XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 16 febbraio 2012

TESTO AGGIORNATO AL 29 FEBBRAIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
il 13 febbraio 2012 sono stati presentati a Milano i risultati di un sondaggio condotto su un campione di mille ragazzi over 13 promosso dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia nell'ambito del progetto scientifico «Scegli Tu» dal quale emergono dati preoccupanti circa la diffusa disinformazione dei giovanissimi in materia di rapporti sessuali e sistemi contraccettivi (vedasi La Repubblica del 14 febbraio 2012);
tra i vari elementi di rilievo, si segnala che il 59 per cento dei ragazzi ignora le regole basilari inerenti la sfera sessuale e la sessualità, in particolare: il 27 per cento crede che la pillola sia adatta solo alle maggiorenni; il 23 per cento pensa che la visita ginecologica sia impossibile per una ragazza vergine; il 71 per cento si crede al riparo dalle malattie sessualmente trasmissibili perché si fida del partner; il 28 per cento adotta meno precauzioni dopo il primo rapporto sessuale; il 54 per cento si affida alla contraccezione di emergenza (che nel 2011 ha registrato un incremento di quattro punti percentuali, con 357.800 unità vendute, di cui la metà alle ragazze sotto i venti anni) e così via;
a fronte di insufficienti canali istituzionali, sempre più numerosi sono i ragazzi che ricevono precocemente stimoli sessuali - spesso traviati - da internet, dalla televisione e dai coetanei, stimoli che sarebbe opportuno bilanciare con un tipo di informazione scientifica, quale strumento di «alfabetizzazione» alla salute e alla promozione di stili di vita corretti, anche in campo riproduttivo e sessuale;
dal report 2010 del centro operativo Aids dell'Istituto superiore della sanità, circa quattromila persone si infettano ogni anno con HIV. Di queste, il novanta per cento contrae il virus per via sessuale, a differenza di quanto accadeva nel primo decennio di vita dell'epidemia, quando il 70 per cento la contraeva attraverso la tossicodipendenza;
uno stato laico deve - in linea con le altre nazioni progredite ove si è da tempo intrapresa un'opera di informazione ed educazione sanitaria - impegnarsi a garantire tutte le politiche a tutela della salute dei cittadini ed, in particolare, delle fasce economicamente o culturalmente più fragili, quali gli adolescenti,


impegna il Governo


a sostenere, nell'ambito della propria competenza e nel pieno rispetto dell'autonomia didattica degli istituti scolastici, campagne e programmi di informazione, mirati ad una concreta prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili tra i preadolescenti e gli adolescenti, nonché ad incoraggiare comportamenti sessualmente responsabili e consapevoli, promuovendo all'interno del progetto educativo, la conoscenza di tutti gli strumenti di prevenzione e di difesa dalle malattie sessualmente trasmissibili.
(1-00870)
«Farina Coscioni, Marini, Sbrollini, Pes, Bossa, Duilio, Vannucci, Melis, Baretta, Agostini, Maurizio Turco, Zamparutti, Bernardini, Beltrandi, Burtone».

Risoluzione in Commissione:

La XI Commissione,
premesso che:
l'articolo 12 del decreto legislativo 23 febbraio 2000, n. 38, ha modificato il decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, introducendo l'«infortunio

in itinere», già precedentemente riconosciuto sulla base di interpretazioni giurisprudenziali;
il quadro normativo così riformato ha pertanto affermato la tutela dell'infortunio subito dal lavoratore assicurato nel normale percorso dalla dimora abituale al lavoro e ritorno, sia che avvenga a piedi sia con mezzi pubblici. Per quanto riguarda il mezzo privato, invece, l'uso deve essere motivato da ragioni di necessità, come la mancanza o inadeguatezza dei mezzi pubblici;
di conseguenza, la scelta della bicicletta per recarsi al lavoro è considerata alla stregua di qualsiasi altro mezzo privato (auto, motociclo);
pur sussistendo tutti gli altri elementi previsti dalla legge, è a tutt'oggi negato l'indennizzo del ciclista che subisce un infortunio in itinere;
l'uso della bicicletta può essere reso necessario da motivi personali ed economici importanti;
l'incentivazione della bicicletta rientra a pieno titolo nell'ambito delle politiche a sostegno della mobilità sostenibile e, pertanto, è necessario promuovere, in ogni possibile ambito legislativo ed amministrativo, provvedimenti che ne favoriscano e ne tutelino l'uso,


impegna il Governo


a promuovere, per quanto di sua competenza, una modifica della norma in materia di tutela del lavoratore durante il tragitto casa-lavoro, al fine di estendere, anche a chi utilizza la bicicletta, i benefìci contenuti nell'articolo 12 del citato decreto legislativo n. 38 del 2000, che prevede la copertura assicurativa per chi utilizza un mezzo di trasporto privato, sia nel caso in cui l'uso della bicicletta sia «necessitato», sia nei casi di percorsi brevi o di utilizzo del mezzo pubblico.
(7-00786) «Miglioli, Bratti, Boccuzzi, Motta».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:

ANIELLO FORMISANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
i recenti eventi calamitosi verificatisi con eccezionali precipitazioni nevose hanno completamente devastato l'intera provincia di Frosinone, con numerose località rimaste completamente isolate per molti giorni, senza energia elettrica e ogni forma di assistenza, causando inoltre ingentissimi danni all'intero apparato produttivo locale, colpito pesantemente in ogni suo comparto;
dalle prime stime i danni economici occorsi alle varie imprese che operano nel territorio sarebbero di diversi svariati milioni di euro, superando ampiamente i 50 milioni;
dopo le prime operazioni effettuate sui luoghi coinvolti dall'alluvione per tamponare l'emergenza, allo stato attuale la situazione nell'area interessata dal disastro presenta notevoli criticità, con la necessità di interventi rapidi per la messa in sicurezza di numerose zone del territorio frusinate, criticità che costituiscono un serio pericolo anche e soprattutto in ragione dei prossimi eventi meteorologici invernali;
a seguito dell'alluvione, la provincia e la regione Lazio hanno provveduto a richiedere la dichiarazione dello stato di emergenza, mentre ad oggi non risulta, invece, disposto alcun intervento in tal senso da parte del Governo;
è necessario un intervento chiaro e deciso: l'impegno di risorse per affrontare

la fase d'emergenza, che ancora oggi persiste, nonché un intervento strutturale per realizzare quanto necessario al monitoraggio e alla messa in sicurezza di tutto il comprensorio dei comuni colpiti dagli eventi nevosi;
risulta, inoltre, improrogabile un celere ripristino della normalità per rimettere in moto l'economia della zona che, già fortemente compromessa dalla crisi economica in corso, rischia il definitivo collasso -:
se non ritengano di assumere ogni iniziativa di competenza per il riconoscimento dello stato di emergenza nelle zone della provincia di Frosinone interessate dai recenti fenomeni meteorologici;
se non ritengano opportuno assumere iniziative, anche normative, volte a garantire le risorse necessarie a far fronte all'emergenza, ad adottare i conseguenti piani di recupero e messa in sicurezza del territorio e ad indennizzare le popolazioni e soprattutto la numerosissime imprese colpite e danneggiate.
(3-02108)

GALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
durante la messa in onda, sulla rete nazionale RAI 1, della prima serata del «Festival della Canzone italiana» di Sanremo, è stato concesso uno spazio di 60 minuti all'ospite Celentano Adriano, e l'esibizione dello stesso poco o nulla ha avuto a che vedere con il tema della manifestazione, anzi il suo intervento è sfociato in una serie di affermazioni irriverenti e lesive dell'immagine di alcune testate giornalistiche, di singoli giornalisti, del Governo in carica e della Consulta;
per tale «performance» e per le restanti due serate il cantante ha ricevuto, secondo i molti articoli di stampa, un compenso di 750.000 euro, i quali, indipendentemente dalla destinazione che egli intenderà darne sono comunque un esborso di denaro pubblico, effettuato dalla televisione di Stato;
oltre a rappresentare affermazioni di tipo personale, esse assumono non solo un carattere offensivo nei confronti di persone e società private, ma coinvolgono istituzioni, in special modo una delle massime istituzioni Costituzionali, quali la Consulta;
appare quanto mai singolare che la televisione di Stato paghi un compenso di tale portata per permettere ad un privato cittadino, per quanto celebre, di effettuare una sua campagna di informazione politica senza contraddittorio;
lo sdegno dei cittadini si è ampiamente manifestato sia attraverso i fischi della platea dell'Ariston che nei moltissimi messaggi via internet su vari siti, confermando la non aderenza ai canoni di civiltà del Celentano;
la responsabilità delle scelte rispetto sia alla partecipazione del Celentano che al compenso da corrispondere allo stesso sono riconducibili al Consiglio di Amministrazione RAI -:
quale sia il compenso corrisposto a Morandi Gianni e a Celentano Adriano per la loro partecipazione al festival di Sanremo e se tale compenso non sia da considerarsi «fuori linea» rispetto ai criteri di efficienza ed economicità della gestione stabiliti dal contratto di servizio e al più generale intento di riduzione degli sprechi della spesa pubblica;
quali siano i termini del contratto che è stato sottoscritto tra la Rai e i signori sopra citati.
(3-02109)

Interrogazioni a risposta scritta:

MARIANI, BRAGA, BRATTI e MARGIOTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro

dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società SOGESID s.p.a. era stata istituita, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo 3 aprile 1993, n. 96, successivamente modificato dall'articolo 20 del decreto-legge 8 febbraio 1995, n. 32, convertito dalla legge del 7 aprile 1995, n. 104, allo scopo di affidare alla stessa, in regime di concessione, gli impianti idrici già detenuti dalla Cassa del Mezzogiorno;
nel corso degli anni la SOGESID s.p.a., ha visto continuamente ampliate le sue competenze e le peculiarità relative alle modalità e agli strumenti di intervento, grazie a successivi passaggi normativi:
l'articolo 10 della legge 10 agosto 1995, n. 341, ha stabilito che il Ministero delle infrastrutture dei trasporti per quanto attiene alle funzioni di istruttoria, supporto tecnico, organizzazione e monitoraggio nel settore idrico, possa avvalersi della SOGESID;
l'articolo 3 del decreto legislativo n. 163 del 2006 ha inserito la SOGESID nel novero di quei soggetti che non sono tenuti ad espletare le procedure di evidenza pubblica per lo svolgimento delle attività ad essa affidate;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), ne ha disposto, all'articolo 1, comma 503, la trasformazione in una società in house, cioè un ente strumentale alle finalità ed alle esigenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, consentendo, in forza di tale trasformazione, che alla SOGESID s.p.a. fossero trasferite molte competenze istituzionali del Ministero;
attualmente, quindi, l'operato della SOGESID s.p.a. insiste nei più svariati settori - quali l'assistenza tecnica alle varie direzioni generali del Ministero, inclusa la direzione VIA, la definizione di interventi di messa in sicurezza e bonifica di siti contaminati di interesse nazionale, il supporto alla redazione dei piani di tutela delle acque e talvolta a quelli di monitoraggio, senza peraltro il coinvolgimento delle ARPA, che di tali attività sono titolari, la partecipazione a tavoli tecnici, forum e progetti internazionali in materia di risorse idriche, anche con funzioni di rappresentanza, lo svolgimento di campagne informative in materia ambientale, il monitoraggio e la vigilanza in materia di rifiuti -, per i quali sono evidenti i profili di sovrapposizione con le competenze istituzionali attribuite all'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA);
tale sovrapposizione di ruoli e di attività risulta palesemente contraddittoria rispetto all'esigenza di utilizzare al meglio le risorse umane, tecniche ed economiche della pubblica amministrazione;
ancor più grave è il fatto che le attività affidate dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a SOGESID s.p.a. vengano nella maggioranza dei casi subappaltate da quest'ultima a soggetti terzi, e che la SOGESID s.p.a. possa, in questo modo, sottrarsi di fatto a norme dello Stato e procedure, soprattutto in materia di personale;
solo nell'ultimo anno la SOGESID, come riportato nell'articolo del 14 febbraio 2012 del quotidiano Italia Oggi, ha assegnato 203 consulenze, per un valore complessivo di 4 milioni e 359 mila euro;
infine, a giudizio degli interroganti la circostanza che SOGESID svolga anche attività di progettazione esecutiva e direzione lavori porta, da un lato, a situazioni di conflitto d'interessi in relazione ai compiti autorizzativi e di controllo attribuiti al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dall'altro, a gravi distorsioni sul mercato della progettazione, con serie difficoltà per i professionisti e le imprese operanti soprattutto nel settore dell'ingegneria ambientale;
il Governo nell'incentivare misure a favore della concorrenza ha imposto ad enti locali e regioni di limitare il ricorso a

procedure di affidamento in house ed in tal senso è auspicabile che tale orientamento sia applicato anche dalle istituzioni centrali assieme alla dovuta trasparenza -:
se il Governo non ritenga necessario assumere iniziative, anche normative, per rivedere ruolo, competenze, risorse e quadro amministrativo della società SOGESID s.p.a. formalmente strumento in house dei Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico, ma il cui capitale è interamente affidato al Ministero dell'economia e delle finanze, in modo da garantire che il suo operato sia improntato alla massima trasparenza, anche favorendo azioni di valutazione e di controllo, in particolare per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse e la pubblicità degli atti.
(4-14960)

ROSSA e TULLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 5 del decreto-legge n. 201 del 2011 convertito dalla legge n. 214 del 2011 regolamenta i nuovi criteri di calcolo e le nuove modalità di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), ovvero quello strumento attualmente usato ai fini dell'accesso a prestazioni e servizi sociali e alle tariffe agevolate;
tale articolo attribuisce alla Presidenza del Consiglio dei ministri la facoltà di rivedere i criteri dell'ISEE entro il 31 maggio 2012, dopo aver sentito le commissioni parlamentari competenti;
il testo fissa la revisione dei criteri di calcolo e l'elencazione delle agevolazioni, benefici, prestazioni a cui applicare il nuovo ISEE dal gennaio 2013;
attualmente l'ISEE è applicato per un numero molto limitato di servizi sociali e benefici, mentre viene escluso per altri. Per l'accesso a prestazioni monetarie (pensioni, assegni indennità) e altri servizi si fa abitualmente riferimento al reddito personale o, per alcune provvidenze o maggiorazioni, anche quello del coniuge. Nessuna agevolazione fiscale è attualmente legata all'ISEE; alcuni benefici fiscali sono esclusi o rimodulati al di sopra di prefissate soglie reddituali (esempio carichi di famiglia) personali;
nel calcolo del futuro ISE (situazione economica) peserà maggiormente la componente del patrimonio di ciascun componente del nucleo senza far alcun riferimento all'eventuale ISE personale;
per «patrimonio» abitualmente si considera quello mobiliare e quello immobiliare e cioè titoli e depositi bancari, abitazioni, terreni e altro: si terrà quindi in maggiore considerazione ciò che una famiglia, nella sua interezza, possiede in termini di ricchezza;
contribuiranno al reddito anche somme che attualmente non entrano nel computo, perché esentate dall'imposizione fiscale: le provvidenze assistenziali agli invalidi civili, ai ciechi e ai sordi, alcune borse di studio, l'assegno sociale;
nella formulazione di criteri di calcolo dell'ISEE si dovrà tenere conto dei carichi familiari «in particolare dei figli successivi al secondo»; e della presenza nel nucleo familiare di una persona con disabilità;
l'articolo 5, prevede espressamente l'emanazione di decreto applicativo che elenchi le «situazioni» alle quali verrà applicato il nuovo ISEE, ovvero: le agevolazioni fiscali (esempio carichi di famiglia, spese di assistenza, e altro), le agevolazioni tariffarie (elettricità, gas, asporto rifiuti), le provvidenze di natura assistenziale (esempio pensione e indennità per gli invalidi civili, assegni e pensioni sociali e altro);
si presume che l'ISEE sarà applicato anche a situazioni in cui finora non sono previsti i limiti reddituali: il caso più evidente è quello dell'indennità di accompagnamento a ciechi, invalidi civili, sordi

con la conseguenza che una parte di attuali titolari potrebbe perdere il diritto all'indennità di accompagnamento;
dal primo gennaio 2013, le agevolazioni non potranno più essere riconosciute alle persone in possesso di un ISEE superiore alla soglia individuata con il decreto stesso -:
se il Governo non ritenga necessario valutare l'opportunità di rivedere i criteri di calcolo e le modalità di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), rimuovendo dal computo complessivo l'indennità di accompagnamento.
(4-14965)

EVANGELISTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
a margine di un convegno svoltosi a Milano lo scorso 28 gennaio, è stata annunciata la decisione del Governo di chiudere l'Agenzia per il Volontariato che ha sede a Milano. «Ci dispiace ma bisognava fare per forza questa operazione. Fare un'altra authority non sarebbe stato possibile. Tenerla in vita così come è sarebbe stata la riprova che in Italia non si può chiudere niente... L'Agenzia non ha né i compiti, né soprattutto le risorse per fare quello che un'authority potrebbe fare»;
successivamente, nel corso di un'audizione presso la Commissione affari sociali della Camera dei deputati, il Ministro interrogato ha dichiarato in relazione alla notizia della possibile chiusura dell'Agenzia: «Se sarà così, me ne assumerò la responsabilità, ma la decisione non è presa.» e inoltre «sarà difficile metterci dei soldi... i compiti di controllo, coordinamento e certificazione dei bilanci è giusto che a farli sia il ministero... il percorso non è chiuso e sarà trasparente»;
lo staff dell'Agenzia per il terzo settore avrebbe dovuto contare su trentacinque persone che regione Lombardia, provincia e comune di Milano avrebbero dovuto distaccare, ma a tutt'oggi può contare su dodici persone ed opera in regime di prorogano, essendo quindi già ampiamente ridimensionata;
l'Agenzia è un soggetto trasversale a diversi Ministeri, ha un bilancio di un milione e 200mila euro e consiglieri che lavorano a titolo gratuito ed è considerata uno strumento efficace e in grado di elaborare documenti, idee e proposte in collaborazione con il mondo accademico e con esperti del terzo settore;
la situazione economica attraversa senza dubbio una fase difficile ma, nel contesto dell'intervento paventato dalle dichiarazioni del Ministro, molte realtà afferenti alla cooperazione sociale, al volontariato e al mondo dell'associazionismo potrebbero subire un duro contraccolpo, e per un tale intervento potrebbe rappresentare un pesante macigno -:
se non si ritenga di rivedere la decisione di cui in premessa, anche alla luce delle preoccupazioni espresse da tutte le realtà coinvolte.
(4-14967)

DI PIETRO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
Gabriella Alemanno, sorella del sindaco di Roma Gianni Alemanno, è stata nominata dal Governo Berlusconi direttore dell'Agenzia del territorio dal luglio 2008;
le spese di rappresentanza dell'Agenzia del territorio sono passate da 80 mila euro a un milione nel 2010 per sfiorare, secondo le previsioni per il 2011, il milione e mezzo;
il Fatto Quotidiano ha recuperato e messo a disposizione sul sito internet centinaia di pagine di note spese originali dell'Agenzia del territorio;
tra le spese sopra citate destano perplessità pranzi, convegni e gioielli tutti pagati con soldi pubblici;

la linea della sobrietà richiesta alle strutture che dipendono dal Ministero dell'economia e delle finanze e dalla Presidenza del Consiglio ed invocata al fine di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica è palesemente disattesa;
il Presidente del Consiglio «in considerazione della primaria esigenza di rispettare gli obiettivi di finanza pubblica», ha diramato l'8 febbraio 2012 una circolare a tutte le strutture che dipendono dal Ministero dell'economia e delle finanze, al dichiarato fine di «assicurare l'economicità e l'efficienza nell'azione amministrativa»,
il fine della circolare è anche quello di «evitare spese non indispensabili o non ricollegabili in modo diretto ed immediato ai fini pubblici assegnati alle singole strutture amministrative, astenendosi dall'effettuare spese di rappresentanza, ed evitando di organizzare convegni, o altri eventi non strettamente indispensabili»;
il 3 febbraio 2012 Gabriella Alemanno è stata confermata alla dirigenza dell'Agenzia del territorio -:
se il Governo non ritenga opportuno valutare i fatti esposti in premessa e se, a fronte di quello che all'interrogante appare uno sperpero di denaro pubblico, non ritenga necessario revocare la nomina di Gabriella Alemanno a direttore dell'Agenzia del territorio.
(4-14973)

LARATTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la famiglia Politano, di Paola (CS), è stata quasi completamente distrutta dal cancro;
la famiglia viveva da anni in un'abitazione adiacente ad un centralina per i servizi telefonici. L'unica superstite, Antonella Politano, da dieci anni si batte per mantenere la promessa che fece al padre in punto di morte: ottenere giustizia per i genitori, per la zia e per le sue tre sorelle, Gabriella, Annamaria, Patrizia che, una dopo l'altra, sono decedute dopo laceranti sofferenze per un tumore terribile che ne ha devastato i corpi fino a distruggerli. La superstite, ma anche gli organi di informazione e indagini giudiziarie, hanno fatto una ricostruzione puntuale di quanto accaduto. Secondo queste ricostruzioni, Vincenzo Politano, lavorava come custode nella vicina «azienda di Stato per i servizi telefonici» (poi diventata Iritel, poi ancora Telecom ed ora Poste Italiane). La famiglia viveva in una casa posta all'interno di un enorme caseggiato, adiacente alla centralina telefonica; nel caseggiato abitavano anche altri dipendenti. Nella zona si respirava per anni un'aria pesante, molto forte, chiaramente non era aria pulita. Ma sembrava normale e nessuno si lamentava più di tanto. Anche i genitori di Antonella pensavano che i cattivi odori fossero prodotti dalle turbine. Non avrebbero mai potuto sapere che si trattava, con ogni probabilità, di sostanze altamente nocive, forse veri e propri veleni, che nel giro di pochi anni sarebbero stati causa di tanti morti. Nessuno, del resto, sembra fosse a conoscenza del fatto che quei fumi, che fuoriuscivano da una centralina telefonica, posta a qualche metro da civili abitazioni, rappresentavano un pericolo mortale per decine di persone;
nel 1984 muore la mamma di Antonella, Natalina;
il 6 agosto del 1988, a soli 39 anni, muore per carcinoma alle ovaie anche la sorella più grande, Gabriella;
l'8 dicembre del 1998 muore la seconda sorella, Annamaria;
nel 2000 muore anche Patrizia;
negli anni successivi moriranno, pure, il padre Vincenzo e la zia Bernardina;
Antonella Politano, si dedica così ad una lunga battaglia giudiziaria, combattuta senza risparmio di energie, per ottenere giustizia. Nel 1992 quella centralina venne smantellata. La procura di Paola avvia un'inchiesta da cui emerse che all'interno

della centralina esistevano ben 226 accumulatori di piombo sottoposti giornalmente a manutenzione ordinaria;
da questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossiche e nocive, quali il solfato di piombo, che diventavano ancora più nocive sotto l'azione dell'acido solforico, sostanze classificate dallo Iarc, cancerogeni umani, gruppo 1, nonché vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio;
dall'inchiesta vennero fuori anche altre gravissime inadempienze da parte dell'azienda. Il 30 novembre del 2007 sono stati rinviati a giudizio due dirigenti della centralina. Processati, vennero dichiarati non colpevoli con non luogo a procedere nei loro confronti, ma il danno ambientale prodotto fu riconosciuto e questo ha permesso alla famiglia Politano e a quanti sono rimasti vittima di quelle esalazioni di intentare una causa civile contro l'azienda, ora di proprietà delle Poste Italiane -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;
quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo;
che cosa intenda fare, per quanto di competenza, al fine di garantire giustizia alla famiglia in questione.
(4-14978)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazioni a risposta scritta:

FRATTINI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
dal 2008 al novembre 2011 il Governo italiano ha riattivato e poi definito con la Repubblica di Bielorussa procedure e strumenti legali per le adozioni in Italia di bambini bielorussi;
molti elenchi contenenti alcune centinaia di bambini sono dati valutati, caso per caso, dalle autorità bielorusse, in molti casi con esito positivo;
inoltre, è stato firmato ed è entrato in vigore l'accordo italo-bielorusso sulla cooperazione nel campo della istruzione: si è quindi deciso, per attuare l'accordo, di istituire una commissione mista italo-bielorussa;
i lavori della Commissione saranno necessari per concordare i meccanismi degli scambi nel campo della istruzione;
in base a tali scambi si potranno finalmente definire i gruppi pilota di bambini bielorussi ammessi a frequentare in Italia i corsi di studio;
non si hanno più notizie, negli ultimi tre mesi, di iniziative concrete del Governo italiano per proseguire ed ulteriormente ampliare le possibilità di adozione in Italia di bambini bielorussi che un gran numero di famiglie italiane considera da tempo parte integrante del nucleo familiare chiedendone l'accesso pieno alla istruzione in Italia;
non si hanno notizie, malgrado le numerose richieste dei comitati di coordinamento della famiglia adottanti, neppure sulla costituzione della commissione mista per il settore della istruzione, né tantomeno sulla data della sua prima riunione operativa -:
se e quando il Governo intenda costituire la commissione mista italo-bielorussa per il settore della istruzione, e se, inoltre, intenda proseguire - e con quali iniziative concrete - nell'impegno per assicurare la rapida procedura di adozione di bambini bielorussi, da tempo richiesta da numerose famiglie italiane, che hanno ormai instaurato con i piccoli adottandi un vero e proprio rapporto familiare indissolubile.
(4-14950)

MARINELLO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da circa un anno 400 risparmiatori italiani sono rimasti vittime di una appropriazione

indebita sulla piazza finanziaria di Dubai, alla quale non si riesce a porre rimedio né per il tramite dei normali canali finanziari, né per via giudiziaria o diplomatica;
in sostanza gli investitori avevano affidato una complessiva somma di 26 milioni di euro alla società GFOREX spa di Milano che la investiva sulla piazza di Dubai utilizzando una piattaforma telematica e i servizi di trading forniti dalla società GTL. A decorrere dal 18 marzo 2011 il broker GTL ha impedito a GFOREX di accedere alla suddetta piattaforma, bloccando di fatto tutte le operazioni di trading. I 26 milioni di euro sono così rimasti nelle casse della GTL;
la società GFOREX ha quindi avviato una azione legale nei confronti di GTL, sia attraverso uno studio legale di Dubai, che ha proposto denunzia alla locale procura, sia alla procura di Milano. Il rappresentante legale della GTL, Riaz Mohammad, di origine pakistana, non si è mai presentato alle convocazioni dell'autorità giudiziaria di Dubai, tuttavia nei suoi confronti non risulta emesso alcun provvedimento ingiuntivo o restrittivo;
della vicenda è stato interessato, senza esito, anche il consolato italiano a Dubai. Sono rimaste senza risultato, a quanto consta all'interrogante, anche le richieste di sostegno alle istanze degli investitori, informalmente avanzate nei confronti del Ministero degli affari esteri italiano e della locale ambasciata italiana;
secondo alcune informazioni raccolte, la GTL garantirebbe parte delle liquidità della borsa di Dubai e forse questo fatto potrebbe essere la causa della particolare protezione di cui godrebbe il signor Riaz, che continua ad operare sulla piazza di Londra, ha aperto una società consorella della GTL alle Isole Vergini e investe, a quanto è dato sapere, in Australia;
nel periodo decorrente dal marzo 2011, la GFOREX è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano. Il curatore fallimentare, avvocato Giorgio Zanetti, ha ricevuto una proposta dai legali del finanziere Riaz, consistente nell'anticipo di una piccola somma e nella restituzione del capitale in 4-5 anni. La proposta è stata giudicata inaccettabile dai risparmiatori;
della vicenda si è avuto riscontro in alcuni articoli sul Corriere della Sera, con l'unico risultato di una minaccia di querela da parte della GTL -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno un intervento a livello diplomatico, volto a far sì che il Governo degli Emirati Arabi intervenga nella vicenda e sia sensibilizzato sui possibili effetti negativi che tale vicenda potrebbe avere sulla fiducia e sulla credibilità finanziaria di cui gli Emirati godono.
(4-14974)

CANNELLA, PAGANO, CONTENTO, STRACQUADANIO, MELONI, MUSSOLINI, CORSARO, LISI, SCELLI e DE ANGELIS. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si è appena celebrato il «giorno del ricordo», istituito con la legge 30 marzo 2004, n. 92, in memoria delle migliaia di cittadini di nazionalità italiana costretti alla fuga dall'Istria e la Dalmazia sul finire della II guerra mondiale, e, al contempo, per commemorare le vittime della pulizia etnica ai danni di nostri concittadini operata dalle forze partigiane comuniste agli ordini del maresciallo Tito. Tale pulizia etnica ha visto l'eliminazione indiscriminata di migliaia di italiani infoibati nei territori della ex-Jugoslavia, ovvero fatti precipitare vivi, legati gli uni agli altri, all'interno dei profondi pozzi naturali caratteristici del panorama carsico della zona;
ad oggi è ancora on-line la testata slovena «Mladina», nella cui homepage compare il link http://www.mladina.si/projekti/igre/fojba2000/ che rimanda ad un videogame di pessimo gusto, una sorta di

tetris giocato in una foiba con figure umane da far precipitare al fondo -:
se il Governo non ritenga di inoltrare formale protesta al Governo sloveno, e se, al contempo, non ritenga di dover assumere nei confronti delle autorità slovene tutte quelle iniziative politiche e diplomatiche necessarie affinché la pagina e il link in questione vengano rimossi dal web, evitando così di perpetuare il ricordo di una barbarie che ancora oggi segna la memoria dei familiari delle vittime e dei testimoni che riuscirono a sfuggire a quella fine orribile.
(4-14975)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la recente storica sentenza emessa dal tribunale di Torino che ha punito come responsabili di disastro doloso e rimozione di cautele gli amministratori della Eternit, ha riportato alla luce il gravissimo problema ancora ben presente nel Paese della bonifica dei siti inquinati da amianto;
in Italia la produzione di amianto è stata vietata con la legge n. 257 del 1992 che impone inoltre alle regioni il censimento dei siti bonificati presenti nel territorio;
oggi però a causa dell'inadempienza delle regioni che hanno consegnato dati parziali e in alcuni casi addirittura non hanno ancora effettuato il monitoraggio, i dati disponibili sono parziali e sottostimati e si continuano a prevedere circa 3.000 ammalati l'anno per cause riconducibili agli effetti dannosi provocati dalla sostanza killer;
le stime seppur approssimative parlano della presenza nel territorio nazionale di oltre 40 milioni di tonnellate di materiali altamente tossici e di quasi 83 mila chilometri di condotte interrate contaminate, mentre sui 27 mila siti censiti (la metà dei quali solo nelle Marche) soltanto 320 risultano essere quelli parzialmente bonificati;
risulta, inoltre, molto disomogenea la macchina organizzativa a fronte dell'avvenuta decadenza della commissione nazionale che per legge avrebbe dovuto governare tutti i processi di bonifica;
allo stato attuale le regioni Calabria e Sicilia non hanno presentato nessun documento, mentre il Veneto, il Trentino Alto Adige, il Lazio, la Campania e la Puglia risultano ancora inadempienti per non aver fornito il completo censimento delle aree con presenza di sostanze tossiche nei propri territori -:
quali iniziative di competenza intendano adottare affinché sia portato a compimento il censimento dei siti territoriali inquinati per ottenere una mappatura quanto più chiara e omogenea possibile riferita all'intero territorio nazionale e avviare così nel più breve tempo possibile un piano realistico per la bonifica e il risanamento di tutte le aree inquinate, pericolose per la salute umana.
(2-01364)
«Libè, Dionisi, De Poli, D'Ippolito Vitale, Ruggeri, Mondello, Bonciani, Anna Teresa Formisano, Cera, Ria, Nunzio Francesco Testa, Tassone, Occhiuto, Naro, Enzo Carra, Carlucci, Capitanio Santolini, Rao, Zinzi».

Interrogazioni a risposta scritta:

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il legno diventa il materiale più utilizzato per le costruzioni edili non solo in

montagna, ma anche in città: in un settore in crisi, il comparto delle costruzioni in abete o in larice in cinque anni è cresciuto del 500 per cento. Una marcia destinata a crescere ancora, dato che nel decreto-legge n. 201 del 2001, cosiddetto «Salva Italia», è caduto il limite che fissava a tre piani l'altezza delle strutture in legno. A Milano, in zona San Siro, sono appena partiti i lavori per la costruzione di un edificio di nove piani con struttura portante in legno: diventerà, insieme a un «gemello» di Londra, il più alto d'Europa, utilizzando più di 6 mila metri cubi di questo materiale. Per quanto riguarda il rischio deforestazione, un recente studio ha attestato che in Italia viene utilizzato solo un quarto dei boschi, il restante 75 per cento è abbandonato all'incuria. Se poi si pensa che per rigenerare il legno utilizzato per costruire una casa di cento metri quadri il bosco impiega solo 15 secondi, l'anima green della rivoluzione edile è salva;
«Un percorso che parte da lontano, la palestra è stata fatta con lo sviluppo dei tetti in legno», spiega Paolo Ninatti, presidente di Assolegno. «L'ingegnerizzazione dei prodotti consente ciò che prima non era neanche immaginabile: con i pannelli a strati incrociati, il fuoco che covava sotto la cenere è esploso». Secondo i dati di una ricerca condotta dalla Paolo Cardino Consulting, un anno fa gli edifici in legno erano l'8,5 per cento delle costruzioni italiane, il 2,8 per cento delle abitazioni. Le previsioni per i prossimi cinque anni danno l'edilizia residenziale in crescita del 50 per cento. «Il prodotto è vincente, appena il settore è riuscito a sviluppare soluzioni all'altezza è partita la tendenza: l'autostrada e tutta da percorrere, siamo solo al casello», aggiunge Ninatti. È il coronamento delle prediche letterarie di uno scrittore come Mauro Corona. «Sono 20 anni che predico legno», racconta, lui che in una baita sulle Dolomiti ha scritto e ambientato il suo ultimo «Come sasso nella corrente». «Il legno è l'unico materiale che comunica, che parla se lo sai ascoltare: anche le masse più distratte oggi sentono il richiamo arcaico della natura, delle cose che durano. Hanno capito che tiene calore, che ormai è economicamente vantaggioso e che è il più resistente nel tempo». Basti pensare che in Giappone esistono pagode in legno di diversi piani costruite nel Quattrocento che hanno resistito anche all'ultimo devastante sisma;
tante sono le componenti che hanno contribuito a questa rivoluzione. Fra questi c'è il tam tam informativo sulla rete internet, veicolo di referenze ed esperienze riuscite; seguono, subito dopo, i tempi più brevi di utilizzo, dato che si può consegnare una casa con struttura in legno, chiavi in mano, in meno di cinque mesi contro i venti delle abitazioni in cemento. Il legno torna in auge anche per il suo bassissimo impatto ambientale. Così oggi si costruiscono chiese, palestre, piscine, ponti, sale da pranzo. E asili nido. Come quello a cui sta lavorando a Milano l'architetto colombiano Mauricio Cardenas che ha scelto di cavalcare l'ultima frontiera naturale utilizzando il bambù. Nella sua tesi in Colombia lo aveva studiato come materiale edile, ispirandosi alla regione della Cafetera vicino a Medellin dove è molto utilizzato. Poi in cinque anni di lavoro nello studio di Renzo Piano si rese conto della crescente attenzione al tema del risparmio energetico ma anche del fatto che venissero poi scelti sempre gli stessi materiali. Un anno fa il suo progetto di un padiglione espositivo in bambù alla Fabbrica del vapore di Milano gli è valso il premio Mangiarotti. «Le normative europee vietano per ora di utilizzare il bambù per costruire strutture permanenti, quindi case. Ma ha proprietà fisiche straordinarie, è l'acciaio vegetale», spiega Cardenas;
resistenza e flessibilità sono stati anche gli elementi che hanno spinto architetti e ingegneri a scegliere il legno per ricostruire i paesi intorno all'Aquila dopo il terremoto. In Abruzzo, dopo il sisma, duemila appartamenti in classe energetica A sono stati costruiti in 80 giorni. A Pescomaggiore, un paesino sulle montagne, con l'esodo forzato 40 persone rischiavano di far le valigie per sempre. «Dopo il terremoto abbiamo portato la nostra esperienza»,

racconta Paolo Robazza, 35 anni, architetto dello studio romano B.A.G.. «Al cantiere abbiamo coinvolto volontari che arrivavano da tutta Europa costruendo case in legno con tamponature in balle di paglia: è il materiale più elastico e più veloce da utilizzare, quindi il migliore in condizioni di emergenza». Oggi a Pescomaggiore quattro famiglie abitano in quelle case, il cantiere è ancora vivo e con i tempi (lenti) dell'autocostruzione il piano avanza. Robazza è tornato a Roma dove, nel quartiere Quadraro, sta lavorando al primo progetto di casa in legno nel contesto urbano della capitale. Sarà tra l'altro anche la prima in una città europea con tamponatura in balle di paglia -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di incrementare la costruzione di edifici in legno anche, e soprattutto, per la creazione di nuovi quartieri nelle aree metropolitane.
(4-14935)

JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
ogni giorno 4 mila balle di plastica, cubi di un metro e mezzo per un metro e mezzo, per un totale di mille tonnellate quotidiane, vengono assemblate dopo un complesso procedimento di selezione che smista grazie a laser, nastri trasportatori, getti d'aria, cernita manuale, un tipo di plastica dall'altro, tra tutti i flaconi, le bottiglie, i sacchetti, i barattoli che in Italia vengono buttati nella raccolta differenziata. Nel 2011 la raccolta di plastica ha raggiunto le 650 mila tonnellate (dato Corepla: Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero di rifiuti di imballaggi in plastica). Di questa montagna di contenitori arrivati dalla raccolta differenziata urbana ai 37 impianti di selezione, una parte va al riciclo e ciò che non può essere riciclato è recuperato grazie al potere energetico della plastica: circa 200 mila tonnellate sono trasformate in combustibili alternativi alle fonti fossili. Spiega il presidente di Corepla, Giuseppe Rossi: «Nella fase di separazione il 61 per cento viene avviato al riciclo e poi trasformato in materia prima, mentre il 39 per cento, quello che chiamiamo "misto", diventa combustibile destinato soprattutto ai cementifici e agli impianti per la produzione di energia. Il trattamento di selezione è molto complesso, più che per ogni altro materiale, perché in effetti la plastica non esiste: esistono le plastiche», prosegue Rossi. «A differenza di altri prodotti, come ad esempio il vetro, che è composto di silicati e che sia verde, bianco oppure blu, messo in forno si scioglie ed è pronto per essere riciclato, la plastica è composta di carbonio e idrogeno. Inoltre, ogni plastica ha la sua formula, che va scomposta: ed è proprio la formula che rende ogni plastica differente e garantisce diverse caratteristiche»;
polietilene tereftalato (PET o PETE), polietilene ad alta densità (HDPE), polietilene a bassa densità (LDPE), polipropilene (PP), polivinilcloruro (PVC), polimetilmetacrilato e policarbonato, polistirene (PS): dietro a questi nomi e a queste sigle ci sono le formule che rendono flessibile, rigida, soffice e sempre riciclabile la materia plastica. «Il 99 per cento della plastica è petrolio, l'1 per cento sono pigmenti per la colorazione. Ma solo il 4 per cento del consumo mondiale di petrolio è destinato alla produzione di materie plastiche», spiega ancora Rossi. «Tutta la plastica che buttiamo nei cassonetti torna a vivere sotto altre forme: le bottiglie in PET possono diventare tessuto, fodere per abiti o pile, mentre il polipropilene, il famoso Moplen, può trasformarsi in reti da pesca, in cavi, funi. E i flaconi dei detersivi, che sono in polietilene ad alta densità, sono riconvertiti in tubazioni per le fognature o isolanti per l'edilizia. Oppure tornano a essere flaconi. La plastica è per sua stessa natura una risorsa: se raccolta e riciclata correttamente restituisce tutto il potere del petrolio». Prima di arrivare al riciclo, e trasformarsi in scaglie (nel caso del PET) oppure in granuli (per l'HDPE), la bottiglia ed il vasetto di yogurt subiscono numerosi trattamenti. Un cilindro

rotante seleziona il contenuto dei cassonetti, smistando sacchetti e materiale volatile da bottiglie e flaconi. Dopo questa prima separazione, raggi infrarossi dividono le plastiche per polimero individuando le bottiglie in PET e colpendole con getti d'aria le spediscono su un nastro a loro dedicato, dove vengono successivamente selezionate per colore, mentre vengono fatti scivolare sul nastro inferiore i contenitori in HDPE. Una selezione manuale garantisce che i materiali raccolti in ogni balla siano omogenei: tutto PET trasparente oppure tutto HDPE;
ogni mese, attraverso un'asta telematica, la plastica così suddivisa viene acquistata dai riciclatori e avviata alla seconda fase della lavorazione. Ogni balla viene smontata, mandata al prelavaggio in un mulino che elimina ogni impurità (etichette comprese), poi un detector individua eventuali parti metalliche e le elimina. Tritata in scaglie, sciacquata, centrifugata, essiccata, viene nuovamente tritata in scaglie più fini. Queste scaglie e granuli, ricavati dai 10 chili di rifiuti in plastica che ognuno di noi produce ogni anno, tornano ad avere valore: oggi il settore del riciclo delle materie plastiche conta in Italia circa 300 imprese per 2 mila addetti e un fatturato di 700 milioni di euro. Ma l'aspetto economico è una parte del riciclo: il Corepla, che ha versato più di 150 milioni di euro ai comuni, ha consentito il risparmio di 3.164.000 tonnellate di anidride carbonica, dato che gli imballaggi raccolti occupano 19,5 milioni di metri cubi, spazio che è stato evitato in discarica e ha fornito nuova materia prima -:
quali iniziative intenda adottare, al fine di incentivare il riciclo ed il recupero di materiali in plastica, in linea con quanto indicato in premessa.
(4-14936)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la green economy è una sfida che l'Italia può vincere e rappresenta una delle strade principali per rilanciare l'economia italiana;
innovazione, qualità e sostenibilità interconnessi tra loro consentono alle imprese italiane di intercettare le preferenze dei consumatori del mondo, di rendere i propri prodotti unici e non riproducibili, di fare efficienza puntando sulla creatività delle risorse umane e sull'uso responsabile delle risorse naturali;
nel 2012 terminerà il primo periodo di regolazione del protocollo di Kyoto. I Paesi che vi hanno aderito si sono impegnati a ridurre le emissioni dei cosiddetti gas serra nel periodo 2008-2012. L'Italia in qualità di sottoscrittore, ha assunto un obiettivo di riduzione rispetto ai livelli registrati nel 1990 pari a 6,5 per cento;
l'Italia mostra una generalizzata inefficacia nell'attuazione delle politiche europee e una bassa concretezza delle misure per l'abbattimento delle emissioni e per l'aumento delle energie rinnovabili;
si è in attesa da tempo di una ridefinizione della strategia energetica nazionale, di una programmazione degli obiettivi a lungo termine e, finché il piano energetico nazionale non verrà ufficialmente presentato, in materia di programmazione energetica l'Italia si troverà ancora in una posizione ambigua;
lo sviluppo delle fonti rinnovabili rappresenta per il nostro Paese una vera e propria occasione di rilancio non solo economico ma anche ambientale e sociale. I vantaggi derivanti dal loro sviluppo infatti potrebbero aprire l'Italia e ai suoi territori importanti occasioni di sviluppo e di uscita dalla crisi e creare nuovi posti di lavoro, garantendo così un vero e proprio rilancio dell'economia e un graduale e progressivo processo di autonomia energetica;
occorre, dunque, giungere ad un confronto ampio per arrivare a condividere una visione di forte sviluppo delle rinnovabili, che permetta all'Italia di raggiungere gli obiettivi vincolanti al 2020 stabiliti nell'ambito della direttiva europea 2009/282, e che per farlo occorra puntare a

integrare gli impianti nel paesaggio e nel territorio e garantire trasparenza e legalità;
in particolare, si deve innescare una diffusa riqualificazione energetica del patrimonio edilizio e creare le condizioni per cui gli impianti diventino una opportunità per bonificare e recuperare aree marginali o dismesse e, nelle aree agricole, per integrare il reddito degli agricoltori -:
se, ed in caso affermativo, con quali tempi e modalità il Governo intenda presentare ed attuare il piano energetico nazionale e mettere in campo una strategia per lo sviluppo sostenibile con un piano d'azione finalizzato ad affrontare e gestire le sfide principali nazionali ed internazionali.
(4-14956)

...

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VANNUCCI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
sulla base del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, il decreto ministeriale 10 giugno 2004, all'articolo 7, ha previsto contributi in conto capitale per ristrutturazione, adeguamento strutturale e rinnovo apparecchiature di sale cinematografiche;
numerosi sono stati gli interventi effettuati sulla base del presupposto di poter accedere a tali contributi;
da informazioni assunte risulta che le pratiche di liquidazione sono ferme al 2009, non essendo stato il fondo progressivamente finanziato;
sulla base di questi presupposti, molte iniziative tese ad adeguare le sale cinematografiche non vengono avviate, con chiusura delle stesse;
il settore cinematografico risente negativamente di questo fenomeno che limita considerevolmente la rete di distribuzione;
molti centri medio-piccoli se adeguatamente supportati, potrebbero continuare a garantire la presenza di almeno una sala cinematografica;
esemplare è l'esempio del comune di Acqualagna (4.000 abitanti) in provincia di Pesaro e Urbino che da anni è impegnato a salvaguardare la propria sala cinematografica;
il comune di Acqualagna ha sostenuto costi per 76.472,12 euro per l'adeguamento ed ha inoltrato richiesta di contributo il 4 marzo 2010 acquisita agli atti, come da nota ministeriale, ma in attesa di fondi;
il fenomeno denunciato scoraggia possibili interventi;
l'impegno dello Stato per la diffusione delle sale cinematografiche è da considerarsi prioritario per la crescita culturale e le pari opportunità di accesso dei cittadini a prescindere dal luogo di residenza è principio costituzionale -:
se il Ministro sia informato dei ritardi accumulati per la liquidazione dei contributi in conto capitale (decreto legislativo 22 gennaio 2004) per sale cinematografiche, cosa intenda fare per onorare gli impegni e quale programma ed iniziative di competenza intenda assumere per supportare l'adeguamento e la diffusione delle sale cinematografiche.
(5-06183)

DE BIASI e GHIZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 31 ottobre 2011, una nota (prot. n. 0016902 S.37.04.04.14) della direzione generale per lo spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le attività culturali ha rammentato alle Fondazioni lirico-sinfoniche la speciale disposizione contenuta nel primo comma dell'articolo 3

della legge 29 giugno 2010, n. 100, in base alla quale, in carenza della sottoscrizione del contratto collettivo di lavoro, le prestazioni di lavoro autonomo sono vietate dal 1o gennaio 2012;
in data 19 gennaio 2012, la circolare del direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali, Salvatore Nastasi, indirizzata ai presidenti dei collegi dei revisori dei conti e ai sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche, specifica che tutte le prestazioni relative all'area per la quale il lavoratore è inquadrato (area artistica o tecnico-amministrativa) rese al di fuori della Fondazione, sia nelle sue giornate di impegno lavorativo, anche se non retribuite, sia nel periodo in cui il lavoratore si trova nella situazione di mera «disponibilità» per il teatro, contrastando la ratio della norma, non possono essere autorizzate dagli amministratori;
l'articolo 3 della legge 29 giugno 2010, n. 100, precisa che restano ferme le disposizioni di cui agli articoli 267, comma 1, 273, 274 e 508 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione relative alle scuole di ogni ordine e grado, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e quelle di cui all'articolo 9, commi 1 e 2, della legge 23 dicembre 1992 n. 498;
l'articolo 267 del decreto 16 aprile 1994, n. 297 chiarisce che il divieto di cumulo di impieghi di cui all'articolo 508 non si applica al personale docente dei conservatori di musica e delle accademie di belle arti;
l'articolo 9 della legge 23 dicembre 1992, n. 498, prevede che coloro che vengono a trovarsi in situazioni di incompatibilità possono optare entro 30 giorni per la trasformazione del rapporto in contratto a tempo determinato di durata biennale e che le attività di lavoro autonomo o professionale svolte dai dipendenti a tempo indeterminato sono consentite - a carattere saltuario - per prestazione di alto valore artistico e professionale;
i criteri per la concessione delle autorizzazioni sono stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale di lavoro entro 4 mesi dalla data di entrata in vigore della legge;
in base alla circolare del 19 gennaio 2012, la scuola di musica di Fiesole, dopo 38 anni di attività, si troverebbe nelle condizioni di chiudere le pratiche formative, dalla scuola di base all'orchestra giovanile italiana ai corsi di perfezionamento, dal momento che il 50 per cento dei suoi docenti sono dipendenti di enti lirici e che la sua struttura giuridica, pur prevedendo un consiglio di amministrazione dove sono presenti il Ministero degli affari esteri, il Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, non riceve lo stesso trattamento riservato ai conservatori e alle accademie;
la scuola in questione ha avviato da anni la pratica per essere inserita nel settore dell'alta formazione -:
se in assenza del contratto collettivo nazionale di lavoro, in una fase delicata in cui le parti interessate sono impegnate nella trattativa per giungere alla definizione del contratto in questione, non si intendano assumere iniziative volte a prevedere misure utili a non mettere in difficoltà lavoratori ed enti e a rendere agevole questo passaggio;
se in attesa dell'auspicata riforma della legge 29 giugno 2010, n. 100, non si ritenga opportuno sospendere l'efficacia della circolare e demandarne l'oggetto al libero rapporto fra ANFOLS e organizzazioni sindacali;
se non si intenda mettere in grado la scuola di musica di Fiesole, il cui ruolo è di indubbia rilevanza nazionale, e strutture scolastiche analoghe, di proseguire l'attività.
(5-06192)

Interrogazione a risposta scritta:

DI PIETRO, LEOLUCA ORLANDO e MESSINA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 dicembre 1997, n. 509, recante disciplina del procedimento di concessione di beni del demanio marittimo per la realizzazione di strutture dedicate alla nautica da diporto, a norma dell'articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59, ha semplificato le procedure concernenti la realizzazione di porti e approdi turistici, conferendo la fase decisionale alle conferenze di servizi cui partecipano le autorità pubbliche coinvolte. La materia è stata successivamente disciplinata dalla legge 8 luglio 2003, n. 172, recante «Disposizioni per il riordino e il rilancio della nautica da diporto e del turismo nautico», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 161 del 14 luglio 2003;
la riqualificazione della linea costiera siracusana è stata avviata con l'adozione in consiglio comunale della delibera n. 92 del 29 settembre 2003, avente ad oggetto lo schema di massima del nuovo piano regolatore del porto e si è consolidata attraverso la riclassificazione del porto di Siracusa come porto turistico, con esclusione della funzione commerciale;
nel Porto Grande di Siracusa è in corso di realizzazione un primo porto turistico denominato «Marina di Archimede», sul quale è intervenuta una revoca del parere della Soprintendenza ai beni culturali e ambientali, in autotutela e su iniziativa del direttore regionale dell'assessorato ai beni culturali; la cosiddetta «Marina di Archimede» prevede una banchina attrezzata, l'ampliamento dell'antico molo Sant'Antonio, la creazione di un nuovo molo con interramento del mare per oltre 50.000 metriquadri, la realizzazione di strutture di ricettività e commercio;
la Società S.P.E.RO. ha presentato un progetto denominato «Marina di Siracusa» che prevede l'interramento di oltre 40.000 metriquadri di mare e, pur non essendo rispondente a quanto consta agli interroganti agli strumenti di pianificazione vigenti, ha concluso positivamente le fasi di approvazione del progetto preliminare e definitivo, con l'acquisizione di tutti i pareri degli enti in sede di conferenza di servizi nelle date 21 luglio 2009 e 30 gennaio 2012, prescrivendo marginali correttivi. Nella stessa giornata l'assessore regionale ai beni culturali firmava il decreto del piano paesistico regionale, che impedisce di fatto l'attuazione di opere di grande impatto nel bacino portuale aretuseo;
il Porto Grande di Siracusa è stato nell'età classica, e in particolare dal secolo VIII al secolo III a.C., teatro delle maggiori vicende politiche, militari e culturali del Mediterraneo che hanno generato nelle sue acque una stratificazione archeologica mai sottoposta ad approfonditi programmi di rilevamento e ricognizione da parte degli organi pubblici e gli enti di tutela. Numerosi studi e ricerche di archeologia subacquea compiuti da eminenti ricercatori del campo archeologico e da docenti universitari hanno ipotizzato la presenza di reperti dell'età classica nei fondali del bacino del Porto Grande di Siracusa e ne hanno segnalato la delicata situazione stratigrafica; all'interno dunque di questo gioiello, che uno dei porti naturali più integri del Mediterraneo e di fronte al centro storico di Ortigia, dove l'architettura dei templi classici convive in un disegno organico con le difese medievali, l'architettura catalana e i monumenti dell'età barocca), è prevista la creazione di un secondo porto turistico, la fondazione di un'isola artificiale con l'interramento, la realizzazione di centri commerciali, supermercati, ristoranti, bar, parcheggi all'interno del bacino d'acqua del Porto Grande;
i referenti delle maggiori associazioni nazionali e regionali del mondo ambientalista e dei beni culturali, attraverso manifestazioni pubbliche, interventi sulla stampa nazionale e regionale, relazioni

circostanziate presentate ai rappresentanti politici e tecnici dell'amministrazione civica, alla locale soprintendenza ai beni culturali e ad altri organi di consulenza e vigilanza, hanno più volte sollecitato la revisione generale di tutte le forme di trasformazione strutturale funzionale del Porto Grande di Siracusa. Da più parti politiche si è altresì proceduto ad allertare gli enti preposti alla tutela in merito al forte impatto delle strutture in progetto;
l'area portuale di Siracusa, localizzata nel tratto di costa compreso tra il Canale Regina e il presidio dell'aeronautica militare (idroscalo), necessita di interventi di bonifica e riqualificazione che non possono eludere il vincolo ambientale, le prescrizioni riguardanti i siti di interesse nazionale (SIN), nonché le prescrizioni UNESCO, della cui lista Siracusa, patrimonio dell'umanità, fa parte -:
tenuto conto del fatto che un intervento impattante e non rispettoso della storia non concorrerebbe in alcun modo al rilancio economico della città e del suo territorio e considerata anche l'avvenuta revoca delle autorizzazioni della Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa, quali iniziative si intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di difendere l'integrità dei luoghi di cui in premessa e prevenire la realizzazione di qualsiasi progetto che possa compromettere l'ambiente, il paesaggio e le vestigia archeologiche, non rispettando, tra l'altro, i vincoli del piano paesistico regionale della Sicilia, i vincoli archeologici ed ambientali, le prescrizioni riguardanti i SIN e quelle UNESCO.
(4-14966)

...

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che circa cinquanta ragazzi partiti dal Salento e da altre province pugliesi per partecipare al concorso - pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (4a Serie speciale - Concorsi) n. 82 del 14 ottobre 2011 - rivolto a personale militare in congedo o in servizio per la ferma quadriennale, a causa del maltempo, della neve e del conseguente blocco e soppressione dei treni in partenza dalla Puglia, sono giunti con un giorno di ritardo presso il centro di selezione e reclutamento della caserma Gonzaga a Foligno;
si legge che pur avendo avvisato, inviando un fax alla direzione per il personale militare e certificando con i timbri delle Ferrovie l'impossibilità di salire a bordo dei treni, a questi ragazzi non è stato consentito di sostenere la prova;
alcuni di questi ragazzi dichiarano: «l'ufficio Persomil ci ha detto di partire lo stesso il prima possibile, perché avrebbero sistemato le cose», tant'è che molti di loro si sono attrezzati, spendendo anche denaro tra alloggio ed acquisto dei biglietti del treno a tariffa piena poiché presi all'ultimo momento, col fine di poter comunque sostenere la prova;
va aggiunto che la suddetta direzione che ha escluso i ragazzi pugliesi dal concorso, qualche ora prima aveva ammesso alla prova un altro gruppo di concorrenti ritardatari, ai quali si è fatto sostenere le prove, salvo poi annullarle poche ore dopo;
molti di questi concorrenti hanno svolto un anno di militare nel Nord Italia e confidavano nella possibilità di partecipare alle prove per avere la possibilità di un futuro lavorativo;
seppur è d'obbligo in sede concorsuale attenersi alle prescrizioni normative sancite nel bando e nella fattispecie all'articolo 7, dove viene specificato che la mancata presenza significa automaticamente rinuncia ed esclusione dal concorso, va pur detto che non si può non tener in considerazione la situazione emergenziale che l'Italia si trova a fronteggiare in queste

settimane e per la quale molti collegamenti infrastrutturali risultano essere interrotti -:
se non ritenga opportuno, vista la situazione sopra esposta, intervenire per impedire che i giovani sopra menzionati vengano penalizzati per un ritardo non certo ascrivibile alla volontà dei singoli, ma a cause di forza maggiore che nei fatti mettono a repentaglio, in un momento di crisi occupazionale difficilissimo, la possibilità di un futuro lavorativo per questi ragazzi.
(5-06189)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 241, ha disposto, all'articolo 6, comma 1, l'abrogazione degli istituti «dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata»;
il decreto, al medesimo comma, prevede giustamente il mantenimento in deroga di detti istituti per alcune categorie particolarmente esposte a rischio, individuate nella normativa con la dicitura «personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico»;
la dicitura adottata, di fatto, esclude tutto il personale civile operante nel comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, disconoscendo l'attività svolta dagli stessi nella difficile realtà ambientale con il personale considerato nel decreto e in alcuni casi nelle medesime condizioni;
l'esclusione in questione espone i dipendenti civili a gravi criticità sul piano della tutela dei diritti -:
quali iniziative, anche normative, intendano assumere al fine di fornire tutela ai dipendenti esclusi o quale istituto previdenziale o assistenziale possa sostituire l'istituto abolito.
(4-14940)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 6, comma 3, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107 convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, prevede che «al personale che partecipa alle missioni di cui al presente decreto il compenso forfettario di impiego e la retribuzione per lavoro straordinario sono corrisposti in deroga, rispettivamente, ai limiti di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, e ai limiti orari individuali di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 8 agosto 1990, n. 231. Al personale di cui all'articolo 1791, commi 1 e 2, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il compenso forfettario di impiego è attribuito nella misura di cui all'articolo 9, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007»;
l'articolo 2, comma 3, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 215 prevede che «al personale che partecipa alle missioni di cui all'articolo 1, commi 5 e 11, e al personale di cui all'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, è corrisposto il compenso forfettario di impiego ovvero la retribuzione per lavoro straordinario in deroga, rispettivamente, ai limiti di cui all'articolo 9, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 11 settembre 2007, n. 171, e ai limiti orari individuali di cui all'articolo 10, comma 3, della legge 8 agosto 1990, n. 231. Al personale di cui all'articolo 1791, commi 1 e 2, del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, il compenso forfettario di impiego è attribuito

nella misura di cui all'articolo 9, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007»;
l'articolo 14, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 52, dispone che «le ore eccedenti l'orario di lavoro settimanale vanno retribuite con il compenso per lavoro straordinario entro i limiti massimi previsti dalle disposizioni vigenti. Le eventuali ore che non possono essere retribuite, nell'ambito degli ordinari stanziamenti di bilancio, devono essere recuperate mediante riposo compensativo entro il 31 dicembre dell'anno successivo a quello in cui sono state effettuate, tenuto conto della richiesta del personale, da formularsi entro il termine che sarà stabilito da ciascuna Amministrazione con apposita circolare, e fatte salve le improrogabili esigenze di servizio. Decorso il predetto termine del 31 dicembre le ore non recuperate sono comunque retribuite nell'ambito delle risorse disponibili, limitatamente alla quota spettante a ciascuna Amministrazione, a condizione che la pertinente richiesta di riposo compensativo non sia stata accolta per esigenze di servizio»;
l'articolo 11, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica 13 giugno 2002, n. 163 dispone che «i riposi settimanali non fruiti per esigenze connesse con l'impiego in missioni internazionali sono fruiti all'atto del rientro in territorio nazionale nella misura pari alla differenza tra il beneficio spettante ed i recuperi e riposi accordati ai sensi della normativa di settore; tale beneficio non è monetizzabile»;
Nave Grecale da fine novembre 2011 è impiegata nell'operazione OCEAN SHIELD per cui è destinataria di tutte le norme legislative citate, tuttavia l'applicazione degli istituti del riposo compensativo e del riposo settimanale non appare conforme alla concertazione; infatti il radio messaggio 06753/N/C-8CDIVCM del 9 novembre 2011 del comando in capo navale (CINCNAV) della Marina militare ordina che l'equipaggio nelle soste operative in porto sia inviato sistematicamente in recupero compensativo d'autorità, senza tener conto delle richieste del personale ma solo delle esigenze di servizio e di bilancio;
l'interrogazione a risposta scritta 4-12487 ha già messo in luce che il comando in capo navale della Marina militare non applicherebbe correttamente gli istituti suddetti, ma non ha ancora avuto risposta -:
quali immediate iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché lo Stato maggiore della Marina militare impartisca alle articolazioni di Forza armata poste alle sue dipendenze le disposizioni atte a garantire che le norme citate dei provvedimenti di concertazione siano recepite e attuate integralmente.
(4-14963)

...

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOSCA e GOLFO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 12 luglio 2011, n. 120, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 174 del 28 luglio 2011, è intervenuta in materia di parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati (cosiddetta «legge quote rosa nei consigli di amministrazione»);
l'intervento legislativo deriva dall'approvazione del testo unificato delle proposte di legge C. 2426 Golfo e C. 2956 Mosca;
la legge, che è stata approvata in prima lettura dalla Commissione Finanze della Camera, in sede legislativa, all'unanimità, ed è stata approvata definitivamente dall'Assemblea della Camera a larghissima maggioranza - con 438 voti favorevoli, 27 voti contrari e 64 astenuti -,

si pone l'obiettivo di promuovere le pari opportunità, attraverso il bilanciamento della rappresentanza tra generi in seno agli organi di amministrazione e di controllo delle società quotate in mercati regolamentati, nonché delle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni, non quotate in mercati regolamentati;
secondo le statistiche della Commissione europea, il nostro Paese è ventinovesimo (su trentatré Paesi censiti) per numero di donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa; nelle 272 società quotate sul mercato italiano, la presenza femminile nei consigli di amministrazione è pari al 6,9 per cento del totale dei componenti, con 194 donne su 2.837 consiglieri di amministrazione, mentre nei collegi sindacali si contano 140 donne a fronte di 1.289 uomini;
in particolare, la legge n. 120 stabilisce che, qualora la composizione del consiglio di amministrazione risultante dall'elezione non rispetti il criterio di riparto previsto dalla legge, la Consob diffida la società interessata affinché si adegui a tale criterio entro il termine massimo di quattro mesi dalla diffida; in caso di inottemperanza alla diffida, la Consob applica una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 100.000 a euro 1.000.000, secondo criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento e fissa un nuovo termine di tre mesi ad adempiere; in caso di ulteriore inottemperanza a tale nuova diffida, i componenti eletti decadono dalla carica;
le disposizioni della legge n. 120 si applicano a decorrere dal primo rinnovo degli organi di amministrazione e degli organi di controllo delle società quotate in mercati regolamentati successivo ad un anno dalla data di entrata in vigore della legge stessa, ossia a partire dal 28 luglio 2012;
in base alla previsione dell'articolo 3, comma 1, della legge, il predetto criterio di riparto tra i generi si estende anche alle società, costituite in Italia, controllate da pubbliche amministrazioni ai sensi dell'articolo 2359, commi primo e secondo, del codice civile, non quotate in mercati regolamentati;
ai sensi dell'articolo 3, comma 2, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge avrebbe dovuto essere adottato un regolamento governativo che stabilisca termini e modalità di attuazione della norma per quanto riguarda le predette società pubbliche, al fine di disciplinare in maniera uniforme per tutte le società interessate la vigilanza sull'applicazione della stessa, le forme e i termini dei provvedimenti previsti e le modalità di sostituzione dei componenti decaduti;
allo stato non risulta che tale provvedimento sia stato emanato, sebbene i relativi termini siano già scaduti da alcuni mesi;
appare importante che si concluda al più presto il procedimento di definizione della disciplina attuativa, e che il settore pubblico sia il primo ad adeguarsi alle previsioni della legge n. 120, fornendo in tal modo un esempio positivo che sensibilizzi maggiormente il settore privato rispetto all'esigenza di innovare questo aspetto della governance economica del Paese -:
a che punto sia il procedimento di emanazione del regolamento governativo di attuazione previsto dall'articolo 3, comma 2, della legge n. 120 del 2011, se, nell'ambito della definizione di tale disciplina attuativa, intenda promuovere un'azione di monitoraggio rispetto alle società pubbliche interessate dall'applicazione della predetta legge n. 120, al fine di verificarne il livello di adeguamento alle disposizioni della stessa e di promuovere un'azione di sensibilizzazione in merito e se, in occasione delle prossime nomine nelle medesime società pubbliche, intenda favorire il raggiungimento degli obiettivi della legge stessa, anticipandone l'applicazione di qualche mese, facendo in modo che già nei prossimi rinnovi degli organi di amministrazione e controllo ci si avvicini

al limite minimo del 20 per cento di componenti di genere diverso da quello più rappresentato, dando in tal modo un segnale positivo alle società quotate private prossimamente impegnate nel rinnovo di tali organi.
(5-06190)

FRONER, LULLI, VICO, NANNICINI e MARCHIONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le iniziative a vantaggio dei consumatori, individuate in attuazione dell'articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, sono finanziate con le risorse riassegnate al «Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare ad iniziative a favore dei consumatori»;
in data 28 maggio 2010 è stato adottato dal Ministro dello sviluppo economico il decreto di riparto del Fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori, che prevedeva la destinazione delle risorse, quantificate in euro 38.830.483,74, sulla base delle sanzioni versate dal gennaio al 31 dicembre 2009 sul capitolo di entrata del Ministero dell'economia e delle finanze, a favore di iniziative a vantaggio dei consumatori;
il citato decreto del Ministro dello sviluppo economico ha previsto all'articolo 7, comma 1, che «per favorire la restituzione delle somme versate in relazione alla retroattività delle disposizioni in materia di cosiddette polizze dormienti di cui ai commi 345-quater e 345-octies dell'articolo 1 della legge 23 dicembre 2005, n. 266, come modificato dall'articolo 3, comma 2-bis, del decreto-legge 28 agosto 2008, n. 134, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 ottobre 2008, n. 166» sarebbe stata assegnata «al Dipartimento per l'impresa e l'internazionalizzazione - Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica - la somma di euro 7.600.000,00»;
in risposta all'interrogazione Froner n. 5-03112, in data 15 luglio 2010, il sottosegretario Saglia ha specificato che, relativamente alla questione delle cosiddette polizze dormienti, la destinazione sarebbe stata effettuata trasferendo le relative risorse all'amministrazione competente in materia (cioè al Ministero dell'economia e delle finanze), ovvero stipulando con la Concessionaria servizi assicurativi pubblici (CONSAP) una convenzione con cui regolare, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze, anche le procedure di restituzione totale o parziale delle somme versate;
in merito all'effettiva disponibilità delle somme a ciò destinate, si precisava che dei predetti euro 38.830.483,74, ripartiti fra le diverse iniziative previste dal decreto, erano stati riassegnati dal Ministero dell'economia e delle finanze euro 14.591.404,00 che consentivano di finanziare completamente solo le prime due iniziative previste dal decreto di riparto dei fondi (iniziative promosse dalle associazioni dei consumatori e iniziative istituzionali) e parte della terza (iniziative promosse dalle regioni);
infine, il sottosegretario Saglia rassicurava che sarebbero state assegnate ulteriori risorse entro l'anno con cui finanziare le altre azioni, nello specifico quelle a favore della sicurezza dei prodotti (per un importo pari a euro 3.800.000,00), quelle per la composizione extragiudiziale delle controversie in materia di consumo (per un importo di euro 2.500.000,00) e quelle dirette a consentire la restituzione delle somme versate in relazione alla retroattività delle disposizioni in materia di cosiddette polizze dormienti, nel limite di euro 7.600.000,00. Infine, avrebbe potuto essere coperte anche le iniziative necessarie per il rifinanziamento del fondo nazionale di garanzia per il consumatore di pacchetto turistico, nel limite di ulteriori euro 3.000.000,00;

anche nell'allegato alla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, nel capitolo relazione programmatica per missioni di spesa del Ministero dello sviluppo economico, si ribadisce chiaramente che con le somme riassegnate dal Ministero dell'economia e delle finanze (euro 14.591.404,00) è impossibile realizzare le iniziative programmate nel biennio 2012-2013; secondo la nota, per la realizzazione dei progetti sopraindicati, occorre la riassegnazione della somma complessiva di euro 24.240.000.00;
l'articolo 33, comma 29, della legge 12 novembre 2011, n. 183, recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), ha stabilito che le somme versate entro il 31 ottobre 2011 all'entrata del bilancio dello Stato ai sensi del citato articolo 148, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, le quali, alla data di entrata in vigore della disposizione medesima, non siano state riassegnate alle pertinenti unità previsionali, sono acquisite definitivamente al bilancio dello Stato per l'importo di euro 70.714.000,00;
in data 21 dicembre 2011, nel rispondere all'interrogazione Froner n. 5-05526, in merito alla riassegnazione a iniziative in favore dei consumatori delle somme derivanti dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il Sottosegretario Gianfranco Polillo ha chiarito che la disposizione recata dal citato articolo 33, comma 4 della legge n. 183 del 2011, ha determinato la non riassegnabilità di una quota rilevante delle risorse affluite in entrata e destinate ad iniziative a vantaggio dei consumatori;
con riferimento alle risorse riassegnabili, il Sottosegretario ha inoltre precisato che le risorse versate all'entrata del bilancio dello Stato sul capitolo 3592, relativo a «Somme derivanti da sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della Concorrenza e del Mercato da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori» affluite al 30 novembre 2011 ammontano complessivamente a euro 134.535.547,9 di cui euro 29.204.965,19 affluite nel periodo settembre-dicembre 2010;
dal suddetto importo complessivo di euro 134.535.547,9 devono essere sottratte le risorse per le quali non si dà corso alla riassegnazione pari a euro 70.714.000,00, di conseguenza allo stato risultano riassegnabili euro 63.821.547,92;
il Sottosegretario ha fatto altresì presente che il comma 2 dell'articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388, prevede che «le entrate di cui al comma 1 possono essere riassegnate anche nell'esercizio successivo con decreto del Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica ad un apposito fondo iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'industria, del commercio e dell'artigianato per essere destinate alle iniziative di cui al medesimo comma 1»;
conseguentemente, le risorse affluite nel corso del 2011 potranno essere riassegnate ai pertinenti capitoli di spesa del Ministero dello sviluppo economico anche nel corso del 2012 -:
in quali tempi si preveda di procedere alla riassegnazione della somma complessiva necessaria alla realizzazione dei progetti citati in premessa e, in particolare, quando si intenda consentire la restituzione delle somme versate in relazione alla retroattività delle disposizioni in materia di cosiddette polizze dormienti.
(5-06194)

MANCUSO e VIOLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
le strutture veterinarie autorizzate in Italia stanno ricevendo una lettera della direzione amministrazione abbonamenti RAI che richiama il versamento dell'abbonamento «speciale» alla televisione, con tanto di bollettino postale precompilato;
la lettera della direzione amministrazione abbonamenti RAI è perentoria nel

ricordare i soggetti tenuti al pagamento in virtù di norme risalenti al 1938: «chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi televisivi». Un regio decreto disinvoltamente applicato anche ai computer, come a tutti gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisivi al di fuori dell'ambito familiare, compresi computer collegati in rete, indipendentemente dall'uso al quale gli stessi vengono adibiti come ad esempio la visione di filmati, dvd, televideo, filmati di aggiornamento ecc.»;
il «canone speciale» è dovuto dagli studi professionali dal 1o gennaio 2000 come gli alberghi, negozi, scuole, associazioni, sedi di partito, circoli, istituti religiosi e altro, ossia «da chi detiene uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive in locali aperti al pubblico o comunque al di fuori dall'ambito familiare». La novità è che, da quest'anno, «agli organi di controllo è demandato il compito di verificare sul territorio il regolare pagamento del canone» e che sono stati messi in atto meccanismi di controverifica in sede di dichiarazione dei redditi»;
la lettera della RAI inviata alle strutture veterinarie si richiama espressamente all'articolo 17 (canone RAI) del decreto «Salva Italia» che ha previsto solo per le imprese e le società di indicare il numero di abbonamento/canone nella dichiarazione dei redditi;
la presenza dei computer rappresenta una esigenza professionale imprescindibile sotto il profilo della gestione delle attività sanitarie e professionali oltre che costituire un mezzo per l'aggiornamento a distanza, la formazione, l'informazione, l'accesso a piattaforme informatizzate e data base, anche istituzionali, che nulla hanno a che vedere con le trasmissioni radiotelevisive -:
se il Governo ritenga di assumere iniziative volte ad escludere che fra le imprese e le società di cui all'articolo 17 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 («Salva Italia»), rientrino le strutture veterinarie private;
se il Governo ritenga di assumere iniziative per far rientrare le strutture veterinarie, in quanto sanitarie, fra le categorie ammesse all'esenzione nonché per escludere l'uso del personal computer e di ogni altra analoga applicazione multimediale dall'assoggettamento del canone e comunque per introdurre dei distinguo nelle finalità d'utilizzo, tese ad escludere il versamento del canone in assenza di televisori diversi da quelli a circuito chiuso;
se il Governo ritenga di verificare la coerenza del quadro normativo che disciplina il canone RAI che insiste sul parallelo con le imprese e con i luoghi aperti al pubblico; e se non ritenga altresì di assumere iniziative volte a riconsiderare l'equiparazione degli apparecchi televisivi ai personal computer, utilizzati dalle strutture medico-sanitarie e veterinarie per finalità del tutto estranee a quelle contemplate dalla normativa di riferimento;
se siano stati verificati eventuali profili suscettibili di ledere le attività degli utenti e dei gestori di siti, portali, servizi on line e banche dati telematiche, che si offrono gratuitamente all'utenza e sui quali si realizza di fatto una forma di entrata indiretta.
(5-06196)

Interrogazioni a risposta scritta:

VANNUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la città di Fano è la terza città delle Marche con 65.000 abitanti;
Fano è il più importante porto marchigiano dopo Ancona;
Fano e il suo circondario ospitano il più importante distretto della nautica del centro Italia ed importanti realtà industriali e commerciali;

l'Agenzia delle dogane nei processi di riorganizzazione conseguenti al mutato quadro economico degli scambi commerciali ha adeguato opportunamente la propria organizzazione territoriale;
in questo quadro di riforma, recentemente la dogana di Fano si è trasformata in una S.O.T. sezione operativa territoriale;
il livello di attività dell'ufficio doganale è di tutto interesse e considerato strategico ed essenziale dagli operatori e dalle istituzioni;
risultano stanziati per l'adeguamento della sede di Fano 80.000 euro per ristrutturazione locali e potenziamento della sede previsto in una nota del direttore nazionale;
tali fondi non sono stati ancora spesi per una ipotesi di spostamento dello stabile che potrebbe essere messo a disposizione dall'amministrazione comunale con conseguenti sgravi economici per l'Agenzia;
l'amministrazione comunale di Fano sembra abbia dato la propria disponibilità a mettere a disposizione idonei locali;
a questo punto è necessario velocizzare le procedure in quanto nel quadro di incertezza si rincorrono voci circa uno stralcio dei fondi per altre sedi ed addirittura per la eventuale soppressione della S.O.T. di Fano (nota direzione generale);
in questa eventualità, inadempienze amministrative si scaricherebbero sugli operatori e sul tessuto economico;
va assolutamente evitata la soppressione;
va data nel più breve tempo possibile una collocazione adeguata alla S.O.T. di Fano utilizzando gli 80.000 euro previsti -:
se il Ministro sia informato della situazione e, considerata la necessità del mantenimento della S.O.T. di Fano, quali iniziative intenda assumere per accelerare l'utilizzo dei fondi stanziati e la decisione sulla nuova sede.
(4-14937)

GIRLANDA, DE LUCA, BARANI, CICCIOLI, MANCUSO, CASTELLANI e BOCCIARDO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di gelo e maltempo ha provocato ingenti danni di natura economica e produttiva in tutto il Paese, provocando un aggravio delle spese sui bilanci delle amministrazioni centrali e periferiche, la perdita di ore di lavoro, i rincari su beni e servizi, la riduzione della produzione da parte dei lavoratori e delle imprese, i disagi sui trasporti;
tale stato di cose colpisce duramente la nostra economia, già provata dalla speculazione economica, le ridotte previsioni di crescita, l'elevato debito pubblico e la ridotta attrazione di investimenti stranieri;
tutto questo potrebbe avere pesanti ripercussioni sul prodotto interno lordo e sulla produzione industriale, entrambi valori indicativi della solidità e competitività economica e produttiva italiana in ambito europeo ed internazionale -:
quale sia l'entità degli effetti sul prodotto interno lordo sulla produzione industriale del primo trimestre del 2012 provocati dalla recente ondata di gelo e maltempo.
(4-14943)

JANNONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la rilevazione effettuata dall'ISTAT nel terzo trimestre dello scorso anno afferma che le famiglie italiane sono sempre più povere e risparmiano sempre meno. In quel periodo il reddito disponibile delle famiglie è aumentato dello 0,3 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, ma, al netto dell'inflazione, il potere d'acquisto

delle famiglie è diminuito dello 0,3 per cento sul trimestre precedente e dello 0,1 per cento sul terzo trimestre 2010;
va poco meglio per le società non finanziarie che tra luglio e settembre hanno registrato una quota di profitto pari al 41,3 per cento in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, ma in diminuzione di 1,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2010. Il tasso di investimento è stato pari al 22,8 per cento in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e invariato rispetto al terzo trimestre del 2010;
in particolare, spiega l'ISTAT, il risultato lordo di gestione ha registrato una crescita dello 0,5 per cento, a fronte di una leggera riduzione del valore aggiunto (-0,3 per cento). In termini tendenziali il tasso di profitto si è ridotto di 1,2 punti percentuali, per effetto di una riduzione del risultato lordo di gestione (-1,7 per cento), mentre il valore aggiunto ha registrato un aumento dell'1,3 per cento. Per quanto riguarda invece il tasso di investimento, si torna al livello registrato nel terzo trimestre del 2010. Gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie in valori correnti hanno segnato, infatti, una riduzione dell'1,1 per cento in termini congiunturali, cui ha corrisposto un aumento dell'1,6 per cento rispetto al corrispondente trimestre dell'anno precedente;
tornando alle famiglie, invece, la propensione al risparmio è calata dello 0,1 per cento sia rispetto al trimestre precedente sia su base annua. La spesa per consumi finali in valori correnti è invece cresciuta dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente e del 2,8 per cento sul terzo trimestre 2010. Il tasso di investimento delle famiglie (definito dal rapporto tra gli investimenti fissi lordi, che comprendono gli acquisti di abitazioni e gli investimenti strumentali delle piccole imprese classificate nel settore, e il reddito disponibile lordo) nel terzo trimestre 2011 si è invece attestato al 10 per cento, invariato rispetto al trimestre precedente, ma in lieve diminuzione (-0,1 punti percentuali) rispetto al terzo trimestre del 2010. Gli investimenti delle famiglie sono diminuiti rispetto al trimestre precedente (-0,3 per cento), mentre hanno mostrato una crescita dell'1,1 per cento in termini tendenziali -:
quali iniziative, anche normative, si intendano adottare al fine di migliorare le condizioni economiche delle famiglie italiane.
(4-14952)

MANCUSO, BOCCIARDO, GIRLANDA e BARANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la SIAE è un ente pubblico economico a base associativa;
il direttore generale SIAE, Gaetano Blandini, ha promosso un'indagine interna finalizzata «a raccogliere documentazione per presentare un esposto alla magistratura al fine di accertare eventuali responsabilità di una passata gestione degli immobili del fondo pensioni, gestione che presenta gravissime ombre e ha comportato pesanti e costanti oneri a carico del bilancio SIAE»;
lo stesso Blandini ha dichiarato che detta indagine «avrebbe scatenato la reazione di quanti temono di perdere orticelli, privilegi e rendite di posizione»;
l'indagine è relativa all'occupazione, quali affittuari, da parte di ex direttori e vicedirettori SIAE, segretarie, fidanzate, mogli, figli e sindacalisti degli appartamenti più prestigiosi del fondo pensione SIAE;
gli stessi appartamenti sono stati ripetutamente negati a impiegati comuni, con più figli a carico, come riferito in lettere inviate all'ente;
la SIAE aveva deciso, prima dell'insediamento di Blandini, di vendere, a prezzi di estremo favore, alcune abitazioni in via Boria, a Roma, al momento affittate;

i prezzi di vendita oscillavano tra 170 a 500mila euro e per la caparra erano sufficienti 500 euro, che venivano decurtati dalla cauzione versata a suo tempo per il fitto di casa;
erano stati previsti piani di mutuo in 40 anni, che prevedevano 480 rate mensili al 2 per cento di interesse;
molti acquirenti avrebbero terminato di pagare il proprio onere mutuario a oltre i 100 anni di età;
molti affittuari risultano oggi morosi di cifre anche superiori ai 30mila euro;
nella sola via Aristide Leonori, dove la SIAE è proprietaria di svariate decine di appartamenti, il rosso segna 140mila euro per fitti non riscossi;
i canoni risultano, inoltre, inadeguati ai valori di mercato: in via Ubaldo degli Ubaldi il mensile è di 600 Euro, che diventa di 300 in via Borgia;
in via Flaminia Vecchia e in via Pellati, così come in via Leonori, il canone è di circa 800 euro al mese;
i sindacati, tra cui compaiono molti affittuari SIAE e che avevano denunciato la cessione, da parte di Blandini, della gestione di parte degli immobili ai fondi pensione Norma e Aida, nulla hanno avuto da ridire sui 100mila euro di fattura per lavori idraulici nell'appartamento di un ex presidente SIAE;
in realtà la cessione della gestione immobiliare a terzi è stata voluta da Blandini per garantire una più corretta e trasparente gestione degli affitti -:
se il Governo intenda audire il direttore generale della SIAE Blandini al fine di chiarire la situazione;
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza affinché sia predisposto un regolamento delle proprietà immobiliari della SIAE che possa scongiurare, in futuro incresciose situazioni analoghe.
(4-14961)

MAZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 27 dicembre 2002, n. 288, ha previsto che i pensionati affetti dalle invalidità specificate nelle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma; A-bis); B), numero 1); C); B) ed E), numero 1), della tabella E possono ottenere, a richiesta anche nominativa, un accompagnatore militare o, secondo le modalità previste dalla legge 8 luglio 1998, n. 230, e dalla legge 6 marzo 2001, n. 64, un accompagnatore del servizio civile. Analogo beneficio spetta ai grandi invalidi per servizio previsti dal secondo comma dell'articolo 3 della legge 2 maggio 1984, n. 111, nonché ai pensionati di guerra affetti da invalidità che siano insigniti di medaglia d'oro al valor militare;
a decorrere dal 1o gennaio 2003, qualora gli enti preposti non siano in grado di procedere, entro sessanta giorni dalla ricezione della richiesta, all'assegnazione degli accompagnatori di cui al secondo comma dell'articolo 21 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, come sostituito dal comma 1 del presente articolo, ai grandi invalidi affetti dalle infermità di cui alle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma, e A-bis) della tabella E allegata al medesimo testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1978, che, alla data di entrata in vigore della legge, fruiscono di un accompagnatore militare o di un accompagnatore del servizio civile compete, in sostituzione, un assegno mensile esente da imposte di 878 euro per dodici mensilità, nei limiti dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 3, comma 1;
l'assegno sostitutivo dell'accompagnatore di cui al comma 2 può essere adeguato con apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, nell'ambito delle risorse del fondo di cui all'articolo 2;
entro il 30 aprile 2003, e successivamente entro il 30 aprile di ciascun anno,

con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, si procede all'accertamento del numero degli assegni corrisposti a tale data in sostituzione dell'accompagnatore e, fatta salva l'applicazione in via prioritaria della disposizione di cui al comma 2, si provvede, nell'ambito delle risorse disponibili e previa definizione delle procedure da seguire per la corresponsione dei benefici economici alla determinazione del numero degli assegni che potranno, a tale titolo, essere liquidati agli altri aventi diritto, dando la precedenza a coloro che abbiano fatto richiesta del servizio di accompagnamento almeno una volta nel triennio precedente la data di entrata in vigore della presente legge e ai quali gli enti preposti non siano stati né siano in grado di assicurarlo, ove spettante, nell'ambito delle risorse disponibili, in favore dei grandi invalidi affetti dalle infermità di cui alle lettere A), numeri 1), 2), 3) e 4), secondo comma e A-bis) della tabella E allegata al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1978, è previsto che debba essere corrisposto un assegno sostitutivo mensile esente da imposte pari a 878 euro per dodici mensilità; per i soggetti con infermità di cui alle lettere B), numero 1); C); D) ed E), numero 1), della medesima tabella E, tale assegno sarà corrisposto in misura ridotta al 50 per cento;
alla liquidazione degli assegni di cui alla citata normativa devono provvedere le amministrazioni e gli enti già competenti alla liquidazione dei trattamenti pensionistici agli aventi diritto -:
quali siano i motivi per cui non si è provveduto per gli anni 2010-2011 al pagamento del corrispettivo assegno integrativo previsto dall'articolo 1, comma 3, per gli aventi diritto, cosa che sta creando difficoltà e sconcerto come segnalato più volte, e inutilmente, dall'Associazione vittime civili per fatti di guerra.
(4-14972)

BITONCI e MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la complessa situazione economica che in questi ultimi anni ha colpito i diversi Governi nazionali, e dell'Europa in particolare, ha avuto ripercussioni molto pesanti anche sugli enti locali italiani, regioni, province e comuni, i quali, in virtù della crisi stessa e dei stringenti vincoli adottati a livello europeo in materia di indebitamento pubblico e delle conseguenti riduzioni dei trasferimenti erariali, hanno dovuto rivedere completamente la loro pianificazione economica e finanziaria;
in tal senso, i numerosi provvedimenti legislativi adottati negli ultimi mesi, tra cui anche la legge di stabilità per l'anno 2012 e il «decreto Salva Italia» hanno riguardato anche tutti gli enti locali, dalle regioni ai piccoli comuni, a cui è stato richiesto un importante sforzo come contributo degli enti periferici alla finalità nazionale di riduzione del debito pubblico italiano;
organi di stampa nazionale (Sole 24 ore di domenica 12 febbraio 2012) riportano la notizia secondo la quale il consiglio regionale della Campania ha pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione (Burc) del 24 gennaio 2012 il bilancio di previsione che quest'anno costerà al contribuente ben 126 milioni di euro, quasi trenta milioni in più rispetto al consiglio regionale della Lombardia, che pure ha, in ragione del maggior numero di abitanti, un maggior numero di consiglieri regionali;
analizzando dettagliatamente i dati riportati, evidenzia come il complessivo ammontare dei costi sia costituito per 76 milioni di euro, ovvero il 45 per cento del totale, da spese di personale, ed in particolar modo, tra queste, emerge come ben oltre 21 milioni di euro vengano previsti per le spese di personale comandato, ovvero personale non in carico nell'organico del consiglio ma che proviene altresì da altre amministrazioni;

all'interno dei provvedimenti governativi finalizzati alla riduzione delle spese negli enti locali, particolare rilevanza è stata data anche all'abbattimento dei costi in materia di personale, così come previsto, come ad esempio dall'articolo 6, comma 7 del decreto-legge n. 78 del 2010 il quale afferma come «Al fine di valorizzare le professionalità interne alle amministrazioni, a decorrere dall'anno 2011 la spesa annua per studi ed incarichi di consulenza, inclusa quella relativa a studi ed incarichi di consulenza conferiti a pubblici dipendenti, sostenuta dalle pubbliche amministrazioni di cui al comma 3 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009 n. 196, incluse le autorità indipendenti, escluse le università, gli enti e le fondazioni di ricerca e gli organismi equiparati, non può essere superiore al 20 per cento di quella sostenuta nell'anno 2009. L'affidamento di incarichi in assenza dei presupposti di cui al presente comma costituisce illecito disciplinare e determina responsabilità erariale -:
se non intenda, alla luce della situazione rappresentata in premessa, in virtù anche dell'attuale difficile congiuntura economica e finanziaria, adottare iniziative anche normative, nel rispetto dell'autonomia delle regioni, volte a definire standard fondati sulle migliori pratiche tali da consentire una sostanziale omogeneità dei costi di gestione.
(4-14977)

NACCARATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a maggio del 2009 la regione Veneto ha acquistato da Grandi Stazioni spa - società di servizi controllata per il 60 per cento dalle Ferrovie dello Stato Italiane spa (interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze - dipartimento del tesoro) e per il 40 per cento da Eurostazioni spa (costituita da Edizione Srl - Gruppo Benetton, Vianini Lavori spa - Gruppo Caltagirone, Pirelli&C. Spa - Gruppo Pirelli e Sncf Partecipations S.A. - Société Nationale des Chemins de Fer - l'ex palazzo compartimentale delle F.S. a Venezia per circa 70 milioni di euro. Tale transazione è stata conclusa con l'intermediazione di Emmegi Consulting srl, società con sede a Rovigo di cui risultava, nel ruolo di amministratore unico, Gian Michele Gambato;
Emmegi Consulting srl ha fatturato 1,6 milioni di euro quale compenso di due consulenze relative all'affitto e alla successiva vendita dell'edificio sopra citato;
in relazione alla compravendita sopra descritta, Grandi Stazioni spa ha formalizzato una denuncia per truffa aggravata alla procura della Repubblica di Roma, contestando «le condotte poste in essere da ex amministratori e dirigenti della società e dal legale rappresentante della società affidataria di un incarico finalizzato alla stipula di un contratto di locazione e successiva vendita»;
contestualmente - come riportato dagli organi della stampa locale - risulta l'avvio di un'indagine da parte della procura della Repubblica di Venezia che, relativamente alla compravendita dell'ex palazzo compartimentale delle F.S. di Venezia, ha ipotizzato il reato di concussione;
attualmente Gian Michele Gambato ricopre le cariche di presidente del consiglio direttivo di Unindustria Rovigo e presidente del consiglio di amministrazione di Sistemi Territoriali spa (società interamente di proprietà della regione Veneto);
a quanto risata da notizia pubblicate dagli organi dell'informazione locale, Emmegi Consulting srl - società intestata alla moglie e alla sorella di Gambato, di cui questi detiene alcune quote del capitale sociale - nell'ultimo decennio di attività si è occupata della sola transazione dell'ex Palazzo compartimentale delle F.S di Venezia;
come riportato dal quotidiano Il mattino di Padova nell'edizione del 9 febbraio 2012 l'assessore con delega al patrimonio della regione Veneto all'epoca della compravendita

dell'ex palazzo compartimentale delle F.S. di Venezia ha dichiarato che nel contratto di vendita dello stabile «si prevedeva che non vi fosse alcuna intermediazione» -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro abbia assunto, o intenda assumere, al fine di tutelare gli interessi pubblici di Grandi Stazioni spa, società controllata per il 60 per cento da Ferrovie dello Stato Italia spa, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze - dipartimento del tesoro.
(4-14979)

TESTO AGGIORNATO AL 24 FEBBRAIO 2012

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge 14 settembre 2011, n. 148 ha previsto una delega al Governo tesa alla riorganizzazione e distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari al fine di realizzare risparmi di spesa e incremento di efficienza;
poiché la delega sopra richiamata prevede la possibilità di procedere alla soppressione o alla riduzione delle attuali 220 sezioni distaccate di tribunale, anche mediante accorpamento, si avrebbero pesanti ricadute sul territorio, con disagi ed aumento dei costi per i cittadini e le realtà economiche di tutto il territorio;
nel contesto di essa, anche la città di Legnago e il vasto territorio della pianura veronese che ad essa tradizionalmente fa capo, potrebbero vedere cancellata l'amministrazione della giustizia di prossimità;
la sezione distaccata di Legnago, anche con organico fortemente ridotto, svolge egregiamente la sua attività, tanto che nell'anno 2010 sono state emanate 217 sentenze, esauriti 784 procedimenti, emessi 844 decreti ingiuntivi e posti in essere 1336 pignoramenti, per cui sarebbe incongruo e dannoso chiudere detta sezione;
pur non disconoscendo le difficili condizioni economiche, si ritiene che tale emergenza non possa tradursi in inefficienze o disagi a scapito della collettività, aumentando la mole dei procedimenti pendenti presso il tribunale di Verona, atteso il buon servizio giustizia che viene fornito dal presidio giudiziario di Legnago;
il conseguente trasferimento nel capoluogo veronese non determinerebbe alcun risparmio di spesa, dal momento che eliminerebbe la spesa di un ufficio giudiziario per trasferirla su un altro;
il tessuto economico e la produttività locale del territorio della sezione distaccata di Legnago sono superiori a quelli circondariali -:
se il Ministro intenda indicare chiaramente quali siano i possibili interventi con riferimento alla sezione distaccata di Legnago e quali iniziative sia disposto a mettere in atto al fine di scongiurare la eventuale soppressione di un presidio giudiziario di eccellenza, tra i pochi in grado di garantire il buon funzionamento del sistema giustizia nell'interesse dei cittadini.
(4-14951)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

TOTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il settore del trasporto aereo, com'è noto e come le cronache relative a compagnie aeree in repentina dismissione di attività, recentissimamente una ungherese

e una spagnola, confermano, attraversa una fase di generalizzata e importante crisi, a causa della quale è divenuta cospicua la perdita di posti di lavoro e rilevante l'utilizzo di ammortizzatori sociali con il ricorso alla cassa integrazione guadagni per milioni di ore;
quantunque la situazione riguardante il personale aeronavigante sia critica, la formazione e la certificazione di nuovo personale non sono state contingentate ed è permesso ai vettori del settore dell'aerotrasporto di assumere, anche a tempo determinato, unità lavorative che utilmente potrebbero essere attinte, giustappunto, tra i sempre più numerosi lavoratori posti in cassa integrazione guadagni;
a detta contraddittoria e, per più di un verso, perniciosa realtà, si aggiunge quella, vantata solo dall'Italia, di consentire a società di trasporto aereo straniere, operanti in Italia, con una propria base, in regime di «libertà di cabotaggio totale», ossia di libero esercizio di tratte interne italiane, pur essendo straniere le compagnie di cui si tratti, di non rispettare gli obblighi in materia di lavoro e di previdenza cogenti per le compagnie italiane, dando, di tal guisa, luogo a una pratica, a giudizio dell'interrogante tollerata, di «dumping», di cui si intuiscono agevolmente, oltre al resto, i profili distorsivi sulla concorrenza e il mercato;
il rappresentato stato dell'arte del settore suggerisce, rectius impone, modificazioni al relativo mercato del lavoro per cogliere importanti, improcrastinabili ed equitativi obiettivi di prevenzione dei disagi sociali e di lotta a sprechi ed elusioni;
in tal senso, in tema di normative fiscali e previdenziali, appare urgente allineare gli obblighi degli operatori stranieri, con base operativa sul territorio italiano ed esercenti tratte interne e/o con origine e destinazione da e in Italia, a quelli degli operatori nazionali italiani;
per meglio governare il processo di crisi del mercato del lavoro nel settore, appare, invece, utile istituire presso ENAC-Ente nazionale per l'aviazione civile, senza aggravio per le casse dello Stato, un ufficio deputato al ricollocamento della gente dell'aria, con competenza a gestire richieste d'impiego di membri d'equipaggio da parte di società di trasporto aereo con base sul territorio nazionale, riconoscendo priorità di diritto al reimpiego al personale collocato in cassa integrazione guadagni straordinaria o in mobilità, che non maturi i requisiti pensionistici;
dette misure, peraltro, dovrebbero necessariamente essere accompagnate dalle decisioni, da un lato, di una moratoria di almeno trentasei mesi, e comunque fino alla cessazione delle esigenze motivanti, del rilascio di nuove certificazioni per il personale di volo di cui agli articoli 896 e 897 del codice della navigazione e, dall'altro lato, del blocco, di pari durata, di nuove iscrizioni presso ENAC, negli albi e nel registro del personale di volo;
inoltre, per favorire la tutela previdenziale del personale interessato, si dovrebbe consentire all'aeronavigante, già in cassa integrazione guadagni straordinaria, assunto con un contratto a tempo indeterminato con obbligo di part-time oppure di cosiddetto «job sharing», il mantenimento della copertura previdenziale e di un trattamento minimo salariale con riferimento al periodo di mancato impiego, senza aggravi per l'erario, mediante l'erogazione delle corrispondenti somme da parte del fondo speciale del trasporto aereo; di tale trattamento si dovrebbe, altresì, prevedere l'estensione anche al personale di volo assunto a tempo determinato, se in possesso di un'anzianità di certificazione di almeno cinque anni e se il periodo d'impiego sia almeno pari a sei mesi nell'arco di un anno -:
se il Governo, verificate le condizioni di difficoltà del settore del trasporto aereo, non ritenga utile adottare, in via d'urgenza, in tutto o in parte, le iniziative descritte o, alternativamente, altre, comunque idonee a risolvere o, almeno, a mitigare le criticità richiamate.
(5-06184)

PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 11 febbraio 2012 nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea C 38/7 è stata pubblicata la comunicazione di informazioni provenienti dagli Stati membri relativamente alla procedura prevista dall'articolo 17, paragrafo 5, del regolamento (CE) n. 1008/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio recante norme comuni per la prestazione di servizi aerei nella Comunità;
nella stessa comunicazione si informa sul «bando di gara per l'esercizio di servizi aerei di linea in conformità degli oneri di servizio pubblico di cui all'informativa pubblicata nella GU C 10 del 12 gennaio 2012»;
tale comunicazione è conseguente alla pubblicazione da parte della regione autonoma della Sardegna delle determinazioni di seguito richiamate:
determinazione n. 41 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura di gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10, e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Alghero-Roma Fiumicino e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
determinazione n. 42 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura di gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10, e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Alghero-Milano Linate e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
determinazione n. 43 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10, e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Cagliari-Roma Fiumicino e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
determinazione n. 44 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura di gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16 paragrafo 9 e 10 e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Cagliari-Milano Linate e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
determinazione n. 45 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura di gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10 e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Olbia-Roma Fiumicino e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
determinazione n. 46 del 1o febbraio 2012:
oggetto: procedura di gara d'appalto per gli oneri di servizio pubblico ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10, e articolo 17 del regolamento (CE) 1008/2008. Rotta Olbia-Milano Linate e viceversa. Approvazione atti e indizione procedura di gara;
con la nota informativa di cui all'articolo 16, paragrafo 4, del regolamento (CE) 1008/2008 pubblicata in data 12 gennaio 2012 nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea (2012/C 10/03) sono state sottoposte ad oneri di servizio pubblico le rotte Cagliari-Milano Linate e viceversa, Cagliari-Roma Fiumicino e viceversa, Olbia-Milano Linate e viceversa, Olbia-Roma Fiumicino e viceversa, Alghero-Milano Linate e viceversa, Alghero-Roma Fiumicino e viceversa, con decorrenza 25 marzo 2012;
la suddetta nota informativa disponeva il termine di 60 giorni dalla pubblicazione (12 gennaio 2012) per l'accettazione degli oneri di servizio pubblico da parte delle compagnie;

tale termine risulta fissato per l'undici marzo;
a tale procedura sarebbe dovuta seguire, qualora nessuna compagnia avesse accettato l'imposizione dell'onere del servizio pubblico, una procedura di gara per l'individuazione del soggetto che per ogni singola rotta avrebbe, in regime di esclusiva, effettuato tali rotte;
appare sin troppo evidente ed elementare che la pubblicazione delle richiamate determinazioni con probabilmente laute e a giudizio dell'interrogante totalmente ingiustificate compensazioni, nell'ambito dei termini ancora aperti per l'accettazione senza oneri dell'imposizione dell'onere servizio pubblico, risulta non solo incomprensibile ma sul piano procedimentale di dubbia legittimità e lesiva del principio di buona condotta della pubblica amministrazione;
risulta evidente che, dinanzi ad una ipotesi di elargizione di denaro pubblico, senza alcuna verifica della congruità e della legittimità della stessa, nessuna compagnia viene indotta ad accettare, come avrebbe dovuto indicare una condotta di buona, corretta, equa, imparziale amministrazione, gli oneri di servizio pubblico senza alcuna compensazione;
la gravità del provvedimento, che investe interamente la competenza dell'amministrazione statale, considerato che lo stesso viene adottato in regime di delega statale alla regione, risiede tra gli altri rilievi nella violazione del preciso disposto comunitario che indica in modo puntuale la scansione temporale con la quale articolare la procedura;
aver sovrapposto all'imposizione dell'onere del servizio pubblico senza oneri per la pubblica amministrazione una gara d'appalto con la previsione di compensazioni ritenute dall'interrogante di dubbia legittimità e ingiustificate costituisce di fatto una turbativa della procedura d'imposizione dell'onere del servizio pubblico;
nel dispositivo di imposizione dell'onere servizio pubblico decretato dal Ministro delle infrastrutture e di trasporti è contemplato un ragionevole utile d'impresa che, così come previsto nelle disposizioni comunitarie, deve essere contabilizzato sin dalla prima fase nelle tariffe imposte;
le compagnie aeree, dunque, accettando l'imposizione dell'onere del servizio pubblico avrebbero due ordini di guadagno:
a) il ragionevole utile d'impresa compreso tra il 4 e l'8 per cento;
b) l'intero guadagno tra il coefficiente di riempimento del 70 per cento e il 100 per cento considerato che le tariffe sono state calcolate su un load factor del 70 per cento;
oltre alla gravità della sovrapposizione procedurale, ad avviso dell'interrogante potrebbe configurarsi come aiuto di Stato l'eventuale elargizione di compensi che andrebbero a sommarsi al già guadagno nell'ambito dell'onere del servizio pubblico;
la scansione temporale della tempistica procedurale recita: lo Stato membro entro 2 mesi dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea della nota informativa di cui all'articolo 16, paragrafo 4, del regolamento CE 1008/2008, comunica la propria intenzione di istituire servizi aerei di linea rispondenti agli oneri di servizio pubblico sulle rotte indicate, a decorrere dalla data di entrata in vigore degli oneri di servizio pubblico sulla medesima rotta, senza usufruire di diritti esclusivi e senza ricevere un corrispettivo finanziario; il Governo italiano - Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 9 e 10, del regolamento (CE) 1008/2008, può limitare l'accesso alla stessa ad un unico vettore e concedere il diritto all'esercizio dei servizi aerei di linea sulla rotta sopra citata tramite gara pubblica secondo la procedura prevista dall'articolo 17 del regolamento (CE) n. 1008/2008;
è evidente che la tempistica prevede prima la conclusione della procedura di

imposizione dell'onere del servizio pubblico e poi la gara, con o senza compensazione;
la gara, anche in considerazione del ragionevole utile d'impresa calcolato nell'imposizione dell'onere del servizio pubblico, si sarebbe dovuta svolgere, eventualmente, con un ribasso sulla tariffa e non sulle compensazioni;
le cifre indicate nelle determinazioni all'interrogante appaiono frutto di analisi superficiali, incongrue e totalmente infondate sul reale costo dell'ora volata, e sulla stessa parametrazione oraria che assimila tratte diverse nonostante rilevanti differenze chilometriche;
le compensazioni previste raggiungono cifre insostenibili e ingiustificabili così indicate nelle determinazioni:
a) per l'affidamento dei servizi aerei onerati sulla rotta Cagliari-Roma Fiumicino e viceversa con compensazione finanziaria da assumere a base di gara per l'affidamento di euro 17.056.370,91 al netto dell'IVA (pari a euro 18.762.008,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari a euro 68.225.483,64 al netto di IVA (pari a euro 75.048.032,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per un periodo pari a quattro anni;
b) per l'affidamento dei servizi aerei onerati sulla rotta Alghero-Roma Fiumicino e viceversa con compensazione finanziaria da assumere a base di gara per l'affidamento di euro 5.389.868,18 al netto dell'IVA (pari a euro 5.928.855,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari a euro 21.559.472,73 al netto di IVA (pari a euro 23.715.420,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per un periodo pari a quattro anni;
c) per l'affidamento dei servizi aerei onerati sulla rotta Alghero-Milano Linate e viceversa con compensazione finanziaria da assumere a base di gara per l'affidamento di euro 2.244.341,82 al netto dell'IVA (pari a euro 2.468.776,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari a euro 8.977.367,27 al netto di IVA (pari a euro 9.875.104,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per un periodo pari a quattro anni;
d) per l'affidamento, per un periodo pari a quattro anni, del servizio di trasporto aereo per la rotta Cagliari-Milano Linate e viceversa, in euro 12.720.149,09 al netto dell'IVA (pari a euro 13.992.164,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari a euro 50.880.596,36 al netto di IVA (pari a euro 55.968.656,00 comprensivo di IVA al 10 per cento);
e) per l'affidamento dei servizi aerei onerati sulla rotta Olbia-Roma Fiumicino e viceversa con compensazione finanziaria da assumere a base di gara per l'affidamento di euro 3.616.200,00 al netto dell'IVA (pari a euro 3.977.820,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari a euro 14.464.800,00 al netto di IVA (pari a euro 15.911.280,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per un periodo pari a quattro anni;
f) per l'affidamento dei servizi aerei onerati sulla rotta Olbia-Milano Linate e viceversa con compensazione finanziaria da assumere a base di gara per l'affidamento di euro 4.104.542,73 al netto dell'IVA (pari a euro 4.514.997,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per ciascun anno, per un totale complessivo pari 16.418.170,91 al netto di IVA (pari a euro 18.059.988,00 comprensivo di IVA al 10 per cento) per un periodo pari a quattro anni;
la somma delle singole compensazione è di circa 200 milioni di euro -:
se non ritenga di dover intervenire per verificare la correttezza della procedura adottata e la sua tempistica, che di fatto ad avviso dell'interrogante inficia i provvedimenti del Ministro sull'imposizione dell'onere del servizio pubblico;

quali siano i suoi intendimenti in merito alle compensazioni, considerato che il Ministero ha partecipato alle conferenze di servizio dai cui verbali, a parere dell'interrogante, si evince che le compensazioni risultano prive di una qualsiasi attenta analisi di costi;
se non ritenga di dover informare gli organi competenti relativamente a possibili gravi turbative intervenute sull'imposizione dell'onere del servizio pubblico;
se non ritenga di dover fornire elementi sugli atti procedimentali relativi all'imposizione dell'onere del servizio pubblico.
(5-06195)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA, BOCCIARDO, DE LUCA, BARANI, CASTELLANI, CICCIOLI e MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di gelo e maltempo ha provocato danni e limitazioni alla rete viaria, autostradale, ferroviaria, aerea e marittima del nostro Paese, causando la cancellazione di voli, rotte marittime, corse dei treni e chiusure di importanti arterie viarie in diverse regioni;
queste disposizioni, attuate per la sicurezza delle cose e delle persone, si sono rese inevitabili a causa delle eccezionali condizioni atmosferiche, obbligando peraltro ad un notevole sforzo compensativo da parte del personale delle aziende preposte e per la organizzazione di tratte e percorsi sostitutivi;
le condizioni meteorologiche hanno in certi casi aggravato lo stato di manutenzione e gestione di linee ferroviarie o strade statali ed autostrade esistenti, costituendo così una concausa aggravante dei disagi provocati dal maltempo;
non appena le condizioni meteorologiche lo consentiranno saranno probabilmente avviate in tutta Italia operazioni di manutenzione, riparazione e monitoraggio di strade, autostrade, ferrovie, porti, moli ed aeroporti -:
quale sia l'incidenza dello stato delle infrastrutture del nostro Paese nel computo dei danni e dei disagi provocati dal maltempo delle ultime settimane;
quali siano i danni provocati dal maltempo al sistema infrastrutturale e dei trasporti e quali iniziative si intendano intraprendere per farvi fronte.
(4-14942)

GIRLANDA, DE LUCA, BARANI, BOCCIARDO, CASTELLANI, CICCIOLI e MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di gelo e maltempo ha provocato la necessità di imporre ordinanze di obbligo di catene a bordo delle autovetture o di circolazione esclusiva delle auto con le catene montate, da parte degli enti locali e sulle principali arterie stradali;
gli pneumatici termici, pur rappresentando una valida alternativa alle catene da neve, non possono garantire prestazioni analoghe ed in molti casi non si sono rivelati sufficienti per affrontare le problematiche emerse nella recente ondata di gelo e maltempo, malgrado diversi conducenti di veicoli incidentati abbiano lamentato una carenza di informazione in tal senso, avendo ricevuto abbondanti assicurazioni da gommisti o produttori di pneumatici;
molti giovani, soprattutto i neo patentati, hanno riscontrato dei problemi a montare le catene da neve, soprattutto in strada o se colti dall'improvvisa necessità di montarle a causa dei repentini peggioramenti delle condizioni meteorologiche;
questo fattore è dovuto anche alla scarsa o totale informazione in tal senso nelle autoscuole, soprattutto nelle regioni

dell'Italia centrale e meridionale, climaticamente meno abituate ad eventi come quelli delle recenti settimane;
sarebbe opportuno, accanto alla parte teorica, promuovere nelle classi quinte delle scuole secondarie di secondo grado e nelle autoscuole la conoscenza della differenza tra pneumatici termici, invernali, catene da neve, le condizioni per il loro uso e le modalità di installazione delle stesse, al fine di sviluppare una cultura teorica e pratica in grado di favorire nelle giovani generazioni una maggiore conoscenza su questo fronte e garantire così una maggiore sicurezza stradale -:
quali iniziative si intendano adottare in relazione a quanto riportato in premessa nelle scuole secondarie di secondo grado e nelle autoscuole e se, in riferimento a quest'ultime, si intendano promuovere apposite modifiche al codice della strada che disciplinino l'insegnamento del montaggio di catene da neve.
(4-14944)

LARATTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
sempre più frequentemente vengono segnalati i disservizi sulla linea Cosenza-Paola;
treni soppressi, ritardi continui, coincidenze saltate e perfino convogli al buio in piena notte;
la tratta ferroviaria Cosenza-Paola è sempre più nel caos, mentre vengono segnalati a rischio i collegamenti per Paola in coincidenza con la FrecciArgento e gli Eurostar per Roma: in diversi casi i passeggeri non riescono a giungere in tempo a Paola a causa dei ritardi e delle quotidiane soppressioni delle coincidenza da Cosenza. In sostanza, viaggiare da e per Paola è diventato un incubo per i pendolari (in tanti arrivano con notevole ritardo al posto di lavoro);
i disservizi denunciati dai passeggeri (anche con clamorose azioni di protesta nelle stazioni) sono gravi e ormai inaccettabili. Negli ultimi tre mesi sono stati segnalati decine di casi nel collegamento Paola-Cosenza e viceversa. A nulla sono valse finora le proteste e gli appelli dei sindaci e dei pendolari e le numerose interrogazioni parlamentari, mentre giornali e tv locali dedicano sempre più ampi servizi al degrado di una linea di grande importanza che ormai versa nel caos più completo. E non sussistono forti dubbi anche sul rispetto delle condizioni di sicurezza per i viaggiatori -:
se il ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per la risoluzione dei disservizi denunciati;
se non sia il caso di promuovere, per quanto di competenza, una verifica per accertare cause e responsabilità di quanto esposto.
(4-14945)

ROSATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il museo ferroviario di Trieste è ospitato dal 1984 nei locali della ex stazione di Campo Marzio di proprietà del gruppo delle Ferrovie dello Stato e gestita da Patrimonio Dlf srl;
Patrimonio Dlf srl è la società dell'associazione nazionale dopolavoro ferroviario, che si occupa dei beni immobili acquistati dal gruppo Ferrovie dello Stato e delle strutture prese in locazione da Ferrovie dello Stato;
il museo ferroviario di Trieste si regge sul lavoro portato avanti dall'associazione dopolavoro ferroviario di Trieste, ed in particolare dalla sezione appassionati trasporti, che gestisce l'esposizione attraverso l'impegno gratuito e volontario degli associati;

in tutta Europa sono solamente tre i musei ferroviari ospitati in una stazione ferroviaria passeggeri: uno in Spagna, uno in Olanda e uno in Italia, a Trieste, per l'appunto;
l'utenza annua del museo di Campo Marzio è numerosa e qualificata, arricchita anche da una serie di iniziative organizzate dal museo stesso, ma come per la maggior parte dei musei, gli incassi derivanti dai biglietti di ingresso contribuiscono solo in parte ai costi di gestione;
il museo, anche volendo ridurre il suo valore e la sua unicità, non potrebbe mai essere spostato dai locali della ex stazione di Campo Marzio perché sono esposte delle strutture di origine austroungarica che devono rimanere nell'edificio in quanto compongono un unicum con essa;
nel museo sono esposte collezioni di locomotive a vapore storiche e oltre 300 tonnellate di materiale e sono presenti sale dedicate alla storia delle ferrovie e agli impianti di attrazione;
in questo senso, il museo stesso, se valorizzato, potrebbe diventare il capofila dei musei dei trasporti di tutta la mitteleuropa;
il costo di locazione dell'intera struttura della ex stazione di Campo Marzio ammontava, per l'anno 2011, a 53 mila euro, cosicché l'associazione di Trieste ha provveduto a pagare l'affitto richiesto limitatamente per l'uso dei locali del museo che ammontava a 8mila euro;
per il 2012 la somma è lievitata di tre volte raggiungendo quota 140mila per l'intera struttura della ex stazione di Campo Marzio e quindi di 24mila euro annui per i locali del museo a cui vanno ad aggiungersi le tasse, l'IVA e la manutenzione straordinaria prevista dal contratto a carico dell'usufruttuario in deroga al codice civile;
secondo una stima di qualche settimana addietro, era quantificato in 35/40mila euro il costo di gestione di questo museo da parte dell'associazione dopolavoro ferroviario di Trieste;
a tal proposito si segnala che a seguito del maltempo che ha colpito anche Trieste in questi giorni, le strutture del museo ferroviario hanno subito diversi danni sia all'interno che all'esterno dell'edificio;
i danni riportati a causa della bora e delle temperature molto basse è stato quantificato in 10mila euro, facendo aumentare ulteriormente la cifra di gestione del museo per l'associazione;
a quanto risulta all'interrogante, all'associazione è stato chiesto di stipulare un contratto molto impegnativo, di 5 anni, prevedendo l'aumento automatico del canone di locazione pari al valore dell'inflazione Istat annuale e con la previsione che con gennaio 2017 il costo di locazione aumenterà del 32,50 per cento;
l'associazione di Trieste ha già dichiarato che a queste condizioni non sarà più in grado di gestire il museo -:
se il Governo non ritenga di assumere iniziative affinché sia rivisto il canone di locazione richiesto a Patrimonio Dlf srl e all'associazione dopolavoro ferroviario, in considerazione della destinazione a fini culturali dei locali, che in definitiva raccolgono e custodiscono con il volontariato la storia delle ferrovie italiane;
se, in alternativa, non si ritenga possibile un passaggio dell'immobile al comune di Trieste per garantire stabilità negli spazi ospitanti il museo ferroviario di Trieste.
(4-14946)

...

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:

SANTELLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in data 29 dicembre 2010 su Rai 2 è andata in onda in prima serata la trasmissione

«Canzoni e Sfide», registrata nella serata del 26 settembre 2010 dal teatro Politeama di Catanzaro;
la trasmissione risulterebbe, a detta del direttore di Rai 2 Massimo Liofredi, frutto di un'acquisizione da un produttore esterno;
l'iniziativa, come si deduce dai comunicati ufficiali del comune di Catanzaro - ancora in essere sul sito ufficiale - «è stata fortemente voluta dall'assessore al turismo e dalla Fondazione Politeama»;
la stessa iniziativa appare nella brochure ufficiale e sul sito della manifestazione «Notte Piccante 2010» organizzata dal comune di Catanzaro-Assessorato al turismo;
all'epoca dei fatti il sindaco della città, esponente del Partito democratico era presidente della Fondazione «Politeama-Città di Catanzaro», appare quindi ad avviso dell'interrogante inequivocabile la compartecipazione attiva del comune di Catanzaro e della Fondazione Politeama nell'organizzazione della trasmissione televisiva in questione;
in data 10 febbraio 2012 lo scrittore Roberto Saviano dal suo profilo facebook ha denunciato la presenza nella trasmissione di Gaetano Marino, ritenuto esponente di punta della Camorra seduto in prima fila al Politeama di Catanzaro, addirittura accanto ad esponenti della giunta e del consiglio comunale;
il Marino è considerato uno dei vertici dei cosiddetti Scissionisti, detti anche Spagnoli, clan tra i più pericolosi della criminalità organizzata in Campania;
nel corso della trasmissione la figlia minorenne del Marino è stata chiamata sul palco a cantare una canzone dedicata al padre e, subito dopo l'esibizione, è stata accompagnata dalla conduttrice a dare un bacio al genitore. L'intera scena è stata ripresa dalle telecamere ed in tal modo il bacio del Marino alla figlia è stato seguito da milioni di telespettatori;
la denuncia di Saviano, riportata dai maggiori quotidiani italiani, ha suscitato inquietanti interrogativi sull'organizzazione della trasmissione e sulla sua andata in onda -:
di quali elementi disponga il Governo sulle vicende ed in particolare come sia stato possibile che una trasmissione andata in onda sul servizio pubblico abbia potuto ospitare in prima fila, quasi come ospite d'onore, un esponente riconosciuto della criminalità organizzata, tanto che per ipotizzare eventuali legami - denunciati dallo stesso Saviano nel suo post - «tra mafie, televisioni, musica e spettacolo» che possano configurarsi anche nell'organizzazione della suddetta trasmissione televisiva;
se vi siano stati eventuali contributi da parete dei soggetti pubblici che il comune di Catanzaro avrebbe elargito al produttore esterno o direttamente alla Rai per l'organizzazione di una trasmissione su cui è legittimo sollevare gravi dubbi e perplessità.
(3-02110)

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 4 aprile 2011, pubblicato sul bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno - supplemento straordinario n. 1/11 del 12 aprile 2011, è stato indetto un concorso interno, per titoli ed esami, a 271 posti per l'accesso al corso di formazione tecnico-professionale per la nomina alla qualifica di vice revisore tecnico della polizia di Stato;
l'organizzazione sindacale UGL polizia di Stato ha più volte chiesto al Ministero dell'interno la pubblicazione dei questionari che verranno somministrati ai candidati in occasione della prova scritta;
ad avviso della predetta sigla sindacale la determinazione assunta dall'ufficio III attività concorsuali della direzione centrale

per le risorse umane del Ministero dell'interno di non pubblicare i questionari in argomento per questioni organizzative del portale intranet della polizia di Stato non può che determinare una violazione della par condicio tra i candidati;
la decisione assunta dall'amministrazione della pubblica sicurezza di pubblicare i questionari da somministrare nell'ambito delle diverse procedure concorsuali avviene unicamente per la selezione di personale del ruolo che espleta funzioni di polizia e non già per il ruolo che espleta funzioni tecnico-scientifiche e professionali con conseguente violazione della par condicio tra candidati -:
quale sia la motivazione in funzione della quale il Ministero dell'interno ponga in essere una siffatta differenziazione nell'ambito dei concorsi pubblici ed interni e se si intenda ristabilire la par condicio - ove effettivamente violata - mediante la pubblicazione dei questionari del concorso indicato in premessa sul portale intranet della polizia di Stato stante l'imminenza della prova d'esame.
(4-14959)

JANNONE. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la cooperativa Calcestruzzi Ericina Libera di Trapani, inaugurata nel 2009, è un esempio dell'incontro tra antimafia e attenzione all'ambiente. Dopo la confisca a Vincenzo Virga, boss della mafia trapanese, la società è stata gestita dal 2000 in amministrazione giudiziaria. Parte da li la via crucis. L'azienda, che era stata fiorente in mano al boss, non riceveva più commesse. Nessuno voleva più acquistare il suo calcestruzzo, un tentativo dei poteri mafiosi di sottostimare la società per poterla riacquistare a un costo basso. Ma è un piano fortunatamente non riuscito e dal 2009 l'azienda è gestita da sei soci, già lavoratori dell'azienda prima del sequestro. Nell'area dello stabilimento di Trapani è stato realizzato, accanto alle strutture per la produzione di calcestruzzo, un impianto di riciclaggio di inerti tecnologicamente all'avanguardia. Ciò consente di recuperare materiali altrimenti destinati a finire in discarica o abbandonati nell'ambientale di trasformarli in una risorsa. Per Giacomo Messina, attuale presidente dell'azienda, «questa è l'antimafia dei fatti e non delle parole». Poi spiega la svolta green come «una possibilità in più per affrontare il mercato edilizio dove eravamo boicottati. Questa scelta è stata il risultato di una riflessione con Associazione Libera, Legambiente, Associazione nazionale produttori aggregati riciclati e l'amministratore giudiziario»;
ancora oggi, però, esistono punti critici. Messina sostiene che «l'azienda viene per lo più utilizzata per disfarsi dei materiali derivanti dall'edilizia. Il prodotto finito, però, non viene valorizzato a causa di un pregiudizio da parte delle istituzioni e degli operatori del settore nei confronti del materiale riciclato». Alla Calcestruzzi Ericina si usa la tecnologia Rose (Recupero omogeneizzato degli scarti in edilizia). Si tratta di una tecnologia capace di garantire il miglior livello qualitativo dell'aggregato riciclato prodotto. All'azienda arrivano i rifiuti dell'edilizia provenienti da costruzioni e demolizioni su autocarro. I materiali vengono controllati tramite una telecamera a colori per verificarne la natura. Il materiale in ingresso viene selezionato. Se rintracciata la presenza di eternit, amianto o altri inquinanti, il carico viene rigettato. Viene alimentato l'impianto con il materiale ritenuto idoneo e si effettua una sgrossatura, vengono escluse, cioè, le parti più piccole che provocherebbero un'inutile usura del mulino e spreco di energia. Questa operazione consente, inoltre, la produzione separata di sabbie e terre naturali. Poi si procede alla macinazione. Le parti abbastanza grandi sono immesse nel mulino che, oltre alla riduzione della grandezza dei granuli, consente il distacco dell'armatura metallica contenuta nei blocchi in cemento armato. La separazione delle parti ferrose procede tramite un magnete. Dopo un'ulteriore selezione basata sulla misura dei granuli

di materiale, si ricava l'inerte riciclato. Questo prodotto può essere utilizzato per riempimenti di sottofondi stradali, realizzazione di nuovo calcestruzzo e ripristini ambientali;
anche se non gestita direttamente da Libera, la Calcestruzzi Ericina fa parte della sua rete e si è avvalsa del suo appoggio per superare i momenti del boicottaggio mafioso. L'attenzione all'ambiente è uno dei capisaldi di Libera. Come spiega Gianluca Faraone, presidente del Consorzio Libera Terra Mediterraneo: «Tutte le nostre aziende hanno le certificazioni del consorzio per il controllo dei prodotti biologici e dell'Istituto per la certificazione etica e ambientale». Oltre alla produzione biologica, l'attenzione all'ambiente di Libera si manifesta su più fronti. La cantina Centopassi ha installato a inizio 2011 i pannelli fotovoltaici che coprono tra il 70 e l'80 per cento del fabbisogno energetico. Durante i campi di volontariato ci si impegna nel ripristino ambientale di ecosistemi per la conservazione di uccelli, anfibi e rettili. Nell'agriturismo Terre di Corleone a Borgo del drago, bene confiscato a Riina, c'è un costone roccioso che si era pensato di valorizzare con un gioco di luce. Ma, alla fine, si è preferito sacrificare l'effetto scenografico per consentire la nidificazione degli uccelli. Quest'impegno è misto alla lotta contro le ecomafie. Don Luigi Ciotti, presidente di Libera ci tiene a sottolineare la costanza del suo impegno: «Da diciotto anni chiediamo che i reati contro l'ambiente siano uniti penalmente, ma non è mai arrivata una risposta. Intanto, in Italia, terra con un alto tasso di condoni, le ecomafie non conoscono crisi e continuano a crescere e a proliferare speculando sull'ambiente». Rispetto alla notizia dell'accertamento nell'anno scorso di 31 mila reati ambientali, con 2 miliardi di tonnellate di rifiuti pericolosi sequestrati, don Ciotti prosegue: «Dobbiamo dire basta, c'è bisogno che si rafforzi l'azione di contrasto alle ecomafie e ai traffici illegali di rifiuti e che si renda concreto e quotidiano il contrasto all'abusivismo edilizio eliminando il ricorso ai condoni -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche per il tramite dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, al fine di utilizzare al meglio gli edifici sequestrati durante operazioni antimafia e destinarli ad attività socialmente utili, gestite da associazioni sul modello di «Libera».
(4-14964)

GRANATA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 10 febbraio si celebra in tutta Italia la «Giornata del Ricordo» in memoria dei martiri delle foibe;
tra l'ottobre del '43 e il maggio del '45, migliaia di persone, fra cui donne, bambini ed anziani, vennero torturate e trucidate dalle truppe comuniste di Tito, il cui regime costrinse i nostri connazionali Dalmati, Giuliani e Fiumani ad abbandonare le loro case e la loro terra;
il 10 febbraio di quest'anno, a Massa, i giovani di diversi movimenti politici e semplici cittadini hanno organizzato una manifestazione pacifica, regolarmente autorizzata, in ricordo delle Foibe;
nei giorni precedenti la manifestazione, esponenti di partiti della sinistra, forze politiche che amministrano la città di Massa, invitavano i propri militanti a mobilitarsi per impedire il regolare svolgimento della commemorazione;
nonostante questi annunci, le autorità preposte al controllo dell'ordine pubblico non hanno disposto alcuna misura che impedisse gli scontri, cosa poi effettivamente accaduta;
si tratta di atti di violenza che rischiano di riportare la città di Massa indietro di quaranta anni, agli anni di piombo -:
se sia a conoscenza delle forze dell'ordine e se tra coloro che hanno impedito

il regolare svolgimento della manifestazione vi fossero consiglieri comunali di Massa;
se vi siano state delle responsabilità degli organi preposti alla sicurezza e all'ordine pubblico nell'omissione dismisure che avrebbero potuto impedire questi atti di violenza;
se esistono delle responsabilità imputabili al Sindaco Pucci, in quanto primo responsabile dell'ordine cittadino.
(4-14968)

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3 - introdotto dalla legge 8 luglio 1975, n. 305, prevede che nel caso che alcuni posti messi a concorso restino scoperti per rinuncia, decadenza o dimissioni dei vincitori, l'amministrazione ha facoltà di procedere, nel termine di due anni dalla data di approvazione della graduatoria, ad altrettante nomine secondo l'ordine della graduatoria stessa;
l'articolo 15, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, statuisce che le graduatorie dei vincitori rimangono efficaci per un periodo di diciotto mesi dalla data della... pubblicazione per eventuali coperture di posti per i quali il concorso è stato bandito e che successivamente ed entro tale data dovessero rendersi disponibili;
stante la gerarchia delle fonti del diritto, le summenzionate previsioni normative aventi natura regolamentare sono da ritenersi sostituite dall'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, introdotto dalla legge n. 244 del 2001, alla luce del quale le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di tre anni dalla data della loro pubblicazione;
con sentenza n. 14 del 24 luglio 2011, l'adunanza plenaria del Consiglio di Stato ha sancito che il summenzionato articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001, non si applica solo alle procedure concorsuali bandite o concluse dopo la sua introduzione ad opera della legge finanziaria 2008, ma anche alle graduarne ancora efficaci al momento della sua entrata in vigore, perciò a tutte le graduatorie ancora vigenti al 1o gennaio 2008;
l'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216 (cosiddetta Mille proroghe 2012) dispone che l'efficacia delle graduatorie dei concorsi pubblici per assunzioni a tempo indeterminato, relativo alle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni di assunzioni, approvate successivamente al 31 dicembre 2005, è prorogata al 31 dicembre 2012;
ai sensi dell'articolo 1, comma 523, capoverso 2, della legge n. 296 del 2011, la Polizia di Stato rientra tra le amministrazioni soggette a limitazioni dell'assunzione;
pertanto anche per le graduatorie relative a concorsi (pubblici o interni) indetti dal Ministero dell'interno con particolare riferimento alla Polizia di Stato vige il principio della vigenza triennale delle graduatorie concorsuali;
la ricordata sentenza del Consiglio di Stato stabilisce che:
a) deve essere superata la tesi tradizionale secondo cui la determinazione di indizione di un nuovo concorso non richiede alcuna motivazione da parte dell'amministrazione procedente;
b) l'amministrazione, una volta stabilito di procedere alla provvista del posto, deve sempre motivare in ordine alle modalità prescelte per il reclutamento, dando conto, in ogni caso, della esistenza di eventuali graduatorie degli idonei ancora valide ed efficaci al momento dell'indizione del nuovo concorso;
c) nel motivare l'opzione preferita (nuovo concorso o scorrimento graduatorie)

l'amministrazione deve tenere nel massimo rilievo la circostanza che l'ordinamento attuale afferma un generale favore per l'utilizzazione delle graduatorie degli idonei, che viene meno solo in presenza di speciali discipline di settore o di particolari circostanze di fatto o ragioni di interesse pubblico prevalenti, che devono, comunque, essere puntualmente enucleate nel provvedimento di indizione del nuovo concorso;
il decreto ministeriale 7 maggio 2010, pubblicato sul Bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/18-bis del 7 maggio 2010, con il quale è stata approvata la graduatoria del concorso interno, per titoli di servizio ed esame scritto, a 108 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 19 settembre 2008, successivamente elevati a n. 291 posti con decreto ministeriale 3 luglio 2009, pubblicato in data 2 dicembre 2009 nel Bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno, supplemento straordinario n. 1/34;
il decreto ministeriale 2 novembre 2010, pubblicato sul Bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/27-bis del 3 novembre 2011, con il quale è stata resa nota la graduatoria del concorso interno, per titoli di servizio ed esame scritto, a 116 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato, indetto con decreto ministeriale 23 luglio 2009, successivamente elevati a n. 350 posti con decreto ministeriale 28 febbraio 2011, pubblicato sul Bollettino ufficiale del personale del Ministero dell'interno n. 1/8 dell'8 marzo 2011;
alla luce della normativa indicata in premessa e delle statuizioni del Consiglio di Stato, le graduatorie concorsuali testé indicate sono pienamente valide ed efficaci;
il decreto ministeriale 1o febbraio 2012, pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero dell'interno - Supplemento Straordinario n. 1/4 del 6 febbraio 2012, con il quale è stato indetto un nuovo concorso interno, per titoli di servizio ed esami, a 136 posti per l'accesso al corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente del ruolo dei sovrintendenti della Polizia di Stato;
secondo l'organizzazione sindacale UGL - polizia di Stato la questione oggetto della presente interrogazione assume notevole rilevanza stante la palese contraddittorietà dell'operato dell'amministrazione della pubblica sicurezza rispetto a quanto statuito dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 14 del 2011;
la predetta organizzazione sindacale sostiene sia necessario provvedere allo scorrimento delle graduatorie valide ed efficaci dei concorsi summenzionati al fine di garantire il diritto soggettivo dei vincitori all'avvio del corso di formazione professionale per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente della Polizia di Stato, stante l'idoneità dagli stessi conseguita e riconosciuta dall'amministrazione della pubblica sicurezza -:
se sia a conoscenza di particolari motivazioni in base alle quali l'amministrazione si sia determinata all'indizione di una nuova procedura concorsuale nonostante la validità ed efficacia di due graduatorie concorsuali e quali iniziative intenda eventualmente assumere rispetto alla problematica in argomento, con particolare riferimento alla possibilità di procedere allo scorrimento delle suddette graduatorie.
(4-14969)

ZAMPARUTTI, BUONFIGLIO, DE ANGELIS, RENATO FARINA, TOMMASO FOTI, PERINA, RAMPELLI, RONCHI, SAGLIA e SCALIA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il 5 marzo 1982, al termine di una rapina alla BNL in piazza Irnerio a Roma,

a seguito di un conflitto a fuoco tra le forze dell'ordine ed un gruppo dei N.A.R., di cui faceva parte Francesca Mambro, è rimasto ucciso Alessandro Caravillani, sono stati feriti anche altri tre passanti e due poliziotti e la stessa Francesca Mambro è stata ferita e sarebbe stata arrestata di lì a poco;
su questo fatto tragico, Enzo De Camillis ha firmato la regia del corto «Uno studente di nome Alessandro», un docu-film che a giudicare dai loghi presenti nelle immagini di copertina oltre che da comunicati stampa diffusi in occasione di presentazioni del video risulterebbe patrocinato fra gli altri dalla regione Lazio (assessorato alle politiche culturali), dalla presidenza della provincia di Roma, dal comune di Roma (assessorato alle politiche culturali e centro storico), dal Ministero dell'interno e dalla polizia di Stato, mentre il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe riconosciuto il cortometraggio come «documento di cultura nazionale» come riporta anche un articolo pubblicato l'11 febbraio 2011 sull'edizione online del Fatto Quotidiano-Emilia Romagna;
il cortometraggio viene presentato come «tratto da una storia vera», scritta che appare sul video immediatamente dopo il titolo dello stesso, così inducendo ad avviso degli interroganti la consonanza fra quanto in esso riportato e quanto storicamente accaduto;
lo stesso cortometraggio, a giudicare dai fotogrammi allegati a una intervista di De Camillis, mostra l'attrice, che nei titoli di coda viene espressamente identificata come colei che interpreta «Francesca Mambro», in piedi sopra il povero Caravillani che, imbracciando una mitraglietta con la mano sinistra, estrae una pistola e fredda il ragazzo che è a terra colpito ad una gamba: il colpo di grazia;
nell'articolo succitato dell'edizione online del Fatto Quotidiano-Emilia Romagna, il regista De Camillis avvalora la ricostruzione del fatto rappresentato nel suo docu-film affermando che Caravillani «venne colpito di rimbalzo a un ginocchio e dal giaccone gli usciva il manico di un ombrello corto. In quel momento Francesca Mambro l'ha scambiato per una pistola e deve aver pensato che Alessandro fosse un poliziotto in borghese. Allora è tornata indietro e gli ha sparato alla testa»;
in realtà, il fatto è stato oggetto di una attenta istruttoria, di sentenze di primo grado, di appello e di Cassazione, sentenze che tutte hanno confermato quanto già delineato in istruttoria: Alessandro Caravillani è stato colpito accidentalmente da un colpo di rimbalzo esploso da persona ben identificata (Livio Lai) e non da Francesca Mambro; la sentenza su questo punto è inequivocabile: «In definitiva, perciò, anche sulla scorta degli accertamenti peritali, sia balistici che necroscopici - le cui risultanze, come si è visto, sono affatto compatibili - può affermarsi che il colpo che cagionò l'esito letale fu esploso dall'unico fucile utilizzato di fatto nel conflitto a fuoco del 5 marzo 1982, quello cioè in possesso di Livio Lai.» [cfr. sentenza 29 luglio 1986 della Corte di Assise di Roma Sez. V, f. 530];
le stesse sentenze inoltre escludono che il ragazzo possa essere stato colpito da proiettili di pistola, ossia l'arma che secondo gli autori del cortometraggio avrebbe spietatamente utilizzato contro il giovane Alessandro Caravillani; infatti, la stessa perizia balistica afferma che il «proiettile stesso era stato esploso da una distanza di 7-15 metri da un fucile d'assalto Sig. Manurhin mod. F.S.A. MR 222 Rem ed aveva attinto il giovane con una traiettoria non diretta ma di rimbalzo. [cfr. sentenza 29 luglio 1986 della Corte di Assise di Roma Sez. V, f. 508];
pur condannata insieme agli altri rapinatori per la morte del ragazzo e il ferimento di altre persone nei termini riportati dalla sentenza, cioè per un attentato che ha cagionato offesa a persone diverse da quelle nei cui confronti l'offesa era diretta, le false modalità narrate nel cortometraggio rappresentano però Francesca

Mambro - da ormai tanti anni costantemente impegnata in una difficile quanto proficua opera di risocializzazione e di riconciliazione - come esecutrice diretta di un crimine tanto odioso e perpetrato con dolo, addirittura in piedi sopra la vittima che emette ed esegue sentenza di morte;
peraltro, il video è stato già oggetto di diverse proiezioni con conseguente visione da parte di un numero elevato di soggetti e circola su YouTube;
la falsa rappresentazione dei fatti operata nel docu-film è diventata verità storica nei blog, come quello del signor Paolo Brogi [URL http://www.brogi.info] che, riportando la notizia di una proiezione del video prevista per il 23 novembre 2011, ne fa acriticamente proprio il contenuto dicendo che «Alessandro Caravillani lo uccide la Mambro (...) Mambro lo freddò con un colpo alla testa dopo che l'avevano ferito mentre transitava inerme attraverso il luogo della rapina» [Cfr. notizia dal titolo «Ricordando lo studente Caravillani, 17 anni, freddato nel 1982, mentre passava sul luogo di una rapina compiuta dai NAR]»;
altro esempio dello stesso tenore è costituito da un pezzo a firma del signor Giuseppe Lorin, autore dell'articolo dal titolo «Alessandro Caravillani, la spietata esecuzione di un innocente: per non dimenticare», pubblicato in data 27 settembre 2011 sul sito www.screensoda.it oltre che sul sito www.romacapitalemagazine.it, che in occasione della proiezione del cortometraggio in argomento addirittura si esprime - con riferimento ai fatti in questione - come di una «spietata esecuzione», «freddato, pur ferito ad un polpaccio, perché la mano assassina, con spietata freddezza, ha puntato alla testa nel dubbio che avesse in tasca una pistola»;
tale falsa rappresentazione dei fatti rischia di rinfocolare antichi odi come si evince dai commenti postati ad articoli come quello pubblicato dal Fatto Quotidiano online a proposito di un'azione di querela intentata da Francesca Mambro contro il docu-film per legittima difesa da un'operazione di linciaggio personale e di delegittimazione sociale -:
se corrisponda al vero che il docu-film «Uno studente di nome Alessandro» sia stato - e in che forma - sponsorizzato dal Ministero dell'interno e sia stato riconosciuto come documento di cultura nazionale dal Ministero per i beni e le attività culturali;
nel caso, se i Ministri interrogati non ritengano, alla luce dei fatti esposti in premessa di dover rivedere i precedenti giudizi e riconoscimenti a favore di un'opera che, a parere degli interroganti, con la sua ingannevole ricostruzione dei fatti, al contrario di una presunta motivazione «sociale» che gli autori si attribuiscono, si dimostra essere un'operazione crudele di riprovazione mediatica e sociale nei confronti di Francesca Mambro che ha condotto un esemplare percorso di reinserimento, svilendo ogni tentativo di dare una memoria a quegli anni di dolore e di piombo e, peggio, rischiando di seminare ancora odio, delegittimazione sociale e risentimenti personali.
(4-14980)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

COSCIA e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, nella legge n. 111 del 2011 recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria - ha ridefinito le modalità del collocamento fuori ruolo del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo all'espletamento dalla funzione docente, ma idoneo ad altre mansioni;

l'articolo 19, ai commi 12, 13, 14 e 15 stabilisce di fatto l'inquadramento coatto del personale docente dichiarato dalla commissione medica preposta permanentemente inidoneo alla propria funzione per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, nei ruoli del personale ATA;
si tratta di docenti che hanno scelto di continuare a lavorare nella scuola, con mansioni diverse, pur in presenza di riconosciute condizioni di inidoneità all'insegnamento e che svolgono mansioni di supporto alle funzioni istituzionali della scuola, quali il servizio di biblioteca e documentazione, organizzazione di laboratori, supporti didattici ed educativi;
i docenti utilizzati in altri compiti - specialmente nelle biblioteche - hanno partecipato a corsi di formazione e aggiornamento, master, progetti finalizzati al miglioramento dell'offerta formativa e sono in gran parte portatori di specifiche competenze;
tale misura sembra essere funzionale solo ad attuare ulteriori tagli di posti ATA, personale per lo più precario, e costituisce, se attuata, un inaccettabile demansionamento di docenti la cui professionalità è fondamentale per il funzionamento non solo delle biblioteche ma anche delle segreterie scolastiche, sulle quali già gravano pesanti tagli agli organici;
anche sulla base della nota protocollo AOODGPER6626, del dipartimento per l'istruzione, direzione generale per il personale scolastico - ufficio V - del 10 agosto 2011, risulta che:
il passaggio al ruolo ATA, che è volontario, non prevede la scelta della sede;
l'assegnazione di sede definitiva è attribuita solo a decorrere dall'anno scolastico 2012/2013;
al personale che transita nei ruoli ATA viene mantenuto il livello stipendiale mediante assegno riassorbibile che non aumenta fino all'equiparazione con il personale ATA e, per la parte dell'assegno, non è pensionabile;
nel ruolo di personale ATA si sarà considerati sani, ovvero idonei alla funzione, e pertanto la normativa riguardante l'idoneità sarà diversa: eventuali richieste di inidoneità ATA dispenseranno soltanto da alcune mansioni;
il passaggio al ruolo ATA è irreversibile, ovvero per tali docenti non vi è più la possibilità di reintegro in cattedra in caso di miglioramento dello stato di salute;
per il passaggio obbligatorio ad altra amministrazione doveva essere emanato un apposito decreto entro il 16 ottobre 2011;
in Italia, il numero dei docenti inidonei è di 4.071 unità e il numero dei posti accantonati per il triennio 2011-2014 è di 3.900 unità;
risulta che solo pochissimi docenti abbiano fatto domanda di passaggio al ruolo ATA: al Ministero sono pervenute solo 838 domande, in particolare a Roma e Provincia a fronte di 415 inidonei ci sono state solo 61 domande di passaggio ai ruoli amministrativi. La maggior parte dei docenti in questione, dunque, è oggi in attesa del decreto ministeriale che avrebbe dovuto chiarire le modalità del passaggio intercompartimentale, ma nonostante siano passati i 90 giorni dall'entrata in vigore della legge n. 111 del 2011 tale decreto non è stato emesso;
il decreto ministeriale n. 79 del 12 settembre 2011 stabilisce, inoltre, che il personale inidoneo può essere dispensato dal servizio secondo le modalità previste dalla normativa vigente al momento della domanda, ma non è chiaro quale sia la tale normativa, essendo tuttora vigenti il contratto collettivo nazionale di lavoro 2006, articolo 17, comma 5, il parere del Consiglio di Stato n. 2416 del 26 gennaio 2000 e il contratto collettivo nazionale integrativo 2008, articolo 2, comma 3, parzialmente in contrasto tra di loro. In

particolare non è chiaro se per ottenere la dispensa sia necessaria o no una nuova visita medico-collegiale;
molti docenti inidonei, in attesa dei decreti, si stanno muovendo per chiedere la dispensa, per anticipare il pensionamento e per provare a rientrare nel ruolo docente -:
se, alla luce di quanto illustrato in premessa, non ritenga di dover assumere iniziative normative dirette a ripensare quanto stabilito con il decreto-legge n. 98 del 2011, e a definire un ruolo specifico nell'amministrazione per i docenti inidonei;
se non ritenga altresì di dover chiarire i tanti interrogativi di cui in premessa circa l'inquadramento dei docenti inidonei nei ruoli del personale ATA, il passaggio ad altre amministrazioni, la possibilità di usufruire della dispensa in un momento in cui si profila per questi docenti un cambiamento di stato giuridico;
se non ritenga, infine, possibile istituire un contingente di docenti fuori ruolo che, a richiesta delle scuole, possa svolgere il servizio di responsabile della biblioteca, garantendo continuità e competenza ad un lavoro che, ad oggi, è spesso affidato alla libera iniziativa e a competenze personali non sempre condivise e condivisibili, per non perdere un patrimonio che esiste nelle nostre scuole, considerando che in molte biblioteche scolastiche è presente un numero di volumi pari o superiore a quello di qualche biblioteca pubblica, che in alcuni casi rischia di andare perduto.
(5-06187)

GHIZZONI, TOCCI e MAZZARELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è certamente necessario e urgente mettere a punto un efficace sistema di valutazione della qualità delle attività delle università che accompagni e regoli l'autonomia costituzionalmente garantita, allo scopo di monitorare e potenziare continuamente la qualità dei risultati e di adeguare l'Italia ai modelli più diffusi nel contesto internazionale;
l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) ha per legge i seguenti compiti: «a) valutazione esterna della qualità delle attività delle università e degli enti di ricerca pubblici e privati destinatari di finanziamenti pubblici, sulla base di un programma annuale approvato dal Ministro dell'università e della ricerca; b) indirizzo, coordinamento e vigilanza delle attività di valutazione demandate ai nuclei di valutazione interna degli atenei e degli enti di ricerca; c) valutazione dell'efficienza e dell'efficacia dei programmi statali di finanziamento e di incentivazione delle attività di ricerca e di innovazione»;
la legge istitutiva stabilisce inoltre che i risultati delle attività di valutazione dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca costituiscono «criterio di riferimento» per l'allocazione dei finanziamenti statali alle università e che la struttura e funzionamento dell'ANVUR sono disciplinati da un regolamento che è stato emanato come decreto del Presidente della Repubblica 1o febbraio 2010, n. 76;
l'articolo 2 del regolamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca stabilisce che essa opera in coerenza con le migliori prassi di valutazione dei risultati a livello internazionale e svolge le funzioni di agenzia nazionale sull'assicurazione della qualità così come previste dagli accordi europei in materia;
l'ente europeo di riferimento in questo campo è l'European association of quality agencies in higher education (ENQA), istituita sulla base della raccomandazione 98/561/EC del Consiglio dei ministri dell'istruzione dell'Unione europea del 24 settembre 1998;
nel documento «Standards and guidelines for quality assurance in the european higher education area» (ESG), redatto

dall'ENQA sulla base del «comunicato di Berlino» sottoscritto da tutti i ministri dei Paesi europei aderenti al processo di Bologna il 19 settembre 2003, sono indicati i principi generali, gli obiettivi e le procedure ai quali dovrebbero attenersi le agenzie europee di valutazione esterna della qualità della formazione universitaria;
l'articolo 1, comma 4, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ha stabilito che il Ministero, nel rispetto della libertà di insegnamento e dell'autonomia delle università, indica obiettivi e indirizzi strategici per il sistema e le sue componenti e, «tramite l'ANVUR per quanto di sua competenza», ne verifica e valuta i risultati secondo criteri di qualità, trasparenza e promozione del merito, anche sulla base delle migliori esperienze diffuse a livello internazionale;
l'articolo 5 della medesima legge ha delegato il Governo ad adottare un decreto legislativo per istituire un sistema di accreditamento iniziale e periodico dei corsi di studio universitari per la verifica del possesso di «idonei requisiti didattici, strutturali, organizzativi, di qualificazione dei docenti e delle attività di ricerca, nonché di sostenibilità economico-finanziaria»;
tale decreto legislativo, definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri il 20 gennaio 2012 e attualmente in via di emanazione, prevede (articolo 6, comma 1) la verifica dei requisiti di cui sopra sia condotta sulla base di indicatori definiti dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e adottati con decreto del Ministro; stabilisce inoltre (articolo 8, commi 7 e 10; articolo 9, comma 6) la complessa procedura da seguire, nel caso di mancato accreditamento, per l'emanazione del relativo decreto ministeriale:
sul quotidiano Repubblica del 4 febbraio 2012 è stata pubblicata un'intervista al professor Sergio Benedetto, componente del consiglio direttivo dell'ANVUR e responsabile del programma VQR di valutazione della qualità della ricerca;
in tale intervista il professor Benedetto afferma tra l'altro che il risultato finale di VQR sarà una classificazione o graduatoria delle università fatta all'interno di ogni area scientifica e la distinzione delle università tra research universities e teaching universities tanto che ad alcune «si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa»; ma afferma anche: «alla valutazione della didattica ci dedicheremo in un secondo momento»;
nell'intervista si rende nota la nomina da parte dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca di quattrocentocinquanta valutatori ai quali sarà affidata la valutazione di circa duecentomila prodotti della ricerca di tutti i ricercatori e professori delle università e degli enti pubblici di ricerca italiani, con la prevalenza degli indici bibliometrici nelle scienze «dure» e della vita, mentre per le scienze umanistiche e sociali si ricorrerà esclusivamente alla peer review (revisione da parte di uno studioso di pari valore);
le opinioni del professor Benedetto su modalità e finalità degli interventi valutativi sembrano non corrispondere alle norme vigenti, tenendo anche conto che: a) non risultano ancora definiti e men che mai adottati gli indicatori per l'accreditamento dei corsi di studio universitari; b) l'articolo 3, comma 2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2010 stabilisce che la qualità dei prodotti della ricerca sia valutata «principalmente» tramite procedimenti di valutazione tra pari; c) la distinzione tout court delle università in università di insegnamento e università di ricerca quale esito della valutazione appare, oltreché non prevista da alcuna normativa né da alcun indirizzo politico governativo, a giudizio degli interroganti inappropriata, in quanto non consentirebbe che siano esercitati i compiti inscindibili di didattica e di ricerca spettanti a ciascun docente universitario italiano;
le norme citate nelle premesse caratterizzano gli obiettivi e le funzioni dell'Agenzia

nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca e costituiscono l'opportuna sintesi legislativa per un'azione valutativa che deve necessariamente essere articolata e poliedrica ma che, se non descritta e circoscritta adeguatamente, potrebbe produrre effetti controproducenti o addirittura esiziali a medio e lungo termine in un sistema strategicamente fondamentale per il Paese quale quello dell'alta formazione e della ricerca, per evitare i quali sono necessari specifici e approfonditi studi di settore nonché la massima ponderazione e pacatezza in una discussione aperta all'intera comunità scientifica;
eventuali equivoci nella fase iniziale di attività dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca potrebbero far smarrire le finalità previste dalla legge istitutiva e, in fondo, delegittimare i procedimenti valutativi e la stessa cultura della valutazione, col rischio di mancare l'obiettivo fondamentale di aiutare e incoraggiare il sistema nazionale universitario e della ricerca a migliorare continuamente la qualità dei propri risultati ed a individuare e diffondere le migliori pratiche che il sistema è in grado di esprimere;
d'altra parte è straordinariamente necessario che il sistema valutativo italiano della didattica e della ricerca decolli meglio e il più rapidamente possibile, per fornire agli studenti, alle loro famiglie, al mondo del lavoro, ai decisori politici ed economici, all'opinione pubblica tutte le informazioni necessarie per assumere consapevolmente le scelte pertinenti a ciascuno e per investire oculatamente le risorse pubbliche e private disponibili -:
quali siano precisamente gli obiettivi e le modalità del programma VQR dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca;
sulla base di quali procedure l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca abbia reclutato i quattrocentocinquanta valutatori;
se sia compito dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca approntare una graduatoria degli atenei nelle differenti discipline e classificare le università in università di didattica e università di ricerca;
se il Ministro non ritenga opportuno verificare se l'ANVUR soddisfi appieno - per indipendenza, organizzazione e modalità di funzionamento - i requisiti previsti nel documento ESG per le agenzie europee di assicurazione della qualità dell'istruzione superiore;
se il Ministro non ritenga opportuno, nel pieno rispetto dell'autonomia dell'ANVUR, ridiscutere ed eventualmente ridefinire tempestivamente e con precisione il ruolo e gli ambiti di intervento dell'Agenzia.
(5-06193)

Interrogazione a risposta scritta:

OLIVERI, COMMERCIO, LO MONTE e LOMBARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i tagli indiscriminati e insostenibili di risorse e personale alla spesa statale per la scuola, previsti dal decreto-legge n. 112 del 2008, con una riduzione nel triennio 2009-2011 del 17 per cento della consistenza del personale ATA (di cui 10.452 di assistenti amministrativi, 3.965 di assistenti tecnici e 29.076 collaboratore scolastico), hanno determinato un grave impoverimento della scuola pubblica, privandola delle risorse indispensabili per lo sviluppo dell'azione didattica, educativa, di istruzione e ricerca e smantellandone punti essenziali di qualità;
le suddette misure sono state assunte in palese violazione del decreto legislativo n. 368 del 2001, in attuazione della direttiva del Consiglio del 28 giugno 1999, n. 1999/70/CE, relativa all'accordo quadro CES, UNICE, CEEP sul lavoro a tempo determinato, e della carta dei diritti fondamentali

dell'Unione europea (2000/C 364/01), e senza aver preventivamente ascoltato le organizzazioni sindacali;
il problema del precariato nella scuola ha origini lontane e le leggi che si sono succedute nel tempo non sono riuscite a risolvere il problema, anzi hanno generato aspettative che il sistema non era in grado di soddisfare e addirittura hanno prodotto un incremento del personale con titolo per l'immissione in ruolo;
in particolare, le cause principali dell'esplosione del precariato sono state l'istituzione delle graduatorie permanenti, la mancanza di programmazione per l'ingresso nelle graduatorie e misure di sanatoria adottate come forma di ammortizzatore sociale;
la patologia del precariato, oltre agli esiti deleteri sull'organizzazione strutturale e funzionale dell'assetto del sistema educativo, genera un sentimento di sofferenza, di delusione e di indignazione nel personale scolastico, dovuto alla provvisorietà del rapporto di lavoro, unito all'evanescenza della prospettiva di futuro;
secondo gli interroganti non è più procrastinabile adottare ogni necessario provvedimento, utile a garantire la tutela dei diritti acquisiti negli anni dal personale ATA incluso ormai da diversi anni nelle graduatorie permanenti di cui all'articolo 554 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, definendo un piano di immissione in ruolo che consenta il graduale esaurimento delle graduatorie attualmente attive e trasformando la graduatoria provinciale permanente ATA di cui all'articolo 554 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, in una graduatoria provinciale ad esaurimento analogamente a quanto avviene per il personale docente ed educativo inserito a pieno titolo nell'anno scolastico 2011/2012 di cui al decreto-legge n. 70 del 13 maggio 2011 convertito dalla legge n. 106 del 12 luglio 2011, in forza dell'articolo 1, comma 605, lettera C) della legge 27 dicembre 2006, n. 296, con decorrenza dall'anno scolastico 2012/13;
sarebbe necessario, al fine di adottare in ambito scolastico soluzioni maggiormente eque, effettuare anche per il personale ATA l'inserimento con cadenza triennale nella graduatoria permanente ATA di cui all'articolo 554 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, che consenta il graduale esaurimento, con possibilità di trasferimento in un'unica provincia a pettine con decorrenza dall'anno scolastico 2013/14 e consentire al personale ATA destinatario di nomina a tempo indeterminato per il futuro, di chiedere il trasferimento, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione in altra provincia dopo cinque anni di effettivo servizio nella provincia di titolarità;
risulta, altresì, necessario, al fine di eliminare il costo sociale ed il presunto danno all'erario derivante dalla erogazione di TFR e delle indennità di disoccupazione, per coloro i quali restano disoccupati, scongiurando il mancato rispetto del punteggio e della posizione nella graduatoria permanente ATA legati alla casualità della scelta delle 30 istituzioni scolastiche e non all'automatica trasposizione dell'ordine di punteggio con cui figurano i candidati inclusi nelle corrispondenti graduatorie permanenti di cui all'articolo 554 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, cui spetta il diritto di essere inseriti nella prima fascia delle corrispondenti graduatorie d'istituto, dare loro la possibilità di scegliere i distretti scolastici, anziché massimo 30 scuole, con il vincolo di un numero minimo da rispettare, consentendo, inoltre, il superamento dall'anno scolastico 2012/2013 di eventuali disposizioni per ricostituire gli elenchi prioritari (i cui effetti economici non si producono dal 1o settembre, ma nel momento di stipula del contratto con il dirigente scolastico, e cioè ad anno scolastico già avviato, come già verificatosi negli anni scolastici 2010/11 e 2011/12);
per le suddette finalità risulterebbe opportuno che si effettui un monitoraggio, alla luce della ripartizione dei contingenti concordata tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e organizzazioni

sindacali sulla programmazione triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente, educativo ed ATA, per il triennio 2011/13, i cui effetti si ripercuotono sull'organizzazione delle autonomie scolastiche, e sulle future reti di scuole, ritenuto di dover riservare per ciascun anno del triennio 2011/13 n. 1.300 posti di personale ATA per il transito nei ruoli del predetto personale amministrativo e tecnico del personale docente «inidoneo» in applicazione dell'articolo 19, comma 12, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, fatta salva l'utilizzazione per le immissioni in ruolo dei posti eventualmente residuati a conclusione del predetto transito;
sempre ragionando su soluzioni maggiormente eque e non discriminatorie verso il personale precario non ancora stabilizzato, gli interroganti ritengono necessaria, con decorrenza dall'anno scolastico 2011/12, un'attenta analisi sugli effetti della mobilità professionale, laddove viene riservata quota parte delle 36.000 complessive assunzioni, al personale ATA appartenente alle aree contrattuali «A», e «B», per il transito nei ruoli del personale amministrativo e tecnico e di direttore dei servizi generali e amministrativi, auspicando una diversa definizione dei criteri per la ripartizione dei contingenti provinciali delle assunzioni a tempo indeterminato del personale ATA suddetto, riservati al personale sottoposto alle procedure selettive per i passaggi dall'area professionale inferiore all'area immediatamente superiore, ovvero da «A» a «B», e da «B» a «D» del personale ATA, preso atto che per effetto della mancata attivazione degli organici dell'area contrattuale «C» non risultano disponibilità per i profili professionali di coordinatore amministrativo e di coordinatore tecnico -:
quali iniziative, anche normative, intenda promuovere, a garanzia della valorizzazione della professionalità del personale precario della scuola ATA, in particolar modo con riferimento alla tutela dei diritti acquisiti negli anni dal personale ATA incluso ormai da diversi anni nelle graduatorie permanenti, all'inserimento dello stesso personale con cadenza triennale nella graduatoria permanente ATA di cui all'articolo 554 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, consentendone il graduale esaurimento, alla possibilità di scelta dei distretti scolastici, all'opportunità di avviare un puntuale monitoraggio, alla luce della ripartizione dei contingenti concordata tra Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e organizzazioni sindacali, sulla programmazione triennale di assunzioni a tempo indeterminato di personale docente educativo ed ATA, per il triennio 2011/13, ed un'attenta analisi sugli effetti della mobilità professionale, anche auspicando una diversa definizione dei criteri per la ripartizione dei contingenti provinciali delle assunzioni a tempo indeterminato del personale ATA suddetto.
(4-14947)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

DAMIANO, BOSSA, MADIA, CODURELLI, SCHIRRU, BELLANOVA, RAMPI e PES. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in seguito alla revoca delle concessioni ministeriali previste dal decreto legislativo n. 261 del 1999, molte società del settore postale privato coadiuvano le Poste italiane nella gestione di alcuni settori, creando posti di lavoro distribuiti sui territori;
tra le imprese di cui sopra c'è la società Ligra, che da oltre 11 anni svolge la sua attività in Campania e si occupa, in modo particolare, dei servizi di distribuzione della corrispondenza pregiata e le attività di logistica e collegamenti tra gli uffici postali;

la società sopra menzionata occupa attualmente in Campania oltre 260 dipendenti;
le Poste italiane, legate alla società Ligra da un contratto con scadenza a giugno 2012, ha internalizzato in anticipo i settori affidati all'impresa privata e ha determinato, così, il licenziamento di venti lavoratori sui territori di Aversa e Casoria;
la decisione delle Poste italiane appare di difficile comprensione, dal momento che la stessa ha già comunicato di voler mettere a bando i servizi stessi da giugno, tornando così ad esternalizzare, privando, però, i venti lavoratori della possibilità del passaggio di cantiere;
non è la prima crisi che la società Ligra affronta e nel corso delle precedenti vertenze ha sempre dimostrato una totale flessibilità, rendendosi disponibile a supportare Poste nelle diverse esigenze manifestate nel corso del lungo rapporto;
in particolare, la Ligra ha dovuto fronteggiare la continua riduzione dei volumi affidati da Poste, che si sono sommati alla crisi finanziaria internazionale che si è ribaltata anche sul settore; per queste condizioni è stato necessario effettuare una riduzione dell'orario di lavoro per circa il 70 per cento dei dipendenti con un accordo di solidarietà siglato dalle organizzazioni sindacali e approvato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al fine di mantenere inalterati i posti di lavoro -:
se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto; se, e come, ritenga di intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per tutelare i lavoratori di cui in premessa, gravemente esposti, a causa di una condotta a giudizio degli interroganti, incomprensibile delle Poste Italiane.
(5-06191)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI BIAGIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge del 8 agosto 1995 n. 335, introducendo una riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare ha definito un cambiamento normativo dei trattamenti previdenziali con il passaggio dal calcolo retributivo a quello contributivo;
il personale delle forze di polizia e delle forze armate arruolato dal 1° gennaio 1996, nonché quello che alla data del 31 dicembre 1995 non poteva vantare un'anzianità retributiva pari o superiore a diciotto anni, hanno subito sensibili conseguenze previdenziali dalla riforma suddetta;
la legge 23 dicembre 1998, n. 448, all'articolo 26, comma 20 - similmente a quanto avvenuto per altri comparti - ha previsto l'istituzione di forme pensionistiche integrative per il personale del comparto sicurezza e difesa, attraverso procedure di concertazione;
il problema in argomento, a distanza di anni, non è stato ancora risolto con conseguenze e ripercussioni negative per il personale delle forze di polizia ed armate;
l'articolo 19 della legge 4 novembre 2010, n. 183, ha riconosciuto la specificità delle forze armate, delle forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco «ai fini della definizione degli ordinamenti, delle carriere e dei contenuti del rapporto di impiego e della tutela economica, pensionistica e previdenziale»;
il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, all'articolo 24, comma 18, ha previsto che siano adottate, «con regolamento da emanare entro il 30 giugno 2012», «le relative misure di armonizzazione dei requisiti di accesso al sistema pensionistico, tenendo conto delle obiettive peculiarità ed esigenze dei settori di attività nonché dei rispettivi ordinamenti» -:
se si intendano adottare - previo confronto con le organizzazioni sindacali firmatarie di contratto, le rappresentanze militari e i Ministeri competenti - iniziative,

anche di natura normativa (valutando la possibilità di inserire disposizioni ad hoc nel regolamento da emanare), volte a prevedere l'istituzione di forme pensionistiche integrative per i lavoratori del comparto sicurezza-difesa e a salvaguardare nel contempo le loro peculiarità nei trattamenti previdenziali.
(4-14954)

CODURELLI, BOCCUZZI, SCHIRRU, MIGLIOLI, GATTI e RAMPI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la devastante crisi economica degli ultimi anni ha acuito la tensione sociale e politica nel nostro Paese, favorendo pericolose divisioni e lacerazioni all'interno del sistema produttivo italiano; nel mondo del lavoro si manifesta sempre più prepotentemente l'esigenza di rasserenare i rapporti tra il Governo e le parti sociali al fine di facilitare intese che permettano una modifica equa e condivisa del sistema;
uno dei temi più dibattuti è relativo alla piena e fattiva capacità di rappresentanza da parte delle organizzazioni sindacali, poiché il carattere incompiuto e imperfetto della disciplina sulla rappresentanza sindacale è spesso foriero di situazioni equivoche che, certamente, non contribuiscono a una distensione dei rapporti lavorativi;
a esempio, la mancata adesione della FIOM al rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico, stipulato in data 15 ottobre 2009, tra le tante questioni sollevate, ha evidenziato con forza il problema, ancora non definitivamente risolto, riguardante la legittimità, dell'utilizzo dell'istituto della cessione del credito (articolo 1260 del codice civile), per operare la trattenuta sindacale a favore di organizzazioni sindacali che non abbiano aderito al CCLN;
a seguito della mancata firma, a partire dal 1° gennaio 2012, il sindacato dei metalmeccanici facente capo alla CGIL non possiede più il requisito di «organizzazione sindacale stipulante il CCNL», con la conseguente privazione di alcuni diritti precedentemente spettabili ed esercitabili in sede nazionale, territoriale e aziendale, tra i quali, il diritto al versamento dei contributi sindacali dei lavoratori;
la materia è dibattuta sin dall'aprile del 1995, quando l'esito del referendum popolare ha comportato l'abrogazione dei commi 2 e 3 dell'articolo 26 dello statuto dei lavoratori (legge n. 300/1970), facendo divenire materia di competenza esclusivamente contrattuale la riscossione dei contributi sindacali, la quale, quindi, dipende dalle previsioni dei contratti collettivi di riferimento, salvo che tale diritto non sia riconosciuto mediante specifiche intese aziendali;
tale modifica ha provocato, nel corso degli anni successivi, una molteplicità di interpretazioni, anche di tipo giurisprudenziale, relative alla sussistenza di un obbligo, in capo al datore di lavoro, di effettuare il versamento delle quote sindacali, per il tramite dell'istituto della cessione del credito, su richiesta del lavoratore, a favore di organizzazioni sindacali non firmatarie del CCNL;
la sentenza del 21 dicembre 2005, n. 28269, delle sezioni unite dalla Corte di cassazione, sembrava aver risolto un contrasto giurisprudenziale sorto a seguito di sentenze pronunciate da diverse sezioni della medesima Corte nel corso del 2004; i giudici della Corte si sono, infatti, pronunciati nel senso di ritenere legittima l'utilizzabilità dell'istituto del credito in materia di contributi sindacali, come già affermato dalle sentenze della sezione lavoro n. 3917 e n. 14032 del 2004;
la Suprema Corte nel dispositivo della sentenza n. 28269, ha affermato che il referendum del 1995 «ha lasciato in vigore l'articolo 26 dello statuto dei lavoratori, comma 1, che protegge i diritti individuali dei lavoratori concernenti l'attività sindacale per quanto attiene, in particolare, alla raccolta dei contributi: stipulare con il sindacato i contratti di

cessione di quote della retribuzione costituisce una modalità di esercizio dei detti diritti; il rifiuto del datore di lavoro di darvi corso, lungi dal concretare un mero illecito civilistico, opera una compressione dei diritti individuali e di quelli del sindacato»;
a seguito di tale sentenza l'orientamento prevalente della giurisprudenza è stato quello di ritenere idoneo l'istituto della cessione del credito, per ciò che riguarda la legittimazione della richiesta di versamento delle trattenute sindacali, a prescindere da quanto disposto dalla contrattazione collettiva;
nonostante ciò, purtroppo, non si è ancora giunti a una univocità di comportamenti, e spesso i datori di lavoro, sia in caso di interruzione sia di prosecuzione della trattenuta, manifestano al lavoratore l'intenzione di operare «con riserva», in attesa dei chiarimenti che interverranno in sede giurisprudenziale in tale materia;
tali differenti orientamenti giurisprudenziali determinano una situazione di oggettiva incertezza, nonché un non auspicabile incremento del contenzioso alimentando un improprio clima di contrapposizione e diffidenza nelle relazioni sindacali;
questa fase politica, nella quale si sta operando per progettare una profonda modifica del sistema del lavoro, dovrebbe essere sfruttata per cercare di trovare una soluzione condivisa anche a questa tematica, che è di portata assai rilevante, perché attinente alla capacità dell'ordinamento di garantire la piena manifestazione dei diritti individuali, dei lavoratori e dei sindacati -:
se non ritenga opportuno adoperarsi affinché, nel corso degli incontri con le parti sociali aventi a oggetto la riforma del mercato del lavoro, la problematica descritta in premessa venga affrontata, allo scopo di adottare soluzioni che consentano una definizione certa, anche per quanto riguarda tale delicata questione.
(4-14957)

MURER. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge del 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, all'articolo 24 si è provveduto ad emanare disposizioni in materia di trattamenti pensionistici, provvedendo a modificare profondamente il sistema pensionistico italiano, sia per i requisiti di età e di contribuzione, sia per i meccanismo di calcolo;
la riforma di cui all'articolo 24 citato è volta a conseguire lo scopo esplicito di «garantire il rispetto degli impegni internazionali e con l'Unione europea, dei vincoli di bilancio, la stabilità economico-finanziaria e a rafforzare la sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico in termini di incidenza della spesa previdenziale sul prodotto interno lordo»;
la necessità di approvare con urgenza l'insieme della manovra, cosiddetta «salva Italia», ha comportato l'impossibilità di approfondire alcuni aspetti relativi all'impatto di alcuni dettagli di riforma e le dirette e conseguenti ricadute sulla vita reale della gente;
in modo particolare alcuni aspetti della riforma pensionistica appaiono da correggere in corso d'opera, al fine di evitare gravi ripercussioni sull'esistenza di alcune specifiche categorie, come ad esempio specifici casi di genitori che assistono figli disabili e che vengono danneggiati dall'allungamento del tempo lavorativo, o altri gravi segni di ingiustizia sociale e di iniquità, dal momento che lo stesso Governo si è più volte richiamato alla necessità di agire con rigore sui conti pubblici senza, però, mai perdere di vista il tema dell'equità e della sostenibilità sociale delle riforme;
il comma 15-bis dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011 individua uno speciale regime agevolato di accesso al pensionamento; esso stabilisce che in via eccezionale per i lavoratori dipendenti del

settore privato le cui pensioni sono liquidate a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive della medesima: a) i lavoratori che abbiano maturato un'anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2012 i quali avrebbero maturato, prima della data di entrata in vigore del presente decreto, i requisiti per il trattamento pensionistico entro il 31 dicembre 2012 ai sensi della Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, possono conseguire il trattamento della pensione anticipata al compimento di un'età anagrafica non inferiore a 64 anni; b) le lavoratrici possono conseguire il trattamento di vecchiaia oltre che, se più favorevole, ai sensi del comma 6, lettera a) con un'età anagrafica non inferiore a 64 anni qualora maturino entro il 31 dicembre 2012 un'anzianità contributiva di almeno 20 anni e alla medesima data conseguano un'età anagrafica di almeno 60 anni;
tale regime agevolato di accesso al sistema pensionistico è riservato esclusivamente ai lavoratori dipendenti del settore privato, con il possesso di alcuni requisiti sopra elencati, mentre esclude i lavoratori del pubblico impiego e i lavoratori autonomi, in possesso degli stessi requisiti;
la circostanza appare chiaramente e ingiustificatamente discriminatoria dal momento che, a parità di requisiti, per una categoria di lavoratori, quelli del settore privato, si ammette un regime agevolato, e per altre due categorie, i lavoratori del pubblico impiego e gli autonomi, lo si nega, calando sulle loro vite una riforma pesante, che arriva all'improvviso, stravolge i progetti, allunga la permanenza sui luoghi di lavoro e, nel farlo, unisce al peso del sacrificio, la insopportabile beffa di vedere alcuni lavoratori, con pari requisiti, avere un'agevolazione, e altri no -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative per sanare una evidente ingiustizia, estendendo l'ambito di applicazione dell'agevolazione prevista dal comma 15-bis dell'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2001 anche ai lavoratori del pubblico impiego e ai lavoratori autonomi, così com'è stato previsto per i lavoratori del settore privato.
(4-14962)

...

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

RUVOLO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le organizzazioni produttive del comparto agricolo con diverse iniziative, anche con una petizione popolare indirizzata al Presidente dell'Unione europea Barroso, al Commissario all'agricoltura dell'Unione europea Dacian Ciolos, al Presidente della commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro e al Ministro interrogato hanno chiesto la modifica del Regolamento (UE)61/2011 affinché venga ridotto il parametro degli «alchil esteri»;
il parametro «alchil esteri» individua i fenomeni fermentativi e degradativi delle olive di scarsa qualità e le organizzazioni produttive del comparto agricolo hanno chiesto di ridurre lo stesso dagli attuali 75 milligrammi per chilogrammo a 30 milligrammi per chilogrammo ritenendo questa riduzione fondamentale per salvaguardare i produttori di olio extra vergine di oliva nonché per contrastare le miscele fraudolente con olio lampante e deodorato;
la soglia introdotta nell'aprile del 2011 è troppo alta e consente di mettere in commercio con la dicitura «olio extravergine d'oliva» anche oli extravergini ottenuti con miscele che possono contenere fino al 60 per cento di oli lampanti e/o deodorati;
pur essendo stata importante da parte dell'Unione europea l'introduzione per la prima volta nella normativa comunitaria

del parametro degli «alchil esteri» sarebbe necessario procedere alla modifica del regolamento (UE)61/2011 riducendo il parametro ivi indicato;
la riduzione del parametro è condizione indispensabile per dare trasparenza al mercato dell'olio extravergine di oliva, oltre che per salvaguardare il patrimonio olivicolo e ambientale del territorio;
vanno salvaguardati i consumatori che inconsapevolmente acquistano oli scadenti le cui qualità nutrizionali sono compromesse dalla presenza di oli cosiddetti «deodorati» ovvero prodotti difettosi e maleodoranti che vengono corretti con processi di deodorazione -:
se non ritenga necessario prestare la necessaria attenzione alla richiesta, formulata dalle organizzazioni produttive del comparto agricolo, di riduzione del parametro «alchil esteri» allo scopo di difendere la produzione di qualità italiana e garantire ai consumatori prodotti di qualità;
quali iniziative intenda intraprendere in sede di Unione europea affinché si proceda alla modifica del regolamento dell'Unione europea 61/2011 allo scopo di ridurre significativamente il parametro indicato relativo agli «alchil esteri».
(5-06185)

NEGRO, CALLEGARI e RAINIERI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato ha recentemente emanato due decreti, uno relativo al piano assicurativo nazionale per l'agricoltura 2012 e un altro concernente l'individuazione dei prezzi massimi per la determinazione dei valori assicurabili per l'anno 2012, anche a fronte della emergenza climatica che ha messo a rischio l'intero settore primario del nostro Paese;
i suddetti atti normativi stabiliscono l'elenco dei prodotti agricoli, delle strutture aziendali, delle avversità atmosferiche, delle fitopatie, degli attacchi parassitari e delle malattie animali assicurabili con polizze agevolate, sia monorischio, sia multirischio, nonché i prezzi unitari di mercato in base ai quali stipulare le polizze agevolate dallo Stato;
come stabilito dall'articolo 5 del decreto 18 gennaio 2012, relativo al piano assicurativo agricolo, ai fini della determinazione della spesa premi ammissibile a contributo statale si applicano i parametri contributivi calcolati da ISMEA;
la misura del contributo statale è determinata a consuntivo e, tenuto conto delle disponibilità di bilancio, è contenuta nei limiti contributivi previsti dalla normativa a cui si riferiscono le singole polizze assicurative -:
di quali ulteriori elementi disponga il Ministro in relazione a quanto espresso in premessa e se non ritenga urgente ed indispensabile fornire maggiori chiarimenti in merito alla misura del contributo statale erogato ai fini della stipula delle assicurazioni agevolate.
(5-06186)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA, BOCCIARDO, DE LUCA, BARANI, ANTONINO FOTI, VINCENZO ANTONIO FONTANA, CICCIOLI, MANCUSO e CASTELLANI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di gelo e maltempo ha provocato ingenti danni all'economia del settore agroalimentare, dell'allevamento e della pesca, limitando i trasporti, la distribuzione ed i consumi;
i danni sono stati di natura economica ma anche strutturale per quanto riguarda piante ed animali;
le associazioni di categoria dei produttori denunciano perdite economiche nel breve e medio termine pari a centinaia di migliaia di euro, per i danni dovuti alla gelatura e marcitura dei prodotti, alla morte del bestiame, alla riduzione della

distribuzione, ai mancati introiti a causa degli effetti sui futuri raccolti di prodotti come olio e cereali -:
quale sia l'entità dei danni e degli effetti sul breve e medio periodo dei danni provocati al settore dalla recente ondata di gelo e maltempo, al di là delle prime stime rese note dalle categorie e quali iniziative il Ministro intenda attuare a tal proposito, anche per evitare impennate speculative dei prezzi.
(4-14939)

SANTORI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con il regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio, del 21 giugno 2005, relativo al finanziamento della politica agricola comune è stato istituito il fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) finalizzato al finanziamento di specifiche misure;
con il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, è stato stabilito il sostegno allo sviluppo rurale da parte del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);
con il regolamento (CE) n. 1974/2006 della Commissione, del 15 dicembre 2006, sono state stabilite le disposizioni di applicazione del regolamento n. 1698/2005 del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR);
con decisione C (2007) 5712 del 20 novembre 2007 la Commissione europea ha approvato la proposta di programma di sviluppo rurale della Campania (PSR);
con la circolare Agea prot. n. ACIU.2007.237 del 6 aprile 2008 sviluppo rurale sono state ufficializzate le istruzioni applicative per la presentazione, il controllo ed il pagamento delle domande di aiuto ai sensi del regolamento (CE) 1698/2005;
la misura 215 «Pagamenti per il benessere degli animali» è stata definita dalla Unione europea per promuove la diffusione di tecniche di allevamento finalizzate a mitigare i disagi a cui è sottoposto il bestiame allevato;
la misure 215 dispone che gli allevatori si impegnino ad adottare metodiche di allevamento finalizzate al raggiungimento del benessere per gli animali che vadano oltre il livello minimo stabilito dalla vigente legislazione nazionale e comunitaria; la misura è applicabile su tutto il territorio regionale e può essere applicata negli allevamenti bovini, bufalini, oltre che suini e avicoli;
l'adesione alle azioni della misura ha comportato per gli allevatori interessati l'assunzione degli impegni previsti per un periodo di durata almeno quinquennale; l'assunzione degli impegni è decorsa dalla data di presentazione della domanda;
la regione Campania risulta aver svolto i controlli sia di carattere amministrativo (nel 100 per cento del numero delle domande presentate) che a campione in loco (sul 5 per cento delle domande) finalizzati a verificare il rispetto delle condizioni di concessione degli aiuti previsti e dei relativi impegni assunti; le attività di controllo risultano essere state condotte in conformità a tutta la vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale in materia di controlli e sanzioni;
la regione Campania ha più volte segnalato ad Agea d'aver riscontrato difficoltà di funzionamento del portale Sian tali, in molti casi, da impedire di concludere, sul sistema informatico, l'iter istruttorio, in particolare relativo al caricamento degli esiti dei controlli, finalizzato al pagamento degli aiuti;
malgrado le numerose segnalazioni, l'ultima delle quali inoltrata con protocollo 2011 0908829 in data 30 novembre 2011 dall'area generale di coordinamento sviluppo attività settore primario della giunta regionale della Campania all'ufficio sviluppo rurale di Agea, nessuna risposta è stata fornita da Agea all'amministrazione regionale;

con la citata nota del 30 novembre 2011 l'amministrazione regionale campana per evitare che i disservizi Sian producessero ulteriori inaccettabili penalizzazioni agli allevatori interessati ha trasmesso ad Agea su supporto cartaceo le domande la cui istruttoria si è conclusa con esito positivo e per le quali quindi l'organismo pagatore Agea può procedere alla liquidazione di quanto dovuto ai beneficiari;
la mancata liquidazione degli aiuti dovuti a seguito della mancata acquisizione degli esiti dei controlli per una specifica annualità preclude la liquidazione di quanto dovuto per le successive annualità -:
quali siano le motivazioni per cui Agea, ad oltre due mesi dalla ricezione della nota della regione Campania, non ha ancora fornito all'amministrazione regionale alcun esauriente riscontro;
per quale motivo, malgrado le numerose segnalazioni, non sia stato posto rimedio alle denunciate difficoltà di funzionamento del portale Sian;
in quali tempi l'organismo pagatore Agea intenda dare corso a quanto di propria competenza per consentire il pagamento di quanto da tempo dovuto ai beneficiari.
(4-14948)

NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'analisi della Coldiretti recentemente presentata, a seguito del nuovo record raggiunto dalle quotazioni dei prodotti petroliferi, che hanno provocato un aumento del gasolio a 1,745 euro al litro, con un ulteriore aggravio del 58 per cento, ha provocato un sovraccarico dei costi nel comparto agroalimentare stimabile in 400 milioni di euro su base annua;
all'inasprimento del suddetto onere, si sono aggiunti gli effetti dell'eccezionale ondata di maltempo, che ha caratterizzato l'intero mese in corso, le cui temperature glaciali, hanno costretto le imprese agricole ad aumentare il consumo di carburante per il riscaldamento delle serre (fiori, ortaggi e funghi) e di locali come le stalle;
le valutazioni della Coldiretti, a giudizio dell'interrogante condivisibili, ricordano inoltre che un Paese come l'Italia, in cui l'88 per cento dei trasporti commerciali avviene per strada, i continui aumenti dei prezzi dei carburanti, determina un effetto a catena sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto oltre a quelli di produzione, trasformazione e conservazione, che comprime ogni tentativo di fronteggiare da parte delle imprese agricole, l'attuale fase recessiva in cui si trova il nostro Paese;
gli effetti dell'inarrestabile aumento dei prezzi del gasolio, secondo la Coldiretti, coinvolgono l'intero sistema agroalimentare, dove si stima che un pasto «percorra» in media quasi 2 mila chilometri prima di giungere sulle tavole dei consumatori;
il maggiore aggravio, a giudizio dell'associazione agricola, riguarda i prodotti di importazione che devono percorrere necessariamente lunghe distanze prima di raggiungere la destinazione;
a causa dei suddetti rincari inoltre il costo familiare per trasporti, combustibili ed energia elettrica ha superato quello per alimenti e bevande, con il prezzo di un litro di gasolio, che ha sorpassato solo per fare alcuni esempi anche quello di un chilo di pasta o di latte fresco -:
quali siano gli orientamenti del Governo con riferimento a quanto esposto in premessa;
se non intenda conseguentemente assumere in tempi rapidi, una serie di iniziative normative ad hoc, volte a sostenere anche attraverso specifiche misure finanziarie compatibilmente con gli equilibri di bilancio pubblico e la normativa comunitaria, il comparto agricolo nazionale afflitto dalla gravissima recessione in corso.
(4-14955)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SEMPLIFICAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:

CONTENTO. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
da qualche tempo l'INPS sta subendo un processo di informatizzazione che ha portato lo stesso istituto a gestire solamente on line pratiche, istanze varie e ricorsi:
sull'intero territorio nazionale si registrano casi di anziani che sono stati praticamente presi alla sprovvista da un cambiamento così radicale e tempestivo, ancorché condivisibile (si conterebbero, addirittura decine di casi di ricorsi avverso provvedimenti interni dichiarati d'ufficio irricevibili perché inoltrati dai diretti interessati solo su supporto cartaceo);
gli stessi call center, gestiti da società esterne, lamenterebbero dei problemi di scarsa efficienza con lunghe attese e disguidi di collegamento con le sedi periferiche dell'istituto;
la vicenda sta suscitando preoccupazioni e malessere tra gli operatori, gli utenti e le stesse rappresentanze sindacali dei pensionati, che giudicano incongrua la mancata ricezione da parte dell'INPS di pratiche e ricorsi cartacei, nonché denunciano i disservizi tipici di centralini gestiti da sedi territorialmente molto distanti -:
se sia possibile ipotizzare un intervento del Governo al fine di individuare eventuali soluzioni alla problematica segnalata in premessa.
(4-14941)

...

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la storica sentenza del tribunale di Torino con la quale sono stati condannati i massimi vertici della multinazionale elvetica Eternit per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, ha riacceso i riflettori dei grandi organi di informazione sul dramma dell'amianto e sul suo tragico corollario di migliaia di lavoratori e semplici cittadini morti o affetti da mesotelioma pleurico;
come noto, con la legge 27 marzo 1992, n. 257 «Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto», dopo una lunga battaglia contro resistenze, reticenze e sottovalutazioni della pericolosità delle particelle di amianto, si vietava finalmente l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto;
nonostante siano passati quasi venti anni dall'approvazione di tale legge, si stima che ci siano ancora tra i 30 e i 40 milioni le tonnellate di materiale contaminato che debbono essere smaltite e, nonostante ciò, la commissione prevista dall'articolo 4 della legge n. 257 del 1992 che avrebbe dovuto governare il passaggio da un Italia pesantemente contaminata a un Italia bonificata non è più operativa, così come il gruppo di lavoro nazionale, che in un primo momento aveva sostituito la commissione, ha cessato le sue funzioni undici mesi fa, determinando di fatto la totale assenza di una cabina nazionale di regia che coordini la bonifica del territorio;
inoltre, l'articolo 10 della citata legge n. 257 del 1992 prevedeva che le regioni e

le province autonome di Trento e di Bolzano adottassero piani di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto, ma a tutt'oggi tale mappatura non è stata nemmeno completata, visto che regioni come la Calabria e la Sicilia non hanno ancora trasferito i dati a loro disposizione, regioni come la Campania e la Puglia hanno effettuato un censimento solo parziale, mentre gli stessi censimenti effettuati non risultano omogenei, in quanto sarebbero stati utilizzati sistemi di monitoraggio diversi;
a rendere fallimentare lo smaltimento dell'amianto sono anche gli elevati costi delle procedure dello smaltimento stesso, così come la quasi totale mancanza di discariche dedicate per la gestione di tale materiale fa sì che solo il 40 per cento venga smaltito in Italia, mentre il restante 60 per cento viene smaltito all'estero;
con la legge n. 244 del 2007 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008)», all'articolo 2, commi 440-443, l'allora Governo Prodi istituì il «Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici» con una dotazione pari a 5 milioni di euro per il 2008, al fine di avviare una campagna di progressiva eliminazione dell'amianto dagli edifici pubblici;
tale fondo, di fatto, non è mai stato operativo visto che è stato interamente svuotato, insieme ad altri stanziamenti, per far fronte agli oneri derivanti dall'applicazione del decreto legge 27 maggio 2008, n. 93 «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» per poter concorrere a coprire finanziariamente la totale abrogazione dell'ICI sulla prima casa promossa dal Governo Berlusconi;
all'articolo 6, comma 6, della legge n. 257 del 1992 si prevede che annualmente il Governo trasmetta al Parlamento, una relazione sullo stato di attuazione delle norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto, ma l'ultima relazione presentata risale ormai a quattro anni fa;
come si evince dalla sommaria, precedente esposizione, nonostante la vastità e la gravità sociale degli effetti derivanti dalla presenza dell'amianto in troppi ambienti pubblici e privati, si registra un complessivo ritardo e una sorta di colpevole disattenzione nell'azione dello Stato e delle diverse amministrazioni territoriali che va senza dubbio abbandonata, nello spirito che portò all'approvazione della ricordata legge n. 257 del 1992 e nel rispetto delle vittime e delle legittime aspettative dei loro cari -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per far sì che venga costituita una cabina di regia a livello nazionale che non solo coordini la bonifica del territorio dall'amianto ma provveda a completare entro breve tempo la mappatura territoriale dei siti contaminati dall'amianto e ad adottare così come era previsto dall'articolo 10, comma 4 della legge n. 257 del 1992, un piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica del territorio;
se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative normative per rifinanziare il fondo di cui all'articolo 2, commi 440-443 della legge n. 244 del 2007, affinché si possa iniziare a dare concreta attuazione alla bonifica dall'amianto degli edifici pubblici;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire sia normativamente che finanziariamente affinché sia modificato il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 13 gennaio 2011 attuativo del fondo per le vittime dell'amianto, istituito dall'articolo 1, comma 241, della legge 28 dicembre 2007, n. 244, al fine di estendere le prestazioni previste da tale fondo non solo a coloro che abbiano contratto una patologia asbesto-correlate per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax» riconosciute dall'INAIL e dal soppresso Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA), ma anche dei

familiari delle vittime o a coloro che comunque, pur non lavorando direttamente con l'amianto, siano stati comunque esposti avendo poi contratto tali patologie;
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative finalizzate a prevedere, nell'ambito delle misure incentivanti l'utilizzazione delle energie rinnovabili, incentivi volti a favorire la sostituzione delle superfici contenenti amianto, quali l'eternit, con superfici ecosostenibili o con superfici per la produzione di energia, come i pannelli fotovoltaici;
quali siano i motivi ostativi che abbiano impedito dal 16 febbraio 2008 ad oggi di poter presentare la relazione al Parlamento così come prevista dall'articolo 6, comma 6, della legge n. 257 del 1992.
(2-01365)
«Miotto, Mariani, Boccuzzi, Bratti, Miglioli, Mario Pepe (PD), Giorgio Merlo, Ginefra, Bucchino, Portas, Esposito, Fedi, Porta, Murer, Garavini, Genovese, Corsini, Concia, Cuperlo, Pollastrini, Laganà Fortugno, Castagnetti, Sarubbi, Dal Moro, Fogliardi, Lucà, Tullo, Lovelli, Levi, De Torre, Zaccaria, Viola, Rubinato, Lenzi, Fadda, Cardinale, Duilio, Zamparutti, Pedoto, Burtone, Lo Moro, Marini, Laratta, Livia Turco, Mosella, Graziano».

Interrogazione a risposta in Commissione:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
una malata di Milano Gianna Grasso, malata di SLA (sclerosi laterale amiotrofica) ha inviato una lettera in data 5 settembre 2011 al direttore generale sanità della regione Lombardia Carlo Lucchina e per conoscenza al sindaco di Milano G. Pisapia, all'assessore alle politiche sociali P. Majorino, al direttore generale «Don Gnocchi» G. Martinelli, per evidenziare in che situazione definita intollerabile è costretta a vivere;
la lettera inviata ha il seguente contenuto:
«A seguito della telefonata intercorsa con la Sig.ra Patrizia Nerillo in data 9 agosto 2011, desidero portare a Vs. conoscenza la mia situazione. Mi chiamo Giovanna Grasso e dell'anno 2000 mi è stata diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA).
Io sono, dal 2001, seguita dall'Istituto "Don Gnocchi" con la fisioterapia domiciliare.
Nel corso di questi anni la fisioterapia si svolgeva all'inizio 3 volte a settimana con sedute di quaranta minuti e nel mese di agosto veniva sospesa per problema di personale in ferie. Con il passare del tempo le sedute si sono ridotte a 2 volte a settimana con interruzioni periodiche ogni 30 sedute, seguite da una visita fisiatrica che avveniva anche dopo 30 giorni e per motivi burocratici le sedute riprendevano anche dopo 20 giorni.
Questa situazione non è tollerabile per la malattia, ora sono veramente stanca e indignata di non ricevere le prestazioni dovute, sono troppi anni che sopporto questa ingiustizia. Quello che voglio ottenere nel più breve tempo possibile per me e per tutti gli ammalati di SLA è quanto segue:
1) Abolire la visita fisiatrica periodica, inutile e costosa per la sanità, il malato di sla non ha scampo può solo peggiorare.
2) Ritornare a 3 sedute settimanali.
3) Non dover subire l'interruzione di agosto.

Non chiedo troppo considerando gli sprechi e quanto di peggio succede nella amministrazione sanitaria.

Rimango in attesa di un Vs. sollecito riscontro, porgo distinti saluti.
Per Giovanna Grasso Carlo Besostri»;
il direttore del settore handicap e salute mentale del comune di Milano la dottoressa Luisa Anzaghi ha inviato in data 30 settembre 2011 una lettera di risposta che contiene:
«Gentile Sig.ra Grasso, ho sentito il Direttore della Fondazione Don Gnocchi relativamente alla sua richiesta, che riferisce quanto segue: la sua lettera esprime considerazioni non attinenti con le regole stabilite dalla delibera della Regione Lombardia che prevedono la ciclicità dei trattamenti riabilitativi domiciliari: l'impossibilità di estendere il trattamento oltre le 30 sedute. Inoltre ogni presa in carico domiciliare deve essere obbligatoriamente sempre preceduta da una valutazione specialistica fisiatrica che verifichi non solo l'appropriatezza (indiscutibile nel caso della Sig.ra) ma anche la frequenza dei trattamenti.
Come mi risulta, dalla lista di attesa 2011 Lei è stata seguita in modo solerte (ultima presa in carico ad aprile 2011 con visita ed assegnazione del terapista nell'arco di una decina di giorni).
Riguardo al periodo estivo molti nostri terapisti domiciliari hanno continuato a trattare i pazienti anche nel mese di agosto.
Certi di averle fornito informazioni esaustive, Le porgo i miei più cordiali saluti»;
il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, in particolare l'articolo 8-octies, prevede che le regioni e le aziende unità sanitarie locali attivino un sistema di monitoraggio e controllo (...) sulla qualità dell'assistenza e sull'appropriatezza delle prestazioni rese;
il decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 «Approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private» definisce le attività di valutazione e miglioramento della qualità in termini metodologici e prevede tra i requisiti generali richiesti alle strutture pubbliche e private che le stesse siano dotate di un insieme di attività e procedure relative alla gestione, valutazione e miglioramento della qualità;
con il decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279, è stato adottato il «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie» ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b) del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124;
il decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2006 «Approvazione del Piano Sanitario Nazionale 2006-2008» al punto 3.6 si prefigge di favorire «lo sviluppo di servizi clinici, assistenziali, di formazione, di ricerca (...) per una migliore garanzia di qualità delle cure» e, nella parte dedicata alla rete delle malattie rare, prevede che «per le malattie che richiedono trattamenti particolarmente impegnativi, (...) i presidi di riferimento sovra regionali o nazionali possono garantire assistenza superspecialistica per il periodo necessario e si raccordino con i centri vicini al domicilio dei pazienti per il monitoraggio più a lungo termine»;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 novembre 2001 di «Definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza» viene indicata la necessità di individuare percorsi diagnostico-terapeutici sia per il livello di cura ospedaliero che per quello territoriale;
il decreto ministeriale del 7 febbraio 2009 ha istituito la Consulta per malattie neuromuscolari con la finalità di promuovere la qualità dell'assistenza nei confronti delle persone affette e incrementare la ricerca su queste malattie; la necessità di definire percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali costruiti sulla appropriatezza e sulla centralità effettiva del paziente;
sul sito del Ministero della salute è disponibile il risultato dell'attività svolta

dalla Consulta delle malattie neuromuscolari che: illustra ed esamina aspetti di diagnosi, cura e assistenza delle persone con malattie neuromuscolari o con malattie analoghe dal punto di vista assistenziale e li contestualizza all'interno di modelli di percorsi assistenziali; tramite un approccio multidisciplinare di qualificati professionisti, questi percorsi sono finalizzati ad assicurare la «presa in carico» del paziente e dei familiari a partire dall'esordio per tutta la durata della malattia; ritiene opportuno accelerare e omogeneizzare le procedure di riconoscimento dell'invalidità civile e della situazione di handicap secondo la vigente normativa; ritiene opportuno promuovere l'utilizzo di percorsi assistenziali per le persone con malattie neuromuscolari o con malattie analoghe dal punto di vista assistenziale caratterizzati per diversa complessità e intensità degli interventi in relazione al tipo di patologia, alla fase di evoluzione della malattia, alla progressiva perdita di funzioni e di autonomia, all'evenienza di complicanze e al contesto familiare socio-ambientale; ritiene opportuno garantire la continuità assistenziale, l'integrazione degli interventi per uno stesso paziente e il coordinamento fra soggetti, strutture e servizi, secondo la modalità di rete e di presa in carico globale, nella consapevolezza che la centralità e l'unitarietà della persona rappresentano elementi imprescindibili per l'organizzazione dell'intervento assistenziale;
l'Accordo, ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le regioni, le province autonome di Trento e Bolzano e le autonomie locali concernente «Presa in carico globale delle persone con Malattie neuromuscolari o malattie analoghe dal punto di vista assistenziale», n. 56/CU del 25 maggio 2011 ha convenuto:
«Art. 1 Attività a supporto delle condizioni di disabilità e invalidità. 1. Il Governo, le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano e le Autonomie locali convengono sulla necessità di garantire in tempi brevi l'erogazione dei benefìci previsti dall'ordinamento, secondari al riconoscimento dell'invalidità civile e/o della situazione di handicap, in particolare nei confronti delle persone affette da malattie a rapida evoluzione. I soggetti sopra citati si impegnano a promuovere, ciascuno nel proprio ambito di competenza e d'intesa con l'INPS, l'adozione di organizzazioni e procedure utili al raggiungimento del predetto obiettivo, in modo quanto più omogeneo, coerente e integrato possibile.
Art. 2 Formazione ed informazione 1. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano promuovono programmi di aggiornamento e formazione rivolti sia ai professionisti dei Centri di Riferimento di cui all'articolo 3, sia a quelli operanti nel sistema dei servizi territoriali. Obiettivo di tali programmi è incrementare le conoscenze e migliorare le competenze necessarie per predisporre adeguati percorsi di assessment diagnostico funzionale, dai quali trarre indicazioni per la presa in carico clinica del paziente e le informazioni indispensabili a supporto della documentazione necessaria per la valutazione delle commissioni di invalidità. 2. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano favoriscono e facilitano l'accesso ai percorsi di presa in carico assistenziale, anche attraverso una informazione tempestiva sui diritti delle persone e sulla organizzazione predisposta nel loro territorio, collaborando in tali iniziative con le Associazioni di utenti attive nella loro area.
Art. 3 Centri di riferimento 1. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano attribuiscono con atto formale la funzione di riferimento a Centri della rete assistenziale regionale o interregionale. 2. I Centri sono unità funzionali, costituiti da una o più strutture in grado di assicurare la presa in carico globale del paziente. Essi garantiscono al proprio interno tutte le competenze multidisciplinari diagnostiche, terapeutiche e assistenziali, finalizzate al mantenimento delle funzioni e dell'autonomia, alla qualità di vita, alla dignità della persona e all'inserimento nei diversi contesti familiari e sociali nonché i collegamenti di cui all'articolo 4 con le reti

regionali di riabilitazione, cure palliative, di supporto e assistenza domiciliare. I Centri definiscono la diagnosi di malattia, l'assessment funzionale e la stesura dei Piani Assistenziali, comprendenti anche il Progetto Riabilitativo Individuale, assicurando una regia unitaria alla presa in carico del paziente. 3. I Centri sono coinvolti nella formazione dei professionisti delle cure primarie e dei familiari impegnati nelle cure domiciliari del paziente.
Art. 4 Sistema integrato per le persone con Malattie neuromuscolari o malattie analoghe dal punto di vista assistenziale 1. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano delineano con atti formali i percorsi assistenziali definendo le tipologie di collegamento tra i Centri e gli altri nodi della rete assistenziale regionale già attiva, quali, ad esempio, le cure primarie, le cure palliative, le strutture intermedie, le reti di riabilitazione. I collegamenti si basano sull'utilizzo congiunto di diversi strumenti organizzativi, oltre che informativi, infrastrutturali, tariffari, eccetera. All'interno delle reti di collegamento viene articolato il percorso assistenziale del singolo paziente, definito e aggiornato in base al dinamico evolversi della sua condizione e dei suoi bisogni assistenziali. 2. Il percorso assistenziale è definito in modo da mantenere una regia unitaria dell'assistenza e da evitare fratture nella continuità assistenziale e condizioni di improprio abbandono delle famiglie, ponendo particolare attenzione alle modalità di passaggio tra le diversi fasi del decorso clinico, e tra i diversi ambiti o servizi di assistenza. 3. I percorsi assistenziali sono trasferiti nelle carte dei servizi e comunicati con chiarezza alle famiglie, in modo di accompagnarle e supportarle durante tutte le fasi dell'assistenza e presa in carico.
Art. 5 Monitoraggio e valutazione delle attività 1. Le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano si impegnano ad attivare flussi o sistemi informativi atti al monitoraggio delle attività implementate e al supporto delle azioni del management clinico del singolo paziente. I sistemi informativi sono compresi all'interno dei flussi già sviluppati per la rete di assistenza alle malattie rare di cui costituiscono parte integrante e sono orientati alla promozione della qualità e alla valutazione trasparente dell'assistenza prestata» -:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché sia dato pienamente seguito a quanto previsto dall'accordo sancito in sede di conferenza unificata n. 56/CU del 25 maggio 2011 nel quale si prevedono «l'integrazione degli interventi per uno stesso paziente e il coordinamento fra soggetti, strutture e servizi, secondo la modalità di rete e di presa in carico globale, nella consapevolezza che la centralità e l'unitarietà della persona rappresentano elementi imprescindibili per l'organizzazione dell'intervento assistenziale», in maniera tale che situazioni quali quelle della signora Grasso non abbiano a ripetersi anche con riferimento alla stessa persona.
(5-06197)

Interrogazioni a risposta scritta:

SBROLLINI, ZAMPA, MIOTTO, BUCCHINO, MURER, LIVIA TURCO, BOSSA, CARDINALE, SARUBBI, SCHIRRU, ARGENTIN, FARINA COSCIONI, PEDOTO e MATTESINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
presso la presidenza della facoltà di medicina e chirurgia dell'università Cattolica di Roma, è stata presentata la prima edizione del «Libro Bianco 2011 - La salute dei bambini», un nuovo strumento nato per analizzare la molteplicità di tematiche che gravitano attorno alla salute e all'assistenza del bambino e dell'adolescente;
il libro è frutto di un percorso condiviso tra la Società italiana di pediatria (SIP), l'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell'università Cattolica di Roma e la Società italiana medici manager (SIMM) per sensibilizzare, informare, comprendere meglio i bisogni, elaborare

modelli per una rete pediatrica efficace ed efficiente in tutte le regioni d'Italia;
dallo studio emergono i seguenti dati;
nascono pochi bambini; sono sani ma sempre più grassi e caratterizzati da comportamenti sregolati;
disomogenea è l'assistenza all'infanzia nel Paese, e il rapporto tra nuovi nati e popolazione anziana è in netto squilibrio. Per capire quanto è bassa la natalità, basta pensare che questo parametro dal 1871 al 2009 si è quasi dimezzato (-74,25 per cento e attualmente si assesta al 9,5 per mille, cioè nascono 9,5 bebé ogni 1000 abitanti, contro, solo per fare qualche esempio, 12,8 per mille della Francia, 10,8 per mille della Spagna, 12 per mille della Svezia e 12,8 per mille del Regno Unito;
dal Libro bianco emerge chiaramente l'incremento delle nascite da cittadini stranieri, sia con uno che con entrambi i genitori stranieri, soprattutto a partire dall'anno 2003. La quota più elevata è quella dei nati da madre straniera. Questo indicatore, che nel 1999 era pari a 5,4 per cento si attesta nel 2008 a 15,9 per cento;
sulla mortalità infantile e neonatale, in generale i parametri sono in calo, ma sono ancora presenti disuguaglianze regionali. Nonostante il tasso di mortalità infantile nel nostro Paese sia in continua riduzione è, però, ancora presente un evidente divario tra le regioni, con un forte svantaggio per quelle meridionali, anche se le differenze sembrano in costante riduzione;
un altro elemento interessante è quello sui bambini disabili che risultano più integrati a scuola. Considerando, infatti, i dati relativi agli anni scolastici 1997/1998 e 2007/2008 si è registrato un incremento degli alunni disabili presenti nella scuola di ogni ordine e grado del 53,9 per cento;
nettamente peggiorate sono le abitudini alimentari dei ragazzi, e nel genere femminile è in aumento sia il consumo di alcolici fuori pasto, come alcolici diversi da birra e vino, sia il consumo di diversi tipi di alimenti proteici;
infine, il Libro bianco evidenzia che, seppur la salute complessiva dei bambini italiani resta buona, è profonda la disomogeneità dei servizi assistenziali nelle diverse regioni. Un dato preoccupante è anche la disomogeneità dell'assistenza ospedaliera in pediatria. Dato sottolineato da Walter Ricciardi, direttore dell'istituto di igiene della facoltà di medicina e Chirurgia dell'università Cattolica di Roma;
emerge la necessità di fare un'idonea programmazione degli interventi assistenziali e di creare un filtro che parta dal pediatra, per indirizzare al meglio il bambino verso il percorso assistenziale che più risponde ai suoi bisogni, evitando ad esempio ospedalizzazioni inutili -:
se sia al corrente dello studio sopra citato e dei dati presenti in questo «Libro bianco»;
se i dati in esso contenuto trovano riscontri analoghi in altri studi o approfondimenti messi in essere dall'Esecutivo;
quali strategie intenda adottare il Governo per incentivare una riorganizzazione del sistema di tutele dei minori in Italia;
se intenda nel contempo accelerare le iniziative per l'introduzione dei livelli essenziali di assistenza anche per i bambini e le bambine di questo Paese.
(4-14934)

JANNONE. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
sono le famiglie, e soprattutto le donne, a sostenere la gran parte delle attività di supporto ai pazienti oncologici: assistenza in casa, accompagnamento, visite in ospedale. E, di questo impegno, pagano le conseguenze, ancora molto sottovalutate, sia sul lavoro che sulla propria salute. L'impatto del tumore sulla vita non solo del malato ma anche di chi si prende

cura di lui, i cosiddetti caregivers, emerge chiaramente dall'indagine del Centro studi investimenti sociali (Censis) «Ad alta voce, i bisogni e le aspettative dei malati di cancro e delle famiglie», condotta in collaborazione con la Federazione italiana delle associazioni del volontariato oncologico-Favo, su un campione di oltre mille pazienti oncologici e di 700 caregivers;
secondo gli esiti della ricerca, nella maggioranza dei casi (56 per cento sono le donne il primo riferimento dei malati per risolvere le tante esigenze e criticità che la malattia mette all'ordine del giorno. Oltre la metà dei caregivers sono coniugi o conviventi; in un caso su tre hanno più di 60 anni e in uno su quattro hanno un'età tra i 40 e i 59. «Soprattutto, - dice Francesco De Lorenzo, presidente della Favo - più della metà di queste persone ha un lavoro al momento della diagnosi di cancro del loro parente, ma finiscono in prima linea nell'assistenza, giorno e notte, con un'impennata delle assenze lavorative e uno stress enorme che mette a dura prova la loro condizione fisica e psicologica». Il 29 per cento degli intervistati dichiara infatti di avere riscontrato impatti negativi sulla propria salute, come stati di ansia, tristezza e alterazioni del sonno. Un mix esplosivo: oltre il 59 per cento dei familiari di malati di tumore deve a sua volta assumere farmaci, poco più del 29 per cento ha bisogno di rivolgersi a specialisti, il 4 per cento ha subito ricoveri;
familiari e malati vanno incontro a peggioramenti in ufficio e delle proprie condizioni economiche: l'8 per cento dei caregivers ha una diminuzione di reddito (in media del 30 per cento), il 5,5 per cento perde il posto, il 2 per cento chiede di andare in pensione. Le spese, invece, aumentano, pesando sul bilancio domestico. «Esistono precise leggi a tutela dei lavoratori malati e dei loro familiari, - ricorda l'avvocato Elisabetta Iannelli, presidente della Associazione italiana malati di cancro, associazione di malati da anni impegnata a sollecitare norme a garanzia dei diritti di chi deve fare i conti con il cancro - ma troppo spesso gli interessati stessi non ne sono informati. Ci sono norme che prevedono, ad esempio, il passaggio al part-time, avvicinamenti di sede, permessi e congedi straordinari che consentono di mantenere la retribuzione e di riuscire ad affrontare con un po' più di serenità le fasi critiche della malattia». Manca invece completamente una prassi aziendale standard che agevoli la gestione di questi casi in ufficio. «Le storie che malati e caregivers raccontano parlano spesso di sofferenze e pregiudizi subìti in ambito professionale - dice Lucia Giudetti Quarta, presidente della Fondazione Giancarlo Quarta Onlus, che indaga da tempo sulle problematiche aziendali nella gestione dei malati critici e di chi li accudisce -. Avrebbero invece bisogno di poter parlare apertamente con i «capi» dei problemi legati alla malattia e delle loro necessità. Basterebbero un colloquio iniziale e verifiche successive per valutare la situazione insieme e decidere come organizzare turni e prestazioni, con maggiore tranquillità per tutti -:
quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare al fine di migliorare le condizioni lavorative ed economiche di coloro che si prendono cura di persone gravemente ammalate.
(4-14953)

JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in Italia il numero dei parti cesarei è in continuo aumento nonostante il monito dell'Organizzazione mondiale della sanità a limitarli al 15 per cento del totale. Nei punti nascita italiani, infatti, il taglio cesareo è effettuato nel 38,3 per cento dei casi. L'intervento chirurgico è sempre più a rischio perché molte strutture pubbliche non possiedono standard professionali e tecnologici necessari per affrontarlo in piena sicurezza. Il primato, tristemente, spetta al Sud. Cresce anche il numero di procedimenti penali per lesioni e omicidio colposo a carico del personale sanitario, medico e ostetrico ma rimane bassissimo il numero di condanne. È questa l'allarmante

realtà emersa dalla relazione della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario, presentata alla Camera dei deputati;
sono stati presi a campione 344 punti nascita sui 570 distribuiti sul territorio di 17 regioni. Escluse Umbria, Calabria, Sardegna e Liguria a causa di mancato reperimento o incompletezza del questionario somministrato agli assessorati regionali di competenza. Novanta cesarei al mese è la media dei parti mensili in Italia, ma la struttura privata batte quella pubblica: la media delle percentuali di parti cesarei è molto più elevata nelle cliniche (50,5 per cento) rispetto agli ospedali (36 per cento, indipendentemente dalla dimensione. «Piccoli e fragili»: così viene definita nella relazione della Commissione il 72 per cento dei punti nascita perché non dotati di terapia intensiva neonatale e in grado di fare meno di 500 parti l'anno. È proprio in queste 86 strutture che avviene il 44,7 per cento dei tagli cesarei. Strutture, per intenderci, dove il ginecologo assiste a un parto ogni settimana: troppo poco, secondo gli esperti. Sono, invece, quattro ogni settimana (14 al mese), ad esempio, quelli cui assiste in media il suo collega che lavora in una struttura grande, con più posti letto, medici e ostetriche in organico;
il Trentino Alto Adige detiene ben il 53,8 per cento delle strutture da «lista nera», la Sicilia il 46,8 per cento e la Campania il 43,8 per cento. Nella penisola sono 122 i presìdi dove si effettuano tra cinquecento e mille parti l'anno, 41 con più di mille. L'indagine della citata Commissione d'inchiesta ha esaminato i dati relativi al 2010 di 80 procure: su un totale di 53.741 procedimenti per lesioni colpose, quelle a carico del personale sanitario sono 901, quelle, invece, per omicidio colposo sono 736 su 6.586. Solo due le condanne definitive. Resta alto, infatti, il numero di archiviazioni: ben il 40 per cento del totale. I casi di malasanità in atto all'esame della citata Commissione d'inchiesta sono in totale 500. Di questi, 351 hanno avuto il decesso del paziente come esito finale. Nella classifica generale, la Calabria è in testa con 78 morti registrate, seguono la Sicilia (74), il Lazio (37) e la Campania (26). Dei 500 casi di malasanità complessivi all'esame della Commissione, ben 104 riguardano i punti nascita e di questi 79 hanno avuto come esito il decesso del neonato. Anche in questo caso, il maggior numero di decessi si registra in Calabria (con 23 casi), in Sicilia (18 casi), in Campania (6 casi). Quattro casi di decesso si registrano poi nei punti nascita di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Puglia;
aumenta l'età media delle madri, pari a 31,4 anni. Il primo figlio viene messo al mondo in media a 29,1 anni e il tasso di fecondità, ovvero il numero medio di figli per donna è di poco superiore a 1,34. In continua ascesa sono i parti delle donne immigrate che variano dal 14 per cento al 25 per cento. Ma resta ancora scarsa la presenza di un mediatore culturale che le aiuti a comunicare con il personale medico-sanitario durante un momento così delicato e difficile. La priorità, dunque, sembrerebbe quella di arrivare ad una razionalizzazione dei punti nascita sul territorio -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare al fine di acquisire dati sullo status delle strutture, pubbliche e private, in cui sono presenti reparti di maternità;
quali iniziative di competenza, con il coinvolgimento delle regioni, il Ministro intenda adottare al fine di razionalizzare la distribuzione dei «punti nascita» sul territorio italiano.
(4-14958)

BORGHESI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 244 del 24 dicembre 2007 ed il decreto attuativo dell'11 settembre 2009 ha stabilito una presunzione legale circa l'intervento economico a favore dei

soggetti talidomici che si fonda su due presupposti:
a) la data di nascita (1959-1965);
b) la condizione fisica riconducibile al farmaco (Talidomide) e cioè i soggetti affetti da amelia, emimelia, focomelia e macromelia;
il ruolo delle commissioni medico-ospedaliere militari è verificare l'esistenza dei presupposti della presunzione sancita dal legislatore;
sono 5 persone in tutta Italia (per quanto si conosce) ad essere state escluse dall'indennizzo da due commissioni medico-ospedaliere militari:
commissione medico-ospedaliera di La Spezia:
S.G. - Focomelia avambraccio sinistro;
R.B. - focomelia mano destra;
M.P. - focomelia bilaterale arti inferiori;
commissione medico-ospedaliera di Firenze:
G.B. focomelia mano;
commissione medico-ospedaliera di Padova:
D.R. - disformismo congenito arti superiori (ectromelia bilaterale arti superiori);
questi 5 signori sono già stati sottoposti a visita presso le rispettive commissioni medico-ospedaliere con esito che risulterebbe (errato) negativo;
il colonnello G. del Ministero della difesa, ha in una occasione pubblica riconosciuto l'errore di 2 commissioni medico-ospedaliere ed ha assicurato il suo intervento. Anzi in un caso ha addirittura riconvocato un soggetto talidomidico già visitato modificando il giudizio precedente;
deve essere però il Ministero della salute ad accettare la domanda di chi ha avuto esito negativo di ripetere la visita;
dalla dottoressa S., dopo ben 8 mesi viene comunicato (a firma della dottoressa M.) che le loro seconde domande sono inammissibili con una motivazione a giudizio dell'interrogante del tutto inaccettabile e cioè che la nuova documentazione poteva essere presentata anche seconda visita vale a dire in precedenza;
i signori sopra citati sono in grado di dimostrare di avere tutti i requisiti richiesti dalla legge, sono in possesso di tutta la documentazione sanitaria occorrente ed hanno le stesse disabilità/malformazioni di tutte le altre persone a cui è stato riconosciuto l'indennizzo (che però sono state visitate da altre commissioni medico-ospedaliere);
alla dottoressa S., anche se la comunicazione è firmata dalla dottoressa M., sono stati necessari 8 mesi per scrivere una risposta che, a detta di numerosi legali che l'hanno letta, non ha assolutamente alcun fondamento giuridico;
questa stessa dirigente non risponde nemmeno a precise lettere di chiarimenti inviate da deputati nell'esercizio delle loro funzioni;
è inaccettabile che per veder riconosciuto un loro sacrosanto diritto gli interessati, debbano instaurare un contenzioso giudiziale nei riguardi del Ministero;
il signor G., ad esempio, è nato nel 1959, ha tutti i requisiti e i documenti occorrenti e gli manca un braccio. A tantissime persone nelle sue stesse condizioni è stato riconosciuto il diritto, ma a lui no. E tutto questo, a quanto pare, per errore della Commissione che lo ha visitato la prima volta;
il signor C.B. di Bologna a ottobre 2010 si sottopone a visita alla commissione medico-ospedaliera di Firenze, e a marzo 2011 riceve la notifica negativa da parte del Ministero della salute;
ritorna allora personalmente alla commissione medico-ospedaliera di Firenze, la quale riconosce l'errore e lo sottopone a nuova visita;

il 3 maggio 2011 la stessa commissione medico-ospedaliera di Firenze, composta dagli stessi dottori, lo visita con esito positivo;
viene redatto un verbale integrativo a quello della prima visita, che viene inviato al Ministero della salute;
a ottobre 2011 il Ministero della salute scrive al signor B. di aver ricevuto il suo secondo verbale ma di non poterne tenere conto in quanto la visita non era stata disposta dal Ministero medesimo. Tuttavia, il signor B. avrebbe potuto chiedere il Ministero di riesaminare la sua pratica;
Brunini ripresenta la domanda e il 2 gennaio 2012 riceve la stessa risposta data agli altri 4 esclusi sempre a opera della dottoressa S. -:
di quali elementi disponga in merito ai fatti riportati in premessa;
se intenda rivedere il comportamento del Ministero, autorizzando una nuova visita per chi è in grado di presentare nuova documentazione;
se intenda avviare ogni iniziativa di competenza, anche disciplinare, in relazione all'inaccettabile comportamento della dottoressa S.
(4-14970)

DI BIAGIO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel 2006 il professor Gianfranco Cappello dell'università di Roma «La Sapienza», pioniere della disciplina relativa alla nutrizione artificiale, ha messo a punto un programma nutrizionale finalizzato al dimagrimento basato sulla NEC (nutrizione enterale chetogena) che consiste nella somministrazione di sostanze nutritive dietetiche previste dallo specifico piano alimentare;
il programma ha riscosso particolare successo tra i pazienti che, attraverso il solo passa parola, hanno conosciuto il programma e in 35.000 hanno adottato il suindicato sistema con ottimi risultati. Il sistema comincia ad essere usato anche in Inghilterra e in Spagna;
stando ai dati a disposizione dell'interrogante, il professor Cappello con il suindicato sistema ha dimostrato delle complicanze legate che nei pazienti trattati vi è stata una riduzione del 90 per cento delle complicanze legate all'obesità;
i pazienti obesi o con problemi di importante sovrappeso sono in Italia decine di migliaia all'anno e l'offerta della NEC ha certamente determinato lo spostamento di una considerevole quota-parte verso l'adozione di questo regime dietetico con tutte le relative conseguenze;
la FESIN, Federazione delle società italiane di nutrizione, ha sollevato un allarme in relazione alla suindicata disciplina, diramando un comunicato di critica - veicolato a quanto consta all'interrogante anche al Consiglio superiore di sanità - verso l'impiego di questa tecnica accusata di somministrare una quantità troppo esigua di proteine;
dalle informazioni diramate dalla nota critica della FESIN ad avviso del professor Cappello emerge un dato errato relativo al quantitativo di proteine, poiché la NEC ne somministra una quantità molto superiore e comunque compresa nei range consigliati dagli stessi dietologi;
a seguito di tali evidenze, il Consiglio superiore di sanità ha convocato il professor Cappello al fine di chiarire le informazioni diramate. In questa occasione il professor Cappello ha evidenziato l'errore nel documento della FESIN riguardo alla quantità di proteine somministrata con la NEC, provvedendo a riferire il dato esatto e documentato;
a seguito del succitato confronto il Consiglio superiore di sanità ha comunque nominato una commissione di esperti sulla questione;
uno dei tre componenti della commissione è un rappresentante del consiglio direttivo della FESIN stessa lasciando

emergere in tal modo un conflitto di interessi sulla questione oggetto di approfondimento;
è presumibile, stando in tal modo i fatti, che il giudizio di tale componente della commissione chiamata ad esprimersi non sia del tutto scevro da precondizionamenti;
il Consiglio superiore di sanità ha richiesto al professor Cappello una documentazione scientifica sulla NEC, malgrado il fatto che alla quasi totalità delle diete attualmente adottate in Italia non sia richiesto il supporto di dati scientifici pubblicati allorquando si somministrano semplici dietetici e non farmaci -:
quale siano le ragioni per le quali si intende sottoporre all'attenzione del Consiglio superiore di sanità una tecnica per dimagrire basata unicamente sulla somministrazione di dietetici che non richiedono neanche l'approvazione dell'Agenzia italiana del farmaco laddove in Italia è consentita la pubblicizzazione - a mezzo stampa e media in generale - di regimi dietetici, in taluni casi a giudizio dell'interrogante stravaganti, privi di qualunque supporto scientifico e sui quali non risulta alcun intervento del Consiglio superiore di sanità;
se si intenda procedere con la revoca o eventualmente con la riconsiderazione della richiesta di giudizio del Consiglio superiore di sanità in considerazione anche del fatto che tale richiesta di giudizio era motivata in origine dal dato - che risulterebbe poi errato - della scarsa quantità di proteine somministrate con la NEC;
se nella costituzione della commissione da parte del Consiglio superiore di sanità, siano da escludere quei professionisti che appaiono in conflitto di interessi e quindi se ritenga di valutare l'opportunità di assumere ogni iniziativa di competenza affinché siano revocate le nomine alla predetta commissione.
(4-14976)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

PILI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Confida, Associazione italiana distribuzione automatica, aderente a Confcommercio, Imprese per l'Italia, ha segnalato all'interrogante la seguente situazione: la transazione per l'acquisto di prodotti dai distributori automatici avviene diffusamente per contante che - gestito direttamente dall'azienda e/o per il tramite di società di service - ha necessità di essere successivamente depositato presso le banche oppure divenire strumento di transazione con terzi (ad esempio supermercati o altri soggetti commerciali che hanno carenza e necessità di poter disporre - a loro volta - di un ammontare consistente di monete);
nella pratica quotidiana le imprese si trovano ad affrontare aspetti di problematicità nei rapporti con le banche. Queste ultime, infatti, non accettano moneta contante, se non, in alcuni casi, applicando una cospicua «commissione» per accettarne il versamento;
da un lato il Governo impone alle imprese e ai cittadini, in genere, di limitare significativamente l'uso del contante e, dall'altro, le banche chiedono il pagamento di una commissione per ricevere il versamento del contante stesso;
il fenomeno, peraltro, presenta anche un rilievo sotto il profilo della sicurezza e dell'ordine pubblico. Infatti, la permanenza di quantità significative di denaro contante presso le aziende per effetto dei ritardi e/o impossibilità di deposito presso banche e/o transazioni con fornitori e terzi, costituisce un pericoloso «richiamo» per la criminalità;
numerosi, in tutta Italia, sono i fatti di cronaca caratterizzati da furti e rapine,

anche con pregiudizio per l'incolumità delle persone, presso aziende del settore;
per effetto dell'articolo 12, comma 1, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante «Riduzione del limite per la tracciabilità del pagamento a 1.000,00 euro e contrasto all'uso del contante», convertito - con modificazioni - dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214, è vietato il trasferimento di denaro in contanti di importo pari o superiore a 1.000,00 euro tra soggetti diversi. L'operazione può avvenire solo per il tramite di banche, istituti di moneta elettronica e Poste italiane spa;
la recente disposizione legislativa aggrava ulteriormente la situazione richiamata in premessa, arrecando particolare pregiudizio, sotto il profilo finanziario, alle imprese che gestiscono i distributori automatici dal momento che viene meno la sola possibilità residuale che era rappresentata - come sopra accennato - da forme dirette di transazione con fornitori e soggetti terzi;
si realizza - di fatto - uno stallo nella gestione del contante, di una gravità tale da generare in tempi molto rapidi il paradosso per il quale l'impresa si trova nell'impossibilità di depositare in banca e/o trasferire a soggetti diverse importanti somme di denaro in moneta. Tutto questo, in ultima analisi, si traduce nell'impossibilità di provvedere alle normali operazioni amministrative e finanziarie necessarie per l'attività d'impresa con conseguenze devastanti ed, in alcuni casi, letali per l'azienda stessa -:
se non ritenga il Governo di porre in essere con urgenza tutte le autorevoli ed urgenti iniziative, anche normative, volte a rendere obbligatorio per le banche il ritiro, il deposito e l'accreditamento del contante in moneta senza l'applicazione di commissioni che rappresentano un costo aggiuntivo per le imprese non tollerabile, anche alle luce delle recenti disposizioni normative promosse dal Governo;
se, in subordine, non ritengano i Ministri interrogati di attivare urgentemente un tavolo di confronto con l'associazione Confida - che rappresenta la quasi totalità delle imprese del settore della distribuzione automatica - per elaborare iniziative normative in deroga al comma 1 dell'articolo del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
(5-06188)

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA, BARANI, DE LUCA, CASTELLANI, MANCUSO, CICCIOLI e BOCCIARDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di gelo e maltempo che si è abbattuta sull'Italia dal 31 gennaio 2012 ad oggi ha provocato un'impennata nei consumi di gas per uso domestico ed industriale;
il brusco ribasso delle temperature ha fatto scattare l'allarme circa possibili interruzioni nella fornitura per le imprese ad alto consumo, secondo piani già stabiliti, al fine di ridurre il fabbisogno, in particolare per le giornate del 7 febbraio e seguenti;
la riduzione delle importazioni dalla Russia è stata compensata con quelle da altri Paesi, in modo particolare Algeria e altri fornitori del nord Europa, riproponendo tuttavia il problema della dipendenza dal gas russo, che mostrò i suoi limiti già nel 2006, quando vi furono tensioni di carattere politico e diplomatico tra la Russia e l'Ucraina, attraverso cui transitano importanti gasdotti;
l'eccezionalità delle condizioni atmosferiche non può giustificare l'insufficiente capacità del nostro Paese ad affrontare situazioni quali quelle degli ultimi giorni, essendo necessario predisporre piani alternativi al fine di limitare al massimo i danni per cittadini ed imprese, nonché rincari sul prezzo del gas -:
quale sia l'entità degli approvvigionamenti di gas con i quali è stata compensata

l'importazione di gas russo nel periodo compreso tra il 1o ed il 12 febbraio;
quale sia l'entità dei danni di natura economica per le imprese a cui è stata interrotta la fornitura di gas in maniera concordata o accidentale, e quale sia il numero delle stesse;
quali misure di carattere strutturale e previsionale il Ministro intenda adottare per prevenire analoghe situazioni di emergenza e criticità sul fronte delle riserve e dell'approvvigionamento di gas;
quali iniziative ed investimenti in direzione di altre fonti energetiche si intendano predisporre per ovviare e compensare l'ipotetica carenza o riduzione delle forniture di gas.
(4-14938)

JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
complice la crisi economica e una nuova generazione di dirigenti specializzati - i chief information officer o Cio - quello che sta avvenendo nella piccola e media industria, ma anche nelle grandi aziende e perfino nella pubblica amministrazione, è una piccola grande rivoluzione, che vede come protagonista il cloud computing, cioè la gestione e archiviazione in Internet dei propri dati e la possibilità di utilizzarli grazie a interfacce web senza bisogno di installare sul proprio computer applicazioni ad hoc. L'unico software di cui si ha bisogno è un browser, oltre ovviamente a una connessione a Internet. Tra i vantaggi: nessun onere di manutenzione o aggiornamento dei software utilizzati (ci pensa il provider che offre questo servizio) e tanto meno delle licenze connesse, garanzia di efficienza e possibilità di usufruire dei servizi da qualsiasi piattaforma e ovunque ci si trovi;
le cifre dimostrano che il mercato è in grande crescita, ma è ancora all'inizio. Quattro milioni (di cui uno in Europa) le aziende che usano le Google Apps, ad esempio, e cinquemila quelle che entrano ogni giorno nell'ecosistema cloud di Google. Finora in Italia solo qualche centinaio di aziende ha fatto il grande passo e abbracciato i servizi di BigG, che però non è l'unico a offrire queste soluzioni. Sulla scena italiana c'è anche Microsoft, che da luglio del 2011 offre office 365; entrambi i giganti americani mettono a disposizione un abbonamento: 63 euro all'anno per utente nel caso di Microsoft, 40 euro per quanto riguarda Google. Più una serie di applicazioni e servizi aggiuntivi capaci di adattarsi alle esigenze del cliente, come sistemi di customer relationship management (o, in italiano, gestionale delle relazioni coi clienti), ricerche, mappe, applicazioni per la cosiddetta business intelligence, ovvero l'insieme dei processi aziendali che raccolgono e analizzano informazioni strategiche. Il tutto online, con la possibilità di condividere documenti e progetti con altri colleghi, di farlo su qualsiasi piattaforma (sia essa uno smartphone, il computer o un tablet), e di poterlo fare ovunque ci si trovi, per strada come in ufficio;
Paolo Tha, Cio di Yamamay ha le idee chiare e non le nasconde: «La maggiore resistenza è quella interna, ma, numeri alla mano, noi abbiamo risparmiato il 50 per cento circa per lo stesso servizio nell'ultimo anno (da 109 mila a 47 mila euro), abbiamo migliorato l'efficienza e ampliato le possibilità di creare applicazioni ad hoc per le nostre esigenze». Quello del risparmio è un ritornello che si ripete. Marco Gaeta, Cio di Sirti, è ancora più esplicito: «Gestire la posta elettronica interna o mantenere un sistema obsoleto fatto di licenze e vecchi calcolatori non è il nostro mestiere. Dopo appena due settimane che ero stato designato, ho presentato un piano per la conversione al cloud dell'azienda. Oggi abbiamo ridotto drasticamente i costi e possiamo investire il budget altrove, dove facciamo business». Se per molti il risparmio è la bussola per prendere le decisioni, per altri, come l'amministrazione comunale di Cesena, c'è soprattutto un discorso di efficienza. «Abbiamo deciso di adottare questa soluzione

per liberare risorse da un lato, ma dall'altro perché il sistema precedente non ci permetteva di consultare i dati di cui avevamo bisogno quando e dove ne avevamo bisogno», ha dichiarato il sindaco Paolo Lucchi;
una ricerca commissionata nell'ambito di un più ampio studio che coinvolge ben 21 Paesi europei ed è focalizzata sull'adozione del cloud computing tra le piccole e medie industrie italiane, attesta che, al momento, il 40 per cento di coloro che hanno risposto ritiene che il settore information technology non stia spiegando nel modo migliore i vantaggi che il cloud computing potrebbe apportare alla propria azienda. Ancora una volta, però, emergono i problemi di sicurezza: il 52 per cento è preoccupato del fatto che i servizi cloud non siano comprovati e che quindi siano troppo rischiosi e il 36 per cento è assolutamente d'accordo che i dati non siano sicuri nella cloud. Inoltre, il 63 per cento afferma di voler sapere dove vengono collocati i dati. Vieri Chiti international business director presso Microsoft mette acqua sul fuoco: «Non c'è motivo di dubitare della sicurezza dei dati. Garantiamo la stessa sicurezza e la stessa interoperabilità dei dati che offriamo con le nostre soluzioni adottate in locale sul proprio computer». Quello che è chiaro, però, è che la tendenza è in atto e non si fermerà facilmente. Dopo aver abituato gli utenti a usare la posta sul web il passo è breve. Online è più facile interagire, collaborare e presto sfruttare anche i cosiddetti social network sempre più in un'ottica aziendale. Alcuni big dell'industria sono pronti a farlo, lo hanno annunciato sia Google sia Microsoft, ma l'offerta - precisano i due concorrenti - è rivolta a tutti -:
quali iniziative, anche normative, intenda adottare al fine di incentivare le imprese, anche tramite misure economico-fiscali, e le pubbliche amministrazioni, all'utilizzo del cloud computing, prevedendo anche delle misure in grado di aumentare il livello di sicurezza.
(4-14949)

OLIVERIO e LARATTA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in località Marinella, comune di Isola Capo Rizzuto (Crotone), non viene più consegnata la posta da lungo tempo;
già nel corso del 2011 si sono susseguiti lunghi periodi di isolamento telefonico e di rete internet causati dai furti dei cavi di rame, ma ora il servizio postale non funziona in alcun modo;
chi si reca al locale ufficio postale del comune di Isola Capo Rizzuto per ritirare la posta destinata a residenti della popolosa località Marinella, riceve sempre un secco rifiuto dal personale tutto in quanto la posta in giacenza è ormai troppa;
del disservizio è stata già informata la locale stazione dei carabinieri di Isola Di Capo Rizzuto;
del fatto è interessato il prefetto e sono state informate Poste italiane tramite reclami scritti e proteste;
tutto questo sta creando notevolissimi disagi ai cittadini, impossibilitati a ritirare non solo la normale corrispondenza, ma anche documenti, ricevute, fatture -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
cosa intenda fare, nei limiti della sua competenza, perché Poste Italiane intervenga con urgenza per superare le attualità difficoltà.
(4-14971)

...

Apposizione di firme ad una mozione.

La mozione Pezzotta e altri n. 1-00408, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 luglio 2010, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Mattesini, Tassone.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Vannucci e altri n. 2-01358, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 febbraio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marchignoli, Sposetti, Vico, Ceroni.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni n. 5-05301, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 settembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

L'interrogazione a risposta in commissione Ghizzoni e altri n. 5-05642, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato De Pasquale.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Zamparutti n. 5-05272 del 6 settembre 2011.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Coscia e Ghizzoni n. 4-13846 del 9 novembre 2011 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-06187;
interrogazione a risposta in Commissione Rossa e Tullo n. 5-05966 del 19 gennaio 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14965;
interrogazione a risposta in Commissione Codurelli e altri n. 5-06145 del 14 febbraio 2012 in interrogazione a risposta scritta n. 4-14957.

...

ERRATA CORRIGE

Interrogazione a risposta in commissione Goisis e altri n. 5-06179 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 586 del 15 febbraio 2012. Alla pagina 27923, seconda colonna, dalla riga trentesima alla riga trentaduesima deve leggersi: «il 22 dicembre 2011 il professor Giardini ha rassegnato le dimissioni da presidente dell'INGV, con la motivazione che» e non «il 22 dicembre 2001 il professor Giardini ha rassegnato le dimissioni da presidente dell'INGV, con la motivazione che», come stampato.
Alla pagina 27923, seconda colonna, dalla riga trentaquattresima alla riga trentaseiesima deve leggersi: «il 31 gennaio 2012 il Ministro interrogato ha accettato le dimissioni del professor Giardini dalla presidenza dell'ente;» e non «il 31 gennaio 2011 il Ministro interrogato ha accettato le dimissioni del professor Giardini dalla presidenza dell'ente;», come stampato.

Interrogazione a risposta in commissione Tommaso Foti n. 5-06180 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 586 del 15 febbraio 2012. Alla pagina 27919, prima colonna, alla riga settima deve leggersi: «giugno 2011 detto nuovo canale, essendo le» e non «giugno 2010 detto nuovo canale, essendo le», come stampato.
Alla pagina 27919, seconda colonna, alla riga ottava deve leggersi: «sono state posizionate due ulteriori griglie» e non «dono state posizionate due ulteriori griglie», come stampato.
Alla pagina 27919, seconda colonna, alla riga trentatreesima deve leggersi: «dal porre in essere interventi risolutivi al» e non «dal pone in essere interventi risolutivi al», come stampato.