XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
il nostro Paese è rinomato nel mondo per la tradizione e la qualità dei settori più strategici del «made in Italy». È grazie ad essi se da sempre l'Italia è sinonimo di bellezza e buon gusto. Ciò nonostante oggi vi sono circa 147mila posti di lavoro scoperti nei vari settori del «made in Italy» (fonte: Confartigianato), il cui valore economico risulta quindi sottovalutato;
tale situazione è determinata anche dall'affermazione, nel tempo, di una cultura secondo cui, per la maggior parte dei giovani italiani, sentir parlare di un «mestiere» deve per forza equivalere all'idea di una professionalità poco allettante e di basso livello;
il risultato è che danneggiate sono le imprese del settore manifatturiero, dell'artigianato, del tessile-abbigliamento-calzaturiero, della moda e design, dell'artigianato, dell'enogastronomia, del turismo e dei cosiddetti «mestieri d'arte» (restauro, lavorazione della ceramica e oreficeria/argenteria, lavorazione della carta e lavorazione del vetro, lavorazione del marmo, scultura ed ebanisteria e altro);
a mancare sono gli operatori (con percentuali che, per esempio, toccano il 33 per cento dei tessitori e il 29 per cento di tagliatori di pietre e marmisti) e gli imprenditori. Una situazione, questa, ancor più incomprensibile visti i tassi di disoccupazione, soprattutto nel sud, dei nostri giovani;
nel mondo della scuola la formazione professionale è oggi normata dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010, che divide gli istituti in due grandi categorie («per il settore dei servizi» e «per il settore industria e artigianato») ma che non cita in alcun modo specifici riferimenti alla formazione nei settori dei «mestieri d'arte». Ciò significa che oggi, in Italia, non vi è un progetto organico che valorizzi la formazione e il necessario contatto tra mondo della scuola e mondo del lavoro;
è pertanto necessario avviare concrete iniziative che - a partire dal sistema scolastico e dal sistema dell'apprendistato come ridefinito recentemente dal decreto legislativo n. 167 del 2011 - rendano i giovani italiani consapevoli del fatto che vi sono possibilità di lavoro oggi sottovalutate, le quali invece sono qualificanti sul piano sociale e gratificanti sul piano economico;
qualora non si intervenga, l'Italia rischia di disperdere uno straordinario patrimonio di conoscenze e tradizioni che i maestri artigiani non riescono più a trasmettere alle giovani generazioni,
impegna il Governo:
a intervenire sul sistema scolastico, e nello specifico nel comparto degli istituti professionali di cui al Decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010, per creare specifici indirizzi di studio finalizzati a insegnare i mestieri della tradizione produttiva italiana;
a intervenire sul sistema dell'apprendistato introducendo, in sede di attuazione del decreto legislativo n. 167 del 2011 e grazie alla collaborazione tra scuola e mondo aziendale, specifici percorsi formativi riguardanti i mestieri d'arte;
a valorizzare il tema della formazione come elemento essenziale per lo sviluppo del «made in italy», nella consapevolezza che l'affermarsi di una nuova generazione di imprenditori e operatori sia essenziale per rafforzare la produttività del Paese, il che è tanto più necessario
nel mondo di oggi contraddistinto dalla globalizzazione e dalle difficoltà dell'economia internazionale.
(1-01014)
«Cosenza, Pagano, Cicu, De Angelis, Misuraca, Petrenga, Cosentino, Cesaro, Marini, Antonio Pepe, Moles, Holzmann, Mazzoni, Speciale, Lainati, Berardi, Del Tenno, Milanese, Leo, Cirielli, Carlucci, Centemero, Scalera, Bergamini, Barbieri, Garofalo, Palmieri».
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La Camera,
premesso che:
la diffusione della rete internet e l'introduzione della firma digitale hanno posto una serie di esigenze di ulteriore e specifica tutela del patrimonio, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche e della diffusione dei nuovi strumenti elettronici e di interazione telematica;
recentemente, la cronaca ha posto all'attenzione del Paese un caso di truffa informatica, il primo nel suo genere in Italia, operato a danno di un imprenditore romano, il quale è stato letteralmente derubato della propria azienda per via telematica;
tale truffa è stata realizzata usando una copia indebita della cosiddetta firma digitale. Artefici del misfatto sono stati un consulente per la sicurezza sul lavoro, un commercialista e una società immaginaria, intestata ad una persona defunta da un anno. L'imprenditore vittima della truffa era convinto di essere «protetto» dalla smart card obbligatoria per le comunicazioni societarie con il registro delle prese;
il tutto si è realizzato dopo aver raggirato le tanto decantate misure di sicurezza e nonostante la asserita invulnerabilità della tecnologia per l'autenticazione della sottoscrizione degli atti pubblici;
in seguito ad una verifica, la vittima del raggiro ha appreso di aver ceduto la totalità delle quote sociali della sua azienda ad un terzo a lui del tutto sconosciuto;
gli atti di cessione di quote e la contemporanea indicazione del nuovo amministratore unico sono stati inseriti telematicamente presso la camera di commercio dallo studio di un commercialista con l'attivazione di una smart card elettronica, con firma digitale intestata alla vittima, ma da lui mai richiesta;
è evidente che questo caso rappresenta un segnale pericoloso per la sicurezza dei dispositivi tecnologici di identificazione;
alla luce delle disposizioni attualmente vigenti, gli autori della descritta truffa dovranno rispondere, in concorso tra loro e con la continuazione della condotta, dei reati di sostituzione di persona, false dichiarazioni o attestazioni al certificatore di firma elettronica sull'identità o qualità personali proprie o di altri, falsità in atti pubblici, in scritture private e in documenti informatici;
nel caso specifico, considerata l'entità delle pene previste per i reati indicati, è evidente che le sanzioni non sono adeguate all'entità del danno subito dall'imprenditore che si è visto sottrarre la sua azienda;
si ravvisa, pertanto, la necessità di introdurre un reato specifico che punisca in maniera esemplare ed adeguata chi si impossessa dell'identità elettronica altrui;
è evidente la necessità di inasprire le sanzioni previste per i reati di frode informatica;
i fatti verificatisi recentemente a danno di un imprenditore impongono di agire con tempestività, al fine di tutelare la realtà imprenditoriale italiana,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative normative urgenti che introducano nel nostro ordinamento
il reato di furto di identità elettronica e che inaspriscano le sanzioni già previste per i reati di frode informatica;
ad assumere ogni iniziativa normativa a tutela dei beni patrimoniali da qualsivoglia attacco di tipo informatico.
(1-01015)
«Marmo, Moffa, Calearo Ciman, Catone, Cesario, D'Anna, Grassano, Gianni, Guzzanti, Lehner, Milo, Mottola, Orsini, Pionati, Pisacane, Polidori, Razzi, Romano, Ruvolo, Scilipoti, Siliquini, Stasi, Taddei».
La Camera,
premesso che:
il 7 ottobre 2010 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha approvato la raccomandazione n. 1763 intitolata «Diritto di sollevare obiezione di coscienza nell'ambito delle cure mediche legali», nella quale vengono specificati gli ambiti sanitari ove la pratica dell'obiezione di coscienza deve essere tutelata e regolamentata, ovvero, l'interruzione volontaria di gravidanza, le situazioni di fine vita e la procreazione medicalmente assistita;
i riferimenti sulla materia previsti dal diritto internazionale ed europeo rinviano alla libertà e alla sicurezza della persona: articoli 3, 18 e 25 della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; articolo 9 della convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali; articoli 9 e 18 del patto sui diritti civili e politici; diritto alla salute previsto dall'articolo 12 del patto sui diritti economici, sociali e culturali; diritto alla non discriminazione nel campo della salute e della cura previsto dagli articoli 12 e 16 della convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (Cedaw); diritto di godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni previsto dall'articolo 15 del patto sui diritti economici sociali e culturali; diritto di decidere liberamente e responsabilmente sul numero dei figli da avere previsto dall'articolo 16 della Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (Cedaw);
nel 1999 il Comitato previsto dalla Cedaw ha prodotto una general recommendation nella quale, interpretando l'articolo 12 della stessa convenzione, ha richiesto agli Stati parte di eliminare ogni forma di discriminazione contro le donne anche riguardo all'accesso ai servizi riproduttivi, con particolare riferimento alla pianificazione familiare, alla maternità e alla fase post-natale. Il Comitato ha riconosciuto inoltre che l'accesso alle cure sanitarie incluse quelle collegate alla riproduzione costituisce un diritto riconosciuto dalla stessa convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (general recommendation n. 24, 20a sezione, 1999, l'articolo 12: donne e salute);
dei diritti riproduttivi si sono occupate anche le conferenze internazionali delle Nazioni Unite che a questo tema hanno dato uno spazio crescente nel corso dell'ultimo decennio (conferenza su popolazione e sviluppo - Cairo, 1994 e conferenza sulle donne - Pechino, 1995);
in continuità con il diritto internazionale ed europeo sopra richiamato e con le regole di deontologia medica internazionale approvate dalla Federazione internazionale di ginecologia ed ostetricia - Figo e dalla Organizzazione mondiale della sanità - OMS, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa riconosce le diverse situazioni giuridiche soggettive ed oggettive pertinenti agli ambiti sanitari di cui sopra, tutelando da una parte il diritto del personale sanitario di sollevare, senza subire discriminazioni, obiezione di coscienza quale espressione della libertà di pensiero, di coscienza e di religione e, dall'altra parte, l'inalienabile diritto di ogni individuo alla salute e la responsabilità dello Stato di garantire che ogni paziente riceva le cure mediche ed i trattamenti
sanitari legali entro i termini appropriati;
l'Assemblea ha invitato quegli Stati membri del Consiglio d'Europa che ancora non ne sono dotati ad elaborare normative complete e chiare che riconoscano e regolino l'obiezione di coscienza nell'ambito sanitario ed ha espresso forte preoccupazione per il fatto che una inadeguata disciplina della medesima danneggia e discrimina la popolazione femminile, in particolare le donne economicamente più fragili o quelle che vivono nelle zone rurali;
l'ordinamento italiano regola da decenni la facoltà di sollevare obiezione di coscienza da parte del personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie (articolo 9 della legge n. 194 del 1978 e articolo 16 della legge n. 40 del 2004);
le relazioni annuali sull'attuazione della legge n. 194 del 1978 presentate al Parlamento dal Ministro della salute (peraltro richiamate nei lavori dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa) dimostrano che nel nostro Paese il fenomeno dell'obiezione di coscienza sta subendo una consolidata e costante dilatazione;
la relazione del Ministro della salute presentata al Parlamento il 4 agosto 2011 dimostra che nel 2009, a livello nazionale, il 70,7 per cento dei ginecologi è obiettore e che il trend è passato dal 58,7 per cento del 2005, al 69,2 per cento del 2006, al 70,5 per cento del 2007, al 71,5 per cento del 2008. Il dato nazionale degli anestesisti obiettori è anch'esso in costante aumento, passando dal 45,7 per cento del 2005 al 51,7 per cento del 2009. Il dato nazionale del personale non medico obiettore è passato dal 38,6 per cento nel 2005 al 44,4 per cento nel 2009. Al sud, la quasi totalità dei ginecologi è obiettore (85,2 per cento in Basilicata, 83,9 per cento in Campania, 82,8 per cento in Molise e 81,7 per cento in Sicilia) mentre gli anestesisti si attestano intorno ad una media superiore al 76 per cento (77 per cento in Molise e Campania e 75,6 per cento in Sicilia);
in alcune realtà periferiche e del Mezzogiorno esistono aziende ospedaliere prive dei reparti di interruzione di gravidanza, dal momento che la quasi totalità di ginecologi, anestesisti, ostetrici ed infermieri solleva obiezione di coscienza, così creando di fatto le condizioni per forme di emigrazione sanitaria, ovvero il ricorso a cliniche private convenzionate e autorizzate o, peggio, verso pratiche clandestine, materializzando, in tal modo, le preoccupazioni espresse dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa circa una inadeguata regolamentazione dell'obiezione di coscienza, soprattutto nei confronti delle donne economicamente più fragili o quelle che vivono nelle zone rurali;
le stime prevedono che nei prossimi anni nel nostro Paese un rilevante numero di personale medico strutturato non obiettore andrà in pensione per raggiunti limiti di età, con la conseguenza che, in mancanza di un adeguato monitoraggio, il diritto di ogni donna alle cure sanitarie di cui ha diritto subirà una inevitabile contrazione,
impegna il Governo
a dare, nel quadro del diritto internazionale e comunitario richiamato in premessa, completa ed effettiva attuazione all'invito dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa a salvaguardare e regolamentare nell'ambito sanitario il diritto di sollevare obiezione di coscienza, quale espressione della libertà di pensiero, di coscienza e di religione, così come a garantire il diritto di ogni individuo di ricevere dallo Stato le cure mediche ed i trattamenti sanitari legali.
(1-01016)
«Farina Coscioni, Sbrollini, Pes, Bossa, Lo Moro, Argentin, Giulietti, Codurelli, Maurizio Turco, Zamparutti, Mecacci, Bernardini, Marini, Touadi, Beltrandi, Marrocu».
Risoluzione in Commissione:
La VII Commissione,
premesso che:
il decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, approvato, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106, prevede all'articolo 4, comma 16, una modifica al codice dei beni culturali e del paesaggio che innalza da 50 a 70 anni la soglia per dichiarare l'interesse culturale dei beni immobili di proprietà pubblica;
in sede di approvazione della citata legge il Gruppo del PD ha proposto l'abrogazione di tale norma e con la presentazione di un ordine del giorno (9/4357-A/69) ha sottolineato che tale intervento avrebbe attenuato la funzione di tutela esercitata dallo Stato su molti beni culturali immobili riconducibili all'architettura moderna e contemporanea in Italia, che costituiscono qualificati esempi di architettura e di pianificazione del territorio;
in seguito a tali modifiche del codice dei beni culturali e del paesaggio il mercato Metronio, realizzato dall'ingegnere Riccardo Morandi e riconosciuto dal comune di Roma come «edificio di rilevante interesse architettonico e urbano», rischia di essere abbattuto;
il mercato Metronio, rappresenta un'opera rilevantissima non solo per la storia della città, ma anche per quella dell'architettura italiana del novecento;
il mercato Metronio rientrava inoltre nella delibera comunale «indirizzi per la riqualificazione dei comprendi immobiliari ubicati in via Chiana, via Antonelli e via Magna Grecia, stralciata dal consiglio comunale nel febbraio 2010 e nuovamente approvata con modifiche in giunta nel novembre 2011, con la denominazione «Indirizzi per la riqualificazione dei componenti immobiliari ubicati in Via Chiana, Via Giovanni Antonelli e Via Magna Grecia, nonché per il reperimento di immobili destinati all'housing sociale» (proposta n. 129 - Dec. G.C. 15 novembre 2011 n. 109). Suddetta proposta si impegnava da un lato a cedere alla società C.A.M. s.r.l. i manufatti e il sottosuolo dei mercati comunali, in via Chiana, in via Antonelli, in via Magna Grecia e un manufatto in via Giolitti, in cambio di 88 appartamenti che la società avrebbe dovuto realizzare in località Casal Bertone e Ponte Mammolo e dall'altro ad «avviare le procedure amministrative finalizzate alla riqualificazione dei citati compendi immobiliari (...) anche attraverso varianti della attuale destinazione urbanistica e/o progetti di valorizzazione» in considerazione della carenza di risorse finanziarie nella disponibilità di Roma Capitale, mediante operazioni di tipo permutativo (...);
i comitati e le associazioni dei cittadini delle aree interessata denuncerebbero la volontà della C.A.M. s.r.l. di far rientrare i compendi in questione nel piano urbano parcheggi e che ciò comporterebbe l'abbattimento delle strutture esistenti, la costruzione di parcheggi seminterrati e di nuove cubature destinate ad attività commerciali;
in particolare, nel caso specifico del mercato metronio, l'architetto Giuliano Petrangeli su incarico della Parioli Srl, espresse forti perplessità riguardo alla fattibilità tecnica dei progetti di ampliamento in ben due relazioni tecniche, stilate nel 2008. Dalla lettura di una delle due relazioni si evince che «non è tecnicamente e materialmente possibile realizzare dei parcheggi sottostanti il piano interrato, vista la complessità della struttura superficiale (plinti e travi di collegamento) e della struttura verticale (pali di fondazione). L'affermazione di una tale possibilità si configurerebbe come un falso tecnico dettato da ignoranza di documentazione e di conoscenza dei luoghi»;
il consiglio del IX municipio di Roma, che già deliberò in materia di piano urbano parcheggi interessati esprimendo parere contrario, avrebbe allo studio una delibera che ribadendo tali intenti, citerebbe le opere dell'architetto Morandi come patrimonio storico-culturale del quartiere,
impegna il Governo:
ad avviare iniziative volte a tutelare e valorizzare l'architettura moderna e contemporanea del Paese, anche con un'iniziativa normativa che modifichi l'articolo 4, comma 16, del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70 convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2011, n. 106;
in virtù del rilevante interesse architettonico e urbano del Mercato metronio di Roma ad effettuare, nell'ambito delle proprie competenze, una verifica sull'opportunità di tutelare un immobile riconosciuto come edificio di rilevante interesse architettonico e urbano.
(7-00841)
«Coscia, Morassut, Meta».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta scritta:
GIRLANDA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 11, comma 7, del decreto-legge n. 1 del 2012 disciplina i criteri per l'assegnazione delle sedi farmaceutiche e prevede che gli interessati, di età non superiore a 40 anni, possono concorrere per la gestione associata, sommando i titoli posseduti, ampliando poi da 60 a 65 anni il limite di età dei concorrenti;
l'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 298 del 1994, che disciplina il meccanismo di attribuzione dei punteggi ai titoli, prevede che il punteggio massimo attribuibile ai titoli relativi di parte di ciascun commissario sia pari a 10 punti di cui 7 per i titoli relativi all'esercizio professionale e 3 per i titoli di studio e di carriera;
il comma 2 del suddetto articolo prevede che non siano valutati i periodi di esercizio professionale superiore a 20 anni;
il combinato di quanto finora esposto farà si che le farmacie saranno assegnate a coloro che conseguiranno il punteggio massimo ed il massimo del punteggio potrà essere conseguito unicamente da coloro che abbiano almeno venti anni di esercizio professionale, avendo necessariamente un'età superiore ai 44 anni, ipotizzando che siano laureati in corso e siano stati immediatamente abilitati all'esercizio della professione, e da coloro che potranno associarsi sommando complessivamente un esercizio professionale di almeno 20 anni;
la fascia di età di concorrenti tra i 40 e i 44 anni è esclusa pertanto di fatto da ogni possibilità di vincere il concorso;
le modalità di assegnazione risultano assai inique, in quanto l'espletamento del concorso sarà fatto solo sulla valutazione dei titoli senza la prova di esame, stravolgendo di fatto quanto previsto sia dalla legge n. 362 del 1991, articolo 4, sia dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 298 del 1994 che dal decreto originario in cui è previsto che i concorsi vengano banditi per titoli ed esami;
da quanto esposto risulta che i concorrenti in età compresa tra i 40 e i 44 anni non potranno neanche sopperire alla mancanza dei titoli, in quanto, non essendo prevista la prova di esame, non sarà loro possibile dimostrare la propria competenza e preparazione, risultando matematicamente impossibilitati ad aggiudicarsi una sede;
tale stato di cose favorisce i farmacisti ormai in età pensionabile e coloro i quali potranno partecipare in forma associata sommando i titoli;
è necessario eliminare tali disparità tra farmacisti, intervenendo affinché sia possibile bandire un concorso per titoli ed esame e allargare la possibilità di partecipare in forma associata senza discriminazione di età «farmaceutica» -:
se il Governo intenda promuovere modifiche del decreto-legge di cui in premessa o avviare altre iniziative normative volte a sanare le incongruenze sopra esposte.
(4-15750)
GARAGNANI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'autonomia degli enti locali, così come stabilita dalla normativa in vigore, ha un limite invalicabile nella tutela dei diritti legittimi dei cittadini, tutela che, ad avviso dell'interrogante, non può essere difesa sempre e solo con il ricorso alla magistratura ma richiede anche controlli effettivi da parte del Governo nella ipotesi in cui tali diritti vengano lesi da comportamenti ingiustificati;
si fa riferimento al caso emblematico con cui alcuni comuni della provincia di Bologna, nello specifico San Giovanni in Persiceto, Anzola dell'Emilia, Calderara di reno e S. Agata bolognese, hanno affidato alla società «Virgilio srl» la gestione dei servizi cimiteriali con notevole aggravio economico per le famiglie alle quali scaricano, per l'ennesima volta, le difficoltà di bilancio;
nello specifico, la suddetta società ha applicato un aumento spropositato a tutti i servizi cimiteriali, dalle inumazioni alle esumazioni di salme, dalle luci votive ai ricavi previsti dalle concessioni di loculi e altro, senza di contro migliorarne la qualità;
sono ormai numerosissimi i fattori che gravano pesantemente sull'economia delle famiglie, non ultimi i servizi che dovrebbero essere forniti dagli enti locali, i quali sono a loro volta in grave difficoltà finanziaria, anche a causa dei numerosi «tagli» al relativo bilancio -:
se non si intendano assumere iniziative normative al fine di evitare che la gestione di servizi, in specie da parte di società pubbliche e private dei comuni, comporti effetti ingiustificati ed eccessivamente onerosi per gli utenti.
(4-15764)
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AFFARI EUROPEI
Interrogazione a risposta in Commissione:
NICOLUCCI. - Al Ministro per gli affari europei. - Per sapere - premesso che:
nello scorso dicembre la Commissione europea ha presentato una Comunicazione dal titolo: «Futuro dell'IVA - Verso un sistema dell'IVA più semplice, solido ed efficiente adattato al mercato unico», nella quale si evidenzia come la crisi finanziaria abbia posto gli Stati membri dinanzi a una duplice sfida di politica economica: promuovere la crescita economica sostenibile consolidando al tempo stesso le finanze pubbliche;
come riconosciuto nella strategia di crescita annuale 2012, le politiche fiscali costituiscono uno strumento importante a tal fine. È necessario riservare maggiore attenzione alla concezione e alla struttura dei sistemi fiscali, e in particolare del sistema UE dell'IVA, per renderli più efficienti, efficaci ed equi;
nel paragrafo centrale della Comunicazione in oggetto, la Commissione europea richiama «le questioni inerenti alla legislazione dell'UE sull'IVA, ma anche quelle di amministrazione fiscale. Le pratiche divergenti a livello nazionale sono sempre più frequentemente indicate come oneri fonte di frustrazione. Nonostante l'amministrazione fiscale sia principalmente di competenza degli Stati membri, l'obiettivo
della Commissione sarà migliorare sostanzialmente il coordinamento e la cooperazione in questo settore»;
inoltre la Commissione europea aggiunge dati eloquenti sul peso e sulla farraginosità, con conseguenze evidenti sulla competitività soprattutto delle micro e piccole imprese, dell'attuale sistema IVA generalmente in vigore negli Stati membri della Unione europea, affermando che in generale «i costi di conformità per le imprese sono elevati, con stime che variano dal 2 per cento all'8 per cento dell'importo dell'IVA riscossa. Le imprese più piccole sono oberate al di sopra delle loro capacità e i costi non diminuiranno nel tempo senza un intervento mirato»;
in tale prospettiva il 1° dicembre 2010 la Commissione aveva adottato un Libro verde sul futuro dell'IVA, in cui invitava tutte le parti interessate ad esaminare in modo critico gli aspetti del sistema europeo dell'IVA, in vigore ormai da oltre 40 anni -:
quale contributo il Governa ritenga di poter dare, in sede comunitaria e in coordinamento con gli altri Stati membri dell'Unione europea e con la Commissione europea, per partecipare all'ammodernamento e alla semplificazione del sistema europeo dell'IVA.
(5-06631)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
LANZARIN, RONDINI, DUSSIN e TOGNI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la bonifica del sito di interesse nazionale polo chimico di Rodano e Pioltello, con particolare riferimento all'area ex S.I.S.A.S, ove l'intervento commissariale ha permesso di smaltire e bonificare le discariche di rifiuti industriali su cui la Corte di giustizia europea aveva avviato la procedura d'infrazione contro lo Stato italiano, sembra essere precipitata in una situazione di stallo;
sebbene l'intervento commissariale abbia contribuito ad un deciso ed importante passo in avanti rispetto alla normalizzazione dell'area, gran parte della bonifica dei terreni e delle acque di falda deve ancora essere effettuata;
sulla base dei quantitativi e delle caratteristiche dei rifiuti asportati dalle discariche A, B e C, si presume che gran parte delle aree, che erano occupate fino a qualche mese fa dagli imponenti impianti della ex S.I.S.A.S., siano anch'esse interessate da un significativo livello di inquinamento;
l'incertezza della situazione è fonte di preoccupazione, soprattutto in considerazione delle peculiari caratteristiche geologiche e idrogeologiche del territorio e della presenza di fontanili;
durante l'attività commissariale il livello della falda è stato regolato da un complesso ma efficiente sistema di pompe che ha garantito, attraverso l'emungimento di ingenti volumi di acqua dai pozzi barriera, la rimozione dei rifiuti in condizioni di sicurezza e all'asciutto;
l'attività svolta ha permesso, inoltre, di tenere sotto controllo gli effetti della contaminazione nelle acque di falda;
tale attività è cessata a seguito della scadenza dell'incarico commissariale all'ingegnere Giovanni Pietro Beretta e ciò potrebbe comportare la diffusione e dispersione degli inquinanti nelle acque di falda e causare potenziali impatti sulla qualità delle acque destinate al consumo umano o all'irrigazione dei terreni agricoli;
non è chiaro come e in quali tempi il Governo si occuperà di definire gli importanti interventi ancora necessari per
procedere alla messa in sicurezza del sito ed alla bonifica dei terreni e delle acque di falda -:
se quanto esposto corrisponda a verità e se il Ministro intenda intervenire per proseguire la bonifica del sito di interesse nazionale polo chimico di Rodano e Pioltello, con particolare riferimento all'area ex S.I.S.A.S. al fine di scongiurare i possibili rischi per l'ambiente e per la salute pubblica, in particolare per i cittadini e gli abitanti dei territori circostanti.
(5-06637)
PIFFARI e CIMADORO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si è appreso da un articolo pubblicato dal sito agoravox.it del dicembre 2010, che la chiusura della discarica «Marrella» di Gioia Tauro provocò i primi disagi nella raccolta dei rifiuti nella Piana. Il governo regionale decise l'apertura di nuove discariche e chiese collaborazione alle amministrazioni comunali. Invito colto immediatamente dall'allora sindaco del comune di Melicuccà, all'interno del quale ricadeva la località «La Zingara», che di fatto, si colloca, tra i comuni di Sant'Eufemia e Bagnara Calabra. Costo dell'operazione per la realizzazione della conca e della bonifica del sito (che contiene una discarica già utilizzata negli anni scorsi): 2.756.518,48 euro. La multinazionale Veolia attraverso una sua controllata (Tec) avrebbe dovuto poi gestire la discarica, destinata ad accogliere il POS (frazione organica stabilizzata);
si è appreso da quanto pubblicato sul sito inquietonotizie.it del febbraio 2012 che il V.F. Mimmo Rositani in seguito ad un lavoro di controllo effettuato direttamente sul campo, ha documentato con un filmato di diversi minuti, la presenza di una falda acquifera sottostante il terreno di costruzione della discarica;
in seguito a sopralluogo effettuato dagli interroganti in data 20 marzo 2012 presso le località interessate, si è potuto constatare il progresso dei lavori per la realizzazione del sito di raccolta dei rifiuti -:
se il Ministro interrogato per quanto di competenza, alla luce di quanto emerso in seguito ai rilevamenti effettuati in relazione alla presenza di una falda acquifera sottostante l'area destinata, non ritenga opportuno adoperarsi, attraverso il Commissario ad acta per il superamento dell'emergenza rifiuti, sospendere definitivamente i lavori di costruzione della discarica «La Zingara».
(5-06638)
MARIANI, REALACCI, BENAMATI, BOCCI, BRAGA, BRATTI, ESPOSITO, GINOBLE, IANNUZZI, MARANTELLI, MARGIOTTA, MORASSUT, MOTTA e VIOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nella crisi economica grave e prolungata che stiamo vivendo tutte le fonti rinnovabili nel loro insieme (dal solare, all'eolico, alle biomasse, ed altro), insieme al risparmio energetico, all'innovazione, alla ricerca e in generale a tutti i settori della green economy rappresentano un importante volano per la ripresa dell'economia oltre a consentire all'Italia il conseguimento degli obiettivi in materia di riduzione delle emissioni di CO2 e a rendere il nostro Paese, più competitivo e più vicino alle esigenze delle persone, delle comunità, dei territori;
due recenti studi, uno dell'Osservatorio internazionale sull'Industria e la finanza delle rinnovabili dell'università Bocconi e uno dell'Irex di Milano, dimostrano come le rinnovabili siano un cardine strategico della nostra economia. Secondo il primo le rinnovabili non sono un peso per il sistema Paese, ma anzi i benefici netti delle rinnovabili stimati al 2030 ammontano a 76 miliardi di euro distribuiti fra maggiore occupazione, mancato import di combustibili fossili, export netto nell'industria e riduzione del prezzo di picco dell'energia. Per lo studio dell'Irex, invece le
rinnovabili apporterebbero, sempre al 2030 tagli in bolletta per gli italiani pari a 400 milioni di euro;
non pare francamente che questo sia garantito dai decreti emanati dal Governo ora al vaglio della Conferenza Stato-regioni. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Corrado Clini, in un'intervista sul Corriere della Sera del 17 febbraio 2012, ha dichiarato: «nel 2010 l'occupazione diretta e indiretta in Italia nei settori delle fonti rinnovabili e delle nuove tecnologie per la generazione distribuita è stimato tra 110.000 e 150.000 addetti, in gran parte giovani e con elevata specializzazione. Perché dovremmo mettere a rischio questa importante fonte di occupazione, mentre la bolletta elettrica ha sostenuto per anni e sostiene ancora con contributi impropri settori produttivi che non raggiungono un terzo di questi occupati? In conclusione, le rinnovabili e la generazione distribuita devono essere considerate un driver di crescita e un fattore di modernizzazione e trasparenza nel sistema industriale italiano. Evitiamo l'errore di chi voleva difendere le carrozze contro i «cavalli di ferro»;
al contrario molte delle misure previste dai recenti decreti sulle energie rinnovabili tendono gratuitamente a scoraggiare il settore anche con vessatori appesantimenti burocratici. Ad esempio per il fotovoltaico, la prevista soglia dei 12 Kwp per l'iscrizione al registro mette a rischio lo sviluppo di tante aziende innovative; non viene confermato il sistema autoregolante di riduzione delle tariffe già previsto nel IV conto energia; è stato addirittura soppresso il premio automatico in tariffa per gli impianti installati su coperture bonificate dall'amianto; da ultimo la drastica riduzione del budget non garantisce continuità al mercato -:
cosa intenda fare il Ministro interrogato per evitare che l'introduzione di regole burocratiche discutibili dal punto di vista ambientale e di difficile attuazione e la drammatica riduzione di fondi prevista, oltre a costituire un pericolo per l'industria fotovoltaica italiana e per il rilancio dell'economia nazionale, impediscano il raggiungimento dei fondamentali obiettivi di politica ambientale assunti dall'Italia in sede europea ed internazionale.
(5-06639)
DIONISI, BONCIANI, BOSI e MONDELLO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
risulta che sia stato recentemente individuato il nominativo da designare quale nuovo presidente del Parco nazionale dell'arcipelago Toscano nella persona del presidente di Federparchi, Giampero Sammuri, già presidente del parco della Maremma;
la normativa vigente in materia di parchi ed aree marine protette (legge n. 394 del 1991), prevede che la procedura di nomina dei presidenti si effettui di intesa tra il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il presidente della regione o delle province autonome di Trento e di Bolzano nel cui territorio ricada in tutto o in parte il parco nazionale;
non risulta agli interroganti che, né il Ministro, né tantomeno nessun rappresentante della regione Toscana abbiano provveduto a consultarsi preventivamente con la comunità dell'ente parco, composta da tutti i sindaci dell'isola d'Elba e delle altre isole dell'arcipelago, come invece era stato più volte richiesto dagli stessi;
tale consultazione appariva a chi scrive un passaggio doveroso, tenendo conto del fatto che l'arcipelago toscano riveste un rilievo particolare sia in termini ambientali che, soprattutto con riferimento all'Elba, in termini di antropizzazione, tenuto conto che nell'isola vivono in contemporanea, nel periodo estivo, ben 250.000 persone, con tutto ciò che questo comporta in termini di dimensione morfologica e di complicazioni amministrative e di governo del territorio;
si ritiene opportuno significare come la mancata consultazione dei sindaci abbia provocato legittime proteste che potevano essere evitate, anche a garanzia di una corretta convivenza, sicuramente indispensabile per una proficua collaborazione fra enti locali ed ente parco, visto soprattutto che già la passata gestione dell'ente ha segnato attriti profondi ed un sostanziale isolamento della comunità elbana -:
quali modalità siano state seguite per addivenire a questa nomina, ed in particolare quali siano stati i passaggi di coinvolgimento del territorio per la designazione del presidente, figura peraltro ineccepibile per gli indiscussi requisiti posseduti.
(5-06640)
Interrogazione a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
dal prossimo anno sarà possibile indossare costumi da bagno derivati dalle reti da pesca abbandonate. Il tutto grazie a filati morbidi e resistenti ottenuti tramite il sistema Econyl messo a punto dall'azienda italiana Aquafil. Oltre che dalle reti da pesca, il nuovo filato viene ricavato anche dal fluff, la parte superiore di tappeti e moquette, da tessuti rigidi e componentistica plastica oltre che dai rifiuti post-industriali generati dal ciclo produttivo. Il primo impianto di produzione è stato inaugurato nel mese di maggio 2011 a Lubiana, in Slovenia;
«Abbiamo cominciato a riciclare i cascami della produzione», dice Giulio Bonazzi, amministratore delegato di Aquafil. «Sono seguite ricerche e le reti da pesca si sono presentate come la fonte di nylon 6 quantitativamente e qualitativamente più interessante». L'operazione di raccolta ha, di per sé, un valore ecologico. La Fao e il programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) hanno stimato che le tonnellate di reti abbandonate alla deriva negli oceani sono circa 640 mila e costituiscono un decimo dei rifiuti presenti in mare. Le reti rimangono alla deriva per periodi molto prolungati e sono responsabili della cattura accidentale di cetacei e altri animali marini. Solo nei mari a largo del sud-est degli Stati Uniti ogni anno circa 55 mila tartarughe marine sono vittime delle reti da pesca per i gamberetti;
le reti da pesca raccolte rientrano nel ciclo produttivo per ricavare caprolattame, la materia prima chimica con cui si produce il nylon 6. Viene messo in atto un riciclo back to feedstock (ritorno alla materia prima) tramite la depolimerizzazione e si ottiene il monomero del caprolattame. Segue la fase della purificazione. A questo punto, si procede a una nuova polimerizzazione. Si tratta di un processo chimico che non utilizza solventi o sostanze inquinanti. Considerando che l'utilizzo di rifiuti in nylon 6 riciclati sostituisce l'uso di idrocarburi nella produzione del caprolattame, il sistema Econyl consente un risparmio stimato di 70 mila barili di petrolio ogni anno. Il progetto di ricerca è partito tre anni fa e andrà avanti ancora per cinque anni;
il poliammide 6 è il tipo di nylon più economico, morbido e di facile lavorabilità. E può essere riciclato infinite volte. Il prodotto riciclato ha le medesime caratteristiche tecniche e qualitative di quello ottenuto utilizzando il caprolattame vergine. Dai filati si ottengono tessuti destinati alla realizzazione di costumi da bagno, biancheria intima e indumenti sportivi. Il tipo di energia impiegata dalla Aquafil varia in base allo stabilimento. In alcuni, vengono utilizzati impianti fotovoltaici. In altri, l'energia viene acquistata da fornitori che la producono tramite impianti idroelettrici. Inoltre, l'azienda è servita da un impianto di cogenerazione con turbine a rendimento elevato che consentono di ridurre le emissioni. «L'obiettivo futuro», conclude Bonazzi, «è dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2020 e diminuire il consumo delle risorse idriche durante il ciclo produttivo» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di bonificare i mari italiani
dalla presenza di reti da pesca abbandonate, che potranno essere riutilizzate per produrre capi di abbigliamento, come dimostra l'esperienza di Aquafil.
(4-15741)
...
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere in relazione alla pubblicazione sulla stampa di notizie circa la situazione di degrado della Biblioteca dei Girolamini «di Giovan Battista Vico» nella città di Napoli, e di sottrazioni di volumi preziosi, quali siano le esatte circostanze di questa vicenda, se vi siano responsabilità politiche o amministrative nella nomina di un direttore palesemente inadeguato e come il Governo intenda procedere per salvaguardare un patrimonio di questa importanza.
(2-01456) «La Malfa».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, CICCIOLI, CARFAGNA, CROLLA e BARANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel mese di gennaio 2012 sono state inaugurate, e aperte al pubblico, le nuove sale del museo nazionale etrusco di Villa Giulia, a Roma, dedicata a Veio, una delle metropoli antiche antagoniste di Roma;
sono molti i pezzi esposti di pregio e valore: il corredo del re sacerdote deposto nella tomba con un armamento in bronzo e il carro a quattro ruote usato nelle cerimonie funebri per il trasporto delle urne in bronzo, le statue di Apollo ed Ercole a duello per la cerva dalle corna d'oro sacra ad Artemide, restaurate così com'erano in cima al frontone del tempio dedicato alla dea;
all'inaugurazione non ha presenziato il Ministro interrogato;
la scultura etrusca, il suo fascino e il suo splendore si fondono allo splendore cinquecentesco della Villa di papa Giulio III e alle atmosfere settecentesche del villino Poniatowsky, realizzato dal Valadier alla fine del 700, che ospita il museo;
al piano terreno è stata allestita la biblioteca della Soprintendenza che ospita decine di migliaia di titoli in cui è conservata anche la collezione di Massimo Pallottino -:
se il Governo intenda promuovere una campagna promozionale per pubblicizzare la riapertura di questo museo, unico al mondo per quantità e qualità dei reperti esposti.
(5-06623)
MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, GIRO, CICCIOLI, CARFAGNA, CROLLA e BARANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
due anni fa dopo una gestazione di oltre un decennio, è stato aperto il Maxxi di Roma, museo delle arti del XXI secolo;
il museo, opera della famosa architetto iraniana Zaha Hadid, è costato alla comunità 150 milioni di euro;
il museo, 21mila metri quadri, ha come budget per il suo pieno funzionamento (manutenzione, stipendi, spese per la programmazione culturale) tra i 10 e gli 11 milioni di euro;
metà di questa cifra viene autofinanziata con la vendita di biglietti e gadget;
il MACBA di Barcellona è finanziato pubblicamente per il 75 per cento il museo Reina Sofia di Madrid per l'80 per cento, la Pinacothek der Moderne di Monaco per il 75 per cento, il Pompidou di Metz per il 90 per cento, il Kiasma di Helsinki per l'82 per cento;
il Maxxi presenta, in bilancio 2011, un disavanzo e non ha potuto chiudere il bilancio di previsione 2012;
per questo nei giorni scorsi è stata avviata dal Ministero per i beni e le attività culturali la procedura di commissariamento;
in realtà il Maxxi ha operato con buona gestione, presentando il costo per visitatore più basso d'Europa;
il disavanzo nel bilancio del museo è dovuto alla venuta meno del finanziamento dello stesso Ministero per i beni e le attività culturali;
la stessa sorte sta interessando il Madre di Napoli, cofinanziato dalla, regione Campania, il Riso di Palermo e il museo d'arte contemporanea di Rivoli, finanziato in gran parte dalla regione Piemonte -:
se il Governo intenda assumere iniziative per rifinanziare il bilancio del Maxxi e chiudere la procedura di commissariamento;
se il Governo intenda promuovere, presso soggetti pubblici e privati, considerare l'investimento museale come profittevole e irrinunciabile.
(5-06624)
MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, GIRO, CICCIOLI, CROLLA, CARFAGNA e BARANI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il patrimonio archeologico della città di Egnazia rappresenta uno dei più significativi luoghi di interesse storico-culturale della Puglia;
Egnazia ebbe grande importanza grazie alla presenza del porto e della via Traiana;
lungo la costa tra le mura della città messapica sono presenti fori di palificazione delle capanne del villaggio relativo al più antico insediamento umano dell'età del bronzo;
l'università degli studi di Bari, in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia, ha intrapreso una campagna di scavo e ricerca, in particolare, sul foro romano, la grande piazza quadrangolare rimasta interrata per metà e sul prolungamento della via Traiana;
dalle indagini sono scaturite interessanti informazioni;
gli scavi, in futuro, potrebbero interessare l'area portuale, le eventuali strutture a terra (magazzini e viabilità dal porto al foro), i fondali del porto e la sua rada;
la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia ha presentato un progetto per realizzare un itinerario archeologico sulla costa, compresa tra le mura di Egnazia;
anche in rispetto della convenzione UNESCO 2001, che stabilisce come principio la preferenza della protezione in situ dei reperti rinvenuti durante le campagne di scavo, in futuro si potrebbe prevedere di lasciare i reperti in fondo al mare e istituire un museo sommerso;
nel frattempo la capitaneria di porto di Bari ha costituito un nucleo per la tutela dei beni culturali sommersi e gli uomini e i mezzi aeronavali della Guardia costiera, nell'attività programmata di controllo lungo il litorale costiero di competenza, effettuano la sorveglianza al fine di prevenire e reprimere danneggiamenti e furti di reperti archeologici e storici presenti nel compartimento marittimo di giurisdizione -:
se il Governo intenda adottare i decreti per l'estensione del parco archeologico della città di Egnazia al mare;
se il Governo intenda assumere iniziative per stanziare appositi fondi per la promozione e la tutela di un così importante sito archeologico.
(5-06626)
DE BIASI, GHIZZONI e BACHELET. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
i quotidiani Il Fatto, del 30 marzo 2012, Il Corriere del Mezzogiorno, del 31 marzo, 1o aprile, 3 aprile 2012, il Corriere della Sera del 17 marzo 2012, pubblicano articoli relativi alla biblioteca dei Gerolamini di Napoli;
tutti gli articoli denunciano lo stato di incuria in cui versa la biblioteca, per esempio con pile di libri del Seicento gettate per terra, con lattine di Coca Cola nelle adiacenze di manoscritti preziosissimi, che potrebbero essere irreparabilmente danneggiati da un solo goccio della bevanda, e con deiezioni canine nei locali della biblioteca medesima;
detta biblioteca è una delle più importanti d'Italia e attualmente è chiusa, pare per necessità di riordino, come affermato da esponenti della congregazione dell'oratorio, cui sono affidati il monumento nazionale e la biblioteca statale dei Girolamini;
attualmente la biblioteca è diretta dal signor Marino Massimo De Caro, a cui la congregazione ha affidato l'incarico;
una comunicazione dell'ufficio stampa del Ministero per i beni e le attività culturali recita che: «Il dottor Marino Massimo De Caro è stato chiamato a collaborare con il Ministero dei beni culturali dal Ministro Giancarlo Galan in data 15 aprile 2011 in qualità consulente esperto per l'approfondimento delle tematiche relative alle relazioni con il sistema impresa nei settori della cultura, dell'editoria, nonché delle tematiche connesse all'attuazione della normativa concernente l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e al loro corretto inserimento nel paesaggio. Il Ministro Lorenzo Ornaghi in data 15 dicembre 2011 ha confermato l'incarico al dottor Marino Massimo De Caro, come ha fatto con altri consiglieri del Ministro Galan, in qualità di consulente esperto per l'approfondimento delle tematiche relative alle relazioni del sistema impresa nei settori dell'editoria e della cultura»;
non risulta che il signor De Caro abbia alcun titolo specifico per dirigere la biblioteca del Girolamini, poiché parrebbe non essere in possesso di titolo di laurea né di altro titolo specifico, ma pare essere un bibliofilo collezionista, nel passato proprietario di una libreria antiquaria, attualmente esperto di bioenergie e petrolio, e non certo di paleografia o biblioteconomia;
risulterebbe da intercettazioni telefoniche pubblicate che il signor De Caro sia stato indagato per ricettazione di libri antichi;
di recente 2000 personalità della cultura hanno sottoscritto un appello per sapere come fosse stato possibile che una biblioteca importante come quella dei Gerolamini fosse stata affidata a «un uomo che non ha i benché minimi titoli scientifici e la benché minima competenza professionale per onorare quel ruolo»;
secondo le affermazioni di esponenti della Congregazione, dal 1960 al 2007 dalla biblioteca dei Gerolamini sarebbero spariti ben 6000 volumi, e diverse voci parlerebbero con insistenza di uscite notturne di sacchi contenenti libri ancora in questi giorni;
allo stato attuale non è possibile operare un censimento esatto del numero dei volumi della Biblioteca, poiché non è mai stato presentato il «Modello 15» per la definizione dell'incremento o del decremento patrimoniale -:
se i fatti sopraesposti corrispondano al vero;
in tal caso:
a) se non ritenga opportuno riferire con urgenza sullo stato reale della Biblioteca dei Gerolamini;
b) se quali provvedimenti urgenti intenda prendere nei confronti del signor De Caro;
c) quali interventi intenda intraprendere per restituire al Paese e alla comunità internazionale la biblioteca dei Gerolamini, patrimonio culturale inestimabile.
(5-06634)
Interrogazione a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
una statua scheggiata, una ceramica sbeccata o un complesso marmoreo o di terracotta mancante di un pezzo potrà presto essere restaurato con i geopolimeri, materiali versatili compatibili con quello dell'opera d'arte per caratteristiche e durabilità. «In Italia si usano per il momento solo in laboratorio per testarli come adesivi, utili per unire frammenti combacianti provenienti per esempio da scavi archeologici, o per realizzare forme o parti mancanti», precisa Sabrina Gualtieri, ricercatrice Cnr dell'Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici di Faenza. All'estero sono invece già stati applicati su manufatti artistici dal gruppo di ricercatori dell'Accademia delle scienze di Praga. Nati per uso industriale perché resistenti alle alte temperature, i geopolimeri sono stati per lungo tempo il costituente principale di pannelli tagliafuoco per navi ed edifici. Da dieci anni a questa parte restauratori e ricercatori applicati ai beni culturali si sono avvicinati a questi materiali che a tutt'oggi si preparano in laboratorio mescolando una polvere reattiva a base di argilla o polvere di roccia con una soluzione alcalina fortemente basica in rapporti molari precisi, non prima di aver eseguito un'accurata analisi di caratterizzazione del materiale con cui è fatto il manufatto da restaurare. La sostanza così ottenuta si consolida a freddo (e comunque a temperature minori di 120 gradi) e dà origine a un geopolimero puro al quale vengono aggiunti additivi per rendere maggiormente compatibile l'intervento con il resto dell'opera: la polvere di terracotta è l'ideale per dare un colore ocra, mentre la sabbia riproduce molto bene le caratteristiche di un concio di arenaria;
«La loro applicazione richiede prima di tutto uno studio come quello che abbiamo eseguito considerando tre caolini diversi, cioè tre tipi differenti di polvere reattiva», prosegue Gualtieri. «Quale sarebbe stata più adeguata a svolgere una funzione di adesivo? Per saperlo si sono rotte mattonelle in terracotta misurandone la resistenza alla flessione, si è spennellato il geopolimero ottenuto sulla superficie di frattura e i materiali sono stati tenuti in incollaggio per 15 giorni», illustra la ricercatrice. «Trascorso questo periodo abbiamo rotto nuovamente le mattonelle e misurato la resistenza alla flessione. Ebbene, se per spezzare la terracotta occorreva applicare una pressione di 6 megaPascal, per il materiale incollato bastavano 2,5 megaPascal. Segno che i frammenti si potevano staccare facilmente e il preparato presentava caratteristiche idonee per un restauro reversibile»;
i geopolimeri sono dunque un'ottima alternativa alle resine organiche che possono provocare ritiri e strappi, essere facilmente deteriorabili o completamente irreversibili. Tuttavia «il loro impiego deve essere sempre preceduto da uno studio di realizzazione che richiede una spesa e rende i geopolimeri attualmente non così competitivi rispetto ad altri tipi di prodotti di restauro», risponde Sabrina Gualtieri. Per abbassare i costi bisognerebbe trovare ditte intenzionate ad investire in questi materiali -:
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di incentivare gli investimenti nello studio dei geopolimeri;
quali iniziative i Ministri intendano adottare al fine di modificare la normativa inerente ai restauri italiani, introducendo anche l'utilizzo dei geopolimeri.
(4-15743)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
TOMMASO FOTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il 1o giugno 1936 venne costituito il 50o stormo d'assalto sull'aeroporto di Ciampino Sud e il 1o dicembre 1940, in considerazione dei meriti acquisiti, la bandiera del 50o stormo venne decorata della medaglia d'argento al valore militare. A seguito degli avvenimenti bellici il 50o stormo venne sciolto il 12 settembre 1943;
il 1o aprile 1967, con foglio d'ordine del Ministero della difesa, venne ricostituito il 50o stormo caccia bombardieri sull'aeroporto di San Damiano (in provincia di Piacenza) e alle sue dipendenze venne posto il 155o gruppo caccia bombardieri;
il 10 ottobre 1991 venne consegnata la bandiera di guerra al 50o stormo, alla presenza del Presidente della Repubblica pro tempore, Francesco Cossiga;
nell'ambito del processo di ristrutturazione - recentemente ipotizzato - in chiave riduttiva dello strumento militare, rientrerebbe anche la razionalizzazione delle basi oggi utilizzate dalla aeronautica militare;
detta razionalizzazione, secondo notizie diffusesi negli ultimi giorni, comporterebbe l'esigenza di accentrare su un'unica base aerea (quella di Ghedi, in provincia di Brescia) la flotta dei velivoli tornado, inclusi quindi quelli operanti presso il 50o stormo;
se dette voci trovassero concreta attuazione nei fatti, con il predetto trasferimento, verrebbe meno per il 50o stormo detta qualifica, sicché la base di San Damiano - che oggi lo ospita - verrebbe ad essere classificata come comando aeroporto, con servizi ridotti al minimo, soggetto a possibile chiusura -:
se e quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordine alla questione sopra rappresentata.
(5-06621)
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
ANTONINO RUSSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Agenzia delle entrate, in palese violazione dei principi di efficacia, efficienza ed economicità della pubblica amministrazione ha bandito nel 2011 un nuovo concorso per l'assunzione di 855 funzionari per attività amministrativo-tributaria pur avendo ancora un cospicuo numero di idonei da avviare al tirocinio;
purtuttavia, è stato approvato un emendamento al decreto-legge n. 216 del 2011 con cui è stato introdotto il principio secondo cui, prima di reclutare nuovo personale con qualifica di funzionario amministrativo tributario, l'Agenzia delle dogane, l'Agenzia del territorio e l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, in funzione delle finalità di potenziamento dell'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, devono attingere, fino al loro completo esaurimento, dalle graduatorie regionali dei candidati che hanno riportato un punteggio utile per accedere al tirocinio;
così recita il testo articolo 1, comma 4-bis della disposizione: «L'efficacia delle graduatorie di merito per l'ammissione al tirocinio tecnico-pratico, pubblicate in data 16 ottobre 2009, relative alla selezione pubblica per l'assunzione di 825 funzionari per attività amministrativo-tributaria presso l'agenzia delle Entrate, di cui all'avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 101 del 30
dicembre 2008, è prorogata al 31 dicembre 2012. In ottemperanza ai principi di buon andamento ed economicità della pubblica amministrazione, l'agenzia delle Dogane, l'agenzia del Territorio e l'amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, in funzione delle finalità di potenziamento dell'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, prima di reclutare nuovo personale con qualifica di funzionario amministrativo-tributario, attingono, fino alla loro completa utilizzazione, dalle graduatorie regionali dei candidati che hanno riportato un punteggio utile per accedere al tirocinio, nel rispetto dei vincoli di assunzione previsti dalla legislazione vigente» -:
quali iniziative si intendano intraprendere per dare concreta attuazione alla normativa introdotta dall'articolo 1, comma 4-bis del decreto-legge n. 216 del 2011, al fine di consentire il completo scorrimento, fino ad esaurimento, delle graduatorie regionali di merito pubblicate in data 16 ottobre 2009 degli idonei al tirocinio della selezione pubblica dell'Agenzia delle entrate per l'assunzione a tempo indeterminato di 825 unità per la terza area funzionale, fascia retributiva F1, profilo professionale funzionario, per attività amministrativo-tributaria (Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale concorsi n. 101 del 30 dicembre 2008);
quali iniziative si intendano - altresì - intraprendere, considerato che obiettivo prioritario del Governo è il potenziamento dell'azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale, al fine di consentire a tutte le Agenzie fiscali e agli altri enti pubblici, che siano stati autorizzati all'assunzione di personale con la qualifica di funzionario, di attingere dalla graduatoria di cui sopra.
(5-06619)
Interrogazione a risposta scritta:
LIVIA TURCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
i centri di riabilitazione opera don Guanella «Casa San Giuseppe» via Aurelia Antica, «Casa della Divina Provvidenza» via della Nocetta e «Istituto Santa Rosa» via Appia Antica di Roma sono strutture di eccellenza nazionale nel campo della riabilitazione e dell'assistenza ai portatori di handicap e centri di riferimento e di rilievo per l'intero centro-sud;
nelle tre strutture, che sono tuttora inquadrate come ex articolo 26 operano complessivamente (dati accorpati) circa 450 dipendenti, tra personale ausiliario, infermieristico, educatori, terapisti della riabilitazione psicologi, neuropsichiatri, medici generici, geriatri;
l'utenza a cui complessivamente si rivolgono riguarda circa 600 persone con una tipologia prevalente di disabilità riferita all'insufficienza mentale medio-grave e una parte minore di pazienti con patologie psichiatriche;
con una serie di decreti del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro del disavanzo sanitario Polverini del 2010 e 2011 si è compromessa gravemente la impossibilità di riabilitazione dei cittadini, impedendo, di fatto, il ricovero presso i centri in questione, dismettendo le attività, l'assistenza e la riabilitazione;
sin da quando la regione Lazio sottoscrisse con il Governo precedente il piano di rientro è emersa la necessità di giungere ad una diluizione dei tempi imposti al fine di consentire una modifica profonda dell'assetto della sanità regionale; ciò in virtù del fatto che le azioni previste dal piano di rientro obbligavano la regione di fatto ad una riorganizzazione del servizio sanitario regionale;
il taglio complessivo della retta ammontante al sedici per cento, l'incognita di una compartecipazione del trenta per cento per i familiari, le rette ferme dal 2001, tutto ciò ha innescato una spirale di crisi per i centri di riabilitazione opera Don Guanella costretti ad un inevitabile declino;
ad oggi, nonostante non vi sia stata ancora la piena attuazione dei decreti commissariali i tagli già effettuati hanno portato come risultato alla chiusura di reparti e alla riduzione del personale;
la situazione attuale fa emergere una evidente contraddizione tra il provvedimento del Commissario ad acta del 10 novembre 2010 e le normative riguardanti la qualità del lavoro ed il rapporto operatori utenti, (standard iniziali definiti dallo schema ministeriale decreto ministeriale 18 maggio 2005 n. 1984 e successivamente aggiornati a seguito delle nuove professioni sanitarie e con circolare ministeriale 1105/1171 del 7 giugno 1984 - requisiti regione Lazio 772 del 22 dicembre 1983, modificato negli anni, mai al ribasso) -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione drammatica sopra illustrata e se non ritengano opportuno, fatte salve le competenze della regione Lazio, dover urgentemente intervenire affinché si ponga fine alla contraddizione tra quanto posto in essere dal commissario ad acta con il decreto del 10 novembre 2010 e le normative riguardanti la qualità del lavoro, il rapporto operatori utenti nonché la qualità delle cure.
(4-15757)
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
PES. - Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la costruzione del nuovo carcere di Oristano era stata affidata nel dicembre 2005 alla società Intini costruzioni srl, la quale aveva affidato il subappalto per le parti prefabbricate alla società Rivoi di Monopolicati;
l'importo complessivo dei lavori per la realizzazione del complesso ammonta a circa 40 milioni di euro;
secondo notizie di stampa (La Nuova Sardegna, 15 aprile 2012) i lavori per la realizzazione del carcere di Oristano non sarebbero stati eseguiti secondo quanto prevedeva il progetto;
in base all'articolo giornalistico le irregolarità sarebbero numerose e preoccupanti;
ad accorgersi delle anomalie sarebbero stati gli operai delle ditte che si sono occupate della costruzione del carcere e gli imprenditori che in vario modo hanno contribuito alla realizzazione della nuova casa circondariale;
i problemi più rilevanti, che sarebbero insorti solo quando è stato portato avanti il secondo blocco dei lavori con il completamento del braccio maschile e la realizzazione del braccio femminile, riguardano le strutture murarie, sia interne che esterne;
vi sono forti dubbi sulle armature in ferro che si trovavano all'interno delle parti prefabbricate utilizzate per edificare i muri interni al carcere;
secondo quanto riportato dall'articolo de La Nuova Sardegna sarebbe stata usata una quantità di ferro nettamente inferiore; le maglie dell'armatura delle pareti, composta da reti elettrosaldate, avrebbero dovuto avere il diametro di un centimetro e una distanza di dieci centimetri per dieci;
sarebbe stata usata invece un'armatura molto meno fitta e con un diametro inferiore: si parla di una larghezza delle maglie di venti centimetri e di un diametro di appena sei millimetri;
sono arrivate segnalazioni preoccupanti anche per il muro di cinta, per il quale il diametro dei ferri della gabbia sarebbe stato di sei millimetri inferiore rispetto a quello previsto dal progetto;
se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa;
quali iniziative di competenza intendano intraprendere per verificare le eventuali irregolarità rappresentate in premessa;
quali iniziative si intendano assumere per consentire in tempi rapidi il completamento della struttura e il relativo trasferimento dei detenuti e del personale in una struttura più adeguata e vivibile.
(5-06632)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ADNKRONOS del 16 aprile 2012, una cittadina ucraina, Alina Diachuk, di 31 anni, si è suicidata in una stanza nel commissariato di Villa Opicina, una frazione di Trieste, dove vengono temporaneamente trattenute le persone straniere in attesa di essere accompagnate alla frontiera;
in base alla ricostruzione fornita dalla questura di Trieste, l'ucraina si sarebbe suicidata usando il cordino della felpa -:
quanto fosse grande la cella di sicurezza all'interno della quale la donna si è impiccata;
se la cella di sicurezza in questione godesse di illuminazione (in particolare di luce naturale) e aerazione adeguata; se la stessa fosse attrezzata con mezzi di appoggio (per esempio sedie fisse o panche) e se nella stessa vi fossero un materasso e coperte pulite;
se la persona morta suicida abbia potuto avere accesso ad un legale fin dalle fasi immediatamente successive all'arresto e quando il suo legale sia stato informato dell'arresto dalle forze dell'ordine;
se la donna avesse dei parenti e se questi siano stati informati dell'avvenuto arresto;
se non intenda avviare un programma urgente di potenziamento, ampliamento e ristrutturazione delle camere di sicurezza all'interno delle quali vengono trattenute le persone straniere prive del permesso di soggiorno in attesa di essere accompagnate alla frontiera.
(4-15753)
LO MORO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i sindacalisti UilPa e Sappe hanno nei giorni scorsi denunciato che il carcere di Rossano, in provincia di Cosenza, soffre della carenza di personale, sovraffollamento e di una conflittualità evidente tra l'attuale amministrazione e il personale in forza al carcere. Tanto che il 29 marzo 2012, un agente della polizia penitenziaria è salito sul tetto del carcere per protesta;
l'istituto di Rossano entra in funzione nell'aprile 2001 e la pianta organica del personale è rimasta invariata negli anni, nonostante il carcere abbia mutato funzioni ospitando anche detenuti accusati di terrorismo;
pochi giorni fa, inoltre, il carcere di Rossano è stato luogo di un tragico evento che ha visto il suicidio di un assistente capo, Mauro Cosentino, della polizia penitenziaria. L'assistente capo era effettivo a Cosenza ma distaccato da otto anni a Rossano. L'amministrazione ha revocato il distacco, imponendogli di rientrare a Cosenza; tra l'altro il ragazzo stava attraversando un momento particolare, per cui avrebbe preferito restare a Rossano, dove
prestava servizio in maniera eccellente. Lui ha tentato più volte di far recedere l'amministrazione dalla revoca del provvedimento, ma non c'è stato niente da fare: alla fine è andato al carcere di Rossano per raccogliere le sue cose, e lì ha messo in atto l'insano gesto;
«Il problema riguarda soprattutto la mancanza di risposte rispetto all'organizzazione dei lavoro del Corpo ed in Calabria si aggiungono dei problemi accessori - è quanto ha spiegato all'AgenParl, Gennarino De Fazio della Direzione Nazionale della UILPA Penitenziari -. Circa due anni fa, si è suicidato il Provveditore generale delle carceri calabresi Paolino Quattrone, con le stesse modalità del collega che si è tolto la vita qualche giorno fa. Da quella data la sede è rimasta vacante e i provveditori che si sono succeduti non hanno avuto il tempo di fare dei progetti a lungo termine. Ad oggi, abbiamo un Provveditore "part-time", perché ricopre lo stesso ruolo anche in Sardegna. Fatto è che il Dr. Gianfranco De Gesù in Calabria viene un paio di giorni a settimana, ma neanche tutte le settimane» -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se non ritenga necessario verificare le circostanze relative ai suicidio dell'assistente capo Mauro Cosentino;
se non ritenga di avviare delle verifiche al fine di adeguare la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria alle reali esigenze del carcere di Rossano, visto il sovraffollamento che tanti istituti si trovano a vivere;
se non ritenga opportuno procedere con urgenza alla nomina di un provveditore generale delle carceri calabresi che si occupi della Calabria a tempo pieno, viste le molte difficoltà che emergono dalle denunce dei sindacalisti e che diano la possibilità agli operatori penitenziari di avere un interlocutore istituzionale che non sia il direttore del carcere.
(4-15754)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa ANSA del 17 aprile 2012, un detenuto nel carcere di Palmi ha tentato di togliersi la vita due volte nel corso di poche ore cercando prima di darsi fuoco e poi, una volta portato nell'infermeria, ingerendo del liquido e dei farmaci;
la notizia è stata resa nota dal delegato regionale e consigliere nazionale dell'Ugl polizia penitenziaria, Walter Campagna il quale ha dichiarato quanto segue: «Quanto accaduto pone ancora una volta l'attenzione sulla gravissima carenza di personale esistente presso la Casa Circondariale di Palmi, dove la Polizia Penitenziaria per garantire il regolare servizio non fruisce del previsto riposo settimanale, ed è costretto, inoltre, ad effettuare circa cinquanta ore di straordinario al mese per sopperire alla carenza di organico» -:
quali misure di sorveglianza siano state disposte nei confronti dell'uomo dopo il duplice tentato suicidio;
quante siano le unità dell'équipe psico-pedagogica e se e come possano coprire o coprano le esigenze dei detenuti del carcere di Palmi;
quali siano le condizioni umane e sociali del carcere in questione e quali provvedimenti urgenti intenda adottare al fine di rendere le condizioni di detenzione delle persone ivi recluse conformi al dettato costituzionale e alle norme dell'ordinamento penitenziario;
se intenda aumentare l'organico degli agenti di polizia penitenziaria assegnati presso il predetto istituto di pena.
(4-15755)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BERGAMINI e GOTTARDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Genova è il maggiore porto italiano, e tra i maggiori traffici emerge quello dei container;
qui operano i maggiori armatori del mondo, che movimentano oltre 1,5 milioni di container. Tra i più importanti servizi che sono richiesti vi è quello della gestione dei container vuoti, che richiede ampi spazi di stoccaggio, officine e personale specializzato per la riparazione e manutenzione;
questi container vuoti poi devono essere inoltrati via ferrovia in tutti gli interporti nazionali, per essere successivamente riempiti di merce e quindi spediti in tutto il mondo;
tra le diverse società specializzate in trasporti di container c'è la Autamarocchi spa che serve i maggiori armatori ed impiega 830 dipendenti, operando su diversi terminal in Italia;
a Genova, Autamarocchi opera da oltre 20 anni sullo «Scalo pubblico di Genova Sampierdarena», di proprietà delle Ferrovie dello Stato italiane (Trenitalia) in base ad un contratto pluriennale con FS LOGISTICA;
senza il minimo preavviso, Autamarocchi si è vista negare l'accesso dei treni allo scalo pubblico. Trenitalia ha infatti tolto lo stesso dal «catalogo degli scali in esercizio», perché, secondo il programma attuale, i binari dovrebbero essere smantellati;
a quanto risulta, tutte queste aree dovrebbero essere trasferite da Rete ferroviaria italiana ad un altro operatore concorrente di Autamarocchi; tutto ciò a quanto consta agli interroganti senza una riga di preavviso e senza prevedere una valida alternativa, rischiando di far perdere decine di posti di lavoro;
Genova non può perdere l'unico scalo pubblico disponibile a queste attività. Con modestissimi lavori di raccordo (a detta degli esperti Rete ferroviaria italiana eseguibili nell'arco di due settimane), esiste la possibilità di mantenere operativi, per le spedizioni ferroviarie dei container dello scalo pubblico di Genova Sampierdarena, i binari IV e V, fermo restando la cessione delle aree a monte ad altro operatore;
c'è una ulteriore importante motivazione che richiede il mantenimento dei collegamenti ferroviari sullo scalo pubblico: le emergenze, ovvero le alternative che periodicamente interessano i raccordi portuali del terminal SECH (il più grande in Italia) e dell'armatore Messina, che in più occasioni utilizzano lo scalo di Sampierdarena per spedizioni o arrivi dei loro container -:
se il Ministro intenda adottare ogni iniziativa di competenza al fine di evitare un così grave danno potenziale agli operatori ed ai traffici del porto di Genova.
(5-06629)
Interrogazione a risposta scritta:
LOVELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la regione Piemonte e Trenitalia hanno recentemente comunicato l'intenzione di procedere alla soppressione di 12 linee ferroviarie sul territorio regionale e alla loro successiva sostituzione con collegamenti tramite autobus;
in particolare, dal piano di riorganizzazione del trasporto pubblico ferroviario piemontese risultano essere state interessate dalla conversione da rotaia a gomma le linee: Alba-Asti; Alba-Alessandria; Asti-Casale-Mortara; Cuneo-Mondovì; Cuneo-Saluzzo-Savigliano; Novi Ligure-Tortona;
Alessandria-Ovada; Casale-Vercelli; Santhià-Arona; Pinerolo-Torre Pellice; Chivasso-Asti; Ceva-Ormea;
alla base della decisione regionale vi sarebbe la non remuneratività degli attuali collegamenti ferroviari, dalla cui soppressione deriverebbe un risparmio stimato in 15 milioni di euro, il cui successivo riutilizzo non parrebbe essere vincolato all'impiego nel settore del trasporto ferroviario locale;
in particolare per quanto riguarda le linee gravitanti sulla provincia di Alessandria si rileva che la prevista soppressione della Novi-Tortona e della Alessandria-Ovada vanno ad incidere su collegamenti fra alcuni dei centri più importanti della provincia in contraddizione con progetti di sviluppo ferroviario che caso della Novi-Tortona prevedono il raddoppio dei binari in relazione al progetto per il terzo valico dei Giovi;
dai previsti tagli ai collegamenti deriverebbe, inoltre, particolare disagio per la linea «Asti-Casale-Mortara», la quale parrebbe destinata da un abbandono definitivo non solo da parte dei treni di Trenitalia, ma anche da parte del gestore della rete, RFI, che presumibilmente procederà alla sua completa disabilitazione, sgravandosi così dei costi di gestione;
la decisione annunciata dalla regione Piemonte e da Trenitalia, senza preavviso e senza una preventiva consultazione con gli utenti che utilizzano quotidianamente il servizio, potrebbe provocare una serie di disagi per quanto concerne l'aumento dei tempi di percorrenza nel passaggio da rotaia a gomma ed in relazione alla capienza dei mezzi sostitutivi. Gli autobus hanno infatti una capienza massima di 50 posti ed in caso di situazioni di affollamento, potrebbe quindi non essere garantito il diritto degli utenti a viaggiare sul mezzo, pur avendo pagato il biglietto;
la conversione delle 12 linee piemontesi «minori» da rotaia a gomma comporterà inoltre conseguenze negative in merito all'emissione di gas inquinanti connaturati al trasporto su mezzi a motore. Fattispecie questa nettamente in contrasto con gli obiettivi definiti a livello europeo con l'adozione nel 1998 del «Pacchetto clima-energia 20-20-20» volto conseguire gli obiettivi entro il 2020 di ridurre del 20 per cento le emissioni di gas a effetto serra, di portare al 20 per cento il risparmio energetico e di aumentare al 20 per cento il consumo di fonti rinnovabili e a quanto disposto dal Protocollo internazionale di Kyoto, a cui anche l'Italia ha aderito -:
se, anche in qualità di azionista di Ferrovie dello Stato italiano, sia a conoscenza della decisione finalizzata alla sostituzione delle 12 linee ferroviarie di cui in premessa con collegamenti tramite autobus;
se non ritenga che il provvedimento sia antitetico agli indirizzi in materia di tutela ambientale imposti a livello comunitario ed internazionale.
(4-15762)
...
INTERNO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CAVALLOTTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è notizia riportata anche sulla stampa locale (Però di Torino, magazine del capoluogo piemontese) quella dell'aggressione ad un gruppo di giovani militanti della Lega venerdì 13 aprile 2012 di fronte alla palazzina Einaudi di giurisprudenza a Torino;
i giovani militanti leghisti erano intenti a distribuire volantini, appendendo uno striscione al di fuori dell'università, quando gli autonomi gli hanno gridato in faccia e mandati via in malomodo, creando momenti di forte tensione;
a Torino ed in Piemonte il problema degli squatter e dei sociali è diventato una vera e propria emergenza;
è impensabile che brave persone che credono in qualcosa debbano veder leso il loro diritto di espressione con aggressioni violente -:
se il Ministro sia a conoscenza dell'episodio esposto in premessa;
se convenga che il fenomeno sia in allarmante crescita e quali urgenti iniziative intenda adottare per arginarlo.
(5-06620)
FONTANELLI, GATTI, REALACCI, LETTA e FIANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2012, presso la sede del Partito Democratico di Pisa, sito in via Fratti 9, degli ignoti hanno compiuto uno sconcertante e grave atto vandalico, tentando lo sfondamento, probabilmente con una mazza, del vetro blindato della porta d'ingresso dell'edificio e vergando sulla parete di fianco una appariscente scritta «NO TAV»;
il fatto descritto evidenzia come alcune frange violente cerchino di legittimare le loro azioni nascondendosi dietro e all'interno di legittimi movimenti di dissenso e contestazione come nel caso della TAV, con il chiaro obiettivo di incentivare tensioni e conflitti sociali. Fenomeno evidenziato anche nelle recenti audizioni in I Commissione dei massimi responsabili delle forze dell'ordine. È evidente come sia necessario mantenere alto il livello di attenzione verso queste azioni e di garantire un quadro di misure di vigilanza adeguato, allo scopo di prevenire il ripetersi di episodi simili, se non più pericolosi -:
se sia a conoscenza dell'episodio riportato in premessa e, in un periodo caratterizzato dall'inasprirsi del malessere sociale, quali iniziative intenda adottare per rafforzare la tutela dei luoghi rappresentativi della democrazia.
(5-06635)
RECCHIA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Norma (Latina) è stato condannato, con lodo arbitrale esecutivo, a corrispondere euro 1.122.593,93 all'impresa esecutrice dei lavori per la costruzione della rete fognante e dell'impianto di depurazione del capoluogo;
il consiglio comunale dell'ente, costituendo, quella somma, un vero e proprio debito fuori bilancio, ne ha, con deliberazione n. 39 del 30 settembre 2010, riconosciuto, ai sensi dell'articolo 194 Tuel, la legittimità e disposto il ripiano con i proventi dell'alienazione del «Centro Ippico e Campo Sportivo» di via Colle Catilina;
la citata deliberazione è però rimasta, a tutt'oggi, praticamente ineseguita, poiché, alla formale manifestazione di intenti con essa operata, non è mai seguito, come si sarebbe dovuto fare, l'avvio della procedura per l'alienazione di quei beni né di altra azione volta ad un diverso reperimento delle occorrenti risorse finanziarie;
il disequilibrio del bilancio, che consegue al riconoscimento di un debito, si ripristina solo con la conclusione della procedura individuata poiché l'obbligazione, che ne scaturisce, si estingue esclusivamente onorandola, con l'effettivo pagamento di ciò che è dovuto;
in definitiva, non si ottempera al dettato normativo, limitandosi a riconoscere la legittimità e l'esistenza di un debito fuori bilancio ma solo quando, a questa fase, pure importante, segua quella, essenziale, del relativo ripiano, che coincide con la puntuale e completa soddisfazione del creditore;
in tal modo soltanto può, oltretutto, scongiurarsi il rischio di una sicura soccombenza ad ulteriori controversie, che la controparte è comunque legittimata a promuovere per il recupero di quanto di sua spettanza, unitamente agli interessi legali e alla rivalutazione monetaria;
la situazione, nonostante il lungo tempo trascorso, è quella di prima, con la conseguenza che gli equilibri generali di bilancio non permanevano allora e non permangono oggi; al contrario di quanto attestato nelle deliberazioni consiliari adottate, successivamente al 30 settembre 2010, entro il 30 novembre 2010 (n. 46/2010), per la variazione di assestamento generale del bilancio, entro il 30 settembre 2011 (n. 21/2011), per la verifica degli equilibri del bilancio 2011, entro il 30 novembre 2011, per la variazione di assestamento generale del bilancio, nonché in sede di approvazione del rendiconto della gestione 2010. E meno che mai sussistevano al momento dell'approvazione dello stesso bilancio di previsione 2011. E ciò con l'evidente inosservanza dei principi di veridicità e pareggio finanziario, imprescindibili per espressa disposizioni di legge (articoli 151 e 162 Tuel);
si è in presenza ad avviso dell'interrogante, come emerge da quanto sin qui rappresentato, di una mancata adozione da parte dell'ente locale dei provvedimenti di riequilibrio con la conseguente applicabilità, ai sensi dell'articolo 193, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000, delle procedure di cui all'articolo 141 della stessa disposizione comportanti lo scioglimento del consiglio comunale -:
se il Ministro interrogato non ritenga di avviare, sollecitamente, le opportune verifiche presso l'amministrazione comunale di Norma (Latina) di promuovere, all'esito ove ne ricorrano i presupposti, le procedure di cui all'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000.
(5-06641)
GINEFRA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122 - «Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa» -, convertito con modificazioni in legge 25 giugno 1993, n. 205, comunemente detto «legge Mancino» condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici;
la «legge Mancino» è il principale strumento legislativo che l'ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d'odio;
l'articolo 4, in particolare, punisce con la reclusione da sei mesi a due anni e con una multa «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche. Se il fatto riguarda idee o metodi razzisti, la pena è della reclusione da uno a tre anni e della multa da uno a due milioni»;
la «legge Mancino» si colloca all'interno di un complessivo quadro normativo volto a sanzionare le condotte riconducibili al fascismo e al razzismo; le principali fonti normative al riguardo sono le seguenti:
a) la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica italiana, al primo comma, stabilisce che «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista»;
b) in attuazione della predetta disposizione, la legge 20 giugno 1952, n. 645, all'articolo 1, precisa che si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista:
1) esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica;
2) o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione;
3) o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza;
4) o svolgendo propaganda razzista;
5) ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito;
6) o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista;
c) la convenzione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, aperta alla firma a New York il 7 marzo 1966 che è stata recepita dall'ordinamento italiano con la legge 13 ottobre 1975, n. 654;
tale convenzione, dichiara nel suo preambolo, fra l'altro, che «gli stati parti della presente convenzione [sono] convinti che qualsiasi dottrina di superiorità fondata sulla distinzione tra le razze è falsa scientificamente, condannabile moralmente ed ingiusta e pericolosa socialmente, e che nulla potrebbe giustificare la discriminazione razziale, né in teoria né in pratica, [e che gli stati stessi sono] risoluti ad adottare tutte le misure necessarie alla rapida eliminazione di ogni forma e di ogni manifestazione di discriminazione razziali nonché a prevenire ed a combattere le dottrine e le pratiche razziali»;
in conseguenza, la medesima convenzione, all'articolo 4, stabilisce che «gli Stati contraenti condannano ogni propaganda ed ogni organizzazione che s'ispiri a concetti ed a teorie basate sulla superiorità di una razza o di un gruppo di individui di un certo colore o di una certa origine etnica, o che pretendano di giustificare o di incoraggiare ogni forma di odio e di discriminazione razziale»;
il 6 e 7 maggio 2012 la città murgiana Santeramo in Colle (Bari) sarà impegnata nella tornata elettorale per il rinnovo del proprio consiglio comunale;
tra le liste presentate risultata anche una denominata «Fascismo e libertà» che vede come simbolo il «Fascio littorio»; tale lista sostiene il candidato Giuseppe Lassandro;
inizialmente accanto al fascio littorio compariva la scritta «Fascismo e Libertà». L'ufficio elettorale provinciale ha però intimato di modificare il marchio, rimuovendo la scritta «Fascismo e libertà»;
il presentatore della lista ha così sostituito la precedente dicitura che accompagnava il fascio littorio con l'acronimo «Mfl» (movimento fascismo e libertà) -:
di quali elementi disponga in relazione alla incresciosa vicenda e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, alla luce della normativa vigente.
(5-06642)
Interrogazioni a risposta scritta:
MONTAGNOLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 5 dell'articolo 5 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito nella legge n. 78 convertito nella legge n. 122 del 2010, afferma come: «Ferme le incompatibilità previste dalla normativa vigente, nei confronti dei titolari di cariche elettive, lo svolgimento di qualsiasi incarico conferito dalle pubbliche amministrazioni di cui al comma 3 dell'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009 n. 196, inclusa la partecipazione ad organi collegiali di qualsiasi tipo, può dar luogo esclusivamente al rimborso delle spese sostenute; eventuali gettoni di presenza non possono superare l'importo di 30 euro o seduta»;
il comune di Gussago, con nota protocollo n. 33320 del 16 novembre 2011, ha formulato alla Corte dei conti, sezione regionale di controllo per la Lombardia, una richiesta di parere relativa all'interpretazione del citato comma 5, articolo 5, chiedendo, nello specifico, se la disposizione si applichi anche al caso in cui un consigliere comunale viene nominato, successivamente, revisore in un altro comune della medesima provincia e se la disposizione, viceversa, si applichi anche al caso inverso, ovvero quando un revisore di un comune venga successivamente eletto consigliere comunale in un altro comune della stessa provincia;
la Sezione regionale della Corte dei conti di controllo per la Lombardia, nell'adunanza del 6 dicembre 2011, n. 666 del 2011, ha stabilito come il citato articolo 5, comma 5, e il comma 2 dell'articolo 6 e concernente il valore del gettone di presenza da parte dei consiglieri comunali a consigli e commissioni, attribuisca al destinatario sostanzialmente il medesimo trattamento economico e consistente esclusivamente nel diritto al rimborso delle spese sostenute e alla corresponsione, ove prevista, di 30 euro a titolo di gettone di presenza per seduta giornaliera;
la citata sentenza della Corte dei conti richiama la delibera della sentenza n. 155 del 2011 senza discostarsi da questa e parifica altresì le due fattispecie, oggetto della richiesta del comune di Gussago;
la normativa vigente e il parere della Corte dei conti stanno provocando dei gravi effetti sugli enti locali, limitando notevolmente la possibilità per gli amministratori locali per la partecipazione attiva di questi alla vita politica del proprio comune, principale riferimento della pubblica amministrazione per i cittadini -:
se non ritenga opportuno, in ragione della assoluta importanza della partecipazione alla vita politica dei membri dei consigli comunali e dell'interpretazione estremamente restrittiva della Corte dei conti, fornire gli opportuni chiarimenti sulla vicenda ed adottare altresì le opportune iniziative per fornire una interpretazione della norma.
(4-15739)
GIRLANDA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la recente ondata di sdegno popolare relativa alle vicende che hanno visto protagonisti i tesorieri di alcuni importanti partiti politici ha avviato una riflessione e un dibattito politico e mediatico sui rimborsi elettorali ai partiti;
da questo dibattito sono emerse criticità relative alla gestione dei fondi pubblici da parte dei partiti, attualmente non soggetti al controllo obbligatorio della Corte dei Conti o di società private di revisione o alla pubblicazione dei propri bilanci;
è necessario che i cittadini sappiano come vengono utilizzati i fondi derivanti dai contributi elettorali da parte dei partiti, trattandosi di fondi pubblici, al fine di evitare il ripetersi di situazioni incresciose e di garantire l'operato e la trasparenza dei partiti e di coloro che ne sono espressione nelle istituzioni;
anche le organizzazioni sindacali percepiscono contributi pubblici, pur non essendo anch'esse obbligate alla pubblicazione di bilanci o al controllo della Corte dei Conti, come documentato anche dai saggi di importanti scrittori e giornalisti, che hanno definito tali organizzazioni al pari di una vera e propria «casta» -:
se i Ministri interrogati intendano assumere iniziative normative volte a garantire la pubblicità dei contributi e finanziamenti pubblici destinati alle organizzazioni sindacali.
(4-15749)
DI PIETRO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il comune di Bojano (Campobasso) è in anticipazione di cassa da più di un anno e mezzo; risulta siano stati eliminati circa 800.000 euro di residui attivi dal conto consuntivo 2010, quale saldo tra le eliminazioni dei residui attivi e residui passivi;
risulta all'interrogante che il capogruppo del gruppo consiliare «Insieme per Bojano Democratica» ha più volte, da dicembre 2011 a febbraio 2012, chiesto di poter conoscere l'elenco analitico dei residui eliminati, i motivi specifici dell'eliminazione e la titolarità degli stessi;
il responsabile del settore II (finanze-bilancio-tributo-personale) della città di
Bojano, con nota protocollo 3627 del 7 aprile 2012, ha riferito che:
«la eliminazione dei residui di dubbia esigibilità dal rendiconto 2010 è stata effettuata in sede di riaccertamento dei residui per motivi prudenziali al fine di non pregiudicare il risultato di amministrazione»;
«tuttavia, la predetta eliminazione non equivale a cancellazione definitiva ovvero rinuncia al credito ma è stata eseguita solo per finalità amministrativa di semplificazione del conto»;
«i crediti di cui sopra, come previsto dalla norma, vengono iscritti in un elenco separato e nel rendiconto del patrimonio tra i crediti di dubbia e difficile esazione, come segnalato dal revisore dei conti»;
«le procedure tendenti al recupero delle somme corrispondenti sono in corso e la cancellazione definitiva dei predetti residui potrà avvenire solo al termine di esse»;
le richieste inoltrate non sono state in alcun modo soddisfatte, considerato che non si è rilevata traccia dell'iscrizione dei residui eliminati tra i crediti «di dubbia e difficile esazione» nel rendiconto del patrimonio, con la conseguenza che i medesimi crediti sono stati stralciati definitivamente dal conto di bilancio, contrariamente a quanto sostenuto dal responsabile del servizio finanziario e senza che l'organo di revisione contabile abbia eccepito alcunché anche in ordine alla necessità dell'istituzione in bilancio del fondo di svalutazione crediti;
a tutt'oggi le richieste inoltrate risultano ancora inevase e, in particolare, non si è avuto modo di conoscere i soggetti verso i quali il comune di Bojano vanti i suddetti crediti di presunta dubbia esigibilità, la natura dei crediti (I.C.I, canoni, idrici, tributi, e altro), le motivazioni della presunta dubbia inesigibilità specificata per ogni soggetto debitore e per anno di competenza (sentenze avverse, non solvibilità del debitore e altro), gli interventi operati dal Comune di Bojano finalizzati al recupero di tali somme e atti a impedirne la prescrizione del debito;
risulta, inoltre, all'interrogante che l'opposizione consiliare ha più volte richiesto, ma senza esito favorevole, di conoscere l'elenco di tutte le partite «vincolate ovvero con destinazione specifica» per comprendere se, prima di ricorrere all'anticipazione di cassa ex articolo 222 del TUEL 267 del 2000, il comune abbia utilizzato le giacenze vincolate e fino a quale limite;
risulta, infine, all'interrogante che l'opposizione consiliare, nel timore della presenza di un grave squilibrio della gestione economico-finanziaria, abbia inoltrato diversi esposti e segnalazioni all'autorità di controllo (prefettura di Campobasso e dipartimento della ragioneria generale dello Stato) e all'autorità giudiziaria (sezione regionale di controllo e procura regionale della Corte dei Conti oltre che alla procura della Repubblica presso il tribunale di Campobasso) -:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali iniziative abbiano assunto la ragioneria dello Stato e la prefettura a fronte delle segnalazioni fatte dall'opposizione consiliare del comune di Bojano.
(4-15759)
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ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta orale:
BURTONE, MARINI e CUOMO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in base a quali arbitrari criteri culturali, come denunciato dal Centro di documentazione della poesia del Sud, da Paolo Saggese nel volume Crescita zero (p. 25), dal Corriere della sera in un articolo di Paolo Di Stefano, in data 21 marzo 2012, da la Repubblica, in una corrispondenza di Giandonato Giordano, siano stati esclusi dal Ministero, con il decreto ministeriale n. 211 del 2010, in attuazione del
decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, nella indicazione degli autori di letteratura italiana del XX secolo da studiare nei licei, tutti i poeti, gli scrittori e i narratori dell'Italia meridionale, il cui fondamentale contributo alla storia letteraria dell'Italia resta criticamente e universalmente riconosciuto posto che, malgrado ambigue smentite la direttiva del Ministero ha già orientato alcuni testi scolastici in adozione, determinando una inaccettabile damnatio memoriae della letteratura meridionale -:
se il Ministero non ritenga necessario ed urgente correggere la direttiva precedentemente emanata per ricomporre quella unitarietà culturale dell'Italia che è eredità comune della nostra storia letteraria e civile.
(3-02216)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, BOCCIARDO, GIRO, CROLLA, CARFAGNA, BARANI e CICCIOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la valutazione dei partecipanti ai concorsi universitari per ricercatori avviene attraverso parametri misurabili di merito, come il numero delle pubblicazioni del candidato;
a dicembre 2011, l'università del Piemonte Orientale ha aperto un bando da ricercatore in economia politica che prevedeva espressamente, tra i criteri di valutazione, il numero delle pubblicazioni;
tra i 13 candidati, 12 potevano vantare numerose pubblicazioni, mentre una poteva esibire solo collaborazioni in capitoli di libri scritti con il suo professore di riferimento. Salvatore Rizzello;
il professor Rizzello era anche il presidente della commissione;
la candidata senza pubblicazioni ha vinto il concorso;
spinto da una formidabile mobilitazione di protesta partita attraverso la rete internet, il rettore Paolo Garbarino ha rinviato gli atti per irregolarità, annullando il concorso;
il professor Rizzello, presidente dimissionario della commissione, viene promosso a capo del dipartimento;
pochi giorni dopo, all'università dell'Insubria il posto da ricercatore in politica economica viene assegnato al candidato che presenta «zero titoli»;
è palese come concorsi «truccati» facciano perdere la fiducia nel sistema di meritocrazia universitaria e demotivino le giovani menti brillanti, ma senza l'appoggio di «baroni universitari» a parteciparvi e li spingano, anzi, magari a spostarsi all'estero, verso Paesi maggiormente meritocratici -:
se il Governo abbia intenzione di promuovere una normativa molto stringente sui criteri di valutazione nei concorsi da ricercatore;
se il Governo abbia intenzione di assumere iniziative normative per l'inasprimento del sistema sanzionatorio per i professori colpevoli di truccare concorsi universitari, sì da favorire loro protetti e far vincere loro concorsi immeritatamente.
(5-06633)
Interrogazioni a risposta scritta:
MANCUSO, DE LUCA, GIRLANDA, BOCCIARDO, GIRO, CICCIOLI, CARFAGNA, CROLLA e BARANI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
gli insegnanti svolgono un ruolo di delicatezza e importanza unica;
questo è ancor più vero nel caso degli insegnanti di sostegno;
nella scuola secondaria di secondo grado vi sono quattro tipologie di inquadramento per gli insegnanti di sostegno:
a) AD01: area scientifica;
b) AD02: area umanistica;
c) AD03: area tecnica-professionale-artistica;
d) AD04: area psico motoria;
questa suddivisione non esiste negli altri ordini di scuola;
questa situazione porta a paradossali situazioni di disallineamento;
insegnanti, associazioni sindacali e rappresentanti degli studenti diversamente abili hanno raccolto centinaia di firme per chiedere di risolvere la questione -:
se il Governo intenda assumere iniziative per allineare le classificazioni degli insegnanti di sostegno nei vari ordini e gradi scolastici.
(4-15748)
TOCCI e GHIZZONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
i consorzi universitari di ricerca tematica hanno recentemente indirizzato al Ministro interrogato un appello, inteso a porre in luce il loro rilevante ruolo nell'ambito del sistema universitario nel suo complesso e delle sue connessioni con le reti di ricerca scientifica nazionali e internazionali per le filiere di loro pertinenza;
nel documento si sottolinea, tra l'altro, che la funzione dei consorzi riconosciuti dal Ministero e spontaneamente partecipi in larga misura del processo di valutazione dell'ANVUR, si sostanzia nella selezione di qualificate attività di ricerca interuniversitarie con preminenti caratteri di interdisciplinarietà, mettendo a frutto un'organizzazione a rete per specifiche tematiche, in modo tale da valorizzare al meglio le diverse competenze di un sistema interconnesso;
l'accentramento delle funzioni amministrative e gestionali, che in tal modo si attua, consente, di contenere al massimo i costi delle attività di ricerca di filiera e di realizzare un efficiente utilizzo delle risorse disponibili, incidendo assai poco sull'onerosità delle iniziative intraprese;
i consorzi, secondo l'appello, si sono dimostrati in grado di stabilire, con l'agilità e snellezza che caratterizzano la loro organizzazione e i loro processi decisionali, proficui rapporti di collaborazione scientifica con enti di ricerca, enti locali e aziende, e di esaltare in tal modo la capacità di integrazione delle culture e delle esperienze con risultati sinergici e ricadute in grado di arricchire tutti i partecipi di queste esperienze;
l'impegno comune permette, infatti, l'acquisizione di strumentazioni ed infrastrutture la cui utilizzazione è posta a disposizione dell'intera comunità scientifica nazionale;
l'azione di coordinamento delle attività dagli stessi esercitata può aumentare, inoltre, la possibilità per il sistema universitario di acquisire progetti impegnativi e di ampio spessore, caratteristica tipica di quelli europei, che richiedono il coinvolgimento di una pluralità di strutture ed un'ampia platea di ricercatori attivi;
queste qualità, a giudizio dei promotori del documento, incentivano l'internazionalizzazione delle reti di ricerca di cui sono espressione i consorzi e favoriscono iniziative di diffusione della ricerca scientifica;
le potenzialità, le azioni poste in essere, i positivi risultati conseguiti, in primo luogo nell'accesso ai fondi europei del settimo, e dei precedenti, programmi quadro, non sembrano tuttavia aver trovato finora sufficiente attenzione e riscontro a livello ministeriale;
la progressiva riduzione del finanziamento ad essi destinato, nell'ambito della ripartizione del fondo di funzionamento ordinario, che per l'anno in corso assume proporzioni mortificanti per i destinatari,
e rende insostenibili le attività programmate e la loro stessa sopravvivenza, testimonia una insufficiente percezione e considerazione della loro utilità nel contesto dell'apparato scientifico del Paese;
un simile giudizio contrasterebbe tuttavia, in modo stridente, con tutte le iniziative giuridiche, politiche e amministrative protese da tempo a promuovere, favorire e privilegiare tutte le occasioni di aggregazioni sinergiche di strutture, con finalità comuni, in tutti i settori della vita pubblica, ma tanto più importanti ed essenziali per la ricerca scientifica e tecnologica;
correttamente, del resto, un simile indirizzo è espresso nello schema di decreto di ripartizione del fondo di funzionamento per gli attuali consorzi di servizio per i quali si auspica e si incentiva un processo di fusione e aggregazione all'esito del quale è riservato un considerevole ammontare dell'intero stanziamento destinato ai consorzi universitari;
un'analoga attenzione propositiva e di indirizzo non si manifesta, invece, per i consorzi di ricerca che dovrebbero, ad avviso degli interroganti, essere anch'essi riconsiderati, per le ragioni di cui si è detto, nell'ambito del complessivo ridisegno del sistema accademico e di ricerca reso necessario dalle esigenze di crescita del Paese e dalla progettualità europea, alla quale è, continuamente e opportunamente, rivolta l'attenzione del Ministero -:
quali siano gli orientamenti del Ministro in merito a quanto rappresentato e quali iniziative intenda assumere anche in seguito all'ascolto ed al confronto con gli autori dell'appello rivoltogli, per condividere una strategia su un tema di preminente interesse per i consorzi, le università che ne fanno parte e per la vasta platea di ricercatori, per lo più giovani, che vi operano con impegno e responsabilità;
se non ritenga necessario, come reputano gli interroganti, assumere iniziative per una riforma organica dei consorzi universitari che ne disciplini modalità e requisiti per l'istituzione, ne preveda la valutazione dei risultati e le forme di finanziamento da convogliare nell'alveo dei fondi per la ricerca scientifica piuttosto che in quello delle università;
quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione all'attuale prospettiva di progressivo venir meno di qualsiasi possibilità di proiezione e programmazione futura dell'attività dei consorzi, che costituisce comunque una dannosa dispersione di risorse e di potenzialità di ricerca che, opportunamente giudicate, potrebbero, ben più utilmente, essere ricondotte in un più ampio e proficuo disegno programmatico e sinergico.
(4-15758)
...
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PELINO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
per far fronte al processo di privatizzazione di enti previdenziali inizialmente pubblici è stato emanato il decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 e, successivamente, il decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, per avviare la dismissione del patrimonio immobiliare equa, corretta e conforme a legge per la proprietà e per gli inquilini;
attraverso questo patrimonio immobiliare gli enti in questione compivano forme di tutela sociale delle fasce di popolazione meno abbienti e deboli (pensionati, disabili, sfrattati, single, ultrasessantacinquenni, lavoratori dipendenti spesso monoreddito e altri) che non possono certamente sostenere affitti a prezzi di mercato;
le norme sopracitate non riescono però a risanare i bilanci disastrati degli enti e allora ecco è stato che approvato il comma 38 dell'articolo 1 della legge n. 243 del 2004;
la legge 23 agosto 2004, n. 243, recante «Norme in materia pensionistica e deleghe al Governo nel settore della previdenza pubblica, per il sostegno alla previdenza complementare e all'occupazione stabile e per il riordino degli enti di previdenza ed assistenza obbligatoria», prevede all'articolo 1, comma 38, che «L'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 16 febbraio 1996, n. 104, si interpreta nel senso che la disciplina afferente alla gestione dei beni, alle forme del trasferimento della proprietà degli stessi e alle forme di realizzazione di nuovi investimenti immobiliari contenuta nel medesimo decreto legislativo, non si applica agli enti privatizzati ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, ancorché la trasformazione in persona giuridica di diritto privato sia intervenuta successivamente alla data di entrata in vigore del medesimo decreto legislativo n. 104 del 1996»;
il risultato di questo provvedimento è stato permettere agli enti interessati di procedere a un'operazione di dismissione del proprio patrimonio immobiliare a prezzo di mercato, con valori correnti sfavorevoli e non più riferiti al 2001, e a rinnovi dei contratti di locazione con aumenti dei canoni fino al 100 per cento (e non inferiori a quelli di mercato), con conseguenti rischi di sfratto per tutti gli inquilini non disposti ad accettare a causa degli alti prezzi e con forte disagio economico e abitativo delle famiglie coinvolte da tali indiscriminati aumenti;
sono evidenti le disparità di trattamento verificatesi tra gli inquilini degli enti che hanno correttamente rispettato i tempi e gli obblighi statuiti dal decreto legislativo n. 104 del 1996 e quelli appartenenti agli enti che, invece, si sono successivamente privatizzati e sono riusciti, in maniera retroattiva, a sganciarsi da questa disciplina grazie al comma 38 dell'articolo 1 della legge n. 243 del 2004;
per risolvere la questione, è stata presentata anche una proposta di legge che prevede l'abrogazione del citato comma 38 e che è assegnata alla Commissione XI lavoro della Camera -:
se sia a conoscenza della situazione descritta in premessa, e quali eventuali iniziative intenda assumere per evitare ingiuste discriminazioni, contrarie al diritto di eguaglianza e di parità costituzionale, e gravi ripercussioni economiche sulle famiglie conduttrici, in balìa di indiscriminate azioni in pejus, rispetto a pari o a pregresse situazioni contrattuali, senza alcuna tutela, senza alcuna riforma delle politiche abitative, senza una moratoria che interrompa simili abusi connessi all'aumento degli affitti e a dismissioni insostenibili degli alloggi degli enti privatizzati e dei fondi, garantendo forme e condizioni adeguate di vendita e di mutuo, a tutela delle famiglie italiane, gravate da spese insostenibili e colpite dal forte disagio abitativo.
(5-06622)
MARCHIONI, ROSATO, GAROFANI, PIERDOMENICO MARTINO e TULLO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 167 del 2011, in applicazione della delega conferita dall'articolo 1, comma 30, della legge n. 247 del 2007 e successive modificazioni, ha riformato la disciplina del contratto di apprendistato privilegiandone i contenuti formativi che si acquistano attraverso tre diversi percorsi in funzione delle finalità da raggiungere: apprendistato per la qualifica e il diploma professionale; apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; apprendistato di alta formazione e ricerca;
il contratto di apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere (articolo 4) è possibile in tutti i settori di attività pubblici e privati per i giovani compresi tra i diciotto e i ventinove anni e la sua durata, concordata in sede di contrattazione collettiva nazionale, va modulata sia in ragione dell'età che della qualifica da conseguire (per le aziende non artigiane non potrà superare i tre anni); il
contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca (articolo 5) è possibile in tutti i settori produttivi pubblici e privati per i giovani di età compresa tra i diciotto ed i ventinove anni ed è finalizzato al conseguimento di un diploma di istruzione secondaria superiore, di titoli di studio universitari o di alta formazione, compresi i dottorati di ricerca o la specializzazione tecnica superiore;
l'unico contratto che prevede l'assunzione di minorenni (dopo i quindici anni di età) è quello per la qualifica e il diploma professionale (articolo 3) la cui durata è stabilita in considerazione della qualifica e del diploma da conseguire: non dà tuttavia la possibilità ai datori di lavoro, che svolgono la propria attività in cicli stagionali, di assumere i giovani compresi nella fascia di età tra i 15 e i 17 anni (ciò che è invece previsto per i giovani che hanno raggiunto la maggiore età, per l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, regolamentato dall'articolo 4);
tale impedimento, produrrà effetti negativi sia per gli imprenditori turistici la cui attività è soprattutto stagionale, sia per le famiglie (non tutte benestanti), sia per i giovani, per i quali non va trascurato il benefico effetto educativo, di una esperienza di lavoro sia pur di breve durata come quella stagionale, nelle vacanze estive;
si tratta di un fenomeno non trascurabile anche dal punto di vista quantitativo: nella sola provincia di Rimini, i giovani avviati al lavoro con contratto di apprendistato nell'anno 2011 sono stati ben 9.362 (un quarto di quelli avviati nell'intera regione), di cui 6.561 durante il periodo estivo;
l'articolo 7, comma 7, del citato decreto legislativo n. 167 del 2011 ha introdotto un regime transitorio di sei mesi entro il quale per le regioni e i settori dove la nuova disciplina non sia immediatamente operativa trovano applicazione le regolazioni vigenti. Il termine di sei mesi scade il 25 aprile 2012;
affinché la norma possa trovare piena applicazione, occorre comunque che le regioni regolamentino la formazione degli apprendisti per la parte specifica di loro competenza, e le regioni stesse sono in forte ritardo sulla tale regolamentazione specifica -:
quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per affrontare le problematiche esposte in premessa; in particolare se ritenga di valutare a questo fine l'opportunità di promuovere una modifica normativa, e nel frattempo, se ritenga di assumere iniziative per prorogare ulteriormente il periodo transitorio, in modo da consentire ai giovani che intendono trovare un lavoro già nelle prossime settimane per la stagione estiva 2012 di farlo con contratti che li tutelino.
(5-06627)
PIZZOLANTE e CAZZOLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 7, comma 7, del decreto legislativo n. 167 del 2011, testo unico dell'apprendistato recita testualmente: «Per le Regioni e i settori ove la disciplina di cui al presente decreto non sia immediatamente operativa, trovano applicazione, in via transitoria e non oltre sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, le regolazioni vigenti. In assenza della offerta formativa pubblica di cui all'articolo 4, comma 3, trovano immediata applicazione le regolazioni contrattuali vigenti»;
la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, nella seduta del 15 marzo 2012, ha dato attuazione all'apprendistato per la qualifica e il diploma professionale previsto dal decreto in questione, attraverso la regolamentazione dei profili formativi;
affinché la norma possa trovare piena applicazione, occorre comunque che le regioni regolamentino la formazione degli apprendisti per la parte specifica di loro competenza;
le regioni stesse sono in forte ritardo sulla tale regolamentazione specifica -:
tenuto conto che detto regime transitorio scadrà il 24 aprile 2012, se si intenda valutare con urgenza la necessità di promuovere una proroga dello stesso regime transitorio di altri sei mesi, onde dare ai giovani la possibilità di continuare ad instaurare rapporti di lavoro con contratto di apprendistato.
(5-06628)
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
CENNI e TRAPPOLINO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Osservatorio per l'imprenditorialità giovanile in agricoltura (Oiga) è stato istituito dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla base dell'articolo 8 della legge n. 441 del 15 dicembre 1998;
l'Osservatorio rappresenta la prima sede istituzionale di concertazione, confronto, verifica e proposta su tutte le problematiche che incontrano i giovani che vogliono iniziare o che già esercitano un'attività agricola a titolo principale;
l'Oiga è un organismo tecnico-politico, e come tale è composto da esperti designati dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali (Mipaaf) e dalle regioni, da rappresentanti degli ordini e dei collegi professionali di tecnici agricoli, alimentari e forestali e delle organizzazioni agricole giovanili rappresentative a livello nazionale. Per queste finalità l'Oiga:
a) promuove interventi finalizzati al ricambio generazionale in agricoltura;
b) promuove attività formative finalizzate alla creazione di imprese agricole da parte dei giovani tra i 18 e i 40 anni;
c) promuove campagne di informazione con l'obiettivo di diffondere temi a carattere agricolo e rurale nel dibattito culturale del paese, di valorizzare la cultura agricola e soprattutto di accrescere l'interesse dei giovani verso il settore primario;
d) effettua il monitoraggio e analizza le politiche e le azioni attuate in materia dallo Stato, dalle Regioni e dall'Unione europea, formulando proposte e indirizzi;
e) elabora applicazioni e statistiche conoscitive per aree e per settori;
i dati resi noti da Inea (Istituto nazionale di economia agraria) sulla presenza dei giovani in agricoltura testimoniano l'Italia registra a livello europeo una delle più basse presenze di giovani titolari di impresa nel settore. Sempre secondo tale rapporto, i giovani sotto i 40 anni rappresentano appena il 7 per cento dei conduttori delle aziende agricole;
nel 2005 in Italia solo il 3 per cento dei conduttori aveva meno di 35 anni a fronte di una media europea dell'allora 7 per cento, mentre la presenza degli ultra sessantacinquenni attivi nel settore primario era nel nostro Paese tra le più alte dell'area europea (oltre il 20 per cento analogamente solo a Portogallo, Romania e Bulgaria);
tra il 2005 e il 2007 a livello nazionale vi è stata una contrazione del 10 per cento del numero delle aziende gestite da under 40;
in virtù dei dati sopramenzionati si ha in Italia (con consistenti differenze interregionali) un imprenditore agricolo giovane ogni sei «over 65»;
risulta evidente come il tema del ricambio generazionale nella conduzione di aziende agricole sia fondamentale per il rilancio competitivo e per la modernizzazione
del settore; in questa ottica sembrerebbe da sottolineare il ruolo che rivestirebbe l'Oiga e, conseguentemente, il rilievo che potrebbe assumere il programma delle sue attività;
anche per tale esigenza si presume che l'Osservatorio debba nella sua composizione garantire ampia rappresentanza territoriale ed associativa e competenze adeguate;
risulta che l'attuale presidente di Oiga sia il dottor Francesco Giuseppe Franchina;
nel sito internet dell'Oiga non risulta pubblicato alcun curriculum del presidente;
risulterebbe altresì all'interrogante che Francesco Giuseppe Franchina sia il direttore generale dell'Istituto geriatrico siciliano di Palermo. Qualora ciò corrispondesse al vero tale incarico denoterebbe competenze, a parere dell'interrogante, poco attinenti con il ruolo dell'Osservatorio esplicitamente dedicato allo sviluppo e al rilancio del settore agricolo e della imprenditoria giovanile in questo comparto -:
se quanto sopra esposto corrisponda al vero;
quale sia l'orientamento del Ministro, alla luce di quanto espresso in premessa, sull'operato e sulla funzionalità dell'Osservatorio, se ritenga soddisfacente e rispondente alle proprie finalità, al proprio ruolo e alle necessità del settore agricolo italiano, l'attività svolta dall'Oiga e se stia valutando di assumere iniziative per un aggiornamento ed una revisione delle sue competenze e del suo funzionamento;
secondo quali criteri sia stato selezionato l'attuale presidente dell'Oiga e se il profilo professionale e le competenze del medesimo siano pertinenti con il ruolo che riveste.
(5-06630)
Interrogazione a risposta scritta:
PALOMBA. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il Ministro interrogato, il 3 aprile 2012, ha emesso un decreto sulle quote di pesca per il tonno per il 2012 che ha ulteriormente ridotto le quote per le tonnare di Portoscuso e Carloforte, ove operano tre stabilimenti che occupano numerosi lavoratori, mentre ha congelato la tonnara di Porto Paglia ove sono stati fatti investimenti;
l'attività di pesca del tonno nelle tonnare sopra indicate è ecologica e rispettosa dell'ambiente, plurisecolare e identitaria, perché limitata ai tonni di passaggio e non predatoria anche perché non praticata con l'ausilio di strumenti tecnologici quali i rilevamenti satellitari;
tale pesca dava lavoro a numerose famiglie; la sua riduzione, aggiungendosi a quelle crescenti già determinate negli anni precedenti, fa divenire la situazione non più sopportabile per gli operatori perché economicamente non produttiva, tanto che sono stati licenziati 50 lavoratori. Ciò accade in un territorio ove c'è una situazione sociale particolarmente grave sotto il profilo dell'economia e dell'occupazione (basti pensare alla devastante crisi collegata con il settore dell'alluminio) e dove, invece che pesci, si tirano su dal mare ordigni militari, come di recente è avvenuto a S. Antioco;
il decreto del Ministro interrogato, a parere dell'interrogante, è in contrasto con la competenza esclusiva della regione Sardegna in materia di pesca e sono state preannunciate azioni legali volte a ottenerne l'annullamento, anche a opera della provincia Carbonia-Iglesias, la quale nella seduta del 23 marzo 2012 ha di nuovo fortemente stigmatizzato la decisione definendola «scandalosa» -:
se e quali siano gli intendimenti del Ministro in ordine agli interventi da adottare
per modificare il citato decreto ministeriale per riportare la quota di pesca del tonno nelle summenzionate tonnare.
(4-15752)
Allegato B
Seduta n. 623 del 18/4/2012
TESTO AGGIORNATO AL 20 APRILE 2012
...
SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
CAPITANIO SANTOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 405 del 1975 istitutiva dei consultori familiari, delinea gli aspetti della procreazione responsabile, di cui la contraccezione è strumento applicativo, e la finalizza «alla tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento»;
la legge n. 194 del 1978 regolamenta l'aborto e introduce disposizioni in materia di gravidanze già in atto e diagnosticate;
a livello internazionale il termine contraccezione non è utilizzato in modo univoco: negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone, ed in larga parte dei Paesi europei, il termine include metodi che agiscono anche dopo l'annidamento dell'embrione in utero, e cioè con un meccanismo francamente abortivo. Le leggi italiane, invece, restringono il concetto di contraccezione alla prevenzione del concepimento: quando, infatti, si parla di controllo della fertilità e di procreazione responsabile, e si fa uso del termine contraccezione, non si può che fare riferimento ai soli metodi che prevengono il concepimento; l'utilizzo di metodi, o sostanze, che impediscono l'annidamento, infatti, è in palese contrasto con la tutela dovuta al prodotto del concepimento;
la direttiva europea 2001/83 sui medicinali per uso umano prevede all'articolo 3, che le procedure di approvazione comunitarie dei farmaci non ostano all'applicazione delle legislazioni nazionali che vietano o limitano la vendita, la fornitura o l'uso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi;
il farmaco ellaOne viene proposto ai medici e alla popolazione come contraccettivo;
in base alla ricordata direttiva europea 2001/83 l'AIFA, più volte sollecitata dal Ministero della salute, ha richiesto al Consiglio superiore di sanità un parere che escluda con certezza che detto farmaco possa agire dopo il concepimento, modalità d'azione non compatibile con le leggi italiane che tutelano esplicitamente sia la donna che il concepito;
il Consiglio superiore di sanità ha risposto al quesito in modo che appare all'interrogante elusivo: l'aborto è la rimozione dell'embrione già annidato in utero, che avviene dopo il sesto o settimo giorno da un rapporto potenzialmente a rischio. La nuova pillola è utilizzabile prima che si verifichi l'eventuale annidamento, e successivamente non ha effetto;
affermare che il farmaco non agisce dopo l'annidamento significa voler escludere che ellaOne sia abortivo, nell'assunto che pretende sia che la gravidanza inizi con l'impianto e non con il concepimento, sia che per definizione l'aborto sia interruzione di gravidanza; in questa ottica, il suo utilizzo non sarebbe in contrasto con quanto previsto dalla legge n. 194 del 1978;
malgrado la risposta a giudizio dell'interrogante del tutto elusiva da parte del Consiglio superiore di sanità (non risponde al quesito di fondo, cruciale per la compatibilità con le leggi italiane, e cioè se ellaOne possa agire dopo il concepimento) l'iter per autorizzare la commercializzazione del farmaco è proseguito concludendosi positivamente, tenuto conto anche della posizione dell'EMA che lo ha approvato come contraccettivo di emergenza;
è tuttavia necessario evidenziare che la richiesta di un test volto ad escludere una gravidanza in atto come pre-condizione alla prescrizione del farmaco contrasta
con l'affermazione secondo la quale ellaOne non ha effetto dopo l'annidamento. Infatti, solamente una piena consapevolezza del suo reale potenziale abortigeno può giustificare una simile richiesta da parte del Consiglio superiore di sanità;
la legge n. 194 del 1978 riconosce alla madre, in caso di gravidanza che le crei difficoltà, la possibilità di scegliere fra la propria vita o salute e la vita del figlio che porta in utero. Detta facoltà è l'unica eccezione prevista in un contesto generale di diritto che tutela sia la madre che il concepito, ed è consentita a determinate condizioni: a gravidanza diagnosticata ed in evoluzione (e la diagnosi è necessariamente successiva all'impianto); applicando una procedura finalizzata ad evitare l'aborto e che aiuti la donna a superarne le cause. Come è noto la legge, infatti, prevede una serie di compiti affidati ad enti, istituzioni e alla società stessa, affinché l'aborto sia un'eccezione e il rispetto della vita sin dal suo inizio sia la regola. In questo contesto, neppure la legge in questione consente di eliminare il concepito prima che si annidi;
recentemente, con sentenza della Corte europea del 18 ottobre 2011, si è riconosciuto nel concepimento l'inizio della vita e nel concepito un soggetto meritevole di tutela;
nell'attuale contesto culturale e legislativo non può, pertanto, ritenersi compatibile l'utilizzo di metodi che agiscono dopo il concepimento, impedendo al concepito di annidarsi nell'utero materno;
è opportuno ricordare che il concepimento può avvenire soltanto se il rapporto sessuale si è verificato nei quattro - cinque giorni fertili pre-ovulatori, durante i quali il muco cervicale consente agli spermatozoi di risalire all'interno dei genitali femminili, e che il concepimento di norma avviene entro 24 ore dalla liberazione dell'uovo;
i produttori e numerosi medici sostengono che l'ulipristal somministrato nel periodo fertile del ciclo, e quindi nei quattro-cinque giorni che precedono l'ovulazione, abbia la capacità di posticipare l'ovulazione stessa e quindi impedisca l'incontro di uovo e spermatozoo;
un unico studio scientifico ha valutato l'efficacia di ellaOne (30 milligrammi di ulipristal acetato) sull'ovulazione, quando esso venga somministrato nel periodo fertile del ciclo (Brache V. Hum Reprod 2010;25:2256-2263), ed il numero di donne studiate, trentaquattro, è estremamente esiguo. I risultati evidenziano che: l'ovulazione risulta ritardata unicamente nelle otto donne trattate all'inizio del periodo fertile; se il farmaco è assunto nel giorno successivo l'ovulazione è ritardata soltanto in undici donne su quattordici, mentre nei due giorni ancora successivi, cioè nei due giorni che precedono l'ovulazione e che sono i più fertili del ciclo mestruale, ellaOne non è più in grado di interferire con l'ovulazione, che si verifica regolarmente e senza alcun ritardo;
risulterebbe essere quindi non veritiero quanto è riportato nel bugiardino del farmaco, e cioè che ellaOne, se assunto nel periodo fertile del ciclo, e quindi nei giorni immediatamente precedenti l'ovulazione, agisce con meccanismo anti-ovulatorio. La donna prevalentemente ovula e può quindi concepire;
risulta a giudizio dell'interrogante anche non esaustivo quanto è riportato nel bugiardino del farmaco: infatti, ellaOne, in qualunque momento del ciclo mestruale venga assunto, compromette irreparabilmente l'endometrio rendendolo del tutto inadeguato all'annidamento dell'embrione; la donna pertanto prevalentemente ovula e può concepire, ma il figlio non trova il terreno fertile in cui annidarsi;
l'effetto inibitorio sulla maturazione dell'endometrio è diretto: è legato alla inibizione dei recettori tessutali per il progesterone (ormone pro-gestazione), l'ormone che prepara l'endometrio alla gravidanza (risulta essere il medesimo meccanismo con cui agisce RU486), e si verifica anche con i dosaggi più bassi di ulipristal (1 milligrammo e 10 milligrammi),
dosaggi di molto inferiori a quelli contenuti in ellaOne (30 milligrammi);
è dato certo infatti che l'assunzione di una sola dose del farmaco altera profondamente la recettività del tessuto, sia che essa preceda di sette giorni l'ovulazione (Stratton P. Hum Reprod 2000; 15:1092-1099), sia che essa avvenga esattamente a metà ciclo nel giorno stesso dell'ovulazione o in quello immediatamente successivo (Stratton P. Fertil Steril 2010;93:2035-2041) sia che essa avvenga a metà della fase luteale (Passaro D. Hum Reprod 2003; 18:1820-1827), proprio nei giorni in cui l'embrione dovrebbe impiantarsi;
i fatti, del resto, parlano da soli, anche a prescindere dalle referenze scientifiche già citate. La reclamizzata novità di ellaOne, presentata come la pillola dei cinque giorni dopo, è proprio quella di essere totalmente efficace anche se presa cinque giorni dopo il rapporto sessuale avvenuto nel periodo fertile del ciclo mestruale. Ora, se si immagina un rapporto sessuale non protetto che avvenga il giorno prima dell'ovulazione, con il concepimento entro le successive 24 ore (e quindi 48 ore dopo quel rapporto sessuale), appare del tutto infondato invocare un'azione anti-ovulatoria e anti-concezionale per un farmaco assunto fino a cinque giorni da quel rapporto, e quindi tre giorni dopo il concepimento stesso: si avrà infatti esclusivamente un'azione anti-annidamento;
la direttiva europea 2005/29/CE dell'11 maggio 2005, relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel mercato interno, è stata recepita dal decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 146, che ha modificato il codice del consumo (articolo 21, primo comma, lettera a) e b)): quest'ultimo prevede espressamente che debba considerarsi ingannevole una pratica commerciale non solo se contiene informazioni false ma anche se in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, inganni o possa ingannare il consumatore medio, e ciò anche se l'informazione è di fatto corretta, cioè l'inganno deve riguardare l'esistenza o la natura del prodotto, ovvero le caratteristiche principali del prodotto, quali, tra l'altro, la composizione, l'idoneità allo scopo e i risultati che si possono attendere dal suo uso -:
ad avviso dell'interrogante è pertanto immorale e di dubbia legittimità indurre il consumatore, attraverso una informazione che appare non corretta, ad utilizzare il prodotto al fine di prevenire un concepimento, cioè come metodo anti-concezionale, mentre il meccanismo è prevalentemente anti-annidamento o abortivo;
se non si ritenga che la presentazione del farmaco ellaOne come anti-ovulatorio sia in contraddizione con i dati in letteratura;
se non si intenda sospendere la commercializzazione del farmaco posto che ellaOne nel rendere l'endometrio inospitale per l'annidamento del concepito, risulta agire attraverso un meccanismo post-concezionale anti-annidamento che non è compatibile con la legislazione italiana.
(3-02217)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, BOCCIARDO, GIRO, CICCIOLI, CROLLA, CARFAGNA e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
nel mondo ci sono almeno 170 milioni di persone colpite dal virus dell'epatite C (Hvc), 1 milione e 700mila solo in Italia;
molti di essi non sanno di esserne affetti e lo scoprono solo nelle fasi avanzate della malattia, quando può essere troppo tardi per porvi rimedio;
la patologia dell'epatite C può rimanere silente per anni, ma poi, nel 60 per cento dei casi arriva a danneggiare costantemente e progressivamente le cellule del fegato, fino a renderlo completamente inservibile;
l'organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha indicato la lotta all'Hvc come una delle priorità sanitarie a livello globale;
oggi, decine di molecole finalizzate a bloccare la ripetizione del virus sono in sperimentazione;
la guarigione, oggi, si ottiene al massimo nell'80 per cento dei casi;
se a colpire, però, è un membro particolarmente ostile della famiglia dei virus C, quello che viene definito del «genotipo 1», la percentuale di guarigione si abbassa al 40/50 per cento;
obiettivo farmaceutico, oggi, è eliminare l'interferone, farmaco con pesanti effetti collaterali, dalla terapia;
sono allo studio farmaci per ovviare alla capacità dell'Hvc di rispondere alle terapie mutando e divenendo resistente alle stesse -:
se il Governo abbia intenzione di finanziare un piano di ricerca al fine di ridurre ulteriormente i danni causati dal virus dell'epatite C;
se il Governo abbia intenzione di promuovere una campagna pubblicitaria sui sintomi e sugli effetti della malattia e sui comportamenti preventivi.
(5-06625)
RONDINI e LAURA MOLTENI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
numerose sono le famiglie con malati affetti da malattie rare che versano in gravi condizioni e che sono sprovviste della dovuta assistenza sanitaria a causa del mancato ampliamento delle malattie rare. Tale circostanza è stata evidenziata più volte dalla Lega Nord anche con interrogazioni, a seguito di fatti riportati dai giornali o segnalazioni giunte direttamente dalle famiglie o da associazioni;
è di questi giorni la notizia che un'altra famiglia è vittima dei ritardi del Governo che non provvede ad aggiornare l'elenco delle malattie rare. Si tratta di una famiglia residente a Muggiò (Monza Brianza) costretta a curare la figlia affetta da due patologie rare quali l'«agenesia del corpo calloso in forma pura o sindromica» e il «nanismo primordiale microcefalico osteodisplastico» in strutture sanitarie fuori dalla Lombardia, non essendo disponibili protocolli e codificazioni che riconoscano ufficialmente tale patologia;
occorre richiamare, quindi, i contenuti della mozione sulle malattie rare che il 17 gennaio 2012 la Camera ha approvato all'unanimità e che impegnava il Governo, in particolare, a verificare fino a che punto i bisogni dei pazienti vengano soddisfatti, ad adottare un piano nazionale triennale per le malattie rare, a garantire ai pazienti un equo accesso ai servizi socio-sanitari e soprattutto ad aggiornare l'elenco delle malattie rare;
infatti il decreto del Ministro della sanità 18 maggio 2001, n. 279 (recante «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie»), contiene, all'allegato 1, l'elenco delle malattie riconosciute come rare dal servizio sanitario nazionale (per le quali è prevista l'esenzione dai costi delle relative prestazioni sanitarie) e prevede che tale elenco sia aggiornato almeno ogni tre anni; ma tale aggiornamento non è stato ancora approntato, sebbene vi sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2008 del precedente Governo decreto mai entrato in vigore, che ha individuato 109 patologie da includere ai fini del riconoscimento dello status di malattie rare;
le patologie delle quali è affetta la figlia dei coniugi di Muggiò rientrano proprio tra le 109 malattie rare incluse nell'allegato 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 2008 che non è ancora entrato in vigore;
si ribadisce, pertanto, che risulta urgente e prioritario che la questione delle malattie rare venga affrontata con le modalità indicate dalla mozione approvata
all'unanimità alla Camera il 17 gennaio 2012 ove il Governo in sede di dibattito parlamentare non solo ha ribadito di voler recuperare la lista delle 109 malattie rare attraverso un nuovo patto per la salute, ma anche di sottoporre la predetta lista ad aggiornamento -:
alla luce dei fatti sopraesposti quali iniziative urgenti il Ministro abbia predisposto al fine di ampliare il numero delle malattie rare esenti, quali l'«agenesia del corpo calloso in forma pura o sindromica» e il «nanismo primordiale microcefalico osteodisplastico», incluse nell'allegato 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 aprile 2008 non entrato in vigore.
(5-06636)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
anche se ancora poco diffuse e considerate come l'ultimo tentativo possibile da effettuare, le tecniche di trapianto di pelle sana o di melanociti (cellule che colorano l'epidermide) consentono di ottenere risultati molto soddisfacenti nella terapia della vitiligine. Lo hanno ribadito alcuni esperti intervenuti al recente congresso dell'American Academy of Dermatology, facendo il punto sulle più recenti tecniche chirurgiche. La vitiligine è una malattia cutanea caratterizzata da chiazze chiare sulla pelle che dipendono dalla scarsa attività dei melanociti. Le aree interessate sono, nella maggior parte dei casi, il viso, i gomiti, le ginocchia, le mani e i piedi; le «macchie» risultano tanto più evidenti tanto è più scuro il colore della pelle dell'interessato. La vitiligine spesso si associa a malattie a patogenesi autoimmune, come la tiroidite di Hashimoto, il morbo di Basedow, la gastrite atrofica autoimmune, il morbo di Addison, l'artrite reumatoide, il diabete. Sono quindi presenti varie e numerose attività anticorpali. In questa malattia si associano spesso stati iperemotivo-ansiosi. È una malattia asintomatica e fortunatamente non contagiosa, motivo per cui è troppo spesso considerata un problema estetico di scarsa rilevanza per la salute. In realtà non va sottovalutato il fatto che si associ spesso ad altre malattie di interesse internistico e dermatologico, senza contare che può comportare serie ripercussioni psicologiche come senso di inadeguatezza, bassa autostima, difficile rapporto con il proprio corpo. Se quindi lo stress, acuto o cronico che sia, in certe persone può essere considerato il fattore scatenante della malattia, allo stesso tempo chi ne è affetto può sviluppare uno stato intenso e permanente di stress emotivo perché non riesce ad accettare la malattia. È stato dimostrato che il 70 per cento delle persone affette da vitiligine considera quest'ultima una patologia invalidante, che può condizionare la modalità di interazione del paziente con il contesto familiare e sociale. La vitiligine può insorgere a qualunque età, ma, generalmente, in più del 50 per cento dei casi compare prima dei 20 anni, spesso a seguito di episodi traumatici rilevanti e anche dopo ustioni o abrasioni cutanee;
le nuove tecniche chirurgiche per «ricolorare» le chiazze chiare, su cui hanno concentrato l'attenzione i ricercatori americani, sono essenzialmente due: il trapianto di «cubetti» di pelle sana e il trapianto di melanociti e cheratinociti (le cellule dell'epidermide) espansi in vitro. Nel primo caso piccole aree di pelle sana del paziente vengono trapiantate chirurgicamente a livello delle chiazze di vitiligine dove iniziano a produrre melanina che colora la pelle. I candidati a questa procedura devono avere una vitiligine stabile da almeno sei mesi. La tecnica può essere usata sia in pazienti con poche chiazze sia in soggetti con una vitiligine più importante, magari riservando il trapianto alle aree in cui è più evidente, come il volto, e curando, invece, le altre chiazze con le terapie tradizionali non chirurgiche. A detta dei ricercatori americani il trapianto di pelle ha una probabilità di successo che arriva all'80-90 per cento;
il trapianto di melanociti e cheratinociti ne prevede il prelievo in anestesia
locale da aree sane. Le cellule vengono quindi fatte moltiplicare in laboratorio e poi trapiantate. Si tratta di un approccio valido per limitate aree e forme di vitiligine, con possibilità di successo che arrivano al 95 per cento. Il limite consiste soprattutto nella scarsa diffusione dei centri attrezzati per realizzare questa procedura, che necessita dell'espansione in vitro delle cellule. Per stabilizzare i risultati di entrambe le tecniche chirurgiche, come ricordano i ricercatori americani, si può ricorrere anche all'utilizzo della fototerapia che stimola le cellule a produrre melanina più velocemente;
«se si nota un cambiamento anomalo nella pigmentazione della propria pelle è importante contattare subito un dermatologo - suggerisce Rebat M. Halder, professore presso il dipartimento di dermatologia della Howard University, nonché uno dei relatori dell'incontro - I trattamenti per la vitiligine hanno infatti maggiori probabilità di successo se vengono intrapresi in fase precoce. Le tecniche di trapianto più recenti sono molto promettenti e penso che in futuro sempre più centri si attrezzeranno per poterle offrire ai propri pazienti». Resta però ancora un limite alla diffusione delle tecniche di trapianto: i costi elevati. Questi interventi non sono infatti rimborsati dalle strutture pubbliche e vengono considerati alla stregue di cure di tipo estetico. Per ricolorare piccole chiazze si rischia quindi di spendere una fortuna e questo è proprio uno dei motivi per cui quello del trapianto resta un trattamento di nicchia, in genere riservato ai casi più ostinati che non traggono benefici dall'associazione di fototerapia e creme -:
quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare al fine di incentivare la creazione di centri specializzati nello studio e nella cura della vitiligine, ammortizzando così anche i costi che i pazienti devono necessariamente sostenere.
(4-15740)
COSENZA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 10, comma 2, del decreto-legge n. 216 del 2011, anticipa al 30 giugno 2012 il termine entro il quale le regioni e le aziende sanitarie locali, dopo molti anni di continue proroghe, dovranno applicare pienamente la disciplina dell'attività professionale intramuraria di cui alla legge n. 120 del 2007 e al tempo stesso porre fine alla disciplina transitoria della cosiddetta «intramoenia allargata»;
l'ultima relazione dell'Osservatorio sull'attività professionale al Parlamento conferma che tale termine così breve è del tutto irrealistico;
in tali condizioni c'è il rischio reale che gli unici risultati siano un danno per i pazienti e un problema evidente a livello professionale per i medici;
è in corso un tavolo di confronto, presso il Ministero della salute, che con il coinvolgimento dei rappresentanti dei gruppi parlamentari e delle associazioni di categoria sta studiando misure da poter assumere con l'avvicinarsi della data del 30 giugno -:
anche alla luce del lavoro di concertazione portato avanti e ricordato in premessa, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine evitare le evidenti e prevedibili conseguenze negative dell'applicazione della norma di cui al decreto-legge n 216 del 2011;
se, come ipotizzato dalle stesse associazioni di categoria del mondo medico, sia tra le ipotesi in campo quella di una forma di istituzionalizzazione dell'«intramoenia allargata», al di fuori quindi del sistema caratterizzato da continue proroghe sinora seguito e almeno fin quando non vi saranno le condizioni materiali, soprattutto nel Mezzogiorno ove si registrano le maggiori carenze, per una piena e concreta applicazione della legge n. 120 del 2007.
(4-15744)
SIRAGUSA, OLIVERI, GRASSI, SBROLLINI, MURER, CAPODICASA, SARUBBI, PEDOTO e VELO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
in data 8 aprile 2012 il sito web www.lipari.biz ha pubblicato un articolo tratto dalla Gazzetta del Sud dal titolo «Eolie, altra emergenza: la fornitura di medicinali»;
nell'articolo si fa riferimento alle difficoltà che sarebbero sopraggiunte negli ultimi giorni nel rifornimento dei farmaci alle sette isole dell'arcipelago siciliano;
si legge che «da sempre gli appositi involucri, contenenti le medicine, venivano recapitati, alle farmacie e sportelli farmaceutici con gli aliscafi di linea. Pare che tale sistema di consegna non sia conforme alle disposizioni vigenti in materia, che impongono il trasporto con furgone chiuso costretto a utilizzare, per il passaggio via mare, solo i traghetti»;
una tale procedura, di facile attuazione sulla terraferma, diventa estremamente complicata per le piccole isole;
infatti, come si legge sempre nell'articolo «il furgone utilizzato per il trasporto dei farmaci, nelle Eolie, dovrebbe effettuare, in giorni diversi, sette trasferimenti (uno per ciascuna isola) con costi spropositati, specie quando le quantità di farmaci sono irrisorie. Ma si allungherebbero, così, anche i tempi di consegna. Se non si trova un'adeguata soluzione il "pellegrinaggio via mare" degli eoliani dovrebbe essere effettuato anche per l'acquisto delle medicine. Per i farmaci salvavita, volti a curare urgentemente patologie i ritardi nell'approvvigionamento potrebbero avere esiti gravi o addirittura letali»;
la sempre più precaria situazione del sistema sanitario eoliano, costringe gli isolani a recarsi altrove per la cura di patologie anche banali, con evidenti costi fisici ed economici -:
fatte salve le competenze della regione siciliana, se il Ministro non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza per fare chiarezza su quanto delineato in premessa e per assicurare che in un territorio svantaggiato dal punto di vista infrastrutturale, come le Isole Eolie, venga garantito il rispetto dei livelli essenziali di assistenza con riferimento alla fornitura di medicinali.
(4-15745)
MANCUSO, GIRLANDA, DE LUCA, GIRO, CICCIOLI, CARFAGNA e BARANI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il rapporto tra padrone e cane è rapporto di affetto vero e paragonabile a quello parentale;
questo è vero soprattutto nel caso di persone, magari anziane, che trovano nel proprio cane la compagnia quotidiana;
di recente una signora ricoverata per gravi patologie in una clinica di Varese ha fatto richiesta di poter ogni tanto vedere il proprio cane;
per il regolamento interno della clinica il cane non poteva entrare nella struttura;
il caso è finito sul tavolo del giudice tutelare di Varese, Giuseppe Buffone;
nella sentenza si sancisce che «il sentimento per gli animali costituisce un valore e un interesse a copertura costituzionale» e che «in base all'evoluzione della coscienza sociale e dei costumi, il Parlamento ha ritenuto che un tale sentimento costituisca oramai un interesse da trarsi dal tessuto connettivo della Charta Chartarum»;
la sentenza, infine decreta che «la Legge ha riconosciuto che l'uomo ha l'obbligo morale di rispettare tutte le creature viventi, e in considerazione dei particolari vincoli esistenti tra l'uomo e gli animali da compagnia, ha affermato l'importanza di tali animali a causa del contributo che essi forniscono alla qualità della vita e dunque il loro valore per la società» -:
se il Governo intenda assumere iniziative normative per prevedere la possibilità,
per i padroni ricoverati in strutture sanitarie, di essere visitati dal proprio animale, nel rispetto delle principali norme di igiene e di rispetto degli altri degenti.
(4-15747)
JANNONE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
si accorciano di un passo le distanze tra gli studi effettuati in laboratorio e il loro impatto sulla diagnosi e la cura del tumore al polmone. Una ricerca dell'Ieos-Cnr di Napoli, pubblicata su The Journal of Clinical Investigation, conferma il ruolo del gene cbx7 in numerosi casi di tumori maligni studiati sia nelle cavie da laboratorio che nei pazienti, e identifica la ciclina E come possibile bersaglio terapeutico. Una serie di evidenze scientifiche già suggeriva che il gene cbx7 fosse un oncosoppressore, la cui assenza o mutazione è cioè associata a numerosi casi di tumori maligni. La conferma definitiva è arrivata ora dal lavoro (finanziato dall'Associazione italiana per le ricerche sul cancro) del gruppo guidato da Alfredo Fusco, direttore dell'Istituto di endocrinologia e oncologia sperimentale del Consiglio nazionale delle ricerche (Ieos-Cnr) di Napoli. «Facendo esperimenti su cavie animali abbiamo dimostrato che l'assenza di cbx7 determina lo sviluppo di adenomi e carcinomi polmonari - spiega Fusco -. Il meccanismo alla base di queste neoplasie coinvolge la ciclina E, una proteina la cui espressione è regolata negativamente da cbx7. L'aspetto importante della nostra ricerca è aver dimostrato che meccanismi molto simili a quelli identificati nel topo sono alla base anche dello sviluppo dei carcinomi polmonari umani. Infatti anche in queste neoplasie si rilevano un'aumentata espressione della ciclina E e l'assenza dell'espressione di cbx7»;
i risultati si inseriscono nell'ambito di un percorso sperimentale conciato all'Ieos-Cnr già negli anni Ottanta e sono un esempio di quegli «atlanti genetici» dei tumori, le mappe cioè del dna di singole neoplasie con le diverse mutazioni, che possono aiutare gli specialisti a identificare le cure più appropriate caso per caso. E soprattutto ad adattarle alle modificazioni cui va incontro il tumore nel tempo. «Il nostro gruppo lavora da tempo sulle proteine denominate Hmga (high mobility group A) che abbiamo isolato in collaborazione con l'università degli Studi di Trieste - sostiene Fusco che è anche docente all'università di Napoli Federico II -. Queste proteine si trovano nel nucleo delle cellule, regolano l'espressione di numerosi geni e rivestono un ruolo determinante nello sviluppo dei tumori: la loro espressione è particolarmente elevata nei tumori più aggressivi, con cattiva prognosi e ridotta sopravvivenza dei pazienti, mentre l'abolizione della loro espressione porta al blocco della trasformazione tumorale». Recentemente il gruppo aveva dimostrato che queste proteine Hmga interagiscono con cbx7 che, sorprendentemente, si comporta in maniera opposta: la sua espressione è ridotta nei tumori tiroidei, del colon e pancreas, e la sua assenza si verifica nelle neoplasie più invasive e a ridotta sopravvivenza. «Con quest'ultimo studio - conclude il ricercatore - abbiamo avuto le conferme che ci servivano per proseguire su questa strada e ora sappiamo che cbx7 è un eccellente marcatore per la diagnosi e la prognosi dei carcinomi del polmone e di altri organi, mentre la ciclina E viene identificata come possibile bersaglio terapeutico nelle neoplasie polmonari» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di supportare la ricerca relativa al gene cbx7;
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di realizzare, su tutto il territorio nazionale, degli «atlanti genetici» relativi alle incidenze di malattie tumorali sulla popolazione italiana.
(4-15751)
CUOMO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Campania è soggetta al «piano di rientro della spesa sanitaria»;
in tutto il mondo gli istituti dedicati alla cura dei tumori associano l'attività di ricerca e quella di cura e ciò proprio per «trasferire» immediatamente «i risultati del laboratorio al letto del paziente»;
in Italia tutti gli istituti oncologici sono Irccs, cioè istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, proprio per soddisfare quanto sommariamente appena esposto;
in Campania esiste da 70 anni l'IRCCS «Pascale» dedicato proprio allo studio e alla cura dei tumori, ove si praticano sperimentazioni e «protocolli» di avanguardia (sovente pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali);
il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario avrebbe autorizzato l'istituzione del Polo oncologico della Asl/Salerno nella sede dell'ospedale «Tortora» di Pagani a soli trenta chilometri dall'istituto «Pascale»;
appare all'interrogante che le spese connesse a questa iniziativa possano risultare non necessarie e compromettere l'equilibrio della spesa sanitaria in Campania -:
quali iniziative intenda porre il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario per evitare che iniziative che, ad avviso dell'interrogante, vanno nella direzione opposta a quella di una moderna organizzazione sanitaria e della razionalizzazione della spesa, possano compromettere l'equilibrio della spesa sanitaria.
(4-15760)
CUOMO. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la regione Campania è soggetta al «piano di rientro della spesa sanitaria»;
in tutto il Paese si tende ad unificare a livello regionale il servizio di soccorso 118 in modo da gestire con un'unica centrale operativa per l'emergenza l'assegnazione dei posti di rianimazione, di UTIC, interventi di traumatologia e altro;
la ASL/Salerno - in seguito a vari ricorsi alla magistratura - ha dovuto ritirare il primo bando per il trasporto infermi in emergenza;
la ASL/Salerno - al posto di attivare un'unica centrale per l'intera provincia - mantiene due centrali operative (una a Salerno ed un'altra a Vallo della Lucania);
un «modello di intervento dei mezzi di soccorso in emergenza» da ritenersi congruo e ben collaudato è quello seguito dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco che tiene conto di più parametri (distanza chilometrica, orografia, condizioni delle strade, intensità di traffico, eccetera) e - in base a tale «modello» - ad esempio, fino alla zona di Santa Maria di Castellabate (nel «Cilento») intervengono le squadre dei vigili del fuoco di Eboli e non già quelle di Vallo della Lucania, pur apparentemente più prossimali;
un tale modello eviterebbe anomalie come il fatto che in questo territorio un infartuato o un infortunato - ad esempio - nella zona di Albanella o di Ponte Barizzo venga trasportato all'ospedale di Agropoli (distante 25-30 chilometri) per essere «stabilizzato» e poi trasportato per ulteriori 40 chilometri di distanza dall'ospedale di Vallo della Lucania, quando a 12 chilometri l'ospedale di Eboli (che «ricade» sotto un'altra «centrale» operativa) potrebbe assicurare tutti gli interventi salvavita ed eventualmente Salerno (45 chilometri e non 70) ove c'è anche la neurochirurgia potrebbe occuparsi dei casi più gravi -:
quali iniziative anche per il tramite del commissario ad acta per il rientro dei disavanzi sanitari intenda adottare per unificare - nell'immediato - le due centrali
operative presenti in provincia di Salerno ed al più presto tutte le varie centrali provinciali, istituendo un'unica Entrale operativa regionale per l'emergenza sanitaria-118 alla pari di quanto da anni è stato fatto nella gran parte delle regioni italiane (Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e altre) al fine di garantire, in tal modo, un contenimento dei costi.
(4-15761)
TESTO AGGIORNATO AL 19 APRILE 2012
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
BURTONE e CARDINALE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
si è avuto modo di ascoltare nei giorni scorsi le parole del Ministro interrogato, sulle intenzioni del Governo di sostenere la crescita e bilanciare l'economia, in particolare quella industriale;
è notizia di ieri che l'Eni avrebbe intenzione di chiudere per 12 mesi parte della raffineria di Gela (Caltanissetta);
si tratta di una notizia grave e allarmante che mette a rischio 500 posti di lavoro diretti con ripercussioni gravissime su tutto l'indotto per numeri ancora più grandi; il polo petrolchimico di Gela è uno dei più importanti in Italia e il blocco per 12 mesi di una raffineria strategica per il paese non può non preoccupare;
è una decisione strana da parte del gruppo anche perché sul sito di Gela con accordi istituzionali e strumenti della programmazione negoziata sono programmati investimenti per ammodernamenti e potenziamento degli asset industriali;
si è quindi in presenza di una decisione aziendale che non può essere accettata dal territorio -:
se intenda intervenire con la massima urgenza per scongiurare il blocco di un anno della raffineria e garantire gli investimenti e il sostegno al polo industriale di Gela con la salvaguardia dei livelli occupazionali.
(3-02215)
Interrogazioni a risposta scritta:
JANNONE. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dell'agenda digitale italiana si continua a discutere, accumulando ritardi che si trasformano in sanzioni: quello relativo allo sviluppo della banda larga, per esempio, costa all'Italia tra l'1 e l'1,5 per cento del prodotto interno lordo. Questa stima arriva dalla Commissaria europea per l'agenda digitale, Neelie Kroes, che ha parlato al Forum di Confindustria Digitale a Roma sottolineando come «il 41 per cento degli italiani adulti non usi mai internet». Partendo dal principio che «l'investimento in information and communications technology (Ict) dà grandi ritorni», Kroes ha poi affermato che nel settore information and communications technology entro il 2015 serviranno 700.000 professionisti: «Una grande opportunità per l'Italia dove i laureati in scienze informatiche sono un terzo di quelli prodotti negli altri grandi paesi dell'Europa occidentale»;
la Kroes ha sottolineato l'importanza data dal Governo Monti all'agenda digitale, ma questa si deve tradurre in investimenti nelle nuove tecnologie. «Sono lieta per l'enfasi posta dal Governo italiano, e accolgo con favore l'Agenda digitale italiana, che porta avanti la nostra visione europea», ha affermato la commissaria, sottolineando anche «l'enfasi che il Governo mette giustamente sul mercato unico digitale» e gli «investimenti che l'Italia sta facendo in nuove iniziative di connessione, come circa un milione di euro a favore delle "città intelligenti"». Ma occorre fare di più in termini di investimenti nelle nuove tecnologie «per dare quello slancio economico di cui abbiamo bisogno ora e in futuro»; quindi «dobbiamo investire nelle Tic finanziariamente e politicamente», ha ammonito la Kroes, ricordando che l'Italia
si trova in una situazione di particolare arretratezza rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea. Ben il 41 per cento degli adulti italiani, infatti, non ha mai usato internet, una percentuale doppia o tripla rispetto a Francia, Germania e Gran Bretagna, mentre il tasso di penetrazione della banda larga è di 10 punti inferiore a quello di questi Paesi, pari a un effetto negativo prodotto interno lordo dell'1-1,5 per cento. E anche tra i giovani ci sono ritardi: tra questi la percentuale di chi studia informatica è inferiore di un terzo a quella degli altri Stati europei. In tempi di «orribile disoccupazione» soprattutto giovanile, a fronte di previsioni secondo cui nel 2015 si verificherà una carenza di 700 mila persone nel settore, «questa è una grande opportunità per l'Italia», ha sottolineato la Kroes. Da qui il suo invito a «investire perché ogni italiano diventi digitale»;
secondo quanto stabilito, entro il mese di giugno il Governo metterà a punto «Digitalia», «un pacchetto di spinta» alla digitalizzazione delle imprese e del sistema Paese, che ricorda l'impegno della cabina di regia per l'agenda digitale nel mettere a punto una serie di atti, inclusi provvedimenti normativi, per far fare un salto di qualità nell'utilizzo di internet. L'obiettivo dovrebbe essere un provvedimento legislativo che sia il più possibile condiviso. Il Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti, nel suo intervento ha ribadito l'urgenza di questo provvedimento. L'agenda digitale è per l'Italia «persino più importante della Tav», ha detto. È però essenziale che il suo sviluppo avvenga in un contesto europeo e senza perdere di vista i bisogni della società, a partire da quelli sanitari, che sono stati invece dimenticati dalla cabina di regia. «Come sul versante economico, anche su quello digitale l'Europa ha bisogno dell'Italia, ma l'Italia deve guardare all'Europa. Guai ad un'agenda tutta italiana, a dimensione solo italiana, che abbia come elemento determinante solo il problema delle imprese italiane», ha detto il Garante, specificando anche che dalla cabina di regia istituita dal Governo «mancano alcuni aspetti sul versante della sanità». La sanità elettronica «è essenziale di fronte alla popolazione che invecchia e la sua assenza dall'agenda si nota vistosamente» -:
quali iniziative il Ministro intenda adottare, anche alla luce di quanto espresso dalla commissaria Neelie Kroes, al fine di giungere alla diffusione della banda larga su tutto il territorio italiano.
(4-15742)
CONTENTO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da tempo sull'intero territorio nazionale si susseguono proteste e polemiche a causa delle continue interruzioni della linea interna che collega gli uffici postali periferici ai centri di raccolta dati;
i disguidi vanno dalla temporanea quanto improvvisa interruzioni o carenza del segnale ad autentici blocchi del sistema, con ovvie ripercussioni negative per l'utenza di Poste Italiane e di Banco Posta;
da notizie di stampa, nella giornata di lunedì 16 aprile 2012 l'intero comparto collegato all'azienda postale (corrispondenza ed operazioni bancarie) ha subito una sospensione delle attività per disservizi tecnici perdurata per varie ore -:
da cosa dipenda la situazione evocata in premessa e quali iniziative di competenza abbia già intrapreso o intenda attivare al più presto per scongiurare il rischio che simili episodi abbiano ancora a verificarsi.
(4-15746)
GALATI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
troppo spesso i piccoli comuni sono lasciati in balia di se stessi per tutto ciò che concerne i servizi destinati ai cittadini. Recenti proposte di iniziativa parlamentare hanno doverosamente assicurato un ruolo di primo piano ai piccoli borghi, corrispondendo ad essi elementi di tutela
e garanzia del proprio patrimonio storico-culturale. Troppo spesso però, i piccoli enti locali sono costretti a convivere con scelte incomprensibili che procurano un danno alla popolazione. Si pensi alle chiusure di centri di continuità assistenziale (guardie mediche) o uffici postali che arrecano un danno soprattutto a quella fascia di popolazione (soprattutto anziani) che non ha la possibilità di spostarsi dal proprio ambito di residenza per espletare i propri adempimenti. Sia di esempio a tal proposito la chiusura definitiva dell'ufficio postale di Isca sullo Jonio (Catanzaro). Gli uffici, di questo piccolo comune della Calabria, già da qualche anno sono stati oggetto di rimodulazione e riorganizzazione in seguito alle quali sono stati ridotti gli orari e l'apertura, con conseguenti disagi alla popolazione, soprattutto di quella anziana. Ma la notizia della chiusura definitiva dell'ufficio ha destato forte dissenso fra i cittadini che si vedono togliere un servizio necessario e vitale. La proposta formulata dai residenti era quella di lasciare aperto l'ufficio di Isca sullo Ionio almeno due giorni alla settimana, alternando, l'apertura, con l'ufficio postale della frazione di Isca Marina, regolarmente aperto con due sportelli, affinché chi ne avesse bisogno potesse usufruire del servizio senza spostarsi. Le motivazioni espresse dall'azienda in merito alla chiusura sono giustificate dalla «poca produttività dell'ufficio» che, purtroppo, serve una piccola comunità di persone anziane e sole. Lo squilibrio economico di un ufficio montano ed isolato, in base alle deduzioni mosse dai cittadini di Isca, è certo compensato dalla produttività di uffici più centrali. Bisogna ricordare però che in realtà come Isca il servizio postale risulta essere anche l'unico servizio finanziario di più facile fruizione per tutti gli abitanti, servizio che, come tendono a sottolineare nel loro grido d'allarme i cittadini di Isca, è utile e necessario, necessario soprattutto in quello che si considera come uno Stato di diritto. Alla richiesta del diritto si aggiunga anche la conformazione territoriale di alcuni comuni, che, a volte, costringe a colmare notevoli distanze per espletare gli adempimenti nei centri più vicini -:
se il Ministro interrogato, sia a conoscenza di tali criticità, che creano disservizi nell'ambito delle piccole realtà comunali;
se intenda nell'ambito delle sue competenze, assumere iniziative per garantire, nel caso specifico, i servizi postali, ripristinando un diritto fondamentale per tutti quei cittadini che lamentano tali gravi disagi.
(4-15756)
DI PIETRO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il 6 aprile scorso il Consiglio dei ministri ha avviato l'esame preliminare dello schema di decreto legislativo recante «Attuazione della direttiva 2009/140/CE, che modifica le direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica»;
tale decreto, nel dare attuazione alla citata direttiva comunitaria n. 140 del 2009, consentirebbe a RAI, Mediaset e H3G di chiedere la trasformazione delle frequenze Dvb-H utilizzate per i videofonini e a loro già assegnate, in frequenze Dvb-T, ovvero frequenze utilizzabili per il digitale terrestre;
detta trasformazione sarebbe resa possibile attraverso l'applicazione del principio della cosiddetta «neutralità tecnologica», richiamato dallo schema di decreto legislativo in questione, secondo cui ad ogni operatore che detiene una frequenza potrà essere permesso di utilizzarla con tutte le tecnologie a disposizione, ivi compreso il digitale terrestre, chiedendo la conversione della frequenza già
assegnata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e al Ministero dello sviluppo economico;
in buona sostanza, secondo quanto risulta all'interrogante, si verrebbero, di fatto, a creare le condizioni per offrire a Rai e a Mediaset l'opportunità di utilizzare ulteriori frequenze per il digitale terrestre, senza il bisogno di partecipare ad una vera e propria asta competitiva. Inoltre, qualora Rai e Mediaset chiedessero e ottenessero la conversione delle frequenze in questione in virtù del citato schema di decreto legislativo di attuazione della direttiva europea n. 140 del 2009, raggiungerebbero il numero massimo di multiplex consentito dalla Commissione europea e non potrebbero più partecipare alla nuova asta competitiva che il Governo si appresta a bandire annullando la procedura del beauty contest;
l'articolo 12 dello schema di decreto in questione (atto del Governo, sottoposto a parere parlamentare n. 463), ad avviso dell'interrogante, suscita particolare perplessità in quanto consentirebbe ad ogni operatore che detiene una frequenza di chiederne la trasformazione non solo per la tecnologia in tecnica digitale terrestre, ma anche utilizzare la frequenza per la telefonia mobile, con la conseguenza paradossale che chi attualmente detiene frequenze in tecnica digitale può chiederne la trasformazione per utilizzare le frequenze per la telefonia. Tutto questo, ovviamente, senza che venga bandita alcuna asta competitiva - come è invece accaduto lo scorso anno per l'assegnazione delle frequenze dei telefonini cellulari 800 megahertz - ed in palese contrasto con gli indirizzi recentissimamente assunti dal Governo in materia valorizzazione economica dello spettro radio;
in particolare detto articolo 12 - recante disposizioni in materia di «Riesame delle limitazioni esistenti e trasferimento o affitto di diritti individuali d'uso delle radiofrequenze» - nell'integrare le disposizioni contenute nel codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo n. 259 del 2003, prevede espressamente che: «Sino alla data del 25 maggio 2016, il Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità, secondo le rispettive competenze, possono consentire ai titolari di diritti d'uso delle frequenze radio concesse prima del termine di cui all'articolo 14, comma 8, e che rimarranno ancora validi fino alla predetta data, di presentare una richiesta di riesame delle limitazioni ai loro diritti ai sensi dell'articolo 14, commi da 4 a 7. Prima di adottare una decisione, nell'ambito delle rispettive competenze, il Ministro e l'Autorità informano il titolare del diritto del riesame delle limitazioni, precisando l'entità del diritto dopo il riesame, e concedendo al richiedente un termine per il ritiro della richiesta. Se il titolare del diritto ritira la sua richiesta, il diritto resta immutato fino alla sua scadenza o, se è anteriore, fino al 25 maggio 2016.
2. Successivamente, il Ministero e l'Autorità, secondo le rispettive competenze, adottano tutte le misure adeguate per assicurare che l'articolo 14, commi da 3 a 7, si applichi a tutte le restanti autorizzazioni generali, ai diritti d'uso individuali ed alle attribuzioni di spettri radio ai fini dei servizi di comunicazione elettronica.
3. Nell'applicare il presente articolo, il Ministero e l'Autorità, secondo le rispettive competenze, adottano disposizioni appropriate per promuovere eque condizioni di concorrenza.
4. Le misure adottate in applicazione del presente articolo non concedono alcun nuovo diritto d'uso e pertanto non sono soggette alle pertinenti disposizioni dell'articolo 27, del presente codice.»;
alla luce di quanto precede appare utile, inoltre, segnalare che non più tardi della fine dello scorso anno, considerato che il Dvb-H veniva considerata un tecnologia, di fatto, ormai obsoleta, H3G ne aveva chiesto la conversione in Dvb-T, ma l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni non l'aveva concessa rilevando, in particolare, l'impossibilità in presenza del contesto normativo e regolamentare vigente di autorizzare il cambio di tecnologia richiesto. Inoltre, poiché l'istanza di
cambiamento di utilizzo della tecnologia Dvb-H in Dvb-T avanzata da H3G faceva leva proprio sui principi contenuti nella citata direttiva 140/09/CE in materia di neutralità tecnologica, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni aveva osservato che tale direttiva non risultava ancora recepita nell'ordinamento nazionale e, pertanto, non poteva essere utilmente invocata per autorizzare il cambio di tecnologia richiesto;
qualora fosse vero quanto sopra descritto verrebbe meno ogni possibilità per il nostro Paese di assicurare non solo un reale pluralismo nell'uso dello spettro radio, ma anche la possibilità di garantire attraverso lo svolgimento di un'asta competitiva la massima valorizzazione economica delle radiofrequenze;
sul tema del pluralismo nel sistema radiotelevisivo si evidenza come il recente rapporto dell'Open Society Foundations abbia sottolineato come, anche di fronte alle sfide della digitalizzazione, le politiche messe in atto in Italia continuino ad essere orientate al mantenimento del duopolio «Rai-Mediaset» nella televisione in chiaro, così come nel mercato pubblicitario;
infine si rammenta che, secondo le stime più recenti, l'incasso dell'asta delle nuove frequenze 700 megahertaz potrebbe corrispondere a 1,2 miliardi di euro e che il valore di ogni singola frequenza 700 megahertz che andrà all'asta potrebbe produrre un introito pari a 150 milioni di euro. Lo scorso anno, infine, l'asta per le frequenze dei telefonini cellulari 800 megahertz ha fruttato un introito pari a 4,2 miliardi di euro -:
se corrisponda al vero quanto descritto in premessa e, in caso affermativo, quali interventi urgenti intenda assumere il Governo al fine di mettere all'asta le frequenze che sino ad oggi Rai e Mediaset hanno utilizzato per la videofonia, così da evitare l'ennesima deprecabile situazione per cui tali operatori potrebbero, di fatto, vedersi assegnati in modo gratuito ulteriori multiplex per il digitale terrestre;
se e quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo al fine di assicurare che il recepimento della direttiva 2009/140/CE nell'ambito del nostro ordinamento nazionale avvenga in maniera tale da garantire sempre e comunque sia il rigoroso rispetto dei principi del pluralismo e della concorrenza, sia la massima valorizzazione economica che l'uso delle frequenze già concesse può produrre, con conseguente maggior afflusso di risorse finanziarie per lo Stato.
(4-15763)
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Apposizione di firme a mozioni.
La mozione Crosetto e altri n. 1-00913, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cicu.
La mozione Barbaro e altri n. 1-00998, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Motta.
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Marchioni e altri n. 7-00815, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 marzo 2012, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Anna Teresa Formisano, Scarpetti, Mastromauro, Vico, Peluffo.
La risoluzione in Commissione Abrignani e Pizzolante n. 7-00839, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta
anche dai deputati: Raisi, Garagnani, Vignali, Prestigiacomo, Lazzari.
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Miotto e Villecco Calipari n. 5-06567, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 aprile 2012, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tocci.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Rondini n. 5-06298 del 29 febbraio 2012.