XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di mercoledì 18 gennaio 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 18 gennaio 2012.

Albonetti, Alessandri, Antonione, Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Buttiglione, Caparini, Cenni, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Fava, Gregorio Fontana, Franceschini, Galletti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lo Monte, Lombardo, Lupi, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Migliori, Milanato, Moffa, Mura, Nucara, Leoluca Orlando, Palumbo, Pecorella, Pescante, Pisicchio, Proietti Cosimi, Reguzzoni, Stefani, Strizzolo, Stucchi, Valducci, Volpi.

Annunzio di una proposta di legge.

In data 17 gennaio 2012 è stata presentata alla Presidenza la seguente proposta di legge d'iniziativa dei deputati:
GAVA ed altri: «Disposizioni concernenti i termini per i pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e delle società a prevalente partecipazione pubblica, la compensazione dei relativi crediti con i debiti derivanti da obblighi tributari e la cessione dei medesimi crediti alle banche» (4888).
Sarà stampata e distribuita.

Trasmissione dal ministro delle politiche agricole alimentari e forestali.

Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, con lettera del 16 gennaio 2012, ha trasmesso sei note relative all'attuazione data agli ordini del giorno NASTRI n. 9/4357-A/4, concernente iniziative in materia di fermo amministrativo a favore delle imprese agricole che versano in situazioni finanziarie di comprovata difficoltà, OLIVERIO n. 9/4357-A/78, riguardante incentivi a sostegno delle organizzazioni dei produttori agricoli, ZUCCHI ed altri n. 9/4357-A/83, concernente la razionalizzazione delle attività ispettive e dei controlli nel settore agricolo, DELFINO n. 9/4357-A/102, concernente l'individuazione di risorse a sostegno degli imprenditori agricoli, MONDELLO ed altri n. 9/4357-A/104, riguardante misure volte a favorire il ricambio generazionale nel comparto agricolo, CERA n. 9/4357-A/106, concernente il rilancio della competitività del settore agroalimentare nazionale, tutti accolti dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 21 giugno 2011.

Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla XIII Commissione (Agricoltura) competente per materia.

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 17 gennaio 2012, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 3 e 19 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Tali atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Nell'ambito dei predetti documenti, il Governo ha richiamato l'attenzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 774 del 1994 del Consiglio recante apertura e modalità di gestione di alcuni contingenti tariffari comunitari di carni bovine di qualità pregiata, carni suine, carni di volatili, frumento (grano) e frumento segalato e crusche, stacciature e altri residui (COM(2011)906 definitivo), che è assegnato in sede primaria alla XIII Commissione (Agricoltura).
Con la medesima comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno (IMI) (COM(2011)883 definitivo), che, in data 12 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e X (Attività produttive), nonché alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà;
Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali (COM(2011)895 definitivo), che, in data 12 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Una disciplina di qualità per i servizi di interesse generale in Europa (COM(2011)900 definitivo), che, in data 16 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive);
Proposta di regolamento del Consiglio che estende agli Stati membri non partecipanti l'applicazione del regolamento (UE) che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria (programma «Pericle 2020») (COM(2011)910 definitivo), che, in data 16 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma di azione in materia di scambi, assistenza e formazione per la protezione dell'euro contro la contraffazione monetaria (programma «Pericle 2020») (COM(2011)913 definitivo), che, in data 17 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze);

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante il programma Hercule III per la promozione di azioni nel settore della tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea (COM(2011)914 definitivo), che, in data 16 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite II (Giustizia) e VI (Finanze);
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Iniziativa «Opportunità per i giovani» (Youth Opportunities Initiative) (COM(2011)933 definitivo), che, in data 16 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VII (Cultura) e XI (Lavoro);
Proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un meccanismo unionale di protezione civile (COM(2011)934 definitivo), che, in data 16 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla VIII Commissione (Ambiente);
Comunicazione della Commissione sull'applicazione delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato alla compensazione concessa per la prestazione di servizi di interesse economico generale (C(2011)9404 definitivo), che, in data 22 dicembre 2011, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione - Disciplina dell'Unione europea relativa agli aiuti di Stato concessi sotto forma di compensazione degli obblighi di servizio pubblico (2011) (C(2011)9406 definitivo), che, in data 22 dicembre 2011, è stata assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e X (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione - Linee direttrici per l'applicazione della direttiva 2004/113/CE del Consiglio nel settore delle assicurazioni, sulla base della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea nella causa C-236/09 (Test-Achats) (C(2011)9497 definitivo), che, in data 11 gennaio 2012, è stata assegnata in sede primaria alla VI Commissione (Finanze).

La Commissione europea, in data 17 gennaio 2012, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Relazione della Commissione - Quadro di valutazione degli aiuti di Stato - Relazione sugli aiuti di Stato concessi dagli Stati membri dell'Unione europea - Aggiornamento autunno 2011 (COM(2011)848 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla X Commissione (Attività produttive);
Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato delle regioni e al Comitato economico e sociale europeo - Un piano d'azione per migliorare l'accesso delle PMI ai finanziamenti (COM(2011)870 definitivo), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive);
Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sull'applicazione della direttiva 2005/71/CE relativa a una procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di paesi terzi a fini di ricerca scientifica (COM(2011)901 definitivo), che è assegnata in sede primaria alla I Commissione (Affari costituzionali).

Trasmissione dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas.

Il presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, con lettera in data 30 dicembre 2011, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 81, comma 18, del decreto- legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, la relazione relativa all'attività di vigilanza svolta dall'Autorità stessa nel corso dell'anno 2011 ai fini del rispetto del divieto di traslazione dell'onere della maggiorazione di imposta sui prezzi al consumo nel settore energetico e sugli effetti delle disposizioni di cui al comma 16 del citato articolo 81 (doc. XXVII, n. 34).

Questo documento - che sarà stampato - è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive).

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

ERRATA CORRIGE

Nell'Allegato A al resoconto della seduta del 17 gennaio 2012, a pagina 6, seconda colonna, alla quinta riga, si intendono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 1o febbraio 2012».

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Iniziative per fronteggiare la grave crisi in cui versano l'agricoltura e il relativo indotto nel Meridione - 3-02012

RUVOLO e GIANNI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
da diversi mesi, gli allevatori, gli agricoltori e, conseguentemente, gli autotrasportatori, del Mezzogiorno d'Italia e, in particolare, della Sicilia, hanno dato vita a forme varie di protesta;
come simbolo della protesta il movimento ha scelto il forcone, che simboleggia il lavoro duro della campagna che, da troppo tempo, non genera più profitti ma solo perdite;
fare oggi gli agricoltori o gli allevatori nel Mezzogiorno non ha quasi più alcun margine di guadagno perché i prodotti importati da altre nazioni che arrivano nei mercati hanno prezzi più bassi e concorrenziali;
l'aumento della benzina e la mancanza di infrastrutture rendono ancora più cari i prodotti che, dalle campagne del Sud, devono raggiungere i mercati del Nord;
dal 17 gennaio 2012, e per tutta la settimana, in Sicilia è stato indetto uno sciopero spontaneo dalle medesime categorie;
si preannunciano proteste similari e diffuse in tutte le regioni del Sud;
la situazione, stante la condizione disperata in cui versano ormai tutte le aziende del settore, sta degenerando con gravi problemi per l'ordine pubblico;
i manifestanti non sono più in grado di affrontare la grave crisi che ha colpito il settore con le istituzioni che subiscono criteri e scelte dell'Unione europea che rischiano di affossare definitivamente uno dei pilastri fondamentali dell'economia meridionale e richiedono: la defiscalizzazione dei carburanti e dell'energia elettrica; l'uso dei fondi europei per lo sviluppo da utilizzare per arginare la crisi dell'agricoltura; il congelamento delle procedure di Equitalia-Serit, agenzie che si occupano della riscossione dei tributi -:
se il Governo intenda andare incontro alle giuste richieste del «movimento dei forconi» richiedendo, in sede europea, l'utilizzo in deroga, per altri quattro o cinque anni, dei fondi del Piano di sviluppo rurale (2007-2013) per affrontare la grave crisi che colpisce il settore o, in alternativa, anche attraverso i fondi per le aree sottoutilizzate, come si intenda affrontare e finanziare la grave crisi che agricoltori, allevatori e autotrasportatori stanno vivendo nel Mezzogiorno d'Italia.
(3-02012)

Elementi in merito alla cessione di immobili del fondo pensioni della Siae - 3-02013

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato a pagina 5 del quotidiano Il Corriere della Sera dell'11 gennaio 2012, l'ex direttore del settore cinema del Ministero dei beni e delle attività culturali, Gaetano Blandini, nominato nell'ottobre 2009 direttore generale della Siae, avrebbe firmato, il 28 dicembre 2011, un atto notarile con il quale si dispone la cessione dei palazzi del fondo pensioni della Siae a un non bene determinato «Fondo Aida»;
si tratta di un blocco di sei immobili che si trovano a Roma il cui prezzo è stato fissato in 80 milioni di euro, mentre il valore iscritto nel bilancio 2010 era stato indicato in 103 milioni di euro, con una perdita secca pari a 23 milioni di euro;
risulterebbe, altresì, che anche gli immobili della Siae siano stati ceduti e conferiti nel «Fondo Norma» al prezzo concordato di 180 milioni di euro, mentre il valore dei palazzi è già stato stimato in 360 milioni di euro, esattamente il doppio;
l'intera operazione finanziaria sarebbe affidata alla «Sorgente Group» e si prevede che entro il 31 gennaio 2012 il cento per cento di «Aida» venga acquisito da «Norma»;
a fronte di immobili stimati complessivamente in 463 milioni di euro, gli introiti risulterebbero dunque pari a 260 milioni di euro;
incalzato dalle organizzazioni sindacali, con una lettera firmata il 3 gennaio 2012, il direttore generale Blandini ha specificato che «le scelte amministrative, tutte improntate al più rigoroso rispetto della legalità e alla ricerca della massima efficienza gestionale, non sono oggetto di confronto o di informativa» -:
se tali fatti corrispondano al vero e quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in merito. (3-02013)

Chiarimenti in merito a contenuti e modalità di applicazione della recente circolare del Ministero dell'interno in materia di servizio di protezione per i cosiddetti terzi e quarti livelli - 3-02014

ANIELLO FORMISANO, DONADI, ROTA, FAVIA, EVANGELISTI e BORGHESI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei primissimi giorni di gennaio 2012 il Ministro dell'interno ha emanato una circolare, per «rendere più funzionale il servizio di protezione ravvicinata» a centinaia di persone tra magistrati, politici e anche giornalisti;
il documento, inviato a 103 questori e 103 prefetti, detta alcuni correttivi all'attività, onerosa, delle scorte;
nella circolare si specifica che si introducono correttivi al decreto ministeriale del 2003, ultimo provvedimento legislativo che fornisce disposizioni sul servizio scorte in Italia;
le disposizioni per il contenimento delle spese investono i cosiddetti terzi e quarti livelli di protezione, ovvero quelli destinati ai casi meno gravi, per i quali è previsto l'impiego di un'auto blindata con due agenti, e di un'auto non blindata con due agenti di vigilanza;
il primo e il secondo livello di protezione (previsto per gravi minacce) invece prevedono due auto blindate e sei agenti di scorta;
pertanto, lo scortato che rientra nei livelli meno gravi di protezione, secondo alcune interpretazioni, potrebbe essere chiamato a provvedere a sue spese all'autista e all'auto per gli spostamenti, mentre al Ministero dell'interno spetterà la disciplina dei turni e delle presenze del personale impiegato;
la circolare non entra nel merito della data dell'operatività della circolare stressa, né nel merito dell'assegnazione delle scorte, che spetta alle decisioni del comitato operativo che si riunisce periodicamente nelle singole prefetture italiane. La circolare non parla di riduzioni o limitazioni, ma spiega che, dalla prima riunione utile del comitato, volta per volta, dovrà essere applicata la nuova regola. Alla rigidità delle nuove disposizioni sono previste eccezioni e, tutto sommato, a prevalere è sempre il criterio dell'interpretazione sul singolo;
la circolare specifica non solo che si valuterà caso per caso, ma anche che si potranno fare delle eccezioni quando lo scortato dimostri di non essere in grado di fornire auto o autista;
sembra che la decisione finale sulle scorte e sulle loro modalità spetterà sempre ai comitati operativi delle singole prefetture e varrà sempre il criterio dell'interpretazione dei singoli casi;
anche sui tempi dell'applicazione non c'è una data certa, ma soltanto il riferimento alle future riunioni dei citati comitati;
se per i magistrati è già previsto che le loro auto da scortare siano fornite dal Ministero della giustizia da cui dipendono, da adesso lo stesso criterio dovrà essere seguito per gli altri dipendenti della pubblica amministrazione;
non vi è chiarimento su quanto debba avvenire, invece, per scortati non dipendenti pubblici, come giornalisti o sindacalisti;
risulta, quindi, che, a pochi giorni dall'arrivo della circolare, sul documento non ci sia interpretazione univoca -:
se non ritenga opportuno fornire elementi sui contenuti e sulle modalità di applicazione del servizio di scorta ai terzi e quarti livelli di protezione. (3-02014)

Iniziative volte a garantire la corretta applicazione della normativa a tutela dei testimoni di giustizia, con particolare riferimento al caso dell'imprenditore Ignazio Cutrò - 3-02015

GRANATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'imprenditore Ignazio Cutrò ha da tempo denunciato richieste estorsive da parte di esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso;
per queste coraggiose denunce, allo stesso è stata assegnata una scorta che tuteli la sua incolumità;
nei giorni scorsi gli è stata recapitata una «comunicazione preventiva di ipoteca» da parte della Serit Sicilia per un importo complessivo di 85.562,65 euro;
la Serit Sicilia intende dar corso al recupero della somma nonostante vi sia stata, anche se in ritardo, la sospensione della cartella operata dal prefetto ai sensi della legge in tema di antiracket e di testimoni di giustizia;
a ciò si aggiunge che al Cutrò non è stata neanche rilasciata la documentazione necessaria per riavviare l'azienda, nonostante la sua coraggiosa decisione di rimanere a fare l'imprenditore in Sicilia;
risulta da fonti di stampa che ci sarebbe stato un intervento del Ministero dell'interno sulla questione -:
se - per quanto di sua competenza - non ritenga opportuno adottare iniziative volte a garantire la piena applicazione della legge italiana sui testimoni di giustizia, nonché dirette alla sospensione della comunicazione preventiva di ipoteca di cui in premessa. (3-02015)

Individuazione delle risorse necessarie per la realizzazione della tangenziale di Morbegno (Sondrio) - 3-02016

REGUZZONI, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da oltre trenta anni la popolazione valtellinese attende la messa in sicurezza della strada statale n. 38 interessata da un traffico sempre più intenso e spesso teatro di frequenti incidenti, purtroppo anche mortali, a causa delle numerose intersezioni con le strade locali;
la strada statale n. 38, meglio conosciuta come Nazionale dello Stelvio, è stata realizzata nel XIX secolo dall'Impero d'Austria e, oggi, è al centro di un consistente progetto di rinnovamento allo scopo di rispondere alle improrogabili esigenze di messa in sicurezza del tracciato;
la strada statale n. 38 rappresenta l'unica via di accesso e di attraversamento della Valtellina ed è percorsa non solo dai 180.000 abitanti della provincia di Sondrio, ma anche dagli oltre 2 milioni di turisti che annualmente giungono sul territorio;
dopo anni di attesa sono stati iniziati i lavori per la realizzazione del primo tratto della nuova strada statale n. 38 che sarà ultimato entro il 2012;
per rendere effettivamente funzionale il primo tratto in corso di esecuzione, è fondamentale realizzare il tratto della tangenziale di Morbegno, che rappresenta un tratto importantissimo per l'intera variante ed è inserito nella legge obiettivo, quale secondo stralcio, come opera strategica nazionale;
il costo complessivo della nuova tangenziale è di 280 milioni di euro;
tutto il territorio compartecipa al finanziamento della nuova statale; infatti, gli enti locali, la provincia, le comunità montane, i comuni e la Camera di commercio hanno dato un forte segnale di coesione rispetto ad un obiettivo condiviso da tutti, con oltre 80 milioni di euro;
anche la regione Lombardia ha dimostrato il proprio interesse per l'improrogabile realizzazione della variante, stanziando 50 milioni di euro su una disponibilità totale pari a 130 milioni di euro per le infrastrutture dell'intero territorio lombardo;
per la chiusura del quadro economico mancano 50 milioni di euro, che lo Stato dovrebbe stanziare allo scopo di fare approvare la tangenziale di Morbegno dal Cipe, in quanto il progetto ha concluso il restante iter procedurale;
i ribassi d'asta dall'appalto dei lavori della variante di Morbegno, come sottoscritto nell'accordo di programma con la regione Lombardia, possono essere utilizzati per la realizzazione della tangenziale di Tirano, che rappresenta un nodo viabilistico altrettanto critico come quello di Morbegno;
la realizzazione della tangenziale di Morbegno è, pertanto, importante e funzionale anche per la realizzazione della tangenziale di Tirano, il cui costo è stimato in 136 milioni di euro;
con 50 milioni di euro lo Stato potrebbe, pertanto, consentire la realizzazione di opere per un totale di 416 milioni di euro, risolvendo i problemi della viabilità della Valtellina, con evidenti benefici per l'economia locale e per l'indotto;
ai sensi dell'articolo 32 del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, come ultimamente modificato dal decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, si prevede il finanziamento anche delle opere di interesse strategico attraverso il «Fondo infrastrutture ferroviarie, stradali e relativo a opere di interesse strategico»;
le risorse del fondo sono assegnate dal Cipe, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e provengono anche dal definanziamento di opere della legge obiettivo -:
se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per individuare le risorse occorrenti, pari a 50 milioni di euro, o a carico del «Fondo infrastrutture ferroviarie, stradali e relativo a opere di interesse strategico», o a carico di fondi diversi dello Stato, allo scopo di permettere l'immediata presentazione al Cipe e l'approvazione definitiva del progetto della tangenziale di Morbegno sulla strada statale n. 38. (3-02016)

Iniziative per la revisione della procedura in corso per l'assegnazione delle frequenze televisive, anche al fine di assicurare il pluralismo dell'informazione - 3-02017

GENTILONI SILVERI, META, MARAN, LENZI, QUARTIANI, GIACHETTI, BOFFA, BONAVITACOLA, CARDINALE, GASBARRA, GINEFRA, LARATTA, LOVELLI, PIERDOMENICO MARTINO, GIORGIO MERLO, TULLO, VELO e ZAMPA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
lo spettro elettromagnetico rappresenta una risorsa pubblica scarsa e di crescente valore;
lo sviluppo di internet e, in particolare, dell'accesso al web da reti mobili è sempre più veloce nel mondo e in Italia;
il valore delle frequenze è stato confermato appena cinque mesi fa da un'asta pubblica in cui ciascuna frequenza è stata assegnata per un valore di circa 350 milioni di euro;
il beauty contest lanciato su analoghe frequenze consentirebbe agli aggiudicatari di disporre gratuitamente dello stesso bene pubblico, salvo poterlo rivendere dopo appena cinque anni;
il meccanismo del beauty contest in atto finisce per non aprire nemmeno il mercato delle frequenze televisive a nuovi ingressi, al contrario favorirebbe il consolidamento delle posizioni dominanti;
gli evidenti squilibri, a danno di operatori delle televisioni minori e locali, realizzati con la transizione al digitale possono essere risolti con una porzione molto limitata delle frequenze inserite nel beauty contest;
il Governo nel mese di dicembre 2011 ha espresso parere favorevole nei confronti degli ordini del giorno presentati dal gruppo Partito democratico e da altri gruppi parlamentari al decreto-legge n. 201 del 2011 - Disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, impegnandosi ad annullare la procedura del beauty contest -:
quali iniziative il Governo intenda assumere, e in quali tempi, al fine di azzerare la procedura in corso di beauty contest, per poter bandire un'asta a rilanci competitivi per i diritti d'uso di una parte o di tutte le relative frequenze. (3-02017)

Misure urgenti a sostegno del settore dell'autotrasporto - 3-02018

CICCANTI, GALLETTI, MEREU, COMPAGNON, BONCIANI, ANNA TERESA FORMISANO, RUGGERI e PEZZOTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nei prossimi giorni è stato preannunciato uno sciopero generalizzato da parte degli autotrasportatori appartenenti all'Unatras;
a fronte, infatti, di una già penalizzante situazione economica ampiamente depressiva, viene denunciata l'insostenibilità di alcune norme recentemente introdotte che graverebbero profondamente sul comparto dell'autotrasporto con conseguenze gravissime sulla sostenibilità e lo sviluppo del settore;
nello specifico, le questioni al centro della protesta riguardano l'aumento vertiginoso del costo del gasolio, i costanti aumenti dei premi assicurativi, l'aumento delle giornate di divieto di circolazione, il rischio della cancellazione dei costi di sicurezza e la deregolamentazione delle norme per l'accesso alla professione di autotrasportatore, che i rappresentanti delle sigle sindacali lamentano compromettere la sicurezza sulle strade e ridurre la competitività delle imprese;
materia di particolare contestazione risulta essere, inoltre, quella relativa ai pesantissimi aumenti del costo del petrolio susseguenti all'aumento delle accise applicate con il recente decreto-legge cosiddetto salva-Italia, che sono stati calcolati incidere per oltre 7 mila euro in più in un anno di lavoro per ogni operatore, che, unitamente all'abrogazione operata nello stesso testo delle disposizioni che prevedono l'indicazione di «prezzi o tariffe» in materia di trasporto, rischiano fortemente di far collassare l'intero sistema;
nonostante l'autotrasporto, in particolare quello commerciale, rappresenti un settore fondamentale e portante per lo sviluppo di tutta l'economia nazionale, esso oggi vive una profondissima crisi di sostenibilità che sta provocando la sempre più ricorrente chiusura piuttosto che il concreto rischio di fallimento di numerose imprese;
la situazione è di estrema criticità e necessita di un intervento immediato e chiaro indirizzato all'intero settore che rischia seriamente il completo collasso in mancanza di provvedimenti capaci di rilanciarne lo sviluppo;
durante l'esame in Aula del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011 (cosiddetto decreto salva-Italia), il Governo ha espresso parere favorevole ad alcuni ordini del giorno che richiedevano, nel dispositivo, l'adozione di provvedimenti in favore della categoria, ma, ad oggi, in realtà nessuna iniziativa sembra essere stata intrapresa per darne seguito -:
se non ritenga urgente ed opportuno adottare misure concrete atte a sostenere il settore dell'autotrasporto colpito da una pesantissima crisi di sistema (aumenti del costo dei carburanti, aumento del costo delle assicurazioni, aumenti del costo delle autostrade, revisione degli studi di settore, esclusione dai benefici per l'accesso al credito agevolato, crescenti fenomeni di dumping che si riflettono sulla sicurezza e comportano fenomeni di illegalità), prima che la situazione precaria in cui versano le aziende operanti nel settore non risulti definitivamente compromessa. (3-02018)

Iniziative dirette a preservare le aree marine interessate da rischi di contaminazione ambientale derivanti dall'affondamento di navi - 3-02019

BUONFIGLIO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i nostri mari sono solcati, quotidianamente, da centinaia di navi cariche di merci e passeggeri;
gli affondamenti si verificano per una serie di cause non solo in conseguenza di incidenti, ma anche di azioni mirate dell'uomo, come narrano le cronache giudiziarie;
in questi giorni, l'attenzione dei media è focalizzata sul disastro che ha coinvolto la nave Concordia davanti all'isola del Giglio; il rischio è, come spesso accade, che la cronaca si soffermi sulle operazioni di salvataggio e soccorso, sulla sorte dei naufraghi - oltre che dei dispersi - sulle dinamiche dell'incidente e sull'individuazione delle responsabilità, trascurando gli effetti drammatici che il disastro produce sulla salute dell'ecosistema marino e dell'intera economia del mare;
peraltro, dalla stampa si apprende che le attività di recupero e di bonifica sono state affidate alla società Smit di Rotterdam che si è occupata della bonifica della petroliera Haven, affondata a largo di Arenzano nel 1991, davanti al porto petroli di Genova Multedo;
il disastro ecologico che ne è seguito può essere definito come uno dei più gravi dovuti all'affondamento di superpetroliere e come il più catastrofico evento inquinante del Mediterraneo. Dopo un incendio di quattro giorni, causato da un'esplosione a bordo durante un'operazione di travaso di greggio, la petroliera Amoco Milford Haven, da 232.166 tonnellate di portata lorda e con una lunghezza fuori tutto di 344 metri, si è inabissata. Al momento dell'incidente conteneva 144.244 tonnellate di petrolio greggio e 1.223 tonnellate di combustibile per la propulsione della nave;
nonostante l'incendio abbia consumato una grande massa di petrolio, l'impatto ambientale è stato enorme e, negli anni, sono stati necessari diversi e costosi interventi di bonifica per rimuovere il greggio intrappolato. Ancora oggi, però, le conseguenze di tale tragedia permangono poiché piccole quantità di idrocarburi fuoriescono dal relitto principale e sono tuttora presenti, in una vasta area di fondale dai confini indefiniti, notevoli quantità di catrame depositato;
il disastro della Concordia è, poi, di poco successivo a quello avvenuto il 17 dicembre 2011 nel tratto di mare tra Gorgona e il Banco di Santa Lucia, specchio d'acqua con profondità variabile dai 250 ai 400 metri. Secondo la ricostruzione effettuata dalla capitaneria di porto di Livorno, la motonave Eurocargo Venezia ha perso in mare due semirimorchi trasportati in coperta, contenenti fusti di catalizzatori esausti utilizzati per la desolforazione del petrolio;
eppure, solo il 2 gennaio 2012, quindi 17 giorni dopo l'accaduto, la capitaneria di porto ha disposto una serie di precauzioni in caso di recupero del materiale disperso in mare o a seguito di spiaggiamento;
l'evento genera il rischio immediato di autocombustione per esposizione all'aria del materiale asciutto che arrivasse sugli arenili. Tant'è che la capitaneria ha evidenziato come il materiale disperso diventi pericoloso surriscaldandosi a contatto con l'aria;
v'è poi il rischio, come in ogni affondamento, di contaminazione della catena alimentare. Tenuto conto della forma e della natura chimica delle sostanze, la loro immissione nella catena trofica può avvenire essenzialmente attraverso gli organismi detritivori e, successivamente, attraverso i loro predatori. In questa fase, una possibile contaminazione può avvenire solo da sacchi che si fossero aperti durante la caduta in mare o, successivamente, al momento di un loro spiaggiamento su una scogliera. Date le condizioni del mare, in entrambi i casi, è verosimile una rilevante diluizione del materiale che rende minimo il rischio di una contaminazione significativa dei pesci di una zona. Eppure la contaminazione della catena alimentare, per quanto remota, non si può escludere. Il rischio potrebbe invece diventare più consistente se il carico in fondo al mare, che si presume contenga la gran parte dei fusti dispersi, dovesse rimanervi a lungo senza essere recuperato. Infatti, prima o poi, per l'aggressività dell'ambiente marino, la tenuta dei fusti e dei sacchi verrà meno, rendendo così disponibile una quantità rilevante e concentrata di materiale inquinante. In tal caso, gli effetti dell'ambiente e la biodiversità potrebbero essere assai gravi, non solo per le implicazioni per la salute umana legata al consumo di pesce, ma anche per la presenza in quell'area di una rilevante nursery di naselli e per l'interessamento della zona della riserva marina, santuario dei cetacei -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, in generale, per accelerare le operazioni di ritrovamento e recupero del materiale disperso in mare e per arginare il rischio di contaminazione delle acque e degli organismi viventi acquatici, generato da sostanze depositate sul fondale a seguito degli affondamenti, nonché di quali strumenti intenda avvalersi per effettuare le necessarie attività di monitoraggio successive alle operazioni di recupero, per valutare la sussistenza di rischi per il trasporto e lo stoccaggio e assicurare la salubrità dei luoghi, degli organismi viventi e la sicurezza alimentare. (3-02019)

DISEGNO DI LEGGE: RATIFICA ED ESECUZIONE DELL'ACCORDO DI RICONOSCIMENTO DEGLI STUDI, TITOLI E DIPLOMI DI ISTRUZIONE MEDIA, DIVERSIFICATA E PROFESSIONALE PER IL PROSEGUIMENTO DEGLI STUDI DI ISTRUZIONE SUPERIORE, TRA I GOVERNI DELLA REPUBBLICA ITALIANA E DELLA REPUBBLICA BOLIVARIANA DEL VENEZUELA, SOTTOSCRITTO A CARACAS IL 27 LUGLIO 2007 (A.C. 4792-A)

A.C. 4792-A - Articolo 1

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 1.
(Autorizzazione alla ratifica).

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007.

A.C. 4792-A - Articolo 2

ARTICOLO 2 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 2.
(Ordine di esecuzione).

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 11 dell'Accordo stesso.

A.C. 4792-A - Articolo 3

ARTICOLO 3 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE

Art. 3.
(Copertura finanziaria).

1. All'onere derivante dalla presente legge, valutato in euro 5.100 annui, ad anni alterni a decorrere dal 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2012-2014, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2012, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.
2. Ai sensi dell'articolo 17, comma 12, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca provvede al monitoraggio degli oneri di cui alla presente legge e riferisce al Ministro dell'economia e delle finanze. Nel caso si verifichino o siano in procinto di verificarsi scostamenti rispetto alle previsioni di cui al comma 1, il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, provvede, con proprio decreto, alla riduzione, nella misura necessaria alla copertura finanziaria del maggior onere risultante dall'attività di monitoraggio, delle dotazioni finanziarie destinate alle spese di missione nell'ambito del programma «Cooperazione in materia culturale» e, comunque, della missione «L'Italia in Europa e nel mondo» dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Si intende corrispondentemente ridotto, per il medesimo anno, di un ammontare pari all'importo dello scostamento il limite di cui all'articolo 6, comma 12, del decreto- legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni.
3. Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce senza ritardo alle Camere con apposita relazione in merito alle cause degli scostamenti e all'adozione delle misure di cui al comma 2.
4. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

A.C. 4792-A - Articolo 4

ARTICOLO 4 DEL DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO DELLA COMMISSIONE IDENTICO A QUELLO DEL GOVERNO

Art. 4.
(Entrata in vigore).

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

MOZIONI REGUZZONI ED ALTRI N. 1-00803, LEOLUCA ORLANDO ED ALTRI N. 1-00805, CICCHITTO ED ALTRI N. 1-00806, PEZZOTTA ED ALTRI N. 1-00810, AMICI ED ALTRI N. 1-00811 E MECACCI ED ALTRI N. 1-00820 SULLA COOPERAZIONE CON IL GOVERNO LIBICO PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI ORIGINATI DALLA LIBIA DURANTE IL RECENTE CONFLITTO

Mozioni

La Camera,
premesso che:
a seguito degli avvenimenti in Nord Africa, iniziati nei primi mesi del 2011 che hanno sconvolto gli assetti politico-sociali dei Paesi nella fascia del Maghreb e, in particolare, del conflitto in territorio libico, si è posta l'esigenza di affrontare l'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari sul territorio del nostro Paese;
per fronteggiare questa situazione l'azione del Governo è stata tempestiva. Il 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria; quindi, il 5 aprile 2011 è stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono state definite le misure umanitarie di protezione temporanea da assicurare agli immigrati, giunti dal 1o gennaio al 5 aprile 2011, di nazionalità tunisina;
il 6 aprile 2011 si è raggiunto un accordo tra Governo e regioni, al quale ha fatto seguito l'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri del 13 aprile 2011, con la quale è stato disposto che l'accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa sarebbe stata affidata a tutte le regioni del Paese, attribuendo al sistema di protezione civile nazionale la pianificazione delle attività necessarie alla dislocazione nelle singole regioni dei cittadini extracomunitari in modo equilibrato, nonché l'utilizzazione del fondo di protezione civile per il reperimento delle risorse occorrenti;
nel medesimo periodo, mentre diminuivano i flussi provenienti dalla Tunisia, aumentava il numero degli stranieri provenienti dalle coste libiche. Per far fronte a questo ulteriore eccezionale afflusso il precedente Governo, oltre a garantire l'assistenza, provvedeva, da un lato, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2011 ad incentivare i rimpatri assistiti per chi volesse rientrare nel proprio Paese e, dall'altro, ad accelerare le procedure delle domande di asilo;
l'emergenza migratoria legata agli eventi nordafricani è stata successivamente prorogata a tutto il 2012 con provvedimento del 6 ottobre 2011, in tempo utile anche al fine dell'organizzazione delle attività da parte delle regioni e degli enti coinvolti nell'assistenza;
l'Italia, tra i primi Paesi ad aver riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico, già durante le fasi del conflitto aveva intrattenuto rapporti positivi con i rappresentanti del Governo transitorio, con una serie di incontri bilaterali tra i rispettivi Ministri degli esteri (17 giugno 2011) e dell'interno (26 luglio 2011 e 21 ottobre 2011), al centro dei quali è stata sempre posta la questione degli immigrati partiti dalle coste libiche. In particolare, il 17 giugno 2011, è stato firmato un memorandum di intesa sulla collaborazione in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, con cui il Consiglio nazionale di transizione si è impegnato a rispettare i precedenti accordi italo-libici ed a rafforzare la collaborazione bilaterale in materia di sicurezza sulla base dell'accordo italo-libico del 2000 in materia di lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata ed all'immigrazione clandestina e dei successivi protocolli in materia migratoria;
il Trattato di amicizia italo-libico del 30 agosto 2008, che costituisce il quadro normativo ed economico per tutti i bilaterali con Tripoli in materia di contrasto, gestione e rimpatrio degli immigrati, sospeso di fatto durante il conflitto, risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti e il Presidente libico Mustafa Abdul Jalil;
sebbene i trattati bilaterali siano stati ripristinati e possa ora riprendere l'azione di contrasto all'immigrazione dalla Libia, nulla sembra si stia facendo in tal senso. Sono stati circa 28.000 gli immigrati giunti dalla Libia nel corso del 2011. Molti di questi sono fuggiti perché hanno perso il lavoro e non avranno probabilmente diritto all'asilo, ma sono comunque assistiti dalle regioni e dai comuni. Rischia, pertanto, di crearsi un «limbo» giuridico, nel quale non è chiaro né quale sia il loro titolo di soggiorno, né quale debba essere l'obiettivo della loro permanenza nelle strutture messe a disposizione, né come e quando possano trovare una sistemazione definitiva con il rimpatrio o l'asilo. Si pone, inoltre, un notevole e ricorrente problema di rifinanziamento del fondo destinato a coprire le spese di sostentamento, che non devono in alcun modo ricadere sui già sofferenti bilanci regionali;
è fissata per il 21 gennaio 2012 una visita del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti a Tripoli, durante la quale sono previsti gli incontri con il Presidente ad interim Jalil e con il Primo Ministro libico, nonché con il Ministro per il petrolio. Mentre da più parti si conferma che la visita avrà per oggetto la ridefinizione dei rapporti commerciali tra i due Paesi principalmente con riguardo alle fonti energetiche, nulla è stato detto riguardo al destino dei cittadini extracomunitari arrivati dalla Libia nel corso del 2011,

impegna il Governo

a risolvere, nel più breve tempo possibile, la questione delle migliaia di cittadini extracomunitari giunti in Italia durante il recente conflitto in Libia e temporaneamente presi in carico dalle diverse regioni italiane, definendone le condizioni per il rimpatrio con la controparte libica, a partire dal prossimo viaggio a Tripoli del 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri.
(1-00803)
«Reguzzoni, D'Amico, Montagnoli, Lussana, Fogliato, Fedriga, Vanalli, Fabi, Pastore, Volpi, Bragantini, Maggioni, Pini, Stucchi, Consiglio, Rainieri, Caparini, Gidoni, Grimoldi».

La Camera,
premesso che:
sin dai primi giorni del 2011, la quasi totalità dei Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo è stata investita da una crisi politica, sociale ed economica che ha portato anche ad azioni violente; seppur con sostanziali differenze da Paese a Paese, significativi moti popolari, sorti dapprima in Algeria, si sono estesi in Tunisia, Marocco, Egitto, Libia, Bahrain, Yemen e Siria;
in Libia, come è noto, si è giunti drammaticamente a combattere una vera e propria guerra civile culminata con l'uccisione del colonnello Gheddafi, di componenti della sua famiglia e di esponenti politici a lui fedeli;
va sottolineato che, a seguito di tali sconvolgimenti in quell'area, da alcuni profeti di sventura, politicamente sostenitori del precedente Governo, era stato annunciato un approdo sulle coste italiane pari a un esodo biblico di migranti dal Nord Africa, che non c'è stato, almeno nelle dimensioni paventate (poche decine di migliaia di arrivi, laddove se ne annunciavano milioni);
è sempre più evidente come, per affrontare tale problema, occorra una politica europea comune;
d'altra parte, la sola riattivazione del trattato con la Libia del 2008 non appare uno strumento in grado di affrontare efficacemente la questione, tanto più in quanto fatto oggetto di forti critiche da parte delle Nazioni Unite, dell'Unhcr, dell'Unicef, di Amnesty international e di ogni organizzazione umanitaria del mondo su quasi tutto l'impianto normativo del trattato stesso, in particolare per quanto riguarda la politica relativa al controllo dei flussi migratori;
il trattato di Lisbona, in vigore da più di un anno e mezzo, pur confermando l'impegno dell'Unione europea a elaborare una politica comune per l'immigrazione, non ha peraltro assegnato all'Unione europea competenze normative sull'ingresso di migranti per motivi di lavoro, lasciando questa materia cruciale integralmente alla competenza dei singoli Stati membri;
comunque, va sottolineato che il 16 dicembre 2011, Cecilia Malmström (Commissaria europea per gli affari interni) e László Andor (Commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione), attraverso un articolo apparso sul quotidiano Il Messaggero, hanno affermato che: «Se l'Europa vuole mantenersi forte e conservare la posizione che occupa sul mercato globale in mezzo a economie in rapida crescita come Cina e India deve fare in modo che il suo mercato del lavoro risulti più attraente per i futuri immigrati»; e ancora: «Parallelamente, dobbiamo combattere più a fondo l'immigrazione irregolare e migliorare le capacità di controllo su chi entra nel territorio europeo. Ogni Stato membro resterà ovviamente libero di definire il suo fabbisogno di lavoratori immigrati, materia in cui l'Unione europea non può né intende prendere decisioni; ma è importante poter contare su un quadro comune (...). Solo restando aperta al resto del mondo l'Unione europea può evitare di cadere nell'intolleranza, nell'immobilismo o nell'autoesaltazione. Solo un mercato del lavoro europeo aperto e competitivo può tenere testa alle sfide demografiche ed economiche che si preparano.»;
è previsto per il 21 gennaio 2012 a Tripoli un incontro ufficiale tra il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Presidente del Consiglio nazionale transitorio della Libia, Mustafa Abdel Jalil, sostanzialmente per la riattivazione e ridefinizione degli scambi commerciali tra i due Paesi;
inoltre, l'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione, di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, integrato con le disposizioni previste dalla legge 15 luglio 2009, n. 94, «Disposizioni in materia di sicurezza pubblica», stabilisce che in nessun caso può disporsi il respingimento verso uno Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, cittadinanza, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali, ovvero possa rischiare di essere rinviato verso un altro Stato nel quale non sia protetto dalla persecuzione,

impegna il Governo:

ad assumere, con particolare riferimento alla visita del Presidente del Consiglio dei ministri a Tripoli il 21 gennaio 2012, le necessarie iniziative sul piano politico-diplomatico volte ad assicurare la piena applicazione di quanto previsto dagli articoli 1 e 6 del trattato italo-libico del 2008 e a consentire che le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina siano pienamente conformi alle norme di diritto internazionale, in particolare per quel che concerne i richiedenti asilo, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e in linea con gli obblighi internazionali dell'Italia;
a definire gli intendimenti in merito a quanti sono dovuti scappare a seguito del conflitto libico e provvisoriamente accolti dalle varie istituzioni regionali italiane in quanto rifugiati;
a migliorare sensibilmente, in ogni caso, le condizioni dei migranti sistemati nei centri di accoglienza, nei centri di identificazione ed espulsione e nei centri di accoglienza dei richiedenti asilo - oggi ridotti a veri e propri luoghi di sofferenza e di mancanza di rispetto dei diritti umani - permettendo il monitoraggio delle situazioni esistenti, non solo ai parlamentari della Repubblica ma anche a tutte le organizzazioni ed enti riconosciuti, a carattere assistenziale e umanitario, che possano portare il loro contributo agli ospiti di detti centri;
ad attivarsi nelle sedi opportune e a livello bilaterale affinché, quanto prima, la nuova dirigenza libica si adoperi per ratificare la convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;
a cooperare con gli altri Paesi dell'Unione europea per un governo europeo dei fenomeni migratori, affiancato da un nuovo modello di governance, che coinvolga tanto i Paesi di origine, quanto quelli di destinazione dei flussi migratori, promuovendo intese e forme comuni di disciplina.
(1-00805)
«Leoluca Orlando, Evangelisti, Di Pietro, Donadi, Borghesi, Di Stanislao».

La Camera,
premesso che:
a partire dai primi mesi del 2011 i principali Paesi africani dell'area mediterranea sono stati coinvolti in uno storico rivolgimento dei propri assetti politici ed istituzionali, l'intera fascia del Maghreb è stata interessata da rivolgimenti profondi che hanno sconvolto gli equilibri interni dei principali Paesi di un'area strategica per il futuro, non solo del Mediterraneo ma dell'Europa e dell'intero pianeta;
inevitabilmente tali avvenimenti hanno posto la comunità internazionale, l'Europa e, in particolare, il nostro Paese di fronte all'esigenza di affrontare un'eccezionale migrazione di cittadini extracomunitari;
di fronte a tale situazione l'azione del Governo italiano è stata efficace e tempestiva. Il 12 febbraio 2011 è stato dichiarato lo stato di emergenza umanitaria; il 5 aprile 2011 è stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con il quale sono state definite le misure umanitarie di protezione temporanea da assicurare agli immigrati, giunti dal 1o gennaio al 5 aprile 2011, di nazionalità tunisina;
il Governo ha anche raggiunto il 6 aprile 2011 uno specifico accordo con le regioni, seguito dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 aprile 2011, con la quale è stato disposto che l'accoglienza dei migranti provenienti dal Nord Africa sarebbe stata affidata a tutte le regioni del Paese, attribuendo al sistema di protezione civile nazionale la pianificazione delle attività necessarie alla dislocazione nelle singole regioni dei cittadini extracomunitari in modo equilibrato, nonché l'utilizzazione del fondo di protezione civile per il reperimento delle risorse occorrenti;
la cronologia degli eventi ed il suo rapido susseguirsi hanno determinato una situazione in quei mesi particolarmente critica; mentre, infatti, cominciavano a diminuire i flussi provenienti dalla Tunisia, hanno cominciato ad aumentare quelli provenienti dalla Libia. Per far fronte a questo ulteriore eccezionale afflusso il precedente Governo, oltre a garantire l'assistenza, ha provveduto, da un lato, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 agosto 2011 ad incentivare i rimpatri assistiti per chi volesse rientrare nel proprio Paese e, dall'altro, ad accelerare le procedure delle domande di asilo;
l'emergenza migratoria legata agli eventi nordafricani è stata successivamente prorogata a tutto il 2012 con provvedimento del 6 ottobre 2011, in tempo utile anche al fine dell'organizzazione delle attività da parte delle regioni e degli enti coinvolti nell'assistenza;
l'Italia è stato uno tra i primi Paesi ad aver riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione libico, e già durante le fasi del conflitto aveva intrattenuto rapporti positivi con i rappresentanti del Governo transitorio, con una serie di incontri bilaterali tra i rispettivi Ministri degli esteri (17 giugno 2011) e dell'interno (26 luglio 2011 e 21 ottobre 2011), al centro dei quali è stata sempre posta responsabilmente la questione degli immigrati partiti dalle coste libiche;
il 17 giugno 2011, è stato firmato un memorandum di intesa sulla collaborazione in materia di contrasto all'immigrazione clandestina, con cui il Consiglio nazionale di transizione si è impegnato a rispettare i precedenti accordi italo-libici ed a rafforzare la collaborazione bilaterale in materia di sicurezza sulla base dell'accordo italo-libico del 2000 in materia di lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata ed all'immigrazione clandestina e dei successivi protocolli in materia migratoria;
il Trattato di amicizia italo-libico del 30 agosto 2008, che costituisce il quadro normativo ed economico per tutti i bilaterali con Tripoli in materia di contrasto, gestione e rimpatrio degli immigrati, sospeso di fatto durante il conflitto, risulta essere stato ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta nel corso di un incontro a palazzo Chigi tra il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, e il Presidente libico Mustafa Abdul Jalil;
sulla base dell'applicazione dei trattati bilaterali l'azione comune per la prevenzione ed il contrasto al traffico di esseri umani è già ripresa, dal momento della definitiva liberazione della Libia, come dimostra l'azzeramento pressoché totale dei flussi di immigrati clandestini verso l'Italia;
occorre ora, con il ripristino del Trattato bilaterale di amicizia, definire con la parte libica le condizioni per il rimpatrio di coloro che sono giunti in Italia e che risulteranno, secondo le procedure italiane, privi del titolo di rifugiato, fermo restando l'obbligo dell'Italia di applicare a coloro che saranno riconosciuti come rifugiati le vigenti disposizioni nazionali e internazionali sul soggiorno e l'accoglienza;
in occasione, quindi, della visita in Libia del Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, programmata per il 21 gennaio 2011, sarà dunque necessario inserire nell'agenda dei colloqui con le autorità libiche il tema del trattamento dei migranti economici giunti in Italia e qui temporaneamente accolti;
nel quadro delle relazioni tra il nuovo regime libico ed i Paesi mediterranei, anche non europei, l'Italia ha un interesse strategico primario a mantenere la relazione privilegiata positiva che il Trattato di amicizia garantisce;
è necessario, di conseguenza, coniugare la richiesta di collaborazione nel settore del contrasto all'immigrazione con atteggiamenti pragmatici volti ad evitare rigide posizioni che si rivolgerebbero a danno dell'interesse nazionale e delle migliaia di imprese che dal Nord al Sud operano ed hanno ulteriore interesse ad operare nel nuovo contesto libico,

impegna il Governo

a definire con le autorità libiche, in riferimento a coloro cui non spetta lo status di rifugiato, modalità operative per un piano di rimpatri nel pieno rispetto dei principi europei, stabiliti nella direttiva «rimpatri», e delle convenzioni internazionali.
(1-00806)
«Cicchitto, Frattini, Biancofiore».

La Camera,
premesso che:
l'attuazione dell'articolo 19 del Trattato di amicizia italo-libico del maggio 2009 ha comportato il respingimento dalle acque internazionali verso il territorio libico di oltre 800 cittadini stranieri, rifugiati e migranti, tra cui cittadini eritrei, sudanesi, etiopi fuggiti dai loro Paesi per motivi politici;
a seguito di tali respingimenti indiscriminati, in violazione degli obblighi internazionali e comunitari nonché della legge nazionale, queste persone sono state detenute in territorio libico in appositi centri ove venivano praticati sistematicamente tortura, trattamento inumano e stupri, come risulta da numerose testimonianze dirette, nonché da rapporti di organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani;
l'Italia rischia, per questi fatti, la condanna da parte della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, nella causa Hirsi e altri ancora pendente. Si tratta di un ricorso particolarmente rilevante per la questione del respingimento in altro mare, poiché i clandestini, secondo quanto esposto dai ricorrenti, sono stati salvati da una nave da guerra italiana a 35 miglia a sud di Lampedusa e ricondotti a Tripoli, senza essere informati della loro destinazione;
sempre in attuazione dell'articolo 19 del Trattato di amicizia, mentre durante tutto l'anno 2010 il Governo di Gheddafi ha impedito qualunque partenza di rifugiati dal proprio territorio verso l'Europa, nel corso del conflitto del 2011 lo stesso ha adottato, come rappresaglia contro l'Italia, la politica opposta, costringendo migliaia di rifugiati e migranti ad imbarcarsi in natanti del tutto inadeguati;
questa politica ha contribuito nel solo 2011 alla perdita di più di 2000 persone durante l'attraversamento del Canale di Sicilia;
la Libia tuttora non ha aderito, come unico Stato africano, alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e non offre alcuna possibilità di ottenere protezione per chi è costretto a fuggire dal proprio Paese;
la Libia tuttora non conta su una legislazione che garantisce i diritti elementari dei lavoratori migranti presenti nel proprio territorio;
il Governo italiano il 15 dicembre 2011 ha ritenuto di confermare la validità del Trattato di amicizia, incluso il suo articolo 19;
nel 2011 sono stati accolti circa 28.000 stranieri provenienti da molti Paesi dell'Africa sub-sahariana, costretti a fuggire dalla Libia durante il conflitto;
la stragrande maggioranza di queste persone ha richiesto asilo in Italia e dette richieste sono attualmente all'esame delle apposite commissioni territoriali e dei tribunali;
molte di queste persone in questo periodo hanno espresso la volontà di ritornare in Libia e di riprendere le proprie attività lavorative, una volta che siano accertate le condizioni per realizzare il rientro,

impegna il Governo:

in occasione dell'incontro italo-libico previsto per il 21 gennaio 2012:
a) ad avviare una cooperazione tra i due Paesi in materia di asilo e immigrazione basata sul rispetto dei diritti umani, sul concetto di protezione internazionale e sulla gestione del fenomeno migratorio conforme agli obblighi internazionali;
b) a sollecitare il Governo libico affinché venga ratificata la convenzione di Ginevra relativa allo status dei rifugiati;
c) a prevedere un programma di ritorno volontario assistito in Libia per i cittadini stranieri accolti in Italia, nonché un sistema di monitoraggio indipendente sul trattamento di queste persone dopo il loro rientro in Libia;
d) a procedere, nelle more della determinazione delle soluzioni più adatte alle circostanze individuali, all'adozione di misure di protezione temporanea per rilevanti esigenze umanitarie, ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico sull'immigrazione);
a sostenere presso le sedi opportune la necessità di incrementare la cooperazione in materia di gestione dei processi migratori e di assicurare una maggior solidarietà a livello europeo per una miglior ripartizione delle responsabilità in tale ambito.
(1-00810)
«Pezzotta, Adornato, Galletti, Enzo Carra, Tassone, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Naro».

La Camera,
premesso che:
il 30 agosto del 2008 è stato firmato il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Libia, poi ratificato dal Parlamento italiano con la legge 6 febbraio 2009, n. 7;
tale trattato costituiva la cornice giuridico-normativa complessiva su cui si fondavano i rapporti bilaterali con la Libia, prevedendo non solo norme relative alla chiusura del capitolo del passato coloniale e dei contenziosi, ma anche diverse disposizioni in materia di cooperazione in ambito scientifico, culturale e di collaborazione economica e industriale, energetica, nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina, nel settore della difesa, in quello della non-proliferazione e del disarmo e in ambito parlamentare e tra enti locali;
nel febbraio del 2011, a seguito del deflagrare dei noti eventi bellici e dell'adozione della prima delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite - la n. 1970, approvata all'unanimità nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2011 - il trattato è rimasto di fatto sospeso per diversi mesi, per essere poi ripristinato nei suoi effetti il 15 dicembre del 2011, a seguito della decisione in tal senso assunta dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri e dal Presidente libico Mustafa Abdul Jalil, in un incontro tenutosi a Palazzo Chigi;
non appena la sospensione degli eventi bellici lo ha permesso, l'Italia, infatti, ha immediatamente riavviato un dialogo diretto e intenso con il partner libico, come confermato anche dalla visita prevista a Tripoli per il 21 gennaio 2012 del Presidente del Consiglio dei ministri, durante la quale sarebbero stati previsti incontri con il Presidente ad interim Jalil, con il Primo ministro libico e con il Ministro del petrolio;
proprio tale incontro dovrebbe essere l'occasione per verificare e aggiornare il futuro dei rapporti non solo economici e commerciali, ma anche culturali, scientifici e in materia dei diritti umani, adeguando il quadro normativo del trattato alla nuova situazione politica intervenuta;
come è noto, inoltre, gli eventi che hanno coinvolto i Paesi del Mediterraneo negli ultimi mesi, riconducibili alla cosiddetta «Primavera araba», hanno comportato una crescente attenzione ai problemi che accompagnano i flussi migratori, riproponendo in maniera crescente all'attenzione quest'area che da sempre è considerata prioritaria nella politica estera dell'Italia;
appare, dunque, sempre più importante e centrale il ruolo dell'Italia nel bacino del Mediterraneo, che si accompagna all'esigenza evidente che il nostro Paese si renda partecipe, in quanto «strategico», nel fornire un contributo alla risoluzione dei problemi connessi ai cambiamenti nella regione, come quello dei flussi migratori, in un ambito europeo, promuovendo e rafforzando il dialogo euromediterraneo;
sulle nostre coste, in seguito ai fatti sopra esposti, si è, infatti, registrato un aumento, che era da considerare ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo del tutto prevedibile, degli sbarchi (molti dei quali, purtroppo, finiti in tragedia con centinaia e centinaia di morti in mare), in particolare a Lampedusa;
il Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dichiarava in data 12 febbraio 2011 «lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari nel territorio nazionale»; in realtà, l'emergenza annunciata non si è rivelata delle dimensioni paventate dal Governo, cosa evidenziata anche dall'Europa, per bocca del Commissario europeo agli affari interni, in quanto l'afflusso dei cittadini stranieri nel territorio italiano si è rivelato inferiore rispetto alle cifre paventate: si è parlato di meno di 55.000 persone, in luogo del mezzo milione di migranti annunciati dalle autorità italiane;
va, inoltre, considerato che l'Italia ha recepito, con forte ritardo, la direttiva 2008/115/CE del 16 dicembre 2008, la cosiddetta direttiva rimpatri, adottata attraverso la procedura di codecisione da Parlamento e Consiglio, che mira a stabilire delle regole comuni che disciplinino la fattispecie del rimpatrio dei cittadini non comunitari;
la direttiva 2008/115/CE definisce norme e procedure comuni da applicarsi negli Stati membri relativamente alle procedure di rimpatrio di cittadini di Paesi terzi, il cui soggiorno risulti irregolare: tali procedure devono essere eseguite nel rispetto dei diritti fondamentali, in quanto considerati principi generali del diritto comunitario e del diritto internazionale, e sempre nel rispetto degli obblighi previsti in materia di rifugiati e di diritti dell'uomo; la direttiva chiarisce come il rimpatrio sia cosa diversa dal respingimento, quest'ultimo, infatti, avviene alle frontiere, al momento dell'accesso illegale dello straniero non comunitario nel «territorio Schengen»;
la situazione attuale, sia in termini di effettivi rimpatri, che di respingimenti e di gestione dei centri di identificazione ed espulsione, è assolutamente critica; in particolare, la situazione si è aggravata a seguito della decisione del precedente Governo di estendere da 6 a 18 mesi il periodo massimo di trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione in linea, da un punto di vista meramente formale, con quanto previsto dalla direttiva: tuttavia, da un punto di vista sostanziale, la direttiva prevede che il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione debba avere durata «quanto più breve possibile» e mai oltre il termine strettamente necessario per raggiungere lo scopo dell'allontanamento. Inoltre, il trattenimento nei centri di identificazione ed espulsione può essere disposto solamente se, nel «caso concreto», non possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive. Il precedente Governo, nel recepire la direttiva, si è, quindi, ispirato fondamentalmente ad una logica repressiva, in contrasto con la ratio della direttiva che prevede che il trattenimento debba essere una misura residuale;
ad aggravare ulteriormente la situazione ha concorso, inoltre, la decisione, diventata operativa con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della relativa ordinanza promossa dall'allora Ministro dell'interno Roberto Maroni, di trasformare in centri di identificazione ed espulsione i centri di accoglienza per richiedenti asilo, che erano stati creati ad hoc per gestire «l'emergenza profughi» successiva agli sconvolgimenti del bacino del Mediterraneo,

impegna il Governo:

ad affrontare, in tutte le sedi utili e con tutti gli strumenti a sua disposizione, a partire dall'imminente incontro del Presidente del Consiglio dei ministri con le autorità libiche, previsto a Tripoli per il 21 gennaio 2012, il tema della gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento ai cittadini stranieri giunti nel nostro Paese in seguito ai conflitti e alle rivolte nel bacino del Mediterraneo, nonché ad attivarsi per la definizione di regole comuni per il diritto di asilo;
a prevedere che le procedure di rimpatrio e, più in generale, le politiche di contrasto all'immigrazione irregolare vengano effettuate all'interno di un quadro complessivo di riorganizzazione della gestione del fenomeno migratorio, nel rispetto della legalità internazionale e delle normative comunitarie in materia;
a rivedere radicalmente la politica degli ultimi anni in materia di centri di identificazione ed espulsione e centri di accoglienza per richiedenti asilo, rivelatasi del tutto insufficiente anche nelle recenti circostanze, la quale, oltre a ledere profondamente i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, si sta dimostrando, oltre che decisamente fallimentare sotto il profilo dell'efficacia della gestione di un fenomeno così complesso e centrale come quello dei flussi migratori, anche profondamente lesiva dei diritti umani e sta mettendo seriamente alla prova un comparto, quello della sicurezza, già pesantemente colpito da tagli di mezzi e risorse;
a farsi promotore e ad avviare modelli efficienti di partenariato europeo con i Paesi del bacino del Mediterraneo, come Libia, Tunisia, Egitto e Marocco, volti alla gestione del fenomeno dell'immigrazione e ad una politica di contrasto dell'immigrazione irregolare che passi dalla cooperazione e dall'aiuto allo sviluppo dei Paesi partner, nonché da una regolamentazione ragionevole dei flussi regolari che tenga in considerazione anche i nuovi scenari legati alla crisi economica internazionale.
(1-00811)
«Amici, Tempestini, Maran, Livia Turco, Bressa, Zaccaria, Porta, Barbi, Bordo,Colombo, Corsini, D'Antona, Fedi, Ferrari, Fiano, Fontanelli, Giovanelli, Lo Moro, Minniti, Naccarato, Narducci, Pollastrini, Touadi, Vassallo».

La Camera,
premesso che:
i rapporti tra Italia e Libia, anche in materia di immigrazione, sono regolati a partire dalla cornice giuridica del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione firmato nell'agosto del 2008 e poi ratificato dal Parlamento italiano ed entrato in vigore nel febbraio 2009;
tale Trattato ha rappresentato la premessa, come hanno dimostrato i fatti e come dichiarato dal ministro dell'interno pro tempore Maroni e dal ministro della difesa pro tempore La Russa, per l'avvio da parte del Governo Berlusconi della politica dei «respingimenti in mare», e cioè dell'intercettazione in mare dei migranti provenienti dalla Libia e della loro riconsegna alle autorità libiche in assenza di alcun accertamento del loro status, a partire dalla potenziale garanzia di protezione internazionale da parte delle autorità del nostro Paese;
la politica dei respingimenti è stata più volte stigmatizzata da istituzioni internazionali come l'Unione europea, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa perché considerata in violazione delle norme internazionali sottoscritte dall'Italia e perché realizzata verso il regime autoritario di Gheddafi, noto per le violazioni dei diritti umani, in particolare ai danni dei migranti provenienti dalle zone dell'Africa martoriate dalle guerre e dalle carestie;
con l'avvio del conflitto bellico tra la Nato e la Libia nel 2011, è ripresa da parte del regime libico una politica di promozione dei viaggi, organizzati dalla criminalità organizzata, dei migranti verso l'Italia, come confermato da fonti di intelligence e dalle attività di monitoraggio del Mediterraneo;
questa politica ha determinato la morte di molte centinaia di persone nel Mediterraneo che si sono aggiunte alle migliaia che nel tempo hanno perso la vita per raggiungere le coste dell'Europa;
solo in quel momento il Governo Berlusconi ha opportunamente sospeso le politiche dei respingimenti verso la Libia che avrebbero potuto determinare tragedie di proporzioni ben maggiori ed ha accolto i migranti nei centri di accoglienza del nostro Paese;
dall'analisi dei flussi di migranti giunti nel nostro Paese dalla Libia nel corso degli ultimi mesi, emerge chiaramente come la quasi totalità delle persone non siano di nazionalità libica, bensì di paesi dove sono in corso conflitti armati come la Somalia, l'Eritrea, il Sudan, il Congo ed altri, o dove siano in corso crisi umanitarie, trattandosi dunque di persone potenzialmente soggette a protezione internazionale e non da considerare immigrati clandestini;
inoltre, dopo la caduta del regime di Gheddafi e l'insediamento del nuovo governo libico, la Libia non ha ancora provveduto ad adattare il proprio ordinamento al rispetto degli standard minimi per il rispetto dei diritti dei migranti, a partire dalla ratifica della convenzione Onu sui diritti dei rifugiati del 1953 e dal suo recepimento interno, ed è tutt'ora, tra l'altro, un Paese nel quale vige la pena di morte,

impegna il Governo

ad adoperarsi per far sì che sia garantita la protezione internazionale, e nei casi consentiti, il diritto di asilo, secondo quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge italiana, alle persone giunte dalla Libia nel corso degli ultimi mesi che provengano da paesi dove sono in corso conflitti o crisi umanitarie, o dove comunque la loro incolumità sarebbe a rischio;
a non riprendere in nessun caso, anche di fronte a nuovi arrivi di migranti, le politiche di respingimento, né verso la Libia, né verso altri paesi;
a chiedere in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei ministri in Libia del 21 gennaio 2012, che il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione, sia adeguato, in tempi e modi da concordare con la controparte, al rispetto dei diritti umani fondamentali, compresi quelli dei migranti;
a chiedere che il nuovo governo libico, come ha peraltro fatto quello tunisino appena insediatosi, ratifichi tutti gli strumenti internazionali in materia di diritti umani, a partire dalla convenzione Onu sui diritti dei rifugiati del 1953 e dallo statuto di Roma istitutivo della Corte penale internazionale, e attui la moratoria legale della pena di morte;
a promuovere in sede europea un'iniziativa affinché si sviluppi rapidamente una politica comune in materia di immigrazione e di diritto di asilo, sollecitando, non solo nei momenti di crisi, il consolidamento della solidarietà tra i paesi e le istituzioni comunitarie e abbandonando deleterie retoriche antieuropee e vetero-nazionaliste estranee alla tradizione politica italiana.
(1-00820)
«Mecacci, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Maurizio Turco, Zamparutti, Sarubbi, Duilio, Touadi, Corsini, Colombo».