XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 555 di mercoledì 30 novembre 2011

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 10,10.

GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 novembre 2011.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barbieri, Bindi, D'Amico, Frassinetti, Gozi, Paniz, Picchi, Pisacane, Rigoni e Volontè sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,14).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,30.

La seduta, sospesa alle 10,15, è ripresa alle 10,40.

Commemorazione dell'onorevole Lucio Magri (ore 10,41).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo).
Onorevoli colleghi, come sapete, il 28 novembre scorso, ci ha lasciati, all'età di 79 anni, l'onorevole Lucio Magri, deputato a partire dalla VII legislatura. Dobbiamo tutti chinare il capo dinanzi all'angoscioso e tragico dramma umano che ha indotto Lucio Magri ad una decisione che scuote la coscienza di ognuno di noi, e non è certo questa l'occasione per confrontare le nostre convinzioni al riguardo. Oggi dobbiamo solo ricordare Magri con il medesimo rispetto che sempre per lui hanno avuto amici ed avversari.
Nato a Ferrara il 19 agosto 1932 e vissuto per lungo tempo a Bergamo, Magri si dedicò fin da giovanissimo al giornalismo e alla politica, attività che svolse sempre con straordinaria energia e grandissimo entusiasmo e che rappresentarono l'autentica passione di tutta la sua vita.
Brillante intellettuale, militò, fin dagli anni Cinquanta, nelle fila del Partito Comunista Italiano di cui divenne dirigente nazionale, contraddistinguendosi per l'originalità del pensiero e il coraggio del dissenso. Furono proprio le convinzioni maturate a seguito dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia che lo portarono, insieme Pag. 2ad altri dirigenti del partito, alla fondazione del quotidiano Il Manifesto con il quale collaborò poi per tutta la vita e poco dopo lo portarono alla fuoriuscita dal Partito Comunista Italiano. L'autonomia intellettuale e l'indipendenza delle posizioni, caratteristiche costanti della sua personalità, furono anche alla base delle sue successive scelte politiche e professionali. Dopo aver fondato il Partito di Unità Proletaria per il Comunismo, nel 1984 rientrò nel Partito Comunista Italiano dove rimase fino al 1991, anno in cui tale partito si trasformò nel Partito Democratico della Sinistra. Successivamente, partecipò alla nascita del Partito della Rifondazione Comunista che lasciò nel 1995 quando la sua corrente rientrò nei Democratici di Sinistra con una scelta che Magri non condivise.
Nella sua qualità di parlamentare è stato componente della III Commissione Affari esteri e della V Commissione Bilancio e partecipazioni statali, ed è intervenuto in quest'Aula in importanti discussioni. Voglio ricordare fra le altre le leggi di riforma della polizia e la legge per lo scioglimento della loggia P2. Nel 2009 ha pubblicato il saggio: «Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci», bilancio acuto e controverso della storia del Partito Comunista Italiano nella seconda metà del Novecento.
Con Lucio Magri scompare una figura di altissimo profilo culturale e un protagonista della vita politica e intellettuale italiana. Fu un uomo dotato di lungimiranza e sensibilità politica che seppe sempre coniugare la coerenza delle proprie idee e convinzioni con un profondo impegno professionale e civile.
Ho già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore che desidero ora rinnovare, anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

MASSIMO D'ALEMA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO D'ALEMA. Signor Presidente, colleghi deputati, ho chiesto la parola per esprimere il cordoglio dei parlamentari del Partito Democratico per la morte tragica e disperata di Lucio Magri, militante e dirigente della sinistra, uomo intelligente, colto e appassionato.
Voglio anche dire quanto mi senta personalmente colpito e addolorato per ciò che è avvenuto. Non è qui il momento di ripercorrere l'itinerario tormentato della sua vita: da giovane dirigente della Democrazia Cristiana alla scelta di militare nel Partito Comunista, all'esperienza che fu per lui fondamentale, sul piano umano e intellettuale, de Il Manifesto, alla fondazione del PdUP, al ritorno nel Partito Comunista, sino alla battaglia contro la svolta e a difesa dell'esperienza del comunismo italiano.
Ebbi modo di incontrare Lucio Magri, per la prima volta, nel 1969, quando, insieme a Fabio Mussi ed altri studenti pisani, raccoglievamo gli abbonamenti a Il Manifesto, e l'ultima volta, nell'arco quindi di oltre un quarantennio, l'ho incontrato qualche giorno fa qui, nel Transatlantico di Montecitorio. Una lunga vita vicini per la comune appartenenza e, nello stesso tempo, quasi sempre lontani nelle scelte politiche che, ad ogni crocevia della nostra storia, ci hanno visto su opposte sponde, fin da quel lontano 1969, quando noi rifiutammo di spingere il dissenso fino alla scelta di farsi cacciare dal Partito Comunista, nella convinzione che non vi fosse prospettiva al di fuori della grande forza storica del movimento operaio; fino alle discussioni, dopo il 1989, negli anni sofferti della svolta e della diaspora.
Ma Lucio non è mai stato un dogmatico, ha difeso il patrimonio del comunismo italiano pur essendone stato uno dei critici più acuti e più anticipatori, e non fu neppure un eretico, nel senso della testimonianza solitaria, nel senso dell'estremismo. Non amava la politica predicata e, anzi, si sforzò sempre di praticarla. In questo, davvero, proponendosi come un continuatore nel solco della migliore tradizione togliattiana, quella che ha saputo combinare il mito rivoluzionario con il Pag. 3realismo politico, con il gusto per la strategia, il calcolo dei rapporti di forza, la capacità di intravedere i possibili passi in avanti. E così fu quando non si contrappose al compromesso storico nel nome di un moralistico rifiuto della politica, ma nel nome di un'acuta idea del compromesso per l'alternativa. Così fu quando nel 1995 non accettò il rifiuto di Rifondazione al Governo Dini, in cui vide, pur nella differenza profonda, un possibile passo in avanti.
Forse questo gusto per la politica lo ha reso, per me e per molti di noi, un interlocutore importante, intelligente, con cui approfondire e discutere insieme, ricercare le soluzioni, mettere a confronto le analisi e le proposte.
Lucio ci ha lasciato, con Il sarto di Ulm, una riflessione critica e anche un atto d'amore verso la nostra storia. Insieme, quel libro, contiene la consapevolezza di una sconfitta: in fondo, il sarto di Bertolt Brecht fallisce, nell'ambizione folle di volare, e si schianta al suolo, anche se egli riteneva che quella testimonianza disperata avesse comunque lasciato un segno.
Portava il peso della sconfitta e non aveva tollerato la morte dolorosa della sua compagna Mara. C'era in lui una lucida disperazione e resta nei suoi amici e nei suoi compagni il rimpianto di non avere forse compreso fino in fondo e di non essere riusciti ad aiutarlo a restituire un senso alla sua esistenza.
Ecco, non vorrei che l'emozione per le circostanze della sua morte finisca per cancellare la memoria della sua vita, del suo impegno politico intellettuale, della testimonianza che egli ci ha lasciato, delle sue ricerche, delle sue battaglie e dei suoi scritti. Ecco, anche noi, insieme ai suoi compagni, siamo pronti a ricordarlo, siamo pronti a raccogliere le sue opere, a discuterle e a tramandarne il senso ai giovani che vogliono impegnarsi nella politica di oggi (Applausi).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho molto apprezzato la sobrietà del suo ricordo. È un momento in cui quello che soprattutto deve unire è la commozione, ma anche il rispetto per una scelta di fine vita importante per Lucio Magri e altrettanto lucida come la scelta di vita che aveva compiuto negli anni Cinquanta. Uso non a caso l'espressione del libro di Giorgio Amendola.
Ho conosciuto e apprezzato Lucio Magri, pur non avendo avuto molti punti di condivisione con il suo pensiero, un pensiero comunque alto e nobile. Lucio Magri non è stato soltanto un intellettuale, ma anche un uomo politico impegnato a tutto campo che ha influenzato e caratterizzato con la sua storia, intrecciata con la storia del Partito Comunista Italiano, tutto il secondo dopoguerra del secolo scorso.
Non posso dire di aver avuto con lui amicizia o consuetudine, ma ho ben marcati nella memoria alcuni momenti. Ricordo quando io, appena eletto alla Camera dei deputati, lo trovavo nella sala stampa a giocare a scacchi con un veterano del giornalismo parlamentare; ricordo un suo tic simpatico, quello di sostenersi la cinta dei pantaloni mentre parlava; ricordo un dibattito aspro a Carrara vent'anni fa al tempo della svolta di Occhetto che lui aveva contrastato in maniera netta, ma anche molto ferma, chiara, intransigente e onesta.
Era il gruppo che faceva all'epoca riferimento a Pietro Ingrao. Ricordo inoltre il suo passare in maniera fiera qui in Transatlantico soltanto quindici giorni fa. Dico una cosa che può suonare blasfema: in qualche modo la sua allure probabilmente ha finito per oscurare anche la lucidità del suo pensiero; in qualche modo il suo fascino ha oscurato gran parte delle sue parole e delle sue azioni.
Con il suo gesto - penso a Cesare Pavese, penso al supremo gesto di viltà e coraggio - ha voluto non stupire, ma ancora una volta invitare tutti noi a riflettere. Il suo gesto estremo, che non condivido e che non avrei mai immaginato di poter prendere in considerazione, merita tuttavia rispetto e riflessione, non Pag. 4polemiche come quelle che in questa stessa Aula ci furono al momento in cui il maestro Monicelli decise ugualmente una sua propria fine vita.
Pone, semmai, un punto ancora una volta: quello che non è possibile fare nel nostro Paese, in Italia, è possibile farlo pochi chilometri al di là del confine. Il riferimento vale per il fine vita, perché siamo incapaci di darci una legislazione adeguata, vale per la fecondazione assistita e vale per le coppie di fatto.
Voglio chiudere con un solo pensiero per Lucio Magri. Lui, come molti della sua generazione, come molti della mia generazione, era partito per cambiare il mondo. Ha saputo evitare che il mondo cambiasse lui. Grazie Lucio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

FLAVIA PERINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLAVIA PERINA. Signor Presidente, con Lucio Magri muore un testimone lucido e partecipe della storia comunista italiana, un testimone che ha attraversato le vicende e gli errori di una vicenda politica lunghissima e drammatica con il piglio dell'irregolare. In una sinistra che era minoranza ha rappresentato una minoranza radicale, tentando fino alla fine di preservare il cuore della speranza comunista, anche dopo che l'esperienza storica e politica del comunismo era terminata, schiacciata dal crollo dell'impero sovietico.
Non credo che tocchi a noi qui discutere se e quando Magri e i suoi compagni di avventura abbiano avuto torto o ragione. Non tocca farlo a noi che ne siamo stati tutti, chi più e chi meno, soprattutto avversari politici.
Tuttavia, credo che tutti noi abbiamo il dovere di ricordare il senso onesto e generoso di una militanza politica appassionata e sincera. Non possiamo nasconderci che la vicenda di Magri ci riporta a una pagina di assoluta grandezza e nobiltà politica, e ci consente di misurare, in modo a mio avviso doloroso, l'inadeguatezza e il difetto di ambizione del nostro dibattito politico.
Penso che ben poco si possa recuperare dei contenuti e forse anche dello stile della politica della Prima Repubblica, ma tra quel poco c'è il senso della tensione, della forza delle idee e a volte anche delle illusioni e, innanzitutto, la capacità di intendere la politica come professione ed impegno morale ed intellettuale.
Magri è stato un professionista, non un mestierante della politica, e, tra i tanti errori, non ha certo compiuto quelli a cui spesso in politica spingono la viltà e l'opportunismo. Non ha avuto paura di stare all'opposizione, di rischiare e subire l'epurazione, di affrontare le accuse e il discredito che l'ortodossia, non solo comunista, riserva agli eretici e agli eterodossi.
Questa è una lezione che io, provenendo da tutt'altra storia, sento viva e sempre attuale anche oggi, soprattutto oggi, soprattutto dopo le esperienze vissute in questo ultimo anno da me e da tanti come me che hanno cercato di animare nel proprio campo una discussione politica e giornalistica oltre il pensiero unico, a costo di essere considerati dissidenti da epurare.
Quanto alla scelta di morire non dobbiamo riservargli parole di troppo, secondo me. Credo che non dobbiamo né giudicarla né condividerla, ma soltanto rispettarla. Fare politica oggi con la sua morte è un modo di oltraggiare una vita intensa, dedicata interamente alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, spero e voglio sperare che la vicenda umanissima di Lucio Magri, che ha deciso di non soffrire più e ha posto fine al suo dolore, sia di ammonimento e insegnamento. Magri riteneva intollerabile vivere, preda di una depressione che lo faceva scivolare inesorabilmente in un buio provocato da ragioni pubbliche e private che sono insondabili e non vanno giudicate. Pag. 5
Per porre fine al suo dolore ha però dovuto emigrare: un viaggio, con un biglietto di sola andata, in Svizzera. Questo perché viviamo in un Paese dove vige una regola ipocrita, quella del «si fa ma non si deve dire», la regola dove la maggioranza dei medici e degli infermieri, quando vengono interpellati, ammettono che sì, a volte la morte può essere preferibile a un residuo di vita fatta di dolore insopportabile e inutile; dove il suicidio assistito, l'eutanasia, si pratica al di là di ogni regola e controllo perché la mano pietosa di un medico e di un infermiere compie quell'estremo gesto di misericordia che la legge e una morale immorale vietano; dove lo si fa clandestinamente.
Rendo omaggio a Lucio Magri, come già lo resi a Mario Monicelli, vittime e martiri di questa morale assurda e ipocrita, come lo furono Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli e i tanti di cui non conosciamo neppure il nome.
Continuerò con le mie compagne e i miei compagni radicali la lotta per la dignità della vita e del morire, così come la chiedeva, anzi la esigeva, Indro Montanelli e tanti come lui, perché non si sia più costretti a gesti estremi come Monicelli o a viaggi di sola andata come Magri (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

Seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge costituzionale: Cambursano ed altri; Marinello ed altri; Beltrandi ed altri; Merloni ed altri; Lanzillotta ed altri; Antonio Martino ed altri; d'iniziativa del Governo; Bersani ed altri: Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (A.C. 4205-4525-4526-4594-4596-4607-4620-4646-A) (ore 11).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione, in prima deliberazione, del testo unificato dei progetti di legge costituzionale di iniziativa dei deputati Cambursano ed altri; Marinello ed altri; Beltrandi ed altri; Merloni ed altri; Lanzillotta ed altri; Antonio Martino ed altri; d'iniziativa del Governo; di iniziativa dei deputati Bersani ed altri: Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.
Ricordo che nella seduta di ieri si sono conclusi gli interventi sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 1.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, l'emendamento Volpi 1.3 è stato ritirato dal presentatore.
Avverto, altresì, che le Commissioni hanno presentato i subemendamenti 0.1.100.100, 0.1.100.101, 0.4.100.100, 0.4.100.101, 0.4.100.102 e 0.4.100.103 (versione corretta), nonché l'emendamento 3.101, con riferimento al quale risulta alla Presidenza che i rappresentanti di tutti i gruppi abbiano rinunciato alla fissazione di un termine per la presentazione di subemendamenti. Tali proposte emendative sono in distribuzione.
Avverto, infine, che le Commissioni hanno ritirato l'emendamento 3.100.
Avverto che, per un errore materiale, non risultato inseriti nel fascicolo n. 2 degli emendamenti i subemendamenti Cambursano 0.4.100.6 e Vanalli 0.4.100.7, che sono in distribuzione.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Invito i relatori ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni raccomandano l'approvazione dei propri emendamenti 1.100 e 1.101 e dei relativi subemendamenti.
Le Commissioni invitano al ritiro di tutte le altre proposte emendative che i colleghi hanno presentato con riferimento all'articolo 1. Infatti, riteniamo che il senso dei loro emendamenti sia stato recepito Pag. 6nel testo prodotto dal Comitato dei diciotto. In questo senso, auspico da parte loro il ritiro degli emendamenti.

PRESIDENTE. Il Governo?

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per le modalità con cui si sono svolti i lavori nelle Commissioni, il Governo fa proprie tutte le proposte sugli emendamenti formulate dai relatori, ora e per tutto lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea.

ANGELO COMPAGNON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO COMPAGNON. Signor Presidente, intervengo solo per farle notare - purtroppo non è la prima volta che sono costretto a svolgere un intervento di questo tipo - che al tavolo del Comitato dei diciotto, per l'ennesima volta, l'Unione di Centro per il Terzo Polo non è presente, dal momento che lo stesso è occupato da più colleghi di altri gruppi politici.
Senza nulla togliere, credo che il nostro gruppo abbia diritto di trovare un posto al tavolo del Comitato dei diciotto, in questo caso con l'onorevole Mantini, per poter seguire meglio i lavori e le votazioni.

PRESIDENTE. Invito cortesemente l'onorevole Baccini a prendere posto al suo banco, onde consentire al rappresentante dell'Unione di Centro per il Terzo Polo di prendere posto al tavolo dei diciotto.
Passiamo all'articolo premissivo Marinello 01.02.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'articolo premissivo Marinello 01.02 formulato dai relatori.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione da parte dei colleghi, ma soprattutto da parte del Governo. La mia proposta emendativa 01.02 sostanzialmente si fonda sulla centralità del principio di equità tra le generazioni. In effetti, voglio ricordare al Governo che quest'Aula, esattamente il 21 settembre 2011, ha approvato un disegno di legge costituzionale, di iniziativa governativa, recante la partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale, culturale e politica della nazione ed equiparazione tra elettorato attivo e passivo. Questo disegno di legge costituzionale oggi si trova all'esame del Senato. Sostanzialmente, questa proposta emendativa riprende esattamente la questione.
Allora, desidererei conoscere il parere e l'opinione del Governo non soltanto su questa proposta emendativa ma, soprattutto, sul provvedimento ora all'esame del Senato, per capire se vi è l'intendimento di portare avanti questa iniziativa legislativa. Se così è, è di tutta evidenza che ritiro di buon grado la mia proposta emendativa 01.02.
Pertanto, desidero porre una questione ed avere una risposta nel merito.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che effettivamente le considerazioni del collega Marinello rispondono al vero. Dico questo perché probabilmente il Governo non necessariamente deve essere al corrente di questo. Pochi mesi fa, l'Assemblea ha approvato, con una larga maggioranza, un provvedimento in questo senso, che è ora all'esame del Senato, sul quale vorrei semplicemente testimoniare che vi era stata anche una condivisione larga da parte dell'Assemblea e, in particolare, del Partito Democratico.
Dunque, effettivamente, se questo principio fosse recuperabile, sarebbe utile.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei dire al collega Marinello che il principio che lui pone, cioè il fatto che il vincolo di pareggio di bilancio sia anche nel rispetto del principio di equità delle future generazioni, è senz'altro corretto e, credo, condiviso da tutti.
Si è posto solo un problema delicato, come lui comprende, di scrittura di questo testo, proprio alla luce dell'esigenza di mantenere il testo costituzionale il più possibile pulito e non sovraccarico di altri elementi e, anche, del disegno di legge costituzionale in itinere, che introduce analogo principio e concetto nella revisione dell'articolo 33 della Costituzione.
Dunque, si tratta di una ragione di tipo tecnico-sistematico, non di tipo politico né culturale, e pregherei il collega Marinello di apprezzare questi argomenti, così come tutti gli altri colleghi, che pur oggi hanno mantenuto dei subemendamenti ragionevolmente, perché il lungo lavoro svolto dalle due Commissioni, bilancio e affari costituzionali, implica anche una delicata convergenza sulla stesura e sulla fattura del testo. Non vi sono altre ragioni.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, vorrei dare atto che, nel corso del dibattito nelle Commissioni il principio dell'equità tra generazioni è stato discusso. Quindi, l'emendamento dell'onorevole Marinello è stato considerato.
Abbiamo ripreso un concetto, che è tipico anche della letteratura europea, che fa riferimento alla sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni che troveremo riformato, appunto, nell'articolo 97 della Costituzione. Con questo concetto di sostenibilità nella letteratura economica si ricomprende, in qualche modo, la necessità, nel lungo periodo, di assicurare l'equilibrio tra le generazioni, cui l'onorevole Marinello faceva riferimento.
Pertanto, è questo il senso cui mi riferivo quando ho chiesto il ritiro dell'emendamento, per il recepimento del principio che, appunto, opportunamente è stato sottoposto, in Aula, dall'onorevole Marinello.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ha iniziato a valutare tutti i provvedimenti che sono all'esame del Senato e della Camera, per decidere quali rientrano nel suo programma.
Posso rassicurare l'onorevole Marinello che la questione che lui ha voluto sollevare sarà portata all'attenzione del Governo e dei Ministri competenti e sarà posta in valutazione nel momento della formazione dei calendari, che saranno discussi con i Presidenti di Camera e Senato, per lo svolgimento dei lavori successivi. Su questo punto ha il mio impegno personale che la valutazione di questo provvedimento sarà fatta in modo corretto e coerente, tenendo conto delle sollecitazioni che ci sono state date.

PRESIDENTE. Onorevole Marinello, insiste per la votazione del suo articolo premissivo 01.02?

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, alla luce di quanto dichiarato dai colleghi in Aula ma, soprattutto, alla luce di quanto dichiarato dal Governo, ritenendo che le dichiarazioni siano in assoluta buona fede, ovviamente ritiro il mio articolo premissivo 01.02, riservandomi poi di valutare il da farsi.

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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Beltrandi 1.17.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Beltrandi 1.17 formulato dai relatori.

MARCO BELTRANDI. No, signor Presidente, non accediamo all'invito al ritiro ed insistiamo per la votazione dell'emendamento a mia prima firma.
Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro perché, pur avendo rispetto dei lavori che sono stati svolti in Commissione, ritengo che davvero questa riforma così importante potesse essere scritta un po' meglio, in maniera più netta e con qualche garanzia in più.
Quindi, per le ragioni che ho illustrato ieri nel mio intervento sul complesso degli emendamenti, ritengo che questa proposta emendativa debba essere posta in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Beltrandi 1.17, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 503
Astenuti 7
Maggioranza 252
Hanno votato
13
Hanno votato
no 490).

Prendo atto che i deputati Mantini, Zinzi, Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'emendamento Bianconi 1.2.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Bianconi 1.2 formulato dai relatori.

MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, noi qui ribadiamo un vincolo già previsto dall'articolo 117 della Costituzione, nel quale si dice già che si legifera secondo ed in coerenza con l'ordinamento comunitario. Stabilendo, in questo articolo, che dobbiamo legiferare con i vincoli dell'Unione europea, in primo luogo poniamo l'accento sull'aspetto negativo che l'Unione europea pone soltanto dei vincoli e, in secondo luogo, ribadiamo una limitazione eccessiva di sovranità. Infatti, la Costituzione già dice quello che qui si ribadisce e, dato il tempo ed il modo, mi sembrerebbe opportuno, anche per dignità nazionale dell'atto, sopprimere questa parte di tale articolo.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, faccio notare all'onorevole Bianconi che nel testo formulato dalle Commissioni che verrà posto in votazione con un parere favorevole abbiamo espunto esattamente questo inciso.
Quindi i suoi desiderata sono già stati recepiti.
Proprio per questo motivo avevo chiesto il ritiro dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bianconi accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.2 formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.100.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 500
Astenuti 13
Maggioranza 251
Hanno votato
498
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Zinzi, Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.1.100.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Ravetto, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 504
Astenuti 8
Maggioranza 253
Hanno votato
502
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che i deputati Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 delle Commissioni, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 510
Votanti 503
Astenuti 7
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Lanzillotta, Vessa e Barbareschi hanno segnalato che non sono riusciti a votare e che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Gli emendamenti Stracquadanio 1.12, 1.13, 1.14, Calderisi 1.4, Stracquadanio 1.15, Cambursano 1.1, Marinello 1.8 e Stracquadanio 1.16 risultano preclusi dall'approvazione dell'emendamento 1.100 delle Commissioni.
Passiamo all'emendamento Calderisi 1.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, vorrei lasciare agli atti il contenuto e le ragioni di questo emendamento, che afferma: «Le Camere, in sede di decisione di programmazione annuale di finanza pubblica, stabiliscono il livello massimo della spesa pubblica al quale dovranno conformarsi sia la legge di bilancio sia le leggi di spesa approvate successivamente». Quindi si tratta di una previsione molto diversa da quella che era stata proposta da Nicola Rossi di stabilire in Costituzione un limite massimo della spesa o della pressione fiscale - che rispetto al pareggio è la stessa cosa evidentemente - che sarebbe una previsione assolutamente rigida e non accettabile.
Con questo emendamento si afferma una cosa diversa, cioè che annualmente in sede di decisione di programmazione annuale le Camere stabiliscono il livello massimo della spesa. È un modo per dare consapevolezza al Parlamento e al Paese del livello della spesa o della pressione fiscale, è una decisione responsabile. Io credo che ci aiuterebbe molto a capire i nostri problemi che non sono quelli di aumentare la pressione fiscale ma di ridurre la spesa pubblica - è questo il vero compito che ci attende - ci aiuterebbe una decisione consapevole di questa natura in questo compito, fermo restando il diritto di un Governo che volesse portare la Pag. 10pressione fiscale ancora più in alto di farlo ma con una decisione responsabile, un'assunzione di responsabilità ben precisa.
Quindi mi rammarico che per questo emendamento di fatto sia stato formulato un invito al ritiro; ne prendiamo atto, ritiriamo questa proposta ma ci auguriamo che nel seguito del dibattito al Senato la questione possa essere ripresa, perché credo che sia un limite di questo provvedimento non introdurre una norma del genere.
Certamente avremmo gradito delle ragioni: perché non viene accolta una norma di trasparenza e di buon senso come questa nel testo sul pareggio di bilancio? Non lo abbiamo capito, perché nessuno ci ha spiegato il motivo. Mi auguro - ripeto - se questa risposta non arriverà oggi che la questione possa essere approfondita e discussa almeno nell'altro ramo del Parlamento.
Per queste ragioni, comunque, lasciando agli atti la questione che rimane a nostro avviso aperta, ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.
Colleghi, prima di procedere vi prego di salutare la delegazione della Commissione affari esteri della Grande Assemblea Nazionale turca, guidata dal presidente, Volkan Bozkir, che sta assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Passiamo all'emendamento Marinelllo 1.9.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, con questo emendamento pongo una questione a nostro avviso centrale oggi ma soprattutto per il futuro, cioè il giusto equilibrio tra spesa per l'assistenza e quindi la spesa dedicata al welfare e la ricchezza di un Paese. Ci sono interi sistemi politici che sono saltati proprio per questo motivo, perché davano tutto a tutti, ma non si sono mai curati della sostenibilità di questo sistema.
È di tutta evidenza che le economie non sono destinate ad una crescita esponenziale, cioè ad un sistema che possa progredire determinando sempre nel futuro aumenti del prodotto interno lordo. Quindi, è di tutta evidenza che i diritti soggettivi, che determinano e sono la base del costo di un sistema sociale avanzato come quello nostro, devono essere assolutamente equilibrati e commisurati alla ricchezza nazionale. L'emendamento tende sostanzialmente a fissare un principio di assoluto buon senso, sottolineando come debba essere assoggettato ad un vincolo di finanza pubblica anche il continuo aumento delle spese per il comparto sociale.
Date le circostanze e l'accordo che si è raggiunto nelle Commissioni, ratificato poi dai lavori del Comitato dei diciotto, ritiro l'emendamento. È di tutta evidenza, però, che la questione che ho posto con l'emendamento è sempre presente ed è un tema del quale sicuramente torneremo ad occuparci.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Marinello 1.10.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ritiro anche questo emendamento. Vorrei semplicemente sottolineare come anche questo emendamento mirava a stabilire il principio secondo il quale tutti i provvedimenti legislativi devono essere coperti non soltanto al momento, ma anche in prospettiva. Uno dei deficit e dei vulnus della nostra finanza pubblica è dovuto proprio a questo. Normalmente, quando si approva un provvedimento legislativo, si bada ad una copertura non solo nell'immediato, ma ad una copertura al massimo triennale. Molto spesso, ormai, ci troviamo di fronte a provvedimenti legislativi approvati, quindi a leggi dello Stato, che nel prosieguo della loro vita non riescono assolutamente a trovare copertura.
L'emendamento tendeva a sottolineare la questione e ad avvalorare un principio fondamentale, ossia che qualsiasi provvedimento legislativo deve comunque prevedere Pag. 11nell'iter della sua approvazione anche una copertura economica a regime e nel prosieguo del tempo. Quindi, nel ritirare l'emendamento, intendo sottolineare una questione che, a nostro avviso, è presente nell'attuale, perché è causa del dissesto delle nostre finanze, che se non immediatamente stoppata sarà causa anche del dissesto negli anni a venire.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti del corso di diritto parlamentare dell'università di Genova, accompagnati dal professore, già nostro collega, Paolo Armaroli, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo all'emendamento Calderisi 1.6.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, questo emendamento pone una questione a mio avviso cruciale, quella dei poteri del Governo in tema di legislazione di spesa. In tutta Europa, in Germania, in Inghilterra, in Francia, il Governo ha precisi poteri al riguardo. Senza il suo consenso non possono essere approvati leggi o emendamenti di spesa o comunque recanti maggiori oneri per la finanza pubblica. In Italia non è così. Sappiamo qual è la situazione dei poteri del Governo ma, se vogliamo essere europei, credo che questo passaggio dobbiamo farlo, anche perché con il passaggio al pareggio di bilancio cambierà concettualmente tutto.
Se manca una copertura ad una legge di spesa, non è incostituzionale soltanto quella legge; con il pareggio di bilancio diventa incostituzionale lo stesso bilancio. Chi ne risponde evidentemente è innanzitutto il Governo, che è privo dei poteri necessari per far fronte a situazioni del genere.
Allora io mi rendo conto che questa questione non può essere affrontata senza consenso. Ritirerò questo emendamento ma dobbiamo una volta tanto deciderci ad affrontare questo capitolo. Noi andiamo avanti con poteri singolari che sono quelli dei maxiemendamenti e delle fiducie (che sono sinceramente strumenti di cui si abusa), ma poi non dotiamo il Governo dei poteri che ha invece in tutta Europa e che sono i poteri normali, come - appunto - quello di porre un veto a decisioni di spesa che lo trovano contrario.
Quindi ritiro l'emendamento, ma una buona volta, sia in termini di norme costituzionali, sia in termini di Regolamenti delle Camere, dobbiamo affrontare questo problema, perché non è possibile che il Governo italiano sia nelle condizioni di assenza di poteri precisi.
In altro emendamento affronteremo il problema dei poteri delle Camere, perché non c'è ombra di dubbio che c'è un problema di ruolo del Parlamento, e un ruolo il Parlamento lo deve recuperare soprattutto in materia di controllo della spesa, di controllo della qualità e dell'efficacia della spesa, e c'è un emendamento che con il collega Bressa abbiamo proposto e che è stato recepito nel testo delle Commissioni. Il ruolo del Parlamento dobbiamo salvaguardarlo soprattutto per quanto riguarda il controllo della spesa. Ma c'è un problema anche di poteri del Governo.
Comprendiamo che non c'è possibilità evidentemente di approvare modifiche del genere senza un largo consenso parlamentare ma mi auguro, Presidente, che finalmente in termini di Regolamenti e di modifiche costituzionali ci sia effettivamente una modifica che ci porti ad essere al pari degli altri Parlamenti degli altri Paesi europei.

PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Calderisi ha ritirato il suo emendamento 1.6.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa, onorevole Mantini?

PIERLUIGI MANTINI. Presidente, quasi tutti gli emendamenti e subemendamenti sono ritirati. Se lei ci consente, nei limiti di una brevissima interlocuzione, di poter dar conto del lavoro fatto...

Pag. 12

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, se il presentatore ritira l'emendamento...

PIERLUIGI MANTINI. No, le dico che questa è la caratteristica dell'intero provvedimento. Se vogliamo in pochi minuti dar conto di una discussione complessa anche in Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, almeno il rispetto della forma oltre che della logica. La pregherei di parlare prima eventualmente che il presentatore ritiri il suo emendamento.
Passiamo all'emendamento Calderisi 1.7.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, solo poche parole per dire questo. Noi abbiamo fatto un lavoro molto complesso e molto condiviso (come è noto). Per quanto riguarda gli emendamenti ritirati dai colleghi vorrei che non si lasciasse l'impressione (a chi ha meno seguito) che siamo stati ostili alle proposte dell'onorevole Calderisi o di altri (non è così).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 11,27)

PIERLUIGI MANTINI. Il ritiro delle proposte emendative riguarda proposte molto serie, sia che si tratti del tema della fissazione di un tetto alle spese (dei limiti di spesa), sia che si tratti della proporzione appunto tra le spese pubbliche per l'assistenza in relazione alle entrate (tema sollevato dal collega Marinello) sia che si tratti del ruolo del Governo che può opporsi, come avviene in alcuni ordinamenti costituzionali, alle leggi o proposte o emendamenti che comportino maggiori entrate.
A tutti questi temi - solo a ciò è finalizzato questo mio breve intervento - abbiamo cercato di dare una risposta, magari non del tutto esaustiva per i colleghi, però ce li siamo posti nel corso del lavoro delle due Commissioni, e sono state date delle soluzioni, per esempio, sull'ultimo tema, responsabilizzando di più il Parlamento attraverso una autorità indipendente (di cui poi parleremo più ampiamente in relazione all'articolo 4), e quindi ponendo in capo al Parlamento una maggiore responsabilità sulle possibili deroghe ai limiti del pareggio, e non attribuendo questo potere al Governo in Parlamento, il che forse avrebbe un po' alterato gli equilibri tra i poteri costituzionali come oggi conosciuti.
Dunque, la mia richiesta di intervento era solo per dar conto del fatto che tutti questi temi sollevati nelle proposte emendative, che, poi, i colleghi ritirano, sono molto seri e largamente condivisi; in merito ad essi, sono state fornite delle risposte, se non interamente soddisfacenti per tutti, senz'altro, però, mature su cui si fonda l'ampio consenso che insieme daremo a questo provvedimento.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, intervengo prima dell'onorevole Calderisi perché, altrimenti, non potrei più intervenire dopo l'eventuale dichiarazione dell'onorevole Calderisi di ritirare il presente emendamento nello spirito con cui stiamo affrontando la discussione di questo importantissimo disegno di legge.
Volevo dire semplicemente due cose. La prima concerne l'emendamento precedentemente ritirato, che investe in pieno la questione del rapporto Governo-Parlamento e, in definitiva, della forma di Governo. Credo che non sarebbe forse appropriato intervenire oggi, in qualche misura tardivamente, su una parte che attiene, appunto, ai poteri del Governo in materia di copertura delle leggi e di finanza pubblica, quando noi dobbiamo ripensare complessivamente il sistema dei Pag. 13poteri Governo-Parlamento, alla luce della cessione di sovranità che si sta realizzando e completando in materia di bilancio e di finanza pubblica che dovrà essere trasferita nel processo decisionale in Parlamento. Infatti, occorrerà una connessione più stretta e stringente tra i vincoli e gli impegni che l'Italia, attraverso il Governo, assume nelle sedi europee, e la responsabilità e la decisione parlamentare. Credo, quindi, che questo tema vada visto in tale ottica.
Per quanto riguarda l'emendamento Calderisi 1.7, cioè sul ruolo del Parlamento di analisi, verifica e controllo che sempre più dovrà essere il focus del Parlamento medesimo, credo che, al di là di tale emendamento, che - ritengo - sarà ritirato, possiamo assumere l'impegno sin d'ora, rientrando pienamente nell'autonomia parlamentare, di procedere nella direzione sostanzialmente indicata dall'emendamento Calderisi stesso, ma poi ripresa da altri emendamenti, ossia verso la costituzione di un organismo parlamentare che abbia questo obiettivo e che monitorizzi tutta una nuova fase dell'azione del Governo che attiene anche alla ristrutturazione della spesa pubblica e alla spending review che dovrà essere attuata sotto la sollecitazione, il controllo e il monitoraggio parlamentare.

LINO DUILIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, anch'io avevo chiesto la parola in precedenza. Lei non c'era, ma il Presidente Fini ha stigmatizzato il fatto che si è intervenuti dopo che era stato ritirato l'emendamento. Io l'avevo chiesta prima, ma rivolgendo lo sguardo verso i settori di centrodestra dell'Aula si fa difficoltà a vedere quando si chiede la parola da questa parte.
Volevo semplicemente dire, all'indirizzo dell'onorevole Calderisi, anche riprendendo quanto adesso affermava l'onorevole Lanzillotta, che noi, da un punto di vista di assecondamento di quanto sta accadendo a livello europeo, abbiamo già in via di fatto introdotto delle modificazioni sostanziali. Nel semestre europeo sono stati codificati e si prevedono una serie di passaggi, tra i quali l'approvazione - lo ricordo all'onorevole Calderisi - del Documento di economia e finanza laddove è indicato il livello della spesa a cui attenersi per quanto riguarda poi le decisioni di carattere finanziario da sanzionare formalmente con la legge di stabilità in autunno. Dopo che, entro giugno, a livello europeo, si è concordato su quegli elementi, comprese le cifre indicate nel Documento di economia e finanza, non la venderei così tragica la questione quasi che il Parlamento irresponsabilmente non voglia diventare virtuoso. Infatti - e lo ribadisco -, il Documento di economia e finanza, che è approvato dal Parlamento e indica esplicitamente al suo interno le voci di entrata e di spesa, è un documento che qualifica quella che è un'azione che rimane in capo al Parlamento.
In questo senso (non ho tempo ora, ma ne parleremo in altre situazioni), rispetto a quanto diceva la collega Lanzillotta, certamente siamo in una fase di passaggio, di transizione e di cessione di sovranità.
Ahimè, il tutto sta accadendo a spizzico, senza un discorso complessivo rispetto ad una prospettiva, laddove ci si comporta come se l'Italia fosse l'Illinois piuttosto che non la California ma senza aver messo a punto un'architettura istituzionale, aver assunto decisioni politiche e aver conseguentemente disciplinato anche la materia economica e finanziaria. Mi sembra che si voglia fare un po' gli americani senza aver costruito un'impalcatura complessiva. Pertanto sono ben consapevole che bisogna cedere sovranità però non ci facciamo prendere da un sacro furore che, agendo sui piccoli particolari e dettagli, rischia poi di determinare conseguenze più negative di quanto ci si auguri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.7, formulato dal relatore?

Pag. 14

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, non c'è ombra di dubbio che la nuova situazione in cui ci troviamo con questo provvedimento, che introduce il principio del pareggio di bilancio, cambia profondamente la natura e i termini del rapporto tra Governo e Parlamento, e credo che sia necessaria una riflessione molto approfondita sul punto. Con l'emendamento precedente volevamo affrontare la questione dei poteri del Governo, con questo quella del ruolo del Parlamento e delle Camere che, come dicevo nel mio precedente intervento, se vuole recuperare il suo ruolo, dovrà riguardare soprattutto la questione del controllo sulla spesa: sulla qualità, la quantità e l'efficacia della spesa pubblica. È un ruolo fondamentale, è il futuro del ruolo del Parlamento.
Allora, signor Presidente, l'emendamento è stato accolto, anche se con una formulazione diversa, nell'emendamento all'articolo 4-bis delle Commissioni riunite, che affronteremo più avanti. Pertanto lo ritirerò, anche se mi devo rammaricare: infatti mentre l'emendamento accolto dalle Commissioni rinvia poi la soluzione ai Regolamenti parlamentari, qui si tendeva già a prefigurare la soluzione, cioè quella di una Commissione bicamerale a composizione paritaria tra maggioranza e opposizione, perché non si tratta di decidere la spesa, ma di controllare la spesa già decisa dalle leggi. Avevamo già suggerito all'inizio della legislatura l'istituzione dell'organismo, nella nostra proposta di riforma del Regolamento a firma Cicchitto, Bocchino, Calderisi: una Commissione paritaria maggioranza-opposizione, perché riteniamo che sia lo strumento più idoneo per svolgere tale funzione. Mi auguro che così venga inteso il mio emendamento 1.7, che poi è stato accolto nell'articolo 4-bis, perché oggi, di fatto, questo compito è affidato alle Commissioni bilancio che, tuttavia, non lo hanno mai svolto di fatto e, forse, hanno difficoltà a svolgerlo, perché sono inserite nel procedimento legislativo, nel processo di formazione e approvazione delle leggi e, quindi, non hanno la possibilità di dedicare tutto ciò che è necessario dedicare invece al problema del controllo della spesa, in termini di attenzione e di riflessione, per il quale, a mio avviso, sarebbe necessaria una Commissione bicamerale ad hoc, ripeto, paritetica tra maggioranza e opposizione. Quindi, con queste valutazioni ed osservazioni, perché rimangano agli atti, ritiro il mio emendamento 1.7, in questo caso parzialmente accolto con un emendamento che è stato presentato da me e dal collega Bressa nel Comitato dei diciotto e che è stato recepito nel testo delle Commissioni.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 delle Commissioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Ghizzoni... onorevole Traversa... onorevole Ravetto... onorevole Napoli... onorevole Garagnani... l'onorevole Ravetto ha votato... onorevole Monai... l'onorevole Calearo Ciman ha votato? Onorevole Fucci...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 512
Votanti 504
Astenuti 8
Maggioranza 253
Hanno votato
503
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'emendamento Marinello 1.11.
Chiedo all'onorevole Marinello se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.11, formulato dal relatore.

Pag. 15

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, innanzitutto vorrei un attimo di attenzione nel leggere l'emendamento; l'emendamento recita testualmente così: «Qualora le decisioni della magistratura comportino incrementi della spesa pubblica, il Governo assume le iniziative legislative necessarie ad assicurare il rispetto del presente articolo, anche attraverso misure di riduzione degli oneri per la finanza pubblica». In altre parole, l'emendamento parte da un presupposto assolutamente oggettivo: ogni giorno, in tutte le sedi giurisdizionali, siano esse civili, amministrative o quant'altro, decine o centinaia di sentenze direttamente contribuiscono ad un aumento della spesa pubblica, tra l'altro in maniera assolutamente non controllata ed incontrollabile. Sono decine e centinaia di sentenze che tra l'altro aggrediscono direttamente specifici capitoli di spesa, che molto spesso diventano incapienti, o risultano incapienti. Conseguentemente l'emendamento mira a stabilire un principio, principio che sostanzialmente dà potestà al legislatore, dà potestà al Governo a verificare e a mettere in atto tutti quei provvedimenti che servano non a condizionare ovviamente la magistratura nei suoi giudizi, ma ad evitare che le conseguenze di tali giudizi possano creare i presupposti per il dissesto della finanza pubblica.
L'emendamento a me sembrava assolutamente condivisibile. Tra l'altro, mi pare di aver capito da interventi precedenti da parte del presidente della Commissione bilancio e anche da parte di altri colleghi, che sostanzialmente la ratio sia stata compresa e condivisa. Io ritiro il mio emendamento 1.11, ma è di tutta evidenza che la questione esiste ed è una questione centrale. Infatti, se vogliamo mettere ordine alla finanza pubblica ed alla progressione dell'eventuale disavanzo, è di tutta evidenza che tale questione deve essere posta e se non la affrontiamo in questo provvedimento, nell'immediato sicuramente o il Governo o il Parlamento, con specifica iniziativa parlamentare, dovrà riproporre l'intera vicenda.

LINDA LANZILLOTTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Lanzillotta, non posso darle la parola perché non vi è più un emendamento su cui lei possa parlare. Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, volevo intervenire per dichiarazione di voto su questo articolo, che nella nuova versione segna una cesura, come si è detto, rispetto al tradizionale articolo 81, a cui eravamo un poco affezionati, in verità. Segna una cesura perché rafforza i presidi affinché non si verifichi quanto, ahimè, si è verificato in tutti questi anni e si è verificato non perché non vi fossero presidi. Vorrei ricordare brevissimamente - ho poco tempo a disposizione - che già in sede di Assemblea costituente, il 24 ottobre 1946 per l'esattezza, l'onorevole Ezio Vanoni - quindi non uno qualsiasi -, peraltro fortemente incoraggiato da Luigi Einaudi, ebbe modo di pronunciarsi, definendo ciò che si scriveva all'epoca nell'articolo 81 come uno strumento affinché si perseguisse e si conseguisse il pareggio di bilancio. Dopo è successo che, andando avanti, si sono anche aumentati i presidi per garantire questo risultato (penso alla legge n. 468 del 1978, modificata ulteriormente dieci anni dopo), però dobbiamo prendere atto che siamo arrivati ad una situazione che ci vede con un debito pubblico che è di dimensioni gigantesche.
Tutto questo è dovuto ad un insieme di fattori. Certo, è dovuto a linee di politica economica che nel deficit spending, anche teoricamente accreditato, vedevano la possibilità di aiutare il dinamismo economico del nostro Paese. Ma è dovuto anche al fatto che, come abbiamo potuto constatare nella prassi che si è seguita in tutti questi anni, c'è stato un fenomeno di sottostima delle spese e di sovrastima delle entrate che ha determinato, ogni anno, delle condizioni di deficit che sono andate a concorrere e ad incrementare il debito pubblico. Pag. 16Anche le briglie che sono state, in qualche modo, poste a Maastricht, prevedendo il tetto del 3 per cento in relazione al rapporto deficit-PIL, non sono servite. La crisi internazionale, poi, ha fatto il resto e siamo a questo punto. Un punto in cui, essendo tra di noi, avendo varato la moneta unica ed essendoci, quindi, economie integrate, a livello europeo, ci stanno un po' dettando le regole, perché il nostro debito pubblico è pari al 120 per cento, cioè esattamente il doppio di quello che dovrebbe essere; è uno dei più grandi debiti del mondo. Questa miscela tra debito pubblico così elevato e crescita vicina allo zero rischia di diventare esplosiva, e non solo di mandare in default, come si dice, o in crisi, l'Italia, ma anche l'euro più complessivamente e, quindi, anche l'Europa.
Quindi, noi abbiamo acceduto volentieri alla riformulazione dell'articolo 81 della Costituzione, anche se la virtù che è indotta dalla nuova formulazione, poi, fa capo agli uomini. Dunque, stiamo «stringendo i cerchi», perché dobbiamo prendere atto che, pur esistendo in precedenza, come dicevo, alcuni presidi che potevano e dovevano assicurare il pareggio di bilancio, così non è stato. Per evitare che le tentazioni possano continuare, diciamo così, si è riformulato il tutto con questo articolo 1, che dice che lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico, e precisando subito che il ricorso all'indebitamento è consentito esclusivamente con riferimento agli effetti del ciclo e, solo dopo l'autorizzazione da parte della maggioranza assoluta delle Camere, in presenza di eventi eccezionali. Non c'è altra possibilità di indebitamento. Come ha ricordato il presidente Giancarlo Giorgetti nella sua relazione, in Commissione, ho anche evidenziato che un problema legato alla cosiddetta golden rule per gli investimenti, in qualche misura, esiste. Noi ci dovremmo domandare come possiamo fare per rilanciare la crescita e dove prendiamo le risorse, ma questo è un problema che dovremo affidare alla virtù di una politica economica e di una politica complessiva che, nelle pieghe degli sprechi che esistono nel recupero di risorse, in un equilibrio più complessivo, diciamo così, che consenta alla classe politica di dedicarsi a questa grande questione della crescita, vedano la possibilità di uscire dalla situazione in cui ci troviamo.

PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Duilio.

LINO DUILIO. Non possiamo fermarci - e concludo, signor Presidente - in una situazione in cui si pensi di poter fare come in passato, cioè rispolverando politiche keynesiane che, oramai, hanno mostrato limiti oltre che pratici, anche teorici; ma queste sono questioni che dovremo affrontare successivamente. Diciamo che il presidio che abbiamo posto con il nuovo articolo 81 della Costituzione non sarà sufficiente a risolvere i problemi del nostro Paese, ma, comunque, è necessario e, per questo, voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, noi voteremo certamente e convintamente a favore di questo articolo 1. Brevemente, vorrei porre due questioni. La necessità di una revisione costituzionale nasce non tanto per gli impegni europei, ma dal fatto che la Costituzione vigente e la politica di sessant'anni di vita repubblicana, sulla base di quella Costituzione, hanno alimentato due vizi che oggi si scaricano potentemente e negativamente sulla vita degli italiani. I vizi sono: la spesa e l'indebitamento. Da questo punto di vista, la formulazione che stiamo per votare porta passi in avanti importanti.
Tuttavia, proprio per questo motivo, ci tenevo a sottolineare due elementi, anche in vista del lavori futuri dell'iter di questo provvedimento al Senato e, poi, quando Pag. 17tornerà, alla Camera. Con una proposta emendativa della collega Lanzillotta, del Terzo Polo, del collega Lo Presti e del collega Occhiuto, avevamo proposto un rafforzativo: dal momento che stiamo parlando di principi, pensavamo che, all'articolo 1, si dovesse esplicitare e specificare che l'equilibrio di bilancio tra le entrate e le spese dovesse avvenire senza ricorso all'indebitamento, come principio. Pensavamo e continuiamo a pensare che questo elemento non sarebbe ridondante. Anche se poi si dice che l'indebitamento è consentito solo in determinate condizioni, ribadiamo il principio dell'equilibrio di bilancio senza indebitamento.
Il secondo elemento, il secondo vizio di cui parlavo, è quello della spesa: rispetto alla proposta emendativa che il collega Calderisi ha ritirato e alle considerazioni che egli ha svolto, credo che sarebbe utile affermare, anche in Costituzione, che il Parlamento debba fissare livelli massimi di spesa impegnativi per gli anni successivi. Credo che sarebbe un elemento di trasparenza e di efficacia, e sarebbe un principio. Come è stato detto, altre proposte prevedevano di individuare un tetto massimo, in Costituzione, fissandolo al 45 per cento; superiamo questo elemento, che potrebbe essere un elemento di rigidità, ma raccogliamo l'indicazione presente nella proposta emendativa di Calderisi (su cui mi auguro che al Senato e, poi, successivamente, alla Camera, si possa tornare), ossia l'idea che Parlamento e Governo fissino un tetto impegnativo per le spese degli anni successivi. So che vi è anche il subemendamento Calderisi 0.4.100.1, che potrebbe utilmente essere considerato. Tuttavia, questi sono i due elementi.
Voteremo, pertanto, convintamente l'articolo 1, ma riteniamo che su due elementi - spesa e indebitamento - in via di principio potrebbero essere posti dei punti rafforzativi ed esplicativi, oserei dire anche un po' pedagogici, del lavoro che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro vota con piena convinzione e con piacere, direi anche, questo nuovo testo dell'articolo 81 della Costituzione, per una ragione di merito, di sostanza, e anche per una questione di metodo politico, non secondaria. La prima questione - quella di merito - è ben nota ed è all'attenzione nostra e dei nostri concittadini, nonché sulla scena internazionale, ossia l'esigenza di strumenti più forti per contrastare la crisi, ma anche per avviare insieme, tra i Paesi dell'Eurozona e tra i Paesi europei, una più solida e duratura attività di risanamento del debito, nella crescita e nel rigore.
L'introduzione del vincolo del pareggio di bilancio in Costituzione è uno di quegli strumenti che nasce da una storia nazionale: vorrei dire non ci è dettato dall'Europa, anche se abbiamo visto che altri Paesi, come la Germania, la Francia e la Spagna, di recente, si sono anch'essi dotati di questo principio in Costituzione. Abbiamo superato, diciamo, la formulazione antica dell'articolo 81, la quale prevedeva - anch'essa, per il vero - l'obbligo appunto che la legge di approvazione del bilancio non debba stabilire nuovi tributi e nuove spese.
Una formulazione che, tuttavia, nel corso del tempo, anche in forza di una certa giurisprudenza costituzionale, è stata intesa come vincolo, sì di pareggio, di copertura annuale e anche pluriennale, ma non ha escluso la possibilità di ricorrere a questa copertura attraverso l'indebitamento. Ciò è quello che oggi noi neghiamo con una formulazione molto meditata, molto pensata, con il contributo del Governo a questo compito di scrittura. Lo facciamo, lo ripeto, per una ragione di risposta pronta ed urgente alla crisi ma anche per la convinzione profonda che occorra che il bilancio non si scarichi, attraverso l'indebitamento, sulle future generazioni e dunque per una regione di Pag. 18equità. La questione di metodo che mi permetto di sottolineare è che è stato fatto un buon lavoro; dobbiamo dircelo, è stato fatto un buon lavoro nella collaborazione intensa e costruttiva tra Parlamento e Governo e credo che sia ciò che gli italiani vogliono vedere in questo momento di grave difficoltà: un buon lavoro nell'interesse generale e anche una pagina di buona politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per annunciare la mia astensione su questo articolo. Come ha ben detto il collega Duilio, chiunque leggesse l'articolo 81 nell'attuale formulazione e gli atti dell'Assemblea costituente che hanno portato alla sua formulazione ne vedrebbe tutti gli aspetti virtuosi che avrebbero dovuto garantire il pareggio di bilancio, perché il principio, lì, vi è già affermato. Eppure, è accaduto esattamente l'opposto da allora, ossia il bilancio è stato costantemente gravato di nuovi debiti e questi sono stati contratti ogni volta per realizzare non investimenti per il Paese, ma nuova spesa corrente. Ora questo è accaduto perché? Tutti coloro i quali fanno parte del procedimento legislativo, Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica, Corte costituzionale, hanno messo in atto meccanismi giuridici elusivi di quegli obblighi costituzionali che pure esistevano. Ora, solo una disciplina rigorosa, con principi rigidi avrebbe potuto evitare che gli stessi comportamenti elusivi si possano determinare in futuro e questa poteva essere, signor Presidente, l'occasione per un cambio di paradigma della politica italiana, in cui si decide che la mano morta dello Stato si deve togliere dalla produzione del reddito nazionale. Come ha ben detto il collega Della Vedova, in questo articolo mancano i due elementi fondamentali di controllo della spesa e dell'indebitamento; ebbene, manca l'essenziale. Stiamo quindi deliberando su meccanismi che hanno già, al loro interno, forme di elusività che questo Governo e i prossimi potranno adottare senza violare la Costituzione. In queste condizioni, sarebbe meglio non adottare nessuna norma perché - come dimostra il profilo che sta avendo questa discussione parlamentare - noi sembriamo dover dare una risposta rituale agli obblighi che provengono dall'appartenenza all'Unione europea, mantenendo una riserva mentale per la quale il debito pubblico sarà sempre lo strumento attraverso cui i governi cercheranno di acquisire il consenso. Per questa ragione mi asterrò e invito i colleghi a fare altrettanto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calearo, Saltamartini, Barbareschi, Bosi...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 513
Votanti 500
Astenuti 13
Maggioranza 251
Hanno votato
500).

Prendo atto che i deputati Libè, De Poli, Bosi, Nunzio Francesco Testa, Cuomo e Dionisi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'articolo 1, risulta precluso l'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.02, limitatamente al primo e al secondo comma del capoverso «Art. 81-bis».
Tale articolo aggiuntivo, pertanto, sarà posto in votazione limitatamente alla parte non preclusa. Poiché, comunque, vi è un invito al ritiro da parte delle Commissioni Pag. 19e del Governo, chiedo al presentatore, onorevole Beltrandi, se accede all'invito al ritiro o insiste per la votazione.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, sia perché è stato «decurtato», necessariamente, sia anche come gesto di buona volontà, lo ritiro. Tuttavia, vorrei dire soltanto che, in realtà, con questo articolo aggiuntivo, cosa si proponeva? Si proponeva di fare della legge di bilancio una legge sostanziale, cioè di fare in modo che in questa legge si potessero anche decidere nuove spese, ma con un obbligo di copertura per l'intero periodo e non solo per il primo anno, venendo quindi incontro anche alle esigenze che manifestava prima l'onorevole Marinello. Così come, dall'altra parte, si prevedeva che un quinto dei parlamentari oppure la Corte dei conti potessero adire la Corte costituzionale nel caso di violazione del pareggio di bilancio. Si trattava, quindi, di norme che rendevano più certo il rispetto del pareggio di bilancio.
Signor Presidente, ritiro quindi tale articolo aggiuntivo, ma mi riservo di intervenire sull'articolo aggiuntivo successivo, che riguarda il Consiglio di stabilità e sul quale, invece, chiederò una risposta al Governo.

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.03.
Anche su tale proposta emendativa vi è un invito al ritiro. Chiedo, pertanto, al presentatore se accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, si tratta della questione di cui parlavo prima in coda al mio precedente intervento.
Il Presidente del Consiglio, professor Monti, nelle dichiarazioni programmatiche al Senato, in riferimento a questa riforma, ha detto che occorre guardare alle migliori esperienze europee in modo da affidare ad una sorta di Authority, o comunque ad una sorta di Agenzia con caratteristiche ....

PRESIDENTE. Onorevole Beltrandi, lei è già intervenuto sul complesso degli emendamenti, devo invitarla...

MARCO BELTRANDI. Sono intervenuto sugli emendamenti riferiti all'articolo 1!

PRESIDENTE. Questa proposta emendativa fa parte degli emendamenti all'articolo 1: è un articolo aggiuntivo all'articolo 1. Devo invitarla a comunicare velocemente la sua presa di posizione.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, la questione è che questo articolo aggiuntivo introduce il Consiglio di stabilità, cioè, ripresa da esperienze di altri Paesi, un'Authority che valuta il rispetto del pareggio di bilancio e che interviene con una serie di altre facoltà.
Inviterei il Governo, quanto meno, a spiegare perché non si vuole introdurre questo tipo di Agenzia.

PRESIDENTE. Non so se il Governo intenda raccogliere questo invito, ma mi pare di no. Quindi, onorevole Beltrandi, insiste per la votazione o lo ritira?

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, voterò contro quest'articolo aggiuntivo, per una ragione molto semplice: è in atto, da troppi anni, un'autospoliazione del Parlamento delle proprie prerogative. Se smetterà anche di verificare il bilancio pubblico, attraverso meccanismi costituzionali più rigidi e più virtuosi, non vi sarà alcuna ragione di eleggerlo, salvo i suoi poteri di nomina di altre Authority, il che vorrà dire che eleggeremo un Parlamento ogni sei mesi, perché in sei mesi possiamo nominare tutti coloro che svolgono i compiti che il Parlamento dovrebbe fare.
Sono stupito dal fatto che un gruppo che ha sempre fatto del Parlamento la propria bandiera - come sono stati i Pag. 20radicali - oggi propongano di spogliarlo delle sue prerogative essenziali, per le quali i Parlamenti in Europa e nel mondo sono nati, quindi esprimerò voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Turco. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, non è affatto vero intanto che si espropria il Parlamento delle proprie prerogative. Peraltro, questo è il Parlamento di persone che o direttamente o indirettamente hanno una grande responsabilità politica nell'aver costruito il debito pubblico italiano e nell'aver rifiutato negli anni Ottanta le proposte radicali di un rientro dolce dal debito pubblico e oggi siamo costretti a prendere queste misure per l'irresponsabilità, direi quasi tecnicamente criminale, nell'aver costruito il debito pubblico del nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Beltrandi 1.03, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Crosetto, Goisis, Ravetto, Speciale, Sposetti, Barbareschi, Dal Monte, Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 521
Votanti 515
Astenuti 6
Maggioranza 258
Hanno votato
11
Hanno votato
no 504).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.0100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Traversa, Ravetto, Bossa, Aniello Formisano, Mondello, Goisis, Pes...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 518
Votanti 508
Astenuti 10
Maggioranza 255
Hanno votato
502
Hanno votato
no 6).

Prendo atto che il deputato Nizzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'articolo aggiuntivo 1.0100 delle Commissioni, risulta precluso l'articolo aggiuntivo Cambursano 1.01 limitatamente al primo comma del capoverso «Art. 1-bis». Tale articolo aggiuntivo pertanto sarà posto in votazione limitatamente alla parte non preclusa.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cambursano 1.01 formulato dal relatore.

RENATO CAMBURSANO. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, la Pag. 21Commissione raccomanda l'approvazione dell'emendamento 2.100 delle Commissioni e formula un invito al ritiro dell'emendamento Cambursano 2.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

RENATO CAMBURSANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, vorrei anticipare che intendo ritirare l'emendamento Cambursano 2.1.

PRESIDENTE. Sta bene.
Poiché l'emendamento Cambursano 2.1 è stato ritirato, all'articolo 2 risulta riferito il solo emendamento 2.100 delle Commissioni, soppressivo dell'articolo 2. Pertanto, la Presidenza porrà in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, stiamo discutendo dell'emendamento soppressivo dell'articolo 2. Vorrei sottolineare che prendiamo atto dell'orientamento prevalso nelle Commissioni e, tuttavia, quell'articolo 2, nel testo originario approvato dalle Commissioni Bilancio e Affari costituzionali, affronta uno dei problemi chiave che storicamente ha posto l'applicazione dell'articolo 81 della Costituzione e cioè l'impossibilità di rendere giustiziabile la violazione dell'obbligo di copertura delle leggi.
Poiché questa violazione in genere favorisce interessi legittimi o diritti soggettivi, difficilmente viene attivato il giudizio incidentale presso la Corte costituzionale. Dunque, non si attiva un meccanismo di chiusura, in qualche modo si aggrava quel disequilibrio nel rapporto Governo-Parlamento in materia di copertura delle leggi di spesa per cui una legge priva di copertura, come storicamente è avvenuto con i tanti messaggi di rinvio da parte del Presidente della Repubblica, non riesce ad avere una sanzione; produce gli effetti di mancanza di copertura finanziaria sui bilanci degli anni successivi senza che ci possa essere un intervento.
Quello che era stato originariamente previsto era una possibilità, da parte della Corte dei conti, di adire il giudizio della Corte costituzionale. È la procedura che da molti anni si è identificata come l'unica possibile. Anche la possibilità che da alcuni era stata ventilata, cioè che fosse una minoranza parlamentare a poter attivare questo strumento, poteva in qualche modo essere presa in considerazione se si fosse comunque identificato nella Corte dei conti un filtro onde evitare che questo diventasse uno strumento di scontro politico o di seconda istanza sulla legislazione che un gruppo parlamentare non aveva approvato.
Io richiamo l'attenzione dell'Aula e del Governo sul fatto che tale questione, a mio avviso, debba essere riproposta e non confligge con l'altra strumentazione sul controllo degli andamenti di finanza pubblica che la stessa legge mette in campo e che è richiesta dall'Unione europea perché è un campo tipicamente proprio della Corte dei conti. Se non rafforziamo questo potere allora bisognerà anche interrogarsi sul ruolo della Corte dei conti perché essa viene svuotata di una capacità di incidere sulla gestione del bilancio e, dunque, bisognerà interrogarsi su quale debba essere il suo destino in definitiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, l'inserimento che era stato fatto nasceva dal primo testo che prevedeva una formulazione relativa all'inserimento del pareggio del bilancio così rigida che faceva Pag. 22scattare in automatico il rischio che la pratica passasse direttamente alla Corte costituzionale. In quell'ottica si era valutato opportunamente di inserire il filtro del potere della Corte dei conti come possibilità di adire essa stessa, in maniera tale da evitare che un euro di sforamento significasse l'incostituzionalità del bilancio.
Nella nuova formulazione, che è sicuramente corrispondente al principio del pareggio di bilancio ma tiene conto del ciclo, il problema si pone in maniera molto più dinamica. Quindi, pur confermando gli argomenti che dicono che andrà ripreso - condivido il riferimento esposto adesso dalla collega Lanzillotta sul fatto che non dobbiamo lasciar cadere il problema dei poteri -, mi pare ragionevole e giustificato che in questo testo non si vada oltre i poteri oggi già presenti della Corte, che sono poteri molto importanti e molto utili. Alla Corte, peraltro, noi confermiamo la totale fiducia per il lavoro che ha svolto anche in tutto questo periodo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 2, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Quindi, chi vuole mantenere l'articolo 2 deve votare «sì» e chi invece vuole sopprimerlo deve votare «no».
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione..
(Segue la votazione).

Onorevole Cesare Marini... Onorevole Cenni... Onorevole Cicchitto... Onorevole Esposito... Onorevole Maggioni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 511
Astenuti 8
Maggioranza 256
Hanno votato
14
Hanno votato
no 497).

Prendo atto che il deputato Iannaccone ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro sull'emendamento Beltrandi 3.1, mentre raccomandano l'approvazione del proprio emendamento 3.101.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come già detto in precedenza, il parere del Governo è conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Beltrandi 3.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Beltrandi 3.1 formulato dai relatori.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, accolgo l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 delle Commissioni, accettato dal Governo. Pag. 23
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Beccalossi... Onorevole Garagnani... Onorevole Ravetto... Onorevole Cesario... Onorevole Mondello... Onorevole Zinzi... Onorevole Vanalli... Onorevole Porta... Onorevole Grassano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 524
Votanti 516
Astenuti 8
Maggioranza 259
Hanno votato
514
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che la deputata Velo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Sbai... Onorevole Mazzuca... Onorevole Bonaiuti... Onorevole Giro... Onorevole Moffa... Onorevole Palumbo...Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 515
Votanti 503
Astenuti 12
Maggioranza 252
Hanno votato
502
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, le Commissioni formulano un invito al ritiro per tutti gli emendamenti e i subemendamenti presentati, ad eccezione del proprio emendamento 4.100 e dei subemendamenti delle Commissioni ad esso riferiti, dei quali raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, come già detto in precedenza, il parere del Governo è conforme a quello dei relatori.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Beltrandi 4.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Beltrandi 4.5, formulato dal relatore.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, il mio emendamento 4.5 è ritirato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che gli emendamenti Stracquadanio 4.1 e 4.2 sono preclusi dall'emendamento 1.100 delle Commissioni.
Passiamo al subemendamento Calderisi 0.4.100.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Calderisi 0.4.100.2 formulato dai relatori.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, questa proposta emendativa sarebbe volta a introdurre un meccanismo di maggior rigore in questo testo. Il testo, infatti, prevede che si possa ricorrere all'indebitamento non solo in casi di eventi eccezionali, quali calamità o grave recessione economica, ma anche per tener conto degli effetti del ciclo.
Ora, nel caso in cui ci si indebita per tener conto di eventi eccezionali, occorre un'autorizzazione delle Camere. Invece, Pag. 24per tener conto del ciclo tale autorizzazione non è necessaria. Se questa correzione è minima, è una cosa; invece, se questa correzione, per tener conto del ciclo, dovesse essere molto consistente, non sarebbe opportuna una decisione consapevole e, quindi, un'autorizzazione delle Camere anche in questo caso?
Questo subemendamento chiede che, nella legge di contabilità, si preveda un limite massimo, anche in termini di previsione annuale di indebitamento per effetto del ciclo, per il quale occorre, se si supera questo limite massimo, un'autorizzazione delle Camere.
Si è previsto, pertanto, un meccanismo che interviene solo sull'indebitamento cumulato negli anni, per effetto del ciclo. Dunque, questo indebitamento potrebbe essere di un'entità anche molto rilevante, del 3 o del 4 per cento. Non mi sembra che questo sia un meccanismo molto rigoroso, sinceramente.
Avremmo preferito, lo ripeto, che ci si possa certamente indebitare per tener conto del ciclo, ma se si supera - in Germania hanno stabilito una percentuale dello 0,35 per cento, se non sbaglio - un certo ammontare (lo 0,5 per cento o quello che si crede, così come stabilito dalla legge di contabilità) anche in questo caso vi è bisogno di un'autorizzazione delle Camere. Tuttavia, questo principio non è stato accolto.
Ritiro, dunque, il mio subemendamento 0.4.100.2 e mi auguro che anche su questo punto il Senato possa ritornare, perché mi sembra un difetto anche abbastanza significativo del testo in discussione e non vorrei che questo meccanismo porti ad un'elusione del nuovo articolo 81 della Costituzione. Andrebbe, per un attimo, svolta una riflessione attenta su tale questione.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, penso che sia opportuno che su questo punto si spendano due parole, perché ne abbiamo discusso a lungo in Commissione. Abbiamo, alla fine, optato per accogliere pienamente quello che è il dettato attualmente in uso con gli standard europei presso la Commissione. Sostanzialmente, il pareggio di bilancio non è un pareggio di bilancio - richiesto in sede europea - in assoluto, ma è un pareggio di bilancio, in qualche modo, corretto sul ciclo, tenendo conto di concetti cari all'econometria e che, effettivamente, introducono la possibilità che l'indebitamento, che non nasce per delibera in qualche modo voluta a discrezione del Parlamento e del Governo, ma ex post, per gli andamenti ciclici dell'economia, sia in qualche modo tollerato.
Un caso diverso, cioè il caso del pareggio nominale di bilancio a tutti i costi, indurrebbe a fare politiche, in qualche modo, automaticamente recessive e impedirebbe, in buona sostanza, qualsiasi tipo di accoglimento di una situazione di fatto, come quella che stiamo vivendo proprio in questi anni, di cicli economici particolarmente sfavorevoli e prolungati nel tempo.
In ogni caso, nella legge rinforzata abbiamo previsto, appunto, la lettera b) del comma 1 e la lettera c) che, in qualche modo, cercano di intervenire sull'argomento. Ma, lo ribadisco, l'approccio in qualche modo caldeggiato dall'onorevole Calderisi che, per carità, ha il pregio del rigore, sarebbe un rigore che, in questo momento, andrebbe addirittura al di là di quanto richiesto dalle istituzioni europee e normalmente praticato in sede comunitaria.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori del subemendamento Calderisi 0.4.100.2 lo ritirano.
Passiamo al subemendamento Calderisi 0.4.100.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro del subemendamento Calderisi 0.4.100.1 formulato dal relatore.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, il subemendamento Calderisi 0.4.100.1, concernente una questione già affrontata, è stato ritirato. Pag. 25
Accediamo anche all'invito al ritiro del subemendamento successivo, Calderisi 0.4.100.5, perché il contenuto dello stesso è stato sostanzialmente recepito nel testo delle Commissioni.

PRESIDENTE. Onorevole Calderisi, il subemendamento Calderisi 0.4.100.5 sarebbe stato comunque precluso in caso di approvazione dell'emendamento delle Commissioni.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.100.100 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Compagnon, Concia, Pizzolante, Brandolini, Abrignani...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 505
Astenuti 11
Maggioranza 253
Hanno votato
505).

Avverto che i subemendamenti Cambursano 0.4.100.6 e Vanalli 0.4.100.7 sono in tal modo assorbiti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.100.101 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Garagnani, Speciale, Calearo Ciman, Di Girolamo, Traversa, Zinzi, Ventucci, Bocchino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 517
Votanti 508
Astenuti 9
Maggioranza 255
Hanno votato
508).

Prendo atto che il deputato Barbareschi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che il subemendamento Calderisi 0.4.100.5 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.4.100.102 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, la locuzione «da parte», secondo me, può creare dei problemi di interpretazione perché il subemendamento prevede che lo Stato assicura il finanziamento «da parte degli altri livelli di governo». Con la locuzione «da parte», e non «in capo agli altri livelli di governo», si potrebbe creare confusione in ordine alla parte cui spetta assicurare il finanziamento, nel senso che si assicura sostanzialmente che gli altri livelli di governo abbiano la possibilità di effettuare il finanziamento. Invece, immagino che l'emendamento voglia assicurare il finanziamento da parte dello Stato in capo agli altri livelli di governo.
Quindi vorrei capire se con la locuzione «da parte» si intende che lo Stato garantisca il finanziamento, o meno.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, vorrei rassicurare l'onorevole Simonetti che l'intendimento di questo subemendamento, di cui lungamente si è discusso nelle Commissioni - perché è un emendamento fondamentale per quadrare il cerchio con i provvedimenti di federalismo fiscale che sono stati recentemente attuati - è assicurare il concorso dello Stato per quanto riguarda le situazioni in cui un Pag. 26ciclo economico avverso riduca le potenzialità in capo alle regioni che sono chiamate ad assicurare i livelli essenziali delle prestazioni.
In questo caso, signor Presidente, non significa che lo Stato rimette ad altri il compito di concorrere, ma concorre affinché questi enti possano assicurare queste funzioni.
Quindi, rassicurerei l'onorevole Simonetti su questo punto; almeno per quanto riguarda la lettera m) dell'articolo 117 della Costituzione, la volontà delle Commissioni è esattamente quella che lui auspica.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.100.102 delle Commissioni, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Ravetto, Garagnani, Cesario, Bocciardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 516
Votanti 506
Astenuti 10
Maggioranza 254
Hanno votato
505
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Argentin e Reguzzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Risulta pertanto assorbito il subemendamento Giachetti 0.4.100.4, mentre il subemendamento Simonetti 0.4.100.3 risulta precluso.

ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, il subemendamento Simonetti 0.4.100.3 non è precluso perché è aggiuntivo, poiché va ad introdurre una parte mancante rispetto al subemendamento di cui testé abbiamo discusso e rispetto al quale il presidente Giorgetti ha giustamente ribadito che si fa riferimento esclusivamente alla lettera m) dell'articolo 117, secondo comma, della Costituzione.
Invece, il subemendamento in oggetto va ad implementare l'articolato anche della lettera p) dell'articolo 117 della Costituzione, così come prevede la legge 5 maggio 2009, n. 42, di delega sul federalismo fiscale, in cui si afferma che per le spese in riferimento al finanziamento delle funzioni di comuni, province e città metropolitane debbano essere individuate dallo Stato le funzioni fondamentali.
Quindi, noi chiediamo che queste funzioni fondamentali rientrino nell'assicurazione che il Governo ha dato anche nei periodi anticiclici. Ciò significa garantire che, così come tutte le parti riguardanti la compartecipazione al gettito di tributi erariali a cui gli enti locali devono fare riferimento per provvedere alle proprie funzioni fondamentali, debba essere garantita anche questa nella sua totalità, proprio come prevede la legge 5 maggio 2009, n. 42.
Mi appello a tutti coloro che hanno votato la legge delega sul federalismo fiscale e tutti i decreti attuativi, perché il fondo perequativo è stato richiesto dalla componente di sinistra di questo Parlamento che l'ha ottenuto attraverso la mediazione del Ministro Calderoli. Quindi, noi chiediamo che venga garantita anche questa parte di Costituzione, non solo la lettera m), ma anche la lettera p).
Per questo le chiedo di non considerare precluso questo subemendamento e di porlo in votazione.

PRESIDENTE. Le Commissioni ritengono di modificare il parere espresso su questo subemendamento?

GIANCARLO GIORGETTI, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, sulla Pag. 27preclusione decida la Presidenza. Il parere delle Commissioni sul subemendamento Simonetti 0.4.100.3 resta contrario, anche se personalmente avrei un'altra opinione.

PRESIDENTE. D'altro canto, credo che anche la Presidenza non abbia motivo di cambiare il proprio parere sulla preclusione. Il subemendamento delle Commissioni 0.4.100.102 parla delle «funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali» ed il subemendamento Simonetti 0.4.100.3 parla delle «funzioni fondamentali di comuni, province e città metropolitane». Mi sembra che le due formulazioni siano sostanzialmente equivalenti. Teniamo presente che stiamo trattando di un testo costituzionale.

ROBERTO SIMONETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, nel subemendamento che è stato approvato si parla di «funzioni fondamentali concernenti i diritti civili e sociali», però capisce benissimo anche lei che i diritti civili e sociali non sono le funzioni fondamentali degli enti locali. Sono due concetti distinti, anche perché l'articolo 117 della Costituzione li prevede in due lettere separate, altrimenti sarebbero stati già inseriti in una lettera unica già quando si fece la modifica del Titolo V.

PRESIDENTE. Per la verità ho letto soltanto l'ultima parte del subemendamento all'emendamento 4.100 delle Commissioni, perché in esso si parla «degli altri livelli di governo dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali», quindi mi sembra che questo copra tutta l'area. Comunque, se lei insiste per la votazione lo mettiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Simonetti 0.4.100.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Ravetto, Cesario, Corsini e Maroni...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti 520
Votanti 508
Astenuti 12
Maggioranza 255
Hanno votato
61
Hanno votato
no 447).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.4.100.103 delle Commissioni (Versione corretta), accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Di Stanislao, Ravetto e Rampelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 519
Votanti 507
Astenuti 12
Maggioranza 254
Hanno votato
501
Hanno votato
no 6).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.100 delle Commissioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, il gruppo Italia dei Valori voterà contro questo emendamento perché introduce all'interno dell'articolo 4-bis, lettera g), «l'istituzione di un organismo indipendente presso il Parlamento al quale attribuire compiti di analisi, verifica, e valutazione in materia di finanza pubblica». Questa previsione ci lascia perplessi sotto diversi punti di vista, innanzitutto perché Pag. 28ci pare che un organismo istituito in questo modo, che ha sede addirittura presso l'organismo stesso che dovrebbe controllare, non garantisca nel modo adeguato quell'indipendenza e quella terzietà che invece dovrebbe essere nelle sue stesse ragioni costitutive. È evidente che, poi, ci dovrà essere una legge attuativa, ma ci pare che il principio già inserito in questo modo in Costituzione non sia convincente.
Questo anche alla luce di una ulteriore e diversa considerazione che ci porta a dire che, viceversa, sarebbe stato molto più corretto e opportuno (come pure le Commissioni in una certa fase dei loro lavori avevano considerato) attribuire questa competenza alla Corte dei conti: Corte dei conti che sicuramente ha queste caratteristiche di indipendenza e di terzietà che dovrebbero essere l'obiettivo principale; non solo, Corte dei conti che - come era stato in precedenza ricordato - avrebbe potuto assommare in sé anche un ruolo e una competenza ulteriore, cioè quella di poter avere la facoltà di impugnare direttamente alla Corte costituzionale eventuali leggi prive di copertura di bilancio, dando quindi maggiore sistematicità al disegno.
Questo disegno, peraltro, a noi pare chiaramente inserito e previsto già nella formulazione attuale dell'articolo 100 della Costituzione, che non a caso definisce il Consiglio di Stato organo di consulenza giuridico amministrativa e di tutela della giustizia nell'amministrazione, ma ricorda anche che la Corte dei conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo.
Ci sarebbe sembrato quindi, non solo più congruo rispetto all'attuale assetto della Costituzione, non solo più garantista dal punto di vista della assoluta indipendenza e terzietà dell'organo che andavamo a prevedere, ma anche (per quanto può significare nel contesto attuale) più conveniente dal punto di vista economico, perché invece di dover andare a istituire un organismo del tutto nuovo e dai contorni tutt'ora indefiniti, avremmo potuto fare affidamento su un organo giudiziario già esistente e che ha già poteri affini.
Per tutte queste ragioni, pur precisando e anticipando che il voto conclusivo sul provvedimento nel suo complesso di Italia dei Valori sarà un voto favorevole, su questo emendamento il voto è contrario, e anticipiamo che al Senato interverremo con un emendamento per cercare di modificare questo aspetto (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchi. Ne ha facoltà.

MAINO MARCHI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del Partito Democratico a questo emendamento delle Commissioni, vorrei sottolineare che c'è un impegno su questa materia che non si conclude con le modifiche costituzionali, ma che vede anche un nuovo appuntamento con la nuova legge di attuazione di queste modifiche costituzionali, un appuntamento di rilievo altrettanto importante, perché con essa si concretizzeranno le modifiche costituzionali che andiamo ad approvare. C'è stato anche un equilibrio nel testo tra ciò che direttamente va in Costituzione con modifiche costituzionali dirette sul testo della Costituzione e ciò che invece va come legge costituzionale che definisce i principi e i contenuti a cui dovrà attenersi la legge di attuazione.
È anche importante la previsione di approvare questa legge entro il 28 febbraio del 2013, quindi un impegno all'interno di questa legislatura, con un'approvazione che deve avvenire a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera (e quindi è una legge rinforzata), che ha trovato un equilibrio sui principi e sui contenuti della legge, che fa fare un passo avanti anche rispetto alle recenti modifiche sulla legge di contabilità che abbiamo approvato in due fasi diverse (la seconda in riferimento anche ai contenuti del Semestre europeo).
Credo che sia importante la definizione delle condizioni in cui può farsi ricorso all'indebitamento con i piani di rientro. L'obiettivo sostanziale che dobbiamo perseguire è quello di una riduzione del Pag. 29rapporto tra debito pubblico e PIL nel breve e medio termine e di una sostenibilità del debito nel lungo periodo, senza ingessare, però, la finanza pubblica quando ci siano condizioni di ciclo economico avverso e si sia di fronte a calamità naturali e ad eventi eccezionali, certamente, con piani di rientro perché non dobbiamo ripetere le esperienze del passato.
Credo ci sia anche un equilibrio sul ruolo delle Camere e rispetto all'organismo indipendente con compiti di analisi e verifica dell'andamento della finanza pubblica presso le Camere medesime. Credo vi sia un equilibrio sia rispetto al rischio per le Camere di essere espropriate del proprio ruolo sia rispetto alle necessità, che ci vengono richieste anche in sede europea, di avere organismi indipendenti. Un equilibrio che ha trovato l'accordo pieno nelle Commissioni e, quindi, speravamo si registrasse anche in Aula.
È un equilibrio, inoltre, nel rapporto tra lo Stato e altre articolazioni della Repubblica. Le regioni, sia come enti che come territorio e, quindi, comprendente l'insieme degli enti locali, devono a loro volta trovare l'equilibrio di bilancio, assicurarlo e concorrere alla sostenibilità del debito delle pubbliche amministrazioni. Così come è stato importante l'emendamento che è stato approvato per quanto riguarda il concorso dello Stato nelle fasi avverse del ciclo economico, quando si sia di fronte a calamità naturali di natura eccezionale, per quanto riguarda il finanziamento, da parte di regioni ed enti locali, dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali.
Sono queste le questioni fondamentali, cioè salvaguardare, anche in quelle fasi, i diritti civili e sociali. Non è che si possa chiedere allo Stato di concorrere anche a tutte le funzioni fondamentali degli enti locali, ma, certamente, per quanto concerne l'impatto sociale fondamentale, in determinate fasi, lo Stato stesso deve farsi carico di una sua parte, deve concorrere. Questo principio è stato inserito e credo risponda anche alle richieste che ci vengono dalle regioni e dagli enti locali.
Per questo insieme di ragioni, quindi, ribadisco il voto favorevole del Partito Democratico al presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, in effetti l'emendamento 4.100 delle Commissioni è di grande sostanza ed assorbe anche ogni dichiarazione di voto sull'articolo 4 per quanto ci riguarda, poiché comporta una riformulazione ampia e puntuale. Si tratta dell'articolo che indica i contenuti della legge di cui all'articolo 81, sesto comma, della Costituzione e del testo nel quale abbiamo, nel corso del lavoro, trasferito molti altri aspetti, che erano in precedenza invece direttamente previsti nel testo dell'articolo 81 stesso. È una norma, dunque, di grandissima sostanza che contiene i punti a cui deve attenersi nella disciplina la legge prevista dall'articolo 81, sesto comma.
Mi soffermo solo su un punto, esprimendo anche un rammarico politico. Lo faccio in relazione alla dichiarazione appena ascoltata da parte del collega Donadi di voto contrario del gruppo Italia dei Valori a questa riformulazione.
Il tema, in buona sostanza, è quello dell'autorità di vigilanza sui conti, che qui viene trattato alla lettera f) e alla lettera g) dell'articolo aggiuntivo 4-bis: la prima prevede l'affidamento alle Commissioni parlamentari competenti della funzione di controllo della finanza pubblica e la seconda, cioè la lettera g), prevede «l'istituzione di un organismo indipendente presso il Parlamento al quale attribuire compiti di analisi, verifica e valutazione in materia di finanza pubblica, con organizzazione e funzionamento disciplinati dalle Camere».
In realtà, se avessimo fatto una scelta diversa, pur possibile, avremmo avuto quanto meno due inconvenienti - non Pag. 30pretendo qui di esaurire tutti i temi connessi alla questione dell'organismo di vigilanza - o il rischio di una vera cessione di sovranità da parte del Parlamento a un organismo tecnico, per così dire di indefinita legittimazione oppure, insieme al primo rischio, quello di istituire ex novo un organo non sufficientemente attrezzato, un organismo molto costoso in tempi di rigore finanziario. Si è scelta una strada che - devo dire con chiarezza - non soddisfa fino in fondo neanche noi del gruppo dell'UdC e, infatti, avevamo proposto un'altra formulazione.
Avremmo cioè preferito che emergesse, in sostanza, un organismo di vigilanza forte e autorevole, ben organizzato sul piano tecnico attraverso il coordinamento delle energie presenti tra Camera e Senato, che si avvalesse anche dell'aiuto dei report elaborati dalla Corte dei conti e dall'ISTAT cioè dagli altri organismi di controllo vigenti e che trovasse poi un'espressione politica in una Commissione bicamerale composta, per esempio, da sei deputati e sei senatori, cioè una Commissione ristretta, che garantisse esattamente l'espressione politica del lavoro fatto da questa forte autorità indipendente sui conti di tipo tecnico. Ne è venuta invece una formulazione un pochino più «pallida» che affida alla Commissione di merito, forse alla Commissione bilancio, questo compito con qualche rischio che anche il collega Donadi ha posto.
Tuttavia il testo è aperto e nel prosieguo dell'iter costituzionale credo che possa essere oggetto anche di qualche valutazione interpretativa. Infatti anche la tesi che ho provato a riproporre oggi, in questa sede, non è esclusa da questa formulazione, poiché pur sempre la composizione e i compiti della Commissione sono definiti secondo i Regolamenti di Camera e Senato. Dunque, tale riflessione resta sicuramente valida e aperta. Dispiace, invece, il voto contrario ad un testo così importante da parte dell'Italia dei Valori, che è un voto che non comprendiamo e non condividiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, le confermo che parlo a titolo personale per anticiparle l'astensione sull'emendamento 4.100 delle Commissioni. Ciò che a me preoccupa in relazione all'emendamento che stiamo affrontando è proprio l'istituzione di questo organismo cosiddetto indipendente che opererebbe presso il Parlamento. Perché mi preoccupa? Perché se questo organismo indipendente avrà come oggetto l'analisi, la verifica e la valutazione in materia di finanza pubblica, quindi con un oggetto estremamente vasto, il rischio è che si apra un altro fronte di contrasto e di conflittualità tra organi costituzionali che già hanno precise competenze.
In primis mi riferisco alla Corte dei conti, che nel giudizio che viene effettuato sul bilancio dello Stato e quindi in sede di parificazione, svolge già esattamente questo compito, che è il compito poi che ci porta all'approvazione del consuntivo. L'altra questione, ancora più delicata, è un ulteriore conflittualità che si aprirebbe nei confronti delle Commissioni parlamentari competenti, in questo caso le Commissioni bilancio, a cui spetta la responsabilità politica sulla base esattamente dei compiti che alle stesse sono attribuite e l'ulteriore piano di riferimento coinvolge da un lato gli uffici della Camera e del Senato, i quali sono la forza della democrazia e rappresentano quell'autonomia, quell'indipendenza all'interno della quadro politico, e per concludere anche in riferimento alla Ragioneria dello Stato. A mio giudizio, questi argomenti sinteticamente espressi sono altamente sufficienti per ritenere che meglio di noi facciano la Corte costituzionale tedesca e il Parlamento tedesco, che ha attribuito all'esclusiva responsabilità del Parlamento e delle Commissioni bilancio la verifica anche dei rapporti con l'Unione europea. Più Parlamento, meno organismi indipendenti (Applausi di deputati del gruppo Popolo della Libertà)!

Pag. 31

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, è facile intuire che il mio intervento è a titolo esclusivamente personale, per cui non darò al gruppo, perché sono già state date, indicazione di voto contrario, mentre il mio voto sarà convintamente favorevole, anche perché i colleghi del Comitato dei diciotto e i colleghi delle due Commissioni sanno bene con quanta forza e convinzione mi sia battuto affinché non solo venisse mantenuto il testo che è oggi all'esame, così come proposto dall'emendamento delle Commissioni 4.100, ma addirittura le mie intenzioni erano quelle di rafforzarlo ulteriormente e di rendere questo organismo totalmente indipendente e autonomo anche dal punto di vista funzionale. Quindi, il mio voto sarà a favore dell'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho già detto ieri all'Aula e confermo che anche in questo caso mi asterrò su questa norma. Onorevole Contento, questa indicazione di un organismo indipendente viene dall'accordo europeo, stava in una decisione del Consiglio europeo. Si può discutere a fondo e forse dovremmo discutere a fondo di questo trasferimento implicito di sovranità che noi facciamo. Devo dire anche che la norma che stiamo per votare è particolarmente ambigua e scritta male. Infatti l'idea che oggi noi votiamo una legge di rango costituzionale che dice che noi istituiamo un organismo indipendente presso il Parlamento è qualcosa che obiettivamente non si può fare. Noi possiamo istituire una Commissione parlamentare altissima, come diceva l'onorevole Mantini, ma l'idea che noi istituiamo un organismo presso il Parlamento, non si capisce se voglia dire che è collocato fisicamente nelle sedi del Parlamento, ma che è nominato per altri motivi e altri funzionamenti: in altre parole, è una soluzione tecnicamente e legislativamente inaccettabile. Tuttavia capisco le ragioni che rendono obbligatorio che questo Parlamento, la cui sovranità è ridotta non solo dalla partecipazione all'Unione europea, ma anche dall'accumulazione di debiti pregressi, debba fare per così dire ammenda del proprio passato e quindi siamo costretti a votare, ma certo stiamo scrivendo delle norme che non stanno bene né in Costituzione né in leggi costituzionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo per comunicare l'astensione del gruppo della Lega Nord su questo punto, condividendo le preoccupazioni dei colleghi che testé hanno parlato sulla riduzione della sovranità del Parlamento. Io capisco che quando un Commissario viene in Italia in qualche modo ci consiglia delle cose, però un conto sono i consigli e un conto sono gli ordini. Già questo Parlamento non dà indirizzi, non svolge più indirizzi sulla spesa, e secondo me è sbagliato.
Capisco che non si debba ritornare agli anni Settanta, ma se la volontà popolare non si estrinseca sulla spesa, vorrei sapere su cosa si debba estrinsecare. Secondariamente, se neanche abbiamo la possibilità di svolgere una funzione di controllo, consiglio di delegare ai membri del Parlamento il controllo delle auto, magari, degli ingressi a Montecitorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 delle Commissioni, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 32

Onorevole Lo Monte...onorevole Ascierto...onorevole De Nichilo Rizzoli...onorevole Saltamartini...onorevole Scandroglio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 482
Votanti 406
Astenuti 76
Maggioranza 204
Hanno votato
385
Hanno votato
no 21).

Prendo atto che i deputati Reguzzoni e Castiello hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi.
Sono dunque preclusi gli emendamenti Beltrandi 4.4 e Stracquadanio 4.3.
Passiamo alla votazione dell'articolo 4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, la storia costituzionale è insieme storia del potere e dello sviluppo dei rapporti giuridici. La storia costituzionale è una storia di istituzioni, della loro organizzazione e dei loro reciproci rapporti.
Quando un Parlamento decide di cambiare e cambia la Costituzione come stiamo facendo noi oggi, è protagonista primo del cambiamento, se ne assume la responsabilità. Per questo, quello che stiamo facendo con il voto, anche su questo articolo, non può essere definito un cambiamento sotto dettatura da parte di qualchedun altro, in questo caso, da parte dell'Unione europea. Noi non recepiamo alcun diktat: ci assumiamo la responsabilità politico-costituzionale di regolare l'equilibrio di bilancio in Costituzione. E lo facciamo da protagonisti, restituendo al Parlamento la centralità del suo ruolo, in raccordo con l'Unione europea - come l'audizione del vicepresidente della Commissione, Olli Rehn ha confermato -, ma in autonomia, nella nostra libera determinazione.
I Parlamenti nascono come, in qualche modo, un contraltare del potere monarchico, per fungere da strumento di consenso, di elargizione di fondi a quel potere. La loro funzione originaria consisteva nell'ascoltare la dichiarazione sulla politica regia, approvarla e concedere le risorse richieste. Solo più tardi diventeranno parte del potere legislativo. Ritorniamo a riflettere su questa cosa: l'importanza della contrattazione allora tra Parlamento e Corona consisteva proprio nella sua tacita, ma inequivocabile, contestazione dell'assolutezza di quel potere. E così sta a noi oggi: noi non siamo soggetti ad alcun potere sovraordinato a noi. La forza stessa del Parlamento stava nella possibilità che ci fosse quella contrattazione. Così nasce l'articolazione e la separazione dei poteri. A questo anche oggi dobbiamo stare, in maniera limpida.
Con il voto di questo articolo, quando ribadiamo che le Camere, secondo modalità stabilite dai rispettivi Regolamenti esercitano la funzione di controllo sulla finanza pubblica, con particolare riferimento all'equilibrio tra entrate e spese, nonché alla qualità e all'efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni, stiamo facendo questo. Stiamo restituendo centralità e responsabilità al Parlamento; restituiamo forza e prospettiva alla democrazia parlamentare, anche in una prospettiva di riequilibrio tra i poteri nazionali e i poteri dell'Unione europea.
In questa possibilità di contrattare e autonomamente decidere, sta l'importanza e la saggezza di questa modifica costituzionale. Non abbiamo accolto o accettato alcun diktat. Ci siamo assunti la responsabilità di riportare il Parlamento al centro delle decisioni sulla spesa, che è la sostanza per cui i Parlamenti sono nati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, intervengo per annunciare a titolo personale il voto contrario a questo articolo. Vi erano alcune proposte Pag. 33emendative che sono state precluse - con riferimento all'emendamento 1.100 delle Commissioni, approvato, in relazione all'articolo 1 - e che io avevo presentato, che definirei emendamenti di «igiene lessicale»: stiamo, infatti, discutendo dell'introduzione del principio del pareggio di bilancio in Costituzione e non una volta, nella riforma costituzionale, vi è scritta la parola pareggio, ma sempre la parola equilibrio.
Da quel che mi risulta, nella scienza economica e nel diritto, la parola pareggio ha un significato, mentre il termine equilibrio nella scienza economica non esiste e nella scienza giuridica ne ha un altro. Pertanto, la pregherei, almeno in fase di coordinamento formale del testo, di chiamare: introduzione del principio dell'equilibrio dei bilanci delle pubbliche amministrazioni nella Costituzione, perché è altra cosa dal pareggio, di cui stiamo discutendo.
Oltre al riferimento a questo emendamento di igiene lessicale, io voterò contro e non mi asterrò, perché, se noi guardiamo quel mostro giuridico che è stato istituito con quell'organismo indipendente...

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, la invito a concludere.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Se ne guardiamo i compiti, essi corrispondono agli attuali compiti dei Servizi bilancio di Camera e Senato, i quali non fanno altro che - come dice il testo - analizzare, verificare e valutare quello che accade nella finanza pubblica.
Tuttavia, nel momento in cui noi creiamo un organismo di rango costituzionale presso il Parlamento, non si capisce la natura del rapporto giuridico con gli altri organismi di rango costituzionale. E in questa che sarebbe la legge costituzionale che deve attuare il nuovo articolo 81, non si dice nulla di come questo organismo si formi o da dove tragga la sua fonte di legittimazione. Mai, in Costituzione, si istituiscono organismi senza indicare, in Costituzione, la loro composizione e da dove traggano la loro legittimità. Questa è una cosa, signor Presidente, che «scassa» i principi fondamentali del diritto; mi auguro che al Senato se ne accorgano e la buttino via. Ma come nasce? Questo è rilevante...

PRESIDENTE. Onorevole Stracquadanio, purtroppo lei è molto oltre i tempi consentiti.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Trenta secondi e ho concluso, signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nasce dal compromesso di chi? Nasce dal compromesso di chi, sapendo di non poter conquistare le maggioranze parlamentari, cerca di spostare le decisioni su organi influenzabili politicamente in altri modi, e da chi, invece, avendo avuto ampie maggioranze parlamentari, si sente oggi stranamente in colpa per non aver...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Stracquadanio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, l'articolo 4, come è già stato ricordato, ha in sé numerosi lati positivi, anche, non da ultimo, la legge rafforzata che indubbiamente va a declinare in concreto tutto quanto viene ad essere previsto in questa modifica costituzionale dell'articolo 81.
Chiaro è che la parte che a noi premeva, anch'essa in maniera sostanziale, ossia la difesa delle prerogative e delle funzioni fondamentali degli enti locali, non può passare così inosservata, anche perché di fatto la proposta emendativa di cui prima si è discusso e di cui mi sono fatto portavoce è nata a seguito dell'audizione del professor Giarda in seno alle Commissioni riunite durante il dibattito preliminare all'evoluzione della modifica del testo. Si prevedeva, infatti, nell'audizione, l'inserimento da parte dello Stato di questo obbligo, di questa assicurazione che lo Stato dava agli enti locali per il finanziamento Pag. 34di tutte le funzioni fondamentali. Questa è una discriminante che noi vogliamo, comunque, nuovamente rimarcare attraverso l'astensione nella votazione di questo articolo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lusetti, Ravetto, Barbareschi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 416
Astenuti 51
Maggioranza 209
Hanno votato
413
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5. Avverto che l'unica proposta emendativa ad esso presentata è stata ritirata (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Lisi, Speciale, La Malfa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 459
Votanti 451
Astenuti 8
Maggioranza 226
Hanno votato
450
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che i deputati Scanderebech e Barbato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 4205-A ed abbinati).
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato?

GIANFRANCO POLILLO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4205-A/1.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Zamparutti n. 9/4205-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
Secondo le intese intercorse, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e il voto finale avranno luogo a partire dalle ore 16.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,10).

MARIO LOVELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LOVELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoporre all'attenzione sua, ma soprattutto del Governo e del Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti la situazione che si sta determinando in questi giorni e che diventerà evidente il prossimo 12 dicembre, con l'entrata in vigore del nuovo orario ferroviario e che, come titola La Stampa di questa mattina, fotografa una situazione in cui l'Italia ferroviaria non sarà più unita. Questa situazione, quindi, è particolarmente rilevante, sia per i passeggeri Pag. 35che si vedranno tagliati molti dei servizi ferroviari a media e lunga percorrenza, oltre alla problematica in atto in particolare sul trasporto regionale sia per i lavoratori del comparto ferroviario, come il cosiddetto «accompagnamento notte», che corrono il rischio di perdere il posto di lavoro a partire appunto dal 12 dicembre. Su questi temi sono intervenuto con due atti di sindacato ispettivo che non hanno avuto risposta, una interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05598, del 25 ottobre, sui treni notte, e una sul taglio delle linee a media e lunga percorrenza, la n. 5-05516, del 13 ottobre.
Oltretutto, in sede di IX Commissione, si è affrontato ripetutamente questo argomento, anche ieri, in occasione dell'esame del documento conclusivo sull'indagine conoscitiva sul trasporto ferroviario. Inoltre, il gruppo del Partito Democratico ha elaborato una proposta in merito, che è stata approvata in quest'Aula, insieme ad altre mozioni, prima della crisi di Governo.
Credo, quindi, che oggi, conclusa la fase di assestamento del nuovo Governo, e dopo che il precedente non era intervenuto, sia necessario che il Ministro competente intervenga con urgenza, per rispondere alle questioni sollevate e che in questi giorni, ad esempio, vedono i lavoratori della Wasteels International Italia impegnati in un'azione di protesta presso la stazione Termini così come i lavoratori della Servirail Wagon Lits. Parliamo, in tutto, di circa 800 lavoratori che rischiano il posto di lavoro e voglio ricordare l'appello - noto a tutti i colleghi - che l'Associazione dei pendolari italiani ha rivolto alle istituzioni in questi giorni, i quali chiedono un intervento urgente in materia.
Insomma, bisogna che Trenitalia trovi una soluzione insieme al Governo e che si costituisca un tavolo sindacati-Trenitalia-Governo per affrontare l'emergenza occupazionale prima di tutto, ma anche l'emergenza derivante dal fatto che il contratto di servizio ferroviario 2009-2014, del valore medio di circa 250 milioni di euro l'anno, è finanziato solo fino alla fine del 2011 e, quindi, bisogna trovare le risorse a partire dal 2012.
Quindi, ribadisco l'esigenza, signor Presidente, che il Governo si faccia carico del problema, che il Ministro dei trasporti convochi le parti interessate - oggi, in particolare, i sindacati e i lavoratori in lotta in questo momento - e affronti la tematica dei contratti di servizio. Se non si farà rapidamente questo passo di approfondimento, dal prossimo 12 dicembre, assisteremo ad un impoverimento dei servizi ferroviari nel nostro Paese e ad un'emergenza occupazionale che lascerà il segno duramente su molte famiglie. Quindi, auspico che il Governo faccia rapidamente la sua parte e che prenda in esame il problema (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI. Signor Presidente, vorrei ricordare in quest'Aula una persona che ci ha lasciato: è morto ieri l'altro, a Roma, all'età di 88 anni, Saverio Tutino.
È stato, innanzitutto, da giovanissimo, un combattente per la libertà, mettendo davvero a rischio la sua vita nelle brigate partigiane che operavano in Val d'Aosta e in Piemonte per la libertà di tutti. È stato un grande giornalista, un giornalista curioso; curioso con gli occhi, con il cuore e con la mente, un giornalista libero e non conformista. Su Vie Nuove, L'Unità e su La Repubblica, fin dalla sua fondazione, Saverio Tutino ha raccontato il mondo, i grandi sommovimenti che hanno rappresentato dei veri e propri passaggi d'epoca: la rivoluzione cinese, Cuba, l'area caraibica, l'America latina, l'Algeria. Lo ha fatto con la passione autentica del grande inviato che militava nel giornalismo.
I suoi reportage, i suoi commenti, mai banali, sono stati per lunghi anni punti di riferimento imprescindibili, per capire, non necessariamente per condividere, ma per capire. Tutino ha sempre avuto anche una grande passione politica. Lo hanno Pag. 36ricordato in queste ore moltissime personalità e, nel mio piccolo, voglio ricordare un episodio. Erano i giorni in cui era scoppiata la rivolta dei ragazzi di Tienanmen e mi capitò, in una piazza di questo nostro Paese, di parlare insieme con lui a difesa dei diritti di libertà dei ragazzi che si opponevano al regime comunista cinese.
Infine, nell'ultima parte della sua vita, Saverio Tutino ha regalato al nostro Paese una cosa molto bella. In un paese della Toscana, Pieve Santo Stefano, aveva inventato, seguito e curato un'esperienza bellissima: l'archivio dei diari delle persone normali, ossia di cittadini che hanno affidato i ricordi della propria vita e le proprie esperienze alla scrittura.
L'archivio è oggi una realtà straordinaria, con migliaia e migliaia di diari scritti che rappresentano un ricchissimo vissuto collettivo, un patrimonio di memoria che grazie a Tutino non andrà disperso. Si tratta di un modello, di un'esperienza che è stata ripresa anche da altre realtà in un tempo dove sembra valere solo il presente e con cui Saverio Tutino, che nella sua vita ha inseguito sempre il futuro, ci ha aiutato a non disperdere memoria, valori, identità, ideali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Credo di esprimere i sentimenti di tutta l'Aula dicendo che ci associamo alle parole con cui lei ha ricordato un grande giornalista e un grande cittadino italiano.

ANGELO CERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANGELO CERA. Signor Presidente, mi rivolgo al Ministro Passera e contestualmente al super delegato di Trenitalia, il dottor Moretti. Questa mattina nel secondo vagone della prima classe (diciamo così) ho ascoltato un povero Cristo, un povero viaggiatore che diceva: «frusta la mula», rivolgendosi al capotreno.
Era un cittadino, preoccupato di arrivare in orario a Roma, che ha preso il treno alle ore 8,23: solo che quel treno è arrivato a Foggia, partendo da Lecce, appena con 25 minuti di ritardo, per cui è arrivato a Roma con mezz'ora di ritardo. Sto parlando del treno di questa mattina. Quello stesso cittadino ha pagato il treno, si è messo in un carro bestiame ed è partito alla fortuna verso Roma e - lo dico al dottor Moretti - è costretto a rientrare alle 16,45 verso il sud. È una giornata persa, infatti quando i treni, come succede giornalmente, arrivano con ritardi così consistenti, chiunque viene a Roma deve proseguire la giornata il giorno dopo, per cui è costretto a subire un ulteriore danno.
Pertanto, mi rivolgo al Ministro Passera, al «super Ministro» per informarlo che insisterò sul punto. Adesso anche il presidente Vendola si accorge che giornalmente nel sud siamo rimasti senza mutande (a lui probabilmente piacerà questa condizione), però noi siamo in queste condizioni e chiedo al dottor Moretti di ripristinare ciò che ha tolto, di ridarci dignità.
Chiedo al nuovo Ministro Passera di fare per intero la sua parte, perché non è possibile viaggiare con treni scoppiati provenienti dal nord in una condizione disumana dove respirare è diventato un problema e dove, quando sei fortunato, a stento arrivi a destinazione.
Chiedo al Ministro di seguire questo problema. È normale che sindaci di tutte le province verranno a Roma per dire le cose che sto dicendo da tre mesi a questo signore? È possibile che non si accorga che non si può fare l'amministratore delegato, tagliando solo verso il sud (Applausi di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo)?

PRESIDENTE. Provvederemo a portare a conoscenza del Ministro competente le sue lagnanze.

STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori più che Pag. 37altro per informare la Presidenza e l'Aula e sollecitare il Governo su un'interrogazione in merito a Seat Pagine Gialle, una realtà che, sul nostro territorio nazionale, conta oltre 6 mila addetti (nel solo Piemonte, in provincia di Torino, ha un indotto di più di 1.500 persone) e che sta attraversando una grande crisi finanziaria. Proprio ieri sera è arrivata in tarda serata, dopo una riunione fiume, la decisione del consiglio di amministrazione che si è riunito a Torino dopo un'attenta valutazione e per evitare l'orlo del cosiddetto default tecnico. Il CdA ha deciso di non pagare la cedola del bond Lighthouse di circa 52 milioni di euro ed è riuscito ad ottenere una proroga per il 14 dicembre.
Domani doveva esserci il termine ultimo per ottenere la decisione sulle obbligazioni. Si è deciso, in accordo con i finanziatori, di prorogarla al 14 dicembre in modo tale che ci possa essere una ristrutturazione consensuale del debito. La nostra richiesta, del gruppo della Lega Nord, sperando che ad essa si associno tutti i parlamentari piemontesi, è che ci sia da parte del Governo un'attenta e doverosa azione conoscitiva rispetto alla situazione che sta vivendo l'azienda Seat Pagine Gialle per cercare di non farla fallire e arrivare al default tecnico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, approfitto di questa occasione per illustrare all'Assemblea e al Governo stesso un fatto inconsueto nell'Italia del 2011. Tale episodio è accaduto a Bologna ove, nel terzo circolo didattico (questo circolo è stato protagonista di occupazioni e di proteste contro il Governo, il Ministro Gelmini e la politica scolastica del Governo), il dirigente scolastico, noto esponente della sinistra locale, ha sospeso dall'insegnamento della religione un insegnante colpevole - cito testualmente - di aver parlato ai bambini del bene e del male, citando un passo dell'Apocalisse, argomentando che non è al passo coi tempi e che l'insegnamento della religione richiede modalità diverse e più appropriate.
Siccome del fatto se ne è occupata la stampa cittadina e, ovunque, anche regionale e, per certi aspetti, anche nazionale, credo che, mentre tutti parlano di libertà di insegnamento e di libertà di educazione, ci troviamo di fronte ad una censura emessa da un dirigente scolastico, tra l'altro nemmeno competente perché, a norma del Concordato, l'unico organismo incaricato di vigilare sull'ortodossia dell'insegnamento della religione è la Curia arcivescovile, in questo caso di Bologna. Ci troviamo di fronte, pertanto, ad un atto di vera e propria prepotenza, illegittimo e illegale, che assolutamente non ha giustificazione.
Inoltre, si è detto che il fatto è marginale rispetto al dato nazionale, ma invece, è nazionale rispetto al concetto di fondo che caratterizza una parte della scuola italiana. Si tratta, cioè, di un'ideologia, di un settarismo, che pretende, in nome di un'idea di progresso, addirittura di interferire in vicende che non competono direttamente in questo caso al dirigente scolastico, ossia l'insegnamento della religione. Torno ad insistere che parlare del bene o del male ai bambini mi pare una cosa estremamente doverosa. Ora, un'insegnante è stata sospesa per questo, fra l'altro perché ha citato un passo della Bibbia, dell'Apocalisse in particolare, che individua questo aspetto.
Credo che l'Aula possa essere giustamente resa edotta di un fatto di questo tipo perché è indice di un'intolleranza che è molto più diffusa di quanto non appaia al di là del fatto particolare, del quale ho informato il Governo in attesa di una risposta alla mia interrogazione e ovviamente del quale mi sto interessando, confortato in questo dall'opinione pubblica bolognese che è rimasta letteralmente allibita da una decisione di questo genere che assolutamente non trova alcuna giustificazione a riprova - cosa che ho dirato Pag. 38varie volte in questa sede - dello zoccolo duro ideologico che permea ancora oggi parte della scuola bolognese ed emiliano-romagnola.

MARCO CARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO CARRA. Signor Presidente, l'8 settembre scorso sono stati consegnati a Mantova i premi relativi ad una borsa di studio intitolata al maggiore della Guardia nazionale repubblicana della Repubblica di Salò, Ferruccio Spadini. Questo personaggio è stato, come ho già ricordato, maggiore della Guardia nazionale repubblicana in Val Camonica dove ha comandato il battaglione «Ordine pubblico» e ha commesso fatti così gravi da essere condannato, dopo la Liberazione, alla pena di morte dalla Corte d'Assise straordinaria di Brescia.
Spadini ha presentato ricorso contro questa sentenza, ma tale ricorso è stato respinto. Il 13 febbraio 1946, pochi mesi prima dell'amnistia a Togliatti, il maggiore repubblichino è stato fucilato. Su 12 richieste di condanna a morte formulate dalla Corte d'Assise straordinaria di Brescia, due sole furono eseguite e tra questa vi è appunto quella del maggiore Spadini. Nel 1960 i familiari del maggiore presentarono un nuovo ricorso in Cassazione e Spadini, come altri, venne assolto post mortem dall'accusa di concorso in omicidio, ma rimase inalterata l'accusa di collaborazionismo.
Per quanto ci riguarda, il fatto è molto grave in sé, perché non è immaginabile che si voglia ricostruire la storia del nostro Paese mettendo sullo stesso piano chi si è battuto per la libertà e per la democrazia dell'Italia e chi ha scelto di stare dalla parte del fascismo. Ma la cosa ancor più grave è che la cerimonia avrebbe dovuto tenersi in una scuola dell'istituto comprensivo intitolato a Luisa Levi, che - lo ricordo - è stata la più giovane ebrea deportata da Mantova e morta quattordicenne nel campo di sterminio di Bergen-Belsen. Dopodiché, si è toccato il fondo, perché questa cerimonia è stata spostata presso il provveditorato. Quindi, di fatto, questa cerimonia è stata in qualche modo istituzionalizzata, come ha prontamente fatto la Fondazione della RSI. Il blog di tale fondazione ha, infatti, riportato l'istituzionalizzazione di questo premio.
Pazienza per il comune di Mantova, che ovviamente ha patrocinato tale evento. Ma dal comune e dall'amministrazione di Mantova c'è poco da aspettarsi, dal momento che questi amministratori fingono di ignorare la storia. Tuttavia, il fatto che il provveditorato sia stato coinvolto - non so se in termini consapevoli o meno - in questa vicenda è estremamente grave. Al riguardo, ho presentato un'interrogazione, ma mai come in questo caso sarei felice di non attendere i tempi biblici delle risposte alle quali, almeno il Governo precedente, ci ha abituato.
Infatti, mi aspetto da parte del Governo un intervento immediato per richiamare questa funzionaria dello Stato affinché, anche se caduta in errore (questo non lo metto in discussione perché è una probabilità), qualora dovesse capitare un'analoga situazione, prenda debitamente le distanze e marchi in modo netto una distinzione tra chi, lo ribadisco, è stato dalla parte del fascismo e chi, viceversa, si è battuto per la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Marco Carra, credo sia opportuno ribadire che la nostra Costituzione e la nostra Repubblica nascono dalla lotta contro il fascismo e contro il nazismo e che nella storia esistono cause giuste e cause sbagliate: la causa nazifascista era una causa sbagliata, drammaticamente e orribilmente sbagliata senza alcuna possibile riserva.
Rimane certo il rispetto per la memoria di tutti quelli che, in buona fede, hanno dato la vita o comunque hanno combattuto per una causa che ritenevano giusta, ma una cosa è riconoscere la buona fede individuale, un'altra cosa è mettere sullo stesso piano la lotta per la libertà, la lotta per i diritti dell'uomo e la lotta contro la libertà e contro i diritti dell'uomo. Credo Pag. 39che questo vada detto in quest'Aula con assoluta chiarezza.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ringraziarla per queste ultime parole che ha voluto esprimere in Aula. Inoltre, vorrei sottoporre una questione a lei, all'Assemblea e al Governo: l'appello del Presidente della Repubblica sulla questione delle morti sul lavoro. Forse è uno degli appelli che viene meno ascoltato e che il Presidente fa dall'inizio del suo mandato.
In un messaggio che ha inviato a Campello sul Clitunno, in una riunione di molti dei familiari che hanno subito l'oltraggio, il Presidente dice che non è più il momento di parlare di tragica fatalità. Vi è poco di fatale. Occorre agire tutti con grande forza e tempestività per prevenire e per impedire che la commozione, in un certo senso, vi sia il giorno dei funerali, e per intervenire prima, per colpire le cause e per non far finta di nulla. Penso che quello del Presidente della Repubblica sia un appello di grandissimo valore.
Le segnalo, tuttavia, che nelle stesse ore - e qui mi rivolgo al Governo - dal tribunale di Torino arriva una notizia, sulla quale vorrei riflettessimo tutti e intervenissimo per tempo. Voi sapete che il tribunale di Torino ha seguito due dei processi più delicati: il processo Thyssen, arrivato a sentenza in tre anni e ora il processo di Casale Monferrato, con 3.200 morti per causa, diretta e indiretta, dell'amianto.
Il processo è seguito da un pool di magistrati - sono nove -, coordinato dal dottor Guariniello. In base ad una vecchia norma e ad un regolamento - lo dico anche al sottosegretario D'Andrea - alla fine dell'anno, il 31 dicembre, signor Presidente, sei dei nove magistrati che lavorano nel pool potrebbero essere costretti alla rotazione. Vi sarebbe la disgregazione del pool più avanzato nella ricerca su un tema delicatissimo.
Pongo tale questione perché già l'onorevole Damiano e l'onorevole Boccuzzi hanno presentato delle interrogazioni, insieme ai colleghi di ogni schieramento. Vi è anche una mia interrogazione, ma non è questo il problema. Mancano pochi giorni. Sarebbe utile raccogliere l'appello e arrivare, addirittura, a un procura nazionale contro le morti sul lavoro e contro gli infortuni, perché oggi serve una procura che sappia integrare le competenze di medici e ricercatori universitari. Si tratta di una grande strage continua, con oltre mille morti all'anno. È qualcosa che non ci può vedere distratti, come ha affermato il Presidente Napolitano.
Da qui nasce la mia richiesta che è quella non solo di condividere l'appello del Presidente della Repubblica ma, con grande tempestività, anche di portare nelle Aule queste interrogazioni per sapere dal Governo se intenda intervenire e dare una risposta positiva a questa esigenza di coordinamento permanente e continuo delle indagini in questo settore; e, ovviamente, vi è la richiesta di impedire la disgregazione del pool di Torino, perché metterebbe a rischio delicatissimi processi in atto e delicatissime indagini in atto.

GABRIELLA MONDELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GABRIELLA MONDELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io prima di sollevare la questione che intendo sottoporre all'attenzione dell'Assemblea, desidero esprimere il vivo ringraziamento per le parole da lei pronunciate in quest'Aula e che ci serviranno anche in tante occasioni che la cronaca di tutti i giorni ci sottopone.
Sollevo il problema dei treni, in quanto è un problema gravissimo e che sta esplodendo in tutte le regioni italiane. In particolar modo, mi occupo della Liguria. È giunta voce ufficiosa, non suffragata da nessuna comunicazione ufficiale, del taglio e della soppressione imminente, addirittura entro il 10 dicembre (e questo mi fa Pag. 40pensare che potrebbero essere già stati stampati gli orari), non solo di convogli, ma anche di numerose fermate.
Non entro nel vivo del problema del trasporto di Trenitalia, che è un problema estremamente complesso e che in questi giorni ci richiama alla mente anche gravi problemi di pericolo dell'occupazione. Ricordo che vi è un presidio permanente, dinanzi alla stazione Termini, di persone che vedono a rischio assoluto il loro posto di lavoro. Si tratta di un problema estremamente complesso, ma qui intendo richiamare l'attenzione sul fatto che, mentre da una parte assistiamo, attraverso i mezzi di comunicazione, all'inaugurazione di una stazione come la Tiburtina - e ben vengano queste grandi opere - e al concentrarsi assoluto di Trenitalia sulla tratta Milano-Roma, tutte le altre aree del Paese, invece, verranno sottoposte ad un massacro di soppressione di convogli e di fermate, che mette veramente a rischio la possibilità, da parte dei lavoratori, dei pendolari e dei turisti, di spostarsi.
Richiamo l'attenzione sul fatto che sembra che si voglia addirittura sopprimere la fermata, a Chiavari e a Rapallo, di treni che mettono in comunicazione Genova con Roma.
In questo modo, tutta la riviera di Levante - non elenco tutti gli altri numeri di treni che sarei in grado di fornire - non sarà più messa in comunicazione con Roma, né al mattino né alla sera e nemmeno al ritorno da Roma verso Genova.
Pertanto, si dovrà, in qualche modo, o andare a La Spezia o ritornare a Genova, cambiare treno e affrontare dei viaggi assolutamente disastrosi dal punto di vista anche dell'economia, del tempo e degli impegni che aspettano i viaggiatori.
Pertanto, mi rivolgo al neoministro appena insediatosi, che troverà alle infrastrutture e alle attività produttive un mare di problemi perché, quanto meno in questa prima fase, stabilisca uno stop a iniziative dissennate che credo - e sono già in tal senso intervenuti altri colleghi - coinvolgano moltissime regioni del nostro Paese.
Mi giunge anche notizia della soppressione di treni verso Milano e questo per una regione come la Liguria significa davvero farla morire in tutti i sensi: dal punto di vista turistico e occupazionale.
Quindi, chiediamo uno stop: tutte le autorità competenti si mettano attorno ad un tavolo. Affrontiamo i sacrifici che la situazione economica indubbiamente richiede, ma facciamolo con buonsenso soprattutto parlandosi e non con decisioni calate dall'alto e ponendo veramente in uno stato che oserei quasi definire di disperazione, come ho visto con i miei occhi, moltissime categorie di persone.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STAGNO d'ALCONTRES. Signor Presidente, il 22 novembre si è verificata un'alluvione di proporzioni davvero importanti nella provincia di Messina, nella zona tirrenica.
Signor Presidente, le amministrazioni locali e la regione hanno chiesto al Governo di esentare dagli oneri fiscali queste popolazioni, ossia di bloccare il pagamento degli oneri fiscali. La Protezione civile ha valutato i danni in 200 milioni di euro, molta gente ha perso il posto di lavoro, la propria impresa e, in più, abbiamo avuto un fatto gravissimo, ossia tre morti.
Ancora una volta, in poco meno di due anni, la provincia di Messina è stata colpita da un evento naturale disastroso. Quello che chiediamo è che almeno la Camera ed il Governo diano risposte. Oggi è il 30 novembre, bisogna pagare un anticipo di fiscalità, i tempi sono strettissimi e le popolazioni non possono più sopportare questa disattenzione da parte dei Governi nei confronti del Sud, come se le alluvioni del Sud fossero di serie B e quelle del Nord di serie A. Il Paese deve essere unico: ci deve essere coesione e rispetto per tutti gli abitanti di questa bellissima Italia.

ISIDORO GOTTARDO. Chiedo di parlare.

Pag. 41

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ISIDORO GOTTARDO. Signor Presidente, interverrò brevemente. Il Governo ha da tempo alla propria attenzione il problema delle imprese italiane che operavano in Libia allo scoppio del conflitto.
Inizialmente, quando ci siamo attivati in questo Parlamento, il Governo denunciò la difficoltà di conoscere la mappa e l'elenco e di avere la dimensione del fenomeno, stante il fatto che poche imprese italiane operavano in Libia sotto garanzia assicurativa della Simest o comunque attraverso procedure note alla rappresentanza italiana.
Questo lavoro, che è stato sollecitato in più occasioni, è stato fatto dalla Camera di commercio italo-libica che ringraziamo tutti e, ad oggi, possiamo avere riscontro del fatto che fossero 105 sicuramente le aziende che operavano in Libia allo scoppio della guerra, di cui 80 esattamente, ormai certe, vantano dei crediti che sono ovviamente rimasti sospesi.
Non voglio qui ripetere interamente le procedure (sono stati presentati vari disegni di legge), ma ricordo in particolare - e pregherei di sollecitare, a tal proposito, il Governo - che recentemente vi è stato l'accoglimento di ben quattro ordini del giorno da parte del Governo, che sollecitavano alcune misure urgenti.
La prima era in relazione ai tributi dovuti da queste imprese. Paradossalmente hanno dovuto sospendere le loro attività, non hanno ricevuto i soldi, devono pagare i tributi, le tasse eccetera. A tutt'oggi l'Agenzia delle entrate non ha emesso alcun provvedimento di sospensione dei tributi nei confronti di queste imprese che rischiano il fallimento.
Vi è stato, da parte del precedente Ministro Frattini, un accordo con il Governo provvisorio libico che ha dichiarato di riconoscere i crediti di queste imprese e il Governo italiano ha invitato dette imprese a presentare l'elenco di questi crediti che il Governo libico si impegna a certificare. Questi crediti dovrebbero essere pagati utilizzando i fondi congelati; inoltre, il Consiglio europeo, rispondendo anche recentemente a interpellanze di diversi parlamentari europei italiani, ha riconosciuto la possibilità di utilizzare quel fondo per il risarcimento dei danni delle ditte.
Ad oggi, fermo restando che il Governo ha sicuramente accompagnato questa attività di ricostruzione dell'elenco delle ditte, qual è la situazione? In primo luogo, gli impegni presi con gli ordini del giorno sono ancora inevasi, nel senso che queste ditte non hanno ricevuto nessun riscontro diretto sulla sospensione delle scadenze rispetto ai tributi italiani.
In secondo luogo, la quantificazione e certificazione dei crediti non può essere assegnata singolarmente. Si tratta molto spesso, signor Presidente, di piccole e medie imprese, e tenga conto che l'ammontare complessivo quantificato dalla Camera di commercio italo-libica, al momento, è di 230 milioni di euro per ottanta imprese. Questo dimostra la dimensione della piccola e media impresa italiana nei rapporti di lavoro con la Libia. Queste imprese devono essere aiutate nel rapporto con il Governo libico che si è appena insediato nella certificazione del credito, fermo restando che il Governo libico ha escluso la possibilità di pagare danni dovuti alla guerra.
Voglio concludere per dire che questa questione è drammaticamente urgente perché queste imprese falliranno. Infatti, le banche chiedono loro di «rientrare» e gli enti previdenziali di pagare i contributi dei dipendenti. Inoltre, la Libia chiede a queste imprese di onorare i contratti già stipulati e di riprendere i lavori che sono stati sospesi a causa della guerra. In che modo queste imprese potranno riprendere i lavori se non sono finanziariamente nelle condizioni di poterlo fare?
Chiedo, quindi, al Governo di attivare rapidamente e urgentemente un tavolo per concordare le procedure e metterle nelle condizioni di poterlo fare. Il precedente Ministro degli affari esteri Frattini lo aveva fatto poco prima della crisi di Governo presso la Farnesina. Sollecito oggi il nuovo Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro degli affari esteri a riattivare Pag. 42urgentemente quel tavolo perché queste aziende sono veramente nella disperazione.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Tempi e modalità per l'attuazione dell'articolo 7 della legge di stabilità per il 2012 in materia di dismissioni di terreni agricoli - n. 3-01948)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01948, concernente tempi e modalità per l'attuazione dell'articolo 7 della legge di stabilità per il 2012 in materia di dismissioni di terreni agricoli (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLO RUSSO. Signor Presidente, signor Ministro, intanto le rivolgo gli auguri per il difficile compito che l'attende. Noi vorremmo un'agricoltura con radici profonde e capace di recuperare le migliori tradizioni, ma anche moderna, curiosa, che guardi alle possibilità offerte dalla nuova tecnologia, insomma un comparto produttivo che abbia voglia di garantire lavoro agli agricoltori e soprattutto utile alle imprese, un'agricoltura che valorizzi i luoghi, che non sia facilmente replicabile nel mondo, che testimoni qualità di prodotti assolutamente tracciati e d'intrapresa, audace ed innovativa. Solo un'agricoltura che assicuri il profitto può attrarre i giovani verso questa faticosa quanto nobile attività. Se vi è un limite della nostra agricoltura, questo è rappresentato proprio dall'età media degli agricoltori italiani attivi.
Per questa ragione - e non solo per le necessarie misure di finanza pubblica - riteniamo indispensabile accelerare ogni procedura per la vendita delle aree agricole demaniali ai giovani imprenditori. Mi aspetto che il suo prezioso impegno sia dedicato con priorità anche a questo tema.

PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, ha facoltà di rispondere. Al Ministro vanno gli auguri anche della Presidenza e di tutta l'Assemblea, essendo anche - lo dico per chi ci sta guardando - la prima volta che interviene alla Camera dei deputati.

MARIO CATANIA, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, grazie per gli auguri. Onorevoli deputati, con la legge di stabilità per il 2012, come ricordato dagli onorevoli interroganti, al fine di rilanciare l'occupazione in agricoltura ed agevolare i processi di ricambio generazionale nel settore agricolo, il legislatore ha introdotto nell'ordinamento una norma che rende possibile l'alienazione dei terreni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti pubblici non utilizzabili per altri fini istituzionali. A tal fine, si prevede che, entro tre mesi dall'entrata in vigore della disposizione de qua, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, adotti uno o più decreti con cui vengono individuati i terreni a vocazione agricola che possano essere dismessi attraverso l'asta pubblica o la trattativa privata. Si tratta, a ben vedere, di un'attività complessa, da svolgere in un arco temporale estremamente limitato. Pag. 43
In conseguenza di ciò, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali si è già attivato nel senso di intraprendere ogni iniziativa utile all'attività istruttoria per l'adozione dei predetti decreti, avvalendosi delle proprie strutture amministrative, nonché degli enti vigilati e delle società da questi controllate, al fine di acquisire celermente tutta la documentazione concernente i rilevati fotografici di tutto il territorio nazionale e, in modo peculiare, dei terreni agricoli.
Per accelerare il processo ricognitivo, inoltre, il Ministero ha avviato un confronto con l'Agenzia del demanio sulle risultanze del censimento effettuato ai sensi dell'articolo 4-quinquies del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, in materia di affitto di beni agricoli di proprietà dello Stato e degli enti pubblici. Al fine di agevolare il ricambio generazionale, la norma prevede altresì un diritto di prelazione per i giovani agricoltori nelle operazioni di acquisto dei terreni agricoli. Tale misura, unitamente agli strumenti agevolativi rivolti a giovani imprenditori agricoli, approvati dalla Commissione europea e già operativi a livello nazionale, potrà assicurare l'effettivo perseguimento degli obiettivi di rilancio dell'occupazione in agricoltura.
Il Ministero vigilerà affinché i terreni agricoli dismessi non vengano utilizzati per finalità diverse da quelle previste dalla norma, evitando in tal modo anche che si possa realizzare di fatto la svendita surrettizia di beni pubblici.

PRESIDENTE. L'onorevole Paolo Russo ha facoltà di replicare.

PAOLO RUSSO. Signor Ministro, solo se riusciremo ad attrarre giovani e donne, magari con un alto livello di scolarizzazione, tra i campi, rivitalizzaremo un'adeguata prospettiva di sviluppo del nostro Paese. Le terre demaniali abbandonate, testimoni di incuria e foriere di dissesti idrogeologici e disastri, potrebbero presto divenire, così, volano di crescita e occasione vera di riscatto.
Una pratica così articolata è positiva sul piano ambientale, mi pare fin troppo evidente, ma lo è anche sul piano agricolo, perché è evidente che più aree sono disponibili e maggiore sarà la capacità di competere delle nostre aziende sui mercati nazionali e internazionali. Ma è anche un'iniziativa importante sul piano etico, perché lo Stato restituisce ai cittadini l'opportunità di fare impresa e di fare sviluppo. Sono anche risorse utili per ridurre il debito pubblico e, magari, per sostenere la competitività proprio delle nostre aziende agricole. Vorremmo che quei campi abbandonati e incolti, monumento all'incuria e all'abbandono, oltre che presagio di decadenza, fossero coltivati, diventando, viceversa, strumento di impresa per produrre cibo e ricchezza.
Vorremmo un'agricoltura dei prodotti che si vedono, che si toccano, che si mangiano, che raggiungono le nostre tavole variopinti e saporiti, contrapposta alla volatilità delle speculazioni finanziarie di prodotti e transazioni evanescenti e, spesso, dannose proprio per quegli agricoltori. Non mancano le preoccupazioni sui tempi, che dovranno essere necessariamente rapidi, e sulle procedure a prova di abusi e di malaffare, ma resta il fatto che questa è davvero un'iniezione di fiducia e una prospettiva di sviluppo concreto.
Il ricambio generazionale nel settore agricolo rappresenta davvero la svolta di prospettiva di un Paese che vuole investire sul proprio futuro, partendo dai beni alimentari, che fanno grande il made in Italy nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

(Misure a favore delle popolazioni della provincia di Messina e iniziative per la messa in sicurezza del relativo territorio a seguito degli eventi alluvionali e franosi verificatisi nel 2009 e nel mese in corso - n. 3-01949)

PRESIDENTE. L'onorevole Briguglio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01949, concernente misure a favore delle popolazioni della provincia di Messina Pag. 44e iniziative per la messa in sicurezza del relativo territorio a seguito degli eventi alluvionali e franosi verificatisi nel 2009 e nel mese in corso (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Ministro, come sa molto bene, il 22 novembre la provincia di Messina è stata nuovamente colpita da una tragica alluvione. Vi sono stati tre morti nel comune di Saponara, fra cui un bambino di dieci anni, Luca Vinci; le altre vittime sono Luigi e Giuseppe Valla. Alle famiglie, ovviamente, siamo molto vicini.
Il Governo, sia «esteticamente» sia con una prontezza ammirevole, è stato immediatamente sul posto. Si tratta di un'alluvione che, soprattutto nell'hinterland di Barcellona Pozzo di Gotto, oltre che a Saponara - quindi, è un vasto territorio -, ha provocato, oltre alle vittime di cui parlavo, gravissimi danni, che hanno colpito le attività commerciali e anche i privati e il patrimonio pubblico.
Chiediamo adesso che il Governo, che è prontamente intervenuto, dia soprattutto un seguito, con risorse adeguate e con una risposta che la gente attende.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, risponderò io a questa interrogazione.

PRESIDENTE. Ministro Clini, innanzitutto le faccio i miei auguri: benvenuto da noi. Gli uffici avevano detto che avrebbe risposto il Ministro per i rapporti con il Parlamento, ma vedo che è presente lei. Ancora auguri.
Prego, ha facoltà di parlare.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, siamo un Governo tecnico e il Ministro Giarda mi ha precettato per dare una risposta tecnica.

PRESIDENTE. Se i tecnici funzionano così, siamo a posto. Prego, signor Ministro.

CORRADO CLINI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, voglio richiamare brevemente quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo. Il 22 novembre si è verificato di nuovo, a due anni dall'ultimo episodio, un altro evento calamitoso, un evento atmosferico estremo, che ha avuto gli effetti che sono già stati descritti nell'interrogazione dell'onorevole Briguglio.
La regione Sicilia ha immediatamente richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza. La risposta del Governo è stata tempestiva perché, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 novembre, è stato dichiarato, fino al 31 dicembre 2012, lo stato di emergenza per le eccezionali avversità atmosferiche del 22 novembre 2011. Stiamo preparando, è in corso di predisposizione, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri.
Voglio richiamare a questo proposito che, in base all'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, modificata dalla legge milleproroghe 26 febbraio 2011, n. 10, in primo luogo è la regione che deve farsi carico del reperimento delle risorse finanziarie necessarie a fare fronte ai fabbisogni occorrenti, anche attraverso aumenti dei tributi, delle addizionali, delle aliquote ovvero delle maggiorazioni di aliquote attribuite alla regione stessa, sino al limite massimo consentito dalla vigente legislazione. Inoltre, le determinazioni riguardo sospensioni o differimento di termini per adempimenti tributari o contributivi devono, comunque, essere adottate con legge che deve assicurare piena corrispondenza, anche dal punto di vista temporale, tra l'onere e la necessaria copertura finanziaria. Proprio in questa direzione il Governo sta lavorando per predisporre soluzioni normative idonee a consentire alle popolazioni e ai territori colpiti dagli eventi calamitosi una rapida ripresa delle attività economiche e sociali adeguate.
A tal fine, uno strumento al quale sarà possibile lavorare è costituito dalla leva Pag. 45fiscale onde alleviare gli oneri contingenti e prevedere nuove forme di finanziamento partecipato agli interventi di difesa del suolo necessari a rendere la prevenzione in tale settore un elemento strutturale e non solo emergenziale.
Voglio richiamare ancora il fatto che abbiamo avviato la procedura per assicurare la fruibilità di fondi previsti dall'ordinanza del Presidente del Consiglio, tenendo conto della normativa attuale e, a questo proposito, per rendere efficace l'utilizzazione delle risorse, il Dipartimento della protezione civile ha proposto un nuovo schema di ordinanza.

PRESIDENTE. Signor Ministro, mi scusi, la devo interrompere perché altrimenti rischiamo di oltrepassare il termine di tre minuti previsto dal Regolamento per la sua risposta. Siamo in diretta televisiva, siete un Governo tecnico, però vi sono delle regole poste dal Regolamento della Camera sul question time.
L'onorevole Briguglio ha facoltà di replicare.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, mi dichiaro soddisfatto intanto anche per l'accenno ad interventi normativi circa la sospensione degli adempimenti in materia tributaria, in materia fiscale, di mutui e così via perché vi sono delle attività commerciali che vengono colpite. Credo che dobbiamo al più presto mettere in campo l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, perché vi sono beni privati - oltre alle strutture pubbliche, i privati sono stati duramente colpiti - e credo che dobbiamo avere subito uno strumento operativo.
La regione certamente farà la sua parte, vorremmo però che la facesse anche il Governo nazionale. Diamo atto al Ministro Barca che ha messo a disposizione, immediatamente, 100 milioni di euro, ma questi dovrebbero coprire anche altri disastri passati, in particolare a Messina vi sono stati, nel 2009, trentasette morti e ancora quelle risorse non sono del tutto scongelate. Occorre mettere in campo risorse adeguate. Questo è estremamente importante. Adesso, dalla Liguria alla Sicilia, dobbiamo unire all'emozione anche la responsabilità e l'impegno. Sul fronte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare credo - lancio qui un appello bipartisan - ad una legge e ad interventi che non ci facciano più piangere altri morti.
Ad esempio c'è la questione della manutenzione dei torrenti. Anche questa tragedia ha dimostrato che pure in zone che presentano un'alta e fitta vegetazione si possano - a Saponara è successo questo - provocare eventi che prima nessuno avrebbe potuto prevedere.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Briguglio.

CARMELO BRIGUGLIO. Abbiamo, quindi, fiducia che il Governo dia seguito agli impegni. Io intanto mi dichiaro soddisfatto (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

(Intendimenti del Governo in merito alle risorse destinate alle convenzioni RAI per le minoranze linguistiche - n. 3-01935)

PRESIDENTE. L'onorevole Nicco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01935, concernente intendimenti del Governo in merito alle risorse destinate alle convenzioni RAI per le minoranze linguistiche (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, signor Ministro, la Costituzione, come è noto, prevede espressamente all'articolo 6 la tutela delle minoranze linguistiche tramite apposite norme.
Fondamentale in tal senso è l'azione di salvaguardia e promozione delle rispettive peculiarità culturali e linguistiche. A tal fine concorrono anche le convenzioni RAI per le trasmissioni in lingua francese, nella regione autonoma Valle d'Aosta, tedesca e ladina, nelle province autonome di Trento e Bolzano, e slovena, nella regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Pag. 46
Gravi preoccupazioni hanno perciò suscitato in quei territori le drastiche riduzioni dei fondi, prospettate il 19 ottobre dall'allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Bonaiuti, in sede di audizione presso la Commissione cultura della Camera (riduzioni minimo del 50 per cento, come leggo nel resoconto della seduta).
Le chiediamo, pertanto, quale sia la volontà del nuovo Governo in materia.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la legge di stabilità, approvata dal Parlamento recentemente, ha imposto per l'anno 2012 forti riduzioni al Fondo per il sostegno dell'editoria, il capitolo 2183 del bilancio dello Stato, sul quale si alimentano anche i fondi destinati alle convenzioni con la RAI. La riduzione è stata negli storni di tipo generalizzata e pari al 50 per cento rispetto alle somme stanziate nel 2011. Questa riduzione si trasferisce sostanzialmente in automatico su tutti i programmi, che si finanziano su quel capitolo, all'interno, per così dire, degli interventi a favore dell'editoria.
La questione, che è all'esame del Governo attuale, è quella di verificare se sia possibile ed in quali termini differenziare tra i diversi beneficiari, i diversi interessi, i diversi programmi e se sia possibile, come dicevo, predisporre riduzioni differenziate.
Al Governo è all'esame la possibilità - sulla quale però non riesco a dare una particolare garanzia - di limitare la riduzione per i programmi che stanno a cuore all'onorevole Nicco, in una misura inferiore di quella che è ipotizzata per il resto dei programmi che sono finanziati su quello stesso capitolo. Per verificare quest'ipotesi abbiamo in animo di fare un'esatta valutazione di quanto sono costati i prospetti, le programmazioni radiofoniche e televisive, di quanto sono costate per il 2011 e di quanti sono i programmi che la RAI ha in corso di effettuare per l'anno successivo.
Devo tuttavia informare che, su una questione di questo genere, sarebbe opportuno ritenere che le regioni a statuto speciale, nelle quali sono di particolare rilievo tali questioni e per i bilanci delle quali sono stati disposti tagli di gran lunga inferiore al 50 per cento, possano concorrere e sovvenire in questi momenti di gravi difficoltà e problemi per il nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Nicco ha facoltà di replicare.

ROBERTO ROLANDO NICCO. Signor Presidente, siamo tutti consapevoli del quadro economico in cui operiamo e delle conseguenze che questo ha sul bilancio dello Stato, ma i tagli comportano scelte e non un'applicazione ragionieristica.
Sulle auto blu noi possiamo tagliare tranquillamente il 100 per cento. Riteniamo, invece, che in un caso come questo, le convenzioni RAI, occorra andare in una direzione diversa. Lei parla di analisi per differenziare. Noi ci auguriamo che questo effettivamente avvenga.
Le minoranze linguistiche sono state a lungo oggetto di reiterati tentativi di cancellazione o di assorbimento, a volte in modo subdolo, altre volte con la violenza. Lei conosce bene la regione che io qui rappresento, la Valle d'Aosta. Lì si iniziò, sin dagli anni seguenti l'unità d'Italia e si continuò poi in epoca fascista, con misure estreme e ridicole quale l'italianizzazione dei toponimi. Oggi esiste un preciso dovere costituzionale di tutela delle minoranze linguistiche - e quindi unità sì, ma nel rispetto della diversità - ed è un principio cui si è richiamato espressamente anche il Capo dello Stato nella sua recente visita nella mia regione. Allora noi ci auguriamo che a quell'alta sensibilità istituzionale sappia conformarsi anche questo Governo, in termini generali, certo, ma anche nello specifico, nelle sue decisioni sulle risorse da destinare alle convenzioni RAI. Poi, se si vogliono, come lei, signor Ministro, ha accennato ...

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PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO ROLANDO NICCO. ... fare dei ragionamenti con le regioni direttamente, questi si possono svolgere ovviamente; si avvia una trattativa in questo senso, ma credo che con l'applicazione del federalismo fiscale le regioni a statuto speciale già abbiano subito dei tagli molto molto rilevanti e lei li conosce bene.

(Ritiro dell'interrogazione a risposta immediata Di Pietro n. 3-01950)

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione a risposta immediata Di Pietro n. 3-01950. Avverto che l'interrogazione è stata ritirata dai presentatori in data odierna.

(Iniziative per stabilizzare il credito di imposta del 55 per cento previsto per il miglioramento energetico degli edifici e per estendere le agevolazioni fiscali in materia anche agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio - n. 3-01938)

PRESIDENTE. L'onorevole Franceschini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Realacci n. 3-01938, concernente iniziative per stabilizzare il credito di imposta del 55 per cento previsto per il miglioramento energetico degli edifici e per estendere le agevolazioni fiscali in materia anche agli interventi di consolidamento antisismico del patrimonio edilizio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa il Partito Democratico ha sostenuto convintamente la nascita del Governo e convintamente lo sosterrà in questa operazione molto difficile e molto dura di avviare il risanamento dei conti pubblici, affrontando la crisi e contemporaneamente costruendo le condizioni per riavvicinarci alla crescita. In questo schema noi da molto tempo sosteniamo che una delle misure che in modo più efficace aiuterebbe la crescita - aiutando contemporaneamente le famiglie e le imprese, soprattutto le piccole imprese, a tornare a lavorare e anche, nello stesso momento, andando verso quella che deve essere la vocazione del nostro Paese e cioè interventi in materia ambientale - è l'estensione agli interventi antisismici della detrazione del 55 per cento per interventi edilizi in materia ambientale, che dovrebbe divenire permanente e non finire il prossimo 31 dicembre. Per questo chiediamo se nella prossima manovra il Governo interverrà in questo senso.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, rispondo a questa interrogazione sulla base degli elementi che mi ha fornito il Ministero dell'economia e delle finanze. Non so se considerare questa interrogazione come un'ipotesi emendativa relativamente alla quale dovrò prepararmi a rispondere nei prossimi provvedimenti di natura finanziaria, ma vengo alla concretezza. Si tratta naturalmente di ipotesi di sostegno di interventi anche all'attività edilizia che svolgono una duplice funzione che non è solo quella di dare impulso all'attività edilizia, ma anche quella di realizzare obiettivi in campo ambientale e nell'ambito degli interventi di protezione civile. Quindi si tratta di soldi che sono spesi non solo a sostegno dell'industria ma anche per favorire concreti obiettivi che sono molto rilevanti per la vita del nostro Paese.
Si tratta di interventi costosi in termini di perdita di gettito, che hanno il duplice effetto da un lato di fare riapparire materia imponibile per interventi piccoli, che spesso sono prestati al di fuori di schemi di rispetto delle leggi tributarie, però dall'altra parte vanno nelle dichiarazioni dei redditi dei soggetti beneficiari e comportano perdite di gettito. Non oso riferirle, onorevole Franceschini, le stime che mi hanno sottoposto Pag. 48dal Ministero dell'economia né le utilizzerò quando sarà il momento opportuno di discutere queste proposte.
I Ministri ed il Governo le valutano certamente positivamente. Si tratta di verificare la loro sostenibilità finanziaria nel rispetto del fatto che gli obiettivi ai quali si ispirano sono pienamente condivisibili dal Governo in carica.

PRESIDENTE. L'onorevole Realacci ha facoltà di replicare.

ERMETE REALACCI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Senza prepararsi agli emendamenti...

ERMETE REALACCI. ... no ma noi ci aspettiamo che questa misura sia contenuta nella manovra e che non ci sia bisogno di emendamenti. Signor Ministro - so che anche il Presidente è sensibile in materia e lo ricordava il presidente Franceschini - noi siamo impegnati a sostenere le scelte eque e serie che servono ad affrontare la crisi, ma se non riparte l'economia non ce la facciamo. La misura del 55 per cento di credito di imposta è stata una delle misure più importanti in un settore delicato come l'edilizia. In questo momento è in corso a Durban la Conferenza internazionale sul clima. Le scelte necessarie per contrastare i mutamenti climatici sono anche una grande opportunità per l'economia, e l'edilizia di qualità può essere uno dei settori portanti della green economy.
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di lavoro, di imprese (e come ricordava il presidente Franceschini, molte di queste imprese sono mediopiccole), di occupazione, di innovazione, di buona economia. I numeri parlano chiaro. Parliamo di un milione e 360 mila interventi sostenuti dalle famiglie italiane per circa 17 miliardi di euro di investimenti, di migliaia di imprese, di 50 mila posti di lavoro all'anno, e queste misure si sono - signor Ministro - ripagate da sole, perché l'aumento di gettito e il contrasto all'evasione, fanno sì che questo intervento si sia ripagato solo. Per questo motivo, signor Ministro, noi chiediamo al Governo di prendere tale questione in serissima considerazione, perché questa misura, mentre teneva in moto un settore dell'economia importante e favoriva l'innovazione e la qualità, ha ridotto i consumi energetici, ha ridotto l'inquinamento, ha ridotto le bollette delle famiglie. È una delle strade per migliorare la nostra vita, la qualità delle città, e per questo ci aspettiamo - signor Ministro - che il Governo la introduca nella manovra, prima degli emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito a proposte dirette a rilevare l'azienda Videocon di Anagni (Frosinone) e a rilanciarne l'attività - n. 3-01933)

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01933 concernente elementi in merito a proposte dirette a rilevare l'azienda Videocon di Anagni (Frosinone) e a rilanciarne l'attività (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, illustrerò brevissimamente l'interrogazione. Signor Ministro, c'era una volta in provincia di Frosinone un bellissimo stabilimento, ex Videocolor oggi Videocon, che dava lavoro a oltre 1300 addetti e a tantissimi altri dell'indotto. Arrivarono gli indiani, che facendo gli indiani come spesso amo ripetere, acquisirono questo stabilimento. Io non so più quante interrogazioni e interpellanze ho rivolto, durante questa legislatura, ma anche nella passata legislatura, perché ho a cuore la sorte delle famiglie che lavorano, che hanno lavorato e che sono in cassa integrazione fino al 31 dicembre di questo anno. Allora la mia domanda è specifica: vorrei capire se al Ministero risultano domande di acquisizioni serie e concrete per rilevare questo stabilimento.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

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DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, devo portare anzitutto le scuse del Ministro Passera che avrebbe voluto rispondere lui personalmente, ma ha impegni rilevanti per i lavori che il Governo ha in corso in questa settimana e quindi rispondo io a suo nome. Il Ministero dello sviluppo economico ha organizzato numerosi incontri su questa società, la Videocon in liquidazione, l'ultimo il 27 luglio, e in quella sede è stato portato avanti un lavoro di persuasione sul sistema bancario, sulla direzione della VDC, che ha visto impegnati i massimi livelli del Governo allora in carica. Quella della VDC technologies di Anagni è una delle vertenze più importanti determinatesi dopo la decisione del gruppo indiano Videocon di vendere il sito che in passato era all'avanguardia nella produzione di tubi catodici e di flag tv. L'azienda ha depositato presso il tribunale di Frosinone l'istanza di concordato preventivo per la cessione dei beni
In tal modo, potrà essere consentita a breve la ripresa dell'attività produttiva del sito di Anagni. La proposta di reindustrializzazione di tale sito è pervenuta dalla società arabo-canadese Ssim; il preliminare di accordo, già firmato dalle parti, prevede la produzione di inverter, tegole fotovoltaiche e pale eoliche, con investimenti di circa 100 milioni di euro in cinque anni e reintegrazione progressiva di circa 950 addetti. Sono stati siglati accordi con operatori internazionali; l'azienda Ssim ha dato la propria disponibilità a fornire supporto finanziario per il raggiungimento di un'intesa tra Vdc e Banca Intesa, creditrice, quest'ultima, di circa 40 milioni di euro. È stato sottoscritto, presso la regione Lazio, l'accordo per la concessione della cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti di Videocon, che sono circa 1.200 unità. La regione ha siglato un'intesa con il Ministero della giustizia che consentirà a 150 lavoratori di lavorare per il Ministero medesimo ottenendo un'integrazione al trattamento di cassa. Infine, la regione raddoppierà il proprio impegno economico per il rilancio del sito di Anagni portando a 10 milioni di euro il Fondo per il rilancio degli investimenti industriali. Da ultimo, il piano industriale di Ssim è al vaglio degli uffici di Invitalia e sarà convocato in breve tempo un tavolo di confronto con la presenza della stessa Invitalia, delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni locali e dell'azienda. Tali azioni sono dirette a trovare soluzioni strutturali per il sito produttivo di Anagni e per il mantenimento dei livelli occupazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Anna Teresa Formisano ha facoltà di replicare.

ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, ma per lui ciò che mi ha raccontato può rappresentare un fatto nuovo, per me, invece, è storia di tutti giorni che conosco, purtroppo, bene. Approfitto, però, di questa occasione per informare il Ministro Giarda affinché possa riferire - e lo farò io personalmente poi - al Ministro Passera di una grande azienda a livello internazionale che, dal maggio di quest'anno - ed ho qui le copie originali -, ha chiesto ai responsabili del Ministero di essere incontrata per acquisire tale stabilimento. Sto parlando dell'Ansaldo-Toshiba, non dell'ultima azienda italiana, europea o nazionale. Signor Ministro, ho le copie delle lettere (26 maggio 2011, 28 settembre 2011, 4 novembre 2011 e, ultima, 22 novembre 2011) con cui il gruppo Ansaldo-Toshiba ribadisce l'interesse ad acquisire lo stabilimento di Anagni della Videocon per grandissimi investimenti. Con tutto il rispetto per gli altri gruppi, credo - e mi farò carico di arrivare al Ministro personalmente per informarlo di questa situazione - che non si possa ignorare una richiesta di questo spessore. Parliamo del secondo impianto e stabilimento della provincia di Frosinone. Se saltano queste famiglie, salta l'intera economia della provincia di Frosinone.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Anna Teresa Formisano.

ANNA TERESA FORMISANO. E chiedo di sapere anche - signor Presidente, Pag. 50mi scusi - come mai il Ministro non è informato di queste richieste.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Anna Teresa Formisano. Diamo anche il tempo giustamente ai Ministri che si sono appena insediati di approfondire i temi e gli argomenti.

(Iniziative per il miglioramento del servizio di trasporto ferroviario nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alla Sicilia, e misure per il rilancio del sistema delle infrastrutture e dei trasporti - n. 3-01932)

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01932, concernente iniziative per il miglioramento del servizio di trasporto ferroviario nel Mezzogiorno, con particolare riferimento alla Sicilia, e misure per il rilancio del sistema delle infrastrutture e dei trasporti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PIPPO GIANNI. Signor Presidente, come lei sa, e come spero sappia il signor Ministro, che non è in Aula, ma gli sarà riferito, il Mezzogiorno d'Italia ormai da tanti secoli subisce ritardi nello sviluppo. Noi parliamo da tanto tempo di ponte sullo Stretto, ma qui siamo al ridicolo perché si tagliano anche le tratte ferroviarie che già ci sono. Altro che sviluppo, altro che rilancio! Trenitalia ha deciso di chiudere anche la stazione di Siracusa. Chiude la stazione, licenzia il personale addetto ai trasporti, elimina tutto quello che può consentire ai siciliani di poter andare al nord, lasciando poche carrozze che sono fatiscenti, care, sporche, delle vere e proprie lumache, tanto che molti siciliani, ed io per primo, ci stiamo preoccupando di presentare una class action contro il Governo, per evitare che questo possa continuare.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Gianni.

PIPPO GIANNI. Soltanto una battuta, signor Presidente, perché è giusto ricordare al Ministro che anche il problema del porto di Augusta per Almunia è diventato un problema concorrenziale e vuole togliere i finanziamenti che già c'erano.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gianni.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, credo che il Governo in carica sia molto consapevole dell'importanza del potenziamento del sistema dei trasporti e delle relative opere infrastrutturali come si evince dal fatto che è stato istituito un Ministero per la coesione sociale e che si sono fusi i due Ministeri dello sviluppo economico e quello delle infrastrutture e dei trasporti.
Di recente è stato approvato il documento programmatico di attuazione del piano nazionale del Sud per il quale è stato assegnato l'importo di risorse pari a circa 7,3 miliardi di euro dei quali oltre il 60 per cento è relativo proprio agli interventi strategici infrastrutturali che sono ovviamente fondamentali per la ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno.
Nell'ambito della nuova legge di trasporto europea, l'Italia ha difeso il corridoio Berlino-Palermo nell'ambito della proposta dei regolamenti relativi alla nuova programmazione 2014-2020 presentati dalla Commissione europea il 19 ottobre ultimo scorso per l'approvazione del Consiglio. Il tracciato del precedente corridoio prioritario 1 Berlino-Palermo è stato confermato all'interno del nuovo corridoio più ampliato da Helsinki a La Valletta. Tale corridoio contribuirà a favorire i processi di crescita economica del sud in quanto, con una nuova impostazione, che definisce una rete infrastrutturale integrata, si incrementa la disponibilità finanziaria iniziale da 4,8 miliardi a circa 32 miliardi di euro e si eleva dal 20 al 40 per cento la copertura delle opere da Pag. 51parte dell'Unione europea. Il tracciato del nuovo corridoio oltre ad estendersi a sud-est con la diramazione Napoli-Taranto, essenziale per la portualità del basso Adriatico, si sviluppa anche in territorio siciliano secondo la direttrice Messina-Catania-Enna-Palermo consentendo di servire i principali nodi urbani dell'isola e di migliorare i collegamenti con i porti di Catania, Augusta e Palermo.
Infine, per quanto riguarda i servizi ferroviari di merci e passeggeri, ricordo che attualmente per lo sviluppo delle dotazioni infrastrutturali della Sicilia RFI si è impegnata ad aumentare e migliorare le capacità e funzionalità della rete siciliana attraverso una serie di interventi previsti nel vigente contratto di programma. In conclusione, faccio presente che con l'orario in vigore dal prossimo dicembre è stata prevista una riorganizzazione dell'offerta notturna della Sicilia realizzata mediante l'attestamento a Roma degli attuali collegamenti notte di Siracusa e di Palermo da e per il nord Italia, le cui relative destinazioni potranno essere raggiunte con l'interscambio con i servizi di alta velocità e viceversa. Ci sarà una sensibile riduzione dei tempi di percorrenza complessivi a prezzi agevolati per i viaggiatori siciliani.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianni ha facoltà di replicare per due minuti.

PIPPO GIANNI. Signor Ministro, comprendo le difficoltà perché lei è ancora all'inizio così come per il Ministro Passera. Ma c'è questa notizia di ieri che da e per la Sicilia i treni viaggeranno soltanto fino a Roma e che per andare da Agrigento o da Caltanissetta o da qualche altro comune della Sicilia per Palermo e Roma si devono prendere pullman perché non ci sono più i treni. Lo stesso giornale dice che ci sono 26 treni ordinari in meno dall'11 dicembre; 4 periodici e 5 collegamenti fra Palermo e Roma e 5 tra Siracusa e Roma. In pratica, si è azzerato il trasporto sapendo che i trasporti sono importantissimi per una regione assolutamente periferica. Così come devo ricordare che ci sono i porti di Catania, Palermo e Augusta ma quest'ultimo è l'unico porto hub; inoltre Almunia, Commissario europeo alla concorrenza, ha bloccato i finanziamenti che già erano stati predisposti qualche tempo fa.
Anche le autostrade, signor Ministro, non ci sono e quando ci sono come quella Catania-Siracusa accade che la ditta che ha preso in appalto il lavoro lo subappalta e chi fa i lavori non viene pagato a distanza di un anno, così facendo fallire le aziende che hanno realizzato il lavoro. Vorrei sapere che cosa fa l'ANAS. La prego dunque, signor Ministro, di farmi sapere quale decisa azione intende fare questo Governo - questa interrogazione è già stata predisposta un mese fa quando c'era l'altro Governo - nei confronti di Ferrovie dello Stato, di ANAS e anche dell'Unione europea alla quale diamo un bel po'di risorse ogni anno delle quali dovremmo avere qualcosa in cambio e che, invece, vuole bloccare le risorse per il porto hub di Augusta, come detto, unico porto hub, per questioni concorrenziali.
All'improvviso si è svegliato Almunia e ha pensato che c'era la concorrenza. Qui c'è la concorrenza, lì non possiamo avere le risorse, il corridoio Berlino-Palermo deve essere deviato; allora delle due l'una: o siamo nella Comunità europea e quindi ci occupiamo dello spread e di tutto il resto oppure non lo siamo e facciamo altre cose (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

(Iniziative di competenza in materia di requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso al pensionamento, al fine del rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità interno, con particolare riferimento alla disciplina in materia della Regione Siciliana - n. 3-01951)

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Reguzzoni n. 3-01951, concernente iniziative di competenza in materia di requisiti anagrafici e contributivi per l'accesso al pensionamento, al fine del rispetto dei vincoli derivanti dal patto di stabilità interno, con Pag. 52particolare riferimento alla disciplina in materia della Regione Siciliana (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente e signor Ministro, sul quotidiano Libero di domenica 23 ottobre è stato pubblicato un articolo, a firma De Stefano, dal titolo: «I siciliani vanno ancora in baby pensione». Secondo l'articolo di giornale, una legge regionale varata nel 2004, di recepimento della normativa nazionale in materia di handicap, la famosa legge n. 104 del 1992, prevede che i dipendenti della regione possano essere collocati a riposo con vent'anni di contributi per le donne o venticinque anni per gli uomini, se dimostrano di avere un parente da accudire.
Sempre secondo l'articolo di stampa, dal 2004 al 2007 hanno beneficiato di tale norma circa un centinaio di dipendenti regionali siciliani all'anno, mentre nel biennio 2008-2010 ne hanno goduto in 680. Per questo motivo si interroga il Governo per sapere di quali elementi disponga in relazione a quanto esposto in premessa e se non ritenga necessario ed urgente, anche alla luce degli interventi prospettati dal Governo medesimo, adottare ogni iniziativa di competenza anche in sede di Conferenza Stato-regioni.

PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda, ha facoltà di rispondere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'onorevole Reguzzoni richiama l'attenzione sui benefici pensionistici che la Regione Siciliana riconosce ai propri dipendenti che assistono familiari gravemente disabili. Al riguardo devo ricordare che il regime pensionistico applicato ai dipendenti della regione Sicilia trova la sua fonte primaria nello Statuto regionale che, com'è noto, è una norma di rango costituzionale. Lo Statuto ha attribuito all'Assemblea regionale la competenza legislativa esclusiva in materia di stato giuridico ed economico degli impiegati e funzionari della regione, e competenza legislativa concorrente in materia di rapporti di lavoro, previdenza ed assistenza sociale.
La legge regionale n. 10 del 2000, come ulteriormente modificata nel 2003, ha previsto che ai dipendenti regionali, genitori o coniugi non legalmente ed effettivamente separati o figli di disabili gravi si applichi l'articolo 2 della legge regionale n. 2 del 1962, che ha introdotto una dettagliata disciplina pensionistica per gli impiegati di ruolo dell'amministrazione regionale, ma ha anche contemplato la possibilità di accedere al collocamento a riposo con almeno 25 anni di servizio effettivo. Devo ricordare che il trattamento pensionistico dei dipendenti della regione Sicilia viene erogato con risorse finanziarie che sono accantonate su un apposito fondo gestito direttamente dalla Presidenza della regioni e che sono alimentate con le provvidenze finanziarie che derivano dall'ordinamento costituzionale della regione stessa.
Sulla base di informazioni acquisite presso la Presidenza della regione, risulterebbe che la giunta ha approvato lo scorso giugno un disegno di legge che all'articolo 1 abroga il diritto ad usufruire di un sistema agevolato di pensionamento anticipato legato al grave stato di salute di un proprio familiare e dispone l'applicazione della normativa statale, che invece limita il ricorso al pensionamento anticipato esclusivamente all'ipotesi di grave stato di salute del dipendente stesso.
Il disegno di legge è stato parzialmente emendato rispetto all'iniziativa proposta dal Governo siciliano nel senso di mantenere la facoltà di accedere al pensionamento anticipato solo per quei dipendenti regionali che siano genitori di disabili gravissimi.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Vi sono - e lo riconosco all'onorevole Reguzzoni - problemi di equità, rispetto ai quali posso assicurare l'impegno personale mio e del Pag. 53Governo per cercare di ricondurre quell'ordinamento speciale entro i vincoli e gli orientamenti generali che sono predisposti dalla legislazione nazionale in materia di ordinamento previdenziale.

PRESIDENTE. L'onorevole Maggioni ha facoltà di replicare.

MARCO MAGGIONI. Signor Presidente, signor Ministro, la risposta alla nostra interrogazione non ci soddisfa: percepiamo nelle sue parole tutte le difficoltà del Governo nel passare dai buoni propositi ai fatti.
Su quanto da noi sollevato, sono i numeri a parlare. Non è tollerabile che nella regione Sicilia i dipendenti vadano in pensione con 25 anni di contributi, quando il resto dei lavoratori nel Paese debba versare dai 35 ai 40 anni.
Parimenti, voglio ricordare che, in base agli ultimi dati disponibili, i dipendenti della regione Sicilia sono più di 21 mila a fronte di circa 5 milioni di abitanti, mentre in Lombardia si contano circa 3.400 dipendenti per quasi 10 milioni di lombardi. I dipendenti di regione Lombardia e Veneto sommati sono, pertanto, un terzo di quelli siciliani. Ecco dove sono gli sprechi!
La Lega Nord vigilerà attentamente affinché il Governo affronti e risolva queste inefficienze di sistema, affinché l'essere virtuosi non sia un demerito. Il Nord si presenta con le carte in regola dinanzi alle sfide europee del futuro e, pertanto, ribadiamo che non saremo disposti a tollerare provvedimenti volti a fare cassa colpendo la parte produttiva del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16 con il seguito della discussione del testo unificato dei progetti di legge costituzionale recante l'introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Antonione, Bongiorno, Brugger, Cicchitto, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Fava, Tommaso Foti, Franceschini, Frassinetti, Iannaccone, Jannone, Lo Monte, Migliavacca, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Palumbo, Paniz, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Stefani e Volontè sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del testo unificato dei progetti di legge costituzionale n. 4205-A ed abbinati (ore 16,01).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, noi Liberal Democratici siamo consapevoli che introdurre oggi il principio di pareggio di bilancio nella nostra Costituzione rappresenti un segnale forte e chiaro in un momento di incertezza e travaglio per la nostra economia e per il nostro Paese. Siamo altresì consapevoli della necessità che il Governo si assuma Pag. 54questa responsabilità, ma riteniamo opportuno, per completezza, rappresentare alcune osservazioni. La prima parte dal presupposto che attraverso la riformulazione dell'articolo 81 si sia inteso, sì, esprimere un precetto cogente che obbliga qualsiasi Governo e qualsiasi maggioranza alla corretta e virtuosa gestione dei conti pubblici, ma, sostanzialmente, non si è prevista alcuna sanzione salva la legittimazione straordinaria in capo alla Corte dei conti della proposizione del giudizio di legittimità costituzionale per violazione dell'obbligo di copertura finanziaria. Un precetto senza sanzione dunque, dettato più dal valore del messaggio, rivolto al rigore e alla responsabilità, piuttosto che dalla sua effettiva vincolatività giuridica, precetto che a taluno potrebbe apparire, per dirla in gergo giuridico, un eccesso di mezzi rispetto al fine.
Inoltre, un aspetto che riteniamo vieppiù fondamentale sta nel fatto che per loro ontologica natura, le norme costituzionali sono destinate ad essere universali e permanenti, indipendenti da quelle contingenze, se pur gravi e preoccupanti, così come lo sono oggi, che investono ciclicamente ciascun Paese. Ci chiediamo se il sostanziale divieto di indebitamento di oggi non si risolverà in un eccessivo irrigidimento domani, ostacolando quegli investimenti che spesso, alla faccia della definizione di death economy, consentono di porre le basi per la crescita, così come spesso è avvenuto attraverso corposi pacchetti di stimolo.
In questa direzione noi Liberal Democratici abbiamo ritenuto opportuno che questo testo, definendo i casi in cui l'indebitamento risulti essere inevitabile a fronte di eventi eccezionali o di una grave recessione economica, abbia ammorbidito, contenendoli, gli effetti della codificazione. Il testo consente, dunque, di coniugare l'obiettivo della stabilità finanziaria a quella libertà di decidere che il Governo deve avere sul fronte fiscale ed economico e che rappresenta un'espressione significativa delle sue prerogative. Pertanto annuncio il voto favorevole dei Liberal Democratici al provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.

SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, condividiamo la scelta, già adottata da altri Paesi europei, di introdurre in Costituzione il principio dell'equilibrio di bilancio. La previsione costituzionale del pareggio di bilancio ed il divieto di indebitamento, salvo alcune deroghe qualificate, è la premessa non per minori, ma per maggiori responsabilità della politica.
Il pareggio di bilancio in Costituzione deve costituire un vincolo virtuoso e per queste ragioni incidere sulla qualità e la definizione delle scelte di finanza pubblica. Riteniamo, in questo contesto, del tutto opportuna l'istituzione di un organismo di controllo dei conti pubblici disciplinato dalle Camere. Certo, occorre porre in relazione gli obiettivi relativi ai conti pubblici, e dunque in prima istanza il pareggio di bilancio, con l'andamento del ciclo economico.
Gli effetti e gli oneri derivanti da un ciclo economico negativo devono essere tenuti in considerazione nell'azione di riduzione del deficit e nella sua valutazione. Nel rapporto tra deficit e PIL è essenziale operare affinché la crescita economica sia determinante, perché altrimenti non vi è stabilità dei conti pubblici. Siamo nella situazione opposta, con previsioni di recessione, una crisi del debito più grave e problemi rilevanti di liquidità del sistema bancario.
Il Presidente del Consiglio ha confermato oggi, nella riunione dell'Ecofin, l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Ha annunciato misure strutturali di riduzione del disavanzo nel breve termine che possono compensare le previsioni negative relative al ciclo economico e, contestualmente, ha ribadito come la priorità debba essere la crescita. È una visione dei problemi che noi condividiamo e che abbiamo apprezzato già nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio.
Il Governo si appresta a varare i provvedimenti. Ne sottoscriviamo l'urgenza e il Pag. 55loro carattere strutturale. È possibile attenuare le strutturali difficoltà relative al debito pubblico se si restituiscono all'Italia opportunità di sviluppo. È una condizione che interessa non unicamente l'Italia, ma l'intera Eurozona chiamata, nel suo complesso, a riforme indispensabili ai fini della stabilità dell'euro, ora fortemente minata. Per questi motivi preannunzio il voto favorevole delle minoranze linguistiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lanzillotta. Ne ha facoltà.

LINDA LANZILLOTTA. Signor Presidente, oggi il Parlamento approva la riforma dell'articolo 81 della Costituzione introducendo regole rigorose per il pareggio di bilancio, per la copertura delle leggi di spesa e il divieto di ricorso all'indebitamento. Lo fa perché lo impone l'Europa, perché è incalzato della crisi globale, ma siamo ben consapevoli che questa decisione, adottata in frangenti così estremi, segnerà una forte e irreversibile discontinuità della cultura politica del Paese e anche degli equilibri istituzionali della nostra forma di Governo.
È un passaggio importante anche se arriva, purtroppo, con almeno trent'anni di ritardo. Questa modifica costituzionale era stata chiesta, invano, dalla Commissione Bozzi, ancora dalla Commissione Iotti e poi dalla Commissione D'Alema e da autorevoli figure politiche, come quella del senatore Andreatta. Ma da questa ostinata resistenza del sistema politico italiano ad adottare disciplina di bilancio e conseguenti riforme strutturali sono nate le crisi, le rotture della nostra storia repubblicana. Infatti, la Prima Repubblica, nel 1992, fu travolta dalla crisi finanziaria e dalla corruzione, di cui la dilatazione della spesa pubblica del quindicennio precedente era stata insieme causa, effetto e moltiplicatore. Oggi, la Seconda Repubblica naufraga nella tempesta finanziaria che si abbatte sull'Europa e che colpisce, più di altri, l'Italia, che dopo il 1992, dopo l'iniziale rincorsa per l'entrata nell'Euro, non ha saputo mettere mano alle riforme necessarie per garantire insieme rispetto dei vincoli di bilancio e competitività della nostra economia.
Oggi il nostro indebitamento e la nostra bassa crescita rispecchiano impietosamente l'esito dell'immobilismo politico, l'assenza di visione strategica e di leadership che ha caratterizzato il quindicennio appena trascorso. Non è un caso che la modifica dell'articolo 81 della Costituzione, la nuova responsabilità nella gestione della finanza pubblica, la nuova etica del rapporto tra generazioni, che essa introduce, segni l'esordio del Governo Monti, cioè del Governo che rappresenta ancora una nuova cesura nella nostra storia politica e istituzionale. Per questo il nostro sostegno a questo disegno di revisione costituzionale è pieno e convinto, per i suoi contenuti e anche perché è il primo atto di una fase che deve vedere l'Italia protagonista di un grande processo di modernizzazione che la riscatti in Europa e le restituisca, in Europa, sul mercato globale e nell'economia mondiale, il ruolo che ancora può spettarle. Ma questo testo contiene qualcosa in più: esso, infatti, prevede la creazione di un organismo di vigilanza sugli andamenti della finanza pubblica e risponde alle richieste dell'Unione europea formulate in questo senso. In tal modo si costituzionalizza, per la prima volta, una mutazione di governance che sposta a livello europeo le decisioni e la vigilanza in materia di politica fiscale e di bilancio.
È un processo ineluttabile, un processo che riguarda sempre di più - e noi ci auguriamo che riguarderà sempre di più - tutti i Paesi europei perché è la condizione per arrivare ad un'Europa politica, l'unica che potrà salvare il progetto europeo e l'euro. Questo processo per l'Italia si pone oggi in termini più accelerati e più stringenti e ci deve interrogare circa le nuove forme che dovrà assumere il rapporto tra Governo e Parlamento, il rapporto tra Stati nazionali ed istituzioni europee e, più in generale, deve farci riflettere su quali potranno essere le forme della democrazia Pag. 56nell'era della globalizzazione e del dominio della finanza sulla sovranità. Per tutti questi motivi, voteremo a favore di questo provvedimento, sapendo e sperando che esso rappresenti il primo passo di un cambiamento che coinvolgerà l'intero sistema istituzionale italiano ed europeo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cambursano. Ne ha facoltà.

RENATO CAMBURSANO. Signor Presidente, finalmente, mi verrebbe da dire, finalmente l'Italia oggi, con l'approvazione di questo provvedimento da parte della Camera dei deputati, batte un colpo. In ritardo, in ritardo rispetto alla cronistoria di questo Parlamento, del Parlamento italiano, che è stata appena ricordata, ma in ritardo anche rispetto alla sottoscrizione di un patto, fatto anche dal nostro Governo, nel lontano 11 marzo di quest'anno.
Lo dico, signor Presidente, ai ragazzi che assistono ai nostri lavori perché è a loro che noi dobbiamo guardare. Stiamo facendo finalmente una cosa utile per le future generazioni, perché è già tanto il debito che si troveranno addosso, che non vorremmo che questo ulteriormente aumentasse. Ho detto in ritardo perché - come ricordavo ancora ieri sera - pochi giorni dopo quella data, il 23 marzo, presentavo una mia proposta di legge. Qualcuno mi diceva che era una provocazione: se sollecitare il Parlamento e dare corso ad un impegno assunto dai nostri governanti al massimo livello è una provocazione, chiamiamola pure provocazione, ma sicuramente è a fin di bene, così come si potrebbe chiamare provocazione la proposta di legge che ho depositato sui grandi patrimoni, prima o dopo bisognerà affrontare anche questo argomento.
L'Italia dei Valori - l'ha detto il presidente del mio gruppo, Donadi - dà convintamente il proprio assenso a questo testo di riforma costituzionale. Ma quello che stiamo facendo non può non interrogarci sull'Europa, su questa Europa. I leader politici dell'Eurozona si trovano a dover fronteggiare ardue sfide. Per salvare l'euro dal collasso, per salvare l'Europa dall'emarginazione, devono escogitare un radicale trasferimento di poteri dallo Stato-nazione all'Europa, limitando drasticamente la possibilità di esercitare la sovranità budgettaria a livello nazionale e, al tempo stesso, conferendo autorità ad un nuovo livello di governo, federale. Devono fare tutto ciò velocemente, così da rassicurare gli investitori finanziari che l'Eurozona opterà e continuerà ad optare per l'integrazione e non per la disintegrazione, accettando il rischio di perdere le elezioni, di ritrovarsi con una più stretta base di potere nazionale e magari con complicate procedure di riforma costituzionale.
Purtroppo - come tutti i colleghi sanno - il summit di Strasburgo di qualche giorno fa è stato un vero e proprio fallimento. Lo ha scritto anche il professor Guido Rossi su Il Sole 24 ore di domenica scorsa, ma prima di lui il più famoso quotidiano tedesco il Frankfurter Allgemeine Zeitung di venerdì parlava di «scontro senza quartiere tra la Commissione e la Cancelliera tedesca». Angela Merkel ha bloccato qualunque soluzione ipotizzata per risolvere la crisi, impedendo ulteriori interventi mirati della Banca centrale europea sui titoli degli Stati membri e negando ogni possibile emissione di stability bond.
Helmut Kohl, suo padre politico, qualche mese fa ebbe a dire «Sta rovinando la mia Europa» mentre un altro ex Cancelliere, Helmut Schmidt, in occasione del passaggio di consegne tra Trichet e Draghi al vertice della BCE, disse che i critici tedeschi della BCE dovrebbero riconoscere che il tasso di inflazione negli ultimi dodici anni è stato più basso che nei dodici anni precedenti, con il Marco e la Bundesbank. Schmidt ha poi puntato il dito sull'Unione europea, «incapace di frenare la turbolenza e l'incertezza» su un Patto di stabilità violato per primo proprio dalla Germania e dalla Francia, con la compiacenza - come ricordiamo - anche dell'allora Governo italiano che presiedeva anche l'Eurogruppo - era di turno - perché gli Pag. 57conveniva. Ma soprattutto - ha affermato ancora Schmidt - «le lacune nel disegno dell'Unione monetaria non possono essere una scusa per violare gli obblighi di solidarietà europea» e aggiungeva «sono abbastanza vecchio per le ricordare il piano Marshall e il piano Schuman» che ricorderete furono di aiuti alla Germania, la Conferenza di Londra sul debito tedesco in cui le obbligazioni sono state riscadenzate in modo che l'ultima rata è stata pagata dalla Germania soltanto l'anno scorso, quindi stiamo parlando di almeno 60 anni. «La Germania» - ancora aggiungeva - «ha avuto un periodo ben lungo per ripagare i suoi debiti!». «Il successo dell'Europa» - ha concluso - «di un'Europa che deve essere consapevole del suo peso decrescente nel mondo e del suo rapido invecchiamento, è anche l'interesse dei singoli Paesi». Come non leggere un chiaro ed esplicito rimprovero alla veduta corta dei suoi successori e in particolare dell'attuale Cancelliere?
Quando le banche americane e inglesi, le colonne del sistema finanziario mondiale, raccontano ai giornali e ai mercati che si stanno preparando alla disgregazione del secondo sistema monetario e valutario mondiale significa che il tempo a disposizione della politica è finito, occorre dare la risposta entro i prossimi dieci giorni, 9 dicembre, altrimenti non c'è più storia. Le banche, lo ricordava chi mi ha preceduto, non hanno più liquidità. A dirlo è il presidente della Consob, è il sistema finanziario italiano che si blocca. L'Italia ha subito nel terzo trimestre un'emorragia di capitali di oltre 43 miliardi di euro, ma non è la sola. Nessuno oggi può dirsi al sicuro, sabato il The New York Times ha rivelato che gli intermediari finanziari dell'area extraeuro sono talmente pessimisti sul nostro futuro ad aver predisposto piani per il rientro al passato. Che l'attacco arrivi dalla grande finanza anglosassone o dalla destra isolazionista e conservatrice tedesca è un dato, ma la vera colpa della crisi dell'euro è solo dell'Europa, che non ha mai vigilato seriamente sui conti pubblici dei Paesi periferici e per aver negato la realtà, cioè la relazione tra i debiti sovrani dei Paesi deboli ed i problemi delle banche.
Ci si è messo molto tempo a digerire l'idea del default greco e questo anche in questo Parlamento, ma, permettetemi, fatta eccezione per il gruppo dell'Italia dei Valori, che non votò quella deliberazione di sottoscrizione del finanziamento a quel Paese. Ora si discute di haircut cioè del taglio del valore dei titoli, meglio tardi che mai, fosse stato fatto prima. Gli altri Paesi coinvolti, e il nostro per primo, devono dare grande credibilità e garanzia di credibilità cioè accettare la condizionalità come quella del Fondo monetario internazionale, cioè di ottemperare ad una serie di impegni e di passare il relativo esame. La credibilità si riconquista con un programma di interventi seri. Durante la discussione sulle linee generali ho già citato l'intervista a Jacques Attali su La Stampa di qualche giorno fa, «(...) è tutta l'Europa che deve fare delle scelte coraggiose» compresa la Germania. Finalmente pare che qualcosa si stia muovendo, la risposta delle borse è lì a dimostrarlo, anche oggi. I Paesi dell'Eurozona stanno riflettendo sulla possibilità di un nuovo Patto di stabilità per rafforzare la loro - cioè la nostra - integrazione politica.
Ernesto Rossi, già nel 1952, parlava della sovranità assoluta come di un principio anacronistico e ormai completamente illusorio e proclamava che con la costituzione di un vero e proprio Governo sovranazionale l'Europa si metterà agli ordini di una potenza più forte. Ecco perché noi dobbiamo assolutamente intervenire e fare presto. Questo è il primo passo significativo: la costituzionalizzazione della regola del pareggio di bilancio negli Stati dell'Unione europea potrebbe essere proprio letto come un primo passo verso un successivo trasferimento delle politiche fiscali e di spesa a livello sovranazionale. Ecco perché l'Italia dei Valori voterà convintamente a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marmo. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARMO. Signor Presidente, ci accingiamo ad approvare questo importante provvedimento. Sono trascorse ormai due settimane dall'insediamento dell'Esecutivo guidato dal professor Monti che, come abbiamo avuto modo di vedere, ha dalla sua le istituzioni e i partiti, gode di alta considerazione sul piano internazionale e di un diffuso consenso. Lo abbiamo sostenuto con il nostro voto e confidiamo nel suo operato per portare il Paese fuori dalla crisi economica e finanziaria.
Tuttavia, ora che ci accingiamo ad approvare il provvedimento che, in un certo senso, potremmo considerare emblematico della continuità dell'operato di questo Esecutivo con il Governo Berlusconi, penso si abbia innanzitutto il dovere di alcune puntualizzazioni, che servono ad affermare quelle verità indispensabili a consolidare e a rafforzare le basi sulle quali si poggia proprio l'Esecutivo presieduto così autorevolmente dal Presidente Monti.
Sono due settimane che Silvio Berlusconi ha lasciato palazzo Chigi. È vero che i tassi e le borse hanno cambiato rotta, ma lo spread con i bund tedeschi è sempre attestato verso quota cinquecento punti base e gli indici di borsa riportano spesso, escluso oggi, il segno negativo, nonostante tutto. In ossequio alla verità, dunque, oggi possiamo dire con certezza che il nostro Paese non aveva alcun problema di credibilità legato alle persone dell'Esecutivo Berlusconi e che aveva affrontato la crisi con la determinazione necessaria e adottando ogni provvedimento utile. C'è stato chi, invece, con intenti speculativi ha approfittato della sempre maggiore esiguità della nostra maggioranza parlamentare, per diffondere un sentimento di incertezza sulla capacità delle nostre istituzioni di assumere decisioni e di andare incontro alle indicazioni che le istituzioni europee e la Banca centrale ci hanno nel tempo sottoposto.
Nessuno che non sia palesemente votato alla faziosità può accusare il Governo uscente di non aver adottato puntualmente, usando tutti gli strumenti a sua disposizione, le misure necessarie a tenere i conti in ordine e ad evitare che la crisi finanziaria proveniente da oltreoceano avesse delle ripercussioni ancora più gravi sul nostro sistema.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, per affrontare questa crisi, per affrontare quelle che verranno e per prevenire nuovi scossoni finanziari - è già stato detto - abbiamo bisogno di più Europa, un'Unione che sia realmente capace di portare avanti politiche comuni, che la rendano più competitiva e meno vulnerabile agli attacchi degli speculatori, e che permetta di invertire la rotta delle turbolenze. Le turbolenze che investono i nostri mercati vanno risolte ponendo al riparo le deficienze strutturali di una Unione basata unicamente sull'unità monetaria e non sull'unità delle politiche economiche, fiscali e di sviluppo. Così come è chiaro che l'unione monetaria non può prescindere da una Banca centrale che sia realmente capace di svolgere un ruolo, come ad esempio la Federal Reserve americana.
Noi voteremo a favore dell'approvazione del disegno di legge costituzionale che introduce nella nostra Carta il principio del pareggio di bilancio, correlandolo a un vincolo di contenimento del debito delle stesse pubbliche amministrazioni. Tutto, onorevoli colleghi, in assoluta coerenza con le regole che vigono nell'Unione europea e in attuazione del Patto di stabilità e crescita che il nostro Paese ha condiviso.
Questo disegno di legge è l'ultimo di quella serie di provvedimenti che il Governo Berlusconi ha varato per affrontare la crisi e costituisce un elemento che fa compiere al nostro Paese un passo in avanti fondamentale per garantire la stabilità dei nostri conti pubblici e per dimostrare concretamente, con un vincolo di natura costituzionale, la volontà di evitare il ricorso a quell'indebitamento che ha esposto il Paese per ben oltre 1.900 miliardi di euro. Pag. 59
Signor Presidente, voglio qui, in questo frangente, cogliere l'occasione per esprimere il nostro apprezzamento per l'azione del neo Ministro per i rapporti con il Parlamento, Giarda, che, sin dal primo giorno si è messo a disposizione e, in collaborazione con i colleghi delle Commissioni affari costituzionali e bilancio, ha lavorato ad un ulteriore snellimento del testo.
Permettetemi, inoltre, alcune osservazioni e note. Ritengo che siano corrette le osservazioni di coloro che sostengono che costituzionalizzare il pareggio di bilancio comporti l'introduzione di elementi di rigidità nei bilanci pubblici e trasformi il Ministero dell'economia e delle finanze, se non addirittura la Ragioneria generale dello Stato, in una specie di dominus della spesa pubblica.
Tuttavia, queste osservazioni cedono di fronte all'analisi della situazione italiana. In primo luogo, ce lo chiedono i mercati internazionali per bocca della BCE e dei partner europei. Modifiche costituzionali in tal senso sono state approvate non solo da Paesi poco virtuosi come la Spagna, ma anche da quelli virtuosi come la Germania, e anche la Francia si appresta a seguirci.
In secondo luogo, il deficit spending è stato l'alibi con il quale le classi politiche degli anni Settanta e Ottanta hanno creato l'attuale debito pubblico. L'idea keynesiana di sostenere l'economia creando debito riguardava espressamente le spese per investimento nelle grandi opere pubbliche. Invece, in Italia l'indebitamento è stato altresì e fortemente utilizzato per sostenere i consumi, per mantenere la pace sociale e per sostenere la pace sindacale, finanziando imprese e comparti decotti.
Ci si è lamentati e ci si lamenta che l'invadenza dell'Unione europea sia arrivata al punto da obbligarci a modificare la Costituzione. In realtà, essendo debitori a rischio di insolvenza che potrebbero trascinare anche i Paesi più virtuosi nel baratro grazie alla moneta unica, è il minimo che ci potesse capitare. In realtà, ci è stato chiesto di modificare un unico punto della Costituzione, in modo che sia difficile creare ulteriore debito.
Quanto è stato approvato dalle Commissioni presenta sicuramente un miglioramento rispetto alla situazione precedente, ma anche, a mio parere, una serie di falle, che saranno sicuramente rimarcate in sede europea (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Presti. Ne ha facoltà.

ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'introduzione nel dettato costituzionale del principio dell'equilibrio tra entrate e uscite è un risultato non banale e affatto scontato. È un momento solenne quello che stiamo vivendo, è una svolta di portata storica per il legislatore italiano, che sceglie, oggi, di vincolare le proprie decisioni future di politica economica al rigore finanziario, né più né meno di come richiesto a un buon padre di famiglia nella propria gestione domestica o a un buon amministratore nella gestione della propria azienda.
Le spese non devono superare, di regola, le entrate, mentre il ricorso esplicito all'indebitamento diventa un atto grave e straordinario, che il Parlamento può varare solo in casi di eventi eccezionali, come recita il testo al nostro esame, che tra poco approveremo, assumendo di fronte all'opinione pubblica nazionale l'onere di una discussione e di una votazione ad hoc, a maggioranza assoluta, oltre all'esplicita definizione di un piano di rientro.
L'analogia con la famiglia o con il buon amministratore non banalizza le decisioni pubbliche che stiamo assumendo o che assumeremo in futuro nell'interesse della nazione, ma le riporta, probabilmente, a razionalità, diligenza ed equità dopo decenni in cui si è preferito, sistematicamente, di fare gravare le scelte sulle spalle delle generazioni successive non per debolezza della nostra Costituzione, ma per la forzatura del dettato dell'articolo 81 della stessa Costituzione che, pure nelle intenzioni dei padri costituenti, avrebbe potuto e dovuto, di per sé, garantire, Pag. 60attraverso l'obbligo di copertura delle leggi di spesa, l'equilibrio di bilancio.
La modifica costituzionale a cui oggi stiamo mettendo mano rappresenta, dunque, un ritorno alle origini più che un'innovazione. Tale considerazione assume ancora più rigore se pensiamo a quanta importanza fu riservata al pareggio di bilancio dalla classe politica della Destra storica nei primi quindici anni dell'unità d'Italia.
Nel merito del provvedimento in esame il gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo e gli altri gruppi del Terzo Polo hanno deciso, politicamente e consapevolmente, di non presentare proposte emendative, ma di condividere con i relatori e con il Governo l'elaborazione e la stesura del testo. Le proposte emendative avanzate dalle Commissioni, infatti, hanno recepito molte osservazioni sollevate dai nostri gruppi. In alcuni passaggi avremmo anche voluto fissare l'asticella del rigore più in alto, come, per esempio, nel caso della maggioranza parlamentare qualificata richiesta per l'approvazione, in casi eccezionali, dell'indebitamento, avremmo voluto portarla ai tre quinti, perché questa maggioranza parlamentare oggi è sostanzialmente omologa a quella della legge che, attualmente, già concede una maggioranza precostituita con il sistema del premio di maggioranza. Consideriamo, però, il testo attuale come un ottimo punto di arrivo.
È positivo l'esplicito riferimento in Costituzione degli obblighi derivanti dall'ordinamento comunitario; è positivo l'inserimento nel testo dell'articolo 117 della Costituzione, tra le materie di competenza esclusiva dello Stato, del principio dell'armonizzazione dei bilanci pubblici dei vari livelli di Governo, oggi purtroppo oggetto di una preoccupante pluralità di metodi e principi adottati; è positivo l'inserimento nel testo dell'articolo 97 della Costituzione del concorso di tutte le pubbliche amministrazioni all'obiettivo del contenimento del debito pubblico, anche se si sarebbe potuto scrivere in modo più chiaro il testo inserendo, ad esempio, la frase: «operando per conseguire la stabilità del debito pubblico», piuttosto che l'attuale formulazione.
Una parte rilevante degli effetti della riforma vedrà la luce con l'approvazione, nei prossimi mesi, del nuovo contenuto della legge di bilancio. È in quella sede che le forze politiche dovranno assicurare il massimo della responsabilità, dando pieno valore al nuovo testo costituzionale e disciplinando, tra le tante altre cose: la definizione della nozione di eventi eccezionali, quali gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e calamità naturali, al verificarsi dei quali è consentito il ricorso all'indebitamento; l'introduzione di regole sulla spesa che consentano di salvaguardare gli equilibri di bilancio e la riduzione del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo nel medio e lungo periodo; l'istituzione di un organismo indipendente sul modello di altre democrazie occidentali come richiesto dall'Europa. A proposito di quest'ultimo punto, ho trovato superfluo il dibattito che si è aperto sull'opportunità di inserire questo organismo nel testo della norma della legge che dovrà regolamentarlo, perché lo prevede l'Europa, quindi è un'istituzione obbligatoria che ci viene suggerita dal Commissario europeo. Altre cose da disciplinare sono le modalità attraverso le quali lo Stato, nelle fasi avverse di ciclo economico, al verificarsi dei già citati eventi eccezionali, concorre ad assicurare il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni inerenti ai diritti civili e sociali garantiti dagli altri livelli di governo, e, infine, la facoltà e le modalità attraverso le quali le regioni e gli enti locali possono ricorrere all'indebitamento.
È in quella sede, nel momento in cui, appunto, vareremo la suddetta legge, che, almeno come gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo, insieme agli altri gruppi del Terzo Polo, assumeremo un atteggiamento di collaborazione, ma anche di rigore.
In conclusione, la costituzionalizzazione del principio di lealtà intergenerazionale è un passaggio che ha una doppia valenza. Da una parte, in una fase grave e delicata della crisi economica e finanziaria Pag. 61dell'intera area euro, rappresenta un atto che può rendere più credibile l'impegno dell'Italia al risanamento strutturale della finanza pubblica sul percorso indicato dal Patto euro plus, adottato dal Consiglio europeo il 24-25 marzo 2011.
Dall'altra parte la discussione, in Parlamento e nell'opinione pubblica, sulla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio può costituire l'occasione per un profondo e irreversibile salto culturale del Paese, ovvero una presa di coscienza collettiva sulla necessità di ridurre la spesa pubblica, di vivere secondo le nostre reali possibilità, di non dissipare nella spesa corrente le risorse che servono a produrre ed a costruire il futuro soprattutto per i nostri giovani. Si tratta, per esprimersi in un concetto, della necessità di non scaricare, appunto, sulle spalle dei giovani - che non potranno godere dei benefici previdenziali di cui oggi noi godiamo - anche il carico di un debito insostenibile.
Questa riforma costituzionale, signor Presidente, come abbiamo più volte sottolineato, rappresenta un punto di svolta nella vita sociale e politica del nostro Paese, che dovrà però essere accompagnato anche da un cambio di mentalità della classe politica di qualsiasi livello di governo, che non potrà e non dovrà più compiere operazioni di ingegneria contabile o di finanza creativa per costruire percorsi più o meno legali e per trovare modi nuovi ed originali per indebitarsi fuori bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questo importante provvedimento, che è il primo che il Parlamento affronta dopo il varo del nuovo Governo, noi dichiariamo il nostro voto favorevole.
Lo facciamo con l'auspicio - che in verità sembra realizzarsi - che vi possa essere su questa riforma costituzionale il voto favorevole di tutto il Parlamento, per dimostrare in questo modo che l'Italia anche in quest'Aula, che nel confronto fra maggioranza, opposizione e fra parti politiche rappresenta la comunità nazionale, ha la forza di cogliere complessivamente la sfida che la crisi attuale sta lanciando al nostro Paese, ovvero per dimostrare che è possibile un nuovo clima nella politica italiana e nel governo delle istituzioni e che questo clima, in verità, è già cominciato. C'è una crisi che investe tutta l'Europa e che si riverbera più profondamente nei nostri confronti soltanto per i problemi strutturali che negli anni siamo stati incapaci di affrontare e di risolvere: l'alto livello del debito pubblico, che oggi cerchiamo di arginare con l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione, ma soprattutto la debolezza della crescita, che oggi rende più insostenibile proprio il nostro debito.
Siamo persuasi che l'Italia sia soltanto il fianco debole, verso il quale le turbolenze del mercato stanno rivolgendosi con maggiore virulenza per coinvolgere subito dopo tutta l'Europa, non solo l'Italia, ma tutta l'Europa. Così pure siamo persuasi che l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione rappresenti una buona misura, ma che da solo non sia sufficiente. Occorre, invece, un atteggiamento più positivo dell'Europa intera, la capacità dell'Europa di riformarsi, a cominciare dalla riforma delle sue istituzioni, con le quali fronteggiare la speculazione e non già subirla passivamente.
Siamo persuasi di tutto questo, così come eravamo persuasi che non fosse sufficiente cambiare il Governo per risolvere tutti i problemi, perché altre sfide attendono il nostro Paese e solo una politica forte ed un Governo autorevole possono affrontarle con il vigore necessario.
D'altra parte proprio i dati sulla crescita, diffusi qualche giorno fa dall'OCSE, descrivono un'Europa in recessione e, nell'ambito dell'Europa, un'Italia ancora più in difficoltà e ci ricordano la dimensione titanica del compito che a questo Governo è assegnato. Sforzi straordinari si dovranno compiere per continuare a tenere in sicurezza i conti - nonostante il decremento Pag. 62del PIL e i maggiori oneri per interessi sul debito che dovremo pagare - e per favorire attraverso le riforme, anche quelle impopolari, la crescita che il nostro Paese sta rimandando da troppi anni, da prima che la crisi coinvolgesse l'Italia insieme all'Occidente.
Per questo al Governo noi diamo il nostro convinto e incondizionato sostegno, a cominciare dal voto su questo provvedimento. Quindi voteremo a favore, non solo per il merito della riforma, che condividiamo, ma che, come ha evidenziato anche qualche collega del mio gruppo e la collega Lanzillotta prima, sarebbe potuta essere forse ancora migliore, se si fosse potuta discutere dentro questo nuovo clima per qualche altro tempo ancora, senza l'urgenza che invece la fase pretende.
Onorevoli colleghi, l'Europa ci chiede rigorose regole di bilancio per garantire la sostenibilità del nostro debito. È un imposizione dell'Europa? Qualcuno lo ha detto nelle scorse settimane. È una lesione della nostra sovranità nazionale? Qualcuno lo afferma ancora. Noi riteniamo di no, noi riteniamo che questa sia una riforma che non si fa sotto dettatura e anzi riconosciamo al Ministro Giarda di aver dato il suo contributo competente nella formazione di un testo che modifica la Costituzione mantenendone intatta l'impostazione, ovvero con grande sobrietà.
Questa, invece, è una riforma che scegliamo di fare perché conseguente ai Trattati europei che abbiamo liberamente stipulato in qualità di soci fondatori dell'Europa. È una riforma che facciamo per dimostrare che noi, forse più di altri nel nostro continente, sappiamo bene che o l'Italia si salva insieme all'Europa, o non si salva, e che senza l'Italia anche l'Europa cadrebbe e andrebbe a fondo.
È una riforma che vogliamo fare anche per un'altra ragione: la vogliamo fare per affermare, in questo modo, un principio di equità intergenerazione, di giustizia e di equità fra generazioni. La dimensione del debito pubblico, che oggi noi cerchiamo di arginare con questo provvedimento, è anche la misura delle responsabilità delle generazioni che quel debito hanno formato. Nel nostro Paese, ma anche nel mondo occidentale - nel nostro Paese, però, più che altrove - le generazioni precedenti hanno goduto di benefici, a volte di privilegi, di opportunità che hanno finanziato a debito, lasciando il conto da pagare alle generazioni che sarebbero venute; attraverso l'aumento del debito pubblico, che oggi con questa riforma costituzionale dichiariamo di voler contenere, intere generazioni hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, ipotecando il futuro dei più giovani, dei figli, di quelli che non avranno gli stessi diritti, perché la crisi quei diritti li sta bruciando. È come se ci fosse richiesto oggi di pagare i conti del passato. Possiamo scegliere di farlo o possiamo far finta di niente. Possiamo scegliere di saldare questo conto, accettando per esempio, come facciamo oggi, il principio che dovremmo governare rispettando il pareggio di bilancio, e quindi in maniera più complessa, perché non si potrà fare spesa pubblica in deficit, accettando, come dovremo cominciare a fare dalla prossima settimana, l'idea che per saldare quel conto dovremo mettere la nostra firma su riforme e provvedimenti impopolari, oppure possiamo continuare a far finta di niente, aspettare che il mondo che abbiamo costruito a debito crolli definitivamente, lasciando ai nostri figli le sue macerie.
Noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo crediamo che il clima di oggi, e il nuovo Governo, rappresentino una occasione straordinaria per contrastare la crisi; sicuramente l'unica occasione possibile, non solo sul piano delle scelte di politica economica nazionale, ma anche per il ruolo che il nostro Governo, grazie all'autorevolezza del Presidente Monti, potrà svolgere nella direzione di rendere l'Europa più forte e più capace di fronteggiare la crisi. È un'occasione che non va sciupata perché può essere un nuovo inizio, una ripartenza. E la riforma costituzionale dell'articolo 81, che oggi approviamo, deve essere l'architrave di questo nuovo inizio, il presupposto di tutto ciò che dovremo fare da oggi in poi, noi, insieme al Governo, Pag. 63sostenendolo con convinzione e senza riserve. Non più spesa pubblica in deficit quindi, ma riforme coraggiose e strutturali per la crescita...

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. ...non più un fisco che colpisce dove è troppo semplice fare cassa, ma una più equa ripartizione dei carichi fiscali, riducendo il peso fiscale per le famiglie, per i lavoratori e per le imprese e chiedendo, invece, qualche sacrificio a chi possiede di più.
Non più difesa corporativa di privilegi, a cominciare da quelli della politica, ma rigore nella riduzione delle spese dello Stato e un più forte impulso alle liberalizzazioni. Non è più il tempo del rimpallo delle responsabilità. Tutti nel corso degli anni abbiamo sbagliato, chi più, chi meno: quelli di noi che hanno pensato che i debiti dello Stato non fossero debiti veri, che potessero portare prima o poi al default, e quelli che non si sono accorti di quello che stava accadendo; chi ha governato guardando ai sondaggi piuttosto che al futuro, e chi, all'opposizione, ha assecondato la piazza invece di incalzare chi governava sulle riforme. Ora però, con la riforma che oggi approviamo, dobbiamo dire che si mette il punto sugli errori del passato e che da qui si deve ripartire con politiche economiche all'insegna del rigore, della crescita e dell'equità sociale e tra generazioni.
Colleghi, la crisi che sta scuotendo il nostro mondo impone a tutti, e prima che a ciascuno alla politica, un cambio di passo. È una crisi che sta cambiando il mondo e che suggerisce anche a noi di ragionare con categorie differenti rispetto al passato. È una crisi che aggredisce i debiti sovrani e, facendolo, colpisce nelle fondamenta le nazioni e i continenti distruggendo i diritti, come si fa nelle guerre. Ebbene, noi riteniamo che proprio per questo occorra una nuova solidarietà nazionale che debba cominciare da questo Parlamento attraverso l'esercizio della responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, stiamo intervenendo sulla modifica dell'articolo 81 ma di fatto stiamo intervenendo sull'articolo 1 della Costituzione (c'è un otto di troppo). Quando si dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, a mio avviso i fatti portano a dire che la sovranità appartiene alla Commissione europea, che la esercita nelle forme e nei limiti dei Trattati europei e delle lettere della BCE (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché sostanzialmente qui oggi si stanno comportando in questo senso. Questo viene anche raffigurato dalla totale assenza del Governo, se non del Governo tecnico, dei Ministri tecnici, che tanto devono dare soluzione ai problemi dell'Italia, e sono state pronunciate parole forti: una svolta di portata storica (il deputato Lo Presti); era ora, una portata epocale (il dottor Cambursano, l'onorevole Cambursano). Qui siamo rappresentati dal senatore D'Andrea, che ringraziamo, però ricordo, senatore, - questo avrà anche un suo significato - che proprio quando si ricerca un gabinetto Merkel-Sarkozy- Monti - tecnici, poi di fatto c'è l'assenza totale dei Ministri che rappresentano il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Partiamo subito bene, partiamo subito con un disinteresse totale nei confronti dell'attività parlamentare. Speriamo che il prossimo Presidente del Consiglio non venga a dirci che è pure un Aula sorda e grigia perché altrimenti avremmo «fatto botto» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il periodo economico attuale sconta il profondo handicap del debito pubblico nazionale che, come una pesantissima zavorra, blocca forzosamente lo sviluppo del prodotto interno lordo, e ci pone in una situazione di stallo in cui i mercati prevalgono sulla politica. I mercati dettano l'agenda parlamentare, i tecnici superano la democrazia elettiva, e l'espressione - Pag. 64abbiamo detto già prima - di questo Governo, ne è la plastica raffigurazione, soprattutto dopo la nomina dei sottosegretari, anche essi pieni di conflitti di interesse.
Il tema dell'equilibrio di bilancio è stato molto approfondito dalla dottrina economica e costituzionale. In estrema sintesi si può dire che la dottrina prevalente considera che tale principio facesse parte della costituzione materiale degli Stati liberali, compresa l'Italia, e si sostanziasse non solo nella corrispondenza di entrate e di uscite nella contabilità formale dello Stato, ma anche nella necessità che le spese fossero integralmente coperte dalle entrate tributarie. Deroghe a questo principio potevano essere ammesse solo in casi eccezionali, come tipicamente gli eventi bellici, nei quali si poteva ricorrere all'indebitamento e all'emissione di nuova moneta. L'eccezionalità di queste ipotesi richiedeva un rapido rientro del debito contratto, al fine di non compromettere, tra l'altro, la stabilità del valore del cambio della moneta.
L'avvento dell'economia sociale di mercato e l'approccio interventista dello Stato in economia ha messo in crisi, però, sin dal primo dopoguerra, questo dogma del pareggio di bilancio che fu raggiunto in tempi lontani, per esempio, nel 1897, dal biellese Quintino Sella. Lo ricordo perché sono presidente della provincia di Biella. Sicché, nella maggior parte degli Stati che si ispirano a tale modello, è divenuto normale il fenomeno del deficit di bilancio. Prima ho sentito persone affermare che, chi più chi meno, tutti hanno partecipato alla creazione del debito pubblico. Sì, chi più chi meno, tranne la Lega Nord Padania che non ha mai partecipato alla creazione del debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Le politiche di deficit spending, che hanno a lungo dominato la scena delle politiche economiche degli Stati di democrazia occidentale, seppure in forme e misure differenziate nel corso della seconda metà del Novecento, sono state oggetto di riflessioni critiche a fronte dei gravi effetti inflazionistici prodotti. A partire dagli anni Ottanta le Banche centrali hanno cominciato a rifiutare di finanziare i deficit dei bilanci statali attraverso l'acquisto dei titoli del debito rimasti invenduti sul mercato. In Italia, proprio negli anni Ottanta, si consumava il cosiddetto divorzio tra la Banca d'Italia e il Tesoro. In questo quadro, si inseriscono i vincoli ai disavanzi eccessivi posti dal Trattato di Maastricht del 1992 che determinano, anche nel dibattito economico costituzionale italiano, l'affermarsi del tema delle possibili modifiche costituzionali necessarie a limitare il finanziamento delle spese in deficit.
L'articolo 81 della Costituzione, infatti, nella sua attuale formulazione, al di là delle intenzioni nobili dei costituenti, non ha costituito, purtroppo, un argine alla creazione di disavanzi, soprattutto per l'interpretazione che ne è stata data dagli attori politici e dalla stessa giurisprudenza. La stessa creazione nel 1978 della legge finanziaria e la prassi di non approvare preliminarmente la misura massima del ricorso all'indebitamento, consentì il crearsi di significativi deficit di bilancio. Nella prassi e nella dottrina prevalente si riteneva che l'articolo 81 non ponesse limiti alla creazione di disavanzi quanto piuttosto si preoccupasse esclusivamente che la legislazione di spesa estemporanea adottata dal Parlamento non alterasse gli equilibri assunti nella decisione di bilancio. Si consolidò, inoltre, con l'avallo della giurisprudenza costituzionale, la legittimità di coperture realizzate attraverso ricorso a prestiti. La dissennata politica di spesa perseguita nel corso del ventennio 1970-1990 ha così portato il rapporto debito pubblico-PIL dal 38 per cento del 1970 al 100 per cento del 1990, fino ad arrivare ai livelli attuali ancora più elevati. L'interpretazione affermatasi dell'articolo 81 della Costituzione fu avversata in dottrina principalmente dal gruppo di Milano (ricordo che fu coordinato da Gianfranco Miglio) che elaborò un'articolata proposta che, se fosse stata accolta allora, avrebbe introdotto nella Costituzione dei limiti alla Pag. 65creazione di deficit eccessivi e forme di controllo più efficaci sulle leggi di spesa da parte della Corte costituzionale.
Venendo ai tentativi di riforma più recenti della Costituzione, si può ricordare che il testo elaborato dalla Bicamerale D'Alema nel 1997 prevedeva una riformulazione dell'articolo 81 in forza della quale lo Stato avrebbe potuto ancora una volta indebitarsi per sopperire alle spese di investimento, la cosiddetta golden rule. Le proposte di riforma della Costituzione non giunte ad effetto nelle ultime due legislature non hanno direttamente investito le disposizioni costituzionali oggetto della presente proposta.
Per quanto concerne le pregresse posizioni della Lega Nord Padania, non può non ricordarsi che, fin dal suo apparire, il movimento ha fatto del contrasto alla spesa pubblica, il cui responsabile è lo Stato centrale, uno dei propri motivi di vita e di battaglia. La fondamentale riforma federalista rappresenta, infatti, tra le altre cose, una risposta efficace alla responsabilizzazione dei diversi soggetti titolari di potere di spesa all'interno dell'ordinamento, avvicinando il livello di spesa a quello di presa fiscale, con la finalità di assicurare un uso oculato delle risorse pubbliche. Si deve, altresì, ricordare che la Lega Nord Padania, in più occasioni, ha sottolineato, anche attraverso emendamenti, ad esempio in occasione dell'approvazione della riforma del Titolo V della Costituzione, la necessità di porre limiti costituzionali anche alla pressione fiscale, nonché di esplicitare che l'imposizione fiscale a livello decentrato non debba essere aggiuntiva, ma sostitutiva a quella statale, evitando così il fenomeno della doppia imposizione.
Per venire alle misure approvate dalla Lega Nord Padania e incidenti sul contenimento dei disavanzi, si possono benissimo ricordare innanzitutto l'imposizione dei piani di rientro del disavanzo sanitario per le regioni in deficit, principalmente collocate, ovviamente, al centro-sud, con la possibilità di commissariamento, in caso di mancata adozione del piano di rientro, di applicazione di aumenti dell'IRAP e dell'addizionale IRPEF. I decreti legislativi che hanno dato attuazione alla delega sul federalismo fiscale contengono, altresì, molte misure di contenimento dei disavanzi.
Si pensi soltanto al passaggio dalla spesa storica ai costi standard per finanziare la spesa sanitaria o la sanzione dell'incandidabilità introdotta per i presidenti di regione, sindaci, presidenti di provincia che abbiano cagionato dissesti finanziari ai rispettivi enti amministrati. Più che le regole che introduciamo oggi all'articolo 81 ritengo che la certificazione del fallimento politico servirà molto di più per evitare i buchi di bilancio. Se non ci sono sanzioni, ritengo che il menefreghismo totale della classe politica, che si è dimostrato ancora oggi con l'assenza dei cosiddetti tecnici al tavolo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), ne sarà la lampante dimostrazione.
Infine la Lega Nord ha dato pieno appoggio alle manovre finanziarie correttive succedutesi dalla scorsa primavera per effetto delle quali si raggiungerà il pareggio del bilancio nel 2013. Nel testo abbiamo voluto garantire da soli che comunque anche nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali lo Stato continui a garantire e ad assicurare il finanziamento dei livelli essenziali e delle funzioni fondamentali degli enti locali al fine di non vedere penalizzata la riforma del federalismo fiscale che questa legislatura, grazie alla Lega Nord, è riuscita a concretizzare. Purtroppo l'esito del voto è stato negativo, ma almeno si è certificato qual è l'unica e sola forza politica che garantisce gli interessi del territorio e degli enti locali che è la Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Letta. Ne ha facoltà.

ENRICO LETTA. Signor Presidente, quello che compiamo oggi pomeriggio è un Pag. 66atto solenne nella vita del nostro Parlamento. Intanto riprendiamo una vecchia abitudine - mi verrebbe da dire -, quella per la quale la Costituzione è modificata insieme da tutti, con larghe maggioranze, e ritengo che questo punto oggi probabilmente sia uno degli elementi essenziali. Era troppo tempo che per le alterne vicende della politica italiana non riuscivamo a cogliere questa scelta per quanto riguarda provvedimenti importanti come quello in esame.
Oggi si compie soprattutto un atto solenne e importante che è un punto di arrivo di un lungo percorso che comincia in Costituente. Non possiamo non dimenticarci del fatto che, in seguito alla discussione in Costituente, uscì un articolo 81 che, poi, purtroppo ha dimostrato tutti i suoi limiti nell'applicazione concreta. La Commissione Bozzi negli anni Ottanta - vorrei ricordare gli interventi appassionati in quella Commissione di Mino Andreatta - cominciò ad affrontare il tema. Solo oggi si capisce fino in fondo quanto il problema del debito e del deficit del nostro Paese sia il problema strutturale più difficile da affrontare, quanto la finanza pubblica ha creato il guaio per l'Italia, per la sua mancata crescita, per le difficoltà profonde a cercare di guardare in avanti.
È un problema strutturale perché tutti abbiamo capito e ci siamo resi conto del fatto che o si affronta una volta per tutte la capacità di controllare il bilancio pubblico oppure, nel nostro Paese, non ce la farà nessun Governo. Attorno a questo e attorno al futuro articolo 81, che oggi cominciamo a votare, ruota la discussione attorno alla spending review che il Governo ha annunciato in questo Parlamento. La discussione, cioè, attorno ad una gestione del bilancio che non dia nulla per scontato, che non mantenga per scontate le antiche tradizioni negative ma cerchi di entrare nel merito. Quella di oggi è una scelta per l'Italia, è una scelta strategica e non è una scelta semplicemente strutturale. È la dimostrazione che quest'Aula, in questa parte di legislatura, signor Presidente, può riscattare il ruolo della politica. I cambiamenti che oggi qui andiamo a votare sono cambiamenti di buon senso e cambiamenti positivi. Torna ad essere centrale il Parlamento, torna ad essere utile e positiva la politica.
Credo che questi cambiamenti che sono stati portati dalla discussione parlamentare - il dialogo con il Governo, con il Ministro Giarda in particolare, la discussione ed il contributo che ognuno di noi ha portato: voglio citare qui gli interventi dei colleghi Bressa, Baretta, e l'intervento di questa mattina del collega Marchi sul ruolo dell'autorità - sono tutte questioni che hanno cambiato in meglio questo testo, dimostrando che la dialettica in questo Parlamento è una dialettica utile al Paese, utile alle soluzioni positive, utile e della quale non dobbiamo aver paura. Mi verrebbe da fare un appello a tutti noi, alle forze politiche e ad ognuno di noi: prendiamo coraggio da questa vicenda. Questa vicenda dimostra che questo Parlamento può cercare di fare per l'Italia dei cambiamenti che siano cambiamenti strutturali, che le future generazioni riconoscano come cambiamenti di quelli che riescono effettivamente a modificare il corso delle cose.
Signor Presidente, mi consenta di usare questo intervento anche e soprattutto perché questo dibattito è probabilmente forse l'ultimo, prima del Consiglio europeo dell'8 e del 9 dicembre, nel quale poter legare le scelte di rigore sul bilancio pubblico del nostro Paese con il tema della crisi europea. Noi qui facciamo una scelta per l'Europa, quell'Europa che vive una crisi senza precedenti: ogni mese un gradino più in basso, con un adattarsi purtroppo drammatico ed insopportabile ad un declino dell'Europa dal quale noi vogliamo rifuggire. Quella che noi oggi facciamo è una scelta per l'Europa. Non c'è più nulla di scontato. Se non assumiamo in quel Consiglio europeo decisioni che cambino il corso delle cose, l'Europa come l'abbiamo conosciuta e sognata finirà e avremo di conseguenza ripercussioni negative per ognuno di noi, per i nostri Paesi, per l'intero continente, per noi europei e per i nostri figli. Le decisioni si possono Pag. 67prendere, se l'Italia partecipa e se l'Italia guida, insieme agli altri Paesi europei, questo processo.
Voglio insistere su questo punto: da quando la storia dell'Europa ha avuto la sua svolta nel 1985, con la nascita dell'Atto unico europeo, il mercato delle quattro libertà, la Commissione di Jacques Delors, tre sono state le grandi avanguardie che hanno portato sempre avanti la storia dell'integrazione europea e queste tre avanguardie sono state la Commissione europea, la Commissione guidata prima da Jacques Delors e poi da Romano Prodi; è stata l'Italia l'altra grande avanguardia, sempre un passo avanti nelle scelte per rendere l'Europa più forte e più integrata e sono stati i Paesi del Benelux (il Belgio, l'Olanda ed il Lussemburgo) quei Paesi che insieme a noi sono sempre stata all'avanguardia. L'asse franco-tedesco ha sempre seguito queste decisioni che le avanguardie prendevano. Oggi le difficoltà di queste tre avanguardie hanno reso l'asse franco-tedesco il luogo della decisione ed il luogo dell'avanguardia. Peccato che l'asse franco-tedesco ha deciso di non essere avanguardia e noi oggi qui, da questo Parlamento, che vuole tornare ad essere centrale, vogliamo rilanciare un messaggio molto forte: l'Europa non può essere un'Europa a due. L'Europa franco-tedesca ha senso solo e soltanto se sta dentro ad una dimensione comunitaria. Le regole e le sanzioni non possono essere decise da due giocatori, che allo stesso tempo sono anche arbitri e allenatori. Le regole e le sanzioni, la direzione di marcia vanno date tutti insieme, in una logica comunitaria.
Noi diciamo basta alla vuota retorica europeista, diciamo che questo - ed è il messaggio più forte che in conclusione vogliamo dare - è il momento di fare gli Stati Uniti d'Europa. È la sfida che noi assumiamo a partire dalla decisione che prendiamo oggi in questo Parlamento. È il momento di fare un passo politico ed una scelta economica, di dare, accanto a quella moneta unica che abbiamo costruito e che è così fondamentale per il nostro futuro, l'unione politica, l'unione economica, l'unione fiscale, l'Europa sociale.
Il rapporto con la sovranità popolare è così decisivo: non possiamo avere una moneta unica, una Banca centrale e, allo stesso tempo, non avere visibile il segno della sovranità popolare dei popoli europei. Questo è quello che è fallito in Grecia, dove una popolazione che aveva eletto un suo Parlamento si trovava a dover applicare per forza scelte che arrivavano dall'alto, laddove la sovranità popolare era dispersa. Dobbiamo prendere esempio e lezione da quella vicenda e abbiamo bisogno, quindi, di un'Europa che, attraverso l'unione politica, affianchi la moneta e costruisca la futura integrazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO LETTA. Noi, signor Presidente - e concludo -, assumiamo questa sfida: la assumiamo per il destino dei nostri Paesi, per il destino di noi europei e, soprattutto, la assumiamo per il futuro dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casero. Ne ha facoltà.

LUIGI CASERO. Signor Presidente, onorevoli deputati, permettetemi innanzitutto di ringraziare il mio gruppo parlamentare, che oggi mi ha concesso l'onore, dopo tre anni e mezzo trascorsi al Governo, di rappresentare la voce del Popolo della Libertà in un momento solenne, come abbiamo detto, come questo, nella dichiarazione di voto relativa all'inserimento del vincolo del pareggio di bilancio nella Costituzione italiana. Una modifica costituzionale importante non solo per il presente, ma per tutte le generazioni future.
Se ascoltassimo il pensiero maggioritario, ormai quasi totalitario, dell'opinione pubblica italiana, capiremmo che il mantenimento dei conti pubblici in equilibrio è l'obiettivo prioritario richiesto ad ogni Pag. 68buon Ministro dell'economia e delle finanze. Purtroppo, analizzando la storia del nostro Paese, si può riscontrare che solamente Minghetti, nel 1875, raggiunse il pareggio di bilancio. Poi, per 136 anni, nessun altro è riuscito ad ottenere questo risultato.
Ora ci troviamo costretti, dall'esplosione della bolla finanziaria mondiale e dall'acuirsi delle tensioni relative ai debiti sovrani degli Stati membri dell'Unione europea, a realizzare il pareggio di bilancio entro un breve tempo e ad inserire nella nostra legge primaria un vincolo che renda irrealizzabili politiche economiche basate sul deficit e sul debito.
La crisi finanziaria che sta colpendo il mondo occidentale, causata da un uso spregiudicato e pericoloso della leva finanziaria, ha interrotto il modello di sviluppo principalmente basato sull'incremento del debito dei Paesi occidentali. La stessa crisi ha, inoltre, causato una reazione negativa nei confronti delle politiche di sviluppo basate sul debito, determinando il trionfo delle teorie economiche che riportano come prioritario lo sviluppo delle economie reali nei confronti della finanza.
Questa situazione ha posto al centro del dibattito di politica economica la necessità di riequilibrare i conti delle aziende e delle nazioni con il raggiungimento degli equilibri finanziari e di bilancio. Il pareggio di bilancio e le politiche di rigore finanziario diventano obiettivo prioritario di ogni Ministro dell'economia dei Paesi europei. Lo sviluppo, come ho detto, basato sull'indebitamento è fallito: pensare di continuare a far crescere l'economia occidentale con il ricorso a soldi altrui, e rinviando i problemi alle generazioni future, è diventato ormai illusorio.
Vi sono due aspetti che possono dimostrare queste teorie economiche. Innanzitutto, vi è la fisica, che dimostra che una leva troppo lunga, la leva finanziaria, si spezza quando deve sollevare pesi troppo elevati, come l'economia occidentale dei Paesi in crisi. La fisica, in questo caso, ha trionfato sulla finanza. Ma vi è anche la psicologia umana, che sostiene l'impossibilità di vivere a lungo sui risparmi del vicino, cosa avvenuta per troppi anni per noi occidentali con i Paesi in via di sviluppo. Ha trionfato questo su aridi modelli finanziari e matematici. Tutti questi fattori hanno portato alla fine del superciclo del debito iniziato negli anni Ottanta.
Onorevoli colleghi, leggere le modifiche costituzionali, che approveremo in prima lettura oggi, solo come una costrizione dovuta alla situazione finanziaria internazionale è riduttivo e superficiale. Oggi stiamo, in realtà, compiendo un passo verso la creazione degli Stati Uniti d'Europa ed un altro passo verso principi di equità intergenerazionale. La creazione della moneta unica senza una successiva azione stringente orientata a definire politiche economiche comuni si è rivelata debole ed inefficace. Solo uno Stato politicamente unitario può supportare, nel lungo periodo, una moneta unitaria.
Chiediamo, quindi, al Governo italiano di sostenere le politiche europeistiche presenti in Europa, iniziando dalla necessità di dotare la Banca centrale europea di tutti gli strumenti utili per esercitare un vero ruolo di banca centrale e dotando le istituzioni europee degli strumenti finanziari atti a svolgere un ruolo di sostegno alla moneta unica, ad esempio gli eurobond.
Mi sembra che queste siano due iniziative che trovano un ampio consenso in quest'Aula; auspichiamo che il Governo italiano possa, in sede europea, rappresentare queste iniziative ed ottenere su queste i risultati dovuti. Solo così si potrà cercare di uscire da questa situazione e procedere verso l'obiettivo dell'Europa unita. Si utilizzi, quindi, il voto di oggi per dimostrare la volontà unitaria del nostro Paese nell'attuazione di politiche di risanamento inserite in un contesto unitario europeo. L'Italia deve dimostrare meno timidezza nei rapporti con gli altri grandi Paesi europei e, partendo dalla realizzazione dei famosi compiti a casa, evocati dal professor Monti, riportare in sede europea la discussione sui grandi temi di politica economica. Oggi, non solo attuiamo Pag. 69questo primo passo, ma anche un altro verso il principio di equità intergenerazionale, spesso dimenticato nel passato.
Le politiche di spesa degli anni passati hanno trasferito sulle generazioni future una massa debitoria insostenibile; dobbiamo, pensando ai nostri figli e nipoti, tornare ai corretti principi di gestione di bilancio spendendo ciò che abbiamo a disposizione e utilizzando la leva del debito solo per eventi eccezionali e per investimenti con elevato ritorno economico e lunghezza temporale breve. Con la modifica dell'articolo 81 speriamo possano finire le teorie di finanza allegra che hanno caratterizzato i decenni di fine secolo scorso e che ci hanno portato in questa grave situazione.
L'azione del Governo Berlusconi nel corso della crisi è stata sempre quella di garantire condizioni di stabilità per la finanza pubblica; in particolare, il Governo ha agito al fine di salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio delle famiglie, sostenendo i redditi e i consumi ed estendendo il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, potenziando e accelerando gli investimenti pubblici. Purtroppo, strumentali polemiche politiche non hanno favorito soluzioni condivise sui temi di politica economica che oggi vengono affrontati e trovano un voto unitario. Auspichiamo, quindi, che il nostro Paese si possa dimostrare unito nell'affrontare le grandi sfide economiche e politiche internazionali. Oggi, con questo voto, diamo un sostegno convinto a questo provvedimento, sapendo che l'unità è fondamentale per vincere queste battaglie e per portare il nostro Paese fuori da questa crisi e verso un futuro migliore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.

GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, nel poco tempo che ho a disposizione voglio annunciare, a titolo personale come ricordava lei, la mia astensione su questo provvedimento. A mio avviso, in una norma costituzionale, le indicazioni devono essere nette, non possono contenere, come quelle votate, riserve, eccezioni, uscite di sicurezza, elementi di discrezionalità che consentano di derogare al principio del pareggio di bilancio. Non si scrive, a mio avviso, una norma costituzionale con una forma tanto pesante e articolata, come se fosse una legge ordinaria. Queste norme, come quelle di oggi, dovrebbero far parte di una legge di bilancio, non di una disposizione di carattere costituzionale.
Signor Presidente, se non siamo in grado di rendere di valore costituzionale il principio del pareggio di bilancio in maniera molto semplice, tanto vale, io credo, lasciare l'articolo 81 nella sua attuale stesura. Non credo poi che siamo in condizione di convincere i nostri partner europei con una soluzione un po' all'italiana. In Costituzione non si mettono soluzioni a metà, e di riforme costituzionali non se ne fanno tutti i giorni; quindi, quando si fa una riforma costituzionale, sarebbe meglio farla in termini più precisi e utilizzare meglio questa occasione. Ribadisco, quindi, la mia astensione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, in un intervento di ieri, sul complesso degli emendamenti, ho cercato di illustrare ai colleghi della Camera le riserve che ho su questo provvedimento che la Camera, a larghissima maggioranza, quasi all'unanimità, si prepara ad approvare. So che naturalmente questo provvedimento è l'attuazione di una decisione del Consiglio europeo del marzo scorso, a cui il Governo Berlusconi aveva dato la propria adesione e che l'attuale Governo, in adesione a una linea di continuità e anche in omaggio ad un impegno europeo e per le molte ragioni che conosciamo, ha confermato e non poteva che fare altro. Pertanto, è giusto che la maggioranza che Pag. 70sostiene il Governo Monti o che i colleghi della Lega, che sostenevano il Governo Berlusconi, si apprestino a votare compattamente a favore su questo provvedimento.
Tuttavia, onorevoli colleghi, mi sono permesso di dire, senza nemmeno chiedere che altri condividessero queste preoccupazioni, che desideravo e desidero lasciare al verbale dei nostri lavori le perplessità di un parlamentare che certo non può essere accusato di avere sottovalutato, nel corso degli anni o dei decenni, il problema dell'equilibrio dei bilanci, degli sprechi della finanza pubblica e che guarda con grande preoccupazione a questa norma. Il centro della norma, che ci apprestiamo ad approvare, è contenuto in queste parole che, appunto, ci prepariamo a firmare: «Lo Stato (...) assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio (...) tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico».
Ebbene, onorevoli colleghi, questa norma è una norma che dice insieme troppo e troppo poco. Dice troppo perché se questa norma venisse intesa nel senso letterale che essa ha, daremmo addio agli investimenti in questo Paese perché, contrariamente a quello che diceva adesso l'onorevole Casero nel suo intervento, peraltro meditato, dobbiamo pensare alle generazioni future. Ma se dobbiamo fare gli investimenti solo nella misura in cui essi sono coperti dalle entrate fiscali, non vi sarà nessun Parlamento che farà investimenti. Se questa norma, invece, viene intesa come una norma piena di eccezioni noi non avremo (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...capisco che ai colleghi della Lega il pensiero dia fastidio, perché è un'attività di cui non conoscono né la natura, né l'origine, né le conseguenze. Ma se stanno in Parlamento imparino ad ascoltare (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa...

GIORGIO LA MALFA. Mi scusi, signor Presidente, ma è uno spettacolo...

PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, si rivolga al Presidente e concluda il suo intervento.

GIORGIO LA MALFA. Finisco, signor Presidente. Ora, in queste condizioni capisco che l'Italia non possa dare norme al resto dell'Europa e, quindi, capisco che si voti. Consentitemi, però, di mantenere il voto di astensione come testimonianza che si poteva e si potrebbe fare una migliore legiferazione.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, chiedo di intervenire perché l'intervento dell'onorevole La Malfa è stato alquanto offensivo nei confronti del nostro gruppo. Alcuni di noi rumoreggiavano perché la foga che l'onorevole La Malfa spesso mette, nell'esternare il suo pensiero, ci impediva realmente di capire cosa stesse dicendo. Questo accade spesso. Però gli insulti noi non li abbiamo mai dati e non riteniamo giusto riceverli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto, perché poi si vota.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.

MARCO BELTRANDI. Signor Presidente, noi della delegazione radicale voteremo a favore di questa riforma perché riteniamo che piuttosto che nessuna riforma questa riforma sia preferibile. Però, non possiamo evitare di esprimere un certo rammarico per un lavoro che poteva essere fatto decisamente meglio. Quando si parla, per esempio, di Stati Uniti d'Europa, come faceva poco fa l'onorevole Letta, penso che noi radicali, da sempre sostenitori degli Stati Uniti d'Europa, saremmo stati oggi più vicini agli Stati Uniti d'Europa se il modello di riforma dell'articolo 81 Pag. 71della Costituzione, che ci accingiamo ad approvare, per esempio fosse stato più simile a quello vigente in Germania.
Così magari avremmo pure evitato - lo dico all'onorevole Stracquadanio - di configurare un'agenzia indipendente, che dovrebbe sorvegliare il Parlamento, ma che però ha sede nel Parlamento, una sorta di ibrido. Invece, sarebbe stato molto meglio istituire un'agenzia indipendente, come succede in Germania, che non avrebbe spossessato in nulla il Parlamento.
Esprimiamo pertanto un voto favorevole, con i limiti che ho detto. Speravamo che con il Governo tecnico, cioè con una larga maggioranza, i testi potessero essere più europei, da questo punto di vista; non lo sono stati, ma - lo ripeto - meglio questa riforma di nessuna riforma. Soprattutto speriamo che i comportamenti politici siano adeguati a non ricreare quell'indebitamento che ci ha portati nella situazione attuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stracquadanio. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, sarò telegrafico: esprimerò due argomenti per motivare il voto di astensione. Il primo è che vogliamo introdurre il principio del pareggio di bilancio in Costituzione e non c'è una riga di quanto stiamo approvando nella quale compaia la parola pareggio. Quindi, al massimo introduciamo il criterio dell'equilibrio di bilancio, che è altra cosa rispetto al pareggio di bilancio. La seconda cosa è che, nonostante quanto detto dal collega Letta, credo poco al ravvedimento operoso di chi in questi tre anni ha sempre contrastato le misure economiche che tendevano a portare il bilancio in pareggio, accusando il Governo in carica prima di questo di compiere tagli selvaggi alla spesa, che avrebbero invece dovuto continuare ad essere finanziati con il deficit e con una spesa pubblica a gogò. Il ravvedimento operoso mi pare più strumentale che sincero e la norma, come viene fuori, è piena infatti di compromessi che consentono di eludere il principio e di proseguire, se si volesse, secondo la regola per cui ci sono condizioni - cioè tutte - nelle quali si può eludere il pareggio di bilancio e ricorrere all'indebitamento. Siccome stiamo ancora alla prima lettura mi auguro che il Senato corregga tutte queste distorsioni e per questo, in questo caso, il mio voto è solo di astensione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma - A.C. 4205-A ed abbinati)

DONATO BRUNO, Relatore per la I Commissione. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, innanzitutto in quest'ultima fase dobbiamo ringraziare il Governo precedente, che ha provveduto a presentare il disegno, il Governo subentrante, in particolare il Ministro Giarda, che è veramente entrato subito nel problema ed è stato una guida che dobbiamo e possiamo ringraziare - lo faccio io, anche a nome del collega Giancarlo Giorgetti - tutti i componenti della Commissione, sia di maggioranza che di opposizione, e soprattutto i validi funzionari della Camera, sia dell'Aula che delle Commissioni I e V.
Credo che questo sia un provvedimento importante, forse il primo che verrà approvato con una maggioranza quasi unanime. Credo che i gruppi, al di là delle distinzioni personali che abbiamo sentito da ultimo nelle dichiarazioni di voto a titolo personale, abbiano compreso il momento e questo è un bel segnale, non solo per gli italiani, che in questa fase stanno soffrendo, ma soprattutto per l'Europa. Ancora grazie a tutti. Pag. 72
Signor Presidente, ai fini di una più corretta formulazione delle disposizioni contenute nel testo unificato dei progetti di legge costituzionale Atto Camera n. 4205-A ed abbinati, propongo la seguente correzione di forma: a seguito dell'approvazione dell'emendamento 1.100 delle Commissioni, come subemendato dalle Commissioni stesse, all'articolo 4, comma 1, lettera a) le parole: «il rispetto dei vincoli», devono intendersi sostituite dalle seguenti parole: «l'osservanza dei vincoli», per evitare la ripetizione.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale - A.C. 4205-A ed abbinati)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4205-A ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei progetti di legge costituzionale n. 4205-A ed abbinati, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Meloni, Garagnani, Romele, Cesario, Rosso, Castagnetti, Cesaro, Traversa, Casini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale (4205-4525-4526-4594-4596-4607-4620-4646-A):

Presenti 475
Votanti 464
Astenuti 11
Maggioranza 233
Hanno votato
464.
(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Prendo atto che il deputato Soro ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Polledri ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come Ministro del Governo che avete gentilmente concorso a mandare a governare temporaneamente il Paese ringrazio l'Aula e i presidenti delle Commissioni bilancio e affari costituzionali, che mi hanno consentito di concorrere a questo risultato. Chapeau (Applausi)!

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge Mazzocchi e Carlucci; Mattesini ed altri: Regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici (A.C. 225-2274-A) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Mazzocchi e Carlucci; Mattesini ed altri: Regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici. Ricordo che nella seduta del 23 novembre 2011 si è conclusa la discussione sulle linee generali Pag. 73e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A).

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sposetti, Bocciardo, Paolo Russo, Capano, Traversa, Carfagna, Gianni, Nicolais...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
464
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Duilio ha segnalato che non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Speciale, Mazzuca, Cristaldi, Ravetto, De Girolamo, D'Anna, Castagnetti, Ghizzoni, Duilio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che la deputata De Girolamo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Tortoli, Di Virgilio, Speciale, Garagnani, Marchi, Toto, Miglioli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
461
Hanno votato
no 1). Pag. 74

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Speciale, Marmo e Castagnetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 473
Votanti 470
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
470).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,35)

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Cristaldi, Speciale, Garagnani, Di Virgilio, Coscia, Servodio, Sposetti, D'Anna, Carfagna, Crosetto e Aniello Formisano...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 471
Astenuti 3
Maggioranza 236
Hanno votato
471).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Gatti, Speciale, Paolo Russo, Osvaldo Napoli, Galletti e Strizzolo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
472).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Stasi, Laboccetta, Di Virgilio, Garagnani, Sposetti...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 75
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
467
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Granata, Calearo, Di Virgilio, Catone, Braga, Bonaiuti, Traversa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 475
Votanti 473
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato
471
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Landolfi, Pizzolante, Iapicca, De Luca, Calearo Ciman...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

(Esame dell'articolo 10 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pizzolante, Touadi, Sanga, Coscia, D'Anna, Catone...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
468
Hanno votato
no 1).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Pag. 76

Onorevoli Laboccetta, Cassinelli, Vella, Sbrollini, Garagnani, Traversa, Fioroni, Monai...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 467
Votanti 465
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato
465).

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Calderisi, Zinzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
462).

Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli De Girolamo, Mazzuca, Garagnani, D'Anna, Bonavitacola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
467).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A).
Prendo atto che l'onorevole Maggioni rinuncia ad intervenire. Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

MANUELA DAL LAGO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Maggioni 14.10 a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: al comma 1, lettera a), sostituire le parole: «da 10.000 euro a 100.000 euro» con le parole «da 3.000 euro a 30.000 euro». Conseguentemente, al medesimo comma, lettere b) e c) sostituire le parole «da 2.000 euro a 20.000 euro» con le parole «da 600 euro a 6.000 euro».
L'onorevole Maggioni ha presentato una proposta emendativa in cui propone di moltiplicare per dieci le sanzioni amministrative proposte, mentre il Comitato dei nove propone una riformulazione nel senso di moltiplicare per tre le suddette sanzioni amministrative.

PRESIDENTE. Per chiarezza rileggiamo la proposta di riformulazione: al comma 1 lettera a) sostituire le parole «da 1.000 euro a 10.000 euro» con le seguenti «da 3.000 euro a 30.000 euro». Conseguentemente, Pag. 77al medesimo comma: lettera b) sostituire le parole «da 200 euro a 2.000 euro» con le seguenti «da 600 euro a 6.000 euro»; lettera c) sostituire le parole «da 200 euro a 2.000 euro» con le seguenti «da 600 euro a 6.000 euro».
Il Governo?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non me ne voglia lei e non me ne vogliano i colleghi. Siccome ho avuto la sensazione, ma forse è solo una mia sensazione, che il testo della riformulazione dell'emendamento Maggioni 14.10 che lei ha letto non è esattamente sovrapponibile a quello letto dal relatore, le chiedo cosa fa fede, quello che ha letto lei, o quello letto dal relatore?

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, fa fede il testo da me letto perché il relatore ha letto anche la parte precedente dando una versione del testo più completa. Sostanzialmente, l'onorevole Maggioni propone di decuplicare le sanzioni, il Governo è d'accordo nel triplicarle, ma non a decuplicarle.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Maggioni 14.10. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Maggioni 14.10, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Garagnani, Pizzolante, Sposetti, Motta...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 454
Votanti 451
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato
447
Hanno votato
no 4).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 14.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Vella, Mazzuca, Speciale, Garagnani, Scandroglio, Alessandri, Calderisi, Strizzolo, De Pasquale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 456
Votanti 452
Astenuti 4
Maggioranza 227
Hanno votato
451
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 15 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti. Pag. 78
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Mazzuca, Pizzolante, Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Mi spiace per l'onorevole D'Anna, ma mi sono accorto in ritardo...
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
449).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli D'Anna, Coscia...sempre l'onorevole Garagnani...anche l'onorevole Pizzolante è recidivo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
449).

Prendo atto che i deputati Zinzi e Monai hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ancora gli onorevoli Pizzolante e Mazzuca... onorevoli Simeoni, Traversa, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
453).

Prendo atto che il deputato Zinzi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 225-2274-A).
Qual'è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati (Commenti dei deputati dei gruppo Lega Nord Padania)?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo scusa, stavo parlando con la presentatrice e cofirmataria di due degli ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/225-A/1.
Per quanto riguarda i restanti, abbiamo proposto ora alla presentatrice, onorevole Mattesini, di invertire l'esame dei due ordini del giorno, nel senso di votare Pag. 79prima l'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3. Il Governo, infatti, accetta l'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2, il Governo propone la seguente riformulazione...

PRESIDENTE. Mi scusi, signor sottosegretario, ma lei deve fornire il parere del Governo, pensiamo noi a decidere sull'ordine delle votazioni. Lei deve dire se il Governo accetta o meno gli ordini del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per l'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2, il Governo propone una riformulazione.

PRESIDENTE. Va bene, signor sottosegretario, adesso però lei deve fornire il parere del Governo sugli ordini del giorno.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Di Stanislao n. 9/225-A/1.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2?

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per l'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2, il Governo propone una riformulazione. Posso esporre la riformulazione?

PRESIDENTE. Certamente.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Si tratta del tavolo interministeriale, di cui al dispositivo dell'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3. Il Governo propone la riformulazione del dispositivo dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2, nel senso che tale tavolo interministeriale affronterà anche le questioni della tracciabilità dei minerali importati, come strumento per combattere l'utilizzo illegale delle pietre preziose provenienti dai Paesi in guerra e le questioni dell'internazionalizzazione dell'oreficeria italiana ed europea, con particolare riferimento alla questione dello squilibrio imposta dai dazi allo sviluppo e come segue.
In altri termini la proposta del Governo è che i temi posti dall'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2 diventino oggetto di lavoro del tavolo interministeriale.

PRESIDENTE. Se ho capito bene, gli ordini del giorno Di Stanislao n. 9/225-A/1 e Froner n. 9/225-A/3 sono accettati dal Governo. Per l'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2 il Governo chiede che il tavolo interministeriale previsto dall'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3 sia previsto anche nell'ordine del giorno Mattesini n. n. 9/225-A/2.
Se è così, chiedo all'onorevole Mattesini se accetti la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/225-A/2, accettato dal Governo, purché riformulato.

DONELLA MATTESINI. Signor Presidente, precisando che il parere del rappresentante del Governo è quello di cambiare l'ordine cronologico della votazione dei due ordini del giorno Mattesini n. 9/225-A/2 e Froner n. 9/225-A/3, accetto la riformulazione.

MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, per ricordare con simpatia al sottosegretario che il buon ordinamento degli uffici e dei lavori compete alla Presidenza, pertanto non è nelle prerogative del Governo chiedere di invertire la votazione di due ordini del giorno (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico e l'ho detto con simpatia, per marcare quelli che sono i ruoli dell'Esecutivo, quelli che sono Pag. 80i ruoli dell'Aula e del legislativo, fino a prova contraria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, premetto che la proposta del sottosegretario De Vincenti era formulata alla Presidenza correttamente e cioè che nel caso in cui si fosse proceduto al voto si doveva procedere prima al voto dell'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3, che conteneva nell'articolato dell'impegno alcuni riferimenti che poi dovevano essere ripresi dall'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2 e quindi semplicemente si chiedeva alla Presidenza di poterli votare in maniera alternata. Da questo punto di vista, il Presidente ha giustamente diretto i nostri lavori, perché non si è proceduto al voto e quindi ha enumerato gli ordini del giorno secondo la numerazione corretta. Nel caso in cui i presentatori avessero richiesto un voto credo che alla Presidenza spettasse di valutare la proposta del Governo di procedere prima alla votazione dell'ordine del giorno Froner n. 9/225-A/3 e poi dell'ordine del giorno Mattesini n. 9/225-A/2.

PRESIDENTE. Tutto è bene quel che finisce bene.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, credo che quando un provvedimento viene approvato all'unanimità non ci sia bisogno di dichiarazioni di voto finali, ma solo di ringraziare la maggioranza e l'opposizione, che insieme hanno fatto un lavoro a favore di una categoria come quella degli artigiani, che viene tutelata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cimadoro. Ne ha facoltà.

GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, è giusto che diciamo due parole - perché volevamo che rimanesse comunque agli atti - su questo provvedimento che, evidentemente, non ha l'importanza della modifica costituzionale che il Parlamento ha discusso ed approvato qualche minuto fa. Parlare di gemmologia sembra una cosa un po' astratta, una cosa assurda nel momento in cui il Paese sta andando a rotoli, però si tratta comunque di un settore e di una materia che andavano organizzati e ordinati. Avremmo preferito e anche aggiunto nel provvedimento un approfondimento su una situazione abbastanza delicata che interessa il nostro Paese ovvero l'apertura e lo sviluppo che hanno avuto in questi ultimi anni quei negozi che si chiamano «Compro oro».
Da indagini della Guardia di finanza risulta che ce ne siano più di 20 mila in Italia, e quindi ciò rappresenta un mercato del «nero», del sommerso, della criminalità, o comunque dell'interscambio di soldi strani che non sono sotto il controllo dello Stato, bensì sotto il controllo della criminalità (pare). Credo comunque che questo provvedimento abbia in sé dei principi e delle normative che risulteranno una regolamentazione soprattutto a tutela del consumatore e non di altro. Sono quattro gli obiettivi che, in conclusione, voglio elencare: tutelare maggiormente il consumatore, che sarà informato in maniera chiara ed inequivocabile sulle caratteristiche del prodotto che intende acquistare; responsabilizzare l'operatore - sia importatore, grossista, fabbricante o dettagliante - della denominazione e della qualità delle merci che propone alla sua clientela; Pag. 81ostacolare la concorrenza sleale di operatori italiani o stranieri che spesso, per incompetenza oppure per dolo, usano terminologie ingannevoli e inappropriate, sfruttando l'ignoranza del consumatore; infine, tutelare la professionalità degli operatori che si muovono con trasparenza sul mercato dei materiali gemmologici. Penso infine alla tutela di migliaia e migliaia di posti di lavoro - 30-40 mila posti di lavoro - che sono in continuo decremento. Credo che sia giusto e corretto votare a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, mi associo alle parole dell'onorevole Mazzocchi, e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto. Ringrazio inoltre la Commissione per la collaborazione prestata per il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Onorevole Ruggeri, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Torazzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO TORAZZI. Signor Presidente, è un buon provvedimento (lo abbiamo approvato all'unanimità), e non c'è bisogno di altre parole. Preannuncio il voto favorevole della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Torazzi, vedo che il suo intervento ha riscosso un grande consenso in Aula. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Froner. Ne ha facoltà.

LAURA FRONER. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Mattesini nei giorni scorsi, in un momento di crisi come questo parlare di gemme e di pietre preziose può sembrare in qualche modo improprio; invece la gemmologia è una componente essenziale del comparto orafo-argentiero-gioielliero, uno dei settori del made in Italy che più ha contribuito all'immagine dell'Italia all'estero riuscendo a conquistarsi negli anni i primi posti nel mondo grazie alla creatività, al design, all'innovazione di prodotto e di processo, ed alla capacità di adottare sofisticate tecnologie assieme all'artigianalità di prodotti manufatti. È un settore che si concentra in alcuni distretti di punta come Arezzo, Vicenza, Valenza Po, Napoli per l'oreficeria e la gioielleria in oro, Padova, Firenze, Palermo per l'argenteria, e che conta circa di 10.600 unità produttive in tutta Italia; dà lavoro diretto ad oltre 60 mila addetti, cui va aggiunto il valore della filiera distributiva, circa 24 mila punti in tutta Italia, e l'indotto: sistemi fieristici, assicurazioni, sistemi di sicurezza, trasporto valori ed altro.
Ma il mercato degli oggetti preziosi vive ora una prolungata fase di crisi. Sui mercati internazionali si sono prodotti grandi cambiamenti, e il nostro Paese, che sembrava leader indiscusso nel settore orafo, ha sperimentato con la globalizzazione la perdita di consistenti quote di mercato. Ricordo che all'inizio degli anni Novanta la posizione dell'industria italiana era molto solida nel panorama internazionale, e il nostro Paese non solo si aggiudicava con largo margine il primato della produzione, ma rappresentava l'unica realtà, tra i Paesi di una certa consistenza in termini di offerta, capace di piazzare sui mercati esteri il grosso della produzione.
La dipendenza dal mercato interno si fermava al 31,5 per cento del quantitativo prodotto, una posizione apparentemente inattaccabile proprio perché mantenuta a lungo nel settore a tecnologia matura. Risultavamo protetti dalla concorrenza dei Paesi emergenti per almeno tre motivi: per la limitata incidenza del costo del lavoro sul prezzo finale del prodotto a causa dell'elevato valore della materia prima; per il primato indiscusso in fatto di stile e di tecnologia; per l'organizzazione finanziaria Pag. 82a supporto dell'approvvigionamento di metallo. Ma a partire dalla seconda metà dello scorso decennio la situazione è andata rapidamente mutando.
Sono intervenuti diversi fattori nuovi, sia sul fronte del mercato, che su quello della produzione. Conseguentemente l'Italia ha perso la leadership mondiale e la produzione di gioielli è calata in modo drammatico, sia sul mercato interno, che estero. Negli USA, il principale mercato di sbocco, le esportazioni sono diminuite del 75 per cento in valore. Parallelamente, sono aumentate in modo impetuoso le quote di mercato dei nostri principali competitors sui nostri mercati di esportazione ed anche in Italia il fatturato è sceso del 25 per cento. La crisi economico-finanziaria ha aumentato in modo esponenziale la difficoltà del comparto. Il continuo incremento delle materie prime che, da oltre due anni, stabiliscono record nelle quotazioni, ha una ricaduta sulle imprese in termini di incertezze e di blocco degli ordini, riduzione dei margini, maggiore esposizione nei confronti del sistema bancario. Il comparto orafo-argentiero-gioielliero necessita, quindi, di specifiche e molteplici politiche di sostegno a partire dal miglioramento delle condizioni di accesso dei gioielli sul mercato internazionale. Infatti, a causa dei dazi, i gioielli italiani non riescono a raggiungere, a prezzi concorrenziali, circa il 60 per cento dei consumatori mondiali. Mentre un gioiello italiano per entrare in Cina paga un dazio che va dal 25 al 30 per cento, un gioiello cinese per entrare in Italia o in Europa paga il 2,5 per cento, alimentando così la concorrenza sleale e il mercato nero.
Per favorire l'internazionalizzazione dell'oreficeria italiana occorre supportare i progetti delle imprese che vanno spinte ad associarsi. Deve essere, altresì, rafforzata la capacità di analisi dei mercati esteri attraverso studi di fattibilità mirati all'ingresso ed al rafforzamento nei mercati emergenti, così come sono indispensabili azioni innovative di promozione e di commercializzazione con la creazione di stabili organizzazioni all'estero. Inoltre, alla tutela del prodotto made in Italy, va affiancata la lotta contro la contraffazione che risulta essere in aumento e che necessita di un rafforzamento del monitoraggio a livello doganale sulle importazioni in Italia di prodotti realizzati in Paesi extra Unione europea, ma recanti il marchio di identificazione italiano. Con questo provvedimento, sul quale dichiaro il voto favorevole del mio gruppo, si intende dare un contributo al rafforzamento del made in Italy intervenendo in un settore dove si registra un quadro di insufficiente regolamentazione e si vuole dare una risposta rigorosa, concreta, ma anche positiva, che persegua la trasparenza del mercato, la specializzazione di tutta la filiera e la tutela del consumatore.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Froner, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 225-2274-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo Pag. 83unificato delle proposte di legge n. 225-2274-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Sanga, Cavallaro, Donadi, Pugliese, Iapicca, Tenaglia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

«Regolamentazione del mercato dei materiali gemmologici» (225-2274-A):

(Presenti 401
Votanti 399
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato
399).

(La Camera approva - Vedi votazionia ).

Modifica nella costituzione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni, nella seduta odierna, ha eletto segretario il deputato Roberto Cassinelli. Molte congratulazioni da parte mia e da parte dei colleghi.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta odierna, la V Commissione permanente (Bilancio) ha proceduto all'elezione del deputato Marco Marsilio a segretario, in sostituzione del deputato Marcello De Angelis, che ha cessato di far parte della Commissione. Anche a lui molti auguri.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 18,08).

MARIO PEPE (Misto-R-A). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO PEPE (Misto-R-A). Signor Presidente, intervengo per chiedere al Governo di venire a riferire a quest'Assemblea circa il contenuto di un incontro segreto che, nei giorni scorsi, è avvenuto fra i Presidenti di Camera e Senato e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

MAURIZIO TURCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, per sollecitare la risposta ad un'interrogazione che abbiamo presentato da molto, troppo tempo e che riguarda essenzialmente il rispetto della legge n. 262 del 2005 che impone agli enti aventi fini di lucro di restituire allo Stato la proprietà di Banca d'Italia. In sostanza, le banche che oggi sono proprietarie della Banca d'Italia dovrebbero per legge restituire le loro quote. Questo non è ancora accaduto e credo che, in particolare, in questo momento - dovremmo rispettare sempre le leggi ma lo dovremmo fare soprattutto in questo momento - e considerato peraltro che siamo di fronte ad un Governo di tecnici, la tecnica del rispetto delle leggi, cioè il rispetto della legalità, dovrebbe essere prioritaria rispetto a tutto il resto. Quindi mi auguro che questo Governo voglia al più presto dare concretezza ad una disposizione di legge, direi, nonostante tutto, cioè nonostante il fatto che vi potrebbero essere alcune presenze nel Governo che rispetto a questa legge avrebbero alcune difficoltà. Questo però non ci esime dal dover continuare ad esigere il rispetto della legge n. 262 del 2005.

ILEANA ARGENTIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ILEANA ARGENTIN. Signor Presidente, le chiedo scusa se ho chiesto la parola alla fine di questa lunga seduta ma credo che sia importante che la Presidenza Pag. 84si attivi rispetto alla situazione che si creerà da domani nella Capitale. A partire da domani, con le targhe alterne avremo una serie di problemi enormi per quanto riguarda la mobilità di tutte le persone che vengono trasportate a far dialisi o, comunque, che vengono trasportate a fare riabilitazione. Come sappiamo molte di queste persone non hanno il contrassegno disabili perché ovviamente sono operatori del settore. Pertanto, signor Presidente, la invito a riferire alla Presidenza allo scopo di permettere una facile mobilità a persone che hanno difficoltà non solo con il contrassegno ma - ripeto - che debbono andare a fare riabilitazione. Nello stesso tempo mi chiedo se il sindaco Alemanno e qualsiasi sindaco dovesse affrontare questa situazione si renda conto del problema enorme che incontrano anche i riabilitatori che devono andare a casa. Siccome questo per i medici avviene e nessuno dice loro niente, mi chiedo invece perché per i fisioterapisti e per tutte le altre figure professionali non ci sia la possibilità di arrivare presso i pazienti. Mi fermo qui e le dico non è un problema da sottovalutare. È un problema enorme e proprio perché parliamo continuamente di crisi bloccare il mercato del mondo della disabilità è negativo e penalizzante come bloccarne qualsiasi altro.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Argentin. Porteremo all'attenzione del sindaco di Roma le osservazioni che lei giustamente ha fatto in quest'aula.

RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, ho chiesto la parola per ricordare un imprenditore il nome del quale non dirà magari nulla alla quasi totalità di quest'Aula: Angelo Bartesaghi che è mancato ieri mattina. Un imprenditore lecchese, uno di quei tanti uomini italiani che hanno consentito al nostro Paese di fare un miracolo, il miracolo italiano. Era nato nel 1933, si era diplomato all'istituto tecnico «Badoni» di Lecco, una di quelle grandi scuole che hanno dato origine al nostro straordinario tessuto manifatturiero.
Era poi stato operaio meccanico e poi tecnico di progettazione in una grande azienda lecchese, la Fiocchi. Nel 1963, volendo mettersi in proprio, aveva fondato la sua azienda, la Omet, occupandosi della progettazione e della realizzazione di macchinari per lavorazioni speciali.
Dalla fine degli anni Sessanta ha progettato e realizzato macchine per produrre tovaglioli di carta ed etichette ed ha iniziato ad affacciarsi sui mercati internazionali. Una crescita continua fino ad oggi, una crescita fondata sull'economia reale, non sulla finanza, sulle persone e sull'innovazione, soprattutto sulle persone. «Il mio patrimonio sono le persone» diceva sempre. Ma il suo orizzonte non era solo l'azienda: era impegnato in ambito associativo, nell'associazione di categoria, nella giunta di Confindustria di Lecco. Si impegnava anche in molte iniziative sociali: era membro del Lions club, era consigliere del laboratorio missionario Mazzucconi di Lecco e cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Un grande imprenditore, ma soprattutto un grande uomo e un cristiano.
La sua azienda è cresciuta: oggi produce anche macchine per stampare i «gratta e vinci» anche per il Governo cinese. Nell'ultimo dialogo con lui, pochissime settimane fa, mi ha confidato il suo più grande problema di imprenditore, a me che chiedevo a lui quale fosse la sua preoccupazione più grande in questo momento. Mi ha risposto così, dicendo: «Tra poco andranno in pensione i miei collaboratori più bravi: troverò dei giovani bravi come loro? Giovani non solo capaci di fare, con voglia di lavorare, ma anche protagonisti del loro lavoro, perché questo è il segreto della mia azienda. Il problema della crisi» diceva «è un problema morale, un problema di educazione innanzitutto, di educazione al senso ideale della vita e alla responsabilità». Quella responsabilità che egli viveva in prima persona, innanzitutto nel rapporto umano con ciascuno dei suoi dipendenti, uno ad uno. Pag. 85
È intervenuto in questi mesi anche per evitare che chiudessero imprese sue fornitrici per la crisi. Credo che sia doveroso ricordarlo, perché quest'uomo, come tanti, credo indichi a tutti non soltanto un modello di economia che è il nostro, l'economia sociale di mercato, e lo indichi con la sua vita, ma credo indichi a tutti anche cosa significa che l'impresa è il capitale umano, ma soprattutto che davanti alle difficoltà e davanti alla vita più in generale vi è solo un atteggiamento che vale, che è la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Vignali, credo che tutta l'Aula si unisca a questo omaggio reso alla persona di un uomo che ha costruito il futuro e anche il presente e una possibilità di vita per il nostro Paese.

JEAN LEONARD TOUADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JEAN LEONARD TOUADI. Signor Presidente, intervengo per ricordare Francesco Bazzani, che è un volontario italiano morto in Burundi, a Kirenba, in località Ngozi. Insieme a lui è stata uccisa una suora croata delle ancelle della carità ed è stata ferita suor Carla Brianza, a cui auguriamo ovviamente una pronta guarigione. Colgo questa occasione perché penso che quest'Aula dovrebbe ricordare con il dovuto rispetto questi rappresentanti dell'Italia nel mondo. Questa rappresentanza è fatta ovviamente di soldati, è fatta di imprenditori, ma è fatta anche da quelle migliaia e migliaia di persone volontarie che curano i mali di questo mondo, di questa globalizzazione senza solidarietà e che meriterebbero da parte delle nostre istituzioni un doveroso omaggio.
Signor Presidente, lei sa che si parla molto degli obiettivi del millennio. Ebbene, gli obiettivi del millennio si raggiungono anche attraverso il lavoro di queste «formiche» della solidarietà, sconosciute al grande pubblico, ma che rappresentano la parte migliore di questo Paese, la parte che non si chiude nella crisi economica del nostro Paese e del nostro continente, ma che si sforza di proiettare lo sguardo verso forme di povertà, verso forme di ingiustizia di cui la comunità internazionale non si occupa. Quindi colgo questa occasione per rendere omaggio a Francesco Bazzani e attraverso lui a tutti i volontari che onorano il nostro Paese e che, ahimè, non ricevono l'onore che meritano, come altri eroi di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Touadi, ci uniamo tutti a questo doveroso omaggio.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 1o dicembre 2011, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18,20.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO SALVATORE RUGGERI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 225-2274-A

SALVATORE RUGGERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con viva soddisfazione che vengo a dichiarare il voto di approvazione del gruppo, che sono chiamato a rappresentare, in merito a questa proposta di legge volta all'introduzione di una regolamentazione del settore commerciale dei materiali gemmologici.
Una soddisfazione che nasce non solo dal riscontro del fecondo clima di collaborazione che si è manifestato all'interno della decima Commissione, ma anche dalla consapevolezza di aver contribuito a redigere un testo che - recependo le istanze Pag. 86espresse dalle stesse organizzazioni delle imprese orafe - colma finalmente un vuoto normativo all'interno del nostro ordinamento giuridico.
Grazie a questa proposta di legge, si viene così a sanare quella situazione invero imbarazzante nella quale era lasciato un settore economico, che non solo vedeva impegnate circa 11 mila imprese nell'ambito produttivo e oltre 20 mila in quello commerciale per un fatturato annuo largamente superiore ai 6 miliardi di euro e un impiego stabile di oltre 60 mila addetti, ma soprattutto ha sempre visto il nostro Paese in una posizione di leadership mondiale.
Mi si permetta di precisare che proprio il prestigio, che emerge anche da questi pochi dati, e il primato tecnologico e industriale, che essi descrivono, costituisce la migliore risposta a quanti - presi dalla solita campagna demagogica contro la classe politica - abbiano voluto ironizzare sull'attenzione riservata in questo particolare momento ad un settore a torto considerato una nicchia per privilegiati e che invece è componente essenziale di quella egemonia tutta italiana nella moda e nei beni di lusso che il mondo ci invidia e ci insidia.
Del resto, tornando al merito del provvedimento, vista l'elevata specializzazione della materia trattata risultava incomprensibile la disattenzione fin qui manifestata dal legislatore.
Oggi, l'introduzione di una normativa nazionale in grado di regolamentare in modo chiaro ed esauriente il settore gemmologico, rappresenta sicuramente una concreta opportunità di sviluppo per l'intero settore al fine di superare l'attuale stato di incertezza e confusione, che influisce negativamente sia sugli operatori che sui consumatori.
Cercando allora di restituire protagonismo a un settore che inizia a subire pesantemente gli effetti tanto della crisi quanto della concorrenza globale, questa sorta di testo unico allora vuole promuovere la specializzazione della filiera produttiva e la trasparenza del mercato, procedendo nel senso della richiesta di una maggiore responsabilizzazione degli operatori e di una migliore tutela dei consumatori.
In questo senso, è risultata determinante la collaborazione con le stesse imprese, ascoltate per il tramite delle loro associazioni di categoria, il cui contributo ha permesso di cogliere la complessità della materia e di fornire quindi le risposte indicate.
Un mondo imprenditoriale ben consapevole della difficile situazione, ma soprattutto ben determinato a giocare un ruolo attivo per uscirne eliminando quei vuoti normativi, che nella migliore delle ipotesi generano confusione e improvvisazione, nella peggiore la frode a danno degli acquirenti e di tutti gli stessi operatori.
Il presente testo nato dalla unificazione delle proposte di legge n. 225 dell'onorevole Mazzocchi e n. 2274 dell'onorevole Mattesini risponde essenzialmente alla necessità di raggiungere vari obiettivi di trasparenza all'interno del mercato e di eticità delle imprese, e credo che il lavoro svolto in Commissione ha permesso di fornire le risposte adeguate in merito.
Innanzitutto si voleva tutelare maggiormente il consumatore, che sarà informato in maniera chiara e inequivocabile sulle caratteristiche del prodotto che intende acquistare. Viene infatti introdotta una esauriente classificazione del materiale gemmologico con l'obbligo di applicare le relative denominazioni, utilizzando una nomenclatura individuata, e pertanto immediatamente riconoscibile in un mercato ove la tecnologia disponibile permette di fare «miracoli» per i trattamenti di quelle naturali e per la produzione di quelle artificiali.
In questo modo si è anche perseguito il fine di responsabilizzare l'operatore della intera filiera produttiva e commerciale - sia esso quindi il fabbricante o l'importatore, il grossista o il dettagliante - il quale diventa così garante della qualità delle merci che propone alla sua clientela.
Questo nuovo ruolo acquista tutta la sua importanza e come tale è stato riconosciuto e ben accettato dagli imprenditori in quanto evidentemente permette di ostacolare Pag. 87la concorrenza sleale di operatori italiani o stranieri, che spesso per incompetenza oppure per dolo usano terminologie ingannevoli o inappropriate, sfruttando l'ignoranza del consumatore.
Inoltre proprio per tutelare la professionalità degli operatori che si muovono con trasparenza sul mercato dei materiali gemmologici, viene previsto che il venditore rilasci, su richiesta dell'acquirente, una dichiarazione in cui sono descritti i materiali gemmologici venduti (siano essi sfusi o montati). Altrettanto importante - proprio per quanto riguarda la qualificazione della filiera degli operatori - è la previsione relativa ai corsi di formazione promossi dalle regioni. Del resto le novità nel campo delle gemme si rincorrono con una certa frequenza e, quindi, oltre alla formazione di base per gli addetti del settore si tratta di offrire un aggiornamento costante agli addetti già presenti nel mercato.
Completa positivamente il quadro normativo, che abbiamo riassunto qui in modo sintetico, l'attenzione riservata alla comunicazione pubblicitaria proprio per evitare offerte ingannevoli ovvero la realizzazione di una campagna di comunicazione pubblica posta a carico del Ministero dello sviluppo economico, per rendere sempre più consapevole l'acquirente delle scelte fatte.
Per tutto quanto sin qui detto annuncio il voto positivo del mio gruppo.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO LAURA FRONER SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE NN. 225-2274-A

LAURA FRONER. Il provvedimento si pone infatti in primo luogo l'obiettivo di tutelare il consumatore offrendogli la possibilità di essere edotto, in modo chiaro ed inequivocabile, sulle caratteristiche del prodotto che vuole acquistare; in secondo luogo, vuole rendere responsabile l'operatore, sia esso importatore, grossista, fabbricante o dettagliante, della denominazione della qualità delle merci che propone alla clientela; in terzo luogo, intende ostacolare la concorrenza sleale di alcuni operatori, italiani o esteri che siano, che spesso, per incompetenza ma anche per dolo, usano terminologie ingannevoli e poco appropriate e sfruttano, in qualche modo, l'ignoranza del consumatore. L'ultimo obiettivo è quello di voler fornire agli operatori uno strumento che ne esalti le professionalità e, nel contempo, li tuteli in un processo che tenga insieme trasparenza ma anche semplificazione.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl c. 4205 ab-A - em. 1.17 510 503 7 252 13 490 30 Resp.
2 Nom. subem. 0.1.100.100 513 500 13 251 498 2 30 Appr.
3 Nom. subem. 0.1.100.101 512 504 8 253 502 2 30 Appr.
4 Nom. em. 1.100 510 503 7 252 502 1 30 Appr.
5 Nom. em. 1.101 512 504 8 253 503 1 30 Appr.
6 Nom. articolo 1 513 500 13 251 500 26 Appr.
7 Nom. articolo agg. 1.03 521 515 6 258 11 504 26 Resp.
8 Nom. articolo agg. 1.0100 518 508 10 255 502 6 26 Appr.
9 Nom. mantenimento articolo 2 519 511 8 256 14 497 26 Resp.
10 Nom. em. 3.101 524 516 8 259 514 2 26 Appr.
11 Nom. articolo 3 515 503 12 252 502 1 26 Appr.
12 Nom. subem. 0.4.100.100 516 505 11 253 505 26 Appr.
13 Nom. subem. 0.4.100.101 517 508 9 255 508 26 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. subem. 0.4.100.102 516 506 10 254 505 1 26 Appr.
15 Nom. subem. 0.4.100.3 520 508 12 255 61 447 26 Resp.
16 Nom. subem. 0.4.100.103 519 507 12 254 501 6 27 Appr.
17 Nom. em. 4.100 482 406 76 204 385 21 27 Appr.
18 Nom. articolo 4 467 416 51 209 413 3 27 Appr.
19 Nom. articolo 5 459 451 8 226 450 1 27 Appr.
20 Nom. TU pdl c. 4205 abb-A - voto finale 475 464 11 233 464 43 Appr.
21 Nom. Pdl 225-2274-A - articolo 1 467 465 2 233 464 1 40 Appr.
22 Nom. articolo 2 468 466 2 234 465 1 41 Appr.
23 Nom. articolo 3 464 462 2 232 461 1 41 Appr.
24 Nom. articolo 4 473 470 3 236 470 41 Appr.
25 Nom. articolo 5 474 471 3 236 471 41 Appr.
26 Nom. articolo 6 474 472 2 237 472 41 Appr.
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 7 470 469 1 235 467 2 41 Appr.
28 Nom. articolo 8 475 473 2 237 471 2 40 Appr.
29 Nom. articolo 9 469 467 2 234 467 41 Appr.
30 Nom. articolo 10 471 469 2 235 468 1 41 Appr.
31 Nom. articolo 11 467 465 2 233 465 41 Appr.
32 Nom. articolo 12 464 462 2 232 462 41 Appr.
33 Nom. articolo 13 469 467 2 234 467 41 Appr.
34 Nom. em. 14.10 rif. 454 451 3 226 447 4 41 Appr.
35 Nom. articolo 14 456 452 4 227 451 1 41 Appr.
36 Nom. articolo 15 451 449 2 225 449 41 Appr.
37 Nom. articolo 16 451 449 2 225 449 41 Appr.
38 Nom. articolo 17 455 453 2 227 453 41 Appr.
39 Nom. Pdl 225-2274-A - voto finale 401 399 2 200 399 41 Appr.