XVI LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di giovedì 1 marzo 2012

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 1o marzo 2012.

Albonetti, Alessandri, Allasia, Amici, Berardi, Bindi, Bongiorno, Brugger, Bucchino, Buonfiglio, Caparini, Carfagna, Casini, Centemero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, Dal Lago, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Fallica, Gianni Farina, Fava, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Leone, Lombardo, Lupi, Lussana, Malgieri, Mazzocchi, Mecacci, Melchiorre, Ricardo Antonio Merlo, Migliavacca, Milanato, Misiti, Moffa, Mussolini, Narducci, Nucara, Leoluca Orlando, Pecorella, Picchi, Pisicchio, Rigoni, Stefani, Stucchi, Valducci, Vitali.

Annunzio di proposte di legge.

In data 29 febbraio 2012 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
SERENI: «Disciplina dell'attività di rappresentanza degli interessi particolari e istituzione del Registro pubblico dei rappresentanti di interessi» (5013);
CAVALLARO e SORO: «Modifica dell'articolo 140 del codice di procedura civile, concernente la notificazione degli atti in caso di irreperibilità del notificatario o di rifiuto di ricevere la copia» (5014);
NASTRI: «Modifiche alla legge 27 marzo 1992, n. 257, concernenti il divieto dell'utilizzazione dell'amianto nei processi produttivi» (5015);
DI STANISLAO e EVANGELISTI: «Disposizioni per la riorganizzazione della cooperazione allo sviluppo e delle politiche di solidarietà internazionale, istituzione dell'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo e della Consulta per la cooperazione allo sviluppo e norme in materia di commercio equo e solidale, di microcredito e di sostegno e adozione a distanza» (5016);
CAVALLARO e SORO: «Modifiche all'articolo 69 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in materia di controversie relative ai rapporti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, e all'articolo 6 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di procedimenti relativi a infermità dipendenti da causa di servizio, equo indennizzo e pensione privilegiata» (5017).
Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

In data 29 febbraio 2012 sono stati presentati alla Presidenza i seguenti disegni di legge:
dal ministro degli affari esteri:
«Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo alla Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Singapore per evitare le doppie imposizioni e per prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, e relativo Protocollo, del 29 gennaio 1977, fatto a Singapore il 24 maggio 2011» (5018);
dal ministro della giustizia:
«Delega al Governo in materia di depenalizzazione, sospensione del procedimento con messa alla prova, pene detentive non carcerarie, nonché sospensione del procedimento nei confronti degli irreperibili» (5019).
Saranno stampati e distribuiti.

Adesione di deputati a proposte di legge.

La proposta di legge GOISIS ed altri: «Disposizioni per l'insegnamento delle specificità culturali, geografico-storiche e linguistiche delle comunità territoriali e regionali» (1428) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cavallotto.

La proposta di legge DAL LAGO ed altri: «Modifica dell'articolo 23-bis e abrogazione dell'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di trattamenti economici erogati, anche indirettamente, a carico delle finanze pubbliche» (4901) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Montagnoli.

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente

A norma del comma 1 dell'articolo 72 del regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

I Commissione (Affari costituzionali):
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE URSO ed altri: «Istituzione di un'Assemblea costituente per la revisione dell'ordinamento della Repubblica. Modifiche agli articoli 56, 57 e 58 della Costituzione, concernenti la riduzione del numero dei parlamentari e il diritto di elettorato attivo e passivo per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica» (4917) Parere delle Commissioni II, III, VIII, X e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio della trasmissione di atti alla Corte costituzionale.

Nel mese di febbraio 2012 sono pervenute ordinanze emesse da autorità giurisdizionali per la trasmissione alla Corte costituzionale di atti relativi a giudizi di legittimità costituzionale.

Questi documenti sono trasmessi alla Commissione competente.

Annunzio di provvedimenti concernenti amministrazioni locali.

Il Ministero dell'interno, con lettere in data 21 e 25 febbraio 2012, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 141, comma 6, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dei decreti del Presidente della Repubblica di scioglimento dei consigli comunali di Leini (Torino), Policoro (Matera), Gussago (Brescia), Montelongo (Campobasso), Gazzo Veronese (Verona), Valle di Maddaloni (Caserta), Palazzolo sull'Oglio (Brescia) e Morino (L'Aquila).

Questa documentazione è depositata presso il Servizio per i Testi normativi a disposizione degli onorevoli deputati.

Comunicazioni di nomine ministeriali.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 29 febbraio 2012, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, le comunicazioni concernenti il conferimento, ai sensi dei commi 4 e 10 del medesimo articolo 19 e dell'articolo 9-bis del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, o la revoca di incarichi di livello dirigenziale generale, che sono trasmesse alla I Commissione (Affari costituzionali), nonché alle Commissioni sottoindicate:
alla IV Commissione (Difesa) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero della difesa:
alla dottoressa Antonietta Fava, l'incarico, presso gli uffici di diretta collaborazione del ministro, di vice capo di Gabinetto civile per le materie: personale civile, magistratura militare, relazioni sindacali e problematiche connesse all'attuazione del programma di riforma del Ministero;
alla V Commissione (Bilancio) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze:
alla dottoressa Antonia Salsone, l'incarico di consulenza, studio e ricerca, nell'ambito del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
alla VII Commissione (Cultura) la comunicazione concernente il seguente incarico nell'ambito del Ministero per i beni e le attività culturali:
la revoca dell'incarico, conferito all'architetto Antonia Pasqua Recchia, l'incarico di direttore della direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee;
alla VIII Commissione (Ambiente) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare:
al dottor Renato Grimaldi, l'incarico di direttore ad interim della direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche;
alla IX Commissione (Trasporti) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti:
al dottor Antonio Parente, l'incarico di direttore della direzione generale per il trasporto ferroviario, nell'ambito del dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici;
alla X Commissione (Attività produttive) la comunicazione concernente il conferimento del seguente incarico nell'ambito del Ministero dello sviluppo economico:
alla dottoressa Rosanna Lanzara, l'incarico di consulenza, studio e ricerca, nell'ambito del dipartimento dell'energia;
alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi nell'ambito della Presidenza del Consiglio dei ministri:
al dottor Massimo Gaiani, l'incarico di coordinatore dell'ufficio di segreteria del comitato interministeriale per gli affari europei (CIACE), nell'ambito del dipartimento per il coordinamento per le politiche europee;
alla dottoressa Anna Maria Villa, l'incarico di coordinatore dell'ufficio per la cittadinanza europea nell'ambito del dipartimento per le politiche europee.

Atti di controllo e di indirizzo.

Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERPELLANZE URGENTI

Iniziative per la bonifica del territorio dall'amianto - 2-01365

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della salute, del lavoro e delle politiche sociali e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
la storica sentenza del tribunale di Torino, con la quale sono stati condannati i massimi vertici della multinazionale elvetica Eternit per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, ha riacceso i riflettori dei grandi organi di informazione sul dramma dell'amianto e sul suo tragico corollario di migliaia di lavoratori e semplici cittadini morti o affetti da mesotelioma pleurico;
come noto, con la legge 27 marzo 1992, n. 257 «Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto», dopo una lunga battaglia contro resistenze, reticenze e sottovalutazioni della pericolosità delle particelle di amianto, si vietava finalmente l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto;
nonostante siano passati quasi venti anni dall'approvazione di tale legge, si stima che siano ancora tra i 30 e i 40 milioni le tonnellate di materiale contaminato che debbono essere smaltite e, nonostante ciò, la commissione prevista dall'articolo 4 della legge n. 257 del 1992, che avrebbe dovuto governare il passaggio da un'Italia pesantemente contaminata a un'Italia bonificata, non è più operativa, così come il gruppo di lavoro nazionale, che in un primo momento aveva sostituito la commissione, ha cessato le sue funzioni undici mesi fa, determinando, di fatto, la totale assenza di una cabina nazionale di regia che coordini la bonifica del territorio;
inoltre, l'articolo 10 della citata legge n. 257 del 1992 prevedeva che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano adottassero piani di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica ai fini della difesa dai pericoli derivanti dall'amianto, ma, a tutt'oggi, tale mappatura non è stata nemmeno completata, visto che regioni come la Calabria e la Sicilia non hanno ancora trasferito i dati a loro disposizione, regioni come la Campania e la Puglia hanno effettuato un censimento solo parziale, mentre gli stessi censimenti effettuati non risultano omogenei, in quanto sarebbero stati utilizzati sistemi di monitoraggio diversi;
a rendere fallimentare lo smaltimento dell'amianto sono anche gli elevati costi delle procedure dello smaltimento stesso, così come la quasi totale mancanza di discariche dedicate per la gestione di tale materiale fa sì che solo il 40 per cento venga smaltito in Italia, mentre il restante 60 per cento viene smaltito all'estero;
con la legge n. 244 del 2007 «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008)», all'articolo 2, commi 440-443, l'allora Governo Prodi istituì il «Fondo nazionale per il risanamento degli edifici pubblici» con una dotazione pari a 5 milioni di euro per il 2008, al fine di avviare una campagna di progressiva eliminazione dell'amianto dagli edifici pubblici;
tale fondo, di fatto, non è mai stato operativo visto che è stato interamente svuotato, insieme ad altri stanziamenti, per far fronte agli oneri derivanti dall'applicazione del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93 «Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie» per poter concorrere a coprire finanziariamente la totale abrogazione dell'Ici sulla prima casa promossa dal Governo Berlusconi;
all'articolo 6, comma 6, della legge n. 257 del 1992 si prevede che annualmente il Governo trasmetta al Parlamento una relazione sullo stato di attuazione delle norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto, ma l'ultima relazione presentata risale ormai a quattro anni fa;
come si evince dalla sommaria, precedente esposizione, nonostante la vastità e la gravità sociale degli effetti derivanti dalla presenza dell'amianto in troppi ambienti pubblici e privati, si registra un complessivo ritardo e una sorta di colpevole disattenzione nell'azione dello Stato e delle diverse amministrazioni territoriali che va senza dubbio abbandonata, nello spirito che portò all'approvazione della ricordata legge n. 257 del 1992 e nel rispetto delle vittime e delle legittime aspettative dei loro cari -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per far sì che venga costituita una cabina di regia a livello nazionale che non solo coordini la bonifica del territorio dall'amianto, ma provveda a completare entro breve tempo la mappatura territoriale dei siti contaminati dall'amianto e ad adottare, così come era previsto dall'articolo 10, comma 4 della legge n. 257 del 1992, un piano di protezione dell'ambiente, di decontaminazione, di smaltimento e di bonifica del territorio;
se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative normative per rifinanziare il fondo, di cui all'articolo 2, commi 440-443 della legge n. 244 del 2007, affinché si possa iniziare a dare concreta attuazione alla bonifica dall'amianto degli edifici pubblici;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire sia normativamente che finanziariamente affinché sia modificato il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali 13 gennaio 2011, attuativo del fondo per le vittime dell'amianto, istituito dall'articolo 1, comma 241, della legge 28 dicembre 2007, n. 244, al fine di estendere le prestazioni previste da tale fondo non solo a coloro che abbiano contratto una patologia asbesto-correlata per esposizione all'amianto e alla fibra «fiberfrax», riconosciute dall'Inail e dal soppresso Istituto di previdenza per il settore marittimo (Ipsema), ma anche ai familiari delle vittime o a coloro che comunque, pur non lavorando direttamente con l'amianto, siano stati esposti avendo poi contratto tali patologie;
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative finalizzate a prevedere, nell'ambito delle misure incentivanti, l'utilizzazione delle energie rinnovabili e incentivi volti a favorire la sostituzione delle superfici contenenti amianto, quali l'eternit, con superfici ecosostenibili o con superfici per la produzione di energia, come i pannelli fotovoltaici;
quali siano i motivi ostativi che abbiano impedito dal 16 febbraio 2008 ad oggi di poter presentare la relazione al Parlamento, così come prevista dall'articolo 6, comma 6, della legge n. 257 del 1992.
(2-01365)
«Miotto, Mariani, Boccuzzi, Bratti, Miglioli, Mario Pepe (PD), Giorgio Merlo, Ginefra, Bucchino, Portas, Esposito, Fedi, Porta, Murer, Garavini, Genovese, Corsini, Concia, Cuperlo, Pollastrini, Laganà Fortugno, Castagnetti, Sarubbi, Dal Moro, Fogliardi, Lucà, Tullo, Lovelli, Levi, De Torre, Zaccaria, Viola, Rubinato, Lenzi, Fadda, Cardinale, Duilio, Zamparutti, Pedoto, Burtone, Lo Moro, Marini, Laratta, Livia Turco, Mosella, Graziano».
(16 febbraio 2012)

Iniziative per la disciplina e la diffusione della terapia dell'agopuntura - 2-01353

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
nel nostro Paese sempre più persone rivolgono la loro attenzione alla medicina cosiddetta «non convenzionale o integrativa» per la cura dei propri malesseri, integrando così la medicina allopatica e modulando, a volte senza un criterio corretto, l'uso dell'una o dell'altra medicina;
per medicine «non convenzionali o integrative» si intendono tutte quelle discipline o prassi mediche che sottintendono concetti teorici, filosofici e scientifici prevalentemente di derivazione orientale, in base ai quali la malattia è considerata il risultato di una disarmonia o di uno squilibrio energetico dell'organismo;
tra le discipline di medicina non convenzionali o integrative rientrano l'agopuntura di tradizione cinese e l'agopuntura di tradizione giapponese, ryodoraku, anch'essa operante in Italia, e precisamente a Roma, da più di trenta anni, e conosciuta in Umbria, in Sicilia e in Sardegna;
l'agopuntura è una forma di terapia medica cinese dalle antichissime origini, il primo testo che ne parla risale al quinto millennio avanti Cristo. In sostanza, l'agopuntura si basa sulla tradizione taoista, secondo la quale la vita è un'alternanza di concetti opposti, quali massa ed energia, maschio e femmina, caldo e freddo, Yin e Yang;
l'agopuntura consiste nella stimolazione di determinate zone o, più precisamente, punti. Ne esistono più di 1.500 su tutta la superficie corporea, ma comunemente se ne usano qualche centinaio. Lo scopo è quello di ripristinare l'equilibrio «energetico» delle due manifestazioni, lo Yin e lo Yang, alterato da qualsiasi causa, tramite l'infissione di sottili aghi dei quali si conosce preventivamente l'azione;
si sa che l'agopuntura provoca la stimolazione di neurorecettori, agendo per via diretta su terminazioni libere di fibre nervose, come è stato ben dimostrato con un approccio oggettivo e scientifico nella terapia agopuntoria perfezionata, denominata ryodoraku: tramite tale stimolazione del sistema nervoso autonomo si ha la possibilità di agire, per via diretta, umorale o vascolare, su un organo o apparato che frequentemente non è in relazione topografica o metamerica con il punto cutaneo stimolato;
l'azione degli aghi produce un'insorgenza delle onde del presonno e la riduzione del potenziale di azione degli stimoli dolorosi, nonché, a livello cerebrale, la produzione di sostanze antiserotoniniche con conseguente aumento della soglia del dolore;
esistono, inoltre, prove scientifiche di efficacia dell'agopuntura nel trattamento di:
a) nausea e vomito che accompagnano un'operazione o la chemioterapia;
b) dolori conseguenti a interventi sui denti;
c) dolori cronici, quali artrosi, mal di schiena o mal di testa;
d) insufficienza renale, con il conseguente recupero parziale della funzionalità dell'organo;
e) periartriti scapolo-omerali, sciatalgie e lombo-sciatalgie che non sono state risolte con le terapie classiche;
proprio la periartrite scapolo-omerale, così dolorosa, limitante e debilitante e che incide gravemente sulla capacità lavorativa dei soggetti che ne sono colpiti, con conseguente costo per lo Stato quando è riconosciuta causa di invalidità civile, è quella che trae maggiore beneficio dalla terapia con l'agopuntura. Alcuni casi di periartrite scapolo-omerale sono così gravi da richiedere l'intervento chirurgico, ma utilizzando l'agopuntura in tempo utile si risparmiano risorse e si lascia all'individuo la sua autonomia, non costringendolo ad allontanarsi dal mondo produttivo;
anche se l'agopuntura è una disciplina praticata nel mondo in più di 140 Paesi, il suo sviluppo a livello internazionale si dipana tuttora in modo irregolare e disomogeneo;
in alcune aree del mondo essa si è solidamente affermata ed è stata legalizzata;
in altre aree del mondo, che comprendono la maggior parte dei Paesi occidentali, essa è invece presente solo grazie al favore che gode tra l'opinione pubblica;
in Italia l'assenza di una legislazione in materia concorre a un esercizio irregolare della pratica dell'agopuntura;
la Corte di cassazione nel 1982 (sentenza n. 7176 del 19 luglio) ha stabilito che l'esercizio della stessa è riservato ai medici chirurghi e odontoiatri in possesso dell'abilitazione alla professione, concetto ribadito nel 2002 dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri;
tale situazione di ambiguità nell'esercizio dell'agopuntura non è più accettabile e sarebbe opportuno che su una disciplina ormai enormemente diffusa e di cui usufruiscono milioni di italiani ci fosse finalmente una presa d'atto da parte del Governo, in maniera tale da portare ad una disciplina della pratica della stessa;
con due ordini del giorno (9/00624-B/004 del 9 marzo 2010 e 9/03687-A/025 del 30 novembre 2011), presentati dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ed accolti, il Governo si impegnava ad utilizzare l'agopuntura nel campo della terapia del dolore e a valutare l'opportunità di adottare, nelle sedi appropriate e con le opportune iniziative normative, l'inserimento, durante gli ultimi anni del corso di laurea in medicina e chirurgia, di un sistema informativo sui meccanismi d'azione dell'agopuntura e sulle sue indicazioni terapeutiche;
con l'accoglimento di tali ordini del giorno si prendeva atto che l'agopuntura è sempre più utilizzata in Italia come metodo di cura (sarebbero, secondo stime ufficiali, più di due milioni gli italiani che ne fanno ricorso);
a questa situazione oggettiva non corrisponde un'adeguata informazione da parte del medico di medicina generale, che non solo si trova spesso impreparato a dare delle risposte corrette alle domande dei propri pazienti sulle effetti o sugli eventuali limiti dell'agopuntura, ma che non ha la preparazione adeguata per indirizzare i pazienti a questa terapia qualora la stessa potesse risultare di beneficio per il proprio assistito;
negli stessi corsi di formazione universitaria, salvo rari casi isolati, non esistono momenti informativi strutturati -:
se si intendano assumere iniziative per utilizzare l'agopuntura nel campo della terapia del dolore;
se si intenda prevedere, nelle sedi appropriate e con le opportune iniziative normative, l'inserimento, durante gli ultimi anni del corso di laurea in medicina e chirurgia, di un sistema informativo sui meccanismi di azione dell'agopuntura e sulle sue indicazioni terapeutiche, dando la possibilità ai futuri medici che hanno completato l'apposito percorso formativo di potere dichiarare pubblicamente la corrispondente qualifica;
se non si ritenga opportuno, stante le premesse di cui sopra, assumere iniziative volte ad affermare la possibilità di scelta terapeutica del medico e del paziente, all'interno di un libero rapporto consensuale informato;
se non si ritenga necessario assumere iniziative normative per l'istituzione di appositi registri dei medici di medicina tradizionale (competenti in fitoterapia e in agopuntura) e dei medici agopuntori secondo la metodica ryodoraku, stabilendo che si possono iscrivere a tali registri i professionisti abilitati all'esercizio della professione medica, in possesso di diploma in agopuntura secondo la metodica ryodoraku e la medicina tradizionale cinese (competenti in fitoterapia e in agopuntura), e il personale non medico munito del diploma per assistente sanitario rilasciato dalle università (nelle rispettive specialità) o da istituti equiparati.
(2-01353) «Scilipoti, Moffa».
(8 febbraio 2012)

Chiarimenti in merito ai poteri del comandante del nucleo militare di protezione imbarcato a fini di protezione di navigli mercantili da atti di pirateria armata - 2-01381

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il grave episodio verificatosi al largo delle coste indiane a circa 30 miglia a ovest dalla costa meridionale indiana nell'Oceano indiano, che ha portato al fermo di due fucilieri del battaglione San Marco con l'accusa di aver ucciso due pescatori del posto scambiati per pirati, è purtroppo l'ultimo e il più grave degli episodi occorsi nell'attività di difesa delle imbarcazioni commerciali da parte di contingenti militari italiani;
ancor prima dei sanguinosi episodi verificatisi al largo delle coste del Kerala, già sabato 11 febbraio 2012, un altro nucleo del battaglione San Marco aveva sventato, senza esplosione di colpi, due tentativi di arrembaggio nel mar arabico, prima ai danni della Jolly Arancione, una portacontainer da quarantamila tonnellate e una lunghezza di 240 metri - in navigazione nel tratto di mare davanti alla Somalia su cui viaggiava un contingente militare italiano - e poi, a distanza, impartendo direttive via radio, al comandante di un mercantile maltese su cui i pirati si erano diretti successivamente;
nel caso dei militari a bordo del mercantile Enrica Lexie, sebbene gli interpellanti concordino con il Governo nel rivendicare la giurisdizione dello Stato italiano, in quanto il fatto, secondo le informazioni disponibili, si è verificato in acque internazionali e dunque la nave in quella situazione va considerata come un'estensione del territorio italiano e, in ogni caso, i fucilieri, avendo agito per conto dello Stato italiano, avrebbero dovuto godere di una immunità funzionale tale da non renderli passibili di arresto da parte di autorità straniere, il punto che preme sottolineare è rappresentato dai rapporti tra il comandante della nave e i nuclei militari di protezione a bordo delle navi;
come è noto, infatti, grazie all'articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130, e pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 5 agosto 2011, gli armatori possono imbarcare, dietro richiesta e con oneri a carico di degli stessi armatori, nuclei militari di protezione (nmp) della Marina, per la protezione delle navi battenti bandiera italiana in transito in quegli spazi marittimi internazionali a rischio di pirateria che sono stati individuati con decreto del Ministro della difesa del 1o settembre 2011;
si è, dunque, trattato di un intervento legislativo forte, dettato dal preciso scopo di garantire la libertà di navigazione del naviglio commerciale nazionale, in rotte altrimenti difficilmente percorribili in sicurezza dalla flotta mercantile italiana;
successivamente, l'11 ottobre 2011, ai sensi del comma 1 dell'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011, è stato siglato il protocollo di intesa tra il Ministero della difesa e la Confederazione italiana armatori (Confitarma), al fine di facilitare l'individuazione delle modalità più opportune per l'esercizio delle attività di protezione da parte del nucleo di protezione militare imbarcato sulle navi;
gli interpellanti, partendo dal presupposto che l'obiettivo di tale atto di sindacato ispettivo non risiede, evidentemente, nell'accertamento delle responsabilità sull'episodio verificatosi il 15 febbraio 2012, su cui sono in corso, ad oggi, un'inchiesta giudiziaria italiana e una indiana e su cui vi è da parte delle più alte autorità politiche e diplomatiche italiane la massima attenzione, intendono mettere in evidenza la difficoltà di raccordo tra la nuova disposizione rappresentata dall'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011 e le necessità di tutela giuridica delle forze armate italiane a bordo delle navi mercantili, anche in ossequio al puntuale rispetto delle norme di diritto internazionale;
negli episodi richiamati relativi alla nave Enrica Lexie, si è infatti affacciata una legittima riflessione su chi, a prescindere da quanto sia avvenuto nella realtà dei fatti e dalle motivazioni che hanno condotto l'imbarcazione a dirigersi verso le acque territoriali indiane, avesse la potestà di decidere i movimenti della nave nel caso in cui quest'ultima fosse stata vittima di un attacco di pirateria. La norma richiamata all'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 2011, infatti, pur chiarendo la finalità di protezione del naviglio mercantile da atti di pirateria armata, non offre risposte chiare e puntuali nel caso in cui insorga un contrasto tra ordini e comandi impartiti dal comandante della nave (e dall'armatore), da una parte, e dal comandante del nucleo militare di protezione (nmp), dall'altra;
occorre, dunque, fare chiarezza su tale ipotesi di contrasto tra ordini impartiti da diversi soggetti a bordo delle imbarcazioni sottoposte a possibili attacchi di pirateria per dare certezza ed efficienza rispetto alle finalità perseguite e, non ultimo, a garanzia allo stesso nucleo di protezione militare a bordo delle navi -:
se i Ministri interpellati non ritengano di assumere iniziative normative, in ambito nazionale ed eventualmente anche in sede Onu, in ragione dell'estensione e della globalità del fenomeno della pirateria, iniziative che siano il più possibile chiare, tese a precisare se, in caso di attacchi di pirateria o depredazione armata, sia il comandante della nave (e/o l'armatore) a decidere oppure il comandante del nucleo militare di protezione imbarcato, valutando l'opportunità di introdurre il principio che gli ordini assunti dal comandante della nave, che possano ripercuotersi sullo status giuridico e dunque sulle sorti dei militari italiani all'estero impegnati nel contrasto alla pirateria internazionale, siano sempre preceduti da un parere obbligatorio e vincolante del comandante del nucleo di protezione militare imbarcato sulle navi.
(2-01381) «Melchiorre, Tanoni, Brugger».
(28 febbraio 2012)

Intendimenti del Governo in merito alla crisi siriana - 2-01362

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
dagli inizi del 2011, i Paesi del Maghreb e del Mashrek sono stati investiti da una grave e violenta crisi politica, sociale ed economica (cosiddetta «primavera araba»);
nel marzo del 2011, le proteste sono giunte anche in Siria, dove è in atto una dura rivolta contro il regime alawita di Bashar Al Assad;
di fronte alle violenze e alla crisi diplomatica internazionale, anche il nostro Paese - che è stato per lungo tempo uno dei principali partner commerciali della Siria - nei giorni scorsi ha deciso di richiamare a Roma l'ambasciatore italiano presente in Siria: nel 2010, secondo dati dell'Istituto nazionale per il commercio estero, l'interscambio tra Siria e Italia aveva toccato 2,3 miliardi di euro (il 102 per cento in più rispetto al 2009) ma, dopo le forti sanzioni economiche approvate nel settembre 2011 dall'Unione europea, allo scopo di infliggere un duro colpo agli interessi del regime siriano (la Siria, infatti, esporta il 90 per cento del suo petrolio ai Paesi dell'Unione europea), l'Italia ha azzerato gli acquisti di greggio, che prima della rivolta rappresentavano quasi il 4 per cento dell'import complessivo;
per fronteggiare la difficile crisi, la Lega araba - dopo il recente veto della Russia e della Cina alla risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di condanna della repressione in Siria - ha assunto decisioni significative volte a rafforzare la pressione internazionale sul regime di Damasco;
nella riunione dei Ministri degli esteri - tenutasi il 12 febbraio 2012 nella capitale egiziana - infatti, è stato approvato a maggioranza un documento in cui si richiede l'invio di una forza di pace mista, composta da rappresentanti arabi e scelti dalle Nazioni Unite, finalizzata a porre fine ai massacri che da undici mesi insanguinano il Paese, si condanna la repressione violenta delle proteste contro il regime di Bashar Al Assad; inoltre, si invitano i Paesi arabi a sospendere ogni forma di cooperazione diplomatica con Damasco e si chiede l'intensificarsi delle sanzioni economiche e l'apertura di «canali di comunicazione con le opposizioni»;
le reazioni non si sono fatte attendere: il portavoce della responsabile per la politica estera europea ha affermato che l'Unione europea accoglie con favore l'iniziativa della Lega Araba, inclusa la richiesta al Consiglio di sicurezza di formare una missione di peacekeeping congiunta Onu-Paesi arabi per mettere fine alle violenze, così come il Ministero degli affari esteri ha già fatto sapere che è necessario assicurare un forte sostegno politico all'opposizione siriana; se da Mosca è arrivata una timida apertura all'invio dei caschi blu in Siria - per il portavoce della diplomazia russa, infatti, occorre mettersi preventivamente d'accordo sul «cessate il fuoco» - e dalla Cina si è fatto sapere che qualsiasi «azione delle Nazioni Unite dovrà puntare a porre fine alle violenze nel Paese, favorendo il dialogo politico, invece di rendere la questione più complicata», ciò che, invece, seriamente preoccupa è l'immediata risposta del Governo di Damasco che, non solo ha respinto la proposta, definendola una palese interferenza, ma ha, altresì, ripreso la sua offensiva contro la «ribelle» Homs;
al di là delle inevitabili ripercussioni sugli assetti politico-istituzionali dell'intera area geografica, tale situazione sta generando un forte «allarme» umanitario per i violenti massacri che da mesi si stanno perpetrando ai danni della popolazione civile;
l'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani, infatti, nei giorni scorsi ha denunciato che «la mancanza di un accordo nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla Siria sembra aver incoraggiato le autorità di Damasco a portare avanti un massacro ancora più indiscriminato di dissidenti» e «crimini contro l'umanità»; egli ha, inoltre, aggiunto che i morti, nel 2011, sono stati circa 5.400, mentre solo negli ultimi dieci giorni, più di 300 persone sono state uccise negli «attacchi indiscriminati» compiuti contro i civili a Homs; ci sarebbero, inoltre, 18.000 siriani ancora detenuti, 25.000 rifugiati e 70.000 sfollati; inoltre, il portavoce dell'Unicef, Marixie Mercado, ha affermato che, da marzo 2011 a gennaio 2012, è stata compiuta una sistematica strage di bambini: almeno 400 sarebbero stati uccisi dall'inizio della crisi ed altri 400 sarebbero detenuti in carcere arbitrariamente, forse torturati e abusati sessualmente;
ad aggravare e rendere ancora più preoccupante lo scenario internazionale contribuiscono le recenti dichiarazioni provenienti da alcune fonti laiche, oltre che da alcuni esponenti delle comunità religiose presenti nel Paese mediorientale, che parlano di un forte divario tra la reale situazione sperimentata dalla popolazione e quella, invece, veicolata dai media internazionali, i quali, «falsando i dati», presenterebbero come una insurrezione popolare contro il Governo di Damasco quello che, invece, si profila come un «tentativo di sovversione istigato da forze in gran parte estranee al Paese»; sembra che ciò che agita effettivamente l'Occidente sia il fatto che a Damasco abbiano sede Hezbollah, che coltiva legami stretti con l'Iran, e l'ufficio politico di Hamas;
la situazione politica ed umanitaria sta diventando estremamente drammatica ed esplosiva: l'inasprirsi, soprattutto degli ultimi giorni, rischia di provocate delle inevitabili e gravi ripercussioni sui già delicati equilibri dell'intero territorio mediorientale per cui risulta quanto mai urgente e prioritario un decisivo ed unanime intervento della comunità internazionale -:
se non ritenga opportuno fornire ulteriori e più dettagliati elementi sul grave evolversi della crisi siriana, e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche di concerto con le istituzioni europee, al fine di far cessare ogni forma di violenza e di fermare il grave conflitto che sta investendo l'intero Paese.
(2-01362) «Di Biagio, Della Vedova».
(14 febbraio 2012)

Orientamenti del Governo circa una possibile visita ufficiale in Myanmar (Birmania), al fine di sostenere il processo di democratizzazione del Paese - 2-01372

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il Myanmar (già Birmania) è un Paese in piena trasformazione politica, impegnato in un processo di apertura e di graduale evoluzione in direzione democratica delle sue istituzioni;
dopo la liberazione di Aung San Suu Kyi nel novembre 2010 e il discorso di insediamento del nuovo Presidente eletto Thein Sein nella seconda parte del 2011 - sorprendente per il suo spirito di apertura - sono stati compiuti positivi passi in avanti, con riforme economiche mirate e con l'avvio di un processo - graduale e dagli esiti ancora incerti - volto ad affrontare le questioni etniche e di un necessario maggiore rispetto dei diritti umani;
Aung San Suu Kyi, dopo aver incontrato Tomas Quintana, l'inviato dell'Onu per i diritti umani, ha dichiarato: «Dal mio punto di vista, penso che il Presidente voglia ottenere dei veri cambiamenti positivi». Gli stessi concetti sono apertamente condivisi da molti leader democratici del Paese;
sulla questione etnica Aung San Suu Kyi ha scritto una lettera aperta al Governo e alle minoranze, appellandosi ad un cessate il fuoco e alla riconciliazione nazionale. Suu Kyi si è detta pronta «a fare tutto quello che è in mio potere per cercare di fermare i conflitti armati e costruire la pace nel Paese». Al contrario del passato, il Governo si è detto pronto a discuterne e a tenere conto delle proposte dell'opposizione;
il Presidente Thein Sein ha invitato i birmani in esilio a tornare a casa e, per coloro che hanno accuse pendenti, sono in preparazione provvedimenti di sostanziale amnistia;
il 19 agosto 2011 Aung San Suu Kyi si è recata a Naypydaw ad incontrare il Presidente, facendosi fotografare pubblicamente insieme, in segno di distensione, sotto il ritratto di Aung San, il padre della patria e di Suu Kyi. Nella stessa giornata, la leader democratica ha partecipato ad un importante workshop economico insieme allo stesso Presidente e a quattro Ministri;
gran parte dell'attività censoria è stata rimossa e i giornali pubblicano regolarmente notizie su Aung San Suu Kyi e sul suo partito, così come articoli o interviste alla leader democratica;
il Governo ha creato comitati ad hoc per le riforme economiche, in campo agricolo e per combattere la povertà. Ai lavori dei gruppi o ai seminari vengono invitati esperti in passato assai critici con il regime e le loro opinioni sono ascoltate con attenzione. In più occasioni è stato chiesto l'intervento di esperti internazionali del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, che finora non avevano accettato di collaborare con il Myanmar;
nella Camera bassa del Parlamento, i partiti di opposizione hanno presentato una mozione che richiedeva la liberazione dei prigionieri politici e che è stata approvata anche con il voto dei rappresentanti dei militari, che occupano il 25 per cento dei seggi;
a ottobre 2011 è stato approvato il provvedimento lungamente atteso di amnistia per 6.000 detenuti, compresi 200 prigionieri politici. Dall'inizio del 2012 altri prigionieri di coscienza sono stati liberati, contribuendo a rimuovere con queste misure uno dei maggiori ostacoli alla cancellazione delle sanzioni;
importanti intese sono state firmate con quasi tutte le minoranze etniche. La Lega nazionale per la democrazia (Nld) è un partito legale. Aung San Suu Kyi parteciperà alle elezioni suppletive del 1o aprile 2012 ed è stata invitata ad entrare nella compagine governativa;
Ministri degli esteri e Primi ministri di tutto il mondo, incoraggiati dal nuovo clima politico, si sono recati in questi mesi in Myanmar: tra loro, anche il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, il Ministro degli esteri francese, quello inglese, quello giapponese e diversi Ministri della Repubblica federale tedesca. Da ultimo, ha svolto la sua visita il Vice primo ministro del Lussemburgo;
l'Italia è l'unico tra i 4 Paesi europei con un'ambasciata in funzione nella capitale Yangon che non ha ancora inviato una delegazione di governo in visita nel Myanmar nel corso del 2011, così significativamente segnato da importanti progressi nel processo politico ed istituzionale birmano nel segno dell'apertura e di una potenziale futura riconciliazione nazionale;
l'Italia ha avuto occasione di svolgere un ruolo significativo sulla scena europea e di acquisire un importante credito di fiducia e di credibilità verso il Myanmar, anche grazie al lavoro svolto negli ultimi anni da Piero Fassino, in qualità di inviato speciale dell'Unione europea per il Myanmar (Birmania) -:
quali valutazioni esprima il Governo italiano sui recenti sviluppi del processo politico birmano e se non ritenga utile e urgente programmare, sin dalle prossime settimane, una visita ufficiale in Myanmar, per assicurare il pieno sostegno italiano agli sforzi in atto per la pacificazione, la democratizzazione, il rispetto dei diritti umani fondamentali e il pieno sviluppo sociale ed economico del Paese.
(2-01372)
«Mogherini Rebesani, Pistelli, Maran, Veltroni, Farinone, Fontanelli, Gnecchi, Marchi, Melandri, Motta, Murer, Pes, Picierno, Rosato, Schirru, La Forgia, Recchia, Sereni, Garofani, Gentiloni Silveri, Servodio, Tullo, Zampa, Rugghia, Gianni Farina, Vaccaro, De Micheli, Losacco, Pierdomenico Martino, Santagata, Brandolini, Farina Coscioni, Bernardini, Fedi».
(21 febbraio 2012)

Iniziative per la regolamentazione del settore del gioco d'azzardo - 2-01346

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri dell'economia e delle finanze e della salute, per sapere - premesso che:
l'industria del gioco d'azzardo, negli ultimi anni, ha registrato profitti enormi e ha assunto dimensioni tali da consentirle di collocarsi al quinto posto, dopo la Fiat, la Telecom e l'Enel; la spesa pro-capite in Italia ha il primato mondiale, con oltre 500 euro a persona;
nessun'altra attività economica è in così intenso e costante aumento: 35 miliardi di euro spesi nel gioco d'azzardo legale nel 2007, 42 miliardi nel 2008 e oltre 50 nel biennio 2010-2011;
l'aumento complessivo è imputabile, soprattutto, al raddoppio del fatturato del «Gratta e vinci», all'aumento del 22 per cento delle «macchinette» e alla massiccia pubblicizzazione dei casinò on line, cui ha fatto seguito un ulteriore incremento della spesa privata in tal senso;
in regioni quali la Sicilia, la Campania, la Sardegna e l'Abruzzo, soprattutto le famiglie a basso reddito investono in gioco d'azzardo il 6,5 per cento della propria ricchezza e, di conseguenza, la maggior causa di ricorso a debiti e usura è da attribuire a questa dipendenza;
da quanto appena rappresentato emerge che il gioco, in Italia, coinvolge maggiormente le fasce più deboli; lo confermano i dati dell'Eurispes. Infatti, investe i propri soldi in siffatta direzione chi ha un reddito inferiore: giocano il 47 per cento degli indigenti, il 56 per cento degli appartenenti al ceto medio-basso e il 66 per cento dei disoccupati;
l'1,5-3 per cento sul totale dei giocatori presenta problemi di gioco d'azzardo patologico, che consiste in un serio disturbo del comportamento assimilabile alle dipendenze e, quindi, necessita di un intervento specialistico multidisciplinare con il coinvolgimento di diverse istituzioni;
l'incremento di un simile trend è imputabile quasi esclusivamente alle scelte dei Governi; non c'è stato anno, infatti, in cui non siano state introdotte nuove offerte di gioco d'azzardo pubblico. Per di più, lo Stato ha conferito, nel tempo, piena autonomia all'Amministrazione autonoma monopoli di Stato (Aams), che, mediante una massiccia campagna pubblicitaria ed ottime strategie di marketing, ha aumentato regolarmente le entrate da gioco d'azzardo;
è stata, invece, rinviata, e pertanto mai realizzata, la costruzione di una politica seria sul gioco pubblico, che non solo si occupasse della tutela del profitto economico ed erariale, ma che valutasse gli impatti negativi dell'incremento della spesa privata in gioco;
al fatturato legale, stimato in 76,1 miliardi di euro, si devono aggiungere i 10 miliardi di euro di quello illegale, perché le mafie, di fatto, si accreditano ad essere l'undicesimo concessionario «occulto» del monopolio;
alle indagini delle direzioni distrettuali antimafia delle rispettive procure della Repubblica di Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Potenza, Reggio Calabria e Caltanissetta hanno fatto seguito numerosi arresti nell'ambito del gioco d'azzardo, tutti riferibili ad esponenti della criminalità organizzata;
sono state rilevate infiltrazioni criminali nelle società di gestione dei punti scommesse, che si prestano ad essere le migliori «lavanderie legali», come qualcuno le ha acutamente definite, nel grande mondo del calcio scommesse, un mercato che vale 3 miliardi di euro nel circuito delle sale giochi, utilizzate per adescare persone bisognose di soldi che diventano vittime dell'usura -:
se il Governo intenda assumere un'iniziativa normativa generale per la regolamentazione del settore del gioco d'azzardo che:
a) limiti sensibilmente i messaggi pubblicitari e di marketing rivolti al gioco e promuova, al contempo, iniziative di sensibilizzazione ai rischi collegati alla fattispecie in esame per mezzo di massicce campagne informative rivolte all'intera cittadinanza e da attivarsi in modo capillare nelle scuole;
b) assicuri la piena trasparenza delle società di gioco sia in ordine alla loro titolarità che alle operazioni poste in essere, prevedendo l'applicazione, con riferimento alle suddette società, della legislazione antimafia;
c) ai fini della prevenzione e del contrasto dei fenomeni dell'illegalità nel mercato dei giochi, preveda anche il delitto di gioco d'azzardo;
d) recepisca le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità, che ravvisa nel gioco d'azzardo compulsivo una forma morbosa chiaramente identificata come patologia clinica e che può rappresentare, a causa della sua diffusione, un'autentica malattia sociale, a tal uopo prevedendo la responsabilità civile dei gestori nei riguardi della famiglie dei ludopatici.
(2-01346)
«Gibiino, Vincenzo Antonio Fontana, Scandroglio, Barani, De Luca, Girlanda, Bocciardo, Carfagna, Ciccioli, Giammanco, Mannucci, Murgia, Minardo, Ravetto, Lo Presti, Berruti, Stradella, Armosino, Castellani, Faenzi, Lunardi, Catanoso, Bellotti, Del Tenno, Garagnani, Pelino, Sammarco, Abrignani, Simeoni, Germanà, Ghiglia, Luciano Rossi, Ceroni, Tommaso Foti, Tortoli, Saglia, Garofalo, Palmieri, Torrisi».
(7 febbraio 2012)

Iniziative per fissare un tetto massimo ai compensi complessivamente percepiti dai vertici apicali delle società non quotate e controllate direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze e interventi in relazione alla variazione dei compensi recentemente deliberati dal consiglio di amministrazione di Sace Spa - 2-01360

G)

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in questi ultimi mesi, numerosi organi di stampa nazionale e locale hanno focalizzato la loro attenzione, pubblicando inchieste di grande interesse per l'opinione pubblica, sull'annosa questione relativa ai tagli delle retribuzioni dei manager pubblici;
come noto, durante la discussione in Parlamento del decreto-legge n. 201 del 2011, cosiddetto salva Italia, la previsione di porre un tetto alle laute retribuzioni dei dirigenti delle aziende statali era stata vanificata a seguito dell'approvazione di una disposizione, inserita all'ultimo istante, secondo la quale, sebbene le retribuzioni dei manager pubblici non possano superare per legge il trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione (ovvero 304.951,95 euro lordi annui), con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, possono essere previste deroghe motivate per le «posizioni apicali» delle rispettive amministrazioni e viene stabilito un tetto massimo per i rimborsi spese (articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214);
peraltro, nell'ambito di applicazione di tale disposizione non rientra nemmeno la disciplina dei compensi per gli amministratori con deleghe delle società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, stante la presenza di un'ulteriore norma all'interno del medesimo decreto-legge cosiddetto salva Italia (ovvero l'articolo 23-bis), dove si prevede, per questa particolare tipologia di amministratori pubblici, una disciplina differente rispetto a quella prevista dal già citato articolo 23-ter;
l'articolo 23-bis dispone, infatti, tra le altre cose, che i consigli di amministrazione delle società non quotate e controllate dal Ministero dell'economia e delle finanze, nella determinazione degli emolumenti da corrispondere agli amministratori investiti di particolari cariche, possano includere una componente variabile che non potrà risultare inferiore al 30 per cento della loro componente fissa e che dovrà essere corrisposta in misura proporzionale al grado di raggiungimento degli obiettivi annuali, oggettivi e specifici determinati preventivamente dal consiglio di amministrazione;
alla luce di quanto previsto da tale norma, appare singolare, ma sopratutto di eccezionale gravità, il fatto o meglio la circostanza che, proprio nel periodo intercorrente tra la data di pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto-legge cosiddetto salva Italia (6 dicembre 2011) e quella della relativa legge di conversione (27 dicembre 2011), nell'arco temporale di appena tre settimane, in data 15 dicembre 2011, nell'ordine del giorno del consiglio di amministrazione di una società non quotata e controllata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, e segnatamente la Sace spa (l'agenzia di credito all'esportazione, che assume in assicurazione e/o in riassicurazione i rischi a cui sono esposte le aziende italiane nelle loro transazioni internazionali e negli investimenti all'estero) fosse approvata, sulla base delle valutazioni di un apposito «comitato di remunerazione», una variazione spropositata del trattamento economico da corrispondersi sia nei confronti dell'amministratore delegato, il dottor Alessandro Castellano, sia del presidente del consiglio di amministrazione, l'ambasciatore Giovanni Castellaneta;
si tratterebbe, in particolare, per quanto attiene al dottor Castellano, di una variazione del trattamento economico composto: a) di un compenso fisso annuo pari a 355.000 euro lordi, da corrispondersi con cadenza mensile posticipata; b) di un compenso variabile annuo fino al 50 per cento del compenso fisso annuo, da corrispondersi al raggiungimento di obiettivi annuali (fino, dunque, a 177.500 euro lordi in più); c) e ancora di una parte variabile di lungo termine da determinarsi conformemente ai criteri adottati per gli altri vertici aziendali e da corrispondersi al raggiungimento degli obiettivi definiti dal piano strategico della società (ai precedenti 355.000 più 177.500 euro lordi, che in totale danno ben 532.000 euro lordi, si aggiungerebbe, quindi, un'ulteriore quota svincolata, come è evidente, da qualsiasi parametro di riferimento certo e assimilabile, sia al compenso fisso che a quello variabile annuo). Nel caso del presidente Castellaneta, si parte, invece, da una componente fissa pari a 200.000 euro lordi, cui se ne potrebbe aggiungere un'altra, a carattere variabile, di ben 100.000 euro e, infine, un'ulteriore, non definibile, componente variabile da applicarsi pro quota per l'effettivo vigenza della carica;
la Sace s.p.a. rappresenta solo un esempio di società non quotata controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze esistente nel nostro Paese e, in particolare, analoghe situazioni, ad avviso dell'interpellante, completamente inammissibili, da considerarsi un affronto vero e proprio a tutti quei cittadini che arrivano a fatica a fine mese, con un mutuo a carico e con la benzina, il gas e l'elettricità arrivati a prezzi insostenibili, potrebbero essersi verificate anche nell'ambito di altre società dello stesso genere, quali, ad esempio: l'Invitalia, l'Anas, la Consap s.p.a., la Consip s.p.a., l'Enav s.p.a., le Ferrovie dello Stato s.p.a., Fintecna s.p.a., il Gestore servizi energetici-Gse s.p.a., l'Istituto poligrafico zecca dello Stato, Italia lavoro s.p.a. ed altri -:
quali iniziative urgenti, anche normative, intenda assumere il Governo al fine di fissare un tetto massimo ai compensi complessivamente percepiti dai vertici apicali delle società non quotate e controllate direttamente dal Ministero dell'economia e delle finanze che non risulti superiore al trattamento economico complessivo del primo presidente della Corte di cassazione e, in particolare, se, alla luce di quanto descritto in premessa, il Governo non intenda assumere iniziative in merito alla variazione dei compensi recentemente deliberati dal consiglio di amministrazione di Sace s.p.a., avviando, altresì, una verifica immediata su analoghe situazioni che potrebbero essersi verificate nell'ambito di altre società pubbliche non quotate e controllate al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze.
(2-01360) «Donadi, Borghesi, Piffari».
(14 febbraio 2012)

Iniziative volte a favorire l'accesso al credito e a salvaguardare l'economia del Mezzogiorno - 2-01378

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
nel 2012, secondo il Centro Europa ricerche, ci saranno duecento miliardi di impieghi in meno;
ogni società di capitali italiana ha 25 addetti (media calcolata dal Ceris-Cnr), quindi, a causa della crisi finanziaria originata dalla recessione sui mercati e dal credit crunch, si può stimare che nel 2012 si perderanno circa 625 mila posti di lavoro; prospettiva drammatica, che è il risultato di una tensione crescente nel rapporto fra banca e impresa, sintetizzata dal peggioramento riscontrato negli ultimi due anni dall'Istat, che ha fissato nel 12 per cento la quota di imprese che non ha ottenuto credito dalle banche, mentre il 33 per cento ha visto diventare più onerose le condizioni;
nonostante la Banca centrale europea abbia prestato 116 miliardi di euro, al tasso dell'1 per cento, agli istituti di credito italiani, non c'è nessuna apertura alle imprese ed ai privati da parte delle banche;
è plausibile uno scenario da vero credit crunch, con un doppio shock sia sulla quantità di credito erogata sia sui tassi praticati. Nella simulazione del Centro Europa ricerche, che è basata su una ipotesi di flessione complessiva nel 2012 del 5 per cento di un'ulteriore riduzione di un punto e mezzo nel 2013, l'andamento degli impieghi esprime una dinamica violenta: ad aprile 2012 andrà per la prima volta sotto zero, a luglio 2012 precipiterà a -5 per cento a ottobre 2012 a -9 per cento, fino a sprofondare, a dicembre 2012, a -11 per cento;
al di là delle ragioni di fondo di questi avvitamenti, tutti si stanno accorgendo del rapido peggioramento del clima. L'«ultraprudenza» trasformata in condizione strutturale e permanente appare un elemento sistemico;
per il Centro Europa ricerche un razionamento del credito di questa portata avrà effetti sui consumi (mezzo punto in meno nel 2012 e un punto in meno nel 2013) e sul prodotto interno lordo (circa un punto in meno all'anno, per due anni);
le importazioni caleranno del 4,9 per cento e le esportazioni resteranno inchiodate a un irrilevante +0,1 per cento, mentre gli investimenti lordi delle aziende scenderanno dell'11,3 per cento;
a maggior ragione nei territori del Sud dove, è bene ricordarlo, i tassi sono più elevati, si rischia, in un contesto già fortemente penalizzato, che ci sia un'elevata mortalità di aziende ed attività produttive in generale con un incremento ulteriore della disoccupazione, in modo particolare di quella giovanile -:
se e quali iniziative i Ministri interpellati intendano porre in essere per evitare che queste drammatiche previsioni diventino realtà e, in modo particolare, quali strategie intendano attuare affinché i territori più svantaggiati, quelli del Meridione, possano scongiurare una ennesima catastrofe economica ed occupazionale e se non ritengano di assumere iniziative volte ad un allineamento dei tassi di interesse praticati dagli istituti di credito tra Nord e Sud e, tenuto conto delle difficoltà delle imprese e delle famiglie, a favorire una moratoria sui crediti e sui mutui.
(2-01378)
«Iannaccone, Belcastro, Porfidia, Brugger».
(28 febbraio 2012)

Elementi in merito alla presentazione dello schema di decreto per il riparto delle somme destinate alla copertura del credito di imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 70 del 2011 - 2-01380

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e per la coesione territoriale, per sapere - premesso che:
per porre rimedio ai ritardi accumulati nell'impiego dei fondi strutturali europei, il Governo pro tempore, con l'articolo 2 del cosiddetto «decreto sviluppo» (13 maggio 2011, n. 70, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106), ha stabilito di destinare tali risorse alle imprese del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Molise, Sardegna e Sicilia) che assumono a tempo indeterminato soggetti svantaggiati o molto svantaggiati, concedendo incentivi fiscali sotto forma di credito d'imposta;
la ratio di ciò è il rilancio dell'economia attraverso misure che riducano gli oneri fiscali e contributivi delle imprese consentendo una ripresa a costo zero, in linea con le politiche di contenimento della spesa e di equilibrio dei conti pubblici;
l'incentivo consiste in un credito d'imposta pari al 50 per cento dei costi salariali, nei dodici mesi successivi all'assunzione di lavoratori «svantaggiati», e, nei 24 mesi successivi all'assunzione, nel caso di lavoratori «molto svantaggiati», qualora la neo assunzione comporti un incremento della base occupazionale rispetto ai dodici mesi antecedenti l'assunzione;
il regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione europea, del 6 agosto 2008, all'articolo 2, comma 18, definisce lavoratori svantaggiati i lavoratori privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi, ovvero privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, ovvero che abbiano superato i 50 anni di età, ovvero che vivano soli con una o più persone a carico, ovvero occupati in professioni o settori con elevato tasso di disparità uomo-donna - ivi definito - ovvero membri di una minoranza nazionale con caratteristiche ivi definite; definisce, invece, al comma 19, lavoratori molto svantaggiati quelli privi di lavoro da almeno 24 mesi;
nel mese di ottobre del 2011, anche la Commissione europea ha dato il via libera al credito di imposta per le imprese che assumono a tempo indeterminato nelle aree del Mezzogiorno;
la disposizione del «decreto sviluppo», che prevede il bonus predetto, oltre al sistema di monitoraggio che, in caso di verifica di sforamento degli oneri rispetto ai programmi iniziali, provvede a ridurre il fondo per le aree sottoutilizzate, prevede che per l'erogazione dell'incentivo vi sia l'intesa tra Stato e regione per fissare i limiti e le quote spettanti a ciascuna regione del Mezzogiorno;
a tutt'oggi il tema de quo non è mai stato posto all'ordine del giorno della conferenza Stato e regioni e, quindi, manca allo stato attuale, l'accordo per la definizione e la ripartizione tra le regioni del Mezzogiorno, che permetta di erogare l'incentivo;
con il comma 8 dell'articolo 22 della legge di stabilità per il 2012 (legge n. 183 del 2011) si è stabilito che la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano sancisca l'intesa sul decreto di natura non regolamentare volto a stabilire i limiti di finanziamento garantiti da ciascuna delle regioni interessate entro il termine di trenta giorni dalla trasmissione dello schema di decreto;
secondo la ragioneria dello Stato, si tratta di un fondo per l'ammontare di circa 500 milioni di euro da dedicare, nel prossimo triennio, alle assunzioni nelle regioni del Sud, le più difficili dal punto di vista del lavoro, e tale da produrre un incremento occupazionale pari a 42.300 unità;
il decreto-legge «Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo», approvato dal Consiglio dei ministri il 3 febbraio 2012, ha prorogato ulteriormente l'incentivo fino al maggio 2013 e, quindi, vi è l'urgenza di trovare il prima possibile un accordo con regole certe per far partire davvero l'aiuto;
ad oggi, le donne, i giovani e gli over quarantacinque, quindi tutti i lavoratori, al di là delle distinzioni di sesso e di età, al Sud vivono o, per meglio dire, subiscono una realtà terribilmente svantaggiata;
la disoccupazione femminile in Italia registra un tasso di disoccupazione molto alto rispetto all'Europa ma, mentre le regioni del Nord si avvicinano agli standard virtuosi europei, le regioni del Sud, purtroppo, rimangono molto distanti; le donne diplomate con meno di 24 anni sono disoccupate per il 39,6 per cento al Sud contro il 19,2 per cento al Nord; le donne laureate con meno di 24 anni al Sud vantano un tasso di disoccupazione pari al 36,9 per cento;
anche per quanto riguarda i giovani, le cose non cambiano: aumenta sempre più il periodo di non occupazione tra un contratto e l'altro e, anche qui, al Sud si registra una situazione peggiore rispetto al Nord; tra i 25 e i 34 anni al Sud i giovani vantano un tasso di disoccupazione pari all'11 per cento, percentuale che sale al 26 per cento se si considerano anche i giovani under 24;
gli ultra 45enni vantano un tasso di disoccupazione in costante crescita dal 2008 ad oggi, arrivando al 7,6 per cento al Sud;
il presidente dello Svimez, nel corso dell'audizione del 16 febbraio 2012 alla Camera dei deputati, ha affermato che l'Italia - e il Mezzogiorno in particolare - sarà caratterizzato nel 2012 da una nuova fase di recessione, con un calo medio nazionale delle unità di lavoro dell'1,6 per cento al Sud contro lo 0,7 al Nord;
ad avviso degli interpellanti, per tutto quanto sopra riportato, è necessario dar corso, il prima possibile e senza ulteriori ritardi, allo sblocco dei citati fondi -:
quali siano i tempi per la presentazione alla conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano dello schema di decreto per il riparto delle somme destinate alla copertura del credito d'imposta per nuovo lavoro stabile nel Mezzogiorno ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 70 del 2011.
(2-01380)
«Savino, Vitali, Torrisi, Sisto, Cicu, Fucci, Formichella, Dell'Elce, Lazzari, Milanese, Lisi, Laboccetta, Ventucci, Papa, Scelli, Nirenstein, Castiello, Pescante, Renato Farina, Di Centa, Laffranco, Bruno, Di Cagno Abbrescia, Contento, Malgieri, Pagano, Moles, Holzmann, Rampelli, Germanà, De Girolamo, D'Alessandro, Di Caterina, Dima, Distaso, Pianetta, Aracri, Brancher, Calabria, Cassinelli, Costa, Crosetto, Nastri, Nicolucci, Antonio Pepe, Petrenga, Toccafondi, Valentini».
(28 febbraio 2012)

Iniziative di competenza al fine di rivedere la normativa in materia di liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi - 2-01379

L)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:
gli esercizi commerciali rappresentano uno dei punti di forza dell'economia italiana, sia per il flusso economico che ogni anno generano, sia perché, nei piccoli centri storici, sono parte integrante, da sempre, del tessuto urbano ed economico delle città italiane;
la grave crisi internazionale, che negli ultimi anni si è manifestata in tutti i Paesi, ma, soprattutto, in Europa, ha avuto ripercussioni sull'intero sistema economico nazionale italiano, colpendo quindi anche il settore del commercio, in particolar modo quello operato dalla distribuzione medio-piccola, che da molti mesi manifesta ormai segnali evidenti di diminuzione del volume di fatturato;
il Governo attuale, attraverso l'articolo 31 del decreto-legge n. 201 del 2011 che prevede la liberalizzazione degli orari per gli esercizi commerciali, mette a repentaglio la sopravvivenza dei negozi al dettaglio, che rischiano di scomparire perché schiacciati dagli operatori della grande distribuzione in grado, a differenza dei piccoli negozi a conduzione familiare, di usufruire del turn over del personale;
alcune regioni italiane, come il Veneto, hanno impugnato il provvedimento governativo, sulla base del fatto che la Costituzione italiana, all'articolo 117, delega alle regioni stesse il commercio interno come materia di competenza esclusiva delle regioni medesime;
la regione Veneto, dopo aver preventivamente consultato le associazioni di categoria, ha approvato, nel mese di dicembre 2011 e quasi contemporaneamente all'emanazione del decreto-legge 201 del 2011, la legge regionale n. 30 del 2011 che, all'articolo 3, comma 4, stabilisce come «Le attività di commercio al dettaglio derogano all'obbligo di chiusura domenicale e festiva di cui al comma 2 nel mese di dicembre, nonché, in via sperimentale, in ulteriori sedici giornate nel corso dell'anno, scelte dai comuni interessati entro il 30 novembre dell'anno precedente, sentite le organizzazioni di cui al comma 1 e favorendo la promozione di iniziative di marketing territoriale concertate con la piccola, media e grande distribuzione, finalizzate alla valorizzazione del tessuto commerciale urbano»;
numerosi comuni del Veneto, come anche riportato dai quotidiani locali di Padova (Il Mattino e Il Gazzettino), hanno recepito la normativa regionale, emanando così apposite ordinanze sindacali per regolamentare il commercio fisso nel proprio territorio comunale ed andando incontro alle istanze delle associazioni di categoria, come Ascom e Confesercenti, che, da tempo, sostengono la necessità di rivedere la normativa;
organi di stampa locali (Il Gazzettino di Padova del 17 gennaio 2012) riportano anche la notizia secondo cui l'associazione Comres, associazione di commercianti del centro storico di Padova, ha raccolto oltre trecento firme di operatori commerciali per chiedere al Governo di rivedere l'attuale disposizione governativa in materia di liberalizzazioni;
la norma, così come concepita, rischia pertanto di creare un grave danno proprio al principio della libera concorrenza, ovvero a quel principio che intende invece sostenere, danneggiando i piccoli esercizi commerciali e la loro pluralità di offerta di servizio, esercizi che rappresentano invece una ricchezza, avvantaggiando così la sola grande distribuzione -:
se il Ministro interpellato non ritenga opportuno, alla luce della grave crisi internazionale e del quadro normativo venutosi a creare, assumere iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per rivedere la disposizione in materia di liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi così come oggi prevista dalla legislazione statale.
(2-01379)
«Bitonci, Torazzi, Fava, D'Amico, Polledri, Simonetti, Vanalli, Meroni, Pastore, Volpi, Bragantini, Nicola Molteni, Isidori, Paolini, Lussana, Follegot, Gidoni, Chiappori, Molgora, Fugatti, Forcolin, Comaroli, Montagnoli, Dussin, Alessandri, Rivolta, Togni, Desiderati, Crosio, Di Vizia».
(28 febbraio 2012)