XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di giovedì 1 marzo 2012

TESTO AGGIORNATO AL 13 MARZO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

La Camera,
premesso che:
la salute delle donne è il paradigma dello stato di salute dell'intera popolazione». Con questa dichiarazione l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato la sua sfida per una rivalutazione complessiva delle politiche sanitarie e sociali in tutte le aree del Pianeta;
sempre l'Organizzazione mondiale delle sanità ha stabilito che, in medicina, il concetto di equità si associa alla capacità di curare l'individuo in quanto essere specifico e appartenente a un determinato genere;
è opinione ormai acquisita che proprio la differenza di genere identifichi esigenze diverse sul fronte delle terapie, oltre a influenzare in modo sensibile l'accesso, la qualità e l'aderenza alle cure stesse;
la medicina di genere è una branca recente delle scienze biomediche che ha l'obiettivo di riconoscere e analizzare le differenze derivanti dal genere di appartenenza sotto molteplici aspetti: a livello anatomico e fisiologico, dal punto di vista biologico, funzionale, psicologico, sociale e culturale e nell'ambito della risposta alle cure farmacologiche;
nel riconoscere questa diversità di esigenze, la medicina di genere considera prioritario il diritto delle donne e degli uomini a un'assistenza sanitaria e farmacologica specifica, che si basi su un diverso modo di interpretare e valutare la programmazione e la produzione normativa in ambito farmaceutico, sanitario e socio-assistenziale;
è stato ormai dimostrato da molteplici studi che le differenze di genere, nella fisiologia umana e nei fattori sociali-culturali (ad esempio, è più facile che una donna riconosca e chieda aiuto per un disturbo psicologico rispetto ad un uomo), in caso d'insorgenza di malattia, si riflettono significativamente sulla genesi, la prognosi e la compliance degli individui;
sono molteplici le differenze di «genere» nell'ambito delle patologie, come ad esempio quelle cardiovascolari, per le quali è stato dimostrato che il 38 per cento delle donne colpite da infarto muore nel giro di un anno contro il 25 per cento degli uomini, così come per l'ictus in relazione al quale i 12 mesi successivi sono più a rischio per le donne (i decessi ne colpiscono il 25 per cento contro il 22 per cento degli uomini); differenze vi sono anche nelle patologie polmonari o in quelle neurodegenerative (nell'ambito delle quali il Parkinson colpisce da 1,4 a 2 volte più gli uomini delle donne e l'Alzheimer una donna su 6 rispetto agli uomini) in cui il rapporto è di 1 a 10; ed ancora differenze vi sono nelle patologie dell'apparato digerente o nelle patologie psichiatriche, nell'ambito delle quali la depressione colpisce le donne due volte più degli uomini, e nelle sindromi dolorose quali l'emicrania, la cefalea muscolo tensiva, l'artrite reumatoide molto più frequenti nella donna che nell'uomo, al contrario di altre sindromi come la cefalea a grappolo che sono più diffuse nel sesso maschile;
le donne sono le principali consumatrici di farmaci, ne prendono mediamente circa il 40 per cento in più rispetto agli uomini, soprattutto nella fascia di età compresa tra i 15 e i 54 anni. Eppure una buona parte delle molecole, come ad esempio alcuni psicofarmaci, non è stata sperimentata sulla popolazione femminile nonostante che tra uomini e donne esistano diverse differenze che influenzano il metabolismo dei farmaci. Le donne, poi, pesano in media il 30 per cento meno degli uomini e, poiché il dosaggio dei farmaci

non sempre viene calcolato in relazione al peso, può succedere che le donne assumano una maggiore quantità di principio attivo rispetto agli uomini. Anche nei meccanismi d'azione dei farmaci la ricerca ha individuato delle differenze tra uomini e donne, a seconda delle diverse patologie. Nella depressione, per esempio, le donne sembrano rispondere meglio agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), mentre gli uomini trarrebbero maggiori benefici dagli antidepressivi triciclici (TCA)31;
la differenza di genere influenza anche la risposta alle vaccinazioni, secondo una metanalisi condotta sugli studi scientifici esistenti relativi a una serie di vaccini da quello antinfluenzale a quelli per malattie come varicella, morbillo, febbre gialla. Sulle donne i vaccini funzionano meglio, dal momento che sembrano garantire una migliore risposta immunitaria dopo la somministrazione, tanto da suggerire la possibilità di usare dosi minori di vaccino nel sesso femminile;
già nel 2008 il progetto «La medicina di genere come obiettivo strategico per la salute pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna» presso l'Istituto superiore di sanità nacque dall'esigenza di individuare la necessità di dedicare risorse per conoscere in maniera più specifica le differenze tra uomo e donna per offrire anche alle donne una medicina basata sull'evidenza, al fine aderire alle raccomandazioni della Organizzazione mondiale della sanità, dell'Organizzazione delle nazioni unite, e della Unione europea;
la medicina di genere è il modo per rendere universalistico il diritto alla salute e, le numerose e significative differenze anatomiche, fisiologiche tra uomo e donna si riflettono nell'insorgenza, nello sviluppo e, nella storia naturale, sulla prognosi, sugli esiti e sui percorsi terapeutici delle singole patologie, per cui vi è l'assoluta necessità di conoscere le differenze;
nonostante i progressi in campo medico compiuti in questi ultimi anni, c'è ancora una scarsa conoscenza dell'influenza del genere sulla salute,


impegna il Governo:


ad inserire fra gli obiettivi strategici del prossimo piano sanitario nazionale la promozione ed il sostegno della medicina di genere;
a sviluppare la ricerca e la medicina di genere al fine di promuovere l'appropriatezza terapeutica e la personalizzazione delle terapie;
ad individuare tutte le risorse finanziarie ed economiche necessarie affinché il progetto «La medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica: l'appropriatezza della cura per la tutela della salute della donna» possa essere rifinanziato con risorse adeguate;
ad instaurare una commissione nazionale che individui le priorità nell'ambito della ricerca di genere e le metodologie più appropriate per la ricerca di genere;
a lanciare e finanziare un piano di ricerca clinica e preclinica che veda coinvolti i Ministeri della salute e dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per gli affari regionali, il turismo e lo sport;
ad assumere iniziative normative per offrire incentivi fiscali alle industrie che producono ricerca con disegni e protocolli mirati alla medicina di genere;
a promuovere l'inserimento della materia della medicina di genere nei corsi di formazione del personale medico ed infermieristico, affinché vi sia una piena e completa presa di coscienza della tematica in questione.
(1-00900)
«Livia Turco, Miotto, Lenzi, Argentin, Bossa, Bucchino, Burtone, D'Incecco, Grassi, Murer, Pedoto, Sarubbi, Sbrollini, Froner».

Risoluzioni in Commissione:

L'VIII Commissione,
premesso che:
nel corso dell'audizione in Commissione ambiente alla Camera, tenutasi il 1o febbraio 2012, l'amministratore unico di Anas Spa Pietro Ciucci ha ribadito la volontà di confermare l'introduzione del pedaggio su alcune tratte e raccordi autostradali che gestisce direttamente, tra cui il raccordo autostradale Perugia-Bettolle;
le forze sociali umbre, che raccolgono le istanze di centinaia di imprenditori e di lavoratori, reputano che l'introduzione del pedaggio sulla Perugia-Bettolle sia un provvedimento assolutamente sbagliato e inopportuno, che comporterebbe gravi ricadute negative e forti disagi su tutto il territorio provinciale e regionale, penalizzando fortemente le imprese, i loro addetti, i residenti e tutti i cittadini, in una congiuntura già particolarmente difficile sia per le attività economiche e turistiche che per le famiglie;
il raccordo Perugia-Bettolle è, infatti, l'asse viario più importante a servizio del comprensorio del Trasimeno e di Perugia, su cui transitano merci e persone per motivi di lavoro, di studio, di accesso alle funzioni direzionali e alle strutture ospedaliere del capoluogo umbro, ma è anche una delle principali direttrici che collega l'Umbria al Nord dell'Italia ed è quindi percorsa da un elevato numero di automobilisti, autotrasportatori e turisti;
il pedaggiamento avrebbe il sicuro effetto di deviare il traffico automobilistico e dei mezzi pesanti su itinerari alternativi secondari non onerosi. Il tutto con conseguente aggravio del traffico urbano ed extraurbano in tutta l'area interessata, con ripercussioni negative in termini di sicurezza, di inquinamento ambientale e di degrado della rete viaria interna, in alcuni casi già fortemente compromessa;
ancora, l'introduzione del pedaggio penalizzerebbe i flussi turistici verso l'area del Trasimeno e verso Perugia, perché l'aumento dei volumi di traffico interni snaturerebbe l'ecosistema e il paesaggio di tutta l'area;
le caratteristiche strutturali del raccordo non sono tali da giustificare il suo attraversamento oneroso. Esso, infatti, pur essendo qualificato come «raccordo autostradale», presenta di fatto le caratteristiche di una strada extraurbana principale o addirittura secondaria: una strada caratterizzata, soprattutto in alcuni tratti, da carreggiate particolarmente ristrette, dalla mancanza di corsie di emergenza e di idonee banchine, dall'assenza di aree di servizio e di sosta e da rampe di accelerazione/decelerazione troppo corte;
in data 29 luglio 2010 il Governo ha accolto un ordine del giorno (n. 9/03638/166) alla legge n. 122 del 2010 che lo impegnava tra l'altro a «valutare l'opportunità di introdurre ulteriori iniziative normative volte a rivedere il sistema tariffario autostradale in modo da ridurre il costo dei pedaggi e da razionalizzarne le entrate»; «a prevedere l'esclusione dal pedaggio, sulle autostrade e sui raccordi autostradali in gestione diretta di Anas Spa per i cittadini residenti nei comuni in cui insistono le rispettive autostrade e i raccordi autostradali»; «a prevedere che l'Anas spa debba destinare le maggiori entrate, provenienti dai singoli pedaggi introdotti per la fruizione delle autostrade e dei raccordi autostradali, ai rispettivi compartimenti regionali per consentire la corretta manutenzione ordinaria e straordinaria dei relativi tratti stradali»;
in seguito, in data 25 febbraio 2011, il Governo ha accolto un ordine del giorno (n. 9/4086/165) in sede di esame del cosiddetto decreto «Milleproroghe» (decreto-legge n. 225 del 2010) che lo impegnava a considerare l'eventualità di prorogare, attraverso il primo provvedimento utile, il termine per l'introduzione del pedaggiamento dal 30 aprile 2011 al 30 aprile 2013; a prevedere l'esclusione di ogni forma di pedaggio per i cittadini residenti e per le imprese presenti sul territorio, a stanziare le risorse provenienti

dal pedaggio per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei tratti dei quali sia necessario l'adeguamento e l'ammodernamento e a valutare l'opportunità di escludere dalle tratte soggette a pedaggiamento il raccordo Perugia-Bettolle, in considerazione del parere negativo espresso dalla regione Umbria in ordine a tale evento;
le forze sociali, le imprese, i lavoratori e tutta la cittadinanza umbra hanno già promosso in passato manifestazioni pubbliche per esprimere la loro contrarietà all'introduzione del pedaggio sul raccordo Perugia-Bettolle e hanno espresso recentemente la volontà di proseguire questa lotta con ulteriori iniziative,


impegna il Governo


ad assumere ogni iniziativa di competenza per prorogare il termine per l'introduzione del pedaggiamento al 30 aprile 2013 e per escludere esplicitamente il raccordo Perugia-Bettolle dall'elenco delle tratte e dei raccordi autostradali per i quali è previsto il pedaggiamento secondo quanto previsto negli ordini del giorno di cui in premessa.
(7-00803) «Bocci, Laffranco».

La IX Commissione,
premesso che:
la società Ferrovie dello Stato ha messo in atto una riorganizzazione del servizio universale del trasporto ferroviario a media e lunga percorrenza da e per il Mezzogiorno ed, in particolare, per la Sicilia e la Calabria;
la razionalizzazione del servizio offerto si è, nei fatti, tradotta in un drastico e, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, illogico ridimensionamento del suddetto servizio universale ed ha generato un grave vulnus alla continuità territoriale di aree collocate nel Sud del Paese con il territorio nazionale e lesioni al diritto alla mobilità dei cittadini;
con l'entrata in vigore della nuova offerta ferroviaria 2011-2012 di Trenitalia, il 12 dicembre 2011, infatti, sono stati soppressi tutti i treni notturni da e per la Sicilia e precisamente le tre coppie di collegamenti giornalieri notturni che circolavano sulle relazioni Palermo-Torino/Milano/Venezia, con sezioni da/per Siracusa, e viceversa oggi si attestano a Roma con interscambio con i servizi alta velocità per le citate destinazioni;
i disagi che registra l'utenza sono rilevanti sia in termini economici, poiché i prezzi dei biglietti per la percorrenza delle suddette tratte sono lievitati, sia per l'oggettiva difficoltà e scomodità di effettuare in piena notte trasbordi da un treno all'altro, sicché i fruitori del servizio ferroviario di lunga percorrenza, di fatto snaturato, sono costretti a optare per altre modalità di trasporto o, nel caso dei clienti più anziani, a subire evidenti lesioni al diritto alla mobilità;
la società Ferrovie dello Stato anziché puntare al miglioramento della qualità dell'offerta, che, fino a qualche mese fa, era unicamente di treni lenti, anche a causa delle spesso inutili fermate programmate, composti di carrozze vecchie e malridotte, ha optato per la soppressione tout court del servizio;
è, invece, necessario che l'operatore ferroviario operi una totale inversione di tendenza, puntando ad intercettare le caratteristiche dell'attuale domanda di treni a lunga percorrenza tra il nord ed il sud del Paese e ad accrescerla, rilanciando, con adeguate forme di pubblicità, un nuovo servizio moderno ed efficiente per recuperare credito nei confronti di quell'utenza che, in questi ultimi anni, non ha fatto altro che scoraggiare;
tale azione, affiancata dagli indispensabili ed urgenti investimenti per l'ammodernamento della rete, finora iniquamente concentrati solo sulle tratte servite dall'alta velocità, che verranno sostenuti anche a livello europeo nell'ambito del nuovo corridoio 5 Helsinki-La Valletta, consentirebbe di aumentare anche nel

Mezzogiorno la redditività e la competitività del settore ferroviario rispetto a quello aereo, in linea con gli obiettivi europei;
le decisioni aziendali assunte fino a questo momento si sono concretizzate, invece, in una miope opera di lento e progressivo smantellamento dell'esistente, comportando ciò, altresì, una grave crisi occupazionale, come quella degli 85 dipendenti di Messina della Servirail (ex-Wagon Lits), in mobilitazione permanente da mesi, che FS sta tentando di risolvere unicamente con rimedi tampone, non avendo come obiettivo il rilancio del servizio ferroviario nel Mezzogiorno che avrebbe evidentemente ricadute positive anche sotto il profilo dell'impiego del personale oggi senza lavoro;
l'Assemblea della Camera, mediante l'approvazione, a larga maggioranza, della mozione n. 1-00704 del 17 gennaio 2012, ha chiesto ed ottenuto precisi impegni da parte del Governo ad intervenire in modo risolutivo e tempestivo al fine di assicurare servizi di mobilità uniformi in tutto il territorio nazionale e per ripristinare il servizio universale del trasporto ferroviario in Sicilia, agendo, in particolare, sulle discutibili scelte di management aziendale relative alla soppressione servizio di treni notturni e sollecitando la celere risoluzione della problematica occupazionale del personale operante nella regione Sicilia;
ancora il 25 gennaio 2012, il Governo ha comunicato ufficialmente di avere ottenuto, a seguito di contatti con l'operatore ferroviario, il ripristino di un treno a lunga percorrenza notturno con destinazione Milano e/o Torino;
a seguito di tale annuncio, è mancata la formalizzazione dei dettagli operativi di tale soluzione, sulla quale aprire un confronto;
in netto contrasto con gli impegni assunti dal Governo allo scopo di perseguire la garanzia effettiva del diritto alla mobilità, quale strumento di coesione sociale, dei cittadini siciliani di fronte allo svantaggio dell'insularità, nonché la finalità dello sviluppo economico e sociale delle regioni del Mezzogiorno, Ferrovie dello Stato nel corso dell'ultimo incontro svoltosi a Palermo lo scorso 9 febbraio avrebbe manifestato unicamente la disponibilità a rivedere l'offerta di media e lunga percorrenza considerando il ripristino di un treno notturno a fronte, però, del taglio di un treno diurno;
per il raggiungimento delle suddette finalità dell'azione pubblica, l'unica soluzione praticabile è quella dell'immediata riattivazione di un treno notte;
tale convoglio dovrebbe essere composto di quattordici carrozze - alcune delle quali provenienti da Siracusa altre da Palermo, riunite a Messina - con l'aggiunta in Calabria, dopo il traghettamento, di altre due carrozze, con attestazione a Bologna, dove verrebbe diviso in tre parti per raggiungere, come in passato, le destinazioni finali di Torino, Milano e Venezia,


impegna il Governo


a sollecitare, in qualità di azionista unico dei gruppo Ferrovie dello Stato e di decisore strategico, al fine di assicurare la corretta gestione del servizio universale passeggeri, la continuità territoriale ed il diritto alla mobilità dei cittadini siciliani e calabresi e il ripristino immediato di un convoglio ferroviario notturno che garantisca il collegamento di lunga percorrenza dalla Sicilia alle destinazioni finali di Torino, Milano e Venezia.
(7-00801)
«Garofalo, Germanà, Torrisi, Minardo, Catanoso, Gibiino, Vincenzo Antonio Fontana, Antonio Martino, Marinello, Dima, Giammanco, Misuraca, Pagano, Antonino Foti».

La XI Commissione,
premesso che:
la legge n. 124 del 3 maggio 1999 ha, tra l'altro, stabilito il trasferimento del personale ATA ed ITP dal ruolo degli enti locali a quelli dello Stato riconoscendo a tali categorie l'anzianità di servizio maturata presso l'ente di provenienza, ai fini giuridici ed economici;
il successivo decreto interministeriale ha preso atto dell'accordo tra ARAN e sindacati che, di fatto, ha reso vano il disposto dell'articolo 8 della medesima legge n. 124 del 1999 prevedendo l'inquadramento dei dipendenti ATA (personale ausiliario, tecnico ed amministrativo) e ITP (insegnanti tecnico pratici) in una posizione stipendiale pari o immediatamente inferiore al trattamento goduto nell'anno 1999 prevedendo un assegno ad personam al fine di contemperare sia le esigenze dei lavoratori sia le esigenze di aumento di spesa da parte dello Stato;
tale disciplina ha generato un inevitabile e giustificato contenzioso che ha trovato altalenante accoglimento nella giurisprudenza di merito fino ad alcune pronunce della Corte di cassazione che prevedevano da parte del personale ATA e ITP la conservazione della intera anzianità maturata al momento del passaggio;
ancora, interveniva con interpretazione autentica riconosciuta dalla stessa Corte di Cassazione, la legge 266 del 2005 che dava un «colpo di grazia» alle pretese dei lavoratori;
alla luce di quanto innanzi interveniva legge 244 del 24 dicembre 2007 che, all'articolo 3, stabiliva la necessità in sede di rinnovo del contratto del personale della scuola si sarebbe dovuta esaminare anche la posizione giuridico-economica del persone di cui si tratta;
la Corte europea di giustizia con sentenze del 7 giugno e 6 settembre 2011 accoglieva le domande sostanziali innanzi esplicitate;
al di là delle procedure giurisdizionali appartiene ai più elementari principi di uno stato di diritto quello di non intervenire su situazioni giuridiche ed economiche consolidate in capo ai lavoratori mettendo in atto una deplorevole azione di rottura del patto sociale che regge ogni civiltà moderna,


impegna il Governo


a prendere atto di tutto quanto innanzi specificato e per l'effetto procedere al pieno riconoscimento del diritto anche per coloro che non sono più in servizio alla ricostruzione giuridica ed economica del personale ATA e ITP secondo l'anzianità ed i diritti maturati al tempo del transito dagli enti locali allo Stato con ogni conseguente statuizione anche in ordine al prossimo rinnovo contrattuale.
(7-00800) «Muro».

La XII Commissione,
premesso che:
anche in Italia, il 29 febbraio si celebra la 5a Giornata mondiale delle malattie rare, istituita per richiamare l'attenzione dei media sulle condizioni dei pazienti con malattie a bassa incidenza, spesso penalizzati per la difficoltà della diagnosi e la scarsa disponibilità di terapie efficaci;
nonostante nel corso degli ultimi venti anni la ricerca scientifica abbia compiuto notevoli progressi, vi sono ancora moltissimi stati patologici non adeguatamente conosciuti e non ancora classificati, moltissime malattie per le quali non sono possibili né sussidi diagnostici, né adeguate forme di prevenzione, né terapie, ed altre ancora che colpiscono un numero relativamente basso di persone, le cosiddette malattie rare;
il numero delle malattie rare è stimato dall'Organizzazione mondiale della sanità intorno a 5.000, l'80 per cento

delle quali di origine genetica, anche se il manifestarsi delle patologie e la loro concentrazione cambiano a seconda dei Paesi interessati e il Parlamento europeo ha definito un limite di prevalenza non superiore a cinque casi per ogni 10.000 abitanti degli Stati membri dell'Unione europea;
le malattie rare talvolta sono fortemente invalidanti e chi ne è colpito spesso non riesce a sopravvivere; la definizione di «rara» non ha agevolato il processo di ricerca e di attenzione sulle cause delle malattie rare, se non da parte di centri privati, con la conseguenza non solo di non offrire al paziente cure adeguate e una diagnosi tempestiva, ma soprattutto di lasciarlo isolato nell'affrontare la propria malattia insieme alla sua famiglia;
negli ultimi anni, anche grazie alla continua attività di sensibilizzazione portata avanti dalle associazioni dei pazienti, sono stati raggiunti importanti risultati per sopperire alle esigenze di coloro che sono affetti da patologie rare; con la decisione n. 1295/1999/CE del Parlamento e del Consiglio europeo è stato adottato un programma d'azione comunitaria sulle malattie rare nel quadro dell'azione della sanità pubblica per il quadriennio 1999-2003. Sempre a livello europeo, nel 2000 è stato pubblicato il regolamento (CE) n. 141/2000 concernente i medicinali orfani con l'istituzione della procedura comunitaria per l'assegnazione della qualifica di medicinale orfano. Per svolgere questa attività è stato istituito, nell'ambito dell'European medicines agency (Emea), il Commttee for orphan medicinal products (Comp);
nonostante l'Italia sia sempre stata sensibile su questo tema, non solo inserendolo tra i punti fondamentali del piano sanitario nazionale già nel triennio 1998-2000, ma anche predisponendo il regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità 18 maggio 2001, n. 279, con cui si stabiliva l'esenzione dai costi sanitari per circa 350 patologie, a tutt'oggi sono molteplici le malattie rare non ancora riconosciute ed inserite nei LEA;
tra le malattie rare non ancora inserite nei LEA si segnalano a titolo d'esempio: 1) sindrome di acalasia-addisonismo-alacrimia; 2) agenesia del corpo calloso; 3) sindrome di Aicardi-Goutières; 4) alveolite fibrosante idiopatica; 5) amartomatosi multiple; 6) sindrome di Andermann; 7) anemia aplastica; 8) anemia refrattaria; 9) angioedema acquisito; 10) angiomatosi cistica diffusa dell'osso; 11) anoftalmia/microftalmia/microcornea complex; 12) anomalie dell'apparato ciliare; 13) sindrome da anticorpi anti-fosfolipidi; 14) sindrome da anticorpi anti-sintetasi; 15) aracnodattilia contrattuale congenita; 16) atresie, fistole e duplicazioni del tubo digerente; 17) sindrome di Austin; 18) deficit della beta-ossidazione; 19) sindrome di Byler; 20) Cadasil (Cerebral arteriopathy autosomal dominant with subcortical infarcts and leukoencephalopathy); 21) calcinosi tumorale; 22) sindrome cardio-facciale di Cayler; 23) sindrome di Char; 24) cheratodermia ereditaria palmo-plantare; 25) chronic infantile neurologic cutaneous and articular syndrome (sindrome Cinca); 26) deficit di citocromo C ossidasi; 27) malattia di Coats; 28) sindrome di Cohen; 29) colestasi familiari progressive intraepatiche; 30) complesso Carney; 31) congenital deafness, onycho-osteodystrophy and mental retardation (sindrome Door); 32) coroidite multifocale; 33) coroidite serpiginosa; 34) corpi poliglucosani, malattia da; 35) sindrome di Costello; 36) sindrome di Dandy-Walker; 37) sindrome di Danon; 38) sindrome di Dent; 39) sindrome di Desbuquois; 40) difetti congeniti della glicosilazione proteica; 41) displasia neuroectodermica tipo Chime; 42) disgenesia gonadica XX; 43) distonia idiopatica familiare; 44) distrofia neuroassonale infantile; 45) emicrania emiplegica familiare; 46) emiipertrofia congenita; 47) emiplegia alternante; 48) emosiderosi polmonare idiopatica; 49) estrofia vescicale; 50) eteroplasia ossea progressiva; 51) malattia di Fahr; 52) febbre mediterranea familiare; 53) sindrome da febbre periodica

con iper IgD; 54) febbre periodica ereditaria; 55) sindrome FG; 56) fibrodisplasia ossificante progressiva; 57) sindrome di Fine-Lubinsky; 58) galattosialidosi; 59) sindrome di Goldberg-Shprintzen; 60) sindrome di Hallervorden-Spatz; 61) malattia da inclusi neuronali intranucleari; 62) ipertensione arteriosa polmonare idiopatica; 63) sindrome KBG; 64) sindrome di Kenny-Caffey; 65) sindrome di Laron; 66) sindrome di Larsen; 67) sindrome di Lenz; 68) linfedema primario cronico; 69) sindrome di Lowe; 70) sindrome di Lujan-Fryns; 71) macrocefalia-lipomi multipli-emangiomi; 72) sindrome di Mainzer-Saldino; 73) sindrome di Marden-Walker; 74) sindrome megalocornea-ritardo mentale; 75) meloreostosi; 76) sindrome di Menkes; 77) metaemoglobinemia da deficit di metaemoglobina reduttasi; 78) metilmalonicoaciduria; 79) sindrome Michelin tire baby; 80) miosite a corpi inclusi; 81) malattia di Mohr; 82) nanismo primordiale microcefalico osteodisplastico (MOPD); 83) sindrome di Nasu-Hakola; 84) neuropatia ereditaria sensoriale ed autonomica; 85) neutropenia cronica idiopatica grave; 86) sindrome del nevo basocellulare; 87) sindrome di Nijmegen; 88) sindrome di Ondine; 89) sindromi oro-facio-digitali; 90) paralisi bulbare progressiva; 91) sindrome di Pendred; 92) Pfeiffer, sindrome di gruppo «sindromi con (prevalente) cranio sinostosi»; 93) deficit di piruvato decarbossilasi; 94) sindrome di Pitt-Rogers-Danks; 95) poichiloderma congenito; 96) progeria; 97) sindrome di Prune Belly; 98) rachitismo vitamina D dipendente tipo I; 99) sindrome di Refetoff; 100) rene policistico autosomico recessivo; 101) sindrome di Rhotmund-Thomson; 102) sindrome di Schnitzler; 103) sclerosi sistemica; 104) sindrome di Senior-Loken; 105) sindrome di Shpritzen-Goldberg; 106) sindrome di Shwachman-Diamond; 107) siringomielia-siringobulbia; 108) sindrome di Sotos; 109) tubulopatie primitive/congenite e altri;
la mancata revisione dei livelli essenziali di assistenza e dell'elenco delle malattie rare esentate dal pagamento del ticket, è fermo a livello nazionale al 2004 e ciò comporta un grave nocumento per tutte quelle persone affette da tali malattie e costrette a pagare il ticket per potersi curare,


impegna il Governo:


a predisporre in tempi rapidi iniziative urgenti dirette ad aggiornare l'allegato n. 1 del regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità n. 279 del 2001, contenente l'elenco delle malattie rare esentate dalla partecipazione al costo in particolare delle 109 malattie rare già individuate ed inserite nel suddetto elenco dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008, approvato dal Governo Prodi e successivamente ritirato dal Governo Berlusconi;
a prevedere successivamente alla prima revisione un aggiornamento annuale e non più triennale dell'elenco delle malattie rare da inserire nei LEA e quindi da esentare;
a prevedere per le persone affette da malattie rare il diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per tutte le prestazioni sanitarie, incluse nei livelli essenziali di assistenza, efficaci ed appropriate per la diagnosi, il trattamento, il monitoraggio dell'evoluzione della malattia rara e la prevenzione degli aggravamenti, comprese le prestazioni riabilitative e di assistenza protesica, nonché l'acquisto dei farmaci di fascia C necessari per il trattamento delle malattie rare e dei trattamenti considerati non farmacologici, quali alimenti, integratori alimentari, dispositivi medici e presidi sanitari.
(7-00802)
«Miotto, Lenzi, Bossa, D'Incecco, Sarubbi, Murer, Argentin, Pedoto, Sbrollini, Grassi, Farina Coscioni, Burtone, Bucchino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2011, nel campo profughi Sharawi di Rabuni, è stata rapita Rossella Urru, una ragazza italiana di Samugheo, provincia di Oristano, di 27 anni;
la giovane è un'operatrice CISP, da quasi due anni impegnata in una missione nel campo rifugiati;
con lei sono stati sequestrati anche due cooperanti spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon (Asociacion de Amigos del Pueblo Saharawi de Extremadura) e Enric Gonyalons Mundobat che si trovavano nella sua abitazione per una cena;
secondo fonti della sicurezza mauritana, l'azione sarebbe stata rivendicata dall'Aqmi, il gruppo per un Maghreb islamico comandato da Hakim Ould Mohammed M'Barek;
Rossella Urru per alcuni anni è stata responsabile di un progetto di cooperazione per la tutela delle donne nei campi profughi samara;
sono trascorsi ormai 130 giorni dal sequestro della giovane cooperante;
si registrano solo rassicurazioni generiche, seppur nel comprensibile riserbo;
autorevoli informazioni sullo stato di salute della ragazza lasciano intravedere l'esistenza di contatti con i sequestratori ai fini di una possibile rapida soluzione del caso;
il prolungarsi del sequestro induce, però, a ritenere necessario un impegno ancora maggiore e urgente da parte del Governo italiano;
l'annuncio reiterato della partenza di inviati del Governo italiano nell'area del Mali, indicata come quella possibile della prigionia della ragazza, viene ripetutamente rinviata senza plausibili motivazioni;
la presenza del Governo italiano con propri autorevoli rappresentanti nell'area risulta fondamentale anche per concretizzare tutto ciò che è stato messo in campo sul piano diplomatico in questi mesi;
risulta necessario che il Governo rimuova ogni possibile ostacolo alla missione diplomatica del Ministero degli affari esteri in Mauritania e nel Mali comprese ipotetiche e non giustificabili ristrettezze economiche per tali missioni;
risulta indispensabile che già dalle prossime ore, dai voli di Stato a quant'altro è necessario, vengano messe in campo tutte le iniziative per accelerare in ogni modo il ritorno a casa della giovane missionaria sarda;
risulterebbe incomprensibile e inaccettabile qualsiasi rallentamento della missione governativa per mere ragioni logistiche ed economiche -:
se non si intenda assumere con somma urgenza tutte le iniziative necessarie per promuovere una svolta positiva nella vicenda del sequestro della cooperante sarda;
se non si intenda dare mandato affinché tutti i mezzi necessari, dalla garanzia di copertura del Ministero della difesa ai voli di Stato, vengano immediatamente messi a disposizione senza ulteriori possibili e spiacevoli ritardi;
se non intenda promuovere azioni diplomatiche dirette e immediate alla pari di altri analoghi casi internazionali.
(2-01384) «Pili».

Interrogazioni a risposta scritta:

LO MORO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con delibera della giunta della regione Calabria del 25 marzo 2010 n. 289 veniva approvato il «Progetto per la realizzazione del Registro tumori della popolazione della Regione Calabria» prevedendo l'istituzione di tre registri così suddivisi: Cosenza-Crotone; Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria;
il registro tumori della provincia di Cosenza è stato presentato pubblicamente nel 2009 nella Sala degli Specchi della provincia alla presenza dei rappresentanti istituzionali della regione e della provincia, il direttore generale dell'Asp di Cosenza e la responsabile dell'unità operativa screening oncologici e registro tumori dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza, che ricopriva il ruolo di coordinatrice dello staff del registro tumori ma da allora non si è saputo più nulla fino alla delibera regionale del 25 marzo 2010, sopra citata;
ad oggi, fatta eccezione per la provincia di Catanzaro, che ha un registro attivo già dal 2003, la delibera regionale è rimasta del tutto inattuata. Come si legge sul sito del Ministero della Salute «La prima funzione dei registri tumori consiste nel descrivere il fenomeno neoplastico e le sue variazioni territoriali e temporali attraverso misure di incidenza e mortalità. I registri tumori producono dati di sopravvivenza per le diverse neoplasie, fornendo così un indicatore fondamentale della qualità dei servizi diagnostici e terapeutici nei diversi territori e del suo evolversi nel tempo. Inoltre, producono dati di prevalenza a livello locale e stime di prevalenza a livello nazionale. La prevalenza è l'indicatore più diretto del carico sanitario dovuto ai tumori in una popolazione ed è particolarmente utile per valutare i bisogni sanitari»;
a questo proposito il comitato civico Natale De Grazia, ricorda che la Calabria a causa degli interramenti illeciti di rifiuti tossici ha visto negli anni la totale compromissione dell'ambiente, delle falde acquifere e dell'intera catena alimentare con gravi conseguenze sulla salute pubblica. Per questo, sottolinea il comitato, sarebbe utile dare attuazione alla delibera regionale per dare finalmente risposte alla cittadinanza e studiare in base alle risultanze epidemiologiche le azioni concrete a tutela del territorio;
il comitato civico Natale De Grazia che da anni chiede la bonifica della Valle Oliva in località Serra D'Ajello (Cosenza) si è rivolto al dottor Stefano Ferretti, segretario nazionale dell'Airtum (Associazione italiana registro tumori) per conoscere lo «stato dell'arte» per il registro di Cosenza;
per questi motivi il Comitato ha inviato lo scorso gennaio una lettera ai sindaci di Amantea, Aiello Calabro, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello (e per conoscenza al presidente della regione Calabria, all'assessore regionale all'ambiente, al presidente della provincia di Cosenza e al direttore sanitario dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza) affinché ognuno per le proprie competenze faccia quanto necessario per avviare a definitiva soluzione la vicenda del fiume Oliva e ricordando che le autorità avevano già destinato ai comuni di Ajello Calabro e Serra d'Ajello un finanziamento di 1,5 milioni di euro per la bonifica dei siti inquinati. «Fondi che fino ad oggi non sono stati impiegati» si legge nella lettera;
inoltre, nella lettera, si legge che una delegazione del comitato De Grazia si è recata presso gli ospedali riuniti di Reggio Calabria per acquisire dati sulle malattie tumorali della zona che hanno colpito anche molti bambini. I medici però non hanno potuto fornire alcun dato in quanto non esistono studi epidemiologici ufficiali, né un registro tumori, tuttavia hanno confermato che tra i ricoveri vi è un picco di bambini provenienti dai comuni di Amantea, San Pietro in Amantea, Ajello Calabro e Serra d'Ajello;

la procura di Paola ha affidato al dottor Giacomo Brancati, dirigente del dipartimento tutela salute e politiche sanitarie regione Calabria, un rapporto sulle malattie tumorali nei comuni ricadenti nella zona dell'Oliva e possibili nessi di casualità tra malattie riscontrate e sostanze inquinanti ritrovate;
nello studio epidemiologico del dottor Brancati, consegnato alla procura di Paola nel maggio del 2009, l'esperto aveva individuato 1.808 casi di malati oncologici nei comuni ricadenti nel distretto sanitario di Amantea di cui ben 191 proprio nell'area di località Foresta. Un'incidenza così elevata da far lanciare un vero e proprio allarme per i cittadini della zona. «Si conferma - scriveva Brancati - l'esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello, circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta, dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non». E ancora. «Occorre rilevare - denunciava il consulente - la suggestiva evidenza di un eccesso di tumori maligni della tiroide nei territori più prossimi ai siti di contaminazione, che, ancorché al di sotto del limite di significatività statistica, concorda con la presenza anomala di cesio 137». Un allarme che, alla luce del nuovo rapporto scaturito dagli ultimi dati esaminati dal tecnico, sembra più che mai attuale -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se il Ministro della salute intenda promuovere iniziative per assicurare la concreta attivazione dei registri tumori su tutto il territorio nazionale e, in particolare, nella regione Calabria;
se il Governo intenda intervenire, per quanto di competenza, per assicurare l'immediata bonifica della Valle Oliva in località Serra d'Aiello (Cosenza);
se si intenda verificare come sono state utilizzate le risorse nazionali stanziate per le bonifiche che il comitato De Grazia denuncia non esser mai partite;
se i Ministri interrogati intendano costituirsi parte civile nei processi in corso presso la procura di Paola per l'inquinamento della Valle dell'Oliva, da anni discarica a cielo aperto;
se e come, i Ministri interrogati, intendano attivarsi per il controllo delle acque, dell'aria, dei prodotti agricoli e degli allevamenti ubicati nella zona sopra identificata.
(4-15161)

BUONANNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati Eurostat diffusi il 26 febbraio 2012, sulle paghe lorde medie annue dei Paesi dell'Unione europea, l'avanzamento dell'Italia risulta tra i più ridotti: in quattro anni (dal 2005) il rialzo è stato del 3,3 per cento, molto distante dal +29,4 per cento della Spagna e dal +22 per cento del Portogallo; ed anche i Paesi che partivano da livelli già alti hanno messo a segno rialzi rilevanti: Lussemburgo (+16,1 per cento, Olanda (+14,7 per cento, Belgio (+11,0 per cento, Francia (+10,0 per cento e Germania (+6,2 per cento);
in altri termini secondo l'Eurostat l'Italia nel 2009 ha guadagnato il triste primato degli stipendi e degli aumenti salariali più bassi d'Europa, ponendosi in graduatoria, con una retribuzione lorda annuale pari a 23.406 euro, al di sotto della Grecia (29.160 euro) e della Spagna (26.316 euro);
prontamente nella serata del 27 febbraio 2012, palazzo Chigi si affrettava a diffondere una nota esplicativa dell'Istat che correggeva il tiro, precisando che «il posizionamento dell'Italia risulta in linea con la media europea e il valore assoluto nazionale supera ampiamente quello della Spagna ed ancor di più il valore della Grecia»;

nel dettaglio la nota spiega che il dato relativo all'Italia si riferisce al 2006 e non al 2009 e di conseguenza i dati pubblicati non sono comparabili, piuttosto per realizzare un confronto corretto «si può considerare la stessa pubblicazione Eurostat alla sezione Labour costs (tabelle 8.1, 8.2 e 8.3), dove i dati derivano dall'ultima edizione della Rilevazione sulla struttura del Costo del lavoro del 2008». La tabella, contenente i dati estratti dalla banca dati Eurostat, «consente di confrontare correttamente le retribuzioni e il costo del lavoro all'interno dell'Ue: da tale confronto, il posizionamento relativo dell'Italia risulta in linea con la media europea, e il valore assoluto nazionale supera ampiamente quello della Spagna e ancor più il valore della Grecia». Infatti, dai dati contenuti dalla tabella emerge che le retribuzioni lorde e costo del lavoro annuo per occupato nelle imprese con oltre 10 dipendenti è pari in Italia a 29.653 contro 29.234 euro nell'Unione europea 27 e 32.527 euro nella zona euro;
eppure nella mattinata di lunedì 27 febbraio 2012, il Ministro interrogato in un colloquio con i giornalisti a New York, commentando le rilevazioni Istat avrebbe dichiarato, secondo quanto riferisce la stampa, «Abbiamo salari bassi e un costo del lavoro troppo alto, bisogna scardinare questa situazione» -:
se il Governo intenda chiarire se sussista o meno un «problema salari» in Italia;
se quali iniziative il Governo intenda concretamente e con urgenza porre in essere affinché lo stipendio medio italiano possa allinearsi a Paesi come l'Olanda e la Germania.
(4-15162)

CONTENTO, PANIZ e GOTTARDO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 9 ottobre 2013 ricorrerà il cinquantesimo anniversario del disastro del Vajont, una delle pagine più tristi della storia italiana tanto da esser stata annoverata per legge come l'esempio principale dell'abuso dell'uomo sull'ambiente;
la fondazione Vajont e i comuni colpiti dalla tragedia (rispettivamente Erto e Casso e Vajont in provincia di Pordenone e Longarone e Castellavazzo in quella di Belluno) stanno costituendo una sorta di comitato organizzatore per far sì che le cerimonie dell'importante anniversario siano coordinate al meglio, in un'ottica di sobrietà ma anche di grande significato;
tra le varie proposte alle quali si sta lavorando si conta quella che vedrebbe anche i più alti vertici istituzionali presenti nei luoghi della sciagura;
le stesse Istituzioni Comunitarie sono state coinvolte nel progetto, tanto che, oltre alla partecipazione in Italia di una delegazione di politici e funzionari provenienti da Bruxelles, si sta pensando anche ad un evento commemorativo da celebrarsi proprio nella capitale europea, magari nella sede dell'Europarlamento;
altre iniziative punteranno, invece, sulla diffusione di un messaggio mondiale per uno sviluppo ecocompatibile, nonché sul l'approfondimento storico della vicenda e lo studio scientifico dei suoi molteplici aspetti (idrogeologico, sociale, ambientale, economico e simili);
la portata delle manifestazioni è, quindi, tale da coinvolgere numerosi Ministeri e da richiedere un interessamento del Governo, il quale da una parte non può esimersi dal promuovere un evento così rilevante per la storia nazionale e dall'altra non può attendere il rinnovo dell'esecutivo, previsto per la primavera del prossimo anno, giungendo così impreparato agli appuntamenti in agenda per la seconda metà del 2013;
gli appuntamenti di cui sopra avranno anche l'effetto di far parlare delle zone interessate al disastro, rinnovando l'interesse dei media di tutto il mondo -:
quali iniziative, anche di mero coordinamento o patrocinio, intenda assicurare

per i comuni e la fondazione Vajont, impegnati nella promozione a livello internazionale del cinquantesimo anniversario dall'omonima tragedia.
(4-15163)

...

AFFARI ESTERI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
nella notte tra sabato 22 e domenica 23 ottobre 2011, nei campi profughi saharawi di Rabuni, nei pressi di Tindouf in Algeria, tre cooperanti della solidarietà internazionale sono stati rapiti a opera del gruppo terroristico Aqmi, braccio armato di Al Qaeda nel Maghreb. Si tratta dell'italiana Rossella Urru della organizzazione non governativa (ONG) CISP e di due cittadini spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon, dell'associazione Amici del popolo saharawi di Extremadura, e Enric Gonyalons dell'associazione Mundubat;
il rapimento della cooperante si colloca all'interno di un conflitto politico tra il Marocco, che ha annesso il Sahara occidentale, e l'Algeria che ha dato rifugio agli saharawi che continuano a rivendicare la loro indipendenza; in tutte le sue comunicazioni prima del rapimento Rossella Urru aveva manifestato il suo interesse per il popolo Saharawi e quanto le stesse a cuore il destino di quella terra lacerata e abbandonata nell'indifferenza generale;
il presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD), Mohamed Abdelaziz, con una lettera indirizzata al segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, ha chiesto una condanna della comunità internazionale dell'accaduto e un sostegno al Fronte polisario nel contrasto al terrorismo;
il tre novembre 2011, il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon, ha chiesto da New York l'«immediata liberazione» della cooperante italiana Rossella Urru e dei suoi due colleghi spagnoli rapiti nel sud dell'Algeria lo scorso 23 ottobre 2011. Lo stesso segretario ha inoltre chiesto a tutte le parti coinvolte di astenersi da qualsiasi azione che possa mettere in pericolo la vita dei tre europei;
associazioni di volontariato e della solidarietà internazionale sono intervenute pubblicamente per esprimere il proprio sostegno alle attività di indagine e la propria vicinanza alle famiglie delle persone rapite e alle organizzazioni impegnate sul campo nella difesa e nella promozione dei diritti umani del popolo Saharawi;
all'inizio di dicembre 2011 la famiglia Urru ha avuto rassicurazioni dalla Farnesina sullo stato di salute di Rossella ma senza mai avere notizie certe. Questa incertezza ha suscitato sconcerto e apprensione in Italia e in tutte le comunità sarde, soprattutto a Samugheo, paese natale della ragazza sequestrata, dove si sono già svolte molte manifestazioni per la sua liberazione;
in data 20 febbraio 2012, in occasione della sua visita in Sardegna, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha incontrato a Samugheo la famiglia di Rossella Urru manifestando la sua solidarietà ai familiari della cooperante -:
quali azioni diplomatiche il Ministero stia ponendo in essere anche per il tramite dell'Ambasciata italiana di Algeri affinché si giunga al più presto alla liberazione di Rossella Urru e degli altri ostaggi.
(2-01386)
«Evangelisti, Palomba, Leoluca Orlando».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
il 15 febbraio 2012 a Roma, nella sede del Programma alimentare mondiale,

tutte le agenzie Onu hanno lanciato un nuovo «allarme fame» per milioni di persone, a causa dell'affacciarsi di un'altra drammatica carestia, dopo quella che ha colpito il Como d'Africa;
questa volta l'area colpita dalla carestia è quella del Sahel, una vasta area di territorio nell'Africa occidentale che include parti di numerosi Paesi, come Mauritania, Mali, Niger, Ciad, Burkina Faso, Camerun, Senegal, Gambia e Nigeria del nord. Per la terza volta in dieci anni la siccità sta colpendo la regione del Sahel, con circa 10 milioni di persone a rischio, e proprio in un momento in cui molte famiglie tentano di ricostruire le proprie vite dopo l'ultima crisi alimentare nel 2010;
in tutta la fascia a sud del deserto del Sahara si rilevano emergenze alimentari straordinarie dovute all'effetto combinato delle scarse piogge, dell'alto prezzo del cibo, dell'instabilità politica di alcune zone e del calo di produzione di cereali di oltre il 50 per cento rispetto allo scorso anno;
a preoccupare è anche l'intrecciarsi della carestia con l'instabilità di questa vastissima area del continente, potenzialmente esplosiva; rilevano in tal senso l'insicurezza nel Mali per le recenti ribellioni delle popolazioni tuareg a Nord del Paese e le violenze crescenti nel nord della Nigeria che hanno provocato interruzioni nei flussi commerciali con aumenti sui prezzi dei generi alimentari nelle aree di confine con il Niger;
i livelli di insicurezza alimentare in Africa occidentale stanno progressivamente aumentando: gli agricoltori nella regione hanno visto i loro raccolti diminuire del 14 per cento in Burkina Faso e del 46 per cento in Mauritania; secondo il Governo del Niger, oltre 5,5 milioni di persone nel Paese corrono il rischio di soffrire la fame; in Ciad, sei delle undici regioni che si estendono sul Sahel, registrano livelli critici di malnutrizione, mentre nelle altre cinque regioni i livelli sono considerati molto seri;
secondo Olivier De Schutter, relatore speciale dell'Onu per il diritto al cibo, nell'immediato futuro il Sahel diventerà enormemente dipendente dall'importazione di cibo, costretto ad acquistarlo a prezzi esorbitanti sui mercati internazionali;
dall'inizio di febbraio del 2012 almeno 22mila persone si sono spostate dalle loro terre alla ricerca di assistenza aggiungendosi alle popolazioni già costrette a sfollare per i numerosi conflitti dell'area, aggravatisi nel 2011 con la guerra in Libia;
si calcola che a partire dal mese di marzo 2012 milioni di persone saranno in pericolo di grave malnutrizione e di morte per fame, e a rischio sono soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, bambini, donne in gravidanza e in allattamento;
l'allarme sulla nuova emergenza umanitaria è stato lanciato anche dall'Unicef e da due organizzazioni non governative che operano nei Paesi coinvolti, ossia dall'italiana Intersos e dalla francese Action contre la faim (Acf); anche l'Organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e il Programma alimentare mondiale (World food program - WFP) stanno mettendo in campo le proprie risorse per evitare che la crisi possa peggiorare ma è necessario che anche gli altri attori internazionali facciano la loro parte intervenendo rapidamente e con efficacia;
all'inizio di febbraio l'ONU ha dichiarato che la fase critica della carestia nel Corno d'Africa si è conclusa; tuttavia le popolazioni della regione africana dipendono quasi completamente dagli aiuti delle organizzazioni umanitarie ed è ancora lontano il tetto dei 750 milioni di dollari di cui l'ONU ha bisogno per fare fronte all'emergenza. Sembra dunque non bastare l'ulteriore sforzo compiuto dall'Unione

europea che il 20 gennaio 2012 ha raddoppiato gli aiuti per la regione, passando da 45 milioni di euro nel 2011 a 105 milioni per quest'anno;
preoccupa l'insufficienza e la mancata implementazione di politiche a lungo termine in grado di affrontare le cause della povertà e delle crisi alimentari ricorrenti, nonostante i numerosi impegni annunciati dalla comunità internazionale in questi ultimi anni in tema di sicurezza alimentare; sono rimasti pressoché disattesi gli obiettivi della Dichiarazione di Maputo sull'agricoltura e la sicurezza alimentare era cui nel 2003 i Governi africani si erano impegnati a destinare all'agricoltura almeno il 10 per cento dei bilanci nazionali ai Paesi come la Somalia non si è raggiunto neanche l'1 per cento -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per fronteggiare l'emergenza della nuova carestia in Sahel e la crisi alimentare nel Corno d'Africa, anche in ragione di un ruolo storico svolto dall'Italia e dalle numerose associazioni di volontariato presenti nel nostro Paese, da anni impegnate in progetti di cooperazione in favore delle aree geografiche più povere del continente africano;
se il Governo non ritenga di dover intraprendere misure concrete per sostenere le azioni delle Agenzie Onu, in particolare della Fao e del World food Program, per scongiurare gli effetti di una crisi umanitaria di proporzioni drammatiche e dalle conseguenze incalcolabili.
(2-01388)
«Pistelli, Touadi, Tempestini, Melandri, Veltroni, Narducci, Maran, Barbi, Mogherini Rebesani, Sarubbi, Colombo, Corsini, Fedi, Mecacci, Porta, Albonetti, Castagnetti, Farinone, Losacco, Lucà, Luongo, Pompili, Beltrandi, Gianni Farina, Garofani, La Forgia, Laganà Fortugno, Recchia, Rosato, Rugghia, Migliavacca».

Interrogazioni a risposta in Commissione:

VICO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, fucilieri della Marina che prestano servizio nella caserma Carlotto di Brindisi del reggimento San Marco, di scorta al mercantile Enrica Lexie, sono stati arrestati dalla polizia indiana dopo essere stati portati a terra a Kochi per essere interrogati;
com'è noto la vicenda ha avuto inizio il 15 febbraio 2012 nel mar Arabico, quando una imbarcazione si è avvicinata alla petroliera Enrica Lexie scortata dai militari italiani che, nella certezza che si trattasse di un attacco di pirati, hanno sparato colpi intimidatori di avvertimento che avrebbero ucciso per errore due pescatori, Valentine Jalastine e Ajeesh Pinku;
i militari arrestati hanno raccontato di aver visto cinque persone armate e di essersi limitati a sparare dei «warning shots», colpi di avvertimento in aria e in acqua;
con una propria nota la Farnesina ha fatto sapere che con il Governo indiano non esiste al momento una posizione condivisa sull'incidente, rendendo noto il risultato della riunione avvenuta a Nuova Delhi fra la delegazione di esperti dei Ministeri degli esteri, difesa e giustizia italiani inviati in India, e i funzionari indiani;
i rappresentanti italiani hanno fatto presente all'India che «la presenza di militari a bordo di navi mercantili è regolata da una specifica legge italiana che risponde anche alle esigenze delle risoluzioni delle Nazioni Unite in materia di lotta alla pirateria» e hanno ricordato «che i militari sono organi dello Stato italiano e che pertanto godono dell'immunità dalla giurisdizione rispetto agli Stati stranieri»;
il Dipartimento crimini commerciali della Camera di commercio internazionale

che traccia gli attacchi di pirateria nel mondo ha confermato che una nave greca, la «Olympic Flair», avrebbe subito un attacco da parte di pirati vicino alle acque internazionali dove sono stati uccisi i pescatori;
gli incidenti in quella zona di mare sono stati almeno due a orari diversi e diverse sarebbero state in quella zona le barche di pirati, che avrebbero attaccato più navi;
il giudice distrettuale di Kollam, nello stato del Kerala, ha accolto il ricorso presentato dalla difesa italiana sulla giurisdizione delle acque e ha prolungato di sette giorni la custodia cautelare dei due militari; le registrazioni satellitari hanno, infatti, confermato che l'incidente è avvenuto in acque internazionali e quindi quanto accaduto ricadrebbe sotto la giurisdizione italiana;
il tribunale indiano ha anche accettato la presenza di tecnici ed esperti italiani durante la prova balistica che verrà effettuata sui proiettili che hanno ucciso i due pescatori e che saranno confrontati con le armi dei due militari italiani -:
ferme restando le comprensibili esigenze di riservatezza quali iniziative i Ministri interrogati abbiano assunto e quali siano ad oggi i possibili sviluppi della vicenda sopra esposta.
(5-06313)

VILLECCO CALIPARI e TEMPESTINI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nel maggio del 2011 si sono svolti ad Istanbul i lavori che hanno portato alla stesura di un testo per una «Convenzione europea per la prevenzione e la lotta alla violenza sulle donne», un trattato che rappresenterebbe il primo strumento giuridicamente vincolante in Europa per la creazione di un quadro giuridico completo per combattere la violenza tramite la prevenzione, l'azione giudiziaria e il supporto alle vittime;
nel testo di tale convenzione sono indicate una serie di misure che gli Stati devono adottare per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire gli autori dei reati: è previsto in particolare che siano sanzionate le violenze contro le donne, i matrimoni forzati, le mutilazioni genitali, lo stalking, le violenze fisiche, psicologiche e sessuali, ed è altresì prevista la creazione di un sistema di monitoraggio;
tale convenzione - aperta alla firma di tutti i membri del Consiglio d'Europa, degli Stati non membri, che hanno partecipato alla sua elaborazione, nonché della stessa Unione europea - ad oggi è stata firmata da 18 Stati, tra i quali figurano la Germania, la Francia, l'Austria, la Grecia, la Spagna, la Norvegia, il Portogallo, mentre per la sua entrata in vigore occorre raggiungere il numero di 10 ratifiche, inclusi 8 Stati membri del Consiglio d'Europa;
né l'Italia né l'Unione europea hanno, sino ad oggi, firmato la suddetta convenzione, né ovviamente hanno proceduto alla sua ratifica;
il 2 febbraio 2012 la Camera dei deputati, nell'ambito della discussioni sul disegno di legge comunitaria, ha approvato a larghissima maggioranza l'ordine del giorno 9/4623-A/9 che impegnava con la massima urgenza il Governo ad adottare ogni iniziativa utile nelle opportune sedi europee al fine di favorire in tempi brevi la firma e la ratifica da parte dell'Unione europea della suddetta convenzione, provvedendo altresì ad apporre la firma italiana e conseguentemente a sottoporre il disegno di legge al Parlamento per la sua ratifica -:
in quali tempi, e con quali modalità, il Governo intenda procedere per l'apposizione della firma alla suddetta convenzione da parte dell'Italia, consentendo così la successiva approvazione del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica da parte del Parlamento.
(5-06315)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
con l'ordinanza emessa in data 18 febbraio 2012 il tribunale di Milano ha sospeso l'efficacia della delibera adottata il 30 giugno 2011, con la quale l'assemblea di Comieco, Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ha eletto il proprio consiglio di amministrazione. Tale elezione era avvenuta in conformità allo statuto consortile (approvato con decreto ministeriale 15 luglio 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 12 agosto 1998), il quale prevede che in seno al consiglio di amministrazione del Consorzio possano essere nominati solo rappresentanti dei cosiddetti produttori (di materie prime o di imballaggi). Per converso, nella citata ordinanza, il tribunale di Milano ha ritenuto che, nel caso di specie, fosse direttamente applicabile l'articolo 223, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, a norma del quale «Nei consigli di amministrazione dei consorzi il numero dei consiglieri di amministrazione in rappresentanza dei riciclatori e dei recuperatori deve essere uguale a quello dei consiglieri di amministrazione in rappresentanza dei produttori di materie prime di imballaggio»;
nel contesto del decreto legislativo n.152 del 2006, la partecipazione di riciclatori e recuperatori ai consorzi degli imballaggi è prevista solo in via eventuale, in coerenza con il principio secondo cui i consorzi di filiera sono formati dai produttori di imballaggi e di materie prime per imballaggi, i quali, insieme agli utilizzatori di imballaggio, sono i soggetti gravati dagli obblighi ambientali di recupero e riciclo previsti dalla normativa comunitaria sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio (direttiva 94/62/Ce come modificata dalla direttiva 2004/12/Ce). Ciò ben si evince dall'articolo 221, comma 1, che stabilisce al secondo capoverso: «Ai Consorzi possono partecipare i recuperatori, ed i riciclatori che non corrispondono alla categoria dei produttori, previo accordo con gli altri consorziati ed unitamente agli stessi»;
la partecipazione di riciclatori e recuperatori, pertanto, è inoltre subordinata al consenso degli altri consorziati (i produttori). Del resto, i riciclatori ed i recuperatori - a differenza dei produttori - non sono gravati da obblighi di recupero e riciclo, né sono passibili di sanzioni in caso di inadempimento;
la norma dell'articolo 223, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, si limita a prevedere la rappresentanza di riciclatori e recuperatori nei consigli di amministrazione dei consorzi in misura paritaria a quella dei produttori di materie prime di imballaggio, ma non chiarisce le modalità della loro partecipazione. Inoltre, la norma introduce una distinzione tra riciclatori e produttori, che non è di immediata identificazione e che, in ogni caso, richiede di essere declinata con riferimento a ciascuna filiera di materiale ed alle relative specificità. La distinzione è molto rilevante, perché incide sull'interesse di ciascuna filiera allo sviluppo dell'attività di riciclo;
il comma 2 del medesimo articolo 223 prevede l'emanazione di uno schema tipo di statuto redatto dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con il Ministro per lo sviluppo economico (già Ministro delle attività produttive), che si sarebbe dovuto pubblicare nella Gazzetta Ufficiale entro il 31 dicembre 2008. Il principio introdotto dal citato articolo 223, infatti, è successivo all'adozione degli statuti consortili (1998) e, proprio per tale ragione, richiede di essere attuato attraverso un apposito atto ministeriale, che tuttavia ad oggi ancora non è stato emanato;

alla luce della missione istituzionale affidata ai consorzi di imballaggi, sarebbe per quanto detto utile, in primo luogo, identificare con precisione le figure dei riciclatori e dei recuperatori in ciascuna filiera produttiva ed, in secondo luogo, definire quale è il ruolo di queste categorie all'interno dell'organo amministrativo dei singoli consorzi -:
se i Ministri interrogati intendano definire lo «schema tipo» di statuto;
se attraverso il predetto schema tipo si intendano precisare i criteri di ammissione delle categorie dei recuperatori e dei riciclatori in funzione della peculiarità dei diversi consorzi e filiere;
se inoltre non sia opportuno, considerando la frattura esistente tra lo statuto dei consorzi di produttori di imballaggi (approvato con decreto ministeriale nel 1998) e la successiva norma di legge (articolo 223 del decreto legislativo n. 152 del 2006), che la giurisprudenza mostra di ritenere direttamente applicabile, assumere iniziative volte a chiarire come debbano regolarsi i citati consorzi, con particolare riguardo ai criteri di ammissione da applicare alle nuove categorie di riciclatori e recuperatori, in ragione delle esigenze di sviluppo delle raccolte differenziate e del riciclo dei rifiuti di imballaggio.
(4-15152)

BOSSA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1987, con legge regionale n. 35, è stato adottato il piano urbanistico territoriale della area sorrentino-amalfitana, che fissa, tra le altre cose, una serie di tutele e vincoli urbanistici per uno dei luoghi riconosciuti come tra i più belli d'Italia e tra i più preziosi sotto il profilo del patrimonio naturalistico;
successivamente, con legge regionale n. 19 del 2001, si è resa possibile l'edificazione di parcheggi interrati anche in aree dove sussistono i vincoli imposti dal piano urbanistico territoriale della penisola sorrentino-amalfitana; in particolare, l'articolo 9 della sopra menzionata legge, recitava, all'atto dell'approvazione: «le disposizioni della presente legge trovano applicazione anche nei territori sottoposti alla disciplina di cui alla legge regionale 27 giugno 1987, n. 35, e, in caso di contrasto, prevalgono sulle disposizioni di quest'ultima», introducendo così una deroga indiscriminata al Piano urbanistico territoriale;
nel 2004, compresa la gravità della situazione, la stessa regione Campania promosse una modifica della legge n. 19 del 2001; con la legge n. 16 del 2004, fu cancellata la deroga generalizzata e introdotta la possibilità di realizzare parcheggi solo in situazioni di compatibilità e di rispetto dei vincoli posti dal piano territoriale;
di recente il testo della legge n. 19 del 2001 è stato nuovamente modificato in senso peggiorativo; con la legge finanziaria del 2012, infatti, all'articolo 52, comma 5, lettere a) e b), si introducono due modifiche alla sopra citata legge n. 19 e si torna a consentire la realizzazione di parcheggi interrati anche nelle aree dove il piano urbanistico territoriale della costiera-amalfitana non lo consentirebbe;
nello specifico viene modificato nuovamente l'articolo 9 della legge n. 19 del 2001 che, allo stato attuale, recita così: «le disposizioni della presente legge trovano applicazione anche nei territori sottoposti alla disciplina di cui alla legge regionale 27 giugno 1987, n. 35», introducendo quindi, di fatto, una nuova deroga indiscriminata;
inoltre, con le modifiche di cui sopra, si va ad incidere sull'articolo 6 della legge n. 19 del 2001; esso imponeva ai costruttori la vendita dei box realizzati in regime di pertinenza con unità residenziali nel termine di 36 mesi dalla scadenza del procedimento abilitativo; quelli invenduti nel termine di 36 mesi dalla loro realizzazione, applicando le sanzioni previste

dall'articolo 7 della legge n. 47 del 1985 (oggi articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001), potevano essere oggetto di ordine di ripristino ed acquisizione in caso di inottemperanza; l'ultima modifica alla legge; n. 19 ha di fatto cassato il termine di 36 mesi;
la legge regionale n. 19 del 2001 aveva, prima delle recenti modifiche, un suo presupposto di costituzionalità, in quanto, pur non individuando a priori le unità immobiliari cui rendere pertinenziali i box da realizzarsi, come invece prevede la legge nazionale n. 122 del 1989, limitava tale facoltà a un preciso arco temporale, quello dei 36 mesi; quest'ultima modifica è tale da far venir meno quelle ragioni di eccezionalità ed urgenza che sono state poste alla base della legge n. 19 del 2001 e ne hanno motivato la specialità rispetto ad altre disposizioni;
l'articolo 6 della legge regionale n. 19 del 2001 prevede: «7-bis. ai fini della tutela della qualità ambientale e paesaggistica del territorio la realizzazione di parcheggi di cui ai commi 1 e 2, nel sottosuolo di aree sulle quali alla data di inizio dei lavori risultino presenti alberi o arbusti decorativi o da frutto avviene in modo da garantire la conservazione al di sopra del solaio di copertura dei parcheggi di uno spessore di terreno sufficiente ad assicurare la sopravvivenza in loco degli alberi o arbusti secolari e di alto valore botanico, agricolo o paesistico. Per gli alberi ed arbusti senza tali caratteristiche deve essere assicurato il reimpianto in eguale numero, specie ed età. 7-ter. L'adeguatezza dello spessore di terreno o l'assenza di alberi secolari e di altro valore botanico, agricolo o paesistico sono preventivamente accertati con perizia giurata redatta da un professionista iscritto all'ordine dei dottori agronomi e forestali o periti agrari. 7-quater L'inosservanza degli obblighi di cui ai commi 7-bis è 7-ter comporta l'acquisizione al patrimonio comunale secondo le procedure cui all'articolo n. 31 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380/01;
secondo quanto scritto sul Corriere del Mezzogiorno in data 2 febbraio 2012, a firma di Fabrizio Geremicca, «uno studio commissionato ad un agronomo dal Comune di Sorrento ha evidenziato che al di sopra di buona parte dei parcheggi interrati realizzati su suolo agricolo non erano stati ripiantati gli alberi, o ne erano stati risistemati meno di prima, o di diversa natura. Lo stesso è accaduto nelle altre zone della costiera, da Vico Equense a Massalubrense»;
secondo un articolo pubblicato da Il Fatto quotidiano in data 27 aprile 2011, a firma di Vincenzo Iurillo, che riprende i numeri di un dettagliato esposto presentato dal WWF e chiamato «Boxlandia», sarebbero quasi 9mila i garage interrati realizzati negli ultimi anni sul territorio tra Vico Equense e Massa Lubrense, «sventrando gli uliveti e gli agrumenti che avevano reso celebre Sorrento nel mondo»;
le ultime modifiche alla legge n. 19 del 2001 stanno seminando preoccupazione e incertezze sui territori della costiera sorrentino-amalfitano; in particolare, ci sono forti allarmi per una possibile impennata di speculazioni edilizie e di attacchi al paesaggio; inoltre, tali modifiche potrebbero rappresentare una sorta di implicita sanatoria di abusi specifici rilevati e perseguiti in questi anni;
l'apertura di uno spazio speculativo così rilevante preoccupa e allarma anche per la nota presenza nell'attività edilizia, in provincia di Napoli, dei clan camorristici che potrebbero essere attratti dagli affari potenziali che tale riforma della normativa può prospettare in una zona ad altissima rilevanza economica -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto;
se il Governo non ritenga, per quanto di sua competenza, di valutare l'impugnazione della legge finanziaria 2012 della regione Campania, ai sensi dell'articolo 127 della Carta costituzionale, in virtù delle modifiche apportate alla normativa

sopra richiamata, anche in considerazione del fatto che le citate modifiche favoriscono scenari economici suscettibili di infiltrazione da parte della criminalità organizzata.
(4-15166)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

PALAGIANO, DI PIETRO e ZAZZERA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 28 febbraio 2012 della VII Commissione alla Camera, il Governo rispondendo all'interrogazione 5-06272, ha esternato la necessità di un breve differimento dei tempi di risposta all'atto, sottolineando che «la richiesta si rende necessaria per acquisire dai diversi uffici del Ministero ogni utile riferimento informativo in grado di fornire risposta esaustiva alle questioni poste che investono una pluralità di aspetti e risultano meritevoli di una più attenta valutazione», e tenendo comunque a precisare che «intende fornire sulla questione ogni ampia rassicurazione circa l'impegno del Ministero a fornire alle suddette richieste adeguato riscontro nel più breve tempo possibile»;
negli ultimi giorni, media nazionali e locali, riportano la notizia dell'alienazione di «Villa Tritone» a Sorrento, l'immobile più prestigioso della città, che sorge a picco sul Golfo di Napoli;
la Villa comprende 12.000 metri quadrati di proprietà, inclusi i resti di una villa romana e una collezione di materiali archeologici con 145 reperti «dettagliatamente descritti nell'elenco allegato al decreto emesso dal Ministero per i beni e le attività culturali che li ha dichiarati di eccezionale interesse storico e archeologico»;
questa meravigliosa Villa costituisce un caposaldo della storia della penisola Sorrentina e della Repubblica italiana; incarnazione del mito delle sirene e leggendaria destinazione del poeta Ovidio, poi, più recentemente meta di pellegrinaggio di Torquato Tasso, nonché sede e dimora, negli anni, di politici, letterati, storici e filosofi tra i quali meritano essere segnalati Palmiro Togliatti e Benedetto Croce, che vi abitò dal 1943 al 1945;
dagli anni '70 la Villa, detta anche «Villa Astor», è residenza di una famiglia di ricchi armatori sorrentini, che l'hanno gestita e ne hanno curato la manutenzione per tutti questi anni, ma che oggi hanno deciso di alienare questo importante pezzo del patrimonio culturale di Sorrento, vendendolo ad una famiglia russa;
in particolare, con atto pubblico di compravendita ricevuto dal notaio Cinotti, di Roma, in data 19 gennaio 2012, lo storico complesso immobiliare è stato venduto per il prezzo complessivo di euro 35.320.000,00 ad una famiglia russa. Una cifra molto elevata, sulla cui provenienza è necessaria la massima trasparenza, anche in base al decreto legislativo n. 231 del 2007, e successive modificazioni o integrazioni;
in ragione dell'apposizione del vincolo storico-archeologico su dette risorse mobiliari ed immobiliari (tra gli altri con decreto ministeriale 19 marzo 1993), la vendita è stata subordinata, ai sensi degli articoli 60 e ss. decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, alla condizione sospensiva costituita dal mancato esercizio, da parte del Ministero competente o dell'ente locale, provinciale o regionale interessato, del diritto di prelazione, comunicato con denuncia di trasferimento, ricevuta dallo stesso in data 25 gennaio 2012, con scadenza nei 60 giorni successivi, in questo caso il 25 marzo 2012;
in questi stessi giorni, un'altra per la della penisola sorrentina, immortalata in tutte le stampe ottocentesche e nei dipinti dei più grandi artisti italiani - il complesso

denominato «Vallone dei Mulini» - è stato oggetto di contratto preliminare di compravendita;
questo sito è l'unico vallone (i valloni erano utilizzati per indicare i confini tra un paese e l'altro della penisola sorrentina) rimasto ancora in buone condizioni, con la possibilità di osservare i resti dell'antico mulino - da cui il nome -, qualche originaria abitazione e una splendida vegetazione, proprio nel pieno centro storico di Sorrento;
dall'esame dei pubblici registri ipotecari e catastali, risulta essere stato stipulato, in data 23 dicembre 2011 (e trascritto il 20 gennaio 2012 ai nn. 3.114/2.609), un contratto preliminare di compravendita, ricevuto dal notaio Giancarlo Iaccarino, di Massa Lubrense (NA), con il quale Mariano Pontecorvo, già assessore ai lavori pubblici del comune di Sorrento, si è obbligato ad acquistare, entro il termine massimo del 30 ottobre 2012, dagli attuali 8 comproprietari, eredi ed aventi causa della famiglia Mathieu, il complesso immobiliare sito in Sorrento, località alla Rupe-Vallone dei Mulini, composto da n. 8 particelle, tutte riportate nel catasto terreni, per un'area complessiva di 4.550 metri quadrati, oltre il fabbricato già adibito a mulino;
nella menzionata nota di trascrizione si specifica, inoltre, che l'intero complesso immobiliare è stato dichiarato di interesse culturale particolarmente rilevante dal Ministero interrogato, ai sensi della legge 11 giugno 1922 n. 778 e successive modifiche e integrazioni, con decreto emesso in data 8 novembre 1927, e pertanto viene specificato che l'atto definitivo di vendita verrà denunciato al Ministero competente, e sarà presentato al soprintendente del luogo ove si trova il bene, al fine di consentire l'esercizio del diritto di prelazione da parte dello stesso, ovvero degli enti territoriali interessati, vale a dire regione Campania, provincia di Napoli e comune di Sorrento;
la salvaguardia dei menzionati complessi immobiliari, storici e naturali, «Villa Tritone» e «Vallone dei Mulini», riguarda non solo la pubblica fruizione di questi splendidi siti culturali, da parte dei cittadini sorrentini, campani ed italiani, ma anche la produttività dell'intero comparto turistico-ricettivo della penisola Sorrentina, che potrebbe annoverare detta bellezza tra le «aree di rilevante interesse culturale» -:
se sia a conoscenza della situazione sopra descritta e se intenda esercitare, relativamente all'intero o a parte del complesso immobiliare «Villa Tritone», ed entrai termine massimo del 25 marzo 2012, il diritto di prelazione ai sensi degli articoli 60 e ss. decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42;
se sia possibile accertare, in base a quanto, previsto dalla normativa italiana sull'antiriciclaggio (decreto legislativo n. 231 del 2007, e successive modificazioni o integrazioni), la provenienza del denaro relativo all'ingente transazione economica, relativa alla vendita del prestigioso bene immobiliare, al fine di evitare un danno ulteriore al patrimonio della penisola;
se e quali iniziative intenda adottare al fine di esercitare, per l'intero o per parte del complesso immobiliare «Vallone dei Mulini», tenendo conto della futura ricezione della relativa denuncia di trasferimento, il diritto di prelazione previsto dal già menzionato decreto legislativo n. 42 del 2004;
quali iniziative intenda, comunque, adottare al fine di evitare che i succitati patrimoni immobiliari, storici ed archeologici di Sorrento, vengano abbandonati o totalmente privatizzati, invece di costituire siti di rilevante interesse per i cittadini ed i turisti, di provenienza nazionale ed internazionale, e quali misure intenda avviare per consentire la valorizzazione e la pubblica fruizione degli stessi siti, anche sotto il profilo culturale e turistico.
(5-06319)

Interrogazione a risposta scritta:

DI GIUSEPPE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel 1978 durante i lavori per la costruzione della superstrada Napoli-Vasto fu scoperto un giacimento preistorico in località «La Pineta» di Isernia, rivelatosi immediatamente un ritrovamento eccezionale, perché, oltre ad essere stato giustamente definito il più grande e più ricco giacimento preistorico d'Europa, secondo gli archeologi, fu abitato circa 730.000 anni fa da ominidi di Homo erectus, definiti col nome di Homo Aeserniensis; scoperta fondamentale per l'analisi della storia dei primi insediamenti europei;
per tutelare il giacimento preistorico e data l'enorme quantità di reperti rinvenuti, che documentano una delle fasi più antiche del popolamento del continente europeo e che costituiscono un punto nodale per lo studio della preistoria italiana ed europea, si ritenne necessario costruire il museo del paleolitico di Isernia per esporre tutti gli oggetti provenienti dallo scavo archeologico di «La Pineta», prevedendo inoltre una sede museale in località Santa Maria delle Monache dove proseguono gli scavi del paleosuolo;
con la legge 28 ottobre 1986, n. 730, venne assegnata all'allora Ministero per i beni culturali ed ambientali la somma di 10 miliardi di lire per la sistemazione definitiva dell'area degli scavi del museo nazionale del paleolitico di Isernia; il progetto prevedeva l'utilizzazione dell'intera somma per la realizzazione di un museo laboratorio moderno e funzionale;
il 9 marzo 2000, il Ministro pro tempore Giovanna Melandri e l'allora presidente della regione Molise Marcello Veneziale sottoscrissero un accordo di programma quadro in materia di beni e attività culturali per sbloccare, in maniera «immediata», i fondi per gli «investimenti previsti in specifici settori di intervento»; nel caso del museo del paleolitico di Isernia, l'accordo di programma quadro interveniva nel settore «beni e attività culturali», sbloccando fondi regionali per un totale di 4 miliardi e duecento milioni di lire per il «completamento ed allestimento delle opere per la fruizione e l'accessibilità dell'area museale», (identificate come «risorse aggiuntive della regione»), a fronte di oltre 5 miliardi di lire già stanziati dal Ministero per i beni e le attività culturali sui fondi lotto '98/2000, per un totale quindi di 5 milioni di euro circa;
come certificato dal nucleo di valutazione degli investimenti pubblici, con dati aggiornati al 16 settembre 2011, nel programma operativo regionale 2000-2006 furono stanziati, oltre ai miliardi di lire già spesi, altri euro 2.220.764,67, «per la strada di collegamento e sistemazione area esterna»; euro 546.903,52 per il «completamento e funzionalizzazione della struttura»; euro 100.000,00 per «lavori urgenti di messa in sicurezza della nuova struttura museale in località La Pineta per consentire lo spostamento del paleosuolo dal Museo di Santa Maria delle Monache», il tutto per una spesa totale di euro 2.867.668,19;
già nel giugno 2009, l'amministrazione comunale di Isernia riteneva «non più differibile, per l'economia della Città, l'apertura del Museo stante il notevole tempo trascorso dall'inizio della costruzione», ponendosi l'obiettivo di aprire il museo entro il 31 dicembre 2009, elencando «le problematiche e carenze da superare per poter completare l'edificio e renderlo funzionale ed agibile», così testualmente descritte: a) presenza di infiltrazioni di acque meteoriche ed umidità in più punti dell'immobile, proveniente dalle coperture e dagli infissi; b) mancanza di raccolta delle acque di molti discendenti pluviali e mancanza di alcune griglie di raccolta delle acque piovane, nonché di alcuni tratti di tubazione necessaria per raccogliere e smaltire le acque piovane; c) portico, di ingresso e collegamento con il padiglione Paleosuolo e quello degli scavi da completare con pavimentazione e la controsoffittatura; d) assenza di parte

della pavimentazione e precisamente all'ingresso, alla rampa di accesso alla sala espositiva e intorno all'area ove è prevista l'esposizione del Paleosuolo; e) assenza sulla gradinata e sul percorso sovrastante il Paleosuolo di apposito parapetto per evitare la caduta delle persone; f) necessità di opere di sistemazione esterna, per consentire l'accesso ai disabili ed eliminare infiltrazioni al piano seminterrato del fabbricato; g) mancanza di tinteggiatura interna in alcuni locali; h) mancanza di corpi illuminanti; i) necessità di prevedere opere per l'allestimento museale ed arredi; l) necessità di procedere a vari ripristini e completamenti interni già previsti nei lavori appaltati dalla Soprintendenza e necessari per la chiusura del cantiere (realizzazione battiscopa, finiture della gradinata, finiture porte interne, completamenti del parquet, riparazioni delle aree di parquet ammalorate, riprese di tinteggiatura e altro); m) sistemazione di una estesa porzione del parquet del piano seminterrato deformatosi e quasi del tutto inutilizzabile a causa di infiltrazioni di acqua piovana verificatasi in concomitanza di un intenso temporale tempo addietro; n) necessità dell'acquisizione del certificato di prevenzione incendi (CPI) da parte dei vigili del fuoco; o) necessità di ottenimento del certificato di agibilità dell'intera struttura da parte del comune di Isernia;
i contenuti dell'accordo di programma quadro tra la regione Molise e il Ministero per i beni e le attività culturali identificavano «significative risorse per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, particolarmente in relazione alle presenze di interesse archeologico o monumentale, responsabilizzando i soggetti proprietari, promuovendone il diretto coinvolgimento finanziario ed organizzativo e mirando ad azioni di recupero organiche e chiaramente finalizzate per assicurare anche un recupero funzionale oltre che fisico dei beni» prevedendo nel punto A dello stesso accordo di programma quadro la «piena attivazione del museo del Paleolitico di Isernia»;
a distanza di 30 anni dall'inizio dei lavori di costruzione del museo del paleolitico di Isernia, il museo risulta, a quanto conta all'interrogante, ancora non ultimato, praticamente abbandonato e chiuso al pubblico, casa che cagiona un danno irreparabile e rischia di distruggere, per sempre, il patrimonio preistorico non solo del Molise ma dall'intera umanità -:
se il Ministro interrogato, nell'ambito della propria competenza, non ritenga necessario promuovere un'ispezione per appurare se vi sia stata, dai primi anni novanta in poi, una corretta conduzione della Soprintendenza, inclusi i rapporti tra imprese, progettisti e direttori dei lavori che si sono aggiudicati i vari incarichi e appalti;
come il Ministro intenda acclarare i motivi per cui i lavori di costruzione del museo del Paleolitico di Isernia, non ancora terminati, siano fermi, ed il perché l'area museale sia chiusa al pubblico;
se non sia necessario istituire un tavolo tecnico ad hoc per tutelare i reperti rinvenuti ed il sito archeologico stesso.
(4-15156)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il piano di razionalizzazione a cui sta lavorando il Ministro della difesa prevede la ristrutturazione delle strutture di vertice della Marina Militare, con la prospettiva di contenere i costi e portare da 34 mila a 27 mila le unità in divisa in organico;
come si apprende dalla stampa, l'ente Maridipart La Spezia, sovraordinato a tutti i comandi del territorio, allargherà la

sua giurisdizione abbracciando anche gli enti militari della Sardegna e quelli del Nord Est;
come risulta anche da dichiarazioni dell'ammiraglio Branciforte (capo di stato maggiore della Marina uscente) rilasciate in occasione del cambio di consegne presso La Spezia, lo stesso Maridipart dovrebbe assorbire, in tempi brevi, le competenze di comando e controllo già riservate a Marisardegna e, per l'area dell'Adriatico, del dipartimento militare marittimo dell'Adriatico di Ancona;
il giorno precedente, lo stesso ammiraglio Branciforte aveva presenziato a Cagliari ad una cerimonia analoga - cambio di consegne presso Marisardegna - tranquillizzando i presenti sul destino dello stesso Marisardegna e non facendo alcun cenno alla soppressione di cui avrebbe parlato il giorno successivo a La Spezia;
la soppressione del CMMA in Sardegna (Marisardegna), presupporrebbe la perdita di alcune attività operative che gli enti della marina militare svolgono (Marisardegna non svolge funzioni amministrative ma solo operative) e che verrebbero trasferite ad enti della sede di La Spezia;
ciò determinerebbe una contrazione della partecipazione delle ditte locali alle procedure per l'affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture, con un ulteriore impoverimento del tessuto produttivo già critico nella nostra isola;
la marina militare ha speso, negli ultimi tre anni, e per i soli contratti gestiti in sede locale, circa 3 milioni di euro, in gran parte aggiudicati ad imprese locali, piccole e piccolissime, attraverso la sezione del genio militare per la marina (Marigenimil) e cifre simili si presume vengano spese, in servizi e forniture, dalla sezione dei servizi di commissariato marina militare (Maricommi);
questi ultimi sono i due enti che potrebbero avere maggiori ripercussioni dalla soppressione di Marisardegna poiché i loro compiti sarebbero, per la gran parte, svolti dagli omologhi enti della sede di La Spezia;
nei due enti operano, oltre al personale militare, circa 90 dipendenti civili, alcuni con profili professionali elevati che potrebbero trovare ricollocazione nell'ambito di altri uffici ministeriali della città di Cagliari, ma altri, con profili professionali da operai, ancorché specializzati, la cui ricollocazione è di più difficile attuazione;
in alcuni comandi minori della base operano altri 20 dipendenti che con quelli impiegati presso Marisardegna portano il totale dei dipendenti civili ad una cifra vicina alle 140 persone;
della soppressione di Marisardegna e del ridimensionamento degli altri enti, soffrirebbe anche il personale militare, anche di bassa forza, tra cui moltissimi sardi che dovrebbero trasferirsi presso basi della penisola, con i disagi che ciò comporterebbe per le loro famiglie;
al territorio sardo, infine, già duramente provato dalla crisi economica, verrebbe a mancare anche l'introito economico derivante dalla mancata spesa degli stipendi nel tessuto economico locale (circa 500 stipendi tra militari e civili) -:
se la notizia riportata abbia fondamento e quali siano i termini dello spostamento che interesserebbe Marisardegna;
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti in premessa e soprattutto delle eventuali ripercussioni sul personale, militare e civile; quali iniziative verranno attuate per salvaguardare i diritti di tutti i lavoratori, considerando che molti di questi si prefiggevano di andare in pensione nei tre anni prossimi, mentre le nuove regole di accesso ne determineranno il permanere in servizio anche fino ad otto anni.
(4-15150)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 27 settembre 2011, il CoBaR carabinieri del Veneto ha approvato una delibera (n. 423) avente per oggetto «presentazione di denunce o querele presso la Stazione urbana e distaccata» mediante la quale è stato chiesto di intervenire chiarendo che in nessun caso la responsabilità nell'accettazione ovvero nella redazione delle denunce può essere delegata o attribuita al militare di servizio alla caserma con qualifica di agente di polizia giudiziaria nella considerazione che l'articolo 333 del codice di procedura penale dispone inequivocabilmente che la denuncia da parte di privati è presentata oralmente o per iscritto, personalmente o a mezzo di procuratore speciale, al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria;
la delibera dell'organismo di rappresentanza trae origine dalla modifica delle scelte organizzative ed operative adottate sin dal 1990 ovvero la parte in cui, nella nuova pubblicazione «procedimenti di azione», si dispone per il militare di servizio alla caserma, nella parte riservata alla «presentazione di denunce o querele» presso la Stazione Urbana e distaccata, quanto segue: «il militare dovrà Accettarla, utilizzando la maschera per la redazione automatizzata del verbale di denuncia, consegnando successivamente i moduli al Comandante di Stazione»;
con lettera n. 112/54-13-2011-Segret-CoBaR. di Prot. Arma, datato 14 febbraio 2012, avente per oggetto «CoBaR affiancato al Comando Legione Carabinieri "Veneto". Verbale n. 292/X del 27 settembre 2011. Risposta alla Delibera n. 423» il Generale B. Sabino Cavaliere ha richiamato l'attenzione, in relazione alla problematica evidenziata, su quanto previsto fra l'altro, dagli articoli 333 e 337 del codice di procedura penale nonché dalle sentenze della corte di cassazione n. 15797 e 17449, datate rispettivamente 14 marzo 2007 e 24 gennaio 2008, le quali stabiliscono che la ricezione dell'atto di querela, da parte di un ufficiale di polizia giudiziaria), è prevista non quale condizione di validità dell'atto medesimo, ma soltanto ai fini della garanzia della sua effettiva provenienza da soggetto legittimato, ritenendo quindi valido l'atto ricevuto da un agente di polizia giudiziaria e successivamente trasmesso all'autorità giudiziaria da un ufficiale di polizia giudiziaria -:
se corrisponda al vero quanto esposto in premessa e quali siano le immediate azioni che si intendano avviare a garanzia delle parti interessate dal procedimento adottato per la ricezione degli atti di denuncia o querela e quali quelle a tutela della rigorosa osservanza della procedura penale.
(4-15157)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
un interessante articolo è stato pubblicato il 4 febbraio 2012 sull'autorevole International Financing Review (si veda ifre.com) e ripreso sul sito linkiesta dal giornalista economico Nicolò Cavalli, articolo che getta luce su un importante aspetto della composizione del debito pubblico del nostro Paese - e quindi sulla sua sostenibilità. Si tratta di capire, infatti, quanti derivati possiede il Ministero dell'economia e delle finanze italiano nel suo portafoglio;

come riportato quasi un anno fa da Wall Street Italia, il New York Times ha sostenuto che, a partire dal 1996, l'Italia avrebbe «truccato» i propri conti utilizzando derivati grazie all'aiuto di JP Morgan;
su questo argomento tutti i Governi succedutisi nel tempo hanno mantenuto uno scrupoloso silenzio, anche quando, il 19 dicembre del 2009, il Fatto Quotidiano aveva segnalato uno strano fenomeno: i tassi di interesse scendevano, ma lo Stato continuava a pagare sempre lo stesso tasso sullo stock di debito;
i dati Eurostat rivelano che il Ministero dell'economia e delle finanze italiano ha utilizzato massicciamente i derivati, in particolare dal 1998 al 2008, utilizzando cross-currency swap e interest rate swap, ma anche cartolarizzazioni. Ciò che si sa dai dati Eurostat è che l'Italia ha guadagnato su questi strumenti almeno fino al 2006, anno in cui la tendenza ha iniziato ad invertirsi e le perdite hanno iniziato a materializzarsi. Per gli anni successivi non esistono dati accertati, a causa dell'assenza di informazioni provenienti da fonti ufficiali;
la maggior parte delle stime sostiene che i derivati del Ministero abbiano un valore di circa 30 miliardi di euro, e molti banchieri sostengono che l'Italia sia il più grande utilizzatore sovrano di strumenti derivati. Il che non sarebbe un problema in sé, se non fosse che l'opacità informativa rischia di alimentare dubbi circa la sostenibilità di questo stock di contratti, in particolare in un momento in cui nessun Paese è bersagliato come l'Italia, con 29 miliardi di dollari di scommesse contrarie su oltre 7500 contratti di CDS;
la questione è tutt'altro che irrilevante: l'articolo di IFRE prende l'esempio di Morgan Stanley, che ha recentemente ridotto la sua esposizione in swap verso l'Italia di circa 3,4 miliardi di dollari. Se questo interest rate swap fosse stato ristrutturato e assegnato a un'altra banca, allora l'Italia non sarebbe stata particolarmente toccata dalla vicenda. Ma se lo swap fosse stato chiuso allora l'Italia avrebbe dovuto pagare almeno 2 miliardi di euro;
l'European Bank Authority riporta che l'Italia è esposta per 5,1 miliardi di euro in swap verso le banche europee, e questo non include quelle statunitensi, quelle svizzere né quelle inglesi. Se gli investitori decidessero di chiudere queste posizioni, che sono peraltro più costose con il nuovo regime regolatorio, l'Italia si troverebbe d'improvviso a dover pagare svariati miliardi di euro -:
quale sia la reale esposizione italiana al rischio sopra indicato e come possa incidere sulla tenuta dei conti pubblici italiani.
(2-01385)
«Borghesi, Donadi, Mura, Messina, Barbato».

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la flessione delle vendite dei veicoli commerciali, secondo i dati riferiti al mese di gennaio, pari al -31 per cento secondo quanto risulta su un articolo pubblicato dal quotidiano Il Sole 24 ore, conferma a giudizio dell'interrogante, la fase recessiva conclamata in cui versano l'Italia e gli altri Paesi europei ed in particolare quelli del Mediterraneo;
il mercato industriale e commerciale dei camion e dei furgoni è profondamente legato a quello dell'intera economia e, a differenza della crescita registrata in Germania, per i Paesi dell'Europa del Sud, si evidenzia invece, come precedentemente esposto, un periodo di crisi netto e considerevole;
il trasporto su ruota in Italia ha sempre avuto un ruolo piuttosto importante, come dimostrano i dati, secondo cui

oltre l'80 per cento dei traffici commerciali, avviene proprio attraverso il trasporto di merci su strada;
a giudizio dell'interrogante, ad incidere negativamente, oltre alla crisi economica e finanziaria in corso, vi è il rialzo del petrolio, l'aumento della pressione fiscale e la stretta creditizia, che determinano aspettative non promettenti per il futuro del comparto industriale e commerciale -:
quali iniziative intendano intraprendere, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili ed i vincoli di bilancio pubblico e con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, per il comparto dei veicoli commerciali di cui in premessa, posto che le conseguenze economiche negative e penalizzanti della crisi, in particolare sul piano occupazionale, rischiano di accrescere ulteriormente una situazione sociale già critica e rischiosa, per il futuro di migliaia di lavoratori del settore, oltre che per l'importante l'indotto che da esso ne deriva.
(4-15155)

BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 98 del 2011 ha reso obbligatoria la mediazione fiscale per tutte le cartelle inferiori a 20.000 euro. In particolare, l'obbligo del tentativo di mediazione scatterà a partire dagli accertamenti notificati ai contribuenti dal 2 aprile 2012, condizione necessaria per poi adire la commissione tributaria nel caso in cui il contribuente non sia soddisfatto della soluzione proposta dall'Agenzia delle entrate. Fonti di stampa hanno segnalato che la circolare dovrebbe essere diffusa entro una decina di giorni;
nonostante il fatto che la norma di legge sia in vigore dal luglio scorso e la data per l'adempimento dell'obbligo sia ormai prossima, l'amministrazione competente ovvero l'Agenzia delle entrate non ha ancora emanato la normativa attuativa secondaria che illustri la portata della nuova norma relativa alla mediazione fiscale stessa -:
quando sarà emanata la necessaria normativa attuativa secondaria da parte dell'Agenzia delle entrate.
(4-15164)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

PINI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 16 agosto 2011, quattro cittadini italiani, tra cui tre consiglieri comunali ed un elettore del comune di Cattolica, hanno ritenuto di dover presentare un ricorso elettorale, ex articolo 70 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, contestando al sindaco neoeletto una causa d'incompatibilità;
in poche parole, era già noto che la società controllata dal sindaco, che ha come core business un prodotto destinato ad impianti pubblici, e come clienti prioritari le pubbliche amministrazioni, vende, da oltre 10 anni, del materiale elettronico coperto da brevetti al comune di Cattolica;
la situazione è particolare, perché il comune, negli ultimi sette anni, non ha mai comprato direttamente i prodotti del sindaco, ma li ha sempre fatti comprare direttamente a coloro che vincevano, di volta in volta, gli appalti per la manutenzione del proprio impianto d'illuminazione;
si badi, l'acquisto proprio di quel materiale, di quella specifica società è obbligatorio per il manutentore di turno,

perché il brevetto che copre quei determinati prodotti non consente di utilizzare materiale di altre società;
quindi il manutentore o compra quel prodotto del sindaco o non può dare esecuzione correttamente al contratto di manutenzione;
a questo si aggiunga una ulteriore nuova fornitura Smart Town, deliberata in settembre 2011, ed il fatto che al prossimo appalto per pubblica illuminazione di Cattolica, lo stesso si troverebbe contemporaneamente nella posizione di uno dei fornitori in gara, e contemporaneamente il detentore del potere di valutazione e selezione delle offerte;
i ricorrenti si sono limitati a far notare questa circostanza, sostenendo che in questo modo vi era un'incompatibilità in capo al sindaco di Cattolica, che da una parte vendeva i propri prodotti (come imprenditore) e dall'altra parte li faceva acquistare (come sindaco);
il pubblico ministero, intervenuto nella causa, alla prima udienza si è espresso per l'accoglimento del ricorso;
il collegio, di fronte alle argomentazioni dei ricorrenti ha disposto una consulenza tecnica d'ufficio, la quale ha accertato che effettivamente i prodotti del sindaco sono compatibili e possono essere sostituiti solo con gli stessi prodotti del sindaco;
dopo l'istruttoria disposta dal collegio, il pubblico ministero all'ultima udienza si è espresso per l'accoglimento del ricorso, di nuovo;
in linea di principio, questo significa che il ricorso non era completamente infondato;
il collegio, dopo la discussione, con il dispositivo della sentenza ha respinto il ricorso, condannando i ricorrenti a qualcosa come oltre euro 23.000 di spese legali;
si noti che non si è fatto riferimento al partito del sindaco o dei ricorrenti. Questa è una questione di principio e non importa il colore delle parti, perché tutti si potranno trovare, in futuro, nell'una o nell'altra situazione;
in questo caso conta la sostanza, ovvero che alcune persone sono ricorse ad un giudice per far verificare l'esito di determinate elezioni e questa verifica è uno strumento fondamentale di democrazia;
è uno strumento talmente importante che il procedimento elettorale è forse l'unico procedimento giurisdizionale rimasto in cui non è previsto il pagamento del contributo unificato e nell'ambito del quale tutti gli atti sono esenti da ogni spesa, imposta o bollo. Inoltre, le parti, se vogliono, possono presentarsi anche senza avvocati, e pertanto questo è un costo generato da una discrezione di parte;
questo perché un procedimento elettorale può presupporre questioni così importanti che è vitale che tutti possano far valere le proprie ragioni;
in questa sede si prescinde da chi abbia ragione o meno in questa causa, perché si tratta di una questione che interessa solo la Corte che tratterà l'appello;
appare all'interrogante eccessiva, nell'ambito di un procedimento elettorale, la cifra di euro 23.000 per le spese legali a carico di persone che hanno presentato un ricorso che non era manifestamente infondato, al punto che la stessa Repubblica italiana, per tramite del suo pubblico ministero ne ha chiesto l'accoglimento;
tale decisione secondo l'interrogante di fatto inibisce chiunque in futuro dal far valere la legalità e difendere la democrazia, esponendo al rischio di subire una simile, mai d'ora prima emessa, pesantissima condanna;

appare infatti plausibile il rischio che da ora in poi tutti, di qualunque parte politica essi siano, si guardino bene dal far valere anche situazioni sacrosante, ma che espongono a delle conseguenze personali terribili -:
se il Governo non ritenga di assumere iniziative normative volte a definire una disciplina delle spese processuali che garantisca che i procedimenti in materia elettorale, come quello di cui in premessa, siano il più possibile economici e accessibili a tutti, trattandosi di strumenti fondamentali di democrazia.
(4-15160)

TESTO AGGIORNATO AL 20 MARZO 2012

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MOTTA, LIBÈ, RAINIERI, FAVA, RIGONI e MARIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con delibera n. 19/2009 (registrazione G.U. 29 dicembre 2009) il CIPE ha approvato il progetto preliminare del raddoppio della linea ferroviaria Parma-La Spezia (cosiddetta «Pontremolese») prendendo atto del carattere prioritario del lotto Parma-Osteriazza, a sua volta suddiviso in tre sublotti funzionali (Parma-Vicofertile, Vicofertile-Collecchio, Collecchio-Osteriazza) e ha assegnato 235 milioni di euro per la realizzazione del primo sublotto Parma-Vicofertile;
l'11 gennaio 2012, rispondendo all'interrogazione 5-05615, il Ministero interrogato ha precisato che RFI, in qualità di soggetto aggiudicatore, ha redatto il progetto definitivo della tratta funzionale Parma-Vicofertile e ha trasmesso al Ministero la documentazione necessaria per la convocazione della conferenza dei servizi di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006;
il precedente Governo Berlusconi, con il decreto-legge n. 98 del 2011 convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011 n. 111, ha previsto la revoca dei finanziamenti concessi per le opere che, entro il 31 dicembre 2011 non avessero prodotto obbligazioni vincolanti verso terzi;
nella seduta del 20 gennaio 2012 il CIPE, in seguito alla dichiarazione di RFI di non cantierabilità dell'opera, ha revocato il finanziamento e destinato le risorse ad altri interventi;
il 17 febbraio 2012 si è svolto presso la provincia di Parma il tavolo interistituzionale nel corso del quale le regioni, le province e i comuni direttamente interessati dall'opera hanno espresso forte preoccupazione per il definanziamento della stessa e chiesto al Governo di procedere per un rapido reintegro dei fondi -:
quali tempi siano previsti per l'approvazione del progetto definitivo del primo sublotto funzionale Parma-Vicofertile;
in quali tempi il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, essendo in corso la programmazione economica per l'anno 2012, intenda assicurare e riallocare le risorse per la realizzazione del primo sublotto funzionale Parma-Vicofertile della linea ferroviaria Parma-La Spezia inserita nel corridoio plurimodale Tirreno-Brennero (TIBre).
(5-06310)

CICCANTI e AGOSTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
progressivamente nel corso degli anni la direzione passeggeri di Trenitalia, che regola gli spostamenti sulle lunghe direttrici, ha operato una riduzione di servizi sia sulla linea romana (Ancona-Roma) che sull'Adriatica, sia verso sud (Abruzzo e Puglia) che verso nord (Emilia Romagna e Lombardia);
la riduzione di detti servizi di lunga percorrenza, sebbene non di competenza regionale, non è stata mai concordata con le regioni Marche, Abruzzo ed Umbria, nonostante reiteratamente sia stata fatta

richiesta di concertazione, ovvero di preventiva informazione, al fine di poter programmare in base agli orari dei treni di lunga percorrenza quelli relativi ai servizi del trasporto locale di competenza regionale;
con il cambio orario del dicembre 2011 (in vigore quindi nel 2012) i treni di lunga percorrenza hanno raggiunto il minimo assoluto con sole 14 coppie di treni in direzione nord e sud, con conseguente grave disagio dell'utenza per la cancellazione delle fermate dei restanti treni veloci per le stazioni di San Benedetto del Tronto (sud Marche) e Pesaro (nord Marche);
rispetto all'offerta costante del servizio sulla fascia costiera tra il 2005 ed il 2009, quando venivano garantite 18 coppie di treni Eurostar (EC), Intercity (IC) ed Intercity Plus (IC Plus), in direzione Nord ed altrettante in direzione Sud per il servizio diurno, nel 2010 l'offerta diurna è scesa a 17 coppie, ridotte ulteriormente a 14 per il 2012, con cancellazione di fermate dei treni ES (diventati nel frattempo ES City/Frecciabianca) anche in Abruzzo, come Pescara, Giulianova e Vasto;
con le soppressioni di fermate per il 2012, considerando le stazioni di origine ed arrivo, i tempi di percorrenza dei treni ES City, oggi Frecciabianca, con la stessa numerazione, si sono ridotti solo da un minimo di 8 minuti fino ad un massimo di 45 minuti nella direzione Nord-Sud e da un minimo di un minuto ad un massimo di appena 21 minuti nella direzione opposta Sud-Nord, con la constatazione - poco spiegabile - che la soppressione delle fermate hanno riguardato esclusivamente le Marche e l'Abruzzo, mentre sono state mantenute le medesime fermate per quasi tutte le altre regioni;
tale incoerenza di metodologie e risultati è ancora più evidente se solo si considera che i treni FB 9807 ed FB 9819 - che nel nuovo orario 2012 non fermeranno nella stazione di Pesaro - registreranno comunque quello che agli interroganti appare un illogico aumento di orario nella tratta di Ancona-Bologna di 4 e 6 minuti e che il treno FB 9819, rispetto all'ES City 9819 del 2011, ha aumentato, incomprensibilmente, le proprie fermate in Emilia Romagna su Faenza, Forlì e Cesena, mentre le ha cancellate a San Benedetto del Tronto e Pesaro;
la criticità non si presenta solo per il servizio diurno ma anche per le corse del servizio notturno: nel 2012, su sette Intercity Notte (ICN) tre non fermano più nelle Marche ed in Abruzzo e, pertanto, nella fascia oraria 0,00-4,00 non esistono servizi a lunga percorrenza utili per tali territori che rappresentano circa tre milioni di abitanti;
il servizio universale di Trenitalia, sovvenzionato dallo Stato, mostra la propria debolezza ed incongruenza gestionale laddove si registra, come a Bologna la cui stazione ferroviaria dovrebbe rappresentate un hub, il disagio dei passeggeri diretti a Milano, Torino, Venezia e Verona, i quali, costretti a cambiare treno in piena notte, rimangono con lunghe attese di diverse ore per attendere la coincidenza di altri treni per le rispettive destinazioni di arrivo;
appare pertanto di tutta evidenza e gravità che Trenitalia, per velocizzare i servizi lunga percorrenza nel 2012, penalizzi l'utenza delle regioni di Abruzzo e Marche, dato che su tali regioni si registra il maggior numero di fermate soppresse -:
se non intenda assumere iniziative per ripristinare o potenziare sulla fascia adriatica il servizio passeggeri di Trenitalia, ripristinando le fermate soppresse e consentendo le stesse fermate almeno a distanza di 100 chilometri l'una dall'altra, anche alternativamente ad ogni coppia di treni veloci a lunga percorrenza;
se Trenitalia abbia concertato con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il piano degli orari e se lo stesso Ministero abbia sentito le regioni interessate, dal momento che Trenitalia per il servizio universale di trasporto pubblico è

sovvenzionata dallo Stato ed è ad esso obbligata da un contratto di servizio;
quali iniziative siano state assunte o s'intendano assumere per migliorare anche la qualità del servizio di Trenitalia, dal momento che l'utenza è fortemente indignata sia per l'offerta delle prestazioni sia per il comfort dei vagoni viaggiatori, i quali troppo spesso non garantiscono le condizioni di viaggio che dovrebbero essere assicurate con il pagamento del biglietto.
(5-06312)

LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il mese di febbraio 2012 è stato caratterizzato da gravi disagi per i pendolari che usufruiscono delle linee di trasporto ferroviario del basso Piemonte. In particolare, nelle prime due settimane del mese, i treni passeggeri soppressi, principalmente del trasporto regionale ed interregionale, che interessano la stazione di Alessandria sono stati 527, con una media giornaliera di circa 35 soppressioni. Nelle giornate dal 2 al 7 febbraio, contraddistinte da precipitazioni nevose e gelo, le soppressioni hanno toccato punte fino a 50-60 convogli cancellati;
da notizie apparse sulla stampa locale l'asperità delle condizioni meteorologiche delle prime settimane di febbraio non può essere considerata motivo di giustificazione per i disagi arrecati da Ferrovie dello Stato italiane s.p.a. ai viaggiatori. Benché le infrastrutture, quali scambi, segnalamenti ed impianti di sicurezza in genere non abbiano registrato gravi criticità ad Alessandria, le cause dei disagi paiono essere legate alla non adeguatezza del materiale rotabile;
secondo quanto denunciato dal personale di servizio e dalle rappresentanze sindacali, alla base dei disagi devono essere ascritti la mancanza delle cosiddette «riserve» (sia in termini di personale che di mezzi) dovuta ai recenti tagli imposti alle risorse destinate al traffico ferroviario locale e a medio raggio e il processo di centralizzazione delle decisioni a livello regionale e alla «divisionalizzazione» dei trasporti (passeggeri, regionale, merci), che hanno avuto conseguenze negative sulla capacità di risoluzione tempestiva di situazioni di emergenza come quelle verificatesi presso la stazione ferroviaria di Alessandria nel corso del mese di febbraio -:
se sia a conoscenza delle gravi situazioni di disagio vissute dai pendolari del basso Piemonte durante il mese di febbraio 2012 e quali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di Trenitalia s.p.a. per evitare che in futuro si ripetano nuovamente simili difficoltà per i passeggeri che viaggiano sulle linee ferroviarie del basso Piemonte;
se Trenitalia s.p.a. abbia agito in maniera efficiente, rispettando gli obblighi imposti dal contratto di servizio per fare fronte alle situazioni di emergenza causate dalle difficili condizioni climatiche;
se non ritenga che la centralizzazione delle decisioni a livello regionale e la «divisionalizzazione» dei trasporti abbiano in realtà provocato conseguenze negative sulla capacità delle stazioni ferroviarie, come quella di Alessandria, di fare fronte in maniera tempestiva ed autonoma alle eventuali situazioni di emergenza;
quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per risolvere la situazione di carenza registrati nel parco materiale rotabile alessandrino e per evitare, in un prossimo futuro, ulteriori tagli al settore del trasporto pubblico.
(5-06316)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i recenti episodi che hanno visto protagoniste due navi della compagnia Costa Crociere hanno palesato alcune problematiche

relative alla gestione delle imbarcazioni e alla sicurezza delle stesse per l'equipaggio ed i passeggeri imbarcati;
nel giro di poche settimane si sono presentati due episodi provocati da cause diverse, che tuttavia hanno provocato gravi danni di immagine al nostro Paese, cui è associato in tutto il mondo il nome della compagnia di navigazione quale emblema del turismo e delle crociere di alta qualità;
è necessario assicurare la sicurezza per i passeggeri in relazione alle condizioni delle imbarcazioni, alla preparazione del personale e all'adeguatezza delle strumentazioni e dei mezzi necessari alla gestione di situazioni di rischio;
potrebbe essere necessario prevedere un momento di incontro tra i vertici della compagnia navale e le autorità ministeriali competenti, volto ad appurare la permanenza delle condizioni necessarie di sicurezza e navigazione sulla flotta Costa, nonché approntare una relazione sulle misure messe in atto dalla compagnia per scongiurare il ripetersi di analoghe situazioni -:
se intenda assumere ogni iniziativa di competenza finalizzata ad una verifica dei requisiti di sicurezza e di idoneità delle navi della compagnia Costa Crociere, in modo da inibire la navigazione per quelle unità che non dovessero disporre delle caratteristiche previste dalla normativa vigente.
(4-15165)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122 - «Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa» -, convertito con modificazioni in legge 25 giugno 1993, n. 205, comunemente detto Legge Mancino, è una legge introdotta nel 1993 che condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici;
la legge Mancino è il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d'odio;
l'articolo 4, in particolare, punisce con la reclusione da sei mesi a due anni e con una multa «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni»;
la «legge Mancino» si colloca all'interno di un complessivo quadro normativo volto a sanzionare le condotte riconducibili al fascismo e al razzismo, le principali fonti normative al riguardo sono le seguenti:
a) la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana, al primo comma, stabilisce che «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
b) in attuazione della predetta Disposizione, la legge 20 giugno 1952, n. 645, all'articolo 1, precisa che si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista:
1) esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica;
2) o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione;

3) o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza;
4) o svolgendo propaganda razzista;
5) ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito;
6) o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista;
c) la Convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966 che è stata recepita dall'ordinamento italiano con la legge 13 ottobre 1975, n. 654;
tale Convenzione, dichiara nel suo preambolo, fra l'altro, che «gli stati parti della presente convenzione [sono] convinti che qualsiasi dottrina di superiorità fondata sulla distinzione tra le razze è falsa scientificamente, condannabile moralmente ed ingiusta e pericolosa socialmente, e che nulla potrebbe giustificare la discriminazione razziale, né in teoria né in pratica, [e che gli stati stessi sono] risoluti ad adottare tutte le misure necessarie alla rapida eliminazione di ogni forma e di ogni manifestazione di discriminazione razziali nonché a prevenire ed a combattere le dottrine e le pratiche razziali»;
in conseguenza la medesima Convenzione, all'articolo 4, stabilisce che «gli Stati contraenti condannano ogni propaganda ed ogni organizzazione che s'ispiri a concetti ed a teorie basate sulla superiorità di una razza o di un gruppo di individui di un certo colore o di una certa origine etnica, o che pretendano di giustificare o di incoraggiare ogni forma di odio e di discriminazione razziale»;
a quanto si apprende dagli organi di stampa a Bitetto, cittadina in provincia di Bari, è presente il gruppo filofascista «Vitetum Summum Ius»;
all'indomani delle elezioni comunali di maggio 2011 Bitetto saltò alla cronaca dei giornali e della televisione perché il neo-eletto consigliere Giacomo De Filippis festeggiò la vittoria elettorale esponendo accanto al simbolo del suo partito la bandiera della Repubblica di Salò;
nonostante le polemiche il neo-eletto sindaco decise di affidare a De Filippis l'assessorato alle politiche giovanili;
negli scorsi mesi il gruppo «Vitetum Summum Ius», i cui membri da quanto si apprende continuerebbero ad esaltare il fascismo e la sua ideologia, ha promosso una pagina sul social network Facebook, alla quale lo stesso De Filippis ha partecipato attivamente;
questa iniziativa ha riacceso il dibattito locale sulla opportunità che il sindaco ribadisca la fiducia al De Filippis;
la pagina del gruppo che nei giorni successivi alla polemica è stata rimossa aveva come simbolo l'aquila nazista, nei commenti venivano esaltati i valori del fascismo -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere rispetto a questa incresciosa vicenda, alla luce della normativa vigente.
(5-06318)

Interrogazioni a risposta scritta:

NACCARATO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 17 febbraio 2012 il personale della Guardia di finanza - su disposizione della Procura della Repubblica di Bassano Del Grappa (Vicenza) - ha eseguito le misure di custodia cautelare nei confronti di cinque persone - tra cui, Simone Girardi, titolare della società di costruzioni edili «Telost» con sede a Bassano Del Grappa; Loretta Velo, amministratore delegato della società «Velo Group» con sede ad Altivole (Treviso); Marco Rossini, ex amministratore di «Velo Group» e attuale responsabile della società «Cmr» con sede a Maserada sul Piave (Treviso); e il commercialista Maurizio Pontarolo, residente a Galliera Veneta (Padova), legale rappresentante - insieme a Marco Moretti, residente

a Galliera Veneta - della società «Tmd Gmbh» con sede a Berlino (Germania) - accusati a vario titolo di aver emesso false fatturazioni per circa 10 milioni di euro con l'obiettivo di evadere le imposte dirette e l'Iva. Complessivamente, nell'ambito dell'operazione sopra citata, sono state denunciate 11 persone, effettuate circa 50 perquisizioni tra Veneto, Lombardia e Lazio e disposto il sequestro di beni del valore di circa 1 milione di euro;
il 24 febbraio 2012 all'aeroporto internazionale di Malpensa (Milano), di ritorno da un volo proveniente dall'isola di Zanzibar, è stato arrestato dalla Guardia di finanza anche Marco Moretti;
a quanto è emerso dalle indagini la frode sopra descritta faceva perno su un sistema di «cartiere»: aziende realmente esistenti la cui attività operativa però si limitava all'emissione di documentazione fasulla finalizzata a frodare il fisco. In particolare, le partite di pagamento fittizie si basavano su uno schema che prevedeva che le aziende «emittenti» - tra cui risultano le società «Save» e «Zigiotto», con sede in provincia di Treviso - fatturassero gli importi pattuiti, mentre le società «utilizzatrici» avevano il compito di versare le corrispondenti somme, che tornavano a disposizione delle medesime imprese dopo essere transitate attraverso la società tedesca «Tmd Gmbh» rappresentata da Pontarolo e Moretti;
Pontarolo risulta aver svolto e svolgere incarichi in società pubbliche. Attualmente, il commercialista fa parte del Consiglio di amministrazione di Veneto Innovazione - Agenzia in house della Regione Veneto e svolge il ruolo di revisore dei conti nel comune di Galliera Veneta e per conto dell'unità locale socio-sanitaria n. 2 di Feltre (Belluno);
tale ampio utilizzo di fatture false ha consentito alle aziende coinvolte nelle indagini di aumentare in modo artificioso i costi d'impresa e dunque di abbattere il livello di tassazione sugli stessi. A questo, si aggiunge che le società sopra citate hanno potuto ottenere deduzioni Iva non spettanti e costituire, altresì, una riserva di denaro contante, ovvero un «fondo nero» dove far confluire gli importi sottratti all'erario. Secondo gli investigatori l'organizzatore della frode sarebbe stato Girardi che, sebbene titolare di alcune società e residente in una villa con piscina a Romano d'Ezzelino (Vicenza), negli ultimi 10 anni risulta avere denunciato all'erario, unitamente alla moglie, un reddito medio annuo pari a circa 15.000 euro;
le modalità operative delle società indagate possono nascondere attività di riciclaggio di denaro proveniente da azioni illecite;
l'inchiesta della Guardia di finanza è stata resa possibile dalla capacità investigativa del personale delle fiamme Gialle operativo nel territorio, e grazie all'ampio utilizzo degli strumenti investigativi tradizionali, quali pedinamenti, intercettazioni, rilievi fotografici, controlli sui conti correnti degli indagati e delle società a questi riconducibili -:
se i Ministri siano al corrente dei fatti sopra citati;
quali iniziative concrete, nell'ambito delle loro competenze, i Ministri intendano assumere per prevenire e contrastare l'evasione fiscale e, in particolare, la creazione e la gestione di società costituite con la sola finalità di sottrarre risorse all'erario e riciclare denaro di provenienza sconosciuta;
quali concrete misure, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri intendano porre in essere al fine di implementare l'efficienza operativa della Guardia di Finanza in Veneto, e in particolare nelle province di Padova, Vicenza e Treviso, anche attraverso lo stanziamento di maggiori risorse economiche, mezzi e personale.
(4-15154)

MAZZUCA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento agli ultimi, gravissimi episodi di delinquenza che hanno funestato la città di Bologna, l'ultimo risale alla sera del 29 febbraio: un anziano tabaccaio di Piazza Stefano in pieno centro è stato selvaggiamente pestato da un giovane, nonostante recentemente si siano adottate misure che prevedono un seppur leggero aumento degli organici delle forze dell'ordine -:
come si spieghi un simile peggioramento complessivo della sicurezza dei cittadini bolognesi e quali ulteriori provvedimenti intenda adottare per affrontare l'emergenza sicurezza nel capoluogo emiliano dopo le misure adottate di recente.
(4-15158)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, recante il testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione, esplicita la diversità di funzioni tra il personale docente insegnanti tecnico pratici (articolo 395) ed il personale ausiliario, tecnico e amministrativo (articolo 543);
l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999 n. 124 stabilisce il trasferimento del personale ausiliario, tecnico amministrativo (ATA) e degli insegnanti tecnico pratici (ITP) dai ruoli degli enti locali a quelli dello Stato, attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
l'articolo in questione, collocando il personale ausiliario, tecnico amministrativo (ATA) al comma 2, e gli insegnanti tecnico pratici (ITP) al comma 3, determina già una netta distinzione tra le due figure professionali per le quali «non può essere affermata l'esistenza di quella identità di situazioni giuridiche (...)» (sentenza Corte costituzionale n. 322 del 26 luglio 2005);
l'accordo sindacati ARAN (l'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) del 20 luglio 2000, stravolgendo l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, ha determinato l'inquadramento del personale trasferito allo Stato non più attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza (come stabilito dalla legge), bensì attraverso il metodo del maturato economico, metodo iniquo e contro legge, sulla base di quanto percepito nell'ente di provenienza alla data di entrata in vigore della legge 124/99, al netto di tutte quelle indennità che negli enti locali contribuivano in massima parte a determinare lo stipendio;
l'accordo ARAN, in applicazione dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, al punto 6 dell'articolo 2 sancisce che: «Agli ITP ed agli assistenti di cattedra appartenenti alla VI qualifica funzionale degli enti locali si applicano gli istituti contrattuali della scuola per quanto attiene alla funzione docente»;
l'articolo 10 del decreto interministeriale n. 184 del 23 luglio 1999 stabilisce che, «gli assistenti di cattedra e gli insegnanti tecnico pratici sono inquadrati in ruolo, per la prosecuzione nelle funzioni già svolte negli istituti di trasferimento allo Stato, con continuità di inquadramento e di funzioni;
il contenzioso determinatosi dopo l'applicazione dell'accordo ARAN ha visto il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca soccombere di fronte alla

quasi totalità delle sentenze emesse dai tribunali, dalle corti di appello ed alla totalità delle sentenze della Corte di cassazione che hanno smentito tale accordo ritenuto privo di natura normativa ripristinando, come previsto dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, il diritto del personale al riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente di provenienza;
con la legge per il 2006 (legge n. 266 del 2005 articolo 1, comma 218) il Governo riproponeva sotto forma di interpretazione «autentica», l'accordo ARAN già definitivamente bocciato, come visto sopra, dalle numerose sentenze di I e di II grado e da tutte le sentenze della Cassazione, disconoscendo il diritto acquisito dai lavoratori ex enti locali, «ai fini giuridici ed economici, dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza», così come sancito dall'articolo 8 della legge 124 del 1999;
il comma 218 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2006, così recita: «il comma 2 dell'articolo 8 della legge 3 maggio 1999, n. 124, si interpreta nel senso che il personale degli enti locali trasferito nei ruoli del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) statale è inquadrato nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali sulla base del trattamento economico complessivo in godimento all'atto del trasferimento....», esclude totalmente dalla sua «interpretazione» il personale docente ITP e gli assistenti di cattedra individuato ai sensi del comma 3;
le sentenze e le ordinanze emesse dalla Corte costituzionale (che ha ritenuto legittimo il comma 218 della legge finanziaria per il 2006) sulle ordinanze di rinvio emesse dai Tribunali e corti d'appello, hanno avuto come unico riferimento comma 2 dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 riguardante il personale ausiliario, tecnico amministrativo (ATA) e mai il personale docente insegnanti tecnico pratici (ITP) di cui al comma 3 (sentenze n. 234 del 2007, n. 311 del 2009 - ordinanze numeri 400 del 2007, 212 del 2008 ed altre);
gli insegnanti tecnico pratici (ITP) transitati dagli enti locali nei ruoli statali, alla data del gennaio 2007, erano 997 unità mentre ad oggi meno di 600 unità e che tale numero è destinato ad azzerarsi essendo esclusa qualsiasi ipotesi di integrazione dell'attuale organico;
recenti decisioni giurisprudenziali hanno riportato all'attenzione dell'opinione pubblica la questione del personale ausiliario, tecnico amministrativo (ATA) e degli insegnanti tecnico pratici (ITP), che ormai si trascina da diversi anni; la sentenza del 7 giugno 2011 con cui la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto, infatti, che in conseguenza del comma 218 della legge n. 266 del 2005 i lavoratori si sono visti negare il diritto a un giusto processo, per cui lo Stato italiano ha violato l'articolo 6, comma 1, della Convenzione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali; inoltre il 6 settembre 2011 la Corte di giustizia europea ha emesso una sentenza con la quale censura i provvedimenti di inquadramento emanati dal Ministero senza riconoscere l'effettiva anzianità maturata nell'ente di provenienza -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, anche alla luce delle recenti decisioni giurisprudenziali succitate, per risolvere definitivamente l'annosa problematica riguardante gli insegnanti tecnico pratici (ITP), al fine di riconoscere il giusto inquadramento loro spettante essendo esclusi, come sopra evidenziato, dalla interpretazione del comma 218 della finanziaria per il 2006 ed il riconoscimento dei miglioramenti economici loro spettanti in virtù dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999;
se non ritenga opportuno assumere inflative anche normative finalizzate al blocco della riscossione delle somme dovute dagli insegnanti tecnico pratici (ITP),

i quali si trovano nella condizione di dover restituire somme di notevole entità, che incidono ulteriormente sulle retribuzioni già troppo basse.
(2-01387)
«Giammanco, Vincenzo Antonio Fontana, Germanà, La Loggia, Biasotti, Garagnani, Antonino Foti, Girlanda, De Luca, Barani, Mannucci, Crosetto, Bocciardo, Gioacchino Alfano, Saglia, Calabria, Garofalo, Barba, Murgia, Ravetto, Ceccacci Rubino, Mariarosaria Rossi, Massimo Parisi, Gibiino, Frassinetti, De Girolamo, Distaso, Misuraca, Formichella, Savino, Di Centa, Contento».

TESTO AGGIORNATO AL 15 MARZO 2012

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

GNECCHI, ANTONINO FOTI, FARINONE, BOFFA e GATTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge n. 214 del 2011 - manovra salva Italia - si è intervenuti sul sistema pensionistico modificando i requisiti di accesso alle pensioni a partire dal 1° gennaio 2012;
lo stesso decreto-legge, al comma 14 dell'articolo 24 individua alcune categorie di soggetti, ascrivibili al solo lavoro dipendente, ai quali continuano ad applicarsi le regole previgenti per l'accesso alla pensione, se il rapporto di lavoro si sia risolto entro il 31 dicembre 2011;
nella individuazione delle categorie dei soggetti, che possono finire della deroga prevista dal comma 14 dell'articolo 24, non si è tenuto conto di lavoratori e lavoratrici autonome, che hanno cessato l'attività per la crisi economica di questi ultimi anni e che attendevano, stante la normativa vigente in quel periodo, di poter accedere al trattamento pensionistico;
con le nuove decorrenze definite dal decreto per l'accesso alla pensione, si è creata una platea di lavoratori e lavoratrici autonome, cessati dall'attività, di difficile ricollocazione lavorativa, senza alcuna forma di ammortizzatore sociale che si ritrovano nella disperata condizione per diversi anni, di assenza di reddito da lavoro e da pensione -:
se non ritenga il Ministro interrogato, in coerenza con i principi e i criteri definiti dal comma 1 dell'articolo 24 del decreto-legge n. 214 del 2011, di assumere le opportune iniziative normative che consentano a questa categoria di lavoratori e lavoratrici che abbiano cessato l'attività autonoma o per i quali sia intervenuta istanza di fallimento prima del decreto-legge salva Italia, di poter fruire dei previgenti requisiti di accesso alla pensione.
(5-06311)

BURTONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito degli ammortizzatori sociali in deroga esiste un problema relativo al requisito della residenza per gli aventi diritto, in particolar modo per quanto riguarda la indennità di mobilità:
si sono registrati diversi casi di persone residenti in una regione ma che hanno lavorato per aziende fuori regione, per i quali l'indennità di mobilità in deroga non è stata concessa proprio per la imprescindibilità del requisito della residenza;
ad esempio è il caso dei lavoratori residenti in Basilicata ma licenziati da aziende pugliesi e per i quali viene fatto valere il principio della residenza per la concessione della mobilità;
l'interrogante aveva già avuto modo di sollevare una serie di incongruità in merito ai requisiti previsti per la concessione degli ammortizzatori regionali in

base ad accordi regionali come nel caso del Signor Cupri Michele di Ferrandina con l'interrogazione 3-01947 del 29 novembre 2011;
si tratta di una discriminazione non accettabile, in quanto l'ammortizzatore sociale ha una universalità nella sua concessione, perché legata alla crisi dell'azienda e non relativa alla residenza del lavoratore;
si è in presenza di una situazione grave perché queste persone e le loro famiglie sono invisibili pur in presenza di un legittimo diritto -:
quali iniziative il Governo intenda attivare, a partire da quelle in sede di Conferenza Stato-regioni, per verificare la problematica sopra esposta e rimuovere l'ostacolo della imprescindibilità della residenza, che attualmente sta escludendo centinaia di lavoratori dal beneficio degli ammortizzatori sociali, in quanto lavoravano in aziende che si trovano fuori dalla regione di residenza.
(5-06314)

GNECCHI e CODURELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'ultima manovra, decreto-legge n. 214 del 2011, approvata nel dicembre 2011, è intervenuta sul nostro sistema previdenziale penalizzando fortemente coloro che erano prossimi al raggiungimento dei requisiti pensionistici previgenti, allungando oltremodo il periodo di attesa;
le deroghe previste, che consentono per alcune situazioni particolari di poter mantenere i previgenti requisiti di accesso alla pensione, non coprono comunque tutte quelle situazioni che si sono prodotte nel corso di questi anni di crisi occupazionale;
nello specifico si rappresenta il caso degli esodi individuali operati dal gruppo IBM, concordati a partire dal mese di aprile 2011, i cui verbali di conciliazione prevedono un periodo di aspettativa non retribuita a partire dalla sottoscrizione dell'accordo, con la cessazione effettiva del rapporto di lavoro con la società nell'anno 2012, nel mese in cui il singolo dipendente avrebbe maturato i requisiti di accesso alla pensione, vigenti alla sottoscrizione degli accordi stessi;
detti lavoratori, quindi, hanno firmato, senza possibilità di revoca, la risoluzione del rapporto di lavoro, l'ultimo giorno di lavoro effettivo nel 2011, ultimo giorno anche di retribuzione, ma figurano in forza all'IBM fino alla decorrenza del trattamento pensionistico con le regole in essere nel 2011;
i dipendenti IBM usufruiscono, pagando una quota annuale, della cassa di assistenza dipendenti del gruppo IBM, che dà diritto al rimborso parziale delle spese mediche e il cui regolamento prevede che detti dipendenti possono continuare ad usufruire della stessa, anche in qualità di pensionati, a condizione che non vi sia soluzione di continuità tra attività lavorativa e maturazione del requisito pensionistico;
il periodo di aspettativa non retribuita, previsto dagli accordi, ha quindi costituito unicamente il tecnicismo mediante il quale gli «esodati» IBM, una volta posti in quiescenza, avrebbero mantenuto il diritto di continuare ad usufruire della cassa di assistenza-CADGI; le parti contraenti non potevano prevedere, al tempo della sottoscrizione degli accordi, che a dicembre 2011 sarebbero stati modificati in modo così significativo i requisiti per l'accesso alla pensione;
il caso di cui sopra, non unico, è l'ennesima dimostrazione che le situazioni individuate con il comma 14 dell'articolo 24 del succitato decreto-legge e la decorrenza entro la quale dovevano essere realizzate, non hanno previsto alcune casistiche di uscita dal mercato del lavoro,

concordate comunque con la presenza delle parti sociali, che hanno legittimamente deciso di intraprendere un percorso di riduzione del personale, alternativo a quello previsto dalla legge n. 223 del 1991 e con cessazione fittizia del rapporto di lavoro, oltre data del 31 dicembre del 2011 -:
se non ritenga il Ministro interrogato, a fronte delle differenti tipologie di esodo utilizzate dalle imprese per ridurre il personale di assumere iniziative normative volte a rivedere la decorrenza prevista nel comma 14 dell'articolo 24 decreto-legge n. 214 del 2011 facendo riferimento alla data effettiva di cessazione del rapporto di lavoro prevista comunque da accordi stipulati entro il 4 dicembre 2011.
(5-06317)

Interrogazione a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 29 febbraio 2012 un operaio di 26 anni, è rimasto gravemente ferito in un incidente nei cantieri Metro C di Roma. L'uomo sembra sia precipitato, secondo le prime ricostruzioni, da un'impalcatura nel pozzo 6.2, profondo circa 30 metri, e attualmente è ricoverato al policlinico Casilino in gravi condizioni;
si è in presenza di un fatto gravissimo, se si considera che Metro C rappresenta al momento la più importante opera pubblica della Capitale, ed è tra i cantieri più rilevanti d'Italia -:
quale sia l'esatta dinamica dell'incidente;
se non ritenga che il grave incidente dimostri ancora una volta il sottodimensionamento dei controlli, quando non la completa assenza non soltanto negli appalti privati, ma anche in quelli pubblici.
(4-15159)

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SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:

SCHIRRU. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i bambini affetti dalla malattia rara nota come Sindrome di Marfan, sono riconosciuti invalidi al 100 per cento ai sensi della legge n. 104 del 1992, necessitano di continua assistenza 24 ore su 24, presentano un particolare e grave quadro clinico che costringe i genitori o familiari che se ne prendono cura ad affrontare in maniera esclusiva e nel quotidiano, numerose spese, molte delle quali non rimborsabili;
in Sardegna, per quanto concerne lo studio e l'analisi sulla malattia, a tutt'oggi esiste solo su carta una struttura ospedaliera specializzata, che in realtà non possiede tutti gli strumenti tecnici, né umani professionali, in grado di aiutare o curare pienamente chi si trova a vivere questo dramma, pertanto molti genitori e familiari si vedono costretti ad affrontare costosi «viaggi della speranza» nella penisola;
molti costi affrontati dalla famiglia sono spesso difficilmente documentabili e non sempre sono rimborsabili: alloggio, spostamenti, pasti, e il personale di assistenza necessaria, oltre che il servizio di lavanderia (necessario durante le trasferte nella penisola);
quasi tutti i bambini necessitano inoltre di costosi ausili speciali, i quali - trattandosi di una malattia rara - non vengono forniti dal Servizio sanitario nazionale: in particolare le costose apparecchiature ortodontistiche (intorno a euro 16.000), che oltre a consentire una masticazione corretta, servono per migliorare la resistenza, riuscendo ad evitare che il viso acquisti le deformità tipiche della Sindrome

di Marfan e sostenendo insieme anche il bulbo oculare; o molti ausili e supporti necessari alla vita quotidiana: elevatore, scarpe, occhiali, ergometro;
così è per tutte quelle attività, non rimborsabili, altrettanto importanti per la vita affettiva e di relazione dei minori i quali, nonostante i numerosi episodi di ospedalizzazione, sono spesso accompagnati in momenti di socializzazione con coetanei, in attività di nuoto o fisioterapia, a supporto dei protocolli di assistenza routinaria;
la realizzazione di questi intendimenti passa però attraverso una serie di difficoltà e di problemi istituzionali ed organizzativi: la difficile integrazione fra sociale e sanitario rispetto alla quale si sono fatti passi indietro e le forme organizzative sono incerte; la difficile collaborazione pubblico privato rispetto alla quale mancano riferimenti e regole precise; la difficoltà insita nel passaggio culturale da una cultura gestionale ad una cultura programmatoria e di valutazione di risorse esterne, anche da parte dell'ente comune;
le famiglie dei bambini affetti da Sindrome di Marfan si occupano di loro fin dalla nascita, 24 ore su 24, sovente trovandosi a vivere, oltre al dramma legato alla precarietà della salute dei propri figli, la inevitabile precarietà scaturita dalle numerose e quotidiane spese legate alla ricerca costante per la loro cura e di fatto molte di esse si trovano in gravi ed allarmanti ristrettezze economiche -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione in premessa; quali iniziative intenda avanzare a tutela e sostegno dei minori affetti da malattie rare, soprattutto verso i più bisognosi di ausili e supporti speciali come quelli citati, affinché la loro vita sia resa per quanto possibile migliore, aiutando nel contempo le molte famiglie che, gravate da costi insostenibili, vanno incontro a maggiori difficoltà economiche.
(4-15149)

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SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

RIA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi anni, nel Salento, si è cercato, a più livelli, di individuare soluzioni alla ormai cronica crisi del comparto tessile-abbigliamento-calzaturiero, al fine di favorirne il cosiddetto riposizionamento, con particolare riguardo alle iniziative di sostegno al reddito per le imprese e di investimento per il riassorbimento dei lavoratori in esubero;
in data 1o aprile 2008, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la regione Puglia, la provincia di Lecce, il comune di Casarano e le parti sociali e datoriali hanno sottoscritto l'accordo di programma per il rilancio del TAC, applicabile all'intera area prevista dal PIT 9 Sud Salento;
l'accordo, destinato al riassorbimento dei lavoratori espulsi dal cluster Filanto, è stato esteso anche al cluster Adelchi (in relazione alle previsioni dell'articolo 4 dell'accordo di programma che fa riferimento «...e ad altre situazioni analoghe», in quanto trattasi di analoga crisi aziendale e tenuto conto che rientra nell'area di applicazione PIT 9);
l'accordo ruota essenzialmente intorno alle manifestazioni di interesse da parte di altre imprese (disponibili ad investire sul territorio e ad assumere addetti, facendo leva sulle potenzialità finanziarie contenute nel richiamato accordo) e che, in sede di sottoscrizione, erano state depositate 8 istanze, contenute negli accordi di reciprocità allegati all'accordo di programma, che rappresentavano un volume di investimenti pari ad un ammontare di euro 173,55 milioni comportante, in via indicativa, un fabbisogno di incentivi finanziari pubblici stimabile, nel 2008, in 40 milioni da reperire progressivamente sui

diversi strumenti di incentivazione. Tali manifestazioni di interesse, nel corso del triennio 2008-2011, sono venute meno a causa della grave congiuntura;
nel corso del triennio 2008-2011, vi sono state ulteriori manifestazioni di interesse che, in relazione ai profili di ammissibilità e di costanza dell'interesse, restano ancora in vigore e possono essere sintetizzate nelle seguenti:
a) Ecorisorse s.r.l. (recupero rifiuti plastici) per un investimento pari a euro 8,110 milioni (50 addetti a regime);
b) Calasso Vetrerie s.r.l. (lavorazione vetro) per un investimento pari a euro 1,899 milioni (18 addetti a regime);
c) Anna Paola Calzature s.r.l. (produzione calzature da equitazione per un investimento pari a euro 1,500 milioni (10 addetti a regime);
d) Iacobucci MK s.r.l. (produzione componenti utilizzati in ambito aeronautico) per un investimento pari a euro 10,000 milioni (70 addetti a regime);
e) I.P. s.r.l; (Korus) (produzione infissi) per un investimento pari a euro 10,000 (60 addetti a regime);
con un verbale sottoscritto da tutte le parti sociali in data 24 dicembre 2011, in esito all'incontro svoltosi presso il Ministero dello sviluppo economico che ha accordato un nuovo periodo di ammortizzatori per i lavoratori di Adelchi, è stato formalmente confermato, alla presenza del direttore generale Giampiero Castano, così come risulta verbalizzato «che sono in corso di valutazione progetti di deindustrializzazione i quali prevedono l'utilizzo dei lavoratori del bacino occupazionale del Cluster Adelchi, già nel corso del 2012. In questo quadro, il MiSE è impegnato a verificare con Invitalia le richieste già presentate di accesso alle sovvenzioni anche al fine di una accelerazione degli iter valutativi, nonché ad attivare ulteriori azioni di attrazione investimenti»;
la provincia di Lecce ha sollecitato sia il Ministero dello sviluppo economico (2 e 21 marzo 2011) che Invitalia (ultima nota del 2 dicembre 2011), con formali missive e con contatti diretti, allo scopo di sollecitare l'iter valutativo delle istruttorie preliminari all'erogazione dei finanziamenti richiesti e ad attivare, contestualmente, azioni di scouting al fine di facilitare l'attrazione di investimenti nell'area di implementazione dell'accordo -:
se il Ministro sia a conoscenza della vicenda e quali iniziative intenda adottare il Ministero dello sviluppo economico nei confronti di Invitalia per favorire l'accelerazione del vaglio dei finanziamenti, nonché la conclusione dell'istruttoria dei procedimenti di erogazione delle relative risorse.
(4-15151)

CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sta facendo discutere la notizia secondo cui l'Eni avrebbe inviato a migliaia di utenti italiani delle bollette del gas errate in quanto il conteggio dell'Iva sarebbe stato indiscriminatamente calcolato al 21 per cento anche per forniture relative a periodi precedenti all'aumento dell'imposta -:
se la notizia di cui in premessa, tale da suscitare clamore tra le maggiori associazioni dei consumatori e dei pensionati, sia vera e, in caso di risposta affermativa, quali iniziative si intendano assumere al più presto per impedire che quanti in buona fede abbiano già versato importi maggiorati siano automaticamente rimborsati dalla compagnia, anche in assenza di specifiche istanze di parte.
(4-15153)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

L'interpellanza urgente Donadi e Borghesi n. 2-01360, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 febbraio 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Piffari.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta in Commissione Tommaso Foti e Carlucci n. 5-04036, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Margiotta.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Borghesi n. 4-14832 del 9 febbraio 2012;
interpellanza Pistelli n. 2-01373 del 24 febbraio 2012.