XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di martedì 20 dicembre 2011

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 20 dicembre 2011.

Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Brugger, Buonfiglio, Caparini, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Madia, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Pisicchio, Reguzzoni, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Volontè.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Castagnetti, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Fallica, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Leo, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lucà, Lupi, Lusetti, Madia, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Pescante, Pisicchio, Reguzzoni, Paolo Russo, Stefani, Stucchi, Valducci, Volontè.

Annunzio di proposte di legge.

In data 16 dicembre 2011 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE CALDERISI ed altri: «Introduzione dell'elezione del Presidente della Repubblica a suffragio universale e diretto e della forma di governo semipresidenziale» (4847);
SANTELLI: «Norme in materia di trasparenza dell'attività amministrativa» (4848);
MASTROMAURO: «Disposizioni in materia di rapporti contrattuali relativi al commercio di prodotti alimentari» (4849);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MOLGORA: «Modifica dell'articolo 131 della Costituzione, concernente l'istituzione della Regione Brescia» (4850);
POLI e RUGGERI: «Norme in materia di gestione della previdenza complementare da parte dell'Istituto nazionale della previdenza sociale» (4851);
ABRIGNANI ed altri: «Disciplina delle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese e dei complessi di imprese in crisi» (4852).

Saranno stampate e distribuite.

Ritiro di una proposta di legge.

Il deputato Nastri ha comunicato di ritirare la seguente proposta di legge:
NASTRI: «Modifica dell'articolo 1 della legge 12 giugno 1931, n. 924, abrogazione del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 116, e altre disposizioni concernenti il divieto di utilizzazione degli animali domestici a fini di sperimentazione scientifica nonché la promozione di metodi alternativi di sperimentazione» (4833).
La proposta di legge sarà pertanto cancellata dall'ordine del giorno.

Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:

I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE LIBÈ ed altri: «Modifiche all'articolo 117 della Costituzione, concernenti l'attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia» (4806) Parere delle Commissioni X e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

II Commissione (Giustizia):
FIANO: «Modifiche alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, in materia di discriminazione razziale, e nuove norme in materia di discriminazioni motivate dall'identità di genere, dall'orientamento sessuale o dalla disabilita delle persone» (3795) Parere delle Commissioni I, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali;
ANTONIO PEPE e CILLUFFO: «Modifiche agli articoli 561 e 563 del codice civile, nonché disposizione di interpretazione autentica, in materia di restituzione degli immobili nel caso di riduzione della donazione» (4809) Parere della I Commissione.

III Commissione (Affari esteri):
«Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007» (4792) Parere delle Commissioni I, V e VII.

V Commissione (Bilancio):
POLLEDRI ed altri: «Disposizioni in materia di acquisto di partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale operanti in settori strategici» (4733) Parere delle Commissioni I, II, IV, VI, VIII, IX, X, XII e XIV.

VI Commissione (Finanze):
NACCARATO: «Modifica all'articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, in materia di limitazioni all'uso del contante e dei titoli al portatore» (4816) Parere delle Commissioni I, II, V e XIV.

VII Commissione (Cultura):
BOSSA ed altri: «Modifica dell'articolo 182 e introduzione dell'allegato A-bis del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di disposizioni transitorie per l'acquisizione della qualifica di restauratore di beni culturali» (4818) Parere delle Commissioni I, II, V, X, XI, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

VIII Commissione (Ambiente):
CHIAPPORI ed altri: «Attribuzione al Genio militare di funzioni di concorso alla ricognizione e alla prevenzione del dissesto idrogeologico nel territorio nazionale» (4814) Parere delle Commissioni I, IV (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento), V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

XII Commissione (Affari sociali):
ABRIGNANI: «Delega al Governo per la determinazione di ulteriori servizi socio-sanitari erogati dalle farmacie nell'ambito del Servizio sanitario nazionale» (4802) Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e V (Bilancio):
S. 3047. - PROPOSTE DI LEGGE COSTITUZIONALE CAMBURSANO ed altri; MARINELLO ed altri; BELTRANDI ed altri; MERLONI ed altri; LANZILLOTTA ed altri; ANTONIO MARTINO ed altri; DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BERSANI ed altri: «Introduzione del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale» (approvato, in prima deliberazione, in un testo unificato, dalla Camera e dal Senato) (4205-4525-4526-4594-4596-4607-4620-4646-B);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE BRIGUGLIO ed altri: «Modifiche all'articolo 81 della Costituzione, in materia di termini per l'approvazione dei bilanci e del rendiconto consuntivo dell'amministrazione dello Stato nonché di revoca della fiducia al Governo in caso di mancata approvazione» (4784).

Commissioni riunite VI (Finanze) e VIII (Ambiente):
DI VIZIA ed altri: «Disposizioni in favore delle persone danneggiate dalle calamità naturali verificatesi nel mese di ottobre 2011 nelle province di La Spezia e di Massa-Carrara» (4801) Parere delle Commissioni I, V e IX.

Annunzio di archiviazioni di atti relativi a reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione.

Con lettera pervenuta il 16 dicembre 2011, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma ha comunicato che il collegio per i procedimenti relativi ai reati previsti dall'articolo 96 della Costituzione, costituito presso il suddetto tribunale, ha disposto, con decreto del 5 dicembre 2011, l'archiviazione di atti relativi ad un procedimento per ipotesi di responsabilità nei confronti del deputato Angelino Alfano, nella sua qualità di ministro della giustizia pro tempore.

Trasmissione dal Presidente del Senato.

Il Presidente del Senato, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha comunicato che la 11a Commissione (Lavoro) del Senato ha approvato, a conclusione dell'esame, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del regolamento del Senato, le seguenti risoluzioni;
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione 2014-2020 (COM (2011)608 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 114), che è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un programma dell'Unione europea per il cambiamento e l'innovazione sociale (COM(2011)609 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 115), che è trasmessa alla XI Commissione (Lavoro), alla XII Commissione (Affari sociali) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo sociale europeo e che abroga il regolamento (CE) n. 1081/2006 (COM(2011)607 definitivo) (atto Senato doc. XVIII, n. 116), che è trasmessa alla V Commissione (Bilancio), alla XI Commissione (Lavoro) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 dicembre 2011, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 8-ter del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui è autorizzato, in relazione a un intervento da realizzare tramite un contributo assegnato per l'anno 2009 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF devoluta alla diretta gestione statale, l'utilizzo delle economie di spesa realizzate dal Ministero per i beni e le attività culturali - Direzione regionale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d'autore - Biblioteca Universitaria di Napoli per il completamento dell'intervento di catalogazione in SBN delle opere dei secoli XVI-XVIII della Biblioteca medesima.

Tale comunicazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio) e alla VII Commissione (Cultura).

Trasmissioni dal ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, quinto comma, della legge 20 marzo 1975, n. 70, la relazione sull'attività svolta dall'Aero Club d'Italia (AeCI) nell'anno 2010, nonché copia del bilancio consuntivo, relativo all'anno 2010, e del bilancio di previsione, relativo all'anno 2011.

Questa documentazione è trasmessa alla VII Commissione (Cultura) e alla IX Commissione (Trasporti).

Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 18 giugno 1998, n. 194, la relazione sull'andamento del processo di liberalizzazione e di privatizzazione del trasporto aereo relativa al primo semestre 2011 (doc. LXXI, n. 5).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissioni dal ministro per i rapporti con il Parlamento.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 2-duodecies, comma 4, della legge 31 maggio 1965, n. 575, introdotto dall'articolo 3, comma 2, della legge 7 marzo 1996, n. 109, la relazione - predisposta dal Ministero della giustizia - sulla consistenza, destinazione e utilizzo dei beni sequestrati o confiscati e sullo stato dei procedimenti di sequestro e confisca, aggiornata al 30 settembre 2011 (doc. CLIV, n. 7).

Questo documento - che sarà stampato - è stato trasmesso alla II Commissione (Giustizia).

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 10, comma 2, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la relazione sullo stato della disciplina militare e dell'organizzazione delle Forze armate, riferita all'anno 2010 (doc. XXXVI, n. 4).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla IV Commissione (Difesa).

Annunzio di risoluzioni del Parlamento europeo.

Il Presidente del Parlamento europeo ha trasmesso il testo di ventitré risoluzioni approvate nella sessione dal 14 al 17 novembre 2011, che sono assegnate, a norma dell'articolo 125, comma 1, del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché, per il parere, alla III Commissione (Affari esteri) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), se non già assegnate alle stesse in sede primaria:
risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio intesa a coordinare, per renderle equivalenti, le garanzie che sono richieste, negli Stati membri, alle società di cui all'articolo 54, secondo paragrafo, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, per tutelare gli interessi dei soci e dei terzi per quanto riguarda la costituzione della società per azioni, nonché la salvaguardia e le modificazioni del capitale sociale della stessa (rifusione) (doc. XII, n. 913) - alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
risoluzione legislativa sul progetto di decisione del Consiglio relativa all'adesione dell'Unione europea al protocollo del 2002 alla convenzione di Atene del 1974 relativa al trasporto via mare dei passeggeri e del loro bagaglio, ad eccezione degli articoli 10 e 11 dello stesso (08663/2011 - C7-0142/2011 - 2003/0132A(NLE)) (doc. XII, n. 914) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa relativa al progetto di decisione del Consiglio relativa all'adesione dell'Unione europea al protocollo del 2002 alla convenzione di Atene del 1974 relativa al trasporto via mare dei passeggeri e del loro bagaglio, per quanto concerne gli articoli 10 e 11 dello stesso (08663/2011 - C7-0143/2011 - 2003/0132B(NLE)) (doc. XII, n. 915) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa sul progetto di decisione del Consiglio e dei rappresen tanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, sulla conclusione dell'accordo euromediterraneo nel settore del trasporto aereo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno hascemita di Giordania, dall'altro (doc. XII, n. 916) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa relativa al progetto di decisione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri dell'Unione europea, riuniti in sede di Consiglio, concernente la conclusione dell'accordo sullo spazio aereo comune tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Georgia (doc. XII, n. 917) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Consiglio recante sospensione temporanea dei dazi autonomi della tariffa doganale comune sulle importazioni di taluni prodotti industriali nelle Isole Canarie (doc. XII, n. 918) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle vendite allo scoperto e ai credit default swap (doc. XII, n. 919) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche europee sulle colture permanenti (doc. XII, n. 920) - alla XIII Commissione (Agricoltura);
risoluzione su una nuova strategia per la politica dei consumatori (doc. XII, n. 921) - alla X Commissione (Attività produttive);
risoluzione sul gioco d'azzardo on line nel mercato interno (doc. XII, n. 922) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione sulla piattaforma europea contro la povertà e l'esclusione sociale (doc. XII, n. 923) - alla XII Commissione (Affari sociali);
risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio in prima lettura in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'azione dell'Unione europea per il marchio del patrimonio europeo (doc. XII, n. 924) - alla VII Commissione (Cultura);
risoluzione legislativa sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico (rifusione) (doc. XII, n. 925) - alla IX Commissione (Trasporti);
risoluzione sulla Conferenza di Durban sul cambiamento climatico (COP 17) (doc. XII, n. 926) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e VIII (Ambiente);
risoluzione sul cinema europeo nell'era digitale (doc. XII, n. 927) - alla VII Commissione (Cultura);
risoluzione sul sostegno dell'Unione europea alla CPI: affrontare le sfide e superare le difficoltà (doc. XII, n. 928) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione legislativa sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di sostegno per l'ulteriore sviluppo di una politica marittima integrata (doc. XII, n. 929) - alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e IX (Trasporti);
risoluzione sul vertice UE-USA del 28 novembre 2011 (doc. XII, n. 930) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sull'apertura e la neutralità della rete internet in Europa (doc. XII, n. 931) - alla IX Commissione (Trasporti);
risoluzione sulla messa al bando delle munizioni a grappolo (doc. XII, n. 932) - alla III Commissione (Affari esteri);
risoluzione sulla modernizzazione della legislazione in materia di IVA al fine di rafforzare il mercato unico del digitale (doc. XII, n. 933) - alla VI Commissione (Finanze);
risoluzione sulla lotta contro la pesca illegale a livello internazionale - il ruolo dell'Unione europea (doc. XII, n. 934) - alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIII (Agricoltura);
risoluzione sull'Egitto, in particolare sulla vicenda del blogger Alaa Abd El-Fattah (doc. XII, n. 935) - alla III Commissione (Affari esteri).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

In data 19 dicembre 2011, la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «Diritti e cittadinanza» per il periodo 2014-2020 (COM(2011)758 definitivo) e la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma «Giustizia» per il periodo 2014-2020 (COM(2011)759 definitivo), già trasmesse dalla Commissione europea e assegnate, in data 14 dicembre 2011, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, rispettivamente alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), sono state altresì assegnate alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre, per ciascuna di tali proposte, dal 19 dicembre 2011.

La Commissione europea, in data 19 dicembre 2011, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, la raccomandazione della Commissione del 15 dicembre 2011 relativa a misure intese a evitare la doppia imposizione in materia di successioni (C(2011)8819 definitivo) e il relativo documento di accompagnamento - Documento di lavoro dei servizi della Commissione - sintesi della valutazione d'impatto (SEC(2011)1490 definitivo), che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VI Commissione (Finanze), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

La Commissione europea, in data 19 dicembre 2011, ha trasmesso un nuovo testo della relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo - Relazione sull'applicazione e sugli effetti della direttiva relativa al diritto dell'autore di un'opera d'arte sulle successive vendite dell'originale (2001/84/CE) (COM(2011)878 def/2), che sostituisce il documento COM(2011)878 definitivo, già assegnato, in data 15 dicembre 2011, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alla VII Commissione (Cultura), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

Il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, con lettera in data 13 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la relazione sullo stato delle attività di controllo e vigilanza in materia di conflitti di interessi svolte dalla medesima Autorità nell'anno 2011 (doc. CLIII-bis, n. 1).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla I Commissione (Affari costituzionali).

Comunicazione ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n.244.

La Banca d'Italia, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la comunicazione concernente i compensi annui corrisposti al Governatore, al direttore generale e ai vice direttori generali della Banca d'Italia stessa, per il triennio 2011-2013.

Tale comunicazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Richiesta di un parere parlamentare su atti del Governo.

Il ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 15 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e dell'articolo 41 della legge 4 giugno 2010, n. 96, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante modifiche a regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2011 n. 290 (430).

Tale richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del regolamento, alla XIII Commissione (Agricoltura) nonché, ai sensi del comma 2 dell'articolo 126 del regolamento, alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), che dovranno esprimere il prescritto parere entro il 19 gennaio 2012. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 4 gennaio 2011.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 22 novembre 2011, a pagina 3, seconda colonna, dalla ventunesima alla ventitreesima riga, deve leggersi: «tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela» e non: «tra i Governi della Repubblica italiana e la Repubblica Bolivariana del Venezuela» come stampato.

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 16 dicembre 2011, la firma del deputato De Pasquale si intende ritirata dai seguenti ordini del giorno: Beltrandi ed altri 9/4829-A/15 a pagina 18; Zamparutti ed altri 9/4829-A/16 a pagina 19; Bernardini ed altri 9/4829-A/17 a pagina 22; Maurizio Turco ed altri 9/4829-A/35 a pagina 36; Mecacci ed altri 9/4829-A/61 a pagina 57; Mecacci ed altri 9/4829-A/61 (Testo modificato nel corso di seduta) a pagina 57 e Farina Coscioni ed altri 9/4829-A/90 a pagina 78.

MOZIONI VANNUCCI, ABRIGNANI, ADORNATO, DI PIETRO, PISICCHIO, LA MALFA ED ALTRI N. 1-00768, IANNACCONE ED ALTRI N. 1-00789, GIANNI E MOFFA N. 1-00791 E DESIDERATI ED ALTRI N. 1-00792 CONCERNENTI INIZIATIVE PER IL COMPLETAMENTO DEL CORRIDOIO BALTICO-ADRIATICO LUNGO LA DORSALE ADRIATICA

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea ha presentato, il 19 ottobre 2011, una proposta di regolamento (COM(2011)650), con la quale si prospetta una revisione degli orientamenti riguardanti la rete transeuropea di trasporto TEN-T allo scopo di realizzare una rete completa ed integrata che comprenda e colleghi tutti gli Stati membri dell'Unione europea in maniera intermodale ed interoperabile;
ciò dovrebbe contribuire alla realizzazione, entro il 2050, di uno spazio unico europeo dei trasporti, basato su un sistema competitivo ed efficiente in grado di soddisfare le esigenze di mobilità di beni e persone in base a standard di qualità elevati e di garantire l'accessibilità a tutte le regioni dell'Unione europea, comprese quelle ultraperiferiche, favorendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale;
la proposta di regolamento della Commissione europea, richiamandosi ai risultati della consultazione svolta sul Libro verde «Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti» (COM(2009)44), ipotizza la realizzazione di una rete TEN-T articolata in due livelli, vale a dire una rete globale, da realizzare entro il 2050, che comprenderà tutte le infrastrutture transeuropee di trasporto esistenti e programmate a livello nazionale e regionale, e una rete centrale a livello di Unione europea o core network, da realizzare entro il 2030, che costituirà la spina dorsale della rete transeuropea di trasporto. Quest'ultima comprenderà quelle parti della rete globale a maggiore valore strategico per il conseguimento degli obiettivi TEN-T, nonché i progetti a maggiore valore aggiunto europeo, quali i collegamenti transfrontalieri mancanti, le principali strozzature e i nodi multimodali;
dei dieci corridoi necessari per la realizzazione della rete centrale, quattro sono di interesse per l'Italia e, tra questi, figurano: il corridoio Baltico-Adriatico, che collegherà Helsinki a Ravenna, nell'ambito del quale sono previsti i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna; il corridoio 5 Helsinki-La Valletta che comprenderà il tunnel di base del Brennero nonché i collegamenti ferroviari Fortezza-Verona, Napoli-Bari, Napoli-Reggio Calabria, Messina-Palermo e Palermo-La Valletta;
per quanto riguarda il primo, secondo le ipotesi di tracciato formulate dalla Commissione europea, sarebbero escluse dai grandi corridoi alcune aree, quali la parte della dorsale adriatica delle regioni Marche, Abruzzo, Molise e Puglia comprendente i porti di Ancona, Bari e Brindisi, con l'interconnessione attraverso Taranto agli altri corridoi europei, che hanno dimostrato grande vitalità, dinamismo, capacità di sviluppo, garantendo, tra l'altro, un raccordo tra realtà territoriali fortemente differenziate;
ciò appare in contrasto con gli obiettivi della politica di coesione e di cooperazione territoriale perseguiti dall'Unione europea - anche in vista dell'adesione all'Unione europea dei Paesi dell'area dei Balcani - creando i presupposti di una possibile marginalizzazione, che determinerebbe una retrocessione dei territori esclusi dalla rete con ripercussioni sia sul piano della coesione economica, sociale e territoriale sia su quello della congestione del traffico su gomma;
peraltro, analogamente alle macrostrategie europee per il Baltico e il Danubio, anche per l'area comprendente tre Stati membri dell'Unione europea (Italia, Grecia e Slovenia), due Paesi candidati (Croazia e Montenegro) e tre Paesi candidati potenziali (Albania, Bosnia-Erzegovina e Serbia) è stato attivato il processo di elaborazione di una strategia europea per la macroregione adriatico-ionica;
su tale aspetto si sono pronunciati sia il Consiglio europeo del 24 giugno 2011, che ha invitato gli Stati membri a cooperare con la Commissione europea, sia il Comitato delle regioni, nella sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011 a Bruxelles, adottando un parere di iniziativa che ne sottolinea l'importanza strategica al fine di promuovere le interconnessioni e le infrastrutture per collegare il Nord e il Sud dell'Europa;
la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati, nel documento finale approvato il 14 ottobre 2009 in esito all'esame, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento della Camera, del richiamato Libro verde (COM(2009)44), sottolineava la necessità di una pianificazione volta a garantire uno sviluppo equilibrato ed integrato della rete, con particolare attenzione ai collegamenti delle aree marginali con le grandi reti europee di trasporto TEN-T, anche al fine di rendere più fluidi i collegamenti tra le diverse sezioni;
la risoluzione Boffa, Lazzari e Vico n. 8-00052, approvata dalle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati il 28 ottobre 2009, evidenziava la necessità di garantire il collegamento tra il corridoio VIII Bari-Varna e il corridoio I Berlino-Palermo (secondo le modifiche prospettate ora Helsinki-La Valletta), al fine di garantire il pieno coinvolgimento delle regioni dell'Italia meridionale nei flussi connessi ai suddetti corridoi,

impegna il Governo

ad assumere iniziative in tutte le competenti sedi decisionali dell'Unione europea e a concertare con i Governi nazionali degli Stati che gravitano nell'area adriatico-ionica tutte le iniziative per valutare, sulla base di uno studio istruttorio adeguato, la praticabilità del completamento del corridoio Baltico-Adriatico verso sud, lungo la costa adriatica, comprendendo i porti di Ancona, Bari e Brindisi.
(1-00768)
«Vannucci, Abrignani, Adornato, Di Pietro, Pisicchio, La Malfa, Vico, Agostini, Bellanova, Boccia, Bordo, Capano, Carlucci, Cavallaro, Cera, Ceroni, Ciccanti, Ciccioli, Concia, De Angelis, De Torre, Distaso, Favia, Fucci, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Gozi, Grassi, Lolli, Losacco, Marchioni, Mastromauro, Merloni, Pelino, Antonio Pepe, Pistelli, Ria, Servodio, Sisto, Tenaglia, Vitali, Zazzera, Di Giuseppe, Monai, Di Stanislao, Baldelli, De Camillis».
(18 novembre 2011)

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea ha presentato, il 19 ottobre 2011, una proposta di regolamento (COM(2011)650), con la quale si prospetta una revisione degli orientamenti riguardanti la rete transeuropea di trasporto TEN-T allo scopo di realizzare una rete completa ed integrata che comprenda e colleghi tutti gli Stati membri dell'Unione europea in maniera intermodale ed interoperabile;
ciò dovrebbe contribuire alla realizzazione, entro il 2050, di uno spazio unico europeo dei trasporti, basato su un sistema competitivo ed efficiente in grado di soddisfare le esigenze di mobilità di beni e persone in base a standard di qualità elevati e di garantire l'accessibilità a tutte le regioni dell'Unione europea, comprese quelle ultraperiferiche, favorendo in tal modo la coesione economica, sociale e territoriale;
la proposta di regolamento della Commissione europea, richiamandosi ai risultati della consultazione svolta sul Libro verde «Verso una migliore integrazione della rete transeuropea di trasporto al servizio della politica comune dei trasporti» (COM(2009)44), ipotizza la realizzazione di una rete TEN-T articolata in due livelli, vale a dire una rete globale, da realizzare entro il 2050, che comprenderà tutte le infrastrutture transeuropee di trasporto esistenti e programmate a livello nazionale e regionale, e una rete centrale a livello di Unione europea o core network, da realizzare entro il 2030, che costituirà la spina dorsale della rete transeuropea di trasporto. Quest'ultima comprenderà quelle parti della rete globale a maggiore valore strategico per il conseguimento degli obiettivi TEN-T, nonché i progetti a maggiore valore aggiunto europeo, quali i collegamenti transfrontalieri mancanti, le principali strozzature e i nodi multimodali;
dei dieci corridoi necessari per la realizzazione della rete centrale, quattro sono di interesse per l'Italia e, tra questi, figurano: il corridoio Baltico-Adriatico, che collegherà Helsinki a Ravenna, nell'ambito del quale sono previsti i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna; il corridoio 5 Helsinki-La Valletta che comprenderà il tunnel di base del Brennero nonché i collegamenti ferroviari Fortezza-Verona, Napoli-Bari, Napoli-Reggio Calabria, Messina-Palermo e Palermo-La Valletta, oltre al corridoio 3 (Mediterraneo) ed al corridoio 9 (Genova-Rotterdam);
per quanto riguarda il primo, secondo le ipotesi di tracciato formulate dalla Commissione europea, sarebbero escluse dai grandi corridoi alcune aree, quali la parte della dorsale adriatica delle regioni Marche, Abruzzo, Molise e Puglia comprendente i porti di Ancona, Bari e Brindisi, con l'interconnessione attraverso Taranto agli altri corridoi europei, che hanno dimostrato grande vitalità, dinamismo, capacità di sviluppo, garantendo, tra l'altro, un raccordo tra realtà territoriali fortemente differenziate;
ciò appare in contrasto con gli obiettivi della politica di coesione e di cooperazione territoriale perseguiti dall'Unione europea - anche in vista dell'adesione all'Unione europea dei Paesi dell'area dei Balcani - creando i presupposti di una possibile marginalizzazione, che determinerebbe una retrocessione dei territori esclusi dalla rete con ripercussioni sia sul piano della coesione economica, sociale e territoriale sia su quello della congestione del traffico su gomma;
peraltro, analogamente alle macrostrategie europee per il Baltico e il Danubio, anche per l'area comprendente tre Stati membri dell'Unione europea (Italia, Grecia e Slovenia), due Paesi candidati (Croazia e Montenegro) e tre Paesi candidati potenziali (Albania, Bosnia-Erzegovina e Serbia) è stato attivato il processo di elaborazione di una strategia europea per la macroregione adriatico-ionica;
su tale aspetto si sono pronunciati sia il Consiglio europeo del 24 giugno 2011, che ha invitato gli Stati membri a cooperare con la Commissione europea, sia il Comitato delle regioni, nella sessione plenaria dell'11 e 12 ottobre 2011 a Bruxelles, adottando un parere di iniziativa che ne sottolinea l'importanza strategica al fine di promuovere le interconnessioni e le infrastrutture per collegare il Nord e il Sud dell'Europa;
la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati, nel documento finale approvato il 14 ottobre 2009 in esito all'esame, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento della Camera, del richiamato Libro verde (COM(2009)44), sottolineava la necessità di una pianificazione volta a garantire uno sviluppo equilibrato ed integrato della rete, con particolare attenzione ai collegamenti delle aree marginali con le grandi reti europee di trasporto TEN-T, anche al fine di rendere più fluidi i collegamenti tra le diverse sezioni;
la risoluzione Boffa, Lazzari e Vico n. 8-00052, approvata dalle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati il 28 ottobre 2009, evidenziava la necessità di garantire il collegamento tra il corridoio VIII Bari-Varna e il corridoio I Berlino-Palermo (secondo le modifiche prospettate ora Helsinki-La Valletta), al fine di garantire il pieno coinvolgimento delle regioni dell'Italia meridionale nei flussi connessi ai suddetti corridoi;
il mancato proseguimento del corridoio da Ravenna all'intero Adriatico avrebbe anche negative ripercussioni per le aree interne del Centro-Sud con particolare riferimento a quelle di Campania e Basilicata;
la proposta di regolamento europeo richiamata modifica significativamente la configurazione dell'ex corridoio 1 Berlino-Palermo che comprendeva importanti interventi per il porto di Augusta (oggi corridoio 5 Helsinki-La Valletta), per la quale il Governo italiano avevo dichiarato la propria opposizione,

impegna il Governo

ad assumere iniziative in tutte le competenti sedi decisionali dell'Unione europea e a concertare con i Governi nazionali degli Stati che gravitano nell'area adriatico-ionica tutte le iniziative per valutare, sulla base di uno studio istruttorio adeguato, per la praticabilità del completamento del corridoio Baltico-Adriatico verso sud, lungo la costa adriatica, comprendendo i porti di Ancona, Bari e Brindisi, senza tralasciare iniziative volte all'accelerazione dei lavori per il completamento dei corridoi richiamati in premessa di interesse strategico per il nostro Paese, al fine di assicurare la competitività, il funzionamento del mercato interno, il rilancio del nostro sistema economico e produttivo, compresa la revisione della proposta relativa al corridoio 5 (ex corridoio 1 Berlino-Palermo).
(1-00768)
(Nuova formulazione) «Vannucci, Baldelli, Desiderati, Adornato, Gianni, Di Pietro, Pisicchio, Iannaccone, La Malfa, Vico, Abrignani, Agostini, Bellanova, Boccia, Bordo, Capano, Carlucci, Cavallaro, Cera, Ceroni, Ciccanti, Ciccioli, Concia, De Angelis, De Torre, Distaso, Favia, Fucci, Ginefra, Ginoble, Giovanelli, Gozi, Grassi, Lolli, Losacco, Marchioni, Mastromauro, Merloni, Pelino, Antonio Pepe, Pistelli, Ria, Servodio, Sisto, Tenaglia, Vitali, Zazzera, Di Giuseppe, Monai, Di Stanislao, Capodicasa, De Camillis».
(18 novembre 2011)

La Camera,
premesso che:
secondo i dati dell'Agenzia esecutiva per la rete transeuropea di trasporto, l'Unione europea dei 27 Stati comprende cinque milioni di chilometri di strade asfaltate, di cui 65 mila sono autostrade, 200 mila sono di linee ferroviarie, di cui 110 mila elettrificati e 42 mila di vie navigabili interne;
le infrastrutture dei trasporti sono basilari per l'efficiente funzionamento del mercato interno, per la mobilità di persone e merci, per la coesione economica, sociale e territoriale e per il perseguimento dei fini propri dell'Unione europea;
la maggior parte di queste infrastrutture di trasporto sono state concepite dalle autorità nazionali e, al fine di stabilire un'unica rete multimodale che integri terra, mare e reti di trasporto aereo sul territorio di tutta l'Unione europea, le autorità comunitarie hanno deciso di istituire la rete transeuropea di trasporto, permettendo alle persone e alle merci di circolare rapidamente e facilmente tra gli Stati membri, assicurando i collegamenti internazionali;
la decisione di concepire un'efficiente rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) ha costituito un elemento chiave nella strategia di Lisbona per la competitività e dell'occupazione in Europa e svolgerà un ruolo altrettanto centrale nel raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020;
negli ultimi anni si è registrata una notevole crescita del traffico tra gli Stati membri e, secondo le previsioni dell'Agenzia esecutiva per la rete transeuropea di trasporto, entro il 2020 tale traffico dovrebbe raddoppiare. Pertanto, sono necessari ulteriori investimenti per completare e modernizzare un'efficiente rete transeuropea;
il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato nel 1996 i primi orientamenti che definivano la politica della rete transeuropea dei trasporti e la programmazione delle infrastrutture;
suddetti orientamenti sono stati rivisti nel 2004, in seguito all'allargamento dell'Unione europea e alla luce delle modifiche dei flussi di traffico;
il 19 ottobre del 2011 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sugli orientamenti dell'Unione europea per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti;
ai fini di una maggiore chiarezza, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato nel 2010 la decisione n. 661, che costituisce una rifusione degli orientamenti TEN-T4;
la Commissione europea ha preso atto che le infrastrutture dei trasporti, in quanto tali, presentano un notevole sviluppo all'interno dell'Unione europea ma che, ciononostante, presentano ancora elementi di frammentazione, sia dal punto di vista geografico che tra le diverse modalità di trasporto;
pertanto, la Commissione europea ha ritenuto di presentare nuovi orientamenti che sostituiranno la sopraindicata decisione del 2010 con l'intento di istituire una rete transeuropea dei trasporti «completa ed integrata, estesa a tutti gli Stati membri e a tutte le regioni e in grado di offrire la base per uno sviluppo equilibrato di tutti i modi di trasporto, al fine di agevolarne i rispettivi punti di forza, massimizzando in tal modo il valore aggiunto della rete per l'Europa.»;
il regolamento punta alla realizzazione di uno spazio unico europeo dei trasporti che favorisca la coesione economica e sociale di tutti i Paesi dell'Unione europea, comprese quelle collocate più ai margini;
per conseguire questi risultati, il regolamento stabilisce che il primo settore di azione è la «programmazione concettuale». Secondo la Commissione europea, la rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) potrà essere sviluppata nel modo migliore attraverso un'impostazione a doppio strato, consistente in una rete globale «comprehensive network» e in una rete centrale «core network»;
il nostro Paese sarà interessato dal corridoio Baltico-Adriatico, che collega Helsinki a Ravenna e che prevede le connessioni ferroviarie Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna, e dal corridoio Helsinki-La Valletta, che include il tunnel di base del Brennero, i collegamenti ferroviari Fortezza-Verona, Napoli-Reggio Calabria, Napoli-Bari, Messina-Palermo e Palermo-La Valletta;
stando ai tracciati individuati dalla Commissione europea, alcune aree importanti verrebbero escluse dai corridoi e cioè la dorsale adriatica delle regioni Marche, Abruzzo, Molise e Puglia: zone che hanno un rilevo particolare in quanto a potenzialità di crescita e di sviluppo;
si tratta di una soluzione che contrasta fortemente con lo spirito di coesione e di integrazione territoriale, che è alla base della sopracitata proposta di regolamento della Commissione europea, e che rischia di penalizzare ulteriormente zone del Paese, in particolare le regioni meridionali, già provate da una decennale condizione di arretratezza economica;
detta decisione, inoltre, mal si concilia con la prospettiva di adesione all'Unione europea dei Paesi dell'area dei Balcani;
occorre sensibilizzare le istituzioni comunitarie affinché evitino l'esclusione delle aree interne dai collegamenti di alta velocità, come ad esempio l'Irpinia nel caso del tratto Napoli-Bari,

impegna il Governo

ad adoperarsi nelle competenti sedi europee affinché queste possano valutare la possibilità di completare il corridoio Baltico-Adriatico estendendolo a sud verso le regioni meridionali e ad evidenziare, a livello europeo, l'esigenza di non escludere le aree interne del nostro Paese dalle connessioni ferroviarie ad alta velocità, che dovranno scaturire dai corridoi transeuropei previsti.
(1-00789)
«Iannaccone, Belcastro, Porfidia, Brugger».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
l'Unione europea è impegnata a definire i «corridoi» della rete di trasporto europea;
la creazione di una rete transeuropea di trasporto capace di essere sistema e di mettere in connessione tutti gli Stati europei, sia in relazione al trasporto merci che alla mobilità delle persone, rappresenta un elemento strategico che va sostenuto e ulteriormente aggiornato;
il corridoio Baltico-Adriatico rappresenta insieme agli altri tre corridoi che interessano l'Italia un'ulteriore occasione di politica dei trasporti strategica che va colta, sostenuta e migliorata;
ad oggi il corridoio Baltico-Adriatico collegherebbe Helsinki a Ravenna, se così fosse resterebbe un'opera incompiuta ovvero senza il coinvolgimento delle regioni adriatiche del Sud: si tratterebbe di un'opera a metà;
il corridoio Helsinki-Ravenna non solo deve essere attuato, ma deve poter estendersi per tutto l'Adriatico in modo da risultare un intervento strategico ed incisivo;
appare, altresì, evidente che il corridoio Helsinki-Ravenna non solo deve proseguire per tutta l'Adriatico e non solo per una parte di esso, ma deve anche diventare un intervento che si integra con il corridoio 1 Berlino-Palermo; solo così l'intero Meridione e la Sicilia entrerebbero a pieno titolo nell'ambito del trasporto integrato di merci e delle persone con una visione della politica dei trasporti inclusiva, dando un segnale concreto al Sud dell'Italia;
il precedente Governo Berlusconi aveva più volte dichiarato la propria opposizione all'ipotesi di una modifica del corridoio 1 che si fermerebbe a Napoli per dirottare con l'alta velocità su Bari;
l'abolizione, ovvero la proroga nel tempo, del corridoio 1 Berlino-Palermo non solo sarebbe uno schiaffo ingiustificato al Sud d'Italia, ma avrebbe conseguenze disastrose soprattutto sul piano dei treni veloci, in quanto autorizzerebbe implicitamente Ferrovie dello Stato italiane spa a disinteressarsi, cosa che già abbondantemente fanno, dell'alta capacità da Salerno alla Sicilia, per la quale al momento sussiste solo un progetto di massima e nessuna risorsa allocata;
si è detto in passato che i lavori per l'alta capacità al Sud e fino in Sicilia si sarebbe parlato dal 2025: questo significherebbe che i lavori non sarebbero portati a termine prima della metà del secolo;
appare, altresì, evidente che, nel contesto di quanto affermato in precedenza, il corridoio Berlino-Palermo e il corridoio Baltico-Adriatico non vanno visti in maniera alternativa ma integrata, rappresentando entrambi un'occasione strategica nello sviluppo del Mezzogiorno;
appare evidente che se l'Unione europea abbandona il Sud non ci sarà nessuna accelerazione, né per quanto riguarda i progetti, né tantomeno per quanto riguarda lo stanziamento di risorse;
l'eventuale cancellazione del corridoio Berlino-Palermo sicuramente significherebbe il «deperimento» dei programmi di trasformazione del porto di Augusta in hub, in quanto anche se le navi portacontainer potessero attraccare non ci sarebbero linee veloci di treni per portare le merci al nord;
nel porto di Augusta (Siracusa) sono programmati importanti interventi infrastrutturali attraverso lo sviluppo e l'ampliamento di banchine e piazzali;
si tratta di interventi che una volta portati a termine potranno dare al porto di Augusta una nuova dimensione e prospettive di sviluppo interessanti;
in particolare, l'esclusione dal piano europeo 2014-2020 del corridoio 1 farebbe venire meno i finanziamenti relativi ai lavori per il potenziamento del porto di Augusta;
l'abolizione del corridoio Berlino-Palermo e il mancato prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico significherebbero per il Sud, e in particolare per la Sicilia, negare semplicemente il futuro,

impegna il Governo

a valutare la praticabilità del completamento del corridoio Baltico-Adriatico sostenendo parallelamente l'avvio ed il completamento del corridoio 1 Berlino-Palermo (anche con riferimento alla trasformazione del porto di Augusta), che dovrà integrarsi con il corridoio Baltico-Adriatico, interessando così tutte le regioni del Mezzogiorno e dotando il Sud di un'adeguata rete transeuropea di trasporto essenziale per una politica di integrazione e sviluppo del Meridione.
(1-00791)«Gianni, Moffa».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
la Commissione europea sta attualmente lavorando ad una proposta di regolamento che prevede alcune revisioni agli orientamenti sulla rete transeuropea di trasporto TEN-T allo scopo di realizzare una rete completa ed integrata che comprenda e colleghi tutti gli Stati membri dell'Unione europea in maniera intermodale ed interoperabile;
la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti, che presenti elevati standard qualitativi e di efficienza, incentiverebbe la competitività, il funzionamento del mercato interno, il rafforzamento dell'economia e la coesione sociale nell'Unione europea, anche procedendo ad un riequilibrio del trasporto merci tra i singoli vettori stradale e ferroviario allo scopo di contribuire alla riduzione del divario economico tra le regioni del continente europeo e promuoverne lo sviluppo;
dei dieci corridoi necessari per la realizzazione della rete centrale, quattro sono di interesse per l'Italia e tra questi figura anche il corridoio Baltico-Adriatico, che collegherà Helsinki a Ravenna, nell'ambito del quale sono previsti i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna;
un altro corridoio di fondamentale importanza per il nostro Paese risulta anche il corridoio 5 che connetterà Lisbona a Kiev e attraverserà l'Italia da ovest a est, assegnandole un ruolo strategico per assicurare la connessione tra il quadrante occidentale europeo a Kiev, attraverso una rete transeuropea di merci e di passeggeri;
il corridoio 5 interessa un'area molto vasta, che ricomprende gli hub portuali del sistema tirrenico e del sistema adriatico, fino agli assi stradali e ferroviari dei valichi del Sempione, del Gottardo e del Brennero, assi che consentono al corridoio di interagire con le realtà produttive dell'Europa centrale;
altro collegamento prioritario per il nostro Paese è il corridoio 24, ovvero la linea ferroviaria che collegherà Rotterdam a Genova attraverso Germania e Svizzera, rappresentando l'asse portante del traffico nord-sud, collegando due tra i maggiori scali europei: uno sul Mare del Nord e l'altro al centro del Mediterraneo, in linea con quanto espresso anche dal Consiglio europeo, che si è espresso sull'importanza strategica di promuovere le interconnessioni e le infrastrutture per collegare il Nord e il Sud dell'Europa;
il rilancio della posizione strategica del nostro Paese passa anche attraverso la valorizzazione e l'interconnessione dei porti sulla dorsale adriatica attraverso il possibile prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico verso sud, in modo da ricomprendere i porti di Ancona, Bari e Brindisi,

impegna il Governo

ad assumere iniziative, in tutte le competenti sedi decisionali nazionali ed europee, volte a valutare, sulla base di uno studio istruttorio adeguato, la praticabilità del completamento del corridoio Baltico-Adriatico verso sud, lungo la costa adriatica, senza tralasciare iniziative volte all'accelerazione dei lavori per il completamento dei corridoi di interesse strategico per il nostro Paese, al fine di assicurare la competitività, il funzionamento del mercato interno e il rilancio del nostro sistema economico e produttivo.
(1-00792)
«Desiderati, Torazzi, Montagnoli, Buonanno, Crosio, Allasia, Di Vizia, Dussin, Lanzarin, Togni».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

MOZIONI REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00770, FLUVI ED ALTRI N. 1-00785, CICCANTI, LO PRESTI ED ALTRI N. 1-00786, BORGHESI ED ALTRI N. 1-00787, MOSELLA ED ALTRI N. 1-00788 E GIANFRANCO CONTE ED ALTRI N. 1-00790 CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA REVISIONE DEI REQUISITI PREVISTI DALL'AUTORITÀ BANCARIA EUROPEA (EBA) E DALL'ACCORDO «BASILEA 3» IN MATERIA DI PATRIMONIALIZZAZIONE DELLE BANCHE E PER L'ACCESSO AL CREDITO DI FAMIGLIE E IMPRESE

Mozioni

La Camera,
premesso che:
la sopravvivenza e lo sviluppo del sistema industriale, soprattutto in questa fase congiunturale, dipende dal supporto del sistema creditizio in termini di finanziamento sia della gestione corrente, sia degli investimenti;
la genesi della pesante crisi economico-finanziaria che ha investito i mercati di tutto il mondo ha aperto la discussione sulla patrimonializzazione degli istituti di credito e sugli eccessivi livelli di rischio che questi ultimi assumono; il crac di Lehman Brothers del 2008 ha fatto drammaticamente emergere l'abuso della leva finanziaria da parte degli istituti di credito e il problema della qualità degli strumenti finanziari detenuti dalle banche stesse;
nel 2010 il Comitato di Basilea sulla supervisione bancaria ha riscritto l'accordo cosiddetto «Basilea 2» per arrivare al «Basilea 3», che mira a rafforzare il patrimonio delle banche, al fine di scongiurare nuove catastrofi finanziarie; in particolare il nuovo accordo prevede l'invarianza dell'attuale requisito minimo per il patrimonio complessivo, che resta all'8 per cento in rapporto alle attività ponderate per il rischio e l'innalzamento dal 4 per cento al 6 per cento del «Tier 1 Capital», che è il requisito del patrimonio di base; viene poi stabilito che alle banche verrà richiesto di mantenere un cuscinetto (buffer) di capitale aggiuntivo sopra i minimi, pari al 2,5 per cento soggetto all'aumento nelle fasi di crisi; i nuovi requisiti saranno pienamente a regime solo nel 2019, prevedendo un innalzamento graduale delle soglie;
la questione dei requisiti patrimoniali delle banche degli Stati europei è tornata di attualità dopo la decisione del Consiglio europeo del 26 ottobre 2011, nel quale i Governi dell'Unione europea hanno concordato sulla necessità di elevare l'indice di «Core Tier 1» dal 7 al 9 per cento e hanno introdotto nuovi criteri per il calcolo dei requisiti patrimoniali che prevedono la valutazione, a prezzi di mercato, dei titoli del debito pubblico, superando le disposizioni precedenti che prevedevano la contabilizzazione dei titoli iscritti nel portafoglio bancario al valore di acquisto;
il rispetto dei nuovi requisiti fissati dall'European Banking Authority comporterebbe una ricapitalizzazione pari a circa 14,7 miliardi di euro, per gli istituti di credito italiani penalizzati dalla notevole quantità di Bot e Btp che detengono in portafoglio, in un momento in cui il nostro debito sovrano è sottoposto a evidenti pressioni speculative e soggetto a grande deprezzamento, con la conseguenza di dover aumentare il capitale aggiuntivo necessario per rispettare i nuovi limiti europei; la prospettiva per le banche italiane potrebbe essere, quindi, quella di restringere l'erogazione del credito verso le imprese con conseguenze disastrose per l'economia, in un momento in cui le necessità del sistema industriale sono proprio opposte; l'alternativa sarebbe quella di nazionalizzare il nostro sistema bancario o consentire l'ingresso nel capitale delle banche italiane ai grandi gruppi stranieri;
il rispetto dei nuovi requisiti patrimoniali penalizzerebbe eccessivamente gli istituti di credito italiani, che presentano sicuramente una struttura di bilancio meno rischiosa rispetto ai concorrenti europei: una ricerca di Mediobanca, pubblicata nei giorni scorsi, basata sui dati del primo semestre 2011, confronta l'attività dei 20 principali gruppi bancari europei. Il dato più interessante riguarda la rischiosità degli attivi e, in particolare, le attività di livello 3, cioè quelle di problematica valutazione e smobilizzo perché prive di mercati liquidi; considerando questo parametro, Intesa Sanpaolo e Unicredit, le uniche banche italiane esaminate nello studio, sono tra gli istituti meno esposti, con incidenze molto contenute, rispettivamente il 6 per cento ed il 17 per cento del patrimonio di vigilanza, ben al di sotto della media europea (31,2 per cento); considerando, invece, la leva, tra le 20 banche esaminate Ubs e Deutsche Bank sono gli istituti con la leva più elevata (rispettivamente 47,1 per cento e 49,9 per cento), mentre le italiane si collocano nettamente sotto la media, con il 20,8 per cento di Unicredit e il 17,9 per cento di Intesa Sanpaolo;
la ricerca prosegue, prendendo in considerazione altri parametri: le nostre banche dipendono molto meno dal mercato interbancario, che rappresenta il 14,2 per cento della raccolta al 30 giugno 2011. La media europea si aggira invece attorno al 16,6 per cento, con il 24 per cento delle francesi e il 22 per cento delle svizzere e delle tedesche; per quanto riguarda poi le masse, in Italia la raccolta diretta è destinata per il 93,5 per cento agli impieghi, uno dei livelli maggiori del panel, mentre la media si ferma al 77,8 per cento; all'alta incidenza delle erogazioni si associa una bassa incidenza di derivati, che rappresentano il 6,8 per cento sul totale attivo contro una media europea del 16,9 per cento (Deutsche Bank arriva al 30 per cento); le banche italiane hanno, inoltre, una delle incidenze più elevate dei conti correnti e dei depositi della clientela sul totale attivo (41,1 per cento contro la media del 36,7 per cento e contro il 30 per cento delle francesi o il 32 per cento delle tedesche) e proprio lo studio di Mediobanca sottolinea come i depositi siano la componente più stabile e meno onerosa della raccolta bancaria, costituendo un fattore di stabilità;
notizia delle ultime ore è che anche la seconda banca tedesca, la Commerzbank, parzialmente statalizzata dopo la crisi del 2008, necessiterà di molti più capitali rispetto alle previsioni per raggiungere l'obiettivo del «Core Tier 1» al 9 per cento; un rapporto degli analisti interni prevede un fabbisogno di 5 miliardi di euro, cifra che ha fatto immediatamente crollare il titolo alla borsa di Francoforte;
per le attività di livello 3, tra le quali si trovano i titoli cosiddetti tossici (i subprime statunitensi, ad esempio), l'Autorità bancaria europea non ha applicato il criterio di contabilizzazione ai valori di mercato, penalizzando, di fatto, gli istituti di credito tradizionali e privilegiando le attività ad alto rischio, collegate alla detenzione di titoli strutturati legati a cartolarizzazioni e a derivati, tipiche delle banche di investimento,

impegna il Governo:

ad intervenire a livello europeo, chiedendo la revisione dei metodi di calcolo dei requisiti patrimoniali delle banche e, in particolare, la revisione della valutazione a prezzi di mercato dei titoli del debito pubblico detenuti dalle banche stesse, con lo scopo di tutelare e rafforzare il sistema creditizio italiano, sicuramente meno esposto a rischi rispetto ad altri sistemi europei, in modo da prevenire l'ingresso dei capitali pubblici o dei capitali dei grossi gruppi bancari stranieri nel capitale delle banche stesse;
a prevenire la possibile contrazione del credito verso il sistema industriale derivante dal rispetto dei nuovi requisiti richiesti dall'Autorità bancaria europea e dall'accordo «Basilea 3», in modo da garantire adeguate risorse finanziarie al nostro sistema industriale in questa particolare fase di crisi.
(1-00770)
«Reguzzoni, Bossi, Dal Lago, Allasia, Alessandri, Bitonci, Bonino, Bragantini, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Crosio, Desiderati, D'Amico, Di Vizia, Dozzo, Guido Dussin, Luciano Dussin, Fava, Fedriga, Fogliato, Follegot, Forcolin, Fugatti, Gidoni, Goisis, Grimoldi, Isidori, Lanzarin, Lussana, Maggioni, Maroni, Martini, Molgora, Laura Molteni, Nicola Molteni, Montagnoli, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pini, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi».
(30 novembre 2011)

La Camera,
premesso che:
in questa fase congiunturale, la sopravvivenza e lo sviluppo del sistema industriale dipende dal supporto del sistema creditizio, in termini di finanziamento sia della gestione corrente, sia degli investimenti;
la questione della patrimonializzazione delle banche ha subito una brusca accelerazione dopo il Consiglio europeo del 26 ottobre 2011, nel quale i Governi dell'Unione europea hanno concordato sulla necessità di elevare l'indice di «Core Tier 1» al 9 per cento per tenere conto del possibile rischio di insolvenza del debito sovrano di alcuni Paesi dell'Unione europea;
per determinare l'ammontare dei maggiori requisiti patrimoniali è stato svolto dall'European Banking Authority (EBA) un apposito esercizio da cui è emerso un fabbisogno aggiuntivo di capitale per le banche italiane inizialmente stimato in 14,7 miliardi di euro e confermato, in via definitiva, l'8 dicembre 2011 in 15,4 miliardi. Tale fabbisogno tiene conto della valutazione di mercato delle esposizioni di debito sovrano;
l'obiettivo di capitale in termini quantitativi dovrà essere raggiunto entro il 30 giugno 2012, in base a piani concordati con le autorità di vigilanza nazionali e coordinati dalla stessa Autorità bancaria europea;
l'esercizio dell'Autorità bancaria europea è stato definito da autorevoli commentatori e dalle associazioni di imprese e dei consumatori errato nell'approccio metodologico, nei contenuti e nella tempistica di attuazione. Infatti, il mercato, lungi dall'essere rassicurato, ha reagito negativamente all'annuncio dell'esercizio in questione. L'aver proposto un aumento della capitalizzazione delle banche, motivandolo in base alla necessità di valutare a prezzi di mercato i titoli di Stato, si è dimostrato dannoso perché questa decisione è stata presa dagli investitori internazionali come una conferma della concreta possibilità che alcuni Paesi dell'area euro possano effettivamente fallire. Ne è derivata una maggiore difficoltà di collocamento da parte degli Stati membri, in particolare quelli che già stavano sperimentando condizioni di stress sul mercato, come Italia e Spagna;
le banche italiane adottano un modello di business bancario tradizionale e, pertanto, presentano una struttura di bilancio meno rischiosa rispetto ai concorrenti europei e sono penalizzate dalla notevole quantità di titoli di Stato che detengono in portafoglio, in un momento in cui il debito sovrano italiano è sottoposto ad evidenti pressioni speculative e soggetto a grande deprezzamento, con la conseguenza di dover aumentare il capitale aggiuntivo necessario per rispettare i nuovi limiti europei;
i tempi previsti per procedere alle ricapitalizzazioni sono eccessivamente ristretti e non tengono conto delle eccezionali condizioni di avversione al rischio che dominano i mercati finanziari e che rendono altamente problematico il collocamento di titoli per gli aumenti di capitale. Il rispetto dei nuovi livelli di capitale di vigilanza, in tempi così limitati, determinerà una drammatica riduzione degli attivi ponderati per il rischio e, dunque, del credito erogato all'economia. In proposito, giova ricordare che l'adeguamento ai nuovi livelli di capitale previsti dalle regole di «Basilea 3» era diluito nel tempo fino al 2019 proprio per ridurre gli impatti sull'economia reale;
le banche italiane avevano comunque avviato, nel corso del 2011, importanti operazioni di ricapitalizzazione per adeguarsi ai nuovi coefficienti patrimoniali previsti da «Basilea 3» anche prima dei termini previsti;
rischia di essere ridotta l'efficacia sia delle misure varate dalla Commissione europea in materia di garanzie statali a favore delle passività emesse dalle banche europee, sia delle decisioni della Banca centrale europea relative all'allungamento dell'orizzonte temporale delle operazioni di rifinanziamento e all'ampliamento degli strumenti utilizzabili a garanzia delle stesse. Infatti, alla luce delle regole utilizzate per eseguire l'esercizio dell'Autorità bancaria europea, non solo l'incremento ma anche il semplice mantenimento degli attuali livelli di investimento in titoli di Stato da parte delle banche appare non realizzabile. Tale scelta, infatti, a fronte del permanere di condizioni di elevata volatilità dei mercati, esporrebbe le banche al rischio di continue svalutazioni con conseguente richiesta, da parte delle autorità di vigilanza, di ulteriori rafforzamenti patrimoniali. A ciò si deve aggiungere come la decisione dell'Autorità bancaria europea abbia determinato, in capo ad analisti e società di rating, valutazioni negative in ordine all'esposizione delle banche al debito pubblico italiano,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le misure necessarie a prevenire la possibile contrazione del credito verso le imprese e le famiglie, causata dall'implementazione della raccomandazione dell'Autorità bancaria europea, in modo da garantire adeguate risorse finanziarie al sistema industriale italiano in questa particolare fase di crisi;
a sollecitare, in sede europea, la rideterminazione della quantità dell'ulteriore capitale, alla luce degli effetti prodotti sulle quotazioni dei titoli di Stato dalle misure adottate dall'ultimo Consiglio europeo in merito agli interventi dello European financial stability facility e, in futuro, dello European stability mechanism;
a promuovere, in ogni caso, il differimento dell'attuazione dell'esercizio dell'Autorità bancaria europea, tenuto conto del peggioramento delle prospettive di crescita dell'economia e del fatto che i rischi di recessione si fanno sempre più concreti, come evidenziato da tutti i principali centri di ricerca.
(1-00785)
«Fluvi, Vaccaro, Marchignoli, Boccia, Albini, Carella, Causi, D'Antoni, Fogliardi, Graziano, Piccolo, Pizzetti, Sposetti, Strizzolo, Verini».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
i cinque gruppi bancari italiani (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco popolare e Ubi Banca), che hanno partecipato allo stress test europeo 2011 condotto dall'Eba, hanno superato con ampio margine il valore di riferimento del 5 per cento stabilito come riferimento per valutare la necessità di eventuali interventi di ricapitalizzazione;
tuttavia, nel corso della seduta del Consiglio europeo del 26 ottobre 2011, i Capi di Stato dei Paesi membri hanno concordato alcune misure volte a consolidare la patrimonializzazione delle banche, al fine di rafforzarne la capacità di assorbire l'impatto di un forte deterioramento delle attuali condizioni macroeconomiche e di mercato;
per determinare l'ammontare dei maggiori requisiti patrimoniali è stato utilizzato un apposito esercizio dell'Eba, da cui è emerso un fabbisogno aggiuntivo di capitale per le banche italiane per circa 15,4 miliardi di euro;
l'Eba ha, quindi, emanato una raccomandazione in cui chiede alle più grandi banche europee di aumentare la propria capitalizzazione, al fine di rafforzare la fiducia dei mercati nella capacità degli istituti di credito di fronteggiare gli shock provenienti dal fronte dei debiti sovrani;
tutte le banche, italiane ed europee dovranno sottoporre alle autorità nazionali entro il 20 gennaio 2012 i piani di azione che intendono attuare per raggiungere l'obiettivo indicato entro il mese di giugno 2012;
per adeguare il «Core Tier 1» al livello del 9 per cento entro giugno 2012, secondo l'Eba, UniCredit ha bisogno di 7,974 miliardi di euro, Monte dei Paschi di Siena di 3,267 miliardi, Banco popolare di 2,731 miliardi e Ubi Banca di 1,393 miliardi, mentre Intesa Sanpaolo non ha esigenze di capitale aggiuntivo;
i 5 principali istituti italiani dovranno, quindi, recuperare 15,4 miliardi di euro, con uno sforzo che rischia di tradursi in un taglio pressoché immediato dei finanziamenti all'economia reale stimato in 30 miliardi di euro, pari circa al 2 per cento rispetto agli impieghi complessivi del 2010;
da più parti si paventa un deleveraging, con una riduzione dell'ammontare di prestiti che le cinque principali banche italiane (insieme rappresentano il 62 per cento dell'attivo complessivo del sistema bancario nazionale) concederanno a imprese e famiglie;
le richieste dell'Eba si aggiungono ad uno scenario sempre più penalizzante sui tassi di interesse (che riduce il margine di intermediazione delle banche) e sul maggior costo della raccolta (che impatta sul margine di interesse);
l'Associazione bancaria italiana ha ribadito la sua «valutazione negativa sull'esercizio condotto dall'Eba» sul fabbisogno di capitale delle banche, in quanto viziato da una non omogenea applicazione dei criteri di determinazione delle attività ponderate per il rischio tra le differenti giurisdizioni europee, sostenendo che «nel presentare i risultati degli stress test la stessa Eba ha dovuto rendere evidente che le autorità nazionali adottano diverse modalità di calcolo dei cosiddetti floors in caso di utilizzo da parte della banca di modelli di rating interni (Irb e Ama) e ha dovuto procedere ad indicare per ciascuna banca quale opzione di calcolo dei floor fosse stata adottata»;
sempre secondo l'Associazione bancaria italiana, «queste differenze possono far emergere deficit patrimoniali che non riflettono una reale esposizione al rischio, costringendo però le banche ad effettuare delle ricapitalizzazioni non necessarie con rilevanti conseguenze negative»;
l'adozione del criterio del mark to market per i titoli di Stato, in assenza di qualsivoglia segnale in ordine alla solvibilità degli emittenti, ha causato un'anomala volatilità sul mercato di detti titoli;
le proteste dell'Associazione bancaria italiana sono condivise dal Ministro dello sviluppo economico e delle infra strutture e dei trasporti, Corrado Passera, particolarmente preoccupato per i rischi di prociclicità insiti in queste misure, secondo cui l'intervento Eba «è malpensato, malgestito, temporalmente sbagliato e poco saggio»;
il 14 dicembre 2011 il comitato esecutivo dell'Associazione bancaria italiana ha valutato un'azione di mediazione, attraverso la Banca d'Italia, presso l'Eba, finalizzata a rivedere i criteri di determinazione delle necessità di ricapitalizzazione in funzione delle differenze fra Paesi e a far slittare i termini entro cui adeguare il «Core Tier 1» al 9 per cento;
oltre a quelli spagnoli, anche gli istituti di credito tedeschi, usciti relativamente penalizzati dalla revisione delle richieste di ricapitalizzazione operate dall'Eba la scorsa settimana, potrebbero convergere su tale richiesta;
secondo il Governatore della Banca d'Italia, inoltre, l'aumento di capitale richiesto in questa fase alle banche comporta un rischio d'impiego: «sotto la pressione del mercato c'è un'accelerazione del processo di «Basilea 3», perché l'investimento in titoli di Stato è considerato non più tanto sicuro. È una dura realtà, ma bisogna farli riconsiderare buoni. Se tutto ciò che si è deciso in Europa funzionerà, il corso dei titoli sotto attacco può solo risalire»;
invece di rischiare di gravare gli istituti di credito di maggiori oneri di capitalizzazione, sarebbe necessario eliminare tutti i cosiddetti titoli tossici a cui il mercato guarda nel giudicare l'affidabilità di una banca;
i coefficienti di capitale hanno natura anticiclica, per cui è uno strumento che non va utilizzato per contrastare la congiuntura economica, e soprattutto non vanno modificati in senso restrittivo durante una fase recessiva;
l'Unione europea ha finora eluso il problema dei debiti sovrani, preferendo sviare l'attenzione sulla tematica dei bilanci bancari, che ne è solo il riflesso;
vi è fondato il rischio che le banche italiane riducano l'esposizione (considerata pericolosa), e quindi gli acquisti, di titoli pubblici del Ministero dell'economia e delle finanze per rientrare nelle indicazioni fornite dall'Eba,

impegna il Governo:

al fine di ridurre i rischi per l'economia italiana e per il regolare finanziamento del debito pubblico italiano, a sostenere presso le sedi europee:
a) l'opportunità di un differimento dei termini di attuazione delle misure di ricapitalizzazione indicate dall'Eba;
b) la necessità di prevedere un diverso livello di «Core Tier 1» per le banche domestiche a vocazione retail, in quanto il target del 9 per cento fissato dall'Eba non appare adeguato per quegli istituti di credito che svolgono quasi esclusivamente attività di credito a servizio delle famiglie e delle imprese.
(1-00786)
«Ciccanti, Lo Presti, Galletti, Della Vedova, Occhiuto, Consolo, Calgaro, Moroni, Cera, Compagnon, Naro, Volontè».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
l'accordo sui requisiti minimi di capitale firmato a Basilea, meglio noto come «Basilea 2», è un accordo internazionale di vigilanza prudenziale riguardante i requisiti patrimoniali delle banche. In base a esso, le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitale proporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del rating. Sono state poi adottate nuove regole per la gestione delle attività a rischio del sistema bancario, note come «Basilea 3»; queste nuove regole dovranno integrare o sostituire sia la versione del 1988 («Basilea 1»), sia la versione «Basilea 2» entrata in vigore nel 2008. Le regole di «Basilea 3» si articolano su tre punti: la garanzia di liquidità a breve, la trasformazione delle scadenze e i requisiti di capitale;
la crisi sistemica, iniziata il 7 luglio 2007 con la bolla dei mutui subprime è stata indubbiamente generata anche dall'emissione massiccia di derivati. Per il salvataggio degli istituti di credito dal 2008 ad oggi sono impegnati, a spese degli Stati, più di 6.000 miliardi di dollari. Gli ambienti della finanza internazionale hanno saputo però operare con efficacia per evitare un sistema regolatorio più stringente;
l'Autorità bancaria europea (European Banking Authority - EBA) è un organismo dell'Unione europea con sede a Londra, operativa a partire dal gennaio 2011, data in cui ha sostituito il Comitato delle autorità europee di vigilanza bancaria (Committee of european banking supervisors - Cebs). Obiettivo primario dell'Autorità bancaria europea, dotata di personalità giuridica, è quello di proteggere l'interesse pubblico, contribuendo alla stabilità e all'efficacia del sistema finanziario a beneficio dell'economia dell'Unione europea, dei suoi cittadini e delle sue imprese;
nell'ambito dell'attività di vigilanza sul mercato bancario europeo, l'Autorità bancaria europea svolge principalmente i seguenti compiti:
a) nei casi indicati dal regolamento, elabora proposte di norme di regolamentazione e di attuazione, per la definizione di standard tecnici comuni, che possono essere trasfusi in regolamenti dell'Unione europea;
b) al fine di garantire l'interpretazione e l'applicazione uniforme della normativa comunitaria, svolge indagini su specifiche questioni, adotta raccomandazioni nei confronti delle autorità nazionali, e, ove necessario, assume decisioni con efficacia diretta nei confronti di singole istituzioni finanziarie dei Paesi membri dell'Unione europea;
gli stress test sui requisiti patrimoniali delle banche europee sono stati condotti dall'Autorità bancaria europea e dalle autorità di vigilanza nazionali degli Stati membri dell'Unione europea, in stretta collaborazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico (Esrb), la Banca centrale europea (Bce) e la Commissione europea;
i cinque gruppi bancari italiani che hanno partecipato allo stress test europeo (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Ubi Banca) hanno superato con ampio margine il valore di riferimento del 5 per cento. Le banche coinvolte rappresentavano oltre il 62 per cento del totale dell'attivo del sistema bancario nazionale. L'esercizio ha confermato l'adeguatezza della capitalizzazione delle banche italiane e la capacità di assorbire l'impatto di un forte deterioramento delle attuali condizioni macroeconomiche e di mercato;
applicando le severe condizioni ipotizzate nello stress test, per ognuno dei cinque gruppi il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità («Core Tier 1 ratio») risulterebbe, alla fine del 2012, ben al di sopra della soglia del 5 per cento, stabilita dalle autorità come riferimento per valutare la necessità di eventuali interventi di ricapitalizzazione. La media ponderata del «Core Tier 1 ratio post-stress» per i cinque intermediari sarebbe del 7,3 per cento. Il risultato tiene conto delle misure di rafforzamento patrimoniale decise entro l'aprile del 2011. Includendo anche ulteriori risorse patrimoniali, tra cui alcuni strumenti non compresi nella definizione di «Core Tier 1», ma caratterizzati da elevata capacità di assorbire le perdite, il coefficiente patrimoniale medio dei cinque gruppi risulterebbe del 7,9 per cento alla fine del 2012;
l'Autorità bancaria europea ha chiesto di aumentare il «Core Tier 1» delle banche entro giugno 2012 al 9 per cento;
per la valutazione del rischio, l'Autorità bancaria europea ha usato il criterio mark to market (analoga metodologia che ha alimentato la bolla pre-Lehman Brothers) ossia l'attribuzione non del valore nominale o cedolare dei titoli ma il prezzo corrente di mercato, che ha messo in moto per i Btp, già in crisi di spread, un meccanismo deleterio per le banche che, qualora volessero evitare la ricapitalizzazione, dovrebbero vendere i titoli, deprezzati del 15-20 per cento del valore nominale, con effetti dirompenti sia sui mercati che sulle fortissime minusvalenze dei conti;
questa decisione dell'Autorità bancaria europea, invece di dimostrare equilibrio ed equità, ha finito per penalizzare il sistema bancario italiano che ha meno titoli tossici e strumenti derivati rispetto alle banche francesi o tedesche;
il sistema creditizio italiano, tra i suoi asset, ha titoli di Stato italiani per 160 miliardi di euro e titoli di Stato degli altri Paesi «Pigs» per 3 miliardi di euro. A fronte di questo, le nostre banche hanno titoli «tossici» (essenzialmente mutui subprime) per una quota pari al 6,8 per cento del patrimonio di vigilanza, contro una media europea del 65,3 per cento. Secondo le nuove norme di valutazione degli asset stabilite dall'Autorità bancaria europea, si è al paradosso: i titoli di Stato in portafoglio vengono considerati «tossici» per le banche italiane, peggio di quanto non lo siano i subprime per le banche straniere;
le banche italiane hanno dovuto subire, di conseguenza, un abbassamento dei propri indici patrimoniali, mentre gli istituti francesi e tedeschi, peraltro assai più gravati rispetto alle banche italiane dai titoli di Stato greci, hanno potuto, grazie ai criteri sopraesposti, largamente coprire le minusvalenze derivanti dal loro abbassamento di valore. Se si fosse adottato invece un criterio di valutazione basato sul valore di realizzo a scadenza - o quanto meno mediato e temperato con esso - la situazione poteva essere diversa: adesso non sarebbe così stringente l'obbligo per gli istituti di credito primari italiani (Monte dei Paschi di Siena, UniCredit) di dover ricorrere a una forzosa e tutt'altro che facile ricapitalizzazione;
dopo le stime preliminari di fine ottobre 2011, l'Autorità bancaria europea ha analizzato i conti e le consistenze delle prime 71 banche europee e ha innalzato a 114,7 miliardi di euro il fabbisogno di capitale da trovare entro giugno 2012. Si tratta dell'8 per cento in più rispetto alla precedente richiesta, quando era stato introdotto il concetto di «cuscinetto temporaneo» per gli istituti chiedendo loro, a fronte della turbolenza finanziaria in atto, di aumentare il patrimonio «Core Tier 1» al 9 per cento;
secondo i dati ufficiali e definitivi, alle grandi banche tedesche mancano 13,1 miliardi di euro (in crescita dai 4,4 miliardi di euro precedenti), a quelle spagnole 26,2 miliardi di euro (dato stabile), a quelle francesi 7,3 miliardi di euro (in calo da 8,8 miliardi di euro), a quelle italiane 15,36 miliardi di euro, contro 14,77 miliardi di euro di un mese e mezzo fa. Nel dettaglio, l'esigenza di capitale supplementare per UniCredit sale da 7,38 a 7,97 miliardi di euro, per Monte dei Paschi di Siena da 3,09 a 3,26 miliardi di euro, per Banco popolare cala da 2,81 a 2,73 miliardi di euro, per Ubi Banca 1,48 a 1,39 miliardi di euro. Tutti gli istituti hanno tempo fino al 20 gennaio 2012 per presentare i piani di rafforzamento patrimoniale;
secondo il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, «in base ai criteri Eba, le banche devono rafforzare il patrimonio e ricapitalizzare. Per farlo hanno due strade: o vanno sul mercato a cercare soldi, o vendono asset. In entrambi i casi, il sentiero è strettissimo»;
ora anche l'Autorità bancaria europea avverte il rischio di una stretta al credito nel caso in cui le banche dovessero ridurre l'ammontare dei prestiti concessi. «Potremmo avere il problema che le banche diventino troppo avverse al rischio», ha dichiarato il presidente dell'Autorità bancaria europea, Andrea Enria, e questo potrebbe portare ad un «grave credit crunch». L'obiettivo dell'Autorità bancaria europea è far sì che le banche non raggiungano i requisiti di patrimonio richiesti, riducendo la propria attività;
finché l'Autorità bancaria europea, tuttavia, tiene fermo l'obbligo, per le banche, di valutare alle quotazioni correnti tutti i titoli pubblici dei loro portafogli, e non solo quelli disponibili per la vendita, le banche rischiano di avvitarsi in una spirale di svalutazioni e aumenti di capitale. Ma se le banche (e le assicurazioni) italiane non ritirano più la solita quantità di titoli di Stato, l'opera del Governo per ristabilire la fiducia nel debitore Italia può venire vanificata. Non serve, in queste condizioni, fare manovre che penalizzano duramente i cittadini per cercare di ridurre il differenziale dei nostri Btp con i Bund tedeschi, se il compratore principe - il sistema creditizio - tenuto ad una gestione prudente del proprio capitale di riserva, non può comprare titoli del tesoro italiani;
queste circostanze hanno reso ancor più difficile l'accesso al credito per molte piccole e medie imprese. Per esse, in pratica, il canale del credito risulta bloccato;
l'eventualità di una crisi del credito colpirebbe insieme banche e imprese: il rischio-Paese che costringe lo Stato a emettere Btp triennali a tassi vicini al 7-8 per cento ha prosciugato le fonti di finanziamento degli istituti di credito;
i tassi effettivi per prestiti a tre anni (quelli a scadenza più lunga sono di fatto bloccati) costano in media oggi il 7 per cento. Ma è una media: si va dal 2,2-3,9 per cento per le grandissime imprese con merito di credito elevato; le medie imprese pagano tassi da un minimo del 4,16 per cento a un 6,8 per cento massimo; le piccole imprese pagano da un minimo del 6,5 per cento a un massimo del 10,5 per cento. Livelli vicini all'usura. Questi dati sono, in questi giorni, ulteriormente sotto pressione verso l'alto. II conto è talmente salato che molti rinunciano a chiedere prestiti;
ci si può interrogare se in Italia si stia andando verso un credit crunch. Per ora i numeri non lo dicono con certezza, anche se i primi segnali già ci sono. I finanziamenti alle imprese sono sempre a più breve durata, il costo del denaro è sempre più elevato, le banche sono sempre più parche nelle erogazioni;
lo stock di prestiti alle aziende italiane è di circa 900 miliardi di euro. Nel 2012 andranno a scadenza 90-136 miliardi di euro di obbligazioni bancarie, insieme a circa 200 miliardi di euro di titoli di Stato;
nel decreto-legge n. 201 del 2011, in via di approvazione da parte del Parlamento, l'articolo 8, al fine di evitare una restrizione del credito interno (compreso quello tra le banche stesse), e soprattutto di non fare mancare finanziamenti all'economia reale, prevede la concessione di una garanzia da parte dello Stato sulle passività bancarie con scadenza da tre mesi a 5 anni, ovvero 7 anni se emesse dal 1o gennaio 2012, nel caso si tratti di obbligazioni bancarie emesse nell'ambito di operazioni di cartolarizzazione. Si punta a sostenere la liquidità del sistema bancario per mezzo di una garanzia pubblica su quelle passività che sono utilizzabili come collaterale nel finanziamento presso l'eurosistema;
il comma 4 dell'articolo 3 del decreto-legge citato incrementa la dotazione del fondo di garanzia a favore delle piccole e medie imprese di 400 milioni di euro annui per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014;
il fondo di garanzia guadagna risorse, ma l'accesso al credito resta un problema per le imprese italiane. Le nuove regole sul credito bancario, che saranno valide dal 1o gennaio 2012, infatti, rappresenteranno un rischio reale per le piccole e medie imprese. Il 31 dicembre 2011, infatti, si concluderà il periodo di deroga concesso da «Basilea 2» alle banche italiane per effettuare la segnalazione degli sconfinamenti dopo 180 giorni e, anche in Italia, in linea con quanto già avviene negli altri sistemi bancari europei, la segnalazione dovrà essere attivata dopo 90 giorni. Gli effetti potrebbero essere pesanti sia per le imprese, sia per gli istituti di credito. Per le prime, infatti, lo sconfinamento comporterebbe la segnalazione in centrale dei rischi come past due e, di conseguenza, la possibile revoca delle linee di credito, la richiesta di immediato rientro dell'esposizione e la segnalazione a tutte le banche della presenza di crediti sconfinati con l'effetto, per l'azienda, di essere considerata insolvente dal sistema;
sono serie le conseguenze anche per gli istituti di credito. Dopo 90 giorni questi sarebbero, infatti, costretti a classificare i crediti sconfinati come «crediti deteriorati» con un aggravio dei requisiti patrimoniali, già molto stringenti, che richiederebbero nuovi accantonamenti. Infatti, il tasso di default è uno dei parametri principali che le banche, con «Basilea 2», utilizzano per calcolare i propri requisiti patrimoniali. Facendo una stima, è presumibile che, a fronte di mille euro di requisiti patrimoniali attualmente richiesti, con il passaggio a una definizione di default a 90 giorni, il requisito diventi di 1.155 euro, quindi con un incremento superiore al 15 per cento,

impegna il Governo:

a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta a monitorare la fase di transizione, in vista della piena attuazione degli accordi di «Basilea 2» e «Basilea 3», nonché l'andamento dei tassi di interesse, delle spese e delle commissioni applicate dalle banche alle famiglie ed alle imprese;
a predisporre tutte le iniziative necessarie al fine di evitare la crisi del credito, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, anche subordinando la concessione delle garanzie alle banche da parte dello Stato all'effettiva concessione di linee di credito al sistema produttivo italiano da parte delle banche medesime;
ad intervenire in tutte le sedi europee necessarie per ottenere la revisione del criterio che vede l'attribuzione ai titoli di Stato non del valore nominale o cedolare, ma del loro prezzo corrente di mercato, criterio che penalizza pesantemente gli istituti di credito italiani.
(1-00787)
«Borghesi, Cimadoro, Messina, Barbato, Donadi, Evangelisti, Monai».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
l'intera crisi finanziaria dal 2007 al 2010 è costata alle banche di tutto il mondo ben 588 miliardi di euro; questo è quanto emerge dall'analisi svolta da una grande multinazionale di consulenza;
soltanto nel 2010 a livello mondiale sono andati persi ben 164 miliardi di euro, la maggior parte dei quali in Europa, dove le banche hanno perduto 106 miliardi, a fronte degli 80 miliardi di quelle americane;
fino a questo momento, gli aumenti di capitale effettuati, pari a 73 miliardi in Europa a giugno 2011, sono già stati bruciati dalla crisi. L'alternativa sembra pertanto essere limitata ad un ulteriore aumento di capitale da parte delle banche coinvolte o ad una forte riduzione dei finanziamenti per le imprese e le famiglie;
si stima che le banche, per rispettare le regole dettate da «Basilea 3», potrebbero essere costrette a tagliare il credito per un importo pari a 5 mila miliardi di euro;
l'Autorità bancaria europea (Eba) l'8 dicembre 2011 ha diffuso una raccomandazione formale relativa alle operazioni di ricapitalizzazione di cui necessitano le banche;
il documento si rivolge alle autorità di vigilanza nazionali, affinché richiedano alle banche interessate, di consolidare il proprio patrimonio attraverso un «buffer di capitale eccezionale e temporaneo», in modo tale da portare il «Core tier 1» al 9 per cento. Il buffer in questione dovrà essere costituito entro giugno 2012;
i cinque gruppi bancari italiani coinvolti sono: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco popolare e Unione di Banche Italiane e l'ammontare complessivo delle loro ricapitalizzazioni è pari a 15.366 milioni di euro;
le banche interessate entro gennaio 2012 sono tenute a presentare alle autorità di vigilanza nazionali i piani aziendali contenenti le indicazioni necessarie per raggiungere l'obiettivo entro fine giugno 2012;
secondo l'Associazione bancaria italiana le scelte imposte dall'Eba si collocano in un contesto economico-temporale particolarmente difficile e fortemente condizionato da prospettive di crescita vicine allo zero. Inoltre, l'Associazione bancaria italiana ha sottolineato che l'esercizio eseguito dall'Eba sul fabbisogno di capitale delle banche, «appare viziato da una non omogenea applicazione dei criteri di determinazione delle attività ponderate per il rischio tra le differenti giurisdizioni europee»;
le ricapitalizzazioni secondo l'Associazione bancaria italiana avrebbero come unico risultato la netta contrazione del credito erogato all'economia reale;
l'Associazione bancaria italiana, inoltre, contesta le modalità con le quali l'Autorità bancaria europea ha adottato la raccomandazione, non essendo stata svolta alcuna consultazione preventiva o analisi d'impatto delle norme;
l'inasprimento dei requisiti patrimoniali previsti per le banche italiane, pertanto, rappresenta nell'immediato un ostacolo al superamento della crisi: i dati elaborati dalla Banca d'Italia mettono in evidenza una contrazione del credito bancario al settore privato. Questa riduzione si è tradotta sia nel rallentamento dei prestiti alle famiglie, in particolare del credito al consumo e degli altri prestiti diversi dai mutui, sia nella decelerazione dei finanziamenti alle imprese;
le piccole e medie imprese rappresentano il tessuto principale della realtà industriale italiana; la caratteristica essenziale di tali aziende è data dalla loro stretta dipendenza dal credito bancario, come emerge dal fatto che il debito con le banche incide sulle piccole e medie imprese per circa il 40 cento del totale delle loro passività;
la riduzione del credito per le imprese determina minori finanziamenti, minori investimenti e conseguenti ridotte possibilità di crescita;
con l'applicazione delle regole dettate da «Basilea 3» e le revisioni effettuate dall'Eba, appare di grande importanza che il rapporto tra banche e piccole e medie imprese sia ispirato a criteri di massima trasparenza, in particolare con riferimento alle modalità di determinazione del rating,

impegna il Governo:

a farsi promotore presso le istituzioni europee di una valutazione della congiuntura economica che l'Italia e l'Europa attraversano, al fine di ipotizzare una diversa scadenza per l'attuazione delle ricapitalizzazioni previste dall'Eba;
ad adottare, in sede europea, iniziative volte a prevedere l'opportunità di modificare le modalità di determinazione dei criteri di calcolo dei requisiti patrimoniali delle banche;
ad introdurre iniziative volte a garantire un'effettiva trasparenza nel rapporto tra le imprese e le banche, sia dal lato della trasmissione di tutte le informazioni aziendali che dal lato della diffusione dei criteri di valutazione utilizzati.
(1-00788)
«Mosella, Lanzillotta, Pisicchio, Tabacci, Brugger».
(20 dicembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

La Camera,
premesso che:
nel dicembre 2010 il Comitato di Basilea della Banca dei regolamenti internazionali ha concordato una serie di misure volte a fissare livelli più elevati per i coefficienti patrimoniali delle banche e ad introdurre un nuovo schema internazionale per la liquidità (accordo «Basilea 3»);
l'accordo, pur tenendo fermo l'attuale requisito per cui le banche devono detenere un patrimonio di vigilanza totale dell'8 per cento in rapporto alle attività ponderate per il rischio, ne modifica la composizione stabilendo:
a) l'inclusione nel patrimonio di base («Tier 1») soltanto del common equity (composto dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte), in quanto componente di migliore qualità del patrimonio stesso, e di altri strumenti finanziari che rispettino 14 criteri;
b) un innalzamento del requisito minimo relativo al common equity al 4,5 per cento (a fronte del 2 per cento previsto dal precedente accordo «Basilea 2») e del requisito minimo relativo al capitale («Tier 1» al 6 per cento (a fronte dell'attuale 4 per cento);
l'accordo impone, inoltre, alle banche di istituire, come ulteriore tutela contro le perdite, due riserve di capitale (cosiddetti buffer o cuscinetti):
a) una cosiddetta «riserva di conservazione del capitale» pari al 2,5 per cento, costituita da capitale di qualità primaria, identica per tutte le banche nell'Unione europea, al fine di consentire che il capitale rimanga disponibile per sostenere l'operatività corrente della banca nelle fasi di tensione;
b) una «riserva di capitale anticiclica» specifica per ogni banca, al fine di consentire di creare, in tempi di crescita economica, una base finanziaria sufficiente che consenta loro di assorbire le perdite in periodi di crisi;
l'introduzione della riserva di conservazione del capitale determinerà un innalzamento dall'8 per cento al 10,5 per cento del requisito minimo patrimoniale complessivo, indifferenziato per tutti i portafogli;
la Commissione europea ha presentato il 20 luglio 2011 due proposte legislative (COM(2011)452 e COM(2011)453), volte ad adeguare la normativa dell'Unione europea in materia di requisiti di capitale degli istituti di credito all'accordo «Basilea 3»: in base a tali proposte i nuovi requisiti previsti dall'accordo «Basilea 3» sarebbero introdotti gradualmente, in misura del 20 per cento dall'anno 2014, per raggiungere il 100 per cento nel 2018; sarebbe, peraltro, fatta salva la facoltà delle autorità di vigilanza nazionali di introdurre requisiti minimi di capitale più stringenti e la facoltà della Commissione europea di aumentare temporaneamente il livello dei requisiti di capitale, la ponderazione del rischio per alcune esposizioni o imporre requisiti più stringenti, per tutte le esposizioni o per quelle in uno o più settori, regioni o Stati membri, qualora sia necessario per fare fronte a modifiche nell'intensità dei rischi macro e microprudenziali derivanti da sviluppi del mercato;
le proposte legislative sopra richiamate sono da tempo all'attenzione della Camera dei deputati, in quanto la Commissione finanze ne avviato l'esame, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento;
il recepimento delle misure previste dall'accordo «Basilea 3» nell'ordinamento europeo, tenuto conto dei forti incrementi richiesti nella capitalizzazione delle banche a fronte della situazione di crisi economica e finanziaria, potrebbe determinare una contrazione delle risorse disponibili per l'erogazione del credito al sistema produttivo;
ciò si tradurrà in un ulteriore svantaggio competitivo per il sistema produttivo italiano ed europeo rispetto ad altri partner globali: va infatti considerato che, mentre nell'Unione europea l'accordo «Basilea 2» e il criterio «Basilea 2,5» sono stati integralmente recepiti, negli Stati Uniti è ancora in corso una fase di sperimentazione in cui le banche tenute all'applicazione di tali accordi si conformano ai coefficienti regolamentari ufficiali previsti da «Basilea 1», essendo ancora in corso i lavori per l'attuazione dei metodi di ponderazione del rischio previsti da «Basilea 2»;
è paradossale che, a fronte dell'obiettivo, più volte ribadito dalle istituzioni dell'Unione europea, di favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, soprattutto nell'attuale fase di crisi, i nuovi requisiti patrimoniali si applichino in modo indifferenziato a tutti i portafogli di credito, inclusi i prestiti alle medesime piccole e medie imprese;
inoltre l'8 dicembre 2011 l'Autorità bancaria europea (EBA), facendo seguito alla dichiarazione approvata dal vertice dei Capi di Stato e di Governo dell'area euro il 26 ottobre 2011, ha inoltre adottato una raccomandazione che prevede la creazione, entro la fine di giugno 2012, in via eccezionale e temporanea, da parte delle banche, di una riserva supplementare di fondi propri per raggiungere un livello pari al 9 per cento del rapporto tra il capitale di classe 1 («Core tier 1», vale a dire il patrimonio di base, composto dal capitale azionario e riserve di bilancio provenienti da utili non distribuiti al netto delle imposte) e le attività ponderate per il rischio;
la costituzione di tale riserva supplementare è stata motivata dall'Autorità bancaria europea richiamando l'esigenza di creare un cuscinetto di capitale a fronte delle esposizioni delle banche in questione verso gli emittenti sovrani: tuttavia, la quantificazione delle necessità di ricapitalizzazione delle singole istituzioni finanziarie è stata operata in base ai prezzi di mercato rilevati a settembre 2011 (criterio mark to market), abbandonando il criterio precedente, che prevedeva la contabilizzazione dei titoli iscritti nel portafoglio bancario al valore di acquisto;
tale criterio, di cui non è adeguatamente motivata l'applicazione, è fortemente penalizzante per le banche italiane, che detengono titoli di debito italiano, e finisce, in modo del tutto inaccettabile, con il privilegiare le banche di investimento estere che detengono titoli strutturati legati a cartolarizzazioni e a derivati ad alto rischio: infatti, per tali attività, tra cui sono compresi i titoli cosiddetti tossici, la raccomandazione dell'Autorità bancaria europea non prevede la contabilizzazione ai valori di mercato;
secondo le valutazioni della Banca d'Italia, la raccomandazione imporrebbe a quattro gruppi bancari italiani (UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e Unione di Banche Italiane) una ricapitalizzazione di ammontare complessivamente pari a 15,366 miliardi di euro, a fronte di un'esigenza di ricapitalizzazione complessiva, per tutti gli istituti i credito europei, di 114,7 miliardi di euro;
soltanto le banche greche, con circa 30 miliardi di euro, e quelle spagnole, con 26 miliardi di euro, dovrebbero operare una ricapitalizzazione di ammontare superiore, mentre il fabbisogno di fondi propri supplementari per il sistema bancario tedesco e quello francese sarebbe pari, rispettivamente, a soli 13 miliardi di euro e 7 miliardi di euro;
risulta del tutto paradossale che il sistema finanziario e, più in generale, l'economia italiana siano chiamati a pagare le conseguenze di scelte sbagliate compiute altrove, soprattutto considerando che la crisi in atto dei debiti sovrani dei Paesi dell'area euro è dovuta alla forte espansione dei debiti pubblici di altri Paesi europei, tra i quali la Germania, il Regno Unito, la Francia, determinata dai massicci interventi di salvataggio che essi hanno dovuto compiere per scongiurare il fallimento di alcune grandi banche nazionali, i cui bilanci risultavano inquinati dalla presenza di titoli tossici;
in particolare, il nuovo sistema di contabilizzazione dei titoli pubblici proposto dall'Autorità bancaria europea favorirebbe proprio le banche di alcuni di quei Paesi che hanno visto aumentare maggiormente il loro debito pubblico in questi ultimi anni a causa dell'instabilità del loro sistema creditizio, consentendo di ammortizzare il minor valore patrimoniale dei titoli tossici in portafoglio alle banche oggetto di salvataggi pubblici, con l'apprezzamento dei titoli pubblici emessi dal proprio Stato di residenza;
tutto ciò appare tanto più singolare laddove si consideri, anche alla luce delle considerazioni in tal senso ribadite più volte dal Governatore della Banca d'Italia e di numerosi ed autorevoli studi, che il sistema creditizio nazionale risulta fondamentalmente stabile, avendo una struttura di bilancio meno rischiosa rispetto ai concorrenti europei, a prescindere dagli elementi destabilizzanti indotti da una crisi finanziaria nata al di fuori del contesto nazionale;
tale caratteristica positiva del sistema finanziario italiano è legata ad alcuni elementi strutturali di fondo del settore, quali:
a) una maggiore focalizzazione sulle funzioni bancarie tradizionali, con minore orientamento verso le attività, più rischiose, delle banche d'affari e d'investimento;
b) una maggiore prudenza nella gestione finanziaria e nell'allocazione del portafoglio, che ha limitato l'esposizione in titoli ad alto rischio o in strumenti basati su elementi collaterali tossici;
c) una minore dipendenza, rispetto alla media europea, dal finanziamento attraverso il mercato interbancario;
d) una forte struttura retail, che consente di approvvigionarsi di risorse finanziarie attraverso i depositi dei correntisti;
e) la tradizionale, elevata propensione al risparmio della popolazione italiana;
f) un livello di indebitamento delle famiglie e delle imprese italiane nettamente inferiore alla media europea, in particolare dei Paesi anglosassoni e del Nord Europa, dove la crisi finanziaria ha avuto inizio;
g) un migliore radicamento sul territorio ed un più stretto rapporto con l'economia reale;
ciononostante, è evidente come la struttura finanziaria complessiva del sistema italiano presenti alcuni elementi di fragilità, insiti soprattutto nell'elevata dipendenza, soprattutto delle piccole e medie imprese, dal credito bancario;
l'effetto combinato dell'introduzione dei nuovi requisiti di «Basilea 3», cui i mercati tendono ad adeguarsi già prima dell'entrata in vigore delle nuove norme europee, e della decisione dell'Autorità bancaria europea sopra richiamata, aggrava, pertanto, il rischio, già sottolineato più volte, di determinare un forte impatto negativo a breve e medio termine sull'erogazione del credito al sistema produttivo italiano, che, secondo alcune stime, potrebbe ridursi di ben 30 miliardi di euro entro il 2012, determinando conseguenze rovinose ed amplificando le già preoccupanti conseguenze della crisi in atto;
tali preoccupazioni sono state del resto sottolineate ampiamente dal mondo creditizio italiano, che ha investito della questione il Governo, attraverso una lettera del presidente dell'Associazione bancaria italiana al Ministro per lo sviluppo economico ed al Vice Ministro dell'economia e delle finanze, affinché adotti urgentemente un'iniziativa forte ed incisiva, a livello europeo, per differire nel tempo l'applicazione dei nuovi requisiti patrimoniali e, soprattutto, per correggere le evidenti discriminazioni in danno dell'industria bancaria italiana;
secondo notizie di stampa, anche la Banca centrale europea avrebbe manifestato forti preoccupazioni per il potenziale impatto prociclico delle raccomandazioni dell'Autorità bancaria europea sull'erogazione del credito, suggerendo una revisione dei contenuti e delle scadenze in esse fissate;
sotto il profilo strettamente economico, non sembra inoltre che siano state analizzate adeguatamente le conseguenze, dirette ed indirette, delle decisioni assunte dal Comitato di Basilea e dall'Autorità bancaria europea sull'economia europea: secondo stime dell'international Institute of finance, citate in un recente studio dell'Università Bocconi, ogni punto percentuale di incremento dei requisiti patrimoniali determinerebbe una diminuzione della crescita annua, nell'area euro, negli Usa e in Giappone, pari a circa lo 0,3 per cento;
inoltre, il combinato disposto delle predette misure rischia di determinare effetti pericolosi per il finanziamento del debito pubblico italiano, già oggetto di gravi turbolenze, disincentivando le banche dall'acquisire in portafoglio titoli del debito pubblico italiano ed inducendo un ulteriore incremento dei tassi pagati dallo Stato per collocare sul mercato tali titoli, con le evidenti conseguenze che ciò avrebbe sia sugli equilibri dei conti pubblici italiani sia sulla stessa stabilità dell'area euro;
occorre, dunque, che tali questioni non siano lasciate a decisioni di carattere esclusivamente tecnico e contabilistico, ma siano affrontate in un'ottica politica di più vasto respiro e di lungo periodo, evitando in primo luogo che astratte considerazioni teoriche determinino un ulteriore peggioramento delle condizioni concorrenziali dell'economia italiana, nella consapevolezza di come l'emergenza che deve essere primariamente affrontata è quella della scarsa competitività del sistema economico italiano, che in questi ultimi dieci anni è cresciuta molto meno di quella dei Paesi europei la cui economia sia comparabile alla nostra;
in secondo luogo, si deve sottolineare come ogni intervento su un fattore cruciale per l'intero sistema economico mondiale, quale i requisiti patrimoniali delle banche, non può essere assunto sull'onda di valutazioni in qualche modo dettate da una reazione emotiva alla crisi finanziaria, ma occorre considerare attentamente tutte le conseguenze sistemiche che esso determina, sia sull'economia reale, sia sulla gestione dei debiti pubblici sovrani,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, nell'ambito del negoziato in corso sulle proposte della Commissione europea relative all'adeguamento dei requisiti patrimoniali della banche, affinché:
a) siano introdotti meccanismi correttivi per la ponderazione del rischio di credito relativo ai prestiti alle piccole e medie imprese, in modo da compensare l'incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo;
b) sia valutata una applicazione più graduale e flessibile dei nuovi requisiti, tenuto conto dell'andamento dell'economia europea e delle scadenze meno ravvicinate fissate al riguardo dagli Stati Uniti e da altri competitori globali;
ad adoperarsi, altresì, nelle competenti sedi decisionali dell'Unione europea, al fine di promuovere una revisione dei criteri stabiliti nella richiamata raccomandazione dell'Autorità bancaria europea, in modo da:
a) modificare il criterio della contabilizzazione al valore di mercato dei titoli di debito sovrano presenti nel portafoglio delle banche;
b) stabilire, in ogni caso, scadenze meno ravvicinate per eventuali interventi di ricapitalizzazione;
più in generale, ad approfondire le conseguenze che i nuovi requisiti di patrimonializzazione del sistema creditizio potranno avere sul prodotto interno lordo nazionale e sul debito pubblico, in una fase in cui, dopo i dolorosi interventi di rigore adottati dal nuovo Governo, occorre adottare misure di sostegno alla crescita che consentano di contrastare gli effetti negativi determinati dalla negativa congiuntura economica internazionale e dalla stessa manovra correttiva, onde evitare che il Paese si avviti in un spirale senza uscita in cui le esigenze di miglioramento del rapporto debito-prodotto interno lordo e deficit-prodotto interno lordo impongono misure di rigore che deprimono ulteriormente il prodotto interno, rendendo quindi necessari ulteriori interventi correttivi.
(1-00790)
«Gianfranco Conte, Bernardo, Baldelli, Ventucci, Angelucci, Berardi, Savino, Del Tenno, Misuraca, Pagano, Laboccetta».
(20 novembre 2011)
(Mozione non iscritta all'ordine del giorno ma vertente su materia analoga).

Risoluzione

La Camera,
preso atto della discussione sulle Mozioni concernenti iniziative per la revisione dei requisiti previsti dall'Autorità bancaria europea (EBA) e dall'accordo «Basilea 3» in materia di patrimonializzazione delle banche e per l'accesso al credito di famiglie e imprese,

impegna il Governo:

a promuovere, presso le sedi europee:
a) il differimento dell'attuazione dell'esercizio dell'Autorità bancaria europea, tenuto conto del peggioramento delle prospettive di crescita dell'economia e del fatto che i rischi di recessione si fanno sempre più concreti come evidenziato da tutti i principali centri di ricerca;
b) la necessità di prevedere un diverso livello di «Core Tier 1» per le banche domestiche a vocazione retail, in quanto il target del 9 per cento fissato dall'Autorità bancaria europea non appare adeguato per quegli istituti di credito che svolgono quasi esclusivamente attività di credito a servizio delle famiglie e delle imprese;
c) la modifica del criterio della contabilizzazione al valore di mercato dei titoli di debito sovrano presenti nel portafoglio delle banche alla luce degli effetti prodotti sulle quotazioni degli stessi dalle misure adottate dall'ultimo Consiglio d'Europa in merito agli interventi dello European Financial Stability Facility e, in futuro, dello European Stability Mechanism;
ad adottare, in ogni caso, tutte le misure necessarie a prevenire la possibile contrazione del credito verso le imprese e le famiglie causata dall'implementazione della raccomandazione dell'Autorità bancaria europea, anche attraverso l'introduzione di meccanismi correttivi per la ponderazione del rischio di credito relativo ai prestiti alle PMI, in modo da garantire adeguate risorse finanziarie al nostro sistema industriale in questa particolare fase di crisi;
ad adottare misure tali da prevenire il controllo dei grandi gruppi bancari internazionali del capitale delle banche italiane ottenuto approfittando delle favorevoli condizioni congiunturali a vantaggio del compratore.
(6-00097)
«Reguzzoni, Gianfranco Conte, Fluvi, Ciccanti, Moroni, Borghesi, Mosella, Montagnoli, Marchignoli, Boccia, Bernardo».

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI SEDE TRA LA REPUBBLICA ITALIANA E LA FONDAZIONE EUROPEA PER LA FORMAZIONE PROFESSIONALE, CON ALLEGATO, FATTO A TORINO IL 22 GENNAIO 2010 (A.C. 4710)

A.C. 4710 - Parere della V Commissione

PARERE DELLA V COMMISSIONE SUL TESTO DEL PROVVEDIMENTO

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:

All'articolo 3, comma 1, primo periodo, sostituire le parole: a decorrere dall'anno 2011 con le seguenti: a decorrere dall'anno 2012.

Conseguentemente, al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011 con le seguenti: bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012.

A.C. 4710 - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e la Fondazione europea per la formazione professionale, con allegato, fatto a Torino il 22 gennaio 2010.

A.C. 4710 - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 15 dell'Accordo stesso.

A.C. 4710 - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di euro 40.000 a decorrere dall'anno 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

PROPOSTA EMENDATIVA RIFERITA ALL'ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE

ART. 3.
(Copertura finanziaria).

Al comma 1, primo periodo, sostituire le parole: a decorrere dall'anno 2011 con le seguenti: a decorrere dall'anno 2012.

Conseguentemente, al medesimo comma, secondo periodo, sostituire le parole: bilancio triennale 2011-2013, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2011 con le seguenti: bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012.
3. 100.(da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Approvato)

A.C. 4710 - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

A.C. 4710 - Ordine del giorno

ORDINE DEL GIORNO

La Camera,
premesso che:
un sistema nazionale della ricerca e dell'innovazione vive della capacità di mobilitare le migliori e nuove eccellenze professionali, poiché solo esse sono in grado di realizzare e attirare progetti di ricerca e innovazione ad alto valore stimolando l'investimento privato e indirizzando il supporto pubblico. In questo senso il potenziamento dell'istruzione e della formazione tecnico-scientifica costituisce una priorità strategica;
sempre più la ricerca, quale fattore strategico di competitività, richiede un rinnovato e più solido coinvolgimento del sistema creditizio. La qualità dello sviluppo locale, altresì, costituisce una chiave strategica per elaborare progetti di ricerca e innovazione e per attirare professionalità e investimenti. Ciò suggerisce l'attivazione di una programmazione territoriale, integrata e negoziale per l'innovazione, nonché un miglioramento delle infrastrutture materiali e immateriali e il potenziamento delle reti di comunicazione;
in relazione ai rapporti tra il Governo italiano e la Fondazione europea per la formazione professionale il cui scopo è aiutare i paesi in transizione e in via di sviluppo a sfruttare il potenziale delle proprie risorse umane mediante la riforma dei sistemi di istruzione, formazione e mercato del lavoro svolgendo anche funzioni di informazione, analisi, consulenza e sostegno ai programmi di assistenza dell'Unione europea in materia di sviluppo del capitale umano,

impegna il Governo

a perseguire l'obiettivo dello sviluppo qualitativo e sostenere l'aggregazione delle varie componenti del mondo economico, produttivo e della ricerca e formazione, la cui azione sinergica è elemento imprescindibile per coniugare competitività e sviluppo.
9/4710/1.Di Stanislao.