XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 583 di mercoledì 8 febbraio 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,10.

EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boniver, Tommaso Foti, Malgieri e Pescante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,15).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,16).

NICOLA MOLTENI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, in apertura dei lavori e nel prosieguo della discussione sulle linee generali - prima che altri colleghi della Lega intervengano per stimolare e sollecitare il Governo affinché esso, attraverso la presentazione degli emendamenti del gruppo della Lega, ritorni sui propri passi e, approvando i nostri emendamenti, possa apportare delle riformulazioni e rimodulazioni, sia nel merito, sia rispetto ad alcuni profili di palese illegittimità in cui questo provvedimento versa, nonché augurandoci, ovviamente, che esso non ponga la questione di fiducia già chiesta ed autorizzata - colgo l'occasione, vista la fortunata presenza di entrambi i sottosegretari (sono stati pochi i casi in cui si è registrata la loro presenza tanto in Commissione quanto in Aula), per stimolarli e sollecitarli entrambi; faccio in particolare riferimento al fatto che ieri ben tre Commissioni, tra cui le due Commissioni permanenti forse più importanti, ossia la Commissione bilancio e la Commissione affari costituzionali, oltre alla Commissione affari sociali, non hanno espresso un parere favorevole, positivo e incondizionato rispetto al decreto-legge che stiamo per approvare.
Tralascio il fatto che la Commissione affari sociali non abbia reso un proprio parere, nonostante ritenga che si trattasse di un parere particolarmente incisivo e di merito. Perché? Perché la Commissione affari sociali avrebbe dovuto esprimere un parere in merito ad una delle norme Pag. 2cardine di questo provvedimento, ossia quella relativa alla soppressione degli ospedali psichiatrici giudiziari, che noi abbiamo contestato sia nel merito, sia nella temporizzazione indicata per la...

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, lei sta intervenendo sull'ordine dei lavori, qual è la questione sull'ordine dei lavori?

NICOLA MOLTENI. Ci stavo arrivando, signor Presidente...

RAFFAELE VOLPI. È il relatore di minoranza... che ordine dei lavori?

PRESIDENTE. La parola è stata data sull'ordine dei lavori.

NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io sto parlando come relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Onorevole Molteni, io le ho concesso la parola sull'ordine dei lavori, come lei aveva chiesto, o almeno così avevo capito. Nel qual caso, le chiedo scusa perché ho sbagliato io nel concederle la parola: in questa fase, infatti, posso concedere la parola soltanto sull'ordine dei lavori. Pertanto, o lei prosegue il suo intervento sull'ordine dei lavori, oppure prima apro la discussione sulle linee generali e, successivamente, le do la parola.

NICOLA MOLTENI. Va bene, continuo il mio intervento sull'ordine dei lavori, mantenendo tutto quanto ho appena detto. Mi scusi, signor Presidente, dopo essere intervenuto sull'ordine dei lavori, poi, come relatore di minoranza, posso intervenire anche nel merito? Come relatore di minoranza posso intervenire quando voglio...

PRESIDENTE. No, lei riveste il ruolo di relatore di minoranza nell'ambito della discussione sulle linee generali del provvedimento, che non è ripresa. Quando saremo passati al punto, potrà chiedere la parola in qualità di relatore di minoranza.

NICOLA MOLTENI. Allora termino il mio intervento sull'ordine dei lavori, chiedendo a lei e ai sottosegretari il motivo per cui il Ministro Severino Di Benedetto - che ha più volte dichiarato di voler seguire con grande attenzione e con grande scrupolo questo provvedimento - oggi non è presente in Aula con noi. Anche ieri sera il Ministro aveva annunziato che sarebbe rimasto in Aula con noi tutta la notte, ma non è assolutamente accaduto e, quindi, chiediamo di sollecitare il Ministro affinché sia presente in aula insieme a noi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (A.C. 4909) (ore 9,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri.
Ricordo che nella seduta di ieri ha avuto inizio la discussione sulle linee generali.

(Ripresa discussione sulle linee generali - A.C. 4909)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, vi è un libretto che ogni tanto vecchi «tromboni» come me e lei, signor Presidente, leggono e, al primo capitolo, si narra la storia, abbastanza simpatica, tra l'altro molto breve, di due figli, i primi licenziati della storia, quando non vi era ancora l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori Pag. 3che li potesse tutelare. Tra l'altro stavano bene, facevano i custodi di un posto abbastanza grande e ben sistemato. Persero però il posto di lavoro. Non vi era ancora né il Ministro del lavoro, né, quindi, una serie di tutele. Sono andati in un posto dove, successivamente, hanno generato due figli, uno coltivatore diretto e l'altro l'allevatore. Come di solito avviene, vi è una discussione tra i due che, per uno, non va a finire molto bene.
Il nome di uno dei due, tradotto, significa, più o meno, «dono», l'altro «afflato». Di questi due fratelli, uno è simpatico a tutti. Di solito il simpatico non è quello buono, ma quello cattivo, la canaglia. Le donne non si innamorano mai di quello buono, ma della canaglia. D'altronde, anche le canzoni di alcuni autori, per esempio Van De Sfroos e altri, celebrano la simpatia del secondo. Vi sono gruppi importanti, che hanno dato un contributo alla discussione in questo Paese e alla civiltà, che si chiamano: nessuno tocchi il coltivatore diretto, ma dell'allevatore pochi parlano, l'allevatore è poco simpatico. Nel librettino che ho citato non parla neanche, non dice mai nulla, però è quello che ci rimette, anche se ispira poca simpatia. Quindi, di fronte ai tanti apologeti e avvocati dell'antipatico, pochi difendono l'allevatore. Ecco, oggi vorrei schierarmi, moderatamente e con modestia, a difesa di Abele perché Caino è notoriamente rappresentato da tutti, signor Presidente.
Vorrei ricordare che nel citato librettino - che solo pochi «tromboni», qualche volta, leggono - viene rammentato sette volte il tema della fratellanza, ossia il fatto che i due sono fratelli. Quello buono dei due non parla mai. Tra l'altro, quello buono è quello generoso perché offre primizie, i migliori capi, il grasso, mentre l'altro, oltre ad essere un po' violento, è anche un po' «braccino» perché offre sempre poco e male. Certo, si lamenta. Il signor allevatore non parla mai, lo fa solamente alla fine quando, giustamente, dice: «La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo». Ecco, Abele parla solamente quando grida dal suolo. Vorrei ricordare a quest'Aula e a noi stessi che questa voce troppo spesso non viene ascoltata, troppo spesso si ascoltano le ragioni di Caino, giustamente, per un problema di civiltà perché Caino rappresenta il lato peggiore di noi stessi e, quindi, riportare questo lato in un ambito di civiltà significa fare compiere un progresso all'umanità. L'abbiamo fatto, per carità.
Poco importa se poi magari condanniamo a morte altre persone semplicemente perché non hanno le caratteristiche migliori. Questa società di fatto lo fa, lo fa per quelli non a norma. Ci sono delle altre norme, signor Presidente, che lei conosce, che ci invitano in qualche modo a disfarcene prima che costituiscano un problema. Oggi ci prendiamo tutti carico degli ospedali psichiatrici - e questo è bene - ma se oggi avessimo un grado di diagnosi prenatale per poter identificare il criminale siamo sicuri che avremmo già risolto il problema perché ci sarebbe, in qualche modo, un aspetto pietoso e dovuto che risolverebbe il problema nell'utero, come si è risolto il problema della trisomia: non sono stati condannati i trisomici, ma di fatto vengono eseguiti, ma in quel caso non si sprecano più di due club, peraltro per l'allevatore ce ne sono centinaia; anzi forse un equilibrio sarebbe utile.
Signor Presidente - poi andremo a trattare dell'ospedale psichiatrico - c'è da dire che il sangue di Abele grida spesso: abbiamo i processi e, a tal proposito, ricordo che l'80 per cento, o meglio l'81 per cento dei reati restano impuniti - lo dice Francesco Favara, procuratore generale della Corte di Cassazione - sono, cioè, 2 milioni 861 mila i reati che non hanno un colpevole. È vero, sono in diminuzione, ma soltanto perché oggi nessuno va più a denunciare - lo dice il Procuratore - il furto del portafoglio, ma denunciamo i reati negli appartamenti e i reati nell'ambito delle sostanze stupefacenti, ma anche in tale contesto si riscontra la lentezza dei procedimenti. Sono due milioni i procedimenti che non vengono espletati, oggi siamo intervenuti con riferimento a 40 persone per il fenomeno della revolving door. Pag. 4
Ci siamo posti il problema dei processi che non vengono celebrati? Poco e male perché sui giudici non possiamo dire niente. Se soltanto interveniamo con un emendamento sui giudici non va bene perché interviene la reprimenda del Corriere della Sera che, in prima pagina, ci rimprovera per quello che abbiamo fatto, per come lo abbiamo fatto: avremmo dovuto fare meglio ed in un altro momento. Peccato che è, da dieci anni, che la legge sulla responsabilità dei giudici andava fatta. Peccato che magari questo Parlamento può anche decidere, quando approva un emendamento, di non dover rendere conto al Corriere della Sera o ad altri potenti perché, fino a prova contraria, la democrazia ed il potere legislativo si esercitano in questo Parlamento, checché se ne dica e nonostante qualcuno dei nostri continui a minarli con questo atteggiamento antipolitico.
Leggo oggi che la prima delle riforme è la riduzione del numero dei parlamentari. Per carità, è anche giusto, ma vogliamo decidere cosa riteniamo di fare con questi parlamentari? Ne teniamo cinque? Vogliamo tornare a tre persone, come al tempo dei consoli? Vogliamo decidere a cosa deve servire questo potere parlamentare, che si deve giustificare se approva un emendamento, che deve rispondere di qualsiasi provvedimento agli indignati di turno, che scrivono migliaia di e-mail, che ci biasimano per ciò che abbiamo votato, con il dito puntato. Oggi abbiamo gli indignati, signor Presidente, quelli buoni di cuore. Si tratta di un meccanismo psicologico, psichiatrico e di difesa per il quale si mette tutto il bene da una parte oppure si rimuove, secondo il principio della rimozione. Abbiamo poi anche noi le nostre cose belle, con riguardo, ad esempio all'ospedale psichiatrico.
Signor Presidente, nelle nostre sfortune politiche abbiamo una fortuna, che è quella di partecipare ai concorsi di Miss Padania. Io li frequento sempre con mia figlia per non dare adito ad insinuazioni, ma ricorrono delle domande: «Qual è il tuo più grande desiderio?» Nelle varie lingue locali ti rispondono: «Io vorrei partecipare e vorrei vincere». Se chiedo: «C'è un'altra cosa che desideri?» mi rispondono: «Io vorrei la pace nel mondo». A questa frase segue una serie di applausi e di cori.
Segue poi, in alternativa, la fine della fame oppure segue la risoluzione magica degli ospedali psichiatrici giudiziari. Ecco, noi abbiamo fatto il concorso per la reginetta, siamo arrivati e abbiamo decretato la fine di questo dramma di povertà. È un dramma di povertà che c'è ed è reale e che sinceramente molti colleghi hanno condiviso e che sinceramente, Presidente, io conosco per aver lavorato per dieci anni in un servizio psichiatrico, alternativamente, qualche volta anche in qualità di medico.
Tuttavia, dicevo, Presidente, esiste questo popolo degli indignati. C'è un popolo degli onesti, ma sicuramente il popolo degli indignati è enorme. Magari sono quegli stessi indignati che stanno di notte sul computer e il giorno dopo mandano il certificato medico perché stanno a casa, magari sono quegli indignati che pretendono dagli altri ma che parcheggiano in seconda fila, magari sono quegli indignati che lo scontrino non lo fanno o non lo richiedono.
Poi abbiamo gli indignati per due o tre giorni nella vita, come, per esempio, i colleghi della Commissione presieduta da Ignazio Marino, che si sono precipitati in alcuni posti e hanno trovato negli ospedali psichiatrici la muffa, hanno trovato che non sono perfettamente a norma. Vada a visitare magari anche i reparti di geriatria, se vuole gli indirizzi gliene do dieci. Vada a visitare i reparti di chirurgia. Vada a visitare gli altri reparti. Dobbiamo chiudere la psichiatria? Dobbiamo chiudere la geriatria? Vada a visitare le case della gente di montagna. Vada a visitare come siamo messi. Ma questo fa parte della povertà e della difficoltà. Se abbiamo i soldi per farlo, lo facciamo, ma semplicemente. Poi è stato detto: «Ho camminato in questi luoghi provando orrore, con il dito puntato dall'alto, per avere creato, come società, territori nei quali qualcuno ritiene di avere nascosto non ammalati psichiatrici, ma mostri di cui vergognarsi, Pag. 5appestati da punire oltre la legge, ergastoli bianchi che ci fanno sentire ipocritamente uomini di legge». Presidente, poi, se c'è tempo, interverrò sul fatto che effettivamente l'ospedale psichiatrico ha un quid in più e deve mantenerlo, per carità. Ma voglio intervenire su queste persone spezzando una lancia a favore di chi ci lavora negli ospedali psichiatrici, per come hanno reso questi posti con difficoltà. Dal 2008 vi è una legge e una serie di norme, come l'articolo 111 del regolamento penitenziario e giudiziario, che già ne prevedevano il superamento e la necessità di investire e che prevedono, per esempio, grazie ad un emendamento della Lega Nord del 2010, di assumere due mila agenti penitenziari. Perché portare avanti questa battaglia che è solamente ideologica? Per sentirci buoni? Per andare sul giornale? Per essere quelli che ospitano uno spazio sul blog e occupano la palma del salvatore della patria?
Sì, sono convinto di questo, Presidente, perché con riguardo all'ospedale potrei raccontare alcune storie di vita di operatori (magari in questo tempo due potrei ricordarle), storie di abbandono, perché si tratta di persone povere che saranno abbandonate. Mi riferisco al 2013, abbiamo poi il «provvido» Marino che dice di dimettere queste persone subito, subito nei reparti, ma neanche nei reparti, subito nei distretti. Ma pensate che nei dipartimenti di salute mentale non ci si pensi? Pensate che nei dipartimenti di salute mentale ci sia una serie di cretini oppure una serie di fannulloni che non sanno che ci vorrebbe magari una bella struttura di accoglienza, una struttura oggi intermedia, una struttura abitativa? Ma certo che lo sappiamo, ma non ci sono queste strutture e non c'è l'intensità di ricovero.
Oggi non c'è possibilità di tenere una persona ricoverata per più di una o due settimane. Ogni volta il «diagnosi e cura» che tiene ricoverato una persona deve andare da un tribunale a chiedere un ricovero prolungato. Se non guarisce la polmonite in 15 giorni voi pensate che possa guarire un attacco acuto di schizofrenia oppure un disturbo mentale o cognitivo che sottende un grave comportamento delinquenziale? Oggi più del 45 per cento di chi è detenuto o ospitato negli ospedali psichiatrici ha compiuto un reato contro la persona, efferato e gratuito. Voi pensate che non ci si rifletta anche nei posti psichiatrici? Certo che ci si riflette, ma non ci sono le risorse! Se qualcuno vuol fare qualcosa di buono le crei, mettiamoci dei soldi, facciamole, ma la soluzione non è la cancellazione del problema perché il problema resta.
Quindi, il problema era affrontato già con il regolamento di polizia penitenziaria. Vorrei ricordare due storie perché c'è poi anche una responsabilità non dei medici e delle strutture, ma dei magistrati. Oggi ci sono delle norme alternative. Infatti, l'articolo 222 del codice penale ci dice che le misure di sicurezza vengono effettuate con il ricovero ospedaliero terapeutico, dove sicuramente c'è un qualcosa in più perché la pena non è applicabile in quanto non imputabile. Questo lo sappiamo, è l'ABC.
Ci deve essere il quid pluris, ma la sentenza, signor Presidente, della Corte costituzionale n. 253 del 2003 già dice che ci sono delle misure alternative stabilite dalla Costituzione all'articolo 25, terzo comma, laddove si prevede che le misure di sicurezza possono essere disposte dalla legge. Oggi la sentenza del 2003 ci dice che si possono dare delle altre misure perché esistono, per esempio, gli arresti domiciliari oppure il ricovero nelle case giudiziarie. Questa misura non viene applicata.
Signor Presidente, si parla di poveri di cui è molto facile innamorarsi, ma anche in questo caso è un innamoramento che dura il tempo di una Commissione di inchiesta. Dopo che noi ci siamo innamorati, i poveri campano ancora, vanno avanti a vivere e hanno bisogno di qualcuno che li prenda in carico. Spezzo una lancia perché il 98-99 per cento delle persone che lavorano negli ospedali psichiatrici giudiziari (come per esempio i volontari), lo fanno con cognizione, con difficoltà, con passione e con responsabilità ottenendo dei buoni risultati.
Ricordo uno di questi poveri. Ogni tanto lo vedevamo in «diagnosi e cura» Pag. 6perché era un reparto dove i poveri entravano regolarmente. Visto che era da un po' che non lo vedevamo, gli ho chiesto che cosa fosse successo. Rispose di aver rubato una bicicletta e si era fatto due anni di Montelupo Fiorentino. Disse di aver rubato una bicicletta, ma senza pompa. Questo si è fatto due anni di manicomio.
C'è poi un altro caso, però, molto positivo di una ragazza oligofrenica, che frequentava i nostri reparti. Questa ragazza era povera, nel senso che non poteva entrare nei reparti di psichiatria perché non era «competente», per cui si presentava di notte lacera, affamata, disperata e abusata regolarmente. La psichiatria e il reparto sociale non la potevano accogliere. La si respingeva, perché non c'era un posto dove tenerla. Questa persona veniva ricoverata per dieci giorni. Non c'era modo di poter cambiare un comportamento o fare un'opera di educazione, che richiede tempo, ma che funziona e che tutti noi conosciamo.
Ebbene, questa ragazza l'ho ritrovata, signor Presidente, al pronto soccorso, con le manette ai polsi, perché aveva preso una macchina aperta, e non sapeva guidare. L'ha messa in moto ed è andata contromano ad impattare contro una persona. Alla guida vi era una nonna che, dopo un'agonia, è morta. Vi era anche un bambino che è rimasto gravemente handicappato, disabile (il concetto è lo stesso).
Questa ragazza è stata ricoverata in uno degli ospedali psichiatrici che noi consideriamo terribili, per anni. È stato possibile un percorso rieducativo. Dopo qualche anno ha cominciato a uscire in libertà. Queste sono tutte misure previste non da quelli buoni ma dall'articolo 111 del regolamento sull'ordinamento penitenziario, che è valido oggi ed era valido ieri, e dall'articolo 113. È previsto da tutti gli ordinamenti. Dunque, già si poteva fare senza dare i numeri della data.
Ebbene, questa ragazza, dopo anni, ha cominciato ad essere dimessa e a cominciato a tornare al reparto. Ora questa persona è stata rieducata, è presente, consegna le lettere, non fugge e ha una vita soddisfacente. Questo è frutto di queste vicende drammatiche e di queste cose brutte, come gli ospedali psichiatrici giudiziari.
Vorrei consegnare questo pezzo di umanità dolente ma anche esprimere un grazie agli operatori e a questo sistema su cui ci siamo scagliati con la consueta furia, con la consueta superficialità, con il consueto dito alzato, proclamandone l'indegnità e il «vergogna, vergogna», questo mantra che suona in questo Paese un giorno sì e un giorno no. «Vergogna, vergogna», per cui qualcuno si alza, fa un bel provvedimento, si mette a posto la coscienza ed è finita. Abbiamo chiuso gli ospedali psichiatrici mentre, invece, poi avvengono questi fatti. Ma questi camminano sulle gambe degli uomini e funzionano. Questi applicano il regolamento di esecuzione penitenziaria, l'articolo 20, comma 1, dove già vi è la possibilità di collaborare. Noi abbiamo deciso, invece, di chiuderli e piuttosto che sei programmiamo di farne venti. Dunque, ne faremo venti.
Ovviamente, sono intervenuti il legislatore, che dovrebbe essere attento, e i magistrati, che tutti i giorni ci indicano cosa dobbiamo fare. Ebbene, la Corte costituzionale ci dice di fare attenzione, perché di misure di sicurezza non vi sono solo quelle, magari. Esiste anche qualcosa di diverso come, appunto, gli arresti domiciliari. Ma cosa succede? Che i giudici non li applicano e che, in qualche modo, il Parlamento non viene richiamato al suo ruolo, quello di ridefinire le misure di sicurezza, appunto, nei casi previsti dall'articolo 222 del codice penale.
Ma su questo non si schiera il Corriere della Sera, non si schierano i blog, mentre i magistrati sono molto interessati dalla misura delle mutandine delle frequentatrici del «bunga-bunga». Sono molto interessati ad andare sui giornali tranne poi, magari, interessarsi dei poveri così come i nostri artisti che si interessano moltissimo ai poveri e sono sicuramente pronti a schierarsi contro il condono e contro lo scudo fiscale tranne poi il giorno prima averlo utilizzato, tranne poi il giorno dopo Pag. 7essersi ricordarti di essere dei «pirla» o dei «bamba» e aver affidato i soldi a un disgraziato romano che li ha gestiti e che si è li è «mangiati». Ogni allusione, ovviamente, a comici di successo è puramente voluta.
Ebbene, signor Presidente, se oggi mi alzassi e dicessi che voglio, in qualche modo, il condono fiscale e chiedo il condono per altri reati avremmo il disastro. Insorgerebbe il «popolo viola» il cui colore, tra l'altro, è sicuramente di malaugurio. Inviterei questo popolo a scegliere un colore un po' più allegro, altrimenti abbiamo sicuramente qualche problema nel tenere le mani sempre ben dritte di fronte a noi.
Avremmo giustamente il disastro perché diciamo no al condono, i reati devono essere puniti, tranne poi - ripeto i dati di prima - vedere che Abele non ottiene giustizia per l'80 per cento. Allora giustamente no al condono, ma giustamente no al condono di fatto che oggi lega l'ingiustizia ad una pratica quotidiana della nostra esistenza, mentre la certezza della pena è scritta solamente nei libri che qualche nostro figlio, magari inavvertitamente, studia perché si è iscritto ad una facoltà similare.
Oggi ascoltiamo forte e chiaro, i miei colleghi hanno parlato di come questa norma di fatto sia poco incisiva, di come sicuramente l'indulto che ha liberato le carceri qualche anno fa sia stato completamente assorbito, di come ci sia una popolazione di gente che ha pagato duramente l'indulto votato all'epoca da quelli che oggi stanno costituendo questa maggioranza: l'indulto non l'aveva votato la Lega e gran parte di Alleanza Nazionale, mentre lo avevano votato gli altri, ma quell'indulto è stato pesantemente pagato da Abele. Oggi la terra parla ben forte perché è intrisa del sangue di Abele. La Lega ascolterà questa voce silente, l'ascolterà perché non portiamo le cuffie perché magari non ascoltiamo Internet, non seguiamo la moda, non vogliamo andare in televisione, non vogliamo essere santificati ma vogliamo fare il nostro bene e non ci vogliamo innamorare delle persone povere perché i poveri sono Abele e coloro che ci sono tutto l'anno, non solamente il tempo della visita di Ignazio Marino (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Renato Farina...

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Avevo chiesto di parlare sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Onorevole Farina, le chiedo scusa, ho commesso un errore, aveva chiesto la parola sull'ordine dei lavori l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi scuso con l'onorevole Farina ma penso che avremo altri momenti nel corso della discussione di questo provvedimento per confrontarci nel merito e addivenire anche ad una soluzione conclusiva da parte di questo Parlamento che deve concludere i propri lavori anche con una certa celerità, visto che il provvedimento scade il 20 febbraio e ci è stato consegnato dal Senato un testo sostanzialmente condiviso dai gruppi parlamentari che sostengono il Governo.
Signor Presidente, ieri si è svolta la fase della discussione sulle linee generali che in questo momento è ancora in corso, come tutti sappiamo e lei sa che ieri sera a mezzanotte si è conclusa una lunga discussione iniziata nel pomeriggio. Questa mattina abbiamo avuto ancora un tempo sufficientemente congruo per fare in modo che non solo la maggioranza, ma anche l'opposizione in quest'Aula esprimesse le proprie opinioni relativamente al provvedimento in discussione. Sono però ancora previsti cinquantacinque iscritti a parlare e sono tutti interventi dell'opposizione e nello specifico della sola Lega Nord Padania. Sappiamo anche che sono stati presentati da questo stesso gruppo circa 500 emendamenti che l'Aula dovrebbe discutere e votare. Io credo pertanto che si profili la condizione per la quale si debba considerare questo atteggiamento un atteggiamento di tipo ostruzionistico. Pag. 8
È un atteggiamento che non ha nessuna ragione di essere, perché non sono mancate e non mancherebbero le opportunità di una discussione, che però non sia capziosa, non sia strumentale e che non sia volta semplicemente a determinare un rapporto che non consente il dialogo tra coloro che in questo Parlamento sostengono il Governo e coloro che lo avversano. Quindi, è chiaro, signor Presidente, che siamo nelle condizioni di dover fare riferimento alle fattispecie previste dal Regolamento, proprio a difesa di quelle prerogative, che il Regolamento stesso garantisce, della maggioranza e del Governo, che ha tutto il diritto a vedere varato un provvedimento che effettivamente reca un'urgenza che nel merito non può essere considerata semplicemente una questione che non ha attinenza con le condizioni particolari delle carceri e dei carcerati italiani. Il decreto-legge sul sovraffollamento delle carceri non può essere considerato da questo Parlamento alla stregua di un provvedimento che si può trascinare nel corso dei mesi e persino dei giorni. Se recuperiamo giorni utili per varare questo provvedimento, per farlo diventare legge, allevieremo le condizioni delle carceri e dei detenuti nel nostro Paese. Di qui l'urgenza, di qui la necessità di evitare ogni atteggiamento ostruzionistico e dilatorio. Signor Presidente, l'articolo 44 del nostro Regolamento ci consente in questo momento di fare in modo che questa urgenza venga rappresentata all'interno delle decisioni che andiamo a prendere. In questa fase della discussione sulle linee generali sono previsti più di cinquanta interventi, di trenta minuti ciascuno, da parte dell'opposizione. Se lasciassimo proseguire la discussione così come ci è stata rappresentata dalla Lega Nord, ciò significherebbe concludere la sola discussione sulle linee generali a notte inoltrata e anche oltre, forse nella giornata di domani. Poi avremmo altre possibilità di utilizzo ostruzionistico del Regolamento su una questione effettivamente di grande urgenza sociale e civile, come quella del sovraffollamento delle carceri italiane. Allora, signor Presidente, credo che sia giusto e opportuno, a questo punto, chiedere formalmente che si chiuda la discussione sulle linee generale anche attraverso un voto formale, come richiesto dal Regolamento, e si proceda alla fase successiva della discussione del provvedimento.

PRESIDENTE. È stata chiesta la chiusura della discussione sulle linee generali. A norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento darò adesso la parola ad un oratore contro e ad un oratore a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

RAFFAELE VOLPI. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI. Signor Presidente, ovviamente il gruppo Lega Nord non può che essere contro la chiusura della discussione sulle linee generali. Le motivazioni sono semplici, dopo aver trattato questo decreto-legge in un giorno e mezzo in Commissione e dopo due giorni di silenzio totale del Governo anche su elementi di grande criticità. Noi abbiamo rilevato già dai lavori in Commissione che c'erano dei rilievi importanti del Comitato della legislazione e non c'è stata data alcuna risposta. Abbiamo visto il sorriso del Governo per due giorni in Commissione e dalle Commissioni stesse, come è stato ben rilevato dal collega Molteni prima, chiedendo un chiarimento al Governo, sono state formulate delle condizioni, sia dalla Commissione bilancio, sia dalla Commissione affari costituzionali. Il Governo non si è espresso per due giorni. Devo dire che è anche abbastanza - mi si passi il termine - triste vedere un'Assemblea così appiattita. Tutti hanno rilevato che in questo decreto-legge ci sono criticità assolutamente importanti, che metteranno in crisi il sistema della sicurezza.
È evidente che qui si passa dallo svuotare assolutamente poco e nulla, per gravare unicamente sul sistema della sicurezza. E questo «non ho voglia di discutere» dimostra che questo Governo, al di fuori delle enunciazioni, non ha nessuna Pag. 9voglia di interpolarsi, di interfacciarsi con chi è stato eletto dalla gente e quindi con il Parlamento. Credo che questo sia un momento molto triste e noi non possiamo assolutamente accettare e, quindi, diremo «no» alla proposta di chiusura della discussione nell'unico momento democratico che in quest'Aula è rappresentato solamente dalla Lega Nord, in un Parlamento «normalizzato».
Noi esprimiamo anche, dicendo questo «no», una grande delusione, la grande delusione per chi è stato con noi in maggioranza per tre anni e mezzo e oggi non ha nemmeno la forza e la capacità di presentare un emendamento ad un provvedimento assolutamente sbagliato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Ci dispiace per i colleghi dell'allora opposizione, che sanno cosa vuol dire fare opposizione e chiedono, loro stessi, che venga chiusa la discussione. Ebbene, si sappia in quest'Aula che, se i numeri ci sono avversi, il Paese è con noi e che noi diciamo «no» alla chiusura della discussione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare a favore, passiamo dunque ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Invito i colleghi ad affrettarsi. Onorevoli Follegot, Castagnetti, Amici, Farina Coscioni, Sardelli... si affretti onorevole Merloni... onorevoli Livia Turco, Lulli, Dozzo, Froner... ha votato l'onorevole Dozzo? L'onorevole Froner ancora non è riuscita a votare...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 416
Votanti 411
Astenuti 5
Maggioranza 206
Hanno votato 355
Hanno votato no 56
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Prendo atto che i deputati Alessandri e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che i deputati Madia, Sbrollini, Pedoto, D'Ippolito Vitale, D'Antoni e Occhiuto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento, adesso ha facoltà di parlare, per non più di trenta minuti, un deputato, tra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione, per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, questo è l'ennesimo voto di fiducia. Sappiamo che il Consiglio dei ministri proprio ieri ha autorizzato il voto di fiducia. Questo Governo, questa «grossa coalizione» ci ripropone la questione di fiducia anche su questo decreto-legge, che poteva essere tranquillamente discusso in Aula. Ci sono degli emendamenti che abbiamo presentato, emendamenti condivisi anche dalla maggioranza: si poteva tranquillamente cercare di correggere alcuni gravi errori che sono emersi durante la discussione.
Ma questo Governo di professori, questo Governo delle banche, questo Governo dei grandi interessi, continua sempre sulla sua strada, la strada dei voti di fiducia, dei colpi di maggioranza trasversale. Anche in questo caso ci presenta un decreto-legge che avrà degli effetti estremamente negativi. È stato chiamato decreto «svuota carceri», un decreto che andrà a ricadere sicuramente sulle amministrazioni comunali, sui cittadini, sulle forze dell'ordine. Pag. 10
Voglio ricordare come, anche nelle settimane scorse, sono stati presentati ed approvati altri due decreti-legge molto delicati, uno dei quali definito decreto «salva Italia», che, però, a detta di tutti, più che un decreto «salva Italia» è un decreto «affossa Italia». Con esso questo Governo ha voluto aumentare l'imposizione e la tassazione sui cittadini con, appunto, un decreto-legge che avrà un costo nel triennio di quasi 100 miliardi, reinserendo l'ICI sulla prima casa, che il Governo precedente aveva, invece, eliminato. Inoltre, questo Governo ha aumentato le accise sulla benzina, ha aumentato l'IVA ed ha colpito le pensioni delle persone più deboli. Invece di portare avanti una politica che va verso la crescita economica, il Governo comprime e affossa la crescita stessa, con un ulteriore aumento delle tasse. Facciamo solo l'esempio dell'IMU, la reintroduzione, come ho detto, dell'ICI sulla prima casa. La cosa peggiore riguarda la scelta fatta sull'IMU sulle seconde case, IMU che era nata da una proposta - è vero - della Lega, una proposta federalista. Doveva essere un'imposta che doveva andare a pagare i servizi dei comuni e, invece, si è trasformata in un'imposta centralista.
La tassazione sulla seconda casa e gli altri fabbricati, quindi, andrà riversata per il 50 per cento allo Stato. Sappiamo anche che da poco è stato approvato questo nuovo codice tributo per cui sarà versata direttamente con l'F24. I cittadini, dunque, a giugno si ritroveranno con il problema di dover pagare l'ICI sulla prima casa, quei cittadini che, magari, hanno già un mutuo a carico o hanno perso il posto di lavoro e sono in cassa integrazione. Purtroppo, infatti, la vostra IMU non distingue assolutamente tra cittadini agiati e cittadini che sono in situazione di difficoltà. Per quanto riguarda l'IMU sulle seconde case, vi è un aumento del 60 per cento delle rendite catastali e vi è un'espropriazione collettiva della somma ricavata ai danni dei comuni, in quanto essa sarà versata direttamente allo Stato. Si calcola che il costo per le famiglie sarà circa dai 1.500 euro ai 2 mila euro a famiglia.
Il movimento dei Forconi che è partito dalla Sicilia, da una regione a statuto speciale che ha già un'ampissima autonomia di carattere finanziario, potrebbe partire dal Nord, potrebbe partire dal Veneto, dalla Lombardia, dal Piemonte. Un movimento di persone che si sentono defraudate con questa nuova tassazione di questo Governo che ha fatto delle scelte veramente incredibili. Passiamo ora a questo decreto «svuota carceri», un provvedimento che abbiamo avversato già al Senato e, poi, in Commissione, qui alla Camera. L'abbiamo contrastato e continueremo a contrastarlo oggi e nei prossimi giorni, ma soprattutto nel Paese, perché dovrete rispondere di quello che state facendo con questa infausta decisione.
Ci saranno 3-4 mila delinquenti che torneranno liberi, torneranno a casa, che passeranno le loro giornate magari davanti alla televisione, molti in strada, e questo problema lo riversate a chi? Lo riversate ai comuni, lo riversate alla polizia locale, lo riversate ai carabinieri e alle forze dell'ordine, a coloro che sono nel territorio, a coloro che lavorano magari per 1.500 euro al mese rischiando la vita tutti i giorni, a coloro che cercano di seguire quelli che sono i dettami, le regole di questo Stato, a coloro che cercano di colpire la criminalità organizzata, dopo aver lavorato intensamente e aver rischiato la vita, magari per prendere e incarcerare queste persone che, come ricordo, sono tutte persone condannate in via definitiva e che sconteranno questi ultimi mesi, purtroppo, a casa e ce li ritroveremo per le strade.
Continueremo a contrastare, come ho detto, questo provvedimento, in tutte le forme civili e democratiche previste dal nostro ordinamento. Siamo stati - è vero - l'unica forza che ha portato avanti questo dissenso. Il risultato di questo provvedimento sarà una minore sicurezza nelle strade e dovremo dar voce soprattutto a quello che pensano le forze dell'ordine e alla responsabilità che scarichiamo sulle loro spalle.
Ci saremmo attesi da parte vostra un maggior buonsenso - mi riferisco in particolare Pag. 11alla norma inserita nell'articolo 3-bis, ovvero all'estensione della possibilità di determinare l'applicazione dell'equo indennizzo per un'ingiusta detenzione - una maggiore attenzione giuridica, un maggior scrupolo giuridico, un maggior studio, vista la portata assolutamente anticostituzionale della norma stessa. L'articolo 3-bis doveva essere soppresso. Questo lo abbiamo detto più volte, l'hanno detto i nostri membri in Commissione, è stato ripetuto in Senato e alla Camera. Signor Ministro, noi crediamo che il provvedimento in esame sia un provvedimento inutile. L'abbiamo più volte detto e l'abbiamo più volte ripetuto. Si tratta di un provvedimento inutile, perché se è vero che il vostro decreto-legge mira a risolvere l'annoso problema del sovraffollamento delle carceri e quindi ad alleggerire quella che voi definite una tensione, una forte tensione che purtroppo esiste all'interno delle carceri, forse avete scelto una linea diversa. Mi scusi, signor Presidente, mi interrompo, ma non vedo nessuno nei banchi del Governo. Vorrei, mentre faccio il mio intervento, visto che è un intervento importante e che parla di 4 mila delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Vedo il sottosegretario Mazzamuto, che era lì e adesso si è anche seduto.

MASSIMO BITONCI. Signor Presidente, allora torno al mio intervento. Crediamo, come ho detto, che questo sia un provvedimento inutile, signor sottosegretario, veramente inutile. La Lega Nord aveva fatto delle proposte, proposte serie. Se vogliamo combattere e risolvere definitivamente questo problema dobbiamo passare attraverso il nuovo piano di edilizia carceraria. Sappiamo che abbiamo raggiunto in Italia un sovraffollamento veramente preoccupante. Abbiamo quasi 70 mila detenuti nelle nostre carceri e le nostre carceri potrebbero avere una capacità detentiva di 44-45 mila detenuti, quindi capiamo - questi sono i dati reali - quanto sia preoccupante e grave il problema del sovraffollamento carcerario.
Noi, come Lega Nord, riteniamo che questo problema vada risolto in modo strutturale, in modo organico, e non a colpi di decreto e, ora, anche a colpi di fiducia; ma, soprattutto, riteniamo che non vada risolto con provvedimenti già visti, come indulti e amnistie. Vi ricordate cosa è successo, cari compagni della sinistra, con il Governo Prodi e l'indulto del 2006? Sono stati mandati a casa 20 mila detenuti, che sono tornati a delinquere per le strade: 20 mila che hanno creato grossissimi problemi alle forze dell'ordine, alle forze di polizia e ai carabinieri. Ebbene, quei 20 mila detenuti, dopo due anni, sono tornati tutti completamente nelle carceri (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo dimostra come l'indulto, come questi provvedimenti che voi sollecitate anche adesso, e cercate di proporre a questo Governo, sono dei provvedimenti completamente inutili. Questi delinquenti sono tornati in carcere a distanza di pochi anni, e ci ritroviamo esattamente con lo stesso problema. Questo problema va risolto, cercando di portare avanti il lavoro fatto dall'ex Ministro della Lega, Castelli, quando aveva iniziato una vera ristrutturazione e riassetto dell'edilizia carceraria. Bisogna portare avanti la possibilità di costruire nuove carceri, da un lato, e di implementare e ristrutturare i padiglioni delle carceri presenti nel nostro Paese, dall'altro lato. Ricordo come il nostro Paese sia dotato di quasi 206 carceri, molte delle quali hanno una storia e una data di costruzione assolutamente vecchia.
Quindi, il problema del sovraffollamento delle carceri va affrontato con un nuovo piano di edilizia carceraria. Noi abbiamo chiesto più volte conto di questo piano di edilizia carceraria: vogliamo sapere dove sono finiti i 600 milioni di euro destinati a realizzare e ristrutturare le carceri. Bisogna, quindi, effettuare una mappatura, una verifica dell'attuale sistema carcerario; bisogna continuare e dare maggiori poteri anche al commissario straordinario per poter operare in velocità.
Quindi, questo provvedimento, lo ripeto, è un provvedimento assolutamente inutile, si poteva fare di più, si poteva fare Pag. 12in maniera diversa, ma vedo che questo Governo cerca di risolvere i problemi, questi gravi problemi, con decreti spot, che creeranno problemi solamente alle nostre forze dell'ordine e ai nostri cittadini. Si stimava, se non ricordo male, che, con l'entrata in vigore del piano carceri, si potesse recuperare qualcosa come 20 mila posti per i detenuti all'interno delle carceri e arrivare ad una soglia di 80 mila possibili. È questa la strada che deve essere seguita.
Un altro problema che abbiamo evidenziato è quello della presenza dei detenuti stranieri nelle nostre carceri. Io voglio parlare di un esempio della mia città, della mia provincia, cioè del carcere di Padova, dove il 60 per cento dei detenuti sono soggetti comunitari ed extracomunitari. Perché questo Governo non si è impegnato a portare avanti degli accordi bilaterali, magari, con gli Stati, in modo che almeno una parte della detenzione venga effettuata nei Paesi d'origine di questi delinquenti che vengono a delinquere nel nostro Paese?
Pensiamo a cosa è successo nel 2007 con l'entrata nell'Unione europea della Romania. C'è stata una dichiarazione, verso settembre o ottobre, del questore capo rumeno, che ha dichiarato come in Romania vi sia stata una diminuzione del 20 per cento dei reati.
Certo, è vero che c'è stata una diminuzione del 20 per cento dei reati in Romania, ma c'è stato un aumento incredibile dei reati in Italia perché tutti i delinquenti che erano in Romania sono venuti a delinquere in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non è possibile che, al nord, il 60 per cento dei carcerati siano comunitari ed extracomunitari. Questo fa capire quanto bene funzioni la giustizia nel nostro Paese... Si potrebbero fare degli accordi con i Paesi di origine affinché ci sia la possibilità di scontare la pena all'interno delle carceri, ottenendo quindi un doppio risultato positivo con lo spostamento di 20 mila, 30 mila detenuti.
Signor Ministro, il nostro giudizio sul provvedimento è quindi estremamente negativo. Questo provvedimento è inutile, lo ripeto per l'ennesima volta, proprio perché modifica quanto previsto dalla legge n. 199 del 2010, portando il limite di pena di coloro i quali potranno scontare la stessa agli arresti domiciliari, o la parte residua di essa, da 12 a 18 mesi. Secondo le stime fatte dal Ministero, come abbiamo detto, si tratta di circa 3.500, 4 mila detenuti che usciranno dal carcere. Ritengo che questo dato sia incontrovertibile; di queste 4 mila persone che andranno a scontare il proprio residuo di pena a casa o probabilmente in giro per le strade, vedrete quanti ne ritroveremo poi all'interno delle carceri. Così è successo con l'indulto e con gli altri provvedimenti; questo è un messaggio molto negativo!
Stiamo dando un messaggio di impunità; dobbiamo dare una svolta; non possiamo dare al Paese il messaggio così negativo che un qualsiasi soggetto con pena definitiva possa scontare gli ultimi due anni della sua pena tranquillamente a casa davanti a un bel televisore al plasma. Non mi pare che questa sia la scelta di un Governo che deve essere il Governo di tutti quanti i cittadini.
Vorrei anche ricordare un fatto grave che è occorso ieri: la decisione, annunciata dalla Commissaria dell'Unione europea, Cecilia Malmstrom, di non accordare alla Grecia il cofinanziamento relativo alla costruzione di un muro alla frontiera con la Turchia. Ciò ci fa pensare una sola cosa: Eurolandia, con l'arma del ricatto del salvataggio finanziario vuole imporre alla povera Grecia di rinunciare alla sua ferma politica di contrasto all'immigrazione clandestina. Non sono fuori tema, sono, questi, tutti temi collegati. È molto grave che la responsabile europea degli affari interni, che dovrebbe assicurare il blocco dell'immigrazione clandestina, in realtà, impedisca ad uno Stato sovrano di attuare, come meglio ritiene opportuno, una politica di concreto contenimento del flusso degli immigrati clandestini che, attraverso la frontiera greco-turca, affluiscono in Grecia. Per di più, non affluiscono solo in Grecia perché, come sapete, quel Paese è Pag. 13solo una via di passaggio; questi immigrati clandestini arrivano anche nelle nostre città.
Tornando al nostro provvedimento, abbiamo già detto che la pena verrà scontata ai domiciliari o in camere di sicurezza per gli arrestati in flagranza per reati non gravi, entro 48 ore dal fermo, e il prolungamento da 12 a 18 mesi del periodo di fine pena che si può scontare presso il proprio domicilio. Questo è un vero e proprio indulto, una vera e propria amnistia.
Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, poi, non vi rendete conto di cosa possa succedere. Ma dove andranno queste persone? Queste sono persone pericolose, dove andranno? Dove saranno custoditi? Signor Ministro, a proposito delle misure per affrontare i problemi del sovraffollamento carcerario, parlate di indulto! Questo è un vero e proprio indulto, ed è a rischio, come sapete, la sicurezza dei cittadini.
Sicurezza dei cittadini che poi verrà scaricata anche sulle amministrazioni locali, anche sui sindaci, che dovranno potenziare i loro corpi di polizia locale e dovranno potenziare il loro intervento con sistemi di video-sorveglianza e dovranno cercare di dare una mano alle forze dell'ordine. Un problema, quindi, che viene scaricato, come sempre, sul territorio, sulle forze dell'ordine, sui sindaci e sulle nostre amministrazioni.
In sostanza, la novità del provvedimento è la possibilità, al momento dell'arresto in flagranza e per i reati non gravi, in attesa del pronunciamento del magistrato, che la persona fermata sia condotta per le prime quarantott'ore ai domiciliari, in prima istanza, poi nelle celle di sicurezza delle questure e, solo come extrema ratio, in carcere. Si tratta di una norma pensata e sostenuta dal Ministro Severino come la soluzione al fenomeno delle porte girevoli, per il quale circa 21 mila persone, ogni anno, entrano in carcere e ne escono dopo due o tre giorni, incidendo in modo consistente sul sovraffollamento. Sono, dunque, le camere sicurezza il nodo centrale dell'intera architettura del provvedimento, ma è anche l'aspetto più controverso che noi osteggiamo.
In un'audizione informale in Commissione giustizia abbiamo ascoltato la bocciatura del vice capo della polizia, il vice di Manganelli, Francesco Cirillo, che senza mezzi termini spiega che le camere di sicurezza sono poche e non idonee a custodire gli arrestati, e non consentono di garantire le minime condizioni di dignità: non hanno i bagni; non permettono la separazione fra uomini e donne, né l'ora d'aria, ed il loro utilizzo comporterebbe l'impiego di uomini sottratti alle già poche forze destinate al controllo. Molto meglio il carcere. Lo ripeto, molto meglio il carcere, arriva a dire il prefetto Cirillo, che ha costretto il Ministro Severino a replicare che il provvedimento era stato totalmente condiviso con il Viminale e con i vertici della polizia; rassicurazione fornita poi, a stretto giro, anche dal Ministro dell'interno, Cancellieri.
I successivi interventi sul decreto-legge partono, in qualche modo, da qui. Un emendamento a firma congiunta dei due relatori sul provvedimento modifica l'articolo 1 del decreto-legge, introducendo in prima battuta - per reati non gravi di competenza del giudice monocratico - gli arresti domiciliari come scelta prioritaria, poi la custodia nella camera di sicurezza, poi il carcere. Per fortuna e solo successivamente sono stati esclusi i domiciliari per gli arrestati in flagranza e per reati per i quali si procede per direttissima e davanti al giudice monocratico: per furti in appartamento; furto con strappo; rapina ed estorsione semplice. In questi casi, in attesa della decisione del giudice, gli arrestati potranno, entro quarantott'ore, essere custoditi, nell'ordine, presso le camere di sicurezza e, se non è possibile, in carcere.
Ma analizziamo i dati. I detenuti aumentano, purtroppo, a ritmi vertiginosi: sono 700 in più ogni settimana. Tuttavia, paradossalmente, mentre le carceri scoppiano, il 90-95 per cento dei reati resta impunito, per l'incapacità di individuare i colpevoli, mentre aumenta la spesa sostenuta Pag. 14dallo Stato a titolo di riparazione per ingiusta detenzione e a causa degli errori giudiziari: dai circa 45 milioni di euro pagati nel 2003 si è passati a 36,5 milioni di euro nel 2010.
A delineare il quadro complessivo è il rapporto dell'Eurispes: in carcere, al 31 dicembre, i detenuti erano 21 mila in più rispetto alla capienza regolamentare dei 206 penitenziari pari a 45 mila e 700 posti: 66.897 in tutto.
Aggiungiamo a questo gli errori giudiziari e i processi lumaca. Per riparare l'ingiusta detenzione, lo Stato, in otto anni, ha dovuto mettere le mani al portafoglio per 323 milioni di euro; il 10 per cento della quota dei risarcimenti è andata a cittadini stranieri, mentre per risarcire il danno subito dalle vittime dei processi lumaca, nello stesso periodo, sono stati sborsati circa 111 milioni di euro, e si è passati da circa 5 milioni di euro pagati nel 2003 ai circa 16,5 nel 2010.
Per concludere, la proposta della Lega Nord Padania è quella di cercare di portare avanti questo progetto di edilizia carceraria: «no» ad indulti, «no» ad un provvedimento come questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Cerchiamo di continuare sulla strada che aveva iniziato il Ministro Castelli. Cerchiamo di verificare dove siano andati questi 600 milioni di euro destinati all'edilizia carceraria. Si poteva fare di più. Si deve fare di più. Portiamo avanti questo progetto: «no» agli indulti. La Lega Nord Padania voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.

CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame, n. 211 del 2011, riguardante interventi urgenti in materia di sovraffollamento delle carceri, è un provvedimento assolutamente condivisibile, sia per lo spirito delle motivazioni di fondo, sia per gli effetti che, nei tempi anche brevi, ci auguriamo possa produrre nella società italiana. Non altrettanto condivisibili - come dirò tra qualche minuto - sono alcune fonti cui il Governo ha voluto attingere per fare fronte alle spese occorrenti per rendere concretamente operativa la legge.
Da tanto tempo si avverte nel nostro Paese l'impellente esigenza di affrontare la grande emergenza delle carceri. Continuare a tenere in condizioni disumane e, comunque, al di sotto dei limiti della vivibilità le donne e gli uomini detenuti nelle carceri italiane non poteva lasciare indifferente nessuno di noi. Si doveva - come da più parti si è sempre sostenuto - provvedere in maniera incisiva con misure alternative alla detenzione, prevedendo, come ha detto la collega Angela Napoli, un monitoraggio dell'effettiva attuazione del piano carceri.
Già stabilire come regola generale che il pubblico ministero dispone la custodia dell'arresto presso il domicilio o altro luogo, privato o pubblico, di cura e di assistenza, è un grande passo avanti, così come prevedere che l'interrogatorio di chi si trova in stato di detenzione debba avvenire nel luogo di custodia scelto dall'interessato è un fatto altrettanto importante, né si può dire di non essere d'accordo sull'esigenza di procedere al potenziamento delle strutture penitenziarie.
Signori del Governo, come ho detto prima, è la fonte da cui state prelevando le risorse che non ci convince. Non ci convince, per esempio, la decisione di prelevare 60 milioni di euro dal capitolo destinato agli interventi in materia di ristrutturazione, edilizia e ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Dio solo sa, specialmente nelle regioni meridionali, quanto bisogno vi sia di interventi nel campo dell'edilizia sanitaria e, soprattutto, di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Non si può, privando delle necessarie risorse un così delicato settore quale quello della sanità, condannare una parte considerevole degli italiani - quelli del centro-sud - a sopportare disagi fisici e sacrifici economici per i lunghi viaggi della speranza cui si sottopongono quando, per curarsi, non trovando nei pressi della propria sede di residenza Pag. 15strutture e tecnologie sanitarie di una certa affidabilità, sono costretti a spostarsi presso altre regioni dove quelle strutture e quelle tecnologie abbondano.
No, signori del Governo e onorevoli colleghi, noi non possiamo fare quello che voi state facendo perché l'idea di portare via preziose risorse proprio a chi ne ha più bisogno non è una buona idea. Sarebbe come se un ematologo chiedesse ad un talassemico di sottoporsi a trasfusione per la donazione del proprio sangue.
A proposito di trasfusione, ancora meno può essere condivisa la decisione di provvedere alla copertura del disegno di legge in esame prelevando 24 milioni di euro dalle somme stanziate in favore dei soggetti danneggiati in ambito sanitario.
È una scelta ingiusta ed inopportuna perché, portando via quel denaro, da tempo destinato a chi ne ha pieno diritto, riconosciuto anche da sentenze, si aprirà un altro contenzioso che potrà costare allo Stato molto più di quello che costerebbe se si pagasse subito perché quei soggetti, circa 7 mila, dopo tanto penare, accedendo alla proposta di transazione prevista dalla legge n. 244 del 24 dicembre 2007, hanno da tempo presentato domanda di adesione alla transazione suddetta, secondo i criteri stabiliti dal Regolamento di cui al decreto del Ministro della salute, del lavoro e delle politiche sociali n. 132 del 28 aprile 2009. Oggi, invece di essere risarciti, vedranno sfumare ancora una volta i loro diritti.
Noi del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo non possiamo condividere in alcun modo una scelta del genere perché più di dieci giorni fa abbiamo presentato una mozione con la quale si chiede al Governo di trovare, con la dovuta urgenza, lo strumento legislativo più efficace per riparare al torto che quelle migliaia di nostri concittadini stanno subendo dalle istituzioni per il mancato risarcimento dei danni.
Ci auguriamo, signor Presidente, che i prelievi ai quali ha fatto riferimento vengano intesi come una sorta di prestito al quale il Governo ha fatto ricorso per ragioni di comodità, perché era necessario fare presto, con l'intento, però, di provvedere, quanto prima, a reperire altri finanziamenti a copertura di quelle somme da utilizzare secondo la destinazione da tempo programmata.
Per esempio, si potrebbe avviare un procedimento di estrema urgenza per dare vita ad un piano per la vendita reale ed effettiva delle carceri attuali e di tante caserme militari che, trovandosi al centro delle città, potrebbero interessare quei privati imprenditori che, acquistandole, oltre ad incrementare il mercato edilizio, lo sviluppo economico e le opportunità occupazionali, darebbero allo Stato le risorse necessarie per costruire, magari fuori dei centri urbani e su suoli di proprietà pubblica, carceri più moderne e, quindi, più adeguate, per qualità e quantità degli spazi e delle attrezzature, al rispetto della dignità umana.
Per queste ragioni abbiamo presentato un ordine del giorno che, mi auguro, venga accolto dal Governo.

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Nicola Molteni.

NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, intervengo per ribadire la posizione tenuta dalla lega nord in questi giorni sul provvedimento in esame. Abbiamo attuato tutti gli strumenti ostruzionistici previsti, e non solo.
Voglio ricordare che il gruppo della Lega ha presentato circa 500 emendamenti in Commissione e altrettanti in Aula, per far capire a questo Governo ed al Paese che su questo provvedimento vi è una forza politica estremamente contraria all'approvazione di questo «indulto mascherato», provvedimento che mina nelle sue basi i livelli minimi di sicurezza dei nostri Pag. 16cittadini. Oltre agli emendamenti che mirano a stravolgere completamente il senso di questo decreto, abbiamo tuttavia presentato anche emendamenti per ovviare a quei gravi errori normativi contenuti nell'articolato che il Governo ci ha sottoposto.
Signor Presidente, abbiamo invocato e chiesto ripetutamente e sistematicamente al Ministro ed al Governo di modificare un provvedimento inutile rispetto ai fini per i quali è stato approvato. Questo è un provvedimento che, nella sua formulazione, parla di sovraffollamento del carcere e che addirittura mira a contenere la tensione all'interno delle carceri, enunciazione abbastanza particolare. Come è stato più volte ribadito, questo provvedimento, quando entrerà realmente in applicazione, non risolverà assolutamente il problema del sovraffollamento delle carceri. La tensione detentiva presente nelle carceri non troverà assolutamente risoluzione né compimento. Noi continueremo ad avere le carceri sovraffollate e quei problemi e disagi che ancora oggi viviamo.
Al contempo, questo provvedimento è estremamente dannoso perché dà esternamente - e non solo esternamente - un senso di impunità. Sono due le norme, a nostro avviso, che su questo tema sono assolutamente da contestare e da abrogare, tanto che, da questo punto di vista, abbiamo presentato degli emendamenti soppressivi.
La prima è l'articolo 1 che, con riferimento ai reati in fragranza, in attesa di convalida dell'arresto e in prossimità delle giudizio in via direttissima, stravolge la regola generale. Con questo provvedimento si instaura la regola generale per la quale, in caso di arresto in flagranza di reato, l'arrestato non verrà più condotto in carcere, ma agli arresti domiciliari. Quindi, in attesa del giudizio e della convalida dell'arresto, potrà comodamente trascorrere il tempo che lo allontana da questi due passaggi processuali seduto sul divano di casa. Noi crediamo che questo sia alquanto sbagliato e assolutamente inutile e comunque non tenda a risolvere il problema delle porte girevoli che il Governo ci ha più volte menzionato.
L'altra norma che ha trovato una durissima opposizione da parte del gruppo della Lega è quella che va a modificare e ad incidere sulla legge n. 190 del 2010, approvata nel 2010 dall'allora maggioranza Lega - Popolo della Libertà e dal Ministro Alfano, dando la possibilità di scontare gli ultimi 12 mesi di carcere o il residuo di pena agli arresti domiciliari e non più in carcere. Questa è una norma che, secondo le comunicazioni ed i dati del Governo, dovrebbe consentire a 3.500 persone condannate con sentenza definitiva, ossia passata in giudicato - quindi persone che hanno commesso reati anche di particolare allarme sociale - di scontare l'ultimo anno e mezzo di pena nella propria abitazione. Noi crediamo che 3.500 detenuti in meno all'anno all'interno delle carceri non risolva assolutamente il problema del sovraffollamento delle carceri, ma si dia, con questo provvedimento, un messaggio assolutamente sbagliato, in modo particolare alle vittime dei reati, alle persone offese e lese dai reati.
È questo il motivo per cui insistiamo nel dire che questo provvedimento rappresenta un vero e proprio indulto mascherato, l'esaltazione dell'impunità e la negazione del principio della certezza della pena.
Spesso e volentieri in quest'Aula, e non solo in quest'Aula, tanti parlamentari, tanti esponenti politici, tante forze politiche si riempiono la bocca in merito alla necessità di garantire, di certificare l'importanza della certezza della pena a tutela e a garanzia delle parti lese e delle parti offese. Con questo provvedimento calpestiamo questo principio e lo calpestiamo in maniera estremamente violenta. Quindi, queste sono le due assi direttrici su cui abbiamo contestato nel merito il provvedimento e che ci hanno portato a definire questo provvedimento un vero e proprio indulto mascherato.
Detto ciò, poi, Presidente, gran parte del lavoro su tale decreto-legge è stato svolto al Senato: a tale riguardo la dignità della Commissione giustizia della Camera e la dignità di quest'Aula oggi viene fortemente calpestata proprio perché non si Pag. 17è attribuita a tale Commissione la possibilità di intervenire, anche in presenza di valutazioni identiche sia da parte delle forze politiche di opposizione sia da parte di quelle di maggioranza, finalizzate al miglioramento di alcuni aspetti indecenti e vergognosi di questo provvedimento. Mi riferisco, in modo particolare, a ciò di cui abbiamo già abbondantemente discusso, ma credo che ripeterlo possa solo ed esclusivamente far bene, magari facendo ravvedere il Governo ed inducendolo ad accogliere gli emendamenti soppressivi che abbiamo presentato, nonché spingendo la maggioranza che sostiene questo Governo a rendere palese ed esplicito il proprio dissenso.
Con riferimento all'articolo 3-bis, l'articolo relativo all'estensione dell'equo indennizzo per ingiusta detenzione, Partito Democratico, Popolo della Libertà, Terzo Polo, coloro i quali sostengono questo provvedimento, tutti sappiamo, tutti sanno, il Governo sa che quella norma è palesemente incostituzionale. È una norma vaga, è una norma che va a violare l'articolo 3 della Carta costituzionale. Si tratta, tanto perché sia ben chiaro, del cosiddetto emendamento Lusi.
Signor Ministro, signor Presidente, noi riteniamo che vi siano le condizioni politiche e vi siano soprattutto le condizioni temporali. Il Governo teme e ha paura che questo decreto-legge possa scadere. Se il Governo avesse voluto salvaguardare e mantenere in vita questo decreto-legge, l'avrebbe tranquillamente potuto fare, avrebbe potuto accogliere le nostre istanze e potrà ancora farlo. Tra l'altro, vediamo che sta entrando il Ministro Severino. Ovviamente ringraziamo il Ministro Severino per la presenza, visto che ha seguito assiduamente questo provvedimento. Questo sarà il provvedimento «svuota carceri». Ministro, si ricordi bene che lei si intesterà questo provvedimento, lo «svuota carceri Severino», e credo che dovrà anche risponderne e dovrà assumersi le responsabilità di questo provvedimento davanti all'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Dicevo, vi era e vi è ancora la possibilità da parte del Governo di poter accogliere l'emendamento soppressivo della Lega con riferimento all'emendamento cosiddetto Lusi. L'emendamento cosiddetto Lusi è un emendamento vergognoso ed indecente, signor Presidente.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Molteni.

NICOLA MOLTENI, Relatore di minoranza. Ministro, la invitiamo ancora, nuovamente invitiamo il Governo. È arrivato anche il Ministro Giarda, che ha un'esperienza parlamentare importante, è un grande conoscitore delle norme, delle disposizioni normative. Noi crediamo che questo articolo, l'articolo, conseguenza dell'emendamento cosiddetto Lusi, non possa trovare dignità nel nostro Paese. È un emendamento incostituzionale che non può continuare a rimanere in vita.
Lo diciamo tutti, tutti siamo d'accordo sul fatto che questa norma è sbagliata. L'amico Palomba ieri diceva che è una norma fatta non tanto in modo superficiale, ma probabilmente fatta con la mano di qualche furbetto. Sì, l'emendamento cosiddetto Lusi è un emendamento fatto in modo furbesco da qualche furbetto e, quindi, credo che ci possa essere da parte vostra ancora la possibilità di rimediare a questo errore. Sarebbe un peccato che il Governo dei tecnici, che il Governo dei professori scivolasse su una norma palesemente incostituzionale, come tra l'altro anche la Commissione affari costituzionali della Camera ci ha ricordato.
Tra l'altro, voglio ricordare che ieri leggevo un'agenzia di alcuni deputati componenti della Commissione affari costituzionali del Partito Democratico. Il Partito Democratico, tra l'altro, su questa norma e su questo articolo ha presentato un emendamento. Noi invitiamo il Governo a non porre la questione di fiducia, ma ad affrontare il dibattito parlamentare, gli emendamenti presentati dalla Lega, nonché ad avere il coraggio di confrontarsi con la Lega e di ammettere che questo provvedimento è sbagliato, minando la Pag. 18sicurezza dei cittadini e garantendo l'impunità ai delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la maggioranza, onorevole Ferranti.

DONATELLA FERRANTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, credo che l'ampia discussione che si è svolta questa notte - e che è proseguita questa mattina - abbia messo in evidenza tante problematiche che attengono soprattutto alla questione del sovraffollamento delle carceri e alle cause che sicuramente non sono totalmente rimosse da questo provvedimento.
Questo provvedimento - lo abbiamo già detto nella relazione di ieri - inizia e in parte prosegue un percorso che era stato già avviato dalla legge riguardante la detenzione domiciliare ad un anno che adesso viene spostata a 18 mesi. Tuttavia, credo sia anche sbagliato etichettare questo provvedimento come un condono mascherato (perché in realtà non lo è) o come uno «svuota carceri» perché, in realtà, vorrei ricordare come relatrice l'effettivo contenuto di questo provvedimento.
Esso, infatti, tende a ridimensionare l'attuale sovraffollamento delle carceri reperendo da un lato nuovi fondi specifici (che ci auguriamo possano servire proprio anche a migliorare le condizioni logistiche dei detenuti) e, inoltre, a limitare il flusso degli arrestati in flagranza verso gli istituti carcerari in attesa dell'udienza di convalida. Tale udienza deve celebrarsi in modo più ristretto nei tempi, non, come è stato detto, limitando le garanzie, ma cercando di dare efficacia ed efficienza a tali garanzie nell'ambito di quelle 48 ore che debbono limitare al massimo le restrizioni in luoghi adeguati (su questo punto aspetteremo anche i monitoraggi dopo l'entrata in vigore della legge), proprio per evitare che vi siano quegli ingressi di «porta girevole» che aggravano lo stato delle carceri e il sovraffollamento, ma che soprattutto ledono anche la dignità delle persone.
Solo su questo punto vorrei richiamare la volontà politica di tutti verso un percorso che sicuramente - come ieri ho più volte detto - era oggetto di mozioni condivise nell'ambito di quest'Assemblea e che, quindi, oggi a mio avviso, poteva essere ripreso in maniera costruttiva. Comunque ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti perché, in ogni caso, ieri sera sono stati avanzati tanti spunti che meritano di essere ripresi e affrontati con il dovuto dibattito parlamentare nelle Commissioni parlamentari.

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la maggioranza, onorevole Vitali, e il Governo rinunziano alla replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 4909), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4909).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 4909).
Avverto altresì che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri che sono distribuiti in fotocopia (Vedi l'allegato A - A.C. 4909).
La Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del Regolamento, l'articolo aggiuntivo Togni 3.0100, non previamente presentato in Commissione, volto a prevedere l'impiego di detenuti in opere di salvaguardia dell'ambiente e del territorio.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamento presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. Pag. 19
A tal fine, il gruppo Lega Nord Padania è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che, prima dell'inizio della seduta l'emendamento Giancarlo Giorgetti 3-ter.113 è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Renato Farina. Ne ha facoltà.

RENATO FARINA. Signor Presidente, sono grato al Governo e al Ministro della giustizia che ha esordito, nel suo lavoro di Guardasigilli, non solo illustrando l'emergenza carceri ma anche proponendo non certo la soluzione ma, almeno, un po' d'aria e un po' di luce in questo mondo che è veramente come se fosse chiuso fuori dal resto del mondo. Non è più come alcuni decenni fa quando vi era molta politica in carcere e allora il dibattito sulle carceri rifluiva più volentieri in Parlamento. Adesso, invece, le carceri sono qualcosa da guardare come l'orrore dei delinquenti chiusi lì dentro e da non lasciare uscire. Questo è un po' il sentimento dominante dell'opinione pubblica, salvo poi qualche sporadica commozione perché siamo pur sempre uomini e la pietà viene dal petto.
Vi sono due questioni, caratterizzate dall'emergenza quale connotato dominante, a cui porre rimedio. La prima è relativa ai numeri, al sovraffollamento; l'altra è la mancanza di una sistematicità dell'opera di rieducazione. Le due cose, naturalmente, sono attorcigliate. Un eccesso di persone strizzate in un buco non sono idonee a un lavoro serio di rieducazione e di reinserimento nella società. Insomma, sovraffollamento e rieducazione sono i due termini dell'emergenza e l'uno non va senza l'altro.
Mi ha molto colpito che, alla vigilia di Natale a San Vittore, alla messa celebrata dal cardinale Scola, un detenuto abbia proposto un'etimologia di carcere inesplorata. Secondo lui, viene dall'aramaico carcar, che vuol dire seppellire, sotterrare, come i morti. Bisogna far sì che le carceri non siano tombe, cioè non obbediscano alla loro etimologia, luoghi dove si presume di seppellire il male ma proprio nel momento in cui lo si seppellisce fermenta. Questo è il grande problema. Bisogna far sì che le carceri non siano tombe dove il male fermenta, dove marcendo poi ricresce più poderoso.
Impressiona che siano usate due parole nell'articolo della Costituzione riguardo ai detenuti e alle pene, due parole «strane»: la parola «umanità» e la parola «rieducazione». Non sono parole usate a caso. È come se la comunità civile - e i nostri padri costituenti ce lo insegnano - sfidasse il male e volesse che le tombe, le carceri, diventino luoghi da cui si può rinascere. Perché questo non sia un'utopia occorre predisporre strumenti concreti. Uno di questi è il tentativo di far sì che le carceri non siano sovraffollate.
Aggiungo anche un'altra cosa. La rieducazione è il modo per salvaguarda il bene comune, non solo quello dei carcerati ma delle persone tutte. La sicurezza è implicata dalla rieducazione e non si possono tenere separate le due cose, altrimenti bisogna essere coerenti e proporre il carcere a vita per cui si butta la chiave: i delinquenti, poiché non sono redimibili, si lasciano lì oppure si passa alla pena di morte, perché tutto il resto dei discorsi è inutile. Bisogna far sì, invece, che la pena sia efficace.
Questa idea è tanto radicata nella coscienza della cultura occidentale che persino il teorico del Leviatano, dell'homo homini lupus, Hobbes, ha scritto: «Nel comminare le pene non bisogna preoccuparsi del male ormai passato ma del bene futuro. Cioè, non è lecito punire se non con lo scopo di correggere il peccatore o di migliorare gli altri con l'ammonimento della pena inflitta». Questo è quanto dice Hobbes, non un teorico del buonismo ma esattamente il contrario.
Io credo che in questo senso la detenzione domiciliare non sia affatto una maniera per consentire ai detenuti di stare sempre davanti alla televisione, anche perché a questo punto allora propongo che sia vietata la televisione nelle case se questa è la maniera in cui concepiamo il tempo in casa. Comunque, credo che la Pag. 20pena della detenzione domiciliare sia una pena severissima perché ti toglie la libertà, cioè non devono esserci pene gratuitamente afflittive; esiste certo il problema della retribuzione del male commesso, ma non facendo sì che questo male si moltiplichi per il futuro. Tra l'altro, riguardo al luogo comune che chi va agli arresti domiciliari poi delinque, espongo questo dato ufficiale: nel 2011 su 20.314 detenuti in regime domiciliare a commettere un nuovo reato è stato meno dell'uno per cento, cioè lo 0,81 per cento.
Credo pertanto che da una parte occorre fare di tutto per evitare il sovraffollamento costruendo nuove carceri e disponendo di strumenti alternativi alle pene carcerarie, dall'altra credo che occorra assolutamente investire sulla rieducazione attraverso il lavoro, il lavoro serio, non il lavoro in dumping che consente alle aziende che lavorano con le carceri di ricavare profitti da un lavoro forzato o quasi. Teniamo presente poi che la proposta avanzata di lavoro socialmente utile, prestato gratuitamente per gli enti locali, pur essendo una proposta interessante a mio giudizio va contro la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali che prevede il rifiuto di qualsiasi forma di lavoro costrittivo. Parlo di lavoro vero, teniamo presente anche qui la convenienza: attualmente tra i detenuti che non lavorano il 90 per cento quando esce ricade nei reati. Questa recidività crolla al 5 per cento nel caso dei detenuti che nel carcere o fuori dal carcere sono accompagnati nel lavoro, in certi casi eccezionali, come l'esperienza del carcere di Padova, con le cooperative lì impegnate, si scende sotto l'1 per cento. Teniamo presente che anche solo l'1 per cento in meno di recidività comporta un risparmio in sole spese di giustizia di 60 milioni di euro, per cui l'investimento nel lavoro in carcere, lavoro serio, è qualcosa che benefica tutti, per questo i due termini vanno tenuti insieme. Il resto dei numeri complessivi sono stati esposti nel corso del dibattito e sono state esposte anche le teorie.
Vorrei raccontare, lo farei volentieri, delle visite nelle carceri, che consentono di verificare cosa sia effettivamente questo pianeta. Devo dire che molti pregiudizi vengono ribaltati, oggi il carcere è veramente strapieno di poveri cristi che vi finiscono spesso perché non hanno bravi avvocati, dunque occorre guardare in altro modo rispetto ad una divisione manichea tra il bene fuori dal carcere e il male ed i delinquenti in carcere, tenendo presente oltretutto che circa il 40 per cento dei detenuti sono ancora in attesa di giudizio e, sempre secondo l'articolo 27 della Costituzione, sono presunti innocenti e quindi non sono delinquenti. Dunque il 40 per cento dei carcerati non sono delinquenti e di essi buona parte alla fine sarà assolta, per cui non esiste neanche l'ex post che giustifichi un trattamento di carcerazione, a mio giudizio. Sono stato proprio l'altro ieri nel carcere di Monza, dico due cose: si era rotta persino la caldaia con 15 gradi sotto zero, le celle sono state pensate per una persona ma ospitano tre persone, spesso nell'alta sicurezza non c'è neanche la possibilità di uscire a socializzare, anzi spesso per regola, per cui ho fatto la battuta stupida «almeno stavolta in tre vi fate un po' caldo» e sono stato ovviamente fulminato perché tra l'altro due giorni prima era morto uno di infarto per il freddo durante la mezz'ora d'aria perché uno un minimo deve passeggiare, ha avuto un infarto per questo.
Allora, lì succede questo. Queste sono carceri nuove. Buona parte di queste carceri è inagibile, perché sono state costruite senza criterio. Sono chiusi la palestra, la chiesa e il teatro. Non c'è nessuna possibilità di socializzazione. Che cosa dire e che cosa fare dinanzi a questo? Almeno cerchiamo di rendere il fenomeno delle «porte girevoli» meno afflittivo della presenza nelle carceri, ben sapendo che esiste una regola aurea in tutti i Paesi del mondo, tranne la Svizzera: dovunque ci siano carceri, non c'è mai un posto libero. Se noi dovessimo raddoppiare il numero delle carceri, possiamo stare tranquilli che per una strana legge si riempirebbero tutte fino all'ultimo. Allora cosa bisogna fare? Pag. 21Occorre sicuramente implementare il piano carceri che era già stato predisposto ottimamente dal Governo Berlusconi e investire in nuove carceri costruite con criteri di igiene spirituale, che siano fungibili per la riabilitazione. Questo è un punto. L'altro punto su cui ci sono perplessità riguarda la chiusura immediata dei manicomi criminali. Tutto questo è giusto: se si va lì dentro, si dice che la prima cosa da fare è chiuderli. Occorre, però, almeno con la stessa energia, porsi non solo il problema della chiusura, ma il problema costruttivo di che cosa facciamo di queste persone, considerando anche le famiglie che hanno a carico queste persone, che spesso sono pericolose, al di là della loro stessa volontà ovviamente, sennò non sarebbero nei manicomi criminali. Allora, mentre c'è uno sforzo chiaro per chiudere la partita dell'orrore, non c'è lo sforzo altrettanto chiaro per rimediare a questa partita, se non con una delineazione un po' utopistica di quello che dovrebbero fare in quattro e quattr'otto le regioni, sapendo che non ci riusciranno, quindi esponendo queste persone non già alla rieducazione. Ecco, con questo concludo proponendo una cosa strana: la visita obbligatoria e coattiva dei deputati alle carceri, ma siccome è un lavoro forzato non sarà ammessa dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. L'altra proposta riguarda le gite scolastiche nelle carceri, per imparare che non si va dentro uno zoo, ma per incontrare un'altra comunità umana che ha sbagliato e che però desidera essere rieducata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Follegot. Ne ha facoltà.

FULVIO FOLLEGOT. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, negli interventi in discussione sulle linee generali sul decreto-legge, recante interventi urgenti in materia di sovraffollamento carcerario, la Lega Nord ha espresso dubbi e perplessità a cui il Governo non ha ancora dato risposta. Sono domande che, peraltro, erano già state poste in Commissione giustizia senza trovare riscontro, avendo la maggioranza e il Governo già stabilito che il provvedimento non avrebbe dovuto subire nessuna modifica, pena il superamento del termine entro cui deve avvenire la conversione in legge. Si può condividere o meno il fatto che il Ministro Severino, in sede di comunicazioni sull'amministrazione della giustizia del 17 gennaio scorso, abbia ritenuto prioritario risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, ma non si può accettare che una materia così complessa e delicata sia affidata ad un decreto-legge che, pur avendo le fondamenta sulla necessità e urgenza, non ha dato la possibilità di un dibattito serio e articolato in Commissione giustizia, dove è mancato il tempo materiale per trovare soluzioni adeguate a temi così sensibili. Meglio sarebbe stato affidare la materia ad una proposta di legge di iniziativa parlamentare che avrebbe permesso confronto e dibattito, anziché scontro e incomprensione. In Commissione il Governo stesso è rimasto muto alle richieste. Altre volte, pur condividendo alcune proposte, si è dimostrato comunque contrario a qualsiasi modifica al testo originario. Così quello che avrebbe potuto diventare un prezioso contributo è rimasto lettera morta. Trasformare, com'è stato proposto dal sottosegretario, gli emendamenti in ordini del giorno potrebbe risultare un inutile esercizio.
Meglio dunque proseguire nell'esame degli emendamenti e verificare sul campo se la maggioranza è davvero insensibile a proposte e soluzioni, che illustri esponenti hanno dimostrato di condividere pienamente. Che il Ministro abbia tanta sensibilità da definirsi angosciata di fronte ad un fenomeno così preoccupante ci fa ritenere - speriamo a ragione - che accoglierà almeno quelle richieste di modifica al testo, che sono state proposte dal Comitato per la legislazione e dal Comitato permanente pareri della I Commissione, senza disperare sull'accoglimento di alcuni emendamenti proposti dalla Lega Nord, che hanno l'obiettivo di migliorare la normativa, Pag. 22anche attraverso alcune innovazioni che il sottosegretario ha dimostrato quantomeno di apprezzare.
C'è il tempo necessario per rispettare il termine di conversione del decreto-legge, anche se verranno accolte alcune proposte emendative. Accelerando ulteriormente i tempi, si corre il rischio di fare imperdonabili errori, soprattutto quando le soluzioni sono condivise da tutti, errori le cui conseguenze ricadono poi sui cittadini onesti, quelli che rispettano le regole.
Il fenomeno del sovraffollamento esiste già da molti anni ed i Governi che si sono succeduti hanno cercato, finora senza risultati definitivi, di dare una risposta. Il Governo Berlusconi ha approvato un imponente piano carceri, che prevede la realizzazione di nuove strutture e il potenziamento ed ampliamento di quelle esistenti, ove possibile e necessario, stanziando importi consistenti (circa 600 milioni di euro).
Alcuni risultati sono stati ottenuti, ma si è ancora lontani da una soluzione definitiva del problema. Come già ricordato in sede di discussione sulle linee generali, gli edifici esistenti destinati a carcere sono spesso in pessime condizioni, essendo stati realizzati, per il 60 per cento, tra il 1600 e il 1800 e, per ben il 20 per cento, addirittura tra il 1200 e il 1500. Si tratta di strutture che hanno, quindi, bisogno di costose manutenzioni per essere adeguate alle normative vigenti. È da ricordare, peraltro, che vi sono strutture pronte ad entrare in funzione, ma manca il personale necessario. Serve, quindi, un monitoraggio complessivo dell'esistente per capire dove e come è possibile intervenire.
Ma il problema non è solo nell'edilizia carceraria. Il numero delle persone detenute è in continuo aumento, i detenuti nelle carceri italiane sono circa 68 mila, dei quali 25 mila stranieri. Nel 2000 erano circa 52 mila detenuti, di cui 14 mila stranieri. In dieci anni, dunque, i detenuti stranieri sono cresciuti di ben 11 mila unità e, tra gli immigrati, troviamo oltre 5 mila marocchini, oltre 3 mila rumeni e oltre 3 mila tunisini, tutte persone che hanno delle specializzazioni per i reati di droga, furti, magari in villa, prostituzione ed altro ancora.
Altro dato che dovrebbe farci riflettere è la concentrazione di detenuti stranieri nelle regioni del Nord con in testa la Valle d'Aosta e a seguire Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e infine Lombardia.
Il detenuto straniero è fonte di ulteriori problematiche legate alle difficoltà di rapporto e di convivenza, che derivano spesso dal fatto di non parlare l'italiano e di non conoscere le leggi e gli usi locali. A ciò si deve aggiungere che solo poco più della metà dei detenuti sono stati condannati in via definitiva, il che significa che molti sono ancora in attesa di giudizio. Per ultimo, sono circa 21 mila le persone che sono coinvolte nel fenomeno delle cosiddette porte girevoli.
Tutto ciò ci fa capire come sia complesso il sistema carcerario e che, se si vuole cambiarlo, occorre affrontare i problemi alla radice, senza lasciarsi prendere la mano. Occorre prendere delle decisioni, ma non condividiamo le scelte che ha fatto questo Governo e che vengono sostenute da una maggioranza anomala ed incapace di recepire le idee propositive della Lega Nord, anche quando queste sono condivisibili.
Noi proponiamo prima di tutto che, attraverso accordi bilaterali, gli immigrati possano scontare la pena nei loro Paesi di origine. Questo farebbe allentare la pressione e il sovraffollamento nelle carceri e, nel contempo, ridurre le spese per il mantenimento negli istituti. In secondo luogo, occorre procedere spediti per completare il piano carceri in modo da aumentare i posti disponibili. Non condividiamo quanto paventato dal Ministro e da alcuni esponenti della maggioranza di ricorrere all'amnistia o all'indulto. Già nel 2006, sotto il Governo Prodi, era stato approvato l'indulto con il voto favorevole dei partiti di destra e di sinistra; anche in quell'occasione solo la Lega Nord Padania si oppose in modo compatto ad un provvedimento che si rivelò inutile e dannoso. Pag. 23Inutile perché nel giro di breve tempo, poco più di un anno, si raggiunse di nuovo il limite di tolleranza relativamente alla capienza; dannoso perché molte delle persone che usufruirono del beneficio commisero nuovi reati a scapito della sicurezza dei cittadini. Quella sicurezza dei cittadini che è un bene prezioso e fondamentale su cui non possiamo transigere. Dobbiamo garantire la dignità delle persone detenute, ma, nel contempo, non possiamo dimenticare che dall'altra parte abbiamo cittadini onesti che non devono pagare le colpe di altri. E noi rimaniamo dalla parte di chi rispetta le regole. Amnistia e indulto da parte nostra non sono accettabili e non saranno accettati perché significa rimettere in libertà in maniera indiscriminata persone che molto spesso torneranno a delinquere. Così facendo si fa venir meno nello stesso tempo il principio della certezza della pena e l'effetto deterrente della pena stessa. Lo Stato ammette così la propria incapacità, si arrende di fronte alla criminalità, viene meno ai propri doveri nei confronti dei cittadini.
Ma veniamo al concreto e partiamo da ciò che può essere condiviso da tutti: il Comitato per la legislazione, nel dare il parere, sotto il profilo dell'omogeneità del contenuto del provvedimento, rileva che le disposizioni di cui agli articoli 3-bis e 3-ter che intervengono, rispettivamente, in materia di riparazione per ingiusta detenzione e in materia di ospedali psichiatrici giudiziari, non appaiono riconducibili né all'ambito materiale né alle finalità perseguite dal provvedimento in esame. Il Comitato permanente pareri della I Commissione dà parere favorevole, ma a condizione che sia soppresso l'articolo 3-bis, lo stesso che non è conferente, in quanto a materia, con le finalità del decreto-legge. L'articolo 3-bis prevede che la disciplina sull'ingiusta detenzione, la quale dà la possibilità di ottenere un indennizzo, possa essere applicata retroattivamente anche a quanti siano stati definitivamente prosciolti, con sentenza quindi passata in giudicato, tra il 1o luglio 1988 e il 24 ottobre 1989, data di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, creando così disparità di trattamento nei confronti dei soggetti potenzialmente beneficiari della norma i cui procedimenti siano stati definiti prima del 1o luglio 1988 e ciò in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione. Aggiungiamo noi che, relativamente allo stesso articolo 3-bis, non sussistono le condizioni della necessità e urgenza alla luce della disomogeneità del contenuto, della possibile incostituzionalità della norma e del fatto che all'articolo 3-bis non sussisterebbero le condizioni della necessità e dell'urgenza. Proponiamo, pertanto, che la norma venga stralciata. Oltre a tutto, il rappresentante del Governo, di fronte ad una specifica domanda in Commissione sulla motivazione e sull'origine della norma, non ha saputo dare risposta e si è dimostrato contrario, al pari di altri membri della maggioranza, alla norma stessa. Se non si vogliono lasciare dubbi, se si vogliono togliere tutti i dubbi, invitiamo il Ministro ad accogliere il nostro emendamento. Un'attenzione, viste le motivazioni, dovuta anche nell'interesse della trasparenza. Trasparenza che ci attendiamo quanto meno da questo Governo tecnico che deve dare una svolta. Non condividiamo l'impianto del decreto-legge e il fondamento su cui poggia.
In alcuni casi ci si affida alle camere di sicurezza piuttosto che al carcere, ma questo significa modificare le modalità della custodia. Nel caso delle celle di sicurezza occorre in primo luogo che quelle che vengono definite come idonee strutture nella disponibilità degli ufficiali o agenti di polizia giudiziaria siano appunto rese idonee e cioè a norma e adatte all'uso a cui sono destinate. Per far questo servono risorse, perché molto spesso sono inadeguate, spesso non usufruibili. Quello che maggiormente preoccupa, peraltro, è che un numero elevato di forze dell'ordine dovrà essere distolto dal servizio di monitoraggio del territorio per essere destinato al controllo dei trattenuti. Servono dunque più agenti, con una preparazione adeguata, una preparazione ad hoc, e più risorse per pagare eventuali straordinari del lavoro. A questo scopo torna utile un Pag. 24emendamento presentato originariamente dall'onorevole Orlando, disconosciuto e bocciato poi dalla maggioranza stessa e fatto proprio in Commissione dalla Lega Nord, che è stato ripresentato in Aula. Ma se questo non fosse accettato, vi sono altri emendamenti presentati dalla Lega Nord adatti allo scopo.
Non nascondiamo poi la nostra preoccupazione per quanto previsto dall'articolo 3, verso cui abbiamo dimostrato forte contrarietà. Viene elevata da 12 a 18 mesi la soglia di pena detentiva, anche residuale, per accedere alla detenzione domiciliare. Rimane invece fermo il termine del 31 dicembre 2013 come vigenza della norma e permangono le condizioni che limitano la detenzione presso il domicilio. Si presume che siano oltre 3.300 i detenuti che potranno beneficiarne, con un risparmio di oltre 350 mila euro giornalieri. Sull'argomento la Lega Nord ha sollevato notevoli perplessità. Anche in questo caso un numero elevato di forze dell'ordine dovrà essere distratto dai suoi compiti normali per essere destinato ai controlli di queste persone. Ebbene, noi abbiamo presentato molti emendamenti, anche integrativi, che sono stati accettati - almeno a parole - dal sottosegretario e quindi dal Governo, da illustri membri della maggioranza, se non da tutti, e quindi chiediamo al Governo e chiediamo alla maggioranza che si possano votare questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per domandarle di porre in votazione la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti riferiti al decreto-legge.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Chi chiede di parlare contro?

MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è chiaro che come gruppo della Lega non possiamo che schierarci contro questa proposta del PdL, che oltretutto sorprende. Chiedo anche un attimo di attenzione rispetto al Governo, perché il Governo si sta preparando a porre la questione di fiducia su un provvedimento che non è stato discusso in Commissione, se non in un modo assolutamente superficiale. Ci è stato impedito di portare avanti la discussione generale con un voto pochi minuti fa e adesso chiedete ancora di chiudere la discussione sul complesso degli emendamenti. Voi volete tappare la bocca e mettere un bavaglio all'opposizione in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Siamo già un'opposizione «piccolina», perché è stata fatta la grande coalizione e c'è una maggioranza politica che appoggia questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Infatti non si può entrare in quest'Aula e votare tutti i provvedimenti del Governo, bloccare le discussioni, votare le fiducie e poi andare in televisione dicendo: «Ma no, non è il nostro Governo» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Questo è il Governo PdL-PD-Terzo Polo ed anche, in alcune fiducie e in alcuni «no», dell'Italia dei Valori, che quando gli fa comodo vota la fiducia, la volta dopo non la rivota e, dopo, la vota ancora.
Adesso, rivolgo una domanda ai colleghi del PdL, con i quali abbiamo fatto un percorso, credo, costruttivo insieme, perlomeno per i primi due anni, prima che Futuro e Libertà decidesse di abbandonare l'impegno con gli elettori. Noi ci siamo presentati con un programma che metteva la sicurezza tra i primi punti e, adesso, voi ci bloccate perfino la possibilità di discutere, Pag. 25di entrare nel merito e fermare questo provvedimento, che va contro la sicurezza dei nostri cittadini, dei cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Io vi chiedo, in questo voto, perlomeno, un minimo di senso di responsabilità per permettere ad un'opposizione di 60 deputati di parlare ed esprimere le proprie idee e le proprie perplessità, che non vengono solo da noi, ma vengono da moltissimi colleghi dei diversi gruppi su questo provvedimento.
Nei tre anni precedenti, siamo stati accusati dal Partito Democratico di essere una maggioranza che non faceva parlare le opposizioni: adesso, avete paura di 60 deputati che vogliono semplicemente approfondire il problema e spiegare al Governo, che probabilmente è più abituato a stare nelle aule universitarie piuttosto che nelle strade, dove c'è chi spaccia, dove c'è chi fa furti, dove c'è chi mette in pericolo anche i nostri anziani e le nostre donne (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e vuole portare un provvedimento che lascia liberi questi delinquenti, portandoli agli arresti domiciliari e, dopo pochi minuti, sono liberi di girare tranquillamente sul nostro territorio.
Vi chiedo questo senso di responsabilità e di rispetto verso questo Parlamento, perlomeno, di far parlare gli eletti e di non farci imporre le cose da un Governo che non ha eletto nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

EDMONDO CIRIELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, è la seconda volta che mi capita, non condividendo un provvedimento che, invece, il mio gruppo sostiene, che non riesco a prendere la parola, perché legittimamente il gruppo della Lega, peraltro per motivi che io condivido, porta una battaglia parlamentare.
Io mi iscrivo a parlare, ad un certo punto, legittimamente, il Parlamento chiude la discussione: io non riesco a parlare in sede di discussione sulle linee generali, non riesco a parlare sul complesso degli emendamenti, e così, su provvedimenti importanti come la manovra economica non ho potuto esprimere il mio dissenso. Adesso su un altro provvedimento che, di fatto, è un'amnistia «mascherata» e, quindi, è un provvedimento importante dal punto di vista dell'impatto dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), non riesco ad esprimere quello che penso.
Pertanto, credo che, da questo punto di vista, anche il Regolamento della Camera, attraverso l'Ufficio di Presidenza, vada ripensato, perché deve essere data l'opportunità ai parlamentari che sono anche in dissenso, di poter esprimere la propria opinione, anche nella fase preliminare del dibattito.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cirielli. Recepisco la sua osservazione. Può essere opportuno cambiare il Regolamento, ma, finché il Regolamento è questo, io posso solo applicarlo.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ci sono due gruppi politici (Commenti del deputato Quartiani)...

MASSIMO POLLEDRI. È lui il Presidente!

PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Palomba. Prego.

FEDERICO PALOMBA. ...che si sono espressi contro questo provvedimento. Io ho denunciato già in Commissione vibratamente e, ieri, durante la discussione sulle linee generali, il fatto che la Camera sia privata delle sue prerogative, della sua possibilità di intervenire con tempi adeguati su questo provvedimento, perché il Senato lo ha trasmesso in ritardo e perché non deve essere cambiata neppure una Pag. 26virgola. Infatti, quattro stimati componenti del Partito Democratico hanno dovuto votare in Commissione contro un emendamento presentato dal responsabile giustizia del partito, allo scopo di non cambiarlo.
Signor Presidente, questa è una protesta anche se, la mia, non è una protesta clamorosa e «folcloristica» come quella che possono fare altri gruppi politici. La mia opposizione alla richiesta di chiusura della discussione è in funzione della dignità di questa Assemblea e della dignità complessiva della Camera, che è vulnerata dal fatto che i provvedimenti stanno venendo all'ultimo momento e noi siamo costretti a dare semplicemente un bollo, neanche di conformità, a provvedimenti che vengono fatti da altri e spesso non sono neppure provvedimenti tecnicamente, eticamente e giuridicamente accettabili, come l'indecente articolo 3-bis, introdotto da qualche manina lesta che al Senato aveva da garantire qualcuno, ma non a garantire altri, violando, a sua volta, il principio della parità. Ecco la ragione per la quale Italia dei Valori - esprimendo una posizione diversa dalla Lega, alla quale avrebbe da contestare il fatto che per otto anni su dieci ha lasciato marcire i problemi penitenziari - se lei, signor Presidente mi avesse dato la parola, avrebbe ritenuto che la discussione potesse ancora andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, le ho dato la parola sull'ordine dei lavori, lei è andato un po' oltre il tema, ma va bene la stesso.
Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, intervengo a favore della proposta avanzata dal collega Baldelli di chiedere la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti per le stesse ragioni che sono state prospettate qui in Aula, appena un'ora fa, con riferimento alle ragioni che hanno portato l'Aula a deliberare sulla chiusura della discussione sulle linee generali di questo provvedimento.
D'altra parte, è sufficiente leggere e dare una lettura veloce al resoconto stenografico della seduta notturna di ieri sulla discussione sulle linee generali di questo provvedimento per vedere e toccare con mano come gli interventi dei colleghi della Lega Nord, che naturalmente sono legittimati, stanno portando avanti una loro battaglia, sono interventi del tutto ripetitivi che tra l'altro mettono insieme questioni di merito, questioni di legittimità costituzionale, questioni che fanno riferimento a pareri delle Commissioni ma comunque ripetono, tutti, le stesse cose. D'altra parte, il gran numero di emendamenti, circa 500, rispetto ad un provvedimento importante, ma contenuto, quanto alle previsioni che poi ci accingiamo ad approvare, ci porta a dire che ci sono tutte le ragioni per andare verso un voto finale o verso la conclusione dell'esame di questo provvedimento.
Tra l'altro, il Senato ha già approfondito tutte le questioni. Il collega Palomba ha ricordato anche questa mattina che, ancora, non c'è il monocameralismo; ma non è questa la questione colleghi, noi parliamo molto di riforme che devono riguardare il funzionamento dei lavori dell'Aula; bene, cominciamo anche a lavorare in questa direzione o comunque con questa ottica. Il Senato ha approfondito tutte le ragioni, noi in Commissione, peraltro, abbiamo già detto come gruppo e come Terzo Polo, che l'impianto complessivo del provvedimento va bene, esso si muove nella direzione giusta. Insomma, i colleghi della Lega devono farsene una ragione; io adesso non ricordo bene il numero ma, su circa cinquanta voti di fiducia, almeno venti volte la Lega, attraverso i suoi rappresentanti, ha chiesto la chiusura della discussione. Quindi, i colleghi, che conoscono molto bene le regole non soltanto di funzionamento dell'Aula, ma anche le regole della dialettica parlamentare, sanno bene che, così come loro per tre anni e mezzo hanno, in qualche modo, impedito alle allora opposizioni di approfondire gli argomenti, adesso devono farsene una ragione se una maggioranza molto larga, molto ampia, in questo Parlamento intende Pag. 27sostenere una azione del Governo che secondo noi va nella direzione giusta, in particolare con riferimento a questo provvedimento che riguarda una situazione emergenziale che andava affrontata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla richiesta di chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti presentati.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevoli Calderisi, Casini, Lainati, Mondello, Cesare Marini, Colaninno...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 470
Votanti 459
Astenuti 11
Maggioranza 230
Hanno votato
388
Hanno votato
no 71).

Prendo atto che la deputata Polidori ha segnalato che non è riuscita a votare.
Avverto che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sul complesso degli emendamenti, la discussione potrebbe proseguire a norma dell'articolo 85, commi 4 e 6, del Regolamento.
Se non vi sono richieste di intervento, devo considerare esaurita la fase della discussione sul complesso degli emendamenti.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 4909)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Dino Piero Giarda. Ne ha facoltà.

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, ed articoli aggiuntivi (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore... colleghi!

DINO PIERO GIARDA, Ministro per i rapporti con il Parlamento.. ..dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania si grida: Vergogna!).

FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, vorrei che il Ministro Giarda non si allontanasse dall'Aula in questo modo, e neanche il Ministro Severino. Capisco l'importanza del presidente Bruno, se però gli onorevoli Ministri avessero la compiacenza, dopo aver posto per l'ennesima volta la questione di fiducia, almeno di prestare un minimo di attenzione alle nostre considerazioni gliene sarei grato (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
La prima considerazione è questa, Ministro Giarda, lei sa bene che non abbiamo alcun atteggiamento pregiudiziale contro questo Governo, ci avete però costretto, e ci costringete una volta di più, a votare contro la richiesta di fiducia. Non abbiamo niente contro questo Governo pregiudizialmente, tantomeno abbiamo qualcosa di personale nei suoi confronti o nei confronti del Ministro Severino, rispetto alla quale abbiamo avuto, anche pubblicamente, manifestazioni di apprezzamento sulle linee generali che intendeva dare alla propria attività ministeriale.
Non siamo invece convinti di questo provvedimento, e avremmo voluto dirlo in maniera articolata, avremmo voluto contribuire a migliorarne l'essenza - qualora Pag. 28fosse stato possibile - con una discussione approfondita, con gli emendamenti, con le correzioni necessarie.
Il punto politico, però, è un altro, è che sono già state chieste troppe fiducie a questa Camera. Silvio Berlusconi ne ha chieste cinquanta in tre anni, voi, in tre mesi, siete sulla stessa media, e questo non è accettabile, anche perché questo è un Governo che non ha avuto una piena e una sua propria legittimazione popolare, ma trova soltanto in quest'Aula, eventualmente, la propria legittimazione politica ed istituzionale.
E allora, proprio per questo, dovrebbe - e io dico deve - essere quanto mai attento alle esigenze del Parlamento, dei gruppi parlamentari, dei singoli deputati. Per questo noi non apprezziamo questa richiesta di fiducia. Tuttavia, voglio dire anche agli amici della Lega, che sono un tantino troppo... disinvolti: fino a tre mesi fa hanno accettato che vergognosamente, ogni volta, venisse interrotta la discussione in quest'Aula, e oggi si ergono a paladini della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Non è con questa disinvoltura che si va avanti. Bisogna essere seri e coerenti come lo siamo stati noi prima, durante, e lo saremo anche domani. Per questo diciamo che non ci dimentichiamo di quello che hanno fatto loro in maggioranza e non ci dimentichiamo nemmeno noi di essere stati sempre all'opposizione, ogni volta vituperati e ridotti nella possibilità di espressione democratica e nella possibilità di contribuire al miglioramento dei provvedimenti.
Per questo, posso soltanto anticipare quello che sarà il nostro atteggiamento: ci costringete ancora una volta a negarvi il voto di fiducia. Questa non è la strada per conquistare la fiducia dell'Italia dei Valori, ma probabilmente neanche quella dell'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

GIANLUCA BUONANNO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, inizio subito l'intervento ricordando che quando il Governo precedente poneva la questione di fiducia, vi era un programma sottoscritto, vi erano punti da raggiungere e il Governo era stato eletto dai cittadini, non era stato nominato dal Presidente della Repubblica e dai banchieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Noi siamo qua a dire chiaramente che questa fiducia, con una maggioranza trasversale nata da un inciucio incredibile, non è altro che uno scandalo! Se avete paura della Lega, fate bene ad avere paura dell'unico movimento, qui, in Parlamento, che fa l'opposizione vera, perché tutti gli altri sono d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) a fare in modo che in questo Paese si faccia quello che si vuole, tanto comunque c'è Monti che è il factotum di tutto, fa da specchietto per le allodole, fa in modo che, se domani mattina il Governo Monti decide di mettere la tassa sui gatti, voi votate la tassa sui gatti e su qualsiasi cosa!
Il provvedimento «svuota carceri» è simile veramente a quello dell'indulto del 2006. Sento in quest'Aula gente che chiede più sicurezza, quando con l'indulto hanno fatto uscire quasi 30 mila delinquenti! E adesso con lo «svuota carceri» ne escono subito 3 mila e 500: a prova di che cosa? Chi fa l'amministratore locale come me, che faccio il sindaco - e adesso non parlo come deputato - vede le cose tutti i giorni! Andate a parlare con i carabinieri, con la polizia o con i sindacati dei carabinieri e della polizia, e sentite cosa dicono su questo provvedimento: che è un provvedimento pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), e voi parlate di sicurezza!
E lei, Ministro, quando le parla un deputato, lo guardi! Non faccia il «di più»! È il Ministro della giustizia! Guardi anche quello che succede alle sezioni staccate dei tribunali, che voi volete chiudere! E volete far pagare i giudici di pace ai sindaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) perché non siete capaci neanche di mantenere la struttura! Pag. 29
Questo è quello che volete fare: è un'Italia che va avanti o è un'Italia che va indietro? Invece di fare uscire la gente dalle carceri, mandi qualcuno a pulire qua fuori tutta la sporcizia che c'è nella piazza!

PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, si rivolga alla Presidenza e non al Governo.

GIANLUCA BUONANNO. È una vergogna! Li vada a fare spalare la neve - la neve! - perché a Roma non hanno ancora capito che il sale si mette prima, non dopo che la neve è venuta giù! E quando vengono giù quattro centimetri di neve (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Sarubbi), non siamo a Helsinki!
Il nord d'Italia è diverso da qua: per fortuna abbiamo un'altra mentalità e voi vi vergognate ancora una volta con una fiducia che è una vergogna! Voi state a sentire gli ordini dei banchieri e state a sentire quello che è il vostro - diciamo così - programma, che va da Berlusconi a braccetto con Bersani.
L'unico vero movimento che è coerente con quello che ha detto, con i voti che ha preso e con quello che vuole fare ha un solo nome e cognome: Lega Nord per l'indipendenza della Padania. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!

GUIDO MELIS. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDO MELIS. Signor Presidente, il Partito Democratico riconosce le ragioni di emergenza che presiedono all'iter di questo provvedimento e ne condivide le linee fondamentali.
Noi denunciamo da molto tempo la situazione drammatica delle carceri italiane. Non mi dilungherò sui numeri perché sono stati detti da molti colleghi. Rispetto a questa gravissima situazione, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare non costituisce - lo sappiamo bene - una risposta definitiva, ma perlomeno inverte la tendenza di una politica volta, in passato, ad aggravare i termini del problema e indica una via d'uscita.
Sono cinque i punti che ci hanno convinto.
In primo luogo, si contrasta l'effetto «porta girevole», scegliendo la strada della custodia alternativa sia nella forma degli arresti domiciliari, sia in quella della temporanea custodia presso strutture diverse dal carcere. Ciò comporta due conseguenze: diminuisce la pressione ed evita che chi è ancora in attesa di giudizio, e dunque virtualmente innocente secondo la Costituzione, venga sottoposto al pericoloso contagio in ambienti degradati, in condizione di detenzione, talvolta essi stessi produttori di affiliazione criminosa.
In secondo luogo, si abbattono i costi derivanti dal ricovero breve in carcere che oggi implica l'impiego di risorse finanziarie e umane. Quanto ai timori circa la sicurezza di cui ha parlato l'opposizione, mi rifaccio alla nota scritta ieri da Luigi Manconi sul giornale Il Foglio, citando soltanto un dato: nel 2011 di 20.314 detenuti in detenzione domiciliare solo lo 0,81 per cento ha commesso reati durante il periodo della suddetta detenzione. Quindi, la detenzione domiciliare è efficace.
In terzo luogo, si abbrevia la fase finale in carcere della detenzione, quella in cui il detenuto ha ormai scontato gran parte della pena. Consentendone l'esecuzione fuori dal carcere il detenuto si presenta come un soggetto meno a rischio di prima.
In quarto luogo, si sopprimono gli ospedali psichiatrici giudiziari, veri lager, umiliante residuo di una concezione della pena e della cura della malattia mentale che ripugna la civiltà giuridica e la concezione stessa della psichiatria moderna.
In quinto luogo, si consente ai parlamentari europei di esercitare le stesse prerogative ispettive dei parlamentari italiani, accendendo un altro faro sulla realtà del carcere e avviando una prassi che, in presenza di una elevatissima Pag. 30quota di stranieri detenuti, appare a me più che opportuna. Aggiungo anzi un suggerimento al Ministro, se mi è consentito. Si adoperi, insieme al collega degli esteri, perché questa prerogativa sia riconosciuta in tutti i Paesi dell'Unione europea e realizzi, meglio di quanto accade oggi, un sistema di accordi per restituire i detenuti stranieri, che spesso lo chiedono, ai Paesi d'origine.
Naturalmente, il provvedimento in esame dovrà essere accompagnato da opportune politiche. Raccomando, in particolare, al Governo di seguire la delicata fase del passaggio degli OPG alle strutture regionali e sanitarie, garantendo la prosecuzione dei progetti di reinserimento terapeutico di molti detenuti oggi già in atto.
Per quanto riguarda la custodia provvisoria - a proposito della quale conosco i dati rassicuranti forniti dal Governo - già oggi i luoghi idonei sarebbero più di mille. Raccomando di vigilare sull'effettiva idoneità di questi luoghi e sulla preparazione del personale, eventualmente anche introducendo, come qualcuno ha suggerito, la figura di un garante dei detenuti nei commissariati e nelle questure interessate.
Signor Ministro, riconosciamo validità al provvedimento da lei proposto, ne condividiamo largamente le finalità, ne apprezziamo la concretezza ed il realismo che lo ispirano. Naturalmente, ciò non toglie che la questione carceraria italiana resta, anche dopo il disegno di legge in esame, drammaticamente aperta. Risolverla implica, a nostro avviso, continuità di propositi nel tempo e coerenza politica nell'azione, una depenalizzazione convinta, un'effettiva modernizzazione delle strutture, una politica del personale adeguata, sia a livello di nuovi concorsi per le varie categorie, sia a livello di formazione professionale.
Dobbiamo ridurre la quantità di carcerazione in questo Paese e rendere la vita del carcere più umana, in linea con la Costituzione, così come ci chiede l'Europa e, se mi permette, come pretende la nostra stessa coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. A seguito della decisione del Governo di porre la questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata al piano Aula alle ore 12 per l'organizzazione del seguito del dibattito.
Sospendo la seduta che riprenderà al termine della predetta riunione.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 12,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente articolazione dei lavori a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 4909 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato - Scadenza 20 febbraio 2012), nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.
Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno inizio a partire dalle ore 10,15 di domani, giovedì 9 febbraio; seguirà dalle ore 12 la votazione per appello nominale sulla fiducia.
Al termine della votazione per appello nominale, alle ore 14,30, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sugli interventi relativi all'eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l'Italia.
Seguirà la svolgimento di interpellanze urgenti. Pag. 31
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno sul citato disegno di legge di conversione n. 4909 è fissato alle ore 18 di oggi. L'esame dei medesimi ordini del giorno avrà luogo martedì 14 febbraio, dalle ore 15. Seguiranno, alle ore 18, le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Attorno alle 19,30 avrà luogo la votazione finale.
Seguirà l'esame degli altri argomenti già previsti in calendario. Preciso, a tal fine, che dopo il disegno di legge n. 4933 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, recante disposizioni urgenti in materia di composizione delle crisi da sovraindebitamento e disciplina del processo civile (approvato dal Senato - ove concluso dalla Commissione - Scadenza 20 febbraio 2012) -, sarà previsto l'esame del disegno di legge di ratifica n. 4935 - Ratifica ed esecuzione del Trattato tra gli Stati membri dell'Unione europea e la Repubblica di Croazia, relativo all'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, e dell'Atto relativo alle condizioni di adesione, con allegati, protocollo, Atto finale, dichiarazioni e scambio di lettere, fatto a Bruxelles il 9 dicembre 2011 -, nonché il seguito dell'esame delle mozioni Della Vedova e Toto n. 1-00828, Monai ed altri n. 1-00834, Misiti ed altri n. 1-00835, Moffa ed altri n. 1-00836, Lanzillotta ed altri n. 1-00837, Lo Monte ed altri n. 1-00838, Dozzo ed altri n. 1-00839, Galletti ed altri n. 1-00840, Valducci ed altri n. 1-00841 e Meta ed altri n. 1-00844 concernenti iniziative volte a favorire lo sviluppo delle reti a banda larga.
L'esame dei disegni di legge n. 4250 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, firmato a Pechino il 4 dicembre 2004, con Nota di interpretazione dell'articolo 10 fatta il 19 marzo 2008 ed il 10 aprile 2008 (Approvato dal Senato) - e n. 4878 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica dell'Accordo sui trasporti aerei tra gli Stati Uniti d'America, l'Unione Europea e i suoi Stati membri, firmato il 25 e 30 aprile 2007, con Allegati, fatto a Lussemburgo il 24 giugno 2010 (Approvato dal Senato) - avrà luogo da mercoledì 15 febbraio, dopo gli altri argomenti già previsti in calendario.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei disegni di legge di ratifica nn. 4935, 4250 e 4878 sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,46)

ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA LULLI. Signor Presidente, intervengo per chiedere, attraverso lei, un'informativa urgente del Governo per l'emergenza gas, che è un problema che riguarda il sistema imprenditoriale italiano in modo serio oltre che le famiglie. Le dichiarazioni che abbiamo ascoltato non ci rassicurano e vorremmo capire la strategia del Governo in merito a questi fatti.
Se domani, durante l'informativa urgente sulle questioni del maltempo, fosse possibile abbinare anche tale informativa sarebbe gradito. Altrimenti, ci rimettiamo ovviamente alla Presidenza per avere l'informativa quanto prima, vista l'urgenza della questione.

RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELLO VIGNALI. Signor Presidente, intervengo per sostenere questa richiesta di informativa urgente del Governo sull'emergenza gas, che rischia di penalizzare fortemente tra l'altro il PIL del Paese, oltre che la sicurezza degli approvvigionamenti per le famiglie. Ieri le aziende cosiddette «gas intensive» hanno dichiarato che tre giorni di fermo equivalgono ad un punto di PIL in meno. Le stime si Pag. 32possono prendere anche con beneficio di inventario, ma in ogni caso il problema resta.
Da questo punto di vista, mi associo anche alla proposta che ha fatto il collega Lulli, nel senso di unificare, se possibile, questa informativa urgente del Governo con l'altra sulla situazione del maltempo prevista per domani, chiedendo anche però al Governo possibilmente la presenza del Ministro Passera che su questi temi ha la competenza diretta.

PRESIDENTE. La Presidenza si attiverà sicuramente per cercare di accontentare le richieste, anche alla luce del fatto che domani comunque si tratta di un altro «comparto» che però potrebbe tranquillamente, con la disponibilità del Governo, allargarsi.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 9 febbraio 2012, alle 10,15:

1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 3074 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri (Approvato dal Senato) (C. 4909).
- Relatori:
Ferranti e Vitali, per la maggioranza; Nicola Molteni, di minoranza.

(ore 14,30)

2. - Informativa urgente del Governo sugli interventi relativi all'eccezionale ondata di maltempo che ha interessato l'Italia e sulle connesse problematiche relative all'approvvigionamento del gas.

3. - Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 12,50.

Pag. 33

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA NN. 4935, 4250, 4878

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 14 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 26 minuti
Popolo della Libertà 15 minuti
Partito Democratico 15 minuti
Lega Nord Padania 17 minuti
Unione di Centro per il Terzo Polo 6 minuti
Popolo e Territorio 5 minuti
Futuro e Libertà per il Terzo Polo 5 minuti
Italia dei Valori 5 minuti
Misto: 18 minuti
Grande Sud - PPA 2 minuti
Alleanza per l'Italia 2 minuti
Liberali per l'Italia-PLI 2 minuti
Fareitalia per la Costituente Popolare 2 minuti
Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud 2 minuti
Liberal Democratici-MAIE 2 minuti
Minoranze linguistiche 2 minuti
Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia 2 minuti
Repubblicani-Azionisti 2 minuti

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4909 - chiusura discussione ge 416 411 5 206 355 56 32 Appr.
2 Nom. Chiusura discussione compl. em. 470 459 11 230 388 71 30 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.