XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 28 marzo 2012

TESTO AGGIORNATO AL 29 MAGGIO 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
mettere al centro dell'azione politica nazionale la coesione territoriale e il superamento delle diseguaglianze sia il modo per contribuire a far uscire il Paese dalla crisi in cui si trova;
partire dalle zone deboli significa rilanciare anche le zone forti del Paese e così avere uno sviluppo equilibrato, come è stato detto nelle più alte sedi istituzionali, «affrontare il loro sviluppo è un dovere della comunità nazionale e un impellente interesse comune per garantire all'Italia un più alto livello di sviluppo e di competitività»,


impegna il Governo:


a puntare sullo sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno come motore dell'intero Paese, e di aiuto allo sviluppo dell'Europa, nell'ambito della politica economica nazionale e di quella realizzata con i fondi regionali, comunitari e nazionali, accelerando la spesa e accrescendone la qualità;
a riprogrammare le risorse disponibili mantenendole integralmente al Mezzogiorno, ivi incluse quelle derivante dalla riduzione del cofinanziamento nazionale;
a promuovere la qualità dei servizi pubblici nel Mezzogiorno attraverso un'accelerata perequazione della sua dotazione infrastrutturale e un più efficiente loro utilizzo;
a ridurre il gap di servizi di mobilità con il resto del Paese, con particolare attenzione al trasporto ferroviario, avviando concretamente la realizzazione degli interventi contenuti nella delibera CIPe n. 62 del 3 agosto 2011, anche con l'applicazione dello strumento del contratto di sviluppo, attraverso il quale realizzare una modalità di cooperazione istituzionale rafforzata e fortemente responsabilizzata sui risultati;
a indirizzare interventi adeguati nelle agglomerazioni produttive vitali, industriali e agricole, del Mezzogiorno allo scopo di rafforzare soprattutto il contesto territoriale nelle aree capaci di esportare e di cogliere così i benefici della domanda mondiale;
a compensare i maggiori costi unitari delle imprese del Mezzogiorno e le loro difficoltà nell'accesso al credito sia rilanciando lo strumento del Fondo di garanzia, sia sbloccando i contratti di sviluppo, sia rifinanziando gli strumenti volti al sostegno dell'imprenditoria giovanile, sia infine, ricorrendo, previa intesa con la Commissione europea, ai crediti d'imposta per l'occupazione e gli investimenti destinando una quota significativa di risorse;
a rafforzare le azioni a favore dei giovani e della conoscenza (scuola, formazione, Università) anche avviando concretamente la realizzazione degli interventi previsti nella delibera CIPE n. 78/2011 e in linea con gli indirizzi dati dalla Commissione europea soprattutto per i paesi con elevata disoccupazione giovanile;
a rafforzare i servizi per la cura dell'infanzia e degli anziani non autosufficienti, ambito nel quale gli interventi possono migliorare significativamente la condizione dei cittadini specie in una fase di forte compressione del reddito disponibile dalle famiglie;
a garantire che le azioni sopra descritte siano condotte elevando il livello di attenzione ai risultati e rafforzando, quindi, le attività di monitoraggio e valutazione, che, fornendo strumenti per rafforzare e indirizzare la voce dei cittadini, creano un forte effetto incentivante per i soggetti attuatori laddove non si procederà alla stipula dei contratti istituzionali di sviluppo;
a contrastare con forza le interferenze della criminalità organizzata, anche

nell'impiego dei fondi regionali, rafforzando le iniziative in essere e adottando nuove azioni prototipali;
ad assegnare nel più breve tempo possibile alle Regioni del Mezzogiorno le risorse residue del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione valutabili in oltre 6,7 mld di euro;
ad adottare nel più breve tempo possibile il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto col Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale, al fine di rendere immediatamente esecutivo il credito di imposta per il lavoro stabile nel Mezzogiorno;
a dar seguito all'applicazione dell'articolo 2-bis del decreto-legge 70/2011 che prevede l'uso del credito di imposta per gli investimenti nelle aree sottoutilizzate attraverso l'utilizzo dei fondi strutturali europei;
a tenere conto e reintegrare nell'ambito del riparto e della programmazione 2014-2020 delle risorse comunitarie e del Fondo Sviluppo e Coesione le risorse che il Mezzogiorno ha perduto negli ultimi anni.
(1-00976) «D'Antoni, Fitto, Occhiuto».

La Camera,
premesso che:
la linea ferroviaria ad alta velocità tra Torino e Lione è un progetto strategico non solo per il nostro Paese ma per i collegamenti tra il sud e il nord dell'Europa;
l'infrastruttura si rende necessaria per il trasporto di merci e persone in modo da rendere l'economia italiana, già vessata dalla crisi economica globale, più competitiva sullo scenario internazionale;
l'opera si configura come volano dell'economia nazionale in un quadro di estrema recessione;
anche sulla base di quanto concordato da intese bilaterali in ambito dell'Unione europea, è necessario che il nostro Paese rispetti il calendario dei lavori, ricordando che parte del progetto è finanziato dall'Unione Europea,


impegna il Governo:


a presentare il cronoprogramma preciso dell'opera comprendente un dettagliato elenco delle fonti di finanziamento;
ad assumere tutte le iniziative che, anche alla luce delle violente proteste delle scorse settimane in Val di Susa, garantiscano la fattibilità dell'opera d'interesse nazionale e trans-nazionale, nonché la tutela delle imprese e delle maestranze impegnate nei cantieri della Tav della linea ferroviaria Torino-Lione.
(1-00977)
«Marmo, Siliquini, Grassano, Moffa, Calearo Ciman, D'Anna, Gianni, Guzzanti, Lehner, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Stasi, Taddei».

La Camera,
premesso che:
il decreto n. 201 del 2011, cosiddetto «Salva Italia» all'articolo 21 ha disposto la soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS a decorrere dal 1o gennaio 2012 e l'attribuzione all'INPS delle relative funzioni;
le finalità sottese a tale provvedimento vanno ricercate nell'esigenza di armonizzare il sistema pensionistico e migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa in ambito previdenziale pervenendo alla riduzione dei costi complessivi di funzionamento e assicurando, nel contempo, livelli elevati ed omogenei di servizio a tutti gli utenti, compresi quelli degli enti previdenziali incorporati;
le citate finalità, pertanto, rappresentano l'obiettivo strategico cui fare riferimento

per potenziare l'efficacia ed il livello dei servizi pubblici di welfare, migliorando nel contempo l'economicità dell'azione amministrativa ed risparmi di gestione;
tale esigenza appare tanto più rilevante ove si consideri che l'INPS, a seguito dell'attribuzione delle funzioni riguardanti la previdenza dei dipendenti pubblici e dei lavoratori dello spettacolo e, quindi, quale ente gestore di tutto il sistema pensionistico pubblico, delle prestazioni a sostegno del reddito e di molte delle prestazioni assistenziali, è chiamata ad amministrare, nel complesso, 21 milioni di assicurati, 1,5 milioni di aziende e 23 milioni di pensionati per oltre 700 miliardi di euro di masse amministrate, con un costo di circa 4,6 miliardi di euro di spese di funzionamento;
a seguito di tale incorporazione l'INPS, peraltro, ha ulteriormente incrementato l'entità delle proprie partecipazioni che, pertanto, attualmente comprende:
il 49 per cento della Holding di Equitalia che amministra, attraverso le sue società operative Equitalia Nord, Equitalia Centro ed Equitalia Sud, il sistema delle riscossioni dei contributi previdenziali ed erariali dello Stato;
un rilevante patrimonio immobiliare nato dalla fusione dei patrimoni immobiliari dei tre enti la cui gestione, tanto per gli immobili da reddito che per quelli strumentali, è effettuata, in parte direttamente dall'INPS (per il patrimonio di provenienza ex INPDAI), in parte attraverso l'IGEI spa, società in liquidazione da 17 anni di cui INPS possiede il 51 per cento del valore azionario (per il patrimonio cosiddetto «storico» dell'INPS e per quello di provenienza ex IPOST) e, in parte, attraverso la Idea FIMIT SGR di cui INPS, per effetto dell'incorporazione di INPDAP e ENPALS, detiene ora circa il 30 per cento delle azioni;
il 100 per cento di SISPI (Società italiana di servizi per la previdenza integrativa);
in sintesi, il valore complessivo delle attività in carico all'INPS, rappresentativo di circa il 25 per cento del prodotto interno lordo nazionale, evidenzia il gigantesco perimetro rappresentato dall'operazione di incorporazione, nonché il rilievo che le modalità di governo dei compiti affidati all'INPS può assumere sull'intero «sistema Paese»;
a questo riguardo - poiché il sistema di governance dell'organo di indirizzo politico dell'istituto è stato più volte rivisitato negli ultimi tre anni (oltre al citato articolo 21, si richiama l'articolo 7, comma 8, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78), prevedendo di fatto la trasformazione di una gestione commissariale in una gestione monocratica, mediante il trasferimento delle competenze del consiglio di amministrazione degli enti al presidente dell'INPS, seppur nell'invarianza del quadro ordinamentale vigente, circa le attribuzioni agli altri organi di gestione e controllo, come confermato dalle direttive ministeriali del 29 novembre 2010 e del 28 aprile 2011 - è essenziale verificare se un così rilevante coacervo di interessi pubblici possa essere gestito da un organo di indirizzo politico a carattere monocratico, perpetuando ex lege nei fatti una gestione commissariale a carattere straordinario;
si è in attesa di una più generale riflessione che possa verificare che l'attuale modello di governance - basato sulla concentrazione delle funzioni di indirizzo politico in un organo monocratico - sia pienamente consono con le finalità di assicurare il miglior governo di compiti rilevanti, articolati e complessi come quelli affidati all'INPS in seguito all'incorporazione dell'INPDAP e dell'ENPALS, le cui modalità di attuazione finiscono, di fatto, per incidere sulla vita di tutti i soggetti residenti ed operanti sul territorio nazionale,


impegna il Governo:


nell'ambito dei poteri di vigilanza sull'istituto che gli competono, a garantire,

anche mediante proprie direttive, atti e iniziative di verifica e controllo diretto:
a) il rispetto del principio di separazione fra indirizzo politico e gestione della cosa pubblica, assicurando anzitutto la distinzione di ruoli fra le competenze del presidente e le competenze del direttore generale;
b) una puntuale vigilanza in ordine:
1)al rispetto delle garanzie amministrative di trasparenza, correttezza, buon andamento ed economicità nell'adozione degli atti finalizzati alle procedure di incorporazione, nonché di un adeguato ruolo delle parti sociali interessate, ripristinando altresì il consiglio di amministrazione riducendo il costo complessivo per i compensi degli appartenenti agli organi amministrativi;
2) alla correttezza, trasparenza e buon andamento amministrativo, sulla gestione degli interessi pubblici a carattere previdenziale nelle società partecipate dall'INPS e relativa, in particolare, al sistema di amministrazione e riscossione dei crediti previdenziali affidati ad Equitalia e alle strutture organizzative ad essa connesse;
3) alla correttezza, trasparenza e buon andamento amministrativo nella gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare.
(1-00978)
«Moffa, Gioacchino Alfano, Fedriga, Enzo Carra, Lo Presti, Paladini, Fabbri, Santori, Cazzola, Ceccacci Rubino, Ciccanti, D'Ippolito Vitale, Vincenzo Antonio Fontana, Antonino Foti, Giammanco, Muro, Pezzotta, Saltamartini, Tassone, Poli, Misiti».

La Camera,
premesso che:
lo spreco alimentare ha assunto una dimensione tale da essere considerato un problema su scala mondiale che si registra lungo tutti gli anelli della catena agroalimentare, dal campo fino alla tavola;
uno studio pubblicato dalla Commissione europea stima la produzione annuale di rifiuti alimentari nei 27 Stati membri in circa 89 milioni di tonnellate, ossia 179 chilogrammi pro capite, contenenti una quota significativa di sprechi, senza però contare quelli della produzione agricola e le catture di pesce rigettato in mare;
nell'Unione europea 79 milioni di persone vivono ancora al di sotto della soglia di povertà, e di questi, 16 milioni hanno ricevuto aiuti alimentari attraverso enti di beneficenza;
il Parlamento europeo si è pronunciato per promuovere il 2014 come l'anno europeo contro lo spreco alimentare, per creare una strategia comune finalizzata a migliorare l'efficienza della catena alimentare con l'obiettivo di abbattere del 50 per cento gli sprechi alimentari nei Paesi europei entro il 2025;
secondo il «Libro nero dello spreco in Italia: Il cibo» ogni anno in Italia finisce nei rifiuti una quantità che si aggira tra i 10 e i 20 milioni di tonnellate di prodotti alimentari provenienti dalle nostre tavole, dagli avanzi di mense scolastiche ed aziendali, ma anche dalla produzione agricola e industriale nonché dalla fase di distribuzione;
si stima inoltre che ogni anno il 3,2 per cento della produzione agricola italiana rimanga in campo, sebbene ancora consumabile, mentre nell'industria agroalimentare lo spreco medio ammonta al 2,6 per cento della produzione finale totale;
le cause degli sprechi sono molteplici e di diversa natura e comprendono, ad

esempio, il comportamento dei diversi attori della catena agroalimentare, le perdite della raccolta, nello stoccaggio e nel trasporto, gli errori nell'imballaggio ma anche i comportamenti dei consumatori;
lo spreco diventa un sottoprodotto di un profilo produttivo, ma anche un fenomeno culturale legato al modo di consumare che può e deve essere rimesso in discussione;
oggi lo spreco risulta perfettamente coerente con lo stile di vita del mondo moderno, per questo è necessario da una parte accrescere la consapevolezza dei limiti e delle ripercussioni negative che l'attuale modo di produrre e consumare comporta, dall'altra, occorre esplorare sistemi più avanzati di produzione e distribuzione che consentano di ridurre gli sprechi;
lo spreco alimentare comporta un inefficiente utilizzo delle risorse naturali, come quella idrica; inoltre, rende vana l'emissione di gas serra correlata alla produzione dei beni non consumati;
in Europa circa 89 milioni di tonnellate di cibo sprecato producono 170 milioni di tonnellate di CO2 equivalente/anno - ripartite tra industria alimentare (59 milioni di tonnellate), consumo domestico (78 milioni di tonnellate), e altro (33 milioni di tonnellate CO2 eq/anno);
secondo le associazioni di categoria del mondo agricolo sarebbe sufficiente riutilizzare il 20 per cento del cibo che ogni giorno va sprecato per sfamare gli 8 milioni di italiani poveri, come stimato dalla Caritas;
è importante che i cittadini siano informati sulle conseguenze e anche sulle cause dello spreco alimentare, sulle possibili modalità per ridurlo, su come piccoli accorgimenti possano innescare processi virtuosi;
del resto le accresciute consapevolezze che stanno emergendo anche in Italia attraverso esperienze virtuose che si richiamano a consumi a chilometri zero, ad acquisti da vendita diretta, a forme di acquisti collettivi, sono l'esempio di sensibilità crescenti verso nuove e più attente forme di consumo,


impegna il Governo:


ad analizzare le cause e le conseguenze del fenomeno che porta a sprecare ogni anno in Italia ingenti quantità del cibo prodotto e a fare in modo che si compia una stima accurata degli sprechi, nonché una valutazione degli impatti economici, ambientali, nutrizionali e sociali;
ad affrontare con urgenza il problema dello spreco alimentare lungo tutta la catena dell'approvvigionamento e del consumo, definendo orientamenti e sostenendo strategie per migliorarne l'efficienza, e promuovendo il confronto con tutte le organizzazioni e le categorie coinvolte;
ad avviare azioni concrete volte a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025;
ad assumere iniziative, anche normative, per prevedere un adeguato riconoscimento per quelle imprese il cui modello di gestione sia impostato sulla lotta allo spreco di alimenti, garantendo ad esempio condizioni di vantaggio in sede di aggiudicazione di appalti pubblici;
ad assumere iniziative per consentire ai dettaglianti forme di vendita promozionale anche sottocosto per gli alimentari freschi prossimi alla data di scadenza e per i prodotti con le confezioni danneggiate, allo scopo di ridurre la quantità di prodotti rimasti invenduti e scartati;
a promuovere momenti di informazione e corsi di cultura alimentare anche nelle scuole, al fine di educare alla prevenzione ed alla riduzione degli sprechi;
ad attivarsi affinché il tema degli sprechi alimentari trovi adeguata attenzione

anche in fase di riforma della politica agricola in ambito europeo.
(1-00979)
«Zucchi, Brandolini, Oliverio, Cenni, Pedoto, Servodio, Agostini, Marco Carra, Fiorio, Sani, Trappolino, Marchi, Motta, Peluffo, Sarubbi».

Risoluzione in Commissione:

L'XI Commissione,
premesso che:
l'articolo 8 della legge 3 maggio 1999 n. 124 stabilisce il trasferimento del personale ausiliario, tecnico ed amministrativo (ATA) e degli insegnanti tecnico pratici (ITP) dai ruoli degli enti locali a quelli dello Stato, attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza;
il succitato articolo 8 della legge n. 124 del 1999 garantiva ai lavoratori il riconoscimento delle anzianità maturate e l'inquadramento nelle qualifiche corrispondenti;
l'accordo sindacati-ARAN del 20 luglio 2000 ha stravolto l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 determinando l'inquadramento del personale trasferito allo Stato non più attraverso il riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza (come stabilito dalla legge) bensì attraverso quanto percepito nell'ente di provenienza, al netto di tutte quelle indennità che negli enti locali contribuivano in massima parte a determinare l'entità dello stipendio stesso, inserendo un non ben identificato principio della cosiddetta «temporizzazione»;
il suddetto accordo ha determinato l'obbligo della restituzione di ingenti somme di denaro sino ad allora percepite dal personale interessato, penalizzando ulteriormente la situazione economica già difficile di molte famiglie;
lo stesso accordo ARAN, in applicazione dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 al punto 6, dell'articolo 2 sancisce che: «Agli ITP ed agli assistenti di cattedra appartenenti alle VI qualifica funzionale degli enti locali si applicano gli istituti contrattuali della scuola per quanto attiene alla funzione docente»;
il contenzioso determinatosi dopo l'applicazione dell'accordo ARAN ha visto il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca soccombere nella quasi totalità delle sentenze dei tribunali, delle corti di appello e nella totalità delle sentenze di tutte le sezioni della Corte di cassazione che hanno smentito l'accordo ARAN ritenuto privo di natura normativa ripristinando così, come previsto dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, il diritto del personale al riconoscimento ai fini giuridici ed economici dell'anzianità maturata presso l'ente di provenienza;
con la legge finanziaria per il 2006 (articolo 1, comma 218) il Governo Berlusconi dettando un'interpretazione «autentica» disconosceva i diritti acquisiti dai lavoratori ex dipendenti enti locali;
nel 2007 la Corte costituzionale ha ravvisato la legittimità dell'articolo 1, comma 218 della citata disposizione, ed in conseguenza della nuova legge, la Cassazione, smentendo se stessa, nei successivi pronunciamenti sui ricorsi pendenti ha dato torto ai lavoratori;
nella legge finanziaria per il 2008 (legge n. 244 del 2007) il Governo Prodi allora in carica, rimandava la soluzione dell'annosa questione alla contrattazione collettiva nella stipula dell'allora successivo contratto collettivo nazionale;
da allora, più nulla è avvenuto se non la richiesta, ai lavoratori che avevano vinto le cause, di restituzione delle somme percepite a seguito delle sentenze favorevoli;
successivamente, con una sentenza emessa il 7 giugno 2011, la Corte europea dei diritti umani ha riconosciuto che in seguito al comma 218 della legge n. 266

del 2005 i lavoratori si sono visti negare il diritto a un giusto processo, quindi lo Stato italiano ha violato l'articolo 6, comma 1, della Convenzione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Inoltre la giurisprudenza a loro favorevole fino a quel momento aveva fatto maturare in essi «un legittimo affidamento» e di conseguenza l'aspettativa di avere soddisfazione. La Corte ha respinto tutti gli argomenti presentati dal Governo, compreso il richiamo alla causa di utilità pubblica come giustificazione dell'ingerenza della legge nella giurisprudenza;
le sentenze della corte sono vincolanti per gli Stati. Quindi, il Governo italiano dovrà trovare in brevissimo tempo una soluzione;
pochi mesi fa, nel settembre 2011, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha riconosciuto, questa volta in via definitiva, i diritti del personale ausiliario, tecnico ed amministrativo transitati allo stato da enti locali ad avere il giusto riconoscimento dell'anzianità maturata e nel frattempo la Corte di cassazione ha cassato diverse sentenze precedenti rinviandole alle corti d'appello;
occorre ricordare che, sulla necessità di trovare una soluzione per questa delicata ed annosa questione, numerose sono le interrogazioni, le risoluzioni e gli ordini del giorno accolti dai Governi tanto Berlusconi quanto Monti, presentate in modo bipartisan da tutti i gruppi parlamentari presenti alla Camera dei deputati,


impegna il Governo


a trovare una equilibrata e rapida soluzione a questa macroscopica ingiustizia subita da migliaia di lavoratori della scuola, innanzitutto al fine di bloccare immediatamente le richieste di recupero, delle somme percepite dal personale ATA a seguito delle sentenze favorevoli di primo e secondo grado, in secondo luogo al fine di garantire l'applicazione della legge finanziaria 2008 (legge n. 244 del 2007) che suggeriva un percorso che oggi andrebbe ripreso in considerazione e che preveda lo stanziamento di fondi ad hoc i quali riconoscano anche economicamente le anzianità del personale transitato dagli enti locali tanto per quello attualmente in servizio, quanto per quello, nel frattempo, già cessato, e al fine di assicurare un'iniziativa normativa urgente che ripristini una situazione di legalità e legittimità così come la Corte europea chiede al Governo italiano, posto che in questo senso ci sarebbero tutte le condizioni affinché quanto sopra detto possa avvenire considerato anche le informazioni derivanti dal monitoraggio che nel frattempo il Miur dovrebbe aver portato a termine sulle anzianità di questo personale.
(7-00825)
«Mattesini, De Pasquale, Ghizzoni, Mariani, Codurelli».

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri, al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
in data 2 dicembre 2005 la signora Jehlickova Eva prelevava la figlia A.M., all'epoca di anni otto, dalla casa coniugale in Taranto - dove lei stessa e la figlia vivevano con il marito e padre della bambina, signor Riccardo Lincesso - e, senza preavviso e senza alcun giustificato motivo, la portava con sé nel suo Paese di origine (Repubblica Ceca);
a questo punto il signor Riccardo Lincesso depositava denuncia-querela per sottrazione internazionale di minore e,

subito dopo, precisamente in data 24 aprile 2006, provvedeva a far depositare ricorso per la separazione dei coniugi presso il tribunale di Taranto;
all'udienza presidenziale fissata in seguito alla presentazione del ricorso per separazione giudiziale dei coniugi, il tribunale di Taranto adottò i provvedimenti provvisori e urgenti tra i quali l'affido condiviso della minore con collocazione della stessa presso il domicilio della madre, la quale ormai si era stabilmente trasferita nella Repubblica Ceca e ciò sebbene nei suoi confronti pendesse una denuncia alla autorità giudiziaria competente, per sottrazione internazionale di minore;
le misure urgenti disposte dal presidente apparivano di difficile attuazione se è vero, come è vero, che per il signor Lincesso è stato quasi impossibile stabilire anche il benché minimo contatto con la figlia, anche telefonicamente. Tale circostanza è stata confermata dalle medesime autorità ceche, dal momento che la stessa signora Jehlickova decideva di rendersi irreperibile perfino quando il padre della bimba si recava in Repubblica Ceca per vedere la figlia;
la signora Jehlickova sia stata poi condannata dalla II sezione penale del Tribunale di Taranto ad un anno di reclusione (ed euro 10 mila di multa) per il reato di sottrazione internazionale di minori (articoli 570 e 574 del codice penale). In un primo momento veniva concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento entro trenta giorni dal passaggio in giudicato della sentenza, di una provvisionale in favore del Lincesso di 10 mila euro. Successivamente, in data 10 maggio 2010, il Tribunale di Taranto, revocava il beneficio della sospensione condizionale. In seguito la Corte di cassazione, con sentenza del 17 gennaio 2011 annullava l'ordinanza del 10 maggio 2010 rinviando gli atti al Tribunale di Taranto. In data 9 agosto 2011 il giudice competente revocava il beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a Jehlickova, con la sentenza del Tribunale di Taranto del 23 aprile 2008, divenuta irrevocabile il 31 ottobre 2008;
i successivi provvedimenti giudiziari adottati in sede civile relativamente alle modalità di affidamento della minore e ai diritti di visita del padre, non hanno mai stabilito il rientro della ragazza a Taranto, luogo di residenza del padre, da dove la stessa era stata allontanata dalla madre in modo perentorio, illecito e del tutto ingiustificato;
l'attuale situazione danneggia la minore rendendole impossibile, di fatto, la frequentazione col padre, anch'egli danneggiato. Peraltro le condizioni di esercizio del diritto di visita del Signor Lincesso sono ulteriormente peggiorate. Infatti, nell'ultimo provvedimento emesso dal giudice istruttore, dinanzi al quale pende la causa di separazione e affidamento, è stato disposto quanto segue: «(...) il padre potrà incontrare e intrattenersi con la figlia A.M. presso gli uffici delle autorità consolari italiane nella città di residenza, ovvero presso i locali uffici di polizia, o in altro luogo concordato tra le parti, il primo fine settimana di ogni mese per un periodo continuativo di almeno tre giorni, dalle ore 9.30 alle 20.00, in ogni caso in presenza della madre o di altra persona dalla stessa delegata, salvi diversi accordi tra i genitori (...)»;
a quanto risulta agli interroganti in tutti i processi tra le parti, sia in ambito civile che penale, non è mai emerso alcun profilo negativo e/o pregiudizievole sulla persona del signor Riccardo Lincesso, sia come marito che come padre;
alla signora Jehlickova è stato recentemente notificato un «decreto di citazione a giudizio» emesso sempre dalla procura della Repubblica di Taranto (pubblico ministero dott. Remo Epifani) per i reati di cui agli articoli 81-388 comma 2-574-574-bis del codice penale;
recentemente l'europarlamentare, onorevole Clemente Mastella, ha presentato

un'interrogazione al Parlamento europeo nella cui risposta, tra l'altro, si afferma: «Nell'ambito delle proprie riflessioni, la Commissione terrà conto anche del programma di Stoccolma, in cui il Consiglio d'Europa ha invitato la Commissione a valutare l'esigenza, anche nell'ambito delle revisioni della regolamentazione esistente, di istituire norme minime comuni per le procedure di riesame e l'esecuzione e, allo stesso tempo, per il riconoscimento delle decisioni relative alla responsabilità genitoriale»;
ad avviso della prima firmataria del presente atto, il caso in questione presenta una chiara, grave quanto evidente violazione del diritto interno e delle Convenzioni internazionali -:
se ritengano di dover acquisire, ciascuno per quanto di propria competenza, tutti gli elementi utili per approfondire l'intera vicenda;
se e con quali esiti il caso del signor Lincesso sia stato trattato dalla task force interministeriale sulla sottrazione internazionale dei minori;
se e quali iniziative intendano promuovere, ciascuno per quanto di propria competenza, per consentire al signor Riccardo Lincesso di poter riallacciare i rapporti con la figlia minore e per favorire il ricongiungimento familiare;
se non intendano, in subordine, intercedere presso le autorità interessate e permettere al signor Lincesso di vedere periodicamente la figlia e di stabilire con la medesima un contatto telefonico costante, in modo che la minore non si senta abbandonata dalla figura paterna e che abbia la possibilità di contare su entrambi i genitori, in ottemperanza al principio cardine della bigenitorialità nella separazione tra coniugi;
quali provvedimenti intendano adottare affinché venga assicurato il rispetto di ogni bambino di intrattenere, regolarmente, relazioni personali e contatti diretti con entrambi i genitori, così come stabilito nella Carta europea dei diritti fondamentali dell'Unione europea;
quali provvedimenti intendano adottare - in caso di sottrazione di minori da parte di un genitore - al fine di impedire l'illecito trasferimento da uno Stato membro all'altro (o l'illecito mancato rientro) di un minore e ottenere l'immediato ritorno di quest'ultimo nello Stato membro in cui risiedeva abitualmente prima dell'atto illecito;
se intendano intraprendere ogni fattiva azione, in sede comunitaria, al fine di persuadere il Governo della Repubblica Ceca ad attivarsi affinché episodi simili a quello occorso al Signor Lincesso non abbiano più a ripetersi in futuro.
(5-06516)

Interrogazioni a risposta scritta:

POLLEDRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come i mezzi di informazione hanno correttamente riportato, nella giornata del 26 aprile 2012, si sono verificati pesanti disservizi sulla linea ferroviaria Piacenza-Milano provocando seri disagi ai pendolari;
tali disservizi sono riconducibili ad alcuni incendi dolosi appiccati ad apparati elettrici situati tra le stazioni di Rogoredo e Lambrate;
nelle vicinanze della centralina danneggiata sono state rinvenute scritte inneggianti al movimento «No Tav»;
la linea ferroviaria Piacenza-Milano risulta essere la più frequentata d'Italia (nella sola Piacenza si contano circa 8 mila pendolari);
la stessa linea, nonostante la sua strategicità, è più volte oggetto di disservizi, dovuti a cause diverse, con conseguenti ripercussioni negative sulla circolazione;
in previsione dell'evento Expo 2015, sono numerose le proposte in discussione

tra Regione Lombardia e regione Emilia-Romagna, finalizzate al miglioramento dei collegamenti tra Milano ed i principali centri cittadini emiliani -:
quali iniziative il Governo intenda avviare al fine di porre in sicurezza la linea e di mantenerne l'efficienza affinché sia garantita la necessaria mobilità dei pendolari.
(4-15506)

CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 6 e 7 di maggio 2012, a Chivasso, in provincia di Torino, si svolgeranno le elezioni amministrative per l'elezione del nuovo sindaco della città ed il rinnovo del consiglio comunale;
dette elezioni anticipate si sono rese necessarie a seguito delle dimissioni, per gravi ragioni di salute, del sindaco Gianni De Mori, eletto nel mese di giugno del 2011;
il 23 dicembre 2011 è stata nominata una «commissione di accesso agli atti» per verificare se nel corso degli ultimi anni a Chivasso ci siano state «infiltrazioni mafiose» e questo a seguito dell'arresto del vicesegretario dell'UdC locale, nel corso dell'operazione, definita dalla procura di Torino, «Minotauro»;
il sindaco venne eletto al secondo turno, a seguito dell'apparentamento formale con l'UdC;
la «commissione di acceso agli atti» dovrebbe ultimare - salvo proroghe - i propri lavori entro il prossimo 10 aprile 2012 e relazionare alla competente prefettura di Torino;
il 2 aprile 2012 scadono i termini per la presentazione delle liste elettorali per la consultazione di inizio maggio;
nel bel mezzo della campagna elettorale, o peggio ancora, ad elezioni appena svolte potrebbe essere commissariata la città di Chivasso, rendendo non solo inutili le elezioni ma anche facendo affrontare alla città e alle forze politiche un onere finanziario non indifferente in un momento di grave crisi economica e sociale;
in tale ultima eventualità, la cittadinanza si troverebbe senza una guida politica e ciò nonostante il fatto che in soli 12 mesi ci siano state ben due consultazioni elettorali, con gravi conseguenze sul morale dei cittadini onesti e laboriosi -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno evitare quanto in premessa, assumere iniziative, se del caso normative dirette al rinvio delle elezioni a data immediatamente successiva al termine dei lavori svolti dalla commissione, sempre che la commissione ritenga che sussistano le condizioni per tenere regolari consultazioni.
(4-15529)

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AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta scritta:

PORTA, BUCCHINO, DI BIAGIO, GIANNI FARINA, GARAVINI, FEDI e NARDUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
dal mese di luglio del 2011 è stato predisposto uno schema di convenzione tra il Ministro degli affari esteri e la «Multieuro» per la concessione di prestiti, a valere sul quinto dello stipendio, per il personale ministeriale che opera nelle sedi estere dell'amministrazione, compreso quello a contratto, una convenzione che non ha visto mai la luce nonostante la sua indiscutibile utilità e le sollecitazioni ripetutamente avanzate dai possibili interessati;
tale soluzione, che non comporterebbe costi rilevanti per il Ministero, consentirebbe di superare la grande eterogeneità di situazioni in cui si trova il personale che opera presso le strutture decentrate dell'amministrazione e di riassorbire il costo delle esposizioni bancarie, molto onerose e oscillanti soprattutto

nelle realtà socio-economiche caratterizzate da fenomeni di instabilità finanziaria;
in Brasile, ad esempio, dove per l'apprezzamento del real rispetto all'euro il valore delle retribuzioni dei nostri dipendenti è di fatto diminuito del 50 per cento negli ultimi anni, sono abitualmente praticati interessi che arrivano fino al 160 per cento sugli scoperti bancari e sulle operazioni effettuate tramite carte di credito;
quali reali difficoltà abbiano ritardato la stipula della convenzione tra il Ministro degli affari esteri e «Multieuro» e se non intenda disporre al più presto la definizione e il passaggio alla fase operativa, allo scopo di superare la condizione di disagio del nostro personale impegnato nelle belle sedi estere più esposte e una maggiore omogeneità del potere di acquisto delle retribuzioni percepite.
(4-15518)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'ultima stagione invernale ha registrato un generico calo delle precipitazioni piovose e nevose rispetto alla media degli ultimi anni sull'intero territorio nazionale, al di là di particolari momenti di calamità e maltempo, come quelli che hanno investito la Lunigiana, parte della Liguria o le eccezionali nevicate che hanno investito l'Italia nella prima decade di febbraio 2012;
questo stato di cose sta già producendo in diverse regioni del Paese i primi segnali di un'imminente carenza di risorse idriche per i mesi estivi, con il potenziale insorgere di fenomeni di siccità ed aridità estremamente dannosi per l'economia di settori vitali del nostro Paese, quali il turismo, la pesca, l'agricoltura;
a questo proposito Confagricoltura ha già trasmesso una mappa del disagio idrico divisa per regioni, evidenziando i rischi per le semine primaverili ed i prossimi raccolti, con le conseguenze che ne possono derivare in termini di produzione, occupazione, distribuzione e vendita -:
quali iniziative i Ministri interrogati intendano attuare per affrontare gli effetti di questa situazione di crisi.
(4-15514)

DI STANISLAO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi è apparso un articolo sul portale eilmensile.it un articolo dal titolo «Sicilia, il triangolo della morte»;
l'articolo prende in considerazione un video girato dalla Prospektiva Video che documenta come gli abitanti di Augusta, Priolo e Melilli, in provincia di Siracusa, subiscono da anni l'inquinamento prodotto dall'industria petrolchimica (Esso - gruppo Erg - Polimeri Europa - Sasol - Syndia) e dall'impianto di gassificazione dell'Isab Energy;
nel video è riassunta la tragica situazione di questa terra, maltrattata da decenni con danni ambientali irreversibili. Per non parlare dell'impatto fatale sulla salute dei cittadini del «triangolo della morte»;
tornando indietro di qualche mese, a giugno 2011 c'è stato un incidente nello stabilimento di Isab Energy nella zona industriale di Siracusa, una fuga di vapore e getto di fuoco. L'impianto fu temporaneamente chiuso e furono attivate le procedure di emergenza. Successivamente dopo la riapertura dell'impianto gli idrocarburi non metanici presenti nell'aria erano ad un livello 5 volte al di sopra della norma. Si tratta di composti di idrocarburi

complessi di cui già si era segnalata una presenza anomala nell'aria nei mesi precedenti, soprattutto nelle ore notturne. I danni alla salute riguardano, in questo caso particolare, l'apparato respiratorio (le prime vie aeree) ma anche il cuore, e possono esser causa di infarti e arteriosclerosi;
nel video in questione emerge una situazione estremamente drammatica oltre ad una mancanza di controlli che hanno provocato danni all'ambiente e alla salute umana: l'acqua inquinata, bambini che nascono con gravi problemi di salute, danni alla salute per i cittadini che vivono nelle zone limitrofe, pesci malformati, oltre a mancate azioni di bonifica dei territori;
è evidente, dunque, che in questi territori è troppo alta la concentrazione di industrie che producono un inquinamento dannoso per persone e ambiente, senza che vengano effettuati i necessari controlli e analisi -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa, se abbia in possesso dati, analisi e statistiche sull'inquinamento prodotto dalle industrie in questione e se non ritenga di dover assumere ogni iniziativa di competenza al fine di tutelare la salute dei cittadini e dell'ambiente circostante.
(4-15520)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:

MANCUSO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
alla foce del Serchio, tra Viareggio e Marina di Pisa, si trova la casa in cui si stabilì, tra il 1936 e il 1944, il nucleo segretissimo di assalitori subacquei della prima flottiglia Mas, che nel 1941 fu ribattezzata Decima Flottiglia Mas;
in questo casolare i primi incursori della Regia Marina si preparavano per le azioni contro le navi inglesi (non contro gli equipaggi) dove il nemico si sentiva invulnerabile, cioè nei porti;
nel luglio 1941, da quella casa partì per la sua ultima missione l'eroe Teseo Tesei che sacrificò la sua vita facendosi esplodere per distruggere il ponte S. Elmo, all'ingresso del Poto La Valletta di Malta per aprire un vantaggio che consentisse il passaggio dei «Barchini esplosivi» (i motoscafi da turismo modificati) contro le navi inglesi in transito sulla rotta Alessandria-Gibilterra; la casa è in stato di fatiscenza e il tetto rischia di crollare;
già l'Anaim (Associazione nazionale arditi incursori della Marina) da anni protesta e lotta per dare alla casa del Serchio il decoro che merita -:
se il Governo intenda assumere iniziative per stanziare dei fondi per il recupero di un monumento alla storia italiana e all'eroe martire Teseo Tesei, qual è casa del Serchio.
(4-15513)

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DIFESA

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sulla base delle valutazioni frutto di una consulenza tecnica eseguita all'indomani della morte di un parà e del ferimento di altri cinque commilitoni per il ribaltamento di un mezzo Lince avvenuto il 23 febbraio 2011 sulla strada statale Aurelia (comune di Tarquinia), la procura di Civitavecchia ha ordinato il sequestro di un esemplare dello stesso tipo e modello di quello coinvolto nell'incidente;
il mezzo in questione è uno dei blindati Lince della Iveco utilizzati anche dai militari italiani impegnati nelle mis

sioni all'estero e che potrebbero essere particolarmente pericolosi da quanto è emerso dall'inchiesta;
il Lince, in cui si trovavano la vittima e altri cinque caporali rimasti feriti, si ribaltò all'altezza del chilometro 103 dell'Aurelia. Dalle indagini emerse che il conducente perse il controllo del mezzo che, dopo essere sbandato prima a destra e poi a sinistra, si ribaltò provocando lo schiacciamento sull'asfalto dell'abitacolo;
è emerso che questi mezzi sono particolarmente pericolosi soprattutto nei casi di trasferimenti stradali a velocità sostenuta, quando la stabilità dello stesso mezzo e la sicurezza di chi si trova nell'abitacolo sembrano venir meno;
il provvedimento è stato emesso circa un mese fa eppure non è stato ancora eseguito dal comando logistico dell'Esercito, nonostante la procura lo ritenga necessario per completare una serie di «accertamenti tecnici all'esito dei quali potrà definitivamente stabilirsi se quel sinistro sia stato cagionato effettivamente da intrinseci elementi di instabilità del mezzo tali da rendere manifesto il rischio di reiterazione di sinistri del medesimo genere»;
la sicurezza e la protezione dei soldati italiani sono di primaria importanza e devono essere una priorità per il Ministero della difesa ed i mezzi e le attrezzature in dotazione devono necessariamente ed efficacemente contribuire perché ciò avvenga e non devono in alcun modo minare o addirittura ostacolare la salvaguardia dei militari;
i recenti episodi in Afghanistan in cui hanno perso la vita soldati italiani sono stati classificati come incidenti stradali avvenuti con mezzi Lince -:
se il Governo non intenda spiegare perché il comando logistico dell'esercito non abbia ancora eseguito il provvedimento della procura di Civitavecchia;
se il Governo, alla luce anche dell'escalation di violenze e di attacchi in Afghanistan, non ritenga di dover accertarsi nell'immediato della protezione e della sicurezza dei soldati italiani verificando mezzi e attrezzature in dotazione.
(4-15511)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la Gazzetta Ufficiale 4a Serie Speciale n. 99 del 14 dicembre 2001 ha indetto il concorso, per titoli ed esami, per la nomina di 12 guardiamarina in servizio permanente effettivo del ruolo speciale nel corpo di commissariato militare marittimo;
il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, ha previsto il «Regolamento recante norme sull'accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi» e all'articolo 2, comma 5, dispone che «Il requisito della condotta e delle qualità morali stabilito per l'ammissione ai concorsi nella magistratura viene richiesto per le assunzioni, comprese quelle obbligatorie delle categorie protette, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le amministrazioni che esercitano competenze istituzionali in materia di difesa e sicurezza dello Stato, di polizia e di giustizia, in conformità all'articolo 41 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29»;
il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevede «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche» e all'articolo 35 dispone che le procedure di reclutamento devono essere conformate ai principi di imparzialità e trasparenza;
la sentenza del Consiglio di Stato, sezione quarta, 6 dicembre 2011, n. 982 ha accolto il ricorso proposto dal signor Daloiso Michele, ed ha annullato parte della graduatoria ed ha condannato il Ministero della difesa al pagamento delle

spese di giudizio e di risarcimento danni per violazione dei principi in materia di ammissione ai concorsi pubblici poiché tre concorrenti risultati vincitori non avrebbero potuto essere ammessi per mancanza dei requisiti morali di ammissione -:
se e quali siano i provvedimenti disciplinari adottati nei confronti dei membri della Commissione esaminatrice e se siano state effettuate eventuali segnalazioni all'autorità giudiziaria e alla magistratura contabile;
se sia stata data esecuzione al giudicato.
(4-15523)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il codice dell'ordinamento militare, approvato con decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, dispone, all'articolo 1354, che: «È attribuito all'autorità militare il potere sanzionatorio nel campo della disciplina»; all'articolo 1352, comma 2, che «La violazione dei doveri (...) comporta sanzioni disciplinari di stato o sanzioni disciplinari di corpo» e all'articolo 1353 che «Non possono essere inflitte sanzioni disciplinari diverse da quelle previste nel presente capo»;
la violazione dei doveri comporta quindi l'applicazione di sanzioni disciplinari di stato o alternativamente, di sanzioni disciplinari di corpo, in relazione alla fattispecie concreta violata (corpo di appartenenza o collettività statuale), che sono espressione del medesimo potere sanzionatorio, applicato con elevata discrezionalità dall'autorità militare;
il codice ha riprodotto i contenuti degli articoli 13 e seguenti della legge 11 luglio 1978, n. 382, dell'articolo 56 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 18 luglio 1986, n. 545, dell'articolo 73 e seguenti della legge 10 aprile 1954, n. 113 e dell'articolo 63 e seguenti della legge 31 luglio 1954, n. 599, e non avrebbe potuto operare diversamente considerati i limiti posti dalla disposizione di delega di cui all'articolo 14, comma 14, della legge 28 novembre 2005, n. 246, che ha consentito di realizzare esclusivamente la semplificazione ed il riassetto di norme senza alcuna possibilità di innovare l'ordinamento militare; gli stessi limiti di delega sono posti per i decreti legislativi correttivi del codice adottati ai sensi dell'articolo 14, comma 18, della citata legge;
il decreto legislativo 24 febbraio 2012, n. 20, ha attuato svariate modifiche ed integrazioni al codice dell'ordinamento militare e, in particolare, con l'articolo 4, comma 1, lettera qqq), ha introdotto modifiche all'articolo 1398 del codice dell'ordinamento citato, rendendo di fatto obbligatoria l'instaurazione del procedimento disciplinare di corpo, nel caso di «rinvio degli atti al comandante di corpo al termine di inchiesta formale». In altre parole laddove l'inchiesta formale non dovesse accertare rilevanza disciplinare di stato vi sarebbe la possibilità di intraprendere il procedimento disciplinare di corpo, innovando non solo la procedura disciplinare, ma anche violando - in ipotesi - il principio del ne bis in idem -:
quali immediate iniziative intenda intraprendere in merito a quanto in premessa.
(4-15526)

TESTO AGGIORNATO AL 29 MARZO 2012

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

V Commissione:

MISIANI, MARCHI, CAUSI e RUBINATO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i commi da 8 a 13 dell'articolo 35 dispongono che dalla data di entrata in vigore del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, e fino al 31 dicembre 2014, in sostituzione dello speciale regime di tesoreria

previsto per le regioni, gli enti locali e gli enti del comparto sanitario dall'articolo 7 del decreto legislativo 7 agosto 1997, n. 279, si applichi l'ordinario regime di tesoreria unica di cui all'articolo 1 della legge 29 ottobre 1984, n. 720, secondo cui tutte le entrate dei predetti enti devono essere versate presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato (precisamente, le entrate proprie in contabilità speciale fruttifera e le altre entrate in contabilità speciale infruttifera);
la disciplina introdotta prevede altresì che il 50 per cento delle liquidità degli enti, depositate presso il sistema bancario, debbano essere versate entro il 29 febbraio 2012 sulle contabilità speciali fruttifere della tesoreria statale, ed il restante 50 per cento entro il 16 aprile 2012;
la relazione tecnica afferma che il dispositivo proposto prevede l'afflusso presso la tesoreria statale di almeno 8.600 milioni di euro, che si traduce in un miglioramento di pari importo del fabbisogno nell'anno 2012. Tali somme costituiscono risorse proprie degli enti pubblici, da versare sul sottoconto fruttifero, e pertanto lo Stato dovrà corrispondere su di esse un interesse a un tasso che oggi è pari all'1 per cento per un onere complessivo stimabile in 60 milioni di euro nel 2012 e 70 milioni nel 2013 e 2014; l'afflusso di risorse presso la tesoreria statale e la conseguente maggiore giacenza di liquidità si traducono in una minore emissione di titoli del debito pubblico per un risparmio per il bilancio statale pari a 320 milioni nel 2012, 150 milioni nel 2013 e 150 milioni nel 2014;
il ritorno al regime vigente sino al 1997 sembra agli interroganti configurare un arretramento rispetto alla filosofia che ha ispirato la riforma del titolo V della Costituzione e il processo federalista in corso di attuazione;
un ulteriore problema potrebbe porsi relativamente alla possibilità di un parziale inadempimento dei rapporti contrattuali in essere tra le amministrazioni comunali e gli istituti che svolgono attualmente le funzioni di tesoreria comunali, selezionati secondo procedure di evidenza pubblica;
l'Anci ha giudicato «irricevibile» la disposizione normativa che prevede il ritorno della tesoreria unica, invitando i comuni ad intraprendere azioni legali nei confronti del Governo e a sospendere gli adempimenti relativi -:
se non ritenga che tali disposizioni, che sembrerebbero prodotte dall'esigenza di aumentare l'afflusso di liquidità presso la tesoreria statale, possano arrecare un serio pregiudizio all'autonomia degli enti locali nella gestione finanziaria delle proprie risorse tanto da condurre a un ripensamento delle medesime.
(5-06512)

COMMERCIO, ZELLER e BRUGGER. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 13, comma 17, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni nella legge 22 dicembre 2011, n. 214, riduce il Fondo sperimentale di riequilibrio ed il Fondo perequativo di cui, rispettivamente, agli articoli 2 e 13 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, nonché i trasferimenti erariali dovuti alle regioni Sicilia e Sardegna, in misura corrispondente al maggior gettito derivante dalla nuova disciplina dell'imposta municipale propria (IMU) recata dai commi 1 a 14 dell'articolo 13 in questione;
a seguito di alcune modifiche introdotte in sede di conversione del decreto-legge, è stato precisato che si debba far riferimento al maggior gettito «stimato» e che i due Fondi e i trasferimenti erariali considerati dal comma 17, dell'articolo 13, anziché essere «ridotti», «variano in ragione delle differenze del gettito ad aliquota di base»;
per le regioni Friuli-Venezia Giulia e Valle d'Aosta, nonché per le province autonome di Trento e di Bolzano, l'articolo 17 prevede che esse assicurino, con le procedure previste dall'articolo 27, della

legge 5 maggio 2009, n. 42, sul federalismo fiscale, il recupero al bilancio statale del predetto maggior gettito stimato dei comuni ricadenti nel proprio territorio;
l'articolo 27 della legge n. 42 del 2009, prevede che le regioni a statuto speciale e le province autonome concorrano al nuovo assetto fiscale delineato secondo criteri da stabilire con norme di attuazione relative ai rispettivi statuti, da emanare entro 30 mesi dall'entrata in vigore della legge medesima, termine successivamente soppresso dall'articolo 28, comma 4, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201;
fino alla conclusione delle procedure applicate alle autonomie speciali, vale a dire fino all'emanazione delle norme di attuazione di cui allo stesso articolo 27, che dovranno assicurare il recupero al bilancio statale del maggior gettito, a valere sulle quote di compartecipazione dei tributi erariali di spettanza delle suddette regioni e province autonome, è accantonato un importo corrispondente al maggior gettito stimato;
posto che il prelievo avviene sui comuni, al quale spettano le maggiori somme derivanti dallo svolgimento delle attività di accertamento e riscossione dell'imposta erariale, in aggiunta alle prerogative previste dalla legge statale, ai sensi dell'articolo 80 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670, recante lo statuto d'autonomia, i comuni sono autorizzati a prevedere, con proprio regolamento, eventuali agevolazioni in materia di IMU, a carico degli stessi che le hanno disposte;
l'importo complessivo stimato della riduzione del recupero è pari per l'anno 2012 a 1.627 milioni di euro, per l'anno 2013 a 1.762,4 milioni di euro e per l'anno 2014 a 2.162 milioni di euro -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della quota, relativa alla somma complessiva pari a 1.627 milioni di euro che, per l'anno 2012, la provincia autonoma di Bolzano dovrà assicurare al bilancio statale e, qualora tale quota non fosse stata ancora definita, secondo quali parametri concreti ed entro quanto tempo tale quota potrà essere quantificata.
(5-06513)

BITONCI, MONTAGNOLI e D'AMICO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Legge di stabilità 2012, legge n. 183 del 2011, all'articolo 8, comma 1, interviene, con una modifica apportata all'articolo 204 comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, a sostituire le parole: «il 10 per cento per l'anno 2012 e l'8 per cento a decorrere dall'anno 2013» con le parole: «l'8 per cento per l'anno 2012, il 6 per cento per l'anno 2013 e il 4 per cento a decorrere dall'anno 2014»;
la correzione rappresenta solo l'ultima di una serie di variazioni alla norma originale, e diminuisce ulteriormente, anche rispetto al 2011, il limite massimo, calcolato in base ad un parametro finanziario correlato all'ammontare delle entrate degli enti, entro cui i comuni possono accendere un mutuo per il finanziamento di proprie opere, ponendo seri problemi alle amministrazioni locali in relazione agli stanziamenti di bilancio finanziati con la contrazione di mutui e prestiti;
i comuni, infatti, che in sede di programmazione non rispettano i limiti definiti dalla legge di stabilità, non possono provvedere a contrarre nuovi mutui, sia nell'anno in cui viene stipulato il nuovo mutuo, sia negli anni successivi, e devono altresì porre in essere un'attenta valutazione e gli opportuni provvedimenti correttivi sugli investimenti programmati sia per la predisposizione del bilancio annuale 2012 che per il pluriennale 2012/2014 così da rispettare il limite di indebitamento anche nel 2014;
la sessione di bilancio 2012 dei comuni dovrà pertanto pianificare il rispetto del limite del 4 per cento sull'ultimo anno del bilancio pluriennale, imponendo alle

amministrazioni comunali già dal 2012 e per il triennio di riferimento una costante riduzione del debito al fine di realizzare investimenti finanziati con debito compatibili con le percentuali vigenti nell'anno di riferimento;
la disposizione, oltre a rappresentare un ulteriore inasprimento rispetto alla precedente versione della medesima norma, si accompagna ad ulteriori e recenti provvedimenti di finanza locale fortemente restrittivi, come il taglio al Fondo di riequilibrio, l'inasprimento dei vincoli per il rispetto del patto di stabilità e la completa rivisitazione dell'imposta sugli immobili;
il quadro normativo ed economico di finanza locale risultante dalla congiunzione di tali provvedimenti crea numerose problematiche ai comuni in sede di predisposizione dei propri bilanci comunali, sia perché, ad oggi, non è ancora chiara la quantificazione delle entrate degli enti, sia perché, proprio in ragione dell'adozione dei medesimi provvedimenti, le amministrazioni comunali potrebbero essere costrette a richiedere ai propri cittadini un carico tributario maggiore -:
quali orientamenti intenda esprimere il Ministro e se, in ragione della grave situazione finanziaria nella quale molti enti locali si trovano e della attuale crisi economica, non ritenga opportuno assumere iniziative volte ad intervenire sull'attuale dispositivo precisando come il rispetto della normativa debba riferirsi al rispetto del limite di indebitamento massimo previsto per il singolo esercizio e non per l'intero triennio 2012-2014.
(5-06514)

SARUBBI, PICIERNO, GIACHETTI, LENZI, BUCCHINO, D'INCECCO, PEDOTO, RAO, DI BIAGIO, LORENZIN, MURA, BOCCIARDO e CASTELLANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da organi di stampa si apprende la notizia che per gli anziani ricoverati «a vita» nelle case di riposo e nelle residenze socio assistenziali pubbliche arriva la beffa della «super-Imu», la nuova imposta sugli immobili che sostituisce la vecchia ici. Come conseguenza dell'articolo 13 del decreto «Salva Italia», infatti, se il ricovero è permanente il tributo per il 2012 deve essere calcolato come per la seconda casa. Ossia quasi il doppio: 7,6 per mille contro il 4 dovuto per l'abitazione principale, visto che la norma ha stabilito che anche chi sia in possesso di una sola abitazione ma abbia la residenza altrove su quell'unico immobile in suo possesso deve comunque pagare l'imposta nella versione maxi prevista per la seconda casa;
questo è il caso dei non pochi anziani che possiedono una sola casa ma risiedono in via permanente in case di riposo private o in strutture residenziali socio-assistenziali pubbliche. Risultato: a giugno per circa 300 mila anziani ricoverati in via permanente arriverà una stangata di parecchie migliaia di euro se il Governo non si affretterà a correre ai ripari, con una norma ad hoc o con una circolare interpretativa;
allo stato attuale i ricoverati a tempo indeterminato ma proprietari di casa non sfuggiranno al tributo, dal quale fino a ieri erano completamente esentati e che ora dovranno versare in versione «super». Anche perché nella stragrande maggioranza dei comuni sull'Imu sono pronte a scattare le addizionali che il decreto prevede possano arrivare fino a un più tre per mille;
sulla base delle prime indiscrezioni sulle addizionali comunali Imu la stangata per gli anziani in ricovero permanente potrebbe aggirarsi tra i 1.500 e i 2.000 euro, aggiuntivi rispetto a quello che si sarebbe dovuto pagare se l'imposta fosse stata calcolata sulla prima casa;
si tratta di un salasso insopportabile per chi spesso in quell'unica abitazione ha una indispensabile integrazione al reddito di pensione, denaro necessario a pagare le rette (sempre più salate) dovute sia per le

case di riposo private che per le residenze socio assistenziali pubbliche -:
se tale informazione corrisponda al vero e quali misure il Governo intenda assumere affinché tale situazione non si verifichi evitando così che persone anziane e non autosufficienti si trovino a pagare delle tasse per loro non sostenibili.
(5-06515)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:

GALLETTI e RAO. - Al Ministro della giustizia. - per sapere - premesso che:
il tribunale di sorveglianza dell'Aquila ha stabilito che un detenuto affetto da favismo, una malattia genetica ereditaria, a rischio di grave crisi anemica qualora la persona che ne è affetta ingerisca anche un modesto quantitativo di fave, non può essere detenuto in un carcere dove vengano somministrati pasti contenenti tale legume o altri simili;
per questo motivo, è stato concesso il differimento della pena a Michele Aiello, ingegnere e imprenditore sanitario, da alcuni giorni tornato nella sua casa di Bagheria per trascorrere un anno, dei quindici e mezzo che deve scontare, in detenzione domiciliare, a seguito di una dieta carceraria che lo esporrebbe «a serio e concreto rischio di vita o a irreversibile peggioramento delle già scadute condizioni fisiche»;
il tribunale ha evidenziato che «il vitto del carcere non ha consentito un'alimentazione adeguata del detenuto, risultando dal diario nutrizionale la presenza di alimenti potenzialmente scatenanti una crisi emolitica e assolutamente proibiti»;
Aiello, condannato per associazione mafiosa, corruzione ed altri svariati reati, è il regista della rete delle talpe che attingevano notizie in procura e le fornivano a boss latitanti del calibro di Bernardo Provenzano, al quale l'imprenditore è considerato molto vicino;
è impensabile che nel penitenziario abruzzese si mangi solo a base di fave e piselli e che in tutta Italia non ci sia un istituto di pena in grado di assicurare menu alternativi; l'ordinamento penitenziario prevede «un'alimentazione sana e sufficiente, adeguata all'età, al sesso, allo stato di salute, al lavoro, alla stagione, al clima»;
l'articolo 275 del codice di procedura penale stabilisce al comma 3 che «La custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata. Quando sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine ai delitti di cui all'articolo 416-bis del codice penale o ai delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l'attività delle associazioni previste dallo stesso articolo è applicata la custodia cautelare in carcere, salvo che siano acquisiti elementi dai quali risulti che non sussistono esigenze cautelari»;
la decisione ha causato le immediate proteste di diverse associazioni delle vittime di mafia -:
quanti detenuti affetti da intolleranze alimentari o altre malattie genetiche ereditarie simili siano presenti nelle carceri italiane, quali siano queste patologie e che tipo di trattamento venga riservato a coloro che ne sono colpiti;
quali motivi impediscano il cambiamento del regime alimentare di Aiello o l'eventuale trasferimento dello stesso in una struttura penitenziaria in grado di curare i suoi problemi.
(3-02182)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 2 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the child - CRC) sancisce il principio di non discriminazione, ovvero dispone che tutti i diritti

affermati nella CRC si applicano a tutti i bambini e bambine e ragazzi e ragazze senza alcuna distinzione;
il coordinatore della campagna IDC, Jeroen Van Hove, ha dichiarato nei giorni scorsi che la detenzione, anche per breve tempo, ha un effetto molto «tossico» sui bambini;
la campagna per porre fine alla detenzione per immigrati di bambini è stata lanciata il 21 marzo presso la 19a sessione dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra. La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, che è stata firmata da tutti i Paesi del mondo con l'eccezione degli Stati Uniti e la Somalia, afferma che la detenzione dei bambini è da utilizzare «solo come misura di ultima istanza, per la durata più breve di tempo e tenendo conto dell'interesse del minore». Tuttavia, secondo l'IDC, un'organizzazione con oltre 250 gruppi di membri che lavorano in 50 paesi, evidenzia come la detenzione legata alla migrazione sia aumentato a livello mondiale, così anche la detenzione di migranti, richiedenti asilo e bambini rifugiati. Si stima ci sono decine di migliaia di bambini in stato di detenzione ogni giorno e centinaia di migliaia ogni anno;
nel 2011 Hammarberg, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, ha sottolineato come la detenzione abbia sui minori effetti molto gravi, specialmente sulla loro crescita psicofisica, il Commissario europeo ha bocciato la politica di accoglienza dei Governi europei nei confronti dei minori migranti irregolari o richiedenti asilo, definendola «non umana e contraria alla Convenzione Onu su diritti dei bambini»;
anche il commissario Unione europea agli affari interni, Cecilia Malmstrom, ha ricordato come la detenzione dei minori, nell'ambito delle misure per combattere l'immigrazione irregolare, «non è in linea con la legislazione comunitaria». La Malmstrom ha spiegato che gli Stati membri possono mettere in detenzione i minori solo nell'interesse prioritario del bambino, come ad esempio per permettere il ricongiungimento familiare;
per Hammarberg invece «esistono altre possibilità», come quelle sperimentata in Belgio dove le famiglie in attesa di espulsione sono ospitate in piccoli appartamenti e possono mandare i figli a scuola. Questo tipo di trattamento sarebbe conforme con il piano d'azione per i minori non accompagnati adottato dall'Ue;
un recente rapporto di Antigone ha evidenziato come gli istituti di pena in Italia siano «contenitori di marginalità sociale». Gli stranieri sono il 27 per cento dei denunciati ma il 53 per cento dei carcerati: per loro poche misure alternative. È emerso, altresì, che i minori stranieri hanno maggiori probabilità di entrare in un istituto di pena minorile rispetto ai coetanei italiani, per i quali invece le misure alternative alla detenzione sono attuate con maggiore facilità. Il tutto in presenza di un andamento sostanzialmente stabile della criminalità minorile: gli stranieri sono dunque netta minoranza fra i denunciati, ma in carcere sono quanti o più degli italiani;
è emerso, dunque, che quando si palesa la necessità di una misura cautelare, il carcere per i minori stranieri è più probabile che per gli italiani. Il sistema della giustizia minorile, inoltre, ha difficoltà ad intercettare le fasce più marginali della popolazione che entra in contatto con il sistema penale -:
se il Governo intenda spiegare quanti siano attualmente i minori stranieri detenuti in Italia, quale sia la loro condizione e se non ritenga di dover attuare maggiori interventi coordinati a più livelli - normativo, educativo, sociale - per fare in modo che l'integrazione in Italia sia un processo compiuto ed efficace.
(4-15517)

BERTOLINI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi a Modena due fratelli nati a Sassuolo (Modena), ma di origine bosniaca e privi della cittadinanza italiana, senza permesso di soggiorno, con diversi precedenti penali, sono stati reclusi al Cie, perché raggiunti da un provvedimento di espulsione da parte del prefetto di Modena, così come previsto dalla legge;
da notizie di stampa del 23 marzo 2012 si apprende, però, che dopo alcuni giorni durante i quali diverse associazioni di sinistra avevano inscenato manifestazioni davanti al Cie e davanti alla sede del tribunale in favore della liberazione dei due bosniaci, il giudice di pace di Modena ha annullato con sentenza il decreto di espulsione nei loro confronti;
secondo il provvedimento del giudice di pace, che ha dichiarato di aver agito «secondo coscienza» i due fratelli bosniaci non possono essere trattenuti al Cie, perché nati in Italia;
negli stessi giorni il giudice di pace di Milano, chiamato a giudicare un caso analogo, ha adottato nei confronti di un rom, nato in Italia, ma anche lui privo della cittadinanza italiana, una sentenza esattamente contraria a quella di Modena e invece secondo l'interrogante in linea con la legge Bossi-Fini, stabilendo che il giovane deve essere trattenuto nel Cie di via Corelli;
da quanto esposto è chiaro come le due sentenze siano contraddittorie suscitando profonda incertezza riguardo a scelte che devono essere invece definite in via normativa;
impropriamente, utilizzando questo fatto di cronaca, a Modena si è aperto un dibattito sul tema della riforma della legge in materia di concessione della cittadinanza agli stranieri, ancora in discussione in Parlamento, che invece non ha alcuna attinenza con questa situazione -:
se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se non ritenga utile intervenire per fare chiarezza sull'interpretazione e la conseguente applicazione della legge Bossi-Fini;
quali provvedimenti intenda adottare per evitare che la sentenza del Giudice di pace di Modena possa rappresentare un pericoloso precedente giurisprudenziale, ad esempio impugnando prontamente la medesima.
(4-15525)

TESTO AGGIORNATO AL 29 MARZO 2012

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:

MARIANI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA, REALACCI e VIOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il settore delle costruzioni attraversa una delle più profonde crisi dal dopoguerra: dal 2008 al 2012 il settore, secondo i dati recentemente diffusi dall'ANCE, avrà perduto il 24,1 per cento in termini reali, riportandosi ai livelli di produzione osservati a metà degli anni '90. Molto preoccupante è il dato sulle perdite per il comparto delle nuove residenze e per quello dei lavori pubblici che si valutano intorno al 40 per cento. Dal punto di vista occupazionale, dall'inizio della crisi si stima che si siano persi 250.000 posti di lavoro nelle costruzioni, che salgono a 380.000 considerando anche la filiera e l'indotto. A questi sconfortanti dati si aggiungono alcuni fattori che stanno determinando la chiusura di migliaia di imprese: in primo luogo un fortissimo razionamento del credito verso tutto il settore, con effetti diretti sugli investimenti delle imprese e indiretti perché è sempre più difficile per le famiglie contrarre mutui

per l'acquisto della casa; non meno grave è l'effetto prodotto dal ritardo ormai insostenibile nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni e il blocco che i vincoli del patto di stabilità hanno determinato sugli enti locali;
la crisi economica colpisce ogni settore produttivo ed ogni aspetto della vita delle persone. In un quadro di difficoltà generalizzato emergono però elementi di maggiore criticità. Uno di questi riguarda la qualità dell'ambiente urbano; dopo i timidi passi avanti fatti negli anni ottanta e novanta grazie, in particolare, all'impegno per la riduzione del traffico e dell'inquinamento, assistiamo ad una vera e propria stagnazione di idee e, soprattutto, di investimenti. L'ultimo rapporto Ispra sulla qualità dell'ambiente urbano denuncia che il 45 per cento delle stazioni di monitoraggio di PM10 ha superato nel 2010 il valore limite giornaliero. L'analisi più allarmante sul tema è quella realizzata dall'Organizzazione mondiale della sanità che ha valutato la relazione tra impatto sanitario del PM10 e dell'ozono in 13 città italiane con popolazione superiore ai 200.000 abitanti; lo studio dell'Organizzazione mondiale della sanità calcola che ogni anno almeno 8.000 persone muoiono prematuramente per gli effetti a lungo termine polveri sottili e altre 500 per l'esposizione ad alti livelli di ozono. I buoni risultati conseguiti sulla sicurezza delle grandi infrastrutture stradali sono pressoché nulli se consideriamo la circolazione stradale in ambito urbano;
i disastrosi eventi calamitosi, che hanno provocato morte e distruzione dal Nord al Sud nell'autunno appena trascorso, hanno evidenziato il tema gravissimo della mancata manutenzione del territorio e degli effetti devastanti prodotti da una insensata politica, mai realmente contrastata, di cementificazione e di spreco del territorio, prescindendo da ogni considerazione sul rischio idrogeologico e sismico e sui fattori ambientali;
pur riconoscendo l'impegno del Governo nella individuazione di procedure volte ad accelerare, le delibere Cipe, a semplificare norme autorizzative molto complesse, ad individuare misure di garanzia e di stabilità a favore degli investitori, soprattutto per lo sblocco delle grandi opere, sono ancora necessarie indicazioni certe in ordine alle risorse pubbliche che dovranno essere utilizzate anche nella direzione degli investimenti per le infrastrutture locali. Dei fondi allocati e riallocati più volte in questi anni, infatti, solo 4 miliardi risultano disponibili per il 2012. Una cifra ben inferiore a quella più volte dichiarata e che non sembra adeguata alla situazione descritta, ma che potrebbe garantire l'avvio degli indispensabili interventi sul patrimonio edilizio pubblico - scuole, strutture sanitarie, sistema idrico integrato - per la riduzione del rischio idrogeologico e per le infrastrutture urbane -:
quali ulteriori e più incisive misure il Governo intenda porre in essere per la realizzazione di un piano nazionale di piccole opere, in modo da dare maggior impulso alla politica di manutenzione del territorio, di riduzione del rischio idrogeologico e sismico e per migliorare non solo la qualità dell'ambiente urbano e la sua mobilità, ma anche la qualità delle infrastrutture locali cui fanno riferimento milioni di cittadini.
(5-06511)

Interrogazione a risposta scritta:

MONTAGNOLI e BITONCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le riduzioni di trasferimenti statali in questi ultimi anni hanno dimezzato i contributi alla gestione governativa laghi, portandoli da 26 a 13 milioni. Le minori risorse trasferite, sommate all'aumento delle imposte sui carburanti ed in particolare sul gasolio, aggravano i costi di gestione e mettono a rischio la continuità del servizio pubblico di navigazione sul lago di Garda;

l'azienda di trasporto pubblico Navigarda nel 2011 ha trasportato più di 2 milioni di passeggeri, ma per l'anno in corso le previsioni sono assolutamente drammatiche, visto che il taglio del 50 per cento sul fondo di esercizio ha portato ad una drastica diminuzione delle corse e un notevole ridimensionamento del personale;
le recenti disposizioni della legge n. 217 del 2011 prevedono che la Navigarda paghi sia le accise sia l'Iva sui carburanti, oltre alla stessa Iva sull'acquisto dei pezzi di ricambio per le navi e questo si traduce, secondo le stime degli esperti del settore, in un aggravio ulteriore di 5 milioni di euro;
per compensare le minori entrate e garantire comunque il servizio pubblico, è stato ipotizzato un aumento delle tariffe del 30 per cento, come richiesto dalla direzione generale di Milano al Ministero dei trasporti, il che contraddice, nei fatti, le prospettive di potenziamento del servizio di navigazione lacuale;
i battelli e i traghetti della Navigarda rispondono alla domanda di trasporto pubblico locale lacuale, che interessa una significativa parte della popolazione regionale che sceglie di utilizzarlo come servizio alternativo a quello su gomma, contribuendo a migliorare le condizioni ambientali e di gestione della mobilità -:
se il Ministro non ritenga urgente mettere in atto tutte le iniziative, anche di carattere normativo ed economico, opportune a garantire la continuità del servizio pubblico di navigazione sui laghi, anche provvedendo a reperire urgentemente le risorse necessarie al proseguimento del servizio.
(4-15519)

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INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

BELLANOVA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 22 marzo con un bando pubblico il Comune di Lecce, vista la determinazione dirigenziale n. 95 del 22 marzo 2012 avvisa che intende alienare, mediante asta pubblica da tenersi secondo il regio decreto 23 maggio 1924, n. 827, 18 terreni e 13 immobili comunali, per un totale di 14.160.000 euro;
tra i fabbricati destinati ad andare all'asta figurano anche importanti plessi, quali l'ex istituto Margherita e la sede dell'ufficio annona;
l'operazione di alienazione sembrerebbe essere in aperto contrasto con quanto stabilito nel decreto-legge n. 112 del 25 giugno 2008 «Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione Tributaria» che, all'articolo 58 «Ricognizione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di regioni, comuni ed altri enti locali», comma 1, dispone che «Per procedere al riordino, gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare di Regioni, Province, Comuni e altri Enti locali, ciascun ente con delibera dell'organo di Governo individua, sulla base e nei limiti della documentazione esistente presso i propri archivi e uffici, i singoli beni immobili ricadenti nel territorio di competenza, non strumentali all'esercizio delle proprie funzioni istituzionali, suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione. Viene così redatto il Piano delle Alienazioni immobiliari allegato al bilancio di previsione»;
ragioni di trasparenza e di maggiore imparzialità avrebbero suggerito la necessità di richiedere all'ex UTE, attuale Agenzia del territorio, il parere di congruità sul prezzo di vendita degli immobili;
gli organi di stampa locale in merito a tale operazione milionaria ipotizzano che l'attuale amministrazione «spera di ripianare il disavanzo amministrativo di quasi 11 milioni di euro» -:
se confermi che non è stata richiesta alcuna valutazione sulla congruità del

prezzo di vendita dei citati immobili e se non ritenga necessario, anche al fine di evitare che siano compiute operazioni quali quella descritta in premessa, assumere iniziative, se del caso normative, affinché tale valutazione di congruità debba essere sempre richiesta all'Agenzia del territorio.
(5-06517)

Interrogazioni a risposta scritta:

NASTRI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la polizia di Stato di Venezia in data odierna ha dato esecuzione a diversi provvedimenti di custodia cautelare in carcere e perquisizioni domiciliari nei confronti di cittadini turchi di etnia curda accusati di concorso nel tentativo di estorsione e di lesioni gravi, commesse con l'aggravante della finalità di terrorismo;
gli arrestati, nell'ambito dell'operazione che ha disarticolato una cellula prevalentemente veneta del PKK, sono stati rintracciati in diverse località della penisola, nonostante fossero residenti tra il Veneto e l'Emilia Romagna;
fra le città in cui sono avvenuti gli arresti, si segnala anche Novara, che nel passato non ha mai avuto problemi riconducibili al terrorismo internazionale, di una certa importanza -:
quale sia il livello attuale di sicurezza per la città di Novara, successivamente all'operazione di polizia, che ha comportato una serie di arresti riconducibili al terrorismo di matrice internazionale; in caso emergessero elementi di pericolosità e di allarme per l'incolumità della comunità novarese, quali iniziative intenda intraprendere al fine di fronteggiare il fenomeno criminale esposto in premessa.
(4-15512)

OLIVERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la direzione centrale per gli affari dei culti vigila sulla concreta osservanza dei principi contenuti negli articoli 3, 8 e 19 della Costituzione e delle normative vigenti, ordinarie e speciali, in materia di culto e di regolamentazione dei rapporti Stato-Confessioni religiose, al fine di rendere effettivo il diritto alla libertà religiosa;
la normativa di riferimento che la suddetta divisione è deputata ad applicare è quella sui «culti ammessi», risalente all'epoca fascista: la legge 24 giugno 1929, n. 1159 ed il relativo regolamento di attuazione approvato con regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289;
nonostante la Corte costituzionale abbia in diverse occasioni rilevato il carattere discriminatorio delle suddette leggi, non si è ancora giunti ad elaborare una legge sulla libertà religiosa tale da abrogare definitivamente la normativa in questione;
l'articolo 3 della legge n. 1159 del 1929, stabilisce che le nomine dei ministri dei culti diversi dalla religione dello Stato devono essere notificate, per l'approvazione discrezionale, al Ministero dell'interno;
il suddetto provvedimento non è diretto ad attribuire rilevanza giuridica alla nomina ma solo a consentire al ministro di culto il compimento di atti produttivi di effetti giuridici;
da anni diversi ministri di culto, che ne hanno fatto richiesta, attendono il decreto di nomina per esercitare il loro ministero;
negli ultimi anni, infatti, il Ministero dell'interno ha sospeso l'applicazione della legge in attesa di un parere richiesto al Consiglio di Stato relativo alla necessità o meno di un numero minimo di fedeli per l'approvazione di un ministro di culto;
appare ingiustificabile sospendere l'applicazione di una legge, inerente peraltro a una tematica costituzionalmente rilevante come la libertà di professare la

propria religione, in attesa di un parere del Consiglio di Stato la cui valenza non è in alcun modo vincolante;
con parere n. 561 dell'11 gennaio 2012, il Consiglio di Stato si è pronunciato sul quesito del Ministero dell'interno sostenendo che il riconoscimento dei ministri di culto dovrebbe essere concesso in base alla «sussistenza di una comunità di fedeli qualitativamente e quantitativamente consistente», facendo riferimento per la comunità locale a 500 membri, in analogia alle piccole parrocchie cattoliche;
la previsione del requisito del minimo numerico dei fedeli, non previsto neppure dalla normativa fascista, oltre a generare una discriminazione tra confessioni religiose, rappresenta un ulteriore ostacolo al diritto, costituzionalmente garantito alle minoranze confessionali di professare liberamente la propria fede ed esercitare il relativo culto. Tale limite infatti non vige per quelle confessioni che, a norma dell'articolo 8, comma 3 della Costituzione, dispongono di un'intesa con lo Stato italiano;
il limite numerico, raccomandato dal parere del Consiglio di Stato non tiene conto del fatto evidente che alcune confessioni religiose hanno i propri fedeli disseminati in territori molto vasti e proprio questo determina per i loro ministri di culto impegni maggiori;
la libertà religiosa non è una concessione ma un diritto costituzionale fondamentale che le istituzioni devono garantire e tutelare -:
se il Ministro interrogato intenda dare agli uffici preposti del Ministero indicazioni chiare affinché il parere non vincolante del Consiglio di Stato non pregiudichi in alcun modo l'applicazione di leggi che non prevedono alcun limite numerico e delle norme e dei principi costituzionali che garantiscono l'esercizio della libertà religiosa;
se non ritenga necessario verificare la legittimità ed assumere i conseguenti provvedimenti rispetto alla lunga sospensione dell'applicazione della legge sul riconoscimento dei ministri di culto;
se non ritenga urgente assumere iniziative dirette a promuovere una nuova legge sulla libertà religiosa che riconosca i diritti delle varie confessioni ed il pluralismo delle scelte e degli orientamenti religiosi degli italiani.
(4-15516)

MOSELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un'inchiesta del 2010 della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Napoli, su presunti intrecci tra camorra, impresa e amministrazione locale di Castel Volturno (CE), vedeva coinvolti ben venti inquisiti, tra cui spiccavano i nomi di ex sindaci (sia di centrosinistra che di centrodestra), funzionari e dipendenti comunali, agenti di polizia municipale, oltre al capo dell'ala stragista del clan dei «casalesi» e accusato della strage degli immigrati del settembre 2008 (la cosiddetta «strage di San Gennaro»);
gli inquisiti, come spiegava una nota della questura di Caserta, sarebbero tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di «concorso in associazione di tipo mafioso, abuso d'ufficio, falso ideologico e materiale, in relazione ad una serie di condotte illecite posto in essere, tra il 2004 e 2008, al fine di agevolare e consentire l'esercizio abusivo di una struttura ricettiva risultata appartenente ad un imprenditore organico al clan dei Casalesi»;
tutti gli amministratori e i politici coinvolti nell'indagine descritta continuavano indisturbati a svolgere le loro attività, senza nemmeno ipotizzare loro eventuali dimissioni dai rispettivi incarichi; nell'agosto 2011, veniva sospesa l'attività del consiglio comunale di Castel Volturno, poi sciolto, con decreto del Presidente della Repubblica del 19 settembre 2011, in quanto le dimissioni di 15 consiglieri comunali su venti, eletti nel marzo 2010,

avevano determinato la dissoluzione dell'organo elettivo;
dopo poche settimane di attività, il commissario straordinario, con la delibera numero 32 del 7 dicembre 2011, dava il via libera alla proposta di dissesto finanziario del comune di Castel Volturno;
a ciò si aggiungeva, nel febbraio 2012 l'arresto di 14 persone, 11 delle quali già in carcere (2 già rilasciate) e 3 ai domiciliari. Si trattava di imprenditori e pubblici amministratori locali, indagati, a vario titolo, di diversi reati, quali l'associazione per delinquere di stampo camorristico, anche nella configurazione del concorso esterno, in relazione a vari clan operanti nelle province di Caserta e Napoli, oltre che di svariati altri delitti, quali la corruzione, l'abuso d'ufficio, la truffa e l'abusivismo edilizio, attuato anche in aree di notevole interesse paesaggistico e di rilevanza archeologica; tutti i delitti sono aggravati dalla circostanza prevista dall'articolo 7 della legge n. 203 del 1991 per essere stati commessi al fine di favorire i predetti clan;
l'inchiesta ha scandagliato uno dei settori dell'attività camorristica più rilevanti, nel territorio della Campania, ossia la penetrazione nel mondo imprenditoriale, in particolare nel settore edilizio, e le collusioni con le pubbliche amministrazioni locali, volte a realizzare imponenti speculazioni;
le indagini hanno consentito infatti di fare luce sulla struttura economica che investe, sostiene e alimenta le organizzazioni criminali attraverso la compiacente attività di imprenditori, amministratori pubblici e professionisti, i quali utilizzano i proventi illeciti dei clan camorristici per il facile arricchimento personale e per la conservazione dei medesimi clan;
risultano accertate delle vere e proprie joint venture in cui alla convenienza ed alla speculazione imprenditoriale si affiancano interessi di natura squisitamente criminale, attinenti al riciclaggio e al reimpiego delle somme provenienti dalle illecite attività esercitate dai gruppi camorristici;
tali imprese illecite, sfruttando l'enorme patrimonio nella disponibilità della criminalità organizzata, oltre a costituire, di fatto, una forma di concorrenza sleale, hanno determinato effetti destabilizzanti per le economie di intere province, ormai strutturalmente al collasso;
in una nota stampa della DDA si mette in evidenza la notevole capacità di infiltrazione e condizionamento delle amministrazioni locali, in particolar modo, dei Comuni di Castel Volturno e Casaluce da parte del clan, che, a dire degli inquirenti, negli ultimi dieci anni non ha mai trascurato la sua notevole «attenzione» verso questi territori;
per tutto quanto su esposto, la prefettura di Caserta disponeva l'invio di una commissione di accesso, che si insediava il 22 febbraio 2012, presso, presso il municipio di Castel Volturno;
la commissione indicata ha un mandato della durata di novanta giorni, come previsto dal decreto della prefettura, e, quindi, terminerà la propria attività di indagine e di accertamento circa una settimana dopo la data fissata per la competizione amministrativa del 6-7 maggio 2012;
la cittadinanza sembra voler disertare in massa l'esercizio del voto previsto a maggio, tant'è che a far data dal 10 marzo 2012 è stato lanciato un appello, rivolto al Governo, al Parlamento, alle istituzioni preposte a presidio della legalità, nazionali e regionali, aperto alla sottoscrizione di singoli cittadini, perché si ottenga una proroga dell'attività di accertamento della Commissione di accesso, con rinvio della data fissata per la competizione elettorale, al fine di accertare ogni singola responsabilità in capo agli ex amministratori, ai funzionari pubblici, ai politici di Castel Volturno -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative, se del caso

normative, per prorogare la durata del mandato della Commissione d'accesso, e rinviare contestualmente la data fissata per la competizione elettorale amministrativa, onde accertare ogni singola responsabilità, amministrativa, penale, civile, contabile di chi ha finora amministrato quel territorio e al fine di dare la possibilità alla comunità castellana di riprendere fiducia in una classe politica percepita oggi come elemento inutile e dannoso mai dedito al perseguimento del bene comune.
(4-15527)

AGOSTINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Ascoli Piceno è decorata al valor militare per attività partigiana durante l'occupazione nazi-fascista;
i valori dell'antifascismo sono sempre stati alla base della cultura democratica della comunità e dei cittadini di Ascoli Piceno;
la Costituzione italiana sancisce il divieto di qualsiasi attività che possa essere ricondotta al periodo ed all'ideologia fascista;
l'associazione Casa Pound Italia ha organizzato nella giornata del 25 marzo 2012 presso la sede propria una mostra intitolata «Ascoli Città Fascista»;
tale associazione anche recentemente in Italia si è distinta per episodi di violenza e di razzismo, estranei alla cultura democratica e repubblicana del nostro Paese;
tale associazione si definisce «associazione di promozione sociale» mentre sono riconosciute associazioni di promozione sociale tutte quelle associazioni che si attengono alle disposizioni previste dalla legge 7 dicembre 2000 n. 383;
tale iniziativa (mostra «Ascoli Città Fascista») ha prodotto sconcerto e disorientamento tra l'opinione pubblica cittadina;
il titolo della mostra e la pubblicità fatta alla stessa lascia presupporre un chiaro intento provocatorio e nostalgico che nulla ha a che vedere con attività storiche e culturali -:
se attraverso la prefettura di Ascoli siano state assunte tutte le iniziative delle autorità ed istituzioni competenti in relazione all'iniziativa di cui in premessa;
se risulti se le autorità di pubblica sicurezza abbiano assunto tutte le informazioni sull'attività cittadina e nazionale dell'associazione Casa Pound Italia e del movimento studentesco «Blocco Studentesco» e se risultino avviate indagini rispetto alle attività di tali movimenti;
se si intendano mettere in atto iniziative di prevenzione onde evitare possibili problemi di ordine pubblico.
(4-15530)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
l'organizzazione non governativa no profit «Gherush92», avente lo status di consulente speciale del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, ha chiesto di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali, ritenendo l'opera fonte di razzismo, omofobia, islamofobia ed antisemitismo (http://www.gherush92.com);
la Divina Commedia è, senza dubbio alcuno, madre della nostra lingua» pietra miliare della cultura nazionale e preziosissima testimonianza della grandezza dell'arte letteraria italiana;
lo studio della letteratura è da sempre accompagnato da un'attenta contestualizzazione e da una profonda esegesi;

la classe docente italiana è già seriamente impegnata nel contrasto di ogni forma di discriminazione;
la richiesta avanzata da «Gherush92», qualora avesse un seguito, costituirebbe un grave attentato alla libertà intellettuale e di espressione del pensiero;
la fama di Dante Alighieri è innegabilmente legata alla Divina Commedia e la centralità del sommo poeta nella cultura italiana è stata ribadita, da ultimo, con la raffigurazione presente sulle monete da due euro -:
se il Ministro non ritenga necessario assumere ogni iniziativa di competenza per:
a) mantenere, tutelare e rafforzare l'insegnamento della Divina Commedia nei programmi scolastici ministeriali;
b) difendere presso tutti i consessi, nazionali ed internazionali, lo studio scolastico della Divina Commedia.
(2-01431) «Scandroglio, Vignali».

Interrogazione a risposta in Commissione:

AMICI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella città di Formia è ubicato il liceo classico «Vitruvio Pollione», antica e prestigiosa istituzione scolastica della regione Lazio, costituito da poco meno di 600 studenti e che svolge una importante funzione dal punto di vista formativo, educativo e sociale, con una propria tradizione formativa legata alla specificità e alla storia del territorio del sud pontino;
da una petizione popolare promossa dalla associazione ex-alunni del liceo classico «Vitruvio Pollione» di Formia si è appreso che l'ufficio scolastico regionale per il Lazio, con decreto emanato in data 14 marzo 2012, relativo agli istituti scolastici sottodimensionati, ha deciso di non riconoscere più l'autonomia al liceo formiano, sottoponendolo a «reggenza», con conseguente perdita della dirigenza scolastica e della dirigenza amministrativa;
la decisione assunta dall'ufficio scolastico regionale è motivata con l'obbligo di applicazione del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito nella legge n. 111 del 15 luglio 2011, come modificato dall'articolo 4, comma 69 della legge di stabilità (legge n. 183 del 12 novembre 2011), che ha introdotto nuovi limiti minimi di alunni per il riconoscimento dell'autonomia scolastica a singoli istituti e la conseguente assegnazione di un dirigente;
il liceo Vitruvio rappresenta per il territorio del sud pontino un punto di riferimento e un polo di attrazione letterario-artistico-culturale grazie alle sue molteplici iniziative volte a valorizzare il ricchissimo patrimonio storico-archeologico di cui è dotata la città di Formia;
tra le iniziative di maggior prestigio vi è il «Certamen Vitruvianum», che vede impegnati ogni anno studenti del penultimo e ultimo anno dei licei classici, scientifici, linguistici e delle scienze umane di tutto il territorio nazionale -:
se il Ministro interrogato intenda considerare la necessità di assumere ogni iniziativa di competenza per concedere una proroga di un anno nell'applicazione del provvedimento assunto dall'ufficio scolastico regionale per il Lazio - come peraltro già concesso ad altri istituti scolastici con le stesse caratteristiche del liceo Vitruvio - e aprire un tavolo di confronto che coinvolga tutte le parti interessate per giungere a conclusioni condivise nell'ottica della salvaguardia dell'offerta formativa esistente, nell'interesse degli studenti e del corpo docenti.
(5-06506)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO, BARANI, DE LUCA e GIRLANDA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
grazie a leggi ad hoc e a scelte discrezionali vi sono dipendenti di ruolo,

tra professori, dirigenti scolastici e amministrativi che vengono pagati dallo Stato per lavorare non presso gli istituti scolastici, bensì presso enti privati, associazioni culturali, ambientali e religiose e comunità di recupero contro la tossicodipendenza;
essi risultano occupati presso il WWF, il Coni, la Comunità di San Patrignano, la Comunità di Sant'Egidio o anche presso il comune di Castellammare di Stabia e presso l'Unione cattolica degli insegnanti medi;
lo Stato deve poi pagare anche i sostituti di questi 200 dipendenti presso gli istituti scolastici;
presso i sindacati, assegnati in base alla rappresentatività delle sigle, risultano ben 997 docenti occupati, di cui 613 distaccati;
178 risultano presso la Flc-CGIL, 177 a CISL scuola, 123 allo Snal-Confsal, 87 alla UIL scuola, 48 al Gilda Unams;
poi ne risultano altri 68 ripartiti tra le confederazioni e ulteriori 300 circa, frutto della somma dei permessi, sempre prestati ai sindacati;
il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione pro tempore calcolò che mille dipendenti distaccati costavano allo Stato 30 milioni di euro, a cui vanno aggiunti altri 30 milioni per pagare i sostituti -:
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per richiamare gli insegnanti distaccati al loro ordinario lavoro;
se il Governo abbia intenzione di assumere iniziative affinché i sindacati compartecipino nella redistribuzione dei dipendenti statali che operano presso di essi.
(4-15507)

MINARDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'università di Catania ha ormai solo due sedi decentrate, considerate realtà eccellenti in cui i docenti riescono ad assicurare un'offerta formativa di qualità assoluta, molto apprezzata dal territorio;
nell'anno accademico 2005/2006 erano state attivate ben dieci sedi distaccate distribuite sul territorio della Sicilia sud-orientale, per un totale di circa quarantasette corsi di studio;
ad oggi sono state mantenute solo le sedi di Ragusa, per la facoltà di lingue e letterature straniere, e quella di Siracusa, per la facoltà di architettura;
queste due sedi saranno disattivate alla conclusione dell'anno accademico 2013/2014 Siracusa 2014/2015 Ragusa;
nel giugno 2010 tra l'università di Catania e le sedi di Ragusa e Siracusa hanno si è stipulato un accordo, sottoscritto anche dal capo pro tempore della segreteria tecnica del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con il quale si sancivano precisi obblighi per l'ateneo e per gli enti pubblici territoriali coinvolti;
sono riconosciuti gli sforzi dell'ateneo per onorare gli impegni didattici assunti, nonostante ciò, causa anche l'attuale situazione economico-finanziaria, è stato estremamente difficile, specialmente per la realtà ragusana, assolvere agli obblighi economici a carico degli enti pubblici territoriali -:
se corrisponda al vero che il Ministero abbia già previsto un fondo per venire incontro alle esigenze di queste sedi decentrate eccellenti, se non intenda attingervi per risolvere la questione di cui in premessa e se non si ritenga necessario organizzare incontri con le parti interessate per valutare ogni possibile soluzione per garantire nel tempo un'offerta didattica così eccellente.
(4-15524)

LO MORO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da un servizio della trasmissione Report di Milena Gabanelli si apprende che

il dottor Luigi Frati, rettore dell'università La Sapienza, ricopre altresì il ruolo di primario del reparto di oncologia del policlinico Umberto I di Roma;
ai microfoni di Report la dottoressa Maria Luisa Basile, oncologa dello stesso Policlinico, afferma: «Per il rispetto dovuto al paziente devo dire che il primario non è presente e non ha mai condiviso le scelte del reparto», sostenendo che Frati non presta visita ai pazienti che non lo hanno mai incontrato in reparto;
in base all'articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo, n. 128, - Ordinamento interno dei servizi ospedalieri, il primario «vigila sull'attività e sulla disciplina del servizio sanitario, tecnico, sanitario ausiliario ed esecutivo assegnato alla sua divisione o servizio, ha la responsabilità dei malati, definisce i criteri diagnostici o terapeutici che devono essere seguiti dagli aiuti e dagli assistenti, pratica direttamente sui pazienti gli interventi diagnostici e curativi che ritenga di non affidare ai suoi collaboratori ...»;
risulta inoltre che il dottor Frati sia anche il direttore scientifico della clinica Neuromed di Isernia, istituto neurologico specializzato, dove è possibile seguire i corsi di laurea in scienze infermieristiche, fisioterapia, tecniche di laboratorio biomedico, tecniche di radiologia medica per immagini e radioterapia in partnership con l'università La Sapienza, di cui è rettore;
l'interrogante ha inoltre sottoposto all'attenzione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca attraverso le interrogazioni 5-03167 e 4-09242 la vicenda relativa al rettore di Messina. Nessuna risposta si è avuta alle interrogazioni mentre il rettore Francesco Tomasello, sottoposto a giudizio per abuso di ufficio e tentata concussione e più volte sospeso dall'incarico dal GIP continua a restare al suo posto, beneficiando di proroghe -:
se il Ministro dell'istituzione, dell'università e della ricerca sia a conoscenza delle situazioni descritte in premessa e se e come, alla luce dei fatti descritti, intenda intervenire, per quanto di competenza, a tutela dell'immagine del sistema universitario nazionale, anche valutando i presupposti per irrogare sanzioni disciplinari;
se e quali iniziative il Ministro della salute intenda assumere per assicurare il rispetto del diritto alla salute, posto che situazioni come quelle descritte possano compromettere anche i livelli essenziali di assistenza sanitaria con gravi rischi per i pazienti.
(4-15532)

...

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

LENZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito, con modificazioni, dall'articolo 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha disposto la soppressione degli enti Inpdap e Enpals e attribuito le relative funzioni all'INPS, così dando vita probabilmente al più grande ente previdenziale d'Europa, con un bilancio di 700 miliardi di euro, 35.000 dipendenti e una platea di 24,5 milioni di iscritti;
la governance del nuovo istituto è affidata ad una carica monocratica nella figura del presidente dell'INPS, il cui incarico è prolungato fino al 31 dicembre 2014, nonostante la Corte dei conti nella sua relazione del novembre 2011 avesse già espresso perplessità circa la concentrazione dei poteri determinatasi a seguito delle disposizioni del decreto n. 78 del 2010 che aveva trasferito al solo presidente le attribuzioni del soppresso consiglio di amministrazione. La Relazione sottolineava «il potenziamento del tutto singolare dell'organo monocratico di vertice dell'istituto cui vengono riconosciute oltre a quelle di rappresentanza, le attribuzioni di indirizzo gestionale e tutte le competenze

non conferite ad altri organi che non trova riscontri nell'assetto degli enti pubblici non economici e neanche nel modello societario». Perplessità che a fronte dell'annessione di Inpdap e Enpals risultano ulteriormente rafforzate;
il nuovo Inps è chiamato nei prossimi mesi ad una impegnativa e profonda riorganizzazione per ottenere i risparmi previsti, per integrare al meglio gli enti assorbiti, per garantire efficacia ed efficienza al sistema previdenziale, ragione fondante per la riunificazione;
tuttavia, proprio nei confronti della attuale dirigenza, sempre la citata relazione della Corte dei conti dello scorso novembre segnalava: «è tuttora in corso l'azione di ristrutturazione organizzativa, condotta per altro in assenza di un compiuto piano unitario e di una previa analisi costi benefici, in modo settoriale e per successive approssimazioni, facendo ampio ricorso a consulenze esterne, onerose e pervasive»;
anche gli enti previdenziali, ora tutti confluiti nella nuova Inps, sono proprietari di un ingente patrimonio destinato a rappresentare un investimento a garanzia della tenuta del sistema pensionistico. Dal 2001 ad oggi, parte di questo patrimonio è stato messo in vendita, e alcune operazioni discutibili messe in campo da precedenti Governi quali le Scip sono state poi revocate (legge 14 del 27 febbraio 2009) ma a fronte della chiara indicazione data dal precedente governo con la direttiva ministeriale del 10 febbraio 2011 a vendere agli inquilini che ne hanno fatto richiesta e a chiudere il contenzioso proprio l'Inps è stato inadempiente. La gestione tanto per gli immobili da reddito che per quelli strumentali, è effettuata, in parte direttamente dall'INPS (per il patrimonio di provenienza ex INPDAI), in parte attraverso l'IGEI spa, società in liquidazione da 17 anni di cui INPS possiede il 51 per cento del valore azionario (per il patrimonio cosiddetto «storico» dell'INPS e per quello di provenienza ex IPOST) e in parte attraverso Idea Fimit Sgr attiva nel settore dei fondi comuni di investimento immobiliari con la mission di promuovere e gestire strumenti di finanza immobiliare in linea con le esigenze degli investitori nazionali ed internazionali di cui l'Inps dopo l'incorporazione dell'Inpdap detiene il 30 per cento e nella quale il presidente Mastrapasqua ha rapidamente assunto la presidenza sostituendo il presidente dell'Inpdap. Tale incarico si somma ai numerosi di cui il presidente Mastrapasqua è già titolare;
si ricorda quanto evidenziato nella relazione del collegio sindacale dell'Inps sul bilancio consuntivo del 2010, nel quale si è richiamata l'attenzione sul «significativo peggioramento della gestione del patrimonio immobiliare da reddito per il quale non si rinvengono nelle relazioni di bilancio utili elementi informativi»;
a seguito dell'incorporazione l'INPS, peraltro, ha ulteriormente incrementato anche l'entità delle proprie partecipazioni fra le quali rileva il 49 per cento della Holding di Equitalia che amministra, attraverso le sue società operative Equitalia Nord, Equitalia Centro ed Equitalia Sud, il sistema delle riscossioni dei contributi previdenziali ed erariali dello Stato;
un rilevante patrimonio immobiliare nato dalla fusione dei patrimoni immobiliari dei tre enti e, in parte, attraverso la Idea FIMIT SGR di cui Inps, per effetto dell'incorporazione di INPDAP e ENPALS, detiene ora circa il 30 per cento delle azioni; detiene inoltre il 100 per cento di SISPI (Società italiana di servizi per la previdenza integrativa);
si ricorda che l'Inps, ente pubblico secondo solo allo Stato per dimensione di bilancio, è uno dei presidi del sistema di welfare italiano ed è chiamato a svolgere una funzione sociale di straordinaria importanza come quella della tutela dalla vecchiaia, gestendo le risorse derivanti dalla contribuzione dei lavoratori pubblici, privati e autonomi e delle imprese, soggetti a cui si dovrebbe essere riconosciuto un prioritario ruolo attivo nel governo dell'ente, la recente annunciata riforma degli

ammortizzatori amplierà ulteriormente le competenze dell'Inps e il suo ruolo di gestore dei risparmi previdenziali dei lavoratori italiani -:
se non si ritenga necessario e urgente intervenire, soprattutto in questa fase così delicata e impegnativa, al fine di garantire una governance dell'ente equilibrata, collegiale trasparente, dando voce alle forze che rappresentano gli interessi dei lavoratori e delle imprese superando l'attuale fase di gestione straordinaria, e riportando l'ente ad un assetto di governo più appropriato per un ente pubblico, così come autorevolmente indicato dalla Corte dei conti.
(5-06507)

MANNUCCI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 21 della legge n. 214 del 2011 ha previsto la soppressione dell'INPDAP e dell'ENPALS e la loro confluenza nell'INPS;
l'ex-INPDAP è il secondo ente previdenziale che - oltre alla riscossione dei contributi e alla corresponsione delle pensioni e delle buonuscite - ha nella mission istituzionale una preziosa funzione di welfare integrativo, a sostegno dei propri iscritti e pensionati e dei loro familiari per una popolazione complessiva di circa 11 milioni di persone;
tale funzione viene svolta a costo zero per le casse dello Stato, in quanto la relativa gestione è completamente autofinanziata con il prelievo dello 0,35 per cento sulle retribuzioni e dello 0,155 sulle pensioni degli iscritti e sviluppa un giro di affari di circa 2,2, miliardi l'anno;
la maggior parte di tali risorse (circa 2 miliardi) viene destinata all'attività creditizia che si estrinseca nella concessione di mutui ipotecari per l'acquisto della prima casa e consente l'immissione di moneta fresca nel circuito economico, anche a sostegno del mercato immobiliare;
di tale contingente una parte considerevole viene destinata all'erogazione dei prestiti agevolati, a breve e lungo termine, che hanno consentito di svolgere un ruolo insostituibile di aiuto per le fasce più deboli, di contrasto all'usura e di sostegno alla ripresa dei consumi, anche di beni durevoli;
la residua quota di 200 milioni di euro viene canalizzata verso il settore dei benefici sociali rivolti sia ai giovani che agli anziani;
per i giovani, l'attenzione dell'ente è mirata a favorire l'inserimento nel mondo del lavoro e, quindi, a sviluppare una formazione professionale adeguata e coerente con una domanda di lavoro sempre più qualificata, attraverso i seguenti interventi:
6.000 borse di studio per giovani dei diversi ordini e gradi della scuola secondaria, erogate sulla base dell'indicatore ISEE e sul merito scolastico;
5.000 giovani destinatari - sulla base del merito - di master post universitari nelle materie a maggiore impatto occupazionale (giurislavoristiche, economiche, statistiche, eccetera), dottorati di ricerca, stage in azienda, corsi di specializzazione nelle materie assicurative pubbliche e private in materia di assistenza sanitaria e nella previdenza complementare, molto richiesti dal mercato del lavoro;
31.500 partenze per vacanze studio in Italia e all'estero, strutturate nella logica dell'orientamento professionale, dell'insegnamento di attività sportive, dell'educazione alla legalità, dell'educazione alimentare, sanitaria e comportamentale;
4.200 giovani ospitati sia nei 5 convitti di proprietà dell'Istituto, (Convitto Femminile Santa Caterina - Arezzo: Convitto Maschile Principe di Piemonte di Anagni; Convitto Maschile Luigi Sturzo di Caltagirone; Convitto Femminile Regina Elena di San Sepolcro; Convitto Unificato Misto di Spoleto) che mediante convenzionamenti con il MIUR in altri 40 Convitti

sparsi sul territorio, per agevolare gli studi di giovani con famiglie meno abbienti;
400 giovani avviati, grazie all'accordo con l'Agenzia nazionale per i giovani, a tirocini all'estero per acquisire professionalità ed esperienza ai fini dell'inserimento nel mondo del lavoro, nell'ambito del progetto «Safari Job»;
per gli anziani, la tutela si riferisce ai pensionati auto sufficienti e a coloro che, a causa delle condizioni di salute, si trovano in situazioni di emarginazione e di necessità di assistenza e cura, mediante i seguenti interventi:
730 soggiorni senior: consistono in sistemazione residenziale durante i periodi estivi presso località marine e montane;
200 ospiti presso le Case Albergo di proprietà dell'Istituto a Monte Porzio Catone e Pescara, in cui viene offerta ospitalità residenziale ad anziani autosufficienti;
34 convenzionamenti con RSA (residenze sanitarie assistenziali) accreditate presso le regioni, per assistenza a malati di Alzheimer o di patologie neurovegetative mediante servizi di call center, ricovero in day hospital, ricoveri fino alla sistemazione nelle apposite strutture, per n. 300 ammissioni di anziani;
assistenza domiciliare attraverso convenzionamenti con strutture pubbliche che garantiscono servizi di cura a chi ancora può restare nella propria abitazione, ma si trova in temporanea situazione di necessità: cura giornaliera della persona, riabilitazione di soggetti disabili, servizi di telesoccorso e - in fase di sviluppo - un servizio di badantato in convenzione con i comuni;
sono in corso circa 100 progetti Home Care Premium con altrettanti enti locali per l'assistenza a domicilio di quasi 8.000 pensionati non autosufficienti;
è stata avviata una sperimentazione presso il comune di Roma di altri progetti per i seniores, quali il progetto di assistenza a domicilio denominato «Nonno House», per l'ospitalità di giovani studenti fuori sede, presso le abitazioni di pensionati INPDAP disponibili, previo rimborso di quote mensili e di rimborso spese di impianto per la sistemazione iniziale dei locali -:
se tali funzioni di welfare integrativo continueranno ad essere assicurate anche dall'ente subentrante atteso che trattasi di risorse di «proprietà» dei cittadini pubblici dipendenti che hanno contribuito alla predetta gestione ex INPDAP;
se non si ritenga che tale esperienza IPDAP, costituente un vero e proprio modello italiano di welfare, possa essere estesa ad una popolazione assicurata più ampia, secondo analoghi meccanismi;
se non sia ipotizzabile una soluzione organizzativa che preveda la creazione di un'apposita struttura per tutto il welfare italiano - una sorta di Agenzia nazionale del Welfare - che gestisca le prestazioni tradizionali di sostegno al reddito rese da INPS e quelle di tipo sociale integrative del reddito, offerte dall'ex INPDAP, nell'ottica di una maggiore efficienza dei servizi basata sulla specializzazione del lavoro e delle competenze, considerato che tale soluzione, tra l'altro, realizzerebbe anche la finalità di una netta separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale con un definitivo chiarimento sulle responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche.
(5-06509)

Interrogazioni a risposta scritta:

DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che l'Inail/Contarp centrale abbia dato disposizioni agli istituti periferici, con propria iniziativa, di sospendere la valutazione delle domande del personale della Difesa, Marina

Militare, che chiedono la «certificazione» dell'esposizione ultradecennale alle fibre dell'amianto;
la notizia arriva dalla segnalazione di un ex sottoufficiale di Marina, che è stato imbarcato per 18 anni che ha presentato domanda al proprio datore di lavoro in data 25 aprile 2003, in base al contenuto della sentenza della Corte di Cassazione n. 997/2003 ai sensi di legge;
nonostante l'inail sia stato sollecitato più e più volte oggi viene ancora ignorata la domanda e dalla segnalazione ricevuta dall'interrogante risulta ci siano diversi casi simili -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa;
se e come il Governo intenda intervenire al fine di tutelare pienamente il diritto alla salute dei lavoratori esposti alle fibre di amianto.
(4-15508)

MANCUSO, CICCIOLI, BARANI e GIRLANDA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'istituto nazionale della previdenza sociale gestione ex INPDAP, ha precisato che i dipendenti che riscattano la laurea o la specializzazione per anni antecedenti al 1996 non potranno accedere al pensionamento anticipato previsto dall'articolo 24, comma 11, del decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011, cosiddetto «Salva Italia», che prevede l'anticipo del pensionamento se il primo versamento contributivo decorra successivamente al 1° gennaio 1996;
ciò che rileva, sottolinea l'INPS, non è la data di versamento contributivo, ma il periodo cui si riferisce, e quindi la data del corso di laurea riscattato;
questo significa che, se il primo accredito contributivo fosse riferito al periodo riscattato e non alla data del versamento, un assunto nel 1996, nato nel 1962, che riscattasse 10 anni di laurea e specializzazione, andrebbe in pensione di vecchiaia (in base all'indicizzazione stimata dell'età pensionabile in relazione all'aspettativa di vita) nel 2030, a 68 anni e 1 mese, mentre il raggiungimento dell'anzianità contributiva di 44 anni e 4 mesi sarebbe raggiunta sempre nel 2030;
questo stesso dipendente potrebbe, invece, pensionarsi nel 2027 a 65 anni e 1 mese con la previsione dell'articolo 24;
paradossalmente, una maggiore anzianità contributiva, ottenuta riscattando, preclude la possibilità di un pensionamento anticipato;
secondo la norma, infatti, potranno accedere al pensionamento anticipato coloro che siano privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e si trovino quindi in un sistema pensionistico puro;
coloro che, però, riscattino periodi antecedenti al 1996, vengono esclusi da tale possibilità;
per i dipendenti assunti dopo il 1° gennaio 1996 che riscattino o ricongiungano periodi antecedenti, i benefici economici del riscatto (passaggio da un sistema contributivo puro a uno misto) comportano la perdita della vecchiaia anticipata e gli anni riscattati non consentiranno a tutti di raggiungere i 42 anni e 1 mese (41 anni e 1 mese per le donne) di contribuzione indicizzati prima della data prevista per la vecchia -:
se il Governo intenda assumere iniziative volte a riesaminare la portata del comma 11 dell'articolo 24 del decreto-legge «Salva Italia» per evitare tale paradosso.
(4-15510)

MANCUSO e GIRLANDA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, cosiddetta manovra «Salva Italia», ha previsto, dal 1o gennaio 2012, la fusione di INPS, INPDAP e ENPALS nell'ente cosiddetto «Super INPS»;

la giustificazione dell'accorpamento è un miglioramento dell'efficienza e un taglio dei relativi costi;
l'INPDAP ha, però, portato in dote un debito di 13 miliardi e 281 milioni di euro;
il patrimonio dell'INPDAP, inoltre, fa registrare, per il 2012, una perdita netta di 24 miliardi e 477 milioni di euro;
con l'accorpamento i fondi dell'INPS, ente già in difficoltà economico finanziaria, saranno destinati anche alla copertura di questo buco;
i risparmi pubblici portati dai sacrifici richiesti ai pensionati, serviranno quindi a coprire questo debito;
i membri del collegio dei sindaci dell'INPDAP che avrebbe dovuto vigilare sulla gestione dell'ente, avranno ora nuovi incarichi nel collegio dell'INPS e per 5 di loro è prevista la promozione a dirigenti della ragioneria generale dello Stato -:
se il Governo abbia intenzione di razionalizzare la copertura del debito pregresso dell'INPDAP, impedendo che ad esso vengano destinati i fondi dell'INPS;
se il Governo intenda chiarire le motivazioni della promozione dei sindaci dell'INPDAP, nonostante quello che agli interroganti appare un fallimento nella vigilanza.
(4-15521)

MANCUSO, CICCIOLI, BARANI e GIRLANDA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nel 2008 il presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua conferì alla multinazionale KPMG 17 milioni di euro per programmare una ristrutturazione generale dell'organizzazione dell'ente;
prima ogni ufficio si occupava di un settore (lavoratori autonomi, dipendenti e altro), ora vengono scomposti «per adempimenti» e flussi telematici, con la conseguenza che viene a mancare la coscienza della gestione di una figura previdenziale «complessiva»;
dalla fine di quest'anno, inoltre, gli sportelli al pubblico dell'INPS verranno chiusi e si chiederà ai cittadini di trasmettere telematicamente qualsiasi richiesta;
è evidente la difficoltà che incontreranno persone non abituate all'uso dei computer, come gli anziani, che sono i primi interessati a rivolgersi all'ente pensionistico;
tutta la gestione dei servizi strategici dell'INPS oggi è quasi del tutto esternalizzata a privati;
vengono gestite all'esterno anche le banche dati contenenti i dati sensibili di tutti gli iscritti all'INPS;
anche la riscossione dei contributi è stata affidata a una società privata (Equitalia);
il presidente di Equitalia è sempre Antonio Mastrapasqua;
la spedizione dei documenti è affidata a Postel, mentre la gestione della cassa integrazione in deroga è in mano agli «enti bilaterali»;
contemporaneamente la KPMG è penetrata sempre più all'interno di INPS assumendo un ruolo di primo piano in molti settori strategici;
in un documento diffuso nel 2011, la KPMG dichiara di aver sviluppato per l'INPS «piani di innovazione organizzativa e razionalizzazione» e un «supporto nella gestione e controllo dei fondi per il welfare»;
la multinazionale elenca le seguenti attività svolte: «supporto al cambiamento nel percorso di innovazione organizzativa», «processi per il contact center multicanale», «attivazione centrale acquisto e piattaforma di e-procurement»;
ad agosto 2006 la KPMG è stata accusata, in America, di cospirazione;

il procuratore generale ha dichiarato che «la KPMG ha ammesso il suo coinvolgimento nella più grande frode fiscale di tutti i tempi»;
a causa di possibili «conseguenze collaterali» non si procedette contro la società;
la KPMG se la cavò ammettendo le sue colpe e pagando 456 milioni di dollari fra multa, risarcimenti e penali;
i comunicati informavano che nel più importante caso di evasione fiscale mai registrato, la KPMG ha ammesso di aver partecipato a una frode che ha generato almeno 11 miliardi di dollari di falsi disavanzi fiscali, che secondo i calcoli del tribunale sono costati agli Stati Uniti circa 2,5 miliardi di dollari in tasse evase -:
se il Governo intenda chiarire le motivazioni che hanno spinto il presidente Mastrapasqua ad affidare ruoli strategici nella gestione dell'INPS a una società così internazionalmente compromessa come la KPMG;
se il Governo intenda appurare, per quanto di competenza, se siano state prese tutte le misure per la tutela dei dati sensibili contenute nelle banche dati messe a disposizione di società esterne a l'INPS;
se il Governo intenda verificare l'adeguatezza e la correttezza dell'attuale organizzazione dell'INPS.
(4-15522)

...

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MARGIOTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la decadenza delle proroghe all'intramoenia allargata anticipata dalla legge 24 febbraio 2012 n. 14 al prossimo 30 giugno 2012, è relativa originariamente al punto 10 del comma 2 dell'articolo 15-quinquies della legge n. 502 del 1992 (fermo restando: 1) per l'attività libero professionale in regime, di ricovero, quanto disposto dall'articolo 72, comma 11, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, è consentita, in caso di carenza di strutture e spazi idonei alle necessità connesse allo svolgimento delle attività libero-professionali in regime ambulatoriale, limitatamente alle medesime attività e fino al 31 luglio 2003, l'utilizzazione del proprio studio professionale con le modalità previste dall'atto di indirizzo e coordinamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 marzo 2000, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 121, del 26 maggio 2000; 2) per l'azienda sanitaria la possibilità di vietare l'uso dello studio nel caso di possibile conflitto di interessi. Le regioni possono disciplinare in modo più restrittivo la materia in relazione alle esigenze locali);
il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale convertito con modificazioni dalla legge n. 248 del 2006 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 186 dell'11 agosto 2006 - Supplemento Ordinario n. 183) richiama chiaramente tale punto 10 del comma 2 dell'articolo 15-quinquies della legge n. 502 del 1992 nel seguente comma dell'articolo 22-bis testualmente riportato «articolo 22-bis. Legge 4 agosto 2006, n. 248. "Riduzione della spesa per incarichi di funzione dirigenziale. Disposizioni in materia di attività libero-professionale intramuraria" comma 2. Al comma 10 dell'articolo 15-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni, le parole: "fino al 31 luglio 2006" sono sostituite dalle seguenti: "fino alla data, certificata dalla regione o dalla provincia autonoma, del completamento da parte dell'azienda sanitaria di appartenenza degli interventi strutturali necessari ad assicurare l'esercizio dell'attività libero-professionale intramuraria e comunque entro il 31 luglio 2007";

tale punto veniva nuovamente richiamato dall'articolo 1, comma 2, secondo periodo, della legge n. 120 del 2007, poi prorogato ai sensi dell'articolo 1, comma 1 e 2 del decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, che fissava la scadenza della proroga al 31 dicembre 2012;
altra tipologia di libera professione invece espressa dal comma 2, lettera c), dell'articolo 15-quinquies della legge n. 502 del 1992 che stabilisce nell'ambito delle tipologie di attività libero professionale «la possibilità di partecipare ai proventi di attività, richiesta a pagamento dai singoli utenti e svolta individualmente o in équipe, al di fuori dell'impegno di servizio, in strutture di altra azienda del servizio sanitario nazionale o di altra struttura sanitaria non accreditata, previa convenzione dell'azienda con le predette aziende e strutture». Questo punto non ha mai subito modifiche. Difatti, le strutture private autorizzate e non accreditate, convenzionate con aziende ospedaliere o Asl per lo svolgimento della libera professione non hanno mai risentito delle proroghe adottate dal 2003 ad oggi -:
se il Governo intenda emanare una circolare interpretativa che chiarisca che le strutture private autorizzate e non accreditate che hanno convenzioni con aziende ospedaliere o Asl per consentire ai dirigenti sanitari con rapporto di lavoro esclusivo l'esercizio della libera professione attraverso la partecipazione a proventi di attività (convenzioni stipulate ai sensi dell'articolo 15-quinquies, comma 2, lettera c) della legge n. 502 del 30 dicembre 1992) possono continuare a considerarsi estranee alle disposizioni di proroga sopra citate.
(5-06508)

LIVIA TURCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
vari organismi internazionali, nel corso di questi ultimi anni, hanno stabilito l'importanza della diagnosi precoce della sordità infantile, definendo la necessità di sottopone a screening tutti i neonati entro il primo mese di vita, indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio audiologico, con l'obiettivo di effettuare una diagnosi precoce entro il terzo mese di vita e il conseguente eventuale intervento terapeutico-riabilitativo entro il sesto mese di vita;
deficit uditivi significativi alla nascita possono essere responsabili, non solo del mancato sviluppo del linguaggio, ma anche di difetti sul versante cognitivo e comportamentale;
è universalmente dimostrato che solo un intervento precoce garantisce i migliori risultati in termini di sviluppo del linguaggio, cognitivo e comportamentale, proprio sfruttando la plasticità neuronale caratteristica dei primi periodi della vita;
negli ultimi anni l'avvento di nuove tecnologie, quali le fotoemissioni transienti (TEOAE), rapide, poco costose, non invasive, con alti livelli di sensibilità e specificità, ha reso possibile l'attuazione dello screening audiologico neonatale;
tali screening sono inoltre previsti nel nuovo piano nazionale -:
se il Ministro alla luce delle considerazioni sopra esposte non ritenga necessario intervenire con un proprio provvedimento affinché anche in Italia sia esteso il più possibile lo screening audiologico neonatale della sordità congenita al fine di raggiungere una copertura pari se non superiore al 90 per cento dei neonati.
(5-06510)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANCUSO e GIRLANDA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il farmaco è un bene primario;
ricorrere a farmaci contraffatti significa incontrare altissimi danni per la salute e rischi economici per il Sistema sanitario nazionale;

la rete di distribuzione farmaceutica italiana è considerata unanimemente, nel panorama internazionale, tra le più sicure;
la protezione garantita dal sistema di tracciatura che permette di seguire i farmaci in tutto il loro percorso, dal produttore alla farmacia, fa sì che i farmaci contraffatti possano raggiungere il consumatore italiano solo quando questi ricorra a canali non autorizzati;
le farmacie illegali presenti sulla rete rappresentano oggi uno dei principali canali di distribuzione dei farmaci contraffatti;
secondo il servizio di verifica statunitense Legiscript, il 99 per cento delle farmacie on line non rispetta gli standard di legge;
dagli studi effettuati indipendentemente da diverse istituzioni - tra le altre, l'European federation of pharmaceutical industries and associations (EFPIA), l'Agenzia italiana del farmaco (ALFA) e la World Health Organization (WHO) - emerge che la percentuale di siti illegali che spediscono farmaci di scarsa qualità, non autorizzati o contraffatti, supera il 50 per cento;
il ricorso a farmacie on line in Italia è illegale e tuttora abbastanza limitato: la sicurezza della rete legale, la rimborsabilità dei farmaci essenziali e la scarsa propensione all'uso di internet e all'e-commerce hanno sicuramente contribuito, finora, ad arginare il problema;
la recente dilagante alfabetizzazione informatica ha, però, facilitato l'accesso a siti pericolosi e il conseguente aumento del rischio di acquisti illeciti;
purtroppo, la recente cronaca riporta il caso della morte di una giovane ragazza di Barletta, per l'assunzione di nitrito di sodio, anziché sorbitolo, durante un test per le intolleranze in una clinica privata -:
se il Governo intenda promuovere iniziative normative sul punto, onde stringere la vigilanza informatica sui siti internet di vendita di farmaci o di integratori.
(4-15509)

GIRLANDA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 26 marzo 2012 ha avuto luogo il decesso di Teresa Sunna, ventottenne di Barletta, dopo aver ingerito una sostanza acquistata sul noto portale di vendite on line Ebay come sorbitolo ed altre due donne sono state ricoverate in gravi condizioni dopo aver ingerito la stessa sostanza;
dopo questi gravi fatti Ebay ha bloccato la vendita di questa sostanza sull'intera rete mondiale e sono stati attivati, in Italia, controlli da parte dei Nas nonché inviti ai cittadini alla restituzione e alla non assunzione della sostanza eventualmente acquistata via web;
l'Agenzia del farmaco ha diffuso dati allarmanti, secondo i quali il proliferare di farmacie online sta accrescendo il numero di casi di rischio per la salute dei cittadini a seguito dei farmaci acquistati, sui quali non sono state fatte tutte le dovute analisi e controlli, poiché delle oltre 40mila farmacie online solo l'1 per cento risulta rispondente alle normative vigenti, mentre il 96,8 per cento del totale sarebbe completamente illegale;
la rete web è un luogo privilegiato per l'acquisto di sostanze illegali o non acquistabili presso le normali farmacie, anche a fronte dei costi ridotti e della pubblicità di certe sostanze in relazione alle quali il consumatore non è neanche adeguatamente informato dei rischi; si tratta ad esempio, delle sostanze connesse alla perdita di peso o all'implementazione delle facoltà e capacità fisiche e mentali;
negli ultimi anni sono stati diversi i casi drammatici di seri danni alla salute, oltre che di decessi, per cittadini che hanno assunto sostanze non vendibili in Italia senza un adeguato ed accurato controllo medico, andando ad alimentare un mercato illegale in crescita, facendo affidamento

sulle assicurazioni fornite dai venditori stessi o dai riferimenti a norme sanitarie di altri Paesi, che consentono la vendita e l'assunzione, secondo apposite modalità, di farmaci o sostanze bandite in Italia;
portali telematici con un'ampia offerta di prodotti e farmaci, come nel caso di Ebay, che pure risulta essere uno dei portali maggiormente seguiti e monitorati dalla società stessa, necessitano un aumento della vigilanza sui prodotti in vendita, supportata da un'adeguata campagna di informazione per gli utenti, soprattutto i più giovani -:
se il fatto di Barletta rappresenti un caso isolato e di quali ulteriori elementi disponga al riguardo;
con quali modalità il Ministro ritenga opportuno agire per diffondere una più approfondita cultura dell'informazione circa i rischi dell'acquisto di farmaci e sostanze di natura sanitaria tramite il web, valutando l'opportunità di ricorrere anche ad apposite campagne nelle scuole;
quali siano le sostanze più a rischio per la salute dei consumatori presenti ed acquistabili sul web, ma non vendibili presso le farmacie del nostro Paese;
se, a fronte di questi drammatici episodi si intendano assumere iniziative per potenziare le sinergie tra le autorità sanitarie italiane ed il Ministero ed i maggiori portali telematici della rete;
quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare la legalità dell'amplissima percentuale di farmacie online;
se il Ministro intenda promuovere un confronto anche in sede europea per uniformare le modalità di vendita ed assunzione di farmaci e particolari sostanze per le quali ancora oggi vi sono discrepanze tra le legislazioni e normative dei diversi Paesi dell'Unione europea.
(4-15528)

MARINELLO, VINCENZO ANTONIO FONTANA e LA LOGGIA. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto assessoriale del 9 maggio 1997, n. 22073, la regione siciliana ha istituito la banca del sangue cordonale di Sciacca;
un successivo decreto del 28 ottobre 1999, n. 30449, identifica il servizio di medicina trasfusionale degli «Ospedali Civili riuniti Giovanni Paolo II» di Sciacca quale centro di riferimento regionale per la banca di sangue cordonale;
dopo un biennio di interruzione dell'attività, la banca ha ripreso il suo funzionamento nel 2008, dopo essere stata sottoposta ad ispezione da parte del centro nazionale sangue (CNS) il quale ha richiesto alcune azioni correttive al fine di inserire le unità di sangue cordonale nel registro internazionale, rendendole quindi disponibili per il trapianto;
nel 2009 la regione siciliana ha stanziato 1.500.000 euro per finanziare due progetti tesi alla realizzazione delle azioni correttive indicate dal centro nazionale sangue e alla ripresa delle attività di raccolta, affidandone l'attuazione al responsabile facete funzione (ff), dell'unità operativa complessa (UOC) di medicina trasfusionale da cui dipende la banca di sangue cordonale;
nel settembre 2010, il direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Agrigento è stato costretto a commissariare la banca di sangue cordonale di Sciacca, nominando un commissario ad acta, il dottor Attilio Mele (dirigente del Servizio 6 del dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell'assessorato della salute) per la realizzazione del progetto di riqualificazione programmato dal CNS e non realizzato dal precedente responsabile;
nel luglio 2011, a seguito dello svolgimento di un regolare concorso pubblico viene nominato direttore dell'unità operativa complessa di medicina trasfusionale e della banca di sangue cordonale il dottor

Filippo Buscemi, il cui curriculum evidenzia notevole preparazione e competenza in materia di cellule staminali;
tale nomina è perfettamente in linea con quanto previsto dalla vigente normativa in materia, di cui alla legge 21 ottobre 2005, n. 219 (la quale stabilisce, tra l'altro, che l'attività di caratterizzazione, crioconservazione e gestione delle cellule staminali da sangue cordonale sia realizzata nelle strutture trasfusionali) e di cui all'Accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano recante «Linee guida per l'accreditamento delle Banche di sangue da cordone ombelicale», sancito il 20 aprile 2011, il quale stabilisce che la Banca del cordone ombelicale è, una articolazione organizzativa del servizio trasfusionale e che il direttore del servizio trasfusionale sovrintende alle attività della banca ed è responsabile della sua organizzazione complessiva;
dal luglio 2011 il dottor Buscemi ha avviato tutte le azioni correttive richieste dal centro nazionale sangue e funzionali alla realizzazione della riqualificazione della banca di sangue cordonale di Sciacca, svolgendo la sua opera in totale coerenza con le indicazioni espresse dallo stesso centro nazionale sangue e dal servizio 6 del dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (DASOE) dell'assessorato della salute, in modalità condivise con il dottor Attilio Mele, dirigente dello stesso servizio 6 del DASOE e commissario ad acta della banca di sangue cordonale;
il decreto assessoriale n. 198 del 6 febbraio 2012, firmato anche dallo stesso dottor Mele, specifica all'articolo 3 punto 2 che «(...) riconosciuta l'esigenza di dover assicurare continuità gestionale al progetto di riqualificazione della Banca, il responsabile dei progetti finanziati da questo Assessorato nell'anno 2009 viene identificato come Responsabile della Banca cordonale di Sciacca ed opera in regime di autonomia gestionale e finanziaria al fine del raggiungimento degli obiettivi del presente decreto.»;
come successivamente specificato con atto del 14 marzo 2012, firmato dal dottor Mele, si identifica il responsabile dei progetti già finanziati dall'ente regionale, «quale responsabile della Banca del sangue cordonale di Sciacca e della sua organizzazione complessiva»;
il citato decreto assessoriale n. 198 del febbraio 2012 appare in palese contrasto con la normativa nazionale vigente in materia, la quale tra l'altro viene da esso richiamata;
in Italia non esiste alcuna Banca del sangue cordonale in regime di autonomia gestionale e finanziaria, in quanto tutte appartengono ad una medicina trasfusionale e solo in pochi casi - per situazioni preesistenti al 2005 - appartengono ad altre unità operative e in tutte le banche il direttore del servizio trasfusionale è il direttore della banca che ad esso afferisce;
nelle motivazioni del decreto assessoriale n. 198 non si rilevano inadempienze nell'operato del dottor Buscemi che possano giustificare l'esautoramento dalla direzione della banca, anzi è da sottolineare che dal luglio 2011 i costi di gestione della struttura sono diminuiti notevolmente;
l'assessore alle politiche per la salute della regione siciliana, Massimo Russo, rispondendo allo specifico quesito postogli sul tema in sede di audizione della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi regionali, ha confermato il sostanziale «smembramento» della banca del sangue cordonale di Sciacca dal servizio trasfusionale a cui appartiene, motivandolo con la decisione di rilanciare le progettualità della banca cordonale stessa;
l'azione dell'assessore alla sanità Massimo Russo, nominato quale assessore tecnico dal presidente della regione, si connota ad avviso degli interroganti sempre più per interventi dall'inequivocabile impulso politico -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti relativi alla banca del sangue

cordonale di Sciacca e quali iniziative - nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto delle prerogative attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente - intenda prendere per evitare una duplicazione degli incarichi che potrebbe essere in contrasto con gli obiettivi di razionalizzazione della spesa sanitaria regionale che la Sicilia si è formalmente impegnata a perseguire nell'ambito della realizzazione del piano di rientro dal deficit sanitario.
(4-15531)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:

BOSI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il celebre marchio di stoviglie di alto pregio «Richard Ginori», dopo una fase di crisi aziendale e l'avvicendamento del gruppo proprietario, ha ripreso slancio nella produzione ed anche nel numero di dipendenti della fabbrica di Sesto Fiorentino;
negli ultimi mesi l'azienda ha denunciato di trovarsi in grave crisi di liquidità, benché le commesse siano in notevole aumento, e ciò ha messo a repentaglio l'acquisto delle materie prime ed anche la regolarità dei pagamenti degli stipendi ai circa 450 dipendenti;
la crisi di liquidità deriverebbe dalle difficoltà poste dal sistema bancario nella concessione di crediti, pur trattandosi di un'azienda in espansione -:
se il Governo sia a conoscenza di siffatta situazione, che provoca allarme sociale per i rischi che corrono i dipendenti e la stessa sopravvivenza di un marchio storico conosciutissimo ed apprezzato in Italia e nel mondo;
quali iniziative si intendano adottare, anche dopo i colloqui intercorsi con la regione Toscana e le rappresentanze sindacali.
(3-02181)

Interrogazione a risposta scritta:

GIRLANDA. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la zeolite è una pietra di tratta, scoperta a metà del diciottesimo secolo da un mineralogista svedese, in grado di produrre una quantità di calore fino ad 80 gradi se a contatto con l'acqua o, al contrario, emettere una grande quantità di vapore qualora sottoposta ad un processo di riscaldamento;
le proprietà chimiche di questa pietra, composta prevalentemente da silicio ed alluminio, possono produrre risultati positivi in termini di produzione di energia pulita;
il costo modesto del materiale consente di equilibrare in maniera sostanzialmente vantaggiosa il rapporto tra qualità e prezzo dell'energia, tant'è che diverse società ed aziende operanti nel settore dell'energia stanno già avviando studi volti ad appurare le proprietà della pietra ed i vantaggi della sua applicazione, soprattutto in ambito domestico;
tra gli altri vantaggi della pietra vi è inoltre la capacità di trattenere sostanze inquinanti e depurare -:
se i Ministri interrogati intendano favorire lo sviluppo di progetti di ricerca, anche in collaborazione e sinergia con soggetti privati, per approfondire le potenzialità di questo materiale per la produzione di energia.
(4-15515)

...

Apposizione di firme
a mozioni.

La mozione Di Stanislao e altri n. 1-00781, pubblicata nell'allegato B ai resoconti

della seduta del 7 dicembre 2011, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paladini.

La mozione Pezzotta e altri n. 1-00943, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Colombo, De Torre, Rossa, D'Antona, Binetti, Calgaro.

La mozione Mogherini Rebesani e altri n. 1-00971, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Rosato, Melandri, Baccini, Rubinato, De Biasi, Siragusa, Sbrollini, Bossa, Motta.

Apposizione di firme
ad interrogazioni.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04400, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04401, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04419, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04420, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04421, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e altri n. 4-04447, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04449, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04467, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni e Crosio n. 4-04469, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta scritta Reguzzoni n. 4-04526, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 ottobre 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Montagnoli.

L'interrogazione a risposta in Commissione Pedoto e altri n. 5-06366, pubblicata nell'allegato B resoconti della seduta del 9 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Grassi, Sarubbi.

Pubblicazione
di un testo riformulato.

Si pubblica il testo riformulato della mozione Di Stanislao n. 1-00781, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 559 del 7 dicembre 2011.

La Camera,
premesso che:
il problema della spesa militare italiana diventa ancor più di primaria importanza se inserito nello scenario della crisi finanziaria internazionale che ha rimesso

in discussione il ruolo della spesa pubblica nei Paesi dell'Unione europea e dell'area euro;
per fronteggiare gli effetti di questa grave crisi economica occorrono misure immediate ed efficaci, unitamente a politiche rigorose di riqualificazione di ogni settore dello Stato;
anche l'Amministrazione della Difesa, a fronte di una sempre più crescente carenza di risorse sul proprio bilancio, non può sottrarsi, quindi, alla impellente necessità di ridimensionare le proprie spese;
il bilancio della Difesa è stato di 20.364,4 milioni di euro per il 2010, con un incremento per il 2011, a causa dei fondi destinati agli acquisti per i nuovi armamenti, dell'8,4 per cento pari a quasi 3 miliardi e mezzo di euro, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010. Le spese per l'esercizio, invece, hanno visto una riduzione del 18 per cento rispetto al precedente esercizio finanziario, e sono destinate alla formazione e all'addestramento, alla manutenzione e all'efficienza di armi, ai mezzi e alle infrastrutture, al mantenimento delle scorte e, in generale, alla capacità e alla prontezza operativa dello strumento militare;
vanno poi aggiunti i circa 3 miliardi di euro provenienti dai bilanci di altri Ministeri che prevedono aperte finalità militari. Il Ministero dell'economia e delle finanze stanzia 754,3 milioni di euro per il fondo di riserva per le spese derivanti dalla proroga delle missioni internazionali di pace, il Ministero dello sviluppo economico stanzia 1.483 milioni di euro destinati ad interventi agevolativi per il settore aeronautico, 510 milioni di euro destinati ad interventi per lo sviluppo e l'acquisizione delle unità navali della classe Fremm (fregata europea multimissione);
la nota aggiuntiva di previsione per la difesa per l'anno 2012 stanzia 19.962,1 milioni di euro;
si è oramai consolidata una situazione di forte squilibrio nella ripartizione delle risorse assegnate ai tre settori del personale, dell'esercizio e dell'investimento della cosiddetta Funzione Difesa; in particolare la spesa percentuale per il settore del personale, pari a circa il 70 per cento è largamente superiore a quella dell'esercizio, che con il 12 per cento risulta il più penalizzato, con conseguenti ripercussioni per la formazione e l'addestramento;
la difficile congiuntura economica internazionale e lo stato critico dei conti pubblici, impongono, pertanto, la necessità di rivedere le spese militari, rimodulando e riconsiderando conseguentemente anche il piano degli investimenti, con particolare riguardo al programma di acquisizione dei 131 F-35;
il Ministro della Difesa ha recentemente preannunciato, durante le Audizioni nelle Commissioni riunite Difesa Camera e Senato, di ridurre, a fronte delle risorse disponibili, l'ordinativo dei 131 velivoli JSF di 40 unità ritenendo ciò sostenibile sotto il profilo operativo nonché funzionale a perseguire una più efficace razionalizzazione delle spese per gli investimenti;
il Ministro della Difesa ha confermato i numeri circolanti da anni a proposito del progetto industriale legato all'acquisto dei caccia bombardieri JSF35, 10.000 posti di lavoro in più. Il Ministro ha dichiarato «quel programma significa crescita operativa, tecnologica e occupazionale notevole: parliamo di 10 mila posti di lavoro in 40 aziende», con particolari effetti positivi sulla base militare di Cameri, in provincia di Novara. Si prende atto di quanto detto dal Ministro, ma i firmatari del presente atto di indirizzo restano scettici fino a quanto non è chiaro il piano industriale e occupazionale;
è evidente e sempre più urgente, come sottolineato dallo stesso Ministro della Difesa nell'ambito dell'illustrazione delle linee programmatiche del suo Dicastero, l'esigenza di una nuova revisione dell'amministrazione della difesa e dello

stesso «strumento militare» che dovrebbe assicurare le necessarie capacità operative garantendo, nel contempo, un livello sempre maggiore di sicurezza dei nostri soldati nelle missioni all'estero. Uno strumento militare incentrato anche sulla formazione e sull'addestramento dei nostri soldati;
la revisione dello strumento militare - che il Ministro della Difesa intende realizzare - per l'ampiezza della sua portata e più in particolare per le notevoli implicazioni anche sotto il profilo legislativo non può non avvenire con il pieno coinvolgimento del Parlamento, in relazione alla necessaria e preventiva assunzione di responsabilità in materia di politica di difesa e sicurezza del Paese;
bisogna condividere una visione realistica della politica. E applicare anche a questo settore della spesa pubblica, gli stessi criteri che si pretende di imporre a tutti gli altri ambiti essenziali dello Stato;
il 7 luglio 2010 si è conclusa la discussione congiunta di sei mozioni concernenti una migliore qualità e razionalizzazione della spesa militare. Nello specifico, la mozione n. 1-00403, ha impegnato il Governo a: dare la piena disponibilità per un approfondito confronto in sede parlamentare sul nuovo modello di difesa; a proseguire il lavoro per una migliore qualità e di una razionalizzazione della spesa militare, accentuando la dimensione interforze dello strumento militare a livello nazionale e realizzando le migliori sinergie nel settore industriale e negli asset operativi a livello europeo, soprattutto nell'ottica della nascente difesa europea; ad avviare una profonda revisione del sistema difesa, soprattutto attraverso una necessaria e urgente operazione di efficientamento e riorganizzazione di tutto l'apparato militare;
l'auspicio di tutti i presentatori era di sensibilizzare il Governo e spostare l'attenzione nella direzione di avviare un cambiamento sostanziale nella gestione di tali risorse, ma gli impegni assunti sono tuttora disattesi;
inoltre la Commissione Difesa ha recentemente approvato all'unanimità una Risoluzione che ha impegnato il Governo a presentare in Parlamento le linee guida di un'eventuale riforma dello strumento militare che rappresentino il punto di vista dell'esecutivo al fine di consentire un'ampia discussione parlamentare e assumere in quella sede le decisioni necessarie;
in conclusione, occorre dare risposte concrete e segnali forti ai cittadini e alle Forze armate, sempre più abbandonate a se stesse, senza risorse e sempre di più in formazione e garantire che finalmente la difesa unitamente al welfare tornino ad essere al centro della vita democratica e siano gestite con consapevolezza da parte dello Stato;
è necessario attivare un virtuoso investimento in termini di riqualificazione, addestramento e formazione del personale del comparto e avviare un percorso che punti a finanziamenti selettivi, attraverso i quali si definiscano le priorità e le reali necessità del comparto. È necessario investire minori risorse e meglio mirate al fine di portare l'Italia in linea con gli altri Paesi europei e non solo,


impegna il Governo:


ad avviare un ampio dibattito e ad intraprendere le necessarie iniziative anche normative per giungere all'elaborazione di un nuovo modello di difesa e sicurezza nazionale compatibile con le risorse economiche del nostro Paese oltre che funzionale alle sue esigenze;
a rivedere, nell'ambito di tale processo, il quadro complessivo delle spese militari prevedendo una razionalizzazione delle risorse e destinando parte di esse, alla formazione, addestramento e riqualificazione del personale del comparto;
a rivedere drasticamente la partecipazione dell'Italia al programma per la produzione e l'acquisto dei 131 cacciabombardieri joint strike fighter e a valutare la possibilità di uscire definitivamente

dal programma e di utilizzare tali risorse per il rilancio dell'economia e il sostegno all'occupazione giovanile;
a valutare la possibilità di rivedere gli stanziamenti che interessano la difesa presenti nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, comparto strategico e fondamentale per il reale rilancio dell'economia e del Paese.
(1-00781)
(Nuova formulazione).«Di Stanislao, Di Pietro, Donadi, Paladini».

Ritiro di documenti di indirizzo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
mozione Franceschini n. 1-00880 del 23 febbraio 2012;
mozione Ossorio n. 1-00930 del 19 marzo 2012;
mozione Cicchitto n. 1-00932 del 19 marzo 2012;
mozione Occhiuto n. 1-00933 del 19 marzo 2012;
mozione Briguglio n. 1-00972 del 27 marzo 2012.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Rampelli n. 4-14802 del 7 febbraio 2012.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Bernardini e altri n. 4-15140 del 29 febbraio 2012 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06516.