli, ha ancora quaranta secondi di tempo.

SIMONE BALDELLI. La ringrazio, signor Presidente. Intendo peraltro utilizzarli tutti e quaranta.

PRESIDENTE. È un suo diritto.

SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente. Credo che questo sarebbe stato il modo più lineare, più sereno e pacato di procedere. Purtroppo, ci troviamo per la seconda volta da quando abbiamo iniziato ad esaminare questo provvedimento a votare una richiesta di rinvio in Commissione che, qualora dovesse essere accolta dall'Assemblea, certamente non sarebbe una vittoria per nessuno perché esaminare i provvedimenti è il nostro specifico dovere, anche confrontandoci nel merito con un dialogo se si vuole serrato, duro, che non deve mai andare sopra le righe ma credo che questo sia il nostro dovere (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del provvedimento.
(È respinta).

La Camera respinge per 12 voti di differenza.
È stata avanzata una proposta di accantonamento da parte del presidente Bruno.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, se non ricordo male, chiedo aiuto anche al Presidente Bruno e alla Presidenza, la prima richiesta, rispetto alla quale la proposta di accantonamento è soltanto una subordinata, era quella di sospendere i lavori sino alle 16. Quindi, signor Presidente, poiché nel porre in votazione si procede normalmente dalla proposta più distante a quella più vicina al proseguire Pag. 37i lavori, sarebbe, forse, più opportuno porre in votazione la proposta di sospensione.

PRESIDENTE. Presidente Bruno interviene in tal senso?

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, in effetti, considerata la proposta emendativa presentata dal Governo, ho chiesto se si potevano sospendere i lavori per riprenderli alle ore 16. Altrimenti, in via subordinata ho chiesto l'accantonamento.

PRESIDENTE. Quindi presidente Bruno, la proposta principale è quella di sospendere fino alle ore 16?

DONATO BRUNO, Relatore. Sì, signor Presidente. Questa era la mia prima richiesta e poi vi è quella subordinata a cui lei faceva riferimento.

PRESIDENTE. Su questa proposta i gruppi come si esprimono?

GIANCLAUDIO BRESSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, accogliamo questa richiesta, ma vogliamo sottolineare un fatto di particolare gravità: questa mattina in Commissione si aveva la possibilità di affrontare nel merito la questione ed è solo per un problema interno alla maggioranza che, questa mattina, durante i lavori della Commissione, non si è potuto fare quello che adesso tardivamente e solo dopo il dibattito dell'Aula vi accingete a fare. Ciò sta a significare che, di fronte ad un provvedimento così delicato, il vostro stato di confusione è totale. Continuare a cambiare la Costituzione in uno stato di confusione di questo genere è pericolosissimo. Noi accettiamo la sospensione, sperando che possa essere foriera di qualche capacità supplementare da parte vostra, di serietà rispetto ad un tema così delicato.

PRESIDENTE. Tutti i gruppi concordano sulla proposta di sospensione fino alle ore 16, se ho ben capito.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, mi era parso di capire che il Governo avesse presentato un subemendamento al testo della Commissione.

PRESIDENTE. È in distribuzione.

ROBERTO GIACHETTI. Sì, ma vorrei sapere se lei pensa di concedere dei tempi anche ai gruppi per intervenire su tale materia.

PRESIDENTE. Essendo un subemendamento le ricordo che, a sua volta, non è subemendabile.

ROBERTO GIACHETTI. So che non è subemendabile, infatti le sto chiedendo se sia possibile concedere un tempo aggiuntivo ai gruppi per poter eventualmente intervenire con ulteriori subemendamenti, esattamente come interviene il Governo.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, lei sa che in questi casi la Presidenza non concede tempi aggiuntivi.
Sospendo a questo punto la discussione, che riprenderà dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,55).

FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, ho letto le dichiarazioni che ha riportato oggi un quotidiano nazionale del Ministro La Russa, il quale è intervenuto in risposta ad una presa di posizione che sia i nostri colleghi senatori del Partito Democratico sia noi stessi qui alla Camera abbiamo proposto: ossia intendiamo sapere Pag. 38la ragione per la quale si reputa non necessario un passaggio legislativo per confermare quello che viene ribadito, cioè che la missione della NATO in Libia continua; di fronte alla nostra richiesta di chiarimenti sul punto, l'onorevole La Russa avrebbe risposto, stando al quotidiano la Repubblica, che non c'è bisogno, perché i nostri aerei sono fermi.
Io penso - e mi rivolgo in questo senso anche a lei, signor Presidente - che il Parlamento davvero non si possa acconciare ad accettare risposte di questo genere, perché le trovo offensive, sviliscono il ruolo e la funzione del Parlamento. Non si può davvero liquidare così una questione che, dal punto di vista di principio e giuridico, è molto chiara: la missione aveva una data di scadenza e questa data di scadenza è stata superata. Questa missione continua, così ci dice la NATO e così l'Italia intende operare, operando cioè nel senso indicato dalla NATO. Occorre un passaggio parlamentare, proprio perché il fatto di ribadire tutto ciò a proposito della missione non appartiene soltanto ad un calcolo di carattere economico, posto che naturalmente il fatto che siano fermi gli aerei non comporti spese aggiuntive per le navi (le nostre navi sono impegnate in quel quadrante) e posto che questo non comporti altre spese di carattere generale. È abbastanza ridicolo metterla così, mi rendo conto. Mi rendo anche conto che ciò nasce dal fatto che il Governo non vuole riaprire la questione sulla quale con la Lega ha aperto un contenzioso. Infatti, come sappiamo tutti, la Lega aveva ribadito che la missione non doveva superare la fine di settembre, non ci poteva essere il rifinanziamento della missione. Siamo ad una necessità di proroga, occorre un passaggio legislativo, il Governo non può ignorarlo e non può nascondersi dietro ad un dito.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,57)

FRANCESCO TEMPESTINI. Da questo punto di vista, chiediamo che il Governo venga rapidamente a dare risposta alla nostra interrogazione e a ciò che abbiamo proposto in tal senso con questo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, intervengo anch'io per sollecitare la risposta ad un'interrogazione, rivolta al Ministro Tremonti, che è legata a quanto è stato ieri battuto dalle agenzie e oggi riportato dai giornali: mi riferisco al sequestro, presso Unicredit, di 245 milioni di euro per un'ipotesi di maxi frode, per la quale è indagato lo stesso Profumo ad opera della procura di Milano.
Io denunciai questi fatti al Ministro Tremonti, chiedendogli di rispondere ad una interrogazione - la n. 4-02696, presentata il 31 marzo 2009, cioè due anni e mezzo fa - ed ho anche motivo di ritenere che quella interrogazione, ripresa da alcuni quotidiani, abbia poi dato luogo all'avvio dell'indagine, da parte della procura di Milano, in relazione al sequestro che avvenne, poi, nel mese di giugno presso Unicredit.
Il Ministro Tremonti - e mi dispiace dover rilevare che Unicredit sembra essere stata tra i soci della società di consulenza di cui egli faceva parte, con evidenti riflessi la cui natura è riconducibile a conflitto di interessi - non si è mai degnato di rispondere a questa interrogazione, nonostante sia stata già sollecitata una anno fa.
Chiedo, pertanto, alla Presidenza di sollecitare il Ministro a rispondere, anche alla luce dei fatti che sono avvenuti in questi giorni e che sono esattamente al centro dell'interrogazione da me presentata due anni e mezzo fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, la Presidenza provvederà a sollecitare.

Pag. 39

SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Costituzione italiana condanna ogni forma di razzismo e discriminazione. Ai sensi dell'articolo 3, «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
La semplificazione normativa ha portato all'eliminazione di un gran numero di provvedimenti desueti oppure di ostacolo. Resiste ancora, nella legislazione italiana, il titolo V (Disposizioni speciali) della legge 16 giugno 1939, n. 1045, recante: «Condizioni per l'igiene e l'abitabilità degli equipaggi a bordo delle navi mercantili nazionali».
L'articolo 36 di tale legge recita: «Qualora tra i componenti l'equipaggio vi siano persone di colore a queste dovranno essere riservate sistemazioni di alloggio, di lavanda e igieniche, separate da quelle del restante personale e rispondenti ai loro usi e costumi. Per tale personale di colore dovrà altresì esservi a bordo il modo di confezionare il vitto secondo le sue abitudini e i suoi costumi».
Caro signor Presidente, questo provvedimento - in particolare, il titolo V - integra una palese indicazione discriminatoria nei confronti di persone di colore. La Commissione degli esperti dell'ILO, Agenzia dell'ONU, attraverso il suo ultimo rapporto, ha fatto richiesta al Governo italiano di modifica della legge 16 giugno 1939, n. 1045. Ho presentato un'interrogazione in merito e vorrei sapere quando sarà presa in considerazione.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sbai, provvederemo a sollecitare la risposta al suo atto di sindacato ispettivo. Devo confessare che ho imparato qualcosa che non sapevo e che mi ha molto stupito. Mi auguro che la norma sia caduta in desuetudine, il che non toglie che sarebbe opportuno non solo presentare un'interrogazione, ma anche una proposta di legge per l'abrogazione della norma stessa.
Se lei lo farà, la prego di aggiungere la mia firma.

ANTONIO BOCCUZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCUZZI. Signor Presidente, la scorsa settimana, la Commissione europea, in seguito alle segnalazioni fatte da un cittadino, un operaio, Marco Bazzoni, ha posto in mora il nostro Paese. Si tratta, a mio avviso, di una situazione gravissima, che pone nell'incertezza la corretta applicazione del decreto legislativo n. 106 del 2009, sostenuto fortemente dal Ministro Sacconi.
I rilievi sollevati dalla Commissione vanno nella direzione che più volte abbiamo sostenuto durante l'analisi del provvedimento e nelle sue fasi successive. Esponenti della maggioranza si precipitano nelle trasmissioni televisive ad affermare che la lotta di classe non esiste più in quanto superata, inghiottita dal tempo. Peccato siano proprio loro a renderla più evidente e sempre più contemporanea e attuale con provvedimenti sbagliati o quantomeno discutibili.
Occorre allontanarsi da questa logica insensata del volere accontentare tutti. In questi tre anni non avete accontentato nessuno, fatta eccezione per qualcuno che si è arrogato un ruolo di responsabilità. Responsabilità, a mio avviso, molto, molto limitata.
Sarebbe pleonastico e irrispettoso nei confronti di tanti lavoratori dire: ve lo avevamo detto. Noi ci sottraiamo a questo gioco delle parti, ma chiediamo con forza al Ministro quali siano le iniziative che intende intraprendere per evitare che il nostro Paese, gli imprenditori e soprattutto i lavoratori si trovino privi, o comunque spiazzati, da una legislazione nata sotto i migliori auspici - mi riferisco ovviamente al decreto legislativo n. 81 del 2008 - oggi rivoluzionata nel suo insieme Pag. 40da un provvedimento che, seppur non l'ha stravolta, l'ha colpita nel suo percorso virtuoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per sollecitare la risposta ad un'interrogazione presentata da me e da alcuni colleghi bolognesi, quali gli onorevoli La Forgia, Vassallo, Lenzi e Zampa.
Si tratta di un'interrogazione del 28 aprile al Ministro dello sviluppo economico, depositata nella seduta n. 469. L'interrogazione riguarda lo stato di crisi del settore del motociclo, con specifico riferimento al distretto bolognese ed emiliano.
Signor Presidente, la situazione si sta aggravando da allora, per questo vorremmo risposte dal Ministro. È una situazione già difficile, che vede cancellare, o in via di cancellazione, marchi storici di questo settore dell'industria vanto della tecnologia italiana, quali la Verlicchi, la Galvanotecnica, la Masiero e oggi anche il grande marchio Malaguti.
Di questa crisi sono pieni i giornali, e oggi stiamo assistendo al lento spegnersi di questo comparto industriale nel nostro Paese e nella mia regione. Abbiamo qui discusso molto, signor Presidente, dell'articolo 41 della Costituzione, abbiamo discusso anche in maniera alta di tante considerazioni che riguardano l'utilità sociale dell'impresa, chiedo, però, che il Governo faccia la sua parte nel concreto, perché mentre stiamo parlando, l'industria nazionale soffre. Vi è un decreto sviluppo in gestazione: occorre dare sostegno alle aziende.
Signor Presidente, vorrei, per il suo tramite, che il Ministro considerasse anche il settore del motociclo - che è, torno a ripetere, uno dei vanti dell'industria nazionale - come meritevole di soccorso e di aiuto in questo momento.

GIANNI MANCUSO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANNI MANCUSO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta all'interrogazione 5-03590 del 14 ottobre 2010, presentata al Ministero dell'economia e delle finanze e, poi, anche ai Ministeri delle politiche agricole, alimentari e forestali e della salute.
Sostanzialmente, con questo atto di sindacato ispettivo si chiede di intervenire per azzerare i criteri fiscali che sottendono all'attuale redditometro, correggendo l'anacronistica visione secondo cui il possesso responsabile di cavalli sia un indicatore di ricchezza, e se non intendano, alla luce delle distorsioni evidenziate dallo stesso atto, togliere il cavallo dagli indicatori del nuovo redditometro allo studio dell'Agenzia delle entrate.
Il redditometro, in particolare quello relativo agli anni 2007-2008, ha consentito al fisco di verificare la coerenza tra il reddito dichiarato e le presunte spese di mantenimento dei cavalli.
Si ha notizia di accertamenti in questo senso, in particolare in Piemonte, dove gli allevatori sono preoccupati per possibili ripercussioni sul comparto allevatoriale equino e, più in generale, su quello nazionale. I proprietari e gli allevatori mantengono cavalli con redditi assolutamente inferiori a quelli richiesti, contribuendo però al sostegno e allo sviluppo del settore, soprattutto per lo sviluppo delle razze equine autoctone, locali e di tutto l'indotto.
Queste cose, come dicevo, succedono in Piemonte. In particolare, capita che un anziano ex proprietario si sia visto recapitare un accertamento per il possesso di tre cavalli di cui il fisco possiede solo i numeri di libretto. A suo tempo i cavalli erano stati registrati all'UNIRE come cavalli da trotto, benché il proprietario li avesse con sé solo per hobby.
Ora il fisco pretende dal contribuente, a distanza di molti anni, la dimostrazione che i tre cavalli non sono più di proprietà. A distanza di tanti anni, perché i cavalli Pag. 41vivono anche trent'anni, non c'è un atto di cessione da esibire e questo è soltanto uno degli esempi che si potrebbero fare.
Questi accertamenti, basati su dati frammentari e su un periodo fiscale - quello del 2006-2008 - in cui i cavalli non erano più presso il proprietario (un ex tranviere in pensione), generano disperazione, perché questa persona non potrà versare i 100 mila euro di multa richiesti dal fisco.
In conclusione, nel nostro Paese esistono molte migliaia di proprietari di cavalli, che vengono detenuti come animali da affezione, per fare delle passeggiate, a fronte di qualche centinaio di operatori commerciali, e non è possibile considerare gli uni e gli altri nello stesso modo. Va bene combattere l'evasione fiscale, ma non può essere questo il metodo.
Quindi, chiedo alla Presidenza di farsi parte attiva presso il Ministero dell'economia e delle finanze affinché risponda a questa ormai datata interrogazione.

PRESIDENTE. La Presidenza solleciterà la risposta alla sua interrogazione.

EMANUELE FIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO. Signor Presidente, ruberò solo pochi istanti. Seppure in ritardo, non vorrei far mancare la mia parola, come già è successo, per un senso anche personale di etica della storia che ho, per ricordare, come tutti gli anni, il 16 ottobre del 1943.
Lo ricordo con qualche giorno di ritardo. Fu il giorno in cui, ormai 68 anni fa, oltre mille ebrei del ghetto di Roma vennero presi, strappati alle loro case dagli assassini nazisti e deportati nella Germania nazista nel campo di sterminio di Auschwitz Birkenau. Di loro tornarono indietro solo poche unità e pochissimi sono ancora in vita.
Nei prossimi giorni un gruppo molto nutrito ed ampio di parlamentari di quest'Aula e del Senato della Repubblica si recherà per l'appunto in visita ad Auschwitz Birkenau e credo che il senso della storia non debba mai far dimenticare, anche solo con poche parole, ciò che è stato, perché ciò che è stato non sia mai più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, la ringrazio in modo particolare perché il suo intervento è particolarmente opportuno per sollecitare una riflessione di tutta la nazione sul sangue che è stato versato, su una ferita che è viva ancora nelle nostre coscienze e sull'interrogativo angoscioso in merito a tutto quello che si poteva fare e non si è fatto per impedirlo.
Non essendovi altre richieste di intervento, sospendo la seduta fino alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, il Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

(Iniziative del Ministero della salute per limitare la diffusione dell'influenza stagionale - n. 3-01895)

PRESIDENTE. L'onorevole De Nichilo Rizzoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldelli n. 3-01895, concernente iniziative del Ministero della salute per limitare la diffusione dell'influenza stagionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

Pag. 42

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI. Signor Presidente, onorevole Ministro della salute, secondo alcune stime, in Italia, l'influenza stagionale causa ogni anno circa ottomila decessi, di cui circa mille per polmonite e per l'influenza stessa, mentre gli altri settemila avvengono per cause e complicazioni diverse.
Esistono due criteri di prevenzione: uno attivo, riguardante le regole comportamentali, ed uno passivo, rappresentato dalle vaccinazioni. Noi le chiediamo quali siano le iniziative del Ministero della salute per limitare il più possibile il dilagare dell'influenza stagionale, con particolare riguardo ai soggetti più vulnerabili, che sono appunto i malati cronici, i bambini e gli anziani.

PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Ferruccio Fazio, ha facoltà di rispondere.

FERRUCCIO FAZIO, Ministro della salute. Signor Presidente, onorevole De Nichilo Rizzoli, noi sappiamo che l'influenza è un problema di assoluta rilevanza per la sanità pubblica. Vi è un elevato numero di decessi, soprattutto tra persone che appartengono alle cosiddette categorie a rischio, anziani e anche giovani con malattie croniche.
L'influenza è causata da un virus che può colpire l'apparato respiratorio e causare gravi danni. È, quindi, molto importante che, soprattutto le persone che sono a rischio, facciano la vaccinazione. Il problema della vaccinazione, onorevole Presidente, di tutte le vaccinazioni, è che le vaccinazioni, si dice, sono vittime del proprio successo. Questo significa che, prima delle vaccinazioni, si moriva di una serie di patologie virali che adesso sono state sconfitte con le vaccinazioni. Si moriva e si può morire di influenza e soprattutto - come dicevo - le persone che hanno delle malattie croniche rischiano fortemente. Abbiamo visto durante le epidemie influenzali anche di qualche anno fa numerosissimi decessi dovuti all'influenza.
Quindi, il motivo per cui tutti gli Stati avanzati, incluso il nostro, hanno delle strategie vaccinali è proprio quello di combattere. Noi sappiamo che è sulla prevenzione che dobbiamo puntare oggi, certo più che sulle cure sintomatiche. Pertanto, le campagne di vaccinazione per l'influenza, insieme a quelle per le vaccinazioni di altro genere, sono partite qualche giorno fa e sono promosse con forza dal Ministero della salute. Verifichiamo nelle varie regioni italiane quelle che sono l'estensione e l'adesione alle campagne di prevenzione della vaccinazione, che naturalmente hanno una variabilità da una regione ad un'altra.
Vorrei ricordare che l'Organizzazione mondiale della sanità promuove, come si dice, «senza se e senza ma» la vaccinazione antinfluenzale e questa ci consente di proteggere una vasta categoria di anziani, soprattutto i malati cronici, ma anche i bambini sani di età fra i sei mesi e i ventiquattro mesi, anche se questo è tuttora un argomento in discussione da parte della comunità internazionale. Il vaccino stagionale, com'è noto, è disponibile presso le farmacie per tutti i soggetti della popolazione generale, non inclusi in queste categorie, che intendono vaccinarsi.
Abbiamo, quindi, mandato recentemente una circolare alle regioni. L'appello che noi facciamo alle categorie a rischio, che ho appena citato, è quello di fare la vaccinazione stagionale: la vaccinazione vi può salvare.

PRESIDENTE. L'onorevole De Nichilo Rizzoli ha facoltà di replicare.

MELANIA DE NICHILO RIZZOLI. Signor Presidente, ringrazio personalmente e a nome del gruppo del Popolo della Libertà il Ministro della salute, professor Fazio, per la sua risposta completa di dati scientifici e che ritengo assolutamente esaustiva.
Aggiungo anche come parlamentare, come medico e come cittadino che la nostra speranza, onorevole Ministro, e vigileremo su questo, comporti in questo anno e in questo inverno, grazie anche alla politica sanitaria adottata da questo Governo e dal suo Ministero, una diminuzione notevole delle complicanze acute e Pag. 43croniche dell'influenza virale influenzale, che arriva puntualmente proprio in inverno, a quei numeri proprio rispetto alle stime su basi scientifiche che abbiamo detto prima, e che diminuiscano fino al completo annullamento anche le ormai rare complicanze legate al vaccino (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Iniziative per la celere realizzazione della sede della Scuola superiore di magistratura del Sud Italia a Catanzaro - n. 3-01870)

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-01870, concernente iniziative per la celere realizzazione della sede della Scuola superiore di magistratura del Sud Italia a Catanzaro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

MARIO TASSONE. Signor Presidente, volevo chiedere al Ministro della giustizia a che punto è la «pratica» della Scuola superiore della magistratura che dovrebbe sorgere e realizzarsi a Catanzaro. Il Ministro sa di questa vicenda, essendo stato eletto in Calabria. Questa vicenda è stata contrassegnata da varie situazioni un po' anomale, articolate e complesse, perché il Ministro Mastella a suo tempo aveva revocato un precedente decreto del Ministro Castelli, rimuovendo la sede di Catanzaro per ospitare la Scuola superiore della magistratura.
Mentre nel Nord già le pratiche per quanto riguarda la sede della Scuola superiore della magistratura stanno andando avanti (a Firenze è già anche in fase avanzata di realizzazione), rimane in bilico Catanzaro. Volevo sapere qualche notizia in merito.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Nitto Francesco Palma, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

NITTO FRANCESCO PALMA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, per rispondere al quesito posto dall'onorevole Tassone ritengo essenziale partire da una premessa a mio parere necessaria. La legge di riforma dell'ordinamento giudiziario ha previsto l'istituzione della Scuola superiore della magistratura con tre sedi dislocate al nord, al centro e al sud del Paese. Con decreto interministeriale del 27 aprile 2006 fu individuata la città di Catanzaro quale sede per il Sud. Con successivo decreto n. 26 del 30 novembre 2006 come sede meridionale della Scuola venne designata Benevento in luogo di Catanzaro. Seguì, quindi, in data 24 febbraio 2007 un accordo di programma tra il Ministero della giustizia, il comune e la provincia di Benevento e l'università del Sannio per l'insediamento della struttura nei locali dell'ex caserma Guidoni sita nella stessa città.
Alla nuova designazione disposta con il decreto n. 26 del 30 novembre 2006 si sono opposte la regione Calabria, la provincia e comune di Catanzaro con ricorso al tribunale amministrativo regionale del Lazio. Con sentenza n. 3087 del 2009 il TAR del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalla provincia di Catanzaro contro il decreto che ha designato Benevento, anziché Catanzaro, quale sede meridionale della Scuola superiore della magistratura, adducendo tra le ragioni dell'inefficacia del decreto ministeriale impugnato la carenza di istruttoria preliminare.
Per effetto di tale pronuncia dei giudici amministrativi, veniva vanificato altresì l'accordo di programma siglato il 24 febbraio 2007 tra il Ministero della giustizia, il comune e la provincia di Benevento e l'università degli studi del Sannio. Il comune e la provincia di Benevento, a loro volta, hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato che non risulta ancora essersi pronunciato sull'opposizione. Ciò premesso posso rappresentare che è intendimento del Ministro della giustizia intraprendere, per il tramite del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, tutte le attività necessarie per l'istituzione della Scuola superiore della magistratura nella città di Catanzaro così come allo stato è Pag. 44sancito dalla sentenza del tribunale amministrativo del Lazio n. 3087 del 2009.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, debbo ringraziare il Ministro della giustizia anche per queste informative, ovviamente, che hanno focalizzato e fotografato la situazione precedente, che è anomala, anche perché l'onorevole Mastella aveva rimosso e annullato il decreto istitutivo con motivi speciosi, adducendo delle inadempienze che poi si sono rilevate infondate da parte del comune di Catanzaro.
Mentre le altre realtà, Bergamo e Firenze, stanno andando avanti, vi è questa situazione di Catanzaro. Certamente il Ministro della giustizia sta fornendo delle assicurazioni, anzi ha detto che vi è intendimento.
Signor Ministro, mi dispiace. Ci conosciamo da parecchio tempo e lei sa qual è il mio pensiero e, ovviamente, il mio dubbio in questi casi. L'intendimento non basta, perché vi sono state situazioni variopinte per quanto riguarda l'istituzione e l'insediamento a Catanzaro della Scuola superiore di magistratura. Mi sarei atteso qualcosa in più da parte sua e, in particolare, i tempi e, soprattutto, i percorsi di realizzazione della sede della Scuola superiore di magistratura a Catanzaro, visto e considerato che a Bergamo e a Firenze già vi è un percorso avviato e a Bergamo questo percorso si sta già definendo.
Signor Presidente, con grande dispiacere e rammarico mi sento deluso, perché mi attendevo una risposta più esaustiva e più rassicurante, anche perché Catanzaro è stata oggetto di uno scippo e di una violenza che ha mortificato le istituzioni e, soprattutto, i principi fondamentali su cui si reggono, ovviamente, i nostri modi di essere e, soprattutto, la nostra convivenza civile, nel rapporto tra società e Governo e tra Parlamento e Governo.
Chiedo uno sforzo in più. Se questa è l'unica risposta e approdo da parte del Ministero della giustizia, le mie preoccupazioni certamente non sono fugate. Ecco perché, solo per questo, ovviamente non mi ritengo soddisfatto.

(Iniziative per garantire adeguate risorse per la sicurezza dei cittadini e per l'attuazione della normativa relativa alle indennità per le forze dell'ordine - n. 3-01896)

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01896, concernente iniziative per garantire adeguate risorse per la sicurezza dei cittadini e per l'attuazione della normativa relativa alle indennità per le forze dell'ordine (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, signori del Governo, ogni giorno sentiamo da voi esprimere solidarietà alle forze dell'ordine per quello che fanno. A chiacchiere, perché poi, nei fatti, negli ultimi tre anni avete progressivamente ridotto i fondi a loro disposizione, al punto che tutte le forze dell'ordine hanno manifestato qua fuori, indignados speciali, non per dire che volevano l'aumento di stipendio ma che volevano e vogliono la benzina per le volanti, la carta per scrivere i verbali e gli strumenti necessari per combattere la criminalità.
Allora, a fronte di questa solidarietà «pelosa» del giorno dopo la nostra richiesta, dell'Italia dei Valori, è molto chiara: volete o no smetterla di ridurre le spese o, meglio, di ridurre i fondi a disposizione delle forze di polizia? Volete dargliene di più? Questo è quello che chiediamo. Disponete un aumento delle risorse alle forze di polizia per permettere loro di compiere il proprio dovere.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo, onorevole Di Pietro, alla sua interrogazione a risposta immediata sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'interno.
I fatti di Roma, avvenuti sabato 15 ottobre, e la manifestazione di protesta promossa ieri, 18 ottobre, dai sindacati di Pag. 45polizia, hanno riproposto, all'attenzione del dibattito politico, la questione dei fondi per il comparto sicurezza, occorrenti ad assicurare agli operatori delle forze di polizia le risorse necessarie per assolvere al meglio i propri compiti.
Nella riunione del Consiglio dei ministri di venerdì scorso, il Ministro dell'interno ha chiesto al Presidente del Consiglio e agli altri ministri di azzerare i tagli previsti dalla manovra economica per il suo Ministero per i prossimi anni, pur condividendo l'obiettivo perseguito dal Governo di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. Un primo significativo risultato è stato ottenuto con la decisione di ridurre il taglio di risorse, per il 2012, di 250 milioni di euro.
Il Ministro Maroni, inoltre, ha chiesto e ottenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze uno stanziamento straordinario di 60 milioni di euro - 30 milioni subito e 30 milioni entro la fine del 2011 - da destinare al Dipartimento della pubblica sicurezza per le spese che dovrà affrontare per la gestione dell'ordine pubblico.
Il Ministero dell'interno rappresenta che è altrettanto forte l'impegno per incrementare le risorse a disposizione del comparto sicurezza, anche attraverso un potenziamento dell'azione di utilizzo dei patrimoni sottratti alla criminalità organizzata che ammontano oggi complessivamente a 25 miliardi di euro, più del 300 per cento rispetto ai tre anni precedenti.
L'onorevole interrogante formula poi uno specifico quesito in ordine alla mancata adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che prevede misure compensative da corrispondere nell'anno 2011 in favore delle Forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In proposito, il Ministero dell'interno precisa che il provvedimento è stato ormai perfezionato dopo ripetuti incontri e riunioni con le amministrazioni interessate, incontri resi necessari dall'esigenza di modulare gli importi compensativi previsti dalla manovra finanziaria del 2010 alla specificità delle singole forze di polizia. Il Ministero dell'interno fa presente che la Presidenza del Consiglio ha comunicato che il provvedimento verrà posto alla firma del Presidente del Consiglio in occasione del prossimo Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. L'onorevole Di Pietro ha facoltà di replicare.

ANTONIO DI PIETRO. Signor Presidente, a noi dell'Italia dei Valori sta a cuore che l'Italia possa vivere in uno Stato di diritto e di democrazia partecipata, dove anche chi manifesta possa farlo liberamente, senza che provocatori vengano a disturbare la manifestazione. Proprio per garantire lo Stato di diritto abbiamo bisogno di forze di polizia che siano dotate di risorse adeguate e necessarie.
Sostanzialmente, in questi tre anni voi avete ridotto di circa due miliardi il fondo a disposizione del comparto e ci dite che siete disponibili ad erogare circa 30 milioni oggi e 30 milioni tra un anno. Ritengo del tutto assurda e limitativa questa proposta, noi rivendichiamo una nostra proposta perché non ci limitiamo a fare soltanto protesta, ma una proposta ce l'abbiamo: reinserite nel prossimo Consiglio dei ministri, invece che le briciole, il Fondo unico per la giustizia, cioè di quei famosi 25 miliardi che lei ha detto e che siete riusciti - non voi, ma le forze di polizia e la magistratura - a sequestrare ai delinquenti; rimettete a disposizione almeno un miliardo e mezzo da subito - e non con la promessa del giorno dopo - con il prossimo Consiglio dei ministri, proprio a coloro che, con il loro lavoro, hanno permesso di riportare allo Stato quei soldi che provengono dalla delinquenza.
Noi vogliamo che i soldi confiscati ai delinquenti siano utilizzati ad uso e consumo delle forze dell'ordine e della magistratura affinché essi abbiano gli strumenti logistici, organizzativi, strutturali, finanziari e normativi per combattere la criminalità. Occorre non una Legge Reale, che non ha nulla a che vedere con una democrazia moderna, ma misure e strumenti finanziari adeguati perché possano Pag. 46avere benzina, carta e soprattutto personale a sufficienza per combattere questa criminalità.
Ad oggi, state dimostrando una sola cosa, ossia che a capo del Ministero dell'interno avete una persona, il Ministro Maroni, condannata per resistenza a pubblico ufficiale, cioè l'esatto contrario di quello che si deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

(Incidenza delle proposte di modifica della normativa comunitaria concernente l'agenzia Frontex con riguardo alla politica di contenimento e gestione dei flussi migratori verso l'Italia - n. 3-01871)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01871, concernente l'incidenza delle proposte di modifica della normativa comunitaria concernente l'agenzia Frontex con riguardo alla politica di contenimento e gestione dei flussi migratori verso l'Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, il 23 settembre scorso il Parlamento europeo ha approvato una modifica al bilancio dell'Unione europea, stanziando 43,9 milioni di euro per la gestione dei flussi di migranti e rifugiati, di cui 24 milioni saranno destinati ad aumentare la dotazione finanziaria del Frontex, l'agenzia europea che ha il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere.
L'aumento dei fondi in favore dell'agenzia segue al provvedimento del Parlamento europeo che individua per l'agenzia Frontex nuove funzioni, partendo dal presupposto che alcuni Stati membri dell'Unione sono sottoposti a pressioni specifiche sproporzionate alle loro frontiere, è il caso dell'Italia. Quindi, l'istituzione di vere e proprie squadre di guardie di frontiere europee e la facoltà per Frontex di acquistare attrezzature tecniche, quali navi o elicotteri, così come l'elaborazione di un codice di condotta per il rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, inducono a ritenere che finalmente l'Europa si sia resa conto di cosa stia avvenendo alle sue frontiere.
Chiediamo dunque al Governo se e in quale modo il nuovo Frontex potrà rappresentare per il nostro Paese un valido interlocutore anche in ragione dell'entità del contributo dell'agenzia, finora reso nei confronti dell'Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Melchiorre, do lettura della risposta fornita dal Ministero dell'interno.
Il Ministero fa presente che l'istituzione dell'agenzia testimonia la presa di coscienza da parte dell'Europa della necessità di un efficace controllo delle frontiere esterne e della conseguente ineludibilità di una loro gestione integrata e comune. Tuttavia per il Ministero dell'interno l'apporto concreto di Frontex all'attività di contenimento dell'immigrazione illegale si è limitata fino ad oggi a forme di coordinamento e assistenza alla cooperazione fra Stati nonché ad attività di supporto conoscitivo, attività quindi prive di natura operativa. Le stesse risorse di Frontex sono state tendenzialmente destinate in gran parte a sostenere spese correnti. Il Ministero ricorda che l'Italia ha sollecitato il rinnovato impegno europeo per rilanciare concretamente l'agenzia su basi di effettiva operatività e solidarietà fra gli Stati membri.
Per il Ministero dell'interno è auspicabile che la proposta di modifica del regolamento si traduca in un miglioramento di efficacia della sua azione, ampliandone le funzioni e sviluppando le sue connotazioni operative nella gestione integrata delle frontiere esterne. Secondo il Ministero le modifiche rispondono all'esigenza di dare una risposta europea ancora assente al Pag. 47problema dell'immigrazione, prevedendo anche la possibilità di promuovere - come da tempo sostenuto dall'Italia - intese di cooperazione con i Paesi terzi per la realizzazione di programmi di assistenza tecnica e operazioni di pattugliamenti congiunti così come ribadito nelle conclusioni del Consiglio giustizia e affari interni dell'11 aprile scorso.
Secondo il Ministro dell'interno i segnali che giungono da Bruxelles non sono però incoraggianti poiché, proprio di recente, nella riunione del consiglio di amministrazione dell'agenzia tenutosi alla fine di settembre, il direttore di Frontex ha proposto per il programma 2012 una riduzione della percentuale del bilancio per l'attuazione delle operazioni congiunte destinate a rimborsare i costi sostenuti dai Paesi ospitanti: dall'attuale limite del 55 per cento si arriverebbe ad un tetto massimo del 20 per cento; ciò determinerebbe, soprattutto per i Paesi che ospitano operazioni marittime nel Mediterraneo - Italia, Grecia e Spagna -, un aggravio finanziario non indifferente.
Gli strumenti offerti dal regolamento in via di approvazione, solo se adeguatamente finanziati, potranno contribuire a superare le criticità emerse soprattutto in quei Paesi che, come l'Italia, sono maggiormente esposti a pressioni migratorie. Il Governo si sta adoperando in tutte le sedi istituzionali competenti anche per scongiurare l'ipotesi di riduzione di bilancio affinché possa realmente venire dall'Europa quell'aiuto che finora è mancato.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, avremmo voluto che a rispondere ci fosse stato il Ministro Maroni data l'importanza dell'argomento. Qui in Italia si è parlato per mesi della «primavera araba», di Lampedusa, di tutte le conseguenze che sono scaturite - anche molto gravi - nei confronti di persone che sono giunte clandestinamente nel nostro Paese; adesso non se ne parla più. Si è invocato a lungo un intervento dell'Europa; finalmente, quando l'Europa comunque si muove in qualche modo, l'Italia cosa fa? Non è presente.
Vorrei ricordare che nelle sedute del 5 e 6 ottobre scorso, che si sono tenute presso il Parlamento europeo per parlare anche del Frontex, non era presente nessun parlamentare italiano, soprattutto nessun parlamentare della maggioranza dell'attuale Governo, per caldeggiare le proposte dell'Italia tanto invocate. Si pensi che il dramma che sta vivendo Lampedusa è stato portato alla luce da un parlamentare maltese e che la Grecia ha fatto sentire forte la sua voce attraverso le parole di una parlamentare, di una donna.
Queste considerazioni non sono peregrine in questo momento perché è vero, abbiamo spesso criticato anche talvolta la fallacità dell'intervento del Frontex - pensiamo ad esempio alla missione Ermes, quella che riguardava gli sbarchi che provenivano dalla Tunisia - e abbiamo sempre detto quanto in realtà fosse stato necessario che il Frontex fosse dotato di ulteriori funzioni, noi italiani siamo in prima linea su questo.
Ora, è mai possibile che in un momento del genere in cui effettivamente l'Europa ci sta tendendo una mano non sia presente nessuno e soprattutto il Governo non sia in grado di rispondere concretamente, al di là del solito scaricabarile per dire che i fondi saranno diminuiti, cosa intenderà fare concretamente con quei fondi che già sono stati stanziati, perché si parla di una modifica del bilancio europeo?
Questo non ci conforta tenuto conto anche che i migranti che sono giunti nel nostro Paese nei primi nove mesi del 2011 sono stati oltre sessantamila e che evidentemente la maggior parte di questi migranti, come sempre noi liberaldemocratici abbiamo sostenuto, provengono dalle frontiere interne, non dal mare. Di qui la necessità di rappresentare e di interessarsi realmente a che tipo di politica dell'immigrazione vogliamo nel nostro Paese, e non alla demagogia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

Pag. 48

(Elementi e misure in relazione alla situazione finanziaria e commerciale della Sda express courier Spa - n. 3-01873)

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01873, concernente elementi e misure in relazione alla situazione finanziaria e commerciale della Sda express courier Spa (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELE TOTO. Signor Presidente, la ratio dell'interrogazione è molto semplice. La Sda express courier è una società per azioni partecipata al 100 per cento da Poste Italiane. La società ha chiuso il bilancio d'esercizio 2010 con una perdita di più di 34,4 milioni di euro, cui si somma una perdita di quasi 24 milioni nell'esercizio 2009. Da dati di bilancio risulta, inoltre, come essa abbia avuto accesso ad un finanziamento infruttifero da parte della controllante Poste Italiane per più di 25 milioni di euro, poi ridotti a 20 milioni, e come Sda express courier abbia utilizzato e stia utilizzando un conto intersocietario, quindi intestato anche a Poste Italiane Spa, per una importante e significativa somma, cui si aggiungono i conti utilizzati negli altri istituti bancari.
Si chiede quindi al Governo, al di là del groviglio contabile, se è a conoscenza di questi dati finanziari e quali misure intenda adottare.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Toto, do lettura della risposta fornita dal Ministero dell'economia e delle finanze in ordine alla società Sda express courier Spa, partecipata da Poste Italiane. Al riguardo, il Ministero rappresenta che la società Poste Italiane ha comunicato che Sda express courier Spa soltanto negli ultimi due esercizi ha incontrato difficoltà economiche al pari degli altri operatori del settore. Infatti, l'andamento del mercato dei trasporti, nazionale e internazionale, è stato connotato da tendenze negative ed è caratterizzato da forte disomogeneità con una maggiore sofferenza per l'autotrasporto.
Per il Ministero dell'economia e delle finanze tale situazione ha conseguentemente determinato un significativo calo dei volumi di spedizioni ed un rallentamento altrettanto significativo dei tempi di pagamento dei clienti per gli esercizi 2009 e 2010. Il significativo calo dei volumi, aumentando la competizione, ha generato anche una complessiva diminuzione del prezzo medio di vendita. Nel 2011 i volumi hanno ripreso a crescere, mentre i prezzi si sono stabilizzati.
Il Ministero dell'economia e delle finanze fa presente che la perdita riportata nell'esercizio 2010 è fortemente influenzata, per circa 21 milioni di euro, dalla parziale svalutazione dell'avviamento iscritto in bilancio, effettuata prudenzialmente tenendo conto dei risultati negativi conseguiti. La società Sda express courier Spa, inoltre, nel 2010 ha subito un significativo calo dei volumi affidati da Poste Italiane Spa, a causa della diminuzione delle spedizioni nel segmento pacchi, dovuta alla modifica del quadro legislativo in merito di tariffe agevolate per la spedizione di prodotti editoriali, in particolare con l'abolizione del cosiddetto contributo editoria.
Il Ministero dell'economia e delle finanze comunica che la società Poste Italiane ha precisato che l'esposizione finanziaria della Sda express courier Spa è caratterizzata prevalentemente da linee di credito concesse dalla capogruppo a condizioni di mercato. L'esercizio 2011, comunque, rileva un miglioramento rispetto all'anno precedente. Infatti, il bilancio semestrale evidenzia un risultato che pur negativo, meno 5,3 milioni, è comunque migliore rispetto all'analogo periodo del 2010, meno 7,9 milioni. Il piano industriale della società Sda express courier per gli anni 2012-2014 prevede azioni e iniziative di rilancio della stessa, che consentiranno nell'arco del triennio un progressivo Pag. 49miglioramento dei risultati e il raggiungimento di un risultato positivo.
Infine, il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenta che la società Poste Italiane ha precisato che Sda express courier Spa rientra nel bilancio consolidato di Poste Italiane, il quale è in attivo da diversi anni e, in particolare nel 2010, ha prodotto un utile di gruppo di oltre un miliardo di euro.

PRESIDENTE. L'onorevole Toto ha facoltà di replicare.

DANIELE TOTO. Signor Presidente, al di là della puntuale e solita cortesia del Ministro, non si può essere soddisfatti. Come ha testé annunciato il Ministro, la Sda è in forti crisi. Sulla base del bilancio, si legge testualmente che lo stato di illiquidità è determinato senza dubbio dall'attuale congiuntura economica, come il Ministro ci ha citato, ma è anche provocato da una pesante contrazione dei volumi e dal mancato o parziale pagamento di servizi effettuati sempre a favore della controllante. Ci troviamo nella paradossale situazione in cui la società controllante, Poste Italiane, non paga ed è debitrice commerciale, ma è anche creditrice finanziaria di una società come Sda express courier Spa. Verrebbe da chiedersi, dunque, che cosa potrebbero fare le società private che non hanno alle spalle una società controllante pubblica, che quindi non può fallire.
Ricordiamo inoltre che, come Bruxelles insegna, gli aiuti di Stato sono assolutamente e completamente vietati, anche quelli che si mascherano con una società controllata e controllante. Voglio ricordare inoltre a me stesso che aiuti come questo distorcono il mercato e si prestano a ricorsi alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che poi spesso, come accade, condanna il nostro Paese.
Ritengo quindi fondamentale, per quanto riguarda la libera concorrenza del mercato, che rappresenta una ricchezza, che vi sia chiarezza in questo modo di fare sia nella gestione, appunto, di una situazione contabile che è quanto meno aggrovigliata, sia per evitare che gli aiuti di Stato possano distorcere il mercato.

(Chiarimenti in merito al piano di ristrutturazione e riorganizzazione di Alenia, con particolare riferimento alla possibile ulteriore penalizzazione del Mezzogiorno - n. 3-01874)

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01874 concernente chiarimenti in merito al piano di ristrutturazione e riorganizzazione di Alenia, con particolare riferimento alla possibile ulteriore penalizzazione del Mezzogiorno (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevole Ministro, il sud in questi ultimi mesi ha subito una serie di scippi, in modo particolare da un'azienda privata, ma di fatto pubblica, come la FIAT, che in questi anni ha potuto godere di enormi quantità di risorse pubbliche, che ha già chiuso lo stabilimento di Termini Imerese, in Sicilia, e che si appresta a chiudere lo stabilimento Irisbus di Flumeri, in provincia di Avellino, in Campania.
Ora, pare che l'Alenia, quindi Finmeccanica, quindi il Tesoro, cioè lo Stato italiano, si appresti a chiudere stabilimenti nell'area metropolitana di Napoli. È evidente che sarebbe un danno ulteriore ed enorme per l'economia meridionale.
Chiedo a lei, e quindi al Governo, se corrisponde al vero che Alenia si appresti a dismettere stabilimenti al sud.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Iannaccone, anche in questo caso dò lettura della risposta fornita dal Ministero dell'economia e delle finanze in ordine alla presenza della società Alenia nel Mezzogiorno.
Al riguardo, il Ministero dell'economia e delle finanze, sentito anche il Ministero dello sviluppo economico, fa presente che il 16 settembre scorso l'azienda ha presentato ai sindacati un piano industriale Pag. 50che prevede sia l'ottimizzazione degli stabilimenti industriali campani, finalizzata al contenimento dei costi nella fase di crisi delle commesse, sia il consolidamento della presenza dell'azienda nel Mezzogiorno. In particolare, il Ministero dell'economia e delle finanze comunica che il piano presentato, come dichiarato dall'amministratore delegato di Alenia sulla stampa, non prevede riduzioni di personale in Campania in quanto l'annunciata chiusura dello stabilimento di Casoria sarà interamente riassorbita, sul piano occupazionale, dalla concentrazione delle attività presso lo stabilimento di Nola e, in parte, di Capodichino. Il Ministero dell'economia e delle finanze ricorda che il piano prevede investimenti per 3 miliardi di euro nell'arco di dieci anni e di 164 milioni di euro nel prossimo biennio, di cui oltre il 50 per cento destinato al rafforzamento dei siti meridionali.
Per quel che riguarda, invece, le politiche del Governo in favore dell'aeronautica civile che rappresenta la principale specializzazione produttiva degli stabilimenti Alenia nel Mezzogiorno, il Ministero dello sviluppo economico, nel corso degli anni, ha fortemente sostenuto, attraverso la legge n. 808 del 1985, la realizzazione di programmi di ricerca nel settore garantendo lo sviluppo di nuove tecnologie e il sostegno all'occupazione. Il Ministero dell'economia e delle finanze rappresenta che, in questo contesto, sono stati finanziati progetti di innovazione soprattutto dell'Alenia che rappresenta una delle principali presenze industriali ad alta tecnologia del sud.
È proprio in una fase di difficile congiuntura economica quale quella attuale che occorre sostenere le filiere tecnologiche con maggiori prospettive di crescita ed esaltare le eccellenze produttive presenti anche nell'area campana. In proposito il Ministero dell'economia e delle finanze ricorda che il Ministero dello sviluppo economico ha assicurato che continuerà a monitorare con grande attenzione la situazione e si è dichiarato disponibile ad incontrare le parti per discutere i contenuti e gli effetti del nuovo piano industriale.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannaccone ha facoltà di replicare.

ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro.
Dalle cose che lei ha riferito non verrebbe messo in discussione il livello occupazionale da parte di Alenia, però la conferma della chiusura dello stabilimento di Casoria, evidentemente, è una contraddizione da questo punto di vista perché, quando si chiude uno stabilimento, anche se si mantengono i livelli occupazionali, praticamente si certifica che vi è un interesse negativo a indebolire la presenza industriale in quell'area, in modo particolare nelle aree napoletana e campana.
È evidente che se si dovessero portare avanti decisioni di questo tipo il sud verrebbe danneggiato, perché a me non risulta, ad esempio, che analoghe decisioni siano state prese per stabilimenti nel nord del Paese.
Allora io chiedo a lei, quindi al Governo, per quale ragione sono sempre il sud e gli stabilimenti del sud che devono pagare rispetto a questa situazione di crisi, che indubbiamente c'è, ma è evidente che i sacrifici se si devono chiedere vanno chiesti a quelle aree del Paese che sono già fortemente industrializzate e che hanno tassi di disoccupazione nettamente inferiori rispetto al sud. Quindi io chiedo a lei e al Governo - ringraziandola per la risposta e per la parziale rassicurazione - di sviluppare un'azione decisa per potenziare il polo aerospaziale campano.

(Intendimenti del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in merito all'opportunità della revoca dall'incarico di direttore generale del dottor Massimo Zennaro - n. 3-01869)

PRESIDENTE. L'onorevole De Torre ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ghizzoni n. 3-01869, concernente intendimenti Pag. 51del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in merito all'opportunità della revoca dall'incarico di direttore generale del dottor Massimo Zennaro (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Signor Presidente, ritorniamo per un attimo a quella notizia corsa in rete del tunnel che da Ginevra andava al Gran Sasso dove i neutrini sarebbero corsi più veloci della luce. Ma non è questa la notizia che ci interessa, quanto piuttosto le dimissioni del dottor Zennaro. Infatti, dimissioni da che cosa? Egli non ha l'incarico di ufficio stampa, pare infatti che all'epoca non fosse stato possibile dargli questa nomina non essendo iscritto all'ordine dei giornalisti. Egli è stato assunto come massimo responsabile della Direzione per lo studente, e tuttora mantiene tale incarico con l'intero cospicuo stipendio, e - come precedentemente a questo comunicato stampa sfortunato - continua a dirigere l'ufficio stampa.
Dunque vogliamo chiedere al Ministro se non voglia sollecitare dimissioni vere del dottor Zennaro, e se di conseguenza intenda o meno revocare la nomina di dirigente generale. Due motivi dovrebbero spingere a farlo. Il primo, che a questo Paese occorre dire la verità: le dimissioni devono essere vere.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MARIA LETIZIA DE TORRE. Secondo, che lo Stato ha bisogno di competenze.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito , ha facoltà di rispondere.

ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, do lettura della risposta fornita dal Ministro dell'istruzione relativa alla posizione del dottor Massimo Zennaro. Il Ministero dell'istruzione fa presente che il dottor Zennaro è stato nominato direttore generale per lo studente, l'integrazione, la partecipazione, e la comunicazione, presso il Ministero con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 luglio 2008 registrato alla Corte dei conti in data 5 agosto 2008 con incarico di durata triennale. A seguito dell'emanazione del Decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009, n. 17, recante disposizioni di riorganizzazione del Ministero, al dottor Zennaro è stato nuovamente conferito l'incarico di durata triennale con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2009 registrato alla Corte dei conti in data 19 giugno 2009. Il Ministro dell'istruzione rileva che la registrazione dei due decreti di conferimento dell'incarico dimostra in modo inconfutabile che i provvedimenti non presentavano profili di illegittimità né di incongruità nel curriculum del dottor Zennaro.
Per quanto riguarda poi la presunta incompatibilità sottolineata dagli onorevoli interroganti relativa alla contemporanea assunzione di incarichi consequenziali estranei ai suoi compiti istituzionali il Ministero dell'istruzione rappresenta che non sussiste alcun contratto di tal genere in essere. Conseguentemente il Ministero non ravvisa i presupposti per l'applicazione dell'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, che vieta ai dipendenti pubblici di assumere incarichi retribuiti in assenza di apposita autorizzazione.
Con riferimento alla presunta mancata trasmissione dei dati relativi agli scrutini, l'Ufficio di statistica del MIUR, in quanto facente parte del Sistema statistico nazionale, è tenuto a fornire i dati delle rilevazioni inserite nel Programma statistico nazionale. Ad oggi risultano regolarmente forniti i dati sulla rilevazione delle scuole per l'anno scolastico 2009-2010. Per quanto riguarda i dati relativi agli scrutini ed agli esami la fornitura viene effettuata secondo la normativa vigente l'anno successivo a quello di rilevazione, e quindi ad oggi risultano regolarmente forniti all'ISTAT quelli relativi all'anno scolastico 2008-2009.
Pertanto, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca comunica che i dati dell'anno scolastico 2010-2011 Pag. 52saranno forniti all'ISTAT nel 2012. Quanto, infine, alla richiesta di valutazione dell'opportunità di revocare l'incarico di direttore generale al dottor Zennaro, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca evidenzia che il contratto in essere ha scadenza il 7 maggio 2012 e che non si è verificata alcuna delle condizioni previste dalla normativa vigente per la revoca del suddetto contratto. In particolare, l'articolo 19, comma 1-ter del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che gli incarichi dirigenziali possano essere revocati esclusivamente nei casi e con le modalità di cui all'articolo 21 del medesimo decreto legislativo e, quindi, per mancato raggiungimento degli obiettivi, inosservanza delle direttive imputabili al dirigente, colpevole violazione del divieto di vigilanza sul rispetto, da parte del personale assegnato, degli standard qualitativi e quantitativi fissati. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca fa presente che nessuno di tali presupposti sussiste nel caso di specie.

PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di replicare.

MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, ovviamente valutiamo molto negativamente la risposta burocratica che ha letto il Ministro Vito in luogo della sua collega. Infatti, la risposta disegna uno scenario inquietante, ossia il dottor Zennaro di fatto ha lasciato un incarico, quello di portavoce, che ricopriva evidentemente in modo ufficioso, e rimane al suo posto di direttore generale del Ministero. Ovviamente, solo le dimissioni da questo incarico potevano per noi essere una risposta accettabile. È un problema di carattere meramente politico; il problema, infatti, non è il dottor Zennaro - poco importa -, ma è, invece, l'uso e l'abuso di sistemi di spoil sistem da parte del Ministro Gelmini che ha «accomodato» in ruoli strategici del Ministero amici di provata fede politica, ma che, ovviamente, erano privi di esperienza o del profilo culturale necessari a ricoprire detti ruoli. Ed è il caso del dottor Zennaro che è arrivato al Ministero forte di un'unica esperienza, quella di responsabile della comunicazione dell'assessorato alle politiche sociali del comune di Milano quando era sindaco Albertini. Allora poi non ci si può meravigliare se costui colleziona gaffe come quella del tunnel Ginevra-Gran Sasso o errori politici molto gravi. Sconcerta che la Ministra gli abbia davvero concesso questi spazi di decisione politica che, poi, hanno portato, per esempio - lo dico anche a chi ci sta ascoltando -, all'esclusione dei ragazzi disabili dalle finali dei giochi studenteschi oppure all'occultamento - perché di questo si tratta - dei dati che riguardano la scuola. È da tre anni che noi lamentiamo la mancata diffusione di questi dati; si è provveduto ad informare e a dare pubblicazione solo la settimana scorsa dopo la polemica di carattere giornalistico che è sorta intorno al caso Zennaro. Ad ogni modo, la considerazione politica di cui gode il dottor Zennaro, che è confermata dalla sua permanenza in questo ruolo, stupisce, soprattutto alla luce di quanto è stato rilevato e, cioè, che il dottor Zennaro ha un incarico anche con Barbara Berlusconi. Evidentemente si tratta di un novello Arlecchino, servitore di due padroni, ma noi siamo nella tragedia italiana.

(Intendimenti del Governo in ordine alla conferma degli stanziamenti previsti a favore del piano irriguo nazionale, anche in relazione alla proposta legislativa della Commissione europea relativa alla politica agricola comune 2014-2020 - n. 3-01897)

PRESIDENTE. L'onorevole Rainieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01897, concernente intendimenti del Governo in ordine alla conferma degli stanziamenti previsti a favore del piano irriguo nazionale, anche in relazione alla proposta legislativa della Commissione europea relativa alla politica agricola comune 2014-2020 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

Pag. 53

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, l'acqua è un bene indispensabile per l'uomo e, in questo momento, soprattutto, per l'agricoltura. I fondi e gli stanziamenti che sono stati destinati agli investimenti per il piano irriguo nazionale hanno subito, in questi anni, delle riduzioni e sono passati da 100 milioni agli attuali 54 milioni. Noi chiediamo al Ministro se non ritenga di mantenere questi stanziamenti in una situazione molto importante per quello che è il made in Italy italiano e, quindi, per preservare le strutture e le infrastrutture che servono alla gestione delle acque e dei reflui delle piogge e alla gestione del territorio. Gli chiediamo se non mantenga, appunto, questi soldi almeno per le infrastrutture che sono già in cantiere, che sono già esecutive, per renderle immediatamente attuabili.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, noto che la difficile situazione finanziaria nazionale e internazionale ha imposto la rimodulazione di parte della spesa programmata dai bilanci ministeriali e ha rimesso all'autorità politica la scelta dei capitoli di bilancio che possono essere ridotti nel rispetto degli obiettivi indicati dalla recente manovra finanziaria. Come è del resto sottolineato dagli onorevoli interroganti, le risorse destinate alla prosecuzione del piano irriguo nazionale sono state quasi tutte dimezzate dalle manovre del 2008 e del 2010. Ed infatti, nel luglio del 2010, la delibera CIPE n. 69 ha approvato la rimodulazione del programma di completamento del piano irriguo prevedendo il finanziamento di opere localizzate nelle regioni centro-settentrionali per 418 milioni di euro in luogo dell'originario programma 2006 che con le delibere CIPE n. 75 e n. 117 aveva ammesso a finanziamento interventi per complessivi 500 milioni di euro.
La successiva delibera del 18 novembre 2010 n. 92 ha invece approvato un piano di opere per il sud del complessivo importo di circa 177 milioni di euro. Tutte le risorse saranno utilizzate per l'ammortamento dei mutui che i soggetti beneficiari del programma sono stati autorizzati a contrarre. A tale proposito è importante sottolineare che sono già stati pubblicati numerosi bandi di gara per la selezione delle offerte maggiormente favorevoli per l'esecuzione del servizio di mutuo da parte degli istituti di credito abilitati. È evidente quindi che tutta l'attività posta in essere dalla mia amministrazione conferma l'assoluta priorità attribuita al piano irriguo nazionale nella convinzione che attraverso la realizzazione delle opere infrastrutturali irrigue non solo si garantisce una produzione di qualità essenziale per il made in Italy ma si concretizzano numerosi altri obiettivi come il risparmio della risorsa, la messa in sicurezza del territorio e, non ultimo, si incentiva la ripresa economica che necessita di investimenti per muovere capitali e forza lavoro.
Di tutto ciò si è tenuto conto anche nella proposta di riduzione dello stanziamento dei capitoli di bilancio del mio Ministero, formalizzata nei giorni scorsi in attuazione della recente manovra finanziaria, prevedendo che la dotazione destinata all'attuazione del piano irriguo nazionale non subisca alcuna decurtazione. Al momento pertanto è ragionevole ritenere che le preoccupazioni degli onorevoli interroganti non abbiano ragion d'essere. Dirò di più: consapevole dell'importanza delle infrastrutture irrigue per l'agricoltura italiana in accordo con le regioni meridionali abbiamo condiviso un piano straordinario di interventi destinati ad ampliare la dotazione delle risorse destinate al settore grazie alla possibilità di attivare, a partire già da questo anno, il cofinanziamento comunitario assicurato dai programmi di sviluppo rurale di quelle regioni.
Per quanto riguarda, infine, la proposta di riforma della PAC e con essa dello sviluppo rurale in più occasioni ho avuto modo di illustrare le nostre priorità, sottolineando Pag. 54l'esigenza di ottenere un'adeguata dotazione finanziaria nonché regole più semplici e più trasparenti e di maggiore flessibilità nella gestione del budget che sarà assegnato.

PRESIDENTE. L'onorevole Rainieri ha facoltà di replicare.

FABIO RAINIERI. Signor Presidente, mi ritengo soddisfatto della risposta che il Ministro ha voluto dare alla nostra interrogazione. Mi consenta il Ministro di suggerire ancora di più - ma so che lo stanno facendo al Ministero - una risposta alla PAC che è stata proposta dall'Unione europea perché non ci sembra adeguata alle risorse di cui, invece, il settore italiano soprattutto ha bisogno. Siamo l'agricoltura che ha più DOP in tutto il mondo. Siamo l'agricoltura che è invidiata da tutti e in questo ci auguriamo che il Ministero possa riequilibrare quelle che sono le risorse che, invece, hanno voluto tagliare. Per quanto riguarda il piano irriguo mi ritengo ancor più soddisfatto della risposta, visto che il Ministro ha detto che non verranno assolutamente toccati i fondi che rimangono di 54 milioni anche perché non dimentichiamoci che «l'oro rosso», il pomodoro, le piante da frutto, gli erbai e il mais sono colture assolutamente importanti e fondamentali per il nostro settore che servono proprio per fare tutti quei prodotti che in Italia, in Europa e nel mondo ci invidiano e senza di questi non potremo più mantenerli. Ringrazio ancora il Ministro per la sua risposta.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale recante modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione.

La seduta, sospesa alle 15,50 è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bernini Bovicelli, Bonaiuti, Bongiorno, Bossi, Brambilla, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Catone, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, Cossiga, Crimi, Crosetto, Dal Lago, Della Vedova, Duilio, Fava, Fitto, Franceschini, Frattini, Gelmini, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Giro, Jannone, Lombardo, Martini, Meloni, Migliavacca, Misiti, Moffa, Mura, Nucara, Polidori, Prestigiacomo, Ravetto, Reguzzoni, Roccella, Romano, Stefani, Tabacci, Tremonti e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In ricordo di Andrea Zanzotto (ore 16,11).

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, anche se in un momento in cui i colleghi stanno entrando in aula io penso sia doveroso, per quest'Aula e per la Camera dei deputati, il ricordo di Andrea Zanzotto (Applausi), definito da un quotidiano oggi e da molti l'ultimo poeta, una delle figure più alte del Novecento italiano, un poeta definito persino difficile per la sua sperimentazione linguistica incessante, un poeta attaccato alla sua terra. Era nato nel 1921 a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, ed è scomparso ieri. È una delle figure che ha attraversato il Novecento e Pag. 55del Novecento ha vissuto le speranze, ha vissuto le battaglie civili ed intellettuali ed ha vissuto anche le delusioni, nell'apertura del nuovo secolo. C'è una lettera molto bella, indirizzata ad un altro grandissimo della poesia scomparso, Giovanni Raboni, in cui Andrea Zanzotto afferma che oggi, sotto l'apparenza di una totale dimissione, di un totale livellamento dell'emergenza umana, vi è una mancanza di umiltà ben maggiore di quella dei tempi in cui si parlava di eternità e preminenza umana.
Voglio dire chiaramente che tutto ciò è lontano dai nostri discorsi politici, è lontano dalle maggioranze e dalle opposizioni, è lontano da una vita istituzionale difficile. Il richiamo di Andrea Zanzotto è un richiamo ad una passione civile che dovrebbe unire tutti noi e non dividerci. È per questo, care colleghe e cari colleghi, che anche se nella disattenzione io vorrei che per un attimo, almeno un attimo, signor Presidente...

PRESIDENTE. Chiedo cortesemente, se non di ascoltare, quanto meno se volete parlare di uscire. Prego, prosegua onorevole De Biasi.

EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, il minuto di silenzio che è dovuto alla scomparsa di una figura così alta penso debba essere utilizzato da tutte noi e da tutti noi per un momento di raccoglimento e di pensiero su quel non praevalebunt di cui parla oggi Claudio Magris e che come ripeto è tanto lontano dalla nostra realtà un po' misera di questi giorni, ma si richiama ai valori più alti, i valori di una società non indifferente, i valori dell'arte come impegno civile, i valori dell'autonomia dell'arte e della poesia, che mantiene sempre il primato di collegare l'uomo al mondo. Come dice Roland Barthes, la poesia è una finestra affacciata sul mondo e ci dimostra che nessuno di noi può vivere senza comunicare e senza riconoscere l'altro da noi. Io credo che questo sia un piccolo tributo che quest'Aula deve ad un grandissimo uomo, un grandissimo uomo che con la sua lezione di vita e la sua riservatezza ci ha insegnato che lottare per una società più aperta e migliore non significa necessariamente l'impegno quotidiano nella politica, ma che l'arte stessa può diventare esempio di vita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole De Biasi, la Presidenza e l'Assemblea tutta si associano alle sue parole e, in particolare, alla parte conclusiva del suo intervento, quando dice, appunto, che la testimonianza di persone come questa prova che l'arte può diventare un esempio di vita. Le condoglianze della Presidenza e di tutta l'Assemblea sono rivolte ai familiari. Onorevoli colleghi, come richiesto della collega De Biasi, invito ad osservare un minuto di silenzio come ricordo da parte di tutta l'Assemblea per Andrea Zanzotto (Il Presidente si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo - L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
Prima di riprendere i nostri lavori, vorrei segnalare all'Assemblea la presenza di una delegazione del Governo maltese, che sta assistendo ai nostri lavori dalle tribune, accompagnata dal Viceministro Jason Azzopardi (Applausi).

Si riprende la discussione del disegno di legge costituzionale n. 4144-A (ore 16,16).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta, dopo l'inizio delle dichiarazioni di voto sul subemendamento Mantini 0.1.100.13, era intervenuto il rappresentante del Governo, che aveva presentato il subemendamento 0.1.100.50.
Avverto che, successivamente, il Governo ha ritirato il subemendamento 0.1.100.50 e ha presentato il subemendamento 0.1.100.51, che è in distribuzione.
Avverto, inoltre, che il subemendamento Favia 0.1.100.12 è stato ritirato dal presentatore.

Pag. 56

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4144-A)

PRESIDENTE. Dobbiamo, quindi, riprendere l'esame del subemendamento Mantini 0.1.100.13.

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, questa mattina, abbiamo concluso i lavori dell'Assemblea con un subemendamento presentato all'Assemblea stessa da parte del Governo, che al capoverso secondo comma dell'emendamento 1.100 della Commissione aggiungeva le parole: «e l'utilità sociale».
Poiché ciò è stato ritenuto non sufficiente anche dallo stesso proponente, cioè dal Governo, ci siamo riuniti in sede di Commissione plenaria. A seguito dell'ennesima discussione - perché, su questo punto, vi è stata, devo dire, l'attenzione da parte di tutti i componenti, sia di maggioranza che di opposizione -, il Governo ha presentato, recependo quelle che sembravano essere le volontà emerse a seguito del dibattito, il subemendamento che adesso è rubricato con il numero 0.1.100.51.
Questo subemendamento, in effetti, raccoglie quanto il collega Mantini, con il subemendamento a sua prima firma 0.1.100.13, voleva che venisse approvato; solo che lo inframmezza con un richiamo alla legge e con ciò che la stessa legge può stabilire. Tuttavia, il principio su cui si è discusso questa mattina, in ordine al capoverso secondo comma, nuova versione, è un principio dell'articolo 41 della Costituzione.
A questo punto, inviterei il collega Mantini al ritiro del suo subemendamento 0.1.100.13, nel caso in cui ritenga che quanto è stato prospettato dal Governo sia di suo gradimento, sia per quanto riguarda, lo ripeto, il fatto di aver inserito esattamente la frase che il collega Mantini stesso mette al secondo comma dell'articolo 41, intero periodo, sia per quello che è il seguito che il Governo e la maggioranza hanno inteso meglio specificare, sempre nel secondo comma dell'articolo 41. Ciò perché, quanto sopra detto, rispecchia, secondo il nostro modo di vedere, esattamente quella che è la volontà della maggioranza, che, lo ripeto, può non essere esattamente la volontà del proponente, ma è quella che è emersa a seguito del dibattito in Commissione. Ringrazio quindi lo sforzo che il Governo ha fatto in questa occasione; credo che abbia offerto all'Assemblea un testo che forse può non essere il migliore testo possibile, capisco le filosofie che aleggiano su questo argomento e che possono essere anche diverse, però mi sembra un giusto compromesso, se vogliamo chiamarlo così, anche nobile. Per tali ragioni ringrazio il proponente e il Governo, nella persona del Ministro Calderoli.

PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro del subemendamento Mantini 0.1.100.13, formulato dal relatore.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, credo di non rubare spazio all'attenzione dei colleghi, visto che questo tema è comunque dirimente e quindi potrei svolgere qualche breve osservazione ora o anche in seguito. La sostanza però non cambia: il lavoro svolto è stato, in effetti, un lavoro animato da un confronto utile e certo va riconosciuto l'impegno di tutti per ottenere una modifica utile, un passo in avanti, come si usa dire sbrigativamente, nel testo che adesso il presidente Bruno ha illustrato; si tratta di un miglioramento di quel testo. Però, a ben vedere, poiché non stiamo parlando di norme di poco conto, ma di principi della Costituzione e, poiché è ormai agli atti che non siamo animati da spirito di partigianeria o da faziosità in questo esame, anzi, al contrario, da uno spirito costruttivo e di apertura, in tutta coscienza, dobbiamo dire che questa formulazione è molto distante dalla proposta emendativa presentata Pag. 57dall'intero gruppo dell'Unione di Centro e dagli altri colleghi che l'hanno sottoscritta. Ciò fondamentalmente per la seguente ragione: viene si reintrodotta l'utilità sociale: «non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale», ma poi il testo proposto dal Governo sostanzialmente dice: «e la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa e all'attività economica privata se non quando necessario a tutelare la sicurezza, la libertà e la dignità umana». Ora, non funziona così la vita economica; anche l'attività del credito è soggetta a qualche regolazione, anche la norma, che può piacere o non piacere, che impedisce di costruire a meno di 150 metri dal mare può essere considerata una regolazione dell'attività economica, e via dicendo.
Dunque, l'idea di circoscrivere ai soli valori della sicurezza, della libertà e della dignità umana, sicuramente importanti, la disciplina con legge delle attività economiche è innanzitutto un nonsenso e comunque un passo indietro rispetto appunto al parametro dell'utilità e dell'etica sociale.
Non amo fare un uso improprio neppure degli alti moniti che ci provengono dalla Chiesa cattolica, ma ricordo testualmente le parole di ieri, solo di ieri, del Cardinale Bagnasco che, in un momento di riflessione e di grande importanza per l'intero Paese, dice testualmente: «Oggi, dunque, la sensibilità generale è puntata in modo speciale sull'uomo nello sviluppo della sua vita terrena, e quindi sulle vie migliori per assicurare giustizia sociale, lavoro, casa e salute, rete accogliente e solidale, pace: valori, questi e altri, che vanno a descrivere ciò che è chiamata «etica sociale». Non possiamo sganciare la regolazione, a nostro avviso la minore possibile, delle attività economiche dal concetto di utilità e di etica sociale, ma è ciò che si fa con questo emendamento alla Costituzione che, con una certa fermezza, respingiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, certo le Costituzioni non si possono scrivere in punta di maggioranza, ma l'equilibrio proposto dal Governo è un equilibrio sicuramente che noi voteremo. Tuttavia, una discussione così importante non può non lasciar traccia.
L'onorevole Mantini ha citato la dottrina sociale della Chiesa, così come alcuni colleghi, forse, credo, un po' a sproposito. Faccio una domanda ai colleghi, anche l'onorevole Lulli ha posto un problema serio: è più utile, socialmente, un bravo operaio che fa bene i tondini o un cattivo infermiere? Perché in questo modo ci vuole qualcuno, noi presupponiamo un qualcuno, che nella prima formulazione era lo Stato, che dia un giudizio di cosa è utile e di cosa non è utile.
Credo che questo sia un panorama culturale e storico fuori dalla storia. Poteva valere alla fine degli anni Quaranta, quando è stata scritta la Costituzione, con quel clima culturale, ma credo che oggi non valga più. Credo che oggi lo Stato debba giustamente dire quello che è nel perimetro della legge, cioè quello che è nel perimetro, non del possibile, ma del proibito. Tutto ciò che non è proibito, e che è sviluppato secondo la naturale inclinazione dell'uomo e secondo le sue libertà, è un'attività utile, socialmente.
Non possiamo immaginare che vi sia una mano di una società, di uno Stato, che indichi e che suffraghi quella che è la libera iniziativa. La dottrina sociale della Chiesa si basa sulla fiducia nella libertà dell'uomo, si basa sulla fiducia nell'attività, non solo dell'uomo, ma delle sue aggregazioni. Quando, a Todi, si riuniscono i corpi intermedi dello Stato, i corpi intermedi della società, che sono la spina dorsale, in qualche modo, del vivere civile, non vi è nessuno, né Bagnasco né altri, che in qualche modo può stabilire ciò che devono dire. Sappiamo, infatti, che quando l'umanità si organizza vi è un pensiero di fiducia che unisce il pensiero liberale, per questo chiedevo al collega Della Vedova: in qualche modo, il concetto di utilità sociale è un qualcosa che ci sta con la dottrina liberale e anche con la Pag. 58dottrina cattolica? No, non ci sta, perché noi abbiamo fiducia, da un punto di vista liberale e da un punto di vista della matrice sociale, che l'uomo, quando segue il suo corso, quando segue la sua naturale inclinazione, e quando può correre la storia in libertà, la percorrere verso il bene.
Certo, ha bisogno di paletti, ha bisogno della legge, ha bisogno di altre istituzioni, ma noi abbiamo questa fiducia. Per quello, onorevole Mantini, lei e la sua parte politica, per quello lei e l'onorevole Castagnetti avete avuto in qualche modo un recupero di una sfiducia, perché quello che ci separa culturalmente è la sfiducia nei confronti dell'uomo, per cui vi deve essere uno Stato che ti dice che quello che fai è utile o non è utile. Non vi è Stato che dica al libero uomo quello che è utile o non è utile. Questo è un compromesso, sicuramente.
E c'è chi dice che l'iniziativa e le attività economiche sono libere e toglie dal perimetro della legge l'utilità sociale. Non c'è una legge che può dire quello che è utile socialmente, ma devo dire al collega Mantini e ai colleghi dell'UdC, che si sono strappati le vesti, che ci sono stati dei santi che hanno ricordato come la santità si può raggiungere nell'ordinaria amministrazione e nel lavoro quotidiano. Ricordo, per chi vuole un po' di agiografia, che ci fu un uomo 2.000 anni fa che fece un lavoro (non so se utile o non utile): il falegname per trent'anni. Per gli altri tre si dedicò a un altro tipo di lavoro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Polledri.

MASSIMO POLLEDRI. All'epoca dissero che erano più utili socialmente i primi trent'anni; oggi sicuramente nessuno si ricorda dei primi trenta anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, siccome ci accingiamo, dopo la ripresa, a valutare tra due ipotesi, quella contenuta nel subemendamento Mantini 0.1.100.13 da noi sottoscritto e quella proposta dal Governo, vorrei semplicemente che i colleghi avessero presente che questo disegno di legge era stato presentato in nome di un principio fondamentale che è stato propagandato dai Ministri Tremonti e Brunetta, che diceva che è consentito tutto ciò che la legge non vieta. Si tratta di un'interpretazione liberista estrema che affida all'iniziativa privata la responsabilità di decidere tutto ciò che è buono. Oggi noi cassiamo una disposizione costituzionale che affida alla responsabilità della singola impresa la valutazione dell'utilità sociale e anche del modo in cui vengono rispettati i principi costituzionali di dignità umana, sicurezza e tutela della cultura per dare il potere alla legge.
Noi abbiamo un subemendamento sostitutivo che in tre commi cita tre volte la legge come lo strumento che disciplina l'attività economica privata. Come intervento liberale non c'è male, ma noi manteniamo invece la nostra idea che valorizza l'autonomia dei soggetti sociali e dell'attività economica privata. Quindi, vorrei che anche i colleghi della Lega, che poco fa ci hanno detto che non è la legge che stabilisce l'utilità sociale, riflettessero un attimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Anna. Ne ha facoltà.

VINCENZO D'ANNA. Signor Presidente, vorrei rispondere a coloro che si appassionano in questo dibattito alla modifica dell'articolo 41 della Costituzione, temendo che tale modifica possa introdurre all'interno del sistema - e, quindi, del libero mercato - condizioni di barbarie giuridica e di barbarie economica. Credo che sia l'esatto contrario. Non voglio scomodare né i padri costituenti, né Luigi Sturzo, al quale sarà bene richiamarsi, il quale ebbe a scrivere un bellissimo libro che si chiama Contro lo statalismo. Nell'epistolario tenuto con l'onorevole La Pira, a suo tempo sindaco di Pag. 59Firenze, ben chiariva quale fosse la visione da parte dei cattolici liberali rispetto ai cattolici democratici, ovverosia quale fosse la forma di mercato e di attività imprenditoriale che era congeniale alla libertà del mercato stesso rispetto ad un mercato protetto, ad un mercato condizionato, ancorché per finalità sulle quali tutti possono concordare come finalità giuste.
Tuttavia, mi è capitato di leggere in giovane età - e credo che l'onorevole Adornato l'abbia letta e compresa molto meglio di me - La favola delle api di Bernard de Mandeville, il quale, nel descrivere il mercato e la filosofia del mercato, ci descrive che il mercato altro non è che la trasposizione dei vizi privati in pubbliche virtù e che il mercato altro non è che il concretizzarsi della domanda e dell'offerta. Non può avere aggettivazioni, non può uscire dalla sua neutralità e chiunque tenti di modificarne la natura e l'essenza stessa non fa altro che fare una forzatura per piegare le regole del mercato a finalità che con la libera economia non hanno nulla a che vedere.
Detto questo, dobbiamo anche ricordare un'altra piccola cosa. Mi dispiace che un dibattito di così alto spessore non veda interventi dei segretari politici dei partiti che sono qui presenti. Credo infatti che, al di là della polemica strumentale sulle contingenze della crisi economica e sul decreto per lo sviluppo o sui piccoli e meschini tentativi dell'agguato parlamentare per mandare la maggioranza sotto di qualche numero, noi stiamo affrontando un tema basilare per il rilancio dell'economia italiana. Come possiamo rilanciare l'economia e diminuire il debito pubblico se non restituiamo all'economia la libertà di essere quel che deve essere, non quello che noi desideriamo che sia?
Nella polemica tra Einaudi e Croce sulle due libertà, poc'anzi l'onorevole Lanzillotta affacciava questa vecchia tiritera del liberismo in antitesi al liberalismo, quasi che il mercato fosse il luogo della ferocia. Il mercato è il luogo in cui si incontrano due convenienze e la prima delle libertà, diceva Luigi Einaudi a Croce, è la libertà di poter fare, la libertà di poter intraprendere. Se manca questa libertà o è sottoposta a vincoli e a condizioni, manca l'essenza della libertà e anche delle libertà politiche, istituzionali ed individuali (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, credo che il Governo abbia accettato, nell'ambito dei lavori della I Commissione, dopo la sospensione della seduta antimeridiana, un punto importante, ossia il fatto di aver riammesso, com'era stato chiesto da più interventi questa mattina in Aula, la reintroduzione del principio dell'utilità sociale, soprattutto nella formulazione che è esattamente quella dell'attuale articolo 41, al secondo comma. Credo che ciò sia un fatto positivo e credo anche che «rivolgere» la seconda parte, mettendola in capo alla legge, in realtà non introduca delle variazioni sostanziali.
Il comma attuale prevede che l'attività economica «non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana», quindi statuisce che la legge non può stabilire limitazioni alle iniziative economiche private se non quando necessario a tutelare la sicurezza, la libertà e la dignità umana. Io ho colto, soprattutto negli interventi dell'onorevole Mantini e dell'onorevole Lanzillotta, alcune preoccupazioni che possono avere evidentemente delle ragioni. Credo però che, francamente, l'importante sia stato reintrodurre in capo alle autonomie, quindi non in capo alla legge, il fatto che l'attività economica non possa svolgersi in contrasto con l'utilità sociale.
Peraltro, come l'articolo 41 attuale non ha mai impedito di fare norme a tutela anche di altri aspetti, come ricordava il collega Mantini, non credo nemmeno che lo impedisca anche questa norma. Infatti, quando parliamo di sicurezza, parliamo evidentemente anche di altri elementi perché il termine «sicurezza» è un concetto Pag. 60molto ampio, che riguarda anche la salute, per esempio.
Quindi, non credo che si possa restringere l'interpretazione solo a questo. Credo che il Governo abbia fatto un passo avanti su questo. Peraltro, ne approfitto anche per fare qualche considerazione sul mondo a cui si rivolge questo articolo della Costituzione che è il mondo dell'imprenditoria italiana. Infatti, questa mattina abbiamo sentito parlare di banche che sono peraltro disciplinate in altri articoli della Costituzione, come se tutti gli imprenditori italiani fossero come certe banche d'affari americane che hanno fatto quello che hanno fatto recando danni al mondo intero.
Credo che i nostri imprenditori, soprattutto i nostri piccoli e medi imprenditori, che sono il 99 per cento degli imprenditori italiani, sentono su di loro il fatto di essere consapevoli di non poter contrastare l'utilità sociale, ma credo anzi che abbiano piena coscienza di come il loro lavoro e il loro impegno contribuiscano all'utilità sociale. Il primo modo con cui sanno di contribuire all'utilità sociale è di creare lavoro buono. Abbiamo visto tutti in questi anni di crisi come i nostri piccoli imprenditori abbiano fatto di tutto per non licenziare, sapendo anche che si tratta di famiglie, compresi anche quelli (qui vorrei ricordarli) che hanno preferito drammaticamente togliersi la vita per non essere costretti a licenziare i loro collaboratori. Mi sembra che qui siamo addirittura «in positivo».
Non soltanto: teniamo anche presente che credo che le nostre imprese contribuiscano all'utilità sociale non solo in termini di PIL e occupazione, ma anche sotto altre forme. Se non ricordo male, la sanità italiana è pagata con l'IRAP che è pagata dalle aziende. Quindi, sono le imprese che pagano la sanità per tutti, non soltanto per gli imprenditori o i loro dipendenti.

PRESIDENTE. Onorevole Vignali, la prego di concludere.

RAFFAELLO VIGNALI. Quindi, insomma, credo che varrebbe la pena innanzitutto di riconoscere il fatto che nelle nostre imprese c'è una grande consapevolezza non solo del valore economico dell'impresa stessa, ma anche del loro valore sociale. Quindi, credo che con questa nuova formulazione si sia fatto un passo avanti importante rispetto anche alla discussione di questa mattina e chiedo a tutti i colleghi di tenerne conto (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà per un minuto.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, credo che la maggioranza abbia dato atto nei fatti all'Unione di Centro e all'onorevole Mantini di avere dialogato con la maggioranza stessa su questa norma e, quindi, anche di aver apprezzato la discussione di questa mattina, che è stata accesa, ma comunque ha cercato di portare un contributo su un articolo importante come quello che stiamo discutendo.
Vorrei far notare all'onorevole Mantini che il testo recupera il principio dell'utilità sociale e credo che, come tecnica legislativa, sia una scelta avveduta.

PRESIDENTE. Onorevole Cazzola, la prego di concludere.

GIULIANO CAZZOLA. Lo fa in un comma diverso da quello in cui viene assunto il principio della libera concorrenza. Infatti, questa mattina nelle formulazioni delle proposte emendative libera concorrenza e...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cazzola.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo ad adiuvandum rispetto a quello che diceva il collega Vignali. Credo Pag. 61che per una pura ragione tecnica stiamo votando il subemendamento a prima firma del collega Mantini, che, in realtà, è sostitutivo di più parti del testo rispetto alla proposta del Ministro Calderoli, che però concettualmente la include.
Quindi paradossalmente, signor Presidente - e volevo farlo notare -, devo rilevare che nella proposta del Ministro Calderoli, che pure ci troveremo eventualmente a votare successivamente a questa, il principio posto in essere dal subemendamento Mantini 0.1.100.13 sia incluso. In quanto tale si tratta, da questo punto di vista, di un'intersezione di votazioni che raggiunge un suo paradosso intrinseco.

PRESIDENTE. Avverto che la componente politica del gruppo Misto, Alleanza Nazionale per l'Italia, ha esaurito i tempi a sua disposizione. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza, come fatto in precedenti analoghe circostanze, concederà a tale componente un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto a quello originariamente previsto dal contingentamento.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo per correggere la denominazione della nostra componente politica: noi non ci chiamiamo Alleanza Nazionale!

PRESIDENTE. Alleanza per l'Italia. Anche perché sarebbe stata una cessione di copyright!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martino. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARTINO. Signor Presidente, le confesso che trovo il dibattito vagamente surreale, perché da molti degli interventi ho ricavato la distinta impressione che non si sappia esattamente di che cosa di parla quando si parla di mercato. Un distinto collega della sinistra, l'onorevole Ermete Realacci, ha citato opportunamente un passo di Luigi Einaudi nel quale si dice che il mercato non conosce valori, giustizia o altro ancora. Einaudi diceva una cosa sacrosanta, ma non per invocare l'irregimentazione del mercato da parte dello Stato perché il mercato, in quanto tale, è neutrale. Se vi è una domanda di prostitute vi sarà un'offerta di prostitute. Il mercato non esprime giudizi di valore, ma consente agli scambisti di fare ciò che vogliono (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Non avrei fatto questa riforma della Costituzione, ma avrei soltanto aggiunto un articolo 140 alla Costituzione recitante: «La legge non impedirà mai atti di capitalismo fra adulti consenzienti».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Mantini 0.1.100.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere posto. È la prima votazione e, quindi, aspettiamo che i colleghi prendano posto. Chi non riesce a votare? Onorevoli Razzi, De Corato, Zinzi, Graziano, Cesare Marini, Sposetti... Sottosegretario Mantovano... Non riesco a vedere se l'onorevole Sposetti è riuscito a votare. Onorevole Monai, ha votato? Stiamo aspettando che l'onorevole Sposetti voti. Non funziona la sua macchina per il voto. Onorevoli Rampelli e Testoni. L'onorevole Sposetti ha votato? Bene. Onorevole Carlucci, ha votato? Hanno votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori) (Vedi votazionia ).

Pag. 62

(Presenti e votanti 575
Maggioranza 288
Hanno votato
287
Hanno votato
no 288).

Passiamo alla votazione del subemendamento 0.1.100.51 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, sono pronto ma vorrei che ci fosse un po' di calma.
Qualche istante fa l'onorevole Polledri ha, in maniera del tutto inopinata, evocato alcune figure di santi. Io mi metto al suo livello e gli ricordo san Tommaso, il quale sosteneva che un uomo non è mai completamente malvagio. Ciò è esattamente quello che anche voi oggi avete dimostrato: non siete completamente malvagi.
Con un atto estremo di pudore avete modificato l'ignobile riformulazione dell'articolo 41 e avete cancellato quella formuletta tragicomica che prevedeva che è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge. Avete fatto un gesto di coraggio e di pudore - come ho detto prima - e, pressati dalla discussione di questa mattina, avete anche compreso che eliminare il principio dell'utilità sociale sarebbe stato un'assoluta bestialità. Quindi, siete riusciti a recuperare anche questo principio per cui l'iniziativa e le attività economiche private sono libere e non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale.
Fin qui, quello che di buono siete riusciti ad organizzare. Dopo di che, siccome l'intento vostro nell'affrontare questa riforma è puramente ideologico, avete ammainato la bandiera, ma non avete deposto le armi, per cui anziché fare quello che ripetutamente vi abbiamo consigliato - ve l'abbiamo detto noi ed altri colleghi dell'opposizione - di lasciare il primo ed il secondo comma dell'articolo 41 inalterati ed intoccati e di concentrarvi sul terzo comma, avete deciso comunque di riscrivere il secondo comma, ottenendo una cosa del tutto paradossale. Leggiamo la formulazione del nuovo articolo 41. Esso prevede che «Non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale» - e ciò si riferisce all'iniziativa e alle attività economiche private - «e la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa e alle attività economiche private (...)». In questa formulazione c'è tutto il controsenso della vostra velleità riformatrice.
Avete sicuramente qualcosa contro il diritto costituzionale: il testo dell'articolo 41 prevedeva che fosse la Costituzione a stabilire che l'attività economica privata è libera e che non potesse svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, adesso invece voi stabilite che non è più la Costituzione a fare questo, ma la legge. Vi rendete conto di che cosa state facendo, della portata e degli effetti che questo produrrà? Una legge a maggioranza semplice approvata dal Parlamento potrà impedire l'atto di investimento del capitale e, quindi, impedire la libertà di iniziativa economica. Una maggioranza pro tempore potrà impedire alla nostra collega Pelino, anziché di fare confetti, di fare tubi. Vi rendete conto di cosa state per votare?
Rimettete tutto ad una legge approvata a maggioranza, mentre prima era la Costituzione che definiva un principio fondamentale a cui la legge doveva attenersi e se la legge non si fosse attenuta sarebbe dovuta intervenire la Corte costituzionale. A quale tradizione culturale vi siete ispirati, al dirigismo tardo comunista della Corea del nord? Da quando in qua quando vedete l'immagine ed il ritratto di Ki-Il Sung, il grande leader, vi si imporporano le guance e vi piegate a questa forma di dirigismo, che credo che ormai non sussista più nemmeno nella Corea del nord? È una cosa assolutamente incredibile e paradossale. Siete partiti come campioni del liberismo e vi trasformate nei campioni del mondo del dirigismo. È un vero peccato che Nando Martellini sia andato in pensione perché questa sera avrebbe potuto definirvi in televisione come campioni del mondo di dirigismo e questo non è un grande risultato, ma una vera sconfitta per l'economia del nostro Paese, una vera sconfitta per la Costituzione del nostro Paese; è la sconfitta di Pag. 63una maggioranza del tutto inconsapevole e incapace non solo di fare le leggi, ma di riformare la Costituzione. È la vostra più cocente sconfitta e - quello che è peggio - sarà la sconfitta delle imprese italiane e dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi dispiace dover segnalare il cattivo funzionamento del meccanismo di voto, perché sia il sottoscritto che l'onorevole Livia Turco, benché venisse segnalato con la luce verde il nostro voto a favore del subemendamento Mantini, questo non è stato computato nel tabulato e risultiamo sostanzialmente assenti. È chiaro che il mio voto e quello dell'onorevole Livia Turco, che eravamo qui e il meccanismo segnalava luce verde, avrebbe prodotto il fatto che il subemendamento Mantini sarebbe stato approvato. Devo segnalarlo perché se è così occorre verificare il buon funzionamento dell'intero meccanismo.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, verificheremo il funzionamento ma mi sembra che tutto abbia funzionato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, intanto mi perdoni ma mi sembra che non sia questo eventuale malfunzionamento un incidente da poco, perché se è vero quello che ha lamentato il collega Quartiani...

PRESIDENTE. Onorevole Favia, lei ha chiesto di intervenire sul subemendamento 0.1.100.51 del Governo, è evidente a tutti, anche all'onorevole Quartiani, che abbiamo atteso e che tutti potevano votare. Ha fatto bene a segnalarlo perché rimanesse agli atti, quindi intervenga sul subemendamento 0.1.100.51 del Governo. Il meccanismo non funziona male.

DAVID FAVIA. Non è colpa sua, ma se c'è un malfunzionamento del meccanismo di voto questo rischia di non fotografare la volontà dell'Aula.
Comunque mi sono permesso di iniziare così proprio perché il mio intervento voleva iniziare in questo modo, un subemendamento fondamentale che avrebbe sconvolto l'ordine dei lavori previsto dalla maggioranza: il subemendamento Mantini 0.1.100.13, è stato respinto per un solo voto, quindi mi chiedo, vi chiedo e chiedo al Governo e al Ministro Calderoli se sia possibile mandare avanti una riforma costituzionale a colpi di maggioranza, ma non a colpi di maggioranza consistenti bensì a colpi di maggioranza con un voto di scarto.
Quindi credo che questo debba far riflettere un po' tutti, anche perché - ripropongo un dibattito che c'è stato in Commissione - io riconosco al Ministro di aver cercato di limitare la negatività del disegno di legge costituzionale eliminando lo slogan del «tutto possibile quello che non è proibito» e inserendo nuovamente la previsione che l'iniziativa e l'attività economiche private non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale, ma con questa formulazione si rischia di fare peggio anzitutto perché non è concepibile che l'iniziativa e le attività economiche private non siano limitabili per legge.
Mi sia consentito, voglio rileggere ancora una volta tre righe del dibattito del primo ottobre 1946 della Costituente dove si dice che tutte le carte costituzionali riconoscono che l'istituto della proprietà privata è riconosciuto in quanto adempia ad una funzione sociale e non contrasti con gli interessi della collettività e dell'economia sociale. Bene, noi abbiamo proposto in Commissione - e rilancio questa proposta, fatto trenta facciamo trentuno - di salvare i commi primo e secondo dell'articolo 41 della Costituzione e di discutere le modificazioni su ciò che deve decidere la legge in sede di modificazione del terzo comma dell'articolo 41 vigente, nell'ambito del quale si può discutere del vostro terzo e quarto comma.

Pag. 64

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, alcune considerazioni sono già state svolte per esprimere la nostra non condivisione di questo testo.
Mi permetto solo di aggiungerne alcune, rivolte in particolare ai colleghi Vignali e Cazzola, entrambi stimatissimi, facendomi un po' carico, a prescindere dall'esito di questo voto, del loro disagio e di un certo imbarazzo culturale, prima che politico. In effetti, non c'è nessuna ragione per dover peggiorare questo principio costituzionale, senza portare alcun ammodernamento utile alla nostra Costituzione. Anche noi siamo per un'amministrazione più leggera e per più sussidiarietà.
Abbiamo espresso questa nostra cultura politica e questa nostra convinzione attraverso due proposte: l'inserimento in Costituzione del riconoscimento di un principio di concorrenza e di un principio di semplificazione amministrativa. Entrambe le proposte ci sono state respinte. Abbiamo ritenuto di mantenere il principio dell'utilità sociale, ma vi abbiamo dovuto trascinare su questo terreno, attraverso un percorso irto di ostacoli, penoso, con piccole concessioni. Adesso rispunta l'utilità sociale, ma a condizione che la legge possa limitare le attività economiche solo con riferimento ad altri concetti e ad altri valori.
Sarebbe del tutto ovvio tenere in Costituzione il principio dell'utilità sociale, un moderno principio di tutela della concorrenza e anche di semplificazione amministrativa, che oggi può ben assurgere a rango di principio costituzionale. Non fate nulla di tutto questo. Ma davvero c'è da chiedersi a quali principi vi richiamate, non certo ai principi liberali. Chi si rifiuta di inserire il principio di tutela della concorrenza in Costituzione non può richiamarsi ad una cultura liberale né può richiamarsi ad una cultura del bene comune e dell'etica sociale chi si rifiuta di utilizzare il parametro dell'utilità sociale. Sostanzialmente è quello state facendo.
Devo deludere anche il collega Cazzola - forse ne parleremo dopo - perché il suo emendamento, concernente il principio di concorrenza, è utilizzato solo al fine di evitare i monopoli. Ma qui siamo alla fine del 1800, siamo allo Sherman Act. Ora siamo un secolo e più dopo: il principio di concorrenza è un principio dinamico in tutte le attività. Non so più quali parole spendere, però ai colleghi della maggioranza e, in particolare, del PdL voglio ricordare che il documento conclusivo del congresso di Bonn di dicembre 2010 del Partito Popolare europeo si intitolava: «Economia sociale e di mercato nel mondo globalizzato».

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, la prego di interpretare queste mie parole semplicemente al servizio del buon andamento dei nostri lavori. Non ho nessuna intenzione ovviamente di chiedere la ripetizione del voto o cose del genere, perché sappiamo bene come funzionano le cose. Mi creda, lo avrei detto anche se ciò fosse accaduto al collega Baldelli (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Potete non crederci, ma avrei fatto lo stesso. Non sto mettendo in discussione il voto, però credo che sia difficile pensare che ciò che ha detto il collega Quartiani non sia vero. Quindi, la pregherei semplicemente di provvedere nelle forme e nei modi che lei ritiene più opportuni. Oggi riguarda noi, magari domani potrebbe riguardare altri, poiché è chiaro che le votazioni viaggiano su poche unità di differenza, almeno al momento.
È utilità di tutti sapere che il sistema funziona perfettamente e che non possono verificarsi fatti - oggi magari è toccato al collega Quartiani, domani potrebbe toccare a qualcun altro - che in qualche modo non danno la realtà dei numeri in Aula. Ovviamente non si tratta di questa votazione. Trovi lei le forme e i modi, però Pag. 65non superiamo questa cosa come se il problema non ci fosse. Credo che se viene posto è perché siamo consapevoli che il problema c'è.

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, la Presidenza ovviamente si è già attivata per verificare il buon funzionamento di tutto il sistema.
Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo ha esaurito i tempi a sua disposizione. Essendo stata fatta richiesta, la Presidenza, come fatto in precedenza in analoghe circostanze, concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo di quello originariamente previsto dal contingentamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà, per un minuto.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho fatto leggere il testo del subemendamento in esame proposto dal Governo ad un collega che ha detto meravigliandosi: «Ma non è quasi uguale alla Costituzione che abbiamo oggi, al secondo comma dell'articolo 41?». Ho risposto che non è uguale. Effettivamente è quasi uguale, è come se uno studente non diligente avesse copiato dal vicino di banco, ma non fosse riuscito a scrivere il testo corretto e, quindi, avesse scritto un testo sciatto che in qualche modo, assomiglia a quello, ma lo traduce male e non capisce che involontariamente ha fatto un sacco di errori che avranno tutte le negative conseguenze di cui ha parlato il collega Bressa. Quindi, se volete copiare, guardate bene la Costituzione, ma copiatela bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, credo che sia veramente imbarazzante quello che sta accadendo in questi giorni.
Parliamo di riforme costituzionali. Nel momento in cui le imprese chiudono, nel momento in cui i disoccupati non hanno prospettiva di lavoro parliamo di riformare la Costituzione. I giovani non sono liberi di andare, ma costretti ad abbandonare il nostro Paese, le forze di polizia sono senza mezzi per fronteggiare le violenze e rischiano di persona per tutelare lo Stato, ai comuni tagliate tutto imponendo, quindi, di tassare ancora di più il territorio, la sanità è allo sfascio, la scuola è abbandonata. Cosa dobbiamo aggiungere, signor Presidente?
Mi sembra assurdo che voi giochiate oggi a fare i padri costituenti. Credo che non abbiate l'autorevolezza per farlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bobba. Ne ha facoltà.

LUIGI BOBBA. Signor Presidente, il subemendamento in esame proposto dal Governo mi sembra una foglia di fico ad una gestione un po' arruffata e confusa sul provvedimento in oggetto e, in particolare, dell'articolo in discussione.
L'onorevole Baldelli prima ha utilizzato un'espressione che credo, forse inconsciamente, indichi questa confusione e questo modo arruffato parlando di «intersezione di mutazioni». Non so cosa significhi questa espressione oscura, ma è come se questo articolo, che ha già avuto almeno quattro o cinque versioni, sia come un mutante che cambia continuamente vestito, ma la sostanza non cambia. Sarebbe bastato accettare la formulazione precedente del collega Mantini per mantenere ciò che in modo limpido, semplice, chiaro ed inequivocabile scrive oggi la Costituzione. E, infine...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bobba.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, sono un po' perplesso sull'opportunità della formulazione di questa disposizione normativa che prevede il permesso di Pag. 66libertà che lo Stato concede ai cittadini in una logica, badate bene, che è quella del sovrano rispetto al suddito perché il «permettere» è cosa ben più svilita del principio che già oggi è presente nella Carta costituzionale che enuncia la libertà di iniziativa economica.
Allora, se veramente vogliamo la libertà di iniziativa economica, non dobbiamo metterci in una posizione di sudditanza rispetto ad uno Stato che permette, che ottria, che concede. Questo è uno Stato illiberale, quindi valutate l'opportunità di cambiare questa filosofia che è molto stucchevole, ma che tradisce, nella realtà dei fatti, le vostre stesse intenzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, non vi è bisogno di scomodare la scuola di Friburgo e i fondamenti dell'economia sociale di mercato per ricordarci che siamo di fronte ad un tema basilare per il nostro patto costituzionale e per i trattati europei.
Sono perciò sorpreso dalla volontà della maggioranza di imporre al Parlamento una discussione ideologica e velleitaria sull'articolo 41 della Costituzione, non solo perché non avrà conseguenze pratiche sulla crescita dell'economia e della promozione della libera iniziativa imprenditoriale, ma perché aggraverà la situazione con la necessità di nuovi leggi e regolamenti che dovranno intervenire successivamente.
Cos'è che impedisce ora al Governo di intervenire, ad esempio, per attuare le direttive europee in materia di concorrenza e liberalizzazione nel settore dei trasporti? Al contrario il Governo ha operato in questi anni a favore dei monopoli, come nel caso di Alitalia, delle autostrade, di ferrovie, contro gli interessi dei cittadini e dei consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, sono stati fatti diversi appelli a questa maggioranza perché si arrivasse ad una soluzione che fosse ragionevole, perché non è ragionevole in questo momento cercare di modificare la Costituzione, che ha dei concetti chiari, che ha dei concetti basilari, che sono la sicurezza, la dignità umana, l'utilità sociale. Noi andiamo ad incidere su situazioni che sono il fondamento, la base della nostra Costituzione, in un momento in cui non ne abbiamo assolutamente bisogno.
Non avete dato risposte, non state dando risposte a nessuno. State mettendo ancora più in difficoltà oggi le aziende, che lo sono sempre state da quando siete voi al Governo, da quando si è tentato di affrontare una crisi che voi avete sempre negato. Oggi - l'onorevole Mantini lo ha spiegato molto bene - su un concetto fondamentale voi state cercando di togliere le incrostazioni intorno che non servono, ma sono solo...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Cimadoro. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonavitacola. Ne ha facoltà.

FULVIO BONAVITACOLA. Signor presidente, in tutta onestà devo confessare che ancora una volta il senatore Calderoli in veste di legislatore ci mette un po' i brividi. Da poco ha dismesso i panni dell'allevatore di suini perché si è pentito del «porcellum», e stamattina ci stava addirittura proponendo un dinosauro, perché la norma secondo la quale tutto ciò che non è vietato è consentito era una «deflagrazione nucleare» nell'ordinamento giuridico. Se era un segnale per introdurre elementi di anarchia nell'ambito della nostra Costituzione, poteva essere anche compreso; ma in realtà era semplicemente una bufala, e mi sembra di poter ricondurre la discussione di questa Pag. 67sera ad un'altra norma del nostro ordinamento, che è l'articolo 640 del codice penale.
I giuristi sanno che tale articolo corrisponde al reato di truffa: quando con artifici e raggiri si procura un ingiusto vantaggio...

PRESIDENTE. Grazie onorevole Bonavitacola. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il subemendamento 0.1.100.51 del Governo recita: «All'emendamento 1.100 capoverso secondo comma, sostituire parole da «è permesso» fino a «della Costituzione» con le seguenti: «non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale e la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa e alle attività economiche private se non quando necessario a tutelare». Invece per noi la legge deve stabilire, non che non può stabilire, perché la questione che riguarda le limitazioni all'iniziativa e alle attività economiche è naturalmente rilevante, come rilevante è il problema dell'articolo 41, quello che si sta cercando di modificare, attraverso naturalmente la nuova locazione introdotta all'articolo 41, che ne costituisce l'incipit, e che stabilisce che è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge. Ciò comporta una riserva di legge per gli interventi che...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.

RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, la discussione che stiamo svolgendo è figlia di un approccio tutto ideologico da parte del Governo, ed è ancora peggio quando in un momento come questo nel nostro Paese c'è bisogno non di ideologia, non di divisione, ma di unità di intenti. Prendere la Costituzione, pensare di modificarla rispetto ad una propria idea, ad un proprio principio, è il contrario di quello che hanno fatto i padri costituenti di tutte le parti, compresa quella parte cattolica che è stata citata molto sgangheratamente da parte di qualcuno che mi ha preceduto.
Questo è il grave vulnus che si sta introducendo con la discussione che si fa oggi: aver pensato di togliere dalla Costituzione l'utilità sociale dell'impresa, e la dizione che è stata introdotta adesso non fa altro che ridurre il danno, ma non elimina il vulnus ideologico che voi state introducendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piffari. Ne ha facoltà.

SERGIO MICHELE PIFFARI. Signor Presidente, colleghi, stiamo modificando la Costituzione, le fondamenta del nostro Stato. Con questo subemendamento, che il Governo ci propone, andiamo ad affermare che la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa ed alle attività economiche private, se non quando necessarie. La fantasia di questo Governo l'abbiamo già vista in tanti provvedimenti, specialmente in economia, ma la fantasia e la creatività messe qui hanno qualcosa di diabolico. Le imprese hanno bisogno di certezze, hanno bisogno di indicazioni precise ed hanno bisogno di essere sollevate da quel peso che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piffari. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Naccarato. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, la modifica che propone il Governo è sbagliata ed avrà effetti negativi sul nostro ordinamento; aumenterà in particolare i pesi burocratici sull'iniziativa economica privata. Oggi, infatti, la Costituzione stabilisce che l'attività economica è libera e non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. Questa è l'attuale formulazione dell'articolo 41. Con la modifica Pag. 68proposta, invece, viene attribuita alla legge ordinaria, e, quindi, ad una maggioranza semplice, la possibilità di limitare e condizionare i principi a cui deve attenersi l'iniziativa economica privata. È questo un modo per peggiorare il funzionamento dell'iniziativa economica privata.
Questo è il motivo per cui respingiamo questa proposta che va valutata con attenzione perché un provvedimento che doveva favorire l'iniziativa economica privata in realtà rischia di peggiorarla notevolmente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fontanelli. Ne ha facoltà.

PAOLO FONTANELLI. Signor Presidente, concordo con l'onorevole Martino: siamo nel pieno di una discussione molto surreale, anzi aggiungerei grottesca. Una discussione che rappresenta il trionfo dell'improvvisazione, quando parliamo di Costituzione. Il Presidente della Repubblica, anche recentemente, ci ha richiamato alla necessità che, quando si parla della Costituzione, bisogna avere il massimo di attenzione, di ponderazione e di spirito unitario.
Mi chiedo: ma che c'e di tutto questo nella nostra discussione? Un concetto importante come quello dell'utilità sociale, fra la Commissione prima e l'Aula dopo, da ieri ad oggi, è stato prima inserito, poi tolto, poi in dubbio, poi tolto e poi inserito. È questa una discussione seria con cui si affrontano le modifiche alla Carta costituzionale? Credo di no e penso che sia necessario recuperare un po' di saggezza, come ci indica spesso il Capo dello Stato, il che vuol dire alla maggioranza di fermarsi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontanelli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, credo che se dovesse venire qui, in questo palazzo, in questa Camera, uno psichiatra direbbe che noi soffriamo di dissociazione, perché voi siete fuori dalla realtà rispetto a quello che sta accadendo fuori da questo palazzo, rispetto al movimento di giovani e di classe media, di classe borghese, che ha perso il posto di lavoro, che vive in condizioni disastrose e che sta protestando contro un sistema di questi anni neoliberista, disumano e bestiale che ha schiacciato i diritti e le libertà degli individui agli interessi della finanza, che ha schiacciato le regole, che ha parlato di illegalità.
Oggi questa gente vi chiede e chiede di ripristinare le regole e la legalità, di ridare il primato alla politica. E noi oggi siamo qui a perdere tempo su una riforma costituzionale che riguarda l'articolo 41. Non siete molto diversi dai black bloc di Roma...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zazzera. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, anch'io vivo con molto disagio questa discussione. Probabilmente è difficile capirlo per chi ci ascolta dall'esterno ma siamo passati da testi che non si somigliano neanche tra loro, da testi in cui c'erano slogan e non ci sono più, da testi in cui non c'era l'«utilità sociale» che ritorna ma anche questo testo, questo emendamento del Governo, a mio parere, continua ad essere completamente sbagliato. Infatti introduce un concetto che non è accettabile. Si invoca una legge alla quale non dovrebbe essere reso possibile stabilire limitazione all'iniziativa e alle attività economiche private se non per tutelare la sicurezza, la libertà e la dignità umana. Concludo con un interrogativo: ma quando si tratterà, ad esempio, di tutelare l'ambiente, dalle attività economiche non dall'iniziativa economica - ribadisco: dall'attività economica - la legge non lo potrà fare? Ma siamo in grado di capire quanti danni stiamo creando?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

Pag. 69

SESA AMICI. Signor Presidente, quando la furia iconoclastica diventa l'elemento fondante sul quale le forze di Governo esercitano la loro azione è sempre un male. Ma quando questa furia viene tradotta nelle modifiche alla Costituzione credo che questo non sia soltanto un male ma è anche un pericolo dal quale dovremmo immediatamente liberarci. Perché furia iconoclastica? Avete ipotizzato la riforma dell'articolo 41 intorno a due presupposti: lanciare un messaggio alle imprese, tutti liberi, è possibile fare tutto e quindi nulla è vietato e, dall'altra, invece, vi siete ritrovati - questa è la gravità della situazione di oggi - con un testo che dice esattamente l'opposto: è affidato alla legge, vale a dire il famoso dirigismo. Mi lasci chiudere veramente con un flash, signor Presidente. Credo che dovremmo velocemente far calare il sipario intorno a questa discussione. Infatti discutere di riforma costituzionale e farlo con testi che vengono modificati nel corso di pochi minuti è semplicemente una vergogna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.

VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale perché già altri colleghi del Partito Democratico hanno espresso rammarico per il mancato accoglimento del subemendamento Mantini 0.1.100.13. Peraltro la votazione di questo subemendamento ha avuto un esito che ha implicazioni molto chiare perché, come ricordiamo tutti, non è passato per un voto. È stato segnalato come non sono stati registrati due voti a favore. L'implicazione chiara è che i Ministri a questo punto si devono mettere comodi perché per portare avanti questo provvedimento la maggioranza deve prevedere che stiano qui. E allora perché tutto questo sforzo? Il Governo, finora, non ha spiegato la necessità di questo sforzo così importante di tenere bloccati tutti i Ministri in Aula così a lungo. Non torno a rileggere l'articolo 41. Tuttavia, signor Presidente, è chiaro che il problema non è l'articolo 41 perché...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Peluffo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gatti. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA GATTI. Signor Presidente, ritengo che stiamo facendo una discussione estremamente arretrata. È da anni che le imprese fanno il bilancio sociale, è da anni che le imprese di questo Paese hanno riconosciuto come stakeholder, il territorio, la popolazione, le aggregazioni, le istituzioni dei territori dove sono. E noi adesso arriviamo qua e dobbiamo mettere in discussione l'utilità sociale e il fatto che l'impresa si possa sviluppare non in contrasto con essa.
Tuttavia, signor Presidente, qui c'è un problema per come voi scrivete le leggi. Ora le leggi sono un conto ma la Costituzione... ancora siete qua che fate confusione con il binomio iniziativa-attività e, soprattutto, quando si parla di leggi che possono in qualche modo limitare e così via, non è possibile parlare soltanto di iniziativa e attività privata: perché l'iniziativa e l'attività pubblica si possono svolgere in contrasto con la sicurezza? Ma di che diavolo state parlando?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, oggi il Ministro dell'economia, Giulio Tremonti, ha sottolineato che se non arriviamo agli eurobond ci può essere il tracollo.
È un'opinione condivisibile, però io vorrei domandare al Governo, così massicciamente presente, ed ai colleghi di maggioranza: che cosa diamo in Europa? Teniamo il Parlamento a discutere se è giusta o meno l'utilità sociale nell'impresa. Voi vi rendete conto che state picconando la credibilità del nostro Paese sul piano internazionale, credibilità che è già così a basso livello? Ci rendiamo conto che per ottenere quegli eurobond di cui il nostro Paese ha grande necessità abbiamo bisogno Pag. 70di credibilità e di solidarietà tra noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lulli. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, io vorrei leggere l'articolo 41 che vogliamo modificare: «L'iniziativa economica privata è libera». È una dizione precisa, si capisce, si comprende (non me lo faccia dire da toscano, senza la «c»). Lo sostituite con: «L'iniziativa e l'attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge». Questo è il vostro articolo 41, primo comma, della Costituzione. Complimenti, complimenti veramente.
Se poi vado a vedere il secondo comma, l'articolo 41 originario è limpido e dice: «Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». No, oggi avete tolto l'utilità sociale e... (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Nannicini. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vannucci. Ne ha facoltà.

MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, io questa mattina sul tema dell'utilità sociale avevo posto un problema riguardo a quel che sarebbe successo nell'equilibrio fra i poteri dello Stato. Mi sembra che da questo punto di vista la modifica proposta aggravi addirittura la situazione, perché quando il legislatore decide di non regolare decidono i giudici, sulla base dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Qui la limitazione che diamo al legislatore di intervenire solo su sicurezza, libertà e dignità umana, tra l'altro garantite dalla Costituzione, determinerà questo e quindi vi sarà uno strapotere, uno spostamento del conflitto e del confronto tutto sulla base giudiziaria e tutto sulla base dei giudizi della Corte costituzionale. Questo è gravissimo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi veniva in mente, ascoltando i dotti interventi di ostruzionismo che i colleghi di maggioranza facevano prima, che lì, su una tabella di legno, c'è scritto e c'è inciso che la Costituzione è stata approvata in quest'Aula dall'Assemblea Costituente con 453 voti a favore e 62 voti contrari. Oggi il vostro stile, che è quello di fare ostruzionismo in quest'Aula con il provvedimento in esame, al fine di non parlare dei veri problemi del Paese, è quello di cercare di approvare un testo sbilenco ed inutile a colpi di maggioranza, con un voto in più di quello che può esprimere quest'Aula, senza un senso, senza una volontà e senza un progetto, unicamente per cercare e tentare di tirare avanti la vita di questo Governo per una settimana in più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanelli. Ne ha facoltà.

ORIANO GIOVANELLI. Signor Presidente, mi consenta di esprimere la mia inquietudine rispetto al fatto che noi si possa modificare la Costituzione repubblicana affidandosi alla certezza di un meccanismo elettronico. Infatti quello che è accaduto francamente mi inquieta e mi fa venire in mente che Terracini, che sedeva al suo posto ai tempi dell'Assemblea Costituente, forse prima di dare per approvato un articolo doveva avere un'altra certezza e un'altra maturazione del dibattito rispetto a quella che abbiamo avuto noi oggi. Comunque il risultato che state producendo è sotto gli occhi di tutti. C'era una cosa libera, che era l'iniziativa economica. Oggi non lo è più: è sottoposta Pag. 71alla legge. Alla faccia di una liberalità, per così dire, dell'attività economica che voi volevate sbandierare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.

MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, noi siamo qui a discutere, in poche parole, secondo la maggioranza, se è meglio mantenere un testo nitido e chiaro nella sua dizione o se, invece, dobbiamo introdurre una sorta di duplice passaggio negativo, stabilendo che dobbiamo porre dei limiti negativi alla legge, affinché essa poi si esponga. Insomma, in buona sostanza, dovremmo dire che la legge è legge.
Mi domando, soprattutto - dobbiamo dirlo non solo noi, che abbiamo più volte sostenuto che questo è un dibattito assolutamente inaccettabile -, perché il Ministro della difesa, il Ministro per le pari opportunità, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro per l'attuazione del programma di Governo, il Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione e una schiera folta di sottosegretari debbano stare qui. In questo momento, infatti, nel nostro Paese, negli scenari internazionali, nelle nostre aziende, nelle nostre scuole, nelle nostre attività economiche, vi sarebbe bisogno del loro impegno di governanti, invece che star qui a discutere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vico. Ne ha facoltà. Onorevole Vico, l'ascolto con molta attenzione.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, la ringrazio, mi rivolgerò ovviamente al Governo, ma soprattutto al presidente Bruno per dire quanto segue. I padri costituenti erano persone semplici: l'articolo 41 della Costituzione fa parte di quel blocco di articoli rubricati come «Diritti e doveri dei cittadini». Per quanto concerne soprattutto i doveri, vi è perentorietà, e voglio qui ricordarli: rispettare le leggi, pagare le tasse, difendere la patria. In ordine ai diritti, vi è una precisione senza precedenti.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUDOVICO VICO. Onorevole Bruno, lei pensa che sia possibile una norma che introduce la locuzione «non possono»? Le norme costituzionali - vorrei far fede agli italianisti di quest'Aula, e concludo - vadano nella direzione di abolire l'espressione «non possono» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.

IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, mi pare che la maggioranza e il Governo stiano perseverando nel tentare di portare avanti un provvedimento che, se approvato in questi termini, risulterà un vero e proprio obbrobrio, non solo dal punto di vista linguistico, come è stato ricordato un attimo fa, ma anche per le finalità che si prefigge di perseguire.
L'articolo 41 della Costituzione è scritto in una maniera chiara, moderna ed attuale, che rappresenta un grande equilibrio, un punto di incontro tra il riconoscimento della libertà in campo economico e la tutela della funzione sociale dell'impresa e della proprietà. Credo che si stiano sforzando di modificarlo, andando, però, ad infilarsi in un pasticcio da cui vi saranno solo esiti negativi per il nostro Paese e per le attività economiche e produttive. Fermatevi...

PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.

Pag. 72

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35)

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, intervengo per esprimere la desolazione che provo adesso guardando voi, membri del Governo, spendere tutto il tempo, sprecare quel minimo di utilità che potrebbe derivare dalla vostra azione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), vedervi qui a fare niente, per approvare una cosa che dice: «Non possono svolgersi in contrasto con l'utilità sociale» e «la legge non può stabilire limitazioni all'iniziativa e all'attività economica privata se non quando è necessario a tutelare (...)». Sembra scritto da Bossi, non ha alcun significato (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! È una cosa priva di senso comune! Sembra un momento di distrazione! Avete fatto una legge pessima, che si riversa sul prestigio del presidente della Commissione, che non ha mai fatto un lavoro così brutto (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se fosse possibile, vorrei che il mio minuto di tempo venisse computato da quando riesco a parlare.

PRESIDENTE. Colleghi, concedete all'onorevole Quartiani il minuto di tempo a sua disposizione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, nel giro di ventiquattr'ore siamo alla terza riscrittura dei commi che riguardano l'articolo 41 della Costituzione. In sostanza, stiamo facendo ciò che in realtà questo Parlamento non dovrebbe fare: nel momento in cui andiamo a realizzare una discussione e una votazione che riguarda la revisione di un importante parte della nostra Costituzione, facciamo una cosa talmente affrettata per cui il Ministro Calderoli ci aveva proposto quella che, secondo lui, era una formulazione migliorativa del testo e che cambiava il testo precedente, formulato da parte del Comitato dei nove. In realtà qui si peggiora la situazione perché, mentre prima il testo era, diciamo così, permissivo e cioè permetteva di fare tutto ciò che non fosse espressamente vietato dalla legge, qui in realtà si fa il contrario e si passa a una formulazione che sostanzialmente vieta alla legge di intervenire nel momento in cui si parla di libertà di mercato. Allora, signor Presidente, non possiamo rigirare la frittata tutte le volte, nel momento in cui stiamo discutendo di un importante articolo e di un importante comma della Costituzione. Sarebbe bene riflettere ulteriormente ed evitare di provocare anche alla Corte una serie di innumerevoli contenziosi perché questa è una questione di cui, in materia economica, il nostro Paese non ha proprio bisogno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

PIERANGELO FERRARI. Signor Presidente, vorrei fare un omaggio al Ministro Calderoli che è un uomo spiritoso e che ci onora della sua attenzione. A proposito di questo sventolare di bandiere oggi sulla libertà di impresa, libertà di impresa che voi pensate di poter tradurre efficacemente in questo «stupro» dell'articolo 41 della Costituzione, a proposito di questo rapporto tra le parole e la realtà, Ministro, le regalo una citazione del compagno Kant che lei conoscerà senz'altro; dice Kant: «Ci sono medici che quando hanno trovato un nome pensano di avere trovato delle malattie e di poterle, in forza del nome trovato, anche curare». Ministro Calderoli, voi non curerete la malattia del declino del Paese con le parole a sproposito con cui «stuprate» l'articolo 41 della Costituzione. Questo è il punto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

Pag. 73

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.

ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, mi scusi se insisto ma, onestamente, non ho ancora capito il senso dell'insistenza di questa maggioranza sulle modifiche dell'articolo 41 della Costituzione. Sembra che di fronte alle incapacità del Governo di affrontare sul serio il tema della crescita economica, cosa che ormai tutti ci invitano a fare, questa maggioranza si rifugi in una sorta di manifesto che voi per primi sapete che non andrà da nessuna parte. Allora, invece di perdere tempo su improbabili modifiche costituzionali, forse sarebbe più opportuno anzi, sicuramente, sarebbe più utile al Paese, occuparsi per esempio di fisco, del rapporto fra imprese e istituzioni di credito, di liberalizzazioni, di semplificazioni e così via. La verità, e mi avvio a concludere signor Presidente, è che è la vostra incapacità ad affrontare i temi veri del Paese che si sta scaricando sul Paese stesso. Prima ne prendete atto meglio è.

GIANPAOLO DOZZO. Basta, stai zitto!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, mi pare che questo subemendamento crei una situazione imbarazzante. Era meglio, evidentemente, lasciare le cose com'erano piuttosto che pasticciare con l'unico risultato di rendere più incerto il destino delle imprese. Per voi quello che è chiaro.... (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, che sta succedendo? Che succede?

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, le darò la parola quando il collega avrà finito, lasci terminare il collega. Ma qual è la causa di queste proteste? Invito i colleghi alla calma. Se vi sono persone che fanno dei gesti in quest'Aula sono sicuramente e severamente da riprendere. Invito a segnalarmi il nome di chi eventualmente lo faccia.
Onorevole Damiano, può continuare il suo intervento.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, non posso continuare!

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, il mio invito è innanzitutto alla Presidenza, a vigilare che la seduta possa avere una prosecuzione ordinata. Chiedo anche ai colleghi di non rispondere alle provocazioni che arrivano da quella parte dell'emiciclo, in particolare dall'onorevole Rosato, che ha scattato due fotografie, cosa vietata durante i lavori dell'Aula, e da altri colleghi che, con gesti ed insulti, provocano nell'intento di far saltare la seduta.
Noi siamo forza ragionevole, ma ferma nelle nostre posizioni.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei continuare il mio intervento.

PRESIDENTE. Onorevole Damiano, le ho chiesto di continuare, ma lei non lo ha fatto e ho ritenuto che avesse terminato il suo intervento, perché, quando si invita un oratore a continuare, immagino che uno continui o, se non lo fa, che abbia terminato il suo intervento.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, ma con che diritto lei non mi dà la parola o me la toglie?

Pag. 74

PRESIDENTE. Io non le ho tolto la parola. Le ho chiesto di continuare e lei non ha continuato: ho immaginato avesse terminato il suo intervento.

CESARE DAMIANO. Signor Presidente, non ero in grado di parlare. Se mi consente di utilizzare il mio minuto...

PRESIDENTE. Onorevole Damiano, mi dispiace. Mi scuso se ho male interpretato le sue intenzioni, proceda pure.

CESARE DAMIANO. La ringrazio, Presidente. Dicevo che questo subemendamento crea una situazione imbarazzante. Era meglio lasciare le cose come stavano, piuttosto che pasticciare con l'unico risultato di rendere più incerto il futuro delle imprese.
Per voi è insopportabile - lo dico al Governo - l'utilità sociale. Spero che a qualcuno del Governo non venga in mente di cancellare il concetto di giusta mercede agli operai. Non è scritto così nella Costituzione, non è di Carlo Marx, ma è di Leone XIII e della Rerum novarum, del 1891.
Lo dico - e lo dico in modo preventivo - perché con un Governo come questo vi è da aspettarsi di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pizzetti. Ne ha facoltà.

LUCIANO PIZZETTI. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Calderoni. Lei è persona ragionevole e di parola, perché acconsente a questa perdita di tempo per una presunzione tutta ideologica, che contrasta con le domande che provengono dalla società e dai corpi intermedi?
Vi è un Paese prostrato, un Governo che non è in grado di indicare una via per la crescita, e state arzigogolando su una modifica di un articolo della Costituzione che non vedrà mai la luce. Siete nel tunnel dei neuroni, non in quello dei neutrini, questo è il punto.
Ministro, chiuda questo capitolo surreale, porti in Aula il decreto per lo sviluppo e misuriamoci su questi temi. Il Presidente Napolitano, anche oggi, ci ha invitati a ritrovare la coesione sociale, e voi per risposta cosa fate? Vi state comportando come dei black bloc istituzionali: state scassando uno dei punti più rilevanti dell'impianto su cui regge la vita civile, politica e sociale del Paese. Quindi, davvero, Ministro, siccome Reguzzoni ha detto che siete persone ragionevoli - e credo che lei lo sia - per favore, dia un taglio a questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.

MARINA SERENI. Signor Presidente, leggendo e rileggendo la riformulazione del Governo, si capisce che avete voluto recuperare le parole «utilità sociale», ma le avete messe lì e il risultato finale è un gran pasticcio. Allora, prendo a pretesto delle splendide parole che oggi Adriano Sofri usa per la vostra discussione sulla sicurezza (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). Anche Adriano Sofri adesso non sopportate più? Siete incredibili. I disastri delle parole precedono e annunciano quelli delle cose: quos perdere vult deus dementat (quando il dio vuole la rovina di qualcuno gli mette in bocca parole dementi). Ecco, a me sembra che questo sia il commento della riformulazione che voi ci state presentando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

SANDRO GOZI. Signor Presidente, sentendo il collega Reguzzoni parlare di ragionevolezza e guardando le reazioni scomposte dei membri del suo gruppo, credo che anche sul concetto di ragionevolezza, oltre che sul concetto di utilità sociale, in questo Parlamento ci siano opinioni e visioni molto diverse. Pag. 75
Il resto è sconcertante: siete passati da un testo iperliberista, che richiamava il Regno Unito tatcheriano degli anni Ottanta, a un testo che è pre-rivoluzione culturale della Repubblica popolare cinese. Fate un grande balzo all'indietro. Tra l'altro, i vincoli che potreste introdurre con questo testo e ai quali obbligare l'impresa sono tali che mi chiedo se quel mercato, a cui l'onorevole Martino faceva riferimento, e che mi sembra di grande interesse per il Presidente del Consiglio, non passa uscire menomato da questo testo e ancora più vincolato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con l'articolo 41 il Costituente ha definito e riconosciuto la libertà di iniziativa economica privata, ma ha stabilito il principio fondamentale che questa libertà nel suo esercizio e nel suo dispiegamento non può mai superare le Colonne d'Ercole del rispetto del principio del valore di solidarietà, dell'utilità sociale, della libertà e della dignità della persona umana.
In tal modo, con questa norma allo Stato è affidato il compito di rispettare e di preservare questo equilibrio, perché attraverso il principio dell'utilità sociale che voi volete assurdamente e vergognosamente smantellare - con una norma confusa, tra l'altro, e scritta malissimo che costituisce un'offesa alla chiarezza e alla capacità di sintesi del Costituente - si tutela l'interesse generale della comunità e la costruzione del bene comune, che deve guidare sempre l'attività economica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, la stragrande maggioranza dei sostenitori della tesi del cambiamento lo fa perché pensa che la libertà di impresa sia offuscata da un eccesso di burocrazia. Ebbene, perché agire sulla Costituzione, che non toglierà niente dei pesi burocratici, e non concentrarci invece sulla semplificazione normativa delle leggi? Con la modifica che proponete irrigidite i controlli sulle imprese. Penso che questo sia il vero errore di fondo: l'ispiratore di questa modifica non tiene conto nemmeno del fatto che nel dibattito sulla competizione globale tre quarti delle aziende si pongano il problema di come competere, anche tenendo conto degli equilibri sociali. L'abbiamo visto nei casi della Nike e in molti altri casi. Questa strada che voi perseguite è una strada del passato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.

GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, mi stavo chiedendo chi del Governo andrà a dirlo a Emma Marcegaglia. Chi andrà a raccontare il fatto che, presi dalla foga pseudo-liberale, abbiamo sostituito a principi di livello costituzionale la legge, con delle limitazioni precise? Ci siamo dimenticati che c'è anche la legislazione di incentivo in questo Paese?
Dovremmo andare a dire alle nostre imprese e alla Marcegaglia che 14 miliardi di euro l'anno di incentivi non hanno più alcun aggancio con l'articolo 41 della nostra Costituzione, e quindi non hanno alcuna capacità di essere garantiti di fronte ad un qualsivoglia atto di rigetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vanalli. Ne ha facoltà.

PIERGUIDO VANALLI. Signor Presidente, ho imparato oggi che tutto quello che si dice nel corso di queste audizioni, in Assemblea e anche nelle Commissioni, quando si tocca la Costituzione, poi serve, per chi viene dopo cinquant'anni, per Pag. 76cercare di capire perché abbiamo fatto queste cose. Allora, visto che nell'ultima ora sono state dette, secondo me, tante inesattezze, volevo che rimanesse a verbale, a futura memoria, che cercavo di porre rimedio a qualche inesattezza. Per rispondere un attimo anche al collega che diceva prima che trovava strano che la nuova formulazione potesse dire «non possono svolgersi», ricordo che l'articolo 41 attuale dice «non può svolgersi». Quindi, o non legge bene neanche l'attuale formulazione oppure non sa nemmeno di cosa sta parlando mentre interviene. Però capisco che per cercare di perdere tempo tutto fa brodo, quindi va bene anche quello.
Poi volevo fare presente una cosa. Si è stravolto di nuovo l'articolo 41 rispetto al testo che si era portato in Aula. Tuttavia, di fatto, si è ritornati molto vicino al vecchio testo, che era la proposta del Governo, dove l'utilità sociale era contenuta. Il riferimento all'utilità sociale era stato eliminato nel dibattito in Commissione, quindi la maggioranza della Commissione aveva ritenuto, nella discussione e quindi poi con il voto, che questo termine non fosse congruo all'interno di questo provvedimento ed era stato eliminato.
Dobbiamo, però, dare atto al Governo che lo aveva inserito nella sua proposta e, viste tutte le rimostranze che sono sorte in Aula, si è pensato di ricollocarlo e, quindi, siamo arrivati ad un testo che era molto simile già a quello del Governo, che è altrettanto simile - è vero - all'attuale articolo 41, tranne in quelle parti alle quali si vuole dare il significato con la modifica perché altrimenti non ci sarebbero modifiche. Poi altri interventi si sono avuti su proposte emendative già superate, ritirate, che non esistono neanche nel fascicolo delle proposte emendative. Quindi, chiaramente per perdere un po' di tempo si è fatto questo.
Ribadivo al collega Mantini che la questione della concorrenza è stata già ripresa e inserita con il subemendamento Cazzola 0.1.100.1, pertanto abbiamo già superato due volte questa preoccupazione. A questo punto, visto che il testo presentato per l'approvazione incontra così tante difficoltà, ho quasi paura a chiedere al Governo di toglierlo nuovamente, di tornare alla parte vecchia, però non credo che sia quello che vuole l'Aula, visto il dibattito di stamattina.
Quanto all'intervento del collega Colombo, penso che sia inutile anche sottolinearlo perché, se non lo conoscessimo, sapremmo che dice una stronzata dietro l'altra tutti i giorni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Scusate, mi sono permesso di utilizzare un termine che il Presidente della Camera ha spiegato bene a dei bambini e, se lo può usare lui con i bambini, non capisco perché non posso usarlo io con tutti i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vignali. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, devo dire che le ultime fasi del dibattito, rispetto anche a quello di stamattina, mi sembrano un po' scadute francamente, anche perché ho sentito poche, alcune sì, affermazioni anche molto ragionevoli che meritavano di essere ascoltate. Ho ascoltato e ho sentito purtroppo anche molti slogan, come ad esempio quello secondo cui con questo articolo 41 sarebbe impedito il sistema degli incentivi, che poggia semmai su altri articoli della Costituzione e non certo su questo. Ma lasciamo stare.
Un'osservazione però vorrei farla, anche per futura memoria. Tutti quelli che hanno invocato l'economia sociale di mercato temo non abbiano mai letto nemmeno un autore dell'economia sociale di mercato, anche perché, quando discutiamo in Aula su altri progetti che riguardano soprattutto la stabilità e la crescita, non invocano ricette da economia sociale di mercato, ma semmai ricette neo-keynesiane. Pag. 77
Ricordo che l'autorevole economista a cui dobbiamo la formulazione stessa del termine «economia sociale di mercato» considerava Keynes - al pari di Marx - uno dei grandi distruttori morali dell'umanità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il clima nell'Aula in certi momenti è stato teso. Non sono riuscito, nel rumore, a cogliere tutte le cose che sono state dette. Mi riferiscono circa l'uso di termini assolutamente non appropriati alla solennità dell'Aula che rappresenta la sovranità del popolo italiano. Certe cose si possono forse dire fuori di qui, non spetta a me giudicarlo, ma non qui dentro.
Passiamo ai voti.
Avverto che, in caso di approvazione del subemendamento 0.1.100.51 del Governo, i subemendamenti Calderisi 0.1.100.20, Favia 0.1.100.10, Favia 0.1.100.8 e Favia 0.1.100.12 sono da considerarsi preclusi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.100.51 del Governo, accettato dalla Commissione.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Iannaccone...onorevole Traversa...onorevole Razzi...onorevole Castagnetti...onorevole Grassano...onorevole Scajola...onorevole Crosetto... onorevole Sereni...onorevole De Micheli...onorevole Scalera...onorevole Di Stanislao...onorevole Iapicca...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 589
Maggioranza 295
Hanno votato
300
Hanno votato
no 289).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che, a seguito dell'approvazione del subemendamento 0.1.100.51 del Governo, risultano preclusi o assorbiti i subemendamenti Calderisi 0.1.100.20, Favia 0.1.100.10 e Favia 0.1.100.8.
Avverto che il subemendamento Favia 0.1.100.12 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Zeller 0.1.100.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, riprendo il filo del ragionamento che si stava facendo. Adesso ho sentito anche l'onorevole Vignali ricordarci la responsabilità sociale delle imprese, ma sono certo che l'onorevole Vignali converrà sul fatto che negli ultimi tempi c'è stato un profondo mutamento della percezione da parte delle imprese del concetto di competizione e di concorrenza soprattutto costrette anche a farlo a fronte della spinta che arriva dalla apertura globale dei mercati.
A me sembra che la discussione che stiamo facendo e la collocazione della riforma che il Governo propone prescindono completamente da questo quadro di riferimento.
Per questo possiamo dire, tranquillamente e senza particolari polemiche, che l'approccio del Governo alla riforma dell'articolo 41 della Costituzione è vecchio, datato e non tiene conto nemmeno dell'evoluzione dei mercati, nel quadro di riferimento della competizione globale.
Se vogliamo introdurre l'elemento dell'economia sociale di mercato, come punto di riferimento condiviso nel nostro Paese, sappiamo che ciò significa compiere dei passi in avanti per valorizzare il fine sociale dell'impresa, che non è una diminuzione della capacità competitiva o di intervento sui mercati, ma è una delle condizioni sempre più valide, soprattutto da parte delle imprese che partono da condizioni di welfare, di contrattazione sindacale, sociale e di sensibilità creatasi negli ultimi 15 anni. Ricordo - e penso che sia utile averlo presente - che proprio il Ministro Maroni, quando era Ministro Pag. 78del lavoro e delle politiche sociali, ha dedicato buona parte delle energie del Governo per introdurre il concetto di responsabilità sociale delle imprese. Certo, non era obbligatorio, ma vi erano forti incentivi perché diventasse un pezzo di avanzamento della cultura sociale dell'impresa.
È stato ricordato prima, da alcuni colleghi, come si diffonda la pratica dei bilanci sociali. Tuttavia, tale pratica non è solo buonista ma aiuta le imprese a competere meglio e a vendere di più, perché qualifica la tipologia del loro rapporto. Ecco il perché della citazione, che sto facendo, del lavoro compiuto dal precedente Governo di centrodestra. Qui si finisce per smentire anche il lavoro che fu compiuto da voi qualche anno fa. Vi è una deriva, da parte vostra, che va presa in considerazione, perché è una sorta di accavallamento su di sé che non ha più ragione e che non si attacca più nemmeno ai punti di riferimento di fondo.
Tutti avete letto il documento di Confindustria degli ultimi giorni. Vi è un omaggio alla modifica dell'articolo 41 della Costituzione che è, evidentemente, solo di inchino. È una riga e immediatamente si dice che il problema vero è la capacità competitiva e non tanto il fine sociale dell'impresa. Tutti riconoscono che questo è il punto di riferimento. Dunque, fate attenzione quando intervenite su questioni di questo tipo. Si può obiettare che la Costituzione non è immobile e può essere modificata. Per carità, nessuno ha mai sostenuto il contrario.
Sappiamo bene che proprio in questi giorni stiamo discutendo, con un atteggiamento che mi pare tutti convengono essere necessario, la modifica dell'articolo 81 della Costituzione che, francamente, è più urgente dell'argomento di cui stiamo discutendo in questo momento. Pertanto, ammettiamo tutti che la Costituzione può essere riformata e modificata. Tuttavia, non è opportuno intervenire in questo preciso momento, in cui vi è bisogno di semplificare le regole. Con questo articolo non semplificate le regole ed è stato ben detto dei vincoli che vengono messi.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Baretta.

PIER PAOLO BARETTA. Pertanto, penso che sia utile quello che stiamo dicendo da questa mattina. Riflettete, sospendete e riprendiamo il filo di un ragionamento. Riprendiamolo insieme a tutti gli interlocutori sociali e, se ve ne è bisogno, cerchiamo di migliorare, ma miglioriamo non con colpi di testa come quelli che stanno avvenendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbato. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, signore e signori deputati, con la normativa vigente e con ancora in piedi la nostra bella Costituzione già oggi la FIAT di Marchionne e di Montezemolo tratta come «pezze da piedi» i lavoratori di Termini Imerese, di Torino, di Pomigliano d'Arco e di Cassino.
Con la normativa vigente già oggi succede che la FIAT di Marchionne e di Montezemolo mandi una lettera di mobilità, cioè a casa, nel corrente ottobre con decorrenza dal 30 settembre 2011, vale a dire con decorrenza retroattiva. Questo l'ho sentito in Commissione finanze, tre ore fa, nell'ambito dello svolgimento del question time sulla FIAT di Marchionne e Montezemolo, che pensa di operare senza regole e a mani sempre più sciolte; e ciò è consentito a questo tipo di «prenditori», non di imprenditori, che peraltro sono sotto inchiesta, indagati per estorsione (mi riferisco a Marchionne della Fiat). In un interrogatorio davanti alla Guardia di finanza, quando il tenente colonnello gli chiese se lui sia stato uno degli attori nella vicenda relativa a CFgomma, rispose che il suo ruolo non fu di attore attivo, ma disse di conoscere la vicenda nel suo titolo e nella qualità di amministratore delegato e poi aggiunse che, a seguito delle informazioni che ricevette, ritenne di recarsi dal dottor (omissis) per ribadire in prima persona la necessità di selezionare con Pag. 79grande attenzione i candidati per la gestione di un fornitore così strategico in un business così complicato come quello della produzione delle gomme.
Insomma, il Governo, davanti a questa mia interrogazione, ha allargato le braccia perché dice che la Consob non può controllare queste cose, cioè che un'azienda quotata in Borsa come la FIAT possa mettere le mani su un'altra azienda e rilevarla evadendo i controlli della Consob e dell'Antitrust e che un'azienda possa addirittura tenere degli amministratori delegati che mettano in campo delle iniziative che arrivano addirittura all'estorsione. Stiamo parlando della più grande industria italiana.
Insomma, con questo modello, anche oggi, modificando e minando l'articolo 41 della Costituzione, si vuole lasciare tutto sempre più a mani sciolte, ma soprattutto senza regole, avviandoci verso un modello di industria e di economia dove vale la regola della giungla.
Ebbene, ci opponiamo fortemente a questo modello: l'Italia dei Valori vuole continuare a rappresentare un presidio davanti ai cancelli delle fabbriche. Noi vogliamo continuare ad essere indignati tra quegli indignatissimi italiani e italiane che non ne possono più, anzi con quegli indignati, tra non molto, verremo a prendere questo Governo con i forconi perché non se ne può più (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Onorevole Barbato, la invito ad evitare queste espressioni che offendono la dignità democratica di quest'Aula!

FRANCESCO BARBATO. Bisogna davvero in questo momento mettere in campo la rivoluzione più semplice, la rivoluzione dei diritti perché in questo momento occorre difendere soprattutto i diritti degli italiani e delle italiane, che voi ogni giorno minate.
Forse è il caso di dirlo a forte voce, soprattutto deve farlo chi è nelle istituzioni perché - giusto per usare un termine in senso metaforico - quando si fa violenza agli italiani e alle italiane è il caso di cominciare veramente a far volare le sedie, perché bisogna opporsi con forza a queste vostre scellerate prese di posizione, con le quali state minando le basi di un Paese, attentando alla nostra Costituzione e ai diritti degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!

PRESIDENTE. Avverto che è esaurito il tempo previsto dal contingentamento per gli interventi a titolo personale.
Essendo stata avanzata richiesta dal gruppo del Partito Democratico, la Presidenza - come ha fatto in precedenti analoghe circostanze - dispone un ampliamento di tale tempo pari ad un terzo rispetto a quello originariamente previsto dal contingentamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, io sono una persona che non crede mai di avere delle cose fondamentali da dire come invece tanti altri colleghi, magari come quello che mi ha preceduto, però voglio cogliere l'occasione - a nome del mio gruppo e anche come riconoscenza nei confronti delle parole cortesi che ha rivolto a me e al mio compagno di banco, onorevole Vignali, l'onorevole Mantini, che credo abbia avuto una condotta lineare nel portare avanti una battaglia sulle sue posizioni ma anche di dialogo nei confronti della maggioranza la quale è stata anche in grado di dargli delle risposte - per svolgere qualche considerazione arrivati a questo punto della nostra discussione.
Oggi in Aula al Senato si discute lo statuto delle imprese, un provvedimento che ha visto la partecipazione di tanti nostri colleghi, che mi pare di ricordare sia stato approvato all'unanimità da quest'Assemblea, che ha subito delle modifiche limitate nell'altro ramo del Parlamento e che tornerà probabilmente in quest'Aula e sarà rivotato magari con Pag. 80entusiasmo e sarà forse una pagina importante di una legislatura tanto problematica come questa XVI legislatura.
Perché, se siamo stati in condizione di fare un'operazione così significativa e innovativa anche sul piano legislativo a favore del mondo delle imprese, colmando una lacuna che esisteva nei confronti di questa realtà che tutti riconosciamo essere importate, abbiamo tante sofferenze e tanti mal di pancia nel fare un operazione di carattere costituzionale sull'articolo 41 che in qualche modo tenta di costruire un quadro costituzionale più adatto ai problemi che abbiamo affrontato con legge ordinaria?
Non voglio sovvertire l'ordine delle fonti, so benissimo che quel provvedimento avremmo potuto farlo - e l'abbiamo approvato - stante l'articolo 41 così com'è, ma perché non possiamo anche fare un'operazione di ritocco, di revisione di una norma costituzionale per renderla più adeguata rispetto a operazioni che riteniamo tutte possibili nella legislazione ordinaria?
Questo è l'appello che rivolgo nel momento in cui andiamo avanti con questa misura, con questo intervento e con le proposte di revisione dell'articolo 41 della Costituzione perché credo che quella forza, quell'unità di intenti che abbiamo trovato su quel provvedimento non possa sparire completamente quando affrontiamo un quadro costituzionale coerente con quell'impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.

ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, durante l'intervallo di pranzo ho studiato un provvedimento di legge sulle professioni non regolamentate che arriverà in Aula la prossima settimana. Sapete cosa scrive questa maggioranza in quel provvedimento? Che chi esercita professioni non regolamentate può costituire un'associazione. Vi rendete conto che in quel provvedimento di legge scrivete che possono costituire un'associazione, possibilità già prevista sulla base dell'articolo 41 vigente, e volete modificare l'articolo 41 per poi prevedere queste cose? Ma vergognatevi, capite che è ora di interrompere questo inutile discorso sull'articolo 41 che già permette di svolgere tutte le attività, comprese quelle associative, e voi pretendete di inserirle nelle leggi. Siete veramente ridicoli!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.

ENZO RAISI. Signor Presidente, vorrei rispondere all'amico Cazzola in modo serio e al di là della polemica, proprio perché sono stato relatore di quel provvedimento di legge e ne conosco bene l'iter. È stato serio il modo con cui si è lavorato attorno ad esso, cioè allo statuto delle imprese, e lo sa bene l'amico Vignali che siede di fianco all'onorevole Cazzola.
Là il Parlamento si è impegnato a costruire qualcosa di serio per le aziende. Siamo stati concreti, abbiamo svolto audizioni conoscitive, abbiamo limato quello che c'era da limare, abbiamo cercato di evitare interventi di alcuni Ministeri che non gradivano di non avere sotto controllo lo sviluppo di quella norma, abbiamo evitato che qualcuno anche a livello di Conferenza Stato-regioni potesse bloccare quella norma e siamo riusciti a fare un lavoro serio che porterà sicuramente un elemento di novità per le nostre imprese.
Al Senato il provvedimento è stato fortunatamente poco modificato, quindi spero e auspico che, visto che oggi è giunto in Aula al Senato, torni velocemente alla Camera, dove lo approveremo. Qui parliamo di altro. Qui parliamo di un manifesto politico, di un percorso irrazionale. Come sa bene Cazzola, mentre quella è una legge ordinaria, questa è una legge costituzionale che si bloccherà in corso d'opera e che, se anche venisse realizzata, necessiterebbe di una serie di norme applicative che ci porterebbero alle calende greche. Allora, caro Cazzola, la mia domanda è: perché il Governo non ha creduto Pag. 81di più alla legge sullo statuto delle imprese? Perché questo Parlamento e la X Commissione attività produttive hanno dovuto lavorare molto per evitare gli impedimenti che dal Governo venivano verso quella norma? Lì abbiamo trovato un accordo su un fatto serio, su una norma seria, su qualcosa che effettivamente andrà a incidere sulla libertà delle nostre imprese. Questo è altro; non è altro che fumo negli occhi, non è altro che una paginetta che verrà scritta da questo Parlamento e rimarrà tale, affinché qualcuno vada in televisione a dire che questo Governo ha fatto qualcosa per l'impresa, che addirittura è stata modificata la Costituzione. Quale sarà la ricaduta sul territorio e sulle nostre imprese? Nulla. Questo è il motivo per cui là eravamo tutti d'accordo e qua stiamo votando contro (Applausi dei deputati dei gruppi Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Unione di Centro per il Terzo Polo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei rivolgere una domanda a qualche collega, soprattutto all'onorevole Cazzola, che ha fatto un riferimento importante all'attività e ad alcune iniziative che sono all'attenzione del Senato: qual è stata e qual è l'utilità di mettere mano ad una riforma dell'articolo 41 della Costituzione?
Più siamo andati avanti in questa discussione e più si è distinta una posizione che, a mio avviso, ha una sua ragion d'essere. Attraverso la modifica dell'articolo 41 si perseguono altri obiettivi, che certamente erano distanti dalle intenzioni del costituente. È una forzatura pesante, perché quando questa mattina abbiamo discusso, ad esempio, dell'utilità sociale non era tanto l'utilità sociale che veniva ad essere messa in discussione, ma un tentativo di condizionare le scelte economiche all'interno del nostro Paese e di mortificare principi fondamentalmente garantiti dalla Costituzione. Questo credo sia stato l'oggetto della discussione. Non si trattava di una parola in più o in meno, ma si è chiaramente espressa questa intenzione quando si è affidata alla legge ordinaria la regolamentazione di questi diritti. Questo certamente è un vulnus nei confronti della Costituzione. Queste due proposte emendative fanno riferimento all'ambiente e alla salute, inseriamo anche la tutela di questi diritti o di questi beni. Ovviamente li elenchiamo e ci mettiamo anche l'ambiente e la salute. Poi ci saranno anche altri emendamenti che potranno prevedere altri dati e altri aspetti e questo significa chiaramente che noi abbiamo mortificato la Costituzione, perché questo non è un tema di Carta costituzionale. È l'utilità sociale che veniva ad essere garantita dal costituente per quanto riguarda le scelte di carattere economico.
Noi ci asterremo dalla votazione del subemendamento in esame. Non possiamo dire «no» alla salute e all'ambiente. Vi sono poi altre proposte emendative, su altri temi, e, soprattutto, su altri beni da garantire. Ci asterremo anche su questi. Questo sta a significare che stiamo votando un provvedimento che non ha il rango e la dignità di un provvedimento di riforma costituzionale. È un'altra cosa! Anche per i motivi enunciati dall'onorevole Cazzola, è un'altra cosa. Non è una riforma di carattere costituzionale che stiamo votando, ma stiamo forzando l'articolo 41 della Costituzione per scelte di politica e, soprattutto, di distanze politiche rispetto a quelli che sono stati i riferimenti da cui ha tratto origine il suddetto articolo 41, che portano una situazione avventurosa all'interno del nostro Paese.
Ritengo che questo sia stato il nostro atteggiamento quando abbiamo detto «no» alle modifiche e agli sforzi da parte del Governo. Speriamo che i colleghi abbiano compreso quali sono le nostre posizioni e mi auguro che vi sia una resipiscenza nel finale, perché in questa maniera stiamo certamente scalfendo la Costituzione, la stiamo sfregiando e manomettendo per fini particolari e settoriali Pag. 82che non hanno alcun decoro e dignità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

FERDINANDO ADORNATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERDINANDO ADORNATO. Signor Presidente, non so se questo mio intervento sia uno sfogo personale, in realtà credo proprio che sia una riflessione politica che, ahimè, a questo punto della discussione, dovremmo tutti porci.
Signor Presidente, la invito a fare una fotografia di quest'Aula, con i soliti capannelli, con la distrazione, il disinteresse, e poi a pensare che stiamo tentando di riformare la Costituzione. Non voglio neanche immaginare le sedute dei nostri padri costituenti e paragonarle alla nostra seduta odierna nella quale sembriamo gli sbandati di una bocciofila.
Credo che questa riflessione vada però presa sul serio. Per uno spot pubblicitario stiamo mettendo mano ad una Carta costituzionale, che sull'articolo 41 è di un'elegante solennità, per non aggiungere nulla, per perdere un po' di tempo. Invito davvero, con il cuore, i colleghi della maggioranza a riflettere su questo perché questa è la verità, mentre, nel frattempo, giungono notizie sul «decreto sviluppo», ossia sui contenuti di una materia che l'articolo 41 tratta solo formalmente, che è il cuore del destino del nostro Paese. Si sa di pagelle pubblicate online per risparmiare sulla carta, si sa di mutui per le giovani coppie che nessun Governo ha mai lesinato, insomma, si sa di cose che non sono riforme strutturali.
Allora, questo mio sfogo politico e personale lo vorrei sottoporre ai miei colleghi. Cosa stiamo facendo qui? Perché continuiamo a discutere di cose che non hanno senso? Vogliamo davvero guardarci negli occhi e dirci che questa è una discussione seria? È ancora più distratta di una qualsiasi discussione che facciamo quotidianamente e che non verte sulla Carta costituzionale. Davvero ci vogliamo dire che è una cosa seria? Credo che il Paese non si meriti questo spettacolo, ma credo che anche noi non meritiamo di offrire a noi stessi questo spettacolo.
Allora, visto che siamo qui ci appassioniamo anche al tema dell'utilità sociale, sul quale siamo intervenuti questa mattina, ma questo non serve a niente, ci stiamo prendendo in giro e, ciò che più conta, stiamo prendendo in giro il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zeller 0.1.100.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Grassi, Traversa, Brambilla, Martinelli, Vico, Perina, Miccichè...

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, perché l'onorevole Mario Pepe (Misto-R.A.) vota per due?

PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe (Misto-R.A.), la prego!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 584
Votanti 314
Astenuti 270
Maggioranza 158
Hanno votato
22
Hanno votato
no 292).

Prendo atto che i deputati Raisi e Rampi hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zeller 0.1.100.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 83
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Galletti... onorevole Bragantini... onorevole Giammanco... onorevole Nizzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 584
Maggioranza 293
Hanno votato
287
Hanno votato
no 297).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zaccaria 0.1.100.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo...
No, un momento, l'onorevole Lo Moro chiede di parlare?

GENNARO MALGIERI. Presidente, basta! Non può fare così!

PRESIDENTE. Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, colleghi - per favore - un po' di calma, avevo chiesto di parlare e mi sembra giusto commentare questo subemendamento. La proposta emendativa in esame ha una finalità che vorrei rimarcare nella discussione in Aula, quella di sopprimere il capoverso terzo comma dell'emendamento 1.100 relativo all'articolo 41 Colleghi, invece di scalpitare ed essere frettolosi, io richiamerei la vostra attenzione. L'obiettivo qual è? Quello di eliminare il terzo comma che recita: la legge disciplina le attività economiche, nel rispetto del principio di libera concorrenza, al fine di impedire la formazione di monopoli. Devo dire che questa versione, sottoposta al nostro voto e alla quale quindi si riferisce il subemendamento, è già migliorativa rispetto alla versione precedente, perché anche su questo subemendamento abbiamo avuto - per così dire - formulazioni «ballerine».
La precedente versione faceva riferimento alla legge e ai regolamenti, quindi ampliava ai regolamenti la competenza, ma disponeva anche che bisognava evitare la formazione di monopoli pubblici e privati, mentre qui si limita il riferimento solo al termine «monopoli». Quello che più conta è che nell'attuale disciplina, nell'attuale formulazione si parla del principio di libera concorrenza.
Quello che vorrei sottoporre alla vostra attenzione e, soprattutto, all'attenzione del Ministro Calderoli, che è il Ministro competente per quanto riguarda questa discussione, è una considerazione che apparentemente può sembrare oziosa: qual è l'obiettivo del subemendamento? Infatti, quello che facciamo deve cogliere un obiettivo. Se lo leggiamo con attenzione, sembra che l'obiettivo del terzo comma dell'articolo 41, come risulterebbe dall'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, non può che essere quello di stabilire una riserva di legge in materia.
Ebbene, vorrei attrarre la vostra attenzione sull'articolo 117 della Costituzione, così come formulato dopo la riforma, e, quindi, nell'attuale formulazione. Il primo comma di tale articolo richiama la potestà legislativa dello Stato e delle regioni ed afferma che essa deve rispettare la Costituzione, ma anche - ed è importante segnalarlo - i vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Ciò è importante, perché parliamo di libera concorrenza e sappiamo che questo principio ha molto a che fare con l'ordinamento comunitario e con gli obblighi internazionali. Ma il secondo comma del suddetto articolo disciplina i casi di legislazione esclusiva dello Stato e delle regioni; nell'elencazione delle materie oggetto di legislazione esclusiva dello Stato, al punto e), troviamo, tra le altre, la moneta, la tutela del risparmio e i mercati finanziari e la tutela della concorrenza.
Ho cercato di attrarre la vostra attenzione sul fatto che, nella Costituzione, per quanto riguarda il principio della libera Pag. 84concorrenza, vi è già una riserva di legge che è stabilita dall'articolo 117. E, allora, potremmo dire che l'articolo 41, così come lo volete modificare, è ripetitivo, in quanto c'è già una riserva di legge, e che non si capisce perché dovremmo ribadire in Costituzione che la legge disciplina le attività economiche in modo che sia assicurato il rispetto del principio di libera concorrenza quando c'è già, appunto, tale riserva.
Dove, però, le cose non sembrano più ripetitive, e dove il Ministro Calderoli mi dovrebbe ascoltare, è nella finalità che si pone il capoverso terzo comma dell'emendamento 1.100 della Commissione quando aggiunge il fine di impedire la formazione di monopoli. Prima erano pubblici e privati, ora sono monopoli e basta, ma sempre monopoli. Allora vorrei capire: qui non si tratta di far entrare in Costituzione, come pure qualche collega aveva tentato, il principio di libera concorrenza e di dire, per esempio, che le attività economiche sono libere e si svolgono secondo i principi di concorrenza, ma si afferma un altro concetto, ossia che la legge disciplina le attività economiche al fine di impedire la formazione di monopoli. Inoltre, si semplifica molto quella che è la funzione della legge, perché la libera concorrenza non ha come unica ed esclusiva funzione quella di evitare la formazione di monopoli.
Ministro Calderoli, non dobbiamo ignorare tutta quella che è l'attività ed il concetto di libera concorrenza e tutta quella che è l'attività, per esempio, dell'Antitrust. In più interrogazioni, per esemplificare, ho denunciano il fatto che la regione Calabria ha stipulato una convenzione con la regione Lombardia per la costruzione di quattro ospedali ed ho invocato l'intervento dell'Antitrust, non perché vi era un monopolio, ma perché non venivano rispettate e non vengono rispettate - l'Antitrust ha dato ragione a questa versione - le regole della libera concorrenza.
Ho portato questo esempio per dire che la libera concorrenza non significa soltanto che non ci devono essere i monopoli, ma significa anche rispetto di regole che molto spesso non sono regole che hanno come unico obiettivo quello di tutelare le attività economiche italiane, ma le attività economiche in generale. Oggi, infatti, quando si parla di economia, si parla di economia italiana, ma si parla anche di economia europea e delle volte si va al di là di questa economia.
Allora, perché proponiamo la soppressione di questo comma dell'emendamento 1.100 della Commissione? Perché è profondamente sbagliato, perché entra in rotta di collisione con quello che afferma la stessa Costituzione, perché non rispetta le funzioni dell'Antitrust, perché sembrerebbe pleonastico e ripetitivo e, invece, è contro la legge ed ignora tutto quello che il legislatore ha già fatto in materia di libera concorrenza ed ignora, finge di ignorare o, comunque, sorvola su tutta quella che è l'attività dell'Antitrust, che è preziosa per l'economia e per la libera esplicazione di quella libertà, che è sancita dalla Costituzione, dell'attività economica privata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo si asterrà su questo subemendamento del collega Zaccaria e del Partito Democratico perché la soppressione del terzo comma del futuro articolo 41 della Costituzione è troppo e, d'altra parte, il terzo comma è troppo poco. Credo, in poche parole, di poter rappresentare, dopo una giornata davvero così intensa, la nostra posizione terza ma anche una posizione dolente di fronte a chi vota contro, anche dai banchi dell'opposizione, all'introduzione in Costituzione del principio di tutela della concorrenza, l'unica manutenzione possibile di questo articolo 41, ferma l'utilità sociale che abbiamo voluto difendere e mantenere, e a chi fa finta alla fine - lo dico all'egregio collega Cazzola - di introdurre il principio di concorrenza in Costituzione.
Alla fine, dopo sforzi quasi disumani, percorsi in Commissione e in Aula, siamo Pag. 85riusciti ad approvare - ci asterremo su questa formulazione - l'emendamento Cazzola sul principio di concorrenza ma - badate bene - il principio di concorrenza sarà inserito in Costituzione soltanto al fine di evitare i monopoli cioè con una visione ottocentesca (lo Sherman act americano è del 1890). Ad oggi si ritiene che il principio di concorrenza, e si ha anche il coraggio - devo dire scarso - di scriverlo in Costituzione, serva soltanto per evitare i monopoli. Tutto ciò in un Paese in cui abbiamo ancora molti monopoli pubblici, e parlo delle grandi aziende di Stato e non ho bisogno di fare i nomi, in un Paese che ha bisogno della cura della concorrenza, in un Paese in cui ormai da anni il parametro della concorrenza è anche misura dell'utilità sociale, cioè di una politica che porta a ridurre i costi, le tariffe per le famiglie e a creare sviluppo cioè a competere per essere migliori sul mercato. Si riduce il principio di concorrenza che noi vi abbiamo proposto in un percorso costruttivo al mero fine di evitare i monopoli.
Collega Cazzola, ci ritroveremo sicuramente sullo statuto delle imprese e voteremo di nuovo, credo, insieme perché vi è bisogno anche di statuti moderni per le imprese. Vi abbiamo proposto il principio di semplificazione amministrativa: ci avete detto di no. Avete tentato di espungere il principio di utilità sociale nelle attività economiche e con grande fatica sostanzialmente si è detto di no, perché la versione scritta rappresenta fondamentalmente un no. Sul principio di concorrenza, collega Cazzola, volete che ci accontentiamo di un principio di concorrenza per evitare i monopoli. Ma c'è già l'articolo 43 della Costituzione che consente la nazionalizzazione dei monopoli. Insomma vogliamo fare una sana manutenzione della Costituzione, non stravolgerla.
Vi abbiamo proposta una sana manutenzione, voi invece ci offrite soluzioni che non piacciono, per il vero, neanche a voi, e perciò devo dire che forse ci vorrebbe un po' di coraggio, considerando che con questo voto non cadrà nessun Governo, credo. Non vi è neanche bisogno di ulteriori spinte. Ma è giusto chiedervi un voto un pochino più saggio e all'altezza del testo costituzionale, dopo che dal confronto di questa giornata e delle giornate successive è emersa una sofferenza comune che però non avete saputo tradurre in atti. Un po' più di coraggio è necessario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, vedo che si sta continuando a procedere a tentoni. Il presidente Bruno ieri ricordava che quella paroletta «unicamente» come limite della legge per la tutela dell'attività economica e per impedire i monopoli veniva cassata nella proposta emendativa della Commissione, che effettivamente è prossima al voto. Ma certo non è che si siano risolti tutti problemi: si parla di monopoli, ma in qualche modo si autorizzano i duopoli o le concentrazioni di grandi imprese, cosa che già l'Unione europea ha cercato di contrastare, e badate bene che l'Antitrust italiano ha questa funzione, che è quella di regolare il mercato al fine di garantire la concorrenza tra gli operatori. Allora il fatto di inserire in Costituzione una norma di questo tipo, che in qualche modo si presta ad equivoche interpretazioni, mi appare assai discutibile. Cosa faremo, legittimeremo i contrabbandieri di sigarette perché il monopolio di Stato sui tabacchi è incostituzionale? Consentiremo l'espandersi delle bische clandestine perché il monopolio dei giochi non è più costituzionalmente corretto attribuirlo allo Stato? Badate bene che con la Costituzione non si scherza. Voi state facendo, in maniera abbastanza allegra e nella sonnolenza dei più, delle modifiche che potrebbero portare ad un capovolgimento radicale nelle situazioni consolidate che tutelano lo Stato e combattono la criminalità, dal contrabbando di sigarette ai biscazzieri delle bische clandestine. Quindi evitiamo di scrivere in Costituzione cose che possano provocare effetti così dirompenti sull'assetto organizzativo Pag. 86ed istituzionale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zaccaria 0.1.100.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Andrea Orlando... Ministro Saverio Romano... Onorevole Perina... Onorevole Beltrandi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 574
Votanti 497
Astenuti 77
Maggioranza 249
Hanno votato
205
Hanno votato
no 292).

Passiamo alla votazione del subemendamento Lanzillotta 0.1.100.19. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melis. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, spendo due parole sul subemendamento in esame non senza aver detto che io resto un nostalgico della vecchia formula dell'articolo 41 della Costituzione, che aveva uno stile, una stringatezza, una capacità espressiva e anche, se vogliamo, rispetto a questa che propone la Commissione, un vocabolario ed un uso delle parole assai diverso. Ho contato che nella vecchia versione dell'articolo 41 vi sono all'incirca 40 parole, tra 35 e 40 parole se si contano le congiuntive.
In questo nuovo testo proposto dalla Commissione, vi è il doppio delle parole, cioè 65-70 parole. Non credo che sia un bene. Io sono un antico seguace delle «Lezioni americane» di Calvino, in cui ci spiegava che la scrittura è fatta di essenzialità, di capacità di tagliare, piuttosto che di voluttà di aggiungere. Quando si aggiunge, in genere, è perché si hanno le idee confuse.
Comunque, siamo qui di fronte al grande tema della libertà economica - lo ricordava poco fa il collega Mantini -, cioè del modo in cui l'iniziativa economica può o non può svolgersi in una società capitalistica avanzata come la nostra, in termini di eguaglianza tra i soggetti, senza abusi, senza posizioni dominanti, che vanifichino la libera gara tra i concorrenti.
Questo è il grande tema che è all'ordine del giorno nel mondo occidentale e non solo; via via, tutto il mondo è interessato a questo tema. È un grande tema che, negli ultimi decenni, ha affannato gran parte dei legislatori nazionali ed anche il legislatore europeo. Il Parlamento europeo ha avuto una sequenza molto rilevante di norme, di decisioni su questo argomento. È il tema della teoria e della dottrina economica del Duemila: la libertà di concorrenza e le istituzioni che la garantiscono.
Ebbene, al terzo comma dell'articolo 41 della Costituzione, così come previsto dalla Commissione, troviamo francamente una formulazione molto deludente rispetto a questo universo di problemi. Nel testo, si dice che la legge disciplina le attività economiche al fine di impedire la formazione dei monopoli. E la concorrenza? La concorrenza non c'è.
Pensare che, nella società contemporanea, il potere dei privati si esprima solo in termini di monopolio, e non anche in termini di continui tentativi di attentare alla libertà di concorrenza, è francamente cosa del passato, del secolo scorso, vorrei dire degli anni Quaranta. È una formula - colleghi, non vi offendete, non voglio offendere nessuno -, che si trova nei documenti della Terza Internazionale, quando non li scriveva Palmiro Togliatti, che era una persona fine, bensì qualche oscuro delegato del Kazakhstan (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sono norme, quelle sulla libera concorrenza, che devono intervenire anche quando non vi è una situazione di monopolio. E non è detto che debbano essere Pag. 87viste - lo diceva bene l'onorevole Mantini - solo in funzione di scongiurare un monopolio. Sono due concetti diversi. L'altro giorno, il presidente Amato ci ricordava, nella conferenza che ho avuto modo di citare ieri nel mio intervento in Aula, che lo Sherman Act americano del 1890, più volte evocato in questa sede, individuava, da una parte, la lotta ai monopoli e, dall'altra parte, le garanzie per la libertà di commercio.
Sono due binari diversi, entrambi importanti, ma il secondo, nel mondo moderno, nel mondo della società globalizzata, è perfino più importante del primo. È il tema che l'onorevole Lanzillotta e l'onorevole Brugger enunciano giustamente con l'espressione «accesso al mercato». È questo il punto dolente, l'accesso al mercato, la parità di condizioni quando si entra nel mercato, la possibilità per tutti di entrarci alla stessa stregua. Questo è il punto fondamentale.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GUIDO MELIS. Io mi dolgo che, in tutta questa grande discussione, alla fine, abbiate portato un testo, una visione che contrabbandate come liberistica e progressista, mentre invece è una visione vecchia. Siete refrattari ad avere norme liberali, siete ancora ancorati ad una visione del secolo scorso: per questo motivo, il testo in esame non va bene. Pertanto, voteremo contro il vostro testo e a favore del subemendamento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lanzillotta 0.1.100.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Franceschini... Onorevole Morassut... Onorevole Speciale... Onorevole Ghizzoni... Onorevole Cesaro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 569
Maggioranza 285
Hanno votato
279
Hanno votato
no 290).

Passiamo alla votazione del subemendamento Favia 0.1.100.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, com'è noto, noi non siamo d'accordo che l'attività economica si svolga senza regole e senza limitazioni che la portino verso la tutela dell'utilità sociale e della responsabilità sociale. Quindi con questo subemendamento noi chiediamo che dopo la parole: «la legge», venga aggiunto: «esercita gli opportuni controlli sulle modalità di esercizio delle attività economiche», proprio per evitare che queste attività vengano svolte completamente senza regole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.1.100.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Nannicini, Capano, Brambilla, Traversa, Pecorella, Zucchi, presidente Pescante...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 568
Votanti 516
Astenuti 52
Maggioranza 259
Hanno votato
226
Hanno votato
no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Favia 0.1.100.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Pag. 88
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Scilipoti, Calearo, Crosetto, Tortoli, Siliquini....
Avverto che, per un mero errore tipografico, il subemendamento Favia 0.1.100.11, riportato a pagina 6 del fascicolo, reca lo stesso numero di un precedente subemendamento riportato a pagina 2 del fascicolo stesso...

DONATO BRUNO, Relatore. Presidente deve chiudere la votazione!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 573
Votanti 514
Astenuti 59
Maggioranza 258
Hanno votato
222
Hanno votato
no 292).

Il subemendamento deve, pertanto, intendersi rinumerato come 0.1.100.30.
Aveva un qualche senso dirlo nel corso della votazione perché è la proposta emendativa che stavamo votando.
Passiamo alla votazione del subemendamento Cazzola 0.1.100.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, qualche istante fa abbiamo votato il subemendamento della collega Lanzillotta il quale diceva: «le leggi della Repubblica tutelano e promuovono la libera concorrenza nello svolgimento di ogni attività economica anche agevolando l'accesso al mercato».
Si trattava, cioè, di dare dignità, anche a livello di articolo 41, alla concorrenza che, peraltro, è già tutelata dall'articolo 117, secondo comma. Questa proposta, il subemendamento dei colleghi Cazzola e Baldelli, è sostanzialmente un'ipotesi inutile, perché, se andiamo a rileggere gli atti dell'Assemblea costituente, un bellissimo dibattito tra Meuccio Ruini e il Presidente Einaudi, possiamo comprendere come già allora, in quella discussione, il riferimento all'utilità sociale era di per sé bastante a garantire che non venissero creati monopoli.
Vorrei leggere alcuni passi di quel dibattito molto interessante, quando Ruini diceva, rivolgendosi ad Einaudi: il suo atteggiamento contro il monopolio non presuppone l'ipotesi di una libera concorrenza che spontaneamente e automaticamente divide ogni monopolio. Occorrono interventi dello Stato per ristabilire e mantenere la libera economia di mercato. Nell'articolo che ammette il coordinamento e i controlli a fini sociali vi è la facoltà di impedire la formazione dei monopoli.
Questa è una dimostrazione, se ancora ve ne era bisogno, che il riferimento all'utilità sociale è qualche cosa di straordinariamente moderno, e che averlo modificato, come voi avete fatto, è un grande e grave errore.
Immaginare che la concorrenza sia basata su un principio forte, su un principio etico come l'utilità sociale, non significa essere contrari alla concorrenza, ma significa volere che la concorrenza operi nel pubblico interesse. Il riferimento all'utilità sociale, così com'era scritto nell'articolo 41, garantiva questo. La formulazione proposta dal collega Cazzola è molto più blanda ed è molto più facilmente aggirabile. La fortuna è che all'articolo 117, secondo comma, vi è una riserva di legge che garantisce e tutela il principio e la tutela della concorrenza nella nostra Costituzione.

PRESIDENTE. «All'emendamento 1.100 della Commissione, capoverso terzo comma, dopo le parole "attività economica" aggiungere le seguenti: nel rispetto del principio di libera concorrenza».
Questa è una proposta di riformulazione avanzata dalla Commissione sulla quale, però, non abbiamo ancora il consenso degli onorevoli Cazzola e Baldelli. Pag. 89
Quindi, prima di porre ai voti il subemendamento Cazzola 0.1.100.1 devo chiedere agli onorevoli Cazzola e Baldelli se accettano questa riformulazione oppure no.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, accetto la riformulazione e, se mi consente, se è così gentile, vorrei fare anche una breve considerazione.
Ho ascoltato gli interventi degli onorevoli Mantini e Melis - il quale, peraltro, è anche un fine costituzionalista - che hanno sottolineato come in un'altra norma il rispetto del principio della libera concorrenza fosse, a loro dire, finalizzato soltanto ad impedire la formazione di monopoli.
Anche in questa norma la cosa non era così, perché l'inciso era, appunto, un inciso, e «al fine di impedire la formazione di monopoli» si legava a «la legge disciplina le attività economiche». Anche in questa norma il rispetto del principio di libera concorrenza era un elemento generale in cui si muoveva anche la questione dell'esigenza di impedire la formazione di monopoli. Peraltro, questa formulazione neanche a me piace molto, perché questo «rincorrere i monopoli», nel 2011, mi sembra un pochino datato.
Tuttavia, al di là di questo, il fatto che la Commissione abbia accolto la proposta emendativa Cazzola e Baldelli in un altro punto, significa proprio che la libera concorrenza ha quel libero dispiegarsi, quell'impatto di carattere generale che lamentava non avere e richiedeva dovesse invece avere l'onorevole Mantini.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cazzola 0.1.100.1, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ghizzoni, Scilipoti, Moles, De Luca, Cesare Marini, Ferranti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 569
Votanti 291
Astenuti 278
Maggioranza 146
Hanno votato
290
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 della Commissione. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, intervengo per motivare il voto contrario del gruppo del Partito Democratico. Colleghi, sono cambiate anche le ragioni del nostro voto contrario, perché è cambiato il testo. Siccome si dice che il diavolo aiuta a fare le pentole, ma non i coperchi, voi avete avviato questo processo di riforma dell'articolo 41 della Costituzione con una intenzione e vi trovate con un testo che contraddice totalmente l'intenzione da cui siete partiti.
Ma tutto questo avviene perché quello che ha fatto emergere il dibattito di oggi è proprio una differenza di natura filosofica, se vogliamo, sul concetto di libertà. Non voglio disquisire a lungo su questo concetto. Il collega Bressa ha appena citato quel dialogo fra Ruini ed Einaudi e la risposta risentita a un certo momento - lui non ha letto questa parte - di Einaudi a Ruini che gli spiega cos'è la libertà. Non voglio certo competere con l'amico e onorevole Martino, che ha fatto un intervento su questo tema all'inizio di oggi pomeriggio, ma vorrei citare un maestro del liberalismo. Penso a Stuart Mill, che diceva appunto che non è possibile che la legge consenta che chi è più forte possa esercitare un potere che offende la libertà degli altri.
Avete questa ossessione di una concezione liberista che è fuori da ogni logica. Pag. 90Ma vi vorrei chiedere questo, colleghi della maggioranza: siamo nel mezzo di una delle più tremende, terribili crisi finanziarie del secolo; siamo nel mezzo di una crisi finanziaria che è il frutto di una concezione della libertà senza regole; ma voi pensate che si possa, proprio adesso che stiamo vivendo le conseguenze di una libertà del mercato che ha rifiutato ogni regola, e si debba intervenire per modificare l'articolo 41 della Costituzione, per alleggerire ulteriormente da vincoli che non ci sono?
L'idea che la libertà sia consapevole della sua funzione sociale non è un'idea limitativa, ma è l'essenza, è il cuore di una concezione ancora oggi modernissima della libertà. Colleghi della maggioranza, la ragione di fondo per noi cui votiamo contro - e alla fine voteremo contro questo disegno di legge costituzionale - riguarda il fatto che la Costituzione, a nostro avviso, va maneggiata con cura, con cautela, con intelligenza, con sapienza, con uno spirito che non è quello che abbiamo visto aleggiare oggi. La Costituzione non accetta le improvvisazioni, la superficialità, la strumentalità, la frettolosità, la sciatteria con cui la stiamo maneggiando in questo momento. Allora, vi pongo questa domanda, anche se non so a chi porla, per la verità.
Ma non sarebbe questo il tempo per cercare delle convergenze? Siamo nel mezzo di uno tsunami che può investirci con effetti che non riusciamo a prevedere. Abbiamo letto, domenica scorsa, un drammatico articolo di un economista che proprio non è tra i più disinformati, parlo del professor Monti, che ci descrive scenari terribili, scenari che fanno tremare le vene ed i polsi a noi che siamo parlamentari di minoranza. Ma voi, che avete la responsabilità del Governo, vi muovete con questa disinvoltura, con questa irresponsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Ma dove siete? Ma perché andate a cercare una rottura? Sarà difficile trovare altri momenti di convergenza, ma almeno sul testo della Costituzione, perché andate a cercare la rottura, a volere la rottura, solo per soddisfare un capriccio - lo dico con rispetto, ma anche con preoccupazione - del Ministro dell'economia e delle finanze? Questa è la ragione per cui volete modificare l'articolo 41 (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).
Ma vi sembra che viviamo tempi in cui dobbiamo corrispondere ai capricci di alcuni parlamentari o alcuni Ministri, alle impuntature, perché il Ministro dell'economia vuol dimostrare che ha dietro di sé tutto il Popolo della Libertà? E voi, che avete le vostre riserve, dimostrerete che lo seguite anche in queste impuntature, anche in questi capricci. Questa è la ragione per cui noi non scendiamo a questo livello di irresponsabilità, di disinvoltura con cui la maggioranza oggi si accinge a modificare la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorrei solo dire semplicemente ai colleghi che quello che ha appena finito di testimoniare l'onorevole Castagnetti è totalmente condiviso dal mio gruppo. Stiamo cambiando, per capriccio, la Costituzione. Non ve n'è alcun bisogno. Stiamo inserendo un ulteriore motivo di divisione tra le forze politiche su un terreno che dovrebbe realizzare, per antonomasia, le più ampie convergenze: la Costituzione.
Credo che sia pura perdita di tempo, un'irresponsabilità totale di chi, non sapendo dare risposte sulle cose concrete, come quelle del decreto sviluppo che stiamo aspettando, sta ancora a gingillarsi sulle altre cose che richiedevano da mesi l'assunzione di responsabilità del Governo, come la nomina del Governatore della Banca d'Italia, e oggi impone all'ordine del giorno del Parlamento una questione che non avrà alcun esito concreto. Pag. 91
Onorevoli colleghi, qui si tratta di recuperare serietà. Mi rivolgo in particolare agli amici e colleghi del Popolo della Libertà. Qui non cambia nulla nonostante, dal vostro consiglio nazionale in poi, con la nomina di un vostro nuovo segretario, si sia ipotizzato un nuovo terreno di incontro con le forze politiche. Vorrei capire cosa sta cambiando. Vorrei capire se il Popolo della Libertà capisce che in un momento così drammatico per il mondo, per l'Europa e per l'Italia si chiede l'assunzione di responsabilità comuni. Andate esattamente nella direzione opposta. In questo modo il fossato tra l'area di Governo e tutto il resto del Parlamento - lasciamo perdere la contabilità numerica, parliamo della questione di sensibilità della pubblica opinione - ogni giorno si allarga.
Vi chiedo di fermarvi davanti a questa inconsulta marcia verso il nulla, perché il discorso sarebbe valido se ci fosse un grande risultato da ottenere, ma sappiamo che è un'esibizione muscolare che porterà solo verso l'ignoto, cioè il nulla. Stiamo perdendo tempo. Noi - domani mattina lo diremo con chiarezza, interverremo, tutti i singoli membri del nostro gruppo - non siamo disponibili ad avallare una perdita di tempo del Parlamento su questioni che non hanno né capo né coda (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo, Partito Democratico, Italia dei Valori, Futuro e Libertà per il Terzo Polo e Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Avverto che il gruppo dell'Unione di Centro ha esaurito anche i tempi aggiuntivi concessi dalla Presidenza. La Presidenza - come ha già fatto in precedenti e analoghe circostanze - consentirà ai deputati appartenenti a tale gruppo soltanto lo svolgimento di brevi interventi della durata di un minuto da imputare ai tempi previsti dal contingentamento per interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, voteremo contro e francamente vorrei dire una cosa rispetto ad alcune considerazioni che sono state fatte su chi è più o meno liberale. Come si può pensare seriamente che noi stiamo affrontando una discussione che abbia davvero a che fare con la possibilità di modificare l'articolo 41 della Costituzione? Questo articolo 41 nasce attorno ad una frase, ad uno slogan del Ministro Tremonti in conclusione di un libro. È una frase che come slogan e come conclusione di un libro posso anche condividere. Dopodiché viene comprensibilmente spolpata, ivi compresa dell'architrave, cioè la famosa frase da cui si è partiti.
Insisto: non c'entra nulla il merito. Non possiamo fare finta di discutere oggi se il futuro della politica economica italiana sarà più o meno liberale. Non è di questo che stiamo discutendo. Qualcuno ha detto che stiamo discutendo di un capriccio. Stiamo comunque discutendo di uno specchietto, di una questione puramente ideologica che non c'entra nulla. Avete letto, signori del Governo, le anticipazioni sul sito del Corriere della Sera del decreto sviluppo? Non so se saranno confermate o no, ma quella è la realtà con la quale dobbiamo confrontarci, non con la poesia, neanche di eccellente, qualità sulla riforma della Costituzione.
Insisto: c'era una cosa in termini di riforma della Costituzione che si poteva fare, su cui c'è condivisione piena a destra, al centro e a sinistra, che è la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Quello è un tema che si pone, quello è un tema che si poteva affrontare e andava affrontato, quello è un segnale forte e serio all'esterno dell'Italia, che oggi potrebbe contribuire a migliorare le cose. Questa «ginnastica riformatrice» sul nulla non serve a nulla, perché non può che servire a nulla. Lo abbiamo chiesto, lo abbiamo ribadito, abbiamo proposto il ritorno in Commissione, non si può riscrivere un articolo del genere se non c'è condivisione. Non si può riscrivere con le note a piè pagina scritte a penna mentre si entra in Aula.
Credo che non sia assolutamente serio, che sia totalmente inutile e credo che Pag. 92dobbiamo tornare a confrontarci su qualcosa che abbia un minimo di pregnanza con la realtà. Lo ripeto: o il decreto sviluppo, quando arriverà, oppure una riforma prevista - ne abbiamo discusso già ad agosto - sulla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Su quello siamo pronti a confrontarci, ma non su questa cosa qui. Lo dico per l'ultima o la penultima volta: non c'entra nulla il merito. Possiamo discuterne: è il metodo - direbbe qualcuno - che ancor m'offende (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà contro questo emendamento, che ha avuto una vita molto travagliata. È stato nel tempo modificato, ma rimane un emendamento che pone il presupposto per uno stravolgimento dell'articolo 41 che noi non condividiamo, in quanto è uno stravolgimento unilaterale ed ideologico, è una sorta di capriccio, è una modifica costituzionale o, comunque presuppone o impone una modifica costituzionale che per un solo voto oggi ha rischiato di naufragare. Non è possibile fare le riforme costituzionali con un voto di vantaggio.
Si tratta di una riforma, peraltro, in cui diamo atto di aver salvaguardato il principio di utilità sociale ma in modo assolutamente sbagliato, bruciando il concetto previsto dall'attuale articolo 41, comma 3, della Costituzione.
Quindi, si viene ad attaccare l'articolo 41 della Costituzione che, anche durante la discussione sulle linee generali, è stato insultato. È stato detto che era contraddittorio, che era un compromesso quando, invece, è un articolo venuto fuori e redatto in maniera raffinata, al termine di un dibattito che ha messo insieme le tre culture e le tre filosofie dominanti. Vi è un equilibrio straordinario: «L'iniziativa economica privata è libera». Questo è il principio fondamentale. Tuttavia, saremmo anche stati disponibili a concepire la modifica «L'iniziativa e le attività economiche private sono libere». Il comma 2 dell'articolo 41 della Costituzione afferma - ed è necessario lasciarlo immutato - che le iniziative non possono svolgersi «in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana», senza introdurre, massacrando un equilibrio mirabile, la cosiddetta (impropriamente) riserva di legge nel comma 2 dell'articolo 41.
Avevamo affermato in Commissione - e lo abbiamo ripetuto in Aula - che saremmo stati disponibili a ragionare su una modifica del comma 3 dell'articolo 41 della Costituzione, ove già la norma costituzionale afferma che «La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».
Troppo facilmente avete dimenticato anche questa normativa, cioè l'indirizzo attraverso la legge - questo sì - verso i fini sociali. Ma non saremmo, per la verità, stati nemmeno contrari a una modernizzazione, pur essendo questo articolo 41 della Costituzione straordinariamente moderno. Ho letto, nel corso del dibattito, quei passi del confronto parlamentare del 1946 e del 1947, quando è stata trovata questa formulazione compromissoria praticamente perfetta. Tuttavia, come dicevo, non saremmo stati contrari all'introduzione del favor verso la concorrenza e ad una concezione del monopolio come un disvalore. Tuttavia, non avete voluto seguirci. Fortunatamente questo vostro capriccio non vedrà mai la luce. Ribadisco, comunque, che il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, credo che vi siano due obiezioni, da questo dibattito, che emergono. Tra l'altro penso che sarebbe utile informare il presidente Casini, che non Pag. 93vedo più, che il suo gruppo sta facendo interventi da ieri, uno per uno, tanto che i tempi a sua disposizione sono terminati. Insomma, qualcuno glielo dica, perché è opportuno che lo venga a sapere.
Ma al di là delle obiezioni relative all'ostruzionismo, vi sono due obiezioni che vengono svolte: una è di forma, l'altra di sostanza. Chi condivide la sostanza del provvedimento afferma che questo provvedimento non risolve i problemi del Paese e sostiene che può accadere che verrà utilizzato dalla maggioranza come una bandiera. Ebbene, su questo in parte ha ragione, nel senso che questo non è certo il provvedimento che risolve i problemi del Paese. Nessuno di noi lo ha mai sostenuto e nessuno di noi lo vorrà mai sostenere. È un contributo, a nostro avviso, che va nella giusta direzione e che si deve accompagnare a ben altre misure che servano al mondo delle imprese.
Però, dire di «no» su questo significa fare politica senza capirne la sostanza che, invece, è stata colta, ad esempio, nell'intervento di questa mattina dell'onorevole Di Pietro. Qui non stiamo parlando e facendo semplicemente una schermaglia parlamentare tattico-politica, ma stiamo tentando di cambiare la Costituzione. Ebbene, a quelli invece che hanno una posizione sostanzialmente contraria dico che occorre fare una riflessione perché questa norma, l'articolo 41 della Costituzione, fu scritta in un'epoca molto diversa dalla nostra.
Si trattava di un'epoca in cui era impensabile che la FIAT uscisse da Confindustria, un'epoca che era molto diversa da quella attuale, quindi ben venga invece adesso un dibattito che travalichi le posizioni ideologiche. Mi sembra invece che da certa parte della sinistra soprattutto ci sia la voglia di non cambiare, di non cambiare mai e di non mettersi mai in discussione. Noi invece crediamo che la necessità del Paese sia di modernizzarsi, di cambiare e di cambiare parecchio. Anche i sindacati dovrebbero iniziare a pensare che forse è bene cambiare, e cambiare registro in maniera pesante.
A quelli come l'onorevole Casini - che hanno fatto un intervento secondo me sbagliato nella forma e nella sostanza - invece voglio contrapporre il ragionamento del Governo, perché noi siamo stati - anche come gruppo - molto attenti a non cadere nelle provocazioni ed il Governo ha fatto dei passi in avanti cercando in tutti i modi un dialogo che non si è voluto trovare. Perché rimanga agli atti voglio dire che l'emendamento Mantini è stato da lui accettato in una prima fase e poi successivamente lo stesso Mantini ha detto che il suo gruppo si sarebbe riservato di non votarlo, poi sono intervenuti i vertici del gruppo dell'Unione di Centro dicendo che comunque la posizione del gruppo era contraria. Il Ministro Calderoli ha fatto bene oggi a presentare un subemendamento che riportava le stesse proposte che noi avevamo fatto perché dovere del Governo è dialogare e dialogare in maniera positiva. Sono state dette tante cose: ho già citato Mantini, anche il collega Raisi ha detto cose non totalmente sbagliate, ovviamente condivido gli interventi dei colleghi della maggioranza, in particolare del nostro collega Vanalli e dell'onorevole Cazzola, che hanno portato un dibattito positivo, quello che non posso accettare è sentire dire che da parte nostra non c'è dialogo. Da parte nostra c'è la volontà di cambiare il Paese e ricordo - come ha fatto l'onorevole Raisi - non solo lo Statuto delle imprese, in discussione al Senato, ma anche i passi in avanti che al Senato sta iniziando a fare la riforma costituzionale complessiva. Nostro dovere è portare avanti la riforma del Paese: lo facciamo con un atteggiamento disponibile al dialogo, che sta ricevendo delle porte in faccia, ma le porte in faccia, caro presidente Casini, le chiudete voi e non certamente noi.

PRESIDENTE. Avverto che la componente politica del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE ha esaurito il tempo a sua disposizione, ma la Presidenza, essendone stata fatta richiesta, come fatto in precedenti analoghe circostanze, concederà a tale componente un tempo aggiuntivo Pag. 94pari ad un terzo rispetto a quello originariamente previsto dal contingentamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) ho ascoltato con molta attenzione le parole - come sempre importanti - che ha pronunciato il presidente del gruppo della Lega, l'onorevole Reguzzoni. Egli ha detto che questa modifica costituzionale è imposta dal mutamento dei tempi e, per esemplificare, egli ha detto che nel 1946, quando si scriveva la Costituzione, la FIAT faceva parte della Confindustria e non ne era uscita.
Allora, capisco il senso di quella modifica profonda apportata ad un certo punto, quando era scomparsa l'utilità sociale. L'onorevole Reguzzoni sembra dire che noi dobbiamo fare una chiara scelta liberista che dica che l'iniziativa economica non può essere limitata dall'interesse sociale, dall'utilità sociale. Tuttavia, su proposta dell'onorevole Calderoli, che è un Ministro del Governo, ma anche della Lega, onorevole Reguzzoni, è rientrata quell'utilità sociale, che era uscita nella formulazione che lei aveva proposto. Quindi, questa novità, di cui lei parla nell'articolo 41, non c'è più. Quando l'onorevole Casini dice che stiamo perdendo tempo, lo dice perché noi stiamo votando delle modifiche che non modificano la sostanza dell'articolo 41, quindi siete in una contraddizione dalla quale non so come possiate uscire (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 576
Maggioranza 289
Hanno votato
291
Hanno votato
no 285).

Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.100 della Commissione, risultano preclusi gli emendamenti Favia 1.6, 1.4, 1.50 e 1.7, Lanzillotta 1.5 e 1.11, gli identici emendamenti Zeller 1.8 e Zamparutti 1.54, nonché gli emendamenti Zeller 1.9 e Contento 1.60.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO CALDEROLI, Ministro per la semplificazione normativa. Signor Presidente, per una precisazione rispetto all'intervento dell'onorevole La Malfa. Vorrei ricordare a tutti che l'utilità sociale nel testo del Governo è sempre stata presente e se fosse stato approvato il subemendamento Mantini 0.1.100.13 tanto discusso, non passato per un voto, fatto salvo che non prevedeva la tutela dei principi fondamentali della Costituzione, si sarebbe tornati al testo del Governo, quindi non vedo questa grossa distanza rispetto a quello che è stato approvato (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto il seguito dell'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani giovedì 20 ottobre a partire dalle 9.30.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,25).

ALDO DI BIAGIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 95

ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, intervengo per sollevare l'attenzione sul nuovo e drammatico incidente che ieri è costato la vita a un sommozzatore esperto, Giorgio Tinagli, nelle acque di Marciana Marina, un altro grave incidente che coinvolge la categoria degli operatori subacquei e iperbarici.
Intanto da oltre due anni presso la Commissione bilancio è ferma senza motivo una legge quadro sulle attività subacquee, che non ha nessun costo e che andrebbe a colmare la lacuna normativa che attualmente costa la vita ad operatori coinvolti in ogni ramo dell'attività industriale. Mentre questo provvedimento giace in Commissione da due anni e tutti gli interventi di sollecito restano disattesi per l'inerzia del Governo, la gente muore. Mi domando e domando al Governo quante altre vittime si attendono per capire che il problema è grave e per rimuovere gli ostacoli al parere della Commissione bilancio, in modo che possa finalmente sbloccare l'iter legislativo del provvedimento e consentire che si concluda nel più breve tempo possibile.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 20 ottobre 2011, alle 9,30:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
Modifiche agli articoli 41, 45, 97 e 118, comma quarto, della Costituzione (C. 4144-A).

e delle abbinate proposte di legge costituzionali: VIGNALI ed altri; VIGNALI ed altri; BELTRANDI ed altri; MANTINI ed altri (C. 3039-3054-3967-4328).
- Relatore: Bruno.

2. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altro, con Allegati, fatto a Bruxelles il 15 dicembre 2010 (C. 4454).
- Relatore: Zacchera.
S. 2739 - Modifiche allo statuto del Fondo monetario internazionale e quattordicesimo aumento generale delle quote derivanti dalla risoluzione del Consiglio dei Governatori del Fondo n. 66-2 del 15 dicembre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4589).
- Relatore: Pianetta.

S. 2741 - Ratifica ed esecuzione degli Scambi di Note tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero relativi alla modifica della Convenzione per la navigazione sul Lago Maggiore e sul Lago di Lugano, con allegati, del 2 dicembre 1992, effettuati a Roma il 23 luglio ed il 24 settembre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 4590).
- Relatore: Narducci.

S. 2742 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia culturale, scientifica, tecnologica e nei settori dell'istruzione e dell'informazione fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato del Kuwait, fatto a Kuwait il 7 dicembre 2005 (Approvato dal Senato) (C. 4591).
- Relatore: Pianetta.

S. 2743 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Giappone di mutua assistenza amministrativa e cooperazione in materia doganale, fatto a Roma il 15 dicembre 2009 (Approvato dal Senato) (C. 4592).
- Relatore: Zacchera.

Pag. 96

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui trasporti aerei tra il Canada e la Comunità europea e i suoi Stati membri, con Allegati, fatto a Bruxelles il 17 dicembre 2009 (C. 4564).
- Relatore: Biancofiore.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e la Georgia, dall'altro lato, con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 dicembre 2010 (C. 4565).
- Relatore: Picchi.

3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1474 - Ratifica ed esecuzione dei Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi con annessi, fatta a Salisburgo il 7 novembre 1991 (Approvato dal Senato) (C. 2451-A).

e delle abbinate proposte di legge: ZELLER ed altri; FRONER (C. 12-1298).
- Relatore: Dozzo.

(al termine delle votazioni)

4. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 19,30.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl c. 4144 ab-A - em.1.3 558 348 210 175 59 289 23 Resp.
2 Nom. subem. 0.1.100.16 566 511 55 256 222 289 23 Resp.
3 Nom. subem. 0.1.100.11 560 502 58 252 219 283 22 Resp.
4 Nom. subem. 0.1.100.17 573 372 201 187 84 288 21 Resp.
5 Nom. subem. 0.1.100.21 569 569 285 281 288 22 Resp.
6 Nom. subem. 0.1.100.6, 15, 18 576 576 289 283 293 22 Resp.
7 Nom. subem. 0.1.100.13 575 575 288 287 288 26 Resp.
8 Nom. subem. 0.1.100.51 589 589 295 300 289 14 Appr.
9 Nom. subem. 0.1.100.2 584 314 270 158 22 292 12 Resp.
10 Nom. subem. 0.1.100.3 584 584 293 287 297 12 Resp.
11 Nom. subem. 0.1.100.14 574 497 77 249 205 292 12 Resp.
12 Nom. subem. 0.1.100.19 569 569 285 279 290 12 Resp.
13 Nom. subem. 0.1.100.5 568 516 52 259 226 290 12 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.1.100.30 573 514 59 258 222 292 12 Resp.
15 Nom. subem. 0.1.100.1 rif. 569 291 278 146 290 1 12 Appr.
16 Nom. em. 1.100 576 576 289 291 285 12 Appr.