XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di mercoledì 11 aprile 2012

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la Nato, stanti le trasformazioni determinate dalla globalizzazione, appare assumere una rilevanza sempre più decisiva nel quadro internazionale, sia in termini di impegni diretti con missioni di stabilizzazione e pacificazione dei conflitti, sia in termini di partenariati, favorendo così soluzioni e gestione delle aree di crisi;
tale ruolo, in una situazione che si fa sempre più complicata, con l'orizzonte adombrato da pesanti minacce per via di un radicalismo politico-religioso che dimostra pericolose ambizioni nel campo della proliferazione nucleare, diventa ancor più determinante;
con tali premesse il ruolo dell'Italia appare fondamentale per il ruolo strategico che svolgiamo nell'area mediterranea, che continua ad essere una delle zone più conflittuali dell'intero pianeta;
tale ruolo del nostro Paese dovrà emergere con forza nel prossimo vertice della Nato, che si terrà nel mese di maggio 2012 a Chicago, poiché la situazione globale appare estremamente ingarbugliata e, per certi versi, preoccupante;
l'ultimo vertice, tenutosi a Seul, sulla sicurezza nucleare, alla presenza dei maggiori leader mondiali, si è risolto con un impegno comune per il disarmo, la non proliferazione e l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare, riaffermando, però, al contempo, che vi sono forti rischi per la sicurezza legati al possibile terrorismo nucleare;
affermazione di principio che, nei fatti, non fa altro che confermare una situazione di stallo in cui, attualmente, sembrano infrangersi le dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Obama del 5 aprile 2009 a Praga, con le quali il Presidente americano si dava e dava alla comunità internazionale l'obiettivo di «un mondo senza armi nucleari», da conseguire attraverso la riduzione degli arsenali nucleari, la messa al bando globale dei test nucleari - anche attraverso una ratifica del Trattato per il bando totale delle esplosioni nucleari (Comprehensive Test Ban Treaty - Ctbt) da parte statunitense;
sempre a Seul è stato fatto un «invito» agli Stati affinché attuino un maggior controllo dell'uranio altamente arricchito e del plutonio, stante il rischio oggettivo collegato al traffico illecito di tali materiali radioattivi;
in tal senso, seppur non decisivi, vanno sicuramente apprezzati gli sforzi compiuti da numerosi Paesi che hanno eliminato grosse quantità di uranio arricchito, a partire dalla Russia (48 tonnellate) e dagli Stati Uniti (7 tonnellate), che avrebbero consentito la produzione di migliaia di ordigni nucleari;
nonostante gli sforzi sinora compiuti, il quadro internazionale rimane caratterizzato da un evidente stallo delle relazioni tra Stati Uniti e Russia sulla delicata questione delle difese antimissilistiche presenti in Europa; difatti, il 22 marzo 2012 la Nato ha annunciato che il summit Russia-Nato che si sarebbe dovuto tenere a latere del vertice a Chicago il 20-21 maggio 2012 non avrà luogo;
Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale dell'Alleanza atlantica, ha sostenuto di aver convenuto col Primo ministro russo Vladimir Putin, che avrebbe dovuto essere uno dei protagonisti del summit come Presidente, che non era possibile far coincidere le rispettive agende;
è facile comprendere come, dietro un presunto problema organizzativo, si nasconda un raffreddamento dei rapporti bilaterali tra la Nato e la Russia;
a questo si aggiunge la non adesione al trattato di non proliferazione nucleare da parte di alcuni Stati, come

Israele, India e Pakistan, che svolgono, nello scacchiere internazionale, un ruolo primario;
per non parlare dei casi dell'Iran e della Corea del Nord, che suscitano enormi preoccupazioni per quanto riguarda la possibilità d'innesco di conflitti nelle aree in questione con il possibile ricorso ad armamenti nucleari;
a tutto ciò si aggiungono i conflitti che permangono in varie aree del mondo, che renderebbero ancora più necessaria una forte coesione e unità d'intenti tra i Paesi appartenenti all'alleanza Nato;
tale scenario internazionale rende ancora più urgente adoperarsi per procedere concretamente verso l'obiettivo di un mondo libero dagli ordigni nucleari;
in tal senso va sviluppato il dibattito, in seno all'Alleanza atlantica, che abbia la prospettiva, ferma restando la necessità primaria di garantire la sicurezza degli Stati appartenenti a tale alleanza, di arrivare ad una rapida e progressiva riduzione della armi nucleari tattiche degli Usa presenti sul territorio europeo;
non va dimenticato che in tal senso, con voto bipartisan, il Parlamento europeo ha avuto modo di esprimersi, il 10 marzo 2010, con una risoluzione in cui si chiedeva il ritiro delle armi tattiche nucleari presenti in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia,


impegna il Governo:


a proseguire nell'opera preziosa, sin qui svolta dal nostro Paese, sul fronte della pace, al fine di favorire, nel prossimo vertice della Nato a Chicago, nel mese di maggio 2012, ulteriori passi in avanti sul fronte del disarmo nucleare, sia in materia di armi tattiche che convenzionali;
a fare in modo di porre al centro del proprio intervento al prossimo vertice Nato la necessità della riapertura di un dialogo serio tra gli Usa e la Russia sulla delicata questione della difesa missilistica in Europa, tenuto conto sia dell'importanza strategica di tale questione per l'intera Europa, sia perché sarebbe impossibile, se non si fosse in grado di affrontare e superare quest'ostacolo al dialogo, continuare seriamente sulla strada della non proliferazione nucleare e dell'auspicabile futura messa al bando delle stesse armi nucleari;
a sostenere la necessità di arrivare ad un'ulteriore diminuzione delle armi tattiche nucleari presenti in Europa, come segnale concreto della volontà di arrivare al loro smantellamento complessivo, proponendo, in tal senso, che si cominci con l'abolizione del segreto militare che vieta l'informazione precisa sul numero e sui luoghi dove le stesse sono ospitate;
ad attivarsi al fine di arrivare, sempre al prossimo vertice Nato, all'assunzione di una «declaratory policy» della Nato che indichi come scopo fondamentale delle sue armi nucleari quello della deterrenza all'uso di armi nucleari da parte di altri, in linea con le «declaratory policies» di Usa e Gran Bretagna;
ad adoperarsi affinché si arrivi ad attribuire all'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) maggiore funzionalità, al fine di rendere tale struttura effettivamente efficiente nel suo ruolo di controllo, così come eventualmente deciso dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, assumendo forti iniziative affinché per tutti gli Stati diventi primario l'obiettivo della pace nel mondo anche rispetto a qualsiasi presunta sovranità nazionale.
(1-01004)
«Moffa, Guzzanti, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Gianni, Grassano, Lehner, Marmo, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Stasi, Taddei».

La Camera,
premesso che:
le tv locali in Italia sono oltre 600 e, insieme alle radio, raggiungono i circa 1500 operatori complessivi del settore; rappresentano una realtà industriale che non ha eguali in Europa, garantendo ogni giorno un'informazione legata al territorio, che offre accesso alle realtà produttive locali, a partire dalla piccola e media impresa, e che concorre al complessivo pluralismo delle opinioni;
il passaggio dall'analogico al digitale terrestre ha liberato cinque multiplex, ossia i pacchetti di frequenze utilizzabili per la trasmissione televisiva;
per potenziare i servizi web attraverso la telefonia mobile (lte), è stata effettuata nel mese di settembre 2011 una gara per l'assegnazione delle frequenze dello spettro elettromagnetico da destinare ai servizi della banda larga mobile; si sottolinea come le frequenze per le telecomunicazioni siano state recuperate attraverso la riduzione delle frequenze destinate alle tv locali: in pratica delle attuali 56 frequenze, 9 sono state sottratte all'emittenza locale;
infatti, i canali 61-69 della banda 800 dovranno essere liberati dalle emittenti locali entro il 31 dicembre 2012; in cambio si concede un indennizzo pari a 175 milioni di euro; tale cifra è stata notevolmente ridotta rispetto alle previsioni iniziali che stabilivano l'assegnazione del 10 per cento degli incassi derivanti dalla vendita delle frequenze alle compagnie telefoniche (asta lte) alle suddette emittenti locali;
di conseguenza, le associazioni di categoria delle tv locali lamentano che la somma loro destinata risulta insufficiente anche solo per coprire i costi sostenuti dalle emittenti per il passaggio al digitale;
il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, all'articolo 25, comma 1, lettera a), n. 2, ha disposto che alla scadenza del 31 dicembre 2012 «in caso di mancata liberazione delle frequenze, l'amministrazione competente procede senza ulteriore preavviso alla disattivazione coattiva degli impianti avvalendosi degli organi di polizia delle comunicazioni»;
le tv locali che rimarranno senza canali potranno affittare uno spazio nei multiplex delle emittenti che hanno mantenuto la possibilità di essere operatori di rete; ciò nonostante, per far transitare il segnale, occorrerà chiedere un passaggio;
il beauty contest, voluto dal precedente Governo, lanciato su analoghe frequenze avrebbe consentito agli aggiudicatari di disporre gratuitamente dello stesso bene pubblico, salvo poterlo rivendere dopo appena cinque anni; tale meccanismo non avrebbe neppure aperto il mercato tv a nuovi ingressi, ma consolidato le posizioni dominanti;
gli evidenti squilibri a danni di operatori tv minori e locali realizzati con la transizione al digitale possono essere risolti con una porzione molto limitata delle frequenze inserite nel beauty contest;
il Ministro dello sviluppo economico ha comunicato al Consiglio dei ministri nella riunione del 20 gennaio 2012 la decisione di sospendere per 90 giorni la procedura di assegnazione delle frequenze per avere il tempo di definire al meglio la destinazione delle frequenze;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella riunione del consiglio del 22 febbraio 2012, ha approvato il piano di assegnazione delle frequenze televisive digitali delle regioni Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia (delibera n. 93/12/CONS), corrispondente ai territori regionali che saranno oggetto di switch-off nel 2012;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha congelato l'attribuzione delle misure compensative finalizzate al volontario rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze nella banda 790-862 MHz;

con tre differenti provvedimenti cautelari, i giudici amministrativi hanno, infatti, sospeso il decreto del Ministro dello sviluppo economico varato il 23 gennaio 2012 che dava il via libera all'assegnazione dei canali 61-69 UHF, regolarmente acquistati nell'asta lte pubblica del settembre 2011 (che ha fruttato allo Stato 3,9 miliardi di euro), decreto che assegnava alle emittenti locali 175 milioni di euro di indennizzi per lasciare volontariamente i multiplex digitali occupati;
sono diverse le iniziative messe a punto dalle regioni a sostegno dell'emittenza locale; la regione Umbria ha insediato una commissione tecnica regionale sull'emittenza radiotelevisiva per discutere di un sostegno finanziario alle emittenti (il bando della regione attende, prima di poter essere emanato, la verifica dell'effettiva disponibilità finanziaria); la regione Toscana intende promuovere una politica di sostegno all'emittenza locale e si vuole portare avanti un tavolo tecnico; la regione Marche ha chiesto un incontro con i tecnici del Ministero dello sviluppo economico e con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni per chiarire quali frequenze potranno essere assegnati alle tv locali senza interferenze; infine, in Abruzzo è stato promosso un bando che prevede il finanziamento dei progetti fino al 50 per cento delle spese sostenute per il passaggio al digitale terrestre delle tv locali;
da notizie apparse sugli organi d'informazione il Governo sarebbe intenzionato ad azzerare il beauty contest, con la conseguenza che nessuna frequenza tv sarà attribuita gratuitamente alle emittenti televisive nazionali; si andrà, quindi, verso una vendita a pacchetti con durate diverse, in particolare la banda larga 700 verrà aggiudicata per un periodo di tre anni da qui al 2015, il resto dei canali più strettamente televisivi sarà assegnato per un periodo più lungo; sarà, quindi, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a stabilire tempi e modalità dell'asta, che potrebbe essere indetta prima dell'estate 2012 se la decisione del Governo passerà l'esame della Commissione europea;
su tale materia il gruppo del Partito Democratico è già intervenuto innumerevoli volte con atti di indirizzo e di controllo, discussi ed approvati sia nelle competenti commissioni sia in Aula mediante ordini del giorno,


impegna il Governo:


a convocare un tavolo di confronto con le associazioni delle emittenti locali e con le regioni per cercare di pianificare una strategia che individui una risoluzione delle questioni aperte, affinché si riesca a trovare un equilibrio nella stabilizzazione del settore;
ad assumere iniziative di carattere normativo, per quanto di competenza, per salvaguardare le tv locali e ripartire la riduzione delle frequenze per un terzo a carico delle tv locali e per due terzi a carico di quelle nazionali, come previsto dalla normativa vigente;
a varare prima del periodo estivo norme a tutela del fondo per l'emittenza locale recuperando i tagli e riportando la sua capienza a 150 milioni di euro l'anno a partire già dal 2011 e a dare attuazione a quanto previsto dall'articolo 10 del decreto-legge n. 323 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 422 del 1993;
ad assumere ogni utile iniziativa, anche normativa, affinché l'ammontare dei risarcimenti, già di per sé inadeguati e insufficienti a ripagare le tv locali degli investimenti effettuati per la digitalizzazione delle reti, sia completamente defiscalizzato e proporzionato alle reali dimensioni d'impresa e agli investimenti compiuti da ogni singola emittente;
a valutare la possibilità di utilizzare una parte della capacità trasmissiva non più destinata al beauty contest a favore di

tv locali nelle aree del Paese in cui fosse impossibile rispettare la riserva di un terzo a loro favore.
(1-01005)
«Peluffo, Meta, Zampa, Gentiloni Silveri, Boffa, Bonavitacola, Cardinale, Gasbarra, Ginefra, Laratta, Lovelli, Pierdomenico Martino, Giorgio Merlo, Tullo, Velo».

La Camera,
premesso che:
la Costituzione garantisce il diritto allo studio come diritto soggettivo che trova il suo fondamento nell'articolo 34, che enuncia: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso»;
la Confederazione nazionale delle associazioni dei medici specializzandi (FederSpecializzandi) ha espresso recentemente grande preoccupazione per l'orientamento del Governo in tema di tassazione delle borse di studio il cui importo superi una determinata soglia;
alla luce delle disposizioni dettate dal decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, dalla legge 14 gennaio 1999, n. 4, dal Decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394, e dalla direttiva del Ministero della salute 18 aprile 2000, n. 1259, i cittadini comunitari medici accedono alle scuole di specializzazione alle stesse condizioni e con gli stessi requisiti dei cittadini italiani (si veda la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 22 febbraio 2012), così come i medici rifugiati politici;
i cittadini stranieri provenienti da Paesi in via di sviluppo partecipano al concorso di ammissione alle scuole di specializzazione per posti in soprannumero, come previsto dall'articolo 35, ultimo comma, del decreto legislativo n. 368 del 1999, previa verifica delle capacità ricettive delle strutture universitarie;
in Francia si punta sul taglio dei costi per studenti e specializzandi, garantendo loro il diritto di iscrizione a un ateneo della propria regione di appartenenza;
il decreto ministeriale varato in data 23 novembre 2011 ha incrementato i posti disponibili per l'ammissione alle facoltà di medicina (+ 10 per cento), il che farà crescere, di conseguenza, sul breve e lungo termine, la domanda di ammissione alle scuole di specializzazione di area sanitaria,


impegna il Governo:


ad aumentare il numero di posti disponibili per accedere alla specializzazione, alla luce della richiesta che tende a incrementare;
ad assumere iniziative volte ad evitare l'introduzione di vincoli, anche di natura fiscale, che di fatto contrastino con l'obiettivo di favorire l'accesso alle borse di studio per gli specializzandi;
ad investire ulteriori risorse in borse di studio per gli specializzandi di cittadinanza italiana;
a favorire i cittadini italiani nell'ammissione alle scuole di specializzazione, non solo attraverso un ampliamento dei posti disponibili, ma seguendo il criterio di regionalità sul modello francese.
(1-01006)
«Sardelli, Antonione, Gava, Mistrello Destro, Santori, Brugger».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

SANTORI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
Poste italiane è una società per azioni il cui capitale è interamente detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze ed è sottoposta alla vigilanza del Ministero dello sviluppo economico;
dal 1998, SDA Express Courier (SDA spa) fa parte del gruppo Poste italiane ed è divenuto nel tempo partner unico per la gestione distributiva, logistica e per la vendita a distanza; tra dipendenti e collaboratori vanta oltre 3.100 unità alle quali devono aggiungersi i 5.000 addetti alla distribuzione nei circa 100 centri operativi in Italia;
recentemente alcuni quotidiani hanno riportato più volte la notizia che SDA spa utilizza, come addetti alla distribuzione, lavoratori in nero facenti capo, come dipendenti o soci lavoratori, a cooperative, spesso fittizie o caratterizzate da brevi periodi di attività;
il 21 ottobre 2011 a seguito delle reiterate denunce delle organizzazioni sindacali, la direzione provinciale del lavoro di Roma ha effettuato controlli non annunciati in tre piattaforme del corriere, intervistando circa trecento lavoratori di società e cooperative che operano in subappalto, verificandone le posizioni lavorative ed eventuali irregolarità;
gli esiti dell'ispezione hanno accertato la presenza di ben 371 lavoratori in nero unitamente a marcate anomalie sulle buste paga dei lavoratori utilizzati dalle quali «emerge un quadro preoccupante di gravi mancanza nelle applicazioni delle previsioni contrattuali ai lavoratori, in alcuni casi d'applicazione di contratti illegittimi, ma soprattutto una forte evasione contributiva»;
ulteriori accertamenti sono in corso da parte dell'Istituto nazionale per la previdenza sociale (INPS), dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza;
con la determinazione n. 6 dell'8 febbraio 2012, la Corte dei conti ha trasmesso al Parlamento, a norma dell'articolo 7 della legge n. 259 del 1958, la propria relazione circa l'esito del controllo eseguito sulla gestione finanziaria delle Poste Italiane SpA;
tale relazione, al paragrafo «4.2 Principali eventi societari» (pagina 39), recita testualmente «Ciò porta ancor più a ritenere che l'impegno nel preservare il potenziale imprenditoriale e patrimoniale di SDA spa debba essere congiunto, nel senso che allo sforzo di quest'ultima dovrà associarsi quello della controllante, al fine di eliminare ogni fattore d'ostacolo alla crescita di SDA spa (vedi, in particolare, problematiche relative ai crediti scaduti, al Capitolo 11.2 - Area postale - SDA Express Courier spa)»;
il predetto paragrafo si riferisce ai crediti scaduti che SDA spa vanta nei confronti della controllante per circa 85,1 milioni di euro a fronte dei 187,2 milioni di euro totali (per l'anno 2010) anche nei confronti di terzi;
l'INPS ha ritenuto di avvalersi di Poste italiane, con cui ha siglato uno specifico accordo, per l'acquisto e la riscossione dei «buoni lavoro» presso gli uffici postali;
l'accordo siglato è stato adeguatamente pubblicizzato sulla stampa;
i citati «buoni lavoro» permettono di regolarizzare nel pieno rispetto della legge i cosiddetti lavori saltuari, ovvero le prestazioni di lavoro occasionale accessorio;

appare quanto meno inopportuno che l'INPS stipuli accordi con aziende pubbliche, quali Poste/Italiane, oggetto di verifiche ispettive da parte delle direzioni provinciali del lavoro competenti per territorio ed anche di ulteriori controlli fiscali ed amministrativi da parte di altre amministrazioni dello Stato;
l'istituto nazionale di statistica (ISTAT) ha recentemente diffuso i dati relativi al mercato del lavoro per l'anno 2010, fissando in 2.548.000 unità totali (pari al 10,3 per cento del totale) i lavoratori irregolari in Italia;
l'ISTAT ha altresì sottolineato che il settore nel quale c'è maggior numero di occupati irregolari è quello dei servizi con 1.792.000 lavoratori irregolari il 10,6 per cento del totale del settore, in lieve calo sul 2009 (erano 1.822.900);
a mettere in grave difficoltà non è solo l'evasione fiscale ma anche il lavoro «nero» -:
negli ultimi anni è stata più volte ripresa la notizia di irregolarità all'interno di SDA spa;
tra i fatti più gravi va inserito quanto riportato dal sito www.antimafia.tv che riprende integralmente la lettera di denuncia di Francesco Carbone (ottobre 2010);
la predetta lettera, di cui al link http://www.antimafia.tv/francesco-carbone.htm, evidenzia e denuncia alle autorità competenti una situazione di diffusa e grave illegalità che va oltre le norme che regolano i rapporti di lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro e la sicurezza sui luoghi di lavoro;
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di verificare la veridicità di quanto sin qui evidenziato e di porre eventualmente fine a tali vicende che, oltre a negare la giusta attenzione ai lavoratori di SDA spa, compromettono la credibilità dell'intero Governo e delle difficili scelte che quest'ultimo è chiamato a fare per il Paese intero.
(5-06573)

Interrogazioni a risposta scritta:

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con alcuni atti di sindacato ispettivo, ancora in attesa di adeguate risposte, gli interroganti hanno portato all'attenzione del Ministro della salute, del Ministro dell'economia e delle finanze, del Ministro della difesa la vicenda che ha visto coinvolta la Croce rossa italiana nelle puntuali denunce fatte dal maresciallo capo CRI Vincenzo Lo Zito e dei provvedimenti che il commissario straordinario, avvocato Francesco Rocca, ha adottato nel tempo nei confronti dello stesso militare, nonché dei procedimenti penali che hanno visto il medesimo Lo Zito indagato per il reato di diserzione pluriaggravata innanzi al tribunale militare di Roma che il 26 maggio 2011 lo ha assolto con la sentenza n. 10/2011;
a seguito del giudizio promosso dalla procura militare avverso la sentenza di primo grado, la corte militare d'Appello, prima sezione, con la sentenza n. 19 dell'8 febbraio 2012, divenuta irrevocabile il 25 marzo 2012, ha assolto il maresciallo Lo Zito dal reato di «diserzione pluriaggravata ascrittogli perché il fatto non costituisce reato»;
il maresciallo Lo Zito ha dovuto sopportare un'estenuante vicenda disciplinare e giudiziaria che si è dimostrata essere priva di fondamenti si ricorda che il maresciallo ha denunciato ai suoi superiori e alle autorità competenti delle presunte irregolarità amministrative che attualmente sono al vaglio delle competenti autorità giudiziarie -:
se non ritenga opportuno che al maresciallo Vincenzo Lo Zito sia corrisposto un adeguato risarcimento per il grave danno subito e quali immediate azioni che intenda intraprendere in merito e quali

quelle per accertare l'eventuali danno arrecato all'erario e i responsabili delle condotte nei confronti del militare;
se il commissario straordinario in premessa abbia svolto adeguati accertamenti a seguito delle segnalazioni del dipendente e con quali risultati, in caso negativo quali siano gli immediati provvedimenti che intenderà assumere nei confronti del predetto commissario.
(4-15670)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da agenzie di stampa si apprende che il 10 aprile 2012 l'Onorevole Umberto Bossi avrebbe dichiarato che «Belsito è stato infilato dall'intelligence»;
il signor Francesco Belsito dal 2007 al 2010 è stato vice-segretario regionale della Lega Nord in Liguria, dal 2009 è vice tesoriere nazionale del partito e dal 22 febbraio 2010 tesoriere sostituendo il defunto Maurizio Balocchi anche a sottosegretario di Stato con delega alla Semplificazione normativa del Governo Berlusconi IV. Nel 2010 viene nominato membro del consiglio di amministrazione di Fincantieri;
da notizie di stampa si apprende che c'è un'indagine della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria del 2009 che metterebbe in collegamento Francesco Belsito con Romolo Girardelli, imprenditore considerato vicino all'ndrangheta, in contatto con Belsito (Gilardelli è, inoltre, indagato per riciclaggio con l'aggravante di avere agevolato la cosca dei De Stefano) -:
quali urgenti iniziative intenda assumere per appurare con la massima urgenza se i fatti narrati in premessa siano veri;
se il signor Belsito è o sia stato in contatto con elementi dei servizi;
in tal caso se il Ministero dell'interno sia a conoscenza dell'indagine della direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria del 2009.
(4-15671)

...

AFFARI ESTERI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NARDUCCI e FEDI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 26 marzo 2012 l'Amministrazione del Ministero degli affari esteri ha inviato il telespresso a firma del direttore generale della DGSP, Amb. Melani, riguardante le misure che si intendono adottare per il personale docente di ruolo in servizio nella scuola statale di Asmara per il prossimo anno scolastico 2011/12;
le autorità eritree non hanno ancora sottoscritto con il Governo italiano l'accordo scolastico che prevede la possibilità per il personale scolastico italiano in servizio nella scuola statale italiana di poter rinnovare i permessi di lavoro per il prossimo anno scolastico;
in mancanza di tale accordo l'amministrazione del Ministero degli affari esteri sarà costretta a ridurre progressivamente la formazione delle classi e la presenza del personale di ruolo;
quanto è accaduto nei giorni scorsi ha costretto all'immediato rientro in Italia alcuni docenti in servizio da diversi anni presso la scuola statale italiana di Asmara, ai quali è stato negato il permesso di lavoro dalle autorità eritree, in quanto soggetti a un provvedimento di espulsione;
tale situazione è stata determinata dalla mancata ratifica dell'accordo scolastico italo-eritreo concernente le necessarie garanzie giuridiche per la permanenza in Eritrea di oltre settanta docenti di ruolo che svolgono il loro servizio nella scuola italiana di Asmara, la nostra istituzione

statale all'estero più grande, con oltre cento anni di storia e una utenza di oltre 1.300 studenti;
la mancata conclusione delle trattative con le autorità eritree e l'assenza di soluzioni condivise sulle diverse questioni riguardanti lo status giuridico del nostro personale scolastico, potrebbero avere conseguenze ancora più drammatiche sul funzionamento della nostra scuola e mettere seriamente a rischio la sua stessa esistenza a partire dal prossimo anno scolastico -:
se e in che modo il Governo italiano intenda tutelare sul piano giuridico ed economico i sopra menzionati docenti in servizio presso la scuola statale italiana di Asmara;
se il Ministro interrogato ritenga doveroso sollecitare, con un autorevole intervento e un'azione più incisiva della nostra rete diplomatica, il Governo eritreo al fine di individuare le soluzioni più adeguate per giungere rapidamente ad un accordo sulle problematiche oggetto delle trattative in corso, al fine di garantire un futuro certo a questa nostra grande e importante istituzione scolastica all'estero.
(5-06577)

...

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLUCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
negli scorsi giorni il Commissario europeo all'ambiente si è nuovamente rivolto al Governo italiano in merito alla questione dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, chiedendo di conoscere i piani con particolare riferimento alle «ecoballe»;
in base agli accordi già presi con la Commissione europea, in cambio della sospensione della sanzione in capo all'Italia per violazione delle normative comunitarie in materia a seguito della nota sentenza del 2010 della Corte di giustizia europea, l'Italia dovrebbe presentare un piano di smaltimento entro il 15 aprile;
il decreto-legge n. 2 del 2012, all'articolo 1, detta nuove norme per consentire alla regione Campania di uscire dall'emergenza rifiuti -:
quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, in collaborazione con gli enti locali interessati, perché sia presentato alla Commissione europea il piano di smaltimento delle «eco balle» entro il prossimo 15 aprile.
(4-15639)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto denunciato dal sindaco di Busachi Gianni Orrù, nei fondali del Lago Omodeo sono presenti ingenti quantitativi di cemento amianto;
la cosa rappresenta e costituisce un obiettivo pericolo, per la salute dell'uomo e per gli animali, che proprio nelle acque del lago vanno ad abbeverarsi;
sempre secondo quanto riferito dal sindaco «la tragica vicenda della ricerca di una persona scomparsa, eseguita nelle acque del Lago Omodeo dai sommozzatori dei Carabinieri, ha evidenziato lo stato di abbandono in cui versa il nuovo invaso sul Tirso. È emerso infatti che al suo interno non solo sono presenti legnatico, rottami, detriti e tralicci mai rimossi prima del riempimento del nuovo invaso, ma vi sono stati depositati grandi quantitativi di lastre di eternit, materiale cancerogeno contenente amianto, nocivo per la salute umana e per gli stessi animali che utilizzano l'acqua per abbeverarsi»;

il sindaco di Busachi ricorda di aver ripetutamente sollecitato e fatta presente la necessità di varare «un progetto di valorizzazione e di sviluppo del territorio comprendente la risorsa lago», ma che sinora, però non è giunta alcuna concreta risposta, e per questo l'amministrazione comunale di Busachi chiede un immediato intervento di risanamento dell'area sommersa e di tutta la fascia rivierasca -:
di quali elementi disponga con riferimento a quanto sopra esposto, e in particolare alla grave denuncia del sindaco Orrù e quali iniziative urgenti, nell'ambito delle proprie competenze si intendano promuovere o adottare.
(4-15651)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il lago Omodeo è situato nella Sardegna centrale al confine tra la zona del Barigadu ed il Guilcier, costituisce il più importante invaso dell'isola e per molto tempo ha detenuto il primato di più grande d'Europa;
il progressivo degrado dell'invaso è noto ed oggetto di denunce da tempo, ma le immersioni effettuate nei giorni scorsi dai sommozzatori del Nucleo carabinieri subacquei di Cagliari, impegnati nelle ricerche del corpo del pensionato di Ozieri Agostino Satta, hanno confermato che l'invaso si è praticamente trasformato praticamente in una discarica e che, almeno per il tratto a valle della diga dismessa di Santa Chiara è pericolosissimo per la navigazione e non è utilizzabile neanche come bacino di rifornimento per gli aerei e gli elicotteri dell'antincendio;
secondo quanto riferisce un articolo dell'Unione Sarda del 4 aprile 2012, le immersioni dei militari a un certo punto sono state sospese perché era troppo pericoloso muoversi col gommone tra i tralicci dell'alta tensione che non sono mai stati rimossi e muoversi con l'autorespiratore tra scheletri di piante d'alto fusto e rifiuti di ogni genere;
viene riferito che sul fondale siano state abbandonate perfino le ruspe e le pale meccaniche utilizzate per aprire il varco per il passaggio dell'acqua nella diga dimessa; il problema non è solo la presenza di rifiuti, anche di eternit e amianto, che nessuno si è preoccupato di rimuovere prima che si cominciasse a invasare -:
di quali informazioni dispongano i Ministri interrogati in merito alla situazione riferita in premessa;
quali iniziative si intendano promuovere a tutela dell'ambiente, della salute e della pubblica sicurezza in merito alle condizioni in cui versa il lago di Omodeo;
se esistano e si intendano sostenere progetti di recupero dell'area.
(4-15662)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni, secondo quanto annunciato dalla stampa, è in corso l'abbattimento, nel bosco del Cansiglio, di 1600 cervi, decisa dalla regione Veneto, dalla regione Friuli Venezia Giulia con le province di Belluno e Treviso e Veneto Agricoltura, insieme all'Istituto zooprofilattico delle Venezie;
tale decisione sarebbe stata adottata per la eccessiva presenza dei cervi nel bosco e la carne degli animali abbattuti sarà data a ristoranti e strutture di agriturismo della zona;
il Cansiglio è SIC, sito di interesse comunitaria, e dunque area di particolare importanza e pregio ambientale; esso è

inoltre Foresta demaniale, con la preclusione di ogni attività venatoria -:
quali siano i dati scientifici di censimento in base ai quali è stato adottato il piano di abbattimento in questione, che riguarda un numero elevatissimo di animali, tra cui femmine gravide;
se sia stato valutato in tutti i suoi aspetti l'impatto fortissimo dell'intervento di abbattimento, trattandosi di un territorio tutelato ai sensi delle direttive europee e tenendo conto altresì che l'abbattimento si svolge nel pieno della stagione riproduttiva per tutte le specie;
quali valutazioni abbiano indotto gli Enti autori del piano a scegliere la primavera nonostante il disturbo biologico sia considerato dall'Unione europea elemento estremamente dannoso per la riproduzione della fauna selvatica, in particolar modo dell'avifauna, quindi con ripercussioni gravemente negative nell'ambito della politica di conservazione;
per quali ragioni non siano stati esperiti ed adottati strumenti alternativi incruenti per il controllo della specie in oggetto così come indicato nell'articolo 19 della legge n. 157 del 1992 sulla protezione della fauna e regolamentazione della caccia, che considera le metodologie ecologiche, proposte e valutate dall'ISPRA come prioritarie a qualsiasi intervento che preveda l'abbattimento degli esemplari.
(4-15664)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

GIULIETTI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
al Lido di Venezia continua a far «brutta brutta mostra di sé», davanti al Palazzo del Cinema, la voragine che avrebbe dovuto ospitare la ipotizzata nuova sede della Rassegna cinematografica;
il progetto originario, di grande prestigio internazionale, è stato ormai abbandonato;
allo stato attuale, non sono stati ancora definiti i nuovi progetti;
da tempo vengono annunciate nuove intese tra il Ministero, gli enti locali e la Biennale di Venezia;
allo stato attuale si rischia di arrivare anche alla prossima rassegna internazionale in condizioni di assoluta precarietà e di crescente disagio sia per gli ospiti, sia per i residenti -:
in che modo si intenda procedere alla immediata copertura della voragine e come si voglia assicurare comunque l'indispensabile potenziamento e rilancio della Mostra di Venezia, ovviamente nel pieno rispetto delle compatibilità ambientali e delle risorse ancora disponibili.
(5-06570)

Interrogazione a risposta scritta:

GASBARRA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
col decreto direttoriale del 25 febbraio 2009 è stata approvata la graduatoria di merito del concorso pubblico a undici posti di dirigente architetto del Ministero per i beni e le attività culturali;
con decreto direttoriale del 25 novembre 2011 è stata disposta la nomina in ruolo dei candidati utilmente collocati nelle graduatorie ancora in corso di validità;
il 2 gennaio 2012 i dirigenti architetti hanno assunto servizio presso il Ministero per i beni e le attività culturali;
il 12 gennaio 2012 il Ministero per i beni e le attività culturali comunicava la

disponibilità di 40 posti per incarichi dirigenziali, ai sensi dell'articolo 8 del decreto ministeriale 16 maggio 2007 -:
con quali criteri sia stato nominato il dirigente della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo.
(4-15661)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 216 del 2011, convertito con modificazioni dalla legge n. 14 del 2012 recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, ha previsto all'articolo 8 modifiche al codice dell'ordinamento militare, nella fattispecie, all'articolo 1476, commi 2 e 3 del decreto legislativo 66 del 2010, le parole: «ufficiali, sottufficiali e volontari», ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti:«A) ufficiali, B) marescialli/ispettori, C) sergenti/sovrintendenti e D) graduati/militari di truppa, fermo restando il numero complessivo dei rappresentanti»; conseguentemente, l'istituzione e lo scorporo della categoria «C» (sergenti) dalla categoria «B» (sottufficiali), rappresenterà solo il personale del ruolo marescialli;
a seguito di tali modifiche, la categoria dei graduati delle forze armate e delle forze di polizia, a ordinamento militare, ritiene che le proprie istanze sia volta disattese in quanto è già presente una situazione di sofferenza della categoria e che la stessa paga lo scotto più pesante sia in termini di sacrificio estremo nell'adempimento del dovere sia in termini economici col blocco delle remunerazioni;
inoltre, la citata categoria ritiene che le disposizioni legislative sopra citate anziché rafforzare l'organismo di rappresentanza dei militari, rischiano invece di indebolirlo, esponendolo a un serio pericolo di ulteriore delegittimazione agli occhi dei rappresentati, accrescendo le spinte dalla base volte a ottenere la sindacalizzazione della rappresentanza militare, peraltro più volte denunciata pubblicamente dai delegati Cocer dell'Esercito, i graduati Leonardo Bitti e Girolamo Foti;
la suddetta attività discriminatoria contrasterebbe, tra l'altro, con lo spirito del nuovo Codice dell'ordinamento militare come previsto dall'articolo 627 del decreto legislativo 66 del 2010 che ha sancito che le categorie dei militari siano suddivise in Ufficiali, Sottufficiali, graduati e militari di truppa;
il legislatore ha deciso di separare il ruolo sergenti/sovrintendenti senza che ciò abbia investito anche la separazione della categoria graduati dalla truppa - e all'interno della Truppa tra il VFP1 e VFP4 - che trova legittimazione giuridica rispetto a quella dei sovrintendenti, perché quest'ultimo ruolo è ricompreso nell'unica categoria «sottufficiali» -:
quale sia l'intendimento del ministro interrogato in ordine a quanto esposto in premessa e se non ritenga di assumere iniziative normative correttive in tal senso.
(4-15660)

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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata:

MISITI, FALLICA, GRIMALDI, IAPICCA, MICCICHÈ, PITTELLI, PUGLIESE, SOGLIA, STAGNO D'ALCONTRES e TERRANOVA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i principali organismi istituzionali italiani, europei e internazionali ritengono che per far decollare l'economia italiana occorra sviluppare il Mezzogiorno;

le indagini statistiche dei più importanti istituti di ricerca (Svimez, ufficio studi Banca d'Italia, Istat, uffici studi Osce ed altri) dimostrano che nel Sud Italia la disoccupazione giovanile e, in particolare, femminile risulta in percentuale tra le più alte dell'intero continente;
l'emigrazione giovanile verso il Nord Italia e gli altri Paesi europei ha raggiunto valori così elevati, tali da far considerare le regioni meridionali «spopolate» della maggioranza della popolazione intellettuale, con dannosi effetti sulla stessa formazione della nuova classe dirigente meridionale;
la crisi economica in atto, diversamente da quanto avvenuto in quella del 2008 quando la preponderanza dei lavoratori pubblici rispetto a quelli privati ha salvaguardato in qualche modo il potere d'acquisto delle famiglie, colpisce duramente più che altrove l'occupazione in tutti i settori, riducendo sensibilmente le disponibilità finanziarie dei cittadini e delle piccole imprese presenti nel territorio, soprattutto quelli operanti nel turismo e nell'agricoltura;
la stretta del credito per questi operatori rischia di far fallire le imprese degli unici comparti che hanno retto fino al 2010;
gli effetti del patto di stabilità e delle minori entrate nei bilanci dei comuni contribuiscono alla recessione e alla drastica riduzione dell'occupazione negli enti legati alle amministrazioni locali;
i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese che hanno eseguito lavori pubblici e verso le aziende private che operano nel campo sanitario, complice anche la stretta sul credito, costringono molte di queste a portare i libri in tribunale;
il gap infrastrutturale rispetto al Nord del Paese, aggravatosi nell'ultimo decennio, se non verrà superato al più presto, costituirà un ulteriore ostacolo alla ripresa economica del Sud;
la carenza di trasporti pubblici locali e nazionali, dovuta a scelte delle aziende di Stato che hanno comportato tagli indiscriminati dei servizi ferroviari e navali, ha contribuito ad aggravare il disagio dei cittadini;
il fondo per le aree sottoutilizzate, istituito con la legge finanziaria per il 2003 e modificato con la legge finanziaria per il 2007, è lo strumento di finanziamento - con risorse aggiuntive nazionali - delle politiche di sviluppo per le aree sottoutilizzate del Paese, insieme alle risorse ordinarie, comunitarie e nazionali di cofinanziamento;
nella legge finanziaria per il 2007 era prevista per il settennio 2007-2013 una dotazione per il fondo per le aree sottoutilizzate di 63,3 miliardi di euro, di cui 53,7 miliardi erano destinati al Mezzogiorno;
il Cnel ha fatto il quadro della politica di programmazione 2007-2013 dei fondi europei e dei fondi per le aree sottoutilizzate, certificando che 28 miliardi di euro di questi ultimi, sono stati sottratti al Mezzogiorno d'Italia -:
se il Governo sia intenzionato ad assegnare al tema dello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno una valenza prioritaria nell'ambito della politica economica nazionale e di quella comunitaria di coesione e ad assumere politiche in grado di favorire la localizzazione di nuove attività produttive, agendo sulla fiscalità di vantaggio per attrarre capitali, nonché sulla politica infrastrutturale per superare il gap con il resto del Paese, completando il sistema ferroviario e quello autostradale nelle regioni meridionali.
(3-02196)
(Presentata il 10 aprile 2012)

DI PIETRO, DONADI, BORGHESI, PORCINO e ROTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
tra le gare in corso, sul sito internet del Ministero dell'economia e delle finanze,

nella sezione bandi, si legge: «Gara per fornitura in acquisto di berline medie con cilindrata non superiore a 1.600 cc e dei servizi connessi ed opzionali per le pubbliche amministrazioni - ID 1217»; la base d'asta è 9.571.000,00 euro e il termine di presentazione delle offerte è stato il giorno 8 marzo 2012;
il decreto-legge n. 78 del 2010 ha introdotto l'obbligo, dal 2011, di non effettuare spese superiori all'80 per cento della spesa sostenuta nel 2009 per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio delle autovetture;
il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, «disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria», ha previsto l'adozione di una nuova disciplina volta a ridurre la cilindrata, il numero e il costo delle cosiddette auto blu;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 agosto 2011 ha previsto criteri di razionalizzazione e trasparenza in merito all'utilizzo delle autovetture di servizio e di rappresentanza da parte delle pubbliche amministrazioni;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 gennaio 2012, in ottemperanza all'ordinanza del tribunale amministrativo regionale del Lazio n. 4139 del 2011, ha esteso alle regioni e agli enti locali le misure di razionalizzazione e limitazione del precedente decreto del 3 agosto 2011;
dal censimento del parco auto delle pubbliche amministrazioni per il 2011 svolto da FormezPA su incarico del Dipartimento della funzione pubblica emerge che 800 macchine risultano inutilizzate;
«in un momento di grandi sacrifici per decine di milioni di cittadini italiani ed europei - ha dichiarato il Ministro Patroni Griffi - riteniamo di integrare ulteriormente le già rigide previsioni normative di riduzione di utilizzo di auto blu da parte delle amministrazioni pubbliche, prevedendo ulteriori azioni e se necessario disposizioni per accertare che le riduzioni previste si traducano in effettivo risparmio permanente e contributo al risanamento dei conti pubblici. Sulla trasparenza in tema di uso di auto pubbliche l'Italia può diventare un esempio virtuoso per tutta l'Unione europea, dove raramente esiste un monitoraggio continuo e così dettagliato» -:
come si giustifichi l'acquisto di ulteriori «auto blu» in contrasto con il contenimento dei costi della politica e della spesa pubblica previsto dai vari decreti citati in premessa.
(3-02197)
(Presentata il 10 aprile 2012)

VENTURA, MARAN, BOCCIA, GIACHETTI, QUARTIANI, BARETTA, FLUVI, CAUSI e NANNICINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati Istat nel quarto trimestre del 2011 il prodotto interno lordo è sceso dello 0,7 per cento rispetto al trimestre precedente e dello 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010;
il Governo, attraverso il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti, ha confermato che «siamo nel pieno di una seconda recessione» e che si tratta di un «trend che, se prendiamo per buone le previsioni, durerà tutto l'anno»;
sull'attuale fase di recessione, che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti, pesano anche le necessarie misure di risanamento che il Governo è stato costretto ad approntare negli ultimi mesi;
è giudizio ormai ampiamente condiviso che tale situazione di emergenza economica e finanziaria richieda, oltre alle necessarie misure di rigore sui conti pubblici, anche politiche di crescita, indispensabili per lo stesso risanamento finanziario e per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013;
accanto agli interventi urgenti e alla correzione degli squilibri reali e finanziari, è necessario delineare un'efficace strategia

che permetta all'Italia di tornare ad avere tassi di crescita soddisfacenti e sostenibili nel medio-lungo periodo;
per ottenere questo risultato è sicuramente necessario aumentare il contenuto tecnologico delle produzioni, garantire concorrenza nei mercati e superare quel deficit infrastrutturale che caratterizza tanta parte del Paese;
tuttavia, non debbono essere sottovalutate le grandi potenzialità di crescita e sviluppo che si concentrano sempre di più nei confini dei comuni, sistemi locali complessi e interdipendenti, in cui si concentrano la produzione, lo scambio e il consumo di beni, dove si sviluppa il capitale umano, dove si addensano servizi pubblici e privati, funzioni strategiche e logistiche necessarie a vivere, a fare impresa, a creare lavoro -:
quali azioni il Governo intenda intraprendere per sostenere la capacità dei comuni di fare investimenti e di stimolare l'economia locale, consentendo a quelli che hanno rispettato il patto di stabilità di effettuare spese in conto capitale per investimenti in opere pubbliche, messa in sicurezza del territorio e degli edifici scolastici e sbloccando una percentuale dei residui presenti nelle casse per poter pagare le imprese che hanno realizzato opere pubbliche.
(3-02198)
(Presentata il 10 aprile 2012)

SCILIPOTI e MOFFA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come è noto, nei depositi museali o in altre sedi giacciono numerose opere d'arte, già catalogate, inutilizzate o sottoutilizzate;
tale situazione risulta incomprensibile, sia perché si priva della loro visione gli appassionati d'arte, sia perché queste opere, se solo si pensasse ad una forma di noleggio sicuro, potrebbero rappresentare, in un momento oltretutto di grave crisi economica, una fonte di entrate per il bilancio dello Stato;
se, infatti, si pensasse ad una forma di noleggio attraverso aste telematiche gestite dal Ministero per i beni e le attività culturali, si avrebbero entrate certe e si diffonderebbe la cultura italiana nel mondo;
a tale risorsa potrebbero aderire anche gli enti locali, che potrebbero, con una parte cospicua del ricavato, finanziare progetti culturali nel proprio territorio;
si potrebbe pensare ad una forma per cui gli offerenti alle aste telematiche potrebbero essere ammessi a partecipare, ai sensi delle regole identificate con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, a seguito della verifica della loro capacità di garantire l'ammontare offerto e, soprattutto, l'idonea copertura assicurativa circa il trasporto, la conservazione e la restituzione delle opere;
i partecipanti all'asta dovrebbero, inoltre, prestare idonee garanzie fideiussorie bancarie o assicurative, sia con riferimento al prezzo offerto in asta, sia con riferimento alla conservazione e custodia delle opere d'arte, con le modalità previste in apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze;
con i proventi derivanti dai canoni di noleggio si potrebbe pensare a finanziare sia il fondo per la riduzione del debito pubblico (ex fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato), sia il Ministero per i beni e le attività culturali, che potrebbe, al netto delle spese correnti di gestione delle aste, destinare tali risorse alla repertazione, catalogazione e restauro di altre opere ad oggi non esponibili;
oltre a ciò si potrebbe pensare di destinare una quota parte di queste risorse ad un fondo statale di solidarietà per gli indigenti e per i più bisognosi, per i giovani disoccupati, per le famiglie con minori e/o diversamente abili, per gli anziani -:
se non si ritenga necessario, stante la gravità della crisi economica che perdura e colpisce pesantemente tutti i cittadini italiani, trovare percorsi nuovi, come appunto

quello proposto, che contribuiscano a reperire fondi utili per le disastrate casse dello Stato, trovando, altresì, le risorse necessarie per aiutare le fasce sociali economicamente svantaggiate, che più di altre stanno accusando gli effetti devastanti determinati dalla crisi economica.
(3-02199)
(Presentata il 10 aprile 2012)

DOZZO, BOSSI, LUSSANA, FOGLIATO, MONTAGNOLI, FEDRIGA, FUGATTI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, D'AMICO, DAL LAGO, DESIDERATI, DI VIZIA, DUSSIN, FABI, FAVA, FOLLEGOT, FORCOLIN, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, ISIDORI, LANZARIN, MAGGIONI, MARONI, MARTINI, MERONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, POLLEDRI, RAINIERI, REGUZZONI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI e VOLPI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati contenuti nel supplemento al bollettino statistico «Finanza pubblica, fabbisogno e debito» della Banca d'Italia, a gennaio 2012 il debito pubblico italiano ha toccato la soglia di 1.935,829 miliardi di euro, in rialzo di 37,9 miliardi rispetto ai 1.897,946 miliardi registrati a dicembre 2011;
in base ai dati pubblicati dal dipartimento del tesoro i titoli del debito pubblico, che al 30 novembre 2011 ammontavano a 1.592,1 miliardi di euro, calcolati dopo le manovre poste in essere dall'attuale Governo, ammontano al 29 febbraio 2012 a 1.617,9 miliardi di euro;
il Governo italiano ha, dunque, dovuto fare fronte ad un fabbisogno crescente in modo significativo a causa dell'aumento del debito, collocando più titoli, in un momento nel quale il differenziale di rendimento rispetto agli altri titoli di riferimento (spread) indica che i titoli italiani non erano particolarmente appetibili, se non a fronte di un alto rendimento che avrebbe a suo volta ampliato il cosiddetto spread;
nonostante l'aumento del fabbisogno, e senza alcuna evidenza contabile di una prospettiva di riduzione del debito pubblico, lo spread è sceso in modo significativo a partire dalla metà di febbraio 2012, evidenziando una richiesta di titoli di Stato italiani da parte degli investitori, anche se con rendimenti di molto inferiori rispetto a dicembre 2011;
benché tale inversione di tendenza vada positivamente considerata, esiste il rischio che gli andamenti degli indici finanziari non consentano di palesare la condizione dell'economia reale del Paese, dando l'errata e pericolosa impressione che la riduzione dello spread di per sé possa migliorare l'andamento dell'economia e le condizioni di imprese e lavoratori, senza la necessità di misure mirate per la ripresa e lo sviluppo;
in questo contesto sarebbe doveroso da parte del Governo, a parere degli interroganti, monitorare e indirizzare con attenzione il sistema bancario, principale elemento di innesco della crisi internazionale a causa di operazioni su prodotti finanziari ad altissimo rischio, ma anche necessario e indispensabile supporto del sistema produttivo attraverso il credito all'economia reale e alle famiglie -:
quale ammontare di titoli del debito pubblico del nostro Paese fosse detenuto da istituti bancari a dicembre 2011 e quanto ne sia invece stato collocato o detenuto presso istituti bancari da allora ad oggi, dopo le due aste promosse dalla Banca centrale europea rispettivamente il 21 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012.
(3-02200)
(Presentata il 10 aprile 2012)

Interrogazioni a risposta scritta:

BRAMBILLA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
attraverso l'utilizzo del «redditometro», che in questi giorni dovrebbe uscire dalla fase sperimentale, l'amministrazione finanziaria può determinare «induttivamente» il reddito delle persone fisiche - al verificarsi di determinate condizioni - calcolandolo sulla base di una serie di indici di capacità contributiva;
nella versione aggiornata di questo strumento, per la stima del reddito sono state individuate più di cento voci, divise in sette categorie;
nella categoria «altre spese significative» sono incluse le spese veterinarie;
tale inclusione appare del tutto incongrua perché gli animali sono esseri senzienti, riconosciuti tali dall'articolo 13 del trattato di Lisbona, dei quali è necessario tutelare il benessere e la salute, anche per evitare i costi sociali derivanti dal fenomeno del randagismo o da possibili epidemie;
per questa ragione la decisione è stata criticata dall'Associazione nazionale medici veterinari (ANMVI);
la scelta di comprendere le spese veterinarie nell'elenco del redditometro, inoltre, ignora del tutto la funzione sociale degli animali da compagnia, in milioni di famiglie italiane e in particolare per moltissime persone anziane, che vivono sole;
oltretutto i proprietari di animali sono già stati colpiti dall'aumento dell'aliquota Iva, dal 20 al 21 per cento, sui servizi veterinari e sugli alimenti per animali;
lo stesso direttore dell'Agenzia delle entrate, dottor Attilio Befera, in una lettera pubblicata sul Corriere della sera del 28 ottobre 2011, affermava quanto segue: «Il redditometro non misura la ricchezza, ma il reddito effettivamente speso, mettendo insieme ben cento voci di spesa, che tengono conto anche del territorio e del nucleo familiare. Le spese veterinarie sono solo una di queste cento voci che aiutano a "fotografare" complessivamente la capacità di spesa della famiglia e che, per la verità, incidono marginalmente rispetto ad altre sicuramente definibili di "lusso" e che sottendono situazioni di notevole disponibilità economica» -:
se non ritenga opportuno, alla luce delle considerazioni sopra esposte e dell'incidenza «marginale» sul complesso delle spese che rivelano «notevole disponibilità economica», escludere le spese veterinarie dall'elenco di quelle comprese nel redditometro.
(4-15635)

LAURA MOLTENI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il settore ippico sta vivendo da anni una forte crisi, complessa e dovuta a molteplici fattori, non ultimo quello della diminuzione dei finanziamenti, dovuta anche alla concorrenza delle innumerevoli nuove formule di gioco lecito e di scommesse sportive che hanno intaccato l'appeal che le corse dei cavalli indiscutibilmente avevano;
se da un lato, infatti, lo Stato ha promosso il diffondersi di lotterie istantanee, lotterie a distanza ed altri giochi che hanno moltiplicato le entrate, dall'altro non ha saputo innovare la scommessa ippica, penalizzando tutto il settore che oggi deve necessariamente affrontare una difficile ristrutturazione per non scomparire;
tra le questioni da affrontare, dal punto di vista fiscale, vi è quella del pagamento dei premi per le corse; l'articolo 40 del regolamento delle corse prevede la possibilità della multiproprietà dei cavalli; in questo caso i pagamenti dei premi vengono effettuati per intero al soggetto riportato nel programma ufficiale delle corse, che corrisponde al soggetto sotto cui il cavallo corre; tale modalità di pagamento lascia alla discrezione dei comproprietari la distribuzione dei premi, sottraendoli

di fatto al controllo dell'Agenzia delle entrate, con il pericolo di generare finanziamenti occulti;
l'articolo 44 della legge 21 novembre 2000, n. 342 assoggetta ad aliquota iva ordinaria i premi erogati ai soggetti che dichiarano di possedere più di 5 cavalli -:
se i comproprietari non citati nel programma ufficiale delle corse risultano menzionati nel modello 770 redatto dall'ex Unire (ora ASSI);
se soggetti privati o imprenditori con meno di 5 cavalli incassino le quote premi a loro destinate con la maggiorazione del 21 per cento di IVA;
se il Governo ritenga opportuno, al fine di dare maggiore trasparenza ai flussi finanziari, assumere iniziative per modificare le modalità di erogazione dei premi delle corse.
(4-15646)

GARAGNANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
si fa riferimento alla triste vicenda dell'artigiano suicidatosi a Bologna che ha colpito l'opinione pubblica cittadina per un problema, la grave crisi finanziaria e i rapporti con il Fisco che ci tocca tutti da vicino -:
se intenda fare chiarezza su alcuni punti controversi emanando una circolare esplicativa all'agenzia delle entrate contenente i seguenti punti: necessaria differenziazione fra situazione di oggettiva difficoltà di operatori economici colpiti dall'attuale crisi e situazioni di vera e propria frode al fisco; possibilità di ottenere ulteriori dilazioni nel pagamento di determinati debiti coinvolgendo anche il sistema creditizio; necessità di evitare modalità da «stato di polizia» nell'accertamento dell'evasione fiscale e relative azioni spettacolari; coinvolgimento obbligatorio delle associazioni di categoria nell'istruttoria di determinate pratiche;
se intenda indicare tempi certi per il rilancio dell'economia e per un abbassamento della pressione fiscale che ha raggiunto livelli proibitivi che di fatto inibiscono, soprattutto alle giovani generazioni, la possibilità di intraprendere una qualsiasi attività economica, tenendo conto che, in questo contesto anche gli enti locali, devono fare la loro parte non facendo solamente il «delatore o l'investigatore» ma anche e soprattutto rendendosi fautori di interventi di sostegno agli imprenditori in difficoltà «oggettiva».
(4-15650)

RAISI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge 11 dicembre 1962, n. 1746, prevede l'estensione al personale militare, in servizio per conto dell'ONU in zone d'intervento, dei benefici combattentistici;
l'articolo 16, comma 4, del decreto-legge 6 giugno 1981, n. 283, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 1981, n. 432, laddove stabilisce l'attribuzione di aumenti periodici convenzionali per la nascita di figli e «per altre situazioni previste dalle norme vigenti», usa una indicazione talmente ampia da fare chiaramente intendere che il legislatore si è voluto riferire - senza necessariamente richiedere che si tratti di aumenti periodici biennali (scatti) - a tutte le situazioni in cui la norma contempli miglioramenti retributivi a seguito del verificarsi di situazioni meritevoli, come, appunto, quelle che vedono la partecipazione alle missioni ONU e che comportano il riconoscimento del diritto a percepire i benefici combattentistici (Consiglio di Stato, sezione IV, 13 luglio 2007, n. 5475);
il Consiglio di Stato, con parere n. 742 del 1992 espresso dalla sezione prima-Adunanza generale del 17 maggio 1993, ha ritenuto che «il passaggio dal sistema di progressione per classi e per scatti a quello della retribuzione individuale di anzianità» non comporta affatto

«la rinuncia ad utilizzare scatto di stipendio come strumento di determinazione dell'incremento retributivo», e «non implica l'impossibilità di continuare ad utilizzarlo come misura del particolare beneficio che il legislatore aveva inteso accordare a determinate categorie di pubblici dipendenti»;
il tribunale amministrativo regionale del Lazio, sezione I-bis nella sentenza 9668/2007 del 24 aprile 2007, ha confermato il suddetto parere;
la semplice modifica della struttura della progressione stipendiale del personale militare, recata dapprima dalla legge 11 luglio 1980, n. 312 (classi e scatti), dopo dalla legge 14 novembre 1987, n. 468, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 settembre 1987, n. 379 (retribuzione individuale di anzianità/livelli) e verosimilmente adesso dal decreto legislativo 30 maggio 2003, n. 193 (parametri), non può comportare la perdita di benefici che, continuano a essere riconosciuti a favore della dirigenza militare solamente perché per i ruoli non direttivi resta ferma la progressione economica per classi e scatti -:
se non si ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative se del caso normative affinché vengano fornite disposizioni chiare al fine di consentire il pagamento del beneficio convenzionale ONU a tutti i militari, a prescindere dal grado gerarchico rivestito.
(4-15652)

BRAGANTINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 201 del 2011 ha anticipato al 2012 l'istituzione dell'imposta municipale propria (IMU), stabilendo altresì come la stessa imposta non sostituisca altre imposte, come invece previsto dal decreto legislativo sul federalismo fiscale, e prevedendo come il 50 per cento degli introiti provenienti dal gettito ICI (IMU) sulla seconda casa e sugli altri immobili (non definibili come abitazione principale) spetterà allo Stato;
il provvedimento del Governo stabilisce prevede la possibilità da parte del comune di poter modificare le aliquote, sia relativamente alla prima abitazione che sugli immobili diversi dalla prima abitazione, e che il contribuente dovrà effettuare il versamento della prima tranche dell'imposta alla data del giugno 2012;
ad oggi numerosi comuni, sulla base del fatto che il gettito IMU, nel suo complesso, appare di entità incerta e non precisamente definibile, non hanno ancora deliberato le aliquote IMU da adottare, così che la predisposizione dei bilanci preventivi 2012 risulta, anche a causa delle continue modifiche normative e alla luce delle recenti riduzioni ai trasferimenti, bloccata in numerosi comuni;
la normativa sull'imposta comunale sugli immobili concedeva ai comuni la possibilità di esentare dall'imposta gli immobili concessi dal soggetto passivo in comodato d'uso gratuito ai familiari e non limitava il numero delle pertinenze relative all'abitazione principale sui cui applicare l'aliquota agevolata relativa alla prima casa e che l'articolo 13 del presente decreto-legge non concede tale possibilità ai comuni e limita ad uno il numero di pertinenze per cui si può usufruire dell'aliquota agevolata -:
se non ritenga opportuno, all'interno delle proprie competenze, assumere iniziative anche normative per consentire ai comuni di esentare dall'imposta municipale propria gli immobili concessi dal soggetto passivo in comodato d'uso gratuito ai familiari, senza limitare, allo stesso tempo, il numero delle pertinenze relative all'abitazione principale sui cui applicare l'aliquota agevolata relativa alla prima casa.
(4-15667)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:

LO PRESTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
negli ultimi mesi sono in atto presso diversi uffici del giudice di pace in tutto il territorio nazionale ispezioni ministeriali finalizzate alla richiesta di restituzione delle somme versate a tali magistrati onorari ai sensi dell'articolo 11, comma 3, della legge n. 374 del 1991;
tale norma prevede espressamente la corresponsione di «un'indennità mensile pari ad euro 258,23 per ciascun mese di effettivo servizio a titolo di rimborso spese per l'attività di formazione, aggiornamento e per l'espletamento dei servizi generali di istituto»;
la circolare ministeriale del 15 marzo 2006, in materia di «Razionalizzazione e contenimento delle spese di giustizia», interpreta la norma nel senso che tale «indennità forfettaria mensile» debba essere corrisposta in considerazione dell'effettivo lavoro svolto dal magistrato, consistente nell'emissione di provvedimenti di natura giurisdizionale, nella redazione di sentenze, previo il necessario studio e l'insopprimibile necessità di aggiornamento, sul presupposto che il giudice di pace, al pari di quanto avviene per i magistrati ordinari, svolge il suo lavoro non esclusivamente in udienza o con l'emissione di soli provvedimenti, ma anche attraverso il compimento di tutte le attività prodromiche e/o funzionali al concreto esercizio delle funzioni giudiziarie, non ultimo l'acquisto degli strumenti necessari per tale esercizio (riviste giuridiche specializzate, personal computer, abbonamento a banche dati, cancelleria, codici aggiornati ed altro);
la corresponsione delle somme contestate non è, pertanto, in alcun modo legata all'effettiva presenza quotidiana del giudice presso l'ufficio, ma è, invece, connessa alla «necessità di garantire ai giudici di pace - così come si legge nella citata circolare - un'adeguata remunerazione per l'esercizio di una funzione di così alto prestigio e responsabilità quale quella giurisdizionale»;
la circolare ministeriale precisa, infatti, al riguardo che l'unico limite posto dall'articolo 11, comma 3, è dato dall'effettivo servizio svolto. «Ora, con quest'ultima espressione, la legge intende evitare soltanto che l'indennità venga corrisposta al giudice di pace in due ipotesi: quando questi, pur investito formalmente della carica, non sia ancora chiamato ad esercitarla in concreto, o quando sia assente dal servizio per qualsiasi causa regolarmente comunicata al giudice di pace coordinatore (...) in ogni altro caso, e dunque anche quando il giudice di pace non celebri udienza o non emetta provvedimenti o non si trovi presente nei locali dell'ufficio giudiziario cui è assegnato, ma sia formalmente in servizio, l'indennità mensile deve essere a lui corrisposta (...) i giudici di pace sono infatti in servizio - come si legge nella citata circolare - non soltanto quando svolgono le attività da ultimo descritte, ma in ogni momento, dovendo essi, al pari dei magistrati ordinari, assicurare la loro immediata reperibilità anche quando non si trovano presso i locali dell'ufficio»;
la richiesta di restituzione di tali somme - come se le stesse fossero state percepite illegittimamente e non sulla base di una norma di legge - sta avvenendo in forma retroattiva attraverso specifici provvedimenti adottati dai singoli ispettori ovvero sulla base di mere comunicazioni verbali nelle varie sedi degli uffici, senza, peraltro, rispettare la normativa che limita il prelievo forzoso ad un quinto dello stipendio/indennità;
tali somme sono già state in molti casi decurtate dalle altre indennità spettanti ai giudici di pace e tale modo di procedere sta dando luogo ad un notevole contenzioso;
si evidenzia, inoltre, che tutti gli importi delle indennità previste per il giudice

di pace non sono mai state oggetto di rivalutazione, pur essendo soggette a ritenute d'acconto a titolo irpef -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al riguardo.
(3-02203)
(Presentata il 10 aprile 2012)

Interrogazioni a risposta scritta:

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il leader del movimento diritti civili, Franco Corbelli, in una nota diffusa dall'agenzia di stampa Asca il 1o aprile 2012, ha rivolto un appello in favore di un detenuto nel carcere di Palmi, malato di tumore, che chiede di essere curato in una struttura adeguata;
i familiari del detenuto hanno inviato la seguente lettera al leader del Movimento diritti civili: «Un nostro congiunto rischia di morire in carcere se non si interviene subito. È detenuto da poche settimane a Palmi, dopo essere stato nel carcere di Vibo Valentia. È in carcere da un anno e mezzo. È innocente. Ma quello che ci preoccupa e angoscia a tutti noi in famiglia è la sua malattia. In vita sua ha sempre sofferto. È stato operato per un tumore. Ogni mese doveva andare a controllarsi, da quando è in carcere non lo può più fare. Rischia di morire abbandonato e dimenticato in una cella»;
il trattamento penitenziario deve essere realizzato secondo modalità tali da garantire a ciascun detenuto il diritto inviolabile al rispetto della propria dignità, sancito dagli articoli 2 e 3 della Costituzione; dagli articoli 1 e 4 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea del 2000; dagli articoli 7 e 10 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici del 1977; dall'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali del 1950; dagli articoli 1 e 5 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948; nonché dagli articoli 1, 2 e 3 della raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 12 febbraio 1987, recante «Regole minime per il trattamento dei detenuti» e dall'articolo l della Raccomandazione (2006) 2 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa dell'11 gennaio 2006, sulle norme penitenziarie in ambito europeo;
il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione, rappresenta un diritto inviolabile della persona umana, non suscettibile di limitazione alcuna e idoneo a costituire un parametro di legittimità della stessa esecuzione della pena, che non può in alcuna misura svolgersi secondo modalità idonee a pregiudicare il diritto del detenuto alla salute ed alla salvaguardia della propria incolumità psico-fisica;
l'articolo 11 della legge 26 luglio 1975, n. 354, sancisce una rigorosa disciplina in ordine alle modalità ed ai requisiti del servizio sanitario di ogni istituto di pena, prescrivendo tra l'altro che «ove siano necessari cure o accertamenti diagnostici che non possono essere apprestati dai servizi sanitari degli istituti, i condannati e gli internati sono trasferiti (...) in ospedali civili o in altri luoghi esterni di cura»;
la recente sentenza della Corte di cassazione n. 46479/2011, del 14 dicembre 2011 ha evidenziato, fra l'altro, come «il diritto alla salute del detenuto va tutelato anche al di sopra delle esigenze di sicurezza sicché, in presenza di gravi patologie, si impone la sottoposizione al regime degli arresti domiciliari o comunque il ricovero in idonee strutture»;
a giudizio della prima firmataria del presente atto, è necessario un intervento urgente al fine di verificare le reali condizioni di salute del detenuto in questione, affinché siano adottati i provvedimenti più opportuni, per garantire che l'espiazione

della pena non si traduca di fatto in un'illegittima violazione dei diritti umani fondamentali, secondo modalità tali peraltro da pregiudicarne irreversibilmente le condizioni psico-fisiche, già gravemente compromesse -:
di quali informazioni dispongano circa i fatti narrati in premessa;
se non intendano promuovere ogni accertamento di competenza, anche attraverso un'ispezione ministeriale, in rapporto ai fatti esposti in premessa, e quali ulteriori iniziative di competenza intendano assumere al fine di tutelare il diritto alla salute del detenuto.
(4-15643)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Ansa il 30 marzo 2012, un detenuto romeno di circa 40 anni si è ucciso impiccandosi nel bagno della sua cella nel carcere di Taranto con una corda ricavata dalle lenzuola. L'uomo era in attesa di giudizio per reati contro il patrimonio;
secondo il vice presidente nazionale dell'Osapp, Domenico Mastrulli, il carcere di Taranto - a fronte di una capienza regolamentare di 315 detenuti (di cui 24 donne) - ospita 716 detenuti (di cui 37 donne);
il segretario del Sappe ha rilasciato la seguente dichiarazione alla stampa: «Siamo stanchi di gridare, purtroppo senza esiti positivi, la grave situazione in cui versa il penitenziario del capoluogo jonico. Celle nate per ospitare un solo, al massimo due detenuti, ne arrivano stabilmente ad averne quattro, con un solo agente che deve attendere alla sicurezza di quasi 90 detenuti, e con un organico carente di almeno 50 unità» -:
se e come il 30 marzo 2012 fosse garantita la sorveglianza all'interno dell'istituto di pena in questione e se con riferimento al suicidio del detenuto non siano ravvisabili profili di responsabilità in capo al personale penitenziario;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Taranto;
con chi divideva la cella e di quanti metri quadrati disponesse il detenuto morto suicida;
se il detenuto morto suicida fosse alloggiato all'interno di una cella rispondente a requisiti di sanità e igiene;
se nel corso della detenzione il detenuto fosse stato identificato come potenziale suicida e, in questo caso, se fosse tenuto sotto un programma di osservazione speciale;
quali provvedimenti urgenti intenda attuare al fine di reperire le risorse e i finanziamenti necessari per dare concreta attuazione a quanto previsto e stabilito nella circolare GDAP-0032296-2010 avente ad oggetto «Emergenza suicidi. Istituzione di unità di ascolto di Polizia Penitenziaria», in particolare se intenda attivarsi al fine di consentire l'immediato avvio dei progetti formativi in essa previsti per il personale di polizia penitenziaria;
quali siano le condizioni umane e sociali del carcere di Taranto e, più in generale, degli istituti di pena presenti in Puglia, in particolare se non ritenga di assumere sollecite, mirate ed efficaci iniziative, anche a seguito di immediate verifiche ispettive in loco, volte a ripristinare condizioni minime di vivibilità nelle carceri pugliesi, ampliando la dotazione del personale di polizia penitenziaria e di quello addetto ai servizi.
(4-15644)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA lo scorso 23 marzo,

Stefano Rossi, persona detenuta nel carcere della Burla dal 2007, si è ucciso inalando il gas della proprio bomboletta;
sulla vicenda, l'avvocato dell'uomo ha rilasciato la seguente dichiarazione: «È stata una tragedia annunciata e che si va ad aggiungere alla decine che interessano purtroppo ogni mese le carceri italiane. Quello di Stefano Rossi è solo l'ultimo caso di una lunga lista. Nel 2010 ci sono state 186 morti negli istituti italiani, nel 2011 ben 184 e molti sono dovuti proprio a suicidi» -:
se e come il 23 marzo 2012 fosse garantita la sorveglianza all'interno dell'istituto di pena in questione e se con riferimento al suicidio del detenuto non siano ravvisabili profili di responsabilità in capo al personale penitenziario;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Taranto;
con chi dividesse la cella e di quanti metri quadrati disponesse il detenuto morto suicida;
se il detenuto morto suicida fosse alloggiato all'interno di una cella rispondente a requisiti di sanità e igiene;
se nel corso della detenzione il detenuto fosse stato identificato come potenziale suicida e, in questo caso, se fosse tenuto sotto un programma di osservazione speciale;
quali provvedimenti urgenti intenda attuare al fine di reperire le risorse e i finanziamenti necessari per dare concreta attuazione a quanto previsto e stabilito nella circolare GDAP-0032296-2010 avente ad oggetto «Emergenza suicidi. Istituzione di unità di ascolto di Polizia Penitenziaria», in particolare se intenda attivarsi al fine di consentire l'immediato avvio dei progetti formativi in essa previsti per il personale di polizia penitenziaria.
(4-15647)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica lo scorso 29 marzo 2012, una donna di 46 anni, di origine campana è morta - probabilmente per infarto - nel carcere di Taranto;
la detenuta doveva scontare una pena fino al 2015 e si trovava nella sezione femminile del carcere pugliese. A dare l'allarme è stato un agente di polizia penitenziaria, il quale non ha potuto fare altro se non rimettersi alle valutazioni delle autorità sanitarie e penitenziarie;
nel carcere di Taranto chi gestisce la sezione femminile nel turno serale e notturno sono al massimo due, spesso uno, agenti di polizia. La struttura penitenziaria inoltre ha una capienza regolamentare di 315 detenuti di cui 24 donne, mentre effettivamente attualmente i detenuti rinchiusi sono 716, 37 dei quali sono donne -:
quali siano le informazioni del Ministro sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intenda avviare, nel rispetto e a prescindere dalla eventuale inchiesta che sulla vicenda aprirà la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare le cause che hanno cagionato la morte della donna detenuta;
se ritenga necessario assumere iniziative normative volte a modificare il regolamento sull'ordinamento penitenziario al fine di assicurare, attraverso una maggiore personalizzazione del trattamento, una «detenzione giusta», rispettosa del diritto alla vita e degli altri diritti fondamentali degli individui, se del caso, istituendo in ogni carcere degli appositi presidi specializzati per prevenire il rischio-suicidi e le altre emergenze legate ai disagi psicologici delle persone recluse negli istituti di pena;
quali provvedimenti ritenga opportuno e urgente adottare per ricondurre il carcere di Taranto in condizioni rispettose

della normativa, così da assicurare condizioni di vita dignitose sia ai detenuti che al personale di polizia penitenziaria.
(4-15648)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia dal quotidiano La Nuova Sardegna lo scorso 30 marzo 2012, Domenico Trogu, 52enne, ha cercato di togliersi la vita nel carcere di Marassi impiccandosi alle sbarre della finestra. Al momento l'uomo è ricoverato in rianimazione con prognosi riservata nell'ospedale di Genova; le sue condizioni sono considerate molto serie, anche se non correrebbe pericolo di vita;
l'uomo era detenuto da poche ore perché aveva cercato di uccidere la moglie in preda a un raptus di follia -:
quali misure di sorveglianza siano state disposte nei confronti dell'uomo dopo il tentato suicidio;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere Marassi di Genova;
quali siano le condizioni umane e sociali del carcere in questione e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di rendere le condizioni di detenzione delle persone ivi recluse conformi al dettato costituzionale e alle norme dell'ordinamento penitenziario.
(4-15649)

BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
sul sito www.repubblica.it, in data 10 aprile 2012, è stata riportata la notizia riguardante le drammatiche condizioni di salute del detenuto Vito Manciaracina, 76 anni, condannato alla pena dell'ergastolo che sta scontando nel carcere di Bari; secondo Alberto Custodero, autore dell'articolo, si tratta del «carcerato in peggiori condizioni di salute di cui si abbia notizia in Italia»;
ad evidenziare le disumane condizioni di detenzione di Manciaracina, si legge nell'articolo, è «una consulenza medico legale, al di sopra di ogni sospetto in quanto disposta dal tribunale di Sorveglianza di Bari. Tuttavia, nonostante quella perizia descriva un quadro clinico drammatico, i magistrati continuano a trattenerlo in cella, negandogli, inspiegabilmente, i domiciliari. E lasciandolo, di fatto, in uno stato di detenzione ai limiti della dignità umana: immobilizzato a letto con il pannolone, in stato confusionale, in preda a crisi epilettiche, in condizioni igieniche precarie.»
sono gli stessi detenuti, denuncia il suo avvocato Debora Speciale, «ad accudirlo per pietà, per quanto possono, ma col risultato che Manciaracina vive come un barbone in cella, sporco, maleodorante, le piaghe di decubito». Ecco come il medico legale del tribunale - la neurologa del Policlinico barese Elena Tripaldi - riassume il quadro clinico dell'uomo, portato in carcere nel 2008 per scontare l'ergastolo nonostante fosse già allora semiparalizzato. Le sue gravi patologie, va detto, cominciano molto tempo prima della detenzione, ma peggiorano dopo l'ingresso in prigione;
«In seguito ad un ictus subito nel 1994 - si legge nella perizia medico legale - Manciaracina ha la parte sinistra del corpo (faccia, braccio e gamba), paralizzata». Il distretto sanitario di Mazara del Vallo lo ha riconosciuto invalido al 100 per cento nel 2002: «Deficit neurologico grave a sinistra. Deambulazione autonoma impedita. Incontinenza urinaria. Necessita di sedia a rotelle». Il quadro clinico già precario dieci anni fa, s'è ulteriormente aggravato nel tempo. Il corpo di Manciaracina è aggredito da un tumore alla prostata, che gli viene asportata: durante l'intervento chirurgico, il detenuto ha un

arresto respiratorio e poi un arresto cardiaco da shok emorragico. Il cuore è minato da una cardiopatia ipertensiva. L'uomo crolla in depressione, e viene sottoposto ad una terapia farmacologica;
venti ore al giorno su una barella. Questa la sua condizione nel momento in cui la polizia penitenziaria si reca a casa sua, nel 2008, a Mazara del Vallo, per portarlo nel carcere di Bari. Ma proprio quando l'uomo è tradotto in carcere, iniziano violente crisi epilettiche che gli impediscono praticamente di stare seduto sulla sedia a rotelle, costringendolo 20 ore al giorno inchiodato immobile su una barella. Come accenna ad alzarsi, è aggredito dall'epilessia, alla quale si aggiungono «ernie discali multiple». La situazione in cella precipita. La dose massiccia di farmaci che ingerisce gli intossica lo stomaco, procurandogli nausea e vomito continuo. (...) Lo psichiatra che lo visita diagnostica «un atteggiamento a tratti pseudo demenziale». La vita clinica del detenuto è ricostruita nei minimi dettagli dalla specialista Tripaldi che, ad un certo punto della sua relazione, annota: nel 2009 le autorità carcerarie sono costrette ad emettere «un ordine di servizio per disporre la grande sorveglianza del detenuto, per gravi problemi di adattamento alla vita carceraria, per rischio suicidario e autolesionistico». Quando il medico legale del tribunale lo visita dopo averne ricostruito l'anamnesi, gli diagnostica una «piaga di decubito sacrale» provocata dalla eccessiva permanenza in posizione orizzontale sulla barella;
registra nel verbale il perito: necessita di «pannolone per incontinenza sfinterica» e trova il detenuto settantaseienne «estremamente trascurato in generale e nell'igiene personale, barba e capelli lunghi incolti». «Negli ultimi mesi - annota ancora il perito - s'è aggiunta gastrite atrofica erosiva e stenosi pilorica». Nonostante questo quadro clinico sconcertante, la neurologa conclude la sua relazione per il Tribunale ritenendo (incredibilmente) il paziente idoneo alla vita carceraria. «Manciaracina non è in pericolo di vita - asserisce la specialista - le sue sono patologie gravissime, ma croniche, e in carcere, del resto, è ben curato». (...) Ma non deve essere poi così ben curato, se la stessa Tripaldi, nella stessa relazione, ammette che «un po' di riabilitazione quotidiana potrebbe avere una ricaduta positiva sulla sindrome da immobilizzazione e prevenire le piaghe di decubito, il trofismo muscolare, la stipsi». E le crisi epilettiche? «Di per sé - spiega ancora la Tripaldi - non aumentano la probabilità di mortalità». E la forte depressione curata con una dose massiccia di farmaci? «Indubbiamente - ammette la Tripaldi - il detenuto vive il proprio stato con disagio psicologico». «Però - aggiunge - come per ogni essere umano, tocca a lui volere stabilire se incrementare il proprio benessere fisico e mentale»;
la perizia di parte, redatta dal dott. Vincenzo Cavaliere, psichiatra, psicoterapeuta e dirigente presso il reparto di psichiatria dell'ospedale «Cervello» di Palermo, si conclude con le seguenti, amare parole: «Il nostro Stato non prevede più la pena di morte, probabilmente in un futuro più o meno prossimo non sarà più vigente l'ergastolo, da più parti segnalato come in contrasto con alcuni nostri principi costituzionali, ma per quanto detto sopra (relazione di perizia, N.d.R.) si deve necessariamente ammettere che protrarre la carcerazione del Mangiaracina, condizione prognostica sfavorevole sia «quoad vitam" che «quoad valetudinem», possa corrispondere in questo specifico caso ad una «condanna a morte al rallentatore» se non ad una induzione, in qualche modo, al gesto anticonservativo: «non ti posso uccidere, ma pongo le condizioni ambientali per le quali sarai tu a volerlo fare» -:
se siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
se non ritengano di dover verificare, attraverso un'approfondita indagine interna, se il trattamento sanitario riservato al detenuto in questione abbia corrispondenza con le leggi dello Stato e, soprattutto, con quanto previsto dagli articoli 3,

13 (comma 4), 27 (comma 3), 32 della Costituzione;
quali iniziative urgenti intendano adottare, negli ambiti di rispettiva competenza, al fine di garantire al detenuto in questione il proprio fondamentale diritto alla salute.
(4-15656)

BARBARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i punti verdi previsti dal comune di Roma Capitale sono aree che l'amministrazione comunale concede in gestione a soggetti privati per un periodo trentennale. Il presupposto di questo meccanismo è la convenienza reciproca che si instaura tra il Comune, che si appoggia al privato sociale per realizzare opere di riqualificazione urbana senza gravare il proprio bilancio, e il privato, che si assume i costi operativi, ma può esercitare sulla zona assegnata attività commerciali foriere di profitti come bar, servizi di ristorazione, campi sportivi, asili nido convenzionati, ludoteche, palestre e piscine;
la procura di Roma ha avviato un'inchiesta in base alla quale verrebbero riscontrati presunti illeciti correlati alla realizzazione e all'affido di alcune aree dei parchi romani da parte dei privati, con la complicità di alcuni funzionari pubblici. I primi avrebbero gonfiato, sfruttando le garanzie del comune, i budget per la realizzazione dei lavori che, in alcuni casi, non sarebbero mai finiti o addirittura mai cominciati;
se tali fatti trovassero riscontro oggettivo si tratterebbe di una truffa da centinaia di milioni di euro ai danni della collettività ed anche del Campidoglio, di cui la Corte dei Conti dovrebbe essere informata;
nel 2004 Massimo Boni, vincitore dell'appalto per il punto verde di via della Mendola 288, denunciava il comportamento illegittimo del suo socio Carlo Cordini e della moglie Letizia Cotrone. Si era infatti accorto che i costi del progetto per il punto verde sopra citato erano inspiegabilmente lievitati, che esistevano fatture in numero maggiore rispetto ai contratti di appalto sottoscritti (che avevano peraltro computi metrici estimativi gonfiati), e che vi erano pagamenti effettuati a fronte di lavori mai eseguiti. Il tribunale civile per ben sette volte dava ragione a Boni nel contenzioso contro i suoi soci, mentre in sede penale veniva disposta l'archiviazione del caso;
nell'atto di archiviazione il pubblico ministero Lina Cusano riconosceva la fondatezza delle ragioni dell'imprenditore Boni, ma ritenendo che si trattasse di una lite tra soci, chiedeva l'archiviazione, disposta dal giudice per le indagini preliminari Silvia Castagnoli il 7 gennaio 2010. L'ordinanza stabiliva che, pur essendo attendibili le argomentazioni di Boni, le doglianze dovevano essere ricondotte nella competente sede civile;
il riconoscimento della fondatezza delle motivazioni dell'imprenditore nell'atto di archiviazione del 2010 ha permesso a questo di proporre l'azione civile per ottenere il risarcimento del danno: 50 milioni di euro sono stati richiesti;
poiché gli avvisi di garanzia sono stati inviati nel gennaio 2008 sono trascorsi quattro anni da quando è stata sporta la querela -:
se il Governo ritenga di dover assumere iniziative ispettive presso la procura della Repubblica di Roma ai fini dell'esercizio dei poteri di competenza in relazione e alla luce dei fatti descritti in premessa.
(4-15659)

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da un articolo apparso su La Gazzetta del Mezzogiorno del 10 aprile 2011 a firma di Fabio Amendolara - «Sei anni di processo e perizia balistica per una pistola

giocattolo» - si apprende che: Nel 2006 nella casa di Domenico e Sebastiano Suozzi, classe 1973, gemelli, di Ruvo del Monte i carabinieri della locale stazione sequestrarono una riproduzione di un'arma ad avancarica prodotta prima del 1890, era una riproduzione ma la scambiarono per un'arma vera e funzionante. Una pistola non denunciata e, per questo motivo, clandestina. Quindi furono denunciati per «Detenzione illegale di arma». Cominciò così per i due ragazzi il lungo calvario giudiziario. Prima l'avviso di garanzia. Poi la convocazione per l'interrogatorio. Poi l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. E nonostante l'interrogatorio e le memorie presentate la procura chiese di rinviare a giudizio i due indagati. È stato allora che l'avvocato ha chiesto di sottoporre il giocattolo a perizia per stabilire la sua natura e la funzionalità. Scrive il giudice di Melfi Amerigo Palma nella sua sentenza di «non luogo a procedere»: «Il perito, verificato il reperto a lui consegnato nel corso dell'udienza, ha concluso che non si tratta di un'arma ma di un mero simulacro inerte». Un giocattolo. Che i due ragazzi potranno esporre di nuovo sul camino. Dopo sei anni di processo -:
se si intenda valutare la sussistenza dei presupposti per assumere iniziative ispettive riguardo a quanto riportato in premessa;
se risulti quanti siano i processi penali conclusi per prescrizione presso il tribunale di Melfi e per quali titoli di reato.
(4-15668)

...

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la situazione dei collegamenti ferroviari tra il Sud Italia e il resto del Paese risulta essere sempre più precaria perché, in dicembre, con la pubblicazione dei nuovi orari da parte di Trenitalia sono stati notevolmente depotenziati sia i collegamenti intercity che quelli eurostar;
Trenitalia, inoltre, ha deciso di eliminare numerosi collegamenti ferroviari notturni tra il Nord e il Sud del Paese e di disinvestire ulteriormente nel settore dei trasporti locali;
tali decisioni determinano notevoli disagi ai cittadini del Mezzogiorno e, soprattutto, paiono in contrasto rispetto agli orientamenti dell'Unione europea in materia di trasporti ferroviari;
infatti è opportuno ricordare come nel settembre 2010 la Commissione europea abbia approvato una sua comunicazione (COM/2010/0474) che individua l'obiettivo, al fine di favorire la circolazione dei cittadini per le più varie finalità (economiche, sociali e culturali su tutte), del cosiddetto «spazio ferroviario unico» -:
quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, per garantire un livello sufficiente di collegamenti diurni e notturni tra il Mezzogiorno e il resto del Paese;
quali misure il Governo ritenga di assumere per far sì che l'Italia possa, nel suo complesso e senza lasciare indietro alcune ben precise aree del Paese, progressivamente conformarsi allo spirito dello «spazio ferroviario unico» delineato a livello comunitario.
(4-15640)

NICOLUCCI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con le delibere n. 62 e n. 78 approvate nell'anno 2011, il CIPE ha sbloccato, dopo una lunga attesa, ingenti risorse destinate ad alcuni dei principali dossier aperti in merito allo sviluppo della rete infrastrutturale del Mezzogiorno, soprattutto

su binario, a partire dall'opera strategica dell'alta velocità tra Napoli e Bari, individuata come prioritaria dalla delibera CIPE n. 62 del 2011;
la validità di queste delibere è confermata dal fatto che anche il Governo in carica, nella riunione del CIPE del 20 gennaio 2012, ha confermato l'impianto generale della delibera n. 78 del 2011, attivando così le procedure per la concreta erogazione dei fondi previsti;
quello dello sviluppo e dell'ammodernamento della rete infrastrutturale è uno dei dossier (insieme a quello dell'incentivazione alle imprese e del sostegno all'export) essenziali per avviare concretamente una fase di crescita strutturale del Mezzogiorno -:
quali iniziative il Governo abbia programmato perché, una volta stanziati i fondi necessari, possano essere avviati gli importanti interventi sulle infrastrutture del Mezzogiorno individuati dalle delibere CIPE citate in premessa.
(4-15641)

GIORGIO MERLO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la decisione di Trenitalia di sopprimere molte linee ferroviarie in Piemonte rischia di creare enormi disagi fra i pendolari di quelle zone e, soprattutto, di indebolire ulteriormente il tessuto montano subalpino;
le linee interessate da questo taglio - dalla Pinerolo Torre Pellice alla Ceva Ormea alla Cuneo Saluzzo Savigliano - oltre a privare quei territori di un servizio essenziale incentiva allo spopolamento delle zone montane, già sfregiate per la chiusura degli uffici postali e di alcuni ospedali -:
quali iniziative concrete intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare che questi tagli si scaraventino sui territori interessati con enormi ricadute negative per i cittadini che usufruiscono di questo servizio di trasporto, un servizio che, da sempre, è funzionale ai bisogni e alle esigenze delle cosiddette «terre alte», cioè alle zone montane del Piemonte.
(4-15665)

GIBIINO e CICCIOLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'impresa Pizzarotti & C. spa in qualità di general contractor per l'esecuzione del tratto autostradale Catania-Siracusa, compreso tra la località Passo Martino e il chilometro 1300+400 della strada statale 114 «Orientale Sicula», nell'ottobre 2005 affidò la realizzazione dei lavori all'associazione temporanea di imprese ATI Sics-Cfc;
fin dal 2008 l'ATI Sics-Cfc ha denunziato, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 9 comma 9 della legge 190 del 2002, in riferimento al rapporto succitato, gravi inadempimenti del contraente generale Pizzarotti & C. spa per le obbligazioni assunte con il contratto di affidamento;
sulla base di quanto esposto, l'ATI Sics-Cfc ha inoltrato all'ufficio dell'alta sorveglianza dell'Anas una richiesta di accertamento delle inadempienze contrattuali e di pagamento delle somme dovute ai sensi e per gli effetti dell'articolo 176, comma 9, del decreto legislativo n. 163 del 2006;
a tutt'oggi, il dottor Pietro Ciucci, amministratore unico dell'ANAS, non ha adempiuto agli obblighi di vigilanza ed ha consentito nei fatti il perpetrarsi di omissioni che, allo stato attuale, si configurano nel mancato pagamento all'ATI Sics-Cfc di somme pari a 31.000.000 di euro;
tale «distorsione» contrattuale è imputabile esclusivamente all'Anas, per culpa in vigilando; tale stato di cose ha determinato la riduzione del personale in seno alle imprese Sics e Cfc, fattispecie che ha avuto gravi ripercussioni occupazionali nel territorio;
a tal proposito le Federazioni sindacali UIL - CISL - CGIL di Siracusa e

Catania hanno più volte espresso estrema preoccupazione al prefetto di Siracusa in ordine alle citate ricadute occupazionali;
sono rimaste, altresì, inevase le innumerevoli richieste di audizioni, avanzate dall'Ati all'amministratore Ciucci tendenti a far conoscere le gravi colpe dell'impresa Pizzarotti e stimolare atti di giustizia;
il consiglio provinciale di Siracusa (area in cui ricadono i lavori affidati all'ATI) con ben due deliberazioni 2009 e del 2011, ha condannato il comportamento inadempiente dell'impresa Pizzarotti nei confronti di una moltitudine di imprese impegnate nei lavori e all'uopo sentite presso la competente commissione provinciale;
a sostegno della battaglia intrapresa dall'ATI Sics-Cfc sono intervenuti l'assessore regionale alla cooperazione, i presidenti delle province regionali di Catania e Siracusa e, alcuni parlamentari (onorevole Vincenzo Gibiino, onorevole Pippo Gianni e il senatore Giuseppe Firrarello) con distinte interrogazioni, in un caso anche con firme di svariati altri colleghi, hanno richiesto un tempestivo intervento del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;
il giudice della causa pendente innanzi al tribunale di Roma, iscritta al n. 27100/2009 tra Pizzarotti ed ATI Sics-Cfc, ha rigettato le istanze del general contractor ed ha invece concesso al CTU nominato, stante l'omissione dell'ANAS e di Pizzarotti nel produrre i documenti richiesti, una proroga per il deposito della relazione in cui verrà accertato il quantum dovuto all'ATI Sics-Cfc;
prima della determinazione da parte del giudice delle somme dovute all'ATI, il dottor Ciucci e l'Anas hanno disposto il pagamento all'impresa Pizzarotti;
va tenuto in considerazione che, la realizzazione della suddetta area autostradale, considerata un vanto per Anas, è stata possibile solo grazie all'apporto finanziario e alla capacità delle imprese siciliane; le medesime imprese che, oggi, indebitamente vengono compromesse sul piano economico, con notevoli ricadute negative sui livelli occupazionali del territorio -:
se e quali iniziative urgenti il Ministro intenda assumere allo scopo di tutelare i legittimi interessi dell'ATI e se, non ritenga opportuno, procedere ad un commissariamento dell'ente.
(4-15669)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:

DE POLI, GALLETTI, LIBÈ, CICCANTI, POLI, COMPAGNON, BOSI, VOLONTÈ, NARO e ANNA TERESA FORMISANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei mesi di gennaio e febbraio 2012 il nostro Paese è stato colpito da eccezionali precipitazioni nevose senza precedenti, che hanno colpito, soprattutto, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Campania;
il fenomeno, imprevedibile per durata e continuità, ha costretto le amministrazione comunali ad un potenziamento dei mezzi e degli operatori, sia per garantire la mobilità sulla viabilità principale dei mezzi pubblici e privati, sia per consentire lo svolgersi delle attività cittadine (accessibilità ai luoghi pubblici, alle scuole, agli ospedali, fruibilità dei mezzi pubblici, svolgimento dei mercati e delle attività commerciali e dei servizi in genere) in condizioni di sicurezza, con assunzione di significativi impegni finanziari;
gli oneri straordinari sostenuti dai comuni e dagli enti territoriali per la salvaguardia della pubblica incolumità non ricomprendono gli ingenti danni permanenti e strutturali provocati dall'evento a moltissimi edifici storici e pubblici e alle infrastrutture pubbliche;
sarebbe necessario adottare iniziative volte a prevedere risorse e mezzi straordinari

per effettuare con urgenza gli interventi necessari per ripristinare le normali condizioni di vita nelle aree maggiormente colpite da questa ondata nevosa straordinaria;
inoltre, le spese sostenute dalle amministrazioni comunali per far fronte all'emergenza maltempo potrebbero essere scomputate dal saldo finanziario rilevante ai fini del rispetto del patto di stabilità, allo scopo di evitare gravi situazioni di disequilibrio di bilancio dei comuni interessati -:
quali iniziative il Governo intenda assumere, e con quali risorse, per fare fronte alle gravi situazioni evidenziate in premessa.
(3-02201)
(Presentata il 10 aprile 2012)

SANTELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2010, n. 50, è stata istituita l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata;
il decreto-legge 12 novembre 2010, n. 187, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2010, n. 217, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza», ha inteso modificare la disciplina relativa ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata nel senso di snellire le procedure, rendendole più celeri ed efficaci;
il decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, cosiddetto codice antimafia, entrato in vigore il 13 ottobre 2011, specifica che l'Agenzia deve occuparsi esclusivamente dell'amministrazione e della destinazione dei beni sottratti alla criminalità organizzata attraverso procedure snelle ed in piena autonomia organizzativa e contabile, sotto la vigilanza del Ministero dell'interno;
il suddetto decreto istitutivo stabilisce Reggio Calabria quale sede principale dell'Agenzia;
nell'ultima relazione (2008) la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere ha richiamato l'attenzione sulla pericolosità della 'ndrangheta. In particolare, nel testo approvato all'unanimità dalla Commissione è scritto che «la 'ndrangheta è oggi la più robusta e radicata organizzazione, diffusa nell'intera Calabria e ramificata in tutte le regioni del Centro-Nord, in Europa e in altri Paesi stranieri cruciali per le rotte del narcotraffico»;
la scelta governativa, sostanzialmente ratificata dal Parlamento, di stabilire la sede principale dell'Agenzia a Reggio Calabria è stata determinata dalla necessità non solo simbolica di dotare la Calabria di un importante presidio di legalità, ma, soprattutto, di dimostrare con forza la volontà dello Stato di contrastare la criminalità organizzata, aggredendo gli ingenti patrimoni economici;
attualmente l'Agenzia è presente sul territorio nazionale con le sedi secondarie di Roma, Palermo e Milano ed è stata annunciata l'apertura di un'altra sede secondaria a Napoli;
nella relazione annuale dell'Agenzia relativa all'anno 2011 è stato proposto di modificare l'individuazione della sede principale, indicando in via prioritaria Roma ed in via subordinata Palermo -:
se il Ministro condivida la scelta di stabilire a Reggio Calabria la sede principale dell'Agenzia, quali siano i reali intendimenti in relazione alla proposta di spostare la sede principale dell'Agenzia da Reggio Calabria in un'altra città e quale sia lo stato dell'arte dell'assegnazione dei beni sequestrati e confiscati, alla luce delle innovazioni introdotte dal cosiddetto decreto sicurezza citato in premessa.
(3-02202)
(Presentata il 10 aprile 2012)

Interrogazioni a risposta scritta:

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 6 ottobre 2011, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 304 del 31 dicembre 2011, si stabiliscono i nuovi importi del contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno per lo straniero di età superiore ai 18 anni che raggiungono anche i 200 euro; importi che si aggiungono ai costi che già oggi devono sostenere gli immigrati (pari a 72 euro) per ogni permesso di soggiorno da rinnovare;
tale aggravio di costi non trova corrispondenza o riferimento in un migliore servizio da rendere ai cittadini immigrati spesso costretti ad aspettare tempi superiori a quelli stabiliti dalla legge per le risposte che, come dimostrano i dati del decreto flussi 2010, rimangono inevase per il 90 per cento dei casi. Infatti, su 430.000 domande sono stati rilasciati solo 12.000 permessi di soggiorno e 5.500 sono state respinte per assenza dei requisiti;
questi costi aggiuntivi appaiono particolarmente discriminatori nei confronti dei cittadini stranieri e delle loro famiglie, regolarmente residenti e lavoranti, che già contribuiscono con le normali tasse alla fiscalità generale;
il citato decreto, all'articolo 4, comma 1, dispone: «Nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'interno è istituito, nell'ambito della missione "Ordine pubblico e sicurezza", un Fondo rimpatri finalizzato a finanziare le spese connesse al rimpatrio dei cittadini stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio nazionale verso il paese di origine, ovvero di provenienza»; ciò si configura secondo gli interroganti in contraddizione con la convenzione n. 143 dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e con la direttiva 2008/115/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, sui rimpatri, che proibiscono espressamente che le spese per il rimpatrio possano essere addebitate agli immigrati, tanto più a quelli che soggiornano regolarmente -:
se il Governo intenda procedere alla revisione urgente della disposizione che prevede questo aggravio di costi;
che tipo di iniziative e misure intenda assumere per ridurre i tempi di rinnovo dei permessi di soggiorno, anche semplificando le procedure e magari prevedendo il trasferimento di tali competenze agli enti locali in cui vivono e lavorano i cittadini immigrati.
(4-15645)

BITONCI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la città di Padova è stata colpita negli ultimi giorni da una vera e propria escalation di fatti criminosi, che hanno provocato morti e feriti ed hanno messo a più riprese a repentaglio la pubblica incolumità dei cittadini, nonostante l'encomiabile lavoro eseguito dalle forze dell'ordine;
l'ultimo episodio di violenza, accaduto la scorsa notte nella zona industriale dello città, ho visto coinvolti in una maxi rissa cinquanta nigeriani che, in preda ai fumi dell'alcol, si sono fronteggiati con violenza e brutalità. Il bilancio della serata conta due militari feriti, un giovane arrestato per rissa e violenza, il titolare di un pubblico esercizio denunciato per gli stessi reati, e l'intervento di quattro pattuglie dei carabinieri, quattro volanti della Questura ed un equipaggio della polizia locale;
si tratta dell'ennesimo episodio di violenza verificatosi nella città del Santo, od uno manciata di giorni dall'aggressione ad un giovane tunisino sfociata in omicidio nel quartiere Arcella ad opere di due bande rivali, e dalla rissa tra cittadini dello Sri Lanka in via Volturno, dove sono rimaste ferite oltre due persone. Appena una decina di giorni fa un altro brutale

omicidio stradale, con un pensionato padovano ucciso da un pirata della strada che stavo fuggendo a bordo di un'auto rubata, ho visto protagonista un cittadino straniero di nazionalità rumena;
nonostante i ripetuti appelli all'Amministrazione comunale formulati più volte dai cittadini padovani, esasperati dal ripetersi di episodi di violenza che minano nel profondo il senso di sicurezza per sé stessi e per le proprie famiglie, si continua a registrare un impressionante immobilismo da parte del sindaco Zanonato alla guida della città;
la maggior parte dei reati contro la persona (aggressioni, ferimenti, omicidi e altro) vengono commessi da cittadini clandestini o stranieri, che trovano facile riparo presso amici o connazionali che vivono a Padova, anche grazie allo scarsità di controlli ed allo politica, secondo l'interrogante, buonista e lassista che tutto concede e tutto perdona, in nome di una presunta - e mai realizzata - integrazione tra i popoli;
in certi quartieri di Padova, come ad esempio in zona Arcella, la presenza di stranieri regolari e non si attesta intorno al 25 per cento -:
se non ritenga opportuno provvedere al potenziamento e rafforzamento delle forze dell'ordine presenti a Padova per presidiare con maggiore efficacia le zone maggiormente a rischio, allo scopo di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini padovani che vivono quotidianamente in uno stato di tensione e di paura divenuto ormai intollerabile;
se non intenda porre maggiore attenzione e controllo al dilagante fenomeno dell'immigrazione clandestina peggiorata secondo l'interrogante con l'avvento di questo Governo.
(4-15666)

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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ZAZZERA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con decreto ministeriale 10 novembre 2011, n. 104, protocollo n. 9206, il Ministero ha riaperto la graduatoria di terza fascia ATA con scadenza di presentazione della domanda il 15 dicembre 2011;
ad oggi, nella maggior parte delle province le graduatorie definitive non sono state ancora pubblicate;
le istituzioni scolastiche hanno stipulato contratti ex articolo 40 per la copertura dei posti non assegnati per esaurimento delle graduatorie provinciali permanenti dopo le operazioni di nomina degli uffici scolastici territoriali;
conseguentemente, il personale nominato rischia di perdere il posto dopo sette mesi di lavoro;
ciò renderebbe molto difficile la gestione delle attività scolastiche svolte dal personale ATA, anche considerando la condizione gravosa in cui versa il settore a causa dei tagli voluti dall'ex Ministro Gelmini;
inoltre a soli circa 90 giorni dalla fine delle attività scolastiche, si creerebbe un ulteriore turn over, meccanismo che da anni affligge la base della scuola;
non da ultimo, l'interruzione dell'operato svolto dagli attuali dipendenti provocherebbe moltissimi disagi a studenti, a famiglie e a tutto il personale della scuola -:
se il Ministro ritenga opportuno consentire al personale attualmente in servizio di ultimare l'anno scolastico in corso, rinviando le nomine al 1o settembre 2012;
quali provvedimenti intenda assumere al fine di evitare i disagi di cui in premessa e se ritenga opportuno fornire ai

dirigenti scolastici indicazioni precise sul comportamento da attuare.
(5-06571)

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 11, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275 prevede che il Ministro della pubblica istruzione promuova «progetti in ambito nazionale, regionale e locale, volti a esplorare possibili innovazioni riguardanti gli ordinamenti degli studi, la loro articolazione e durata, l'integrazione fra sistemi formativi, i processi di continuità e orientamento»; prosegue specificando che il Ministro «riconosce altresì progetti di iniziative innovative delle singole istituzioni scolastiche riguardanti gli ordinamenti degli studi»;
in data 7 novembre 2011 l'istituto tecnico statale ad ordinamento speciale «Albe Steiner» di Milano, nella persona del dirigente scolastico, ha presentato presso l'ufficio scolastico regionale della Lombardia la richiesta di attivazione di un progetto didattico e organizzativo innovativo sulla base del sopraddetto articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 275 del 1999;
l'ITSOS «Albe Steiner» rappresenta una realtà di formazione tecnico professionale nell'ambito della grafica, della multimedialità, del cinema, della TV e della fotografia, il cui ordinamento speciale è stato istituito per decreto del Presidente della Repubblica, e la cui attività di formazione ha rappresentato, a partire dal 1973, un modello all'avanguardia nel campo della comunicazione e delle tecnologie multimediali, riconosciuto e apprezzato dai professionisti del settore;
la richiesta avanzata dall'ITSOS «Albe Steiner» nasce dalla volontà che il progetto da una parte garantisca la continuità con gli indirizzi previgenti (attualmente tre profili: New Media, Foto e Grafica, Cinema e TV), e dall'altra costituisca un'esperienza di innovazione di curricoli, di didattica e di organizzazione, rimanendo sostanzialmente in linea con la recente riforma dell'istruzione superiore e con le richieste del mondo del lavoro dell'area milanese e lombarda -:
se intenda avallare la richiesta presentata dall'istituto tecnico statale ad ordinamento speciale «Albe Steiner» di Milano di attivazione di un progetto didattico e organizzativo innovativo sulla base dell'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica 275 del 1999;
se all'eventuale accettazione della richiesta possa seguire l'avvio operativo del progetto a partire dall'anno scolastico 2012/2013.
(5-06574)

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la legge 30 ottobre 1986, n. 738 prevede all'articolo 1, comma 1, che «il diploma di baccellierato internazionale (...) è riconosciuto altresì nella Repubblica italiana quale diploma di istruzione secondaria di secondo grado avente valore legale»; al comma 2 ribadisce che «ai fini dell'iscrizione alle università ed agli istituti di istruzione superiore, il diploma di baccellierato internazionale è equipollente ai diplomi finali rilasciati dagli istituti di istruzione secondaria di secondo grado di durata quinquennale»;
la legge 30 ottobre 1986 n. 738 specifica all'articolo 2, comma 1, che «il diploma di baccellierato internazionale deve essere conseguito presso i collegi del mondo unito o presso altre istituzioni scolastiche italiane e straniere»;
la legge 17 febbraio 1992, n. 202 precisa che le istituzioni scolastiche in cui può essere conseguito il diploma di baccellierato internazionale, possono essere sia statali che paritarie;
il decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2010, n. 164, riferendosi all'elenco ministeriale relativo alle istituzioni idonee a rilasciare il diploma di

baccellierato internazionale, contempla tra gli iscritti solo «i collegi del mondo unito e le istituzioni scolastiche straniere, operanti all'estero e in Italia ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 18 aprile 1994, n. 389», privilegiando di fatto le istituzioni scolastiche straniere e penalizzando quelle italiane statali e paritarie;
il collegio San Carlo di Milano e il liceo Guido Carli di Brescia propongono percorsi di innovazione, approvati con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, con espliciti riferimenti alle impostazioni pedagogico didattiche dell'International Baccalaureate, senza tuttavia poter consentire ai loro studenti di sostenere il diploma di baccellierato internazionale, in quanto le due istituzioni non sono iscritte nell'elenco ministeriale di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2010, n. 164 -:
se intenda rimuovere il contrasto normativo verificatosi riaffermando la volontà legislativa della legge 30 ottobre 1986, n. 738, e della successiva legge 17 febbraio 1992, n. 202 che consentiva a tutte le istituzioni scolastiche, italiane e straniere, statali e paritarie, di far conseguire ai propri studenti il diploma di baccellierato internazionale;
se intenda consentire anche alle istituzioni scolastiche italiane, statali e paritarie, di essere iscritte nell'elenco ministeriale di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 agosto 2010, n. 164, nel quale sono iscritte le istituzioni scolastiche idonee a rilasciare il diploma di baccellierato internazionale avente valore legale ai fini dell'ordinamento italiano.
(5-06575)

CENTEMERO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
le scuole paritarie in Italia sono numerose, circa il 21 per cento del totale degli istituti scolastici, di cui 682 scuole secondarie di primo grado e 1.432 scuole secondarie di secondo grado (Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca anno scolastico 2007-2008), e risultano più diffuse in alcune regioni che in altre quali la Lombardia, la Campania; il Lazio, il Veneto, il Piemonte, l'Emilia Romagna;
l'articolo 1, comma 4 della legge n. 62 del 10 marzo 2000 stabilisce che «il personale docente fornito del titolo di abilitazione» rappresenta un requisito al fine del riconoscimento della parità per le scuole non statali;
il decreto ministeriale 10 settembre 2010, n. 249 istituisce il tirocinio formativo attivo per concedere il titolo di abilitazione all'insegnamento;
il decreto ministeriale 14 marzo 2012 n. 31 rende noti i numeri dei posti disponibili per le immatricolazioni al tirocinio formativo attivo per l'anno accademico 2011/2012: in particolare 4.275 per la scuola secondaria di primo e 15.792 per la scuola secondaria di secondo grado; lo stesso ufficializza la ripartizione dei posti disponibili per classe di concorso nelle diverse regioni e sedi universitarie, come da Tabelle A e B allegate al decreto -:
se i numeri dei posti disponibili per le immatricolazioni al tirocinio formativo attivo e la loro ripartizione regionale tengano conto anche delle esigenze delle scuole paritarie, che già in questi ultimi anni (in seguito alla sospensione delle procedure di accesso alle scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario a partire dal 2008) hanno avuto difficoltà a reperire personale docente in possesso di un titolo di abilitazione all'insegnamento.
(5-06576)

Interrogazione a risposta scritta:

ALESSANDRI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) è l'ente di riferimento per la sorveglianza sismica, il monitoraggio

vulcanico e vari altri rischi naturali, con circa 1000 dipendenti tra ricercatori, tecnici e amministrativi;
si tratta dell'istituzione più importante in Italia per la ricerca nelle geoscienze, cruciale per la sicurezza nazionale;
le finalità dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sono eminentemente scientifiche e, dunque, la sua direzione dovrebbe essere affidata al miglior studioso italiano disponibile nell'ambito delle geoscienze;
nelle ultime settimane intorno alla nomina del Presidente dell'istituto sono sorte vive critiche sulla possibilità di riconfermare il dimissionario professor Giardini e tale vicenda è stata ripresa anche da numerose interrogazioni parlamentari;
forse anche a causa di queste iniziative è stata bloccata l'ipotesi di riconferma del professor Giardini e in tali circostanze le istituzioni della ricerca scientifica competenti auspicavano che la nuova nomina potesse avvenire nell'ambito di profili assolutamente all'altezza del prestigio e delle responsabilità dell'istituto e da scegliere tra i 5 candidati selezionati (cinquina) dall'apposita commissione (Commissione Salamini);
dalla stampa degli ultimi giorni, come ad esempio L'Unità del 3 aprile 2012, si evince, al contrario, che il Ministro abbia nominato al vertice dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia un nuovo presidente che sembrerebbe non essere il candidato con i requisiti più elevati;
il presidente nominato dal Ministro è il professor Stefano Gresta, ma parrebbe che tra i 5 candidati proposti non fosse quello con il punteggio più alto;
di tale fatto vi è chiara evidenza nel testo del decreto di nomina del professor Gresta a presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che riporta un passaggio del giudizio espresso dalla commissione Salamini che aveva valutato tale candidato, in modo poco lusinghiero, «di carriera universitaria di medio livello»;
sembra che la nomina del nuovo presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia abbia sollevato e riproposto molte delle critiche che erano sorte in riferimento alla nomina professor Giardini, seppure per motivi differenti -:
se, nel trascrivere il predetto giudizio poco lusinghiero nel testo del decreto di nomina del nuovo presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, come allo scopo espresso dalla «Commissione Salamini», abbia constatato e valutato adeguatamente tale giudizio;
quali siano i maggiori requisiti posseduti dal nuovo presidente rispetto a quelli degli altri candidati valutati dalla «commissione Salamini» in virtù dei quali egli è stato nominato;
se non ritenga che in merito ai criteri riguardanti i «meriti» di altra natura, debbano comunque prevalere quelli di carattere scientifico e conseguentemente riesaminare i curricula dei candidati a presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia selezionati dalla «commissione Salamini» scegliendo fra questi quello effettivamente più idoneo ed utile per gli interessi del Paese.
(4-15657)

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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

MIGLIOLI, CODURELLI e BOCCUZZI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il giorno 6 aprile 2012 sul sito della direzione provinciale del lavoro di Modena www.dplmodena.it è scritto: chiusura del sito «dplmodena.it» il segretario generale del Ministero del lavoro delle politiche sociali, con una nota, del 5 aprile 2012, indirizzata anche alla direzione territoriale di Modena, ha stabilito che: al fine di

garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali e con riferimento agli obblighi di trasparenza e dai profili di comunicazione e pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo anche per quanto attiene agli uffici territoriali, si chiede alle SS.LL di provvedere alla immediata chiusura del sito internet www.dplmodena.it;
nato il 19 febbraio 2001, come strumento di supporto all'ufficio relazioni con il pubblico, il sito è stato visitato in questi anni da circa 18 milioni di utenti;
nel febbraio 2011 presso la camera di commercio di Modena si è svolto un convegno in occasione dei dieci anni di attività del sito, organizzato dalla direzione provinciale di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con l'università degli studi di Modena e Reggio Emilia dal quale è emerso come negli ultimi dieci anni la direzione provinciale del lavoro di Modena ha contribuito attraverso il sito alla diffusione delle conoscenze sulle novità in materia di lavoro raccogliendo le più importanti disposizioni normative giurisdizionali e dottrinali coinvogliandole appunto in un unico sito per facilitarne la consultazione. Il titolo del convegno era dplmodena.it - la tecnologia al servizio della conoscenza 10 anni di informazione in materia di lavoro;
la chiusura del sito ha registrato da subito la contrarietà delle organizzazioni sindacali, delle istituzioni locali, in quanto si è sempre ritenuto il sito uno strumento prezioso e utile al servizio delle parti sociali e delle istituzioni;
il provvedimento col quale il segretario generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali decreta la chiusura del sito fa riferimento all'esigenza di «garantire una rappresentazione uniforme delle informazioni istituzionali», tuttavia è sufficiente accedere per pochi minuti alla rete per verificare che le direzioni provinciali del lavoro operanti in Italia costituiscono un universo variegato in termini di siti internet con: contenuti, nomi, domini, assai diversi fra di loro che li contraddistinguono: un universo che non si può certo definire «uniforme» (si vedano i siti delle direzioni provinciali di Savona, Ferrara, Nuoro, Milano, solo per citarne alcuni) -:
se il Ministro sia a conoscenza del provvedimento adottato dal segretario generale, delle eventuali ragioni per le quali si è disposta - per quanto risulta agli interroganti - la chiusura del solo sito dplmodena.it, se e quanti oneri fossero a carico del Ministero, infine, disponendo il Ministero stesso di un sito internet, quali siano gli oneri per il funzionamento del sito stesso.
(5-06569)

FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Per sapere - premesso che:
l'Unione italiana ciechi ed ipovedenti, è un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS) con personalità giuridica di diritto privato per effetto del decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, ed è posta sotto la vigilanza del Ministero dell'interno, ed esercita le funzioni di rappresentanza e di tutela degli interessi morali e materiali dei ciechi e degli ipovedenti ad essa riconosciute con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 26 settembre 1947, n. 1047 e confermate con decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, come risulta dal proprio statuto;
la legislazione sull'eliminazione delle barriere sensoriali obbliga tra l'altro a render accessibili gli spazi pubblici ai non vedenti tramite percorsi tattili di calpestio che debbono possedere determinate caratteristiche di rilievo rispetto alla pavimentazione dove sono inseriti, non superiori a 2 millimetri (articolo 8.2.2 del decreto ministeriale 236 del 1989) posti a tutela dell'equilibrio sia degli stessi fruitori che dei disabili motori ed anche, più in generale, dei non disabili;

i mezzi per superare le barriere sensoriali devono veicolare al non vedente, attraverso il tatto, informazioni essenziali per garantire loro la mobilità è, quindi di ogni evidenza, che il percorso tattile, per essere considerato mezzo di superamento delle barriere sensoriali a termini di legge, deve veicolare codici informativi già conosciuti al non vedente, in quanto di generale adozione;
il percorso tattile generalmente adottato, fin dal 1994, in Italia è basato sul linguaggio «linee di orientamento guida e sicurezza - LOGES». Per citare un solo esempio relativo agli spazzi pubblici di Roma, il LOGES è in uso nelle aree pedonali Roma-Largo Argentina, via della Conciliazione, Borgo Santo Spirito, viale Castro Pretorio, zona piazza Bologna, zona Città Universitaria e Policlinico, zona piazza Euclide, zona San Giovanni, lungomare di Ostia, via Veneto, via Boncompagni, via Baldo degli Ubaldi, piazzale Flaminio, via dei Condotti, viale Marconi, piazza Scipione Ammirato, zona piazza Ungheria, zona Salario, zona piazzale Clodio, zona via T. Odescalchi, Cinecittà, via Tuscolana, via Casilina, via Arenula, zona Giulio Cesare-Ottaviano, via Cipro, sede stradale per attraversamento zona carrabile piazza Lituania e altre. Inoltre è presente nelle aerostazioni di Fiumicino e Ciampino, nella stazione Termini, sulle linee ferroviarie urbane FRl Roma-Fiumicino, FR2 Roma-Tivoli, FR3 Roma-Bracciano-Viterbo in 11 stazioni della metropolitana della Linea A e nell'intera Linea B. Infine è presente nell'ambulatorio dell'ospedale San Giovanni Addolorata, in quello del centro per l'ipovisione dell'Ospedale oftalmico, negli ospedali S. Camillo e Policlinico Casilino, nell'università La Sapienza - città universitaria e Tor Vergata - facoltà di lettere, negli uffici pubblici della sede centrale della Banca d'Italia, della sede del dipartimento per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione negli uffici del dipartimento Handicap e servizi sociali del Comune: negli uffici del Municipio II;
quindi si può affermare che il codice informativo LOGES possiede quei requisiti di generalizzata diffusione fra i non vedenti necessari per considerarlo legalmente strumento idoneo ad eliminare e barriere sensoriali;
in una lettera al sindaco di Roma del presidente dell'associazione disabili visivi Onlus del 2 aprile 2012 si afferma testualmente: «si sta verificando una situazione la cui gravità è stata evidentemente sottovalutata e considerata alla stregua della scelta fra un tipo o un altro di arredo urbano. Al contrario, l'adozione, come è avvenuto a Piazza San Silvestro, di un sistema di segnali tattili sul piano di calpestio totalmente difformi da quelli utilizzati in tutta Roma, in tutta Italia e in altri Paesi europei e addirittura all'interno dello storico Ufficio postale presente nella stessa piazza, avrebbe effetti fortemente negativi per la mobilità autonoma e la sicurezza delle persone con disabilità visiva. Ritengo quindi necessario esporre qui, non delle opinioni, bensì dei fatti reali, verificabili e documentati: il sistema tattilo-plantare installato qualche giorno fa in Piazza San Silvestro, denominato "Vettore", è stato recentemente inventato e brevettato da dirigenti dell'Unione italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) e si basa su cinque segnali, come si può vedere nel sito del produttore. Questi segnali sono quasi tutti ben diversi da quelli del linguaggio LOGES (linea di Orientamento, Guida e Sicurezza), i cui profili possono essere prodotti da chiunque in regime di libera concorrenza. Questi sono conosciuti e usati da 15 anni dai ciechi che si muovono in autonomia e riportati nelle Linee guida di Ferrovie dello Stato che li hanno adottati espressamente, insieme a Poste Italiane e alle Province autonome di Trento e Bolzano. È ovvio che introdurre segnali differenti sarebbe causa di confusione e disorientamento. In ogni caso, il profilo a onde sinusoidali di "Vettore" provoca in chi vi cammina sopra, non vedenti o comuni cittadini, instabilità e disagio, oltre che alterazioni nella dinamica del passo, come risulta dalla perizia eseguita dall'Istituto Superiore di Prevenzione e Sicurezza

(ISPESL, oggi facente parte dell'INAIL). Il Presidente e la Dirigenza nazionale dell'UICI che esercitano pressioni per l'adozione del sistema da loro brevettato e il cui monopolio frutta all'UICI una royalty del 22 per cento, non hanno certo il potere né la competenza per modificare la perizia scientifica di un autorevole Ente di ricerca. In violazione dell'Art. 8,2.2 del decreto ministeriale 236 del 1989 in tema di barriere architettoniche, che stabilisce che nelle pavimentazioni non vi devono essere risalti superiori a 2 millimetri, il risalto delle onde di "Vettore" è di oltre 5 millimetri. Oltre alle altre associazioni della disabilità visiva, sono numerosi i non vedenti appartenenti alla stessa Unione Italiana Ciechi che hanno provato "Vettore" e sono del tutto contrari ad esso, preferendo il linguaggio LOGES. Il sistema vocale connesso a "Vettore", denominato "Sesamonet", anch'esso preso in esclusiva dall'UICI, necessita dell'impiego di un auricolare e limita quindi la ricezione stereofonica dei rumori ambientali, che serve ai non vedenti per localizzare e riconoscere possibili pericoli. È in ogni caso tecnologicamente superato dai moderni localizzatori satellitari. Fin dall'incontro del 18 luglio 2011, promosso dal collaboratore del Sindaco per i problemi dell'handicap, professor Antonio Guidi, a quest'ultimo era stata chiaramente manifestata la contrarietà della comunità dei ciechi romani all'introduzione dei sistemi "Vettore" e "Sesamonet". Avendo qui esposto gli aspetti negativi del sistema "Vettore", per quanto riguarda quelli positivi del linguaggio "LOGES" si fa riferimento all'enunciazione contenuta nell'ordine del giorno con cui il comune di Palermo ha adottato ufficialmente tale sistema, atto che si allega nel testo integrale. La documentazione a conferma di tutto quanto sopra dichiarato è disponibile e può essere richiesta da chiunque alla scrivente Associazione. Tutto ciò premesso, si chiede fermamente che il percorso "Vettore" installato recentemente in Piazza San Silvestro, inutile e dannoso, sia rimosso e sostituito dal percorso "LOGES" e che si prosegua in tutta la città ad installare questo sistema, onde evitare il disorientamento derivante da una commistione di segnaletiche differenti, che costituirebbe proprio la violazione della finalità prevista dall'articolo 1.2.c) del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 in tema di superamento delle barriere percettive.»;
dalla lettera riportata si evince che, l'Unione italiana ciechi ed ipovedenti, si comporti come una mera entità che abbia esclusiva finalità economica promovendo con comportamenti lobbistici l'adozione del sistema tattile "Vettore" da lei brevettato la cui realizzazione ha affidato in esclusiva ad una società commerciale, sfruttando a meri fini strumentali la sua funzione, attribuita con legge, di tutela degli interessi morali e materiali dei ciechi e degli ipovedenti. Infatti da tutto quanto sopra il sistema "Vettore", non facilita la mobilità dei non vedenti, avendo, addirittura, anche delle forti criticità per le persone con deficit motori, e per tali ragioni, a termini di legge, non può classificarsi come strumento atto ad eliminare le barriere sensoriali;
sarebbe in ogni caso necessario una buona volta che gli enti locali - in base all'articolo 32, commi 21 e 22 della legge n. 41 del 1986 come aggiornati dall'articolo 24, comma 9 della legge n. 104 del 1992 - definiscano i «Piani Eliminazione Barriere Architettoniche, PEBA», specifici strumenti di gestione urbanistica obbligatori che i vari enti locali competenti avrebbero dovuto adottare fin dal febbraio 1987, pena la nomina di un commissario da parte della regione; infatti con riferimento al caso citato in premessa l'adozione del PEBA da parte del comune di Roma avrebbe reso più trasparenti e meno soggetti ad indebite pressione e, quindi, effettivamente partecipava da parte dei cittadini non vedenti, i criteri della scelta del linguaggio tattile da installare a piazza S. Silvestro -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati per rendere coerenti alla legge ed al proprio status i comportamenti

dell'Unione italiana ciechi ed ipovedenti.
(5-06572)

Interrogazioni a risposta scritta:

IANNACCONE. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la crisi che ha investito l'Italia sta producendo degli effetti negativi, anche drammatici, portando allo stremo l'economia in modo particolare le famiglie e la maggioranza dei pensionati;
ci sono dei veri drammi della dignità, della paura e della povertà che stanno provocando vere e proprie stragi in tutta la nostra nazione e che stanno diventando simboli di questa crisi economica e del malessere legato a pensioni che non sono sempre rappresentative di quanto si possa aver lavorato nella propria vita;
la recente riforma previdenziale ha portato milioni di pensionati al minimo a umilianti rinunce che incidono pesantemente sulla loro qualità della vita facendoli diventare, di fatto, dei poveri che sono precipitati nella indigenza estrema;
un'intera classe di cittadini, quella dei pensionati, è da decenni mortificata ed umiliata, nell'indifferenza generale;
c'è un emergenza in questo Paese ed è quella dei pensionati che non hanno la forza di far sentire le loro ragioni o di salire «sui tetti». Milioni di pensionati i cui diritti vengono quotidianamente e sistematicamente ignorati dal Governo;
non è possibile, ne dignitoso, vivere con l'attuale importo della pensione minima -:
se non ritenga necessario ed urgente procedere alla approvazione di un piano straordinario contro la povertà e a sostegno dei pensionati, assumendo le necessarie iniziative per aumentare le pensioni minime in modo tale da rendere possibile una vita periodo di riposo dignitoso dopo anni di lavoro e sacrifici;
se non si ritenga necessario ed urgente, di concerto con gli altri dicasteri interessati, assumere ogni iniziativa di competenza per far sì che i prezzi al consumo dei beni di prima necessità, in particolare la benzina e gli alimentari, i costi dei servizi finanziari, assicurativi, energetici dei trasporti, subiscano una riduzione consistente per i pensionati al minimo e per le famiglie indigenti.
(4-15638)

GIULIETTI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il sito www.dplmodena.it risulta essere stato «oscurato» per disposizioni impartite da codesto ministero;
tale sito era diventato un punto di riferimento per migliaia e migliaia di cittadini e non solo di Modena;
nella lettera spedita dalla Direzione generale del Ministero all'Ufficio provinciale di Modena si fà un riferimento generico alla necessità di: «garantire una rappresentazione uniforme per le informazioni istituzionali con riferimento agli obblighi di trasparenza e ai profili di comunicazione di pubblicazione delle informazioni di interesse collettivo...»;
la decisione di oscurare il sito ha suscitato un forte e giustificato allarme in tutte le associazioni che si occupano della libertà di informazione e della libera circolazione in rete -:
se si intende assicurare l'immediato ripristino del sito in questione e la contestuale rimozione delle disposizioni che hanno determinato l'oscuramento del sito in questione.
(4-15655)

POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:

NEGRO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la coltivazione e la lavorazione del tabacco rappresentano un settore trainante per l'economia di intere regioni con un indotto che conta complessivamente 210 mila addetti e una manodopera di oltre 60 mila unità;
posti di lavoro ed imprese sono tuttavia sempre più a rischio e il comparto attraversa una fase molto critica con difficoltà a smaltire stock di prodotto di altissima qualità, prezzi non competitivi sul mercato mondiale, consistente diminuzione della superficie agricola coltivata, dismissione di circa l'85 per cento delle aziende, e in alcuni territori, come la provincia di Verona, produzione dimezzata a partire dalla prossima campagna;
la proposta di modifica della direttiva CE 33/2003 avanzata dalla direzione generale salute e consumatori della Commissione europea presenta ulteriori elementi di criticità per quanto concerne, in particolare, l'introduzione del «pacchetto generico» che dispone l'obbligo di uniformare l'involucro, in base ad un formato standard e il divieto di utilizzo di ingredienti per la preparazione della miscela «American Blend» nelle sigarette commercializzate in Europa;
le suddette proposte comunitarie penalizzano la produzione nazionale, nella misura in cui la standardizzazione del pacchetto non provoca diminuzione dei consumi ma solo una riduzione del valore del prodotto, limitando ulteriormente gli sbocchi commerciali del tabacco italiano, già meno competitivo per gli alti costi di produzione, mentre l'aggiunta di ingredienti, peraltro gli stessi utilizzati nell'industria alimentare, che serve a riequilibrare il sapore del tabacco e a reintegrare gli zuccheri persi durante il trattamento della foglia, è un procedimento che, se venisse vietato, renderebbe inutilizzabile il prodotto coltivato in alcune zone del Paese;
la filiera del tabacco va salvaguardata e rilanciata in chiave imprenditoriale al fine di scongiurare la crisi irreversibile di un settore che da anni assicura un introito fiscale rilevante e nel quale la spesa sostenuta dalle aziende per la riduzione del rischio associato all'assunzione di tabacco è in continuo aumento a dimostrazione dello sforzo in atto per assicurare sempre maggior qualità e sicurezza ai consumatori -:
di quali elementi disponga il Ministro in relazione ai fatti espressi in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per salvaguardare e rilanciare il settore del tabacco anche intervenendo presso le competenti sedi comunitarie al fine di contrastare la predisposizione di norme ulteriormente penalizzanti per la produzione italiana.
(5-06568)

Interrogazioni a risposta scritta:

NICOLUCCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la Commissione europea ha formulato la proposta di regolamento COM (10) 767 def. recante misure specifiche nel settore dell'agricoltura a favore delle isole minori del Mar Egeo con lo stanziamento di 24 milioni di euro di fondi comunitari;
nelle premesse del documento europeo si legge: «La particolare situazione geografica di alcune fra le isole minori del Mar Egeo impone costi aggiuntivi di trasporto per l'approvvigionamento di prodotti essenziali al consumo umano, alla trasformazione o in quanto fattori di produzione agricoli. Una serie di fattori oggettivi connessi all'insularità e alla lontananza dal continente impongono inoltre agli operatori economici ed ai produttori di tali isole vincoli supplementari che ne

ostacolano pesantemente le attività. In alcuni casi, operatori e produttori sono soggetti ad una doppia insularità, ovvero l'approvvigionamento avviene passando da altre isole. Tali svantaggi possono essere mitigati riducendo il prezzo dei suddetti prodotti essenziali. Risulta dunque opportuno, per garantire l'approvvigionamento delle isole minori del Mar Egeo, e per ovviare ai costi aggiuntivi dovuti alla lontananza, all'insularità e alle dimensioni ridotte della superficie di tali isole, instaurare un regime specifico di approvvigionamento»;
inoltre la proposta di direttiva afferma: «Per realizzare efficacemente l'obiettivo di ridurre i prezzi nelle isole minori del Mar Egeo e di ovviare ai costi supplementari dovuti alla lontananza e all'insularità, salvaguardando nel contempo la competitività dei prodotti comunitari, è opportuno concedere aiuti per la fornitura di prodotti comunitari alle isole minori del Mar Egeo. Tali aiuti dovrebbero tenere conto dei costi aggiuntivi di trasporto verso le isole minori del Mar Egeo e, nel caso di fattori di produzione agricoli e di prodotti destinati alla trasformazione, dei costi aggiuntivi dovuti all'insularità e alle dimensioni ridotte delle isole»;
pur in dimensioni meno accentuate per la differente conformazione geografica del Mediterraneo e per la differente situazione economica del nostro Paese rispetto a quella della Grecia, anche le isole minori dell'Italia, soprattutto nel Mezzogiorno, come confermano le frequenti cronache che in particolare nei mesi invernali a causa del maltempo e del mare agitato raccontano di intere comunità che rimangono isolate anche per molti giorni consecutivi, vivono problemi simili a quelli registrati dalle isole minori greche del Mar Egeo e riportati nei passi citati della proposta di direttiva europea in questione -:
se intenda compiere tutti i passi necessari in ambito comunitario perché, alla luce del precedente creato dalla disciplina sul Mar Egeo di cui in premessa, sia portata all'attenzione della Commissione europea, per l'eventuale assunzione dei provvedimenti più opportuni, la necessità di assicurare il giusto sostegno anche alle isole minori italiane compensando così i problemi derivanti dai costi aggiuntivi dovuti all'insularità e alle dimensioni ridotte delle stesse.
(4-15658)

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
secondo dati diffusi dall'Aidaa, associazione italiana difesa animali e ambiente, saranno circa 900.000 gli agnellini e i capretti uccisi e macellati per la Pasqua di cui oltre un terzo saranno macellati direttamente dai pastori fuori dalle regole della macellazione regolare e saranno venduti in nero a privati e ristoranti -:
se quanto riferito in premessa sia vero e di quali dati disponga in merito il Governo;
se in occasione delle feste pasquali siano stati fatti controlli stringenti nei macelli e nelle zone di pastorizia da parte dei NAS e se la Guardia di finanza abbia effettuato controlli nei macelli, presso macellai e ristoranti per verificare le violazioni ai vari livelli delle legge sulla macellazione e per la tutela degli animali, e quale ne sia stato l'esito;
se non si ritenga di adottare misure per ridurre il consumo di agnelli e capretti nella ricorrenza delle feste pasquali e più in generale per contenere il consumo di carne.
(4-15663)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:

BINETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
numerosi sono gli atti di sindacato ispettivo e di indirizzo depositati alla Camera dei deputati riguardanti l'ampia problematica legata alle malattie rare e ai farmaci orfani, tra cui la recente mozione bipartisan n. 1-00780 discussa e approvata in Assemblea il 17 gennaio 2012;
ai sensi del regolamento (CE) n. 141/2000 e precedenti normative, sono considerate rare quelle patologie «la cui prevalenza non è superiore a 5 su 10.000 abitanti». In Italia si calcola una stima approssimativa di circa 2 milioni di malati, moltissimi dei quali in età pediatrica. Se si raffronta questo dato con quello dei 27 Stati membri dell'Unione europea si nota che per ciascuna popolazione ci sono 246.000 malati. Oggi, nell'Unione europea, le 5.000-8.000 malattie rare esistenti colpiscono complessivamente il 6-8 per cento della popolazione, ossia da 27 a 36 milioni di persone;
lo stesso regolamento (CE) n. 141/2000, nel riconoscere l'importanza dei farmaci orfani, ha stabilito i criteri per l'assegnazione della qualifica di medicinali orfani nell'Unione europea e previsto incentivi per stimolare la ricerca, lo sviluppo e la commercializzazione di farmaci per la profilassi, la diagnosi o la terapia delle malattie rare;
contemporaneamente all'azione mirata dell'Unione europea, anche l'Italia, a partire dal 1999, ha identificato nelle malattie rare un'area di priorità in sanità pubblica ed è intervenuta con un provvedimento specifico, il decreto ministeriale n. 279 del 2001, recante «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie»;
nonostante ciò, ancora oggi in Italia manca una legislazione adeguata, che dia, a tutti i pazienti, le stesse possibilità di diagnosi, cura, assistenza e che incentivi la ricerca e la produzione di farmaci, sebbene in Parlamento siano state presentati numerosi disegni di legge in materia;
con riferimento ai farmaci orfani, invece, il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011 rischia di produrre effetti estremamente pesanti per le aziende produttrici, con gravi conseguenze in termini di investimenti, ricerca e dunque disponibilità di cure per i pazienti;
l'articolo 17, comma 1, lettera b) del citato decreto-legge, infatti, stabilisce che, laddove non sia raggiunta entro il 30 aprile l'intesa Stato-regioni, verrà emanato, entro il 30 giugno prossimo, un regolamento in cui saranno disciplinate le procedure finalizzate a porre a carico delle aziende farmaceutiche l'eventuale superamento del tetto di spesa farmaceutica ospedaliera a livello nazionale nella misura massima del 35 per cento di tale superamento, in proporzione ai rispettivi fatturati per farmaci ceduti alle strutture pubbliche, con modalità stabilite dal medesimo regolamento;
il tetto sulla spesa farmaceutica ospedaliera (pari al 2,4 per cento della spesa sanitaria) è sottostimato rispetto alla spesa reale (che si attesta invece tra il 4 per cento e il 5 per cento) e pertanto appare certo il ricorso al ripiano da parte delle aziende;
la spesa farmaceutica ospedaliera comprende la maggior parte della spesa per i farmaci orfani per cui le aziende produttrici saranno chiamate a ripianare lo sfondamento, nonostante tutti i farmaci orfani con prezzo elevato, rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, siano monitorati e controllati tramite i registri AIFA che ne assicurano e garantiscono l'uso appropriato e razionale;
a titolo di esempio, Vidaza è un farmaco orfano autorizzato per il trattamento

di pazienti adulti non eleggibili al trapianto di cellule staminali emopoietiche allogeniche con, tra l'altro, sindromi mielodisplastiche (SMD) a rischio intermedio-2 e alto secondo l'international prognostic scoring system (IPSS);
Vidaza è inserito nel registro di farmaci oncologici di AIFA che garantisce l'appropriatezza prescrittiva e cioè il suo utilizzo esclusivamente nelle indicazioni approvate dalla Commissione europea e da AIFA;
nel 2010 Vidaza ha fatturato circa 19 milioni di euro. Se fosse stato in vigore il decreto-legge n. 98 del 2011, l'azienda avrebbe dovuto restituire - nel peggiore dei casi - il 17,5 per cento circa del fatturato 2010 e cioè più di 3 milioni di euro;
un impatto simile si avrebbe per tutti farmaci prodotti dalla medesima azienda, dal momento che essa fornisce esclusivamente farmaci orfani ad uso ospedaliero. Per una azienda di dimensioni medio-piccole si tratterebbe di una diminuzione significativa del fatturato e dei profitti (ad esempio rispetto ad aziende con portafogli prodotti diversificati tra farmaci ad uso ospedaliero, territoriale e in fascia C) con conseguenze importanti su tutti gli investimenti - in ricerca, sviluppo e sperimentazione - in Italia e con possibili ripercussioni sui livelli occupazionali;
sarebbero poi fortemente a rischio anche gli studi clinici condotti, e in programma, nel nostro Paese. Recentemente, ad esempio, l'azienda produttrice di Vidaza ha presentato all'Agenzia europea un piano di studi nella popolazione pediatrica che verrebbero condotti anche in Italia, avendo l'ospedale del Bambin Gesù quale centro coordinatore. Il piano di studi prevede la disponibilità del farmaco anche nei soggetti di età inferiore ai 18 anni con sindromi mielodisplastiche di vario tipo: una malattia che colpisce poche decine di bambini ogni anno in Italia;
per limitare l'impatto negativo sulla sostenibilità e sugli investimenti, l'azienda potrebbe inoltre vedersi costretta ad interrompere la fornitura di farmaci al Servizio sanitario nazionale raggiungimento del rispettivo budget assegnato dall'AIFA, lasciando di fatto privi di terapia un numero significativo di pazienti affetti da SMD ovvero consentendone l'acquisto solo ai privati (cioè direttamente i pazienti o comunque da strutture private non collegate col Servizio sanitario nazionale);
gli effetti distorsivi dell'applicazione di questa misura di ripianamento sono evidenti: incidono sulla libertà economica dell'impresa costringendola (imponendole un budget insufficiente) a non poter soddisfare la domanda di farmaco e sulla possibilità per i pazienti affetti da una patologia rara e grave di poter disporre tramite le strutture pubbliche di farmaci innovativi di riconosciuta efficacia -:
se intenda confermare l'attenzione nei confronti dei farmaci orfani e delle malattie rare e, dunque, tutelare le aziende produttrici e i loro investimenti in ricerca e sviluppo nel nostro Paese;
quali iniziative, anche normative, intenda assumere per escludere i farmaci orfani dal meccanismo di ripiano dello sfondamento del tetto sulla spesa ospedaliera a carico delle aziende produttrici di farmaci orfani previsto dal decreto-legge n. 98 del 2011;
se non ritenga opportuno favorire, anche prevedendo l'esclusione dei farmaci monitorati da eventuali meccanismi di ripiano dello sfondamento della spesa farmaceutica ospedaliera, l'utilizzo dei registri AIFA come strumenti per agevolare l'appropriatezza prescrittiva nonché «per garantire che la programmazione economica nell'ambito del Servizio sanitario nazionale venga rispettata nella pratica clinica, in termini di sostenibilità dei costi, sempre più elevati, delle più recenti novità terapeutiche».
(3-02195)

Interrogazione a risposta scritta:

MURA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
non esiste oggi contesto scientifico e associativo nell'ambito delle cosiddette mental health professions (dall'Organizzazione mondiale della sanità all'American psychiatric association, fino all'ordine degli psicologi italiano) che consideri l'omosessualità patologica in quanto tale;
dal 17 maggio 1990 l'Organizzazione mondiale della sanità definisce l'omosessualità una «variante naturale del comportamento umano» e rimuove la diagnosi di omosessualità dall'International classification of disease (ICD-10. Era invece presente come malattia mentale nell'ICD-9 del 1977);
detta classificazione è adottata dagli Stati membri Onu come base della classificazione delle malattie quindi anche dal nostro Paese che ha più volte modificato l'elenco stesso ai fini della classificazione nelle strutture sanitarie;
come sopra riportato l'Icd 10 rimuove completamente l'omosessualità dall'elenco delle patologie mentali, in Italia, invece, anziché adottare la nuova classificazione si è mantenuta la precedente Icd 9 che al codice 302.0 parla di «lesbismo ego distonico» ovvero si continua a considerare patologica l'omosessualità femminile;
Inoltre l'Icd 9, ha si sostituito la parola omosessualità con la dicitura «orientamento sessuale» codice 302, ma tale termine risulta ancora non soddisfacente rispetto alle problematiche di cui sopra in quanto proprio con detta formulazione nei trattati internazionali si definisce l'omosessualità soprattutto in relazione alla lotta alle discriminazioni (vedi articolo 21 trattato di Nizza sui diritti umani nell'aree Unione europea associato alla carta di Lisbona);
L'Icd 9 è la classificazione alla quale fanno riferimento sia le strutture del Servizio sanitario nazionale, sia l'Inps per quanto attiene alla sua attività di certificazione della disabilità e della invalidità civile;
notizie di stampa riportano conferme non ufficiali da parte di dirigenti Inps e dallo stesso Ministero della salute in merito a quanto esposto nelle premesse precedenti, dalle quali si desume che per lo stato italiano il lesbismo ego distonico è da considerarsi a tutti gli effetti una malattia -:
se il Ministro della salute non intenda rimuovere immediatamente la dicitura «lesbismo ego distonico» dall'elenco delle patologie figuranti nella versione Icd 9 Cm da ultimo modificata con decreto ministeriale 18 dicembre 2008 a firma del Ministro Fazio, entrato in vigore il 1o gennaio 2009 e nel contempo non intenda rimuovere la dicitura «orientamento sessuale» che appare nei trattati internazionali nonché nel decreto-legge contro le discriminazioni sui luoghi di lavoro n. 216 del 2003 in applicazione della direttiva comunitaria n. 78 del 2000.
(4-15654)

...

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:

REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
Materis Paints Italia fa parte del gruppo multinazionale francese Materis che opera nel mercato dell'edilizia con quattro divisioni, fra cui la Paints. In Italia la società è leader di mercato nel settore delle vernici per edilizia ed è il risultato di una serie di acquisizioni successive che hanno comportato sia l'attuale assetto produttivo dal punto di vista geografico, sia la composizione dell'offerta commerciale che annovera, fra gli altri, i marchi Max Meyer, Duco, Baldini, Settef, Cepro e Viero;

l'unità produttiva di Cassano Valcuvia viene fondata nel 1969 come azienda produttrice di collanti per piastrelle e in seguito ha diversificato la propria offerta iniziando la produzione di pitture e sistemi per la finitura di facciate. L'attuale stabilimento produttivo occupa una superficie coperta di 5.000 metri quadrati nel quale sono attualmente impiegati 32 dipendenti. Il sito di Cassano Valcuvia, ha conseguito una sempre maggiore diffusione del proprio prodotto, in particolare con il marchio di riferimento Viero operando sia con il mercato nazionale, sia con l'estero. Il cliente che assorbe più volumi è la Colori di Tollens Bravo;
le prime avvisaglie della crisi si sono manifestate già alla fine del 2008 e ciò ha comportato l'anno successivo l'attivazione di una procedura di cassa integrazione ordinaria in 2 sedi e di procedure di mobilità in 4 sedi, fra cui Cassano Valcuvia, con un esubero nel sito di 11 lavoratori;
oggi l'azienda ha deciso di avviare la procedura di licenziamento collettivo per cessazione attività nei confronti dei 32 dipendenti. Decisione che ha creato una situazione di disagio alle famiglie dei lavoratori interessati e nelle aziende dell'indotto -:
se e quali iniziative il Governo intenda assumere per limitare il danno economico al territorio varesino e per evitare che situazioni simili si ripropongano creando danni ulteriori alla già difficile situazione economica e congiunturale del Paese.
(4-15636)

FAVA. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo vorrebbe cambiare, con il V conto energia, di nuovo tutto il quadro legislativo legato alle nuovi fonti d'energia rinnovabili per l'ennesima volta di fatto azzerandolo, quando queste sono a un passo dalla maturità industriale e non a caso, mettendo a rischio le imprese, i lavoratori e gli investimenti;
lo sviluppo delle fonti d'energia rinnovabili lo scorso anno ha iniziato a calmierare il prezzo dell'energia elettrica, specialmente il fotovoltaico, e migliaia di famiglie hanno risparmiato circa 100 milioni di euro autoproducendo l'energia che consumano;
l'attacco alle rinnovabili non si ferma nemmeno di fronte alla possibilità di provocare una catastrofe occupazionale. Sono oltre 130 mila, infatti, i posti di lavoro qualificati nelle rinnovabili messi a rischio dai decreti del Governo, scritti con la «consulenza» dei grandi gruppi energetici. Difendere le rinnovabili ora significa difendere il futuro. Un futuro fatto di lavoro, sviluppo, ambiente sano e democrazia energetica;
la crescita sostenuta del mercato fotovoltaico globale ed europeo degli ultimi anni ha registrato un consistente sviluppo di realtà industriali per la produzione di componenti e moduli fotovoltaici;
negli ultimi due anni paesi quali la Cina e, in modo molto minore, altri Pesi Asiatici hanno incrementato enormemente il numero di operatori e la relativa capacità produttiva, con particolare riferimento alla manifattura di pannelli solari, riversandola in larga parte nel mercato europeo;
il nostro mercato (insieme con quello della Germania) ha guidato la crescita globale grazie ad un impetuoso sviluppo favorito dalla diffusione in numerosi Stati dell'Unione europea di forme di incentivazione governativa premianti per gli utenti finali, anche in ragione di direttive Comunitarie molto coraggiose e sfidanti rispetto al cambiamento del mix di produzione energetica verso un maggior apporto energetico da fonti rinnovabili. Ciò, con un duplice obbiettivo: a) renderci meno dipendenti dalle fonti fossili, tipicamente provenienti da paesi extraeuropei e quindi suscettibili di andamenti ondivaghi sia sotto il profilo dei costi che della disponibilità; b) ridurre l'emissione in atmosfera di agenti inquinanti;

la crescita di numerosi gruppi industriali cinesi e del Far East è frutto sia di un regime di sovvenzioni governative che le pongono su un terreno più agevole nel confronto competitivo con altre realtà industriali internazionali, sia della facilità di accesso al credito non sempre frutto di operazioni effettuate in totale trasparenza, ma che hanno consentito loro di duplicare in un solo, anno la capacità produttiva e di imporre al mercato prezzi al ribasso - con punte ormai del 4 per cento - rispetto a quelli dei concorrenti europei;
a queste condizioni, l'industria europea - e non solo - sta vivendo una fase di profonda difficoltà, dovendosi confrontare su di un terreno competitivo che la pone in una posizione netta di svantaggio;
non sembra, infatti, tollerabile quanto accaduto nel corso dell'ultimo anno in Italia dove, a fronte di oltre 5.500 megawatt installati nel 2011 (al netto del «decreto salva Alcoa» meno del 10 per cento sia di origine italiana. La qual cosa ha comportato una violenta riduzione nello sfruttamento degli impianti di produzione da parte delle aziende nazionali, oramai prossime all'utilizzo del 50 per cento della propria capacità;
secondo il politecnico di Milano, il dato 2011 relativo al volume d'affari generato dal mercato italiano del fotovoltaico è stato di circa 15 miliardi di euro. Di questi, si ipotizza che circa 1,5 miliardi siano rappresentati dai contributi IVA versati; 1 miliardo di euro aggiuntivo provengono dal prelevamento del reddito di impresa (considerata una marginalità media conservativa di tutta la supply chain del 15 per cento. A questi si aggiunge la fiscalità diretta dei circa 50.000 addetti (18.000 diretti, 30.000 indotto) oltre a quanto indicato dal CRESME (Centro studi ricerche di mercato) nel suo rapporto del 21 febbraio 2012, in termini di risparmi netti dovuti alla riduzione dell'importazione di energia da fonti fossili (3,8 miliardi di euro all'anno) e sanzioni evitate - dovute alla a riduzione di emissioni di CO2 - per circa 1 miliardo di euro all'anno;
questo è un settore che, se correttamente supportato, potrebbe diventare uno dei motori per il rilancio del Paese. La maggior parte dei produttori nazionali sono nelle regioni del nord -:
se il Ministro interrogato nella predisposizione del nuovo conto energia intenda promuovere con forza i piccoli impianti fornendo quindi prospettive di sviluppo al mercato fotovoltaico residenziale e/o di piccola taglia, svincolando gli stessi dai limiti di potenza o di spesa, continuando a mantenere la possibilità che gli enti locali si rendano promotori di iniziative virtuose legate all'utilizzo di energie rinnovabili, eliminando ogni limite di potenza alle installazioni fotovoltaiche nei confronti di questi soggetti.
(4-15637)

NICOLUCCI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con le delibere n. 62 e n. 78 approvate nell'anno 2011, il CIPE ha sbloccato, dopo una lunga attesa, ingenti risorse destinate ad alcuni dei principali dossier aperti in merito allo sviluppo della rete infrastrutturale del Mezzogiorno, soprattutto su binario, a partire dall'opera strategica dell'alta velocità tra Napoli e Bari, individuata come prioritaria dalla delibera CIPE n. 62 del 2011;
secondo l'interrogante sono particolarmente significativi, sul piano quantitativo come su quello qualitativo, gli interventi previsti in modo specifico per la regione Campania, che è la più popolosa e complessa sul piano infrastrutturale-urbanistico;
si evidenzia come la delibera CIPE n. 62/2011 abbia individuato in Campania, come destinatari di finanziamenti pari a un totale di 1,2 miliardi di euro, sei opere ferroviarie (tra cui il potenziamento della Ferrovia Circumvesuviana e lo sviluppo della metropolitana di Napoli), cinque opere viarie (tra cui l'asse Tirrenico-Adriatico e il completamento del collegamento

dell'autostrada Salerno-Caserta con la Salerno-Napoli) e un'opera portuale con il potenziamento dei collegamenti al porto di Pozzuoli -:
quali iniziative di competenza si ritenga necessario assumere, alla luce dell'importanza degli interventi elencati in premessa, per dare concreto seguito alla delibera CIPE n. 62/2011 rispetto alle opere infrastrutturali in cantiere per la regione Campania.
(4-15642)

EVANGELISTI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
fino al 6 luglio 2011, data in cui è stato soppresso l'Istituto nazionale per il commercio estero (ICE) con il decreto-legge n. 98 del 2011 (convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011), retItalia internazionale spa è stata la società informatica in house del suddetto istituto;
retItalia internazionale spa, la cui proprietà è stata trasferita dalla legge n. 214 del 2011 al Ministero dello sviluppo economico e all'Agenzia per l'internazionalizzazione, che sostituirà l'ICE, per il quale ha operato e opera da più di trenta anni, rischia in breve tempo il fallimento o la liquidazione anche perché, a parere dell'interrogante, il Ministro interrogato mostra un certo disinteresse per la gestione e l'indirizzo strategico della stessa, considerato anche come ancora non ha affidato a retItalia internazionale spa alcuna attività, decretandone quindi una veloce, inesorabile scomparsa;
in questi anni, retItalia internazionale spa ha analizzato i fabbisogni, progettato, realizzato e gestito infrastrutture, servizi e sistemi informativi a supporto dell'internazionalizzazione e dei processi gestionali interni all'ente consentendo la loro integrazione e interconnessione con sistemi esterni; ha fornito e fornisce qualificata assistenza al personale dell'Istituto nazionale per il commercio estero e alle piccole e medie imprese italiane, proponendo soluzioni sempre all'avanguardia nel panorama ICT e ponendo la dovuta attenzione al corretto equilibrio tra costi e benefici;
la società in oggetto ha di recente realizzato il portale www.madeinitaly.gov.it, che permette alle imprese di accedere a vetrine virtuali, di promuovere e vendere i propri prodotti, rendendo tale portale innovativo e di grande potenzialità;
inoltre, è stato progettato l'International trade hub, un sistema esperto il cui obiettivo è guidare e sostenere le imprese nei processi di import/export, fornendo loro un unico punto di accesso in tutte le fasi relative alle attività d'internazionalizzazione;
retItalia internazionale spa può proporre iniziative atte a identificare campi di attività nei quali poter intervenire in modo ottimale a supporto dei servizi per la gestione informatica del Ministero dello sviluppo economico; tale opportunità sarebbe facilmente perseguibile in funzione del citato contratto quadro stipulato con l'ex ICE e ora in carico anche allo stesso Ministero;
sono oramai 8 mesi che la società vive un periodo di grave crisi economica derivante dalla riduzione di commesse affidatele dalla ex-ICE e dall'assenza di altre attività che il Ministro interrogato avrebbe potuto assegnare;
a fronte di un parere pro-veritate, che indica il Ministero dello sviluppo economico come socio al 50 per cento, vi è stata secondo l'interrogante in questi mesi la totale assenza di un suo pur minimo interessamento; ciò ha aggravato la situazione di stallo decisionale che ha infine portato il Cda di retItalia internazionale spa (presieduto peraltro da un dirigente del ministero stesso, il dottor Federico Eichberg) a deliberare proposte di autoriduzione dell'orario di lavoro e dei compensi, peraltro ignorando qualsiasi forma di accordo sindacale, per poi, nel caso in cui l'offerta di autoriduzione fosse rigettata dai lavoratori, dare indicazione alla

direzione di procedere con l'attivazione di una procedura di ricorso ad ammortizzatori sociali penalizzanti per salvare il salvabile e non vedersi per ora costretti a liquidare/portare al fallimento la società;
a parere dell'interrogante, il Ministro interrogato dovrebbe al più presto fornire risposte chiare ai settanta lavoratori qualificati e alle loro famiglie, che nella difficile situazione economica del Paese sono sul punto di perdere il lavoro per l'assenza di risposte e iniziative da parte del Ministero dello sviluppo economico, nella sua triplice veste di decisore politico e di azionista e committente -:
quali siano gli orientamenti del Ministro in merito a quanto esposto in premessa e di quali informazioni ulteriori disponga in merito;
come sia possibile un così evidente disinteresse da parte del Ministro interrogato verso un bene di cui è proprietario arrecando così un danno alla propria immagine, al suo stesso patrimonio, alle piccole e medie imprese e ai cittadini.
(4-15653)

...

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

L'interrogazione a risposta scritta Bitonci e Montagnoli n. 4-15611, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Meroni.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Realacci n. 4-15096 del 24 febbraio 2012;
interrogazione a risposta scritta Di Pietro n. 4-15403 del 21 marzo 2012;
interpellanza urgente Scilipoti n. 2-01443 del 3 aprile 2012.

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ERRATA CORRIGE

Mozione Caparini e altri n. 1-00994 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 615 del 2 aprile 2012. Alla pagina 29512, prima colonna, dalla riga tredicesima alla riga quindicesima, deve leggersi: «milioni di euro previsti dall'articolo 10 del decreto legge n. 323 del 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 422 del 1993 (poi reso operativo dalla legge n. 488 del 1998);» e non «milioni di euro previsti dall'articolo 1 della legge n. 422 del 1993 (poi resa operativa dalla legge n. 488 del 1998);», come stampato.