XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 610 di venerdì 23 marzo 2012

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

La seduta comincia alle 9,35.

GUIDO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Barbi, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Commercio, Gianfranco Conte, D'Alema, D'Antoni, De Biasi, Della Vedova, Donadi, Dozzo, Gregorio Fontana, Franceschini, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Leone, Malgieri, Milanato, Misiti, Moffa, Mura, Pisicchio e Stefani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,44).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per assicurare il rispetto della normativa vigente in materia di retribuzioni dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo al principio di trasparenza dell'azione amministrativa - n. 2-01418)

PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01418, concernente iniziative per assicurare il rispetto della normativa vigente in materia di retribuzioni dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni, con particolare riguardo al principio di trasparenza dell'azione amministrativa (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor Ministro, più di un mese fa avevo presentato un'analoga interpellanza urgente per chiedere dello stato di attuazione della normativa vigente in tema di trasparenza e di tetti alle retribuzioni dei dirigenti della pubblica amministrazione.
Mi fu risposto, in quella sede, che il Governo stava operando, anche alla luce della nuova normativa intervenuta con il decreto salva Italia del Presidente Monti. A tutt'oggi, dopo un mese da quella interpellanza urgente, dopo oltre un mese, lo stato delle cose è, a dir poco, inaccettabile.
Ricordo al Ministro Patroni Griffi, ricordo al Presidente del Consiglio, ricordo al Ministro dell'economia e delle finanze - sempre il professor Monti - che è vigente una normativa, prevista dalla legge 24 dicembre 2007, n. 244, legge finanziaria per il 2008, la legge Prodi, sui tetti per quanto riguarda la retribuzione dei dirigenti; un limite al trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva emolumenti o retribuzioni a carico delle finanze pubbliche. Pag. 2
Non solo è previsto questo limite, ma è prevista anche una compiuta e molto articolata normativa di trasparenza. Questa legge ha trovato applicazione con il decreto del Presidente della Repubblica 5 ottobre 2010, n. 195, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 25 novembre 2010, n. 276.
Questo regolamento prevede obblighi di pubblicità e di controllo sulle modalità applicative della disciplina e precisa che nessun atto comportante spesa può ricevere attuazione, se non sia stato previamente reso noto, e che, in caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita.
Vale a dire che è tuttora vigente, anche in attesa della nuova normativa, la legge Prodi sui tetti e il regolamento Brunetta di attuazione di quella legge sui tetti. A tutt'oggi, da un'analisi fatta sui siti dei Ministeri e delle amministrazione pubbliche, questa legge appare assolutamente e totalmente disattesa, sia per quanto riguarda la pubblicità sia per quanto riguarda i dati stipendiali onnicomprensivi.
Ne deriva una non applicazione della legge, soprattutto in amministrazioni e Ministeri che sono al centro della vita pubblica del nostro Paese: pensiamo alla Presidenza del Consiglio, pensiamo al Ministero dell'economia e delle finanze, pensiamo al Ministero dell'interno, pensiamo al Ministero della difesa, pensiamo a enti pubblici non economici di estrema e straordinaria rilevanza.
Signor Presidente, signor Ministro, signor Presidente del Consiglio, è tollerabile che chi è ai vertici dell'amministrazione pubblica non rispetti la legge? Ho intenzione di inviare questa mia interpellanza urgente alla procura della Corte dei conti, perché provveda, secondo quanto previsto dalla legge, alle procedure di accertamento.
Ma chiedo al Ministro Patroni Griffi, chiedo al Presidente del Consiglio, di fare rispettare la legge in quanto Governo. Vi è un obbligo di trasparenza che non viene rispettato, vi è un obbligo di definizione di tetti per l'intero complesso della pubblica amministrazione che, se non c'è la trasparenza, non può essere verificato.
Ho seria consapevolezza che da fine 2010 e per tutto il 2011 vi sia stata una violazione di legge da parte di numerosi grand commis dello Stato e che su questa vi sia una cappa di silenzio. Parlo di amministrazioni fondamentali e importantissime come il Ministero dell'economia e delle finanze, la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell'interno e così via. La cosa è di una gravità estrema. Chiedo alla sensibilità del Ministro Patroni Griffi, chiedo alla sensibilità del Presidente del Consiglio, di intervenire al più presto perché questo scandalo abbia a finire. Non è possibile che i massimi dirigenti dello Stato, che i massimi servitori dello Stato, per primi, coscientemente, scientemente, non rispettino la legge. Questo non è accettabile, anche alla luce di quanto poi la nuova normativa prevede, vale a dire un tetto ancora più basso, però nulla incide sul regime di pubblicità che doveva già essere applicato da tutti, cosa che non è avvenuta.
Chiedo, infine, al Ministro Patroni Griffi, senza volergliene, che presenti al più presto la sua relazione al Parlamento, come previsto dal suddetto decreto del Presidente della Repubblica, per il monitoraggio della situazione. Sarà un'occasione, signor Ministro, per dare conto non solo dello stato di attuazione del predetto Regolamento, ma anche delle responsabilità che lei non ha, ovviamente, essendo arrivato al Ministero da poco tempo. Invito lei, signor Ministro Patroni Griffi, a relazionare al più presto proprio per portare all'opinione pubblica lo scandalo.
L'ultima cosa: dato il clima che si è stabilito nel Paese e data, ormai, la cultura della trasparenza, anche prevista dal decreto legislativo n. 150 del 2009, chiederei che, con atti autonomi, anche gli organi costituzionali - Camera, Senato, Corte costituzionale, Presidenza della Repubblica e altri - attuassero un simile regime di trasparenza, perché non è ammissibile, nell'opinione pubblica, ma anche nel diritto, Pag. 3che organi così importanti, pur dotati di autonomia prevista dalla Costituzione, non sentano l'esigenza di essere altrettanto trasparenti. Quindi, invito lei, signor Presidente, a rappresentare questa mia richiesta al Presidente Fini, lo farò poi anche al Presidente del Senato e ad altri vertici degli organi costituzionali, perché nella propria autonomia si attui un regime di trasparenza anche da parte degli organi costituzionali, perché non sarebbe, ripeto, ammissibile una doppia via: trasparenza e tetti per l'amministrazione pubblica e non trasparenza e non tetti per il resto degli apici degli organi costituzionali.

PRESIDENTE. Il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Patroni Griffi, ha facoltà di rispondere.

FILIPPO PATRONI GRIFFI, Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, come l'onorevole interpellante ben sa, sulla materia dei limiti del trattamento economico onnicomprensivo dei titolari di rapporti di lavoro dipendente e autonomo con lo Stato si sono succedute, nel tempo, molte disposizioni di legge, il cui coordinamento non sempre è agevole, disposizioni di legge che, sia pure schematicamente, mi permetto di ricordare, per una più puntuale risposta all'interpellanza.
Già la legge finanziaria per il 2007 aveva previsto che la retribuzione dei dirigenti dello Stato (ex articolo 19, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), dei consulenti e dei membri di commissioni e collegi non potesse superare la retribuzione del primo presidente della Corte di cassazione e già sempre la stessa legge finanziaria per il 2007 prevedeva l'inattuabilità di atti comportanti spesa, se prima non fossero stati resi noti, con l'indicazione nominativa dei destinatari del compenso e con la pubblicazione sul sito web, e prevedeva appunto l'inattuazione di questi atti di spesa, che non adempiessero a questi oneri, in primo luogo informativi. In caso di violazione - anche in quel caso - l'amministratore che avesse disposto il pagamento ed il destinatario dello stesso erano tenuti al rimborso in solido, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volta l'ammontare eccedente la cifra, come da riforma.
Successivamente è entrata in vigore la legge finanziaria per il 2008, che all'articolo 3, commi 44 e seguenti, che ricordava l'onorevole interpellante, ha previsto specifiche disposizioni dirette a limitare il trattamento economico di chiunque riceveva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni. Tale legge finanziaria, in realtà, prevedeva - unica norma ed unica legge che lo ha previsto - un'espressa abrogazione delle precedenti disposizioni.
In particolare la legge finanziaria per il 2008, è stata modificata e modellata da due successivi interventi legislativi, il decreto-legge n. 248 del 2007 e il decreto-legge n. 97 del 2008, che hanno escluso dal computo del cumulo la retribuzione ed il trattamento di pensione percepiti dal dipendente pubblico, ovvero dal dipendente pubblico collocato in quiescenza.
Le disposizioni contenute nell'articolo 3 della legge finanziaria per il 2008 riguardano il «trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali (...) agenzie, enti pubblici anche economici, enti di ricerca, università, società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica». Vi era una norma di adeguamento per il sistema delle autonomie e questa normativa contemplava anche la possibilità di deroghe numericamente indicate al tetto così fissato.
Come ricordavo poc'anzi, sul testo originario della legge finanziaria per il 2008 sono intervenuti due decreti-legge, che hanno disposto in sede di conversione non solo alcune novità sul piano sostanziale e quindi, per esempio, l'esclusione dal limite della retribuzione del trattamento pensionistico, ma anche alcuni adempimenti a carico del soggetto: in particolare, l'obbligo Pag. 4per il soggetto che riceve l'incarico di comunicare all'amministrazione che conferisce l'incarico tutti gli altri incarichi in corso, ai quali dare adeguata pubblicità.
La normativa però - e questa è la cosa più importante - prevedeva un regolamento di delegificazione per la sua attuazione. Il regolamento è stato emanato, come ricordava l'onorevole interpellante, ad ottobre - reca la data ottobre 2010 - ed è entrato in vigore a novembre dello stesso anno ed ha stabilito, in conformità ai principi di delegificazione che ricordavo, che ai fini della verifica del rispetto del limite non sono computati la retribuzione originaria, ovvero, per i dipendenti collocati in quiescenza il trattamento pensionistico, e forniva poi delle disposizioni di tipo puntuale nell'ipotesi per esempio di incarichi pluriennali.
Quello che è importante è che il regolamento espressamente prevedeva che la disciplina stabilita si applicasse ai contratti stipulati o rinnovati ed agli incarichi conferiti dopo la sua entrata in vigore. Tenendo presente che il regolamento entra in vigore non ad inizio legislatura, ma a Governo in corso, almeno per gli incarichi di Governo probabilmente questa normativa ha avuto una più limitata applicazione, dovuta anche al fatto che gran parte degli incarichi erano, ed alcuni di essi ancora sono, in corso.
Quindi bisogna tenere conto anche di questa circostanza di fatto. L'onorevole interpellante ricorderà che successivamente è intervenuta una nuova disciplina, quella che ha introdotto il cosiddetto livellamento remunerativo Italia-Europa, con riferimento al trattamento economico onnicomprensivo annualmente corrisposto in funzione della carica ricoperta o dell'incarico svolto.
Per quanto riguarda in particolare la pubblica amministrazione, vi è ancora una volta una modificazione della base di calcolo, che questa volta comprende il complesso delle retribuzioni e delle indennità a carico delle finanze pubbliche. C'è una modifica anche del tetto e si stabilisce che il trattamento non può superare la media ponderata rispetto al PIL degli analoghi trattamenti economici percepiti attualmente dei titolari di omologhe cariche in carica, prima si diceva dei Paesi dell'Unione europea, ma in realtà, dopo, con una modifica intervenuta in sede parlamentare, dei sei principali Stati dell'area euro.
Le discipline che mi sono permesso di richiamare non recano - con l'unica eccezione della legge finanziaria per il 2008 - alcuna clausola espressa in merito alla perdurante vigenza, in tutto o in parte, o all'abrogazione della disciplina precedente. Infatti, ciascuna delle leggi che ho richiamato, senza operare alcuna abrogazione espressa, introduce regolamentazioni innovative sull'articolato e stratificato corpo normativo che disciplina attualmente gli ordinamenti e i trattamenti economici delle amministrazioni cui si applica. Varia la base di riferimento: in alcuni casi si tratta soltanto degli incarichi, in altri casi degli incarichi, delle retribuzioni e dei trattamenti pensionistici. Varia il tetto: in alcuni casi il trattamento del Presidente della Corte di cassazione, in altri casi invece è la media ponderata dei trattamenti goduti nelle omologhe amministrazioni dell'area euro.
Nonostante l'affastellamento delle disposizioni di rango primario, l'ispettorato per la funzione pubblica ha ugualmente avviato un monitoraggio che è iniziato ad agosto 2011, ai sensi proprio dell'articolo 6 del Regolamento richiamato dall'onorevole interpellante, al fine di provvedere alla presentazione al Parlamento della relazione sugli esiti. Lo svolgimento del monitoraggio non è, e non è stato, agevole, anche perché molte amministrazioni hanno ritenuto di non riuscire a corrispondere alla richiesta di compilazione del prospetto, evidenziando la difficoltà di discernere quale legge fosse effettivamente applicabile e soprattutto l'incertezza nell'ambito soggettivo e oggettivo della disciplina che, come dicevo, oggettivamente, al di là di certi atteggiamenti delle singole amministrazioni, crea dei problemi di coordinamento e di individuazione, in relazione Pag. 5alla singola amministrazione e alla base di calcolo, della normativa applicabile.
Tutto ciò è avvenuto, come ricordava - gliene sono grato - l'onorevole interpellante, prima dell'insediamento dell'attuale Governo, ma soprattutto è intervenuto prima dell'importante innovazione sopravvenuta a livello, ancora una volta, di normativa primaria, in forza dell'articolo 23-ter, introdotto in sede di conversione del decreto salva Italia. Sul piano procedimentale la norma ha attribuito ad un nuovo decreto del Presidente del Consiglio la definizione del trattamento economico onnicomprensivo. Varia, peraltro, rispetto alla precedente normativa, l'ambito soggettivo di riferimento - e questa ulteriore modifica è stata evidenziata anche dalle Camere nei pareri resi sul decreto del Presidente del Consiglio trasmesso per il parere per l'applicazione di questa norma del decreto salva Italia.
Ho richiamato tutto questo, signor Presidente, perché alla luce di quanto rilevato, è evidente che la febbrile e in qualche modo convulsa evoluzione - nel senso di un'evoluzione del quadro normativo, che si è andato stratificando sia sotto il profilo oggettivo sia sotto il profilo soggettivo, e dell'ambito di applicazione - ha creato, e sta creando, delle oggettive difficoltà nell'azione di monitoraggio, che non per questo peraltro non deve essere fatta. A seguito della precedente interpellanza urgente dell'onorevole Brunetta, posso dire che la situazione, sotto il profilo degli obblighi di pubblicità e di trasparenza - che, come ricordava l'onorevole interpellante, ci sono sempre stati, seppur sotto questo profilo c'è stata una sovrapposizione di norme - è migliorata, perché in alcuni casi specifici denunciati dall'onorevole interpellante - che ringraziamo da questo punto di vista perché ci ha consentito di individuare alcune evidenti carenze nei siti web delle amministrazioni - le carenze sono state oggi in gran parte sanate.
Credo però - e questo vuole essere un duplice impegno del Governo e del Ministro per la pubblica amministrazione - in primo luogo che la recente iniziativa normativa dei deputati Bressa, Brunetta, Calderisi, Lanzillotta, Tassone e Zaccaria, potrebbe essere l'occasione non solo per integrare la normativa disposta dal decreto «salva Italia», ma anche per mettere un po' d'ordine nella normativa primaria, effettuando le abrogazioni necessarie o i coordinamenti indispensabili. Dopodiché prendo altresì l'impegno di completare il monitoraggio quanto prima, pur con queste difficoltà, per poter fornire dei dati (affidabili però) al Parlamento e ricordo anche che da questo punto di vista un aiuto potrà venire proprio dall'emanazione e conseguente attuazione del decreto del Presidente del Consiglio previsto dal decreto «salva Italia», che nelle prossime ore o giorni il Presidente del Consiglio emanerà dopo il parere delle Camere, perché - come l'onorevole interrogante ben sa - quel decreto prevede l'obbligo di comunicare alla amministrazione di appartenenza da parte del singolo soggetto tutti gli incarichi ricevuti anche da altra amministrazione.
Ciò consentirà di individuare un soggetto presso cui tutte queste notizie arrivano, e la conseguente pubblicità cui il soggetto è tenuto consentirà anche di aver un quadro sotto il profilo almeno della trasparenza più adeguato di quello attuale che senza dubbio presenta delle carenze, forse non tanto sotto il profilo quantitativo quanto sotto quello denunciato dall'onorevole interrogante. Comunque sotto questo profilo accolgo volentieri la richiesta di impegno che mi è stata formulata.

PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di replicare.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Patroni Griffi per la corretta ricostruzione della base giuridica. Quello che emerge però anche dalla relazione, dalla risposta del Ministro Patroni Griffi è che, al di là del mutamento nel tempo delle regole sui tetti (mi esprimo in maniera semplificata) è tutt'ora permanente dalla lontana normativa base (vale a dire la finanziaria Prodi per il Pag. 62008) l'esigenza di trasparenza, e cioè la trasparenza, l'obbligo della trasparenza e le relative sanzioni. Il mio rammarico e la mia denuncia si riferiscono proprio al fatto che le amministrazioni in gran parte hanno disatteso volutamente, opportunisticamente, dolosamente, questo obbligo di trasparenza. Non ci può esser applicazione di tetti, non ci può essere neanche controllo sui limiti di spesa se manca l'informazione. È inutile citare Einaudi (conoscere per deliberare), ma se non c'è l'informazione e se le amministrazioni preposte alle informazioni per prime non rispettano la legge è chiaro che il compito del Ministro Patroni Griffi e di tutti gli altri Ministri della pubblica amministrazione sarà impossibile.
È questo il punto centrale, signor Ministro. Perché le amministrazioni hanno tutte boicottato l'applicazione corretta, leale, dello spirito e della lettera delle normative che si sono susseguite per quanto complesse, per quanto farraginose, per quanto in parte contraddittorie l'una rispetto l'altra, ma le amministrazioni, ed è questa la cosa gravissima, i vertici delle amministrazioni citate hanno (o tutte o in parte) contraddetto lo spirito della legge. Di fatto si sono opposte alla comunicazione e alla trasparenza, di volta in volta tirando in ballo la mancanza di informazione però anche questo è un pannicello caldo, Ministro Patroni Griffi, come lei ben sa.
Alla Ragioneria generale dello Stato sono presenti - basta fare un clic - tutti gli emolumenti che la pubblica amministrazione attribuisce a ciascun soggetto che per la pubblica amministrazione stessa lavori direttamente o indirettamente. Basta con i pretesti, quindi, basta con gli opportunismi, basta con l'opacità. Non è accettabile, né da questo Parlamento né dall'opinione pubblica, il perdurare di una situazione simile. Ripeto: il legislatore spesso ha anche fatto confusione, però era compito dei vertici delle pubbliche amministrazioni ottemperare allo spirito della trasparenza previsto, tra l'altro, in una legge, che porta il mio nome, ossia il decreto legislativo n. 150 del 2009. Total disclosure, totale apertura, totale trasparenza, non solo sulle retribuzioni, ma anche sul resto. Ripeto al Presidente di turno dell'Assemblea anche la richiesta che le Camere, nella loro autonomia, e gli altri organi costituzionali - se lo riterranno però poi, ovviamente, dovranno darne conto all'opinione pubblica oltre che ai parlamentari - adottino una simile strategia. E aspetto con grande ansia la relazione del Ministro Patroni Griffi prevista dal regolamento attuativo della legge finanziaria 2008 del Governo Prodi, la legge n. 244 del 2007, e mi impegno come presentatore del disegno di legge Bressa, Lanzillotta, Brunetta ed altri a correggere e a regolare la base giuridica esistente al fine di non dare più nessun pretesto a nessuno. Lo ripeto, però: non è buona amministrazione, non è leale amministrazione quella che si avvale di pretesti per non rispondere agli obblighi di legge.

PRESIDENTE. Onorevole Brunetta, per quello che riguarda questa Presidenza prendo l'impegno di riportare la questione, nei termini in cui oggi ho avuto modo di conoscere, al prossimo Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati.

(Interventi nei confronti dell'INPS al fine di richiedere a Citibank una semplificazione della procedura di certificazione dell'esistenza in vita richiesta ai pensionati residenti all'estero - n. 2-01411)

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01411, concernente interventi nei confronti dell'INPS al fine di richiedere a Citibank una semplificazione della procedura di certificazione dell'esistenza in vita richiesta ai pensionati residenti all'estero (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signora sottosegretario Guerra, con la nostra interpellanza intendiamo denunciare una vera e propria vergogna che si sta realizzando in questi mesi, vale a dire l'istituto bancario Citibank, Pag. 7che dal 1o febbraio ha ricevuto l'incarico di provvedere al versamento delle pensioni ai nostri connazionali all'estero, in modo del tutto arbitrario e autoreferenziale, probabilmente inconsapevole di quella che è la realtà presente all'estero, ha previsto e ha imposto una serie di modalità burocratiche per la certificazione dell'esistenza in vita così astruse, così complicate, così irrazionali ed assurde, che gli stessi enti preposti, individuati dall'istituto bancario stesso per emanare queste certificazioni, spesso si sono rifiutati di emetterle. Di che cosa stiamo parlando esattamente? Di circa 400 mila connazionali pensionati aventi diritto al percepimento di pensioni dell'INPS, di pensioni italiane, i quali, negli ultimi mesi, si sono visti innanzitutto costretti a certificare la loro esistenza in vita per ben due volte, prima dall'istituto bancario precedentemente competente e poi, appunto, dalla Citibank che ha acquisito l'incarico di recente. E come se ciò non bastasse questi cavilli burocratici che sono stati richiesti sono talmente complessi che, appunto, addirittura funzionari dei nostri consolati italiani hanno espresso perplessità sulla correttezza di tali richieste. Faccio degli esempi concreti: innanzitutto, sono stati mandati moduli o in lingua italiana - dunque all'estero, in ben 126 Paesi dove risiedono i nostri connazionali - o in lingue non riconosciute ufficialmente nei Paesi stranieri, indicando e individuando tra coloro i quali sono autorizzati all'emissione di queste certificazioni ad esempio i pubblici ufficiali stranieri stessi.
Premetto che sono considerati anche i nostri funzionari consolari, ma nel corso degli ultimi anni anche le chiusure dei vari enti consolari hanno portato a far sì che spesso e volentieri i connazionali si siano dovuti rivolgere più agli ufficiali pubblici locali che non a quelli italiani. Dunque i vari funzionari chiaramente di diversa nazionalità com'è possibile che utilizzino e si rendano disponibili a utilizzare modulistica in lingua italiana o in lingue non riconosciute dal Paese stesso? Ma non solo questo, contemporaneamente in parallelo Citibank si è rifiutata di ricevere o di accettare modulistica invece emessa nella lingua del Paese straniero oppure addirittura su certificati internazionali.
Allo stesso tempo sono stati mandati i moduli già prestampati indicanti il cognome del coniuge, ad esempio della pensionata - prassi abbastanza diffusa in diversi Paesi anche a livello europeo - non accettando tuttavia quella certificazione che poi dopo era poco chiara, un po' ambivalente dal momento che spesso e volentieri nel documento di identità risulta invece il cognome da nubile della pensionata.
Così come sono state spesso inviate di nuovo comunicazioni nonostante il pensionato o la pensionata avessero provveduto a rispondere all'ente, dunque a Citibank o all'ente previdenziale, dunque avendo già risposto rispetto alle richieste di certificazione in vita, e nonostante che il pensionato abbia provveduto a reinviare il modulo, da parte della Citibank sono stati nuovamente inviati plichi richiedendo gli stessi identici elementi iniziali senza fornire indicazioni su quei dettagli o su quegli errori che si fossero espressi nella certificazione inviata.
Signora sottosegretario, non possiamo restare semplicemente a guardare, non possiamo restare inoperosi. Negli ultimi mesi sia a me che agli altri colleghi soprattutto eletti all'estero sono arrivate segnalazioni, lamentele, numerosissime denunce sia da parte di singoli connazionali, ma anche da parte degli organi di rappresentanza presenti all'estero vuoi che sia il Comites vuoi che sia il CGIE. Mi sono pervenute diverse denunce anche da parte degli enti di patronato che sono stati presi d'assalto da molti connazionali in grossissima difficoltà proprio perché non nelle condizioni di rispondere alle richieste avanzate. E tra l'altro, pur avendo inviato queste richieste, pur avendo i connazionali risposto, pur essendosi dati da fare per fornire questi certificati di esistenza in vita, la cosa drammatica è che è pervenuta e sta pervenendo in queste settimane e in questione ore la denuncia del fatto che si stanno sospendendo le pensioni. Pag. 8
Dunque, signor sottosegretario, non è che possiamo far finta di niente perché non è soltanto un cavillo amministrativo: sta generando la sospensione del pagamento delle pensioni in modo del tutto arbitrario purtroppo, anche laddove le informazioni siano state fornite. È necessario dunque che siano assunti provvedimenti. Nella nostra interpellanza urgente abbiamo anche espresso alcune proposte concrete volte alla soluzione del problema, ad esempio il fatto che si debba per forza accettare certificazioni laddove siano state emesse da Paesi stranieri, ad esempio nella lingua del Paese interessato oppure ancora meglio laddove siano stati emessi modulari internazionali.
Si deve assolutamente procedere all'aggiornamento degli indirizzari, tenendo conto di questo dettaglio anche dei cognomi delle signore, delle pensionate così come abbiamo proposto anche l'ipotesi di valutare se non sia il caso di considerare anche gli enti di patronato come potenziali ricettori o emanatori di questi certificati di esistenza in vita, enti di patronato i quali tra l'altro vengono già incaricati di questo compito da parte ad esempio dello stesso ente previdenziale nella misura in cui organizzano le campagne RED di accertamento della situazione patrimoniale dei pensionati.
Dunque, siamo curiosi e ci auguriamo che da parte del Governo pervenga una risposta di interesse e di attenzione nei confronti del problema esposto, proprio perché non è soltanto una legittima richiesta di semplificazione dell'iter burocratico, ma va a toccare l'esistenza stessa di tanti connazionali, i quali, spesso, facendo parte di gruppi di persone di un ceto medio-basso, vedono nell'interruzione della loro pensione un vero e grave problema per la loro stessa esistenza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Maria Cecilia Guerra, ha facoltà di rispondere.

CECILIA GUERRA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Garavini, con la sua interpellanza urgente, richiama l'attenzione sugli accertamenti compiuti dall'istituto bancario Citibank - per conto dell'INPS - per verificare l'esistenza in vita dei titolari di prestazioni pensionistiche residenti all'estero.
Sulla base delle informazioni che abbiamo acquisito presso l'INPS posso affermare che su tale tematica vi è stata da parte dell'Istituto un impegno, considerato che tali accertamenti rappresentano lo strumento più efficace per arginare i casi di riscossione fraudolenta di prestazioni da parte di soggetti diversi dal titolare deceduto ed assicurare che quanto dovuto sia attribuito a chi ne abbia veramente diritto.
A questo proposito, faccio presente preliminarmente che l'affidamento del servizio a Citibank è avvenuto dopo l'espletamento di una procedura europea ad evidenza pubblica.
L'INPS, consapevole della delicatezza dell'operazione in relazione alla platea dei destinatari, ha tenuto numerosi incontri con Citibank, al fine di sollecitare l'adozione di modalità esecutive delle verifiche che siano in grado di contemperare la certezza dei pagamenti da parte della banca con quella del diritto del pensionato ad un servizio efficiente, senza che sul medesimo gravi un onere probatorio particolarmente impegnativo.
Citibank, in adempimento all'obbligo contrattuale di effettuare almeno una volta all'anno le dovute verifiche, ha predisposto diversi sistemi di accertamento basati: sulla richiesta di attestazione del pensionato avallate da «testimoni attendibili», cioè autorità legittimate a ciò (sia rappresentanze diplomatiche italiane che autorità locali); sulla richiesta di certificati di esistenza in vita; sulla localizzazione di una rata di pensione presso sportelli di un operatore locale («partner di appoggio») per la riscossione personale da parte del pensionato.
La combinazione di più sistemi - quindi, di tutti quelli che ho elencato - è finalizzata a limitare i disagi ai pensionati in relazione alla verifica, e a venire incontro alle particolari esigenze personali Pag. 9di coloro i quali si trovano in condizioni fisiche che ne impediscono la deambulazione o la cura dei propri interessi.
Tenuto conto che il servizio di pagamento viene svolto in più di 120 Paesi, con ordinamenti giuridici, prassi amministrative, sistemi finanziari e caratteristiche geografiche notevolmente differenziate, la gestione dei vari aspetti del servizio di pagamento è caratterizzata anche da ulteriori peculiari elementi che incidono sulla qualità della comunicazione, richiedendo particolari capacità di ascolto e di monitoraggio delle iniziative che vengono assunte.
In considerazione delle peculiarità locali, che comportano adattamenti delle attività pianificate, l'INPS monitora costantemente il processo di avvio del nuovo servizio di pagamento delle pensioni ai residenti all'estero sia attraverso l'analisi costante delle segnalazioni che pervengono dai pensionati, sia attraverso le indicazioni fornite dai consolati - direttamente o per il tramite del Ministero degli affari esteri -, sia mediante le comunicazioni pervenute dai patronati, con i quali si svolgono periodici incontri finalizzati all'analisi delle problematiche che, in tale sede, vengono rappresentate.
Rispetto alle soluzioni proposte da Citibank, a seguito delle difficoltà lamentate relativamente alla procedura avviata a partire dal 1o novembre dello scorso anno, l'INPS ha rappresentato di aver formalmente richiesto all'istituto bancario azioni immediate atte a rimuovere le cause dell'insoddisfazione. In particolare, è stato richiesto che le verifiche, che necessitano della partecipazione attiva dei pensionati, siano condotte con modalità tali da evitare di sottoporre i soggetti interessati a spostamenti personali, spese o altri disagi.
Citibank ha preso atto dell'opportunità di un miglioramento del servizio e ha adottato, di conseguenza, misure che hanno consentito di adattare meglio le procedure pianificate alle realtà locali, rendendo il sistema più flessibile e adeguato alle aspettative dei pensionati.
A questo proposito, voglio ricordare alcune delle principali iniziative adottate nel periodo compreso fra il novembre 2011 e la prima metà del gennaio 2012. Per superare le difficoltà incontrate dai pensionati in relazione alla modulistica redatta in lingua diversa da quella nazionale e per quanto riguarda la corretta indicazione dei cognomi delle pensionate coniugate in alcuni Paesi, la migliore soluzione è apparsa quella di chiedere a Citibank di accettare, nei casi in cui il pensionato non possa produrre l'attestazione standard per i suddetti problemi, i moduli di certificazione di esistenza in vita emessi da enti pubblici locali.
Tali moduli devono costituire valida attestazione della circostanza che il pensionato è in vita, ai sensi della legge del Paese di residenza del pensionato; al riguardo, sono pervenute diverse migliaia di attestazioni di esistenza in vita, redatte secondo la modulistica in uso nei Paesi di residenza dei pensionati, le quali sono state accettate da Citibank per il completamento del processo di verifica.
È stata, inoltre, accolta la richiesta, pervenuta da più parti, di implementare la lista dei funzionari di autorità locali abilitati ad autenticare la sottoscrizione del pensionato rilasciata sul modulo di attestazione dell'esistenza in vita. Sono state, infatti, ammesse le nuove figure dei cosiddetti «testimoni accettabili»: ad esempio, per l'Australia, i funzionari pubblici dell'ente previdenziale Centrelink, per gli Stati Uniti, i Notary Public e, per il Regno Unito, il General Practitioner del National Health Service.
Nel caso in cui, invece, il pensionato si trovi in grave stato di infermità fisica o mentale, o risieda in istituti di riposo o sanitari, pubblici o privati, o sia recluso in istituti di detenzione, è stata elaborata una procedura alternativa, la quale prevede che il modulo di attestazione dell'esistenza in vita sia compilato da soggetti facilmente raggiungibili dal pensionato o dalle persone che lo assistono, quali il medico curante o il tutore, il funzionario della casa di cura/riposo o il funzionario della struttura carceraria.
Per ovviare al problema, segnalato dall'INPS, riguardante il rifiuto di alcuni Pag. 10pubblici ufficiali locali che autenticano le firme di riportare nel modulo le informazioni circa l'istituzione di appartenenza, l'indirizzo della stessa e il nominativo del funzionario, l'istituto e la Citibank hanno concordato che gli unici campi la cui compilazione è tuttora necessaria sono quelli relativi al nome e all'indirizzo dell'organizzazione di appartenenza; tali informazioni possono anche essere completate dal pensionato qualora il cosiddetto testimone accettabile non voglia provvedere personalmente alla compilazione.
È stato chiarito, inoltre, che nessuna conseguenza è prevista per il pensionato qualora il cosiddetto «testimone accettabile» non conservi una copia dell'attestazione dell'esistenza in vita.
Informo che delle suddette modalità, introdotte successivamente all'avvio delle verifiche, è stata data ampia diffusione attraverso i consueti canali di comunicazione dell'INPS, la rete consolare e quella dei patronati.
Faccio presente, infine, che, per i nuovi pensionati inseriti nel database INPS, a partire dal mese di dicembre 2011, il processo di certificazione di esistenza in vita è stato avviato nello scorso mese di febbraio. Per costoro è stato previsto, infatti, che nel mese in cui viene corrisposto il primo pagamento pensionistico, ricevano anche un modulo di certificazione di esistenza in vita, che deve essere restituito entro tre mesi, durante i quali Citibank continuerà, comunque, ad eseguire i pagamenti.
Il mancato ricevimento in taluni casi della modulistica, pur non potendo escludere in casi marginali errori umani nella trascrizione o ritardi nella registrazione negli archivi dell'INPS, nella gran parte dei casi dipende dal mancato aggiornamento degli indirizzi dei pensionati, dovuto alla mancata comunicazione delle variazioni da parte di questi ultimi.
In ogni caso, i pensionati che non dovessero ricevere il modulo di attestazione dell'esistenza in vita e le relative istruzioni, possono contattare l'INPS o il servizio assistenza clienti di Citibank e, una volta comunicato il proprio indirizzo, richiedere l'invio della modulistica.
Alla luce di quanto emerso, ritengo che l'attività posta in essere dall'INPS e da Citibank possa considerarsi risolutiva delle prime problematiche emerse; manifesto, comunque, l'interesse e l'attenzione del Governo ad affrontare e risolvere le eventuali problematiche che dovessero permanere o presentarsi in futuro.

PRESIDENTE. L'onorevole Garavini ha facoltà di replicare.

LAURA GARAVINI. Signor Presidente, signora sottosegretario Guerra, apprezziamo la disponibilità espressa anche nelle ultime parole del suo intervento e non posso che sottolineare il fatto che sia assolutamente necessaria l'attenzione del Governo su questa questione anche per il futuro. Perché dico ciò? Perché in realtà, in relazione a quanto da lei illustrato nel suo intervento relativamente alle misure adottate da Citibank a seguito delle prime rimostranze emerse già verso la fine dell'anno scorso, tra l'altro anche già oggetto di un atto parlamentare di noi parlamentari eletti all'estero e di cui sono stata prima firmataria, in realtà queste misure adottate da Citibank non hanno ancora sortito effetto, tant'è che, ad esempio, mi sono mobilitata per trasformare l'interrogazione parlamentare in interpellanza urgente, proprio per segnalare al Governo il fatto che non si sia andati ad una soluzione, bensì ad un ulteriore peggioramento della situazione.
È assolutamente impossibile raggiungere gli enti preposti per via telefonica; anche laddove si sia cercata l'interlocuzione per via telematica pervengono risposte che non sono assolutamente utili per risolvere le questioni. Tra l'altro, non sono tornate indietro centinaia di ricevute di ritorno rispetto a raccomandate spedite e dunque rimane anche, in qualche modo, il dubbio se la modulistica inviata sia pervenuta.
Come le dicevo in precedenza, la cosa si sta ulteriormente aggravando per il fatto Pag. 11che, pur non avendo informazioni, si iniziano, invece, a riscontrare interruzioni nei pagamenti delle pensioni.
Dunque, non posso che fare appello al Governo affinché si insista e si tenga aperto il confronto con l'ente previdenziale.
È senz'altro positivo che si sia implementata la lista degli enti preposti ad emanare questa certificazione, però torno a suggerire l'ipotesi di inserire in questa lista anche quegli enti che solitamente, nella vita quotidiana dei nostri connazionali, sono un punto di riferimento come, ad esempio, gli enti di patronato. Tali enti, tra l'altro, vengono presi d'assalto dai nostri connazionali per questa vicenda, solo che non vengono posti nelle condizioni di risolvere la questione e, anzi, si vedono in qualche modo rinfacciare anche il fatto di non essere stati posti nelle condizioni di far pervenire questa documentazione che, come dicevo, non è assolutamente chiaro che fine abbia fatto.
Le questioni quindi, purtroppo, non sono risolte; i provvedimenti che sono stati, opportunamente, presi già alla fine dell'anno scorso non stanno ancora dando risultati concreti e le segnalo tutto ciò proprio perché, anziché avere una risoluzione o una diminuzione delle segnalazioni, queste si stanno moltiplicando e stanno informando anche delle interruzioni dei pagamenti e dell'effetto, poi, devastante che l'iter burocratico sta avendo.
Nell'apprezzare l'impegno espresso, questa è l'occasione per invitare il Governo a ulteriori passaggi proprio per dare una soluzione definitiva alle questioni affrontate.

(Elementi ed iniziative in merito al piano industriale del gruppo farmaceutico Sigma Tau, con particolare riferimento allo sviluppo degli stabilimenti e dei centri di ricerca italiani - n. 2-01408)

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interpellanza Bragantini n. 2-01408, concernente elementi ed iniziative in merito al piano industriale del gruppo farmaceutico Sigma Tau, con particolare riferimento allo sviluppo degli stabilimenti e dei centri di ricerca italiani (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non me ne voglia il sottosegretario De Vincenti, con il quale abbiamo avuto modo di confrontarci parecchio, negli ultimi periodi, su altre tematiche - sono sicuro che avrà la possibilità di rispondere in modo assolutamente adeguato vista la conoscenza e la competenza nelle materie di cui stiamo trattando - tuttavia, mi sia concessa una piccola provocazione: avrei preferito che ci fosse il Ministro a rispondere a questa interpellanza urgente. So che è difficile, però lo avrei preferito, non tanto perché io abbia il vezzo di interloquire con alte cariche dello Stato e non mi accontenti dei suoi collaboratori, ma perché la vicenda Sigma Tau lo coinvolge direttamente.
Infatti, è noto che, all'epoca in cui lo stesso Ministro svolgeva altre mansioni nell'ambito del sistema bancario italiano, Sigma Tau fu oggetto di un finanziamento - addirittura il 70 per cento dell'operazione venne finanziata proprio dalla banca Intesa San Paolo - e addirittura il 5 per cento di Sigma Tau è nelle disponibilità di Intesa San Paolo in quanto azionista della stessa.
Dico ciò perché non è irrilevante il ruolo dell'azionista Intesa San Paolo così come non è irrilevante il ruolo rivestito dal Ministro stesso in quel contesto il quale, dopo una grande operazione che portò all'acquisizione del gruppo Enzon pharmaceuticals, gruppo multinazionale statunitense quotato al mercato di Wall Street, ebbe modo di commentare l'operazione come una operazione assolutamente positiva per la quale, peraltro, si salutava con favore il fatto che questa avventura italiana negli Stati Uniti avrebbe garantito all'Italia il mantenimento della ricerca e della mente strategica del gruppo.
Allora, se il Ministro, che aveva buona conoscenza della vicenda, oggi fosse stato Pag. 12qui, probabilmente avrebbe avuto la possibilità di spiegarci cosa sia successo, dal 2006 ad oggi, nei rapporti fra Banca Intesa e la famiglia Cavazza, e cosa succederà da qui in avanti, stante il fatto che oggi ci troviamo di fronte ad una pericolosa involuzione del quadro aziendale, che ha portato, oltre alla richiesta di cassa integrazione per quasi 600 dipendenti del gruppo - probabilmente fisiologica in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo - soprattutto, secondo fonti sindacali, ad una situazione, purtroppo, che ci vede in forte rischio rispetto ai centri di ricerca e di sviluppo all'interno dei quali, in media, sono occupati 110 dipendenti e che, bene o male, avrebbero dovuto caratterizzare proprio la strategia stessa dell'azienda.
Cioè, Banca Intesa accetta di finanziare questa operazione per l'acquisizione della più grande azienda mondiale - probabilmente - che produce farmaci per malattie rare; lo fa e annuncia al mercato italiano di averlo fatto nella convinzione che questo possa avere delle ricadute in termini di continuità, soprattutto all'interno del nostro Paese. Inoltre, annuncia al mondo che questo corrisponde al fatto che vi sono delle garanzie precise e degli impegni che sono stati presi affinché la mente, quindi la parte strategica, le scelte, restino in Italia. Non solo, ci dice anche che contestualmente si rafforzerà la ricerca, mentre oggi ci troviamo, a pochi anni di distanza, ad avere una serie di situazioni che sono esattamente in contrapposizione ed in controtendenza rispetto a quanto era stato annunciato, perché, da un lato, si fa ricorso in modo massiccio alla cassa integrazione e, dall'altro, si mette a rischio anche il centro di ricerca.
Inoltre, vi è una vicenda riportata dagli organi di stampa abbastanza inquietante e che riguarda un'accusa che verrebbe mossa a Sigma Tau: aver condotto pratiche scorrette in tema di trasferimento di reddito dall'Italia ad altre aziende europee, con conseguente peggioramento dei risultati aziendali all'interno del nostro Paese.
Allora, mi chiedo: dopo che un'azienda italiana ha beneficiato (è uno dei pochi casi, devo dire, negli ultimi anni) del sistema del credito, attraverso uno dei più importanti istituti di credito italiani, per investire risorse massicce in un piano di sviluppo, quali risultati si ottengono, nel breve periodo, dopo che ciò è stato salutato come una grande innovazione? Un grande ridimensionamento sul fonte occupazionale interno e, in subordine, un rischio forte che viene corso dal sistema di ricerca e, quindi, di fatto, da quella che doveva essere la punta di diamante per la ricerca e lo sviluppo di tutti i giorni, mentre ricordiamo che dovrebbero essere i fattori di innovazione che portano a rendere competitivo il nostro sistema Paese.
Da ultimo, addirittura, pare che buona parte degli utili, degli introiti, delle risorse che sono transitate attraverso questa azienda nel nostro Paese vengono distratte e, sostanzialmente, finiscono su società estere, indebolendo e riducendo la capacità di produrre reddito - sulla carta, perlomeno - dell'azienda in Italia.
Direi che, se tutti questi dati fossero confermati, siamo di fronte ad un esempio straordinario al contrario, cioè abbiamo un esempio chiaro ed evidente di tutto ciò che non si dovrebbe fare in un Paese per ottenere quello che era negli obiettivi, cioè la possibilità di andare avanti e di andare avanti in un'ottica e in una dinamica di crescita.
Quindi, in conclusione, chiediamo al Governo quale sia il suo livello di conoscenza rispetto al fatto che Sigma Tau abbia in animo di proporre un piano industriale, perché sappiamo che su questo punto si è ipotizzata la possibilità che il piano industriale del gruppo venga presentato entro ottobre di quest'anno. Probabilmente stiamo chiedendo di anticipare i tempi, al Governo, per sapere se sia a conoscenza degli orientamenti dell'azienda in merito al piano industriale che riguarda il nostro Paese, con particolare riferimento allo sviluppo degli stabilimenti e dei centri di ricerca italiani.

Pag. 13

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, i problemi posti dall'onorevole Fava e dagli altri firmatari di questa interpellanza urgente sono di grande rilievo. Comincerò dalla questione della crisi del centro di Pomezia per poi arrivare ai problemi posti inizialmente nell'atto di sindacato ispettivo riguardo al ruolo dell'investimento di Sigma Tau nell'acquisizione di Enzon.
Come sappiamo, quello farmaceutico è un settore in cui la competizione si basa principalmente su investimenti, ricerca e sviluppo. Si tratta di investimenti ad alto rischio. Sappiamo che la percentuale di successo di questo tipo di investimenti è relativamente bassa, tant'è che ormai si stima che per arrivare ad un nuovo farmaco l'investimento complessivamente da mettere in campo, tenendo conto della percentuale di insuccessi, si muove, per un solo farmaco, intorno al miliardo di dollari nel complesso delle fasi.
Teniamo conto che è un tipo di investimento a lungo termine e che dalla identificazione della molecola al momento in cui il farmaco viene portato all'autorizzazione dell'immissione in commercio passano diversi anni, dai sette ai dieci. Quindi si tratta di investimenti a lungo termine con grado di rischiosità molto elevato. Cosa è successo in questo contesto? Sigma Tau è un'impresa italiana di particolare rilievo, anche perché è una delle imprese italiane che forse ha maggiormente investito in ricerca in tutta la sua storia, e ciò è stato uno dei punti di forza di questa impresa.
Quello che è successo negli ultimi anni è stato un numero di insuccessi (dal punto di vista della percentuale di progetti di ricerca che sono arrivati a concludersi con la produzione di farmaci) più elevato di quanto si potesse prevedere e questo fa parte della rischiosità particolare di questo settore. Sigma Tau ha patito negli ultimi anni questa situazione.
Da qui si è aperto un problema, in particolare nello stabilimento di Pomezia, con la richiesta dell'azienda di cassa integrazione per 569 dipendenti di cui - attenzione - solo una parte è ricerca. Gli altri sono in parte informatori e in parte addetti alla produzione, più o meno nelle composizioni di 200-250 informatori e il resto diviso, più o meno a metà, tra ricerca e produzione.
All'origine, lo ripeto, c'è un problema di elevato rischio del settore e di difficoltà incontrate, nel senso che la filiera di investimento messa in atto da Sigma Tau, purtroppo, non ha ottenuto i successi che si potevano sperare nel conseguimento di farmaci innovativi come programmato.
Rispetto a questa situazione, la società sta riorganizzando la sua struttura in Italia e il procedimento in atto a Pomezia fa parte di un percorso di risanamento che appunto fronteggia questa situazione. La Sigma Tau ha pertanto predisposto un piano di risanamento che prevede l'accentramento e lo snellimento di alcune funzioni aziendali, l'eliminazione di due linee di informazione scientifica (qui vi è il problema degli informatori) e l'abbandono di alcuni progetti di ricerca (quelli che, come dicevo prima, si sono rivelati sterili).
Inoltre, ha riorganizzato l'attività di manifattura, ha adeguato le strutture operative e ha esternalizzato o dato in appalto alcuni servizi rispetto alla produzione e alla ricerca.
La stessa società ha manifestato, inoltre, la disponibilità ad un piano per la gestione di questi esuberi, attraverso l'attivazione di percorsi formativi per la ricollocazione all'esterno del personale sospeso e attraverso eventuali percorsi di autoimprenditorialità. La crisi è stata inizialmente seguita dalla regione Lazio e, di fronte alla difficoltà di trovare un punto di accordo, abbiamo attivato, come Ministero dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, il tavolo nazionale tra organizzazioni sindacali e azienda, coinvolgendo, naturalmente, anche le regioni.
In data 2 marzo 2012 è stata sottoposta all'approvazione dell'assemblea dei lavoratori Pag. 14l'ipotesi di accordo, che era stata siglata in data 22 febbraio 2012 presso Unindustria Roma, tra organizzazioni sindacali, rappresentanze sindacali unitarie e azienda. Il referendum tra i lavoratori del 2 marzo ha portato alla ratifica di questa ipotesi di accordo, nell'ambito della quale l'azienda si è impegnata, nel rispetto del mantenimento dei normali livelli di efficienza e in coerenza con il modello organizzativo aziendale, a introdurre un criterio di rotazione nella cassa integrazione e, quindi, a tenere anche aperta la possibilità, eventualmente un domani, di riassunzioni. In questo caso si darà, appunto, la priorità alla riassunzione degli stessi dipendenti che oggi sono in cassa integrazione straordinaria o in mobilità. L'accordo prevede, inoltre, anche l'utilizzo della mobilità incentivata dall'azienda stessa.
Le organizzazioni sindacali e l'azienda si incontreranno per una verifica del piano di risanamento e per la presentazione, da parte dell'azienda, di un nuovo piano industriale e noi stiamo sollecitando l'azienda a rendere noti i profili e i contenuti del nuovo piano industriale. L'azienda ha garantito il mantenimento in Italia della completezza della filiera produttiva, dalla ricerca di base fino alla produzione del farmaco.
A questo punto si inserisce la vicenda Enzon, che non interferisce con il piano industriale nel nostro Paese in quanto, come richiamava l'onorevole Fava nel suo intervento, Enzon è una società specializzata in un particolare settore di ricerca, che non è quello su cui la Sigma Tau lavora con i suoi stabilimenti e con i suoi centri di ricerca in Italia. Il settore su cui lavora la Enzon è quello dei farmaci orfani. Questo è il motivo per cui quando Sigma Tau nel 2010 ha acquisito la Enzon, il commento, anche da parte del Governo di allora e da parte delle organizzazioni sindacali, dei soggetti istituzionali e sociali, fu positivo, perché questo significava che la Sigma Tau, già azienda italiana impegnata nel settore ricerca sui farmaci di grande utilizzazione e impegnata in Italia in questo settore, aveva l'opportunità di aprirsi alla ricerca anche nel settore più specifico delle malattie rare e dei farmaci orfani. L'acquisizione di Enzon ha significato, quindi, un arricchimento della strategia aziendale.
Pertanto, l'acquisizione di Enzon non interferisce con le problematiche che poi sono emerse per l'attività di ricerca e produzione di Sigma Tau in Italia. È, piuttosto, un'apertura di un settore di ricerca che può dare maggiore fiato all'attività della Sigma Tau e, quindi, anche alle prospettive complessive dell'azienda e, dunque, anche in Italia.
Le prospettive in Italia dipendono molto, non solo dalla strategia messa in atto dall'azienda e, a tal proposito, ripeto che il Ministero ha sollecitato l'azienda a definire i contenuti del piano industriale nel più breve tempo possibile, ma anche dalla situazione complessiva del settore in Italia, dove sappiamo che abbiamo bisogno di migliorare molto la politica industriale e la politica sugli assetti di mercato di questo settore. Segnalo, in particolare, che dopo la riforma del mercato farmaceutico varata nell'autunno del 2007, con la legge finanziaria per il 2008, c'è stata una fase di stabilizzazione del mercato rispetto ad esperienze precedenti in cui i tagli di prezzo lineari, per rispettare il tetto sulla farmaceutica, avevano costituito dei fortissimi segnali scoraggianti per gli investimenti esteri in Italia e per gli investimenti delle imprese italiane in Italia.
Questa fase di stabilizzazione ha visto anche alcune iniziative imprenditoriali insediarsi nel nostro Paese. Penso, per esempio, alla Eli Lilly, che ha fatto un investimento rilevante in Toscana, ma anche ad altre iniziative, anche se complessivamente, come sappiamo, siamo di fronte ad una situazione difficile del settore a livello internazionale.
Tuttavia, dopo quella riforma, è ripresa una pratica non più di tagli di prezzo - perché quella è stata superata dalla riforma - ma comunque di revisione delle regole, in particolare con successivi abbassamenti del tetto di spesa sulla farmaceutica territoriale e con il taglio di fondi per questo settore. Il risultato è stato il riaprirsi Pag. 15di una crisi di credibilità del nostro Paese rispetto agli investimenti nel settore dell'industria farmaceutica. Questo è uno degli elementi che pone in difficoltà oggi l'intero settore nel nostro Paese. Abbiamo avuto purtroppo dei segnali negativi: non c'è solo il problema della ristrutturazione del centro di Pomezia che - come ripeto - è legato purtroppo ad un problema di insuccesso di alcuni linee di ricerca, ma sappiamo che ci sono vicende anche pesanti, come, ad esempio, quella del centro Glaxo di Verona, peraltro risolta in modo positivo, che comunque rispecchiano una situazione di sofferenza complessiva del settore.
Pertanto, l'impegno del Ministero dello sviluppo economico e del Governo è di riaprire una fase diversa in cui gli investimenti in ricerca e sviluppo in questo settore e la stabilità delle regole garantiscano una prospettiva di crescita del settore nel nostro Paese.
Dobbiamo riacquistare in questo settore una credibilità in termini di stabilità delle regole e di incentivi agli investimenti in ricerca. L'impegno del Governo va in questa direzione.

PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.

GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, ovviamente non avrei messo in discussione la competenza del sottosegretario nemmeno prima che mi rispondesse e non avevo dubbi sul fatto che fosse assolutamente documentato sulla questione, come ha dimostrato di esserlo sul tema più generale dello sviluppo o delle prospettive del sistema farmaceutico in questo Paese.
Quindi, devo dichiararmi soddisfatto per la parte che attiene, in modo più specifico, all'attenzione che il Governo sta riservando a questo comparto e per la conoscenza di queste dinamiche anche se, a questo punto, tutti noi resteremo in attesa del piano industriale che legittimamente potrà essere presentato da qui ad ottobre, pur con le giuste valutazioni positive del fatto che sia già stato anticipato sostanzialmente un assetto che poco muta o che cambia in modo assolutamente poco sensibile.
Resta il rammarico, per quanto mi riguarda, del ragionamento più generale che si poteva fare nell'ambito di questa discussione, se si fosse toccato anche il tema del supporto del mondo del credito e del fatto che il mondo del credito intervenga - e con quali modalità - all'interno di queste aziende.
Come avevo anticipato infatti nel mio intervento precedente, come immaginavo, anche il sottosegretario non ha minimamente toccato il tema della rapporto fra Banca Intesa e Sigma Tau e soprattutto il fatto che esistessero delle interconnessioni abbastanza dirette fra i gruppi al punto che, ripeto, Banca Intesa partecipa direttamente al capitale dell'azienda oltre ad esserne il principale finanziatore.
Detto questo quindi prendo atto delle dichiarazioni che sono abbastanza rassicuranti da questo punto di vista, mi auguro che siano confermate prossimamente nell'evolversi di questa vicenda dai dati ufficiali e quindi dall'approvazione del piano industriale da parte dell'assemblea degli azionisti di Sigma Tau e chiedo comunque che il Governo vigili con serietà e attenzione, come mi è stato assicurato, e quindi non credo di chiedere nulla di più di quanto non sia già emerso negli impegni assunti dal sottosegretario, affinché in futuro possano essere scongiurate situazioni di questo tipo, perché credo che anche in questo caso probabilmente si è arrivati tardi a porsi delle domande, e soprattutto fino ad oggi le notizie che sono state diffuse all'esterno sono sostanzialmente antitetiche rispetto alle rassicurazioni del Governo.
Quindi noi dobbiamo anche porci il problema della comunicazione in questi casi perché, come legittimamente possiamo tutti credere che sia normale e plausibile, un mucchio di persone - centinaia in questo caso - si trovano con qualche incertezza legata al proprio futuro operativo, imprenditoriale e manageriale, piuttosto che semplicemente lavorativo, non tanto in virtù di dati oggettivi che emergono dalla lettura dei piani industriali, Pag. 16quanto dalle notizie che vengono diffuse dal mondo sindacale e molto spesso anche dalla stampa.
Quindi chiedo che ci sia da parte del Governo un impegno anche sul versante comunicativo perché alla fine poi le informazioni che voi date, essendo le più autorevoli, sono quelle che possono contribuire a rasserenare il clima delle tante persone che attendono qualche risultato concreto dall'attività che viene svolta da questa azienda e soprattutto dagli impegni che la stessa assume nei confronti dei lavoratori, delle maestranze e soprattutto del sistema produttivo italiano, che penso abbia già pagato a sufficienza lo scotto, a volte, di una certa inadeguatezza del management, piuttosto che degli azionariati diffusi sul territorio.
Quindi ringrazio e mi dichiaro soddisfatto della risposta del Governo.

(Iniziative per la revisione dei criteri di rilascio dei permessi di soggiorno temporanei - n. 2-01417)

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01417, concernente iniziative per la revisione dei criteri di rilascio dei permessi di soggiorno temporanei (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).

ENZO RAISI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, in data 5 marzo 2012 a Bologna sono stati arrestati quattro rappresentanti delle forze dell'ordine con un'accusa molto grave: avrebbero usato violenza, e anche rapinato, alcuni spacciatori clandestini maghrebini, e per questo è stata aperta un'indagine. Credo che giustamente la giustizia debba fare la sua parte, anzi vorrei sottolineare, a scanso di equivoci, avendo indossato la divisa da carabiniere, che secondo me chi veste quelle divise deve, più dei comuni cittadini, rispettare le regole e, nel caso sbagli, avere condanne esemplari. Su questo voglio essere chiaro, perché non vorrei che qualcuno male interpretasse la nostra interpellanza.
È successo però che stranamente la procura di Bologna, pare volesse avanzare una richiesta per le presunte vittime - sono un garantista per cui fino a prova contraria, comunque ci sarà un giudizio e vedremo nei vari gradi di tale giudizio quanto siano reali o meno e consistenti le prove raccolte per l'incriminazione dei quattro rappresentanti di forze dell'ordine - alle autorità italiane competenti in materia, quindi alla questura, di concedere un permesso di soggiorno temporaneo agli spacciatori clandestini che si ritengono vittime di questi poliziotti.
La cosa grave è che il questore risponde che è pienamente d'accordo, pronto e disponibile a procedere in questo senso. Ora, io trovo, onestamente, kafkiana la questione. Abbiamo avuto altri casi: per esempio, ho ricordato nell'interpellanza il caso famoso di Erba, di Azouz Marzouk, il quale aveva un ruolo, peraltro, anche lì, di vittima, perché gli hanno ucciso moglie e figlio. Egli fu condannato, però, per spaccio, fu accompagnato alla frontiera, mandato nel suo Paese di origine e, chiaramente, richiamato in Italia nel momento in cui si svolse il famoso processo, con tutte le garanzie del caso.
È evidente che se noi procediamo, invece, nella direzione che ipotizzano la procura e, in qualche modo, la questura di Bologna, si creerebbe veramente un precedente incredibile. Noi garantiamo - non so per quanti anni, perché voi sapete che i processi in Italia durano anni e anni - a dei conclamati spacciatori - perché è tutta gente, questa, che è stata più volte condannata per spaccio, addirittura uno è un informatore, e già non si capisce come mai continuino a risiedere nel nostro Paese; ma questa è un'altra storia e, casomai, la racconteremo in un altro film - legalmente, dal punto di vista, almeno, del permesso soggiorno, di continuare a svolgere la loro attività criminale in questo Paese, in attesa che si svolgono i tre validi gradi di giudizio.
Inneschiamo così un meccanismo perverso, per cui immaginatevi, alla luce di ciò, che ogni qualvolta un soggetto criminale, che è clandestino in Italia, si trova in Pag. 17difficoltà e ha a che fare con le forze dell'ordine, potrà innescare denunce che coinvolgono queste ultime per garantirsi, eventualmente, il permesso di soggiorno. Vedete, se una prostituta denuncia - scusatemi il termine - il suo «magnaccia» e vuole uscire dallo stato di illegalità, è giusto, giustissimo, indispensabile che questo Paese le dia il permesso di soggiorno; anzi, è un dovere farlo per un Paese civile.
Se l'immigrato clandestino, che viene assunto in nero dall'imprenditore, denuncia quest'ultimo, è altrettanto giusto, corretto e doveroso da parte dello Stato italiano aiutare questa persona, dandogli il permesso di soggiorno. Ma qui parliamo di vittime in una condizione particolare, mentre, per quanto concerne il caso degli spacciatori, parliamo di delinquenti abituali, che sono incappati in questa vicenda, che dovrà essere chiarita, e, se hanno ragione, avranno le loro soddisfazioni, nel momento in cui si farà il processo, ma è inspiegabile che lo Stato italiano certifichi una posizione di residenti con permesso di soggiorno a questi soggetti, che sono soggetti criminali.
Prostituta e lavoratore clandestino sfruttato dall'imprenditore sono vittime di un sistema dal quale essi chiedono di uscire. Qui, invece, ci troviamo di fronte degli spacciatori, che, presumibilmente, possono avere avuto anche un contrasto e delle violenze da parte di esponenti delle forze dell'ordine, per i quali questi ultimi verranno giudicati: sono finiti in galera, non è che sia stato dato loro un trattamento particolare! Magari nel Paese di origine degli spacciatori avvenissero delle soluzioni così chiare ed immediate, quando vi sono episodi di questo genere. Abbiamo, quindi, dimostrato di essere un Paese civile, da questo punto di vista, però non è accettabile che uno Stato di diritto garantisca a dei criminali un diritto che hanno, invece, i lavoratori immigrati che vengono qui, e sono tanti, milioni e milioni, a lavorare legalmente.
Questa è una considerazione che noi abbiamo fatto su un caso specifico, quello di Bologna, che è venuto alla luce della cronaca in queste settimane. Non so se altre procure abbiano seguito questa strada (sarebbe anche interessante saperlo). Io penso che sia un precedente, da questo punto di vista, però non vorrei sbagliarmi. Certo, ripeto, ho citato il caso di Erba, perché, invece, andava esattamente nel senso contrario. In ogni caso, vi è una richiesta finale che abbiamo dovuto, in qualche modo, articolare, tenendo conto di questo tipo di interpellanza, che non va, ovviamente, a toccare l'operato dei magistrati, che, giustamente, non rientra nelle competenze di un parlamentare e di questa Assemblea.
Però è evidente che, da questo punto di vista, vi è la necessità di intervenire con un'accurata interpretazione delle norme nuove, perché il grosso rischio che si ha è quello di vedere innescarsi un processo avviato da questo precedente, che poi andrà a coinvolgere anche episodi similari. Allora, credo che dal punto di vista del Governo un intervento in questo senso sia necessario perché veramente sarebbe molto grave.
Si produrrebbe, da un certo punto di vista, anche un sistema di ingiustizia verso i tanti milioni di immigrati che sono nel nostro Paese, che sono qui, che producono, che creano ricchezza, che si sentono parte di una comunità, che rispettano le regole e che ottengono, per questo, quello che per loro è un grande obiettivo di vita, cioè il permesso di soggiorno per vivere in questo Paese.
Da un altro punto di vista, abbiamo dei criminali che, in un contesto delittuoso, se ne approfittano per ottenere un permesso che quegli onesti lavoratori immigrati che fanno grande il nostro Paese hanno ottenuto con grande sacrificio. Allora, credo che questa sia veramente una cosa inspiegabile. Vi è anche la frustrazione che si potrebbe creare nelle nostre forze dell'ordine; ogni qualvolta hanno di fronte soggetti del genere, immaginate i rischi che corrono di avere denunce anche solamente per aprire un procedimento e ottenere dei permessi.
Per cui, attendiamo fiduciosi la risposta del Governo.

Pag. 18

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, mi scuso con l'onorevole Raisi, ma, in questo caso, mi limiterò a leggere la risposta predisposta. Mi scuso anche a nome dei miei colleghi sottosegretari per l'interno, ma, per impegni di Governo, non potevano oggi essere presenti alla seduta. Quindi, io li rappresento e leggo la risposta scritta e preparata.
Con l'interpellanza all'ordine del giorno della seduta odierna, gli onorevoli Raisi e Della Vedova chiedono di conoscere le valutazioni del Governo sulla possibilità di revisione dei criteri di rilascio dei permessi di soggiorno temporanei.
La richiesta, come ha illustrato l'onorevole Raisi, prende spunto dagli episodi avvenuti a Bologna nell'ottobre e novembre dello scorso anno che hanno visto il coinvolgimento di agenti della locale questura, accusati di avere rapinato alcuni cittadini extracomunitari.
Voglio, innanzitutto, ricostruire i fatti, anche se in estrema sintesi, sulla base delle relazioni che hanno il vaglio del prefetto di Bologna e del Dipartimento della pubblica sicurezza.
L'indagine sui comportamenti illeciti commessi da appartenenti alla Polizia di Stato in servizio presso la questura, avviato in relazione agli episodi del 21 ottobre scorso e del successivo 12 novembre, ha portato all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro agenti, indagati per reati di lesione, rapina e sequestro di persona nei confronti di cittadini extracomunitari.
Lo scorso 13 marzo la procura della Repubblica di Bologna ha formalizzato tre proposte di rilascio di permesso di soggiorno per motivi di giustizia, in base all'articolo 11, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, per il periodo massimo previsto dalla legge, ossia tre mesi, a favore di altrettanti cittadini stranieri, persone offese nel procedimento penale. In relazione a tale proposta la questura di Bologna ha espresso parere favorevole, in quanto i tre cittadini stranieri hanno reso fondamentali dichiarazioni per l'accertamento dei fatti di reato. L'autorità giudiziaria ha ritenuto la loro presenza sul territorio nazionale indispensabile per il procedimento in corso.
In relazione a tale specifico aspetto gli onorevoli interpellanti chiedono alcuni chiarimenti sulla procedura prevista dalla legge sul rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia, anche in riferimento a casi analoghi avvenuti in precedenza. Sul punto riteniamo, pertanto, doveroso fornire alcune precisazioni.
Il permesso di soggiorno per motivi di giustizia viene rilasciato su richiesta dell'autorità giudiziaria, ai sensi dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 1999, come già detto, nei casi in cui la presenza dello straniero sul territorio nazionale sia indispensabile in relazione a procedimenti penali in corso per uno dei reati di cui all'articolo 380 del codice di procedura penale, per i quali è previsto l'arresto in flagranza, nonché per taluno dei delitti di cui all'articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75.
La concessione del titolo di soggiorno, peraltro, non è una conseguenza automatica della pendenza di un procedimento penale in cui sia coinvolto un cittadino straniero, ma solo una possibilità eventuale, accordata quando la presenza dello straniero debba ritenersi necessaria per l'esercizio del diritto di difesa ovvero per le finalità processuali, in base alle discrezionali valutazioni dell'autorità giudiziaria.
In altri termini - mi inserisco un attimo io - stiamo dicendo che già oggi la normativa non prevede che necessariamente si debba adire questa strada da parte dell'autorità giudiziaria, ma rimette all'autorità giudiziaria una valutazione discrezionale circa l'utilità o meno di richiedere la concessione del titolo di soggiorno per tre mesi ai fini dello svolgimento dell'attività processuale.
Il permesso, pertanto, è da considerare come un provvedimento di natura eccezionale emanabile solo in presenza di Pag. 19documentate esigenze, che rendano necessaria a fini di giustizia la permanenza dell'interessato in Italia.
Il titolo di soggiorno ha carattere transitorio, è rinnovabile per un periodo di tre mesi e non consente di lavorare. Fin qui la normativa, come appunto dicevo, già prevede che l'utilizzazione di questa procedura è a discrezione dell'autorità giudiziaria in base a valutazioni circostanziate circa la necessità di utilizzare la procedura stessa.
Fin qui la normativa regola il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Dalla ricostruzione dei fatti e dagli elementi di valutazione forniti emerge chiaramente come le determinazioni assunte dalla questura di Bologna siano in linea con quanto previsto dalla normativa vigente, oltre che vincolate ad un'espressa disposizione dell'autorità giudiziaria inquirente, in presenza della quale la locale questura non poteva disporre diversamente.
A tal fine un riferisco puntualmente quanto precisato dal Ministero della giustizia: il procuratore della Repubblica di Bologna ha evidenziato che la richiesta di permesso di soggiorno è stata avanzata in funzione di salvaguardia delle fonti di prova in vista dell'eventuale dibattimento, tenuto conto che, allo stato, non sono stati ritenuti sussistenti i presupposti per l'archiviazione del procedimento e dell'esito del subprocedimento cautelare, conclusosi per tutti gli indagati con la formazione del giudicato cautelare.
Le principali fonti di prova nel procedimento sono, infatti, costituite dalle dichiarazioni delle persone offese - soggetti all'epoca della richiesta al questore privi di titolo di soggiorno in Italia - e dunque possibili destinatari di provvedimenti di espulsione.
Dovendo, quindi, avere a disposizione le fonti di prova, l'autorità giudiziaria ha ritenuto di chiedere il permesso di soggiorno e la questura, in base a tutti i dati di fatto a disposizione, non poteva che rilasciare questo permesso di soggiorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.

ENZO RAISI. Signor Presidente, una prima premessa. Vorrei ringraziare il sottosegretario e lo faccio sottolineando il fatto che mi risponde un sottosegretario che da tre settimane è chiuso in Parlamento per il provvedimento che ieri abbiamo approvato, mentre non sono presente i sottosegretari che per competenza dovevano essere qui.
Ricordo alla Presidenza di questa Camera, considerate anche le condizioni politiche che qui stiamo vivendo, anche straordinarie, che le interrogazioni e le interpellanze sono i pochi momenti di interlocuzione con il Governo. Come io sono qui, ed il venerdì mattina non sono tornato a Bologna, per svolgere questa funzione, che solitamente, come sa, si svolge il giovedì pomeriggio e sono rimasto qui, apposta per fare il mio dovere, penso che anche gli altri sottosegretari potessero, per così dire, soprassedere agli impegni e rispettare un pochino di più il Parlamento. Mi dispiace dire questo, perché proprio di fronte c'è qui un sottosegretario che - ripeto - è da tre settimane chiuso qui dentro e che sta svolgendo molto bene il suo lavoro, anche in termini di presenza. Pertanto chiedo scusa se ho fatto questo intervento, ma certamente non era lei, sottosegretario De Vincenti, la persona oggetto delle mie proteste.
Entriamo adesso nel merito della questione. Devo dire che al riguardo non sono soddisfatto, nel senso che conosco bene i fatti e li ho anche in qualche modo illustrati nel mio intervento. Rimane in me il dubbio di uno strumento che, lo ripeto, è pernicioso, anche perché non pone limiti. È stata concessa una proroga di tre mesi, loro però non possono lavorare, quindi uno già mi deve spiegare di cosa vivranno. Visto che facevano gli spacciatori immagino che vivranno continuando a fare la loro attività, chiudo la parentesi, e questo è già il colmo dei colmi e cioè la Procura in qualche modo adotta un provvedimento in cui comunque dice che questi signori non possono lavorare e vivranno Pag. 20di espedienti. Noi sappiamo di che cosa vivevano: è una cosa straordinaria e dopo diventa difficile far capire ai cittadini come mai questo Stato ha poca credibilità.
Sarei stato anche più soddisfatto se la procura ci avesse detto quanto possono durare questi provvedimenti, perché è vero che c'è un rimpallarsi della responsabilità - la procura me lo ha chiesto ed io che sono la questura ottempero alle norme -, bene, ma ci saranno anche dei paletti che si devono porre a tali questioni perché, lo ribadisco, in Italia i procedimenti penali durano anni ed anni, alcuni superano abbondantemente i 7-8 anni, immaginate, e vorrei capire in che termini garantiamo a questi testimoni - chiave nonché vittime di questo procedimento - perché se è vero quello che è successo sono vittime, non c'è dubbio da questo punto di vista - la permanenza in questo Paese.
Allora, rimane a me il dubbio - anche perché l'istruttoria sta procedendo in modo molto veloce, i quattro poliziotti sono da qualche settimana in galera e credo che ci siano tutte le condizioni anche per ottenere tutti gli accertamenti del caso anche da queste vittime - che lo Stato deve dare un punto di riferimento anche su quando si intende comunque rispettare l'altra parte della legge, che dice che chi viene in Italia e commette reati se ne deve tornare a casa. Questo è un aspetto che, secondo me, è importante, ma lo dico, guardate - proprio perché spero che sia stato ben compreso - in difesa dei tanti milioni di immigrati che vengono qui, che sono la stragrande maggioranza, grazie a Dio, e che compiono bene il loro dovere e che in qualche modo vengono macchiati da questi personaggi.
Allora, credo che, nel rispetto proprio anche di costoro, non si possono fare eccezioni neanche in casi come questi o perlomeno le eccezioni possono essere comprensibili fintanto che si fa un'istruttoria, ma l'istruttoria prima o poi finisce e costoro devono fare come è successo, lo ripeto, nel caso di Azouz Marzouk, cioè in attesa del processo se ne tornano a casa. Questa è una garanzia che deve essere chiesta sia alla procura che alla questura di Bologna. Finite le indagini questi signori devono salire su un aereo e torneranno quando ci sarà il processo nelle aule dei nostri tribunali.

PRESIDENTE. Onorevole Raisi, chissà perché mi viene in mente il mio parroco, che ogni tanto fa la predica contro quelli che non vanno a messa e la fa a quelli che invece a messa ci sono andati.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il deputato Renato Walter Togni, in sostituzione del deputato Paolo Grimoldi, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 26 marzo 2012, alle 14:

1. - Discussione del disegno di legge:
S. 3174 - Conversione in legge del decreto-legge 27 febbraio 2012, n. 15, recante disposizioni urgenti per le elezioni amministrative del maggio 2012 (Approvato dal Senato) (C. 5049).
- Relatore: Fontanelli.

2. - Discussione delle mozioni Esposito ed altri n. 1-00711, Osvaldo Napoli ed altri n. 1-00804, Misiti ed altri n. 1-00944 e Lanzarin ed altri n. 1-00961 concernenti iniziative volte a finanziare le opere e gli interventi previsti dal Piano strategico per il territorio interessato dalla direttrice Torino-Lione.

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3. - Discussione delle mozioni Vincenzo Antonio Fontana ed altri n. 1-00855, Binetti ed altri n. 1-00927, Iannaccone ed altri n. 1-00958, Miotto ed altri n. 1-00959 e Palagiano ed altri n. 1-00962 concernenti iniziative in ordine alle modalità di ammissione alle scuole di specializzazione in medicina.

4. - Discussione del testo unificato dei progetti di legge:
AMICI ed altri; MOSCA e VACCARO; LORENZIN ed altri; ANNA TERESA FORMISANO e MONDELLO; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; SBROLLINI: Disposizioni per promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nei consigli e nelle giunte degli enti locali e nei consigli regionali. Disposizioni in materia di pari opportunità nella composizione delle commissioni di concorso nelle pubbliche amministrazioni (C. 3466-3528-4254-4271-4415-4697-A).
- Relatore: Lorenzin.

La seduta termina alle 11,15.