XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 27 ottobre 2011

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
con decine di migliaia di imprese il tessile-abbigliamento è uno dei settori più importanti della nostra industria manifatturiera, eccellenza dell'economia e del nostro tessuto produttivo;
il nostro Paese è da sempre all'avanguardia nel selezionare le migliori materie prime, nell'elaborare metodi originali di creazione, tintura e lavorazione con prodotti finiti che costituiscono un esempio di qualità e di prestigio a livello mondiale;
pur non essendo ad oggi previsto alcun obbligo di indicazione del Paese di origine sui prodotti immessi nel mercato comunitario, è noto che l'apposizione del marchio «Made in Italy» garantisce ai prodotti del comparto tessile un importante vantaggio competitivo in termini di immagine;
la contraffazione del marchio Made in Italy, fenomeno che ormai costituisce un vero e proprio sistema commerciale e industriale che si sviluppa attraverso una serie di canali di vendita e distribuzione, oltreché di sofisticati centri di produzione ed assemblaggio, compromette gravemente la qualità e l'immagine della produzione manifatturiera del nostro Paese a fronte del dilagare di prodotti di bassa qualità e di dubbia provenienza, spacciati come prodotti tipici, espressione delle capacità artigianali del nostro settore industriale;
al fine di contrastare un'attività che si configura come una effettiva economia, parallela a quella legale, che fattura miliardi di euro e altrettanti ne sottrae all'erario, la legge 8 aprile 2010, n. 55, recante «disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri», approvata da questo Parlamento con consenso politico trasversale, istituisce un sistema di etichettatura obbligatoria che assicura la tracciabilità dei prodotti finiti ed intermedi del settore tessile, della pelletteria e di quello calzaturiero, garantendo l'origine italiana dei prodotti immessi in commercio con la denominazione Made in Italy; il sistema di etichettatura prevede l'obbligo di indicazione, tra l'altro, dell'origine geografica della merce, nonché la facoltà per l'imprenditore, di utilizzare la dicitura Made in Italy nei suddetti settori merceologici solamente se almeno due fasi di lavorazione vengono svolte sul nostro territorio;
in attesa dell'emanazione del decreto e del regolamento interministeriali previsti dalla legge al fine di dare attuazione alla disciplina relativa alle caratteristiche del sistema di etichettatura e le modalità per l'esecuzione ed i relativi controlli, l'Agenzia delle dogane, con propria nota del 22 settembre 2010 ha precisato che nell'espletamento della propria attività di controllo non considera applicabili le nuove disposizioni sull'etichettatura dei settori considerati dalla legge n. 55 del 2010, nonostante gli articoli 1 e 3 della suddetta legge, relativi alle norme sull'etichettatura e alle conseguenti sanzioni, siano formalmente in vigore dal 1o ottobre 2010;
la tutela del made in è questione di prioritaria importanza anche a livello comunitario dove è in discussione la proposta di regolamento relativa all'indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da Paesi terzi (COM2005/661 - cosiddetto regolamento sul «made in») finalizzata all'introduzione nell'Unione europea di un regime obbligatorio d'indicazione del Paese d'origine su alcune categorie di prodotti industriali importati;
il Parlamento europeo, nella seduta del 21 ottobre 2010, ha approvato a larghissima maggioranza la proposta di regolamento, ora al vaglio del Consiglio, con una risoluzione presentata su forte sollecitazione italiana volta ad introdurre nell'elenco dei beni importati da Paesi extra-Unione europea, la cui etichetta deve indicare

chiaramente il Paese d'origine, almeno altre dieci categorie produttive tipiche del made in Italy dal tessile alle calzature, dalla ceramica alla gioielleria che consentirebbe una tutela dei nostri produttori,


impegna il Governo:


ad assumere le iniziative idonee a revocare entro 30 giorni la circolare dell'Agenzia delle dogane del 22 settembre 2010, n. 119919/RU che di fatto sospende l'efficacia della legge n. 55 del 2010;
ad intervenire con forza, nelle opportune sedi comunitarie, al fine di arrivare alla rapida approvazione della proposta di regolamento sul «made in».
(1-00747) «Reguzzoni, Lussana, Luciano Dussin, Fogliato, Montagnoli, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, D'Amico, Dal Lago, Desiderati, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Giancarlo Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Maggioni, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».

Risoluzione in Commissione:

La X Commissione,
premesso che:
di recente il nucleo anti sofisticazione dei Carabinieri sta effettuando dei sequestri di oggetti di arredo per abitazione: «similfrutta» che sta creando danni al settore grossista e produttivo di tali articoli in base al decreto legislativo n. 73 del 1992;
infatti le aziende che distribuiscono e commercializzano tali oggetti di arredamento (melograni, mele, pere eccetera) si trovano nella situazione di interrompere la commercializzazione e custodire presso i propri stabilimenti o depositi le merci sequestrate con il rischio di averle ferme per lunghi periodi, viste le lungaggini burocratiche dei procedimenti giudiziari;
il decreto legislativo n. 73 del 1992 non vieta la produzione e la commercializzazione di prodotti in plastica o polistirolo ad imitazione di prodotti ortofrutticoli, commercializzati a fini decorativi, ma opera restrizioni laddove sia presente l'ulteriore requisito dell'idoneità a compromettere la sicurezza e la salute dei consumatori, scopo della disciplina della materia (articolo 1, comma 1, del citato decreto legislativo n. 73 del 1992);
il decreto legislativo n. 73 del 1992 impone quindi di verificare se la percezione del consumatore (inteso anche nella categoria dei bambini, degli handicappati, degli analfabeti) al cospetto di un prodotto non commestibile, che ne ha però l'aspetto, possa venire fuorviata al punto da scambiare un prodotto non alimentare con uno alimentare, possedendo una serie di caratteristiche (forma, aspetto, volume, dimensioni, odore, imballaggio, etichettatura) che siano tali da oltrepassare la soglia minima di attenzione o di conoscenza dei consumatori indifesi ed incerti, ingannandoli sulla realtà di ciò che portano alla bocca, succhiano o ingeriscono;
questi prodotti sebbene simili alla frutta, non sono tossici perché certificati all'origine, ne possono essere ingeriti interi e quindi non possono essere scambiati per quelli veri,


impegna il Governo:


a chiarire attraverso ogni opportuna iniziativa che in tema di produzione e commercializzazione di prodotti in plastica

o polistirolo ad imitazione di prodotti ortofrutticoli, commercializzati a fini decorativi si deve escludere a priori il pericolo previsto dalla norma in relazione a tutti i prodotti:
a) posti in vendita come oggetti decorativi e destinati ad essere venduti a grossisti per il successivo assemblaggio, con conseguente creazione di elementi di arredo;
b) con caratteristiche tali da escludere ictu oculi una verosimiglianza con il prodotto presente in natura, ovvero di dimensioni rilevanti, che anche in natura prevederebbero prima di essere ingeriti la preventiva operazione di taglio, od ancora, di dimensioni più minute, ma che siano imitazione di prodotti ortofrutticoli che richiedono la preventiva attività di cottura, trattamento, sbucciatura;
c) a diramare agli organi di controllo la distinzione tra prodotti di «similfrutta» che per diametro possono essere ingeriti interi e quindi pericolosi dagli altri che non possono essere ne ingeriti ne sbucciati e quindi scambiati per quelli veri.
(7-00721) «Milanato, Ascierto».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

BARBIERI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni in diverse città italiane si sta svolgendo una iniziativa promossa da alcuni sindacati della polizia di Stato, della polizia penitenziaria, del Corpo forestale dello Stato e dei vigili del fuoco volto a reperire fondi per l'acquisto di benzina;
tale iniziativa sembra muovere dalla considerazione che la crisi economica e i tagli che ne sono derivati da parte del Governo alle risorse destinate alla sicurezza, alla difesa e al soccorso pubblico avrebbero di fatto procurato la totale paralisi;
infatti sempre secondo quanto si è appreso dalla propaganda di tale iniziativa i tagli lineari operati durante le varie manovre finanziarie avrebbero azzerato anche le risorse per l'acquisto della benzina per la circolazione delle auto delle forze dell'ordine e del soccorso pubblico;
in concreto tale iniziativa consiste nel chiedere una donazione ai cittadini affinché si possano ricostituire i fondi per l'acquisto della benzina, che può essere effettuata su due distinti conti correnti, uno bancario ed un altro postale, intestati al fondo assistenza del Ministero dell'interno;
da una verifica effettuata presso diverse prefetture non risulta assolutamente che alcun automezzo di soccorso sia stato impossibilitato a circolare per carenza di benzina;
risulta che molti cittadini anziani e pensionati, mossi da un alto senso di collaborazione nei confronti delle istituzioni, hanno contribuito fattivamente con donazioni in denaro a favore di tale iniziativa;
il fondo di assistenza del Ministero dell'interno ha esclusivamente finalità di assistenza per il personale in servizio e in congedo della polizia di Stato e in un recente comunicato il dipartimento di PS ha segnalato che le risorse afferenti a tale fondo «non possono essere in alcun modo destinati all'acquisto di beni di qualsiasi tipo per l'attività operativa della Polizia di Stato ma unicamente per le attività socio assistenziali espressamente previste dalle norme vigenti» -:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere per far sì che la buona fede di tanti cittadini possa essere tutelata di fronte ad un utilizzo incerto delle donazioni

fatte nella convinzione di potenziare l'operatività dei mezzi di polizia.
(3-01920)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è arrivata all'interrogante la notizia di una serie di denunce inviate alle istituzioni competenti riguardanti il pericolo per la salute pubblica e l'ambiente determinato dalla severa e continuata esposizione all'amianto aerodisperso presso il sito ex fornace Corvaia di Oricola (L'Aquila);
il sito in questione è un fatiscente capannone di 10.000 metri quadrati, pericoloso per presenza di amianto e altri rifiuti pericolosi. Secondo gli esami condotti da ASL di Avezzano-Sulmona e ARTA Abruzzo, nel sito sono presenti ingenti quantità di sostanze pericolose per la salute: amianto in matrice friabile del tipo crisotilo o asbesto bianco e crocidolite o asbesto blu; in altre parole, polveri di eternit che, se inalate, risultano letali e cancerogene - la struttura, diroccata e aggredita dagli elementi atmosferici che da più di vent'anni ne provocano sfaldamenti e crolli appare sempre più degradata ed al limite del collasso; il cedimento della costruzione aggraverebbe, se possibile, lo stato di inquinamento in quanto accrescerebbe a dismisura il quantitativo delle microfibre amiantifere in aerodispersione - il relitto, grava su un'area sovrastante i pozzi d'acqua delle abitazioni, confina con un corso d'acqua naturale, con un depuratore, con un laghetto di pesca sportiva e con le cittadine vicine;
ad oggi, non risulta alcuna messa in sicurezza, nessuna rimozione dei materiali inquinanti, nessuna bonifica del territorio;
si resta in attesa di veder attuato quanto disposto da ARTA e ASL, ordinato dal comune di Oricola, sollecitato dalla protezione civile di Roma, dalla regione Abruzzo, dalla provincia e dalla prefettura dell'Aquila e, da ultimo, intimato dalla procura di Avezzano,
l'obiettivo principale è senza dubbio la protezione dei cittadini che vivono nelle vicinanze, la tutela della loro salute e dell'ambiente circostante -:
di quali elementi disponga il Governo in merito alla situazione descritta, alle eventuali inadempienze degli organi competenti e, qualora le condizioni lo consentissero, se intenda intervenire per quanto di competenza al fine di salvaguardare cittadini e ambiente.
(4-13729)

EVANGELISTI, PALADINI, LEOLUCA ORLANDO e PIFFARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il tragico bilancio, ancora del tutto provvisorio, delle violente piogge abbattutesi su Liguria e Toscana il 25 ottobre 2011, conta finora nove morti e cinque dispersi. Le zone più colpite sono quelle del levante ligure, in provincia di La Spezia, e della Lunigiana. Delle nove vittime, secondo quanto comunicato dalle prefetture al dipartimento della protezione civile, sette si sono registrate a Borghetto Vara, in provincia di La Spezia, e due ad Aulla, in provincia di Massa Carrara;
sono rimaste bloccate autostrada e ferrovia per le frane;
la Lunigiana è isolata, manca l'energia elettrica e non funzionano né i telefoni fissi né i cellulari. Ci sono cinque ponti crollati e 7-8 frazioni isolate a causa del maltempo;
il comune di Aulla, in provincia di Massa Carrara, risulta uno dei più colpiti a seguito della esondazione del fiume Magra. Circa 300 persone sono state evacuate, e una cinquantina di esse sono state tratte in salvo dai vigili del fuoco, intervenuti con i gommoni. Da diverse testimonianze

risulta che dopo la piena «normale» del fiume Magra, è arrivata una ondata particolarmente violenta che ha inondato con fango e detriti il centro del paese. A possibile spiegazione di detto comportamento anomalo della piena del fiume, è stato peraltro supposto che qualcuno abbia aperto la diga di Teglia;
i soccorsi che dalle altre regioni italiane stanno cercando di raggiungere le zone colpite dall'alluvione, incontrano grandi difficoltà anche a causa delle interruzioni del sistema viario e ferroviario. Risultano infatti chiuse al traffico l'autostrada A 15 della Cisa, Parma-La Spezia, per il cedimento strutturale di due viadotti danneggiati dalla piena del fiume Magra, ingrossato dal maltempo, e la linea ferroviaria Parma-La Spezia;
Liguria e Toscana sono peraltro le regioni storicamente tra quelle più colpite dall'emergenza alluvioni e frane;
i troppo spesso drammatici effetti prodotti da eventi calamitosi naturali che con cadenza annuale colpiscono le diverse regioni del nostro Paese, sono quasi sempre acuiti e drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e dei bacini idrografici, e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;
le risorse assegnate dall'attuale Governo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e in particolare alla difesa del territorio sono andate diminuendo pesantemente e costantemente in questi tre anni e mezzo di legislatura. Con dette risorse non si può fare nessuna seria politica per la difesa del nostro territorio e la sua tutela dal rischio idrogeologico;
la stessa «Indagine conoscitiva sulle politiche per la tutela del territorio, la difesa del suolo e il contrasto agli incendi boschivi» avviata e conclusa in questa legislatura dalla Commissione ambiente della Camera, ha evidenziato come il fabbisogno necessario per la realizzazione degli interventi per la sistemazione complessiva delle situazioni di dissesto sull'intero territorio nazionale, ammonta a complessi 44 miliardi di euro;
nel documento conclusivo della suddetta indagine conoscitiva, si ribadisce la «necessità improcrastinabile di un adeguato impegno finanziario del Governo al fine di avviare un programma pluriennale di interventi indispensabili per la difesa del suolo e il contrasto al dissesto idrogeologico nel nostro Paese». Ma tutto questo, a quanto consta agli interroganti, è finora rimasto lettera morta -:
quali immediate iniziative il Governo intenda assumere per far fronte all'emergenza conseguente al disastro che ha colpito in particolare la provincia di La Spezia e la Lunigiana;
se non si ritenga assumere le opportune iniziative per garantire con la massima urgenza le risorse necessarie a sostegno dei territori e delle popolazioni indicate in premessa;
se non si intendano assumere iniziative per incrementare sensibilmente - già in sede di manovra economica per il 2012 - le risorse finanziarie a favore della difesa e della tutela del territorio, individuando quest'ultima come la vera grande opera pubblica a cui destinare prioritariamente energie e risorse finanziarie adeguate.
(4-13741)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOTTA, PES, BOSSA, CALVISI, FADDA, GRIMOLDI, MARROCU, MELIS, ARTURO MARIO LUIGI PARISI, SCHIRRU e SORO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011, nei campi profughi saharawi di Rabuni, nei pressi di Tindouf in Algeria, tre cooperanti della solidarietà

internazionale sono stati rapiti. Si tratta dell'italiana Rossella Urru della ONG CISP e di due cittadini spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon, dell'associazione Amici del popolo saharawi di Extremadura, e Enric Gonyalons dell'associazione Mundubat;
secondo le ricostruzioni, il rapimento sarebbe avvenuto intorno alla mezzanotte ad opera di un gruppo armato proveniente dal Mali;
il sequestro, attribuito, dalle prime notizie pervenute, al gruppo terroristico Aqmi, braccio armato di Al Qaeda nel Maghreb, riveste una particolare gravità sul piano politico in considerazione del fatto che si tratta del primo accadimento del genere nei 36 anni di esilio del popolo Saharawi in Algeria;
il Presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), Mohamed Abdelaziz, con una lettera indirizzata al segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, ha chiesto una condanna della comunità internazionale dell'accaduto e un sostegno al Fronte Polisario nel contrasto al terrorismo;
secondo il Presidente Abdelaziz «questo attacco terroristico contro dei campi profughi dove vivono rifugiati saharawi pacifici, donne, bambini, anziani, disabili, rappresentanti di organizzazioni internazionali e di ONG che lavorano in campo umanitario, è volto ad intimidire i cooperanti stranieri, alterare la solidarietà internazionale nei confronti dei rifugiati e in quanto modo privarli dell'aiuto umanitario»;
associazioni di volontariato e della solidarietà internazionale sono intervenute pubblicamente per esprimere il proprio sostegno alle attività di indagine e la propria vicinanza alle famiglie delle persone rapite e alle organizzazioni impegnate sul campo nella difesa e nella promozione dei diritti umani del popolo Saharawi -:
se, da parte del Ministro interrogato, siano stati attivati tutti i canali diplomatici ed investigativi disponibili, in collaborazione con le autorità locali algerine e saharawi, al fine di giungere quanto prima alla liberazione della nostra connazionale, Rossella Urru, e dei due volontari spagnoli rapiti nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011.
(5-05636)

Interrogazione a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi Amnesty International ha pubblicato un rapporto intitolato Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace Trattato sul commercio di armi, che esamina le esportazioni verso Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen a partire dal 2005;
il rapporto mette in evidenza il profondo fallimento degli attuali controlli sulle esportazioni di armi, con tutte le scappatoie esistenti e sottolinea quanto occorra un efficace Trattato sul commercio di armi che tenga in piena considerazione la necessità di difendere i diritti umani;
il rapporto menziona, altresì, 11 Paesi (tra cui Bulgaria, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti d'America, Turchia e Ucraina) che hanno fornito assistenza militare o autorizzato esportazioni di armi, munizioni e relativo equipaggiamento allo Yemen, dove quest'anno hanno perso la vita circa 200 manifestanti. Nonostante la continua, brutale repressione, la comunità internazionale non ha voluto intraprendere un'azione incisiva per interrompere i trasferimenti di armi allo Yemen;
Amnesty International ha identificato inoltre 10 Stati (tra cui Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Russia e Spagna) i cui Governi hanno autorizzato la fornitura di armamenti, munizioni e relativo equipaggiamento al regime libico del colonnello Gheddafi a partire dal 2005. Durante il conflitto della Libia, le forze di

Gheddafi hanno commesso crimini di guerra e violazioni dei diritti umani che possono costituire crimini contro l'umanità;
almeno 20 Stati hanno venduto o fornito all'Egitto armi leggere, munizioni, gas lacrimogeni, prodotti antisommossa e altro equipaggiamento: in testa gli Stati Uniti d'America, con forniture per un miliardo e 300 milioni di dollari all'anno, seguiti da Austria, Belgio, Bulgaria, Italia e Svizzera. I fucili sono stati usati massicciamente dalle forze di sicurezza in Bahrein ed Egitto con devastanti effetti letali;
nella bozza di Trattato sul commercio delle armi si indica la necessità che si valuti rigorosamente e caso per caso ogni proposta di trasferimento di armi in modo tale che, se c'è il rischio sostanziale che queste potranno essere usate per compiere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani, il Governo dovrà negare l'autorizzazione;
i negoziati sul Trattato riprenderanno all'ONU il prossimo febbraio e Amnesty International ha dichiarato che se i principali esportatori di armi non adotteranno questa regola aurea e continueranno sconsideratamente a portare avanti gli affari come al solito, alimentando crisi dei diritti umani come quelle di quest'anno in Medio Oriente e Africa del Nord, distruggeranno vite umane senza motivo e minacceranno la sicurezza globale;
è evidente che l'Italia dovrà rivedere totalmente la politica dell'export militare, anche alla luce della delega inserita nella legge «comunitaria» che rischia di modificare la legge n. 185 del 1990 senza un approfondito dibattito con conseguenze pesanti -:
quale sia la posizione del Governo in materia di export militare alla luce di quanto citato in premessa e dei passaggi successivi che dovranno essere fatti e se, e in che modo, intenda inserirsi nel prosieguo del dibattito in sede ONU sul trattato sul commercio delle armi.
(4-13743)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:

GRIMOLDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da notizie giornalistiche pare che, il Governo abbia l'intenzione di introdurre una norma che andrebbe a condonare alcuni gravi reati relativi alla produzione di energia da fonti rinnovabili;
in particolare tale disposizione dal titolo «Condono in materia di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili», andrebbe a sanare, con 10 euro al chilowatt, non solo illeciti amministrativi, ma anche reati penali per abusi edilizi, paesaggistici e ambientali;
il condono sarebbe a favore di chiunque avesse costruito impianti di energie rinnovabili senza autorizzazione, o la cui autorizzazione (o denuncia di inizio attività, la cosiddetta «dia») stia per essere annullata, in sede giudiziaria o amministrativa;
i beneficiari sarebbero dunque i costruttori di impianti fotovoltaici a terra di piccola e media taglia, che per loro natura si possono edificare in tempi molto brevi, come nel caso dei pannelli solari, a differenza di quelli eolici o a biomasse che non possono essere trasferiti con facilità e senza aggravio di costi;
tali illegalità sarebbero rese proficue dalla possibilità di intascare gli incentivi statali concessi alle energie rinnovabili, che, malgrado le riduzioni stabilite nel mese di maggio 2011, dovrebbero garantire

all'incirca 170 miliardi di euro nei prossimi venti anni a chi se li aggiudicherà;
secondo l'autorità per l'energia elettrica e il gas ad oggi circa 22 mila preventivi non hanno ancora ricevuto un'autorizzazione;
tali richieste, concentrate nelle regioni del Sud, sono pari a 150 mila megawatt, quando il record di domanda elettrica di tutta l'Italia non ha mai superato 56 mila megawatt;
il territorio non può essere devastato da impianti di questo tipo, per di più se abusivi e privi di ogni autorizzazione;
una tale iniziativa rischia di giustificare illeciti come l'abusivismo edilizio, che comporta, peraltro, anche reati ambientali e paesaggistici -:
se i Ministri confermino l'esistenza di tale provvedimento;
se non ritengano opportuno tutelare, per quanto di competenza, il territorio, l'ambiente ed il paesaggio; se non ritengano opportuno promuovere la cultura della legalità, evidentemente in contrasto con maxi sanatorie di questo tipo.
(4-13746)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

CAVALLARO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'emanazione del Piano energetico ambientale regionale nel 2006 la giunta regionale delle Marche e la comunità montana di Camerino hanno approvato con due distinte delibere lo schema di accordo di programma con cui la prima ha affidato alla comunità montana di Camerino la realizzazione di un «parco eolico di interesse pubblico» di 40 mw un'area idonea posta tra i comuni di Monte Cavallo, Pieve Torina e Serravalle di Chienti, tutti in provincia di Macerata;
i consulenti universitari, incaricati di effettuare gli studi e i rilievi necessari per valutare ed individuare le aree compatibili con la realizzazione di tale impianto, hanno consegnato i risultati degli studi anemologico - ambientali in base ai quali sono state selezionate 3 macroaree adatte ad ospitare tale impianto eolico;
nel dicembre 2006 sono stati presentati in regione gli elaborati progettuali per l'autorizzazione unica, il giudizio di compatibilità ambientale (VIA) e paesaggistica di un impianto eolico di 34 mw di potenza complessiva, tramite 17 turbine da 2 mw è connesse opere accessorie e funzionali da ubicare nei Comuni di Monte Cavallo, Pieve Torina e Serravalle di Chienti (provincia di Macerata);
in data 12 settembre 2008 la regione Marche ha rilasciato il decreto regionale che dispone la compatibilità ambientale e l'autorizzazione paesaggistica ai sensi dell'articolo 159 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
in data 13 novembre 2008 il soprintendente per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche ha emesso un decreto di annullamento del suddetto decreto regionale di compatibilità ambientale relativamente al progetto di parco eolico da 34 mw area MC1;
il 15 gennaio 2009 la comunità montana, unitamente alla regione Marche e ai comuni interessati, hanno presentato ricorso al TAR regionale chiedendo la sospensiva e il successivo annullamento del provvedimento della soprintendenza;
con apposita sentenza il TAR Marche ha concesso la sospensiva stabilendo 45 giorni per il riesame da parte della soprintendenza del provvedimento regionale di autorizzazione paesaggistica;
il 3 aprile 2009 la soprintendenza, con proprio provvedimento, ha riconfermato

l'annullamento impugnato con le motivazioni poste alla base del precedente decreto di annullamento;
a seguito di tale pronuncia detto provvedimento è stato nuovamente impugnato dinanzi al tribunale amministrativo competente, il quale non si è ancora espresso;
ugualmente risulta ferma all'esito di un negativo parere della soprintendenza l'iniziativa per la realizzazione di un impianto eolico di modesto impatto da realizzare a cura della EDISON s.p.a. nel comune di Gagliole, presentato per la valutazione di impatto ambientale la prima volta nel 2003, sospeso nel 2004 il procedimento in attesa dell'approvazione del PEAR;
l'iniziativa è stata riprogettata in coerenza con il PEAR, riducendo anche il numero di aerogeneratori da 34 a 9;
inoltre nel 2006 venne approvata la delibera della giunta regionale n. 366 che identificava le aree vocate all'eolico nelle Marche e Gagliole risultava tra le tre individuate;
nell'agosto 2007 il progetto venne di nuovo ripresentato attivando sia la procedura di autorizzazione unica ai sensi del decreto legislativo n. 387 del 2003 sia quella di valutazione di impatto ambientale;
nel settembre 2007 il servizio VIA della regione Marche avviò il procedimento chiedendo i pareri di competenza a tutti gli enti coinvolti, mentre nel novembre si tenne la conferenza dei servizi istruttoria del 387 del 2003 indetta dal servizio energia;
nel frattempo la diligentissima e pazientissima società proponente provvedeva anche a riprogettare il cavidotto e la sottostazione elettrica necessari per la distribuzione dell'energia, seguendo le richieste della concessionaria Terna s.p.a e coinvolgendo anche il comune di Castelraimondo;
dal momento che tutto il crinale che parte da sopra Cerreto d'Esi, culmina con il Monte San Vicino per poi digradare fino a San Severino Marche è interessato da un vincolo ai sensi del decreto ministeriale 31 luglio 1985 (c.d. «Galassino»), è stato persino presentata anche la relazione per ottenere l'autorizzazione paesaggistica, redatta conformemente ad un accordo tra la Regione Marche e il Ministero per i beni e le attività culturali nel dicembre 2007;
nonostante i positivi confronti con tutti i vari enti e soggetti interessati ed il rilascio da parte dei medesimi di tutti i pareri ed i nulla osta necessari per ottenere parere positivo di compatibilità ambientale, la sovrintendenza ha reiteratamente rilasciato parere negativo ai fini dell'autorizzazione paesaggistico;
a nulla sono valsi i sopralluoghi effettuati e le reiterate manifestazioni positive di volontà del comune di Gagliole e della regione Marche in quanto a tutt'oggi sembra che l'unica motivazione reale del diniego, che ha colpito anche altri siti è che «la sinclinale camerte è una perla del paesaggio marchigiano e pertanto la sua distruzione anche solo con una pala è inammissibile», affermazione che si illustra per la sua apoditticità specie alla luce del fatto che nel medesimo paesaggio che si assume deturpato «anche da una sola pala» sono stati autorizzati impianti fotovoltaici che coprono ettari di paesaggio e territorio;
lo stesso piano energetico ambientale regionale, nell'analizzare dal punto di tecnico-economico l'effettivo contributo delle varie fonti rinnovabili, ha reputato le biomasse e la fonte eolica tra quelle in grado di incidere a breve sul bilancio energetico regionale, favorendo peraltro le aree interne, rispetto a quelle che, invece, seppur considerate strategiche, necessitano di tempi attuativi più lunghi come l'energia solare-fotovoltaica e la geotermia;
dopo 5 anni dall'avvio della procedura da parte della regione Marche per la realizzazione del parco eolico della comunità montana di Camerino, il progetto è

ancora appeso alla decisione del Tar e quello di Gagliole, avviato nel 2003, è ancora in fase di istruttoria amministrativa, senza esiti finali ma avviato ad un provvedimento finale negativo -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere considerato che i reiterati dinieghi della soprintendenza, che non corrispondono all'atteggiamento tenuto da altri omologhi organi periferici del Ministero, in relazione a campi eolici di ben maggiore consistenza e collocati in siti paesisticamente rilevanti, ha in sostanza reso complesso, difficile e, nel caso di Camerino, bloccato l'iter procedurale per la realizzazione degli impianti in oggetto, provocando un enorme danno dal punto di vista sociale, economico e ambientale a tutto il territorio della comunità montana di Camerino, al comune di Gagliole ed ai comuni direttamente interessati e all'intera regione Marche, anche per la quantità di energie realmente rinnovabili e compatibili che sono state sottratte finora alla economia marchigiana.
(5-05632)

Interrogazioni a risposta scritta:

LUSETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il sito archeologico di Pompei è stato colpito da diversi e numerosi crolli, intensificatisi negli ultimi giorni;
il 6 novembre 2010 si è verificato il crollo di una parte della cosiddetta scuola dei gladiatori;
il 30 novembre 2010 è caduto il muretto di cinta del giardino della domus del moralista per infiltrazioni di acqua;
nella notte tra il 20 e il 21 ottobre 2011, in seguito a ordinari eventi atmosferici, è crollata una porzione di quattro metri del muro di cinta di epoca romana nei pressi di Porta Nola;
il 25 ottobre 2011 è avvenuto il cedimento di due strutture murarie moderne;
come risulta da fonti di stampa il 27 ottobre 2011 è stato segnalato un altro crollo nella casa di Diomede;
nel 1997 il sito archeologico di Pompei è stato riconosciuto dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità;
secondo i dati forniti dalla soprintendenza archeologica di Pompei, il numero dei visitatori nel 2010 è stato di 2.319.668;
come ha ricordato il Ministro il 29 giugno 2011 nell'audizione alla VII commissione della Camera dei deputati, i fondi europei per le aree sottosviluppate destinati al Sud Italia per il periodo 2007-2013 ammontano a 34 miliardi di euro, ma solo il 16 per cento è stato programmato e solo il 9 per cento speso;
l'assunzione straordinaria di personale tecnico alla sovrintendenza di Pompei è stata bloccata;
come risulta da fonti di stampa la Commissione europea ha sbloccato i fondi per il piano di interventi straordinari approvato dal Consiglio superiore dei beni culturali del valore di 105 milioni di euro -:
come intenda utilizzare nello specifico le risorse stanziate dalla Commissione europea e se ritenga di poter adottare progetti esecutivi e di rapida attuazione;
quali iniziative straordinarie intenda adottare per far fronte all'emergenza dello stato di conservazione del sito archeologico di Pompei al fine di tutelare uno dei più importanti simboli del patrimonio storico-archeologico italiano, orgoglio del nostro Paese nel mondo;
se intenda altresì provvedere a un piano di misure più efficace per la cura e la manutenzione ordinaria del sito.
(4-13734)

ALESSANDRI, FOGLIATO, FAVA, GIANNI e ALLASIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 9 ottobre 2011 in Provincia di Arezzo, nei comuni di Arezzo, Castiglion Fiorentino e Cortona si è svolto il 5° Campionato Italiano di Enduro Senior Under 23 al quale hanno partecipato oltre 300 enduristi provenienti da tutta Italia;
la gara si è svolta su un percorso di oltre 50 chilometri che ha avuto inizio nel Comune di Castiglion Fiorentino ed ha attraversato le seguenti vie e località: Via Madonna del Rivaio, Via Apparita, Maestà di Mammi, Castiglion Maggio, Partini, Cava Della Foce, Provinciale della Foce, Salto del Lupo, Corneta, Renzana, F.sso Cerfone, Giogo, Largniano, Fonte Molina, Rocca Montanina, Cappelloni, Belvedere, Cà Valcella, Vinaglia, Foce di Ristonchia, Pergognano, Cappuccini, Fontesecca, Via Treno, per concludersi a Castiglion Fiorentino piazzale Garibaldi;
stando alla cartografia ufficiale, l'intero itinerario attraversa aree sottoposte a vincolo idrogeologico e paesaggistico, una zona di protezione speciale e siti di interesse regionale proposti a siti di interesse comunitario;
il percorso è stato individuato dal Moto Club «Fabrizio Meoni» di Castiglion Fiorentino e autorizzato dall'amministrazione provinciale di Arezzo con parere favorevole del Ministero per i Beni e le attività Culturali di Castiglion Fiorentino, Arezzo e Cortona;
la legge regionale 27 giugno 1994, n. 48 della regione Toscana all'articolo 8 prescrive che:
1. Le gare e manifestazioni di fuori strada, anche se a carattere occasionale, si svolgono normalmente nei percorsi e impianti fissi di cui agli articoli 6 e 7;
2. In via eccezionale la provincia può autorizzare lo svolgimento di manifestazioni e gare ogni anno, ciascuna di durata non superiore ai tre giorni, sui percorsi diversi da quelli indicati negli articoli 6 e 7, escluse comunque le aree di cui all'articolo 2. Quest'ultimo al comma 1 dispone che:
1. È fatto divieto a chiunque, salve le deroghe di cui all'articolo 3, di circolare con mezzi motorizzati al di fuori delle strade di cui all'articolo 1, di costruire impianti fissi per sport da esercitarsi con mezzi motorizzati idonei alla circolazione fuori strada e di allestire a qualsiasi titolo tracciati o percorsi per gare da disputare con i mezzi predetti, nelle seguenti aree:
a) zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, ivi comprese le categorie di beni indicati nell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431;
b) nei parchi e riserve naturali nazionali e regionali;
c) nelle ulteriori aree comprese nel sistema regionale delle aree protette, come individuate dal piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali approvato con deliberazione del consiglio regionale n. 296 del 19 luglio 1988 e successive modificazioni;
d) negli alvei di corsi d'acqua pubblici di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, ad eccezione degli attraversamenti a guado colleganti strade esistenti;
e) nelle zone facenti parti del patrimonio agricolo-forestale della regione ai sensi della legge n. 64 del 1976;
f) nelle zone adibite o destinate a parchi territoriali urbani dagli strumenti urbanistici comunali;
g) nei territori di protezione della fauna selvatica di cui all'articolo 10, lettere a), b) e c) della legge 11 febbraio 1992, n. 157;

h) nelle zone soggette a vincolo idrogeologico ai sensi del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, limitatamente alla costruzione di impianti fissi e all'allestimento di tracciati o percorsi per gare;
2. La circolazione fuori strada con mezzi motorizzati nelle aree di cui al comma 1 è altresì vietata nei sentieri a fondo naturale quali mulattiere, tratturi, di cui all'articolo 3, comma 1, punto 48 del nuovo codice della strada, nonché nelle piste da esbosco e cesse parafuoco;
3. Il comune può inoltre stabilire espressamente il divieto di circolazione fuori strada con mezzi motorizzati ovunque lo ritenga necessario per ragioni di polizia locale, urbana, rurale o per la tutela della stabilità del suolo, fermo ogni altro divieto di circolazione, disposto a norma della legislazione vigente dalle autorità competenti;

l'articolo 3 della predetta legge regionale prevede delle deroghe solo nei seguenti casi e segnatamente:
1. In deroga ai divieti di cui all'articolo 2, la circolazione fuori strada nelle aree ivi previste è consentita ai seguenti mezzi:
a) di soccorso, antincendio, di vigilanza ed in servizio d'istituto in dotazione agli organi ed amministrazioni statali, provinciali e comunali, nonché alle Comunità montane ed agli enti preposti a servizi di pubblica utilità;
b) delle forze armate, della polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della guardia di finanza e del Corpo forestale dello Stato;
c) utilizzati, occasionalmente, per attività di soccorso, antincendio o per il trasporto di invalidi;
d) adibiti all'effettivo esercizio continuativo di attività agricole e connesse, faunistiche, faunistico-venatorie, forestali e di trasporto merci. Nel caso di attività faunistiche, faunistico-venatorie, forestali e di trasporto merci è necessario il consenso scritto del titolare del fondo;
e) in uso di residenti, abitanti o dimoranti, anche in via temporanea, nonché proprietari, usufruttuari, locatari di abitazioni ivi compresi i familiari;
f) in uso di coloro che debbano accedere ai luoghi non altrimenti raggiungibili per comprovati motivi di lavoro;
2. Il comune rilascia gratuitamente, per i casi di cui alle lettere e) ed f) del primo comma, apposito contrassegno di autorizzazione al transito;
3. Il contrassegno di cui al secondo comma è rilasciato gratuitamente, per il transito all'interno di parchi e riserve naturali nazionali e regionali, dall'autorità preposta alla relativa gestione;
il decreto ministeriale 17 ottobre 2007 del Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare «Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)», modificato dal decreto ministeriale 22 gennaio 2009 all'articolo 5 lettera k) il divieto di svolgimento di attività di circolazione motorizzata al di fuori delle strade, fatta eccezione per i mezzi agricoli e forestali, per i mezzi di soccorso, controllo e sorveglianza; per i mezzi aventi diritto, in qualità di proprietari, gestori e lavoratori e ai fini dell'accesso agli appostamenti fissi di caccia, definiti dall'articolo 5 della legge 157 del 1992, da parte delle persone autorizzate alla loro utilizzazione e gestione, esclusivamente durante la stagione venatoria (si veda anche la sentenza 5239 del 2009);
la legge regionale 6 aprile 2000, n. 56 della regione Toscana prescrive all'articolo 15 comma 1-septies che:
1. La Giunta regionale definisce i criteri per l'applicazione della valutazione incidenza negli interventi agro-forestali in armonia con la normativa di settore;

2. Gli atti della pianificazione territoriale, urbanistica e di settore e le loro varianti, non direttamente connessi o necessari alla gestione dei siti, per i quali sia prevista, la valutazione integrata ai sensi della legge regionale n. 1 del 2005, qualora siano suscettibili di produrre effetti siti di importanza regionale di cui all'allegato D o su geotopi di importanza regionale di cui all'articolo 11, contengono apposito studio ai fini dell'effettuazione della valutazione di incidenza di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 357 del 1997;
il Presidente della provincia di Arezzo, Roberto Vasai, in qualità di organo che ha concesso l'autorizzazione a percorrere le predette aree, in data 22 ottobre 2011 ha diffuso una nota nella quale afferma: «si tratta di manifestazioni che si sono svolte più volte negli ultimi anni, due volte all'anno, come Memorial "Fabrizio Meoni" e spesso valide come titoli italiani e europei e, quindi, sotto l'egida della Federazione nazionale motociclistica. L'autorizzazione della provincia è stata rilasciata con il parere favorevole del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, di quello del Comune di Castiglion Fiorentino per l'area sottoposta a vincolo paesaggistico, del parere favorevole nulla-osta generale dei Comuni di Arezzo e Castiglion Fiorentino e del consenso dei proprietari dei terreni privati interessati al percorso. In più, sottolineo che il tracciato della prova speciale è di un privato che lo ha messo a disposizione della gara, e che si tratta di un terreno incolto. La legge regionale 48 del 1994 prevede esplicitamente l'autorizzazione per questo tipo di manifestazioni, per le quali gli organizzatori rilasciano una fideiussione a garanzia degli eventuali danni provocati all'ambiente o al territorio. Viene imposto un servizio antincendi e di assistenza sanitaria, e l'obbligo di ripristino e di rimozione di qualunque ostacolo o oggetto abbandonato dai concorrenti. È assolutamente falso che siano state attraversate aree di protezione speciale e di interesse comunitario, ed anche che le aree attraversate siano state compromesse in alcun modo dallo svolgimento della gara»;
stando alle stesse affermazioni del presidente della Provincia di Arezzo, sembrerebbe che l'autorizzazione sia stata rilasciata seguendo la procedura di cui al comma 3 dell'articolo 8 della legge regionale Toscana n. 48 del 1994 che prescrive: 3. L'autorizzazione è concessa previo il consenso del titolare del fondo e il parere vincolante del Comune e previa l'assunzione degli obblighi di ripristino delle garanzie previste dall'articolo 7, quarto comma, da parte del richiedente;
tale autorizzazione non tiene quindi conto di quanto disposto invece dal comma 2 dello stesso articolo 8, che prescrive un espressa esclusione delle seguenti aree:
a) zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, ivi comprese le categorie di beni indicati nell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 431;
c) nelle ulteriori aree comprese nel sistema regionale delle aree protette, come individuate dal piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici e ambientali approvato con deliberazione del consiglio regionale n. 296 del 19 luglio 1988 e successive modificazioni;
d) negli alvei di corsi d'acqua pubblici di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, ad eccezione degli attraversamenti a guado colleganti strade esistenti;
e) nelle zone facenti parti del patrimonio agricolo-forestale della regione ai sensi della legge 64 del 1976;
h) nelle zone soggette a vincolo idrogeologico ai sensi del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, limitatamente alla costruzione di impianti fissi e all'allestimento di tracciali o percorsi per gare. 2. La circolazione fuori strada con mezzi motorizzati nelle aree di cui al comma 1 è altresì vietata nei sentieri a fondo naturale

quali mulattiere, tratturi, di cui all'articolo 3, comma 1, punto 48 del nuovo codice della strada, nonché nelle piste da esbosco e cesse parafuoco;
non si comprende pertanto come sia stato possibile consentire a un campionato italiano di enduro di attraversare aree vincolate e protette in palese contrasto con quanto disposto dalla stessa legge regionale Toscana n. 48 del 1994 e dai decreti ministeriali sopra richiamati;
la nota del presidente della provincia di Arezzo pare dimostri di non conoscere affatto come si è svolta la manifestazione da lui stesso autorizzata perché confonde il tracciato da mini enduro, che effettivamente si è svolto su un campo incolto di circa 1 ettaro concesso da un privato, con il percorso vero e proprio del campionato di enduro che ha invece attraversato 50 chilometri di boschi gran parte dei quali in area demaniale. Inoltre vi sono stati dei soggetti privati che, contrariamente a quanto affermato dal presidente della provincia, hanno sporto denuncia per danni e per non aver mai dato alcuna autorizzazione a transitare sui propri terreni;
oltretutto durante questa prova competitiva, è stato accertato, da parte degli organi di controllo, casi di concorrenti sprovvisti della targa di immatricolazione che in caso di incidente, danni all'ambiente, a beni, avrebbe reso comunque impossibile l'identificazione del responsabile ed inoltre si sono registrati episodi di violenza e minaccia, resistenza, oltraggio verificatisi all'interno della manifestazione nei confronti di personale del Corpo forestale dello Stato che stava svolgendo un pubblico servizio di polizia stradale;
una manifestazione sportiva dovrebbe essere uno dei luoghi in cui si imparano le regole, il rispetto per le Istituzioni e per l'ambiente, un contesto d'esempio e non dove si autorizzano de facto comportamenti che violano le leggi;
alla luce di quanto detto l'autorizzazione rilasciata costituisce per gli interroganti un abuso che contrasta con la normativa sopracitata;
secondo gli interroganti le gare competitive fuoristrada nei boschi contrastano con tutti quei progetti a tutela dell'ambiente, degli animali e delle specie protette che vengono annualmente finanziati per la conservazione del nostro patrimonio naturalistico;
le emissioni inquinanti e rumorose dei motocicli, che durante le competizioni sportive, utilizzano scarichi non omologati per la circolazione stradale e carburanti particolari, sono un fattore inquinante per l'ambiente -:
se gare di enduro o manifestazioni sportive fuoristrada possono svolgersi all'interno di aree vincolate e protette;
per quali motivi il Ministro per i beni e le attività culturali abbia rilasciato parere favorevole al percorso individuato dagli organizzatori del campionato italiano di Enduro;
se il Corpo Forestale dello Stato, quale forza di polizia specializzata ad operare, ai sensi della legge n. 36 del 2004, in queste situazioni e contesti a tutela dell'ambiente e della pubblica sicurezza sia stato attivamente coinvolto;
se per il campionato italiano di Enduro under 23 Senior fosse stato comunque fatto apposito studio ai fini dell'effettuazione della valutazione di incidenza trattandosi di un evento impattante sull'ambiente e se questo sia stato trasmesso al Ministero per i beni e le attività culturali;
se il Corpo Forestale dello Stato, all'indomani di questa manifestazione, abbia svolto accertamenti in ordine allo stato del territorio post gara;
se corrisponda al vero che durante il Campionato di Enduro si siano verificati numerosissimi casi di variazioni di percorso;
(4-13735)

DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
L'Anso (Afghanistan Ngo safety office), organizzazione internazionale che si occupa della sicurezza delle Ong in Afghanistan creata dall'Ufficio umanitario della Commissione europea (Echo), dalla Cooperazione svizzera (Sdc) e dal Ministero degli affari esteri norvegese, ha recentemente pubblicato un rapporto che dipinge una situazione di continua escalation della guerra in Afghanistan;
emerge che «il numero degli attacchi sferrati dai gruppi armati d'opposizione (Aog) sono cresciuti del 24 per cento rispetto allo scorso anno, in linea con il trend di crescita degli ultimi cinque anni»;
un grafico nel rapporto dice che 12 mila attacchi nei primi nove mesi del 2011, contro i 9 mila dello stesso periodo dello scorso anno, i 5.800 del 2009, i 3.800 del 2008 e 2.500 del 2007;
un altro grafico mostra chiaramente come le regioni dove si registrano più attacchi continuino a essere quelle dove maggiore è la presenza e l'attività militare delle forze Nato: in Helmand, Kandahar, Ghazni, Paktika, Khost e Kunar si registrano oltre tre attacchi quotidiani (con punte di otto in Helmand) e in Uruzgan, Zabul, Paktia, Wardak, Nangarhar e Badghis almeno uno al giorno;
«lo schema tattico rimane costante rispetto al passato - prosegue il rapporto Anso - con il 56 per cento di assalti ravvicinati (armi leggere e lanciarazzi) condotti soprattutto in imboscate, il 43 per cento di attacchi con ordigni improvvisati (Ied), razzi e mortai e l'un per cento di attacchi complessi con uso combinato di kamikaze, uomini armati e granate»;
«La pianificazione operativa delle forze armate d'opposizione mostra un marcato miglioramento: le contromisure delle forze militari governative e internazionali, quando predisposte, vengono spesso bypassate rendendo possibili assassinii di alto profilo o azioni di elevato impatto mediatico»;
in sintesi, pertanto, il rapporto dell'Anso mostra come il prolungarsi della guerra non porti un miglioramento della sicurezza ma solo una progressiva intensificazione del conflitto -:
se il Governo sia a conoscenza dei contenuti del Rapporto citato in premessa e se, a dieci anni dall'inizio della missione in Afghanistan, tenendo conto anche dei risultati ottenuti, della condizione attuale del Paese e della popolazione, non ritenga di dover fare un'analisi puntuale e concreta della partecipazione italiana in tale contesto.
(4-13732)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la prigione provinciale di Herat diretta dal generale Abdul Sadiq è stata ristrutturata e modernizzata con finanziamenti italiani (91 mila euro) e le sue celle sono piene di presunti talebani catturati dai soldati italiani;
alla cerimonia di inaugurazione della nuova struttura nel marzo 2010, cui presenziarono il generale italiano Alessandro Veltri e il colonnello Claudio Dei, il Ministro afgano della giustizia, Abidullah Ghalib, disse: «Un Paese sicuro è un Paese che investe nella giustizia, e grazie a questo progetto di cooperazione tra il Governo e il comando regionale Isaf i prigionieri potranno seguire corsi di avviamento professionale che li aiuteranno a reinserirsi nella società con migliori prospettive di vita»;
un rapporto dell'Onu, che descrive le sistematiche torture inflitte ai detenuti da

parte degli agenti dei servizi segreti afgani, il National directorate of security (Nds) parla di «un approccio alla tortura altamente organizzato», secondo una procedura standard riferita da almeno dodici prigionieri;
da tale rapporto è emerso che i detenuti, solitamente molto giovani, vengono prelevati dalle loro celle durante la notte, bendati e con le mani legate dietro la schiena, e portati nella stanza degli interrogatori. Per estorcere loro confessioni e informazioni vengono sbattuti a terra e picchiati sulla schiena e sulle piante dei piedi con cavi elettrici che provocano lacerazioni. Dopodiché, con i piedi sanguinanti, vengono costretti a correre per diversi minuti sul selciato del cortile -:
se il Governo sia a conoscenza dei contenuti del rapporto ONU citato in premessa e se non ritenga di dover verificare se il contingente italiano impegnato in quell'area sia a conoscenza o meno di informazioni necessarie al fine di poter intervenire e arginare tali torture.
(4-13742)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la sentenza n. 1580 del 24 ottobre 2011, resa ai sensi dell'articolo 60 del codice di procedura amministrativa, il tribunale amministrativo regionale per il Veneto ha annullato il decreto ministeriale n. 365/III-7/2011 dd. 9 agosto 2011, con il quale il vice direttore generale ha sospeso disciplinarmente dall'impiego per mesi quattro il maresciallo Vincenzo Artino Innaria dalla notifica del provvedimento, nonché di ogni atto annesso, connesso o presupposto in quanto, tra l'altro, il provvedimento è stato adottato in violazione del termine - prescritto dall'ultimo comma dell'articolo 1392 del decreto legislativo n. 66 del 2010 - di 90 giorni dal compimento dell'ultimo atto della procedura, con conseguente estinzione del procedimento disciplinare -:
quali immediati provvedimenti si intendano adottare nei confronti del vice direttore generale del personale militare che ha cagionato l'ingiusto danno al militare di cui in premessa e quali quelli che si intenderanno adottare per riparare al medesimo danno nei confronti del sottufficiale e nei confronti dell'erario;
quanti siano stati i procedimenti disciplinari di stato annullati in sede giurisdizionale nel corso dell'ultimo decennio, quanti abbiano riguardato i militari di truppa, quanti i sottufficiali, quanti gli ufficiali, inferiori, superiori e generali;
quali siano i provvedimenti adottati nei confronti di coloro che hanno comminato sanzioni disciplinari di stato o di corpo successivamente annullate con sentenza passata in giudicato e quali quelli per riparare al danno cagionato ai militari destinatari delle ingiuste sanzioni disciplinari;
se sia intenzionato a promuovere iniziative e quali, per responsabilizzare i titolari del potere sanzionatorio affinché non siano più adottati provvedimenti di dubbia legittimità;
se sia intenzionato ad assumere iniziative normative che prevedano la responsabilità civile e penale del titolare del potere sanzionatorio che adotti provvedimenti disciplinari illegittimi o comunque successivamente annullati in sede amministrativa o giurisdizionale.
(4-13744)

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da notizie on line è emerso che domenica 23 ottobre 2011, in gran segreto e tra lo stupore dei militari, sarebbero giunte al reggimento logistico dello stato maggiore Esercito di Roma, ben 6 Maserati inserite come «dotazioni organiche» ed acquistate con l'esercizio finanziario corrente;

la notizia è apparsa su vari siti internet riportando il malumore e le perplessità tra i militari in uniforme, e non solo, per l'arrivo delle nuove auto;
non vi è chiaro ancora a chi siano destinate le auto costate pare circa 100.000 euro ciascuna;
è evidente che in un momento in cui il Paese appare in grave difficoltà, con delle risposte imminenti da dare prima di tutto ai cittadini e poi all'Europa, dopo i tagli operati dalle varie finanziarie e i blocchi stipendiali all'interno del comparto contestualmente allo spreco di risorse per le armi, per la mini naja e per le varie manifestazioni ufficiali, se la notizia risultasse vera, sarebbe un ulteriore schiaffo alla dignità e un'assoluta mancanza di rispetto nei confronti dei militari e di tutto il personale -:
se il Governo intenda dare spiegazioni in merito alle notizie citate in premessa e in che modo intenda giustificare, qualora fosse vera, questa inutile spesa di circa 600.000 euro, valutando, altresì, la possibilità di revocare l'acquisto delle auto.
(4-13748)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

DELFINO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il territorio del comune di Savigliano, in provincia di Cuneo, è stato interessato da numerosi eventi alluvionali gravi causati dall'esondazione dei torrenti Mellea e Maira;
da uno studio condotto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risulterebbe che il 9,8 per cento della superficie nazionale, pari all'81,9 per cento dei comuni italiani è ad alto rischio idrogeologico;
in particolare, per la messa in sicurezza del torrente Mellea è stato già da tempo approvato il progetto relativo alla realizzazione delle sponde artificiali, indispensabili per contrastare gli effetti negativi di un eventuale evento calamitoso, per il quale, però, la regione Piemonte sta ancora aspettando il trasferimento dei fondi FAS ad essa spettanti;
con la legge finanziaria per il 2010 sono stati destinati 900 milioni di euro ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico;
con il decreto legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 sono state ridotte di 100 milioni di euro le risorse disponibili al finanziamento degli interventi di risanamento ambientale e di messa in sicurezza delle aree ad alto rischio idrogeologico;
tale norma prevede che le risorse disponibili possano essere utilizzate anche tramite un accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, nel quale venga definita la quota di cofinanziamento regionale;
tale strumento, convogliando in un unico piano coordinato sia le risorse statali che quelle regionali, avrebbe dovuto evitare la duplicazione degli interventi e la frammentazione della spesa, nonché agevolare una più rapida attuazione degli interventi e un monitoraggio più incisivo;
ad oggi, però, risulterebbe che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia ancora ottenuto il trasferimento integrale della sopracitata cifra, pregiudicandodegli accordi di programma;
secondo quanto affermato dal sottosegretario all'ambiente e alla tutela del territorio e del mare, onorevole Belcastro, in una precedente interrogazione, il decreto di messa a disposizione delle risorse

a favore della regione Piemonte risulterebbe ancora al vaglio dell'ufficio centrale di bilancio;
nella medesima circostanza, il Sottosegretario non ha altresì fornito alcuna indicazione sui tempi necessari all'effettivo trasferimento dei fondi alla regione;
con l'approssimarsi della stagione invernale e quindi del rischio di nuovi eventi alluvionali risulta doveroso sollecitare una rapida erogazione dei fondi necessari per i lavori di messa in sicurezza del torrente Mellea, ormai non più procrastinabili -:
a che punto sia l'iter di controllo relativo al decreto di messa a disposizione delle risorse a favore della regione Piemonte necessarie per la realizzazione degli interventi citati;
se non intenda sollecitare la condizione di tali procedure al fine di rendere effettivo il trasferimento dei fondi FAS alla regione, indispensabili per l'attuazione degli interventi diretti a rimuovere le attuali criticità presenti nel territorio saviglianese.
(3-01918)

Interrogazione a risposta in Commissione:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la riforma della legislazione in materia portuale che risale alla legge n. 84 del 1994, appare a giudizio dell'interrogante, non più rinviabile in considerazione del fatto che i porti rappresentano delle infrastrutture strategiche per l'Italia e che pertanto occorre una nuova disciplina in grado di offrire risposte efficaci ai nuovi bisogni della odierna realtà portuale;
nell'ultimo decennio la realtà portuale è infatti cambiata significativamente e la vigente disciplina non è in grado di fornire risposte adeguate alle nuove sfide poste dalla globalizzazione;
occorre inoltre considerare che tale fenomeno ha determinato uno spostamento del baricentro della produzione verso i Paesi dell'est mondiale, quali la Cina e l'India in particolare ed il Giappone, che contribuiscono in gran parte alla crescita del prodotto mondiale, indirizzando le loro produzioni sui mercati europei ed americani;
risulta conseguentemente evidente che i traffici commerciali trovano nel mare l'unica via concretamente percorribile per far giungere le merci sui mercati;
all'interno del nuovo scenario geo-economico, il mare rappresenta pertanto uno spazio economico rilevante in quanto area di circolazione dei principali flussi di merci;
l'Italia, in considerazione di quanto suesposto, contribuisce considerevolmente negli interscambi commerciali marittimi, risultando, nonostante il periodo attuale di crisi economica e finanziaria mondiale, al primo posto in Europa per le importazioni con 185,4 tonnellate di merci e al terzo posto per esportazioni, con 47 milioni, a poca distanza dalla Germania e dall'Olanda;
i citati dati numerici indicano l'importanza delle attività marittime per il nostro Paese e per l'intero sistema portuale nazionale, le cui esigenze richiedono una valorizzazione nel loro complesso;
l'iniziativa di riforma dell'ordinamento nel settore portuale, attualmente in discussione al Senato, prevede a giudizio dell'interrogante, importanti ed innovative disposizioni, per una più efficiente regolamentazione del comparto, al fine di favorire il rilancio della realtà portuale nazionale;
l'autonomia finanziaria costituisce un aspetto di assoluta importanza, all'interno della riforma del sistema portuale italiano, al fine di assicurare continuità ai flussi

finanziari che non sono oggi sufficientemente garantiti dalle risorse provenienti dall'extra gettito -:
se non si intenda prevedere, in considerazione di quanto esposto in premessa, adeguati interventi di carattere finanziario a sostegno dei porti italiani.
(5-05640)

Interrogazione a risposta scritta:

TORAZZI, ALLASIA, MAGGIONI, PAOLINI, TOGNI, CHIAPPORI, CAVALLOTTO, FAVA, DOZZO, DESIDERATI, RONDINI, RIVOLTA, FORCOLIN, DI VIZIA, FUGATTI, GIDONI e GRIMOLDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
è imminente, ad inizio 2012, il via alla sperimentazione da parte dell'Agenzia delle entrate del redditometro mirato;
nella nuova versione il software previsto divide la Repubblica in varie aree geografiche al fine di meglio indirizzare gli indicatori finalizzati alla stima della congruenza tra reddito dichiarato e consumi/impieghi finanziari;
dall'esperienza quotidiana e da notizie di stampa si hanno numerose segnalazioni di attività economiche sommerse da parte di cittadini stranieri, sia nel campo della manifattura sia nel campo commerciale e dei servizi;
la stessa inarrestabile espansione dell'imprese intestate a cittadini stranieri stride con il loro presunto stato di indigenza;
la presenza di cittadini stranieri è la principale voce di spesa di tutto il welfare degli enti locali in Padania, a fronte di un continuo aumento delle rimesse verso l'estero riconducibile alla stessa categoria dei cittadini stranieri;
in molte regioni l'attività imprenditoriale dei cittadini stranieri è associata ad una girandola di aperture e chiusure di partite Iva, indice di un rapporto quanto meno tribolato con l'amministrazione fiscale della Repubblica -:
se il Ministro sia al corrente di quanto esposto, se sia intenzione dell'Agenzia estendere il redditometro mirato anche ai cittadini stranieri, se in tal senso si sia considerata la necessità dell'introduzione di specifici indicatori, quale ad esempio il numero di partite Iva aperte e chiuse negli ultimi tre anni, l'ammontare delle rimesse verso l'estero, la densità di attività gestite da stranieri nelle singole provincie.
(4-13733)

...

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'ordine nazionale dei biologi;
l'esito della consultazione è stato oggetto di alcuni ricorsi promossi ai sensi della legge 24 maggio 1967, n. 369;
tutti i giudizi sono stati accolti dal Consiglio nazionale dei biologi che ha disposto l'annullamento delle relative elezioni;
l'Ordine nazionale dei biologi e alcuni dei consiglieri eletti hanno impugnato le dette decisioni dinanzi al T.A.R. Lazio-Roma che, in sede cautelare, ha rigettato la chiesta sospensione degli atti impugnati, fissando l'udienza di merito per il 22 febbraio 2011;
le ordinanze sono state appellate al Consiglio di Stato che ha così statuito: «considerato che, sulla base di una valutazione delle contrapposte esigenze cautelari prospettate, ritiene il Collegio di accogliere

l'appello al solo fine di sospendere il rinnovo delle operazioni elettorali in attesa della definizione in primo grado del merito della vicenda processuale, per la quale è stata già fissata l'udienza del 22 febbraio 2011; ritenuto che, d'altra parte, deve essere mantenuta ferma, nelle more di tale decisione, la disposta caducazione degli organi collegiali, così come la nomina del commissario straordinario»;
il Consiglio di Stato, dunque, in parziale riforma dell'ordinanza del T.A.R. Lazio-Roma, ha stabilito che non debba procedersi alla ripetizione delle elezioni fino alla decisione, nel merito, del giudizio dinanzi al T.A.R. Lazio-Roma, confermando la necessità dell'immediato commissariamento degli organi decaduti, ovvero Consiglio dell'ordine dei biologi e Consiglio nazionale dei biologi;
così come chiarito dal Ministero con nota del 5 agosto 2011 indirizzata al Consiglio nazionale dei biologi, i suddetti organi collegiali operano in regime di prorogatio;
la caducazione del Consiglio dell'ordine dei biologi risale al 20 giugno 2011. Solo la delibera n. 4 del 2011 è stata sospesa con decreto presidenziale del T.A.R. Lazio-Roma a partire dal 15 luglio 2011 (decreto n. 2666/2011), mentre le altre quattro delibere di annullamento delle elezioni hanno continuato a spiegare effetti fino al 27 luglio 2011, data in cui sono state anch'esse temporaneamente sospese con altrettanti decreti cautelari rilasciati dal T.A.R. Lazio-Roma (decreti numeri 2746/2011; 2747/2011; 2748/2011; 2749/2011). Tutti i decreti cautelari sono stati revocati all'udienza del 7 settembre 2011 con ordinanze nn. 3306/2011, 3302/2011, 3307/2011, 3308/2011 e 3309/2011. A partire dal 7 settembre 2011, dunque, le delibere di annullamento delle elezioni hanno iniziato nuovamente a spiegare effetti. Ne deriva che gli organi decaduti hanno operato in regime di prorogatio dal 20 giugno al 27 luglio 2011, cioè per 37 giorni; non tenendo conto del periodo 27 luglio-7 settembre 2011, pertanto, i 45 giorni di prorogatio sono scaduti il 15 settembre 2011;
l'articolo 3 del decreto-legge 16 maggio 1994, n. 293, al comma 1, prevede che gli organi amministrativi non rinnovati nel termine della loro scadenza «sono prorogati per non più di quarantacinque giorni decorrenti dal giorno della scadenza del termine medesimo»;
il successivo articolo 6 del medesimo decreto-legge stabilisce, poi, che: «1. Decorso il termine massimo di proroga senza che si sia provveduto alla loro ricostituzione, gli organi amministrativi decadono. 2. Tutti gli atti adottati dagli organi decaduti sono nulli. 3. I titolari della competenza alla ricostituzione e nei casi di cui all'articolo 4, comma 2, i presidenti degli organi collegiali sono responsabili dei danni conseguenti alla decadenza determinata dalla loro condotta, fatta in ogni caso salva la responsabilità penale individuale nella condotta omissiva» -:
se ritenga necessario procedere, in esecuzione delle ordinanze del Consiglio di Stato ed alla luce di quanto stabilito dagli articoli 3 e 6 del decreto-legge n. 293 del 1994, alla nomina di un commissario straordinario che dia corso ad una contesa elettorale conforme al diritto ed alle aspettative che merita una intera categoria di professionisti.
(2-01251) «Moffa, D'Anna».

Interrogazione a risposta scritta:

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 20 ottobre 2011, il sindaco del comune di Reggio Calabria, dottor Demetrio Arena, in una conferenza stampa ha mostrato e richiamato la relazione dei periti della procura della Repubblica di Reggio Calabria, inviati per

accertare la situazione finanziaria dell'ente, anche alla luce del suicidio della dirigente, Orsola Fallara;
sempre il sindaco Arena ha ritenuto di evidenziare le divergenze tra i contenuti della relazione prodotta dagli ispettori del dipartimento della ragioneria generale dello stato, dalla quale emergono pesanti irregolarità nella contabilità del comune, e quelli appunto della relazione prodotta dal periti della procura della Repubblica di Reggio Calabria;
la relazione della visita ispettiva della procura della Repubblica, contiene alcuni «omissis», nonché notizie di reato, tanto che l'ex sindaco del comune, Giuseppe Scopelliti, è stato invitato a comparire;
il fatto che la procura della Repubblica di Reggio Calabria abbia inoltrato la relazione in questione all'attuale sindaco del comune di Reggio Calabria, dottor Demetrio Arena, appare all'interrogante del tutto irrituale e inopportuno -:
se non intenda adottare iniziative ispettive in relazione alla vicenda rappresentata in premessa.
(4-13749)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GHIZZONI, MOTTA e RUBINATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
giovedì 19 ottobre, in prossimità di San Vendemiano in provincia di Treviso, una pattuglia della Polstrada di Pordenone ha fermato l'auto dell'associazione di volontariato oncologico Angolo Onlus di Aviano, che stava trasportando all'aeroporto di Venezia un'ammalata dopo un ciclo di terapie svolte presso il Centro di riferimento oncologico-Istituto (CRO) tumori di Aviano;
dal controllo effettuato non sono emerse anomalie, poiché assicurazione, collaudo, patente del volontario-autista sono risultate del tutto in regola;
gli agenti hanno però voluto conoscere il motivo di quel viaggio e, appurato che i passeggeri non erano soci dell'associazione Angolo, hanno posto l'automezzo a fermo amministrativo ravvedendo gli estremi dell'attività di «noleggio con conducente», per la quale la detta associazione non possiede l'autorizzazione;
la Polstrada ha fatto altresì intervenire un taxi che ha consentito alla persona ammalata di proseguire il viaggio verso l'aeroporto, seppure con enormi difficoltà data la pioggia che cadeva battente in quel frangente e l'impossibilità di pagare il viaggio effettuato;
tutte le attività svolte a favore e a sostegno dei malati oncologici da organizzazioni di volontariato come Angolo - che associano pazienti oncologici, loro familiari e cittadini - sono effettuate esclusivamente a titolo gratuito. La legge di riferimento (legge 266/91) preclude qualsiasi tipo di attività riconducibile a quella commerciale, consentendo alle dette associazioni la possibilità di autofinanziarsi esclusivamente tramite donazioni liberali, che sono finalizzate al raggiungimento degli scopi sociali. Si ricorda altresì che l'attività deve essere svolta prevalentemente a favore della collettività e non solo verso i propri associati;
Angolo, con il servizio navetta effettuato con mezzi propri, sostiene molti pazienti che accedono alla struttura di cura di Aviano provenienti da fuori regione: si tratta di oltre il 52 per cento di pazienti presi in carico i quali, oltre al disagio di lunghi e onerosi spostamenti per accedere alle cure migliori e avere una speranza di guarigione, spesso versano in condizioni economiche disagiate;
la paziente, coinvolta nell'episodio descritto in premessa, è in cura presso il CRO da sei anni, e affronta lunghi viaggi in compagnia di familiari. Ella stava utilizzando

un servizio gratuito offerto dall'Associazione: se poi ne fosse conseguita una donazione liberale in favore di Angolo, essa sarebbe stata comunque compatibile con le attuali leggi in vigore -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;
quali siano le ragioni che hanno portato al sequestro dell'automezzo obbligando una paziente, in evidente stato di sofferenza, al disagevole trasbordo in taxi, contro qualsiasi atteggiamento di buonsenso;
se sia giustificato una interpretazione così «pignola» della normativa vigente e in ogni caso pur considerando che l'articolo 116 del codice della strada oltre alla sanzione amministrativa prevede come sanzione accessoria il fermo amministrativo, se questi poteva essere eventualmente applicato consentendo almeno l'arrivo a destinazione della paziente;
se il «noleggio» presupponga un servizio effettuato da un'impresa commerciale dietro corrispettivo e se il servizio gratuito di navetta a disposizione dei pazienti da parte di un'associazione di volontariato sia soggetto alle norme dettate per le imprese di noleggio e se gli ammalati e i loro famigliari che ne beneficiano debbano essere associati.
(5-05639)

CODURELLI e META. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 24 ottobre 2011 il treno regionale 2572 delle 18.20 Milano-Tirano, il più frequentato dai pendolari, aveva la metà delle carrozze, ovvero quattro degli otto vagoni, con le luci spente, ma accessibili e con le porte aperte; nessun avviso o capotreno informava i viaggiatori del disservizio;
circa 1.000 pendolari in attesa sul binario sono saliti sul treno, anche sulle carrozze prive di illuminazione; infatti i treni regionali non di rado viaggiano con carrozze senza corrente e con porte bloccate; il capotreno in questo caso, invocando il rispetto delle «norme di sicurezza», ha detto che il treno non poteva partire se non venivano sgomberate le carrozze spente;
centinaia di viaggiatori sono rimasti sul treno; rassegnati ai consueti disservizi - succede infatti di frequente che alcune carrozze viaggino con luci spente e/o porte chiuse - dato il precario stato di manutenzione del materiale rotabile - speravano comunque di giungere a destinazione, anche se al treno erano agganciate carrozze inagibili;
per costringere i pendolari a scendere, la società di gestione del servizio ferroviario, Trenord, ha chiesto l'intervento della polizia ferroviaria, che è giunta in forze sul binario - si parla di una decina di agenti - per sgomberare i pendolari dai vagoni;
centinaia di pendolari sono stati costretti a salire sul treno successivo che, affollato ben oltre la capienza, ha viaggiato in condizioni accertate di insicurezza, con viaggiatori anche negli intercomunicanti, mentre il treno regionale 2572 delle 18,20 è partito con 30 minuti di ritardo, con sole quattro carrozze funzionanti; disagi presenti quotidianamente che si aggravano con l'inizio dell'anno scolastico;
la società di gestione del servizio regionale ferroviario, invece di scusarsi per il disservizio e di rimborsare il biglietto ai passeggeri o di mettere a disposizione servizi sostitutivi in tempi ragionevoli, ha costretto i pendolari a sgomberare con la forza pubblica; fortunatamente nessuno ha opposto resistenza, nonostante l'insostenibile ritardo dei treni e l'umiliazione dello sgombero forzato; la violazione dell'«obbligo a contrarre» del gestore del servizio di trasporto ferroviario ha di fatto impedito anche l'esercizio del diritto alla mobilità, al lavoro e allo studio dei cittadini;
nel trasporto pubblico locale della Lombardia i disagi sono frequenti, i treni sono sporchi e privi di manutenzione, le

carrozze inagibili a causa di guasti al riscaldamento, al sistema di illuminazione o alle porte di accesso, ritardi e soppressioni sono la norma; la carenza di personale sui treni, specialmente nelle ore serali, lascia i viaggiatori in condizioni di insicurezza;
nel 2011 sono stati riscontrati aumenti del 25 per cento di biglietti ed abbonamenti, oltre al 10 per cento avvenuti a fine dello scorso anno, giustificati con la necessità di assicurare le risorse per migliorare la qualità del servizio ferroviario -:
quali urgenti iniziative intenda assumere:
a) per attivare in tempi brevi una indagine su quanto è accaduto, anche al fine di individuare responsabilità sulla sicurezza e sulla manutenzione di vagoni inagibili che viaggiano insieme a convogli sovraffollati sulle linee di trasporto pubblico locale;
b) per assicurare la sicurezza e l'efficienza del trasporto pubblico locale, prevedendo l'impiego delle forze dell'ordine per garantire i servizi, e non per impedire il corretto esercizio di un diritto alla mobilità;
c) per ripristinare le risorse da attribuire alle regioni per il trasporto pubblico locale.
(5-05643)

Interrogazione a risposta scritta:

LO MONTE, COMMERCIO, LOMBARDO e OLIVERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il traffico delle merci tra la Sicilia e il Continente viaggia per il 59 per cento su autocarri, che traghettano sullo Stretto, per il 23 per cento su navi a lunga percorrenza, per il 18 per cento tramite Ferrovia;
le merci in movimento su strada in Sicilia raggiungono i circa 4,8 milioni di tonnellate all'anno con punte che riguardano l'export che toccano il 90 per cento delle movimentazioni;
il settore degli autotrasporti in Sicilia, rappresentato da circa 15 mila imprese che occupano circa 70.000 unità lavorative, e che resta uno dei punti nevralgici attorno al quale ruota lo sviluppo della regione, lamenta una crisi determinata dal continuo aumento dei costi di gestione delle attività, aggravata anche dal vertiginoso aumento del costo del gasolio e dal deficit infrastrutturale;
sino a cinque anni fa un trasporto su tir da Catania a Roma con 21 pedane costava circa 800 euro, mentre oggi lo stesso carico costa circa 1200 euro con punte di aumenti che sfiorano il 50 per cento;
a determinare tali aumenti hanno contribuito da una parte i costi proibitivi per la navigazione della tratta Salerno-Messina passati dai 185 euro del 2007 ai 340 euro di oggi e dall'altra il fatto che il prezzo della benzina in tre anni è cresciuto del 50 per cento quello del pedaggio autostradale del 45 per cento;
i suddetti aumenti legati ai costi crescenti del trasporto finiscono con l'essere pagati da tutti: lo pagano le imprese che si appoggiano all'autotrasporto, a cominciare dalle già tartassate aziende agricole, per arrivare ai consumatori che, subiscono spesso aumenti sui prodotti che acquistano, legati proprio ai costi di distribuzione;
le imprese siciliane che effettuano il trasporto di frutta e verdura con camion a temperatura controllata sono già stati penalizzati dalla scelta del Governo di tassare con la medesima accisa il gasolio per i motori dei frigoriferi e quello per l'autotrazione;
le nuove regole della riforma dell'autotrasporto hanno determinato una concorrenza sfrenata, con la conseguenza che le imprese che rispettano le regole e gli

standard di sicurezza non riescono a stare sul mercato. Inoltre il regolamento europeo sui tempi di guida e di riposo ha introdotto degli effetti distorsivi che non tengono conto delle aree periferiche - Sicilia, Spagna e Portogallo, Grecia, e altro;
un trasporto efficiente in una nazione conformata geograficamente come l'Italia può avvenire solo attraverso un utilizzo combinato delle modalità terra-mare-ferrovia per migliorare l'ambiente e la qualità di vita della nostra comunità e con diminuzione del traffico sugli assi stradali;
il ponte sullo Stretto di Messina rappresenta l'anello mancante allo sviluppo economico del Sud, una concreta opportunità per far decollare finalmente l'economia meridionale ed accorciare le distanze fisiche ed economiche e le molte differenze che separano la Sicilia dal resto del Paese, generando una serie di meccanismi virtuosi che miglioreranno nettamente lo scenario dei trasporti e dei collegamenti Sicilia-continente, sia per quanto riguarda il trasporto su gomma che quello su rotaia;
gli autotrasportatori siciliani sopportano costi di gran lunga più elevati dei loro competitori che invece operano nella terraferma continentale, maggiori costi derivano dagli oneri per la traversata marittima da e per la Sicilia, comprensivi sia dei diritti portuali d'imbarco e sbarco sia delle tariffe imposte dalle società di navigazione -:
se non ritengano, necessario assumere le iniziative di competenza per sostenere il settore dell'autotrasporto siciliano, penalizzato anche dalla dislocazione geografica dei vettori, prevedendo la continuità territoriale per le merci con forme di sgravio ed incentivi alle imprese condannate ad un pericoloso ed inesorabile squilibrio finanziario.
(4-13731)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:

FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
presso le prefetture di diversi capoluoghi e anche presso il dipartimento di pubblica sicurezza sono state espletate diverse gare per la gestione dei centri di accoglienza per immigrati, o anche di centri di identificazione ed espulsione (CIE), o anche di centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA);
tali gare sono state espletate sia secondo la procedura cosiddetta aperta, sia attraverso la procedura ristretta, sia attraverso procedura negoziata previa pubblicazione, sia attraverso procedura negoziata senza previa pubblicazione sia anche attraverso affidamento in economia sia anche attraverso affidamento diretto -:
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per la gestione del centro di accoglienza di Caltanissetta bandita dalla prefettura di Caltanissetta (cig 0264272426);
quale sia la ditta aggiudicatrice per la gara per la gestione del CIE e del CARA di Gradisca d'Isonzo bandita dalla prefettura di Gorizia (cig 0684133468);
quale sia la ditta aggiudicatrice della per la gestione del CIE di Milano bandita dal dipartimento della pubblica sicurezza (cig 0462981002) e della gara a gestione CIE e Cara di Milano bandita dal dipartimento della pubblica sicurezza (cig 029610CEF);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento della gestione del CIE di Bologna bandita dal dipartimento della pubblica sicurezza (cig 0260786768);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento della gestione del CIE di Bari - Palese bandita dalla prefettura di Bari (cig 0261221E5F);

quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento della gestione del CIE Torino bandita dalla prefettura di Torino (cig 034671998F) e (cig 0254778972);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento della gestione del CIE di Modena bandita dalla prettura di Modena (cig 0253675B38);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per gli interventi impiantistici ed edili di ripristino e completamento del CIE di Gradisca d'Isonzo bandita dalla prefettura di Gorizia (cig 0540048db1);
quale sia la ditta aggiudicatrice della proroga tecnica della convenzione per la gestione del CIE di Gradisca d'Isonzo per il periodo 1o gennaio 2011-31 maggio 2011 bandita dalla prefettura di Gorizia (cig 18889971a3);
se sia noto quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza attiva e passiva dei padiglioni del CIE a seguito della rivolta degli immigrati avvenuta il 16 novembre 2009 presso il centro di Pian del Lago di Caltanissetta bandita dalla regione Siciliana (cig 061706307fi);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per l'affidamento della gestione del CIE di S. Maria C.V. bandita dalla prefettura di Caserta (cig 25235470dd);
quale sia la ditta aggiudicatrice della gara per i lavori di realizzazione di impianti di protezione attiva presso CIE di Ponte Galeria Roma bandita dalla prefettura di Roma (cig 0614128o72);
quale sia la ditta aggiudicatrice della procedura negoziata ex articolo 122, comma 7-bis del decreto-legge n. 173 del 2006 avente ad oggetto la manutenzione straordinaria del settore donne è la realizzazione di opere esterne del CIE di Ponte Galeria in Roma bandita dalla prefettura di Roma (cig 040995519);
quali siano i criteri di valutazione oggettiva utilizzati nella scelta delle ditte aggiudicatrici degli appalti.
(5-05635)

ZAZZERA e GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo de La Repubblica di Bari del 25 ottobre 2011 riporta la notizia del rimpatrio di 151 clandestini egiziani diretti a Bari;
secondo il quotidiano, domenica 23 ottobre 2011 il peschereccio egiziano sarebbe stato intercettato dalla Guardia di finanza vicino alle coste di Molfetta. Dopo un inseguimento durato circa quattro ore e mezza, che ha visto costretti i finanzieri a sparare in aria colpi di mitraglietta M12 per rallentarne la corsa del peschereccio in fuga, i militari avrebbero sorpreso 151 egiziani nascosti sotto coperta, di cui 61 minorenni;
risulta che i migranti avrebbero viaggiato in una barca di ferro di 25 metri per arrivare in Puglia, e precisamente a Bari dove, sempre secondo la stampa, «li avrebbe accolti, molto probabilmente, un'organizzazione criminale» (La Repubblica di Bari del 25 ottobre 2011);
dopo la cattura i migranti sarebbero stati isolati nella stazione marittima di Bari per oltre 24 ore, per poi essere immediatamente rimpatriati;
tale procedura sarebbe irregolare, i rimpatri sarebbero forzati e i migranti non avrebbero ricevuto la corretta informativa legale;
addirittura agli enti di tutela Save the Children, l'Unhcr e all'assessore regionale all'immigrazione Nicola Fratoianni sarebbe stato impedito di incontrare i clandestini;
l'Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati ha espresso viva preoccupazione per l'assenza di contatti tra gli osservatori ed i migranti prima dell'adozione di provvedimenti relativi ai loro status giuridico e all'allontanamento dall'Italia -:
se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e se nella procedura sopra descritta che ha interessato i 151

clandestini egiziani sia stata rispettata la normativa vigente in tema di immigrazione;
se sia stata rilevata la presenza di richiedenti asilo soprattutto per quanto riguarda i copti.
(5-05638)

Interrogazioni a risposta scritta:

BOBBA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Confederazione sindacale autonoma della polizia (CONSAP) a seguito delle denunce presentate relative ai ritardi con i quali il servizio trattamento pensioni e previdenza del dipartimento della pubblica sicurezza procede all'emissione dei decreti di riconoscimento e di liquidazione dell'equo indennizzo spettanti al personale della polizia di Stato, ha deciso, insieme al CODACONS, di porre in essere una class action gratuita per il diritto ad una sollecita definizione delle procedure citate per l'ingiustificato ritardo dell'iter istruttorio;
secondo la stessa CONSAP, sono oltre 35.0000 le pratiche arretrate di equo indennizzo, relative alle prime istanze e agli aggravamenti e alle nuove patologie comportando, da quanto si legge in una nota «la mortificazione di tanti sacrifici ma soprattutto un grave danno economico per tutti i poliziotti e lo loro famiglie»;
secondo quanto si apprende dalle dichiarazioni del segretario generale della CONSAP, Giorgio Innocenzi, così come dichiarato sul Corriere della Sera, del 20 ottobre 2011, il risarcimento delle spese sanitarie sostenute dai poliziotti per cause di servizio sarebbero così lente che gli agenti «attendono anni» prima di essere rimborsati di quanto anticipato, al punto da raggiungere l'età pensionabile e nei casi più gravi di «morire di vecchiaia» senza vedersi corrispondere quanto dovuto;
il segretario generale CONSAP, riferendosi alla manifestazione degli Indignados, svoltasi a Roma, sabato 15 ottobre 2011, precisa nello stesso articolo: «Mentre affrontiamo la questione dei 105 feriti di sabato scorso, ci sono da risarcire ancora le decine di uomini finiti in ospedale il 14 dicembre dell'anno scorso dopo gli scontri in via del Corso»;
da quanto si evince la maggior parte delle pratiche di risarcimento non evase riguarda attività di ordine pubblico, svolte nelle piazze o negli stadi, dove spesso gli agenti di polizia diventano veri e propri bersagli, come si evince dagli ultimi fatti di cronaca;
il mancato riconoscimento del risarcimento e la conseguente non liquidazione dell'equo indennizzo esaspera una situazione già di per sé precaria, visti gli ingenti tagli al settore sicurezza, che hanno portato i sindacati a fare pubblica colletta per poter acquistare il carburante per volanti e automezzi -:
se non si ritenga doveroso ed urgente garantire una tempistica adeguata per il riconoscimento nonché la liquidazione dell'equo indennizzo e per il ristoro dei danni.
(4-13738)

SIRAGUSA, TOUADI e VILLECCO CALIPARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli organi di stampa nei giorni scorsi hanno dato notizia di un violento episodio di razzismo avvenuto a Palermo nella notte del 19 ottobre 2011;
due giovani, originari dello Sri Lanka, sarebbero stati aggrediti violentemente, da una banda di dieci persone nel quartiere della Zisa a Palermo;
Naguleashwaran Subramaniam è ricoverato in coma per un trauma cranico nel reparto di seconda rianimazione dell'ospedale civico, mentre Mohanrai Yoganathan ha il volto tumefatto e lividi sparsi in tutto il corpo;

quest'ultimo ha raccontato al quotidiano la Repubblica - edizione di Palermo - il terribile episodio di cui è stato fatto oggetto insieme all'amico: «Ho creduto di morire: altri due minuti di quelle botte e saremmo rimasti lì, morti per terra - dice spaventato Yoganathan. Già da tempo quei ragazzi ci minacciano e ci lanciano pietre quando siamo in strada. Ma lo fanno anche con altri nostri connazionali e con gli stranieri in generale. Li riconoscerei e l'ho detto anche alla polizia. Sono ragazzi della mia zona» -:
il Ministro sia al corrente di tale violento episodio razzista e se non intenda sollecitare un monitoraggio attento del territorio da parte delle forze dell'ordine.
(4-13739)

TESTO AGGIORNATO AL 21 FEBBRAIO 2012

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

CONTENTO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa risulta che l'istituto tecnico professionale «Della Valentina» di Sacile (Pordenone) non avrebbe ancora ricevuto indicazioni dal Ministero interrogato circa i programmi e le opzioni da porre a disposizione dei futuri iscritti;
la problematica non sarebbe di poco conto se si pensa che a breve l'istituto deve organizzare degli incontri con i ragazzi interessati a scegliere tale percorso di studio nel prossimo triennio;
la situazione evocata riguarderebbe numerosi altri istituti professionali, i cui programmi sono altamente specializzati e variabili da plesso a plesso -:
se l'episodio indicato in premessa corrisponda al vero e se la situazione denunciata riguardi altri istituti del Pordenonese e dell'intero territorio nazionale;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, quali iniziative intenda adottare al fine di evitare disagi alle scuole interessate, ponendo i giovani nella giusta condizione di poter scegliere in modo appropriato il percorso di studi.
(5-05630)

GHIZZONI, CODURELLI e BOSSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale, con sentenza n. 80 del 22 febbraio 2010, ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 2 della legge n. 244 del 2007 nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnanti di sostegno (comma 413) ed esclude - in presenza di studenti con disabilità grave - la possibilità di assumere insegnanti di sostegno in deroga (comma 414). In essa si è affermato che «il diritto fondamentale all'istruzione dei disabili è oggetto di rigorosa tutela da parte sia dell'ordinamento internazionale che di quello interno (articolo 38, terzo comma, Costituzione, legge 5 febbraio 1992, n. 104), e la fruizione di tale diritto è assicurata, in particolare, attraverso misure di integrazione e sostegno idonee a garantire ai portatori di handicap - in specie a quelli in condizioni di particolare gravità, sulla base del rilievo che non tutte le disabilità sono di uguale afflizione - la proficua frequenza degli istituti d'istruzione, misure tra cui viene in rilievo quella del personale docente specializzato»;
tale sentenza sancisce la necessità di assegnare le ore di sostegno per gli alunni con disabilità sulla base delle «effettive esigenze»;
i tribunali amministrativi regionali, in risposta a centinaia di ricorsi presentati dai genitori di alunni disabili in varie parti d'Italia, sanciscono l'obbligo per i dirigenti scolastici regionali di provvedere a ripristinare le ore di sostegno adeguate laddove siano state ridotte o cancellate o siano comunque insufficienti. In particolare,

dopo la sentenza della Corte costituzionale sopra citata, in appena 7 mesi, sono state 4 mila le sentenze di condanna emesse dai Tar di tutta Italia a favore degli alunni disabili;
risulta purtroppo che in più casi gli uffici scolastici regionali siano inadempienti rispetto alle sentenze dei tribunali amministrativi regionali; continuano, infatti, a mancare gli insegnanti di sostegno, così che il rapporto tra alunni disabili e insegnanti di sostegno risulta insufficiente a garantire un'assistenza adeguata;
secondo le rilevazioni del Centro studi dell'associazione «Tutti a scuola», considerati gli alunni disabili con diagnosi di gravità iscritti nel corso del corrente anno scolastico, mancherebbero all'appello oltre 65.000 insegnanti di sostegno, dei quali 6.800 in Campania; in quella regione ci sono circa 21 mila alunni disabili, più della metà nella sola Napoli. I quattromila docenti annuali costituiscono il 40 per cento circa del fabbisogno sul sostegno;
la normativa prevede, tra l'altro, che in presenza di disabili, specialmente gravi, la classe non possa superare il numero di venti alunni. Va da sé che in una classe non bisognerebbe inserirne più di uno. La realtà è un'altra: quest'anno, le classi con oltre due alunni disabili, da tre in su, sono migliaia. E in alcuni casi si arriva anche a quattro;
a fronte della presenza di oltre 200.000 alunni con diverse abilità, dei quali il 90 per cento con deficit intellettivo e/o sensoriale, a parere delle interroganti, la politica di questo governo si caratterizza nella scelta assurda di riempire le classi a dismisura, inserendo nelle stesse più di due alunni disabili e riducendo il numero di insegnanti specializzati, in contraddizione con la citata sentenza n. 80 della Corte costituzionale del febbraio 2010;
in particolare, alla quarta classe della scuola elementare Giovanni Paolo II di San Nicola la Strada (CE) è iscritta un'alunna affetta da disabilità fisica di tipo SMA III, non autonomamente deambulante; le è stata riconosciuta, come da normativa vigente (legge n. 104 del 1992, articolo 13, comma 3) un'assistenza che la possa coadiuvare nelle esigenze fisiologiche e ne favorisca l'integrazione collettiva, propedeutica anche ad una maggiore serenità psicologica;
a seguito della segnalazione giunta dall'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare - UILDM, alle interroganti risulta che nonostante quanto previsto dalla suddetta legge, dall'inizio dell'attuale anno scolastico l'alunna usufruisce per sole due ore giornaliere della presenza di un insegnante di sostegno: si tratta di due ore su cinque di effettiva frequenza e quindi, per le restanti ore, l'alunna non ha alcuna garanzia di essere assistita così come è suo diritto;
su sollecitazione dei genitori, che si sono rivolti alla scuola per avere informazioni in merito all'assistenza che spetterebbe alla figlia, la direttrice scolastica ha dichiarato che purtroppo nessun provvedimento di estensione delle ore di sostegno è stato adottato dal provveditorato agli studi di Caserta, nonostante le ripetute richieste inoltrate;
il disagio della bambina è notevole e in molti casi i suoi bisogni e le sue necessità sono affidati alla casualità e alla generosità degli adulti presenti nella scuola; tale situazione sta generando nell'alunna problemi anche di natura psicologica, che rischiano di comportare una seria compromissione delle sue abilità cognitive -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per fare fronte alla grave situazione di discriminazione sopra descritta, al fine di garantire alla minore disabile, fatti i dovuti accertamenti del caso, il diritto ad un percorso educativo adeguato secondo quanto sancito dalla Costituzione e dalle leggi ordinarie, ribadito dalla sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2010 e dalle migliaia di sentenze che i tribunali amministrativi regionali stanno emettendo, e a cui le direzioni degli uffici scolastici regionali purtroppo non stanno ottemperando.
(5-05631)

GHIZZONI, BACHELET, COSCIA, ANTONINO RUSSO, DE PASQUALE e CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con D.D.G. del 13 luglio 2011, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha bandito un «concorso per esami e titoli per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado e per gli istituti educativi»;
il 12 ottobre 2011 si è svolta la preselezione finalizzata all'accesso delle successive prove, come previsto nel detto bando;
polemiche e proteste, oggetto anche di nostri precedenti atti di sindacato ispettivo, hanno caratterizzato questa prima fase concorsuale. Oltre alla evidente inadeguatezza delle procedure adottate per la preselezione, ben distanti dall'accertamento delle competenze dei candidati rispetto al profilo di futuri dirigenti scolastici, si richiama, ad esempio:
a) l'esclusione di candidati; segnatamente i laureati ISEF, riammessi al concorso dal giudice amministrativo;
b) le fughe di notizie, su cui sta indagando anche la polizia postale, circa i quiz su cui si sarebbe svolta la prova preselettiva;
c) l'eliminazione da parte del Ministero, a distanza di una sola settimana dalla prova, di ben 975 quesiti errati ed imprecisi, mentre sono stati «salvati» quesiti palesemente di opinione;
d) una organizzazione della prova di preselezione certamente non agevole, poiché nel tempo assegnato i candidati si sono dovuti destreggiare anche nella ricerca delle 100 domande, corrispondenti al numero segnalato sulla stringa fornita all'avvio della prova, su un poderoso e poco maneggevole volume;
i fatti succintamente richiamati rischiano di compromettere le fasi successive del concorso. Ad esempio, non si può trascurare come sui contenuti dei quesiti sia emersa una riserva di merito, che potrebbe trasformarsi in un possibile contenzioso al termine del quale i candidati ritenuti non idonei potrebbero essere ammessi con riserva alle prove scritte;
suscita poi perplessità la possibilità - sottesa nel bando di concorso - che le due prove scritte si svolgano in date diverse da regione a regione e che alle singole commissioni regionali sia demandato il compito di formulare i testi d'esame delle due prove scritte; si tratta di una scelta discutibile, attraverso la quale il Ministero interrogato rinuncia a competenze esclusive nelle norme di indirizzo generale, nonché nel reclutamento e stato giuridico del personale, previste dal Titolo V della Costituzione, che nel caso in parola assicurerebbero, invece, la necessaria uniformità alla selezione dei migliori candidati per assolvere al delicato compito di dirigente scolastico -:
quali iniziative intenda adottare il ministro interrogato affinché le future prove scritte:
a) si svolgano contestualmente in tutte le sedi regionali e con le medesime tracce;
b) si svolgano solo dopo che la giustizia amministrativa si sia espressa sugli eventuali ricorsi, a garanzia dell'uguaglianza di trattamento degli eventuali ricorrenti al di là dei territori nei quali hanno effettuato le prove, e, quindi, a garanzia della piena regolarità delle prove;
c) non prevedano svolgimenti assimilabili all'espressione di opinione, come purtroppo riscontrato nelle risposte a diversi quiz della preselezione anche dopo la cancellazione delle 975 domande di cui sopra;
quali iniziative intenda assumere per garantire l'imparzialità, l'efficacia e la trasparenza necessarie a selezionare nel miglior modo possibile i futuri dirigenti scolastici.
(5-05642)

Interrogazione a risposta scritta:

TOCCI, COSCIA e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, con la legge n. 111 del 15 luglio 2011 ha imposto l'aggregazione delle scuole dell'infanzia e delle scuole di primo grado con il vincolo della soglia minima di mille alunni e lo scarso tempo a disposizione per gli adempimenti determina evidenti difficoltà operative, come d'altronde era stato previsto dalla nostra parte politica nel dibattito parlamentare;
diverse regioni hanno sottoposto la suddetta norma alla Corte costituzionale per il giudizio di legittimità, poiché è a loro avviso, chiaramente in contrasto con l'articolo 117 che riserva all'esclusiva competenza regionale il dimensionamento della rete scolastica, come d'altronde è stato ribadito dalla stessa Corte con la sentenza n. 200-2009;
il VII circolo didattico Montessori di Roma è costituito da tre plessi di scuola dell'infanzia è primaria - Santa Maria Goretti, Villa Paganini e Via dei Marsi che è anche la sede originaria dell'insegnamento di Maria Montessori - e conta un numero di alunni leggermente inferiore alla soglia prevista;
non essendo presenti nelle vicinanze del circolo altri plessi di scuola secondaria di primo grado con metodo Montessori l'applicazione burocratica della norma comporterebbe un'aggregazione con plessi spezzettati e di diversa organizzazione didattica, producendo in tal modo una disomogeneità nell'offerta formativa e una violazione delle garanzie di tutela del metodo Montessori riconosciute dalla convenzione stipulata il 20 luglio 2010 tra il Ministero e l'opera nazionale Montessori e ribadite precedentemente l'8 settembre 2009 dallo stesso Ministero con l'atto di indirizzo relativo all'organizzazione didattica che faceva salve esplicitamente le peculiarità del metodo;
sarebbe possibile trovare una soluzione positiva nel rispetto della norma di aggregazione rinviando gli adempimenti all'anno scolastico 2013-2014, poiché il circolo presenta una lista di attesa nelle iscrizioni della scuola dell'infanzia che potrebbero essere soddisfatte reperendo nuovi spazi nei vicini edifici scolastici oppure attivando una nuova scuola secondaria di primo grado col metodo Montessori oggi inesistente nella città di Roma; evidentemente entrambe le soluzioni comportano tempi tecnici incompatibili con la scadenza dell'anno scolastico in corso;
la circolare n. 8220 del 7 luglio 2011 inviata dal Ministero ai direttori generali degli uffici scolastici regionali riconosce l'esclusiva competenza delle regioni in materia di organizzazione scolastica, raccomanda la concertazione con gli enti locali e soprattutto «fa presente che sono possibili deroghe al numero complessivo degli alunni per istituto comprensivo»;
inoltre, il circolo VII Montessori ha ottenuto l'assegnazione di soli 9 insegnanti di sostegno a fronte di 22 alunni con specifiche esigenze accertate, poco più di un'ora e mezza per bambino al giorno su otto ore al giorno, e questa grave carenza di personale non solo non rispetta le dotazioni previste dalle norme vigenti e ribadite da sentenze della Corte ma rischia di ripercuotersi negativamente sul complesso dell'organizzazione didattica oltre a ledere i diritti dei bambini. Nel VII circolo Montessori, infatti, viene accolta una percentuale significativa di bambini con segnalazioni, nell'ordine del 3 per cento del numero complessivo di bambini; ciò, anche in ragione della peculiarità di un metodo il cui motto è «aiutami a fare da solo» che, per bambini con diverse abilità e, comunque, con specifiche esigenze di sostegno non può che costituire il progetto fondamentale di impegno. Peraltro, i docenti coinvolti necessitano del duplice requisito

di specializzazione, sia per il metodo differenziato che per lo specifico intervento di sostegno, come previsto dall'articolo 142, comma 4, decreto legislativo n. 297 del 1994. Ad oggi non ci sono numericamente sufficienti insegnanti, di ruolo per garantire la continuità e per elaborare progetti che dovrebbero accompagnare i bambini nell'arco dei cinque anni;
la significativa presenza di bambini con diverse abilità e la presenza di rilevanti barriere architettoniche comportano la necessità di avvalersi delle facoltà contrattuali di integrazione delle attività dei collaboratori ATA appositamente formati. Attualmente per la carenza di questo personale (11 unità rispetto alle 16 necessarie) diversi bambini non possono consumare i pasti con gli altri (con ciò perdendo un elemento formativo fondamentale nel metodo Montessori), dovendo rimanere in aula per l'impossibilità di raggiungere la mensa -:
se il Ministro intenda impartire direttive agli uffici regionali al fine di inserire il VII circolo didattico Montessori di Roma nei casi di deroga previsti dalla citata circolare ministeriale n. 8220 del 7 ottobre 2011;
se intenda autorizzare il rinvio per tutti i circoli didattici che si trovano in difficoltà nell'adempimento normativo, almeno all'anno scolastico 2013-2014, in modo che le amministrazioni competenti abbiano il tempo per attivare tutte le condizioni necessarie al raggiungimento della prevista soglia di aggregazione di mille alunni nel rispetto degli organi elettivi scolastici e dei territori;
se intenda sollecitare, per quanto di competenza, l'ufficio scolastico regionale al pieno rispetto della dotazione di insegnanti di sostegno e del personale ATA del circolo didattico VII Montessori.
(4-13736)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BRAGA e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
circa settanta lavoratori della zona del comasco rischiano di perdere la cassa integrazione e la contribuzione per un intero anno per aver tardato di qualche giorno nella comunicazione all'INPS sul lavoro da effettuare per un periodo di tempo determinato e limitato;
l'Inps, al riguardo ha già inviato circa settanta lettere ai lavoratori interessati, ma non è escluso che altre siano in arrivo;
la legge n. 160 del 1988, articolo 8, comma 4, infatti, dispone che «il lavoratore che svolga attività di lavoro autonomo o subordinato durante il periodo di integrazione salariale non ha diritto al trattamento giornaliero per le giornate di lavoro effettuate». Lo stesso articolo al comma 5 dispone che «il lavoratore decade dal diritto al trattamento di integrazione salariale nel caso in cui non abbia provveduto a dare preventiva comunicazione alla sede provinciale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale dello svolgimento della predetta attività»;
le giuste disposizioni di legge, impediscono che possano essere realizzati abusi e che si possano verificare situazioni di disparità tra lavoratori che correttamente eseguono la notifica all'Inps e coloro che non la effettuano laddove l'Istituto riconoscesse l'eventuale decadenza limitata al periodo concomitante all'attività lavorativa svolta, come evidenziato dall'ordinanza n. 190 del 1996 della Corte costituzionale, e dalla sentenza della Corte di cassazione, n. 11679 del 2005;
tuttavia nel caso in premessa i lavoratori hanno solo comunicato con lieve ritardo di aver trovato una sistemazione lavorativa provvisoria e regolare ed il datore di lavoro aveva comunque effettuato la notifica all'INPS già dal primo giorno

lavorativo. Tale comportamento esclude la volontà di metter in atto comportamenti illeciti, al fine di abusare del trattamento di integrazione salariale, o di lavorare in maniera poco trasparente -:
se non ritenga, nei limiti delle proprie competenze, di poter intervenire al fine di rivedere la decisione dell'Inps affinché i lavoratori in questione non decadano dal diritto di integrazione salariale per tutto il periodo autorizzato, con la conseguente perdita della retribuzione e della contribuzione, considerata l'evidente assenza di intento di mettere in atto comportamenti illeciti da parte dei lavoratori.
(5-05629)

Interrogazioni a risposta scritta:

FAVA, GRIMOLDI, ALLASIA e CAVALLOTTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la regione Toscana con delibera n. 279 del 16 aprile 2011 versato al comune di Firenze e alla Società della Salute Fiorentina nord-ovest risorse ministeriali per euro 400.000,00 (200.000 euro ciascuno) con lo scopo di sviluppare «interventi in favore dei nuclei familiari che si trovano in condizioni di gravissima marginalità con riferimento ai soggetti occupanti l'area sita in località San Piero a Quaracchi»;
tali interventi si sono sostanziati in un progetto, frutto di convenzione tra comune di Firenze, SDS Zona Fiorentina Nord-Ovest e Caritas (soggetto attuatore), che ha portato al rimpatrio, incentivato ed assistito, di numerosi cittadini rumeni;
tale progetto ha comportato un ingente esborso di denaro pubblico proveniente dalle risorse di cui alla delibera n. 279 del 16 aprile 2011;
le risorse ministeriali girate dalla regione Toscana al comune di Firenze e alla Società della Salute Fiorentina nord-ovest attraverso delibera 279/2011, sono frutto di un accordo di programma siglato dalla regione con il Ministero della solidarietà sociale (oggi Ministero del lavoro e delle politiche sociali) per «determinare l'utilizzo di risorse da utilizzare per interventi relativi a progetti sperimentali finalizzati [...] all'integrazione sociale degli stranieri extracomunitari»;
l'accordo di programma prevede quanto segue: «Le azioni che saranno avviate in attuazione del progetto [...] saranno rivolte ai lavoratori extracomunitari presenti sul territorio regionale, occupati o iscritti al collocamento»;
fra gli obiettivi perseguiti con il percorso progettuale concordato con il Governo non sarebbero contemplati progetti di rimpatrio come quello previsto dalla convenzione (2011/DD/05263) tra la SDS Zona Fiorentina Nord Ovest, il comune di Firenze e la Caritas;
oltre alle perplessità relative all'utilizzo dei fondi, risulta che tale progetto si sia rivelato un completo fallimento visto che i Rom rimpatriati hanno fatto ritorno a Firenze e si trovano nuovamente nel campo nomadi in località San Piero a Quaracchi dal quale erano stati allontanati -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e intenda verificare se i fondi ministeriali siano stati utilizzati per aiutare cittadini comunitari a differenza di quanto stabilito nell'accordo di programma con il Ministero, posto che, alla luce di quanto esposto, tali fondi sono stati utilizzati per scopi che agli interroganti non sembrano ricompresi fra quelli contemplati da tale documento, il tutto senza una ulteriore verifica dei risultati conseguiti dal progetto di rimpatrio.
(4-13737)

DONADI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Vaccari Giovanni spa, operante nel settore del trasporto per conto

terzi di merci su strada, è stata collocata in liquidazione volontaria a seguito di una crisi finanziaria;
in data 26 settembre 2011 la società ha sospeso le attività per grave crisi economico-finanziaria, derivante da un pregresso debito contratto con l'erario relativamente ad IVA e IRPEF per circa 2,5 milioni di euro, che non ha consentito di concordare un piano di ristrutturazione del debito con gli istituti di credito che hanno con il mese di settembre chiuso i fidi bancari;
con la messa in liquidazione l'azienda ha sospeso l'attività lavorativa di trasporto per 70 lavoratori, su un totale di 121 lavoratori distribuiti in 3 filiali, che potrebbero essere sospesi dal lavoro nell'arco di qualche settimana;
su richiesta delle organizzazioni sindacali, il settore lavoro e formazione della provincia di Padova ha convocato con urgenza le parti nell'incontro che si è tenuto il 26 settembre 2011;
all'esito dell'incontro è stato concordato l'invio al Ministero del lavoro e delle politiche sociali della richiesta di attivazione della cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale. La richiesta è stata inviata in data 10 ottobre 2011;
contestualmente la Vaccari Giovanni spa ha confermato l'interesse a ricercare sul mercato nuovi soci finanziatori o imprenditori interessati all'acquisizione totale o parziale dell'azienda;
in una società di autotrasporto il fermo dell'attività, se prolungato, danneggia le trattative per il subentro industriale; per tale motivo è necessario che il Ministero convochi in tempi celeri le parti per evitare la perdita definitiva dei 121 posti di lavoro -:
se il Ministro interrogato abbia già disposto la convocazione della Vaccari Giovanni spa o se non intenda convocarla con la massima urgenza al fine di esaminare la richiesta inviata in data 10 ottobre 2011.
(4-13740)

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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

SERVODIO, AGOSTINI, OLIVERIO, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, CENNI, CUOMO, DAL MORO, FIORIO, MARROCU, MARIO PEPE (PD), SANI, TRAPPOLINO e GINEFRA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
circa 7 anni fa i pescatori di Monopoli hanno dimostrato che le battute di pesca del tonno alalunga praticate nei mesi di ottobre e novembre danneggia la proliferazione dei pescispada, perché causa una strage di novellame di pescispada neonati;
i suddetti pescatori, alla presenza di rappresentanti della polizia marittima e di biologi, hanno effettuato le riprese della battuta di pesca del tonno alalunga nei citati mesi ed hanno documentato in un DVD a disposizione degli interessati, la strage di novellame pescispada;
l'effetto «dell'autodenuncia» dei pescatori non ha prodotto fino ad ora alcun risultato apprezzabile ed utile; infatti è stata disposta la sospensione della pesca del pescespada nei mesi di ottobre e novembre, ma non quella, nei medesimi mesi, del tonno alalunga, che viene praticata con ami che, come documentato, adescano un numero inverosimile di piccoli di pescespada;
la sospensione della pesca di pescespada dovrebbe, invece, essere imposta nei mesi di maggio e giugno, quando il pescespada si riproduce; è quello il periodo in cui si dovrebbe tutelare la riproduzione ed evitare di pescare le femmine gravide, con

una recente tecnica «americana», che li adesca in profondità, dove si collocano in attesa del parto;
il fermo biologico imposto per il periodo di due mesi prevede una retribuzione compensativa solo per i pescherecci che pescano «a strascico» e non anche per la pesca con il palangaro o il palmito, tecnica utilizzata per la pesca del pescespada;
le esigenze di tutela del pescespada stanno orientando il legislatore verso la soluzione delle «quote» che affiderebbe ad ogni peschereccio una quota massima di pescespada pescabile; tale quota verrebbe calcolata sulla base dello «storico» pescato, determinando, di fatto, una chiusura del mercato, un consolidamento di posizioni dominanti in essere con ingiustificate barriere all'ingresso per quei pescatori che nel corso degli ultimi anni non si siano dedicati alla pesca del pescespada -:
se non ritenga urgente procedere ad una revisione del fermo biologico differenziato per specie di pesce e scaglionato in mesi diversi in relazione alle caratteristiche biologiche delle specie stesse;
se non ritenga necessario coinvolgere la comunità scientifica e dedicare adeguati finanziamenti alla ricerca del settore della pesca al fine delineare un programma di ripopolamento dei pesci e di interruzioni tecniche della pesca efficace e sostenibile;
se sia sua intenzione estendere il fermo biologico a tutti i tipi di pesca e non limitarlo più solo alle tecniche di pesca definite «a strascico».
(5-05633)

TRAPPOLINO, CENNI, ZUCCHI, BRANDOLINI, MARCO CARRA, OLIVERIO, SANI, AGOSTINI e SERVODIO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'EPO - European patent office (ufficio europeo dei brevetti) prenderà, nel corso di due udienze pubbliche, il 26 ottobre e l'8 novembre, due decisioni finali in merito al brevetto del broccolo (EP10698199) e del pomodoro (EP1211926). I due brevetti non fanno riferimento a organismi geneticamente modificati, ma a sementi, piante e alimenti prodotti con metodi convenzionali;
le organizzazioni agricole, ambientaliste e dei consumatori hanno più volte richiamato l'attenzione sulla recente consuetudine dell'ufficio europeo dei brevetti di rilasciare brevetti anche su piante e animali riprodotti con metodi convenzionali sebbene gli stessi brevetti siano in contraddizione con la European patent convention (articolo 53 - Exceptions to patentabilily - lettera b): plant or animal varieties or essentially biological processes for the production of plants or animals; this provision shall not apply to microbiological processes or the products thereof) e con la direttiva europea 98/44 (articolo 4);
il 25 ottobre l'Ufficio europeo dei brevetti (EPO) ha cancellato l'udienza pubblica prevista per il 26 ottobre che avrebbe dovuto decidere se revocare il brevetto sui broccoli richiesto dalla multinazionale Monsanto. Si tratta del citato brevetto EP1069819 concesso per una varietà vegetale di broccolo ottenuta con metodi di incrocio tradizionali. Tale brevetto limitava di fatto la possibilità per i selezionatori di sviluppare nuove varietà accentuando la concentrazione del mercato sementiera;
nel dicembre 2010 lo stesso EPO aveva dichiarato come non brevettabili i processi di incrocio tradizionali. A tale dichiarazione non è corrisposta tuttavia la revoca del brevetto EP1069819, riguardante i broccoli della Monsanto e del brevetto EP1211926 per il pomodoro. Entrambe le varietà sono state sviluppate con la tecnica della selezione assistita da marcatori (MAS). Nel marzo 2011 l'EPO ha invece riconosciuto il brevetto al melone sviluppato dalla Monsanto, assegnandone il relativo diritto di proprietà. In tutti e tre i casi citati non si tratta di semi geneticamente modificati ma di miglioramento con tecniche avanzate di incrocio e selezione,

derivanti dalla conoscenza della genetica vegetale;
la brevettabilità su piante e animali riprodotti con metodo convenzionali ad avviso degli interroganti non solo realizza una inaccettabile privatizzazione del vivente e del patrimonio comune della natura ma rischia di trasformarsi in un intollerabile costo supplementare caricato sulle spalle degli agricoltori e dei consumatori -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda relativa alle decisioni dell'EPO esposte in premessa;
quale sia l'orientamento del Governo in materia di brevettabilità della materia vivente riprodotta con metodi convenzionali e, in particolare, rispetto alle politiche di concessione brevettuali dell'EPO relative a piante ed animali riprodotti con metodi convenzionali;
se il Ministro intenda intraprendere iniziative al fine di tutelare l'agricoltura italiana, i produttori agricoli e i consumatori italiani rispetto alla privatizzazione della materia viventi.
(5-05634)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 25 maggio 2011, nella seduta n. 478 della Camera dei deputati, veniva presentato l'ordine del giorno n. 207, relativamente al decreto legge 31 marzo 2011, n. 34, recante «Disposizioni urgenti in favore della cultura, in materia di incroci tra settori della stampa e della televisione, di razionalizzazione dello spettro radioelettrico, di moratoria nucleare, di partecipazioni della Cassa depositi e prestiti, nonché per gli enti del servizio sanitario nazionale della regione Abruzzo», il cui articolo 1, al comma 4, prevedeva un reintegro delle somme stanziate, per la cultura mediante l'aumento del prezzo della benzina;
l'ordine del giorno di cui sopra, accolto come raccomandazione dal Governo, impegnava lo stesso alla predisposizione di efficaci forme di monitoraggio dell'andamento dei prezzi praticati dalle compagnie petrolifere, al fine di evitare possibili speculazioni;
il settore energetico, così come quello delle materie prime, stando a numerosi studi in materia, risentono in modo prioritario delle oscillazioni di prezzo dovute a operazioni di politica economica, provocando, oltre ad un significativo contributo all'aumento dell'inflazione, anche un diretto danno a spese dei contribuenti;
il recente aumento di un punto percentuale dell'aliquota IVA, imposto con l'approvazione della manovra finanziaria del mese di settembre 2011, ha oggettivamente contribuito ad un ulteriore rincaro dei beni di consumo, interessando in primis, il prezzo della benzina verde, immediatamente aumentato di circa 1,4 centesimi al litro -:
quali siano effettivamente i provvedimenti adottati, o i controlli oggettivamente previsti, in ordine all'impegno preso dal Governo con l'accoglimento dell'ordine del giorno n. 207 del 25 maggio 2011 al fine di evitare eventuali speculazioni a danno delle famiglie italiane già fortemente gravate dall'attuale crisi economica.
(3-01919)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il settore del tessile abbigliamento e calzaturiero, purtroppo, da tempo vive una

grave situazione di crisi. Questa condizione ha un riverbero su migliaia di lavoratori, operanti nel comparto TAC salentino che attualmente sono collocati in regime di cassa integrazione e, senza un effettivo rilancio, rischiano seriamente di rimanere fuori dal circuito lavorativo;
si ricorda che l'accordo di programma per l'attuazione coordinata dell'intervento nell'area di crisi industriale, ad elevata specializzazione nel settore del tessile, abbigliamento e calzaturiero del Pit n. 9 territorio salentino-leccese è stato sottoscritto il giorno 1o aprile 2008 presso il Ministero dello sviluppo economico, dalla regione Puglia, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la provincia di Lecce, il comune di Casarano, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa e Confindustria Lecce;
l'articolo 5, comma 1, lettera b), del sopra citato accordo prevedeva che il Ministero dello sviluppo economico «concorrerà nel limite massimo del 50 per cento delle risorse pubbliche previste dal presente Accordo, agli adempimenti finanziari di propria competenza con riferimento alle risorse, pari a complessivi venti milioni di euro a valere sulle disponibilità relative alla legge 80, articolo 11, comma 9 ed agli strumenti normativi di competenza del Mise finanziabili con le risorse del PON 2007-2013 Ricerca e Competitività e del Programma Attuativo FAS Nazionale Ricerca e Competitività - Mezzogiorno e Centro Nord»;
la stessa interrogante ha più volte sottoposto la difficile situazione del TAC salentino all'attenzione del Governo, attraverso numerosi atti parlamentari, tra gli altri, si ricorda l'interrogazione indirizzata al Ministro dello sviluppo economico del 9 ottobre 2008 nella quale si chiedeva di intervenire convocando rapidamente il tavolo di coordinamento tecnico-amministrativo propedeutico all'avvio dell'accordo di programma. Inoltre, la stessa interrogante ha presentato anche ordini del giorno in Assemblea per accendere un faro su questa delicata situazione; è stata poi redatta ed inviata al Ministro Sacconi, in data 10 dicembre 2010, una lettera nella quale si chiedeva di mettere in campo misure utili alla tutela dei livelli occupazionali, soprattutto dando avvio a quanto concordato nell'accordo di programma. L'ultimo atto cronologicamente presentato, in merito a questa vicenda, è datato 21 marzo 2011 e nell'interrogazione si era già esplicitamente fatto riferimento al dramma che i lavoratori del TAC stanno sopportando da anni ed al rischio, facilmente preventivabile in assenza di misure concrete, che questo bacino tendesse, purtroppo, ad infoltirsi anche di altri numerosi lavoratori;
in questi ultimi mesi è emersa sulla stampa la notizia secondo la quale sembrerebbe essere stata richiesta al Ministero dello sviluppo economico l'estensione del sopra citato accordo di programma per i lavoratori del gruppo Adelchi;
la situazione dei lavoratori sopra citati, operanti a Tricase, area individuata nell'accordo di programma per il settore tessile, dell'abbigliamento e calzaturiero del Pit. n. 9, è precipitata inesorabilmente. Oggi queste persone sono collocate in regime di cassa integrazione in deroga regionale fino al 31 dicembre 2011 e negli ultimi giorni è emersa sulla stampa l'amara possibilità che gli stessi, ben 720 lavoratori, dopo tale data possano essere licenziati in mancanza di un piano industriale di rilancio del gruppo calzaturiero. Va precisato, inoltre che già in data 2 marzo 2011 fu sottoscritto presso la provincia di Lecce un verbale di intesa, alla presenza di Confindustria, Cgil-Filctem, Cisl-Femca, Uilta-Uil, Cisal e del presidente della provincia di Lecce nel quale al punto n. 1, comma 1.1, si legge «limitare l'estensione dell'accordo di programma ai lavoratori in esubero dal Gruppo Adelchi, convenendo sulla sottoscrizione dell'Accordo Integrativo da parte degli stessi soggetti firmatari dell'A.d.P e con la garanzia che l'Accordo Integrativo sia sostenuto

con risorse finanziarie aggiuntive da parte del Governo e della Regione Puglia, sempre in quota parte, in attuazione delle intese definite in data 8 aprile 2010»;
l'interrogante in virtù della risposta del Sottosegretario Stefano Saglia all'interrogazione n. 5-04451 giunta il 9 giugno 2011, è a conoscenza che sarebbe «in corso di istruttoria la relazione sullo stato di attuazione dell'Accordo di programma al Collegio di vigilanza, composto dal MiSE e dal Presidente della regione Puglia, affinché esso possa adottare le necessarie determinazioni in relazione alla eventuale rimodulazione degli interventi previsti, al coordinamento delle azioni di rispettiva competenza dei soggetti sottoscrittori ed alle modalità di esecuzione degli interventi da parte di ciascuna amministrazione partecipante». E che inoltre è demandata al «Collegio di vigilanza anche la decisione, in ordine alla estensione temporale e territoriale dello strumento di intervento di deindustrializzazione, oggetto dell'Accordo di programma, tenuto conto che tale intervento attualmente in essere presenta ancora la disponibilità di adeguate risorse e riguarda il territorio dove è stabilito anche il complesso produttivo dell'Adelchi»;
l'interrogante, dalle informazioni sopra riportate è anche a conoscenza che «per quanto attiene all'Accordo di programma del 1o aprile 2008, è stato riferito dall'Associazione degli industriali di Lecce che, a causa del tardivo insediamento del Gruppo di coordinamento, l'attuazione di quanto dallo stesso previsto ha subito una oggettiva traslazione di circa un anno. Pertanto, nel corso dell'ultima riunione del Gruppo di coordinamento, tenutosi il 29 marzo u.s., è stato deciso di avanzare richiesta di proroga dell'Accordo per un tempo pari al ritardo con cui era avvenuto l'insediamento del Gruppo di coordinamento»;
gli ultimi dati fomiti dai diversi Istituti preposti al monitoraggio dell'occupazione nel Meridione d'Italia non sono certo confortanti. Lo Svimez dice che «nel Sud pur essendo presenti meno del 30 per cento degli occupati italiani si concentra il 55 per cento delle perdite di lavoro determinate dalla crisi» ed inoltre sottolinea che «il sistema degli ammortizzatori sociali, incentrato sulla cassa integrazione guadagni, appare una coperta ancora troppo corta nel Mezzogiorno. Ciò risulta evidente confrontando i dati sulla Cig con quelli sull'occupazione. A fronte di 252 mila posti di lavoro persi nel 2009-2010 al Nord vi sono stati ogni anno circa 290 mila unità di lavoro virtuali in Cassa integrazione; mentre al Sud la Cig ha riguardato appena 65 mila unità virtuali a fronte di una perdita di occupazione allarmante, di circa 280 mila occupati. In altre parole, mentre al Nord per ogni persona che ha perso il posto di lavoro ve ne è più di uno protetto dal sistema di ammortizzatori sociali, nel Sud invece solo un lavoratore su quattro gode delle tutele offerte dall'attuale sistema improntato sulla Cassa integrazione»;
occorre precisare che nei diversi incontri territoriali tenuti dall'interrogante con i lavoratori sottoposti al regime di cassa integrazione, tutti hanno sempre manifestato la volontà e l'auspicio di poter tornare ad essere pienamente attivi nel mercato del lavoro -:
se i Ministri interrogati, alla luce di quanto sopra esposto, non intendano intervenire con urgenza per convocare un incontro presso i Ministeri competenti che possa affrontare nel modo adeguato ed alla luce degli ultimi accadimenti, la possibilità di dare concretamente avvio ad ogni misura utile, concreto avvio ed estensione dell'accordo di programma compreso, volta alla salvaguardia della tutela occupazionale anche dei 720 lavoratori dell'Adelchi, onde evitare una ulteriore «moria» occupazionale sul territorio salentino che come detto nelle premesse risulta essere già gravemente interessato dalla crisi economica.
(5-05637)

CENNI, LULLI e FRONER. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'azienda Rdb spa (con sede legale ed amministrativa a Pontenure, in provincia di Piacenza) rappresenta una delle imprese leader, a livello nazionale, nella progettazione, produzione e installazione di sistemi e strutture prefabbricate per attività industriali, commerciali, infrastrutturali, sociali e di logistica e nella produzione di componenti per l'edilizia residenziale e le ristrutturazioni;
i 18 punti produttivi dell'azienda dislocati su tutto il territorio nazionale, che occupano molte centinaia di lavoratori, assumono una rilevanza determinante per l'occupazione e per lo sviluppo di ciascun territorio di insediamento;
l'attività produttiva dell'azienda è suddivisa in tre settori, 18 stabilimenti, 200 centri vendita e circa 1000 dipendenti;
nel corso degli ultimi mesi, anche a causa della crisi economica internazionale, l'azienda Rdb ha registrato consistenti perdite di bilancio: i dati concernenti l'anno 2010, rispetto alle cifre relative al primo trimestre 2011, registrano un calo del fatturato del 45 per cento (riduzione di oltre 30 milioni di euro) ed un sostanziale aumento dell'indebitamento netto. Per quanto riguarda i dipendenti, oltre ad aver fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria (per il periodo novembre 2009- novembre 2010) l'azienda ha ridotto, dal 2009 ad oggi a livello nazionale, l'organico complessivo di circa 200 unità;
la società ha deciso di ridimensionare ulteriormente le attività del gruppo avanzando un piano di risanamento che di fatto prevede la chiusura di alcuni stabilimenti;
tra gli stabilimenti che dovrebbero essere dismessi è stato inserito quello di Montepulciano (provincia di Siena); un polo produttivo di assoluto rilievo per l'economia ed i livelli occupazionali locali;
dei 78 dipendenti dello stabilimento di Montepulciano 70 sono in cassa integrazione da alcune settimane. I lavoratori, per sensibilizzare l'opinione pubblica, le istituzioni e l'azienda, stanno organizzando un presidio permanente davanti alla fabbrica;
il sito di Montepulciano ha rappresentato fino ad oggi, per livelli occupazionali, capacità produttiva e fatturato una struttura attiva e vitale nel tessuto economico locale. Nel recente passato lo stabilimento vantava un organico di circa 120 dipendenti (con un indotto locale di pari entità) ed era «capofila» di altri tre stabilimenti (2 collocati sul territorio toscano e 1 uno in quello laziale) ed a fine 2007 registrava un portafogli ordini di circa 70 milioni di euro. Anche dopo l'incorporazione all'interno del gruppo Rdb ha svolto sempre un ruolo di rilievo; per volumi di lavoro presenti ha inoltre rappresentato un polo di attrazione di maestranze di altri siti produttivi (con il trasferimento di alcuni lavoratori provenienti dallo stabilimento pugliese di Bitetto). Tale fabbrica ha poi sempre avuto continuità nella produzione, dal momento che lo stabilimento di Montepulciano è stato interessato da sospensioni per Cassa integrazione guadagni straordinaria (nei reparti produttivi) solo dal mese di settembre di quest'anno e tale sospensione è stata causata dalla traslazione di commesse locali su altri siti produttivi;
gli enti territoriali stanno sostenendo da tempo e con atti ufficiali il mantenimento dello stabilimento di Montepulciano: il consiglio comunale di Montepulciano ha approvato un ordine del giorno per tutelare il «sito produttivo, i livelli occupazionali ed i diritti dei lavoratori»; il consiglio provinciale di Siena (in tutte le sue componenti politiche) ha richiesto un confronto con l'azienda Rdb per raggiungere una soluzione condivisa alla crisi, salvaguardando al tempo stesso lo stabilimento e l'occupazione; la regione Toscana, ed in particolare l'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini, ha recentemente annunciato che convocherà

i vertici nazionali di Rdb per confrontarsi sulla situazione e sulle prospettive dello stabilimento di Montepulciano;
da alcuni mesi, presso il Ministero dello sviluppo economico, è attivo un tavolo di concertazione legato alla crisi dell'azienda Rdb. A tale riunioni, coordinate dal Sottosegretario Stefano Saglia, sono presenti le amministrazioni locali interessate e le rappresentanze sindacali territoriali;
dalle riunioni fino ad ora svolte è emersa sostanzialmente la volontà dell'azienda, come citato precedentemente, di attuare un piano industriale che prevede la chiusura di 7 stabilimenti (compreso il sito produttivo di Montepulciano);
il Sottosegretario Stefano Saglia, dopo l'ultima riunione del tavolo di concertazione (che si è svolto il 20 ottobre 2011), ha dichiarato a mezzo stampa: «la prossima settimana ci sarà un incontro tra banche e azienda per fare il punto sul piano industriale. Le banche hanno fatto una serie di proposte che verranno discusse. Auspico che si trovi un accordo. (...) Il governo si impegnerà a mediare affinché le banche diano la propria adesione al piano di ristrutturazione». In base a tale esternazioni appare quindi evidente a giudizio degli interroganti come il Governo abbia sostanzialmente avallato il piano industriale presentato da Rdb e conseguentemente il taglio già annunciato di 7 stabilimenti e la perdita di centinaia di posti di lavoro -:
se il piano industriale di ristrutturazione, a cui fa riferimento il Sottosegretario Stefano Saglia ed emerso dal tavolo di concertazione citato in premessa, preveda inevitabilmente la dismissione di sette stabilimenti;
quali siano, nel dettaglio, i sette stabilimenti a rischio chiusura e con quali criteri l'azienda Rdb abbia individuato tali siti produttivi;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo per salvaguardare i siti produttivi che rischiano di essere dismessi ed in particolare lo stabilimento di Montepulciano che riveste un ruolo fondamentale per l'economia e per i livelli occupazionali locali;
se il Ministro ritenga di valutare altre ipotesi, o di sentire altri investitori, utili alla riconsiderazione degli stabilimenti oggi esclusi dal piano industriale;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Governo per sostenere, anche assieme alla regione Toscana, presso l'azienda Rdb, una rivalutazione del piano di risanamento e (qualora fosse attuato tale piano di risanamento) quali iniziative di competenza intendano attuare per promuovere il trasferimento e l'utilizzo degli stabilimenti destinati alla dismissione a eventuali imprenditori disponibili all'acquisto, al fine di evitare la chiusura di un così elevato numero di siti produttivi.
(5-05641)

Interrogazioni a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
ormai da alcuni mesi nell'intero territorio del Pordenonese vengono segnalati casi di disservizi nella ricezione del segnale regionale della Rai;
alcuni episodi eclatanti riguardano la zona di Cecchini, in comune di Pasiano di Pordenone, dove viene trasmesso il telegiornale dell'Emilia Romagna, mentre in quella di Erto e Casso spesso si captano le trasmissioni della Liguria e del Lazio;
a Cimolais è intervenuto lo stesso consiglio comunale per segnalare la protesta di numerosi residenti i quali, non ricevendo correttamente il segnale o rimanendo addirittura privi del servizio per intere giornate, minacciano di non pagare in massa il canone -:
quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di risolvere le problematiche

indicate in premessa e aggravatesi dopo l'attivazione degli impianti non analogici, avendo cura di disporre un approfondimento sulla vastità e sulla frequenza dei disguidi in esame.
(4-13730)

FUGATTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
i commi 7, 8 e 9 dell'articolo 1-bis 1 della legge della provincia di Trento n. 4 del 1998 (introdotto dall'articolo 15, comma 2, della l.p.n. 10 del 2004) prevedono che, in alternativa alla gara, la gestione delle grandi derivazioni di acqua a scopo idroelettrico, può essere affidata direttamente a una società per azioni costituita dalla provincia e partecipata, nella misura del 49 per cento da un socio privato scelto con procedura d'evidenza pubblica;
il comma 1 dell'articolo 1-bis della l.p.n. 4 del 1998 (sostituito dall'articolo 1, comma 1, della legge della provincia di Trento n. 17 del 2005) prevede inoltre che la sussistenza di un interesse pubblico prevalente (quale la sicurezza delle popolazioni e dei territori a valle delle opere di presa ovvero delle opere che determinano l'invaso) giustifichi il mancato rinnovo o rilascio delle concessioni a scopo idroelettrico, e consenta il diretto utilizzo delle acque pubbliche, a scopo idroelettrico, da parte dell'ente proprietario mediante strutture alle proprie dirette dipendenze, utilizzando l'in house providing;
la norma di riferimento è il decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 26 marzo 1977 che all'articolo 1-bis, comma 2, prevede il «rispetto degli obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario e degli accordi internazionali, dell'articolo 117, secondo comma, della Costituzione»;
tali norme non sembrano tuttavia avere avuto puntuale applicazione: le due società, HDE e DEE, attuali concessionari, controllate al 51 per cento da Dolomiti e Energia, e per le rimanenti quote rispettivamente da Enel e Edison (che hanno conferito in esse i rispettivi rami di azienda di produzione idroelettrica della provincia di Trento), non sembrano rientrare nella fattispecie societaria prevista ai commi 7, 8 e 9 dell'articolo 1-bis 1 della legge provinciale n. 4 del 1998, così come pare non siano riconducibili alla predetta società in house;
infatti da una verifica del profilo societario di Dolomiti Energia risulta che essa è partecipata da soci privati per circa il 30 per cento (FT Energia, A2A, Fondazione Caritro, ISA, Enercoop) e non risulta che tali soci privati siano stati scelti con procedure di evidenza pubblica, secondo quanto richiesto dalla normativa sopra indicata;
non appare chiaro sulla base di quali normative Dolomiti Energia controlla direttamente società alle quali sono stati conferiti determinati rami di azienda di produzione idroelettrica della provincia di Trento -:
se non si ritenga che la modalità di attuazione della normativa provinciale leda i princìpi costituzionali e del diritto comunitario, e se non si intendono assumere le iniziative di competenza ivi inclusa l'elevazione del conflitto di attribuzione.
(4-13745)

FOGLIATO, FAVA, DAL LAGO, CALLEGARI, RAINIERI, TORAZZI e POLLEDRI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la società italiana per le imprese all'estero - SIMEST - finanziaria di sviluppo e promozione delle imprese italiane all'estero, controllata per il 76 per cento dal Governo italiano, opera come partner qualificato delle imprese che scelgono l'internazionalizzazione per affermare la propria presenza sui mercati esteri;
la SIMEST ha recentemente stipulato con il gruppo Parmacotto, azienda italiana leader nel settore dell'agroalimentare, un

accordo che prevede un investimento di 11 milioni di euro nel capitale sociale dell'azienda parmigiana, finalizzato ad una sua ulteriore espansione negli USA, Francia e Germania dove punta a consolidare la propria presenza;
l'azienda in questione, con il supporto di SIMEST ha già avviato negli Stati Uniti un progetto che ha portato all'apertura di un punto vendita monomarca a New York, e che la collaborazione tra le due società prevede anche la realizzazione di uno stabilimento dedicato alla produzione di «preaffettati» direttamente negli Usa;
nei suddetti punti vendita aperti oltreoceano, dedicati alla salumeria tradizionale italiana, segmento di eccellenza del made in Italy e sinonimo di qualità e genuinità, sì vendono alimenti realizzati con materie prime non italiane e confezionati sul posto con etichette e marchi che evocano prodotti tipici della gastronomia italiana e delle specialità regionali per realizzare i quali occorrono invece materie prime selezionate e lavorate secondo rigidi disciplinari di produzione; tra i prodotti commercializzati figurano «bresaola uruguaiana» e culatelli che evocano marchi di prestigio italiani, ma realizzati con carni provenienti da Francia e Germania e lavorate nel New Jersey -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa, con particolare riferimento agli investimenti operati dalla SIMEST e soprattutto ai criteri con i quali vengano scelti i progetti da finanziare, posto che una società partecipata dal Ministero dello sviluppo economico, non può procedere ad libitum all'individuazione delle iniziative imprenditoriali da sostenere;
se non ritenga opportuno valutare con urgenza l'adozione di misure volte a valorizzare il made in italy facilitando le esportazioni di prodotti realizzati in Italia con materie prime ed occupazione locale, anziché investire risorse pubbliche in iniziative imprenditoriali che, confondendo l'internazionalizzazione con la delocalizzazione, fanno concorrenza sleale ai produttori nazionali consentendo di produrre all'estero alcuni prodotti tipici che di italiano hanno soltanto il nome.
(4-13747)

...

Apposizione di una firma ad una mozione.

La mozione Mereu e altri n. 1-00723, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Toto.

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

La mozione Nunzio Francesco Testa ed altri n. 1-00725, pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dall'onorevole Commercio e, conseguentemente, con il consenso del primo firmatario e degli altri sottoscrittori, l'ordine dei firmatari si intende così modificato: «Nunzio Francesco Testa, Paolo Russo, Bossa, Palagiano, Muro, Iannaccone, Pisicchio, Commercio, Galletti, Di Caterina, Graziano, Cirielli, Landolfi, D'Anna, D'Antoni, Occhiuto, Adornato, Mussolini, De Girolamo, Vico, Milo, Sardelli, Ruggeri, Nicolais, Iapicca, Castiello, Cosenza, Savino, Scalera, Mario Pepe (PD), Di Virgilio, Pionati, Ria, Saltamartini, Lorenzin, Iannuzzi, Margiotta, Carlucci, Di Cagno Abbrescia, Patarino, Vaccaro, De Luca, Concia, Ginefra, Cesaro, Gioacchino Alfano, Piccolo, Mazzarella, Anna Teresa Formisano, Aniello Formisano, Pedoto, Cera, Dionisi, Zinzi».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Lovelli e altri n. 5-05598, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del

25 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Amici.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Cimadoro n. 5-05627, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Piffari.

L'interrogazione a risposta immediata in commissione Torazzi e Fugatti n. 5-05628, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Bitonci.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta scritta Touadi e altri n. 4-13724 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 542 del 26 ottobre 2011. Alla pagina 25336, seconda colonna, alla riga quarantottesima, deve leggersi: «anni il clan dei casalesi, il clan Mallardo,» e non «anni il clan dei casalesi, il clan Maliardo,» come stampato. Alla pagina 25337, prima colonna, alla riga prima, deve leggersi: «il clan Tripodo della 'ndragheta, come» e non «il clan Tripode della 'ndragheta, come» come stampato.